SWORN ENEMIES - nemici giurati

di perpetuum
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mi apro alla chiusura ***
Capitolo 2: *** L'estate in casa Weasley ***



Capitolo 1
*** Mi apro alla chiusura ***


Mi apro alla chiusura, era diventato da anni il motto di zio Harry, Rose non ricordava un Natale passato senza che tirasse fuori quella storia, si grattava la barba incolta che aveva deciso di lasciarsi allungare e cominciava a snocciolare aneddoti su come alla fine, non a caso, avesse realizzato che avrebbe dovuto "baciare" il famoso boccino per aprirlo. Albus rideva sempre un sacco quando gli chiedeva il motivo, zio Harry semplicemente arrossiva nel ricordare la sua prima volta da Cercatore, permettendo a zia Ginny di prenderlo in giro.

Rose sbuffò sonoramente sentendo i muscoli interni delle cosce bruciarle per lo sforzo: non ricordava da quanto tempo stesse cavalcando la sua firebolt 5.0

《Anche io mi aprirò alla chiusura, come quel maledetto boccino》, bofonchiò strizzando un occhio per prendere meglio la mira verso il cerchio nel mezzo, il più alto. 

Da quando giocava nella squadra di Quidditch dei Grifondoro non ricordava un solo giorno di allenamento disastroso come quello: non era riuscita a fare nemmeno un centro. Era strano per lei, Rose Weasley, la miglior Cacciatrice della scuola, non riuscire ad andare a segno nemmeno una volta. 

Era rimasta tutto il pomeriggio in campo, i suoi compagni l'avevano salutata da un'ora abbondante e lei non era ancora scesa dalla sua scopa, stanca ed indolenzita nelle braccia e nelle gambe, ma decisa e determinata più che mai a segnare almeno una volta. O non se ne sarebbe andata. Per quella sera i compiti avrebbero aspettato, certa che Albus le avesse già preparato lo schema da seguire per fare un'eccezionale relazione sulle pozioni rivelatrici. 

Sbuffò ancora passando le dita callose sulla pluffa, posando per un attimo lo sguardo verde sul tramonto, strizzando gli occhi contro la palla di fuoco che lenta e soave si nascondeva dietro le guglie delle torri di Hogwarts, illuminando il campo da Quidditch di una luce calda e arancione, scaldandole il volto spruzzato da milioni di lentiggini rosse. 

Si posizionò in volo, facendo una piroetta su se stessa, trattenne il fiato mentre i lunghi capelli le volarono intorno al viso come fili di seta rossa, lasciò aderire i polpastrelli contro la pelle dura della poi fletté la schiena dandosi lo slancio per lanciarla in direzione degli anelli: centro. 

《Oh, grazie a Merlino!》, sospirò prima di gettarsi a capofitto a riprendere la pluffa. Assaporava con un sorriso rilassato sul volto il vento fresco di un tramonto primaverile qualsiasi, quando un lontano rumore di mani che applaudivano la fecero riscuotere, non credeva di avere compagnia. 

Si fermò a mezz'aria lanciando un'occhiata verso il basso, cercando la fonte di quell'applauso. 

《Cos'è, Weasley? Il fugace incontro negli spogliatoi con Zabini non ti permette di concentrarti?》

Capelli biondi, così chiari da sembrar argentei, scompigliati in un morbido ciuffo, corpo asciutto e slanciato, un paio di occhi ghiaccio e dal taglio ovale. Rose conosceva benissimo quel ragazzo che vestiva la tenuta di Serpeverde e avrebbe tanto voluto sferrargli un pugno in faccia, esattamente sul suo sorriso strafottente.

Planò con velocità, saltando giù dalla scopa con un balzo atletico e riponendo la pluffa nell'apposita valigetta. Percepiva la sguardo di Scorpius Malfoy su di sé e sebbene avesse dovuto sentirsi disturbata, provava, invece, un leggero senso di soddisfazione: non era lei la vanitosa in casa Weasley, sua cugina, piuttosto, Dominique era quella fissata con trucco e acconciature alla moda, tanto da insegnare qualche piccolo espediente anche a Lily - l'unica che le desse ascolto - abbindolata dai suoi eccentrici modi di fare, un tratto distintivo della metà del suo sangue veela. No, non era Rose la vanitosa, ma se si trattava del piccolo rampollo di casa Malfoy, allora tutto cambiava.

