Lilì e Freddie , storia di un amicizia non convenzionale

di Nini1996
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un lavoro importante ***
Capitolo 2: *** I Queen ***
Capitolo 3: *** Freddie Mercury ***
Capitolo 4: *** L'articolo e la promozione ***
Capitolo 5: *** Ehi Mr Lennon! ***
Capitolo 6: *** Save me! ***
Capitolo 7: *** Una telefonata del tutto inaspettata ***
Capitolo 8: *** Montreux, estate 1981 ***
Capitolo 9: *** Under pressure ***
Capitolo 10: *** Living on my own ***
Capitolo 11: *** Je t'aime Freddie ***
Capitolo 12: *** Buon Natale Lily ***
Capitolo 13: *** Live AID ***
Capitolo 14: *** Disastro annunciato ***
Capitolo 15: *** L'epidemia AIDS ***
Capitolo 16: *** Ottobre 1987 ***
Capitolo 17: *** The miracle ***
Capitolo 18: *** Fat bottomed girl! ***
Capitolo 19: *** Barcelona ***
Capitolo 20: *** The great pretenders, i grandi bugiardi ***
Capitolo 21: *** Too much love will kill you ***
Capitolo 22: *** Breakthru ***
Capitolo 23: *** Brit Awards 1990 ***
Capitolo 24: *** Till the end of time ***
Capitolo 25: *** L'ultima speranza ***
Capitolo 26: *** Can't you see that is impossible to choose? ***
Capitolo 27: *** Lily ***
Capitolo 28: *** I'm going slightly mad! ***
Capitolo 29: *** Death on two legs ***
Capitolo 30: *** No one but you ***
Capitolo 31: *** Don't try suicide ***
Capitolo 32: *** 24 novembre 1994 ***
Capitolo 33: *** Love of my life ***
Capitolo 34: *** Show must go on ***



Capitolo 1
*** Un lavoro importante ***


Come avrete già letto dall'introduzione sfortunatamente tutti i capitoli si sono cancellati ma la storia di Lilì e Freddie è sempre la stessa.
Condividete a tutti se volete darmi una mano grazie <3
Nini


Lilì era seduta da ore, iniziava a farle male la schiena.

Il suo capo l'aveva chiamata per parlare di un articolo su una nuova band molto famosa al momento, non aveva aggiunto altro. Salvo che doveva presentarsi al più presto in redazione.
Lilì si era fatta un sacco di idee in testa.
Forse erano i Wings, band del celeberrimo Paul McCartney, l'ex Beatles.
Oppure i Pink Floyd o gli Abba.
Ad ogni modo era seduta su quella stramaledettissima sedia da troppo tempo.
Si alzò a fatica e andò alla finestra.
Nevicava anche se l'inverno era ormai agli sgoccioli.
Con un lungo sospiro tornò al suo posto.
Finalmente la segretaria, la signorina Faure, la fece entrare.
Lilì prese la sua borsa di pelle ed entrò.
Ovunque per lo studio erano appesi dischi celeberrimi come Abbey Road e The dark side of the moon.
Si avvicinò proprio ad Abbey Road. Aveva incontrato, sempre per una breve intervista, Ringo Starr.
Era stato molto cortese come sempre e l'incontro era andato magnificamente.
Sfiorò appena il vinile, convinta che quello era e sarebbe stato il punto più alto della sua carriera di giornalista musicale.
< Ragazzina! > tuonò una voce.
Lilì sobbalzò e si voltò.
< Non OSARE toccare quel disco! Vale più di te. >
Lei annuì e si sedette davanti alla scrivania su una poltrona di raso rosso.
L'uomo le offrì una sigaretta ma Lilì rifiutò.
< Signor Fabre sono stata contattata dalla segretaria per un servizio speciale, ma non mi ha detto molto. > disse mentre lui si infilava una sigaretta in bocca.
Il signor Fabre annuì.
< È vero. >
< Di che si tratta? >
Lui sorrise a metà.
< Qui non si parla dei soliti servizi Angeline. > fece lui:< Non si tratta di Ringo Starr o Aznavour. Questo è un gruppo sfuggente e ci hanno concesso una brevissima intervista. >
< Un cosa? >
< Concedono raramente interviste e noi siamo stati fortunati. Siamo uno dei pochi giornali musicali dell'intera Francia ad avere ottenuto questa cosa. >
< Beh, ottimo direi. > disse contenta.
< Eccellente. Se la cosa va a buon fine il nostro giornale non resterà di nicchia molto a lungo. > disse lui sbuffando fumo.
< Perché me? > domandò la ragazza.
Sapeva di essere una giornalista atipica. Non era pronta a tutto, anche a scopare con un cantante, per ottenere quello che voleva.
Era educata, gentile. Mai una parola fuori posto, non era offensiva o irritante come altri suoi colleghi.
< Perché a Freddie Mercury non piacciono i giornalisti ecco perché. >
La ragazza spalancò la bocca dalla sorpresa.
< Ebbene sì. >
< Cosa? Ma perché io? > balbettò lei.
< Angeline tu sei la nostra miglior giornalista. Sei gentile e tutti sembrano amarti. > parlò Fabre:< I Queen sono schivi. Concedono poche interviste, e in queste il signor Mercury raramente partecipa. >
< Quindi voi volete un intervista a Freddie Mercury. Non ai Queen. >
< Ad entrambi. >
< Mi chiede l'impossibile! > fece la ragazza sapendo bene come si sarebbe comportato Freddie.
Era fan dei Queen dal 1976. Conosceva la loro musica e l'apprezzava. E conosceva Freddie, come la sua tendenza a scappare dai giornalisti.
< Angeline Rocher sei una delle poche giornaliste decenti che ho. E l'unica speranza di questo giornale per crescere. >
< Non potete mandare qualcun'altro? Qualcuno con più esperienza? > domandò la ragazza.
< No. > fece lui secco:< No. Odette è in Italia a seguire Sanremo e Jacques è in America nel tentativo di intervistare Lennon. >
< Ci sono ancora Marie e Anais. Per non parlare di Marius. >
< Basta lamentele! Tu farai quella dannata intervista. > fece lui dando un pugno sul tavolo.
Lilì annuì. I due parlarono ancora un po'. Poi lei ringraziò il suo capo e se andò.
A quanto pare aveva circa un quarto d'ora, massimo venti minuti, con i Queen.
Tutto questo il 2 marzo 1979. Ovvero fra otto giorni.
Sulla strada di casa pensò a cosa avrebbe significato fallire nell'impresa.
Fabre non era il tipo da lasciar correre.
Marie aveva pubblicato un articolo un po' di anni prima intitolato "una notte con Mick Jagger" che aveva fatto alzare le vendite alle stelle. In compenso Mick se l'era leggermente presa e aveva minacciato di far chiudere il giornale.
Marie era stata licenziata in tronco.
Era tornata da poco e si dedicava ad intervistare le bande brufolose di adolescenti che suonavano nei pub locali. Non esattamente quella che si chiama una grande ascesa.
La ragazza aprì la porta ed entrò in casa.
Non c'era nessuno.
Mamma era all'ospedale per dei controlli, papà era al lavoro e suo fratello era andato a studiare da un amico.
Lilì salì in camera sua.
Buttò la borsa sul letto e prese un foglio bianco.
Cosa avrebbe potuto chiedere a Freddie Mercury?
Lola, il suo gatto, salì sul letto con un agile salto.
Forse potrei chiedergli dei suoi duemila gatti... pensò ridendo sottovoce accarezzando il manto pezzato di Lola. Lilì si alzò presto e fece un abbondante colazione a base di latte bollente e fette biscottate alla marmellata.
Dopo aver salutato il fratello maggiore Luis, di tre anni più grande di lei, uscì a fare due passi.
Mentre era sulla strada del ritorno incontrò Sophie, la sua migliore amica.
Loro erano diverse quasi in tutto.
Lilì era timida. Una ragazza di un metro e sessantacinque, bionda, magrina e con due grossi occhiali tondi sul naso.
Sophie invece era grossa come un armadio a due ante. Coraggiosa e senza troppi peli sulla lingua.
< Ho saputo di quell'articolo! > urlò quasi ridendo.
Lilì arrossì:< Come scusa? >
< L'articolo dei Queen! > gridò dandole una fin troppo rigorosa pacca sulla schiena:< Intervisterai Freddie Mercury, eh? >
La ragazza viola per l'imbarazzo cercò di zittire Sophie ma con scarso successo.
< Shhhh è un segreto! > disse lei.
Sophie scoppiò a ridere:< Fra qualche giorno non lo sarà più e il Paradiso del Vinile diventerà famoso in tutta la Francia! >
Lilì sorrise:< Scommetto che non aspetti altro Sophie. Il negozio della tua famiglia e il giornale sono soci da anni. >
< Già. Pensa quanti soldi ci posso essere in ballo! >
Lilì sospirò:< Non ci penso. Almeno non quanto di pensi tu cara. >
Sophie si mise a ridere e le due fecero un pezzo di strada assieme.
< Hai pensato a cosa chiedergli? > domandò a un certo punto Sophie.
Lilì scosse la testa.
Sophie sospirò:< Sono delusa. >
< Ci ho pensato tanto in questi sette giorni, forse troppo. > confessò la ragazza fermandosi davanti a un negozio di ciambelle che Sophie aveva adocchiato:< Ma non riesco a trovare domande interessanti. >
< In che senso? > chiese Sophie comprando una ciambella al triplo cioccolato.
Lilì sospirò:< Non lo so. Sono solo domande scontate che ti fanno venire al latte alle ginocchia tipo: di cosa parla il vostro nuovo album in uscita nei prossimi mesi? Freddie sei gay? Cosa potete dirmi delle nuove sonorità che avete inserito nell'album? >
< Quella delle sonorità non è malaccio. >
< Fabre mi ha chiesto di rompere le scatole a Freddie. >
< Sulla sua sessualità? >
< Relazioni, sesso, musica. Sesso, sì. È pieno di domande su una sua ipotetica orgia. > fece Lilì irritata dalla cosa:< Non gli chiederò MAI quelle cose. >
< Perché non chiedi invece una mano ad Armand? Lui è un genio in queste cose. > propose Sophie dando un morso alla ciambella.
< Armand? >
< Non fare la finta scema. So che vi sentite al telefono. È lui che mi ha detto di Freddie. >
< Bel cugino che hai! > commentò scherzosamente Lilì.
Sophie finì la ciambella e gettò la carta in un cestino.
< Non è esattamente bello ed atletico quanto Luigi, ma tu gli piaci. E a te piace lui. > replicò Sophie.
La ragazza sospirò:< Forse. Ma mi imbarazzo troppo a parlargli direttamente; al telefono è tutt'altra cosa. >
< Troppo tardi donna. Siamo davanti al negozio. Entriamo. > e la trascinò letteralmente dentro il locale.
Il paradiso del vinile, così si chiamava il negozio, si era rinnovato molto nell'ultimo periodo.
Aveva cambiato aspetto riempiendo le pareti di luci al neon che rendevano bene l'atmosfera da discoteca e attiravano molti più clienti, specie fra i giovani.
< Ehi Sophie! > fece Armand venendo incontro alle due.
Lilì, che stava rovistando fra i vinili alla ricerca di qualche album vecchio dei Queen, arrossì prepotentemente.
< Ciao cugino. Come va l'attività? > domandò lei.
< Molto bene direi. In questo periodo sta spopolando il disco dei Bee Gees. >
Sophie alzò un sopracciglio, segno che non aveva capito.
< I tre fratelli americani. > poi visto che non aveva ancora capito:< Uno canta come se gli avessi tirato un calcio nelle palle. >
< Ooohhh... > fece lei capendo finalmente a chi si stava riferendo il cugino.
< E a tuo padre? Organizza eventi e catering per qualche grande artista? >
< Non abbiamo grandi ordinazioni al momento. A parte Bowie la settimana prossima. >
< David Bowie? > ripeté lui sconcertato.
< Quanti Bowie conosci? >
< Uno ed è... viene davvero Bowie in Francia? > domandò ancora incredulo.
< Forse. Non ha ancora confermato. >
< Cavolo! Che figata! > esclamò tutto contento.
Lilì nel frattempo cercava di nascondersi in mezzo agli scaffali, continuando però a cercare i dischi dei Queen.
< Ad ogni modo io devo andare o mia madre mi uccide. Lilì ha bisogno di una mano. > disse Sophie facendo per andarsene.
< Ok. Cosa le serve? >
< Le domande a Mercury. È un po' incasinata. Dalle due dritte. > fece prendendo la porta e uscendo dal negozio.
Lilì non fece in tempo a salutarla che si trovò Armand alle costole.
< Sophie ha detto che ti serve una mano. > esordì lui sorridente.
Lilì arrossì tutta:< Ecco... sì. Cioè, sì. Le domande... non so se vanno bene. >
Armand sorrise:< D'accordo. E quali sarebbero queste domande? >
Lilì spiegò la situazione, Armand gli diede qualche dritta tecnica su come funzionava la realizzazione di un album.
Poi Lilì con la scusa che si stava facendo tardi comprò un disco a caso e sgattaiolò via.
Cavolo. Era così difficile per lei parlare faccia a faccia con Armand.
Perché doveva essere così timida e impacciata?!
Tornò a casa e si rifugiò in camera sua.
Prese il blocco degli appunti e iniziò a scrivere finché non le fece male la mano.
Guardò il foglio.
Erano un bel po' di domande. Chissà se avrebbe avuto il tempo di chiedere tutto al gruppo. E a Freddie.
La ragazza si infilò sotto le coperte. Erano le tre di notte, mancavano sette ore all'appuntamento.
Chiuse gli occhi scuri e sperò di svegliarsi in tempo.

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Capitolo 2
*** I Queen ***


Come al solito Lilì era sempre in ritardo agli appuntamenti importanti.
La sveglia non era suonata e adesso stava correndo come una pazza verso lo stadio dove i Queen stavano provando.
Era in stra ritardo.
Comprò una pizzetta al volo e sperò che il taxi arrivasse in tempo all'appuntamento.
Saltò fuori dall'auto, pagò l'autista dimenticando il resto e si diresse correndo verso il retro palco.
Faure, la segretaria, l'aspettava con il pass in mano.
La ragazza lo prese e a passo svelto raggiunse i Queen.
Eccoli finalmente.
Lilì non li aveva mai visti da così vicino.
Era stata a diversi loro concerti prima di allora da fan qual era della loro musica.
La prima volta era assieme a Sophie in Svizzera, a Basilea nel 1977. Un regalo anticipato da parte di mamma.
Successivamente aveva assistito a due spettacoli consecutivi a Parigi del 1978 grazie ai pass gratuiti di Sophie.
Ad ogni modo conosceva la band e aveva persino scritto una breve recensione di un loro concerto in uno dei suoi primissimi articoli per Il paradiso del vinile.
Insomma non era una giornalista incapace o poco informata sui fatti, ma una fan a tutti gli effetti.
Questo però i Queen non potevano saperlo, almeno non subito.
Erano seduti su un divano decisamente troppo vecchio e troppo polveroso per uno dei migliori gruppi rock della storia.
Avevano tutti l'aria piuttosto seccata, soprattutto Roger che era il più diretto dei quattro e non si era fatto troppi problemi a farlo notare.
John la fissava e poi distoglieva lo sguardo. Era un po' nervoso e impacciato.
Brian invece era composto e sembrava il più sereno dei tre, tre perché di Freddie nemmeno l'ombra.
Lilì si sedette su una sedia e chiese proprio di lui.
< Freddie? Non credo verrà. > rispose educatamente Brian:< È impegnato altrove. >
La ragazza annuì.
< So che non gli piacciono troppo le interviste. > replicò Lilì con un sorriso.
< In effetti no. >
< E perché mai? > domandò lei.
< Diciamo che non gli piacciono i giornalisti, come lei. > fece Roger con un sorriso ironico stampato in faccia.
Lilì sorrise a sua volta:< Forse. So che molti miei colleghi tendono ad esagerare molto spesso. >
< E lei non è così? > chiese Roger.
< No. > continuò la ragazza:< Parlo di musica, non di pettegolezzi. Non sono di Vanity Fair. >
Il gruppetto si mise a ridacchiare, poi John si rivolse alla ragazza.
< Direi che possiamo iniziare. > disse offrendole una birra.
Lilì accettò di buon grado ed iniziò a fare un sacco di domande.
Loro si stupirono perché quella ragazzina non faceva mai domande banali o scontate.
Inoltre non insisteva sui pettegolezzi che giravano attorno alla band o a Freddie.
Chiedeva di come venivano strutturati gli spettacoli, di come si trovavano nel loro nuovo studio a Montreux, della loro costumista.
Certo, c'erano anche delle domande sulla vita privata e dietro alle quinte, ma Lilì era bravissima a non eccedere o a far sentire gli ospiti a disagio.
Lilì aveva quasi finito le domande e Freddie non si era ancora fatto vivo.
La ragazza iniziava a pensare che avrebbe avuto dei seri problemi con il caporedattore se Bulsara non gli concedeva qualche dichiarazione.
Eppure Freddie aveva sentito ogni singola parola dell'intervista.
Era in camerino a poca distanza da lì, con in mano una birra e parlava con uno dei suoi collaboratori della ragazza.
Sembrava diversa da tutte le altre. Non era insistente o rude, o stronza.
Anzi. Era gentile e quasi simpatica.
< Come si chiama? > domandò a un tratto sorseggiando la birra.
< Angeline Rocher. > replicò il ragazzo accendendosi una sigaretta.
< E com'è? >
< Carina. Una vera francesina. >
Freddie annuì:< Come sta messa a...? >
< No. Non molto purtroppo. > ridacchiò il collaboratore un po' imbarazzato.
Freddie si alzò e guardò attraverso la porta socchiusa.
< Se la sta ridendo alla grande con i ragazzi. > commentò con un sorriso.
Il collaboratore fece spallucce.
Lilì fece l'ultima domanda a Brian sulla sua abitudine di usare un penny al posto del plettro per suonare la chitarra.
Brian rispose e Lilì prese appunti.
< Il tempo per l'intervista è finito. > disse Beach.
I tre si lamentarono anche perché la ragazza era riuscita a creare uno splendido ambiente.
< Grazie ragazzi è stato un piacere. > disse lei stringendo le mani a tutti e tre.
< Su su. I ragazzi devono provare. > insistette il manager spingendola via.
< Non essere così maleducato Miami. > disse invece Freddie facendo finalmente il suo ingresso nella stanza:< Sembrava che vi steste divertendo molto... >
Lilì divenne rossa come un peperone.
< Abbiamo forse trovato una giornalista timida? > la stuzzicò Mercury inchiodando gli occhi grandi color nocciola ai suoi verdi.
< Come ti chiami darling? > domandò ancora lui.
Lilì deglutì a fatica:< Angeline Rocher, ma tutti mi chiamano Lilì. >
< Ma che bell'accento inglese! E quanti anni hai? Sei piuttosto giovane o sbaglio? > si informò Mercury scrutandola da cima a fondo.
Lilì era imbarazzatissima, la guardava come se fosse stata senza vestiti!
< Ho compiuto 21 anni da poco. > rispose lei.
< Uhm... > fece Freddie confuso:< Da quando Rolling Stone manda delle giornaliste così carine, giovani e capaci? >
< Non sono di Rolling Stone, ma di un giornale che tratta esclusivamente di musica a Parigi e in Francia in generale. > replicò la ragazza.
Freddie sorrise ancora una volta.
< Ti va una birra? >
Lilì lo guardò allibita:< Scusa? >
< Una birra. Una... Come si dice in francese? Ah sì, una bière. Oui? >
Lilì sorrise:< Avevo capito. Perché? >
< Perché la tua intervista non è ancora finita my dear Angeline. >
< Ma le prove! > protestò Jim Beach.
< Andiamo Miami! Si tratta di qualche minuto. > ribatté Mercury seccato, poi la prese sottobraccio:< Seguimi darling. Sono curioso di sapere cos'hai da chiedermi. >
Lilì era confusa. Stava andando con Freddie a prendere una birra al pub, come se fossero stati vecchi amici.
Non sapeva davvero cosa aspettarsi quando si sedettero al tavolo e Freddie ordinò due medie.
< Allora? Non dovrebbe essere un intervista? > domandò lui con un sorriso.
La ragazza tirò fuori le domande. C'erano anche quelle che Fabre aveva chiesto ESPLICITAMENTE di fargli.
Angeline annuì.

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Capitolo 3
*** Freddie Mercury ***


Ed eccola lì, seduta al tavolo con uno dei suoi idoli.
Freddie leggeva distrattamente il menù che la cameriera aveva lasciato lì.
Era alto, ma meno di quanto la ragazza aveva sempre pensato.
Occhi grandi e scurissimi, capelli dello stesso colore tirati indietro con il gel.
Giacca di pelle e cappello alla Village People. Jeans chiari e scarpe da ginnastica.
Lilì era tesa più che mai. Le gambe le tremavano e le mani erano tutte sudaticce.
Il cuore batteva a mille e per quanto Lilì cercasse di stare calma non riusciva a nascondere il suo tremendo nervosismo.
A volte alzava lo sguardo ma lo riabbassava subito per paura di incrociare i suoi occhi.
< Perché sei così nervosa? > domandò Freddie quasi divertito da quella scena, lasciando da parte il menù.
Lilì arrossì tutta:< Beh non saprei. Forse perché sono al pub con Freddie Mercury e lui mi ha appena offerto da bere. >
Fred fece mezzo sorriso:< Nessuno ti ha mai offerto da bere? >
< Sì ma non era una star mondiale! > replicò la ragazza abbozzando un sorriso.
< E chi era? >
< Il mio ex. > disse Lilì con un sospiro:< Non dovrei farle io le domande signor Mercury? >
Lui fece spallucce:< Per una volta sarebbe divertente invertire le parti, no? >
Lilì stette zitta per qualche istante:< Io... non ci avevo mai pensato. >
< Per voi giornalisti è facile fare domande. > continuò Freddie:< Torchiare le persone. Farle piangere se necessario. >
< Piangere? > ripeté lei sconcertata.
< Vedi cara il mondo è pieno di stronzi. E i più stronzi di tutti sono i giornalisti d'assalto, specialmente quanto inventano le cose solo per far vendere più copie. >
< Immagino dovrei sentirmi offesa da questa affermazione. > replicò Lilì seccata.
< Odio parlare con voi. Te lo giuro. > confessò con una leggerezza e un tono quasi detestabile.
Per Lilì fu terribile, come ricevere un pugno in faccia.
Forse non si riferiva a lei, ma la giovane si era sentita offesa e ferita dalle sue parole.
< Devo andare un attimo in bagno. > disse e sgattaiolò via mentre gli occhi si stavano riempiendo velocemente di lacrime, non poteva scoppiare a piangergli in faccia.
< Okay...? > fece Freddie confuso. Non pensava di averla ferita, perché in cuor suo riteneva Lilì diversa da tutti gli altri.
Arrivarono le birre ma Lilì era ancora in bagno.
Freddie finì la sua. Iniziò a domandarsi dove fosse finita la ragazza.
Per ingannare l'attesa lesse gli appunti che la ragazza aveva lasciato sul tavolo. Aveva una calligrafia molto carina ed ordinata, oltre che leggibile.
Poi lo sguardo gli cadde sulle domande che la ragazza aveva detto di volergli fare.
Rimase allibito, poi si infuriò. Stava per andarsene indignato quando Lilì tornò finalmente dal bagno.
Aveva gli occhi rossi e il trucco sbavato ma cercò di non farlo notare, con scarso successo.
Tirò su con il naso:< Eccomi qua. Sono finalmente arrivate le birre. > disse prendendo in mano la sua.
Freddie non sapeva se urlarle in faccia o capire perché aveva pianto.
< Perché vuoi farmi tutte queste fottutissime domande sulla mia vita privata? > domandò alla fine senza troppi giri di parole.
< Ha letto il mio block notes. > pensò Angeline terrorizzata con la birra a mezz'aria.
< Mi dispiace, non avevo intenzione di... >
< Ah ti dispiace! > ribatté lui secco:< Allora non farmi queste domande del cazzo! >
Lilì lo trucidò con lo sguardo:< Senti. Il mio capo mi ha ordinato di chiedere queste cose ma io non ho mai avuto intenzione di farlo. >
< Non vuoi farlo? >
< Certo che no! Da fan delle vostra musica e giornalista seria mi sono sentita offesa da tutte queste domande al limite del ridicolo. Il gossip è la morte del giornalismo. >
Freddie la osservò per qualche minuto. Lilì non abbassò lo sguardo, era davvero arrabbiata.
< D'accordo ragazzina. >
< Non sono più una ragazzina. > ribatté Lilì con rinnovato coraggio.
Freddie sorrise:< Tu sei strana. Non sei come gli altri giornalisti delle sale stampa. >
Lilì fece spallucce:< Non sono un mostro insensibile signor Mercury. Sono solo una reporter, non sono qui per distruggerla se è questo che la spaventa tanto di noi giornalisti! > parlò la ragazza senza un accenno di paura o incertezza nella voce.
< Ti ho... >
< Un pochino, ma non importa ora come ora. La vuole fare ancora l'intervista, o no? >
Mercury annuì, colpito dalla sua determinazione ed ordinò un altra birra.
La ragazza scolò la sua in fretta, con tutto lo sconcerto di Freddie, e iniziò a fare domande.
Più l'intervista andava avanti più sembrava una chiacchierata fra amici.
Non c'era attrito fra di loro. Anzi, stare insieme era stranamente piacevole, nonostante l'inizio non esattamente sereno.
< E quindi? > domandò lei a un certo punto:< Avete conosciuto personalità come David Bowie immagino. >
< Oh sì e da parecchio tempo. Sai, lui era più famoso di me alla fine degli anni 60. Lo seguivo ovunque. Una volta gli ho montato persino il palcoscenico e portato l'attrezzatura. > raccontò Freddie tirando fuori un pacchetto di sigarette.
< Interessante. Magari un giorno farete una canzone assieme. > rispose la ragazza scrivendo freneticamente sul suo block notes.
Freddie accese la sigaretta. Aspirò il fumo:< Chissà ma no, non credo. Sarebbe bello, bellissimo, ma siamo molto impegnati entrambi. >
< Sarebbe una hit! >
< Darling tutte le canzoni che scrivo sono hit! > i due scoppiarono a ridere.
< Hai mai intervistato Bowie? > domandò allora lui incuriosito.
Lilì scosse la testa:< Non esattamente. Era uno dei miei primissimi servizi al giornale ed ero stata affiancata, come apprendista, a un giornalista più esperto. Lui faceva le domande a Bowie ed io osservavo. >
< Sai che noia. >
< In effetti... ma dopo mi ha fatto un autografo. > rispose la ragazza mostrandogli la cosa.
Freddie prese il foglietto fra le mani e lo girò. C'era l'immagine di Lola.
< Ti piacciono i gatti? > domandò lui con un sorriso stampato in faccia.
Lilì annuì:< Sì. Li adoro. Lei è la mia gattina Lola. Ha 10 anni adesso. Era l'unico pezzo di carta che avevo a portata di mano durante l'intervista. >
< Carina. So sweet. > fece Freddie ridandole la fotografia:< Io ho dieci gatti. >
< Beh complimenti. Mia madre non credo lo sopporterebbe, già tollera a fatica Lola. > rise la ragazza.
< Guarda che ora si è fatta! Miami mi ucciderà e Brian pure. > disse lui guardando l'orologio al polso.
Lilì chiuse il block notes con un rumore secco:< Bene allora. Grazie mille per l'intervista signor Mercury e arrivederci. >
Lui sorrise appena:< Sai, ho come la sensazione che ci rivedremo in futuro. >
< Beh... continuerò ad assistere ai vostri concerti. Quindi, forse, ci rivedremo un giorno signor Mercury. > disse la ragazza stringendogli la mano.
Lui la strinse con decisione e le sorrise.
< Chiamami Freddie. >
Lilì arrossì:< Okay. Freddie. >
Lui infilò gli occhiali scuri e si diresse a passi veloci verso lo stadio.

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Capitolo 4
*** L'articolo e la promozione ***


Lilì tornò a casa euforica, anche a causa del troppo alcool in corpo.
Per tutta la strada che percorse al ritorno non fece altro che pensare a quella mezz'ora passata al pub assieme a Freddie.
Aveva tantissimo materiale sul quale lavorare ed era entusiasta della cosa.
Erano quasi le tre del pomeriggio quando la ragazza rientrò.
Trovò, con sua grande sorpresa Pierre, suo fratello maggiore.
< Pierre! > disse lei abbracciandolo. Lui fece lo stesso.
< Qualcuno mi ha detto che la mia sorellina sta facendo carriera. > rise Pierre dandole una gomitata.
Lilì arrossì:< Me la cavo. >
< Te la cavi?! > replicò lui:< Hai intervistato i Queen ragazza! Il grande e immenso Freddie Mercury! >
Lilì stava morendo di fame. Andò in cucina e afferrò un biscotto dal recipiente che si trovava sul tavolo.
< Chi te l'ha detto? La cosa doveva rimanere segreta, almeno fino a domani. > parlò lei con la bocca piena.
< È stata mamma. >
A quelle parole Lilì si intristì parecchio.
< Non fare quella faccia Lilì. Non è ancora detta l'ultima parola. > la rassicurò il fratello maggiore.
La ragazza sospirò:< Non esistono cure contro il cancro Pierre. Tu lo sai meglio di me. >
< Non è esatto. Le cure sono poche ma l'intervento è andato bene. Sta facendo la chemio è debole, è normale. > continuò Pierre.
Lilì annuì ma non era del tutto convinta.
< Quasi dimenticavo... > disse poi tirando fuori una foto.
< Cos'è? > domandò lei sempre mangiando biscotti.
< Una foto dell'ecografia del bambino. >
Lilì si pulì le mani nei pantaloni e l'afferrò.
< Marie è sempre stata una gnocca. Chissà perché ha scelto te! > lo canzonò Lilì.
Pierre fece mezzo sorriso:< Sono un chirurgo e sono ben pagato. Inoltre sono un gran figo. >
< Avete capito se è maschio o femmina? > domandò lei.
Pierre scosse la testa:< Non ancora. Era girato o girata. L'ostetrica non è riuscita a capirlo. >
Lilì annuì:< Secondo me è femmina. >
< Lo vedremo. > ribatté lui riprendendo l'ecografia.
< Di questo passo lo vedrete alla nascita il sesso del piccolo. > ridacchiò Lilì prendendo l'ennesimo biscotto.
< E Luis? Come sta affrontando la cosa? > domandò Pierre dopo alcuni attimi di silenzio.
Angeline si lasciò cadere su una seggiola:< Luis? Luis non ci pensa nemmeno ad affrontare la cosa. Sta tutto il giorno in università, torna tardi ed è scontroso con tutti. Specialmente con me. >
< Papà? >
< Fa del suo meglio. >
< E tu? >
Lilì avrebbe voluto dirgli tante cose.
Dirgli che di notte era costantemente sveglia a causa di mamma che vomitava l'anima, che piangeva di nascosto e che scappava da Sophie quando le cose erano troppo pesanti.
< Sto bene. > mentì:< Mi concentro sul lavoro al giornale, faccio i lavori di casa... >
< Eccellente. Sei sempre stata una roccia Angeline Rocher. >
< Buon sangue non mente. > rise lei, anche se sapeva benissimo che non avrebbe retto a lungo.
Pierre sentì una porta aprirsi.
< Mamma dev'essersi svegliata. > disse e uscì dalla stanza per andarle incontro.
Lilì rimase da sola a pensare.
Era pericoloso rimurginare su queste cose e la ragazza lo sapeva bene. Pensare a cosa stava succedendo le faceva male e non poteva permettersi di mostrarsi debole.
La madre fece il suo ingresso nella stanza.
Era pallidissima e con due occhiaie giganti e scure sotto gli occhi.
< Ciao piccola. > disse con voce sottile:< Com'è andata l'intervista? >
< È andata. > disse mentre Pierre faceva sedere la mamma in poltrona.
Era così pelle e ossa che sedere su una sedia le era diventato insopportabile.
< Lilì tesoro fa un po' di caffè. Ne ho tanto bisogno. > sussurrò appena.
La ragazza fece come le aveva detto.
< È tardi. > disse invece Pierre:< Devo tornare a casa o Marie potrebbe preoccuparsi. >
Diede un bacio a Lilì, uno alla mamma ed uscì di casa.
Pierre non abitava più a Parigi ma si era trasferito con la moglie a Senlis, dove aveva trovato lavoro nell'ospedale del posto.
Non era distante dalla capitale ma ci voleva comunque un oretta in auto, traffico permettendo.
< Lilì per favore puoi mettere Paul? >
La ragazza annuì.
Prese l'ultimo disco degli Wings e lo mise su.
La mamma di Lilì adorava Paul McCartney, la sua voce e tutto il resto.
Mentre le canzoni passavano una dopo l'altra Lilì ne approfittò per riguardare gli appunti e decidere come impostare il lavoro.
< Non è bellissima? >
< Cosa? >
< La sua voce Angeline. La sua voce. > disse con un sospiro.
La ragazza annuì:< Preferisco i Queen. >
La madre aprì appena gli occhi:< Tu stravedevi per i Beatles una volta. >
< I Beatles sono finiti. L'ha detto anche John Lennon. Continuo ad ascoltarli ma preferisco i Queen e gli Abba, al momento. > replicò lei correndo a chiudere sotto il caffè che stava strabollendo.
< Questo non cambia il fatto che Paul abbia una bella voce. >
< Preferisco quella Ringo Starr. > continuò lei versando il caffè in una tazzina.
< Solo perché lo hai intervistato. >
Lilì le porse la tazzina:< Ha una bella voce. Ringo ha una bella voce ed è gentile. È sempre stato il più gentile e disponibile dei Beatles. >
La madre bevve il caffè:< Era solo il loro batterista Lilì. >
La ragazza scosse la testa.
< Vado in camera mia. > annunciò poi.
Salì velocemente le scale e si chiuse in camera.
Lola sobbalzò quando la ragazza sbatté la porta.
Lilì andò alla scrivania, prese gli appunti ed iniziò a scrivere freneticamente a macchina.
Aveva messo su un disco di Ringo per cercare di non pensare alla situazione famigliare.
Saranno state le nove di sera quando Luis tornò a casa e poco dopo la ragazza si sentì chiamare.
Lilì lasciò il lavoro a metà ed aprì la porta:< Che succede? >
< Lilì la mamma vomita! > gli urlò lui.
< Aiutala! Devo finire l'articolo per domani. > replicò la ragazza.
< Te lo scordi! Alza le chiappe e aiutala che non hai un cazzo da fare! Io devo studiare! > si arrabbiò lui.
Lilì furiosa gli rispose:< Ma se non fai niente dal mattino alla sera! >
Luis incazzato nero le ordinò di scendere ma la ragazza rifiutò.
No, era stanca di fare tutto al posto suo!
Lilì cercò di dirgli qualcosa ma Luis le gridò:< Muoviti cretina! >
La ragazza lo spintonò e scese al piano di sotto, con le lacrime agli occhi.
Andò in bagno e sostenne la madre piegata in due a vomitare sul cesso.
Era così furiosa con Luis. Perché si comportava così? Perché la detestava così tanto? Cosa aveva fatto lei per meritarsi tutto questo?
Pianse e non fece nemmeno lo sforzo di trattenere le lacrime.
La mamma la fissò allibita e le domandò perché stesse piangendo.
La ragazza spiegò la situazione ma incredibilmente lei disse che non si era accorta di nulla.
Lilì ribolliva di rabbia.
Uscì dal bagno e Luis stava fumando beatamente una sigaretta. Come se non fosse successo NIENTE.
< Oh! > fece lei ironica:< Non pensavo che trovassi il tempo di fumare! Sei così tremendamente impegnato. >
< Ma vaffanculo. >
< No tu vaffanculo. > ribatté la ragazza:< Passi tutto il giorno a cazzeggiare, a fumare non sempre sigarette e a rubare soldi ai nostri genitori andando in un università dove hai dato tre esami in cinque anni! >
Luis le soffiò il fumo in faccia:< Datti una calmata. Non sei mia madre. >
Lilì lo trucidò con lo sguardo:< Curioso. Non credevo te ne importasse di nostra madre, visto che non hai mosso un dito per aiutarla da quando ha ricevuto la diagnosi di cancro al seno. >
Luis le tirò una sberla e Lilì fece lo stesso. Si stavano picchiando e urlando in faccia quando il padre rientrò a casa dal lavoro.
Divise subito i due e si fece spiegare cos'era successo.
Luis raccontò un sacco di palle e ovviamente venne ascoltato.
< Lilì ti sei comportata davvero molto male. Chiedi immediatamente scusa a tuo fratello. > la sgridò il padre.
< Prego? > disse lei sconcertata.
< Hai capito bene. Tuo fratello va tutti i giorni in università, arriva stanco morto e tu gli hai detto che non fa niente?! È molto irrispettoso Angeline. >
Lilì strinse i pugni dalla rabbia fino a far diventare le nocche bianche.
< Scusami tanto. > disse lei e prese a salir le scale:< Fallito. >
< Come?! > urlò il padre inferocito.
Lilì non rispose.
Prese la sua roba, i soldi, l'intervista rimasta a metà, il vinile di Ringo, una giacca, la borsa e si diresse verso la porta.
< Dove credi di andare signorina?! > cercò di fermarla il padre.
< Più lontano possibile da questa casa! > urlò di rimando lei uscendo sotto la pioggia.
< Ma piove! >
< Meglio la pioggia che una casa di dementi! > gridò furiosa più che mai.
Le urlarono altre cose ma Lilì era corsa via.
Aveva tutta l'intenzione di andare in redazione e scrivere lì il suo articolo.
Quando arrivò e salì in ufficio Faure, la segretaria, pensò che l'avessero stuprata.
In effetti Lilì non era affatto presentabile. Bagnata dalla testa ai piedi, capelli arruffati e vestiti stropicciati.
Per non parlare delle scarpe coperte di fango.
< Cos'è successo? > domandò preoccupatissima.
< Sto bene. > disse seccata:< Ho avuto un piccolo diverbio con la mia famiglia. >
< Oh. Mi dispiace. >
< Non importa. Non posso scrivere a casa mia. C'è una macchina da scrivere libera? >
< Sì. Certo. > e la accompagnò alla scrivania di un suo collega.
< Questa era la scrivania di Jacques. Ha deciso di licenziarsi due giorni fa. Ha trovato lavoro al New York Times. > disse lei.
La ragazza si sedette:< Non ne sapevo niente. >
< È così. > replicò Faure:< Ti auguro un buon lavoro comunque. >
Lilì la ringraziò e si mise subito al lavoro.
Era così nervosa che gettarsi sulla macchina da scrivere era l'unico modo per sfogare la sua profonda rabbia e delusione.
La ragazza batté sui tasti fino a quando si addormentò con la faccia sul tavolo.
Si svegliò qualche ora più tardi. Le campane suonavano le otto del mattino.
Lilì riordinò le sue cose, prese i fogli dell'articolo e lo portò al direttore, appena arrivato.
La ragazza aveva un aspetto davvero trasandato quando si presentò davanti a lui.
< Faure mi ha detto che hai dormito qui. > disse lui porgendole un dolcetto.
La ragazza lo afferrò:< Sì, un piccolo diverbio famigliare. Nulla di grave comunque. >
Lui annuì poco convinto e continuò a leggere l'articolo.
< Davvero ottimo. Uno dei tuoi migliori articoli e uno dei migliori articoli musicali che io abbia mai letto in vita mia! > disse alla fine tutto soddisfatto:< Un articolo eccellente che farà salire le vendite alle stelle! >
Lilì lo ringraziò. Era troppo stanca persino per arrossire d'orgoglio.
< Sai ragazza, hai davvero talento! >
Lilì fece spallucce.
< No, no. Dico sul serio. > disse Fabre:< Ho una proposta per te. >
< Una proposta? >
< Esatto. Rocher tu meriti un aumento e una promozione. Che ne dici di prendere il posto di Jacques? >
< Il posto di Jacques? > ripeté la ragazza.
< Sì. Ti sto ufficialmente promuovendo ragazza. Potrai avere il suo ufficio. >
Lilì era confusa:< Ne sono felice. >
< Lo stipendio è più alto e... >
< Più alto come? >
< Tu usi lo stipendio per pagare le tasse universitarie, giusto? > domandò lui. Lilì annuì.
< Ecco diciamo che non avrai più problemi a pagare le rate. >
La ragazza prese un altro dolce:< E a pagare l'affitto di una casa? >
< Forse non di un trilocale, ma sicuramente di una casa più piccola come un bilocale. Cerca casa? >
Lilì disse:< Forse. > e lo ringraziò. Accettò l'aumento e la promozione.
Aveva tutta l'intenzione di trasferirsi in una casa tutta sua. Lontana da tutto e da tutti.
Quando comunicò la cosa le reazioni furono diverse.
La madre era triste ma capì, il padre era furioso. Luis era fuori di sé dalla rabbia ma era chiaro che se la stesse facendo sotto. Trovarsi da solo in quella situazione gli faceva molta paura ma lui non era pronto ad ammetterlo, non ancora.
Ad ogni modo Lilì trovò un piccolo appartamento a metà strada fra il lavoro e casa dei genitori dove si trasferì qualche mese dopo, portando con se anche Lola.
Luis cercò di farla desistere facendola sentire in colpa, ma quella tecnica ormai non funzionava più su di lei.
< È ora di crescere Luis. > disse solo e gli voltò le spalle.
Lui capì e non rispose mentre la ragazza salì in macchina per dirigersi verso casa, la SUA casa.
Quello era l'inizio di una nuova vita fatta di interviste, musica e amore.
Sì, amore. Perché in quei tre mesi lei e Armand si erano finalmente fidanzati, per la gioia di Sophie.

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Capitolo 5
*** Ehi Mr Lennon! ***


Era passato tanto tempo da quando la giovane Angeline Rocher aveva intervistato il frontman dei Queen.
La ragazza adesso aveva 22 anni, quasi 23.
Conviveva con Armand, il suo ragazzo.
Lavorava ancora al giornale Il paradiso del vinile ed aveva appena ottenuto il lavoro della vita!
Sì, l'aveva detto tante volte.
Quando aveva intervistato Ringo, Aznavour e infine Freddie Mercury.
Ma John Lennon, era John Lennon!
Era incredibile, impossibile; eppure il caro vecchio Lennon aveva accettato l'intervista per promuovere il suo nuovo disco Double fantasy.
Oddio, non era esattamente nuovo ma c'erano delle novità all'orizzonte. Il probabile divorzio con la Ono e il possibile agognato ritorno del Fab 4, in poche parole dei Beatles.
Insomma bisognava cogliere la palla al balzo e visto che il giornale era diventato famoso un po' ovunque John, o più probabilmente Yoko, aveva accettato l'intervista.
Erano sempre insieme quei due, nonostante le voci sempre più insistenti sulla loro separazione definitiva.
Ad ogni modo l'intervista era programmata per il 19 dicembre, dieci giorni dopo.
Lilì era parecchio nervosa ed agitata.
Prima di tutto perché era la prima volta che viaggiava così lontano per ottenere un intervista e poi, beh, si trattava di una leggenda vivente!
John aveva scritto Imagine, la sua canzone preferita in assoluto e Lilì tremava alla sola idea di potergli parlare dal vivo!
In compenso la madre di Lilì si era molto aggravata ultimamente e adesso era in una clinica per malati terminali.
La ragazza però aveva la mente altrove. A New York, a Lennon.
Mancavano solo 10 giorni. In fondo dieci giorni sono solo 240 ore, o 14.400 minuti.
14.400 minuti e avrebbe visto Lennon. 14.399, 14.398...
La ragazza era seduta vicino alla madre ormai ridotta a uno scheletro.
Era questione di giorni ormai, forse ore prima che se ne andasse per sempre.
Luis doveva arrivare per darle il cambio.
In quell'anno trascorso era diventato decisamente più maturo.
Si prendeva cura della mamma, aveva ripreso a dare gli esami e aveva persino trovato un lavoretto part time come benzinaio.
Lilì tirò fuori il nuovo disco di John. L'aveva comprato in un negozietto di musica semisconosciuto vicino alla clinica.
Era carino, almeno come grafica. Anche se John stava sbaciucchiando Yoko in copertina.
Com'era cambiato! Adesso aveva i capelli più corti e spesso girava senza occhiali. Almeno si era tagliato quegli orrendi capelli lunghi e la barba da pastore ortodosso!
< Oh John.. non riesco a credere che presto ci incontreremo. > sussurrò tenendo forte il disco fra le mani.
< Succederà. E sarà bellissimo Lilì. > disse la mamma con voce fioca.
Lilì si voltò e sorrise:< Come ti senti? >
< Meglio cara. E tu? >
< Io? Un po' nervosa ma sto bene. > replicò la ragazza:< Non posso ancora crederci mamma! John Lennon finalmente torna a comporre dopo anni e noi, assieme a Rolling stone, siamo gli unici giornali che hanno ottenuto un colloquio con lui! >
La mamma sorrise:< Te lo meriti. >
< Sì, ecco... io... >
< Lilì. So che è stata dura per te, ma hai dimostrato una forza incredibile. Lavori, sei ben pagata, hai finito l'università con il massimo dei voti, incontrerai John Lennon e... >
Un'infermiera entrò nella stanza bloccando la conversazione.
< Signorina Angeline Rochet? > domandò.
< Rocher. > la corresse Lilì.
< C'è qualcuno che la vuole al telefono. > annunciò facendole segno di seguirla.
La ragazza chiese:< Chi è? Di che si tratta? >
< Hanno detto di essere del Paradiso del vinile. Dicono che è successo un disastro. >
La ragazza guardò la madre stranita, poi l'infermiera.
< Un disastro? > ripeté.
La donna annuì:< Sì, hanno aggiunto che è urgente. >
Lilì si alzò a fatica dalla sedia su cui era stata seduta troppo a lungo.
Cosa poteva essere successo di così tragico?
Erano le sette e mezza precise del 9 dicembre. Era una giornata tranquilla. Forse qualche cantante aveva deciso di cambiare la data dell'intervista. Succedeva spesso, non era certo un disastro.
La ragazza arrivò al telefono un po' seccata e con il vinile sotto braccio.
< Pronto? > fece lei.
< Lilì devi venire subito. > disse Faure, la segretaria.
< Non posso. Mia mamma è in ospedale, lo sai. >
< No, no. Devi venire ora. È successo un fatto gravissimo. >
< Lou. > la segretaria e Lilì si davano ormai del tu:< Mia mamma è terminale. >
< Lilì hanno sparato a John Lennon. >
La ragazza rimase bloccata. Come se il tempo si fosse fermato all'improvviso. Il vinile cadde a terra con un tonfo sordo.
< Cosa? > riuscì a dire dopo un po'.
< Le notizie sono confuse. Non si capisce se è vivo o no. I dottori non dicono niente e... >
< Hanno davvero sparato a John Lennon? > domandò lei sconcertata. A quelle parole nella hall calò un silenzio irreale.
< Sì, sì. Vieni presto. In redazione c'è bisogno di te! > diceva Lou sempre più agitata.
< Ok, ok, ok. Arrivo subito. > disse lei buttando giù.
Si voltò. Tutto l'ospedale si era fermato e la guardava. La gente che aveva sentito tutto iniziò a vociferare.
La ragazza raccattò il disco e corse veloce in camera dove prese al volo la giacca e la borsa.
< Che succede? > domandò la mamma preoccupata.
Lilì sospirò, cercando di trattenere l'emozione.
< Mamma devo correre al lavoro. È successa una cosa molto grave. >
< Non capisco. Di cosa stai parlando? > chiese lei turbata.
Lilì prese un lungo respiro per non impazzire.
< Hanno sparato a John Lennon mamma. È grave, molto grave. >
< Cosa? >
< Lo so. Mi dispiace tanto devo andare, adesso arriva Luis. > disse lei e corse via.
Lilì era così agitata da non riuscire nemmeno a piangere. Dieci minuti prima andava tutto bene.
John stava bene, e adesso? Chi diavolo gli aveva sparato e perché?
Per tutto il viaggio in auto dove superò tutti i limiti di velocità pregò; pregò come non aveva mai fatto nella sua vita.
Pregò che qualcuno lassù salvasse John, aveva ancora tante cose da fare.
Nuovi dischi, tour, i figli... il ritorno dei Beatles! La sua intervista!
Saltò due semafori rossi e si precipitò in redazione.
Salì le scale di corsa, entrò e si precipitò dalla segretaria.
Piangeva, Lou piangeva.
Tutti piangevano, anche il direttore.
< Ditemi che è vivo, vi prego. > disse dopo qualche istante di silenzio.
< Allora?! > urlò, nonostante il panico che iniziava a crescere in lei.
Il direttore prese la parola:< Mi dispiace tanto Angeline. Lennon è morto poco dopo l'arrivo in ospedale. >
Lilì rimase immobile. Non disse nulla, non fece nulla.
Se ne andò. Girò i tacchi e tornò a casa.
Era stato un colpo durissimo per lei e in redazione lo sapevano bene, perciò non fecero nemmeno lo sforzo di fermarla.
Lilì era così entusiasta all'idea di incontrare Lennon e adesso era tutto finito.
La ragazza si trascinò su per le scale. Entrò nell'appartamento e si sedette sul divano, a pensare.
Com'era fragile la vita...
John lo sapeva bene. La ragazza prese in mano il vinile di John e lo guardò per tanto tempo.
Chissà come l'avevano presa gli altri. John, Ringo e soprattutto Paul.
La ragazza accese il giradischi e mise su proprio quel vinile.
Voleva sentire la sua voce ancora una volta per non dimenticarla più.
Mentre risuonavano ovunque le note di Woman il telefono squillò.
La ragazza sospirò e prese la cornetta.
< Pronto? > disse con un sospiro.
< Lilì. La mamma è morta. > fece Luis senza un accenno di emozione nella sua voce.
La ragazza barcollò.
< Cosa...? > la notizia l'aveva stordita come un pugno dritto in faccia.
< È morta. Poco dopo che te ne sei andata ha avuto un arresto cardiaco. > continuò lui apatico.
Il padre gli strappò il telefono di mano:< Sei una vera egoista Angeline! Adesso preferisci il lavoro alla famiglia?! La mamma è morta da sola! DA SOLA! Per colpa tua! Tua e del tuo fottuto egoismo! Non osare più mettere piede in casa nostra, non fai più parte della nostra famiglia! NON SEI PIÙ MIA FIGLIA! >
Lilì non volle sentire una parola di più. Sbatté con violenza la cornetta e strappò il filo del telefono. Non voleva essere disturbata.
Voleva stare sola, sola con il suo dolore.
Angeline rimase sdraiata su quel divano per ore. Era tremendo, orribile, devastante!
John e la mamma. Lo stesso giorno.
No, era davvero troppo e Lilì era tanto tanto arrabbiata.
Si alzò in piedi e strappò via il disco dal giradischi, lo lanciò contro il muro frantumandolo in mille pezzi.
Dannato lavoro! Dannata musica!
Odiava tutto e tutti.
Odiava John che era morto senza un perché!
Odiava la sua vita!
Odiava il suo lavoro!
Odiava la musica; la detestava a tal punto che dalla rabbia iniziò a distruggere tutti i vinili che aveva in casa spaccandoli sul tavolo dell'ingresso piangendo tutte le sue lacrime.
Fece a pezzi tutti i dischi di Ringo, dei Wings, di Edith Piaf, degli Abba, dei Beatles e persino dei Queen.
Tuttavia mentre stava per distruggere The Game, l'ultimo album dei Queen rimasto integro, ebbe un ripensamento.
Lo mise sul giradischi e la voce di Freddie ebbe come un effetto calmante sulla ragazza.
Lilì si sedette per terra fra i vinili a pezzi ed ascoltò la sua musica in loop singhiozzando sommessamente.
Armand entrò in casa piuttosto tardi.
< Scusa tesoro se ho fatto tardi ma la gente è venuta in massa a comprare i dischi di Lennon e dei Beatles dopo la morte improvvisa di John, abbiamo fatto notte. > disse entrando in casa e posando le chiavi in un contenitore sul comò accanto alla porta.
Poi notò il disastro ed impallidì di colpo.
< Lilì ma stai bene!? > domandò preoccupato osservando con sconcerto quello che Angeline aveva combinato in sua assenza.
La ragazza si voltò verso di lui con gli occhi lucidi:< Prima mi hanno portato via John e poi mia madre! > urlò disperata.
Lui capì e la abbracciò subito, stringendola in un abbraccio soffocante.
< Mi hanno accusato di essere una stronza egoista ed io ero così arrabbiata e allora... > confessò lei triste.
< Non fa niente. > cercò di consolarla lui accarezzandole i capelli.
< Ho salvato solo Freddie. > disse lei singhiozzando.
Armand notò The game sul giradischi.
< È il loro peggior album... >
< Ma la voce di Freddie è divina, non credi? > disse lei asciugandosi gli occhi:< Riesce a tirarmi su in qualsiasi momento. A salvarmi. >
< Mercury? >
La ragazza disse di sì.
< Ieri è uscito il loro nuovo album. So che Fabre vuole un commento a caldo dei quattro. Magari lo incontrerai di nuovo per una breve intervista. >
La ragazza sorrise timidamente:< Magari. >
Guardò il disastro che aveva combinato:< Mi piacerebbe tanto sì. Anche se abbiamo parlato solo mezz'oretta credo di sentirne la mancanza. >

