Attraverso l'obiettivo...

di IsAry
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Primo Capitolo - Anima gemella ***
Capitolo 3: *** Secondo Capitolo - Ancora sola? ***
Capitolo 4: *** Terzo Capitolo - Vigilia di Natale negli Anni '40 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ciao! Sono IsAry e sono anni che non ci sentiamo, vero? Oggi dopo tanto tempo torno con una nuova storia e un fandom completamente diverso dai precedenti. Gli Avengers e in particolare Captain America di cui sono dientata una grande appassionata grazie ai film del MCU.
In questa storia troverete anche dei personaggi tratti dal videogioco "Life is Strange", ma non considero la storia un cross over perchè, a parte i personaggi e i poteri della protagonista, non ho preso nulla dalla storia del gioco.
Bene, ora andiamo alla storia e spero vi piaccia! Lasciatemi un commento per farmi sapere cosa ne pensare!

Prologo

“Max! Max, aspetta!”

Mi voltai e vidi la mia migliore amica Chloe con i suoi capelli blu correre verso di me con la borsa sulla spalla. Si tirava dietro la sua ragazza Rachel, ma la bella ragazza non sembrava turbata dalla cosa.

“Mi sono fermata, Chloe. Non serve che urli.” Dissi con un sospiro quando mi si fermarono accanto.

“E’ convinta che ci pianterai in asso per andare al museo a scattare foto di nuovo.” Mi disse Rachel lanciando alla sua anima gemella uno sguardo e ignorando il broncio che apparve sul suo volto.

“E’ successo solo una volta! Ho promesso che sarei venuta con voi al parco e che avrei scattato le foto per il vostro album quindi non preoccuparti Chloe. Mantengo le mie promesse.”

Cominciai a camminare di nuovo con le mie amiche e insieme attraversammo il parco che si trovava di fronte al nostro liceo fino a raggiungere il parcheggio dove il furgoncino di Chloe era parcheggiato.

Il mio nome è Maxime Stark se ve lo stavate chiedendo e le ragazze che sono con me sono Chloe Price e Rachel Amber. Siamo nella stessa classe a scuola anche se loro sono più grandi di me di un anno, ma sono state bocciate per la poca frequenza a causa di problemi famigliari. Ci conosciamo da quando eravamo bambine e siamo come sorelle.

“Ok, cosa volete esattamente nel vostro album?” Chiesi seduta sulla parte destra del lungo sedile del camioncino.

“Vogliamo qualcosa per celebrare il nostro quinto anniversario e abbiamo pensato che un album fotografico di noi durante gli ultimi cinque anni fosse una magnifica idea.” Mi spiegò Chloe dal posto di guida.

“Abbiamo raccolto molte vecchie foto, alcune che ci hai scattato tu tempo fa e altre le abbiamo stampate dai nostri cellulari, ma ne vogliamo alcune di nuove per le ultime pagine.” Aggiunse Rachel con un sorriso sulle labbra rosse.

“Wow, sono passati già cinque anni? Non posso crederci.” Dissi sorpresa, ma avevo sempre saputo che quelle due erano fatte l’una per l’altra anche prima che venissi a sapere dei loro marchi delle anime gemelle.

In questo pazzo mondo, se sei destinato a stare con qualcuno, il suo nome appare sulla tua spalla destra quando compi dieci anni ed è ciò che è successo a loro. So che le mie migliori amiche erano spaventate quando scoprirono i nomi della loro metà sulle loro spalle e mi ci vollero ben tre anni per convincerle a rivelare il loro segreto alla propria anima gemella.

“Gia e dobbiamo ringraziare te per, ci hai fatto capire quanto fossimo stupide a nasconderci.” Disse Rachel sorridendomi e prendendo la mano della sua ragazza nella sua.

“Eravate spaventate, lo sarei anche io al vostro posto.” Replicai voltando la testa verso il finestrino con uno sguardo triste nei miei occhi azzurri.

“Lo troverai.” Mi disse Chloe sapendo bene quali pensieri stessero attraversando la mia mente in quel momento.

“Lo sai che non accadrà.” Dissi voltandomi nuovamente verso di lei con uno sguardo duro sul volto.

“Come puoi esserne sicura?”

“E’ morto, Chloe. Quando scoprirai come riportare in vita i morti, fammelo sapere, ma fino ad allora non ne voglio parlare.”

“Magari è un altro…” provò a dire Rachel giocando nervosamente con una ciocca dei suoi biondi capelli.

“Sai benissimo che è QUEL ragazzo, quindi smettiamo di discuterne per favore.” supplicai distogliendo lo sguardo con le lacrime negli occhi cercando di nasconderle con i miei corti capelli color cioccolato e loro obbedirono sapendo quanto quel discorso mi facesse star male.

Rimanemmo in silenzio per il resto del viaggio e per tutta la camminata fino al parco, la mia mente persa nel ricordo della prima volta che avevo visto il mio marchio dell’anima gemella…

 

…Era il 21 Settembre 2004, compivo dieci anni quel giorno e stavo facendo una doccia nella mia casa di Malibù dopo aver trascorso un fantastico pomeriggio insieme alle mie migliori amiche. Era un venerdì sera e mio padre sarebbe tornato a casa da New York dove aveva lavorato nel ultimo mese. Saremmo andati a cena in un’elegante ristorante dove la sua assistente Pepper Potts aveva prenotato un tavolo riservato per noi e poi saremmo tornati a casa per guardare un film nel nostro cinema personale mangiando dolci.

Mi stavo asciugando quando una strana linea nera attirò il mio sguardo e mi fece congelare sul posto. Attraverso lo specchio, potevo vedere tre parole scritte sulla mia pelle ed erano chiaramente tre nomi. Cominciai a far scorrere le mie dita su ogni lettere incantata, ma troppo scioccata per leggerle.

“Tesoro? Sono a casa!” Gridò mio padre dal salotto al piano inferiore, ma ero talmente presa dal mio riflesso che non lo sentii.

“Zucchero, stai bene?” Mi chiese Tony Stark bussando sulla porta del bagno. Gia, mio padre è IL Tony Stark, ricco, egocentrico filantropo conosciuto anche come Iron Man dal 2008, anche se ancora non aveva il suo alter ego a quel tempo, che mi aveva concepito quasi undici anni prima durante una notte da ubriaco e che mi aveva cresciuta dopo che mia madre mi aveva abbandonata sulla soglia di casa sua con solo una lettera.

“Papà!” Esclamai sorpresa voltandomi e cercando di coprire il mio marchio, ma l’accappatoio sembrava avere intenzioni diverse perché continuava a scivolare dalla mia spalla ogni volta che io cercavo di rimetterlo al suo posto.

“Wow! Calmati! Non volevo spaventarti! Ti ho chiamata per cinque minuti e quando ho visto che non mi rispondevi mi sono preoccupato.”

“Io…” cominciai a balbettare presa dal panico.

Mio padre posò una mano sulla mia spalla marchiata e io sussultai al contatto. Lo notò subito e tolse la mano velocemente guardandomi preoccupato: “Stai bene? Ti sei fatta male?”

“No, sto bene papà. Mi puoi dare un minuto? Dammi il tempo di vestirmi e possiamo andare al ristorante.” Dissi cercando di distrarlo tornando a guardare lo specchio, ma mio padre non sembrava essere d’accordo perché mi afferrò per la spalla facendomi voltare nuovamente verso di lui.

