Caldo, zanzare e cuori infranti

di Elly Fly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

La grande auto nera correva veloce tra le curve tortuose della strada.

Un tornante a destra, uno a sinistra, poi un breve rettilineo e di nuovo a sinistra, e a destra, e ancora a sinistra.

 

I grandi occhi chiari di Elisa scorrevano rapidi lungo i paesaggi fuori dal finestrino, desiderosi di distrarsi dai movimenti bruschi del viaggio e sfuggire alla nausea, più forte ad ogni svolta.

 

-Rallenta un po'!- sibilò con voce aspra la madre della ragazza, seduta di fronte a lei, accanto al marito.

In quel momento superarono alcune eleganti villette che costeggiavano la via carrabile: mancava circa mezz'ora all'arrivo.

-Ti ho detto- ripetè la donna, sulla cinquantina, dai lineamenti duri, -Ti ho detto di rallentare, non mi sembra di chiedere molto!-.

L'uomo al volante sbuffò annoiato, se c'erano tutte quelle curve non era mica colpa sua; comunque -Va bene, va bene- mentì alla moglie, troppo svogliato per intraprendere una discussione.

 

Dai sedili posteriori la figlia ebbe un rigurgito e sbuffò a sua volta, conosceva il padre, poco più che quarantenne e sempre distratto, abbastanza bene da sapere che non avrebbe fatto assolutamente nulla. -Penso che mi abbia scritto Oliver- provò a lamentarsi -ma se mi azzardo a rispondere ora finisce che vomito pure l'ostia della prima comunione!-

-Elisa! Ma come parli!- la sgridò prontamente la madre; l'autista rise -Ci tieni così tanto a rispondergli, eh-.

Per alcuni istanti, nella macchina, calò il silenzio, poi le risate dei genitori scoppiarono fragorose.

Seduta scomposta com'era, la ragazza, roteò gli occhi irritata dalla scena; -No- sussurrò tra se -No, ti prego-, non aveva nessunissima voglia di iniziare quel discorso.

-Dall'anno scorso siete diventati molto amici, giusto?- stava già iniziando sua madre.

 

"Cocciuta", se avesse dovuto descrivere quella donna con una sola parola avrebbe scelto senza dubbio "cocciuta": era incredibile come potesse impuntarsi su qualcosa ignorando tutto il resto.

 

-si, mamma- rispose scocciata, mentre si rigirava una ciocca di capelli castani attorno al dito.

-E...- proseguì quella, ma -Amici, amici, dicono tutti così- la interruppe il padre che stava ancora ridacchiando.

Questa volta Elisa non disse nulla, preferiva così, lasciò che sua madre iniziasse ad elencare tutti i vari motivi per cui il loro rapporto era "chiaramente" più di un'amicizia, mentre osservava il suo riflesso nello specchietto retrovisore.

 

Oliver sosteneva che fosse carina, ma a lei non sembrava: con quella sua fronte brufolosa e le sopracciglia troppo folte, no, non era certamente attraente. Che poi, sua madre, era tutt'altro che brutta, nonostante l'età, i capelli corvini e il fisico magro facevano ancora la loro figura. E suo padre, beh, aveva dei bei occhi chiari e...

 

-Ehy signorina, ma mi stai ascoltando?-  sua madre interruppe bruscamente il flusso di pensieri di Elisa.

-Emm... si, certo- balbettò la ragazza.

La donna sospirò e si girò verso i sedili posteriori guardando male la figlia, ma non ebbe voglia di dire altro.

La giovane, sollevata dal terminare di quel discorso indesiderato, tornò ad affacciarsi dal finestrino: le ampie curve della strada stavano progressivamente diminuendo e, in lontananza, iniziavano a vedersi i primi tetti delle case del paese. Un ampio sorriso fece capolinea sul suo volto, tra qualche manciata di minuti sarebbe ufficialmente arrivata.

 

Sebbene quello non fosse altro che un piccolo paesino di campagna, ben diverso dalle sfarzose mete di vacanza della maggior parte dei suoi amici di città, aveva sempre rappresentato tutto ciò che potesse desiderare per l'estate. Era tranquillo, zeppo di posti meravigliosi e semi sconosciuti in cui rifugiarsi e soprattutto, era la casa di Oliver. 

 

Oliver era da sempre il suo migliore amico, conosciuto all'asilo, prima che la famiglia si trasferisse in campagna, con il suo fisico imponente e i suoi capelli ribelli era la persona con cui Elisa fosse mai stata più in sintonia.

