Cambiamento di coordinate

di Troki_98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Premessa: è nato tutto da uno sclero su una bellissima fan art che ritraeva i personaggi in un University AU, da lì in poi è tutto degenerato e, se siete finiti qui per caso, non mi scuserò per il disagio che si riverserà in questa ff


Crowley scese dall’autobus con un balzo e, riuscendo a dissimulare una momentanea perdita dell’equilibrio come un passo fluido verso le strisce pedonali, sibilò tra sé e sé un’imprecazione per la probabile storta alla caviglia che aveva preso toccando il suolo.

Sperò vivamente che presentarsi così presto alla nuova università per il suo primo giorno di lezione con lo scopo di appropriarsi del posto migliore in aula desse i suoi frutti, la caviglia gli pulsava e stava iniziando a innervosirsi già alle otto di mattina.

A rigor di logica lui non avrebbe dovuto nemmeno trovarsi lì, quegli idioti che gestivano la Casa dello Studente avevano programmato l’assegnazione degli alloggi studenteschi contemporaneamente al primo giorno di lezione e Crowley avrebbe dovuto passare chissà quanto tempo seduto in una stanza ad aspettare il suo turno. Per fortuna aveva trovato un tizio un po’ losco, un certo Shadwell, che aveva accettato di andare al posto suo con una delega per una cifra che Crowley aveva ritenuto esagerata. Il pensiero di quell’intero semestre del primo anno della triennale passato nell’ultima fila accanto ad Hastur e Ligur però gli dava ancora i brividi, aveva addirittura pagato uno sconosciuto per scegliere la stanza in cui avrebbe passato il resto dell’anno pur di assicurarsi che una cosa del genere non ricapitasse.

Purtroppo Crowley sapeva di essere sfortunato e lo pensò amaramente mentre entrava nel Dipartimento di Fisica, un brutto e piccolo edificio di mattoni marroni che stonava accanto alla magnificenza dell’enorme e bianchissimo edificio principale dell’ateneo. Quando aveva deciso di cambiare città per la laurea magistrale, una parte di lui aveva sperato che Hastur e Ligur andassero da qualche altra parte, possibilmente il più lontano possibile dalla sua destinazione, ma Hastur lo aveva premurosamente informato con un sorrisetto malvagio che avrebbero passato insieme altri due indimenticabili anni come compagni di corso.

Trovò senza difficoltà l’aula magna passando davanti a una portinaia dai capelli cotonati e pesantemente truccata che gli diede una sguardo lascivo sbattendo le lunghe ciglia finte, un altro individuo da aggiungere alla lista di persone da evitare.

La prima cosa di cui si accorse fu che non era stato il più veloce ad arrivare quella mattina, notando indispettito una giacca e una borsa a tracolla ben in vista su un banco.

Crowley gettò un’occhiata all’aula, era formata da due grandi blocchi di posti a sedere, divisi a metà da una striscia di scalini che permetteva di raggiungere i banchi più in alto, e la cattedra si trovava su un piano rialzato davanti al muro ricoperto da una lavagna nera e lunghissima. 

La giacca e  la borsa erano sul banco più esterno verso il centro dell’aula nella seconda fila.

Crowley si posizionò accanto a quel banco, in piedi sugli scalini, e si voltò a guardare la lavagna. Insoddisfatto, salì un gradino e giudicò la terza fila degna di diventare il suo posto, tuttavia quando fece per sedersi rischiò di finire a terra. Si rialzò di umore decisamente più cattivo rispetto a tre secondi prima e vide con orrore che quasi tutte le sedie della terza fila, sia a destra che a sinistra, erano rotte nei modi più disparati e lui aveva beccato l’unica che si mostrava innocentemente integra finché non sottoposta a pesi esterni.

Guardò di nuovo la giacca e la borsa nella seconda fila.

Non era possibile.

Si sedette nel posto in seconda fila a sinistra, separato dalla giacca e dalla borsa solo dalle scale. Un fastidioso riflesso della luce proveniente dalle finestre impediva di vedere un angolo della lavagna e, con un brutto presentimento, si spostò nella sedia accanto osservando la situazione peggiorare.

Impossibile.

Si sedette nel banco occupato e poi si alzò disgustato, era praticamente perfetto, a meno di sedersi in prima fila, cosa che si rifiutava di fare, e non avrebbe trovato posto migliore. Il posto accanto a quello aveva una sedia scheggiata, il genere di armi letali che ti distruggono i vestiti, e stava valutando la possibilità di far misteriosamente sparire giacca e borsa per poi giocare la parte dello studente ingenuo appena giunto in città quando qualcuno lo salutò con un cordiale: -Buongiorno.- facendolo sobbalzare.