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Capitolo 6
*** Save me! ***


Strasburgo era molto bella. Specialmente a dicembre con la neve che aveva coperto tutto rendendo la città simile a un presepe.
Eppure Lilì non si era accorta di tutta quella bellezza.
Erano giorni che non dormiva, mangiava poco e piangeva a tratti. Insomma era in condizioni pietose.
Eppure era lì, in macchina, pronta ad intervistare di nuovo i Queen come aveva ordinato Fabre.
Questa volta era affiancata da Marius, un ragazzo parigino di vent'anni alle prime armi con il giornalismo, ma promettente.
La ragazza guardò l'orologio e sospirò. Era arrivata l'ora dell'intervista.
< Andiamo. > disse lei alzandosi a fatica e uscendo dall'auto sotto la pioggia battente. Marius la seguì.
Il ragazzo aveva preso dei dolcetti per cercare di tirarla su di morale ma la cosa non aveva funzionato.
Anzi i pochi biscotti che la ragazza aveva mangiato erano finiti nel gabinetto poco dopo.
Il povero Marius aveva fatto di tutto per farla sorridere ma aveva fallito miseramente.
I Queen stavano provando nonostante il tempaccio.
Erano certi che nonostante l'acquazzone avrebbero fatto comunque sold out.
Lilì venne fatta sedere dietro alle quinte. Marius era agitatissimo.
Sapeva che Lilì non era in condizioni di reggere un intervista. Toccava a lui.
Freddie posò finalmente il microfono per andare dietro alle quinte a farsi una birra. Gli altri lo seguirono.
Sapevano di avere un intervista, ma Miami era stato vago sull'argomento. Nessuno dei quattro sapeva di chi si trattava o cosa gli avrebbero chiesto.
Erano seccati dalla cosa perché generalmente i giornalisti portavano guai.
Ad ogni modo entrarono nella stanza dove stavano Marius, Miami e Lilì.
Il gruppo si guardò attorno e non notò subito Angeline, rannicchiata su un divanetto e nascosta da una pianta simile a una palma.
< Sarebbe lui a doverci intervistare? > domandò stranito Roger.
< Ma che razza di intervista è? > fece Brian quasi divertito:< Per quale giornale lavori? Un settimanale per ragazzine per caso? >
Marius deglutì a fatica, il colletto della camicia lo stava strozzando.
Si strappò il primo bottone della camicia:< In realtà... si t-tratta di un... un giornale famoso. >
< Ovvero? > domandò Freddie che si era già stancato della situazione.
< Il...il paradiso del vinile, signor Mercury. > balbettò lui.
Freddie e gli altri si scambiarono uno sguardo di intesa.
Il paradiso del vinile e l'articolo della Rocher avevano contribuito non poco a far salire alle stelle le vendite di Jazz in Francia.
Inoltre la ragazza stava simpatica un po' a tutti.
< Sei del giornale di... di... accidenti, come diavolo si chiama? > fece Freddie cercando disperatamente il nome della ragazza nella memoria.
< Angeline. Angeline Rocher. > lo anticipò Brian che aveva una memoria eccellente.
Lui annuì con forza:< Sì, sono il suo assistente personale. >
Freddie sorrise a metà:< Dov'è lei? >
< È con te? > domandò Roger.
Marius indicò dietro di sé.
La ragazza sospirò e fece un cenno con la mano ai quattro, uscendo da dietro la pianta.
Freddie la invitò subito a raggiungerli ma la ragazza rifiutò.
Accettò una sigaretta che le stava offrendo Roger e si rivolse al frontman dei Queen:< Non è il caso. Starò qui dietro assieme al vostro manager. Marius se la cava benissimo da solo. >
Il ragazzo sudava freddo. Non se la sentiva proprio di assumersi una responsabilità del genere, ma doveva farlo per il bene dell'intervista e del giornale stesso.
Freddie continuava a guardarla senza capire. Angeline era cambiata, ma non solo fisicamente.
Aveva il volto tirato, nemmeno il fondotinta era riuscito a coprire i suoi tratti stanchi.
La sua voce sembrava spenta. Non era più la ragazza determinata che aveva conosciuto quasi due anni prima.
Certo, in due anni posso cambiare e cambiano molte cose.
Ad esempio i Queen avevano fatto due tour e lui si era fatto crescere i baffi.
Angeline in compenso aveva tagliato i capelli più corti, si vestiva in modo più o meno elegante e indossava un paio di occhiali scuri.
< Signor Mercury? >
< Eh? > disse lui cadendo dalle nuvole.
< Le ho chiesto del tributo a John Lennon, di quando avete cantato Imagine. >
< Oh sì. > fece lui tenendo però lo sguardo sempre su Angeline:< La notizia della morte di John Lennon ha colpito un po' tutti, nessuno se l'aspettava. >
< Sì è stato un duro colpo. > continuò Roger:< Così abbiamo deciso di omaggiarlo con Imagine. >
< Ma eravamo nervosi e alla prima esibizione, abbiamo sbagliato parecchio. > rise Brian.
< Questo però non scriverlo! > lo reguardì Freddie e scoppiarono tutti a ridere, compreso Marius che si era finalmente rilassato.
< Diciamo che a Francoforte è andata decisamente meglio. > disse poi Roger, mentre John annuiva silenziosamente.
Mentre Marius prendeva appunti Brian fece segno a Freddie che qualcosa non andava.
Infatti Jim stava parlando con la ragazza che aveva un fazzoletto in mano e se ne stava andando.
Stava piangendo? Ma perché, cosa diavolo stava succedendo?!
< Possiamo fare un quarto d'ora di pausa? > domandò Freddie.
Marius annuì:< Certo. Come desidera. >
Mercury prese il suo giubbotto di pelle al volo e uscì dal retro.
Corse dietro alla ragazza scappata sotto pioggia.
Angeline si era seduta sotto il porticato su una panchina fradicia bagnandosi i vestiti. Tremava e singhiozzava allo stesso tempo.
< Ehi. > fece lui allungando una mano come per accarezzarla non trovandone però il coraggio.
La ragazza tirò su con il naso:< Cosa ci fate qui? >
< Cosa ci fai tu qui. Si gela. Prenderai un accidente! >
< Se ha freddo può anche rientrare. > ribatté lei secca.
Freddie si sedette accanto a lei:< Non senza di te. >
La ragazza sospirò:< Non è nulla di che. Sto bene signor Mercury. >
< A me non sembra. > replicò lui.
Lei scosse la testa:< Sto bene. È solo un momento un po' così. >
< Uhm...vuoi una sigaretta? > domandò allora lui per cercare di avviare una conversazione decente.
Lilì rifiutò e si asciugò una lacrima:< Mi dispiace. >
< E di che? Non stai bene. > replicò Freddie:< Hai bisogno di una mano, di un medico forse. Dico a Miami di- >
< No! No. > fece lei decisa.
< Angeline non stai bene. Ti prego fatti aiutare. > disse Mercury quasi supplichevole.
La ragazza sospirò ancora una volta:< È un brutto periodo per me. Non dovrei mettere i miei problemi personali davanti al lavoro ma è successo. Prometto che non accadrà mai più. >
< Angeline tu sei depressa o qualcosa di molto simile. È una faccenda seria. > insistette Freddie preoccupato.
< Non... non lo so. Sto male, punto e basta. > rispose lei, nonostante il pensiero di uccidersi per smettere di soffrire le era passato di mente più di una volta dalla morte di mamma.
Freddie annuì.
< Ne vuoi parlare? > chiese dopo qualche istante di silenzio.
La ragazza si sfilò gli occhiali scuri, mostrando due occhi rossi e gonfi, segno che aveva pianto parecchio. Sì, ne doveva parlare con qualcuno:< Una settimana fa mia madre è morta di cancro e la mia famiglia mi odia per questo. Mi colpevolizzano della cosa e ci sto male. >
Non seppe mai perché disse quelle cose, soprattutto a Freddie Mercury. Eppure lo fece, forse perché di lui si fidava.
Freddie la guardava sbalordito. Pensava a una cosa più leggera come la fine di un fidanzamento.
< Come può la tua famiglia odiarti!? Non è mica colpa tua. > domandò sconcertato e incredulo.
Lilì fece spallucce.
< Non lo so. Forse così è più facile per mio padre accettare la cosa. > sospirò lei.
< Mi dispiace tanto Angeline. >
< Non potete farci nulla. Nessuno può. > disse lei mentre gli occhi si riempivano velocemente di lacrime.
< Ehi! Ehi! Basta lacrime, va bene? > fece Freddie asciugandole con la mano.
La ragazza avvampò sentendo il suo volto fra le sue mani.
Freddie sorrise a metà:< Sai cosa? Hai solo bisogno di sfogarti un po'. Di staccare. >
Lilì non rispose.
< Vuoi pranzare con me? > domandò lui a un tratto.
La ragazza lo guardò confusa e stranita.
< Pranzare? > ripeté lei poco convinta.
Freddie annuì:< C'è un ristorante qui vicino. Ce l'hanno consigliato e io ho una certa fame. >
< Oh...ehm... non so se posso. > farfugliò la ragazza imbarazzata.
Ma lui era ormai deciso a portare la ragazza con sé.
< E l'intervista? > fece notare la ragazza.
< Sono sicuro che i ragazzi se la caveranno alla grande anche senza di noi. > ribatté lui prendendola per mano:< E poi come ti ho già detto sto morendo di fame. >
Angeline cedette e andò al ristorante assieme a lui.
Era folle, completamente folle. Andare a pranzo con una rockstar, l'idea non le passava nemmeno per l'anticamera del cervello!
Eppure i due si trovarono attorno a un tavolo, esattamente come due anni prima.
Nessuno sembrò riconoscere Freddie. Probabilmente tutti pensavano fosse il suo fidanzato, anche perché nel privato non era per niente esuberante come sul palcoscenico.
Ad ogni modo Lilì dimenticò, almeno per qualche istante, la sua situazione.
Parlarono di tutto. Dai gatti ai nuovi cantanti emergenti, dall'arte al fascino esotico del Giappone.
Era una specie di magia quella che avveniva fra loro due.
Ogni volta che stavano assieme era come se tutti i loro problemi svanissero nel nulla.
< Sai è bello mangiare con uno che non fa tante storie. > disse lei sorridendo.
Freddie la guardò senza capire.
< Molti cantanti che ho conosciuto sono vegetariani o vegani. > spiegò la ragazza.
< Sì, è vero. Ma non preoccuparti, io non diventerò mai così. > disse lui facendole l'occhiolino.
La ragazza sorrise a metà:< Ci state per caso provando signor Mercury? >
Lui si mise a ridere:< Dammi del tu per favore, e perché no? Sei una ragazza carina. >
Lilì arrossì:< Immagino dovrei sentirmi lusingata da queste belle parole. >
< Non credi di essere bella? > domandò lui con la bocca piena.
Angeline rimase spiazzata dalla domanda.
No, non credeva di essere bella. Carina, forse.
Molto banale e con poche tette.
< No?! Strano. > fece lui tornando serio:< Mi piacciono i tuoi capelli e anche i tuoi occhi. >
< Grazie? > rispose Angeline un po' in imbarazzo.
< E hai un bel carattere. Mi ricordi Mary. > continuò Freddie:< Il tuo fidanzato è fortunato ad averti al suo fianco. >
Lilì annuì sorridendo:< Credo di sì. >
Freddie le versò del vino:< È bello vederti sorridere. >
La ragazza prese il bicchiere e bevve:< Ora sono lusingata. >
< Sai è la prima volta che pranzo con una giornalista. > confessò lui.
Lilì posò il bicchiere sul tavolo:< Se è per questo è la prima volta che pranzo con una rockstar. >
< Una leggenda, darling. > la corresse Freddie Mercury.
< Sì. Credo di sì. > disse lei ridacchiando.
Freddie pagò il conto e i due uscirono ridendo come due vecchi amici.
Tornarono allo stadio dove si stava già radunando un sacco di gente.
Freddie infilò gli occhiali scuri e cercò di sgattaiolare via. Lilì lo seguì.
Quasi nessuno lo riconobbe e riuscirono a passare praticamente inosservati fino al retro palco.
Mentre la ragazza si diresse da Marius, Freddie andò dalla band.
Roger stava fumando una sigaretta mentre John suonava qualcosa di indefinito al basso.
Brian invece accordava la chitarra.
< Dove sei stato? > domandò Roger:< Abbiamo dovuto finire noi tre l'intervista, senza di te. >
< A pranzare in un ristorante. > rispose tranquillamente lui.
< Con la ragazza? > domandò sorridendo Brian.
< Abbiamo solo pranzato. > disse Freddie:< Angeline è un amica. >
< È anche una giornalista e quelli come lei portano solo guai. > ribatté Taylor.
< Di lei mi fido. E anche voi. > continuò Freddie.
< Sì ma... >
< Niente ma Roger. Siamo amici. Tutto qua. >
< Scommetto che un po' ti piace. >
Freddie lo guardò fra lo sconcerto e la voglia di scoppiare a ridergli in faccia.
< Ti piace davvero! > gridò quasi Roger mettendosi a ridere.
Freddie lo gelò con uno sguardo.
< Ho detto che è solo un'amica. > ripeté gelido.
< D'accordo, d'accordo. > si arrese Tylor alzando le mani.
< Anzi. Considerato il fatto che è una giornalista di successo di un giornale di musica molto famoso... >
< Fammi indovinare. > lo interruppe Brian:< Vuoi farle assistere al concerto da dietro le quinte. >
Freddie sorrise:< Esattamente Brian. Esattamente. >
< È una cazzata. > replicò Roger seccato dalla cosa.
< Macché cazzata. > ribatté Mercury deciso:< Angeline vuoi restare anche durante il concerto? >
La ragazza si voltò e annuì:< Sarebbe fantastico Freddie. >
Roger sospirò:< Sbaglio o ti ha chiamato Freddie? >
Lui fece spallucce:< Sono stato io a dirle di chiamarmi così. Signor Mercury suona parecchio male, non trovi? >
Roger sconsolato tornò alla batteria.
< Avanti Roger. > disse John:< Quell'articolo due anni fa ci ha permesso di entrare nelle prime posizioni in Francia. Può solo farci del bene. >
Roger scosse la testa, poco convinto.
La ragazza invece era contentissima della cosa.
Freddie era riuscito a farla finalmente stare meglio e adesso poteva dedicarsi di nuovo al suo lavoro senza piangere fiumi di lacrime ogni trenta secondi o pensare al suicidio.
Freddie l'aveva letteralmente salvata quel pomeriggio restando semplicemente se stesso.
Mentre i Queen parlavano con la troupe e si preparavano a un entrata in grande stile la ragazza iniziò a notare qualcosa di strano.
Un uomo, che sembrava la fotocopia più magra di Freddie, aveva iniziato a gironzolare attorno al gruppo irritando notevolmente Roger e Brian.
Anche John sembrava seccato, ma meno degli altri due.
Ad ogni modo Freddie rideva come se niente fosse, anzi sembrava flirtare con quell'uomo!
La ragazza si avvicinò a Brian:< Chi è quel tipo? > domandò incuriosita.
May sospirò.
< È Paul Prenter. Un amico di Freddie. > disse.
La ragazza annuì.
< Amico. > ripeté Roger ironico:< Come no. >
Nel frattempo Freddie e Paul si erano allontanati.
< Sono amanti? > domandò debolmente Marius.
Roger seccato rispose di sì:< È la nostra Yoko Ono. >
Il gruppetto si mise a ridacchiare. Poi Angeline si rese conto che la Ono era il motivo principale per cui i Beatles si erano divisi e che quell'affermazione non aveva affatto una connotazione positiva.
Durante tutto il concerto la ragazza prese appunti e li mostrò a Mercury.
Stranamente lui li fece controllare anche a Prenter.
Dopo qualche lamentela di Paul sul fatto che dava troppa poca importanza a Mercury, Freddie la invitò di nuovo a bere per festeggiare il successo di quella serata.
E Paul si mise ancora in mezzo!
< Andiamo. È solo una bambina! > si lamentò Paul.
< È una giornalista ed è mia amica. Mi fido di lei. > cercò di spiegargli lui.
< E vuoi DAVVERO che venga con noi? > domandò lui arrabbiato:< Chissà cosa potrebbe inventare sul tuo conto! Su di me! >
Freddie stette in silenzio per qualche istante, mentre Lilì fissava Paul in cagnesco.
< Ha ragione Angeline. Non venire. > disse infine.
La ragazza annuì e non fece storie.
< A presto Angeline. >
La ragazza abbozzò un sorriso, Freddie le passò qualcosa. Paul lo strattonò via trucidando la ragazza con lo sguardo.
I due se ne andarono con tutta la disapprovazione del resto della band.
Angeline salutò i tre, Jim Beach, prese la sua roba e assieme a Marius tornò in albergo.
Mentre stava sistemando la roba in valigia dal suo block notes volò via il biglietto che Freddie le aveva dato.
La ragazza lo prese in mano:< Call me. > lesse.
Il cuore iniziò a batterle fortissimo.
C'era scritto Call me e il suo numero di telefono!
Voleva davvero mantenere i rapporti, averla come amica. Quel 'a presto' era reale.
Amica, certo. Era gay, no?
I gay sono i migliori amici delle donne, almeno così dicono.
Angeline mise il biglietto nel suo beautycase e lo infilò in valigia.
Accese la radio.
Guarda a caso c'era una canzone dei Queen. Save me.
La ragazza sorrise. Non c'era canzone più perfetta per quel momento.
In fondo Freddie l'aveva davvero salvata quel gelido giorno di fine dicembre.

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Capitolo 7
*** Una telefonata del tutto inaspettata ***


Lilì stava sistemando gli ultimi fogli di un nuovo articolo dell'anniversario di Woodstock.
Lilì indossò un pesante cappotto e chiuse la porta dietro di se.
< Torni a casa? > domandò Lou la segretaria, alzando appena gli occhi dalla pila di scartoffie che aveva sulla scrivania.
< Sì. Oggi vengono a cena i genitori di Armand e devo almeno tentare di cucinare qualcosa di decente. > rispose Lilì uscendo quasi di corsa.
La ragazza tornò a casa sul presto. Decise di cucinare una buona cenetta italiana, in onore delle origini sarde della madre di Armand.
Preparò una bella parmigiana e la mise in forno.
Doveva cuocere circa un ora e mezza. Perfetto.
Armand e i suoi genitori sarebbero arrivati fra circa ottanta minuti.
Lilì si sedette sul divano e accese la tv. Al telegiornale stavano parlando degli ultimi sviluppi della cosiddetta guerra fredda.
Lola iniziò a strusciarsi sulle sue gambe miagolando, segno che la ciotolina era vuota.
Lilì si alzò a fatica e riempì la ciotola di croccantini.
Mentre Lola si abbuffava e spargeva il cibo ovunque il telefono squillò.
La ragazza sospirò e tirò su la cornetta. Poteva essere Armand o i suoi futuri suoceri.
< Angeline? >
No. Non era vero.
< Freddie?! > esclamò quasi dalla sorpresa e per poco non lanciò la cornetta del telefono.
< Scusami. Ti disturbo? >
< Come diavolo hai avuto il mio numero? > domandò Lilì allibita.
Freddie sorrise:< Ho chiamato in redazione ma tu non c'eri. Marius mi ha dato il tuo numero di casa. >
Angeline annuì.
< Sei arrabbiata? > domandò lui preoccupato.
< Non con te. >
Lui annuì e tirò un sospiro di sollievo. Era sdraiato sul letto, praticamente nudo con Paul addormentato accanto.
< Come stai? > chiese lui.
La ragazza si sedette di nuovo sul divano:< Sicuramente meglio di tre mesi fa. >
< Non mi hai mai chiamato. > la rimproverò lui scherzosamente:< Nonostante ti avessi lasciato il mio numero di casa. >
Lilì annuì:< Lo so. Ero molto impegnata, ecco tutto. Tu come stai invece? >
< Sono giorni che non dormo. Ma a parte questo tutto bene... >
< Non riesci a dormire? >
< No è che... sai, sesso droga e rock n roll. Quelle cose lì. Da quando vivo a Monaco è tutto frenetico, molto di più rispetto a città come Londra o New York. >
Lilì annuì:< Non starai esagerando un pochino? >
< Nah. Io e Paul Prenton ci stiamo solo godendo la vita notturna che Monaco ci offre. >
Lilì alzò gli occhi al cielo:< Non sei il primo che lo dice e poi finisce in overdose. >
< Tranquilla. Non mi faccio di eroina. Non farò la fine di Hendrix. >
< Puoi andare in overdose anche di coca, lo sai questo? > domandò lei seccata.
Freddie non rispose subito.
< Non farti strane paranoie. La roba che Paul mi procura è di ottima qualità. > cercò di rassicurarla lui.
Lilì però era davvero irritata dalla situazione:< Già. Ma qui non si parla di qualità, ma di quantità. Se per sbaglio la striscia è più lunga di quanto dovrebbe essere... se la roba non è perfettamente ridotta in polvere... >
< Paul è bravo in questo. >
< Freddie... >
< Te lo assicuro. >
< Cazzo Freddie! > sbottò la ragazza furiosa:< Ti rendi conto dei rischi?! >
< Non ti ho chiamato per farmi fare la predica! > urlò di rimando lui.
Lilì sospirò e asserì:< Non sono nessuno per giudicarti, sono solo preoccupata. >
Freddie non replicò, si limitò ad annuire.
< Non mi succederà niente. >
< Voglio ben sperare Freddie. Per il bene tuo e dei tuoi fan faresti meglio a darci un taglio prima che accada qualcosa di irreparabile. >
< Sto solo vivendo darling. >
< Fai attenzione a non morire nel tragitto allora. >
Freddie scoppiò a ridere svegliando Paul:< Ragazza mia! Ti è tornato il caratterino di un tempo. >
Angeline annuì.
Paul guardava Freddie mezzo stordito:< Chi è? >
< Un'amica. > rispose Mercury:< Sono felice che tu stia meglio. >
La ragazza sorrise:< Sai credo sia merito tuo. >
< A parte rimpinzarti di cibo non ho fatto molto Angeline. > ridacchiò lui.
Paul sobbalzò, quella Angeline?!
< Sei stato un vero amico. Anche se all'inizio non sapevo lo fossi. Insomma, non credevo che uno dei cantanti più apprezzati del momento mi trovasse simpatica. > ribatté la ragazza ridendo.
< Perché non stacchi un po' e non vieni a Montreux? > domandò a un tratto Freddie.
< Montreux? Non hai detto che vivi a Monaco?> ripeté Angeline confusa.
< Sì, ma a Montreux abbiamo il nostro studio di registrazione. È in Svizzera. > chiarì lui.
La ragazza sorrise:< Lo so dov'è. È un po' distante dalla capitale, non credi? >
< Ti pago il viaggio. Eppoi il lago di Ginevra è bellissimo. > ribatté scherzosamente Freddie.
< Freddie... >
< È solo che è raro trovare degli intervistatori come te. Seri e allo stesso tempo simpatici ed educati. > confessò lui mentre Paul cercava di capire cosa effettivamente cercasse di dirle al telefono.
< Ti serve una giornalista? > fece lei con un lungo sospiro rassegnato.
< Sono... diciamo che mi saresti parecchio utile. >
< È un po' ipocrita come cosa. >
< Ti pago bene. >
Lilì sospirò.
< Non posso. Lavoro, inoltre tra due giorni parto per Londra. Devo intervistare Paul McCartney e Linda.>
< E quando sei libera? >
< A giugno o luglio, non so. Sono piena di interviste. Non sono io che decido, ma le ferie dovrei avercele in quel periodo. >
< Va benissimo. Il progetto è ancora piuttosto lungo Angeline. Potrebbe durare mesi, se non anni. >
< Progetto? Quale progetto? > domandò incuriosita la ragazza.
< Non ti posso dire molto al momento. È una sorpresa. >
< Come desideri. > rispose la ragazza.
Freddie sorrise:< Ti piacerà. >
< Lo spero. > rise lei:< Buona fortuna Freddie. Devo andare.>
< Non vuoi parlare ancora un po'? > fece Freddie quasi supplichevole.
La domanda spiazzò completamente la ragazza.
< E di che cosa? > chiese la ragazza presa alla sprovvista.
< Non lo so. Parlami di Lola. >
< Lola. > ripeté lei:< Ma Lola è il mio gatto. >
< Lo so, lo so. >
Lilì annuì:< Lola sta bene. È un po' vecchiotta ma fa ancora un sacco di casino. Piscia ovunque, gratta i mobili, rompe i regali di mia suocera... >
Angeline lo sentì ridere dall'altra parte del telefono.
< Lo fanno tutti. >
< Già. >
< Ho una nuova gattina. > fece lui tutto contento.
< Davvero? >
< Sì, si chiama Dorothy. > rispose lui:< È davvero carina. Anche se credo la darò ad alcuni miei amici... >
< Sarebbe un peccato. >
< Beh sì ma almeno non starebbe da sola per lunghi periodi di tempo. >
Lilì capì e gli diede ragione.
< Te la faccio sentire? >
< Cosa? >
< La gattina Angeline. >
< Oh. Ma non disturbarla. >
< Scherzi? > replicò l'uomo:< È già qui che pretende la sua pappa delle 6. >
E dopo qualche istante Angeline sentì dei miagolii.
< Sentito? >
< Sì, è piccola. >
< È ancora un cucciolo. > rispose lui:< Fammi sentire Lola. >
La ragazza sospirò:< Non so se lei sarà d'accordo. >
Angeline prese il gatto e lo portò vicino alla cornetta.
Lola non sembrava entusiasta della cosa e appena sentì i miagolii rimase come bloccata per qualche istante.
Poi miagolò irritata, soffiò contro la cornetta e se andò.
< Mi dispiace. Lola è un po' irritabile. > sospirò lei.
< Non è colpa tua. Anzi è stato divertente, dovremmo- >
La conversazione si fermò lì perché Paul si stancò della cosa e staccò il filo del telefono, interrompendo la chiamata.
Lilì provò a chiamare ad alta voce Freddie ma si arrese al fatto che era caduta la linea.
Nel frattempo Armand e i suoi genitori fecero il loro ingresso in casa.
Lilì si salutò. Aveva un buon rapporto con loro.
< Che cos'è questa puzza? > domandò la madre di lui.
Angeline corse in cucina.
Erano le melanzane ormai carbonizzate.
La ragazza tirò fuori quello che restava della cena e sospirò sconsolata.
Per fortuna la madre era una brava donna e l'aiutò a mettere su qualcosa in tavola.
La ragazza non fece altro che scusarsi per ore.
Armand le chiese in seguito perché avesse dimenticato di togliere le melanzane dal forno.
Lilì mentì dicendo che era impegnata a scrivere le domande da fare a Paul e nessuno mise in dubbio la veridicità della cosa.
Non disse mai che era al telefono con Freddie anche perché non le avrebbe creduto nessuno!
Quella sera Lilì frugò ovunque per trovare il numero che Freddie le aveva dato. Aveva intenzione di richiamarlo questa volta, il prima possibile.

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Capitolo 8
*** Montreux, estate 1981 ***


Lilì non era mai stata così tanto lontano da casa.
Tre mesi a Londra erano stati un record per lei e soprattutto per Armand.
La ragazza aveva ricevuto diverse offerte di lavoro ma le aveva rifiutate perché, almeno al momento, voleva restare nella capitale francese.
Erano i primi di luglio quando, dopo una lunga vacanza alle Canarie con il suo ragazzo, Lilì si decise finalmente a raggiungere Freddie a Montreux.
I due si sentivano da mesi ma Angeline non l'aveva accennato a nessuno, nemmeno a Sophie.
Un giorno Lilì aveva trovato nella posta due biglietti per Montreux in una busta firmata da Freddie stesso.
L'intenzione del cantante era chiara. La voleva lì a tutti i costi.
Nonostante qualche incertezza la ragazza adesso era in volo per la Svizzera.
Sarebbe atterrata a Ginevra e qualcuno l'avrebbe portata agli studios.
Quando Armand le aveva chiesto spiegazioni Lilì aveva risposto che si trattava di un lavoro ben pagato e non si sarebbe dovuto preoccupare troppo.
Lilì era un po' nervosa. Chissà cosa aveva in mente quel pazzoide di Mercury!
Avevano parlato al telefono. Si trattava di un lavoro da una settimana, dieci giorni al massimo.
Aveva accennato anche a delle cifre piuttosto alte, ma non era per i soldi che Lilì aveva accettato di andare in Svizzera.
Freddie e lei erano diventati buoni amici. Potevano parlare per ore al telefono e non annoiarsi mai.
Insomma, per lei era come una seconda vacanza e poi ne era certa, il lavoro non sarebbe stato difficile.
Giunta in aeroporto venne avvicinata da un uomo che disse di essere l'autista di Mercury.
La ragazza si sedette dietro e l'autista mise su della musica rock.
L'auto arrivò ben presto a Montreux. Un paesino adorabile e palesemente abitato da gente ricca.
D'altra parte i Queen non se la passavano affatto male.
Lilì indossò gli occhiali scuri, prese le valigie e andò in albergo.
La stanza era molto carina. Freddie si era assicurata che lei avesse tutto il necessario e anche di più.
Lenzuola bianchissime, asciugamani profumati alla lavanda, venti tipi diversi di sali da bagno, una tv ultimo modello e una meravigliosa vista sul lago di Ginevra.
La ragazza si fece un thè verde e si sedette in veranda a guardare il tramonto in accappatoio.
Non si poteva certo dire che Freddie non si prendeva cura dei suoi amici.
Mentre osservava il tramonto il telefono della camera squillò.
< Pronto? > domandò lei.
< Angeline. Come stai? >
La ragazza sorrise:< Fin troppo bene Freddie. La mia camera d'albergo è un paradiso, ma quanto hai speso? >
Lui si mise a ridere:< Non preoccuparti di questo darling. Piuttosto, com'è andato il viaggio? >
< Abbastanza. Faticoso come al solito. > rispose la ragazza:< In volo non facevano altro che offrirmi champagne. >
< Capita quando voli in prima classe. >
Lilì sorrise.
disse tornando a guardare il tramonto dal balcone.
< Già. Preparati domani facciamo un giro in barca con i ragazzi. > annunciò lui tutto contento.
< In barca? > ripeté la ragazza stranita.
< Sì. Abbiamo una barca. Domani ci divertiremo alla grande! Gita attorno al lago, pranzo in barca. Possiamo fare una nuotata! > continuò Freddie entusiasta come sempre.
Lilì sorrise, anche se non era mai stata una da festini.
< Non lo so, eppoi non ho nemmeno il costume. > disse lei.
< A questo c'è rimedio. Domani shopping! >
< Shopping?! > disse di rimando Lilì:< Ma li hai visti i prezzi? >
< Oh darling. Non sono affatto un problema per me. >
< Ma Freddie non posso farti spendere altri soldi! > protestò la ragazza.
Freddie sospirò:< Ragazzina decido io cosa fare con i miei soldi e domani voglio comprarti un costume da urlo, chiaro? >
< Ma... >
< Niente ma Angeline. Domani, alle nove. Sotto l'hotel. Vengo a prenderti. >
< Io.. > tentò di protestare Angeline.
< Buona notte cara. Ci vediamo domani. > e buttò giù.
Lilì sbuffò. Certe volte Freddie era davvero testardo! Per non dire di peggio...
La ragazza aspettò di vedere spuntare le prime stelle. Fece una rapida foto al lago di notte poi la stanchezza ebbe la meglio e si addormentò con addosso l'accappatoio.
La mattina dopo venne svegliata da due simpatici passerotti che avevano fatto il nido in un albero vicino alla sua finestra.
Lilì si alzò. Si guardò allo specchio.
Dopo essersi pettinata e truccata scese a far colazione.
Poi uscì dall'albergo.
Una macchina suonò il clacson facendola sobbalzare.
Freddie abbassò il finestrino:< Buongiorno darling! >
Lilì accennò un saluto con la mano:< Mi vuoi uccidere per caso? Sono le nove del mattino! >
< Le nove e diciassette Angeline. Sei in ritardo. > le fece notare lui.
La ragazza sospirò e salì in auto. Il cantante la fece sedere accanto a lui.
< Dove mi stai portando? > domandò lei, non esattamente entusiasta.
Freddie abbozzò un sorriso:< Oh lo vedrai. >
Lilì annuì.
I due arrivarono a un centro commerciale.
Freddie prese a braccetto la ragazza e la trascinò letteralmente in un negozio di vestiti, ben presto si ritrovarono nella corsia dei bikini.
Angeline era confusa da tutti quei modelli diversi ma Freddie non sembrava intimorito e raggiunse la ragazza con almeno sette paia di costumi diversi.
Lilì lo fissò stranita.
< Allora? > disse lui porgendoli alla ragazza:< Che aspetti? Vai dentro e cambiati. >
La ragazza annuì poco convinta e ne uscì poco dopo indosso un completino color verde acqua.
Freddie scosse la testa e così per altre sette volte.
Angeline era piuttosto seccata dalla situazione e per trenta minuti buoni non uscì dal camerino.
Alla fine Freddie decise di intervenire personalmente.
< Si può sapere che cosa non va? > domandò lui quasi preoccupato.
La ragazza lo guardò. Aveva un espressione intraducibile sul volto.
< Allora? Non ti piace il modello? >
Lilì sospirò sconsolata.
< Temo che non il problema non sia il costume, ma io. > disse la ragazza guardandosi allo specchio con aria inconsolabile.
< Tu? > rise lui:< Tu saresti il problema? >
Angeline annuì.
< Guarda sono completamente piatta! E da quando ho la pancetta? Sono un cesso. > si lamentò la ragazza.
Freddie sospirò ed entrò in camerino.
< Dove saresti piatta? O un cesso? > domandò stringendo la parte di sopra del costume.
Angeline avvampò.
< Sei cieco per caso? >
< No darling. Sei tu quella cieca. > rispose tranquillamente Freddie:< Tira su i capelli. >
Lilì obbedì anche se controvoglia.
Freddie prese i due lacci e fece un nodo resistente.
< Molto meglio non credi? > disse con un sorriso.
Lilì fece mezzo sorriso. Ora sembrava avere una terza abbondante.
< Ma cos'è? > rise la ragazza.
< Ho solo messo in mostra le tue ragazzacce. > ribatté lui con una risata. Le tirò su i capelli in uno chignon e le fece indossare il suo paio di occhiali da sole.
< Che ne dici? > fece Freddie contento del suo operato.
Lilì si limitò ad annuire.
< Sei proprio una bomba sexy Angeline. >
La ragazza lo fissò allibita.
< Scusa. Era solo un complimento. > replicò lui.
Angeline si rimise i vestiti mentre Freddie pagava alla cassa.
La ragazza lo vide tornare con sette pacchetti.
< Cos'è tutta questa roba? > domandò Angeline sconvolta.
< I tuoi nuovi costumi. > rispose lui tutto contento:< Oltre a tre paia di occhiali da sole, un vestito e due pareo. >
Lilì scosse la testa:< Tu sei completamente fuori di testa. >
< Forse. > disse con una risata mentre tornavano alla macchina.
Lilì indossò uno degli occhiali scuri che Freddie le aveva comprato:< Un giorno ti restituirò tutto quello che hai speso Freddie. >
< A meno che non diventi una giornalista ricca ne dubito. > rispose lui accendendosi una sigaretta.
Angeline sorrise a metà. Quell'uomo stava davvero facendo troppo per lei e la ragazza non capiva il perché.
I due arrivarono alla spiaggia la ragazza si cambiò in una cabina, poi uscì con indosso il vestito che Mercury le aveva comprato.
< Wow! Signorina Rocher è uno schianto! > non si trattenne dal commentare Roger Taylor.
La ragazza sobbalzò, ma quando era arrivato il resto della band? Anche Brian e John approvavano il suo look.
Freddie sorrise soddisfatto:< Vedete? Questo è tutto merito delle mie geniali intuizioni nel campo della moda. >
Il resto della band si mise a ridacchiare.
< Allora? Vogliamo fare questa gita in barca o no? > fece Brian prendendo la sua ragazza per mano e salendo sulla barca. Gli altri annuirono.
Fu una giornata fantastica, faceva molto caldo e ben presto si ritrovarono tutti in acqua.
Mangiarono un pranzo a base di pesce e passarono il resto del pomeriggio a giocare a Scarabeo.
Verso le sei la calura aveva finalmente lasciato il posto a un venticello fresco.
La ragazza era sdraiata sul ponte assieme a Freddie mentre gli altri sonnecchiavano all'ombra.
< Non mi hai ancora detto di cosa parla questo fantomatico progetto per cui sono qui. > disse a un tratto la ragazza.
Lui annuì:< Vedi... Non c'è nulla di certo ma... > sospirò:< Roger ha fatto un disco da solista. >
< Lo so. > rispose Angeline:< Vuoi fare la stessa cosa? >
< Sì. Prima o poi sì. > ribatté lui.
< Prima o poi? >
< Sai, nessuno sa quello che succederà in futuro Angeline, se ci saranno ancora i Queen. >
< Vi state sciogliendo? > domandò lei confusa e preoccupata.
< No. Non al momento, no. >
Lilì annuì sollevata.
< Voglio continuare a fare musica Angeline. Con o senza i Queen. Non posso vivere senza, non so fare altro. > confessò lui.
La ragazza sorrise, era la prima volta che Freddie si apriva così tanto con lei.
< Io non posso vivere senza scrivere. > rispose.
< Sei un artista in quello che fai. Ci metti passione Angeline, per questo sei qui in barca con me e non c'è qualche altro giornalista della domenica. > disse Freddie sorridendo. La ragazza arrossì d'orgoglio.
La nave arrivò finalmente al molo e il gruppo scese a terra.
Lilì venne praticamente portata in braccio sulla banchina da un Freddie che non riusciva a smettere di ridere e scherzare.
Si fermò solo quando notò un uomo alto, magrissimo che lo aspettava salutandolo da lontano.
Freddie la trascinò con se e solo allora Angeline si rese conto di chi aveva davanti.
< Angeline, darling, ti presento sua maestà David Bowie. > disse lui accennando a una riverenza.
David si mise a ridere:< La conosco. È una giornalista capace. >
Angeline arrossì e lo salutò.
< Allora... che ci fai qui? > domandò Freddie.
< Nulla. Passavo per caso... >
< È per quella canzone, vero? > sospirò lui.
Bowie annuì:< Sono certo che ne ricaveremo qualcosa di buono. >
< Ma non adesso. > rispose Mercury:< È quasi ora di cena. >
< Sono le sette e un quarto. >
< Appunto. C'è una pizzeria eccellente qua vicino. >
David sorrise dietro gli occhiali scuri:< E che pizza sia. >

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Capitolo 9
*** Under pressure ***


Il ristorante era fantastico e la pizza pure.
Angeline si ritrovò a mangiare fra due leggende della musica rock-pop internazionale.
La ragazza chiacchieró con entrambi e verso le undici di sera tornarono in studio.
La ragazza si sedette su un divanetto mentre i Queen e David iniziarono a darsi da fare.
Mesi prima avevano registrato una canzone chiamata Feel like, ma a Bowie non piaceva per niente.
< È scadente. > continuava a ripetere mentre fumava una sigaretta dopo l'altra.
Freddie annuiva, sospirava, scriveva e poi mostrava a David il risultato.
Ma Bowie non era per niente entusiasta.
Andarono avanti per quasi tutta la notte e la mattina dopo si ritrovarono alla mattina presto per registrare e sperimentare ancora.
Aiutati anche dal fatto che Prenter non era lì ma era rimasto a Monaco e non poteva mettere il naso nei loro affari.
La ragazza arrivò a metà mattinata mangiando una brioche al cioccolato.
John e Brian stavano fumando. David stava improvvisando e Freddie cercava di fare lo stesso.
Angeline si sedette vicino a un tecnico del suono.
< Ma quanto hanno bevuto... > commentò Lilì notando il cumulo di bottiglie su un tavolino.
< Non si spaventi troppo signorina. Sono solo cinque artisti in fase creativa. > ribatté lui:< È solo birra. >
< Birra che mischiata ad altre sostanze può essere letale. > fece notare Lilì.
< Non sono fatti. Almeno non così tanto da stramazzare al suolo. >
Angeline scosse la testa. Forse Freddie non era dipendente dalla cocaina, in compenso David...
< Lo spero. > pensò la ragazza che però teneva lo sguardo fisso su Bowie, sperando non crollasse a terra come un sacco di patate.
John nel backstage continuava a canticchiare un motivetto in attesa che gli altri si prendessero una pausa.
Roger e Brian stavano provando quello che Freddie cercava di spiegargli.
David era seduto su uno sgabello con lo sguardo perso nel vuoto, alla ricerca dell'ispirazione giusta.
Angeline in compenso aveva imparato tutto sul lavoro di un tecnico del suono.
Stufa di aspettare e stanca di vedere due delle più brillanti stelle ubriacarsi fino alla morte decise di raggiungere John.
L'idea della ragazza era di scambiare due parole, anche se conosceva bene il carattere chiuso e schivo di Deacon.
< Ehilá. > fece lei con un sorriso.
John la guardò e le offrì subito una sigaretta.
< Grazie. > disse accettandola con piacere.
Il bassista le sorrise:< Allora... ti sei stancata anche tu? > disse prendendo il basso dalla custodia.
Angeline annuì e diede una boccata alla sigaretta.
< Sì. > rispose:< È un fenomeno davvero raro vedere due come Mercury e Bowie al lavoro. Tuttavia... >
< Non sopporti l'idea che si facciano di coca? > chiese suonando quel motivetto a ripetizione.
Angeline sospirò:< Forse. Non sono dell'opinione che drogarsi migliori le prestazioni artistiche. >
< Uhm.. >
< Sì, lo so. La storia è sempre quella. Sesso, droga, rock roll. > continuò Angeline:< Non faccio parte di questo ambiente. Faccio la giornalista musicale da quattro anni, ma non mi ci abituo ancora. >
< Ho visto di peggio sai. >
< Lou Reed? >
< Sid Vicious. >
Ad Angeline spuntò un tenero sorriso:< I Sex Pistols. >
< Mai nome fu più azzeccato Angeline. Ti chiami Angeline, vero? >
La ragazza annuì.
< Sid era un idiota. Davvero. Pensa che una volta è venuto da noi, in studio. >
< No! >
< Sì e ha preso Freddie per il...beh, per il culo. Lui non l'ha presa molto bene. Ha iniziato a chiamarlo Simon Ferocius. >
Angeline scoppiò in una sonora risata.
< Eppoi? Cos'è successo? >
< Freddie l'ha preso per il collo e l'ha sbattuto fuori. >
< Ma va! >
John parve sorpreso dalla sua ignoranza riguardante il celeberrimo episodio, ma prima che potesse dire qualcosa Freddie era uscito dallo studio.
< Abbiamo bisogno di fare una pausa cari. > annunciò.
Angeline finì la sigaretta:< Direi. Sono otto ore che provate. >
< In realtà sono tredici. > la corresse Bowie. Angeline annuì.
< Ristorante? > domandò Brian.
< Io voglio tornare in quella pizzeria. Si mangia da Dio! > ribatté Taylor.
< Che palle Rog! > parlò Freddie accendendosi una sigaretta.
Roger schioccò la lingua in segno di disapprovazione.
< Io muoio di fame Fred. > continuò Brian:< Pizzeria o ristorante, va bene tutto. Basta che si mangi! >
Mercury alzò gli occhi al cielo:< Tu che ne dici? > chiese rivolto a David.
< Beh a me la pizza va bene. > rispose lui.
< Eccellente. Tutti in pizzeria darlings. > disse Freddie uscendo dagli studios.
John posò il basso ed assieme alla ragazza si avviò verso il locale.
Questa volta Angeline era seduta accanto a Deacon e parlarono per tutta la serata.
Fu forse anche per quello che John dimenticò il riff di basso che aveva eseguito per tutto il pomeriggio, ma ne parleremo più avanti.
David continuava a insistere sul fatto che la canzone non doveva per forza parlare d'amore, ma al contrario poteva trattare temi di attualità.
< Attualità? > ripeté Roger stranito.
< Sì, attualità. Tipo, non so... ecco. La pressione della società sull'uomo. > esordì Bowie.
Roger non sembrava esattamente convinto della cosa ma Angeline trovava l'argomento interessante.
< Sembra di sentire Orwell. 1984, il grande fratello. > si intromise.
David sorrise, contento che qualcuno fosse riuscito a cogliere la citazione.
< Già. Una società di persone schiacciate. >
Poi si rivolse a Freddie:< Che ne dici se cambiassimo il titolo della canzone in People on streets? >
Mercury finì la sua birra:< Perché no. Suona figo. >
< Sicuramente è più figo di Feel like. > ribatté scherzosamente Brian.
Il gruppo pagò e poi tornò negli studios.
Angeline ebbe appena il tempo di prendere una boccata d'aria.
Ben presto si ritrovò negli studios annebbiati dal fumo di sigaretta.
Mentre la ragazza prendeva un caffè e canticchiava, nello studio si stava consumando una mezza tragedia.
< Cosa cazzo significa non me lo ricordo più?! > sbottò Freddie seccato.
< Non me lo ricordo. Mi dispiace. > cercava di giustificarsi John.
Freddie però non era molto paziente:< Non mi interessa. Non è possibile che tu l'abbia dimenticato! Hai suonato quel motivetto per mezzo pomeriggio. >
Fu David a intervenire.
< È inutile litigare. John prova a ricordare. >
Roger provò a canticchiarla ma Bowie scosse la testa.
< Non è così. È simile, ma non è così. >
Angeline nel frattempo aveva fatto un intera caraffa di caffè per il gruppo.
Pensava giustamente che ne avrebbero avuto bisogno per la maratona che sarebbe seguita.
Entrò nello studio mentre John cercava disperatamente di ricordare quel dannatissimo riff.
Mentre cinque grandi della musica cercavano di raccapezzarsi e trovare una soluzione Lilì entrò nella stanza.
< Dadadada. > canticchiò lei:< Caffè? >
Tutti si fermarono.
David spostò subito le mani a John sulla tastiera.
< Prova adesso. >
John fece come gli era stato ordinato e tutti esultarono. Il disastro era stato scongiurato, il riff era di nuovo lì.
Freddie forse preso da troppa euforia la sollevò da terra e le stampò un bacio sulla guancia.
Angeline arrossì tantissimo ma cercò di nasconderlo meglio possibile.
< Tu ci hai salvato Rocher! > continuò lui entusiasta.
Angeline annuì e scappò via tornando dietro alle quinte, vergognandosi come un cane per quello che era appena successo.
Fu una nottata molto strana.
David e Freddie continuavano a improvvisare.
L'aria si riempì presto di caffè, vino e coca.
La ragazza assisteva impotente ai due che continuavano a sniffare roba.
David comunque continuò a lanciarle occhiate riconoscenti e sorrisi per tutta la notte.
Peccato che Angeline fosse troppo stanca per accorgersene, finì per addormentarsi sulla giacca di Bowie stesso.
Ad ogni modo la mattina seguente Lilì venne svegliata da Brian.
< Vieni. Freddie vuole farti ascoltare una cosa. >
La ragazza annuì.
Prese una tazza di caffè bollente e si sedette in studio.
Freddie fece partire la base. Lilì ascoltò attentamente tutto il brano.
< Che te ne pare? > chiese Mercury mentre saltellava dalla felicità.
< È una potenziale hit. > commentò la ragazza con un sorriso.
< Sentito la critica? > disse Freddie:< Sarà una hit! >
Il gruppo si mise a ridere, convinto però della potenzialità del pezzo.
< People on streets. > ripeté Lilì a bassa voce. Non suonava affatto male, anche se ovviamente c'erano delle correzioni da fare.
Era arrivato però il momento di tornare in albergo dove l'aspettava una notizia inaspettata.
A quanto pare il giornale aveva ottenuto un intervista con gli Abba e lei sarebbe dovuta rientrare al più presto a Parigi.
Considerato l'alto tasso di probabilità di scioglimento del gruppo quella era un occasione da non lasciarsi scappare!
Angeline così dovette rientrare a Parigi la mattina seguente.
Ne parlò con Freddie che si disse molto deluso della cosa. Ad ogni modo le prenotò il volo di ritorno e un taxi, facendosi però promettere che si sarebbero rincontrati presto.
Stava aspettando il taxi davanti all'hotel quando una macchina grigia si fermò davanti a lei.
< Signorina che fa tutta sola davanti all'hotel? Aspetta qualcuno? >
La ragazza sospirò:< Parto David. Torno a Parigi. >
< Paris? Pouquoi? > domandò lui in un francese quasi perfetto.
< Ho un intervista. Il mio direttore ha detto che le vacanze sono finite per me. > spiegò Angeline.
Bowie annuì:< Vai all'aeroporto? >
< Sì. >
< Sali. Ti porto io. >
Angeline lo guardò stranita:< Cosa? >
< Ho detto sali. Metti le valigie dietro e sali. > ripeté lui.
Angeline anche se confusa obbedì.
David mise in moto e si ritrovarono in viaggio verso Ginevra.
Si tolse la giacca dicendo che stava morendo di caldo. Effettivamente quel giorno di luglio era davvero torrido e l'afa era terribile.
< Come vorrei essere in barca con Freddie. > commentò lei a voce troppo alta.
David la sentì e sorrise:< Tu gli piaci. >
< In che senso?! > disse lei sconcertata.
David le rivolse un sorriso:< Non lo so, ma ti trova simpatica e una gran gnocca. Almeno, a me ha detto così. >
Angeline divenne viola per l'imbarazzo.
< Immagino dovrei sentirmi lusingata. > rispose lei.
Bowie fece spallucce:< Sei fidanzata? >
Angeline lo guardò allibita:< Scusa? >
David si mise a ridere di gusto:< Stavo solo scherzando! Dovresti vedere la tua faccia in questo momento. >
Lilì scosse la testa, esterrefatta.
< Merda. > disse a un certo punto lui facendo una frenata un po' brusca.
< Che succede? > domandò lei preoccupata.
David indossò subito gli occhiali da sole:< Paparazzi. >
Angeline si guardò attorno:< Ti stanno aspettando? >
< No, ma se mi vedono è la fine. > disse visibilmente preoccupato, cercando un posto isolato dove fermarsi.
Parcheggiarono dietro a un albero e la ragazza prese i suoi bagagli.
David prese la sua giacca dalle mani della ragazza e per sbaglio fece cadere una bustina per terra.
Angeline sospirò:< Dovresti smetterla con questa roba. Tu e Freddie. >
David raccolse la coca da terra:< Mi dispiace Angeline. >
La ragazza scosse la testa e se andò, senza nemmeno salutarlo.
Si accese una sigaretta e David la sentì canticchiare:< Under pressure dadada... >
David sorrise a metà, prese la bustina e la gettò in un cestino.
< Under pressure è decisamente meglio di People on streets. > commentò tornando alla macchina.
Tornò quindi ai Mountains studios, si appropriò della canzone, cambiò il titolo e aggiunse lo schiocco delle dita.
Così nacque Under pressure, la hit di due mostri sacri del rock.
Angeline scrisse un lungo articolo su com'era nata la canzone, omettendo però diverse parti.
Nonostante il brano arrivò solo alla ventesima in Francia e ventinovesima negli USA entrambi i cantanti erano consapevoli che gli articoli di Angeline e di David Wigg (l'unico altro giornalista di cui Fred si fidava) aveva contributo alla popolarità del pezzo.
Freddie scrisse addirittura a Wigg per far entrare Angeline nel suo giornale, ma la ragazza rifiutò ancora una volta.
Non era il momento. Non ancora.

