Amore e dolore

di lmpaoli94
(/viewuser.php?uid=975081)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tirannia maledetta ***
Capitolo 2: *** L'arrivo di una vecchia conoscenza ***
Capitolo 3: *** Un passato sconcertante ***
Capitolo 4: *** Un'antagonista spietata ***
Capitolo 5: *** Il basilisco ***
Capitolo 6: *** Oscurità violata, oscurità spezzata ***



Capitolo 1
*** Tirannia maledetta ***


Nel grande castello di proprietà di una delle famiglie svizzere più importanti trascorrevano le vite di cinque ragazze molto simili tra di loro.
La maggiore delle cinque, ovvero Bunny, non la smetteva di rendere la vita difficile alla servitù distraendoli ogni qualvolta che voleva.
< Bunny, adesso basta. Devo finire di riordinare questa stanza> fece una cameriera sbuffando.
< Ma puoi farlo benissimo più tardi. Rimani a parlare con me. Mi sento così sola quando le mie sorelle sono impegnate in biblioteca a studiare.>
< E perché voi non fate come loro?>
< Perché non mi piace né leggere né studiare. Per me è solo una perdita di tempo.>
< Non dovete dire così. I libri vi fanno imparare cose che nemmeno voi potete immaginare.>
< La vita è troppo breve per pensare ai libri… A me piacerebbe molto viaggiare per il mondo. Peccato che per colpa di qualcuno io non ne abbia l’occasione.>
< Dovete essere paziente, Bunny. Prima o poi uscirete da qui.>
< Sì, solo per andare a fare riunioni o convegni con altri nobili svizzeri che nemmeno sopporto.>
< Sono davvero così noiosi?>
< Non sai quanto.>
< Hai finito di disturbare le nostre cameriere?> domandò la sorella di Bunny squadrandola malamente.
< No, perché?>
< Devi finire i tuoi compiti. Domani il professore ci interrogherà su tutto il Medioevo.>
< Un’era senza fondamenta, Rea. >
< Ah sì? Perché non glielo dici tu. Voglio proprio vedere quando ti punirà a dovere.>
< Chi? Il professor Marzio? È la persona più carina e gentile che io abbia mai incontrato.>
< Solo perché ha un debole per te, non devi approfittarne più del dovuto.>
< E tu come fai a saperlo, saputella che non sei altro?>
< Lo vedo da come ti squadra con i suoi occhi dolci… Spero tanto che nostra madre non gli arrivi la voce, altrimenti sia lui che te passerete guai seri.>
< Mia madre non mi fa’ paura… E poi ho diciott’anni. Sarò libera di fidanzarmi con chi voglio. >
< Non per nostra madre. >
< Con permesso signorine, ma io dovrei finire di pulire le vostre camere prima che vostra madre mi trovi qui senza fare niente.>
< Vai pure, Carmen. E scusami ancora per Bunny.>
< Non c’è problema> disse infine la cameriera tornando al lavoro.
< Perché rovini sempre tutto?>
< Io non rovino proprio niente! Quando ti deciderai a mettere la testa apposto senza pensare a numerose distrazioni che ti frullano in testa.>
< Rea, perché non vuoi capirmi? Ormai sono arrivata ad un’età in cui devo poter vedere il mondo. Non posso rimanere a marcire qua dentro in questo castello in mezzo ad un lago che sembra non avere una fine.>
< Sei la nostra sorella maggiore, Bunny. Hai delle grandi responsabilità… Purtroppo però non riesci a capirlo.>
Nel mentre Bunny e Rea stavano discutendo, anche le altre tre sorelle Amy, Morea e Marta si unirono a loro.
< Che cosa state facendo qui?> domandò Marta.
< Niente. Stavo solo cercando di far ragionare la nostra sorella maggiore.>
< Bunny, tra poco sarà di ritornò nostra madre dal convegno di Parigi. Sei in pari con le lezioni?>
< Certo che sì, Amy.>
< Lo spero tanto per te.>
Appena le cinque ragazze si erano riunite tutte, sentirono avanzare dei passi felpati verso di loro.
Era la loro madre.
< Bentornata dal vostro viaggio, madre> dissero in coro tutte assieme.
< Come sono andati questi giorni senza di me?> domandò freddamente la donna.
< Tutto apposto, madre> rispose Morea.
< E le vostre lezioni? Il Professor Marzio è sempre venuto? >
< Certo madre. Come avete voluto voi.>
< Bene… Bunny, vorrei parlare in privato con te.>
Con il cuore che gli martellava in gola, Bunny ubbidì alla richiesta della madre.
< Spero di non aver combinato qualcosa di grave> fece la ragazza con tono flebile.
< No, stavolta no… Ragazze, aspettatemi in sala da pranzo, d’accordo? Così prenderemo il tè insieme.>
< Va bene, madre> dissero in coro le quattro ragazze congedandosi con un inchino.
< Bunny, vieni con me.>
Dopo aver risalito le scale per ritrovarsi dinanzi la camera della primogenita, la Signora del castello la richiuse dentro, facendo in modo che non sarebbero stati disturbati da nessuno.
< Cara Bunny, purtroppo divenendo ogni anno più vecchia, non mi rimarrà molto da vivere… Ed è per questo che ho bisogno di essere sicura che tu sia pronta per prendere il mio posto.>
< Madre, perché dite così?>
< Perché ormai sei maggiorenne, Bunny. E ti spettano molto responsabilità.>
< Madre, ma io voglio poter viaggiare e vedere il mondo…>
< E lo farai. Viaggerai in paesi che non hai mai visto prendendo accordi con nobili e porterai avanti la nostra famiglia com’è giusto che sia. >
< Ma toccherebbe solo a me?>
< Anche le tue sorelle ti appoggeranno… Però sarai tu che guiderai questa famiglia e la farai rimanere nel posto che gli spetta. Sono stata abbastanza chiara?>
Bunny non sapeva come esprimersi.
Che cosa poter fare in quel frangente? Dare un dispiacere a sua madre rifiutando i suoi desideri per una vita libera o farla felice e rimanere segregata sotto il suo potere e volere?
< Madre, ci devo pensare…>
< Questo non è un mio desiderio… Io te lo sto imponendo.>
< Non avete nessun diritto di farlo> replicò la ragazza bionda a denti stretti.
< Io sono tua madre, Bunny. Ed esigo che tu faccia come ti sto dicendo io.>
< Altrimenti? Prenderete dei seri provvedimenti su di me?>
< Esatto. Potrei renderti la vita difficile…>
< Osereste fare questo a vostra figlia?>
< Adesso basta discutere. Lo farai e basta!>
< No! Io voglio essere libera da voi! Non voglio rimanere sotto il vostro comando rimanendo segregata per sempre in una gabbia d’ora in cui è difficile uscirne.>
< Bunny, ma ti rendi conto di cosa stai dicendo?!>
< Io non voglio guidare questa famiglia! Perché non prendete Amy? Lei è molto più dotata di me. E non farà altro che darvi un sacco di soddisfazione.>
< Decido io chi guiderà questa famiglia e tu sei la più grande!>
< Madre, io voglio andarmene da qui…>
< Per andare dove? Per vivere all’avventura senza un tetto sopra la testa? E come farai a guadagnarti da vivere? Farai la prostituta in squallidi vicoli abitati da malviventi e ubriaconi?>
< Assolutamente no. Ho dei cospicui risparmi da parte. Pagherò i miei viaggi con quelli.>
< Quelli sono soldi che tuo nonno ti ha voluto donare prima che morisse. E io non ti permetterò di sperperarli a tuo piacimento.>
< Sono i miei risparmi e ci faccio quello che voglio!>
Innervosita e spazientita per la testardaggine di sua figlia, la Signora del castello gli mollò un ceffone facendola piangere dal dolore.
