Lost on You di Ste_exLagu (/viewuser.php?uid=102)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lost on You ***
Capitolo 2: *** 'Cause I don't know how ***
Capitolo 3: *** We came from? ***
Capitolo 4: *** Burning like ember ***
Capitolo 5: *** SakuNeko ***
Capitolo 6: *** Russian's game ***
Capitolo 7: *** House or Home? ***
Capitolo 8: *** Home? ***
Capitolo 1 *** Lost on You ***
あなたに負けた
(Anata ni maketa) Lost On you
Note pre fic: l’ispirazione è venuta grazie alla canzone Lost on you di LP, e di una traduzione sommaria che ha fatto il mio cervello e che non corrisponde proprio a quella vera.
Let's raise a glass or two
To all the things I've lost on you
“Haruko
brindiamo” la mia voce è più profonda
rispetto a quella che avevo al liceo, e
la giovane donna che ho davanti non è più quella
priva di malizia e un tantino
ingenua di cui mi ero follemente e perdutamente innamorato. Lei prende
il suo
bicchiere di vino, mentre io impugno una pinta di birra scura, scura
come il
mio umore. Lei non sa che io so, e l’ho portata in questo bel
locale alla moda.
Non sono stato un talento precoce come Rukawa, ma anch’io
sono stato ingaggiato
in NBA, lui ha saltato la trafila dei campionati universitari, si
è trovato
catapultato in questo circo, perché non è
più solo basket, ma sono gli sponsor,
è l’immagine che conta, e lui è sempre
così bello e irraggiungibile, ma non
siamo qua a parlare di lui e dell’impeccabile impressione che
fa ai media
americani. Io non sono riuscito a tenermi fuori dalle cronache rosa, ma
le
uniche cose che sono uscite su di me è che sono un bravo
ragazzo fidanzato con
la ragazza del liceo ormai da una vita. Sulla nostra relazione ho
investito il
mio tempo, il mio amore, le mie emozioni, il bene il male, come nelle
promesse
matrimoniali, ci sono sempre stato per lei, e i primi anni, quando
eravamo
ancora in Giappone è stato così. Siamo stati per
un periodo io e lei contro il
mondo, poi siamo arrivati qua, e ho cominciato la mia carriera da
professionista a venticinque anni, e lei è cambiata, lei ha
cominciato ad
uscire per club tutte le sere, per tutta la notte, ha cominciato a
vedersi con
molte, moltissime “Amiche” se pensa che io sia
stupido ha sbagliato, sono solo
stato innamorato, ma l’amore è un sentimento su
cui investi, su cui lavori ogni
giorno. Ci sono state molte giornate no, all’inizio ero
quello nuovo, quello
che parlava inglese e che alcune espressioni americane proprio non le
capiva, e
per loro parlavo troppo velocemente. Poi mi sono abituato a loro e loro
a me, e
abbiamo fatto squadra, e sono diventato un pilastro per la mia squadra,
sono
alle soglie dei trentanni, e qualcuno potrebbe chiosare che sto
diventando
vecchio per questo gioco. Ma non sono vecchio per il basket, ma sono
solo più
vecchio, più noioso, per quanto riguarda il rispetto e
l’amore. Io ho perso le
mie emozioni inseguendola, dandole possibilità di spiegarsi,
dandole tutto il
tempo che le serviva “Sai Hanachan stiamo aspettando un
bambino” la guardo e
sgrano gli occhi nocciola. “Di grazia, amore, io non sono
così geniale da
mettere incinta qualcuna con la mia sola presenza ed è un
anno che non facciamo
sesso, in quale universo vivi? Credi di incastrarmi così?
Possiamo uscirne bene
tutti e due o meno” le dico e alzo nuovamente il boccale,
siamo in un pub, la
musica soffusa e un sacco di tavoli, e siamo al mio preferito, quello
sul
fondo, quello da cui posso osservare questa variopinta serie di persone
che si
diverte, o prova a dimenticare, o entra per curiosità, qua
il basket trasuda da
ogni muro. Un paio di colleghi hanno rilevato questo posto che stava
fallendo,
ma che è sempre stato il locale del Basket di questa
bellissima città, è a poca
distanza dal Dome. Lei mi guarda stranita “brindiamo a tutto
quello che ho
investito sulla nostra relazione e che ho perso” lei mi
guarda con astio adesso
“Tu vuoi fare uno scandalo e mettere in pericolo la mia
carriera, e io voglio
impedirtelo, quindi cara e dolce Harukina cosa vuoi per sparire dalla
mia vita,
anzi cosa volete tu e il tuo adorato fidanzatino, non fare quella
faccia, te
l’ho detto non sono stupido, so che te la fai con lui da
molto tempo, e che non
è un tuo amico gay, e non è nemmeno
più un mio amico.” “Bene, vai subito al
sodo”
dice lei “Non siamo più dei ragazzini, io non
voglio più stare con te, mi hai
svuotato di ogni emozione, e tu non vuoi stare con me da quando siamo
arrivati
qua, e non so se la tua storia con lui sia iniziata prima del nostro
trasferimento qua” scrollo le spalle “Non mi
interessa in realtà” aggiungo e
lei sorride, un sorriso tirato, di circostanza “Bene,
vogliamo un assegno di
mantenimento, tu guadagni bene e ci accontentiamo del 10% del tuo
stipendio
mensile.” la guardo e faccio qualche calcolo, e non sono mai
stato così ingenuo
da dirle anche le mie entrate attraverso gli sponsor, adesso sono
ricco, sono
riuscito a comprare una bella casa a mia mamma e a darle la
stabilità economica
che si merita. “Bene, metteremo per scritto tutto, ho fatto
preparare i fogli
al mio avvocato, e ho pensato al 15%, però tu dovrai firmare
e seguire tutte le
clausole , e mi sono permesso di invitare una persona
“Noma” saluto il nuovo
arrivato e gli faccio segno di sedere, gli riempo un bicchiere di vino
“Brindiamo” ripeto “A tutte le cose che
ho perso grazie a voi, alla vostra
felicità e a vostro figlio. Voi firmerete
l’accordo, e lo seguirete alla
lettera, tiene conto della legislatura americana e giapponese, quindi
vedete di
non fare i furbi” li avverto sorridendo e finendo la mia
pinta. Loro due
sembrano basiti, da una cartelletta che avevo poggiato a fianco a me,
sulla
quarta sedia di questo tavolo quadrato. “Bene servono le
firme dove ci sono i
post it a forma di freccia, di entrambi.” dico e il mio amico
Noma cerca di ribattere
“E se non firmiamo?” sorrido “Io le
chiederò di sposarmi al Dome e lei a quel
punto avrà due possibilità da cui
uscirà male entrambe le volte, sposarmi e
firmare un accordo prematrimoniale oppure rifiutarmi in diretta tv in
135
stati.” sorrido e lui sembra accogliere questa mia minaccia
come tale.
“Perfetto” firma in tutti gli spazi dopo aver letto
e così fa anche Haruko, ci
sono cinque copie che provvedo a firmare anch’io
“una per uno, queste sono
vostre, nel caso aveste dei dubbi”. Loro due fanno segno di
diniego con la
testa. Loro non sanno che questi soldi andranno in un fondo fiduciario
a nome
del bambino gestito dal mio avvocato, non hanno letto, così
allettati dai miei
soldi. A loro andrà solo una piccola parte della somma per
poter vivere dignitosamente.
Mi alzo e faccio un piccolo inchino, un refuso della mia vita in
Giappone “Ora
se volete scusarmi, vado a godermi la mia prima sera da scapolo dopo
quasi
quindici anni” mi lecco le labbra lentamente e mi allontano
da loro due. Non
voglio più avere a che fare con loro, ma prima di congedarmi
completamente “Vi
conviene tornare in Giappone, sapete ho qualche prova del vostro
tradimento,
prove che risalgono fin dal secondo mese della nostra permanenza qua.
Ho
provato a darti una seconda possibilità ad ogni litigata, ho
provato a farti
confessare, ma tu nulla, e io ho pensato che fosse solo una questione
fisica,
ma poi ho visto foto, che una fotografa di un giornale, che prima di
pubblicare
le foto mi ha contattato, e mi sono reso conto che voi facevate, o
eravate
fidanzati, e io ero solo il tuo bancomat Haruko. Ora tutto quello che
ho perso
con te è andato, ma non hai più nessun potere su
di me. Non sono più uno
stupido innamorato. Solo ingenuo”. Stavolta mi allontano e
non rivolgo più
nemmeno lo sguardo a quei due.
Vado
al bancone e mi siedo in modo sgraziato “Qualcosa di
forte”. “Ramirez fa un the
verde al signore” una voce familiare chiama il barman, alzo
lo sguardo e i miei
occhi si specchiano in dei pozzi blu, profondi, le Fosse delle Marianne
della
sua anima tormentata. “Kitsune” lui mi sorride
alzando solo i lati
della bocca “Do’hao” sono quasi
affezionato a quel soprannome “Perché
Do’hao” gli chiedo dopo tutti questi anni
e lui mi risponde con una domanda “perché
volpe?” parliamo in inglese per
abitudine ormai, ma come al solito lui non è molto loquace,
almeno non ci
stiamo menando. “Un the verde signore?” e lui
annuisce “Si, domani qualcuno ha
gli allenamenti prepartita” un ispanico sulla ventina ci
guarda “Ok capo,
andate al solito tavolo” e Rukawa annuisce “Dai
andiamo nel mio ufficio” mi
sprona a seguirlo, il suo ufficio è nella zona dei
divanetti, quello più
appartato “La tua tana?” e lui annuisce, sul tavolo
un pc e un po’ di
scartoffie. “Non amo i luoghi troppo chiusi”
aggiunge e io ridacchio “solo le
distese artiche?” e lui sbuffa “me la devi spiegare
questa” ripete e io mi
butto sul divanetto con poca grazia, e lui si siede poco lontano
“Vorrei
sbronzarmi” gli dico e lui scuote la testa “Non
sarebbe divertente stracciarti
se ti facessi ubriacare stasera” inclino la testa da un lato,
adesso siamo
uomini non siamo più ragazzi, o ragazzini, siamo cresciuti,
e con lui il tempo
sembra si sia fermato a quel giorno del terzo anno, dopo la fine del
campionato
nazionale estivo che abbiamo vinto insieme, lui come capitano della
squadra e
io come vice, avevamo fatto una tregua. Lui aveva fatto un camp negli
Stati
Uniti “Sono stato la quattordicesima draft e andrò
a giocare in NBA” era
entusiasta lo avevo imparato a conoscere in quei tre anni come compagni
di
squadra, sono rimasto folgorato da quella notizia.
“Diventerai capitano, e mi
raccomando vinci il campionato nazionale” lo guardo adesso
come allora
estasiato da quei lineamenti così perfetti da sembrare
scolpiti nell’alabastro
più puro e privo di imperfezioni. “Va bene, vada
per il the verde” e lui
sorride, sul serio stavolta e ne rimango incantato, negli anni a scuola
gliel’ho visto fare giusto qualche volta
“Genmaicha, il tuo preferito,
direttamente da casa, me lo manda mio zio” strabuzzo gli
occhi “ancora te lo
ricordi?” e lui sospira e distoglie lo sguardo, peccato, mi
son sempre piaciuti
i suoi occhi, così esotici. “Sei una volpe, ma non
una volpe rossa, sei una
volpe artica, sei sempre stato gelido, non hai mai considerato nessuno
alla tua
altezza, e sei così irraggiungibile, non lo so, sei furbo, e
risolvi sempre i
tuoi guai da solo.” scrollo le spalle. “Lo sai che
le volpi sono monogame?” mi
chiede e io scuoto la testa, ormai tengo i capelli rossi di media
lunghezza e
si muovono con i movimenti della mia testa, senza però
infastidirmi quando
gioco, lui ha un taglio migliore rispetto al liceo, e fa ancora
più conquiste,
ma nessuno è mai riuscito a trovare foto compromettenti su
di lui in compagnia
di chicchessia. “Sei misterioso come quelle volpi”
aggiungo. Lui sospira e
sembra voler dire qualcosa ma poi si blocca “Tutto ok con
l’Akagi?” mi chiede e
io crollo, non riesco ad essere lo stesso, sono dilaniato, non mi rendo
nemmeno
conto dell’arrivo del barman con due tazze di the e tutto il
necessario per
prepararlo. Percepisco i movimenti di Rukawa ma non metto a fuoco,
scoppio a
piangere “L’ho lasciata e le ho fatto firmare un
contratto” sento una mano
calda che mi carezza la testa “giravano le voci
nell’ambiente lo sai?” annuisco
“Ho investito tutti i miei sentimenti su di lei, volevo una
storia bella come
quella dei miei genitori, le ho perdonato le scappatelle, i club, e le
scenate
di gelosia una volta a casa.” comincio ad aprirmi con la mia
nemesi, lui
continua la carezza lenta sulla mia testa e mi sembra una cosa tanto
giusta.
“Sai, ero innamorato, ora penso di essermi innamorato
dell’idea che mi son
fatto di lei, ma non mi hai detto perché continui a
chiamarmi Do’hao” alzo lo
sguardo per vedere lui che abbassa il proprio sulle tazza di the in cui
sta
versando il contenuto della teiera, mi porge una tazza e si nasconde
dietro la
sua. “Sono uno che osserva molto e agisce poco” mi
spiega e questo l’ho capito
anch’io negli anni, all’inizio pensavo fosse sempre
addormentato, invece spesso
lo sembrava e basta, le orecchie volpine ad ascoltare le persone.
“Non mi sono
mai fidato delle persone, e quindi le ho sempre studiate prima di
approcciare
qualcuno” ridacchio, “ti rendi conto che fai il
solitario anche qua” e lui
annuisce “bene tu hai dichiarato il tuo amore per una che io
ho etichettato
come arrivista, arrampicatrice sociale, e in cerca di attenzioni la
terza volta
che l’ho vista, come non chiamarti
Do’hao?” lo guardo assottigliando gli occhi
“tu, avevi previsto?” gli chiedo e lui scuote la
testa “No, con te sembrava
sincera, almeno al secondo e terzo anno, speravo di essermi
sbagliato.” si
lecca le labbra lentamente. “Speravi di esserti
sbagliato?” sto scoprendo un
uomo diverso da quel ragazzino impaurito dalla vita che è
partito da Kanagawa
con una sola valigia e tanti sogni. “Sei una delle poche
persone che ho fatto
entrare nella mia vita” si mordicchia il labbro e poi
sorseggia la bevanda
calda e io faccio altrettanto “Ho sempre sperato che almeno a
te le cose
andassero bene su quel frangente” sospira e io lo osservo
“Sono una volpe, sono
monogamo, mi sono innamorato e l’uomo che amo non fa
altrettanto” lo dice come
si potrebbe leggere l’orario di un treno e sento qualcosa
dentro di me
incrinarsi “Per questo non sei stato visto con
nessuno?” chiedo e lui annuisce
“ho fatto entrare qualche persona nella mia vita, ma non
riesco a volere nessun
altro.” Mi spiega e io sono più confuso di prima,
e più addolorato. “Scusa, non
parliamo di me, ne ho abbastanza” dice ma ora ha acceso la
mia curiosità “Perché
non gli dici niente?” l’ho sempre saputo che fosse
gay dopo una sfuriata che un
mio amico definirebbe la sfrantiata, la sfuriata sfranta ha detto
davanti a
tutta la scuola e soprattutto a quelle invasate del suo fan club
testuali
parole “Lo volete capire che mi piace il cazzo, e voi non lo
avrete mai?” sono
dovute venire delle ambulanze per gli svenimenti di massa, e poi ha
continuato
a ricevere lettere adesso dalla popolazione maschile e a tutti ha
comunque
rifiutato con maggior delicatezza rispetto a come faceva con le
ragazze, ma non
ha mai accettato nessuno. “Non sono il suo tipo, ho qualcosa
di troppo tra le
gambe, e non sono abbastanza per poterci solo provare” lo
guardo stranito, è un
campione nel NBA da più di dieci anni è
bellissimo, così bello da sembrare
scolpito nella pietra da mani abili, e non si sente abbastanza, e se
lui non è
abbastanza io cosa sono? Sospiro e lo guardo “Magari
riusciresti ad andare
avanti” gli dico con un filo di voce e lui mi guarda, la sua
espressione adesso
è impregnata del suo dolore, ed io mi nascondo nel mio the
finendo di berlo.
