Lost on You

di Ste_exLagu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lost on You ***
Capitolo 2: *** 'Cause I don't know how ***
Capitolo 3: *** We came from? ***
Capitolo 4: *** Burning like ember ***
Capitolo 5: *** SakuNeko ***
Capitolo 6: *** Russian's game ***
Capitolo 7: *** House or Home? ***
Capitolo 8: *** Home? ***



Capitolo 1
*** Lost on You ***


あなたに負けた

(Anata ni maketa)
Lost On you

Note pre fic: l’ispirazione è venuta grazie alla canzone Lost on you di LP, e di una traduzione sommaria che ha fatto il mio cervello e che non corrisponde proprio a quella vera.

Let's raise a glass or two

To all the things I've lost on you


“Haruko brindiamo” la mia voce è più profonda rispetto a quella che avevo al liceo, e la giovane donna che ho davanti non è più quella priva di malizia e un tantino ingenua di cui mi ero follemente e perdutamente innamorato. Lei prende il suo bicchiere di vino, mentre io impugno una pinta di birra scura, scura come il mio umore. Lei non sa che io so, e l’ho portata in questo bel locale alla moda. Non sono stato un talento precoce come Rukawa, ma anch’io sono stato ingaggiato in NBA, lui ha saltato la trafila dei campionati universitari, si è trovato catapultato in questo circo, perché non è più solo basket, ma sono gli sponsor, è l’immagine che conta, e lui è sempre così bello e irraggiungibile, ma non siamo qua a parlare di lui e dell’impeccabile impressione che fa ai media americani. Io non sono riuscito a tenermi fuori dalle cronache rosa, ma le uniche cose che sono uscite su di me è che sono un bravo ragazzo fidanzato con la ragazza del liceo ormai da una vita. Sulla nostra relazione ho investito il mio tempo, il mio amore, le mie emozioni, il bene il male, come nelle promesse matrimoniali, ci sono sempre stato per lei, e i primi anni, quando eravamo ancora in Giappone è stato così. Siamo stati per un periodo io e lei contro il mondo, poi siamo arrivati qua, e ho cominciato la mia carriera da professionista a venticinque anni, e lei è cambiata, lei ha cominciato ad uscire per club tutte le sere, per tutta la notte, ha cominciato a vedersi con molte, moltissime “Amiche” se pensa che io sia stupido ha sbagliato, sono solo stato innamorato, ma l’amore è un sentimento su cui investi, su cui lavori ogni giorno. Ci sono state molte giornate no, all’inizio ero quello nuovo, quello che parlava inglese e che alcune espressioni americane proprio non le capiva, e per loro parlavo troppo velocemente. Poi mi sono abituato a loro e loro a me, e abbiamo fatto squadra, e sono diventato un pilastro per la mia squadra, sono alle soglie dei trentanni, e qualcuno potrebbe chiosare che sto diventando vecchio per questo gioco. Ma non sono vecchio per il basket, ma sono solo più vecchio, più noioso, per quanto riguarda il rispetto e l’amore. Io ho perso le mie emozioni inseguendola, dandole possibilità di spiegarsi, dandole tutto il tempo che le serviva “Sai Hanachan stiamo aspettando un bambino” la guardo e sgrano gli occhi nocciola. “Di grazia, amore, io non sono così geniale da mettere incinta qualcuna con la mia sola presenza ed è un anno che non facciamo sesso, in quale universo vivi? Credi di incastrarmi così? Possiamo uscirne bene tutti e due o meno” le dico e alzo nuovamente il boccale, siamo in un pub, la musica soffusa e un sacco di tavoli, e siamo al mio preferito, quello sul fondo, quello da cui posso osservare questa variopinta serie di persone che si diverte, o prova a dimenticare, o entra per curiosità, qua il basket trasuda da ogni muro. Un paio di colleghi hanno rilevato questo posto che stava fallendo, ma che è sempre stato il locale del Basket di questa bellissima città, è a poca distanza dal Dome. Lei mi guarda stranita “brindiamo a tutto quello che ho investito sulla nostra relazione e che ho perso” lei mi guarda con astio adesso “Tu vuoi fare uno scandalo e mettere in pericolo la mia carriera, e io voglio impedirtelo, quindi cara e dolce Harukina cosa vuoi per sparire dalla mia vita, anzi cosa volete tu e il tuo adorato fidanzatino, non fare quella faccia, te l’ho detto non sono stupido, so che te la fai con lui da molto tempo, e che non è un tuo amico gay, e non è nemmeno più un mio amico.” “Bene, vai subito al sodo” dice lei “Non siamo più dei ragazzini, io non voglio più stare con te, mi hai svuotato di ogni emozione, e tu non vuoi stare con me da quando siamo arrivati qua, e non so se la tua storia con lui sia iniziata prima del nostro trasferimento qua” scrollo le spalle “Non mi interessa in realtà” aggiungo e lei sorride, un sorriso tirato, di circostanza “Bene, vogliamo un assegno di mantenimento, tu guadagni bene e ci accontentiamo del 10% del tuo stipendio mensile.” la guardo e faccio qualche calcolo, e non sono mai stato così ingenuo da dirle anche le mie entrate attraverso gli sponsor, adesso sono ricco, sono riuscito a comprare una bella casa a mia mamma e a darle la stabilità economica che si merita. “Bene, metteremo per scritto tutto, ho fatto preparare i fogli al mio avvocato, e ho pensato al 15%, però tu dovrai firmare e seguire tutte le clausole , e mi sono permesso di invitare una persona “Noma” saluto il nuovo arrivato e gli faccio segno di sedere, gli riempo un bicchiere di vino “Brindiamo” ripeto “A tutte le cose che ho perso grazie a voi, alla vostra felicità e a vostro figlio. Voi firmerete l’accordo, e lo seguirete alla lettera, tiene conto della legislatura americana e giapponese, quindi vedete di non fare i furbi” li avverto sorridendo e finendo la mia pinta. Loro due sembrano basiti, da una cartelletta che avevo poggiato a fianco a me, sulla quarta sedia di questo tavolo quadrato. “Bene servono le firme dove ci sono i post it a forma di freccia, di entrambi.” dico e il mio amico Noma cerca di ribattere “E se non firmiamo?” sorrido “Io le chiederò di sposarmi al Dome e lei a quel punto avrà due possibilità da cui uscirà male entrambe le volte, sposarmi e firmare un accordo prematrimoniale oppure rifiutarmi in diretta tv in 135 stati.” sorrido e lui sembra accogliere questa mia minaccia come tale. “Perfetto” firma in tutti gli spazi dopo aver letto e così fa anche Haruko, ci sono cinque copie che provvedo a firmare anch’io “una per uno, queste sono vostre, nel caso aveste dei dubbi”. Loro due fanno segno di diniego con la testa. Loro non sanno che questi soldi andranno in un fondo fiduciario a nome del bambino gestito dal mio avvocato, non hanno letto, così allettati dai miei soldi. A loro andrà solo una piccola parte della somma per poter vivere dignitosamente. Mi alzo e faccio un piccolo inchino, un refuso della mia vita in Giappone “Ora se volete scusarmi, vado a godermi la mia prima sera da scapolo dopo quasi quindici anni” mi lecco le labbra lentamente e mi allontano da loro due. Non voglio più avere a che fare con loro, ma prima di congedarmi completamente “Vi conviene tornare in Giappone, sapete ho qualche prova del vostro tradimento, prove che risalgono fin dal secondo mese della nostra permanenza qua. Ho provato a darti una seconda possibilità ad ogni litigata, ho provato a farti confessare, ma tu nulla, e io ho pensato che fosse solo una questione fisica, ma poi ho visto foto, che una fotografa di un giornale, che prima di pubblicare le foto mi ha contattato, e mi sono reso conto che voi facevate, o eravate fidanzati, e io ero solo il tuo bancomat Haruko. Ora tutto quello che ho perso con te è andato, ma non hai più nessun potere su di me. Non sono più uno stupido innamorato. Solo ingenuo”. Stavolta mi allontano e non rivolgo più nemmeno lo sguardo a quei due.

Vado al bancone e mi siedo in modo sgraziato “Qualcosa di forte”. “Ramirez fa un the verde al signore” una voce familiare chiama il barman, alzo lo sguardo e i miei occhi si specchiano in dei pozzi blu, profondi, le Fosse delle Marianne della sua anima tormentata. “Kitsune” lui mi sorride alzando solo  i lati della bocca “Do’hao” sono quasi affezionato a quel soprannome “Perché Do’hao” gli chiedo dopo tutti questi anni e lui mi risponde con una domanda “perché volpe?” parliamo in inglese per abitudine ormai, ma come al solito lui non è molto loquace, almeno non ci stiamo menando. “Un the verde signore?” e lui annuisce “Si, domani qualcuno ha gli allenamenti prepartita” un ispanico sulla ventina ci guarda “Ok capo, andate al solito tavolo” e Rukawa annuisce “Dai andiamo nel mio ufficio” mi sprona a seguirlo, il suo ufficio è nella zona dei divanetti, quello più appartato “La tua tana?” e lui annuisce, sul tavolo un pc e un po’ di scartoffie. “Non amo i luoghi troppo chiusi” aggiunge e io ridacchio “solo le distese artiche?” e lui sbuffa “me la devi spiegare questa” ripete e io mi butto sul divanetto con poca grazia, e lui si siede poco lontano “Vorrei sbronzarmi” gli dico e lui scuote la testa “Non sarebbe divertente stracciarti se ti facessi ubriacare stasera” inclino la testa da un lato, adesso siamo uomini non siamo più ragazzi, o ragazzini, siamo cresciuti, e con lui il tempo sembra si sia fermato a quel giorno del terzo anno, dopo la fine del campionato nazionale estivo che abbiamo vinto insieme, lui come capitano della squadra e io come vice, avevamo fatto una tregua. Lui aveva fatto un camp negli Stati Uniti “Sono stato la quattordicesima draft e andrò a giocare in NBA” era entusiasta lo avevo imparato a conoscere in quei tre anni come compagni di squadra, sono rimasto folgorato da quella notizia. “Diventerai capitano, e mi raccomando vinci il campionato nazionale” lo guardo adesso come allora estasiato da quei lineamenti così perfetti da sembrare scolpiti nell’alabastro più puro e privo di imperfezioni. “Va bene, vada per il the verde” e lui sorride, sul serio stavolta e ne rimango incantato, negli anni a scuola gliel’ho visto fare giusto qualche volta “Genmaicha, il tuo preferito, direttamente da casa, me lo manda mio zio” strabuzzo gli occhi “ancora te lo ricordi?” e lui sospira e distoglie lo sguardo, peccato, mi son sempre piaciuti i suoi occhi, così esotici. “Sei una volpe, ma non una volpe rossa, sei una volpe artica, sei sempre stato gelido, non hai mai considerato nessuno alla tua altezza, e sei così irraggiungibile, non lo so, sei furbo, e risolvi sempre i tuoi guai da solo.” scrollo le spalle. “Lo sai che le volpi sono monogame?” mi chiede e io scuoto la testa, ormai tengo i capelli rossi di media lunghezza e si muovono con i movimenti della mia testa, senza però infastidirmi quando gioco, lui ha un taglio migliore rispetto al liceo, e fa ancora più conquiste, ma nessuno è mai riuscito a trovare foto compromettenti su di lui in compagnia di chicchessia. “Sei misterioso come quelle volpi” aggiungo. Lui sospira e sembra voler dire qualcosa ma poi si blocca “Tutto ok con l’Akagi?” mi chiede e io crollo, non riesco ad essere lo stesso, sono dilaniato, non mi rendo nemmeno conto dell’arrivo del barman con due tazze di the e tutto il necessario per prepararlo. Percepisco i movimenti di Rukawa ma non metto a fuoco, scoppio a piangere “L’ho lasciata e le ho fatto firmare un contratto” sento una mano calda che mi carezza la testa “giravano le voci nell’ambiente lo sai?” annuisco “Ho investito tutti i miei sentimenti su di lei, volevo una storia bella come quella dei miei genitori, le ho perdonato le scappatelle, i club, e le scenate di gelosia una volta a casa.” comincio ad aprirmi con la mia nemesi, lui continua la carezza lenta sulla mia testa e mi sembra una cosa tanto giusta. “Sai, ero innamorato, ora penso di essermi innamorato dell’idea che mi son fatto di lei, ma non mi hai detto perché continui a chiamarmi Do’hao” alzo lo sguardo per vedere lui che abbassa il proprio sulle tazza di the in cui sta versando il contenuto della teiera, mi porge una tazza e si nasconde dietro la sua. “Sono uno che osserva molto e agisce poco” mi spiega e questo l’ho capito anch’io negli anni, all’inizio pensavo fosse sempre addormentato, invece spesso lo sembrava e basta, le orecchie volpine ad ascoltare le persone. “Non mi sono mai fidato delle persone, e quindi le ho sempre studiate prima di approcciare qualcuno” ridacchio, “ti rendi conto che fai il solitario anche qua” e lui annuisce “bene tu hai dichiarato il tuo amore per una che io ho etichettato come arrivista, arrampicatrice sociale, e in cerca di attenzioni la terza volta che l’ho vista, come non chiamarti Do’hao?” lo guardo assottigliando gli occhi “tu, avevi previsto?” gli chiedo e lui scuote la testa “No, con te sembrava sincera, almeno al secondo e terzo anno, speravo di essermi sbagliato.” si lecca le labbra lentamente. “Speravi di esserti sbagliato?” sto scoprendo un uomo diverso da quel ragazzino impaurito dalla vita che è partito da Kanagawa con una sola valigia e tanti sogni. “Sei una delle poche persone che ho fatto entrare nella mia vita” si mordicchia il labbro e poi sorseggia la bevanda calda e io faccio altrettanto “Ho sempre sperato che almeno a te le cose andassero bene su quel frangente” sospira e io lo osservo “Sono una volpe, sono monogamo, mi sono innamorato e l’uomo che amo non fa altrettanto” lo dice come si potrebbe leggere l’orario di un treno e sento qualcosa dentro di me incrinarsi “Per questo non sei stato visto con nessuno?” chiedo e lui annuisce “ho fatto entrare qualche persona nella mia vita, ma non riesco a volere nessun altro.” Mi spiega e io sono più confuso di prima, e più addolorato. “Scusa, non parliamo di me, ne ho abbastanza” dice ma ora ha acceso la mia curiosità “Perché non gli dici niente?” l’ho sempre saputo che fosse gay dopo una sfuriata che un mio amico definirebbe la sfrantiata, la sfuriata sfranta ha detto davanti a tutta la scuola e soprattutto a quelle invasate del suo fan club testuali parole “Lo volete capire che mi piace il cazzo, e voi non lo avrete mai?” sono dovute venire delle ambulanze per gli svenimenti di massa, e poi ha continuato a ricevere lettere adesso dalla popolazione maschile e a tutti ha comunque rifiutato con maggior delicatezza rispetto a come faceva con le ragazze, ma non ha mai accettato nessuno. “Non sono il suo tipo, ho qualcosa di troppo tra le gambe, e non sono abbastanza per poterci solo provare” lo guardo stranito, è un campione nel NBA da più di dieci anni è bellissimo, così bello da sembrare scolpito nella pietra da mani abili, e non si sente abbastanza, e se lui non è abbastanza io cosa sono? Sospiro e lo guardo “Magari riusciresti ad andare avanti” gli dico con un filo di voce e lui mi guarda, la sua espressione adesso è impregnata del suo dolore, ed io mi nascondo nel mio the finendo di berlo. “sfogati, non pensare a me” dice e stavolta si avvicina di più a me e mi fa poggiare la testa sulla sua spalla solida. “Sei tu quello che sta soffrendo” dice e io non capisco come faccia. Riuscire ad entrare nella sua cerchia di conoscenze è difficile, ma è di una lealtà estrema, e poi ha queste braccia forti che sembrano fatte per gli abbracci e il suo dopo barba mi sta inebriando, sento una carezza sulla schiena mentre piango sulla sua spalla. “Avrei voluto che quel figlio fosse mio, vorrei un figlio” lui mi stringe a se e poggia le sue labbra sulla mia testa. Sento il calore del suo corpo solido, forte e così virile, che mi culla e mi sembra quasi un balsamo sulle mie ferite. Siamo sempre i soliti due animali selvatici, che agiscono per istinto, per un momento quando ho scoperto della gravidanza di Haruko mi son chiesto CFR cosa farebbe Rukawa, il freddo e calcolatore, e sono andato dall’avvocato in modo da poter concludere la mia relazione con lei, e poi scopro che invece lui non è così calcolatore, o almeno non lo è adesso, in questo momento è solo un amico che consola un amico. “Quello che mi fa più male è che Noma si professasse gay e che fosse mio amico” mi carezza i capelli nuovamente “non tutti quelli che dicono di essere tuoi amici lo sono, così come quelli che dicono di essere tuoi nemici lo sono.” Mi dondolo nel suo abbraccio e riesco a versare tutte le mie lacrime, quelle di frustrazione, quelle di dolore per il tradimento, quelle della perdita del figlio che non è nemmeno mio.

