Passato imminente

di ruddleshadow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'auditorium ***
Capitolo 2: *** Il discorso ***



Capitolo 1
*** L'auditorium ***


<< Dai Adam, muoviti, faremo tardi >> mi dice Jack, mentre sale sui gradini freddi e bagnati dell’auditorium. Sono fermo, a metà scala, sotto la pioggia, a guardare tutta la gente che, come noi tre, sta entrando nell’auditorium per ascoltare l’impossibile storia di Albert Kovantik. 

<< Può essere vero, Jack? >>

<< Cosa?>> mi risponde.

<< Può davvero esistere un dispositivo in grado di modificare il passato e il futuro? >>

<< Siamo qui apposta per scoprirlo, Adam. Ma se non ti muovi, non lo sapremo mai. Dai, la pioggia sta aumentando, andiamo.>>

Mi giro e salgo le scale. In qualche secondo raggiungiamo Lorenz in cima. 

<< Ma che stavate facendo lì fermi? Guardate che il professore non ci aspetterà se facciamo tardi >>

<< Lo sai che la gamba mi fa ancora male dopo l’incidente. Sta guarendo anche abbastanza in fretta, ma a volte la sento picchiare. Soprattutto quando piove >> rispondo.

Proseguiamo attraverso l’entrata di marmo bianco decorato. Sotto di noi un tappeto rosso, ormai inzuppato, ci guida verso la biglietteria. La superiamo, dato che abbiamo già i biglietti, e proseguiamo verso il check in. Un’elegante guardia in nero, molto alta e con occhiali scuri, prende i nostri biglietti con calma e li fa passare sotto lo scanner per QR code. Dopo almeno cinque minuti di attesa, durante i quali la guarda ci scruta da testa a piedi, la luce al nostro fianco diventa verde, davanti a noi la sbarra si alza e possiamo entrare. Subito dopo si richiude e altra gente segue la stessa procedura.

<< Io non credo possa esistere un dispositivo del genere. Non avrebbe senso, non credete? Per esempio, a che serve tutta questa sicurezza se qualcuno può già prevedere quello che succederà?>> dico agli altri mentre ci incamminiamo verso la sala 5. 

<< Magari è proprio per questo che hanno aumentato la sicurezza. Magari hanno previsto che senza sicurezza ci sarebbe stato un disastro, e per prevenirlo hanno dovuto aumentarla. No? >> mi risponde Lorenz.

In effetti, vista in questo modo, potrebbe anche avere un senso. 

<< Già, ma perché aumentare la sicurezza quando puoi direttamente bloccare il criminale? Se puoi vedere il futuro, e sai cosa può succedere, non ti resta che bloccare l’artefice del crimine. Di certo è una soluzione più rapida ed efficiente, no?>> rispondo. C’è qualcosa che non riesco a capire, di certo mi manca qualche informazione molto importante.

<< Ascolta, Adam, è inutile farsi queste domande quando le risposte sono a venti minuti davanti a noi. Cerchiamo i nostri posti, ascoltiamo la conferenza, e poi ne discutiamo. Sala 5, posti 31, 32 e 33. >>

<< Si, va bene. Sapete come sono, non posso vivere quando qualcosa mi frulla nella testa! >>

<< Lo sappiamo, Adam. Ecco perché siamo qui invece che in un pub a ubriacarci come tutti i giovani della nostra età..>>.

Forse non avremmo dovuto ridere così forte, ma ormai ci siamo beccati le nostre brutte occhiatacce. Arriviamo all’insegna della nostra sala e ci apprestiamo ad entrare dal lato. Veniamo subito accecati dalle fortissime luci a led presenti sull’altissimo soffitto che si riflettono su tutti i corrimano e parapetti di lucidissimo acciaio. La sala è già quasi piena, ma riusciamo a intravedere i nostri tre posti in una delle file più in alto e ovviamente lontane che siano mai state concepite.

<< Eccoli là, i nostri tre posti. Fila poveri, posti carità, fame ed elemosina. Proprio loro!>> dice correttamente Lorenz.

Saliamo, facciamo alzare metà delle persone già sedute ai loro posti e ci accomodiamo ai nostri. Giusto il tempo di togliere gli impermeabili e appoggiare a terra gli ombrelli che le luci si fanno meno forti e il silenzio inizia a scendere nella sala.