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Capitolo 10
*** Living on my own ***


Il tempo passò in fretta.
Angeline aveva adesso 25 anni ed era diventata una delle giornaliste più famose in Francia, per quanto riguardava l'ambito musicale.
Aveva cambiato aspetto. Portava i capelli mossi, come prevedeva la moda del 1983 e spesso si vestiva elegante.
Aveva intervistato un mucchio di gente famosa: da Chuck Berry all'astro nascente della musica pop, Micheal Jackson.
Rolling Stone faceva pressione da anni perché venisse a lavorare per loro ma la ragazza, un po' per comodità, un po' perché Armand non era dell'idea, aveva sempre rifiutato le loro offerte.
Eppure era amata da tutti per la sua simpatia e professionalità.
Angeline poteva resistere a qualsiasi offerta lavorativa, tranne alle richieste di una persona. E quella persona era Freddie Mercury.
Non solo erano diventati amici ma confidenti, e forse Lilì lo vedeva più che un semplice amico. Si telefonavano sempre più spesso, ogni volta che Freddie si liberava la chiamava. Lei e la sua ex Mary Austin, era diventata una routine.
Ad ogni modo, quando alla fine di novembre del 1983, la ragazza venne ingaggiata da Freddie per scrivere un articolo sull'ultimo disco in uscita dei Queen accettò di buon grado l'incarico.
Il giorno dopo era su un aereo per Monaco accompagnato dal fedele Marius. Avevano rifiutato un intervista con Aznavour per andare a trovare i Queen, ma Lilì sapeva che ne valeva la pena.
Vennero prelevati in taxi e portati davanti agli studios, dove il gruppo la aspettava sulla porta.
La ragazza scese per prima, salutò la band, pranzarono e poi fecero l'intervista.
Mentre faceva le domande Lilì notò che Freddie sembrava particolarmente stanco, come se avesse avuto le batterie scariche.
Dopo l'intervista Angeline e Freddie si ritirarono a parlare nel camerino di lui, mentre Marius chiacchierava con gli altri membri della band.
Lui le offrì come al solito una sigaretta, che la ragazza accettò.
Lilì si sedette su una poltrona:< Allora? Come vanno le cose da queste parti? > domandò lei.
Freddie si sedette di fronte alla ragazza:< Bene. > rispose.
< Bene e basta? > domandò lei.
< Non era terminata l'intervista Angeline? > replicò Mercury abbozzando un sorriso tirato.
Lilì annuì:< Sì. La mia era pura e semplice curiosità Fred, ti vedo... beh, un po' stanco. >
Freddie sospirò:< Va meglio, sono stati due mesi molto intensi. Il 24 facciamo uscire Radio Gaga. >
Angeline sorrise a metà:< E per quanto riguarda il tuo di album? Mr bad guy? >
< Sta procedendo come previsto. Ti farò sapere, quest'intervista era solo per l'uscita di The work. > rispose il cantante spegnendo la cicca nel posacenere.
Angeline annuì ancora. Oltre a sembrare esausto sembrava anche insofferente o comunque poco interessato alla sua presenza.
Fa niente, si disse la ragazza. Domani andrà meglio, sono stati due mesi di intenso lavoro. L'ha detto lui stesso, era solo stanco.
Per la prima volta nella sua carriera Angeline non avrebbe dormito in albergo.
Freddie aveva insistito perché lei e Marius dormissero a casa sua, dove a quanto pare stava un altro giornalista famoso.
Angeline non aveva protestato e si trovò sistemata in una bellissima stanza decorata con motivi giapponesi sulle pareti e quadri ad acquerello d'origine nipponica.
Nella stanza accanto soggiornava appunto l'altro giornalista. Il celeberrimo David Wigg.
Wigg era un modello per gli giornalisti musicali di tutto il mondo e per la ragazza quasi un mito.
I due vennero presentati proprio da Freddie e poi lasciati soli appena due secondi più tardi.
< Così tu sei la famosa Rocher. Ho letto le tue interviste, sono molto ben fatte. > esordì lui con un sorriso.
Angeline arrossì:< E voi Wigg. Una leggenda per noi giornalisti musicali. >
Lui abbozzò un sorriso:< Ne sono onorato, ma dammi del tu. Siamo colleghi, no? >
< Sì. > rispose Angeline un po' in imbarazzo.
Lui annuì:< Freddie è di nuovo scappato via. Chissà dove. >
< Siete... sei un amico di Freddie, vero? > domandò lei.
David disse di sì:< Da parecchi anni ormai. Ho perso il conto. >
< Posso farti una domanda? >
< Tutto quello che vuoi Angeline. >
La ragazza sospirò.
< Si fa ancora, vero? >
David non rispose. Non poteva raccontarle tutto quello che aveva visto e sentito.
La strana relazione del cantante con Barbara Valentain, la turbolenta storia con Winnie, la droga, i festini, le orge...
< Sì. > disse alla fine:< Non posso dirti di più. >
Angeline capì e stette in silenzio.
La ragazza cenò con Marius e Wigg in un pub, dove venne presto avvicinata da Freddie e da una donna con due tette gigantesche.
Freddie la presentò come Barbara Valentain, una sua amica.
Nonostante la ragazza cercasse di sembrare amichevole con lei, continuava a pensare a quante volte Freddie se la fosse portata a letto.
Era un pensiero strano e stupido, ma la cosa la disturbava non poco.
Angeline fece per andare via quando Freddie la fermò.
< Stiamo andando in un local gay qua vicino. > disse rivolto alla ragazza:< Perché non ti unisci a noi? Ci divertiremo. >
David rifiutò l'offerta e anche Marius, invece Angeline approvò la cosa.
Non seppe perché lo fece, ma accettò di andare a un club per gay con una rockstar internazionale.
Barbara sembrava entusiasta per la sua presenza, tutto il contrario di Angeline che la sopportava ben poco.
Ad ogni modo la ragazza si ritrovò immersa in un ambiente totalmente estraneo e per certi versi estremo.
Freddie andava a caccia di uomini, perché è quello che faceva praticamente ogni sera, istigato ed aiutato dalla stessa Barbara. Per non parlare di Paul Prenter che si fece vivo a metà della serata solo per peggiorare la situazione!
Angeline in quel momento odiò se stessa per non aver rifiutato l'invito. E odiò Freddie per averla trascinata in un luogo come quello e si chiese perchè aveva rifiutato di restare a Parigi per venire a Monaco.
Freddie era fuori, completamente fuori. Cocaina e sesso. Gente mezza nuda e super alcolici ovunque.
La ragazza non resse più e dopo aver balbettato qualche scusa se ne andò il più velocemente possibile da lì.
Quel locale... era un inferno. Come Freddie poteva anche solo pensare di entrare in un posto simile?!
Barbara e Paul avevano avuto sicuramente una pessima influenza su di lui, ne era certa.
Perché doveva rovinarsi la vita in quel modo?!
Per Lilì tutto questo era inconcepibile.
Inoltre una nuova pericolosissima minaccia incombeva da anni sulla comunità gay, ma nessuno sembrava farci caso. Non a Monaco comunque.
Tornò alla casa e si chiuse nella sua stanza.
I Queen sapevano della vita sregolata di Freddie?
In fondo loro abitavano a Londra, mentre Freddie tornava raramente nella capitale britannica.
Sentì Freddie e Barbara rientrare assieme a diverse altre persone, e poi dei rumori abbastanza esplicativi.
La ragazza si nascose sotto i cuscini per non ascoltare quei lamenti, pregando che la cosa finisse il più presto possibile. Poi chissà come si addormentò.
La mattina dopo sembrava tutto calmo e tranquillo, a parte il casino che gli amanti di Freddie avevano lasciato in giro.
Andò in cucina dove Wigg e Marius si erano fatti il caffè. La ragazza si sedette al tavolo.
Poco dopo anche Freddie fece il suo ingresso. Aveva un aspetto davvero terribile e due occhiaie gigantesche.
< Dormito bene? > domandò con un grosso sbadiglio.
Angeline gli lanciò uno sguardo di fuoco:< Avrei dormito bene. Se non fosse stato per quei fastidiosi rumori di sottofondo. > rispose seccata.
Freddie la guardò senza capire.
< In che senso? >
< Nel senso che dovresti scopare più silenziosamente. > sbottò la ragazza.
Freddie assunse un espressione allibita e poi scoppiò a ridere.
Angeline però non si stava per niente divertendo, anzi era piuttosto arrabbiata con lui.
< Sei uno spasso Rocher. Se non esistessi, dovrebbero inventarti! >
Angeline continuò a bere il suo caffè guardandolo però in cagnesco.
Wigg sospirò amareggiato.
La giornata fu abbastanza noiosa. Lilì assistette al montaggio finale di The work e a Freddie che lavorava su Mr Bad guy. Sotto richiesta dello stesso Mercury rimase per altre due settimane.
Ben presto però si accorse che non reggeva più la situazione.
I Queen se n'erano andati da un pezzo ed avevano fatto ritorno a Londra, Wigg pure. Marius era stato richiamato al giornale.
Era sola in quell'ambiente folle ed estremo di Monaco. Ogni notte Freddie andava a qualche festa e poi ritornava distrutto.
Conobbe anche Winnie, l'amante di Freddie. Un tizio rude e per niente amichevole che parlava pochissimo inglese e per niente francese. Era anche manesco, purtroppo.
Insomma, non riusciva a capire perché Freddie continuasse a stare a Monaco se lo trattavano così male.
Paul lo ignorava, Winnie si divertiva a pestarlo e Barbara lo sfruttava.
Come faceva a sopportare tutto questo?
Qualche settimana dopo, al termine di un festino, la ragazza si trovò da sola a casa con Freddie.
Angeline notò la sua espressione. Sembrava felice, ma era chiaro che non lo fosse per niente.
La casa era un macello. L'unica stanza in ordine era proprio la camera di Angeline dove nessuno era entrato a far baldoria perché la ragazza si era chiusa dentro a chiave.
< Sarà un casino ripulire tutto. > commentò lei.
< Per questo ci sono quelli dell'impresa di pulizie. > rispose tranquillamente Freddie. Stava al tavolo fra le bottiglie vuote di vodka e scriveva qualcosa, forse un nuovo pezzo.
Angeline annuì:< Posso parlarti? >
Mercury annuì impercettibilmente e la ragazza si sedette al tavolo con lui.
< Freddie sei davvero felice qui? In mezzo a queste persone? > domandò lei.
Lui sollevò lo sguardo:< Certo. Ho tutto quello che mi occorre. > e le sorrise.
Angeline scosse la testa:< Ne sei sicuro? >
< Ne sono sicuro darling. È la mia vita, me la sto solo godendo. Attimo per attimo. > rispose ancora Freddie.
Angeline però continuò a insistere:< Io ti vedo cambiato Fred. >
< Ho messo su qualche chilo. >
< Non si tratta di questo. >
Freddie la guardò seccato:< Dovresti smetterla di farmi il quarto grado. Non fare la critica stronza. >
Angeline però sapeva di dover insistere:< Non questa volta Mercury. Questo posto è orribile. >
< Orribile. > ripeté lui scuotendo la testa.
< Orribile! Paul e Barbara non fanno altro che drogarti fino a rischiare l'overdose. Winnie ti tratta di merda e la gente qui attorno si approfitta di te. Dio, come fai a sopportare tutto questo? > si arrabbiò la ragazza.
Lui la guardò dritta in faccia:< Non hai il diritto di dirmi cosa devo fare. >
La ragazza annuì:< È vero Freddie. Volevo solo essere sicura che tu stessi bene. >
< Sto bene, te l'ho detto. >
Angeline asserì:< Non hai paura di ammalarti Fred? Con tutta quella gente che... >
< Cosa? >
< Non hai paura di prenderlo? >
< Cosa esattamente dovrei prendere? >
La ragazza sospirò:< L'AIDS Freddie. >
Lui smise di scrivere e le sorrise:< No Angeline. Non prenderò l'AIDS. >
< E tu che ne sai? >
< Lo so e basta. > ribatté lui.
< Con tutti i rapporti che hai avuto non è da escludere. Ed è mortale Fred. Mortale. >
Freddie la guardò malissimo:< O la smetti di rompermi i coglioni o ti sbatto fuori a calci. Sei diventata una vera stronza ultimamente. >
Angeline annuì e sorrise esasperata.
< Non sarà necessario. La stronza se ne torna a Parigi. > rispose lei tornando in camera sua.
< E l'intervista per il mio album? >
< Fanculo al tuo album Mercury! > urlò di rimando Angeline.
Dietro di lei sentì Freddie scoppiare a piangere ma non tornò indietro.
Non sapeva perché era crollato ma non le importava più di tanto.
Che resti un po' con la sua cattiva coscienza, pensò. Gli farà bene.

Il mattino dopo la ragazza sentì bussare alla sua porta.
< Chi è? > bofonchiò ancora mezza assonnata.
< Io. > disse una voce dall'altra parte.
Angeline sospirò poco entusiasta.
< Entra Freddie. >
Lui entrò, aveva in mano la colazione.
La ragazza si mise a sedere, sapeva che non l'aveva fatta lui. Era impedito in cucina.
< Grazie. > disse solo.
Non aggiunse altro, era ancora arrabbiata con lui per la litigata del giorno prima.
Freddie si guardò attorno e notò le valigie.
< Te ne vai davvero. >
Angeline annuì:< Te l'ho detto, no? >
Lui sospirò:< Sì, me l'hai detto. >
Angeline sorseggiò il caffè.
< Mi dispiace per ieri. >
La ragazza fece spallucce.
< Mi dispiace davvero Angeline. >
Lei posò il caffè sul comodino:< Tu meriti decisamente di meglio Freddie. >
Lui abbozzò un sorriso:< Non lo so. Mi diverto qui. >
< Ti ho sentito piangere ieri. > replicò Lilì secca:< Mentimi quanto vuoi, ma non mentire a te stesso. >
Freddie all'inizio negò la cosa ma poi crollò e raccontò tutto.
Di come fosse deluso dagli altri e da se stesso. Di come si sentisse solo anche in mezzo a tanta gente e di tutte quelle amicizie finte che aveva stretto nel corso degli anni.
Sembrava davvero disperato.
Lilì non sapeva cosa fare, era come congelata.
Vedere Freddie, uno dei suoi migliori amici, crollare in quel modo non era nemmeno concepibile per lei!
Lui era Freddie Mercury! La leggenda! Ed ora stava cercando di non scoppiare in lacrime nella sua stanza da letto.
La ragazza lanciò la colazione giù dal letto e lo abbracciò forse più forte del dovuto.
Fatto sta che Freddie si nascose fra le sue braccia e scoppiò in singhiozzi.
Angeline non tentò nemmeno di fermarlo, lasciò che si sfogasse mentre lei lo teneva stretto a sé.
Quando finì le lacrime trovò finalmente il coraggio di sollevare lo sguardo e incrociare quello di Angeline.
< Va meglio? > domandò lei asciugandogli il volto con la manica del pigiama.
Lui annuì:< Un po'. >
La ragazza sorrise:< Dovevi solo sfogarti. > rispose sempre sorridendo.
Freddie disse di sì:< Sei una vera amica Lily. >
< Lily. > ripeté lei.
< Non mi piace Lilì, è troppo francese. > rispose lui ridendo.
Angeline gli diede ragione:< È vero. Fin troppo vero. >
< Ho scritto una canzone. > disse lui mostrandogliela.
Angeline prese il foglio in mano:< Living on my own. > lesse.
Ci diede una veloce lettura e ridiede il foglio a Mercury:< È una canzone triste. >
< Lo è, non lo è. > sospirò lui:< Parla di tutti quegli amici, forse dovrei chiamarli distrazioni, che colmano la mia solitudine. >
< Guarda che l'avevo capito. > fece Angeline guardandosi attorno.
< Ho combinato un bel casino con la colazione. > sospirò.
Fred fece spallucce e si alzò in piedi:< Non importa, ci pensa la cameriera a pulire. Tu piuttosto devi prepararti per partire. L'aereo parte tra due ore. >
< Se vuoi resto. >
Freddie rimase interdetto.
< Se hai bisogno di me, resto. > ripeté la ragazza.
< Ho bisogno di te. > confessò lui:< Ma sei rimasta a Monaco fin troppo tempo. Passa il Natale in famiglia, te lo meriti. >
< E tu con chi passerai il Natale? > domandò Angeline facendo un lungo sospiro.
< Mi basterà sentire te e Mary al telefono. > rispose Mercury con un sorriso.
Angeline annuì e dopo aver indossato un paio di jeans e un maglione, prese il cappotto e fece per andarsene.
< Il mio autista di accompagnerà all'aeroporto. Dovrebbe arrivare a momenti, è andato a fare benzina. > disse poi aprendole la porta. Faceva davvero freddo quel giorno di fine dicembre.
< Sei sicuro Fred? >
Lui annuì:< Sì, sono sicuro. Mi basta sapere che tu sei una vera amica e che non farai la stronza alla prima occasione. >
Angeline sorrise e fece per andarsene quando Freddie la fermò.
Lilì si voltò verso di lui:< Hai cambiato idea? > domandò confusa.
< No è che mi stavo dimenticando di darti il mio regalo di Natale. > disse correndo in salotto e rovistando ovunque.
Ne uscì poco più tardi con un grosso pacco.
< È di Versace, spero di piaccia. >
Angeline lo guardò allibita:< Ma sei completamente pazzo?! >
Lui fece spallucce.
< È solo un piccolo pensiero per una vera amica. > rispose lui facendole l'occhiolino.
Angeline lo abbracciò ancora:< Io non ti ho fatto nessun regalo. >
< Non importa Lily. Mi basta sentirti al telefono ogni tanto e vederti quando puoi. Compatibilmente con i nostri impegni, è ovvio. >
Angeline annuì:< Mi puoi promettere una cosa? >
< Cosa? >
< Che te ne andrai da qui. Promettimi che lascerai Monaco e che smetterai di fare questa vita. Non è qui che troverai l'amore Fred o la felicità. Morirai di solitudine qui o di overdose. > disse lei.
Freddie la guardò, commosso. Era davvero interessata a lui, la maggior parte dei suoi cosiddetti amici erano così egoisti.
< Lily... >
< Promettimelo Mercury. I tuoi VERI amici ti aspettano a Londra. Non farli aspettare.Potreste festeggiare il Natale assieme. > continuò Lilì.
Lui disse di sì e le prese il volto fra le mani.
Angeline arrossì di colpo, cosa voleva fare?! Doveva forse scansarsi?
< Te lo giuro Angeline. Te lo giuro. > rispose, e poi posò le sue labbra su quelle della ragazza.
Lilì spalancò gli occhi dalla sorpresa, ma poi lasciò che lui la baciasse ancora, ancora e ancora..
Era come se tutto il mondo si fosse fermato all'improvviso, come se non potesse esistere nessun dolore, nessun problema. Erano solo lei e Freddie, e basta.
Un colpo di clacson li fece sobbalzare e dividere. Angeline, con il cuore a mille per quello che era appena successo, prese le valigie e si diresse quasi di corsa verso la macchina.
Salutò frettolosamente Freddie e salì in auto.
Freddie rimase sul passetto di casa per diverso tempo, non riuscendo a capacitarsi di quello che era successo.
L'aveva baciata. Aveva davvero baciato Lily e non era un bacio da niente, voleva davvero baciarla. La... amava?
Angeline era confusa quanto lui.
Aveva appena tradito Armand e la cosa peggiore era che gli era anche piaciuto!
< Ho baciato Freddie Mercury... > sussurrò a bassa voce, mordendosi il labbro fino a farlo sanguinare.

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Capitolo 11
*** Je t'aime Freddie ***


Settembre 1984.
Lilì e la sua famiglia erano in fermento per un importante novità.
La ragazza stava da ore nel suo ufficio, battendo a macchina il nuovo articolo sui Queen.
Sembrava quasi ripetitiva la cosa, ma il The works tour stava facendo dei numeri molto alti e i Queen avevano portato sempre bene al Paradiso del Vinile.
Purtroppo il giornale non era più quello di un tempo. Il direttore si era ammalato gravemente, il giornale contava sempre meno vendite e molti giornalisti avevano presentato le dimissioni.
Lo stesso Marius era andato a Londra a lavorare per il Daily Mail. Adesso collaborava con Wigg in persona.
Si sentivano spesso ma non quanto lui avrebbe voluto.
Ad ogni modo Angeline era rimasta, pur sapendo che la barca sulla quale stava navigando sarebbe presto affondata.
Non c'era speranza per Il paradiso del vinile, e la ragazza lo sapeva bene.
Concluse il suo articolo, lo mandò in stampa e tornò a casa.
Appena mise piede nell'ingresso Armand le venne incontro. Sembrava incazzato nero.
< Che succede? > domandò lei turbata.
< Ha chiamato di nuovo. > rispose Armand furioso.
Angeline si tolse il cappotto e lo posò sul divano:< Chiamato chi? >
< Mercury. Chi sennò. > sbottò lui.
Angeline sospirò:< E tu devi fare ogni volta queste scenate? >
Armand allargò le braccia:< Sì. Sei praticamente mia moglie e passi più tempo con lui che con me. >
Lilì scoppiò a ridere.
< Non dire cavolate. Freddie è solo un amico, e poi lo sanno tutti che è gay. > disse lei tranquillamente.
Armand fece di sì con la testa:< Gli ho detto che lo richiamavi tu più tardi. Mi ha dato un numero. >
La ragazza andò verso il suo studio e compose il numero che Armand aveva scritto su un foglietto.
Dopo qualche istante di silenzio qualcuno rispose.
< Pronto? > era Miami.
Lilì sospirò:< Sono Angeline Rocher signor Beach. Cerco Freddie. Il mio ragazzo dice che ha chiamato prima ma io non c'ero. >
Lui annuì:< Non ne so niente. Freddie non è qui al momento, sta facendo le prove. >
< D'accordo. Quando posso trovarlo? >
< Chi è? > domandò una voce dall'altra parte del telefono.
Miami sorrise:< È appena arrivato. Te lo passo. >
Freddie guardò Miami con aria interrogativa.
< È la Rocher. >
Bastò quel nome per far spuntare un sorriso sulle labbra di Freddie. Fece segno a Miami di andarsene e prese il telefono in mano, mentre Jim Beach lasciava il camerino.
< Lily! Quanto tempo. > disse lui quasi sollevato all'idea di risentire la sua voce.
La ragazza sorrise a sua volta:< Freddie. Sono passate solo due settimane. >
< Due settimane nelle quali è successo di tutto e di più. > rispose lui entusiasta:< Abbiamo iniziato il tour e sta andando alla grande! >
< Ho visto. È tutto sold out. >
< Esatto, esatto. >
< Hai anche compiuto gli anni vecchietto! >
Freddie scoppiò a ridere:< Sono solo 38 anni. >
Angeline sorrise:< Hai festeggiato? >
< Ma certo che ho festeggiato, mi conosci. > replicò lui asciugandosi il sudore dalla fronte con un asciugamano:< Ho festeggiato alla grande a a Londra. Abbiamo fatto una gigantesca festa di compleanno. Ho inviato persino una tua vecchia conoscenza. >
< Wigg? >
< E il suo fidato collaboratore Marius. >
Angeline rise piano:< Una gran bella festa. >
< Lo sarebbe stata ancora di più se avessi accettato il mio invito e ti fossi presentata davanti a casa mia Rocher. >
Lilì sospirò:< Freddie non potevo venire. Lo sai. >
< È colpa di quel cretino del tuo tipo. > si arrabbiò Freddie.
< Non chiamarlo così. >
< Lo chiamo così e anche peggio. > sbottò Freddie:< Non è gentile e neanche simpatico. E ti comanda a bacchetta Lily. >
< Freddie... >
< È arrogante. >
Angeline sospirò.
Era vero.
Armand era gentile ma anche possessivo, geloso e arrogante. Inoltre si lamentava per qualsiasi cosa.
< Nessuno è perfetto. >
< Tu sei perfetta. > rispose lui con un sospiro:< Cambiando argomento. Verrai a vederci al Bercy, vero? >
Angeline non replicò.
< Non ci posso credere! È l'evento dell'anno e tu vuoi perdertelo! > esclamò Freddie.
< Mi dispiace. >
< Oh sì, ma credo che dispiaccia più al tuo ragazzo. > rispose Mercury seccato:< Perché ti conosco Lily. Tu adori andare ai concerti, specialmente i nostri. >
< Freddie io... >
< Non tentare di giustificarti. Non ha senso ed è una perdita di tempo. >
Angeline gli diede ragione. Niente aveva più senso, specialmente dopo quel bacio che si erano scambiati nove mesi prima.
Aveva così tanta voglia di rivederlo, di stringerlo fra le braccia. Quel bacio l'aveva tormentata per mesi.
< Voglio venire al concerto Freddie. > confessò la ragazza:< E ci verrò, in qualche modo. >
< Oh eccellente. >
< Non ti posso promettere niente. I biglietti sono praticamente esauriti. >
< Ma chi parla di biglietti?! Ti farò avere un pass ragazza mia. E il posto migliore per assistere allo show. > fece Mercury tutto contento.
Angeline sorrise e annuì felice, notò però che Armand la stava fissando male dalla porta.
< Grazie Freddie. Ci risentiamo. > e buttò giù.
Armand sembrava parecchio irritato:< Che ti ha detto? >
< Nulla di particolare. Gli ho fatto gli auguri di compleanno. > mentì lei con una perfetta faccia tosta.
Armand sospirò:< Va bene. > rispose alla fine.
Lilì scosse la testa. Freddie aveva ragione, non si amavano più. Armand era insofferente a qualsiasi cosa e di sicuro non la trattava bene come un tempo.
La ragazza sospirò. Doveva resistere tre giorni. Fra tre giorni avrebbe rivisto Freddie e sarebbe andato tutto a posto.

E così passarono 72 lunghissime ore.
La ragazza annunciò che sarebbe andata in redazione per scrivere un articolo e Armand non si pronunciò.
Angeline, sperando se la fosse bevuta, andò invece verso lo stadio dove si stavano già radunando tantissime persone.
Miami la stava aspettando come ordinato da Freddie e la fece entrare.
Pochi istanti dopo la ragazza si trovò dietro alle quinte ad attendere l'arrivo di Mercury.
Tutto intorno era un formicolare di elettricisti e tecnici delle luci.
Angeline si sentiva quasi a disagio nel suo piccolo vestito azzurro a fiori in mezzo a quel trambusto.
< Lily? >
La ragazza si voltò quasi di scatto.
< Lily! > e Freddie la strinse forte sollevandola da terra.
La ragazza arrossì e lo abbracciò a sua volta.
< Oh Lily sono così felice che tu sia qui stasera! Ti riempirei di baci! > urlò quasi. Non sembrava aver affatto intenzione di lasciarla andare e alla ragazza andava benissimo così.
Alla fine però si staccò da lei:< Devo andare darling. Lo spettacolo deve cominciare, ci vediamo dopo. > e le arruffò i capelli.
Angeline sorrise divertita e raggiunse il palco. Era davvero in una posizione privilegiata.
La giovane aveva una visione perfetta sul palco e soprattutto su Freddie.
Non riusciva a staccare gli occhi da lui.
Dalla figura saltellante e sudata che non si stancava mai, che cantava senza sbagliare una sola nota.
Era così perfetto nella sua tuta bianco latte e con quei baffi così iconici.
Le rivolse più volte dei grossi sorrisi e le sembrò che la guardasse quando cantò in I want to break free il verso:
"I've fallen in love
I've fallen in love for the first time
And this time I know it's for real
I've fallen in love, yeah
God knows, God knows I've fallen in love "
Che si stesse riferendo a lei?
Angeline smettila di pensare queste cose! Si disse.
Non hai più quattordici anni! Piantala di fare la ragazzina in piena sindrome premestruale e cresci, per amor di Dio!
Non si stava certo riferendo a lei. Era solo una dannatissima canzone, per di più scritta da Deacon e non da Mercury, un inno alla diversità e alla libertà.
Chissà perché quei pensieri la torturarono per tutta la durata del concerto.
Dopo la data i musicisti si concedettero una pausa.
Brian, John e Roger andarono al ristorante mentre Freddie insistette nel portare Lilì al pub dove lei l'aveva intervistato per la prima volta.
La ragazza accettò subito e Fred la portò in auto fino al locale.
< È cambiato. > notò la ragazza con un certo disappunto.
< Forse.. > replicò Freddie:< Vogliamo andare? >
La ragazza annuì.
Presero entrambi una birra media e iniziarono a parlare.
< Così partirete presto per il Belgio. > disse lei sorseggiando la sua birra.
Freddie annuì:< Domani abbiamo un concetto a Leida, due date. Domani e dopodomani. >
La ragazza fece segno di aver capito.
< Ma stanotte dormirete qua a Parigi. >
< Sì. Vicino all'Eliseo. >
Lilì annuì ancora:< Non è molto distante da qui. >
< No, in effetti no. > rispose Freddie e ordinò un altra birra.
La ragazza sospirò.
< Perché sospiri? > domandò lui incuriosito.
< Stavo solo pensando a quello che succederà nei prossimi mesi. > ribatté Angeline abbozzando un mezzo sorriso triste.
< Il tour sarà lungo e faticoso Lilì. Ma me la caverò. > disse Fred ridendo.
La ragazza scosse la testa:< No Freddie. > disse mostrandogli l'anello all'anulare sinistro:< Fra un mese mi sposo. >
Il cantante rimase basito per qualche istante, con gli occhi spalancati e la bocca semiaperta dalla quale non proveniva nessun suono.
< Mi dispiace non avertelo detto prima. > si scusò Lilì:< Mi dispiace. >
Freddie si riprese:< Con Armand. >
< E chi se no. > ridacchiò lei.
< Stai facendo una cazzata. >
Angeline sorrise divertita:< Freddie io so quello che faccio. >
< Sì, stai facendo una cazzata. >
< No Fred. Ci amiamo da tanti anni e adesso vogliamo fare un ulteriore passo nella nostra relazione. > spiegò tranquillamente la ragazza.
< Vogliamo o vuole? > domandò lui seccato.
Lilì non rispose e Freddie sorrise:< Visto? >
< Ho dei dubbi, è vero. > confessò la ragazza.
Fred la esortò a continuare.
< La colpa è tua. >
Mercury si strozzò con la birra.
< Come prego? >
< La colpa è tua. > ripeté lei:< Da quando mi hai baciata a Monaco. >
< Oh. > fece Freddie senza nascondere una risatina nervosa:< Era solo un bacio. >
< Forse per te, ma non per me. > rivelò la ragazza nervosa come non mai.
Nel pub non c'era nessuno, solo lei e il frontman dei Queen.
< Da quanto mi hai baciata Fred ho tradito Armand e mi è piaciuto, molto più del dovuto. > raccontò Angeline, mentre Freddie le prendeva le mani:< Non so come dirtelo Fred. >
< Dillo e basta. >
Angeline sospirò come per calmarsi, poi trovò il coraggio di guardarlo dritto negli occhi.
< Freddie io... merde. Sei gay, cazzo. Non te ne frega niente di me, scusa se mi sono fatta dei viaggi mentali assurdi. > disse infine irritata e in preda a delle emozioni che non sapeva nemmeno lei spiegare.
Freddie sorrise ancora. Appoggiò la sua mano sul viso che tremava un po' di Angeline che arrossì prepotentemente.
< Fred... > sussurrò lei imbarazzata e confusa.
< Angeline. > disse con un tono molto dolce e tenero:< Ti amo. >
La ragazza sentì un tuffo al cuore e per un attimo pensò di star per svenire.
< Ma io... >
< Ti amo. > ripeté lui.
La ragazza voleva dire qualcosa ma si ritrovò le labbra del cantante sulle sue.
Fu un bacio molto dolce e appassionato. Addirittura meglio del primo, niente a che fare con i baci di Armand.
La ragazza chiuse gli occhi mentre lo trascinava dolcemente verso di sé.
Alla fine i due si staccarono e si misero a ridacchiare.
< Pensavo non te ne importasse nulla di me. > farfugliò la ragazza.
Lui sorrise e le baciò il naso:< Cosa vogliamo fare Rocher? >
< Vieni in redazione da me. > propose la ragazza e lui accettò con piacere.
I due uscirono dal locale, presero un taxi e arrivarono davanti alla redazione.
Lilì e Freddie, in religioso silenzio, salirono le scale e si chiusero nell'ufficio della ragazza.
Fred si guardò attorno.
Non sembrava un vero e proprio ufficio, ma una camera.
C'era un letto e un armadio con dei vestiti di ricambio.
La ragazza aveva chiuso la porta a chiave così che nessuno li potesse disturbare.
< Così qui è dove lavori? > domandò lui.
< Più o meno. Qui. A casa, dove capita. > rise lei sedendosi sulla scrivania.
Freddie annuì.
Si avvicinò a lei, le accarezzò i capelli biondi; ma cosa stava aspettando ancora?
La voleva, lì, subito. Voleva prendertela su quel dannato tavolo, fare l'amore con lei anche tutta la notte se necessario.
Le iniziò a baciare il collo con delicatezza. Era così dannatamente bella.
La ragazza chiuse gli occhi e si lasciò sfuggire un sospiro.
Ben presto si ritrovò sdraiata sulla scrivania in una posizione piuttosto imbarazzante con Freddie che continuava a baciarla e a torturarle il collo.
< Cosa vuoi fare? > domandò lei, conoscendo benissimo la risposta.
< Idee? > ribatté Freddie iniziando a slacciarle i bottoni del vestito.
La ragazza sorrise:< Perché non mi porti a letto e lo scopri Melina? >
Fred la prese in braccio e la portò fino al letto, dove stettero per molto tempo a baciarsi.
I vestiti erano finiti per terra da un bel po' ed erano entrambi completamente nudi.
Poi, senza quasi preavviso, Freddie affondò in lei e la ragazza rimase a bocca aperta per qualche istante.
Fu una cosa lenta, dolce. Niente a che fare con le sveltine a Monaco.
Finito l'amore i due continuarono a baciarsi per un po'.
La ragazza, fra le braccia di Freddie, guardò fuori dalla finestra. Era giorno.
< Vuoi una sigaretta? > chiese lui. La ragazza disse di no.
Freddie ne prese una e la consumò a letto, ancora appoggiato al corpo tremante e fragile di Lilì.
< Je t'aime Lily. > le sussurrò lui baciandola con dolcezza.
Lilì sorrise, lo baciò a sua volta:< Je t'aime Freddie. >
< Non mi sposo più. > pensò lei decisa:< Giuro su Dio che non mi sposo più. >

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Capitolo 12
*** Buon Natale Lily ***


Lilì era distrutta. Mentre tornava verso casa continuava a pensare a un modo per rompere definitivamente con Armand.
Sapeva benissimo che quella con Freddie era stata una botta e via, una passione consumata in una notte di fine estate.
Ormai era chiaro che non amava più il suo ragazzo ed andare avanti era inutile.
Con la borsa a tracolla che sembrava una palla di cannone salì le scale.
Inserì la chiave nella toppa.
< Coraggio. > si disse:< Devi solo dirgli che hai cambiato idea, non ti vuoi più sposare e te ne andrai di casa per raggiungere Marius a Londra. Semplice, no? >
Aprì la porta e la borsa cadde a terra con un rumore sordo.
Armand stava facendo sesso con un altra ragazza sul tappeto!
< Amore! > urlò lui appena la vide:< Posso spiegare... >
< Grazie a Dio! > esclamò invece Angeline sollevata. Vedere che Armand con un altra ragazza le faceva sembrare la sua notte di passione con Mercury un peccato quasi passabile e le rendeva molto più facile mollarlo.
< Grazie a che? > ripeté lui confuso.
Angeline sempre sorridendo si sedette sul divano, mentre l'altra ragazza si copriva con i vestiti trovati per terra.
< Lascia stare. > disse accendendosi una sigaretta:< Puoi tenerti pure la casa amico mio. Ero solo venuta a dirti che vado a Londra. >
Armand la fissava sempre più confuso.
< Come prego? >
< Stamattina ho telefonato a Rolling Stone e ho accettato l'incarico. Vado a Londra. >
< A Londra? >
< Esatto. Londra o London, come ti pare. Ad ogni modo dopodomani ho il volo per l'Inghilterra.> disse lei senza fare una piega.
Lui era allibito, non riusciva a capacitarsi di quello che stava succedendo.
< Cioè... mi stai lasciando? >
Angeline sbuffò:< Certo. Non l'avevi capito? >
Armand e la ragazza si guardarono confusi.
< Vado a fare le valigie. > disse e se andò in camera.
< È la tua tipa? > domandò lei ancora a terra.
< Chissà perché non si è incazzata quando ci ha visti scopare... > si chiese lui iniziando a rivestirsi:< Dev'essere diventata pazza. >
Lilì uscì dalla stanza due ore dopo, con le valigie fatte.
detto questo se ne andò come niente fosse.

E così fu.
Angeline si trasferì a Londra dove iniziò a lavorare per Rolling Stone passando due mesi più tardi al Daily Mail.
La ragazza ebbe finalmente l'occasione di incontrare di nuovo Marius e di lavorare in coppia con lui.
Qualche giorno prima di Natale Angeline ricevette una telefonata inaspettata. Era Freddie.
Voleva invitare entrambi a casa sua per Natale. Avrebbe organizzato una grande cena con pietanze di ogni tipo e vino a fiumi.
La ragazza era tentata di rifiutare l'invito ma alla fine accettò.
La sera del 24 dicembre Angeline, avvolta in un pesante cappotto rosso, e Marius, che teneva fra le mani il regalo, arrivarono davanti a casa di Freddie.
Bussarono ed aprì un Freddie Mercury con indosso un buffo cappello di babbo Natale.
Lilì era così felice di ritrovarselo davanti dopo quattro lunghissimi mesi.
È vero, si erano parlati spesso al telefono ma non era la stessa cosa.
I due si abbracciarono e la ragazza dovette faticare parecchio per nascondere le lacrime.
< Vieni cara. > disse lui trascinandola fino al tavolo.
Era la tavolata più ricca e imbandita che la ragazza avesse mai visto!
< Joe è un cuoco eccezionale. > continuò Freddie facendola accomodare:< La cena sarà deliziosa. >
Lilì annuì contenta. Marius si sedette vicino a lei e la cena poté finalmente avere inizio.
Fu una serata fantastica, molto diversa dalle vigilie passate a Parigi in una piccola chiesa di periferia.
Giocarono a scarabeo fino a tarda notte, poi Marius (che aveva da fare un servizio il giorno dopo) se ne andò lasciando Freddie e Lilì da soli.
< Non dovremmo dare una mano a Joe? > domandò lei mentre Freddie tirava fuori gli scacchi.
< No. Joe se la cava benissimo da solo. > replicò lui.
La ragazza annuì.
< Neri o bianchi? > domandò Freddie.
< Bianchi. > rispose lei sistemando gli scacchi sulla scacchiera. Freddie fece lo stesso.
< Allora... > disse lui facendo la prima mossa:< Un uccellino mi ha detto che ti sei mollata con quel cretino di Armand. >
Lilì si limitò ad annuire e a muovere un pedone.
< Non ti avrò offeso Darling. > disse lui divertito.
Angeline sospirò:< Non mi hai offeso. Era la cosa giusta da fare. >
Lui disse di sì e mosse ancora:< Lo sai Rocher? Mi sei mancata moltissimo in questi mesi. >
La ragazza arrossì ma cercò di nasconderlo:< Non vedo dove tu possa aver trovato il tempo di pensarmi. Il works tour è stato un successone che ti ha portato via parecchio tempo. >
Freddie sorrise mettendosi una mano davanti alla bocca:< Forse è vero. Ma ti ho pensata.>
< Oh. Ne sono onorata. > disse lei:< Hai perso un cavallo. >
Freddie mosse a sua volta:< Anche tu Rocher. >
Lilì si mise a ridere:< Sei bravino a scacchi. >
< Me la cavo. > rispose lui.
< Anche tu mi sei mancato Fred. > confessò la ragazza con un lungo sospiro.
Freddie la guardò con i suoi grandi occhi scuri, poi sorrise.
< È stata dura ammetterlo Rocher. > commentò lui divertito.
< Forse. >
< Potrebbe essere un problema. > continuò Mercury:< Potrei essermi davvero innamorato di te. >
< Excuse moi? > fece lei allibita.
< Niente Lily. Scacco al Re. >
< A meno che non sacrifichi la mia Regina. > fece notare Lilì:< Scacco al Re. >
< Parità. > sbuffò lui.
Lilì fece spallucce.
< Facciamo un altra partita? > domandò lui.
La ragazza scosse la testa:< Sono le tre di notte Freddie. Sto morendo di sonno. >
Si alzò e andò a recuperare il suo cappotto.
< Non se ne parla. > ribatté Freddie:< Fuori si gela, soprattutto a quest'ora. Rimani. >
< Rimani? >
< Rimani Lily. Ho delle stanze per gli ospiti. >
La ragazza cercò di scostarsi, ma Freddie la prese per mano.
< Rimani Darling. >
Lilì cedette ed accettò.
Freddie la portò al piano superiore dove si trovavano le camere, le diede una tuta e la fece sistemare in una stanza tutta rosa.
Lilì si tolse le scarpe, indossò la tuta color canarino e si mise a letto.
Pochi minuti più tardi Lilì sentì aprire la porta. Accese subito la luce.
< Fred? > domandò mezza intontita.
Lui non rispose, chiuse la porta dietro di sé.
< Stai male? > chiese lei preoccupata.
Freddie non rispose nemmeno questa volta. Si sedette sul letto, la spinse dolcemente sui cuscini e iniziò a baciarla.
Lilì si lasciò presto trascinare. Era così bello averlo fra le braccia dopo così tanti mesi di assenza.
Poi Fred si staccò da lei:< Cazzo mi sei mancata davvero troppo. >
Lilì si mise a ridere. Chiuse la luce e i due si infilarono sotto le coperte.
Rimasero per qualche istante immobili. Uno fra le braccia dell'altro, ad assaporare il momento.
Si baciarono ancora e piuttosto a lungo. I baci di Fred creavano quasi dipendenza.
Poi Freddie si sdraiò sopra di lei e le sfilò la maglietta con un solo rapido gesto.
Fu tutto così veloce. I vestiti caddero rapidamente sul pavimento e rimasero di nuovo nudi, a contatto.
Il tutto senza smettere di baciarsi e accarezzarsi.
Il desiderio aveva già annebbiato le menti di entrambi.
I loro corpi si unirono ancora una volta. Lilì lo strinse a sé, afferrandolo forte per i capelli neri.
Non aveva mai visto capelli così scuri in tutta la sua vita.
Ad ogni spinta Lilì si lasciava scappare un gemito di piacere. Era tutto così dannatamente perfetto.
Poi i loro corpi sudati si rilassarono e rimasero uno sopra l'altro, esausti.
Lilì cercava di prendere fiato mentre Freddie si era rifugiato fra le sue braccia.
< Ho cambiato idea. > disse a fatica:< Mi piacciono le tue tette anche se non sono enormi. >
Lilì sorrise, era troppo stanca per mettersi a ridere.
< Buon Natale Lily. > disse lui baciandola ancora una volta.
La ragazza non rispose, si limitò ad accarezzargli il viso mentre lui le torturava le labbra con un bacio fin troppo lungo e appassionato.
Alla fine si addormentarono presto avvolti nelle coperte di un letto completamente sfatto.
Lilì non pensò mai, almeno non durante quei momenti, che non stavano usando protezioni.
Si sarebbe benissimo potuta ammalare! HIV, epatite...
In fondo non le importava più di tanto. Quello che importava era stare con l'uomo che amava di più al mondo.
Forse aveva sbagliato e se ne sarebbe pentita, ma probabilmente ne sarebbe comunque valsa la pena.

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Capitolo 13
*** Live AID ***


Wembley non era mai stata così piena fin ad allora.
Migliaia e migliaia di londinesi, e non, si stavano precipitando per prendere posto in quello che molti avevano definito il più grande evento rock dopo Woodstock. Si aspettavano più di 72.000 persone.
Live AID. Così Bob Geldof e Midge Ure avevano deciso di chiamare quel gigantesco evento benefico fra Londra e Filadelfia.
Infatti tutto il ricavato sarebbe andato alle popolazione ormai allo stremo dell'Etiopia. Milioni di persone immerse in quello che sembrava l'inferno. Niente cibo, niente acqua. E Save the children che tentava di salvare il salvabile.
Angeline era stata fra le prime ad accettare l'incarico di giornalista dietro alle quinte e nonostante un piccolo imprevisto sorto diversi mesi prima, era stata fra le prime ad arrivare sul luogo.
Con lei stava Marius, di nuovo suo collaboratore in quell'occasione,.
Erano presenti delle vere e proprie leggende viventi!
Elton John e Sting, David Bowie e gli U2, Paul McCartney, gli Wham!, gli Who...
E la band più chiaccherata del momento: i Queen.
Avevano appena terminato un tour leggendario, ma al momento erano sulla bocca di tutti per due grossi scivoloni.
Il primo era stato il video censurato di I want to break free che li aveva quasi distrutti in America e il secondo riguardava i concerti in Sud Africa.
Suonare per un pubblico segregazionista aveva creato delle enormi polemiche attorno alla band. Inoltre le voci su un loro possibile scioglimento continuavano a girare, diventando quasi certezza.
Ma adesso erano lì. 72.000 persone erano pronte a cantare assieme al più carismatico dei leader.
Freddie non era ancora arrivato. Angeline lo attese pazientemente per ore in compagnia di Elton John di cui era diventata amica anni prima.
All'apertura del concerto c'erano solo Brian May e Roger Tylor.
Lilì li scovò mentre parlavano assieme a Bowie e alla principessa Diana in tribuna d'onore.
Per Lilì iniziò il lavoro duro, ovvero le interviste post Live AID.
Stava intervistando gli Spandau Ballet quando Marius la informò che Mercury si era finalmente presentato all'ingresso principale.
Concluse in fretta l'intervista e raggiunse il cantante.
Era esausta. Faceva un caldo allucinante. Il suo tailleur la stava lentamente uccidendo.
Freddie sapeva che Lily faceva parte dell'enorme équipe di giornalisti presenti. Era stato Jim Beach a confermarlo.
Oltre a lui erano presenti anche Mary, l'ex di Fred, con in braccio il piccolo appena nato e le mogli degli altri tre membri della band.
Angeline era particolarmente nervosa all'idea di rivederlo dopo otto mesi.
Tutti la adoravano. Angeline era forse una delle giornaliste più apprezzate nel panorama musicale britannico, anche se negli ultimi otto mesi aveva rinunciato a parecchi servizi e aveva rifiutato di rivedere Freddie.
La causa era più che evidente ormai, ma lei cercava di non farci troppo caso. Non voleva che la sua condizione la limitasse in qualche modo.
Fred era nella sua roulotte personale quando la ragazza lo raggiunse.
Stava facendo degli esercizi vocali quindi non si accorse subito che Angeline stesse bussando.
Aprì un ragazzo, o sarebbe meglio dire un uomo, con dei folti baffi scuri.
< Sì? > domandò con un accento vagamente irlandese.
Lilì non lo conosceva e rimase spiazzata. Forse era uno dei suoi nuovi collaboratori.
< Sono Angeline Rocher. > disse semplicemente lei:< Devo parlare con Freddie Mercury. >
Lui annuì e riferì la cosa a Fred, che felicissimo corse verso la ragazza.
La strinse forte fra le braccia e Angeline si chiese come non si fosse reso subito conto della cosa.
Freddie fece segno all'altro di lasciarli soli.
Fece sedere la ragazza su un divanetto e prese posto proprio davanti a lei.
< Freddie io... > cercò di dirgli la ragazza.
< Oh cazzo! Come diavolo ho fatto a non accorgermene subito?! > esclamò lui all'improvviso sgranando i suoi enormi occhi scuri:< Ma... da quando... chi è stato?! >
Angeline si mise a ridere divertita dal suo comportamento:< Quante domande signor Mercury. Ti ricordo che sono io la giornalista fra i due. >
Lui le prese subito le mani:< Quando è successo? > domandò con gli occhi che brillavano.
< A... gennaio, credo. O dicembre. > rispose lei.
Freddie annuì, troppo felice per quello che i suoi occhi stavano vedendo in quel momento.
< Manca poco. Un mese o poco più. > disse quasi commosso.
< Già. >
< E sei comunque venuta al Live AID!? >
Angeline fece spallucce:< Non ho la minima intenzione di perdermi il concerto più importante della storia del rock solo perché sono incinta di otto mesi! > replicò senza fare una piega.
Freddie scoppiò a ridere:< Sei proprio una testa di cazzo, lo sai vero? >
< Forse. >
Lui scosse la testa:< Sei fuori. Sai già quando nascerà? Il giorno. >
< Metà agosto. >
< Uhm... >
< Cosa? >
< Nulla. Lo sai che mi piace fare previsioni. > replicò lui offrendole un bicchiere d'acqua:< Secondo Brian sono una specie di veggente in queste cose. >
< Vediamo. > lo sfidò Lilì.
< Maschietto, circa due chili e otto. E nascerà esattamente da un mese a questa parte. >
Angeline posò il bicchiere vuoto su un tavolino.
< Marius né sarà felice. > commentò Freddie:< È lui il padre, vero? State assieme, o sbaglio? >
< Non sbagli. Stiamo insieme da gennaio e le cose stanno andando alla grande, quindi... > disse lei.
< Sono fin troppo felice per te. Anche se ammetto che avrei voluto ripetere molte più volte la nostra bella esperienza di otto mesi fa, ma le tue condizioni me lo impediscono. > confessò lui con uno sguardo malizioso negli occhi.
Angeline lo guardò male:< Aspetto un bambino. >
< Lo so, lo so. È evidente. > replicò lui:< Sei parecchio gonfia in faccia. >
< È uno dei tanti effetti collaterali. > ribatté Angeline con tranquillità.
< Ci intervisterai? > domandò Freddie speranzoso.
< Dopo la vostra esibizione, certo. > rispose la ragazza.
Freddie abbozzò un sorriso e si sporse per baciarla.
Dopo aver posato le sue labbra su quelle della giovane Rocher si fermò parecchio tempo a guardarla negli occhi.
< Scusa, non ho resistito. Sei davvero bella. >
< Anche se sono una cicciona incinta con la faccia gonfia? >
Freddie sorrise:< Sì. >
< Che bugiardo. > rise lei spingendolo via.
I due si misero a ridere piano.
< Chi era il tipo che ho visto prima? > domandò a quel punto Angeline.
< È il mio giardiniere Jim. È un gran bravo ragazzo. > replicò lui.
< Oh, sì. > ribatté Angeline:< Il giardiniere. Immagino ci sia del tenero fra te e lui. >
Freddie la guardò confuso e forse imbarazzato:< Cosa stai insinuando? >
< Insinuando... Ti conosco da troppo tempo Freddie Mercury. So che provi qualcosa per Jim. >
< E la cosa ti fa soffrire? > chiese Freddie, quasi spaventato all'idea.
La ragazza negò:< No Freddie. Abbiamo entrambi trovato qualcuno che ci ama davvero ed è fantastico, non credi? >
Freddie sorrise:< Sì, sì lo è. >
La ragazza assunse un espressione strana.
< Che c'è? > domandò lui preoccupato.
Angeline sorrise appena.
< Nulla, al piccolino o piccolina, piace scalciare. > rispose lei sempre sorridendo.
Freddie sorrise a sua volta.
< Vuoi sentire? >
< Cosa? >
< Il piccolo che scalcia. > e gli prese una mano posandola delicatamente sotto alla sua camicetta verde.
Poco dopo Freddie la guardò stranito:< È stranissimo. >
Angeline si mise a ridacchiare:< È come una specie di onda, vero? >
< Sì. > disse lui forse a voce troppo alta, fatto sta che ritirò quasi di scatto la mano:< Diavolo! È scattato all'improvviso! >
Angeline rise ancora. Una risata chiara e cristallina delle sue.
< Devi averlo spaventato con la tua voce da opera rock! > fece lei cercando di trattenere le risate.
Freddie la guardò. Poi si chinò leggermente verso di lei e cantò:<
All we hear is radio ga ga
Radio goo goo
Radio ga ga
All we hear is radio ga ga
Radio blah blah
Radio, what's new?
Radio, someone still loves you! >

Il bambino sobbalzò e i due si misero nuovamente a ridere finché alla ragazza non mancò il fiato.
< Il piccolo ha un buon orecchio! > fece Freddie dando un buffetto alla ragazza:< Avete fatto un bel lavoro tu e Marius. >
Angeline sorrise ma il suo sorriso sparì subito dopo. Non poteva dirgli la verità. Gli avrebbe rovinato la vita e la carriera.
< Tutto bene? > domandò lui.
Angeline annuì:< Sono solo molto stanca Fred. Ho da fare un altra intervista fra venti minuti. >
< A chi? >
< Phil Collins e Sting. >
Lui annuì:< Riposa qui finché vuoi. Io starò davanti allo specchio a prepararmi per l'intervista pre concerto. > e la baciò dolcemente sulla fronte.
Angeline rimase a guardarlo immersa nei cuscini. I suoi collaboratori venivano e se ne andavano.
Lui si pettinò, si sistemò la canottiera bianca, i baffi.
Era vestito semplicemente, forse troppo per un'occasione del genere, e la ragazza gli chiese se si sarebbe esibito proprio con quei vestiti.
< Assolutamente sì darling. > ribatté lui:< La gente non guarderà i miei vestiti se li incanterò con la musica. >
Angeline sorrise. Voleva dirgli così tante cose, ma era tempo per lui dell'intervista pre concerto e per lei di tornare ad intervistare.
Con non poca ritrosia tornò dietro alle quinte, si sedette su una seggiola e lì attese l'arrivo di Sting.
Mentre aspettava venne raggiunta da John Deacon, di passaggio da lì.
< Ehi. > disse subito lui riconoscendola.
La ragazza sorrise:< Ehilá John. >
< Mio... ma quando è successo? > domandò incredulo e felice davanti al palese stato di gravidanza di lei.
Angeline si mise a ridacchiare:< Otto mesi fa. >
John annuì:< È fantastico! Cioè, almeno credo. Lo è per te? >
< Ma certo che sì John. > replicò la ragazza ridendo:< È mio figlio. >
< Oh Marius dovrà esserne così felice! > commentò entusiastico John.
< Lo sono. > replicò Marius raggiungendo i due:< Fra nemmeno un mese diventerò papà, è meraviglioso! >
Diede una coca cola gelata a Lilì:< È l'unica cosa che ho trovato. >
< Grazie amore. > disse prendendola in mano.
Angeline prese il bicchiere e poi lo ruppe in due.
< Angeline! > urlò quasi John.
La ragazza si guardò attorno. Un dolore così forte e improvviso non l'aveva mai sentito in vita sua.
< Tutto ok? > domandò Marius con uno sguardo incredibilmente preoccupato.
La ragazza fece buon viso a cattivo gioco:< Sto bene. Sono solo stanca e stressata. Fa caldissimo. >
< Corro a prendere del cioccolato! > fece Marius e se ne andò di corsa.
Angeline sospirò sconsolata.
Aveva ancora tre interviste da fare: Sting e Phil Collins, David Bowie e i Queen.
Fare l'intervista a Sting e Collins non fu troppo difficile.
Faceva caldo da morire e la ragazza si sentiva strana. Aveva mal di schiena e continuava a sudare.
Angeline cercò di non farci caso. Sarà solo il caldo, passerà, si disse.
Ad ogni modo l'intervista andò alla grande.
Poco dopo venne raggiunta da un suo collega.
< Rocher devi sostituire Goods. > la informò lui.
La ragazza sospirò seccata:< Fra tutti proprio io? E perché poi? >
< A quanto pare ha avuto un attacco di diarrea improvvisa. >
Angeline si alzò a fatica e a passi infuriati si diresse verso l'altra stanza delle interviste.
Era davvero seccata. Non era in gran forma e doveva persino sostituire un collega!
Marius la seguì portando dietro il blocchetto degli appunti e una bottiglia di acqua fresca.
Si sedette sulla seggiola dietro alle telecamere con la delicatezza di un elefante.
< Chi è il fortunato? > domandò lei irritata.
< David Bowie signora. Si tratta di una breve intervista pre live. > replicò uno dei cameraman.
La ragazza sbuffò, almeno si trattava di un suo caro amico e non uno sconosciuto.
Appena David arrivò si stupì della presenza di Angeline al posto di Goods; dopo una breve spiegazione sul perché Goods si fosse assentato l'intervista poté avere inizio.
Stava andando tutto alla grande quando Angeline spalancò gli occhi dalla sorpresa e quasi si mise a urlare.
David la guardò stranito ma andò avanti con l'intervista come se niente fosse.
Angeline capì che qualcosa non andava. Non era il semplice mal di schiena da ottavo mese, né dei dolori causati dalla troppa stanchezza. Forse era semplicemente esaurita dopo mezza giornata di intenso lavoro.
< LILY! > urlò David a un certo punto interrompendo l'intervista:< HAI ROTTO LE ACQUE! >
Lilì era immobile, come di marmo. Ai suoi piedi si stava allargando quella che non era esattamente una pozza d'acqua.
Rimase congelata con il microfono a mezz'aria. Fortuna che le interviste pre live aid non erano in live!
Marius seduto con la schiena attaccata al muro perse ogni traccia di colore sul suo volto.
Angeline guardò David terrorizzata:< Io...io...io non lo so! > scoppiò a piangere.
David corse subito da lei, cercò di consolarla come poté.
< Dov'è Freddie? > domandò lei fra un singhiozzo e l'altro:< Devo parlare subito con Freddie! >
< Freddie è con gli altri. Sta facendo l'intervista. > le disse con tranquillità:< Adesso pensa a rilassarti. >
< Rilassarmi? Rilassarmi?! > urlò lei:< Sto avendo le contrazioni un mese prima e mi dici di rilassarmi?! >
Mentre David tentava di farla smettere di piangere, Marius aveva preso gli effetti personali di Lilì ed era pronto a fiondarsi in ospedale.
La ragazza si fece promettere da Bowie che avrebbe avvisato Freddie e i Queen della cosa, poi aiutata da Marius si allontanò il prima possibile da Wembley.
Freddie era nel backstage e saltellava nervosamente in attesa che Angeline si facesse viva.
< L'avete vista? > domandò Freddie rivolto a Brian.
< No Fred. La Rocher deve essersi presa una pausa. > replicò Brian porgendo una birra all'amico:< Dovresti rilassarti. Fra un quarto d'ora si va in scena. >
Lui annuì, finì la birra tutta d'un fiato.
Poco dopo venne raggiunto da David.
< Oh David. Hai visto per caso Angeline? Sono ore che la cerco ma nessuno mi sa dire dov'è finita. > chiese Freddie.
David sospirò:< Sono venuto apposta per parlarti di questo. >
< Ah. >
< Angeline ha rotto le acque in anticipo. > disse David con un espressione molto seria:< È andata all'ospedale. >
Freddie non disse nulla. Continuò a fissare David come se sperasse che quello che gli aveva appena detto fosse una cazzata.
< Freddie mi ha detto di dirtelo poco prima di lasciare Wembley. >
< Lasciare Wembley? Quando? Quante ore fa? > domandò lui a raffica.
< Erano le 16 circa. >
< Merda. > sibilò fra i denti Freddie.
Poi un solo pensiero lo iniziò a tormentare:< Devo andare subito da lei. Devo andare da Lily. >
John lo prese per un braccio:< Freddie dobbiamo andare. >
< Cosa? > fece lui preso alla sprovvista.
< Mercury andiamo! Dobbiamo andare, tocca a noi! > fece di rimando Roger, incamminandosi verso il palco.
Freddie guardò dritto davanti a sé.
< Vorrei tanto che tu fossi qua Lily. > pensò fra sé e sé mentre metteva un piede dopo l'altro per raggiungere gli altri sul palco.
Si buttò in pasto a 72.000 persone con il pensiero sempre rivolto alla ragazza.
< Te lo dedico Lily. > sussurrò appena prima di suonare al piano l'intro di Bohemian rhapsody.
Il resto è storia. Quei venti minuti resero i Queen la più grande band rock del mondo e Freddie il più grande frontman di tutti i tempi.