“Puoi sempre adottare” mi dice ancora con le labbra tra i miei capelli “faresti felice un bambino o una bambina” mi da un bacio, o almeno sembra che mi abbia baciato sulla testa, non capisco più niente devo guardarlo in viso, lo stacco da me con delicatezza infondo ci comportiamo spesso come se fossimo selvatici, e forse lui un po’ lo è “Guardami” gli dico e noto che anche lui ha pianto, ma il suo volto sembra tranquillo. “Perché” scuote la testa “ho sentito come se il tuo dolore fosse mio” sono sempre rimasto stupito dall’empatia di questo ragazzo, sembra sempre senza emozioni, invece riesce a sentire quelle degli altri come se fossero sue, e non vuole essere letto, e non ne mostra in modo da non attirare l’attenzione, ma come si fa a non dare attenzione a un tipo così talentuoso e particolare? “Il tuo amore deve essere stupido per non rendersi conto di te” lui mi sorride amaro “Spero che vada meglio” e annuisco “Sai non avevo pensato, in questo stato anche i single possono adottare” vedo che si rilassa “ora devo andare a fare un po’ di presenza al banco o il mio socio mi distrugge, visto che sono così poco in città” inclino la testa da un lato, il suo socio è il capitano della mia squadra, è più grande di noi ed uno straniero anche lui, viene dal Canada, e bo i canadesi sono così polite, che non sai mai come fare con loro. Ha giocato con Kaede mentre io ero ancora a cercare di farmi strada in Giappone, e poi quando lui è andato a giocare altrove son arrivato io in squadra e il capitano ha preso anche me sotto la sua ala protettrice. Il mio ex compagno di squadra e prossimo avversario mi lascia solo a questo tavolo a rimuginare ancora sul mio cuore che avevo affidato a quella che si è rivelata la peggiore scelta della mia vita. Le sarò sempre grato per avermi fatto innamorare del Basket.

 

Parole Sparse

Ok ed eccomi ad iniziare una nuova fic, prometto che finirò anche le altre!
Niente è un momento in cui devono uscire parole, sono in fase logorroico/grafomane
SYS
 

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Capitolo 2
*** 'Cause I don't know how ***


あなたに負けた

 

(Anata ni maketa)

Lost On you

ovvero quando un’anima si incatena ad un’altra ma la lascia libera

 

Note pre fic: Sono in un malvagio loop in cui ascolto quasi esclusivamente Lost on You, e ora ne ho due versioni preferite, una di un live di LP su rai due e una cover di Scott Hoying e Mario Jose sulla musica di In Time di Zimmer.

 

All I ever wanted was you

I'll never get to heaven
'Cause I don't know how

 

Le volpi sono animali monogami, scelgono un compagno per la vita, è un animale che mi calza a pennello. Mi sono innamorato a quindici anni e lo sono ancora, del solito ragazzo, ma ora alla soglia dei trenta è un uomo con spalle ancora più larghe e mani più calde. Devo avere un animo masochista, per forza, non è normale innamorarsi di uno tsunami, di un dio del fuoco e della guerra, il nostro primo incontro è finito in rissa, e molta della nostra comunicazione durante quel primo anno è stata fatta attraverso le nostre mani. Non ci siamo detti molto, ma eravamo sempre vicini, se lui era nervoso veniva sempre da me per una scazzottata, se mi sentivo troppo solo rinchiuso nel mio bozzolo fatto di silenzio e basket allora lo provocavo, e non mancavamo mai una rissa. La partita con lo Shannoh ha segnato un punto di svolta, non sembra ma ho osservato i suoi progressi fulminei e l’ho invidiato un sacco, io ho sputato lacrime e sangue per riuscire ad arrivare a quel livello in solo in pochi mesi, e ci siamo passati la palla come una vera squadra c’eravamo in qualche modo addomesticati, avevo cominciato a nutrire una certa fiducia in lui, e provavo attrazione fisica, così forte da farmi stare male. Mi è stata diagnosticata una neurodiversità che ricade nello spettro autistico, nulla di grave, solo il mio cervello è diverso da quello di molti altri e questo mi ha sempre portato a non capire bene come approcciarmi col prossimo. La mia mancanza di relazioni sociali ha preoccupato molto i miei genitori, che mi hanno portato da quel medico o da quell’altro luminare in giro per il Giappone per capire cosa avesse il loro figlio le cui occupazioni erano ristrette, e che dormiva al posto di andare a giocare con i coetanei, la diagnosi è arrivata una mattina, stavo già frequentando le scuole medie. Adesso capisco che i miei genitori hanno fatto tutto quello che hanno potuto per amore, ma per me era un incubo, sempre le solite domande, sempre a farmi perdere tempo che potevo occupare con il basket e dormendo. Nonostante sia arrivato a casa con più lividi del solito, li ho visti sollevati da quando ho conosciuto lui, hanno detto che ho reagito, e sono riuscito ad aprirmi un po’ con loro, lasciandoli entrare nel mio mondo. Adesso lo capisco la mia reazione di chiusura si era accentuata con le visite, vedevo gli altri come tutti quei medici impiccioni. Ho sempre osservato le persone con cura, ho sempre paura di essere abbandonato e mi avvicino solo a quelli che, a mio giudizio, non mi abbandoneranno col tempo. Devo dire che il mio istinto mi ha sempre premiato. Quando durante il terzo anno mi sono iscritto alla draft l’ho fatto quasi per scherzo, i miei mi hanno mandato al pre camp, e mi hanno messo nelle scelte possibili, quattordicesima draft, ho fatto una steal of draft, mi sono imposto come giocatore di prestigio, e ancora mi fa impressione che la gente che compra la mia maglietta. Vengo subito riconosciuto, mi fa piacere perché vuol dire che nel mio lavoro, la mia passione più grande sono bravo, non giriamoci attorno, non nascondiamoci dietro falsa modestia.

Stasera ero al pub che ho comprato con un ex collega, adesso capitano della squadra dove gioca la testa rossa, e mi sono ritrovato un Hanamichi Sakuragi distrutto che chiede qualcosa di forte, niente di più forte di un the passerà dalle sue labbra in mia presenza. Lo consolo, e questo mi fa un male cane, perché la mia maledizione è riuscire a sentire il dolore degli altri come se fosse mio, e finisco prosciugato. Hanamichi non ha capito che l’unico per cui spasimo è proprio lui, lo faccio da quando ho quindici anni, lo faccio da quando uno tsunami rosso si è scontrato con il mio guscio di paura e rifiuto. Quando ero piccolo, ricordo vagamente, una bambina dell’asilo con cui giocavo spesso, lei però non se la passava bene a casa, e io tornavo a casa mia sentendomi solo e abbandonato come lei, e questo mi faceva paura, ed ho deciso di non interessarmi alle persone. Nessuno doveva scalfire la mia tranquillità. Ho un qualche avo olandese, e saltando qualche generazione gli occhi blu si ripresentano, e proprio a me dovevano capitare? Le ragazze dalle medie hanno cominciato a tampinarmi, fino al momento di rottura, ho detto chiaramente di essere interessato al cazzo. Mi sono sentito libero, leggero, e sono riuscito a trattare meglio le persone senza l’ansia della loro attrazione fisica, spesso venduta come amore a poco prezzo.

Sono devastato doppiamente, lui ha lasciato la sua fidanzata storica, si sono messi insieme dopo la sua riabilitazione, ora lei è incinta di un altro, ma non uno qualsiasi uno dei suoi amici storici, il suo amico storico che diceva di essere gay. Avevo sospettato che lei fosse un’arrivista, ma pensavo di essermi sbagliato, ed eccoci dopo quindici anni a raccogliere i cocci del suo cuore, un cuore grande e generoso, un uomo pieno di amore, che ne ha ricevuto un sacco nonostante il carattere turbolento dell’adolescenza, lui è stato salvato dal basket e io sono stato salvato da lui. Vorrei spaccare la faccia a quella ragazza, ma non posso, e poi lui l’ha liquidata in modo geniale, le ha fatto firmare un contratto, io non l’avrei fatto, perché non faccio arrivare nessuno così vicino al mio cuore da spezzarlo. Non è vero, lui potrebbe polverizzarmi in un secondo, ma aspetto con trepidazione la partita di dopodomani. Servo qualche avventore, faccio qualche selfie, firmo qualche autografo, mentre lui è al tavolo più nascosto a sorseggiare the. Ho dovuto lasciarlo solo o gli avrei detto quello che mi preme sul cuore ormai da anni. Non l’ho idealizzato, conosco i suoi difetti, e penso se ne siano aggiunti altri nel tempo, ma sono irrimediabilmente attirato da lui, dalla sua pelle ambrata da quei capelli di fiamma. Vorrei poter andare di là e baciarlo, ma non posso, non posso perderlo, non posso sfruttare il dolore per un po’ di calore umano.

 

Sono passati due giorni dal nostro incontro al bar, ieri è uscito un piccolo comunicato che annuncia la rottura del fidanzamento tra Haruko Akagi e Hanamichi Sakuragi, confesso ho stampato e incorniciato la notizia. Sono dentro al Dome, dove ho giocato la mia prima partita in NBA, l’ultimo cambio quello che l’allenatore fa tanto per, e son riuscito a mettere dentro il canestro e il tiro libero, tutta fortuna, ma ci vuole anche quella, mi son fatto vedere e da 15 secondi sono passato a minuti e poi a tempi interi e ora sono titolare in una squadra titolata. Sono pronto, fascetta all’altezza del gomito, divisa, scarpe dello sponsor. Entriamo in campo, e non mi aspetto niente di diverso, Hanamichi entra nel cerchio di centro campo per la palla a due. La partita scorre veloce nel mio gioco e in quello dei compagni, la lotta è serrata, siamo al quarto quarto mancano 13 secondi e mi sto lanciando in contropiede ma vengo raggiunto da un difensore, il difensore più bello di tutta la lega, il ragazzo che amo con tutte le mie forze, ma da cui non mi farò fermare, devo fare attenzione allo sfondamento, è bravo a cercare di portare l’attaccante in fallo, la partita non è finita, loro sono un punto avanti, ma la mia fame di vincere non si placa mai. Entriamo in area e lo scontro non è delicato, ma non c’è vantaggio, si continua, riesco a tirare in fade away e lui riesce a bloccarmi, ma ricadendo mi colpisce facendomi cadere. “Kaede” mi chiama quando sbatto contro il parquet di questo palazzetto “Tutto ok Do’hao”. Mi rialzo in piedi afferrando la sua mano calda, sento come una scossa elettrica, e l’intervento dell’arbitro mi salva dal baciarlo in diretta tv. “Canestro realizzato, fallo del numero 13, 1 tiro” il cronometro segna due secondi, e devo per forza realizzare, con lui in due secondi non sei al sicuro. Riesco a realizzare il canestro, e un suo compagno effettua la rimessa ed io mi metto a marcare il rosso, e per fortuna riesco a distrarlo per i due lunghissimi secondi successivi. La mia squadra vince la partita, ma è stata una sofferenza, e sarà una sofferenza il ritorno nello spogliatoio con il nostro urlante allenatore. Non la quantità di urla che si beccherà lui, ma anche il mio allenatore non ci scherza. Quando siamo pronti e ripuliti lo vedo nel corridoio degli spogliatoi indeciso se uscire o meno. La tv ha intervistato entrambi, e lui ha fatto un mea culpa assurdo per il fallo, non si è reso conto che sono stato io a colpirlo e a far sembrare il contrario, pesare una decina forse quindici chili in meno mi avvantaggia in questi casi. Ho dovuto fare appello a tutto il mio sangue freddo quando ho visto le sue labbra incresparsi in una smorfia delusa. Ha fatto una partita fantastica, e ha sbagliato solo quel fallo proprio alla fine, vorrei abbracciarlo come l’altra sera far poggiare la sua testa sulla spalla e baciare ancora quei capelli rossi. Sono proprio perso e ora siamo qua insieme in questo corridoio. “Do’hao, ti sono venuto addosso io” gli dico “apposta per cercarmi il fallo” e lui sorride amaro “avrei dovuto prevederlo da una kitsune come te” parliamo in inglese e usiamo i soprannomi del liceo ancora in giapponese. “Stasera vieni al bar? Domani riparto, ma vorrei offrirti un the” lui ride mentre veniamo raggiunti da giornalisti e appassionati “Ci conto” gli dico senza dargli la possibilità di rispondermi, visto che mi giro verso la fotocamera di un fotografo che è ospite fisso del Dome. Ci sommergono di domande e poi ognuno prende la propria strada. Spero accetti il mio invito, è ancora distrutto, lo vedo anche se lui si è rinchiuso nella sua maschera da buffone sbruffone.

 

Parole Sparse

Niente questa fic fa la prepotente, e vuole essere per forza scritta, me lo chiede di forza e mi ritrovo con le parole che fluiscono dalla mia mente alla tastiera.

Lasciatemi passare l’errore temporale per la Draft di Rukawa, gli stranieri sono eleggibili nell’anno del loro diciannovesimo compleanno in realtà, i cittadini americani invece dai 18 anni, e devono essere diplomati.

 

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Capitolo 3
*** We came from? ***


(Anata ni maketa)
Lost On you
Mi hai lasciato con un soprannome in balia dei fotografi

Note pre fic: per pietà degli abitanti di casa mia cerco di non ascoltare solo una canzone in loop,
ma non sempre mi riesce,
e questa canzone è una di quelle che potrebbe benissimo finire nella top3 di quelle che ho ascoltato di più.


When you get older, plainer, saner
Will you remember all the danger
We came from?