Il tizio che era appena entrato in aula era biondissimo, con due grandi occhi azzurri e un bicchiere di cioccolata calda delle macchinette fra le mani. Aveva un sorriso splendente e gli si stava avvicinando con quella che Crowley riconobbe, con un moto di panico e sottile irritazione, come l’aria di chi vuole assolutamente fare amicizia.

 

~~~

 

Rientrando in aula Aziraphale notò subito il ragazzo con gli occhiali da sole e gli innaturali capelli rosso fuoco che gravitava attorno ai suoi averi.

Lo soppesò un momento incerto mentre beveva un piccolo sorso della sua cioccolata bollente e poi fu investito da un’ondata d’orgoglio. Anche quel tizio sembrava essersi accorto che Aziraphale aveva scelto il posto migliore dell’aula, aveva passato tutto il corso di laurea triennale a cercare il posto perfetto in ogni aula del dipartimento e quella mattina si era presentato cinque minuti prima dell’apertura per aggiudicarsi quel banco.

Non aveva mai visto quel tipo, probabilmente era uno dei nuovi studenti che ogni anno si trasferivano per la magistrale.

Aziraphale vide una possibilità: la possibilità di liberarsi finalmente di Gabriel.

Solo una persona poteva sedersi accanto a lui, anche se quello avrebbe voluto dire usare la sedia scheggiata e cigolante, e se avesse fatto amicizia con qualcuno dei nuovi studenti forse quella persona non sarebbe stata Gabriel. In fondo aveva sperato che, avendo scelto due indirizzi diversi, l'altro lo avrebbe ignorato fino a dimenticarsi della sua esistenza ma prendere delle precauzioni gli sembrava dopotutto una saggia scelta.

-Buongiorno.- salutò con un sorriso incoraggiante avvicinandosi -Sei un nuovo in dipartimento, vero? Io mi chiamo Aziraphale.- 

Tese una mano e guardò l’altro accigliarsi sopra gli imperscrutabili occhiali da sole, il ragazzo esitò un momento prima di stringergliela brevemente e presentarsi con un secco: -Crowley.-

-Se non conosci nessuno, puoi sederti accanto a me, il posto è libero e molto buono anche se la sedia cigola un po’ quando ti muovi.- sapeva di essere stato troppo diretto e si sentì arrossire ma era una questione di sopravvivenza.

Crowley fece una smorfia e si voltò a guardare con disgusto il sedile accanto a quello di Aziraphale, la parte scheggiata ben in vista. Stava per parlare quando fu distratto da qualcosa.

Aziraphale si voltò e si irrigidì nel vedere Gabriel che, mattiniero come al solito, avanzava verso di lui sorridente, con passo sicuro e sventolando una mano come se stesse salutando una vasta platea.

-Aziraphale! Un cioccolata già a quest’ora come sempre? Dovresti berne di meno e badare al tuo fisico, bisogna essere sempre in forma!- gli diede una pacca sulla pancia ridendo e Aziraphale abbassò mortificato lo sguardo mortificato sul bicchiere di cioccolata ancora troppo calda mormorando un: -Ciao Gabriel.-

Se fosse stato giusto un po’ più coraggioso gliel’avrebbe versata addosso.

Sarebbe stata una grande soddisfazione.

-Ah, questo qui è un tuo nuovo amico?- domandò Gabriel con un filo di ironia, guardando Crowley con lo stesso sguardo condiscente con cui si guarda un imputato giudicato colpevole che si proclama innocente.

-Crowley.- si presentò quello, senza stringere la mano che l’altro gli tendeva.

Gabriel ritirò la mano con un gesto disinvolto e, rivolgendo a Crowley un ultimo sguardo freddo, la sua attenzione tornò ad Aziraphale.

-Vedo che hai scelto il posto dello scorso semestre . Il migliore dell’aula a tuo parere, vero? Allora torneremo ad essere compagni di banco.-

Aziraphale trattenne un gemito di protesta mentre Gabriel stava per far avverare i suoi incubi, tuttavia Crowley si insinuò tra i banchi con movimento fluido e lasciò cadere lo zaino accanto accanto alla borsa di Aziraphale.

-Mi dispiace- disse con un ghigno che non sapeva di scuse -ma questo posto è occupato.- si sedette sulla sedia che cigolò rumorosamente sotto il suo peso, accavallò le gambe e si godette l’espressione basita di Gabriel.