“sfogati, non pensare a me” dice e stavolta si
avvicina di più a me e mi fa
poggiare la testa sulla sua spalla solida. “Sei tu quello che
sta soffrendo”
dice e io non capisco come faccia. Riuscire ad entrare nella sua
cerchia di
conoscenze è difficile, ma è di una
lealtà estrema, e poi ha queste braccia
forti che sembrano fatte per gli abbracci e il suo dopo barba mi sta
inebriando, sento una carezza sulla schiena mentre piango sulla sua
spalla.
“Avrei voluto che quel figlio fosse mio, vorrei un
figlio” lui mi stringe a se
e poggia le sue labbra sulla mia testa. Sento il calore del suo corpo
solido,
forte e così virile, che mi culla e mi sembra quasi un
balsamo sulle mie
ferite. Siamo sempre i soliti due animali selvatici, che agiscono per
istinto,
per un momento quando ho scoperto della gravidanza di Haruko mi son
chiesto CFR
cosa farebbe Rukawa, il freddo e calcolatore, e sono andato
dall’avvocato in
modo da poter concludere la mia relazione con lei, e poi scopro che
invece lui
non è così calcolatore, o almeno non lo
è adesso, in questo momento è solo un
amico che consola un amico. “Quello che mi fa più
male è che Noma si
professasse gay e che fosse mio amico” mi carezza i capelli
nuovamente “non
tutti quelli che dicono di essere tuoi amici lo sono, così
come quelli che
dicono di essere tuoi nemici lo sono.” Mi dondolo nel suo
abbraccio e riesco a
versare tutte le mie lacrime, quelle di frustrazione, quelle di dolore
per il
tradimento, quelle della perdita del figlio che non è
nemmeno mio.
“Puoi
sempre adottare” mi dice ancora con le labbra tra i miei
capelli “faresti
felice un bambino o una bambina” mi da un bacio, o almeno
sembra che mi abbia
baciato sulla testa, non capisco più niente devo guardarlo
in viso, lo stacco
da me con delicatezza infondo ci comportiamo spesso come se fossimo
selvatici,
e forse lui un po’ lo è
“Guardami” gli dico e noto che anche lui ha pianto,
ma
il suo volto sembra tranquillo. “Perché”
scuote la testa “ho sentito come se il
tuo dolore fosse mio” sono sempre rimasto stupito
dall’empatia di questo
ragazzo, sembra sempre senza emozioni, invece riesce a sentire quelle
degli
altri come se fossero sue, e non vuole essere letto, e non ne mostra in
modo da
non attirare l’attenzione, ma come si fa a non dare
attenzione a un tipo così
talentuoso e particolare? “Il tuo amore deve essere stupido
per non rendersi
conto di te” lui mi sorride amaro “Spero che vada
meglio” e annuisco “Sai non
avevo pensato, in questo stato anche i single possono
adottare” vedo che si
rilassa “ora devo andare a fare un po’ di presenza
al banco o il mio socio mi
distrugge, visto che sono così poco in
città” inclino la testa da un lato, il
suo socio è il capitano della mia squadra, è
più grande di noi ed uno straniero
anche lui, viene dal Canada, e bo i canadesi sono così
polite, che non sai mai
come fare con loro. Ha giocato con Kaede mentre io ero ancora a cercare
di
farmi strada in Giappone, e poi quando lui è andato a
giocare altrove son
arrivato io in squadra e il capitano ha preso anche me sotto la sua ala
protettrice. Il mio ex compagno di squadra e prossimo avversario mi
lascia solo
a questo tavolo a rimuginare ancora sul mio cuore che avevo affidato a
quella
che si è rivelata la peggiore scelta della mia vita. Le
sarò sempre grato per
avermi fatto innamorare del Basket.
Parole Sparse
Ok ed eccomi ad iniziare una nuova fic, prometto che finirò anche le altre! Niente è un momento in cui devono uscire parole, sono in fase logorroico/grafomane SYS
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** 'Cause I don't know how ***
あなたに負けた
(Anata
ni maketa)
Lost
On you
ovvero
quando un’anima
si incatena ad un’altra ma la lascia libera
Note
pre fic: Sono in un malvagio loop in cui ascolto quasi
esclusivamente Lost on You, e ora ne ho due versioni preferite, una di
un live
di LP su rai due e una cover di Scott Hoying e Mario Jose sulla musica
di In
Time di Zimmer.
All I ever wanted was
you
I'll never get to heaven
'Cause I don't know how
Le
volpi sono animali
monogami, scelgono un compagno per la vita, è un animale che
mi calza a
pennello. Mi sono innamorato a quindici anni e lo sono ancora, del
solito
ragazzo, ma ora alla soglia dei trenta è un uomo con spalle
ancora più larghe e
mani più calde. Devo avere un animo masochista, per forza,
non è normale
innamorarsi di uno tsunami, di un dio del fuoco e della guerra, il
nostro primo
incontro è finito in rissa, e molta della nostra
comunicazione durante quel
primo anno è stata fatta attraverso le nostre mani. Non ci
siamo detti molto,
ma eravamo sempre vicini, se lui era nervoso veniva sempre da me per
una
scazzottata, se mi sentivo troppo solo rinchiuso nel mio bozzolo fatto
di
silenzio e basket allora lo provocavo, e non mancavamo mai una rissa.
La
partita con lo Shannoh ha segnato un punto di svolta, non sembra ma ho
osservato i suoi progressi fulminei e l’ho invidiato un
sacco, io ho sputato
lacrime e sangue per riuscire ad arrivare a quel livello in solo in
pochi mesi,
e ci siamo passati la palla come una vera squadra c’eravamo
in qualche modo
addomesticati, avevo cominciato a nutrire una certa fiducia in lui, e
provavo
attrazione fisica, così forte da farmi stare male. Mi
è stata diagnosticata una
neurodiversità che ricade nello spettro autistico, nulla di
grave, solo il mio
cervello è diverso da quello di molti altri e questo mi ha
sempre portato a non
capire bene come approcciarmi col prossimo. La mia mancanza di
relazioni
sociali ha preoccupato molto i miei genitori, che mi hanno portato da
quel
medico o da quell’altro luminare in giro per il Giappone per
capire cosa avesse
il loro figlio le cui occupazioni erano ristrette, e che dormiva al
posto di
andare a giocare con i coetanei, la diagnosi è arrivata una
mattina, stavo già
frequentando le scuole medie. Adesso capisco che i miei genitori hanno
fatto
tutto quello che hanno potuto per amore, ma per me era un incubo,
sempre le
solite domande, sempre a farmi perdere tempo che potevo occupare con il
basket
e dormendo. Nonostante sia arrivato a casa con più lividi
del solito, li ho
visti sollevati da quando ho conosciuto lui, hanno detto che ho
reagito, e sono
riuscito ad aprirmi un po’ con loro, lasciandoli entrare nel
mio mondo. Adesso
lo capisco la mia reazione di chiusura si era accentuata con le visite,
vedevo
gli altri come tutti quei medici impiccioni. Ho sempre osservato le
persone con
cura, ho sempre paura di essere abbandonato e mi avvicino solo a quelli
che, a
mio giudizio, non mi abbandoneranno col tempo. Devo dire che il mio
istinto mi
ha sempre premiato. Quando durante il terzo anno mi sono iscritto alla
draft
l’ho fatto quasi per scherzo, i miei mi hanno mandato al pre
camp, e mi hanno
messo nelle scelte possibili, quattordicesima draft, ho fatto una steal
of
draft, mi sono imposto come giocatore di prestigio, e ancora mi fa
impressione
che la gente che compra la mia maglietta. Vengo subito riconosciuto, mi
fa
piacere perché vuol dire che nel mio lavoro, la mia passione
più grande sono
bravo, non giriamoci attorno, non nascondiamoci dietro falsa modestia.
Stasera
ero al pub che
ho comprato con un ex collega, adesso capitano della squadra dove gioca
la
testa rossa, e mi sono ritrovato un Hanamichi Sakuragi distrutto che
chiede
qualcosa di forte, niente di più forte di un the
passerà dalle sue labbra in
mia presenza. Lo consolo, e questo mi fa un male cane,
perché la mia
maledizione è riuscire a sentire il dolore degli altri come
se fosse mio, e
finisco prosciugato. Hanamichi non ha capito che l’unico per
cui spasimo è
proprio lui, lo faccio da quando ho quindici anni, lo faccio da quando
uno
tsunami rosso si è scontrato con il mio guscio di paura e
rifiuto. Quando ero
piccolo, ricordo vagamente, una bambina dell’asilo con cui
giocavo spesso, lei però
non se la passava bene a casa, e io tornavo a casa mia sentendomi solo
e
abbandonato come lei, e questo mi faceva paura, ed ho deciso di non
interessarmi alle persone. Nessuno doveva scalfire la mia
tranquillità. Ho un
qualche avo olandese, e saltando qualche generazione gli occhi blu si
ripresentano, e proprio a me dovevano capitare? Le ragazze dalle medie
hanno
cominciato a tampinarmi, fino al momento di rottura, ho detto
chiaramente di
essere interessato al cazzo. Mi sono sentito libero, leggero, e sono
riuscito a
trattare meglio le persone senza l’ansia della loro
attrazione fisica, spesso
venduta come amore a poco prezzo.
Sono
devastato
doppiamente, lui ha lasciato la sua fidanzata storica, si sono messi
insieme
dopo la sua riabilitazione, ora lei è incinta di un altro,
ma non uno qualsiasi
uno dei suoi amici storici, il suo amico storico che diceva di essere
gay.
Avevo sospettato che lei fosse un’arrivista, ma pensavo di
essermi sbagliato,
ed eccoci dopo quindici anni a raccogliere i cocci del suo cuore, un
cuore
grande e generoso, un uomo pieno di amore, che ne ha ricevuto un sacco
nonostante il carattere turbolento dell’adolescenza, lui
è stato salvato dal
basket e io sono stato salvato da lui. Vorrei spaccare la faccia a
quella
ragazza, ma non posso, e poi lui l’ha liquidata in modo
geniale, le ha fatto
firmare un contratto, io non l’avrei fatto, perché
non faccio arrivare nessuno
così vicino al mio cuore da spezzarlo. Non è
vero, lui potrebbe polverizzarmi
in un secondo, ma aspetto con trepidazione la partita di dopodomani.
Servo
qualche avventore, faccio qualche selfie, firmo qualche autografo,
mentre lui è
al tavolo più nascosto a sorseggiare the. Ho dovuto
lasciarlo solo o gli avrei
detto quello che mi preme sul cuore ormai da anni. Non l’ho
idealizzato,
conosco i suoi difetti, e penso se ne siano aggiunti altri nel tempo,
ma sono
irrimediabilmente attirato da lui, dalla sua pelle ambrata da quei
capelli di
fiamma. Vorrei poter andare di là e baciarlo, ma non posso,
non posso perderlo,
non posso sfruttare il dolore per un po’ di calore umano.
Sono
passati due giorni
dal nostro incontro al bar, ieri è uscito un piccolo
comunicato che annuncia la
rottura del fidanzamento tra Haruko Akagi e Hanamichi Sakuragi,
confesso ho
stampato e incorniciato la notizia. Sono dentro al Dome, dove ho
giocato la mia
prima partita in NBA, l’ultimo cambio quello che
l’allenatore fa tanto per, e
son riuscito a mettere dentro il canestro e il tiro libero, tutta
fortuna, ma
ci vuole anche quella, mi son fatto vedere e da 15 secondi sono passato
a
minuti e poi a tempi interi e ora sono titolare in una squadra
titolata. Sono
pronto, fascetta all’altezza del gomito, divisa, scarpe dello
sponsor. Entriamo
in campo, e non mi aspetto niente di diverso, Hanamichi entra nel
cerchio di
centro campo per la palla a due. La partita scorre veloce nel mio gioco
e in
quello dei compagni, la lotta è serrata, siamo al quarto
quarto mancano 13
secondi e mi sto lanciando in contropiede ma vengo raggiunto da un
difensore,
il difensore più bello di tutta la lega, il ragazzo che amo
con tutte le mie
forze, ma da cui non mi farò fermare, devo fare attenzione
allo sfondamento, è
bravo a cercare di portare l’attaccante in fallo, la partita
non è finita, loro
sono un punto avanti, ma la mia fame di vincere non si placa mai.
Entriamo in
area e lo scontro non è delicato, ma non
c’è vantaggio, si continua, riesco a
tirare in fade away e lui riesce a bloccarmi, ma ricadendo mi colpisce
facendomi cadere. “Kaede” mi chiama quando sbatto
contro il parquet di questo
palazzetto “Tutto ok Do’hao”. Mi rialzo
in piedi afferrando la sua mano calda,
sento come una scossa elettrica, e l’intervento
dell’arbitro mi salva dal
baciarlo in diretta tv. “Canestro realizzato, fallo del
numero 13, 1 tiro” il
cronometro segna due secondi, e devo per forza realizzare, con lui in
due
secondi non sei al sicuro. Riesco a realizzare il canestro, e un suo
compagno
effettua la rimessa ed io mi metto a marcare il rosso, e per fortuna
riesco a
distrarlo per i due lunghissimi secondi successivi. La mia squadra
vince la
partita, ma è stata una sofferenza, e sarà una
sofferenza il ritorno nello
spogliatoio con il nostro urlante allenatore. Non la
quantità di urla che si
beccherà lui, ma anche il mio allenatore non ci scherza.
Quando siamo pronti e
ripuliti lo vedo nel corridoio degli spogliatoi indeciso se uscire o
meno. La
tv ha intervistato entrambi, e lui ha fatto un mea culpa assurdo per il
fallo,
non si è reso conto che sono stato io a colpirlo e a far
sembrare il contrario,
pesare una decina forse quindici chili in meno mi avvantaggia in questi
casi.
Ho dovuto fare appello a tutto il mio sangue freddo quando ho visto le
sue
labbra incresparsi in una smorfia delusa. Ha fatto una partita
fantastica, e ha
sbagliato solo quel fallo proprio alla fine, vorrei abbracciarlo come
l’altra
sera far poggiare la sua testa sulla spalla e baciare ancora quei
capelli
rossi. Sono proprio perso e ora siamo qua insieme in questo corridoio.
“Do’hao,
ti sono venuto addosso io” gli dico “apposta per
cercarmi il fallo” e lui
sorride amaro “avrei dovuto prevederlo da una kitsune come
te” parliamo in
inglese e usiamo i soprannomi del liceo ancora in giapponese.
“Stasera vieni al
bar? Domani riparto, ma vorrei offrirti un the” lui ride
mentre veniamo
raggiunti da giornalisti e appassionati “Ci conto”
gli dico senza dargli la
possibilità di rispondermi, visto che mi giro verso la
fotocamera di un
fotografo che è ospite fisso del Dome. Ci sommergono di
domande e poi ognuno
prende la propria strada. Spero accetti il mio invito, è
ancora distrutto, lo
vedo anche se lui si è rinchiuso nella sua maschera da
buffone sbruffone.
Parole
Sparse
Niente
questa fic
fa la prepotente, e vuole essere per forza scritta, me lo chiede di
forza e mi
ritrovo con le parole che fluiscono dalla mia mente alla tastiera.
Lasciatemi
passare
l’errore temporale per la Draft di Rukawa, gli stranieri sono
eleggibili
nell’anno del loro diciannovesimo compleanno in
realtà, i cittadini americani
invece dai 18 anni, e devono essere diplomati.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** We came from? ***
(Anata ni maketa) Lost On you Mi hai lasciato con un soprannome in balia dei fotografi
Note pre fic: per pietà degli abitanti di casa mia cerco di non ascoltare solo una canzone in loop, ma non sempre mi riesce, e questa canzone è una di quelle che potrebbe benissimo finire nella top3 di quelle che ho ascoltato di più.