“Cosa stai nascondendo, Maxime?” Chiese serio.

“Papà…”

“Non ci provare! Fammi vedere o lo farò da solo.” Disse severamente guardandomi dritta negli occhi con i suoi castani.

Dopo alcuni minuti passati a fissarci senza muoverci, sospirai e senza dire niente spostai l’accappatoio per mostrare la mia spalla destra.

“Quello è…” mormorò Tony studiando il mio marchio.”

“Gia…”

“E c’è scritto…”

“Non lo so, io…   non l’ho ancora letto.”

“Cosa?” Mi chiese sorpreso guardandomi nuovamente in volto riprendendosi dallo stupore: “Ti ho chiamata per cinque minuti e tu te ne sei stata qui a fissare il tuo marchio senza leggerlo?”

“Ero sorpresa.” Confessai arrossendo: “Non ho mai pensato che avrei ottenuto un marchio dell’anima gemella.”

“Maxime…” cominciò a dire mio padre faticando a trovare le parole, qualcosa che capitava raramente: “Dovresti guardare e… essere preparata.”

“Cosa intendi dire?” Chiesi confusa tornando a guardarmi nello specchio.

“Tu… Guarda solamente.” Fu la sua unica risposta e io obbedii.

Sulla mia spalla, il nome Steven Grant Rogers era scritta in un elegante calligrafia nera…

 

…”Avanti Max! Prendi la tua macchina fotografica così possiamo cominciare!” Mi gridò Chloe dal albero su cui si era appena arrampicata mentre aiutava Rachel a fare lo stesso.

“Vuoi che le tue foto siano su un ramo?” Chiesi scettica.

“Be, è un inizio.” Replicò la ragazza con i capelli blu come gli occhi che erano pieni di divertimento mentre scrollava le spalle. Così cominciai a scattare foto seguendo le loro richieste.

Dopo quasi un ora di lavoro, la coppia si spostò su un tavolo da picnic sedendosi su una delle panchine e io cominciai a fare foto muovendomi intorno a loro.

“Ehi! Mi è venuta un’idea!” Dissi all’improvviso correndo verso l’albero di prima e cominciando ad arrampicarmi.

“Max, fai attenzione!” Gridò Rachel che si comportava sempre come una mamma chioccia con noi.

“Tranquilla!” Risposi, ma il mio piede perse la presa sul tronco e scivolai riuscendo a fermare la mia caduta con le mani giusto in tempo. La mia macchina fotografica non fu così fortunata e si frantumò al suolo in tanti pezzi.

“Merda.” Imprecai scendendo dal albero e prendendo la mia fotocamera rotta dall’erba.

“Puoi fare qualcosa per ripararla?” Chiese Rachel studiando l’oggetto con i suoi occhi color nocciola. Le due ragazze mi erano corse incontro dopo l’incidente sperando che il danno non fosse tanto grave.

“No.” Risposi arrabbiata con me stessa. Quella fotocamera era un vecchio modello, avevo sempre preferito i modelli più vecchi a quelli moderni, ed era un regalo per i miei sedici anni da parte di mio padre. Era molto prezioso per me e sarei dovuta stare molto più attenta, ma oramai era troppo tardi.

“Certo che puoi!” Esclamò Chloe guardandomi come se fossi pazza: “Puoi usare il tuo potere!”

“Chloe, non posso usarlo per una cosa tanto stupida.”

“Non è stupida, tu adori quella macchina fotografica.”

“Chloe ha ragione, Max. La tratti come se fosse un essere vivente e con il tuo potere potresti ripararla.” Provò a convincermi Rachel dandomi un colpetto sulla spalla.

Sospirai e guardai la mia fotocamera rotta. Meritava un tentativo così mi concentrai e le cose intorno a me cominciarono a muoversi. Vidi le mie due amiche camminare all’indietro verso il tavolo da picnic proprio come stava facendo tutto il resto nel parco e la mia macchina fotografica ripararsi da sola, ma non c’era alcuna traccia della sottoscritta. Ogni volta, tutto tornava a una posizione precedente tranne me.

Avevo scoperto di avere il potere di controllare il tempo due anni prima. Io e le mie amiche stavamo facendo le sceme in riva al mare e Chloe era caduta da una roccia rompendosi una gamba. Io cominciai ad andare nel panico e a muovere le mie mani in aria senza sapere cosa fare. Tutto si congelò in un momento davanti ai miei occhi per poi cominciare a riavvolgersi con Chloe di nuovo in piedi che ripercorreva la strada appena fatta con Rachel. Dopo alcuni minuti, cominciò a girarmi la testa e il mondo intorno a me ritornò a muoversi normalmente. Chloe e Rachel notarono che ero molto più avanti rispetto a loro e furono confuse dalla cosa così spiegai loro cosa era successo decidendo di non dire niente a nessuno altro. Nemmeno a mio padre.

Accaddero altri incidenti dopo quel primo così decisi di imparare a controllare il mio potere e le mie amiche accettarono di aiutarmi in ogni maniera possibile.

“Cosa è successo?” Chiese Rachel dal suo posto sulla panchina notando il mio improvviso cambio di posizione. Nessuno ricordava mai la precedente linea temporale, ma le mie amiche sapevano come leggere i segnali.
“La mia fotocamera si era rotta e l’ho riparata.” Risposi controllando l’oggetto e notando che c’era qualcosa di strano nel obiettivo.

“E’ tutto a posto?” Gridò Chloe.

“Non ne sono sicura.” Mormorai portando l’obiettivo davanti al mio occhio destro per poterci guardare attraverso.

Improvvisamente vidi una luce acciecante e mi senti cadere nel vuoto mentre un urlo scappava dalle mie labbra fino a che non colpii il terreno con la schiena violentemente.

“Ah…” gemetti per il dolore inarcando la schiena.

“Signorina, sta bene?” Mi chiese qualcuno sopra di me ed io aprii gli occhi per fissarli in un baio blu che mi osservavano con preoccupazione.

“Sto bene, grazie.” Dissi accettando la mano che il piccolo ragazzo mi stava offrendo.

Una volta in piedi, studiai il ragazzo notando che non era molto alto proprio come me, era magro con capelli biondi e un viso dolce. Indossava una camicia bianca con una giacca grigia e un paio di pantaloni marroni.

“Ne è sicura? Sei caduta dal cielo e non è normale, giusto?” Mi chiese incerto. Probabilmente si stava chiedendo se per me potesse essere una cosa normale e non voleva offendermi.

Arrossii alle sue parole, ma non seppi come rispondere così incominciai a guardarmi intorno a disagio mettendo le mani nelle tasche dei jeans e fu in quel che mi resi conto che la mia fotocamera era scomparsa.

“Hai visto la mia macchina fotografica?” Chiesi guardando agitata il vicolo in cui mi trovavo.

“No, non l’aveva con lei quando hai colpito il terreno.” Mi disse lui osservando i miei movimenti confuso.

“No, non può essere. L’avevo con me.”

“Signorina, ne è sicura?” Ripetè lui posando una mano sulla mia spalla per fermarmi.

“Si.” Risposi con rabbia sentendomi subito in colpa: “Scusa, ma quella macchina è un regalo di mio padre e non posso perderla.”