<< Benvenuti alla conferenza del dottor Albert Kovantik >> si sente dagli altoparlanti.

<< Vi ringraziamo di essere qui. Tra poco, tutte le vostre certezze verranno messe alla prova. >>

Bene, si comincia!



 

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Capitolo 2
*** Il discorso ***


Nella sala c’è un silenzio tombale. I presenti probabilmente non sanno cosa aspettarsi da questa conferenza, esattamente come me. Ho le mie idee, le mie supposizioni: una parte di me non vorrebbe sentire quello che sta per sentire. Vorrebbe restare nell’ignoranza per poter fantasticare ancora, per poter immaginare una presunta verità che fino a oggi sembrava così lontana. 

 

<< Signori, benvenuti. >>

 

Una voce maschile interrompe il silenzio.

 

<< Quella che state per ascoltare è una verità frutto di grandi lavori e sacrifici. Sarete i primi a venirne a conoscenza. Il resto del mondo può aspettare ancora qualche ora. Vi chiedo quindi di spegnere tutti i vostri dispositivi elettronici e posarli nella tasca sul retro della poltrona di fronte a voi. >>

 

Ovviamente non ho la minima intenzione di farlo: non sarà di certo il mio telefono a far trapelare notizie su questo discorso. Non sono quel genere di persona.

 

<< Qualcuno di voi non lo farà, certamente. Ringrazio tutti quelli che invece capiranno. >>
 

Dal lato destro del palco compare un uomo sulla sessantina, capelli lunghi fino al collo, bianchi, proprio come la barba ben curata e liscia. Si avvicina al leggio al centro con una valigetta nera nella mano destra.

 

<< Ancora benvenuti. Io sono Albert Kovantik. Il titolo di professore non mi si addice: infatti quella di oggi non sarà una lezione, bensì una divulgazione delle mie scoperte nel modo più semplice possibile. So che l’argomento è molto delicato. Alcuni di voi non crederanno a quello che sto per dire, altri vedranno confermate le loro idee. Ma di certo tutti voi resterete stupefatti. Quella di oggi, infatti, non sarà una lunga lista di nozioni senza concretezza. Oggi vi proverò che quello che sto per dirvi è la pura verità. >>

 

Albert appoggia la valigetta di fianco al leggio. Estrae diversi oggetti che non riusciamo a vedere e li appoggia sul tavolo a fianco. Poi prende un piccolo libro, probabilmente la sua agenda personale, e lo appoggia sul leggio. Lo apre lentamente, scorre qualche pagina prima di inserire il cordino segnalibro. Si schiarisce la voce.

 

<< Iniziamo subito. Prima di tutto, vorrei immediatamente togliere ogni dubbio sulla questione: i viaggi nel tempo non esistono. >>

 

Dalla platea si sente un leggero borbottio. Di rammarico, forse.

 

<< Esatto. Nessun viaggio nel tempo. Nessun paradosso del nonno, nulla. Sono tutte speculazioni su qualcosa che non esiste. Certo, “potrebbe” esistere, ma sono solo teorie. Nessuno è mai riuscito a provare che qualcosa di simile al viaggio nel tempo esista e come tutti sappiamo le prove concrete sono alla base del metodo scientifico. A volte sembra che ci si dimentichi di questo. Certo, lo si applica a tutto il resto ma, per pochi argomenti, tra i quali i viaggi nel tempo, ne facciamo sempre a meno. Ecco, io sono qui per dimostrarvelo. Molti di voi si aspettavano esattamente il contrario: a voi dico di non farci troppo caso. Anche se non esiste il viaggio nel tempo, non significa che il passato non si possa modificare. Non significa che il futuro non si possa vedere. Questo è il punto successivo: si può fare. Si può modificare il tempo. Ve lo dimostrerò. >>

 

<< Prima di mostrarvi come, vi spiegherò cosa si può fare e quali sono le regole per farlo. Immaginiamo ora di avere la possibilità di modificare il passato. Immaginiamo di avere tra le mani questo strumento miracoloso, di poterlo utilizzare come vogliamo. Immaginiamo di essere delle persone per bene, e quindi di voler utilizzare questa possibilità per fare del bene. Prendiamo un evento importante: l’attentato al World Trade Center. Le famose Torri Gemelle dell’11 settembre. Vogliamo fare in modo che l’evento non sia mai successo, vogliamo cancellare questo disastroso momento della storia per salvare migliaia di vite umane. Ecco che prendiamo il nostro strumento, eseguiamo le azioni necessarie, scegliamo che l’aereo non si schianti mai contro gli edifici. Per i sostenitori dei viaggi nel tempo, questo porterebbe ad un paradosso. Se l’attentato non avvenisse, noi non utilizzeremmo mai il nostro strumento per modificare il passato, di conseguenza non impediremmo il verificarsi dell’attentato, portandoci di nuovo a volerlo cancellare, e così via. Ma è qui che si sbagliano. >> 

 

Sento un altro borbottio provenire dalla platea. In effetti, è quello che credevo anche io. Come può non essere così?