When
you get older, plainer, saner
Will
you remember all the danger
We
came from?
La volpe malefica mi lascia in
pasto a fotografi e giornalisti con un invito per stasera al pub e il
solito soprannome, che negli anni hanno cercato di capire da quello che
ci dicevamo in partita ma adesso l’ha spiattellato davanti a
tutti questi giornalisti. “Cosa vuol dire Dohao? Cosa vuol
dire Kitsune?” chiede una giornalista sportiva molto carina,
una moretta che indossa delle scarpe da ginnastica sotto un paio di
jeans aderenti e una camicetta semitrasparente, abbigliamento che
però non mi distrae come dovrebbe e fa uscire un sospiro
rumoroso dalle mie labbra. “Sono i soprannomi del liceo,
eravamo compagni di squadra e ci siamo odiati per quasi un anno, e lui
mi chiamava idiota, dohao appunto, e la mia brillante
genialità ha partorito per lui il soprannome volpe, e quando
mi lanciavo nei miei insulti per lui anche volpe artica ma spesso erano
solo stupido idiota e stupida volpe, baka dohao e baka
kitsune” spiego con calma e spero che non sappiano che la mia
ex fidanzatina è incinta di un altro, anche se scommetto
cinquecento dollari su Kevin, l’addetto di una rivista rosa
che ama particolarmente gli sportivi, e ho sempre il dubbio che abbia
una cotta colossale per Kaede. Lo vedo alzare la mano e comincio a
sudare freddo. “Voci dicono che la tua ex aspetti tuo
figlio” sorrido mentre dentro vorrei morire “Kevin
ti hanno informato male le tue fonti” e scommetterei
metà dello stipendio di questo mese che son stati loro.
“Di alla tua fonte, che come le ho detto l’altra
sera, si sono un genio in molte cose, ma ancora non sono
così bravo da mettere incinte le ragazze con la mia sola
presenza, o il mondo sarebbe piena di piccole teste rosse urlanti. La
storia era finita da tempo, almeno per lei, e quando ho scoperto
l’ultimo tradimento non ce l’ho più
fatta. Ho scoperto che fosse incinta quando erano mesi che non facevamo
l’amore, il tradimento peggiore, con uno dei miei amici di
infanzia, che si è professato gay solo per avere la scusa di
starle sempre appiccicato e non far capire nulla al
sottoscritto” mi lecco le labbra mentre Kevin spalanca gli
occhi “come mai pensi che la fonte sia lei?”
sorrido “Abbiamo firmato un accordo quando l’ho
lasciata, solo che non deve aver letto subito tutte le clausole e non
ha capito che la maggior parte dei soldi che mi ha spillato finiranno
in un fondo fiduciario per il bambino, e che lei e il suo fidanzato
vedranno solo una cifra adeguata a mantenere una vita agiata, ma non i
lussi che credevano di potermi spillare. Se dovesse ribattere che mento
e che il figlio è mio aspetto solo il test di
paternità” tutti si zittiscono e mi guardano, non
avevo previsto di spiattellare tutto in modo così pacato
davanti ai giornalisti. “Ah di alla tua fonte che deve
leggere la clausola undiciKR” e lui mi interrompe
“11kr?” rido di cuore sono stato proprio uno
stronzo. “Si il numero di maglia del suo amore delle
superiori e le sue iniziali. Lei spasimava per Kaede Rukawa che aveva
il numero 11, e io odiavo lui perché lei lo amava almeno per
buona parte del primo anno di liceo. Ora lui è uno dei miei
più cari amici e spesso mi chiedo cosa farebbe lui in certe
situazioni, e questa clausola è quello che penso avrebbe
fatto lui” ho incuriosito tutti che mi guardano come se
pendessero dalle mie labbra “La 11kr prevede che in caso di
voci sulla sua gravidanza e illazioni sul mio conto anche la parte che
spetterebbe ai genitori va nel fondo fiduciario per il
bambino” una donna sembra indignata “Ma
è crudele” scuoto la testa “Signora, io
sto pagando una cifra perché lei si allontani dalla mia vita
senza crearmi problemi, lei che avrà un figlio da un altro
uomo, e a cui avevo chiesto di non alzare un polverone ha firmato un
contratto, in cui era appunto espresso questo mio desiderio di
riservatezza, lei lo ha infranto, e non penalizzerò suo
figlio, penalizzerò lei e il suo fidanzato.”
scrollo le spalle “le sembrava più carino
accettassi e magari la sposassi, o che pagassi per qualcosa di cui, ho
certamente colpa ma non sono l’unico?”
l’inviata di una rivista di quart’ordine si
zittisce, Kevin è un omone di colore che veste degli stessi
colori della regina Elisabetta e sta maledettamente bene ogni volta.
“Quindi le voci sulla rivalità tra te e Rukawa non
sono del tutto infondate” rido di gusto “Kami no,
siamo rivali sul campo e adesso amici fuori. Almeno per buona parte del
primo anno di liceo ci siamo odiati e picchiati apertamente, finivamo
in rissa quasi tutti i giorni” i giornalisti e i fotografi
ridono “Progetti per il futuro, ora che sei tornato scapolo e
metà degli appassionati e delle appassionate di basket
vorrebbe occupare un posto nel tuo cuore” arrossisco e
distolgo lo sguardo alla provocazione di Kevin “Nessuno, se
ci penso ho quasi trent’anni e son passato da 51 ragazze che
mi hanno scaricato a una storia durata la bellezza di quattordici anni,
vorrei fare quelle cose che non ho potuto fare perché avevo
una relazione stabile” Il mio interlocutore si lecca le
labbra “Quindi ti darai alla pazza gioia?” scuoto
la testa “vorrei qualcuno con cui avere un primo
appuntamento. Ma soprattutto voglio quell’anello, e non
quello matrimoniale, quello della vittoria del campionato, ci stiamo
lavorando”. “L’allenatore come ha preso
la sconfitta?” comincio a ridere “Si è
quasi fatto esplodere una coronaria e ha urlato tutta la sua rabbia da
quando ancora in fasce non ha mangiato subito ad adesso, ma da domani
lavoreremo ancora più sodo. Una sconfitta è una
sconfitta, avevo sottovalutato le capacità difensive di
Rukawa, e la sua furbizia.” Continuano le domande e sono
tutte inerenti al basket. Arriva il capitano a salvarmi
“Sakuragi” mi saluta e poi sorride ai giornalisti
che lo amano, è sempre alla mano “Ho un annuncio
da fare” e alle sue parole gli avvoltoi si gettano su di lui
lasciandomi il tempo di dileguarmi.
Non so per quale motivo ma stasera mi son vestito bene, ho messo quei
jeans che mi fanno sembrare più proporzionato, e quella
camicia che mette in risalto i miei muscoli e la mia carnagione,
è semplice e bianca, ma mi fa sentire bellissimo, dire che
questo abbigliamento era troppo informale per la mia ex me lo ha fatto
apprezzare di più.
Il pub è pieno e a fatica riesco a districarmi tra i miei
fan, e quelli della volpe che dopo un’ora, il tempo che ci ho
messo ad arrivare al bancone tra autografi, foto e chiacchiere con gli
appassionati, sono sempre stato molto disponibile al contatto con gli
appassionati, mi fa piacere che mi apprezzino, e che apprezzino il mio
gioco. Ramirez il barista latino dell’altra sera mi accoglie
con un sorriso “Il capo si è rifugiato nel suo
ufficio, mi ha detto di dirti di raggiungerlo quando fossi riemerso
dalla folla” e rido di cuore e lui ridacchia
“Tipico della volpe” e lui annuisce “tra
un po’ vi porto il the, diglielo pure” annuisco e
sorrido, la volpe come al solito ha organizzato tutto.
L’ufficio di Rukawa è più in ordine
dell’altra volta, non ci sono scartoffie a giro, e il
portatile è chiuso, mentre la volpe è
acciambellata sul divanetto che dorme, devo essere masochista, so come
svegliarlo senza farmi picchiare, ma è troppo divertente
“Oh Baka Kitsune” dico con un tono di voce molto
alto a pochi centimetri dal suo orecchio, e in cambio mi prendo un
pugno che non riesco a schivare “Non perdono chi disturba il
mio sonno” rido di gusto e lui si sveglia e mi guarda con
astio. “Baka Dohao devi esserti bruciato i neuroni con i
giornalisti.” ridacchio “Mi è toccato
Kevin” gli rispondo e lui sospira “Quello che sa i
segreti di tutti gli abitanti degli stati uniti?” mi chiede a
mo’ di conferma “Si proprio la regina Betty della
stampa scandalistica” ridiamo entrambi e la sua risata penso
abbia un suono fantastico, la gente non sa cosa si perde a non essere
tra i pochi fortunati con cui la condivide. “Che
succede?” mi chiede quando l’ilarità
viene rimpiazzata da una sensazione di calma.
“L’Akagi lo ha informato della sua gravidanza e
poverina ha fatto scattare la clausola 11kr” mi guarda
alzando un sopracciglio “11kr?” mi chiede e io
annuisco “la clausola 11, il tuo numero di maglia e le tue
iniziali” lui ridacchia
“l’inculata?” mi chiede e io ci penso un
po’ e annuisco “si, non l’avevo pensata
così, ma si l’inculata, ha fatto in modo di non
vedere nemmeno un cent, eravamo in quattro a sapere questa cosa, quindi
la voce l’hanno sparsa loro” lui mi sorride e io
penso di non aver mai visto niente di così bello. Mi vengono
in mente ricordi del liceo, quando ancora non ci parlavamo e io stavo
riuscendo a conquistare Haruko, mentre mi sottoponevo alla mia
estenuante riabilitazione e lui veniva a trovarmi ogni giorno, solo per
vantarsi della chiamata in nazionale, e l’ultima mattina che
è venuto il sole lo stava baciando e lui mi ha sorriso per
la prima volta, e io sono rimasto stordito, quasi accecato.
“Fa male” dico sinceramente “fa
malissimo, ho passato quattordici anni con lei, e lei sta cercando di
distruggermi” questo giovane uomo mi si avvicina e mi
abbraccia e stavolta lo so per certo mi bacia una guancia in un gesto
che mi travolge e mi stravolge. Sto tremando e non so come comportarmi,
nonostante sia di origini non propriamente giapponesi sono vissuto per
la maggior parte della mia vita in un paese dove i gesti di
apprezzamento fisico non sono usuali, e lui non è mai stato
espansivo in nessun modo, lui è sempre stato meno avvezzo la
contatto fisico rispetto alla media giapponese. Sono inebriato dal suo
profumo e dal suo dopobarba. Sento qualcosa che viene appoggiato sul
tavolo e solo dopo mi rendo conto della presenza di Ramirez e del the
che mi aveva detto che avrebbe fatto. Il ragazzo non aggiunge niente e
se ne va lasciandoci soli. “Kaede?” chiedo e lui
non mi risponde, si mette ad armeggiare con la teiera e con il liquido
chiaro che ne esce, la cosa dura qualche minuto e poi sento la sua voce
quasi un sussurro “scusami” adesso sento il bisogno
che mi spieghi, non capisco e sono sempre più confuso.
“scusami ‘sti cazzi, spiegami” lo sento
sbuffare, sappiamo entrambi che non gli piace essere messo alle
strette, la sua neurodiversità gli impedisce di mentire e se
viene obbligato non riesce a tacere e parla schiettamente di quello che
pensa. “Non voglio che tu soffra, se tu soffri soffro
anch’io, e molto di più rispetto a che se
soffrisse qualcun’altro” abbassa lo sguardo sulle
tazze e me ne porge una “mi sono lasciato guidare
dall’istinto, ho pensato che un bacio aiutasse a farti stare
meglio, non volevo farti stare peggio.” bevo il mio the
preferito mentre lo osservo, non lo interrompo, non saprei nemmeno cosa
dire, e riuscire a lasciarmi senza parole è
un’impresa a tratti epica. “Sono innamorato di te
da sempre, da quel giorno in terrazza o forse solo da quel passaggio
che c’è stato al primo anno, o forse in un momento
tra questi due. Sei tu l’unico che mi fa sentire strano,
l’unico che mi fa venire voglia di parlare senza essere
obbligato. Oggi hai rischiato di essere baciato in diretta tv, se
l’arbitro avesse tardato la chiamata del fallo lo avrei
fatto, la tua espressione preoccupata, e quegli occhi caldi che
profumano d’autunno” sono basito, le sue parole mi
stanno travolgendo e lui non sembra volersi fermare. “Non ho
mai voluto nessuno che non fossi tu nella mia vita sentimentale o
sessuale.” bevo l’ultimo sorso del mio the, lo ha
fatto alla giapponese, una piccola dose, rispetto a quelle occidentali,
lo guardo e sembra così vivo come quando gioca.
“Sei quello per cui tornerei in questa città anche
solo per vederti qualche minuto. Non ho mai voluto nessuno che non
fossi tu, e sapere che stavi bene con lei mi ha fatto rassegnare alla
tua sola amicizia, e non vorrei mai perderti solo perché ti
amo da morire, solo perché mi sono innamorato di te come uno
stupido, da prima che quelle galline si accorgessero di quanto sei
bello e generoso”. Sono stupito e la mia espressione deve
farlo capire apertamente. “Smettiamo di parlare di me e dei
miei sentimenti, non mi piace” dice e mi abbraccia di nuovo e
lo lascio fare e sento come un peso che si scioglie e riesco a
piangere, piango ancora e ancora, per quella donna che ho lasciato e
che sta cercando di rovinarmi la vita, per quel figlio che vorrei
tanto, e che forse andrò ad adottare, per
quest’uomo le cui braccia mi sembrano un’ancora in
mezzo alla tempesta, quest’uomo che mi ama e che io considero
il migliore amico che mi potesse capitare, sento il suo corpo scosso
dal pianto come il mio e lo abbraccio e spero che questo rimanga
sospeso nel tempo. Questo ragazzo dai profondi occhi blu è
magico, riesce a lenire il mio dolore anche solo con la forza
dell’abbraccio delle sue braccia così virili. In
lui non c’è niente di femmineo o femminile, e
quindi non dovrei provare questa sensazione di eccitazione, mi sento
attratto da lui, ma non c’è niente di
più lontano di lui dai miei gusti. “Rimaniamo
così per favore, domattina riparto” mi dice e il
non mi stacco, e lascio che lui mi baci di nuovo sul volto, toglie le
mie lacrime con le sue labbra e fanno meno male all’altezza
del cuore.
Parole Sparse Alla prossima.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Burning like ember ***
あなたに負けた
(Anata ni maketa)
Lost On you
Vorrei rimanere tra le tue braccia
Note pre fic: dovevo aggiornare questa fic, ma come al solito sono stato travolto da un’ispirazione momentanea che per fortuna non è sfociata in una long a capitoli, solo in una one shot chilometrica
Burning like embers, falling, tender
Longing for the days of no surrender
(Anata
ni maketa)
Lost
On you
Vorrei
rimanere tra le
tue braccia
Note
pre fic:
dovevo aggiornare questa fic, ma come al solito sono stato travolto da
un’ispirazione momentanea che per fortuna non è
sfociata in una long a
capitoli, solo in una one shot chilometrica
Burning like embers, falling, tender
Longing for the days of no surrender
Mi
chiedo cosa sia
scattato in me quando ho deciso di baciargli la guancia, mi chiedo cosa
mi
abbia portato a baciare via le sue lacrime, che sono come gemme
preziose che
stonano su quel volto solitamente figlio del sole. Sono rimasto
abbracciato a
lui fino alla chiusura del locale, quando Ramirez è passato
a salutare e
avvertirci dell’imminente chiusura, e chiedere se finissi io
di serrare le
porte. Sono ripartito in aereo stamattina e sono così
malinconico che a tratti
ricordo il me a quindici anni, muto con lo sguardo perso.