< Se vuoi andartene da qui, te ne andrai senza un centesimo in tasca… E non è tutto. Vivrai da miserabile per tutto il resto della tua vita. A te la scelta.>
Presa dalla disperazione per l’irremovibilità della madre, Bunny aprì la porta della sua camera scappando il più lontano possibile da lei.
Una volta rimasta da sola, la capo – domestica passò dinanzi camera di Bunny, vedendo la Signora intenta a guardare con disgusto i disegni che sua figlia aveva fatto.
< Mi volevate vedere, signora?>
< Sì. Butta immediatamente via questi disegni disgustosi. Mia figlia deve concentrarsi sui suoi doveri e non perdere tempo nella pittura.>
< Come volete voi, Signora.>
In altre occasioni, la capo – domestica avrebbe contrastato il volere della Signora, ma in quel momento era troppo arrabbiata per cercare di farla ragionare.
< Gli avete detto del vostro problema?>
< Non ce né stata occasione.>
< Il tempo passa, mia Signora. E ogni giorno vi sentite più debole.>
< Lo so bene… Ma in questo momento devo cercare di cambiarla a mio piacimento. Poi gli parlerò di tutto il resto.>
< Non so se ci riuscirete…>
< Lo devo fare. Per il bene della nostra famiglia.>

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** L'arrivo di una vecchia conoscenza ***


Bunny non poteva sopportare un simile affronto da sua madre.
Doveva cercare di combatterla con tutti i mezzi possibili.
< Bunny, che succede? Perché stai piangendo? > domandò Marta incontrandola fuori dal castello.
< Nostra madre… vuole togliermi la libertà per pensare alla nostra famiglia… Ma non si rende conto che io sono ancora giovane e troppo immatura per riuscire ad esaudire i suoi desideri? >
< Lo sai com’è fatta. Ogni suo desiderio deve essere esaudito all’istante. >
< Ma non questa volta… Questa volta non mi appoggerò mai al suo volere. Fosse l’ultima cosa che faccio. >
< Bunny, così non farai altro che peggiorare una situazione già compromessa. >
< Non m’interessa. Preferisco fuggire da qui senza un soldo in tasca piuttosto che rimanere sotto il suo stesso tetto. >
< Allora perché non lo fai? >
Sentendo che la sua primogenita stava parlando di lei, la Signora di Chillon si avvicinò con fare minaccioso squadrandola malamente.
< Allora Bunny? Perché non mi rispondi? Hai paura di quello che potresti trovare fuori da queste mura? >
< Sì. Ho paura che voi mi rendiate la vita impossibile anche fuori da questo castello… >
< Tranquilla, non lo farei. Non sono così cattiva come tu pensi. >
< Su questo ho i miei dubbi. >
< Adesso ne ho abbastanza della tua insolenza! Hai un giorno per decidere che cosa fare… Subito dopo prenderò le dovute precauzioni. >
< D’accordo. Deciderò… Con permesso > disse infine Bunny rientrando nel castello sotto lo sguardo attento di sua sorella Amy e di sua madre.
< E’ una vera scocciatrice quella ragazza… Ancora non riesco a capire come sia possibile che sia cresciuta in questa maniera… Forse è stata tutta colpa mia per non esserle stata troppo vicino… Ma poi vedo te e le altre ragazze e penso che in questa vita ho fatto qualcosa di giusto… >
< Bunny ha solo bisogno di stare nei suoi spazi, madre. Le responsabilità la spaventano. >
< Io posso anche capirla, ma non è colpa mia se lei è la primogenita. Ha dei doveri fin dalla nascita… Ma lei non vuole o non riesce a capire. >
< Forse se ci parlate con tranquillità e calma vedrete che sarà più accondiscendente. >
< Tu credi? >
< Provare non costa niente, madre. >
< Sarebbe una vera sconfitta vederla andarsene via da questo castello… E se dovesse davvero succedere, io non farò nulla per fermarla. >
Nel mentre madre e figlia stavano parlando in giardino, videro una carrozza entrare dritta nel piazzale del castello.
< Chi potrebbe essere? > domandò incuriosita la Signora del Castello.
Nel vedere chi fosse, la donna rimase allibita.
< Conte Marzio! È un vero piacere vedervi arrivare nella mia umile dimora. >
< Il piacere è tutto mio, Signora > replicò il giovane uomo inchinandosi e baciando la mano della Signora < E questa ragazza? È una delle vostre figlie? >
< Sì. Lei è Amy. >
< Piacere di conoscervi, Conte. >
< Ci siamo già conosciute quando voi e le vostre sorelle eravate molto piccole, non ricordate? Io ero quel ragazzo che non faceva altro che farvi i dispetti quando eravamo tutti riuniti in giardino. >
< Ah, giusto! Adesso ricordo! Non facevate altro che dare fastidio a Bunny. Ricordo ancora quando si arrabbiava. >
< Quelli sì che erano bei tempi… Ma adesso siamo cresciuti e dobbiamo comportarci come adulti. >
< Già, avete ragione. >
< Conte Marzio, sarete stanco per il viaggio… Vi faccio strada per accompagnarmi nella più prestigiosa stanza degli ospiti. >
< Non sarà necessario, mia Signora. Mi fermerò solo questo pomeriggio. >
< Perché? Dovete assolutamente ripartire per la Francia? >
< Purtroppo sì. I doveri di conte mi aspettano. >
< Non rimanete nemmeno a cena? >
< No, mi dispiace. Sono solo venuto a salutare le vostre figlie. Sapete dove posso trovarle? >
< Eccole qua che stanno arrivando. >
Incuriosite da chi potesse essere il giovane uomo arrivato nel loro castello, Rea, Morea e Marta si avvicinarono con fare circospetto.
< Buon pomeriggio, mie care. Il Conte Marzio non stava più nella pelle nel rivedervi. >
< Il Conte Marzio? >
< Sì, Morea. Non te lo ricordi? >
< Ah! È quel ragazzino che veniva spesso qui per giocare a nascondino, giusto? >
< Ahahah vedo che avete una buona memoria > replicò il Conte sorridente < Permettete? >
< Oh certo > rispose Morea allungando la mano per farsela baciare.
< A cosa dobbiamo questa visita? > domandò invece Rea con il suo solito tono freddo.
< Sono venuto fin qua perché avevo una riunione importante con un mio caro amico… E visto che mi trovavo nelle vicinanze, ho deciso di venirvi a salutare. >
< E’ stato un pensiero molto carino da parte vostra > disse Marta.
< Grazie… Ma Bunny? Non è qui con noi? >
< Sicuramente la mia primogenita starà scorrazzando e combinando qualche disastro che mi farà alquanto imbestialire… >
< Madre! Che cos’è successo ai miei disegni?! > gridò Bunny dall’ingresso del castello facendosi sentire da tutti i presenti.
Vergognandosi per le grida della propria figlia, la Signora del castello si limitò a non ascoltarla.
