Crescere di nuovo, questa volta insieme

di karter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Noi, adulti nel corpo di bambini ***
Capitolo 2: *** Compiti di chimica ***
Capitolo 3: *** Comportamenti incomprensibili, o quasi... ***
Capitolo 4: *** Sigarette ***



Capitolo 1
*** Noi, adulti nel corpo di bambini ***


 
Noi, adulti nel corpo di bambini
 
 
 
Ai osservò attentamente la figura seduta davanti a lei. Conan se ne stava fermo, lo sguardo basso e le nocche strette al cuscino del divano. Non aveva emesso fiato dal momento in cui la piccola scienziata gli aveva comunicato la notizia che avrebbe cambiato per sempre le loro vite. Sapeva quanto il detective avesse desiderato, negli ultimi anni, tornare adulto, solo per poter riabbracciare la sua bella. Scoprire di non poterlo fare sembrava avesse spento quella luce che da sempre gli aveva illuminato lo sguardo.
Chiuse gli occhi la piccola Haibara rivedendo il momento esatto in cui le speranze di quello che aveva sempre considerato il suo punto fisso, l’ancora che l’aveva tenuta a galla nel mare oscuro che era il suo passato, si erano frammentate e lo sconforto aveva travolto quel corpo infantile al cui interno era racchiusa la mente di uno dei più brillanti detective del paese.
«Ne sei sicura?»
La voce di Conan tremava mentre pronunciava quelle parole senza riuscire a guardare in volto l’amica. Sapeva che Haibara non gli avrebbe mai mentito su una cosa del genere ma non poteva fare a meno di sperare di aver capito male o di star semplicemente sognando.
La donna nel copro di bambina si prese qualche istante per rispondere. Quello che stava per rivelare all’amico lo avrebbe distrutto ancor di più dello scoprire di non poter tornare dalla ragazza dell’agenzia, ma non aveva senso mentirgli. Shinichi non avrebbe mai accettato una verità a metà.
«Sì» dichiarò in tono lugubre.
Non avrebbe mai voluto essere lei a procurargli un simile dolore, ma non poteva fare diversamente.
«Ho trovato l’antidoto definitivo» iniziò a spiegare vedendo lo sguardo tetro dell’amico riacquistare quella luce speranzosa che l’aveva aiutata a non arrendersi anche quando sembrava che il mondo le stesse crollando addosso «L’ho assunto io stessa per essere sicura che funzionasse e ha funzionato» confessò sotto lo sguardo interrogativo del detective dell’est che non riusciva a comprendere.
Se l’antidoto aveva funzionato, perché davanti a lui era seduta Ai Haibara e non Shiho Miyano? E perché gli aveva detto di dover dire addio alla sua vera identità e a tutti i suoi sogni?
«Per cinque giorni sono tornata a vestire i panni di Shiho Miyano. Non te ne sei accorto perché sono rimasta chiusa in laboratorio a controllare ogni cosa. Ho avuto bisogno di molto tempo per ultimare tutti i test e quando stavo per chiedere al dottore di chiamarti ho iniziato ad avvertire che qualcosa non andava. Ho impiegato poco a capire che il mio corpo stava regredendo ancora, ormai riconosco i sintomi» spiegò davanti allo sguardo interrogativo del bambino «Così ho svolto nuovamente tutte le analisi e ho fatto una terribile scoperta. I vari antidoti assunti durante questi due anni hanno fatto sì che i nostri organismi sviluppassero degli anticorpi contro le molecole che compongono quello definitivo. Per i nostri corpi, questo non è altro che un virus da combattere, come una qualsiasi influenza»
Conan ascoltò in silenzio le parole dell’amica non riuscendo a crederci, non poteva essere vero, non riusciva a capacitarsi che l’unico motivo per cui non sarebbe potuto tornare ad essere se stesso era da imputare esclusivamente alla sua testardaggine.
Sorrise amaramente, Shinichi, mentre la consapevolezza di ciò che sarebbe accaduto gli crollava addosso. Sarebbe rimasto per sempre bloccato nel corpo del piccolo Conan Edogawa. Avrebbe dovuto dimenticarsi della sua vita e iniziarne una nuova. Ma soprattutto avrebbe dovuto dire addio a Ran. Tra tutte, forse l’ultima era la cosa che gli faceva più male.
«Ho deciso di andar via per qualche tempo» interruppe i suoi pensieri la ramata «Simulerò la morte di Shiho Miyano per allontanare i sospetti dei pochi membri dell’Organizzazionerimasti a piede libero. Tornerò in Giappone solo quando le acque si saranno calmate»
Ai lanciò la bomba sorseggiando una tazza di the. Sapeva di aver appena stravolto ulteriormente la vita di Kudo, ma doveva dirglielo. Tra poco più di una settimana i giornali avrebbero riportato la notizia della sua morte, ma lei sarebbe già stata lontana.
Sorrise amaramente. Prendere quella decisione era stato difficile ma sapeva che era la cosa giusta. Non sarebbe mai potuta rimanere accanto al dottore, i bambini e gli altri, non finché Gin era ancora a piede libero e avrebbe potuto riconoscerla al solo sguardo. Sapeva che avrebbe sofferto per quel distacco ma doveva andare per la sua strada, era anche per quello che aveva già preso accordi con Furuya-kun e Akai-san. Non sarebbe potuta tornare indietro, non più ormai. 
Conan sbattè ripetutamente le palpebre a quelle parole. Non riusciva a crederci. Ai non poteva abbandonarlo in quel modo, non dopo ciò che gli aveva appena rivelato. Che ne sarebbe stato di lui se anche l’l'unica persona in grado di capirlo gli voltava le spalle a quel modo?
«È già tutto deciso, Kudo, non cambierò idea» lo anticipò vedendolo pronto a protestare.
Sapeva non avrebbe approvato la sua scelta, ma non le importava. Per una volta sarebbe stata lei a decidere del proprio destino.
 