Quando
arrivo alla
palestra per gli allenamenti trovo davanti alla stessa Haruko Akagi, la
donna
che meno vorrei vedere nella mia vita, visto che sta distruggendo
quella del
mio Dohao, che mi sta aspettando, mi aggredisce verbalmente
“Sei tu che gli hai
suggerito questa follia?” mi sventola davanti un giornale e
quello che sembra
il famoso contratto. “Per nulla, tutta farina del suo sacco,
anche se lo trovo
ironico. Io non l’avrei fatto, e lui è convinto di
si. Io non ti avrei dato
niente e ti avrei smutandato in tribunale.” sincero
perché la mia mente non mi
permette di mentire senza fare uno sforzo e un rituale nel quale dico
la verità
tre volte, e già sembro strano così.
“Non ho ancora letto i giornali, ma fa
vedere” le dico e le prendo il quotidiano sportivo che tiene
in mano “La
fidanzata fedifraga, chiede soldi per il figlio dell’amante.
L’amico traditore,
falso gay” se fossi un altro starei ghignando o addirittura
le starei ridendo
in faccia. “Me lo ero immaginato quando ti ho incontrato la
prima volta, e
ancora quando sei diventata seconda manager, ma mi sembravi cambiata.
Lui è il
mio migliore amico e tu l’hai distrutto. Per me puoi fotterti
allegramente”
sono stranamente loquace e lei mi ascolta. Non mi sono reso conto della
presenza di mezza squadra e di un gruppo di giornalisti tra cui la
regina Betty
della stampa scandalistica. Lei mi inveisce contro prima in inglese e
poi passa
al giapponese e io le rispondo nella medesima lingua “Senti
puttana, vai a
rompere i coglioni a qualcun altro. Io non perdono chi tradisce i miei
amici”
mi giro e me ne vado lasciandola impalata nell’atrio del
palazzetto.
Vengo
seguito dal gruppo
appena formato e un mio compagno di vecchia data comincia a ridere
“Allora lo
sai l’inglese, e parli” mi batte una pacca sulla
spalla e riesco a fermare il
pugno che mi è partito in automatico a pochi centimetri dal
suo volto. Lo vedo
sgranare gli occhi “Scusa, reazioni istintive”
abbasso lo sguardo, non saprei
come affrontare il suo, non lo conosco e con la mia
difficoltà ad interpretare
i segnali non verbali sono in imbarazzo. “Scusa tu, a volte
mi dimentico che
non sei abituato ai modi che abbiamo qua, nonostante siano
più di dieci anni
che sei qua” mi dice ridendo.
Veniamo
interrotti da
Kevin che mi guarda con la stessa intensità con cui il mio
gatto guarda la
scatoletta di cibo umido. “Ciao Kevin” lo saluto
cercando di fare due passi
indietro come a voler mettere maggiore distanza rispetto a lui.
“Volevo sapere
cosa pensavi dei titoli di giornale, non mi aspettavo di vedere Haruko
qua”.
Sospiro “Io sapevo che sarebbe venuta a lamentarsi con me
perché quel Dohao di
Sakuragi doveva proprio metterci il riferimento a me in quel contratto.
Non mi
è mai piaciuta, ma per una cosa le sono grato. Il primo
giorno di liceo ha
fermato Hanamichi nel corridoio e gli ha chiesto se giocasse a basket,
e lui se
ne è uscito con una delle sue sbruffonate, e da
là è nata la sua passione, e in
un certo senso la nostra amicizia.” Questo omone di colore
vestito di un
prezioso rosa antico mi sorride con i denti bianchissimi “che
le hai detto in
giapponese” sgrano gli occhi, “Posso
parafrasare?” chiedo e lui annuisce e io
tiro un sospiro di sollievo “Le ho detto che è una
donna di facili costumi e che
deve andare a disturbare qualcun altro e che non perdono chi tradisce i
miei
amici. Ma ho usato le poche parolacce che abbiamo in giapponese tutte
per lei e
il mio odio assoluto nei suoi confronti ” sembra che si
stupiscano tutti quando
parlo e non capisco mai perché. “Ma tu cosa
sapevi?” mi chiede ancora Kevin, e
io sto smaniando, voglio andare ad allenarmi, a giocare a basket
“Io non ho
saputo niente fino alla sera in cui Sakuragi ha lasciato
l’Akagi nel mio pub,
ero al bancone e lui è arrivato, e siamo andati a
chiacchierare nel mio
ufficio, lui era distrutto. Mi ha raccontato a grandi linee cosa ha
fatto lei e
cosa ha fatto lui, e son fatti suoi. L’ho scoperto in pratica
poco prima che
lui facesse l’annuncio alla stampa” riesco a non
dire che l’articolo campeggia
incorniciato nel mio appartamento. Il mio autocontrollo mi impressiona
sempre.
L’Akagi umiliata dai media mi fa godere come una sega a due
mani, ben fatta, e
anche questo riesco a tenerlo per me.
Passa
l’allenatore e
cerco di divincolarmi da questo omone di colore che mi sta tempestando
di
domande scomode. Riesco finalmente ad andare ad allenarmi, finalmente
riesco ad
evitare di parlare. L’allenamento è estenuante,
l’allenatore indemoniato perché
abbiamo vinto di due e solo perché hai usato quegli occhioni
blu, usando parole
sue sul mio comportamento, e mi sfugge un “magari”
che fa ridere mezza squadra.
“Oggi Rukawa ha voglia di parlare” mi prendono in
giro e cerco di rimanere nel
mio stoico silenzio, ormai collaudato negli anni.
Finiamo gli allenamenti, e la doccia, indosso
i miei vestiti puliti, niente di vistoso, un paio di jeans e una
maglietta a
maniche lunghe, comincio a soffrire il freddo come ogni anno di questi
tempi,
adesso che l’autunno ha bussato alle porte. Sono in crisi,
anche se cerco di
distrarmi, e Haruko, Kevin e le battute della squadra ce
l’hanno fatta a farmi
mantenere il controllo, adesso sembra che il mondo sia più
pesante, fino a
quando mi squilla il telefono. “Risponde la segreteria
telefonica di Kaede
Rukawa lasciare un messaggio dopo il bip” oggi non ho voglia
di parlare con
nessuno ma voglio sapere chi mi cerca, solitamente sono i call center e
a
questa frase smettono, per la chiamata dei miei è troppo
presto. “Bip” e la voce
che sento dall’altra parte mi fa tremare le gambe,
c’è ancora qualcuno a
cambiarsi nello spogliatoio e sento delle risate distinte alle mie
spalle, ma
non ho voglia di litigare, sono ancora troppo svuotato da ieri sera.
“Ah
kitsune, ti richiamo” e non riesco a trattenere una risatina,
e poi rispondo in
giapponese, in modo che questi impiccioni non si facciano gli affari
miei
“Hana, è per i call center, tutto bene?”
gli chiedo, è al centro del ciclone e
del polverone alzato dalla Akagi. Mi risponde anche lui in giapponese
“E
questa? Di solito mi parli inglese.” la mia espressione
è di nuovo neutra e
sento degli sbuffi da parte di un paio di compagni. Mi siedo sotto il
mio
‘appendino’* “Pubblico, sono nello
spogliatoio abbiamo appena finito. Ho avuto
visite oggi, la babbuina e la regina Betty” lo sento ridere
distintamente e
trovo quel suono rassicurante quasi quanto il suo abbraccio.
“Non lo sapevo” lo
interrompo “Mi ha accusato di essere la mente del contratto.
Le ho dato della
puttana e le ho detto che non perdono chi ferisce i miei
amici”. Sento che
inizia a dire qualcosa e poi si interrompe “Non mi servono
parole lo sai.” lo
sento sospirare, e mi rendo conto che è ancora in crisi.
“Prendo l’aereo tra
dieci minuti, tra due ore sono da te, mi puoi ospitare?”
“Hn” le vecchie
abitudini sono dure a morire “Baka Kitsune” mi
minaccia “mi picchierai a casa
mia. Ma domani non ti alleni?” chiedo e lui risponde
“giorno libero, il coach
ha detto che vuole studiare un nuovo piano di allenamento”.
Mi passo una mano tra
i capelli. Mi sento osservato ma cerco di ignorare questa sensazione
che ormai
mi accompagna dalle scuole medie, odio essere al centro
dell’attenzione. “Non
vorrei essere voi, il nostro l’ha studiato la notte, era
incazzato nero. Ha
detto che abbiamo vinto solo grazie ai mie occhioni” riesco a
farlo ridere e un
sorriso mi nasce spontaneo, dei quanto sono innamorato, e quanto sono
stupido,
e gliel’ho pure detto. “Indubbiamente sono dei
begli occhi… stanno chiamando il
mio volo arrivo tra due ore, ti raggiungo a casa” mi dice
“Ok, tanto sai dove
sto” gli rispondo, vorrei andare all’aeroporto a
prenderlo, ma non ho nessuna
voglia di dare scandalo, e di peggiorare la sua posizione.
Quando
chiudo la
chiamata mi ritrovo un mio compagno di squadra che mi fissa
intensamente.
“Rukawa sei umano quindi?” è lo stesso
che ha rischiato il pugno in faccia e
ora vorrei non essermi fermato. “la genetica dice
questo” anni di allenamento
mi suggeriscono che forse non era la risposta che dovevo dare.
“Sei strano
forte” aggiunge “ma sei così
bello” si avvicina ancora, “e quando sorridi
sembra di essere in un altra dimensione”. Mi alzo dal mio
posto e lui mi
raggiunge e mi si piazza davanti, cerco di scartarlo dopo aver ripreso
il mio
borsone. Sento l’ansia salire, lui è
più grosso di me e mi impedisce di
arrivare alla porta. “Smith, di grazia, mi fai passare voglio
proprio andare a
casa” gli dico e la sua espressione, maledetta neuro
diversità, non riesco ad
interpretarla, lui allunga il braccio e io serro i pugni e mi metto
sulla
difensiva, avere un bel visino e tutte le ragazze dietro a tredici anni
vuol
dire imparare a difendersi contro i fantomatici fidanzati delle stesse,
e
adesso reagisco nello stesso modo. Lui però mi sorprende me
mi passa una mano
sulla guancia e l’altra dietro la vita, cerco di
divincolarmi, ma è più forte
di me. Mi bacia sulle labbra che tengo serrate, e mi viene da ridere
sulla
soglia dei trenta è la prima volta che qualcuno fa questo
gesto con me, non c’è
riuscito nessuno. Lui prova ad approfondire il bacio ma serro la bocca
e
riprendo da divincolarmi, lui è particolarmente forte, gli
pesto un piede con
forza e lui allenta la presa e riesco a staccarmi da lui.
“Smith cosa ti ha
fatto pensare di poterlo fare?”, gli chiedo mentre mi passo
un braccio sulla bocca
come a voler cancellare la sensazione delle sue labbra sulle mie.
“Scusa, mi
piaci, e oggi sembravi più disponibile e ci ho
provato”. Scuoto la testa, la
voglia di usare la tecnica del tensai dei poveri è tanta,
tirargli una testata
e andarmene, ma dobbiamo giocare bene insieme. “Mi dispiace
Smith, ma c’è una
persona di cui sono innamorato, e non riesco proprio a pensare a nessun
altro.
Mi dispiace di piacerti, troverai qualcuno che voglia te senza nessun
altro in
testa. Non ti posso dare niente di quello che vuoi.” sospiro,
e lui mi guarda
in viso, e io distolgo lo sguardo. “Ma non stai con lui,
potremmo...” scuoto la
testa e lo interrompo “No, non possiamo fare niente. Non
voglio nessuno che non
sia lui, quindi non illuderti, e non chiedermi niente. Ti ripeto non
posso, non
riesco a dare niente a nessuno.” Lui si mette a piangere e io
non so che fare,
sono impietrito, nonostante abbia imparato su per giù come
funziona con le
persone, adesso non so che fare. “Accontentati del mio primo
bacio, è l’unica
cosa che avrai da me” aggiungo e adesso sento il suo sguardo
addosso a me
“Primo bacio?” mi chiede e al solito non riesco a
dire cose che non
corrispondano a verità. “Mi sono accorto che mi
piacevano i maschi abbastanza
presto, e mi sono innamorato di Sakuragi in prima superiore, e non ho
mai avuto
nessuno che mi interessasse in quel senso, che mi facesse passare
questa cosa.
Mi hanno diagnosticato una neurodiversità quindi il mio
cervello funziona
diversamente e non so gestire queste cose, nonostante mi
impegni.” lui mi
sorride e poi sospira “Zero
possibilità?” chiede e io annuisco “Zero
Possibilità” lui mi guarda “Non pensavo
tu potessi essere così crudele con quel
faccino.” dice io lo guardo incuriosito “Crudele?
Sono solo sincero, non riesco
ad essere diverso, ora se non ti dispiace vorrei tornare a casa
mia.” gli dico
e lui si sposta e mi lascia passare senza fare una piega. Non
è la mia
giornata, vengo fermato da un altro compagno di squadra che mi colpisce
uno
zigomo con un pugno e io non mi faccio pregare rispondo al pugno, ma
vengo
fermato da qualcuno alle mie spalle. “Non si parla
così ad una ragazza, proprio
no, sei un viscido schifoso” cerco di dimenarmi in modo da
liberarmi dalla
presa di chi è dietro di me, ma il fisico di chi mi sta
tenendo è imponente.
“Non si parla così di una ragazza
ai media” riesco a schivare l’ennesimo pugno in
faccia che sento sfiorarmi
l’orecchio. Non sono interessato a parlare, sto valutando
come uscire da questa
situazione ma le successive parole seguite da un pugno allo stomaco
bloccano
parte della mia forza e della mia opposizione alla situazione.
“Non parlare
così della mia fidanzata” rimango interdetto, e
il pugno dopo mi manda KO, e mi risveglio dopo un
po’ con la sensazione
che mi sia passato un tir addosso, mi guardo intorno e sono spaesato,
piano
piano metto a fuoco e vedo che c’è Smith a terra
vicino a me “Smith” lo chiamo
e lui non risponde mi avvicino e lo scuoto leggermente e lui mugugna
qualcosa.
“Thomas” lo chiamo per nome per la prima volta in
quattro anni che giochiamo
insieme. Lui riesce a svegliarsi ed è pieno di ecchimosi, io
non mi sono ancora
visto ma non devo essere un bello spettacolo. “Ah Kaede,
allora stai bene” dice
e io mi tocco addosso e annuisco, nonostante il fastidioso sapore acido
che ho in
gola. “Integro” confermo e lui sospira
“No hai uno zigomo che sanguina” lo
aiuto a mettersi in piedi “Non dovevi” gli dico
“non dopo che ti ho detto la
brutale verità su quello che provo” lui sospira e
mi guarda sorridendo “E tu
non corri da lui comunque?” faccio una smorfia, di dolore e
annuisco “Ma prima
di tutto è mio amico” gli dico e lui annuisce
“col tempo forse saremo amici,
intanto non potevo lasciare che quelli facessero questo.”
Suona il mio telefono
e rispondo “Moshi Moshi” e dall’altra
parte si sente una risata “Kitsune
narcolettica ti sei addormentato nello spogliatoio?” mi
chiede e io sbuffo “No,
ho avuto un contrattempo, fidanzati della tua fidanzata, sono ancora al
palazzetto.” ho parlato in inglese e quindi ha capito anche
il mio compagno di
squadra “Thomas” richiamo il mio compagno di
squadra e lui mi guarda “ora
arriverà quell’idiota di Sakuragi che
vorrà menare le mani.” lo avverto poco
prima che entri un arrabbiatissimo rosso “Dohao, sono
scappati” lo fermo e mi
guarda da capo a piedi e poi guarda il mio compagno di squadra
“Smith tutto
ok?” mi ignora, ha valutato che ci siamo fatti più
male durante le nostre
risse, rispetto a come son messo oggi, almeno in viso. Gli si avvicina
e
comincia a guardare le ferite “Kitsune il kit di pronto
soccorso, qua c’è da
disinfettare qualche morso e se c’è una crema per
le contusioni” Vado a
recuperare il Kit che c’è nello spogliatoio e lo
porto al rosso che medica il
mio salvatore. “Ora voi due denunciate chi è
stato, vorrei uccidere quest’altro
fidanzato di Haruko, ma quanti cazzo ne aveva?” chiede con
fare retorico.
