Crilin Pan: l'uomo che non poteva crescere più di così

di Malanova
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'arrivo della tata ***
Capitolo 2: *** Verso l'isola ***
Capitolo 3: *** Benvenuti! ***
Capitolo 4: *** Il Jurokugò ***
Capitolo 5: *** L'arrivo del coccodrillo ***
Capitolo 6: *** Il rapimento di Giglio Tigrato ***
Capitolo 7: *** Il coccodrillo si rivela ***
Capitolo 8: *** Spiegazioni tanto per... ***
Capitolo 9: *** Solo e abbandonato ***
Capitolo 10: *** Bangherang! ***
Capitolo 11: *** Intramezzo: quando non sai più cosa scrivere ***
Capitolo 12: *** Spalle al muro ***
Capitolo 13: *** Volevi la fine... invece dovrai aspettare ancora un pò ***
Capitolo 14: *** La fine... per davvero ***



Capitolo 1
*** L'arrivo della tata ***


Tutto iniziò in quella notte d’autunno, tanti anni fa, in una lussuosa villetta nel centro della Città del Nord rassomigliante al castello di Frankenstein.

A quei tempi ci abitava un vecchio scienziato, un certo Dottor Gelo, insieme ai suoi tre figli: due gemelli, una femmina e un maschio, di nome C-18 e C-17, e il più piccolo di nome C-16. E fantasia portami via.

In città nessuno sapeva spiegarsi come l’anziano li avesse avuti: l’uomo, fin dalla gioventù, era conosciuto, oltre per la sua genialità, per essere un rinomato rompiballe ossessionato quasi fino alla follia dalla meccanica e dalla biologia e non c’era donna sulla faccia della Terra che lo potesse sopportare. Eppure, un giorno, presentò i suoi tre Pargoletti ai vicini.

Se c’è ancora qualcuno che mi ha seguito fino a questo punto senza addormentarsi, spiegherò il perché della parola Pargoletti scritta in grassetto.

I tre, nonostante il dottore insisteva nel dire che C-17 e C-18 avessero otto anni mentre C-16 soltanto quattro, i primi due avevano già l’aspetto da diciottenni ed avevano un’inquietante bellezza, così perfetta da sembrare quasi artificiale mentre il più piccolo era un armadio a tre ante dallo sguardo di ghiaccio. Roba che faceva venire la pelle d’oca a tutti, soprattutto quando i piccoli Gelo frequentavano le scuole elementari.

Ben presto la gente prese ad odiare i tre giovani quasi quanto il padre. Erano disobbedienti, bruti, arroganti e per niente interessati ad ascoltare il prossimo, soprattutto il loro genitore. In poche parole dei teppisti.

Però torniamo ai nostri avvenimenti.

Quella notte i tre fratelli erano particolarmente tremendi: i gemelli saltavano sopra ai loro rispettivi letti prendendosi a raggi energetici e cuscinate mentre il minore faceva Tarzan sul lampadario della stanza, urlando a squarciagola e sventolando il suo Teddybear come una bandiera. Il Dottore non ce la faceva più, doveva far qualcosa per calmare quelle calamità della natura altrimenti non sarebbe più riuscito a concentrarsi su qualsiasi cosa. Non c’è l’avrebbe mai fatta da solo… aveva bisogno di una persona, magari di una tata! Ma a chi poteva lasciare in tutta sicurezza (più che altro quella della tata) i figlioletti? Ci pensò un po’ su e qualcosa si accese nel suo cervello tenuto sotto spirito...

Dopo un paio d’ore…

Quando i giochi stavano raggiungendo l’apice e le mura il limite, l’anziano fece il suo ingresso nella stanza dei bambini insieme ad un essere mostruoso. Era alto quasi tre metri, verde con l’esoscheletro maculato, occhi felini e una lunga coda dotata alla punta di un pungiglione. Le mani munite di tre dita ciascuna si sfregavano, nervose, ricordando ai tre fratelli un grosso insetto. Fermarono i loro giochi all’istante.

L’uomo ridacchiò, molto soddisfatto dalla loro reazione, e presentò la creatura “Ragazzi, vi presento la vostra nuova tata. Lui è Cell…” “Che adorabili, piccole, bestiole…” gracchiò il mostro, sorridendo con quella specie di bocca a becco e guardandoli in modo famelico. Calò un silenzio pesante. Il Dottore guardò il suo orologio da polso e mormorò “Oh, quasi dimenticavo… Devo essere presente in un’importante congresso nella Città dell’Est… Ritornerò fra qualche ora…” “Papino!” esclamò C-17, che andò ad abbracciarlo e facendo la voce lagnosa “Non lasciarci soli!” “Ma non siete da soli! C’è Cell insieme a voi…” “Non è la stessa cosa!” si lagnò il moro. Poi guardò la sorella e ringhiò, usando solo il labiale “E dì qualcosa!”. La biondina disse, rivolta al genitore, con voce dura “17 ha ragione…”. Guardò freddamente Cell e borbottò “La tata ci fa paura”. L’uomo fece un sorriso più ampio, quasi maligno “Dopo che avrete passato qualche minuto insieme sono sicuro che cambierete idea…”. Diede un bacio sulla fronte a tutti (Si… Anche a Cell, che si accucciò come un grosso cane affinché le labbra pelose dell’uomo potessero sfiorare la bio gemma) e se ne andò senza voltarsi indietro.

Cell mosse leggermente la coda, ancora accucciato, poi girò la testa fino a fissare in modo inquietante i tre “Allora… Che ne dite di giocare a nascondino?”. Si alzò lentamente “Voi vi nascondete e io vi vengo a man… ehm… cercare… ”. C-18 inarcò un sopracciglio.

Dopo qualche ora…

Il Dottor Gelo tornò a casa e la prima cosa di cui si accorse era che c’era un silenzio assoluto e le pareti non avevano bisogno di restauro. Si diresse verso la stanza dei figli e aprì un poco la porta. I ragazzi erano nei loro letti mentre Cell era seduto su una seggiola, con un libro tra le mani e la coda che dondolava in modo inquietante sopra la testa di C-17 “… Ed il lupo soffiò sulla casetta di paglia, facendola in mille pezzi, e quando arrivò davanti al porcellino spalancò la bocca e…”. L’essere si accorse della presenza dello scienziato, ritirò la coda ed esclamò “Buonasera Dottor Gelo!”. L’uomo salutò a sua volta e domandò “Già a letto? Che rarità…” “Io e le sue adorabili bestiole abbiamo fatto così tanti giochi… e poi abbiamo guardato un film…” “Ah si? E quale?” “SHINING”. Cell diede un colpetto con la punta dell’indice alla copertina del libro e disse “Ora stavo leggendo la favola dei TRE PORCELLINI” “Un classico” riconobbe il vecchio “Ma ora è arrivato il momento di dormire…” “Certo, Dottor Gelo”. Si avvicinò ai tre e sussurrò una piccola ninna nanna

“Pecorella,
pecorella
E’ ora di andare a dormire!
Domani sulla collina in fiore tu andrai
E tra le braccia del macellaio ti troverai…”.

Mosse le dita a mo di saluto e si chiuse la porta alle spalle, dando un’ultima occhiata famelica ai tre e spense la luce. Quando furono da soli, C-16 disse “Percepisco ostilità da parte della tata”.

I tre non riuscivano a prendere in nessun modo il sonno. Come era possibile che lo scienziato non si accorgesse dei messaggi subliminali che lanciava quell’orrida creatura? Stettero a guardare il soffitto finché dalla finestra non si sentì un tonfo. Per un attimo, i tre fratelli credettero che era Cell, smanioso di mangiarseli. “State immobili nel letto… Percepisce la paura”. La finestra si aprì al secondo tonfo ma per fortuna non fu l’insetto mutato ad entrare.

Egli era un nanetto di un metro e quarantacinque, vestito di verde, con la testa talmente pelata che poteva riflettere la luce lunare. Si muoveva per la stanza a passi felpati e bisbigliava sottovoce “Tu controlla nei cassetti mentre io cerco negli armadi…”. Si udì un tintinnio e una flebile luce si mosse da una parte mentre il ragazzo si stava muovendo verso l’armadio di C-16 quando ricevette una forte botta sulla nuca, che lo fece inginocchiare. La luce si accese e C-17 puntò la canna di una pistola verso lo sconosciuto, che urlò “Cacchio!”. La biondina si mise affianco al fratello e ringhiò “Che diavolo ci fai nella nostra stanza? Sei un pervertito?”. Il nuovo venuto alzò le braccia al cielo e gridò “Vengo in pace! Stavo solo cercando la mia ombra!” “La tua che?” “La mia ombra” ripeté l’altro. Il trio si guardò negli occhi per un attimo e disse “Hai provato a guardare per terra?”. Lo sconosciuto abbassò lo sguardo e vide l’ombra ai suoi piedi “Grazie al cielo! L’ho trovata!”. Si voltò verso gli armadi “Ehi, Lunch! Tutto a posto, c’e l’ho!”.

Dal primo cassetto del mobile uscì una fatina molto graziosa, dai capelli blu cotonati e lo sguardo dolce. Svolazzò attorno alla testa pelata e disse “Crilin Pan, è una bellissima notizia! Per festeggiare il ritrovamento farò la danza dei fio…”. Non poté terminare la frase che C-18 la schiacciò con entrambe le mani. La poveretta cadde a terra con un tonfo. “Lunch! No!”. Il nuovo arrivato si chinò verso la creatura e disse, con le lacrime ai occhi “Io credo nelle fate, lo giuro!” “Ma vattela a prendere in quel posto, cretino!” urlò l’altra, completamente trasformata. I lunghi capelli blu erano diventati biondi e gli occhi color smeraldo trasmettevano perfidia.

Dovete sapere che le fate erano creature talmente piccole che il loro corpo aveva spazio solo per un sentimento alla volta… Penso che questa citazione sarà la prima e l’unica che prenderò dalla storia originale. La fata fece apparire un mitragliatore, lo puntò contro C-18 e ringhiò “Un altro scherzo del genere e ti riempio di piombo, biondina!” “Bel coraggio che hai Pan Di Zucchero”. C-17 le puntò contro la canna della pistola “Con quei confetti non riusciresti a farci neanche un graffio” “Dimmelo quando t’avrò scaricato tutto il caricatore su per il cu…” “Calma, ragazzi!” esclamò Crilin alzando le mani “Non siamo in un film di Quentin Tarantino” “Bambini? Che ci fate ancora svegli?”.

La voce di Cell filtrò come un trapano attraverso la porta, irrigidendo i presenti. Allora C-18 sibilò “Senti… Noi non ti denunciamo per infrazione di domicilio se tu ci porti via con te!”. Il pelato la fissò a bocca aperta e iniziò a dire “Ma tu sei pa…”. La bionda lo afferrò per la maglietta, lo sollevò di peso, l’attirò a sé e lo baciò sulle labbra. Dopo un attimo si separarono e lui balbettò, rosso come un peperone “Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino!”