In quel momento, l'automobile, imboccò il rettilineo finale entrando nella cittadella; la ragazza afferrò il cellulare "arrivo" scrisse all'amico.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

"Arrivo"

La prima buona notizia della giornata, se non del mese.

 

A Oliver sembrava di non vedere Elisa da una vita.

 

Si ritrovó sdraiato nel letto a sorridere; strano che un solo messaggio potesse rompere tanto la noia.

La porta della sua camera si aprì, naturalmente senza bussare, e un uomo di mezza età, di altezza media ma peso considerevole, riuscì miracolosamente a parlare nonostante il caldo serale. 

"Porta fuori il cane"

"Ok"

Oliver odiava farlo, e discutendo con suo padre avrebbe potuto facilmente ottenere il poter rimanere fermo, ma discutere era davvero troppo noioso.

 

Aveva i capelli disordinati, ma era inutile far finta che non fosse sempre così.

 

Uscì di casa con un cane di taglia media e uno sguardo terribilmente annoiato.

Uno sguardo che si accendeva solo quando passava il tempo con Elisa, ma questo lui non poteva saperlo.

Almeno adesso stava per rivederla.

Camminava simulando quella che poteva essere una faccia stanca o stufa, quando la sua testa pensava diecimila cose insieme.

 

Già, stava per rivederla.

Gli sarebbe piaciuto essere il tipo di persona a cui certi problemi sono totalmente indifferenti, e si comportava come tale, ma davanti all'evidenza doveva ammettere di essere confuso e felice all'idea di rivedere la sua migliore amica.

Chissà per quanto avrebbero continuato a essere megliori amici e basta.

Eppure non era andata come nei film, nessuna luce divina le apparve sopra la testa e nessun vento che le facesse sventolare i capelli. 

La trovava semplicemente carina, ed era la prima persona a cui teneva così tanto, anche più che a sè stesso. 

 

Si dovette fermare, il suo cane e un altro avevano deciso di salutarsi.

Una giovane donna gli sorrise, lui fece lo stesso.

Sperava dentro di sè che il momento durasse poco, in modo da tornare a casa invece che girare intorno alle solite tre villette. 

Che sono poi tutto il paese di Montoggio.

Arrivato all'angolo, giró a destra, ed ecco casa sua, di nuovo.

Abitava al secondo piano di una casa di campagna bianca. 

 

Fece le scale, e finalmente poté  rientrare nel posto dove aveva passato più o meno tutta l'estate.

Per lui non aveva senso uscire d'estate; o meglio, non c'era nessuno per cui ne valesse la pena.

 

Tornato, fece per entrare in camera sua, ma sembrava che il destino fosse contro di lui.

"Tutto bene?" 

Che strano, una domanda del genere da suo padre.

Probabilmente si riferiva al cane.

"Si, tutto apposto. La mamma è ancora al lavoro?" 

Per qualche sfortunato caso il padre di Oliver tornava a casa sempre per primo.

"Dovrebbe tornare a momenti. Senti te lo ricordi..."

Uscì un nome dalla bocca di suo padre, ma per qualche motivo non gli entró nelle orecchie, quindi meglio tagliare corto.

"No. Chi è?"

"Un mio amico. Per un pó abbiamo lavorato insieme, ma è normale non te lo ricordi."

"Qual è il punto?"

Aveva appena ricevuto il messaggio che aspettava da un mese, non era il momento di parlare, tanto meno con lui. 

"Sua figlia passerà un pó di tempo al piano di sotto. Non conosce nessuno, potresti farti un'amica."

"Ok, ho capito"

Non cambiava molto la situazione.

Non che qualcosa potesse in fondo, stava per arrivare Elisa.

Il ragazzo stava per chiudere finalmente la porta quando il padre aggiunse, con sorriso beffardo :"È molto carina, magari è la volta buona che ti fai la ragazza."

Ci si aspettava una risposta imbarazzata, ma Oliver si giró con la faccia più indifferente che conoscesse, e, quasi scocciato dall'idea di muovere la lingua, rispose :"Sì, vedremo". 

 

La porta si chiuse.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

La porta si chiuse.

 

Gli occhi di Chiara tornarono lentamente a poggiarsi sul vetro sporco del finestrino; aveva perso il conto di quante fermate avesse già fatto la corriera da quando era salita.

Il pomeriggio era inoltrato da un pezzo ormai e il sole, lento ma inesorabile, si stava inabissando dietro ai bassi pendii delle montagne liguri... proprio come il suo umore.

