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di gunsnfuckinrosessss
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo primo ***
Capitolo 2: *** capitolo secondo ***



Capitolo 1
*** capitolo primo ***


firenze, febbraio 1993

 

"Si ipotizza che la modella che Botticelli utilizzò per dipingere la Venere fosse Simonetta Vespucci, ritenuta la donna più bella di Firenze all'epoca, inoltre si può notare-scusate un secondo"

 

Mentre era intenta a spiegare la storia de "La Nascita di Venere" e perchè Lorenzo il Magnifico l'avesse commissionata venne fermata dal direttore degli Uffizi. Le fece un cenno e disse al gruppo di turisti che avrebbero avuto un'altra guida per il resto del giro. 

 

La portò nel suo ufficio e si sedette sulla poltrona di cuoio marrone. La scrivania era rustica, di legno massiccio e scuro; sopra mille fogli e schizzi erano sparpagliati in maniera disordinata ed una grossa tazza di caffè li sovrastava. 

 

Il direttore era un uomo di mezza età, pelato ma con la barba. Era in sovrappeso, e teneva tra le dita grassocce un'altrettanto grosso sigaro toscano. La camicia, lilla a righe viola, era decisamente stretta ed il bottone sulla pancia era pronto a staccarsi. La cravatta viola era allentata e lasciava intravedere una catena d'oro di cattivo gusto che teneva dentro la camicia. Portava un grosso anello, anche questo d'oro, con incastonato uno zaffiro sull'indice e una fede nuziale ormai stretta sull'anulare della mano sinistra.  

 

Era stata in quell'ufficio solo un'altra volta in tutta la sua vita, quando era stata assunta nel 1989. All'epoca era una neolaureata in storia dell'arte di appena vent'anni, ma questo non le impedì di trovare immediatamente lavoro. Tutti l'avevano reputata brillante. Era giovane, oggettivamente bella e capace di esprimere a parole quello che gli artisti dipingevano.

 

"Greta, non voglio spaventarti, sei qui per ricevere una bella notizia," iniziò il direttore, poi diede un tiro al sigaro e proseguì. "Un qualche cantante americano ci pagherà moltissimi soldi per passare il pomeriggio da solo in galleria, ma vuole una guida, così ho pensato, chi meglio della piccola Greta?" Tossì un paio di volte e poi continuò: "Insomma guardati, sei bella e brava, sono sicura che chiunque passerebbe volentieri un pomeriggio con te! In più sei l'unica qui in Galleria a parlare perfettamente anche l'inglese. Posso affidarti questo compito?"

 

Greta sorrise ed annuì. "Quando?" Gli chiese, prendendo in mano uno schizzo del Discobolo. "Domani, non ho capito se vuole chiedere alla sua fidanzata di sposarlo qui o cosa, tu fai solo quello che ti dice!" Lei annuì ancora, poi prese una matita e si rivolse al direttore. "Guardi, qui la schiena è più inclinata ed il braccio dovrebbe stare più in basso."

 

Quello sarebbe stato il suo ultimo gruppo di turisti, così andò negli spogliatoi, tolse il cartellino e recuperò la sua borsetta. Andò a casa a piedi. Greta era nata e cresciuta a Firenze, immersa dall'arte e dall'amore per essa. Fin da bambina camminava per le strade di firenze guardando ogni palazzo e per ore si fermava seduta davanti alla Basilica di Santa Maria Novella, ammirandone l'architettura e la bellezza.  

 

Si buttò sul divano ed accese la tv, facendo ripartire Colazione da Tiffany da dove lo aveva messo in pausa il giorno prima. Giocherellava con la medaglietta, di Tiffany appunto, che le avevano regalato i suoi genitori prima che si trasferissero a Roma per lavoro. 

 

Aveva visto quel film tantissime volte, adorava Audrey Hepburn in tutti i suoi film, Colazione da Tiffany era il suo preferito, seguito da Vacanze Romane e Sabrina.

 

Si addormentò sul divano, durante la scena sotto la pioggia. Il rumore scrosciante dell'acqua era rilassante e continuo. 