La volpe malefica mi lascia in pasto a fotografi e giornalisti con un invito per stasera al pub e il solito soprannome, che negli anni hanno cercato di capire da quello che ci dicevamo in partita ma adesso l’ha spiattellato davanti a tutti questi giornalisti. “Cosa vuol dire Dohao? Cosa vuol dire Kitsune?” chiede una giornalista sportiva molto carina, una moretta che indossa delle scarpe da ginnastica sotto un paio di jeans aderenti e una camicetta semitrasparente, abbigliamento che però non mi distrae come dovrebbe e fa uscire un sospiro rumoroso dalle mie labbra. “Sono i soprannomi del liceo, eravamo compagni di squadra e ci siamo odiati per quasi un anno, e lui mi chiamava idiota, dohao appunto, e la mia brillante genialità ha partorito per lui il soprannome volpe, e quando mi lanciavo nei miei insulti per lui anche volpe artica ma spesso erano solo stupido idiota e stupida volpe, baka dohao e baka kitsune” spiego con calma e spero che non sappiano che la mia ex fidanzatina è incinta di un altro, anche se scommetto cinquecento dollari su Kevin, l’addetto di una rivista rosa che ama particolarmente gli sportivi, e ho sempre il dubbio che abbia una cotta colossale per Kaede. Lo vedo alzare la mano e comincio a sudare freddo. “Voci dicono che la tua ex aspetti tuo figlio” sorrido mentre dentro vorrei morire “Kevin ti hanno informato male le tue fonti” e scommetterei metà dello stipendio di questo mese che son stati loro. “Di alla tua fonte, che come le ho detto l’altra sera, si sono un genio in molte cose, ma ancora non sono così bravo da mettere incinte le ragazze con la mia sola presenza, o il mondo sarebbe piena di piccole teste rosse urlanti. La storia era finita da tempo, almeno per lei, e quando ho scoperto l’ultimo tradimento non ce l’ho più fatta. Ho scoperto che fosse incinta quando erano mesi che non facevamo l’amore, il tradimento peggiore, con uno dei miei amici di infanzia, che si è professato gay solo per avere la scusa di starle sempre appiccicato e non far capire nulla al sottoscritto” mi lecco le labbra mentre Kevin spalanca gli occhi “come mai pensi che la fonte sia lei?” sorrido “Abbiamo firmato un accordo quando l’ho lasciata, solo che non deve aver letto subito tutte le clausole e non ha capito che la maggior parte dei soldi che mi ha spillato finiranno in un fondo fiduciario per il bambino, e che lei e il suo fidanzato vedranno solo una cifra adeguata a mantenere una vita agiata, ma non i lussi che credevano di potermi spillare. Se dovesse ribattere che mento e che il figlio è mio aspetto solo il test di paternità” tutti si zittiscono e mi guardano, non avevo previsto di spiattellare tutto in modo così pacato davanti ai giornalisti. “Ah di alla tua fonte che deve leggere la clausola undiciKR” e lui mi interrompe “11kr?” rido di cuore sono stato proprio uno stronzo. “Si il numero di maglia del suo amore delle superiori e le sue iniziali. Lei spasimava per Kaede Rukawa che aveva il numero 11, e io odiavo lui perché lei lo amava almeno per buona parte del primo anno di liceo. Ora lui è uno dei miei più cari amici e spesso mi chiedo cosa farebbe lui in certe situazioni, e questa clausola è quello che penso avrebbe fatto lui” ho incuriosito tutti che mi guardano come se pendessero dalle mie labbra “La 11kr prevede che in caso di voci sulla sua gravidanza e illazioni sul mio conto anche la parte che spetterebbe ai genitori va nel fondo fiduciario per il bambino” una donna sembra indignata “Ma è crudele” scuoto la testa “Signora, io sto pagando una cifra perché lei si allontani dalla mia vita senza crearmi problemi, lei che avrà un figlio da un altro uomo, e a cui avevo chiesto di non alzare un polverone ha firmato un contratto, in cui era appunto espresso questo mio desiderio di riservatezza, lei lo ha infranto, e non penalizzerò suo figlio, penalizzerò lei e il suo fidanzato.” scrollo le spalle “le sembrava più carino accettassi e magari la sposassi, o che pagassi per qualcosa di cui, ho certamente colpa ma non sono l’unico?” l’inviata di una rivista di quart’ordine si zittisce, Kevin è un omone di colore che veste degli stessi colori della regina Elisabetta e sta maledettamente bene ogni volta. “Quindi le voci sulla rivalità tra te e Rukawa non sono del tutto infondate” rido di gusto “Kami no, siamo rivali sul campo e adesso amici fuori. Almeno per buona parte del primo anno di liceo ci siamo odiati e picchiati apertamente, finivamo in rissa quasi tutti i giorni” i giornalisti e i fotografi ridono “Progetti per il futuro, ora che sei tornato scapolo e metà degli appassionati e delle appassionate di basket vorrebbe occupare un posto nel tuo cuore” arrossisco e distolgo lo sguardo alla provocazione di Kevin “Nessuno, se ci penso ho quasi trent’anni e son passato da 51 ragazze che mi hanno scaricato a una storia durata la bellezza di quattordici anni, vorrei fare quelle cose che non ho potuto fare perché avevo una relazione stabile” Il mio interlocutore si lecca le labbra “Quindi ti darai alla pazza gioia?” scuoto la testa “vorrei qualcuno con cui avere un primo appuntamento. Ma soprattutto voglio quell’anello, e non quello matrimoniale, quello della vittoria del campionato, ci stiamo lavorando”. “L’allenatore come ha preso la sconfitta?” comincio a ridere “Si è quasi fatto esplodere una coronaria e ha urlato tutta la sua rabbia da quando ancora in fasce non ha mangiato subito ad adesso, ma da domani lavoreremo ancora più sodo. Una sconfitta è una sconfitta, avevo sottovalutato le capacità difensive di Rukawa, e la sua furbizia.” Continuano le domande e sono tutte inerenti al basket. Arriva il capitano a salvarmi “Sakuragi” mi saluta e poi sorride ai giornalisti che lo amano, è sempre alla mano “Ho un annuncio da fare” e alle sue parole gli avvoltoi si gettano su di lui lasciandomi il tempo di dileguarmi.
Non so per quale motivo ma stasera mi son vestito bene, ho messo quei jeans che mi fanno sembrare più proporzionato, e quella camicia che mette in risalto i miei muscoli e la mia carnagione, è semplice e bianca, ma mi fa sentire bellissimo, dire che questo abbigliamento era troppo informale per la mia ex me lo ha fatto apprezzare di più.
Il pub è pieno e a fatica riesco a districarmi tra i miei fan, e quelli della volpe che dopo un’ora, il tempo che ci ho messo ad arrivare al bancone tra autografi, foto e chiacchiere con gli appassionati, sono sempre stato molto disponibile al contatto con gli appassionati, mi fa piacere che mi apprezzino, e che apprezzino il mio gioco. Ramirez il barista latino dell’altra sera mi accoglie con un sorriso “Il capo si è rifugiato nel suo ufficio, mi ha detto di dirti di raggiungerlo quando fossi riemerso dalla folla” e rido di cuore e lui ridacchia “Tipico della volpe” e lui annuisce “tra un po’ vi porto il the, diglielo pure” annuisco e sorrido, la volpe come al solito ha organizzato tutto.
L’ufficio di Rukawa è più in ordine dell’altra volta, non ci sono scartoffie a giro, e il portatile è chiuso, mentre la volpe è acciambellata sul divanetto che dorme, devo essere masochista, so come svegliarlo senza farmi picchiare, ma è troppo divertente “Oh Baka Kitsune” dico con un tono di voce molto alto a pochi centimetri dal suo orecchio, e in cambio mi prendo un pugno che non riesco a schivare “Non perdono chi disturba il mio sonno” rido di gusto e lui si sveglia e mi guarda con astio. “Baka Dohao devi esserti bruciato i neuroni con i giornalisti.” ridacchio “Mi è toccato Kevin” gli rispondo e lui sospira “Quello che sa i segreti di tutti gli abitanti degli stati uniti?” mi chiede a mo’ di conferma “Si proprio la regina Betty della stampa scandalistica” ridiamo entrambi e la sua risata penso abbia un suono fantastico, la gente non sa cosa si perde a non essere tra i pochi fortunati con cui la condivide. “Che succede?” mi chiede quando l’ilarità viene rimpiazzata da una sensazione di calma. “L’Akagi lo ha informato della sua gravidanza e poverina ha fatto scattare la clausola 11kr” mi guarda alzando un sopracciglio “11kr?” mi chiede e io annuisco “la clausola 11, il tuo numero di maglia e le tue iniziali” lui ridacchia “l’inculata?” mi chiede e io ci penso un po’ e annuisco “si, non l’avevo pensata così, ma si l’inculata, ha fatto in modo di non vedere nemmeno un cent, eravamo in quattro a sapere questa cosa, quindi la voce l’hanno sparsa loro” lui mi sorride e io penso di non aver mai visto niente di così bello. Mi vengono in mente ricordi del liceo, quando ancora non ci parlavamo e io stavo riuscendo a conquistare Haruko, mentre mi sottoponevo alla mia estenuante riabilitazione e lui veniva a trovarmi ogni giorno, solo per vantarsi della chiamata in nazionale, e l’ultima mattina che è venuto il sole lo stava baciando e lui mi ha sorriso per la prima volta, e io sono rimasto stordito, quasi accecato. “Fa male” dico sinceramente “fa malissimo, ho passato quattordici anni con lei, e lei sta cercando di distruggermi” questo giovane uomo mi si avvicina e mi abbraccia e stavolta lo so per certo mi bacia una guancia in un gesto che mi travolge e mi stravolge. Sto tremando e non so come comportarmi, nonostante sia di origini non propriamente giapponesi sono vissuto per la maggior parte della mia vita in un paese dove i gesti di apprezzamento fisico non sono usuali, e lui non è mai stato espansivo in nessun modo, lui è sempre stato meno avvezzo la contatto fisico rispetto alla media giapponese. Sono inebriato dal suo profumo e dal suo dopobarba. Sento qualcosa che viene appoggiato sul tavolo e solo dopo mi rendo conto della presenza di Ramirez e del the che mi aveva detto che avrebbe fatto. Il ragazzo non aggiunge niente e se ne va lasciandoci soli. “Kaede?” chiedo e lui non mi risponde, si mette ad armeggiare con la teiera e con il liquido chiaro che ne esce, la cosa dura qualche minuto e poi sento la sua voce quasi un sussurro “scusami” adesso sento il bisogno che mi spieghi, non capisco e sono sempre più confuso. “scusami ‘sti cazzi, spiegami” lo sento sbuffare, sappiamo entrambi che non gli piace essere messo alle strette, la sua neurodiversità gli impedisce di mentire e se viene obbligato non riesce a tacere e parla schiettamente di quello che pensa. “Non voglio che tu soffra, se tu soffri soffro anch’io, e molto di più rispetto a che se soffrisse qualcun’altro” abbassa lo sguardo sulle tazze e me ne porge una “mi sono lasciato guidare dall’istinto, ho pensato che un bacio aiutasse a farti stare meglio, non volevo farti stare peggio.” bevo il mio the preferito mentre lo osservo, non lo interrompo, non saprei nemmeno cosa dire, e riuscire a lasciarmi senza parole è un’impresa a tratti epica. “Sono innamorato di te da sempre, da quel giorno in terrazza o forse solo da quel passaggio che c’è stato al primo anno, o forse in un momento tra questi due. Sei tu l’unico che mi fa sentire strano, l’unico che mi fa venire voglia di parlare senza essere obbligato. Oggi hai rischiato di essere baciato in diretta tv, se l’arbitro avesse tardato la chiamata del fallo lo avrei fatto, la tua espressione preoccupata, e quegli occhi caldi che profumano d’autunno” sono basito, le sue parole mi stanno travolgendo e lui non sembra volersi fermare. “Non ho mai voluto nessuno che non fossi tu nella mia vita sentimentale o sessuale.” bevo l’ultimo sorso del mio the, lo ha fatto alla giapponese, una piccola dose, rispetto a quelle occidentali, lo guardo e sembra così vivo come quando gioca. “Sei quello per cui tornerei in questa città anche solo per vederti qualche minuto. Non ho mai voluto nessuno che non fossi tu, e sapere che stavi bene con lei mi ha fatto rassegnare alla tua sola amicizia, e non vorrei mai perderti solo perché ti amo da morire, solo perché mi sono innamorato di te come uno stupido, da prima che quelle galline si accorgessero di quanto sei bello e generoso”. Sono stupito e la mia espressione deve farlo capire apertamente. “Smettiamo di parlare di me e dei miei sentimenti, non mi piace” dice e mi abbraccia di nuovo e lo lascio fare e sento come un peso che si scioglie e riesco a piangere, piango ancora e ancora, per quella donna che ho lasciato e che sta cercando di rovinarmi la vita, per quel figlio che vorrei tanto, e che forse andrò ad adottare, per quest’uomo le cui braccia mi sembrano un’ancora in mezzo alla tempesta, quest’uomo che mi ama e che io considero il migliore amico che mi potesse capitare, sento il suo corpo scosso dal pianto come il mio e lo abbraccio e spero che questo rimanga sospeso nel tempo. Questo ragazzo dai profondi occhi blu è magico, riesce a lenire il mio dolore anche solo con la forza dell’abbraccio delle sue braccia così virili. In lui non c’è niente di femmineo o femminile, e quindi non dovrei provare questa sensazione di eccitazione, mi sento attratto da lui, ma non c’è niente di più lontano di lui dai miei gusti. “Rimaniamo così per favore, domattina riparto” mi dice e il non mi stacco, e lascio che lui mi baci di nuovo sul volto, toglie le mie lacrime con le sue labbra e fanno meno male all’altezza del cuore. 

Parole Sparse
Alla prossima.

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Capitolo 4
*** Burning like ember ***


あなたに負けた

(Anata ni maketa)
Lost On you
Vorrei rimanere tra le tue braccia

Note pre fic: dovevo aggiornare questa fic, ma come al solito sono stato travolto da un’ispirazione momentanea che per fortuna non è sfociata in una long a capitoli, solo in una one shot chilometrica


Burning like embers, falling, tender

Longing for the days of no surrender

(Anata ni maketa)

Lost On you

Vorrei rimanere tra le tue braccia

Note pre fic: dovevo aggiornare questa fic, ma come al solito sono stato travolto da un’ispirazione momentanea che per fortuna non è sfociata in una long a capitoli, solo in una one shot chilometrica

Burning like embers, falling, tender

Longing for the days of no surrender

 

Mi chiedo cosa sia scattato in me quando ho deciso di baciargli la guancia, mi chiedo cosa mi abbia portato a baciare via le sue lacrime, che sono come gemme preziose che stonano su quel volto solitamente figlio del sole. Sono rimasto abbracciato a lui fino alla chiusura del locale, quando Ramirez è passato a salutare e avvertirci dell’imminente chiusura, e chiedere se finissi io di serrare le porte. Sono ripartito in aereo stamattina e sono così malinconico che a tratti ricordo il me a quindici anni, muto con lo sguardo perso.