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Capitolo 2
*** Verso l'isola ***


Cell era in mezzo alla stanza dei fratelli, assorto nei suoi pensieri. La finestra della cameretta era spalancata, i letti vuoti con le coperte sfatte ed ovunque era sparso uno spesso strato di polverina dorata che ad ogni ventata di coda si sollevava, luccicando sotto la luce, per poi appiccicarsi sulla sua pelle. Dei tre fratelli nessuna traccia.

Il mostro maculato si grattò una guancia. Questo poteva essere un problema al primo giorno di lavoro.

Lentamente, spostò lo sguardo sui tre letti e, vedendoli in quello stato, una minuscola lacrima scivolò da un occhio, seguito dal gorgogliare del suo stomaco. Informare il Dottore era fuori questione: era così anziano… la notizia gli avrebbe potuto causare un infarto.

Si avvicinò alla finestra e si sporse fuori con la testa. Ispirò profondamente. Sentiva ancora il loro odore… non erano ancora troppo lontani.

Ritornò verso il centro della stanza, dove c’era la cassettiera, e passò la mano sulla superficie per raccogliere un po’ di polverina…

“Allora? Siete pronti per l’avventura?!?” urlò Crilin, protraendo un pugno davanti a sé. Lunch, che in quel momento era ritornata quella di prima, fece una capriola a mezz’aria e gridò “OOOOH”.

I tre fratelli si guardarono negli occhi, perplessi. C-16 borbottò “Non rilevo nei suoi occhi tracce di stupefacenti…” “Insomma!” si lagnò il Pan “Visto che sono obbligato a portarvi con me, tanto vale che lo fate con entusiasmo…”.

Stavano sorvolando l’oceano, diretti all’isola da cui proveniva il pelato e la sua stramba amica. “Ne avremmo dimostrato di più se non avessi fatto tutto quel pasticcio con quella strana polvere… Ora la nostra stanza farà concorrenza alla raffineria di uno spacciatore” ribatté C-18, volandogli affianco. La chioma della fatina nel mentre ridiventò bionda “Senti cocca, non ne sarebbe servita così tanta se non avessi delle chiappe così grosse” “Cosa hai detto piattola?” “Calmatevi ragazze, non c’è bisogno che litighiate…” cercò di dire Crilin ma le due ragazze si voltarono verso di lui con sguardo omicida.

“Sei patetico!” lo sgridò l’amica “Perché non ti comporti da uomo per una volta?” “Giusto!” ringhiò l’altra “Dì a questa di non rompere”. Il ragazzo, vedendosi tra due fuochi, iniziò a balbettare “Beh… Sai… Io…”. Lunch fece un grido d’esasperazione “Bene! Perfetto! E’ bastato un misero bacio da una sciacquetta a farti diventare un imbecille, come se non lo fossi già di tuo!”. Fece uno scattò e si allontanò dal gruppo. “Ehi, aspetta! Ma dove stai andando?” cercò di fermarla Crilin ma ormai la fata era già lontana. C-17 prese parola “Lasciala andare… Quando si sarà data una calmata, sarà lei a tornare indietro…” “Mmh…” ribatté il Pan, un po’ avvilito “L’ultima volta che l’ho vista così arrabbiata, tipo l’altro ieri, ha fatto saltare in aria uno dei nostri quartieri generali… Non vorrei che si ripetesse…”.

C-18 portò una ciocca di capelli dietro all’orecchio (Sapere come diavolo riescono a tenersi i capelli in ordine volando a 400 km l’ora non c’è dato saperlo) e disse “Piuttosto, dì un po’ cosa c’è su quest’isola…” . Sia C-17 che C-16 la fissavano in modo strano. “Beh…” iniziò a dire l’altro “E’ come una classica isola tropicale: è circondata da spiagge dalla sabbia bianca finissima, il clima è sempre mite… Ora che ci penso non ho mai visto la neve…” “Ed i BED AND BREAKFAST quanto possono guadagnare in una giornata?” “Cosa sono i BED AND BREAKFAST?”. Gli occhi color zaffiro della giovane divennero a forma di Zeny. Il moro e il rosso fecero un sorrisetto e si rilassarono. C-18 non si smentiva mai.

Intanto, sull’isola…

La nave-pirata conosciuta come Jolly Roger era incagliata tra le onde del mare congelato e iceberg. La neve cadeva fitta, formando un tappeto bianco sul ponte e ricoprendo le pellicce dell’equipaggio, che per tenersi ulteriormente al caldo avevano acceso dei bracieri e stringevano tra le mani una bottiglia di rum. Essendo dei demoni questo tempo da lupi era un vero incubo.

Un mozzo si accese una sigaretta e iniziò a lamentarsi a mezza voce e imitando una voce femminile “Venite ad arruolarvi nella nostra ciurma, non ve ne pentirete! Ci sono chilometriche spiagge bianche ed è sempre estate all’Isola Che Non C’è” sputò per terra “Tutte baggianate!”. Un altro pirata guardò il fondo della sua bottiglia e si accorse con rammarico che il suo rum era finito. Si avviò verso la stiva quando notò qualcosa sul mare coperto di ghiaccio. Una grossa crepa.

I suoi occhi divennero a palla e chiamò i compagni “Guardate! Il ghiaccio!”. Un demone più anziano si affacciò insieme a una dozzina di colleghi “Per la barba a scaglie di Belfagor! Si sta sciogliendo!”. Infatti… I perenni iceberg che con la loro morsa avevano intrappolato la nave per giorni, si stava sciogliendo a una velocità sorprendente. Anche la neve aveva smesso di cadere e, al suo posto, iniziò a soffiare un meraviglioso vento primaverile. I pirati mormoravano tra loro, sorpresi. Uno di loro si fece cogliere dal panico “Oddio! Si è allargato il buco dell’ozono! Moriremo tutti!” e si gettò in mare. Il restante dei demoni si mise a vociferare.

Frattanto, nella cabina del capitano, seduta su una raffinata sedia, una donna molto affascinante stava studiando con perizia una serie di mappe. Era un demone anch’essa, dalla pelle cerulea e una lunga chioma bianca che non riuscivano a nascondere le orecchie a punta. La mise che indossava era così aderente che non lasciava ad immaginazione e tutti i poveri disgraziati che le capitavano davanti, sia prigionieri che sottoposti, dopo l’incontro dovevano riavvolgere le lingue con l’ausilio di un rullo. Gli occhi violetti si sollevarono dalle carte e si posarono sulla finestra nel preciso momento in cui i raggi del sole infransero lo spessore delle nuvole. Fece un sorrisetto e si rivolse verso l’ombra che era apparsa alle sue spalle “Fratello, la primavera è arrivata…” “E con essa Crilin Pan…” ribatté l’altro con voce roca, rimanendo nell’ombra, e facendo sbarluccicare un grosso uncino d’argento dalla punta affilata nella mano sinistra. Wow.

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Capitolo 3
*** Benvenuti! ***


“Ecco, siamo arrivati” annunciò Crilin ai tre fratelli. Si parò davanti a loro e, con un gran sorriso stampato sulle labbra, allargò le braccia “Benvenuti all’Isola Che Non C’è!”.

I tre, nonostante siano riconosciuti come degli menefreghisti, non riuscirono a trattenere la loro meraviglia. L’isola era bellissima e strana allo stesso tempo. Già dall’alto della loro posizione si poteva notare che era divisa in quattro fazioni: a sud-ovest la zona era principalmente ricoperta da una fitta foresta composta da una vasta varietà di alberi dove, in mezzo, c’era la sequoia più grande che avessero mai visto. A sud-est la foresta lasciava il posto a gigantesche pietre porose e piene di fori che formavano una mezza luna ed all’interno della parte cava si poteva intravvedere un lago il cui colore ricordava l’occhio della piuma del pavone. Verso il centro e parte della zona nord-ovest c’erano praterie protette dai canyon, le cui pietre variavano dal più tenue arancio fino al grigio-blu, che si andavano a fondere con le montagne. Infine, la parte nord-est, sembrava la parte più popolata dell’isola con quelle capanne di legno poste in alto e collegate da rozzi ponti e scale di corda che, a guardarle bene, ricordavano i punti di vedetta. Una caravella di proporzioni bibliche era ancorata poco lontana dalla spiaggia, costruita con un materiale che non poteva provenire da questo mondo, nero come la notte più buia. Le vele bianche erano ancora issate e sul tessuto di quella dell’albero maestro c’era dipinto un mezzo teschio rosso sangue munito di corna d’ariete e canini da lupo. C-18 la guardò ammaliata, immaginandosi al timone di quella nave meravigliosa e sbraitando ordini a destra e a manca.

Il gemello guardò nella sua stessa direzione ma arricciò leggermente il naso “Non è una Lamborghini né una Jaguar…”. Si rivolse verso la loro guida “Ammetto che l’isola è molto bella ma il nome che le avete appioppato è ridicolo! Perché l’avete chiamata Che Non C’è?”. Il pelato si grattò una guancia e rispose “In realtà l’isola, prima, si chiamava Neverland ma la gente continuava a confonderla con un posto chiamato Olanda…*”. Crilin guardò il moro un po’ perplesso “A proposito… Sai che cos’è una Space Cake?”. C-17 arrossì come un peperone e, pur di non rispondere al pelato, si girò verso C-16 ed esclamò “Guarda fratellino! Mi sembra di aver visto volare un fenicottero da quelle parti!” “Bello! Andiamo a vederli!” esclamò a sua volta il rosso, che sfoggiò uno dei suoi rari sorrisi e perse temporaneamente il tono a monosillabi.

Intanto, a bordo della nave…

“Capitano! Obbiettivo avvistato!” si mise a urlare il demone di vedetta. Con l’occhio destro divenuto tre volte più grande del normale e la pupilla come la capocchia di uno spillo, riusciva a vedere fino a cinquecento miglia di distanza senza l’ausilio del classico cannocchiale, che stava inutilizzato nella fondina della cintura, troppo bello e luccicoso per essere gettato via.

Il capitano, che fino a quel momento era rimasto nascosto nell’ombra come volevano le leggi della suspense (Nel mio caso scadente visto che alcuni hanno già capito chi è… Ma quanto sono bugiarda, lo fatto apposta XD), uscì fuori e si fece vedere ai lettori esterni.

Un demone mastodontico con i capelli allisciati come se li avesse leccati una mucca e il pizzetto per niente caprino, aveva la pelle color arancio acceso che faceva a pugni con il suo abito bianco e blu, una cosa inguardabile mista tra la mise di un supereroe e il vestito da principe azzurro che mia madre mi fece indossare all’età di tre anni per il periodo di carnevale. Non sarebbe mai apparso sulla copertina di Vogue, questo è certo. Il Re degli Inferi sollevò lo sguardo fino a vedere la vedetta appollaiato sopra l’albero maestro “Perfetto! Dove si trova?” “Nel cielo, capitano!” “A che ora?” “Adesso sono le 8:46…” disse l’altro guardando l’orologio al polso “Pressappoco sarà arrivato alle 8:40”. Il capo dei demoni si massaggiò la radice del naso aquilino. Quanta pazienza.