Angeline sorrise per tutta la durata della performance con il piccolo Frederic appena nato fra le braccia. Aveva ancora i capelli appiccicati sulla fronte ed era esausta, ma non si sarebbe persa l'esibizione dei Queen per niente al mondo!
Era stato così intenso che la ragazza si era messa a piangere. Come avrebbe voluto essere lì...
Il piccolo sbadigliò e si mise a piangere a sua volta.
< Ha fame. > sospirò lei.
Marius le diede una mano con il neonato, poi dovette tornare di corsa al Live Aid per sostituirla nelle interviste post concerto.
Anche se il piccolo Frederic Guillarme era nato quasi un mese prima godeva di ottima salute.
Era leggermente più piccolo di un bambino nato al nono mese, ma respirava regolarmente e non sembrava aver sofferto durante il parto.
Il concerto andò avanti per molte ore ancora.
Oltre a David Bowie (che si esibì dopo i Queen) seguirono gli Who, Paul McCartney ed Elton John.
Mentre Angeline stringeva quello scricciolo fra le braccia pensò che fosse nato in un giorno davvero epico. Live aid.
Probabilmente un concerto che non avrebbe mai avuto eguali nella storia.
Verso le undici Lilì aveva messo a dormire il piccolo in una culla accanto al letto. Si apprestava a guardare il finale epico del Live Aid di Filadelfia quando qualcuno bussò alla porta.
< Sì? > disse Angeline.
La porta si aprì e la prima cosa che vide fu un enorme bouquet di rose rosse.
Angeline era spaesata ma poi riconobbe Freddie e tutto le fu più chiaro.
< Come diavolo hai fatto a entrare? E a sapere che mi trovavo qui? > domandò lei sorridendo.
< Oh. Segreti del mestiere. > ridacchiò Freddie:< Ho detto che ero tuo fratello. >
< Seriamente. > rise Angeline.
< Già e ci sono cascati. > ribatté lui porgendo alla ragazza il mazzo di fiori.
La ragazza li prese in mano commossa:< Sono bellissimi Fred. >
< Ho fatto del mio meglio. > replicò lui sedendosi sul fondo del letto:< Il mio assistente ha trovato solo questi. >
Angeline annuì ancora.
< Mi dispiace. So che non sono il massimo, avrei voluto fare molto di più ma oggi è stata una giornataccia. > sospirò lui amareggiato.
La ragazza posò i fiori di lato:< Non importa Freddie. Sono bellissimi ed è questo che conta. >
Freddie la guardò e abbozzò un sorriso:< Sono così felice per te Lily. >
Angeline arrossì:< È stato spaventoso e doloroso, ma io e il piccolo stiamo bene. È stata una cosa veloce. >
< E' un maschietto allora! Avevo ragione! > fece lui tutto contento.
Angeline disse di sì:< Un bel bambino con tanti capelli scuri. Nato sulle prime note di Bohemian Rhapsody. >
< Posso vederlo? > domandò lui impaziente.
La ragazza disse di sì:< È nella culla adesso. Credo stia dormendo. >
Freddie si avvicinò facendo meno rumore possibile.
< Quant'è carino. Ed è proprio piccolo piccolo, più piccolo dei bambini di Brian e John! > commentò lui rivolto alla ragazza.
Angeline sorrise:< E per fortuna è sano, nonostante sia nato quasi un mese prima. >
Il piccolo iniziò ad agitarsi, diventò rosso e poi si mise a urlare di nuovo.
< Ha di nuovo fame. > sospirò Angeline prendendo il piccolo che si agitava fra le braccia.
< Ma quanto mangiano i bambini così piccoli? > si stupì Freddie.
Angeline lo attaccò al seno:< Non ne ho idea, ma il piccolo Frederic sembra piuttosto spesso! È un gran golosone. >
Mercury la guardò stranito:< Lo hai chiamato come me?! >
Angeline si mise a ridere piano:< Come il mio migliore amico e confidente Freddie Mercury. >
Lui annuì appena.
< Ti ho offeso per caso? Pensavo ti facesse piacere. > chiese la ragazza notando la sua strana espressione.
< No, io... ne sono molto onorato Lily. Molto onorato. > replicò Freddie e alla ragazza parve di intravedere una lacrima scendere dai suoi occhi.
Angeline sorrise ancora una volta.
< Il Live Aid di Filadelfia dev'essere quasi finito. > disse accendendo il televisore:< Vuoi restare qui con me a goderti il finale? >
Freddie accettò volentieri l'offerta e si sedette accanto a lei.
< Avete rubato lo show. > disse lei con un largo sorriso.
< Non lo so. Grazie a Dio è finita. > ribatté lui mentre i cantanti si riunivano sul palco per l'esibizione finale.
La ragazza sospirò:< Io credo che la vostra esibizione Live sia stata davvero favolosa, forse la tua migliore performance di sempre. >
Freddie si girò verso di lei:< Lo credi davvero? >
Angeline disse di sì con la testa, gli prese una mano:< Assolutamente sì Melina. Lo sai che dico sempre quello che penso. >
Lui le fece il baciamano:< Hai fatto un piccolo capolavoro Angeline. >
< Lo abbiamo fatto entrambi oggi Freddie. > replicò Lilì.
Freddie sorrise e sfiorò le sue labbra con un dolce bacio.
Diede anche una carezza al piccolo che gli prese un dito con la manina e aprì gli occhi scuri.
< È così bello. > disse quasi commosso:< Non è mio ma è davvero molto bello. >
< Sì, lo è. > fece Angeline pulendogli la bocca con un bavaglino.
Freddie stampò un bacio sulla guancia alla ragazza e insieme tornarono a guardare la tv.

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Capitolo 14
*** Disastro annunciato ***


Dopo la nascita del piccolo Frederic, Lilì e Freddie diventarono ancora più uniti.
La ragazza e Marius vivevano infatti a due isolati di distanza da casa sua.
Quando Freddie non era in tour o in studio passavano molto tempo assieme.
Angeline aveva lasciato il suo lavoro di giornalista per intraprendere quello di scrittrice.
Il suo ultimo articolo pubblicato parlava del disco solista di Freddie: Mr Bad guy.
< Così hai deciso. > disse Freddie con un lungo sospiro che tradiva tutta la sua disapprovazione.
Angeline annuì spostando i capelli neri di Frederic dalla fronte:< È meglio così. Fare la giornalista mi avrebbe portato via troppo tempo. >
< Sei la migliore. E tu lo sai. > continuò lui cercando di convincerla.
Angeline scosse la testa:< Forse Freddie, forse. Questo non toglie che adesso sono una mamma e non voglio essere una madre assente. >
Lui annuì:< Potrei pagarti una tata mentre sei via.>
< FREDDIE! >
< Ok! Ok, scusa. >
Lilì sospirò sconsolata:< Sei veramente incoreggibile. >
Mercury si mise a ridere sotto i baffi:< È vero. >
La ragazza sorrise. Freddie era tremendamente immaturo certe volte, ma era Freddie. E per certi versi il suo Freddie.
Freddie che la chiamava ogni sera, che continuava a fare regali giganteschi al piccolo. Freddie che non perdeva occasione per stare assieme a lei e al bambino.
Angeline sognava spesso una vita accanto a lui, ma sapeva che era impossibile. Lei conviveva con l'uomo più dolce e paziente al mondo, lui amava Jim.
< A cosa pensi Rocher? > domandò lui incuriosito:< Quando pieghi la testa da una parte stai pensando sempre a qualcosa. >
Angeline sorrise:< Penso solo al fatto che fra qualche giorno sarà il compleanno di questo piccolino. >
< Oh lo so. > ribatté Freddie:< Ho già preso un bel regalo per l'occasione. >
< Fred... >
< Non è un pupazzo gigante. > disse subito lui:< Lo giuro! >
Angeline si mise a ridere mentre il piccolo si sporgeva verso Freddie:< A mio figlio la cosa non dispiacerebbe affatto, ma la casa è piccola e non sappiamo dove mettere tutti questi giocattoli. Tienilo un secondo, vado in cucina a preparare qualcosa di fresco. >
Lui annuì e prese il piccolo fra le braccia.
Angeline tirò fuori il gelato. Era metà luglio, si moriva di caldo.
Prese le coppette e le mise sul tavolo, con la sguardo però verso gli altri due.
Freddie stava sollevando in aria il piccolo Frederic che si sganasciava dalle risate.
Lily li osservava divertita, sembravano proprio padre e figlio.
Angeline ma che ti passa per la testa?! Non farti strane idee che poi finisci a soffrire da sola.
La ragazza portò il gelato e lo posò sul tavolino davanti al divano.
Freddie ridiede il piccolo alla ragazza e afferrò la sua coppetta di gelato.
< Domani concerto a Londra eh? > domandò lei mentre Frederic tentava di rovesciarsi addosso il gelato.
< Dopodomani. > replicò lui con la bocca piena:< 11 e 12 luglio. >
La ragazza annuì.
< Verrai a vederci? >
< Non lo so Fred. Il piccolo... >
Freddie fece segno di aver capito.
< Mi dispiace. > si scusò la ragazza.
< Non ha importanza. > replicò lui:< So che quel piccolino è la cosa più importante per te al momento. E anche per me. >
Angeline strinse forte a sé il piccolo:< Anche per te? > domandò cercando di nascondere la profonda commozione nella voce.
Freddie sorrise:< Certo. Voglio bene a lui tanto quanto ne voglio a te. E non solo perché ha il mio stesso nome. >
Lilì lo guardò senza trattenere le lacrime.
< Stai bene? > domandò lui preoccupato.
Angeline annuì lasciando che lui le asciugasse le lacrime. Non erano state le sue parole a farla crollare, ma la terribile quanto cruda verità che era costretta a nascondergli.
< Sto bene Freddie. > disse poi tirando su con il naso:< È solo che... >
< Oh darling. Ti ho fatto commuovere. > constatò lui:< Lily ti conosco da anni. Fra noi c'è sempre stata una forte intesa. Che si tratti di amicizia o altro non me ne frega niente. Io ti voglio nellq mia vita e ti vorrò sempre bene. >
A quelle parole Lilì scoppiò in un fiume di lacrime e il piccolo Frederic si ritrovò a guardarsi attorno allibito, chiedendosi cosa stesse succedendo.
Freddie la tirò a sé. La ragazza si abbandonò a quell'abbraccio. Si sentiva protetta, al sicuro.
Il piccolo stava nel mezzo aggrappato alle magliette dei due, sempre più confuso.
Angeline fu la prima a staccarsi e a dare un bel bacio al piccolo Frederic.
< Devo darti il regalo già adesso. > disse lui.
< Già adesso? > ripeté Angeline.
< Dopo Wembley partirò per Manchester e non so se ci sarò per il compleanno del piccolo Fred. > spiegò lui dandole un pacchetto.
< Passiamo così poco tempo assieme ultimamente. Né parliamo spesso al telefono. > sospirò Lilì.
< Lo so darling, lo so. Ma questo tour è parecchio impegnativo e mi porta via molto tempo. Anche Mary si lamenta spesso per via di questa cosa. > replicò Freddie seccato.
Angeline scosse la testa:< Non importa Fred. >
< Beh a me importa invece. > ribatté ancora Freddie:< Perché per quanto ami stare con Jim e Mary stare senza di te mi manca troppo. Anzi, mi manca terribilmente. >
La ragazza lo guardò allibita. Era una dichiarazione o cosa?
< Scusa. > disse poi guardando la faccia confusa della ragazza:< Scusa, sono stanco. È meglio che vada. Saluta Marius da parte mia. >
Angeline annuì e lo guardò andarsene via.
In quel momento odiò se stessa. Si detestò per non aver detto a Freddie tutto quello che avrebbe dovuto dirgli da più di un anno. Ma in fondo era meglio così.

Wembley andò alla grande. Due date sold out.
Angeline avrebbe tanto voluto assistere da dietro alle quinte, ma Frederic era troppo piccolo per stare in mezzo a tutta quella confusione.
La festa per il primo anno del piccolo era fissata per le 16 del 13 luglio.
Angeline non aveva invitato molte persone.
La moglie di John, John, Mary Austin, i suoi parenti più stretti, Sophie e Freddie.
Sophie aveva tagliato i ponti da anni con il cugino ed ex di Lilì; adesso viveva da anni a Liverpool con suo marito e i suoi due gemellini.
Angeline e Sophie erano comunque rimaste in ottimi rapporti e spesso si sentivano al telefono.
Mary invece era amica di Angeline da poco.
Non erano simili caratterialmente. Mary era tendenzialmente timida, Angeline era decisa e determinata.
Entrambe amavano Freddie, a modo loro. Ed avevano entrambe un bambino della stessa età.
Richard e Frederic andavano perfettamente d'accordo e le due non potevano esserne più che felici.
Al compleanno c'erano tutti tranne Freddie.
Angeline aveva ricevuto il suo regalo il giorno prima, ma non l'aveva ancora aperto.
< Allora... > iniziò Mary:< Freddie non si è fatto vivo. >
< No. > replicò la ragazza:< Vuoi un po' di limonata? >
Mary accettò con piacere.
< Fa un caldo terrificante. > si lamentò:< Freddie sarà esausto dopo le due date a Wembley. >
Angeline fece spallucce:< Non saprei. >
< Non ti ha chiamato? > domandò lei.
Angeline disse di no.
< Neanche a me. > sospirò Mary alla fine, anche se le sembrò di vederla sorridere. Ma era solo un impressione, forse.
La ragazza portò la limonata in cortile e la servì agli ospiti.
Frederic, Richard e i due gemelli stavano giocando sul prato a tirarsi la palla.
< Freddie mi aveva proposto casa sua per il party. > confessò Angeline:< Non ha ancora capito che ho pochi amici a Londra. >
< Pochi amici? > si stupì Mary.
< Amici con bambini piccoli. Ho invitato anche la moglie di Brian e quella di Roger ma non sono riuscite a venire. > ribatté la ragazza aggiustando il cappellino a Frederic.
Mary annuì, mentre la ragazza veniva trascinata via da Sophie.
< Allora ti diverti? > domandò Lilì:< Dovrebbe arrivare anche John Deacon a momenti. >
L'amica la guardò seria:< Ti rendi conto? >
< Cosa? >
< La tipa, laggiù. >
< Chi? > domandò lei togliendo la torta gelato dal frigo.
Sophie sbuffò:< La tipa bionda che sembra una bambolina. >
< Oh Mary. > replicò Angeline cercando ovunque le candeline.
< Non te ne sei accorta? > domandò l'amica abbassando la voce.
Angeline si voltò confusa:< Accorta di che? >
< Lei ti odia. >
Angeline scoppiò in una sonora risata:< Come scusa? >
< Sei cieca o cosa? > insistette lei:< Non hai notato lo sguardo di pura rabbia nei tuoi confronti? >
< Sophie stai decisamente esagerando. >
< No, no. Fidati. > disse lei:< Ha lo sguardo di chi è terribilmente invidiosa ma non ha il coraggio di dirlo. >
Angeline sospirò:< Non ne vedo il motivo. >
Sophie sospirò sconsolata:< Sei davvero cieca. È ovvio che è invidiosa del rapporto che hai con Mercury! >
La ragazza si mise a ridere:< Non credo proprio visto che è l'amore della vita di Freddie. Aiutami a cercare le candeline piuttosto. >
< Sono qui sul tavolo. > ribatté lei ma non udì risposta.
< Lilì hai capito? > domandò ancora l'amica per poi notare che Lilì si era bloccata con la torta in mano.
< Angeline! > disse lei tirandole un pizzicotto.
La ragazza però non si mosse, era come pietrificata.
E lo era, ma dal terrore!
< Oh cavolo! Ma è davvero Freddie Mercury! Ma non era a Manchester? > esclamò Sophie tutta esaltata. Lei non l'aveva mai visto così da vicino.
Angeline annuì appena:< Tienila tu. > e sbatté la torta in mano a Sophie.
Uscì di casa di corsa e si diresse a grandi passi verso Freddie.
< Ehilá darling. > fece lui appena la vide sfoggiando un bel sorriso:< Che bel vestito! >
Non aveva l'aria di stare benissimo. Sembrava stanco e aveva la voce bassa, come se avesse preso freddo.
Mary la fissava in cagnesco mentre Freddie teneva fra le braccia il bambino di lei.
Angeline non rispose e prese in braccio il piccolo Frederic.
Mary la guardava davvero male e Marius avevano uno sguardo che parlava da solo.
Freddie la continuava a fissare confuso.
< Devo controllare il pannolino. Torno subito. > mentì lei ed entrò con il bambino in casa quasi di corsa.
< Che ne faccio della torta? > domandò Sophie con la teglia in mano.
< Servila. Io arrivo fra un attimo. > ribatté Angeline. Marius la seguì al piano di sopra.
Angeline mise il bambino nel lettino e cercò di regolarizzare la respirazione.
< Lilì... > fece appena lui.
La ragazza si voltò:< Sto bene. >
< Non sembra che tu stia molto bene. > replicò Marius:< Sei pallidissima e sudata. Mi aspetto che tu svenga da un momento all'altro. >
Angeline scosse la testa con forza:< Sto benissimo. Dammi cinque minuti e scendo. >
< Freddie deve andare via adesso. Deve partire per Manchester. >
< D'accordo. > ribatté Lilì:< Salutalo da parte mia. >
< Vorrà salire per salutarti di persona. >
< E tu mandalo via. > replicò Lilì irritata:< Ho bisogno di cinque fottutissimi minuti. >
Marius annuì e se ne andò.
Angeline non uscì più da quella stanza fino all'ora di cena.
Marius aveva preparato un insalata di riso con scarso successo.
< Non provare a lamentarti. > replicò lui appena notò l'espressione non esattamente esaltata di Lilì.
Angeline scosse la testa:< Non ne avevo intenzione. >
Marius sospirò:< Dovrai dirglielo prima o poi. >
Angeline disse di no.
< Santo cielo Angeline! Deve sapere la verità! Quando vuoi dirglielo? Sul letto di morte?! > fece ancora lui stizzito.
Lilì scosse ancora la testa. Mary aveva avuto chiaramente dei sospetti quando aveva visto il piccolo in braccio a Freddie.
< Ascoltami. > disse Marius con serietà:< È un suo diritto. >
< Smettila. > ribatté lei seccata:< Sei tu suo padre. >
< Teoricamente sì, ma... >
< No Marius. Lo sai anche tu che è meglio così. Perché rovinargli la vita? > ribatté decisa la ragazza:< È all'apice della carriera. Non gli farò questo, sarebbe... crudele! >
< Se non lo farai tu ci penserà Mary. E allora sì che sarà un bel casino. Sai benissimo che i due sono più che confidenti. Inoltre è innegabile che Frederic gli somigli! >
Angeline lo sapeva, ma sapeva anche di dover correre il rischio.
< Cazzo Angeline! Hanno gli stessi fottutissimi occhi! > esclamò Marius esasperato.
< Basterà smettere di sentirci per un po'. > disse lei alla fine.
Marius la guardò sconcertato:< Vuoi tagliare i rapporti? >
< No. Non del tutto. >
Marius sospirò:< Lilì lui ti ama. >
< Non è esatto Marius. Mi vuole bene, ma amare è un altra cosa. >
< Sì, ti vuole bene. Forse più di Mary. >
Angeline sorrise a metà:< Non credo proprio e comunque basterà non frequentarci per un po'. Non voglio certo perdere la sua amicizia, è il mio più caro amico. Lo sai. >
Lui annuì anche se non era d'accordo.
Si alzò da tavola e mise i piatti nel lavandino.
< Freddie ne soffrirà tantissimo. > disse infine:< E anche tu. >
Angeline non replicò. Sapeva che per quanto doloroso era la cosa giusta da fare.

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Capitolo 15
*** L'epidemia AIDS ***


Angeline non lavorava da molto tempo ormai al Daily Mail, era lontana dal mondo del giornalismo.
Eppure la notizia dei due presunti amanti di Freddie morti a causa dell'AIDS avevano lasciato la ragazza senza parole.
Non era possibile.
Freddie aveva tanti amanti, questo era un dato di fatto.
Però le fonti non sembravano affidabilissime, eppoi Freddie era in gran forma!
Paul Prenter. Era stato LUI a vendere la notizia a un giornale per un sacco di soldi.
Altro che fonti affidabili!
Il giorno prima Freddie l'aveva invitata a casa sua e avevano pranzato.
Angeline aveva portato anche il piccolo Frederic ed erano stati ore a prendere il sole in giardino, con il piccolo che giocava con i gatti di Fred.
Era uno dei primi giorni di primavera, ma nonostante questo faceva piuttosto caldo.
Angeline aveva passato la giornata ad osservarlo.
Stava bene, forse aveva preso qualche chilo, ma stava bene.
A parte il fatto che si era tagliato i baffi, cosa che aveva lasciato la ragazza parecchio interdetta.
Adesso aveva una relazione duratura con Jim e le cose stavano andando alla grande!
A un certo punto Freddie alzò gli occhiali scuri e le domandò:< Secondo te, è bene che io parli del problema del virus HIV? >
Lilì lo fissò senza rispondere.
Sapeva benissimo cosa si diceva in giro.
Una piaga mandata da Dio per abbattere la comunità gay, o peggio.
< No. > replicò lei secca.
Freddie sospirò:< Ma se riuscissi a... >
< Freddie non puoi certo fermare il virus. Non sei uno stregone. > replicò la ragazza decisa.
Lui annuì:< Ma posso fare informazione. Aiutare la comunità gay e non solo. >
Angeline sospirò.
< Sarebbe una pessima idea e la gente farebbe mille congetture sul tuo conto. > fece poi, molto seriamente:< So che sei preoccupato perché due tuoi cari amici sono morti e molto probabilmente diversi altri sono malati, ma non esagerare come tuo solito. >
Lui annuì grave e si infilò gli occhiali scuri.
Lilì gli sorrise:< Vedrai che andrà tutto bene. Troveranno una cura, mio fratello ci sta lavorando da anni. >
Il piccolo Frederic di quasi due anni e mezzo si avvicinò ai due con in braccio un gatto grigio.
< Come si chiama? > domandò lui rivolto a Freddie.
Lui sorrise divertito:< Delilah. >
Frederic annuì e la strinse più forte fino a quando lei si stufò e scappò in casa.
< È andata via! > urlò Frederic in piena disapprovazione con il comportamento del gatto.
< Se la stringi così è ovvio che se ne vada. Le hai dato fastidio. > gli fece notare Angeline.
Lui però non la prese bene e iniziò a urlare.
La ragazza imbarazzata cercò di calmare il piccolo, ma solo l'intervento di Freddie riuscì a farlo smettere di piangere.
La ragazza rendendosi conto che era tardissimo dovette congedarsi.
Prima di andarsene però si voltò ancora una volta verso Freddie, aveva come un terribile presentimento.
< Fred tu... tu stai bene vero? > domandò lei.
Freddie sorrise con dolcezza e si limitò ad annuire.
La ragazza sollevata prese il piccolo in braccio e fece ritorno a casa sua.
Eppure non sapeva ancora che il disastro era dietro l'angolo.
A pochi passi c'era un enorme baratro ed Angeline stava per caderci dentro senza nemmeno accorgersene.
Arrivò a casa, posò la borsa e lasciò che il figlio giocasse con i lego fino all'ora di cena.
Mentre preparava una buona cenetta sentì un grido provenire dal bagno.
Angeline sobbalzò.
Era Marius?
La ormai donna corse su per le scale ed aprì la porta del bagno di scatto.
Trovò Marius davanti allo specchio, con gli occhi bagnati di lacrime e il respiro corto. Aveva in mano una cartella clinica.
Angeline lo guardò al limite del terrore.
< Ho ricevuto le analisi. Ho il cancro. >
Fu una fucilata.
Angeline si sentì morire, come sarebbe stato a dire cancro?!
Perché poi? E come?!
< Che cosa cazzo stai dicendo? > domandò lei senza nascondere il tremolio nella voce.
< Ne sono sicuro. Cazzo, ne sono sicuro. > replicò lui.
< Ma sicuro di cosa? > domandò lei confusa.
Lui si sedette con un tonfo sordo sul cesso.
< I dottori hanno detto che poteva trattarsi di un errore. > replicò lui con un filo di voce:< Temo che non si siamo sbagliati questa volta. È scritto qui.>
Poi si rivolse alla ragazza con il viso stravolto dalle lacrime:< Lilì sono un uomo morto. >
Angeline si sentì morire a sua volta. Non sapeva che cosa fare, come reagire.
Doveva chiamare qualcuno?
Parlarne con qualcuno? Parlarne con Freddie? Con Jim? Sophie forse?Oppure tenere la cosa segreta.
Forse era la scelta migliore.
Certo che era la scelta migliore! Marius non voleva che si sapesse in giro. Avere il cancro ai polmoni non era una passeggiata.
Così, nella primavera del 1987, iniziò per Lilì un vero calvario.
Per sostenere le spese incredibilmente ingenti del ricovero dovette tornare subito a lavorare come giornalista.
La cosa sorprese un po' tutti. Freddie compreso.
Passava ore e ore a scrivere articoli ed intervistare cantanti più o meno celebri per pagare i costi delle cure.
Nessuno aveva intuito perché Angeline stesse lavorando come una pazza.
La versione ufficiale era che Marius aveva un brutto male e lei pagava le cure. Punto.
Nessun ulteriore informazione.
Era così maledettamente stressante. Per fortuna Marius sembrava peggiorare molto meno rapidamente rispetto agli altri degenti.
Un giorno di fine aprile Angeline sentì bussare alla porta. Aprì: era Mary.
Lilì la fece entrare nonostante fra le due non corresse buon sangue.
Angeline e Jim non la sopportavano proprio, ma facevano buon viso a cattivo gioco per amore di Freddie.
< Che ci fai qui? > domandò lei.
Mary si sedette sul divano:< Freddie voleva sapere come stavi e come stava Marius. >
< Sto bene. Sono esausta, ma sto bene. Per quanto riguarda Marius si sta lentamente riprendendo. > replicò lei.
Mary non disse nulla. La guardò per qualche istante.
< Se lo dici tu. >
La ragazza cercò di essere gentile:< So benissimo quello che dico. >
< Non mentire. Da quando Marius ha l'AIDS? E tu? E il piccolo? >
Angeline non rispose. Anzi. Strinse gli occhi alla Clint Eastwood e la fissò truce.
< Come prego? >
< Io... > replicò debolmente Mary, ormai sicura di aver preso un granchio e di essere nei guai.
Angeline la guardò dritta negli occhi:< Marius ha il cancro. Inoltre se Freddie ha bisogno di sapere come sto io o mio marito può semplicemente chiamarmi al telefono. Non mandarmi una delle sue scimmie ammaestrate. >
Mary balzò in piedi:< Come osi?! >
Angeline mise le mani ai fianchi:< Senti bella, vedi di non fare tanto la finta scema. Non so perché cazzo sei venuta a casa mia a farmi il quarto grado, ma ti conviene alzare quel culo e andartene; anche perché sono certa del fatto che Freddie non c'entri niente con questo bel teatrino. >
Mary la guardò allibita e se ne andò a passi infuriati.
Angeline corse subito al telefono per chiamare Freddie, ma sorprendentemente nessuno rispose.
Provò parecchie volte finché Jim non tirò su la cornetta.
< Pronto? > domandò lui.
< Jim. Devo parlare immediatamente con Freddie, è urgentissimo. > disse Angeline concitata.
Jim si rivolse a Freddie seduto sul divano, ma lui rifiutò di parlare con la ragazza:< Non è qui al momento. > mentì lui.
< Merda. È urgente Jim. > ripeté Lilì innervosita.
Jim annuì:< Dimmi tutto. Riferirò. >
< Mary. È venuta a casa mia, mi ha insultato! Mi ha accusato di nascondere di avere l'AIDS! > spiegò lei.
Jim assunse un espressione sconcertata:< Non è vero! >
< Magari non lo fosse. >
< Cazzo Angeline. Mi dispiace. >
Angeline sospirò:< Freddie non l'ha mandata per chiedere informazioni su di me, vero? >
< Ma no, no! Certo che no! > replicò lui tranquillizzandola.
Angeline tirò un sospiro di sollievo:< Grazie Jim. >
< E di che. >
< Dì a Freddie che sto bene comunque e che mi piacerebbe risentirlo al telefono quando troverò un momento libero. E che mi manca. Mi mancate tutti. > concluse Angeline.
Lui disse che avrebbe riferito, poi chiuse la comunicazione.
Si rivolse a Freddie:< Era preoccupata per te. >
< Sta male? >
< È esausta, ma sta bene. Almeno fisicamente. >
Freddie sorrise a metà tornando ad accarezzare Delilah.
< Tu... tu lei vuoi molto bene. Vero? > disse Jim sedendosi accanto a lui.
Freddie annuì gravemente.
< Diglielo. >
< No. >
Freddie fece di no con la testa, deciso:< No. Non deve saperlo. >
< Fred... >
< Non adesso Jim. È un momento molto difficile per lei, non voglio peggiorare le cose. >
Jim Hutton annuì:< Come vuoi Fred. >
< Grazie tesoro. > replicò lui con uno sguardo riconoscente ma incredibilmente triste.

Maggio 1987.
Era la fine del mese.
Angeline aveva appena concluso un lungo articolo sul possibile ritorno dei Culture club e si era addormentata esausta su una delle seggiole dell'ospedale.
Aveva lavorato troppo e rischiava un esaurimento nervoso, ma le cure stavano funzionando. Marius avrebbe potuto farcela!
Mentre Lilì si godeva il meritato riposo Marius e Frederic stavano facendo un giro per le corsie della clinica, quando il piccolo iniziò a urlare:< Zio Feddie! Zio Feddie! >
Marius lo prese in braccio subito e lo zittì:< Silenzio! Lì ci sono i sieropositivi, non certo->
Alzò lo sguardo:< Freddie Mercury. >

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Capitolo 16
*** Ottobre 1987 ***


Ottobre 1987.
Lilì era sull'orlo di una vera e propria crisi.
Marius peggiorava e lei non faceva altro che lavorare come una pazza.
Freddie aveva provato più volte a contattarla ma Lilì aveva sempre rifiutato di incontrarlo.
Freddie continuava a insistere ma lei era sempre più sfuggente.
Nessuno, nemmeno lui, aveva capito quanto la ragazza stesse male.
Marius faceva del suo meglio. Fingeva un bel sorriso e nascondeva a tutti che Freddie era sieropositivo.
Non sapeva quanto avrebbe retto, ma vedere Freddie in lacrime che lo implorava di non dire nulla l'aveva spinto a prendere quella decisione.
Fu un pomeriggio di settembre.
La ragazza era esausta come al solito. Troppo carica di lavoro per stare dietro al piccolo Frederic.
Qualcuno bussò alla porta.
Lilì si alzò a fatica dalla scrivania e aprì.
< Freddie? > domandò lei stupita.
Non fece in tempo a finire la frase che lui la strinse in un abbraccio soffocante.
La ragazza si staccò da Mercury:< Che diavolo ci fai qui Melina? Ti credevo a Ibiza. >
Lui fece spallucce:< Sono rientrato prima. Appena dopo il mio compleanno. >
< Perché? > domandò incuriosita.
Freddie sospirò:< Ti devo parlare. >
La ragazza annuì:< Vieni, il salotto andrà benissimo. >
Lui annuì. Mentre la seguiva notò che la casa era tremendamente in disordine.
Eppure Lilì era sempre stata precisa e ordinata. Doveva stare davvero male.
< Perdona il casino Fred. > la anticipò lei:< In questi giorni non ho avuto molto tempo per sistemare casa. >
Freddie annuì e si sedette sul divano.
< Allora... > cominciò lei:< Perché sei qui? >
Freddie sorrise a metà:< Mi mancavi, credo. >
< Non mentirmi. > fece di rimando Angeline:< Vuoi una sigaretta? >
< Non fumo più. >
< Questa poi... > rise Angeline.
Lui fece spallucce.
< Allora Melina? >
< Sono preoccupato per te. > confessò lui.
La ragazza si accese una sigaretta:< Sto bene. >
< No, non... > ribatté Freddie seccato:< Non stai bene Angeline, cazzo. Non stai bene per niente. Non avrei anticipato il mio ritorno da Ibiza per una sciocchezza. >
Lei sospirò:< Sono solo stanca. >
< Solo stanca? > ripeté lui sconcertato:< Lily perché continui a dire che stai bene quando è palese che tu stia di merda? >
< È solo un momento. > cercò di dirgli lei.
Freddie però scosse la testa, deciso.
< Lily so cosa stai passando. Fatti aiutare, è la cosa migliore. Fidati. > insistette Freddie.
Lilì però rifiutò il suo aiuto:< Grazie, ma no. Sto bene, sono solo molto impegnata. >
< Impegnata? > scattò lui:< Impegnata?! >
La ragazza lo guardò allibita:< Fred calmati. >
< Col cazzo che mi calmo! > urlò lui:< Lo chiami essere impegnata abbandonare tuo figlio all'asilo e dimenticartene per ben dieci volte?! >
< Chi cazzo te... >
< Lo chiami essere impegnata l'aver tagliato i rapporti con tutto e tutti?! > continuò Freddie furioso:< E i tagli sui polsi Angeline. >
La ragazza si abbassò le maniche della felpa per nasconderlo.
< Non penserai sul serio che non l'abbia notato! > urlò ancora lui:< Non sono ancora completamente cieco. >
La ragazza si voltò dall'altra parte.
< Sei diventata una cazzo di autolesionista adesso?! > continuò Freddie furioso e in lacrime.
La ragazza tirò su con il naso:< Io... io non... >
< Dio, Dio, Dio Lily! VUOI FARMI USCIRE DI TESTA?! >
La ragazza scoppiò in singhiozzi:< Vattene e lasciami morire in pace! >
< Col cazzo! > replicò lui:< Sarò pure un idiota ma non ti lascio qui da sola. >
La ragazza si voltò di nuovo verso di lui.
< È un periodo di merda. Lo so, ti capisco. > cercò di dirgli Freddie:< Ma tu starai bene, almeno tu te la caverai. >
< Io cosa Fred? > domandò lei irritata.
Lui non rispose.
< Freddie ti ho fatto una domanda. >
Mercury sospirò sconsolato:< Ho visto tuo marito in clinica, abbiamo parlato un po'. Mi ha detto come stavi e mi sono preoccupato. >
< Primo, ci dobbiamo ancora sposare. Secondo, che diavolo ci facevi in clinica? > chiese Lily stranita.
Freddie si morse la lingua, consapevole di aver parlato fin troppo.
< Fred che diavolo ci facevi in quella clinica? > domandò ancora lei insospettita.
< Nulla di che. >
< Fred. >
< Te l'ho detto. > fece Mercury con un sorriso tiratissimo:< Controlli post tour. Ne stiamo organizzando un altro a breve e volevo essere sicuro fosse tutto a posto. La solita routine. >
Lily si sedette sul divano accanto a lui:< Fred basta con le bugie. >
< Bugie? > rise lui:< Ma che dici Lily! >
< Cosa ci facevi davvero in quella clinica? > ripeté la domanda la ragazza.
Freddie sorrise:< Niente! Te l'ho detto. >
< Cristo Santo non c'è nessun tour Fred! Ho parlato con Jim. Non ci sarà nessun tour o live per Barcelona. > ribatté lei stizzita.
Lui la fissò senza dire una parola.
< COSA CAZZO CI FACEVI IN QUELLA FOTTUTA CLINICA? > gridò lei al limite della sopportazione.
< Ho l'AIDS, va bene?! > urlò lui di rimando.
Lilì rimase a bocca aperta. Non si aspettava assolutamente una cosa del genere.
< Contenta Rocher? > ansimò lui, distrutto dalla lite e da quello che aveva appena riferito alla ragazza.
Lily non disse nulla. Era come se il tempo si fosse fermato all'improvviso.
Quella dell'AIDS era una bomba che le era esplosa in faccia all'improvviso. BOOM.
< Non è vero. >
Lui sospirò:< Lily... >
< Non è vero. > ribatté lei:< Freddie non sei malato tu... tu non stai male. Sei in forma. >
< Lily l'ho preso. Ho fatto il test. È positivo. >
< Non stai male. Ho visto i malati di AIDS e tu non sei come loro. > continuò la ragazza decisa.
Lui sospirò:< Angeline sono malato. Punto. Questa è la verità, per quanto difficile devi accettarla, come ho fatto io. >
Lily allontanò lo sguardo.
< Da quando lo sai? >
< Da aprile. Ho fatto il test ad aprile. >
< Sono parecchi mesi. > gli fece notare Angeline.
< Sì. > ribatté lui cercando di trattenere le lacrime:< Lo sono in effetti. >
La ragazza chiuse gli occhi dai quali scese poco dopo un fiume di lacrime:< Mi hai mentito per tutto questo tempo. >
Mercury annuì silenziosamente.
< Tu. > si alzò in piedi:< Tu mi hai rovinato la vita. >
Freddie la guardò confuso:< Cosa? >
< Tu mi hai rovinato la vita! > urlò lei.
Mercury cercò di calmarla ma lei era fuori di sé.
< Sai che cosa vuol dire? Io e te abbiamo fatto sesso Freddie. > ringhiò lei furiosa:< Tu mi hai contagiato! >
< Lily... mi dispiace tanto... >
< Ah! Adesso ti dispiace! > urlò lei inferocita:< A nulla sono bastate le mie raccomandazioni! No, no! Sono Freddie Mercury non prenderò MAI l'AIDS! >
< Lily so che... >
< Sarai felice di sapere che se tu sei malato, anch'io lo sono molto probabilmente. E così vale anche per Frederic e Marius! > sbottò lei dando un calcio alla televisione, facendola cadere a terra.
Freddie si alzò in piedi per tentare di fermarla, ma Lilì era davvero furiosa.
< Sai che ti dico Mercury? La mia vita è finita! Caput! > gridò lei allontanandolo con una spinta:< E quella del piccolo! Sarai orgoglioso di aver causato tutto questo. >
< Lily... >
< Fanculo Mercury. > fece Lily:< Vattene. >
< Lily, ti prego! > la implorò lui.
Lilì era irremovibile:< Vattene Mercury. Ora. >
< Ti prego, ti scongiuro. Ascoltami! > pianse disperatamente Freddie quasi in ginocchio.
< ORA! > urlò ancora lei.
Lui annuì e se ne andò quasi di corsa, piangendo come una fontana e sotto la pioggia battente.
Frederic fece capolino dalla sua cameretta.
< Mamma... > disse lui tutto preoccupato. Doveva aver visto tutta la scena.
Lilì si asciugò gli occhi con un rapido gesto.
La ragazza guardò il salotto e il divano dov'era seduto prima Freddie. La tv a pezzi e il caos che regnava in casa.
< Dio... > fece mettendosi le mani nei capelli biondi:< Che cosa ho fatto? >
< Mamma? > disse Frederic confuso.
< Che cosa ho fatto?! > urlò disperata.
Mise il piccolo a letto, poi corse fuori di casa con le pantofole e la vestaglia.
Pioveva a dirotto. L'acqua la bagnò completamente.
< Se si ammala è la fine. > pensò lei in preda alla disperazione.
< Freddie! > urlò lei nella speranza che lui la sentisse.
< Freddie! > gridò ancora.
Dove diavolo si era cacciato?!
Non poteva essere lontano.
Lilì iniziò a guardarsi nervosamente attorno:< Freddie! > urlò di nuovo.
Gli aveva detto di tutto, e se non avesse retto? Se si fosse buttato sotto una macchina?
La ragazza corse per la strada singhiozzando:< Freddie dove sei? >
Lo trovò che camminava lentamente verso casa, a testa bassa. Stretto nella sua giacca di pelle nera.
< Freddie! > fece lei sollevata appena lo vide, almeno non si era suicidato. Ma lui non accennò a fermarsi.
< Freddie! > continuò la ragazza aumentando il passo, ma il cantante non si girò nemmeno stavolta.
< FREDDIE! > gridò lei distrutta, con le lacrime che colavano lungo tutto il viso.
Freddie però non si fermò. Non poteva fermarsi, non voleva farlo.
< FARROUK BULSARA! > gridò lei tirandogli addosso una delle sue ciabatte.
Freddie venne colpito proprio in testa e questa volta si voltò.
Non disse niente, Lily lo guardò singhiozzando senza ritegno.
< Ti amo idiota. > pianse lei.
Freddie corse verso Lilì e la strinse a sé.
< Mi dispiace tanto. > parlò lui fra i singhiozzi:< Mi dispiace così tanto! >
Angeline si strinse alla sua giacca di pelle scura:< Sono qui. Andrà tutto bene. >
Lui annuì e la tirò a sé. Fu un bacio quasi brusco ma passionale.
Lilì si aggrappò a lui, ai suoi capelli neri, sperando che quel bacio sotto il diluvio non finisse mai.
Poi lui si staccò da Lily, facendola sospirare.
< Non male Rocher. > commentò lui con un sorriso divertito ma lo sguardo chiaramente commosso.
Lilì sorrise appena, accarezzandogli il viso:< Vieni, torniamo a casa. > lui fu d'accordo.
< Sei scalza? > chiese Freddie divertito.
La ragazza annuì:< Sono uscita di casa di corsa. >
Lui fece segno che aveva capito.
Appena entrarono in casa la ragazza si precipitò da Frederic.
Lo prese in braccio e lo strinse forse con troppa foga.
< Lily smettila. Vuoi soffocarlo per caso? > chiese Freddie dando una carezza al piccolo.
La ragazza e Freddie si sistemarono in salotto. Lilì gli portò dei vestiti asciutti e un asciugamano, mentre i suoi vestiti erano ad asciugare sul termosifone.
Frederic si mise a giocare ai loro piedi e a creare delle grosse torri con i lego.
< È in gamba il piccoletto. > ridacchiò Freddie.
Lilì sospirò:< Sì, decisamente. >
Freddie fece un lungo sospiro.
< Come ho fatto a contagiare entrambi? > domandò lui perplesso.
Angeline sorrise a metà:< Non sappiamo ancora se siamo stati realmente contagiati. Finché non faremo i test non c'è nulla di certo Fred. >
Freddie si morse il labbro e annuì.
< Freddie ho detto delle cose orribili prima. Scusami. Ero arrabbiata e mi sono comportata da vera idiota. > disse lei sentendosi terribilmente in colpa.
Freddie scosse la testa:< No Lily. La prospettiva di morire entro pochi anni spaventa a morte anche me. >
La ragazza annuì, asciugando una lacrima che era sfuggita al suo controllo.
< Lily... >
< Scusa. Sto bene, ho solo paura ma sto bene. >
Lui asserì.
Lily sospirò, a quel punto doveva dirglielo. Tanto valeva che lo sapesse.
< Freddie devo confessarti una cosa. > iniziò lei.
Freddie sorrise e le chiuse la bocca con la mano:< Non adesso Angeline. Abbiamo vissuto troppe emozioni per oggi, non credi? >
La ragazza fu d'accordo.
Frederic salì sul divano. Lily lo prese il braccio e Freddie gli afferrò le manine.
< Me lo dirai la prossima volta. Ci sono cose più importanti a cui pensare. > disse mentre Frederic andava in braccio a lui.
Lily posò la testa sulla sua spalla.
< Non credi? >
La ragazza sospirò commossa:< Sì. > accarezzando i capelli del piccolo.

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Capitolo 17
*** The miracle ***


Lilì era seduta da ore in quella stramaledetta clinica.
Marius era stabile e lei aspettava da ore di entrare nello studio del dottor Aktinson.
Era il miglior dottore di tutta Londra, a detta di Freddie.
L'avrebbe aiutata e fatto il test a lei e al piccolo in tutta sicurezza. E soprattutto avrebbe tenuto la bocca chiusa.
La ragazza venne finalmente fatta entrare nello studio, con il piccolo Frederic nel passeggino.
Il dottore si alzò dalla scrivania e si presentò:< Gordon Atkinson. >
< Angeline Rocher. > disse lei:< E questo è il piccolo Frederic. >
< Ma che carino. > fece lui dando un buffetto al piccolo. Lui si mise a ridere.
< Allora. > fece lui sedendosi:< Come mai è qui? >
< Sono qui grazie a Freddie, Freddie Mercury. È stato lui a rimediarmi un appuntamento. > rispose la ragazza.
Lui annuì:< E perché mai? >
Lilì sospirò.
< È una cosa lunga da spiegare. > disse lei:< Cercavo un dottore ma non fidavo di quello del mio fidanzato, così Freddie mi ha consigliato di venire qui. Dice che è il migliore. >
< Un dottore per cosa? >
La ragazza sospirò:< Ancora non lo so. Non so se è una cosa grave o solo una sciocchezza. >
Il dottore la guardò stranito.
< Ovvero? >
< Non...non lo so. > ribatté lei:< Vedete, da qualche tempo non sto molto bene. >
< Sintomi? > domandò lui prendendo appunti.
Angeline prese un lungo respiro profondo:< Sono sempre stanca, vomito spesso e ho perso un sacco di capelli. Mi sento debolissima e ieri sono persino svenuta. >
< Svenuta. >
< Sì, ero a casa di Freddie. Sono precipitata su un cespuglio di rose, ma non mi sono fatta niente. > raccontò lei.
Atkinson annuì:< E quando sono iniziati questi sintomi? > domandò.
< Circa due mesi fa. > rispose Angeline:< A dicembre. >
Il dottore annuì ancora:< Perché ha aspettato così tanto a venire? >
Lilì sbuffò:< Non lo so. Avevo paura, credo. Ho visto i malati di AIDS dov'è ricoverato il mio fidanzato e ho preferito non prendere iniziative. Inoltre lavoro molto in questo periodo e... >
Atkinson la fissò sconcertato:< AIDS? Lei pensa di essere siero positiva? >
La ragazza annuì.
< Come? E perché? > la interrogò lui:< È stata a contatto con persone infette? O magari si è punta con un ago? >
Angeline sospirò:< Ho avuto una relazione con Freddie Mercury. >
< Oh. >
< Già. >
< Ed è durata molto? > si informò lui.
La ragazza scosse la testa:< No. Siamo andati due volte a letto e non abbiamo usato protezioni. Ma siamo amici intimi da quasi dieci anni. >
< Con Freddie? Nessuna protezione?! > domandò lui sbalordito.
La ragazza disse di no:< È successo molto in fretta, entrambe le volte. So di aver fatto una cazzata, ma è superfluo ricordarmelo. >
Il dottore continuò a scrivere scuotendo la testa.
< Ok e quindi sei qui per fare il test. >
< Sì, io e il piccolo qui presente. >
< E il piccolo? Ha avuto dei sintomi simili ai suoi che l'hanno messa in allarme? > si informò lui.
< Non so se è un sintomo, ma si prende spesso il raffreddore. >
Lui annuì, guardò per qualche istante il bambino, poi prese due provette dall'armadio.
< Sarà una cosa veloce. Ha paura degli aghi signorina? > chiese lui.
La ragazza negò e in breve tempo la provetta si riempì di sangue.
Passò poi al piccolo. Frederic si mise a piangere come un ossesso ma dopo qualche bacio e una caramella al limone si calmò.
< Quanto ha il piccolino? > chiese lui.
< Tre anni e mezzo, quasi. > rispose Angeline.
Il dottore sospirò, come se fosse profondamente deluso dalla sua condotta.
< Perché ha aspettato così tanto a fare il test? > domandò lui preoccupato:< Freddie sa della malattia da aprile! >
< A me l'ha confessato a ottobre. >
< Sono comunque cinque mesi. >
La ragazza gli diede ragione:< Sono perfettamente consapevole di aver aspettato troppo. Ma se Freddie non mi avesse spinto a farlo io non avrei mai messo piede in questa clinica. >
Atkinson sorrise a metà:< Siete simili, voi due. >
La ragazza sorrise:< Credo di sì, non lo so. >
< I risultati arriveranno fra qualche settimana. >
< Settimana? >
< Dipende, generalmente il test è pronto in circa cinque settimane. >
La ragazza lo ringraziò e uscì dalla clinica.
Non si sentiva benissimo.
Forse era la pressione subita o il fatto che il mese dopo avrebbe scoperto la verità.
Ad ogni modo fece ritorno a casa da Marius. Si sentiva uno straccio. Crollò sul divano e dormì fino all'ora di cena. Scese solo quando Frederic venne a svegliarla per dirle che la minestra era cotta.
Marius sospirò sconsolato:< Hai una pessima cera mon chere. >
Lilì gli fece segno di lasciar perdere:< Sono solo molto stanca. >
< Devi smetterla di ammazzarti di lavoro o ti verrà un infarto. O peggio. > la rimproverò lui.
Lei non disse nulla.
< Angeline sto meglio adesso. Il tumore sta recedendo, sono praticamente guarito. > fece lui servendole un piatto di minestra fumante:< Ti prego, prendi una pausa. >
< Una pausa. E chi paga le bollette, l'affitto? > domandò lei irritata.
< Insieme. > ribatté Marius:< Sto meglio. Ho ripreso a lavorare a Natale, inoltre questa casa è di proprietà di Mercury. Ci sta facendo uno sconto assurdo per quanto riguarda l'affitto. >
< Sì, lo so. >
< E allora perché ti ostini a voler lavorare il triplo dei tuoi colleghi? >
La ragazza sospirò, posando il cucchiaio:< Non lo so. >
Frederic finì il suo piatto di minestra:< Guarda mamma! Ho finito. >
Angeline sorrise:< Bravissimo Fred e senza sporcarti. >
Lui gongolò di felicità mentre Marius metteva in tavola delle polpette al curry.
< Polpette! > urlò lui battendo le manine.
La ragazza gli e ne mise un paio nel piatto.
Quando la cena finì la ragazza lasciò che il piccolo guardasse i cartoni alla tv mentre lei e Marius si davano da fare per pulire la cucina.
< Da quanto tempo non facciamo l'amore Lilì? > domandò lui ridendo.
La ragazza lo guardò allibita, poi sorrise:< Circa tre mesi. Ma ora che so di Freddie... >
< Angeline non è possibile che tu sia stata contagiata. Io non lo sono e ho fatto il test in clinica giusto tre mesi fa. > replicò lui deciso.
La ragazza sospirò:< Non lo so. Abbiamo sempre usato protezioni io e te. >
< Sì è vero, ma... >
< Marius ti prego. > lo fermò lei:< Finché non vedrò quel dannato risultato non faremo sesso, okay? >
Lui annuì, buttandosi in ginocchio:< Questo però posso farlo. > e tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una scatoletta nera.
La ragazza lasciò cadere il piatto che stava lavando per terra.
< Angeline Rocher mi vuoi sposare? >
La ragazza balbettò per qualche minuto poi annuì.
< Oui, oui. Bien sur que oui. > riuscì a dire finalmente fra le lacrime.

