Inferno Azzurro

di Sanae77
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 01 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 02 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 03 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 04 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 05 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 06 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 07 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 08 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 09 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 01 ***


Imbarco
 

“Questa vacanza ce la siamo proprio meritata!” dico rivolto ai miei compagni di Nazionale.
Dopo la vittoria del mondiale siamo stati premiati non solo in denaro ma anche con una crociera, e non vediamo l’ora di salire su questa nave per riposarci dagli allenamenti estenuanti che abbiamo sostenuto.
“Francamente Taro, avrei preferito una suite singola” risponde S.G.G.K.
“Il portierone non è mai contento, vuole la stanzuccia singola lui” lo sfotte Ryo, facendo la voce da bambino piccolo.
“Ryo, perché non ti butti subito in mare? Così risparmi una sofferenza a tutti!” risponde stizzito Genzo parandosi di fronte.
“La piantate di rompere voi due, sempre a stuzzicarvi!” li ammonisce il Capitano.
“Spero solo che ci siano anche delle belle ragazze e non solo tardone!” esclama Genzo.
“Ehi, portiere! Non tirare dentro mio marito nelle tue tresche, per favore!” lo rimprovera da dietro Sanae.
“Capitano, ma dovevi proprio portarla Anego? Era proprio necessaria? Siamo qua per spassarcela e loro si portano le donne, che deficienti!” borbotta il portiere mentre si passa una mano sul volto.
“Dai, Genzo, lasciali stare, molti di noi sono liberi: di che ti preoccupi scusa?” lo rimprovero.
“Secondo me Sanae, Yoshiko, Kumiko, Yukari e Yayoi era meglio se non venivano” ammette candido, incurante delle ragazze dietro di lui che stanno aspettando insieme a noi di essere imbarcate.
“Genzo, non rompere, non ti daremo alcun fastidio se vuoi andare a donne!” sbuffa contrariata Anego.
“Avervi intorno è già un dramma! Oltretutto – dice abbassando la voce – Yoshiko e Hikaru si sono lasciati, sai che bel problema ci tiriamo dietro?” ribatte lui stizzito.
Lo ammonisco: “Piantala, Genzo, stai esagerando!”
Lo vedo sbuffare, ma subito interviene anche Kojiro canzonandolo.
“Ehi, portiere, sei acido! Ti auguro di trovarne subito una almeno smetti di rompere le palle.”
“Adesso basta! Zitti tutti!” è il Capitano a parlare e non fiata più nessuno.
“Prego favorite il biglietto.” Lo invita la hostess.
“Ecco, ci sono tutti i nomi dei giocatori della Nazionale Giovanile del Giappone.” Risponde Tsubasa porgendo il foglio.
Dopo aver controllato tutto, finalmente siamo dentro questa nave spettacolare, che ci regalerà quindici giorni di puro relax e divertimento.
 
 
 
******************
 
 
 
“Niky, i nostri genitori per il diploma ci hanno fatto un regalo magnifico.” Dico mentre osservo questa nave gigantesca, non riesco a contare i piani e quando alzo gli occhi al cielo sfugge alla mia vista.
“Lisa è veramente bellissima!” Esclama Niky al mio fianco.
Siamo in coda per l’imbarco e il gruppo di fronte ci sta mettendo un sacco: che palle!
Poi li guardo, fantasia eh! Sono vestiti tutti uguali e sono stranieri, non riesco a vederli bene, sono di spalle … e che spalle, visto che allungando il collo riesco a vederne almeno un paio belle tornite.
“Visto quei ragazzi laggiù?” mi rivolgo a Niky, indicando con un gesto della testa.
“Quali?” chiede sporgendosi.
“Ora fatti subito beccare, eh!?” l’ammonisco.
“Ah sì, sembra siano una squadra di qualcosa, sono vestiti tutti uguali.”
“Interessante.”
“Interessante cosa? Ricordati chi ti aspetta a casa Lisa.”
“Ah, non stressare, non ho detto nulla a Giovanni, è lui che si è messo in testa idee strane, io sono libera come l’aria.”
“Al porto quando vi siete baciati non mi sembrava per la verità.” Risponde canzonandomi.
“Uh, per un bacio! Ti ripeto: non siamo fidanzati e non crederai mica che stia partendo in crociera con una mia amica senza potermi divertire? Ma anche NO!” rispondo decisa.
“Immaginavo.”
“Prego, porgete il biglietto.” La voce dell’hostessci fa sobbalzare, tra una chiacchiera e un'altra, non ci eravamo rese conto che adesso tocca a noi.
Quindi tiriamo fuori gli incartamenti mostrandoli alla signorina; che dopo averlo controllato ci fa accomodare.
 
 
Attraverso questa passerella che conduce alla nave, è grande, il profumo di mare mi avvolge, il salmastro lo sento sulla pelle mentre varco la soglia dell’imponente imbarcazione.
Percorriamo un corridoio finemente arredato fino alla reception, dove una ragazza, dopo aver preso visone delle nostre prenotazioni, ci indica un cameriere vestito in maniera impeccabile, che ci conduce alla nostra camera.
Ponte cinque stanza 317.
È una cabina doppia, il ragazzo ci mostra come si utilizza la chiave magnetica, poi la inserisce nell’apposita fessura all’interno della parete e le luci si accendono.
La cabina non è grandissima, c’è un letto matrimoniale, il bagno e una piccola console. Lui si congeda e noi iniziamo a disfare le valige che sono state portate in cabina prima del nostro arrivo.
Che servizio, penso.
La stanza è tutta in legno e sopra la testata del letto vedo il grande oblò da dove filtra la luce della mattina.
Finito l’imbarco di tutti i passeggeri ci muoveremo in direzione delle Hawaii con una traversata oltreoceano di due giorni all’andata e due al ritorno, senza mai vedere la terra ferma. È un po’ inquietante questa cosa, ma se volevamo fare questa crociera era l’unica soluzione.
 
Finalmente siamo pronte per uscire a visitare la nave.
 
Con passo deciso andiamo nella hall per farci illustrare i punti di ritrovo, gli spettacoli e le piscine, siamo intenzionate ad andare prima lì.
 
La nave è di una bellezza impressionante finemente arredata in stile classico, ma funzionale.
 
Percorriamo il corridoio centrale per raggiungere le scale che portano al piano superiore, dove si trova una delle piscine.
 
Appena superate le porte scorrevoli compare un ponte tutto in legno, al centro una vasca rettangolare, mentre sullo sfondo vediamo due idromassaggi.
 
Le persone non sono molte, perché in tanti si stanno ancora imbarcando, così decidiamo che prenderemo posto nelle sdraio alla destra della piscina, molto vicine all’idromassaggio.
 
In acqua ci sono un gruppo di ragazze e ragazzi che stanno giocando a palla, mi volto nella loro direzione, credo che siano le persone che avevo notato in fila per l’imbarco.
 
Guardo verso Nicole ed esprimo tutto il mio stupore per ‘tanta grazia’.
“Niky non so se hai notato quei ragazzi in acqua.”
“Zitta, non dirmelo! Ho notato eccome, immagino siano degli sportivi.”
“Già, e che sportivi.”
“Non farti strane idee Lisa, mi sembra che di ragazze intorno ne abbiamo a sufficienza.”
“Ma se la matematica non è un’opinione, non mi pare che possano bastare per tutti.”
“La pianti di fare la cretina!” esclama, mollandomi una gomitata nelle costole.
 
Sorridendo divertite raggiungiamo le sdraio e mettiamo sopra i nostri asciugamani, poi togliamo i vestiti e ci stendiamo a prendere il sole.
 
Credo siano passati soltanto cinque minuti, quando avverto un colpo forte in pieno volto, che mi fa saltare via gli occhiali da sole. Mi sollevo dalla sdraio e, quando porto le mani al naso, mi rendo conto che sto sanguinando.
“Cavolo!” esclamo imbufalita come non mai mentre il mio sguardo di fuoco si orienta in direzione della piscina, è l’unico posto dove ho visto una stramaledetta palla.
 
Si è sollevata pure Niky, la vedo prendere dalla borsa un fazzoletto di carta e porgermelo. Lo afferro malamente mentre mi alzo tamponando il sangue che continua a uscire, ma non me ne curo, sto ancora cercando il colpevole.
 
Poco dopo tre ragazzi si sollevano da bordo piscina e in inglese li sento porgere le loro scuse.
Il primo ad avvicinarsi è un ragazzo carinissimo con occhi nocciola che mi fissa dispiaciuto, mentre lo sento sincerarsi del mio stato di salute.
“Scusami… ho fatto una rovesciata e … ho colpito la palla troppo forte.”
Lo investo: “E TI PARE IL LUOGO DOVE FARE LE ROVESCIATE?”
Lo vedo stranirsi per la mia reazione, mentre gli altri suoi amici ci raggiungono dopo essersi issati dal bordo piscina. Quando sopraggiungono da dietro uno dei due mormora stizzito: “Ehi, ragazzina calma eh, non l’ha fatto di proposito.”
Lo osservo ed… è alto molto più dei suoi amici, ma non m’importa un fico secco. Sempre tamponando il naso, volto il mio sguardo su di lui e fisso i suoi occhi antracite.
“Ragazzina a chi? Sai cosa? Ha parlato l’uomo vissuto, sparisci.” Lo ammonisco.
“Che modi gentili e raffinati per una ragazzina.” Ribatte avvicinandosi e parandosi di fronte.
L’ultima parola l’ha pronunciata per sfottermi, già lo odio questo qua!
Bellino sparisci, non sono né gentile, né raffinata, quindi smamma.”
Adesso è Niky a intervenire, mi conosce bene e sa che non lascerò cadere la questione tanto facilmente.
“Lisa piantala, siamo arrivate da dieci minuti e già pianti grane?”
“Mi ha spaccato il naso quello.” Impreco indicando il colpevole.
“Dai, fai vedere! è un po’ di sangue… non farla lunga.”
Adesso è il ragazzo con gli occhi nocciola a intervenire.
“Scusa, vado a prendere un po’ di ghiaccio.”
“Sì, grazie.” Risponde Niky voltandosi e regalandogli un sorriso.
Sbuffo e alzo gli occhi al cielo, poi in italiano per non farmi capire dico:
“Eccola è partita con la seduzione.”
“La finisci di fare la cretina?”
Intanto mister simpatia si è zittito ed è qua che continua a fissarci, il suo amico al fianco non ha ancora proferito parola.
“Beh, tu che vuoi?” lo ammonisco di nuovo.
Niky mi prende un braccio e fa sedere sulla sdraio, poi si rivolge allo spilungone.
“Scusala, ma quando sente dolore, perde la ragione.” Si giustifica Niky.
Lo vedo sorridere con la coda dell’occhio per poi esclamare: “Comunque piacere, io sono Genzo.” E fa un inchino verso Niky, quindi anche l’altro si avvicina compie il medesimo gesto ed esclama “E io sono Hikaru.”
Guardo la mia amica smarrita dicendo sempre in italiano: “Che è? una nuova moda?”
“Lisa sono Giapponesi, là si usa così, la pianti di fare la scontrosa.”
“Allora usa anche spaccare il naso alla gente.” Ribatto stizzita.
“PIANTALA!”
Me lo urla, e quando fa così vuol dire che sto davvero esagerando.
 
 
Sbuffo, borbotto, ma mi zittisco, intanto è sopraggiunto il ragazzo dagli occhi nocciola, che si avvicina porgendomi la borsa con dentro il ghiaccio.
Niky mi passa un altro fazzoletto, lo sostituisco, prendo il ghiaccio stendendomi sulla sdraio, chiudo gli occhi e appoggio i cubetti sul naso.
Ed è proprio la voce di mister simpatia ad arrivarmi alle orecchie.
“Aspetta, il ghiaccio si mette così.” Quindi afferra delicatamente la borsa sfiorando le mie dita. Apro leggermente gli occhi, la sua figura incombe su di me, il respiro si spezza mentre sento che con la mano sta spostando la borsa sulla mia fronte.
“Così il sangue si fermerà!”
“Grazie.” Mormoro a fior di labbra.
 
 
Dopo un attimo di silenzio è il ragazzo dagli occhi nocciola a parlare.
“Scusa davvero per la pallonata, e … ecco io mi chiamo Taro.” Si presenta imbarazzato.
“Sì, scusa anche me, perché gli ho passato io la palla e mi sento un po’ responsabile.” Interviene l’amico vicino a mister simpatia, e ora che lo guardo meglio è il più taciturno, ma decisamente ha lo sguardo più profondo che abbia mai visto, sembra quasi turbato.
“Piacere Lisa.” Rispondo sollevandomi leggermente e allungando la mano, prima a uno e poi all’altro, loro rispondono al mio gesto prontamente.
Sorridiamo un attimo, il malinteso è chiarito.
Poi è Genzo a parlare: “Ti conviene restare sdraiata ancora un po’.” Spiega toccando la mia spalla e spingendomi indietro, io lo guardo torva.
Che diavolo tocchi penso.
Lui intuito il mio gesto toglie immediatamente la mano.
 
 
Osservo Nicole che solleva gli occhi al cielo, sta per sbottare per via del mio comportamento, quindi si avvicina minacciosa all’orecchio sussurrando: “Non eri tu quella che si interessava a questi ragazzi? Se continui così se ne andranno stizziti.”
“Niky, francamente per me possono anche togliersi dai piedi, uno in particolar modo non lo posso soffrire.”
“Bene, fattelo piacere, perché il castano è carino e voglio conoscerlo, come ha detto di chiamarsi?”
“Mi pare Taro.” Bisbiglio.
 
 
Veniamo nuovamente interrotte.
“Scusa Lisa, per farmi perdonare posso offrirti da bere?” chiede Taro.
“Davvero ti ringrazio, ma non importa, sta già passando.” Spiego sinceramente, perché con il ghiaccio la situazione è davvero migliorata notevolmente.
“Posso vedere?” è Genzo che si avvicina ancora e prendendo la mia mano, solleva la borsa del ghiaccio.
Lo guardo torva di nuovo ma stavolta se ne frega e prosegue.
“Sei stata fortunata, è una leggera botta.”
“Sei anche dottore per caso?” lo canzono ora.
“No, ma di contusioni me ne intendo parecchio.” Chiarisce sorridendo.
“È il portiere della nazionale giovanile del Giappone Lisa, per quello ne sa molto, gli scontri in aria sono all’ordine del giorno.” Chiarisce Hikaru.
“Ah!” esclamo stupita, tornado a osservare meglio il portiere.
No, decisamente non lo sopporto questo qua.
Mi fissa e sorride. Sbatto due o tre volte le palpebre per capire se mi prende in giro o sta ridendo veramente. Opto per la seconda e decido di regalargliene uno leggero anch’io, giusto per far capire che sotterro l’ascia di guerra.
 
