Guerre, quidditch e altre amenità

di Suomi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Piccola premessa: anni fa ho scritto questa fan fiction che doveva essere una breve one-shot, ma che è venuta fuori di circa 11 pagine, quindi ho deciso di spezzarla in 4 capitoli. È stata scritta di getto ed è rimasta in archivio per lungo tempo, adesso ho deciso di pubblicarla prima di “perderla”.
Mi scuso per gli errori riguardanti HP in generale e il gioco del quiddich in particolare. E per il fatto che sia una storia senza un vero e proprio perché.
Comunque buona lettura.

"Non sei stato abbastanza veloce, Draco" lo canzonò Blaise, sfrecciando sopra la sua scopa di fianco al ragazzo in questione.
"Fottiti, Zabini" fu la pronta risposta dell'altro.
"Ho intenzione di battere i Grifondoro domenica e per farlo mi serve un cercatore più veloce e reattivo" continuò Blaise.
"È solo uno stupido allenamento, Zabini" gli rispose Draco infastidito. Non valeva la pena di dare il massimo, non ne aveva neppure la motivazione necessaria. Il giorno della partita era quello che contava, quando si sarebbe trovato faccia a faccia con lo Sfregiato e gli altri Grifoni.
La domenica persero, Potter aveva afferrato quello stupido boccino prima di lui.
"Non sei stato abbastanza veloce, Draco"
La guerra imperversava tra le mura di Hogwarts. C'era odore di bruciato e di sangue. C'era odore di morte.
Stava correndo come mai nella vita. Sentì un urlo, il sangue gli si gelò nelle vene. Quando arrivò era troppo tardi.
Il suo corpo privo di vita era a terra. Gli occhi sbarrati lo fissavano in un muto rimprovero.
"Non sei stato abbastanza veloce, Draco"

Draco si svegliò di soprassalto. Il respiro ancora irregolare, Pansy seduta di fianco a lui gli lanciò un'occhiata interrogativa, prima di tornare a smaltarsi le unghie. La voce del Professor Rüf continuava a riempire l'aula, blaterando di storia della Magia a un branco di studenti davvero poco interessati.
Draco si passò una mano fra i capelli, non era sua abitudine addormentarsi in classe, per quanto la lezione potesse essere tediosa, ma in quel periodo le sue notti erano costellate da una serie di incubi che gli impedivano di farsi una lunga e sana dormita.
La voce che aveva sentito nel suo sogno continuava a rimbombargli nella testa. Aveva caldo e gli pareva che l'aria si fosse fatta irrespirabile, si sentiva soffocare. Strinse i pugni con forza, mentre chiudeva gli occhi e deglutiva. Cercò di calmarsi e regolarizzare il respiro, non ci riuscì. Un attimo dopo si alzò e uscì velocemente dall'aula, incurante della lezione in corso. Se ne andò, sbattendosi la porta alle spalle, sotto gli occhi scioccati degli studenti di Grifondoro, con cui condividevano la lezione e quelli altrettanto sorpresi di Pansy Parkinson, Tyler Goyle e Millicent Bullstrode, gli unici Serpeverde, insieme a lui, rimasti del settimo anno. Ci fu qualche momento di assoluto silenzio, prima che il Professore decidesse di riprendere la lezione come se nulla fosse accaduto.
---

Uscì dal castello, necessitava di aria e di respirare profondamente. Si sarebbe sicuramente beccato una punizione, sempre che non fossero anche già stati tolti punti alla sua casata. La sua casata in cui gli studenti si erano più che dimezzati dopo la guerra. In parte ciò era dovuto dalla morte di alcuni di questi; altri si erano ritirati, molti perché avevano seguito i genitori Mangiamorte e latitanti per nascondersi chissà dove, molti anche solo sospettati di aver avuto legami con Voldemort avevano preferito sparire prima che venissero fuori possibili prove o testimonianze che li incastrassero, altri ancora avevano preferito cercare di evitare possibili ritorsioni, soprattutto per chi aveva genitori ex Mangiamorte che collaboravano con gli Auror.
Lui era tornato, deciso come non mai a non nascondersi. Era riusciuto ad evitare Azkaban, nonostante il marchio nero, probabilmente solo grazie alla sua giovane età e al fatto che non si fosse macchiato di alcun omicidio. Non altrettanto bene era andata ai suoi genitori.
Decise di passeggiare un po' fin quando non sarebbe stato assolutamente certo di aver ripreso pienamente il controllo di sè, sicuramente a quel punto la lezione del professor Rüf era terminata e Pansy sarebbe andata a cercarlo nel loro dormitoio per chiedergli cosa diavolo gli fosse preso.
Sicuramente lui aveva dato modo alla McGrinitt di inventarsi qualche scusa per torturarlo un po', era certo che gli avrebbe chiesto ancora di partecipare a quelle stupide riunioni che tenevano ogni settimana per dare modo agli studenti di sfogarsi, in piccoli gruppi, sulla guerra e le loro perdite. Si sarebbe rifiutato per l'ennesima volta. Trovava già di per sè altamente patetico ritrovarsi per piagnucolare in cerca di sostegno, in più non capiva se si aspettava davvero che lui potesse parlare della sua famiglia in rovina, come se la cosa non avrebbe fatto piacere a buona parte della scuola. E di certo non avrebbe mai parlato di Blaise neanche sotto tortura.
Camminò e quasi senza rendersene conto arrivò al campo di Quiddich, sentì delle voci al suo interno e decise di dare un'occhiata. Davanti si suoi occhi si palesò uno spettacolo indecoroso. Un gruppetto di ragazzi, perlopiù del primo o secondo anno, Serpeverde erano sul campo in quello che avrebbe dovuto essere un allenamento di Quiddich. Molti faticavano anche a stare sopra le proprie scope, quelli che sapevano - almeno un po' - volare, non sapevano fare neanche un tiro decente. L'unico volto per lui davvero noto era quello di Terence Higgs del quinto anno, che aveva fatto parte della squadra già in passato.