< Quindi ti sposi. > replicò Freddie sghignazzando felice.
Era a Montreux al momento, dove un tempo aveva registrato Under pressure.
< Perché sei in Svizzera? > domandò lei con un lungo respiro profondo.
< Registriamo. Che domanda! > rise lui.
< Cosa? Ma sei matto? > replicò la ragazza in ansia.
Lui sminuì la cosa:< Tranquilla, sto bene. >
< Fred sai che non è così. Dio Freddie ieri ho visto dei sieropositivi e... >
Lui sbuffò:< Sei peggio dei miei dottori. E smettila di fumare, non scopare, non cantare! >
< Freddie... >
< Scusa, ma sei irritante. >
La ragazza si mise a ridere:< Non cambierai mai. >
< E chi vuole cambiare Lily. >
Lilì scosse la testa.
< A quando il lieto evento? > si informò lui.
< Non ne ho idea. > replicò Angeline:< Credo in estate. Giugno, luglio? >
< Credo? > si stupì lui:< No, no, no ragazza mia. Non è così che si organizza una festa. >
< Non è una festa, è un matrimonio. > ribatté lei.
< Fa lo stesso. Il punto è che non ne hai mai organizzato un evento. > gli fece notare lui.
< Beh, ho organizzato il compleanno di Frederic. >
< Sì, non è la stessa cosa. >
La ragazza sospirò:< Lo so Fred è che sono incasinata e odio le feste. >
< Nessun problema darling. Appena torno a Londra ti vengo a trovare e mettiamo su un matrimonio con i fiocchi. Un matrimonio da favola! >
La ragazza sorrise ancora:< Vedi di tornare presto. Mi manchi e... manchi anche a Frederic. >
< Oh darling mi manchi anche tu e sai bene quanto sono affezionato al piccoletto. > disse lui mandandole un bacio:< Ora vado. L'album non si crea da solo. > e buttò giù.
The miracle. Era questo il titolo del loro nuovo album.
Loro sapevano. I Queen sapevano di Freddie e dell'AIDS.
John l'aveva presa malissimo o almeno così le aveva riferito Jim Beach. Gli altri, beh, più o meno lo stesso.
Angeline cercava di sopravvivere, a volte solo Frederic la spingeva ad andare avanti e a non mollare nonostante tutto. Sarebbe servito davvero un miracolo...
Qualche ora più tardi qualcuno suonò al campanello.
Frederic andò ad aprire.
< Mamma! È zio Jim! > urlò lui.
La ragazza fece capolino dallo studio e sorrise.
Jim Hutton. Questa sì che era una sorpresa.
Lui sollevò il piccolo che strepitava per essere preso in braccio e la raggiunse.
< Sempre al lavoro Rocher. > disse lui.
La ragazza sospirò:< Mi hai beccato. > rise.
Jim sorrise sotto i baffi.
< Cosa ti posso offrire? > domandò lei mentre i tre si avviavano in cucina:< Thè? Caffè? >
< Il caffè andrà benissimo. > ribatté lui.
La ragazza annuì e mise su la caffettiera.
< Che ci fai qui? Ti credevo a Montreux, con Freddie. > domandò lei incuriosita.
< Niente. Mi annoiavo. > ribatté lui:< Eppoi Freddie mi ha chiesto di passare per vedere come stavi. >
Lilì annuì sorridendo:< Sto abbastanza bene, grazie. >
< Abbastanza. >
< Sto bene Jim. Sono solo esausta. Il lavoro mi stressa e sono stanca. Dormo poco. > spiegò lei.
Jim le fece segno che aveva capito.
< Sai dovresti rilassarti. Magari, non so, andare dall'estetista. >
< Seriamente? > fece lei con una faccia che diceva tutto.
< Era per dire. >
La ragazza si mise a ridere:< So che dovrei darmi una regolata. Non preoccuparti, ho già preso delle ferie. >
< Ne hai decisamente bisogno. > continuò Jim:< Inoltre i tuoi capelli sono terribilmente arruffati, segno che non dedichi abbastanza tempo a te stessa. >
Lilì fu d'accordo.
< Non vado dal parrucchiere da troppo tempo. I miei capelli sono davvero orripilanti. > confessò lei.
< No problem. Ci sono io. > fece Jim con un bel sorriso.
< Sei un parrucchiere? > domandò lei confusa e divertita.
Jim annuì.
< Ma sei il giardiniere di Fred! Non il suo hairstylist. > ribatté Angeline stranita.
Lui fece spallucce:< Lavoro sempre con delle forbici alla fine. >
La ragazza scoppiò a ridere.
< E ora cosa c'è? > chiese lui.
< Non so perché, ma ti ho immaginato a fare la messa in piega alle rose. >
I due scoppiarono a ridere.
La ragazza si voltò poi verso i fornelli:< È pronto il caffè. >
< Dio Lily! > fece lui asciugandosi gli occhi:< Mi fai morire! Ti adoro ragazza. >
Lily sorrise ancora poi guardò Jim e cambiò espressione:< Jim non ti vedo più. >
Non fece in tempo a finire la frase che crollò a terra, priva di sensi.
Jim fece un salto acrobatico e la prese al volo, prima che sbattesse sul pavimento.
La ragazza si riprese quasi subito.
< Cristo il caffè. > fu la prima cosa che disse.
Jim le impedì di rialzarsi:< Sei svenuta all'improvviso Lily. Non azzardare a rialzarti, non così in fretta. >
Lei annuì:< Mi hai preso al volo? >
Jim disse di sì.
La ragazza sorrise:< Grazie Hutton. >
Jim le tolse i capelli biondi dal viso:< Non c'è di che. >
Mentre Jim si occupava di pulire la cucina la ragazza si era sdraiata sul divano.
< Un po' meglio? > domandò lui sedendosi vicino alla ragazza.
Lei annuì impercettibilmente.
< Hai la febbre, credo. Stai bruciando. > disse Jim posandole delicatamente una mano sulla fronte.
La ragazza gli e la scostò appena.
< È solo stanchezza. > lo rassicurò lei:< Sono tre mesi che sto da schifo. >
< Tre mesi?! > ripeté lui sconcertato:< Cazzo Lily. Tre mesi sono parecchi, dovresti andare da un dottore e farti visitare. Non è la prima volta che svieni. >
Lei sospirò:< Sto solo pagando il prezzo dei miei errori. >
< Errori? > domandò lui confuso dalle parole della ragazza.
Angeline sospirò. Doveva dirglielo per forza? Lui e Freddie stavano insieme adesso.
< Errori, sì. Ho lavorato troppo e ora ne subisco le conseguenze. Sono esausta Jim. > mentì la ragazza.
Si fidava di Jim, voleva un sacco bene a Jim, ma non era il momento per lui di sapere di lei e Freddie. Ne tanto meno del text dell'HIV.
< Devo solo riposare. > disse lei con un sorriso a metà.
Poco dopo arrivò Marius e Jim si congedò velocemente.
Lui si sedette accanto alla ragazza.
< Ho la febbre. > fece lei tremando.
< Non me n'ero accorto. > scherzò Marius baciandola a lungo.
La ragazza sorrise appena:< Ma adesso sto un po' meglio. >
< Jim si è preso cura di te, eh? > disse lui continuando a baciarla.
< Sì, l'ha fatto. È stato molto gentile. Non mi stupisce il fatto che Freddie si sia innamorato di lui. >

Quasi un mese dopo Angeline ricevette la tanto attesa chiamata del dottor Atkinson.
La ragazza lasciò immediatamente l'articolo alla quale stava lavorando e si precipitò alla clinica.
Il dottore la fece entrare quasi subito.
Angeline rimase in piedi:< Allora? > domandò lei.
Atkinson la fece sedere:< Sono arrivati gli esami e beh, i risultati mi hanno sorpreso. >
< Ovvero? > domandò lei in preda all'ansia.
< Frederic Morin, suo figlio, è sano. Completamente sano, i test sono molto chiari a riguardo. > spiegò lui mostrandole il foglio degli esami.
La ragazza tirò un sospiro di sollievo.
< Ora veniamo a lei. Sono stati i suoi risultati a confondermi, almeno all'inizio. >
La ragazza annuì nervosamente.
< Sembra che lei sia positiva al test, ma non c'è alcuna traccia di HIV nel suo sangue. > parlò lui, porgendole la cartella clinica.
La ragazza lo guardò confusa:< In che senso? >
< Si sa di diverse persone che non si ammalano di AIDS, anche se sono state contagiate. > chiarì Atkinson:< I dottori della clinica e i miei colleghi concordano con questa teoria. >
< Quale teoria? > insistette lei.
< Si tratta di una rara mutazione genetica che protegge i soggetti interessati distruggendo il virus dell'HIV non appena entra nell'organismo. >
La ragazza annuì:< Ne ho sentito parlare. Mio fratello è un ricercatore, sta studiando un caso del genere a Parigi. >
Atkinson asserì.
< A quanto pare il tuo sistema immunitario ha neutralizzato del tutto il virus, anche se ne rimane la traccia. > continuò lui:< Hanno fatto dei controlli incrociati e hanno concluso che tu sei completamente immune. >
Lilì fece segno di aver capito. Quindi non avrebbe mai contratto l'AIDS, beh era una buona notizia.
< Dottor Atkinson. > parlò lei a un certo punto.
< Chiamami Gordon. >
< Ok, Gordon. > disse lei:< Mio fratello, a Parigi, sta studiando una cura basandosi sui soggetti immuni come me. >
< È un progetto di cui ho sentito parlare, stanno cercando una cura genetica. > ribatté lui.
< Ecco. Se io fossi compatibile e non so con un trapianto di cellule... >
Gordon sospirò sconsolato:< No. >
< Perché no? Freddie potrebbe farcela! > fece lei con forza.
Lui la fermò subito:< Il processo di cui parli è estremamente rischioso. Stanno facendo degli esperimenti, è vero. Sia qui, che in America e anche a Parigi. Ma è una procedura del tutto approssimativa, rischieresti molto grosso. Tu e lui potreste morire sotto i ferri. E diciamoci la verità Rocher, sarebbe una perdita di tempo. >
< Ma potrei salvarlo! >
Gordon scosse la testa.
< No ragazza mia. Inoltre la possibilità che il vostro midollo sia compatibile rasentano lo zero. > ribatté lui secco.
La ragazza si arrese all'evidenza dei fatti, e annuì.
< Mi dispiace. > sospirò lui, notando le lacrime che non avevano tardato a spuntare:< Tieni molto a lui, questo è chiaro. >
La ragazza passò una mano sugli occhi per togliere le lacrime che erano rimaste appese.
< Non so se la cosa può tirarla su di morale. Ma il piccolo in arrivo sarà perfettamente sano. > la rassicurò lui con un dolce sorriso.
La ragazza lo guardò confusa:< In arrivo? >
< Sì. > ribatté Atkinson:< Siete incinta. >
Angeline si guardò attorno spaesata.
< Non lo sapeva? > domandò lui stranito.
Lilì scosse la testa sconcertata.
< No, io... Marius darà di matto quando lo scoprirà. > realizzò Angeline stordita dalla notizia.
Gordon sorrise triste:< Forse dovrebbe parlargli della sua relazione con Freddie. >
< Non ho dubbi sulla paternità del piccolo, non questa volta. E sarà questo a farlo uscire di testa. > sospirò la ragazza.
< In questo caso... >
< Spero solo non gli venga un colpo. > disse infine Angeline con un lungo sospiro rassegnato.
< Credo sia il caso di fare un eco. Giusto per essere sicuri che vada tutto bene. > fece Atkinson segnando qualcosa su un foglio:< Le va bene il 27 marzo? >
Angeline disse di sì:< Ci sarò. > e uscì dallo studio.
Quante emozioni tutte assieme!
Il test che aveva evidenziato la sua totale immunità al virus, il fatto che era incinta!
Marius avrebbe dato di matto, amava i bambini e sognava da anni di avere un piccolo tutto suo assieme a lei.
Secondo i calcoli il piccolo o piccola aveva tre mesi e mezzo, più o meno l'ultima volta che era andata a letto con Marius.
L'importante è che stava bene, stavano bene tutti e tre.
Questo sì che era davvero un miracolo!

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Capitolo 18
*** Fat bottomed girl! ***


Garden lodge sembrava così dannatamente triste durante i giorni di pioggia, così cupi e uggiosi.
Angeline sospirò e tornò a guardare la tv.
< Che noia. > fece a un certo punto.
Jim chiuse la tv:< Che vuoi fare? >
La ragazza sospirò:< Non ne ho idea. Oggi è una giornata davvero noiosa. >
Jim annuì stancamente.
< Dov'è zio Freddie? > domandò Frederic mentre si divertiva a giocare sul tappeto.
La ragazza abbozzò un sorriso triste:< È a fare due passi. Torna presto. >
Il piccolo annuì e riprese a giocare.
Jim scosse la testa.
< È troppo piccolo. > si difese Angeline:< Non capirebbe. >
Hutton però non era d'accordo.
Sbuffò continuando a guardare i due.
Hutton la guardò dritta negli occhi. < Ma io e lui siamo una bella coppia, no? > domandò lui con un sorriso, come per convincere anche se stesso.
Angeline annuì con forza:< Certo che lo siete. Freddie è così felice con te, ti ama alla follia Jim. >
Lui arrossì:< Beh... forse. Non lo so. >
< È così. > ribatté lei con un sorriso molto dolce:< Lo conosco da più tempo di te. Te lo posso assicurare, tu sei l'amore della sua vita. >
In quel momento la porta si aprì.
< Zio Freddie! > esclamò il bambino correndo verso Mercury.
La ragazza si voltò. Dio se stava male, a malapena si reggeva in piedi.
Nonostante ciò sorrise a Frederic, lo prese in braccio e lo fece volare in aria per poi riprenderlo.
Com'erano dannatamente simili quei due! E così legati.
La ragazza si alzò e riprese il piccolo dalle braccia di Freddie.
< Ehilá Fat bottom girl! > la salutò lui con un sorriso tirato.
Angeline sorrise e gli chiese com'era andata.
Freddie sorrise a malapena:< È andata. Scusa, devo proprio correre in bagno. Parliamo dopo. > e così fece, con Jim dietro.
La ragazza rimase quindi sola nel salotto, in piedi con in braccio il piccolo Frederic, mentre Freddie faceva fuori l'anima.
La ragazza non riuscì a trattenere la sua preoccupazione. Tremava con il piccolino tra le braccia mentre l'uomo che amava di più al mondo passava le pene dell'inferno.
< Cos'è questo rumore? > domandò il bimbo confuso.
Angeline si sforzò di sorridere:< Non è nulla Fred. È solo il temporale, adesso passa tutto. >
Jim uscì poco dopo dal bagno e la trovò che piangeva su una sedia della cucina.
Joe le stava preparando qualcosa da mangiare, mentre Frederic si era accontentato di un gelato.
< Sta meglio. > la tranquillizzò lui.
Angeline però scosse la testa, profondamente angosciata.
< Lilì ti ho detto che sta meglio. >
La ragazza sospirò:< Non sta reggendo le cure, vero? >
< Angeline, andiamo. Sono farmaci pesanti ma Freddie se la sta cavando bene. >
La voce di Angeline si incrinò:< Jim sta soffrendo come un cane. >
L'uomo annuì:< È forte Lilì. Non si lascerà abbattere così facilmente, vedrai. >
Joe portò un bicchiere di macedonia alla ragazza:< Spero che ti tiri su il morale. >
Angeline sorrise:< Grazie Joe. >
Lui sorrise a sua volta e tornò in cucina.
La ragazza finì di mangiare e venne raggiunta da Freddie.
< Allora? > chiese lui rivolta ad Angeline:< Come stai? >
< Abbastanza. > ribatté:< La piccola sta bene, io me la cavo. >
Freddie si sedette vicino a lei:< Piccola, hai detto piccola? >
< Sì. Aspetto una bambina. > rispose lei con un sorriso molto dolce.
Freddie non aspettò un secondo di più e la strinse in un forte abbraccio.
< Ehi! Avete sentito?! > esclamò lui tutto contento:< Aspetta una bambina! >
< Sì, l'ho sentito. > rise Joe mentre puliva i piatti.
La ragazza sospirò felice.
< Sono così contento per te Lily. Così contento. > disse tenendole forte le mani:< Sarà una bellissima piccola te, lo sento. >
Angeline si mise a ridere:< Questo non puoi prevederlo. >
< Oh sì invece. > ribatté lui con un sorrisetto stampato in faccia:< Scommetto che sarà così. >
Angeline sorrise e lui si rivolse a Frederic:< E tu? Come stai? >
< Bene. > rispose lui con la bocca tutta sporca di gelato:< All'asilo ci hanno insegnato una canzone. >
< Una canzone. > ripeté lui.
Frederic annuì:< Sì sì! Si chiama Nella vecchia fattoria. >
< Oh ma la conosco. > fece Mercury:< La cantiamo assieme? >
< Sì! > fece lui tutto contento, battendo le mani.
Freddie gli porse la mano:< Vieni. Io suono, tu canti. Okay? >
< Okay. >
La ragazza li guardò avvicinarsi al pianoforte. Poi Frederic salì sulle ginocchia di Mercury e i due fecero un bel duetto che terminò con gli scroscianti applausi di Angeline, Jim e Joe.
Il bambino corse a rifugiarsi fra le braccia della mamma, ancora commossa per l'esibizione dei due.
Era così terrificante il fatto che non c'erano cure efficaci contro l'AIDS. Ma suo fratello diceva che gli studi andavano avanti, che c'era speranza.
La ragazza sorrise a Freddie, mentre Joe tornava in cucina e Jim usciva per dare da mangiare ai gatti.
< Lily. >
< Sì? >
< Non ho mai cantato per te. >
La ragazza lo guardò confusa:< In che senso? >
Lui la invitò ad avvicinarsi:< Nel senso che non ti ho mai dedicato una canzone, o suonato qualcosa solo per te. >
Angeline abbozzò un sorriso:< Non è importante. >
< Per me lo è. >
La ragazza sospirò:< Non fare il testardo. Sei stanco, riposa. >
Lui disse di no:< Non ho tempo per riposare. Posso cantare per te Rocher? >
La ragazza sospirò e alla fine accettò.
Dalle prime note Lilì capì che le stava dedicando Love of my life e sobbalzò.
< Freddie, Freddie! >
< Sì? >
< Non puoi dedicarmi questa canzone. > ribatté lei quasi offesa.
Lui sospirò:< Ok, che te ne pare di questa? >
Angeline lo guardò storto:< Seriamente? Killer Queen? >
Freddie si mise a ridere:< Ti si addice. In fondo in fondo ammazzi la concorrenza giornalistica femminile. >
Angeline però non ne era convinta.
Freddie cambiò quindi canzone:< Questa ti piacerà. >
Angeline scoppiò a ridere.
Quando Jim tornò indietro li trovò che cantavano come due matti:< Fat bottomed girl!You make the rockin' world go 'round! >
I due continuarono a ridere e scherzare anche a canzone finita.
< E chi se l'aspettava? Lily sa cantare! > fece lui divertito.
La ragazza annuì:< Mia madre ci teneva. Mi ha fatto studiare canto lirico per anni. >
Freddie annuì.
< Si sente. >
La ragazza lo guardò male.
< Non è un insulto tranquilla. > la rassicurò lui.
Erano così vicini che si potevano tranquillamente mettere a limonare, ma la presenza di Jim fece desistere entrambi.
< È tardi. > disse lei.
< Ci vediamo presto darling. >
La ragazza gli diede un bacio sulla guancia, ebbe come la sensazione che Freddie volesse di più ma non accadde nulla.
Prese la borsa, il piccolo e tornò a casa.
Durante il viaggio la ragazza mise la radio. Pioveva ancora parecchio. Una fine perfetta di una giornata di schifo.
Angeline non si sentiva bene, non capiva cosa stava provando esattamente.
Era una sensazione davvero molto strana che provava da quando aveva visto Freddie e suo figlio al pianoforte.
< Mamma? > disse il piccolo.
< Sì? >
< Stai bene? > domandò lui preoccupato.
La ragazza non rispose. Cazzo, era così visibile?
< Sto bene. > disse lei, o almeno ci provò.
Le parole non uscivano, erano come bloccate.
Angeline si preoccupò tantissimo e accostò la macchina.
Era un ictus? O un aneurisma?
Si sentiva strana. Aveva il fiato corto.
Pensò subito fosse colpa di un calo di pressione o della piccola nella sua pancia.
Era di sette mesi adesso, forse si era mossa troppo velocemente e le aveva compresso il diaframma.
Si allargò la camicia. Forse era il caldo. Quando pioveva a giugno si creava come una cappa di umidità che avvolgeva tutta Londra.
La vista era appannata, Lilì iniziò ad andare seriamente nel panico.
Era sola, a più di un chilometro da casa, sotto il diluvio, incinta e con un bambino piccolo.
Che cosa stava succedendo?
La risposta era semplice.
Quel peso che sentiva dentro di sé era tutto quello che aveva provato quel giorno assieme a Freddie.
Lui e il piccolo, il fatto che avevano cantato assieme, i suoi sguardi.
Presto tutto questo sarebbe svanito.
Il respiro si fece subito affannoso, la ragazza cercava disperatamente ossigeno sperando di calmarsi ma non funzionò.
I polmoni e gli occhi iniziavano a fare male.
Dio, pensò Lilì, non è ancora il momento. Non voglio piangere.
Troppo tardi. Una lacrima sfuggita al suo controllo cadde sul vestito della ragazza e molte altre ancora caddero dopo.
Voleva urlare, gridare. Era stanca di tutto quel dolore, voleva solo morire.
< Mamma? > ripeté Frederic.
Angeline lo prese in braccio e lo strinse forte a sé.
< Perché piangi? > domandò lui preoccupato.
Angeline si sforzò di sorridere:< Sono cose da grandi piccino mio. >
< È per Zio Freddie? > chiese lui.
La ragazza lo guardò stranita:< Come fai a saperlo? >
< Papà dice che piangi perché zio Freddie sta tanto male. > spiegò Frederic:< Perché sta male? >
La ragazza sospirò:< È una cosa difficile da spiegare. >
< Quando sono grande me la spieghi? > chiese lui.
La ragazza annuì e lo baciò sulla guancia.
< Certo. >
Dopo aver legato di nuovo Freddie nel seggiolino i due fecero ritorno a casa.
La ragazza mise il piccolo a letto per il riposino pomeridiano.
< Zio Freddie ti vuole tanto bene. > disse Frederic con uno sbadiglio.
Angeline sorrise:< Lo so. >
< Dice che siamo la sua famiglia. >
< È una cosa molto bella. >
Lui si rintanò sotto le coperte:< E che tu sei una fantastica mamma. >
< E Freddie è il tuo fantastico papà. > confessò lei come se fosse la cosa più naturale al mondo:< Vorrei tanto dirgli la verità come l'ho detta adesso a te. Sarebbe tutto così semplice, niente segreti. La verità è che ho paura. Non voglio che si arrabbi con me o mi odi, o peggio. Non voglio perderlo. Lo amo troppo, non lo sopporterei. >
Ma Frederic dormiva già da un pezzo.
Angeline sospirò, gli diede un bacio e uscì dalla cameretta in punta di piedi.

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Capitolo 19
*** Barcelona ***


Erano esattamente le sette e trenta del mattino del 31 agosto quando la piccola Moe venne al mondo.
Era piccolina, dai grandi occhi celesti e con tanti capelli biondi in testa.
Al parto era presente papà Marius che aveva scelto il nome della piccola ispirandosi alla cantante lirica Montserrat Caballé, che tra le altre cose aveva duettato con Mercury.
Ad ogni modo la piccola Moe godeva di ottima salute e Fred era felicissimo del nuovo arrivo.
Anche Freddie era felicissimo per la nascita della piccola e le fece arrivare in ospedale un enorme mazzo di rose rosse.
La ragazza voleva chiedergli se voleva essere il padrino di Moe, ma le occasioni scarseggiavano.
Freddie era impegnato nella creazione di due album e lei si occupava dei figli.
Per fortuna Marius era guarito completamente e le dava una gran mano.
Tanto che le propose di fare una breve vacanza per staccare dopo il brutto periodo che avevano passato.
Lilì fu d'accordo e fece le valigie per tornare a Parigi per qualche giorno, poi però una chiamata inaspettata le fece cambiare itinerario.

8 ottobre 1988.
Freddie era consapevole che quello poteva essere il suo ultimo live, la sua ultima performance.
Era vestito elegantemente, semplicemente. Un completo nero, scarpe eleganti e cravattino.
< Che bel damerino. > non si trattenne dal commentare la Caballé.
Lui accennò un sorriso.
< Anche tu sei molto bella Montsi. > ribatté Freddie dopo qualche istante.
La soprano sorrise a sua volta:< Come va la voce Fred? >
< Sono stato meglio, ma andrà tutto bene. Sono solo tre pezzi, me la caverò. > replicò Mercury con sicurezza.
La Caballé annuì e insieme uscirono sul palcoscenico.
Seguirono almeno dieci minuti di applausi, Montserrat era amatissima nella sua terra e poi al festival erano presenti innumerevoli fan dei Queen.
Eseguirono tre brani fra cui Barcelona, scritto per le olimpiadi del 1992.
Finito lo spettacolo e dopo un infinità di applausi, Freddie andò dietro alle quinte.
Era stata una faticaccia ma ce l'aveva fatta, quello era l'importante.
< È andata. > fu l'unica cosa che disse appena sceso dal palco.
< Sì, è andata bene. > replicò lei mentre Freddie l'aiutava a scendere le scalette che portavano al retro palco.
< Hai visto? C'era il primo ministro. > fece Mercury.
< E i Reali di Spagna. >
< Sì, li ho notati. >
I due andarono verso il buffet ma l'attenzione di Freddie fu subito catturata da una giovane ragazza bionda che gli sembrava di conoscere.
< Ah Freddie. Ti ho fatto una sorpresa. > disse lei ridacchiando.
Freddie la guardò confuso e Montserrat andrò proprio dalla ragazza bionda.
Lei si voltò e...
< Lily?! > esclamò quasi lui.
La ragazza sorrise:< Come puoi vedere. >
Lui la strinse a sé senza esitare un solo secondo.
La guardò da capo a piedi.
< Sei davvero bellissima. > commentò fin troppo felice.
Lilì sorrise appena. Nonostante avesse partorito nemmeno due mesi prima era in perfetta forma.
Era sempre magra e slanciata, con i lunghi capelli biondi che ricadevano sulle spalle e il lungo vestito color verde chiaro.
< Anch'io non ti trovo male Mercury. > commentò lei con una risata dolce.
Freddie le aveva preso le mani e continuava a chiederle qualsiasi cosa.
Era come se il mondo attorno fosse sparito all'improvviso.
E anche Lilì si sentiva così, completamente persa nei suoi occhi scuri.
< Freddie la Regina sta aspettando da mezz'ora per stringerti la mano. Dovresti darle udienza. > gli fece notare la Caballé.
Lui si riscosse e salutò i Reali con non poco imbarazzo, visto che li aveva fatti aspettare fin troppo.
Dopo Freddie, Lilì e la Caballé andarono a sedersi a un tavolo per prendere qualcosa da bere.
< Piaciuta la sorpresa? > domandò lei.
Freddie annuì:< Sì, sì, certo che sì. Ma come vi siete conosciute voi due? Non sapevo che foste in contatto. >
Fu Lilì a rispondere:< È stato Marius a farci conoscere. Lui aveva un intervista con Montserrat qualche mese fa e io sono venuta ad assistere con Frederic, siamo diventate amiche e poi lei mi ha invitato al festival come sua ospite e giornalista, ovviamente. >
Lui continuava ad annuire.
< Che carino il piccolo Fred! Molto simile a te comunque Freddie. > commentò la Caballé, mentre la ragazza a quelle parole sobbalzò.
< Frederic? Simile a me? > ripeté lui stranito.
< Oh sì! Siete parecchio simili, fisicamente intendo. > continuò lei imperterrita:< Stessi occhi e anche i capelli. >
Lilì cercava di farla smettere di parlare, ma la Caballé sembrava non comprendere i suoi segnali.
< In che senso? > domandò lui, convinto di aver capito male nel caos del locale.
< Ma sì! Frederic, tuo fi- >
Lilì le lanciò un occhiataccia tremenda; finalmente Montserrat capì e tentò di rimediare.
< Dicevo che Frederic ha gli occhi di Marius. Un eccellente giornalista, francese come te, vero? > domandò rivolta a Lilì che sudava freddo.
< Ma certo. Siamo entrambi parigini. > ribatté Angeline cercando di mantenere un'espressione rilassata anche se sentiva il cuore battere a tremila all'ora.
< Sì, sono parigini. > confermò Freddie:< Stai bene Lily? > chiese notando il sorriso tiratissimo della ragazza.
< Credo... di star per svenire. > rispose lei sempre sorridendo.
< Vuoi che ti accompagni fuori a prendere un po' d'aria? > domandò lui tutto preoccupato.
La ragazza scosse la testa:< No Fred. Starò bene fra poco. >
< Ti prendo un tonico. Tu resta qui. > ribatté Freddie alzandosi dal tavolo.
La ragazza non fece nemmeno lo sforzo di fermarlo. Rimase da sola con la Caballé.
< Quindi lui non sa niente. >
La ragazza sospirò:< No. >
< Mi dispiace, pensavo che- >
< Non importa. Non è colpa tua, più cresce più la cosa diventa evidente. Stessi occhi, stessi capelli. Stessa energia. Per fortuna ha preso il naso da me o sarebbe la sua dannata fotocopia! > disse Angeline facendosi aria con un menù trovato sul tavolo.
Lei sospirò amareggiata:< Anch'io sono mamma di due bambini, anche se la loro paternità è certa so quanto può essere dura. Dovresti... >
< Dirglielo. > l'anticipò Lilì:< Lo so. >
< E allora perché non lo fai? >
Angeline scosse la testa:< Non lo so nemmeno io. Forse sono solo una codarda. >
Freddie arrivò con il tonico e lo diede alla ragazza.
Mentre Lilì beveva ebbe come la sensazione che Freddie fosse a disagio.
Prima pensò, con terrore, che avesse capito tutto. Poi però si accorse che era la festa a dargli sui nervi, si sentiva come fuori luogo.
< Fred? > domandò lei.
Lui si voltò.
< Vuoi andare via? > chiese la ragazza.
Freddie sorrise e dopo aver salutato tutti salirono in taxi.
< Dove alloggi? > domandò lui.
< Al Mar Azul. >
< È l'hotel accanto al mio. >
Angeline sorrise:< Sì, lo è. >
Fred abbozzò un sorriso:< Fai un giro per la città. >
Il taxista annuì e partì.
Angeline lo guardò confusa.
< Non ho voglia di tornare subito in albergo. > spiegò Freddie.
La ragazza annuì mentre lui la prendeva per mano.
< Ho solo voglia di stare con te. > le sussurrò.
Angeline arrossì.
< E io con te. > disse lei di rimando.
Lui si limitò a sorriderle e ad appoggiarsi con la testa sulla sua spalla.
Angeline gli accarezzò il viso e lo baciò sulla fronte con delicatezza.
Passarono così quasi un'ora abbracciati dentro a un taxi che continuava a girare in tondo per Barcellona.
A un certo punto Freddie ordinò al taxi di fermarsi. I due scesero e la ragazza si rese conto che erano davanti a una spiaggia.
< Vieni. > la invitò lui porgendole la mano.
La ragazza e Mercury arrivarono sulla sabbia morbida e lì si sedettero.
< Perché siamo qui? > chiese Angeline incuriosita.
< Per vedere l'alba. Dicono che è meravigliosa. > ribatté lui con tranquillità.
La ragazza sorrise anche se si vedeva poco nel buio della notte catalana.
Non c'era nessuno in quella spiaggia di notte, erano completamente soli.
< Stai benissimo per aver appena messo al mondo una bambina. > disse lui a un certo punto.
Angeline sorrise:< Non è stato doloroso come la volta scorsa ed è stato più veloce. >
< Come la seconda volta che scopi. >
Angeline si mise a ridere:< Partorire e fare sesso sono due cose parecchio diverse. >
Freddie rise a sua volta.
< Forse. Ma sono belle allo stesso modo. > rispose lui.
< Forse. >
Il cantante si tolse le scarpe e poi andò verso l'acqua.
< È calda anche se è notte. >
< Cosa? >
< L'acqua. >
Angeline sorrise divertita.
< Vieni. > la invitò lui e la ragazza dopo essersi tolta i tacchi entrò nell'acqua.
< Non male, vero? >
< Già. >
< Posso abbracciarti? > domandò lui.
< Da quando chiedi il permesso? > chiese di rimando Angeline prendendogli le mani.
< Non... lo so. Non so cosa mi sta succedendo in questo periodo. > farfugliò lui confuso.
Angeline gli sorrise cercando di rassicurarlo:< Freddie è solo un momentaccio. Passerà. >
< Un momentaccio. > ribatté lui ridendo sconsolato:< No Lily. Questo è stato il mio ultimo concerto, altro che momentaccio. >
La ragazza sentì lo stomaco come in una morsa.
< Ma che dici Fred? Stai bene. > ribatté lei cercando di tirarlo su di morale.
Lui scosse la testa:< Lily ma che ne sai tu dell'AIDS? >
Angeline lo guardò dritto negli occhi:< Non so molto Fred, è vero. Ma mio fratello sì, lui studia la malattia e- >
< Me lo hai già detto. Tre volte. >
Angeline sorrise:< Fred ci sono speranze e... >
< E cosa? È un miracolo che non ti abbia contagiato. > ribatté lui secco:< Ho conosciuto un infinità di dottori e sì, stanno cercando una cura ma ci vorrà del tempo. >
< Tempo sì, ma tu hai tempo. > ribatté Angeline con forza:< Santo cielo Freddie! Hai persino messo su peso! >
< Non...non è così che funziona. E il fatto che sono ingrassato non c'entra un cazzo! > controbatté Freddie irritato.
< E come dovrebbe funzionare? > insistette lei.
< Non ho che pochi anni davanti a me Angeline. È l'ora che te ne renda conto. >
La ragazza non replicò.
Lui si voltò verso l'orizzonte:< Hai mai... pensato di farla finita? >
< Qualche volta. > ammise Angeline, ripensando alla morte di mamma.
< Ho pensato al suicidio dopo la diagnosi. > confessò lui tornando a guardarla negli occhi:< Sorpresa, eh? >
< Sì, parecchio. Non me l'avevi mai detto. > ribatté Angeline visibilmente scossa.
Lui si girò e tornò sulla spiaggia, aveva metà pantaloni completamente zuppi.
Si sedettero sulla sabbia.
< Nessuno lo sa, nemmeno Mary. Non so perché, ma sento di poterti dire tutto. > confessò lui con un sorriso triste.
Lilì lo abbracciò. E lei che non riusciva nemmeno a dirgli la verità su Frederic!
< Mi piace questo posto, mi ricorda Zanzibar. > disse con un sospiro Freddie:< Sai tutti pensano che sia nato a Londra, ma no. Sono di Zanzibar. >
< Dev'essere un bel posto. > ribatté Angeline stiracchiandosi.
Freddie sorrise:< Altroché. Le spiagge lì sono meravigliose e ricche di vita. Vorrei tornarci un giorno. >
< Sarebbe fico. >
< E tu? >
< Io cosa? >
< Tu non vuoi mai tornare a Parigi? > chiese Mercury.
< Ma per favore. > e scoppiarono a ridere entrambi.
< No a volte io ci penso. > disse poi lei avvolgendosi nel suo scialle:< Sai vorrei far conoscere ai miei bambini la città, e presentarli ai miei parenti e a quelli di Marius. Magari non subito, tra qualche annetto quando saranno un po' cresciuti. >
< Sì, sarebbe una bella cosa. >
Angeline si girò verso di lui, sorrideva appena.
< Frederic è una piccola peste, come si fa a non adorarlo? > rise lui.
Angeline sospirò. Basta, era il momento.
Doveva dirglielo.
< Freddie io- > iniziò lei ma venne interrotta.
Freddie sospirò:< Inizia a fare freddino, andiamo? >
< Dove? >
< Al mio albergo. >
La ragazza annuì e i due si incamminarono per le vie della città.
Camminarono per quasi un ora poi arrivarono in albergo.
Salirono le scale tenendosi per mano come la prima volta, non dissero una parola.
Si chiusero a chiave in camera.
La ragazza si sedette sul letto, si tolse i tacchi mentre lui faceva una rapida scappatella in bagno.
< Finalmente le ho trovate. > ribatté lui uscendo dal bagno con un pacchetto di sigarette.
< Comoda? > chiese poi alla ragazza che si era sdraiata sul letto.
Lilì sorrise.
< Questi tacchi mi hanno ucciso i piedi. Per non parlare delle mie caviglie a tronco d'albero. > rispose lei ridendo.
Freddie si accese una sigaretta e si sedette ai piedi del letto.
Le afferrò una caviglia.
< Io trovo i tuoi piedi tanto carini. > disse lui facendole il solletico.
Lilì si mise a ridere piano:< Smettila. >
< Non voglio smetterla. > ribatté Freddie ridendo:< Mi piace sentirti ridere. >
Angeline gli sfilò la sigaretta dalla bocca, la attirò a sé e pochi istanti dopo erano abbracciati e si stavano baciando.
La ragazza si staccò e si lasciò andare sui cuscini.
< Freddie ma che cosa stiamo facendo? > disse lei accarezzandogli il viso con due dita.
< Pensavo di baciarti a lungo. > rispose Freddie sistemandosi sopra di lei:< E poi passare tutto il giorno con te. Possiamo fare shopping e beh, andare a letto, no? >
La ragazza sospirò:< Non credo sia una buona idea, anzi è una terribile idea. >
< Perché? >
< Freddie devo sposarmi fra qualche mese e tu ami Jim. >
< Lily io ti amo tanto, tantissimo. Davvero. > continuò lui accarezzandole i capelli biondi.
Lilì arrossì:< Freddie... >
< Che c'è? Non mi credi? > sussurrò lui all'orecchio.
La ragazza lo allontanò un pochino.
< Ti credo Freddie, so che sei sempre stato sincero con me ed è per questo che non possiamo andare oltre. > gli spiegò Angeline:< Non posso farti questo. >
Freddie continuava a guardarla negli occhi:< Lily che cosa stai cercando di dirmi? >
Si sedette sul letto:< Sei malata, non è così? Anche se mi hai detto il contrario. >
< No. >
< Allora è Frederic che sta male. >
< Non... è complicato Freddie. >
Si mise a sedere, gli prese le mani e sospirò. Era giunto il momento.
< Freddie ricordi la notte di Natale del 1984? > chiese Angeline.
Lui disse di sì anche se visibilmente angosciato.
< Non mi hai contagiata, tranquillo. >
< E allora qual è il problema? > chiese con un sorriso.
La ragazza cercava in tutti i modi di trattenere le lacrime.
< Un momento. Non sarà... > mormorò Freddie improvvisamente:< Pensavo di aver capito male prima, credevo si trattasse di un lapsus, ma... Montsi ha parlato di Frederic prima e... >
La ragazza chiuse gli occhi.
< E di suo padre, di come gli assomigliasse a me e... parlava di me! > realizzò con le mani nei capelli.
< Sono il padre di Frederic!? > urlò.
Angeline emise un lungo respiro, a cosa serviva mentire?
L'aveva scoperto ormai, forse nel peggiore dei modi.
< Sì, è così. >
Lui la fissò sbigottito.
< Cosa... > non riusciva a crederci.
Angeline abbassò lo sguardo:< È così. Frederic è tuo figlio. >
Freddie rimase immobile per qualche minuto.
Tornava tutto.
Ecco perché si sentiva così dannatamente vicino e attaccato al piccolo. Non era solo per amicizia che il piccolo era stato chiamato Frederic, era quasi una specie di indizio.
E Freddie aveva avuto dei dubbi in passato ma li aveva prontamente rimossi perché li credeva stupide paranoie!
Avrebbe dovuto dare retta a quella vocina dentro alla sua testa. Oh se avrebbe dovuto farlo!
< Perché diavolo non me l'hai detto? > chiese lui alla fine.
Angeline scosse la testa, vergognandosi da morire.
Lui la prese per le spalle:< Lily guardami. >
La ragazza si rifiutò di farlo, lui ripeté ancora:< Lily girati e guardami in faccia. >
Lilì si fece sfuggire un singhiozzo.
< GIRATI HO DETTO! > comandò Freddie che aveva esaurito la pazienza.
Angeline lo guardò negli occhi:< Mi dispiace. >
< Ti... dispiace? > sibilò lui furioso:< Io non posso crederci. Non voglio crederci! >
La ragazza sospirò fra le lacrime:< Volevo dirtelo prima, te lo giuro io- >
< Mio Dio... Angeline perché? Tutti questi anni... >
< Lo so, lo so. > ribatté lei concitata:< Avevo paura, sono stata una codarda. Non sapevo come avresti reagito, all'epoca avevi appena conosciuto Jim e c'era Marius, e adesso è nata Moe e... >
< Chi sa di questa cosa? > la interruppe lui.
< Marius e la Caballé che ha intuito la cosa. > singhiozzò la ragazza.
Freddie era sconvolto, un figlio eh? Un piccolo Mercury.
E chi se l'aspettava, da chi poi!
E Mary? Se l'avesse scoperto chissà che scenate!
< Perché? > chiese lui ancora sotto shock per la notizia.
< Freddie mi dispiace tanto. > pianse la ragazza cercando un disperato contatto, ma lui la respinse malamente.
< Vattene. > disse solo.
Lilì annuì:< Hai tutto il diritto di essere arrabbiato con me, di odiarmi. >
< Esci, ti prego. >
La ragazza si alzò e uscì dalla stanza:< Freddie non avresti dovuto scoprirlo così, mi dispiace. >
< Esci ho detto! > sbottò lui chiudendo la porta con rabbia dietro alla ragazza.
Lilì se ne andò.
< E riprenditi le tue cazzo di scarpe! > urlò lasciandole addosso le scarpe con il tacco che aveva lasciato in stanza.
Angeline non disse nulla, le raccolse e in silenzio tornò al suo hotel.

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Capitolo 20
*** The great pretenders, i grandi bugiardi ***


Peter salì le scale dell'hotel Azul di corsa.
La telefonata era stata breve e concisa, doveva essere successo qualcosa di davvero grave!
Non gli avevano nemmeno detto in quale stanza risiedeva al momento, o gli l'avevano detto ma se l'era dimenticato.
Trovò un cameriere che puliva per terra borbottando fra sé e sé.
< Mi scusi. Sto cercando il signor Mercury. >
< Lei sarebbe? > domandò lui seccato.
< Peter Freestone. Sono un suo caro amico, mi hanno chiamato perché è successo un disastro. O almeno così mi hanno riferito. >
< Ah. > fece lui:< Il tipo fuori di testa. Sta alla 220, ma non le conviene entrare. È pazzo, potrebbe aggredirla. >
Peter ringraziò e annuì.
Freestone raggiunse la camera e bussò un paio di volte, ma nessuno rispose.
Peter continuò a bussare con insistenza fino a quando si accorse che la porta era aperta.
Entrò piano piano come se avesse paura di fare rumore.
< Mio Dio... > sussurrò appena vide quello che aveva davanti.
La camera era letteralmente in pezzi, non c'era un mobile a posto.
La colazione era stata lanciata sulla parete e per terra c'erano resti di bottiglie rotte e sigarette, oltre a interi pacchetti di sigarette vuoti.
< Dio... > commentò.
La figura scura avvolta in un coloratissimo yukata era seduta accanto alla finestra, nella penombra, e fumava l'ennesima sigaretta.
< Phoebe? > chiese con voce flebile.
Peter annuì:< Sono io Freddie. >
< Chiudi la porta. Ti dispiace? >
< No. > ribatté lui; nel tragitto calpestò una bottiglia di birra vuota rischiando di cadere.
Cos'era successo?
L'apparizione al festival era andata benone, non gli sembrava che ci fossero stati dei problemi tecnici!
Forse era deluso da sé stesso?
< Cosa diavolo è successo?! > sussurrò lui sconvolto.
Freddie si voltò e non rispose. Non sembrava stare troppo bene.
< Fred. > ripeté lui preoccupato.
Lui sospirò, finì la sigaretta. Ne prese un altra dalla tasca.
< Freddie mi hanno chiamato d'urgenza perché hai dato di matto. Cos'è successo? > chiese Peter.
Freddie soffiò il fumo della sigaretta con una lentezza allucinante.
< Freddie, Melina, è stato il festival? L'esibizione è andata male? > domandò ancora Freestone.
Anche questa volta Freddie non aprì bocca, si limitò a sospirare.
< Per amor di Dio Freddie! Almeno smettila di fumare! Vuoi dimezzare il tempo che ti resta?! > urlò lui spazientito.
< E se... > parlò Freddie:< E se non volessi più vivere? >
< Ma che cazzo dici Freddie? > fece subito Peter confuso.
Freddie cercò di avvicinarsi a lui ma sbandò. Era completamente ubriaco.
Peter lo prese al volo.
< Quanto cazzo hai bevuto? > chiese Peter in ansia.
< Te l'ho detto. Non voglio più vivere. > farfugliò lui.
< Cazzate! > ribatté Peter facendolo sedere su una poltrona.
Lui scosse la testa:< Perché sei qui Phoebe? >
Peter sospirò amareggiato:< Mi ha chiamato la direzione dell'albergo. Ti hanno sentito gridare come un forsennato e mi hanno contattato immediatamente. Volevano far venire un ambulanza, ma li ho convinti a non farlo. >
Freddie annuì stancamente.
< Mi passi una sigaretta? > sussurrò poi.
< No. > ribatté lui secco.
< Phoebe. >
< No. > replicò Peter deciso:< Non so cosa ti abbia turbato fino a questo punto, ma non ti aiuterò a autodistruggerti. >
< Dammi quella fottuta sigaretta e te lo spiegherò. >
Peter lo guardò storto.
< Andiamo. > ripeté Freddie con la mano rivolta all'amico.
Freestone cedette e gli diede una sola sigaretta.
Freddie la accese con le mani tremanti e se la ficcò in bocca.
Aspirò una grossa quantità di fumo e si rilassò.
< Ho pensato seriamente di uccidermi. > confessò lui dopo una decina di minuti.
< Cos'è successo? Non ti ho mai visto così. > chiese ancora Peter preoccupato più che mai.
< Phoebe quello che ti dirò adesso non lo devi dire a nessuno, intesi? Non deve uscire da questa stanza. >
Lui annuì.
< Ho chiesto a un ragazzo che lavora all'hotel di portarmi delle birre e dei pacchetti di sigarette. > raccontò Freddie con un lungo sospiro:< E una dose di eroina. >
Peter sgranò gli occhi per la sorpresa:< Ma sei completamente pazzo?! >
< Volevo uccidermi. >
< Ma perché? > domandò ancora Peter.
Freddie sospirò:< Non potevo sopportare tutto questo. >
< La malattia? > chiese Peter.
< No. >
< E allora cosa? >
< Amo, cioè non so se la amo davvero...ho un mal di testa assurdo Phoebe. Credo di star per vomitare. >
< È la biondina vero? Quella ragazza, la giornalista. Quella simpatica a tutti. > domandò allora Peter.
Freddie fece di sì con la testa.
< Si chiama Lily, la ragazza più dolce e tenace che abbia mai conosciuto. La amo. È assurdo, lo so. > sospirò lui:< Ma stare distante da lei mi uccide più dell'AIDS. >
< Okay? >
< Ha un bambino. >
< Lo so, si chiama come te se non erro. Frederic. >
Freddie prese una lunga pausa.
< Te l'ho mai detto che siamo stati amanti? > domandò lui.
Peter scosse la testa:< No, ma l'avevo intuito. >
< Ebbene. Abbiamo fatto l'amore un paio di volte e poi abbiamo preso strade diverse, ma ci amiamo ancora come il primo giorno. > continuò a raccontare Freddie.
< Arriva al punto Fred. >
< È successa una cosa... una cosa molto grave. >
Peter lo guardò confuso:< Le hai attaccato l'HIV? >
< Peggio. >
< Cosa? >
< Le ho dato un figlio. >
Peter rimase come pietrificato. Un figlio?
< Come sarebbe a dire un figlio?! > ripeté Peter turbato dalla notizia.
< Frederic è mio figlio. >
< Non è possibile. Ho visto quel bambino con i miei occhi, non è tuo figlio! >
Freddie tirò fuori una foto del piccolo, la diede a Peter.
< È tutto fottutamente vero Phoebe. > fece lui finendo anche quella sigaretta:< Cazzo, avremmo dovuto usare il preservativo. >
< Effettivamente ha i tuoi occhi. > constatò lui.
< E i capelli, lo so. > disse riprendendo la foto dalle mani dell'amico.
< Ma com'è successo? >
Freddie lo guardò male.
< So com'è successo, ma quando? > si corresse Peter.
< A Natale, del 1984. >
< Santo cielo Fred! >
Mercury chiuse gli occhi:< Già, ho fatto un bel casino. >
< È per questo che volevi ucciderti? Perché hai scoperto di essere diventato padre? >
Freddie annuì.
< Mi ha mentito per anni Phoebe, la donna che ho amato di più nella mia vita! > ribatté lui tirando un pugno al bracciolo della poltrona:< E Frederic. Dovevo accorgermene subito dannazione! Sono un vero idiota. >
< Freddie... >
< Adesso la odio con tutto me stesso e mi detesto per aver reagito così! > sbottò lui furioso. Peter lo guardava in silenzio.
< Dio Phoebe! > continuò Freddie con le lacrime agli occhi:< Volevo davvero farla finita. Mi sentivo tradito e inutile. Volevo bere fino a crepare o farmi una dose di eroina ed andare in overdose. >
< Freddie sei davvero fuori di te! > ribatté Peter quasi spaventato dalle parole dell'amico.
< Ero disperato Phoebe! Volevo chiamarla indietro, chiamare Lily; parlarle, ma non potevo farlo. L'ho cacciata, le ho anche tirato i tacchi in faccia. Deve davvero odiarmi adesso. > singhiozzò lui.
< Dio mio Fred. > mormorò Peter sconvolto:< E allora? >
< Allora ho pensato che fosse inutile vivere, che ero stanco di questa vita di merda. Ho preso l'eroina, ma non trovato il coraggio di iniettarmela. Ero così furioso e fuori di me Phoebe. Ho bevuto come un pazzo sperando di dimenticare ogni cosa. >
< Ben venti birre Fred. >
< L'unica cosa che ho dimenticato è come ho fatto a ridurre la stanza in queste condizioni. > scherzò lui abbozzando un sorriso.
Peter sospirò:< Freddie. Avrà avuto paura. >
< Lo so. > ribatté lui:< Mi ha completamente sconvolto, capisci? >
< Beh no. Non ho mai scoperto di avere un figlio. > replicò Peter ridendo:< Dovresti parlarle. >
Freddie sbuffò.
< Non ho intenzione di farlo. >
Peter allargò le braccia:< Freddie capisco che provi dei sentimenti contrastanti nei suoi confronti, ma devi confrontarti con lei. >
< Su cosa? >
< Su Frederic accidenti! > ribatté lui:< È tuo figlio che ti piaccia o no! >
Freddie scosse la testa:< Che mi piaccia o no... io adoro quel bambino ma ci sono troppe cose in ballo. La nostra vita, Jim, Marius, i dischi, l'AIDS. >
Peter sospirò in disaccordo con lui.
< Phoebe non posso stravolgere la vita di tutti. >
< Non devi stravolgere niente Freddie. Si tratta di parlare con lei, non di sposarla perché hai scoperto di essere il padre di suo figlio. > ribadì Peter con forza.
Freddie lo guardò poco convinto:< Phoebe lei mi odia. >
< Freddie lei è una ragazza intelligente. Non ti odia. Capirà. >
Mercury stesse in silenzio per un po', poi annuì.
< Sì capirà, ha sempre capito. >

Lilì era seduta sotto un albero quando un uomo le si avvicinò. Gli diede un bigliettino e se ne andò.
La ragazza mise da parte 1984 di Orwell e lesse.
"Ho bisogno di parlarti. Vieni subito nella mia stanza."
Angeline lo stracciò.
Non c'era bisogno della firma per capire chi mandava quel biglietto.
Passarono due giorni e Angeline continuava ad avere in testa quel bigliettino.
Doveva davvero parlargli? Era obbligata a farlo?
D'altra parte lui l'aveva cacciata.
La sua reazione era più che giustificata considerato che gli aveva tenuto la cosa nascosta per anni.
Non sapeva perché voleva parlargli, forse per farle una bella ramanzina, per farla sentire in colpa.
In ogni caso avrebbe avuto ragione.
Mentre oziava in piscina venne avvicinata da Peter.
Lilì lo conosceva di vista. Non sapeva molto su di lui a parte che era amico di Freddie ed era un tipo simpatico.
< Signor Freestone? > fece lei stupita.
Sembrava parecchio nervoso, forse preoccupato.
< Rocher, Angeline. Ti devo parlare. > fece lui.
La ragazza sospirò:< Se sei venuto per il bigliettino scordatelo. Non mi convincerai a parlare con Fred. È troppo presto. >
Lui sbuffò.
< Non mi fraintendere. Voglio parlargli ma non adesso. >
< Hai aspettato fin troppo a dirgli del bambino. Vuoi prendere ancora tempo e riappacificarti con lui quando sarà troppo tardi? > replicò lui a denti stretti.
La ragazza balzò in piedi:< Senti amico. Non nego di aver fatto degli errori e anche molto gravi. Ma parlarne subito non è una buona idea, sono passati solo due giorni! >
< Perché? > chiese lui irritato:< Perché hai paura della sua reazione? >
< No. >
< E allora perché? >
< Perché litigare non serve a niente. Il tempo cura le ferite, questa è la verità. > ribatté lei decisa come al solito.
Peter scosse la testa:< Il tempo, il tempo! Freddie non ha tempo. >
Lily seccata prese la sua borsa e fece per andarsene.
< Non gli parlerò. > disse sicura di sé, dandogli le spalle.
< Se non gli parli, lo perderai. >
La ragazza sospirò amareggiata:< Peter mi dispiace, ma è una pessima idea. >
< Freddie ti vuole bene da morire, come fai a non capirlo? > continuò lui seguendola.
< Come scusa? > ripeté lei:< Se è un patetico tentativo di- >
< Non è un cazzo di tentativo di convincerti! > urlò lui facendo girare tutto l'albergo.
La ragazza sospirò:< Davvero. >
< Lo conosco da anni, non parla mai a vanvera dei suoi sentimenti. > ribatté Peter:< Quando ha scoperto del bambino è uscito di testa. Si è sentito tradito e inadatto, ha distrutto la stanza! Volevano chiamare l'ospedale per sedarlo. >
Lilì lo guardò allibita:< Ospedale? >
< È meglio che gli parli. Ora. Lui pensa che lo odi, dovete chiarirvi, prima che sia troppo tardi. > ribadì lui.
La ragazza si diede un occhiata:< Non posso venire così, devo cambiarmi. >
< Fanculo. Prima è, meglio è. >
< Ma ho i capelli bagnati! > si lamentò Lilì mentre Peter la spingeva verso la porta dell'albergo.
< Beh si asciugheranno. > concluse lui trascinandola con sé.
La ragazza poco convinta entrò dell'hotel di Freddie e si ritrovò davanti alla sua stanza.
< È meglio se vi lascio soli. > disse, sedendosi su una sedia in corridoio.
La ragazza annuì, prese un lungo sospiro e bussò.
Nessuno rispose.
Angeline bussò ancora fino a quando la porta si aprì.
Freddie la guardò con un espressione indecifrabile:< Ti ho mandato il messaggio due giorni fa. Perché non sei venuta subito? >
La ragazza sospirò:< Posso entrare? >
Lui annuì e la fece passare, poi chiuse la porta ma non a chiave.
La ragazza si guardò attorno.
< Che disastro. > commentò. Sembrava che nella stanza fosse passato un uragano.
Lui si sedette in poltrona:< Sono stati due giorni difficili. >
< Anche per me. > confessò Angeline sedendosi su una sedia davanti a lui.
Freddie scosse la testa:< Ti ricordi quando ti ho detto dell'AIDS, quasi più di un anno fa? >
Lilì annuì silenziosamente.
< Avevamo detto mai più segreti fra noi. Pensavo che me lo dicessi allora, non adesso. >
La ragazza sospirò:< So di averti fatto soffrire moltissimo e che tu mi detesti per questo. Ne hai tutto il diritto. >
Lui sorrise appena:< No. Ti sbagli. >
< Mi sbaglio? >
< Non ti odio. Certo, mi hai fatto soffrire ma non riesco a odiarti. E so che per te è lo stesso, o mi avresti abbandonato dopo la mia rivelazione sull'AIDS. > ribatté lui tranquillamente.
La ragazza scoppiò in singhiozzi.
< Oh e adesso cosa c'è? > sbottò seccato.
Angeline respirò a fatica:< Dovresti invece. Dovresti prendermi a sberle e urlarmi che sono solo una puttana! >
Freddie la osservava allibito.
< Dirmi che mi detesti e che non sono nessuno. Che sono come Paul e Barbara, che sono una bugiarda del cazzo e non ti merito! > continuò lei urlando e piangendo.
< Lily ti prego. >
< No, ascoltami! Ora TU ascoltami. > lo fermò lei mentre fiumi di lacrime uscivano dai suoi occhi chiari:< Quello che ti ho fatto è orribile. Me ne andrò dalla tua vita. È meglio così. >
< Hai finito? > domandò Mercury irritato.
La ragazza annuì tra i singhiozzi.
< Ecco bene. Certe volte vorrei davvero prenderti a sberle. > ribatté lui secco:< Non solo tu hai fatto degli errori. Li ho fatti anch'io, enormi errori dalle terribili conseguenze. >
Lily si asciugò le lacrime con il dorso della mano.
< Non ti ho detto subito dell'AIDS, né che avevo dei dubbi dall'84. >
La ragazza smise di piangere:< 1984? >
< Già. Avevo fatto un test ma era risultato negativo. > confessò lui:< Mi avevano detto che non erano sicuri del risultato e che avrei dovuto rifarlo. >
< Freddie... >
< Ho scopato con te e ti ho messa incinta sapendo di poterti attaccare il virus. > rivelò Freddie cercando di nascondere il fatto che stava per piangere:< Avevo voglia di te e non me ne fregava un cazzo se ero probabilmente malato. Sono stato fottutamente egoista. Potevo contagiarti. >
La ragazza sospirò rassegnata.
< Chissà quanta gente ho condannato. > pensò lui ad alta voce:< Chissà quante persone ho infettato solo perché ero uno stronzo. >
< Freddie! >
< No, no. È così. E i poveri John e James e tutti gli altri! > crollò singhiozzando forte :< Li ho uccisi io! >
< Freddie ma che stai dicendo? > fece lei alzandosi dalla sedia. Lo abbracciò.
< Se ti avessi ascoltato, se solo ti avessi dato retta! > pianse Freddie in modo scomposto e disperato.
Lilì lo strinse più forte che poté piangendo a sua volta.
Freddie si stava tenendo così stretto al suo vestito che Lilì pensò per un momento lo strappasse.
Lilì sospirò:< Mi hai attaccato l'HIV in realtà. >
Lui sollevò lo sguardo.
< Non è il momento di scherzare Rocher. > mormorò.
< Ma- >
< Ma? >
< Ne sono immune e anche Frederic lo è. > raccontò lei.
Lui tirò su con il naso:< Immuni all'AIDS? >
< Sì, non ci ammaleremo mai. >
< E la piccolina? >
< Immune. >
< Dio grazie. > fece lui con gli occhi rivolti verso l'alto.
La ragazza sospirò lasciandosi sfuggire un unico singhiozzo.
< Altri segreti? > chiese Freddie in un sussurro.
Lilì disse di no, mordendosi il labbro.
< Io ne ho un'altro, beh non so se è proprio un segreto. >
< Okay. >
Freddie sospirò e tirò fuori una sigaretta.
< Pensavo non fumassi più. >
Mercury non rispose.
Soffiò via il fumo:< Ho sempre pensato che Frederic fosse mio. >
< Lo pensavi? > fece lei stupita:< E perché non hai detto niente? >
< Perché tu non hai mai detto niente! > ribatté Freddie esasperato.
La ragazza chiuse gli occhi e abbassò lo sguardo, colpevole.
< Mi ero convinto fossero tutte paranoie, ma a quanto pare mi sbagliavo. >
Lilì annuì:< Sono un idiota. >
< Sì, lo sei. > ribatté lui:< Lo siamo entrambi. >
La ragazza sorrise:< È per questo che ci sentiamo così attratti l'uno dall'altro? Che ci vogliamo bene nonostante tutto? >
Freddie fece spallucce.
< Non è forse amore questo, Fred? > sussurrò lei quasi spaventata dalla cosa.
Lui sorrise appena:< Forse. Secondo te? >
Lilì arrossì un pochino:< Sì. > disse.
Freddie sorrise, questa volta del tutto.
< Allora è deciso. Ti amo. >
< Non è una cosa che si decide! > ribatté lei divertita.
< Ti amo, ti amo Lily. Suona bene. > rise Freddie. Anche Lilì si mise a ridere.
Lui la tirò a sé:< Lo sai? Sono stanco di mentire a tutti, specialmente ai giornalisti. Sono stanco delle bugie, di essere The great pretender! >
< Freddie nessuno dovrà mai sapere di Frederic. >
< E nessuno dovrà mai sapere dell'AIDS. >
La ragazza annuì.
Freddie gettò la sigaretta spenta per terra.
< Saranno le nostre uniche bugie d'ora in poi, chiaro? > disse puntandole un dito addosso.
Angeline fu d'accordo:< Chiaro. >
Lui sospirò e si appoggiò allo schienale della poltrona:< Io non so come gestire questa cosa. Come si fa il padre? >
La ragazza si strinse nelle spalle:< Non lo so. Ma Frederic ti adora più di Marius, non deve cambiare tutto per forza. Basterà volergli bene ed esserci quando ne avrà bisogno. >
< Come ho sempre fatto. >
< E continuerai a fare. > fece lei appoggiando le sue labbra su quelle di Freddie.
Dopo un lungo, interminabile, bacio i due si guardarono dritti negli occhi e sorrisero.
Freddie la spinse sul letto e continuarono a baciarsi, poi si alzò chiuse la porta e tornò da lei.
Peter sentì la porta chiudersi, sorrise e commentò:< Hanno fatto presto pace. >
La ragazza gli sorrise a lo strinse a sé.
< Ho impiegato tre mesi per dichiararmi a Mary. > confessò lui:< Un anno per quanto riguarda Jim e per quanto riguarda te? Nove anni? Otto? >
Lilì si mise a ridere:< Ha importanza? >
Lui ci pensò su:< No. > e le sorrise.
Angeline gli accarezzò il naso con un dito:< Hai sempre avuto un nasino carino. >
< Io lo odio, per fortuna Frederic ha preso da te. >
La ragazza rise piano e lo baciò.
< Mi mancano i tuoi baffi. > sospirò lei fra i baci.
< Ho solo cambiato look Lily. Io non sono cambiato. > rise Freddie:< Dormirai con me stasera? >
< Stasera? >
< Tutte le sere se vuoi. > replicò lui sghignazzando.
< Vuoi solo dormire? > sussurrò Lilì.
Lui la guardò stranito.
< No, non dopo averti detto Ti amo. > fece dopo un po'.
< Allora non dormiremo. > sorrise lei:< Ti va? >
Freddie commosso annuì.