 

La mattina dopo si svegliò alle luci dell'alba che irrompevano dalla finestra. Aprì un occhio, poi l'altro, si stiracchiò ed andò a prepararsi un caffè. Aveva la mattinata libera e decise di spenderla passeggiando per Firenze. Comprò un cornetto nel bar sotto casa ed iniziò a camminare per le vie meno conosciute. Sbucò in Piazza del Duomo che, come sempre, era piena zeppa di turisti. Si mise in piedi davanti alla Cattedrale di Santa Maria del Fiore e si fermò ad ammirarla. Poi posò lo sguardo su una coppia. Lei era alta e mora, magra e sembrava estremamente ricca. I capelli non avevano affatto una piega naturale, al collo aveva una collana, probabilmente di diamanti, che brillava al sole. Lui era leggermente più basso, i capelli lunghi e rossi gli ricadevano sulle spalle. Aveva la barba rada e una bandana azzurra a fasciargli la testa. 

 

L'uomo si fermò e si mise in ginocchio, aprendo una scatolina in velluto rosso. Un anello con un grosso brillante fu subito preso dalla donna mora, che lo infilò al dito e baciò il fidanzato. Greta sorrise. Era sempre bello vedere coppie felici a Firenze, ed un bel po' di gente decideva ogni anno di fare la proposta proprio sotto la Cattedrale, nella piazza principale della capitale toscana. 

 

Entrò nella cattedrale e si sedette sul banco da chiesa, prendendo un taccuino giallo ed iniziando a scriverci sopra tutto quello che vedeva della chiesa. Quello che le piaceva, quello che secondo lei aveva un valore significativo e quello che no. Lo faceva ogni anno, poi li confrontava per vedere come le sue opinioni cambiassero nel tempo. Si fece ora di pranzo e tornò a casa, non aveva voglia di cucinare, così mangiò gli avanzi del giorno prima. Finito di mangiare andò a cambiarsi. Indossò dei pantaloni in velluto lilla ed una camicetta bianca. Prese il cappotto grigio e si incamminò verso la Galleria degli Uffizi. 

 

Il direttore le diede un paio di dritte prima di presentarla agli ospiti speciali. La Galleria non era mai stata così vuota e Greta era contenta di poter stare praticamente da sola con le opere d'arte, senza brusio e senza spinte. 

 

"Greta questi sono Axl Rose e Stephanie Seymour, Signori, questa è Greta, sarà la vostra guida per oggi, la migliore dell'intera Galleria!" 

 

Greta non era molto alta, ma paragonata al grosso direttore sembrava ancora più piccola. I capelli, mori e ricci, le ricadevano dolcemente sulle spalle. "Piacere" disse, poi porse la mano ad entrambi. "Se siete pronti possiamo cominciare dal Vestibolo," disse cortesemente, sorridendo. 

 

Axl la guardava. Guardava i suoi gesti, i suoi movimenti, il suo sorriso. La guardava e si dimenticava di Stephanie, che cominciava ad essere infastidita. La donna sfoggiava il grosso anello, che metteva in mostra facendo sinuosi gesti con le mani. 

 

Greta iniziò a parlare delle opere che avevano di fronte, e lo faceva con una scioltezza tale da ammaliare pure la supermodella statunitense. Entrambi non riuscivano a staccarle gli occhi di dosso, come sotto incantesimo. L'ascoltarono parlare per ore, si soffermava su ogni opera non meno di venti minuti, talvolta dava anche le sue personali interpretazioni o quelle meno gettonate. 

 

"Si pensa che ci possa essere un collegamento tra la Venere che nasce della schiuma del mare e l'anima cristiana che nasce dall'acqua del battesimo. Sta a voi crederci o meno, purtroppo non potremo mai chiedere a Botticelli cosa di preciso volesse trasmettere, ma è questo il bello dell'arte: può rappresentare tutto quello che vuoi e non avrai mai torto."

 

Continuò per un po' a parlare de "La Nascita di Venere" poi, finita l'esposizione della Sala del Botticelli si spostò in quella dedicata a Leonardo. Volle concludere l'esposizione parlando della Venere di Urbino. "Non è bellissima?" Chiese, gli occhi lucidi ed illuminati. "Dovrebbe mettersi a dieta" disse Stephanie con una smorfia. Axl fece finta di non sentirla e a Greta fece lo stesso, continuando a raccontare. "Vedete, con la mano destra impugna delle rose rosse, che le scivolano dalle dita. Questo indica il passare del tempo, ed il fatto che sia proprio la bella Venere a lasciar cadere questi fiori ci indica che la bellezza non è che una cosa temporanea, ben presto sparirà, quindi bisogna basare la propria esistenza su altri valori e qualità più longeve e durature, quali la fedeltà."