《Hai paura di perdere domani, Malfoy? Hai deciso di spiare le tattiche degli avversari?》, chiese tagliente, fronteggiandolo con eleganza e sfrontatezza, entrambe caratteristiche ereditate da sua madre. Incrociò lo sguardo col ragazzo per qualche istante, ma fu abbastanza per regalarle un leggero brivido lungo la schiena: il ricordo di una particolare mattina rimaneva vivido dietro quei cristalli grigi ed incastonato nel petto di Rose. O forse da qualche altra parte, ma poco cambiava. 

Rosie, Rosie, ma non farmi ridere》, la canzonò sfiorandole la guancia con due dita, in una carezza irrisoria. Scorpius era più alto di lei di una decina di centimetri e Rose era costretta a tenere il mento alzato per poterlo guardare in faccia e già questo bastava a farla sentire inferiore di lui.
Si guardò intorno nervosamente, ma senza darlo a vedere: capitava di rado, infatti, che si ritrovassero da soli, così, uno di fronte all'altra, forse quando erano più piccoli, magari a casa di zio Harry d'estate, oppure in Sala Grande durante le ore adibite allo svolgimento dei compiti e quell'idiota di Al pensava bene di dar loro buca, magari allenandosi irregolarmente insieme alla cugina Roxanne. Ad ogni modo, ciò che contava era che Rose facesse di tutto per evitare che la lasciassero da 
sola con lui, ignorando le ragioni più profonde di quella sua caparbietà.

Non essere sciocca, sai benissimo perché. 

《Non ho tempo da perdere con te, è meglio se rientriamo prima che ci vedano qua fuori a quest'ora》, disse asciutta, abbassando lo sguardo e deglutì, richiamando a sé la sua distinta e superiore calma. 

《Pensi che il nostro amico Zabini sarebbe geloso? Oppure che il tuo fratellino correrebbe a scrivere una lettera al tuo paparino?》

Il ragazzo si passò una mano fra i capelli, schioccando la lingua con fare compiaciuto. Per tutti i Troll del mondo, quando era diventato così strafottente? Malfoy non era proprio conosciuto per essere un tipo empatico e, tutto sommato, la sua peculiare lingua affillata da serpe era una caratteristica che fino a qualche mese la faceva persino ridere, ma dopo quel dannato giorno, tutto era cambiato tra i due; e la cosa più brutta per lei, era che a Scorpius non sembrava nemmeno importare niente.

《Non sei divertente, Malfoy. Stai perdendo la tua unica, forse, dote》, rispose a tono, puntando il mento ancor più in alto e sfidandolo con uno sguardo che non ammetteva repliche. Se Scorpius aveva deciso di diventare suo nemico, non avrebbe fatto niente per impedirglielo. 

《Cattiva, Weasley》, sghignazzò, 《Non puoi ferire chi non ha più un cuore, sai?》

A quelle parole spalancò gli occhi, incredula, ma sopratutto disgustata. A che dannato gioco stava giocando? E perchè mai una ragazza come lei permetteva che continuasse quell'inutile conversazione sterile e senza scopo? Scosse la testa furiosa ed impugnò la scopa con decisione, mettendo fine a quella sceneggiata. Fece per spostarlo dalla sua traiettoria con una gomitata, ma prima che potesse anche solo compiere un semplice passo, il ragazzo le aveva già afferrato il braccio, trattenendola. Successe tutto a rallentatore, esattamente come raccontavano nei tanti libri che Rose divorava prima di dormire, ma non potè far niente per impedirlo, congelata e bloccata in quella posa eretta e rigida, nell'istante in cui percepì la pressione della bocca di Scorpius sul suo orecchio.

Odora ancora di cannella e muschio.

《Preparati a perdere, domani.》 

Le sue parole la raggiunsero come un tuono basso e vibrato, facendola sussultare e si ritrovò a socchiudere gli occhi, implorando il suo cuore di smetterla di tamburellarle in gola, nelle orecchie e nel cervello. 