< Madre! Mi dovete una spiegazione! >
< Io non ti devo un bel niente… E poi abbassa il tuo tono di voce. Abbiamo un ospite. >
< Non m’interessa! Niente è più importante dei miei disegni. >
< Guai a come parli, ragazzina! >
< Siete stata voi, non è vero? >
< Può darsi… >
< Come potete essere così vile e meschina? Era da un sacco di tempo che ci lavoravo. >
< Tempo sprecato a fare degli orrendi scarabocchi! Quando imparerai a comportarti come una signorina di alto rango? >
Sentendosi profondamente offesa e imbarazzata dalle parole delle madre, Bunny cominciò a piangere dalla disperazione rintanandosi nel castello.
< Mi dispiace per questa scena poco rispettosa nei vostri confronti, Conte. Ma purtroppo non sono riuscita ad educare mia figlia come avrei voluto. >
< Non c’è nessun problema… Anzi, potrei andare un attimo in bagno se per voi non è un problema? >
< Fate pure. Un mio servitore vi farà vedere dove si trovano. >
< Non ce né bisogno. Ricordo dove sono. >
< D’accordo. Io vi aspetterò qui. >
Cercando di capire dove poteva essere andata la primogenita di Chillon, il Conte Marzio si fece guidare dal suo pianto straziante.
< Scusatemi tanto, Bunny. >
Una volta che aveva visto che l’aveva disturbata, Bunny non ci fece minimamente caso.
< Lasciatemi in pace, vi prego. >
< Non posso vedere una ragazza fiera e solare come voi soffrire in questa maniera. >
< Non ci posso fare nulla… Mia madre è tremendamente cattiva e non appoggia i miei sentimenti. >
< Conosco vostra madre da prima che voi e le vostre sorelle veniste al mondo. Lei vuole essere sempre al centro dell’attenzione e non ha pietà per chi gli rema contro. >
< A me non interessa niente. Deve smetterla di comportarsi così, altrimenti rimarrà sola per il resto della sua vita… Infatti io non vedo l’ora di potermene andare da qui. >
< Le dareste un grandissimo dispiacere. >
< Vorrei vedervi voi al mio posto. >
< Bisogna solo stare al suo gioco. >
< La state forse difendendo? >
< Non ho detto questo… >
< Se non sono troppo invadente, che cosa ci fate qui? > domandò Bunny asciugandosi la fronte.
< Volevo solo salutarvi… E rimembrare vecchi ricordi di quando giocavamo insieme. >
< Non mi sembra il momento adatto, sapete? >
< Sì, ho notato… Comunque sono molto felice di riavervi rivisto tutte. Siete delle splendide ragazze. >
< Grazie. Voi siete il primo che ci fa’ un simile complimento > replicò la ragazza ritrovando il sorriso.
< Con la vostra bellezza avrete un sacco di spasimanti. >
< Magari… Nostra madre non ci permette di uscire da queste mura. Io, come penso le mie sorelle, ci sentiamo profondamente segregate. >
< Questo è molto orribile da sentir dire. >
< Ma è la pura verità. >
< Forse dovrei parlare io con vostra madre. Magari potrei riuscire a farla ragionare. >
< Accomodatevi pure. >
< Venite con me. >
Dopo averla presa per mano, il Conte Marzio trascinò Bunny verso l’ingresso del castello dove ad aspettarlo c’era sempre la Signora del castello e le sue figlie.
< Eccovi arrivato, conte. Credevo che vi sareste perso. >
< Nel mentre stavo ammirando le bellezze spropositate di questo posto, ho incontrato la vostra primogenita. >
< Spero che non vi abbia disturbato con i suoi piagnistei e i suoi meschini modi di essere libera e quant’altro… >
< Assolutamente no. È una ragazza di una gentilezza come ce ne sono di poche al mondo. >
< Un grande complimento detto da voi. >
< A questo proposito, vorrei farvi una proposta. >
< Di cosa si tratta? >
< Che ne dite se portassi le vostre cinque figlie ad ammirare le bellezze di questo stupendo paese? Sono sicuro che ne rimarrebbero affascinate. >
Nel sentire quelle parole, la Signora di Chillon rimase in silenzio alcuni secondi.
< Purtroppo devo declinare questa offerta. >
< Per quale motivo? >
In quel momento gli avrebbe voluto volentieri confessare del perché del suo rifiuto, ma il suo segreto oscuro era troppo importante da venire alla luce proprio in quel momento.
< Abbiamo molte cose da fare. Magari sarà per un’altra volta. >
< Spero che il vero motivo sia che non volete lasciarle a me. >
< Come potete pensare una cosa del genere? Io mi fido di voi. >
< Andiamo mamma, è solo per qualche giorno. >
< Silenzio, Marta. Abbiamo molte cose da fare e molti riunioni da tenere con i più grandi nobili di Svizzera, quindi non se ne parla. >
< Voi non cambierete mai > replicò Bunny stizzita.
< Mi dispiace andarmene via con un no. Sarebbe stato molto bello. >
< Vi prometto che la prossima volta che tornerete, accetterò di buon grado la vostra offerta. Sempre se sarà valida. >
< Purtroppo non lo so nemmeno io quando tornerò… ma fa lo stesso. È stato un piacere rivedere tutte voi.>
< Il piacere è stato nostro. Arrivederci e fate buon viaggio. >
< Arrivederci, ragazze > li salutò cordialmente il Conte Marzio prima di soffermarsi su di Bunny.
< Arrivederci, Bunny>  disse infine l’uomo facendola arrossire visibilmente prima di rimontare sulla sua carrozza.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Un passato sconcertante ***


La forte emozione che il Conte Marzio gli aveva fatto provare a Bunny durò molto poco.
La giovane primogenita era ancora visibilmente arrabbiata con sua madre.
«Se non ti conoscessi, direi che hai una cotta per quel giovane uomo, Bunny.»
«E come potrei fare, madre? Sono sempre rinchiusa qua dentro. Non mi potrò mai innamorare di nessuno.»
«Puoi innamorarti di chi vuoi. Hai tutta la vita davanti.»
«Certo. Come no…»
Anche se Bunny non lo sapeva, sua madre soffriva molto vedere sua figlia così infelice e irritata.
«Adesso dove te ne vai?»
«Vado a ripassare un po’ per la lezione di domani. Non vorrei che mi puniste a vita. Anche se a questo punto non ho più niente da perdere.»
«Bunny, non rendere questa situazione più insostenibile del solito.»
«Non vi rendete conto che siete voi a comportarvi così crudelmente, madre? Io non posso fare quello che voglio che volete metterci bocca voi.»
«Se solo tu sapessi…»
«Adesso che cosa dovrei sapere, madre?»
Ma la donna non rispose, limitandosi a cambiare subito argomento.
«Come credevo… Ci vediamo questa sera a cena.»
Mentre Bunny era rientrata nel castello, le quattro sorelle vollero sapere che cosa preoccupava la loro madre.
«Madre, va tutto bene?»
«Sì, Amy. Non ti preoccupare.»
«Perché ci riesce molto difficile credervi?»
«Forse è meglio che mi vada a riposare un po’. È stata una giornata molto stressante.»
«Andate pure, madre» disse infine Marta vedendo la loro madre mai così triste prima d’ora.
 
 
Una volta che si ritrovò nella sua stanza, la Signora del castello fece chiamare la sua capo – domestica nonché sua fedele consigliera.