Si era talmente perso in quel triste siparietto, che faceva comprendere quando fosse caduta in basso la gloriosa casata di Salazar Serpeverde, da non accorgersi neppure dell'arrivo della McGrinitt a un paio di passi da lui. Questa guardò i ragazzi in campo, poi con voce solenne affermò "Necessitano di un capo squadra" Draco la guardò, notando finalmente la donna, non capiva se parlasse con lui o fosse un pensiero ad alta voce, ma francamente la cosa non gli interessava granché, non aveva di certo intenzione di fare le selezioni, non si sarebbe neppure abbassato a fare lo sforzo di informare quei ragazzini della cosa. Lo facesse la vecchia megera se riteneva quel compito rilevante.
Anche se doveva ammettere che quella semplice frase della preside lo aveva infastidito. Il pensiero era andato inevitabilmente a chi quel posto se l'era preso precedentemente - e meritatamente, anche se a Zabini non lo avrebbe detto, neanche sotto minaccia di morte. Quell'idiota si sarebbe montato la testa ancora di più - se possibile - e lui non era di certo uno che si lasciava andare in smielosi complimenti. Però sapeva già che avrebbe provato un'antipatia a pelle - in modo stupido, infantile e irrazionale - per chiunque avrebbe avuto quel ruolo, probabilmente sarebbe toccato a Higgs, l'unico in quel campo che aveva almeno una vaga idea di cosa fosse il Quiddich, per quanto fosse stato la riserva di una riserva fino ad allora.
Draco scrollò le spalle, sperando bastasse come risposta alla preside e fece per andarsene, il discorso non lo interessava e non avrebbe finto il contrario. Se era lì per dargli una punizione per aver mollato la lezione di Storia della Magia, glielo dicesse chiaramente.
Ma non fece neppure in tempo a dare le spalle alla donna, che la McGrinitt lo gelò con una sola frase "Toccherà a lei, signor Malfoy. Le affido la squadra"
Ebbe un attimo di pura confusione, mentre le parole "affidare" "squadra" "Malfoy" cercavano di prendere un senso nella sua mente nel loro insieme. Non successe, così aprì bocca per protestare - protestare molto animatamente - ma la donna si era già allontana a passo svelto per rientrare al castello.
Il ragazzo la seguì, arrivando fino al cortile della scuola, quando fu abbastanza vicino, affermò ad alta voce.
"No! Non lo farò"
Diversi sguardi curiosi degli studenti iniziarono a prestare attenzione a quello che stava accadendo.
"Non era una domanda, signor Malfoy. Si occuperà della squadra" rispose la McGrinitt, voltandosi verso il ragazzo, senza fare una piega. Nel frattempo anche la così detta squadra in questione si era palesata nel cortile, avendo terminato quella parodia di allenamento, ancora sudati e con le divise, probabilmente pronti a farsi una doccia nei propri dormitori, piuttosto che negli spogliatoi. Il gruppetto si immobilizzò quando udirono una frase in cui il soggetto erano palesemente loro.
"La squadra?! Quella non è una squadra! Vuole sapere dov'è la squadra?! Il primo battitore è morto! Così come il portiere e a un'altra metà dei componenti! Il resto si è ritirato. Ecco dov'è la squadra! Sottoterra o in qualche sperduto angolo, sperando di non fare la stessa fine!"
Adesso gli sguardi che avevano addosso erano quelli di tutti i presenti nel cortile. D'altra parte Draco Malfoy non era uno che passava inosservato già di per sè. Uno studente che alzava la voce con la preside era un evento più unico che raro. E il fatto che qualcuno avesse fatto saltare quella specie di tacito accordo di evitare di parlare della guerra e, soprattutto, dei morti in maniera tanto plateale e diretta, non poteva che destare l'attenzione. Il fatto che ci fosse stata una sorta di mix degli eventi, aveva creato un evento in grado di calamitizzare tutta Hogwarts. Draco lanciò un'occhiata intorno, fulminando gli altri studenti con lo sguardo. In realtà ce l'aveva principalmente con sè stesso. Lui non perdeva mai il controllo e non faceva scenate, mantenere una maschera fredda e distaccata era sempre stata una priorità, un insegnamento paterno che si portava dietro da quando era un bambino. Il mondo poteva anche crollargli addosso, ma un Malfoy non piangeva o urlava, soprattutto se c'era anche solo il rischio che qualcuno - chiunque - potesse vederti. E le volte che era venuto meno a tale principio si potevano contare sulla dita della mano.
Per cui riprese il suo solito contegno, schiarendosi la voce, sistemandosi il nodo della cravatta e ignorando le persone che lo circondavano.
Si avvicinò alla McGranitt per poterle parlare senza che tutta la scuola udisse quello che diceva. Questa lo fissava con un sopracciglio alzato, unica conseguenza nell'atteggiamento della donna alle sue parola.
"Sono dei ragazzini" disse pratico, se c'era un modo per convincere la preside era sottolineare chiaramente la situazione, farle capire che avrebbe dovuto mettere il bene di innocenti studenti davanti a tutto "le sembro la miglior persona a cui... affidarli?" usò appositamente la parola che aveva usato la preside, calcandola per sottolinearne l'assurdità, mentre istintivamente si sfiorò con la mano destra il braccio sinistro all'altezza del marchio, prima di rendersi conto del gesto e ficcarsi le mani nelle tasche "Almeno i tre quarti sono terrorizzati dalla mia sola presenza" aggiunse. Era vero e talmente evidente che la McGrinitt non avrebbe non potuto considerare quel fattore.
Un lungo attimo di silenzio.
"Domani alle 9 ci sarà il prossimo allenamento" rispose la McGrinitt con voce alta e chiara "Mi aspetto che sia puntuale e che prenda seriamente il suo ruolo, signor Malfoy"
Draco assottigliò lo sguardo, la vecchia si comportava come se non avesse udito una singola parola, come se non avesse portato delle ragioni maledettamente valide.
"Ragazzi" continuò rivolgendosi al gruppetto di Serpeverdi che aveva tentato di cimentarsi nel Quiddich fino a qualche minuto prima, ancora pietrificati sul posto "Sono certa che il signor Malfoy sarà un ottimo allenatore. Se avete qualche problema o richiesta non esitate a rivolgervi a lui"
La preside rivolse un'occhiata ammonitoria al soggetto in questione, poi le sue labbra si curvarono in quello che doveva essere una sorta di sorriso. Si voltò le spalle e sparì all'interno del castello.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Quando Draco arrivò al campo di Quiddich vide tutta quella che avrebbe dovuta essere la sua squadra ai margini del campo.