Quando arrivo alla palestra per gli allenamenti trovo davanti alla stessa Haruko Akagi, la donna che meno vorrei vedere nella mia vita, visto che sta distruggendo quella del mio Dohao, che mi sta aspettando, mi aggredisce verbalmente “Sei tu che gli hai suggerito questa follia?” mi sventola davanti un giornale e quello che sembra il famoso contratto. “Per nulla, tutta farina del suo sacco, anche se lo trovo ironico. Io non l’avrei fatto, e lui è convinto di si. Io non ti avrei dato niente e ti avrei smutandato in tribunale.” sincero perché la mia mente non mi permette di mentire senza fare uno sforzo e un rituale nel quale dico la verità tre volte, e già sembro strano così. “Non ho ancora letto i giornali, ma fa vedere” le dico e le prendo il quotidiano sportivo che tiene in mano “La fidanzata fedifraga, chiede soldi per il figlio dell’amante. L’amico traditore, falso gay” se fossi un altro starei ghignando o addirittura le starei ridendo in faccia. “Me lo ero immaginato quando ti ho incontrato la prima volta, e ancora quando sei diventata seconda manager, ma mi sembravi cambiata. Lui è il mio migliore amico e tu l’hai distrutto. Per me puoi fotterti allegramente” sono stranamente loquace e lei mi ascolta. Non mi sono reso conto della presenza di mezza squadra e di un gruppo di giornalisti tra cui la regina Betty della stampa scandalistica. Lei mi inveisce contro prima in inglese e poi passa al giapponese e io le rispondo nella medesima lingua “Senti puttana, vai a rompere i coglioni a qualcun altro. Io non perdono chi tradisce i miei amici” mi giro e me ne vado lasciandola impalata nell’atrio del palazzetto.

Vengo seguito dal gruppo appena formato e un mio compagno di vecchia data comincia a ridere “Allora lo sai l’inglese, e parli” mi batte una pacca sulla spalla e riesco a fermare il pugno che mi è partito in automatico a pochi centimetri dal suo volto. Lo vedo sgranare gli occhi “Scusa, reazioni istintive” abbasso lo sguardo, non saprei come affrontare il suo, non lo conosco e con la mia difficoltà ad interpretare i segnali non verbali sono in imbarazzo. “Scusa tu, a volte mi dimentico che non sei abituato ai modi che abbiamo qua, nonostante siano più di dieci anni che sei qua” mi dice ridendo.

Veniamo interrotti da Kevin che mi guarda con la stessa intensità con cui il mio gatto guarda la scatoletta di cibo umido. “Ciao Kevin” lo saluto cercando di fare due passi indietro come a voler mettere maggiore distanza rispetto a lui. “Volevo sapere cosa pensavi dei titoli di giornale, non mi aspettavo di vedere Haruko qua”. Sospiro “Io sapevo che sarebbe venuta a lamentarsi con me perché quel Dohao di Sakuragi doveva proprio metterci il riferimento a me in quel contratto. Non mi è mai piaciuta, ma per una cosa le sono grato. Il primo giorno di liceo ha fermato Hanamichi nel corridoio e gli ha chiesto se giocasse a basket, e lui se ne è uscito con una delle sue sbruffonate, e da là è nata la sua passione, e in un certo senso la nostra amicizia.” Questo omone di colore vestito di un prezioso rosa antico mi sorride con i denti bianchissimi “che le hai detto in giapponese” sgrano gli occhi, “Posso parafrasare?” chiedo e lui annuisce e io tiro un sospiro di sollievo “Le ho detto che è una donna di facili costumi e che deve andare a disturbare qualcun altro e che non perdono chi tradisce i miei amici. Ma ho usato le poche parolacce che abbiamo in giapponese tutte per lei e il mio odio assoluto nei suoi confronti ” sembra che si stupiscano tutti quando parlo e non capisco mai perché. “Ma tu cosa sapevi?” mi chiede ancora Kevin, e io sto smaniando, voglio andare ad allenarmi, a giocare a basket “Io non ho saputo niente fino alla sera in cui Sakuragi ha lasciato l’Akagi nel mio pub, ero al bancone e lui è arrivato, e siamo andati a chiacchierare nel mio ufficio, lui era distrutto. Mi ha raccontato a grandi linee cosa ha fatto lei e cosa ha fatto lui, e son fatti suoi. L’ho scoperto in pratica poco prima che lui facesse l’annuncio alla stampa” riesco a non dire che l’articolo campeggia incorniciato nel mio appartamento. Il mio autocontrollo mi impressiona sempre. L’Akagi umiliata dai media mi fa godere come una sega a due mani, ben fatta, e anche questo riesco a tenerlo per me.

Passa l’allenatore e cerco di divincolarmi da questo omone di colore che mi sta tempestando di domande scomode. Riesco finalmente ad andare ad allenarmi, finalmente riesco ad evitare di parlare. L’allenamento è estenuante, l’allenatore indemoniato perché abbiamo vinto di due e solo perché hai usato quegli occhioni blu, usando parole sue sul mio comportamento, e mi sfugge un “magari” che fa ridere mezza squadra. “Oggi Rukawa ha voglia di parlare” mi prendono in giro e cerco di rimanere nel mio stoico silenzio, ormai collaudato negli anni.  Finiamo gli allenamenti, e la doccia, indosso i miei vestiti puliti, niente di vistoso, un paio di jeans e una maglietta a maniche lunghe, comincio a soffrire il freddo come ogni anno di questi tempi, adesso che l’autunno ha bussato alle porte. Sono in crisi, anche se cerco di distrarmi, e Haruko, Kevin e le battute della squadra ce l’hanno fatta a farmi mantenere il controllo, adesso sembra che il mondo sia più pesante, fino a quando mi squilla il telefono. “Risponde la segreteria telefonica di Kaede Rukawa lasciare un messaggio dopo il bip” oggi non ho voglia di parlare con nessuno ma voglio sapere chi mi cerca, solitamente sono i call center e a questa frase smettono, per la chiamata dei miei è troppo presto. “Bip” e la voce che sento dall’altra parte mi fa tremare le gambe, c’è ancora qualcuno a cambiarsi nello spogliatoio e sento delle risate distinte alle mie spalle, ma non ho voglia di litigare, sono ancora troppo svuotato da ieri sera. “Ah kitsune, ti richiamo” e non riesco a trattenere una risatina, e poi rispondo in giapponese, in modo che questi impiccioni non si facciano gli affari miei “Hana, è per i call center, tutto bene?” gli chiedo, è al centro del ciclone e del polverone alzato dalla Akagi. Mi risponde anche lui in giapponese “E questa? Di solito mi parli inglese.” la mia espressione è di nuovo neutra e sento degli sbuffi da parte di un paio di compagni. Mi siedo sotto il mio ‘appendino’* “Pubblico, sono nello spogliatoio abbiamo appena finito. Ho avuto visite oggi, la babbuina e la regina Betty” lo sento ridere distintamente e trovo quel suono rassicurante quasi quanto il suo abbraccio. “Non lo sapevo” lo interrompo “Mi ha accusato di essere la mente del contratto. Le ho dato della puttana e le ho detto che non perdono chi ferisce i miei amici”. Sento che inizia a dire qualcosa e poi si interrompe “Non mi servono parole lo sai.” lo sento sospirare, e mi rendo conto che è ancora in crisi. “Prendo l’aereo tra dieci minuti, tra due ore sono da te, mi puoi ospitare?” “Hn” le vecchie abitudini sono dure a morire “Baka Kitsune” mi minaccia “mi picchierai a casa mia. Ma domani non ti alleni?” chiedo e lui risponde “giorno libero, il coach ha detto che vuole studiare un nuovo piano di allenamento”. Mi passo una mano tra i capelli. Mi sento osservato ma cerco di ignorare questa sensazione che ormai mi accompagna dalle scuole medie, odio essere al centro dell’attenzione. “Non vorrei essere voi, il nostro l’ha studiato la notte, era incazzato nero. Ha detto che abbiamo vinto solo grazie ai mie occhioni” riesco a farlo ridere e un sorriso mi nasce spontaneo, dei quanto sono innamorato, e quanto sono stupido, e gliel’ho pure detto. “Indubbiamente sono dei begli occhi… stanno chiamando il mio volo arrivo tra due ore, ti raggiungo a casa” mi dice “Ok, tanto sai dove sto” gli rispondo, vorrei andare all’aeroporto a prenderlo, ma non ho nessuna voglia di dare scandalo, e di peggiorare la sua posizione.

Quando chiudo la chiamata mi ritrovo un mio compagno di squadra che mi fissa intensamente. “Rukawa sei umano quindi?” è lo stesso che ha rischiato il pugno in faccia e ora vorrei non essermi fermato. “la genetica dice questo” anni di allenamento mi suggeriscono che forse non era la risposta che dovevo dare. “Sei strano forte” aggiunge “ma sei così bello” si avvicina ancora, “e quando sorridi sembra di essere in un altra dimensione”. Mi alzo dal mio posto e lui mi raggiunge e mi si piazza davanti, cerco di scartarlo dopo aver ripreso il mio borsone. Sento l’ansia salire, lui è più grosso di me e mi impedisce di arrivare alla porta. “Smith, di grazia, mi fai passare voglio proprio andare a casa” gli dico e la sua espressione, maledetta neuro diversità, non riesco ad interpretarla, lui allunga il braccio e io serro i pugni e mi metto sulla difensiva, avere un bel visino e tutte le ragazze dietro a tredici anni vuol dire imparare a difendersi contro i fantomatici fidanzati delle stesse, e adesso reagisco nello stesso modo. Lui però mi sorprende me mi passa una mano sulla guancia e l’altra dietro la vita, cerco di divincolarmi, ma è più forte di me. Mi bacia sulle labbra che tengo serrate, e mi viene da ridere sulla soglia dei trenta è la prima volta che qualcuno fa questo gesto con me, non c’è riuscito nessuno. Lui prova ad approfondire il bacio ma serro la bocca e riprendo da divincolarmi, lui è particolarmente forte, gli pesto un piede con forza e lui allenta la presa e riesco a staccarmi da lui. “Smith cosa ti ha fatto pensare di poterlo fare?”, gli chiedo mentre mi passo un braccio sulla bocca come a voler cancellare la sensazione delle sue labbra sulle mie. “Scusa, mi piaci, e oggi sembravi più disponibile e ci ho provato”. Scuoto la testa, la voglia di usare la tecnica del tensai dei poveri è tanta, tirargli una testata e andarmene, ma dobbiamo giocare bene insieme. “Mi dispiace Smith, ma c’è una persona di cui sono innamorato, e non riesco proprio a pensare a nessun altro. Mi dispiace di piacerti, troverai qualcuno che voglia te senza nessun altro in testa. Non ti posso dare niente di quello che vuoi.” sospiro, e lui mi guarda in viso, e io distolgo lo sguardo. “Ma non stai con lui, potremmo...” scuoto la testa e lo interrompo “No, non possiamo fare niente. Non voglio nessuno che non sia lui, quindi non illuderti, e non chiedermi niente. Ti ripeto non posso, non riesco a dare niente a nessuno.” Lui si mette a piangere e io non so che fare, sono impietrito, nonostante abbia imparato su per giù come funziona con le persone, adesso non so che fare. “Accontentati del mio primo bacio, è l’unica cosa che avrai da me” aggiungo e adesso sento il suo sguardo addosso a me “Primo bacio?” mi chiede e al solito non riesco a dire cose che non corrispondano a verità. “Mi sono accorto che mi piacevano i maschi abbastanza presto, e mi sono innamorato di Sakuragi in prima superiore, e non ho mai avuto nessuno che mi interessasse in quel senso, che mi facesse passare questa cosa. Mi hanno diagnosticato una neurodiversità quindi il mio cervello funziona diversamente e non so gestire queste cose, nonostante mi impegni.” lui mi sorride e poi sospira “Zero possibilità?” chiede e io annuisco “Zero Possibilità” lui mi guarda “Non pensavo tu potessi essere così crudele con quel faccino.” dice io lo guardo incuriosito “Crudele? Sono solo sincero, non riesco ad essere diverso, ora se non ti dispiace vorrei tornare a casa mia.” gli dico e lui si sposta e mi lascia passare senza fare una piega. Non è la mia giornata, vengo fermato da un altro compagno di squadra che mi colpisce uno zigomo con un pugno e io non mi faccio pregare rispondo al pugno, ma vengo fermato da qualcuno alle mie spalle. “Non si parla così ad una ragazza, proprio no, sei un viscido schifoso” cerco di dimenarmi in modo da liberarmi dalla presa di chi è dietro di me, ma il fisico di chi mi sta tenendo è  imponente. “Non si parla così di una ragazza ai media” riesco a schivare l’ennesimo pugno in faccia che sento sfiorarmi l’orecchio. Non sono interessato a parlare, sto valutando come uscire da questa situazione ma le successive parole seguite da un pugno allo stomaco bloccano parte della mia forza e della mia opposizione alla situazione. “Non parlare così della mia fidanzata” rimango interdetto, e  il pugno dopo mi manda KO, e mi risveglio dopo un po’ con la sensazione che mi sia passato un tir addosso, mi guardo intorno e sono spaesato, piano piano metto a fuoco e vedo che c’è Smith a terra vicino a me “Smith” lo chiamo e lui non risponde mi avvicino e lo scuoto leggermente e lui mugugna qualcosa. “Thomas” lo chiamo per nome per la prima volta in quattro anni che giochiamo insieme. Lui riesce a svegliarsi ed è pieno di ecchimosi, io non mi sono ancora visto ma non devo essere un bello spettacolo. “Ah Kaede, allora stai bene” dice e io mi tocco addosso e annuisco, nonostante il fastidioso sapore acido che ho in gola. “Integro” confermo e lui sospira “No hai uno zigomo che sanguina” lo aiuto a mettersi in piedi “Non dovevi” gli dico “non dopo che ti ho detto la brutale verità su quello che provo” lui sospira e mi guarda sorridendo “E tu non corri da lui comunque?” faccio una smorfia, di dolore e annuisco “Ma prima di tutto è mio amico” gli dico e lui annuisce “col tempo forse saremo amici, intanto non potevo lasciare che quelli facessero questo.” Suona il mio telefono e rispondo “Moshi Moshi” e dall’altra parte si sente una risata “Kitsune narcolettica ti sei addormentato nello spogliatoio?” mi chiede e io sbuffo “No, ho avuto un contrattempo, fidanzati della tua fidanzata, sono ancora al palazzetto.” ho parlato in inglese e quindi ha capito anche il mio compagno di squadra “Thomas” richiamo il mio compagno di squadra e lui mi guarda “ora arriverà quell’idiota di Sakuragi che vorrà menare le mani.” lo avverto poco prima che entri un arrabbiatissimo rosso “Dohao, sono scappati” lo fermo e mi guarda da capo a piedi e poi guarda il mio compagno di squadra “Smith tutto ok?” mi ignora, ha valutato che ci siamo fatti più male durante le nostre risse, rispetto a come son messo oggi, almeno in viso. Gli si avvicina e comincia a guardare le ferite “Kitsune il kit di pronto soccorso, qua c’è da disinfettare qualche morso e se c’è una crema per le contusioni” Vado a recuperare il Kit che c’è nello spogliatoio e lo porto al rosso che medica il mio salvatore. “Ora voi due denunciate chi è stato, vorrei uccidere quest’altro fidanzato di Haruko, ma quanti cazzo ne aveva?” chiede con fare retorico. “Penso uno a squadra di NBA contro cui hai giocato” dice il mio compagno mentre viene medicato. “Ma perché non ne so un cazzo?” gli chiede e vedo che si sta arrabbiando e perde di delicatezza nella sua azione di disinfezione. “Dohao, non è colpa di Thomas” gli dico e lui sembra riprendersi e continua a medicarlo delicatamente. “Scusa Smith, e chi sa di questa cosa?” scrolla le spalle “Nell’ambiente quasi tutti, solo te e lui e pochi altri, penso che i vari giapponesi della lega non siano stati coinvolti in discorsi del genere, io l’ho scoperto per caso” confessa, “mi sento un po’ in colpa” io non capisco, mentre il rosso fa un’espressione strana quella che di solito ha quando non è convinto “Perché dovresti esserlo?” chiede mentre io mi alzo la maglietta e controllo i lividi che mi stanno uscendo, e con la pelle chiara che ho sembro uscito dalla carica dei 101. “Perché mi piace lui” lui annuisce, io non capisco dove vogliano andare a parare ci sono dei sottintesi che io non colgo, come al solito. “È stato brutale” gli dice e il rosso gli da una pacca sulla spalla “lo so, e ci rimango male anch’io a volte nonostante ci conosciamo da quindici anni”. Smith mi guarda per un po’ e poi mi sorride. “Glielo hai detto?” chiede il rosso e lui annuisce “Pensa che questa è la versione delicata” e ridono di me, lo so. “Com’era quella non delicata?” il rosso si lecca le labbra lentamente “Non so chi sei e non me ne frega un cazzo, togliti dalle palle, in inglese dovrebbe suonare su per giù così, è migliorato con le persone”. “Sono ancora qua, e non prendermi per il culo solo perché voi capite cose che io non capisco, baka Dohao dei miei stivali” ridono ancora “visto è divertente” ridacchia ancora il rosso e Thomas ride, adesso sembra una risata più tranquilla. “911. Si c’è stata un’aggressione al Dome, ai danni di Smith e Rukawa. Li ho trovati dieci minuti fa, sono vigili. Sono Sakuragi. Ok attendiamo. Bene” ci ha distratti e ha chiamato i soccorsi, per impedire a me di protestare, ormai mi conosce troppo bene. Attendiamo qualche minuto l’arrivo della polizia, e l’inevitabile orda dei giornalisti al seguito. “Ti odio Baka Dohao” parlo in inglese e lo insulto in giapponese per poi continuare nella nostra lingua madre “Quando arriviamo a casa mia ti uccido, e ti faccio mangiare da Dohao” lui ride. “Oggi ti diverti a prendermi per il culo?” scuote la testa e passa di nuovo all’inglese “hai chiamato il tuo gatto Dohao?” annuisco “è rosso, rumoroso, fa danni ovunque, come lo dovevo chiamare?” lui mi si avvicina e mi fa un piccolo inchino che ricambio anche se non capisco perché si sia inchinato. “Grazie, riesci sempre a tirarmi su il morale” dice ora in giapponese. Vedo Smith che ci guarda male. “Parlate solo in inglese vi prego, mi state facendo aumentare il mal di testa” annuisco “scusa Thomas” dico e lui sorride “sei l’unico a non chiamarmi Tommy” mi siedo e sento le sirene. “Thomas mi piace di più, e poi Tommy era il cane di un nostro compagno di squadra, e non sembri un Chihuahua” ridiamo tutti e tre “Era del nostro capitano del primo anno, il mio ex cognato, ed era suo, non di Haruko. Un armadio a quattro ante con un canetto che gli stava in una mano, penso di aver visto poche cose così ridicole.” su questa affermazione del rosso entra un detective della polizia, nel suo vestito elegante “Sono il detective LoRusso” si presenta “ora ognuno di voi tre mi racconterà cosa è successo. I miei stanno prendendo i filmati di sorveglianza di tutto il palazzetto. “Rukawa venga con me” mi chiede ed io lo seguo in uno degli uffici dove c’è un paramedico che mi fa spogliare, e controlla le mie ferite. “Abbassi i boxer” mi chiede e io lo faccio e mi ritrovo con un morso su una natica di cui non mi ero accorto e graffi su tutto il corpo, mi rivesto e mi siedo e il detective LoRusso mi chiede “Mi racconti cosa è successo” sono indeciso “Penso ci sia una premessa da fare, stamattina alla presenza dei giornalisti ho avuto un alterco con Haruko Akagi, la ex fidanzata del mio migliore amico Hanamichi Sakuragi, è venuta a chiedermi se dietro il contratto che le ha fatto firmare ci fosse la mia mente e le ho detto di no, e di non rompermi i coglioni e l’ho chiamata puttana, in giapponese, e poi ho tradotto senza parolacce per Kevin il giornalista di Vip sotto i riflettori. Mi sono allenato e poi dopo la doccia ho ricevuto una chiamata da Sakuragi che mi diceva che passava a trovarmi visto che aveva un paio di giorni liberi prima del nostro impegno con la nazionale. Sono rimasto solo nello spogliatoio con Thomas Smith, abbiamo” sto cercando di dire quello che è successo senza mettere nei guai con la stampa il mio compagno di squadra. “posso non dire quello che ci siamo detti con Thomas? Non è rilevante con i fatti” vedo il detective che mi osserva e continuo “vabbè non ce la faccio, mi ha baciato e gli ho detto che non mi piace in quel senso e me ne sono andato. Una volta in corridoio prima ho sentito arrivare un pugno sullo zigomo e dopo ho visto Brown Johnson che ha continuato a picchiarmi, mi sono difeso il più possibile, ma c’era qualcuno di grosso che mi teneva, che non son riuscito a riconosce, ad un certo punto ho provato a girarmi per guardarlo, ma da quel momento non mi ricordo più niente fino al momento in cui mi sono svegliato e ho visto Thomas svenuto poco lontano da me, l’ho chiamato e poi l’ho scosso e si è svegliato, ci siamo controllati i tagli sul viso e mentre parlavamo Sakuragi mi ha chiamato e gli ho detto che eravamo qua e poi lui ha cominciato a medicare Smith e a parlare con lui per distrarmi, perché sapeva che chiamarvi mi avrebbe fatto arrabbiare.” Il detective fa un sorriso “Abbiamo visionato le riprese e non pensavo che la sua analisi fosse così vicina a quello che abbiamo visto.” mi dice “Allora quello che si dice è vero” lo guardo inclinando la testa da un lato, sto cercando di studiare quest’uomo sulla cinquantina, i capelli neri e il viso appena rasato. “Cosa, signore?” gli chiedo e lui mi sorride “Che il giocatore di basket Kaede Rukawa non sappia dire bugie” scrollo le spalle “Sono Neuro Atipico, una condizione che ricade nello spettro autistico, e tra gli effetti collaterali, ci sono l’impossibilità di dire bugie, anche se negli anni son diventato capace di riuscire a dire solo parte delle cose, e la mia oggettiva difficoltà a interpretare il sottotesto, le cose sottintese, il linguaggio non verbale, e spesso se non capisco le metafore, anche se ho avuto modo di allenarmi in questo grazie a Sakuragi.” dico e lui annuisce “ora ti devo chiedere di far fotografare e catalogare ogni tua ferita.” mi dice e annuisco e mi spoglio nuovamente mentre una poliziotta in divisa mi fa foto di ogni livido, morso, graffio che ho addosso, e anche del bernoccolo che ho in testa.