-Oh…- disse quello facendo un passo indietro -Oh, vorrà dire che mi siederò qui.- e prese posto al primo banco nel sedile davanti a quello di Aziraphale.

Quest’ultimo si sedette accanto a Crowley in religioso silenzio, non era un grande cambiamento ma era una molto apprezzato.

Dopo essersi goduto la vista di Gabriel in prima fila per un altro secondo, si girò sorridendo allegramente verso Crowley e indicando il banco davanti al suo mimò con la bocca un “grazie”.

Il ghigno di Crowley si allargò, si tolse gli occhiali rivelando due strani e magnetici occhi gialli, indicò Gabriel e mimò uno “stronzo”.

Aziraphale ridacchiò contento e continuò a bere la sua cioccolata calda.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Il tizio che era appena entrato era uno spaccone, Crowley poteva vederlo sia dall’atteggiamento con cui si dirigeva deciso verso Aziraphale, sia dal fatto che indossava una camicia e un gilet.

Era risaputo che il 90% di coloro che si presentavano a lezione con camicia e gilet in una facoltà scientifica era uno stronzo pieno di sé ma, purtroppo, il 90% di quel 90% era anche un genio con capacità mentali che Crowley poteva soltanto sognare di avere.

Non sapeva se questo tizio, questo Gabriel, fosse uno di quelli che rifiutano i voti sotto il 27 ma di sicuro si stava rivelando molto irritante e, non avendo attualmente altri mezzi per dargli fastidio, Crowley si sentì molto soddisfatto nel rubargli il posto.

Aziraphale sembrò apprezzare il suo operato dunque, anche se si era appena condannato a un semestre di cigolii e pantaloni strappati per colpa di quella stupida sedia, aveva perlomeno la gratitudine di qualcuno che sembrava aver fatto la triennale in quell’università. 

Un autoctono.

Uno che conosce il luogo e sa come funzionano le cose.

Avere fin da subito uno così dalla sua parte sarebbe tornato utile nonostante Aziraphale avesse tutta l’aria di essere un sempliciotto.

A quel punto Crowley tirò fuori dal suo zaino nero il materiale per affrontare la sua prima lezione, consistente in un quaderno rosso, una biro nera e la stessa penna rossa che aveva usato nei tre anni precedenti per cerchiare le date che indicavano l’inizio di ogni lezione e sottolineare eventuali titoli quando i professori si degnavano di dire il nome di quello che stavano per spiegare prima e non dopo averlo spiegato.

Accanto a lui Aziraphale stava compiendo la stessa operazione ma, a differenza di Crowley che usava un normalissimo quaderno, aveva un quaderno ad anelli, di quelli i cui fogli si possono staccare per essere riposti in appositi raccoglitori, e un astuccio di tela che conteneva svariate penne colorate, un set di evidenziatori color pastello e molte altre cose che entravano là dentro per miracolo, era come se avesse svaligiato un’intera cartoleria.

Inarcando un sopracciciglio Crowley pensò che almeno avrebbe avuto qualcuno da cui copiare gli appunti, in genere chi possedeva tutte quelle penne prendeva degli appunti abbastanza ordinati e lui iniziava a vedere male la lavagna già dopo le prime due ore di lezione.

Dopo aver sistemato accuratamente una biro blu pronta all’uso accanto al suo quaderno, Aziraphale prese un libro dalla sua borsa e si mise a leggere, lasciando Crowley ad armeggiare nervosamente col telefono mentre l’aula si riempiva lentamente. 

Lo sgradevole momento in cui avrebbe rivisto Hastur e Ligur si avvicinava.

Dopo qualche momento sobbalzò nell’udire un coro di voci dire: -Buongiorno.- a poca distanza da lui ma si trattava soltanto di un trio in abiti chiari che si era rivolto a Gabriel e Aziraphale. Quest’ultimo aveva alzato lo sguardo dal suo libro per rivolgere ai tre tizi un sorriso gentile che tradiva però tutta la sua voglia di ignorarli per tornare a leggere.

-Michael! Uriel! Sandalphon!- Gabriel si alzò e li salutò a uno a uno con un bacio sulla guancia, sembravano un gruppo di manager di alto rango pronti a sedersi a un tavolo per discutere su come migliorare l’azienda e distruggere senza pietà la concorrenza. Emanavano in qualche modo un senso di superiorità e potere che Crowley aveva imparato a riconoscere.