Si era svegliato con la ferma convinzione di ignorare bellamente quello che gli aveva detto la McGrinitt. E si era sentito bene a quel pensiero, avrebbe potuto semplicemente far finta che il giorno prima non fosse accaduto nulla, lui non si era mai - stupidamente - recato al campo di Quiddich e non aveva mai incontrato la vecchia. Semplice e liberatorio. Due minuti dopo il buon umore passò così come era venuto. Divenne inquieto e si sentiva infastidito da qualcosa - e non sapeva neppure da cosa. Decise che sarebbe uscito dalla sua camera solo per prendere un po' d'aria e alla fine si era ritrovato vicino quello stupido campo poco prima dell'inizio di quell'inutile allenamento.
Gli occhi di tutti i Serpeverde erano fissi nell'azione che si svolgeva suo campo. Draco si avvicinò per poter dare un'occhiata lui stesso. La prima cosa che vide fu Wesley femmina sfrecciare come una scheggia sulla sua scopa, smarcarsi da almeno quattro dei suoi compagni e lanciare la pluffa verso uno degli anelli. Weesel ci arrivò per un soffio e rischiò di cadere dalla sua scopa, anche per via della potenza e precisione del colpo, ma difese la sua porta con successo. Potter si congratulò ed incitò entrambi, prima di gettarsi lui stesso nella mischia.
Aveva di fronte l'allenamento dei Grifoni, ne aveva visti appena due minuti ed aveva già il voltastomaco.
La Weasley riuscì a impossessarsi di nuovo della pluffa, grazie a un preciso passaggio di un compagno, questa volta a pochi metri dall'obiettivo, lanciò la sfera che oltrepassò l'anello, nonostante il rosso avesse azzeccato la direzione del colpo e sfiorato la pluffa. Ginny sorrise trionfante e ghignò verso il fratello, che le rispose con un'occhiataccia.
Sarebbe stato un bagno di sangue, pensò Draco. Il giorno della partita fra i Serpeverde contro i Grifoni sarebbe stato un bagno di sangue. La cosa era ridicolmente ovvia già di per sè, ma le espressioni dei ragazzi a bordo campo, che guardavano quelli che si allenavano con la faccia di piccoli agnellini che stanno per essere portati al macello, rendeva il tutto ancora più palese. Draco provò un istintivo e incomprensibile moto di stizza. La squadra dei Serpeverdi era una barzelletta, non avrebbero avuto possibilità contro nessuno. Preoccuparsi dei Grifondoro era stupido, visto che anche i Corvonero e, addirittura quegli incapaci dei Tassorosso, li avrebbero schiacciati senza pietà. Ma, per quanto potesse considerare desolante vedere quella che un tempo era la sua adorata squadra di Quiddich ridotta in quello stato pietoso, la cosa non avrebbe dovuto fargli nè caldo, nè freddo. Era lì perché costretto - in qualche modo - da quella vecchia arpia della preside, che probabilmente sarebbe stata la prima a rallegrarsi, senza ovviamente mostrarlo esternamente, quando i suoi amati Grifondoro li avrebbero annientati. Lui, dal canto suo, non sarebbe di certo sceso in campo, poteva tenere in piedi quel ridicolo giochino del coach, ma non si sarebbe umiliato in prima persona.
"Ok! Per oggi abbiamo finito!" urlò Potter verso i compagni "Complimenti a tutti! Ottimo allenamento! Ginny fantastico l'ultimo tiro e Dean vorrei fossi più concentrato, so che puoi fare meglio di così!"
E con quell'ultimo - stomachevole - momento si concluse l'allenamento dei Grifondoro che lasciarono il campo. Draco vide i fratelli Weasley e Potter avvicinarsi agli spalti e solo allora notò la Granger, che probabilmente aveva seguito l'allenamento dei compagni. Sia mai che il magnifico Trio passasse un minuto senza respirare la stessa aria. Ovviamente la Mezzosangue si era portata libri e appunti sugli spalti. Un classico.
E se Draco Malfoy aveva seriamente pensato che perlomeno il suo umore non sarebbe potuto peggiorare dal terzo minuto in poi di quella giornata, si era dovuto ricredere. Quel giorno sembrava diventare più raccapricciante ogni minuto che passava. Ed erano solo le nove del mattino e, soprattutto, l'allenamento doveva ancora iniziare.
Quando vide Weasley, Weasley femmina e lo Sfregiato sparire negli spogliatoi, fece il suo ingresso, osservando per un momento quel branco di ragazzini inetti con cui avrebbe dovuto aver a che fare per le seguenti due ore.
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"Bletchley sei un maledetto incapace!" Ennesimo errore ed ennesimo insulto, dopo appena dieci minuti.
“Sai, Malfoy, sei pessimo anche come allenatore" disse una voce al suo fianco.
"Sono allenamenti privati, Granger" rispose Draco, senza degnarla neppure di uno sguardo. In realtà non era mai stato di certo un sostenitore degli allenamenti privati, anzi più volte gli aveva usati per far colpo su qualche ragazze nella tribuna. Ma adesso chi avrebbe voluto vedere quello spettacolo indecoroso?
“Non sono l'unica a godersi lo spettacolo" rispose la ragazza. Inizialmente il Serpeverde non aveva capito il riferimento e si era guardato intorno pronto a vedere Potter e Weasley sghignazzare da qualche parte, poi capì a chi si riferiva la Granger. Era una ragazzina, probabilmente del primo o al massimo del secondo anno, ed era nascosta dietro una colonna, spiando quello che succedeva in campo. Decise di ignorarla.
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"Che fai qui?" chiese senza gentilezza alcuna.
Era la seconda volta che si prestava a seguire gli allenamenti di Quiddich, la cosa lo rendeva irritato e frustrato. Sfogare parte del suo malumore insultando i giocatori in campo e punzecchiando la Granger, che aveva inspiegabilmente deciso di ripresentarsi dopo il primo allenamento, non lo aveva aiutato granché.
Quando vide la ragazzina che li aveva spiati il giorno prima farlo di nuovo, decise che avrebbe avuto lo stesso trattamento degli altri presenti. Forse spiava il ragazzo per cui provava una patetica cotta o qualcosa del genere, ma sicuramente le sarebbe passata la voglia di presentarsi nuovamente.
