Rinascita

di fandani03
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Caro Diario... ***
Capitolo 2: *** Solitudine e...tracce di vita ***
Capitolo 3: *** Una strana giornata ***
Capitolo 4: *** Movimenti interiori ***
Capitolo 5: *** Via col vento.... ***
Capitolo 6: *** La normalità di Mystic Falls ***
Capitolo 7: *** Lasciar andare.. ***
Capitolo 8: *** Venticinque candeline ***
Capitolo 9: *** Intrecci ***
Capitolo 10: *** Essere umano... ***
Capitolo 11: *** Ho avuto paura ***
Capitolo 12: *** Certezze, equivoci... ***
Capitolo 13: *** Consapevolezze ***
Capitolo 14: *** Eroe per una notte ***
Capitolo 15: *** Rinascita ***
Capitolo 16: *** Decisioni ***
Capitolo 17: *** Lui sa come entrare in scena ***
Capitolo 18: *** Ambiguità ***
Capitolo 19: *** Preparativi ***
Capitolo 20: *** Perdono ***
Capitolo 21: *** Quando la resa vince ***
Capitolo 22: *** Fiducia ***



Capitolo 1
*** Caro Diario... ***


1 - Caro Diario

Caro diario, dopo tutti questi anni non credevo avrei più messo mano a queste pagine.
In questo giorno di ventidue anni fa perdevo i miei genitori, in questo giorno di ventidue anni fa il corso della mia vita è stato modificato irrevocabilmente.
E oggi mi trovo qui a tirare le somme.
Sono adulta, posso dire di essere persino felice.
Mi guardo indietro e so che, in un momento decisivo di questo lungo percorso, ciascuno di noi ha dovuto fare delle scelte, scelte dolorose, scelte obbligate. Ma da allora, nel tempo,  ognuno ha svolto con attenzione e sensibilità  la propria parte per arrivare a quello che siamo oggi.
Quelli vicini, quelli lontani, quelli che non ci sono più.
Mi chiamo Elena Gilbert…ero un Vampiro…e questa è la fine della mia storia.


- “Ed è proprio perché sei umano che posso fare questo” - gli mise le mani sulle spalle e continuò.
- “Voglio che tu te ne vada, ora. Devi metterti in salvo, io sono il fratello maggiore e devi fare quello che ti dico..” - le sue pupille si dilatarono, incontrando quelle di uno smarrito Stefan che ascoltò inerme, suo malgrado.
- “Di’ ad Elena che l’ho fatto per lei, perché la amo e l’ho amata immensamente. Ti prego di dirglielo, Stefan!” - fece una piccola pausa, la compulsione gli stava costando molta fatica, l’emozione stava prendendo il sopravvento. Sapeva che non l’avrebbe più rivista, ma sapeva cosa doveva fare, qual era la scelta giusta per tutti.  
- “Ma dopo averle detto questo da parte mia, voglio che tu sia felice, fratello. Se stare con Caroline ti rende felice davvero, ti prego corri, raggiungila e spiega al mio amico di bevute che è stato il mio ultimo desiderio! Ma c’è un’altra cosa che devo dirti: se un giorno dovessi capire che non è ciò che desideri, se dovessi renderti conto che il tuo primo grande amore ti fa ancora battere il cuore…. se la ami ancora, Stefan, allora dovrai riconquistarla, la farai innamorare ancora. E la renderai felice, dannazione! Se è ciò che desideri, fratello, fallo! E non ti sentirai in colpa, perché io ne sarò felice.” - la compulsione stava funzionando ma Stefan, seppure destabilizzato,  rispose ugualmente.
- “Damon, lei ti ama e soffrirà come non mai.” - la sincerità di Stefan era disarmante.
- “Ma prima o poi mi dimenticherà . Ci vorrà del tempo  ma dimenticherà, e lo farà perché avrà te vicino. Ti ha amato e sei stato la sua ancora una volta, lo potrai essere ancora.  Rispondimi, tu la ami ancora?” -
sempre condizionato dagli occhi penetranti del fratello, Stefan sentì nel suo profondo la necessità di esprimere un sentimento che non credevo di poter mai più rivelare al fratello.
- “Io non credo di aver mai smesso di amarla, Damon… ma lei…” - fu interrotto nuovamente.
- “Non devi aggiungere altro, ora devi andare, mancano pochi minuti al rintocco di quella dannata campana. Se quell’imbecille di Donovan sarà capace di arrivare in fondo, allora ho….come dire…i minuti contati e due o tre cosette da sbrigare!” – sorrise sarcasticamente, ancora una volta, anche in quel frangente. E la sua ironia fece sorridere anche Stefan.
- “Ora va’, ricorderai ogni parola di questa conversazione ma ti ricorderai anche che non hai avuto scelta che andartene.  Elena capirà, stai tranquillo! Non voglio cancellare il tuo sentimento di questo istante, ti sentirai in colpa e soffrirai, ma lo supererai col tempo. Questo vorrà dire essere umano, fratello. Il dolore passerà….magari con qualche buona compagnia o una bella bevuta! ” – strizzò l’occhio. La serietà del suo discorso non poteva continuare fino alla fine, non sarebbe stato Damon.
il suo sarcasmo, quel sorriso beffardo che sfidava la sorte, la morte e ogni ragionevole reazione, tutto questo mescolato con l’amarezza della voce che ne tradì la paura, la disperazione degli ultimi attimi così come l’assoluta determinazione, questo è quanto Stefan avrebbe ricordato di lui.
Le ultime parole, il suono della sua voce e quegli occhi intensi che lo avrebbero accompagnato per tutta la vita.

Ma cosa gli stava succedendo? Doveva andarsene, doveva e non sapeva perché. L’avrebbe capito di lì a poco, ma in quel momento non potè evitarlo, ogni muscolo del suo corpo lo spingeva verso l’uscita di quel tunnel, quel tunnel che sapeva aver percorso per un motivo ben preciso. Ma nonostante sentisse di avere le idee ancora ben chiare, si voltò, diede le spalle al fratello e iniziò a camminare a passo veloce, sempre più veloce. Non come un vampiro, ma riuscì a correre tanto da mettersi in salvo.
Il rombo violento del fuoco dell’inferno che attraversava Mystic Falls gli passò da parte a parte, quasi come fosse lì sotto lui stesso, quasi come fosse qualcosa che il suo corpo stava vivendo in prima persona.
Chiuse gli occhi, accovacciandosi su se stesso.
Passarono alcuni minuti. Un silenzio assordante era sceso su tutti loro. Lo percepì chiaramente: Damon se ne era andato per sempre.
- “Che cosa ho fatto? Cosa sta succedendo? Damon……” - nella sua mente stava tornando lucidità, tutto ciò che era accaduto ora gli era chiaro. Damon lo aveva soggiogato. Lo aveva obbligato ad uscire da lì. Non aveva avuto scelta.
Sentiva nella testa risuonare le sue parole, gli occhi azzurri di un fratello tanto amato quanto odiato che lo imploravano di vivere una vita felice. E sempre quella voce che gli suggeriva di capire cosa volesse davvero nella sua vita, nella sua lunga e breve vita da umano appena ritrovata.
La compulsione era svanita e l’impulso di tornare là sotto era prorompente. Ma si rese conto da solo che non aveva più alcun senso.
Il fuoco risuonava nelle sue orecchie e davanti ai suoi occhi, ma il campanile della città sembrava salvo e quelle fiamme scomparse.
Damon era riuscito nel suo intento, Katherine era morta e tutto era finito. Era davvero così? Doveva esserlo a tutti i costi, perché suo fratello si era sacrificato per tutti loro. Dovevano saperlo, dovevano saperlo tutti, lei doveva saperlo. Doveva riscuotersi, doveva fare ciò che era necessario.

Vide Matt non molto distante, si aggirava perso ai piedi del campanile, probabilmente aveva perso ogni traccia di sua sorella e sua madre. Le aveva perse entrambe, più volte…troppe volte.
Quella maledetta donna aveva rovinato la vita di così tante persone, avevano perso tutti così tanto.
Guardò Matt avvicinarsi, si riconobbero. Vedeva in lui lo stesso sentimento di annientamento, la stessa pesantezza sconsolata nelle braccia, le braccia di due ragazzi umani, coetanei, che avevano perso tutto in quel momento.
Quando furono l’uno di fronte all’altro, quando Stefan poté osservare il dolore tangibile e le lacrime devastare il viso di Matt, fu in quel momento che il colpo allo stomaco arrivò con tutta la sua violenza.
Era successo davvero, stavolta se ne era andato per sempre. Stavolta non ci sarebbero stati Mondi prigione in cui rifugiarsi, o magici coma da cui potersi risvegliare. Nessuna magia avrebbe potuto riportare indietro suo fratello. Era stato inghiottito dall’Inferno, quel maledetto inferno per anime soprannaturali che molto probabilmente, ora, si era disintegrato. Insieme a colei che l’aveva orchestrato per tutto questo tempo, portandoli a tutto questo.
Ora Damon Salvatore giaceva, per certo, in qualche angolo sperduto di un Paradiso speciale per quelli come loro, per quelli come lui. Perché Damon era speciale, lo era da sempre, per certo lo era diventato.
Elena lo aveva capito molto tempo prima, ma anche lui finalmente aveva visto tutto. Lo aveva visto e letto nei suoi occhi, nonostante la compulsione. Aveva visto l’amore, il bene, l’altruismo. Aveva visto il cambiamento e questo lo rendeva, ne era certo, degno di un paradiso soprannaturale, della pace dove certamente avrebbe trovato persone a lui care.
Tutto questo lo schiacciava, ma non voleva distruggere il povero Matt, anch’egli in preda ad un dolore devastante. La perdita li aveva accompagnati da quando si erano conosciuti. Si avvicinò ancora un po’ e gli poggiò una mano sulla spalla. Fu un attimo e i due ragazzi si avvolsero in un fortissimo abbraccio, crollando in un pianto incontrollato. Dovevano farlo. Era giusto così.
- “Damon è…..” - aggiunse semplicemente Matt dopo  essersi asciugato il viso, osservando il volto dell’amico provato.
- “Sì…. Ha fatto la cosa giusta. Stavolta l’ha fatta davvero…” - un piccolo sorriso, un piccolo orgoglio trapelò dal suono della sua voce.
- “Lo so… non era la prima volta, lo sai? Recentemente mi disse che voleva farsi perdonare… gli risposi… ehhh, che sciocco. Gli risposi che forse era sulla buona strada!” - sorrise amaro.
 Si ricordava di averlo quasi schernito, ma si ricordava bene anche di aver pensato, in quella circostanza, che il vecchio Damon era stato sostituito da una nuova versione di cui Elena sarebbe stata molto orgogliosa.
- “Stefan… dov’è Elena??” -
- “Non lo so….” -
- “Dobbiamo trovarla… “ -
lo scopo comune di trovare e mettere al sicuro la loro amica, li riscosse dallo smarrimento.
Non dovevano fermarsi, Damon si era sacrificato per tutti loro, doveva trovare Elena e assicurarsi che stesse bene.
Dopo aver cercato in ogni angolo della città, la trovarono riversa in un’aula della scuola. Era ancora priva di sensi. L’incantesimo era ancora in atto. Katherine l’aveva sottratta a tutti loro a abbandonata dentro alla scuola per depistarli e distrarli dall’evento drammatico che stava per mettere in atto.
Ma fortunatamente non si erano fatti deconcentrare, Elena era rimasta al sicuro e Katherine era stata sconfitta. Ma a quale prezzo.
Quando la raccolse da terra, la prese tra le braccia e la girò verso di sé, osservò il suo volto sereno e addormentato, immaginando il giorno in cui avrebbe dovuto rivelarle la morte del suo Damon.
Non sapeva cosa sarebbe stato di loro, sapeva che le avrebbe però dato tutto se stesso, che non l'avrebbe mai lasciata sola. Così come avrebbe voluto Damon.
Il nodo in gola, quella sensazione tanto umana quanto mai dimenticata, lo stava schiacciando. Fu la mano di Matt, delicata sulla sua spalla, a distoglierlo dalla tristezza che lo aveva pervaso.
Portarono Elena a casa di Bonnie, dove sarebbe rimasta molto a lungo.

ll racconto di quei lunghi e intensi attimi, prima e dopo la separazione da Damon, ha accompagnato la nostra vita per molto tempo. Anni.
Stefan non riusciva a dimenticare, a liberarsi del peso e del senso di colpa di non aver capito in tempo le intenzioni di Damon. Di essersi fatto soggiogare senza riuscire ad opporsi.
Dal canto mio ho impiegato anni per perdonare a Damon la sua scelta, di avermi abbandonata, di non avermi permesso di salutarlo, di non aver deciso insieme il nostro destino. Ma se sono qui a raccontarlo è solo grazie a lui, altrimenti, molto probabilmente, oggi la nostra città sarebbe un mucchio di rovine, distrutta da quelle folle di Katherine Pierce.
Di recente è venuto a farci visita Klaus.
Voleva vedere come fossimo diventati, come stavamo “invecchiando” da umani. Dice che ci ha trovati niente male, “per essere degli ex Vampiri che potevano avere l’eterna giovinezza,  vi siete ben conservati dopotutto”.
Non ci vedevamo da moltissimo tempo. Lui e Stefan hanno passato ore a chiacchierare, credo abbiano parlato molto di Caroline. Non vediamo lei e le sue figlie da molti anni. La sua vita nel tempo ha preso pieghe diverse più di una volta. E Klaus rimane una costante nel suo percorso.

 Alaric e Jeremy, in un certo senso, non hanno mai abbandonato davvero la città.
Mystic Falls rimane pur sempre la casa di tutti noi, anche di quelli che non ci sono più. Anche di Damon che giace, simbolicamente, nella cripta di famiglia. Ci vado spesso e Stefan non ha niente in contrario…
Parliamo molto, Damon ed io… Oh no, niente paura, non assumo droghe per poterlo vedere ancora, è una semplice conversazione con un’anima che non mi risponde mai, anche se so quasi sempre cosa mi risponderebbe!
Anche quando ha saputo che ero incinta, beh…. so esattamente cosa mi ha detto…
“Ehi, ce l’ha fatta il mio fratellino a dare un erede ai Salvatore, accidenti, almeno spero lo chiamerete Damon, me lo sono guadagnato!”…. strizzando un occhio.
Io ho immaginato questa e molte altre cose. E il mio cuore, nel tempo, si è alleggerito.
Ma ho corso troppo…forse non ho ancora toccato la parte più delicata della mia storia passata. Quei giorni, quei mesi, quel successivo anno, furono i più dolorosi mai provati.
Bonnie era partita, Jeremy aiutava Alaric alla scuola Salvatore ma non ci vedevamo spesso. E la mia casa non c’era più….
Andai a vivere per un po’ nella vecchia casa di Caroline, fino a che Matt non mi indicò quella deliziosa casetta con patio, n vendita ormai da mesi, che assomigliava tanto alla mia. Me ne innamorai subito e fu un bel passo in avanti.
Non volevo rimanere ancorata al passato, non volevo assolutamente vivere in casa Salvatore, sebbene Stefan mi avesse consegnato le chiavi dicendomi di usarle come fossi la padrona.
Ma no, non potevo, non volevo.
Dovevo cambiare, dovevo trovare la mia strada.
Il mio risveglio fu un momento intenso e doloroso-
- “Lui dov’è?” - avevo chiesto a Bonnie. Le lacrime della mia amica non avevano lasciato spazio a dubbi o fraintendimenti. Ci mise molto tempo per raccontarmi tutti gli eventi.
Di fianco al mio letto erano apparsi, dopo Bonnie, Caroline e mio fratello.
Quando Bonnie era riuscita a trovare la formula giusta per farmi risvegliare erano passati diversi mesi dalla scomparsa di Damon. Loro stavano elaborando la perdita. Io venni travolta da un fiume in piena.
Ma solo quando avevo incontrato gli occhi di Stefan, di fronte all'entrata della cripta, quello fu il vero colpo al cuore. Fu il suo sguardo a rivelarmi, definitivamente, che era tutto vero. Il suo viso contratto, gli occhi che trattenevano a stento le lacrime, anche dopo mesi avevano trasferito su di me il suo stesso dolore. E ci volle poco più di un attimo per trovarci insieme, seduti e abbracciati, piangendo la perdita del nostro amato Damon.
Quella cripta, tanto odiata allora molto meno oggi, fu per entrambi un rifugio e un luogo di incontro silenziosi. Ne avevamo bisogno. Non dicevamo niente, non c’era niente da dire.
La storia la conoscevo alla perfezione, ormai. Ma non me ne facevo una ragione. Mi aveva lasciata, aveva scelto tutti gli altri e non me. Aveva scelto di essere altruista, ne ero fiera ma non riuscivo a perdonarglielo.
Ma presto mi accorsi che Stefan, per non lasciarmi da sola nel mio dolore, stava riaprendo il suo cuore alla sofferenza.
Era lì per me, annaspava tra i ricordi e i sensi di colpa. Da Damon lui si era già congedato. Il suo lutto si stava modificando, il suo cuore si stava cicatrizzando. Ma non era riuscito a sottrarsi al mio tacito richiamo. Voleva starmi vicino e me ne accorsi troppo tardi.
Una mattina, quando si aprì a me senza freni, capii che avevo approfittato del suo silenzio.
Era devastato ed era giunto il momento di risollevarsi. Damon non ci avrebbe permesso di lasciarci andare così.

E passarono altri sei mesi.
Un periodo di studi universitari, di nuove sfide per Stefan, nuovi stimoli per Caroline e le sue figlie. L’incontro con Klaus giunto a Mystic Falls inaspettatamente con la sua donazione…
La vita stava continuando.

 

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Capitolo 2
*** Solitudine e...tracce di vita ***


2 - Solitudine e.. tracce di vita

- “Ma dove diavolo sono andati a finire tutti oggi?” - blaterava Caroline dalla sua scrivania, dalla quale ormai comandava  a bacchetta tutti quelli che la circondavano e dalla quale, al tempo stesso, supervisionava ogni dettaglio senza lasciarsi sfuggire alcunché.
Elena ascoltava il suo starnazzare senza dare granché seguito alle sue richieste. Era lì da poco più di mezzora e non aveva ancora avuto modo di inserirsi nel monologo.
- “Mi domando se qualcuno abbia una vaga idea di cosa significhi mandare avanti un posto del genere. Passano da qui decine di persone, famiglie con bambini con mille caratteristiche differenti, ed io devo stare qui, ogni giorno, a cercare di valutare se siano realmente in possesso di qualche potere magico o se i loro genitori siano solo degli invasati convinti di avere dei sensitivi in famiglia!! Possibile non ci sia in giro una strega che possa darmi una mano?! Come se non bastasse avere a che fare ogni giorno con due bambine scalmanate che non ti lasciano respiro! Ehi, Paul, ma Alaric quando pensa di tornare?” -
Caroline era indubbiamente alterata. Forse aveva scelto davvero la giornata peggiore per rientrare a Mystic Falls, certamente per farle visita. Era palesemente molto stressata, non aveva molto aiuto da parte di tutti gli altri, né forse aveva aiuti validi. Ma ce la metteva tutta e, a dispetto di questo suo sfogo, era molto brava nel suo lavoro, sapeva esattamente cosa fare per effettuare le dovute "selezioni" e certamente la Scuola Salvatore era un luogo di prima scelta, dove erano inseriti solo bimbi davvero speciali. Come le piccole gemelle e la novella ospite Hope Mikaelson.
Elena era rientrata a Mystic Falls dopo una lunga assenza. La osservò con distacco ma al tempo stesso con ammirazione. Vedeva i suoi sforzi e si rammaricava di non esserle stata vicina neppure un poco, neppure all’inizio della sua avventura. Se l'era cavata bene. Stava crescendo due figlie, stava portando avanti una gigantesca baracca e si districava bene anche nella sua pseudo vita sentimentale.
Ma era più forte di lei, non aveva gran voglia di immischiarsi negli affari complicati della vita di Caroline, così come di nessun altro. E tanto meno aveva piacere di passare troppo tempo a casa Salvatore.
Quando Stefan le aveva lasciato le chiavi, quest’ultimo non sapeva ancora cosa sarebbe stato della sua casa. Era stato un gesto istintivo. Damon avrebbe voluto questo, che quella fosse una casa che potesse offrire protezione ad Elena in qualunque momento. E così aveva fatto. Aveva solo eseguito una volontà testamentaria non espressa.
Nei mesi immediatamente successivi a quella tremenda notte, il rapporto tra Stefan e Caroline era arrivato ad uno stallo. Si era sedimentato, stratificato, quietato. Forse non sapevano più cosa stessero cercando o cosa desiderassero.
Caroline aveva manifestato la chiara intenzione di partire per cercare un luogo dove iniziare questo percorso per le sue figlie. Il ragazzo desiderava solo il meglio per la sua ormai ex compagna. E il bene delle due piccole, come aveva fatto quella lei notte, l’avrebbe sempre messo prima di ogni altra cosa.
Per questa ragione, forse anche questa volta istintivamente come con la consegna delle chiavi ad Elena, le aveva “regalato” la sua casa. Autorizzandola tacitamente a fare di quel luogo ciò che pensava fosse meglio per il futuro delle gemelle e di chi, come loro, cercava la propria strada.
I soldi di Klaus erano arrivati come una manna dal cielo. Alaric lo aveva informato delle recenti novità e quel gesto, seppure solo tramite poche righe scritte, aveva illuminato Caroline regalandole il definitivo slancio per dare vita al suo grande progetto.
Non sapeva più, Stefan, cosa provasse per lei. Solo molto tempo dopo avrebbe capito che il loro destino non era più quello che avevano creduto negli anni appena trascorsi.
La morte di Damon aveva lasciato una voragine nel cuore di Stefan e la giovane vampira, quella notte, aveva fatto la sua scelta. Lui l’aveva compresa e accettata ma era troppo difficile, ora, ricostruire.
Le era stato vicino per un po', era accorso quando lei aveva chiamato. L’aveva sostenuta per l’apertura della scuola. Non c’era stata questione pratica o burocratica che lui non avesse sbrigato per lei.
Avevano persino riso: Caroline, ti ricordo che non sono più un Vampiro… C’è altro che posso fare per te, oggi? Altrimenti credo che andrò a farmi una bella dormita.. sono esausto!
Ed erano scoppiati in una sana risata! Anche lui si sentiva parte del progetto e aveva voluto dare una mano, per Caroline, per se stesso. Perchè era pur sempre la sua casa!
Aveva riflettuto a lungo sulle parole di Damon, le sue ultime: Se stare con Caroline ti rende felice, va’, corri e riprenditela…
Non l’aveva fatto.
Ma non poteva certamente pensare che l’amore di Caroline per lui sarebbe durato all’infinito. Né tanto meno Caroline aveva intenzione di attendere che il cuore di quel ragazzo si liberasse dal dolore.
Quella notte maledetta tutto era cambiato, nessuno avrebbe più potuto provare gli stessi sentimenti di un tempo.
Non si erano detti mai nulla, non apertamente. Avevano solo entrambi vissuto le proprie vite, rispettando l’altro.
La giovane vampira aveva compreso che ormai non c'era più nulla che potesse fare per far tornare le cose come erano un tempo.
Così aveva rivelato ad Elena, in una della loro conversazioni telefoniche a distanza.
- “Credo non ci siano più speranze per me e Stefan, è finita. Siamo troppo distanti. Non riusciamo più a parlare davvero, anche quando passiamo un’intera giornata insieme. Non lo so Elena…a volte mi sembra perduto, distante. Mi sembra di non averlo mai conosciuto davvero. Le nostre vite sono cambiate così tanto…” -
- “Ed è così, Caroline… io non credo che nessuno di noi possa tornare quello che era un tempo. E poi…essere umano, per Stefan, deve essere una prova molto dura.” -
- “Lo è… ma con me non vuole parlarne, forse dovresti provarci tu…”

Ora Stefan viveva ai margini di Mystic Falls., non lontano da dove Elena aveva acquistato la sua nuova casa.
In qualità di novello umano stava cercando di costruire qualcosa, una vita, dal nulla. Ogni tentativo di uscire da un passato troppo lungo per poter essere cancellato, o troppo intenso per poter vivere diversamente, sembrava vano al primo intoppo.
Per questo, ad un tratto, aveva scelto di dare un taglio a tutto. E per questa ragione i contatti con Caroline si erano diradati per poi interrompersi. Aveva, così sentiva, assolto al suo dovere senza lasciare Caroline e la sua famiglia in difficoltà. Avevano pur sempre Alaric.
Così Caroline era scomparsa dalla sua vita.
Elena si era rifugiata alla Whitmore poco tempo dopo il suo risveglio.
Damon giaceva silenzioso...chissà dove.
Era passato oltre un anno, ormai, e negli ultimi lunghi mesi non c’erano stati più contatti tra nessuno di loro.

Quella mattina, appunto, Caroline, lamentandosi accoratamente in presenza di Elena, aveva forse voluto rimarcare che l’avevano lasciata quasi completamente sola in questa nuova gestione della sua vita. Ma dimenticava pur sempre che lei era un vampiro, aveva pensato Elena in quel momento.
Che lei e Stefan, e anche Bonnie che non era più nelle vicinanze, erano umani. E la loro vita doveva per forza prendere le distanze da quel mondo, come era giusto che fosse.
E cosa c’era di meglio, a questo punto, che colmare la distanza creata negli ultimi mesi ascoltando in silenzio lo sfogo della propria amica? Questo Elena lo sapeva. E fece ciò che le riusciva meglio: ascoltare.
Dentro di sé provare bruciore allo stomaco per la fame, provava ansia per il rientro alla sua vecchia vita, provava tristezza perché non desiderava recarsi da sola nella nuova casa, sebbene non fosse la prima volta. Si sentiva sola ma non sapeva come dirlo alla sua amica che l’aveva stordita di parole a volume troppo elevato prima di arrivare a comprendere, anche se solo in minima parte.
- “Oddio, Elena, ti chiedo scusa… sei appena arrivata e non ti ho neppure chiesto come stai…” -
- “Non importa, Caroline…” - si aprì in un sorriso inquieto quanto liberatorio - “Sto bene, ho solo bisogno di una doccia e di una bella dormita. Ho dato un esame pochi giorni fa e non ho avuto tempo di riposarmi né tanto meno di distrarmi…l” - aggiunse solo per fare una breve cronistoria dell’ultimo periodo. Ma Caroline si era ormai posizionata nel ruolo di amica affettuosa.
- “D’accordo, allora. Ti accompagno a casa, cioè.. nella tua nuova casa. Insomma, dimmi dove ti devo portare.. dopodiché, se hai voglia possiamo cenare insieme. Le bambine oggi sono con Alaric, le riporterà a casa ma sul tardi! Ma se vuoi puoi dormire da me…” -
- “Non ti devi preoccupare per me, va tutto bene….davvero, Caroline. Stai tranquilla, puoi accompagnarmi a casa, nella nuova casa certo, sì….” - accennò un sorriso che le permise di allentare l’ansia dell’amica.
La quale, però, ci aveva visto giusto. Lei non voleva entrare in quella casa da sola. Si sentiva estranea a tutto questo, quasi estranea a Mystic Falls, ormai.
Jeremy non ne voleva sapere di vivere con lei, diceva che sarebbe stato come ricreare qualcosa che non esisteva più. Sarebbe stata una finzione e che, seppure faticoso, sarebbero stati molto meglio facendo ciascuno la propria vita. Ma io ci sono sempre, chiamami ogni volta che vorrai… diceva. Ma non era la stessa cosa.

Gli ultimi tre mesi li aveva dedicati intensamente ai suoi studi, troppo a lungo abbandonati.
Era umana nuovamente, doveva studiare e fare le ore piccole dando fondo a tutte le energie di una ventenne quale, dopotutto, era. Ci stava provando, voleva essere quel che aveva promesso. Voleva realizzare, anche se solo in parte, il progetto di vita che aveva fatto insieme a Damon. Lui sicuramente la poteva osservare, ogni giorno, e lei non voleva deluderlo.
Ma era comunque molto provata. Anche correre ogni mattina nel Campus della Whitmore, anche quello faceva parte della sua promessa. Tenersi in forma, meritare la sua vita, essere umana, essere tornata a vivere una vita vera, un privilegio che ad altri non era stato concesso.
Era stato Alaric a dirgli questa frase: Dovrai alzarti ogni giorno con la convinzione che la tua vita è preziosa, perché lui, la sua, l’ha data per te. Non solo per te, ma se tu ti lascerai andare sai bene cosa ti direbbe!
E la piccola risata amara che aveva accompagnato entrambi, nell’immaginare la voce, il tono e le parole taglienti del loro amico perduto, aveva alleggerito una conversazione che era diventata certamente troppo pesante da sostenere. Cosa avrebbe detto Damon?
Non ti azzardare a mandare a rotoli la tua vita, Elena. Voglio vedere il bravo medico che è in te pronto ad entrare in azione. Alza il tuo fondoschiena dalla sedia o ti verrò a prendere di peso!
Quella breve risata, amara ma sentita, aveva dato ad Elena, quel giorno di molto tempo prima, lo slancio giusto per ripartire. Dopo mesi trascorsi a crogiolarsi nella cripta a parlare con un morto che non era neppure lì presente, era giunto il momento di provare a scuotersi.
E uno slancio simile, ma più un guizzo di mera sopravvivenza, Elena l'aveva avuto, in quei brevi attimi di silenzio tra una parola di Caroline e l’altra, per decidersi a girare su se stessa, prendere le sue cose e dirigersi verso l’uscita di casa Salvatore.
Seguendo l'immagine bionda e curata della sua amica, si ritrovò ad osservare la grande porta di quella villa. Una porta che lei stessa si era chiusa alle spalle innumerevoli volte, negli ultimi anni.
La chiuse nuovamente e guardò fuori. Era pieno di bambini che giocavano. Quel posto sembrava aver raggiunto uno scopo, sembrava di scorgere tracce di vita nuova aggirarsi in ogni angolo.
- “Andiamo, sono pronta…” -

Aveva disfatto la sua valigia, fatto una lunga doccia, pettinato e asciugato i suoi capelli, corti ma già ricresciuti dal giorno in cui aveva deciso di tagliarli.
Decise che non ne voleva sapere di rimanere dentro quella casa vuota, priva di significati o di qualunque appiglio. Si vestì in fretta e scelse di incamminarsi a piedi.
Si trovò davanti al Grill senza rendersene conto. Entrò pensando che forse avrebbe avuto modo di incontrare Matt.
Non si vedeva più molto in giro da quando era diventato sceriffo, certamente non si abbandonava su uno sgabello al bancone del bar ad osservare lo scorrere del tempo. Ma non lo aveva avvisato del suo ritorno. Anche con Matt i contatti erano rari, qualche messaggio, pochissime telefonate. La vita di Matt era pacata e routinaria, a quanto lui raccontava. Non le risultava ci fossero novità nella sua vita.

Il ragazzo che le servì da bere era nuovo, pensò, non ricordava il suo volto. Fu cortese e lei ricambiò quel tenero sorriso. Sembrava molto giovane, forse come suo fratello. Ma non più di quanto lo fosse lei stessa, che in fondo aveva fermato il tempo per qualche anno, durante la sua esistenza da vampiro.
Aveva degli occhi molto intensi, la stava fissando e se ne rese conto, ma non volle dargli importanza né tanto meno seguito.
Uno sgabello vuoto accanto a lei, vuoto per puro caso, le portò alla mente una cosa che diceva sempre Damon nel periodo in cui avevano perso Alaric. Che quello sgabello era occupato, occupato a tempo indeterminato.
Forse avrebbe dovuto fare lo stesso anche lei, tenere quel posto occupato per sempre, chissà. Magari un posto nella sua vita, occupato per sempre. Forse… o forse non era giusto. Non riusciva mai a darsi una risposta sincera a questa domanda. In verità non voleva darsela. Sentiva che non era ancora pronta.
Le mancava immensamente e poco avrebbe potuto fare per colmare quel vuoto.
Gli occhi neri che la scrutavano, sebbene lei cercasse di rimanere indifferente, alla fine catturarono la sua attenzione, costringendola a sollevare lo sguardo dal bicchiere che aveva tra i palmi. Beveva un semplice analcolico, non era più in grado di sostenere Bourbon o roba simile, non da quando era tornata umana.
Quel ragazzo, in fondo, le aveva fornito piccole attenzioni anche nel servizio di quel bicchiere dal contenuto così anonimo, inserendo un ombrellino nemmeno fossero alle Bahamas, una piccola foglia di menta che poco aveva a che fare con ciò che stava bevendo, un piccolo tovagliolo sotto al bicchiere assicurandosi di asciugare bene il fondo prima di porgerglielo. Voleva impressionarla senza dubbio.
Ricambiò lo sguardo, bevendo dalla sua cannuccia alzando di poco le sopracciglia quanto bastava per sollevare lo sguardo verso di lui. Ma nel giro di pochi attimi quell’intensità cominciò a schiacciarla, sentì bruciare il petto. Quel calore non era piacere, eccitazione o gioia. Era probabilmente dovuto solo ad un enorme fastidio che le montava da dentro, percependo un’attenzione che non desiderava affatto.
Doveva uscire da lì, non era ciò che stava cercando, il Grill non era più il posto giusto per lei. Non sapeva più quale potesse esserlo, a dire il vero.
Forse doveva andare a rifugiarsi al cimitero, che era poi stato il suo primo pensiero uscendo di casa. Doveva dare ascolto al suo istinto!
Si alzò di scatto, prese dalle tasche una banconota e la lasciò sul bancone, sibilò un Grazie appena percepibile e, in meno di un attimo, si trovò di fronte alla porta di uscita. Afferrò la maniglia con la mano.
Era distratta, teneva lo sguardo fisso a terra e non si accorse di quella figura giunta d’improvviso di fronte a lei. Sentì la sua testa colpire in pieno qualcosa, o qualcuno piuttosto.
- “Oh, chiedo scus…..” - non riuscì a completare la frase che incontrò quel viso e quello sguardo che non vedeva da molto tempo.
- “Ehi….Ciao..” - disse lui di rimando, soffermando lo sguardo nel suo.
- “Stefan…” - sorrise nell’accorgersi che si trattava del suo amico, così distante da lei ormai da così tanto tempo. Era bello vederlo.
- “Tu ed io sappiamo solo scontrarci per caso…” - disse il ragazzo per interrompere quel momento di imbarazzo tra loro. Sorridendole a sua volta.
- “A quanto pare, sì…” - spostò i suoi capelli dietro l’orecchio, come faceva quando voleva fuggire da uno sguardo indiscreto o da uno sguardo che chiedeva troppe cose.
Erano tanti mesi che non si parlavano, non si erano neppure più scritti o chiamati. Era stato necessario forse, per entrambi, prendere le distanze per affrontare quel momento ciascuno a suo modo, ciascuno con i suoi tempi.
Sostarono qualche istante sul ciglio della porta.
- “E' davvero da molto che non ci vediamo. Stavi andando a casa? Cioè… non so neppure dov’è la tua casa, ora…” -
- “Ho una nuova casa, sì.. a dire il vero è stata Caroline ad aiutarmi ad acquistarla, è una lunga storia. Te la racconterò con calma, se ti va. Ma non stavo andando a casa, ecco… stavo pensando di andare... a dire il vero non ne ho idea, volevo solo uscire da qui...” - trattenne a stento una risata. Non era mai stata capace di mentirgli. Non a lui, non a Stefan.
Per assurdo era stato più facile con Damon.
- “Ok, ho capito. Allora… chi c’è dentro al Grill? Stai cercando di evitare qualcuno?” - ma come diavolo faceva a leggerle nel pensiero? Eppure non era neppure più un Vampiro!
Ma ci aveva visto giusto. Non era il motivo principale ma, senza dubbio, le attenzioni del ragazzo del bar l’avevano spiazzata e aveva desiderato scappare senza alcuna meta precisa.
- “Non sto evitando nessuno, solo non mi interessa stare in un locale dove non c’è più niente e nessuno che io conosca o che abbia un significato per me…insomma, solo facce estranee… mi accorgo che sono cambiate tante cose anche qui, Stefan..” - una nota amara le uscì dalla voce suo malgrado.
- “Hai ragione. Anche io, da tempo, mi avvicino di rado a questo posto. Non ha davvero alcun senso. Almeno quando c'era Matt per noi era un posto familiare. Dai... usciamo da qui…!” - le porse il braccio, un gesto istintivo e protettivo che aveva fatto decine di volte, nel suo passato e anche con Elena. Era più forte di lui.
Ma lo fece anche per invogliarla a spostarsi dalla posizione su cui si era ancorata.
Lei raccolse l’invito, lo prese sotto braccio e si trovarono finalmente all’aperto, all’aria fresca ma tiepida che si respirava già da un po’ da quelle parti.
L’estate era alle porte. La sessione universitaria stava terminando, le vacanze stavano iniziando. Per molti, così si diceva. Ma per loro che significato avevano le vacanze? Forse aveva ragione Caroline, dopotutto, a lamentarsi di essere sempre sola. Poteva decidersi a passare l’estate ad aiutarla per smontare le sue radicate insicurezze.
Ma in questo momento non voleva pensare a  niente. Era uscita per distrarsi, era uscita per non stare dentro quella casa e aveva incontrato prima un barista che ci voleva provare con lei, senza successo. Subito dopo il suo ex, nonché fratello del suo ex morto, che la portava sotto braccio. Solo Stefan poteva far sembrare tanto naturale un gesto così…antico!
Era davvero tutto troppo inusuale, in fondo era uscita solamente per fare una passeggiata!
Nonostante l’anomalia della situazione, sebbene fosse passato così tanto tempo, da tutto e da tutti, quel contatto così stretto, così familiare, così sereno, le trasmise una pace che non credeva di poter ritrovare così in fretta. Non quella sera.
Stefan, dal canto suo, mentre camminavano lungo la strada principale della città, lasciandosi guidare da Elena nella direzione della nuova casa che lui non conosceva, si sentì prigioniero di un mondo familiare quanto lontano anni luce.
Sembrava ieri, il giorno in cui aveva passeggiato con Katherine per quelle vie. Sembrava ieri il giorno in cui, insieme ad Elena, aveva varcato la soglia della scuola uniti come in questo momento.
Sembrava ieri ma sembrava tutto così lontano. Lontano da sé, lontano da un cuore troppo provato per poter sentire un qualunque sentimento, che fosse anche solo di nostalgia. Aveva passato tutto questo tempo a cercare di chiudersi alle emozioni. Non era più in grado di farlo, no, non come quando era un vampiro. Ma ci aveva provato ugualmente. Non voleva sentire niente.
La presenza della ragazza, al suo fianco, l’aveva rasserenato ma al tempo stesso lo rendeva inquieto. Non voleva parlare di Damon, non voleva pensare a lui e non voleva neppure pensare a lei. Si era impegnato molto, nei tanti mesi trascorsi, per evitare la città e tutti i loro abitanti.
E quelle rare volte in cui si era recato al Grill o nei dintorni  sapeva che non avrebbe trovato Caroline, troppo presa dalla sua nuova attività, dalle sue figlie o dalle frequenti visite a New Orleans.
E sapeva che non avrebbe incontrato per certo Elena, rinchiusa al Whitmore intenta a costruirsi un futuro e intenta ad isolarsi, come lui, dal mondo, dai ricordi e dal dolore.
Ma non aveva considerato l’avvicinarsi delle vacanze estive. Non aveva pensato che la città, tra non molto, si sarebbe riempita di gente, di ragazzi che avrebbero ricominciato ad uscire la sera. Che sarebbero ricominciate le tante feste di chiusura dell’anno scolastico così come di inizio di una nuova vita accademica. Insomma… la vita scorreva, lui ne era rimasto ai margini e non aveva ancora la più pallida idea di quale sarebbe stato il suo futuro.
Viveva di rendita, in senso letterale, di cospicui beni di cui la famiglia Salvatore si era dotata nel corso dei secoli, e questo lo rendeva davvero poco fiero di sé e di ciò che avrebbe potuto raccontare alle persone a lui care, Elena compresa. O Elena per prima. La quale era, forse, la sola a cui sentiva di dover rendere conto di qualcosa.

Se uno dei due avesse osato proferire parola, in quel breve tragitto, avrebbero scoperto di essere avvolti dagli stessi pensieri, dagli stessi crucci. Ma non lo fecero, dissero solo un paio di frasi di circostanza, sull’aria piacevole che si respirava e su quanto si era fatto buio senza che se ne accorgessero.
E Stefan rivelò ad Elena che la sua casa era poco distante. Se ne era reso conto solo arrivando in prossimità di quel viale.
Non riuscirono a commentare quanto tutto ciò fosse strano, complesso, insolito e assurdo. Da dire o affrontare. Doveva solo vivere alla giornata, questo lo sapevano entrambi.

Il solo era tramontato e un altro pensiero aveva sfiorato i due ragazzi, non appena giunti davanti alla villetta di proprietà di Elena. Nessuno dei due era più un vampiro, nessuno dei due doveva più indossare un anello solare e, forse di rado negli ultimi tempi, si erano davvero soffermati sul significato così importante di questo gigantesco cambiamento nella loro vita.
Cambiamento macroscopico soprattutto per Stefan. Dopo centocinquant’anni passati nell’oscurità, dopo un secolo e mezzo ormai sottomesso ad una vita di opportunità e sofferenze indicibili, forse no, non aveva mai davvero cercato di dare una risposta ad ogni quesito gli affiorasse da dentro. Come si sentiva da umano?
Elena forse se l’era chiesto, ma non lo aveva mai espresso ad alta voce. Lo fece in quel momento.
Evidentemente sapeva, in quell’istante, che era il momento giusto. E di fatto lo era.
- “Ci hai mai riflettuto in tutto questo periodo?” - disse la giovane rompendo quell’ultimo silenzio prima del congedo.
- “A cosa?” -
- “A cosa significa camminare sotto al sole senza un anello al dito… a come ti senti. A cosa ti è successo dentro da quando sei tornato umano, Stefan…. Non ho mai osato chiedertelo fino ad ora. Ma se dovessi aver bisogno di parlarne, ecco… lo sai..” -
- “Certo che lo so, Elena. E ti ringrazio per questo. Forse non ho avuto il tempo di pensarci seriamente, sai? Ma potrebbe essere il momento di farlo.. “ - sorrise alzando lo sguardo verso il cielo, inspirando profondamente per incanalare quanta più aria possibile nei polmoni, sensazione che non appartiene ai Vampiri e che, lui sicuramente, nel tempo aveva dimenticato.
- “A volte credo di poter dire, semplicemente, che è una cosa meravigliosa…” - aggiunse il ragazzo con aria compiaciuta e distesa.
- “Ma..?” - chiese Elena scrutandolo.
Stefan abbassò lo sguardo verso di lei. Incontrò i suo occhi scuri e sinceri. Aveva i capelli appena poggiati sulle spalle.
Era diversa dal giorno in cui l’aveva conosciuta, ma era anche diversa dal giorno in cui aveva deciso di tagliarli di netto, quei bellissimi capelli scuri, per dare forse un taglio netto con il passato, con gli eventi, con Katherine Pierce.
Perché forse il suo vero cruccio era sempre stato l’assomigliarle troppo, il detestare questo fatto come fosse stata la vera condanna che aveva portato tutti loro al momento attuale.
Credeva, Stefan, che tagliare i capelli avesse significato, per Elena, dire a tutti coloro che la circondavano che lei era Elena e basta.
Che Katherine non c’era più, che non voleva in alcun modo che qualcuno pensasse a quella strega anche solo osservandola di sfuggita.
Aveva dato un taglio, aveva fatto bene ed era riuscita nel suo intento. Certamente con la maggior parte delle persone che le stavano attorno.
Ma certamente non con lui, non con Stefan. Perché era certo di questo, era certo che neppure il primo giorno era stato ingannato dalla somiglianza. Che in nessun modo, anche dopo tutti i drammatici eventi che li avevano annientati, lui avrebbe mai potuto sovrapporre la sua figura con quella di Katerina Petrova. Non c’era nulla, in lei, che gli facesse pensare alla sua antica doppelganger.
E quel taglio netto ai capelli era stato un cambiamento troppo drastico che aveva invece tolto, ad Elena, ciò che la caratterizzava davvero. Ciò di cui lui si era profondamente innamorato. La sua innocenza, la sua purezza, la sua ingenuità.
Era diventata grande. Se ne era accorto l’ultima volta che si erano visti, in uno dei tanti incontri nella cripta a parlare silenziosamente di Damon, quando era apparsa sulla porta così diversa, così nuova. E forse ne era rimasto spiazzato. Ma era stato solo un breve incontro e non si erano più visti per quasi sei mesi.
E se ne era accorto appena era incappato in lei sulla porta del Grill, poco più di mezzora prima.
Era diventata grande. Ed era cambiata profondamente, era più adulta, più seria, più indurita dalla vita.
Ma in quell’attimo, quando aveva incontrato i suoi occhi che lo scrutavano alla ricerca di quel “ma”, aveva rivisto gli occhi profondi e amorevoli della giovane donna che lo aveva portato a Mystic Falls dopo un secolo e mezzo.
Sorrise tra sé, prima di risponderle, riflettendo sul pensiero per certi versi superficiale e puramente estetico su cui si era soffermato: il taglio di capelli di Elena. Che aveva, per lui, un valore unicamente simbolico. Un dettaglio che aveva rappresentato dei cambiamenti nelle recenti tappe della loro vita.
- “Ma… mia cara Elena che pensa sempre più agli altri che a se stessa… a volte sento…” - si interruppe, non era facile scavare nel profondo, ma con lei poteva, anzi doveva.
- “Puoi dirmi ciò che vuoi, Stefan…” -
-  “Ho paura…. Paura di tutto. Della vita, delle persone, del futuro. Di me stesso. Persino di svegliarmi la mattina e affrontare un nuovo giorno. Mi sento debole e indifeso a volte. Essere vampiro, anche se ero un vampiro dannatamente tormentato, mi consentiva di essere forte e non dovermi mai preoccupare della mia sopravvivenza. Non dovevo pensare a niente, solo a vivere alla giornata. Avevo un’eternità davanti. Ho tanto desiderato tornare ad essere umano, ora mi sento schiacciato da un peso enorme, come dovessi affrontare tutto questo…..” - si interruppe.
- “…da solo? Hai paura di affrontare la tua vita da solo, non è vero?” - aveva colto nel segno, ovviamente.
Lui era stato sincero e schietto, come sempre.
- “E’ normale, Stefan. Tu hai trascorso molti anni in quella condizione… per me è stato diverso. E’ successo tutto così in fretta che quasi....quasi mi sembra di aver dormito tanto di quel tempo da aver sognato tutta la mia breve parentesi da vampiro. Anche io mi sento sola, Stefan, da quando ho rimesso piede in questa città si è aperto quel vuoto, sempre di più….” -
- “Ma non lo sei, non sei sola. Lo sai….” - le strinse la mano che poco prima le aveva cinto, involontariamente.
- “Lo so… non lo sei neanche tu, Stefan..” - ribadì la ragazza senza esitazione. Era la cosa più ovvia. E ricambiò la stretta.
Si sorrisero con dolcezza.
Sopra di loro il cielo si stava definitivamente scurendo. Entrambi alzarono la testa al suono di uno stormo che passava sopra di loro. Chissà dove si stavano recando…
Era il momento di congedarsi.
- “Passa una notte serena, Elena… domani dovrai affrontare una nuova giornata, con Caroline presumo!” - sorrise ironico.
- “Esattamente! Ce la farò, stai tranquillo…Ha bisogno di me, sono qui anche per questo!” -
- “Sei una buona amica, lo sei sempre stata… Ecco, Caroline ed io…” - provò timidamente a toccare un argomento che neppure lui sapeva gestire.
- “Non devi dirmi niente, Stefan, non ce n’è bisogno. Credo di avere tutto chiaro.. sappi che lei sta bene. Tu stai bene?” -
- “Io.. credo di sì. Sì, sto bene..” - disse, sorridendo a chiosa di una piacevole conversazione che non viveva da moltissimo tempo. E la sua interlocutrice meritava sempre e comunque sincerità.
Stava bene, era la verità. Il suo cuore batteva perché era vivo. E lui si sentiva vivo perché sentiva il cuore battere.
Non sapeva ancora la ragione, ma quella sera la sua vita aveva ricominciato a scorrere.
- “Grazie..” - non potè evitare di dirlo ad alta voce.
- “Grazie a te, Buonanotte.” - rispose Elena, voltandogli le spalle.
Stefan la osservò salire i gradini della nuova casa. Assomigliava davvero moltissimo alla precedente. Molte cose sembravano come prima.. Ma loro no, loro non erano certamente più gli stessi.

La giovane Gilbert varcò la soglia di quella solitaria casa. Forse poteva prepararsi la cena, forse poteva andare a dormire o leggere un libro. Oppure poteva telefonare alla sua amica, quella che sapeva sempre ascoltarla e comprenderla. Ne sentiva il bisogno. Compose il numero di Bonnie…



Salve a tutte voi che state leggendo, e grazie mille! E' necessaria una precisazione che mi era sfuggita: nella mia versione della storia, in questo "e se...", non c'è stato alcun matrimonio tra Stefan e Caroline. Diciamo che gli eventi della penultima puntata non si sono verificati in quel modo. Altrimenti la separazione e il distacco tra i due sarebbe stata, a mio avviso, una forzatura... Diciamo che è come fossero rimasti nella fase precedente, quella in cui non avevano idea di cosa fare del loro futuro, considerata la famiglia già costituita di Caroline e Alaric. Passatemi qualche licenza qua e là, ovvero, qualche incongruenza che probabilmente ci sarà, con gli eventi che abbiamo visto nella serie tv. Ancora grazie per la lettura!

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Capitolo 3
*** Una strana giornata ***


3 - Una strana giornata

La voce di Bonnie, quella sera, era stata una benedizione. Mi sentivo agitata ma non capivo bene il perché. Non le raccontai nulla di particolare. Fui molto evasiva sugli eventi della giornata. Non erano importanti, avevo solo bisogno di sentire la sua voce. Di sentire il suo tono conciliante e rassicurante. Lei era ancora in cerca di se stessa, diceva che prima o poi sarebbe tornata ma ancora non dava cenno di volerlo fare.
Parlare per qualche minuto con la mia amica più cara mi quietò, mi riscosse dai mille pensieri che mi passavano in testa.
No, non era per Stefan che il cuore batteva all’impazzata. Ma mentre mi trovavo accanto a Stefan Salvatore infinite sfumature della mia vita mi erano passate davanti agli occhi in pochi minuti.
Mi sentivo sopraffatta. Ero stata calma e ferma per sostenere il mio affetto più caro, volevo aiutarlo, ma avevo faticato enormemente e me ne resi conto solamente dopo.
Avrei voluto una carezza di Damon, quella sera, e quasi mi parve di sentirla. Sembrava mi stesse dicendo di calmarmi, che sarebbe andato tutto bene. Quella strana sensazione, aiutata dalle parole rassicuranti di Bonnie, mi avevano aiutato ad andare a dormire serena.


La luce del sole che penetrava dalle finestre, da quella tenda adagiata con attenzione ogni sera, sempre e comunque prima di andare a dormire, lo colpì in pieno viso. Sentì nitidamente il calore diffondersi sulla guancia sinistra. Così come accadeva ogni mattina da quando era andato ad abitare in quella casa. Era un piacere che non si stancava di provare, ogni giorno, da quando la sua condizione di vampiro era definitivamente cessata. 
Si mise seduto sul letto, quel raggio si riversava ora sulla parete alle sue spalle. Un lieve sorriso apparve sul suo viso. Si sentiva bene, sì, come aveva detto ad Elena la sera precedente.
Si alzò e spalancò la tenda fino ad inondare di sole tutta la stanza. Era davvero una sensazione meravigliosa. Forse persino Damon si sarebbe abituato e avrebbe goduto della vita umana. Dopotutto, ora che la stava sperimentando davvero, dopo aver fatto di tutto per scoraggiare il fratello dal prendere la cura, si rendeva conto che, probabilmente, aveva sbagliato davvero con lui. Sarebbe stato felice da umano. Sicuramente sarebbe stato felice con Elena.
Il pensiero di Damon, quella mattina, era stato fugace, in fondo sereno e non logorante come era invece accaduto per mesi.
Era una delle rare volte in cui pensava al fratello senza sentire quella consueta fitta che lo passava da parte a parte.
E’ una gran bella cosa! Vuol dire che il peggio sta passando! Gli avrebbe probabilmente detto Caroline…
Accidenti, Caroline! Forse era il momento di fare quella telefonata che era rimasta in attesa di invio sul suo telefono. Forse aveva ragione Elena, questa estate che stava per giungere doveva pur trovare uno scopo. E certamente Caroline avrebbe potuto fornirgli mille impegni con cui tenersi occupato.
Prese in mano il suo cellulare e… trovò un nuovo messaggio: Elena.
Lo aprì.
Hai dormito bene?! 

Da quando Elena era così mattiniera ? Non erano ancora le otto. Compose rapida la risposta:
Ho dormito molto bene, grazie. Tu? Mi sto godendo la luce del sole…

Sorrise, Elena, leggendo il messaggio di risposta. Era la stessa cosa che stava facendo anche lei.
Anche io… entrambe le cose. Ti auguro una buona giornata.

Tanto bastava, in quella piccola conversazione, per avere una sana e serena comunicazione di cui entrambi avevano chiaramente bisogno.
Quella comunicazione serena di cui, Stefan ne era consapevole, non era più stato capace nei confronti di Caroline negli ultimi mesi.
Si vestì in fretta e salì sulla sua macchina. Non aveva dubbi sulla direzione da prendere.
Elena aveva detto una frase importante, la sera precedente: Caroline sta bene.
Questo gli permise di prendere quella decisione con maggiore leggerezza. Forse era il momento di tornare a rendersi utile per le persone a lui care.

Quando se l’era trovato sulla porta, il grande portone di casa Salvatore, Caroline era rimasta senza alcun dubbio sorpresa. Qualche attimo di silenzio prima di…invitarlo ad entrare nella sua casa!
- “Stefan, accomodati…!” - gli rivolse un bellissimo e luminoso sorriso che solo lei era capace di dispensare.
- “Ehi, forse dimentichi che non sono più un vampiro! Non devi invitarmi ad entrare…” - scoppiarono in una rilassante risata, entrambi.
il ragazzo entrò e quando si chiusero la porta alle spalle, tornando ad osservarsi frontalmente, lui le chiese semplicemente:
- “Come stai?” -
- “Sto bene, grazie… tu come te la cavi nella tua casetta? Eri abituato a questa super villa, in fondo!” -
- “Oh, non è un problema per me… ho vissuto in tanti posti, e poi non era più tempo di vivere in questa casa. Troppo grande per una persona sola..” - disse alzando lo sguardo e osservando ciò che lo circondava. Era molto cambiata casa sua, nell’ultimo anno. La struttura era rimasta invariata, ma Caroline aveva modificato molte cose per renderla a portata di bambini e in grado di essere meno cupa e più accogliente.
- “Ma è pur sempre la tua casa…deve essere strano per te vederla...diversa?” -
- “Sì, è un po' strano…ma non per i cambiamenti che hai fatto, forse per tutto ciò che rappresenta…sembra passato tanto tempo eppure, non è così.” -
- “Infatti…questa è ancora casa tua, Stefan. E io non ti ho mai ringraziato abbastanza per il tuo dono…” -
- “Beh, il risultato che vedo è molto interessante. E poi credo che il vero miracolo l’abbiano fatto i soldi di Klaus….” - disse il giovane senza alcuna nota polemica. Era sinceramente contento per il progetto che aveva preso vita, giorno dopo giorno.
il cenno di assenso col capo, da parte di Caroline, gli fece comprendere che forse non avrebbe dovuto fare altre osservazioni sul vampiro originale. Ma non si trattenne…
- “A proposito di Klaus… non si vede in giro da un po’…” -
- “Non si vede da un po’, è vero. Ma non è la mia priorità al momento, Stefan. Tu lo sai, conosci bene le mie…priorità.” -
- “Certo… credevo solo che…” - la voce di lei lo interruppe immediatamente.
- “Credevi bene…ma è complicato. Aaahh, è sempre tutto complicato con Klaus. Sono successe tante cose, ma non è questo il momento di parlarne, forse..” -
- “Non importa…non ci pensare. Scusami se sono stato inopportuno. Piuttosto, facciamo un giro nel parco. Sento un bel vociare, chissà quante cose ineteressanti da vedere. Dai, dimmi se posso esserti utile…” -
- “Caro il mio Stefan, se fossi ancora un vampiro ti avrei messo sotto per pulire i vetri!! Ma direi che, in questo caso, mi posso accontentare di qualcosina qui e là.... Qui non è proprio tutto come l’hai lasciato…” - l’entusiasmo della vampira trapelava sempre da ogni sfumatura della voce e da ogni increspatura del suo sorriso.
- “Andiamo!” - disse il ragazzo con slancio e con ritrovata partecipazione.

Non sapeva neppure lei perché l’aveva fatto, ma quell’impulso l’aveva accompagnata da quando si era svegliata. Doveva fare questo tentativo e capire se e quanto quella sensazione fosse importante per lei. Se si sarebbe destabilizzata come la sera precedente oppure se la cosa l’avrebbe lasciata del tutto indifferente.
Aprì la porta, come aveva fatto innumerevoli volte in passato e sentì quell’odore familiare provenire da dentro, così come quel leggero brusio di sottofondo che sapeva avrebbe trovato anche a quell’ora del mattino.
Entrò, lo osservò da lontano per un istante, ma si diresse senza esitazione verso il bagno.
Non sapeva se per necessità o per cercare rifugio da un incontro che non avrebbe saputo gestire.
Vide la sua immagine allo specchio: era il riflesso di un'ennesima giornata iniziata in fretta. I capelli erano raccolti in una coda. Il trucco era appena accennato e la tuta che indossava aveva portato con sè l’intenzione di andare a correre..null’altro che l’intenzione.
Si osservava, un po’ sbiadita probabilmente, ma al tempo stesso ciò che vide, con suo stupore, fu l’immagine di una vecchia Elena, cheerleader, quindicenne, spensierata. Che cercava con lo sguardo il suo novello fidanzatino Matt. E si rifugiava esattamente in quel bagno, di fronte a quello specchio.
La giovane Elena che ancora non aveva subito i tanti traumi che l’avevano poi perseguitata.
Quasi sembrava…sì. Sembrava davvero lei. Fece un sorriso a se stessa. Si aggiustò i capelli e pensò che forse era il momento di uscire…quando vide la porta alle sue spalle aprirsi.
Il giovane della sera prima, alto, dai capelli scuri, con altrettanti occhi  e intensi, la stava scrutando dallo specchio.
Si era accorto di lei e l’aveva seguita in bagno? Sembrava di sì.
Il ragazzo del bar, di cui ancora ignorava il nome, la fissava con insistenza. Le tremarono le gambe per qualche istante.
- “Ciao…” - disse lui con una lieve esitazione.
- “Ciao…” - ricambiò lei con altrettanta esitazione ma sostenendo lo sguardo.
- “Ti ho vista entrare di corsa e venire subito in bagno, volevo accertarmi che stessi bene… è tutto ok?” -
- “Oh, sì… va tutto bene, ti ringrazio. Avevo solo bisogno di rinfrescarmi il viso, ho camminato a lungo sotto il sole…” - fece una smorfia tirata che doveva ricordare un sorriso. Mentiva, più o meno, e faticava nel farlo. Non sapeva perché era entrata né perché si fosse subito rifugiata in bagno.
Era palesemente confusa e non desiderava altro che scappare di nuovo, anche in quel momento, come la sera precedente.
Provò a fare un passo verso la porta, ma il ragazzo la bloccò di colpo, con un semplice gesto della mano.
- “Ehi…” -
- “Ecco, io devo andare…” - provò a svicolare lei.
- “Volevo solo dire… io sono Joshua.. “ - azzardò quella banale presentazione.
- “Ok, ciao Joshua…io sono E….” -
- “Elena, sì lo so…” -
- “Come fai a conoscere il mio nome??” -
- “Questa è una piccola città, Elena, non è difficile scoprire il nome di una persona che ti interessa…” -
- “Ah…” - si portò dietro l’orecchio la piccola ciocca che sfuggiva alla quasi perfetta coda - “Va bene, insomma…quante altre cose sai?” -
- “Beh, qualcuna, non molte, se ti va puoi raccontarmi qualcosa di te… posso offrirti qualcosa da bere. Dicevi di avere caldo!” - le strizzò l’occhio ammiccante. Era un invito chiaro che inevitabilmente la lusingò.
- “Perché no….” - Elena gli sorrise e si decise ad uscire da quel bagno, solo dopo che Joshua si era deciso a spostarsi per lasciarla passare.
Più o meno un’ora più tardi, alcune ragazzine in vacanza dalla scuola, sedute ad uno dei tavoli del Grill, osservavano divertite una giovane ragazza con la coda, certamente una ex studentessa si dicevano, seduta al bancone del bar intenta a ridere con entusiasmo di fronte alle attenzioni del bel Joshua.
Elena le aveva notate appena erano entrate, si erano scambiati un’occhiata di intesa, lei e il giovanotto, senza bisogno di aggiungere altro. Le giovani studentesse in vacanza erano certamente lì per lui, così come lei e molte altre, un tempo, entravano al Grill per osservare gli occhi blu di Matt Donovan.
- “Sembra passato un secolo, ma ero anche io come loro…insieme alle mie amiche…” - una leggera velatura aveva coperto i suoi occhi brillanti.
- “Non può essere passato tanto tempo, Elena, sembri una di loro. Io non vedo differenze!” - tentava ancora di lusingarla.
- “Forse sì… grazie, hai ragione. E’ solo che.. non importa.” -
- “Cosa? Dai, puoi raccontarmi qualcosa in più forse…” -
- “E’ che la mia vita, negli ultimi anni, è stata costellata di eventi così assurdi che se te ne raccontassi anche solo la metà scapperesti a gambe levate!!” - si era espressa in modo abbastanza diretto, senza rendersi conto che questo avrebbe dato adito ad ulteriori domande. Accidenti, come poteva uscire ora da quella situazione? Aveva avuto quel che voleva, l’aveva rivisto per capire se era vulnerabile all’altro sesso. Se un ragazzo attraente che ti cerca con lo sguardo avrebbe potuto smuovere qualcosa in lei.
Sì, aveva capito che forse era così, che si era smosso qualcosa, che forse le piaceva molto ciò che si smuoveva. Che magari poteva trattenersi ancora un po’ per capire come sarebbe andata quella giornata.
Ma un’altra parte di lei la stava catapultando a tutta velocità fuori dalla porta del Grill.
Non riusciva a gestire le sue gambe, sembrano inchiodate al pavimento. Ma doveva decidersi.
- “Non credo che potrei impressionarmi tanto facilmente, dovresti mettermi alla prova forse…” - la voce di Joshua l’aveva raggiunta nelle sue peregrinazioni, quelle mentali.
Non aveva più voglia di riflettere e agì di impulso. Si sporse verso di lui poggiando i gomiti sul bancone un ginocchio sullo sgabello e gli schioccò un bacio sulle labbra imprimendo forza e intensità. Un bacio casto e poco intimo, ma molto sentito. Si staccò, lo osservò nella sua espressione interdetta ma soddisfatta.
- "Ecco, ammetto che mi hai impressionato...." - sorrideva.
Sapeva di alcool ma di buono, le sue labbra erano morbide e piacevoli, ma non le avevano fatto girare la testa.
Lasciò scendere il ginocchio, i suoi piedi toccavano ancora terra, le sue gambe la reggevano in piedi. Era il momento di svignarsela.
- “Devo andare…” - aggiunse rapida.
- “Come sarebbe?” - provò a trattenerla, Joshua, cercando di afferrare la sua mano senza successo. 
Si era praticamente volatilizzata, un soffio d’aria veloce che era uscito dalla porta e aveva lasciato lo sgabello vuoto.

L’aveva deciso prima di tornare a Mystic Falls, di provare a vivere un’estate forse non normale ma accettabile. E che si sarebbe dedicata a ricucire i rapporti che si erano assottigliati. E non avrebbe potuto esserci momento migliore per prendere una decisione repentina. Aveva direzionato la sua auto esattamente dove avrebbe dovuto indirizzarla già dalla prima mattina.
Non voleva pensarci. L’adrenalina che le scorreva in corpo era una sensazione che non ricordava. Era stata, in fondo, un’esperienza nuova. Per un attimo le sembrò di non aver mai baciato nessuno prima di allora. Si sentiva una stupida adolescente che aveva voluto strafare e sperimentare, per scoprire cosa si provava in una determinata situazione. E cosa aveva scoperto? Che quel bacio l’aveva stordita per la sua novità, per la sua altrettanta ovvietà e per la stupida impulsività con cui si era lanciata in quel gesto. Le batteva il cuore ma, forse, più per l’imbarazzo di una condotta che non le apparteneva.
Mentre guidava la sua testa non smetteva di arrovellarsi, ed ecco che di colpo si trovò di fronte alla cancellata di casa Salvatore.
 
- “Accidenti, che fatica! Le tue figlie sono straordinarie ma impegnative!” - sorrise Stefan passandosi un braccio sulla fronte.
- “Io credo siano contente di vederti!” - gli sorrise di rimando, togliendosi forse un piccolo sassolino dalla scarpa.
Aveva passato l’ultima ora ad aiutare Caroline nell’installazione degli addobbi per la festa dei Fondatori.
E le piccole gemelle avevano fatto di tutto, compresi piccoli incantesimi, per disturbare la loro attività e attirare l’attenzione di “zio Stefan”.
Casa Salvatore, quest’anno, sarebbe stata la sede di principale raduno per la festa dei Fondatori. Non più la casa dei Lockwood. La casa ormai apparteneva a Matt, sebbene lui non avesse alcuna intenzione di viverci. Ma non aveva neppure alcuna intenzione di allestire feste o ricevimenti, alla faccia delle tradizioni.
Caroline non si era fatta pregare e, nonostante le fatiche quotidiane, questo nuovo impegno le aveva dato nuovi stimoli. Sarebbe stato anche un modo utile per testare l’efficacia della scuola che stavano tentando di costruire. Tenere a bada i piccoli bambini speciali e capire cosa sarebbero stati in grado di fare, se guidati come in molti avevano cercato di fare in quell’ultimo anno.
A dispetto di ogni sua lamentela, Caroline si era preparata molto bene e si era fatta guidare da Bonnie, anche a distanza, sui modi corretti di indirizzare le sue figlie. Quello che aveva appreso con le gemelle l’aveva poi messo in pratica anche con gli altri bambini, compresa Hope.
Stefan aveva osservato molto Hope, quella mattina. Non l’aveva mai conosciuta e la somiglianza con Klaus era impressionante. Non riusciva quasi a capacitarsi che un vampiro millenario potesse aver concepito un figlio.
Un figlio, ciò che lui stesso aveva desiderato per più di un secolo e che, nell’ultimo anno trascorso come mortale, era stato l’ultimo dei suoi pensieri.
Salì sulla scale ancora una volta. Caroline non aveva perso tempo e gli aveva affidato subito una nuova incombenza.
- “Devi fissarlo bene nella parte più in alto….” - gli aveva ripetutamente suggerito Caroline. Non riusciva a non chiedersi come mai non fosse lei, in qualità di vampiro immortale che non conosce la fatica, a completare questa opera. Sembrava quasi che stesse pagando dazio, che dovesse superare una prova di devozione affinché quel che era stato infranto si rimarginasse.
Finalmente ci era riuscito. 
Iniziò a scendere qualche gradino della scala, tirando un sospiro di sollievo. Non si era accorto che Caroline non era più alle sue spalle. La scala, posizionata all’angolo esterno della grande finestra che dava sul giardino, non era visibile da chi proveniva dal corridoio. E chi era sulla scala non poteva vedere chi stesse entrando.
- “Dimmi che abbiamo finito… voglio solo farmi un bagno in piscina e poi…” - si voltò di colpo e si lanciò verso terra dandosi una spinta con le ginocchia. Il punto cieco in cui si trovava non gli permise di evitare di travolgerla. L’esile corpo di Elena si scontrò contro il suo.
- “Ehiiiii…!” - l’imprecazione mal celata della ragazza risuonò nel grande corridoio.
Caddero a terra entrambi, lui sopra di lei sovrastandola con il suo corpo fortunatamente ancora in grado di mantenere equilibrio e controllo. E riuscì a non farle precipitare addosso tutto il suo peso.
- “Elena, accidenti...!” - la guardò, sorpreso, non aveva ancora messo a fuoco le sembianze della sua vittima - “…non mi ero accorto fossi tu…” -
- “Per la miseria, Stefan, volevi proprio fare un tuffo in piscina!!” - rispose lei, strizzandogli un occhio in modo tanto stizzito quanto ironico.
- “Non era esattamente questo che intendevo......ti chiedo scusa…” - aggiunse lui, quasi imbarazzato.
- “Va bene, non è successo niente…” - la giovane Gilbert abbassò lo sguardo cercando di evitare di mantenere quel contatto oculare così ravvicinato.
Stefan si rese conto che non si era ancora mosso. Si sollevò e aiutò anche la ragazza ad alzarsi da terra.
La prese per un braccio.
A volte gli capitava, da quando era umano, di percepire il senso della fatica e dello sforzo, sensazioni che non ricordava neppure esistessero. E sollevare tutto il peso di Elena, per la miseria, non era uno soffio come ricordava.
- "Ehi...da vampiro mi sembrava tu fossi più leggera!" - scherzò di nuovo Stefan.
- "E questo che vorrebbe dire?" - improvvisò un piccolo broncio.
- "Dai, sto scherzando..." -
- "Voglio ben vedere!" -
Lo sguardò tornò a fissare altro che non fossero gli occhi di Stefan. Si pulì gli abiti per scrollarsi di dosso un'ipotetica sporcizia appena raccolta da terra.
Guardò oltre la spalla di Stefan per cercare con lo sguardo una Caroline che, in tutto questo, si era stranamente volatilizzata.
- “Oggi è una strana giornata, davvero una strana giornata…” - borbottava tra sé. 
- "Davvero così strana? A parte me che ti sono caduto addosso, che altro ti è successo?" - chiese inevitabilmente Stefan.
- "Caroline non c'è? E tu che ci fai qui?" - chiese Elena eludendo la domanda alla quale non voleva chiaramente rispondere.
Non poteva neppure guardarlo negli occhi. Era certa che se lo avesse guardato lui avrebbe visto esattamente cosa era accaduto. Non era un problema, non lo era certamente. Ma non aveva alcuna voglia di raccontarlo proprio a Stefan.
Il ragazzo comprese, come sempre, che non doveva fare altre domande. 
- "D'accordo, ti faccio vedere quel che ho visto oggi qui? Caroline è sparita e qualcuno deve pur fare gli onori di casa. Sarà una nuova esperienza anche per te...." -
- "Va bene, andiamo..." - rispose Elena rasserenata.

Dal piano superiore, dove si trovavano le camere da letto padronali e anche di alcuni degli ospiti, la bionda vampira Caroline, il cui udito da vampiro non la tradiva mai, sostava in piedi in cima alle scale e aveva appena terminato di ascoltare nel dettaglio quanto accaduto al piano di sotto. Elena e Stefan…. un lampo le attraversò lo sguardo e la mente. Che sciocca, era tutto così semplice, in fondo.

Caroline solo recentemente mi ha confidato che quella mattina, quando io e Stefan avevamo avuto quel piccolo, strambo, incontro, lei aveva percepito chiaramente quale sarebbe stato il nostro futuro.
Mi ha ripetuto più volte: Era scritto, Elena, era scritto da moltissimo tempo. Doveva solo arrivare il momento giusto. E voi siete stati molto bravi ad aspettare. Avete aspettato molto tempo ed è stato giusto così, altrimenti non sarebbe stato vero!
Quando, qualche mese fa, mi ha fatto questa confidenza, mi sono sentita un libro aperto, come sono sempre stata per lei, ma anche in colpa per non aver capito, a suo tempo, quanto l’avessero destabilizzata i cambiamenti che arrivarono pian piano nelle nostre vite, da quel giorno in avanti. Era cambiata Caroline, ora sapeva nascondere molto meglio le sue emozioni.
E’ comunque davvero divertente pensare che aver baciato Joshua al Grill, quella mattina, non sia stata la cosa peggiore che mi potesse capitare! Povero Joshua! Quante cose sono successe da quel giorno…..