“Idiota!” ringhiò, infine “Intendevo chiedere qual’era la sua posizione!” “Ah…” fece l’altro, spensierato “Allora si trova quasi in mezzo… A… come si diceva? Ah! A mezzogiorno, signore!” “E’ già mezzogiorno?!?” chiese, stupito, il timoniere, uno dei demoni più vecchi dell’equipaggio “No! Perderò Mezzogiorno in famiglia!”. Alcuni demoni iniziarono a borbottare, dispiaciuti.

Una serie di tic sconquassarono un occhio del capitano. Sentendo che di li a poco suo fratello avrebbe iniziato a sputare sui suoi uomini trasformandoli in tante statue; Towa si posizionò al suo fianco e gli sussurrò “Porta pazienza… cosa pretendevi di avere come ciurma con un budget limitato come il nostro? Fa un respiro profondo e pensa a come affrontare Crilin Pan”. Darbula fece ciò che la donna gli aveva richiesto: riprese il controllo ispirando profondamente, rilassando le ampie spalle e aprendo i sette gironi del chakra infernale. Dopo essersi rilassato, ordinò “Preparate tutti i cannoni! Diamo il nostro bentornato al nostro specialissimo ometto pelato”.

“Invece lì, un poco più a sud, si trova la Laguna Delle Sirene…”. C-18 avvertì un fremito sulla schiena e interruppe la spiegazione di Crilin “Trovo tutto molto interessante ma non dovremmo, che ne so, atterrare?”. Si guardò intorno e aggiunse “E’ da quasi un ora che siamo sospesi in questo punto… qualcuno potrebbe vederci e decidere di farci un brutto scherzo…” “Nah!” ribatté il Pan con un sorriso “L’unico che crea rogne sull’isola è Darbula ma non ci attaccherà prima del prossimo capitolo”. Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un foglietto ripiegato a metà e lo porse al trio. “Lunch me l’ha messo anche per iscritto…”. C-17 prese il foglio e l’aprì.

Al suo interno c’era disegnato uno schema degno di un bambino di cinque anni, fatto con omini stilizzati tracciati con i pennarelli colorati. Quello che doveva rappresentare Crilin era in alto e in mezzo al foglio, insieme a uno schizzo che doveva essere C-18, mentre la nave pirata si trovava in basso a sinistra, con un grosso cannone disegnato sul ponte. Con calligrafia Slenderiana c’era scritto a caratteri cubitali su tutta la parte destra “Potete stare lì per tutto il tempo che volete… Qui Capitan Darbula non potrà mai vedervi… MUAHAHAHAHAHAH!”. Cadde un silenzio pesante. “Ehm… Crilin? Quando te l’ha dato questo?” chiese la bionda. Il Pan, con sempre un sorrisone a trentadue denti, rispose “Me l’ha mandato con il teletrasporto poco prima che ci lasciasse e…”. Il suo perenne sorriso si spense e borbottò “Oh… Cavoli…” “Scusami se te lo dico, ma sei un co…” iniziò a urlare C-18 quando C-16 la interruppe e disse “Individuate otto palle di cannone che vengono verso di noi”.

*Stupidissimo gioco di parole... In inglese "Olanda" diventa "Nederland"

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Capitolo 4
*** Il Jurokugò ***


“Oddio! Moriremo tutti!” strillò Crilin in preda al panico.

Le palle di cannone si stavano avvicinando, implacabili ma anche con estrema lentezza verso di loro, dando il tempo ai tre fratelli sul da farsi. Per prima cosa, sembrava che ai Gelo la situazione non facesse né caldo e né freddo (E sarebbe anche logico visto che giocano dalla mattina fino alla sera a sparare dischi, laser, sfere e qualsiasi altra cosa fatta di Ki: otto misere palle di cannone erano, per loro, otto palle di polistirolo). Dopo essersi scambiati una delle loro solite occhiate, C-18 fece e spallucce e incrociò le braccia al petto mentre C-17 fece un sorrisino verso le otto sfere mortali e domandò “16… Che ne dici di giocare un pochino insieme ai pirati?”. Il moicano rosso rispose a sua volta con un sorriso e si voltò anche lui verso le sfere nere. Batté le nocche della mano l’una contro l’altra, si mise in posizione d’attacco e urlò “DODGEBALL!”.

Come per magia (Per lo più per mio esplicito volere perché mi sono rotta di questa scena) le palle di cannone acquistarono velocità ed una di loro avrebbe preso il pelato se un esaltato C-16 non l’avesse afferrata al volo. “Ragazzi… Potete giocare con i pirati ma guai a voi se distruggete la nave” lì ammonì la bionda con fare autoritario. I due la presero in giro “Si, mammina” e iniziarono a rimandare le palle ai loro mittenti con una precisione tale che, in un minuto, otto demoni si accasciarono a terra, svenuti, con un bernoccolo grande quanto un pugno. Il capitano e il restante equipaggio avevano gli occhi di fuori dallo sbigottimento.

Towa non poteva tollerare un simile oltraggio. Riprendendosi per prima dallo stupore, iniziò a prendere a calci i feriti “Miserabili piaghe purulente! Farvi mettere KO da delle palle di cannone!”. Si voltò verso il resto della ciurma e urlò “Non statevene lì impalati a fissarmi come orsetti lavatori cerebrolesi! Spiccate il volo e andate ad attaccare quei piccoli sterchi di gabbiano!”. Batté la sua asta sul pavimento legnoso del ponte “La nostra pelle è stata plasmata nel magma infernale ed è pregna del veleno di Cerbero! Quattro miserabili umani non dovrebbero farvi alcuna paura!”. Si voltò a guardare il gruppetto sospeso nell’aria “Andate! Non tornate senza la testa di Crilin Pan! Gli altri potete anche dargli una lezione e rispedirli a casa a calci!”.

“Wow… La bambolona platinata ce l’ha proprio con te…” borbottò C-17, colpito dalla foga con cui ella aveva rimproverato i suoi uomini “Invece di arrabbiarsi con noi per aver steso otto dei suoi ceffi, vuole solo la tua vita…” “Towa!” urlò di rimando il pelato “Quante volte ve lo dovrò dire che mi dispiace?!? E’ stato un incidente!” “Potrai anche prostrarti ai nostri piedi e chiederci perdono ma non riuscirai a cancellare l’onta della tua azione! La pagherai per questo!”.

Il Pan fece un sospiro esasperato, seguito da quello annoiato di C-18 “Stare sospesa in cielo comincia a stancarmi…”. Si stiracchiò e chiese, rivolta a Crilin “Senti carino… Dove si trova casa tua?” “All’interno di quella sequoia gigantesca…” borbottò di risposta l’altro, indicando il punto. Poi, rendendosi conto di che cosa gli aveva chiesto, si voltò “Perché?”. Aveva formulato la domanda contro il vuoto. C-18 stava volando verso il punto che il ragazzo aveva indicato, lasciando i suoi fratelli se la vedessero da soli con i pirati.

Intanto, di sotto a qualche metro…

Lunch si stava mangiando le unghie. Non solo il suo piano per eliminare l’odiosa intrusa era miseramente fallito, ma la ragazza stava planando verso di lei! Si mise a zigzagare tra gli alberi e i cespugli, furiosa per il comportamento del suo amico d’infanzia ma ancor di più con la nuova arrivata “Chi si crede di essere?” stava sibilando tra i denti “Soltanto io posso schiavizzare Crilin Pan ed essere la bionda della storia!”. Mentre si dirigeva in modalità scheggia verso la grande sequoia, divenuta il nuovo quartier generale da quando ella aveva distrutto il precedente perché aveva perso a Monopoli; si incontrò con Goku, uno dei membri dei Bimbi Sperduti.

Premetto che chiamarlo “Bimbo” era un eufemismo bello e buono. Il giovane era alto un metro e ottantacinque, con un arsenale di muscoli scolpiti da far partire l’ormone a mille anche a una suora in clausura, anche grazie alla mise formata solo da gonnellino e mutande in pelle di tigre gialla. Solo la sua espressione perennemente ingenua aveva qualcosa di fanciullesco. La chioma a palma dal colore pecioso era il rifugio preferito di tutti gli uccellini per cui era del tutto normale trovare tra i capelli qualche piccola piuma colorata. Una lampadina luminosa fatta di polvere fatata si materializzò sopra la testa della microscopica biondina ed sorrise diabolicamente. Il giovane, che era talaltro il migliore amico di Crilin, era famoso nel gruppo per essere un idiota totale. E se…

Si avvicinò al ragazzo con aria gioiosa e gridò “Goku! Che piacere vederti! Cosa stai facendo?”. Il moro si grattò la testa, cercando l’autrice del saluto. La trovò, la riconobbe, e rispose con un sorriso “Sono in giro a raccogliere funghi per il pranzo…” “Funghi?” ripeté lei, scettica. Camminò per un breve tratto, a mezz’aria, calciando un’immaginaria pietra “Ma i funghi non li avete mangiati ieri?” “E’ vero…” ammise l’altro, mesto “Però non è ancora periodo di caccia… La primavera è tornata da poco…”. Lunch fece finta di pensarci su, poi disse “Ora che ci penso… Mi pare che, durante la strada del ritorno, di aver visto la creatura più gustosa dell’Isola Che Non C’e…”. L’attenzione di Goku aumentò del 250%. I suoi capelli si erano drizzati come antenne, pronti a captare anche il più piccolo dei movimenti. La fatina allargò il sorriso. Bingo. Indicò il cielo e disse “Eccola! In questo momento sta attraversando il cielo sopra di noi!”.

Il moro si affrettò ad alzare lo sguardo, già con la bava in bocca, ma appena vide C-18 rimproverò aspramente la fatina “Ma quale creatura! Quella è una ragazza!”. La biondina si posò sulla sua spalla “Il suo aspetto inganna anche l’occhio più sveglio… Quella che stai ammirando è un esemplare di uccello demoniaco di nome Jurokugò… Essa si trasforma in essere umano per riuscire a fuggire dai suoi predatori naturali…”. Vedendo la perplessità sul volto del moro, aggiunse “Se non vuoi ucciderlo, non ti biasimo: solo il più abile dei più abili cacciatori riuscirebbe a stenderlo…”. Pungolato nell’orgoglio, Goku fece un sacco di smorfie “Sicura che sia la creatura più gustosa che ci sia sull’isola? Se aspetto ancora un po’ potrei andare a caccia di cinghiali…” “Non fare il pappamolle Kakaroth!” gli ringhiò una voce alle loro spalle. Si avvicinò un altro Bimbo Sperduto, Vegeta.

Egli era un altro “Pargoletto” adulto dal fisico scultoreo vestito alla Tarzan dai capelli neri sparati così in alto da formare una fiamma. Rispetto al primo era molto più basso e con l’aria così irritata che era un miracolo che le sopracciglia non si fossero unite in una. Il nuovo arrivato incrociò le braccia e sorrise, malevolo “Avanti… non dirmi che non ti alletta l’idea di cacciare una così rara preda… il Jurokugò appare una volta ogni mille anni…” “Sul serio?”. Il povero Goku era combattuto ma alla fine accettò. Come poteva lasciarsi scappare una simile occasione? Si stava dirigendo verso un punto favorevole per la caccia quando Piccolo gli sbarrò la strada con la sua mole di due metri e venti.