Nota dell'autrice:
Volevo ringraziarvi per tutto il supporto e per le fantastiche recensioni, mi fa tantissimo piacere e mi commuovo (sono una sensibilona) <3 grazie per farmi sapere cosa ne pensate della storia e grazie a chiunque la legga senza commentarla. siete fantastici <3 Nini

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Capitolo 21
*** Too much love will kill you ***


La ragazza guardava da ore il soffitto della camera.
C'era una dannata mosca che gironzolava da almeno mezz'ora e non accennava a volare via dalla finestra.
Freddie era ancora addormentato al suo fianco. La stringeva forte ma dolcemente.
No, non avrebbe potuto staccarsi da lui nemmeno se avesse voluto.
Ma Lilì non voleva affatto allontanarsi dalle braccia di Freddie.
Presto lui sarebbe volato a Montreux per registrare il nuovo disco e lei sarebbe tornata alla vita di sempre con Marius, Moe e ovviamente Frederic.
Certo, alla vita di sempre.
Angeline sospirò; sebbene se lo fossero ripetuto più volte durante tutte quelle ore passate assieme Lilì era consapevole che qualcosa era cambiato.
Lei le aveva detto del piccolo, lui la verità sull'AIDS. Si erano dichiarati, era chiaro che ad unirli fosse l'amore, quello vero.
Ma era il momento di guardare in faccia la realtà.
Freddie stava morendo. Certo, non subito. Ma quando i sintomi dell'AIDS conclamato sarebbero comparsi, quando le medicine avrebbero finito di fare effetto....
Gli rimaneva poco tempo.
< Sei sveglia? > domandò lui con un sussurro.
La ragazza annuì.
Freddie le sorrise e le accarezzò i capelli biondi:< Sei diventata una bellissima donna, lo sai? >
Lilì arrossì un pochino e si sporse verso di lui per baciarlo.
Fred corrispose il bacio, poi si mise a ridere piano. La ragazza lo guardò confusa.
< Sono lontani i giorni in cui pensavi di essere un cesso. > sospirò lui giocando con le sue lunghe ciocche bionde:< Non è il costume, sono io il problema! >
Scoppiarono entrambi a ridere.
< Te lo ricordi? > le chiese fra le risate.
La ragazza annuì:< Quel giorno hai speso per me 12.000 sterline. Un enormità. >
Freddie fece spallucce:< Solo? Per il tuo vestito di Versace ne ho spesi 70.000. >
Lilì assunse un espressione scioccata:< 70.000 sterline?! >
Freddie le sorrise ancora come se la cosa non gli pesasse più di tanto.
< Io ti darei ogni dannata cosa se solo tu la chiedessi. > ribatté lui baciandola sulla fronte.
La ragazza scosse la testa.
Freddie notò la sua espressione e scosse la testa a sua volta:< Qual è il problema? >
Lilì si sistemò sui cuscini:< La tua generosità Mercury. >
Freddie la guardò senza capire:< In che senso scusa? Pensavo che la generosità fosse una buona cosa. >
Angeline chiuse gli occhi e sospirò:< Quando sei generoso, troppo generoso, la gente si approfitta di te. Fa finta di esserti amica ma alla fine ti pugnala alle spalle. >
L'espressione di Freddie cambiò. Era turbato, ma anche triste e consapevole.
< So cosa vuoi dirmi. > fece con un sorriso triste stampato in faccia:< Le pessime compagnie che frequentavo. >
< Già. >
Lui le prese le mani fra le sue, Lilì sorrise timidamente.
< Non ti ho mai ringraziato. > disse Freddie dopo qualche istante.
< Per cosa? >
< Per avermi salvato darling. >
La ragazza confusa chiese spiegazioni, lui abbassò lo sguardo e sorrise.
< Sei rimasta a Monaco nonostante tutti se ne fossero andati da un pezzo, Queen compresi. > chiarì Freddie mentre lei tornava a rifugiarsi fra le sue braccia:< Mi hai convinto ad andarmene da quel posto di merda. >
Lilì lo abbracciò:< Pensavo fosse stato Jim a farti cambiare idea. >
Mercury fece di no con la testa:< Sei stata tu. >
La ragazza sospirò:< Suppongo debba esserne onorata, o perlomeno soddisfatta. >
< Mi ha evitato un overdose, quindi sì. > ribatté lui dandole una pacchetta sul nasino.
La ragazza lo guardò dritto negli occhi:< Ma ti sei ammalato Fred. Questo non sono riuscito ad evitarlo. >
Freddie sorrise tristemente:< Non avresti potuto nemmeno volendo. Il dottore dice che il contagio risale probabilmente al 1980, non eravamo così amici all'epoca. >
Angeline non disse nulla.
< Chi è stato? > domandò lei secca.
Freddie non rispose.
< Non lo sai? > insistette lei, anche questa volta Fred non disse nulla.
< Freddie... > disse Lilì con dolcezza:< Non lo sai o non lo vuoi dire? >
Freddie cercava in ogni modo possibile e immaginabile di trattenere le lacrime:< Angeline ti prego. Non parliamone più. >
< È stato quel figlio di puttana di Prenter, vero? > fece lei scattando seduta.
Freddie cercò di farla sdraiare di nuovo ma Lilì era davvero arrabbiata.
< Rispondimi. >
< Non ho voglia di parlarne. > ribatté lui con la voce che iniziava a incrinarsi.
La ragazza però insisteva:< Una sola tua parola Mercury. Scopro dove sta e lo ammazzo di botte. >
Freddie sgranò gli occhi allibito:< Angeline Rocher! Vedi di darti una calmata darling! >
Lilì sbuffò:< Perdonami, ma lo odio davvero quel figlio di puttana. >
< Angeline. > ripeté lui irritato.
La ragazza si ristese accanto a lui. Freddie le osservò il corpo nudo per diverso tempo.
< Sai. > disse dopo un po':< Mi mancherai. >
< Quando? >
< Sempre. > confessò lui:< Torneremo alle nostre vite adesso e saremo distanti centinaia di chilometri. >
< Non partire allora. > replicò lei:< Registrate a Londra, perché dovete per forza andare a Montreux? È distante e ti stancherai troppo. E poi Frederic, gli mancherai moltissimo. >
Freddie abbozzò un sorriso:< Tornerò spesso a Londra. Vivo a Garden Lodge ma gli studios che abbiamo comprato sono a Montreux. Non ti preoccupare, sarò presente per Frederic. >
La ragazza annuì e i due si strinsero in un forte abbraccio.
< E se questa fosse stata l'ultima volta? > disse Freddie mentre si sdraiava sopra di lei:< In assoluto. >
Lilì sorrise appena:< Mi ricorderò di questo pomeriggio d'autunno fino alla fine dei miei giorni. >
Lui scoppiò in una sonora risata, poi tornò serio.
< Vedi questo anello Angeline? > fece mostrandole l'anulare sinistro.
La ragazza annuì.
< Me l'ha dato Jim. > raccontò Freddie sorridendo:< Nel giorno del nostro primo anniversario di fidanzamento. >
Lilì prese la sua mano fra le sue con delicatezza:< È un anello di fidanzamento? Come se foste marito e moglie? >
Freddie sospirò:< Una cosa del genere. Come sarete tu e Marius fra un mesetto. >
< Tu... tu lo ami? > chiese Lilì con un cenno di incertezza nella voce.
Lui annuì. Lilì sospirò scuotendo la testa.
< Ma amo anche te. > si affrettò a dire Freddie:< Di un amore incondizionato, come Mary. >
Angeline sorrise a metà:< Già, come Mary. Che culo. >
Freddie sospirò:< So che non andate molto d'accordo. >
Angeline incrociò le braccia:< È piombata in casa mia dicendo di essere stata mandata da te e mi ha accusato di nasconderti di essere sieropositiva. È un po' più di non andare d'accordo! >
< Mary ha sbagliato. Credevo foste amiche. >
La ragazza sospirò e chiuse gli occhi:< Amiche. Sì, come no. >
< Potreste almeno provare ad andare d'accordo. > ribatté Freddie.
Lilì sorrise:< Frederic e Richard non hanno nessun problema a riguardo. Sono migliori amici e vanno perfettamente d'accordo. Nessuna occhiataccia o invidia. >
Lui si mise seduto:< Il mondo dei bambini è decisamente più semplice del nostro. >
Angeline fu d'accordo e si tirò su a sua volta.
< È ora di cena. > disse dando un occhiata al suo orologio:< Vuoi che ordini qualcosa in camera? >
Angeline sorrise:< No Fred. Torno al mio albergo e faccio le valigie. Domani ho il volo alle nove e mezza del mattino. >
Freddie capì e iniziò a rivestirsi:< Sai, nessuno sa quando le mie condizioni peggioreranno. >
Angeline annuì ancora e iniziò a cercare ovunque i suoi occhiali:< Il dottor Atkinson dice che alcuni soggetti sviluppano la malattia più lentamente. >
< Speriamo sia così. >
< Già. >
< Così magari trovano una cura. > ribatté lui:< Sono ottimista. >
Angeline si mise a ridere:< È uno dei motivi per cui mi sono innamorata di te. >
Freddie trovò i suoi occhiali per terra e glieli porse:< Pensavo fosse per il mio irresistibile charme. >
Angeline scosse la testa ridendo.
< O per il mio grandissimo ca- >
< Freddie! >
Lui continuò a rivestirsi sghignazzando.
Angeline indossò il vestito, le scarpe, prese la sua borsa e fece per andarsene.
Si girò un attimo indietro e vide Freddie che si stava aggiustando la camicia.
< Ti adoro alla follia Mercury. > gli disse lei con un sorriso.
Freddie sorrise ancora, le andò incontro con la camicia ancora non del tutto allacciata.
< Vieni qui. >
Angeline lasciò cadere la borsa e si gettò fra le sue braccia.
< Qualunque cosa accada non lasciarmi. > ribatté lui mentre la stringeva possessivamente a sé.
< Mai. > rispose Angeline, stretta alla sua camicia:< Mai. >

< E così... >
< Ebbene sì Phoebe, l'abbiamo fatto. > ribatté lui con un sorriso.
Peter sospirò amareggiato.
< Che c'è? >
< Freddie sei malato! Puoi contagiarla. > gli fece notare lui.
Lui scosse la testa:< Non nel suo caso. È immune all'HIV. >
< Immune? > ripeté Peter stranito.
< Immune. Non si ammalerá mai. Lei e i suoi figli. > chiarì Freddie mentre gli portavano la cena:< Una gran bella fortuna. >
< Eccome. >
< Comunque abbiamo usato il preservativo questa volta. > lo tranquillizzò lui:< Non potevano rischiare che rimanesse incinta di nuovo. Marius si incazzerebbe. >
Peter osservò il piatto di paella davanti a sé:< Hai tradito Jim. >
Freddie sorrise:< È Lily. Non è tradimento. >
Peter spalancò le braccia allibito:< No? No?! >
< No. > ribatté lui tranquillamente:< Amo Lily da molto più tempo di Jim. >
Peter sospirò e iniziò a mangiare:< Se la ami così tanto perché non lasci Jim e ti metti con lei?! >
< È fidanzata. E fra un mese si sposa. > rispose Freddie versando un po' di vino rosso nel bicchiere:< E comunque amo Jim da impazzire. >
Peter continuò a mangiare:< Doppio tradimento allora. >
Freddie bevve il contenuto del bicchiere in una golata:< Sì. Doppio tradimento. >
Peter sbuffò:< Ti sei messo nella merda, eh? >
Freddie asserì:< Per Lily ne vale la pena. >
< Troppo amore ti ucciderá Freddie. > fece Freestone:< Devi decidere. >
< Ho già deciso Phoebe. > ribatté Freddie:< Ho scelto Jim e lei ha scelto Marius. L'amore non è solo sesso e baci e abbracci, è qualcosa di molto più... elevato. >
L'amico annuì:< Andrà bene. È una scelta sensata. >
Freddie sospirò, prese di nuovo il vino e lo versò nel bicchiere:< Hai ragione Phoebe. Troppo amore uccide, ogni volta. >

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Capitolo 22
*** Breakthru ***


Nonostante il tempo passasse inesorabile Lilì pregò più volte che si fermasse.
Era il 30 luglio del 1989. Frederic aveva appena compiuto quattro anni da qualche giorno.
Più cresceva più assomigliava al padre. Stessi occhi, stessi capelli e stesso sorriso.
Per questo Marius cercava di dissuadere Angeline a farsi vedere con Freddie, soprattutto a causa della stampa.
I giornalisti, quelli sporchi e avidi di notizie, avevano iniziato a torturare i Queen, specialmente Freddie dopo le dichiarazioni di Prenter.
Lilì aveva cercato di farli ragionare ma loro avevano iniziato a farle domande su domande.
Su di lei, sulla sua presunta relazione con Mercury.
L'avevano minacciata. Se non avesse smesso subito di intralciarli avrebbero iniziato a tormentare anche lei, suo marito e i suoi due figli.
Anche Moe era cresciuta. Adesso aveva quasi un anno.
Era una bambina bellissima, pareva quasi una bambolina.
Con i riccioli d'oro che le adornavano il volto e gli occhietti così azzurri.
Freddie e la ragazza si vedevano sempre più di rado, forse avevano paura dei giornalisti e delle voci che giravano sul loro conto. O forse era stata semplicemente la vita a dividerli.
E adesso erano lì in aeroporto, a guardare gli aerei che atterravano sulla banchina con il cuore pesante.

Qualche settimana prima, a giugno, era stata sul set di Breakthru.
L'idea di girare su un treno in corsa era apparsa folle fin dal primo momento agli occhi della ragazza.
Tuttavia il risultato era più che soddisfacente e Freddie ne era felice.
I segni dell'AIDS avevano iniziato a farsi più visibili e gravi, anche se a un occhio inesperto la cosa non era evidente.
Freddie cercava di essere forte, di non mostrare segni di cedimento ma erano ormai ben visibili; almeno lo erano agli occhi di Lilì che aveva visto parecchi malati terminali di AIDS in clinica.
< Che te ne pare? > chiese lui portandola in giro per il set tenendola rigorosamente per mano.
La ragazza sorrise:< È un set bello grande. Sarà costato parecchi soldi. >
Freddie abbozzò un sorriso:< Io e i ragazzi siamo piuttosto ricchi, ma questo lo sai già. >
Angeline si mise a ridere a quelle parole. Stringeva fra le braccia Moe mentre Frederic gironzolava per il treno accompagnato dai figli di John.
< So che avete ingaggiato la modella più famosa e costosa di tutta l'Inghilterra. > disse a un certo punto lei dirigendosi verso il buffet.
Freddie confermò la cosa:< È vero, ma si dà il caso che è anche la moglie di Roger. >
Lilì sorrise a metà.
< Non devo pagare il mio migliore amico. Né la sua amichetta bionda. >
< Amichetta. > ribatté Angeline divertita.
< Sanno tutti che Roger non è fedele e nemmeno lei lo è. > fece lui servendole dello champagne:< Sono fatti per stare assieme. >
La ragazza ne bevve un sorso:< Nemmeno tu sei fedele. >
< Mai detto il contrario. E la cosa riguarda anche te. > rispose Freddie con un sorrisetto furbo stampato sulla faccia.
La ragazza non sorrise e si limitò a finire il suo vino.
Dopo aver girato il video il gruppo fece ritorno in albergo e Freddie raggiunse Lilì.
Aprì la porta della sua stanza e la trovò che dava da mangiare a Moe, sdraiata sul letto.
Si avvicinò, posò le chiavi della stanza sul tavolo e si sedette accanto a lei.
< Come stai? > domandò lui dopo un po'.
Lilì finì di dare il biberon a Moe:< Sto bene. >
Freddie sorrise, diede una carezza a Moe che sorridendo mostrò i dentini appena spuntati:< Ho smesso di prendere quel farmaco Lily. >
La ragazza lo guardò allibita:< Non dirai sul serio. >
Freddie annuì stancamente:< E invece sì. >
< Sei un idiota. > ribatté Angeline seccata da quella notizia.
Mercury sospirò, si sdraiò accanto a lei.
< Forse. Non lo so. > disse infine con gli occhi chiusi:< Non mi fa più alcun effetto se non farmi diventare la faccia gonfia. >
La ragazza sbuffò:< Freddie devi resistere. Quella maledetta medicina ti farà guadagnare tempo e darà il tempo ai dottori per sviluppare una cura. >
< No. > rispose lui secco:< A un certo punto diventa inutile come tutte le altre cure. Lo sai meglio di me. >
Lilì scosse la testa e mise Moe nel lettino.
Tornò al letto ma non disse nulla.
Stettero in silenzio per diversi minuti, mentre Moe e Frederic si addormentavano.
< Che ore sono? > domandò Freddie a un tratto.
La ragazza non disse nulla, così Freddie diede una rapida occhiata alla sveglia.
< Le undici. > disse e si girò verso Lilì.
La ragazza era calma, con gli occhi socchiusi ma bagnati di calde lacrime.
Freddie la guardò confuso e sconvolto:< Lily perché stai piangendo? >
La ragazza riaprì gli occhi:< Non lo so. >
Lui le asciugò le lacrime con il dorso della mano:< Come sarebbe a dire non lo so? >
< Che non lo so. > replicò lei tirando su con il naso.
Freddie annuì, la cinse con le braccia:< Dimmi che cosa ti fa stare male. >
< Perché? >
< Perché, perché! Che razza di domanda! Ti amo lo sai. > ribatté lui innervosito:< Ti voglio aiutare. >
Lilì scosse la testa e si allontanò dalle sue braccia.
< Non questa volta. Non puoi aiutarmi. > sospirò Angeline.
Freddie non insistette, sapeva che era inutile. Lilì era troppo fiera e testarda per accettare il suo aiuto.
< Sei troppo cocciuta. > si lamentò Freddie cercando nelle tasche dei jeans un pacchetto di sigarette:< A volte farsi dare una mano è la scelta migliore. >
Ne accese una con le mani tremanti e soffiò via il fumo.
Poi si rivolse ancora a Lilì:< Tuo marito sa che sei qua? >
Angeline scosse la testa:< Più o meno. È in viaggio di lavoro a Washington, non so se ha capito che ti raggiungevo sul set con i bambini. E' tremendamente occupato in questo periodo, è fra i giornalisti più richiesti. >
Mercury annuì inspirando profondamente:< Chi è il fortunato? >
< I Jackson. > ribatté lei con un sospiro:< Michael e sua sorella Janet. >
Freddie fischiò ammirato.
< Sta diventando parecchio famoso il maritino. > ridacchiò lui divertito.
< La cosa ti diverte? > disse invece Angeline innervosita dal suo comportamento:< Marius passa sempre più tempo a Washington e poco con la sua famiglia. >
< È una bella città, anche se niente batte New York. > replicò lui.
La ragazza scosse la testa:< È palese che abbia un amante. Sta troppo via ed è sempre vago a riguardo. >
Freddie smise di fumare:< Un amante? >
Lilì annuì:< Già. Temo di non essermi sbagliata stavolta. >
< Mi dispiace Lilì, ma prima di giungere a conclusioni afrettate devi esserne certa al 100%. >
Lei gli fece segno di lasciar perdere le parole di circostanza:< In fondo me lo merito. Sono stata una stronza. >
< E perché mai? >
Lilì sorrise appena:< Perché nonostante fossi sposata ho continuato a frequentarti. >
Freddie fece spallucce:< Anch'io sono ufficialmente fidanzato ma ti frequento da anni. >
< È sbagliato Freddie. >
< E chi lo dice? > insistette lui.
< La società, le persone e il sacro vincolo del matrimonio. > ribatté Lilì seccata dalla sua ostinazione.
Mercury sorrise e scosse la testa:< La società ci insegna anche che gli omosessuali sono dei malati di mente e andrebbero sterminati tutti. >
La ragazza si abbandonò ai cuscini:< Ti sembra giusto Lily? > continuò Freddie imperterrito.
Lilì disse di no.
< Fanculo allora! > fece lui deciso:< Fanculo. Ti amo, lo sai. Continuerò ad amarti. >
< E a fare l'amore? > domandò lei.
Freddie rimase un attimo interdetto alle sue parole:< Se lo vorrai. >
< Lo voglio. > replicò Angeline mentre iniziava a togliersi il vestito.
Freddie la fermò subito:< Non stasera. >
< Non stasera? > ripeté Angeline:< Stai male per caso? >
Freddie la prese tra le braccia:< Sono esausto in effetti. Davvero esausto. >
Angeline appoggiò la testa sulla sua spalla mentre lui le sfilava l'abito dal basso.
La ragazza lo guardò confusa:< Pensavo non volessi fare sesso con me stasera. >
Freddie le mise una mano dietro alla testa e la attirò a sé:< Non voglio farlo. Sentirti sulla mia pelle è più che sufficiente. >
La ragazza si lasciò baciare mentre gli toglieva i vestiti.
La mattina dopo la ragazza era senza vestiti e avvolta nel lenzuolo, consapevole di aver fatto ancora una volta un grosso errore.
Freddie respirava appena, era chiaro che stesse facendo fatica.
< Non dovevamo farlo. > sospirò Angeline arrotolandosi ancora di più nel lenzuolo.
Lui sospirò:< È stato più forte di noi. Eppoi non siamo andati fino in fondo. >
La ragazza scosse la testa:< Dobbiamo smetterla in ogni modo, anche se ci siamo solo baciati e beh, toccati. Questa volta sul serio, ne va della tua salute. >
< Non mi dispiacerebbe crepare tra le tue braccia. >
Angeline sospirò esasperata.
< Ci pensi mai? > disse Freddie a un tratto.
< A cosa? A te che muori fra le mie braccia? > chiese lei.
< Alla possibilità di avere una famiglia tutta nostra, come Brian o Mary. > replicò Freddie.
La ragazza sospirò e chiuse gli occhi:< Ho già una famiglia. >
Lui disse di sì e si mise a sedere:< È vero, sei fortunata. Io non ce l'ho. >
< Hai Jim. >
< Non è la stessa cosa. >
La ragazza fece cenno di aver capito:< Ci sono io. C'è Mary. I ragazzi e Joe. Tua sorella Kashmira e i tuoi genitori. >
< Lily ogni volta che guardo Frederic, il nostro piccolo segreto, ho una tremenda voglia di avere una famiglia come tutti gli altri. >
La ragazza diede un occhiata al piccolo che dormiva:< Chiamalo piccolo. Ormai ha quattro anni. >
Freddie sospirò:< Lui lo sa? Sa che sono io suo padre e non Marius? >
Angeline negò:< È troppo piccolo, non capirebbe. Un giorno gli e lo dirò, ma adesso è davvero troppo piccolo, farebbe solo confusione. Inoltre la stampa è sempre più aggressiva nei tuoi e nei miei confronti. Non si farebbero scrupoli a interrogare un bambino per avere una bella notiziona in prima pagina. >
Lui capì:< Sono dei gran figli di troia. >
Angeline stette in silenzio per diversi istanti:< Sì, lo sono. >
Moe si svegliò e iniziò a fare i capricci. Freddie si alzò, la prese e la posò fra le braccia della mamma.
< Posso mostrarti una cosa? > chiese lui mentre Angeline cercava di far addormentare di nuovo Moe.
La ragazza annuì e Freddie le mostrò il piede.
< Lo vedi? >
La ragazza trattenne il respiro, quella piaga non era un buon segno.
Lei asserì:< Non ha un bell'aspetto. >
< No. Non ce l'ha. > sospirò lui:< È un segno tipico di cedimento Lily. Segno che il mio corpo inizia a perdere colpi. >
< È solo l'inizio Fred. Abbiamo ancora tempo. >
Lui scosse la testa:< Tu presto te ne andrai. Se Marius continua a fare interviste nella capitale è perché sarà trasferito negli Stati uniti e tu lo seguirai con i bambini. >
< Mi tradisce. >
< Questo non lo sai per certo. Hai le prove? Conosci Marius, lui stravede per te. Inoltre è il padre dei tuoi figli, almeno ufficialmente. > continuò Freddie:< Promettimi solo una cosa. >
< Cosa? >
< Che non mi lascerai, non mi abbandonerai. > disse lui con le lacrime agli occhi:< Ho paura ad affrontare la malattia da solo. >
Lilì scattò e lo abbracciò:< Mai. Io non ti lascerò mai. >
Freddie chiuse gli occhi, si gustò quell'abbraccio che poteva benissimo essere l'ultimo e pianse calde lacrime.
Mentre stavano abbracciati suonò il telefono.
La ragazza sospirò e tirò su la cornetta.
< Sì? >
< Signora Rocher c'è qui suo marito. >
La ragazza impallidì:< Mio marito? > questo era del tutto inaspettato.
< Sì, Marius. >
Lilì buttò giù.
Freddie la guardava confuso:< È qui? Davvero? >
La ragazza sospirò:< Temo di sì. > e iniziò a rivestirsi in fretta.
Freddie si sdraiò sul letto:< Vai o quello sale su con una mannaia e ci ammazza tutti. >
La ragazza prese i bambini e scese giù.
Marius l'aspettava sorridendo. Angeline sorrise a sua volta.
< Sapevo di trovarti qui. > disse lui.
La ragazza sospirò:< Ebbene, eccomi qui. >
< Perché non mi hai detto che avresti raggiunto Freddie? > domandò Marius incrociando le braccia.
< Te l'avevo accennato. >
< Sì ma poi hai preso l'iniziativa senza dirmi niente! Ho dovuto chiamare Jim Beach. >
Lilì abbassò lo sguardo:< Mi dispiace. Avrei dovuto lasciarti un biglietto. >
< Non importa. Davvero. In questo periodo sono stato spesso via ma c'è una ragione, una ragione che non potevo dirti fino a questo momento. > ribatté Marius:< Mi hanno offerto un posto come redattore a Washington. Ho accettato. >
La ragazza lo guardò allibita:< Così?! Senza nemmeno consultarmi? >
< Non mi pare che tu mi abbia consultato quando hai deciso di raggiungere i Queen. > ribatté lui irritato.
< È il padre di Frederic. Ha diritto a passare del tempo con lui. > replicò la ragazza con forza.
< È vero, ma tu sei mia moglie e adesso ho deciso che ci trasferiamo in America. >
La ragazza sospirò sconsolata.
< Andrà tutto bene. Lo stipendio è molto alto, ci potremo permettere una bella casa e ottime scuole per i ragazzi quando saranno cresciuti. > cercò di convincerla lui.
Angeline non era d'accordo:< Forse, ma Frederic... >
< Non ti preoccupare. Tu e Freddie potrete vedervi ancora ogni volta che vorrete, so che vi volete bene. > ribatté lui:< Ma per una volta cerca di pensare al bene della famiglia e non a te stessa. >
< Al bene della famiglia? > ripeté lei stringendo gli occhi dalla rabbia.
Marius annuì:< A Londra sei praticamente sola tutto il tempo. Freddie non c'è, Jim e Joe vivono con lui a Montreux. Sophie si è trasferita a Washington con tutta la sua famiglia.
Chi sono i tuoi amici a Londra? Mary? O forse quei giornalisti che ti assillano perché tu conosci Mercury? >
Lilì voleva ribattere ma rimase in silenzio.
< Ho passato mesi a Washington per ottenere quel posto. È un ottimo investimento. >
La ragazza sospirò:< E i bambini? Ci hi pensato prima di firmare quel dannato contratto? Frederic ha molti amici della sua età. >
< Se ne farà di nuovi. So che è difficile da accettare, ma è la cosa giusta. > replicò lui.
La ragazza cedette e accettò la cosa.
< Avrei preferito scoprire di gran lungo di essere stata tradita con un'altra donna che questo. > disse infine:< Spero solo che Frederic non la prenda male. >
Freddie aveva osservato tutta la scena da distante come Jim Beach e gli altri membri della band.
Sapeva già come sarebbe andata a finire.

Quel dannato aeroporto era sempre più colmo di gente.
Lilì teneva in braccio la bambina mentre Freddie scherzava con Frederic.
Ogni tanto alzava lo sguardo per vedere l'aereo che atterrava in quel momento e la gente che scendeva.
Sperava non fosse quello diretto a Washington, ma nonostante le preghiere l'aereo pronta a traghettarla in America atterrò lo stesso.
Marius tornò dal check-in e la famiglia si diresse verso l'imbarco.
Lilì rivolse un ultimo sguardo a Freddie e a Jim, venuti a salutarla.
< Addio, allora. > disse lei sforzandosi di sorridere.
Freddie sorrise a sua volta, la prese per mano:< Questo è un arrivederci. Sono sicuro che ci vedremo ancora Lily. >
La ragazza si staccò da lui e sorrise, poco convinta, poi si voltò seguì Marius.
Frederic tenuto per mano da Angeline si girò verso Freddie e agitando la mano disse:< Ciao papà! >
In quel momento Lilì dovette usare tutto il suo autocontrollo per non mettersi a piangere, trascinò via malamente il piccolo Frederic:< Non rendere le cose più difficili di quanto non siano già Fred! > sbottò lei.
Mercury invece riuscì a fare un cenno con la mano e basta. Troppo emozionato per dire alcunché.
Si asciugò gli occhi, rifiutò i tentativi di consolazione di Jim e fece rapidamente ritorno all'auto prima che qualcuno notasse la sua presenza.

Un ringraziamento speciale per coloro che seguono e recensiscono la storia! Adoro leggere i vostri commenti, continuate così.
Ninì ♥

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Capitolo 23
*** Brit Awards 1990 ***


Come scritto nella descrizione purtroppo ho dovuto ripostare tutta la storia.... vi chiedo per favore di condividere la storia e di commentare (ovviamente se volete)
Grazie dell'appoggio che vorrete darmi! e che mi avete sempre dato <3
Nini
.

.
.
Angeline aveva giurato a se stessa che non sarebbe più tornata indietro.

Non avrebbe messo mai più piede a Londra in vita sua.
Quella dannata città aveva il potere di deprimerla e di farla sentire a disagio, oltre a ricordarle che era costantemente lontana da Freddie ormai.
Washington era bellissima, davvero una città meravigliosa, ma anche lì Angeline si sentiva sola.
Marius era sempre al lavoro e lei da sola a casa a scrivere gli articoli da mandare a Londra.
L'aveva promesso, mai più! Non sarebbe mai più tornata in Inghilterra.
Eppure il lavoro la obbligò a cambiare rapidamente idea quando la redazione la spedì ai Brit Award come inviata speciale.
Lilì non poteva rifiutare. Così prese i bambini e li portò con se.
Per loro sarebbe stata come una vacanza, avrebbero passato qualche giorno nella loro vecchia casa e si sarebbero rilassati un po'.
Anche Marius li raggiunse il giorno dopo. Si era preso qualche giorno di ferie per tentare di ristabilire un rapporto con la famiglia.
La cosa funzionò, almeno in parte.
Andarono sulla neve, giocarono, sciarono e passarono dei bei momenti.
Arrivò la sera della premiazione.
Lilì non si era nemmeno preoccupata di chi ci sarebbe stato all'evento.
Sapeva della presenza di Sting e Phil Collins, della probabile apparizione di Annie Lennox ma niente di più.
Entrò nel grande teatro dove sarebbero stati annunciati i nomi.
Aveva un posto in prima fila, proprio davanti al palco.
Poteva vedere ogni cosa.
Questa volta la redazione si era davvero impegnata per riservarle il posto migliore!
Iniziò la cerimonia. Sarebbe durata moltissime ore.
Al termine della serata, quando Angeline stava per addormentarsi su una di quelle comodissime poltroncine, il presentatore annunciò il premio per una band davvero speciale che aveva fatto la storia della musica.
Lilì era esausta e pensò si riferisse ai Rolling Stones.
Si chinò per prendere una bottiglietta d'acqua dalla borsa quando sobbalzò.
No. Non poteva essere!
Quella dannata voce che aveva pregato di dimenticare troppe volte.
Freddie. I Queen.
La ragazza rimase con la bottiglia chiusa a mezz'aria a fissare il video come un ebete.
Mentre tutte quelle immagini passavano rapidamente davanti ai suoi occhi continuava a chiedersi perché avesse tentato di dimenticarlo.
Come poteva aver solo pensato una cosa del genere?
Mentre era immersa nei suoi pensieri la sala esplose in un boato.
Terry Ellis aveva appena fatto entrare i Queen.
C'era una tale confusione!
Freddie? Freddie. Dov'era Freddie?
Angeline fece cadere l'acqua per terra mentre la gente intorno a lei urlava e gridava il nome di Freddie.
Freddie.
Quello... quello non era Freddie!
Era l'ombra di Mercury, il suo ritratto sbiadito!
Lilì rimase per tutto il tempo a fissarlo. Non era Freddie, non poteva essere lui!
Quello era un incubo, solo un dannato incubo.
Eppure lui la notò.
Mentre Brian parlava a nome di tutti si voltò e la vide.
Sussultò, ma non lo diede a vedere.
La guardò dritta negli occhi e Lilì fece di tutto per trattenere le lacrime.
Dio quand'era cambiato. Era così magro e debole in quel completo azzurro chiaro.
Freddie staccò gli occhi da lei e andò verso il microfono.
< Grazie. > disse con una voce quasi irriconoscibile.
Poi si rivolse ad Angeline:< Buonanotte. >
La ragazza sospirò profondamente scossa e appena possibile uscì dalla sala.
Corse in bagno, si chiuse dentro.
No, no, no! Non poteva essere.
Si asciugò le lacrime che continuavano a scendere inesorabili e cercò di regolarizzare la respirazione.
Uscì dal bagno. Andò verso il lavandino.
Si sciacquò un paio di volte la faccia con l'acqua gelida. Osservò il suo riflesso sconvolto nello specchio.
Uscì dalla toilette barcollando. Si appoggiò a una parete e cercò di tranquillizzarsi.
Come avevano fatto le cose a precipitare così velocemente? In soli sette mesi.
La ragazza tornò in mezzo alla folla. Ormai si erano tutti trasferiti in un altra stanza per festeggiare.
Lilì si aggiustò come poté i vestiti e il trucco ed entrò.
La sala era stracolma di gente. Intravide Brian May seduto a un tavolo, si avvicinò.
Aveva tagliato i capelli più corti rispetto all'ultima volta e aveva un aspetto più stanco.
Lilì si sedette proprio davanti a lui.
< Buonasera. > disse.
Brian sollevò lo sguardo:< Rocher. > sorrise a metà:< Fred aveva ragione. Ci sei anche tu. >
Angeline abbozzò un sorriso:< I Brit Awards sono un evento che attira parecchi giornalisti da tutto il mondo. >
Brian si versò del vino nel bicchiere:< Già. Che fortuna, eh? >
Lilì sospirò:< So bene che voi non apprezzate quelli come me e vi capisco. >
Brian non replicò e riempì il bicchiere davanti a Lilì di vino rosso. Sembrava depresso.
La morte del padre, il divorzio e la malattia di Freddie lo avevano provato fin troppo.
< Ho visto quanto eri teso sul palco. > continuò Angeline:< Tranquillo. Non dirò niente di Freddie. >
< Bevi. > ribatté lui.
La ragazza fece come Brian le aveva detto.
< Dovresti parlare con Freddie. Per tutti questi mesi non ha fatto che lamentarsi che non gli rispondevi al telefono. > continuò lui:< Era sempre nervoso, arrabbiato. >
La ragazza posò il bicchiere sul tavolo:< Non voglio vederlo. >
Brian la guardò allibito:< Scusa? >
Angeline sospirò:< Non voglio vederlo o parlargli. >
< Perché? >
< Non voglio e basta! >
Si alzò di scatto per andarsene ma colpì qualcosa e cadde rovinosamente a terra.
La ragazza arrossì di vergogna mentre tutti ridevano.
Qualcuno le porse una mano:< Le serve aiuto? >
La ragazza alzò lo sguardo.
< No. > ribatté lei alzandosi a fatica.
Freddie ritrasse la mano e sospirò.
La ragazza zoppicando si diresse a un divanetto e si tolse i tacchi.
< Ti sei fatta male? > domandò Freddie sedendosi vicino a lei.
La ragazza disse di no:< Sto bene. Dev'essere solo una storta. >
Lui annuì.
< Lily... >
< Non ho voglia di parlare Fred. > ribatté lei massaggiandosi la caviglia dolorante.
< Lo so. Lo so che non vuoi parlare. Sono mesi che ti chiamo al telefono e tu ti trattieni sempre meno tempo. > sospirò lui:< Lily perché? >
La ragazza si voltò verso di lui:< Non è colpa tua. >
< Che ti ho fatto di male? Ho mancato nei tuoi confronti? Dimmelo Lily, ti prego. > e le prese una mano.
La ragazza si scansò:< Tu non hai colpe. Sei il padre di Frederic, ti ho sempre amato moltissimo. >
< E allora perché? > insistette lui avvicinandosi.
La ragazza sospirò profondamente:< Sono sposata. Vivo in America adesso. La mia vita è cambiata. >
< E io in Svizzera. Eppure ti chiamo appena posso. > ribatté Freddie.
Lilì lo guardò negli occhi:< Sono incinta. >
Freddie scoppiò a ridere.
La ragazza allargò le braccia:< Sei incredibile! >
< Sei davvero incinta? > chiese lui.
La ragazza sorrise:< Non lo so. Non ho il ciclo da due mesi, non ho ancora fatto il test. >
< Quindi il tuo nuovo passatempo è farti ingravidare da Marius?! > sbottò lui irritato.
< Si può sapere qual è il tuo problema? > domandò la ragazza seccata.
Freddie stette in silenzio.
Lilì si alzò e fece per andarsene.
< Ascoltami. > fece Freddie e la prese per il vestito:< Ascoltami Lily. >
La ragazza si voltò.
< Sono felice per te, ma voglio averti nella mia vita. > ribatté lui:< Ti prego, non lasciarmi. >
Lilì scosse la testa:< Freddie ti voglio bene, ma la mia vita è altrove ormai. >
Lui abbassò lo sguardo e capì.
< Oh è appena arrivata la torta. > disse lei e scappò via.
Freddie si alzò a fatica dal divano:< Bene. >
Dopo il taglio della torta a forma di Monopoli Freddie la raggiunse con una fettina.
< Ti ho preso una fetta di dolce. > disse lui con un sorriso molto tenero.
La ragazza sorrise a sua volta:< Grazie. >
La festa andò avanti per un bel po'.
Freddie e Lily trascorsero una bella serata e alla fine si ritrovarono sullo stesso divanetto.
< Ancora la caviglia? > chiese lui notando il ghiaccio sul piede della ragazza.
Lilì fece mezzo sorriso:< Già. >
Freddie si avvicinò ancora di più a lei:< Bella questa festa, eh? >
La ragazza si voltò e sorrise appena.
Era così diverso nonostante fosse passato così poco tempo.
Così pallido, emaciato. Esausto.
< Non vedi l'ora di tornare a casa, vero? > domandò lei ridacchiando.
Freddie si mise a ridere:< È così. >
< Per quanto tempo starai a Londra? > domandò poi.
< Qualche giorno e poi tornerò a Montreux. Tu? > chiese lui di rimando.
Lilì si abbandonò allo schienale:< Stessa cosa. >
Freddie si avvicinò ancora di più e questa volta Lilì non lo respinse.
< Voglio vedere Frederic. E anche Moe. >
< Lo so. >
< Mi mancano. >
< Lo so. >
Gli occhi di lui si riempirono di calde lacrime:< Non voglio morire senza averli rivisti. >
< Oh darling. > sussurrò Lilì stringendolo più forte a sé:< Non ti preoccupare. Li vedrai, domani o dopodomani. Ma li rivedrai. >
Lui tirò su con il naso e annuì, la baciò delicatamente su una guancia.
Lilì lo prese per mano:< Vieni. È ora di andare. >
Freddie asserì e i due sgattaiolarono via, sotto gli occhi di alcuni giornalisti.
Freddie salì per primo nel taxi e Lilì stava per raggiungerlo quando sentì qualcuno che la chiamava.
Era Johns della testata giornalistica The Sun.
Lilì lo odiava, tutti lo odiavano. Era viscido, meschino e non si faceva scrupoli.
< Quanto tempo. > fece lei con un sorriso fintissimo.
Lui annuì:< Già. Parecchio. >
La ragazza fece per entrare in auto ma lui la fermò:< Ehi ehi ehi. Dove credi di andare? >
< In albergo. > ribatté lei tranquillamente:< I miei bambini mi aspettano, eppoi non sono ai tuoi ordini. >
Lui sospirò:< Sì, in albergo. Con Freddie Mercury? >
La ragazza sorrise:< Che c'è? Sei geloso? >
< Ti sembro geloso? >
< No, sei solo un idiota. >
La sua espressione cambiò:< Senti ragazzina non so chi cazzo di credi di essere, ma se provi a insultarmi un altra volta... > la minacciò lui.
Lilì scoppiò in una sonora risata:< Che paura! Guarda mi tremano le gambe! >
Tutti gli altri, fra giornalisti e non, presenti si misero a ridere.
< Le tue minacce non mi colpiscono. > ribatté lei:< Torna a fare i servizi sulla cronaca rosa, ti riescono meglio. >
E se ne andò.
< Sei una stronza! > le urlò lui:< Ti distruggerò! Tu e lui! >
Lilì gli rivolse un bel dito medio e la macchina partì.
< Sai. Ti sposerei in questo momento. Sei stata grande! > fece lui soddisfatto.
< Almeno aspetta che mi separi da Marius! > ribatté lei ridendo.
Lilì tornò a casa dopo aver accompagnato Freddie a Garden Lodge.
Trovò Marius che l'aspettava. I bambini dormivano tranquillamente nelle loro stanze.
< Dobbiamo parlare. > disse lei sedendosi al tavolo.
Marius annuì:< Sì, lo so. >
< Lo sai? >
< Lilì ci ho pensato molto in questi giorni è evidente che come coppia non funzioniamo più. Ci vogliamo bene, ma non ci amiamo più. > parlò lui:< È meglio per entrambi se ci separiamo. >
Lilì fu d'accordo:< Voglio restare qui. A Londra, con i bambini. >
< Lo so. E io continuerò a fare da Londra a Washington, così i bambini potranno ancora avere qualcosa che assomigli a un padre. > ribatté lui triste.
I due si abbracciarono commossi. Era finita, ma lo volevano entrambi.
< È stato bello finché è durato. > fece Angeline commossa.
< Sì, è vero. > replicò Marius.

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Capitolo 24
*** Till the end of time ***


La ragazza era immersa nella vasca piena di bolle fino al collo. Nel frattempo Frederic stava guardando la tv assieme alla sorellina.
Si alzò e infilò l'accappatoio verde.
Fece capolino in sala. Frederic era in braccio a Freddie placidamente addormentato sul divano, mentre Moe era sul pavimento.
Stavano trasmettendo un cartone dei Looney Tunes che a entrambi sembrava piacere parecchio, soprattutto a Moe.
Angeline sorrise e preparò la cena.
Chiamò poi i piccoli e loro corsero dalla mamma che li mise a tavola.
Poi tornò in sala per svegliare Freddie.
Lo toccò delicatamente su una spalla e lui si riscosse.
< Fred ho preparato la cena. > le disse lei accennando un sorriso.
Lui non rispose.
Angeline insistette:< Fred vieni. Ho preparato il curry. >
Freddie abbassò lo sguardo, sembrava più triste e depresso del solito.
Angeline si sedette accanto a lui.
< Freddie. Stai bene? Vuoi che chiami qualcuno? >
< Sto bene. > ribatté lui secco:< Sono solo stanco. >
La ragazza annuì:< Devi mantenerti in forze se vuoi continuare a fare, a cantare. A finire Innuendo. >
< Pensi che non lo sappia? > sbottò lui.
Lilì sospirò:< Fai come vuoi. > e tornò in cucina.
Quando la cena era quasi giunta a termine lo vide avvicinarsi allo stipite della porta e osservare per un po' i piccoli che mangiavano.
< Guarda che puoi sederti e mangiare con noi. > ribatté lei a un certo punto divertita.
Freddie sorrise appena.
< Non adesso. >
La ragazza finì di servire il dolce e mandò i bambini a lavarsi i denti.
< Sono cresciuti parecchio. > commentò lui con un lungo sospiro, guardando le tacchette che Lilì aveva disegnato sulla porta per segnare le altezze di Moe e Frederic.
Lilì annuì.
< È vero. Crescono così in fretta. > ribatté Angeline pulendo il tavolo.
Freddie si avvicinò al tavolo:< E comunque ci mettono troppo per me! >
La ragazza sospirò e lo guardò. Sapeva a cosa si stava riferendo.
Cercavano di parlarne sempre meno, perché l'argomento malattia era quasi detestato da Mercury.
Tuttavia la cosa era reale, e sempre più evidente.
< Tornerai a Londra? > domandò lui.
< Sì, fra due giorni iniziano le scuole. Frederic inizierà le elementari e Moe l'asilo. > rispose la ragazza invitando Freddie a sedersi.
< Anch'io verrò presto a Londra. >
< Jim me l'ha detto. Devi girare un videoclip, no? > disse lei mettendo davanti a Freddie un piattone di curry.
Lui la guardò confuso.
< Mangia. > disse lei ridendo.
< Sì, mammina. > ribatté Mercury facendole il verso.
La ragazza si mise a ridere, poi gli diede le spalle e si mise a pulire i piatti.
< Perché? >
< Perché cosa? >
< Perché lo fai? > domandò lui:< Ho delle domestiche. Le ho pagate per lavorare, puoi rilassarti e far fare a loro tutto il lavoro. >
La ragazza sorrise a metà:< Sai, mi piace farlo. >
< Davvero? > chiese lui con la bocca piena di cibo.
Angeline disse di sì:< Sì. Mi da un senso di normalità. >
< Normalità. > ribatté lui.
< Una grande famiglia felice. > sorrise lei tornando ai suoi piatti, anche se sentiva le lacrime salire.
Freddie si mise a giocare col cibo nel piatto. Non ci aveva mai pensato, non seriamente almeno.
< Non mi piace la normalità. > disse poi.
La ragazza tirò su col naso:< Sì, ce ne siamo accorti tutti. >
< Tuttavia la desidero. Voglio dire... tu, io, Fred Junior e Moe. Magari qualche gatto, e Jim. E Joe. > continuò Mercury:< E un cottage. >
< Mi piacciono i cottage. Sono molto pittoreschi. > fece Lilì mentre puliva una pentola.
< E un cane. No, il cane spaventerebbe i gatti. > disse lasciando da parte il curry:< Forse un pappagallo, sarebbe divertente! Non credi? >
< Non lo so. >
< Nemmeno io. Probabilmente non farebbe altro che ripetere le parolacce che gli insegnerei per casa! > rise lui divertito all'idea:< Un cottage, lontano dal casino di Londra. Lontano dai Queen, lontano da quei merdosi di giornalisti. >
< Lontano da me. > ribatté lei.
< Non mi riferivo a te. Non sei una merda. Io ti voglio con me nel cottage, con Joe e Jim. Una grande famiglia felice. > replicò lui con tranquillità.
Angeline si tolse i guanti di gomma e si sedette davanti a lui:< Ti voglio bene da morire, ma tu ami Jim. >
< È falso! > esclamò quasi Freddie indispettito.
La ragazza scosse la testa:< Ami Jim, non me. Non puoi amare due persone allo stesso tempo! >
< Sì, ma... >
< Freddie. È una cosa irrealizzabile. >
Lui la guardò confuso e forse arrabbiato:< Questo lo dici tu! Cosa ne sai di che cos'è irrealizzabile e cosa no? >
< La tua sopravvivenza, è irrealizzabile. > ribatté Angeline, gelando Freddie.
< Scusami? > riuscì a dire dopo un po'.
Lilì sospirò:< Senti. Basta illusioni, okay? Sono stanca di tutte queste promesse che mi fai. >
< Stanca? > ripeté lui allibito:< Le faccio perché sei la donna più importante della mia vita dopo mia madre! >
< Non illudermi cazzo! > scoppiò Lilì:< Non darmi speranza! Non dirmi che ti prenderai cura dei piccoli quando il dottore non è neanche sicuro che arrivi alla fine dell'anno! >
Freddie la continuava a fissare. Non sapeva se abbracciarla o prenderla a pugni.
< Sono stanca di tutto questo Fred. > ribatté lei mentre le lacrime iniziarono a scorrere sul suo volto:< Non ce la faccio più. >
< Ti avevo detto di non piangere. È solo tempo sprecato. > disse lui cercando di calmarla.
< Non piangere?! > urlò lei:< Cosa dovrei fare? Farlo di nascosto come John? Distruggermi emotivamente come Brian? O fare la fottuta indifferente come Roger?! >
Freddie scosse la testa. Qualcuno bussò alla porta, Frederic andò ad aprire. Era Jim.
La ragazza si asciugó rapidamente gli occhi:< Sì? >
< Sono venuto a vedere se andava tutto bene. Ti ho sentito gridare. > disse lui evidentemente preoccupato.
Freddie si girò verso Jim:< Stiamo bene darling. È solo un po' scossa. >
La ragazza gli piantò addosso due occhi feroci.
< Sì, stava giusto per andarsene. > ribatté Angeline prendendo da davanti a lui il curry e gettandolo direttamente nel cestino.
Lui sospirò:< È vero comunque. Voglio quel cottage e voglio te, e Jim. >
< Fuori. > ribatté lei decisa.
Freddie annuì, sorrise appena a Frederic e uscì dall'appartamento.
La ragazza finì di sparecchiare. L'appartamento dove stava era accanto a quello di Freddie. Era stato lui stesso a comprarlo e ad arredarlo apposta per la ragazza che, durante i mesi estivi e i periodi festivi, si trasferiva lì per stare più vicino a Freddie.
L'idea di Mercury era convincere la ragazza a stabilirsi lì, ma Angeline dal canto suo sperava che Freddie prima o poi tornasse a Londra.
Poco prima della mezzanotte, quando era già a letto a leggere un romanzo, sentì un rumore.
La ragazza balzó su. Prese la lampada dal comodino e uscì nel corridoio convinta si trattasse di un ladro.
< Freddie! > sobbalzò lei.
Lui le fece segno di stare zitta.
< Come diavolo sei entrato qui? > chiese la ragazza a bassa voce per non svegliare i bambini.
Freddie le mostrò le chiavi:< La casa è mia. Ho un doppione delle chiavi. >
La ragazza sospirò:< Sei davvero incorreggibile. >
< Possiamo parlare? Magari non in corridoio? >
Lilì annuì e i due si chiusero nella camera da letto.
< Che succede? > chiese la ragazza.
< Non riuscivo a dormire. >
< Così sei venuto a rompermi le palle? > domandò lei.
Freddie sospirò:< E tu? Dormivi? >
La ragazza disse di no.
< Che facevi? >
< Leggevo. >
Lui annuì:< Jim russa troppo. Lo amo alla follia ma adesso che ha il raffreddore... è difficile per me addormentarmi vicino a lui. >
La ragazza si mise a ridacchiare.
< Perché ridi? >
< Potevi dire semplicemente che volevi dormire con me. >
Freddie sorrise a metà:< Voglio dormire con te Lily. Anche perché Jim russa. >
La ragazza si sistemò sotto le coperte e aspettò che lui facesse lo stesso, poi chiuse la luce.
I due si abbracciarono quasi subito.
La ragazza si lasciò stringere mentre ascoltava i battiti del suo cuore. Chiuse gli occhi mentre Freddie le accarezzava i capelli.
Era tutto così perfetto nella sua imperfezione.
< Fred? > sussurrò lei.
< Um? >
< Vorrei quel cottage, mi sembra un idea carina. > disse Lilì:< Voglio una vita con te per quanto breve possa essere. >
< Ne ho avvistato uno molto carino nel Sussex. Simile a quello di McCartney. > ribatté Freddie:< Ci vorrà un po' di tempo, ma ho in mente un bel progetto per quella casetta. >
< Sì. > disse lei:< Sarà bellissimo. >
< Lo sarà davvero. Jim penserà al giardino e Joe alla cucina. Sarà perfetto. >
La ragazza alzò gli occhi verso il soffitto:< Ho perso troppe persone. Mia madre, Marius, ho perso il bambino che aspettavo dal mio ex marito. Non perderò anche te. >
Freddie annuì:< Non succederà. Torneremo a Londra, compreremo quel cottage. Andrà tutto bene. >
La strinse più forte sentendo la paura e il panico salire:< Andrà tutto bene. >
Le campane della chiesa suonarono la mezzanotte.
< È il 5 settembre del 1990. > sorrise dandogli un bacio:< Buon compleanno Melina. >
Mercury rispose al bacio con dolcezza:< Ti amerò fino alla fine del tempo. >
Angeline sorrise arrossendo:< Sì, anch'io. >
< Sposami. >
La ragazza tornò seria e non disse più nulla per tutta la notte.