 

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Capitolo 4
*** Movimenti interiori ***


4 - Movimenti interiori

La festa dei Fondatori era passata inosservata per molti. Era un evento importante ma elitario.
La grande casa era stata addobbata a dovere, gli inviti tutti consegnati a mano come da tradizione, e la serata era andata bene al di sopra di ogni aspettativa.
Gli abiti  e le acconciature erano stati splendidi come sempre…insomma, la padrona di casa Caroline Forbes aveva lasciato il suo tocco magico ben impresso anche stavolta.
Elena e Stefan avevano prestato servizio, rigorosamente e come promesso, fino all’ultimo. Ma avevano entrambi chiesto di essere dispensati dal partecipare. Permesso accordato.
Superata quella giornata, anche Caroline aveva deciso che era giunto il momento di riposare, di smettere di…fare, fare qualunque cosa. Era ora di dedicarsi alle sue figlie e lasciare spazio anche per la sua vita.
Ciò che Elena e Stefan non sapevano, non avendo partecipato alla festa, era che la bella bionda aveva ricevuto una visita a sorpresa che l’aveva convinta, semmai ce ne fosse ancora bisogno, ad allontanarsi dalla piccola Mystic Falls.
- “Buonasera….” - le era arrivata suadente la voce di Klaus, all’improvviso anche quella sera, come suo solito.
- “Ehi…non ricordavo di averti invitato!” - la risposta sarcastica di Caroline contrastava con una mal celata gioia nello sguardo.
- “Lo sai che mi piacciono le entrate ad effetto, mia cara..” - aggiunse il vampiro rimarcando il suo stile inconfondibile.
Si scambiarono un sorriso silenzioso.
Le risultava a volte difficile comunicare in modo spontaneo, non era più stato facile dalla prima volta in cui si erano rincontrati e, dopo moltissimo tempo, avevano nuovamente fatto sesso caldo e sfrenato nella camera da letto della scuola Salvatore. Era successo un paio di volte, in quell’anno appena trascorso. Ma Caroline non si era comunque mai fatta inibire da qualche imbarazzo interiore che, sapeva, l’avrebbe solo ostacolata nella sua vita.
Klaus aveva fatto una cospicua donazione grazie alla quale Caroline aveva potuto realizzare molti dei suoi progetti. Non aveva esitato ad accettarli, né aveva mai ringraziato con dei convenevoli. Ma gli incontri bollenti non erano avvenuti di certo in segno di riconoscenza. Era un...richiamo al quale non risciva a resistere. 
Eppure, nonostante la potente calamita che li portava l'uno verso l'altra, la giovane non faceva che ripetersi che nulla aveva senso con uno come lui.
Non poteva fare a meno di irrigidirsi quando lui le ricordava che stare con lei era unico e che non avrebbe desistito e sarebbe tornato ancora. Ogni volta lo allontanava ricordandogli che aveva molte questioni di cui occuparsi, che aveva due figlie. Che lui stesso, a New Orleans, aveva una vita piuttosto piena di familiari da gestire, ma soprattutto piena di …insidie. E Caroline non voleva in alcun modo entrassero a far parte della loro tranquilla vita a Mystic Falls.
Damon aveva sacrificato se stesso per rendere quel posto migliore e lei, ora, voleva una monotona, serena e anonima vita di provincia. Il futuro avrebbe dato le risposte necessarie. Prima le sue figlie dovevano crescere e diventare indipendenti.
Gliele aveva ripetute spesso tutte queste cose, a Klaus, nel corso dei mesi. Nonostante questo, quando se l’era trovato nuovamente alle spalle, dentro la sua attuale casa, non aveva faticato a comprendere subito che direzione avrebbe preso quella serata.
- “Sei bellissima…” - l’aveva lusingata lui.
- “Questi abiti, ormai, sono un’eredità comune a tutti gli abitanti di Mystc Falls… però non sono originali come i tuoi, sono delle belle riproduzioni ….” -
- “Caroline, vorrei che tu ascoltassi cosa ho da dirti…” -
- “No, ti prego Klaus, ne abbiamo parlato tante volte. E’ tutto troppo complicato…io, io sto bene qui!” -
- “Sul serio?” -
- “Assolutamente sì!” - ripetè perentoria.
- “Dimmi, Caroline…sei felice?” - fece un passo avanti, sempre più vicino al suo viso. Si fermò osservando le sue labbra e i suoi occhi, uno dopo l’altro - “...sei davvero felice?” -
- “Klaus…” - il suono di quel nome era uscito tremolante dalle sue labbra.
Erano bastati pochi istanti perché entrambi cedessero all’unico desiderio che avevano provato non appena i loro sguardi si erano incrociati. In pochi attimi si erano ritrovati al piano di sopra, aggirando con difficoltà le occhiate attente e curiose di molti degli invitati, che si erano senza dubbio chiesti chi fosse quel giovane dai modi così eleganti.
Quell’abito ingombrante non aveva comportato alcun ostacolo. Il vampiro non aveva esitato a sfilarglielo, con garbo ma con rapida destrezza. L’aveva adagiata contro la parete della grande camera di Caroline e aveva assaporato la sua pelle bianca e delicata.
Caroline, in quegli attimi, si sentiva perduta. Di rado aveva provato un’attrazione così potente e magnetica come le capitava con lui, forse neppure con Tyler, non con Stefan.
Klaus la colmava, le dava ciò di cui lei, vampiro, aveva bisogno profondamente senza riuscire a dirlo apertamente a chicchessia. Lo scambio dei loro desideri era sempre intenso, tanto da lasciarsi talmente appagati da non poter non desiderare di farlo ancora.
Le mani di Klaus l’aveva sfiorata e raggiunta con delicatezza e irruenza. La vampira aveva manifestato il suo desiderio senza remore, lasciandosi prendere e assecondando ogni suo movimento.
Non era sesso da vampiri, era uno scambio di intensa passione propria di due persone che si desideravano. Due persone con atteggiamenti veri, umani, normali. Due persone vive.
Caroline era consapevole che tutto quel che viveva con lui era unico, che probabilmente sarebbe stato così per sempre. Il loro “per sempre” infinitamente lungo. Forse per questo non voleva bruciare le tappe. Cosa avrebbe mai potuto fare? Mettere sù casa insieme a Klaus Mikaelson? Oh mio Dio! Si ripeteva a volte. Che cosa assurda!!
Sorrideva senza rimpianto. Non aveva paura del futuro, non desiderava avere a tutti i costi un uomo sotto il suo stesso tetto. Non in quel momento. La passione che la legava a Klaus non cancellava in un attimo tutto ciò che era successo nella sua vita. Ne erano successe tante, troppe, aveva bisogno di vivere il presente. Il futuro, prima o poi, sarebbe arrivato.
Quella festa, quindi, era passata inosservata per alcuni di loro, ma non per Caroline. Dopo quella notte, dopo averlo salutato ancora una volta senza promesse né appuntamenti, la ragazza aveva deciso che l’estate che stava per arrivare avrebbe dovuto essere memorabile, per lei e le sue figlie.
Non era difficile ipotizzare e organizzare un fantastico viaggio, essendo un vampiro che può tutto. E così decise.


Stefan aveva optato da alcuni giorni per la corsa mattutina. Era stato Matt a convincerlo. Non riusciva a crederci, correre di prima mattina. Matt diceva che era molto salutare.
Dopo quella notte avevano scoperto di sentirsi molto uniti, empaticamente vicini, seppure parlando poco come era nella loro indole.
Non si vedevano spesso ma erano rimasti in contatto anche quando Stefan era stato molto distante e assente. Era come se…si occupassero l’uno dell’altro. Forse erano semplicemente amici.
In un susseguirsi di eventi che aveva visto trasformare radicalmente il loro mondo, un ragazzo che aveva sulle spalle più di centocinquanta anni e un giovane sceriffo poco più che ventenne, avevano trovato in comune la voglia di andare avanti.
Entrambi, credeva Stefan, avevano perso molto e gli sembrava che questo non potesse che essere l’esito più naturale.
Matt aveva finalmente superato il grande rancore nei confronti di Stefan. Aver ucciso la sua compagna, a causa del soggiogamento subìto, e l’averlo dimenticato, era stato un fardello difficile da gestire, per Stefan. Perchè non vi era traccia di quell'evento, nella sua memoria, fino al momento in cui lo stesso Matt non glielo aveva raccontato.
Ma dalla notte in cui le fiamme dall’inferno erano giunte dentro Mystic Falls, sembrava tutto si fosse azzerato, come se tutti gli eventi passati non fossero mai avvenuti. Non avevano più alcuna importanza.
Era stato troppo, davvero troppo, per ciascuno di loro.

Eppure il sole della mattina, nell’estate ridente della Virginia, rimetteva in pace col mondo. Persino due giovani così provati dalla vita, due atleti improvvisati, riuscivano a guardare al loro futuro con un minimo di serenità.
Correndo l'uno di fianco all’altro era inevitabile fare domande, forse qualche confidenza.
- “Credo che Caroline sia partita…” - disse dal nulla Matt Donovan.
- “Sì, me lo ha detto Elena…” -
- “Ah, tu e Elena vi sentite spesso?” - strizzò l’occhio.
- “Non direi, ogni tanto qualche messaggio, come tu ed io, Matt…..” -
- “Ad ogni modo sei ben informato per essere ritornato da poco a frequentare la città….” -
- “Non così tanto, Caroline non mi ha detto nulla della sua partenza…non sono poi così inserito, come puoi vedere…” -
- “D’accordo, ho capito. Allora mi costringi a chiedertelo… è davvero tutto finito tra voi?” -
Stefan si voltò e rallentò il passo continuando a correre sul posto.
- “Oggi fai parecchie domande, Donovan….vuoi che ti cambi i connotati??!” - sorrise sbruffone.
- “Questa poteva essere una frase di tuo fratello Damon……” -
- “Lo so!” - annuì abbassando lo sguardo. A volte gli piaceva fare questo gioco, cercare di assomigliargli, dire qualcosa che credeva il fratello avrebbe detto, o fare qualcosa che Damon avrebbe potuto fare.
- “Ogni tanto è più forte di me…in fondo sono suo fratello!” -
- “Mi manca Damon, ma non ti si addice!” - rispose Matt sorridendo di gusto.
- “D’accordo, d’accordo… ma tornando alla tua domanda….” -
- “Quale domanda?” -
-“Quella su Caroline…..” - lo guardò spazientito - “Io credo sia mancato il tempo di parlare….di capirsi. Ma sì, a questo punto credo sia tutto finito…per entrambi.” -
- “Ok, se è così, Stefan, a questo punto io ti consiglio caldamente….” - fece una pausa  - “di riprendere a vivere. Elena mi ha detto che te ne stai per lo più chiuso dentro casa..” -
- “Elena! Vedo che la senti spesso anche tu…. ma soprattutto dispensa informazioni e consigli….” - borbottò Stefan quasi tra sé.
 - “Ok, hai ragione, non sono affari miei…” -
- “No, non intendevo questo..” -
- “E’ che forse ti sembra di farlo, ti sembra di vivere la tua vita, ma non è così.” - era stato più forte di lui, ma forse doveva tacere.
- “Matt, ti ringrazio. Dico davvero. Ma credo che, non so, mi serva il tempo di elaborare la mia vita. Non so ancora capire chi sono e cosa voglio. E soprattutto dove sto andando. A volte mi sembra di non avere alcun obiettivo, e per non pensarci vivo alla giornata e penso alle piccole cose quotidiane. Oggi ad esempio devo aggiustare il mio lavandino che perde!” -
Matt non trattenne una risata vera.
- “D’accordo, messaggio ricevuto! Ad ogni modo, se deciderai di fare dei cambiamenti, chiamami, io posso aiutarti.” -
Quel giovane, così diverso ma in fondo così simile a lui, era alla ricerca di se stesso. Non doveva forzarlo, rifletteva il gioivane sceriffo, doveva esserci e aspettare che fosse lui a chiedergli aiuto. Era certo che prima o poi l’avrebbe fatto. Stefan era una persona sensata e molto intelligente. O almeno era ciò che diceva sempre Elena.
Ripresero a correre silenziosi.
In breve una voce familiare li raggiunse alle spalle.
- “Buongiorno, strana coppia…” -
Si voltarono. Elena saltellante, in tuta e con i capelli legati in una coda, li raggiungeva rapida.
L’aveva quasi dimenticato. Elena aveva sempre provato piacere nella corsa mattutina, o meglio, la trovava piacevole quelle rare volte in cui non si lasciava risucchiare dal suo letto e dal suo letargo perenne. Aveva anche provato a convincerlo ma non c’era stato niente da fare, come con il ballo. L’irremovibile vampiro Stefan.
Forse avrebbe dovuto provare a ballare, ora che era umano? Si domandò, rendendosi conto di quanti fossero i pensieri che gli avevano attraversato la mente in un breve attimo.
Elena li raggiunse e rallentò il passo.
- “Buongiorno a te!” - disse solare Matt.
- “Buongiorno”- aggiunse Stefan, sorridendo sommesso ma guardandola dritta negli occhi.
Le piacevano i suoi occhi. Erano così intensi, sempre, in qualunque ora del giorno, anche appena sveglia. Era bella davvero, Elena, anche vestita con una tuta e con i capelli raccolti.
Era certo che lo stesso pensiero avesse appena attraversato la mente di Matt.
Istintivamente si girò per osservarlo. Donovan si accorse dello sguardo rivolto su di lui, si girò a sua volta.
- “Che c’è?” -
- “Oh, assolutamente niente… dove stavi andando Elena?” - disse Stefan, divagando.
- “Non so, non avevo una meta precisa quando sono uscita. Volevo solo…uscire…” -
- “Anche noi non abbiamo una meta… vogliamo fare un salto al Grill? Abbiamo tutti bisogno di un caffè, direi..”- disse Matt con slancio.
- “Oh, ecco, non lo so. Forse sarebbe meglio non mi allontanassi troppo, ho corso molto…” -
- “Dici sul serio? Quando mai hai rifiutato un caffè del Grill?!” - chiese curioso l’ex barista.
La ragazza osservò entrambi di sottecchi.
Per nessuna ragione voleva mettere piede al Grill insieme a quei due. Il suo piccolo segreto sarebbe stato scoperto in men che non si dica.

Da quel giorno erano passate un paio di settimane. Era tornata nel locale solamente due volte. La prima era stata per salutare Caroline, alla vigilia della sua partenza.
La seconda era stata una sua iniziativa, perché doveva mettere in chiaro tutto prima che il suo cervello iniziasse ad elaborare problemi e che le creasse limitazioni che nella sua vita, ora, non desiderava più.

Quando si era recata al Grill con Caroline, si erano sedute ad un tavolo e avevano ordinato.
Aveva tenuto la testa fissa sul tavolo per tutto il tempo senza mai voltarsi verso il bancone. E in breve aveva dovuto vuotare il sacco con la sua amica. Che era sempre stata molto perspicace e aveva notato non solo il disagio di Elena ma anche l’evidente insistenza nel fissarla da parte del ragazzo al bancone.
Lei stessa faticava a ricordarsi il nome, sebbene avesse passato più tempo di tutti gli altri a Mystic Falls.
- “Come si chiama?” -  le aveva chiesto diretta.
Elena, sistemando la solita ciocca di capelli dietro l’orecchio, con la mano opposta, aveva risposto guardando in basso.
- “Si chiama Joshua!” - non sosteneva lo sguardo dell’amica.
- “E…?”-
- “E..cosa? Non c’è niente da dire!” - aveva risposto seccata.
- “Oh, andiamo, Elena, ci conosciamo dalla prima elementare, falla finita. Sputa il rospo!” -
- “Ok, l’ho baciato.” -
- “Cosa? E quando è successo? E perché? Cioè…capisco il perché, insomma, una gran bel ragazzo, ma …” -
- “Quel giorno che sono venuta da te, subito dopo essere tornata in città..era appena successo. ” -
- “Ah, bene. Mi ricordo. Eri strana, in effetti…” -
- “Ero strana? Perché dici così?” -
- “Eri strana con Stefan…” -
- “Cosa? No, non è vero!” -
- “Andiamo, non è davvero un problema per me parlare di Stefan Salvatore ormai… eri a disagio nel raccontargli di aver baciato un tizio qualunque, lo capisco, è normale.” -
- “Forse… ero a disagio sì, credo. Non sono pronta a toccare certi argomenti con Stefan o..con i Salvatore in generale..” -
- “Capisco anche questo!” - sorrise complice e rassicurante.
- “Accidenti, ti trovo molto comprensiva oggi..”- ironizzò Elena, sdrammatizzando la sua lieve ansia.
- “Non sei cambiata solo tu, Elena…” - sorrise ancora, ma meno complice, più amara. Però serena.
- “Lo so…” - disse Elena sostenendo lo sguardo della sua amica. Sostenendo ciò che le stava comunicando.
- “Ma quindi? Joshua?” – incalzò la bionda.
- “non c’è niente da dire, non l’ho più visto da quel giorno. Non so neppure perché l’ho baciato. E’ stato una specie di impulso…” -
- “Bene! Evidentemente ne avevi bisogno!!” - sembrava divertita e compiaciuta.
- “Non credo sia…il momento…” - sussurrò Elena, poco convinta delle sue stesse parole.
la disquisizione su cosa fosse giusto o sbagliato, o se fosse o meno il momento giusto, era durata per un po’. Ma era stata una bella chiacchierata ed Elena era grata alla sua amica per averle dedicato quel tempo molto poco meritato, considerata la sua lunga assenza e indifferenza.
Quel pomeriggio si erano augurate il meglio per l’estate a venire.
Caroline le aveva detto che era contenta che avesse…provato qualcosa. Che qualcosa fosse tornato a vivere in lei.
- “Chi se ne importa se sarà Joshua oppure no, la cosa importante è che a te vada bene. Devi fare solo ciò che ti fa stare bene, ricordatelo.. non forzarti, ma non trattenerti. Con nessuno. D’accordo, Elena?” - le aveva strizzato l’occhio, e con queste confortanti parole le due amiche si erano congedate.

La seconda volta che era entrata al Grill, nei giorni appena trascorsi, aveva aperto la porta ed era rimasta sulla soglia per qualche istante.
Invitatemi ad entrare, vi prego, non ce la faccio da sola. Pensava, paralizzata nelle gambe. Come un vampiro senza il permesso di varcare la soglia.
Doveva affrontare i suoi stupidi spauracchi. Ma poi, quali erano esattamente i suoi spauracchi? Di cosa aveva paura? Cosa voleva nascondere a se stessa o agli altri? Joshua non sapeva niente della sua vita passata, era ovvio. Era troppo giovane, forse non si era ancora diplomato.
Ma non era questo che la teneva bloccata sulla porta. Era come se una mano la ancorasse, una mano invisibile che apparteneva ad un corpo con un nome ed un cognome. Un cognome importante che sentiva essere inciso dentro al suo cuore. Ma sapeva anche che lui non avrebbe voluto questo per lei.
Non poteva fare altro che ciò che alla fine fece. Si era sbloccata di colpo e si era diretta a passo deciso verso il bancone. Si era feramata davanti a lui, poggiando le mani sul ripiano bagnato e ingombrato da bicchieri usati.
Il ragazzo la stava fissando ma non pronunciava parola.
Toccava a lei.
- “Ok, senti… non so esattamente cosa voglio dirti, e non so esattamente cosa mi è preso quel giorno…” -
- “Vuoi dire che non sai perché sei scappata via?” -
- “No, voglio dire che non so perché ti ho baciato!” - disse lei rigida.
- “Ah, d’accordo. Se è questo che volevi dirmi… e se è quel che pensi davvero…” -
- “Cosa vorresti dire?” - rispose Elena, spostando il peso da una gamba all’altra, risentita per la piccata osservazione. Ma aveva fatto centro.
- “Voglio dire che se l’hai fatto forse ti andava di farlo. Non è successo niente, tranquilla…” -
- “Io…volevo solo dire che ho fatto un gesto un po’ impulsivo che non è da me.. Scusami” -
- “Non devi scusarti.. è stato piacevole!” - le strizzò l’occhio sornione e sicuro di sé, o almeno era ciò che sembrava.
- “Beh…” - aggiunse Elena, spostando la ciocca di capelli con le dita - “non volevo dire che non sia stato piacevole… solo che non l’avevo previsto. Ecco, in realtà, in questo momento della mia vita…” - il ragazzo la interruppe bruscamente afferrandole una mano.
- “Elena, rilassati, non mi devi spiegazioni. Se hai voglia di bere qualcosa insieme me lo farai sapere, ok? Sai dove trovarmi…” - l’aveva congedata guardandola dritto negli occhi e si era ritirato nel retro.
Accidenti, a quel punto sì che si era sentita spiazzata. Non si aspettava nulla del genere. Chissà in quale parte della sua mente aveva concepito la fantasia che il povero ragazzo fosse rimasto folgorato e quindi avesse il cuore infranto dopo che lei lo aveva baciato e abbandonato, facendo perdere le sue tracce.
No, decisamente non aveva alcun cuore infranto. E quindi, decisamente, lei non aveva alcun pensiero su cui arrovellarsi ulteriormente. Forse… a parte…se hai voglia di bere qualcosa insieme…
Ma ne aveva voglia?

Si trovava di fronte Stefan e Matt e non sapeva come dire, ad entrambi, che non aveva alcuna intenzione di entrare al Grill e gestire quell’imbarazzante conversazione rimasta, comunque, sospesa. Era andata lì, la volta precedente, per mettere un punto. Ma in fondo non ci era riuscita. L’aveva messo lui, pur lasciando la porta aperta. Aveva voglia di varcare quella porta? Non lo sapeva ancora.
- “Elena, allora?” - incalzò Matt.
- “Cos’hai? Sei strana stamattina…e non solo stamattina…” - aggiunse Stefan.
Si riscosse e notò gli occhi del giovane Salvatore puntati su di lei. Era nella sua natura, era più forte di lui. Capiva le persone da una sola occhiata e soprattutto, non riusciva a smettere di preoccuparsi se qualcosa lo aveva insospettito.
- “Non ho niente, no. Ma non credo verrò con voi al Grill, grazie. Credo di aver bisogno di farmi una doccia… e a dirla tutta ne avete bisogno anche voi due!!” - deviò abilmente l’attenzione su di loro.
- “Dici?” - entrambi si annusarono la maglietta, forse aveva ragione.
- “Ehi, Stefan, ma i vampiri sudano??”- chiese Matt divertito.
- “Devo dire, Matt… no, decisamente no! E non era male come cosa!” -
- “Stefan, non sarà mica un rimpianto quello che ho sentito?” - chiese Elena con curiosità pungente.
- “Mai e poi mai…” - rispose con decisione.
- “Vi ricordo che nel pomeriggio c’è la proiezione di Via col Vento…mmmmm, dite che dovremmo presenziare almeno a questa tradizione? Credo parteciperanno tutti i ragazzi del liceo..” -
- “Dici davvero? Capisco.. ok..” -
- “Quindi? Non ci vuoi andare? Beh.. non che io abbia tutta questa voglia in effetti…” -
- “Che noia, voi due siete così casalinghi ormai… solo perché tu vai al college e tu sei troppo anziano, non vuol dire che non si possa provare a fare qualcosa di piacevole, ogni tanto?” -
- “E cosa c’è di divertente nel vedere Via col Vento per la centesima volta? Solo Caroline è capace di tanto! Ahahah!” - rise di gusto anche Elena, stavolta.
- “Ok ok, hai ragione. Però ci sarà da mangiare, molta gente e forse musica dal vivo. Andiamo ragazzi, la vita è bella, cerchiamo di non sprecare un solo giorno.” - il tono di Matt si fece più serio.
- “Va bene, ci penserò.. promesso” - concluse Stefan conciliante.
Elena fece solo un cenno di assenso col capo.
- “Bene, allora forse… Stefan, io vado a farmi una doccia e poi vado al Grill per un caffè..ci vediamo nel pomeriggio. Voi due andate da quella parte, giusto? Se non sbaglio le vostre nuove case sono vicine…” - il tentativo non ben celato, da parte dello sceriffo Donovan, di togliersi di torno, era sin troppo esplicito. Entrambi i giovani si diedero un’occhiata, perplessi.
- “Ok, d’accordo, andiamo a fare una doccia..” - replicò Stefan.
- “A più tardi…” - Matt si congedò allontanandosi con andatura veloce.
- “Andiamo da questa parte?” - disse Stefan con disinvoltura, rivolgendo lo sguardo verso Elena.
- “Ecco, io credo di dover fare una cosa prima di tornare a casa….Tu comincia ad andare, è una deviazione un po’ lunga…” - provò a fuggire maldestramente.
- “Non c’è problema, posso accompagnarti se vuoi…” - sempre candido Stefan.
- “Oh no, davvero, non è il caso, ti raffrederesti, devo fare una paio di commissioni. Non preoccuparti…” - ripeteva senza convinzione e indietreggiando piano. Dopodiché si voltò e gli diede le spalle.
- “Elena, asp….” - allungò una mano ma lei era già lontana.
Era lì, impalato come un idiota, saltellando sul posto in un movimento ormai automatico.
Era strana Elena, non era da lei, qualcosa la turbava.

Mentre mi allontanavo correndo non facevo che ripensare agli occhi di Stefan che mi scrutavano. Se avessimo fatto il tragitto insieme, da soli, mi avrebbe certamente fatto delle domande. Non sapevo mentirgli, e lui capiva quando mentivo. E quella mattina l’aveva certamente capito.
Ma in quel momento non me la sentivo di renderlo partecipe di sciocchezze che mi passavano per la testa in quei giorni. Troppe, forse, per essere ben messe a fuoco. Non potevo, non ancora… non a lui.



Note: Buonasera, un paio di precisazioni: Joshua, nella mia testa, ha il volto del Josh di The Orginals, l'amico di Davina. Si chiama così?
Inoltre mi sono permessa delle licenze sulla trama, non avendo alcuna idea di cosa accadrà negli Originali. Certamente sappiamo che Klaus sarà lontano dai suoi fratelli, ma ho scelto di non entrare nel merito di quelle vicende perchè non ricordo molto nè aveva senso seguire per forza quella linea. 
Il racconto si svolge un anno, o poco più, dopo gli eventi dell'ultima puntata di TVD. E' Stefan ad essere sopravvissuto, non si è mai sposato con Caroline. Elena sta studiando medicina (Elena, all'inizio di TVD, voleva fare la scrittrice. Motivo per cui la madre le aveva regalato un diario! Vedremo come evolverà la sua strada universitaria...).
La presenza di Jeremy a Mystic Falls, a fine serie, non è stata approfondita, solo un accenno sulla sua adesione alla Scuola nell'ultima puntata, quindi qualunque ruolo lui avrebbe potuto ricoprire, successivamente, andiamo ad immaginazione.
Volutamente ho scelto di non trattare nessun aspetto legato ai vampiri, nè alle streghe, nè ai licantropi. Almeno per ora (se non con episodi isolati e strumentali alla trama). Sappiamo che Caroline è un vampiro, certo, come Klaus. Ed Elena e Stefan non lo sono più.
Ma non credo metterò in scena sete di sangue, guarigioni con sangue di vampiro, lotte con licantropi o incantesimi di streghe. Questo aspetto è sottinteso ma non credo di inserirlo nella narrazione perchè, semplicemente, non credo ne sarei in grado!!
Quindi cercherò di raccontare una storia sulle persone umane e su come svolgono la loro vita, normale, da umani. Circondati da amici sovrannaturali che, certamente, potranno dare il loro contributo a loro modo.

 

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Capitolo 5
*** Via col vento.... ***


5 - Via col Vento..

Un pomeriggio intero a visionare Via col Vento? Non ne aveva alcuna intenzione. Era deciso, sarebbe rimasta a casa a guardare un altro film e a preparare la tesina che aveva comunque in programma per la settimana successiva. In fondo perché sprecare i giorni senza fare niente? Non era più una ragazzina.
Un’altra telefonata a Bonnie, due chiacchiere, poi prese dal frigorifero un po’ di succo di frutta e se ne versò un bicchiere. Era seduta al tavolo della sua cucina. Assomigliava davvero molto a quella della sua vecchia casa.
Forse questa somiglianza aveva un che di malsano. Non avrebbe dovuto dare ascolto a Matt. Anche Jeremy, quando finalmente si era degnato di farle visita, aveva notato l’inquietante somiglianza.
- “Caspita, mi sembra di tornare indietro nel tempo..” - aveva detto il giovane Gilbert.
Era molto cresciuto, era un adulto e si occupava accuratamente della gestione della scuola di Caroline. Aiutava soprattutto Alaric. Fare il cacciatore di vampiri poteva essere un lavoro a tempo pieno ma anche un lavoro part time, in fondo. Aveva pur sempre bisogno di un’occupazione seria. E far parte dello staff della scuola, in modo da poter anche rispondere a domande ambigue e curiose che molti bambini facevano, sembrava lo stesse assorbendo seriamente.
La sua partecipazione alle attività della scuola, in verità, consisteva più in una sorta di addestramento fisico dei bambini più grandi. Non insegnava loro ad usare balestre, paletti o granate alla verbena, no. La scuola non voleva crescere streghe che danno la caccia ai vampiri o ai lupi mannari. Ma certamente tutti desideravano che, oltre a comprendere meglio le loro potenzialità, oltre che ad affinare l’utilizzo degli incantesimi che sapevano fare spontaneamente, sapessero comunque difendersi. Dal mondo, da se stessi, anche da creature soprannaturali certo. Ma la preparazione fisica, in questo, era fondamentale.Ovviamente Alaric era presente per svolgere assieme questo delicato lavoro.

Ma tornando nella sua cucina, ad osservare il suo succo di frutta, Elena si distolse dal pensiero del fratello, che era comunque fonte di un retrogusto di preoccupazione di cui non si liberava mai del tutto. Era pur sempre la sorella maggiore.
Era ora di dedicarsi alla sua tesina, più tardi avrebbe visto un film.
Il sole era ancora alto e forte. Faceva molto caldo. Sicuramente l’aria fuori era al momento irrespirabile, ma più tardi sarebbe stata più fresca. E stare fuori sarebbe stato piacevole. Dopotutto le vicende di Rossella O'Hara duravano un bel po’….aveva tutto il tempo di portare a termine la sua tesina, e poi...
Ripensò all’ultima volta in cui aveva assistito alla proiezione di Via col Vento. La sera in cui Damon vagava per la città, in preda al delirio per il morso di licantropo che l’aveva quasi ucciso. Lei aveva trovato e l’aveva riaccompagnato a casa.
Quella sera era cominciato tutto. Quella sera c’era ancora Stefan. Stefan prima che si eclissasse dal mondo insieme a Klaus. Prima che la loro vita fosse stravolta, quando loro due erano ancora felici insieme. Chissà cosa sarebbe successo se Tyler, quella sera, non avesse morso Damon.
La loro vita, ora, sarebbe diversa? Stefan l’aveva mandata a casa per…salutare Damon. Sapeva che ne avevano bisogno, entrambi, ed aveva messo da parte i suoi risentimenti e le sue gelosie.
La generosità di Stefan superava sempre ogni confine immaginabile.
Negli anni successivi non era più stata a Mystic Falls in questo periodo dell’anno. Tirando le somme, era passato dopotutto un bel po’ di tempo dall’ultima volta che aveva visto Via col Vento!
- “Va bene, va bene…è chiaro quello che devo fare!” -

Si era fatto ormai buio.
Lui stesso, come altri, aveva optato per la visione dell’ultima parte del film. Quella che si svolgeva quando era ormai sera, quando nella folla ci si poteva confondere, quel momento del giorno in cui forse non in molti si accorgono di te. Era ciò in cui sperava.
Si era appostato ai margini della piazza, appoggiato ad un albero, osservando la platea fatta di persone adagiate a terra, a svolgere l’ormai consueto pic nic in stile Rossella ad Atlanta. Tantissime persone, tante famiglie, molti giovani ragazzi. Volti sereni e fiduciosi nella loro vita, come lo era stato il suo molti anni addietro, come lo era quello dei suoi amici pochi anni prima. Come era il volto di Elena, quella sera, prima che gli eventi precipitassero. Non aveva più assistito a Via col Vento da quella sera. Quando la sua vita era cambiata per sempre.
Quella sera Elena aveva baciato Damon in punto di morte, lui era partito con Klaus e al suo ritorno avrebbe trovato un altro mondo, un’altra Mystic Falls, una ragazza perduta per sempre.
Fu in quell’attimo che intravide la figura dinoccolata e ordinata di Elena attraversare la piazza. Così come aveva desiderato, neppure lei si era accorta di lui lì dove si era sistemato. Abbastanza nascosto da osservare gli altri senza essere però visto.
Si stava certamente aggirando senza meta, forse in cerca di facce familiari. La vide sollevare il braccio e salutare con entusiasmo..chi? Forse era Matt. Sì, dall’altra parte della piazza c’era proprio lo sceriffo che per quell’occasione, però, vestiva panni ufficiali. Si avvicinarono e passarono parecchi minuti a chiacchierare fitto e con serena e antica complicità.
Impiegò parecchio tempo, Stefan, per staccarsi da quell’albero. Finalmente si era deciso e aveva appena mosso il primo passo, quando si accorse che Elena e Matt si stavano salutando e che la giovane si stava rapidamente allontanando e dirigendo verso il Grill.
D’accordo, ora doveva decidere se raggiungere Matt di pattuglia, oppure Elena al Grill.
La scelta fu facile, in fondo Matt aveva senza dubbio molto da lavorare, non aveva bisogno di distrazione. Dopo sarebbe andato a salutare anche lui.
Aprì la porta del locale che, però, era semivuoto. Solo una persona o due, ad un angolo dietro ad una colonna. Anche il bancone era deserto. Questo era strano. E dove era finita Elena?
Decise di entrare e sedersi su uno sgabello. Era sempre il solito, il preferito di Damon, con accanto quello di Alaric. Battè un piccolo colpo secco sul bancone, ma non ricevette alcuna risposta. Regnava un insolito silenzio.
Le sue paranoie da vampiro erano sempre dentro di lui. Tuttora vedeva insidie ovunque, percepiva potenziali pericoli dove non c’erano.  Che si annidasse qualche strana minaccia all’interno del Grill? Seppure così fosse stato, cosa avrebbe mai potuto fare, ormai, non essendo più un vampiro?
Bene, forse nulla. Ma non era nella sua natura ignorare le sensazioni. C’era qualcosa da scoprire e decise di non tirarsi indietro.
Elena non poteva essere scomparsa, forse era semplicemente in bagno.
Si diresse verso quella porta e la spalancò con la mano:
- “Elena, sei qui? ti ho vista entr….” - si sporse oltre la porta e si ammutolì.
Di fronte a lui Elena e Joshua avvinghiati si stavano baciando con evidente trasporto.
La ragazza si staccò di colpo.  Istintivamente si portò una mano sulle labbra, come a nascondersi in modo poco sensato.
- “Cia..Ciao.. come mai sei qui?” - chiese la ragazza con imbarazzo traboccante.
- “Ehi, vi chiedo scusa… ti avevo visto entrare, volevo solo.. va tutto bene?” -
- “Sì, va tutto bene, certo…” - Elena rispose con fatica, non riuscendo però a sostenere il suo sguardo.
Maledizione. Non poté fare a meno di pensare tra sé e sé.
- “Certo che va tutto bene, cosa ti viene in mente? Ma soprattutto si può sapere chi diavolo sei?” -
- “Ehi, tranquillo. Non voglio niente. Io sono Stefan…e me ne sto andando…” -
Joshua fece fatica a contenersi e, staccandosi dall’abbraccio con Elena, fece qualche passo verso Stefan. Era esile ma piuttosto alto.
No, decisamente Stefan non aveva mai affrontato un corpo a corpo con chicchessia da quando non era più un vampiro. Non credeva ne avrebbe avuto bisogno, ma senza dubbio non aveva intenzione di sperimentarlo proprio in quel momento, non…con un amico di Elena.
Non sembrava avesse cattive intenzioni. Voleva solo marcare il suo territorio.
- “Stefan.. cioè il tuo ex?” - lo guardava sbandierando una finta spavalderia. Aveva sentito tante storie sui fratelli Salvatore, uno dei quali era morto da un po' in circostanze non chiare. Ma Stefan e Elena, beh, al liceo, tutti se li ricordavano.
- “Sì, è lui..ma siamo buoni amici..” - aggiunse Elena per cercare di stroncare sul nascere un momento di tensione.
- “Vedo che sai chi sono…” - disse Stefan incuriosito. Stava comunque, seppure impercettibilmente, continuando ad indietreggiare. Non era vigliaccheria, cercava di usare il buonsenso.
- “Te l’ho detto che qui si sanno tante cose, Elena…basta chiedere alla persone giuste. Volevi da bere?“ -
- “No, credo che me ne andrò a vedere la fine di Via col Vento!” - guardò in direzione di Elena e le strizzò l’occhio. Voleva che stesse tranquilla.
- “Va bene, Matt si trova dall’altro lato della piazza, vicino al municipio.” -
- “Sì, l’ho visto… ci vediamo, io vado…” -
Stefan si volatilizzò.
I due ragazzi rimasero fermi qualche attimo all’interno del bagno. Senza proferire parola.
Josh le dava le spalle. Elena non si muoveva. Il ragazzo alla fine si decise a voltarsi, la guardò per un secondo, e infine uscì dal bagno per tornare alle proprie incombenze.

Quando era uscita da casa aveva ipotizzato, per certo, che avrebbe cercato Matt come prima cosa.
Quando era arrivata in piazza sapeva che avrebbe trovato una marea di gente distesa a terra. Che sarebbe stato difficile attraversare tutte quelle persone senza camminare loro sopra. E sapeva che avrebbe faticato a rintracciare un viso familiare. Chissà se Stefan aveva deciso di presenziare, si era chiesta.
Una volta arrivata ai bordi dello spiazzale, si era trovata di fronte a sé il grande schermo che proiettava Rossella O’Hara, vestita di nero, intenta a curare i tanti ospiti moribondi della sua grande magione. Era già stato proiettato gran parte del film, ma non era ancora giunto al finale. Ormai conosceva a memoria ogni passaggio.
Si era accorta che Matt si trovava davanti al municipio, si era fatta coraggio incamminandosi per attraversare la folla. Ma un attimo prima di muoversi aveva sentito una mano afferrarle un polso.
- “Ehi…” - si era voltata infastidita. Era Joshua.
- “Ciao…sono io..non volevo spaventarti..” -
- “Ciao, ti chiedo scusa, è che c’è così tanta gente che non sai mai cosa ti può capitare…” -
- “Ma che vuoi che capiti a Mystic Falls… qui non succede mai niente!” - sorrise divertito.
Elena si rese conto che, probabilmente, la maggior parte degli abitanti di Mystic Falls non aveva mai percepito tutte le insidie, le calamità, i pericoli e le tragedie che erano avvenute nella loro città. Era evidente o, più semplicemente, forse qualcuno aveva provveduto a soggiogarli tutti? Forse…forse era stata Caroline. In fondo lei desiderava pace ed armonia, ed era il solo modo.
- “Hai ragione, cosa potrebbe mai succedere?”- ricambiò Elena, per compiacerlo e farlo sentire padrone della situazione.
- “Volevo dirti che il Grill è vuoto. Tutta la città è qui per Via col Vento. Non entra praticamente nessuno…se hai voglia di bere qualcosa, sai dove trovarmi..” -
Lo sguardo provocatore e invitante di Joshua non aveva lasciato adito a fraintendimenti.
Elena era rimasta colpita quanto forse lusingata dal suo aperto invito. Aveva, tra l’altro, abbandonato il Grill per raggiungerla, appositamente.
Fu una decisione assolutamente facile da prendere.
- “D’accordo, devo salutare lo sceriffo Donovan… poi verrò a bere qualcosa!” -
A quel punto aveva attraversato la piazza a passo svelto.
La chiacchierata con Matt era stata gradevole, seppure beve.
Aveva parlato di Caroline, della sua esasperata passione per Rossella O’Hara, di quanto fossero per lei ridondanti queste serate e di quanto tutto questo, ad oggi, fosse strano.
Ma il ragazzo era stato talmente felice di vederla che glielo aveva ripetuto più volte. Quanto fosse una bella cosa che si fosse decisa ad uscire di casa. Che anche le tradizioni andavano godute e che, mai come nell'ultimo anno, aveva provato gran piacere nelle piccole abitudini e ricorrenze che scandivano la serenità delle giornate nella loro città.
Stefan invece non si era visto, aveva detto Matt.
- “Davvero? Non è venuto? Oh, ok…” - aveva provato un indubbio sollievo nel sentire questo.
E questo le aveva dato lo slancio per fare ciò che avrebbe fatto di lì a pochi attimi. Certa che il tutto sarebbe rimasto un segreto, o quasi, tra lei e il barista Joshua.

Gli era capitato diverse volte di rimpiangere di non possedere più la velocità vampiro. Avrebbe voluto trovarsi a casa in un battere di ciglia.
Ma anche quella sera, come altre volte, aveva deciso di non prendere la macchina, di fare una lunga passeggiata a piedi e raggiungere il centro della città godendosi l’aria della sera. E poi detestava girare in macchina per le stradine di Mystic Falls, con la sua macchina d’epoca era piuttosto difficile passare inosservato. Ed era per certo una cosa che non lo faceva stare bene.
Quella sera aveva deciso di godere dell’aria di una normale serata di provincia che celebra una sua antica, per quanto frivola, tradizione.
Sicuramente molto frivola, avrebbe detto Elena, per contrastare gli entusiasmi di Caroline.
Elena che era sempre con i piedi per terra, che pensava alla vita vera e alle cose concrete.
Elena che stasera era stretta tra le braccia di una ragazzo che lui neppure aveva mai visto, chissà da quanto lo conosceva.
Sì, doveva essere il ragazzo del bar, certo. Ma non gli aveva mai prestato attenzione. Lei a quanto pare sì. Certamente lui aveva notato lei. Come avrebbe potuto non notarla, d’altronde.
Damon lo avrebbe senza dubbio massacrato di botte! Ma io cosa c’entro? Si ripeteva. Non mi riguarda, non è affar mio.
Prima di tornare a casa, però, aveva fatto una lunga deviazione ed era arrivato fino alla sua vecchia casa.
La Scuola Salvatore, al buio, aveva la sua consueta aria inquietante, quella che probabilmente veniva percepita da un occhio esterno. Ma era la sua casa e quella sera sentiva il bisogno di rivedere qualcosa di familiare, qualcosa di suo.
Forse sperava che qualcuno gli aprisse la porta, gli dicesse di entrare per bere un bourbon e fare due chiacchiere. Ne aveva certamente bisogno.
Chissà se Alaric era lì dentro? Caroline era partita. Non sapeva dove alloggiasse il suo amico. Non sono Damon, ma magari potrebbe offrirmi qualcosa da bere, si chiedeva.
Non aveva ancora finito di formulare il pensiero che si era trovato a suonare alla grande porta Salvatore.
La porta si era aperta e si trovò di trovò di fronte Jeremy Gilbert.
- “Ehi…che sorpresa...” -
- “Jeremy…è passato tanto tempo. Scusami se mi presento a quest’ora… cercavo Alaric.” -
- “Alaric è fuori città, dovrebbe tornare domani. Ha detto che non voleva stare in città nel giorno di massima confusione annuale!” -
- “Mmm, non posso dargli torto!” -
- “Entra…questa è casa tua. Ti prego..” -
- “Grazie…” -
Stefan varcò nuovamente la porta della sua casa. Era così strano, ma era lieto di aver trovato un volto amico.
Jeremy era davvero un uomo ormai. Era più alto e ben più grosso di lui, sebbene lui non si fosse mai sentito piccolo o indifeso. Il giovane Gilbert aveva maturato un grado di preparazione fisica che superava la media. Era un super cacciatore. E, allo stato attuale, era ben lieto di non essere più un vampiro.
Espresse questo pensiero ad alta voce e si fecero una sana risata.
Si trovarono seduto al loro divano, di fronte al camino, come era successo centinaia di volte con Damon.
Jeremy gli aveva offerto un bicchiere di ciò che, sapeva bene, desiderava in quel momento. Qualcosa di forte. Era chiaro dall’espressione sul suo viso.
- “Stefan..c’è qualcosa di cui vuoi parlare? Perché sei qui? Posso fare le veci di Alaric se ti fa piacere, sono diventato bravo ad ascoltare…” -
- “Ecco, Jeremy, apprezzo moltissimo ma..forse in questo caso non sei la persona più indicata.” -
- “Dici? Pensi ci sia qualcosa che ancora potrebbe turbarmi?” -
-“No, non penso questo…anzi. Sei un uomo in gamba, mi hanno riferito molto su di te, negli ultimi tempi…” -
- “E’ stata Elena? Perché lei non è molto obiettiva con me…” -
- “Già, è stata proprio Elena…” - si voltò verso il grande camino, sorseggiando dal suo bicchiere lentamente. Non era più molto bravo a sostenere l’alcool. Il bruciore era fastidioso e chiudeva gli occhi ogni volta che ingurgitava anche solo un piccolo sorso. Come un pivello adolescente alle prime armi.
Lo sguardo pensieroso non sfuggì al giovane amico.
- “Quindi è di questo che si tratta. Si tratta di Elena?” -
- “Possiamo dire...che si tratta di Elena, anche se…” -
- “Cosa?” -
- “Beh, non c’è molto di quello che fa che possa riguardarmi al momento..” -
- “Non sono convinto che sia corretto quanto dici…. Ma non vuoi dirmi esattamente cosa è accaduto? Fai finta che io sia Alaric!” - strizzò l’occhio cercando la complicità degli adulti. Quella che ancora non aveva realmente raggiunto, con nessuno di loro.
- “Non è così semplice, Jeremy… è tutto così…diverso..” -
- “Posso immaginare…siete cambiati, siamo cambiati. Elena è cambiata molto. Ma sai una cosa? Ultimamente ho visto in lei una luce che non vedevo da tanto. A volte sembra una ragazzina che cerca di scoprire la vita....” -
- “Credo sia esattamente così. Direi che hai colto nel segno, piccolo Gilbert!” - lo guardò instillando in lui ulteriore curiosità.
- “D’accordo, quindi non vuoi dirmi altro?” -
- “Poco fa tua sorella stava baciando un tizio dentro al bagno del Grill…” - tirò fuori il rospo e bevve tutto di un fiato quanto era rimasto nel suo bicchiere.
- “Ah…. Ecco, ora capisco! Devo dire che non era esattamente questo che intedevo per …ragazzina che cerca di riscoprire la vita……..!” - bisbigliò sorridendo un po’ perplesso, ma forse non sorpreso.
- “Già, neppure io…” - l’effetto dell’alcool assimilato cominciava a farsi sentire un po’. Non era molto, ma abbastanza da renderlo più…disinvolto.
Jeremy, però, era forse più colpito dalla reazione di Stefan. Lo spiazzava molto di più che sentire che sua sorella aveva baciato un tizio. In fondo cosa c’era di tanto strano? Evidentemente era strano per lui.
- “Quindi questa cosa ti ha infastidito?” -
- “Non ne sono sicuro, ma direi proprio di sì…” -
- “Beh, in fondo è normale…avete un passato importante in comune…” -
- “Non credo sia solo per questo motivo…. Credo siano giorni che cerca di tenermelo nascosto. Lo ha fatto in ogni modo. E'...strano..” -
- “Stefan….” - fece un gran sospiro. Non sapeva neppure lui cosa dire esattamente. Vedeva quel ragazzo in difficoltà. Un ragazzo che, dopo gli eventi dell’anno precedente, aveva chiuso i ponti con molti di loro. Lui compreso. Un ragazzo che stava per sposare Caroline Forbes. Con la quale, ora, parlava appena.
Un ragazzo che, qualche tempo fa, amava sua sorella ma che l’aveva completamente abbandonata dopo la perdita di Damon. Ma d'altronde lei stessa aveva fatto altrettanto, con tutti loro. Si era rifugiata al Whitmore.
Elena voleva una vita felice con Damon, da umani. E ora, dopo poco più di un anno dalla sua morte, baciava un altro dentro ad un bagno pubblico.
La vita continuava, per tutti.
Cosa voleva esattamente Stefan da lui, in quel momento? Da lui forse niente, d’altronde cercava Alaric, così aveva detto.
- “Non preoccuparti, Jeremy. Non volevo metterti in difficoltà… in realtà sono pensieri che prendono forma nella mia testa. Non so esattamente che significato abbiano. Non volevo coinvolgerti. Non è successo niente di speciale in fondo…” -
- “Forse sì, per te… ma io credo che tu sappia che non sono Alaric, quindi non ti dirò di fare qualcosa di esagerato o di eroico, né di affrontare le tue paure.
Tu, a mio avviso, devi vivere le tue giornate e pensare esclusivamente a te stesso. Devi trovare la tua strada, Stefan. Tutti noi lo stiamo facendo, chi in un modo chi in un altro. E, un po’ alla volta, dobbiamo farlo tutti. Tu, io, Elena….” -
- “E’ tutto chiaro, Jeremy….” - gli sorrise. Era stato molto diretto. E molto illuminante.
- "Scusami, forse non era questo che cercavi stasera..." -
- “No, non è vero. Sono contento di aver trovato te e non Alaric. Hai ragione,lui mi avrebbe certamente detto qualcosa tipo Scava a fondo nei tuoi sentimenti, caro Stefan. Devi fare ciò che ti senti, ecc….
Tu mi stai dicendo di farmi gli affari miei. Di pensare a me stesso, di lasciare che tua sorella viva la sua vita senza intromettermi. E hai ragione, sai? E’ la cosa più giusta. Ti ringrazio…” -
- “Io ho detto ciò che sentivo giusto, non solo per Elena, credimi…” -
- “Lo so, è per questo che ti ringrazio. Ora devo andare,  è stato un piacere. Buono questo Boutbon, sicuramente la fornitura di Damon ancora vi accompagna!” -
- “Direi proprio di sì, Alaric ci tiene molto!” -
- “Un’ultima cosa….” - si trovava già sulla porta - “Sono contento che questa casa ormai appartenga a voi. Tu, Alaric, Caroline. E' in buone mani. Mi fa sentire di non averla abbandonata…” - disse sollevando lo sguardo e osservando la sua intera casa, dall’esterno, in tutta la sua maestosità. Era una struttura imponente. Da solo non avrebbe saputo come gestirla, ora che era un uomo qualunque.
Si salutarono, era ora di tornare a casa, la sua attuale concreta casa. Quella del presente.

Quando giunse davanti all’ingresso della sua piccola abitazione e intravide quella figura rannicchiata sui gradini, si accorse di non essere poi così sorpreso nel trovarla lì.
-“Ce ne hai messo di tempo a tornare…” -
- “Ciao… sì, ho fatto una deviazione..” -
- “Una lunga deviazione…” -
- “Sono passato a …alla mia vecchia casa, dove ho trovato tuo fratello. Abbiamo fatto due chiacchiere!” -
- “Davvero? Allora saprai più cose di me, è un bel po’ che non lo vedo…” -
- “Sta bene.” - disse solamente, un po’ sbrigativo.
Qualche attimo di silenzio.
- "Tutto bene con...?" - fece un gesto con la mano per per qualche ragione Elena comprese.
- "Joshua, si chiama Joshua.." -
- "Bene... insomma, io sono dispiaciuto se..." -
- "Non è successo assolutamente niente, Stefan. Non ti devi preoccupare..." -
- "D'accordo..." -
Ancora silenzio.
- “Ma dimmi, Elena...come mai sei qui?” -
- “Beh, io non ho dovuto fare una grossa deviazione. La mia casa è a due isolati da qui…Volevo, ecco, sapevo che avresti voluto chidermi Tutto bene, Elena, con quel ragazzo?” - disse imitando il tono di voce serioso tipico di Stefan.
Lui sorrise di gusto. Abbassò lo sguardo ma tornò subito ad incontrare gli occhi di lei, che lo fissavano.
- “Ti ringrazio, mi conosci bene. Sei riuscita a vedere la fine di Via col Vento?” -
- “Non ce ne era bisogno, chi non conosce la fine di Via col Vento?” -
- “Tu, forse….c’è sempre qualche imprevisto durante la proiezione di quel film…” - aggiunse Stefan, con forzata ma rassicurante ironia.
- “Hai ragione!” - ricambiò Elena.
- “A quanto pare è destino tu debba baciare qualcuno durante la serata di Via col Vento…!” -
Elena non rispose. A quel punto non sapeva cosa dire.
- “Ti chiedo scusa, non sono affari miei… ho detto una sciocchezza.” -
Elena si alzò e fece qualche passo verso il ragazzo.
- “Non è vero che non sono affari tuoi…” - abbassò lo sguardo, tentando invano con la mano di ancorare i capelli dietro l’orecchio - “..è solo che…aaahh, accidenti, non so davvero che dire…” -
- “Non devi dirmi niente., Elena. E’ la tua vita, ne hai una sola.” - erano più vicini, ora, e Stefan osò come non faceva da anni. Le prese il viso tra le mani, in un gesto di tenerezza perché ascoltasse meglio ciò che aveva da dirle.
- “…devi viverla come vuoi. Devi fare tutto ciò che ti fa stare bene, vivere tutto ciò di cui ti senti di aver bisogno. E non devi preoccuparti di nessun altro al di fuori di te stessa. Credimi, te lo sei meritato!” -
- “Stefan…” - poggiò le sue mani su quelle del ragazzo. Che la avvolgevano rassicurandola. Lo osservava sicura senza più sentire il bisogno di fuggire il suo sguardo. Ma come faceva ad avere sempre le idee così chiare? Come faceva a dire sempre la cosa giusta?
- “..io non lo so, non so cosa voglio fare della mia vita…” -
Si allontanarono di un passo, ritrovando un equilibrio che tra di loro era ancora necessario.
- “Lo saprai, lo saprai giorno dopo giorno. Non devi decidere la tua vita oggi, Elena…c’è ancora così tanto tempo.” -
- “A volte vorrei fosse più facile…” -
- “Lo so, anch’io…non sai quanto..” -
Si guardarono senza riuscire ad aggiungere altro. Entrambi stavano vivendo un momento di grande smarrimento. Verso se stessi, l’uno verso l’altro. Sentimenti che si accavallavano, che si scontravano. Che si completavano e si respingevano.
Era complicato, sì. Lo era tutto. Ma forse sarebbe stato più facile, prima o poi…forse. Ma serviva tempo.
Si erano salutati senza indugiare ulteriormente.
Elena si diresse verso casa, mentre Stefan la osserva da lontano, in piedi sul portico della sua piccola casa. Osservò a lungo la sua figura fino a che non scomparve definitivamente dietro l’angolo.
Buonanotte Elena..

Elena avrebbe voluto voltarsi, ma non lo fece.
Buonanotte Stefan..



 

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Capitolo 6
*** La normalità di Mystic Falls ***


6 - La normalità di Mystic Falls

E in men che non si dica, senza neppure capire esattamente come fosse potuto succedere, mi ero ritrovata a frequentare Joshua regolarmente.
Ci vedevamo tutti i giorni. Ogni pomeriggio, dopo la scuola, veniva a casa mia prima di iniziare il turno al Grill e la sera, non sempre ma spesso, lo raggiungevo al locale vicino all’orario di chiusura.
Le sue coetanee non riuscivano a non fissarmi non appena entravo, sentivo i loro occhi passare in rassegna ogni parte del mio corpo. Sono certa sapessero anche cosa indossavo come biancheria intima, tanto erano insistenti i loro sguardi su di me.
Joshua era molto ambito, era uno studente del liceo, all’ultimo anno. Un bel ragazzo certamente. Era il ragazzo perfetto per molte di loro.
Mentre io ero la ragazza più grande, quella problematica senza genitori e con un fratello strano, che viveva alla Whitmore. Quella che, dicevano, tanto prima o poi se ne sarebbe andata per tornare al college.
Era davvero una gran fatica essere la ragazza di Joshua!
Eppure non avevo remore, non avevo sensi di colpa. Non mi sentivo in imbarazzo. Prendevo ciò che mi interessava. Ciò di cui avevo bisogno.
Non era forse quello che mi avevano consigliato i miei amici?
Ero la ragazza che….vive da sola. E sapevano bene, tutte, che quando Josh veniva a casa mia non passavamo certamente il tempo guardando un film o prendo il tè.
Feci molto sesso. Sì, lo feci e lo feci con molto trasporto. Con molto entusiasmo e partecipazione.
Mi mancava sentirmi così. Libera. Pronta a godermi la vita senza rimpianti. Forse stavo imparando a “spegnere le emozioni” in modo umano. Avevo cioè imparato a non arrovellare la testa in inutili paranoie.
E lui sembrava lì per questo, sembrava giunto nella mia vita per permettermi di vivere qualcosa. Di tornare ad essere una persona che prova emozioni, giuste, sbagliate, vere, esasperate. Ma erano emozioni.
Credo che, per la prima volta, mi resi conto di aver fatto qualcosa solo  per me stessa, senza Damon.
Forse avevo rotto il tabù che mi portavo dietro, quello che mi aveva impedito anche solo di ipotizzare una cosa del genere, fino a non molto tempo prima.
Chissà cosa pensava di me, in quegli attimi, se poteva vedermi? Scacciavo il pensiero ogni volta che l’immagine di Damon si affacciava. Ormai era fatta, avevo saltato il fosso e non potevo tornare indietro.
Mi sentivo pronta per godere delle mie giornate, ma non ero ancora pronta per “parlarne” con Damon.
Questi incontri durarono per settimane. I giorni si susseguivano intensi e rapidi. Mi sembrava, a volte, di non riprendere fiato, non mi volevo fermare. Pomeriggio, sera, mattina successiva. Qualche sms, qualche “mi manchi”. Da parte sua…
Caroline aveva promesso di tornare entro la fine del mese di luglio. Mancava ancora un bel po’ alla fine delle vacanze, prima che ricominciassero le lezioni alla Whitmore. Ero dispiaciuta di non avere la mia amica presente per poter condividere con lei le ultime novità. Eppure non glielo avevo mai neppure accennato, non per telefono. Mi faceva domande ed io divagavo.
Stefan invece…ecco, erano altri sms. Quelli strani, quelli incompiuti, quelli nei quali non ci dicevamo mai tutto. Quelli in cui, certamente, non gli avevo mai parlato dei miei incontri con Josh. Probabilmente ne era a conoscenza, a Mystic Falls si sapeva sempre tutto di tutti, era ovvio. Ma non mi aveva mai chiesto niente, non per quel lungo periodo per lo meno.
Dopo quella sera,,,quella dopo l'incontro nel bagno del Grill...insomma, non avevamo più toccato l’argomento Joshua. Forse sapevo bene anche in quel momento cosa pstesse provando Stefan, ma per un bel po’ di tempo lo nascosi a me stessa. Sarebbe stato troppo complicato, in quel periodo, affrontare anche i miei sentimenti per lui. Lui era parte di me, lo era sempre stato. Ma non ero pronta…pronta per accettare che non sarebbe stato sbagliato amarlo ancora, che non sarebbe stato un tradimento verso Damon. Pronta per capire che quello spazio nel mio cuore era riservato a lui. Non avrebbe potuto essere di nessun altro.
Ma quello stato di estraniamento dalla realtà durò poco, a dire il vero. Quelle settimane di falsata spensieratezza non potevano che avere un termine.. era inevitabile accadesse qualcosa che mi riportasse a fare i conti con me stessa, col mio cuore, con i miei sentimenti più importanti…


Era ormai quasi un mese che i due giovani si congedavano sulla porta di casa, scambiandosi un bacio.
Josh era in procinto di andare al Grill. Avevano dato sfogo ai loro desideri, anche quel giorno e, indubbiamente, Joshua toccava sempre più il cielo con un dito.
- “Ciao” - le sussurrò all’orecchio, appoggiandole una mano sul fianco con una presa che lasciava intendere ogni pensiero che attraversava la sua mente.
- “Ti chiamo dopo. Passi stasera?” - era molto coinvolto e non celava i suoi desideri nei confronti di Elena.
- “Io…credo di sì, certo. Vorrei provare a studiare un po’, sai, i giorni passano e tra non molto mi dovrò rimettere in riga!” - gli strizzò l’occhio, tentando di sviare l’attenzione su qualcosa di più concreto. Qualcosa che non fossero unicamente baci, carezze, addominali e conoscenza intima approfondita.
- “Certo, capisco… allora chiamami più tardi quando avrai deciso!” -
- “Se non verrò per una sera le tue ammiratrici potranno respirare!” -
- “Dai, Elena, lo sai che non mi importa di loro…” -
- “Lo so, ma mi diverto a ricordartelo…” - si divertiva indubbiamene.
Josh si innervosiva facilmente. Non era un tipo aggressivo, ma era certamente insicuro e reagiva a volte eccessivamente se si sentiva in difficoltà. Come era successo quel giorno con Stefan.
Stefan….accidenti, possibile che non avesse più messo piede al Grill da quella sera? 
Si erano incontrati nuovamente correndo la mattina, avevano scambiato due chiacchiere sulla giornata, sulla tecnica preferita per fare stretching, non avevano assolutamente toccato l’argomento “Joshua del Bar” e lui non era più entrato al Grill. Accidenti, se ne era resa conto solo in quell'istante. Come era possibile? Era stata presa da se stessa e questo non era da lei.

Era ormai tarda sera, ci aveva riflettuto più e più volte ma non si decideva ad uscire di casa per raggiungere Josh al Grill.
Si sedette fuori sul portico, accovacciata sulle scale, come era solita fare da sempre, da quando era una ragazzina nella loro vecchia grande casa.
La figura che vide avvicinarsi non la stupì poi molto. Pensare alla sua vecchia casa aveva avuto effetto e suo fratello si era materializzato!
- “Ehi, che fai in giro a quest’ora? O piuttosto, cosa fai a quest’ora in periferia?” - ironizzava spesso Elena sulla sua piccola casa, lontana da tutti ma anche in grado di salvarla da occhi indiscreti, così credeva.
- “Non sei poi così lontana, Mystic Falls non è certo una metropoli. Volevo vedere come ti va… non ci sentiamo da parecchi giorni. Ma ti ho visto ieri sera al Grill…” -
- “Davvero?” -
- “Sì…” -
- “Non me ne sono accorta…mi dispiace!” -
- “Lo so, eri molto presa…” -
- “E..? Sei venuto per dirmi cosa?” -
- “Beh, niente di particolare. Mi chiedevo giusto se…se quello che vedo è come sembra..” -
- “Credo sia come sembra, sì…” -
- “Sul serio quindi stai insieme a Joshua del Grill?” -
- “Non so cosa intendi per…stare insieme. Diciamo che passiamo del buon tempo insieme…” -
- “Fate sesso, insomma!” -
- “Jeremy!!” - esclamò Elena con un finto imbarazzo per rimettere le distanze. Ma forse non aveva scampo.
- “Andiamo, Elena, sono un adulto e ho visto cose che molti coetanei non sanno neppure esistano. Pensi potrei scandalizzarmi se mia sorella fa del piacevole sesso per distrarsi??” -
- “Distrarmi? Distrarmi da cosa?” -
- “Non so,  potrei farti un lungo elenco, penso. Ma è solo la sensazione che ho avuto…posso sbagliare..” -
Jeremy incalzava senza troppe esitazioni. Era molto diretto e aveva le idee chiare con quella visita. Tuttavia lei fece di tutto per non dare seguito alle sue insinuazioni. Non aveva voglia di giustificarsi, ma soprattutto non credeva ci fosse nulla da spiegare. Frequentava Josh, qual era il problema?
- “Jeremy…non devi preoccuparti per me. Forse per la prima volta, dopo molto tempo, sto bene e vivo alla giornata senza pensare né al passato né al futuro. Pensi forse che Damon non approverebbe??” - lo chiese con un leggero timore per la risposta che avrebbe potuto ricevere.
- “Damon? Oh no, non credo affatto che non approverebbe. Perché Damon avrebbe fatto esattamente questo.. Oddio, forse gli spaccherebbe la testa, ma so anche che voleva che tu fossi felice. Ma non è di Damon che mi preoccuperei…” -
- “Ah no? E di chi ti stai preoccupando?” -
- “Lascia stare…. Elena, non ti sto giudicando. Dovresti saperlo, ma non vorrei tu continuassi una cosa che non ha alcun senso nella tua vita. Ti sei forse innamorata? Ti conosco bene, a te di quel ragazzo non importa nulla…” - centro. Aveva fatto decisamente centro.
- “Jeremy…” - non riuscì a replicare.
Durante tutta la conversazione Elena era rimasta seduta sul gradino del suo portico e Jeremy era rimasto in piedi, di fronte a lei.
Si congedarono quasi in silenzio, ma prima di andare il giovane fratello Gilbert aggiunse un’ultima frase.
- “Meriti di più…. Dovresti guardarti meglio attorno….” - si era allontanato piano.
Elena si era alzata in piedi istintivamente, aveva tentato di allungare un braccio, quasi ad inseguirlo, forse ad inseguire ciò che le aveva detto, tutte le parole che ora stavano risuonando intorno a lei.

Era rimasta seduta sul portico per un bel pezzo, a riflettere sulle parole di suo fratello, ad osservare il cielo stellato, a cercare qualche risposta a non sapeva neppure bene quale domanda.
Fece una breve passeggiata nei dintorni, era ormai certa che a Mystic Falls non potesse accadere nulla, non più ormai. Certo, i vampiri erano ovunque, gli Originali sparsi per il mondo. Ma da lei cosa avrebbero potuto volere ormai? Non aveva alcun concreto timore.
Vide in lontananza la casa di Stefan. Le venne da sorridere pensando che, in fondo, il fatto che Stefan non fosse più un vampiro lo rendeva un vicino pressoché inutile!
Lo ammise. Ma l'aveva già fatto da tempo. Quando aveva conosciuto Stefan, e aveva scoperto che era un vampiro, la cosa l’aveva senza dubbio terrorizzata, da principio, ma in breve tempo quel sentimento di paura era stato sostituito dalla fiducia che lui si era saputo conquistare. E quel suo essere diverso, sovrannaturale, immortale… le aveva trasmesso un senso di grande sicurezza e protezione.
Lo stesso aveva sempre provato con Damon. Anche se non da subito. I Salvatore si erano sempre presi cura di lei. Era stata fortunata e lo sapeva.
Ma nonostante quella parte della sua vita, sebbene assurda e dolorosa, le avesse lasciato il ricordo di un periodo eccitante e irripetibile, era comunque grata al pensiero di poter godere, ora, di una vita così tanto normale. 
Una vita  normale per lei, una vita normale per Stefan, nella rassicurante normalità di Mystic Falls.
Riflettendo su questo e molto altro, rientrando a casa, si era resa conto che Josh non era a conoscenza di nulla della sua vita passata, né lei aveva mai pensato di renderlo partecipe di alcunché. Che senso poteva avere? Forse non le avrebbe neppure creduto.  Anzi, non le avrebbe creduto certamente. L’avrebbe presa per pazza e sarebbe fuggito a gambe levate e l’avrebbe perso…
Perdere Josh? Questo pensiero non le provocò alcuna crisi di ansia.… sapeva che sarebbe successo prima o poi. Avevano ragione su di lei, in fondo. Non sapeva quando, ma sapeva che presto o tardi avrebbe chiuso questa storia.
Quello che cercava l’aveva avuto, l’aveva provato e sperimentato. Era ancora viva e capace di sentire qualcosa.
Su questo aveva le idee molto chiare, e con queste idee chiare si era infilata nel suo letto e aveva dormito profondamente.
Forse il giorno dopo avrebbe dovuto riferire tutte le sue conclusioni a Jeremy, era quel che voleva sapere in fondo.

- “Stai scherzando??” - gridava Caroline dall’altro capo del telefono, dopo aver ascoltato la risposta alla domanda Come sta andando con Joshua?
- “Caroline, ho mai scherzato su queste cose??” -
- “Mi stai dicendo è quasi un mese che te la spassi con quel gran bel ragazzo e non mi avevi detto niente??” -
- “Avanti Caroline, eri dall’altro capo del mondo…anzi, lo sei ancora a dire il vero, te l’avrei detto al tuo ritorno!” – commentava Elena camminando verso la Scuola Salvatore.
- “Ok, ok, credo che appena tornerò a Mystic Falls dovremo fare una lunga chiacchierata. Voglio sapere tutto, Elena, non provarci nemmeno a fare la vaga sui particolari!”-
- “Non ti racconterò mai i particolari, lo sai!” -
- “Lo vedremo!” - concluse sicura di sé la bionda Vampira, direttamente dalla costa occidentale sud occidentale della spagna.
- “Ciao Caroline, divertitevi!” - Elena chiuse la comunicazione e rimase qualche istante a fissare lo schermo del suo telefono, immaginando il sorrisetto soddisfatto della sua amica dall’altra parte.
- “Ehi, deve essere stata una telefonata piacevole a giudicare dall’espressione…” - la voce di Stefan la distolse e la sorprese. Quanto tempo era passato?
- “Stefan…!” - un grande sorriso non trattenuto le riempì il viso. Persino Stefan si accorse della sincerità di quell’espressione.  Si trovavano di fronte all’ingresso della Scuola Salvatore. Entrambi con lo stesso proposito, a quanto pare. Andare a trovare Jeremy e Alaric? Non importava.
- “Era… Caroline…” - disse Elena fissando il telefono che aveva in mano.
- “Ah sì? Sul serio?” - esclamò il ragazzo con tono allusivo.
- “Era Caroline, sto dicendo sul serio!” - aggiunse guardandolo seria e ironica al tempo stesso.
- “Bene, cosa dice?” -
- “Dovrebbe tornare tra tre giorni! In tempi per il organizzare il ballo prima dell’inizio della scuola, dice…” -
- “Un altro ballo? Oh mio dio, siamo rovinati, ci metterà sotto un’altra volta!” -
Elena fece una risata complice.
- “Ma no, parlo del ballo della scuola. Non si tratta dei Fondatori o di Miss Mystic Falls…ci saranno gli studenti ad organizzare tutto. Lei si occuperà solo di stabilire il tema della festa, o cose simili…” -
- “Bene, allora forse siamo salvi… o almeno lo sono io, tu dovrai andarci…” - le strizzò l’occhio alludendo.
- “Cosa? Dove?” -
- “Beh, al ballo. D’altronde frequenti uno studente del liceo, Elena. Te lo chiederà senza dubbio!” -
- “Mmmmm, cosa? io non frequent….” - si zittì da sola, rendendosi conto che stava per negare una cosa che certamente non poteva essere passata inosservata. Stefan era chiaramente molto aggiornato.
- “Ok, d’accordo…comunque non ho nessuna intenzione di andarci…” -
- “Perché no?” -
- “Stefan, non scherzare…!” - si crucciò Elena.
- “Io non sto scherzando! Credo proprio che non avrai scelta!” - le sorrise e si allontanò. Un misto tra sarcasmo e amarezza era emerso dal suo tono di voce.

Osservò Stefan allontanarsi. Cosa avrebbe dovuto dire? Cosa voleva dirle lui? Non aveva alcun senso, nulla aveva più senso per lei, ormai.
Il ballo? Non era lì per pensare a quell’aspetto della vita. Non desiderava in alcun modo tornare ad essere un’adolescente. Non ne aveva il tempo né le intenzioni. Non era questa la normalità che cercava, accidenti!

Era passata poco meno di una settimana, Caroline era tornata e l’argomento “ballo” aveva cominciato a serpeggiare per le strade di Mystic Falls.
I ragazzi erano in fermento, le ragazze non parlavano d’altro o, in alternativa, alcune si isolavano per evitare spinosi problemi, gelosie e inviti mancati.
Non le mancava affatto, pensava Elena in quei giorni, l’aria che si respirava in quelle giornate frenetiche. Né le mancava l’aria che si respirava dentro al liceo di Mystc Falls.
C’era stato un momento in cui aveva partecipato davvero a molte feste. Non si accendeva come Caroline, ma le piaceva indossare abiti a tema e le era piaciuto, in più di una circostanza, andare al ballo al braccio di un bel ragazzo.  Matt? Non si ricordava se fossero mai andati insieme ad un ballo.
Focalizzando la sua mente su quegli eventi, era chiaro che gli ultimi due anni della scuola erano stati monopolizzati dal suo rapporto con Stefan. E per certo, se ripensava ai balli della scuola, era sicuramente quel volto a predominare su tutti.
Stefan in smoking….aveva fatto morire di invidia la maggior parte delle ragazze del liceo. Il ragazzo perfetto, il ragazzo misterioso appena arrivato nella scuola. Lei lo aveva avuto. Incredibilmente aveva quasi rimosso quel periodo della sua vita.  
Il tempo trascorso con Damon, quando stavano insieme, risaliva invece al primo anno al college. Niente balli, niente feste. Erano due vampiri e le loro giornate insieme erano state scandite da molti, troppi eventi legati alla loro natura e a tutto quello che aveva comportato.
Aveva vissuto con lui un rapporto così diverso, così intenso quanto tormentato.
Ma in fondo tutta la sua vita, dal giorno in cui aveva conosciuto i fratelli Salvatore, era stata stravolta e tormentata.
L’amore per Stefan nonostante fosse un vampiro, il ballo di Miss Mystic Falls, l’attrazione per Damon e per tutta la sua fama di fratello cattivo. Il cambiamento di Stefan, la presa di coscienza di provare, probabilmente, sentimenti importanti per entrambi..
Il suo cuore era stato diviso. Poi aveva preso la sua decisione, seppure sofferta e, proprio quando avevano deciso insieme di fare un salto nel buio, di prendere una cura che avrebbe cambiato le loro vite, lui se ne era andato per sempre. E lei non aveva mai potuto neppure dirgli addio.
Il suo cuore era ancora ferito, sapeva che non era ancora in grado di pensare oltre. Sebbene fosse, molto probabilmente, il momento di farlo.
Quando stava con Josh non pensava a lui, no. Si dedicava a quel ragazzo, in modo molto fisico, ma lo faceva. 
Aveva però chiaro, dentro di sé, che il piccolo Joshua era ben lontano dal poter occupare un posto ormai vuoto nel suo cuore, o dal ricucire le innumerevoli ferite.
Forse doveva ancora arrivare qualcuno che potesse capire, capire tutto. 

La sua mente a volte era un fiume in piena di pensieri e riflessioni.
Ma doveva tornare al presente, e nel presente c'era il Ballo….sì, c'era. Non facevano che ricordarglielo.
Accidenti! Lei era stata un vampiro ed era tornata indietro. Come poteva la sua vita essere uguale a prima? Come potevano avere importanza, per lei, le cose di ogni giorno che invece avevano importanza per tutti gli altri? Forse Matt ci riusciva, lui sì. Si era saldamente ancorato alla sua dimensione umana dalla quale non era mai uscito.
Ma a lei, spesso, vivere quella normalità sembrava uno scoglio insormontabile. Non ce la faceva, le sembrava tutto così inutile, così privo di senso.
Si chiedeva spesso se Stefan si sentisse come lei, se provasse rimpianti, tormenti, paure vere. Era tornato ad essere umano dopo quasi centocinquant’anni. Aveva perso suo fratello, con il quale aveva condiviso l’amore, il buio, la morte, il dolore. 
Eppure appariva sempre calmo, controllato. Serio ma mai scontroso. Qualunque cosa provasse non l'avrebbe mai data a vedere del tutto. Stefan non voleva mai che i suoi problemi pesassero su altri.
Lei stessa spesso non trovava neppure la forza di alzarsi dal letto la mattina. Ma non era brava conme Stefan a nasconderlo forse, e per questa ragione le serviva Josh, le serviva a darle lo slancio di cui aveva bisogno.
Josh, le serate al Grill a bere e a giocare a biliardo. Per ora non le serviva altro.