«Nina, sento che le forze mi stanno venendo meno…»
«Volete che vada a chiamare subito un medico?»
«No. Non vorrei che le mie figlie siano troppo sospettose nel vedere entrare un medico al castello.»
«Signora, quando vi deciderete a parlargli?»
«Non lo so, Nina. Non riesco a trovare il coraggio necessario.»
«Signora, devono sapere…»
«Lo so! Non occorre che me lo dica pure tu…»
Nina voleva aiutare più che poteva la povera donna.
Ma quest’ultima era troppo restia.
La malattia che la stava facendo soffrire l’aveva cambiata profondamente.
«Il mio tumore al cuore mi sta distruggendo, Nina… Un medico servirebbe a poco.»
«Adesso basta. Le ragazze devono saperlo.»
«No, Nina. Fermati!»
«Adesso basta, Signora. Non posso più vedervi in questo stato.»
Senza ubbidire alla richiesta della sua Signora, la capo – domestica di Chillon andò immediatamente a cercare tutte le ragazze.
Ma non si era accorta che Bunny aveva udito la loro conversazione fin dall’inizio.
«Bunny…»
La primogenita di Chillon, visibilmente scossa, rimase completamente ammutolita dalla condizione della madre.
«Hai sentito tutto?»
«Perché? Non dovevo?»
«Te l’avremo detto…»
«E quando?! Quando mia madre sarebbe andata all’altro mondo?!»
«Bunny, avvicinati ti prego» fece la donna con tono flebile.
«No, madre! Voi mi avete preso in giro per tutto questo tempo.»
«Ho dovuto farlo! Per proteggere te e le tue sorelle!»
«Vi odio! Non vi fidate di noi e volevate tenere il vostro male solo per voi… Perché non vi siete fatta aiutare?!»
«Tu e le tue sorelle non potevate fare nulla! Lo vuoi capire?»
«Adesso basta. Non voglio più starvi a sentire.»
«Aspetta! Bunny!»
Ma la giovane primogenita, scioccata e disperata per le sorti della madre, corse via dalla sua stanza, rintanandosi nel suo posto segreto che usava per rimanere sola.
«Non immaginavo che Bunny potesse reagire così…»
«Io invece lo sapevo… Sapevo che l’avrebbe presa in questo modo… Adesso più che mai si sente più sola.»
«Spero che sbollentata la rabbia, possa parlarmi prima che io possa esalare l’ultimo respiro.»
«Non lo dite nemmeno, Signora.»
«Nina, mi riposo un po’. Ci rivediamo a cena.»
«Desiderate qualcos’altro?»
«Sì. Riportami mia figlia. Vi prego.»
«Cercherò di fare il possibile. Con permesso.»
 
 
Bunny, ancora visibilmente furiosa per quello che gli stava accadendo intorno, non si sarebbe fatta trovare molto facilmente.
Nessuno si sarebbe immaginata che si poteva trovare nelle profondità del castello.
Profondità che gli potevano essere fatali.
«Che ci fa una giovane ragazza in questo punto oscuro del castello?»
Nel sentire che non era da sola, la giovane primogenita di Chillon fu percorsa da brividi di paura.
«Chi c’è?»
«Non ti devi preoccupare di noi… Vogliamo solo aiutarti.»
Girando lo sguardo, Bunny vide che si trattava di due individui con il volto semicoperto.
«Piacere di conoscerti, Bunny.»
«Come fate a sapere il mio nome?»
«Noi sappiamo tutto di te e di questo castello.»
«E faremo di tutto per aiutarti…»
«Ditemi i vostri nomi.»
«Ail e An.»
«Nomi alquanto curiosi… E cosa vi fa pensare che io mi possa fidare di voi?»
«Vuoi sapere da cosa è affetta vostra madre?»
«Da un male che sta colpendo il suo cuore…»
«Lei ti ha detto così… Ma ti stava mentendo…»
«Che cosa?»
«Il suo male va ben oltre il suo problema al cuore… IL suo male è legata a te e alle tue sorelle.»
«Spiegatevi meglio.»
Ail e An si guardarono a vicenda con sguardo circospetto e maligno.
«Ti sarai chiesta molte volte del perché la Signora del castello non vi ha fatto uscire da queste mura, giusto?»
«Bene… Sei pronta a scoprirlo? Tutto risale al momento della vostra nascita.»
«Che cos’è accaduto?»>
«Galaxia, la sorella di tua madre nonché tua zia, era profondamente scossa quando tua madre aspettava la quinta figlia da Moran, un giovane uomo di cui si era follemente innamorata.
Sapendo che non aveva nessuna possibilità di avere Moran tutto per sé, Galaxia scagliò una sorta di maledizione contro tua madre e tutta la tua famiglia.»
«Che tipo di maledizione?»
«Se tu o una delle tue sorelle fosse uscita da questo castello, sarebbe caduta in un sonno profondo in cui non ci sarebbe stato modo di essere risvegliata.»
«E mia madre? Perché è così malata?»
«Galaxia non si era fermato alla vostra prigionia forzata» fece Ail.
«Doveva fargliela pagare in un’altra maniera a tua madre… E ha deciso che farla soffrire per una malattia che avrebbe colpito il suo cuore, fosse stata la soluzione adatta a tutti i suoi problemi» continuò An.
«Quindi la nostra maledizione deriva solo da una stupida gelosia di mia zia?»
«Esatto, Bunny.»
Scossa per la notizia appena ricevuta, Bunny pretese di sapere dove avrebbe trovato Galaxia.
«Purtroppo non lo sappiamo. Sono diciotto anni che non sappiamo niente di lei.»
«E voi due? Che cosa ci facevate qua sotto? Non ditemi che era un segno del destino incontrarvi perché non ci credo… Mi stavate aspettando, vero?»
«Ahahah sei una ragazzina molto arguta, Bunny» ribatté divertita An «Devi avere preso da tuo padre.»
«Se siamo venute fin qui, è perché avevi il diritto di sapere. Non potevi continuare a vivere nell’ignoto… Ormai sei abbastanza grande.»
«E come farò ad annullare questa maledizione?»
«Noi non possiamo farci niente. Dovrei parlare con Galaxia.»
«E dove posso trovarla? Ditemelo.»
«Dovrai riuscirci da sola… Ma ti diamo un indizio.»
«Si trova nelle mura di questo castello, nascosta in un posto che tu non potrai immaginare.»
«Adesso ti abbiamo detto abbastanza. È giunta l’ora di andarcene.»
«Aspettate!» gridò Bunny «E mio padre? Dove lo posso trovare?»
Riprendendo il loro ghigno malefico, Ail e An mostrarono alla ragazza la lapide di suo padre.
«Benvenuta nel cimitero di famiglia, Bunny.»
Terrorizzata per quello che Aveva visto, Bunny emise un grido acuto che attirò l’attenzione della capo – domestica Nina che la stava continuamente cercando.
«Bunny! Stai bene?»
«Adesso sì ora che ci sei tu» replicò An prendendola in giro.
«Voi che diavolo ci fate qui?!»
«Questo è il nostro territorio, sciatta di una domestica.»
«Non osare parlarmi così, altrimenti…»
«Altrimenti cosa? Non hai nessun potere su di noi.»
«Ma la Signora del castello potrà farvela pagare in ogni occasione.»