《Sogna quanto vuoi》, riuscì a dire in qualche modo e richiamò a sè la forza dei suoi muscoli allenati, cercando di divincolarsi dalla presa ferrea del ragazzo. Odiava sentirlo così vicino, odiava percepire le pulsazioni aumentare in sua presenza, odiava che una Weasley si facesse mettere sotto da un Malfoy. Se c'era una cosa che aveva imparato dalla storia della sua famiglia era che persino un libro di seconda mano poteva nascondere una potente storia al suo interno.《Puoi fotterti, Malfoy. Questa storia è durata già fin troppo》, scandì a muso duro, inspirando forte.

《Linguaggio, Rosie, non credo che tua madre ne sarebbe fiera.》

La voce del ragazzo si insinuova su di lei come una penetrante vibrazione, essendole così vicino e la riscuoteva fin dentro le ossa, facendole accapponare la pelle lungo il collo, fin dietro la nuca, solleticata dal suo respiro caldo. 

《Ma che vuoi saperne, tu?》, sbottò lei quasi ringhiandogli in faccia, ormai sull'orlo di una crisi, allo stremo delle forze.

《Dimentichi che sono il migliore amico di Albus》, mormorò l'altro con un mezzo risolino e, finalmente, lasciò la presa.

Rose fece un balzo all'indietro, a voler recuperare spazio vitale, ripristinando il suo limitare di sicurezza, lontana da lui. Si passò una mano sul volto, sentendosi accaldata e deglutì ancora, ricordandosi mentalmente chi lei fosse. I suoi genitori avevano salvato il mondo alla sua età, non poteva permettere che ciò che fosse successo - qualunque cosa fosse successa - una mattina di quattro mesi prima la rendesse debole e sciocca.

《Dimentico che i miei cugini dovrebbero farsi i fatti propri, allora》, ribattè con vigore e tornò a guardarlo con aria di sfida, prima di chinarsi a prendere il baule da Quidditch ed incamminarsi verso gli spogliatoi con le spalle dritte e la testa alta, fiera. Non poteva dirsi ancora del tutto calma, ma ciò che importava era fargli credere che lei, Rose Weasley, non si lasciasse intimidire da nessuno.

《Salutami Zabini quando lo vedi!》, lo sentì gridare dopo pochi passi e lo immaginò sorridere scoprendo i suoi denti, mostrando i canini affilati che le ricordavano sempre quelli dei vampiri e su cui avevano scherzato tanto prima che le cose precipitassero fra i due. Lo immaginò sorridere con i suoi occhi grigi, talvolta distanti, ma riservati e profondi e provò una debole fitta di nostalgia, che scacciò subito, tirando su con il naso.

《Puoi giurarci!》, ribattè, testarda. 

《E che vinca il migliore, domani!》

Nemmeno Scorpius sembrava voler mollare.

《Faresti meglio a dire la migliore, allora.》

Forse, Scorpius Malfoy non le sarebbe mai stato del tutto indifferente, forse sua madre avrebbe avuto sempre da ridere sulla sua passione per il Quidditch anziché per la storia di Hogwarts e forse suo padre si sarebbe strozzato con un sorso di burrobirra nel sapere che la sua piccola rosa frequentasse Braxton Zabini, ma finché fosse stata viva, Rose Weasley avrebbe avuto l'ultima parola. 

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Capitolo 2
*** L'estate in casa Weasley ***


2.

[a few months before]