Quando ho finito raggiungo gli altri due, che vengono chiamati a turno dopo di me. Finiscono anche loro e io mi guardo intorno. “Uscire da qua è impossibile ci sono i giornalisti.” vedo Smith prendere il telefono “Mitch, sono Thomas, abbiamo un problemino al palazzetto” sento la voce dell’addetto stampa ma non capisco cosa dica visto che il mio compagno di squadra tiene l’apparecchio all’orecchio. “No Mitch, Johnoson ha picchiato Rukawa e poi me era con Frizgerald. C’è la polizia che ha i video, c’è la stampa che vorrà sapere tutto.” il mio cuore batte forte, e mi sento svenire.

Quando rinvengo sono in una stanza di ospedale con il dohao che dorme sulla mia mano e fuori è tutto buio. Trovo il pulsante e chiamo l’infermiera che arriva in poco tempo. “Cos’è successo?” chiedo e lei mi guarda intensamente “Le chiamo il dottore che le spiegherà.” mi dice e se ne va, torna dopo poco con un medico poco più giovane rispetto a me. “Il suo amico non è voluto andare via” sospiro “dovevo ospitarlo a casa mia, non ha le chiavi” dico e lui mi guarda “cosa si ricorda dell’aggressione?” mi chiede e io ripeto quello che ho detto ai poliziotti. “Non le hanno fatto solo questo, mentre era incosciente uno dei due aggressori si è masturbato nella sua bocca e le hanno inflitto diversi colpi anche mentre era svenuto. Il suo compagno di squadra lo ha salvato da cose peggiori, ed è riuscito a metterli in fuga.” mi spiega, e adesso capisco il saporaccio che avevo in bocca. “Ora sta bene, è svenuto solo perché il suo corpo già stanco per l’allenamento non ha retto lo stress. La possiamo dimettere, se se la sente di tornare a casa.” guardo il rosso addormentato e gli passo una mano tra i capelli. “Sveglio la mia guardia del corpo e torno a casa volentieri” gli dico e il medico ride. “Non pensavo che l’ambiente sportivo fosse adatto a fare amicizia” lo guardo “siamo stati compagni di scuola,  ma anche Smith è un caro amico, a cui devo molto” rispondo e lui sorride “Sono felice che l’idolo di mia figlia sia un bravo ragazzo” abbasso lo sguardo e guardo Sakuragi “lui è un bravo ragazzo, e Smith è un bravo ragazzo” non aggiungo altro, e il medico si congeda “vado a prepararle le scartoffie, siamo riusciti a mandare via i giornalisti. Per i conti se ne occuperà la squadra.” lo guardo un po’ e lui sospira “Questa clinica privata è convenzionata con la squadra, siamo abituati ai vip” mi passo una mano sul viso. “io volevo solo giocare a basket, non mi importa nulla di essere un vip” e lui sorride “lo so, ma fare la cosa che si ama a volte prevede dei sacrifici.” annuisco e lui esce dalla stanza. “Dohao” il tono è più dolce di quello che vorrei, mentre passo le dita tra quei capelli di fiamma. Lui si sveglia. “Finalmente volpe, stai bene?” annuisco “come nuovo, il dottore ha detto che posso andare a casa, e che mi dimette a breve.” Mi sorride, anche se il volto è ancora assonnato. “Non pensavo di passare il primo giorno di vacanza così” sospiro “io domani ho gli allenamenti” e lui scuote la testa. “Leggi i tuoi messaggi” mi dice e mi porge il telefono. Il coach mi ha scritto [Dato quello che è successo, e visto che sarete impegnati con le vostre nazionali gli allenamenti per te e Smith, e gli altri convocati dalle rispettive nazionali, sono sospesi per venti giorni, visto che dovrete anche riprendervi dal fuso orario per la competizione che si terrà a Baku. Rukawa hai il rispetto di tutta la squadra, gli elementi coinvolti e risultati dai video gli autori dell’aggressione sono sospesi in attesa della decisione del giudice. La squadra si costituirà parte lesa e fornirà l’avvocato sia a te che a Smith per tutte le informazioni chiama Mitch. Riposati, e quanto torni voglio che tu sia indemoniato come nell’ultima partita.] arrossisco e rispondo [Grazie, per le cose pratiche chiamo Mitch. Non ti preoccupare voglio vincere più di ogni cosa.] Mi alzo e indosso solo il telino dell’ospedale, e ho le chiappe al vento cosa che mi imbarazza un sacco visto la presenza del rosso che però mi porge dei vestiti. “Ti staranno un po’ grandi ma i tuoi l’hanno presi per analizzarli” mi spiega. Indosso tutti i suoi vestiti dalle mutande ai pantaloni ad una maglietta e una felpa che mi stanno larghe. “Sembri un pulcino più che una volpe” mi dice e io gli sorrido. Almeno mi hanno lasciato le scarpe che indosso, e sono pronto arriva il medico che mi fa firmare dei fogli e mi dice la terapia da seguire. “Tranquillo, nessun farmaco che ti abbiamo dato è considerato doping, potrai giocare tranquillo con la nazionale in Russia.” sospiro di sollievo mentre gli restituisco i foglio. “Posso portarla io” indico la mia borsa a Sakuragi, ma lui scuote la testa “Fatti viziare Kaede, ogni tanto.” sospiro e abbasso lo sguardo. Ce ne andiamo da una porta laterale della clinica dove ci aspetta una macchina che ci riporta al mio appartamento, davanti è pieno di giornalisti, ma riusciamo ad usare l’entrata delle auto e saliamo nell’ingresso con un ascensore, e poi passiamo dietro al gabbiotto del portiere che saluto con un “Hn” e lui ridacchia “Buona notte a te” risponde e prendiamo il mio ascensore privato che aziono con una chiave, e che ci porta direttamente nel mio salotto.

Veniamo assaliti da un rumoroso gatto rosso che nella lingua felina mi sta sgridando di non avergli ancora dato la sua scatoletta. “Kitsune dov’è il cibo per sfamare la tigre?” mi chiede “Sopra il frigo ci sono le scatolette umide” rispondo. Sento il rosso e il gatto comunicare in una lingua a me sconosciuta e mentre tra simili si capiscono mi lascio cadere sul divano e mi addormento.

 

Parole Sparse: Questo capitolo è stato più doloroso di quando mi hanno tolto uno dei denti del giudizio e mi hanno dovuto mettere i punti. Ero indeciso se metterci la scena di violenza… Bene ho ricarato la dose, volendola togliere l’ho peggiorata. Sono una bestiaccia putrida.