La ragazzina sussultò "Io... non... Niente" la voce era appena un sussurro. Draco notò la divisa, era una Serpeverde. Il cappello parlante iniziava a perdere decisamente troppi colpi.
La Granger, nel frattempo, li aveva raggiunti. Draco si era domandato se si era presentata di nuovo lì per spiare gli allenamenti, magari per riportare notizie a Potter e Weasley, informarli sullo stato pietoso della squadra o avvisarli se c'era qualche miglioramento. Ma presto scartò l'idea, sarebbe stata una cosa così poco da provetta Griffondoro e caposcuola che era la ragazza. Alla fine pensò che era probabile che non si fidava granché della decisione della preside e voleva assicurarsi che lui non affatturasse - o peggio - nessuno stupido ragazzino.
“Chi stai spiando esattamente?" chiese ancora Draco, senza addolcire minimamente il tono.
La ragazzina sussultò ancora.
“Malfoy, potresti essere un po' più gentile" lo rimprovero Hermione "Tutto bene?" domandò poi in tono gentile alla ragazzina. Questa però fissava ancora il ragazzo "Non... Non spio nessuno" rispose insicura.
"Allora si torna alla prima domanda: cosa fai qui?" domandò ancora.
“Io voglio giocare" disse tutto d'un fiato la ragazzina, come se si fosse tolta un gran peso.
Draco la guardò sorpreso, inizialmente pensava lo prendesse in giro o avesse detto la prima cosa venutale in mente. Poi sogghignò "Tu vuoi giocare? Tu saresti una giocatrice di Quiddich?"
Quella annuì più volte.
“Fantastico" affermò sarcastico Draco, che con un incantesimo non verbale fece materializzare una delle scope che era in campo fra le sue mani, la mollò poco delicatamente fra le braccia della - sorpresa e un po' terrorizzata - ragazzina e la spinse verso il campo.
“Vediamo che sai fare, allora" commentò Draco "Il tuo nome?"
Hermione che li aveva seguiti scuoteva la testa, chiedendosi come si facesse a non riuscire ad avere un briciolo di umanità e gentilezza verso una bambina evidentemente spaventata.
“Astoria" rispose nel frattempo la ragazzina "Astoria Greengrass"
Quel nome ad Hermione non diceva nulla, forse il cognome era leggermente familiare e, per questo non capì, la reazione di Draco, il suo corpo si era teso e un lampo di sorpresa e qualcos'altro che non riuscì a catalogare era passato nei suoi occhi.
"La sorella di Daphne?" chiese ancora Draco. Astoria annuì a testa bassa, gli occhi le erano diventati subito tristi.
Hermione pensò come il nome di Daphne Greengrass gli fosse in qualche modo conosciuto, ma non riusciva a collegarlo a nessuna faccia o evento particolare. Preferì però non chiedere nulla, in parte perché in fondo non erano davvero affari suoi e dubitava comunque che Malfoy volesse metterla al corrente di un qualunque particolare lo riguardasse, in parte perché percepiva lei stessa la strana tensione che si era creata.
“In che ruolo giochi?" domandò poi Draco ad Astoria, l'atteggiamento era tornato perfettamente freddo e distaccato.
Questa ci mise un momento a riprendersi, prima di rispondere un sussurato "Battitore"
Draco la guardò con ancora più scetticismo "Vediamo"
La ragazzina si sistemò sulla scopa, era evidente come si sentisse poco a sua agio. Hermione si domandò se fosse agitata dalla situazione o se avesse davvero mentito al Serpeverde sulla sua capacità. Astoria si tirò in volo con molta lentezza, il suo corpo tremava ancora e rischiò di scivolare dalla scopa mentre lievitava.
Draco sospirò un "È comunque la migliore in campo", pronto a chiederle di venire giù e di piantarla con quella pantomima, sempre che non fosse venuta giù cadendo.
Prima che potesse aprire bocca, vide Astoria chiudere gli occhi e prendere un profondo respiro. Quando riaprì le palpebre schizzò in avanti sulla sua scopa, evitando ostacoli e compagni di squadra mentre attraversava l'intero campo, per poi recuperare la pluffa nelle mani di uno sconvolto ragazzino e tirarla centrando uno degli anelli.
Hermione dapprima quasi esterrefatta, sorrise nel vedere la ragazzina tutt'altro che incapace sul campo da Quiddich. Draco rimase parecchio sorpreso, era decisamente più brava di quel che si sarebbe mai aspettato, era veloce e agile sulla scopa, tanto che sicuramente non sembrava una del primo anno e pareva avere una mira discreta per quanto il tiro non fosse stato molto forte e troppo centrato per eludere un portiere discreto, certo era presto per poter stabilire se fosse effettivamente una giocatrice, anche solo potenzialmente, valida.
“Quindi come sono andata?" chiese avvicinandosi Astoria, che sembrava aver preso maggiore sicurezza anche nell'esprimersi.
Non poteva dire se fosse valida, ma sicuramente lo avrebbe zittito - se solo non fosse stato un Malfoy, ovviamente.
"Il fatto di non avere nessuno avversario in campo, perché quelli ci vuole grande fantasia per definirli giocatori, ti ha sicuramente dato uno grande mano" rispose infatti Draco, senza accennare neanche per sbaglio un complimento o addolcire il tono. Hermione gli lanciò un'occhiataccia, era così difficile dire che era stata brava, insomma lei non era di certo un'esperta di Quiddich, ma aveva gli occhi per vedere.
Si aspettò le proteste della ragazzina e lei avrebbe preso senza dubbio le sue difese, al diavolo il fatto che non avrebbe dovuto trovarsi neppure lì in quel momento e di non avere neanche una valida giustificazione riguardo la sua presenza. Si disse che voleva difendere quei poveri ragazzini indifesi nell'eventualità Malfoy facesse qualcosa che non andava, sì probabilmente era per quello era lì, anzi sicuramente.
Astoria però non solo non protestò, ma il suo viso si aprì in un grande sorriso, mentre scendeva dalla scopa. "Vuoi dire che non sono stata pessima?" chiese innocentemente.