“Capisco. Perché non me la descrive così possiamo cominciare a cercarla insieme?” Si offrì con un sorriso.

“Grazie.” Dissi sincera guardandolo nei suoi splendidi occhi: “Ma solo se la smetti di chiamarmi signorina. Io sono Maxime, ma i miei amici mi chiamano Max.”

“Steve.” Disse lui afferrando la mano che gli avevo offerto: “Steve Rogers.”

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Capitolo 2
*** Primo Capitolo - Anima gemella ***


Ciao! Eccomi qui con il primo capitolo e spero vi sia piaciuto il prologo!

Avverto che i miei aggiornamenti non saranno regolari perché scrivo ogni capitolo prima in inglese (come sorta di esercizio, diciamo) e quindi per non fare errori lo ricontrollo centinaia di volte. E’ la prima storia che scrivo completamente in inglese quindi siate pazienti per favore.

Bene, torniamo alla storia! Primo giorno per Maxime insieme alla sua anima gemella e...

 

Primo Capitolo – L’anima gemella

Quando la mia mano toccò la sua, sentii una strana energia sprigionarsi dalle mie dita, risalire il mio braccio per poi diffondersi in tutto il mio corpo con un formicolio. Era una strana sensazione, ma non brutta e, come una reazione a catena, i nostri occhi si incontrarono, nessuno dei due era capace di distogliere lo sguardo anche se lo avesse voluto.

Sapevo bene perché mi sentivo tanto strana, riconobbi subito il nome perché ce lo avevo tatuato sulla pelle della mia spalla da quando avevo dieci anni, ma era impossibile che quel ragazzo fosse LUI. Era morto nel 1945 in un incidente aereo nel Artico, inoltre avevo visto delle foto di lui e il ragazzo che avevo davanti era troppo magro e troppo basso per essere lo stesso uomo.

“Cosa...” balbettò lui senza distogliere lo sguardo dal mio: “Come hai detto che ti chiami?”

“Maxime.” risposi prima di prendere un profondo respiro per poter continuare, sapevo cosa voleva sapere: “Maxime Maria Stark.”

I suoi occhi si spalancarono ancora di piu quando sentì il mio nome completo, sembravano delle palle da baseball, e in quel momento sapevo che lui era veramente Steve Rogers, la mia anima gemella.

“Non ho mai pensato che ti avrei incontrata veramente.” mormorò studiandomi dalla testa ai piedi con meraviglia: “Non ho mai pensato che tu potessi essere così...”

“Strana?” suggerii quando sembrò incapace di trovare la parola adatta. Non sarebbe stata la prima volta che un ragazzo mi definiva in tal modo e non lo avrei di certo biasimato.

“Bellissima.” finì lui arrossendo violentemente.

Mi sorprese molto la sua scelta di parole, ma non riuscii ad evitare di scoppiare a ridere senza controllo. Nessuno mi aveva mai detto qualcosa di simile ed ero certa che il giovane avesse bisogno di farsi controllare la vista. Mi fermai quando notai che la mia reazione era stata malinterpretata da Steve perché aveva cominciato a spostare il peso da un piede al altro nervosamente.

“Mi dispiace, non volevo essere maleducata, ma sei il primo a dirmi una cosa simile.” dissi asciugandomi le lacrime causate dalle risa con il dorso della mia mano sinistra: “E’ difficile per me prenderti sul serio.”

“Be, credo che molte persone avrebbero bisogno di farsi vedere da un bravo oculista allora.” disse Steve con voce forte e determinata, ma le sue guance erano sempre rosse e il suo sguardo cercò di evitare il mio.

Un sorriso apparve sulle mie labbra alle sue parole. Se quel ragazzo era veramente la mia anima gemella, ero veramente fortunata perché era veramente dolce, ma avevo bisogno di certezze quindi chiesi: “Posso vedere il tuo marchio?”

Si immobilizzò alla mia richiesta e esitò, ma alla fine iniziò a sbottonarsi la camicia e rivelò la sua spalla destra: il suo marchio era li, il mio nome tatuato sulla sua pelle con la mia disordinata grafia.

Quando non mi chiese di vedere il mio in cambio, fui confusa perché ero convinta che lui fosse curioso tanto quanto me: “Vuoi vedere il mio?”

I suoi occhi si spalancarono ancora per la sorpresa, ma non disse nulla così presi l’iniziativa e glielo mostrai comunque capendo finalmente che era sia molto timido sia un vero gentiluomo. Non mi avrebbe mai chiesto di spogliarmi in un luogo pubblico come quello in cui ci trovavamo.

Solo in quel momento mi ero resa conto che ci trovavamo nel mezzo di Time Square, ma era molto diversa da quella che conoscevo io perché apparteneva a un tempo differente che potevo collocare all’incirca tra gli anni ‘30 e gli anni ‘40 anche se non ero sicura del anno esatto, ma era chiaro che in qualche modo avevo viaggiato nel tempo anche se mai ero andata tanto indietro.

Sentii il suo sguardo bruciare sulla mia pelle quando i suoi occhi si posarono sulla spalla e lentamente seguirono ogni lettera. La sua mano ebbe un guizzo al suo fianco come se avesse voluto toccare il mio marchio, ma poi dovette cambiare idea pensando che sarebbe stata una cosa inappropriata da fare nei confronti di una donna.

“Ti andrebbe...” cominciò prima di prendere un respiro profondo, probabilmente per trovare il coraggio di chiedermi qualcosa: “Ti andrebbe di andare a mangiare qualcosa insieme? Possiamo sederci e… conoscerci meglio.”

“Non hai degli impegni?” chiesi perplessa.

“Nulla è piu importante che passare del tempo con la mia anima gemella.

“Mi piacerebbe molto.” dissi con un sorriso e insieme cominciammo a camminare sul marciapiede in silenzio senza toccarci.

Entrammo in un piccolo edificio che quasi scompariva tra gli alti grattacieli che già esistevano, ma era accogliente e trovammo un tavolo privato nel lato sinitro della stanza. Doveva essere mattina presto perché c’era molta gente intenta a consumare la propria colazione.

In qualche modo, avevo veramente viaggiato nel tempo, tutto intorno era chiaramente vecchio stile, e probabilmente il mio potere era andato fuori controllo. Doveva essere stata la mia macchina fotografica che aveva preso un po' del mio dono quando l’avevo riparata riavvolgendo il mio presente e lo aveva incanalato attraverso l’obiettivo usandolo per portarmi in quel tempo. Ma… perché? Solo per incontrare la mia anima gemella?

“Posso sentire i tuoi pensieri da quanto sono forti.” La sua voce si infilò nella mia mente e sollevai lo sguardo dalle mie mani intrecciate sul tavolo notando che mi stava osservando incuriosito.

“Veramente? Be, devo dire che non mi sarei mai aspettata di incontrarti.” dissi sinceramente ripetendo le sue stesse parole.

“Mi dispiace se non sono come mi avevi immaginato.”

Lo fissai confusa appoggiando la schiena allo schienale morbido della panca su cui sedevo e incrociando le braccia al petto: “E come pensi che ti abbia immaginato?”

“Sicuramente non come sono veramente.” replicò scrollando le spalle senza incontrare i miei occhi indagatori.