“Penso uno a squadra di NBA contro cui hai giocato”
dice il mio compagno mentre
viene medicato. “Ma perché non ne so un
cazzo?” gli chiede e vedo che si sta
arrabbiando e perde di delicatezza nella sua azione di disinfezione.
“Dohao,
non è colpa di Thomas” gli dico e lui sembra
riprendersi e continua a medicarlo
delicatamente. “Scusa Smith, e chi sa di questa
cosa?” scrolla le spalle
“Nell’ambiente quasi tutti, solo te e lui e pochi
altri, penso che i vari
giapponesi della lega non siano stati coinvolti in discorsi del genere,
io l’ho
scoperto per caso” confessa, “mi sento un
po’ in colpa” io non capisco, mentre
il rosso fa un’espressione strana quella che di solito ha
quando non è convinto
“Perché dovresti esserlo?” chiede mentre
io mi alzo la maglietta e controllo i
lividi che mi stanno uscendo, e con la pelle chiara che ho sembro
uscito dalla
carica dei 101. “Perché mi piace lui”
lui annuisce, io non capisco dove
vogliano andare a parare ci sono dei sottintesi che io non colgo, come
al
solito. “È stato brutale” gli dice e il
rosso gli da una pacca sulla spalla “lo
so, e ci rimango male anch’io a volte nonostante ci
conosciamo da quindici
anni”. Smith mi guarda per un po’ e poi mi sorride.
“Glielo hai detto?” chiede
il rosso e lui annuisce “Pensa che questa è la
versione delicata” e ridono di
me, lo so. “Com’era quella non delicata?”
il rosso si lecca le labbra
lentamente “Non so chi sei e non me ne frega un cazzo,
togliti dalle palle, in inglese
dovrebbe suonare su per giù così, è
migliorato con le persone”. “Sono ancora
qua, e non prendermi per il culo solo perché voi capite cose
che io non
capisco, baka Dohao dei miei stivali” ridono ancora
“visto è divertente”
ridacchia ancora il rosso e Thomas ride, adesso sembra una risata
più
tranquilla. “911. Si c’è stata
un’aggressione al Dome, ai danni di Smith e
Rukawa. Li ho trovati dieci minuti fa, sono vigili. Sono Sakuragi. Ok
attendiamo. Bene” ci ha distratti e ha chiamato i soccorsi,
per impedire a me
di protestare, ormai mi conosce troppo bene. Attendiamo qualche minuto
l’arrivo
della polizia, e l’inevitabile orda dei giornalisti al
seguito. “Ti odio Baka
Dohao” parlo in inglese e lo insulto in giapponese per poi
continuare nella
nostra lingua madre “Quando arriviamo a casa mia ti uccido, e
ti faccio
mangiare da Dohao” lui ride. “Oggi ti diverti a
prendermi per il culo?” scuote
la testa e passa di nuovo all’inglese “hai chiamato
il tuo gatto Dohao?”
annuisco “è rosso, rumoroso, fa danni ovunque,
come lo dovevo chiamare?” lui mi
si avvicina e mi fa un piccolo inchino che ricambio anche se non
capisco perché
si sia inchinato. “Grazie, riesci sempre a tirarmi su il
morale” dice ora in
giapponese. Vedo Smith che ci guarda male. “Parlate solo in
inglese vi prego,
mi state facendo aumentare il mal di testa” annuisco
“scusa Thomas” dico e lui
sorride “sei l’unico a non chiamarmi
Tommy” mi siedo e sento le sirene. “Thomas
mi piace di più, e poi Tommy era il cane di un nostro
compagno di squadra, e
non sembri un Chihuahua” ridiamo tutti e tre “Era
del nostro capitano del primo
anno, il mio ex cognato, ed era suo, non di Haruko. Un armadio a
quattro ante
con un canetto che gli stava in una mano, penso di aver visto poche
cose così
ridicole.” su questa affermazione del rosso entra un
detective della polizia,
nel suo vestito elegante “Sono il detective
LoRusso” si presenta “ora ognuno di
voi tre mi racconterà cosa è successo. I miei
stanno prendendo i filmati di
sorveglianza di tutto il palazzetto. “Rukawa venga con
me” mi chiede ed io lo
seguo in uno degli uffici dove c’è un paramedico
che mi fa spogliare, e
controlla le mie ferite. “Abbassi i boxer” mi
chiede e io lo faccio e mi
ritrovo con un morso su una natica di cui non mi ero accorto e graffi
su tutto il
corpo, mi rivesto e mi siedo e il detective LoRusso mi chiede
“Mi racconti cosa
è successo” sono indeciso “Penso ci sia
una premessa da fare, stamattina alla
presenza dei giornalisti ho avuto un alterco con Haruko Akagi, la ex
fidanzata
del mio migliore amico Hanamichi Sakuragi, è venuta a
chiedermi se dietro il
contratto che le ha fatto firmare ci fosse la mia mente e le ho detto
di no, e
di non rompermi i coglioni e l’ho chiamata puttana, in
giapponese, e poi ho
tradotto senza parolacce per Kevin il giornalista di Vip sotto i
riflettori. Mi
sono allenato e poi dopo la doccia ho ricevuto una chiamata da Sakuragi
che mi
diceva che passava a trovarmi visto che aveva un paio di giorni liberi
prima
del nostro impegno con la nazionale. Sono rimasto solo nello
spogliatoio con
Thomas Smith, abbiamo” sto cercando di dire quello che
è successo senza mettere
nei guai con la stampa il mio compagno di squadra. “posso non
dire quello che
ci siamo detti con Thomas? Non è rilevante con i
fatti” vedo il detective che
mi osserva e continuo “vabbè non ce la faccio, mi
ha baciato e gli ho detto che
non mi piace in quel senso e me ne sono andato. Una volta in corridoio
prima ho
sentito arrivare un pugno sullo zigomo e dopo ho visto Brown Johnson
che ha
continuato a picchiarmi, mi sono difeso il più possibile, ma
c’era qualcuno di
grosso che mi teneva, che non son riuscito a riconosce, ad un certo
punto ho
provato a girarmi per guardarlo, ma da quel momento non mi ricordo
più niente
fino al momento in cui mi sono svegliato e ho visto Thomas svenuto poco
lontano
da me, l’ho chiamato e poi l’ho scosso e si
è svegliato, ci siamo controllati i
tagli sul viso e mentre parlavamo Sakuragi mi ha chiamato e gli ho
detto che
eravamo qua e poi lui ha cominciato a medicare Smith e a parlare con
lui per
distrarmi, perché sapeva che chiamarvi mi avrebbe fatto
arrabbiare.” Il
detective fa un sorriso “Abbiamo visionato le riprese e non
pensavo che la sua
analisi fosse così vicina a quello che abbiamo
visto.” mi dice “Allora quello
che si dice è vero” lo guardo inclinando la testa
da un lato, sto cercando di
studiare quest’uomo sulla cinquantina, i capelli neri e il
viso appena rasato.
“Cosa, signore?” gli chiedo e lui mi sorride
“Che il giocatore di basket Kaede
Rukawa non sappia dire bugie” scrollo le spalle
“Sono Neuro Atipico, una
condizione che ricade nello spettro autistico, e tra gli effetti
collaterali,
ci sono l’impossibilità di dire bugie, anche se
negli anni son diventato capace
di riuscire a dire solo parte delle cose, e la mia oggettiva
difficoltà a
interpretare il sottotesto, le cose sottintese, il linguaggio non
verbale, e
spesso se non capisco le metafore, anche se ho avuto modo di allenarmi
in
questo grazie a Sakuragi.” dico e lui annuisce “ora
ti devo chiedere di far
fotografare e catalogare ogni tua ferita.” mi dice e annuisco
e mi spoglio
nuovamente mentre una poliziotta in divisa mi fa foto di ogni livido,
morso,
graffio che ho addosso, e anche del bernoccolo che ho in testa.
Quando
ho finito
raggiungo gli altri due, che vengono chiamati a turno dopo di me.
Finiscono
anche loro e io mi guardo intorno. “Uscire da qua
è impossibile ci sono i
giornalisti.” vedo Smith prendere il telefono
“Mitch, sono Thomas, abbiamo un
problemino al palazzetto” sento la voce
dell’addetto stampa ma non capisco cosa
dica visto che il mio compagno di squadra tiene l’apparecchio
all’orecchio. “No
Mitch, Johnoson ha picchiato Rukawa e poi me era con Frizgerald.
C’è la polizia
che ha i video, c’è la stampa che vorrà
sapere tutto.” il mio cuore batte
forte, e mi sento svenire.
Quando
rinvengo sono in
una stanza di ospedale con il dohao che dorme sulla mia mano e fuori
è tutto
buio. Trovo il pulsante e chiamo l’infermiera che arriva in
poco tempo. “Cos’è
successo?” chiedo e lei mi guarda intensamente “Le
chiamo il dottore che le
spiegherà.” mi dice e se ne va, torna dopo poco
con un medico poco più giovane
rispetto a me. “Il suo amico non è voluto andare
via” sospiro “dovevo ospitarlo
a casa mia, non ha le chiavi” dico e lui mi guarda
“cosa si ricorda dell’aggressione?”
mi chiede e io ripeto quello che ho detto ai poliziotti. “Non
le hanno fatto
solo questo, mentre era incosciente uno dei due aggressori si
è masturbato
nella sua bocca e le hanno inflitto diversi colpi anche mentre era
svenuto. Il
suo compagno di squadra lo ha salvato da cose peggiori, ed è
riuscito a
metterli in fuga.” mi spiega, e adesso capisco il saporaccio
che avevo in
bocca. “Ora sta bene, è svenuto solo
perché il suo corpo già stanco per
l’allenamento non ha retto lo stress. La possiamo dimettere,
se se la sente di
tornare a casa.” guardo il rosso addormentato e gli passo una
mano tra i
capelli. “Sveglio la mia guardia del corpo e torno a casa
volentieri” gli dico
e il medico ride. “Non pensavo che l’ambiente
sportivo fosse adatto a fare amicizia”
lo guardo “siamo stati compagni di scuola,
ma anche Smith è un caro amico, a cui devo
molto” rispondo e lui sorride
“Sono felice che l’idolo di mia figlia sia un bravo
ragazzo” abbasso lo sguardo
e guardo Sakuragi “lui è un bravo ragazzo, e Smith
è un bravo ragazzo” non
aggiungo altro, e il medico si congeda “vado a prepararle le
scartoffie, siamo
riusciti a mandare via i giornalisti. Per i conti se ne
occuperà la squadra.”
lo guardo un po’ e lui sospira “Questa clinica
privata è convenzionata con la
squadra, siamo abituati ai vip” mi passo una mano sul viso.
“io volevo solo
giocare a basket, non mi importa nulla di essere un vip” e
lui sorride “lo so,
ma fare la cosa che si ama a volte prevede dei sacrifici.”
annuisco e lui esce
dalla stanza. “Dohao” il tono è
più dolce di quello che vorrei, mentre passo le
dita tra quei capelli di fiamma. Lui si sveglia. “Finalmente
volpe, stai bene?”
annuisco “come nuovo, il dottore ha detto che posso andare a
casa, e che mi
dimette a breve.” Mi sorride, anche se il volto è
ancora assonnato. “Non
pensavo di passare il primo giorno di vacanza
così” sospiro “io domani ho gli
allenamenti” e lui scuote la testa. “Leggi i tuoi
messaggi” mi dice e mi porge
il telefono. Il coach mi ha scritto [Dato quello che è
successo, e visto che
sarete impegnati con le vostre nazionali gli allenamenti per te e
Smith, e gli
altri convocati dalle rispettive nazionali, sono sospesi per venti
giorni,
visto che dovrete anche riprendervi dal fuso orario per la competizione
che si
terrà a Baku. Rukawa hai il rispetto di tutta la squadra,
gli elementi
coinvolti e risultati dai video gli autori dell’aggressione
sono sospesi in
attesa della decisione del giudice. La squadra si costituirà
parte lesa e
fornirà l’avvocato sia a te che a Smith per tutte
le informazioni chiama Mitch.
Riposati, e quanto torni voglio che tu sia indemoniato come
nell’ultima
partita.] arrossisco e rispondo [Grazie, per le cose pratiche chiamo
Mitch. Non
ti preoccupare voglio vincere più di ogni cosa.] Mi alzo e
indosso solo il
telino dell’ospedale, e ho le chiappe al vento cosa che mi
imbarazza un sacco
visto la presenza del rosso che però mi porge dei vestiti.
“Ti staranno un po’
grandi ma i tuoi l’hanno presi per analizzarli” mi
spiega. Indosso tutti i suoi
vestiti dalle mutande ai pantaloni ad una maglietta e una felpa che mi
stanno
larghe. “Sembri un pulcino più che una
volpe” mi dice e io gli sorrido. Almeno
mi hanno lasciato le scarpe che indosso, e sono pronto arriva il medico
che mi
fa firmare dei fogli e mi dice la terapia da seguire.
“Tranquillo, nessun
farmaco che ti abbiamo dato è considerato doping, potrai
giocare tranquillo con
la nazionale in Russia.” sospiro di sollievo mentre gli
restituisco i foglio.
“Posso portarla io” indico la mia borsa a Sakuragi,
ma lui scuote la testa
“Fatti viziare Kaede, ogni tanto.” sospiro e
abbasso lo sguardo. Ce ne andiamo
da una porta laterale della clinica dove ci aspetta una macchina che ci
riporta
al mio appartamento, davanti è pieno di giornalisti, ma
riusciamo ad usare l’entrata
delle auto e saliamo nell’ingresso con un ascensore, e poi
passiamo dietro al
gabbiotto del portiere che saluto con un “Hn” e lui
ridacchia “Buona notte a
te” risponde e prendiamo il mio ascensore privato che aziono
con una chiave, e
che ci porta direttamente nel mio salotto.
Veniamo
assaliti da un
rumoroso gatto rosso che nella lingua felina mi sta sgridando di non
avergli
ancora dato la sua scatoletta. “Kitsune
dov’è il cibo per sfamare la tigre?” mi
chiede “Sopra il frigo ci sono le scatolette umide”
rispondo. Sento il rosso e
il gatto comunicare in una lingua a me sconosciuta e mentre tra simili
si
capiscono mi lascio cadere sul divano e mi addormento.
Parole
Sparse:
Questo capitolo è stato più doloroso di quando mi
hanno tolto uno dei denti del
giudizio e mi hanno dovuto mettere i punti. Ero indeciso se metterci la
scena
di violenza… Bene ho ricarato la dose, volendola togliere
l’ho peggiorata. Sono
una bestiaccia putrida.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** SakuNeko ***
(Anata ni maketa)
Lost
On you
Sakuneko
Note pre fic:
Non cambio la citazione dalla canzone perché mi piace questa
parte.
Burning like embers, falling,
tender
Loki0ing for
the days of no surrender
Dire
che sono preoccupato è poco, mi sono trovato davanti al mio
migliore amico e un suo compagno di squadra messi male, e ho prestato i
primi soccorsi, ho distratto la Kitsune e
ho chiamato l’autorità, mi sento in colpa,
è colpa mia che ho lasciato Haruko,
e che ho messo quella clausola e che l’ho chiamata con le sue
iniziali. Quando è svenuto mi sono sentito morire, come
quella volta della rissa con Mitsui. Quando in ospedale poi mi ha
svegliato ho sentito di poter respirare normalmente. Provo un mix di
emozioni che non riesco a catalogare, ma ora sono più
rilassato siamo arrivati a casa sua con una macchina messa a
disposizione dalla sua squadra, quando siamo entrati nel salotto del
suo attico siamo stati investiti dai miagolii indispettiti di un grosso
gatto rosso, che Kaede ha
chiamato Dohao,
non posso negare che non sia rumoroso. Ho dato il cibo al gatto e sono
tornato in salotto e ho trovato il padrone di casa addormentato sul
divano, questa giornata per lui deve essere stata estenuante, per tutta
colpa di quella deficiente di Haruko Akagi.