- “E allora? Pensi che lei si farebbe problemi a parti invertite?” -
- “Non lo so, forse hai ragione. Però lei c’è, non puoi far finta che non esista!” -
- “Non sto facendo finta che non esista, ho solo detto che farò il possibile perché Josh si accorga che non esiste solo Elena Gilbert!”  -
- “…mmmm, non ti invidio. Io non vorrei rovinarmi il ballo per dare la caccia ad un ragazzo che è chiaramente cotto di un’altra..” -
- “Probabile, ma cosa ho da perdere? Tanto non ho neppure un cavaliere…” -
- “Non ci credo che non ne troverai uno…” -
- “Non sto facendo niente per trovarlo, forse dovrei… è solo che io..io voglio Josh.” -
Kristen, bella e avvenente biondina,  era senza dubbio molto agguerrita. Inutili erano stati saggi consigli dell’amica Doroty.
L’udito da vampiro di Caroline aveva con captato con chiarezza questa conversazione, poco prima di entrare nell’ufficio della Preside per presentare il tema del ballo di inizio anno.
Dopo aver assolto al suo compito, per cui si era impegnata con la Preside in tutti gli anni passati, aveva concluso la conversazione estorcendole con la compulsione informazioni sulle due ragazze di cui aveva intravisto le sagome, fuori dal bagno delle ragazze.
Due ragazze a posto, diceva, ma senza dubbio Kristen era molto vivace e molto sveglia con l’altro sesso. Nonostante non avesse ancora diciotto anni, aveva già avuto molte esperienze.
- “Bene.. immagino che il barista del Grill sia il suo nuovo oggetto del desiderio!” -
- “Sembra proprio di sì” - aveva risposto la Signora Gibbons.
Diciotto anni, quelli che lei stessa non aveva mai compiuto. Lei era intrappolata da anni nei diciassette e dentro ai quali sarebbe rimasta, in teoria, per  l’eternità.
Elena no, Elena ora era umana, come Stefan. La loro vita aveva ripreso a scorrere, Elena era stata un vampiro per quanto? Forse neppure due anni. Poi era caduta in un sonno principesco, durante il quale, però, il tempo aveva ripreso a scorrere. E ora poteva nuovamente festeggiare il suo compleanno. Tra non molto avrebbe compiuto venticinque anni….
Oh mio Dio, ma quand’era esattamente il compleanno di Elena? Forse se ne era dimenticata? Doveva assolutamente rimediare.
E poi doveva metterla in guardia dalla piccola aspirante reginetta delle feste di Mystic Falls. Forse non era l’uomo della sua vita, ma quella lì voleva Joshua ed Elena doveva saperlo.
Mentre tutte queste riflessioni attraversavano la sua testa, aveva attraversato tutto il cortile della scuola e aveva raggiunto la sua auto.
Prese in fretta il suo cellulare e lo portò all’orecchio.
- “Matt! Ciao….sì, certo che sono tornata. Devi assolutamente ricordarmi quand’è il compleanno di Elena! Che cosa? Oh mio dio, non ce la farò mai!.... Matt.. devi aiutarmi!” - con il sorrisetto furbo tipico di Caroline Forbes, chiuse in fretta la comunicazione e salì in macchina.






 

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Capitolo 7
*** Lasciar andare.. ***


7 - Lasciare andare..

Stefan aveva aderito all’idea della festa a sorpresa senza alcuna riserva. Se non altro perché diversamente il tormento Forbes si sarebbe abbattuto su di lui senza tregua.
Dobbiamo festeggiare Elena…era il mantra che Caroline andava ripetendo da giorni.
E sebbene Stefan fosse sempre stato restio ad ogni forma di protagonismo, consapevole che neppure Elena amava stare al centro dell’attenzione, non aveva potuto che cedere alle insistenze della giovane vampira.
Durante una delle innumerevoli convesazioni di quei giorni, Caroline si era decisa ed era stata molto diretta.
- “Ok, senti, le cose tra noi sono cambiate. Non ne abbiamo mai parlato come avremmo dovuto, Stefan…ma ora sento per certo che la nostra vita sta andando avanti, la tua e quella di Elena stanno andando avanti, due vite vere. E non ho intenzione di tralasciare alcun momento della mia e della vostra vita. Perché ce lo meritiamo!” – il tono perentorio non aveva lasciato dubbi sui reali sentimenti che stava vivendo.
- “Caroline…credimi, mi avevi convinto dalla prima volta in cui hai detto Compleanno Elena…! Avanti…Cosa posso fare per aiutarti?” -
- “Niente, dovrai esserci. Senza fare la solita parte dello scontroso che se ne va prima della torta, però. D’accordo?!” -
- “D’accordo…vorrà dire che me ne andrò subito Dopo la torta!” - una bella risata complice uscì da entrambi. Era passato molto tempo dall’ultima volta in cui si erano ritrovati da soli, a parlare come due persone che si conoscono a fondo, quali erano, e con serena complicità.
Come era sempre stato, come dal primo giorno in cui lei era diventata un vampiro. E ora, a poco a poco, sembrava stessero ritrovando l’antica sintonia.
Ciò che forse Caroline ancora faticava a comprendere, agli occhi di Stefan, era il fatto che lui desiderasse solamente vivere la sua vita.
Era vero, non aveva mai molta voglia di partecipare ad alcun evento, né di essere coinvolto nella vita della comunità. Ma non riusciva in alcun modo a far capire alla gente che lo circondava, neppure ai suoi amici, che la sola cosa che lo faceva stare bene era assaporare i momenti di una giornata comune di una persona qualunque. Forse solo Elena aveva compreso perchè, molto probabilmente, stava affrontando lo stesso percorso.
C’erano giorni in cui gli sentiva la terra mancargli sotto ai piedi. Scuramente Matt aveva ragione, aveva bisogno di trovare uno scopo nella sua vita. Un’occupazione vera che rendesse le sue giornate degne di essere vissute. Ma sentiva di desiderare qualcosa di importante. Non si sarebbe potuto accontentare di fare il cameriere al Grill. Non ci sarebbe stato nulla di male, ma sapeva che non era quella la sua strada.
Ma per certo non sentiva alcuna nostalgia per feste, balli, sfilate, cerimonie ufficiali o parate della polizia. E cercava di godersi ogni attimo, ogni attimo di ansia e ogni attimo di noia, tutto ciò che, dell’essere umano, non ricordava.
Certe mattine, quando andava a correre, gli si spezzava il fiato dalla fatica. Era una sensazione schiacciante quanto meravigliosa. Chissà quanti avrebbero potuto comprendere se lo avesse espresso ad alta voce.
Ma attraversava anche momenti di oscurità. Quell’oscurità che non lo aveva del tutto abbandonato. Un secolo in mezzo di storia, buona parte del quale passato ad uccidere persone innocenti, era un bagaglio pesante di cui, probabilmente, non si sarebbe mai liberato.
Ma sentiva però, nella testa, una voce costante che gli ricordava che la sua seconda opportunità era fuori dalla porta ogni giorno, ad ogni sorgere del sole. Voleva scoprire se stesso in questa nuova veste e aveva passato l’ultimo anno a cercare di accettare che, per far provare a lui l’emozione di una vita umana, Damon si era sacrificato e aveva rinunciato a tutto.
Non era in grado di pensare a niente altro, come tempo prima lui stesso aveva detto a Matt, che meritarsi la vita che il fratello aveva scelto di donargli.
Talvolta ripensava a quegli ultimi attimi con Damon. I ricordi erano sfocati. Rammentava per certo di non aver avuto scelta che andarsene, ma sapeva anche di averlo fatto con grande fatica.
Sapeva che suo fratello gli aveva “intimato” di essere felice.
- “Vuoi stare con Caroline? Vai e riprenditela. Ma se la ami ancora, fratello….” -
Si riferiva ad Elena, certo. Lui lo sapeva. Ed era certo di avere una risposta molto chiara a quel punto interrogativo.

Non hai idea, fratello, di quanto sia difficile mantenere questo proposito. Vorrei poter rendere omaggio in modo adeguato, ogni giorno, al sacrificio che hai fatto per me.
Mi sento così solo, a volte. Mi sento stanco, affaticato nella mente e nel corpo. Centocinquanta anni da vampiro mi pesano come un macigno, a volte.
E non sempre mi sento bene, a volte non vorrei alzarmi dal letto, ma mi sforzo perché devo, perché te lo devo, perché voglio credere che ci sia qualcosa là fuori per me.
Ma mi sento solo, a volte….direi spesso.
Elena è…così vicina ma così distante. Sta vivendo la sua vita.
A volte mi sembra di intravedere un futuro che possa includerla, altre volte mi sembra impossibile poter tornare ad occupare un posto che forse non mi appartiene più.
Ok, d’accordo, so cosa stai per dirmi. Non devo vivere di rimpianti, meglio un rimorso in più. Ma non posso farci niente, lo sai come sono fatto…
Lei è molto cambiata. Cambiata dalla vita che ha avuto finora, dal dolore che ha provato. Troppo dolore.
Lo era anche allora, provata dagli eventi e dalla perdita. Ma era ancora capace di guardare il mondo con occhi puliti e fiduciosi, con una vita intera davanti e nessuno ad ostacolarla.
Poi la sua vita l’abbiamo stravolta, tu ed io, Damon. Non riesco a darmi pace per questo, a volte.
E ora vedo  questa nuova giovane donna, così forte ma così… diversa.  Non ride più come una volta.
 Ha la sua facciata, il guscio in cui si è  rifugiata e cerca di viverci al meglio. Credo che il suo cuore sia ancora triste.
Ma devi anche sapere che negli ultimi tempi, comunque, ho rivisto a sprazzi la Elena che abbiamo conosciuto. Forse riuscirà a tornare se stessa, un giorno….
Ha bisogno di qualcosa nella sua vita che la riempia, e per ora ha scelto di trascorrere il suo tempo con un giovane barista del Grill. L’avresti preso a pugni, non ho dubbi! Io stesso ho la tentazione di farlo ogni volta che lo vedo!
Caroline, invece, è diversa. Sono forti entrambe ma Caroline è come una macchina da guerra, riesce a rimettersi in sella, guarda avanti. Io credo stia superando la nostra separazione.
Non ci sono riuscito, non sono più riuscito a tornare da lei dopo quella notte. Non dopo averti perso, non dopo il risveglio di Elena e il suo dolore disperato.
Sapevo di dover rimanere qui, per lei. Volevo andarmene, ma non l’ho fatto. Anche se, per un periodo, mi sono isolato completamente.
E ora  lei è distante. Più di quanto non lo fosse quando c’eri tu. Mi manca ma non so cosa fare. Forse l’ho perduta per sempre.
Ma mi piace pensare che anche lei, come me, sia più serena se rimaniamo vicini. E se dovesse decidere di aver bisogno di me, in modo diverso, io sono qui ad aspettarla.
Forse un giorno di questi potrei bussare alla sua porta, abbracciarla forte e a me per scoprire se quel sentimento è ancora vivo per entrambi.
Oggi è il suo compleanno. Io la amo ancora e vorrei dirglielo.
Ma non posso, non ancora.
Lei non può, non ancora.


Tutti i pensieri che Stefan annotava sul suo diario, negli ultimi tempi, avevano molto a che fare con Elena.
E quella sera, dopo aver parlato con Caroline, si era messo seduto pieno di emozioni che necessitavano di essere espresse per iscritto.
Ma dopo aver liberato la sua mente, perché scrivere serviva principalmente a quello e per lui funzionava molto bene, ora era il tempo di pensare alla festa a sorpresa, come Caroline aveva disposto.

Aveva chiamato Jeremy e Matt per accertarsi che non si sarebbe ritrovato da solo.
Si mise d’impegno per partecipare al meglio. Gli venne persino in mente di ricordare a Caroline quali erano le canzoni preferite di Elena. Ma non c’era nulla che fosse sfuggito all’attenzione dell’organizzatrice esperta di eventi!
In breve tempo cercò di convincersi che persino una terrificante e chiassosa festa al Grill potesse essere piacevole!

E mentre tutti gli amici di Elena si davano da fare perché la sorpresa riuscisse al meglio, Joshua aveva ripetutamente chiamato Caroline per accertarsi che il regalo scelto fosse adeguato.
Una sciarpa avvolgente ma non troppo pesante.
Una sciarpa avvolgente ma non troppo pesante.
Una sciarpa avvolgente ma non troppo pesante.
Non riusciva a togliersi dalla testa quelle parole, questo era stato il suggerimento che aveva ricevuto. Forse era il giusto regalo per una coppia ancora in crescita come loro. Anche questo gli era stato suggerito, nei giorni precedenti. Quelle brevi giornate al Grill in cui, mentre il giovane continuava ad arrovellarsi sulla sincerità dei consigli ricevuto dall’amica di Elena, lo sguardo arguto di Caroline lo aveva seguito più volte, lui dietro al bancone del Bar, ripensando più volte alla interessate conversazione di cui non aveva ancora fatto parola con Elena.
La piccola Kristen e la sua passione segreta per Josh.
Forse doveva avvisare la sua amica, o forse no…. Magari avrebbe potuto ignorare la cosa e valutarne l’eventuale utilità a lungo termine.
Doveva chiedere consiglio a Bonnie…
Sarebbe ora che tornassi, mia cara Bonnie. Accidenti quanto è complicato mandare avanti la baracca senza i tuoi consigli! Le aveva detto al telefono poche ore più tardi…
Era così per molti, probabilmente.
Persino Jeremy, sebbene avesse una vita sentimentale abbastanza inquieta, da qualche mese a questa parte, aveva spesso chiesto notizie sulla sua ex fidanzata.

Perduta in qualche parte del mondo per dimenticare la sua perdita e ricominciare a vivere…
Quella sera, dopo la telefonata di Caroline, la giovane Bennet, affacciata alla finestra di un appartamento, osservava il trambusto della città ai suoi piedi. Sentiva il vento sul viso, aria piacevole ma a tratti soffocante. Odori e suoni che l’avevano aiutata a ridestarsi ma che le sembrava non le appartenessero più, che non le erano per certo mai appartenuti.
La voce di Caroline, i suoi discorsi strampalati quanto accorati, il racconto sulla vita dei suoi amici che stava procedendo in una sorta di normalità per troppo dimenticata, le fece provare una fitta di nostalgia che, per molto tempo, non aveva conosciuto. Il pensiero costante di Enzo, nella sua mente, l’aveva sempre accompagnata. Ma negli ultimi tempi non lo sentiva più come prima, percepiva la sua presenza ma era cambiato qualcosa. Si sentiva in grado di camminare sulle sue gambe. Sapeva che questo era ciò che lui avrebbe desiderato per lei.
Non aveva ancora chiaro cosa sarebbe stato della sua vita, ma molto probabilmente una delle sue prossime mete avrebbe potuto essere nuovamente Mystic Falls, perché quella era la sua casa.

Era mattina inoltrata, ormai, e l’ignara festeggiata rigirava in mano il suo telefono e si chiedeva come mai la sua amica Caroline, o Bonnie, o Stefan, non l’avessero ancora contattata. Ma in fondo  non c’era alcuna fretta.
Era la fine di luglio, faceva molto caldo, i suoi amici si stavano godendo sicuramente l’aria condizionata dentro casa oppure si erano diretti verso le cascate per respirare un po’ di aria fresca.
Matt le aveva mandato un bel messaggio, anche Jeremy. Stranamente era stato il primo a ricordarsene.
Non aveva mai dato molta importanza ai compleanni, in fondo non gliela stava dando neppure in quel momento..o per lo meno così le sembrava.
Seduta sul suo divano, le gambe piegate, con indosso solo dei ridottissimi shorts e i capelli legati, cercava di dare una senso ad una giornata che, per il momento, non ne aveva avuto. Aveva studiato poco, non si era mossa da casa e aveva solo voglia di riposare.
Eppure Joshua aveva insistito così tanto. Sarebbe arrivato da lei di lì a poco e subito dopo, sicuramente, avrebbe insistito per farla uscire anche in tarda sera. Forse avrebbe dovuto assecondarlo, che male c’era?
Josh aveva suonato alla sua porta dopo circa un’ora.
Si erano seduti vicini e avevano cominciato, come di consueto, a baciarsi e ad…esplorarsi. Come due adolescenti! Lui lo era, senza dubbio.
Il ragazzo era talmente preso dalle calde carezze che stava dispensando nei confronti della sua bella mora da non rendersi conto, in un primo momento, che le mani di Elena gli stavano dicendo di fermarsi.
Aveva superato il confine, quello che aveva già superato ormai decine di volte e senza interruzioni, ma oggi la mano di lei lo aveva bloccato.
Non ebbe il tempo di domandarsi cosa stesse succedendo ché la ragazza si era prontamente alzata e si era diretta verso la cucina.
- “Ehi…va tutto bene?” -
- “Sì, assolutamente! Fa solo molto caldo, avevo bisogno di bere… e forse tra poco vorrei farmi una bella doccia…” - non c’era malizia nella sua affermazione, stava solo cerando di rimanere da sola.
- “Ok…. Posso farti compagnia se vuoi!” - le si era avvicinato senza rendersi conto di quanto quello fosse tutt’altro che un invito.
- “Scusami Josh, ma oggi non è una buona giornata… però ci vediamo più tardi, ok?” -
- “Quindi mi stai dicendo che non vuoi festeggiare il tuo compleanno con fuochi e fiamme insieme a me!” -
- “Dico solo che possiamo farlo più tardi…..” -
- “D’accordo, allora promettimi che verrai… ti aspetto dopo le dieci. Ci sarà sicuramente meno gente, oggi vanno tutti alle cascate…” -
- “Certo, è giusto! L’ho fatto anche io! Forse dovresti andare con loro, Josh, il prossimo per te sarà l’ultimo anno del liceo, non dovresti allontanarti dai tuoi compagni!” -
- “Che dici? Oggi è il tuo compleanno, voglio stare con te…” -
- “E’ il mio compleanno, certo. Hai ragione… e te ne sei ricordato…” - si era rabbuiata e il ragazzo non comprendeva a chi o cosa si riferisse, ma aveva chiaro, a quel punto, che la sorpresa sarebbe riuscita!
- “Certo, come potevo dimenticarlo!” -
- “Perché sei molto attento! Grazie Josh!” - si alzò sulle punte dei piedi, allungandosi verso di lui per regalargli un delicato e casto bacio.
Lui le prese il viso tra le mani e cercò di trattenerla a sé…
Elena si irrigidì improvvisamente. Quel gesto, le mani intorno al viso, era un gesto che nella mente di Elena apparteneva ad altri e non a Joshua.
Si rese conto di non provare alcuna emozione e capì di provare persino fastidio. Un’invasione che non riuscì a decodificare immediatamente, ma in pochi istanti comprese e le fu chiaro, in modo inequivocabile, che Damon aveva marchiato a fuoco il suo cuore dalla prima volta che le aveva avvolto il viso in quel modo.
Ma anche che, prima di lui e ora che lui non c’era più, solo Stefan aveva avuto il dono di farla emozionare allo stesso modo. E nessun altro, forse, avrebbe potuto arrogarsi il diritto di un gesto così.. intimo.
Senza esitazione, ora più di prima, desiderò che Joshua se ne andasse.
Dovette promettergli ripetutamente che l’avrebbe raggiunto al Grill. Altrimenti non sarebbe più uscito da casa sua.
- “Lascia che ti offra qualcosa da bere almeno oggi che è il tuo compleanno!” -
- “Ci vediamo dopo le dieci, promesso!!” - lo spinse delicatamente fuori, con un forzato sorriso

“Sono le dieci. Non posso credere che sto per passare qui la sera del mio compleanno… oggi vorrei prendere una strada qualunque e non tornare indietro. Accidenti, tutta colpa di Joshua e tutta colpa mia. Mi domando perché mi sono lasciata coinvolgere. Forse potrei deviare verso la cripta..
Vorrei dirti tante cose, Damon…
Che oggi è il mio compleanno, e che non avevo molta voglia di uscire di casa, ma questo già lo sai. Che vorrei tu potessi comparire sulla porta alle mie spalle e riportarmelo come hai fatto così tante volte.
Vorrei dirti che mi manchi, sì mi manchi. Vorrei dirti che vorrei fossi qui, perché è così.
Per moltissimo tempo tu sei stato sempre presente in ogni attimo cruciale della mia vita, anche nei miei compleanni...o non compleanni da vampira.
. E mi manchi, non c’è giorno in cui non mi manchi.
Ma voglio dirti una cosa diversa, questa volta… e ho solo molta paura che tu possa giudicarmi. Ok, lo so che non lo faresti, ma ci penso lo stesso.
Ho fatto delle scelte, ultimamente…non so dirti se mi piacciano oppure no, so solo che....ultimamente… sto bene.
Sì, mi sento bene.
No, non lo amo Damon, sono certa di questo. E stasera ne ho avuto prova certa.
Ma non ho più il nodo alla gola in ogni istante della giornata come succedeva un po’ di tempo fa. Non mi sveglio di notte in preda al panico. Non sento le mani gelarsi ogni volta che passo attraverso la piazza ed osservo il campanile del municipio.
Io non voglio Josh nella mia vita ma probabilmente stare con lui, per un po’, è servito a scacciare i demoni e le paure. E forse, solo per oggi, posso continuare a pensare a me stessa, ancora per un po’. Anche a divertirmi un po’.
A liquidare il povero Joshua potrò pensarci domani. Che ne pensi? Sono troppo egoista?
Che domande…
Ma volevo solo dirti questo, che sto bene. Non starò mai davvero bene senza di te, ma ora forse sento di poter andare avanti. Tu starai sempre con me, non è vero?"

Buon compleanno, Elena!


Le sembrò di sentire nitidamente la voce di Damon pronunciare quella frase. Come fosse ieri, come fosse lì.
Forse ci sarebbe sempre stato. Ora doveva solo…lasciarlo andare. E lui sarebbe comunque rimasto con lei, con loro, per sempre.
Immersa nei suoi pensieri era arrivata davanti al Grill.
Poggiò la mano sulla porta di ingresso e spinse leggermente. C’era troppo silenzio, che strano, ed era tutto completamente buio. Una lieve ansia la pervase.
- “Ehi, c’è nessuno?? ” -
nessuna risposta.
- “Non avevo capito che il locale sarebbe stato chiuso….” – a tastoni provò a raggiungere un interruttore ma non riuscì a trovarlo.
- “SORPRESAAA!!” -
Le luci si accesero di colpo e un folto gruppo di persone apparve davanti ai suoi occhi.
Di fronte al bancone del Grill tutti i suoi amici, e molti altri volti che malapena conosceva, stavano applaudendo e schiamazzando.
Caroline agitava le braccia tenendo ben salda una specie di trombetta che ricominciò a suonare senza freno!
Matt, Jeremy,  Alaric con le gemelle, Josh dietro al bancone. Alcuni giovani studenti con cui aveva socializzato durante queste ultime settimane trascorse ininterrottamente al Grill.
Le compagne di scuola di Josh, una certa Kristen e la sua amica con i capelli rossi. Non ricordava il nome.
Il collega di Alaric e alcuni nuovi dipendenti della scuola Salvatore.
Oh mio Dio, era una festa a sorpresa! Ma come aveva fatto a non capirlo??
Non mancava nessuno….
Spostò lo sguardo di poco e, lievemente in disparte ma partecipe, c’era Stefan che applaudiva con decisione. Incontrò i suoi occhi che la osservavano di sottecchi, con quel suo sorriso che lasciava sempre intendere che era tutto sotto controllo e di non preoccuparsi di nulla.
Tenne fissi gli occhi sui suoi.
- “Buon compleanno!” - sentì nuovamente le voci dei suoi amici mescolarsi in coro, in particolar modo quella di Matt e Caroline.
Si ritrovò paralizzata per qualche istante senza riuscire a muovere neppure un muscolo facciale.
La sorpresa era senza dubbio riuscita.
Senza neppure rendersene conto si ritrovò le braccia di Josh attorno alla vita.
Persa nell’osservare tutti i suoi amici non si era accorta che il ragazzo l’aveva raggiunta.
La abbracciò con slancio, lei ricambiò l’abbraccio.
Si fece coraggio e, approfittando di un attimo di finto silenzio, provò a prendere la parola.
- “Eeehhmm… Ehi, tutti, sono qui, fatemi parlare prima che ci ripensi!!
Ok benissimo, ci siete riusciti, mi avete sorpresa davvero. Come ho fatto a non accorgermene? Sono davvero così distratta?” -
- “Ahah, direi proprio di sì, Elena. Sono stupito ti sia ricordata che oggi è il tuo compleanno!” - Jeremy si espresse sarcastico.
- “Non credo di aver dubbi su chi può aver orchestrato tutto questo, vero Caroline?” - voltò lo sguardo malizioso, in tono di rimprovero e di ringraziamento.
- “Sai cosa penso dei compleanni! E ovviamente sai cosa penso delle feste! Non c’è ragione alcuna, al mondo, per doversene privare! Mai e poi mai!” -
- “Non credo che oggi potrei contraddirti, neppure se lo volessi! Ad ogni modo volevo solo dire… Grazie a tutti. Sembrerà retorico ma è assolutamente così. Grazie a tutti perché siete qui, grazie a chi ha organizzato tutto…” - rivolse lo sguardo verso Caroline e proseguì  - “..grazie a chi è qui, ora, e sono certa preferirebbe di gran lunga essere altrove…” - trovò nuovamente gli occhi di Stefan che, di rimando e sorridendo, abbassò lo sguardo in segno di complicità - “..e grazie a chi mi è stato vicino. Gli amici di una vita, i nuovi amici…” - osservò sorridendo il giovane Joshua, che la osservava assorto.
Le piccole gemelle, ormai non più tanto piccole, la accerchiarono portandole una grossa corona di fiori che, suo malgrado, si ritrovò intorno al collo.
- “Non ci posso credere!! E’ bellissima grazie!” - rise di gusto, abbracciando le due bambine e rivolgendosi alla sua amica. Quel sorriso così vero, finalmente libero dal velo malinconico che la accompagnava da molto tempo, non sfuggì ai più.
Stefan si rese conto, in quell’stante, di non vedere quel sorriso sul volto di Elena da molto, moltissimo tempo. Era davvero bello vederla così. Si scoprì improvvisamente felice di non aver perso quel momento.
Intanto un piccolo gruppo musicale aveva iniziato a suonare nell’angolo del Grill dedicato alla musica.
il pezzo con cui aprirono la scaletta gli ricordò molto Lexie. Gli ricordò la sera della sua morte, la sera in cui le aveva presentato Elena e in cui l'anziana vampira gli aveva dato il suo appoggio e la sua approvazione.
Ora era tutto diverso, ma era certo che la sua amica sarebbe stata contenta di vederlo lì, e gli avrebbe detto: Ce l’hai fatta a mettere il naso fuori di casa! Diverti, Stefan, te lo meriti!
Decise che era ciò che avrebbe fatto.

 

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Capitolo 8
*** Venticinque candeline ***


8 - Venticinque candeline

Il primo impatto e l’entusiasmo della sorpresa avevano iniziato a svanire a causa di Josh e della sua insistenza nel volerla abbracciare, baciare e ricoprire di attenzioni. Attenzioni che, se in un primo momento erano state piacevoli, dopo circa un’ora erano diventate senza alcun dubbio asfissianti. Sapeva che era suo il problema, era lei a non desiderare tutte quelle manifestazioni. Forse non le desiderava di fronte a tutti i suoi amici.
Mentre Josh tentava, per l’ennesima volta, di attirare la sua attenzione con un bicchiere pieno e di estorcerle una foto insieme, Elena aveva posato lo sguardo, dall’altro capo del locale, sulla giovane Kristen intenta a confabulare con la sua amica.
La osservavano, certo, ma in quel preciso momento, oltre ad osservare lei, la loro attenzione era presa da qualcun altro. E in breve si rese conto di chi fosse oggetto di tanta curiosità.
D’altronde lui non frequentava molto il Grill, né usava partecipare ad eventi sociali. Per loro era chiaramente un volto nuovo. O almeno così credeva.
Stefan e Matt, entrambi con un bicchiere in mano intenti a chiacchierare, erano vicino al biliardo. E fu subito chiaro, ad Elena, che il movimento rapido che avvenne tra le due studentesse era mirato ad un solo scopo.
La rossa Doroty si diresse verso lei e Joshua, mentre Kristen, credendo di passare inosservata, si dirigeva verso il biliardo.
Fu evidente il tentativo di distrarla tramite la giovanissima studentessa che tentava una goffa conversazione.
- “Ehi, Elena…buon compleanno! Non so esattamente quanti anni compi…” -
- “Venticinque…” - rispose distrattamente mentre cercava di seguire con lo sguardo la bionda vicino al biliardo.
- “..io sono al terzo anno, tu frequenti la Whitmore, non è vero?” -
- “Sì, certo, frequento la Whitmore… ma…” -
La conversazione fu di breve durata. Per fortuna Josh interruppe Doroty prontamente.
- “Ehm, scusate… Elena, seguimi, c’è una cosa che devi vedere…” -
già più di una volta il ragazzo aveva tentato di trascinarla nel retro, non era chiaro esattamente con quale intenzione.
Una cosa era certa: Kristen era riuscita a raggiungere Stefan e Matt, aveva assunto una chiara posizione da cacciatrice/preda, accomodandosi sul fianco del tavolo da biliardo e aveva chiesto, con voce suadente, se uno dei due potesse insegnarle qualche tiro!
Ma l’insistenza di Joshua fu tale che non poté negarsi ancora, in fondo pur di sfuggire alla raffica di domande di Doroty preferì di gran lunga seguire il ragazzo, perdendo però di vista tutto il resto.

- “Quindi tu sei Stefan Salvatore…” - disse provocatoria la procace ragazzina.
- “Sì, direi che è il mio nome..il tuo qual è?” -
- “Io sono Kristen, sono al quarto anno. Frequento molto questo locale e mi piace il biliardo!” -
- “Ah bene, è uno sport molto rilassante e di concentrazione. Matt è un gran giocatore…” - rivolse una richiesta di aiuto al suo amico, pregandolo con gli occhi di toglierlo da quella imbarazzante quanto lampante situazione.
- “Beh, che dire… io sono Matt e ti posso insegnare volentieri…” -
- “Ecco, Matt…sei molto gentile ma credo che Stefan sia la persona più indicata, diciamo quella che fa al caso mio…” - non aveva certamente pudori e non lasciava sottintesi, la giovane Kristen o come si chiamava.
Stefan si trovò a riflettere che, forse, non si era mai trovato in una situazione tanto esplicita, non con una ragazzina di neppure diciassette anni.
D’accordo, Elena aveva la sua stessa età quando l’aveva conosciuta. Ma lei era… era Elena. Doveva conoscerla.
Cosa voleva da lui questa ragazza? Aveva avuto molte donne nella sua lunga vita, ma non provava alcun interesse verso questa piccola sfacciata ragazza che cercava chiaramente delle attenzioni. C’era qualcosa che gli sfuggiva, le sue attenzioni erano troppo esplicite, sebbene non fosse una cosa così insolita.
Ma si rese presto conto che non gli avrebbe dato scampo, forse dopotutto poteva anche insegnarle qualche tiro a biliardo, che male c’era?
- “Va bene, hai vinto… avvicinati…” - Stefan si voltò e, alle sue spalle, raccolse una stecca più piccola da porgere a Kristen. La ragazza era esaltata. Gli si avvicinò e si predispose all’ascolto.

Nel retro Elena ammirava sorpresa, ma neppure troppo, la bella sciarpa che Josh le aveva regalato.
Se l’era girata intorno al collo ringraziandolo profusamente.
- “Davvero, non avresti dovuto, questa festa è già molto…la musica è bellissima, anzi..dovremmo uscire per ascoltare meglio il gruppo!” - lo baciò in segno di ringraziamento. Non riuscì a fare di più, sapeva che lui si aspettava altro, forse erano lì per quello, ma non ce la fece davvero. Doveva uscire di lì. Il ragazzo provò in ogni modo a trattenerla ma invano, forzò la mano e in breve furono fuori.
La musica non era molto assordante ma creava un clima ovattato in cui il gruppo di invitati poteva permettersi di rilassarsi. Si faticava a parlare ma si poteva bere e ascoltare.
Elena si diresse a grandi passi verso Caroline!
- “Sei stata tu a suggerirgli si farmi un regalo??” - le si rivolse piuttosto contrariata.
- “Sono stata io a suggerirgli cosa regalarti…mi ha telefonato quasi tutti i giorni per due settimane, non sapevo più cosa dire!” -
-“No, il regalo va benissimo, ecco…per fortuna ha optato per una sciarpa…” -
- “Ovvio, ho insistito perché così fosse. Non escludo, in effetti, che avesse altre intenzioni….” - era ironica a provava divertimento a mettere in difficoltà l’amica.
- “Ah, Caroline, non so davvero cosa fare… Non so cosa mi prende, nei giorni passati andava tutto bene. Ma oggi, ecco…io non lo so, sento di non volere questo. Sono qui con voi, vorrei passare il giorno del mio compleanno con i miei amici. Ma lui è qui. Non posso farci niente ma vorrei che non ci fosse! Sono davvero una persona terribile, vero?” -
- “Non direi proprio. Stai facendo una cosa che era inevitabile.. ti sei ripresa la tua vita, Elena, finalmente. E di questo siamo tutti contenti!” -
- “Tutti contenti?” - domando perplessa.
- “Intendevo dire che se tu hai passato dei momenti piacevoli non c’è niente di male. Così come non ci sarà niente di male quando vorrai lasciarlo spiegandogli che sei molto presa dallo studio prima di ricominciare le lezioni. Non credo avrai scelta, tra non molto, non è vero?” -
- “Io…no certo, non credo davvero di avere scelta. Ma mi dispiace, credo sia molto preso…” -
- “Oh, lo è… puoi contarci. Eccolo, guarda. Ti osserva ovunque tu vada, qualunque cosa tu faccia. Se ti vedesse vicino ad un altro morirebbe. Aaaahhh… “ - emise un profondo sospiro - “Mentre io, osservando da quella parte, non posso che far finta di niente…” - Caroline fece un cenno col capo in direzione del biliardo.
Elena si rese conto che il regalo di Josh l’aveva spiazzata e anche molto distratta.
Se ne era quasi dimenticata. Oh mio Dio. Non era esattamente ciò che si aspettava di vedere. Rimase a fissarli qualche istante. Stefan poggiato delicatamente alle spalle di Kristen, e con il braccio guidava quello di lei nell’utilizzo migliore della stecca sul tavolo da biliardo.
- “..cosa potrei dire? Ormai siamo andati tutti avanti.. ma è un po’ strano vederlo flirtare con un’altra, non credi?” -
- “Sì, è decisamente strano…” -
Caroline osservò Elena, per un brevissimo istante, prima di dirle semplicemente:
- “Sai, mi dimentico spesso, ultimamente, che il tuo passato con Stefan non si può cancellare così facilmente. Certo, io dopotutto, stavo solamente per sposarlo, poi beh…sono successe svariate catastrofi…” - Caroline osservò la sua amica con lo sguardo completamente preso - “…e la città stava per andare a fuoco… Elena!!” -
- “cosa??” - si riscosse Elena, dopo qualche manciata di secondi.
La Gilbert era intenta ad osservare il suo ex ragazzo Salvatore mentre viveva una normale interazione con l’altro sesso. Proprio no, non riusciva a farsi una ragione che all’altro sesso potesse appartenere qualcuno che non fosse lei.
Oppure Caroline, d’accordo, come in effetti l’amica le aveva appena ricordato.
Aveva certamente faticato ad accettare il rapporto tra i due, all’epoca, ma la sua relazione con Damon le aveva permesso  non solo di accettarlo ma anche di essere felice per loro. Ora era tutto diverso.
Guardò Caroline e si rese conto di averla lasciata senza una risposta.
- “Scusami, lo so. Non ho dimenticato che stavate per sposarvi.  Ma quando stava con te era diverso. E ora, hai ragione… che flirti con una sconosciuta è davvero inaccettabile!!” - fortunatamente Elena aveva ritrovato il suo spirito e quella buona dose di umorismo fu fondamentale per le due ragazze.
- “mmmm…non mi dispiacerebbe fare un bel discorso a quattr’occhi con quella stupida biondina…” -
- “Cioè? Soggiogarla per allontanarla da Stefan?” -
- “Perché no, non sarebbe tanto terribile…abbiamo fatto di peggio, Elena….” - risero entrambe, la complicità sull’argomento Stefan stava diventando piacevole.
- “Sai cosa ti dico? Io preferisco i metodi tradizionali….” - lo sguardo malizioso di Elena forse sfuggì a Caroline, nel primo istante.
Elena capì che non aveva senso trattenere quell’impulso e, senza che Caroline facesse in tempo ad intervenire, era già di fronte al tavolo da biliardo, accostata a Matt.
- “Ehi, tutto bene? Sai, Stefan è molto bravo col biliardo...” - si rivolse pungente alla piccola bionda manipolatrice.
- “Elena…” - Stefan aveva alzato lo sguardo e, insieme a lui, anche Kristen.
- “Hai ragione, è molto bravo!” - la giovane Kristen si era subito rivolta ad Elena senza esitazioni. Non provava soggezione per nessuno. Sapeva indubbiamente il fatto suo.
D’accordo, la signorina vuole sfidarmi…che sfida sia!
Dentro di sé, in quell’attimo, provò un guizzo inaspettato, un verso sussulto nello stomaco che le fece ricordare come si sentiva quando era ancora una liceale. Una piccola giovane donna che aveva voglia di divertirsi e provare tutto ciò che un’adolescente dovrebbe provare.
- “Ma sono certo che non sia il momento di continuare la lezione di biliardo….guarda…” - Matt, rivolgendosi ad Elena, le indicò qualcosa alle sue spalle.
La ragazza si voltò e vide Caroline arrivare verso di loro con in mano una torta piena zeppa di candeline accese!
Oh mio dio, l’aveva fatto sul serio, aveva comprato venticinque candeline!
Poco importava che parte degli ultimi anni lei l'avesse trascorsa da vampiro. Il suo tempo biologico si era fermato, ma per il mondo intero il tempo era passato ed era passato anche per lei.
E anche Caroline, quindi, senza essersi assolutamente consultate sulla questione, aveva contato i suoi anni dal suo anno di nascita. Non potevano che essere venticinque.
La musica era improvvisamente cessata fino a che i musicisti non avevano ripreso, intonando la melodia del tradizionale Happy Birthday.
Era spiazzata e si tava sprofondando in un enorme imbarazzo, ma era anche schiacciata dalle emozioni. Sentiva su di sé improvvisamente il peso di ciò di cui Caroline parlava di continuo.
Ciò che quel momento in fondo rappresentava…per se stessa, per Caroline, per Stefan.
Un applauso e qualche gridolino entusiasta aveva accompagnato l’entrata della torta, con le luci più basse e una piacevole atmosfera che si era creata.
Si ritrovò trascinata da tutti loro vicino ad un tavolo dove Caroline aveva poggiato la torta. Le candeline brillavano intense. Era passata quasi un’eternità da quando aveva spento una candelina per l’ultima volta. non se lo ricordava neppure, forse era ancora una bambina.
- “Elena… lo sai che dovrai spegnerle tutte, vero? E così sarà ogni anno, di qui per i prossimo cento anni!!” - sembrava quasi fosse lei a compiere gli anni, tanto era entusiasta. Ma in fondo era così, era questa la ragione per cui ci teneva tanto. I compleanni dei suoi amici la tenevano ancorata ad un aspetto della vita umana che avrebbe vissuto attraverso di loro.
Lo sguardo di Elena, una volta di fronte alla torta, vagò di fronte a lei per cercare un appiglio. Lo trovò senza fatica, e forse non avrebbe dovuto stupirsi che sarebbe stato lì, dove in fondo era da molto tempo.
Josh era vicino a lei, ma non percepiva più la sua presenza da un po’. La sala era quasi buia ma nonostante ciò non le era stato difficile scorgere gli occhi verdi e intensi di Stefan che, fino a quel momento, l’aveva probabilmente seguita in ogni sua mossa. Quegli occhi che la controllavano, la proteggevano istintivamente senza che neppure lui, forse, se ne rendesse conto.
Si guardarono per un istante, un lungo istante in cui quello sguardo carico di affetto sembrava dirle: avanti, spegnile anche per me, è giusto così!
Lei gli sorrise, lui ricambiò con ogni muscolo facciale. Anche e soprattutto con gli occhi. Era sempre meraviglioso vedere Stefan sorridere.
Ora doveva solo spegnere le candelina.
- “Credo di avervi già ringraziato quando siamo arrivati qui, e credo anche che se continuo a parlare e ad emozionarmi come mi sta succedendo, non avrò abbastanza fiato per spegnere le candeline!! Poi non sareste voi a dover fare i conti con Caroline!!” - risero.
- “…allora non indugiare oltre, forza!” - la incitò Alaric.
Aveva soffiato moltissimo e più di una volta, venticinque candeline era davvero tante!
Si sentì stranamente felice di aver dato seguito ad una tradizione alla quale, in passato, non aveva mai dato molta importanza.
Aveva abbracciato con forza Caroline, subito dopo aver tagliato la torta ed averla distribuita a tutti, con l’aiuto di Jeremy.
Aveva stretto forte a sé l’amica che non l’aveva mai lasciata, che lei invece aveva trascurato e che, nonostante tutto, trovava sempre il modo per dispensare manifestazioni di affetto verso tutti.
Dopo Caroline aveva trovato Matt. Era lì da una vita, era lo sceriffo ma quando lo guardava continuava a vedere gli occhi teneri di quel piccolo bambino al quale era tanto affezionata da sempre.
Matt era una certezza, forse sarebbe diventato persino Sindaco l’anno successivo! Chi poteva dirlo…
E poi, nonostante si fosse appartato come suo solito, il giovane Salvatore si era finalmente deciso ad unirsi ai festeggiamenti. Le era giunto alle spalle.
- “Elena…” - il tono della voce che aveva sempre distinto Stefan per la sua dolcezza.
- “Ehi… ce l’ho fatta, visto?” -
- “Ce l’hai fatta.. sei stata brava, Caroline deve essere molto fiera di te!” -
- “Lo sono anche io di me stessa. In fondo mi sono divertita e non ero certa di poterlo ancora fare…” -
- “Sono felice di sentirtelo dire… Elena…” -
- “Sì…” -
- “Buon compleanno..” - il ragazzo allargò le braccia in modo inequivocabile e bastò un attimo perché Elena colmasse la distanza.
Si avvolsero in un caldo e intimo abbraccio, che trasmise grande calore ad entrambi.
Le braccia di Elena intorno al suo collo.
Le braccia di Stefan intorno alla sua schiena.
Il profumo dei suoi capelli
La rassicurante sensazione del suo petto spazioso e forte…
I pensieri di entrambi si accavallarono e si completarono, benché nessuno dei due riuscisse ad esprimerli.
Furono interrotti dopo pochi istanti da Joshua che chiese inequivocabilmente di riprendersi il suo spazio. Lo spazio con la sua ragazza.
- “Non ti dispiace se ballo con Elena…” -
- “Oh, ma certo, è ovvio…” - disse Stefan, imbarazzato e al tempo stesso quasi incapace di lasciare il contatto con Elena.
La ragazza silenziosamente gli rivolse un sorriso, cercando nervosamente con le dita la ciocca di capelli per riporla dietro l’orecchio. E si lasciò guidare da Josh che la trascinò sulla pista da ballo.
Nonostante si trovassero al Grill, ci fosse molta musica e parecchie persone attorno a loro, per qualche attimo si erano completamente immersi in un mare di sensazioni e ricordi che, senza dubbio, aveva trascinato entrambi in un momentaneo stato di benessere.

Ora la festeggiata si trovava tra le braccia di un giovane barista.
E in breve Stefan era stato raggiunto dall’avventuriera Kristen che gli si era accostata, appoggiata sul bancone del bar ed aveva cominciato un’insolita conversazione.
- “Come mai vi siete lasciati?.... tu ed Elena dico..” -
- “Cosa? Come fai a saperlo? Voglio dire… è successo molto tempo fa, ci sono molti anni di differenza tra noi…” -
- “Lo sanno tutti che un po’ di tempo fa stavate insieme. Me lo ricordo persino io, nonostante fossi poco più di una bambina…ma mia sorella frequentava già il liceo…” -
- “Capisco, deve essere per via della mia macchina, che non passa inosservata…” -
- “Anche quella, forse… comunque mi domando perché non fai nulla per riprendertela!” -
lo sguardo di quella ragazza non gli piaceva, era ambiguo, non era pulito e sincero. Stava architettando qualcosa che non riusciva a decifrare.
La sua domanda era piuttosto anomala, chissà se l’interesse che manifestava per lui era reale.
- “Beh, forse perché Elena al momento sta ballando con un altro?!” - rispose Stefan ironico.
- “Già..infatti..” - lo sguardo della bionda Kristen, insieme al tono della sua voce, tradì inequivocabilmente il suo stato d’animo. Ora era tutto chiaro.
- “Oh, capisco…tu sei interessata a Joshua…. E qual è il tuo scopo, allora, Kristen?” -
- “Farlo ingelosire, è ovvio! E far ingelosire lei. Ma tu non mi stai aiutando molto…” - gli strizzò l’occhio e, dopotutto, Stefan provò un moto di simpatia per quella sfrontatezza che non ricordava di aver visto spesso, se non forse di rado in Caroline.
Caroline, però, era sempre stata un’adolescente sfrontata solo in apparenza, per coprire le sue tante insicurezze. Kristen dava l’impressione di essere pronta a tutto e di avere pochi scrupoli.
- “Quindi cosa vuoi esattamente da me?” -
- “Beh…potresti accompagnarmi al ballo, tanto per cominciare…oppure potresti farmi ballare ora!” -
- “Vedi…” - disse serafico il giovane Salvatore, poggiando il bicchiere vuoto sul bancone e scostandosi leggermente dallo sgabello - “Se mi conoscessi sapresti per certo che portarti ad un ballo è esattamente l’ultima cosa che potrei fare per te….” -
- “E perché? Perché sei più vecchio e ti sei già diplomato? A me vai bene anche così, sai? Anche se cerco di conquistare Josh, non vuol dire tu sia poi così male…!” - continuava a provocarlo.
Stefan era in piccola parte lusingato ma continuava a rimanere guardingo.
La voce di Matt si inserì nella conversazione. Chissà da quanto tempo stava origliando..
- “Ehi, Kristen…non sai in che guaio ti stai cacciando, chiedendo a Stefan Salvarore di andare ad un ballo. Lui e il ballo non vanno molto d’accordo. Eppure…” - rivolse lo sguardo a Stefan.
- “..eppure cosa?” - chiese l’altro con tono preoccupato.
- “..eppure potresti anche accompagnarla, Stefan. In fondo, non è poi così male stare in compagnia. Io farò sicuramente servizio di pattuglia…” -
- “Matt!” - Stefan, contrariato, lo fulminò con lo sguardo.
- “Lo vedi? Hai degli amici molto più divertenti di te… carissimo Stefan Salvatore! E poi…non vorrai lasciare una giovane ragazza andare da sola al ballo, sarebbe una cosa davvero tremenda…” -
Quella giovane ragazza, ora che la osservava meglio, probabilmente le ricordava più che altro suo fratello. Senza remore, senza freni sulla lingua, pronta a tutto per ottenere ciò che desiderava. E lui, ora, era il mezzo.
Aveva senso farsi usare? Aveva interesse ad andare ad un ballo dove Elena sarebbe andata con Josh e in un luogo pieno di giovanissimi studenti dai quali, ora, si sentiva lontano anni luce?
- “Vi lascio alle vostre riflessioni…” - disse Kristen allontanandosi e dirigendosi verso la sua amica dai capelli rossi.
Matt e Stefan la fissarono allontanarsi, era decisamente di una bellezza accecante. Aveva un fisico mozzafiato e dei capelli molto belli.
Incrociarono i loro sguardi.
- “Smettila! Non guardarmi così, non ci andrò mai…” -
- “E perché no? Stefan…cosa hai da perdere? E poi, se mi permetti, hai forse programmi molto più interessanti per quella sera?” -
- “Questo cosa c’entra… e poi è poco più di una ragazzina…” -
- “Lo era anche Elena….” -
- “E’ vero, ma in quel momento lo ero anche io, uno studente di 17 anni. Ora sto invecchiando sul serio….” - sorrise cercando di ironizzare.
- “Avanti Stefan… sarò molto diretto: vai e divertiti! Non c’è niente di male…” -
- “Non posso che dargli ragione…” - si aggiunse anche la voce di Alaric.
- “Cosa? Ti ci metti anche tu, ora?” -
Alaric e Stefan non avevano più avuto un rapporto sereno da quando il giovane Salvatore e Caroline avevano iniziato la loro relazione.
Caroline aveva lasciato Alaric per stare con lui, ma poi...ma poi Damon li aveva lasciati. Aveva lasciato tutti loro. E, sebbene Stefan si fosse allontanato da Caroline e quel rapporto fosse lentamente svanito nel nulla, non riusciva più a portargli rancore. La perdita del suo amico, seppure dolorosa, non poteva essere paragonata alla perdita di un fratello. E l’empatia con Stefan era rinata.
- “Ha ragione lui…cosa vuoi fare della tua vita? Ammuffire dentro una piccola casa di periferia? Dai, Stefan…” -
Di fronte a sé, Stefan osservò Elena volteggiare tra le braccia di Josh.  Forse si stava divertendo davvero.
Forse era l’unico ad essere rimasto ancorato al passato, forse avevano ragione i suoi amici.
Fu un attimo e ogni sua remora svanì.
- “Accidenti…d’accordo, mi avete convinto…” -

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Capitolo 9
*** Intrecci ***


9 - Intrecci

La festa si era conclusa e le luci si erano spente.
Elena era salita in macchina con Josh il quale, dopo averle aperto la portiera con gesto cavalleresco, si era voltato  e per puro caso aveva incontrato gli occhi di uno spaesato Stefan, e non aveva saputo trattenersi dal rivolgergli un unico sguardo che raccontava più di mille parole.
Un segnale era arrivato, forte e chiaro, mentre la faceva volteggiare sulle ultime note danzanti della serata. Più volte aveva cercato di far emergere la loro sintonia.
Voleva marcare il territorio. Non c’era dubbio che il messaggio fosse: lei è mia, cerca di non dimenticarlo.

Stefan quel messaggio l’aveva indubbiamente recepito, ma il suo cervello continuava a lavorare senza sosta e, mentre si trovava in macchina con Matt, diretto verso casa, non poté far a meno di esprimere un pensiero ad alta voce:
- “Ma tu pensi che lei si stesse divertendo davvero?” -
- “Cosa? Intendi Elena? Non saprei dirlo con certezza… ma la conosco da quando eravamo bambini e certamente so che per lei divertirsi è una cosa, essere felice….tutta un’altra…” -
- “Ok, ho capito..” -
- “Ho capito? Che cosa significa Ho capito? Mmmm, a me non sembra..” -
- “Matt… andiamo, cosa vuoi che faccia? Hai passato l’ultima ora a tentare di convincermi ad accompagnare al ballo quella ragazza. E ora invece insinui tutt’altro…” -
- “Io non ho detto niente, sei tu ad avermi fatto una domanda… e per quanto riguarda Kristen, io ti ho solo voluto ricordare che puoi divertirti senza sentirti a disagio, o senza farti tutti i problemi che ti fai di continuo.
Ma se vuoi sapere se Elena è felice così, beh.. la mia risposta è no. Non lo è, non potrà mai più esserlo credo, se non….” -
- “Se non..?” -
- “Se non con te, Stefan…” -
- “Matt…” -
- “Cosa ho detto di strano?” -
- “Non è così semplice, lo sai bene. Anche se vorrei che lo fosse…” -
- “Il tuo rapporto con Caroline mi sembra ad un buon punto, credo abbiate trovato un equilibrio, giusto?” -
- “Sì, lo credo anch’io…” -
- “E allora ad Elena dovresti dirlo…” -
- “Dire cosa?” -
Matt fece una piccola pausa.
- “….che sei ancora innamorato di lei…” -
- “Ti prego, Matt….” -
- “Ho forse torto?” -
- “No… ma qualsiasi cosa io provi ora, lei….lei non è pronta, ecco…” -
- “Questo non puoi dirlo…” -
- “Sì, invece, lo leggo nel suo sguardo, nei suoi gesti. A volte mi sembra di poter leggere nei suoi pensieri. Il suo dolore è ancora palpabile. Come il mio d’altronde…” -
- “Accidenti, sei un attento osservatore…” -
- “E’ solo che…anche io la conosco abbastanza bene, sai?” - strizzò l’occhio in direzione del suo amico, con un accennato sorriso di sfida che sembrava saperla lunga!
- “D’accordo, amico. Hai vinto, forse la conosci addirittura meglio di me, ma solo una cosa voglio sapere…” -
- “Cosa?” -
- “Tu la ami ?” -
- “Certo che la amo…è così da sempre…” -
Non fu necessario aggiungere altro.
Il tragitto proseguì in silenzio. Le parole che si erano detti avevano gettato nell’aria sensazioni sulle quali era necessario riflettere.
Stefan sapeva che il suo amico desiderava il bene di entrambi, suo e di Elena, e che le parole che gli aveva rivolto erano al solo scopo di migliorare una situazione in stallo.
Ma era anche consapevole che no, non era il momento. Non doveva affrettare le cose. Lei non era pronta, l’aveva detto e lo pensava davvero.
Stava con Josh forse solo per dimenticare Damon? Forse solo per provare qualcosa di diverso? Probabile. Ma questo era lo stato attuale delle cose.
Forse non avevano torto i suoi amici, nel consigliargli di provare a divertirsi e pensare a se stesso.
Matt era diverso, voleva il suo bene ma guardava oltre, pensava sempre di dover sistemare le cose per tutti, era fatto così. Era il suo grande pregio, l’altruismo.
Lui, però, aveva vissuto così a lungo da aver imparato bene l’arte dell’attesa, della pazienza e della infinita calma, qualità che era in fondo sempre stata parte integrante della sua personalità. Avrebbe aspettato, forse il momento giusto sarebbe apparso davanti ai suoi occhi senza programmarlo, senza necessariamente privarsi del sonno girandosi nel letto per questioni al momento irrisolvibili.

Una volta giunti davanti casa Elena mise la mano sulla maniglia della portiera, ma subito la mano di Josh la trattenne toccandole il braccio.
- “Vai via così?” -
- “E’ stata una bella serata, molto impegnativa direi… ammetto che sono molto stanca…” -
- “Sicuramente…”-  il tono risentito del ragazzo emerse senza alcun tentativo da parte sua di celarlo.
- “Josh… ti prego…” -
- “Quindi non devo fare storie se la mia ragazza mi ignora e mi evita anche il giorno del suo compleanno?” -
- “Cosa? Ma non è vero… io non ti ho evitato affatto…” -
- “Sei certa? Hai passato molto più tempo con i tuoi amici e con il tuo ex, piuttosto che con me. E questo non puoi negarlo…” -
- “Ma è il mio compleanno, insomma…era una festa e gli amici erano lì per questo. Anche Stefan..è normale abbia voluto passare un po’ di tempo con loro, non li vedo spesso.” - mentre queste parole le uscivano dalla bocca si chiedeva perché mai si stesse giustificando. Ma perché doveva spiegazioni per qualcosa di tanto normale? O forse era normale solo per lei, agli occhi di Joshua chiaramente non lo era.
- “Probabilmente… ma so solo che, se non fossi arrivato io a chiamarti, tu forse saresti ancora abbracciata a lui..” -
- “Ma cosa dici? Mi stava facendo gli auguri… e poi… oh ti prego, direi che questa conversazione può finire qui…” - mise la mano nuovamente sulla maniglia e fece per aprire.
- “Elena, aspetta.. ti chiedo scusa. Non so cosa mi prende a volte…sono geloso, lo ammetto…” -
- “Sì, l’ho notato…” -
- “Il punto è che…. Elena..” - si avvicinò, allungò una mano per toccarle il viso e la avvicinò un po’ a sé. La baciò delicatamente. La ragazza accolse il bacio e lo ricambiò, tentando di essere affettuosa.
- “Il punto è che…” - disse, staccandosi dalle labbra di lei - “è che io Ti amo…” -
Elena si allontanò da lui d’istinto, ma delicatamente. Lo guardò con occhi più sgranati e attenti.
- “Josh, io…” -
- “No, non dire niente… dovevo dirtelo perché è ciò che sento. Ma non voglio metterti fretta, ti prego di non pensare a quello che ho detto. Però vorrei stare bene con te, e non voglio tu ti senta soffocata. Quindi ti chiedo scusa per questo…” -
- “Josh, non è colpa tua… forse sono io che dovrei chiederti scusa…” - gli disse ricambiando la carezza sul viso. Sapeva che in quel momento non stava affrontando la realtà. Si stava tirando indietro e stava prendendo tempo.
- “Ora è bene andare a dormire… Ancora buon compleanno, Elena…” -
- “Grazie..” - si baciarono ancora una volta e finalmente scese dalla macchina.
Lo salutò con un gesto gentile della mano. Salì sul portico e si voltò verso la porta di casa. Sentì la macchina allontanarsi e rimase in ascolto, con le chiavi di casa in mano, fino a che non capì che aveva definitivamente svoltato l’angolo. Dopodiché si girò nuovamente su se stessa, scese un gradino e si lasciò andare seduta, con le gambe piegate e le braccia ciondolanti in mezzo.
Si sentiva sfinita, travolta da una serata piacevole e significativa e atterrita da una situazione dalla quale non riusciva ad uscire.
D’istinto prese in mano il telefono cellulare e compose il numero di Stefan. Si fermò in tempo.
ma che sto facendo? Per dirgli cosa? Ehi…lo sai che il mio ragazzo barista mi sta soffocando e mi ha confessato di amarmi?... forse dovrei chiamare Caroline…
Sbuffò in modo molto chiassoso. Riprese in mano il telefono e compose un messaggio di testo.
“Ehi…grazie per la bella sorpresa, è stata davvero una serata incantevole…”
Messaggio Inviato e consegnato.
Solo qualche istante e poi:
“Hai ragione, una serata incantevole, e piena di significati…”
“E’ vero, molti significati… alcuni dai capelli biondi!!”
aveva aggiunto un’emoticon.
“Le bionde non riescono mai a frenarsi, ne conosciamo parecchie. Ma la festeggiata era di gran lunga più significativa…”
“Evviva le more allora… grazie, buonanotte!”
“Buonanotte, e…Elena, Buon compleanno”

Strinse il telefono tra le mani, voleva rispondere nuovamente. Doveva scrivere Grazie?
No, le parve davvero superfluo.
Una breve e affettuosa conversazione che aveva sortito l’effetto sperato. Non aveva alcuna voglia di tornare a casa e mettersi a dormire con il pensiero di Josh che le aveva confidato che l’amava.
Forse per questo avrebbe chiamato Caroline l’indomani.
Ma ora, se non altro, aveva altro su cui riflettere, certamente un amico speciale a cui rivolgere il suo pensiero.

Era mattina inoltrata quando si svegliò nel suo letto, ancora assonnata ma sicuramente molto riposata. Aveva dormito profondamente, non le capitava spesso negli ultimi tempi.
Decise che, nonostante il caldo e l’avvicinarsi dell’orario proibitivo, non sarebbe stata una cattiva idea andare a correre. Erano parecchi giorni che non lo faceva.
Neppure venti minuti dopo, fatta una buona colazione e indossato abiti e scarpe adatte, era già in strada. Non c’erano molte persone. Era luglio, faceva caldo, la maggior parte della gente adorava stare a casa con l’aria condizionata.
Forse avrebbe dovuto chiamare Josh, per ringraziarlo della serata e per… Oh accidenti! Non ne aveva alcuna voglia. Era quasi l’una del pomeriggio e non si erano ancora sentiti.
Ma non ne sentiva affatto la mancanza.
Nei pressi del parco pubblico si fermò a bere alla cannella di acqua potabile.
Si sedette qualche istante vicino ad un albero, all’ombra. Si stava asciugando il sudore, quando poco distante, su una panchina, le sembrò di riconoscere Stefan.
Era appoggiato con le braccia allargate sullo schienale, la testa lievemente reclinata all’indietro, quasi a riprendere fiato. Era tipica di lui quella posizione!
Chissà che combina…anche lui fuori con questo caldo.
Si alzò e saltellando come in una breve corsa, si diresse verso di lui…
- “Buongiorno!” - gli si rivolse con tono squillante, con aria entusiasta di chi vuole iniziare con slancio la giornata.
- “Elena….!” - l’aria di Stefan era quella di una bambino smarrito.
- “Sì, sono io. Sorpreso di vedermi? Lo so fa caldo, hai ragione. Dovrei essere altrove, ma oggi proprio non avevo voglia di rimanere dentro casa. Ma anche tu sei qui in fondo… a proposito, che ci fai qui? Da quando Stefan Salvatore si siede su una panchina in un parco, tutto solo?” -
- “Elena, ecco… a dire il vero..” -
- “Ehi, eccomi, ce l’ho fatta… Oh, ciao Elena!” - la voce di Kristen arrivò al suo orecchio destro come un fastidioso gracidare di cornacchia. Inaspettato ma forse neppure troppo.
- “Ah, ciao….” - era interdetta ma non voleva darlo a vedere.
Lui era lì ad aspettarla? Possibile?
Eppure lei si sedette al suo fianco, gli porse la bibita e lui la ringraziò con un largo sorriso. I sorrisi di Stefan.
Accidenti!  Ma che mi prende??
Era infastidita e non riusciva ad impedirlo.
- “Io stavo appunto per dirti…” -
- “Abbiamo deciso di andare a correre insieme… ho scoperto che abbiamo molte passioni in comune, oltre il biliardo..” -
- “Ah, e tutto questo l’hai scoperto nel lasso di tempo tra ieri sera e stamattina?” -
- “Ci siamo sentiti sul presto e abbiamo deciso. Matt è stato così’ carino da darmi il suo numero…” -
- “Eh sì, il nostro caro amico Matt….” - disse sarcastico Stefan.
La sua faccia tradiva mille espressioni. Probabilmente neppure lui sapeva quale fosse quella predominante.
Ok, certo, i suoi amici gli avevano consigliato di assecondare la giovane Kristen. Ma non aveva fatto i conti con quella parte di lui che sentiva di dover sempre rendere conto a tutti, non solo a se stesso.
Elena lo stava osservando, lo scrutava, gli faceva un’infinità di domande con gli occhi, e lui non aveva alcuna risposta da dare.
Sapeva solo di dover andare via di lì, al più presto.
La bionda allungò una mano sulla gamba di lui, carezzò lievemente e aggiunse solo.
- “Che ne dici, Stefan, vogliamo andare? Altrimenti ci raffreddiamo troppo…” -
- “Sì, certo, hai ragione… Elena… buon proseguimento. Ci vediamo presto, d’accordo?” -
- “Ah, certo, magari al ballo del prossimo fine settimana, finalmente ho trovato un cavaliere!” - prese Stefan sotto braccio trascinandolo via, con aria ammiccante e soddisfatta.
- “Va bene, al ballo certo!” - salutò con la mano quasi senza espressione e senza consapevolezza.
Stefan si voltò appena indietro, ma poi scelse di seguire la sua ammiratrice senza opporre resistenza.
Il ballo? Santo cielo, l’aveva completamente dimenticato.
Stefan porterà al ballo Kristen? Pensò di essersi svegliata in un mondo parallelo della città di Mystic Falls. Stefan che va ad un ballo, Stefan con una quasi sconosciuta. Lei stessa, con chi? Josh il barista del Grill, con il quale non aveva neppure scambiato una parola fino a qualche mese prima.
A questo punto le parve evidente di non avere scelta, prese il telefono e compose il numero di Josh!
- “Ehi, buongiorno, sono fuori a correre… che ne dici se passo al Grill tra non molto? Ho bisogno di qualcosa di fresco…” - cercò di far trapelare un tono allegro e rilassato, ma dentro di sé era furente e non riusciva a trattenersi dal calpestare ogni mattone del vialetto con foga, come se ad ogni passo riuscisse a far uscire dalla sua mente la faccia di Kristen o la sua mano che accarezzava la gamba di Stefan.
Vorrei strozzarla! Ecco cosa le passava per la testa.
Ora sì che si sentiva una completa liceale!


Quei pochi giorni passarono in fretta e persino lei stessa si era ritrovata fagocitata, suo malgrado, dall'atmosfera studentesca. Gruppi di ragazze erano spesso riunite nel parco, o al Grill, chiacchierando fitte. Chissà se in merito ai loro abiti, o a qualche accompagnatore mancato. Aveva persino incontrato Kristen che usciva dall'ennesimo negozio di scarpe. E ogni volta che si ricordava che il ballo si stava avvicinando, ma non era riuscita neppure ad entrare in un negozio. Era giunto il venerdì, il ballo si sarebbe svolto il giorno dopo, lei era ancora senza un vestito.
Caroline non aveva mai dubbi, non aveva mai esitazioni. Ma come ci riusciva?
- “Ci devi andare e basta. Perché è il tuo primo Ballo da umana dopo tanto tempo… perché ho bisogno che qualcuno segua la serata al mio posto, visto che non potrò presenziare a lungo. E poi perché… lo sai perché…” -
- “Ecco, dimmi questo perché…” -
- “Perché Josh vuole assolutamente andarci con te e perché Stefan si è fatto incastrare da quella sciocca biondina, per colpa di Matt e Alaric. E non ho intenzione di vederlo fagocitato da quella sciacquetta. Devi pensarci tu, d’accordo?” -
- “Caroline, in un’unica serata secondo te devo assolvere a tutti questi compiti? E poi… pensi sia giusto io interferisca con la vita di Stefan?” -
- “Certo che è giusto, io non ho dubbi su questo. Senti Elena, è passato del tempo ormai, credo di vedere le cose in modo più lucido. Vai, divertiti, e tieni d’occhio Stefan, ha bisogno che qualcuno lo guidi!” - era insistente ma come sempre simpatica.
Voleva spuntarla, soprattutto voleva che tutto andasse secondo quanto lei aveva programmato.
- “Ok ok, hai vinto. Andrò. Avevo già deciso, volevo solo qualche buona ragione in più!!” - rise ma in un attimo tornò seria - “Dimmi… questa scuola ti impegna molto, vero? Non credo di averti mai fatto molte domande, mi sono defilata e non ho mai capito davvero come tu riesca a mandare avanti questa enorme baracca!” -
- “E’ un impegno molto grande, sì. Ci sono tante cose da fare, molti nuovi bambini che si sono iscritti. Qualcuno è già abbastanza cresciuto. Sono ragazzi particolari, vanno seguiti senza distrarsi.
Klaus mi ha mandato un sacco di soldi ma mi ha anche lasciato sua figlia. E’ una ragazzina tranquilla e silenziosa, o almeno così sembra, ma è molto impaurita e si capisce che non è felice di stare qui. Le manca la sua famiglia e neppure Haeley si fa viva molto spesso. Chissà che diamine succede a New Orleans…” -
- “Cerca di non farti coinvolgere troppo, Caroline. Abbiamo avuto tanti problemi in passato a causa di quella famiglia. Tu stai già facendo molto…” -
- “Hai ragione, cercherò di non farmi coinvolgere. E tu cerca di entrare mentalmente nell’idea del ballo… Ehi, ti serve un vestito immagino.." - - "A dire il vero...ero venuta anche per questo!" - - "..andiamo vieni di sopra con me…” - afferrò il braccio di Elena, la quale non ebbe ovviamente scampo.


In meno di ventiquattro ore tutto era al proprio posto. Ora aveva con sé un vestito d'epoca, scarpe con tacco alto e un'acconciatura che non aveva certamente più portato negli ultimi tempi.
Come Cenerentola, anche lei aveva avuto la sua fatina. Con la differenza che Cenerentola desiderava tantissimo andare al ballo con il principe, lei invece avrebbe invece preferito di gran lungo rimanere sul divano a leggere un libro.
D’accordo, ormai ci siamo. Josh sta per arrivare.
Nei giorni precedenti, al Grill, la conversazione era stata semplice ed efficace.
- “Ciao!” -
- “Buongiorno a te…” -
- “Ecco la tua bibita fresca, dimmi se preferisci altro ghiaccio…” -
Elena bevve in sorso con gusto.
- “E’ perfetta, grazie! Allora… Che ne dici di passarmi a prendere, diciamo, intorno alle otto?” -
- “Quando??” -
- “Sabato, per andare al ballo della scuola…” -
- “Sul serio? Ero convinto che non avessi alcuna intenzione di andarci…” -
- “Beh, ho riflettuto e ho pensato che una serata piacevole non può che farci bene.. non trovi?” -
- “Beh, lo penso anche io… quindi direi sì, d’accordo, passo da te intorno alle otto… fatti bella, mi raccomando!” – le strizzò l’occhio e la guardò lasciando intendere i mille pensieri che gli erano passati per la testa.
- “Lo farò!” - si allungò sul bancone e si scambiarono un bacio, molto più passionale dell’ultimo.  Sembrava la pace fatta di una normale coppia.
Chissà se Elena era consapevole di aver appena invitato il suo ragazzo al ballo solo perché, dopo aver incontrato Stefan con la biondina, l’idea di lasciarlo tra le grinfie di Kristen, in quella serata speciale, l’aveva infastidita a tal punto da aver imboccato la sola strada praticabile. Quella del Grill e del piccolo Josh sempre a sua disposizione.
- “Ora devo scappare…!” -
E subito dopo essere uscita dal locale, soddisfatta dello scopo raggiunto, aveva completamente rimosso il ballo e ogni aspetto ad esso collegato. Fino a quella mattina, in cui era entrata nella scuola Salvatore e, grazie a Caroline, tutti i suoi problemi sembravano essersi magicamente risolti.

Lo stile anni venti, i capelli raccolti e acconciati, i tacchi alti e un vestito fatto di frange che le accarezzavano delicatamente le gambe, tutto questo certamente la facevano sentire attraente e desiderabile.
Josh l’aveva fatta salire in macchina faticando a proferire parola, tanto era rimasto spiazzato dalla sua bellezza.
Al parcheggio di fronte alla scuola, giunti forse troppo presto, si erano trattenuti un po’ in macchina. La mano di Josh non era riuscita ad evitare di scivolare sulle gambe di Elena, tentando di insinuarsi quanto aveva potuto, trovando assenso dalla giovane mora al suo fianco. Le loro effusioni erano state in breve però interrotte dall’arrivo di un’altra macchina.
Non fu una sorpresa, per Elena, quando con la coda dell’occhio vide il rosso appariscente della macchina sportiva che si fermò poco più in là.
Si ricompose in fretta e invitò Josh a interrompere quel momento, lasciando intendere che avrebbero ripreso certamente a fine serata.
Il ragazzo scese dalla macchina e, facendo il giro per aprire la portiera alla sua compagna, rimase estremamente sorpreso nel trovarsi di fronte una coppia davvero inusuale e inaspettata.
Stefan stava tenendo un braccio sulla spalle di Kristen.
Accidenti, Kristen era davvero bellissima e non potè non rimanere colpito. Ma che curiosa coppia….
Un sorrisetto malizioso trapelò dalle sue labbra, non riuscì a non pensare che forse era proprio ciò che gli serviva. Aprì la portiera per far scendere Elena e, ad alta voce, disse:
- “Ehi, ciao ragazzi, chi si vede…” -
Elena alzò lo sguardo e incontrò quello di Stefan.
Il braccio di Stefan si spostò lentamente abbandonando le spalle scoperte di Kristen. Cercò una posizione più comoda senza riuscire a trovarla.
- “Ehi, ciao a voi…” - quando vide Elena si ricordò di colpo della sera in cui aveva suonato alla sua porta, lei aveva aperto ed era apparsa davanti ai suoi occhi questa meravigliosa creatura, bellissima sempre, ancora più meravigliosa quella sera. Aveva sempre adorato gli anni venti e a lei donavano particolarmente.

Elena non potè fare a meno di notare la poca eleganza con cui Kristen era vestita, ma certamente era una ragazza di una bellezza incredibile e mozzafiato. Che con facilità poteva far girare la testa alla maggior parte degli uomini. Era molto giovane, si vedeva, ma aveva un gran fascino. Forse era troppo sfacciata, forse era insicura e per questo diventava aggressiva. Non riusciva a capire chi fosse veramente. Pensò che, in fondo, se Stefan aveva accettato di accompagnarla, non doveva essere così male.
Ma un moto interiore molto potente la stava assalendo. Sentì qualcosa alla bocca dello stomaco che faticò a riconoscere, ma che le diceva di allontanarsi da lì al più presto. Tutto il suo corpo desiderava essere altrove.
- “Kristen, complimenti, sei molto bella stasera!” -
- “Anche tu, Elena…” -
lo scambio tra le due ragazze non sfuggì a Stefan che guardò Elena tentando di dare spiegazioni con uno sguardo, senza riuscirci. Stava per proferire parole, ma gli si spezzò in gola quella sola frase che avrebbe voluto dire…Non so perché sono qui con lei...
- “Andiamo Josh…” - Elena si voltò, quasi senza salutare e, a passo svelto, trascinò il ragazzo per un braccio. Non avrebbe dovuto farlo ma era stato più forte di lei, sperava solo che lui non se ne rendesse conto.
in effetti il giovane Joshua era talmente soddisfatto dell’incontro appena avuto, sviato dal fatto che il buon Salvatore fosse accompagnato da una ragazza molto bella, che si concentrò sulla sua piccola vittoria. Gli sfuggiva molto altro, ma per ora tanto gli bastava.

La musica avvolgente ed invitante, gli addobbi nella grande palestra, servirono a riportarla nell’atmosfera giusta per quella serata.
Prese un profondo respiro, era ora di aprire le danze.

 

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Capitolo 10
*** Essere umano... ***


10 - Essere umano....