L’estate in casa Weasley trasportava tutti in un clima di festa e di gioioso riposo, Rose per prima. Amava alzarsi la mattina tardi avvolta dal torpore di un delicato solicino londinese, timidamente entrato dalla finestra della sua camera. Si ritrovava ai piedi del suo letto Felisia, acciambellata e pronta a farle le fusa non appena si fosse accorta che fosse sveglia. L’odore di caffè e pancakes saliva lungo le scale e si intrufolava sotto la porta, solleticandole il naso e facendole brontolare lo stomaco. Di solito rimaneva a dormire da lei sempre qualche sua cuginetta, quando le andava bene rimaneva Roxanne, quando le diceva peggio era il turno di Lily. Suo padre insisteva spesso sul fatto che fosse evidente la sua preferenza per la prima, piuttosto che per la figlia perfetta e viziata di suo zio Harry. Rose era una ragazza intelligente e non incline a simili gelosie, ma non riusciva a digerire le continue attenzioni che dedicavano a Lily, a scapito degli altri ragazzi. Non aveva idea del perchè, sua madre le ripeteva che la zia Ginny avesse avuto grossi problemi durante la gravidanza e che probabilmente tali attenzioni che le riservavano erano solo il ricordo di vecchie preoccupazioni. Ad ogni modo, Lily non faceva niente per farsi prendere in simpatia da lei, osservandola con aria disgustata quando si sedeva davanti la tv a guardare il calcio e ancor di più quando proponeva una partita a Quidditch in onore dei vecchi tempi alla Tana. Ovviamente, "quei vecchi tempi", Rose non li aveva mai vissuti, ma ne aveva sentito parlare spesso dai suoi genitori, dalla zia Ginny, o dallo zio George, tanto che le sembrava di esserne stata parte anche lei, in qualche modo e, forse, era proprio così. In fin dei conti, suo zio non faceva che ripeterle quanto le ricordasse la giovane Ginevra di quattordici anni che fuggiva di fronte a lui, timida ed innamorata, ma che spavalda e fiera come un leone non si tirava mai indietro dal salire su un manico di scopa per sfidare i fratelli. Rose rideva sempre quando le raccontavano questo genere di storie, sua madre storceva il naso, ma sotto sotto la vedeva sorridere di nostalgia. In quelle occasioni, allora, si alzavano tutti dalla tavola o dal divano e decidevano di piombare alla Tana, attraverso il camino, perchè non tutti erano in grado ancora di smaterializzarsi, lei per prima, e si preparavano a ricevere gli abbracci e i baci dei nonni, chi più felice, chi meno, ormai adattatosi agli agi della vita in città, sbuffava all’idea della campagna e del tanfo di maiali e galline che aleggiava nella vecchia dimora dei Weasley.

D’estate, la sua casa a Londra, in Brick Lane, veniva letteralmente presa d’assalto dai suoi cugini e dagli zii: zia Ginny aiutava sempre sua madre a preparare cene e pranzi, zia Angelina la faceva divertire raccontandole ogni volta un aneddoto nuovo sul Quidditch e regalandole qualche buon consiglio, Hugo, suo fratello, aveva una scusa per rintanarsi in camera e giocare alla play con Albus e James e quando capitava anche con Lorcan e Lysander, almeno quando quest’ultimo non era intento a far una corte spudorata a Lily. L’estate in casa Weasley era un fuoco d’artificio in una notte stellata, un guizzo di euforia negli occhi della giovane Rose, le risate nella tavolata con i calici di burrobirra levati in aria, gli sguardi complici fra lei e suo cugino Al.

Così, quella mattina, non diversa dalle altre, aprì gli occhi ancora mezzo assopita e si stiracchiò lasciandosi scivolare addosso il lenzuolo. Osservò sua cugina Lily dormire ancora nel suo letto in fondo alla stanza, la parte che rimaneva in ombra e sbadigliò sonoramente. Se fosse stata Roxanne le avrebbe lanciato un cuscino e si sarebbero svegliate facendo la lotta, ridendo a crepapelle e sfidandosi a chi fosse più forte delle due. Si girò nel letto, non ancora decisa a scendere per la colazione, pur sentendo già un gran vociare provenire dal piano di sotto, quando si rese conto che Felisia non si trovasse dove di solito stava. 

Feli? Feli, dove sei?》, la chiamò con la gola ancora secca e gli occhi appannati. Si tirò su a sedere e posò i piedi in terra, guardandosi intorno alla ricerca della gattina. Fu in quel momento che si accorse di qualcosa di strano, o meglio, di qualcosa che non avesse nessun senso si trovasse lì: un paio di mocassini neri da uomo erano adagiati vicino ai piedi del suo letto. Scattò in piedi e li raccolse circospetta, chiedendosi se non fossero di James o di Albus, sapendo benissimo che suo fratello non si sarebbe mai messo niente del genere. 