“E cosa c’è di male in te?”

Mi guardò come se fossi pazza, ma attesi la sua spiegazione che arrivò poco dopo: “Be, non sono esattamente ciò che molte donne definirebbero… attraente.”

“Non sono come le altre donne.” dissi risoluta.

“No.” concesse osservando la mia figura con uno strano luccichio negli occhi: “Decisamente non lo sei.”

“Quindi perché sminuirti tanto di fronte alla tua anima gemella?”

“Perche...”

“Senti.” lo bloccai piegandomi in avanti e posando le mie braccia incrociate sul tavolo senza interrompere il nostro contatto visivo: “Sembra che le donne non abbiano molto cervello negli anni ‘40. Da dove vengo io, solitamente le donne cercano di conoscere qualcuno senza prima giudicare il loro aspetto o almeno lo spero per il bene del futuro dell’umanità perché se no siamo condannati. Ho sempre sperato di poterti incontrare e ora che ti ho di fronte voglio conoscerti meglio.”

“Voglio la stessa cosa.” disse con un enorme sorriso e potei finalmente vedere quando fosse veramente affascinante anche se non era lo stesso Steve Rogers delle storie con cui ero cresciuta. Magari era basso e magro, ma dentro di lui c’era un intero mondo da scoprire e io non avevo bisogno e non volevo altro che lui.

Iniziammo a chiacchierare di cose frivole come il nostro cibo preferito, la bevanda che consumavamo di piu, gli hobby e fu così che scoprii che era un artista. Studiava a una scuola d’arte, era li che era diretto prima di incontrarmi, e lavorava part time per poter pagare le bollette con l’aiuto del suo migliore amico.

Fummo interrotti solo due volte dalla cameriera. La prima volta quando prese i nostri ordini, entrambi scegliemmo una cioccolata calda con una fetta di torta di mele che era il dessert preferito di Steve, e la seconda fu quando ci portò i piatti.

“Vivi con Bucky quindi?” chiesi prima di assaggiare la mia torta rilasciando poi un verso di piacere al fantastico sapore.”

“Si, condividiamo un piccolo appartamento a Brooklyn dalla morte di mia madre.” disse mangiando la sua fetta lentamente.

“Oh.” mormorai sentendomi in colpa per aver toccato un argomento tanto delicato: “Scusa, non lo sapevo.”

“Non ti preoccupare. Sono gia passati due anni.” disse con uno sguardo triste negli occhi: “Era un’infermiera e lavorava nel reparto infettivo. Si ammalò durante il lavoro e la sua salute peggiorò in fretta. Non avevamo i soldi in quei giorni… non che oggi io e Bucky ne abbiamo molti di piu… ma allora non potemmo permetterci le medicine e morì in una settimana.”

“Mi dispiace.”

“Almeno ho ancora Bucky e anche se è un idiota che cerca di combinarmi un appuntamento ogni settimana con una donna diversa che non vuole spendere la serata insieme a un uomo basso come me, gli voglio bene come se fosse mio fratello.”

“Sono felice che tu abbia Bucky, sembra un bravo ragazzo.”

“Lo è e sono sicuro che quando lo incontrerai, non mi guarderai una seconda volta.”

“Ti ho già detto che ti sminuisci troppo per i miei gusti e pensi veramente che io sia così superficiale? Potrei offendermi.” dissi con serietà nel tono della mia voce.

“No, io non intendevo...” iniziò a scusarsi, ma le mie risa lo fermarono e mi guardò confuso.

“Sto scherzando, non preoccuparti.” lo rassicurai prima di iniziare a raccontare la mia triste storia: “Io sono figlia unica. Sono nata da una notte di passione tra i miei genitori e mia madre mi ha abbandonata sulla soglia della casa di mio padre con una sola lettera per spiegare che ero solo un peso e che aveva portato a termine la gravidanza perché costretta dai genitori, ma non voleva avere nulla a che fare con me.”

“Mi dispiace.”

“Come hai detto tu, non devi. Tu hai Bucky e io ho mio padre che amo immensamente. Lavora spesso, ma c’è sempre per me quando ne ho bisogno.” dissi con un sorriso sulle labbra.

“Dove vivi?” mi chiese improvvisamente, i nostri piatti già vuoti.

“Malibù.” risposi senza pensare.

“E’ un lungo viaggio dalla costa ovest. Per questo sei caduta dal cielo?”

Mi congelai alle sue parole. Quella era una conversazione che non ero pronta ad avere e un diner non era decisamente il luogo adatto.

“Non so di cosa tu stia parlando.” provai a mentire, ma i suoi occhi erano seri e immediatamente seppi che mi sarebbe stato impossibile cambiare argomento.

“Sai esattamente di cosa sto parlando. Stavo camminando da solo per la strada quando sei caduta dal cielo ai miei piedi e sono stato l’unico ad accorgermene. Non lo dirò a nessuno, lo prometto, ma ho bisogno di capire.” mi disse prendendomi la mano nella sua con un rapido movimento sorridendomi.

Presi un respiro profondo e decisi di essere sincera con la mia anima gemella. Se non mi avesse creduto lui, nessuno lo avrebbe fatto.

“Non sono di queste parti.” dissi con un sospiro.

“Si, lo avevo intuito. Hai detto che vivi a Malibù.”

“Non è quello che intendevo.”

“Ha a che fare con i tuoi strani vestiti?” chiese indicandomi con un rapido gesto.

Guardai i miei jeans blu, la mia t-shirt rosa pallido e la mia felpa grigia con le sopracciglia corrugate: “Pensi che i miei vestiti siano strani? Per me lo sono i tuoi.”

“Ma perché?”

Mi guardai intorno per essere sicura che nessuno ci stesse ascoltando prima di sussurrare: “Vengo da un altro tempo.”

Steve si immobilizzò alle mie parole e semplicemente mi fissò perso nei suoi pensieri.

Ecco. Stava per ridermi in faccia, per dire che ero pazza e poi mi avrebbe abbandonata per non tornare indietro.

“Tu vieni...”

“Dal futuro.” conclusi la sua frase: “2 Novembre 2011.”

“Wow!” fu tutto ciò che disse e cominciai ad agitarmi sotto il suo sguardo.

“Per favore, dì qualcosa.” lo supplicai, non potevo sopportare un altro secondo di silenzio.

“E’ incredibile.”

“Ma è vero, devi credermi.”

“Ti credo.” disse sorprendendomi: “Non ho mai pensato che fosse possibile viaggiare nel tempo, ma non vedo perché la mia anima gemella dovrebbe mentirmi.”

Troppo felice per pensare chiaramente, saltai dalla panca e lo abbracciati da sopra il tavolo con tutta la mia forza ringraziandolo continuamente.

“Max, per favore, non riesco a respirare.” rise divertito.

“Oh! Mi dispiace!” esclamai rilasciandolo e arrossendo violentemente mentre mi rimettevo seduta.

“Suppongo ci sia una grande storia dietro a questa faccenda del viaggio nel tempo.”

“Si, ma un diner non è il posto adatto per parlarne.”

“Magari una passeggiata nel parco sarebbe un’opzione migliore?” chiese ed entrambi ci alzammo. Lui mise i soldi per il nostro cibo sul tavolo e insieme lasciammo l’edificio.