 

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Capitolo 5
*** SakuNeko ***


(Anata ni maketa) 
Lost On you  
Sakuneko 
Note pre fic: Non cambio la citazione dalla canzone perché mi piace questa parte.  
Burning like embers, falling, tender 
 
Loki0ing for the days of no surrender 
 
Dire che sono preoccupato è poco, mi sono trovato davanti al mio migliore amico e un suo compagno di squadra messi male, e ho prestato i primi soccorsi, ho distratto la Kitsune e ho chiamato l’autorità, mi sento in colpa, è colpa mia che ho lasciato Haruko, e che ho messo quella clausola e che l’ho chiamata con le sue iniziali. Quando è svenuto mi sono sentito morire, come quella volta della rissa con Mitsui. Quando in ospedale poi mi ha svegliato ho sentito di poter respirare normalmente. Provo un mix di emozioni che non riesco a catalogare, ma ora sono più rilassato siamo arrivati a casa sua con una macchina messa a disposizione dalla sua squadra, quando siamo entrati nel salotto del suo attico siamo stati investiti dai miagolii indispettiti di un grosso gatto rosso, che Kaede ha chiamato Dohao, non posso negare che non sia rumoroso. Ho dato il cibo al gatto e sono tornato in salotto e ho trovato il padrone di casa addormentato sul divano, questa giornata per lui deve essere stata estenuante, per tutta colpa di quella deficiente di Haruko Akagi. Le mie scoperte degli ultimi giorni su di lei sono state shoccanti, ho scoperto il tradimento, e si è aggiunta la beffa dell’essere felice cornuto e inconsapevole mentre tre quarti della lega sapeva tutto. Sono stupido, prendo il telefono e guardo le foto che ho in memoria, molte sono con lei, gli ultimi quindici anni sono stati con lei, inconsapevolmente mi sono appoggiato alla sua presenza quella ragazza che è diventata una donna, come io sono cresciuto e sono diventato l’uomo che mio padre avrebbe voluto che fossi, per l’uomo che mia madre ha sempre visto in me, e grazie a lei lo sono, e devo ringraziare anche la mia ex fidanzata, con lei sono cresciuto, e forse grazie alle ultime scoperte posso dirmi realmente maturato, realmente capace di capire la meschinità del prossimo. Sono cresciuto pian piano, la rabbia verso la vita, il rancore verso me stesso sono stati il carburante per la mia carriera, e questo e molta analisi mi ha aiutato. Un giorno di fine estate, fuori un tifone e in palestra la solita adrenalina sportiva le ho chiesto se avesse voluto essere la mia ragazza, e lei ha accettato, e mi sono sentito il più fortunato del mondo.  
Mentre ricordo queste cose il gattone di Rukawa mi raggiunge e mi si struscia contro le gambe, approfitto per prenderlo in braccio e mi siedo sulla poltrona ad osservare il giovane uomo che giace sdraiato sul divano, il viso escoriato come ai vecchi tempi e le labbra socchiuse, le stesse labbra che solo l’altro giorno hanno baciato via le mie lacrime per lei. Il suo gatto mi si acciambella addosso e comincio a sospirare, ho pianto per Haruko, e il dolore non ne vuol sapere di smettere, ma le fusa del felino sul cuore sembrano parte della cura.  
Haruko benedetta e maledetta, la devo ringraziare, grazie a lei ho scoperto il basket, ho scoperto questa palla a spicchi, e la felicità di un canestro realizzato, di un rimbalzo preso in faccia ad un giocatore forte. Haruko mi ha fatto toccare vette di felicità che non pensavo esistessero dopo la morte di mio padre. Non pensavo di meritarmi di essere felice, e invece lei con i suoi modi educati, con il suo sorriso gentile mi ha fatto scoprire che anch’io, figlio imperfetto, teppista che proveniva dalle medie Wako, potevo essere amato, e amare. Siamo cresciuti piano piano, la prima uscita impacciata, il primo bacio, la prima volta, è stato tutto con lei, non avevo avuto nessuna ragazza. Passavamo un sacco di tempo insieme. Quegli anni sono stati bellissimi, oltre all’amore ho scoperto l’amicizia più vera, quella di Yohei e quella di Kaede, che sono due pilastri della mia vita, anche se purtroppo per la distanza con Yohei riusciamo a vederci poco, anche se ci sentiamo tanto. Abbiamo parlato di Noma, e nemmeno lui sospettava la storia tra loro due, anche se ha detto che Noma ha chiuso con loro da quando è venuto ad abitare negli Stati Uniti. Kaede è stata una scoperta, uno tsunami silenzioso, ho scoperto la sua timidezza, la sua forza, la sua insofferenza, le sue guerre personali, e quando abbiamo cominciato a lottare insieme e non uno contro, ho scoperto tanti suoi pregi, oltre ai suoi ben noti difetti.  
Sto cercando di fare chiarezza, sto cercando di capire quando tutto è andato in frantumi, quando l’amore di lei è passato a me ai miei soldi, quando io sono diventato stupido e con i paraocchi. Sono rimasto in Giappone a guadagnarmi un posto nel basket che conta dopo la partenza di Rukawa, e mi sono allenato giorno e notte per diventare il genio che ho sempre professato di essere. Mi ricordo il sudore, la fatica, ma quegli anni sono passati veloci e felici. Noma e Haruko sono diventati sempre più amici, ma lui aveva un fidanzato, la cosa non mi insospettiva per niente, anche perché lui è, era un mio amico d’infanzia, siamo cresciuti insieme nel quartiere e abbiamo fatto le scuole insieme, solo che io ho deciso per continuare con l’università per poter continuare la mia scalata al basket professionistico, e forse è qua che ho abbassato la guardia, ho sempre riempito di attenzioni, sia fisiche che materiali Haruko. Appena maggiorenni siamo andati a vivere insieme ma non ci siamo sposati, non che io non glielo abbia chiesto, ma lei mi ha detto che eravamo ancora giovani, e che avremmo avuto tempo, forse avrei dovuto capire allora, o forse ora leggo tutto sotto il sospetto del tradimento. Abbiamo preso un monolocale, una casa piccolissima ma stavamo bene, io cucinavo, e lei si occupava della casa quando non studiava moda, quando ho cominciato a guadagnare con il basket abbiamo cambiato casa un paio di volte, ed erano sempre più grandi, e le sue scuole di moda sempre più costose, ma ce la siamo cavati.  
Il ronfare basso del gatto mi distrae e gli gratto in mezzo alle orecchie, guardando nuovamente il suo padrone, anche tutto scarmigliato dal pestaggio rimane una creatura eterea, inarrivabile, quasi celestiale, che mi fa battere il cuore velocemente, nel dubbio di come abbia fatto innamorare così tanta perfezione. La sua perfezione sta nell’essere contemporaneamente così altero e così pieno di sentimenti celati, nell’alternare bei difetti e insopportabili pregi. Torno con la mente a quel momento in cui lui ha baciato via le mie lacrime, quel momento è stato un vuoto nel tempo, come vivere in una bolla di sapone, sulle sue labbra è sparito tutto il dolore, come un anestetico locale, dopo poche ore dall’assunzione è finito l’effetto, e sono tornato a soffrire, ma in quel momento mi sono sentito al centro di un amore potente. Come in una bolla di sapone, come se non esistesse nient’altro che la comunanza tra noi, il suo tocco delicato, e il mio stupore. Non capisco perché non faccia avvicinare nessuno, lo vederei bene con Smith, ma niente è stato implacabile, come sempre, diretto e privo di ogni tatto. Delicato e dolce con il mio dolore, spietato nei riguardi dell’amore nei suoi confronti.  
Il gatto si muove piano e scende andando a fare le fusa sul fianco del proprio padrone e sento freddo, quasi quando lui ha smesso di abbracciarmi, e di baciarmi il viso.  
Ho voglia di svegliare la Kitsune, solo per poter vedere i suoi occhi spalancarsi come finestre sul cielo prima che diventi notte.  
Tra tre giorni partiremo per Baku dove incontreremo gli altri convocati in nazionale, e giocheremo insieme a qualche avversario del liceo, ormai solo un paio, e poi giovani, ragazzini che cercano di seguire le nostre orme con l’America nel loro basket e nei loro sogni.  
Di scatto mi alzo e vado a baciare una guancia del volpino, non so per quale tara mentale, o quale ingranaggio arrugginito e lui si sveglia e a me manca il fiato, come dopo una lunga corsa, mi vedo riflesso nei suoi occhi, ma non capisco come mi vede, vorrei poter provare per lui quello che prova per me ma non è così.  
L’attrazione per quel corpo c’è stata, ma sono etero, sono stato solo con una donna e quindi non sono gay. Ora devo interrompere questo soliloquio e parlare con lui “Kitsune andiamo a letto?” e lui comincia a ridacchiare “attento alle proposte che fai, potrei soddisfarti in modi che nemmeno conosci” sgrano gli occhi, lui ha appena interpretato la mia proposta come una proposta a sfondo sessuale, ed è maledettamente sensuale quando la voce esce arrochita dalle sue labbra, è riuscito a farmi arrossire nonostante abbia passato l’adolescenza e le emozioni incontrollate da tempo. “E da quando interpreti le domande normali con doppi sensi?” gli chiedo e lui si fa meditabondo “mmm da quando ho capito che spesso si dice andare a letto al posto di scopare, e me lo hai insegnato tu quando mi hai parlato della tua prima volta perché continuavo a non capire, e poi io ci verrei volentieri a letto con te, ma adesso dobbiamo andare a dormire e non sono proprio il tuo tipo in quel senso.” sorride amaro e si alza gemendo. Si dirige verso la camera degli ospiti e poi si blocca “Puoi dormire con me? Non per fare lo sbruffone come prima, ma perché il solo prepararti questa stanza e andare nella mia da solo mi mette ansia”. Il mio cuore batte fortissimo alla sua proposta e alla sua sincerità “Ok Kaede, dormirò con te, e non ti farò proposte sessuali” gli sorrido e lui con me, mi prende la mano, la sua è sottile e fredda così in contrasto con la mia grande e calda. Mi perdo come il calore della mia mano nel suo freddo. Ci prepariamo per andare a letto, lui indossa ancora i miei vestiti e io tolgo solo le scarpe, ci sdraiamo sul suo letto matrimoniale King size, e mi addormento in pochi minuti con la sua testa sulla spalla e la sua mano nella mia. 
 
Parole Sparse: Un paio di simpaticissime recensioni, che prescindono da quello che scrivo, scritte criticando in generale, senza entrare nel particolare, e indicando come capolavori fic impaginate con l’unità di misura con cui sono state studiate le distanze tra le rotaie, l’ingombro della “zona coda” dei cavalli, mi ha quasi fatto smettere, e poi l’influenza e l’inizio delle lezioni in accademia ci hanno messo del loro, ma mi dispiace per voi, sono ancora qua per l’HanaRu day. 

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Capitolo 6
*** Russian's game ***


あなたに負けた

(Anata ni maketa)
Lost On you

Russian’s game
Note pre fic: non dovevo aggiornare questa fic, e come al solito sono stato travolto dalla lezione per casa che ci danno in accademia. Avrei da aggiornare altro, ma questo è un regalo di Nakele!
Sono in ritardo… come Sendo...

So smoke ‘em if you got ‘em

Cause it’s going down

All I ever wanted was you



Mi ritrovo in ansia su un volo che mi condurrà in Russia, e per me non sarà così facile. Sono dichiaratamente omosessuale e questo in quel paese non è visto bene, sono stato molto indeciso se partire o meno, soprattutto dopo l’aggressione subita, potrei essere arrestato, e che so io, le notizie che arrivano non sono incoraggianti, anche se lo status di persona conosciuta possa in qualche modo tutelarmi, insieme all’intera delegazione giapponese.

Quando siamo arrivati in albergo ritroviamo qualche avversario che ancora gioca, siamo rimasti in pochi ad essere ancora a livelli alti. In aereo viaggio accanto a Sakuragi che è tornato allegro e ciarliero, questa cosa mi rende felice, come il suo amore per il mio gatto, sembrano fatti l’uno per l’altro. Mi sono svegliato a metà pomeriggio il giorno successivo all’aggressione, e quando sono arrivato in salotto ho trovato il mio migliore amico e il mio gatto a farsi le coccole, non solo quella palla di pelo si lasciava carezzare, ma addirittura colpiva il rosso con testatine e l’apoteosi è stata quando Dohao ha cominciato a lisciare il pelo di Hanamichi, ho fatto una gran fatica a non sghignazzare come un deficiente. Quando si sono accorti di me il gatto è saltato giù e ha cominciato a camminarmi tra le gambe, mentre l’umano mi ha sorriso e ho fatto una gran fatica a non raggiungerlo per baciarlo “E quel quadretto?” mi ha indicato l’articolo incorniciato dove si parla della rottura tra lui e la sua fidanzata storica, sono riuscito a non gongolare. “Lo so che ci stai male, ma è un cattivo cerotto che andava tolto” ho scrollato le spalle “Non mi è mai piaciuta, e ne son stato geloso” Hana è arrossito e io mi sono diretto in cucina per prendermi da bere, cercando di non inciampare nel felino che sembra amare passare in mezzo alle mie gambe e richiamare la mia attenzione miagolando a tutto spiano. “Voi due mi manderete al manicomio” borbotto per poi mettere un po’ di cibo umido nella ciotola del gatto, prima di prendere una bottiglia da frigo e scolarne metà senza nemmeno pensarci. “Domani si parte” mi ha raggiunto il rosso mentre la sua metà felina è occupata con la pappa. Abbiamo mangiato insieme, mi ha aiutato con i bagagli, sono ancora dolorante, non ci sono andati giù leggeri i salvatori della moralità di Haruko Akagi. La mia vita sembra più bella in questi giorni, ma so che finirà, che lui tornerà con la sua squadra, che troverà qualcuna che lo renderà felice, e io mi ritaglierò ancora solo una piccola parte del suo affetto, ma adesso mi godo il momento.

Siamo nell’atrio dell’albergo “Kitsune usciamo?” mi chiede e io scuoto la testa “Sono un fuorilegge, direi che per me è meglio rimanere qua, non vorrei creare problemi alla delegazione. Veniamo raggiunti da un sorridente Sendo “Ragazzi allora come si sta in NBA?” chiede, lo fa ogni volta, anche lui ha giocato per qualche anno nel campionato statunitense per poi tornare in Giappone quando è diventato padre, abbiamo scoperto della sua ragazza solo allora, è forse più riservato di me. “Bene, come si sta a casa paparino?” chiede Hana con un gran sorriso, non capisco se sia vero o meno il suo sorriso, ma me ne beo comunque. “Bene dai, la grande sta diventando troppo bella, e la piccola ha deciso che vuole dormire solo in braccio a me, e sembra te” mi indica con l’indice “Imbronciata e silenziosa” sospiro e lui sorride. Aggrotto le sopracciglia e lui comincia a ridere “se non sapessi direi che potrebbe essere tua figlia”, scuoto la testa “tutta il suo padrino” aggiunge e poi mi da una pacca sulla spalla. Siamo diventati amici durante i ritiri con la nazionale, e ora sono il padrino della sua figlia minore, abbiamo un bel rapporto e lui è stato nella mia squadra quando ero ancora in quella dove milita Sakuragi, loro hanno giocato insieme un anno e poi Akira è tornato in Giappone. “Ma tu lo sapevi che l’Akagi si è fatta mezza lega?” chiedo e vedo Sendo che si gira a guardare un orologio appeso al muro. “Akira non ce l’ho con te se non me lo hai detto sapendolo, lo sai che non ti avrei creduto” aggiunge il rosso “L’ho scoperto quando sono tornato qua come pettegolezzo di un vecchio compagno di squadra ma non volevo crederci, vi avevo visti insieme, sembravate una cartolina di san Valentino.” si giustifica. Veniamo raggiunti dall’ultimo veterano della nazionale “Ciao Nonno!” saluta impertinente Sakuragi che riceve in cambio un pugno sulla testa. “Magari cominci a giocare bene senza pensare alle donne” lo interpella Maki. Loro sono in piedi mentre io sono seduto su una poltrona dell’ingresso di questo enorme albergo. “Usciamo allora?” chiede il più grande e io scuoto la testa “come dicevo a loro, la mia posizione di bandito mi impedisce di farlo, ma andate”.
Loro mi prendono in parola e si allontanano ciarlieri, sulla porta vedo Hanamichi girarsi e guardarmi con un’espressione che non riesco ad interpretare. “Portatemi della Vodka” dico e loro si allontanano. Penso di essermi addormentato, vengo svegliato da un ragazzino avrà diciott'anni ed è la prima convocazione in nazionale maggiore. Qualcuno gli ha spiegato come fare, perché mi non mi ha fatto svegliare di cattivo umore “Scusa senpai” mi apostrofa e io sospiro, ho perso l’abitudine a tutte queste formalità “come si fa, cioé… ecco”, penso di aver capito dove vuole arrivare “La draft?” chiedo e lui annuisce. “Devi compilare un modulo per iscriverti appena compi 19 anni puoi farlo, e poi riceverai risposta, mi raccomando l’inglese, o ti troverai nel panico ogni tre secondi” lui mi guarda e io non dico altro, non so cosa cerchi di comunicarmi con quello sguardo. “Perché dici così?” mi esorta quando vede che non aggiungo altro “ero una capra assurda, e sapevo pochissimo l’inglese, e ho fatto fatica a capire le istruzioni durante il camp. Preparati sarà un campo marziale, non è una cosa semplice, nessuno vuole essere escluso”. Mi sono accoccolato sulla poltrona e lui si è seduto su quella di fronte alla mia. Sembra pensoso “è divertente come sembra giocare in NBA?” chiede “La partita è divertente, se riesci ad entrare e giocare, ma la competizione è altissima, non sarai mai il migliore della scuola, l’mvp del campionato scolastico, là non sei nessuno, devi lavorare come un matto, e farti notare, e non fare casini con i media.” mi osserva mordendosi il labbro inferiore “E tu come hai fatto con i media?” chiede “Sono stato sincero come in ogni aspetto della mia vita, alle domande personali ho sempre risposto. Sono gay, sono innamorato ma non ho nessuno, e i fatti hanno confermato questo, non mi hanno mai beccato con nessuno perché non sono mai andato con nessuno.”
lo guardo “sono stato troppo diretto?” chiedo inclinando la testa da un lato, lo sto studiando, questo ragazzino mi ricorda un sacco Miyagi un play che riesce a passare da un run and go a un attacco ad una difesa a zona senza quasi che tu te ne renda conto. Lui scuote i capelli ricci e sorride “Si senpai, ma ero preparato. Perché non sei uscito con gli altri senpai?” chiede e io sospiro “sarei curioso di guardarmi in giro, ma ho paura, ho paura di ogni paese dove le leggi promuovono l’omofobia. Sono dichiarato da quando ho quindici anni, e ho fatto fatica in Giappone, ora le cose stanno cambiando, ma prima” scuoto la testa “non voglio creare guai alla squadra, ed è questa priorità che devi sempre ricordare come un mantra.” lui sorride “Ma ho sentito che ti sei trovato in mezzo a un casino” rido “I guai mi hanno seguito da casa nella persona di Haruko Akagi, la donna che odio di più sulla faccia della terra. Per fortuna la squadra mi ha appoggiato, e ho avuto anche tre giorni liberi prima di venire qua, e ne avrò qualcuno appena tornato da questa competizione.” lui annuisce “Cosa si prova a giocare su quei parquet?” chiede “tutto, di tutto, non lo so spiegare, non sono bravo con queste cose”. L’aria è rilassata, ma sento vociare da fuori dall’hotel, e sento il mio nome, parlano in russo e non capisco. Mi alzo ed esco sulla porta dell’hotel, e vedo un tafferuglio, rientro nell’albergo con l’adrenalina che di solito mi caratterizza quando sono in campo.