 

<< È qui che la maggior parte di voi, oggi qui presenti a questa conferenza, si sbaglia. Qualsiasi siano i nostri sforzi, non riusciremmo mai ad impedirlo. Paradossalmente invece potremmo cambiare il modello dell’aereo, il nome dei passeggeri, le condizioni meteorologiche di quel giorno. Possiamo cambiarne i dettagli. Questo perché fino ad oggi si è visto il tempo come qualcosa di passivo. Si dà per scontato che solo forze esterne siano in grado di modificarlo. Ebbene, signori, non è così. Il tempo stesso è dotato delle capacità di riformarsi, di riadattarsi. È mutevole e stabile nello stesso tempo. Lo scorrere del tempo porterà inevitabilmente allo stesso effetto. Anche se modificassimo il passato, modificheremmo solo le cause, non gli effetti. Il tempo seguente muterebbe per arrivare agli stessi avvenimenti. Ho chiamato questi avvenimenti “effetti chiave”: sono tutti quegli eventi di fondamentale importanza per lo scorrere del tempo e sono immutabili per loro natura. Tutto il resto è solo riempimento. Decidessimo di cancellare tutti i voli che erano stati programmati per l’11 settembre, l’attentato avrebbe luogo in altri modi. Via terra, per esempio. La nostra modifica al passato non sarebbe l’unica modifica applicata. Il tempo stesso apporterebbe altre modifiche per arrivare alla stessa conclusione. Arriveremmo, in ogni caso, ad essere qui, ora, a parlarne. Anche questa conferenza è un effetto chiave. Poco importa il colore della vostra giacca, o la marca dei vostri pantaloni. Poco importa il materiale dell’ombrello che avete utilizzato. Al tempo non interessa: ecco perché su quelli abbiamo libero potere. Sui dettagli insignificanti. Sul “riempimento”. In realtà, abbiamo libero potere su tutto il passato. Ma gli effetti non sono sempre controllabili. >>

 

Una persona nella platea si alza.

 

<< Ma che effetti avrebbe sulla memoria delle persone? Tutti noi sappiamo che l’attentato è avvenuto per via aerea, cosa succederebbe se modificando il passato questo avvenisse via mare, ad esempio? >>

 

<< Ottima domanda. Signor… >>

 

<< Matthew. Matthew Dolan. >>

 

<< Signor Matthew. Le è mai capitato di avvertire una sensazione di oppressione, nella mente e nello stomaco, alla quale non ha saputo dare spiegazione e che è svanita da sola dopo qualche secondo? A volte dura ancora meno di un secondo. A volte nemmeno si percepisce. Ammetto che è una domanda difficile, potrebbe anche averla avvertita ma non averci fatto caso. >>

 

<< Possibile, si. >>

 

<< Quella sensazione è l’effetto della mutazione del passato sul presente. La memoria delle persone, degli animali, più in generale di qualsiasi cosa dotata di memoria, viene riscritta. Dopotutto, avendo cambiato il passato, è davvero quello che è successo, non le pare? Ma non sempre questo processo è perfetto. A volte, restano dei residui del vecchio passato. E sono proprio questi residui a fornirvi le prove di quello che sto dicendo. >>

 

Albert prende qualcosa dal tavolo di fianco al leggio. Dalle postazioni non si riesce a vedere bene. Di certo è stato molto accorto a non svelare subito il metodo con cui afferma di poter modificare il passato: dal tavolo in penombra alla scelta di posizionare il palco controsole in queste aride giornate di luglio. Tutto sembra essere stato studiato nei minimi particolari. Speriamo solo sia davvero la verità, mi brucerebbe pensare che avrei potuto godermi questa splendida giornata al mare invece che in un affollatissimo stadio.

 

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