Le mie scoperte degli ultimi giorni su di lei sono state shoccanti,
ho scoperto il tradimento, e si è aggiunta la beffa
dell’essere felice cornuto e inconsapevole mentre tre quarti
della lega sapeva tutto. Sono stupido, prendo il telefono e guardo le
foto che ho in memoria, molte sono con lei, gli ultimi quindici anni
sono stati con lei, inconsapevolmente mi sono appoggiato alla sua
presenza quella ragazza che è diventata una donna, come io
sono cresciuto e sono diventato l’uomo che mio padre avrebbe
voluto che fossi, per l’uomo che mia madre ha sempre visto in
me, e grazie a lei lo sono, e devo ringraziare anche la mia ex
fidanzata, con lei sono cresciuto, e forse grazie alle ultime scoperte
posso dirmi realmente maturato, realmente capace di capire la
meschinità del prossimo. Sono cresciuto pian piano, la
rabbia verso la vita, il rancore verso me stesso sono stati il
carburante per la mia carriera, e questo e molta analisi mi ha aiutato.
Un giorno di fine estate, fuori un tifone e in palestra la solita
adrenalina sportiva le ho chiesto se avesse voluto essere la mia
ragazza, e lei ha accettato, e mi sono sentito il più
fortunato del mondo.
Mentre
ricordo queste cose il gattone di Rukawa mi
raggiunge e mi si struscia contro le gambe, approfitto per prenderlo in
braccio e mi siedo sulla poltrona ad osservare il giovane uomo che
giace sdraiato sul divano, il viso escoriato come ai vecchi tempi e le
labbra socchiuse, le stesse labbra che solo l’altro giorno
hanno baciato via le mie lacrime per lei. Il suo gatto mi si
acciambella addosso e comincio a sospirare, ho pianto per Haruko,
e il dolore non ne vuol sapere di smettere, ma le fusa del felino sul
cuore sembrano parte della cura.
Haruko benedetta
e maledetta, la devo ringraziare, grazie a lei ho scoperto il basket,
ho scoperto questa palla a spicchi, e la felicità di un
canestro realizzato, di un rimbalzo preso in faccia ad un giocatore
forte. Haruko mi
ha fatto toccare vette di felicità che non pensavo
esistessero dopo la morte di mio padre. Non pensavo di meritarmi di
essere felice, e invece lei con i suoi modi educati, con il suo sorriso
gentile mi ha fatto scoprire che anch’io, figlio imperfetto,
teppista che proveniva dalle medie Wako,
potevo essere amato, e amare. Siamo cresciuti piano piano, la prima
uscita impacciata, il primo bacio, la prima volta, è stato
tutto con lei, non avevo avuto nessuna ragazza. Passavamo un sacco di
tempo insieme. Quegli anni sono stati bellissimi, oltre
all’amore ho scoperto l’amicizia più
vera, quella di Yohei e
quella di Kaede,
che sono due pilastri della mia vita, anche se purtroppo per la
distanza con Yohei riusciamo
a vederci poco, anche se ci sentiamo tanto. Abbiamo parlato di Noma, e
nemmeno lui sospettava la storia tra loro due, anche se ha detto che
Noma ha chiuso con loro da quando è venuto ad abitare negli
Stati Uniti. Kaede è
stata una scoperta, uno tsunami silenzioso, ho scoperto la sua
timidezza, la sua forza, la sua insofferenza, le sue guerre personali,
e quando abbiamo cominciato a lottare insieme e non uno contro, ho
scoperto tanti suoi pregi, oltre ai suoi ben noti difetti.
Sto
cercando di fare chiarezza, sto cercando di capire quando tutto
è andato in frantumi, quando l’amore di lei
è passato a me ai miei soldi, quando io sono diventato
stupido e con i paraocchi. Sono rimasto in Giappone a guadagnarmi un
posto nel basket che conta dopo la partenza di Rukawa,
e mi sono allenato giorno e notte per diventare il genio che ho sempre
professato di essere. Mi ricordo il sudore, la fatica, ma quegli anni
sono passati veloci e felici. Noma e Haruko sono
diventati sempre più amici, ma lui aveva un fidanzato, la
cosa non mi insospettiva per niente, anche perché lui
è, era un mio amico d’infanzia, siamo cresciuti
insieme nel quartiere e abbiamo fatto le scuole insieme, solo che io ho
deciso per continuare con l’università per poter
continuare la mia scalata al basket professionistico, e forse
è qua che ho abbassato la guardia, ho sempre riempito di
attenzioni, sia fisiche che materiali Haruko.
Appena maggiorenni siamo andati a vivere insieme ma non ci siamo
sposati, non che io non glielo abbia chiesto, ma lei mi ha detto che
eravamo ancora giovani, e che avremmo avuto tempo, forse avrei dovuto
capire allora, o forse ora leggo tutto sotto il sospetto del
tradimento. Abbiamo preso un monolocale, una casa piccolissima ma
stavamo bene, io cucinavo, e lei si occupava della casa quando non
studiava moda, quando ho cominciato a guadagnare con il basket abbiamo
cambiato casa un paio di volte, ed erano sempre più grandi,
e le sue scuole di moda sempre più costose, ma ce la siamo
cavati.
Il
ronfare basso del gatto mi distrae e gli gratto in mezzo alle orecchie,
guardando nuovamente il suo padrone, anche tutto scarmigliato dal
pestaggio rimane una creatura eterea, inarrivabile, quasi celestiale,
che mi fa battere il cuore velocemente, nel dubbio di come abbia fatto
innamorare così tanta perfezione. La sua perfezione sta
nell’essere contemporaneamente così altero e
così pieno di sentimenti celati, nell’alternare
bei difetti e insopportabili pregi. Torno con la mente a quel momento
in cui lui ha baciato via le mie lacrime, quel momento è
stato un vuoto nel tempo, come vivere in una bolla di sapone, sulle sue
labbra è sparito tutto il dolore, come un anestetico locale,
dopo poche ore dall’assunzione è finito
l’effetto, e sono tornato a soffrire, ma in quel momento mi
sono sentito al centro di un amore potente. Come in una bolla di
sapone, come se non esistesse nient’altro che la comunanza
tra noi, il suo tocco delicato, e il mio stupore. Non capisco
perché non faccia avvicinare nessuno, lo vederei bene
con Smith, ma niente è stato implacabile, come sempre,
diretto e privo di ogni tatto. Delicato e dolce con il mio dolore,
spietato nei riguardi dell’amore nei suoi confronti.
Il
gatto si muove piano e scende andando a fare le fusa sul fianco del
proprio padrone e sento freddo, quasi quando lui ha smesso di
abbracciarmi, e di baciarmi il viso.
Ho
voglia di svegliare la Kitsune,
solo per poter vedere i suoi occhi spalancarsi come finestre sul cielo
prima che diventi notte.
Tra
tre giorni partiremo per Baku dove incontreremo gli altri convocati in
nazionale, e giocheremo insieme a qualche avversario del liceo, ormai
solo un paio, e poi giovani, ragazzini che cercano di seguire le nostre
orme con l’America nel loro basket e nei loro sogni.
Di
scatto mi alzo e vado a baciare una guancia del volpino, non so per
quale tara mentale, o quale ingranaggio arrugginito e lui si sveglia e
a me manca il fiato, come dopo una lunga corsa, mi vedo riflesso nei
suoi occhi, ma non capisco come mi vede, vorrei poter provare per lui
quello che prova per me ma non è così.
L’attrazione
per quel corpo c’è stata, ma sono etero, sono
stato solo con una donna e quindi non sono gay. Ora devo interrompere
questo soliloquio e parlare con lui “Kitsune andiamo
a letto?” e lui comincia a ridacchiare “attento
alle proposte che fai, potrei soddisfarti in modi che nemmeno
conosci” sgrano gli occhi, lui ha appena interpretato la mia
proposta come una proposta a sfondo sessuale, ed è
maledettamente sensuale quando la voce esce arrochita dalle sue labbra,
è riuscito a farmi arrossire nonostante abbia passato
l’adolescenza e le emozioni incontrollate da tempo.
“E da quando interpreti le domande normali con doppi
sensi?” gli chiedo e lui si fa meditabondo “mmm da
quando ho capito che spesso si dice andare a letto al posto di scopare,
e me lo hai insegnato tu quando mi hai parlato della tua prima volta
perché continuavo a non capire, e poi io ci verrei
volentieri a letto con te, ma adesso dobbiamo andare a dormire e non
sono proprio il tuo tipo in quel senso.” sorride amaro e si
alza gemendo. Si dirige verso la camera degli ospiti e poi si blocca
“Puoi dormire con me? Non per fare lo sbruffone come prima,
ma perché il solo prepararti questa stanza e andare nella
mia da solo mi mette ansia”. Il mio cuore batte fortissimo
alla sua proposta e alla sua sincerità “Ok Kaede,
dormirò con te, e non ti farò proposte
sessuali” gli sorrido e lui con me, mi prende la mano, la sua
è sottile e fredda così in contrasto con la mia
grande e calda. Mi perdo come il calore della mia mano nel suo freddo.
Ci prepariamo per andare a letto, lui indossa ancora i miei vestiti e
io tolgo solo le scarpe, ci sdraiamo sul suo letto matrimoniale King
size, e mi addormento in pochi minuti con la sua testa sulla spalla e
la sua mano nella mia.
Parole
Sparse: Un paio di simpaticissime recensioni, che prescindono da quello
che scrivo, scritte criticando in generale, senza entrare nel
particolare, e indicando come capolavori fic impaginate
con l’unità di misura con cui sono state studiate
le distanze tra le rotaie, l’ingombro della “zona
coda” dei cavalli, mi ha quasi fatto smettere, e poi
l’influenza e l’inizio delle lezioni in accademia
ci hanno messo del loro, ma mi dispiace per voi, sono ancora qua per
l’HanaRu day.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Russian's game ***
あなたに負けた
(Anata
ni maketa)
Lost
On you
Russian’s game Note pre fic: non dovevo aggiornare questa fic, e come al solito sono stato travolto dalla lezione per casa che ci danno in accademia. Avrei da aggiornare altro, ma questo è un regalo di Nakele! Sono in ritardo… come Sendo... So smoke ‘em if you got ‘em
Cause it’s going down
All I ever wanted was you
Mi
ritrovo in ansia su un volo che mi condurrà in Russia, e per
me non
sarà così facile. Sono dichiaratamente omosessuale
e questo in quel paese non è visto bene, sono stato molto
indeciso
se partire o meno, soprattutto dopo l’aggressione subita,
potrei
essere arrestato, e che so io, le notizie che arrivano non sono
incoraggianti, anche se lo status di persona conosciuta possa in
qualche modo tutelarmi, insieme all’intera delegazione
giapponese.
Quando
siamo arrivati in albergo ritroviamo qualche avversario che ancora
gioca, siamo rimasti in pochi ad essere ancora a livelli alti. In
aereo viaggio accanto a Sakuragi che è tornato allegro e
ciarliero,
questa cosa mi rende felice, come il suo amore per il mio gatto,
sembrano fatti l’uno per l’altro. Mi sono svegliato
a metà
pomeriggio il giorno successivo all’aggressione, e quando
sono
arrivato in salotto ho trovato il mio migliore amico e il mio gatto a
farsi le coccole, non solo quella palla di pelo si lasciava
carezzare, ma addirittura colpiva il rosso con testatine e
l’apoteosi
è stata quando Dohao ha cominciato a lisciare il pelo di
Hanamichi,
ho fatto una gran fatica a non sghignazzare come un deficiente.
Quando si sono accorti di me il gatto è saltato
giù e ha cominciato
a camminarmi tra le gambe, mentre l’umano mi ha sorriso e ho
fatto
una gran fatica a non raggiungerlo per baciarlo “E quel
quadretto?”
mi ha
indicato
l’articolo incorniciato dove si parla della rottura tra lui e
la
sua fidanzata storica, sono
riuscito a non gongolare. “Lo so che ci stai male, ma
è un cattivo
cerotto che andava tolto” ho scrollato le spalle
“Non mi è mai
piaciuta, e ne son stato geloso” Hana è arrossito
e io mi sono
diretto in cucina per prendermi da bere, cercando
di non inciampare nel felino che sembra amare passare in mezzo alle
mie gambe e
richiamare la mia attenzione miagolando a tutto spiano. “Voi
due mi manderete al manicomio” borbotto per poi mettere un
po’ di
cibo umido nella ciotola del gatto, prima di prendere una bottiglia
da frigo e scolarne metà senza nemmeno pensarci.
“Domani si parte”
mi ha raggiunto il rosso mentre la sua metà felina
è occupata con
la pappa. Abbiamo mangiato insieme, mi ha aiutato con i bagagli, sono
ancora dolorante, non ci sono andati giù leggeri i salvatori
della
moralità di Haruko Akagi. La mia vita sembra più
bella in questi
giorni, ma so che finirà, che lui tornerà con la
sua squadra, che
troverà qualcuna che lo renderà felice, e io mi
ritaglierò ancora
solo una piccola parte del suo affetto, ma adesso mi godo il momento.
Siamo
nell’atrio dell’albergo “Kitsune
usciamo?” mi chiede e io
scuoto la testa “Sono un fuorilegge, direi che per me
è meglio
rimanere qua, non vorrei creare problemi alla delegazione. Veniamo
raggiunti da un sorridente Sendo “Ragazzi allora come si sta
in
NBA?” chiede, lo fa ogni volta, anche lui ha giocato per
qualche
anno nel campionato statunitense per poi tornare in Giappone quando
è
diventato padre, abbiamo scoperto della sua ragazza solo allora,
è
forse più riservato di me. “Bene, come si sta a
casa paparino?”
chiede Hana con un gran sorriso, non capisco se sia vero o meno il
suo sorriso, ma me ne beo comunque. “Bene dai, la grande sta
diventando troppo bella, e la piccola ha deciso che vuole dormire
solo in braccio a me, e sembra te” mi indica con
l’indice
“Imbronciata e silenziosa” sospiro e lui sorride. Aggrotto
le sopracciglia e lui comincia a ridere “se non sapessi direi
che
potrebbe essere tua figlia”, scuoto la testa “tutta
il suo
padrino” aggiunge e poi mi da una pacca sulla spalla. Siamo
diventati amici durante i ritiri con la nazionale, e ora sono il
padrino della sua figlia minore, abbiamo un bel rapporto e lui
è
stato nella mia squadra quando ero ancora in quella dove milita
Sakuragi, loro hanno giocato insieme un anno e poi Akira è
tornato
in Giappone. “Ma tu lo sapevi che l’Akagi si
è fatta mezza
lega?” chiedo e vedo Sendo che si gira a guardare un orologio
appeso al muro. “Akira non ce l’ho con te se non me
lo hai detto
sapendolo, lo sai che non ti avrei creduto” aggiunge il rosso
“L’ho
scoperto quando sono tornato qua come pettegolezzo di un vecchio
compagno di squadra ma non volevo crederci, vi avevo visti insieme,
sembravate una cartolina di san Valentino.” si
giustifica. Veniamo raggiunti dall’ultimo veterano della
nazionale
“Ciao Nonno!” saluta impertinente Sakuragi che
riceve in cambio
un pugno sulla testa. “Magari cominci a giocare bene senza
pensare
alle donne” lo interpella Maki. Loro sono in piedi mentre io
sono
seduto su una poltrona dell’ingresso di questo enorme
albergo.
“Usciamo allora?” chiede il più grande e
io scuoto la testa
“come dicevo a loro, la mia posizione di bandito mi impedisce
di
farlo, ma andate”.
Loro mi prendono in parola e si
allontanano ciarlieri, sulla porta vedo Hanamichi girarsi e guardarmi
con un’espressione che non riesco ad interpretare.