Girò quel piccolo ombrellino tra le dita parecchie volte prima di decidersi a tornare dalla sua accompagnatrice.
Un analcolico, rigorosamente. Era una festa di liceali e Kristen era ancora minorenne.
Lasciò il bancone delle bibite, sgomitando tra decine di adolescenti, tutti lì con lo scopo di portare da bere alle loro ragazze. Passare in mezzo ad un folla di ragazzini carichi e chiassosi non era mai stato il suo più grande desiderio, e scorgere tra le coppie abbracciate anche Elena e Josh rendeva forse la serata ancora più difficile da tollerare.
Ma si era ripromesso di divertirsi ed era sua intenzione provarci. Sì….doveva perlomeno provarci.
Stefan consegnò nelle mani della giovane e appariscente Kristen la bibita promessa. Lei era poggiata ad uno sgabello e prese il bicchiere dalle mani del ragazzo con una malcelata indifferenza.
- “Ehi, va tutto bene?” -
- “Mmm? Sì certo, ti chiedo scusa. Grazie! Sei un cavaliere perfetto, Stefan…” - voltò nuovamente lo sguardo in direzione della pista da ballo. Non fu difficile per Stefan rendersi conto di cosa stava osservando.
gli occhi della ragazza persi nell’osservare Josh ed Elena abbracciati. Ora era tutto chiaro.
- “Non dovresti logorarti, sai? Sei bella e giovane, dovresti solo divertirti…” - la ragazza alzò lo sguardo verso Stefan, colpita da un’affermazione tanto inaspettata quanto perfettamente centrata.
- “Stefan Salvatore… ti preoccupi sempre per gli altri, non è vero? Beh, con me non dovresti sprecare le tue energie, fidati..non ne vale la pena..” -
- “Cosa?  Perché dici questo? Sbagli…” -
- “Oh d’accordo, ho capito, tu sei un bravo ragazzo e vuoi fare sempre la cosa giusta. Vuoi aiutarmi a divertirmi? Sono d’accordo… tieni…” - gli porse il bicchiere con l’ombrellino - “mi allontano un attimo, al mio ritorno mi farai fare delle bellissime giravolte in pista… adoro il charleston!” -
- “Cosa? Forse dovresti sapere che io…” -
- “Niente storie…” - non gli diede il tempo di terminare la frase. Si allontanò in direzione della toilette, seguita a ruota dalla sua amica Doroty.
Era interdetto ma divertito da quella scenetta. Si adagiò sullo sgabello che Kristen aveva lasciato libero. Si stava rilassando ma, quando si voltò verso la folla danzante, si trovò suo malgrado a puntare gli occhi verso quella coppia che dondolava lentamente, abbracciata, sulle note di un suadente jazz. Quella musica avrebbe invitato certamente chiunque a stringersi al proprio compagno o compagna con trasporto. Sembravano calati nella parte, sembrava che Elena lo stesse abbracciando come se niente al mondo fosse più importante di quell’attimo, in quel silenzioso caos da cui erano circondati.
Ma fu quell’attimo, l’attimo in cui gli occhi di Elena si aprirono, in cui si accorse che le cose molto probabilmente non erano veramente come apparivano.
Guardava diritta di fronte a sé, senza alcun preciso riferimento.
E proprio in quell’attimo a Stefan fu più che chiaro che quel trasporto non era reale. La tristezza che trapelò da quegli occhi non lasciava spazio a dubbi.
Sentì un moto interiore, qualcosa dentro di lui lo trattenne dall’alzarsi di getto da quello scomodo sgabello, gettarsi in pista, strapparla dalle braccia di quell’insulso ragazzo e portarla via di lì.
Ma quel qualcosa continuò a tenerlo ancorato a terra e incollato a quel maldetto sgabello. Accidenti, non si era mai reso conto, non vi aveva più prestato attenzione da più di un secolo. Il vampiro Stefan non provava nulla, certamente non sentiva dolore fisico. Ora, a tutti i suoi tormenti, si aggiungeva un fastidioso male al fondoschiena che lo stava snervando già da un po’. Aveva cambiato posizione più di una volta e la cosa lo fece sorridere. Immaginò suo fratello Damon che probabilmente lo avrebbe preso in giro a vita se avesse espresso quel pensiero ad alta voce, in sua presenza.
Non voleva farlo ma si ritrovò a ridere tra sè, provando una forma di calma interiore che aveva riscoperto solo dopo essere ritornato umano.
Quello sciocco pensiero lo fece sentire così vivo, così umano e così debole ma al tempo stesso forte perché poteva controllarlo. Aveva riscoperto il controllo che era stata la sua più grande croce nell'ultimo secolo. E questo lo faceva sentire padrone di sé, con una sensazione interiore che lo portava a pensare che non c’era nulla che potesse fermarlo dall’ottenere ciò che desiderava.
Dagli occhi tristi di Elena giunse qualcosa di inaspettato. Quando finalmente i loro sguardi si incrociarono, lei ricambiò con fermezza e il suo viso si aprì finalmente in un tenero e rassicurante sorriso.
Stefan rimase un po' sorpreso, ma rispose alzando il bicchiere che aveva in mano, nella sua direzione.
Per qualche istante, lunghi istanti, continuarono ad osservarsi mentre tutto intorno a loro scorreva.
Cosa doveva fare? Si stava chiedendo Stefan. Cosa era giusto a quel punto? Un senso di sottile ansia gli attanagliò il torace.
Abbassò la testa e distolse lo sguardo, non era semplice ignorare quella situazione. Avrebbe voluto dare seguito ai suoi impulsi, ma non sarebbe stato giusto.

Per fortuna l’arrivo improvviso della sua accompagnatrice lo distolse dai suoi mille pensieri.
- “Ehi…” -
- “Ehi, sei tornata…” -
- “Certo, pensavi che fossi scappata? Sono stata via pochi minuti…” -
Stefan si rese conto che a volte la percezione del tempo era alterata da molti fattori. Quei minuti gli erano parsi davvero molto lunghi.
- “Ehi, ragazzi… non volete ballare?” - la voce di Caroline, ospite non previsto, giunse al loro fianco.
- “Caroline… dove sono le gemelle?” -
- “Oh, eccole là, con Alaric…” -
- “Accidenti, ma sono bellissime…come si chiamano?” - partecipò entusiasta Kristen.
- “Josie e Lizzie… ti fa piacere venire a salutarle? E’ da quanto siamo entrate che mi chiedono chi sia quella bellissima ragazza insieme a Zio Stefan!!” - il trasporto che Caroline metteva in ogni sua affermazione e la meravigliosa arte che possedeva nell’enfatizzare fatti e parole, non poterono non coinvolgere Kristen.
- “Dici sul serio?” -
- “mmm.. come no, dice sul serio…” - il tono sarcastico di Stefan era però sfuggito alla giovane studentessa.
Caroline si parò di fronte alla giovane e, con una presa salda sul suo braccio, la guardò dritta negli occhi ripetendo con molta calma: - “Certo che dico sul serio. Tu sei molto lusingata e ora verrai con me senza fare obiezioni! D’accordo?” -
Kristen sbattè le palpebre e disse solamente: - “D’accordo!” -
Caroline sorrise, soddisfatta del risultato ottenuto.
- “Molto bene!” -
- “Caroline, ma che fai?” -
- “Oh, andiamo, ti stavi annoiando a morte, ringraziami a basta!” - prese Kristen delicatamente sotto braccio e la trascinò con sé.
Matt non era un vampiro, a meno che non lo fosse diventato nelle ultime ventiquattro ore. Ma sebbene fosse un normalissimo umano, a Stefan sembrò con certezza che stesse appena effettuando la stessa mossa con Josh.
Da dove si trovava poté osservare, dove poco prima c’erano Josh ed Elena che ballavano, uno spaesato e restio Joshua annuire a Matt che lo stava inducendo ad accompagnarlo non si sapeva bene dove.
La mano di Elena che cercava di impedire questo distacco un po’ forzato, anche se con non troppa convinzione, fu l’ultima cosa che percepì di quello scambio di carte che era appena avvenuto sotto ai loro occhi.
Lo sguardo di Matt e il cenno con la testa che fece poco prima di scomparire nella sala attigua, erano senza dubbio inequivocabili.
Stefan rivolse lo sguardo verso Elena.
Elena rivolse lo sguardo verso Stefan.
il ragazzo aprì la braccia in segno di resa. Sorrise. Sorrisero entrambi.
Si avvicinarono lentamente.
La pista continuava ad essere affollata. Lui allungò una mano in segno di invito.
Stavano suonando un pezzo che aveva accompagnato parecchie generazioni, uno di quelli che sembravano essere stati scritti appositamente per far ballare le coppie.
- “Forse…dovremmo…” -
- “Sì.. credo anch’io!” - Elena si aprì in un sorriso molto bello e finalmente rilassato.
- “Ma tu pensi che Matt e Caroline…” -
- “Credo abbiano voluto salvarci da accompagnatori che non ci soddisfano…o perlomeno, ecco….questo vale per me…” -
- “Dici sul serio? Ero convinto che foste molto affiatati…” -
- “Non so cosa dire, Stefan, forse lo eravamo, ora non lo siamo certamente… a volte mi sembra di…”  l’espressione del suo viso fu chiara molto più di mille parole.
- “Ti sembra di soffocare… vorresti tornare in superficie e prendere una boccata d’aria…” -
- “Esatto! E’ esattamente così che mi sento… .è incredibile…” -
- “Incredibile cosa?” -
- “Che tu mi conosca così bene, Stefan…” -
- “E trovi che sia strano? Come potrebbe essere diversamente, dopo tutto questo tempo?” -
- “Hai ragione….” - gli sorrise fissandolo negli occhi. Vide qualcosa che non ricordava. Degli occhi bellissimi, intensi, che la osservavano come… accidenti, non poteva dimenticare quello sguardo. Era stato lui il primo a farla sentire così. A farla sentire la più bella, la più amata, a farla sentire unica al mondo.
Doveva distogliersi da quel pensiero. Quello, come altro, in quell’istante le dava la sensazione di soffocare. Sembrava tutto troppo grande, troppo difficile, troppo complicato.
- “E tu invece? Volevi scappare dalla piccola bionda acchiappatutti??” -
- “Acchiappatutti?” -
- “Beh, ha l’aria di chi la sa lunga…ma magari è solo un’impressione sbagliata…” -
- “Sì, potrebbe essere sbagliata. Ho avuto anche io la stessa impressione, nei giorni scorsi, ma credo di aver capito che dietro l’apparenza si nasconda una ragazzina molto fragile. Dovremmo fare attenzione… forse ha bisogno di aiuto…” -
- “Sei molto attento a lei, vedo…è molto bella dopotutto!” - gli strizzò l’occhio.
- “Dovresti conoscermi abbastanza da sapere che non è un aspetto importante…Non lo sono forse sempre? Attento…” -
- “Sì…hai ragione, tu sei così sempre, con tutti, anche con il tuo peggior nemico!” -
- “Allora non dovresti essere prevenuta!” -
- “Non lo sono…è solo che, c’è qualcosa che non va, qualcosa che mi fa stare in pensiero, come una sensazione…” -
- “Di che parli? Che sensazione hai?” -
- “Non importa, davvero, sono tutte sciocchezze….” -
- “Ok ok… non dobbiamo parlarne per forza. E comunque sia…Elena.. sei molto bella anche tu, stasera..!” -
- “Oh, avanti, non hai forse detto che queste sono sciocchezze da comuni mortali?!” -
- “Non ho mai detto nulla del genere! Solo che non gli do importanza… non se non mi interessa la persona che sto osservando!” -
Elena non replicò. Non era necessario.
Continuarono a ballare chiacchierando… accompagnati da note delicate che resero l’atmosfera leggera.
Furono attimi che riportarono i due giovani a momenti passati, a giorni in cui un poco di spensieratezza era appartenuta alla vita di entrambi.
Quegli occhi le ricordarono, improvvisamente, cosa volesse dire sentirsi come si sentiva nuovamente in quell’istante. Amata. Protetta.
La porta che si spalancò improvvisamente, nonostante la musica fosse ad alto volume, riuscì ad interrompere quel momento che sapeva di intimo. Per Stefan e Elena, per tutti all’interno di quella palestra.
Un gruppo di ragazzi, palesemente su di giri e con delle bottiglie in mano, entrarono schiamazzando e con passo deciso, diretti verso l’angolo bar.
Protestarono, come sembrò evidente dai gesti, per l’assenza di alcolici. Cosa alla quale avevano comunque pensato di rimediare portando con sé svariate scorte.
Il capobanda, così certamente sembrava, cominciò a guardarsi intorno. Sembrava stesse cercando qualcuno in particolare.
Il braccio di Stefan si strinse istintivamente attorno alla vita di Elena. Lei ricambiò la presa sul suo braccio.
- “Non sembrano promettere niente di buono…” -
- “Hai ragione.. forse meglio ignorarli…” -
Non fece in tempo, Stefan, a proferire queste parole che il tizio che guidava il gruppo, un giocatore di football presumibilmente dall’aspetto, e con aria poco amichevole, si mosse per dirigersi esattamente verso di loro.
- “Dove l’hai nascosta? Ti sei già stufato?” -
- “Cosa? Di chi parli?” - rispose Stefan spiazzato.
- “Non fare il furbo.. con quest’aria da bravo ragazzo… vedo che hai già cambiato gusti, da una bionda….ad una mora..” - il ragazzo allungò una nano arrivando a toccare i capelli di Elena.
La ragazza si ritrasse istintivamente e Stefan le si parò davanti.
- “Adesso falla finita, non so cosa vuoi ma ti consiglio di andartene…” -
- “Altrimenti cosa pensi di fare, sentiamo…” - diede una spinta a Stefan che fece qualche passo indietro. L’atteggiamento provocatorio era evidente.
Lo sguardo di quel ragazzo divenne più cattivo. Fece un ulteriore passo avanti e Stefan ed Elena un passo indietro.
- “Stefan, andiamo…” - Elena cercava di trascinarlo ma il giovane ex vampiro non sembrava voler cedere a quel ricatto. L’orgoglio e l’istinto stavano prendendo il sopravvento. Stava per reagire quando la voce perentoria di Alaric Saltzman sopraggiunse provvidenziale.
- “Ehi! Che sta succedendo qui?”- qualche solerte studentessa era corsa a cercare il loro professore di storia non appena aveva visto entrare nella palestra quei ragazzi chiaramente fuori controllo.
Tutti li conoscevano a scuola, Alaric sapeva come intervenire e lo fece.
- “Ehi, professor Saltzman, tutto ok…stavamo solo facendo conoscenza…” -
- “Certo, d’accordo. Ascolta, Kevin, senti cosa faremo: ora voi uscirete da qui, chiamerete un taxi e lascerete che i ragazzi continuino la loro festa. E forse potrò far finta di non aver assistito a questa pietosa scena…” -
- “Non si scaldi tanto, ce ne andiamo, che problema c’è? Volevamo solamente movimentare un po’ la festa!” -
- “Siete ubriachi, andate a casa!” -
Mentre il gruppo di ragazzi si ritirava di buon ordine, erano sopraggiunti Matt e Josh, attirati dal chiasso e dalla musica che era improvvisamente cessata.
- “Elena, va tutto bene?” - si era precipitato verso la ragazza, l’aveva afferrata per le braccia e l’aveva attirata a sé.
In quel mentre lo sguardo di Stefan venne attirato da quello di sfida dell’energumeno che usciva dalla palestra. Le sue intenzioni erano molto chiare.
- “Va tutto bene, sì, stai tranquillo!” -
- “Dannazione, dovevo allontanarmi proprio in questo momento…si può sapere cosa diavolo volevano?” - si rivolse verso Stefan.
- “Io…non lo so, ma credo ce l’avessero con me…” -
- “Sì, lo credo anche io. Forse dovresti stare lontano da qui, visto che attiri guai…” -
- “Josh, ma che dici? Lui non ha colpa, quei ragazzi, quel Kevin, erano chiaramente ubriachi. E forse…cercavano Kristen? Stefan, cosa voleva dire?” -
- “Credo dovremmo chiederlo a lei…” - rivolse lo sguardo verso Caroline che era apparsa sulla soglia della sala. Era sola, Kristen non era con lei.
- “Che diavolo è successo? Mi sono allontanata solo pochi minuti…” -
- “Ma dov’eri? Kristen non era con te?” -
- “Sì, ma l’ho persa di vista già da un po’…era con la sua amica con i capelli rossi… che c’è?” -
Caroline guardò Stefan, poi Alaric ed Elena. La osservavano ma non le davano spiegazioni.
Il suo udito da vampiro non le aveva comunque permesso di ascoltare l’intera conversazione. Quando era giunta in sala Alaric aveva già in mano la situazione.
Avere a che fare con gli studenti della scuola Salvatore forse era poca roba rispetto a questi idioti che Alaric doveva gestire ogni giorno, al liceo di Mystic Falls.
Da molto tempo, infatti, discutevano perché lui scegliesse di occuparsi unicamente della loro scuola privata. Ma fare il professore a scuola gli permetteva di dare una copertura decente alla loro doppia vita. Avrebbero dato meno nell’occhio se lui avesse condotto una vita più o meno normale.
Mentre Caroline si occupava del suo esclusivo collegio e dell’organizzazione di feste, eventi, ricevimenti.
Insomma, nulla di diverso da quanto era sempre avvenuto a Mystic Falls.
- “Scusate, vado a cercare Kristen…” -
Appena Stefan fu distante Caroline cercò di carpire da Elena i significati che le sfuggivano.
- “Stefan crede che quei ragazzi ce l’avessero con lui per via di Kristen.. non so cosa ci sia dietro.” -
- “Oh, ho capito, allora forse dovremmo capirci qualcosa di più…” -
- “Se ne sono andati, direi che piuttosto dovresti cercare di far ripartire la musica, altrimenti se ne andranno tutti…” -
Si guardarono attorno e la sala era piena di ragazzi che parlottavano tra loro, alcuni a disagio, altri divertiti. Le ragazze, con il loro bel fiore al polso, attendevano che qualcosa convincesse i loro accompagnatori a riprendere qualche discorso in sospeso.
La vampira Caroline fu costretta ad entrare in azione, tranquillizzò i musicisti che ripresero a suonare, eseguendo tutto ciò che era previsto nella scaletta della serata.

Sulle note di un charleston, a distanza seduta nel bagno, Kristen ciondolava la sua testa lamentando dolori ovunque.
- “Ma cosa stai bevendo?!” - le chiese Doroty.
- “Io non te lo so proprio dire…so solo che me l’ha dato Kevin…lui mi vuole bene, sai?” - scoppiò in una chiassosa risata.
- “Ma che dici? Quello è un imbecille, cosa ti ha dato, fammi vedere…” - le strappò il bicchiere di mano, se lo portò vicino alle narici sbuffando per il fastidio. Era decisamente troppo forte per poterlo anche solo assaggiare.
Kristen si affrettò a riprendersi il bicchiere e ingurgitò un altro sorso.
La porta del bagno si spalancò all’improvviso e Stefan apparve sulla soglia.
Vide le due amiche sedute per terra, era tutto così evidente così come era evidente che nessuna delle due sapeva badare a se stessa..
- “Ehi, ma che succede?” -
- “Ehi, ciao… da quanto non ci vediamo?” -
- “Ti stavo cercando, eri sparita da un po’…” -
- “Sì, stavo giocando con questa…” - Kristen alzò la mano in cui teneva stretta una bottiglia.
- “Ma cos’è? Dammela…” - Stefan le prese con forza il bicchiere. Vodka. - “Come hai fatto ad averla? Sei ubriaca, ma che ti prende?” - cercò di sollevarla ma lei opponeva resistenza.
- “Lasciami, per favore…” -
Con la Vodka erano sufficienti pochi sorsi per andare fuori di testa, certamente per una giovane inesperta e con una corporatura così esile.
- “Come l’hai avuta? Qui dentro non ci sono alcolici…è stato Kevin?” -
- “Kevin mi vuole bene, mi ha detto che sono bellissima, anche di più se bevo questa cosa qua…” -
Accidenti, quel ragazzo era un folle e si stava chiaramente approfittando di lei. Gli apparve improv
Ed era chiaramente geloso della presenza di un altro cavaliere al suo fianco.
Forse però era all’oscuro del fatto che il vero interesse di Kristen era per il barista del Grill.
- “Kristen, ascoltami… non ascoltare nulla di quel che proviene da un ragazzo del genere, vuole solo farti sentire debole, per poter avere più potere su di te. Non gliene importa niente che tu stia male per questo…” -
- “A nessuno importa niente di me…” -
- “Ma non è vero, cosa dici? A me importa… a molti importa, anche a Stefan che è qui per te, guarda..” - intervenne l’amica Doroty, cercando di consolarla invano.
- “Ti sbagli. Non devi neppure pensarle queste cose. Tu soffri perché Josh sta con Elena, ma non puoi logorarti per un ragazzo con il quale hai scambiato forse qualche parola o qualche sorriso. Lui ora non si accorge di te? Magari lo farà in futuro. E se non lo farà, Kristen, sei circondata di ragazzi che farebbero carte false per uscire con te… non buttarti via così…ti prego…” – il cuore di Stefan aveva dato tutto se stesso in quel breve discorso. Era colpito dalla sincera sofferenza e fragilità di Kristen e il suo vero essere, quello che l’aveva sempre contraddistinto, l’empatia che comandava ogni sua azione, lo faceva partecipare profondamente di ogni situazione. Anche questa volta.
- “Ma io faccio solo scelte sbagliate…” -
- “Non le farai per sempre, fidati…. Avanti, alzati e rimettiti in ordine…” - la aiutò ad alzarsi da terra. Stavolta Kristen si lasciò andare alla forte presa di Stefan. Lanciò un’occhiata e un cenno perentori a Doroty la quale, imbambolata, aveva subìto senza dubbio il fascino indiscusso e autorevole dei Salvatore.
- “Te la affido, devo andarmi ad occupare di una faccenda. Ma vi chiamerò un taxi, sarà qua fuori tra non molto. Mi raccomando, andate dritte a casa.. “ -
Stefan si avvicinò alla giovane Kristen. Lo fece come gesto fraterno più che altro, ma le prese le mani e le diede un leggero bacio su una guancia. Non era da lui lasciare sola una ragazza in difficoltà, ma sapeva di dover andare a cercare Kevin prima che creasse altri problemi. E gli parve che Doroty, sebbene molto giovane e impaurita, tenesse alla salute dell’amica tanto quanto lui. Aveva ripreso il controllo della situazione.

Mentre Stefan cercava di salvare la perduta Kristen da se stessa, Elena e il suo accompagnatore Joshua, insieme ad un altro gruppo sparuto di giovane studenti, tentarono di far ripartire la festa prima che divenisse un totale disastro.
Molte coppie ripresero a ballare, Elena si lasciò trasportare nuovamente da Josh. Si era in qualche modo convinta di dovergli qualcosa dopo aver ballato ed essersi distratta a causa di Stefan.
Solo molto dopo si sarebbe resa conto di quanto sciocco fosse quel pensiero, quanto inutile fosse cercare di convincere se stessa di qualcosa che non poteva essere, o negare qualcos’latro che era, invece, così evidente.

La boccata di aria fresca che prese una volta uscito all’aperto gli fece recuperare la lucidità che per qualche istante aveva perso. Non era più un vampiro, non era preda della brama di sangue, ma aveva ancora molte debolezze che doveva imparare a gestire. La rabbia che aveva provato, per l’impotenza di non poter reagire, per qualche istante gli aveva offuscato la mente. Se non fosse intervenuto Alaric forse non sarebbe stato in grado di rendersi conto che contro quel tizio non aveva alcuna speranza.
Che idiota, pensò, volevo proprio finire in ospedale a quanto pare.
E fu proprio mentre formulava questo pensiero, prendendo in mano il cellulare per chiamare il taxi che aveva promesso a Kristen, che una mano gli si poggiò sulla spalla e in meno di un secondo si trovò sbattuto con forza contro la sua auto.
- “Che diavolo succ…” - si voltò e si trovò di fronte Kevin e i suoi amici. Doveva aspettarselo… quello sguardo di sfida non aveva lasciato adito a malintesi. Voleva affrontarlo.
- “Ma si può sapere cosa vuoi da me?” -
- “Devi andartene… devi lasciarla stare. Levati di torno, anzi…facciamo che domani lascerai la città…” -
- “Cosa? Tu sei fuori di testa, questa è casa mia!” -
- “Sono fuori di testa, dici bene… credo tu non abbia capito quanto….” - il pugno che gli sferrò fu così rapido che neppure lo vide arrivare.
Stefan cadde a terra e faticò a rialzare la testa. Gli sembrava che l’occhio uscisse dall’orbita.
Un dolore indescrivibile.
Provò a reagire, doveva rialzarsi, ma non fece in tempo a poggiarsi sulle braccia che gli arrivò un calcio, poi un altro ancora.
Non era solo Kevin, erano tanti. Gli parve che quei calci arrivassero da tutte le direzioni. Era certo che avrebbe perso i sensi in poco tempo.
Essere un umano era anche questo….
Desiderò con tutte le sue forze poter reagire come una volta, ma non poteva far nulla…
L’ultima cosa che gli parve di udire fu la voce di Alaric e, dopo pochi istanti, le urla inferocite di Caroline.
E nulla più.

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Capitolo 11
*** Ho avuto paura ***


11 - Ho avuto paura

Alaric era sempre stato accorto. Mai sprovveduto, mai si era fatto cogliere di sorpresa. Era ben consapevole che quel gruppo di ragazzi non avrebbe battuto in ritirata così facilmente, senza creare ulteriori problemi. Per questa ragione si era recato fuori dalla scuola, poco dopo, per fare un giro intorno all’edificio ed accertarsi che se ne fossero andati.
Ma la sua solerzia non era stata sufficiente e non era arrivato in tempo.
Quando sentì quel rumore sordo intuì che non stava succedendo niente di buono. Corse attirato dalle voci, una di esse gli sembrava così familiare. Stefan .
Prese in mano il cellulare, correndo. Squillava, ma Elena non rispondeva.
Quando la ragazza, da lontano, intercettò la liceale Doroty correre verso Kristen, provò immediatamente una brutta sensazione.
Stava ballando con Joshua. Quel ragazzo non la lasciava un secondo, fino a quel momento non aveva voluto offenderlo e lo aveva assecondato, ma a quel punto, con un gesto secco e poco garbato, si staccò dalla sua presa.
- “Josh, scusami ti prego…” - d’istinto prese il cellulare dalla borsetta, c’era una chiamata di Alaric e non l’aveva sentita.
Incontrò immediatamente lo sguardo di Caroline la quale, al contrario di lei, aveva potuto ascoltare con attenzione quanto si dicevano le due giovani.
Quando videro Kristen girarsi nella loro direzione capirono che dovevano accorrere e, con un rapido sguardo d’intesa, si precipitarono verso di loro.
- “Che succede? Ho sentito bene?” - la vampira bionda si rivolse verso le ragazze come ci fosse tra loro un antico sodalizio.
- “Lo stanno picchiando… dobbiamo chiamare la polizia o lo ammazzeranno…” -
- “Ma di chi state parlando?” - chiese Elena con voce affannata.
- “Di Stefan!” - risposero le tre in coro. Elena le guardò stupita e preoccupata.
- “Lo sapevo, è tutta colpa mia. Non dovevo coinvolgere Stefan, ora se la stanno prendendo con lui…” - la voce insicura di Kristen colpì nel segno.
- “Coinvolgerlo… cosa intendi?” -
- “Io…ecco, non lo so cosa stavo cercando realmente, ho sbagliato, accidenti mi dispiace, sono un’idiota…” -
Elena provò un moto di empatia nei confronti di quella giovane ragazza così spaventata, dal mondo, da quel ragazzo, da se stessa.
- “Calmati…” - Elena le strinse le spalle - “non permetteremo gli succeda nulla, non deve succedergli nulla…” - lo ripeté alla giovane ragazza tentando, in quel modo, di convincere anche se stessa.
- “Caroline, andiamo…” - si voltò e vide la sua amica rivolgersi a Josh e, con un’espressione concentrata, le sentì pronunciare queste parole: - “Tu rimani qui, ci raggiungerai più tardi…” -
- “Caroline, ma che fai….?” -
- “Fidati! Mi ringrazierai…” - si voltò e la bionda si era già volatilizzata.
- “Ma dove è andata la signora Forbes??” -
- “Fa’ che non ti senta mai chiamarla Signora Forbes!” - anche Elena si precipitò fuori.

- “Dannazione!”-  esclamò Alaric mentre si dirigeva come una furia verso il gruppo che stava pestando Stefan.
- “Smettetela, fermatevi…” - arrivò alle loro spalle e afferrò uno dei ragazzi più piccoli scaraventandolo a terra. Kevin gli andò addosso e lo trattenne, impedendogli di raggiungere Stefan. . Il ragazzo era a terra.

- “Stia fermo, professore, o non sarà una bella serata neppure per lei. E’ una faccenda tra noi e il supereroe qui, che credeva di potermi sfidare… chissà cosa credeva di fare….” - era chiaramente ubriaco e fuori di sé. Non si rendeva più conto delle sue azioni, era pericoloso e andava fermato.
La furia di Alaric cresceva mentre cercava di divincolarsi dalla presa del robusto giocatore di rugby. Era molto forte, ma Alaric era allenato ed era riuscito decine di volte a liberarsi dalla presa di un vampiro, non poteva certo farsi intimorire da un gruppo di adolescenti su di giri.
Con una mossa bene piazzata afferrò le braccia di Kevin, fissando i piedi davanti a quelli del ragazzo e tirò con tutte le sue forze fino a scaraventarlo per terra. Il giovane rimase stupito e osservò per qualche istante quell’adulto che lo aveva colto di sorpresa.
- “Tu non hai idea, ragazzo, di quanto sei fortunato questa sera. Se avessi conosciuto il vecchio Stefan, ora saresti morto….” -
- “Oh sì, certo…” -
- “Te lo assicuro….” - dallo sguardo incattivito di Alaric stava emergendo tutta la sua indole di cacciatore di vampiri. Avrebbe voluto ficcargli un paletto nel cuore ma non poteva farlo.
Ma nonostante la sua tenacia e preparazione, Alaric non poteva contrastare tutti quei ragazzi contemporaneamente. Kevin si alzò di scatto e gli si parò davanti afferrandolo di nuovo, mentre gli altri continuavano a prendere a calci il malcapitato Stefan.
Stordito, il ragazzo aveva cercato di sollevarsi, ma un colpo lo aveva ributtato a terra.
- “Ora dovete smetterla..” - a velocità vampiro Caroline era giunta dinanzi a tutti loro materializzandosi dal nulla. Il suo tono fu perentorio e incisivo.
Nel frattempo Elena era accorsa vicino al gruppo nel vano tentativo di raggiungere Stefan, ma era stata fermata da occhiate minacciose.
- “La conosco, lei è quella che organizza tutte le feste, quella nevrotica….” - disse il piccolo del gruppo rivolgendosi alla giovane Forbes con aria strafottente.
- “Che cosa hai detto? Stai parlando di me? Fossi in te starei attento a come parli, piccolo idiota…” -
- “Ma cosa hanno tutti stasera? Vogliono sfidarci per poi prendere un sacco di botte? Avanti signora, se ne vada… non vogliamo prendercela con una donna…” - aggiunse Kevin con arroganza.
In quei brevi attimi Caroline aveva osservato Stefan accasciato a terra, aveva udito il suo cuore battere e solo per questa ragione non li aveva ancora eliminati tutti. Ma quella frase tirò fuori tutta la rabbia che aveva invano tentato di controllare.
La furia del vampiro uscì con tutta la sua forza. Gli occhi iniettati di sangue, i canini che erano pronti a cibarsi di quei giovani delinquenti.
Questo vide Alaric. La furia che stava per esplodere. Era riuscito a liberarsi d’improvviso dalla presa di Kevin.
Il folle ragazzo era rimasto palesemente terrorizzato da quanto aveva visto, a tal punto da arretrare d'istinto dimenticando completamente Alaric, o Stefan, o qualunque motivo li avessi condotti lì in quel momento.
 
Era passato molto tempo dall'ultima volta in cui Alaric aveva visto Caroline trasformarsi così, da sempre lei rappresentava l’esempio dell’auto controllo, l’esempio di cui la scuola Salvatore faceva vanto per spiegare ai giovani vampiri che era possibile essere migliori.
Ma in quel momento era fuori di sé.
La ragazza sbatté violentemente il grosso Kevin contro un’auto. Con una mano gli strinse con forza il collo ed era sul punto di affondare i suoi denti affamati dentro la carne pulsante.
Quel povero idiota aveva cercato di darsela a gambe ma invano.
- “Caroline!” - la voce di Alaric le giunse invano alle orecchie. Era accecata. Spalancò la bocca e i denti aguzzi si fecero ancora più minacciosi, Kevin stava per perdere i sensi dalla paura.
- “Caroline!! Fermati!” - la voce di Elena giunse insieme a quella di Alaric.
- “Ascoltami, te ne pentiresti e lo sai…ti prego.” - la ragazza si fermò di colpo. L’espressione del vampiro ancora le ricopriva il volto, ma sentì il cuore rallentare e la rabbia diminuire un poco. Si ricordò di quanto le aveva insegnato Stefan, provò a respirare come lui le aveva spiegato quel primo giorno. Stava funzionando.
Capì che la sua mente per qualche istante si era totalmente offuscata. La fermezza del tono di Alaric era intervenuta nuovamente,  riportandola alla ragione.
La spietatezza di cui ogni vampiro era capace era, tuttavia, ancora in lei. La mano con cui stringeva il collo di Kevin non aveva ancora mollato la presa.
Lo guardò negli occhi e gli disse solamente:  - “Prova un’altra volta a fare una cosa del genere ai miei amici e la mia faccia sarà l’ultima cosa che vedrai!” -
Lo lasciò andare. Il ragazzo cadde a terra con un tonfo.
Aveva ritrovato il controllo. Alaric le andò vicino e le afferrò delicatamente un braccio.
- “Brava Caroline… va bene così, respira. Ora pensiamo a Stefan…” -
Gli amici di Kevin, anch'essi terrorizzati, indietreggiarono di fronte alla vampira Caroline che si faceva largo per raggiungere il suo amico.
Stefan era finalmente libero ma privo di sensi.
Anche Elena e Alaric erano ora attorno al ragazzo. Caroline istintivamente si morse il polso per dargli il suo sangue.
- “Non farlo!” - l’urlo allarmato di Elena le arrivò alle spalle.
- “Cosa? E’ gravemente ferito…” -
- “Caroline… lui non lo vorrebbe…ne sono certa! Alaric, ti prego, chiama il 911!” -
- “Sto chiamando…” -
- “Ha ragione Elena… chiamate un’ambulanza..” - la flebile voce di Stefan Salvatore era tornata a farsi sentire.
- “Ehi! Sei ancora qui allora…” - Elena si era accovacciata accanto a lui.
- “Ok ok, come volete….Stefan, andrà tutto bene, resisti..” - sorrise e si allontanò di qualche passo. 
- “..ora vado ad occuparmi di loro… e anche di loro…” - indicò con il capo anche le due ragazze, Kristen e Doroty, che avevano assistito con molta probabilità a tutta la scena.
- “Fa’ in modo che non ricordino nulla…” -
Alaric stava telefonando.
Gli sciocchi energumeni che poco prima avevano picchiato a sangue il povero Stefan, ora sostavano impalliditi di fianco ad una macchina, incapaci di muoversi.
Videro avvicinarsi Caroline Forbes e mille pensieri terrificanti affollarono le loro teste.
- “Allora, piccoli delinquenti in erba, spero che questa serata vi sia stata di insegnamento…” - poggiò una mano sulla spalla di uno dei ragazzi.
- “Ricorderai solamente che siete entrati in palestra ubriachi e che il Professor Salztman vi ha rimproverato e siete usciti. Avete picchiato Stefan ma all’arrivo di Alaric siete scappati e sapete, per certo, che domani vi toccherà una punizione esemplare, se non peggio…non vi tirerete indietro e domani vi presenterete tutti a scuola.” -
La stessa frase fu costretta a ripeterla ad ognuno degli studenti che accompagnava Kevin.
Quando fu il turno del capobanda, gli occhi spaventati del ragazzo le fecero provare, per un attimo, il piacere del potere che solo da vampiro aveva conosciuto.
Aveva paura di lei e questo le dava un’emozione interiore che aveva un che di perverso. Ma la fece sentire bene.
- “Ti ricorderai che hai provocato Stefan, che hai ordinato ai tuoi scagnozzi di fare il lavoro sporco ma che Alaric ha avuto la meglio su di te. Non mi hai mai vista qui. Caroline Forbes è solamente la nevrotica e affidabile Direttrice della scuola Salvatore.” -
- “D’accordo…” - disse Kevin stordito.
- “Non ho finito….non dovrai mai più toccare Stefan Salvatore con un dito, o qualcun altro dei miei amici. E dovrai comportarti bene con Kristen. La tratterai con educazione ma non ti azzardare a sedurla!” - si voltò verso tutto il gruppo e ad alta voce intimò loro di levarsi dai piedi.
- “Ah, che fatica… mi scoppia la testa. Era da molto tempo che non utilizzavo la compulsione. Speriamo funzioni!” -
Si occupò anche di Kristen e della sua amica con i capelli rossi. Cercò di tranquillizzarle e disse loro che, oltre a dimenticare l'accaduto, avrebbero ricordato di aver passato una bella serata finita però con qualche scaramuccia tra ragazzi. Stefan si era ferito ma non era successo niente di grave.
Kristen doveva stare lontana da quel poco di buono di Kevin.

Matt era arrivato correndo quando tutto si era già concluso, una telefonata con il vicesceriffo l’aveva trattenuto e tenuto lontano.
- “Come sta?” -
- “E’ ferito, Matt…erano in cinque, l’hanno picchiato a sangue…ma quando arriva l’ambulanza?” - Elena accarezzò istintivamente il volto di Stefan, con un fazzoletto gli aveva tolto rivoli di sangue dalla fronte.
- “Dove sono quei maledetti?” -
- “Ci sta pensando Caroline…” -
- “Cosa? Che vuole fare?” -
- “Beh, si è fatta valere ed ora credo stia provando a cancellare tutti i loro ricordi…” -
- “Devono essere puniti dalla legge, Elena…” -
- “Lo so, Matt…ma fidati, sono certa che non faranno più male a nessuno…” -
- “Quindi viviamo nuovamente sotto le regole dei vampiri…” -
- “Matt…” -
- “Sai come la penso, Elena…” -
- “Ha ragione Matt. Elena…quei ragazzi devono essere riabilitati, la compulsione non basterà a riportarli sulla giusta strada…” - anche ferito e stanco, Stefan riusciva a dispensare pensieri saggi e ragionevoli.
- “Ma tu non eri svenuto??” - gli sorrise.
Caroline arrivò veloce.
La osservarono tutti compiaciuti e quasi sorridendo, nonostante il momento di grande concitazione.
- “Che c’è? Stefan non vorrai farmi la paternale anche da svenuto, andiamo… ho fatto quel che andava fatto, lo sapete bene. Al resto penseremo domani! Ora cerchiamo di non farti morire, che ne dici?!” -
La grande capacità che Caroline aveva di sdrammatizzare anche le situazioni peggiori fortunatamente ogni tanto riemergeva.

- “Ecco l’ambulanza..” -
- “Finalmente..” -
I paramedici scesero rapidamente, accompagnati da Alaric che era corso ad aspettarli all’entrata principale della scuola.
- “Fate piano, l’hanno picchiato, credo sia pieno di fratture…” - intervenne Alaric agevolando il loro lavoro.
I gemiti di Stefan, mentre i paramedici tentavano di trasferirlo sulla barella, colpirono Elena al punto da farle sentire un nodo in gola che, fino a quel momento, probabilmente aveva trattenuto.
Vedere Stefan così vulnerabile era un’immagine alla quale non era abituata. L’aveva visto molte volte ferito, sanguinante, provato da un combattimento anche molto violento. Ma aveva sempre saputo che, nonostante tutto, lui sarebbe sempre guarito. Non aveva mai avuto davvero…paura.
Aveva avuto paura, ecco cos’era. L’aveva compreso solo in quell’istante.
Fu la voce di Josh a riscuoterla da quei pensieri.
- “Elena!” - il ragazzo le corse incontro.
- “Ehi…” - era distratta.
- “Stai bene? Ti hanno fatto qualcosa? Elena…” - la incalzò di domande.
- “Sì sto bene, stai tranquillo…” - era distratta.
- “Sicura? Sembri…assente…” - la prese per le spalle e la abbracciò stretta.
- “Io sto bene. Però Stefan è gravemente ferito, l’hanno riempito di botte, erano in cinque, maledetti codardi… io devo andare…” -
- “Che cosa? Non dire sciocchezze, hai bisogno di riposare, ti porto subito a casa. Di lui si occuperanno in ospedale, non c’è nulla tu possa fare…” -
Non capiva.
Joshua tentava invano di parlarle e tranquillizzarla, ma lei continuava ad osservare Stefan mentre saliva sull’ambulanza.
Il braccio deciso di Josh la trattenne mentre tentava di avvicinarsi.
Matt si avvicinò, conosceva bene Elena e gli era bastato uno sguardo per comprendere la situazione di imbarazzo che si era creata.
- “Vado io con Stefan, tu vai a casa con Josh e stai tranquilla. Ti chiamo dopo..” - lo sguardo serio e deciso di Matt l’aveva tranquillizzata ei improvvisamente si rese conto che Josh era lì, presente, che era il suo ragazzo e che le stava dicendo, con premura, che voleva accompagnarla a casa.
Per qualche attimo non aveva neppure compreso realmente che lui fosse lì accanto a lei.

Stefan, sdraiato dentro all’ambulanza, rivolse fuori il suo sguardo. Aveva sentito in lontananza la voce di Joshua. Quando sollevò di poco la testa, incontrando lo sguardo di Elena, sapeva che avrebbe incrociato quegli occhi scuri così intensi e preoccupati, in quel momento. L’acconciatura anni venti era stata ormai compromessa, alcune ciocche di capelli le cadevano sulle spalle, la fascetta sulla fronte non era in ordine. Ma Elena sembrava non prestare attenzione a nulla di tutto questo.
Lo stava salutando con la mano. Bastò un cenno di assenso col capo e un sorriso, e lei comprese.
Va tutto bene, vai a casa.

Era salita sull’auto, aveva fatto ciò che doveva, ma ogni parte di lei sentiva e sapeva che non era nel posto giusto. Che non era la cosa giusta da fare, non quella sera.
Quando la macchina di Josh si fermò sotto casa sua e pochi istanti dopo il suo telefono cominciò a squillare, ne ebbe solo la conferma.
- “Che cosa? D’accordo, Matt, ho capito, tienimi aggiornata…” -
- “Che succede?” -
- “L’hanno portato in sala operatoria, probabilmente ha un’emorragia interna. Andrà tutto bene. Certo, sì…” -
- “Elena…” -
- “Sì, ok, ti chiedo scusa Josh, devo calmarmi. Ho avuto paura, ora vado a casa. E’ in buone mani, certamente…” - la voce le tremava.
- “Elena…” -
- “Cosa?” -
Josh mise in moto la macchina e fece manovra di inversione.
- “Che fai?” -
- “Andiamo in ospedale….” - si voltò a guardarla solamente per un attimo. La ragazza lo osservò in silenzio.
- “Devi stare con loro, stasera… devi stare vicino a Stefan. Avrà bisogno di te al suo risveglio…” - guardava la strada mentre pronunciava queste parole. Era assorto dalla guida, o fingeva di esserlo. Sapeva che si sarebbe pentito di questa scelta. Ma comprese che le cose non potevano andare diversamente. Elena voleva andare da Stefan, l’avrebbe capito anche un bambino. Non poteva impedirlo, non aveva più senso.
- “Josh…non so cosa dire…” -
- “Nulla… è giusto così. Mi è tutto chiaro, non devi preoccuparti, non più!” - si voltò una volta ancora e le rivolse un tenero sorriso.
Sicuramente il sentimento che provava per lei era sincero e pulito. Elena sapeva che era un ragazzo adorabile, che molto probabilmente in un’altra vita l’avrebbe…adorato. In una vita normale, in una vita diversa.
Ma lei era Elena Gilbert, non c’era mai stato niente di normale in tutta la sua esistenza, a cominciare dal fatto che era la doppelganger di Katherina Petrova.
Se Josh avesse saputo anche solo la metà della storia! Sorrise tra sé. Pensò che, probabilmente, nessuno sano di mente avrebbe mai creduto al racconto degli ultimi anni della sua vita.
Amare due fratelli vampiri, conoscere e sconfiggere i vampiri Originali. Morire e tornare in vita da vampiro, prendere una cura e tornare nuovamente umana.
Bene, forse lei stessa faticava a credere a quanto capitato alla sua vita.
Si fermarono davanti all’ospedale e niente gli sembrò più normale come quella situazione. Un ospedale, una vita in bilico, un ragazzo da salutare e lasciar andare per sempre.
In fondo era quello di cui aveva parlato con Damon la prima volta che si erano incontrati. All’epoca non sapeva come fare a lasciare andare Matt. Ora non poteva commettere lo stesso errore. Sapeva cosa voleva, doveva solo scendere da quella macchina.
Lo fece e non ebbe più ripensamenti.

Dopo interminabili ore di attesa, un medico con l’espressione rassicurante si avvicinò e comunicò loro che il ragazzo era fuori pericolo. Stavano solo aspettando che si risvegliasse dall’anestesia.
Il peso sul petto che l’aveva accompagnata da quando aveva visto Stefan accasciato a terra, totalmente inerme, finalmente si sciolse. Fu una sensazione intensa che non ricordava da anni. La paura l’aveva attanagliata e non se ne era resa conto realmente fino a quel momento.
L’abbraccio con Caroline e Matt fu sentito. Il sollievo fu enorme per tutti loro.
Alaric aveva salutato tutti già da un po’, per poter congedare la baby sitter delle gemelle. Caroline aveva deciso di rimanere vicino ad Elena.
Matt non avrebbe mai lasciato le sue amiche e, in fondo, voleva bene a Stefan. Ormai era davvero un amico.
Questa era Mystic Falls. E non c'era più Meredith Fell a prendersi cura di loro e a proteggere i loro segreti. Dentro l’ospedale, così come in tutta la città, tutti sapevano chi fossero Stefan e Damon Salvatore, lo zio Zack e quella strana famiglia di persone che andavano, sparivano e poi ritornavano.
L’attenzione era tanta e dovevano essere accorti.
Zack era partito da anni per un viaggio intorno al mondo, in base alla versione ufficiale che Stefan aveva sempre propinato ai curiosi.
Damon era morto la notte dell’incendio del campanile, tentando di aiutare lo sceriffo Donovan.
E Stefan era rimasto solo. Solo, ma con i suoi amici accanto.

Può entrare una sola persona alla volta. E nessuno aveva avuto dubbi.
- “Elena, vai prima tu…” - Caroline aveva preso la parola.
Era notte fonda, in quella stanza c’era un incredibile silenzio interrotto unicamente dal suono costante del monitoraggio. Era tutto sommato rassicurante, tutto sembrava stabile.
Ma perché non si svegliava?
Nonostante non avesse ancora ceduto al sonno, l’adrenalina stava comunque lentamente lasciando il suo corpo e la stanchezza stava prendendo il sopravvento.
Si era tolta le scarpe con il tacco, i capelli erano ormai sciolti sulle spalle. Il vestito, a quel punto della notte, era quanto di più scomodo avesse mai indossato.
Spostò una sedia per avvicinarsi al letto, cercando di fare meno rumore possibile. Si sedette lentamente, lasciando andare le caviglie che gridavano riposo.
Il viso rilassato di Stefan le fece provare un momento di serenità, ma quasi immediatamente quella sensazione fu sostituita da una profonda malinconia. Sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Non voleva lasciarsi andare ma, complice la stanchezza, non riuscì a controllarsi. Le guance si rigarono e il trucco cominciò a cedere.
Con una mano gli sfiorò una guancia. In pochi istanti rivide la sua vita correrle davanti agli occhi.
Stefan indifeso, Stefan umano. Accidenti.
- “Non ho mai pensato, fino ad oggi, che avrei provato vera paura per te… tu sei Stefan Salvatore. Hai più di 165 anni, non ti azzardare più a farmi uno scherzo del genere!” -
In quell’istante il ragazzo si mosse impercettibilmente. Elena si alzò di scatto e si avvicinò ancora di più.
Si chinò su di lui e provò a chiamarlo: - “Ehi, Stefan, riesci a sentirmi?” -
Stefan aprì lentamente gli occhi. Faticava ma Elena capì immediatamente che era tornato.
Il ragazzo provò a voltare la testa lentamente, la vide e si guardarono senza parlare. Lei sorrise, con la bocca, con gli occhi., delicatamente.
Lui tentò di dire qualcosa ma lei gli mise un indice sulle labbra.
- “Non serve…non ti stancare. Va tutto bene… vado a chiamare il medico…” - fece per alzarsi ma la presa forte e sicura di Stefan la trattenne.
- “Ehi…” - Elena si sedette nuovamente.
- “Rimani... Che ci fai qui?” - riuscì a sibilare appena.
- “Non potevo lasciarti da solo con Matt…o con Caroline che voleva darti il suo sangue!!” - sorrise cercando di essere divertente. E vide il volto del ragazzo distendersi.
Si guardarono, gli occhi di entrambi brillavano di una luce nuova. Il peggio era passato.
In quell’attimo entrò il medico insieme a Caroline e Matt.
- “Ehi, amico, sei tornato tra noi…” -
- “Stefan…”- la voce accorata di Caroline tradiva la sua emozione.
- “Non ho nessuna intenzione di morire così presto, state tranquilli!” – un sorriso forzato ma deciso rassicurò il gruppo intero.
Il medico chiese espressamente ai ragazzi di aspettare fuori dalla stanza.

- “Elena…” - la voce di Caroline la riportò con i piedi per terra, si sentiva frastornata  - “Va tutto bene?” -
- “Cosa? Sì… sono solo un po’… non lo so, confusa forse…” -
- “Tu stai bene? Sei stata brava, Caroline, non so cosa avremmo fatto senza di te. Sei riuscita a controllarti…” -
- “Ho avuto un bravo maestro, ricordi?! -
- “Certo che ricordo, lui è il migliore…” -
- “Dov’è Josh?” -
- “E’ andato a casa. Mi ha portato qui e se ne è andato.” -
- “Come? Dici sul serio?” -
- “Sì, credo che lui…insomma, forse ha le idee più chiare di me a questo punto..” -
- “Forse ha capito che tu e Stefan avete bisogno l’uno dell’altra?” -
Elena sollevò lo sguardo in direzione dell’amica. Non sapeva cosa rispondere.
- “A che scopo? Per continuare a parlare di Damon per tutta la nostra vita? Lui c’è ancora, Caroline, è tra noi, in ogni istante lo sento, e sarebbe tra noi sempre. Non posso, non posso farlo...” -
- “Perché dici questo?” -
- “Non so se sono più in grado di dargli ciò di cui ha bisogno…ciò che merita..” -
- “Ma questo non puoi saperlo.. cosa ne sai di come sarebbe la vostra vita tra qualche anno? Il dolore passerà, Elena. ” -
- “Ti ringrazio Caroline…forse non è giusto parlare di questo con te…” -
- “Stai scherzando? Io potrei uccidere chiunque osasse fare del male a Stefan, così come a te o a chiunque faccia parte della mia vita. Ma questo non deve darti un’impressione sbagliata. Le cose sono cambiate, Elena…
Ascolta, solo tu sai cosa provi davvero per lui. Ma ti prego, se è amore, Elena, non è a causa mia che devi tirarti indietro. Questo lo sai, non è vero?” -
- “Sì, lo so.” - si sorrisero. Era tuttora imbarazzante, per lei, affrontare questo argomento con la sua amica, la sua amica che non molto tempo fa stava per sposare Stefan Salvatore.
Ma la loro grande amicizia aveva superato anche questo, anche l’amore condiviso per lo stesso ragazzo, anche la perdita e l’abbandono. Si continuavano a sostenere l’un l’altra. Caroline era un’amica impagabile.
- “Cosa hai provato stasera?” - continuò la vampira.
- “Paura. Caroline, ho provato una paura paralizzante che non ricordavo da tempo. Non voglio perdere anche lui…” - il viso di Elena si stava trasformando. La tensione si stava sciogliendo e finalmente si stava aprendo.
- “Lui è qui, e non credo abbia alcuna intenzione di andarsene…dipende solo da te. Ora va' da lui, ti aspetto fuori insieme a Matt, poi ti accompagno a casa..” - la incitò con una piccola pacca sulla spalla.
Il medico stava uscendo dalla stanza.
 

- “Ehi…” -
- “Ehi…” - il volto di Stefan era decisamente più disteso, il colorito era migliore e il medico aveva dato loro notizie rassicuranti. Era pieno di traumi, ma ringraziando il cielo l’emorragia era stata arrestata senza difficoltà.
- “Volevo solo darti la buonanotte, il medico dice che va tutto bene, devi solo riposare…sei sicuro di non volerti far aiutare da Caroline?” -
- “Sono sicuro. Non voglio avere più nulla in corpo che appartenga ad un vampiro, anche se si tratta di Caroline!!”- sorrise ironico. Era stanco, a volte sembrava stanco di vivere. Ma cercava di sforzarsi. Non voleva dare a vedere che soffriva come un umano, che provava dolore in ogni parte del corpo. Non voleva preoccupare Elena. Ma fingere non serviva..
- “Sai? Stasera, per la prima volta da quando ci siamo conosciuti, ti ho visto in pericolo. Sapevo che non eri in grado di difenderti come prima. Se non ci fosse stata Caroline non so cosa sarebbe potuto succedere.
Non mi ero mai dovuta preoccupare di questo, un tempo. Eri tu ad occuparti di me, sempre..” -
- “E questo ti fa avere paura di starmi vicino? Il fatto che io sia vulnerabile?” -
- “No, affatto, non volevo dire questo. Intendevo dire che ora sei umano, che hai le stesse debolezze che io avevo un tempo, motivo per il quale cercavi sempre di proteggermi, ricordi? Non devi fare il supereroe. Alaric mi ha detto che ti sei battuto con forza e che hai rischiato molto. Ma per cosa? Non devi dimostrare niente. Forse devi solo imparare a capire che ora tutto è cambiato. E che ti devi fermare…e, se serve, battere in ritirata!!” - strizzò l’occhio e lo fece ridere, tanto da provocargli dolore al costato.
- “Ah, hai ragione, sono stato un idiota, ma credo di averlo capito con chiarezza…
Elena, dovresti andare, Josh si starà chiedendo che fine hai fatto, e non sarà felice di saperti qui.” -
- “Mi ha portato lui qui e…non mi sta aspettando, non preoccuparti.” – abbassò lo sguardo.
- “Oh, avete litigato per causa mia. Mi dispiace molto, Elena..” -
- “Non dire sciocchezze, il mio posto era qui. E l’ha capito anche Josh..” -
- “Josh allora è un ragazzo in gamba...” - si stavano stringendo la mano e forse non se ne erano neppure accorti.
- “Sì, lo è. Ma….” -
- “Ma…non è Damon, giusto?” -
- “A dire il vero volevo dire che…non è te.” - sorrise….quasi arrossendo.
Stefan fissò il suo sguardo fino a penetrare gli occhi di lei profondamente. Non sarebbero bastate tutte la parole del mondo per esprimere quel che provava. Ma forse non era necessario.
Il giovane faticò a lasciarla andare. Avrebbe voluto continuare ad averla vicino.
- “Elena…io…aaahhh, accidenti..” -
- “Cos’hai?” -
- “Ah, sono un essere umano no? Dannazione che male! Ma ne sono felice…” -
- “Ora devi davvero riposare! Ci vediamo domani. Buonanotte…” -
- “Buonanotte a te…” - Elena si sporse su di lui e gli posò un leggero bacio su una guancia.
Stefan chiuse gli occhi. Voleva che quel momento rimanesse con lui il più lungo possibile.

 

 

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Capitolo 12
*** Certezze, equivoci... ***


12 - Certezze, equivoci...

In quelle poche settimane dalla fine di luglio erano successe così tante cose. Il mio compleanno, Josh, il ballo della scuola, Stefan picchiato da quei poco di buono.
Il mio cuore aveva subito tanti scossoni, molti dei quali erano ancora difficili da gestire. Ma in quel breve periodo di tempo mi ero resa conto, per certo, di dover chiudere in fretta la storia con Josh, per il mio bene ma soprattutto per il suo, e di dover guardare oltre. Dovevo smettere di passare le mie giornate cercando di riempire ogni attimo, ogni vuoto, per non sentire i pensieri nella mia testa o il cuore che pulsava. E dovevo prendere ciò che la vita mi stava offrendo. Ed era lì, vicino a me. Era quasi troppo bello e troppo perfetto. Pensare di poter avere la felicità a portata di mano mi faceva paura, mi aveva fatto paura per molto tempo. Forse ero certa di non meritarlo, ero certa che non mi spettasse. Ma mi sbagliavo.
E la paura provata nei giorni appena trascorsi mi aveva aiutato a tornare alla realtà, a desiderare di vivere la mia vita.
Ma non fu un’imposizione razionale, questo scatto dentro di me arrivò spontaneo. E gli eventi fecero gran parte del lavoro.
Avevo lasciato Stefan in ospedale, quella sera, ed ero tornata a casa con in testa solo il pensiero di lui e di volergli stare vicino.
E ancora non sapevo che quella tremenda serata dopo il ballo sarebbe stata ben presto archiviata per avventure ben peggiori di cui, a quanto pare, noi altri non riusciamo proprio a fare a meno.


Stefan dovette rimanere in ospedale molto a lungo. Alla terapia intensiva erano seguiti lungi giorni di degenza, risolutiva quanto lenta e noiosa. Fortunatamente gli amici erano tanti. Quella stanza non era mai stata vuota.
La piccola Kristen, dopo molti tentennamenti, si era rivolta a Caroline, incontrata al Grill, alla quale aveva chiesto di accompagnarla a salutare Stefan in ospedale. Si sentiva molto in colpa, sebbene tutti le ripetessero che lei non aveva alcuna responsabilità. Certamente non per le azioni sconsiderate di quei ragazzi.
I giovani teppisti erano stati espulsi dalla scuola, tutti quanti. Avrebbero ripetuto l’anno. Dovevano rimanere agli arresti domiciliari in attesa di processo, che sarebbe probabilmente stato rapido e avrebbe portato ad una condanna esemplare per servizi socialmente utili. Questo era quanto aveva ipotizzato Matt.
Erano tutti minorenni, fatta eccezione per Kevin. La compulsione li aveva resi meno impulsivi, ma dovevano scontare al loro pena secondo quanto previsto dalla legge.
Poiché nessuno dei ragazzi, neppure Alaric, aveva chiamato la polizia la sera del pestaggio, Caroline fu costretta a soggiogare anche gli agenti, colleghi di Matt, affinché ricordassero di essere intervenuto sul posto e averli condotti in stato di fermo, per poi rilasciarli e condurli agli arresti domiciliari la mattina seguente.
Era faticoso vivere in mezzo alle regole dei vampiri, Matt aveva ragione. Gli eventi venivano alterati e lui detestava che ciò accadesse. Ma non si era opposto unicamente perché in mezzo c’erano i suoi amici.
Kristen aveva avuto da fare con la sua coscienza, per giorni. Nonostante non ricordasse molte cose, ricordava però molto bene di essersi ubriacata in bagno ed essere stata soccorsa da Stefan e dalla sua amica. Provava vergogna e poca stima di se stessa. Aveva avuto una breve e stupida storia con Kevin. Lui le aveva rivolto molte attenzioni e lei era caduta nella sua rete, come lui aveva previsto. E dopo un paio di appuntamenti e un paio di serate bollenti, Kristen si era però resa conto di non essere interessata a quel tipo di ragazzo. Voleva staccarsi da lui ma non aveva capito di avere a che fare con un giovane disturbato, possessivo e con poco autocontrollo. E, dal momento in cui aveva cominciato a rifiutare le sue avances, Kevin era diventato ancora più aggressivo. E la sera del ballo era stato Stefan a farne le spese.
Avrebbe dovuto avvertirlo, avrebbe dovuto spiegare in che situazione si era messa. Ma si vergognava di ammettere e raccontare che aveva accettato di uscire con Kevin solo nella speranza di far ingelosire Joshua. Il quale, invece, era rimasto totalmente ancorato alla sua storia con Elena, ignorando completamente Kristen ogni volta che si presentava al Grill, da sola o accompagnata dal giocatore di Football.
Voleva scusarsi con Stefan, voleva discolparsi. Lo fece e, fortunatamente, dopo essere entrata in quella stanza, la prima volta accompagnata da Caroline, le remore erano completamente scomparse e aveva cominciato ad andare da lui quasi ogni giorno.

Quel giorno, come altri precedenti, Kristen si era recata in ospedale per salutare Stefan e, fuori dalla porta, aveva incontrato Caroline, giunta lì per la stessa ragione.
La vampira, tenendo la giovane sotto braccio, aveva spalancato la porta della stanza.
- “Ehi, guarda un po’ chi ti porto oggi per un po’ di piacevole compagnia??... Oh, ciao Elena…” - non si accorse subito che nella stanza c’era anche Elena.
Era certa che la sua amica non provasse alcun tipo di gelosia, era evidente che Stefan non aveva occhi che per lei. O quasi, chi poteva dirlo in fondo. Dopotutto Kristen era davvero molto bella…
Caroline si era resa conto solamente alcuni giorni dopo che quell’ingerenza avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi! Ma non era certamente da lei far scorrere la vita davanti ai suoi occhi. Fece poi tutto il necessario per riportare tutto nella giusta direzione.

- “Ciao Kristen…come stai?” - chiese Elena con cortesia.
- “Scusatemi, non volevo disturbare, io…volevo solo sapere come sta Stefan, ma posso tornare in un altro momento..” -
- “Ti prego entra, sono felice di vederti… sono qui da quasi due settimane e quando la signorina Gilbert mi viene e trovare non mi permette neppure di alzarmi dal letto! Le visite sono sempre gradite…” - strizzò l’occhio alla giovanissima ragazza.
- “Non dire sciocchezze, se ti fossi alzato ogni volta che lo desideravi, avresti ancora le costole in tanti pezzettini. Invece stai guarendo e, per fortuna, stai per tornare a casa!” -
Stefan era seduto su una comoda poltrona che aveva conquistato con fatica, dopo essere rimasto inchiodato al letto a causa di fratture multiple alle costole. Era stato fortunato, dicevano, nessuna costola aveva perforato i polmoni, ma doveva prestare molta attenzione.
E tutti i suoi amici, a turno, si assicuravano che non gli mancasse l’assistenza necessaria.
Elena andava da lui tutti i giorni e il ragazzo aveva dovuto cedere ed accettare ogni tipo di premura.
Era stata una dura prova da superare, per il suo orgoglio e per la sua natura maschile!
Ma Elena non aveva voluto sentire ragioni e lo aveva gestito senza lasciarsi condizionare, senza imbarazzo, senza ascoltare le sue rimostranze.
La giovane Gilbert osservò nuovamente Kristen, bellissima come certamente aveva notato anche Stefan.
Che intenzioni hai, caro Stefan? Vuoi forse farmi ingelosire?
No, non doveva cadere in quella trappola, non ora.
Era rimasta qualche istante senza parole, ma si riscosse e si decise ad alzarsi e ad avviarsi verso la porta.
- “Entra pure, io approfitto per andare a casa… Stefan, ci vediamo domani, finalmente domani è il grande giorno!” - il giorno seguente sarebbe stato finalmente dimesso dall’ospedale.
Elena e Stefan si scambiarono un veloce sguardo di intesa.
Nei giorni appena trascorsi non avevano più affrontato argomenti che potessero creare loro disagio. Non era il momento. Elena, inoltre, non aveva realmente chiuso con Josh. Il ragazzo aveva preso le distanze ma non si era ancora arreso. Si erano visti un paio di volte al Grill e avevano bevuto insieme, lui le aveva proposto di accompagnarla a casa ma lei aveva rifiutato adducendo ogni volta una scusa diversa. E il più delle volte, dopo quella bevuta, era corsa in ospedale da Stefan.
Dentro di sé tutto era chiaro, ma forse Josh aveva bisogno di più tempo per accettarlo, aveva deciso di darglielo. La sua vita rimaneva, al momento, sempre un enorme trambusto di sentimenti e confusione.

Sai Damon, ogni volta che la vedo entrare in questa stanza è come se il soffitto si aprisse e potessi vedere il sole, la luce o le stelle. Sono in vena romantica, lo so. Lo sono sempre stato, giusto?
Eppure è così. E so che raccontartelo non è sbagliato, perché so che puoi comprendere, so che lei faceva provare anche a te le stesse cose.
Non so dirti perché non sono ancora riuscito a dirglielo, devo farlo, lo farò…
La sera in cui mi hanno riempito di botte…beh, è stata davvero una serata orrenda. Ma lei era lì, lei è rimasta con me senza lasciarmi mai. E questo ha reso quel giorno meno orribile. L’ho sentita vicina, per la prima volta dopo anni. Per un attimo ho pensato fosse…pronta. Ma forse mi sbagliavo, non lo è ancora.
Mi dicono che va ancora a trovare quel barista, al Grill. Non capisco cosa provi per lui, non riesco neppure a immaginare come trascorra il suo tempo con lui. Mesi fa non mi importava, ora mi ribolle il sangue se solo mi soffermo a immaginare lui che la sfiora, o la abbraccia, o la bacia. Vorrei prenderlo a pugni ma in questo momento decisamente non sono nella mia forma migliore.
Ma non escludo di farlo, un giorno di questi!
E poi c’è Kristen, continua a venire qui. E’ bellissima ed è sicuramente disponibile. Donovan dice che sono un idiota. Ma credo che anche lei sia presa dal barista.
Lo so, anche tu stai pensando io sia un idiota. Sono un idiota perché non ho ancora parlato con Elena, sono un idiota perché non sto approfittando di una bellissima diciottenne. Dai, Damon, lo sai che non è nel mio stile. E qualcosa invece mi dice che la piccola Kristen abbia bisogno di aiuto per avvicinarsi al bel Josh. In fondo potrei solo averne un tornaconto… Ma che dico? Questo non è da me. Molto alla Damon direi! E poi… nel mio cuore non c’è posto per nessun’altra. Ma questo tu lo sai già.


Sì, forse nel suo cuore c’era solo Elena, eppure l’arrivo di Kristen, ogni giorno, stuzzicava i suoi sensi e il suo istinto di predatore. O forse, semplicemente, sperava di far scattare qualcosa nella sua dolce mora, qualcosa che andasse oltre all’assistenza da brava infermiera.
- “Mi dispiace di aver disturbato, forse era un…momento privato… con Elena intendo…” -
- “Cosa? Beh, non so rispondere, lo sai?” -
- “Sì che lo sai…. Lo sanno tutti!” - sorrise, quasi arrossendo. Dalla sera del ballo Kristen era molto cambiata. L’aria strafottente aveva lasciato spazio ad una ragazza molto più dolce e certamente più insicura.
A Stefan era molto chiaro che le sue visite non miravano a conquistarlo. Sicuramente si sentiva in colpa, forse voleva sdebitarsi.
Dopo l’osservazione di Kristen, Stefan aveva abbassato lo sguardo e si era voltato per guardare fuori dalla finestra. Mille pensieri avevano affollato la sua mente in quella lunga permanenza in quella stanza.
e ciò che Kristen aveva appena detto lo aveva spinto a riflettere seriamente. Per giorni si era ritrovato a rimuginare su Elena e su cosa dire, o cosa fare. E in quel momento si era reso conto che tutto era chiaro a tutti, forse a tutti tranne che ai diretti interessati. Non poteva che sorridere sopra questa curioso periodo di vita in cui si trovava. E forse Elena provava le stesse cose.
- “Sì, sono un idiota, Damon…” - sussurrò.
- “Che hai detto?” -
- “No, nulla di importante. Ehi, Kristen…dovresti farmi un favore…” -
- “Certo, quello che vuoi…” -

Elena e Caroline si ritrovarono nel parcheggio dell’ospedale, stavano per salire in macchina. Elena non aveva proferito parola.
- “Elena, accidenti, cosa devo fare con te?” – affermò di getto Caroline, fermandosi di colpo.
- “Cosa? Che c’è ora?” -
- “Ti stai logorando di gelosia ma rimani lì, immobile!” -
- “Io non mi to logorando di gelosia!” - rispose Elena con tono piccato, continuando a camminare.
- “Sì, invece… oh, accidenti, persino io non riesco più a tollerare quella ragazzina tra i piedi…e io, ecco… io non penso più a lui in quel modo…” -
- “Caroline…. Ti ringrazio, ho capito le tue intenzioni ma ti stai sbagliando.! “ – dovette fermarsi, suo malgrado, e intraprendere questo scambio che si sarebbe volentieri risparmiata.
- “Davvero? Mi sto sbagliando?” -
- “Sì… ma per una ragione molto semplice…” -
- “Sentiamo….” - la bionda si appoggiò alla macchina incrociando le braccia sul petto.
- “Perché non credo di aver motivo di essere gelosa…. Perché, insomma, io credo che lui…” -
- “Che lui sia follemente innamorato di te?” -
- “Ecco, credo sia possibile….” – annuì quasi arrossendo.
- “Ma certo che lo è!! E’ solo che non resterà insensibile alla biondina per tutta la vita… svegliati, Elena, è giovane e bella…” -
- “Ma non credo sia davvero interessata a Stefan…” -
- “E cosa te lo fa credere?” -
- “Non lo so, diciamo che me lo dice l’istinto…” -
- “Sarà come dici, ma ti ricordo che gli uomini sono tutti uguali, ormai dovremmo saperne qualcosa, tu ed io, non credi?” -
- “E’ vero…ma Stefan non è…tutti gli uomini, tu ed io dovremmo saperne qualcosa, non credi?” - strizzò l’occhio all’amica.
- “Aaah, mi arrendo, su questo hai ragione, Stefan non è mai stato come gli altri….” -
- “Caroline, devo andare…” -
- “Dove te ne vai?” -
- “Al Grill…” -
- “Elena!” -
- “Vado a dire a Josh che è finita. Non l’ho ancora fatto veramente e non voglio aspettare oltre!” -
- “Era ora!” -
Sorrisero entrambe e si salutarono. Elena salì nella sua auto e lo stesso fece Caroline.

Il suo cuore aveva subito un'improvvisa accelerazione. Era salita in macchina con un solo desiderio: chiudere la faccenda sospesa con Josh e correre nuovamente da Stefan. Era ciò che voleva, sì, in fondo non aveva dubbi. Voleva riportarlo a casa, stare con lui, prendersi cura di lui. Avrebbero avuto modo di parlare, di capirsi, di ritrovarsi. Dovevano solo provarci.

- “Diamine, Matt… possibile tu sappia pensare solo al lavoro?” -
- “Non ho detto che non ci sarò, solo che forse arriverò tardi…” -
Jeremy lo rimproverava spesso per la sua abnegazione sul lavoro.
- “Volevamo solo organizzare una sorpresa per Stefan, avanti Matt…” -
- “Incredibile, sembra di sentir parlare Caroline!!” -
- “Passo molto con lei, vivo in quella casa, in caso te ne fossi dimenticato. Anche tu saresti coinvolto se per giorni non sentissi parlare d’altro! Fortunatamente ogni tanto mi allontano per qualche missione…” -
- “Già… le tu missioni segrete da cacciatore di vampiri per conto della Scuola Salvatore, come dimenticarlo…” -
- “Lo so che non approvi…” -
- “Non è che non approvo, è solo che…..” -
- “Cosa?” -
- “Mi dispiace tu non riesca a costruirti una vita tutta tua…” -
- “Senti chi parla…” -
- “Jeremy, la mia perdita è stata troppo grande perché io possa guardare la vita con gli occhi di un normale ragazzo della mia età…guarda Elena…” -
- “Lo so, ti capisco… non volevo essere insensibile..” -
- “Non lo sei stato, anche tu hai perso molto. Bonnie… è molto lontana al momento…” -
- “Già… Bonnie..” -
- “Ti manca?” -
- “Certo che mi manca… in fondo per me non c’è mai stata nessun’altra dopo di lei..” -
- “Incredibile, tu ed Elena siete davvero fratelli, o cugini? Insomma, siete uguali, e siete troppo complicati!” -
- “Davvero? Dici che sono complicato come mia sorella che non riesce a riconoscere di essere nuovamente innamorata di Stefan?” -
- “No, credo che lei ci stia arrivando. Sono testardi quei due, ma sono certo che si stiano davvero riavvicinando. Hanno perso entrambi Damon. Ci vuole tempo… Ma tu….” -
- “Lei ha perso Enzo… non tornerà..” -
- “Non ancora, ma non si può dire, col tempo…” -
- “Cosa dovrei fare? Aspettare in eterno? Non sono un vampiro…” -
- “Allora è migliore la prospettiva di dare la caccia ai vampiri? Forse potresti fare un viaggetto a Parigi… potrebbe portare risultati migliori per la tua vita…” -
- “Parigi… beh, non sarebbe male in effetti….” -
- “Ehi, voi due…” - la signora Forbes stava giungendo verso di loro “trotterellando” con passo allegro. Organizzare feste era il suo ambiente naturale.
- “Ciao Caroline…” - i due si guardarono preoccupati. Erano seduti sui gradini del grande ingresso Salvatore da un bel po’ ormai. Era inevitabile che la lunga pausa venisse interrotta. Ma sapevano che stava per piombare su di loro l’ennesimo ciclone.
- “Mi servono quattro braccia forti, venite con me…” - tirò dritto senza voltarsi, facendo loro segno di seguirli verso la sua macchina.
Il loro compito era portare casse di acqua e molto altro verso la casa di Stefan.
Pausa terminata. I due si ritrovarono di colpo agli ordini della Signora Forbes!


- “Ma sei sicuro di voler andare? A me sembra una pessima idea…” -
- “Perché? Sono abbastanza certo che Elena sia al Grill e voglio provare a raggiungerla e a parlarle, una volta per tutte, prima che per l’ennesima volta si rintani là dentro insieme a Josh…” -
- “Già, ma Elena e Caroline mi uccideranno per averti permesso di firmare le dimissioni e uscire dall’ospedale!” -
- “Tranquilla, prima uccideranno me! E poi domattina tornerò per farmi fare i necessari prelievi, sono a posto accidenti, non ti sembro a posto?!” - sfoggiò un sorriso smagliante.
- “Stefan Salvatore, tu sei sempre a posto, in splendida forma anche con venti fratture. Nessuna ragazza del nostro liceo riesce a non voltarsi quando appari tu….” -
- “Wow, potrei montarmi la testa!” -
- “E’ la verità, lo sai” - erano seduti in macchina, Kristen alungò una mano e gli sfiorò una guancia. Stefan provò una stranissima sensazione. Non l’aveva più provata da molto, moltissimo tempo.
Da quando era tornato umano non aveva più avuto relazioni o contatti con alcuna donna. Tanto meno con una ragazza così attraente. Sentì il suo fisico risvegliarsi. Per un attimo si rese conto che la sensazione che provava era simile ad una rinascita. Il suo corpo provava sensazioni umane, quelle vere, quelle di qaundo era un adolscente. Ma non era solo quello. La vita gli aveva dato un'altra possibilità. La possibilità di vivere daccapo tutto ciò di cui, moltissimo tempo prima, era stato privato.
Quindi no, non si sarebbe lasciato risucchiare da una storia superficiale con una donna che non desiderava davvero, non avrebbe più commesso quell'errore. In cuor suo sapeva per certo che non era questo ciò che voleva. Socchiuse gli occhi e le afferrò la mano con delicatezza.
- “Kristen…!” -
- “Sei sicuro di volermi respingere ancora?” -
- “Sì, lo sono… ma solo perché…” -
- “Lo so che sei innamorato di Elena, siamo qui per questo, no?” -
- “Non solo per questo… ma anche perché tu non sei innamorata di me..” -
- “Può darsi, ma che importa?” -
- “Non devi cercare attenzioni solo perché non riesci ad averle da chi desideri davvero…” -
- “Ma se la persona che desidero…desidera un’altra…inutile perdere tempo…e poi tu non sei Kevin, non mi faresti del male…” -
- “Oh no, certo che no. Ma non sarebbe giusto comunque. E’ per questo che siamo qui, oppure no? Kristen…ascoltami, sei bellissima, e molto attraente. Devi solo aspettare il momento giusto. E se non sarà Josh, arriverà qualcun altro…” -
- “Cavolo, Stefan, tu riesci sempre a spiazzarmi. D’accordo, ho ricevuto il messaggio, farò la brava…” -
- “Devi solo pensare a te stessa…a farti del bene…” -
- “Hai ragione…” -
Scesero dalla macchina e si diressero verso l’entrata del Grill.