Ormai l’abbiamo capito che il concetto della parola “Bambino”, in questa storia, è stato violentemente alterato… ma sappiate che anche il nostro namecciano faceva parte del famigerato gruppo e, nonostante l’aspetto verdognolo e palesemente alieno, era anche lui ultra palestrato a mo di culturista e l’unico Bimbo Sperduto fin ora conosciuto leggermente normo vestito. Lunch sibilò tra i denti. Ecco un altro piano andato in fumo. Goku era su di giri “Oh, Piccolo! Non sai che fortuna ci è capitata oggi! E’ apparso un esemplare di Jurokugò!”. Raccontò brevemente quello che gli aveva detto la fatina, poi indicò il cielo “Guarda… è lì!”.

L’alieno guardò in alto, poi l’amico e ringhiò “Ti sei bevuto il cervello?!?”. Dette un’occhiata rapida agli altri due, poi ringhiò “Non puoi cacciare un esemplare così grosso a mani nude”. Fece un piccolo incantesimo e materializzò un arco e delle frecce e gliele porse con un sorriso che mostrava un bel paio di canini “Buona caccia” “Grazie!”. Goku si voltò “Siete degli amici fantastici! Ora vado!”. Salutò in fretta il gruppo e si avviò di corsa verso un punto più favorevole. Appena scomparve dalla loro vista, Lunch si mise a ridere di gusto, seguita da Vegeta e da Piccolo.



Posso dire che siete una manica di str…

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Capitolo 5
*** L'arrivo del coccodrillo ***


C-18 sorvolava tranquilla la foresta che circondava l’immensa sequoia, ignara che un impavido (e alquanto cretino) cacciatore dai capelli ridicoli la seguisse da terra, aspettando il momento propizio per colpire. La ragazza si sistemò una ciocca di capelli dietro all’orecchio ed ammirò il paesaggio circostante. Lei non era mai stata una persona troppo attenta ai dettagli, almeno che non riguardasse l’autenticità dei soldi della paghetta oppure la qualità degli abiti scontati nei negozi, ma si stupì di sé stessa quando si fermò a contemplare il colore delle fronde colpite dai raggi del sole mattutino che, sciogliendo gli ultimi frammenti di ghiaccio rimasto, le faceva splendere con tutti i colori dell’arcobaleno. Il vento, poi, le faceva leggermente frusciare come… Va beh, si è capito… era tanta roba Zen.

Goku, intanto, vedendo che il Jurokugò si era fermato, prese una freccia dalla faretra e si posizionò per il tiro. Calcolò la forza del vento e la sua direzione, migliorò la postura affinché potesse, una volta colpita la creatura, scattare a darle il colpo di grazia e pregò tutti gli Dei che gli venivano in mente perché, in momenti come questi, non bisognava essere schizzinosi. Infine, scoccò la freccia.

Essa proseguiva, letale come una vipera, verso la bionda figura ma quando stava per raggiungere il costato, C-18 la afferrò con mossa fulminea e la spezzò tra le dita con la facilità in cui il tonno in scatola spezza i grissini (Sapevate il contrario? Sciocchi! Il tonno che si rompe con un grissino è tutta una balla pubblicitaria fatta da sadici che ci godono ad immaginare le facce degli affamati ingenui quando ci provano!). Per la prima volta da quando era un bebè, Goku sentì inumidirsi i mutandoni tigrati nella zona inguinale nel momento in cui i suoi occhi incrociarono quelli di ghiaccio del Jurokugò pieni di furore.

“Però! A vederti non sembri affatto un guerriero eppure sei riuscito a sconfiggere con facilità almeno una trentina di demoni”. C-17 si stava complimentando con Crilin. Dopo che la sorella se ne era andata, essi furono assaliti da un centinaio di demoni assetati del loro sangue. I Gelo ne stesero una ventina a testa ma sembrava che la piratesca lorda non avesse fine. Per la prima volta nella loro vita, seppero il significato della parola stanchezza.

Quando i fratelli furono allo stremo e l’ultima trentina di pirati li stavano attaccando, ecco che arrivò Crilin Pan che, con micidiali mosse copiate dall’intramontabile Bruce Lee e dall’immortale Chuck Norris, li stese facendo “OOOOH!”, “WATTA!” e “TATATATATATA’!” (Quest’ultimo è di Ken il guerriero ma vabbé). Quando anche l’ultimo sgherro fu a terra o per meglio dire in mare, a Towa e Darbula non rimase altro che la ritirata con la classica promessa fatta da ogni cattivo (La prossima volta sarò io a vincere, ritorneremo più forti di prima e tanti altri blabla).

Dopo aver ripescato i loro sottoposti come pesci grazie alle reti (tanto per stare in tema di tonni), essi stavano per salpare ma Darbula esclamò “Ehi, un momento! Siete voi vicino al mio vascello, siete voi vicino al mio tratto di mare/oceano!”. Puntò la mano con l’uncino (che apparve magicamente perché negli scorsi capitoli mi sono dimenticata di metterlo) e urlò una serie di improperi e bestemmie degne di un demone del suo calibro ma inadatte per il rating verde della storia.

Ora i nostri prodi si stavano dirigendo verso il quartier generale del Pan quando udirono delle urla provenire direttamente da lì. Il primo pensiero del ragazzo pelato fu che la fatina, per vendicarsi delle sue disattenzioni, avesse di nuovo dato fuoco al covo ma più si avvicinarono più la sua espressione cambiò “Ma che…”.

C-18 stava picchiando di santa ragione Goku, Vegeta e Piccolo insieme mentre gli altri Bimbi Sperduti osservavano la scena e facevano scommesse, incitando i compagni a combattere oppure la bionda a fare del suo peggio. La fatina, tornata ad essere la scura timidina che tutti adorano, andò incontro a Crilin con le lacrime ai occhi “Crilin Pan! Ferma questo putiferio!” “Come mai C-18 sta massacrando di botte Goku e gli altri? E’ impazzita?!?” “Ehm…” iniziò a fare la ragazza mignon, morsicandosi le labbra “In realtà…”. Raccontò spiccia ciò che aveva fatto, implorando infine la clemenza del suo amico. Crilin si mise le mani in faccia e sospirò, esasperato. Poi si fiondò tra i combattenti e sbuffò “Basta così!”.

Si voltò verso i ragazzi e, vedendoli così malridotti, disse “Andate a prendere un senzu nella mia stanza e aspettatemi lì… Dobbiamo parlare di ciò che è accaduto” “Se ci stavamo divertendo…” bofonchiò Vegeta ma il Pan ribatté “Se avevi così tanta voglia di menar le mani lo potevi fare quando la Tribù della Gru ha assalito la Tribù del Toro nei Gran Canyon della Padella! Ora và a far quello che ti ho detto!”.

Quando i tre si allontanarono, Crilin si voltò verso C-18 e disse “Mi dispiace per l’accoglienza che ti hanno riservato i ragazzi… Sono un po’ scalmanati e volgari ma sono tutti delle brave persone… Spero che non ti abbiano ferita…”. C-18 incrociò le braccia “Scherzi? Ho passato un quarto d’ora spassosissimo!”. Poi arrossì leggermente e disse, guardandosi la punta delle scarpe “Però è carino da parte tua preoccuparti… per me…”. Crilin arrossì a sua volta e si grattò la guancia. Entrambi passarono due minuti a scambiarsi sorrisi e occhiatine dolci, ma l’incanto fu spezzato da C-16 che esclamò “Rilevo dai vostri corpi l’aumento di ferormoni” “Perdio! Ci fate almeno prendere i popcorn?” domandò C-17 tra lo schifato e il divertito.

Intanto, tra le acque dove era ancorato il vascello di Darbula, una creatura si stava dirigendo a nuoto verso la spiaggia, famelica. Gli occhi felini scrutarono ogni centimetro della sponda sabbiosa mentre fiutava nell’aria, seguendo la traccia odorosa che lo aveva portato fin lì. La sua attenzione fu attratta dal lugubre canto che intonavano i demoni a bordo del veliero, ubriachi marci e umiliati dalla sconfitta subita. La creatura fece un sorriso. Perché prima non si fermava e faceva uno spuntino? Uscì lentamente dall’acqua e sibilò “Tic Tac”.

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Capitolo 6
*** Il rapimento di Giglio Tigrato ***


Nelle acque del fiume Carbonella, che delineava il confine tra la zona forestale e quella dei Canyon, la principessa Giglio Tigrato stava pescando munita di una rudimentale lancia di legno. Le fronde degli alberi erano talmente fitte che solo pochi raggi del sole riuscivano a filtrarsi tra il verde e rosso fogliame, lasciando in ombra gran parte dell’area e la testa della giovane (Perché voglio sapere chi di voi indovina l’identità della ragazza prima che ve lo spiattelli io).

Voleva affrettarsi… aveva sentito che tre sconosciuti erano giunti nell’Isola che Non C’è ed erano ospiti di Crilin Pan… doveva accertarsi che non fossero spie dei demoni-pirata oppure di qualche tribù avversaria… Ammettiamolo, il Pan poteva essersi lasciato ingannare da quegli occhioni a calamita azzurri. Tra la pesca ed i suoi monogami interiori, la principessa non si accorse dei loschi e cornuti figuri la stessero spiando tra i cespugli e dietro agli alberi, pronti ad agire…

“Facciamo un brindisi ai nostri nuovi amici! C-17, C-18 e C-16!” “Ma lo abbiamo fatto un quarto d’ora fa!” “OPS! E’ vero…” ridacchiò Crilin. Abbassò il suo calice di PoiPoi, visibilmente brillo. Tutta la compagnia era seduta uno accanto all’altro per terra, intorno ad un tavolo formato da un tronco tagliato a metà. La superficie era piena fino all’inverosimile di pentole, padelle e teglie fumanti ma… al loro interno non c’era niente!

I tre fratelli li fissavano allibiti e con lo stomaco brontolante. Era chiaro che i tegami erano vuoti eppure tutti gli altri sembravano gustarsi chissà che cosa… Per esempio, or ora Goku era intento ad addentare con ingordigia l’aria mentre Yamcha, un altro Bimbo dai lunghi capelli neri e due cicatrici sul viso, lo rimproverava “Ehi! Lascia anche a noi qualche cosciotto!”.

Il pelato diede un’occhiata al piatto della bionda e costatò “Non avete toccato cibo! Se non vi piace vi faccio portare altro…” “E sarà invisibile pure quello?” domandò C-17 inarcando un sopracciglio e, con il suo cucchiaio, dava dei colpetti al fondo della ciotola di cocco, alla ricerca di qualche forza che opponesse resistenza. Niente da fare. La ciotola di cocco risuonò con un ritmico Toc facendo corrucciare ancor di più l’espressione del moro. Crilin si asciugò la bocca “Continuo a dimenticarmi che non siete del luogo…”. Si porse leggermente verso i suoi ospiti con fare cospiratorio “L’Isola Che Non C’è straripa della magia delle fate, un potere così immenso da poter far concorrenza con quello oscuro dei demoni, con la differenza che essa è priva di ogni logica…” “E questa rivelazione come ci aiuterebbe a sfamarci?” domandò C-18 in modo scorbutico. Il sorriso del pelato la lasciò spiazzata e sgranò ancor di più gli occhi quando egli le porse il suo calice in modo che il bordo sfiorasse le labbra “Prendi un sorso di PoiPoi” “E’ vuoto!” “Fidati di me”.