Avevamo appena cominciato a camminare verso il parco quando una strana sensazione cominciò a svegliarsi dentro di me, mi sentii la testa leggera come ogni volta che usavo il mio potere troppo a lungo e subito capii che il mio tempo era quasi giunto al termine.

“Devo andare.” mormorai fissando le piastrelle del marciapiede. Non volevo andarmene.

“Perchè?” chiese infelice lui fermando la nostra camminata e afferrando la mia mano.

“Non lo so, ma posso sentire che è arrivato per me il momento di tornare a casa.”

“Ti rivedrò?”

Lo guardai nei suoi occhi supplicanti: “Lo spero. Ti ho appena trovato e…”

“E’ lo stesso per me, Max.” disse e prendendo coraggio mi baciò sul angolo della bocca facendoci arrossire entrambi.

Quella fu l’ultima cosa che provai nel passato perché il momento successivo ero sdraiata sull’erba nello stesso parco dove ero andata con Chloe e Rachel dopo la scuola. Le mie migliori amiche erano accucciate sorpa di me e avevno delle espressioni preoccupate sui volti.

“Max! Stai bene?” chiese la mia amica dai capelli blu aiutandomi a mettermi in piedi.

“Si, cosa è successo?” chiesi. Cosa era accaduto mentre ero con Steve? Ero scomparsa?

“Non lo sappiamo. Dopo che hai guardato dentro l’obiettivo, sei crollata a terra e sei stata priva di sensi per quasi quindici minuti.” spiegò Rachel: “Stavamo per chiamare tuo padre quando hai ripreso conoscenza.”

Solo quindici minuti? Ero stata via molto piu a lungo!

“Stai bene? Hai battuto la testa o qualcosa di simile nella vecchia linea temporale?” chiese Chloe preoccupata studiandomi attentamente.

“No, sto bene. E’… complicato.” risposi controllando la mia macchina fotografica e guardando nuovamente dentro l’obiettivo sperando di tornare dal mio Steve in un tempo dove era ancora vivo.

“Complicato come?”

“E questo cos’è?” chiese Rachel piegandosi per raccogliere qualcosa dal terreno. Io e Chloe ci voltammo a guardarla notando quello che stringeva in mano.

Era una foto istantanea, ma ero sicura di non essere stata io a scattarla prima del mio viaggio. Lei me la porse e io la studiai sorpresa.

“Chi è?” chiese Chloe guardando la foto da sopra la mia spalla.

Nella foto c’era Steve seduto sulla panca del diner che rideva e la prospettiva era identica a quella che avevo io mentre ero seduta di fronte a lui.

“E’ Steve.”

“E’ carino.” disse Rachel con un sorriso: “L’hai incontrato a scuola?”

“No, ce lo ricorderemmo qualcuno come lui.” le disse Chloe scuotendo la testa: “E guarda, i suoi vestiti sono strani.”

“Non sono strani, sono vecchio stile.” replicai mettendo via la foto. Era un vero tesoro per me.

“Perchè è vestito in quel modo?” mi chiese la mia amica dai capelli blu perplessa e la sua ragazza cercò di colpirla al fianco per farla star zitta, ma lei fu piu veloce e la schivò.

“Perchè vive in un’altra epoca.” dissi semplicemente: “Lui è Steve Rogers, la mia anima gemella.”

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Capitolo 3
*** Secondo Capitolo - Ancora sola? ***


Ciao! Innanzitutto, voglio dire che ho fatto alcuni piccoli cambiamenti nel capitolo precedente, se volete andare a darci un’occhiata, ma non ho cambiato nulla della trama quindi non è fondamentale.

Poi volevo dire che sarebbe mia intenzione aggiornare almeno una volta alla settimana, così da poter lavorare meglio su ogni capitolo visto che li scrivo prima in inglese.

 

Ora, per il nuovo capitolo. Max è tornata nel presente e si sente sola, ha conosciuto finalmente la sua anima gemella e non riesce a stare senza di lui. Come reagirà suo padre?

 

Secondo capitolo - Di nuovo sola?

Il sole stava tramontando scomparendo dietro l'oceano, un bagliore arancione colorava le bianche pareti della mia camera e potevo sentire alcuni uccellini cantare dall'albero davanti alla finestra. Io me ne stavo seduta a gambe incrociate sul mio letto e suonavo una melodia malinconica con la mia chitarra.

Erano già passati 50 giorni da quando ero stata nel passato dove avevo incontrato la mia anima gemella e mi sentivo sola. Mi mancava così tanto Steve, solo un giorno con lui non era stato abbastanza per me, ma tutto ciò che avevo provato per viaggiare nuovamente nel tempo era fallito ed ero bloccata nel mio triste presente. Un mondo in cui la mia anima gemella era morta da quasi settant’anni.

Chloe e Rachel avevano cercato di aiutarmi in ogni modo possibile, ma se non potevo fare qualcosa io con il potere di controllare il tempo, cosa potevano fare loro? Ovviamente, non avevo detto niente a loro, ero grata per il loro supporto, ma a volte non era abbastanza.

Il mio telefono delle Industrie Stark vibrò vicino al mio ginocchio sinistro e misi da parte la chitarra per afferrarlo. C'era un messaggio della mia migliore amica Chloe.

-Come ti senti ora?

Avevamo trascorso la mattinata insieme e avevamo pranzato nel nostro McDonald's preferito mentre Rachel era rimasta a casa per aiutare sua madre a cucinare per la cena di Natale che sarebbe avvenuta quattro giorni dopo, ma io ero stata immersa nella mia depressione per tutto il tempo e lei aveva cercato di tirarmi su di morale senza successo. L’avevo lasciata nelle prime ore del pomeriggio perché non volevo contagiarla con la mia attitudine pessimista e lei mi aveva lasciata andare anche se non era sicura che lasciarmi sola fosse una buona idea.

-Meglio.- Usai solo una parola perché non volevo mentire apertamente, ma lei vide attraverso quelle poche lettere.

-Stai mentendo.

-Cosa te lo fa pensare?

-Ti conosco.

-Ok, non è vero, ma cosa posso farci? È la mia anima gemella e vive in un'altra epoca! Voglio solo…

-Non so cosa dire, dolcezza. Non riesco nemmeno a immaginare come sarebbe se avessi trovato Rachel per poi doverla lasciare senza sapere se e quando l'avrei rivista.

-È terribile, Chloe e voi due siete le uniche con cui posso parlarne.

-Tuo padre ti sta mettendo in difficoltà?

-È preoccupato per me e sa che gli mento ogni volta che mi chiede cosa c’è che non va.

-È normale, dopo tutto è tuo padre e ti ama.

-Suppongo di sì. È sempre stato un padre fantastico, anche se so che in molti non credevano che fosse possibile mentre lui ha sembpre cercato di mantenere l'immagine di un padre alla mano per la stampa, ma parlare con lui di questo tipo di cose non è mai stato facile, di solito è Pepper che se ne occupa quindi perché è cambiato così tanto nell'ultimo mese?

-Non lo so, ma devi ammettere che è cambiato molto negli ultimi tre anni.

-Sì, da quando ... -Cominciai a scrivere quando la porta della mia stanza si aprì e mio padre pparve sulla soglia.

“Tesoro, Pepper dice che la cena è pronta, vieni?” Chiese appoggiandosi allo stipite.