Elena era lì da un po’, ma non era ancora riuscita nel suo intento, quello per cui si era recata lì tanto in fretta.
Josh l’aveva attirata, con una scusa, nel retro, e lì aveva tentato le sue ultime carte. Elena, per ragioni che a volte non riusciva a comprendere, cedeva alle suo lusinghe e si lasciava coinvolgere.
L’aveva abbracciata e baciata, lei aveva provato a tirarsi indietro ma senza successo.
Lui aveva insistito ancora, lei si era tirata indietro ancora.
Dopo ulteriori pressioni aveva ceduto alle sue carezze, a quelle mani accoglienti che la avvolgevano e la facevano sentire desiderata.
Certo che nel locale non ci fosse nessuno, e che non sarebbe arrivato nessuno per molto tempo, il ragazzo si era lanciato in un ultimo disperato tentativo.
Aveva dato libero sfogo alla sua passione per la bella Elena, cercando di farle sentire tutto il suo desiderio. L’aveva premuta su di sé, stringendola sempre di più, accarezzandole la schiena con molta intensità, scendendo ancora fino a sollevarle il corto vestito che la ragazza indossava quel giorno.
Ma a quel punto per Elena la ragione aveva preso il sopravvento e, di scatto, si era allontanata dal ragazzo, spingendolo via con le mani.
- “Josh, non posso…”  -
- “Cosa? Dici sul serio?” -
- “Non posso….” - scese il silenzio. Elena, a testa bassa, indietreggiò lentamente - “Josh, perdonami…” -
- “No, scusami tu, sono uno stupido…” - emise un leggero sorriso amaro.
- “Io oggi sono venuta qui con un intento ben preciso, ma poi...ti prego di scusarmi. Io non posso più. Ho capito molte cose in questi ultimi giorni..." -
- “Lo so, Elena.. lo so, per questo sono un idiota. Ho cercato di prendere tempo, non so cosa volevo fare…ti chiedo scusa. E’ tutto chiaro da tempo, da quella sera in ospedale, forse anche da prima.” -
- “Mi dispiace…tu sei un ragazzo adorabile, sei stato così paziente con me. E io sono stata così scontrosa, a volte..” -
- “No, questo non è vero, è stato un privilegio per me essere il ragazzo di Elena Gilbert…per un po’ mi sono sentito importante…” - rise con una leggerezza ritrovata - “…e poi però… mi sono innamorato di te…” -
- “Josh, io… non so cosa dire..” -
- “Tu non sei mai stata innamorata di me. Neppure mesi fa, neppure prima che Stefan tornasse nella tua vita…tu lo ami ancora..” -
- “Io..io non lo so, so solo che non posso continuare a prendere in giro un bravo ragazzo come te. C’è una lunga fila, là fuori, di giovani ragazze, libere, che non aspettano altro che essere corteggiate da te, o invitate ad un ballo…” -
- “Vedrò cosa si può fare…” -
- “Ti prego di perdonarmi. Ora devo proprio andare..” -
- “Aspetta, non andare via così, fatti almeno offrire qualcosa da bere…!” -
- “D’accordo, vada per un drink…” -
Josh aprì la porta del retro e si ritrovarono dietro al bancone.
- “Ecco, questo per il nostro ultimo appuntamento…” - aggiunse con tono amaro.
- “Avanti, Josh…” -
- “Scusami, brindiamo e buona vita, Elena…ti auguro il meglio…” - si sporse su di lei e le poggiò un leggero bacio sulle labbra. La giovane non si tirò indietro, ricambiò la tenerezza di quello che sembrava essere davvero un bacio d’addio.
Qualcuno si schiarì la voce.
- “Ehmm.. scusate, non volevamo disturbare…” -
Elena, al suono di quella voce, si staccò immediatamente e, voltandosi, incontrò quegli occhi. Degli occhi verdi e cupi che la scrutavano e le stavano trasmettendo un messaggio molto chiaro.
Delusione.
- “Ehi, che diavolo ci fai qui? Dovresti essere in ospedale…” -
- “Lo so, ho affrettato le dimissioni perché… non importa. Kristen, vorresti accompagnarmi alla macchina?” - il ragazzo si stava avviando già verso l’uscita, camminava ancora a fatica.
- “Aspetta, Stefan…?” - aggiunse Elena, molto scossa. Gli stava già correndo dietro, ma la piccola Kristen le si piantò di fronte.
- “Ehi, Stefan, non hai proprio un buon tempismo, mi dispiace!” - le parole di Josh giunsero inaspettate, a tutti, Elena compresa.
Stefan si fermò di colpo. Era di spalle, la testa bassa.il linguaggio del corpo stava trasmettendo qualcosa.
Per un secondo a Elena sembrò di rivedere qualcosa di familiare, le sembrò chiaramente di rivedere un vampiro un attimo prima di sferrare un attacco.
- "Non ho capito bene..." - Stefan sentiva la rabbia salire, ma stava provando a controllarsi.
Josh aveva girato intorno al bancone ed era seduto su uno sgabello.
- “Volevo solo dire che non è la prima volta che appari in momenti poco opportuni…” - a questo punto ad entrambe le ragazze fu chiaro che la situazione non poteva che degenerare.
Pur non possedendo più la dote di velocità da vampiro, in modo inspiegabile Stefan aveva percorso quella breve distanza tra la porta e il bancone ad una velocità tale che nessuno dei presenti avrebbe potuto prevedere e impedire il pugno che sferrò in faccia all’indomito Josh.
Quest’utimo, attonito ma consapevole di aver cercato questo inevitabile scontro, si asciugò un rivolo di sangue sotto al naso e passo all’attacco senza esitazione, restituendo un potente destro che colpì Stefan in pieno viso, facendolo barcollare.
- “Ora fatela finita” - gridò Elena.
- “Avete avuto quello che volevate, no? Ora basta…” - aggiunse Kristen avvicinandosi ad uno Stefan che faticava a tenersi in piedi.
Ma mentre Josh si ritirava, soddisfatto, dietro al bancone, prendendo in mano un bicchiere e versandosi da bere, Stefan si alzò per dirigersi nuovamente verso l’uscita.
Elena si voltò verso il giovane studente e chiese: - “Josh, tutto bene?” -
- “Sto bene, sto bene…vai pure…dal tuo Stefan” - immediatamente si lanciò verso l’uscita.
- “Stefan, aspetta…!” -
Il ragazzo si voltò lanciandole un’occhiata fulminante che difficilmente si poteva dimenticare.
Aveva visto quello sguardo già una volta in passato, quando gli aveva confidato di aver baciato Damon.
Ora non poteva sopportare di ferirlo nuovamente, non era quello che desiderava accidenti. Era arrivata al Grill con altre intenzioni e ora era successo un disastro.
Kristen si era avvicinata a Stefan vedendo che arrancava nella sua faticosa camminata, ma lui rifiutò ogni aiuto, le scansò la mano e uscì senza voltarsi.

La porta del Grill si richiuse. I tre giovani rimasero lì, circondati dal chiassoso silenzio del loro imbarazzo. Immersi nell’ascolto degli stupidi errori appena commessi.
E anche Kristen scelse consciamente di fare la sua parte in quella piccola farsa. Non riuscì più a trattenersi.
- “Non ti capisco, Elena…cosa vuoi, esattamente? Vuoi Stefan? Vuoi Josh? Forse dovresti deciderti e lasciare spazio anche a qualcun’altro, prima o poi!” - le parlò con tono deciso e astioso. Per la prima volta aveva affrontato a testa alta le sue paure senza tirarsi indietro. Vedeva Elena come una rivale e non riuscì a nasconderlo. Sembrava che ogni ragazzo fosse interessato esclusivamente ad Elena Gilbert, non riusciva a capacitarsene. Sebbene l’incidente accaduto a Stefan avesse sgretolato, almeno in parte, quel distacco fatto di astio e contesa, aver visto quel bacio aveva fatto riemergere rancore e gelosia. Era più forte di lei. Indubbiamente, sebbene si fosse sforzata di dimenticarlo, continuava a pensare a lui e a desiderare quel ragazzo.
Dopo aver ascoltato quella parole taglienti, senza però distogliere lo sguardo dalla porta di uscita del Grill,  Elena aveva cercato di trovare risposte adeguate per dare una spiegazione, ma sapeva che non sarebbero servite. In quel momento Kristen vedeva solamente ciò che voleva vedere. E probabilmente la stessa cosa era accaduta a Stefan. Per questa ragione, in quel momento, non poteva perdere tempo a dare spiegazioni a quella ragazzina, c’era qualcosa di molto più importante da risolvere.
- “Scusami, Kristen, hai ragione su molte cose, ma ora non ho tempo, devo andare…” -
la ragazza uscì in fretta dal locale per raggiungere il suo amico in fuga.
- “Certo, vai pure, vediamo se ti ascolterà…” - borbottò tra sé Kristen.
Rivolse un improvviso sguardo a Josh. Questa volta era diretto e senza esitazione.
- "E tu? Dovevi proprio provocarlo? Pensi che così avrai Elena tutta per te?" -
- "Oh no, decisamente. Non so perché l’ho fatto. Elena mi ha appena lasciato, diciamo che non avevo più niente da perdere..." -
- "Come...lasciato? E quel bacio?" -
- "Mah, direi un bacio d'addio..." -
- "Ah, sul serio?" - gli occhi di Kristen si illuminarono, suo malgrado. la posizione del corpo cambiò repentina, assunse una postura più suadente, senza neppure rendersene conto. Si ricompose aggiustando qualche ciocca qua e là e si diresse verso il bancone.
- “Credi che non riusciranno a chiarirsi?” - aggiunse Josh tentando malamente di sembrare disinteressato. Intanto aveva afferrato una bottiglia da sotto il bancone.
- “Cosa ti importa? In fondo così potrai assicurarti la disponibilità di Elena Gilbert ancora per un po’, giusto?” -
- “Però… la lingua non ti manca, vedo…” - prese un bicchiere.
- “Comunque sì, si chiariranno. E’ solo questione di tempo. Lo sanno tutti, ormai, che quei due sono fatti l’uno per l’altra…” -
- “Ho capito…cioè…insomma, non avevo capito…” -
- “Non avresti potuto, ci siamo decisi solo oggi a fare questo passo, diciamo definitivo…” -
- “Io credevo, cioè Stefan credeva…che questa cosa fosse finita da un po’…” -
- “Lo è, finita da un po’. Ma non ce lo eravamo ancora detti esplicitamente. Sono stato un idiota a non capire subito. In fondo quei due si conoscono da molti anni…” -
- “Ma lei ha avuto una storia col fratello di Stefan…” -
- “Sì, lo so. Che però ora è morto… insomma, sono problemi loro. Non so perché ho perso tutto questo tempo dietro a lei…” -
- “Mmmmm….credo che ti serva un bel bicchiere, in compagnia però..." – si mise comoda e si sporse leggermente sul bancone. 
Josh alzò lo sguardo e intravide questa figura, delicata e minuta, quanto maliziosa e audace. Forse era la prima volta che la osservava davvero. Era davvero attraente e bella. E, per la prima volta, aveva notato anche una certa nota di simpatia pungete che non gli dispiaceva affatto.
- "Cosa ti offro biondina? E' ora di voltare pagina..." -
- "Ehi...non ti azzardare più a chiamarmi biondina!" -
Josh sorrise e, senza quasi rendersene conto, aveva già afferrato un altro bicchiere e l’aveva poggiato con un sonoro tonfo sul bancone.
- “Barbourn…ma solo per oggi, sei ancora minorenne!” -
- “Brindiamo al passato…” -
- “E al futuro….” - aggiunse la ragazza sfoggiando il suo migliore sorriso.

Era già arrivato a metà strada ma non riusciva a proseguire con agilità. I dolori al costato non gli consentivano movimenti rapidi, accidenti. Si sentiva un vecchio, solo e incapace di provvedere a se stesso.
Si era fatto accompagnare da Kristen, fino al Grill, e la sua macchina era chissà dove. Dalla sera del ballo non aveva più chiesto niente. Forse qualcuno gliel’aveva riportata a casa.
- “Stefan…” - la voce di Elena gli giunse alle spalle. Sapeva che lo avrebbe seguito. Ed era certo che, al momento, chiunque avrebbe potuto raggiungerlo in fretta.
- “Cosa vuoi?” - rispose Stefan senza neppure voltarsi.
- “Accidenti, dovevi per forza scappare così? Non dovresti camminare così tanto…” -
- “E cosa dovevo fare?” - si voltò di scatto, negli occhi una luce che ad Elena era quasi sconosciuta. L’aveva vista, ma di rado. Era arrabbiato.
- “Non mi hai neppure dato il tempo..” -
- “Di fare cosa? Di imbastire una scusa? Di ricordarmi che …non sei pronta? Scusami Elena, la colpa è mia, la mia mente, evidentemente, ha corso troppo…” - parole che uscirono cariche di disillusione.
- “Non è vero, devi ascoltarmi, non hai sbagliato niente, sono io ad aver sbagliato, dovevo spiegarmi meglio, Stefan ascoltami…” - gli prese un braccio ma il ragazzo lo tirò via con una certa irruenza.
- “Mi sono sbagliato…dovevo dare ascolto alla mia parte razionale. Sai, quella che per anni mi ha impedito di impazzire…” - alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di Elena.
- “Ma che dici? Io sono qui…” -
- “Non è vero, non ci sei…non ancora almeno. Ora, però, devo davvero andare. Non sono più un vampiro, ricordi? Devo riposare. L’ha detto il medico...” -
- “D’accordo, ora vai a casa…ne riparleremo..” - Elena abbassò lo sguardo in segno di resa. Era chiaro che in quell’istante non l’avrebbe ascoltata.
- “Chi può dirlo, forse…” - si incamminò e si allontanò da lei, senza neppure voltarsi, lasciandola attonita, in piedi al centro del parcheggio del Grill.
Aveva sbagliato tutto, non riusciva a capacitarsi di essere stata tanto stupida, ora lui aveva frainteso e non era riuscita a spiegarsi. Era un bacio d’addio, dannazione. Ma forse questo a Stefan non sarebbe importato comunque.
Prese in mano il cellulare e cercò Caroline tra le ultime chiamate.
- “Caroline…ehi, sei a casa Salvatore?” -
- “Sì, come sempre, perché?” -
- “Abbiamo un problema…” -
Caroline aveva organizzato la festa di bentornato per il giorno seguente, ma Stefan aveva spiazzato tutti uscendo dall’ospedale in anticipo.
A questo punto non solo era arrabbiato, ma stava andando a casa sua, dove non avrebbe trovato nessuno.
Elena raccontò in fretta all’amica quanto era appena accaduto.
Per fortuna la straordinaria organizzatrice non si faceva mai cogliere di sorpresa ed aveva affidato dei compiti ben precisi a tutti gli amici con molto anticipo.
Sapeva che Matt e Jeremy, in quel momento, probabilmente si trovavano esattamente a casa di Stefan.
- “E’ tutto chiaro, ci penso io…” -
- “Grazie Caroline!” -
Elena fissò il cellulare. Era stanca, attonita e paralizzata da eventi che non sapeva gestire. Alla fine si lasciò andare su una panchina, nel parco dove aveva rintracciato Stefan.
- “Matt, ho bisogno di te, dimmi che sei ancora a casa di Stefan…” -
- “Sì, siamo ancora qui.. che succede?” -
- “Bene, Stefan sta arrivando..” -
- “Cosa?? Adesso?” -
- “Ascoltami bene, uscite da quella casa, intercettatelo e fate in modo di rimanere a distanza per un bel po’, io penserò al resto. Non deve assolutamente entrare in una casa vuota, sono stata chiara?” -
- “Sei stata chiarissima, come sempre…” - chiuse la chiamata e si risolse verso Jeremy - “Hai sentito?” -
- “Certo che ho sentito, urlava come un’aquila…” - risero insieme.
- “Andiamo! -

Non capisco cosa mi è preso. Sono folle di gelosia. Avrei voluto spaccare tutto, riempire di botte quel ragazzino.
Eppure forse avrei dovuto ascoltarla. Una parte di me mi sta dicendo che le cose non stanno come ho visto. Ma non riesco a sopportare l’idea che l’abbia baciato.
Dannazione, lei non può essere di qualcun altro, non voglio che accada.

La volante dello sceriffo gli si piazzò davanti, un vero posto di blocco.
- “Ehi…che diavolo succede? Giuro che ho la patente…ma in effetti non credo di averla con me…” -
- “Bene, allora devi spiegarmi per quale ragione sei fuori dall’ospedale con un giorno di anticipo, forse dovrei condurti in centrale per ascoltarti con calma…” -
il paradosso di quella conversazione indusse Stefan a rispondere al suo interlocutore tenendogli testa.
- “D’accordo, sceriffo, mi chiamo Stefan Salvatore e ho un problema con una ragazza…siete interessati a sentire la mia storia?” -
- “Scommetto che si chiama Elena…” - commentò ridendo il giovane Gilbert.
- “Incredibile, il giovanotto dovrebbe fare l’investigatore!” - strizzando l’occhio al giovane fratello di Elena.
- “No, grazie! Io mi dedico alla caccia dei vampiri cattivi!” - replicò con sarcasmo.
- "Buona idea, forse dovrei seguire le tue orme a questo punto. Non sono molto fortunato sul resto..." -
- "Fossi in te lascerei perdere, non mi sembri in gran forma..." - aggiunse lo sceriffo. Il viso un po' malconcio di Stefan non era sfuggito ai due amici.
Ma quella breve conversazione, intrisa di voglia di sdrammatizzare, aiutò Stefan a rilassarsi.
La risata di tre giovani amici percorse le strade della periferia di Mystic Falls e l’aria sembrò improvvisamente più leggera.

 

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Capitolo 13
*** Consapevolezze ***


Ciao a tutti.
Ci voleva, purtroppo, questo momento di emergenza per farmi trovare il tempo di rimettere mani alla mia storia. Che è sempre stata nella mia testa senza però riuscire mai a dedicarmici come avrei voluto. E quindi sono stata costretta a metterla da parte per un po', in attesa di trovare momenti di maggiore concentrazione.
Ho cambiato il titolo del capitolo precedente che, rileggendolo, non aveva alcun senso forse..
Spero che questa ulteriore avventura, che probabilmente sarà l'ultima per il nostro gruppo di amici, sia gradita e non di troppo.
Nella mia testa c'è questa idea fissa di voler far vivere ai nostri personaggi essperienze umane senza l'aiuto o le facilitazioni della vita da vampiro. Salvarsi la vita con le proprie forze, affrontare una situazione di emergenza sapendo di poter contare su strumenti normale.
E tutti i protagoniti sono perfettamente in grado di farlo.
Intanto molti sentimenti si sono smossi, negli animi di molti di loro. Vediamo come evolveranno!
Spero sia una buona *lettura.
Un saluto a tutti.

13 - Consapevolezze

Il respiro e il cuore avevano ripreso un ritmo più normale. L’incontro con quei due aveva allentato la tensione ed era riuscito a riprendere il controllo. Era passato molto tempo dall’ultima volta che si era sentito così, dall’ultima volta in cui aveva provato rabbia, rabbia vera.
- “D’accordo, ma…. Ora però devi dirci cosa ti è successo…” -
- “Ah…vi prego, sono un idiota irrecuperabile..” -
- “Questo lo sappiamo! Ma prova a raccontare…” - aggiunse Jeremy tentando di sdrammatizzare con tono leggero.
- “Tanto per cominciare, spiegaci per quale ragione sei uscito dall’ospedale..” - il tono dello sceriffo, invece, non riusciva a non essere perquisitorio.
- “Perché sono un inguaribile romantico e volevo fare un’apparizione ad effetto. Volevo colpire nel segno e invece…” -
- “E invece ho l’impressione sia stato colpito tu, ben bene..!” -
- “Non è divertente, sceriffo!” -
- “Ok, scusa…” - ma entrambi gli amici non riuscirono a trattenere una risata.
- “Si stavano baciando…” - borbottò Stefan
- “Cosa? Chi?” - replicò Matt e la risata gli morì in gola.
- “Elena stava baciando il barista..” -
- “Ah…” -
- “Strano..” - Matt e Jeremy si guardarono, erano realmente perplessi.
- “Sì, in effetti, avrei giurato che…beh, insomma…” -
- “C’è una spiegazione, ne sono certo…” -
- “Forse, ma ora ho solo voglia di andare a casa…forza sceriffo, mi dia un passaggio, sono un povero umano in convalescenza..” - Stefan aveva già aperto la portiera della voltante e si era accomodato sul sedile posteriore.
- “Beh, d’accordo, te lo do certamente un passaggio, ma devi darmi il tempo di fare una telefonata importante…Jeremy, rimani con lui per qualche istante, d’accordo? Non farlo scappare, è in stato di fermo!” - strizzò l’occhio al suo improvvisato collaboratore e scese dalla macchina, allontanandosi.
- “D’accordo..” -
- “Come sarebbe a dire una telefonata, non può farla dalla macchina?…” - replicò Stefan allargando le braccia.
Jeremy rispose alzando le spalle.

- “….non possiamo trattenerlo ancora, insiste per andare a casa…” - Matt aveva rapidamente composto il numero di Caroline.
- “Devi darmi ancora qualche minuto…sta arrivando anche Elena, Alaric è già qui…” -
- “E poi credo ci siano stati problemi al Grill, deve essere successo qualcosa con Josh...” -
- “Sì, lo so, si sono picchiati! Ma non è come crede Stefan…era un bacio d’addio, l’aveva appena lasciato…” -
- “Non ci posso credere, è un idiota! E si è fatto anche prendere a pugni!!” - sorrise suo malgrado.
- “A dire il vero è stato Stefan a colpirlo per primo! Era roso di gelosia, a sentire Elena…” -
- “Incredibile, non è da lui…” -
- “Hai ragione.."
- “E noi cosa possiamo fare?” -
- “Per ora possiamo solo condurli nella stessa casa…” -

Nel frattempo, Alaric stava finendo di sistemare gli addobbi sopra la porta. Avevano i minuti contati.
- “Accidenti, quel ragazzo deve fare sempre il supereroe, doveva per forza uscire un giorno prima?” -
- “Voleva fare una sorpresa ad Elena… ma la sorpresa l’ha avuta lui..” -
- “Sì, credo di aver intuito… Elena deve svegliarsi. Stefan è sempre stata la persona migliore per lei…” -
- “Lo pensi davvero?” – replicò Caroline, incuiriosita.
- “Sai quanto ho voluto bene a Damon, e so che si sono amati moltissimo. Ma senza dubbio con Stefan lei è stata felice..sono fatti l’uno per l’altra. ” -
- “Già, decisamente, in fondo l’abbiamo sempre saputo…” -
- “Caroline, scusami..” - avrebbe voluto mordersi la lingua.
- “Oh, non importa, davvero. E’ passata. Non era destino, non potevamo forzare gli eventi. E la vita ci ha allontanati. Ma credo fosse giusto così. Hai ragione tu, quei due sono fatti per stare insieme, dal primo giorno…” -
Alaric non era solito parlare senza riflettere, ma stavolta l’aveva fatto. A volte dimenticava che quei due erano stati ad un passo dal matrimonio. Cosa fosse successo, esattamente, forse nessuno l’aveva mai compreso, neppure i diretti interessati. Quello che era chiaro per tutti, però, era che il destino di Stefan era stato da sempre legato a quello di Elena. E in fondo anche Caroline, come aveva appena ammesso, l’aveva sempre saputo.
Caroline si allontanò a passo svelto. Si voltò e vide la scritta “Bentornato Stefan” appena sopra la porta.
I palloncini erano al loro posto, il frigorifero era pieno, mangiare e bere a volontà.
Mancavano solo gli amici più cari e Stefan si sarebbe sentito a casa, protetto. Sembrava tutto perfetto.

Un leggero nodo allo stomaco la colse di sorpresa. Era abituata a controllare tutto, le sue emozioni più di ogni altra cosa.
Le sue figlie stavano crescendo ma non si era mai permessa, finora, di lasciare spazio a emozioni che potessero destabilizzare una vita ben organizzata dove ogni cosa seguiva ritmi ben scanditi.
Qualche singhiozzo uscì suo malgrado. Si rese conto che non sarebbe riuscita a controllarsi. Non sapeva bene cosa le stesse succedendo, ma capì che non doveva impedirlo e che, forse, aveva ancora qualche minuto prima che arrivassero tutti.
Quel pianto giunse alle orecchie di Alaric inaspettato, totalmente inaspettato. Erano anni che non la vedeva piangere. Quando Damon era morto lei, come tutti loro, si era lasciata andare al dolore della perdita. Ma non l’aveva mai più vista singhiozzare in preda alle emozioni, come in quel momento, forse dal giorno in cui erano nate le gemelle.
Che cosa le stava succedendo? Senza neppure riflettere si era ritrovato accovacciato accanto a lei e l’aveva presa tra le braccia.
- “Ehi...sshh, tranquilla..è tutto normale…” -
- “Cosa? Non so neppure io perché sto piangendo!” - disse continuando a piangere copiosamente.
- “Sì che lo sai….pensaci…” -
Rimasero qualche attimo in silenzio, ascoltando quel pianto che si stava normalizzando.
Nella mente di entrambi scorsero molte immagini, probabilmente simili tra loro.NLe feste, la vita, la morte, i compleanni, Stefan, Elena, Damon. Le loro figlie.
Era stato troppo.
Ciascuno di loro, Caroline compresa, aveva completamente dimenticato cosa volesse dire gioire e festeggiare per cose normali. Le loro menti e i loro cuori erano stati abituati, per così tanto tempo, a dover gestire eventi di natura straordinaria, così devastanti per il corpo e per le menti. A svegliarsi ogni mattina con quel senso di eccitazione misto a paura, per una costante esistenza sopra le righe, sempre in allerta, sempre con la costante sensazione che un devastante pericolo fosse dietro l’angolo.
Vedere che la vita aveva ripreso a scorrere in modo quasi normale era, ad ora, un’emozione talmente diversa da renderla inaspettata e ingestibile.
Persino un ricovero in ospedale, e il relativo ritorno a casa con festa di bentornato, che per una vita qualunque sarebbe stato un momento traumatico, sembrava la cosa più normale e più sana che ciascuno di loro avesse vissuto negli ultimi anni.
Una normalità che la stava frastornando al punto da portare quell’enorme vaso pieno a traboccare definitivamente.
L’emotività di Caroline, sempre sotto controllo, stavolta aveva scelto di farsi sentire.
Mentre Alaric le parlava sentiva che le sue parole corrispondevano al vero.
Non stava piangendo per quanto Alaric le aveva appena ricordato, per l’amore perduto di Stefan o per quel matrimonio mancato. Era certa di questo. La separazione l’aveva gestita e il sentimento verso il vecchio amico Stefan era sincero. Non fingeva, né con gli atri né con se stessa.
Non piangeva neppure per una sorta di paura provata per il suo amico, o per qualche avventura sovrannaturale che da qualche parte, lontano di Mystic Falls, qualche suo amico vampiro stava forse affrontando e che le lasciava una costante sensazione di ansia. Ma a quello era abituata.
Aveva ragione Alaric, il nodo allo stomaco e alla gola erano arrivati nell’istante in cui aveva realizzato che tutto andava bene. Che erano a casa, che erano insieme, che Stefan stava bene. Che lo squartatore non sarebbe più tornato e che l’amore tra Stefan e Elena forse aveva un’altra possibilità.
Che il loro unico pensiero, al momento, era la gioia per il rientro a casa di uno di loro, dopo una brutta avventura. Un’avventura umana, un’avventura normale.
La sua sola occupazione, al momento, era attaccare festoni e preparare tante cose da mangiare.
Lei era un vampiro, sapeva che per tutta la vita eterna che l’aspettava il suo compito sarebbe stato quello di controllarsi e, al tempo stesso, di occuparsi dei suoi amici. Ma non si sentiva un vampiro.
Spesso dimenticava di esserlo. Non si sentiva diversa. Si sentiva un’amica, una mamma, una quasi moglie, una buona direttrice di scuola. Ogni attimo delle sue giornate era riempito da tanta normalità, tanto da farla sentire vera, viva.
E poter godere di compleanni, feste, striscioni di “bentornato”, la facevano sentire ancora più umana, ancora più tra loro. E provò gioia, provò gratitudine verso questa vita che le stava concedendo, stava concedendo a tutti loro dopo tante sofferenze, di poter godere di sprazzi di normalità. Ciò di cui ciascuno di loro aveva sinceramente bisogno.
Si asciugò le lacrime e si alzò da terra. Si passò le mani sul vestito indossato quel giorno per l’occasione.
- “Bene! Basta così… basta morte, basta dolore, basta vampiri e problemi. E’ il momento di voltare pagina…” -
- “Brava, questo volevo sentirti dire...” -
- “E’ solo che…è difficile credere che tutto sia passato…” -
- “Niente è davvero passato. Ogni giorno dobbiamo fare i conti con il nostro passato, Caroline. Damon è morto. Enzo è morto. I nostri amici portano i segni di queste perdite. Non finirà mai veramente, ma possiamo…anzi dobbiamo, pensare che la nostra vita sia altro, sia questo..” - affermò con fermezza osservando la stanza intorno a loro - “… e rendersene conto fa quasi paura, a volte, giusto? Per questo il tuo cuore ha deciso che oggi era il momento di affrontarlo. Perché oggi è un giorno importante. E lo sai perché? Perché Stefan sta bene, è guarito e sta tornando a casa. E questo è accaduto senza l’aiuto di alcun vampiro.” -
- “Giusto. Non ha voluto alcun aiuto. Aveva ragione lui. Questo è servito di insegnamento a tutti noi.” -
- “Ad ogni modo…” - aggiunse Alaric voltandosi appena - “…qualche vampiro tra i piedi credo lo avremo ancora!” -
- “mmmmm…” -
- “In fondo ci ha dato un sacco di soldi, dovresti provare ad essere più gentile con lui…..” -
- “mmmm…lo sono eccome, anche troppo..” -
- “Non mi sembra, a giudicare dalla voce che aveva ieri al telefono..” -
- “Klaus ha telefonato?” -
- “Non te l’ho detto?” -
- “Non me l’hai detto…” - il tono di voce era tornato ad essere quello di sempre. Piccato e infastidito al punto giusto da renderla come sempre adorabile.
Alaric continuava a tacere.
- “Quindi?” -
- “Quindi cosa?” -
- “Cosa ti ha detto?” -
- “Beh, non ricordo, a parte parlare con Hope…. Ha aggiunto qualcosa, forse, qualcosa su una prossima visita, e ha fatto cenno a qualcosa accaduto alla festa dei fondatori con un vestito molto scomodo…” -
A velocità vampiro un canovaccio finì sul volto divertito di Alaric.
- “Ahia!” - una risata divertita uscì dalla bocca di Alaric.
- “E’ assolutamente impossibile che Klaus ti abbia rivelato particolari del genere. Mi hai spiato??” -
- “Non esattamente, diciamo che non passavate inosservati…” -
- “Accidenti, in questa città siete tutti troppo curiosi!” -
- “Non prendertela….è Mystic Falls….” -
- “E’ vero, questa è Mystic Falls, e un ragazzo distinto come Klaus non potrebbe mai passare inosservato!” - il tono di voce bonariamente canzonatorio di Elena giunse alle orecchie di Caroline.
- “Non ti ci mettere anche tu, Elena. Ti prego! Argomento Klaus chiuso, chiaro?” -
- “Sissignora!” - risposero all’unisono i due amici.
- “Avanti, diamoci da fare, altrimenti addio sorpresa…” -
Batté le mani tra loro, con quel suo modo di fare unico, che rendeva leggero e ben accetto persino un gesto quasi “imperativo” da maestrina.

- “Ah, ce l’hai fatta! Una lunga telefonata direi…” -
Matt si era dilungato fingendo una telefonata che non era mai avvenuta.
- “Sì, mi dispiace, dovevo assolutamente coordinare alcune cose prima di smontare dal servizio…” -
- “Ma non eri di riposo oggi?” -
- “Sì, volevo dire, prima di andare a casa e sperare di non dover più rispondere al telefono…” -
- “D’accordo, Matt, ma adesso possiamo andare? Sono davvero stanco…” - persino Jeremy era diventato impaziente.
- “…e come ti dicevo…beh, non ho capito se ti interessa davvero sapere tutto questo…” - Jeremy e Stefan continuarono la conversazione appena intrapresa. Matt aveva messo in moto.
- “Ma sì, certo che mi interessa. Non posso esserti utile come un tempo, però…ecco, a volte mi manca sentirmi utile..” -
- “Non devi per forza uccidere vampiri, o umani, o originali per essere utile a questo mondo. Ci sono molte cose da fare, Stefan, e ora che puoi…beh, forse dovresti cercare di non precluderti nulla, pensare a tutte le possibilità che hai di fronte, magari a un sogno che avevi e che l’essere un vampiro ti ha impedito di realizzare!” - Matt non si rese conto, in quel momento, che quel suo consiglio non richiesto, dettato comunque da un sincero interesse, avrebbe probabilmente cambiato molte cose in futuro. Sicuramente nel futuro di Stefan Salvatore.
Stefan aveva avuto un piccolo sussulto. Non aveva più pensato a quei tempi, non aveva più pensato realmente ai suoi desideri. Per così tanto tempo aveva dovuto accantonarli tanto da farli scomparire quasi del tutto.
Anche una volta tornato umano non aveva mai concentrato seriamente la sua attenzione sul futuro.
Gli tornò alla mente quel giorno a scuola quando, insieme ad Elena, avevano partecipato alla giornata di presentazione delle facoltà universitarie.
Un sorriso sornione gli percorse il viso.
- “Cosa? A cosa stai pensando?” -
Stefan continuava a non rispondere. Con Stefan nulla era facile. Ogni cosa che lo riguardava era sempre stata privata, delicata, mai sbandierata.
Jeremy era combattuto tra una sana curiosità e un istinto che, in quel momento, lo stava portando a riflettere ad alta voce.
- “Io non ho mai ben capito se ci fosse qualcosa di adatto a me, non so se essere un cacciatore di vampiri mi abbia recluso ogni strada, ma forse non ero portato per lo studio, come sapete! E poi, in famiglia, c’è già Elena che vuole diventare medico…” -
- “Già, forse…” -
- “Forse?” -
- “Non so, non sono certo sia quello che desidera davvero…” -
- “Dici sul serio? Non ci ho mai pensato…” - Jeremy rifletté, in quell’istante dopo molto tempo, che troppe cose erano sfuggite alla sua attenzione negli ultimi tempi. Negli ultimi anni forse.
- “Non dimenticarti che tutto ciò che dice Stefan riguardo ad Elena non va mai sottovalutato! Quei due si conoscono meglio di tutti noi che siamo cresciuti insieme…” - replicò ironico, Matt, facendo cenno col capo in direzione di Stefan.
- “Può darsi, o forse sono solo uno che osserva molto i particolari, le sfumature…” -
- “D’accordo, ma ora spara. Cosa volevi fare? L’avvocato? Il giocatore di Football??!” -
- “Non so se ne sarei in grado a questo punto! Era un desiderio che avevo nel 1864….” -
- “Perché dici questo? La tua età ufficiale, per quanto ne sanno all’anagrafe della nostra città, ti consente di fare tutto, Stefan!” -
Erano ormai a poche centinaia di metri dalla casa di Stefan, le luci della strada si erano da poco accese, era quasi buio.
- “Ehi, Matt, ferma l’auto. Io sono arrivato! Non credo tu abbia bisogno di me per accompagnarlo a casa, giusto?” – Jeremy doveva sgattaiolare quanto prima per poter entrare a casa di Stefan senza essere visto.
- “Il medico. Volevo fare il medico…” -
- “Oh..” - nell’abitacolo sfuggì giusto qualche monosillabo.
- “Beh, era sicuramente incompatibile con l’essere un vampiro….” -
- “Già…” -
Jeremy scese dalla macchina.
- “Stefan, stammi bene d’accordo?” -
- “Grazi, Jeremy!” - gli sorrise. Osservò la piccola casa alle sue spalle, ben diversa dalla casa dei Gilbert che ora non c’era più. Senza portico. E Jeremy era un adulto ormai. Persino lui aveva trovato la sua strada, anche se non la strada canonica che forse i suoi genitori avrebbero voluto per lui.
Elena che fa il medico. Una parte di lui aveva sempre pensato che non fosse una vera vocazione quanto piuttosto un desiderio di seguire le orme di suo padre.

Quel breve tragitto a Stefan era parso interminabile. Gli sembrava di aver subito persino una sorta di interrogatorio.
- “Siamo arrivati. A casa Stefan…” - parcheggiò l’auto nell’apposito spazio, di fianco alla vecchia decapottabile di Stefan.
- “Accidenti, un giorno di questi devo proprio farci un giro su questa macchina…” -
- “Quanto vuoi, Matt..” -
Lo sceriffo, per deformazione professionale, scese dalla macchina e andò ad aprire la portiera posteriore.
- “Ehi, non devi accompagnarmi fin dentro casa, avanti..” -
- “Sì che devo… Non sei in forma e non vorrei vederti barcollare su quei gradini!” -
Stefan, rassegnato, gli voltò le spalle dirigendosi verso casa.
- “Ah, Stefan…dimenticavo una cosa…” - aggiunse Matt, sorridendo lievemente.
- “Dimmi…” - rispose Stefan voltandosi.
- “Era un bacio di addio…” -
- “Cosa?” -
- “L’aveva appena lasciato..” -
“..Oh, bene. Allora ho combinato un disastro? Sono davvero un idiota…!” -
- “Te l’ho detto più volte, mi sembra…” -
Scoppiarono entrambi in una sonora risata.
Dopo quella sorta di rivelazione da parte del suo amico, nonostante la consapevolezza di essersi comportato come un banale adolescente, il suo cuore si era fatto improvvisamente più leggero.
Aaahh…Elena…
Si rese anche conto che, dopo aver parlato con i suoi amici e aver esternato pensieri che lui stesso aveva rimandato indietro per anni, forse decenni, era sceso dalla macchina con una sensazione allo stomaco che non ricordava. Quella lieve eccitazione di chi pensa al futuro, di chi progetta e apre la mente a mille possibilità.
Quella giornata era stata certamente significativa, sotto tanti punti di vista. Uno sguardo al futuro che apriva il suo cuore a tante possibilità.

La sorpresa fu come Caroline aveva previsto e desiderato. Stefan aveva aperto la porta di casa, entrando al buio e colto d’improvviso da risa, luci e applausi.
Non l’applauso di un’intera folla di gente, no di certo, ma il calore di poche persone che, comunque, avevano riempito quella casa vuota della loro amicizia e del loro amore per lui. Persino Jeremy era apparso nel suo salotto in tempi record, passando da chi sa solo dove.
Quella lacrima che sentì scendere, una volta rifugiatosi in cucina dopo un primo momento di convenevoli, gli rese chiaro quanto ciascuna delle persone presenti in quel momento nel salotto della sua casa, fosse importanti per lui. Una su tutte.
Come quel giorno al Grill, il giorno del compleanno di Elena, i loro sguardi si erano scaldati reciprocamente.
E quando lei gli giunse alle spalle, nonostante non avesse più i sensi acuiti dei vampiri, capì immediatamente che gli occhi che lo stavano osservando erano i suoi.
- “Un bacio d’addio eh?! - proferì queste parole senza voltarsi.
- “Già…” -
- “Ti sei divertita alle mia spalle, dì la verità…!” - continuò con tono leggero, voltandosi.
- “Non mi hai dato il tempo di….” -
Le fu di fronte in breve. Con una mano le sfiorò una guancia.
- “Stefan… Bentornato a casa!” - sorrise con gli occhi.
Bastò ad entrambi in quel momento.
Stefan sentì il cuore accelerare. Quella sensazione, standole vicino, probabilmente non era mai cambiata né davvero svanita, negli anni. La sua sola vicinanza gli provocava delle vibrazioni che non aveva mai saputo, né voluto, controllare.
Gli occhi intensi e color nocciola della sua piccola Elena brillavano di una bella luce. Quella che probabilmente i suoi stessi occhi stavano a loro volta trasmettendo.
la ragazza stava per pronunciare qualcosa.
- “Non dire altro…non ora..” -
- “D’accordo. Caroline era fuori di sé per il timore tu scoprissi tutto, ha passato giorni ad organizzare questa cosa!” – disse divertita.
- “Lo so, è giusto ringraziarla adeguatamente!” -

La compagnia era riunita sui divani e una telefonata di Bonnie stava tenendo loro compagnia.
Jeremy si trovava in cucina, aveva ricevuto il compito di preparare pasta per tutti.
Ma quando sentì la voce della sua…amica, senza neppure rendersene conto si era ritrovato nel salotto per ascoltarla.
Era rimasto sulla porta, tra il corridoio e la cucina, in disparte. Gli mancava, accidenti se gli mancava. Ma non osava ammetterlo con nessuno, forse neppure con se stesso.
- “Ehi, che fai lì impalato, vieni qui…” - la voce di Elena lo aveva riscosso dai suoi pensieri tortuosi.
- “Non lo so, è che devo tornare in cucina…” -
- “Ehi, Jeremy…non dirmi che non mi vuoi salutare, andiamo…” - la voce di Bonnie risuonò in modo così solare che il giovane Gilbert non poté fare a meno di essere risucchiato dal divano e intraprendere una conversazione con lei.
- “Ehi, streghetta…cosa stai combinando a Parigi?” -
L’ilarità si era diffusa soave in quel piccolo salotto di provincia, in quel gruppo di amici.
Caroline, dopo poco l’arrivo di Stefan, era dovuta tornare a casa. Le figlie la aspettavano.
Ma tu resta, aveva detto ad Alaric.

Stefan si trovava sul suo divano, costretto ad adagiarsi in modo più comodo dai suoi infermieri a domicilio. Elena, seduta al suo fianco fino a qualche istante prima, si era alzata subito dopo aver terminato la chiacchierata con Bonnie.
Il divano era tutto per lui. Era sereno e non aveva voluto dare troppa importanza, di primo acchito, a quella strana sensazione che aveva provato quando le sue narici avevano percepito quell’odore inconsueto quanto inconfondibile.
La presa di coscienza non fu immediata. Accadde solo quando, con la coda dell’occhio, intravide un lampo di luce anomalo provenire dalle sua spalle.
Incontrò fulmineo lo sguardo di Alaric che, a sua volta, aveva immediatamente reagito ad un pericolo che era diventato chiaro ad entrambi.
- “Qualcosa sta andando a fuoco! Fuori tutti!”- gridò Alaric alzandosi di scatto.
- “Merda, la cucina…!!” - urlò Jeremy, consapevole della sua probabile responsabilità.
- “Jeremy, allontanati!” - si impose perentorio Alaric.
Matt era diretto verso la porta di uscita, le fiamme in cucina stavano dilagando in fretta - “Avanti, dobbiamo uscire! Non c’è altro tempo da perdere!” -
Matt, Jeremy, Stefan, Alaric.
- “Dov’è Elena??” - chiese allarmato Stefan, fermatosi di colpo.
- “Non lo so, Forse era andata in bagno…dannazione.” - Jeremy aveva provato ad avvicinarsi alla cucina ma le fiamme erano improvvisamente divampate nel piccolo corridoio che li divideva dal bagno.
- “Elenaaa!” - Elena non rispondeva.
Stefan, nonostante le sue condizioni, corse sulle scale per cercare Elena al piano di sopra. Non c’era.
- “Stefan, non fare sciocchezze!” -
- “Non è di sopra.. è in bagno, Elenaaa..!” -
- “Chiamo il 911 !” - Matt prese in mano la situazione, seguito da Alaric.
Alaric era certo che Stefan avrebbe potuto commettere qualche gesto avventato.
- “Possiamo raggiungerla dalla finestra, da fuori.” -
- “Il bagno non ha finestra!” -
- “Merda!” -
- “Dobbiamo agire come agirebbero le forze dell’ordine… Jeremy, non muoverti da qui, tienilo con la forza se necessario.” - salì nella camera di Stefan, aprì l’armadio e tirò fuori tutte le coperte che riuscì a trovare.
- “Non sono più un vampiro, non posso correre, non posso salvarla…” - cercò di divincolarsi dalla presa di Jeremy il quale, al momento, era decisamente molto più forte e allenato. Stefan fu pervaso da un senso di frustrazione enorme e, per la prima volta seriamente, rimpianse di non essere un vampiro.
Il fuoco è letale per i vampiri come gli esseri umani ma sapeva che, in un modo o nell’altro, Elena sarebbe già stata in salvo.
- “Fate attenzione!” - gridò Jeremy rivolto a Matt e Stefan.
Alaric era sceso con due coperte. Le fiamme avevano ormai invaso l’ingresso. Ormai era impossibile uscire dalla porta, avevano perso troppo tempo. Si spostarono istintivamente verso l’altro angolo della casa, all’estremità del salotto. Aprirono le finestre.
- “Dobbiamo uscire, avanti…rimango io!” - le parole di Alaric avevano raggiunto tutti i ragazzi nella stanza. Quel silenzio che durò lo spazio di un attimo fu sufficiente perché fosse chiaro a tutti che nessuno di loro sarebbe uscito da quella casa senza Elena. Erano tutti d’accordo. Annuirono con la testa.
- “Allora dobbiamo provare.” - Jeremy consegnò una coperta Matt, se la misero sulla testa.
Mentre Alaric tratteneva Stefan, i due si buttarono verso le fiamme ma furono costretti a fermarsi di colpo. Erano troppo alte. Il pericolo era troppo elevato.
- “Provo io!” -
- “Non dire sciocchezze. Stefan…guardami!” - lo strinse con forza per le spalle - “E’ troppo tardi. Sarebbe un suicidio. I vigili del fuoco stanno arrivando, devi avere fiducia…” -
- “Mentre aspettiamo morirà soffocata, Alaric. Non posso credere tu dica questo, Elenaaaa….” -
- “Stefan..” - una voce lontana e flebile rispose a quel richiamo.
Gli occhi di Stefan si spalancarono. Fu quello l’attimo di rottura. Con uno scatto improvviso riuscì a divincolarsi dalla stretta presa di Alaric. Una forza che non credeva più di avere lo pervase, una forza nata dalla rabbia e dalla disperazione. Raccolse fulmineo la coperta che Jeremy aveva gettato a terra. Fu impossibile, a quel punto, fermarlo. Era tardi.

La figura di quel ragazzo disperato, che si gettava tra le fiamme avvolto unicamente da una coperta, era accompagnata dal suono lontano delle sirene e dal crepitio delle fiamme che, ormai, stavano devastando quel piccolo appartamento di periferia.

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Capitolo 14
*** Eroe per una notte ***


14 - Eroe per una notte

Elena aveva riaperto gli occhi. Non riusciva a ritrovare piena lucidità, non le era chiaro se avesse perso i sensi o meno. Forse per qualche istante. Sapeva con certezza che improvvisamente non era più riuscita a parlare e far uscire suoni dalla bocca, sembrava che la sua gola fosse stretta da una morsa, da una mano che non voleva saperne di lasciarla. Si era ritrovata improvvisamente seduta a terra.
Ma la consapevolezza di quanto stava accadendo arrivò in breve, si era riscossa udendo le voci che la chiamavano.
Il crepitio delle fiamme era molto intenso e copriva tutti i rumori. Il fumo aveva completamente invaso quel piccolo ambiente, un piccolissimo bagno senza finestra. Senza finestra, dannazione.
Si rendeva perfettamente conto di non avere più molto tempo, ma non riusciva a muoversi. Il suo corpo non le rispondeva.
Continuava a tossire senza sosta e non riusciva a completare alcun respiro, l’aria non entrava più nei suoi polmoni.
Realizzò di trovarsi in un bagno e che avrebbe potuto utilizzare l’acqua a disposizione. Racimolò le sue ultime forze per aggrapparsi al lavabo e tirarsi su. Stava per aprire il rubinetto dell’acqua quando sentì la sua voce:
- “Elenaa, mi senti??” -
- “Stefan!” - il suono che le uscì era strozzato ma fece appello a tutte le sue risorse.
Provò a toccare la maniglia della porta ma era bollente.
- “Non riesco ad aprire, la maniglia ustiona…aaahh..” - continuava a tossire.
- “D’accordo, ascoltami, ora devi allontanarti dalla porta…” -
Elena obbedì.
La porta si aprì con un violento tonfo… insieme a lui entrò violenta la luce delle fiamme.
Stefan era avvolto in una coperta e il suo viso era congestionato e ricoperto di fuliggine. Era bastato un attimo per ridurlo così. Lo osservava ma si sentiva ovattata, le mancava l’aria e si sentì mancare.
Stava per cadere nuovamente a terra ma le mani di Stefan la sorressero.
- “Elena, devi fare respiri brevi. Bagnati le mani e il viso!” – aprì il rubinetto e le bagnò velocemente il viso, come fece con se stesso.
Corse ad aprire l’acqua della doccia, vi ficcò sotto la coperta per intero. Maledizione, non c’era tempo.
Con la coperta semi bagnata avvolse Elena, tentò di fare lo stesso per sé senza successo, non riusciva neppure a muoversi in modo coordinato.
- “Devi rimanere sotto a questa coperta, d’accordo?” -
Elena annuì. Un lampo percorse la mente della ragazza, ripercorse tutti gli anni trascorsi e non riusciva a ricordare di essersi mai trovata realmente in pericolo di vita come in quell’istante, neppure negli anni trascorsi con i Salvatore.
Guardò Stefan il quale, nonostante la evidente provazione del suo fisico, le trasmetteva unicamente certezze e sicurezza. Si affidò a lui e non fu una cosa difficile, lo aveva sempre fatto.
Il suo pensiero corse anche a Damon. Le mancava e molte volte, in passato, aveva desiderato di spegnersi silenziosamente per poterlo raggiungere. Ma in quel momento no, non lo voleva affatto. Sapeva che Damon non avrebbe mai voluto questo per lei. Non voleva morire, voleva vivere. Voleva stringere Stefan e dirgli, con quell’abbraccio, che era pronta a rischiare tutto, ancora una volta insieme, che era pronta per sfidare la morte e tornare alla vita, con lui.
Stefan probabilmente percepì la sua determinazione. Ogni singolo pensiero che in quel momento stava attraversando la mente di Elena, molto probabilmente stava attraversando anche la sua. Gli stessi desideri, la stessa paura.
Pensieri che furono elaborati nel breve istante in cui i due si stavano rifugiando sotto alla coperta bagnata, e non c’era altro tempo da perdere.
Stefan raccolse tutte le sue forze e prese in braccio Elena.
- “Ce la faremo!” - la ragazza si strinse a lui riparando entrambi con la coperta.
Fecero non più di due passi quando un’enorme fiammata invase completamente l’ingresso antistante il bagno la cui violenza gli scaraventò a terra. Tutto attorno a loro bruciava. Il suono della sirena riuscì a farsi largo nonostante tutto fosse assordante. I due giovani riuscirono a percepire appena quel suono che diede loro speranza.
- “Stefan..” -
- “Non avere paura…” - le loro mani si strinsero.

La manovra di riduzione delle fiamme da parte dei pompieri fu fortunatamente molto rapida, le pompe dall’esterno e all’interno con degli estintori riuscirono ad aprirsi un varco e a raggiungere in pochi istanti i ragazzi all’interno di quel piccolo bagno. Erano distesi ed entrambi quasi privi di sensi.
Li avvolsero con delle coperte ignifughe e se li caricarono sulle spalle.

All’esterno dell’abitazione, circondati da vigili del fuoco e rassicurati dalla polizia intervenuta su richiamo dello sceriffo Donovan, Jeremy e Alaric, avvolti con coperte e assistiti con l’ossigeno, osservavano inermi la casa di Stefan che veniva sempre più avvolta dalle fiamme. Il giovane Gilbert faticava a rimanere con le mani in mano, fremeva, voleva correre dentro.
- “Se le succede qualcosa sarà tutta colpa mia!” - farfugliò Jeremy.
- “Ma cosa stai dicendo?” -
- “E’ colpa mia, mi sono distratto, non so cosa sia successo in cucina ma era una mia responsabilità, sono un pazzo irresponsabile. E voglio far credere che mi occupo di salvare gli umani dai vampiri quando non riesco a tenere a bada una pentola sul fuoco, maledizione.” -
- “Stai calmo e non dire sciocchezze, non colpa tua, è stata una fatalità, non potevi prevederla.” -
- “Damon mi avrebbe nuovamente spezzato il collo!” -
- “Su questo puoi starne certo!"
- “ELENAA!” - scattò quando vide il volto della sorella tra le braccia del pompiere.
I due vigili del fuoco uscirono dalla casa l’uno con in braccio Elena, l’altro sostenendo Stefan.
Misero la ragazza su una lettiga di emergenza, ossigeno e coperte pulite. Una giovane paramedica le pulì il viso con acqua fresca. Respirava a fatica ma era lucida. L’ossigeno stava iniziando a funzionare.
- “Stai calma, respiri brevi e tra poco il respiro tornerà normale. Ma dovremo portarvi in ospedale per un controllo.” - Elena annuì con la testa ma continuava a voltarsi per cercare tracce di Stefan.
- “Stai tranquilla, si stanno occupando del tuo amico, è qui accanto anche se non lo vedi..” -
Anche Stefan non era messo bene, ma aveva inalato meno fumo di quanto ne avesse inalato Elena.
Mille pensieri stavano attraversando la mente di entrambi.
L’autobotte continuava a sparare con violenza sull’abitazione, l’incendio si era espanso solamente su un fianco, l’altra parte sembrava salva.
Jeremy si trovava a fianco della sorella, Alaric stava assistendo Stefan. Sarebbero saliti su due ambulanze separate.
Dopo pochi minuti, nonostante l’ossigeno e la provazione, cercò di alzarsi ugualmente.
- “Ehi, cosa vuoi fare?” -
-  “Mi aiuti, la prego, solo un istante..” -
Si alzò, sorretta dal fratello e dalla giovane paramedica dai capelli scuri e dagli occhi gentili.
L’incendio era quasi domato. Quell’immagine la riportò, però, a molti anni addietro.
- “Non può bruciare anche questa casa…” - sussurrò, ma una voce alle sue spalle portò quiete nel suo animo.
- “E’ sotto controllo, Elena, stai tranquilla. La casa potrà tornare facilmente come quella di una volta…” -
Delle lacrime rigavano il volto delle giovane, troppe emozioni, troppe tragedie avevano caratterizzato la sua vita fino a quel momento. L’immagine della casa dei Gilbert che bruciava era davanti ai suoi occhi. Uno di quei ricordi tristemente indelebili.
Stefan cercò di tranquillizzarla, come sempre, pur avendo lui stesso un nodo allo stomaco che lo faceva stare male come poche volte era successo fino a quel momento. Ma si rivolse verso la sua Elena e, come aveva fatto mille volte, le cinse il volto tra le mani.
- “Non devi piangere…” -
- “Stefan… tu stai bene?” -
- “Sì, sto bene…” -
Afferrò le mani del ragazzo che indugiavano attorno al suo viso.
- “Mi hai salvato la vita…di nuovo…”-
- “Non ho fatto niente di speciale..” -
- “Non sei più un vampiro eppure mi hai salvato la vita un’altra volta, senza esitazioni, rischiando la tua. Sei un pazzo! E certamente non sei affatto un umano indifeso!” - gli sorrise.
- “Matt stava per fare la stessa cosa, l’ho solo preceduto..” -
- “Ma sei stato tu a venire da me…” -
- “Io, ho avuto paura Elena, è stato come rivivere quella notte... Non potevo permettere succedesse ancora…” -
- “Posso solo immaginare cosa tu abbia passato in quel momento, ma credo che Damon oggi ci abbia protetti. Tutti noi.” - la tristezza pervadeva il suo cuore, pensando all’amato Damon che si era sacrificato per lei e per il fratello.
- “Sai che tornerebbe dall’aldilà se permettessi che ti succedesse qualcosa.” -
- “Sicuramente!” -
Sorrisero entrambi, pensando a lui, ma per la prima volta con una serenità interiore che fino a quel momento non avevano mai avuto.
- “Sai, io invece pensavo solo a rivedere tutti voi. Non voglio morire prima di aver vissuto, Stefan.” -
- “E’ vero, dobbiamo ricominciare a vivere. Ma tu non sei ancora pronta per lasciarlo andare.” -
- “Non so, forse invece lo sono, forse è giunto il momento. Non riuscivo a vedere le cose con chiarezza, non fino a questa sera, ma ora sono certa che non avrebbe nulla in contrario se amare qualcun altro mi rendesse felice….” -
- “Allora dovresti andare da Josh per dirglielo…” - disse Stefan, rivolgendo lo sguardo in un’altra direzione per non incrociare il suo.
Elena spalancò gli occhi, incredula.
- “Stefan no, non hai capito…” - Elena cercò il suo sguardo e gli afferrò un braccio per impedire che si allontanasse.
Una voce li interruppe bruscamente.
- “Ragazzi, andiamo, dobbiamo portarvi in ospedale…” -
- “Oh..Sì, certo…” - si guardarono e si separarono fugacemente, obbedendo alle autorità.
- “C’è anche un agente che deve farvi delle domande, faremo tutto in ospedale. Lo sceriffo Donovan ha dato disposizioni ma deve essere visitato anche lui.” -

Dopo alcune visite e il giusto tempo in osservazione, tutti i presenti durante l’incendio vennero dimessi.
Anche Elena, nonostante fosse stata molto esposta al fumo. La saturazione era buona e tutti i parametri nella norma.
L’agente di Polizia a cui era stato affidato il caso, fece molte domande a tutti. Jeremy si assunse tutta la responsabilità della scampata tragedia. Si era per certo trattato di un incidente, tutti testimoniarono la stessa cosa. Non era quindi necessario procedere con ulteriori indagini e il caso sarebbe stato in breve archiviato.
Dovevano solo augurarsi che l’assicurazione potesse coprire, almeno in parte, le spese per la ristrutturazione.
- “E’ tutta colpa mia, Stefan, non so come farmi perdonare… avete rischiato la vita, sono un idiota senza recupero…” -
- “Jeremy, ti prego, la cosa più importante è che stiamo tutti bene. Al resto penseremo. Per ora cerchiamo solo di rilassarci, abbiamo passato un brutto quarto d’ora, direi!” -
- “Al diavolo le feste a sorpresa, non le ho mai amate! Ahahah.” -
- “Matt, sono d’accordo con te!” - ribatté Stefan, per rimarcare il suo solito stile.
- “Che razza di ingrato!” - irruppe Caroline incrociando le braccia.
- “Andiamo, lo sai che scherzo…è stata una bella festa, finchè è durata……….” -
- “Stefan, ti giuro che se l’assicurazione non paga farò tornare la tua casa come nuovo, a costo di fare tutto da solo e lavorare giorno e notte!” -
- “Il solito esagerato!"-
- "Jeremy, attento, potrei prenderti in parola!" -
- “Ecco, bene!” -
- “Avanti, ragazzi, dobbiamo solo ringraziare di essere qui a parlarne, non voglio più sentire parlare di colpe. Per la casa troveremo una soluzione… per ora, forse dovremmo decidere dove passerai la notte, caro Stefan..” -
Caroline, appresa la notizia, era giunta in ospedale in men che non si dica.
- “Già, è vero. Potresti venire a dormire a casa mia..” - si inserì Matt.
- “Scusami Matt, ma credo che potrei offrire al nostro eroe qualcosa di meglio. Stefan, torna a dormire a casa Salvatore… è casa tua…” -
- “Caroline, ti ringrazio, ma io non so se è il caso, è passato tanto tempo..” -
- “Non essere sciocco, dove vorresti andare? La tua camera è ancora lì, nessuno l’ha più toccata!”- incalzò Caroline.
- “Stai dicendo sul serio?” -
- “Ma certo, non mi ha mai sfiorato neppure l’idea…” -
- “Ha ragione lei, e lo stesso discorso vale per Elena. Non è il caso stia da sola stanotte. E’ deciso, tutti a casa Salvatore, le stanze non mancano, troveremo il modo anche se ci sono molti allievi…” -
- “Molti vampiri e molte streghe, vuoi dire!” - aggiunse Jeremy sarcastico.
- “Non dire stupidaggini… nessuno corre pericoli nella nostra Scuola!” - replicò Alaric.
- “Per Elena potrebbe andar bene la vecchia stanza delle gemelle…” - precisò Caroline.
- “Giusto, ora hanno una stanza a testa e hanno lasciato quella in cui dormivano insieme…E’ incredibile, tuttora non mi capacito di quante stanze abbia quella casa!” -
- “Molte…” - ribadì Stefan.
- “D’accordo, per me va bene” - si inserì Elena - “Non me la sento di stare da sola oggi…” - il tono malinconico con cui si era espressa aveva colpito tutti.
- “E sia allora, tutti a casa mia….” - concluse ironico Stefan - “ma ad una condizione…” -
- “Quale?” -
- “Prima di andare a dormire ci faremo una bella bevuta di gruppo davanti al camino!” -
- “Andata!” - risposero tutti all’unisono. Finalmente una risata generale giunse ad alleggerire la tensione.

Elena era rimasta in disparte, raggiunta da Caroline. Provava un senso di malinconia ma anche di profondo sollievo e gratidudine. Osservava Stefan e non aveva il coraggio di avvicinarlo. Le aveva salvato la vita, era niente altro che un giovane ragazzo di poco più di vent’anni, umano, che si era letteralmente buttato nel fuoco per lei.
Caroline sembrò leggerle nel pensiero. Si accorse dello sguardo della sua amica, fisso sul giovane Salvatore.
- “E’ un ragazzo magnifico” -
- “Lo so…” -
- “Elena, sono così dispiaciuta di non essere stata lì per potervi portare in salvo…ma a quanto pare non ce ne è stato bisogno. Certo Stefan ha rischiato molto per te…” -
- “Lo so…” -
- “Hai un’altra risposta a parte Lo so? Ehi…ci sei? Vai a parlargli.” -
- “Non ci riesco…” -
- “Forse sei sotto shock…fatti vedere…” - le si parò davanti e la fissò con gli occhi da vampira. Voleva capire meglio.
- “No, sto bene…sono solo… non lo so…” -
- “Ci risiamo!” -
- “Voglio dire che, è come se oggi fosse successo qualcosa…” -
- “Certo, avete rischiato la vita in un incendio, direi che è successo molto!” -
- “Non intendo questo…guardalo…” -
- “Lo vedo…” -
- “Io mi sono affidata a lui ciecamente, come facevo quando era un vampiro e sapevo che mi avrebbe sempre protetto. Lui non è un vampiro, ma l’ho fatto lo stesso. Io mi fido ciecamente di lui, farei qualunque cosa mi dicesse di fare… non so spiegartelo.” -
- “E’ facile, sei innamorata di lui…” -
- “Sì, lo sono.” -
- “E lo è anche lui di te… fidati!” - le sussurrò all’orecchio.
- “Lo so! E sono terrorizzata per questo…” -
- “Oh, Elena, cosa devo fare con te!” -
- “Ehi…andiamo, salite in macchina!” – arrivò la voce di Alaric che riportava le ragazze con i piedi per terra.


Era notte fonda ormai, ma nessuno dei presenti nel salotto dei Salvatore sembrava aver intenzione di andare a dormire. Alarc, Jeremy, Matt, di fronte al camino acceso e con un bicchiere in mano, brindarono facendo risuonare i calici.
- “Incredibile, come ai vecchia tempi, non ci si annoia mai…” - disse Matt, con una velata polemica che nascondeva però il sollievo per il lieto fine.
- “Ma ce la siamo cavata, anche stavolta…nonostante me e il mio malriuscito tentativo di farvi tutti fuori." - Jeremy non riusciva davvero a dimenticare la sua responsabilità.
- “Jeremy, non pensarci più, insieme ce l’abbiamo fatta. A quanto pare non siamo proprio capaci di stare lontani dai pericoli noi…” - aggiunse Alaric.
- “No, decisamente! E dire che dovevamo solamente festeggiare Stefan fuori dall’ospedale!” - precisò Matt.
- “Già! Ahahah” -
- “Fatto sta che…l’avete notato? Anche stavolta ce la siamo cavata senza l’aiuto di alcun vampiro. Caroline non c’era. Stefan ha fatto l’eroe nonostante non fosse neppure tanto in grado di camminare da solo. Nessuno è morto e nessuno ha ingerito sangue di vampiro…” - a Matt piacque puntualizzare tutti i risvolti.
- “E siamo ancora qui…” -

A quanto pare ci siete proprio tutti eh? Nel salotto di casa Salvatore...

Una vocetta dolce e canzonatoria irruppe nella stanza attraverso il cellulare di Caroline. Bonnie era collegata dall’Europa, in un orario anomalo anche per lei. Ma, dopo essere stata messa a conoscenza dell’accaduto non aveva potuto sottrarsi dal partecipare nuovamente a questa riunione straordinaria.

Volevo dire Scuola Salvatore… scusami Caroline, chissà se mi abituerò mai all’idea…

- “Non importa, non sei l’unica!” - disse la vampira rivolgendosi ai compari alle sue spalle.

Ma dov’è Elena?

- "Già, aveva detto che sarebbe tornata..." - Stefan aveva appena raggiunto la compagnia, anche lui con un po' di fatica, e rivolse uno sguardo alla porta d'ingresso, con aria preoccupata. Chiedendosi se Elena stesse bene.
- “E’ nella sua stanza… doveva riposare.” - spiegò Caroline.

E’ giusto..provo a chiamarla in privato allora. 

La chiacchierata tra amici proseguì per un po’, anche Stefan si era aggiunto alla comitiva. Per salutare Bonnie, per non essere il solito asociale, per ringraziare i suoi amici di essere stati con lui. Per condividere un momento di vera amicizia in una giornata orrenda ma tremendamente umana.
Si sentiva le gambe spezzate dalla fatica e dalla stanchezza, ma non l’adrenalina in circolo non l’aveva ancora abbandonato. Non aveva alcuna intenzione di andare a dormire ma avrebbe voluto raggiungere Elena per assicurarsi che stesse bene. Da quando erano entrati in quella casa, lei si era ritirata nella camera che Caroline avegva riservato per lei e ne era uscita unicamente per un breve saluto. Sicuramente questa volta si era spaventata seriamente, forse avrebbe dovuto davvero salire per controllare che andasse tutto bene. O forse no, forse era opportuno lasciarla riposare, ogni questione in sospeso avrebbero potuto affrontarla il giorno successivo.
Ma sentiva tremendamente la sua mancanza, dannazione. Sentiva di dover fare di più, di doverle stare vicino ma, al tempo stesso, non voleva soffocarla.

Elena era sdraiata su un comodissimo letto, in una stanza di casa Salvatore che non aveva mai visto. Cercava di raccogliere i pensieri, ma non ci era ancora riuscita. Era come in un vortice, il suo cervello non smetteva di lavorare, il suo cuore non cessava di balzare fuori dal petto. Forse sarebbe dovuta rimanere in ospedale? O forse aveva solo bisogno di capire cosa le stava succedendo dentro.
In quel tumulto di pensieri una banale vibrazione del cellulare, poggiato sul letto, la riportò con i piedi per terra.
- “Ehiii!” - tentò di sorridere per la sua amica.
- “Ehi… come stai? E’ stata una brutta serata da quanto ho saputo…” -
- “Sì, decisamente…” - rispose Elena mettendosi a pancia in giù e portandosi la ciocca dei capelli dietro l’orecchio, come di consueto.
- “Ho saputo che Stefan ha fatto l’eroe…” -
“E’ stato un incosciente. Ma lui si sente ancora un vampiro, non ha paura di niente. E poi lui è così, lo farebbe per chiunque.” -
- “Chissà, forse…” -
- “Cosa?” -
- “Non so se lo farebbe per chiunque, ma forse hai ragione, tu lo conosce più di chiunque altro....” -
- “Bonnie… ho avuto paura di perderlo.” -
- “E' normale, avete corso un grosso rischio, entrambi. Ma devi dirglielo, Elena!” -
" -
- “Non riesco a smettere di pensare a lui, perchè....Stefan...è Stefan.” -
- “Lo so, ero con te il giorno in cui l’hai conosciuto. So quanto l’hai amato. So che hai amato tanto anche Damon, sai che gli ho voluto bene anche io. Ma so che il tuo amore per Stefan era vero, era sincerto, era importante. Non mi sorprenderebbe se fosse ancora in te….” -
- “Non credo l’amore per Stefan sia mai sparito del tutto. Sono stati due amori così diversi.” -
- “Credo che la passione che ti ha unito a Damon ti abbia dato molto. Ma devi guardare avanti e pensare che ti meriti un futuro, come tutti noi. C’è tempo, non metterti fretta. Ma non devi dimenticare di seguire il tuo cuore.” -
- “Lo pensi davvero? Pensi ancora queste cose di Stefan…nonostante tutto?” -
- “Sì.,.Stefan è un bravo ragazzo, lo sapeva anche mia nonna. Io…l’ho perdonato, Elena…” -
- “Ne sono davvero felice, Bonnie. Sei incredibile. Anche tu dovresti dirglielo..” -
- “Ma tu, dimmi, cosa provi…” -
- “Mi sento così confusa. Sento di tradire la memoria di Damon e ho paura di non saper amare Stefan, ora, come lui merita e come l’ho amato allora. Ho paura di ferirlo, di sbagliare, di non riuscire a dimenticare.” -
- “Vedi, Elena, non credo tu possa mai dimenticare Damon. Non devi chiedere questo a te stessa. E Stefan lo sa. Ci vorrà del tempo. Ma quando sentirai di voler stare con lui, non esitare. Fidati delle tue emozioni.” - la chiosa della saggia Bonnie portò una ventata di serenità nel cuore di Elena.
- “Hai ragione, come sempre. Grazie Bonnie.” -
- “Non esageriamo, diciamo che cerco di imparare dai miei errori, e dai tuoi! Ah ah ah!” -
- “Tu, piuttosto, quando pensi di tornare? Ci manchi…manchi proprio a tutti credo…” - aggiunse la Gilbert strizzando l’occhio.
- “Buonanotte, Elena!!” -
- “Ah brava, mi stai liquidando senza una risposta…!” -
- “No, è solo che non ho ancora una risposta… ma tornerò, promesso!” -
- “Bene, mi basta! Buonanotte, Bonnie!” -
- “Buonanotte, Elena” -
 

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Capitolo 15
*** Rinascita ***


15 - Rinascita

Dopo aver salutato l’amica, Elena decise di affacciarsi alla finestra di quella grande stanza.
Il giardino della scuola Salvatore era deserto, chissa se i ragazzi della scuola erano tutti nelle loro stanze o combinavano qualcosa.
Era notte fonda ormai, ma la luna diffondeva nitidezza a gran parte del giardino, sotto ad un piccolo patio scorse una figura. Lo avrebbe riconosciuto ovunque, anche nel buio della notte. In un attimo decise di raggiungerlo.