 

Sentita quest'ultima frase Axl guardò Stephanie dritta negli occhi: uno sguardo duro, freddo. Era quasi convinto di essere stato tradito, e le parole di Greta gli avevano fatto aprire gli occhi. Finita la mostra il cantante prese la guida da parte. "Sto pianificando di andare a Roma e poi a Parigi, voglio scoprire l'arte, ma voglio che sia tu a mostrarmela. Vieni con me. Ti pagherò il doppio di quanto ti pagano qui, anzi il triplo, quanto vuoi, ma devi farmi aprire gli occhi. Non avevo mai visto l'arte come l'ho vista oggi con te, e voglio continuare a vederla così." Disse deciso, lo sguardo fisso negli occhi di Greta. "Sarebbe magnifico"

 

Non aveva mai avuto i soldi per andare lontano e vedere tutto quello che aveva studiato sui libri le pareva un sogno. Forse non era pronta a lasciare Firenze, ma prima o poi sarebbe tornata, no?

 

Axl sorrise vincente. "Usciamo insieme domani, voglio che mi mostri ogni angolo di Firenze prima di partire" disse poi.

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Capitolo 2
*** capitolo secondo ***


Spiegare al direttore che Greta non avrebbe più lavorato agli Uffizi non fu affatto facile. Ormai l'aveva presa sotto la sua ala protettiva e nemmeno le cifre esorbitanti che Axl gli stava offrendo per bruciare il contratto quinquennale della ragazza lo stavano smuovendo. Il cantante cominciava ad innervosirsi e le urla dei due si sentivano al di fuori dell'ufficio, dove Greta e Stephanie stavano aspettando. "Devo complimentarmi, sai davvero come catturare l'attenzione delle persone," la modella ruppe il silenzio che si era creato e subito la riccia le sorrise. "Se verrai con noi sarò felice di ascoltarti nei vari musei. Sai, è da un po' che Ax è fissato con con l'arte, ha persino messo un particolare di non so che quadro famoso come copertina dei suoi due nuovi album!" disse la mora, con una sguardo poco convinto. "Ne sono felice, un cantante è un artista a tutti gli effetti, ma il fatto che apprezzi anche quadri e sculture dimostra che è una persona aperta alle diversità di espressione" rispose con un piccolo sorriso. Tutti i musicisti che conosceva snobbavano l'arte, definendo la musica l'unica vera forma di espressione artistica. I due uomini continuavano a litigare, così Greta decise di bussare leggermente ed entrare. "Posso?" Entrambi le fecero un cenno di assenso con la testa. "Greta non vorrai davvero andartene con questo qui?" Le chiese il direttore, indicando il rosso con un dito grassoccio mentre stringeva tra i denti un sigaro. "Direttore, sa quanto io ami lavorare qui, ma pensi a che opportunità ho davanti! Andare a Parigi! Capisce? Vedere la Gioconda, Amore e Psiche, la Venere di Milo, la Nike di Samotracia! Solo a pensarci mi vengono i brividi! La prego, annulli il contratto e mi lasci partire, poi tornerò, sa anche lei che non potrei mai lasciare Firenze!" Mentre parlava Axl si perse ancora una volta a guardarla. Ogni volta che nominava un'opera la sua voce aveva un tremito; gli occhi erano illuminati di luce propria e un sorriso quasi materno le era spuntato sulle labbra. Non solo amava l'arte, le voleva bene, come una madre vuole bene al suo unico figlio, e tutti lo notavano semplicemente guardandola parlare. L'uomo sospirò ed una fitta nuvola di nebbia fuoriuscì dalle sue labbra; prese il contratto da un cassetto e lo strappò in quattro. Il sorriso di Greta era smagliante. "La ringrazio!" Uscì saltellando dall'ufficio, seguita da un Axl che pareva particolarmente infastidito. "Che c'è Ax?" Gli chiese Stephanie, lui mugugnò qualcosa di incomprensibile e tirò fuori un pacchetto di Marlboro, tirandone fuori una e mettendola tra le labbra. Rovistò nelle tasche in cerca di un accendino e, non appena ne ebbe uno tra le mani, accese la cicca. Greta chiese a che ora sarebbero partiti il giorno seguente. "Alle otto di sera parte l'aereo, il che vuol dire essere lì almeno alle sei del pomeriggio." Le rispose Stephanie. Normalmente si sarebbe infastidita se Axl avesse portato con loro un'altra donna, ma Greta le stava simpatica, non la percepiva come una minaccia bensì come una promettente nuova amica. L'ex guida turistica fece qualche calcolo. "Nel pomeriggio