"Sì, arrivo tra un minuto papà." Dissi sorridendogli e aspettando che se ne andasse prima di scrivere la risposta a Chloe.

-Devo andare, la cena è pronta e papà mi sta già guardando strano.

Saltai giù dal letto e misi la chitarra contro l'armadio mentre ricontrollavo il telefonovedi un’ultima volta per vedere se c’erano altri messaiggi.

-Va bene, ci vediamo domani. Goditi la cena e prova a parlare con tuo padre.

Un'altra cosa su cui Chloe e Rachel insistevano era il fatto che dicessi a mio padredel mio potere. Prima del mio speciale viaggio nel tempo, non vedevamo il problema di tenerlo segreto anche alla mia famiglia Pepper compresa, ma ora pensavano che forse se li avessi messi al corrente avrebbero potuto aiutarmi. Io non ero d'accordo e non era mia intenzione cambiare idea. Mio padre provava già un forte rancore nei confronti della mia anima gemella anche se cercava di non darlo a vedere in mia presenza e questo gli avrebbe dato solo un motivo in più per odiare l'uomo che suo padre idolatrava così tanto.

Mentre raggiungevo la porta della mia camera, i miei occhi si posarono sulla foto che avevo di Steve di quel giorno che avevamo trascorso insieme negli anni '40. Non so come l’avessi ottenuta, in qualche modo la mia macchina fotografica l’aveva scattata, ma ero felice di averla. La presi in mano e feci scorrere le dita sul suo viso dolce sentendo il mio cuore battere più forte e il mio marchio bruciare leggermente.

La rimisi a posto con attenzione, poi andai in cucina dove trovai mio padre che aiutava Pepper a sistemare del cibo sul tavolo o almeno così pensavo perché come sempre stava facendo lo scemo con Pepper che cercava di tenerlo a bada, probabilmente era l'unica a poterlo fare.

"Se non metti via quell’armatura Tony, non ci sarà dessert per te." Disse Pepper mentre tagliava dei pomodori sul bancone della cucina. Di fatti potevo vedere una delle armature Iron Man telecomandata a distanza che tentava di portare una ciotola piena di pasta sul tavolo mentre mio padre era appoggiato al frigorifero e giocava il suo telefono.

"Oh, avanti Pep, è utile." Rispose senza spostare gli occhi dallo schermo.

"Sì, molto più di te, ma sei tu che devi mangiare, quindi aiutami o... niente dessert."

"Ok ok." Disse immediatamente lui intascando il telefono dando all’armatura l'ordine di andare in laboratorio e iniziando ad aiutare la sua ragazza.

Sorrisi divertita alla scena, era un comportamento normale in casa nostra, a volte si sarebbe potuto pensare che non fossimo una famiglia normale e forse era anche vero, ma non volevo cambiare nulla e parlare dei miei problemi ne avrebbe solo causati altri, potevo farcela da sola.

Stavamo mangiando quando mio padre mi disse che avremmo trascorso il Natale a New York.

"Ma papà, speravo di passare Santo Stefano con Chloe e Rachel."

“Lo so, tesoro, ma ho del lavoro da fare a New York e non voglio stare lontano da te durante le feste.” Si fermò e potei vedere il dubbio nei suoi occhi: “ O preferiresti essere sola?"

"Che cosa? No!” Esclamai sorpresa: “ Ti voglio bene papà e Natale è importante anche per me. Non me l'aspettavo di viaggiare quest'anno, tutto qui."

"Lo so, ma..." Esitò guardando Pepper che scelse di tacere: "Non sei stata te stesso nell'ultimo mese. Non so cosa c'è che non vada, non vuoi parlarne e non ti costringerò a farlo, ma ho pensato che un cambiamento potesse essere d'aiuto."

Sorrisi alla sua idea: "Mi dispiace papà, non volevo farti preoccupare."

"Lo sappiamo Maxime." Disse Pepper prendendomi una mano stringendola delicatamente e facendo lo stesso con quello di mio padre: “Ma ci preoccupiamo per te, è il lavoro di tuo padre e anch’io ti amo così tanto che non posso farne a meno.“

“Lo so Pepper e anche io vi amo.” Dissi sinceramente: “Ma prometto che se sarò davvero nei guai ve ne parlerò."

"Questo è tutto ciò che ti chiediamo." Disse mio padre appoggiandosi allo schienale della sedia con le mani dietro la testa: "Oh e puoi chiedere alle tue amiche se vogliono venire a New York per l’ultimo del anno."

"Davvero?" Chiesi improvvisamente piu elettrizzata all’idea.

"Certo, dolcezza" disse Pepper alzandosi con alcuni piatti vuoti: "Tuo padre ha organizzato un'altra festa e siamo sicuri che non vuoi venire. "

"No, ci sono stata due anni fa e mi è bastato."

"Oh, andiamo! E’ successo una volta sola!" Esclamò mio padre: "Non accadrà più!"

"Certo, tesoro." Disse la donna bionda accondiscendente che gli diede una pacca sulla spalla come se fosse un bambino.

"Sono serio!" Gridò irritato.

"Certo papà, lo sappiamo." Risi prima di alzarmi per aiutare la sua ragazza e ignorare il suo comportamento immaturo. La vita con Tony Stark non sarebbe mai stata noiosa.

***

Era la vigilia di Natale ed ero nella mia stanza nella torre Stark di New York. Ero annoiata a morte perché, eccetto per una giornata di shopping con Pepper, ero rimasta nella torre spostandomi tra la zona lounge e la palestra ogni singolo giorno. C'erano molte attività da fare al interno, ma dopo due giorni ci si annoiava comunque. Avrei voluto uscire e fotografare la città, ho sempre pensato che New York a Natale fosse una delle città più belle di tutto il paese, ma mio padre mi aveva chiesto di rimanere al chiuso dopo che aveva dovuto affrontare qualche problema con la stampa. Quindi quel pomeriggio rimasi bloccata nella mia camera mentre aspettavo che la mia pazza famiglia tornasse in modo che tutti potessimo cenare.

Il mio cellulare squillò sulla scrivania mentre scattavo foto noiose per la stanza quindi misi giù la fotocamera per rispondere alla chiamata di Rachel che mi chiese: "Come si sta a New York?"

"Malissimo, sono annoiata a morte." Risposi con un sospiro seduta sul mio letto.

"Dovresti cercare di scappare dalla tua prigione d'oro!" Sentii Chloe gridare dall'altra parte del telefono.

“Non ascoltarla, per favore.” Mi implorò invece la sua ragazza e potevo immaginare l'occhiataccia che probabilmente le aveva lanciato.

"Non ti preoccupare, non sono pazza come lei." Risposi ridendo con l’immagine chiara nella mia mente della mia amica in fuga: "Non voglio preoccupare tanto mio padre dopo quello che è successo."

“Sì, abbiamo letto l'articolo. Non lo biasimo per averti voluto sempre in casa."

"È sempre lui a creare problemi e devo subirne le conseguenze"

"Beh, tuo padre è sempre stato il bambino nella tua famiglia." disse lei e io non potevo negarlo.

"Vero."

"Sei vecchia dentro!" Gridò di nuovo Chloe e io alzai gli occhi al soffitto sentendo la sua solita battuta. Per lei, non essere pazza significava avere un’anima vecchia dentro un corpo giovane e lei mi ricordava la sua opinione ogni volta che ne aveva la possibilità.