Oggi pomeriggio ci siamo allenati e il mio nervosismo era palese, ed anche quello della squadra. Davanti all’albergo c’è stato un piccolo gruppo di persone che inneggiava a me, e un gruppo di omofobi e c’è stato lo scontro, e questo non mi sta bene, non nel mio nome. Sono indeciso su cosa fare. I giornalisti ci hanno raggiunti e vogliono una mia dichiarazione. Ho scritto un piccolo discorso, e me lo sono fatto tradurre in russo. Prima lo leggo in inglese e poi dopo essermi scusato l’ho letto anche in russo. “I miei genitori si sono incontrati al liceo e si sono amati, si sono sposati ed è nata mia sorella maggiore, dopo un paio d’anni sono nato io. I miei genitori con me hanno sempre peccato di troppo amore, e mi hanno sempre appoggiato, anche quando a quattordici anni ho detto che mi piacciono i ragazzi, e nessuno può impedirmi di amare un uomo, lo amo intensamente da anni, e non sarà una legge, non sarà la paura ad impedirmelo. Così ognuno di voi ama, ed è stato amato dalla famiglia dagli amici, e magari da qualcuno di cui nemmeno si accorge, e non c’è nulla di sbagliato in questo. Le cose sbagliate sono impedire l’amore, e banditemi pure, segnalatemi come indesiderato. La cosa che mi rincresce è che qualche persona che era venuta per un po’ di basket abbia subito conseguenze. Quello che mi sento di dire è solo di continuare ad essere se stessi.” Dopo la lettura della traduzione in russo mi sono allontanato senza aggiungere altro. Ho alzato sicuramente un polverone, ma non potevo rimanere in silenzio.

La competizione internazionale è stata spossante, e io non ero per niente in forma, ho ancora addosso gli strascichi del pestaggio e il morale minato dall’essere in Russia. Siamo la quarta squadra al mondo, medaglia di legno, sono deluso e arrabbiato, ma Hanamichi lo è più di me, sentiamo il ticchettio degli ultimi anni della nostra carriera. Vorresti non dover smettere mai, ma questo sport cerca sempre talenti più giovani, e il nostro nuovo play è uno di questi. Quando lascerò il basket giocato cosa mi resterà? Un pugno di mosche, non sono capace di allenare come ha fatto qualcuno, non ho nemmeno l’amore, probabilmente sono il fallito più grande dell’universo. Non ho studiato, non ho un lavoro alternativo, potrei fare il procuratore? No non sono bravo con i rapporti interpersonali, finirò a fare i conti per il pub.

Non voglio nemmeno pensare al casino che ho suscitato a Baku, appena torniamo i giornalisti mi faranno a fettine, devo pensare qualcosa da dirgli. L’ansia non sembra lasciarmi stare da quel maledetto pomeriggio in cui i fidanzati dell’Akagi mi hanno pestato. Devo concentrarmi sul campionato, un campionato alla volta, un giorno alla volta, devo solo ricordarmi di respirare.

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Capitolo 7
*** House or Home? ***


あなたに負けた

(Anata ni maketa)
Lost On you

House or Home?
Note pre fic: Sono un fan dei Lakers da sempre. Questa fic si svolge in una realtà del multiverso diversa da questa. Non farò riferimenti ai fatti accaduti recentemente in ambito del basket mondiale.
Sto solo guardando a ripetizione il film premio Oscar “Dear Basketball”.

Wishing I could see the machinations

Understand the toil of expectations in your mind



Siamo tornati dalla Russia e il mio umore è pessimo, con Kaede ci siamo salutati in aeroporto, la vita è ricominciata incombendo su di noi alla fine del torneo di Baku. Il mio allenatore ha preteso la presenza dei rappresentanti delle varie nazionali il giorno dopo l'atterraggio negli Stati Uniti, ci siamo sorbiti una lavata di capo, ed io mi sono beccato le urla dell'addetto stampa, per la questione del pestaggio di Rukawa. Non sembra proprio che questo periodo pessimo accenni a terminare, e pensare che solo qualche giorno fa mi sentivo in una bolla, cullato e amato come mai nella mia vita. Devo fare i conti con la mia vita, con le mie abitudini, la mia casa ha ancora il suo profumo, e probabilmente ancora cose sue, della donna che mi ha distrutto e che mi ha sfruttato tutto questo tempo. La vedo arrivare con una copia del contratto, ne sono sicuro, e mi sbraita contro. “Non ti fa bene nel tuo stato” le dico cercando di mantenere la calma, mentre lei sembra completamente fuori di testa “Tu... TU BRUTTO BASTARDO...” le sorrido e scrollo le spalle, ormai ho capito che vuole farmi arrabbiare, e cerca un modo per farmi passare dalla parte del torto, solo dieci anni fa ci sarei caduto con tutte le scarpe, ma il gioco, e la pressione della NBA mi ha temprato, mi ha reso impermeabile alle provocazioni, e lei dovrebbe saperlo, ma non sembra rendersene conto; da quanto tempo ha smesso di guardarmi? Da quanto tempo sono solo un bancomat? “Dovresti vergognarti” le dico, non alzo la voce, se la Kitsune mi ha insegnato qualcosa è che mantenere il tono della voce normale fa incazzare ancora di più il tuo interlocutore, infatti lei sbraita frasi senza senso per cinque minuti buoni, giusto il tempo per essere circondati dai giornalisti, ancora alla ricerca di una visibilità mediatica che sta cominciando a farmi arrabbiare seriamente. Quando si avvicinano i rappresentanti dei media cerco di rimanere ancora calmo e lei sbotta “Lo vuoi capire che quel frocio ti ha traviato?” urla, mentre io la guardo sbraitare come guardassi un documentario, è uno di quei momenti della mia vita in cui riesco a rimanere lucido e vedere le cose da fuori, come sotto canestro, quando la tensione ha superato il punto di non ritorno, sento l'adrenalina salire come in partita. “O forse mi sono reso conto che tu avevi almeno un fidanzato a squadra della lega?” insinuo e lei sembra fuori di testa comincia a strappare i fogli e lanciarmeli contro “Vai dal tuo fidanzatino, tanto non è più vergine, sai le ha prese e l'ha preso”. Si avvicina a me e comincia a colpirmi “lui mi ha tolto i miei soldi, quelli che a fatica mi son sudata, stare con te?” comincia una risata sguaiata, mentre io sono impietrito da quello che ha appena detto, non reagisco sono troppo sconvolto. “La peggior cosa della mia vita. Ora puoi fartelo quanto ti pare, e la kitsune di qua e la kitsune di là, sai che palle. Ma ora non mi hai lasciato nulla e aspetto tuo figlio”. Questa è la goccia che fa traboccare il vaso, faccio tre passi indietro e comincio a risponderle “La gravidanza più lunga della storia, l'ultima volta che abbiamo fatto sesso è stato un anno fa, complimenti gareggi per il guinness dei primati? Lascia perdere Rukawa, è uno dei miei migliori amici, una delle persone migliori che abbia conosciuto, ma tu, come sai i particolari?” stiamo dando uno spettacolo tale che molti stanno riprendendo sia con le loro telecamere che con i loro telefoni. “Allora siete proprio stupidi, più stupidi di quel che credessi, vuoi che non sappia quello che viene fatto per me? Ho detto che doveva tacere, e loro l'hanno zittito per me e hanno approfittato del suo bel corpo atletico. Ne sono felice, me lo sarei fatto, ma mi ha sempre respinta, e allora se lo sono fatto.” Sto cercando di non colpirla, la rabbia sta montando. “Penso che questi video potrebbero interessare il detective LoRusso, anche se da fonti attendibili so che le cose non sono andate proprio come avevi pianificato.” Mi lecco le labbra lentamente e osservo quella che è stata la mia compagna di vita per quindici anni e rimango stupito di quanto non la conosca. Il secondo pensiero è che l'addetto stampa della squadra vorrà la mia pelle farne un tamburo. Una giornalista cerca di calmare Haruko che ha preso da terra qualcosa e me lo lancia contro, ora io sono un ragazzone di due metri e non mi scalfisco facilmente, ma lei sta passando ogni limite. “Se fai così farai male a tuo figlio, a proposito, nella denuncia che seguirà questo simpatico incontro chiederò che sia fatto il test del dna del bambino, per provare il fiume di cazzate che stai sparando, Akagisan” uso il suffisso onorifico per mettere più distanza possibile tra me e lei “Ora se vuoi scusarmi, e anche voi” mi rivolgo ai giornalisti “Entrerei in casa mia. Signorina i suoi averi rimasti in questa casa le saranno recapitati da un corriere in questi giorni all'indirizzo del suo fidanzato ufficiale.” Riesco a raggiungere a grandi passi il cancello e a superarlo, ma non sono abbastanza veloce, un unico giornalista riesce a scivolare dentro, è Kevin, quell'uomo ha dei super poteri, oggi è vestito in arancione ed è più grosso di me, ma è riuscito a non far notare ai suoi colleghi e rivali di essere scivolato nel mio cortile. “A questo punto Kevin, entra ti offro un the” lui mi segue e io sospiro. “Avrò l'esclusiva reazione a questa scenata?” sorride mentre gli faccio strada per il viale che porta alla villetta. Quando entriamo veniamo accolti dall'ingresso candido che tanto piaceva ad Haruko, tutto qua ha il suo tocco, entriamo in cucina e metto su il bollitore. “Avrai l'esclusiva, anche perché mi hanno già dipinto come uno stronzo di prima categoria” il suono dell'acqua alla temperatura giusta mi interrompe e faccio del semplice the nero infondendo le foglie nell'acqua bollente e poi porgendo una tazza generosa al mio ospite “Latte? Limone? Zucchero?” chiedo e lui fa un cenno di diniego con la testa, e poi prende un piccolo registratore dalla tasca. “Parlami di questa situazione, come ci siete arrivati?” sospiro e prendo un gran sorso di the che ho zuccherato e a cui ho aggiunto una generosa dose di limone. “Come ci siamo arrivati? Me lo sto chiedendo anch'io, stavamo insieme dalle superiori, siamo andati a convivere a diciott'anni, due anni prima della maggiore età i Giappone, lei studiava moda, e io giocavo a basket, e per me le cose sono rimaste sempre uguali, ma nell'ultimo anno e mezzo abbiamo avuto dei problemi, o almeno io me ne sono accorto solo così recentemente, abbiamo provato e riprovato a stare ancora insieme, ma abbiamo smesso di fare l'amore circa un anno fa, lei non riusciva a concedersi, e mi ha detto di una qualche malattia, e di poco coinvolgimento, e io ho provato a riconquistarla con il romanticismo. Ma sembra che non le interessasse quello. Quando ho scoperto la sua gravidanza ho capito che c'era qualcosa che non quadrava”. Il mio interlocutore beve “ma la storia di lei innamorata di Rukawa?” mi chiede ed io rido “al liceo tutte le ragazze erano innamorate di lui, da noi soprattutto una quindicina di anni fa gli occhi blu erano una cosa rara, come i miei capelli rossi, ma mentre i suoi occhi hanno fatto innamorare tutte, i miei capelli hanno fatto allontanare quasi tutti. La prima volta che l'ho incontrato l'ho picchiato perché ha detto ad Haruko che non sapeva chi fosse, ed io ero bello e cotto di lei. Lei sperava di poter cambiare Kaede, di farlo diventare suo, un bravo ragazzo, bello e con una carriera davanti, era un bocconcino a cui tantissime puntavano. Solo dopo il coming out le ragazze, quasi tutte, si sono date una calmata. E Haruko era una di queste anche perché era diventata la manager del club e quindi doveva essere più obbiettiva possibile. Sto straparlando” mi nascondo bevendo un lungo sorso della bevanda calda appena preparata. “Quindi c'è lei dietro l'attacco a Rukawa” annuisco “posso avere i video da portare al detective?” gli rispondo “Sono già stati inoltrati, non ti preoccupare. Ma dimmi qualcosa per farci capire com'è la questione del contratto.” Sospiro “allora, lo sai in questo ambiente non conta solo che tu sappia giocare a basket ma anche la tua immagine pubblica ne risente. Quando mi sono reso conto che lei voleva sfruttarmi come bancomat mi sono rivolto al mio avvocato che mi ha consigliato che linea seguire. Le verso il 15% del mio stipendio ogni mese, all'inizio era ripartito in una metà in un fondo fiduciario per il bambino e il resto per le spese dei genitori. Nel caso di fughe di notizie sul contratto c'era scritto che in quel caso solo una piccola porzione fosse destinata ai genitori, il resto nel fondo del bimbo. Volevo evitare scandali, e invece...” Kevin ridacchia nel suo completo arancione. “e Rukawa” scuoto la testa pel di carota che mi ritrovo “volevo prendermi una piccola soddisfazione. So benissimo che a lei è sempre piaciuto. Lui è pragmatico, ed io sono romantico e ingenuo, quando ho fatto redigere il contratto ho messo la clausola che ho pensato che lui avrebbe macchinato in una situazione del genere. Però sono stato stupido, lei se l’è presa con lui, e a questo punto non so se se la sia presa per il fatto che siamo amici, o per il fatto che lui la snobbi da quando andavano alle medie” Kevin si lecca le labbra mentre mi ascolta, e poi si schiarisce la voce “Speravi che tutto passasse sotto silenzio o quasi?” annuisco “si, ho preferito pagare per un bambino non mio che fare casino, ma lei non è stata dello stesso avviso. Sono pagato bene, gioco nella lega e sono un veterano, e i media sanno quanti soldi prendo, anche dagli sponsor, quindi non mi nascondo dietro un dito, sono ricco, sono così ricco che quello che prendo in un mese equivale allo stipendio che mia madre ha preso per i miei primi diciotto anni di vita, quello non mi manca, e non mi mancano i soldi, mi manca l’essere un padre, e volevo poter far qualcosa per quel bambino, anche se non è mio, ma la madre sta diventando una piaga.” mi mordicchio il labbro mentre il giornalista mi sorride “vorresti diventare padre?” sorrido a mia volta “certo, vorrei poter fare quello che mio padre ha fatto per me, ed anche quello che ha fatto mamma, che mi ha cresciuto da sola nel momento peggiore della mia vita, l’adolescenza che si è aperta con la morte di papà” finisco di sorseggiare il the ormai freddo, e Kevin fa lo stesso e mi incalza “Quindi hai intenzione di trovare una compagna?” scuoto la testa “per ora vorrei solo che questa bolgia infernale finisse, la mia vita è finita in un tritacarne, ed anche quella di una delle persone più importanti della mia vita, e tutto questo per i soldi, capisci, solo per i soldi, ma che me ne frega, io non ho bisogno di tanto per me” scrollo le spalle e recupero le due tazze che metto nel lavandino. “Penso di cambiare casa sai? Quando ho imparato l’inglese sono sempre stato affascinato dall’uso delle parole Home e House. House è il posto dove abita qualcuno, Home è la tua casa, quella dov’è il tuo cuore, quella dove ti senti in pace, questa è una House; cercherò un posto da poter chiamare Home sweet Home” dondolo sul posto sospirando “Non è un luogo, cioè non solo, è un luogo del cuore. Mi sento un cretino, sto dicendo queste cose ad un giornalista, ed è come quando ti leggono i tuoi diritti” cambio tono e imito i poliziotti della tv “Tutto quello che dirai potrà essere usato contro di te…” Kevin comincia a ridere di gusto, e si asciuga una lacrima con un ditone. “Ho capito cosa intendi” mi rassicura “penso sia una cosa che cercano tutti, ma da quello che hai detto sembra che tu sputi nel piatto dove mangi” si schiarisce la voce “tutto questo parlare di soldi che non ti servono” sospiro leggermente “ho messo da parte i soldi per la mia famiglia, i miei parenti più stretti e i miei amici, e il resto non lo tengo per me, per questo mi sento libero di dire che non ho interesse nei soldi, non gioco a basket per i soldi, gioco a basket per quella palla arancione come la mia testa, per l’adrenalina di prendere un rimbalzo in faccia all’avversario, per la vittoria, magari non per le strigliate quando perdiamo, quelle mi piacciono molto meno.” il mio interlocutore ride di nuovo e scuote la testa “Ora ho capito, e vedrò di far trasparire questo Hanamichi nel mio pezzo, ma ho un ultima domanda tutti sappiamo che sei una testa calda, come hai fatto a trattenerti quando Haruko ha cominciato a lanciarti cose raccolte dal pavimento?” scuoto la testa a mia volta “Non lo so, forse qualche divinità è stata clemente con me ed ha deciso di darmi la pazienza di non arrabbiarmi troppo, in realtà ero lucido come in partita, riuscivo quasi a prevedere le reazioni dell’Akagi e quindi son riuscito a trattenermi, soprattutto quando sono riuscito ad entrare nel mio giardino, ma dimmi, ora ho io una domanda per te, come sei riuscito ad entrare senza che nessuno se ne accorgesse?” sorride i suoi denti bianchi luccicano abbagliando grazie al contrasto con la sua pelle color cioccolato fondente “Ti sei distratto per fuggire, ma la tua ex stava continuando a dare spettacolo, l’ultima cosa che ti ha lanciato dietro era una deiezione canina che ha colpito la mia collega che stava cercando di farla calmare”. “Non so se ridere o piangere di questa situazione, soprattutto, mi dispiace per lei, so per certo che questo episodio sarà un bocconcino succulento per il web”. Dopo qualche minuto il mio ospite si congeda ed io comincio a girare per questa casa, così vuota e così impersonale da farmi innervosire. Prendo gli scatoloni che pensavo di usare per mandare la roba ad Haruko, ed invece le uso per inscatolare le mie cose, voglio mettere la maggior distanza tra me e lei, tra me e questo luogo che la rispecchia, farò venire dei traslocatori e le spedirò le sue cose, e poi penserò cosa fare di questo guscio vuoto in cui non voglio assolutamente abitare. Per stanotte mi arrangerò in hotel e da domani cercherò un posto più adatto a me.