 
 
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Ok, sono belle ed è assodato, penso mentre osserviamo passare due ragazze, una mora e una bionda che ancheggiando sinuose raggiungono le sdraio.
Si sistemano, stendendosi poi a prendere il sole. Passano neppure cinque minuti, respingo la palla di pugno, Hikaru aggancia e passa a Taro che effettua una rovesciata, neanche fossimo alla finale di campionato. Non mi faccio sorprendere e respingo di nuovo, peccato che la palla prenda in pieno una delle due ragazze stese sulle sdraio, il deficiente manca poco e spacca il naso a una delle due.
Scuoto la testa e andiamo a scusarci.
Abbiamo colpito la bionda e quando ci apprestiamo a parlare lei c’investe di parole, ha una lingua molto veloce nel parlare, taglia e cuce a dovere.
 
 
 
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Sono venuto in vacanza perché oramai il mister aveva deciso così, non potevo rifiutare e un po’ di riposo mi ci vuole, ma dopo che Yoshiko e io ci siamo lasciati, forse era meglio se me ne restavo a casa. La lontananza ci ha separato, lei mi ha detto di aver conosciuto un altro ragazzo e che non vuole sentirsi impegnata, che altro avrei potuto fare? L’ho lasciata libera di vivere le sue esperienze, siamo giovani, ed è giusto così. Questa vacanza sarà un disastro, ed è già iniziata malissimo visto che abbiamo fatto male a una ragazza a bordo della piscina. Ci avviciniamo per scusarci e resto un attimo interdetto dalla sua reazione, pensando che una delle nostre ragazze non avrebbe mai reagito così, si vede che non ha una cultura giapponese.
L’amica cerca di calmarla, e ci riesce con fatica, ma quando Taro e io ci scusiamo, ci regala un sorriso e trovo che sia davvero interessante. Il malinteso è chiarito quindi ci congediamo chiedendo alle ragazze se stasera saranno in sala da ballo, dove si terrà uno spettacolo. Ed è mia intenzione di chiedere a Lisa di ballare con me.
 
 
 



I bla bla bla dell’autrice.
 
Allora da dove parto?
Ah sì, ‘sta storia è vecchia come il mondo… nasce di fatto dopo Fuoco Liquido e non ha mai trovato la pubblicazione.
(Sarebbe la mia seconda storia scritta in realtà quindi troverete sicuramente differenze con l'ultima storia scritta, abbiate pietà.
😉)
Perché?
Primo perché è senza titolo e lo resterà finché non lo decideremo insieme.
INSIEMEEEEEE??? Sì, insieme avete capito bene. 😊
Come?
È facile, o puoi suggerirlo mentre fai una reccina o puoi semplicemente mandarmi un messaggio privato se non hai voglia di recensire.
O anche su FB sul mio profilo (https://www.facebook.com/profile.php?id=100009882371688), insomma come vi torna meglio.
Prima della fine della storia metterò i 3 titoli che mi avranno più colpita a votazione, e quello che riceverà il maggior numero di voti diventerà il titolo.
Tipo i giochi in tv per intendersi. Così ci divertiamo insieme e troviamo finalmente un titolo a questa benedetta storia.

Secondo vi confesso che il finale non mi ha mai entusiasmata (sono una cacacazzi con i finali, magari poi a voi piace, boh!). Chissà, mentre pubblico, rileggo la storia e correggo forse trovo ispirazione per un finale più decente. Ci spero.
La storia è scritta e finita, odio chi lascia le storie a metà ed io non voglio certo farlo, ma non garantisco la puntualità settimanale alla quale solitamente siete abituate, perché questo periodo per me è un po’ incasinato, ma vi garantisco che se non saranno 7 gg al max saranno 10.
Insomma dopo questo sclero: Benvenute in questa nuova avventura.
Sanae77

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Capitolo 2
*** Capitolo 02 ***


Capitolo 02
 
 
So che non me ne dovrebbe importare più niente di lui, ma proprio non ci riesco e ora che sta ballando con la bionda italiana, mi sale un improvviso caldo, perché sento le mie guance avvampare: sono gelosa! La stringe mentre ondeggiano sulle note di un lento. Che rabbia! Mi avvicino a Sanae che, al fianco del suo Capitano, stanno parlando con Genzo e gli altri.
Cerco di ascoltare i loro discorsi, ma non riesco e ogni tanto lo sguardo cade a lui; è Sanae che interrompe il flusso dei miei pensieri.
“Yoshiko, inutile che continui a fissarlo, è un ragazzo libero, adesso, tu hai fatto la tua scelta.”
“Lo so, ma…”
“Se ti dà così fastidio evidentemente non è la scelta giusta, mi pare.”
“Troppa lontananza Sanae, inoltre in America ho conosciuto …”
“E allora piantala di comportarti così se sei sicura” mi ammonisce.
“Hai ragione, è che certi sentimenti non spariscono all’improvviso.”
Vedo Genzo voltarsi, la leggera curvatura delle labbra non promette nulla di buono, credo abbia in mente qualcosa; infatti, prende la mia mano mormorandomi all’orecchio: “Posso avere l’onore di questo ballo?”
Annuisco divertita, quindi mi afferra e trascina in pista. Lo guardo sorridere beffardo, è la solita faccia di bronzo, quindi gli chiedo: “Che intenzioni hai Wakabayashi?”
“Chi, io? Nessuna! Solo ballare con te.”
“Perché non ti credo?”
“Perché forse sono curioso di vedere quanto possa resistere Hikaru, prima di venire a interromperci?” chiede regalandomi uno dei suoi sorrisi sghembi.
“Adori provocarlo confessalo!”
“Sì, lui è sempre stato il più geloso di tutti, quindi… anche il più divertente.”
“Sei proprio uno stronzetto.”
“Non è certo una novità.” Dichiara soddisfatto.
La sua idea non ha l’effetto sperato, mentre vedo che Hikaru esce dalla sala da ballo con la biondina e sparisce alla nostra vista.
Continuiamo a ballare un altro po’ e poco dopo anche Taro e l’amica mora dell’italiana escono seguendo i due amici.
Noi ci fermiamo e S.G.G.K. mormora arreso sollevando le spalle.
“Mi sa che le italiane devono essere davvero interessanti; si sono dileguati alla velocità della luce.”
 
 
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Siamo in camera, ci stiamo preparando per la sera, i ragazzi ci hanno detto che possiamo trovarci in sala da ballo, siamo tutte emozionate all’idea e ci stiamo facendo belle.
Lisa indossa un abito lungo in seta, s’intreccia sul seno con leggere pieghe che increspano il vestito, per proseguire soltanto su una spalla, è di un colore azzurro opaco, come i suoi occhi, ha lasciato i capelli sciolti che le ricadono lungo la vita, mentre alcuni boccoli le scendono sul seno.
È truccata a mal fatica, come sempre del resto, odia il trucco, certe volte credo che starebbe meglio con jeans e maglietta, per sentirsi più libera, ma stasera sul programma c’era scritto proprio: ‘abito lungo’. Sento che impreca qualche parolaccia per far tornare bene la spallina dell’abito, mi fa sorridere nei modi che ha di fare, per fortuna la botta sul naso non ha avuto come conseguenza un ematoma, altrimenti chi l’avrebbe sentita.
Interrompe i miei pensieri. “Vedo che ti sei tirata a lucido, ti piace molto quel Taro.” Mi canzona mentre si sta mettendo il rossetto rosa lucido.
“Piantala: e tu allora che fissavi il più taciturno, come si chiama?”
“Hikaru…” risponde sorridendo.
“Mh-mh secondo me quell’altro farebbe per te.”
“Ma figuriamoci, proprio simpatico… no, no, non ho voglia di battibecchi continui, so già che sarebbe così ne sono certa, non ci prendiamo per niente.”
“Ma, se lo dici tu.” Rispondo scettica.
Finiamo di sistemarci e usciamo per raggiungere la sala da ballo.
 
 
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Stiamo percorrendo il corridoio per raggiungere il salone, guardo Nicole e la vedo radiosa nel suo splendido abito color verde acqua, è liscio, semplice, scivolato molto aderente, ha un'unica spalla come il mio, solo che sulla sua è appuntato un volant di stoffa che le ricade dietro, è così delicata e fine, non potrei mai reggere il confronto con lei.
La sto canzonando per Taro, vedo che arrossisce mentre continuo a prenderla in giro. Arriviamo alla sala da ballo, andiamo al bar mettendoci sedute sugli sgabelli ordiniamo una bibita, poco dopo mentre stiamo conversando, da dietro ci giunge una voce “Buonasera”, quindi ci voltiamo, Taro e Hikaru sono di fronte a noi in uno splendido abito da sera, sono davvero affascinanti. Taro allunga la mano verso Nicole e le fa il baciamano, lei arrossisce; non è abituata a tutto questo e Hikaru di fronte a me compie lo steso gesto, penso che il color peperone non s’intoni molto bene al mio vestito.
Sorridiamo divertite, mentre Taro parla: “Possiamo offrire noi da bere per farci perdonare di oggi pomeriggio?”
Intervengo: “Davvero non importa è passato tutto, non ho neppure un livido, è andata bene.”
“Insito Lisa, per fami perdonare.”
“Va bene, ma non è necessario.” Rispondo arrendevole, Taro è così… convincente, ecco! Questa è la definizione giusta.
Con un gesto della mano indica un tavolino, quindi ci alziamo scortate da loro e accomodiamo in un angolo più appartato.
Iniziamo a parlare tutti e quattro a turno raccontando la nostra vita, noi appena diplomate, loro giovani campioni della nazionale giovanile nipponica. Certamente la loro vita è molto più interessante e intrigante della nostra.
Inizio a capire quanto può essere estenuante allenarsi tutti i giorni e comincio anche a comprendere come mai i loro fisici siano così scolpiti, una meraviglia per gli occhi.
Sul palco nel frattempo lo spettacolo giunge al termine. Francamente non l’abbiamo neppure notato. Nella penombra sento Hikaru sfiorarmi la mano, ho un brivido mentre mi chiede se voglio ballare. Annuisco, mi alzo e insieme andiamo verso la pista, mi cinge la vita mentre io delicatamente poso una mano sopra la sua spalla, ha uno sguardo così sicuro deciso, m’incuriosisce questo ragazzo.
Taro e Nicole li vedo volteggiare in pista mentre le loro labbra si muovono senza sosta, stanno parlando ininterrottamente.
 
Il ballo finisce, resto un attimo in attesa perché non capisco cosa voglia fare, molto spesso ha guardato l’altro ragazzo, Genzo, che ballava con una ragazza, quindi chiedo: “E lei sarebbe?”
“Come scusa?”
“Sì, la ragazza che ballava con il tuo amico portiere” dico mentre a lenti passi stiamo tornando al tavolo. Lui si blocca, quindi mi volto e lui parla: “Ti va di andare sul ponte e fare due passi così ti spiego tutto?”
“Certo.”
Sorrido, e quando allunga un braccio per indicarmi la via, lo precedo per uscire dalla sala, mentre avverto il suo corpo seguirmi.
 
Stiamo passeggiando sul ponte, lascio a lui il tempo e il modo di iniziare il discorso; infatti dopo aver preso respiro inizia: “Lei è Yoshiko, la mia ex ragazza.”
“Ah!” Esclamo stupita, lasciandolo proseguire.
“Ci siamo lasciati da poco, lei abita in America; sai, la lontananza e poi… ha conosciuto un altro.” Ci conosciamo da così poco, magari non ne ha parlato con nessuno e adesso ha voglia di raccontare, e chi meglio di un’estranea?!
“Capisco… sei ancora innamorato di lei?”
Sorride emettendo un leggero sbuffo. Sì, è davvero carino, scuote la testa e sussurra: “Onestamente non lo so più.”
“Viva la sincerità” dico ironizzando a mia volta.
Il ponte è finito, siamo arrivati alla terrazza sulla prua della nave, appoggiati alla balaustra osserviamo il mare che immenso e silenzioso si apre davanti a noi, i miei occhi s’allargano di fronte a tanta bellezza, la luna è alta nel cielo e fa apparire l’oceano un’immensa distesa argentea che riflette i suoi bagliori
Lui si volta. “E tu?”
“Io? Te l’ho detto: sono in vacanza, premio per il diploma.”
“Non intendevo questo, voglio dire: hai un ragazzo?”
“Sulla banchina del porto ho lasciato Giovanni, che mi sta dietro da un po’, ma esco da una storia durata un anno e ora sinceramente non ho voglia di impegnarmi nuovamente.”
“Eri innamorata?”
“Lo credevo, ma non penso di aver trovato ancora la persona giusta, non è così facile, e poi… sono giovane non ho intenzione di impegnarmi troppo presto.”
“Sai, non hai tutti i torti, meglio divertirsi.” Lo guardo sorridere; osservo la sua mano sulla balaustra, quindi lentamente avvicino la mia e i nostri mignoli si sfiorano.
 
 
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Lisa è veramente carina, è strano, ma con lei ho voglia di parlare, di raccontare, se mi sentisse Genzo mi darebbe dell’idiota; sto parlando della mia ex con una ragazza sul ponte di una nave.
Tuonerebbe certamente con un: ‘Devo proprio insegnarti tutto: cavolo!’
Sento le sue dita sfiorare le mie, girandomi la vedo inarcare le labbra teneramente, le afferro la mano facendola voltare verso di me, mentre intreccio le nostre dita le cingo la vita con l’altro braccio, dopo sussurro vicinissimo al lobo dell’orecchio. “Balliamo senza musica?” Annuisce, la sua testa si appoggia sulla mia spalla, respiro nei suoi capelli, il suo odore è così buono, mentre la sento per un attimo rabbrividire “Hai freddo?” chiedo.
 