“Portatemi
della Vodka” dico e loro si allontanano. Penso di essermi
addormentato, vengo svegliato da un ragazzino avrà
diciott'anni ed è
la prima convocazione in nazionale maggiore. Qualcuno gli ha spiegato
come fare, perché mi non mi ha fatto svegliare di cattivo
umore
“Scusa senpai” mi apostrofa e io sospiro, ho perso
l’abitudine
a tutte queste formalità “come si fa,
cioé… ecco”, penso di
aver capito dove vuole arrivare “La draft?” chiedo
e lui
annuisce. “Devi compilare un modulo per iscriverti appena
compi 19
anni puoi farlo, e poi riceverai risposta, mi raccomando
l’inglese,
o ti troverai nel panico ogni tre secondi” lui mi guarda e io
non
dico altro, non so cosa cerchi di comunicarmi con quello sguardo.
“Perché dici così?” mi esorta
quando vede che non aggiungo
altro “ero una capra assurda, e sapevo pochissimo
l’inglese, e ho
fatto fatica a capire le istruzioni durante il camp. Preparati
sarà
un campo marziale, non è una cosa semplice, nessuno vuole
essere
escluso”. Mi sono accoccolato sulla poltrona e lui si
è seduto su
quella di fronte alla mia. Sembra pensoso “è
divertente come
sembra giocare in NBA?” chiede “La partita
è divertente, se
riesci ad entrare e giocare, ma la competizione è altissima,
non
sarai mai il migliore della scuola, l’mvp del campionato
scolastico, là non sei nessuno, devi lavorare come un matto,
e farti
notare, e non fare casini con i media.” mi osserva mordendosi
il
labbro inferiore “E tu come hai fatto con i media?”
chiede “Sono
stato sincero come in ogni aspetto della mia vita, alle domande
personali ho sempre risposto. Sono gay, sono innamorato ma non ho
nessuno, e i fatti hanno confermato questo, non mi hanno mai beccato
con nessuno perché non sono mai andato con
nessuno.” lo
guardo “sono stato troppo diretto?” chiedo
inclinando la testa da
un lato, lo sto studiando, questo ragazzino mi ricorda un sacco
Miyagi un
play che riesce a passare da un run and go a un attacco ad una difesa
a zona senza quasi che tu te ne renda conto. Lui scuote i capelli
ricci e sorride “Si senpai, ma ero preparato.
Perché non sei
uscito con gli altri senpai?” chiede e io sospiro
“sarei curioso
di guardarmi in giro, ma ho paura, ho paura di ogni paese dove le
leggi promuovono l’omofobia. Sono dichiarato da quando ho
quindici
anni, e ho fatto fatica in Giappone, ora le cose stanno cambiando, ma
prima” scuoto la testa “non voglio creare guai alla
squadra, ed è
questa priorità che devi sempre ricordare come un
mantra.” lui
sorride “Ma ho sentito che ti sei trovato in mezzo a un
casino”
rido “I guai mi hanno seguito da casa nella persona di Haruko
Akagi, la donna che odio di più sulla faccia della terra.
Per
fortuna la squadra mi ha appoggiato, e ho avuto anche tre giorni
liberi prima di venire qua, e ne avrò qualcuno appena
tornato da
questa competizione.” lui annuisce “Cosa si prova a
giocare su
quei parquet?” chiede “tutto, di tutto, non lo so
spiegare, non
sono bravo con queste cose”. L’aria è
rilassata, ma sento
vociare da fuori dall’hotel, e sento il mio nome, parlano in
russo
e non capisco. Mi alzo ed esco sulla porta dell’hotel, e vedo
un
tafferuglio, rientro nell’albergo con l’adrenalina
che di solito
mi caratterizza quando sono
in campo.
Oggi
pomeriggio ci siamo allenati e il mio nervosismo era palese, ed anche
quello della squadra. Davanti all’albergo
c’è stato un piccolo
gruppo di persone che inneggiava a me, e un gruppo di omofobi e
c’è
stato lo scontro, e questo non mi sta bene, non nel mio nome. Sono
indeciso su cosa fare. I giornalisti ci hanno raggiunti e vogliono
una mia dichiarazione. Ho scritto un piccolo discorso, e me lo sono
fatto tradurre in russo. Prima lo leggo in inglese e poi dopo essermi
scusato l’ho letto anche in russo. “I miei genitori
si sono
incontrati al liceo e si sono amati, si sono sposati ed è
nata mia
sorella maggiore, dopo un paio d’anni sono nato io. I miei
genitori
con me hanno sempre peccato di troppo amore, e mi hanno sempre
appoggiato, anche quando a quattordici anni ho detto che mi piacciono
i ragazzi, e nessuno può impedirmi di amare un uomo, lo amo
intensamente da anni, e non sarà una legge, non
sarà la paura ad
impedirmelo. Così ognuno di voi ama, ed è stato
amato dalla
famiglia dagli amici, e magari da qualcuno di cui nemmeno si accorge,
e non c’è nulla di sbagliato in questo. Le cose
sbagliate sono
impedire l’amore, e banditemi pure, segnalatemi come
indesiderato.
La cosa che mi rincresce è che qualche persona che era
venuta per un
po’ di basket abbia subito conseguenze. Quello che mi sento
di dire
è solo di continuare ad essere se stessi.” Dopo la
lettura della
traduzione in russo mi sono allontanato senza aggiungere altro. Ho
alzato sicuramente un polverone, ma non potevo rimanere in silenzio.
La
competizione internazionale è stata spossante, e io non ero
per
niente in forma, ho ancora addosso gli strascichi del pestaggio e il
morale minato dall’essere in Russia. Siamo la quarta squadra
al
mondo, medaglia di legno, sono deluso e arrabbiato, ma Hanamichi lo
è
più di me, sentiamo il ticchettio degli ultimi anni della
nostra
carriera. Vorresti non dover smettere mai, ma questo sport cerca
sempre talenti più giovani, e il nostro nuovo play
è uno di questi.
Quando lascerò il basket giocato cosa mi resterà?
Un pugno di
mosche, non sono capace di allenare come ha fatto qualcuno, non ho
nemmeno l’amore, probabilmente sono il fallito più
grande
dell’universo. Non ho studiato, non ho un lavoro alternativo,
potrei fare il procuratore? No non sono bravo con i rapporti
interpersonali, finirò a fare i conti per il pub.
Non
voglio nemmeno pensare al casino che ho suscitato a Baku, appena
torniamo i giornalisti mi faranno a fettine, devo pensare qualcosa da
dirgli. L’ansia non sembra lasciarmi stare da quel maledetto
pomeriggio in cui i fidanzati dell’Akagi mi hanno pestato.
Devo
concentrarmi sul campionato, un campionato alla volta, un giorno alla
volta, devo solo ricordarmi di respirare.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** House or Home? ***
あなたに負けた
(Anata
ni maketa)
Lost On you
House or Home? Note pre fic: Sono un fan dei Lakers da sempre. Questa fic si svolge in una realtà del multiverso diversa da questa. Non farò riferimenti ai fatti accaduti recentemente in ambito del basket mondiale. Sto solo guardando a ripetizione il film premio Oscar “Dear Basketball”. Wishing I could see the machinations
Understand the toil of expectations in your mind
Siamo
tornati dalla Russia e il mio umore è pessimo, con Kaede ci
siamo
salutati in aeroporto, la vita è ricominciata incombendo su
di noi
alla fine del torneo di Baku. Il mio allenatore ha preteso la
presenza dei rappresentanti delle varie nazionali il giorno dopo
l'atterraggio negli Stati Uniti, ci siamo sorbiti una lavata di capo,
ed io mi sono beccato le urla dell'addetto stampa, per la questione
del pestaggio di Rukawa. Non sembra proprio che questo periodo
pessimo accenni a terminare, e pensare che solo qualche giorno fa mi
sentivo in una bolla, cullato e amato come mai nella mia vita. Devo
fare i conti con la mia vita, con le mie abitudini, la mia casa ha
ancora il suo profumo, e probabilmente ancora cose sue, della donna
che mi ha distrutto e che mi ha sfruttato tutto questo tempo. La vedo
arrivare con una copia del contratto, ne sono sicuro, e mi sbraita
contro. “Non ti fa bene nel tuo stato” le dico
cercando di
mantenere la calma, mentre lei sembra completamente fuori di testa
“Tu... TU BRUTTO BASTARDO...” le sorrido e scrollo
le spalle,
ormai ho capito che vuole farmi arrabbiare, e cerca un modo per farmi
passare dalla parte del torto, solo dieci anni fa ci sarei caduto con
tutte le scarpe, ma il gioco, e la pressione della
NBA mi ha temprato, mi ha reso impermeabile alle provocazioni, e lei
dovrebbe saperlo, ma non sembra rendersene conto; da quanto tempo ha
smesso di guardarmi? Da quanto tempo sono solo un bancomat?
“Dovresti
vergognarti” le dico, non alzo la voce, se la Kitsune mi ha
insegnato qualcosa è che mantenere il tono della voce
normale fa
incazzare ancora di più il tuo interlocutore, infatti lei
sbraita
frasi senza senso per cinque minuti buoni, giusto il tempo per essere
circondati dai giornalisti, ancora alla ricerca di una
visibilità
mediatica che sta cominciando a farmi arrabbiare seriamente. Quando
si avvicinano i rappresentanti dei media cerco di rimanere ancora
calmo e lei sbotta “Lo vuoi capire che quel frocio ti ha
traviato?”
urla, mentre io la guardo sbraitare come guardassi un documentario,
è
uno di quei momenti della mia vita in cui riesco a rimanere lucido e
vedere le cose da fuori, come sotto canestro, quando la tensione ha
superato il punto di non ritorno, sento l'adrenalina salire come in
partita. “O forse mi sono reso conto che tu avevi almeno un
fidanzato a squadra della lega?” insinuo e lei sembra fuori
di
testa comincia a strappare i fogli e lanciarmeli contro “Vai
dal
tuo fidanzatino, tanto non è più vergine, sai le
ha prese e l'ha
preso”. Si avvicina a me e comincia a colpirmi “lui
mi ha tolto i
miei soldi, quelli che a fatica mi son sudata, stare con te?”
comincia una risata sguaiata, mentre io sono impietrito da quello che
ha appena detto, non reagisco sono troppo sconvolto. “La
peggior cosa della mia vita. Ora
puoi fartelo quanto ti pare, e la kitsune di qua e la kitsune di
là,
sai che palle. Ma ora non mi hai lasciato nulla e aspetto tuo
figlio”. Questa è la goccia che fa traboccare il
vaso, faccio tre
passi indietro e comincio a risponderle “La gravidanza
più lunga
della storia, l'ultima volta che abbiamo fatto sesso è stato
un anno
fa, complimenti gareggi per il guinness dei primati? Lascia perdere
Rukawa, è uno dei miei migliori amici, una delle persone
migliori
che abbia conosciuto, ma tu, come sai i particolari?” stiamo
dando
uno spettacolo tale che molti stanno riprendendo sia con le loro
telecamere che con i loro telefoni. “Allora siete proprio
stupidi,
più stupidi di quel che credessi, vuoi che non sappia quello
che
viene fatto per me? Ho detto che doveva tacere, e loro l'hanno
zittito per me e hanno approfittato del suo bel corpo atletico. Ne
sono felice, me lo sarei fatto, ma mi ha sempre respinta, e allora se
lo sono fatto.” Sto cercando di non colpirla, la rabbia sta
montando. “Penso che questi video potrebbero interessare il
detective LoRusso, anche se da fonti attendibili so che le cose non
sono andate proprio come avevi pianificato.” Mi lecco le
labbra
lentamente e osservo quella che è stata la mia compagna di
vita per
quindici anni e rimango stupito di quanto non la conosca. Il secondo
pensiero è che l'addetto stampa della squadra
vorrà la mia pelle
farne un tamburo. Una giornalista cerca di calmare Haruko che ha
preso da terra qualcosa e me lo lancia contro, ora io sono un
ragazzone di due metri e non mi scalfisco facilmente, ma lei sta
passando ogni limite. “Se fai così farai male a
tuo figlio, a
proposito, nella denuncia che seguirà questo simpatico
incontro
chiederò che sia fatto il test del dna del bambino, per
provare il
fiume di cazzate che stai sparando, Akagisan” uso il suffisso
onorifico per mettere più distanza possibile tra me e lei
“Ora se
vuoi scusarmi, e anche voi” mi rivolgo ai giornalisti
“Entrerei
in casa mia. Signorina i suoi averi rimasti in questa casa le saranno
recapitati da un corriere in questi giorni all'indirizzo del suo
fidanzato ufficiale.” Riesco a raggiungere a grandi passi il
cancello e a superarlo, ma non sono abbastanza veloce, un unico
giornalista riesce a scivolare dentro, è Kevin, quell'uomo
ha dei
super poteri, oggi è vestito in arancione ed è
più grosso di me,
ma è riuscito a non far notare ai suoi colleghi e rivali di
essere
scivolato nel mio cortile. “A questo punto Kevin, entra ti
offro un
the”
lui mi segue e io sospiro. “Avrò l'esclusiva
reazione a questa
scenata?” sorride mentre gli faccio strada per il viale che
porta
alla villetta. Quando entriamo veniamo accolti dall'ingresso candido
che tanto piaceva ad Haruko, tutto qua ha il suo tocco, entriamo in
cucina e metto su il bollitore. “Avrai l'esclusiva, anche
perché
mi hanno già dipinto come uno stronzo di prima
categoria” il suono
dell'acqua alla temperatura giusta mi interrompe e faccio del
semplice the nero infondendo le foglie nell'acqua bollente e poi
porgendo una tazza generosa al mio ospite “Latte? Limone?
Zucchero?” chiedo e lui fa un cenno di diniego con la testa,
e poi
prende un piccolo registratore dalla tasca. “Parlami di
questa
situazione, come ci siete arrivati?” sospiro e prendo un gran
sorso
di the che ho zuccherato e a cui ho aggiunto una generosa dose di
limone. “Come ci siamo arrivati? Me lo sto chiedendo anch'io,
stavamo insieme dalle superiori, siamo andati a convivere a
diciott'anni, due anni prima della maggiore età i Giappone,
lei
studiava moda, e io giocavo a basket, e per me le cose sono rimaste
sempre uguali, ma nell'ultimo anno e mezzo abbiamo avuto dei
problemi, o almeno io me ne sono accorto solo così
recentemente,
abbiamo provato e riprovato a stare ancora insieme, ma abbiamo smesso
di fare l'amore circa un anno fa, lei non riusciva a concedersi, e mi
ha detto di una qualche malattia, e di poco coinvolgimento, e io ho
provato a riconquistarla con il romanticismo. Ma sembra che non le
interessasse quello. Quando ho scoperto la sua gravidanza ho capito
che c'era qualcosa che non quadrava”. Il mio interlocutore
beve “ma
la storia di lei innamorata di Rukawa?” mi chiede ed io rido
“al
liceo tutte le ragazze erano innamorate di lui, da noi soprattutto
una quindicina di anni fa gli occhi blu erano una cosa rara, come i
miei capelli rossi, ma mentre i suoi occhi hanno fatto innamorare
tutte, i miei capelli hanno fatto allontanare quasi tutti. La prima
volta che l'ho incontrato l'ho picchiato perché ha detto ad
Haruko
che non sapeva chi fosse, ed io ero bello e cotto di lei. Lei sperava
di poter cambiare Kaede, di farlo diventare suo, un bravo ragazzo,
bello e con una carriera davanti, era un bocconcino a cui tantissime
puntavano. Solo dopo il coming out le ragazze, quasi tutte, si sono
date una calmata. E Haruko era una di queste anche perché
era
diventata la manager del club e quindi doveva essere più
obbiettiva
possibile. Sto straparlando” mi nascondo bevendo un lungo
sorso
della bevanda calda appena preparata. “Quindi c'è
lei dietro
l'attacco a Rukawa” annuisco “posso avere i video
da portare al
detective?” gli rispondo “Sono già stati
inoltrati, non ti
preoccupare. Ma dimmi qualcosa per farci capire com'è la
questione
del contratto.” Sospiro “allora, lo sai in questo
ambiente non
conta solo che tu sappia giocare a basket ma anche la tua immagine
pubblica ne risente. Quando mi sono reso conto che lei voleva
sfruttarmi come bancomat mi sono rivolto al mio avvocato che mi ha
consigliato che linea seguire. Le verso il 15% del mio stipendio ogni
mese, all'inizio era ripartito in una metà in un fondo
fiduciario
per il bambino e il resto per le spese dei genitori. Nel caso di
fughe di notizie sul contratto c'era scritto che in quel caso solo
una piccola porzione fosse destinata ai genitori, il resto nel fondo
del bimbo. Volevo evitare scandali, e invece...” Kevin ridacchia
nel suo completo arancione. “e Rukawa” scuoto la
testa pel di
carota che mi ritrovo “volevo prendermi una piccola
soddisfazione.