 
***
 
 
Un mese dopo...
 
Ran era ferma, immobile, una statua di cera accarezzata dalla pioggia che non aveva smesso di cadere nemmeno per un secondo dal momento in cui il telefono in agenzia aveva squillato per comunicare la triste notizia.
Shinichi stava tornando a Tokyo per restare quando un tir impazzito aveva travolto tre auto. C’erano stati due morti e quattro feriti gravi. Purtroppo Shinichi era stato uno dei due sfortunati cui era stata strappata la vita.
Pianse più forte Ran a quel ricordo mentre le ginocchia le cedevano scontrandosi con la dura terra davanti alla sua lapide. Era inconsolabile la giovane Mori.
Sonoko la stringeva a sé. Aveva anche lei il volto rigato dalle lacrime. Per quanto non fosse mai andata d’accordo con il ragazzo non avrebbe mai voluto un simile destino per lui.
Era vero, era sempre stato un arrogante detective da strapazzo, ma era suo amico e, come diceva sempre, il marito della sua migliore amica. Le sarebbe mancato terribilmente. Sperava solo che da ovunque lui fosse veglia sse sulla loro Ran. Avrebbe avuto bisogno di tutto l’aiuto del mondo per riprendersi.
 

In un altra zona del cimitero...
 
Un uomo dai ribelli capelli corvini osservava la lapide di una giovane donna. Aveva un volto gentile, occhi color del cioccolato e il sorriso gentile. Bellissima. Masami Hirota era il nome inciso sulla lapide, sotto al quale, di recente ne era stato aggiunto un altro, Akemi Miyano.
Sorrise l’uomo accarezzando con lo sguardo il profilo dell’unica donna che abbia mai amato e leggendone il vero nome.
Shiho era stata di parola, le aveva ridato la sua vera identità prima di simulare la sua morte e far allestire la sua tomba vuota accanto al corpo dell’altra.
Sorrise a quel pensiero. Nonostante non fosse riuscito a salvare lei, aveva permesso alla sorella che tanto amava di voltare pagina. Shuichi era certo che Akemi ne sarebbe stata felice.
 
 
***
 
 
Dieci giorni prima...
 
La stazione dei treni era super affollata quel giorno e nessuno sembrava badare a due bambini che, zaino in spalla e trolley in mano, si apprestavano a salutare la vita che avevano conosciuto fino a quel momento. Quella che stavano per intraprendere sarebbe stata una vera avventura alla quale speravano di non soccombere. Non sarebbe stato facile affrontare da soli le difficoltà della vita, ma insieme avrebbero affrontato anche quell’ostacolo. Sarebbero cresciuti ancora una volta e, una volta messi al sicuro i loro cari dalla minaccia dell’Organizzazione che dava loro la caccia, sarebbero tornati.
 










 
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Prompt: 29 - Adulto nel corpo di un bambino
 

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Capitolo 2
*** Compiti di chimica ***