Si discosta e nega, i nostri sguardi s’intrecciano, mentre mi avvicino di più alle labbra rosee; non si ritrae, quindi lascio un delicato bacio sulla bocca morbida, dopo mi discosto, non ho mai baciato altre ragazze al di fuori di Yoshiko e sono in imbarazzo.
È lei però che torna verso di me donandomi un altro bacio e quando sento la sua bocca premere, mi faccio coraggio e dischiudo la mia per assaporare la sua.
Le braccia mi cingono il collo, mentre le mie sono strette intorno alla sua vita, faccio salire una mano e incontro i suoi lunghi capelli biondi, accarezzo la schiena mentre gioco con un boccolo.
Continuiamo a baciarci, la sento, la sua lingua che s’intreccia alla mia sempre più curiosa di esplorarne la bocca, sono percorso da brividi, mentre lei affonda le mani nei miei capelli, è calda, umida, morbida, un bacio profondo, intenso, ci stacchiamo un attimo ansimando mentre le nostre fronti sono appoggiate l’una all’altra, veniamo distratti da un rumore, quindi ci voltiamo e dalla porta alla nostra destra vedo uscire il Capitano per mano a sua moglie, sollevo gli occhi al cielo, perché adesso partirà la ramanzina, ne sono certo.
 
 
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Questa storia di Hikaru e Yoshiko proprio non ci voleva, la tensione nel gruppo è palpabile, quando Sanae l’ha visto sparire con la bionda è come impazzita: che scatole! Si sono lasciati, saranno grandi abbastanza per saper gestire la cosa, invece no: sembra che tutti debbano metterci bocca. Quindi adesso sono a fianco di una moglie alla ricerca di Matsuyama, percorriamo tutto il ponte, arriviamo all’ultima porta che conduce alla prua e quando afferro la maniglia e l’apro, di fronte a noi proprio lui abbracciato alla biondina che ci guarda contrariato: e ha pure ragione!
Giro lo sguardo verso mia moglie che ha ancora la bocca spalancata per lo stupore.
“Puoi chiudere la bocca Sanae.” Le dico piano.
Lui mi guarda discostandosi dalla ragazza che adesso è al suo fianco, ma continua a tenerle la mano intrecciata, è un chiaro segnale, poi parla: “Capitano.”
“Ciao Hikaru, scusate il disturbo,” dico mortificato, perché se non fosse per Sanae non sarei certo qua.
Ma lui fa un passo avanti poi chiarisce: “Questa è Lisa, è italiana ed è qua per una vacanza regalo dopo aver conseguito il diploma.”
Faccio un inchino, ma quando vedo lei porgere la mano, io mi avvicino facendo altrettanto.
“Piacere io sono Tsubasa; Capitano della nazionale Giapponese.”
“Felice di conoscerti.” Risponde regalandomi un sorriso radioso, noto subito che tra lei e Yoshiko c’è praticamente un abisso per la diversità.
Mia moglie ha ancora la mano bloccata nella mia, quindi la strattono leggermente per farla avvicinare e la presento: “Questa è mia moglie Sanae.”
Lisa porge la mano anche a lei, ma non ricambia e semplicemente fa un inchino. Sarà difficile che l’accetti, è abituata a Yoshiko e le sembrerebbe di tradire l’amica; se prima pensavo che avremmo avuto dei problemi, adesso credo che sarà una vera e propria guerra.
“Vi siete sposati molto giovani.” Dice improvvisamente Lisa risvegliandomi dai miei pensieri.
“Sì – rispondo – sono soltanto pochi mesi.”
“Congratulazioni!” Esclama lei.
“Sai, Anego è dalle elementari che corre dietro al Capitano.” Afferma Hikaru canzonando mia moglie.
Sento Sanae stritolarmi la mano mentre stizzita risponde: “tutte noi manager seguiamo i nostri capitani.”
La scoccata parte bassa e precisa, ma Matsuyama non si fa certo intimorire da mia moglie.
“Non tutte a quanto pare Sanae.” L’ammonisce.
È Lisa a intervenire e spezzare la tensione. “Scusate, io comincio a sentire freddo, credo sia meglio rientrare,” e vedo che delicatamente tira la mano di Hikaru.
Lui si volta, le sorride. “Certo, ti accompagno”.
Ma la ragazza aggiunge: “Bene, così passiamo un attimo dalla mia cabina a prendere una stola per le spalle.” La osservo, ha carattere mentre dice questo e fissa mia moglie negli occhi sfidandola.
Per noi la sua cabina è ovviamente off limit.
Dopo afferma: “È stato un piacere conoscervi, alla prossima.”
“Capitano, Sanae, a domani.” Aggiunge Hikaru lasciandoci lì come due cretini.
“A domani.” Rispondo mentre vedo Anego gonfiare le guance.
Appena i due ragazzi rientrano dalla porta dalla quale siamo usciti, mia moglie esplode stizzita: “Non posso credere che esca con quella!”
“Sanae, che dovrebbe fare scusa? Attendere Yoshiko a vita?”
“No… però.”
“Però cosa? Ti avverto; non ho intenzione di fare altre figure così, quindi goditi questa vacanza e lascia perdere gli altri.” L’ammonisco con tono deciso.
Sbuffa, ma finalmente s’arrende; almeno per ora.
Indispettita si avvia a passo deciso verso la cabina, faccio in tempo a prenderle un braccio quindi la faccio voltare di scatto, sbatte contro il mio torace, mentre le passo velocemente le mani dietro la schiena, ma è arrabbiata e mi rimprovera subito.
“Tsubasa piantala!” Esclama cercando di divincolarsi.
Ma non la lascio, so che dopo un bacio si calmerà. Anche perché non ho alcuna intenzione di rovinarmi questa vacanza per colpa di altri.
“Anego, non possiamo perderci questo magnifico panorama,” sussurro vicino alle sue labbra prima di adagiarci le mie. La sospingo affinché la schiena aderisca alla balaustra della nave.
Si contorce un pochino, giusto il tempo di assaporare le mie labbra, dopo la sento cedere mentre il suo corpo si abbandona tra mie braccia, così che il bacio si fa sempre più esigente.
Il mio bacino preme il suo, mi distacco un attimo e faccio unire le nostre fronti, mentre lei sussurra sulla mia bocca: “Meglio raggiungere la cabina… capitano.”
“Credo sia un'ottima idea, Anego.”
La vedo sorridere, le piace quando uso questo nomignolo, poi intrecciamo le nostre mani dirigendoci alla cabina, dell’arrabbiatura non c’è più traccia, come immaginavo.
 
 
 
 
I titoli proposti dopo il 1 capitolo:
 
Utente Titolo Proposto
sternbozzola Love Boat
mora79 Boomerang di fuoco
anna900 Consejo de Amor
CKS Avventura batticuore sulla crociera dei sogni
 
Allora: Ciotolina mi chiedeva, giustamente, se si vincesse qualcosa per il titolo giusto…
E mi ha posto questa domanda:
Ah sì, ma chi proporrà il titolo vincente che riceve in regalo, gettoni d'oro, una pirofila?

Quindi pensavo che potrei fare un piccolo regalino al vincitore che ne dite?
Potrei scrivere una shottina secondo i desideri del vincitore... Vincitore che dovrà scegliere personaggi, ambientazione, coppia e base storia...
Non dovrà essere la trama di un romanzo. Una shottina di qualsiasi rating.
Sarà meglio di una pirofila no?
😉


Vuoi proporre un titolo?
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Insomma come vi torna meglio.
Prima della fine della storia metterò i 3 titoli che mi avranno più colpita a votazione, e quello che riceverà il maggior numero di voti diventerà il titolo e vincerà la shottina.
Buona lettura e buon divertimento.
Sanae77

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Capitolo 3
*** Capitolo 03 ***


Capitolo 03
 
 
 
Il baciamano.
Cioè, il ba-cia-ma-no!
 
Sto ballando con un ragazzo d’altri tempi, non mi sembra possibile, mentre lo sento raccontare dei suoi viaggi in ogni parte del mondo, insieme a suo padre che fa il pittore; volteggiamo in pista e neppure avverto la musica, ascolto solo lui mentre sono stregata dalle sue labbra che si muovono incessantemente.
Abbiamo quasi il fiatone quando smettiamo, mi prende la mano, mentre lo vedo sganciarsi i primi due bottoni della camicia, e dice: “Ti va di uscire a prendere un po’ di aria? È così caldo qua dentro.”
Lo seguo, la sua mano intrecciata alla mia, praticamente mi sento trascinare fuori, si volta un attimo sorridendomi, e io penso che sia il sorriso più dolce che abbia mai visto. Usciamo dalla porta quasi correndo, quando siamo sul ponte finalmente rallenta.
Lui cammina alla mia destra, ogni tanto lo osservo, mentre continua a raccontare degli allenamenti, di come ha conosciuto Tsubasa Ozora, il miglior capitano che abbia mai incontrato, decanta. Si vede che ha un’intesa perfetta con questo ragazzo, perché quando racconta delle prodezze che compiono insieme: gli brillano gli occhi!
Torno a sbirciarlo con la coda dell’occhio e lo vedo incorniciato nella luce della luna che si riflette sul mare, c’è profumo di salsedine, di sale, lo avverto anche sulla pelle.
Improvvisamente un cigolio, faccio solo in tempo ad alzare la mano sinistra che una porta viene spalancata; così ci finisco contro sbattendo prima la mano e dopo la testa.
Taro mi afferra subito la vita, per non farmi cadere indietro, mentre dalla porta compare una coppia di anziani signori che si affrettano a porgere le loro scuse.
“Nicole, ti sei fatta male?” chiede lui sorreggendomi.
Mi porto la mano alla fronte e sento colare del liquido, tocco dove sento dolore e quando osservo le mie dita vedo rosso: è sangue.
“Hai un fazzoletto?” chiedo rivolgendomi a Taro, ma la signora di fronte a me, mortificata, dalla borsetta ne estrae subito uno porgendomelo.
“Mi scusi signorina, proprio non l’avevo vista” dice la donna con tono avvilito.
“Signora, non si preoccupi, ero distratta e non ho visto la porta che si apriva, è stato un incidente” chiarisco gentilmente rivolta alla signora, che è già molto in apprensione.
Ha già mandato il marito a prendere del ghiaccio mentre Taro mi ha fatto sedere sulla panchina a lato della nave.
Poi si è inginocchiato davanti a me e con il fazzoletto sta tamponando la ferita.
“Non è niente Nicole, solo un leggero taglietto” mi rassicura guardandomi negli occhi, poi sorride e torno a pensare quanto sia tenero, mentre sento le mie gote tingersi di rosso.
“Ecco il ghiaccio!” Vengo distratta da lui e dai suoi occhi, dalla voce del marito della signora, che è arrivato con le cure.
Taro si solleva un secondo, afferra il ghiaccio, ringrazia e torna a inginocchiarsi ai miei piedi.
I signori però sono ancora lì che ci guardano, quindi decido di parlare: “Vi ringrazio, ma ho già il mio amico che mi sta aiutando, se volete potete tornare dentro; inizia a far freddo qua fuori.”
“Signorina è sicura di stare bene?”
“Davvero sto bene, grazie ancora.”
“Scusi ancora, arrivederci.”
“Arrivederci” esclamiamo insieme.
Finalmente soli.
 
 
“Come va?” mi chiede ancora lui.
“Bene, non fa tanto male.”
“Fortuna che non hai dato in escandescenza come Lisa” afferma sorridendo divertito.
“Lisa è impulsiva, se poi sente dolore non si tiene più” espongo ripensando alla scenata di oggi pomeriggio.
“Ho notato oggi…” sghignazza ripensando alla svitata e le sue labbra mi regalano ancora una dolce visuale del suo splendido viso. Resto come imbambolata a guardarlo, mentre la sua mano sinistra sorregge il ghiaccio sulla mia fronte, l’altra mano invece è appoggiata sul mio ginocchio per stare in equilibrio.
La mia è adagiata sulla gamba molto vicina alla sua, mentre decido di sollevare la destra per sistemare meglio il ghiaccio, guidando la mano di Taro che lo sta sostenendo. Continuo a guardarlo mentre non riesco a fermare le dita che lentamente scivolano sul tessuto del vestito per raggiungere le sue e intrecciarle nuovamente come prima, quando mi ha trascinata via dalla pista.
Sento scorrere la stoffa del vestito sotto la pelle mentre tento lentamente di raggiungere la sua mano quando ma improvvisamente dal ginocchio si stacca e si adagia sulla mia guancia in un gesto dolcissimo. Resto immobile mentre socchiudo gli occhi al contatto con la sua pelle che sprigiona un tenue.
Lo sento sussurrare: “Hai degli occhi bellissimi Nicole”.
Premo ancora il volto nella sua mano, sento che la sta spostando verso l’orecchio per poi arrivare con le dita dietro al collo, mi tira leggermente verso di sé, ho un fremito mentre vedo la sua bocca avvicinarsi alla mia, per adagiare un delicato bacio a fior di labbra, subito dopo indietreggia.
“Grazie” mormoro, mentre la mia pelle si sta rialzando di un centimetro.
“Rientriamo? Hai freddo?”
Annuisco. Toglie il ghiaccio, guarda la ferita.
“Il sangue non esce più, vieni” dice offrendomi nuovamente la mano, che io afferro prontamente.
Rientriamo e vista l’ora decido di tornare in cabina, domani abbiamo la prima escursione ed è già molto tardi, Taro mi accompagna fino alla meta e si congeda, non prima di avermi regalato un tenero bacio a fior di labbra, domani ci saranno anche loro nella nostra stessa gita, e io non vedo l’ora.
 