-Fisici teorici, vero?- sussurrò ad Aziraphale mentre quello, senza dare segno di volersi alzare per un saluto entusiasta come quello di Gabriel, sventolava una mano verso i tre che gli rivolsero un cenno indifferente con la testa.

-Sì, esattamente.- Aziraphale continuava a fissare i tre e si girò verso Crowley soltanto dopo essersi assicurato che si fossero seduti tutti uno accanto all’altro nella prima fila del blocco destro, come per assicurarsi che il pericolo fosse passato.

-Tu non mi sembri uno di loro.- commentò Crowley, notando che la fila di Gabriel si era riempita interamente tranne per il posto accanto al ragazzo e chiedendosi che razza di stronzi dovessero essere quei quattro, non gli erano sfuggiti gli sguardi che gli altri studenti avevano rivolto a quel gruppetto.

-Oh, no!- esclamò Aziraphale in tono vagamente sollevato e assicurandosi che Gabriel, davanti a lui, non lo sentisse -Io… sono uno sperimentale e credo che siano un po’ offesi perché non ho scelto il loro stesso indirizzo.- continuò facendo un cenno della testa verso Michael, Uriel e Sandalphon che, seduti rigidi e in silenzio, aspettavano diligentemente l’inizio della lezione.

-Fisica nucleare?- chiese Crowley allarmato.

-Oddio no, fisica della materia.- rispose Aziraphale scandalizzato da quell’assunzione.

-Buon per te.- gli disse Crowley con un sospiro di sollievo -Conosco due tizi che faranno nucleare qui e fidati, non ti sarebbero piaciuti.-

In più Aziraphale sembrava proprio il tipo di persona che Hastur e Ligur avrebbero adorato prendere di mira.

-E tu?- domandò Aziraphale curioso.

-Astrofisica, ciò significa che sono al di sopra di quelle stupide faide tra teorici e sperimental…-

-Salve, Crowley.-

Nel coro di voci fin troppo familiari ce n’era una che non si aspettava.

-Dagon? Anche tu qui?- la voce gli si affievolì mentre si voltava a fronteggiare Hastur, Ligur e Dagon poiché non era aspettato di vedere Beelzebub rivolgergli un sorriso strafottente. Gli altri tre avevano dei ghigni di malvagio trionfo.

-Perché così sorpreso di vedermi?- domandò mellifluo Beelzebub per poi girarsi verso Dagon, i due si scambiarono un cinque mentre Hastur e Ligur ridacchiavano.

Maledetto Hastur.

Che bastardi, si erano messi d’accordo per tenerlo all’oscuro di tutto.

Crowley aveva passato un bellissimo mese di vacanza convinto di essersi sbarazzato di Beelzebub, continuare a sopportare Hastur e Ligur era un prezzo da pagare che sarebbe stato disposto ad accettare pur di liberarsi per sempre di quella piccola merda ma invece eccolo qui, tutto proprio come la triennale ma in un’altra città.

In quel momento Crowley avrebbe voluto morire ma si fece forza e se ne uscì con un:

-Dagon, Beelzie, sono contentissimo di rivedervi! Non pensavo che avreste voluto avermi attorno per altri due anni. Incredibile, sembra quasi che in fondo mi vogliate bene.- Non si curò molto di nascondere il sarcasmo ma le smorfie che comparvero sulla faccia dei due gli provocarono un moto di feroce soddisfazione. Una vendetta misera ma era il meglio che potesse fare senza provocare spiacevoli ritorsioni.

-Non preoccuparti, ti dimostreremo tutto il nostro amore.- gli disse Ligur con un’espressione che non prometteva nulla di buono e, insieme ad Hastur e Dagon, salirono gli scalini per prendere posto nelle file più in alto.

Beelzebub era rimasto ai piedi dei banchi e si guardava intorno accigliato.

Fu solo quando si rivolse a Gabriel che Crowley realizzò che l’unico posto libero in prima fila era quello esattamente davanti a lui.

Trattenne a stento un urlo.

-Quel posto è libero?- 

-Certamente!- esclamò Gabriel alzandosi e invitando Beelzebub a sedersi accanto a lui con gesto galante del braccio che fu ripagato con un’occhiata truce.

Crowley rimase a guardare Beelzebub e Gabriel, non sapeva chi dei due fosse nella posizione peggiore ma di sicuro l’idiota col gilet non sapeva quello che rischiava.