«E come?»
«Da come l’abbiamo vista, non credo che riuscirebbe a farcela. È un vero straccio.»
«Ma la sua forza ce l’ha ancora!»
«Ahahah non fateci ridere!»
«D’accordo, faremo come hai detto tu. Ce ne andiamo.»
«Ma molto presto ci rivedremo… Tranquille» dissero infine Ail e An scomparendo nel buio delle profondità del castello lasciando la povera Bunny in preda a tante domande e nessuna risposta.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Un'antagonista spietata ***


«Nina, non credi che tu e mia madre mi dobbiate spiegare un sacco di cose?»
«Adesso non è il momento, Bunny. Vostra madre è molto debole.»
«Adesso ne ho abbastanza di aspettare! Devo sapere! Chi sono quelle due specie di donne che ho incontrato?»
«Delle spie mandate da Galaxia a controllare la situazione in questo castello.»
«Controllare noi?»
«Sì. Era da molto tempo che non li vedevo…»
«E cosa vuole Galaxia da me e dalla mia famiglia?»
«Questo non lo so… Infatti sono molto preoccupata…»
«Vorrei vederla.»
«Che cosa?!»
«Hai capito bene. Voglio sapere che cosa vuole dalla mia famiglia…»
«Bunny, tu non la conosci. E quindi non mi sembra una buona idea visto quanto possa essere cattiva e meschina.»
«Non mi interessa. Non ho paura di lei.»
«E invece dovreste averne.»
«Nina! Bunny! Ma dove eravate finite?» domandò Morea con il cuore in gola.
«Morea, che sta succedendo?»
«Nostra madre. Non si sveglia.»
Presa dalla paura di non rivedere mai più sua madre in vita, Bunny e le sue sorelle si recarono nella sua camera.
«Da quanto tempo è in questo stato?»
«Da più di un’ora» rispose Rea «Si può sapere dove ti eri cacciata?»
«Non sono affari tuoi, Rea.»
«Ah no? Nostra madre è qui in fin di vita e tu te ne vai chissà dove invece di stargli vicino?! Mi dici cos’è che ti dice il cervello?!»
«Era con me, Rea» fece la domestica Nina per placare gli animi tesi.
«Dove per la precisione?»
«Avevamo degli ospiti al castello… Ma se ne sono andati di fretta e furia.»
«Bene. Ci voleva tanto a confessarmelo, Bunny?»
Ma la bionda non rispose, limitandosi a concentrarsi su sua madre.
«Figlie mie… Siete tutte qua?» domandò la donna con voce flebile e rotta.
< Sì, mamma. Siamo tutte presenti. >
< Molto bene… Ci tenevo a dirvi che non so se riuscirò a superare questa notte. Il mio tumore al cuore è diventato troppo insopportabile. Sento che le mie energie si stanno esaurendo. >
< Avete un tumore al cuore? Quando ce lo volevate dire? > domandò adirata Marta.
< Mi vergognavo troppo. Sentivo che era un grosso peso per me. >
< Vergognarvi? Questa poi! Siamo vostre figlie, madre. Con noi non dovevate tenere niente all’oscuro. >
< Vi prego di perdonarvi… Ma venendo a noi, dovete farmi una promessa: che aiuterete Bunny a mandare avanti questo posto. E ricordatevi di non uscire da questo castello. Sono stata abbastanza chiara? >
< Perché non possiamo uscire da qui? Che cosa mai ci potrebbe succedere? > domandò Rea.
< Sta a Nina raccontarvi come stanno le cose… Adesso io ho bisogno di riposarmi. Spero di rivedervi questa sera. >
< No, madre. Io non vi lascio qua da sola. >
< Sei molto gentile Amy, ma Nina deve parlare a tutte voi. È urgente. >
< D’accordo. Ma poi torneremo tutte qua. >
< Va bene > disse infine la donna addormentandosi.
Una volta che si riunirono nel salone del castello, Nina spiegò che in quel castello albergava una maledizione che teneva le cinque ragazze prigioniere.
< E dove possiamo trovare questa Galaxia? >
< Non lo so, Morea. È da quando siete nate che non nessuna notizia di quella donna. >
< Secondo me si trova ancora in questo castello. Dobbiamo solo scovarla. >
< E come potremmo fare, Rea? >
< Mettendoci alla sua ricerca. >
< Solo nostra madre sa di tutti i passaggi segreti che si celano in questo posto… E purtroppo non mi sembra il momento adatto per farcele dire. >
Le cinque ragazze si fissavano con sguardo nervoso e serio.
< Io me ne ritorno nei sotterranei del castello > fece ad un certo punto Bunny.
< Perché? Che cos’hai da fare fin laggiù? >
< Niente di particolare, Marta. Non preoccuparti. >
< Nostra madre sta morendo e tu pensi ad andare nei sotterranei?! >
< Ho bisogno di fare una cosa! >
< E questa cosa non può aspettare? >
< Prima la faccio e meglio è! >
< Tu non ce la racconti giusta, Bunny… Che cosa stai nascondendo? >
< Niente di particolare. Fatti gli affari tuoi, Marta. >
< Adesso basta! > tuonò Amy < Vi sembra il momento di litigare? Nostra madre sta soffrendo e noi rimaniamo qui senza fare nulla. >
< Amy ha ragione. Io torno subito da lei. >
< E’ un vero piacere vedervi riunite tutte assieme. >
Sentendo una voce cupa e profonda, le cinque ragazze si voltarono di scatto.
< Ail… An… >
< Felice di rivederti, Bunny… Oltre a noi, abbiamo anche Galaxia in nostra compagnia. >
Vedendo la giovane donna fissarla con odio, lo sguardo di Bunny divenne accigliato.
< Finalmente vi fate vedere dopo tutto questo tempo… >
< Sapevo che vostra madre stava per morire. E sono venuta fin qui per farle un ultimo saluto. >
< Andatevene! Non siete la benvenuta! > gridò Marta.
< Più che altro dovete dirci come spezzare questa maledizione. >
< Non ci penso nemmeno… Così vostra madre imparerà dai suoi errori. >
< Ha già imparato abbastanza! >
< Abbassa i toni, ragazzina. Non vorrei che vi accadeste qualcosa di spiacevole. >
< Osate anche minacciarci? >
< Che cosa credete di fare contro di me? Non avete nessuna occasione nell’uccidermi… Mentre io posso risvegliare la creatura più terrificante del mondo e impadronirmi di questo castello. >
< A cosa vi state riferendo? >
< E’ solo questione di tempo, ragazze. Presto capirete di cosa sono capace. >
Mentre la discussione era entrata nel vivo, Galaxia si avvicinò sempre di più alla camera della Signora del castello.
< Non vi azzardate ad entrare qua dentro, altrimenti… >
Ma le minacce delle cinque ragazze furono invane.
Galaxia e le due scagnozze avevano preso il completo controllo di tutto il castello.
«Buonasera, Signora del Castello.»
Sentendo una voce rude, la vecchia Signora si aprì parzialmente gli occhi.
«Tu… Che cosa ci fai qui?»
«Sono venuta a farti visita. In nome dei vecchi tempi.»
«Vattene immediatamente da qui. Non sei la benvenuta.»
«Me l’hanno già accennato le tue figlie… Ma adesso che non sarai mai più un problema, posso farmi avanti io.»
«Mai!»