 
*****************
 
 
Abbiamo appena lasciato il Capitano e la sua simpatica mogliettina: un tesoro di ragazza!
“Allora ricapitoliamo Hikaru, ti sei lasciato con la tua ragazza giusto?”
Lo vedo annuire.
“Ovviamente la moglie del Capitano è sua amica.”
Annuisce di nuovo.
“Bene, quindi vuol dire che mi sto mettendo in un casino.”
“Già, scusami non volevo crearti problemi.”
“Problemi? Non credo, ci sarà da divertirsi un sacco, so essere stronza se mi ci metto” sorrido tra me.
“L’ho intuito prima, quando hai detto della stola in cabina, Sanae era livida.”
“L’ho fatto di proposito, così capisce subito con chi deve confrontarsi” ammetto soddisfatta del mio atteggiamento. Forse un po’ infantile ma divertente… almeno per me.
Si blocca e fa bloccare anche me, mentre mi attira nuovamente verso il suo corpo cingendomi la vita, le nostre fronti aderiscono, ma non ci baciamo.
“Non sono abituato a una ragazza così” dichiara.
“Così come?”
“Diretta e molto spigliata, non ti sei fatta problemi prima quando alludevi alla cabina.”
“Volevo solo mettere in imbarazzo la moglie del capitano.”
“Direi che ci sei riuscita - ridacchia al ricordo poi aggiunge – Sai, è anche un po’ colpa mia se Taro ha rovesciato, gli ho passato una bella palla, talmente bella che mi ha fatto conoscere te.”
Le nostre labbra si sfiorano prima che il bacio venga approfondito; ho come la sensazione come se per tutto questo tempo non avessimo fatto altro che baciarci a vicenda.
E ancora le sensazioni m’investono, mentre avverto le sue mani che toccano la mia schiena accarezzandola, mi sento sospingere verso la parete, questa aderisce mentre sento il suo corpo premere sul mio.
Ci stacchiamo ansimando. “Meglio che rientriamo, è tardi. Domani c’è un’escursione, e dobbiamo alzarci presto” dichiaro risoluta per ignorare l’eccitazione che sento crescere.
“Quale gita fate?” mi domanda.
“Abbiamo scelto l’escursione in quad sul vulcano di Lanzarote.”
“È la stessa che abbiamo scelto anche noi, allora andiamo insieme?” mi propone.
“Hikaru non so che risponderti devo parlare con Nicole, sai in questa gita siamo venute insieme e …”
“Da come si guardavano con Taro non credo che domani ci saranno problemi” chiarisce risoluto. Mi piace questo ragazzo, ha carattere, quella ‘bischera’ che lo ha lasciato non sa che cosa si perde.
“Effettivamente” annuisco convinta.
“Allora a domani.” Dice avvicinandosi al mio orecchio e posando un bacio sul mio collo, che all’improvviso rabbrividisce.
Lo guardo allontanarsi nel lungo corridoio, quindi busso, non vorrei che Nicole… certo non credo che la prima sera possa far niente, ma meglio non rischiare.
“Chi è?” mi arriva dall’altro lato della porta.
“Niky sono io.”
“Arrivo” risponde, quindi sento dei passi che si avvicinano alla porta e dopo questa si apre, lei è raggiante.
Entro, mentre la vedo muoversi in cabina alla velocità della luce, mi tolgo le scarpe e faccio scivolare il vestito. “Bene! Non stai ferma un attimo mi sembra che la serata sia andata bene.”
Saltella per la stanza.
“Benissimo” risponde entusiasta girandosi verso di me, ma quando la guardo noto una ferita sulla fronte, quindi mi avvicino e le domando: “Che diavolo hai combinato?”
“Ah, niente, ho preso una porta in faccia – mi prende le mani nelle sue – ma Taro mi ha curato benissimo” le brillano gli occhi mentre lo dice.
“Ah, me ne sono accorta, e ha curato anche altro?” esclamo maliziosa.
“Cretina” dice lanciandomi un cuscino, che prontamente schivo e si schianta contro la porta.
“Sai, ho anche pensato di bussare ho avuto timore di interrompere qualcosa…” continuo a canzonarla.
Stavolta riesco a schivare la ciabatta, mentre mi chiudo in bagno prima che mi rovesci addosso l’intera cabina.
“E tu con Hikaru che avete combinato?” mi grida dall’altro lato.
“Tregua?!” le rispondo dal bagno.
“Ok, tregua.”
Quindi apre la porta e sguscia dentro.
“Ah, te lo dico Lisa, non me la racconti giusta che non è accaduto nulla.”
“Oh, è accaduto eccome, ci siamo baciati, peccato che ho avuto l’onore di conoscere la simpaticissima mogliettina del capitano della nazionale e te la raccomando.”
“È così antipatica?”
“Non lo so, ma è già sul piede di guerra perché Hikaru era fidanzato con una ragazza del gruppo, ma non stanno più insieme, quindi lei difende la sua amica e controlla lui, era palese che lo stesse cercando perché lo aveva visto con me.”
“Guai in vista?”
“Sai come sono fatta no!?”
“Purtroppo sì!” gli occhi rivolti verso il cielo la dicono lunga su quanto mi conosca la mia amica.
“Infatti ho già messo le carte in tavola.”
“Non avevo dubbi, senti…”
“Dimmi.”
“Domani, sai la gita, Taro mi avrebbe chiesto…”
“Se andiamo con loro.”
Annuisce poi continuo.
“Me lo ha chiesto anche Hikaru, se per te va bene Niky io non ho problemi.”
Mi salta letteralmente addosso, tanto che quasi mi fa cadere.
“Dai staccati sai che non sono per le smancerie.”
“Scusa, scusa, è che sono così contenta.”
“Lo avevo notato. Per poco non mi soffochi. Forza! A letto, che domani dobbiamo fare una levataccia.”
“Già.”
Quindi dopo aver finito una doccia rinfrescante ci mettiamo tra le lenzuola che sanno di fresco e di pulito. E pensando alla gita di domani ci addormentiamo con un sorriso.
 
 
 
 
 
I titoli proposti dopo il 2 capitolo:
 
Utente Titolo Proposto
sternbozzola Love Boat
mora79 Boomerang di fuoco
anna900 Consejo de Amor
CKS Avventura batticuore sulla crociera dei sogni
khrenek Il gentleman e la guerrigliera
Mare nostrum Capovolgimento di fronte
 

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Insomma come vi torna meglio.
Prima della fine della storia metterò i 3 titoli che mi avranno più colpita a votazione, e quello che riceverà il maggior numero di voti diventerà il titolo e vincerà la shottina.
Saluti a tutti
Sanae77

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Capitolo 4
*** Capitolo 04 ***


Capitolo 04
 

 
Siamo sbarcati tutti sull’isola di Lanzarote; è di una bellezza impressionante, tanto da mozzare il fiato, le colate laviche che si sono susseguite nel corso degli anni, hanno donato dei colori e delle sfumature lunari a questo paesaggio.
Con il bus ci stanno portando al vulcano Timanfaya, dove ci aspetta la guida con i quad. Il problema è un altro, che al nostro gruppo si sono unite anche le due ragazze che hanno conosciuto Hikaru e Taro. Ho qua al mio fianco Yoshiko che si sta tormentando il fondo della maglietta. Proprio non ce la fa a vedere il suo ex in compagnia di un’altra, la prenderei a sberle in questo momento, perché questa situazione l’ha creata lei.
Yukari interviene: “Facciamo così: sul quad oggi andiamo io e te Yoshiko, altrimenti dovrei andare con Genzo o Ryo ed io non li tollero.”
“Ti ringrazio, ma credo che resterò sul bus, vi aspetterò qua” parla abbassando la testa.
“La vuoi piantare di fare la vittima sacrificale? Hai creato tu questa situazione: che doveva fare? Aspettarti in eterno?” Le parole dette da mio marito, sono di una verità disarmante, quindi pongo la stessa domanda alla diretta interessata.
“No, però.”
“No però… no però, è tardi! O ti metti in testa di riconquistarlo, oppure fai la tua vita e AMEN.”
La vedo, le mie domande l’hanno scossa, mi fissa poi mormora: “Hai ragione, scusate.”
Quindi tutte torniamo composte ai nostri posti mentre vedo Genzo fare il cretino con Ryo, non fanno altro che darsi fastidio a vicenda.
Mi volto verso destra e due seggiolini più in dietro dall’altro lato ci sono le due ragazze nuove che parlottano insieme ridendo divertite, nei sedili dopo di loro Hikaru e Taro, che stanno ascoltando la musica con le cuffie.
 
Finalmente giungiamo a destinazione, dal finestrino vedo una serie di mezzi pronti ad attenderci.
Scendiamo, abbiamo capito che Taro e Hikaru andranno con le ragazze, non si sono staccati mai da loro, e quando si avviano tutti e quattro verso i quad ne abbiamo la certezza, la biondina non si è certo risparmiata, ha dei leggins bianchi molto attillati e una canottiera rosso sangue contornata da pizzo, scarpe da tennis bianche; una coda alta che fa cadere i boccoli dorati da sotto un cappellino rosso, non è truccata, ma devo ammettere che è davvero molto graziosa e disinvolta.
La sua amica non è da meno, lei indossa dei pantaloncini di Jeans corti strappati al sedere, e una semplice maglietta a mezze maniche verde acqua come i suoi occhi, ha un colore incantevole, ma si vede che ha un carattere più timido, penso che sia proprio adatta a Taro, sono veramente carini insieme. Taro la tiene per mano e la conduce al mezzo, parlano con la guida, poi tutti indossano i caschi. Noi ci siamo inseriti nel secondo gruppo così da dividere Yoshiko da loro, almeno non lo vedrà. Con loro sono andati anche Ryo, Genzo, Hyuga e Ken. Non vorrei davvero essere in quel gruppo con i tre guastafeste che continueranno a bisticciare di continuo.
 
 
***********
 
 
Casco indossato e via, sono allacciata alle sue spalle, ogni tanto toglie una mano dal volante per toccarmi un ginocchio, come una carezza, la guida ci fa strada mentre gli odori si mescolano a questo splendido paesaggio.
La terra cambia da nero a grigio antracite, giallo ocra e rosso, la lava ha dei colori che cangiano a seconda della consistenza delle rocce con cui si è fusa.
L’odore di zolfo va e viene a tratti, mentre sfrecciamo veloci con il quad, Taro e Niky sono di fronte noi, dietro ho mister simpatia con un mezzo singolo, voleva stare solo LUI!
Viziato del cavolo! Penso, da quello che mi hanno raccontato i ragazzi scherzando.
Dietro, ancora altri loro compagni che non conosco.
Non siamo viste benissimo perché siamo una novità, ma dovranno farsene una ragione. Faccio spalluccia mentre sviluppo questi pensieri.
 
Arriviamo finalmente al punto indicato e proseguiamo a piedi, scendiamo di molti metri sotto terra e tramite un percorso guidato ci fanno camminare in un letto di lava sotterraneo che oramai si è solidificato. In una grande camera magmatica hanno allestito un teatro, perché, a detta della guida, ha una cassa sonora notevole e si presta molto bene per i concerti. Sono affascinata da tutto questo, mentre guardandomi intorno noto che in ogni angolo sono inseriti dei faretti colorati che rendono ancora più magico questo luogo creato dalla natura.
Siamo in fondo alla fila, Hikaru mi tiene la mano, poi si ferma dietro una sporgenza e attirandomi a sé mi cinge la vita baciandomi improvvisamente. Cerca subito l’acceso alla mia bocca, che trova immediatamente, non sa che adoro essere presa alla sprovvista, sento la sua lingua contro la mia, le sue mani passarmi dietro la schiena nuda, le mie invece sono posate sui suoi pettorali, e li passano in rassegna uno a uno.
Scendo lungo il fianco quindi gli sollevo la maglia e accarezzo la pelle, è così calda, liscia; sento lui fare altrettanto sollevandomi la canotta dietro e percorrere tutta la schiena con la mano, mille brividi mi esplodono dentro, con la bocca sta tracciando una scia di baci lungo tutto il collo, e io ansimo. Ansimo e sento i nostri respiri amplificati dalla camera magmatica, sorrido udendo noi stessi, quando se ne accorge si distacca guardandomi, poi sussurra al mio orecchio: “Ma siamo noi?”
Annuisco sorridendo. Penso che la guida abbia proprio ragione sulla cassa sonora di questa stanza.
Lo vedo compiere il mio stesso gesto con la bocca, quindi gli regalo un altro bacio stampato a schiocco sulle labbra, e il suo rumore rimbomba per tutto il luogo.
Ci stacchiamo e, per mano, proseguiamo cercando di raggiungere gli altri.
Adesso siamo tutti insieme mentre la guida c’illustra e spiega come si siano formate tali meraviglie, mi allontano un secondo da Hikaru voglio prendere una cosa dallo zaino di Niky, quindi arrivo là, rovisto nello zaino e tiro fuori l’acqua, mettendola nel mio, poi torno sui miei passi, ma improvvisamente tutte le luci si spengono e noi veniamo inghiottiti dal buio. Un buio totale e avvolgente. “Calma signori non è niente, certe volte capitano gli sbalzi di corrente, restate calmi e prendete la mano di chi avete vicino.”
Sbuffo intrecciando le braccia al petto, perché non ho la più pallida idea di chi ho vicino.
Niky no: è con Taro! Hikaru è dall’altro lato del gruppo quindi sono nel bel mezzo degli amici dei campioni nipponici: che palle!
E non abbiamo neppure uno straccio di cellulare per fare luce, all’ingresso ce li hanno fatti lasciare tutti nelle cassette di sicurezza. Merda!
Qualcosa sta toccando dove ho incrociato le braccia, se non le avessi messe così a quest’ora, questa, credo una mano, sarebbe sul mio seno.
“Ehi! Tieni giù queste manacce” dico scocciata.
“Uh, miss simpatia è di fronte a me” mi canzona il portiere, l’ho riconosciuto dalla voce.
Continua a toccare, quindi afferro la mano e sibilo: “La pianti!”
“L’ha detto la guida di prendere la mano di chi abbiamo vicino e io ho vicino te quindi…” prende la mano e la intreccia alla sua che è molto grande più di quella di Hikaru o Taro, o del capitano, mi stringe con sicurezza, ma allo stesso tempo con una premura immensa.
Mi tira leggermente verso di lui, tanto da toccare il suo torace.
“Che fai?” domando ho l’altra mano posata sul suo petto, sento il suo cuore battere tranquillo, è una strana sensazione, non tolgo la mano però.
“Scusa, non mi rendevo conto di dove tu fossi.”
“Mhmh” mormoro
“Mhmh cosa?”
“Sembra quasi una scusa per provarci con me” insinuo avvicinandomi al suo orecchio.
“E se anche fosse?” domanda sicuro.
“Ma…” faccio per spostarmi, ma la mano che avevo adagiato sul suo petto viene imprigionata dalla sua libera, mentre l’altra non si scioglie dall’intreccio.
Il respiro si fa pesante perché questa situazione è estremamente eccitante.
Sento la sua presenza farsi più vicina, nel buio assoluto il suo respiro lo sento vicino all’orecchio.
“Lui non è adatto a te, è ancora innamorato di Yoshiko, a te ci vuole qualcuno che ti argini.”
Sorrido beffarda anche se il soffio mi ha fatto rabbrividire, quindi adesso sono io che mi avvicino al suo.
“E scommetto che tu saresti proprio quello adatto vero?”
“Io ti saprei arginare” parla con voce risoluta.
“Deve ancora nascere chi mi sa arginare, ragazzino viziato” dichiaro stizzita.
La mano al petto mi lascia velocemente per afferrarmi la nuca. Le sue labbra premono sulle mie, nego l’accesso, ma quando sento la sua lingua passarci sopra solleticandomi non resisto e dischiudo la bocca.
 