Quella ragazza magra e silenziosa, che da circa quaranta minuti sedeva di fianco al padre, infatti, era assolutamente sicura di star per passare la peggiore estate della sua vita.

 

-Sono contento sai- le disse il genitore, proprio in quel momento, mentre gli ennesimi pensieri tristi le affollavano la mente, -Proprio contento che tu abbia accettato di venire in vacanza con me, non stiamo andando in un posto mondano come quelli dove ti porta mamma, ma vedrai che ti piacerà Montoggio.-

Chiara sorrise, -Anche a me fa piacere passare del tempo con te, papi-, quindi abbassò lo sguardo: non fissava mai troppo a lungo qualcuno a cui stava mentendo.

-Sono sicuro che, con tutti i ragazzi simpatici che conoscerai, ti dimenticherai anche completamente di quel Michael- aggiunse l'uomo.

 

Calò il silenzio.

 

Chiara soffriva ancora troppo per poter fingere anche su quell'argomento. Aveva passato tutto l'inverno a sognare l'estate che lei e il suo fidanzato avrebbero passato insieme e invece, adesso, si ritrovava su quella odiosa corriera, single e con il cuore spezzato.

 

-S... si, papà- biascicò incerta, per poi cambiare discorso -Hai detto che anche il tuo amico ha un figlio della mia età, giusto?- 

-Già, forse ha un anno in più però, non ricordo, si chiama Oliver comunque-

-Capito, be, non dovrebbe mancare molto-

 

La conversazione prosegui monotona, mentre, senza essere notato da nessuno, nella tasca dei pantaloni di Chiara, il suo cellulare riprese ancora a vibrare, per l'ennesima volta in quegli ultimi giorni, sullo schermo il solito nome "Michael".

La ragazza ignorò l'oggetto, anche perché, alcuni secondi dopo ebbe finito di tremare, fu finalmente il loro turno di scendere.

 

Trascinandosi dietro la sua decisamente troppo grande valigia e cercando di non cadere, la ragazza scese le scalette del bus e poggiò i piedi per terra.

Si trovavano in uno slargo asfaltato, sul lato della strada, in fondo al quale si apriva un piccolo rettilineo costeggiato da giardini ben curati.

-Se ho capito bene- esordì il padre -Casa loro dovrebbe essere a una decina di minuti dritto da qui-.

 

I due si incamminarono.

 

Chiara percorse la strada osservandosi le scarpe, vecchie e un po' sporche, messe apposta per la campagna; si sentiva tremendamente in imbarazzo sotto gli sguardi degli anziani abitanti di quel luogo che li fissavano come se fossero, e probabilmente lo erano, i primi visitatori dopo molto tempo.

I due camminavano lenti, mentre l'uomo cercava, con scarsi risultati, di orientarsi e la ragazza, un po' troppo giù di corda per intervenire, lo seguiva. 

Nell'ultima vacanza con il padre che la giovane ricordasse, a forza di "ci siamo quasi", il genitore aveva girato in tondo per quasi un'ora prima di raggiungere il loro albergo. Memore di quell'avvenimento Chiara sospirò, non aveva voglia di litigare, ma nemmeno di camminare a caso per troppo tempo, così provò ad essere gentile -emm... papà, scusami, credo che dovremmo girare li, all'angolo, come ti ha spiegato il tuo amico per messaggio, ricordi no?-

L'uomo bofonchiò, non amava accettare i consigli, ma, forse per il buon umore o forse per l'evidenza, in quel caso lo fece quasi subito.

Diede una pacca alla figlia e ridacchiò facendo qualche considerazione su quanto fosse cresciuta, quindi, invertendo i ruoli, iniziò a seguirla.

 

Appena alcuni minuti dopo raggiunsero la meta. Si trattava di una casa bianca su due piani, davanti alla quale li attendevano un uomo di mezza età e un ragazzo visibilmente annoiato.

 

-Federico! Quanto tempo!- esclamò subito il padre di Chiara, mentre lei, sempre più imbarazzata abbassava lo sguardo alle punte dei piedi e congiungeva le mani all'altezza del ventre. -Sono così contento che siate venuti, questa è tua figlia giusto? Lui è Oliver. Come va il lavoro...- i due uomini iniziarono a parlare vivacemente tra loro e i due ragazzi, l'uno svogliato e l'altra tremendamente a disagio si ritrovarono soli.

-Va bene, d'accordo, quindi, piacere Chiara- prese coraggio lei, il giovane rimase neutro -Piacere Oliver-.

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