Mentre si aggirava per il parco della sua vecchia casa, Stefan si ritrovò accovacciato su uno dei tanti muretti che costeggiavano i vialetti. Di rado si era soffermato a godere della sua grande abitazione, ormai non più sua. Non aveva più osservato con attenzione nulla di tutto ciò, non negli ultimi centocinquant’anni in cui era stato un vampiro. Era bello, era bello essere lì quella sera, essere vivo, essere sano, essere un umano, avere Elena ancora vicina, dopo tutto ciò che era successo.
Aveva di nuovo rischiato di perderla, non sarebbe mai più dovuto succedere. La sua vita non avrebbe più avuto senso, se lei non ci fosse stata.
Seduto e dolorante, si ritrovò a pensare al fratello. A cosa avrebbe detto fosse stato lì.
Devo andare avanti? Devo sentirmi libero di amarla?
- “Che devo fare, Damon?”-
- “Cosa vuoi fare?…”- la voce gentile di Elena gli giunse alle spalle. Nel buio, gli apparve l’immagine di quella meravigliosa giovane donna. Era stanca e provata ma, nonostante questo e come ogni volta che il suo sguardo si era posato su di lei, dal quel lontano giorno, gli sembrò che il cuore si fermasse.
Le emozioni di un vampiro erano molto intense, ma non ricordava quanto lo fossero anche quelle umane.
- “Lascia stare, sono uno sciocco, sono umano e sono in preda ad emozioni umane che non ricordavo neppure esistessero.” - la guardò dritta negli occhi - “Stasera ho avuto paura di perderti, stavolta è toccato a me avere paura. Ho provato impotenza e questo..…” - strinse i pugni.
- “Stefan, cosa dici? Mi hai salvato la vita..” - Elena si avvicinò ancora.
Il ragazzo era in preda ad un momento di smarrimento, la rabbia per non aver potuto sottrarla in fretta a quel brutto momento lo sovrastava.
- “Sì, ma hai rischiato a vita seriamente. Se fossi stato un vampiro tu saresti stata fuori da quella casa in un secondo… accidenti…” - si voltò, non riusciva a capire cosa gli stesse succedendo.
- “Stefan Salvatore, non sarà forse un rimpianto quello che sto sentendo? Non starai per caso rimpiangendo di non essere un vampiro?” -
- “No, non è così…o forse per un attimo, sì, per un attimo ho desiderato esserlo perché ho avuto paura..” -
- “Ma fortunatamente è andato tutto bene, e solo grazie a te, Stefan..!” -
- “Oggi però ho capito una cosa, per certo….” -
- “Che cosa?” -
- “Che non devo più aspettare…! Accidenti, a volte vorrei che lui fosse qui e mi dicesse qual è la cosa giusta da fare…” - sorrise quasi rivolgendosi a se stesso.
- “Sai già cosa ti direbbe…” -
- “Vuoi sapere cosa mi direbbe? Di voltarmi dall’altra parte e di non osare neppure…” -
- “Non osare cosa?” -
- “Non osare neppure desiderare di baciarti come sto desiderando in questo momento…!” -
- “Stefan…” -
- “Scusami Elena…” - fece un passo indietro.
- “Ehi…guardami….” - Stefan alzò lo sguardo e incontrò quegli occhi scuri e intensi di cui si era follemente innamorato molti anni prima.
- “…non è a lui che devi chiedere, ora ci siamo solo tu ed io….” - la voce suadente e delicata di Elena, con quelle parole, aveva definitivamente abbattuto una barriera che fino a quel momento li aveva tenuti divisi.
Il ragazzo non riuscì più a trattenersi. Colmò la distanza che c’era tra loro, le prese il viso tra le mani e affondò le labbra sulle sue, con un trasporto che non credeva di possedere ancora.
Le braccia di Elena si strinsero istintivamente attorno al suo torace. Ricambiò quel bacio, a sua volta, con schiacciante passione, lo desiderava ormai da molto tempo. Non era riuscita ad ammetterlo con se stessa se non negli ultimi giorni.
Si baciarono a lungo, intensamente. Si staccarono solo un momento per osservare i loro occhi illuminati da qualche bagliore della bianca luna che splendeva nel cielo.
- “Elena…scusami, io…” -
- “Non dire niente, sono qui. Voglio essere qui…” -
- “E’ bello sentirtelo dire…A proposito, vedo che non sei ancora andata da Josh!” – sorrise con soddisfazione.
- “Stefan….stringimi”-
- “Potrei stringerti per tutta la vita!” -
- “Non era certo di Josh che stavo parlando prima, possibile non l’avessi capito?” -
- “L’avevo capito ma credo che il mio cuore, ultimamente, non avesse molta voglia di illudersi.” -
- “Stefan!” -
Lo abbracciò ancora più stretto. Affondò il viso nel sul petto di lui così accogliente.
In quel momento si stavano dando ciò di cui entrambi avevano bisogno da così tanto tempo.
Si erano sempre appartenuti, si erano sempre amati. Non avevano dubbi su questo.
Si staccò da quell’abbraccio e alzò lo sguardo fissandolo con aria divertita.
- “Mio caro Stefan Salvatore, hai la pelle dura e, anche da umano, sei e sarai sempre il mio eroe a quanto pare!”
- “Non esagerare, faccio solo del mio meglio!” -
- “E lo fai molto bene!” -
- “Ci sono altre cose che so fare molto bene…..” - un sorrisetto malizioso gli attraversò il volto.
- “mmmm…credo di averne un’idea...” - si guardarono, un attimo di silenzio cadde tra loro.
- “Stefan…io non ho dimenticato niente di noi…niente.” -
- “Lo so, nemmeno io. Ma mi ero convinto che non avrei più provato questo, che non lo avrei più provato nella mia vita e soprattutto…che non lo avrei più provato con te…” -
- “Mi dispiace di non aver…di non aver capito prima, di non aver potuto…ma ora siamo qui, anche se…” -
- “Anche se ci sono tante cose di cui parlare?”-
- “Sì, forse…” -
- “Ne parleremo, al momento opportuno...ora facciamo durare questo momento ancora un po’..…” -
Si baciarono ancora. Lui la prese in braccio e si adagiò sull’erba. Lei si era accovacciata sulle ginocchia di lui. Le mani di Stefan continuavano a percorrere ogni centimetro del suo corpo. Quei baci così intensi quasi spezzarono il respiro di entrambi.
Elena capì in quegli attimi di non essersi mai resa conto, negli ultimi tempi, di quanto potesse essere ancora vivo il sentimento per Stefan e l’attrazione verso di lui.
Il desiderio reciproco era tangibile, ma forse non avevano il coraggio di dirselo esplicitamente.
Fu lei a prendere il coraggio a due mani.
- “Ehi…fa un po’ freddo qui fuori, che ne dici se….” -
- “Hai ragione, la mia stanza è ancora piuttosto accogliente, credo…” - le schioccò un altro bacio e la aiutò ad alzarsi.
Si incamminarono verso il grande ingresso. Quando aprirono la porta si trovarono di fronte tanti volti intenti a scrutarli.
- “Ehi…fa freddino fuori, che stavate combinando? Credo che si stia meglio al piano di sopra! Sì, sì…” - affermò maliziosamente Caroline.
- “Caroline, ecco…noi…” -
- “Ragazzi, io mi congedo da tutti a questo punto. E’ stata davvero una giornata pesante. Auguro una buonanotte a tutti, proprio tutti!” - aggiunse allusivo Matt.
- “Elena, andiamo!” - Stefan si rivolse verso la sua ritrovata compagna. La prese per un braccio e la trascinò con sé senza voltarsi. Accelerarono il passo.
Risero e si trovarono in cima alle scale. A metà del pianerottolo si fermarono.
- “Ehi…credo sia meglio sparire in fretta, rischiamo che ci seguano!” -
- “Secondo me ci stavano spiando da qualche finestra…!” -
Si chiusero la porta della stanza alle spalle e risero insieme, di cuore. Non ricordavano di aver mai vissuto il loro rapporto con tanta leggerezza. Quei momenti da veri adolescenti che erano stati ad entrambi negati.
Ma dopo qualche istante Elena si voltò. Osservò la stanza di Stefan, la stanza che era stata per lei rifugio sicuro e luogo di grandi travagli interiori e molto altro. Era intatta, esattamente come la ricordava.
Improvvisamente scese il silenzio, la stanza era buia, fatta eccezione per una lampada vicino al letto.
Stefan si avvicinò ancor più ad Elena. Le poggiò una mano su una spalla.
- “Sei libera di tornare nella tua stanza, se preferisci. Elena, non abbiamo alcuna fretta. Io sono qui, non vado da nessuna parte. E ti aspetterò tutto il tempo necessario…” -
- “Stefan, non so cosa dire…” -
- “Non devi dire niente, lo so. Lo capisco. So esattamente cosa stai provando.” -
Elena abbassò lo sguardo. Il subbuglio delle sue emozioni la stava sovrastando. Era arrossita ma al tempo stesso stupita nel riscoprire antiche emozioni che tornavano a galla così prepotenti e vive.
- “Tu lo sai sempre, da sempre…ed è per questo che….” - si interruppe. Istintivamente si voltò dandogli le spalle.
- “Cosa?....Elena…” -
Voltò nuovamente il viso, appena. Non riusciva a guardarlo. Che sciocca.
- “…è Anche per questo che Ti amo…” - la voce aveva tremato.
- “Elena” - il ragazzo la raggiunse alle spalle, affondò il viso tra i suoi capelli e la avvolse tra le braccia. Si avvicinò al suo orecchio e sussurrò.
- “E io non ho mai smesso di amarti…” - sussurrò al suo orecchio.
Elena spalancò gli occhi. Si voltò.
- “Stefan! Dopo tutto quello che abbiamo passato…. Dopo…” -
- “Elena…è così dal primo giorno in cui ci siamo conosciuti. Una parte di me lo ha sempre saputo…” -
- “Cosa?” -
- “Che non c’è stato un secondo, nella nostra vista finora, in cui io non ti abbia amato …nonostante io abbia amato anche Caroline, lo sai. Ma tu sei parte di me. E questo non cambierà mai. Il passato lo affronteremo… ora sto ascoltando il mio cuore e, forse, riesco a sentire anche il tuo…” - le poggiò una mano sul petto. Non lo fece in modo malizioso, ci mise unicamente molto trasporto.
- “Farò qualunque cosa per far sì che il tuo cuore batta ancora per me….” - sorrise.
Il cuore di Elena accelerò all’impazzata. Quel ragazzo aveva saputo trapassarle il cuore già una volta, tanto tempo prima. Ora ci stava riuscendo di nuovo. Incredibile quanto potere avesse su lei. Incredibile quanto fosse potente l’emozione provocata da quel suo modo di essere.
Stefan era speciale. Stefan era passionale, era forte, era sicuro di sé. Era sensibile, era accogliente, era empatico. E la avvolgeva in un modo che dal primo istante l’aveva fatta sognare.
Era inutile soffermarsi a pensare a quanto aveva amato Damon, alla passione che aveva provato per lui.
Non aveva senso. Lui sarebbe rimasto per sempre dentro di lei. Questo lo sapeva anche Stefan.
Forse presto sarebbero riusciti a parlare di lui senza tensione, senza ansia, senza paura di ferire l’altro.
Elena si lanciò contro le sue labbra e lo baciò di nuovo.
Si staccò subito per guardarlo. Stavolta fu lei a prendergli il viso tra le mani.
- “Sei l’uomo migliore che una donna possa desiderare, Stefan Salvatore. Averti vicino è un privilegio. Anche tu sei parte della mia vita da sempre, e lo sarai per sempre..” -
- “Ricordi cosa ti dissi il giorno prima del sacrificio per Klaus? Che ti avrei voluta nella mia vita per sempre. Non importa se il nostro tempo ora sarà umano, non poteva capitare cosa migliore alle nostre vite. Che idiota ad aver aspettato tanto. Matt me lo diceva da tempo….” - sorrise.
- “Matt? E cosa ti ha detto?” -
- “Tu la ami, Stefan, devi dirglielo!” - con fare serioso.
- “A me non ha mai detto niente!!” -
- “Sapeva che non eri pronta…” -
- “Forse è vero… forse doveva succedere ora. Forse è giusto così…” -
- “Forse abbiamo davvero aspettato abbastanza…” - si chinò nuovamente su di lei per baciarla.
Si abbracciarono e rimasero così molto a lungo.
Solo dopo qualche minuto Stefan si era deciso a sollevarla e, in braccio, l’aveva condotta sul suo letto.
Rimasero abbracciati molte ore. Lui le accarezzò i capelli, lei teneva la sua testa sul petto di lui, così accogliente, così suo.
Voleva assaporare la pace, l’amore che provava in quel momento, in ogni attimo e senza alcun limite di tempo. Senza paura e senza freno.
Lui non osò interrompere quel piccolo idillio emotivo, non cercò neppure un contatto fisico differente da quello profondo che avevano stabilito in quelle ore.
Rimasero così tutta la notte, si addormentarono e si risvegliarono solo la mattina successiva, ancora abbracciati. Di nuovo Stefan e Elena.

Scrivere su questo diario raccontando la mia vita, questo era il mio intento. Eppure mi accorgo che, per poter far comprendere a chi dovesse leggere tutto ciò che ho provato e provo tuttora, non basterebbe una vita intera, non ci sarebbero spiegazioni o argomentazioni comprensibili per spiegare quanto io abbia amato Damon e quanto io abbia amato, e ami ancora, Stefan.
Mi sono innamorata di lui, nuovamente, la sera in cui festeggiammo il mio compleanno. Mi accorsi che quella parte di me, la ragazza di allora che si era innamorata a prima vista di quello sconosciuto, era ancora lì di qualche parte. Aveva faticato a tornare a galla, ma non se ne era mai andata davvero. Che la Elena prima che diventasse vampiro forse poteva ancora tornare a vivere, ad amare. E lui era lì, era sempre stato lì.
E oggi, dopo più di vent’anni, dopo innumerevoli momenti, gioie e dolori vissuti insieme, è incredibile pensare di esserci ancora, di essere riusciti a ritrovarci.
Perché dopo quella sera, anche se forse potrà sembrare incredibile, la nostra vita fu solo in discesa.
Non smettemmo più di cercarci, trovarci, amarci.
C’erano delle cose da sistemare, certo, ci volle molto tempo prima che il ricordo di Damon fosse….unicamente un ricordo. Per entrambi. Ma l’amore così grande che, in fondo, aveva unito tutti e tre, in qualche modo capimmo che ci avrebbe aiutati. Avevamo la sua benedizione, non avevo bisogno di sentirglielo dire.
Ma ci sono tanti altri momenti che ancora mi va di raccontare, di cui mi va di scrivere. Stefan e Elena, di nuovo insieme. Non sarebbe certamente stata una passeggiata, questo lo sapevamo.
Ma non mancarono i momenti speciali. Perché i momenti speciali legati a Stefan, nella mia vita, sono stati davvero tanti. E posso solo ritenermi fortunata per questo.
Caro diario, oggi, ventidue anni fa, perdevo la mia famiglia. Siamo in maggio, l’aria della primavera si fa sentire sempre più incalzante. In quel maggio accadde ciò che cambiò la mia vita per sempre. Ma fu anche il giorno in cui lui entrò nella mia vita. Guardo fuori dalla finestra, seduta sul mio davanzale. Sì, come un tempo. E penso che da quel giorno, sì, ho perso molto ma ho ritrovato tanto. E lui c’è da quel giorno ed è ancora qui.
Incontro quegli occhi, che si sollevano sapendo che andranno ad incrociare i miei. Come sempre.


Era l'alba di un nuovo giorno, il sole filtrava dalla finestra di casa Salvatore.
Quando aprì gli occhi le ci vollero alcuni minuti per capire dove si trovasse. Erano anni che non dormiva in quella stanza. Ma l’aveva fatto moltissime volte in passato. Non era certa di cosa stessa provando, ma quando si voltò e scorse la bella ed elegante figura che giaceva accanto a lei, provò un senso di pace e di gratitudine.
La scorsa notte erano successe molte cose. Avevano rischiato di morire in un incendio e poco dopo erano finalmente riusciti a ritrovarsi, dopo mesi di sentimenti sconnessi e turbamenti interiori che non avevano portato ad alcuna chiarezza.
Ma quella mattina qualcosa sembrava diverso, qualcosa era cambiato. Aveva dormito profondamente e forse il fuoco, stavolta, era stato catartico. Vedeva tutto con chiarezza e sapeva esattamente cosa voleva.

Quando mi svegliai, la mattina dopo l'incendio, la prima cosa che sentii fu il suo respiro regolare, quasi mi parve di percepire il battito del suo cuore. Giaceva accanto a me, a pancia in sù, con la sua canottiera bianca che scolpiva il suo fisico perfetto. Il petto si sollevava in modo quasi impercettibile.  Sentii il mio cuore accelerare appena. Mi sentivo bene, mi sentivo emozionata, mi sentivo quasi felice, sì. Provai l’impulso di toccarlo e lo feci. La mia mano si poggiò prima sulla sua spalla, scendendo poi lentamente sul suo petto. Di colpo la sua mano fu sulla mia. Il cuore accelerò ancora.
- “Continuerò a far finta di dormire se questo ti fa venire voglia di accarezzarmi!” - aveva mormorato improvvisamente.
- “Non stavi dormendo quindi?!” -
- “Chissà, più o meno…” - l’angolo delle labbra si mosse appena, accennando un sorriso ma continuando a tenere gli occhi chiusi.
- “Mmmm” -
Guidò la mia mano e percorse il suo petto più volte. Mi piaceva stargli accanto, mi piaceva enormemente il contatto fisico con la sua pelle, mi era sempre piaciuto.
Sentii dentro di me delle piccole scosse. Volevo di più.
Mi liberai dalla sua presa e scelsi si osare in autonomia. Mi voltai e mi misi sopra di lui, con entrambe le mani sul suo petto. Continuava a tenere gli occhi chiusi e questo mi fece fremere ancora di più. Mi mossi lentamente su di lui e le sue mani si soffermarono sulle mie gambe e sui miei glutei. Saldò la presa e assecondò il movimento.
Mi prese di colpo e mi avvicinò ai sé, ci baciammo con impeto. Lo baciai così intensamente da sentirmi mancare l’aria. Mi stringeva forte a sé, mi tolse i capelli dal viso e io mi staccai un momento per guardarlo.
- “Buongiorno!” - mi aveva detto con voce bassa e calda.
- “Buongiorno a te…” -
- “Hai dormito bene?” -
- “Come una bambina!” -
Continuava a percorrere la mia schiena con le sue mani. Si insinuò sotto la mia maglia e in breve sentii le sue mani che accarezzavano delicatamente il mio seno.
Chiusi gli occhi senza riuscire più ad avere alcun controllo su nulla.
Di colpo mi prese e mi rovesciò sul letto. Fu sopra di me in un attimo e vidi i suoi magnetici occhi verdi scrutarmi dentro.
- “Dimmi, meravigliosa fanciulla… hai voglia di essere mia?” - sussurrò nel mio orecchio, scivolando poi nuovamente sulle mie labbra.
- “Oh sì che ne ho voglia…” - non riuscivo a ragionare lucidamente e probabilmente niente e nessuno avrebbe potuto impedire, a quel punto, che accadesse. Ero pronta, lo era lui. Eravamo insieme, di nuovo. Il mio corpo chiedeva il suo, prepotentemente. E ci stavamo amando intensamente. La sua mano percorse il mio corpo fino alle parti più intime, il suo tocco mi fece sussultare ancora.
Sentii il suo respiro accelerare, si mosse velocemente e insieme ci liberammo di ogni indumento ancora di ostacolo tra noi.
La nostra pelle entrò in contatto e fu una sensazione così totalizzante che mi fece arrivare all’apice del piacere senza averlo ancora raggiunto.
Ci baciammo ancora, e ancora. E mentre le nostre labbra non riuscivano a staccarsi e si stavano appartenendo, mi mossi verso di lui per aiutarlo ad entrare dentro di me. Lo desideravo da impazzire.
Fu mio in pochi attimi.
Lo fece da principio con attenzione e delicatezza. Si mosse piano e io con lui. Ci guardammo un istante e, insieme, accelerammo il ritmo. Il nostro respiro andava all’unisono, i nostri cuori probabilmente anche. Strinsi le mani intorno alla sua schiena e chiusi gli occhi per assaporare ogni attimo di piacere che lui mi stava regalando.
Una spinta forte mi fece sussultare di lieve dolore e piacere, continuammo insieme e mi resi conto che mai, come in quel momento, avevo vissuto il piacere con Stefan in modo così totalizzante. Lui non era mai stato così. Tanti anni prima ci eravamo per certo amati con passione, ma non era mai stato irruente, né lo ero stata io.
Avevo 17 anni, ero così giovane forse. E lui era un vampiro che aveva paura di farsi travolgere da emozioni troppo forte e di perdere il controllo.
Ma ora era diverso, lui era diverso. Era umano e poteva vivere davvero. Stavo facendo l’amore con il vero Stefan, quello forse era il suo vero essere.
Il respiro era sempre più intenso, un piccolo gemito uscì dalla mia bocca senza poterlo trattenere. Le scosse del mio corpo si accompagnarono alle sue.
Eravamo una cosa sola, il desiderio reciproco era così forte da portarci all’apice con un impeto e con una soddisfazione reciproca che avremmo ricordato a lungo.
Era stata un’unione perfetta.

Quando Stefan aveva sentito la mano di Elena poggiarsi sul suo petto aveva provato un brivido così intenso chè faticò davvero a rimanere immobile. Gli piaceva questo risveglio inaspettato. Poco prima aveva aperto gli occhi e l’aveva osservata, dormiva ancora.
Si era guardato intorno e aveva osservato nei particolari la sua stanza, la sua vecchia stanza. Provò un lampo di tristezza ripensando all’incendio della sera prima e alla sua casetta parzialmente distrutta. Ma non appena il suo sguardo si era posato sul corpo disteso e addormentato di Elena ogni pensiero nefasto era scomparso, lasciando spazio ad un subbuglio di emozioni.

Mi sentivo impazzire di felicità. Di felicità vera. Erano anni che non provano nulla del genere. O forse non l’avevo più provato, dopo aver perso lei. L’avevo persa, sì. Non riuscivo a capacitarmi che ora fosse lì, nel mio letto. L’avevo desiderata così tanto, l’avevo sognata, amata in silenzio. Avevo smesso di amarla pur amandola ancora, senza rendermene veramente conto. E ora, lì in quel momento, stavo facendo i conti con una felicità che non credevo mi sarebbe più spettata.
Aveva detto di amarmi… l’aveva detto sul serio. Lo sapevo già, sarebbe sciocco affermare il contrario. Certamente negli ultimi mesi eravamo entrambi consapevoli del forte legame che ci univa.
Ma finalmente avevamo superato la paura più importante. Forse la paura che l’altro potesse ancora soffrire. Ma ora ero certo che non sarebbe successo, eravamo pronti. Forse lei non era ancora pronta a donarsi a me completamente e in quei brevi attimi, prima che si svegliasse, dicevo a me stesso che avrei aspettato tutto il tempo necessario.
Non immaginavo assolutamente che quella mattina sarebbe stata unica per noi.
Quando mi accorsi che si stava svegliando mi misi nuovamente sdraiato, in silenzio, in attesa. E quando sentii la sua mano accarezzarmi il petto… beh…mi parve di essere tornato un vero adolescente. Il mio corpo iniziò a fremere e a scalpitare, cercavo di controllarmi e non diedi a vedere nulla. Perlomeno così feci fino a che non mi fu chiaro che anche lei desiderava la stessa cosa. Ne fui certo e non ebbi difficoltà a chiederle di essere mia. Lo voleva anche lei e così fu.
Non avevamo mai fatto l’amore in quel modo, fu totalizzante. Incredibile, oserei dire meraviglioso.
Ci eravamo appartenuti completamente e, inevitabilmente e ineluttabilmente, la passione di quel giorno rimase impressa in noi.

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Capitolo 16
*** Decisioni ***


16 - Decisioni

- “Non ci credo, ho capito bene? Non vuoi più fare il medico?” -
- “Non ne ho alcuna intenzione!” -
- “Ma sei sicura di star bene? E’ da più di un anno che sei iscritta alla facoltà di Medicina, hai già sostenuto più di un esame…” -
- “Certo, lo so, e certamente non saranno mai sprecati. Ma non è ciò che voglio… “ -
- “E sentiamo, signorina Gilbert.. visto che da quando sei tornata insieme a Stefan cammini a due passi da terra e sembra che la vita ti sorrida ogni giorno, raccontami queste certezze dove ti stanno portando…” -
- “Ci sto ancora pensando, sto cercando di capire alcune cose che ho in testa da tempo, forse da sempre. Ma la cosa di cui sono più che certa, ora, è che fare il medico era un desiderio di mio padre, non il mio. Sai, quando stavo con Damon ricordo che quella decisione mi era parsa la più naturale. Ma ero un vampiro, utilizzavo la specializzazione medica anche per migliorare il mio autocontrollo. Forse sono persino brava, ma non è la passione che fa battere il mio cuore.” -
- “Beh, questo è comunque ragionevole!” -
- “Grazie!” - rispose ironica Elena dopo aver passato l’ultima mezzora tentando di spiegare a Caroline per quale ragione, per il momento, non sarebbe tornata al Whitmore.
- “Ad ogni modo….mmm..” -
- “Non si lasciano le frasi a metà. !” -
- “Ad ogni modo sei certa che questa decisione non abbia niente a che vedere con il nostro bell’eroe ombroso!” -
- “Che diamine, Caroline, ovvio che ha a che fare anche con lui… ma non è come credi tu. E’ per ragioni diverse. In questi ultimi giorni ho avuto modo di vedere e capire cose sulle quali, ultimamente, non mi ero più soffermata. Ho riflettuto su me stessa, sui miei sentimenti, su ciò che desidero per la mia vita. E queste ultime settimane con Stefan mi hanno solo fatto andare più a fondo. Voglio di più…” -
- “Di più che fare il medico?” -
- “Oh andiamo, Caroline, la vita non è una gara per chi ha la professione migliore. Dopo tutto quello che abbiamo visto, quello che abbiamo passato, credo che tu ed io sappiamo bene quali siano le cose che contano. Io voglio solo essere felice a questo punto… forse me lo merito.” - affermando questo abbassò di poco lo sguardo, volgendo l’attenzione verso le piccole attività che stava volgendo sul tavolo di cucina della Scuola Salvatore.
- “Sì, Elena, hai vinto tu. Certo che te lo meriti, ce lo meritiamo tutti in fondo. E credo che tu e Stefan vi meritiate a vicenda, che questa sia la sola cosa giusta che poteva succedere, a questo punto… e quindi Ok! Ti appoggerò in qualunque decisione vorrai prendere per la tua vita!” -
- “Grazie, sei sempre la migliore!” -
- “Questo lo sappiamo da tempo, giusto?” -
Elena strizzò un occhio all’amica. - “Mi raccomando, per ora non dire nulla a Stefan. Non gliene ho ancora parlato esplicitamente. Credo l’abbia capito ma preferisco aspettare di aver definito ogni cosa..” - - “Va bene, un altro segreto da mantenere, ormai è il mio mestiere!” - Stefan arrivò silenzioso alle loro spalle, poggiando una mano sulla spalle di Caroline e schioccando un bacio sula guancia di Elena, stringendola a sè con un braccio intorno alla vita.
- “Quindi avete dei segreti? Sentiamo..” - “Sono segreti, Stefan. Quindi non credo tu debba fare altre domande!” - - “D’accordo, d’accordo. Dopotutto sono venuto qui per altre ragioni…“ - Si avvicinò ad Elena e la baciò nuovamente con enfasi. - “Il tempo a mia disposizione è terminato, ok ok… vi lascio soli piccioncini!” -
- “Ma cosa dici, Caroline? Non siamo due adolescenti!” -
- “Ah no? Da quanto sento raccontare in giro, beh….due adolescenti in piena regola! Ahahah” - una risata di tutto cuore le uscì.
La giovane coppia rimase in silenzio senza osare replicare. Si guardarono e si resero conto.
Dalla sera in cui la casa di Stefan era andata a fuoco, il ragazzo aveva continuato a soggiornare nella sua vecchia casa, in attesa che si completassero i lavori di ristrutturazione della piccola villetta di periferia.
Elena di rado rientrava a casa sua, ma per lo più sostava giorno e notte nella camera di Stefan.
Si resero conto che non passava momento senza che si fermassero in un angolo per un bacio. Forse due. Forse per dei baci molto più appassionati di quanto sarebbe stato opportuno in un corridoio di una scuola di giovanissimi ragazzi.
Le chiacchiere divertite delle ancora piccole gemelle e di molti altri studenti, alcuni un poco più grandi, raccontavano tutte la stessa cosa.
Si baciano ovunque, ieri erano in cima alle scale e non si staccavano.
L’altra notte sono passato davanti a quella stanza ed era abbastanza chiaro cosa stesse accadendo lì dentro.
Io invece li ho visti in giardino, osservavano romanticamente la luna piena! Aahh, quanto sono carini!

- “Ok, chiaro, abbiamo recepito!” -
- “Ecco, credo la cosa ci sia sfuggita di mano…” - sorrise imbarazzata Elena.
- “Forse dovremmo, ecco…” -
- “Dovrei dormire più spesso a casa mia forse…” -
- “Ma no, non dire sciocchezze, in fin dei conti nessuno dei ragazzi entra nella vostra stanza, non sono ancora tutti adulti ma sono pur sempre treghe e vampiri. Impareranno presto come va il mondo! Non possono esserne per certo destabilizzati, neppure le mie figlie! Certo è pur vero che….” - si interruppe.
- “Cosa?” -
- “Credo sarebbe più giusto per voi se aveste uno spazio tutto vostro. Non è a noi che date fastidio, forse siamo noi a dar fastidio a voi, insomma, avete bisogno di privacy, avete bisogno di un luogo dove far crescere il vostro rapporto…” -
Cadde il silenzio. Nessuno sapeva cosa aggiungere esattamente.
- “Credo che ci penseremo, giusto Elena?” -
- “Certo… ora, però, che ne dici se andiamo a fare quella commissione prevista?” -
- “Ok ragazzi, vi lascio, torno nel mio ufficio! Elena, prima di andare a svolgere la tua…commissione…potresti finire questo, per favore?! Grazie!” - concluse sarcasticamente e maliziosamente.
Caroline Forbes si volatilizzò e la cucina divenne improvvisamente silenziosissima.
- “Uuuh, cavolo. Dimmi, cosa stavate facendo?” -
- “Stavano scegliendo degli addobbi…” - disse Elena sollevando le spalle e gli occhi al cielo.
- “Di nuovo, è incredibile, dal Ballo del Liceo sembra passato un attimo, eppure sono trascorse settimane!” -
- “Già, siamo ad Agosto ormai. Ad ogni modo, questa volta, per Caroline è davvero importante.” -
- “Cosa ci sarà di diverso? E’ entrata nella commissione per eleggere la reginetta?” -
- “Ma no, non si tratta di Miss Mystic Falls… stavolta è un evento nuovo, potrebbe segnare l'inizio di una nuova tradizione per MYstic Falls. E poi, come è accaduto per la festa dei Fondatori, è èrobabile possa fare la sua comparsa Klaus. Perlomeno così le ha promesso, o forse l’ha promesso a Hope, non lo so. Fatto sta che Caroline credo abbia davvero desiderio di incontrarlo ancora…” -
- “Beh, non posso dire di saltare dalla gioia al pensiero che Caroline frequenti Klaus, anche perché vorrei fosse felice e non è certo un Originale con tutti i guai che ha a poterla far stare bene…però..” -
- “Però forse le dà ciò di cui ha bisogno, ora. Caroline è un vampiro, come ben sai. Il suo tempo per trovare la felicità certamente non terminerà domani..” -
- “D’accordo, hai ragione. Assecondiamola, cosa devo fare?” -
- “Oh nulla di impegnativo…solo piegare questi cartoncini…” - lo sguardo di Elena lasciava trasparire una chiara rassegnata insofferenza. E Stefan si adeguò.
- “Credo di farcela!” - le sorrise con l’aria di colui che per lei farebbe qualunque cosa, anche piegare cartoncini un po’ kitch da infilare in delle buste.
- “Credo di non aver capito che tipo di evento stia organizzando Caroline…” -
- “E’ una specie di inaugurazione della Scuola Salvatore, solo con più di un anno di ritardo……ma è una sorta di raccolta fondi.” -
- “Ok, ho capito.. mi sembra una buona causa, se consideriamo che questa scuola porta il mio nome devo darmi da fare!” -
Sorrisero, continuando ad operare in quell’impegnativa attività.
Elena tenne lo sguardo basso per qualche minuto, intenta. Ma in breve iniziò ad osservarlo di sottecchi, sollevando lo sguardo e un sopracciglio. Lui più volte alzò a sua volta lo sguardo e le sorrise, e la ragazza cercava disperatamente di non perdersi in quegli adorabili occhi verdi.
Riabbassò lo sguardo.
- “Che c’è?” - chiese Stefan bonariamente indagatorio.
- “Niente…” - rispose evasiva.
- “Parla...” -
- “E’ solo che… sto bene, ecco!” -
Stefan sorrise. Era bello vederla così. Ma non solamente perché stare con lui, evidentemente, la rendeva serena. Soprattutto perché riusciva a vedere nuovamente gli occhi entusiasti di una giovane donna che aveva perso molto ma che stava a grandi passi riconquistando la sua vita. Era felice per lei.
-  “Anche io, sto bene….” - sorrise a sua volta - “Ma…” - aggiunse il ragazzo quasi sussurrando, accompagnandosi con un leggero colpo di tosse.
- “Ma?” -
- “Ecco, il discorso di Caroline in merito alla nostra…sistemazione. Che cosa ne pensi?” -
Elena posò ciò che aveva in mano e lo guardò in silenzio.
Non era ancora arrivata a porsi questa domanda, ma dentro di sè forse aveva già la risposta.
- “Andremo a vivere a casa mia…” - lo disse in fretta e si fermò, osservando gli occhi verdi di Stefan che la scrutavano lasciando trapelare una sentita partecipazione ma anche qualche sprazzo di imbarazzo. Non se l’aspettava di certo.
- “Se non hai nulla in contrario, ovviamente…insomma..” -
- “Non ho nulla in contrario..” - continuò Stefan, senza dilungarsi e concentrandosi sui cartoncini da piegare alla perfezione.
- “Voglio dire, in quella casa…ecco…” -
- “Ho capito, ma non è importante. Davvero.” -
- “Sei certo?” -
Stefan si voltò verso di lei, si alzò e le prese la mani per farla alzare. Poggiò le mani sulle sue spalle, si chinò e le lasciò un delicato bacio sulle labbra.
- “Elena…” - sussurrò.
- “Dimmi…” -
- “Mi ami?” -
- “Ti amo.” -
- “Allora non è necessario aggiungere altro…” -
- “Stefan!” - si strinse a lui. Come fosse passata un’eternità, come se i loro corpi non si conoscessero abbastanza. Si strinse al suo torace cercando conferma di quanto sentiva, di quanto lui gle trasmetteva, delle certezze che aveva riportato nella sua vita.
Si baciarono ancora.
- “Una cosa invece la devo aggiungere..” -
- “Cosa?” -
- “Tutto questo è incredibile…” -
- “Ti riferisci al fatto che verrai a vivere a casa mia?” - sorrise.
- “No! Non riesco a non pensare…ecco…” - esitava.
- “Sì?” -
- “Che sono felice! Poco fa ti ho detto che Sto bene! Non è vero, non sto bene, molto ma molto di più… sono schifosamente felice!” - e il suo viso si illuminò completamente, ricoperto da parte a parte da un enorme e destabilizzante sorriso.
- “E questo ti fa paura?” -
- “No, nemmeno un po’, è questo il bello. Non ho paura che questa felicità possa interrompersi da un momento all’altro, come succedeva un tempo, sono felice e basta!” -
La prese e la sollevò da terra.
- “Sono felice come una ragazzino!” -
- “Stefan!!” -
La posò nuovamente a terra.
- “Anche io, lo sono davvero! E la cosa che desidero di più è che lo siano anche tutti gli altri…” -
- “Stai pensando a Caroline?” -
- “Sì, ma non solo… a mio fratello, ad Alaric, a Bonnie… ce lo meritiamo tutti.” -
- “Bonnie…chissà cosa sta combinando!” -
- “Beh, temporeggia…” -
- “In che senso?” -
- “Non sa decidersi se tornare o meno, credo voglia tornare, ma una parte di lei è ancora persa per il ricordo di Enzo.” -
- “Oh…sì. “ -
- “Ok, credo di aver interrotto il tuo attimo perfetto di felicità.” -
- “Beh, forse devo rettificare quanto ho detto prima. Forse sarò totalmente felice solo quando avrò il totale perdono di Bonnie..” -
- “Credo ti abbia perdonato da un pezzo…” -
- “Forse, ma lo saprò solo quando la guarderò negli occhi…” - dopo queste parole un velo di tristezza coprì gli occhi verdi di Stefan.
- “Ci sono tante cose a cui dobbiamo pensare, ora. Avanti, non incupirti. Si sistemerà tutto.” -
- “Cercherò di farmi contagiare dal tuo ottimismo… e dagli slanci di cui ultimamente, se non sbaglio, sei piena…” -
- “A cosa ti riferisci? All’averti chiesto di venire a vivere a casa mia?” -
- “No, non solo. Mi sembra tu abbia le idee chiare su molte cose. Ma sei sempre stata così, anche quando ti ho conosciuto. Qualunque cosa succedesse, tu sapevi esattamente dove volevi andare…” -
- “Beh, cerco di prendere insegnamento da ciò che ci accade intorno, dalla nostra vita, cerco di non mollare, Stefan. Ma tu, invece? Hai davvero tanta confusione?” -
- “No, o forse sì. Non lo so. Vorrei sapere esattamente dove sto andando e cosa voglio diventare..” -
- “Eppure io ho la sensazione che tu lo sappia…” -
- “Tu sai sempre troppe di cose!” - le schioccò un bacio.
- “Siete ancora qui? E non siete neppure a metà dell’opera, Incredibile! Ne ero certa! Forza, filate, continuo da sola…!” - la voce sarcastica di Caroline interruppe quel flusso di coscienza che forse stava per sciogliere alcuni nodi, nell’animo turbolento di Stefan.
- “Ma no, Caroline, dai ci penso io…” -
- “Avanti, andate a farvi un giro o ciò che preferite… non ci sono problemi, ci rivediamo qui più tardi, ok?” -
- “Se proprio insisti!” -
- “E comunque, Stefan! E Elena… preparatevi a tante sorprese per la festa della Scuola Salvatore!” -
- “Sorprese?” -
- “Certo! Organizzare eventi è la mia specialità, e sono brava. Ma non sarei abbastanza brava se non sapessi organizzare anche delle favolose sorprese!” - la bionda sghignazzò senza voltarsi.
I due ragazzi si guardarono tra loro. Incuriositi, ma non volevano darle troppa soddisfazione.
- “Ok, fa la misteriosa! Andiamo, dovrà trovarsi altri due aiutanti!” -
- “Oh beh, migliori di voi non sarà difficile! Andiamo forza, levatevi dai piedi!” -

La libera uscita che la direttrice della scuola aveva fornito loro, li fece decidere in fretta. Si allontanarono dalla cucina e si ritrovarono a passare davanti al grande salone, in quell’orario affollato di studenti che bivaccavano, chiacchieravano, confabulavano.
Osservando quella scena, sentendosi a loro volta osservati, fu sempre più chiaro ad entrambi che quello non poteva essere il loro posto ancora per molto.
- “Andiamo” - Elena prese per mano il ragazzo. Nonostante fosse casa sua, in quell’attimo persino Stefan si sentì un estraneo.
Avevano preso una decisione apparentemente repentina, ma nessuno dei due la stava vivendo come tale. Uscirono da casa Salvatore e salirono sulla macchina di Stefan, diretti a casa di Elena. Non sapevano neppure con quale scopo, ma la fiammante auto rossa sembrò prendere quella direzione in maniera del tutto autonoma.

La stagione scolastica e universitaria erano riprese a pieno regime e il Grill non era certamente affollato come nei mesi appena trascorsi.
- “Ehi…” -
- “Ehi, eccoti finalmente, non ci si vede da un qualche giorno…” -
- “Hai ragione, ma mi stavo preparando per l’ammissione al college per il prossimo anno!” -
- “Ah giusto, hai ragione.. come è andata? Se posso chiedertelo…” -
- “Non lo so ancora, credo di scoprirlo tra non molto, dovrebbe arrivare la mia lettera al massimo tra un paio di giorni.” -
- “D’accordo, allora incrociamo le dita!” -
- “Giusto, incrociamo!” -
- “Brinderemo quando avrai il risultato!” -
- “D’accordo, brinderemo, per ora però dammi qualcosa di fresco, ti prego!” -
- “Eccoti servita!” -
Josh riempì il bicchiere della giovane Kristen, aggiungendo una piccola fetta di limone alla tonica che le aveva appena servito.
- “Bevi lentamente, è ghiacciata!” -
- “Mmmmm, premuroso!”-
- “Lo sai…” - le strizzò l’occhio.
Nelle ultime settimane i due avevano passato molto tempo insieme, si stuzzicavano, si divertivano, certamente si piacevano.
- “Hai saputo che Kevin sconterà sei mesi?” -
- “Sul serio? Se ne meritava almeno il doppio quel figlio di…” -
- “E’ vero. Ma intanto speriamo che serva a recuperare quella testa malata…” -
- “Non te l’ho mai chiesto…Cosa è successo esattamente tra voi quella sera, la sera del ballo..” -
- “Oh, in realtà niente, solo la consapevolezza di aver passato il tempo con una brutta persona. Che quella sera mi ha solo mortificato ulteriormente…ma…” -
- “Ma?” -
- “Ma non era per lui che avevo bevuto troppo quella sera…!” -
- “Ah no?” -
- “No!” - gli rivolse un’occhiata languida che certamente non lasciò il ragazzo indifferente.
Era ormai da settimane che la osservava, così bella nei suoi vestiti ricercati, ma così semplice nelle sue a volte infantili esternazioni. Lentamente la stava conoscendo meglio e, doveva ammetterlo, aveva scoperto una persona che gli piaceva parecchio. Oltre ad essere talmente bella da poter fare girare la testa a chiunque.
Persino Stefan Salvatore ci era quasi cascato. Già, Salvatore, chissà che combinavano quei due… ma poteva ben immaginarlo.
Mentre formulava questo pensiero sentì la porta del Grill aprirsi, era Jeremy Gilbert.
- “Ehi, qual buon vento…” -
- “Ciao Josh, ehi ciao Kristen, anche tu qui…anche oggi!” - non riuscì a trattenere un sorrisetto sarcastico.
- “Cosa posso servirti?” -
- “In realtà sono qui per portarti questa lista da parte di Caroline Forbes, sai…per la scuola Salvatore, per la Festa della scuola…” -
- “Ah giusto!” -
- “Santo cielo, di nuovo!” -
- “Vedo che siamo tutti entusiasti… di partecipare ad un altro evento!” -
- “E immagino che anche questo entrerà a pieno diritto negli eventi annuali di questa città…” -
- “Direi proprio che le intenzioni di Caroline siano queste, sì…” -
- “Ottimo!” - replicò Josh con un leggero sarcasmo - “Passami questa lista, avanti…” -
- “Ecco, grazie!” -
- “Non vuoi nulla da bere, quindi?” -
- “No, grazie, rientro alla base e….devo fare una telefonata…” -
- “Ciao Jeremy…”- la vocetta gentile di Kristen si era inserita, dopo essere stata svariati minuti incredibilmente in silenzio.
- “I Gilbert sono tutti misteriosi!” - commentò Josh non appena uscito Jeremy.
- “Beh, hai perfettamente ragione.” -

Fuori dal Grill il giovane Gilbert girò il telefono nelle mani più volte, senza riuscire a prendere una decisione.
In passato aveva certamente avuto più coraggio, e di coraggio ne aveva dimostrato da vendere in quegli ultimi anni. Ma in quell’istante non riusciva a capire quale fosse la cosa giusta da fare.
aprì la schermata del messaggio di testo e iniziò a digitare.
Qui stanno succedendo molte cose, tanti cambiamenti, sarebbe bello tu potessi farne parte…
No, che frase sciocca. La cancellò immediatamente.
Qui stanno succedendo parecchie cose, anche se forse ne sei già a conoscenza. Persino un nuovo evento che diventerà annuale: la festa della Scuola Salvatore! Non sai cosa ti perdi…

Ok, messaggio simpatico, ma forse scontato. Lo cancellò…

Ehi Bonnie… quando pensi di tornare? Ci manchi.. 

INVIATO! Ecco, era andato. Semplice, chiaro. Punto. Ormai era fatta.

Ciò che Jeremy ancora non sapeva era che quella decisione, Bonnie, l’aveva già presa.
Dopo la notte dell’incendio a casa di Stefan, e dopo la telefonata con la sua amica Elena, non ebbe più dubbi. Aveva passato molto tempo lontano da casa. Non aveva probabilmente risolto ogni cosa nel suo animo che, probabilmente, sarebbe rimasto tormentato per sempre. Enzo le mancava infinitamente ma aveva raggiunto un equilibrio. Un equilibrio che la portava a guardarsi intorno, ascoltare e ragionare in modo completamente diverso rispetto a quando era partita. Ora l’idea di Mystic Falls non la terrorizzava più. Né la terrorizzava l’idea di sentirsi sola, oppure di poter provare troppa rabbia. Troppa per poter affrontare la sua vecchia vita, i suoi amici. Stefan.
Stefan che aveva ucciso Enzo. Stefan che era tornato umano. Stefan che si era certamente redento. Stefan che amava Elena in modo incondizionato. Stefan che per lei non aveva esitato a gettarsi letteralmente nel fuoco. Quello Stefan che tutti ricordavano e amavano, che avevano amato come amici e come grande amore delle sue due più care amiche. Era di nuovo lui e le era ormai chiaro che, sebbene quel giorno non si sarebbe mai cancellato dalla sua mente, il ragazzo che era ora vicino ad Elena non era la stessa persona che aveva commesso quel gesto atroce. Ora lo sapeva. E lo sentiva in cuor suo.
E sapeva che il perdono era ormai arrivato, che forse lo doveva a lui e persino a se stessa.
Quando lesse il messaggio di Jeremy sul display non potè far altro che sorridere. L’aveva anticipata di poco. Ma era bello leggere questo da parte sua.
Jeremy….
La sera dell’incendio aveva detto ad Elena: Non devi avere paura di andare avanti…
Quelle parole le risuonarono in testa proprio in quell’istante, mentre visualizzava il messaggio e anche il volto di Jeremy.
Era il momento.
 

 

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Capitolo 17
*** Lui sa come entrare in scena ***


17 - Lui sa come entrare in scena

Che la sorpresa per i suoi amici fosse il ritorno di Bonnie, con entrata ad effetto durante la Festa alla Scuola Salvatore, continuava a rimanere un segreto ben custodito.
Nessuno aveva intuito niente, o quanto meno ne era abbastanza certa. Persino Elena, che aveva regolari contatti con l’amica in Europa, non sapeva nulla. Bonnie le aveva fatto promettere di non spifferare nulla prima del tempo.
Nella scuola Salvatore c'era assoluto bisogno di un aiuto competente per gestire le piccole streghette in erba che, troppo spesso, annaspavano tra i loro libri magici e qualche lezione improvvisata della quale né lei né tanto meno Alaric avevano piena padronanza. La sola cosa che potevano fare era tentare di guidare le loro scelte, cercando di indirizzarli verso un cammino sano e lineare, lasciando però tutti gli studenti liberi di sperimentare e di studiare sui testi che i Gemini avevano lasciato sparsi qui e là.
Josie e Lizzie sapevano il fatto loro, ma erano pur sempre molto giovani. Avevano bisogno di una guida, salda e affidabile e Bonnie era tutte queste cose, ed era soprattutto la numero uno.
La medesima cosa valeva per Hope, peraltro troppo presa da relazioni complicate con i suoi coetanei e con una figura paterna ingombrante e al tempo stesso totalmente assente.

Già, Klaus…e in quell’istante, mentre la sua mente cercava di focalizzarsi sull’organizzazione dell’evento e sull’eventuale, così sperava, adesione di Bonnie alla Scuola Salvatore, quel volto gli apparve improvviso, fulmineo, prepotente.
L’intensità di alcune immagini le passarono da parte a parte e un brivido la percorse. Un brivido di piacere.
Sì, doveva proprio ammetterlo.: pensar a lui le faceva provare piacere. Si trattava di una sensazione di appagameneto generale, mista a qualche brivido di ansia che, volente o nolente, la compagnia di un Vampiro Ibrido millenario non poteva non procurare.
Klaus, quell’uomo così complesso, così spietato, ma anche così amorevole e passionale. Così intenso e che l’aveva fatta sentire unica e speciale dal loro primo incontro.
La prima volta in cui le aveva salvato la vita, facendole bere il suo sangue dopo il morso di Tyler, nei brevi istanti in cui si era nutrita di lui, tra di loro si era creato un legame Era stato immediato. Si era sentita in trappola. Ormai presa senza scampo al laccio di un legame che sarebbe stato, con ogni probabilità, eterno.
Non avrebbe saputo dire, con esattezza, cosa provava per lui. Ne era innamorata? Forse. Ne era attratta? Certamente. Aveva paura di lui? No. Di fatto non l’aveva mai avuta.
Sapeva che lui provava dei sentimenti, sapeva che in qualche modo ricambiava quella strana forma di amore. Ma sapeva anche che il suo cuore di vampira, ormai segnato da anni di tragedie e avventure al limite dell’accettabile umano, non batteva più come batteva quando era umana. O come quando, già vampira, si era innamorata di Matt e successivamente di Tyler.
Quel suo cuore, instabile ma corazzato, aveva forse deciso di non palpitare più. Le sue emozioni erano perennemente controllate, mai libere. Se l’amore per Klaus era presente in qualche parte di lei, quel cuore non l’aveva ancora scoperto. Lei non glielo avrebbe permesso. Sarebbe stato un rischio troppo grande, un dolore troppo forte se l’avesse perso, una fatica totalmente ingestibile qualora questo amore fosse esploso con veemenza senza poterlo mai vivere davvero.
Queste erano tutte certezze, dalle quali Caroline non voleva separarsi. Ora, né in futuro. Perlomeno…non nel futuro più immediato.
Quando lo rivedrò, se lo rivedrò, forse capirò…o forse no. Non importa, stupida me. Ho troppe cose a cui pensare che a quel folle di Klaus Mikaelson.

E con questa consapevolezza, continuava a confezionare "segna posto". A portare a termine tutto ciò che quella giornata aveva previsto. Al resto avrebbe pensato domani.
- “Dopotutto, domani è un altro giorno…” - il pensiero le uscì formulato ad alta voce.
- “Ehi, sul serio? Citi ancora Via col Vento? Ah ah ah…” - sorrise con ingenuità, Elena, che era giunta alle spalle dell’amica, nella cucina di Casa Salvatore.
- “Oh, Elena, cosa fai qui?” -
- “Beh, se non vuoi raccontarmi cosa ti passa per la testa, e sai che puoi farlo, allora sono qui per aiutarti in qualunque cosa tu stia facendo…” -
- “Davvero? Credevo che queste giornate le avresti trascorse…le avreste trascorse…insomma, tu e Stefan, a casa tua, da soli…” -
- “Oh beh, le abbiamo trascorse eccome!” -
- “Basta così? Siete già stanchi l’uno dell’altra?” - disse la bionda con sarcasmo.
- “Dubito sia possibile stancarsi di Stefan…” -
- “In effetti, hai ragione!” -
- “Appunto, anche tu lo sai…” - le strizzò l’occhio cercando complicità, ma se ne pentì immediatamente - “Scusa, sono un’idiota” -
- “Affatto, hai detto solo la verità. E poi di fatto siamo stati insieme, non ha senso far finta di niente..no?” -
- “Giusto! Ma sentiamo, c’è qualcosa che vuoi raccontarmi? Il grande giorno si avvicina…” -
- “Ti riferisci all’evento?” -
- “Certo, voglio dire…ci possono essere tante tipologie di eventi. Tu per quale esattamente sei così in ansia?” -
- “Io in ansia? Per piacere. Dovresti conoscermi, Elena, io l’ansia la mando via in fretta. Qualunque cosa accada. Più o meno…” -
- “Si è fatto vivo?” -
La bionda vampira alzò lo sguardo, incrociando gli occhi indagatori e discreti della sua migliore amica.
- “No!” -
- “Lo farà…” - sentenziò Elena prendendo i segna posto e adoperandosi al meglio delle sue possibilità.
- “Forse, ma non è decisamente nel suo stile. Cosa credi che faccia uno come Klaus? Una telefonata o un messaggio per dire ‘Ciao Caroline, come stai? Volevo confermarti la mia presenza al tuo evento, bla bla…” -
- “No, hai ragione, non è nel suo stile! Magari lo farà in un modo diverso, uno alla Klaus!” - Elena sorrise maliziosa.
- “…alla Klaus…ecco, è proprio questo il problema. Tutto ciò che lo riguarda è…alla Klaus… e nessuno può sapere davvero cosa può succedere quando hai a che fare con lui, quando hai a che fare con lui seriamente, intendo. Da vicino, nella tua vita, ogni giorno. Capisci cosa intendo?” -
- “Sì, credo di capire perfettamente. Vedi, Caroline…quando mi sono legata a Damon era più o meno la stessa cosa. Ogni giorno non sapevo cosa aspettarmi da lui, da ciò che lo circondava, dalla sua mente così inquieta…” -
- “Non è la stessa cosa.. Damon era…Damon, ok. Ma Klaus è un vampiro millenario, senza scrupoli e con una coscienza che funziona a fasi alterne. Non sai mai quando e perché potrà uccidere qualcuno. Non cambierà mai, non cambierebbe, io credo per nessuno. Non l’ha fatto per sua figlia, di certo non lo farà per me.” -
- “Ne sei certa? In questi anni persino lui ha subito dei cambiamenti. Insomma…non riesco ancora a fidarmi ciecamente ma so che, ad oggi, se avessimo bisogno del suo aiuto, lui verrebbe in nostro soccorso. Per te, ma anche per noi. Per Stefan soprattutto.”-
- “E’ vero, anche se credo non gli abbia perdonato di avermi lasciata…ahahahah” -
- “Su questo credo tu abbia ragione…forse dovrei allora preoccuparmi di qualche ritorsione!” -
- “No, ne dubito, sa bene che se solo osasse torcere un capello a Stefan, o a te, io non gli rivolgerei più la parola. Per sempre. E…per sempre, per un vampiro, è un tempo molto lungo!” -
Dlin Dlon…
- “Chi potrà mai essere? Qui non viene mai nessuno, forse il postino…” -
- “Buongiorno, lei è Caroline Forbes?” -
- “Sono io..” -
- “Questa è per lei, metta una firma qui per cortesia…” -
La scatola era enorme. Non faticava a reggerne il peso, ma era proprio ingombrante.
- “Elena...ecco, dammi una mano!” -
Presero l’enorme scatolone cercando di condurlo all’interno. Lo poggiarono nel salone, davanti al caminetto.
Sopra vi era ben ancorata una busta bianca. Caroline la prese e la aprì.
Quello blu è per Hope, l’altro è per te. Sarei lieto se entrambe indossaste questi abiti. Sarà bello poter dare corpo a ciò che immagino da giorni…A bientot, mon cherì.
Doveva essere chiaramente arrossita, leggendo quel biglietto, a giudicare dalla reazione di Elena.
- “Ehi, stai bene? Dai, fammi leggere…” -
Caroline le passò il biglietto senza proferire parole. Iniziò ad aprire lo scatolone e, dopo un primo strato di carta da imballaggio, riuscì a tirar fuori un abito incartato, sui toni del blu azzurro. Lo aprì, cercando di maneggiarlo con cura.
- “Accidenti, è davvero molto bello!” -
- “Questo deve essere per Hope, da quanto ha scritto nel biglietto…” -
proseguì rovistando nella scatole, in mezzo ad altra carta, e intravide uno strato luminoso di un rosso accecante. Si fece largo e riuscì a sollevare l’intero abito. Era di un rosso scarlatto meraviglioso, con innumerevoli riflessi cangianti e con un’apparente scollatura mozzafiato.
Erano abiti moderni, non antichi come quelli in stile Mikaelson, ma ugualmente e straordinariamente di alta classe ed eleganza.
Le due amiche rimasero senza parole. Klaus aveva appena fatto la sua entrata ad effetto ed aveva, al tempo stesso, confermato la sua presenza all’evento.
- “Ti avevo detto o no che si sarebbe fatto sentire?”  -
- “Già, questo è Klaus…” - entrambe osservavano gli abiti poggiati sul divano.
- “Cavolo, non puoi scrivergli per farne mandare uno anche per me?” -
Scoppiarono entrambe in una sana risata. Per uscire da quel momento di stallo Elena aveva cercato di alleggerire l’atmosfera, ci era riuscita.
Certo, se avesse avuto un abito simile, non sarebbe stato niente male!
- “Ehi, che state combinando?” - la voce di Stefan interruppe quel momento tra ragazze.
- “Ehi!” -
Stefan si avvicinò e avvolse Elena cingendole la vita. La baciò in fronte.
Un istante dopo, però, il suo sguardo si spostò sul divano e sugli abiti ben esposti.
- “Caspita…avete fatto shopping?” -
Le due lo guardarono, entrambe, con aria interrogativa e una vena sarcastica nello sguardo.
- “Nessuna di noi può permettersi un abito del genere…!” -
- “Ok, lasciate che indovini….Klaus!” -
Annuirono.
- “Sembrate…come dire, ipnotizzate…” -
- “Stefan, lascia perdere, roba da donne…non farci caso.” -
- “Beh, quello lì sa come lasciare il segno, non c’è che dire!” -
- “Devo andare a chiamare Hope…Elena, grazie per essere stata qui, se fossi stata sola probabilmente sarei svenuta!” - disse Caroline con il tono frivolo di una vampira diciassettenne, che stavolta non volle fare niente per tenere nascosto il suo istintivo entusiasmo.
Elena ricambiò quel momento ridendo di gusto a sua volta.
Quel momento di adolescenza pura colpì molto Stefan. In fondo tutti loro erano da troppo tempo abituati a situazioni al limite, a emergenze, tragedie, concitazione. Per certo nessuno di loro aveva mai avuto molto tempo per essere ciò che doveva essere, per vivere la loro vita in modo semplice e normale.
E quelle due ragazze, sebbene non potesse fare a meno di sorriderne, stavano vivendo esattamente ciò che spettava loro. La loro adolescenza, appunto, la quale, seppure a tratti perduta, erano ancora in tempo a vivere.
Elena e Caroline, due amiche che parlavano di frivolezze e si eccitavano per un bel vestito. Era tutto così incredibilmente…normale.
E fu una bella sensazione, quasi liberatoria, tanto che Stefan sentì la necessità di sottrarsi, di lasciare loro uno spazio in cui non c’era posto per lui.
- “No, Elena, rimani. Credo possa esserti ancora utile…” - disse il ragazzo rivolgendosi a Caroline - “torno a prenderti più tardi.” - si avvicinò al suo orecchio e sussurrò - “Vi meritate di vivere questo. Non perdertelo!” -
Elena si voltò verso il suo compagno, gli mise le braccia al collo e lo baciò con trasporto.
- “Grazie! Sei unico, come sempre. Vai, ti chiamo dopo!” -
Stefan la baciò nuovamente - “A patto tu non ti distragga troppo e conservi un po’ di entusiasmo per me!” -
- “Puoi contarci!” -
- “Santo cielo, state ricominciando come al solito. Stefan levati dai piedi, grazie!” -
- “Obbedisco, Signora!” -
Il ragazzo si congedò lasciando le due amiche a ridere, di lui, di loro stesse, dei loro tanto sudati attimi di spensieratezza dei quali, forse in una delle rare occasioni, in quell’istante stavano godendo appieno.

Mancavano ancora alcuni giorni all’evento dell’anno a Mystic Falls. Sì, era diventato un vero evento, quasi superando ogni altra tradizione locale. Quasi tutti gli abitanti della piccola comunità avevano iniziato, con il passare delle settimane, ad interessarsi sempre più e a vedere la Festa della Scuola Salvatore come una novità che avrebbe smosso le loro giornate, come qualcosa che si sarebbe radicato nelle abitudini locali e che avrebbe finalmente sciolto tanti misteri che ruotavano attorno a quell’istituto.
Molti, segretamente, speravano di poter entrare, accedere, sbirciare senza farsi vedere, non avendo evidentemente ancora compreso che l’accesso sarebbe stato riservato unicamente agli stretti invitati.
Ma per certo Caroline aveva programmato il tutto immaginando di riuscire a coinvolgere il più possibile tutti gli abitanti della cittadina. Probabilmente adibendo il parco della tenuta.
Ma proprio a questo fine, i preparativi erano molto indietro e sarebbe servito l’aiuto di dieci vampiri con forza e velocità per far sì che tutto fosse pronto in tempo.
Non voleva deludere i concittadini, consapevole della generale curiosità, consapevole di vivere in un contesto privilegiato rispetto alla maggior parte degli abitanti di Mystic Falls, ma soprattutto ben sapendo che molti sospettavano che la Scuola nascondesse qualche oscuro segreto e il solo vero scopo dell’aprire lo spettacolo a tutta la comunità era, di fatto, quello di fugare ogni dubbio e dare della sua Scuola un’immagine di austerità, sì, ma del tutto sana e normale.
- “Caroline! Vieni per favore..” -
La voce di Alaric la distolse dalle sue riflessioni, mentre al centro del parco cercava di figurarsi l’allestimento. Si diresse verso l’interno.
- “Buongiorno, la Signora Forbes?” -
- “Sì, sono io, con chi ho il piac….oh, mi ricordo di lei, credo di averla vista al liceo, giusto? Probabilmente nell’aula dei professori…” -
- “Esatto, ottima memoria. Anche a scuola si ricordano tutti di lei, è ovvio. Sono qui per questo, infatti…sono il collaboratore della Direttrice.” -
- “Lieta di conoscerla, come posso aiutarla?” -
- “Molti ragazzi del nostro istituto hanno espresso il desiderio di poter visitare la vostra scuola e di poter partecipare all’evento che si terrà il prossimo sabato. Ho già spiegato loro che non è pensabile che sia ammessa tutta la scuola ma che, accordandosi o con un sorteggio, si potrebbe selezionare un numero di ragazzi che, con il vostro permesso, potrebbero magari entrare e visitare il vostro istituto. A proposito, il posto è magnifico…” -
- “La ringrazio, questo posto è nostro solo da poco più di un anno. Come sa era della famiglia Salvatore..ma venga, la prego, le faccio visitare la scuola.” - continuarono a conversare oltrepassando l’imponete porta d’ingresso che conduceva nel grande salone con il camino.
- “Lo so bene, conoscevo Zack Salvatore, prima che si trasferisse all’estero e lasciasse tutto ai nipoti. Ma non avevo mai avuto modo di entrare, l’avevo solo vista dall’esterno. Credo che un istituto privato di questo livello dia molto prestigio alla nostra città, dovremmo farne maggiore pubblicità, voi siete molto discreti…” -
- “Sì, è vero. Diciamo che è la nostra ..linea editoriale! Abbiamo sempre ammesso ragazzi selezionando con cura le famiglie sotto tanti punti di vista, non solo quello economico, glielo assicuro…per ora preferiamo continuare così, rimanere un luogo di nicchia, magari più in là negli anni, vedremo come evolverà questa esperienza. Peraltro abbiamo un generoso benefattore che ha fatto una grossa donazione, pertanto non potrei prendere nessuna decisione senza prima consultarlo.
Ma a proposito dei ragazzi della scuola…” -
- “Sì, come le dicevo....” -
- “Non vorrei interromperla, ma volevo giusto specificare che ciò che lei propone è fattibile ad una condizione: i ragazzi dovranno essere scelti con molta attenzione, specie tenendo conto del grave episodio che si è verificato qualche settimana fa al ballo nella vostra scuola. Quella sera Stefan Salvatore ci ha quasi rimesso la pelle! Ecco, vorrei essere certa che ciò non possa più accadere…” -
- “Oh no, assolutamente. Ne avevo tenuto conto e i ragazzi verranno scelti con attenzione. Ma una volta tolto di mezzo quel gruppo di delinquenti, per fortuna, la nostra scuola è tornata ad essere un luogo tranquillo. Non dovrebbero esserci altre teste calde…” -
- “Me lo auguro vivamente…” -
- “Scusate se mi intrometto ma, lavoro anche nella vostra scuola e se permette potrei occuparmi io di selezionare i ragazzi.  Conosco la maggior parte di loro, il mio corso è trasversale su tutte le classi. Se mi affidate il compito, andrà bene!” -
- “Bravo, ottima idea, Alaric…” -
- “Signor Saltzman, benissimo, appoggio la sua proposta, ci vediamo domattina in sala riunioni per definire tutto al meglio.” -
-“Allora la ringrazio per la sua visita e speriamo di vederci qui il prossimo sabato…” - Caroline tentò di congedare il segretario scolastico, gentile ma un po’ pedante. Ma continuava ad incalzare…
- “A proposito, non dimentichi di consultare il benefattore per considerare una maggiore apertura della scuola…” -
- “D’accordo….lo farò senz’altro, la saluto e la ringrazio ancora!” - si chiuse frettolosamente la porta alle spalle. Accidenti, che fatica mantenere quella facciata.
- “Sei stata brava!” - si pronunciò Alaric.
- “Oh, non direi, ho faticato a trovare ragionevoli motivazioni per cui altri alunni non possono essere ammessi nella scuola…” -
- “Beh, hai tirato in ballo il ‘Benefattore’, mossa molto astuta. Nessuno saprà mai chi è…” -
Quella voce si intromise tra loro risuonando quasi aulica, all’interno del salone, come solo lui sapeva fare.
- “Miei cari, se servono altri soldi non avete che da chiedere…!” - il sorriso sornione e ambiguo di Klaus Mikaelson apparve di colpo davanti agli occhi increduli di entrambi i presenti.
- “Klaus, ti aspettavamo ma, diciamo, non così presto…” - Alaric fece qualche passo verso l’antico nemico, ora quasi amico, mantenendo come sempre l’aplomb che lo contraddistingueva. Gli porse la mano e l’altro gliela strinse con presa sicura ed elegante, come sempre.
- “Beh, amico mio, sono lieto di essermi affrettato perché, da quanto ho sentito, avete qualche problemino logistico da risolvere…e io sono qui per porre rimedio a tutto.” - fece un lieve inchino col capo rivolto nella direzione di Caroline, la quale era rimasta qualche passo distante dai due uomini.
- “Sono felice tu sia arrivato in tempo per aiutarmi a trasportare tavoli e sedie, come sai..siamo a corto di vampiri da queste parti!” - sorrise amichevole.
- “Ne sono al corrente. Il caro Stefan sembra aver trovato la sua via, a questo punto. Gli auguro ogni bene. Ma dove posso trovare la mia Hope?” -
- “Papà….” - quella voce leggera arrivò dalla cima delle scale. Forse dimenticavano che la piccola, ormai abbastnza cresciuta, Hope era una strega niente male alla quale, per certo, non poteva essere sfuggita la presenza di suo padre sotto il suo stesso tetto.
- “Hope!” - un caldo abbraccio li unì.
- “E’ passato tanto tempo, papà…” -
- “Hai ragione, dovremo recuperare allora..!” -
- “Bene, vi lasciamo da soli a questo punto. Caroline, che ne dici?” -
- “Dico che abbiamo da fare molte telefonate oggi. Klaus, Hope ti indicherà una camera libera in cui poterti sistemare..” -
- “Oh, non preoccuparti per me cara, mi arrangerò in qualunque luogo, l’importante è essere qui…” -
- “Non ho dubbi! Alaric, io vado nel mio ufficio..” - rivolse un’occhiata al millenario vampiro sfoderando il migliore dei suoi sorrisi. Era felice di rivederlo, e non riuscì a tenere nascosta quell’emozione. Il sorriso fu palesemente ricambiato, se ne accorsero i due spettatori i quali assistettero loro malgrado ad una tacita dichiarazione di intenti.

Poco dopo, rientrando nel suo studio, Alaric non potè non soffermarsi a riflettere sul fatto che l’improvvisa visita di Klaus, seppure motivata dall’evento al quale era stato invitato, portava con sé qualcosa di poco chiaro. Non era da lui presentarsi ad un incontro, di qualunque tipologia esso fosse, con così tanti giorni di anticipo. Al solo scopo di godere di un soggiorno nella grande casa Salvatore? Per stare con la figlia e anche con Caroline?
No, non era realistico. Qualcos’altro lo portava a Mystic Falls. Non gli era chiaro se avesse o meno voglia di scoprirlo., ma doveva confrontarsi con qualcuno e c’era solo una persona a cui poteva rivolgersi.

Mentre Stefan cercava di ultimare il suo piccolo trasloco nella casetta di Elena, quest’ultima tentava invano di trovare un posto adeguato per ogni cosa che appariva sulla soglia della sua porta.
- “Stefan, ma come è possibile? Sei un uomo e sei anche un ex vampiro. Come è possibile tu abbia con te tanta roba?” -
- “Beh, lo sai, tutta roba per i capelli!” - rise di gusto.
- “Giusto! Questa era la battuta preferita di Damon, su di te…!” - lo guardò con un lieve sorriso. Aveva pronunciato quelle parole con consapevolezza, non le erano sfuggite per sbaglio – “Che c’è? E’ semplicemente un fatto. E non dobbiamo avere paura di parlare di cose così banali, non trovi?” -
- Stefan abbassò la testa e, cercando di ritrovare la concentrazione, convenì - “Hai ragione, è questo lo spirito giusto. Grazie..” - la guardò intensamente.
- “Grazie per cosa?!” -
- “Per essere come sei..per essere tu, Elena, così speciale..” -
- “Non ho nulla di speciale, e tu uscirai in fretta da casa mia se non ti affretti a darmi una mano. Vieni, devo portare queste cose in camera da letto!” - strizzò l’occhio con un cenno di intesa.
- “Mmmm… credo valga la pena aiutarti!” -
Il ragazzo entrò con tutte le sue ultime cose, varcò definitivamente la soglia di quella casa, guardo ancora un attimo fuori e sorrise, poi si voltò e si richiuse la porta alle spalle.
Circa un paio d’ore più tardi, nel letto della camera di Elena, i due giovani giacevano abbracciati, seminudi, dopo aver fatto l’amore. L’ennesimo incontro, in quei giorni, intenso e coinvolgente.
Quel pensiero che già da tempo entrambi avevano elaborato, ma tenendolo fino a quel momento soltanto un pensiero, in quell’istante Elena decise di esprimerlo ad alta voce:
- “Lo sai? Quando tu ed io…insomma, quando stavamo insieme, al liceo, tu eri un vampiro..” -
- “Sì, lo so. E so a cosa stai pensando..” -
- “Ora stiamo facendo l’amore, ormai da un mese, come due persone normali. Insomma…non ci sono le evoluzioni da super vampiro? A me non interessa nulla…nel caso te lo stessi chiedendo…” -
-“Davvero? Sei sicura di questo? Sei certa di non ripiangere lo Stefan che poteva fare di te tutto ciò che desiderava e possederti con ardore ma senza farti alcun male?” - lo disse buttandosi sopra di lei e sovrastandola.
- “Ne sono sicura! Perché questo è quanto di più bello ci potesse capitare…e fare l’amore con te, Stefan Salvatore umano ex vampiro…” - gli prese il viso tra le mani portandolo ad un centimetro dal suo volto - “…è al limite della perfezione!” -
- “Wow….mi lusinghi..” - replicò il giovane continuando a baciarla.
- “Ti lusinga? Bene, è ciò che volevo…” - stringendosi al suo collo e baciandolo con trasporto.
- “Fai ancora l’amore con me, Elena…ti desidero da morire…” -
- “Anch’io…sono qui per te…” -
- “mmmm…vieni qui..”! -
Le infilò un braccio sotto alla vita, sollevandola leggermente dal letto. La strinse a sé e mise in moto ogni muscolo del suo corpo per farle sentire che la sua presa era sicura, che il suo corpo la avvolgeva, che il suo amore era totale.
Lei cercò di facilitare quella presa inarcandosi e accavallò le gambe attorno al suo torace.
- “Elena….” -
- “Ti amo, Stefan…” -
- “Anch’io ti amo…” - il loro respiro si stava facendo più intenso, il loro cuore accelerò e i battiti stavano raggiungendo un limite che necessitava di una valvola di sfogo.
- “Voglio tu sia mia, ancora..ti prego…” -
Lei non proferì parola. Un pensiero fugace le attraversò la mente ma non osò rovinare quel momento perfetto. Si diede a lui lasciando che ogni parte dei loro corpi si unisse completamente.
La sensazione che provò fu inequivocabile, nitida, quasi una certezza. Il suo corpo era pronto ad accoglierlo insieme a tutto ciò che quell’atto gli avrebbe donato.

Fortunatamente il campanello suonò al momento opportuno.
Elena e Stefan, ancora l’uno nelle braccia dell’altro, si riscossero dalle attività nelle quali si erano concentrati per quasi tutto il pomeriggio.
- “Chi può mai essere?” - Stefan si sollevò dal letto, di malavoglia, infilando i jeans rapidamente. Elena rimase immobile, ancora qualche istante. Cercava di fermare nella sua mente ogni istante appena vissuto insieme al suo uomo. Era completamente assorta quando riconobbe la voce dell’improvviso visitatore.
- “Ehi, Ciao… forse ho sbagliato momento, scusa…” - sorrise imbarazzato tentando di allontanarsi.
- “No, ti prego. Entra pure, Alaric. Non c’è nessun problema. Cosa ti porta qui?” -
- “Non so perché ma ero certo di trovarti qui…ehi, Elena, perdonate il disturbo..” -
Elena non aveva mai avuto problemi a mostrare ad Alaric tutto di sé. Anche, come in quel caso, tracce di un amore in corso.
- “Ciao Alaric, va tutto bene?” -
- “Sì, sì,, va tutto bene. Ma volevo parlare con te di una cosa, Stefan. Anche con te, se ne hai voglia..” -
- “Siediti. Avanti, siamo tutto orecchie, cosa ha combinato Caroline stavolta?” -
- “Oh, lei nulla. Non ancora perlomeno. Poco fa, a casa Salvatore, è arrivato Klaus.” -
- “Davvero? Accidenti, con largo anticipo.” -
- “Esattamente, Elena..con largo anticipo..” -
- “D’altronde si era annunciato con l’arrivo degli abiti..” -
- “Quali abiti?! – chiese stupito Alaric - “Lasciamo perdere, non ha importanza..” -
- “E cosa ti porta qui? Sei preoccupato per qualcosa?” -
- “Non lo so ancora, ma credo dovremo tenere gli occhi aperti. So perfettamente che tra lui e Caroline c’è un legame, ma non mi fido di lui. O meglio…non mi fido della vita che conduce e di ciò che può comportare per tutti noi. Stiamo bene, sta andando tutto liscio, le mie figlie stanno crescendo bene e anche la sua. La loro vita è complicata, certo. Sono streghe, sono vampiri…ma la Scuola funziona, cerchiamo di svolgere il nostro compito al meglio. Jeremy ci aiuta molto e tra pochi giorni, forse, arriverà qualcun altro ad aiutarci…” -
- “Ah sì? E di chi si tratta?” -
- “Beh, questo non ha importanza ora. Ad ogni modo, sono rimasto molto sorpreso per la visita di Klaus. Mancano ancora dieci giorni all’evento della Scuola. Cosa potrà esserci di tanto impellente da portarlo a Mystic Falls con così tanto anticipo? Non è da lui…” -
- “Hai ragione, per quanto possa voler bene alla figlia, o anche a Caroline, è strano…” -
- “Sì, non so che pensare. Caroline cosa ha detto?” -
- “Non ho avuto modo di parlare con lei, e non volevo rovinare questi attimi. L’ho vista felice per il suo arrivo inaspettato..” -
- “Cercheremo di indagare, allora, d’accordo. Anche se..ci eravamo ripromessi di non farci coinvolgere nella vita di Klaus. Sappiamo che a New Orleans stanno succedendo molte cose, ma ho cercato di non saperne di più perché nulla di quello che accade potremmo gestirlo ormai. Ti ricordo, Alaric, che non sono più un vampiro…” -
- “Lo so bene, Stefan. Non sono qui per chiederti nulla. Ma solo per metterti in guardia, per chiederti di tenere gli occhi aperti e di riferire reciprocamente qualora dovessimo notare qualche strano movimento in città. Magari qualcosa di anomalo che non appartiene alla routine di Mystic Falls.” -
- “Faremo come dici. Ma tu fai attenzione, lui alloggerà sotto il vostro stesso tetto?” -
- “Così pare…” -
- “Non mi stupirei se vedessimo, a breve, giungere in città qualche altro vampiro..” - affermò Stefan incrociando lo sguardo di entrambi gli interlocutori.
- “No, non deve succedere. Non lo permetteremo…se noteremo qualcosa di strano, dovremo prendere una decisione in fretta e, quanto prima, qualcuno di noi dovrà parlare con Klaus..” -
- “Mi auguro che le nostre preoccupazioni siano infondate, spero sia qui davvero solo per la figlia e per Caroline. Ad ogni modo, Caroline non è una sciocca, se Klaus nasconde qualcosa se ne accorgerà..” - disse Stefan con ingenuo ottimismo.
- “Ma in questo momento potrebbe essere distratta, o poco obiettiva. Dobbiamo vigilare anche per lei. Ora tolgo il disturbo…” - Alaric si alzò e fece per andarsene.
- “Grazie, Alaric..” -
Si fermò sulla soglia, con la mano sulla maniglia della porta.
- “Ehi, è bello vedervi così felici…” -
I due si guardarono, con quello sguardo che apparteneva loro da molti anni.
- “Perché lo siamo!” - aggiunse Elena con malcelata tenerezza romantica.
- “A presto!” -

Stava forse per accadere qualcosa che avrebbe incrinato la quiete di Mystic Falls? Qualcosa che avrebbe riportato tutti loro a scontrarsi con delle realtà che speravano fossero accantonate per sempre? Non aveva voglia né coraggio di farsi risucchiare ancora dai problemi e dalle disavventure pericolose che avevano caratterizzato la loro vita. Avevano perso Damon ed era certo che la vita non potesse chiedere loro molto altro. O perlomeno era ciò che si augurava.
Ma quella sera, nonostante la grande felicità che lo univa ad Elena e i bei momenti trascorsi insieme, faticò a prendere sonno. Fissò il soffitto a lungo e pensieri cupi arrivarono ad invadere la sua mente e il suo cuore. E un solo sentimento emerse chiaro: la paura. Aveva una folle paura che tutto questo potesse svanire, di perdere tutto, di perdere lei. Ma una cosa gli era chiara: non lo avrebbe permesso, non più.