Ti sei svegliata, allora. Pensavo fossi morta.》

Se fosse stata abbastanza sveglia da poter gridare, lo avrebbe fatto, ma il suo cervello ancora mezzo addormentato registrò quella voce troppo lentamente e l’unica cosa che fu in grado di fare fu balzare all'indietro. Si passò una mano sul volto stropicciandosi gli occhi e fu in quel momento che lo vide, un ragazzo, seduto in terra con le gambe incrociate, nascosto dalla penombra della camera, con in collo una palla di pelo che riconobbe essere Felisia e che si crogiolava fra le fusa, sotto le dita lunghe e affilate di quello straniero.

 

Nel nome di tutte le streghe, che accidenti ci fa lui qui? 

 

Non guardarmi in quel modo, non sono io quello che dorme con un poster di una boyband babbana attaccata sul muro》, scherzò lui, puntellandosi sulle mani all’indietro e lasciando che Felisia si alzasse con un balzo e le corresse incontro, miagolando. Rose osservò prima la gatta, poi il ragazzo, sbattendo le palpebre più volte, come volesse accertarsi che fosse tutto reale e non una sorta di sogno lucido. Insomma, sarebbe sembrato strano a chiunque ritrovarsi un tizio nella propria camera da letto, ma trovarsi di fronte al giovane Malfoy sembrava persino allucinante, se non pura follia. 

 

Maledizione, perchè mi sento così stupida?

 

Mi spieghi che cazzo ci fai qui?》, chiese senza tanti giri di parole, spalancando le braccia con esasperazione, ritrovando il fiato che sembrava aver perso fino a poco prima. Scorpius si alzò con la grazie che solita lo distingueva e scrollò le spalle, lasciando spuntare un sorriso malizioso sul viso. 

 

《Lo farei, fidati, ma credo che non so, forse, vorresti metterti un paio di pantaloni?》

 

Lo vide portarsi una mano sulla bocca e sghignazzare, mentre con suo stesso stupore si rese conto di trovarsi in canottiera e slip davanti ad un idiota come Malfoy. Come aveva fatto a non pensarci prima? Vero era che la persona che meno si sarebbe aspettata di trovarsi davanti, le era piombata, letteralmente, in camera e lo shock di trovarselo lì ancora la stordiva e confondeva. Non era in grado di dire se fosse solo per lo stupore, o se qualche altro fattore concorresse a farle battere il cuore nelle orecchie come un treno, sferragliando e sbuffando, ma sapeva per certo che avrebbe dovuto chiarire al più presto quella situazione, almeno se teneva a frequentare il sesto anno a scuola; non osava immaginare, infatti, cosa suo padre le avrebbe fatto se avesse scoperto il giovane Malfoy in casa loro, per di più, in camera della sua amata ed unica bambina. 

 

《Ti rendi conto del rischio che stai correndo?》, bofonchiò lei prendendo al volo un paio di shorts di jeans ed infilandoseli con stizza, fingendo di non essere in imbarazzo e scuotendo la sua folta chioma rossa, cercando di dare un senso ai suoi capelli.

 

Ne sono consapevole, Rosie, ma vedi… non è colpa mia, ho usato questa》, le mostrò una spilla da balia con un fulmine attaccato. Sulla sua mano candida quella piccola spilletta dorata rifletteva i raggi di sole che filtravano dalla vetrata, facendo socchiudere gli occhi ancora assonnati della ragazza. Scorpius si grattò la nuca pensieroso e vedendo che non diceva niente, si apprestò a spiegarle cosa fosse.《Albus ed io l’abbiamo stregata, è una Passaporta, in modo da poterci vedere ogni volta che ne avessimo avuto voglia. Solo che di solito mi materializzo nella sua camera o al massimo in giardino, a volte in soffitta… forse, avrebbe bisogno di una sistemata, ma fino ad oggi è stata funzionale…》

 

Rose alzò un sopracciglio esterrefatta rubandogliela di mano e portandosela ad un centimetro dal naso, studiandola da più vicino. Sapeva che Al fosse piuttosto bravo in Incantesimi, ma non credeva fino a quel punto. Dal canto suo, se avesse continuato di quel passo, avrebbe dovuto chiedergli un corso accelerato su parecchie materie, anche alla luce dei risultati non eccelsi che aveva ottenuto ai G.U.F.O. Scosse la testa con fermento, come se una mosca fastidiosa avesse preso a girarle intorno, consapevole che al momento avesse faccende più ostiche da sbrigare. 