faccio le valigie, quindi sarò impegnata. Domattina per prima cosa andremo alla Galleria dell'Accademia, apre alle otto e un quarto ma non potete assolutamente lasciare Firenze senza prima aver visto il David di Michelangelo, poi dobbiamo assolutamente andare alla Cattedrale di Santa Maria del Fiore e alla Basilica di Santa Croce! Dovrei riuscire a portarvi anche in Piazza della Signoria e fare un salto sul Ponte Vecchio. Non sarà tutto ma è qualcosa! Mettete scarpe comode, Stephanie, ti sconsiglio i tacchi. Ci vediamo alle 8 in punto sotto casa mia, così vi faccio passare per delle vie tipiche prima di arrivare alla Galleria, abito in Via Guelfa al numero 37" Detto questo scomparve dalla loro visuale e mentre i due cercavano di metabolizzare le parole dette alla velocità della luce dalla moretta, quest'ultima iniziò a saltellare per le vie di Firenze. Si fermò a prendere un gelato alla stracciatella alla gelateria La Carraia, camminava allegra, godendosi il suo ultimo pomeriggio da sola con la sua amata città. Si sedette su una panchina e mentre finiva quello che rimaneva del suo cono sussurrò tra sé e sé: "Oh Firenze, quanto mi mancherai!" Era molto legata alla capitale toscana. Aveva avuto l'opportunità di trasferirsi a Roma con i suoi genitori, ma proprio non ce la faceva a dirle addio. Adesso invece sapeva che sarebbe ritornata e che quindi sarebbe stato solo un arrivederci, un po' amaro, certo, ma pur sempre un arrivederci. Tornò a casa e prese la grande valigia nera da sotto il letto. Prese tutti i suoi vestiti, tolse quelli che aveva indosso e scelse cosa indossare l'indomani, poi chiuse gli altri abiti dentro a fatica. Buttò dove ci stavano le scarpe, poi scelse la borsa più pratica che aveva e ci mise dentro le ultime cose. Guardò per quelle che parvero ore le videocassette dei film con Audrey Hepburn. "Al diavolo" disse, e mise nella borsa Colazione da Tiffany e Vacanze Romane, chiudendo poi la zip. Si cucinò un grande piatto di pasta, preoccupandosi per quello che avrebbe mangiato una volta lasciata l'Italia. Probabilmente aveva esagerato a portare con sé tutti i vestiti, ma non sapeva proprio quali scegliere. Fissò la sveglia alle sei per il giorno seguente, poi si distese sul suo letto a pancia in giù e si mise a fissare le cartoline raffiguranti le più svariate opere d'arte che aveva appeso sulle pareri della sua camera. Le sembrava ancora piuttosto incredibile pensare che sarebbe andata a Parigi e che finalmente avrebbe potuto vedere tutte le opere d'arte che più la affascinano. Si addormentò così, con un grosso sorriso sulle labbra e il pensiero del Louvre ad attenderla. Si svegliò per colpa del bi-bip continuato della sua sveglia. La spense con una manata e mugugnò in uno stato di dormiveglia che l'avrebbe accompagnata per almeno un'ora. Preparò una grossa tazza di caffè ed aprì la televisione sul telegiornale per sapere cosa accadeva nel mondo. Niente di emozionante, spense la tv e si trascinò nella doccia a fatica. Si insaponò e poi lasciò che il getto d'acqua lavasse via la morbida schiuma bianca dalla sua pelle lattea. Si fece uno shampoo veloce e si sciacquò il volto. Camminò scalza verso camera da letto, lasciando orme bagnate, per prendere della biancheria nuova e dei vestiti puliti, ma si fermò davanti alle cartoline e ne staccò una. Raffigurava la fontana di Trevi, vista dal basso in una giornata limpida. La voltò e lesse le poche righe che i suoi le avevano mandato appena arrivati nella Capitale italiana, e la mise nella borsetta per avere l'indirizzo dei genitori, nel caso avesse avuto il tempo per andarli a trovare. Uscì di casa in perfetto orario, e trovò Axl e Stephanie ad aspettarla, il primo appoggiato al portone del condominio intento a fumare nervosamente una sigaretta. Li salutò con uno squillante buon giorno e li condusse, come promesso, nelle viuzze fiorentine poco conosciute, ma non per questo meno belle. Tutti i palazzi erano opere architettoniche da mozzare il fiato, e certi scorci che proponevano sul centro della città erano bellissimi. Si trovarono ben presto davanti al palazzo bianco. "Pronti a rifarvi gli occhi?"

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