Lei diede un’ultima occhiata al calice, si tirò una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio imbarazzata e, infine, poggiò le labbra sul bordo. “Ecco… Ora viene la parte più strabiliante: immagina che bevanda potrebbe esserci dentro… il suo sapore, la sua corposità, il suo profumo e sorseggia…”. C-18 fece come le era stato detto, anche se con scetticismo e… sgranò gli occhi, stupita. In bocca le si era formato un fiotto di liquido dalla corporatura simile al latte ma con una gradazione alcolica quanto il sakè.

Crilin, vedendo la sua espressione, si mise a ridacchiare. I due fratelli si scambiarono un’occhiata e, poco dopo, con ancora qualche dubbio, seguirono il suo esempio. Anche loro sgranarono gli occhi nel scoprire che si era materializzata la bevanda. Il Pan indicò la tavola e aggiunse “Ora fate la stessa cosa con il cibo”. Inutile dirvi che, appena ebbero espresso un pensiero, esso si materializzò esaudendo pienamente ogni senso e, quando ebbero preso un boccone, mandarono in estasi le papille gustative. Finalmente si mangiava.

Quando tutti furono arrivati alla portata del dolce, si sentì la porta del loro covo aprirsi e un ragazzino vestito da nativo americano corse contro Crilin terribilmente allarmato. La lunga treccia dei capelli corvini gli arrivava alla vita e, nonostante un piccolo accenno di muscoli, di primo acchito sembrava una ragazza. Vegeta lo notò prima Pan ed esclamò “Crilin! E’ arrivato Upa, la tua fidanzata!” per poi mettersi a ridere, seguito da tutta la compagnia. “Spiritosi… E’ roba che è successa anni fa…” borbottò il pelato, un po’ offeso, poi si rivolse al nuovo arrivato “Ehi, che succede?” “Crilin Pan! La nostra principessa, Giglio Tigrato, è stata rapita dai Demoni-Pirati di Darbula!” “Che cosa?!?” esclamò l’altro, stupito “Da quando Darbula rapisce la gente? Di solito se ne sta per cavoli suoi e, se proprio gli girano, sputa sul malcapitato che incontra per strada trasformandolo in pietra… Prima d’ora non aveva mai fatto una cosa del genere!”. I Bimbi Sperduti, per una volta, erano d’accordo con lui.

“Dove l’hanno portata?” “Non lo so” rispose il giovane, afflitto “Nella sua nave non c’è, è il primo posto che abbiamo controllato…” “Vuoi dire che quella meraviglia è incustodita?” chiese C-18, di colpo interessata ai crucci del ragazzo indiano, che rispose con una scrollata di spalle e rispose “Suppongo di si. Sul ponte non abbiamo trovato nessuno… solo un mucchio di vestiti sparsi qui e là…” “Siete sicuri che sia opera di Darbula e non di qualche tribù rivale?” domandò Tensing, un palestrato calvo munito di tre occhi neri e l’aria da duro. Upa scosse di nuovo la testa “Sul luogo dove è stata rapita abbiamo trovato tre oche selvatiche tramutate in pietra… Sapete che sono la fobia del capitano demoniaco…”. Piccolo si mise a pensare “La faccenda è molto seria… Non possiamo lasciare Giglio Tigrato nelle loro grinfie ma non sappiamo dove potrebbero averla portata… Come loro non conoscono i nostri covi segreti, noi non sappiamo i loro…”. Il viso del Pan si illuminò “No… Ma conosciamo chi potrebbe saperlo!”. Si alzò in piedi e disse “Presto! Andiamo alla Laguna Delle Sirene!”.

La Laguna Delle Sirene era uno dei luoghi più strani di tutta l’isola. Circondata da coralli alti ottanta metri da un lato e da cascate dall’altro, lì i pesci potevano nuotare in aria quanto nell’acqua, giocando con le colonne di bolle che fuoriuscivano a intermittenza da scrigni di plastica. Un cumulo di pietre piatte si ergeva nel mezzo delle acque profonde e lì c’era seduta… “Si 18… Quella è una sirena”.

La creatura era come il classico stereotipo di tutte le sirene: dalla testa fino alla vita era una bellissima donna dai capelli e occhi turchini e la pelle diafana mentre la parte posteriore era formata da una coda di pesce dalle scaglie color conchiglia che mandavano bagliori multicolori quando venivano colpiti dai raggi del sole. Sia Yancha che Vegeta arrossirono nel vedere cotanta bellezza che, facendo finta di non aver notato il gruppo nel suo territorio, continuava a passare lo smalto sulle unghie. Goku alzò la mano e urlò “Ciao Bulma! Abbiamo bisogno di parlarti!”. La sirena alzò lo sguardo e sbuffò “Ancora voi… Si può sapere cosa volete questa volta?” “Giglio Tigrato è stata rapita da Darbula e i suoi…” spiegò Crilin in modo spiccio “Dobbiamo sapere dove l’hanno portata”. Bulma indicò distrattamente un punto nel mare o oceano (quello che è) che si trovava alle sue spalle “La vostra amica si trova nell’Isolotto Del Teschio. E’ impossibile non vederlo visto che è circondato da piccoli vulcani, ha la forma omonima e il cielo è perennemente coperto da nuvole nere… La fantasia qui inizia a scarseggiare...”. Guardò il gruppo e disse “Beh? Che aspettate?” “Ce lo dici così senza avere niente in cambio?” chiese Crilin, sorpreso. La turchina mosse la chioma, facendo palpitare i cuori dei due Bimbi di prima “Non sono priva di cuore, la mia ricompensa potrò chiedertela anche dopo averla salvata ma…”. Lì divenne seria “Vi conviene tenere gli occhi ben aperti e prepararvi a combattere… Un essere oscuro è arrivato nell’isola”.

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Capitolo 7
*** Il coccodrillo si rivela ***


Intanto, all’interno della montagna a forma di teschio…

Due demoni stavano facendo la guardia alla principessa Giglio Tigrato, legata come un salame ad uno scoglio e mezza immersa nell’acqua marina. La testa era interamente coperta da un sacco di iuta, da cui provenivano urla così alte da dar fastidio all’udito dei due scagnozzi, nonostante fossero soffocate dal tessuto. “Per la miseria…” ringhiò uno, dando un’occhiataccia alla prigioniera “Nonostante il bavaglio alla bocca e la testa infilata dentro a un sacco, questa serpe riesce ancora a strillare come una gallina…” “E dovevi vederla mentre la stavamo rapendo! Giuntar e Pel si sono beccati anche dei graffi sulla faccia da far concorrenza a una pantera, oltre ad una testata che ha rischiato di rompere i loro nasi, mentre a Mormora gli ha tirato un calcio supersonico sui gioielli di famiglia…” “Ecco perché la sua voce è diventata così acuta…” “Già…”. Diede dei colpetti quasi affettuosi sulla testa della ragazza, che rispose con una serie di improperi facili da immaginare.

Il demone si mise a ridacchiare, andò a prendere la borsa appesa su una stalagmite e ne tirò fuori una bottiglia piena di liquido rosso. Ritornò alla sua postazione, la stappò con bramosia e fece un lungo sorso. Dopo di ché schioccò la lingua biforcuta, molto soddisfatto, e recitò

“Striscia tra le mie membra
Si irraggia in ogni fibra di questo mio spirito corporeo
Corrode crepitando allegra
Liquefacendo la pelle e gli organi interni danzando…”

“Felinala?” “Felinala” ripeté l’altro con aria sognante “Una delle demoni-poetesse più belle del girone degli iracondi…”.

Una voce provenne da sotto il sacco “Mi faresti quasi tenerezza se non fossi uno di quei figli di BEEP che mi hanno rapito! Appena mi libererò di qui vi prenderò tutti a calci sui zebedei tanto che vi scambieranno per il coro angelico della Lavazza!” “Ma non era imbavagliata?” “Ha sbraitato per tutto questo tempo che il bendaggio si sarà sciolto”. Prese l’estremità del sacco e tirò su…

Crilin, i Bimbi Sperduti ed i tre Gelo erano appostati nella parte più alta della grotta e osservarono la scena. Tutti erano vestiti da pirati, muniti di corna fatte con il cartone del rotoli della carta igienica dipinte frettolosamente di nero, dentiere zannute e la faccia impiastricciata di muschio e semi di girasole per simulare le scaglie. L’unico a non essere travestito era Piccolo ma si può immaginare benissimo il perché.

“Wow… continuò a stupirmi della scarsa intelligenza dei sottoposti di Darbula…” mormorò Crilin “Ci è bastato fingere di essere dei demoni che ci hanno fatto entrare senza troppi problemi…” “Darbula dovrebbe smetterla di cercare personale su Seconda Mano…”. Il gruppetto annuì. “Certo che mi par strano…” disse Goku, perplesso “Credevo che la ciurma di Darbula contasse almeno di cento unità mentre, inclusi i due che stanno sotto di noi, sono in otto… Che fine hanno fatto gli altri?” “Limitazioni della lunghezza di questo capitolo, mancanza di immaginazione da parte di Malanova… ma cosa te ne frega?!?” ringhiò Vegeta, seccato “Meglio per noi che non dobbiamo sbatterci più di tanto…” “Non abbiamo incontrato Darbula e sua sorella…” constatò il namecciano “Forse è meglio se alcuni di noi vadano a dare un’occhiata nei dintorni mentre gli altri vanno a salvare Giglio…”.

Così Piccolo, Vegeta, Yancha e Tensing andarono in avanscoperta mentre gli altri progettarono un modo per aiutare la ragazza…

“Come avete osato rapirmi?!? Sapete chi sono io?!?”. La principessa Giglio Tigrato puntò gli occhi neri contro quelli del demone, fulminandolo “Sono Chichi Giglio Tigrato, figlia di Giumao capo clan del Toro, futura regnante del monte Padella e di tutto ciò che lo circonda!”. Si dimenò con più foga “Quando mio padre lo verrà a sapere…” “Quando mio padre lo verrà a sapere, quando mio padre lo verrà a sapere GNI, GNI!” la scimmiottò uno dei demoni “Non ci sarà nessuno a salvarti! Ora chiudi quella bocca e…” “Ehi, scusa…” lo chiamò una voce alle sue spalle.