Del suo sapore, potrei ubriacarmi.
Del suo calore, potrei scottarmi.
Della sua passione, potrei farne la ragione di vita.
 
Il bacio prima è lento, ci stiamo studiando, poi si approfondisce, la mia mano risale verso la testa, e affonda nei capelli, emette un gemito, mentre sento la sua eccitazione premere contro il mio bacino, le mani intrecciate si dividono per afferrare i rispettivi corpi.
Vengo riscossa da un barlume di ragione e lo sospingo via, appena in tempo; la luce è tornata.
Noi due ci stiamo fissando adesso, sbalorditi e affannati da quello che è appena accaduto.
 
“Lisa tutto bene?” è la voce di Hikaru che mi risveglia dal sogno ad occhi aperti e finalmente le mie gambe, che si erano fatte gelatina, tornano a muoversi verso di lui.
Genzo non ha lasciato il mio sguardo un secondo, finché non sono uscita dalla sua visuale.
 
 
**************
 
 
Non posso credere a quello che ho fatto!
Esce con Hikaru cazzo!
È un mio compagno di squadra, che diavolo sto combinando?
 
Alzo il cappellino e passo una mano tra i capelli, preoccupato da quello che ho appena combinato, anche perché sono già consapevole che non le darò tregua, mi piace troppo, è talmente battagliera che m’incuriosisce. Inoltre, non è che sia rimasta indifferente al bacio: merda!
Con questi pensieri salgo nuovamente sul quad, siamo in fila per raggiungere un'altra meta quando un cane attraversa proprio di fronte a Hikaru facendolo andare fuori strada e sbalzandoli via dal mezzo.
Immediatamente ci fermiamo, la guida è la prima a soccorrerli, mi tolgo il casco precipitandomi da lei: sono pazzo.
“Ehi, tutto bene?” chiedo porgendole una mano.
È tutta sporca di terra e ha un ginocchio sbucciato quindi sibila: “No, non va bene per niente” è arrivata anche Nicole non frattempo, mi volto e vedo che Hikaru è soccorso dagli altri, anche lui ha delle escoriazioni, ma sta bene per fortuna.
Vado al quad prendo l’acqua e gliela porto, poi la faccio scivolare sul ginocchio mentre le sostengo la caviglia, la vedo mi guarda contrariata, ma i miei polpastrelli che premono la sua carne le fanno mordicchiare il labbro inferiore, dopo esclama: “Fa male: smettila!”
“Smettila tu! È acqua: noiosa. Non è mica alcool!” Le rispondo stizzito.
“Non sono noiosa” battibecca incazzata.
“Sì, e molto, anche quando ti sei fatta male al naso ti lamentavi” dico tornando a fissarla negli occhi, lei per tutta risposta mi toglie il cappellino e lo lancia lontano.
“Non avrai osato?”
“Ho osato, ho osato!” esclama intrecciando le braccia al petto, quindi prendo la bottiglietta dell’acqua e gliela rovescio sulla testa.
Lei gonfia le gote e cerca di alzarsi, ma non ci riesce, quindi mi sollevo e chiarisco: “Così calmerai i bollenti spiriti” e la lascio lì, mi volto e vedo Taro e Niky che ci guardano sbalorditi, faccio spalluccia avviandomi a raccogliere il cappellino, lo sollevo, lo scuoto e torna nuovamente al suo posto, lo calo sugli occhi appoggiandomi al quad a braccia conserte.
Che si arrangi!
 
Intanto lei si è alzata, è un po’ bagnata, ma con questo caldo si asciugherà subito, Hikaru non può guidare e lei neppure.
Così la guida sentenzia che io porterò la ragazza e Hikaru andrà con Ryo, mentre Ken recupera il loro Quad.
Merda!
 
 
******************
 
 
Devo fare la strada del ritorno con lui. Lui che mi ha baciata all’interno della camera magmatica, lui che mi fa dispetti in continuazione, lo odio e... e non lo so neppure io: cavolo!
Non ce la faccio neppure a sollevare il ginocchio per salire sul quad, gli altri sono già tutti in sella manchiamo solo noi.
“Non si rompe se lo sollevi un po’ di più.”
“Fottiti” rispondo inacidita.
“Adesso mi hai stufato” quindi arriva mi passa un braccio intorno alla vita, poi sotto le gambe e mi fa salire sul mezzo, e… quanto mi piace la sua presa sicura, decisa.
Adesso è seduto, di fronte a me, ne osservo la possente schiena, non lo sfioro perché ho paura di quello che potrei sentire, ma lui mi risveglia dai miei pensieri.
“Aggrappati, non vorrei che tu cadessi ancora.”
“Perché? T’interesserebbe” chiedo con tono canzonatorio.
Si volta, prima di mettere in moto, e sibila un “SÍ”.
Lo sguardo antracite mi ha fulminata, resto imbambolata un attimo prima di risvegliarmi e capire che davvero è meglio se mi tengo a lui, non vorrei cadere nuovamente.
Quindi allungo le mani prima sui fianchi per poi passare in avanti arrivando a cingerlo, il mio seno è adagiato sulla sua schiena quando improvvisamente lo sento rabbrividire.
 
 
***********************
 
 
Sono io che le ho detto di tenersi.
Era meglio se non le dicevo niente.
Le sue mani prima afferrano i miei fianchi, dopo si congiungono intorno alla vita, e quando sento il suo seno aderire alla mia schiena non resisto, rallento un poco, tolgo una mano dal manubrio e inizio a toccarle la gamba sinistra, non si ritrae, mi lascia fare mentre avverto che sta respirando sempre più velocemente il seno lo sento alzarsi e abbassarsi a contatto con la schiena, se continuiamo così sarò costretto a fermarmi.
In un barlume di lucidità lascio perdere tornando in una posizione certamente più consona alla guida.
La strada prosegue tranquilla, anche se le sue mani non si sono mai sciolte dal mio corpo. Arriviamo, non ci diciamo niente, mentre zoppicando leggermente avanza verso Nicole.
“Aspetta ti aiuto” le dico da dietro.
Si volta, lo sguardo parla da solo mentre bisbiglia: “Meglio che non mi tocchi.”
Affretto il passo sono alle sue spalle, lei si blocca, mi avvicino all’orecchio affinché capisca bene: “Stasera, ponte dodici, terrazza di prua, ti aspetto a mezzanotte.”
Non dice niente, raggiunge semplicemente Nicole.
Devo essere impazzito, ma la voglio, la voglio per me.
 
 
I titoli proposti dopo il 3 capitolo:
 
Utente Titolo Proposto
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Mare nostrum Capovolgimento di fronte
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Capitolo 5
*** Capitolo 05 ***


Capitolo 05
 

 
Siamo tornati a bordo dopo la gita sulla magnifica Lanzarote; dopo che ci siamo preparati per la cena, aspetto i miei compagni al bar insieme al Capitano, Sanae, Yoshiko e Yukari. Dalla porta d’ingresso vedo entrare anche Ryo seguito a ruota da Kojiro e Ken, arrivano anche Yuzo e Mamoru seguiti dal resto della nazionale.
Loro quattro ancora non si vedono, certamente saranno andati a prenderle alla cabina. Mi sale un nervoso perché dovrei esserci io di fronte a quella maledetta porta. Alzandomi raggiungo il tavolo da biliardo, prendo una stecca e inizio a giocare da solo, poco dopo Mamoru arriva sfidandomi.
“Io e te secca: uno contro uno!”
“Ci sto” rispondo lapidario, mentre continuo a lanciare occhiate all’ingresso in attesa di lei.
La partita è stata una pessima idea, concentrazione zero, sto perdendo di un sacco di punti e Mamoru si sta divertendo alle mie spalle, credevo di riuscire a distrarmi invece è solo servita a farmi incazzare ancora di più.
 
Finalmente varca quella porta e il mio sorriso si distende, per fortuna è con Nicole, mentre i ragazzi sono dietro che chiacchierano, per fortuna non le tiene la mano, per fortuna non la tocca.
È avvolta in uno splendido abito nero che fascia le sue forme alla perfezione, ha tirato su i capelli, mentre alcuni boccoli dorati le ricadono sul seno e sulle spalle. I nostri occhi s’incrociano, poi vengo distratto da Mamoru che praticamente mi urla che è il mio turno.
Cerco di finire la partita il più tranquillamente possibile, ma sento i suoi occhi su di me e ogni volta che mi volto, ne ho la conferma.
 
 
****************
 
 
Da quando siamo tornate dalla gita in quad Lisa è strana. Sembra avere mille pensieri in testa; adesso siamo al bar con i ragazzi, ma il suo sguardo è sfuggente e distratto, più volte a turno richiamiamo la sua attenzione, è successo qualcosa nella camera magmatica, quando hanno riacceso le luci era lì, immobile, che fissava Genzo, non è da lei, ho provato a buttare lì qualche domanda, ma non ha risposto.
Ci sediamo al tavolo e conversiamo del più e del meno. Dopo ci accomodiamo nella sala degli spettacoli e una volta finito lo show balliamo come ieri sera.
Lisa non ha voluto ballare con Hikaru, la conosco troppo bene c’è qualcosa che la turba, quindi dico a Taro che devo andare al bagno e chiedo a Lisa di accompagnarmi.
Arriviamo e dopo esserci sistemate, finiamo gli ultimi ritocchi allo specchio, improvvisamente le domando: “Allora cosa è accaduto dentro la camera magmatica?” con lei devo andare subito al sodo.
Mi fissa nel riflesso dallo specchio, i suoi occhi sono grandissimi, mentre esclama: “Niente perché?”
“Lisa… ci siamo praticamente tolte il pannolone a vicenda, non me la racconti giusta” controbatto inclinando la testa.
“Tranquilla Niky, non è accaduto niente” ribadisce continuando a guardarmi dal vetro.
“Ok, quando sarai pronta, me lo dirai.”
Sbuffa, si volta e dice: “Dai, andiamo”.
 
Torniamo ai tavoli, i ragazzi stanno bevendo, si alzano in piedi e prendendoci per mano ci portano in pista; Lisa a questo punto non si può sottrarre.
 
Sono tra le braccia di Taro e credo che sia il posto più bello del mondo, volteggiamo in pista e solo adesso mi accorgo di essere ai margini di questa, dopo al mio orecchio sussurra: “Torniamo sul ponte ho voglia di parlare con te, la musica mi dà fastidio” annuisco e per mano usciamo in cerca di un po’ di pace, di un po’ d’intimità.
 
 
************
 
 
Genzo sta ballando nuovamente con Yoshiko, non si fa certo scrupoli quello lì. Ho di fronte a me Hikaru, ma stasera è distratto. Distratto dalla sua ex per l’esattezza. Quando parlo la mia voce lo fa riscuotere: “Sei ancora innamorato di lei Hikaru, solo che non te ne rendi conto, ma la stai fissando in continuazione”.
“Scusami.”
“Perché non ci parli?”
La musica si trasforma in un lento, quindi lui mi cinge ancora di più e io appoggio la testa sulla sua spalla. Non mi ha risposto, meglio finirla qua, visto che io penso ad altro.
Ad altro che adesso mi sta fissando intensamente, non credo gli vada molto a genio che sia così stretta a Hikaru. Osservo Yoshiko che compostamente si stringe a lui, poi la voce del presentatore c’interrompe, “Bene e adesso scambiate le vostre partner con quella al vostro fianco” sollevo la testa e m’irrigidisco mentre vedo mister simpatia fare un sorriso sghembo, ci siamo noi al suo fianco.
Cavolo, sono così confusa. Mi sciolgo dall’abbraccio del mio compagno di ballo e faccio per andare a sedere quando mi sento afferrare per un polso e tirare indietro, mi volto stizzita.
“Ehi, che modi” sibilo.
Lui subito mi rimprovera: “Non vorrai lasciarmi ballare da solo?”
Vedo Yoshiko già rossa come un peperone di fronte a Hikaru che mi sta guardando smarrito, io gli faccio l’occhiolino e il pollice in alto, facendogli capire che è l’occasione giusta.
Io invece sono travolta da lui, che mi sta letteralmente sollevando per andare in pista, quindi gli sbraito contro dicendo: “Lasciami voglio andare in cabina.”
“Non ci credo” dichiara mentre stringe ancora di più il mio corpo, la sua mano è posata dietro le mie spalle e mi tiene come in una morsa.
Non riesco a divincolarmi, quindi mi arrendo e quando finirà la musica non potrà certo trattenermi così, perciò mi darò alla fuga.
La sua mano si sposta sul mio fianco, mi tocca, sento i polpastrelli che premono, il mio seno aderisce al suo torace, mi lascio andare mentre adagio la fronte sulla sua spalla, sento che inclina la testa per far congiungere la sua bocca al mio orecchio.
“Ponte dodici, ricorda” annuisco, poi dopo nego, sorride. “So che verrai.”
La musica finisce mi lascia e io torno verso Hikaru, è raggiante, lo raggiungo e sorrido. “Beh, com’è andata?”
“Siamo riusciti a chiacchierare senza urlare.”
“Direi che è un ottimo risultato, quindi – dico prendendo le sue mani – questa crociera è l’occasione giusta per riconquistarla.”
“Lisa, ma io…”
Scuoto la testa, “Hikaru, io e te non avremmo mai funzionato.”
“Dici?”
“Dico, fidati, non ho un bel carattere e tu sei troppo buono” la mia mano si posa sulla sua guancia, lui la toglie e la bacia.
“Non so che dire, sei davvero carina e parlare con te…”
“Ah basta, amici giusto?”
“Ok, amici” le nostre mani si stringono davvero come due vecchi amici.
Ci salutiamo e io vado alla mia cabina, non voglio sentire nessuno, guardo l’orario e sono le undici. Entro e mi distendo sul letto, devo riflettere, perché se esco da quella porta so già come andrà a finire con il portiere, l’ho capito quando mi ha toccata sul quad, so già che non saprei resistere.
 