 

Funzionale, certo, fino al giorno che non decide di spedirti a casa mia, piuttosto che la sua! Santa Minerva, è possibile che io non ne sapessi niente?》, domandò stizzita, rendendogli la spalla sgarbatamente e andando a sedersi sul letto. Portò le braccia al petto, sotto il seno e lanciò una sguardo infastidito verso sua cugina, che sembrava non essersi accorta di niente, ancora immersa in un sonno profondo. 

 

Ecco che viene fuori tutto il tuo egocentrismo, Weasley, tipico dei Grifondoro. Sempre al centro dell’attenzione, non è così?》, sogghignò il ragazzo facendole l’occhiolino. Rose, furente, portò di nuovo lo sguardo verso di lui e non potè fare a meno di provare un strizza alla bocca dello stomaco quando i loro occhi si incontrarono. Scorpius Malfoy le si stagliava davanti in tutta la sua tracotanza da Serpeverde, con i quei capelli biondi, così chiari da apparire quasi argentei sotto la luce fresca del mattino, laccati all’indietro, a scoprire il volto ovale e levigato, increspato dal suo solito sorrisetto spavaldo che le faceva venire il voltastomaco, ma al tempo stesso le accelerrava il respiro. Era più forte di lei, inutile nasconderlo, Scorpius le faceva un effetto strano da che ricordasse, dal primo momento che lo aveva visto al binario 9 e ¾, durante il loro primo giorno di scuola di quasi sei anni prima, ormai. Aveva catturato la sua attenzione fin da subito, forse, perchè sapeva quale nome portasse ed era a conoscenza dei vecchi dissapori che avevano diviso la sua famiglia da quella del giovane e, seppur avesse dovuto sentirsi distante da lui, in qualche modo, in qualche assurdo modo, quando i loro sguardi così diversi e così distanti si erano incontrati, aveva percepito come un leggero pizzico all’altezza della nuca. Era stato ancora più strano parlargli le prime volte, indecisa, titubante, una piccola Rose sparuta di fronte ad un ragazzo che sembrava conoscere l’arte della retorica e dell’ironia meglio di chiunque altro. Con gli anni, però, aveva avuto modo di stargli vicino, complice la sua amicizia con Al, tanto da sentirsi legata a lui in un modo viscerale, in una sorta di tacito accordo di non avvicinarsi troppo l’un l’altro, per qualche celato e recondido motivo. Certe volte, prima di dormire, soprattutto nelle notti trascorse al castello nella sua camera, Rose vagava con la mente, ripescando ricordi, rammentando frammenti e non si vergognava ad ammettere che le capitasse di pensare a lui e al loro strano rapporto. Nessuno dei due ne parlava mai, eppure passavano quasi tutto il tempo insieme. Senza contare che l’infantile gelosia di suo padre e la totale ottusità sulla questione Malfoy, in riferimento a qualche offesa che il padre di Scorpius aveva fatto a sua madre, non faceva che rigirarle lo stomaco. Rose si straniva quando tiravano fuori il suo nome, quando Albus, imperterrito, chiedeva a suo padre perchè non potesse invitarlo alla Tana d’estate, o quando raccontava a cena qualche diavoleria che avevano escogitato insieme.

 

Questo tacito assenso non ti si addice, Rosie》, lo sentì dire in lontananza, come se fosse sprofondata in un mare di pensieri viscoso e denso, allontanandola dal presente ed intorpidendole la percezione del reale. Si riscosse senza darlo troppo a vedere e si passò una mano sul volto, stropicciandosi gli occhi. 

 

E’ meglio se te ne vai prima che qualcuno ti scopra, sicuramente mia madre salirà a breve per controllare che siamo svegli e…》, prima che potesse finire la frase o anche solo prepararsi al gesto improvviso di Scorpius, percepì una fragranza delicata di muschio e menta solleticarle le narici ed una soffio di vento le scompigliò i capelli. Avrebbe giurato che quella sensazione di impotenza e febbrile agitazione fosse dovuta solo all’idea che qualcuno potesse scoprirli e che non c’entrasse niente con il fatto che Scorpius si fosse appena seduto sul letto di fianco a lei e le avesse preso entrambe le mani, stringendole con forza, cercando di stabilire un ferreo contatto con lei, come se temesse che potesse svanire da un momento all’altro. 