Il pirata fece per girarsi ma ricevette un bel colpo di taglio dietro al collo, che lo fece accasciare a terra privo di sensi. C-18 slegò la prigioniera mentre i due fratelli legarono i demoni tramortiti su un altro scoglio. “Beh… E’ stato facile… Ora raggiungiamo gli altri e…” “Si può sapere perché ci hai messo così tanto?!?” sbraitò Chichi “Lo sai da quanto tempo sto a mollo in quest’acqua putrida? Da almeno un’ora!” “Ehi! Abbassa la voce altrimenti gli altri demoni ci scoprono…” la sgridò C-17 ma la mora fece finta di non sentirlo “Guarda come si sono conciati i miei capelli! Quando questi due avranno ripreso i sensi gli farò pentire di questo affronto” “17 ha ragione, abbassa un po’ la voce” disse il pelato “Darbula potrebbe sentirci…” “Cosa centra quel cretino?” sbuffò la principessa “Non è stata sua l’idea di rapirmi! Figurati se quel minorato potrebbe arrivare a tanto…” “Allora chi…”.

Goku non fece in tempo a completare la frase che sentì alle sue spalle una voce che gracchiava un ticchettio. Il gruppetto si voltò lentamente fino a vedere un insetto umanoide dotato di esoscheletro maculato e intensi occhi color glicine. C-18 indietreggiò e, al colmo dello stupore, mormorò “Cell?”.

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Capitolo 8
*** Spiegazioni tanto per... ***


C-18 indietreggiò e, al colmo dello stupore, mormorò “Cell?!?”.

L’essere fece un sorriso diabolico ed, allo stesso tempo, accattivante. Quello che avevano davanti non era più la creatura rachitica che ricordava vagamente un insetto che l’anziano genitore aveva eletto come tata per i tre ragazzi ma un uomo muscoloso, seppur ricoperto ancora da un esoscheletro maculato, dalla pelle bianca come la neve, gli occhi rosa quanto i petali del glicine in boccio e la regina pensò, tra sé e sé “Quanto vorrei aver una figlia che…”. Tutti mi fissano, perplessi. Scusate… Ho sbagliato favola… di nuovo…

“Il solo e unico, bimba mia…” disse Cell, distogliendo da me uno sguardo imbarazzato, tornando a guardare il gruppo. Allargò le braccia ed aggiunse “In tutto il mio PERFETTO splendore!”. La parola PERFETTO echeggiò nella grotta “Ah… che magnifico suono…” mormorò l’essere, socchiudendo gli occhi con soddisfazione. C-17 strinse i pugni “Cosa diavolo ti è successo? L’ultima volta che ti abbiamo visto eri la copia sputata di un cattivo dei Power Ranger ed ora sembri uscito da un calendario malato di PlayGirl e… TI STAI FACENDO I SELFIE MENTRE TI STO PARLANDO?!?”. Cell sbuffò e posò il cellulare e borbottò a mo di scusa “Devo pur aggiornare il mio profilo su Istagram…”. Gettò via l’apparecchio e disse “Per rispondere alla tua domanda… Beh… Dovrei raccontarti la storia della mia vita…”.

C-16 disse, con la sua solita flemma “E’ stato creato per uccidere tutti i terrestri ed assorbire voi due cosicché diventasse il guerriero perfetto…” “Ehi! Ma come diavolo fai a…” iniziò a dire l’essere ma C-16 lo interruppe. “Ho letto tutti i numeri di Dragon Ball” spiegò il rosso “E questo mi darebbe un motivo per iniziare a consumare le mie scarpe sul tuo fondoschiena!” “Perché? Che cosa succede nel…” iniziò a chiedere Crilin ma l’altro ribatté “Non faccio un altro spoiler…”.

Cell alzò gli occhi al cielo e sbuffò “Ragazzi, andiamo su, non bisticciate tra di voi…”. C-18 strinse le mani a pugno e domandò “Come hai fatto a trovarci? Non abbiamo lasciato biglietti…”. Il mostro la indicò “Ecco… questa è una bella domanda!”. Scandì lentamente le parole, come se stesse dettando il titolo di un tema “Come ho fatto a trovarvi… Mmh…”. Unì le mani lasciando tesi solo gli indici, con cui si picchiettò le labbra “Nella vostra stanza ho trovato una quantità indecente di porporina dorata. Ne ho presa un po’, l’ho messa in una bustina di plastica, le ho fatto una foto e l’ho impostata su Internet con su scritto sotto Che cos’è?”. Fece un sospiro “Non sapete quante persone, nell’arco di cinque secondi, mi abbiano risposto: scienziati, divinità, spacciatori, bambini a cui piaceva la porporina e le loro madri che volevano denunciarmi...”. Si sedette su una roccia e concluse “Stavo gettando la spugna quando mi arriva un e-mail da una certa Laura#Lovvoimitra che mi spiega che è tutta roba sua fatta con le sue ali, che è polvere magica che l’aveva usata per aiutare il suo amico a portarsi una sciacquetta a casa con i suoi ambigui fratelli e che si trovavano attualmente all’Isola Che Non C’è e…”.

In quel momento si riunirono alla compagnia Vegeta, Piccolo, Tensing e Yancha. Cell sorrise “Arrivate giusto in tempo: stavo raccontando ai vostri amici come sono arrivato fin qui…” “In questo caso sono grato al destino di non averla sentita dall’inizio perché già mi suona nelle orecchie come un tripudio di bla, bla, bla” disse il namecciano, incrociando le braccia. Vegeta, invece, fissava l’essere con stupore, tanto da attirare l’attenzione di quest’ultimo “Non ci posso credere… Pensavo di averli sterminati tutti…”. Gli puntò un dito contro e gridò “Sei uno schifosissimo Arliano!*”.

Cell inarcò un sopracciglio, poi scosse la testa e fece una specie di risolino “Questa storia sta scivolando sempre più sull’assurdo…”. Si mise una mano sul mento e aggiunse “Anche se già dall’inizio non aveva molta logica”. Fece ancora un sorriso malvagio e aggiunse, mentre il resto della grotta diventava buio e partiva una luce leggermente soffusa dal basso che gli illuminò tetramente il viso “Allora? Abbiamo finito di sproloquiare? Chi mi mangio per primo?”. Yancha fece un passo in avanti e ringhiò, con una mano stretta in un pugno “Vuoi dire chi ti gonfierà per primo la faccia come una zampogna... In quel caso sarei felicissimo di aprire le da…”. Il moretto non fece tempo a finire la frase. L’essere gli aveva sferrato un pugno supersonico allo stomaco, facendolo piegare in due, boccheggiando, per poi scagliarlo con un calcio contro la parete della grotta.

Cell si voltò verso il gruppetto, che lo fissava a sua volta terrorizzato “Ho usato troppa forza… va bene che mi piace la carne tenera ma temo di averlo trasformato in un omogeneizzato…” “Sei un mostro!” urlò Crilin. L’altro allargò il suo sorriso “Avanti… Non vuoi diventare parte dell’essere perfetto?”. Vegeta sghignazzò “Non per distruggere i tuoi sogni, ma sei MOLTO lontano dal raggiungere la perfezione…”. Mise le mani chiuse a pugno sui fianchi e aggiunse “Ammira la figaggine di un Super Sa…” “Colpo del sole!” urlarono Crilin e Tensing all’unisono. Una fortissima luce scaturì dai loro visi, illuminando a giorno la grotta. “Forza! Ritiriamoci!” urlò il Pan, voltandosi verso i loro amici, che si tenevano le mani sul viso, gemendo, insieme all’essere. “Imbecilli!” urlò a sua volta Chichi “Avvisarci che usavate una mossa del genere vi costava troppo?!?” “Rimandiamo le proteste ad un altro momento… Allontaniamoci prima che si riprenda…”.



*Per i lettori che non sanno cos'è un Arliano... è la razza aliena che, nell'anime, Vegeta stermina, distruggendo anche il pianeta, prima di giungere sulla Terra, in modo molto simile a come Freezer ha fatto con il suo...

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Capitolo 9
*** Solo e abbandonato ***


Cell fissava l’orizzonte, con le possenti braccia incrociate sull’ampio petto e mordicchiandosi l’interno della guancia, assorto nei suoi pensieri. Ancora una volta i tre fratelli Gelo gli erano sfuggiti e questo lo infastidiva enormemente. E’ vero, era riuscito lo stesso a raggiungere la sua forma perfetta assorbendo i due demoni più potenti della Jolly Roger, ma questo non gli bastava… No… Era stato creato per prendersi cura dei tre fratellini e Cell lo avrebbe fatto con qualsiasi mezzo… qualsiasi

Cell si volta verso di me ed esclama “Miseria! Sei inquietante, lo sai? Mesi di silenzio atavico e ti viene in mente solo ‘sto schifo? Pensa a quei quattro fan che ti seguono ancora…”. Vedendo che io non gli rispondevo, l’essere fece un sospiro d’esasperazione “Al diavolo! Qua devo pensare tutto io altrimenti la storia non va avanti!”. Si scricchiolò il collo e mugugnò “Ah… Stare cinque mesi fermo in questa posizione mi ha irrigidito tutto il corpo… Meglio che mi muova da qui e faccia qualcosa di VERAMENTE malvagio, altrimenti perdo i miei 100.000 follower…”.

“Quello lì è totalmente fuori di testa! Vuole mangiarci, assorbirci o qualsiasi sinonimo gli possa passare nella sua mente bacata…” “Grazie Capitan Ovvio per questa tua illuminazione non richiesta…”. Yancha guardò male Chichi, che se ne stava stravaccata su una panchina nel salotto all’interno del covo dei Bimbi Sperduti, vicino a Goku, a studiarsi le unghie di una mano. “Solo perché sei una principessa non ti permetto di parlarmi in questo modo” “Ma vedi di tacere, omogeneizzato!” “Voi due! Smettetela! Mi fate venire il mal di testa!”.

Crilin batté forte un pugno sul tavolo, azzittendo i due litiganti “La faccenda è diventata seria… non si tratta della solita scaramuccia con dei Demoni-Pirati ma di affrontare un mostro a tutti gli effetti…”. I tre fratelli, dopo esser entrati nel nascondiglio, si erano messi in disparte e parlottavano tra loro. L’arrivo di Cell aveva scombussolato tutto ed erano fin troppo chiare le sue intenzioni. Il gruppo sentì la propria schiena pervasa da brividi freddi. “Cosa facciamo? E’ palese che, anche attaccandolo tutti insieme, non riusciremo a sconfiggerlo…”.

Rimasero tutti in silenzio, fino a che C-18 si staccò dai fratelli e prese parola “Io ed i miei fratelli abbiamo preso una decisione: domani mattina lasceremo l’isola per sempre…” “Cosa?!?” esclamò Crilin, sconvolto “Davvero ve ne volete andare? Però così il vostro problema non si risolverà, Cell vi verrà a cercare!” “E’ un bel rischio, lo sappiamo, ma dobbiamo tentare di salvarci” “Ma… Come la metti con il tuo B & B? E’ costruito soltanto a metà e venti indiani aspettano ancora il salario…” “Sono certa che saprai risolvere la situazione senza che pretendano il tuo scalpo pelato”. Il Pan, con voce un po’ lacrimevole, ribatté “Ma… Avevi detto che l’avremo diretto insieme…”. Lei abbassò lo sguardo e mormorò “Mi dispiace, tappo”. Gli diede un bacio sulla guancia, salutò in fretta gli altri e uscì di scena insieme ai suoi fratelli.