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Capitolo 25
*** L'ultima speranza ***


Lilì continuava a guardare fuori dalla finestra stringendosi nel pesante maglione di lana blu.
Com'era freddo l'autunno londinese!
Soffiò via il fumo un paio di volte e poi bevve mentre Moe finiva il suo disegno.
< Ecco! > disse tutta felice mostrando alla mamma il lavoro.
Lilì prese in mano il foglio e sorrise:< Che bello. >
< Sono i Queen. > replicò lei felice.
< Oh sì. > fece Angeline con un sorriso:< È bellissimo Moe. >
La bambina arrossì:< Lo posso regalare a zio Freddie? >
< Certo. Appena torna dagli studios. > rispose la mamma tornando a guardare fuori dalla finestra.
La bambina tornò al tavolo dove continuò a disegnare.
< Quando torna Fred? > domandò a un certo punto.
Lilì sospirò:< È a scuola adesso. Tornerà fra qualche ora. >
< La scuola è brutta. > commentò Moe con un lungo sospiro.
< Brutta? > ripeté Angeline divertita.
< Sì, Frederic non gioca mai con me da quando è a scuola. > spiegò Moe.
Lilì scosse la testa divertita, mentre Joe entrava nella stanza con due caffè bollenti.
< Non era necessario. > disse lei appena lo vide.
Lui fece spallucce:< Freddie mi ha detto di trattarti come una regina e io obbedisco. >
La ragazza annuì e prese il caffè in mano:< Grazie. >
< Tu. > iniziò Joe:< Tu e lui... >
La ragazza lo fissò confusa:< Che cosa vuoi sapere di noi? >
< Avete una relazione? >
Lilì tacque per qualche istante.
< Mi ha chiesto di sposarlo a Montreux. > replicò dopo un po'.
Joe assunse un espressione indecifrabile, tra lo stupito e lo sconvolto.
< Io... > balbettò lui.
La ragazza sospirò profondamente:< Ho risposto di no. >
Joe la guardò ancora più allibito.
< Lo so, lo so. Ho fatto una cazzata. >
< Eccome! >
< Lui ama Jim. Perché rovinare la loro relazione? > domandò lei bevendo il caffè.
< Perché lui ti adora. Ti ha sempre amata dal primo momento in cui ti ha vista, ti desidera alla follia! > ribatté lui con forza:< Ogni giorno mi parla di te e di come sareste bene assieme. Del vostro futuro, di Frederic! >
La ragazza posò la tazzina sul tavolo:< È già sposato. E non voglio diventare una sfascia famiglie. >
< Tu non capisci un cazzo! > sbottò Joe:< Un anello al dito non equivale a concepire un bambino e a passare anni in contatto e ad amarsi nonostante tutto. Jim non è nulla agli occhi di Freddie rispetto a te! >
< Stai parlando di Mary per caso? > domandò lei irritata:< È Mary che Freddie ama, se ha mai amato qualcuno in modo totalmente incondizionato. Gli ha pure dedicato una canzone e probabilmente le darà tutto il suo bel patrimonio quando... beh, hai capito. >
Joe non rispose.
< Non importa Joe. Fra un po' non importerà più nulla. > replicò la ragazza, stanca di quella conversazione.
La porta di casa si aprì.
< Siamo tornati! > urlò una voce che Lilì conosceva fin troppo bene.
La ragazza si sporse nel corridoio e vide Frederic sulle spalle di Freddie.
< Ciao mamma! > la salutò lui.
Lilì sorrise e gli fece segno di scendere, lui obbedì e corse in bagno a lavarsi le mani.
Freddie invece si lasciò andare sul divano, esausto.
< Perché diavolo lo hai fatto? > domandò lei.
Freddie abbozzò un sorriso:< È mio figlio. Che domanda! Voglio che abbia un padre, non una larva. >
La ragazza si sedette vicino a lui.
< Freddie. Non puoi continuare così, ti stai sforzando troppo! > disse molto seriamente.
Freddie si voltò a guardarla, sorrise appena:< È mio figlio. >
< Mi vuoi sposare solo perché Frederic è tuo figlio? > domandò lei a bruciapelo.
Freddie scosse la testa:< Moe non è mia figlia. Eppure amo quella piccolina incondizionatamente. >
Moe arrivò a cento all'ora dalla cucina con il disegno:< Zio Freddie!!! >
Lui la prese in braccio e lei le mostrò subito il disegno che aveva fatto.
< Sono i Queen. > fece Moe tutta orgogliosa:< E questo sei tu! >
< Oh cara è davvero bellissimo! > ribatté Mercury sinceramente commosso:< Sei una vera artista. >
Moe lo abbracciò.
< Vedi? > fece lui con gli occhi lucidi:< Voglio avervi al mio fianco per sempre. >
La ragazza non disse nulla. Si alzò e se ne andò.
Freddie rimase abbracciato alla piccola Moe.
< Tu vuoi bene alla mamma? > domandò la piccola a un certo punto.
Freddie rimase colpito dalla domanda:< Sì, sì. Sì più di ogni altra cosa al mondo. >
La bambina sorrise:< Sarete insieme per sempre? > chiese:< Come nelle favole? >
Freddie non sapeva se ridere o scoppiare a piangere.
< Tesoro i sogni non sempre diventano realtà. > replicò lui un po' a fatica.
Moe lo guardò senza capire:< Tu e la mamma vi volete tanto bene. Tanto così. > e allargò le braccia.
< Di più. Non si può misurare Moe. > replicò Freddie:< È troppo grande l'amore che provo per lei. >
< Centomilaventi? > domandò Moe pensando al numero più alto che le veniva in mente.
Freddie sorrise fra le lacrime:< Sì. > e la strinse a sé.
< Perché piangi? > chiese Frederic entrando nella stanza.
Lui si affrettò a pulire il viso dalle lacrime:< Ero felice. Dov'è la tua mamma? Devo parlarle di una cosa importante. >
< In camera, credo. >
Freddie si alzò e andò nella stanza della ragazza.
Lilì non dormiva quasi mai a Garden Lodge anche se lei e i bambini avevano una stanza apposta per loro.
Aveva ancora la casa a qualche isolato di distanza e lì stava assieme ai suoi due figli.
Freddie cercava in ogni modo di portarla più vicino a sé. Le aveva persino offerto la casa davanti alla sua, dopo che Mary si era trasferita da un altra parte.
Niente da fare. Lilì non aveva affatto intenzione di allontanarsi dalla sua vecchia abitazione.
Aprì la porta della stanza e trovò la ragazza seduta sul letto, intenta a fissare il vuoto.
< Lily? > domandò lui entrando nella stanza:< Posso entrare? >
La ragazza sospirò:< Sei già entrato Freddie. >
Lui annuì e si sedette accanto a lei:< Stai bene? >
La ragazza non parlò, Freddie la fece voltare verso di lui.
Notò subito le strisce di matita nera che erano scese dagli occhi.
< Lily. > disse Freddie quasi spaventato.
< Sto bene. > rispose lei facendo finta di niente:< Avevo solo bisogno di sfogarmi un po'. >
Mercury la strinse a sé con dolcezza:< Non volevo farti soffrire, mi dispiace. >
La ragazza affondò la testa nel suo completo azzurro e ricominciò a piangere.
< Smettila. Ti prego. > fece lui cercando di ignorarla:< Stai solo sprecando fiato. >
Lilì però non mollò la presa:< Perché dici che mi ami se vuoi lasciare tutto a Mary? Perché non mi dici la verità sulla malattia? Perché mi illudi e mi prometti amore eterno? >
Lui la guardò dritta negli occhi:< È questo il problema? > domandò stranito.
< Non intendevo... >
< Vuoi i miei soldi? > continuò Freddie imperterrito:< È questo che vuoi da me?! >
< Freddie. >
< Ti basterebbe sposarmi. Tanto morirò fra poco, sarebbe tutto tuo. > replicò Freddie furioso.
La ragazza lo strinse fino quasi a soffocarlo:< Ma che ti salta in mente?! Non voglio un centesimo da te. Sono solo... >
Lui la osservò per qualche istante, poi scoppiò a ridere:< Non ci credo! >
< Cosa? >
< Sei gelosa di Mary! >
La ragazza cercò di controbattere ma alla fine rimase zitta e rossa in viso per la vergogna.
Freddie sospirò:< Ascoltami. Sto per morire. Non ci sono cure. Voglio amarti al massimo ma non ci riesco, e voglio sposarti per garantire un futuro a te e ai tuoi figli. >
Lilì alzò lo sguardo verso di lui:< Un futuro? >
< Voglio che tu erediti metà del mio patrimonio quando morirò. Te lo meriti. >
La ragazza stranita scosse la testa:< È pura follia! Ti ho detto chiaramente che non mi importa un fico secco dei tuoi soldi. So cavarmela da sola! >
< Non lo metto in dubbio ma in tutti questi anni sei stata la mia migliore amica e confidente, la donna più importante della mia vita. > replicò Freddie:< Mi hai dato Frederic e mi hai sostenuto nonostante tutto. Non hai mai smesso di amarmi. Te lo meriti. >
< Freddie... >
< Questa volta davvero. Vuoi sposarmi? > e si mise in ginocchio proprio davanti a lei.
La ragazza sospirò:< Freddie, mio dolce amore, ti adoro più di qualsiasi cosa al mondo. Ma ti prego, non sposarmi solo per rendermi vedova. >
Lui annuì:< Almeno compriamo quel cottage. Passiamo lì le vacanze di Natale. >
La ragazza fu d'accordo.
La sera stessa Angeline, assieme a Frederic, andò allo studio di Pierre.
Il fratello più grande di Angeline aveva fatto carriera ed era diventato uno dei dottori più famosi nella ricerca di una cura per l'AIDS.
Appena se la vide piombare in ufficio ebbe un sussulto.
< Voglio che tu faccia un test a me e a Frederic. > ordinò lei senza troppi giri di parole:< Dobbiamo sapere se siamo compatibili. >
< Lilì il trapianto di cellule è una tecnica rozza e pericolosa. Funziona in alcuni casi nelle leucemie ma questa non è decisamente una leucemia! > cercò di farla desistere.
< Fanculo Pierre. Freddie sta morendo, io e Frederic siamo immuni al virus. So di alcuni trapianti di cellule staminali in America su pazienti sieropositivi. >
< Sono falliti tutti miseramente. > le fece notare lui.
< Non me ne frega un cazzo! > urlò lei:< Se c'è una sola minima microscopica possibilità di salvare Freddie io non la butto via. >
< È talmente remota.. >
< HO DETTO CHE NON MI IMPORTA SE È SPERIMENTALE! > urlò Lilì facendo tremare i vetri dello studio.
Pierre sospirò:< Se lo desideri... >
< Per Freddie sacrificherei ogni cosa, lo sai. > replicò lei decisa.
< Appena saputo della tua immunità gli altri medici ti staranno addosso come mastini! > sbottò Pierre prelevandole una fialetta di sangue:< Ti useranno come cavia! >
< Se questo vale la vita di Freddie, sono pronta a correre il rischio. Qualunque tipo di rischio. > ribatté Angeline con decisione.
Anche Frederic allungò il braccio per il prelievo:< È il mio papà. > disse soltanto.
Pierre fece quello che doveva fare e mise le provette assieme a quelle di Freddie, ormai suo paziente da più di due anni.
La ragazza tornò a casa con il cuore pesante ma colmo di speranza. Diede un occhiata a Frederic che dormiva sul seggiolino.
Loro erano la sua unica speranza. La sua ultima speranza.

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Capitolo 26
*** Can't you see that is impossible to choose? ***


Moe correva per lo studio da più di un ora e ogni tanto si fermava a osservare Roger che faceva una sessione alla batteria.
La ragazza era stranamente silenziosa, mentre Freddie era di buon umore e cercava di fare conversazione.
< Non so proprio dove prenda tutta questa energia! > commentò lui con un sorriso.
La ragazza annuì appena.
< Dico davvero! È piccolissima, uno scricciolo, ma è super veloce. > continuò Freddie mentre John gli porgeva una tazza di thè bollente.
Lilì si limitò a un:< Già. >
Freddie posò la tazza vicino alle casse:< C'è qualcosa che non va? >
La ragazza tentò un sorriso:< Sto benissimo, grazie. >
Lui sorrise a sua volta ma era ben consapevole che qualcosa non andava, anche se non sapeva esattamente cosa.
< Vuoi parlarne? > domandò lui cercando un contatto con la ragazza.
Angeline sospirò ancora:< Freddie sto bene. Sono solo un po' stanca. > ripeté lei.
Freddie cedette e annuì. Lilì alzò gli occhi al cielo e emise un lungo sospiro, non poteva parlargli del test.
Freddie continuava a guardarla, chissà a cosa stava pensando la sua Lily!
In effetti si vedeva che era stanca anche se il fondotinta chiaro nascondeva in parte la cosa.
Beh anche lui indossava il fondotinta per nascondere i segni della malattia nel videoclip.
Erano molto bravi a mentire entrambi, in fondo.
< Ho contattato Fergus. > fece a un tratto lui.
La ragazza si voltò di nuovo:< Fergus? > ripeté confusa.
< L'agente immobiliare. > poi notando l'espressione sempre stranita della ragazza:< Per il cottage. nel Sussex. >
< Ooh. > rispose Angeline:< Per Natale. >
< Esattamente. >
< E che ha detto? > si informò lei mentre Moe veniva allontanata da John per permettere a Roger di continuare il pezzo e concludere il video.
Freddie tirò fuori un foglio dalla tasca:< È tuo. >
La ragazza lo prese in mano senza capire:< In che senso mio? >
< Nostro, tuo. Stessa cosa, no? >
< Lo hai... comprato?! > esclamò la ragazza allibita, facendo girare Brian intento ad accordare la chitarra.
Freddie fece spallucce:< Direi che me lo posso permettere. Costava solo mezzo milione di sterline! >
< Sei un vero idiota. > replicò Lilì tra la commozione e la voglia di spaccargli la faccia.
Freddie le prese una mano:< È un posto fantastico. Saremo lontani dai giornalisti per un po' e i bambini potranno giocare sulla neve. >
Lilì strinse la mano nelle sue.
< Sarebbe fantastico. > riuscì a rispondere alla fine.
< Vuoi che ti baci? > domandò lui a bruciapelo.
La ragazza rimase interdetta per qualche istante:< Perché me lo chiedi? >
< Potrei metterti in imbarazzo. Ci sono i ragazzi in giro. > ridacchiò lui accarezzandole il volto con una mano.
La ragazza si guardò intorno, non c'era nessuno. Annuì silenziosamente.
Freddie le sfiorò appena le labbra, un bacio dolce e tenero.
Angeline arrossì. Nonostante fossero passati anni dal loro primo bacio lei si emozionava ancora ogni volta che succedeva.
Adorava il modo in cui si divertiva ad attorcigliarle i capelli con le mani e il suo tocco delicato sulla sua pelle.
I baci continuarono per un po', poi si staccarono ridendo piano.
Solo un suono di piatti rotti li fece girare di scatto.
La paura di impadronì di entrambi.
< JIM! > urlò quasi Freddie quando notò la faccia sconvolta del suo fidanzato.
La ragazza posò subito lo sguardo su Jim. Aveva fatto cadere per terra il pranzo da quanto la cosa lo aveva turbato.
Non sapeva di loro? Certo che lo sapeva, sapeva delle altre relazioni di Freddie.
Nonostante Freddie cercasse di spiegargli la cosa Jim se ne andò di corsa con le lacrime agli occhi.
< Porca puttana. > disse Freddie consapevole di quello che stava succedendo:< Porca di quella puttana! > e corse dietro a Jim.
< FREDDIE! > gridò di rimando la ragazza.
Non poteva correre così, fare quegli sforzi!
Non l'avrebbe mai retto, la sua gamba era messa sempre peggio.
Freddie corse come un pazzo fino a quando respirare divenne quasi impossibile e il dolore alla gamba troppo forte.
Jim stava prendendo un taxi per tornare a casa, a Garden Lodge.
Freddie riuscì a intercettarlo poco prima che l'auto partisse. Si attaccò al finestrino e iniziò a bussare insistentemente.
Jim sbuffando aprì la portiera:< Che cosa vuoi? > sembrava davvero furioso.
< Jim mi dispiace! Mi dispiace così tanto, ti prego. Vieni, esci dal taxi. Parliamone. > cercò di convincerlo lui con il fiatone.
Lui sospirò:< Freddie io... io credevo che tu mi amassi. >
< Io ti amo Jim. > replicò Freddie al limite della disperazione:< Ti supplico. Scendi e parliamo. >
Hutton scosse la testa:< Tu la ami ancora. Come Mary, è così... evidente! Di cosa vuoi parlare?! Di quanto sei innamorato di lei?!>
Lui trattenne a stento un singhiozzo:< Ti scongiuro Jim! >
< Pensi che non lo sappia? > sbottò lui furioso:< Del bambino, di quanto le vuoi bene, di Barcelona, di Montreux e del fatto che le vuoi chiedere di sposarti?! >
< Jim... >
< No. > fece lui deciso:< No Fred. Devi scegliere o lei, o me. >
< Non puoi chiedermi questo! > urlò Freddie singhiozzando.
< Come vuoi. > e si sfilò l'anello:< Hai detto che me ne potevo andare giusto? Bene. Me ne vado. >
Freddie lo fissò sbalordito:< Non farmi questo. >
Jim gli ridiede l'anello indietro:< Mi dispiace. Addio. > la macchina partì sollevando un grosso polverone.
Freddie rimase immobile con gli anelli in mano a fissarli, senza emettere un solo suono.
La ragazza lo raggiunse e notò che stava piangendo, non singhiozzava ma dai suoi occhi continuavano a cadere lacrime su lacrime.
Non l'aveva mai visto piangere così.
< Freddie. > lo chiamò lei con dolcezza.
Gli toccò una spalla:< Freddie... >
Lui sobbalzò:< Jim mi ha mollato. > disse soltanto.
La ragazza si incupì:< Freddie mi dispiace tanto. >
< Non ti voglio vedere più. > fece lui.
La ragazza sentì il cuore fermarsi per qualche istante.
< Freddie ma cosa stai dicendo? > chiese lei in un sussurro sperando di aver capito male.
< Non ti voglio più vedere Lily. > replicò Freddie con le lacrime che ormai avevano bagnato ogni centimetro del suo volto.
La ragazza trasalì:< Mai più? >
< Esattamente. >
Lilì voleva mettersi a piangere ma si trattenne:< Nemmeno Frederic? >
< Soprattutto Frederic. >
Per la ragazza fu come una pugnalata al cuore.
< Freddie... > cercò di dire lei allungando una mano verso di lui.
Tuttavia lui la respinse in malo modo:< Hai capito benissimo. Non cambierò idea. >
Angeline era sul punto di crollare ma resistette:< È tuo figlio. >
< Non mi interessa. >
< Freddie! È sangue del tuo sangue! > urlò lei esasperata.
< HO DETTO CHE NON ME FREGA NIENTE! > replicò lui carico di rabbia.
La ragazza non trattenne più le lacrime che uscirono dagli occhi come fiumi in piena:< Freddie... credevo mi amassi... >
Lui non rispose e si voltò tornando verso gli studios, zoppicando.
< Freddie! > gridò lei piangendo:< Rispondimi! >
Lui non si voltò, non rispose. Guardò i due anelli, li aveva persi tutti e due. Nel giro di cinque minuti.
Vide la vista diventare scura e tutto precipitò in un attimo.
Angeline lo vide crollare a terra e corse subito da lui preoccupatissima.
Lo girò verso di lei:< Freddie! Freddie! > lo scosse cercando di rianimarlo. 
Notò Brian che era appena uscito dagli studios.
< Brian corri a chiamare un dottore! Freddie è svenuto! > gli urlò.
Lui non se lo fece ripetere due volte e corse a chiamare il dottor Atkinson.
Venne portato di corsa a Garden Lodge e visitato.
Il dottore uscì dalla sua stanza mentre la ragazza attendeva con ansia in responso.
< Si è ripreso e ha chiesto di te. > fu la prima cosa che le disse.
Angeline sospirò fra le lacrime:< Come sta? >
< È esausto, sia fisicamente che mentalmente. > spiegò lui:< Non ho idea di cosa sia successo. >
< Si riprenderà? > domandò lei con un filo di paura nella voce.
Atkinson annuì stancamente:< Credo di sì. Freddie è un uomo forte, se la caverà. >
Il dottore salutò tutti e andò via.
Anche la ragazza fece per andarsene ma venne bloccata da Joe.
< Dove credi di andare? > la affrontò lui.
Lilì si girò verso di lui:< Joe è colpa mia se è in quelle condizioni. È meglio per tutti se me ne vado. >
< Non è colpa tua se Freddie è svenuto! > ribatté Joe:< Jim lo ha mollato. È stato questo a sconvolgerlo. >
La ragazza abbassò lo sguardo:< Ha visto Freddie che mi baciava, lo ha mollato per quello. >
< No, non è solo quello. Jim detesta Mary, non te. Vederti assieme a lui dev'essere stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ti vuole bene, forse... >
La ragazza lo fermò:< Joe. Basta così. >
Joe scosse la testa:< Stai facendo un errore. Lui ti vuole qui, ha chiesto di te. >
La ragazza sospirò profondamente:< Digli che è meglio se non ci sentiamo per un po'. Digli che sono nel cottage che lui mi ha regalato e che se mi vuole al suo fianco, e se vuole rivedere suo figlio, basta una telefonata. >
Joe annuì:< Riferirò. >

La ragazza partì il giorno dopo per il cottage e lì rimase fino a Natale.
Era passato un mese ma Freddie non si era fatto sentire.
Mentre aspettava la chiamata di Freddie ricevette quella di suo fratello.
< Allora? > domandò lei in ansia.
Pierre sospirò, Angeline sentì il cuore batterle più forte.
< Allora? > ripetè.
< Non sono buone notizie Angeline. > replicò lui dall'altro capo del telefono:< Non sei compatibile. >
La ragazza si sentì morire, cercò di appoggiarsi al tavolo per non cadere per terra:< Pierre... >
< E Frederic. Non è compatibile nemmeno lui. >
La ragazza scoppiò a piangere senza ritegno.
< Mi dispiace. So che ci tenevi moltissimo e... >
Angeline prese il telefono e lo sbatté per terra, rompendolo.
Con le mani nei capelli e le lacrime a solcarle in viso Lilì passò il Natale a gridare e piangere immersa nel dolore più profondo.

Il mattino dopo qualcuno suonò al campanello.
Frederic andò ad aprire e sorrise:< Zio Jim! >
Hutton abbozzò un sorriso:< Ciao Fred, come stai? >
Il bambino lo fece entrare in casa:< Io sto bene ma la mamma non tanto. >
< No? > disse lui:< Che cos'ha? > 
< Non lo so, ha pianto tutto il giorno. > rispose Frederic:< Non ha nemmeno tolto i piatti sporchi. >
Jim diede un occhiata alla cucina e constatò che quello che diceva era vero.
< Dov'è Moe? >
< A fare la pipì nel vasino. > 
< E mamma? >
< Nella sua cameretta. Non vuole che io ci vada però. >
Jim fece segno di aver capito e per tutta la mattina si prese cura dei due piccoli. Sistemò il salotto, mise a lavare i piatti e pulì per terra.
Verso le due del pomeriggio Lilì si alzò dal letto, aveva sentito una voce familiare.
Entrò in cucina e non poté credere ai suoi occhi:< Jim? Sei davvero tu? >
Lui annuì appena e la strinse in un abbraccio soffocante.
La ragazza si scostò:< Mi dispiace moltissimo per quello che è successo. >
Lui scosse la testa:< Non importa. È passato ormai. sai com'è fatto Freddie, non riesce ad amare una persona alla volta. >
Lilì annuì:< Hai fatto pranzo. >
< Già, non è perfetto ma ci ho provato. > rise lui.
Angeline sorrise commossa, poi mandò i bambini nelle loro stanze per parlare un attimo da sola con Jim.
< Perché sei qui? >
< Me l'ha chiesto Freddie. >
Lilì sospirò, si sedette su una sedia e si aggiustò i capelli lunghi:< Non posso tornare. >
< E invece sì. E devi. > replicò lui sedendosi di fronte a lei:< Freddie ti ama. >
La ragazza lo guardò negli occhi:< Non può. Lui ama te. >
Jim scosse la testa:< Ha scelto entrambi. Me e te. >
Lilì la guardò confusa:< Niente Mary. >
< Mary è felicemente sposata e abita lontano da Garden Lodge. > replicò Jim:< Lui ha bisogno di noi, adesso più che mai. Non di quella... strega! >
La ragazza si alzò in piedi e iniziò ad andare avanti e indietro per la stanza:< Lo amo così tanto che ho fatto un test per una donazione di midollo. >
< Midollo per cosa? >
Lilì prese un lungo respiro profondo.
< Aids. > disse infine.
< Sei... sei immune!? > esclamò lui.
La ragazza annuì:< È fallita! > ribatté lei singhiozzando.
Jim si alzò in piedi e lo abbracciò:< Oh tesoro! >
Lilì si strinse a lui disperatamente:< Ero la sua unica speranza! E non sono compatibile! >
Jim la strinse a sé più forte che poté:< Lo so, lo so... >
< Io lo amo davvero. > pianse lei:< Come posso tornare sapendo che non ci sono più speranze? Che morirà? >
Jim chiuse gli occhi mentre tentava di calmarla. Lui non avrebbe mai potuto amare Freddie in quel modo, questo era certo.

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Capitolo 27
*** Lily ***


Lilì si guardò intensamente allo specchio. Non era più una ragazza.
Adesso aveva 34 anni, eh già! Era cresciuta parecchio ed era altrettanto maturata.
Aveva cambiato taglio di capelli ed era diventata mamma di due splendidi bambini.
Jim le fece segno che poteva entrare.
Angeline annuì.
Con il cuore che le batteva a mille decise di entrare nella stanza, nonostante volesse scappare lontano migliaia di chilometri da Garden Lodge.
Lilì sentì la porta chiudersi dietro di sé. Deglutì a fatica.
La stanza era nella semi oscurità.
Angeline avanzò verso il letto dove stava Freddie attorniato dai suoi innumerevoli gatti.
Lui alzò appena lo sguardo, sembrava più debole di quando si erano visti l'ultima volta.
< Siediti. >
Lilì obbedì.
Freddie allontanò Delilah che stava diventando troppo invadente.
< Jim ti ha convinto a tornare. >
Angeline rispose di sì.
Lui abbozzò un sorriso triste:< Ne sono felice. >
Lilì invece distolse lo sguardo.
< Lily. > la richiamò lui:< Va tutto bene? >
Lilì non rispose, si limitò a sospirare mentre una gattina dal pelo bianchissimo si avvicinava incuriosita.
Iniziò ad annusarla e poi miagolò per cercare di attirare la sua attenzione.
Lilì si voltò e sorrise, un pochino.
< Sembri triste. > fece Freddie:< Parecchio triste. >
Angeline lo guardò dritto negli occhi:< Fred. Non volevo tornare. >
< E allora perché lo hai fatto? > domandò lui stranito.
Lilì prese la gattina in braccio:< Jim sa essere molto convincente e io sono una debole. >
Mercury scosse la testa, in disaccordo con la giovane.
< Jim è un testardo ma mai quanto te, inoltre tu hai un carattere decisamente forte. > replicò Freddie scuotendo la testa:< No, darling. Il motivo è un altro. >
Lilì cercò di rispondere ma con scarsi risultati.
< È qualcosa di grave? >
Angeline si mordeva il labbro dalla tensione. Non poteva, non poteva raccontargli del test fallito. Era già depresso per la malattia, se avesse scoperto della speranza andata in fumo sarebbe probabilmente uscito di senno!
Ormai il labbro sanguinava.
< Oh dear! > ribatté lui:< La faccenda è davvero seria! >
Angeline si alzò in piedi spaventando la gatta e andò alla finestra.
< Quanto? >
< Quanto cosa? >
< Quanto è seria Lily. Sei diventata tutta cupa in un attimo. >
Lilì alzò gli occhi al cielo.
< Mi fai quasi paura Lily. >
Angeline sbuffò e rivolse lo sguardo verso di lui.
< Freddie non sarei mai dovuta tornare. >
Lui si guardò attorno, strinse la coperta con le mani:< Mi odi così tanto? >
< No, no. Certo che no. > si affrettò a dire lei.
< E allora qual è il problema? >
Angeline dovette fare uno sforzo enorme ma riuscì a mettere insieme una frase di senso compiuto:< Non posso stare qui e guardarti morire. >
Freddie non disse nulla, sembrava scosso dalle parole di lei. Turbato fino al midollo da quella frase.
< Non ti obbligo a restare. > riuscì a dire con fatica.
Angeline sospirò e fece per andarsene.
< Te vai davvero? > esclamò Freddie allibito.
Lilì rimase in piedi nella stanza.
< Fred... >
< Come vuoi. Io non ti trattengo. >
Angeline se ne andò e chiuse la porta.
Jim rimasto ad aspettare in corridoio la guardò confuso:< Ma che fai? >
< Jim non ce la faccio. > replicò Lilì:< È così... diverso. Sembra non riesca nemmeno a respirare! >
< Angeline, ti prego. >
< Fanculo Jim. Non ce la faccio. >
Jim scosse la testa:< Sei una codarda. >
< Jim non farmi la predica ti prego. >
Hutton entrò nella stanza di Freddie e trascinò Lilì davanti al letto di lui.
Freddie li fissò stranito:< Che succede? >
< Ora voi due parlate. Mi sono stancato di fare da paciere! Adesso vi chiarite una volta per tutte. > parlò lui deciso e uscì lasciandoli da soli.
Lilì si torceva le mani dallo stress.
Freddie la invitò a parlare di nuovo:< Visto che Jim ci ha chiusi qui non ci resta che parlare. >
Angeline sospirò amareggiata.
< Ok. Parlo io allora. > replicò Mercury sistemandosi sui cuscini.
< Non sei obbligato a farlo. >
< Nessuno mi sta obbligando. > ribatté Freddie accarezzando il manto di Delilah:< Vedi quella gattina lì? > e indicò la gatta tutta bianca.
< Sì. >
< L'ho presa a un rifugio. >
Angeline sorrise:< Sei sempre stato un uomo generoso e con un gran cuore. >
Lui fece spallucce:< Mi mancavi troppo, così ho preso un gatto, cioè una gatta. Pensavo alleviasse il dolore del distacco. >
Lilì fece di sì con la testa:< E ha funzionato? >
Freddie sospirò:< Non molto. L'ho chiamata come te: Lily. >
< Ne sono felice. >
< È anche carina come te. Così elegante. >
La ragazza arrossì.
< Perché mi hai abbandonato Lily? > domandò lui triste.
Angeline sorrise a metà:< Ho fatto la cosa giusta. >
Lui la guardò dritta negli occhi azzurri:< Perché scappi da me? È sempre una rincorsa fra di noi. Tu scappi, io ti raggiungo. È così. Eppure ci amiamo, e tanto! >
Angeline sospirò.
< E non sospirare! > ribatté lui secco:< Sono esausto Lily. >
< Sei stato tu a cacciarmi. > cercò di giustificarsi lei:< Non volevi più vedermi. >
Freddie annuì:< È vero. È anche colpa mia. >
Angeline si sedette vicino a lui:< Non potevo tornare. >
Lui le prese una mano:< Perché? Ti prego dimmi perché. >
< Non... >
< Lily avevamo detto mai più segreti fra di noi. > replicò lui molto seriamente.
Angeline prese tutto il suo coraggio e rivelò cosa la stava facendo stare così male:< Fred ho parlato con mio fratello nei giorni scorsi e abbiamo parlato della mia immunità al virus. >
< Okay? >
< Ho fatto un test, volevo vedere se era possibile... > si fermò per prendere fiato:< Era una possibilità tra un milione. >
< E allora? >
< Non sono compatibile. E nemmeno Frederic lo è. > deglutì a fatica:< Ero la tua unica speranza Freddie. >
Lui la guardò per qualche istante, poi la strinse a sé.
< Non è colpa tua. Tu sei meravigliosa Lilì ed è un miracolo che tu e il piccolo siate perfettamente in salute. > replicò lui con dolcezza:< E poi sono usciti dei nuovi medicinali. Andrà meglio. >
Angeline annuì e lui le asciugò le lacrime con un dito:< Devi smettere di piangere ogni volta che ci vediamo. E' deprimente e fin troppo penoso. >
Lilì disse di sì:< Non posso permetterti niente. >
Poi si rivolse di nuovo a Freddie:< In realtà... ci sarebbe un modo per... >
Lui la esortò a continuare.
< Fred è una cosa davvero assurda quella che ti sto per dire. Pierre ha detto che è un suicidio. >
Freddie fece spallucce.
< Ci sarebbe un altro modo, mio fratello ha detto che è una follia al limite dell'impossibile! > parlò Lilì.
< Lilì ho provato ogni cosa. Non credo sia peggio della medicina indiana. > replicò Freddie ironicamente.
Angeline sorrise imbarazzata:< Oddio. Come posso fare a dirtelo? >
< Dillo e basta. >
Lilì annuì:< Ok. Sono immune, la cosa è genetica. >
< Beh sì, fino a qui c'eravamo arrivati tutti. > scherzò lui.
< Freddie... tu dovresti... sai la genetica... >
Lui la guardò senza capire.
< Dio Fred! Dovresti mettermi incinta di nuovo e sperare che il DNA sia compatibile. Lo so, è l'idea più scema di sempre. E' una follia, quando Pierre me l'ha detto sono scoppiata a ridere! > replicò lei tutto d'un fiato.
Freddie non parlò, poi scoppiò in una sonora risata.
< Tutto qui? >
Angeline allargò le braccia sbalordita:< Freddie quello che ti ho detto ha dell'assurdo! Dovresti essere scioccato, non ridere di gusto! >
Lui scosse la testa e continuando a ridere le disse:< Non sai quanto mi manca scopare con te! >
Angeline era allibita:< Le tue affermazioni sono sempre molto raffinate. >
Mercury la attirò a sé e la baciò.
Era praticamente bloccato in letto dove trovava la forza di baciarla in quel modo?!
Angeline si staccò subito da lui:< Freddie è pura follia! Avere un bambino solo per curare la malattia... >
< Fanculo. > replicò Freddie:< Ti amo, lo sai. Voglio una famiglia con te, quante volte te lo devo dire?! >
< Anch'io ti amo. > controbatté Lilì:< Ma fare sesso in queste condizioni... ti ucciderà! >
Freddie sorrise ancora:< Gran bel modo per andarsene, non credi? >
Lilì sospirò:< Freddie ti rendi conto che questo minerá le tue condizioni di salute in modo probabilmente tragico?! >
Lui la fece sdraiare sopra e le sorrise:< Cercherò di resistere nove mesi. >
< Non è detto che funzionerà, ci sono così tante incognite che... >
< Scoperemo finché non funzionerà! >
< E tu creperai nel frattempo. >
Lui fece spallucce:< Non importa. In qualche modo bisogna pur morire, no? Sempre meglio che crepare di AIDS comunque. >
Lilì annuì.
Freddie si abbassò i pantaloni del pigiama:< Non sono in gran forma Lily. >
Angeline sorrise e lo baciò:< Ti sono sempre piaciute le cose pazze, vero? >
< Sì, sono così pazzo che mi sono innamorato di te! > scherzò Freddie sollevandole la camicia.
Angeline si tolse tutti i vestiti rimanendo completamente nuda sopra di lui:< Merda Fred. Non voglio che succeda. >
< Davvero? > ridacchiò Freddie passando una mano fra le cosce di Angeline:< Dalla tua espressione sembra che tu stia godendo parecchio. >
< La cosa dimezzerá il tuo tempo! > ansimò lei.
< Sarà veloce. > replicò Freddie infilando la mano fra il suo bacino e quello della donna che amava, per facilitare il lavoro.
Angeline singhiozzò appena e tornò a baciarlo con passione crescente.
< Prometti che ci sposeremo dopo che tutto questo sarà finito. > le fece promettere lui aggrappandosi ai suoi capelli biondi.
Angeline rossa in viso e con le mani strette più forti che mai al lenzuolo annuì appena.
< Vuoi davvero...? >
< Argh Freddie! > urlò lei quasi piangendo:< Certo che sì! Ti amo pezzo di scemo. >
Lui annuì appena e chiuse gli occhi godendosi il momento.
Angeline invece li tenne sempre socchiusi per godere delle espressioni beate di Freddie, almeno per un po'.
Lilì seduta su di lui soffocò un grido e lo guardò negli occhi.
< È stato veloce. > commentò Freddie esausto:< Te l'avevo detto. >
Angeline annuì impercettibilmente crollando al suo fianco.
Freddie e Lilì respirarono profondamente per qualche minuto, cercando di normalizzare la respirazione.
< Niente male come morte. Fossero tutte così! > ridacchiò lui.
Lilì non rispose, si strinse a lui.
Sapeva che avevano sbagliato di grosso, che era stata un idiota a dargli quella possibilità, quella microbica speranza.
Lo aveva solo debilitato ancora di più!
Ma entrambi lo desideravano da tanto, troppo, tempo.
< Allora... che giorno il matrimonio? > domandò a un tratto lui, appena si fu ripreso.
Lilì sorrise:< Quando vuoi tu. >
Freddie annuì:< Dopo che sarò guarito. Faremo una festa enorme! E inviteremo tutti! Compresa la principessa Diana. >
Angeline sorrise e lo baciò sulla barba che aveva deciso di far crescere:< Ti prego fatti ricrescere i baffi. >
In fondo che cosa costava sognare?

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Capitolo 28
*** I'm going slightly mad! ***


Febbraio a Londra non era mai stata una grande idea.
La città inglese era avvolta da settimane in una nebbia così fitta che si poteva tagliare con un coltello.
Lilì guardò fuori dal finestrino dell'auto con un espressione stanca. Erano tre giorni che non riusciva a dormire a causa di un terribile mal di testa.
La macchina si fermò davanti agli studios dove i Queen stavano registrando il video di I'm going slightly mad. Lilì pagò il tassista, poi salì le scale ed entrò.
Faceva un caldo allucinante con tutti quei faretti che illuminavano la scenografia del video.
Era arrivata da nemmeno cinque minuti e di Freddie nemmeno l'ombra.
Angeline andò verso il camerino e bussò, poi entrò senza aspettare risposta.
Trovò Brian, John e Roger che si stavano provando dei costumi assurdi.
< Perchè Rog ha in testa una teiera? > domandò lei cercando di non scoppiare a ridergli in faccia.
< E' per il video. > replicò John:< E' stata un idea di Freddie. >
Lilì sorrise a metà, e di chi se no!
< Dov'è? >
< Credo sia andato a vedere i pinguini. > rispose Brian.
< Pinguini? > ripetè lei stranita.
< Sì, servono per una ripresa. >
< Giusto. > disse Lilì:< Chissà perchè mi faccio ancora della domande! >
La donna uscì dal camerino e si mise alla ricerca di Freddie. Lo trovò mentre discuteva con il direttore artistico del video.
Appena la vide Freddie smise subito di parlare con il produttore e la raggiunse.
< Sei arrivata tardi. >
Lilì sorrise:< Se vuoi me ne vado. >
Lui scosse la testa:< Non ti libererai di me così facilmente darling. >
Le prese il volto fra le mani:< Hai gli occhi così stanchi. Sei riuscita a riposare almeno un pochino? >
Angeline disse di no. Lasciò che lui la stringesse a sé.
< Stai tremando Fred. > notò lei preoccupatissima.
Lui scosse la testa:< Non ti preoccupare, si gela qua dentro. Ho messo degli scaldini. > e gli fece l'occhiolino.
Lilì accennò un sorriso. Ma se facevano tremila gradi?! Non doveva stare benissimo.
< Come ti sei vestito?! > fece Angeline notando in quel momento il suo vestiario decisamente troppo gothic.
Lui fece un giro su se stesso.
< Che te ne pare? >
Lilì alzò un sopracciglio:< Ho visto costumi di scena peggiori. >
< Dovrei sentirmi offeso da questa tua affermazione? >
Angeline fece spallucce:< Ti senti offeso? >
Lui scosse la testa e le diede un bacio sulla guancia.
< Vado con gli altri a girare il video. Tu non andare via, okay? > le disse Freddie con un sorriso.
Lilì si strinse a lui:< Dove vuoi che vada. >
Mentre i Queen giravano il videoclip della canzone la ragazza rimase ad osservarli con le lacrime agli occhi.
Era il terzo test che faceva quel mese ed erano tutti negativi.
Sapeva che era difficile ma ci aveva sperato con tutto il cuore.
Pierre le aveva detto più volte che a volte quando si ha un aborto è più difficile concepire un bambino.
Durante la pausa Angeline rimase rannicchiata in un angolino a sorseggiare del thè caldo, mentre Freddie le accarezzava la mano cercando di tirarla su di morale.
Lilì era troppo triste per tenere una conversazione decente, inoltre il non avere dormito troppo non aiutava.
< Stai meglio? > domandò lui in apprensione.
Lilì fece segno così così.
< Aspetta. Ci penso io. > disse e chiamò Peter.
Angeline fissava il soffitto sospirando. Il mal di testa era diventando lancinante.
< Ecco qua. >
Lilì aprì gli occhi e sobbalzò.
< Freddie!>
< Non ti preoccupare. > sorrise lui:< Non morde. >
Lei si mise seduta e osservò per qualche secondo il pinguino che si aggirava per il divanetto come se niente fosse.
< Perchè mi hai portato un pinguino? >
< Sono carini pensavo ti piacesse vederne uno da vicino. Magari ti tirava su di morale. >
Lilì sorrise:< Sì, grazie. >
< Sono morbidi. > commentò lei ridendo:< E' strano vero? >
Lui fece spallucce:< Prima uno di loro ha fatto la cacca sul divano. >
Angeline si alzò di scatto e corse in bagno a vomitare.
Freddie guardò la scena allibito:< Non pensavo le facesse così schifo. >
Roger si strinse nelle spalle:< Forse si è presa qualche virus. Non aveva una bella cera. >
Lui annuì e si diresse verso il bagno, bussò un paio di volte.
< Lily stai bene? >
Dall'altra parte risposero dei singhiozzi soffocati.
Freddie bussò ancora:< Hai bisogno di aiuto? Ti prego, rispondi. >
Non udendo risposta Freddie aprì la porta del bagno e la trovò sdraiata a singhiozzare per terra.
< Lily! > urlò quasi pensando che fosse svenuta.
Lei alzò appena lo sguardo rigato dalle lacrime:< Vattene! >
Freddie chiuse la porta dietro di sé. Si sdraiò accanto a lei.
< Ti prego... > pianse lei:< Non voglio che tu mi veda in questo stato. >
Mercury la abbracciò:< Tranquilla, respira. Andrà tutto bene. >
Lilì scosse la testa:< Non andrà tutto bene. Non ci riesco Fred. >
Lui la guardò confuso:< Non riesco cosa? >
< A rimanere incinta. > e scoppiò nuovamente in singhiozzi.
Freddie la strinse più forte:< Ci proveremo di nuovo. >
Lilì affondò il suo volto nei suoi abiti gothic.
< Ci riproveremo Lily. >
Angeline tirò su con il naso:< E se non potessi più avere bambini? >
Lui rimase in silenzio, mordendosi il labbro:< E' questo che ti preoccupa tanto? >
Lilì si alzò a sedere, annuì appena.
< Ma che ne sai. Non hai nemmeno fatto un controllo accurato. > rispose Freddie.
Lei sospirò.
< Ti ho deluso, vero? >
< No. > sussurrò Freddie stringendola a sé:< No mai. >
Lilì rimase parecchio fra le sue braccia a giocherellare con la rosa bianca che era appuntata alla sua giacca.
< Pensi di ritornare in studio a girare il video? >
< Non ti lascio Angeline. > e la baciò sulla fronte, lasciandole il segno del rossetto.
Rimasero per un oretta buona abbracciati contro il muro del bagno.
< E se facessi un altro test? > propose Freddie.
Angeline assunse un espressione stupita:< Un altro? >
< Beh, non sei stata bene. Hai la nausea. Forse... >
Lei scosse la testa con forza:< No. Non sono incinta Freddie, fattene una ragione. Non darmi speranza. >
< Quando hai fatto l'ultimo test? >
< Otto giorni fa. >
< Prova. > la incitò lui:< Provare non costa nulla. >
Angeline annuì anche se poco convinta.
Fece uscire Freddie dal bagno e aprì il test con le mani tremanti.
John passò davanti alla toilette e trovò Freddie che girava praticamente in tondo davanti alla porta.
< Fred vieni? Dobbiamo finire il video. >
< Sono impegnato John. Vi raggiungo appena posso. > rispose lui.
Deacon annuì anche se non aveva capito che cosa aveva da fare di così importante!
Lilì cacciò un urlo.
Freddie spalancò subito la porta e trovò Lilì con le mani che le tremavano e gli occhi pieni di lacrime.
Rimase come impietrito mentre Angeline si girava verso di lui e diceva queste poche semplici parole:< Sono incinta. >
Mercury non si mosse, non disse una sola parola. Rimase immobile come un baccalà.
Lilì pensò che crollasse a terra svenuto dall'emozione.
Invece di svenire Freddie le corse incontro, scoppiò a piangere di gioia e la baciò come non aveva mai baciato nessuno nella sua vita.
Lilì corrispose quel bacio con passione crescente.
< Non posso crederci! > esclamò, troppo felice.
Angeline gli asciugò le lacrime di gioia che erano scese dagli occhi:< Smettila o ti si scioglierà il trucco. >
< Ma che me ne fotte! > replicò lui riempiendola di baci.
Uscì dal bagno felice come una pasqua. Vedendolo così allegro e sorridente gli altri della band pensarono che fosse davvero uscito di testa.
La situazione venne presto chiarita dal frontman dei Queen che quando si trovò da solo con Roger, Brian e John ufficializzò prima il fidanzamento con Lilì e infine la gravidanza di lei, facendosi però promettere dagli altri che lo avrebbero detto al grande pubblico solo al momento opportuno.
Gli altri giurarono e si congratularono con lui.
Jim invece non la prese per niente bene e decise di ritornare nella sua casa a Londra, anche se rimase in rapporti di amicizia con Mercury.
Lilì al contrario si trasferì finalmente a Garden Lodge con i bambini, anche se la stampa iniziava a speculare sempre di più sulla loro presunta relazione.
Nonostante si sarebbero sposati solo dopo la presunta guarigione di Freddie l'intenzione c'era eccome da entrambi le parti e siccome Lilì faceva parte dell'ambiente iniziarono a pressarla come non mai.
Lilì sopportava male la situazione anche se temeva, a ragione, che la cosa sarebbe peggiorata.

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Capitolo 29
*** Death on two legs ***


Mentre le condizioni di Freddie peggioravano di giorno in giorno Lilì si preparava ad accogliere il piccolo o la piccola in arrivo.
La situazione non era delle migliori, anche perché Freddie era a Montreux e lei aveva preferito restare a Londra per non abbandonare Moe e Frederic.
Jim era con lui. Lilì era consapevole che la relazione con Hutton non era per niente finita, che entrambi si amavano moltissimo.
La cosa però più importante in quel momento era che Freddie stesse con qualcuno che gli volesse bene e si prendesse cura di lui.
A Londra in compenso era accerchiata dai suoi colleghi giornalisti.
La pressavano in ogni modo possibile e immaginabile, specialmente da quando era uscita la notizia della sua relazione con Freddie.
Né Mercury, né lei avevano confermato la cosa. Anzi l'avevano smentita pubblicamente! Tuttavia le voci rimanevano.
Un giorno, mentre lei e Joe stavano pranzando, ricevette una strana visita.
Frederic andò ad aprire e si trovò davanti una donna carina, sui quaranta e dai lunghi capelli neri.
< Mamma! > chiamò subito lui.
Angeline fece capolino dalla cucina.
< Salve. > fece lei molto gentilmente:< Sono Kashmira. Tu devi essere Angeline Rocher. >
Angeline annuì:< Sì, lo sono. >
La donna sorrise ancora:< Freddie mi ha parlato moltissimo di te. >
Lilì annuì ancora.
< Sono la sorella di- >
< Di Freddie. Lo so. Gli assomigli parecchio. > ribatté tranquillamente Angeline:< Abbiamo appena finito di mangiare, ma è avanzata un po' di torta. Se vuoi favorire. >
Kashmira ringraziò:< Credo che a Samuel faccia piacere. >
E dalla porta spuntò un ragazzino sui sei anni con un paio di occhiali e un sorrisetto furbo.
Lilì sorrise, sembrava un mini Freddie o un mini Frederic.
Anche Kashmira aveva notato la somiglianza fra i due a giudicare dal suo sorriso.
Mentre i bambini facevano conoscenza e finivano la torta in quattro e quattr'otto, Lilì e la sorella di Freddie si diressero in salotto.
Angeline si sedette sul divano e Kashmira prese posto davanti a lei.
< Se cercavi Freddie è partito per Montreux ieri. Due giorni in anticipo sulla sua tabella di marcia, non voleva che i giornalisti lo seguissero fino all'aereoporto. > disse mentre Moe si sedeva in braccio alla mamma.
Kashmira annuì:< Fred mi ha chiamato appena è arrivato agli studios. >
< Ah sì, so che siete molto legati. Lui ti adora. > replicò Lilì.
Kashmira asserì:< E lui ti ama. A mio avviso più di Mary, anche se credevo fosse gay... Intendo del tutto. >
La donna fece spallucce:< Ha sempre amato indistintamente dal sesso. >
< È vero. > confermò Kashmira:< E sono certa dei suoi sentimenti per te. >
Angeline sospirò, posò Moe sul tappeto:< Perché sei qui Kashmira? >
La donna sbuffò:< Perché Freddie... lui mi chiamato ieri e... >
< E? >
< Non so come dirtelo. >
Lilì sospirò:< Non mi ama più? Vuole lasciarmi per Jim? >
< No. > controbatté lei:< Lui ti adora. No. >
< E allora cosa? > domandò Angeline che si stava innervosendo.
Kashmira tirò fuori un foglio:< Mi ha chiesto di ritirare un foglio per lui dal dottor Atkinson. >
La ragazza deglutì a fatica. Un referto, da Atkinson.
E non aveva chiesto a lei di ritirarlo. Non era un buon segno, non era un buon segno per niente.
< Che cosa dice? > domandò lei con la voce insolitamente tremula.
Kashmira la guardò dritta negli occhi:< Mi ha detto del bambino, di Frederic. >
< Kashmira... >
< E di quanto gli voglia bene. > i suoi occhi scuri si riempirono di calde lacrime:< E Moe. E il piccolino in arrivo. >
< Kashmira rispondi. > insistette Angeline:< Che cosa dice quel foglio? >
La donna le porse il referto:< Non vedrà la fine dell'anno. Le sue condizioni sono troppo compromesse. >
Angeline le strappò il foglio dalle mani. Le righe le si accavallarono davanti agli occhi.
Totale mancanza di anticorpi, anemia, infezioni, possibile demenza.
Angeline non parlò per diversi minuti.
Era stata colpa sua. Sua e della sua idea malsana di avere un bambino per curare la malattia.
Certo, era l'unica remotissima possibilità per Freddie ma adesso era così debole.
Era tutta dannatamente colpa sua!
< Angeline... > fece Kashmira prendendole una mano.
Lei sobbalzò. Non si era accorta di star piangendo come una bambina.
< Mi dispiace Kashmira. > fece subito lei cercando di minimizzare la cosa:< Sono gli ormoni. >
Lei capì.
< Tu ami Freddie, lo so. È così palese. Mia madre spera che vi sposiate un giorno e abbiate un futuro assieme. > continuò lei con un profondo sospiro.
A quelle parole Angeline smise di piangere:< La smettete di dirmi tutti le stesse cose? Forse Freddie non arriverà a domani e se questo coso che ho nella pancia non è compatibile, beh, addio Mercury. > sbottò seccata.
< Mi dispiace non volevo offenderti. > disse subito lei:< Ma dirti quello che pensa mia mamma. >
Lilì sospirò scuotendo la testa. Era così nervosa ultimamente.
< Sì, perdonami. Sono solo stressata. > si scusò Angeline:< Tua madre sembra una persona davvero meravigliosa. >
< Lo è. Dovrei presentartela. >
< Sì, quando questo brutto incubo sarà finito. > rispose Angeline.
Kashmira non disse nulla e rimasero in silenzio per qualche minuto.
Fu Lilì la prima a parlare.
< Cosa sa tua madre di Freddie? >
Kashmira la guardò senza capire.
< Lo sa? Dell'AIDS. >
< No. Credo... Credo pensi a un brutto cancro. > replicò.
Angeline annuì.
< Non potrei vivere senza di lui. > confessò a un tratto Angeline:< Se morisse, io morirei con lui. >
< Ma che dici? > fece lei:< Sei così giovane e bella. E aspetti il terzo. >
< L'abbiamo fatto solo per la malattia. È l'unico modo. >
Kashmira non era d'accordo:< No, lo avete fatto perché vi amate così tanto da voler costruire un futuro assieme. >
< Spiegami che razza di futuro è quando all'uomo che ami restano meno di sette mesi di vita. > ribatté Angeline.
Kashmira non rispose nemmeno questa volta.
Lilì si alzò dal divano e andò alla finestra.
Frederic e Samuel giocavano a calcio nel giardino, nonostante le enormi pozzanghere di fango.
< Mancano troppi mesi al parto. > sospirò Angeline:< E se non fosse compatibile non avremmo altri tentativi a disposizione. È la nostra unica possibilità. >
< Sei al terzo mese, quasi al quarto. Freddie è forte, resisterà altri cinque mesi. >
Lilì si voltò:< Non voglio darti false speranze. >
La donna sorrise:< Angeline mi hai reso zia. Quando l'ho scoperto ero così felice! Frederic assomiglia tanto a Freddie da piccolo e questo nuovo piccolo è stata un'altra piacevolissima sorpresa. >
< Non lo sa nessuno a parte te, vero? > domandò lei.
Kashmira scosse la testa:< No, mia madre e mio padre non hanno mai visto Frederic in foto, anche se Freddie gliene ha parlato più volte. Se lo vedessero capirebbero subito di chi è figlio! >
Angeline sospirò e sorrise:< Grazie. >
< E di che? Freddie ha ragione a dire che sei meravigliosa Angeline. >
< Chiamami pure Lily. >

I mesi passarono e Angeline continuava a vedersi con Kashmira.
Ormai erano diventate migliori amiche e i loro figli anche, in fondo erano cugini.
La stampa invece aveva superato ogni limite.
Angeline era uscita più volte per affrontarli e aveva litigato spesso con Johns.
I due si detestavano proprio. erano arrivati persino alle mani.
Lui l'aveva minacciata, lei lo aveva denunciato e grazie ai legali di Freddie l'aveva fatto togliere dall'albo dei giornalisti.
Johns era furioso e ogni giorno meditava sul come vendicarsi della Rocher.
Angeline era riuscita a convincere persino Marius a lasciar perdere il caso, e lui aveva accettato anche se sapeva che avrebbe perso soldi e prestigio a Washington.
Freddie e Angeline continuavano a sentirsi al telefono.
Lui era sempre più debole e lei piangeva silenziosamente cercando di non farglielo capire.
Jim la teneva aggiornata, sui medicinali, su come stava e su cosa facevano in studio.
Era maggio, per l'esattezza il 10 maggio del 1990.
Angeline era andata in ospedale per fare l'eco e scoprire il sesso del bambino.
Kashmira non poteva accompagnarla, Joe era troppo malato e la scelta ricadde su uno dei migliori amici di famiglia: Elton John.
Mentre lui teneva i bambini la mamma faceva la tanto temuta visita di controllo.
< Tutto bene? > domandò lei tutta preoccupata mentre il dottore scrutava lo schermo.
Il dottore annuì:< È perfetto. Lei sta benone. >
< È... >
< Una bambina, esatto. Una bella bambina perfettamente sana. >
Angeline sentì le guance inondarsi di lacrime di gioia.
< Vostro marito ne sarà felice. > sorrise il dottore congedandola.
Lei asserì. Chissà cosa ne avrebbe pensato Freddie!
Non vedeva l'ora di dirglielo. Avrebbe saltato di felicità per tutta Montreux!
Lilì uscì dalla stanza tutta contenta e per festeggiare decise di passare il pomeriggio a mangiare gelato in giro per Londra.
Lilì era felice come non mai. Era una bambina quella che aspettavano, una piccola Bulsara.
Avrebbe avuto grandi occhi scuri e capelli castani. Un naso a patatina e due guanciotte belle paffute!
Mentre Elton firmava degli autografi a dei fan che lo avevano raggiunto fin lì Angeline andò a gettare la carta dei gelati nella pattumiera.
Frederic e Moe erano con Elton, raccontavano alle persone com'era simpatico e si facevano tutti delle grosse risate.
Anche Lilì rideva, si voltò appena un secondo quando un auto impazzita la prese in pieno. Un botto assurdo e poi più nulla.
Elton e i preenti si voltarono immediatamente anche se gli ci volle qualche istante per realizzare.
< MAMMA! > strillò invece Frederic che corse subito dalla madre, sbalzata via dall'impatto.
Sembrava...
Johns uscì dalla macchina semi distrutta urlando:< Ce l'ho fatta! Ce l'ho fatta! HO UCCISO LA TROIA DI MERCURY! >
Elton e gli altri si erano precipitati dalla francese che sembrava messa piuttosto male.
Non era cosciente e perdeva sangue dalla bocca e dal naso.
< MAMMA! MAMMA! > piangeva Frederic nel tentativo disperato di rianimarla. Dovettero portarlo via a forza.
Arrivò la polizia che arrestò subito Johns e poi un ambulanza che trasportò immediatamente Lilì all'ospedale più vicino.
Elton portò i bambini a Garden Lodge dove presto li raggiunse Kashmira.
Poi con estrema difficoltà Elton prese in mano il telefono e chiamò Freddie a Montreux.
Come faccio a dirglielo? Si domandò, con le lacrime agli occhi. Il suo era davvero un compito ingrato.
Il telefono suonò a vuoto per diversi minuti, stava per buttare giù quando qualcuno tirò su la cornetta.
< Pronto? > fece la voce flebile di Freddie.