Compiti di chimica



«Maledizione!» imprecò Conan passandosi le mani tra i capelli e buttando la testa all’indietro, esasperato. 
Avrebbe dovuto intuire che c’era qualcosa che non andava quando Haibara aveva scelto di frequentare quella specifica scuola e invece di seguirla a capo chino avrebbe dovuto informarsi magari, invece no! 
Non solo si trovava imprigionato nel corpo di un bambino di dieci anni a frequentare di nuovo l’ultimo anno di scuola elementare, questa volta in America, no, la scuola in questione aveva principalmente laboratori scientifici quindi si trovava a dover fare i conti con la chimica e la biologia, due materie che, nemmeno nei panni del vero se stesso, aveva mai apprezzato particolarmente. 
Sospirò riportando la sua attenzione su quella formula che gli stava dando qualche grattacapo di troppo. Possibile che non riuscisse a bilanciare una reazione simile? 
«Ti serve una mano?» 
Ai entrò in salotto sfogliando una rivista di moda dietro la quale nascondeva un sorriso divertito. Adorava vedere il detective in difficoltà. Non poteva che fargli bene, magari si decideva ad abbassare un po' la cresta. 
Il piccolo Edogawa fulminò la coetanea. Non si sarebbe mai piegato a chiedere il suo aiuto. L’avrebbe deriso a vita. 
Sorrise, Haibara, sedendosi anche lei al tavolo per terminare i suoi compiti senza nessuno sforzo. 
Conan la osservò di soppiatto. Possibile che per lei fosse così facile?
Si diede una manata mentalmente a quel pensiero. Certo che per lei era facile, aveva non sapeva nemmeno quante lauree in materia. Stupida scienziata!
«Sei ancora sicuro?» chiese nuovamente dopo aver chiuso libro e quaderno sotto lo sguardo sbigottito del ragazzino che la guardava malissimo. 
Possibile che dovesse chiedere il suo aiuto per terminare i compiti?
Assolutamente no, ne andava del suo orgoglio. 
Ai lo osservò con un’espressione divertita prima di porgergli il suo quaderno che il detective prese dopo qualche secondo di esitazione. Doveva esserci per forza un trucco, Haibara non aveva mai fatto nulla per nulla. 
Con mano incerta lo prese e nel momento esatto in cui lo aprì comprese perché quelle reazioni gli parevano tanto complicate. Possibile che...
«Magari tra qualche anno riuscirai a risolvere anche quelle, al momento copiati quelle per i bambini della tua età» lo prese in giro la bambina uscendo dalla stanza e lasciando il detective a bocca aperta. 
Haibara gli aveva davvero modificato le reazioni per metterlo in difficoltà?











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Prompt: 24. Studiare insieme 

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Capitolo 3
*** Comportamenti incomprensibili, o quasi... ***








Comportamenti incomprensibili, o quasi... 





«Mi spieghi  dove sei sparita tutto il giorno?» 
Conan era seduto in terra, davanti alla porta d’ingresso. Aveva le braccia incrociate al petto e un’espressione contrariata dipinta sul volto. 
Quella sciagurata gli aveva fatto prendere un colpo. Un attimo prima stavano percorrendo insieme le strada per andare a scuola, l’attimo dopo aveva varcato la soglia dell’edificio da solo. E non era nemmeno riuscito ad andare a cercarla perché una delle maestre lo aveva visto e costretto ad andare in classe dove aveva passato sei interminabili ore domandodndosi che fine avesse fatto la ragazza. Infatti, come se non bastasse, la signorina aveva anche spento il telefono rendendosi irrintracciabile. Poteva essere normale una cosa simile? 
«Non dirmi che ti sei preoccupato per me» lo prese in giro Ai con il suo solito sorriso indecifrabile mentre prendeva le pantofole dall’armadietto all’ingresso per poi indossarle dopo aver tolto le scarpe. 
Conan la fulminò con lo sguardo tirandosi su. Odiava doverla guardare dal basso. Già il fatto di essere qualche centimetro più basso di lei lo infastidiva profondamente, figurarsi se era seduto in terra. Quanto gli sarebbe piaciuto avere le sue vere sembianze. 
Scosse il capo a quel pensiero. Non doveva pensarci. Shinichi Kudo non esisteva più, sarebbe tornato ad essere lui solo tra sette anni, al compimento del diciassettesimo compleanno di Conan. 
Sospirò riportando l’attenzione su ciò che lo circondava, pronto ad interrogare la ramata sulla sua scomparsa di quel giorno, ma rimase a bocca asciutta. Ai non era più davanti a lui e, a giudicare dalle risate in cucina, stava ridendo con Akira.
Cosa aveva fatto di male per meritarsi un destino simile?



○●○



Il giorno dopo... 

«Conan, dov’è Ai?» 
Il bambino con gli occhiali aveva appena varcato la soglia dell’edificio quando Zoe, una sua compagna di classe gli pose quella domanda. Trattenendo una maledizione si voltò a osservare alla sua destra, dov’era stata Haibara fino al momento in cui avevano incontrato Jack e Thomas. Maledizione, doveva aver approfittato della sua distrazione per sfuggirgli. 
«Non si è sentita molto bene» rispose all’amica mascherando un sospiro dietro un sorriso. 
Gli toccava anche coprirle le spalle. Oltre il danno la beffa. 
Odiava quella situazione. Perché mai Ai si ostinava a saltare la scuola senza dirgli nulla? Che Akira ne sapesse qualcosa? In fondo quelle due erano molto legate da ciò che aveva capito. 
Scosse il capo, non aveva senso pensarci in quel momento, le porte alle loro spalle erano già state chiuse, uscire sarebbe stato impossibile almeno fino alla fine delle lezioni. 