Crilin trattenne a stento le lacrime, sospirò e disse “Va bene… si ritorna alla vita di sempre…”. Calò un silenzio imbarazzante, rotto da Piccolo “Effettivamente… anche noi abbiamo preso la decisione di andarcene…” “Cosa?!?”. Yancha diede una pacca sulla spalla al Pan e disse “E’ stato fighissimo finché è durato, Crilin, ma è giunto il momento che anche noi spicchiamo il volo ed andiamo altrove…”. “Ma… noi siamo i Bimbi Speduti…” “Guarda in faccia la realtà!” sbottò Vegeta “Abbiamo trent’anni suonati e ancora facciamo questi insulsi giochetti da marmocchio!”. Salutò tutti con un gestaccio e disse “Ci si vede in giro, perdenti!”. A poco a poco il gruppo si sciolse. Crilin guardò Goku, il suo migliore amico, e disse “Anche tu…” “Io e Chichi ci sposiamo…” “Cosa?!? Ma se in tutti questi anni che siamo stati a contatto con la sua tribù a malapena la guardavi…” “Ho scoperto che sa cucinare la Porchetta Albina Pralinata! Tu non me l’hai mai fatta la Porchetta Albina Pralinata!” “Perché è velenosa, razza di cretino!”. Il moro lo abbracciò forte e aggiunse “Sei il mio amico per la pelle ed avrai sempre un posto speciale, ma ho deciso di seguire il mio stomaco… Ho deciso di sposare Chichi e la sua cucina”.

Dopo che tutti se ne furono andati, Crilin Pan si mise seduto a terra e borbottò “Poteva esistere un finale peggiore?”. Dopo cinque secondi tutto diventò buio.

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Capitolo 10
*** Bangherang! ***


C-17, C-18 e C-16 stavano attraversando a velocità sostenuta i cieli dell’isola. Il sole stava scendendo all’orizzonte, regalando ai tre fratelli uno dei più bei tramonti che potessero mai vedere. Ma loro non stavano ammirando questa bellezza della natura. Ognuno di loro era chiuso in sé stesso, in preda ad un sentimento che non sapevano dare nome perché per loro era sconosciuto ma che, per noi, era presente quanto l’aria: senso di colpa.

C-18 era quella che ne era più afflitta e, ogni due per tre, si voltava all’indietro. Ad un certo punto, il moro diede in escandescenze “Al diavolo, 18! Smettila di voltarti ogni cinque secondi!” “Non è facile quando sei consapevole di aver lasciato i tuoi amici in pericolo” ribatté C-16, guardando il fratello. C-17 socchiuse gli occhi e sibilò “Da quando sei così sentimentale? O meglio… da quando sei così ciarliere?” “E’ inutile che fai la parte del duro, tanto non ci crede nessuno, nemmeno tu” ribeccò il rosso, facendo azzittire il fratello. Poi si rivolse alla sorella “Vuoi tornare indietro, non è vero?”. Lei abbassò gli occhi e non disse nulla. C-16 fece un piccolo sorriso “Anche a me piace, il pelatino”.

“AAAAAAAAAAARGH!”. Crilin urlò all’interno del sacco di iuta, mentre il gruppetto di demoni che lo aveva rapito lo poggiò con malagrazia per terra, sul ponte del vascello nero, ai piedi di Cell. Quando lo liberarono dal sacco, il mostro guardò il carico con irritazione “Razza di imbecilli! Vi avevo detto di portarmi i tre fratelli Gelo… Lui chi diavolo è?!?” “E’ il capo dei Bimbi Sperduti, Crilin Pan” rispose un demone anziano, impaurito “Figlio adottivo delle Fate dell’Isola che Non C’è, padrone del vento primaverile e dell’estate, signore…” “Chi ha due pollici alzati e non gliene può fregar un accidente di quello che dici? Cell Il Perfetto!” sbottò il bio androide indicandosi con le dita nominate, per poi aggiungere “Vi avevo dato dei semplici ordini… prendere quei tre rompiscatole e togliere di mezzo tutti gli altri… E che cosa fate, invece? Mi portate l’unico personaggio a cui NESSUNO IMPORTA UN C…” “Adesso basta!” urlò Crilin, alzandosi in piedi.

Il che non suscitava alcun timore, visto che arrivava a malapena all’ombelico dell’essere “Ne ho piene le scatole, per non dire un altro termine che nuoce al rating della storia, di essere trattato come uno zerbino da tutti!”. Digrignò i denti “Per colpa tua ho passato una delle giornate più brutte della mia vita! Nell’arco di tre ore ho perso i miei amici, un possibile lavoro tranquillo e la ragazza che sarebbe diventata mia moglie SE TU NON FOSSI VENUTO NELLA MIA ISOLA A ROMPERE LE P…!” “Calmati, piattola… Ti si sta gonfiando la vena sul collo…” “Non dirmi cosa devo o non devo fare! Qui equivali alla fastidiosa cicca che si attacca alla suola delle scarpe buone e ti raccatta tutto lo schifo che c’è sulla strada!”. Il Pan fece apparire due dischi luminescenti sulle mani e gridò “VA’ ALL’INFERNO STRONZO!” e le lanciò contro Cell.

(Rumore di un nastro cinematografico che si ferma).

Salve a tutti, sono Malanova, l’autrice di questa storia! Sicuramente vi ricorderete di me come l’ideatrice di “Dragon Oz”, oppure di altre novelle come “Caro postino namecciano…”, “Palla prigioniera” e molte altre che non appartengono al mondo Dragon Ball.

Un bambino di sei anni appare dal nulla, mi indica con un dito e dice “Malanova, tu hai detto una parolaccia con la S!”.
Ah, ah, ah! Caro mio piccolo ma gran rompiscatole Tim! E’ vero, ho scritto una parola un po’ brutta che inizia con la S… ma ti rivelerò una cosa: non è una parolaccia!
“Davvero?!?” esclamò lui, stupito.
Certo! Devi sapere che quella parola che reputiamo brutta deriva da un metallo particolarmente duro che si chiama Stronzio. L’abbiamo iniziata ad utilizzare per definire un individuo particolarmente testardo ma, nel corso degli anni, è diventato sinonimo di materia defecale e quindi, di conseguenza, una brutta parola…
Tim mi guarda un po’ scettico “Quindi, la parola con la S non è una parolaccia ma non si deve ugualmente dire?”.
Bravo Tim!
“Ma allora perché lo hai detto?”.
Calò un silenzio imbarazzante.
Meglio ritornare alla storia.

“VA’ ALL’INFERNO MATERIA DEFECALE!”. Il mostro schivò con facilità i due dischi energetici e prese in giro il suo avversario “Tutto qui quello che sai fare?”. Una sfera energetica lo colpì alla schiena e lo fece barcollare in avanti, più per la sorpresa che per il dolore. “Ma che…”. I Bimbi Sperduti, insieme ai tre fratelli Gelo, circondarono il Jolly Roger armati fino ai denti.

“Ragazzi!” esclamò Crilin, commosso “Siete venuti a salvarmi!” “BANGHERANG” gridò Vegeta, che con la faccia dipinta e i vestiti di pelliccia sembrava un vichingo, imitato subito dagli altri. “BANGHERANG!”.

Era da mesi che volevo scrivere ‘sto urlo di guerra *U*.

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Capitolo 11
*** Intramezzo: quando non sai più cosa scrivere ***


“Ehi, questa è la maxi storia
Di come la mia vita è cambiata, capovolta sottosopra sia finita
Seduto o su due piedi, qui con te,
Ti parlerò di Cell, super fico di Neverland.

Stando a mollo nella vasca sono cresciuto
Me la sono spassata
Wow, che fissa ogni minuto Le mie toste giornate filavano così
Tra un bio aggiornamento e un film di Tarantino.
Poi andai a far la tata per quello scienziato del sud
Tre fratelli uno più strano dell’altro per di più
Il più piccolo di loro era alto trenta centimetri più di me!

E all’improvviso questi qua se ne vanno a Neverland!
Ho pianto, disperato, perché lo spuntino se ne scappato
Ho dovuto seguirli per tutta quella maledetta strada
Dopo aver recuperato un po’ di polvere di fatina,
Mangiato due demoni,
Il capitano di un vascello sono diventato!

Classe regale, ma è uno sballo!
Spremute d’indigeni e bicchieri di cristallo
Se questa è la vita che fanno a Neverland
Per me, Mm uh, poi tanto male non è.
Ho chiamato un demone cazzuto con il mio fischio collaudato
Questo subito è arrivato, mi sentivo gasato.
Una via tutta nuova stava si sta aprendo davanti a me
Avanti a tutta forza, distruggiamo Neverland!

Oh che sventola di nave, mi sento così straricco
Che ho deciso di abbandonare il mio vecchio
Ora attenzione, bella gente, in quinta chi c’è
Cell Il Perfetto, il mostro di Neverland!”


Questo capitolo senza senso è gentilmente concesso dalla BrainLoop di Malanova che, dopo aver ascoltato la sigla de "Willy, il principe di Bel... (cacchio! Come si scrive?)" ha deciso di parodiarla (voce di Barbascura X) MALE. 

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Capitolo 12
*** Spalle al muro ***


“Ok… questo potrebbe essere un problema…” pensò Cell, mentre osservava il gruppo dei Bimbi Sperduti circondare la sua nave. E, come se non bastasse, a loro si erano unite anche alcune tribù di indiani, capitanati da Chichi Giglio Tigrato armata di ascia e con il viso dipinto con i colori della guerra. Forse non doveva assorbire tutti quegli indigeni.

“Arrenditi, Cell! Siamo in troppi! Tu e i tuoi demoni non la farete franca!” urlò Yancha. “Grazie Capitan Ovvio, questo lo vedo da me…” borbottò a mezza voce il mostro “Che cosa hai detto?” “Ho detto che voi miserabili vermi non avete alcuna speranza perché io sono il bio androide perfetto e posso fare qualunque cosa!” “Mi sa che la cavalletta piena di steroidi si sia resa conto di essere con le spalle al muro…” “Sta zitto 17!”.

Goku si separò dal gruppo, avvicinandosi di più all’essere “Un po’ mi dispiace farlo fuori così… senza neanche combattere…” “Non parlare come se io non ci fossi!” “Kakaroth ha ragione, sarebbe un peccato… Diamogli dieci minuti di vantaggio” “Certo, Vegeta, diamogli dieci minuti di vantaggio così ha tempo di potenziarsi assorbendo gli ultimi demoni rimasti sulla nave in modo da riuscire a riempirci di botte per poi finire con te che frigni come un bambino di tre anni!” “Sta zitto maledetto triclope!” “Ehi Ragazzi, non mi sembra il momento giusto per mettersi a litigare…” disse Crilin ma nessuno gli prestava ascolto.

Cell, intanto, stava iniziando a dare in escandescenze. Come osavano parlare così apertamente della sua dipartita? Era una qualche specie di tortura psicologica? Queste ultime frasi avevano un senso grammaticale? In questo preciso momento non gli importava un granché. Aumentò la sua aura e urlò “Maledetti, luridi scarafaggi! Credete davvero di riuscire a sconfiggermi?!? Tutta l’isola può venirmi contro ma io sono stato creato per vincere!”.