"Ma non lo cambieresti per niente al mondo." proseguì Rachel ignorando la sua ragazza.

"Sì, è mio padre e lo adoro così com’è anche se ..." risposi fermandomi quando qualcosa attirò la mia attenzione.

“Max? Max, stai bene? ”Sentii Rachel chiedere con voce preoccupata.

"Sì, solo..." Iniziai a dire alzandomi dal letto e raggiungendo la mia macchina fotografica: “Non puòessere…"

"Che cosa? Di cosa stai parlando?"

"La mia macchina fotografica ..." dissi notando come l'obiettivo brillasse da solo proprio come era successo nel parco quasi un mese e mezzo prima.

"Che cosa? Brilla di nuovo? Max, non capisco cosa stai ... ”disse Rachel preoccupata e potevo anche sentire Chloe chiedere alla sua ragazza cosa non andasse, ma io le ignorai completamente e misi l'obiettivo davanti ai miei occhi con il cuore che batteva forte nel petto…

Mi sentii cadere nel vuoto e sapevo che stavo per rivedere la mia anima gemella.

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Capitolo 4
*** Terzo Capitolo - Vigilia di Natale negli Anni '40 ***


Ciao a tutti! Sono così entusiasta di questa fanfiction perché sembra che, almeno nella sua versione inglese, piaccia molto! Spero che non iniziate a trovarla noiosa, prometto che l'azione inizierà tra qualche capitolo.

Ora, nel capitolo di oggi: Max si ritrova negli anni '40 ed è la vigilia di Natale. Cosa accadrà?

 

Vigilia di Natale negli Anni '40

Quando riaprii gli occhi, mi ritrovai all’aperto come la prima volta che avevo viaggiato nel tempo e inoltre nevicava, potevo sentire alcuni fiocchi di neve trasportati dal vento colpire la mia pelle. Ero sdraiata su un pavimento di legno, ma sopra di me c'era una specie di copertura. Ad un’ulteriore ispezione, notai che mi trovavo sul secondo pianerottolo di una scala esterna.

Alzandomi, mi resi conto che ero vestita molto leggera per le temperature in cui mi trovavo, ma alla torre faceva sempre caldo quindi non ero abituata a vestirmi con un pigiama caldo e indossavo quello che di solito usavo nella nostra casa di Malibù che a malapena sapeva cosa significasse la parola freddo.

Guardai oltre la ringhiera e notai che ero in un edificio alto con molti simili tutt'intorno, un piccolo cortile grigio era al centro dove c'erano alcuni bambini che giocavano a palle di neve correndo e ridendo. Dedussi di essere a Brooklyn, probabilmente l’appartamento di Steve era vicino e guardando la porta sul pianerottolo alla mia sinistra decisi di provare a bussare, forse sarei stata fortunata.

Bussai sul vecchio legno graffiato e attesi che qualcuno aprisse con il cuore che mi batteva nel petto furiosamente. Potevo sentire dei passi dall'interno e alcuni secondi dopo la porta si aprì. Sulla soglia c'era un giovane che non avevo mai incontrato prima, ma in qualche modo mi era familiare. Aveva i capelli corti e castano scuro con occhi azzurri, era alto e aveva due spalle larghe larga. Era decisamente bello e molte ragazze si sarebbero innamorate di lui a prima vista.

Un ghigno apparve sulle sue labbra sottili mentre si appoggiava allo stipite con le braccia incrociate davanti al petto: "Posso aiutarti bambolina?"

Bambolina? Che razza di soprannome era?

“Sto cercando qualcuno che penso viva qui, ma non conosco il suo indirizzo. Forse mi puoi aiutare?” Chiesi ignorando il suo sguardo con cui mi stava studiando con grande attenzione. Probabilmente stava pensando che io avessi vestiti strani, dopo tutto ci trovavamo negli anni '40 e nevicava molto.

“Certo che ti aiuterò. Chi stai cercando? Ma se non trovi questa persona, puoi unirti a me per cena, dopotutto è la vigilia di Natale e nessuno dovrebbe essere solo in questa notte. Ed c’è un freddo gelido, quindi potremmo... "

“Grazie, ma sto cercando la mia anima gemella, non penso che sarebbe una buona idea.” L interruppi prima che potesse elaborare ulteriormente la sua idea, sapevo cosa stesse per dire.

Alle mie parole, raddrizzò la schiena rapidamente e mi guardò con curiosità, almeno aveva un certo rispetto verso cose importanti come le anime gemelle: “Chi stai cercando?"

Anche se fui sorpresa dal suo repentino cambio di comportamento alle mie parole, decisi di andare dritta al punto: "Sto cercando Steve Rogers, penso che viva qui in zona."

“Steve?” Chiese sorpreso per poi guardarsi alle spalle urlando: “Steve! C'è unbella signorina che ti sta cercando!”

“Steve è qui?” Chiesi sorpresa iniziando a l’emozione di poterlo rivedere dopo 54 giorni di lontananza.

“Bucky, di cosa stai parlando? Chi potrebbe ... ” Steve apparve dietro quello che ora sapevo essere Bucky Barnes con un asciugamano tra le mani. Indossava uno spesso pullover sopra i suoi pantaloni marroni e si fermò di scatto quando mi vide: “Maxime?”

“Ciao Steve.” Mormorai prima di lanciarmi contro di lui mettendogli le braccia intorno al collo e affondando la faccia nel suo petto. Potei sentire il suo corpo congelarsi al mio tocco, ma si rilassò immediatamente abbracciandomi a sua volta con il naso nei miei capelli e inalando il mio profumo.

"Pensavo che non ti avrei mai più rivista." L'ho sentii dire vicino al mio orecchio.

"Anch'io."

Rimanemmo in quella posizione per non so quanto tempo fino a quando Bucky non si schiarì la gola ricordandoci della sua presenza. Ci lasciammo andare, ma io rimasi al suo fianco e potei vedere un sorriso gigante fare la sua comparsa sul viso di Steve.

"Maxime, lui è il mio migliore amico Bucky, quello di cui ti ho tanto parlato."disse indicando l'uomo che aveva aperto la porta.

Bucky ci stava studiando con un sorriso sul volto: "Quindi hai parlato di me con la tua anima gemella?" Chiese con uno strano tono e il sorriso divenne più grande: “E perché non mi hai detto nulla di lei? Non sapevo nemmeno che l’avevi finalmente incontrata!”

"Io ..." balbettò Steve arrossendo violentemente mentre Bucky e io aspettavamo la sua risposta che giunse dopo un suo sospiro: “Avevo paura. È successo così all'improvviso ed è stato un po'… strano?” chiese guardandomi, probabilmente aveva paura che mi potessi arrabbiare per le parole scelte, ma io gli sorrisi rassicurante.

"Strano? ... Ok, perché non ne parliamo durante la cena?" Chiese Bucky guardandomi: “Il cibo è pronto e non puoi perdere l'occasione di mangiare la cucina meravigliosa di Steve. Ce n'è abbastanza per tutti e tre, c'è una bottiglia di buon vino e noi possiamo conoscerci meglio."