 

No, ascolta, è importante, non me ne sarei andato, altrimenti. Non di domenica mattina, non così…》, all’improvviso, Scorpius le apparve in un modo che non aveva mai visto e che mai avrebbe creduto di vedere. Tutta la sua sicurezza, tutta la sua arroganza sembravano averlo abbandonato per lasciare spazio ad una fredda e tagliente disperazione ad offuscargli gli occhi, tendenzialmente grigi e limpidi. Rose si ritrovò pietrificata di fronte a lui, sentendo il cuore rimbombare dentro il petto, con le mani strette in quelle di lui. Avrebbe giurato che fossero fredde, prima di quel giorno, ma la sua pelle scottava contro quella di lei, pulsante di quella stessa agitazione che pervadeva il volto contratto del ragazzo. 《Ho bisogno di parlare con qualcuno, con qualcuno che mi ascolti davvero, che mi conosca meglio di quanto faccia io》, prese fiato e le strinse ancora di più le mani e le si avvicinò con il busto, facendole serrare il respiro in gola, poi riprese con voce sommessa a parlare.《Ho litigato con mio padre e non posso tornare a casa, adesso, non ho altro posto dove andare. Non so da chi andare, Rosie.》

 

Non puoi rimanere qui…》, riuscì a dire in qualche modo, sentendo la sua voce uscire con fatica, quasi non volesse pronunciare tali parole. 

 

Allora andiamo da qualche parte, non mi importa. Albus mi ha sempre detto che avrei potuto contare su di voi, in qualunque momento, se ne avessi avuto bisogno》, insistette Scorpius, parlando con voce dura, sicura, ritrovando la sua fierezza di sempre. Rose lo fissò sgomenta, deglutendo a fatica, percependo la testa farsi pesante, avvolta da una nube di emozioni indistricabile. 

 

Non puoi lasciarlo solo.

 

Albus non c'è, però》, sussurrò lei, ancora combattuta, indecisa, volgendo lo sguardo verso Lily che dormiva nel suo letto. 

 

Lo so, lo so. Ascolta, non farti implorare, Weasley, non sarei qui se non fosse una cosa seria, okay? Forse non mi sopporti, ma sei mia amica…》

 

Se qualcuno le avesse mai detto che un giorno lei e Scorpius avessero avuto quel genere di conversazione, non ci avrebbe mai creduto. Sentì il suo cuore rallentare i battiti ed il respiro calmarsi, osservò la bocca del ragazzo pronunciare le lettere della parola “amica” ed in qualche modo fu come se qualcuno avesse tagliato il filo di un burattino e la sua testa adesso ricadesse inerme da un lato. Non avrebbe saputo dire cosa provasse, non sapeva se ne fosse felice oppure dispiaciuta, ma sapeva che non aveva senso continuare a fingere che tutto ciò non stesse accadendo. Scorpius Malfoy si era materializzato nella sua camera, una mattina d’estate e le stava chiedendo aiuto. 

 

So che lo rimpiangerò, ma non mi dai scelta, Malfoy, se la metti in questo modo》, disse accennando un sorriso, osservando il viso del ragazzo rilassarsi e tornare nella sua classica posa spavalda.

 

Sei tenace, Grifondoro》, scherzò lui e fu solo in quel momento che sembrò accorgersi delle loro mani intrecciate, ritirandole indietro all’istante e distogliendo lo sguardo da lei, impedendole di vedere la sua espressione.

 

Sì, be’, preparati a saltare da una finestra, Serpeverde. Andremo in un altro posto e dovremmo farlo usando i mezzi babbani, a quanto pare.》

 

Vide Scorpius alzare un sopracciglio, mentre lei sfilò un paio di vecchie converse da sotto il letto e se le mise in fretta.

 

Calandosi dalla finestra della sua camera non potè fare a meno di chiedersi perchè si sentisse tanto su di giri all’idea di fuggire insieme a Scorpius e perchè non riuscisse a togliersi quel sorriso sciocco dalla sua faccia. 


 

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