La Signora del castello tentò di fermare la sua nemica.
Ma la sua magia oscura era troppo forte.
La madre delle cinque ragazze si reggeva a malapena in piedi.
«Non sprecare le tue ultime energie. Sarebbe inutile… Adesso tu e le tue figlie sarete rinchiuse in questo castello… Ma non sarete sole. Vi aspetta una sorpresa davvero raccapricciante.
«Che cosa vorresti fare?»
«Lo scoprirai molto presto.»

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Il basilisco ***


Le celle del castello di Chillon era oscure e umide.
«Siamo sotto il lago di Chillon, vero madre?» domandò Amy.
«Accidenti! Verremo sommerse dalle acque sporche e moriremo affogate!»
«Non spaventarti, Bunny. Da quello che ne so, queste mura sono ancora abbastanza solide.»
«E come fai ad esserne sicura, Rea?»
«Ho studiato abbastanza la storia di questo castello.»
Ma Bunny non riusciva a fidarsi, divenendo sempre più agitata ogni secondo che passava.
«Secondo voi a cosa si poteva riferire Galaxia?»
«Non lo so e non voglio nemmeno pensarci, Morea.»
L’umidità e il freddo delle celle, rendevano la Signora del Castello sempre più debole.
«Madre, vi prego di non mollare.»
«Qui dentro mi sento soffocare.»
«Maledetta Galaxia! Come può averci fatto una cosa del genere?»
«La cosa che mi stupisce è che era rimasta tutti questi anni nascosta nel mio castello e io non ne ero a conoscenza.»
«Già… È una mistero senza spiegazioni.»
Nel mentre madre e figlie stavano discutendo tra di loro, Nina sentì un grido stridulo rimbombare in lontananza.
«Nina, che cosa ti succede?»
«Non ne sono sicura, ma scommetterei che non siamo sole qua sotto.»
«Oh mio Dio! Chi ci potrebbe essere?»
Guardando più accuratamente grazie ai raggi solari provenienti dall’esterno, Nina vide una lunga coda che assomigliava a quella di un grosso serpente.
«C’è un animale oscuro che alberga qua sotto…»
«A cosa ti riferisci quando dici “animale oscuro”?»
Pensando a cosa potesse essere, la Signora del Castello gli venne in mente una cosa successa tanti secoli fa’.
«Il Basilisco…»
«Che razza di animale è?»
«Un serpente gigante che alberga nelle profondità del lago…»
«Quindi dovremmo proteggerci da un grosso serpente?»
«E non è tutto… Non bisogna assolutamente guardarlo negli occhi se non vogliamo essere pietrificati all’istante.»
«Madre, voi come sapevate che qua sotto c’era un animale del genere?»
«È una lunga storia, Rea.»
«E cosa aspettavate a raccontarcela?»
A quel punto, la Signora del Castello e Nina si guardarono a vicenda con sguardo triste.
«È colpa mia se ci troviamo in questa situazione… Se non mi fossi messa contro Galaxia e il suo volere, saremmo ancora liberi.»
«A cosa vi state riferendo?»
«Galaxia e Moran erano pronti per unirsi in matrimonio. Grazie a ciò, avrebbe regnato incontrastata in tutta la Svizzera promulgando la sua magia nera.
Ma io non potevo permettere che ciò accadesse.»
Fu allora che grazie all’aiuto di Moran riuscì a fermare il suo folle piano e a diventare sua moglie, rinchiudendo Galaxia nelle profondità del castello insieme al Basilisco.»
«Fino ad oggi, s’intente.»
«Moran? State parlando di nostro padre?»
«Improvvisamente, dopo la vostra nascita, vostro padre purtroppo si era ammalato, rendendomi l’unica in grado di mandare avanti la nostra famiglia.
Da quel giorno non mi potevo dimenticare che il mio unico pensiero era proteggere tutte voi.»
«E nel farlo non dovevamo uscire dal castello, giusto?»
«La magia oscura di Galaxia è troppo potente. E l’unica cosa in grado di contrastarla è proprio il Basilisco.»
«E allora cosa aspettiamo? Andiamo immediatamente a prenderlo!»
«Bunny, non vedi che siamo rinchiuse come delle criminali?»
«Il Basilisco è un animale indomabile… Riuscire a portarlo dalla nostra parte non sarà un’impresa facile.»
«Quindi non abbiamo speranza?»
«La speranza è l’ultima a morire, figlie mie… Ma dobbiamo trovare il modo per combatterlo, altrimenti saremo condannate per sempre.»
Le dure e reali parole della donna furono chiare e coincise.
< Se rimango ancora chiusa qua dentro, rischio di impazzire… >
< E nostra madre diviene sempre più debole > continuò Marta.
Nina invece continuava a fissare le sbarre della prigione con sguardo intimorito e spaventato.
< Eccolo. Si sta avvicinando… >
Alcuni secondi dopo, la creatura maligna arrivò dinanzi alla cella, manifestando nelle prigioniere un senso di paura incontrollabile.
< Non guardatelo negli occhi! >
Il Basilisco era una creatura orrenda e spaventosa.
< Meno male ci sono le sbarre a proteggerci, altrimenti saremmo state tutte spacciate > fece Morea emanando brividi di paura.
< Ancora non riesco a capire come una creatura simile sia finita in questo castello. >
< E’ tutta colpa mia, Amy. >
< Adesso però non ci pensate, madre. Vedrete che si sistemerà tutto. >
Ad un certo punto, le cinque ragazze sentirono un rumore di zoccoli proveniente in superficie.
< Secondo voi chi sta arrivando? >
< Non lo so… Ma spero per lui che possa lasciare immediatamente questo posto prima che sia troppo tardi. >
< E se fosse un alleato di Galaxia? >
< Ne dubito fortemente. >
Una volta che si ritrovò dinanzi all’ingresso del castello, Marzio ebbe una sensazione mista a timore e paura, come se ad un certo punto gli fosse successo qualcosa di irreparabile.
< C’è nessuno? > gridò l’uomo appena entrò nel castello.
Nel mentre si guardava intorno, vide che non c’era anima viva.
< Buonasera. >
Una voce acuta dietro le sue spalle lo fecero girare di scatto.
< Chi siete voi? >
< Questo non ha importanza… Piuttosto cosa ci fate nella mia proprietà? >
< La vostra proprietà? Ma questo non è il Castello di Chillon? >
< Lo era un tempo… >
< Che intendete dire? >
Vedendo la paura dipingersi negli occhi del povero Conte Marzio, Galaxia emise una risata acuta e malefica.
< Se state cercando la Signora del castello e le sue cinque figlie sappiate che non li troverete qua dentro. >
< Se ne sono forse andate? La Signora è morta? >
< Non ancora… Ma la sua fine è ormai vicina… Volete per caso raggiungerle? >
Percependo che era una trappola ordita da quella donna, Marzio indietreggiò alcuni passi per rimanere lontana da lei.
< Che cosa vi prende? Vi spavento forse? >
< Ditemi chi siete. >
< Il mio nome è Galaxia e sono la nuova proprietaria di questo posto. >
< Che cosa avete fatto… >
< Li raggiungerete presto, Conte. Non vi preoccupate. >
Sentendosi aggirato, il Conte Marzio non poté far nulla per fuggire.