So benissimo che a lei è sempre piaciuto. Lui
è pragmatico, ed io sono romantico e ingenuo, quando ho
fatto
redigere il contratto ho messo la clausola che ho pensato che lui
avrebbe macchinato in una situazione del genere. Però sono
stato
stupido, lei se l’è presa con lui, e a questo
punto non so se se
la sia presa per il fatto che siamo
amici, o per il fatto che lui la snobbi da quando andavano alle
medie” Kevin si lecca le labbra mentre mi ascolta, e poi si
schiarisce la voce “Speravi che tutto passasse sotto silenzio
o
quasi?” annuisco “si, ho preferito pagare per un
bambino non mio
che fare casino, ma lei non è stata dello stesso avviso.
Sono pagato
bene, gioco nella lega e sono un veterano, e i media sanno quanti
soldi prendo, anche dagli sponsor, quindi non mi nascondo dietro un
dito, sono ricco, sono così ricco che quello che prendo in
un mese
equivale allo stipendio che mia madre ha preso per i miei primi
diciotto anni di vita, quello non mi manca, e non mi mancano i soldi,
mi manca l’essere un padre, e volevo poter far qualcosa per
quel
bambino, anche se non è mio, ma la madre sta diventando una
piaga.”
mi mordicchio il labbro mentre il giornalista mi sorride
“vorresti
diventare padre?” sorrido a mia volta “certo,
vorrei poter fare
quello che mio padre ha fatto per me, ed anche quello che ha fatto
mamma, che mi ha cresciuto da sola nel momento peggiore della mia
vita, l’adolescenza che si è aperta con la morte
di papà”
finisco di sorseggiare il the ormai freddo, e Kevin fa lo stesso e mi
incalza “Quindi hai intenzione di trovare una
compagna?” scuoto
la testa “per ora vorrei solo che questa bolgia infernale
finisse,
la mia vita è finita in un tritacarne, ed anche quella di
una delle
persone più importanti della mia vita, e tutto questo per i
soldi,
capisci, solo per i soldi, ma che me ne frega, io non ho bisogno di
tanto per me” scrollo le spalle e recupero le due tazze che
metto
nel lavandino. “Penso di cambiare casa sai? Quando ho
imparato
l’inglese sono sempre stato affascinato dall’uso
delle parole
Home e House. House è il posto dove abita qualcuno, Home
è la tua
casa, quella dov’è il tuo cuore, quella dove ti
senti in pace,
questa è una House; cercherò un posto da poter
chiamare Home sweet
Home” dondolo sul posto sospirando “Non
è un luogo, cioè non
solo, è un luogo del cuore. Mi sento un cretino, sto dicendo
queste
cose ad un giornalista, ed è come quando ti leggono i tuoi
diritti”
cambio tono e imito i poliziotti della tv “Tutto quello che
dirai
potrà essere usato contro di te…” Kevin
comincia a ridere di
gusto, e si asciuga una lacrima con un ditone. “Ho capito
cosa
intendi” mi rassicura “penso sia una cosa che
cercano tutti, ma
da quello che hai detto sembra che tu sputi nel piatto dove
mangi”
si schiarisce la voce “tutto
questo parlare di soldi che non ti servono” sospiro
leggermente “ho
messo da parte i soldi per la mia famiglia, i miei parenti
più
stretti e i miei amici, e il resto non lo tengo per me, per questo mi
sento libero di dire che non ho interesse nei soldi, non gioco a
basket per i soldi, gioco a basket per quella palla arancione come la
mia testa, per l’adrenalina di prendere un rimbalzo in faccia
all’avversario, per la vittoria, magari non per le strigliate
quando perdiamo, quelle mi piacciono molto meno.” il mio
interlocutore ride di nuovo e scuote la testa “Ora ho capito,
e
vedrò di far trasparire questo Hanamichi nel mio pezzo, ma
ho un
ultima domanda tutti sappiamo che sei una testa calda, come hai fatto
a trattenerti quando Haruko ha cominciato a lanciarti cose raccolte
dal pavimento?” scuoto la testa a mia volta “Non lo
so, forse
qualche divinità è stata clemente con me ed ha
deciso di darmi la
pazienza di non arrabbiarmi troppo, in realtà ero lucido
come in
partita, riuscivo quasi a prevedere le reazioni dell’Akagi
e quindi son riuscito a trattenermi, soprattutto quando sono riuscito
ad entrare nel mio giardino, ma dimmi, ora ho io una domanda per te,
come sei riuscito ad entrare senza che nessuno se ne
accorgesse?”
sorride i suoi denti bianchi luccicano abbagliando grazie al
contrasto con la sua pelle color cioccolato fondente “Ti sei
distratto per fuggire, ma la tua ex stava continuando a dare
spettacolo, l’ultima cosa che ti ha lanciato dietro era una
deiezione canina che ha colpito la mia collega che stava cercando di
farla calmare”. “Non so se ridere o piangere di
questa
situazione, soprattutto, mi dispiace per lei, so per certo che questo
episodio sarà un bocconcino succulento per il
web”. Dopo qualche
minuto il mio ospite si congeda ed io comincio a girare per questa
casa, così vuota e così impersonale da farmi
innervosire. Prendo
gli scatoloni che pensavo di usare per mandare la roba ad Haruko, ed
invece le uso per inscatolare le mie cose, voglio mettere la maggior
distanza tra me e lei, tra me e questo luogo che la rispecchia,
farò
venire dei traslocatori e le spedirò le sue cose, e poi
penserò
cosa fare di questo guscio vuoto in cui non voglio assolutamente
abitare. Per stanotte mi arrangerò in hotel e da domani
cercherò un
posto più adatto a me.
Parole
sparse
Arrivo
da una penosa sessione di esami su cui metterei un pietrone sopra.
Il
responsabile della scuola di Nuove Tecnologie dell’Arte ha
definito
la situazione tragica di quelli del secondo anno del
triennio… Si
preannuncia un secondo semestre all’insegna del marcire in
Accademia perché i corsi inizieranno con calma, molta calma.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Home? ***
Lost on You 8
あなたに負けた
(Anata ni maketa)
Lost On you
Home?
Note pre fic: Oggi è l’HanaRu day (per noi) in Giappone è il RuHana day, comunque beccatevi questo aggiornamento
Baby is that lost on you?
Is that lost on you?
Mi sento un po’ meschino, al TG ho visto la sclerata della Akagi e ne ho goduto, lei ha confessato cosa mi ha fatto fare. Mi sento meschino perché Hanamichi sta soffrendo per colpa sua, ma ho visto che si è comportato come un vero lord, sono fiero di lui. “Moshi moshi” rispondo al telefono senza guardare chi mi stia chiamando, stavo pensando al Do'hao ed ecco che mi chiama “Sono in albergo”. Lo avevo previsto, non gli piace rimanere ingabbiato, e quella casa è sempre stata una gabbia per lui, ma non ho avuto il coraggio di dirglielo, speravo fosse solo la mia gelosia a parlare. “Non avevo dubbi” rispondo sinceramente, con lui sono me stesso al cento percento, e poi continuo “Puoi stare da me, quanto vuoi, ma è un po’ scomodo fare da pendolare” sento il respiro profondo dell’uomo di cui sono innamorato da sempre, ma non risponde, a me tremano le mani, e sto camminando per il mio appartamento, col gatto che ha tutte le intenzioni di mandarmi a trovare gli dei. “Davvero?” chiede sembra stupito, speranzoso forse, la sua voce cambia colore ogni volta lui riesce a farmi ‘vedere’ i suoi sentimenti. “Lo sai che non dico le cose a caso, non riesco” lui ride e io chiudo gli occhi e riesco ad immaginarmelo qua, mi viene in mente un odore, quello del bagnoschiuma che usava al liceo e non so nemmeno perché quel ricordo adesso mi metta in agitazione. “Visto che questa settimana non giochiamo, parto col primo aereo”. Penso che il petto possa esplodermi perché il cuore batte troppo velocemente, Do'hao, il gatto, mi sta facendo le fusa contro le gambe. “Ti aspetto” sono in trepidazione, parliamo ancora un po’ dell’orario dell’arrivo e cose del genere e quando chiudiamo vado al frigo. Apro il frigo e da dentro mi guarda un gambo di sedano del neolitico e un cartone di latte radioattivo tanto è vecchio, butto entrambi, prendo la giacca, le chiavi e vado al supermarket vicino a casa a fare un po’ di spesa, è sempre un casino, gente che mi ferma, gente che vuole foto, mi fa piacere, ma cavolo deve venire Hana a casa e non ho nulla di nulla da fargli mangiare, e poi devo mettere in ordine, e preparargli la stanza e… Cerco di dare una calmata ai miei pensieri, corrono così veloci che ne rimango quasi stordito. Riesco a fare le mie compere e torno a casa, metto in ordine e dopo appena finisco di mettere in ordine la sua camera sento qualcuno che suona il campanello. Cerco di non correre al citofono, cerco di mantenere la calma, ma niente non riesco a trattenermi e faccio il prima possibile a rispondere “Chi è” dall’altra parte mi arriva la voce del mio migliore amico, apro e mi raggiunge, sono dietro la porta, se fossi un cane o una volpe starei scodinzolando. Entra, porta con se un paio di borsoni, lo tiro dentro e chiudo la porta e poi il gatto rischia di farmi uccidere sta tirando testate alla gamba mia gamba e poi contro le gambe del rosso. Lui mi sorride e penso che potrei svenire, lo abbraccio “come va dopo il numero di Haruko?” gli chiedo e lui si mette a ridere “Tu dopo il numero a Baku?” ribatte, il gatto comincia a miagolare forte come a richiamare la nostra attenzione. “Do'hao vuoi la pappa?” il mio gatto e questo ragazzo hanno lo stesso colore di pelo, capelli. Andiamo in cucina e lui da mangiare al gatto “Tu Do’hao vuoi mangiare?” gli chiedo, lo sai fai come se fossi a casa tua. Lui ride piano “Posso veramente rimanere da te?” annuisco “Mi casa es tu casa” sfoggio l’unica frase che conosco in spagnolo, cercando di calmarmi, non è da me, ma questo periodo è stato stressante, e sto soffrendo molto la paura di essere da solo, e il solo sapere che lui starà qua per un po’ mi rende felicissimo.
La serata passa tranquilla, e andiamo a dormire, domani ci organizzeremo per le cose pratiche, ma ora ognuno è nella propria camera a dormire. Mi sveglio di soprassalto e mi trovo tra le braccia muscolose del mio ex compagno di scuola, mi sussurra “shhh calmo kitsune, calmo, ci sono io adesso nessuno ti può far male” queste parole mi fanno piangere, sono diventato super emotivo da quel pomeriggio. “Urlavi, e ti ho raggiunto” parla con calma e mi sento proprio bene nel suo abbraccio, riesco a smettere di tremare. Non mi ero nemmeno reso conto di stare tremando, non mi ero reso conto di dormire, mi sentivo nuovamente in quella situazione, anzi avendo visto il video dell’aggressione che ho subito l’ho sentita come se ne fossi dentro ed in contemporanea come se assistessi da fuori. In questi giorni ho avuto gli incubi, ma non ho mai pianto, e non mi sono mai veramente sfogato, prima l’impegno di Baku, e poi la ripresa del campionato mi hanno fatto mantenere alta la soglia dello stress, ma oggi è arrivato lui, e tutte le mie difese sono crollate, un’altra volta, come accade sempre quando Hanamichi torna accanto a me. Solo stanotte riesco a piangere tutte le mie paure e le mie frustrazioni, riesco a farlo solo tra le sue braccia, e questa giornata che mi ha sfinito è terminata, io mi addormento nell’abbraccio del rossino del mio cuore.
Mi sveglio da solo nel letto, e questo mi fa sentire abbandonato, lo so perfettamente che è solo una mia impressione, che, giustamente lui dopo avermi calmato sia tornato a dormire nella sua stanza.
Sento un buon odore dalla cucina che mi fa decidere di alzarmi, io che poltrirei a letto, io che poltrisco a letto appena posso. Ai fornelli della mia cucina c’è un Sakuragi di buon umore, mi sta cucinando una colazione americana, sento lo sfrigolio del bacon e vengo accolto dalle fusa rumorose del mio gatto che si sta strusciando contro le gambe di quella statua di uno dei giocatori meglio pagati della lega, un centro con i contro fiocchi. “Buongiorno” riesco ad articolare in mezzo ad uno sbadiglio, lui si volta e sta indossando una maglietta nera aderente che non lascia molto all’immaginazione, è una seconda pelle che mi fa ammirare i suoi addominali, se avessi la coda scodinzolerei e se avessi il viso un pochino più espressivo si vedrebbero fiumi di lussuria passarvici sopra. Mi sento un ragazzino alla prima cotta, in questo momento vorrei solo saltargli addosso per sentire se quelle labbra rosse sappiano veramente di fragole. “Buongiorno Kitsune” mi saluta mentre mette il cibo nelle ciotole e nei piatti. Cominciamo a fare colazione con due belle tazze di caffè fumante, dopo qualche sorso lui comincia a parlare “Se non ti disturbo, sarei riuscito ad organizzarmi, con l’aereo posso andare e tornare tutti i giorni”. “Se disturbi? Tu farai avanti e indietro tutti i giorni, e starai qua tutto il tempo che vuoi.” finisco la mia tazza di caffè e continuo mentre lui sta mangiando le sue uova “Grazie Hana, stanotte, grazie” abbasso lo sguardo e lui mi raggiunge e mi abbraccia e penso che potrei stare così tutta la vita, tra le sue braccia, mi sentirei in pace con il mondo, ma quello entra e distrugge le cose, ma con lui al mio fianco non me ne frega proprio nulla del resto. Si stacca e riprendiamo a fare colazione, quando stiamo finendo mi sorride, e vedo che è un sorriso diverso dal solito, è indeciso, ormai ho imparato a dare il nome alle sue emozioni, anche se faccio sempre fatica, soprattutto con le mie, e con quelle di tutti gli altri. “Come hai capito che ti piacevano i ragazzi?” la voce è un filo, ed è quasi comica vista la stazza di Sakuragi. “Ci stavamo picchiando e mi si è rizzato, ma duro duro duro”. Gli dico, e lui raggiunge in viso la stessa tonalità dei suoi capelli, “Eh? Cioè? Scusa?” sembra abbastanza imbarazzato. “Mi sono eccitato mentre ci picchiavamo, e poi quando mi masturbavo mi venivi sempre in mente te, non ci ho mai dato peso, cioè, a me piaci tu, non mi son mai posto il problema prima, o dopo averlo scoperto”. Lo vedo che sta ragionando su qualcosa ma non sembra venirne a capo, “Do'hao, io tra un’ora devo andare agli allenamenti, a differenza vostra questa settimana giochiamo, e per fortuna giochiamo in casa, se vuoi ho una fantastica tariffa per chiamare a casa, io non posso esserti utile, perché il mio cervello non è come il tuo, e perché mi piaci tu”. Lui sembra imbambolato, io lavo i piatti e poi vado a prepararmi per andare a lavoro.
Parole Sparse
Ok capitolo corto, di transizione (e siamo a tre maledetti capitoli di transizione)
il prossimo dovrebbe essere più corposo, lo giuro
Si entrerà nel vivo delle questioni in qua e là accennate
Questo capitolo doveva uscire per l’hanaru day ma sono broccolo e nulla esce di venerdì 13.
Cathy questo capitoletto è tutto per te. Pioggia di cuoricini di messanger
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3856271
|