Draco sembrò soppesare un attimo la risposta, come se stesse prendendo in considerazione se fosse stata effettivamente pessima o meno. "Non pessima" decretò alla fine. Il sorriso della ragazzina si allargò ulteriormente, come se gli fosse stato fatto uno dei complimenti più belli al mondo, sotto gli occhi esterrefatti di Hermione. In Serpeverde erano più fuori di testa di quel che pensava.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Erano passate due settimane dall'allenamento che aveva visto Astoria Greengrass entrare a far parte della squadra Serpeverde di Quiddich ed era stato anche l'ultimo allenamento della casata verde argento ad avere Hermione Granger come ospite - non invitato - d'onore. In fondo Draco non sembrava avere intenzioni omicide, seppur fosse volata più di una minaccia di morte all'indirizzo di qualche giocatore e Hermione aveva preferito dedicarsi allo studio e agli amici. In più non aveva davvero giustificazioni da dare se qualcuno l'avesse vista nel campo e neanche lei sapeva spiegarsi completamente il motivo della sua curiosità. Eppure da quell'allenamento qualcosa era cambiato, qualcosa che aveva creato una gran curiosità non solo in Hermione, ma in buona parte degli studenti di Howgarts. Da allora, infatti, Astoria sembrava seguire Malfoy ovunque poteva, ma la cosa bizzarra della situazione era il comportamento del biondo Serpeverde, che non solo non insultava o allontanava la ragazzina o non fingeva semplicemente che non esistesse, ma non appariva neanche troppo infastidito da quella presenza intorno a lui, ovviamente il tutto nella solita algida maschera made in Malfoy. Anche quella sera quando Draco entrò nella Sala Grande per la cena al suo fianco c'era la piccola Greengrass, che parlava gesticolando, il ragazzo non apriva bocca, ma ogni tanto le lanciava qualche occhiata segno che stava ascoltando le parole della piccola e mentre si sedeva al suo tavolo nella sua faccia si formò anche un ghigno a qualcosa detto dalla ragazzina che prese posto al suo fianco. Anche Pansy seduta accanto a Draco lanciò un'occhiata infastidita ai due. Sicuramente non poteva essere gelosa, non potendo la piccola Astoria essere una rivale nel conquistare il giovane, ma poteva senz'altro essere infastidita dal fatto che Draco preferisse passare il suo tempo con una bimbetta piuttosto che dedicare qualsiasi tipo di attenzione a lei. "Chi è la ragazzina che Malfoy si porta sempre appresso?" domandò Ron al tavolo Grifondoro, con la bocca piena di cibo. Harry si strinse nelle spalle. "È sicuramente del primo anno, ma non so il suo nome" rispose invece Ginny. "Non starà reclutando giovani menti per qualche folle piano da Mangiamorte?" chiese ancora Ron. "In effetti ha un aspetto molto minaccioso" ironizzò Ginny. Harry sospirò, facendosi pensoso come se la cosa non quadrasse neppure a lui, anche se in effetti immaginare una undicenne magrolina e timida come una sanguinaria Mangiamorte gli riusciva piuttosto difficile, seppur a volte le apparenze ingannano e in fondo anche Ginny stessa inconsapevolmente era stata usata dai Mangiamorte per un loro piano, ed era stato un altro Malfoy ad organizzarlo. "Sarà..." disse ancora Ron "Ma io non mi fido, quello lì non la conta giusta, chissà cosa sta macchinando" Hermione aveva a malapena udito poco interessata quello che si dicevano i suoi amici, anche la sua attenzione era stata catturata da quella strana coppia, chiedendosi perché Draco, l'arrogante e viziato rampollo Malfoy, degnasse una ragazzina del primo anno della sua presenza. "Sapete chi era Daphne Greengrass?" chiese d'un tratto Hermione, con noncuranza, ai suoi amici. "Perché lo chiedi?" domandò Ginny. Mentre Harry e Ron scuotevano leggermente il capo, prima che la loro attenzione fosse catturata da Dean e dalle sue richieste su schemi da usare nelle prossime partite di Quiddich. Hermione si scrollò nelle spalle nel rispondere a Ginny "È un nome che ho sentito dire da qualcuno in biblioteca e mi suonava familiare" mentì. "Era di Serpeverde" spiegò Ginny sempre molto informata "È morta durante la guerra. Dicevano fosse la promessa di Malfoy" "La promessa?" chiese Hermione confusa. "Promessa sposa" annuì Ginny "È un'antica tradizione nelle famiglie Purosangue fare matrimoni combinati" spiegò la rossa "Fortunatamente la nostra ci ha rinunciato secoli fa, ma non mi sorprende che famiglie come i Malfoy o i Greengrass continuino la tradizione ancora oggi" "Che cosa ridicola" commentò Hermione, volgendo uno sguardo al tavolo Serpeverde e a Malfoy in particolare. Si domandò se la morte della fidanzata lo avesse colpito in qualche modo. Pensava che un matrimonio davanti a loro - seppur imposto - due persone avrebbero dovuto legare, o almeno tentare di farlo, d'altro canto Malfoy non aveva neanche idea di chi fosse l'unica sorella della promessa sposa, fino a qualche settimana prima. O forse era per amore - o almeno affetto - verso Daphne che lasciava che la piccola Astoria lo seguisse ovunque? "Si uniscono ricchi patrimoni e si garantisce una discendenza Purosangue con un contratto firmato quando i tuoi figli non sanno neppure ancora leggere. In effetti non è granché romantico, vero?" chiese Ginny ridacchiando "Ehi, Herm, mi ascolti?" disse ancora la rossa all'apatia dell'amica. Hermione si riscosse "Scusa Gin, ero sovrappensiero" --- La partita fra Tassorosso e Serpeverde fu in effetti un bagno di sangue. Il boccino non era stato trovato dai cercatori di nessuna delle due squadre e così era rimasto solo un punteggio che vedeva i Tassi trionfare con più quattrocento punti di vantaggio. Era stato talmente imbarazzante osservare alcuni momenti della partita, che Draco a bordo campo aveva davvero pensato di andarsene ed evitarsi l'indecoroso spettacolo. Gli unici che avevano combinato qualcosa di buono erano la piccola Greengrass e Higgs che aveva messo a punto un paio di tiri a testa, non lasciando così un