 
****************
 
 
Stiamo camminando sul ponte, quando un’idea malsana mi invade la testa.
“Ti va di fare una pazzia?” le chiedo sorridendo.
Si volta guardandomi perplessa poi, con due occhi birichini chiede: “Tipo?”
“Vieni” rispondo mentre con una mano la trascino di corsa sul ponte sei.
Raggiungiamo l’obiettivo e come immaginavo è tutto libero. A quest’ora di notte, la gente è agli spettacoli, non certo in piscina, ma fa molto caldo, anche se è tardi, un bel bagno lo farei volentieri.
Afferro la maniglia e fortunatamente la porta è aperta, perché in fin dei conti non ci sono orari per l’accesso a questo luogo.
“Cosa vuoi fare?” mi sussurra Nicole da dietro stringendo sempre più la mia mano.
“Un bagno. Che domande!” Rispondo divertito.
“Sei matto non abbiamo neppure il costume.”
“Lo facciamo in mutande che ne dici?”
Scuote la testa e con dispiacere credo che forse ho esagerato; non vorrà mai fare un bagno in mutande con un mezzo sconosciuto, poi improvvisamente mi sorprende esclamando: “Perché no!”.
“Allora bagno sia.”
Le luci sono soffuse e calde, lo specchio d’acqua è calmo e placido, ero passato durante il giorno, ma la troppa gente, la confusione, mi avevano fatto desistere.
Adesso però è bellissima, le luci si riflettono sull’acqua creando dei magnifici giochi, dentro vedo dei led che cambiano colore scandendo il tempo, si alternano il blu, il verde, il rosso, il giallo; m’incanto quasi a vedere la sequenza delle luci.
Vengo risvegliato dallo splendido suono della voce di Nicole:
“È bellissimo!”
E io invece penso che lei sia bellissima, il viso le viene illuminato a turno da ogni colore, ma in qualsiasi gradazione si trasformi il suo splendido abito bianco, a lei dona.
Tolgo la camicia e resto in Jeans, vedo lei che mi fissa per un attimo poi distoglie lo sguardo leggermente imbarazzata, inizio a sbottonare anche i pantaloni mentre con i piedi ho già tolto le scarpe da tennis.
“Allora, lo facciamo questo bagno? Siamo soli, è un'occasione unica.”
“Hai ragione” mi risponde mentre sfila le scarpe con il tacco.
Poi afferra il vestito e lo fa salire lentamente, mi volto per non crearle imbarazzo, ma non posso fare a meno di notare che indossa un completo intimo color carne, solleva il vestito dalla testa, mentre i suoi capelli ebano ricadono sulla schiena, le braccia tornano al loro posto mentre il vestito finisce insieme ai miei, sulla sdraio, lì vicino.
Si allontana un attimo, arriva a un armadietto e ne estrae due asciugamani, mentre torna indietro porgendomeli, spiega: “Per dopo!”
“Ottima idea.”
Le nostre mani si sfiorano, l’afferro e l’attiro a me, non riesco a fermare la mia bocca che inesorabilmente si nutre della sua.
Le sue mani tormentano i miei capelli, ci si tuffano, li sconvolgono; le mie invece cingono le sua vita per risalire lente lungo la spina dorsale, la sua pelle si rialza sotto il mio tocco, una volta raggiunta la base della testa torno lentamente indietro; e mosso dall’eccitazione che sento crescere, la mia mano si sposta sui suoi glutei toccandoli prima delicatamente, dopo in modo più marcato, mentre sento il suo petto alzarsi veloce contro il mio torace.
Le lingue danzano, s’intrecciano, percorrono nuove vie, esplorando la bocca, che calda e umida mi accoglie.
Nicole sa di buono, la sua lingua solletica e gioca con la mia, non riusciamo a staccarci, sento la mia eccitazione premere su di lei, il bacio cessa un istante e sento le sue labbra distendersi in un sorriso, dopo parla: “Credo sia meglio fare il bagno.”
“Lo credo anch’io” rispondo sempre sulla sua bocca.
Quindi ci stacchiamo e con un gesto veloce mi metto seduto sul bordo, m’imbarazza che mi veda così eccitato, subito dopo lei si siede al mio fianco, mentre la mano s’intreccia alla mia.
Abbiamo entrambe le gambe penzoloni in acqua e non avrei mai creduto che fosse riscaldata, è una magnifica scoperta, infatti Nicole si lascia scivolare subito dentro incitandomi: “Dai buttati, è calda, si sta benissimo.”
La vasca è abbastanza profonda tanto da arrivarle alle spalle. Vedo i suoi capelli lunghissimi per metà immersi nel liquido che galleggiano. Ho ancora voglia di baciarla, quindi scivolo dentro e la raggiungo.
Le faccio il solletico a un fianco e lei per tutta risposta fa leva sulle mie spalle, tentando di farmi andare sott’acqua, ma non sarà così facile.
 
 
***************
 
 
I suoi baci, la sua eccitazione, un momento meraviglioso, ma dopo mi ha fatto il solletico e io ho afferrato le sue spalle da dietro per cercare di affogarlo, ma con questo fisico non credo sarà così facile, faccio leva, tanto da sollevarmi con le braccia su di lui, ma niente; quindi lentamente ridiscendo verso l’acqua, mentre il mio corpo scivola lungo tutta la sua schiena, quando i miei piedi toccano il fondo della piscina, non resisto e inizio a baciargli il collo, sento le sue mani raggiungermi per iniziare un lento massaggio lungo le mie cosce, dopo si volta e i nostri nasi si sfiorano, sorride ed è bellissimo, potrei morire nel suo sorriso.
Forse è una cosa che non dovrei fare, ma ho voglia di lui, le mie braccia sono allacciate al suo collo mentre le mie gambe s’intrecciano cingendo il suo bacino, avverto distintamente la sua virilità premere sulla mia intimità, a separarci soltanto la stoffa, non m’importa lo bacio, ancora e ancora.
Ci stiamo muovendo perché sento scorrere lentamente l’acqua sul mio corpo, avverto alle mie spalle la parete della piscina con lui di fronte che preme.
Apro un secondo gli occhi, giusto per rendermi conto di essere nella parte riservata e un po’ appartata degli idromassaggi.
Ci allontaniamo un attimo anche se le nostre fronti restano attaccate, un sussurro: il suo, sulle mie labbra.
“Ho voglia di te.”
“Anch’io.”
“Andiamo alla mia cabina?”
Un’idea, questa è nata come una pazzia giusto? E pazzia sia.
“Non importa la cabina, facciamolo qua: adesso!” ansimo sulla sua bocca, non voglio spezzare l’attimo.
Sorride annuisce, mentre torna a baciarmi, per poi discendere con dolci succhiotti lungo il mio collo, le mie mani passano in rassegna ogni suo pettorale, le sue braccia, le sue spalle, discendo lungo il fianco, lo sento sorridere, sicuramente soffre il solletico, ma quando la mia mano s’intromette tra i nostri sessi i suoi baci si arrestano e il suo respiro si spezza mentre lentamente discosto la stoffa per toccarlo, riesco a liberarlo dalla costrizione della stoffa e inizio un lento movimento cadenzato.
Deve piacergli perché sento le sue mani sulle mie natiche che premono sempre più insistentemente, adesso una mano lascia il mio sedere per intrufolarsi tra di noi. Un colpo di testa così estremo non lo avevo mai avuto. Ritrovarmi a fare sesso dentro una piscina con un ragazzo conosciuto appena da tre giorni mi stordisce un attimo.
Attimo a cui penso poco quando i nostri corpi si uniscono regalandomi un piacere che s’insinua sotto pelle.
Ansimo, mi avvicino alla sua bocca e prendo a baciarlo di nuovo, lo sento muoversi mentre mi scappa un gemito, sorride: ha capito che mi piace.
È tutto così accelerato, sicuramente il tutto è dovuto al fatto che la crociera ha comunque giorni limitati, un corteggiamento normale è impensabile.
Siamo dentro una piscina di una nave da crociera e ci conosciamo da poche ore… ma adoro la dolcezza con cui mi sta facendo sua. Si ferma un secondo ed esclama: “Non so se …”
Sussurro nel suo orecchio “Prendo la pillola”. Sorride, mi bacia e il ritmo riprende immediatamente, in pochi attimi sento il suo calore dentro di me. Restiamo per qualche secondo abbracciati mentre continuiamo a scambiarci dolci baci. Una volta finito i miei piedi toccano nuovamente il fondo mentre lo vedo sistemarsi i boxer.
Torna ad abbracciarmi e sussurrando sulle mie labbra dichiara: “Nicole è stato bellissimo e irragionevole.”
Lo bacio, e ammetto che davvero è stata una pazzia, l’idea di farlo in piscina; ma ne è valsa la pena, quindi semplicemente annuisco.
Nuoto verso fianco della vasca per avvicinarmi al luogo dove avevamo lasciato i vestiti.
Faccio leva sulle braccia appoggiando le mani al bordo e mi sollevo, sento lui che con una mano mi aiuta a salire toccandomi il sedere, “Grazie, ma ce la faccio” rispondo voltandomi e ironizzando.
“Ma è un piacere aiutarti” controbatte divertito.
“Non avevo dubbi” ribadisco girandomi e facendo la linguaccia.
 
 
*******************
 
 
Devo essere impazzito
Fare l’amore in una piscina dove potevano vederci tutti.
Ci stiamo asciugando con i teli che prima aveva preso Nicole, ma non possiamo certo indossare la biancheria è fradicia e se indossiamo sopra i vestiti si bagnerebbero subito, quindi abbiamo deciso di toglierla, si è voltata di spalle anche se ogni tanto sbircio.
Mi ammonisce: “La finisci di guardare.”
“Mi piaci.”
“Anche tu” ha indossato il vestito e si è voltata, adesso sono io che mi giro velocemente dandole le spalle, la sento sorridere.
“Anche il tuo lato B non è niente male” ironizza poco prima di sentire un pizzicotto proprio sulla mia natica.
“Ehi” protesto sorridendo mentre sollevo i pantaloni agganciandoli.
Ho indossato i jeans, lei si avvicina e sfiora il mio torace, vengo nuovamente percorso da brividi, non resisto e le chiedo: “Dormi da me stanotte?”
“Hai una cabina tutta per te?”
“No, ma sono sicuro che troverò qualcuno che ospiti il mio compagno di stanza.”
“Chi è il tuo compagno?”
“Il portiere, anzi sicuramente avrà già trovato dove dormire, conoscendolo avrà già rimorchiato qualcuna” guardo l’ora è quasi mezzanotte.
“Allora va bene, passo solo dalla cabina ad avvertire Lisa che non mi aspetti.”
“Ti accompagno” suggerisco baciandola ancora, non smetterei mai.
 
 
 
 
I titoli proposti dopo il 4 capitolo:
 
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lory81 Tu sei il mio destino
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 06 ***


Capitolo 06
 
 
 
Sento bussare, apro gli occhi, dove diavolo sono? Mi guardo un attimo smarrita mentre riconosco la mia cabina. Cavolo, devo essermi addormentata, guardo l’ora MEZZANOTTE, il mio cuore perde un battito, e quando sento questo capisco subito cosa devo fare, mi sollevo di scatto, indosso le scarpe, quindi apro immediatamente la porta, dall’altro lato Niky e Taro.
“Lisa che hai?” chiede la mia amica, devo sembrare una pazza, di sicuro sono spettinata e con il viso stravolto dal sonno.
“È tardi, merda, scusate” dico passando come una furia in mezzo a loro, ma sento la mia corsa interrompersi, mi ha afferrata per un braccio.
“Lisa” mi richiama.
Mi volto.
“Che c’è?!” rispondo quasi stizzita.
“Dormo da Taro volevo avvisarti, ma dove corri a quest’ora?”
“Prometto che domani ti racconto tutto, ma ora è tardissimo, scusami.”
“Prendi almeno la tessera della cabina come fai a rientrare dopo?!”
“Cazzo! Hai ragione.” Torno indietro afferro la tessera e fuggo di nuovo, sotto gli occhi sbalorditi di Taro.
 