In quel momento, improvvisamente, il bio androide si irrigidì come colpito da una violenta scossa, per poi quasi afflosciarsi e poggiare il mento sul petto. “Che… che cosa gli prende?” domandò Goku, perplesso. Allungò un dito per toccarlo ma quello alzò di scatto la testa. Gli occhi si erano rivoltati da mostrare solo il bianco e dalla bocca uscì una specie di grugnito. Si mise a fluttuare, alzò le braccia al cielo e urlò in una lingua sconosciuta.

Una fortissima raffica di vento colpì il vascello, facendolo ondeggiare vistosamente e costringendo tutti a ripararsi con le braccia. Nubi nere come la pece coprirono le stelle tranne per una tenue linea all’orizzonte, che divenne verde. L’oceano divenne così calmo da sembrar essere stato trasformato in una lastra di vetro e l’aria divenne statica e pesante. Calò un silenzio innaturale, insieme alla sensazione di non essere più all’Isola Che Non C’è.

“Che diavolo sta succedendo?” urlò Vegeta “All’improvviso ci ritroviamo in uno scenario in stile horror da quattro soldi…” “Tutta colpa di Malanova e della robaccia che adesso sta leggendo… Che sia dannato Stephen King” piagnucolò Yancha “Sta zitto, blasfemo!” ringhiò Cell con voce divenuta femminile.

Tutti si pietrificarono e si voltarono verso di lui. L’esoscheletro si era tinto con colori più scuri, mentre il color oro sopraffece il violetto. I demoni sghignazzarono “La nostra Signora, finalmente, è giunta…”.

Ebbene si. Stanca di rimanere nelle quinte, ho preso possesso di Cell ed ora sono io l’antagonista! Ah, ah, ah!

Crilin arretrò di qualche passo “Ma questa doveva essere una favola…” “Ora sarà il tuo peggior incubo”.

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Capitolo 13
*** Volevi la fine... invece dovrai aspettare ancora un pò ***


E, a quel punto, il nostro gruppo di Bimbi Sperduti si ritrovò catapultato in un mondo che sembrava la fusione tra un film horror degli anni 80 e la parodia mal riuscita de –I pirati dei Caraibi-.

Orde di demoni-zombi ersero dalle acque putride e si trascinavano verso la prua lasciando dietro di sé delle scie simili alla bava di una lumaca mentre un'altra di scheletri fuoriuscì dalle cabine e da… da… come si chiama? La… vabbé, da sotto, cantando in modo funebre “Yo-oh, Yo-oh, una vita da pirati per me”.

Vegeta fece un ghigno feroce “Urgh è questa dovrebbe essere la nostra battaglia finale!? Zombi e scheletri pirata?” “Prova a inventarti qualcosa tu piuttosto che lamentarti” ringhiò Cellanova, per poi dire “Ah, già… Non puoi! E lo sai perché? Perché non sei tu l autore!”. Il mio dito indice si elettrifica con del Ki rossastro e aggiungo “Però la sai una cosa? Mi hai fatto venire in mente un video Fandom che ho visto un po’ di tempo fa su YouTube…”. E, senza dargli il tempo di protestare, lo colpisco con il raggio, insieme a Goku e Piccolo, ed i tre vennero avvolti in una nuvola di fumo rosa.

Quando essa si dissipò, i tre guerrieri indossavano vestiti da bimbe di sei anni, con tanto di maniche a sbuffo, calzette bianche con l’orlo in pizzo e scarpette nere di vernice. Vegeta sfoggiava anche un bel fiocchetto rosso in mezzo a quella capigliatura da troll. Mi metto a ridere sguaiatamente “Ecco a voi le Super Chicche! Fatte con farina, cannella e ogni cosa bella!” “Brutta str… io ti…” “Perché sono stato messo in mezzo pure io?” borbottò Piccolo, che si mise in un angolo e si accucciò a terra, depresso, con il vestitino verde che sfiorava la prua [metterò nomi di pezzi di nave a caso, anche se sono errati, perché voglio far vedere che sono un ignorante intelligente] mentre Goku era l unico contento “SIIIIII! SONO UN GUERRIERO DÌ MARZAPANE!” “Uhm… non sei un…” inizio a dirgli ma vedere quella faccetta così sorridente e felice mi fa una tenerezza… Poi mi riprendo un attimo e noto che le mie truppe sono li a fare nient’altro che ciondolare il corpo e fare qualche verso da non morto per rispetto del personaggio che stanno interpretando. “Beh? Che fate li impalati? Sterminate questi pezzenti”.

Finalmente la battaglia finale ebbe inizio… con i classici pugni e calci in stile arte marziale asiatica, onde e raggi Ki che sparano in ogni direzione trasformando il vascello in uno scenario di Guerre Stellari e altre acrobazie volanti in stile anime giapponesi. Visto che i miei nemici erano impegnati con le mie truppe [che facevo spawnerare all’infinito], creai uno pseudo trono fatto di spade giocattolo e mi misi a cincischiare con il cellulare, accavallando una gamba sull’altra. Essere così alti è un po’ imbarazzante… Forse, dopo questa battaglia, sarei andata alla ricerca delle Sfere del Drago e gli chiederò se mi fa diventare più bassa di 5 cm…

“Macell!” urlò qualcuno in quel tripudio casinista che si era creato. Sbuffo “Cellanova… è Cellanova”. Alzo gli occhi dallo schermo telefonico e mi accorgo che Crilin Pan ed i suoi amici hanno già trucidato le mie truppe. Vegeta, Goku e Piccolo, poi, avevano fatto una vera strage, lordando i loro vestitini di sangue. “Wow… Siete stati rapidi… Complimenti…” mormoro senza troppo entusiasmo. In fondo sapevo che avevo mandato in guerra delle chiaviche perché non mi veniva in mente di meglio.

“Ora basta con queste cretinate…“ mi dice Crilin, distanziandosi dal gruppo “Se questa battaglia deve segnare la fine della storia, allora che sia un uno contro uno”. Si mette in posizione d attacco e ringhia “Affrontami se osi”. Inarco un sopracciglio e ridacchio “Tu? Tra tutti i Bimbi Sperduti e Indigeni che riuscirebbero a massacrarmi di botte se solo si impegnassero, sei il solo che voglia affrontarmi?”. Il Pan mi guarda malissimo e ringhia “Farò pentire tutti quanti di avermi sopravvalutato”.

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Capitolo 14
*** La fine... per davvero ***


“Ecco, finalmente il mio momento è giunto”.

Crilin avanzò verso di me, con le mani serrate nella posa di battaglia e lo sguardo truce. Un’aura mistica gli avvolgeva il corpo in una fiamma azzurra fatta di pura luce. La pelata sembrò farsi ancora più lucida. Dovrei avere paura, pensare che la mia vita stava giungendo al termine come tutti i cattivi appartenenti a una favola, ma l’unica cosa che mi veniva in mente era “Ma ‘sti guerrieri hanno fatto contratto con l’Enel luce e gas?”.

Il Pan urlò “La tua ora è giunta!” “Senti, a Bruce Lee dei poveri” mi intrometto “Non credi che la stai prendendo un po’ troppo sul personale?” “Me la prendo sul personale?!?” ripeté lui, inasprendosi di più “Per tutti sono considerato come una specie di macchietta a causa del mio aspetto o dal fatto che muoio in continuazione… Sarò morto al massimo tre volte!” “Ma…” “Silenzio!”.

Stringe le mani a pugno e continua “Poi, finalmente conosco la donna più bella e tosta di tutta la saga e, stento anch’io nel crederci, le piaccio! E che cosa fanno tutti i Fan Fiction scribble? Creano storie e immagini dove lei si incontra e si innamora di chiunque! Perfino di Radish!”. Si mette nella famosissima posa da Onda Energetica “Ora ti farò vedere che anche uno sfigato come me può ribaltare la storia!”.

La sfera tra le sue mani diventa dorata e sembra che risucchi in sé la polvere delle fate. Il veliero si innalzò dalle acque scricchiolando come un vecchio portone e le nuvole che avviluppavano il cielo aprirono uno squarcio circolare sopra il Pan, inondandolo di luce solare. “Ti trasformi anche tu in Super Sayan?”.

La luce si fece più intensa. “Sono meglio di un Super Sayan… Sono Crilin Pan, l’essere umano più forte di questo pazzo universo!”. Urlò a squarciagola e lanciò l’onda.

“Mia Signora… si scansi… può ancora salvarsi…” mi gridò uno zombie agonizzante, tornato nella storia e dotato di parola per dimostrare che ai miei nemici che ai miei minion importa qualcosa di me. Sorrido e ribatto, allargando le braccia “Dopotutto, è la storia di Crilin Pan…” “Ma non ci ha dato ancora lo stipendio” “Eh…”.

Lo zombie rimase in silenzio per un attimo, poi urlò verso Crilin “Mandala all’inferno ‘sta infame!”.

Il pelato sorrise “NON CE BISOGNO CHE ME LO DICI!”. L’onda mi colpì come uno tsunami (capito il gioco di parole?) e il mio corpo si sgretolò pian piano… Quando di me non rimase altro che polvere, Crilin Pan iniziò ad ansimare con un sorrisetto di trionfo. Un ragazzino di undici anni dai capelli biondi e la tuta viola da namecciano si fece largo tra la folla e gridò “Mi sono perso qualcosa?”.

Crilin Pan stava guardando l’orizzonte del mare oceano. Il sole stava tramontando nell’Isola Che Non Ce, tornata alla normalità dopo la mia dipartita. C-18 si mise al suo fianco e disse “Certo che qui non vi annoiate… Tra pirati, mostri e indiani c’è un bel po’ di movimento…” “Cosa avete intenzione di fare?” chiese lui “Tornerete a casa?” “Stai scherzando? Dopo quello che quel pazzoide ha creato per potersi liberare di noi?”. La bionda sorrise e aggiunse “Poi, sia a 16 che a 17 questo posto inizia a piacergli… 17 pensa addirittura di diventare un ranger” “Wow… roba tosta…”. Stettero un po’ in silenzio, guardando il sole che tramontava, poi la mano di C-18 andò a prendere quella del Pan. Lui si voltò a guardarla, arrossì, ricambiò la stretta e sorrise, seguito poco dopo dalla ragazza.

Però, dietro a uno scoglio… Cell, tornato alla sua forma primaria, osservò la coppia con furia cieca “Il… mio… cibo…” “Ehi!” lo chiamò qualcuno, dietro le spalle.

Lui si voltò con gli occhi iniettati di sangue, fino a vedere un giovane dai capelli color lillà e gli occhi blu cielo. Gli cascarono le spalle “Ma dai… Anche qui?!?”. BOOM!

Crilin si voltò verso il rumore “Che cos’era?” “Il suono della tua testa quando farò questo” rispose l’altra “Co…” iniziò a ribattere lui ma le labbra della bionda si sigillarono sulle sue.

BOOM!

Fine

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