Non sappi cosa rispondere, avrei dovuto mangiare e festeggiare nel mio presente con mio padre, ma lo sguardo speranzoso negli occhi di Steve mi fece decidere di stare con loro.

“Ok, grazie.” Dissi con un sorriso e notai che quello di Steve crebbe ancora alle mie parole mentre Bucky studiava il suo amico con una luce strana nei suoi occhi. Un luccichio di ... malizia? O era felicità?

Mi condussero alla piccola cucina in cui il tavolo quadrato in legno era coperto da una tovaglia bianca e di cibo con un ottimo profumo. Bucky non mentiva, Steve doveva essere un grande cuoco.

Steve sposto la mia sedia per me e mi aiutò a sedermi prima che i due uomini potessero fare lo stesso. Era strano ricevere quel genere di galanteria, ma lo ringraziai con un sorriso e attesi che si sedessero anche loro.

Iniziammo a mangiare in silenzio. Di tanto in tanto, Steve e io rubavamo un'occhiata al altro come due adolescenti innamorati. Beh, tecnicamente io ero un adolescente ed eravamo innamorati anche se non ce lo eravamo ancora confessati, ma non ero sicura della sua età.

“Quindi stavate per dirmi come vi siete incontrati.” Disse Bucky decidendo che era meglio rompere il ghiaccio perché né Steve né io eravamo intenzionati a farlo.

Steve mi guardò un momento prima di dire: "Come ho detto, è stato un po 'strano."

"Sì, ho capito, ma perché?" Chiese il suo migliore amico sinceramente confuso.

"A causa di dove vengo…" e aggiunsi quando lessi la sua domanda sul suo volto: "O è meglio dire da quando."

"Quando?"

Partii a raccontare la mia vita o almeno quello di cui potevo parlare in libertà. Steve sapeva già alcune cose, ma si ritrovò a scoprire nuove cose facendomi domanda dopo domanda ed io mi stavo sinceramente divertendo a parlare con i due ragazzi.

Bucky credette alla mia storia senza problemi e ne rimasi sinceramente sorpresa. Disse che anche se era una storia molto strana come aveva detto Steve, il suo migliore amico ci credeva e lui sapeva che non era un bugiardo. E dopo tutto, io cosa avrei potuto guadagnarci mentendo? Alla mia anima gemella poi? Aveva visto il marchio di Steve e io gli mostrai il mio quindi sapeva che stavo dicendo il vero.

"E cosa puoi dirmi di te?" Chiesi a Bucky: "So che Steve è uno studente d’arte, ma tu?”

“Beh, lavoro qua e là. A volte al molo o dove vengo pagato abbastanza per vivere, ma ora con la guerra…"

"Guerra?" Chiesi confusa, ma improvvisamente mi ricordai che nel dicembre del 1941 gli Stati Uniti erano entrati nella seconda guerra mondiale: "Che anno è?"

Steve mi sorrise tristemente: "1941, è passato più di un anno dal nostro incontro."

"Un anno?!" Esclamai sorpresa: "Per me sono stati solo 54 giorni!"

"No, per me sono trascorsi 1 anno e 87 giorni." Mormorò abbassando gli occhi: "Pensavo che non ti avrei più vista, che avevo perso la mia possibilità."

“Oh Steve.” Mi alzai dalla sedia e mi inginocchiai sul pavimento al suo fianco abbracciandolo affondando ancora la faccia nel suo collo. Ricambiò la stretta mentre io lo baciavo sulla pelle e potevo immaginarlo arrossire al contatto.

"Non farlo." Disse Steve con tono serio e sentii Bucky ridere mentre si alzava per raggiungere il bancone della cucina vicino ai fornelli sul muro più lontano della stanza.

"Non avrei detto niente, idiota."

"Come no... scemo."

Steve e io ci separammo e ci guardammo negli occhi persi nel nostro momento. Il mio viso era a poca distanza dal suo e potevo vedere i suoi occhi cerulei che passavano sulle mie labbra mentre io facevo lo stesso con le sue. Come sarebbe stato baciare la mia anima gemella? Come sarebbe stato il mio primo bacio con la mia anima gemella? Stava per succedere?

"Ok, il dessert è pronto!"

Steve e io ci allontanammo l'uno dal altro arrossendo. Bucky era di nuovo vicino al tavolo con quel suo ghigno strano:"Ho interrotto qualcosa?"

"Non fare lo scemo e metti giù il dessert."

"Posso sempre mangiarlo da solo mentre voi due…"

"Non osare!" Esclamò Steve alzandosi e cercando di togliere il cibo di mano al suo amico. Li guardai con un sorriso divertito mentre lottavano per il vassoio.

Alla fine, Steve la ebbe vinta e il dessert fu servito mentre la conversazione riprendeva senza toccare l'argomento del quasi bacio.

Dopo cena, li aiutai a pulire il tavolo e cercai di fare altrettanto per lavare i piatti, ma Bucky ci disse di andare in salotto e goderci la nostra compagnia mentre finiva di lui di riordinare.

Dopo aver cercato di insistere senza risultati, Steve e io ci sedemmo sul piccolo divano logoro con le mani intrecciata e io mi appoggiai alla sua spalla.

"Sono felice di essere qui." Dissi con un sorriso sulle labbra.

"Sono felice che tu ci sia." Rispose lui baciandomi i capelli sulla tempia.

"Non voglio che questa notte finisca."

"Nemmeno io, ma succederà, no?"

"Temo di sì." Mormorai godendo del suo tocco.

"Beh, spero solo di rivederti presto questa volta."

"Lo spero anch'io. 54 giorni sono stati un'eternità per me, non riesco a immaginare... più che anno…"

"E’ stato... non riesco nemmeno a descriverlo."

"Hai contato ogni giorno in cui eravamo separati." Mormorai sentendomi improvvisamente assonnata.

"Anche tu." Lo sentii rispondere.

"Sì, ma ho contato solo fino a 54, tu…"

"1 anno e 87 giorni."

"Mi dispiace."

“Non devi. Non è stata colpa tua e non voglio più pensarci. Tu sei qui e mi godrò ogni secondo di questa opportunità.” Disse circondandomi la vita con la sue braccia e lasciarmi riposare contro di lui.

Alzai lo sguardo e gli sorrisi: "Sei meraviglioso Steve." Dissi prima di spingeremi verso di lui per baciargli la guancia vicino al angolo della bocca.

Lui arrossì ancora, qualcosa che trovavo molto dolce, poi mi riposizionai contro di lui e chiusi gli occhi.

Probabilmente dovevo essermi addormentata perché quando riaprii gli occhi, la prima cosa che sentii fu la voce di mio padre che mi chiamava dicendo che la cena era pronta.

Delusa, mi resi conto di essere tornata nel mio presente… di nuovo.

"Arrivo!" Gridai prima di alzarmi dal letto guardando il mio telefono e notando che c'erano diverse chiamate di Chloe e Rachel. Decisi di scrivere un semplice messaggio con la promessa di chiamarle più tardi per raccontare tutto quello che mi era successo.

Mentre raggiungevo la mia porta, notai sul pavimento un'altra foto e la presi nella mano vedendo che ritraeva Steve e me addormentati sul divano del suo appartamento. Sorrisi innamorata prima di mettere la foto insieme all’altra nel album che avevo cominciato a fare.

Spero davvero di rivederti presto, amore mio.

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