< Gettatelo nelle segrete insieme alle altre. Il Basilisco non vede l’ora di mietere un’altra delle sue vittime. >
< Lasciatemi andare! >
< Troppo tardi, Conte. Dovevate pensarci prima. >
Cercando di ribellarsi in tutti i modi dalla presa di Ail e An, Marzio fu gettato nella cella non poco lontano da quella delle ragazze.
< Conte Marzio, siete voi? > sussurrò Bunny.
< Bunny, che cosa sta succedendo? Che cosa ci fate rinchiuse qua dentro? >
< Vedo che hai avuto il piacere di conoscere Galaxia… >
< Mi ha detto che era la nuova proprietaria di questo castello e che vi avrei raggiunte presto… Ma non avrei immaginato che fosse state rinchiuse in queste prigioni malsane. >
< E’ una lunga storia, Marzio... Ma adesso dobbiamo trovare un modo di uscire da qua dentro. >
< Non sarà facile con il Basilisco che abita qua sotto. >
< Ma che genere di creatura è il Basilisco? >
A quel punto, Il conte Marzio non dovette aspettare molto per capirlo.
< Ah! Che diavolo di bestia è?! >
< Non lo guardate negli occhi, Marzio. Altrimenti vi pietrificherà. >
< Che cosa? >
< Fate come vi ho detto! >
Ubbidendo alle parole di Bunny e aver chiuso gli occhi più per timore, il povero Marzio sentiva l’alito della bestia invadere le sue narici.
< Vattene via! > gridò disperato l’uomo.
Sembrava che per il Conte non ci fosse niente da fare, ma fortunatamente il Basilisco non era una creatura così crudele come si poteva pensare.
< Accidenti. Credevo che mi avrebbe sbranato > replicò il Conte dopo aver riaperto gli occhi.
< Il Basilisco è a guardia di queste celle… Se rimaniamo rinchiusi qua dentro, non ci farà mai del male. >
< Ancora non capisco come possa esistere una simile creatura. È disgustosa. >
< Adesso però dobbiamo trovare il modo di uscire da qui e di fronteggiarlo. >
< E come potremmo fare? >
< Ancora non lo sappiamo… >
Ad un certo punto, Bunny fu colta da un’idea improvvisa.
< Dobbiamo far arrabbiare il Basilisco. >
< Cosa?! Ma sei impazzita?! > gridò Amy.
< Grazie alla sua forza riuscirà a sgretolare queste sbarre e così noi potremmo uscire. >
< Mi sembra un’idea stupida oltre che non convincente. >
< Tu hai qualche idea migliore? >
< L’unico modo per combatterlo è la magia… Ma io sono molto debole per unire le mie forze e poterlo sconfiggerlo… Dovrete essere voi a farlo, ragazze. >
< Noi? Maneggiare la magia? Ma madre, non sappiamo minimamente come si fa’. >
< E sarà in questo momento che imparerete… Adesso riunitevi tutte in cerchio e riflettete su un pensiero che vi fa profondamente arrabbiare. >
< Mi sembra un’idea surreale, madre > intervenne Rea.
< Fate come vi ho detto, per favore. >
Senza farsi ulteriori domande, le cinque ragazze ubbidirono alla richiesta della madre.
< Adesso pensate a qualcosa che vi fa tremendamente imbestialire… In questo modo richiamerà l’attenzione del mostro facendo venir fuori la vostre reale forza. >
In quel momento, le cinque ragazze avevano un solo pensiero che potevano farlo arrabbiare: la tirannia di Galaxia.
Dopo aver chiuso gli occhi e concentrato tutte le energie in quel pensiero, il Basilisco si accanì nella cella delle cinque ragazze, emanando un profondo spavento nel cuore della Signora del Castello e in Nina che stavano fissando la scena impotenti.
< Bene. Ci state riuscendo! >
Il basilisco, intenzionato ad uccidere le ragazze, aveva sfondato le sbarre della cella.
< Adesso concentrate tutta la vostra forza nel distruggerlo. >
Ma improvvisamente, le cinque ragazze caddero a terra stremate e senza forze.
< Figlie! Svegliatevi! >
Ma era tutto inutile.
Ormai il Basilisco li aveva in pugno.
Se non fosse per un aiuto insperato provenire dal profondo della prigione.
Con la sua spada completamente placcata d’oro, l’individuo misterioso aggredì la creatura alle spalle tagliandole la testa.
La Signora del Castello non avrebbe mai immaginato che le sue figlie potevano aver salva la vita.
Il Basilisco cadde a terra completamente morto, mentre il suo sangue si stava riversando sul pavimento.
Impaurita per le sorti delle ragazze, la Signora del Castello poté constatare che si stavano piano piano riprendendo.
< Meno male. Credevo che non ce l’avreste fatta. >
< Ma cos’è successo? >
< Costui… Ci ha salvate… >
Una volta gettata la spada d’oro per terra, il misterioso salvatore si levò il cappuccio, manifestando la sua vera identità.
Nel vedere chi fosse, la Signora del Castello gli mancò un battito.
< Moran… Sei davvero tu? >
< Ciao, Meravia. >

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Oscurità violata, oscurità spezzata ***


La Signora del Castello non riusciva ancora a credere a quello che stava vedendo.
< Per tutto questo tempo… per tutti questi anni… io credevo… >
< Sì, ero sul punto di morire… Ma dopo essermene andato sul letto di morte, ho deciso di riaffinare le mie arti magiche per poter guarire dal male di Galaxia e alla fine ci sono riuscito. >
< Diciotto anni… Diciotto anni che credevo che tu fossi morto… >
< Meravia, io… >
< Non parlarmi! Perché quando hai capito di stare bene non sei tornato da me?! >
< Ho sempre voluto farlo… Ma poi ho deciso che era meglio stare lontana da te per proteggerti e proteggere le mie figlie. >
Ma Meravia non sentiva ragioni.
Era troppo arrabbiata con suo marito per averla lasciata da sola.
< Meravia… >
< Ne discuteremo più tardi. Adesso abbiamo una nemica più grande di noi da combattere. >
< Sì, hai ragione. >
 
 
Una volta raggiunta la superficie, Moran e Meravia si guardarono intorno per vedere se Galaxia era in giro.
< Nel corridoio non c’è nessuno. Abbiamo via libera > fece Moran.
Ma Mervia non si fidava.
< Un momento. >
< Che cosa succede, madre? >
< Siete dei veri sciocchi a muovervi nel castello ben sapendo che Galaxia ci potrebbe attaccare sorprendendoci da un momento all’altro… >
< Allora che cosa pensi di fare? >
Guardando più attentamente verso i pilastri che costituivano il corridoio principale del castello, intravide una figura oscura immersa nel buio.
< Venite fuori, maledette! >
Sentendo che erano state scoperte, Ail e An si mostrarono alla Signora del castello fissandola con sguardo maligno.
< Le tue arti magiche sono ancora molto notevoli, Meravia. Non l’avremmo mai detto. >
< Dove si trova Galaxia? >
< Galaxia non perde tempo con delle nullità come voi. È troppo impegnata a riaffinare le sue arti oscure. >
Capendo che Ail e An erano solo un diversivo per fargli perdere tempo, Meravia si scagliò contro di loro rubando la spada d’oro a suo marito per cercare di ucciderle nel minor tempo possibile.
< Devi essere molto più rapida se ti vuoi sbarazzare di noi. >
Mentre si stava difendendo dalle arti oscure dei suoi nemici, Meravia riuscì a ferire le due nemiche.