ancor più sconsolate zero di fianco al punteggio Serpeverde. E pensare che un tempo i Tassi li avrebbero battuti con anche solo le riserve in campo. Aveva sperato perlomeno che quello spettacolo avrebbe spinto la McGrinitt a torgliegli l'incarico, poco gli importava che la colpa fosse degli inetti in campo e non di certo sua, se la sarebbe presa se fosse servito a evitargli quel supplizio. Ma così non fu, la McGrinitt ebbe anche il coraggio di dirgli che la prossima partita sarebbe andata meglio. La prossima partita a un mese di distanza li avrebbe visti confrontarsi contro i Corvonero ed infine ci sarebbe stato lo scontro con i Grifondoro, che probabilmente quelli si stavano già pregustando di finire la partita con un punteggio superiore ai mille punti, sempre che Potter non l'avesse chiusa con largo anticipo prendendo il boccino. Chissà se anche la megera aveva avuto lo stesso pensiero e si divertiva a prenderlo in giro. Bontà d'animo Grifondoro un paio di pluffe! --------------- La partita contro i Corvonero fu - ovviamente - ancora più umiliate. I Corvonero dopo aver tenuto testa, ma perso per una manciata di punti, contro i Grifondoro, scesero in campo pronti a non far sconti ad una squadra che definire imbarazzante era un complimento. Dopo poco più di 20 minuti e un punteggio di 200 a 0, il cercatore dei Corvi pose fine alle loro sofferenze acchiappando il boccino. Secondo Draco era il boccino che si era buttato tra le braccia del giocatore per non assistere a quello spettacolo indecoroso, ma preferì tenere quel pensiero per sè. Il giorno dopo l'allenamento aveva visto protagonisti dei giocatori Serpeverde più depressi e, se possibile, ancora più goffi e imbranati. "Bella partita quella di ieri" disse una voce sarcastica a Draco. Draco si chiese se la Mezzosangue tenesse davvero così poco alla sua vita. Si era aspettato le prese in giro e gli sberleffi, che in effetti erano puntualmente arrivati già il giorno prima, ma pensava che del Trio, la Granger, non così interessata al Quiddich, se ne sarebbe tenuta fuori, almeno se non provocata per qualcos'altro. Già il giorno prima aveva dovuto ricordare a Lenticchia quanto fosse un pezzente e allo Sfregiato quanto fosse uno sfigato, dopo che avevano osato deriderlo per il risultato della sua squadra. Avrebbe davvero voluto fargliela pagare sul campo da Quiddich, ma sapeva che non avevano speranze, quindi non gli sarebbe rimasto che vedere i loro stupidi volti soddisfatti e sentire i loro sberleffi idioti quando avrebbero maciullato la sua squadra. "Non è aria, Mezzosangue" rispose irritato Draco, senza degnarla di uno sguardo. "Perché tu non hai giocato?" le domandò la ragazza, questa volta senza ironia e sarcasmo. Draco le lanciò un'occhiata, Hermione lo fissava come se lo stesse studiando in qualche modo. La cosa non gli piaceva. Valutò la risposta da dare, scartando immediatamente la verità, cioè che non sarebbe arrivata al punto di umiliarsi in campo con quel branco di ragazzini; prese in considerazione un classico 'Non sono affari tuoi, Mezzosangue' che scartò per evitare di farsi dare il tormento per tutto l'allenamento. "Volevo dare la possibilità a Hyperon di dimostrare il suo valore" riuscì a dirlo senza che la nota di disgusto che minacciava di venire fuori trasparisse. Sembrava una cosa così da Potter farsi da parte perché anche gli altri avessero i loro momenti di gloria. "Certo come no" rispose la Granger, che non aveva creduto a una sola delle sue parole. "Cosa sei venuta a fare?" gli chiese allora Draco, spazientito. "Passavo di qua" disse vaga Hermione, sperando di risultare credibile. "Certo come no" le fece il verso il ragazzo, mentre le guance di Hermione si tingevano di rosso per l'imbarazzo. "Lei è stata brava" disse poi la riccia, facendo un cenno verso Astoria. "Mmh" un verso che sembrava di assenso fu tutto quello che ricevette in risposta. "Ti sta sempre intorno" cercò di buttarlo lì con tono casuale, come se stesse facendo una conversazione con un vecchio amico. In realtà si trattava di quello che poteva essere più lontano. Il ragazzo però non disse nulla e Hermione lo prese come un buon segno, decidendo quindi di osare di più. "È per via di sua sorella?" chiese allora, il tono che rimaneva leggero e casuale. "Non la conoscevo molto" tagliò corto Draco in risposta. "Come, non era la tua promessa?" la domanda le uscì involontariamente e avrebbe voluto mordersi la lingua subito dopo. Maledetta la sua curiosità a cui non sapeva porre freno. Draco sentì un senso di fastidio a quella domanda. Daphne era la sua promessa sposa e non era esattamente un segreto, ma era vero che nè lui nè Daphne andavano in giro a sbandierarlo. Lo sapevano i suoi amici e diversi altri Serpeverde, ma lo infastidiva che gli affari suoi fossero finiti sulla bocca di tutti, addirittura della Granger che aveva la fama di non sapere neppure cosa volesse dire gossip. Inoltre era stato anche sincero dicendo di non conoscerla molto. Sapeva solo che non si era potuto considerare sfortunato, dato che era una delle ragazze più belle della scuola, ma lui e Daphne si erano rivolti la parola in rare occasioni, aveva pensato se fosse il caso di approfondire la conoscenza, ma non voleva che la ragazza pensasse che avrebbe fatto il fidanzatino innamorato fino al matrimonio e magari finire per iniziare l'unione con una buona dose di astio e acidità. Poi era morta durante la guerra e lui non sapeva neppure se avesse dovuto sentirsi triste o arrabbiato, per aver perso la fidanzata e magari un futuro in cui avrebbe potuto anche provare affetto per lei, o se sentirsi sollevato, per essersi liberato di un matrimonio imposto da quando aveva quattro anni che alla fine non voleva neppure. Daphne era qualcosa di indefinito, qualcosa che avrebbe potuto essere bellissimo o tremendo. Un'opportunità persa o un pericolo scampato. "Una cosa non esclude l'altra, Granger" rispose alla ragazza "Ora se vuoi scusarmi, avrei una partita da preparare" aggiunse velenoso, l'invito ad andarsene abbastanza palese. "Già, Harry e Ron non vedono l'ora" rispose Hermione. La frase avrebbe potuto sembrare derisoria, ma il tono non lo era affatto. Era una verità, detta senza dargli troppo peso. "Sei venuta qui per riportare notizie di prima mano ai tuoi amichetti? Si stanno pregustando il giorno in cui batteranno un gruppo di ragazzini del primo anno spaventati?" le domandò Draco, evidentemente infastidito dall'allusione di Hermione. La ragazza rimase in silenzio e Draco pensò che da lì a poco se ne sarebbe andata, o perlomeno lo sperava. Ma dopo un minuto la Granger aprì di nuovo bocca e quello che disse fu per lui una sorpresa "Non sono un'esperta di Quiddich, ma se non hanno cambiato le regole di recente è sufficiente prendere il boccino per primi per vincere. Tu sei un cercatore, vero?" Draco assottigliò lo sguardo, la ragazza cercava di pungere il suo orgoglio, lo sapeva, era il maestro delle provocazioni poteva riconoscerne una a miglia di distanza. "Mi stai dicendo di battere la tua squadra di idioti da solo?" le chiese allora, la ragazza aprì la bocca per parlare e smentirlo, non sapeva cosa voleva dirgli in realtà. Ma il ragazzo interruppe qualsiasi sua parola "Rendiamo la cosa più interessante" "Prego?" domandò Hermione, seriamente confusa. "Una scommessa. Se vinco... vinciamo noi" si corresse immediatamente "farei ogni relazione assegnata dai professori al posto mio per un mese" Hermione lo fissò sconcertata "No, non farò i compiti al posto tuo! È scorretto!" "Hai davvero così poca fiducia in Potter, Lenticchia e compagni da credere che li possa battere completamente da solo?" ghignò Draco, non sapeva da dove gli era venuta tutta quella convinzione di poter vincere, probabilmente era solo la furia del momento, sicuramente se ne sarebbe pentito. Hermione aprì ancora bocca per parlare, quando l'attenzione dei due fu attratta da un urlo sul campo. Uno dei ragazzi stava tirando la pluffa verso gli anelli, il tiro era fiacco e debole, Bletchley, il portiere, prese la pluffa alzando entrambe le braccia, ma quel gesto apparentemente tanto semplice lo sbilanciò all'indietro la pluffa scivolò oltrepassando l'anello che avrebbe dovuto proteggere in una comica "autorete" e fu solo per un soffio se il ragazzo non cadde dalla scopa. Draco assistette a quella scena comica trattenendosi dal spiaccicarsi una mano in faccia, Hermione sorridette "Ok, ci sto" disse allungando la mano per farsela stringere e stipulare il patto "Se vinciamo noi verrai alle riunioni di sostegno per un mese". Il ragazzo esitò un attimo a quella richiesta. Quelle riunioni le aveva evitate come la peste e non aveva alcuna intenzione di metterci piede, ma ormai non poteva più tirarsi indietro, tanto meno dopo che era stato lui a proporre quella stupida scommessa e a provocare la Granger per fargliela accettare. "Bene" disse freddo, stringendogli la mano. Quando la ragazza si allontanò dal campo, Draco attirò l'attenzione della squadra. Li mise al corrente che avrebbero vinto la partita successiva. Avevo deciso che da quel giorno le cose sarebbero cambiate.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Il torneo di Quiddich si concludeva con quella che un tempo era la partita più attesa e combattuta: Grifondoro contro i Serpeverde. Quest'anno tutti si aspettavano una parata dei Grifondoro che vincendo con facilità quella partita, avrebbero portato anche l'ennesima Coppa nella loro già ben fornita bacheca. Le tribune erano comunque completamente piene. Ovviamente i Grifondoro al completo erano pronti a festeggiare il campionato. Mentre, oltre al poco supporto dei membri della loro casata, i Serpeverde potevano contare su quello dei Corvonero, in quanto in caso di vittoria delle Serpi con un distacco superiore ai cento punti, avrebbero potuto soffiare la coppa ai Grifoni, anche se anche i più ottimisti dei Corvi erano ormai rassegnati. Draco, entrando in campo con la sua squadra, si domandò se il pienone delle tribune non fosse dovuto più alla spargimento della voce che lui sarebbe sceso in campo, che non al fatto che fosse l'ultima partita dell'anno. Sarebbe potuto anche sembrare paranoico o lievemente egocentrico, ma pensava che buona parte della scuola non aspettasse altro che una sua pubblica umiliazione. Mentre la Professoressa Bumb ricordava la necessità del rispetto reciproco e dei provvedimenti che sarebbero stati presi se si fosse sorpassato il limite, Draco lanciò un'occhiata verso le tribune. La vide, circondata dai compagni casata. Hermione Granger voltò il volto e incrociò il suo sguardo, per un attimo sembrò sorpresa che lui la stesse guardando, ma subito dopo la sua espressione mutò e gli lanciò una palese occhiata di sfida. Un moto d'orgoglio gli si diffuse in petto. Nel frattempo la Professoressa aveva terminato i suoi sproloqui, i giocatori si posizionato in campo. Draco poté notare le facce dei Grifoni che si pregustavano la vittoria e quasi tutti gli sguardi gongolanti erano verso di lui. La partita iniziò. Dopo pochi minuti le Serpi erano già sotto, Draco decise di concentrarsi solo alla ricerca del boccino, pensare ai punti non avrebbe avuto comunque senso. Dopo 20 minuti non era ancora riusciuto a vedere quel dannato boccino, ma anche Potter sembrava non aver miglior fortuna di lui. Poi un guizzo dorato alla sua destra, ci fu un momento in cui incrociò lo sguardo del suo nemico. Lo aveva disprezzato, persino odiato, ma anche invidiato, perché lui era quello che otteneva il massimo con il minimo sforzo, che per ottenere quello che voleva bastava lo desiderasse, che aveva sempre qualcuno che gli guardava le spalle, che aveva preso il boccino al primo tentativo, che aveva salvato tutti perché il destino aveva deciso toccasse a lui. Schizzarone entrambi nello stesso momento, il boccino volava velocissimo inseguito da Draco