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Capitolo 18
*** Ambiguità ***


Ambiguità

- “Sono due giorni che pattugliamo la città tutta la notte. Onestamente non ho visto nulla di sospetto né ho avuto sentore di qualche vampiro in circolazione..” -
- “Bene! Spero vivamente che le preoccupazioni di Alaric fossero infondate. Voglio andare comunque alla Scuola per vedere come vanno le cose. Ti terrò aggiornato.” -
- “D’accordo, grazie Stefan. Ma, ti prego, non lasciarti coinvolgere. Qualunque cosa abbiano in mente, Klaus e la sua cerchia, se la sbrigheranno tra loro e non vedo per quale ragione dovrebbero coinvolgerci. Avanti, credo tu ti stia preoccupando eccessivamente, non credo nessuno di noi rappresenti nulla di interessante per loro.” -
- “Su questo hai ragione, mq in questa città vive la figlia di Klaus, l'unico vampiro al mondo ad aver concepito, per quanto ne sappiamo. E' e sarà sempre il suo punto debole, non dobbiamo dimenticarlo. Inoltre..voglio essere certo che nessuno di noi, soprattutto Elena, stia correndo qualche rischio.” -
- “Ok, ora è chiaro perché sei in ansia e ti stai facendo coinvolgere…hai paura per Elena. Posso capirlo..” -
- “Sì, è così. Vedi, Matt, sono felice. Ecco, l’ho detto. Ho paura a pensarlo e soprattutto a dirlo, ma sono maledettamente felice. Amo Elena come non ricordo di averla mai amata. Ma, insomma….se dovessi perderla, se dovesse capitarle qualcosa..io…” -
- “Ehi, amico..” - lo sceriffo poggiò le mani sulle spalle di quel giovane che ad un tratto gli sembrava così fragile. La presa fu salda, percepiva la sua ira e la rabbia che stava prendendo possesso del suo corpo
- “…devi calmarti, d’accordo? Elena non ha certo bisogno di questo.” -
Stefan si riscosse e ritrovò il suo autocontrollo.
- “Scusami, Matt..è stato solo un attimo di debolezza, ma probabilmente una parte di me non accetta..” -
- “Non accetti di non poterla difendere se dovesse essere necessario. Credo di capire. Una volta Elena mi disse, molti anni fa, che dopo la morte dei suoi genitori stare con te le aveva dato molta sicurezza. Perché sapeva, tra le altre cose, che tu non l’avresti lasciata, insomma, che non potevi morire. E questo forse compensava il dolore della perdita subita.” -
- “Esattamente, potevo proteggerla e poteva contare sulla mia forza e sulla mia immortalità. A meno che qualcuno non mi avesse conficcato un paletto nel cuore...” -
- “Non vorrai dirmi che preferiresti tornare indietro? Non riesco a crederlo…” -
- “No, non lo desidero. Non devi fraintendermi, la vita che ho ora è davvero totalmente appagante. Ho anche, ecco, ho anche avviato un progetto. Qualcosa di cui non ho ancora parlato con nessuno, neppure con Elena…” -
- “Dici sul serio? A cosa ti riferisci?” -
- “Devi promettere che non ne farai parola con nessuno? Voglio essere io a parlargliene, appena possibile.” -
- “Puoi contarci..” -
- “Mi sono iscritto alla facoltà di Medicina…” -
- “Cosa? L’hai fatto davvero? Hai deciso di seguire il suo sogno? Quello di, quanto, un secolo fa?” -
- “Vorrei provarci, credo sia la mia vocazione. Occuparmi degli altri mi viene naturale, se riuscirò negli studi di medicina..” -
- “E’ fantastico, sul serio. Voglio dire, Elena ne sarà felicissima…per quale ragione non gliene hai parlato?” -
- “Sto solo aspettando che, a sua volta, definisca la sua situazione. Al contrario di me, la sua strada probabilmente non è la medicina, ne sta prendendo coscienza e vorrei che facesse il passo che deve fare, senza condizionamenti. Se le dicessi che mi sono iscritto a Medicina rimarrebbe lì per stare con me. Ma io so che non è questo che desidera davvero...” -
- “Questo lo credo anch’io, da quando eravamo molto piccoli Elena ha sempre adorato scrivere. Forse la sua strada è in un mondo molto diverso dalla medicina, hai ragione...” -
- “Bravo Matt, vedo che la conosci bene!” -
- “Beh, un poco…” - strizzò l’occhio al suo compagno di confidenze.
- “Matt, scusami per essere stato pesante e invadente, in questi giorni. Non ti ho lasciato molto respiro. Seguiremo la pista Klaus solo se ci renderemo conto che è necessario. Hai ragione tu, per ora dovremmo dedicarci ad altro, alla nostra vita…” -
- “Beh, da quanto mi dicono, tu ed Elena vi…dedicate molto! Ahahah” - riuscì a schivare il finto pugno che Stefan scagliò contro di lui.
- “Ehi, sceriffo, non è da lei mettere in giro questi pettegolezzi.” -
- “Eppure le fonti, seppure la bionda in questione sia una chiacchierona, sono certo siano attendibili!” -
- “Caroline, non dubito che ti abbia subissato di particolari..” -
- “Non esageriamo, sai che non parliamo molto ultimamente. Ma la sola cosa che racconta a tutti, quando ci incontriamo, è il vostro idillio ritrovato!” -
- “Beh, è la verità…” -
- “Ne sono lieto, Stefan, ve lo meritate.” -
- “Grazie, Matt...” -
- “Continuo il mio giro, ci vediamo più tardi al Grill, come deciso, d’accordo?” -
- “Bene, riferisco ad Alaric. Ehi, Matt…” -
Il ragazzo si voltò, aveva già sceso due gradini.
- “Hai detto che non parli molto con Caroline… forse dovresti provare a farle visita più spesso.” - strizzò l’occhio a sua volta. Desiderava ricambiare i consigli che il buon Donovan aveva dispensato, ma non era certo che la strada intrapresa fosse giusta.
- “Stefan, sai benissimo che le attenzioni di Caroline sono rivolte altrove..” -
- “Lo so, ma tu ed io sappiamo bene che, tra quei due, non potrà mai funzionare…ma scusami se mi sono intromesso. E’ una faccenda troppo personale e, forse, per te è ancora presto.” -
- “Sì, forse è presto. Chi può dirlo. Ora vado, a più tardi.” -
- “Ciao Matt..” -
Il ragazzo salì sulla voltante. Stefan rimase sulla porta di casa di Elena ancora per qualche istante, lo osservò allontanarsi dopodiché richiuse. Ritrovatosi solo, ripensò alle cose che aveva appena detto a Matt, che sciocco, non avrebbe dovuto intromettersi, non era affar suo. Dopotutto, il rapporto tra Caroline e Matt si era interrotto tanti, troppi anni prima. Ed era passata troppa acqua sotto ai ponti.
Elena sarebbe tornata solo sul tardi, aveva un paio d’ore per sbrigare alcune faccende e magari per fare un salto alla Scuola Salvatore. Si avviò nella cucina, prese un bicchiere e aprì il rubinetto dell’acqua, la lasciò scorrere qualche istante e poi bevve tutto d’un fiato.
Era giunto il momento di far visita al vampiro millenario.
- “Devo guardarlo negli occhi, forse così riuscirò a stare tranquillo..” -
- “Se c’è qualcosa che vuoi chiedermi, Stefan, sono tutto orecchi..” -
- “OH!” - sussultò e il bicchiere gli cadde di mano rompendosi di tanti pezzi - “Klaus, che diamine!” -
- “Accidenti, sei diventato un vero umano impressionabile…” -
- “Appunto, dovresti ricordarti che non sono più un vampiro ed è evidente che non ti ho sentito entrare. Che cavolo, ma come hai fatto ad entrare?” -
- “Questa casa non è intestata a nessuno di voi due, siete subentrati in affitto, se non erro. E la proprietaria è morta da qualche mese. Probabilmente non è stato fatto ancora un passaggio agli eredi.. non saprei..” -
-“Mi domando come fai a sapere tutte queste cose, persino che la signora Pathmore è deceduta. Ad ogni modo, bentrovato Klaus. Era mia intenzione venirti a salutare, considerato che non ti sei degnato di farci visita!” - sogghignò.
- “Ehi, da umano mi ricordi molto di più tuo fratello…sei cambiato!” -
- “Non credo di essere cambiato, sono solo passati un po’ di anni, e non essere un vampiro mi rende meno…ombroso, diciamo.” -
- “Ah già, ho sentito dire che sei spudoratamente felice…” -
- “Ok, sentiamo, cos’altro hai sentito della mia conversazione con Matt?” -
- “Credo di aver udito il necessario, mio caro amico. Ma mettiamoci comodi, se non ti arreco disturbo...” -
- “D’accordo, ok. Nessun disturbo. Posso offrirti qualcosa da bere? Non siamo forniti di sacche di sangue, Klaus, eccetto il mio ovviamente! E non abbiamo super alcolici come un tempo, ma un buon Whiskie dovrei averlo..” -
- “Accetto volentieri…” -
Stefan voltò le spalle al suo pseudo amico, non senza qualche recondito timore che non riusciva a celare al suo inconscio. Si recò verso il mobile bar, tirò fuori una delle sue vecchie bottiglie e versò in due bicchieri. Per sé ne mise giusto un assaggio. Porse il bicchiere e Klaus ringraziò.
- “Allora, Klaus, a cosa devo questa visita? E a cosa dobbiamo tutti, la tua visita a Mystic Falls?” -
- “Mi è sempre piaciuto questo tuo essere schietto, l’andare dritto al punto. E’ indubbiamente una grande qualità…” -
- “Provo ad essere così nella mia vita, se riuscirò ad essere migliore di ciò che sono stato..” -
- “Non potrai mai cancellare ciò che sei stato, ne sei consapevole mi auguro.” -
- “Ne sono consapevole. Ma non hai risposto alla mia domanda…” -
- “Sono qui per salutarti e…sono a Mystic Falls perché, come sai, ho una figlia.” -
- “Certo, hai una figlia e anche una vampira bionda molto felici di vederti, presumo..” -
- “E’ probabile…chi può dirlo..” - queste parole uscirono dalla bocca di Klaus con esitazione, tentando di celare una forma di disagio.
- “E’ probabile, certo…” - sorrise nascondendosi dietro al bicchiere.
- “Lo trovi divertente, Stefan?” - replicò Klaus con un tono lievemente pungente.
- “Non volevo deridere nulla di quanto stavi dicendo, affatto..” -
- “D’accordo. Sentiamo, sei davvero squisitamente felice? E’ una domanda sincera, Stefan. Nessun secondo fine, nessuna malizia...” -
Stefan si sollevò e si accomodò meglio adagiandosi sullo schienale del divano. Poteva osservarlo meglio. Era molto incuriosito da ciò che pareva essere un sincero interesse.
- “Sì, lo sono. Elena ed io abbiamo ritrovato ciò che avevamo perso molti anni fa….conosci bene le vicissitudini che ci hanno separato, d’altronde.” -
- “Sì, le ricordo bene. E colgo la nota, più che legittima, di sarcasmo, nella tua voce. Ma mi preme comunque dirti che sono lieto per questo…lieto fine. In fondo te lo sei guadagnato, amico mio. Probabilmente il tuo prezzo l’hai già pagato.” -
- “Sì, lo credo anch’io. E questo mi porta alla mia domanda. Come mai sei qui, Klaus? C’è qualcosa che dovrei sapere riguardo la tua via a New Orleans?” -
- “Oh, nulla che possa neppure lontanamente riguardarvi. Non devi preoccuparti, Stefan. Ho chiaro che tu e i tuoi amici sospettate di me, e di chissà quale oscuro scopo dietro a questa visita. Sono qui per guardarmi in giro, per occuparmi di alcune questioni e per supportare la nostra comune amica. La nostra vampira bionda non può fare da sola tutto lo sporco lavoro. So che per salvarti la pelle ha sgominato una banda di teppistelli. E’ un peccato non fossi presente in quella circostanza!” -
- “Sei bene informato vedo..se tu fossi stato qui, beh, credo che quei delinquenti non sarebbero ancora in circolazione per poterlo raccontare.” -
- “Esatto, non avrei avuto pietà, come so che invece ha fatto Caroline…Mi ha scritto per raccontarmelo..” -
- “Se non ci fosse stata lei anche io, ora probabilmente, non sarei qui a parlane.. Mi ha salvato la vita.” -
- “E’ stata in gamba, d’altra parte, è una donna speciale.” -
- “Lo è senza dubbio..” -
- “In verità…aahh, accidenti per un vampiro della mia età è un po’ imbarazzante affrontare queste chiacchiere da donnicciola…” -
- “Spiegati.” - disse Stefan, sospirando lievemente spazientito.
- “Mi sono fatto molte domande negli ultimi tempi…” -
- “A cosa ti riferisci?” -
- “Alle vostre lieson, caro mio. Qui a Mystic Falls a quanto pare succede di tutto, le coppie cambiano in fretta come cambiano le stagioni..” -
- “Ok Klaus! Quindi sei qui per fare pettegolezzi, interessante!” - bevve un altro sorso di whiskie, non ricordava quel bruciore tanto intenso, accidenti.
- “Mi fraintendi, Stefan. Sto solo cercando di introdurre con leggerezza un argomento a me caro, ma delicato se trattato in tua presenza.” - il suono della sua voce cambiò. Si fece serio e quasi titubante. Nel suo sguardo aleggiava qualcosa che non era ancora stato esplicitato, ma Stefan cominciava a farsi un’idea di cosa appesantiva il cuore antico di Klaus. Caroline.
- “D’accordo, stavo solo scherzando..cosa vuoi sapere esattamente?” -
- “Lei come sta?” -
- “Sta bene. Non vi siete visti?” -
- “Sì, ma solo di sfuggita e per brevi conversazioni. Ho evitato volutamente ogni contatto.” -
- “E per quale ragione?” -
- “Stefan, sono in vita da un tempo che persino per te è inquantificabile. Ho avuto un numero incalcolabile di donne. Solo due volte ho provato dei sentimenti veri. Una di queste due volte è stata con Caroline. Questo non ti era chiaro?” -
- “Certo, lo era da tempo. E cosa ti frena questa volta? Fino ad oggi, da quanto ne so io, i vostri incontri sono stati, diciamo, fugaci ma molto intensi.” -
- “E’ esattamente questo il punto...noi siamo vampiri, fare del buon sesso è una nostra caratteristica, quello non è e non sarà mai un problema. Credo che per lei vada forse bene così..” -
- “Ma..?” -
- “Ma mi domando se è quel che voglio, e se è giusto questo per lei. Perché ci tengo, Stefan. Io a lei tengo realmente. Forse a te risulterà difficile credermi, ma dopo aver sentito tanto parlare della tua reunion definitiva con Elena, e del grande amore che vi lega da sempre, ho pensato che tu potessi comprendere il sentimento che mi muove davvero. Inoltre….inoltre, ora che sei così legato a Elena, so per certo che la tua relazione con Caroline è terminata per sempre. Ma non ho chiaro quanto lei abbia sofferto o soffra ancora per questo. Ti avevo avvertito di non farla soffrire….” - il vampiro strizzò l’occhio al malcapitato Stefan il quale, suo malgrado, dovette dare spiegazioni.
- “Allora avevo ragione a preoccuparmi del tuo arrivo!” - abbassò lo sguardo sorridendo tra sé, Stefan
- “Vedi, Klaus, Damon è morto. Ci ha lasciato, tutti, sacrificandosi per dare un futuro a tutti noi e alla nostra città.” -
- “Ne sono consapevole e, che tu ci creda o meno, la notizia mi colpì molto.” -
- “Ti credo. Ma dopo la sua morte la mia vita è cambiata per sempre. E anche quella di Elena e di Caroline di conseguenza. All’inizio è stata dura, ma io non sono più riuscito a tornare indietro. Il dolore è stato troppo grande, non c’era spazio per nessuno e per nulla che non fosse quel vuoto che riempiva le mie giornate. Qualche sporadica telefonata con Elena, solamente per accertarmi che stesse bene e che non facesse qualche sciocchezza. Era tornata umana, era sola. Temevo potesse decidere di…lasciamo perdere.” -
- “E’ chiaro, amico mio.” -
- “Ho lasciato Caroline da sola, sapendo che davvero sola non sarebbe stata mai. Aveva due figlie, aveva Alaric e doveva vigilare su Elena. E’ un vampiro ed è forte. Niente poteva abbatterla. Ha sofferto, ma è tornata in sella. E ora è più forte di prima. Sta solo cercando la sua strada e il tuo aiuto con la Scuola Salvatore è stato provvidenziale, le ha dato uno scopo. Ma ora, la vera domanda è…tu esattamente, cosa vuoi che accada? Quali risposte stai cercando e da chi? Le stai cercando davvero da me?” -
- “Sì, e le ho avute. Ora dovrò andare a cercare altrove, per avere il resto delle risposte. Sai, ho sempre avuto la sensazione che Caroline potesse essere felice con uno come Matt Donovan. Ma ora che è un vampiro non è più possibile. Non posso, pertanto, neppure augurarle un futuro rose e fiori con lo sceriffo di Mystic Falls, anche se a te l'idea non suonerebbe tanto stramapalata, da quanto ho sentito...” -
- “Chi può mai dirlo, in fondo, quando ho conosciuto Elena lei era umana e io ero un vampiro..” -
- “Ma sappiamo bene, tu ed io, che prima o poi l’avresti abbandonata costretto da evidenti circostanze. Andiamo, Stefan…” -
- “Sì, forse è come dici tu, per fortuna ora non ho più questo fastidioso intralcio chiamato immortalità…!” - sorrisero entrambi, quasi amaramente.
- “Ascoltami Klaus, non posso darti consigli, perché probabilmente la vita di due vampiri è imprevedibile e costellata da mille sfumature. Caroline probabilmente è destinata, come te, ad una vita solitaria. Sentimentalmente parlando.” -
- “E’ probabile. Triste, non trovi?” -
- “Sì, Klaus, è triste. Lo è la vita di un vampiro. Lo so molto bene.”-
- “Sono lieto che almeno qualcuno, tra noi, possa godere di momenti di vita vera…” -  nel mentre, Klaus aveva posato il bicchiere, ringraziando con un cenno della mano, si era alzato e si era già diretto vero la porta.
Il vampiro millenario porse la mano a Stefan Salvatore. Due giovani uomini, un tempo complici di vita dissoluta, poi acerrimi nemici, ora forse entrambi vittime del destino che li aveva avvicinati. Per Stefan era stata la perdita di un fratello e il grande amore per Elena, per Klaus la nascita di Hope, che aveva certamente segnato un netto cambiamento nella sua esistenza, uno spartiacque tra il prima e il dopo. Quella mal celata vena di gentilezza che in lui giaceva nascosta, con la nascita inaspettata di quella figlia era emersa in modo più evidente. E il lato migliore di lui si palesava senza che sentisse più la necessità di tenerlo nascosto, non a tutti perlomeno. Non erano molte le persone che erano venute a contatto con quel suo aspetto. E Stefan era uno di quelli.
- “Ti auguro il meglio.” -
- “Grazie. Auguro anche a te di fare chiarezza. Ma credo che la signora di cui stavamo parlando potrà darti tutte le risposte che cerchi..ti sta aspettando, da molto credo.” -
- “Lo so, è ora che vada...” - si allontanò lentamente ma si voltò nuovamente - “Ah, Stefan..se c’è qualcosa che posso fare per esservi utile.. Insomma….Stefan Salvatore non può costruire la sua vita, o una famiglia, in questa, diciamo, specie di casa! Sono esigente, come ben sai...” -
- “Non sono certamente in grado di raggiungere i tuoi standard di aspettative, in effetti. Ma nonostante abbia vissuto comodamente, e a lungo, a casa Salvatore, sinceramente non fatico ad adattarmi ad altre realtà. Devo ammettere che al momento sto attraversando la fase ‘due cuori e una capanna’, anche se so che non potrà durare per sempre..” -
- “Allora rifletti sulla mia proposta. Se volevi sapere a cosa è dovuta questa mia visita così anticipata, non lo so. Scegli la risposta che preferisci, magari ho bisogno di dare un senso alla mia vita aiutando chi mi sta intorno…chi lo sa, oppure...sto solo vegliando su dei vecchi amici.” - sollevò l'angolo della bocca, accennando un sorriso. Con quello sguardo ambiguo che lo contraddistingueva lasciò trapelare a quel punto, senza ombra di dubbio, che quella conversazione così intima, seppur gradita, era solo la facciata di qualcosa di ben diverso. Nascondeva qualcosa, ne era assolutamente certo, ora più che mai. Ma era altrettanto chiaro che non glielo avrebbe mai detto. Confidava unicamente nella buonafede dei suoi gesti e nel sincero affetto verso Caroline e verso tutti loro. La sua visita a Mystic Falls aveva certamente un scopo non chiaro, ma dopo quella chiacchierata Stefan fu comunque certo che nessuno di loro stesse correndo alcun pericolo. O che, perlomeno, lui era lì appositamente per accertarsi che tutti loro fossero al sicuro da qualche altra minaccia. Era lì per proteggerli, per proteggere sua figlia e Caroline. E anche se ignorava l’origine di questa ipotetica minaccia, l’unica cosa certa era che avrebbero fatto meglio, tutti loro, a rimanerne all’oscuro.
- “Ehi, Klaus…ricordi la vecchia casa di Elena?” -
- “Certo..la ricordo molto bene.” -
- “Ti ricorderai anche che lei le diede fuoco, ormai molti anni fa…” -
- “Ovviamente ricordo anche questo..” -
- “Dovresti darle un’occhiata...credo che a Elena manchi molto quella casa. Questa le somiglia ma per lei non è la stessa cosa.” -
- “Ricevuto, amico, ricevuto.” - si salutarono con un cenno della mano. Era la seconda volta, nella giornata, che congedava un….amico? E richiudeva la porta. La vita a Mystic Falls stava diventando sempre più strana. Stava diventando troppo…normale.
Era vero quello che era appena accaduto? Klaus era venuto a casa sua, per parlargli col cuore in mano e per offrire loro il suo aiuto e la sua protezione. O così gli era davvero parso. Doveva assolutamente chiamare Elena.

Nella semplice routine di Mystic Falls, i pochi posti dove poter incontrare per certo qualcuno, nell’arco della giornata, non erano molti. Uno era il parco pubblico, un altro luogo era il liceo, e ovviamente il Grill.
E quello strano incontro non poteva che accadere su uno di quegli sgabelli.
Ma questa volta, su quello sgabello, non si trovava seduto Damon, o Alaric, neppure Stefan.
- “Ciao, sei nuova in città?” -
- “Io nuova? Non direi proprio…” - gli occhi scuri della giovane Bennet incrociarono quelli di uno spaurito Josh, colpito da quel volto così particolare e intenso.
- “Allora ti chiedo scusa, ma non ti avevo mai vista prima d'ora." -
- "Sono stata via a lungo.." -
- "Cosa posso servirti?” -
- “Non lo so, decidi tu, ma niente di troppo forte mi raccomando..” -
- “Ricevuto..” -
Osservando le mani del giovane Joshua impegnarsi nella preparazione del suo leggero cocktail, fu colta decisamente alla sprovvista quando quella voce a lei nota le si rivolse.
- “La mia strega preferita, che sorpresa. Tra i tanti volti che avevo messo in conto di incontrare qui a Mystic Falls il tuo non era nell’elenco, questa volta…” -
- “Beh, posso dire lo stesso di te, Klaus. Non avevo in mente te come primo incontro non appena rientrata.” -
- “Manchi da molto, giusto?” -
- “Giusto…” -
- “Se sei qui significa, forse, che hai perdonato Stefan per quel terribile gesto…” -
- “Terribile gesto? La morte di Enzo? Interessante definirlo terribile gesto..” -
- “Dovresti sapere, mia cara, che gli eufemismi fanno parte del mio stile e della mia epoca..” -
- “Certamente.. Ad ogni modo, se vuoi saperlo, l’ho perdonato, certo…” -
- “Non avevo alcun dubbio su questo..” -
- “E tu cosa fai da queste parti? A parte, ovviamente, visitare Hope…” -
- “Oh, molte cose e nessuna in verità…diciamo che sono qui per fare una sorta di ronda…” -
- “Come dici? Cosa significa?” -
- “Non c’è molto atro che tu debba sapere, Bonnie, ma se sono qui al Grill in realtà è perché ho bisogno del tuo aiuto…” -
- “Stai scherzando, spero…quindi non sei qui per caso, mi stavi cercando…” -
- “Ovvio” -
- “Non ho alcuna intenzione di farmi coinvolgere nuovamente, ho passato il mio tempo lontano da qui in tutta tranquillità, cercando di disintossicarmi anche dalle esperienze orribili che abbiamo vissuto in passato. Non sono tornata qui per ricominciare la vecchia vita…” -
- “Mi stai forse dicendo che i tuoi poteri non sono tornati e che non vorrai usarli mai più? Andiamo, Bonnie, è il tuo destino e lo sai. Ad ogni modo non hai ancora ascoltato ciò che devo dirti…” -
- “Scusami…va tutto bene?” - la voce di Josh si introdusse nel dialogo tra Bonnie e il vecchio vampiro, volto nuovo per Mystic Falls, perlomeno per il giovane Joshua.
- “Certo, va tutto bene, grazie.” -
- “Perch.. se questo tizio ti sta importunando posso…” -
- “Ascoltami bene, piccolo barista ficcanaso, io e la signora qui presente ci conosciamo da molti anni. Io frequentavo questo bar, e questo sgabello, quando tu andavi ancora all’asilo probabilmente. Ti consiglio di farti da parte e di non immischiarti nuovamente..” -
- “Ah sì? Lo sai che potrei sbatterti fuori? Perché in questo locale noi non vogliamo soggetti come te, arroganti e sbruffoni..se sei in cerca di problemi ti consiglio di andare altrove..” -
- “Ehi, Josh, lascia stare per favore..” -
- “Allora non ti deve essere chiaro quel che ho detto…” - Klaus si alzò di scatto afferrando il polso del ragazzo, con una presa tanto forte da fargli sbarrare gli occhi dalla paura. Lo sguardo fisso negli occhi del giovane lo rese incapace di reagire.
- "Ti ho detto di non immischiarti!" -
Senza esitazione e comandata dal suo istinto, la mente di Bonnie si mise in azione. La rabbia verso il sopruso che si stava perpetrando davanti a lei, la fece agire senza neppure riflettere. E Klaus si trovò di colpo con la testa pulsante per l’improvviso e intenso dolore, una morsa così forte che lo costrinse a lasciare a sua volta il ragazzo che arretrò di colpo verso il muro alle sue spalle, rovesciando numerose stoviglie. Il frastuono si diffuse in tutta la sala portando molta gente a voltarsi verso di loro.
- “Ok, ok, d’accordo, ho ricevuto il messaggio Strega…” -
Bonnie lasciò andare la sua preda.
- “Ma vedo che non hai perso il tuo tocco e me ne rallegro.." - si riprese rapidamente, il vecchio Orginale. - "..ero certo che fossi ancora la stessa Bonnie Bennet…” -
- “Cosa vorresti dire?” -
- “Volevo metterti alla prova..mi dispiace che questo povero ragazzino ne abbia fatto le spese, ora dovrò rimediare..” -
- “Ho agito d’istinto e...non era la prima volta che utilizzavo i miei poteri, negli ultimi tempi, ma mai in questo modo. Insomma, non era più capitato nulla che mi facesse provare ciò che ho provato un attimo fa…” -
- “Non si direbbe affatto tu fossi fuori allenamento, a giudicare dal mal di testa che mi porterò dietro per qualche ora!” -
- “L’hai spaventato a morte.” - il tono di Bonnie si fece nuovamente serio e recriminatorio.
- “Lo so. Ehi tu, vieni qua…” -
il ragazzo si avvicinò nuovamente al bancone, quasi ipnotizzato dallo sguardo ma anche dalla voce di quello strano avventore che si trovava di fronte a lui. Ne era terrorizzato ma non poteva non eseguire i suoi comandi.
- “Dimentica quanto accaduto, abbiamo conversato, mi hai versato da bere e io me ne sono andato. La strega rimarrà qui…” - voltandosi verso Bonnie - “Ah, giusto: dimentica anche questo. Lei NON è una strega, è solo una brava ex studentessa di Mystic Falls…” -
- “D’accordo, Klaus, ho capito il messaggio. Cosa ti serve? Cosa vuoi da noi?” -
- “Bonnie, rilassati tesoro, non mi serve niente. Volevo solo sapere se posso contare sul tuo aiuto semmai ce ne dovesse essere bisogno. Sai…per Hope, e per Caroline..” -
- “Aiuto per cosa? Di cosa hai paura, Klaus? Cosa dobbiamo temere?” -
- “Oh, voi nulla. Ma io ho molto da temere. Sono immortale, lo so, ma le persone a me care non lo sono. E ho bisogno che tu mi aiuti a tenre anche loro al sicuro, qualora dovessere essere necessario.” -
- “Dovrai essere più chiaro allora…” -
- “Lo sarò, quando sarà chiaro anche per me. E solo se sarà necessario. Sei con me, Bonnie? Stavolta dovrai fidarti e basta.” -
- “Ok, mi fido Klaus. Ma che sia chiara una cosa: sono qui per ritrovare la mia vita. Ti prego di non rovinare nuovamente la quiete di Mystic Falls. Non portare problemi nella vita di Caroline o di Hope. O farò di tutto per contrastarti…” -
- “Allora credo che abbiamo raggiunto il nostro accordo.” -
Uno sguardo di sfida e di pseudo alleanza aleggiava tra i due. Un tempo nemici giurati.
Bonnie sapeva bene che quell’uomo era nel cuore di Caroline, non desiderava intralciarla ed era tornata anche per rientrare nella vita delle sue amiche. Ma il suo essere una Strega, era chiaro, non le avrebbe mai permesso di condurre un’esistenza davvero normale. Per questa ragione, forse, nella sua vita, poteva esserci solo qualcuno che comprendesse ciò. Uno stregone, un vampiro, un cacciatore di vampiri….
Avrebbe voluto contattare Jeremy ma Caroline le aveva fatto promettere che l’entrata a sorpresa ci sarebbe stata, e che sarebbe accaduto durante la Festa.
Era il momento di ritirarsi e dedicarsi ai preparativi. Il Grill era un luogo ad alto rischio di incontro.
- “Devo andare, ci vedremo a Casa Salvatore domani sera, presumo…” -
- “Certamente, e credo tu sarai l’ospite d’onore..” -
- “Facciamo in modo che sia una bella serata…” -
- “Lo sarà, non temere..” -
Si allontanò e uscì dal locale. Una volta all’esterno tirò un profondo respiro. Senza rendersene conto, sebbene riuscendo a controllare tutto alla perfezione, quei minuti trascorsi con Klaus le avevano creato tensione. Ma nonostante non riuscisse a fidarsi completamente e ad essere felice per la sua amica, doveva riconoscere che lui l’aveva aiutata a ritrovare maggiore consapevolezza di se stessa e di questo gli era grata.
Sentiva scorrere dentro di lei, nuovamente, tutta la linfa dei Bennet. Si sentiva forte e non vedeva l’ora di condividere tutto questo con le persone a lei care.

 

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Capitolo 19
*** Preparativi ***


19 -  Preparativi

Era già arrivato il mezzodì e i preparativi, all’interno della scuola Salvatore, fervevano. Il giorno tanto atteso era finalmente giunto.
I giovani vampiri e le piccole streghe, residenti in quel grosso edificio, erano stati istruiti da giorni affinché niente, nei loro gesti o intenzioni, lasciasse trapelare dubbi o sospetti circa la loro vera natura. Sarebbero intervenuti alcuni responsabili del Liceo di Mystic Falls insieme ad un nutrito gruppo di studenti. Doveva andare tutto bene, non erano permessi imprevisti. Caroline Forbes era stata molto chiara.
Ma l’ansia che qualcosa potesse andare storto e che la Scuola potesse diventare oggetto di troppa curiosità, albergava nei pensieri di Caroline.
Per questa ragione, da un paio d’ore, non faceva altro che sbraitare contro i poveri malcapitati inservienti che si stavano dando da fare per addobbare il grande salotto Salvatore.
- “Non è possibile, credo di averlo ripetuto non una ma cento volte, da stamattina. Queste composizioni devono essere ben in vista, ma non devono di certo intralciare lo spazio necessario per attraversare la sala. Quindi perché non provare in questo modo? E’ tanto difficile?” - disse la vampira spostando l’ennesima cesta sulla base delle idee ben chiare nella sua mente.
- “Non dovresti agitarti così, ti verranno i capelli bianchi prima del tempo, mia cara!” -
Distratta dalle sue stesse grida e dai rumori che la circondavano, non lo aveva sentito arrivare alle sue spalle.
- “Diamine, Klaus, non ti aspettavo…” -
- “Davvero? Questo mi ferisce…” -
- “Non intendevo…” - rispose quasi sbuffando.
- “So cosa intendevi…” -
- “Scusami…” -
- “Non devi…vieni con me..” - la prese sotto braccio con garbo, con il suo consueto fare d’altri tempi e, vincendo le sue resistenze, la condusse nel parco. Avevano camminato abbastanza per allontanarsi da occhi indiscreti. Era mezzogiorno e il sole era alto. Faceva caldo, ma per loro vampiri non era un problema. Tutti i vampiri, tutti coloro in possesso di un talismano, adoravano poter godere del calore del sole. Li faceva sentire più vivi.
- “D’accordo, fermati ti prego…” - disse Klaus alla giovane donna di fronte a lui, la quale continuava a camminare un passo più avanti e con frenesia.
- “Ok, mi fermo..” - rispose piantandosi con i piedi, con fare di sfida e incrociando le braccia.
- “Cosa ti succede?” -
- “Non mi succede niente, ho solo un miliardo di cose da fare e a cui pensare…” -
- “Ne sono consapevole, ma non è una buona ragione per maltrattare quel ragazzo. Nonostante i tuoi tanti difetti, non è da te…” -
- “I miei tanti difetti? I miei?” -
- “I tuoi, tesoro, come tutti noi. Sei forse immune da sbagli?” -
- “Niente affatto, commetto molti errori…purtroppo.” - affermò fiera, guardandolo dritto negli occhi con aria di sfida.
- “Sei arrabbiata. Avanti, puoi dirlo.” -
- “Certo che sono arrabbiata, ti ho già detto che ho molto da fare..” -
- “Non è questa la ragione, andiamo. Sono qui, parla con me…” -
- “Ah giusto, sei qui…” -
- “Ok, ricevuto. Sei arrabbiata perché l’ultima volta me ne sono andato senza salutarti a dovere…” -
- “Niente affatto, sono arrabbiata perché non ti sei fatto sentire per mesi. Non mi devi niente, ma potresti provare ad essere solo un po’ più…” - non riuscì a finire la frase perché la mano di lui la afferrò con vigore attirandola a sé, la strinse e la baciò con slancio. Lei ricambiò immediatamente quel bacio e sapeva che non sarebbe riuscita a fermarsi. Ma lo fece lui un istante dopo.
Le scostò il viso dal suo, tenendolo stretto tra le mani.
- “Non volevo ferirti, sono successe molte cose. Ti spiegherò. Per ora ti chiedo solo di perdonare la mia insensibilità...” -
Caroline si sentiva in trappola. Quell’uomo così affascinante la stava possedendo, in senso fisico e mentale. Non avrebbe potuto sottrarsi neppure lo avesse desiderato con tutte le sue forze. Perché quello sguardo, quella voce, quel suono così caldo, non le lasciavano scampo. E no, non desiderava affatto fuggire. Non sapeva cosa desiderare esattamente, ma sapeva per certo che, in quell’attimo, voleva essere sua.
- “Mi spiegherai, ma ora baciami..” -

La tenuta Salvatore era molto vasta, perfettamente in grado di contenere luoghi appartati che potevano consentire ad una coppia di vampiri di consumare un sesso travolgente in breve tempo, senza destare scalpore né sospetti.
Avevano dato sfogo ad ogni loro desiderio e frustrazione, lasciando che i loro corpi colmassero quel desiderio bruciante e riempisse anche i vuoti emotivi che entrambi sentivano.
Il vecchio e malvagio vampiro millenario, la giovane vampira che viveva un’esistenza al limite del sostenibile tentarono, entrambi, di trovare un’unione perfetta che diede loro una breve ora di quiete interiore.
Appoggiati con le spalle al tronco di un grande albero i due amanti, già ricomposti, tentavano di imbastire una banale conversazione.
- “Hope era felice come non mai..” -
- “Sì, me ne sono reso conto. E mi sento ancora più in colpa.” -
- “Avrai molto da farti perdonare allora…” - disse la giovane sorridendo maliziosa.
- “Mi è chiaro…” - gli occhi cerulei di Klaus incontrarono quei dolci e astuti occhi nei quali spesso si era perso.
- “Mi manchi, e tu lo sai. Quindi non fare la pazza in mia presenza, perché noi siamo vampiri e non sarà un mese o un anno a fare la differenza tra noi. Sempre che tu…” -
- “Sempre che io…cosa?” -
- “Ammesso che tu desideri questo davvero…” -
Caroline non rispose. Non sapeva esattamente cosa rispondere. Sapeva di desiderarlo, sapeva di poterlo avere ogni qual volta lo avesse desiderato, probabilmente. Forse le bastava, forse no. Non si era soffermata su questo e forse, per ora, non ne aveva intenzione. Ma forse, prima o poi, avrebbe dovuto farlo. Cosa le stava chiedendo?
- “Bene, forse la domanda non era banale…” -
- “Esatto, non è una domanda che prevede una sola risposta…e lo sai anche tu..” -
- “Certo, lo so. La tua vita è qui, Caroline. Non c’è nulla che io desideri di più della tua serenità. O felicità. E non so in che misura potrei darti entrambe queste cose…me ne rendo conto. Io non sono di certo Stefan, o Tyler, o Matt Lo Sceriffo Donovan..” -
- “Non è questo il problema…che sciocchezze!” -
- “Oh sì, invece. Tu desideri stabilità, qualcuno che ti sia vicino ogni giorno. Non hai ancora cambiato, dentro di te, la prospettiva del tempo che passa. Ragioni da umana, vivi da umana. Il tuo essere vampiro sembra essere un dettaglio, sei talmente brava a controllarti che nessuno se ne accorgerà mai. E questa è una grande dote, Caroline. Ma bada bene…non fare l’errore che Stefan Salvatore commise molti anni fa. Il tuo essere non potrà essere controllato per sempre. E mai del tutto. E il punto è che…ma sì, è chiaro..” -
“Non essere criptico..” -
- “Io ti ricordo tutto ciò che preferisci ignorare. Lasciarti andare con me è un’eccezione, non la regola, per te. Se io fossi più presente nella tua vita, o tu nella mia, probabilmente non sapresti controllarti come ora. E questo ti fa paura.” -
- “Non è vero..” -
- “Sì, è vero. E non è una colpa. Ti serve tempo. E io non ho fretta, come sai. Te l’ho detto anni fa. Qualunque sia l’attesa, mia cara. Perché per te…”  - si avvicinò sussurrandole all’orecchio
- “…per te varrebbe la pena scalare una montagna, toccare le profondità marine, e anche trascorrere cent’anni di solitudine. “ -
Il cuore di Caroline sussultò. Un brivido le percorse tutto il corpo. Le emozioni di vampiro stavano prendendo il sopravvento. Si alzò di scatto, lo spinse con forza a terra, adagiato sull’erba morbida e fresca. Con la veemenza che la sua natura le consentiva, si portò su di lui per impadronirsi di tutto ciò che desiderava. I loro corpi di avvolsero, si ferirono, si compensarono e continuarono a stravolgere i loro sensi nuovamente.

Klaus riprese lentamente coscienza del luogo in cui si trovavano, assaporò il corpo di Caroline che giaceva morbido sopra il suo. Continuò a baciarle il collo e i capelli. Era ancora dentro di lei ma non voleva staccarsi, neppure lei sembrava intenzionata a farlo. Con le braccia le avvolgeva la schiena accarezzandola.Teneva il viso nascosto, affondandolo nella sua spalla e respirando il suo odore.
Fu un attimo e sentì che non poteva più impedirlo.
Le sollevò i capelli e le scoprì un orecchio. Sussurrò solamente - “Ti amo.” -
Gli occhi di Caroline si spalancarono. Li richiuse e non disse nulla. Alzò il viso e lo baciò. Entrambi chiusero gli occhi e tacitamente presero per loro ancora qualche istante, prima di tornare nel mondo reale.


Al Grill, nel frattempo, qualche avventore cercava di trascorrere qualche attimo di pace prima di tuffarsi nel caos del grande evento previsto per quel giorno.
Matt e Jeremy, seduti d un tavolo, si stavano intrattenendo con in mano un banale bicchiere di birra.
- “Roba da pivelli!” - avrebbe detto Damon.
Sorrise il giovane Gilbert facendo roteare il boccale tra le sue mani.
Donovan sorrise di rimando.
Il nome di Damon Salvatore era sulla bocca di ciascuno di loro frequentemente. Tutti si erano ritrovati, in questo ultimo anno, a pensare a lui in un modo o nell’altro. Con rimpianto, con nostalgia, con stizza, con divertimento. Ma raramente il pensiero di Damon aveva fatto riaffiorare rabbia o rancore, persino in Jeremy.
- “Ehi, non vorrai dirmi che ti manca Damon?” -
- “Perché? Sarebbe tanto strano?” -
- “Niente affatto, era solo una provocazione. In un modo o nell’altro credo manchi a tutti, di certo non solamente ad Elena…” -
- “Oh beh, ultimamente credo stia pensando a lui sempre meno…ahahah” -
- “Hai decisamente ragione…” -
- “Avanti, beviamo un altro sorso prima di buttarci nella mischia..” -
- “Io non credo di averne molta voglia..” - disse Matt con malcelata stanchezza.
- “Oh avanti, non vorrai lasciarmi solo… Stefan e Elena sono sempre incollati, Alaric avrà molte relazioni pubbliche da mandare avanti stasera, Caroline è presa da molto altro ed io, senza dubbio, non ho alcuna ragazza da accompagnare!” -
- “Sei sicuro? Mi era parso di notare un certo feeling tra te e una delle ragazze incontrate la scorsa settimana in palestra. Non frequenta il Liceo?…” -
- “Starai scherzando! E’ una ragazzina e io ho ben altro da fare..” -
- “Certo, come no!” -
- “Sto dicendo sul serio, lei ha quell’atteggiamento provocatorio che però, con me, non attacca…” -
- “Allora è probabile che anche tu, come Stefan e anche come me, stia vivendo nel passato…” -
- “Ecco, lo sapevo, da un’allusione siamo passati ad una predica filosofica… “ -
- “Non vorrai dirmi che non sei ancorato al passato e che non ti manca la tua ex ragazza strega…!” -
- “Non ho detto che non mi manchi…” -
-  “Non sappiamo se e quando tornerà, Jeremy. Non ha molto senso continuare ad aspettarla, non trovi?” -
- “Senti chi parla…come se tu non fossi ancorato al passato. Lo vedo come guardi Caroline. Eppure ti dovrebbero essere chiare molte cose, ormai..” -
Matt abbassò lo sguardo.
- “Caroline è un vampiro…” -
- “Appunto…” -
- “Lasciamo stare, credo sia meglio. Il tipo, laggiù, secondo te che intenzioni ha?” -
- “Beh, sarebbe ora che anche Josh voltasse pagine…” -
- “Non credo abbia ancora capito cosa fare…” -
- “Eppure sono certa che i due starebbero bene insieme..” -
Continuarono a fare pettegolezzo con leggerezza, come due ragazzine, come ai vecchi tempi.
I loro commenti erano rivolti al barista Josh il quale, dopo essere stato piantato in asso da Elena, non si rassegnava e continuava ad ignorare l’evidente cotta che la bella Kristen aveva per lui.
Si stuzzicavano, passavano molto tempo insieme a chiacchierare fitto al bancone del bar, si piacevano senza dubbio, ma il ragazzo non si era ancora deciso a fare alcun passo.
Il vero ostacolo, quella sera, era che Joshua non era rientrato nel gruppo degli studenti selezionati per la festa. In realtà per sua scelta non si era presentato al colloquio, pertanto non era stato preso in considerazione. Lo riteneva tempo perso e dopo l’ultima esperienza con i balli della scuola si era ripromesso di non farsi più coinvolgere da simili sciocchezze.
Aveva poi saputo che Kristen e le sue amiche erano rientrate in quel gruppo. Pertanto, alla Scuola Salvatore, lei ci sarebbe stata. Così come Stefan e anche Elena.
Ma era assolutamente certo, e questo era il suo vero timore, che in quella scuola per “ricchi” lei avrebbe incontrato un rampollo affascinante che le avrebbe fatto le giuste avance e l’avrebbe persino convinta a lasciare il liceo per iscriversi a quella scuola. Poi si sarebbero diplomati, sposati e avrebbero avuto cinque figli.
Non poteva presentarsi senza un invito, ma in quel momento desiderò moltissimo avere la faccia tosta per provarci.


Elena, quella mattina, si era svegliata molto tardi. Nel suo letto, girandosi con pigrizia, si era resa conta di essere sola. Da molti giorni dormiva con Stefan al suo fianco ed era la prima volta che si svegliava senza di lui.
Si infilò un lungo cardigan di lana e vi si avvolse. A piedi scalzi raggiunse la soglia della porta e vide Stefan, di spalle, poggiato al tavolo della cucina, intento sul suo computer.
Strinse gli occhi per accentuare la vista, non riusciva a vedere. Rimase in silenzio. Chissà cosa stava facendo.
Quando mise a fuoco si rese conto che era collegato al sito della facoltà di Medicina.
Stefan non era più un vampiro, di certo non l’avrebbe sentita e probabilmente non si sarebbe accorto della sua presenza.
Ma le parve subito sbagliato ciò che stava facendo. Lo stava spiando e non era da lei.
Medicina.
Decise di fare finta di niente e rientrò in camera silenziosa.

Bonnie, sul divano di casa di sua nonna nella quale aveva deciso di alloggiare, anziché dal padre, si crogiolava in un’inerzia che non le era tipica. Avrebbe voluto chiamare tutti e dire Sono tornata! Ma non era ancora il momento giusto.
Avrebbe dovuto cominciare a prepararsi per il grande evento ma la stanchezza, e i postumi del jet lag, la tenevano saldamente ancorata a quel divano. La mattina stessa, al suo risveglio, per parecchi minuti era rimasta convinta di trovarsi ancora a Parigi.
L’incontro con Klaus, la sera precedente al Grill, le aveva lasciato una spiacevole sensazione che contava di fugare rapidamente quella sera stessa. Non voleva guai, non dovevano più esserci problemi a Mystic Falls. La cosa più eclatante che sarebbe potuta succedere, di lì in avanti, avrebbe dovuto essere niente più che l’inaugurazione di un nuovo grande evento che poteva classificarsi come epico per tutta la cittadina.
Per rendere ancora più credibile la sorpresa, le aveva suggerito Caroline, avevano deciso che avrebbe mandato un sms a Jeremy e uno ad Elena, per depistarli.
- “Ehi straniero, come ve la passate oltreoceano? Ho saputo che stasera sarete parte di un mega evento che rimarrà negli annali di Mystic Falls…” -
La risposta fu rapida.
- “Come potrai bene immaginare, anche volendo, abbiamo dovuto aderire per forza! Ma sarà una serata particolare, non ho dubbi su questo. Ci siamo tutti, sai? Manchi solo tu…” -
- “Hai ragione, sarà una serata davvero particolare, dovrai raccontarmi tutto, ok?” -
- “Ok… ti chiamo casomai domani. Una videochiamata…” -
- “A domani allora..” -
Lo scambio si concluse così. La giovane Bonnie non potè fare a meno che sorridere tra sé, sperando che la sorpresa avrebbe suscitato le reazioni che lei davvero desiderava.
Chissà se rivedere Jeremy sarebbe stato piacevole come si aspettava, e chissà se il ragazzo era davvero ancora lì, se c’era ancora qualcosa che avrebbero potuto condividere. Era passato molto tempo, erano successe così tante cose.

Si era fatto ormai tardi, non potevano rimandare oltre. Matt e Jeremy giunsero alla Scuola Salvatore. Si erano presentati con largo anticipo perchè dovevano convincere la padrona di casa a fare un’eccezione per un giovanotto spaesato.
Josh fece il suo ingresso alle loro spalle. Aveva delegato l’assistente di cucina di occuparsi del bancone. Sapevano bene che , quella sera, il locale sarebbe stato semi deserto, coinvolti come erano molti giovani nella serata a casa Salvatore.
- “Sul serio? Lui che ci fa qui?” -
- “Dobbiamo parlare, per ora lascialo entrare, ok? Ti spiego tutto dopo…” -
- “Non capisco, Elena non sarà affatto contenta…” -
- “Forse, ma sono certo che se ne dimenticherà in fretta, quando si renderà conto che il bravo Josh non è qui per lei.” -
- “Ah no? E per chi sarebbero le sue attenzioni stavolta?” -
- “Non te ne occupare, ci pensiamo noi. Josh si offre però, in cambio della tua ospitalità, di darti una mano in quel che serve.” -
Josh, ancora sulla porta insieme a Jeremy, attendeva un cenno per poter finalmente entrare. Il cenno alla fine giunse.
- “Ok, d’accordo, entra pure… Ci sono un milione di cose da fare. Vai da quella parte e troverai Stewart che ti spiegherà come renderti utile. Digli che ti mando io.” -
- “Grazie davvero!” -
Nonostante fosse stato per un paio di mesi il ragazzo di Elena, lui e Caroline non si erano mai incontrati di persona, salvo di sfuggita in rare occasioni. Lui continuava pertanto a darle del Lei e rivolgersi con la formalità richiesta alla figura che Caroline ricopriva all’interno del Liceo. La consulente della Preside era temuta da tutti. Qualche ora prima, al Grill, dopo aver assistito alle "effusioni" mal celate tra Josh e Kristen, Jeremy e Matt si erano scambiati uno sguardo complice dopo aver formulato, molto probabilmente, lo stesso pensiero. Avevano, poco dopo, preso in disparte Josh e l'avevano convinto ad accompagnarlo alla Scuola Salvatore, avrebbero pensato loro a fargli aggirare il mancato invito. Era la scelta giusta per la coppietta in erba la quale, volente o nolente, riscuoteva simapatie.


Qualche ora più tardi nel piccolo soggiorno di Elena, di fronte all’unico specchio presente in quella casa, un giovane e affascinante Salvatore stava cercando di sistemare invano i suoi capelli.
- “Non avrei mai sospettato che anche mettere un po’ di gel sarebbe stata un’impresa, da umano…temo di essere ormai scarso in molte cose…” -
- “Non tutte, caro Stefan Salvatore, ci sono cose che sai ancora fare divinamente…” – la voce suadente e allusiva di Elena giungeva dalla stanza accanto.
Un sorrisetto compiaciuto ricoprì il volto di Stefan. Si sentì molto simile a suo fratello. Era davvero da lui compiacersi per essere appena stato definito un buon amante!
- “Signorina Gilbert, sta forse proponendo di tardare alla Festa?” -
- “Oh no, impossibile, Caroline non ce lo perdonerebbe e poi…” - fece una pausa.
- “E poi cosa?” -
Non rispose. Ma sentì la porta alle sue spalle aprirsi. Si voltò in modo istintivo senza riflettere, non aveva idea che di fronte a sé si sarebbe stagliata quella meravigliosa figura.
Elena, dopo aver visto gli abiti inviati da Klaus a Caroline e Hope non aveva resistito. Non voleva in alcun modo competere con Caroline, desiderava unicamente fare centro nel cuore di quel favoloso ragazzo che l‘attendeva nella stanza accanto.
Agli occhi di un attonito Stefan, l’eleganza altera di quell’abito dallo stile antico strideva con quella piccola casa di periferia. Sentiva di voler fare tutto il possibile per dare ad Elena di più, molto di più. Lei era perfettamente in grado di realizzare se stessa ma, per quanto nelle sue possibilità, desiderava contribuire con una casa che la rendesse felice e che potesse diventare, per sempre, la loro casa. Che fosse stata o meno la vecchia casa dei Gilbert, lui avrebbe trovato la casa giusta per loro.
Quell’abito faceva risaltare ogni cosa di lei. Il colore della sua pelle, i suoi capelli raccolti ma con ciocche che cadevano sulle spalle, il ciondolo al collo.
Già, il ciondolo, non lo vedeva da anni. Non credeva neppure ne fosse ancora in possesso.
- “Non dici niente?” -
- “Non so cosa dire…Elena, scusami. Sono frastornato…” - chiuse gli occhi per un attimo.
Il ragazzo prese il ciondolo tra le dita, delicatamente.
- “Stefan…che succede?” -
- “Ero certo non esistesse più…” -
- “E invece c’è ancora…Damon me lo riportò molte volte, in passato. E una di queste volte mi disse che rappresentava il mio indissolubile legame con te. Aveva ragione, Stefan.” -
- “Chi può dirlo..” -
- “Di cosa hai paura?” -
- “Di tutto. Di me, di te, di noi, del futuro, di vivere forse….” -
- “Anch’io…” -
- “Dici sul serio?”
- “Stefan…ce lo meritiamo. Guardami, non può più succederci nulla, ora è il nostro momento, viviamolo insieme…” -
- “A volte ho l’impressione che la felicità possa sopraffarmi, è incredibile, è come se…” -
- “Senti di non meritartelo? Di essere felice..giusto?” -
- “Giusto.. e che la meravigliosa creatura che ho davanti un giorno potrebbe andarsene, potrebbe desiderare altro o altri, o fuggire altrove…” -
Non credeva potesse succedergli, da quando era tornato umano quel tipo di emozione era riuscito a tenerla a bada, nonostante le enormi tragedie che avevano costellato la sua vita. Ma in quell’istante si sentì sopraffatto dall’emozione, dalla felicità o forse dalla paura. Non riuscì ad impedirlo ed una lacrima scese a rigare il suo volto tirato.
- “Stefan…ma cosa dici?” - la mano di lei gli accarezzò dolcemente la guancia. Gli tolse quel rivolo con tocco delicato.
- “Non so se ho davvero compreso la ragione di questo tuo stato d’animo. Posso solo dirti che io sono qui e non ho intenzione di andare da nessuna parte. E non c’è niente e nessuno nei confronti del quale tu debba sentirti in colpa. Né Damon, né…” - non finì la frase.
- “Né Bonnie..” -
- “Né Bonnie.” -
- “Ne sei certa? Io sono felice, lei invece non ha più il suo compagno.” -
- “Stefan, le hai chiesto perdono, hai espiato le tue colpe più di ogni altro in questa città. Bonnie troverà la sua felicità, forse è dietro l’angolo e noi non lo sappiamo ancora. O non lo sa neppure lei.” -
Le parole rassicuranti di Elena riportarono quiete nel suo cuore. Non era per Bonnie, non era per Damon, si rese conto che quel momento di forte emozione era legato principalmente al terrore, era più forte di lui provarlo, di poterla perdere come era successo in passato. Che fosse per cause sovrannaturali o per un altro uomo. Per suo fratello o per un giovane aitante barista. Che quell’attimo di perfezione potesse sparire in un soffio, che un qualunque evento inaspettato potesse portargli via ciò che aveva, come era successo in passato, senza che potesse far nulla.
Ma ascoltando il tono dolce e rassicurante di Elena si accorse di quanto fossero sciocche e infondate le sue peregrinazioni. Di quanto fosse reale ciò che aveva davanti a sé.
Chiuse gli occhi per un istante e quando li riaprì sentì che tutto sarebbe andato per il meglio e che era davvero giunto il momento di guardare avanti, di guardare al futuro. Doveva parlare ad Elena dei suoi progetti, l’avrebbe fatto. Ma non quella sera.
- “Sei bellissima…” -
- “Grazie!” -
- “Intendo dire che sei di una bellezza abbagliante…ma non solo esteriormente. Ho quasi voglia di tenerti tutta per me stasera! Ma ora che ci penso, da dove arriva quest’abito? Non sarà anche questo un regalo di Klaus?!” -
- “Che sciocco! Ma non potevo essere da meno, non credi?” -
- “Ovvio, e non lo sarai….Ma fammi pensare, no, così non va bene! Aspetta un momento!” -
- “Dove vai?” -
- “Va tutto bene, chiudi gli occhi solo un attimo…” -
La ragazza lo assecondò, chiuse gli occhi e udì unicamente un calpestio e lievi rumori.
Un istante dopo sentì suonare il campanello. Aprì gli occhi e si diresse, perplessa, verso la porta.
Aprì.
Il suo uomo era di fronte a lei, sulla porta, in perfetto stile Salvatore e con l’eleganza assoluta che lo aveva sempre contraddistinto. Nei minuti precedenti era stata presa dalla loro conversazione e non aveva badato a quanto fosse bello e luminoso a sua volta. Ritrovò immediatamente quella luce, negli occhi verdi e dolci di lui, quella calda luce profonda che aveva sempre emanato, che nasceva dalla sua grande capacità di emozionarsi. Ma vide anche che aveva ritrovato il suo equilibrio e la sua forza interiore. Quell’attimo di smarrimento era passato. E anche se fosse tornato, l’avrebbero affrontato insieme.
- “Stefan!” - si aprì in un raggiante sorriso.
- “Buonasera! Sono qui per portarla all’evento dell’anno, signorina! Sei pronta per la nostra prima apparizione pubblica?” - disse con tono complice.
- “Oh ma certo, sono pronta…!” -
- “Elena, sei…meravigliosa..” -
- “Grazie! Anche tu non sei affatto male, Stefan Salvatore!” arrossì lievemente.
Stavano diventando grandi, forse era passato il momento dei balli studenteschi e degli eventi in città, ma era pur vero che la loro adolescenza era stata spazzata via da un uragano di disastri. Ed ora avevano tutto il diritto di riprendersi ciò che non era stato loro concesso anni addietro.
Stefan l’aveva capito e voleva darle questo. Anche solo per quel giorno, anche solo per una volta. Quella sera sarebbe stata speciale.
Il giovane le porse il braccio e lei si accostò con disinvoltura. Si chiusero la porta alle spalle e si fermarono un attimo sui gradini di quella casa, mani nelle mani. Il ragazzo si porse verso di lei e le posò un delicato bacio sulle labbra. Chiusero gli occhi, entrambi. Un leggero brivido li percorse, nell’attimo in cui i loro occhi si incontrarono.
In quell’attimo Elena non ebbe più dubbio alcuno. Era completamente e irrimediabilmente innamorata di lui.

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Capitolo 20
*** Perdono ***


20 - Perdono

Caroline era bella e fiammante, nel suo abito scarlatto. Aveva senza dubbio intenzione di far girare la testa a colui che, non poteva più negarlo, sapeva come far battere il suo cuore.
Quando era entrata nel salone, sebbene gli invitati non fossero ancora arrivati, tutti i presenti non avevano potuto far altro che voltarsi e ammirare l’indubbio fascino della direttrice della Scuola Salvatore.
Lo sceriffo Donovan, presente da ore e dedito come sempre alla sua cara amica, nel mezzo del trambusto dei preparativi e vedendola aggirarsi per le sale e rivolgersi a tutti con fare frettoloso e distaccato, si era reso conto che agli occhi di Caroline sarebbe anche lui rimasto parte della tappezzeria, come uno qualunque dei tanti inservienti che, in quella giornata, erano al suo servizio.
Aveva tentato più volte di avvicinarsi a lei, di farsi notare o di instaurare un dialogo di qualunque tipo. Niente da fare, l’aveva ignorato troppo presa dalle incombenze e dalle sue fantasie dirette altrove. Ne era ben consapevole.
Nonostante ciò, da qualche tempo e a causa delle illazioni di alcuni dei suoi amici, aveva cominciato ad osservarla più spesso, a ripensare al loro passato in comune.
Matt Donovan desiderava una famiglia, stabilità, pace. Forse cercava questo da sempre. L’aveva trovato. Poi il lutto, le perdite, i tanti cambiamenti. Neppure lui sapeva più cosa fosse importante.
Ma nel mentre tutti questi pensieri affollavano la mente di Matt, Kristen e le sue giovani amiche avevano varcato la soglia di ingresso.

Con sguardo distratto Matt osservò le ragazze accolte da un felice e spavaldo Stefan il quale a sua volta, dopo averle viste arrivare, aveva sentito l’impulso di avvicinarle.
- “Ehi, ben arrivate!” -
- “Stefan Salvatore che ci accoglie nella sua ex casa. Deve farti uno strano effetto!” -
- “Oh, non posso negarlo, ma mi ci sto abituando. E poi, nonostante non sia più casa mia, è un vantaggio essere molto amico della Direttrice Forbes!” - strizzò l’occhio alla giovane Kristen.
-  “Bene! A questo proposito sarebbe interessante sapere come mai, in questa enorme casa, gli inviti siano stati tanto ristretti. Per quale ragione molti ragazzi del Liceo sono rimasti esclusi?” -
- “E’ una giusta osservazione, ma Caroline aveva delle buone ragioni. Ad ogni modo….non so se può fare la differenza ma mi risulta che un giovane studente, barista del Grill, si sia intrufolato in cucina…da quella parte!” - col capo indicò la zona cucina. Kristen gli rivolse un sorrisetto furbo e riconoscente e in men che non si dica si congedò dalle sue amiche.
- “Ehi, Kristen…” - la ragazza si voltò - “…niente alcol questa sera, intesi?!” -
- “Intesi!” - la ragazza ringraziò con lo sguardo. Adorava quell’uomo così apprensivo e attento nei suoi riguardi. Ma il suo scopo, ora, era unicamente stanare il barista Joshua.

Nella grande cucina, però, seduta su degli sgabelli, Kristen non trovò Josh bensì proprio la padrona i casa.
- “Oh, mi scusi tanto, io….cercavo una persona…” -
- “Josh? E’ fuori sul retro ad aiutare. Puoi trovarlo sull’ala ovest.” -
- “La ringrazio Signora Forbes!” -
- “Ehi…sei molto bella stasera, non distrarlo troppo a lungo, ok?” - anche Caroline le strizzò l’occhio. Sembrava proprio che tutti avessero chiare le sue intenzioni, ma non se ne curò.
- “Stia tranquilla, giusto il tempo di ricordargli dove trovarmi quando avrà finito!” - rispose maliziosa.
- “Bene!” -
- “Signora Forbes…” -
- “Sì?” -
- “Il vero schianto stasera è lei, perché se ne sta chiusa qui dentro?” -
- “Lascia stare, è troppo lunga da spiegare. Prima o poi, forse, avrò tempo di raccontarti una lunga, lunga storia! Ora vai!” -
- “Ok!” -
- “Vai pure, Kristen! La convincerò io ad uscire da qui!” - la voce di Matt apparve alla spalle di Caroline.
Appena rimasti soli, Matt si sedette su uno sgabello accanto alla sua amica vampira.
Non potè evitarlo.
- “Sei bellissima”-
- “Anche tu non sei male…” - disse distrattamente.
- “Ah, vedo che alla fine ce l’ho fatta a farmi notare da te…” -
- “Matt… accidenti, ti chiedo scusa..” -
- “Non scusarti, so che la tua mente è altrove, e anche il tuo cuore…” -
- “Non so cosa dire, è difficile da spiegare…” -
- “Non devi, ormai ne abbiamo passate tante, so che sei legata a lui, non devi giustificarti.” -
- “Non so spiegarti perché, ma è un legame che non riesco a recidere” -
- “Non devi farlo…purché questo ti renda felice..” -
- “Cosa? Felice io? Cosa potrebbe rendermi felice? Un vampiro millenario che oggi è qui e poi non ci sarà per mesi, semmai tornerà, e magari un giorno sparirà per sempre, perso in una delle faide che sono in atto a New Orleans? No, non credo di essere felice. E probabilmente mai lo sarò.”-
- “Mi dispiace sentirti dire questo. Ma…” -
- “Cosa?” -
- “Nulla…lasciamo stare..” -
- “Ti prego, Matt!” -
- “Forse ci sono altre opzioni, oltre a Klaus…” - le sorrise con velata malizia.
- “Che dici? Tu…ed io, cosa potremmo mai essere? Io sono un Vampiro, Matt. Questo non cambierà.”
- “Forse potrebbe, come è successo a Elena e Stefan…” -
- “Lo so, ma non so se è quello che desidero” -
- “Sì, questo lo sapevo già..” -
- “Matt, la tua vita ha già subito troppa sofferenza, troppi traumi.” -
- “Anche la tua, Caroline. Dobbiamo andare avanti” -
- “Questo lo so, ma…” -
- “Senti, non sto dicendo che sarebbe sensato. Però…mi manchi, ecco..” -
La giovane spalancò gli occhi. Aprì le labbra per tentare di formulare un pensiero sensato.
- “Io…” -
- “Ehi, Sceriffo Donovan…” -
La conversazione venne tempestivamente interrotta da Josh.
- “Scusate, non volevo interrompere!” -
- “No, non importa, di cosa hai bisogno?” -
- “Non riesco a trovare le casse di champagne, mi dicono nella rimessa, ma ce ne sono tre!” -
- “Matt…potresti…” - Caroline chiese al suo amico, con lo sguardo, di sostituirla.
- “Certo che posso. Ehi…” - lo sceriffo posò una mano su quella dell’amica.
- “Io sarò sempre qui, non credere che un rifiuto mi allontani da te. Io ti voglio bene, Caroline, te ne ho sempre voluto. Non voglio certo convincerti a stravolgere i tuoi progetti. Né voglio complicare la mia vita. Ma non ti lascerò sola qualunque cosa tu intenda fare della tua…” -
- “Matt…” - gli occhi le si inumidirono. Suo malgrado.
Matt Donovan le sorrise di rimando, rassicurante.
- “Grazie, Matt..” -

Quella inaspettata confessione di Matt le aveva provocato qualche istante di cedimento. L’essere un vampiro non le aveva mai impedito di provare emozioni nitidamente umane. E, in quel momento, si era sentita smarrita, confusa, spiazzata.
Quell’equilibrio tanto faticosamente conquistato le era parso cedere, anche se per poco. Non era certa delle sue emozioni. Cosa provava? Cosa desiderava davvero. La sola cosa di cui era sempre stata certa era che la felicità dei suoi amici era sempre stata al primo posto per lei.
E stare con lei, per Matt Donovan il più umano degli umani, stare con lei non sarebbe mai stato un bene. Di questo era assolutamente certa. Ma sapeva anche che il suo destino non era ancora stato scritto.

Qualche minuto dopo, mentre ciondolava i piedi già doloranti dallo sgabello della cucina, Alaric entrò nella stanza.
- “Ehi! Ti ho cercato dappertutto. Non avrei mai sospettato ti stessi nascondendo. Caroline…” -
La ragazza non rispondeva, osservava un punto indefinito fuori dalla finestra.
Ric si sedette accanto a lei. Sentiva di volerla aiutare ma non sapeva cosa fare.
Aveva provato ad amarla, un tempo, ma il cuore di Caroline era sempre stato irrequieto. Se ne era fatto una ragione e si era focalizzato su tutto il resto. Il suo destino era quello di occuparsi della sua strampalata famiglia, di proteggere tutte loro, compresa Caroline, per quanto nelle sue possibilità.
Dopo la perdita della moglie, in fondo, non c’era mai stato realmente spazio per altro.
E doveva e sentiva di dover dispensare consigli, se necessario.
- “Caroline, oggi è una giornata importante per te, goditela, vivi ogni attimo. Non farti turbare da nessuno, neppure da Matt.” -
- “stavi origliando? O sei ancora un vampiro e non me ne sono mai accorta?!” -
- “Nessuna delle due cose, ma ti stavo cercando e non ho potuto non ascoltare. Ascoltami. Matt è un bravo ragazzo ed è in buonafede ma, probabilmente, sta attraversando un momento di smarrimento e vede in te un punto fermo della sua vita. Io non credo che in te stia cercando l’amore, credo solamente si senta solo.  Non fraintendermi, tu sei fantastica e lo sai. Ma la vostra storia è nel passato. Tu sai qual è la tua strada, ne sono certo. Se sarà Matt, io sarò il primo ad appoggiarti. Ma se la tua vita da vampiro dovesse portarti altrove, io lo capirò…lo capiremo tutti. Non devi temere il giudizio di chi ti circonda. Quel pazzo del vampiro millenario non è la scelta che potrei mai augurarti, ma se senti che stare con lui ti rende felice, anche solo per brevi incontri una volta…non so, ogni dieci anni, diamine, è ciò che devi fare per te stessa, perché te lo meriti. Non pensare alla facciata. Peraltro, entro pochi anni dovremo pensare al da farsi, tenuto conto che tu non stai invecchiando. O sbaglio?” -
- “Dovrò andarmene da Mystic Falls…” - pronunciò queste parole con evidente amarezza.
- “Sì. E forse, tra settant’anni potrai tornare, come ha fatto Stefan. Ma a questo non dobbiamo pensare ora, non oggi, e neppure nel prossimo futuro. Abbiamo tempo, tu ne hai. Vivi, Caroline, prenditi quello che desideri, le ragazze stanno bene, se la caverebbero sempre e comunque anche senza di te, lo sai.” -
- “Sei sempre stato il migliore. Sei il meglio che una donna potrebbe desiderare, ed eri troppo per me. Che stupidamente ho scelto Stefan…e poi…” -
- “Hai seguito il tuo cuore. Il nostro rapporto era nato sulle basi sbagliate, stavamo entrambi cercando di superare delle perdite. E abbiamo due figlie, che mia moglie ha scelto di affidare a te, evidentemente si fidava del tuo giudizio e sapeva che avresti sempre messo loro al primo posto. E l’hai fatto, Caroline, l’hai fatto per molti anni.” -
- “La mia vita non potrà mai essere normale, tu lo sai. Ma non so se per loro sia davvero chiaro.” -
- “Forse non del tutto, ma lo capiranno gradualmente. Ci sarò io a guidarle. Tu sei la loro àncora, ma anche io me la cavo abbastanza bene, fidati!” -
- “Certo che sì! Che sciocco! Non esiste un padre migliore di te!” - gli strinse le mani - “…e un amico..migliore di te!” -
- “E allora avanti, alzati da quella sedia, usciamo dalla cucina e torna al luogo che ti si addice. Tu non sei adatta alle cucine, Caroline Forbes. Torna di là, la sala si è riempita. Lasciali tutti a bocca aperta!” -
- “Saresti così gentile da pormi il tuo braccio, professor Saltzman?” -
- “Certamente!”-

Al braccio di Alaric, entrambi con spalle aperte e testa alta, Caroline si diresse verso il grande salone di casa Salvatore, gremito di persone. Molti studenti, molti adulti.
Quando entrarono per qualche istante calò il silenzio. Klaus era in un angolo, di spalle. Quando si voltò, e vide Caroline, aprì il volto in un lieve sorriso, abbassando subito lo sguardo. Si compiaceva del fatto che una donna tanto affascinante potesse essere sua. E in quell’istante scoprì di non desiderare altro che un momento di intimità con lei. Avrebbe voluto stringerla tra le braccia e ballare con lei tutta la notte.
Ma erano sentimenti troppo umani per appartenergli, non se ne capacitava alle volte. E in quell’attimo dovette riscuotersi rapidamente per non lasciarsi travolgere. Doveva rimanere vigile.
Con lo sguardo cercò per la sala la figura di Bonnie. Non ve ne era traccia. A quella sorpresa stava certamente pensando Caroline. Ma sarebbe stato meno irrequieto se la strega avesse fatto la sua comparsa.