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Capitolo 30
*** No one but you ***


Freddie era seduto in poltrona mentre i timidi raggi del sole entravano dalla finestra, con gli occhi chiusi e la testa sullo schienale.
Era quasi il tramonto di una giornata non esattamente bellissima sul lago di Ginevra. I giorni prima erano stati complicati, cantare era sempre più difficile per il frontman dei Queen.
Jim entrò nella stanza:< Come ti senti? >
Lui aprì un occhio:< Abbastanza. Sono stanco Jim. Temo che la febbre mi sia salita. >
Hutton annuì.
Mentre Jim andava in cucina Freddie continuava a chiedersi perché Lilì non l'avesse ancora chiamato.
Fremeva per quello che avrebbe detto l'ecografia, se fosse stato un maschietto o una femminuccia e soprattutto se fosse stato sano.
Improvvisamente il telefono squillò.
Freddie si alzò di botto e iniziò a girargli la testa. Muovendosi attaccato alla parete, per paura di cadere, riuscì a raggiungere il telefono e a tirare su la cornetta.
< Pronto? > disse a fatica.
< Freddie? > fece una voce un po' titubante dall'altra parte.
Lui assunse un espressione confusa:< Chi parla? >
< Freddie, sono io. Elton, Sharon. >
Lui sorrise:< Elton! Che bello risentirti dopo tanto tempo! Come va? >
Elton sospirò profondamente:< È meglio se ti siedi Fred. Devo dirti una cosa molto importante. >
< Cos'è successo? Stai male? Lo hai preso anche tu? > domandò a raffica.
< No. Non riguarda me. > replicò l'amico.
< E allora chi? I bambini? > chiese Freddie sempre più agitato:< I gatti? >
< Lily. >
Freddie sentì il cuore fermarsi per un istante. Ci fu una lunga pausa.
< Cosa... > sussurrò appena.
Elton parlava tra le lacrime:< Siediti Melina. Dobbiamo parlare. >

Appena sentì una finestra andare in frantumi Hutton uscì dalla cucina di corsa. Nella fretta si era scottato con l'acqua per il tè.
Terrorizzato dall'idea che Freddie potesse stare male fu lì in un nanosecondo.
Freddie era al mobiletto del telefono in preda ai singhiozzi con la faccia rigata dalle lacrime.
Jim si spaventò tantissimo a vederlo in quello stato. Fece per prendere la cornetta, ma si accorse che Freddie aveva lanciato il telefono giù dalla finestra.
< Fred che è successo? > domandò subito Jim.
Lui si limitò a guardarlo con gli occhi pieni di lacrime:< Hanno ucciso Lily. Hanno ucciso la mia Lily. >
Jim sbigottito rimase immobile, incapace di dire una sola parola.
Lilì? Quella Lilì? No, impossibile.
Uccisa? E da chi? Perché poi!
Freddie si lasciò cadere sul pavimento:< L'hanno investita, dicono che non ce le farà. Dio Jim! > urlò lui fra le lacrime.
Jim cercò di sorreggerlo ma inutilmente.
< Freddie vedrai che si riprenderà. È una donna molto forte. > fece lui nel tentativo di calmarlo.
Ma Freddie era inconsolabile, preda del più forte dolore che avesse mai sopportato. Non si rese nemmeno conto di quanto stesse urlando disperatamente il nome dell'amata francesina.
Jim tentava di consolarlo, con il cuore a tremila che stava per uscire dal petto da quanto correva veloce.
A un certo punto Freddie si alzò i in piedi e andò verso la stanza da letto barcollando.
Jim si alzò:< Cosa vuoi fare? >
< Dobbiamo andare. >
Lui lo guardò confuso:< Andare dove? A quest'ora? >
< A Londra! Torniamo subito a Londra! > replicò lui facendo le valigie.
Jim lo raggiunse, colpito dalla sua relazione improvvisa.
< A Londra? Adesso? > domandò lui:< Freddie sei pazzo. A quest'ora non ci sono nemmeno i voli! Inoltre domani ci sono le prove. Cosa diremo alla band? >
< Ci penserà Miami. > replicò Freddie:< Chiamalo subito Jim. Devo tornare subito a Londra. >
Jim scosse la testa:< Sei fuori! Le tue condizioni sono precarie! E hai la febbre. >
< Fanculo la febbre. > sbottò lui:< Io torno a Londra per rivedere la donna che amo, tu fai quello che vuoi! >
Jim ci rimase male ma acconsentì e andò a chiamare Jim Beach.
Freddie dal canto suo continuava a piangere domandandosi se avrebbe mai più rivisto Lilì viva.

Freddie arrivò all'ospedale il giorno seguente e salì le scale di corsa, facendo una fatica enorme e soffrendo le pene dell'inferno a causa della gamba malata, sperando non fosse troppo tardi.
Il suo autista, Mack, aveva bruciato qualsiasi semaforo rosso per arrivare più in fretta all'ospedale.
Freddie entrò nel corridoio e notò una piccola folla di persone davanti alla camera dove stava Lilì. La porta non era nemmeno trasparente per cui non si poteva guardare all'interno.
Alcuni erano seduti su delle seggiole, altri stavano in piedi.
< Ditemi come sta. Vi prego. > disse senza troppi complimenti, ignorando totalmente il fatto che molti dei presenti manco lo conoscevano.
Le persone si voltarono.
C'era tutta la famiglia di Lilì.
I suoi due fratelli, con i rispettivi figli e mogli, le sue zie, Marius e persino suo padre!
Pierre si fece avanti, lavorava in quell'ospedale ed era stato lui a prestarle le prime cure:< Le sue condizioni sono molto gravi. L'abbiamo stabilizzata ma non sappiamo se ce la farà. Ha subito un trauma toracico molto forte. >
Freddie lo guardò, nella speranza che ci fosse anche una minima possibilità che Lilì ce la facesse.
< Chi diavolo è quest'uomo? > domandò invece il padre di Lilì in modo burbero e scortese.
Pierre sospirò:< Il fidanzato di Lilì. Puoi evitare questi commenti per favore? > chiese lui stizzito.
< Sembra messo peggio di mia figlia. >
La conversazione si era svolta in francese, quindi Freddie non capì quasi nulla di quello che si erano detti ma intuì il tono non esattamente amichevole.
< Voglio vederla. >
< Non è una buona idea. >
< Ti prego. Solo un secondo. > lo pregò Mercury:< Io la... >
Pierre gli mise una mano sulla spalla:< So molto bene cosa provi per mia sorella, quanto ci tieni a lei. Ma adesso è in terapia intensiva, nessuno può vederla. >
Lui annuì a fatica:< Fammi almeno restare. >
Pierre lo guardò, stupito da quella richiesta:< Come prego? >
< Voglio restarle accanto. > ribatté Freddie:< Ti prego. Devo restarle accanto. Mi basta restare su una di quelle seggiole. >
Pierre scosse la testa:< È da escludere. >
< P-perché? Perché ho l'AIDS? Perché sono Freddie Mercury? > domandò Freddie a raffica, con le lacrime agli occhi.
Lui si affrettò a calmarlo:< Freddie le tue condizioni sono precarie. Sei debole e se resterai qui il tuo stato di salute peggiorerà in maniera spaventosa. Non voglio essere costretto a ricoverarti. >
< Non me ne frega niente della mia salute! > urlò lui facendo girare l'intero reparto.
Pierre abbassò lo sguardo:< Freddie. Ragiona. Lilì è in buone mani qui, starà bene. >
< Starà bene? > ripeté lui:< Non mi avete nemmeno detto qual è la sua prognosi! >
Il fratello sospirò.
< D'accordo. La macchina che l'ha investita le ha procurato un brutto trauma cranico e la rottura di sette costole. Un polmone è praticamente andato, l'altro speriamo di salvarlo.> prese un respiro profondo:< Ha perso il bambino. >
A queste parole Freddie rimase immobile.
Pierre lo fece sedere per paura che cadesse a terra.
< Non è vero... >
< Freddie non abbiano potuto fare nulla. Il trauma ha distrutto tutto. Abbiamo dovuto farlo, mi dispiace. > spiegò Pierre con le lacrime agli occhi:< Mi dispiace davvero tanto. >
Freddie si strinse al suo camice e iniziò a piangere come un bambino, mentre la famiglia lo guardava confuso. Nessuno aveva capito chi fosse realmente o del perchè piangesse in maniera così disperata. Nessuno sapeva della gravidanza.
Qualche ora dopo tutti se n'erano andati tranne lui e Pierre.
Faceva un freddo cane e l'aria condizionata lo stava facendo impazzire, ma resisteva.
Diavolo. Non se ne sarebbe andato da quell'ospedale se non con Lilì sottobraccio!
A un certo punto Pierre si avvicinò a lui:< Hanno visitato adesso mia sorella. >
Freddie alzò lo sguardo, speranzoso.
< Sembra stabile. Se vuoi puoi vederla, ma per pochi minuti. >
Freddie annuì.
La porta si aprì e Freddie entrò nella stanza.
< Solo pochi minuti. > gli ricordò Pierre.
Lui annuì e si sedette accanto al letto, su una sedia.
Vederla così faceva male al cuore.
La sua bella, bellissima Lilì, ridotta a un corpicino avvolto in candide lenzuola bianche.
Attaccato al suo braccio c'erano varie flebo e un macchinario dal fastidiosissimo BIP.
Gli occhi diventarono lucidi prima che se ne rendesse conto e le lacrime scivolarono lungo velocemente lungo le sue guance scavate.
Le prese una mano con delicatezza, quasi per paura che si rompesse, la portò delicatamente alle labbra e la baciò.
< Stai tranquilla. > le disse fra le lacrime:< Non me ne vado da qui finché non ti svegli. >
Per una settimana intera Freddie rimase all'ospedale, accanto al suo letto, nonostante la stampa e Pierre.
< Senti Fred, i bambini sono a casa di tua sorella da una settimana. > gli disse Pierre a un certo punto:< Hanno chiesto di te, molte volte. C'è Jim che ti aspetta nella hall. >
Freddie sospirò:< Non si sveglia. Perché non si sveglia Pierre? Le sue condizioni sono migliorate, no? >
Lui scosse la testa:< Il coma è leggero, non preoccuparti. Prima o poi si sveglierà. >
Freddie si alzò dalla sedia con estrema fatica:< Prima o poi... >
< Freddie devi avere pazienza. Col tempo si riprenderà. >
Mercury indossò il giubbotto e fece per uscire dalla stanza:< Se lei non ce la fa, io mi ammazzo. > e sbatté la porta dietro di sé.
Pierre alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. Decise di fare altri esami alla sorella per vedere se qualcosa era cambiato.
Avrebbe ripreso conoscenza, ne era quasi certo

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Capitolo 31
*** Don't try suicide ***


Freddie era diventato intrattabile.
Si arrabbiava per qualsiasi cosa, piccola o grande che fosse.
Trattava male Jim, aveva urlato addosso a Brian, tirato una scarpa in faccia a Roger e litigato pesantemente con Joe.
Insomma la situazione di Lilì lo stava facendo uscire di testa. Adesso Angeline era stata portata nella clinica di un amico di Pierre dove stata ricevendo le migliori cure possibili.
Erano due mesi ormai che era in coma leggero. Molti erano andati a visitare la francesina, ma nonostante fosse notevolmente migliorata non dava cenni di risveglio.
Freddie non se la passava meglio, la malattia era peggiorata ancora e con questo anche il suo umore.
A volte, preso dallo sconforto e dal dolore, pensò di farla finita.
Di lasciare quel maledetto mondo e smettere finalmente di soffrire.
I bambini passavano il loro tempo a Garden Lodge o con Kashmira.
Moe era troppo piccola per comprendere a pieno cosa stesse succedendo, Frederic invece ne era pienamente consapevole.
Spesso Frederic, il figlio di Mack e Samuel giocavano a calcio nel cortile sottostante.
Freddie non poteva giocare con loro, non ne aveva più la forza, ma si divertiva a guardarli dalla finestra della sua camera.
Frederic passava dei pomeriggi interi seduto sul divano assieme a Freddie e nonostante scherzassero e si divertissero come una vera famiglia sentivano entrambi che mancava qualcosa. O meglio qualcuno.

Un giorno di fine settembre Freddie chiamò Jim nella sua stanza.
Lui si sedette sul letto, dove stavano anche Delilah e Tiffany.
< Novità dall'ospedale? > chiese subito lui, nella speranza che Lilì stesse meglio.
Jim scosse la testa:< No, nessuna. Angeline sta bene ma non si è ancora svegliata. >
Freddie annuì, cercando di nascondere le lacrime.
Jim gli prese una mano:< Fred andrà bene. Lilì starà bene. Lo dicono tutti. >
< Ti prego smettila di mentirmi. > replicò lui fra le lacrime:< Io non ce la faccio senza di lei. >
< Freddie. >
< È la verità Jim. Non ce la faccio, ogni giorno è sempre peggio. > confessò con un lungo respiro sofferto:< Continuo a chiedermi se ce la farà ogni secondo della mia vita, ogni volta che guardo Fred e Moe è terribile, troppo doloroso. >
Jim tentò di sorridere, lo sentiva spesso piangere di notte:< Freddie vedrai che le cose si sistemeranno. Devi avere un po' di pazienza. >
< Pazienza? > ribatté lui seccato:< Jim io ho avuto pazienza, anche troppa e guarda come sono ridotto! >
Jim lo guardò.
Era così dimagrito nell'ultimo periodo, complice anche la depressione sorta dopo l'incidente di Lilì.
Stava perdendo parecchi capelli, respirava a fatica e si alzava raramente dal letto.
L'uomo non trattenne le lacrime.
Freddie scosse la testa:< Jim voglio farla finita. >
Hutton rimase in silenzio per qualche istante.
< Non puoi farlo. >
Mercury chiuse gli occhi:< Jim voglio smettere la terapia. >
< Ti vuoi arrendere? > chiese lui quasi spaventato dalla possibile risposta.
Freddie non replicò.
Jim scattò in piedi e iniziò a girare per la stanza con le mani nei capelli.
< Non puoi farlo. Questo... Questo è suicidio! > ripeté.
Freddie sbuffò:< Jim lo sai che non c'è altra soluzione. Cosa vuoi che faccia? >
< Voglio che tu viva, che lotti fino in fondo! > ribatté Hutton con i pugni chiusi:< Se di me non te ne frega niente non m'importa, ma fallo per i bambini! Fallo per Frederic! >
< Per Frederic... > sussurrò lui:< Sì, immagino voglia da impazzire un padre che non riesce nemmeno ad alzarsi dal letto o a pisciare da solo! >
Jim lo guardò allibito:< È tuo figlio santo cielo! Ti vuole bene, sei comunque suo padre. >
Freddie scosse la testa:< No. Basta, questa è tortura. Mi dispiace Jim, ma non ce la faccio più. >
Hutton se ne andò a passi infuriati:< SEI UNO STRONZO EGOISTA! > urlò e sbatté la porta con rabbia.
Scese in giardino dove Frederic giocava a palla contro il muro della casa, sotto gli occhi vigili di Miko.
Appena lo vide Frederic fermò la palla:< Dov'è papà? > chiese.
Jim accennò un sorriso spento:< È troppo stanco per giocare Fred. Sta riposando nella sua stanza. >
Il bambino annuì:< È sempre stanco. > 
Jim disse di sì con la testa:< Ha una malattia molto brutta Frederic. Non riesce a... a giocare con te.  E' molto debole. >
< Forse ha un influenza. Un brutto raffredore. > ipotizzò lui:< Forse devi dargli una pastiglia, così sta meglio. La mamma mi dava delle medicine quando avevo la tosse. >
Jim sorrise:< Tesoro non è così semplice. >
< Non giocherà mai più con me? > domandò Frederic facendosi subito triste:< Me l'ha promesso... >
Jim lo guardò mentre cercava in tutti i modi di non scoppiare a piangere. Era sempre stato un bambino molto forte, più forte di tutti loro.
< Oh tesoro. > e lo abbracciò piangendo tutte le sue lacrime.
Freddie osservò la scena dalla finestra, si asciugò le lacrime e decise di aspettare ancora un po'. Forse c'era qualche cura sperimentale ancora da provare.
Ma l'AIDS è una brutta bestia. Le medicine stavano distruggendo pian piano il suo organismo, ormai non vedeva quasi niente e la gamba era ridotta a uno stato pietoso.
Così decise di smettere la terapia, questa volta sul serio.
Stava per bloccare l'infermiera pronta a fargli la solita iniezione quando sentì qualcuno correre su per le scale.
< Chi è? > chiese Freddie.
Frederic era sul fondo del letto mentre leggeva un fumetto di Stan Lee:< Zio Pierre! >
Lui ansimando entrò nella stanza:< E-ehi.  Salve a tutti. >
< Cielo Pierre, ma hai corso dall'ospedale fino a qua? > domandò Freddie notando il suo colorito rosso acceso.
Lui disse di no:< No. Dal laboratorio. >
Mercury lo guardò stranito:< Dal laboratorio? > ripeté.
Lui annuì:< Esattamente. Se la signorina si può accomodare fuori... Dobbiamo parlare. >
L'infermiera capì e si allontanò.
Freddie sospirò amareggiato:< So che ci metti tanto impegno in quello che fai, a trovare nuove cure, ma ho deciso che è finita. Non ce la faccio più e- >
Pierre lo bloccò:< Siete compatibili. >
Freddie lo fissò confuso:< Compatibili? >
Lui annuì con forza:< Non posso ancora crederci, ma c'è stato un errore di laboratorio! >
Freddie e Frederic si scambiarono un occhiata d'intesa.
< Eh? >
Pierre si sedette sul letto, cercando di riprendere fiato:< Tu e Frederic siete compatibili. Non so chi ha confuso i campioni ma i vostri midolli sono compatibili all'ottanta per cento! Incredibile, eh?! >
Frederic lo guardò confuso:< Che vuol dire compatibili? >
< Vuol dire che se operiamo subito il tuo papà forse c'è una piccola possibilità che si salvi. > replicò Pierre raggiante.
Freddie si tappò la bocca con una mano, cercando di non singhiozzare.
Pochi secondi prima pensava di essere spacciato, e adesso questo!
< E cosa c'entro io? > domandò ancora il bambino.
< Il tuo midollo può curare il tuo papà. >
Lui sorrise e si mise a saltare sul letto:< Evviva! Evviva! Salverò il mio papà. >
Pierre si rivolse a Freddie:< Allora? Che cosa ne pensi? >
Freddie lasciò che le lacrime cadessero giù dagli occhi come due fiumi:< Pierre ho provato ogni cosa, ma questo... >
< È sperimentale, ma credo sia la tua unica possibilità. > confessò lui molto seriamente.
Freddie guardò il bambino che si agitava e saltava per la felicità.
< Serve il consenso della madre. >
< Lilì sarebbe d'accordo. > replicò Pierre:< Inoltre i moduli per la donazione sono già stati compilati anni fa. >
Freddie non era del tutto convinto:< E se gli succedesse qualcosa? È ancora piccolo, non voglio rovinargli la vita più di quanto lo abbia già fatto. >
Pierre scosse la testa:< Il procedimento è notevolmente migliorato rispetto agli anni scorsi, non rischia nulla. >
Freddie lo prese in braccio e gli diede un bel bacio:< D'accordo. Tentar non nuoce. >
Pierre sorrise, felicissimo.
< Quando pensi di operarmi? > domandò Freddie mentre Pierre usciva dalla camera.
< Stanotte. >
Freddie lo guardò allibito:< Stanotte? Così presto? >
< Prima è, meglio è. La tua malattia è in uno stato troppo avanzato per attendere ancora. > replicò Pierre:< Dovrai recarti in clinica tra poche ore. Tu e Frederic. >
Freddie annuì appena:< E sia. >

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Capitolo 32
*** 24 novembre 1994 ***


Frederic era piuttosto nervoso. Si aggirava per i corridoi con addosso solo la cappetta da pre operatori.
< Fred ti si vede il culetto. > gli fece notare Jim.
Lui tutto offeso e imbarazzato tornò nella sala con le mani sul sederino fra le risate generali.
Freddie era sdraiato su una barella e guardava Pierre.
< Molto bene. Adesso procederemo con l'operazione. > fece lui, sembrava parecchio nervoso:< Il dottor Ron ti farà l'anestesia e poi... >
Prese un lungo respiro, si girò verso Mercury:< Freddie devo essere sincero con te, potresti non farcela. >
Lui annuì gravemente:< Dottore ne sono consapevole. Procedi pure. >
Pierre disse di sì, parlò qualche istante con Frederic e poi uscì dalla stanza.
Il bambino si voltò verso Freddie:< Credo di avere un po' di paura. >
Freddie sorrise:< Non devi avere paura. Sono sicuro che andrà tutto per il meglio. >
Lui disse di sì guardandosi attorno:< Vorrei che ci fosse la mamma. >
< Anch'io Frederic, anch'io. >
< Possiamo chiamarla? O farla venire qui? >
< No piccolo mio, non possiamo. Mamma non è ancora pronta per svegliarsi. > rispose Freddie mentre entrava l'anestesista:< Vedrai che quando ci sveglieremo lei sarà lì ad aspettarci. >
Frederic raccolse tutto il suo coraggio e mostrò il braccio al medico.
Il dottore annuì quasi commosso e fece l'iniezione al piccolo Frederic.
Il bambino si girò appena un secondo per guardare suo padre.
< Ci vediamo presto. > disse Freddie e gli fece l'occhiolino. Fu l'ultima cosa che Frederic vide prima di addormentarsi.
Ci sono molte teorie, alcune delle quali parecchio strane, sul cosa accada durante l'anestesia.
Alcuni sostengono che l'anima si stacchi dal corpo e si viva un esperienza extracorporea. Altri non ricordano nulla, altri ancora fanno lunghi sogni complicati.
Per Freddie non fu niente di tutto questo.
Aprì gli occhi e si guardò attorno, e gli sembrò che non fosse passato neanche un minuto. Un flash, nient'altro.
< Che ore sono? > bofonchiò.
< Le sei del mattino Fred. > replicò Brian, seduto al bordo del suo letto.
Lui si guardò attorno. Erano tutti lì.
Brian, Roger, John, le mogli, Mack il suo autista, Mary e Jim.
< Le sei? > ripeté lui confuso.
Doveva aver dormito per sette ore, l'operazione era iniziata alle undici esatte. Eppure a lui erano sembrati pochi secondi.
< Dov'è Frederic? Sta bene? > domandò lui a raffica preoccupato per la salute del figlio.
< Sta bene Freddie. È nella stanza accanto, sta riposando adesso. > lo rassicurò Jim:< Kash si sta occupando di lui. >
Lui annuì appena.
Quelle dopo furono settimane strane e impegnative.
La stampa aveva circondato l'ospedale e la polizia aveva dovuto intervenire per risolvere la situazione.
Freddie sembrava stare sempre meglio, gli esami lo dimostravano.
Finalmente il suo corpo stava reagendo e combattendo la malattia.
I capelli avevano ripreso a ricrescere, vedeva decisamente meglio e aveva molte più energie.
Frederic era tornato a casa qualche giorno prima, mentre Freddie aveva deciso di rimanere alla clinica qualche altro giorno.
Mary e Jim si stavano alternando per stargli accanto, ma Pierre era più che soddisfatto.
La terapia sembrava funzionare alla grande e Freddie si stava riprendendo in fretta, complice anche il suo carattere testardo e forte.
Mary lo trovava spesso accanto al letto di Lilì mentre lui le raccontava della terapia, di come Frederic l'aveva salvato e di come si sarebbero aggiustate le cose.
Mary entrò nella stanza e sospirò. Si sedette accanto a lui.
< Come stai? > domandò lei.
Freddie sorrise:< Sto meglio, è bellissimo sentire di nuovo i sapori quando mangi. > disse mostrandogli il resto della pizza che aveva finito di mangiare.
Mary annuì appena:< Scommetto che non vedi l'ora di uscire da qui. >
< Pierre vuole tenermi in osservazione per qualche giorno, poi tornerò a Garden Lodge. > spiegò lui:< Sembra che le cose vadano alla grande. >
La donna disse di sì, felice.
< Però... >
< Però cosa Fred? Stai bene! Respiri, mangi, stai prendendo peso! È un miracolo. >
Lui sospirò amareggiato:< Sì, e tutto questo lo devo a lei. > e spostò lo sguardo su Lilì.
Mary emise una specie di grugnito, la francese non le era mai stata troppo simpatica.
< A lei... Freddie è in coma da mesi. >
< E con ciò? > replicò lui seccato:< Se non avessimo avuto Frederic io non sarei qui oggi. >
< Beh lo sanno tutti Freddie. Non si riprenderà più. >
Quelle parole fecero più male di uno schiaffo.
Freddie la guardò dritta negli occhi:< Ma tu che cavolo ne sai? Sei un dottore per caso? >
< Freddie è matematico. >
< Non è matematico per niente! > sbottò lui:< Sai quanta gente si riprende dopo anni, decenni, di coma? >
< E sai quanta gente muore? >
Lui scattò in piedi:< Mary! Come osi anche solo pensarle certe cose! >
Lei fece spallucce:< Sei al suo capezzale da mesi e sai già come finirà. >
Freddie serrò i pugni:< Mary... >
< Non è colpa mia se non riesci ad accettare la verità. >
Lui la guardò sbigottito:< Mary non sai come andrà, nessuno lo sa! Dobbiamo solo... >
< Aspettare? > la anticipò Mary:< Sarebbe meglio se crepasse subito! >
A quelle parole Mercury non ci vide più.
Freddie la spinse fuori dalla porta in malo modo:< Fuori! Non ti voglio più vedere! >
< Ma Freddie... >
< Freddie un cazzo! > urlò Mercury furioso:< Sparisci, non ti voglio più vedere Mary! >
La donna annuì e con le lacrime agli occhi se ne andò di corsa, consapevole di aver fatto una cazzata.
Freddie guardò Pierre che gli faceva segno di tornare nella sua stanza, stava disturbando tutto il reparto con il suo spettacolino.
Lui sospirando, lo fece.
Andò in bagno e si guardò allo specchio. Aveva una lunga barba nera e folta, prese il rasoio e sorrise.
< In fondo l'ho promesso a Lily. > disse mentre iniziava a radersi.

Lilì gli aveva stretto la mano. Freddie entusiasta lo aveva detto all'infermiera ma lei aveva risposto che era solo un impressione.
Era tardi, forse le sette di sera.
Freddie guardò il calendario sul muro, era il 24 novembre 1994 ed erano esattamente le 18 e 48.
Lui era andato un attimo alla finestra. Forse Mary aveva ragione, avrebbe dovuto chiamare il dottore e far spegnere le macchine che la tenevano in vita. 
Stava impazzendo. Forse la stretta di mano era solo un impressione...
Forse Mary aveva ragione.
Mentre era voltato dall'altra parte sentì una flebile voce che lo chiamava:< Freddie... >
Mercury rimase immobile, mentre brividi di freddo gli attraversavano il corpo.
Si voltò lentamente.
Sobbalzò. Dopo quasi nove mesi Lilì lo stava guardando, sembrava confusa ma era sveglia. Sveglia.
Freddie si avvicinò e la toccò per vedere se era tutto vero e non un fottutissimo sogno.
La ragazza sorrideva appena:< Sei tu..? >
Freddie si mise a ridere fra le lacrime:< Lily... darling... >
Lilì cercò di allungare le braccia verso di lui ma era troppo debole, non ci riuscì.
< Ti sei fatto ricrescere i baffi. > sussurrò lei con le lacrime agli occhi.
< Oh Lily! > pianse lui stringendola a sé.
Era così bello vedere la sua Lily finalmente sveglia, sorridere e rispondergli. Adesso potevano essere una vera famiglia.

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Capitolo 33
*** Love of my life ***


Le cose a volte non vanno come programmato e questo Freddie lo capì a sue spese quando Lilì decise di lasciarlo definitivamente.
Dall'incidente Lilì era cambiata. Era più irritabile e sensibile, a tratti apatica, piangeva per letteralmente ogni cosa ed evitava Freddie.
Quando si trovava assieme a lui scoppiava in una crisi di pianto tale da dover essere sedata.
Anche se era tornata a vivere a Garden Lodge stava rinchiusa nella sua stanza per giorni interi, non scendeva nemmeno per i pasti e non vedeva nessuno tranne i suoi figli.
I medici avevano rassicurato Mercury. Passerà, dicevano, si tratta solo di un disturbo post traumatico. Passerà, devi dargli solo tempo.
Un giorno Lilì sentì Freddie uscire dalla sua stanza ed aprì la porta.
Lui la guardò senza riuscire a smettere di sorridere:< Lily. Tesoro come ti senti? > erano giorni che non metteva piede fuori dalla sua camera da letto.
Angeline non sorrise, era parecchio triste in realtà:< Freddie devo parlarti di una cosa molto importante. >
Lui annuì mentre lei lo faceva entrare.
Andò verso il letto zoppicando (i postumi dell'incidente si facevano ancora sentire) e si sedette sul bordo. Freddie fece lo stesso.
< Allora? > chiese lui:< Che cosa vuoi dirmi di tanto importante? >
La donna sospirò a lungo prima di decidersi a parlare, Freddie le prese una mano.
Lilì si liberò dalla stretta e si mise a piangere silenziosamente.
< Lily ti prego, non ancora. > disse lui con il tono più dolce che riuscì a trovare:< Smettila di piangere adesso. È tutto finito. >
Lilì tirò su con il naso:< Sì, è finita. >
< Ecco brava. > disse lui:< Basta lacrime in questa casa tesoro mio. Mi spezza il cuore vederti in questo stato. >
< No. > lo fermò Lilì:< Freddie non hai capito. >
< Capito cosa? > domandò stranito e preoccupato.
La donna lo guardò dritto negli occhi:< Ti amo, più di prima e come mai amerò nessun altro essere umano in questa vita, ma- >
< Ma? >
< Ho perso nostra figlia. Io non ce la faccio, ogni volta che vedo te io... Freddie non riesco nemmeno a parlarne! >
Freddie scosse la testa:< È stato quel bastardo che ora è in carcere a scontare 40 anni di galera! I miei avvocati ci sanno fare. È tutto finito Lily, devi credermi. Tu stai bene e anch'io. >
< Freddie Mercury tu devi ascoltarmi. Ho bisogno di tempo per dimenticare, fa troppo male adesso. > insistette lei.
Lui annuì stancamente:< Stai per lasciarmi? Di nuovo? >
Lilì non rispose ma riprese a piangere. Freddie la lasciò a singhiozzare nella sua stanza, preferì tornare nella sua e piangere abbracciato al cuscino.
Così fu. Angeline prese i figli, la gatta Lily e andò a vivere nel cottage che anni prima Freddie aveva acquistato per lei.
Il cottage era davvero carino. Oltre alla gatta Lily, Angeline aveva preso due Cocker irlandesi e un bengalino per colmare il vuoto lasciato da Freddie.
I bambini vedevano raramente il padre, mentre Marius faceva loro visita molto più frequentemente.
Freddie viveva davvero male quella situazione. Le sue condizioni, seppur in miglioramento, rimasero precarie per molto tempo.
Era tornato con Jim anche se era consapevole che fosse malato come lo era stato lui.
Angeline viveva della rendita dei suoi libri, la biografia di Ringo Starr e l'antologia completa dei Queen. La vita non era poi così male nel Sussex, certo non era Londra ma i piccoli si erano ambientati bene e questo importava.
Tuttavia, nonostante il tempo passasse inesorabile, Lilì non riusciva a dimenticare Freddie. Si erano sentiti poche volte al telefono.
Lui spesso le chiedeva se era pronta a tornare o a parlare di quello che era successo, ma per Lilì quella perdita era una ferita troppo grande da essere rimarginata.
Un giorno lo vide al telegiornale. Aveva appena annunciato una serie di concerti nel Regno unito e in Irlanda, sei in tutto.
Erano anni che i Queen non si esibivano dal vivo e i fan erano letteralmente in delirio.
Freddie stava decisamente meglio anche se aveva ancora problemi alla gamba. Gli altri della band sembravano essersela cavata bene e Jim Beach era l'uomo più felice del mondo.
Frederic aveva comprato i biglietti per vedere il padre a Brighton accompagnato dall'ex assistente personale di Freddie: Peter Freestone.
Adesso Frederic aveva quasi dieci anni e Moe sette. Erano entrambi cresciuti parecchio.
Angeline avrebbe solo voluto correre a Brighton da Freddie a braccia aperte e dirgli di ricominciare tutto da capo, ancora. Ma come poteva?
Gli aveva fatto troppo male lasciandolo in quel modo. Lo amava, ma perdere sua figlia era stato uno shock troppo forte per lei.
Aveva deluso tutti, soprattutto Freddie. Se non ci fosse stato Frederic...
Lilì tremò al solo pensiero e tornò a sbrigare le faccende di casa.
Il giorno del concerto Frederic era su di giri.
Arrivò allo stadio tre ore prima dello spettacolo e si sistemò nelle prime file. Teneva stretto il biglietto con scritto sopra 26 maggio 1996 ed era pronto a rivedere il padre esibirsi sul palco.
Dopo uno show di quasi due ore i Queen si ritirarono dietro alle quinte per festeggiare e vennero raggiunti da Peter.
< Phoebe? > domandò Freddie stupito:< Phoebe darling, come sono felice di vederti! >
I due si abbracciarono.
< Freddie ti vedo bene. > sorrise lui felice dando una pacca sulla spalla dell'altro.
Lui annuì felice:< Sì, sto bene. Prendo ancora dei medicinali ma sto decisamente meglio amico mio! >
Phoebe sorrise:< Qui fuori c'è una persona che vuole vederti. >
Freddie sbuffò seccato:< Sarà qualche giornalista idiota che chiederà della mia miracolosa guarigione. Mandalo a fanculo. >
< È tuo figlio in realtà. >
Freddie uscì dal camerino quasi di corsa tra lo stupore degli altri e Frederic gli corse incontro piangendo.
I due si strinsero fino quasi a soffocarsi.
Frederic continuava a piangere di gioia e anche Freddie non era riuscito a trattenere le lacrime.
< Quanto sei cresciuto. > disse lui fra i singhiozzi.
Frederic annuì appena:< Mamma dice che assomiglio a te. >
Freddie annuì ancora:< Sì, Kashmira aveva ragione. Siamo proprio simili. >
Padre e figlio andarono a prendere un caffè in un bar del centro dove era sicuro non l'avrebbero disturbato.
< E Moe? > domandò lui:< Come sta la piccola Moe? >
< Sta bene, adesso va in seconda elementare. >
Freddie annuì ancora:< E... tua mamma? >
Frederic sospirò:< La mamma ti vuole bene ma piange ogni volta che parliamo di te o alla tv parlano dei Queen. >
Mercury sospirò, sorseggiando il suo caffè:< Capisco. >
< Ti vuole davvero bene. Però piange, soprattutto di notte. Dice che è colpa sua e che le dispiace. >
< Parla nel sonno? >
Frederic disse di sì:< Sì. Una volta mi ha detto che ha cercato di dimenticarti ma ti ama troppo per farlo. Dice che tu non dovresti amarla perché lei ha distrutto tutto perdendo la bambina. >
Freddie lo guardò allibito:< Si incolpa ancora? >
< Sì. Per l'aborto di mia sorella. >
Freddie si alzò in piedi di scatto:< Dobbiamo subito andare al cottage Frederic. >
< Ma la mamma non vuole parlare con te. >
< Beh ragazzo mio, lo farà. > replicò lui deciso e uscì a passo veloce dal bar.
Fu Peter a portarli al cottage in auto. Li lasciò davanti al vialetto e poi proseguì verso casa sua.
Freddie bussò alla porta e attese pazientemente l'arrivo di Angeline.
Fu Moe ad aprire la porta al posto della madre e appena notò Freddie si mise a saltellare in giro.
< È qui! È qui! Mamma è qui! > urlò felice.
Lilì si mise a ridere:< Non ti ho mai visto così felice per tuo fratello. >
Moe la prese per mano e la trascinò in ingresso:< Vieni è arrivato Freddie. Frederic ha portato Freddie a casa! >
Freddie?! Lilì sobbalzò e si bloccò in mezzo al corridoio.
Lui sorrise appena, stretto nel suo giaccone di pelle:< Ehi Lilì quanto tempo. >
Angeline non disse nulla.
< Posso entrare? > domandò:< Si congela qua fuori. >
La donna annuì appena e si girò, poco dopo sentì la porta della sua stanza chiudersi.
Frederic scosse la testa:< È di nuovo in camera sua. >
Freddie annuì.
< Va bene, devo averla sconvolta. > sospirò:< Avete già cenato? >
I due bambini dissero di no.
< Bene ragazzi. Non ho idea di come si cucini e non ho intenzione di lasciare Lily da sola, ordineremo una pizza. > fece Freddie convinto. I due annuirono felici.
La cena trascorse in allegria. I tre consumarono un ottima cenetta e poi Frederic si mise al pianoforte per mostrare al padre quant'era migliorato.
Lilì uscì in punta di piedi dalla sua stanza per osservare la scena.
Moe cantava a squarciagola e Frederic stava suonando qualcosa al piano, mentre Freddie si faceva certe risate.
Freddie si girò e sorrise. Lilì non tornò nella sua stanza, sorrise a sua volta poi andò in cucina per metterla in ordine.
Freddie lasciò che i bambini giocassero e raggiunse Angeline.
Si schiarì la voce e Lilì si voltò.
< Ehi. >
Lilì sorrise a metà:< Vi siete divertiti, eh? >
Freddie fece spallucce:< Beh sì, erano solo un paio di pizze e qualche coca Cola. >
< Non hai ancora imparato a cucinare, vero? > rise Angeline.
Freddie sospirò:< No, in effetti no. È in questi momenti che mi manca Joe, lui cucinava da Dio. >
Lei annuì triste:< Lo so. Era un gran bravo ragazzo. >
Freddie si sedette al tavolo tenendo sempre gli occhi su di lei:< Gli sei stato accanto, grazie. >
Angeline sospirò:< Stava così male Fred. Era così magro e debole. Se ti fosse successa la stessa cosa... >
< Ma non è andata così. > replicò Freddie con un sorriso:< Sto bene Angeline, sono praticamente guarito. >
Lilì annuì:< Lo so. La miracolosa guarigione di Freddie Mercury, ne hanno parlato per mesi. >
< Leucemia. > sbuffò lui:< È quello che ho detto ai giornalisti. Un trapianto di midollo ben riuscito. >
< Se la sono bevuta per fortuna. >
< Tuo fratello e la équipe hanno sostenuto la mia versione. >
La donna si sedette accanto a lui:< Freddie mi dispiace per come sono andate le cose. Dopo il coma mi sentivo diversa, fragile e sapevo di averti deluso. >
Mercury sospirò ancora:< Non mi hai deluso. >
La donna batté un pugno sul tavolo:< E invece sì, cazzo! Ho perso nostra figlia perché ho deciso di camminare fuori dal fottuto marciapiede. >
< La colpa è di quello stronzo di Johns. > ribatté Freddie con rabbia:< Senti, è finita. Quel bastardo sta in una cazzo di cella e non può più farti del male. >
< Sì, ma lo ha fatto. > gli fece notare lei mentre si alzava di scatto dalla sedia.
Freddie la afferrò per una mano:< Angeline non te ne andare di nuovo. >
Lei non replicò, rimase immobile al suo posto con le lacrime agli occhi.
< So che fa male. Ho pianto tutte le mie lacrime per la nostra perdita. > le disse Freddie:< Vuoi parlarne? >
Visto che lei non rispondeva lui ripeté la domanda:< Vuoi parlarne Lily? Ti farebbe solo che bene. >
Lei si staccò dalla sua presa:< Ho bisogno di un caffè, poi parliamo. >
Qualche minuto dopo nella cucina si sparse l'odore forte di caffè e i due si ritrovarono a parlare faccia a faccia.
< Quando mi sono svegliata e ti ho visto ero la donna più felice del mondo. > raccontò Angeline:< Stavi meglio, era evidente. Poi avevi di nuovo i baffi.  Voleva dire che in qualche modo l'avevi scampata. >
Freddie abbozzò un sorriso e anche lei.
< Sapevo di essere stata vicino alla morte e che la piccola probabilmente non ce l'aveva fatta. Quando te l'ho chiesto sei diventato così silenzioso e poi sei scoppiato a piangere. Allora ho capito e mi sono incolpata della cosa. Cioè, mi incolpo ancora adesso. > spiegò Lilì piangendo.
Freddie le asciugò le lacrime:< Ehi va tutto bene. Tu stai bene, sei stata in coma mesi ma sei ancora qui. >
Lilì lo abbracciò di scatto facendo cadere il caffè ormai freddo sui pantaloni di Freddie.
< Ah cazzo. > fece lui.
Angeline lo guardò mortificata:< Mi dispiace tanto Freddie. Rovino sempre tutto. >
Lui scosse la testa:< Stai tranquilla, niente che un buon bagno caldo non possa risolvere. >
Lilì asserì:< Il bagno è al piano di sopra. >
Mentre Freddie era nella vasca Lilì lo guardava seduta sul bordo.
< Perché non entri anche tu? > domandò lui:< Un buon bagno caldo prima di dormire è un toccasana. >
Lilì iniziò a sfilarsi i vestiti e si infilò nell'acqua rimanendo rannicchiata in un angolino.
Freddie si avvicinò appena:< Stai tremando. >
< F-forse. >
Lui le accarezzò i capelli e lei gli afferrò la mano.
< Scusa. >
Angeline lo guardò negli occhi e scoppiò in un pianto disperato.
< Lilì ma che succede adesso? > chiese allibito.
< Mi dispiace tanto! Non volevo perdere nostra figlia! > urlò lei fra le lacrime.
Freddie la abbracciò e la strinse a sé.
< Io non ce la facevo. E sono andata via, non riuscivo a reggere tutto quanto. > singhiozzò lei sulla sua spalla.
< È tutto finito Lilì. >
< La vedevo già grande. Bellissima, alta, con i tuoi stessi occhi scuri... >
< Possiamo avere ancora una famiglia Lily. Possiamo tornare assieme, amarci, sposarci e passare la vita assieme. >
Lilì sospirò e lo guardò dritto negli occhi:< Mi ami ancora? Nonostante tutto? >
< Lilì eri sconvolta e io non ti ho capito. Il dolore era troppo grande, non abbiamo retto, ma il passato è passato. > disse Freddie con un dolce sorriso:< Eppoi ti avevo promesso che ci saremmo sposati se mai fossi guarito. >
< E ti saresti fatto ricrescere i baffi. >
< Per questo ho già rimediato. > sorrise lui, rimanendo senza fiato un attimo dopo, quando Lilì incollò le labbra alle sue.
Si baciarono intensamente per qualche istante, poi si guardarono negli occhi.
< Vuoi sposarmi? >
< Sì. > fece lei felice e finalmente libera dal peso della perdita della piccola:< Sì. >
Lui la abbracciò di nuovo.
Poi iniziò a torturarle il collo di baci mentre Lilì si faceva scappare un sospiro ogni tanto.
Le esplorò il corpo con le mani fino a scendere sulle cosce, Lilì emise una specie di singhiozzo.
< Ti faccio male? >
< No. >
I baci ripresero con più ardore fino a quando Lilì si trovò nella spiacevole posizione di chiedere a Freddie di spingersi dentro di lei.
< Sei sicura? > domandò lui.
Lilì lo afferrò per i capelli:< Mi scopi o devo fare tutto da sola?! >
Freddie voleva mettersi a ridere, Lilì quando minacciava era davvero adorabile.
Tuttavia l'eccitazione e lo stordimento tipico del desiderio aveva preso entrambi da un pezzo.
Freddie entrò in lei con una sola spinta e iniziò a muoversi, prima piano poi sempre più velocemente.
Lilì lo costrinse a baciarla ancora e poco dopo venne, seguita da lui.
I due si guardarono negli occhi, ansanti.
< Siamo due pazzi furiosi. > disse lui sorridendo:< Non ricordo di essere mai stato così bene dopo aver fatto l'amore con te. >
Lilì sorrise appena:< Nemmeno io. Sei tu l'uomo della mia vita. >
< E tu l'amore della mia vita. >
Lilì sorrise ancora e andarono verso il letto, dove lo fecero ancora due volte prima di addormentarsi.

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Capitolo 34
*** Show must go on ***


Lilì era sdraiata sulla sabbia da ore. Fu Frederic a svegliarla lanciandole addosso un pallone per sbaglio.
Lei si svegliò di soprassalto e guardò il figlio irritata, con il pallone fra le mani.
Freddie prese la palla dalle mani della moglie e la ridiede a Frederic che tornò a giocare con la sorella.
Lilì sospirò, diede un occhiata alla neonata che dormiva in mezzo a due cuscini riccamente decorati.
< Dorme ancora. > sorrise Freddie, mentre la guardava sorridendo.
Lilì annuì appena:< È proprio tua figlia. Quando ha sonno non c'è verso di svegliarla. >
Freddie scoppiò in una risata sincera:<È vero! È proprio mia figlia!>
Angeline sorrise:< Non ne abbiamo mai parlato. >
< Di cosa? >
< Dei nostri figli Fred. > replicò lei:< Mai seriamente. >
Freddie scosse la testa ridendo:< Li ho sempre amati, e li ho adottati legalmente. Di cos'altro dovremmo parlare? >
Angeline sospirò a lungo:< Di tutto quello che hanno passato. Non dev'essere stato facile per loro, sopratutto per Frederic. >
< Guardali. > fece Freddie indicando Frederic e Moe che giocavano a palla con i figli di John Deacon:< Ne hanno passate davvero tante, ma sono i bambini più felici della terra. >
Angeline annuì:< È vero. Lo sono. >
Kashmira si svegliò e iniziò a fare i capricci. Angeline la prese in braccio e la piccola si calmò immediatamente.
Freddie le diede un bacio su una guancia e lei si mise a ridere muovendo le braccia a vuoto.
< Ti assomiglia. > disse Lilì con un sorriso.
< Dici?>
Angeline annuì:< Ha gli occhi scuri come te e i capelli tutti arruffati. >
Freddie prese in braccio la figlia dalle mani della moglie:< Ha solo tre mesi. Non possiamo esserne sicuri. >
< Una madre lo sa. > replicò Lilì:< Avrà i tuoi stessi occhi e capelli. Magari anche il carattere. >
< Speriamo di no! > commentò lui:< Kash Audrey deve rimanere la piccola bambina adorabile che è adesso. >
< Non avrà tre mesi per sempre Fred. >
< Per me sarà sempre la mia piccolina, anche a quarant'anni. > rispose Freddie.

La piccola sembrò gradire e cercò di dire qualcosa ma uscirono solo dei gridolini acuti.
Freddie la strinse a sé, cercando di non commuoversi più di tanto quando gli capitò di incrociare i suoi occhi con quelli della figlia.
Angeline non pensava nemmeno che potesse rimanere incinta dopo l'incidente.
Quando i due l'avevano scoperto la gioia che entrambi avevano provato era stata immensa. Dopo milioni di esami Angeline si era ritirata con Freddie nel loro cottage per trascorrere la gravidanza nel modo più tranquillo possibile.
Il giorno della nascita di Kashmira Audrey, il 24 febbraio del 1997, era stato quasi comico.
Lilì aveva avuto un travaglio relativamente veloce e appena Freddie aveva visto uscire la testa era letteralmente svenuto, scioccando tutti i presenti in sala parto.
Poi mesi dopo il matrimonio, a Zanzibar, dove Mercury era nato e cresciuto.
L'evento aveva avuto un grande impatto mediatico, anche per le persone che erano state invitate alla cerimonia.
Da Elton John a Michael Jackson, David Bowie, Liz Taylor e addirittura Lady Diana.
La cerimonia era stata semplice ma intensa, i due avevano preferito invitare poche persone ma fidate.
Tra queste spiccavano i famigliari di entrambi, i Queen, Jim Beach e Jim Hutton. Grande esclusa Mary che Freddie aveva preferito lasciar stare a Londra, assieme al marito e ai figli.
Lilì continuava a guardare la sua fede, identica a quella che portava Freddie.
< Mi dispiace che Diana non sia riuscita a venire al matrimonio. > disse Lilì:< So che ci tenevi tanto. >
< Diana è in Francia adesso. Sta cercando di vivere una vita normale. > ribatté Freddie:< Ci raggiungerà appena possibile. >
< Già, speriamo che Al Fayed la renda felice... > commentò la ragazza speranzosa.
Tuttavia le speranze per Lady D si infransero qualche giorno dopo quando, a causa di un terribile incidente stradale, perse la vita.
Al funerale c'erano tutti, compreso Freddie con la famiglia al seguito. Frederic era diventato un buon amico di Harry e conosceva forse meglio di tutti la principessa del popolo.
Da lì a poco i Queen ripresero a fare musica anche se le tournée divennero decisamente meno impegnative.
Freddie preferiva trascorrere il tempo con la famiglia che aveva faticosamente costruito e Lilì che aveva riconquistato dopo la sua lunga malattia.
I due ormai vivevano stabilmente nel cottage in Sussex, anche se spesso avevano ospiti in casa e trascorrevano delle serate magnifiche in ottima compagnia.
Lilì uscì da casa per prendere una boccata d'aria: aveva in mano una tazza di cioccolata calda e guardava con aria distratta il tramonto.
< Ehi. > fece Freddie avvicinandosi.
< Ehi. > sorrise lei.
< Non hai freddo?> domandò Freddie:< C'è vento qua fuori. >
Angeline scosse la testa:< Sto bene Fred. Volevo solo mettere il becco fuori di casa e staccare per un attimo. >
< Kash ti sta facendo impazzire? > domandò lui mettendole sulle spalle un pile perchè non avesse freddo.
Lilì si mise a ridere:< Da quando ha imparato a camminare e correre non sta un attimo fermo. Tu hai i tuoi concerti per staccare, io ho il tramonto del Sussex. > rispose con un sorriso.

Freddie la strinse a sé con dolcezza:< Sono felice che tu sia qui con me Lily
Lilì sorrise:< Anch'io. >
< Ne abbiamo passate tante, forse troppe. > fece Mercury:< Eppure siamo ancora qui. Nonostante tutto. >
Angeline si voltò verso di lui:< Freddie voglio che tu lo sappia. Forse aspetto il quarto. >
< Quarto cosa? >
< Figlio Melina. Forse sono di nuovo incinta. >
Freddie rimase immobile per qualche istante poi la strinse fortissimo:< Ti amo, lo sai? >
Lilì si appoggiò a lui:< Lo so. >
< Ho capito cosa ci unisce, cosa ci unisce davvero. > disse Freddie guardandola dritta negli occhi.
< Cosa? >
< Sei tu. Il tuo amore infinito per me e per i tuoi figli. > replicò Freddie, con lo sguardo di chi è perdutamente innamorato.
Angeline sorrise e arrossì:< Lo pensi davvero? >
Freddie le spostò i capelli biondi dalla fronte:< Sì, Lily lo penso davvero. L'amore di una donna e di una madre è la cosa più potente al mondo. Sei tu che porti avanti lo show darling.>
Lei sorrise ancora una volta:< Forse. Forse hai ragione tu Freddie Mercury. >
< Certo che ho ragione. > rise Freddie riempiendola di baci:< Sei l'amore della mia vita Angeline Rocher, ricordalo sempre. >


Con questo capitolo si conclude la saga di Freddie e Lilì, iniziato bene e proseguito nonostante le difficoltà!
grazie a tutti quello che mi hanno seguito fin qui e hanno recensito la storia. Sono curiosa di sapere la vostra su questo what if?; nel frattempo vi ringrazio ancora per tutto.
Annie

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