 
Corro, corro per quanto possa permettermi di correre con i tacchi e questo vestito fasciato, mi fermo un attimo e tolgo le scarpe, le prendo in mano e volo via. Entro nell’ascensore e salgo fino al dodici esco dalle sue porte come una furia, investo quasi due vecchietti che attendevano fuori, mi scuso e continuo a correre. Seguo i cartelli POPPA, non manca molto, spalanco la porta, ma… dove diavolo è finita la terrazza? Resto un attimo perplessa a osservare il bar con la gente che sorseggia un drink; si sono voltati, visto che ho fatto sbattere la porta alla parete, e da come mi stanno guardando devo sembrare una pazza.
Guardo l’orologio 00:10
No, no, no!!!
Non era POPPA, era PRUA, cretina, cretina, cretina. Quindi percorro il corridoio come un lampo, ma la nave è davvero lunga, impiego cinque maledetti minuti per raggiungere l’altro lato, arrivo sono senza fiato, e non è solo la corsa, ma anche per l’emozione.
Tra lui e me soltanto la porta, afferro la maniglia e la spalanco, la terrazza finalmente e un imponente figura scura che contrasta la luce argentea della luna mi appare di fronte, lo vedo voltarsi lentamente, resta comunque appoggiato alla balaustra, non ha il cappellino che lo contraddistingue stasera, ha le braccia incrociate al possente petto.
Non dice niente.
Muovo due passi verso di lui, poi mi fermo.
“Sapevo che saresti venuta” la voce è calda, bassa, rauca, mi sento avvolgere, mentre le mie gambe diventano gelatina.
“Non credevo che avresti aspettato” chiarisco.
Sorride, beffardo, si da una leggera spinta con le mani staccandosi dalla balaustra mentre copre la distanza che ci separa per poi fermarsi di fronte a me.
“Che ti è successo?” mi guarda, devo essere in pessime condizioni.
“Mi sono addormentata” dico abbassando la testa, il suo sguardo m’intimorisce, nessuno riesce mai a farlo, a lui invece basta uno sguardo.
“Non posso crederci … ti sei addormentata? E chi ti ha svegliato?”
“Niky e Taro.”
“Quindi se non fosse stato per loro, non saresti venuta.”
“Già, proprio così e …”
“E … continua sono curioso” il tono è sempre più profondo.
“Ho confuso la poppa con la prua, quindi ho pure sbagliato strada” affermo sinceramente.
Scoppia in una fragorosa risata, non lo sopporto quando fa così quindi gli mollo un calcio negli stinchi.
“Ahi, ma sei scema?!” tuona chinandosi a massaggiare la gamba lesa.
“Così impari a prendermi in giro” dichiaro risoluta.
“Sei un po’ selvatica, ma ti saprò domare ne sono certo” si avvicina e afferra la mia vita facendola aderire al suo corpo, punto le mani al suo torace e mi discosto
“Lasciami” controbatto stizzita.
“Sei venuta fin qua, di corsa; quindi, so perfettamente che lo vuoi anche tu” e mi bacia cercando subito l’accesso alla bocca, resisto solo per orgoglio due secondi netti prima di cedere alle sue labbra, che s’impossessano avidamente delle mie, avverto la sua lingua percorrere ogni millimetro della mia bocca.
Le mie mani sono adagiate sui suoi pettorali, li toccano, si sono arrese anche loro al suo corpo, non lo spingono più via, lo vogliono, come lo voglio io.
Il tormento finisce per un istante, la sua fronte è sulla mia stiamo ansimando, sento il mio cuore viaggiare veloce anche nelle orecchie, non avevo mai provato queste sensazioni.
Non parla, sta camminando di fronte a me trascinandomi per il corridoio.
Si ferma soltanto di fronte all’ascensore, una coppia di anziani ci guarda, io devo avere un aspetto un po’ sconvolto, e lui che appena si apre l’ascensore mi fa catapultare al suo interno certamente ha incuriosito i vecchietti.
Lo vedo premere il tasto otto. “Dove stiamo andando scusa?”
“Alla mia cabina” dichiara mentre osserva i numeri scorrere sul display.
“Hai una cabina singola?”
“No, la divido con Taro!”
Resto un attimo in silenzio, poi mi ritornano in mente le parole di Nicole, ‘dormo da Taro stanotte’.
“No – grido – fermo.”
“Cosa c’è? C’hai ripensato?” chiede preoccupato.
“No, è che Nicole dorme da Taro stanotte.”
“Cosa?”
“Già, sono venuti appositamente per dirmelo, quindi non possiamo andare lì.”
“Hai capito la mezza Golden Combi?
“Golden che?”
“Niente, lascia perdere, allora andiamo alla reception e chiediamo una suite.”
Metto le mani dentro al mio seno e ne estraggo la tessera magnetica della mia cabina. La osserva e sorride, poi m’imprigiona contro la parete dell’ascensore avvicina le mani al mio seno, lo tocca, mentre esclama: “Scommetto che ci sono cose molto interessanti lì dentro.”.
Annuisco, mentre sussurro: “Ponte cinque” e mi ubriaco nei suoi baci, che lasciano una scia di fuoco sul mio collo per arrivare fino al petto.
 
DLIN
 
Il suono dell’ascensore ci fa destare e ricomporre, quindi usciamo e ci dirigiamo verso la cabina 317.
Inserisce la tessera magnetica apre la porta trascinandomi dentro, così da chiudere il resto del mondo fuori da questa stanza.
Resto in piedi di fronte a lui, si è appoggiato alla porta, mi fissa, poi intima: “Spogliati … -dopo con voce flebile aggiunge - per me.”
Ma non eseguo la richiesta, mi avvicino a lui togliendogli la giacca, dopo afferro la maglia alle estremità e cerco di sfilarla dalla testa, mi aiuta, non sono alta come lui, una volta tolta questa viene lasciata cadere a terra.
Le mie mani passano sul suo torace nudo, chiudo gli occhi e riesco a percepire il suo respiro che accelera a ogni mio tocco.
Profuma di colonia, di fresco, ho ancora gli occhi chiusi, quando sento le sue grandi mani passare dietro la mia nuca e minuziosamente liberare i miei boccoli dalle forcine in cui erano costretti.
Sono liberi, li sento cadere sulle spalle, sul petto, ho gli occhi ancora chiusi per assaporare il momento. Dai pettorali discendo ai fianchi fino ad arrivare alla pancia, incontro il bordo dei jeans, ne avverto il bottone che prontamente inizio a slacciare, dopo infilo un dito tra il bordo dei pantaloni e la sua pelle quindi ne percorro tutto il perimetro mentre lo sento gemere.
Le sue mani si spostano sulle mie spalle premendo e scivolando verso il basso riescono a far scendere le spalline del vestito, che libero cade immediatamente al suolo lasciandomi in biancheria intima.
Si ferma, quindi apro gli occhi, alzo leggermente la testa e incontro il suo sguardo dolce e profondo allo stesso tempo, resto incantata dal suo viso che mi fissa con passione.
Un sussurro esce dalle carnose labbra: “Sei bellissima”, i suoi occhi cambiano improvvisamente, diventano lucidi, brillanti mentre mi sento letteralmente sollevare e trascinare sul letto.
Ho un brivido al contatto con le lenzuola fredde, ma per poco visto che il mio corpo arde e mi fa avvertire solo per un istante la loro frescura.
Lui è sopra di me indossa ancora i jeans slacciati le mie mani tentano di toglierli, ma lui mi blocca. “Ferma” mi dice.
Lascio quindi cadere le mani sul mio grembo e resto in attesa, mi godo lo spettacolo mentre toglie i pantaloni scoprendo le gambe scolpite. Poco dopo avverto ancora le mani su di me che prima cercano il laccio del reggiseno, m’inarco per facilitare l’impresa, quindi lo tolgono lanciandolo ai piedi del letto.
È a cavalcioni su di me, tocca il mio seno, mentre le nostre parti intime si sfiorano ancora costrette nelle rispettive stoffe.
Lascia il mio petto e fa scorrere le sue dita fino alle mie mutandine, il viaggio verso il basso prosegue mentre vengono sfilate.
Ancora una volta in piedi mi guarda, mi vergogno, metto un braccio sul mio seno, sorride scuote la testa.
“Non devi vergognarti, sei magnifica Lisa.”
Raccoglie i pantaloni ed estrae qualcosa dalla tasca su retro, immagino cosa sia quindi sussurro: “Prendo la pillola”.
Sorride malizioso mentre continua a spogliarsi per me togliendo l’ultimo pezzo di stoffa rimasto.
Apprezzo lo spettacolo anche se non riesco a smettere di tormentare il mio labbro inferiore, con una sola delle sue grandi mani imprigiona i miei polsi alzandoli sopra la testa, la bocca continua a tormentare la mia mentre scende sul collo fino al petto, lambendolo inesorabilmente.
Chiudo ancora gli occhi, mentre il mio seno è tra le sue labbra, e i nostri corpi si uniscono ed uniformano a un ritmo a noi sconosciuto. Forse i nostri corpi hanno ricordato un vissuto di un'altra vita. Perché è la prima volta che riesco a raggiungere il piacere con una persona nello stesso momento. Non mi era mai capitato.
Appoggia la sua fronte alla mia e soffia sulla mia bocca, mentre poco dopo lascia le mie braccia libere così che le sollevo per aggrapparmi alle sue spalle e carezzarle delicatamente. Ci mettiamo sul fianco uno di fronte all’altro, solleva le lenzuola e cela i nostri corpi nudi, con la testa mi sposto nell’incavo del suo braccio, al mio orecchio sussurra: “È stato pazzesco” semplicemente annuisco, perché non avevo mai vissuto un’esperienza così travolgente.
Le grandi mani mi accarezzano la testa, e mentre lo vedo giocare con un mio boccolo vengo rapita da Morfeo.
 
 
***********************
 
 
Sento bussare alla porta, esco dal bagno, ho appena fatto la doccia e indosso soltanto un asciugamano legato in vita, mi giro verso il letto dove stanotte ho dormito con Lisa, la vedo supina che ancora dorme in una posa un po’ scomposta, la mano sotto la guancia la fa apparire come una bambina piccola dalle gote paffute, la bocca leggermente socchiusa arrossata dall’ardore notturno. Respira tranquilla, il suo corpo è avvolto dal candido lenzuolo, una gamba fuoriesce e la luce del mattino la illumina, è bellissima, i capelli sono tutti arruffati dall’amore della notte trascorsa mentre li vedo risplendere sparpagliati sul cuscino.
Arrivo alla porta e la apro, di fronte a me Nicole, sgrana gli occhi e guarda nuovamente il numero della camera.
“È quello giusto” esclamo allargandomi in un sorriso, poi con un gesto della mano la invito a entrare.
In quel mentre Lisa si sveglia, Nicole ancora non riesce a staccare lo sguardo da me, poi a lei, poi di nuovo a me.
Lisa si solleva leggermente mettendosi seduta sul letto con il lenzuolo che nasconde la sua nudità, e se non fosse che è arrivata Nicole, le strapperei di dosso quella stoffa.
“Lisa che diavolo …” esclama la sua coinquilina lasciando cadere la frase.
Lisa si stropiccia gli occhi e dopo uno sbadiglio.
“Ti avevo detto che oggi ti avrei spiegato … beh, adesso non devo più” dice alzando le spalle; poi mi guarda e sorride: “Buongiorno Genzo”.
Mi avvicino salgo sul letto in ginocchio e le regalo un tenero bacio a fior di labbra.
“Buongiorno a te - poi mi volto e dichiaro - Mi vesto e tolgo subito il disturbo.”
Niky è ancora nel piccolo ingresso frastornata dalla scoperta mentre io sparisco nel bagno.
Finalmente pronto esco e torno verso la mia cabina, lascio loro due a parlottare, sembrano due vecchie zitelle, nel pomeriggio abbiamo un'altra escursione in una spiaggia delle Canarie, non vedo l’ora di farla con lei.
 
 
Prendo l’ascensore raggiungo il mio ponte ed entro nella mia cabina, Taro è in bagno che fischietta.
“Sono tornato.”
“Alla buon’ora, da chi hai dormito?” mi chiede lui dal bagno.
“Non ci crederesti mai.”
Si affaccia alla porta del bagno ha l’asciugamano in vita, si sta radendo.
“Beh allora! Cos’è il terzo segreto di Fatima?”
“Ero con Lisa” butto fuori tutto in un fiato.
“COOOSAAA!!!”
“Già, proprio con lei”
“E Hikaru?”
Sollevo le spalle, perché non è stato certo il pensiero della sera, ignoro tutto di questo aspetto, anche se dopo il ballo con Yoshiko è cambiato qualcosa, magari poi lo chiedo a Lisa… penso.
Ma Taro non demorde, “Genzo che cavolo stai combinando eh? Se lo sa il capitano ti uccide, non possiamo creare attriti tra compagni di squadra … lo sai.”
“Non sono fidanzati Lisa e Hikaru, e ieri sera quando in pista c’è stato lo scambio coppie, lui e Yoshiko hanno ballato insieme, li ho visti sono ancora cotti l’uno dell’altra” dico in tono di chi la sa lunga.
“Credo che per qualche giorno sia meglio se non fate saltare fuori la cosa” dichiara risoluto.
“Scordatelo, non ho intenzione di nascondermi; su una nave poi” rispondo stizzito.
“Allora vuoi un consiglio? Dillo a Matsuyama così da non creare problemi - esclama con tono supplichevole poi aggiunge - Fallo per la squadra Genzo non combinare casino.”
“Seguirò il tuo consiglio Taro, promesso sai che tengo alla squadra e …”
“E?”
“Beh, ci tengo a Lisa e voglio uscire con lei.”
“Perfetto allora parlaci.
“Sarà fatto Golden.”
Vengo colpito da un telo di spugna in pieno volto, mentre sento esclamare dal bagno “Fanculo Wakabayashi” poi lo sento ridere.
“Ehi: dove pensi di fuggire? E tu con chi hai dormito è Misaki? Visto che una moretta è rientrata adesso in camera di Lisa, anche se era più sbalordita nel trovare me lì, ma torniamo a noi” dico mentre raggiungo il bagno per prenderlo in giro, so che è molto timido, ma appena varco la soglia un altro asciugamano mi colpisce, indietreggio lui chiude la porta e da dietro sento tuonare: “SPARISCI”.
Sorrido, esco dalla cabina, la storia con Hikaru la voglio affrontare subito.
 
 
*************
 
 
Bussano, mi alzo, apro la porta e di fronte a me c’è Genzo,
“Dimmi” biascico con voce impastata dal sonno.
“Posso entrare?” mi domanda lui.
Abbasso il tono di voce, esco e accosto la porta “Non posso Genzo… c’è Yoshiko.”
“Ah, scusa; cioè bene, senti la faccio breve, ti da fastidio se mi vedo con Lisa?” domando di botto.
“Ieri sera abbiamo parlato e mi ha fatto capire che sono ancora innamorato di Yoshiko, e a giudicare da come è finita stanotte, non credo avesse tutti i torti, quindi non vedo dove sia il problema” risponde tranquillo.
“Ok, ma preferivo dirtelo, scusa ancora ciao.”
“Ciao S.G.G.K.”
Solleva la mano in segno di saluto dileguandosi da dove è arrivato.