La giovane Forbes, a fianco all’affascinante Professore di Storia e Direttore della Scuola Salvatore, fece il suo ingresso trionfale e con lo sguardo incontrò il Vampiro Originale che, in punta di piedi e senza attirare l'attenzione, era giunto tra gli invitati. Il battito del suo cuore le diede la risposta che forse stava cercando.
Elena tentò di andare incontro alla sua amica per sostenerla anche solo con la sola presenza.
Sapeva che Caroline era in grado di gestire ogni situazione, ma era certa che dentro di sé avesse bisogno di una spalla al suo fianco, sulla quale appoggiarsi anche figuratamente.
Era un vampiro, certo, e un vampiro che sapeva gestire le sue emozioni. Ma molti eventi si stavano accavallando ormai da troppo tempo e tutti loro erano emotivamente stanchi.
Negli ultimi giorni un pensiero ricorrente albergava dentro di lei. Avrebbe voluto condividerlo con Caroline ma aveva scelto, con il suo consueto buonsenso, di rinviare ogni conversazione e confidenza, lasciando che Caroline superasse quella giornata.
La giovane ma ormai adulta Gilbert si rendeva conto che, paradossalmente, in quel periodo era lei ad essere la più stabile. Dopo aver passato l’inferno per oltre un anno, la presenza di Stefan al suo fianco l’aveva resa forte, serena ed equilibrata. Pertanto era certa di poter aiutare Caroline in qualunque circostanza si fosse loro presentata dinnanzi.
Gli occhi di Caroline incontrarono quelli dei suoi amici. Alaric la lasciò andare e Caroline si diresse verso Elena e Stefan.
- “Ok, sono certa di potercela fare!” -
- “Come hai sempre fatto, Caroline…” - aggiunse Stefan.
- “Sono qui se hai bisogno di me..” - aggiunse Elena.
- “Lo so, il tuo sguardo è stato sufficiente. Non dovete preoccuparvi per me, sto bene. E’ solo una giornata impegnativa, ma dobbiamo portarla a termine, d’accordo? Conto su di voi!” - strizzò un occhio alla coppia di fronte a sé.
Elena fece un cenno di assenso col capo. Lo sguardo di Caroline incontrò quello della sua bellissima amica, negli occhi della quale le parve, però, di scorgere una leggera esitazione.
- “Elena, va tutto bene?” -
- “Cosa? Certo…perché me lo chiedi?” -
- “Nulla, solo una sensazione. So che sono stata davvero tanto pesante in questi giorni, vi chiedo scusa se vi ho travolti con le mie paranoie!” - rivolgendosi a entrambi, riportando quindi l’attenzione sul qui ed ora.
- “D’accordo, ma cosa dobbiamo fare esattamente?” - chiese Elena spostando il suo sguardo da un attonito Stefan ad una curiosa Caroline.
- “Tenete d'occhio l'Orginale e, per favore, non appartatevi in qualche stanza al piano di sopra! D’accordo?” -
- “Sissignora!” - risero con malcelato imbarazzo, all’unisono.
Caroline si allontanò e Stefan ed Elena rimasero nuovamente soli. Solo una sensazione...
Questa frase continuava a gironzolare nella testa di Stefan.
- "Ehi, va tutto bene? Caroline ha detto che..." - rivolgendosi alla sua compagna.
- "Certo che va tutto bene, Caroline è in ansia per la serata e probabilmente le sue emozioni sono amplificate. Non so cosa abbia percepito...Stai tranquillo!" - sorrise al suo cavaliere schiccando un significativo bacio sulle sue labbra.
- "D'accordo, direi che le tue argomentazioni sono convincenti!" - aggiunse Stefan cingendole la vita.
La serata doveva continuare.

Fortunatamente la musica, già in atto da qualche minuto, stava intrattenendo la maggior parte degli ospiti che si dilettavano in balli improvvisati. Tentando di portare alla mente immagini di altri tempi.
Il ballo che si era svolto a casa Mikaelson era stato per loro innovativo. Anche per una cittadina come Mystic Falls, legata alle tradizioni, nulla del genere era mai stato affrontato. Ma molti dei presenti, invitati anche in quella circostanza, ricordavano il fascino di quell’evento e tentavano di impostare la coreografia.
Il primo pensiero di Caroline, non appena entrata nella salone dei Salvatore, era stato quello di ballare con Klaus. Come quella volta. Sapeva che le sarebbe bastato avvicinarsi. Ma prendeva tempo per farsi forza e anche perché, quella sera, era dedicata principalmente al lancio della Scuola Salvatore come istituzione portante di Mystic Falls e a portare a termine con successo l’entrata in scena di Bonnie.
Già, Bonnie. Doveva solo capire dove fosse finita e come organizzarsi con i suoi “complici”.

Nella mezzora successiva Alaric si dedicò all relazioni sociali. Una buona conversazione con gli esponenti importanti della città e con i rappresentanti della scuola, oltre al tentativo di far conoscere i ragazzi tra di loro. Quelli della Scuola e quelli del Liceo della città. Erano molti e non era certo di riuscire a gestire quella situazione, ma ce la stava mettendo tutta.
Il Responsabile che aveva accompagnato i ragazzi del Liceo continuava a fare molte domande e sembrava essere interessato a quella struttura con intenti assolutamente personali. Fece intendere, più di una volta, che lavorare presso di loro sarebbe stato davvero stimolante.
Non aveva idea, dopotutto, che quel proposito sarebbe stato irrealizzabile! Per questo Alaric tentava di sviare l’attenzione portando la conversazione su altri temi.
Non appena poi, con la coda dell’occhio, vide Jeremy attraversare il salone, urlò il suo nome lanciando una grido di aiuto, accompagnato da un’occhiata eloquente.
- “Ehi, Jeremy Gilbert!” -
- “Gilbert? Il figlio del Dottor Graison Gilbert”? -
- “Proprio lui! Vieni, Jeremy, ti presento il signor Cooper.” -
- “Salve, molto piacere…” -
- “Il ragazzo ci aiuta con le attività legate allo sport, ma principalmente per un’adeguata preparazione fisica in modo che tutti i ragazzi possano decidere di aderire ad iniziative sportive..” -
- “Ottimo, immagino tu sia in grado di fare molte cose, con questo fisico robusto!” -
- “Non esageriamo, faccio del mio meglio…” -
- “Probabilmente potrebbe mettere KO anche un Vampiro!” - affermò Alaric ridendo sguaiatamente e appositamente per enfatizzare l’assurdità di quell’affermazione.
- “Addirittura un vampiro? Accidenti, solo l’idea di quelle storie sentite da bambino mi mettono i brividi! Fortunatamente sono tutte storie che si tramandano da generazioni…” -
- “Già, fortunatamente…” -
- “Scusatemi, io credo di dover proprio andare…” -
- “Vai pure…” -
Jeremy si defilò rapidamente dirigendosi verso il cupo corridoio che così tante volte aveva percorso, aveva sentito un improvviso bisogno di allontanarsi da quel trambusto, e prima che qualcuno facesse ulteriori domande.
Attraversò il corridoio di casa Salvatore e si diresse in fretta verso le scale, senza voltarsi. Senza accorgersi di lei.
Stefan, dall’altra parte della sala, l'aveva notato defilarsi rapidamente. Sentì la necessità di seguirlo per accertarsi che tutto fosse a posto.
Uscì a passo svelto dalla rumorosa e gremita sala e varcò la soglia. Si ritrovò nel grande ingresso e, dopo una prima occhiata verso le scale, con la coda dell’occhio non poté non notare una figura alla sua destra. Si voltò e vide la giovane Bennet che sostava in fondo al corridoio.
Rimase qualche istante in silenzio, fissandola senza rendersene neppure conto. Un misto di emozioni lo attraversarono fulminee. La colpa, il dolore, la vergogna, la gioia di averla di nuovo lì, di fronte a lui.
Fu Bonnie a rompere il ghiaccio. Un sorriso le ricoprì il volto e il cuore di Stefan di colpo si alleggerì.
- “Non ricordo di aver mai visto questa casa così affollata…!” - disse lei tentando di sdrammatizzare quel momento che entrambi avevano temuto a lungo.
Elena aveva più volte detto a Stefan che la rabbia di Bonnie si era affievolita da tempo e che era più che certa lo avesse perdonato. Ciononostante non si vedevano da anni, e non c’erano parole adatte che avrebbe potuto pronunciare, nessun gesto di riconciliazione sarebbe stato sufficiente o adeguato. Niente e nessuno avrebbe potuto portare indietro il tempo. Lui aveva ucciso Enzo. Bonnie era rimasta sola e il dolore l’aveva devastata e fatta fuggire.
Ma ora lei era lì e Stefan sapeva che quell’occasione era un dono, da cogliere e apprezzare. Era un segno e ne fu grato.
- “Beh, noi Salvatore non siamo mai stati un esempio di socialità…” -
- “Allora questa serata segnerà una svolta..” -
- “Oh senza ombra di dubbio, quando sapranno che sei qui!” -
Mentre parlavano, entrambi avevano fatto qualche passo in avanti.
- “L’entrata doveva essere ad effetto, ma con te non ha funzionato!” -
- “Prometto di non rovinare la sorpresa…!” - sorrise, Stefan.
- “Ottimo! Ma sono felice di averti visto prima degli altri..” -
- “Anch’io, Bonnie. Non sai quanto!” -
Le andò incontro con slancio e fece la sola cosa che desiderava fare in quell'istante. La abbracciò forte, sollevandola da terra. Era sempre stata minuta, leggera e facile da abbracciare. Era una persona meravigliosa che aveva sofferto troppo.
Niente avrebbe potuto cancellare la grande colpa di cui si era macchiato, ma in cuor suo sperava che quel che Elena andava ripetendo da tempo fosse vero.
- “Ti prego, Bonnie. Perdonami.” - le sussurrò piano all’orecchio, con la voce spezzata.
Stringendosi al collo del giovane Salvatore, le lacrime uscirono dagli occhi di Bonnie.
- “L’ho già fatto, da molto tempo.” -
La posò nuovamente a terra e la guardò dritta negli occhi.
- “Sei sempre stata al di sopra di tutti noi. Grazie. Non me lo merito, ma grazie.” -
- “Rendi felice Elena, e questo mi basta per perdonarti!” - gli strizzò l’occhio.
- “Anche lei rende felice me. Dopo tutto quello che è successo mi ha scelto di nuovo, è incredibile.” -
- “Sei felice?” -
- “Molto.” -
- “Ed io lo sono per voi…” -
- “Bonnie…” -
- “Non serve, non aggiungere altro…” -
- “D’accordo…Jeremy sa che sei qui?” -
- “No, l’ho appena visto salire al piano di sopra, credi vada tutto bene?” -
- “Credo di sì, ma stavo andando a controllare…” -
- “Ok, te lo affido. Io vado a cercare Caroline, se dovesse rovinarsi la sorpresa sai che non me lo perdonerebbe. Elena non sa nulla, giusto?” -
- “Assolutamente non ne ha idea…” -
- “Allora ciao Stefan, ci vediamo in sala…” -
Stefan a sua volta si congedò, camminando all’indietro e osservando la sua cara amica allontanarsi. Un velo di serenità aveva di colpo ricoperto il suo cuore. Era una sensazione che non provava da molto. Gli parve che la pesantezza che divorava il suo corpo, da molto tempo, si stesse dissolvendo all’improvviso. Come se nel cielo si fosse aperto uno squarcio tra le nuvole.
Il perdono. Era quello che gli mancava? Era il mancato perdono di Bonnie che non gli consentiva di andare davvero avanti con la sua vita? Che lo teneva ancorato al vecchio Stefan vampiro? L’uccisione di Enzo era stata l’azione più ignobile che avesse mai commesso nella sua vita. Non era passato giorno in cui non si fosse arrovellato nei suoi sensi di colpa, dal momento in cui aveva ritrovato i suoi sentimenti umani.
Ma non si era forse mai davvero reso conto che il dolore provato da Bonnie avesse così tanto intaccato il suo cuore.
Ora ne era certo. Ecco cosa mancava. E l’aveva ottenuto, senza far nulla per meritarselo. Era capitata lì e gli aveva concesso un sorriso, perché il cuore buono di Bonnie non sapeva portare rancore, mai, a nessuno.
L’aveva dimostrato, in passato, legandosi a Damon. E ora lo stava facendo di nuovo. Lei rendeva le persone migliori.

Si diresse al piano di sopra per cercare la stanza in cui Jeremy potesse essersi rifugiato.
Del giovane Gilbert non c’era traccia.
 

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Capitolo 21
*** Quando la resa vince ***


La piccola Kristen era riuscita a trascinare Josh nella sala da ballo, sebbene quest’ultimo avesse tentato in ogni modo di evitare l’entrata nella sala non essendo vestito in modo consono all’evento. In fin dei conti era riuscito ad intrufolarsi nelle cucine senza alcun tipo di invito! Ma la ragazza lo adescò prontamente senza lasciargli scampo, convincendolo a rimanere defilati, senza farsi notare, pur di poter ballare insieme.
- “Non sei tanto male, in fondo, credevo non ti piacesse ballare!” -
- “Certo che mi piace, è che io..insomma…non sapevo se ti saresti vergognata di me!” -
- “Non dire sciocchezze, ero certa tu non fossi stato invitat,  a dire il vero!” -
- “Infatti, diciamo che lo sceriffo Donovan mi ha dato una mano a intrufolarmi..!” -
- “Ora è chiaro! Ma credevo che non ti interessasse, in fondo..” -
- “La festa non mi interessa affatto..” -
- “E allora perché sei qui?” - la giovane inclinò la testa su un lato e lo guardò con aria di simpatica sfida.
- “Kristen! Andiamo…hai davvero bisogno che te lo dica?” -
- “Forse sarebbe ora, non credi?!” -
- “Forse hai ragione…” -
- “Stringimi di più, Joshua, voglio ballare tutta la notte!” -
- “Non desidero altro!” -
Josh strinse a sé quella piccola bellissima biondina la quale, dopo mesi di perseveranza, era riuscita nel suo intento. L’aveva preso al laccio. Ed ora lui, in lei, vedeva quel che c’era davvero al di là di quell’aspetto sfacciato ed esuberante. Una giovane donna in cerca di amore, desiderosa di darlo e riceverlo e sinceramente interessata a lui. Non era la ragazza che aveva creduto per mesi, si era fermato alle apparenze e questo lo faceva essere risentito con se stesso. Kristen, a dirla tutta, era davvero adorabile e il tempo passato insieme fino a quel momento era diventato sempre più prezioso. Ora voleva tenerla a sé, forse per sempre. E forse doveva dirglielo.
Ballarono a lungo!

- “Ehi, Jeremy, ma che fine hai fatto?!” - Stefan si era affacciato in molte stanze, tranne quelle chiuse. Aveva controllato nella sua stanza e persino in quella di Damon. Ma di Jeremy non vi era traccia.
Non riusciva a trovare una spiegazione razionale, ma la sensazione che gli salì nello stomaco fu inequivocabile. Una di quelle chiare circostanze in cui, per certo, avrebbe chiamato suo fratello per chiedere un consiglio o il suo aiuto. E Damon, senza ombra di dubbio, lo avrebbe schernito dicendogli che stava esagerando ma, al tempo stesso, sarebbe subito entrato in azione e lo avrebbe sorpreso con le sue iniziative.
E, certo di questo consiglio non esplicito, gli fu chiaro che non doveva ignorare la sensazione che lo turbava.
Stava succedendo qualcosa, qualcosa che però da solo, per certo, non avrebbe potuto controllare. Doveva chiedere aiuto.

In pochi attimi Stefan fu nuovamente al piano inferiore. Il salone era gremito di gente, la musica risuonava conferendo assoluta serenità all’evento e alla serata.
Da un capo all’altro del salone individuò Caroline in compagnia di Alaric. Klaus era poco distante, Elena era al loro fianco.
Non voleva in alcun modo che Elena si allarmasse. Anche su di lei aveva una strana sensazione, ma questa era tutta un’altra storia, e avrebbe dovuto attendere.
- “So che potete sentirmi, nonostante la musica. Klaus, devo parlarti, è importante. Caroline, rimani con Elena, per favore. Ma cercate di non dare nell’occhio.” - lo sguardo del vampiro millenario lo raggiunse immediatamente, le orecchie di entrambi i vampiri aveva captato quella richiesta di aiuto. Bastò uno sguardo di intesa, tra Caroline e Klaus, per procedere in ciò veniva loro richiesto.
In un attimo Klaus raggiunse Stefan, fuori alla sala.
- “Qualcosa non va, Jeremy è sparito. Dimmi che non sta correndo un pericolo, Klaus, avevi promesso.” -
- “Avevo promesso di proteggervi, non che non sarebbe successo niente. Amico mio, devi stare tranquillo, sono qui per questo, ci penso io.” -
- “Dimmi cosa sta succedendo…” - lo afferrò per un braccio mentre il vampiro tentava di allontanarsi.
Klaus si voltò e lo guardò torvo. Vide nello sguardo dell’amico preoccupazione, mista a rabbia e disappunto.
- “Ho capito, sei arrabbiato, ma devi fidarti di me, farò il possibile perché nessuno di voi sia in pericolo.” -
- “Quindi esiste un pericolo concreto…Devi dirmelo!” -
- “Non c’è nulla che tu possa fare, Stefan, non più. Sei un umano e anche tu vai tenuto al sicuro. Ma è giusto tu sappia…ti dirò tutto appena possibile. E’ solo che…” -
- “Avanti..” - lo incalzò Stefan.
- “Non potevo permettere che mi togliessero quella città…mi appartiene, lo capisci?” -
- “Mi stai dicendo che a causa del tuo solito orgoglio noi tutti siamo in pericolo? Dannazione Klaus!” -
- “Non è così, ho tutto sotto controllo, risolverò le cose e troveremo Jeremy. Ora va’ da Caroline, dille che non dovete stare in pena, ma ascoltami bene, Stefan: trova la strega Bennet!” -
- “Bonnie?” - la voce di Caroline si inserì - “come fai a sapere che è in città?” -
- “Tesoro, questa è Mystic Falls, ci siamo incontrati ieri sera al Grill. O meglio…sono io ad averla raggiunta. Il suo aiuto potrebbe essere essenziale.” -
- “Ma Bonnie non ha più i suoi poteri…” -
- “Forse…o forse no…staremo a vedere. L’amore fa miracoli, mia cara, dovresti saperlo!” -
- “D’accordo, ora ascoltatemi entrambi. Questa è la festa di inaugurazione di questa scuola. Che mi prenda un accidente se permetterò a chicchessia di rovinare questo evento, se permetterò a qualcuno di insinuarsi in città e minacciare la nostra quiete. Quindi sentite cosa faremo: io tornerò nella sala, parlerò con Alaric che deve essere informato. Cercherò di mandare avanti la baracca, come sempre. E troverò Bonnie. Ma voi due risolverete questa storia, trovate Jeremy, vivo possibilmente! E tu……” - rivolgendo uno sguardo a Klaus, uno sguardo che valeva più di mille parole - “non farmi pentire di averti accolto!” -
Gli occhi di Caroline emanavano angoscia e una traccia di delusione. Il vampiro colse perfettamente ogni sfumatura.
- “Non ti deluderò. Ora vai.” -
La vampira si volatilizzò.
- “Tu devi tornare dentro, non sei in grado di difenderti..” -
- “Non posso farlo, si tratta di Jeremy..” -
- “Lo capisco, ma non posso proteggere entrambi, dovrai proteggerti da solo. Va’ via da qui, ti raggiungerò io insieme a Jeremy sano e salvo, non temere.” -
- “Mmmm…va bene, va bene. Tornerò nella sala e parlerò con Matt e Alaric, rimarremo in guardia.” -
- “Molto bene.” -
Il vampiro millenario fuggì aggirando la tenuta Salvatore.

Raramente Klaus aveva peccato di ingenuità ma, in questo frangente, probabilmente aveva sottovalutato il legame umano che Stefan nutriva nei confronti di Jeremy. Era il fratello di Elena, non poteva lasciare che facesse da esca in una faida tra vampiri.
Nell’istante in cui Stefan si trovò a formulare questi pensieri, Caroline si materializzò alle sue spalle.
- “Non ti lascerò solo, andiamo a cercare Jeremy…” - un sorriso di intesa fece muovere in entrambi l’adrenalina che avevano già in circolo da un po’.
- “Dov’è Elena?” -
- “Scusami, ho dovuto farlo!” -
- “Non vorrai dirmi che l’hai soggiogata?” -
- “Non c’era scelta, non sarebbe mai rimasta in disparte. Ma le ho detto di cercare Alaric e Matt e rimanere con loro..e poi anche tu non dovresti essere qui…” -
- “Non azzardarti a soggiogarmi!!” – disse Stefan puntando un dito sul volto dell’amica, con tono ironico ma deciso.
- “Ok, ok, non lo farò. Ma tu devi rimanermi vicino, d’accordo?!” -
- “D’accordo.Ora andiamo!” -

Nonostante il pericolo incombente, il vecchio Klaus si era defilato nel retro della villa, poggiando la schiena sul muro esterno. Lasciando andare la mente a innumerevoli pensieri e congetture.
Erano mesi, ormai, che temeva quanto stava per succedere. Forse avrebbe dovuto avvisarli per tempo, forse avrebbe potuto fare di più perché non accadesse. Ma non era stato abbastanza forte, forte nel rinunciare a ciò che riteneva gli spettasse. Forte nel mettere da parte il suo orgoglio.
Il suo udito da vampiro aveva captato già da qualche istante dei suoni provenire dall’antro più isolato del bosco della tenuta. Sapeva esattamente dove avrebbe dovuto dirigersi. Eppure qualcosa lo tratteneva. Perché? Perché non riusciva a cedere? Era davvero così importante per lui? Sì, dannazione se lo era. Lui era Klaus Mikaelson e non voleva cedere lo scettro a nessuno, non contemplava che qualcuno potesse dirgli ciò che doveva fare. Non era mai accaduto in mille anni e non sarebbe dovuto accadere neppure in quel momento…eppure… Eppure quegli occhi, quel volto, quelle braccia che lo avevano circondato e lo avevano accolto. Quell’amore che, inaspettatamente dopo secoli aveva ricevuto e donato, solo questo, solo lei potevano essere una buona ragione per fare un passo indietro.
Indugiò. Come se le sue spalle fossero state ben saldate alle vecchie mura di casa Salvatore.
- “Ehi, c’è forse qualcosa che dovrei sapere?” - Matt aveva raggiunto Alaric che intratteneva una forzata conversazione con uno dei membri del consiglio scolastico.
- “A cosa ti riferisci?!” -
- “Mi scusi, ci sono delle piccole questione da risolvere.” - lo sceriffo prese l’amico professore sotto braccio e si defilarono verso un angolo.
- “Ric, sono un poliziotto, conosco questa città da decenni, ormai, e conosco tutti voi. Sta succedendo qualcosa. Caroline è sparita velocemente, non vedo Stefan da un po’ e di Klaus nessuna traccia. E per qualche ragione sono certo che non si siano appartati in tre!” -
La battuta maliziosa, pronunciata però con disinvoltura, passò inosservata.
- “D’accordo, credo ci sia qualche problema. Non riusciamo a trovare Jeremy e crediamo Klaus ne sappia qualcosa. Stefan lo sta cercando e Caroline è con lui.” -
- “Cosa dici? Ma Stefan non è più un vampiro. Che tipo di pericolo può aver raggiunto la città? Ha a che vedere con l’arrivo inaspettato di Klaus?” -
- “Io credo di sì, ma non so altro, Matt, credimi.” -
- “D’accordo, trova una scusa e vieni con me. Jeremy è un cacciatore, può difendersi, ma se si tratta di vampiri dobbiamo essere pronti. Tu sai cosa fare. Ti aspetto fuori.” -
Questa rinnovata fratellanza e comunione di adrenalina, dopo gli eventi recenti che avevano costellato le loro giornate in modo del tutto normale, incendio a parte, rendeva Matt e Alaric molto inquieti. Non era ciò che desideravano, nessuno di loro lo desiderava. La normalità di Mystic falls, tanto faticosamente raggiunta nonostante un istituto scolastico pieno di Vampiri e Streghe, era stata una conquista importante per ciascuno di loro. Volevano conservarla, dovevano riuscirci. Matt pregò, per qualche istante, che fosse tutto un equivoco e che non ci fosse nessun pericolo dietro l’angolo.
Ma fu proprio svoltando l’angolo, addentrandosi nel bosco della tenuta Salvatore, che si accorse di quei due.
Non era un equivoco e i suoi occhi vedevano bene. Scorse con non poca difficoltà la figura di Stefan accanto ad una Caroline incapace di agire.
Ma al centro della scena, col favore delle tenebre che consentiva a tutti loro di muoversi senza attirare l’attenzione, vide Jeremy tenuto con salda presa da un giovane forte e robusto, un ragazzo dalla pelle scura che puntava un coltello sulla gola del giovane Gilbert.
Jeremy sembrava stesse tentando in ogni modo di liberarsi, con grosso sforzo fisico ma senza alcun risultato. Quella presa era troppo forte. Non poteva che essere un vampiro. Ma chi diavolo era?

- “Ma perché fai questo? Chi sei?” -
- “Chi diavolo sei tu…non dovresti intrometterti..” -
- “Io mi chiamo Stefan Salvatore, ora devi dirmi chi sei.” -
- “Tu sei Stefan Salvatore? L’ex vampiro tornato umano? Ahahahah, dovresti davvero tornare da dove sei venuto e ignorare quello che hai visto. Non voglio farti del male, devi andartene.” -
- “Non posso farlo, e tu lo sai. Se sai chi sono, sai anche che non posso lasciare Jeremy nelle tue mani. Non mi hai ancora detto il tuo nome..” -
- “Mi chiamo Marcel, vengo da New Orlean’s e devo parlare con Klaus…ti conviene fargli sapere che sono qui..” -
- “Cosa vuoi da Klaus? Dovresti sapere che non conviene a nessun vampiro mettersi contro la famiglia Mikaelson!” -
- “E’ quel che credi tu, io sono un vampiro da più di cinquecento anni, credi abbia paura dei Mikaelson?” -
- “Cinquecento anni?” - sibilò Caroline suo malgrado.
- “Hai chiaro che non ti conviene metterti contro di me?” - il vampiro Marcel si rivolse verso la vampira di fronte a lui.
- “Devi lasciare andare il ragazzo, lui non c’entra…” - tentò Stefan invano.
- “E’ umano, a Klaus non importa nulla di lui…” - si aggiunse la voce di Caroline.
- “Oh sì che gli importa. Ogni cosa che è vicina a te importa anche a lui. Se tu sei in pena per Jeremy, che è un tuo amico, Klaus dovrà ascoltarmi.” -
- “Non lo farà, dovresti conoscerlo!” -
- “Lo farà per la vampira bionda di cui è innamorato!” -
Stefan e Caroline si scambiarono un rapido sguardo.
- “Prendi me allora!” - sbottò Caroline allargando le braccia - “.. è me che vuoi giusto? Se è come dici, Klaus ti accontenterà, ma lascia andare Jeremy.”-  
- “Beh, non sono riuscito ad arrivare te e ho preso il primo umano che mi è capitato a tiro! E credo sia la scelta giusta a questo punto.” - strinse la presa sul collo di Jeremy conficcando la punta del coltello nella sua carne, lasciando uscire qualche goccia di sangue.
- “Stefan, devi andartene! Me la caverò…” - a denti stretti e con tutte le sue energie, Jeremy incitava l’amico ad allontanarsi. Non se lo sarebbe mai perdonato se gli fosse successo qualcosa. Elena era finalmente felice e non riusciva a perdonare a se stesso di non essersi accorto della presenza di quel dannato vampiro, si era fatto fregare come una ragazzino ingenuo. Ora era nelle grinfie di un vampiro troppo forte, ogni sua abilità era ben poca cosa a quel punto.
- “Non posso, Jeremy. Dobbiamo trovare una soluzione. Andiamo, Marcel…sono certo che ci siano molte soluzioni senza spargere sangue.” -
- “Credi mi importi qualcosa di spargere un po’ di sangue umano? A dire il vero, non vedo l’ora di assaggiare un po’ di sangue di cacciatore…sarà speciale…” - Gli occhi si iniettarono di rosso sangue, il voltoo si trasformò e i canini si palesarono. Era pronto all’attacco ed era spietato.
- “Ora falla finita Marcel. Stai esagerando. Lascia andare il ragazzo.” - la voce di Klaus irruppe tonante.
- “Finalmente, credevo fossi andato a nasconderti come un codardo.” -
- “Dovresti sapere bene che non sono mai stato né sarò mai un codardo!” -
- “Devi lasciarci in pace, Klaus!” - ribatté con vigore lo sconosciuto vampiro di New Orleans.
- “Caro Marcel, io desidero solamente vivere in pace a New Orleans, nella Mia città. Noi siamo gli Originali, smettila di farmi la guerra. Sai bene che non hai scampo. Ora lascia andare Jeremy…!” -
- “Non lo farò. La tua stessa esistenza crea solo problemi a tutti coloro che ti si sono vicini. A patire da tua sorella. La città di New Orlenas è rinata sotto il mio controllo. Lascia la città, insieme alla tua famiglia. Oppure mi nutrirò di questo giovane cacciatore. Non posso ucciderlo, ma ti garantisco che quando avrò finito con lui non sarà più grado neppure di alzarsi. E tu dovrai fare i conti con la biondina che molto probabilmente non vorrà più guardarti in faccia!” -
Klaus si voltò incontrando lo sguardo attonito di Caroline e di Stefan. Sapeva bene che nelle parole del suo nemico c’era del vero. Caroline non glielo avrebbe mai perdonato. Ma era mai possibile che Marcel potesse arrivare a tanto? Sì, probabilmente lo era.
- “Marcel, sei venuto qui senza controllo a minacciare persone che non hanno nulla a che fare con la nostra guerra. Devi smetterla, avanti..” -
- “Sai che non posso tornare indietro a mani vuote, la mia gente non me lo perdonerebbe, ho promesso di tornare con una vittoria. Fai come ti ho detto altrimenti gli staccherò entrambe le braccia!” - Jeremy cominciò a dimenarsi ancora con più forza, ma non riuscì in alcun modo a smuovere l’enorme potenza di quel vampiro. Era una forza che aveva conosciuto di rado. Sentì la punta del coltello conficcarsi nella sua carne. Il sangue scorrere.
- “Aaah” - chiuse gli occhi
- “Tu non devi osare minacciare i miei amici !" - la voce rabbiosa di Bonnie si inserì d’improvviso in quegli attimi di concitazione elevata.
Il dolore pulsante che strinse la testa di Marcel divenne di colpo insopportabile.
- “Aaaahhhhhhh devi essere tu la strega…la strega Bennet!” -
Marcel lasciò andare di colpo Jeremy, che si trovò a terra.
- “Bonnie!!” - escalmò Jeremy, sollevandosi a fatica, sopraffatto dal momento e dalla sorpresa.
Bonnie continuava a pronunciare formule magiche senza sosta. Raffiche di vento circondarono Marcel che si trovò dapprima sollevato in aria e subito dopo scaraventato a terra. Il tonfo potentissimo fece intendere con chiarezza che l’anziano vampiro non avrebbe avuto molte possibilità.
- “Maledetta strega!” -
- “Sei davvero una grandissima strega, Bonnie Bennet, l’ho sempre pensato!” - esclamò Klaus, soddisfatto.
Stefan e Caroline accorsero per soccorrere Jeremy.
- “Allontaniamoci da qui, subito!” - gridò Caroline.
Stefan prese Jeremy e lo aiutò a sollevarsi, tentando di trascinarlo con sé. Non ricordava quanto fosse divenuto robusto il fisico di Jeremy e si rese conto, in quel momento, che la sua forza attuale non avrebbe potuto nulla contro quel giovane cacciatore in erba. Il ragazzo gli stava opponendo resistenza.
- “Non posso lasciarla qui da sola!” -
- “Ma cosa dici? Non possiamo fare niente per lei, sa il fatto suo e se la caverà, e poi c’è Klaus. Andiamo, forza!” - insistette l’ex vampiro, ormai impotente, Stefan.
- “Non possiamo fare niente, dici?” - lo sguardo di Jeremy era furente. Era stato colto di sorpresa e non se lo perdonava. Né si sarebbe mai perdonato se qualcosa di brutto fosse capitato a Bonnie.
Bonnie, non riusciva a credere fosse davvero lì. Lei e la sua potentissima magia.
Era fuori di sé.
- “Sii ragionevole!” -
A quel punto Caroline, con abilità e velocità vampiro, non poté far altro che portarlo via con la forza.
Lo scaraventò contro un muro, distante dal luogo dello scontro, tenendo premuta con forza una mano sul petto del ragazzo.
- “Jeremy, guardami! Hai tutta la mia comprensione, ma non azzardarti a muoverti da qui oppure dovrò stenderti in altro modo! Sono stata abbastanza chiara?” – anche gli occhi di Caroline si erano iniettati di sangue. Jeremy provò un sussulto che non ricordava da un po’. Nessuno di loro era abituato a vedere Caroline in versione vampiro. Era sempre così controllata. Troppo controllata.
Ma questo non era il momento di controllarsi, doveva dare fondo a tutte le sue abilità.

Stefan, invece, aveva scelto di restare al fianco di Klaus, e di Bonnie. Ad affrontare Marcel.
Marcel era un vampiro di cinquecento anni. Era pericoloso, certo. Ma percepiva, in cuor suo, che non si trattava di un vampiro crudele e irragionevole. C'era una luce nei suoi occhi, una luce che trasmetteva decisione, risolutezza, cattiveria se necessario, ma non era crudele. Non era un vampiro senza emozioni e, forse, aveva persino le sue ragioni. Non voleva credere che la loro sorte potesse essere legata ad una vendetta tra antichi vampiri. O, ad ogni modo, che tutti loro potessero soccombere a causa di un tizio sconosciuto con il quale, loro, non avevano nulla che vedere.
Klaus doveva venire a patti con lui, altrimenti le cose si sarebbero messe male davvero. E persino la potenza della magia di Bonnie avrebbe potuto rivelarsi inutile.

Jeremy aveva ritrovato la ragione ed era stato portato al sicuro all’interno della scuola.
Alle loro spalle si inserì una voce.
- “Ma che succede?” - chiese un’attonita Elena che ancora non riusciva davvero a comprendere cosa le stesse succedendo intorno.
- “Succede che la mia sorpresa è sfumata! Dannazione a Klaus e a tutti i suoi guai!” -
- “Come? Caroline, non riesco a capire, Jeremy…cosa sta succedendo? Dov’è Stefan?” -
- “Elena, Bonnie è tornata!” - affermò Jeremy con malcelata gioia nello sguardo.
- “Come dici? Stai scherzando!” - anche Elena sussultò per un guizzo di entusiasmo.
- “Non si scherza su queste cose da queste parti!!” -
Nonostante l’attimo di comune emozione per l’amica ritrovata, Elena posò lo sguardo su i due di fronte a lei.
- “Ok, ditemi cosa sta succedendo, mi state nascondendo qualcosa. Ve lo chiedo nuovamente: dov’è Stefan?!” -
- “Elena, devi stare tranquilla, ci penserà Bonnie.” - tentò Caroline, invano, di tranquillizzare Elena.
La giovane Gilbert, nonostante il buonsenso le dicesse di rimanere immobile, sopraffatta dalle emozioni e dall’istinto si lanciò verso l’esterno alla ricerca dei suoi amici.
Caroline non poté fare molto per trattenerla, o forse non volle farlo. Non poteva impedire che raggiungesse Stefan. Inutili le imprecazioni lanciate da lontano per farla ragionare.
A quel punto scelse di seguirla.
Jeremy era rimasto da solo, accasciato in un angolo nel retro del palazzo. Rimase qualche istante a fissare il vuoto, dopodichè le sue braccia iniziarono a sollevarsi e i pugni si strinsero con forza, quasi meccanicamente.
Quanto Elena raggiunse il bosco, oltre ai suoi amici vide la figura di uno sconosciuto riversa a terra.
Qualunque scontro ci fosse stato era chiaramente terminato.
Caroline fulminò Elena con lo sguardo intimandole di non muoversi e si fece avanti lei stessa.
Marcel si era calmato e sedeva a terra senza reagire.
- “Io voglio solo che ci lasci in pace!” -
- “Non posso farlo, quella città mi appartiene!” -
- “Non ci posso credere, Klaus, diamine. Sul serio per la tua sete di potere qualunque cosa può essere messa a rischio? Questa città, tua figlia…me?” - gli occhi di Caroline, fiammeggianti di rabbia, avevano colpito nel segno. Cominciava a vacillare.
Marcel sentì di aver appena segnato un punto. Era certo che quella donna avesse su Klaus molto più potere di chiunque altro. I due maschi alfa continuarono a fissarsi per qualche istante.
Klaus, a quel punto, iniziò ad avanzare raggiungendo Bonnie che si ergeva di fronte a Marcel.
Stava per prendere la parola quando si udì vibrare il fendente di una balestra e la freccia partì, centrando pienamente l’obiettivo.
- “AAAHHH! Maledizione!” - Marcel urlò di dolore per la freccia alla verbena che gli si era conficcata in una gamba. Una mira eccezionale, da vero cacciatore esperto quale negli ultimi anni era diventato.
La figura di Jeremy si stagliava alle loro spalle. Con Alaric al suo fianco.
- “Mi hai sorpreso una volta, ma non accadrà più. Tu non hai idea di cosa posso farti, non sono più un ragazzino e di certo non ho paura di te!” -
- “Hai voluto vendicarti, non posso darti torto. Ma non mi lascio certo intimidire…!” - Marcel tentò di reagire sollevandosi di scatto in preda alla rabbia, si scagliò contro Jeremy a velocità vampiro ma si bloccò di colpo di fronte al corpo di Elena Gilbert. Sgranando gli occhi.
- “Nooo!” - la giovane si era buttata di fronte al fratello, per proteggerlo. coprendosi il volto con le braccia, d’istinto.
Il vampiro aveva frenato il suo attacco. Senza alcuna esitazione.
- “Elena, che fai?!!” - gridò Jeremy.
Bonnie aveva subito scagliato la sua magia protendendo un braccio nella direzione del vampiro con risolutezza, boccandolo ulteriormente.
- “AAAHH, smettila, basta, non voglio farle del male. Non lo farei mai!” - Marcel si portò nuovamente le mani alla testa.
- “Elena!!” - Stefan tentò uno scatto veloce ma venne fermato da Caroline.
- “Aspetta…” - surrò la vampira, osservando la reazione di Marcel.
- “Non mi fido di te!” - aggiunse concitata Bonnie.
- “Ti assicuro che non voglio farle del male. Calmati strega!” - affermò risoluto Marcel. Ma non era suo compito aggiungere altro.
L’attenzione di Klaus era stata catturata da questo anomalo atteggiamento del suo avversario.
Elena lo osservava esitante. Non capiva, anche se una parte di lei vedeva negli occhi di quel vampiro qualcosa che, molto tempo prima, aveva già visto. L’aveva visto negli occhi di Damon.
Era pietà. Era empatia. Era sincero.
Si rilassò appena, la braccia lungo il corpo.
Lo sguardo di Marcel la attraversò. Percepì qualcosa di intenso che la fece sussultare. Cosa voleva quel vampiro da lei? Perché la osservava in quel modo?
Marcel, finalmente, spostò lo sguardo da Elena al giovane Gilbert. Lo guardò dritto negli occhi.
- “Non sei tu il mio nemico…” - disse con tono più pacato - “nessuno di voi lo è..” - continuò guardandosi intorno.
Caroline corse accanto ad Elena, le cinse le braccia e la portò con sé, distante da Marcel, adagio e con delicatezza.
- “Va tutto bene, vieni con me..” - la affidò a Stefan. Lui la strinse con forza. La giovane non riusciva a proferire parola.
A quel punto Bonnie scelse di prendere in mano la situazione:
- “Ascoltami, Marcel. Non voglio scontrarmi nuovamente con te, non mi interessa. Non so nulla dei vostri affari né voglio essere coinvolta. Ma non devi più farti vedere a Mystic Falls. Avevo perso i poteri ma ora sono tornati, più forti di prima. Sono pronta ad ucciderti se proverai nuovamente a fare del male ai miei amici, a Jeremy..” - disse, voltandosi verso il suo ritrovato amico.
- “Bonnie…” - sussurò Jeremy con voce addolcita.
- “Ehi…” - gli rivolse un grande sorriso.
A quel punto anche Klaus si avvicinò a Marcel.
- “Bonnie, tesoro, rimani qui, per cortesia. D'accordo Marcel, ora ascoltami attentamente: sono disposto a lasciare New Orleans, per un po’ di tempo. Ma non sarà per sempre. Riprenditi il tuo spazio, goditi la città ancora per un po’, magari per qualche altro decennio. Ma che ti sia chiaro che un giorno dovremo trovare una soluzione affinché sia possibile la convivenza tra le nostre famiglie. Non sono disposto a cedere lo scettro per sempre, ma per ora sono disposto ad una tregua, una lunga tregua se questo può farci scendere ad un compromesso.” -
- “Ok, Klaus.” - Marcel, dopo aver estratto con fatica la freccia dalla sua gamba, fece un passo nella direzione di Klaus - “Potrei anche prendere in considerazione la tua proposta, se non fosse che non mi fido di te…” -
- “Marcel, io credo ti convenga accettare.” - si intromise Caroline con un forzato tono sdrammatizzante.
- “..per quanto mi riguarda ti prometto che farò in modo che Klaus mantenga la parola data! Perchè, in caso contrario, gli farei passare i peggiori cinque minuti mai vissuto nella sua lunga esistenza. E credo di saperlo fare molto bene!” - strizzando l’occhio al suo vampiro. Doveva aiutarlo. Era soddisfatta dell’atteggiamento di Klaus. Aveva messo da parte il suo orgoglio, era una grande passo per Klaus Mikaelson.
- “Se non ti fidi di me, Marcel, allora dovrai fidarti della… biondina! Ma tu mi prometterai che fino a che questi giovani umani, e i loro figli, saranno in vita e vivranno in questa città, non ti farai più vedere da queste parti. Prometti, Marcel. Altrimenti verrò a cercarti insieme alla mia amica strega, e non sarà un bel giorno per te. Sono stato chiaro?” -
- “D’accordo, me ne andrò. Attendo il tuo rientro a New Orleans, perché dovrai portare via con te tuo fratello e tutti i maledetti Mickaelson.” -
- “Consideralo fatto.” -
- “Bene. Signori, sono spiacente per il disturbo arrecato, vi lascio e torno a casa mia. Ehi, Bonnie…non sono tuo nemico, ricordatelo. E averti come nemica non mi piace, quindi…” - aggiunse Marcel, passando a pochi centimetri di distanza da Bonnie, strizzandole un occhio.
- “E io non voglio entrare nella vostra guerra. Mystic Falls deve rimanere fuori da tutto questo. Dovete prometterlo, entrambi.” - rivolse uno sguardo torvo anche a Klaus.
- “E’ tutto chiaro, strega Bennet, sai che sono ai tuoi comandi, mia cara.” -
Marcel si avvicinò risoluto verso Elena e Stefan.
Klaus e Caroline rimasero in allerta.
Il multi centenario vampiro rivolse il suo sguardo verso Stefan.
- “Qualunque cosa tu possa pensare di me, non sono il mostro che credi. Non avrei mai potuto farle del male, sappilo.” - poggiò una mano sulla spalla di Stefan, incrociando lo sguardo di Elena e rivolgendole un accennato sorriso.
I due giovani si guardarono, dopodiché seguirono la figura del Vampiro di New Orleans mentre si allontanava nell’oscurità del bosco.
Klaus si avvicinò alla giovane coppia, al fianco di Stefan.
- “Ma cosa voleva dire?” - chiese Stefan all’Orginale.
- “Vedi, amico mio, non sono molte le cose che possono scuotere la coscienza di un vampiro. Ma questo era uno di quei casi…” -
- “Ma a cosa ti riferisci?” - aggiunse Elena.
- “Lo scoprirete…tra non molto, direi.” - aggiunse col suo sorrisetto enigmatico e malizioso.

La voce di Matt e Alaric giunse inaspettata. Entrambi si erano visti costretti ad assistere alla scena da lontano. Sapevano che i loro amici se la sarebbero cavata e conoscevano le potenzialità di ciascuno di loro.
Ma Alaric non aveva certo potuto esimersi dall'intervenire. Era stato lui, infatti, a fornire prontamente a Jeremy la balestra con cui il giovane Gilbert aveva centrato Marcel. Era stato pronto e reattivo, come concordato con Matt. Anche se quest'ultimo, invece, aveva scelto di rimanere di guardia nei pressi del salone. Ad ogni modo, anche questa volta sembrava fossero tutti in salvo. E quel Marcel, molto probabilmente, non sarebbe tornato. Klaus e Bonnie erano stati convincenti e, salvo fosse stato un folle suicida, non avrebbe sfidato oltre la sorte. In fondo aveva ottenuto ciò che voleva: anche se non del tutto, Klaus aveva piegato la testa.
Quel vampiro si era servito di tutti loro per piegare Klaus Mickaelson. Ancora una volta erano state delle pedine ma, in questa precisa circostanza, l’esito era stato a loro favore. Ed era comunque per certi versi rassicurante rendersi conto di aver per alleato uno degli Originali.

- “Non posso credere sia successo davvero.” - Elena era frastornata e incredula.
- “Stai tranquilla. Io credo alle parole di Marcel, credo si siano intesi. Probabilmente funzionerà. Perlomeno abbiamo di fronte molti anni di pace…o almeno lo spero!” -
- “Stefan, devo andare a salutare Bonnie!” -
- “Aspetta, mi sembra non sia un buon momento….” - le strizzò un occhio, invitandola con un cenno del capo ad osservare la scena che si parava loro di fronte.

-“Stai bene?” - chiese Bonnie, preoccupata, a Jeremy.
- “Sì, forse, non lo so. Se non fossi arrivata tu non so come sarebbe andata a finire.” -
- “Probabilmente Klaus sarebbe intervenuto…” -
- “Non sono certo gli importi abbastanza di me..” -
- “Sbagli...” - si intromise Klaus - “sbagli davvero, giovane Gilbert. Sei un cacciatore di vampiri, è vero. Ma vivi sotto lo stesso tetto di mia figlia Hope, e di Caroline. Non ho alcuna ragione per desiderare la tua morte, tutt’altro direi...” -
- “Sì, ti credo. Anche se in questo caso sono certo di dover ringraziare Bonnie..” - affermò rivolgendo uno sguardo languido alla sua ritrovata amica.
- “Anche tua sorella che, forse, questa volta, ha potuto più di molti vampiri…” -
- “Ha rischiato molto…” -
- “No, non ha rischiato, fidati di me…” - disse Klaus, risoluto, allontanandosi dalla giovane coppia ritrovata .

- “Dovete sapere…” - disse Bonnie rivolgendosi a tutti i presenti - “..che Klaus temeva che questo potesse accadere e per questa ragione è arrivato a Mystic Falls. Credo volesse proteggervi. Quando ci siamo incontrati, ieri sera, abbiamo stretto un patto. Ci hai comunque messo a rischio, Klaus, e questo non deve più succedere. Spero manterrai la parola data a Marcel, è il solo modo.” -
- “Non dovete avere timore. I Mickaelson mantengono la parola, dovreste saperlo. Molti di voi dovrebbero averlo toccato con mano.” - disse rivolgendo lo sguardo verso Elena - “Elijah mi ha fatto giurare che non sarei tornato a New Orleans senza prima aver assicurato lunga vita a Elena Gilbert e a tutti voi..” - la ragazza annuì col capo.
- “Ma ora credo sia il momento di tornare a fare la brava padrona di casa, non trovi Caroline?” -
- “Certo, oh mio Dio, dovrò dare molte spiegazioni.” -
- “Non così tante, in fonto. Ti aiuterò io. Avanti, mia cara, andiamo.” - prese Caroline sotto braccio. Le poggiò un leggero bacio su una guancia.
E, in men che non si dica, si trovarono nuovamente immersi nelle danze, affiancati dai giovanissimi Josh e Kristen i quali, ignari di tutto, avevano continuato a godersi la loro serata magica.

- “Bonnie…” - Elena si era avvicinata alla sua amica. Si strinsero in un forte abbraccio.
- “Mi sei mancata, Elena! Tutto questo, ecco, non mi è mancato affatto. Ma voi mi siete mancati tutti.” - si voltò verso Jeremy.
- “Anche tu ci sei mancata. Senza il tuo aiuto oggi avremmo corso un serio pericolo. Ma sono certa che sia tutto finito. Stefan….che ne dici di accompagnarmi per aiutare Caroline ad aprire le danze?” -
- “Certamente, signorina Gilbert. Le porse il braccio.” -
La giovane coppia si allontanò, strizzando l‘occhio alla situazione che lasciavano sospesa.
- “Ma tu credi ci sia ancora qualcosa tra loro?” - chiese Stefan, esprimendo ad alta voce un pensiero che aveva in testa.
- “Io so solo che hanno sentito la mancanza l’uno dell’altra.” -
- “Bonnie…credi sia pronta?” -
- “Forse.” -
- “Mi ha perdonato davvero, lo sai?” -
- “Avete parlato?” -
- “Sì, l’ho incontrata nel corridoio un attimo prima che si scatenasse questo inferno. E’ una ragazza eccezionale. Ed è una grande strega. Credo che, ad oggi, sia fantastico riaverla tra noi. Mi fa sentire…” -
- “Al sicuro?” -
- “Sì.” -
- “E’ ciò che ho sempre provato io stando accanto a Bonnie. Sicurezza!” -
- “Lo hai sempre detto..” -
- “Ora anche tu sei umano, sai cosa significa essere in balia di vampiri, o licanropi, o ibridi… Accidenti, temo dovremo conviverci.” -
- “Lo faremo, insieme.” -
- “Come sempre.” -
Stringendo forte la sua adorata Elena, Stefan non potè evitare di ripensare alle parole di Marcel e ai tanti significati che potevano avere. La sua mente era un’esplosione di pensieri. Ma sentiva dentro di sé solo fiducia. Positività e fiducia. Sapeva che era tutto finito e che la loro vita, forse ora, poteva davvero cominciare daccapo.
 

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Capitolo 22
*** Fiducia ***


22 - Fiducia

Persino alcuni giorno dopo quella notte, sebbene il pericolo fosse rientrato piuttosto rapidamente, nessuno dei giovani amici di Mystic Falls aveva realmente ripreso a condurre una serena quotidianità in quel di Mystic Falls. E neppure erano riusciti a riparlarne. Avevano lasciato, ciascuno a suo modo, che il tempo scorresse spontaneamente e che la routine quotidiana si reimpossessasse delle loro giornate.
Probabilmente Josh e Kristen erano stati gli unici, quella sera, a non percepire alcun pericolo e ad essersi realmente goduti ogni attimo. Erano stati totalmente assorbiti l’uno dall’altra e questo li aveva trascinati in un mondo ovattato. Serata che era culminata con un bacio, finalmente, giunto dopo ore di giravolte e di drink scambiati tra loro, e quanto necessario ad una giovane coppia di giovani reciprocamente attratti.
- “Non capisco come abbia potuto metterci tanto tempo…” -
- “A far cosa?” -
- “A vedere quanto sei splendida….” -
Con queste parole Josh aveva trascinato Kristen nella cucina e da lì si erano ritrovati in breve appartati sul retro della villa. Ma solo dopo, molto dopo che gli eventi tra vampiri si erano definitivamente conclusi.
Matt, la mattina seguente, si era recato nel suo ufficio alla centrale. Come di consueto aveva aperto la porta, aperto il cassetto della sua scrivania e tirato fuori alcune monete con le quali poteva attingere al caffè del distributore. Aveva sorseggiato quel caffè in silenzio. Mille pensieri, o forse nessuno in particolare, volteggiavano nella sua testa.
Quel nuovo vampiro apparso dal nulla.
Il ritorno di Bonnie.
Caroline….
E Klaus. Sì, la totale certezza che, ormai, niente avrebbe potuto distogliere l’attenzione di Caroline dal vampiro millenario.
Lei era un vampiro, come aveva potuto dimenticarlo? Ma d’altronde era così semplice dimenticarsi della sua vera natura, lei era talmente brava ad essere così…umana.
Ma cosa gli era passato per la mente al punto da aprirsi così tanto, al punto da lasciarle intendere di non volersi accontentare della loro amicizia?
Caroline…non riusciva a smettere di pensare a lei. Ma aveva anche altre certezze: Klaus. Sempre e soltanto Klaus.
E la presenza di Klaus, che non sembrava intenzionato ad andarsene tanto presto, rendeva la quotidianità ancora più anomala per molti di loro. Da diversi anni, ormai, l’antico vampiro viveva lontano e il suo nome riecheggiava in qualche conversazione senza alcun cenno di ansia o timore. Ma ora era lì, in mezzo a tutti loro. Era di Klaus Mickaelson che stavano parlando. E quella vocina interiore pervadeva ciascuno di loro, riportando alla mente ciclicamente quante cose orribili fossero accadute in passato, nonostante la consapevolezza razionale che l’Originale non rappresentasse più alcun pericolo per loro.

Il vampiro Originale, dal canto suo, ce la stava mettendo tutta per rendersi bene accetto, per essere amichevole ed ingraziarsi tutte le persone che riteneva fossero di interesse per Caroline. Questo era evidente per i più. Così come sapevano per certo che, se Caroline non fosse stata oggetto delle sue totali attenzioni, tutti loro forse avrebbero dovuto dormire sonni molto meno tranquilli.
Dal canto suo, il malcapitato vampiro di tutto questo era orma consapevole. Sapeva che tutti loro, seppure in parte, lo temevano. Questo lo rendeva forte ma al tempo stesso lo metteva ai margini. Non aveva alcuna intenzione di rimanere a Mystic Falls per sempre, né molto a lungo. Ma quella sensazione di fastidio, quella sensazione di esclusione che aveva provato per tutta la sua vita, si stava affacciando nel suo animo anche durante quei giorni di permanenza nella piccola cittadina della Virginia.
Per questa ragione aveva deciso di rimanere tutto il tempo necessario, oltre al voler trascorrere più tempo possibile con la sua vampira bionda, al fine di gettare basi solide, di ricucire vecchie alleanze o addirittura creane di nuove.
Sì, Klaus Mickaelson necessitava di alleati. Fidàti, dalla sua parte, sui quali poter contare. E la strega Bennet era tra le sue mire principali.
Ma in quei giorni trascorsi in quella cittadina, molto più che in passato, aveva compreso alcuni aspetti di quella comunità. Aveva osservato le sue vecchie conoscenze, aveva colto sfumature e assistito ad atteggiamenti dentro e fuori dalla Scuola Salvatore, e in ciascuna di queste circostanze aveva trovato spunti e stimoli per desiderare di saperne di più.
Alaric non era mai stato un suo fan ma neppure un nemico giurato. Sentiva che quel cacciatore di vampiri, che tra le altre cose si occupava di sua figlia, doveva far parte degli alleati fidati.
E poi c’era Stefan, l’unico dal quale non avrebbe potuto trarre alcun vantaggio né utilità. Non più. Ma del quale, ormai gli era chiaro, sentiva di aver bisogno nella sua vita. Non cercava né desiderava il suo aiuto. Desiderava la sua amicizia.
Questo, tuttavia, lo faceva sentire debole. Gli faceva percepire di non essere l’Originale che era un tempo. Non voleva esporsi né diventare un “bravo ragazzo”, uno alla…Stefan Salvatore. Aveva una reputazione da difendere!
Ma non voleva neppure passare altro tempo a far la guerra alle persone che lo circondavano. Non ne sentiva il bisogno, non ne aveva alcuna ragione. Ciascuno di loro, inoltre, a suo modo gli aveva dimostrato di fidarsi e sapersi affidare a lui, se necessario. Ed era questa la chiave: conquistare definitivamente la loro fiducia.
Non doveva essere un pericolo per Mystic Falls. Questo, Caroline, lo aveva chiarito con risolutezza la notte in cui Marcel li aveva attaccati. Non avrebbe voluto mai cedere lo scettro di New Orleans, ma non aveva avuto scelta. O l’avrebbe persa per sempre. E sentiva di voler proteggere anche tutti gli altri.
E poi quel suono…quel battito che lo aveva colpito come gli era già accaduto quando aveva avvicinato Hailey molti anni prima. Del tutto inaspettato come quella volta.
Persino Marcel aveva fatto un passo indietro, e questo aveva segnato un punto a favore del suo avversario.
E il suo pensiero corse ad Elena…probabilmente ancora inconsapevole di portare in grembo una nuova vita.
Ed era esattamente da lì che intendeva cominciare.

In quelle poche giornate appena trascorse, quindi, non era più accaduto nulla di speciale. Nessun nuovo evento da preparare o compleanno da festeggiare.
Bonnie era tornata e aveva già fatto visita alla Scuola Salvatore un paio di volte e questo faceva presagire una più che plausibile intenzione di collaborare con Caroline e Alaric.
Dopo la sera della festa lei e Jeremy si erano scambiati dei messaggi, si erano incontrati al Grill ma nulla più. Avevano conversato, bevuto insieme, Bonnie aveva raccontato molto dei tanti luoghi visitati in Francia e a Parigi. Jeremy le aveva confidato di essere tornato a casa unicamente per Elena, per la preoccupazione che l’aveva attanagliato nei primi mesi dopo la perdita di Damon. E che, una volta tornato, si era trovato suo malgrado coinvolto da Alaric. Ora ne era contento ma all’inizio non sapeva se la sua strada fosse quella oppure se fosse altrove. In fondo non aveva ancora le idee chiare.
- “Forse ho ancora qualche anno per poter decidere cosa voglio fare da grande…” - aveva riso con la sua dolce amica.
- “Certo che ce l’hai…non devi preoccuparti, le cose potrebbero diventare chiare da un giorno a un altro. Ma per ora…beh, posso solo dirti che sono felice tu sia nuovamente qui!” - aveva poggiato una mano su quella del ragazzo, fermandola sul bancone, con una leggera carezza.
Il brivido lungo la schiena, per Jeremy, era stato immediato. Lo stesso era stato per Bonnie. Ma nessuno dei due aveva avuto il coraggio di proporsi, verso l’altro, in modo più esplicito.

Nei giorni successivi, sebbene fosse un evento raro che la Direttrice Forbes riuscisse a ritagliarsi dei momenti unicamente per se stessa, Bonnie e Caroline si erano ritrovate sedute ad un tavolo del Grill e, in quell’occasione, Caroline aveva chiesto all’amica:
. “Ma cosa ti spaventa?” -
- “Non mi spaventa niente…semplicemente non so se è il momento giusto. Sono successe così tante cose. Non so se sono pronta…sono molto confusa…” -
- “La confusione non è mai una buona compagna…ma non vuol dire che non sparisca da un giorno ad un altro. Sii paziente, le cose potrebbero chiarirsi da sole senza arrovellarti troppo. Vivi la tua giornata, una alla volta…” -
- “Saggia Caroline Forbes, sempre di più da quanto vedo. La maternità ti ha davvero giovato!!” -
- “Oh puoi dirlo forte, le gemelle sono talmente impegnative che, se non avessi calma e saggezza sarebbe la fine. Mi sovrasterebbero!” -
- “Sono molto attive, non è vero?” -
- “Sì, lo sono, e hanno bisogno di essere seguite ma soprattutto guidate… ed è per questa ragione che ho bisogno di te, Bonnie Bennet. Della migliore strega in circolazione. Gli serve un grande esempio. Ma anche qualcuno che sappia insegnare loro quando fermarsi, per imparare a controllarsi…” -
- “Hanno quasi cinque anni, giusto? Farò del mio meglio….” - la giovane strega le aveva strizzato l’occhio rassicurando l’amica sul fatto che, per il momento, sarebbe per certo rimasta nei paraggi.
- “Ma…” - Proseguì esitante la voce di Caroline.
- “Ma cosa?” - aveva incalzato la strega.
- “Ok, abbiamo parlato delle mie gemelle, abbiamo parlato del tuo futuro, ma io sono nei guai, ma sono in guai davvero grossi amica mia e non so davvero come uscirne!!” -
- “Ma di cosa stai parlando??? Credevo si fosse sistemato tutto dopo la partenza di Marcel…” -
- “Oh sì, per certi versi è così…ma…” -
- “Caroline, avanti, qual è il problema?” -
- “Non ne ho parlato neppure con Elena….. la sera del ballo è successo che…insomma..Matt…” -
- “Cosa è successo a Matt” -
- “Assolutamente nulla. Mi ha solamente lasciato chiaramente intendere di essere ancora interessato a me e che una parte di lui desidera riprovare...insomma, Bonnie, capisci, Matt ed io? La cosa più idiota che si sia mai sentita…” -
- “Cavolo, non me lo aspettavo davvero! Ma...” -
-  “Ma cosa?” -
- “Ma in fondo, tu ed io sappiamo che…insomma, Caroline, che cosa ci sarebbe di tanto assurdo con tutte le cose assurde che abbiamo vissuti negli ultimi anni?” -
- “Beh, è tutta un’assurdità…Bonnie, io sono un vampiro, andiamo..” -
- “Come se questo abbia mai rappresentato un ostacolo. Caroline, Enzo era una vampiro…” -
- “Oh Bonnie, ti chiedo scusa. Sì, certo, lo so che Enzo era un vampiro e so anche che tu non ti saresti mai trasformata in vampiro per lui…” -
- “No, infatti. Ma questo non ci ha impedito di amarci, di amarci molto…” -
- “Lo so.” -
- “Caroline, cosa provi per Matt?” -
- “Io…io non lo so, non ne ho idea, fino alla sera del ballo non era assolutamente nei miei pensieri. Ora non riesco a pensare ad altro, accidenti!” -
- “E Klaus?” -
- “Ecco, per l’appunto, Klaus!” -
- “Caroline, sul serio? Dopo tutti questi anni hai davvero dubbi sui sentimenti che provi, per l’uno o per l’altro? Non riesco a crederci, non sei sincera con te stessa…” -
- “Non è vero, credo sia molto chiara la direzione che ho voluto dare alla mia vita. E forse...” -
- “…forse non c’è spazio per nessuno dei due nella tua vita, giusto?” -
- “Giusto” Mi conosci davvero bene, Bonnie!” -
- “E’ una scelta legittima, e forse la più saggia. Ma di recente ho avuto una conversazione molto simile con Elena, a proposito di Stefan…” -
- “Beh, è una situazione molto diversa e lo sai bene..” -
- “Certo, loro sono entrambi umani e non ci sono ostacoli, ma ho dovuto ricordarle che seguire il suo cuore non era sbagliato. Aveva molte paure, aveva paura di ferirlo, o aveva paura forse di rinnegare l’amore provato per Damon!” -
- “Credo ti abbia dato ascolto!” -
- “Io credo fosse solo il momento giusto, era pronta…” -
- “Vuoi forse dire che semplicemente non sono pronta?” -
- “Forse no, forse come vampiro sai che non devi mettere fretta a te stessa e alle tue emozioni. Avrai una vita lunga e teoricamente infinita. Non c’è nulla di cui tu debba realmente preoccuparti. E non devi pensare di dover rispondere alle aspettative di qualcuno, neppure a quelle di Matt.” -
- “Ma Matt è …Matt..!” -
- “Andiamo, Caroline, non vorrai farmi credere di essere follemente innamorata di lui. Sai bene che non è così..,,” -
- “Ecco, no. Io credo di no.” -
- “E neppure lui probabilmente lo è realmente di te. Siamo tutti legati tra noi, l’affetto e il bene che ci lega, insieme alle assurde vicissitudini degli ultimi anni, potrebbero farci pensare che la nostra vita sia legata per sempre, anche quella sentimentale. Ma tu sei un Vampiro. Non puoi e non devi pensare che la tua vita possa fermarsi per sempre a Mystic Falls!” -
- “E’ la stessa cosa che dice Klaus, ormai da anni direi!” -
- “Beh, lui ragiona da vampiro millenario, credo sia normale. Io credo tu debba unicamente pensare al tuo futuro prossimo. Se vedi Matt in questo futuro prossimo, al tuo fianco, io ti appoggio. Ma se invece sei serena anche stando da sola…Caroline…” -
- “Ok, ok…ho capito. Mi è chiaro cosa vuoi dire. Quando le mie figlie saranno adulte mi sentirò libera di lasciare questa città e pensare alla mia vita.” -
- “Con chi tu vorrai…” -
- “Qualunque sia l’attesa…” - affermò Caroline sussurrando, quasi fosse un pensiero uscito per sbaglio dalla sua mente.
- “Cosa?” -
La bionda vampira fece un’impercettibile pausa. Poi aggiunse quasi sussurrandolo tra sé: - “E’ una cosa che mi disse Klaus, il giorno del nostro diploma. Disse che mi avrebbe aspettato, che avrebbe voluto essere il mio unico e ultimo amore…qualunque sia l’attesa … disse..” -
- “Molto romantico!” -
- “Sì, romantico, certo. Ma è Klaus! Oddio, Bonnie, sono così confusa!” - lasciò andare la testa di colpo sul tavolo, tra le mani.
- “Avanti, Caroline, alzati! Animo e torniamo a ciò per cui siamo qui…” - affermò risoluta Bonnie.
- “Va bene, per oggi è sufficiente! Mi scoppia la testa!” -
Le due ragazze si scambiarono un sorriso complice e tenero.
- “Ehi, Bonnie…. Elena lo dice da sempre: sei preziosa!” -
- “Vi voglio bene, tutto qui!” - sorrise la strega con la dolcezza che l’aveva sempre contraddistinta.
- “Ora torno alla Scuola, il dovere mi chiama…ma tu?? Esattamente a quale dovere devi fare ritorno?” -
- “Ecco, io non lo so ancora. Ma sento di doverlo scoprire. Sento che ho molte cose da fare e devo solo capire da dove cominciare e stabilire le mie priorità!” -
- “Giusto!” -
Concludendo la loro conversazione le due giovani amiche si stavano avviando verso l’uscita.
Distrattamente e sorridendo Caroline aveva aperto la porta del Grill.
- “Salve signore, è un piacere ritrovarvi entrambe!” -
- “Ehi, Klaus!” -
- “Ciao…” – sussurrò Caroline, sorridendo con un lieve imbarazzo negli occhi e nella voce.
Il Vampiro continuava a tenere fisso lo sguardo su di lei e in un attimo alla giovane Bonnie fu chiaro che era giunto il momento di affrettare il passo.
- “Credo andrò a trovare il mio scopo nella vita…Caroline, ci sentiamo stasera, d’accordo?” -
- “D’accordo, Bonnie…Ciao…” -
- “Addirittura..il suo scopo nella vita. Giornata impegnativa per voi, a quanto pare!” - sorrise sornione Klaus.
- “Oh, neanche troppo. Ma ogni tanto sentiamo il bisogno di confrontarci. Sai, una povera giovane vampira e una giovane Strega, in una città dove si aggirano persino Vampiri millenari. Insomma, una vita da normali adolescenti, non trovi anche tu?” - rispose con umorismo e scoppiando a ridere.
Klaus si accorse che quel sorriso, ogniqualvolta lo aveva osservato, aveva la capacità di disarmalo. Caroline Forbes era una donna bella, affascinante, sicura di sé e piena di voglia di vivere.
Sarebbe stata realmente la sua donna ideale. Ma lei non era pronta. O perlomeno, finora non lo era stata.
- “Signorina Forbes, posso offrirle qualcosa da bere o sta correndo anche lei a cercare il senso della vita?” -
- “Io ho molte responsabilità, mio caro Klaus, come ben sai. Ma credo che potrò concedermi altri cinque minuti di libertà…” - gli sorrise annientando definitivamente ogni sua difesa.
- “Bene! Molto bene…vorrà dire che più tardi, se tu me lo permetti, potrei accompagnarti alla Scuola per salutare Hope.” -
- “Certamente…” - Caroline, nel mentre si stavano accomodando a bancone del Grill, si rese conto che la frase che aveva appena udito aveva una significato che andava oltre l’ovvio.
- “Sei forse in partenza?” - osservando il volto di quell’uomo così particolare, scrutandolo in profondità.
- “Tra le cose che amo di te, Caroline, una è certamente la perspicacia. Sì, devo tornare a New Orleans. Sai bene che l’altra notte con Marcel sono stati affrontati dei temi importanti. Ho delle cose da risolvere con lui e con la mia famiglia...” -
- “Certo, capisco. Ti raccomando…la promessa che hai fatto, Klaus!” -
Il vecchio Nicklaus sollevò lo sguardo verso quella giovane che certamente amava. Sì, sapeva di amarla, non aveva più alcun dubbio. Glielo aveva detto, solo una volta. Lei non aveva fatto altrettanto. Ma sapeva anche che il loro legame era forte. Non voleva deluderla.
- “Farò tutto ciò che è in mio potere, Caroline, per non deluderti. Come ho promesso…” -
- “Io ti credo. E ho fiducia in te. Qui a Mystic Falls abbiamo davvero bisogno di tranquillità.” -
- “Bene! Usciamo ora…” - Klaus aprì a porta, lasciò il passo alla sua Signora e la seguì all’esterno del locale.
Era quasi buio, l’imbrunire rendeva Mystic Falls sempre più deserta, la temperatura era scesa e l’estate ormai un ricordo. Era pieno Autunno e non mancava poi molto al Ringraziamento.
- “Bene!” - esclamò con tono fintamente allegro Caroline - “Ci dobbiamo salutare, allora!” -
Klaus fece un passo verso di lei, le prese le mani tra le sue. I suoi occhi erano fissi su quelli di lei. Le gambe di Caroline cominciarono a tremare e, istintivamente, fece un passo indietro.
- “Non avrai ancora pausa di me…” -
- “Oh, no. Cosa dici…E’ solo che, io…” -
- “Caroline…” - pronunciò il suo nome avvicinandosi nuovamente e colmando quella piccolissima distanza.
- “Vieni con me!” - la prese per mano e la condusse, a  velocità vampiro, in un angolo più appartato dei vicoli della cittadina - “Volevo solamente salutarti, in privato, prima di andare insieme alla Scuola, dove dedicherò del tempo a mia figlia!” -
Caroline aveva poggiato le mani sul suo petto, lui la stringeva sulla vita.
- “Credo che..sì, potrei sentire la tua mancanza!” -
- “Ehi! Tornerò. E’ una promessa. Vorrei dirti che non me ne andrò più ma tu sai che non è possibile. Ma sai che tornerò. Io voglio tornare, voglio tornare sempre da te. Questo dovresti saperlo, ormai.” -
Sorrise, Klaus. Si avvicinò ancora e la baciò. Dapprima con delicatezza, un leggero bacio appena accennato, guardandosi negli occhi.  Era tutto ciò che voleva, gli bastava.
Ma in pochi istanti si ritrovò sbattuto con foga sul muro alle loro spalle. La sua vampira preferita aveva preso in mano la situazione.
- “Se tornerai, sai cosa ti aspetta!” - promise con gli occhi Caroline.
Cercò di trasmettergli amore e desiderio in un solo appassionato bacio, ricambiato.
- “Ti prendo in parola! Ricordati di non innamorarti di nessuno nel frattempo!” -
Ogni frase era pronunciata in affanno, continuavano a baciarsi e non riuscivano a staccarsi l’uno dall’altra.
- “Innamorarmi? Io sono già pazzamente innamorata, e tu lo sai!” -
- “Oh, davvero, non te ne ho mai sentito parlare!” - la toccava, la baciava, la possedeva anche senza portare a termine alcun atto realmente intimo. Ma era sua, desiderava che questo per lei fosse chiaro e desiderava che lei si aprisse. Sentiva il bisogno di una radice a cui tornare, di qualcosa che lo tenesse ancorato alla vita, alla sua umanità, al desiderio di amare e di essere amato che gli consentiva, forse, di essere migliore.
Caroline si strinse più forte, ricambiava ogni suo gesto. Sapeva che questa volta non poteva sottrarsi, il suo cuore parlava prepotente, le esplodeva nel petto e non potè che seguire ciò che gli nasceva dal profondo.
- “Ti amo, Klaus!” - sussurrandolo all’orecchio di lui - “Dannazione, sì, ti amo e questo mi fa impazzire!” -
Il vamiro sorrise trasudando gioia e soddisfazione.
- “Calma, Caroline, non perderai il controllo per questo! Lasciati andare…vivi questo con me. Non abbiamo limiti. Nessun limite, mia cara. Vorrei tanto portarti con me…ma non è possibile.” -
- “No, ma ti aspetterò. D’accordo? Stavolta ti aspetterò, non mi nascondo. Te lo sto dicendo. Ti aspetto e desidero che tu torni da me. Domani o tra tre mesi. Ma torna.” -
-  “Tornerò mia adorata Caroline. Magari giusto in tempo per il giorno del Ringraziamento, chi può dirlo!” -
- “Allora lascerò un posto pronto anche per te!” - sorrise radiosa e lo baciò nuovamente.

Era possibile una coppia Caroline Forbes - Klaus Mickaleson? Nessuno poteva avere certezza in tal senso, neppure i diretti interessati. Eppure, la gioia che Caroline trasmise nei giorni immediatamente successivi al saluto con Klaus, era talmente contagiosa che la maggior parte delle persone a lei vicine si resero conto che la presenza di Klaus non sarebbe più stata occasionale, nella loro vita. E sapevano che avrebbero dovuto accettare questa realtà.
La prima a comprenderlo fu Elena. Che dopo aver amato due vampiri aveva trovato la sua strada con uno Stefan umano, uno Stefan che desiderava fare il medico ma non gliene aveva ancora parlato. Uno Stefan fragile ma immensamente meraviglioso. Al quale non era tuttavia ancora riuscita a raccontare il suo piccolo segreto. Quel segreto che lei per prima aveva inizialmente celato a se stessa ma che, con il passare dei giorni, era divenuto sempre più concreto e reale. In particolar modo dopo l’incontro con Klaus, la sera in cui era partito da Mystic Falls.
Se qualche tempo prima qualcuno le avesse detto che si sarebbe trovata seduta su una panchina, con Klaus Michaelson, a confrontarsi su uno degli eventi più importanti della sua vita, gli avrebbe dato del folle.  Mai avrebbe creduto che avrebbe potuto riporre in lui la sua fiducia.
Lei, la vittima sacrificale che quel vampiro aveva sacrificato sul suo altare. Lui, vampiro assetato di sangue e di desiderio di supremazia, che aveva ucciso senza pietà la zia Jenna. Klaus, che aveva tuttavia salvato la vita a Caroline più volte, a lei stessa e a Stefan e il quale era divenuto ormai, nelle loro menti, unicamente il benefattor della Scuola Salvatore, il padre di Hope che risiede stabilmente a New Orleans, e l’amante di Caroline. E spesso, negli ultimi anni, si era domandata se davvero fosse la cosa giusta per la sua amica, ma mai come quella sera, su quella panchina, comprese le ragioni che spingevano Caroline verso di lui. E non si era ancora realmente resa conto, ma lo comprese nei mesi successivi, di come quella conversazione avesse rappresentato una svolta essenziale per la sua vita.
 

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