e a poca distanza da Harry. Il biondo si voltò per constatare che aveva pochi metri di vantaggio. Una volta vicino, allungò la mano poteva quasi sentire il boccino, Potter dietro di lui, adesso guadagnava parecchio terreno. Gli sembrò un deja vu che preannunciava per l'ennesima volta il momento in cui il Salvatore del mondo magico gli avrebbe sottratto il boccino da sotto il naso. Cercò di allungarsi il più possibile e, talmente concentrato sul boccino, non vide il palo contro cui stava andando addosso fin quasi all'ultimo momento. Riuscì ad evitarlo all'ultimo e non cadde dalla scopa per un soffio. In tutto questo aveva perso contatto con il suo obiettivo, mentre ovviamente Harry Potter aveva agevolmente scansato l'ostacolo per tempi, rimettendosi immediatamente all'inseguimento del boccino. Una vocina nella testa di Draco gli diceva che ormai era perso, Potter lo aveva praticamente preso e non volava la pena tentare ancora, tanto era l'epilogo che tutti si aspettavano di vedere: il Salvatore del mondo che lo umiliava, raccoglieva il boccino d'oro e alzava la coppa davanti a una folla adorante. Poi si intromise un'altra voce nella sua testa "Ho intenzione di battere i Grifondoro domenica e per farlo mi serve un cercatore più veloce e reattivo" disse Blaise "e tu lo sei Draco, quando decidi dare tutto te stesso e non pensi a quello che diranno gli altri se fallirai, non vali meno di Harry Potter" Volò di nuovo verso il boccino e verso Potter, questi aveva quasi stretto le sue dita sul boccino, quando Draco lo affiancò e con una spinta gli fece perdere la presa. Sentì il moro sputare un "bastardo" fra i denti e nel momento in cui questo tentò di restituirgli la spallata cambiò direzione, facendo andare a vuoto l'avversario che in questo modo perse terreno. Si ritrovò di nuovo all'inseguimento del boccino. Quando fu vicino all'obiettivo, vide il bolide poco distante che andava verso di lui. Se avesse deviato avrebbe dato l'opportunità a Potter, che aveva ripreso l'inseguimento, di affiancarlo nuovamente. "Ti conviene aver ragione, Blaise" disse "O la va o la spacca" si fece forza prima di agire. Cadde dalla scopa, il tonfo data la velocità non fu poco cosa e Draco rimase fermo sdraiato supino a fissare il cielo intontito. Un attimo dopo si tirò su a sedere e si rese conto di quello che era appena accaduto. Lo aveva fatto, alla fine lo aveva fatto. Stringeva il boccino nella sua mano destra, si era lasciato andare nel vuoto per prendere il boccino ed evitare allo stesso tempo il bolide. Per un momento si chiese se non avesse sbattuto la testa nella caduta e non fosse svenuto e stesse sognando,a quando strinse ancora più le dita si rese conto che era reale. Quando si guardò in torno, il mondo sembrava sospeso. I Grifondoro in campi e negli spalti sgomenti non credevano che fosse successo davvero. I Serpeverde sembravano ancora più increduli, tanto da non osare festeggiare. I Corvonero pronti alla sconfitta aspettavano che qualcuno dicesse che era successo davvero. Poi accadde, tutto riprese vita, si iniziarono a sentire boati negli spalti, qualche Grifone iniziò a muoversi a testa bassa e le Serpi in campo iniziarono a correre verso il loro capitano, Astoria gli si gettò letteralmente addosso e anche qualche altro giocatore preso dell'euforia finì per unirsi alla ragazza in goffo abbraccio di squadra. E il suo nome gridato a gran voce non solo dai Serpeverde, ma anche dalla maggior parte dei Corvonero, che si preparava ai festeggiamenti cche darebbero andato avanti tutto la notte per aver soffiato la Coppa ai Grifondoro. Quando Draco voltò il capo verso le tribune, guardò istintivamente il posto dove sapeva che era seduta la Granger. Vide che la ragazza era ancora lì, a testa china che scuoteva leggermente la testa, ma quando riuscì a intravedere il suo viso, poté chiaramente vedere l'ombra di un sorriso che le disegnava le labbra. Sembrava incredula, ma quasi felice. Quando Hermione alzò il capo, incrociò il suo sguardo. Il sorriso della ragazza si allargò, per quanto cercasse di non darlo a vedere, dovendosi fingere contrariata e delusa per la sconfitta dei Grifondoro e la perdita della Coppa, a maggior ragione se per mano dei Serpeverde e del suo peggior esponente. "Bella partita" ghignò Draco all'indirizzo di Harry Potter, avviandosi verso l'uscita. Il moro, ancora sconsolato, non riuscì neanche a mandarlo a quel paese. ---- Quando vide che non era più circondato dalla folla - soprattutto di ragazze - adoranti, Hermione decise di raggiungere Draco. "Bella partita" si congratulò sinceramente. Draco si rese conto di essere felice di vederla, e la cosa che lo sconvolse fu che non era felice di vederla per gongolare o burlarsi di lei o dei suoi amici. Sorprendendo prima di tutto sè stesso, rispose con un "Grazie, Hermione" e un sorriso. La ragazza spalancò gli occhi per la sopresa era la prima volta che Draco Malfoy pronunciava il suo nome di battesimo e non un nomignoli offensivo o il suo cognome ed era la prima volta che vedeva Draco Malfoy sorridere, lo aveva visto ghignare, fare smorfie conditi da sorrisetto storti o strafottenti, ma mai sorridere davvero. E dovette ammettere, per un solo momento, che in quel momento era bellissimo. Fu l'imbarazzo di quel pensiero che, oltre a farle imporporare le guance la spinse a parlare - o straparlare - per distrarsi "Sai forse i Grifondoro hanno sottovalutato la vostra squadra per quanto poco corretto sia questo atteggiamento perchè ogni avversario è degno di rispetto e dovrebbe essere alla base di ogni sport e non sto dicendo che la vostra squadra valesse meno come avversario rispetto alle altre solo che dato l'iniz.." Si zittì quando le labbra del ragazzo furono sulle sue. Per un lungo momento rimase immobile, come congelata. "Parlavi troppo, Granger" le sussurrò canzonatorio, prima di voltarsi e allontanarsi.

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