Parole sparse

Arrivo da una penosa sessione di esami su cui metterei un pietrone sopra.

Il responsabile della scuola di Nuove Tecnologie dell’Arte ha definito la situazione tragica di quelli del secondo anno del triennio… Si preannuncia un secondo semestre all’insegna del marcire in Accademia perché i corsi inizieranno con calma, molta calma.

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Capitolo 8
*** Home? ***


Lost on You 8

あなたに負けた

(Anata ni maketa)
Lost On you
Home?


Note pre fic: Oggi è l’HanaRu day (per noi) in Giappone è il RuHana day, comunque beccatevi questo aggiornamento

Baby is that lost on you?
Is that lost on you?



Mi sento un po’ meschino, al TG ho visto la sclerata della Akagi e ne ho goduto, lei ha confessato cosa mi ha fatto fare. Mi sento meschino perché Hanamichi sta soffrendo per colpa sua, ma ho visto che si è comportato come un vero lord, sono fiero di lui. “Moshi moshi” rispondo al telefono senza guardare chi mi stia chiamando, stavo pensando al Do'hao ed ecco che mi chiama “Sono in albergo”. Lo avevo previsto, non gli piace rimanere ingabbiato, e quella casa è sempre stata una gabbia per lui, ma non ho avuto il coraggio di dirglielo, speravo fosse solo la mia gelosia a parlare. “Non avevo dubbi” rispondo sinceramente, con lui sono me stesso al cento percento, e poi continuo “Puoi stare da me, quanto vuoi, ma è un po’ scomodo fare da pendolare” sento il respiro profondo dell’uomo di cui sono innamorato da sempre, ma non risponde, a me tremano le mani, e sto camminando per il mio appartamento, col gatto che ha tutte le intenzioni di mandarmi a trovare gli dei. “Davvero?” chiede sembra stupito, speranzoso forse, la sua voce cambia colore ogni volta lui riesce a farmi ‘vedere’ i suoi sentimenti. “Lo sai che non dico le cose a caso, non riesco” lui ride e io chiudo gli occhi e riesco ad immaginarmelo qua, mi viene in mente un odore, quello del bagnoschiuma che usava al liceo e non so nemmeno perché quel ricordo adesso mi metta in agitazione. “Visto che questa settimana non giochiamo, parto col primo aereo”. Penso che il petto possa esplodermi perché il cuore batte troppo velocemente, Do'hao, il gatto, mi sta facendo le fusa contro le gambe. “Ti aspetto” sono in trepidazione, parliamo ancora un po’ dell’orario dell’arrivo e cose del genere e quando chiudiamo vado al frigo. Apro il frigo e da dentro mi guarda un gambo di sedano del neolitico e un cartone di latte radioattivo tanto è vecchio, butto entrambi, prendo la giacca, le chiavi e vado al supermarket vicino a casa a fare un po’ di spesa, è sempre un casino, gente che mi ferma, gente che vuole foto, mi fa piacere, ma cavolo deve venire Hana a casa e non ho nulla di nulla da fargli mangiare, e poi devo mettere in ordine, e preparargli la stanza e… Cerco di dare una calmata ai miei pensieri, corrono così veloci che ne rimango quasi stordito. Riesco a fare le mie compere e torno a casa, metto in ordine e dopo appena finisco di mettere in ordine la sua camera sento qualcuno che suona il campanello. Cerco di non correre al citofono, cerco di mantenere la calma, ma niente non riesco a trattenermi e faccio il prima possibile a rispondere “Chi è” dall’altra parte mi arriva la voce del mio migliore amico, apro e mi raggiunge, sono dietro la porta, se fossi un cane o una volpe starei scodinzolando. Entra, porta con se un paio di borsoni, lo tiro dentro e chiudo la porta e poi il gatto rischia di farmi uccidere sta tirando testate alla gamba mia gamba e poi contro le gambe del rosso. Lui mi sorride e penso che potrei svenire, lo abbraccio “come va dopo il numero di Haruko?” gli chiedo e lui si mette a ridere “Tu dopo il numero a Baku?” ribatte, il gatto comincia a miagolare forte come a richiamare la nostra attenzione. “Do'hao vuoi la pappa?” il mio gatto e questo ragazzo hanno lo stesso colore di pelo, capelli. Andiamo in cucina e lui da mangiare al gatto “Tu Do’hao vuoi mangiare?” gli chiedo, lo sai fai come se fossi a casa tua. Lui ride piano “Posso veramente rimanere da te?” annuisco “Mi casa es tu casa” sfoggio l’unica frase che conosco in spagnolo, cercando di calmarmi, non è da me, ma questo periodo è stato stressante, e sto soffrendo molto la paura di essere da solo, e il solo sapere che lui starà qua per un po’ mi rende felicissimo.

La serata passa tranquilla, e andiamo a dormire, domani ci organizzeremo per le cose pratiche, ma ora ognuno è nella propria camera a dormire. Mi sveglio di soprassalto e mi trovo tra le braccia muscolose del mio ex compagno di scuola, mi sussurra “shhh calmo kitsune, calmo, ci sono io adesso nessuno ti può far male” queste parole mi fanno piangere, sono diventato super emotivo da quel pomeriggio. “Urlavi, e ti ho raggiunto” parla con calma e mi sento proprio bene nel suo abbraccio, riesco a smettere di tremare. Non mi ero nemmeno reso conto di stare tremando, non mi ero reso conto di dormire, mi sentivo nuovamente in quella situazione, anzi avendo visto il video dell’aggressione che ho subito l’ho sentita come se ne fossi dentro ed in contemporanea come se assistessi da fuori. In questi giorni ho avuto gli incubi, ma non ho mai pianto, e non mi sono mai veramente sfogato, prima l’impegno di Baku, e poi la ripresa del campionato mi hanno fatto mantenere alta la soglia dello stress, ma oggi è arrivato lui, e tutte le mie difese sono crollate, un’altra volta, come accade sempre quando Hanamichi torna accanto a me. Solo stanotte riesco a piangere tutte le mie paure e le mie frustrazioni, riesco a farlo solo tra le sue braccia, e questa giornata che mi ha sfinito è terminata, io mi addormento nell’abbraccio del rossino del mio cuore. Mi sveglio da solo nel letto, e questo mi fa sentire abbandonato, lo so perfettamente che è solo una mia impressione, che, giustamente lui dopo avermi calmato sia tornato a dormire nella sua stanza.

Sento un buon odore dalla cucina che mi fa decidere di alzarmi, io che poltrirei a letto, io che poltrisco a letto appena posso. Ai fornelli della mia cucina c’è un Sakuragi di buon umore, mi sta cucinando una colazione americana, sento lo sfrigolio del bacon e vengo accolto dalle fusa rumorose del mio gatto che si sta strusciando contro le gambe di quella statua di uno dei giocatori meglio pagati della lega, un centro con i contro fiocchi. “Buongiorno” riesco ad articolare in mezzo ad uno sbadiglio, lui si volta e sta indossando una maglietta nera aderente che non lascia molto all’immaginazione, è una seconda pelle che mi fa ammirare i suoi addominali, se avessi la coda scodinzolerei e se avessi il viso un pochino più espressivo si vedrebbero fiumi di lussuria passarvici sopra. Mi sento un ragazzino alla prima cotta, in questo momento vorrei solo saltargli addosso per sentire se quelle labbra rosse sappiano veramente di fragole. “Buongiorno Kitsune” mi saluta mentre mette il cibo nelle ciotole e nei piatti. Cominciamo a fare colazione con due belle tazze di caffè fumante, dopo qualche sorso lui comincia a parlare “Se non ti disturbo, sarei riuscito ad organizzarmi, con l’aereo posso andare e tornare tutti i giorni”. “Se disturbi? Tu farai avanti e indietro tutti i giorni, e starai qua tutto il tempo che vuoi.” finisco la mia tazza di caffè e continuo mentre lui sta mangiando le sue uova “Grazie Hana, stanotte, grazie” abbasso lo sguardo e lui mi raggiunge e mi abbraccia e penso che potrei stare così tutta la vita, tra le sue braccia, mi sentirei in pace con il mondo, ma quello entra e distrugge le cose, ma con lui al mio fianco non me ne frega proprio nulla del resto. Si stacca e riprendiamo a fare colazione, quando stiamo finendo mi sorride, e vedo che è un sorriso diverso dal solito, è indeciso, ormai ho imparato a dare il nome alle sue emozioni, anche se faccio sempre fatica, soprattutto con le mie, e con quelle di tutti gli altri. “Come hai capito che ti piacevano i ragazzi?” la voce è un filo, ed è quasi comica vista la stazza di Sakuragi. “Ci stavamo picchiando e mi si è rizzato, ma duro duro duro”. Gli dico, e lui raggiunge in viso la stessa tonalità dei suoi capelli, “Eh? Cioè? Scusa?” sembra abbastanza imbarazzato. “Mi sono eccitato mentre ci picchiavamo, e poi quando mi masturbavo mi venivi sempre in mente te, non ci ho mai dato peso, cioè, a me piaci tu, non mi son mai posto il problema prima, o dopo averlo scoperto”. Lo vedo che sta ragionando su qualcosa ma non sembra venirne a capo, “Do'hao, io tra un’ora devo andare agli allenamenti, a differenza vostra questa settimana giochiamo, e per fortuna giochiamo in casa, se vuoi ho una fantastica tariffa per chiamare a casa, io non posso esserti utile, perché il mio cervello non è come il tuo, e perché mi piaci tu”. Lui sembra imbambolato, io lavo i piatti e poi vado a prepararmi per andare a lavoro.


Parole Sparse
Ok capitolo corto, di transizione (e siamo a tre maledetti capitoli di transizione)
il prossimo dovrebbe essere più corposo, lo giuro
Si entrerà nel vivo delle questioni in qua e là accennate
Questo capitolo doveva uscire per l’hanaru day ma sono broccolo e nulla esce di venerdì 13.
Cathy questo capitoletto è tutto per te. Pioggia di cuoricini di messanger

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