○●○



Due giorni dopo... 

«Voglio sapere cosa sta succedendo!» 
Erano seduti tutti e tre a tavola. Quella sera Akira aveva finito di lavorare presto quindi per una volta non mangiavano tutti ad orario diverso, per questo Conan aveva scelto quella sera per affrontare l’argomento. Perché se nei giorni scorsi erano riuscite ad evitare le sue domande quella sera non si sarebbe fatto abbindolare. Voleva sapere cosa stava accadendo e perché Ai stava saltando la scuola? 
Dannazione, non ci stava capendo nulla e odiava non sapere qualcosa, specie se quel qualcosa lo riguardava o riguardava persone cui voleva bene. E che lo colpisse un fulmine, certo che voleva bene a quella testona. 
Akira lo guardò per un attimo con quelle pozze verdi capaci di metterlo sempre a disagio (era assurdo come riuscisse a reggere lo sguardo del fratello ma non il suo) e gli sorrise in modo enigmatico per poi prendere un morso dal suo hamburger. 
Conan sollevò un sopracciglio a quella reazione prima di posare lo sguardo sulla bambina seduta davanti a lui che aveva continuato a mangiare senza avere nessuna reazione. 
Ai sollevò lo sguardo dal piatto puntando il verde delle sue iridi nel blu di quelle del detective, prima di dipingersi in volto la sua classica espressione indifferente che subito mutò in un sorriso amaro. 
Aveva sperato che avendo un po' di tempo per pensare ci sarebbe arrivato, che avrebbe ricordato, invece... 
«A quanto pare ti riesce facile dimenticare le persone che ti muoiono tra le braccia» disse facendo sbarrare gli occhi al bambino detective. 
Possibile che? 
Istintivamente portò la sua attenzione sul calendario appeso al muro nella cucina e si sentì mancare. Come aveva fatto a dimenticarlo?
Si diede mentalmente dello stupido mentre posava lo sguardo sulla schiena della scienziata che si allontanava in silenzio senza degnarlo di uno sguardo.
























































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Prompt: 14. Saltare la scuola

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Capitolo 4
*** Sigarette ***





Sigarette


«Capisco che tu abbia più di vent'anni, ma attualmente sei rinchiusa nel corpo di una bimba di a malapena undici anni» 
Akira era seduta sulla ringhiera del balcone. Le gambe penzoloni e lo sguardo rivolto verso il cielo. 
Ai, gambe incrociate e sguardo assorto, sedeva all’ombra del melo, proprio sotto la posizione dell’amica. 
«Lo so che nelle mie sembianze è particolarmente dannoso» rispose la bambina rilasciando una nuvoletta di fumo dalle narci «Ma alle volte non posso farne a meno» 
«Specie quando il detective di là si comporta da imbecille» aggiunse per lei la rossa mentre un sorriso divertito le dipingeva le labbra. 
Quando, sei mesi prima, aveva ricevuto la chiamata della ragazza in cui le chiedeva se avrebbe potuto ospitare lei e un suo amico per aiutarli a rifarsi una vita, non si sarebbe mai aspettata tanto movimento. Quei due erano uno spasso. Due testoni orgogliosi che non riuscivano ad esprimere le loro emozioni e finivano sempre per farsi male, inconsapevolmente. 
Ai alzò lo sguardo nella sua direzione per dedicarle un’occhiataccia, ma la più grande non vi badò nemmeno.
«Vedi di toglierti il vizio, lo sai che per me è ancor più dannoso che per te» aggiunse prima di scavalcare e tornare all’interno. 
La piccola Haibara strabuzzò gli occhi a quelle parole sentendosi maledettamente in colpa. Quando aveva deciso di scaricare il suo nervosismo verso quell’idiota di Conan sulle sigarette (meglio uccidersi i polmoni che finire in carcere per un omicidio) non aveva pensato a ciò che avrebbe comportato per la sua amica. Era stata una necessità. Aveva Iniziato di nascosto, credeva, ma a quanto pare Akira lo sapeva. Aveva finto di non saperlo per un po', prima di intervenire. Scosse il capo buttando con rabbia il filtro. Doveva assolutamente perdere quel vizio,non avrebbe mai sopportato di compromettere la saluta di Akira per un suo capriccio. 












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Prompt: 
70. Fumare di nascosto

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