< Come? In questo modo? >
< Maledetta! La pagherai molto cara! >
< Ditemi dove si trova la vostra padrona e io vi risparmierò la vita, altrimenti soccomberete una volta per tutte. >
< Non ci fai paura, dannata strega. Galaxia riuscirà a vincervi e a dominare il mondo. >
< Non questa volta! >
Una volta cadute a terra, Ail e An furono pugnalate dalla spada d’oro di Meravia, riducendole in polvere.
< Madre, non credete di essere stata troppo rude con loro? >
< Sento che mi stanno tornando le forze, Bunny… E in questo modo, divengo anche più spietata. >
< Sì, abbiamo notato. >
< Quelle due scagnozze erano state una mia spina nel fianco per troppo tempo. Ma adesso è l’ora di finirla una volta per tutte. >
Correndo verso il salone maggiore inseguita dalle sue figlie e da Moran, Meravia gli intimò di lasciarla andare da sola.
< Ma madre, come potete combattere una simile creatura con solo le vostre forze? > domandò Morea.
< Morea, vedo che non conosci bene tua madre e ti capisco… Ma le mie forze vanno ben oltre l’immaginario. >
< Questo è tutto da vedere. >
Dopo aver lasciato completamente sola Meravia nel salone del castello, Galaxia la fissava con sguardo truce.
< Sei contenta? Avevi detto che volevi rimanere da sola. >
< Galaxia! Facci entrare! > tuonò Moran dall’altra parte del portone.
< Taci, vile uomo. Farò i conti con te quando tua moglie non sarà mai più un problema. >
Con sguardo malevolo, Galaxia girava intorno alla sua sfidante pronta per attaccarla quando meno se l’aspettava.
< Che cosa vuoi fare? Girarmi attorno all’infinito? >
< Sei così tanto impaziente? >
< Sono più di diciotto anni che aspetto di annientarti… E adesso che questa spada d’oro mi da la forza necessaria per sconfiggerti, sono più agguerrita che mai. >
< Una semplice spada placcata d’oro non riuscirà a salvarti, stolta che non sei altro. >
< Questo è tutto da vedere. >
Impaziente più che mai, Meravia si gettò contro la sua nemica senza riuscire a toccarla.
< Sei una stupida, Meravia. >
Con le sue arti oscure, Galaxia mise al tappeto in un solo colpo la sua sfidante.
< Non hai nessuna possibilità contro di me. Mettitelo bene in testa. >
< Mai! Finché avrò la forza di combattere, avrò sempre una speranza. >
< Ti causerò talmente tanto dolore che non riuscirai a sopportarlo. >
< Provaci, maledetta strega. >
Prendendo bene la mira su Meravia, Galaxia gli scaraventò il suo colpo migliore, facendo tremare la terra e mettendo in allarme Moran e le sue figlie che non riuscivano a capire che cosa stava succedendo in quel salone.
< Meravia! Meravia resisti! >
< Tuo marito sta cercando di darti forza, Meravia… Ma è solo fiato sprecato. >
Una volta che la nube nera si dissolse, Galaxia vide che la sua sfidante era ancora in piedi e senza neanche un graffio.
< Com’è possibile?! >
< Che cosa ti dicevo? Questa spada d’oro è molto più forte e resistente di quanto tu possa mai immaginare. >
Inorridita dalle parole e dalla presenza di Meravia, Galaxia si scagliò contro di lei a gran velocità prendendola per il collo.
< Allora? Adesso ti senti coraggiosa o sei completamente impaurita? >
< Non hai ancora capito che non mi fai paura? >
< Davvero? Allora chiedimi pietà o stringerò così forte da staccarti il collo. >
< Non ci riuscirai! >
Con la spada d’oro che teneva stretta nella sua mano, Meravia riuscì a tagliare via il braccio che della sua sfidante e a liberarsi dalla presa.
< Credi che avermi amputato un braccio riuscirà a farti avere un vantaggio? Povera illusa. Non ricordi che io riesco a rigenerarmi all’infinito? Stai a vedere. >
Una volta concentrato tutte le sue energie, Galaxia credette di ritornare come prima.
Ma non fu così.
< Che succede? Perché il mio braccio non si rigenera? Ah! >
Completamente senza forze, Galaxia si gettò a terra stramazzata dal dolore.
< Oh, scusami tanto Galaxia… Mi sono scordato di dirti che questa spada ha il potere anche di sottrarti tutte le tue energie. >
< Ed è per questo che sei così forte? >
< Esatto, Galaxia. >
< Non è possibile! Non può finire così! >
Dopo aver preso accuratamente la mira, Meravia si scagliò contro Galaxia infliggendole il colpo di grazia uccidendola senza pietà.
Il suo incubo peggiore era finalmente terminato.
Con la morte di Galaxia, si andava a spezzare la magia oscura che aveva ricoperto il castello di Chillon per tutti questi anni.
< Meravia! Allora ci sei riuscita! >
< Avevi qualche dubbio, Moran? >
Preso da una contentezza irrefrenabile, l’uomo si gettò contro la donna abbracciandola.
< Che cosa stai facendo? >
< Sono felicissimo che tu sia riuscita a sconfiggerla una volta per tutte. >
< Questo non ti da il diritto di stritolarmi come fai tu di solito. >
< Ma io… >
< Sono ancora profondamente arrabbiato con te, sai? >
< Moravia, ti prego di perdonarmi. So di avere sbagliato… >
< Riconosco i tuoi errori, Moran… E alla fine sono arrivata alla conclusione che la vita è troppo breve per rimanere in collera con te > replicò Moravia ritrovando il sorriso.
< Sono queste le parole che volevo sentirmi dire! >
Mentre Moran continuava ad abbracciarla senza sosta, Meravia comunicò alle sue figlie che potevano lasciare il castello di Chillon ogni qualvolta che volevano.
< Evviva! Finalmente la maledizione si è spezzata! >
< Allora potreste venire in Francia con me se volete > propose Marzio.
< Non così in fretta, giovane Conte. >
< Adesso che succede, madre? >
< Prima dovete finire i vostri compiti, ricordate? >
< Ma madre, siamo state rinchiuse in quella fredda cella e abbiamo combattuto Galaxia. Non ci meritiamo una vacanza? > replicò Bunny.
< Avete combattuto Galaxia? Ma se l’ho sconfitta da sola! >
< Fa lo stesso. Noi ti abbiamo dato un appoggio morale. >
Divertita dalle parole della figlia, alla fine Meravia acconsentì che tutte le sue figlie potessero andare in vacanza nella tenuta del Conte per tutto il tempo che desideravano.
< Così avremmo un po’ di tempo per noi > fece Moran con tono sensuale.
< Non lo so… Ci devo pensare. >
< Vuoi tenermi sulle spine per tutta la vita? >
< Ahahah certo che no, mio caro… Però è così divertente farlo. >
< Sei malefica, lo sai? >
< E’ per questo che mi hai sposato. >
< Sì, hai ragione… Ma più che altro è perché sei la donna più bella di tutto il mondo. >
< E tu sei il mio impavido cavaliere che mi rimarrà sempre accanto, vero? >
< Fosse l’ultima cosa che faccio > disse infine Moran baciando con passione la sua amata dopo tutto il tempo passato lontano da lei.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3855572