Gabriel si rigirava tra le mani quella che aveva tutta l’aria di essere un’autentica stilografica laminata d’oro con la scritta Ad maiora! incisa in un fine corsivo e, nel frattempo, fissava Beelzebub mentre prendeva il suo iPad e il micidiale pennino da cui Crowley si era trovato infilzato innumerevoli volte con precisione chirurgica fra l’ulna e il radio. 

Quell’affare era in grado di infliggere molto più dolore di quanto sembrasse, come Crowley aveva avuto modo di sperimentare in quel semestre in cui, volendosi liberare di Hastur e Ligur, si era seduto in prima fila con Beelzebub, cadendo dalla padella alla brace e giurando a se stesso che non si sarebbe mai più seduto in prima fila per rivivere quei ricordi.

Beelzebub sembrò notare lo sguardo di Gabriel.

-Ti serve qualcosa?-

L’obiettivo di Gabriel sembrava proprio quello di farsi rivolgere la parola perché si gonfiò e tese una mano presentandosi:

-Molto piacere, io sono Gabriel.-

-Beelzebub.- Crowley temette di vedere il pennino infilzare la mano tesa di Gabriel ma quella venne solamente ignorata.

-Un nome… carino. Sentiti libera di chiedermi qualsiasi chiarimento riguardo alle lezioni, sono molto bravo e sono sicuro che riuscirò a risolvere ogni tuo dubbio!-

-Non avrò bisogno del tuo aiuto ma, se tu avrai bisogno del mio, non chiederlo perché non avrò tempo da perdere con gli stupidi, sarò occupato.-

-Occupato? Oh, scusami, devo rivolgermi al maschile?-

-Non m’interessa, è ancora mattina presto, non ti conosco e devi solo stare zitto.-

-Suvvia, non intedevo offenderti.-

-Non mi hai offeso, mi stai solo rompendo il…-

-Andiamo, siamo compagni di banco, dobbiamo socializzare! Una delle più utili esperienze della vita universitaria è quella di conoscere nuova gente proveniente da nuovi ambienti…- Gabriel iniziò una paternale su come fare nuove conoscenze arricchisse il patrimonio culturale delle persone.

-Sono… ehm… tuoi amici?- domandò incerto Aziraphale.

-Non proprio. Più o meno. Più no che sì comunque.- 

-Mi dispiace un po’ per Beelzebub. Gabriel può essere, a volte ma non sempre, un po’ pesante.- 

-A me dispiace quasi per Gabriel.- ribatté invece Crowley -Se inizia a dar fastidio a Beelzie, per lui è finita e farebbe meglio a cambiare posto.-

Aziraphale e Crowley si rivolsero uno sguardo allarmato.

-Però sarebbe divertente vedere qualcuno che non sia io subire le ire di Beelzebub.- disse Crowley speranzoso, cercando un lato positivo nella certezza che tra i due nei banchi davanti non sarebbe potuta finire bene, man mano che Gabriel continuava a blaterare la stretta di Beelzebub sul pennino si faceva sempre più forte.

-Magari hai ragione.- sussurrò Aziraphale spalancando gli occhi in direzione di Gabriel di fronte alla nuova prospettiva di non essere lui al centro delle sue attenzioni durante le ore di lezione.

Si rivolsero un altro sguardo preoccupato ma stavolta erano pronti a godersi lo spettacolo.


Nota 1: Per quanto riguarda Beelzebub, ho tenuto il nome inglese perché l'ho fatto con tutti gli altri e nella mia vita ho bisogno di continuità (chi è così idiota come me da intendere questa cosa come una Math joke sappia che è del tutto intenzionale). Per il resto mi attengo al canon secondo cui Beelzebub è gender fluid, tutti gli si rivolgono al maschile perché anche lui si rivolge a se stesso in quel modo ma lo immagino biologicamente donna e la cosa non lo disturba minimamente.

Nota 2: Dubito che arriverà un nuovo aggiornamento prima di ottobre perché la mia vita universitaria è un casino e avrò un po' di tempo per respirare solo dopo l'inizio delle lezioni. Nel frattempo raccoglierò materiale sul campo(?) da buttare qui dentro e, a partire da ottobre, mi impegnerò a pubblicare almeno due capitoletti al mese.

Nota 3: Probabilmente non romperò più con le note, a meno che non sia strettamente necessario, così potrete godervi in pace il disagio.

 

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