I titoli proposti dopo il 5 capitolo:
  
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Insomma come vi torna meglio.
Prima della fine della storia metterò i 3 titoli che mi avranno più colpita a votazione, e quello che riceverà il maggior numero di voti diventerà il titolo e vincerà la shottina.
😉


 

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Capitolo 7
*** Capitolo 07 ***


Crociera 3° giorno Spiaggia Canarie
 
 
Oggi la vacanza prevede la giornata libera, quindi siamo scesi tutti insieme dalla nave e adesso siamo in questa splendida spiaggia dalla fine sabbia bianca incastonata da pietre laviche nere, l’acqua cangia dal verde, all’azzurro profondo, essendo un’isola c’è un costante vento proveniente dal mare che aiuta ad affrontare questo caldo torrido. Tutti ci siamo sistemati sull’arenile formando un bel gruppo, mi volto a osservare i miei amici e credo che il mondo giri al contrario, prima la bionda è uscita con Hikaru, adesso fa la cretina con Genzo mentre Yoshiko è di nuovo tra le braccia del suo amato, cosa mi sono persa durante questa nottata?
 
Yayoi le guarda tutte di soppiatto, senza considerare che Taro e l’italiana si stanno sbaciucchiando sull’asciugamano. Misaki in certi atteggiamenti così espliciti non lo avevo mai visto, la voce di Tsubasa interrompe i miei pensieri “Smetti di fissarli, escono con delle ragazze; vogliamo farcene una ragione o continuerai a guardarli tutto il giorno?”
Non gli rispondo neppure, non ho voglia d’iniziare a litigare con lui per altri, mi alzo stizzita e raggiungo il bagnasciuga, quindi mi metto seduta dove arrivano le onde, Yukari dopo pochi minuti mi raggiunge.
“Tutto bene con il capitano Sanae?”
“Sì, perché?”
“Vi vedo un po’ distanti in questi giorni.”
“Non fa altro che dirmi che dovrei farmi i fatti miei, per via di Yoshiko.”
“Credo si sia sistemato tutto, non so come, ma sono insieme, vicini e si parlano: quindi…”
“Già… andiamo a fare il bagno?”
Vengo distratta dalla voce di Genzo, mi volto e faccio appena in tempo a vedere che ha praticamente caricato la biondina sulla sua spalla e che si sta dirigendo verso il mare, ci passa vicino con lei che gli dice: “Me la pagherai.”
Praticamente la scaraventa in acqua e poco dopo si tuffa anche lui, nuotano per una decina di metri e spariscono sott’acqua per apparire nuovamente poco dopo abbracciati, si stanno baciando: e che bacio! I miei occhi si allargano a dismisura, mentre Yukari mi tira una gomitata, evidentemente li sto fissando troppo.
Poco dopo arriva anche Taro con la ragazza e anche loro si buttano in acqua.
 
Tsubasa arriva alle mie spalle, mi cinge da dietro facendo aderire il suo torso, vengo percorsa da un brivido mentre sussurra al mio orecchio “Facciamo il bagno anche noi?”
Annuisco, quindi ci buttiamo, nuoto per pochi metri, e mio marito mi afferra, mi abbraccia e poi mi bacia, me ne frego degli altri e con le gambe mi allaccio ai suoi fianchi, l’acqua mi sostiene insieme alle mani di Tsubasa che tocca i miei glutei, e non è un semplice tocco e molto eccitante, scende a baciarmi il collo, mentre una sua mano si muove lungo la schiena accarezzandola, vengo percorsa da brividi, mi muovo dolcemente spalmandomi su di lui, che ne frattempo sussurra: “Buona Anego, la cabina adesso è lontana”, lo sento sorridere, ci dividiamo e raggiungiamo gli altri. Stanno giocando, le ragazze sono sulle spalle dei ragazzi e compiono una specie di lotta cercando di far cadere l’avversario in acqua, improvvisamente da sotto le gambe mi sento sollevare in aria, è mio marito che mi ha caricato sulle spalle, adesso sono pronta anch’io per la battaglia.
 
 
****************
 
 
Le cose con Hikaru si sono sistemate, ma non ho idea di quanto la cosa possa funzionare, adesso siamo rilassati e in vacanza, dopo io tornerò a casa e lui riprenderà i suoi impegni con il calcio. Sono sulle sue spalle, la lotta non cessa, gli unici che non partecipano sono sempre quelli della Toho, si distinguono dalla massa ‘loro’, non sanno che si perdono, sono sulla spiaggia e come al solito giocano a pallone; come se non gli bastassero gli allenamenti che fanno, anche adesso che siamo in vacanza si allenano sfruttando la palestra della nave, non a caso hanno riservato loro le cabine vicine alla struttura. Finalmente la lotta cessa siamo tutti stremati, vedo Genzo abbracciare Lisa dopo che è riemersa dalle acque, sta sorridendo, insieme a Hikaru non l’ho mai vista sorridere così, lui mi ha raccontato quello che lei le ha detto. Credo che avesse ragione, non è la ragazza adatta a lui, non le porto rancore, alla fine c’ha pure aiutato.
Oggi è l’ultimo giorno che siamo a terra, dopo ci sarà la traversata transoceanica, quindi tutto relax per i prossimi giorni a bordo della nave, con giochi e piscina ovviamente.
 
 
************
 
 
Abbiamo giocato e scherzato, Lisa è così solare, la sua risata è contagiosa, è caduta in acqua atterrata miseramente da Sanae, che se la sta ridendo da sopra le spalle del capitano.
L’aiuto a sollevarsi e le cingo la vita, non vedo l’ora di dormire ancora con lei stanotte, per tutta risposta allaccia le sue braccia al mio collo regalandomi uno splendido bacio, il suo petto preme contro il mio, sento caldo, troppo, la discosto, mi guarda contrariata, poi abbassa lo sguardo, capisce e sghignazza, si volta e le mollo una pacca nel sedere, si gira sorridendo e facendo una linguaccia.
L’adoro, esce dall’acqua e va a mettersi sull’asciugamano la sua pelle è cosparsa da gocce; risplende sotto la luce del sole, resto in mare ancora qualche altro minuto, dopo esco e avvicinandomi a lei mi distendo direttamente sul suo corpo, è prona quindi il mio bacino s’incastra alla perfezione con i suoi sodi glutei, al contatto con il mio rabbrividisce, era già calda di sole, cerco di non pesarle troppo facendo leva sulle braccia, ha il viso girato di lato, mi abbasso fino a baciare una sua guancia, mentre la sento muovere il sedere, quindi le sussurro: “Non provocarmi!”
Scherza. “Perché altrimenti cosa mi fai?”
“Dormiamo insieme stasera e te lo farò vedere” dico iniziando a passarle la lingua sul lobo del orecchio, il suo respiro si spezza mentre mugugna un “Mh-mh tanto non credo che a Niky e Taro dispiacerà questo scambio di cabine.”
“Credo anch’io” rispondo sorridendo, ma mi sollevo perché il contatto con lei sta degenerando.
È giunta l’ora di rientrare sulla nave, tra poco salperemo.
 
 
Crociera 4° giorno Traversata
 
 
Non posso credere che nel giro di due giorni si siamo pure scambiati le cabine, sono senza pudore, dormono beatamente con i ragazzi senza pensieri, per me è davvero una cosa inconcepibile, ovviamente sono fatti loro, ma di certo non sta bene, comunque sono Europee il loro modo di fare è totalmente differente dal nostro.
Siamo in sala biliardo i ragazzi si stanno sfidando, le ragazze stanno facendo un torneo a un gioco dove si lanciano un dischetto su un tavolo dove viene soffiata aria.
Tsubasa ha finito, arriva e mi cinge da dietro mentre aspettiamo la fine della sfida tra Yukari e Nicole, alla fine si sono integrate perfettamente.
Sento mio marito accarezzarmi il fianco, per poi discendere lentamente verso il retro, mi sta toccando, i nostri corpi sono uniti e non possono vederci, ma comunque arrossisco.
Sorrido, appoggia il mento sulla mia spalla da dietro, e poi sussurra: “Anego, che ne dici di una partita io e te in cabina?”.
Annuisco, mentre sento la sua mano spostarsi afferrare la mia e poi dire: “Ragazzi auguro la buonanotte a tutti, ci vediamo domani mattina in palestra, ore 6, vi aspetto.”
“Va bene capitano” rispondono gli altri in coro.
Mi volto a salutare anch’io, ma vedo che bene o male tutti si stanno ritirando nelle proprie cabine, appena Tsubasa ha pronunciato le SEI si sono tutti destati ricordandosi dell’impegno mattutino, quindi stanno rientrando per riposare.
 
Varchiamo la soglia della porta, non riesco a fare neanche due passi che lui è già su di me “È tutta la sera che ti desidero.”
Mi lascio avvolgere dalle sue braccia, mentre mi cinge da dietro, inclino il collo e lui lo bacia dalla spalla fino all’orecchio, dopo mi volta e imprigiona la mia bocca mentre le sue mani mi stanno già spogliando, avverto un formicolio partire dal basso ventre arriva al mio stomaco che lo sento sussultare come se mille farfalle avessero iniziato a volare tutte insieme al suo interno, ed è la stessa sensazione che provo tutte le volte che ripenso a noi, alla nostra storia al nostro primo bacio, alla nostra prima volta, le farfalle sono il mio amore per lui, il mio amore che al suo contatto si libera.
Le mie mani non resistono, sollevano la sua maglia, mi aiuta nell’impresa mentre io inizio a baciargli i pettorali, si sostiene appoggiandosi alla porta, mentre inizio a sbottonare i pantaloni, poco dopo sono a terra, mentre mio marito li scalcia via con un piede.
Il mio vestito ha fatto la stesa fine dei pantaloni, giace miseramente sulla moquette della cabina.
Le sue mani slacciano il reggiseno che finalmente mi libera della costrizione, e i nostri corpi possono godere del tocco senza interruzioni dovute alla stoffa.
Anche la nostra biancheria intima è caduta al suolo, siamo nudi finalmente.
Raggiungiamo il letto che ci accoglie con le sue fresche lenzuola, rabbrividisco per un secondo, anche se il contatto è comunque piacevole.
Tsubasa mi bacia mentre ripete all’infinito: “Ti amo.”
Mentre torniamo a mescolare i nostri corpi facendo in modo che sia uno soltanto. lo guidano, m’inarco, voglio sentire ancora di più, il mio capitano mi asseconda quando improvvisamente sento partire il piacere che s’irradia per tutto il corpo, vengo scossa da brividi, mentre un “TI AMO” detto all’unisono esce dalle nostre labbra, siamo sudati, siamo stremati ma felici.
Lo amo.
Lo amo da impazzire.
 
 
 
 
 
I titoli proposti dopo il 6 capitolo:
 
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Capitolo 8
*** Capitolo 08 ***


Crociera 5° giorno Traversata ore 6 palestra
 
 
Siamo tutti in palestra che ci stiamo allenando, manca ancora Genzo, e Ryo. Yoshiko l’ho lasciata nel letto che dormiva.
Il Capitano ha le nostre schede, ognuno deve fare i propri potenziamenti; abbiamo infatti esercizi personalizzati.
Tsubasa si sta spazientendo per il ritardo dei nostri compagni, non che sia molto, sono solo cinque minuti, ma non è da Genzo, infatti sento che dice a Taro: “Per favore, vai a vedere se Genzo sta arrivando?”, mentre pronuncia questo Ryo per fortuna entra dalla porta, almeno uno è arrivato, vedo intanto Taro che esce per andare a cercare S.G.G.K.
Dopo pochi minuti, improvvisamente un boato, poi uno spostamento d’aria, i vetri tremano, uno addirittura s’infrange, d’istinto ci stendiamo a terra, la nave vibra vistosamente, ma non può certo essere un terremoto, siamo in alto mare. I fremiti li avverto anche tramite il pavimento, mi si gela il sangue nelle vene, è accaduto qualcosa di grosso, mentre delle grida iniziano a giungere da fuori.
Mi sollevo e corro verso il piccolo balcone, quindi mi affaccio, la palestra è quasi sulla punta della nave, e quando mi volto indietro quello che vedo mi ricorda uno scenario da film dell’apocalisse, all’altezza dei ponti 3-4 c’è uno squarcio enorme che copre almeno ¼ della nave. Le fiamme si alzano alte lungo la fiancata, all’improvviso avverto una sirena mentre mi volto e all’interno della palestra è scattato l’allarme antincendio.
Ci guardiamo smarriti anche gli altri affacciandosi hanno visto lo squarcio.
Nessuno si muove. L’impianto antincendio continua ma, anche se ci stiamo bagnando, nessuno sembra accorgersene.
Quindi parlo: “Cosa può essere stato?”
“Una fuga di gas?” dichiara Ryo.
“Troppo grande lo scoppio” risponde Kojiro.
Il Capitano interviene: “Andate alle cabine prendete le ragazze e i generi di prima necessità ci ritroviamo qua tra dieci minuti, ragazzi veloci e ve lo dico francamente, io ho avuto la netta sensazione che fosse una bomba, quindi occhi aperti.”
Mi volto e rispondo: “Tsubasa, Genzo è al ponte cinque, noi siamo all’ottavo.”
“Lo so Hikaru, troviamoci tutti qua poi decidiamo.”
Annuisco ed esco per raggiungere Yoshiko.
 
 
Afferro la maniglia della porta, sono in ritardo, adesso il Capitano s’incazza sicuramente, ma stanotte con Lisa abbiamo dormito poco e stamattina non avevo certo voglia di alzarmi, ho la mano sulla maniglia quando avverto un potente boato, la porta si spalanca facendomi retrocedere e cadere sul letto, Lisa sobbalza mettendosi seduta e avvolgendo il lenzuolo intorno al corpo.
La guardo un secondo smarrito poi sento le urla della gente, perciò m’affaccio alla porta e osservo, dal corridoio in fondo vedo del fumo, quindi voltandomi quasi urlo: “Vestiti e fuggiamo.”
La vedo, in un minuto netto è già vestita, ha preso i giacchetti salvagente, e una borsa.
“Che fai?”
“Generi di prima necessità vieni aiutami.”
La vedo che raccoglie le cose più importanti del cibo e medicine, inoltre afferra una valigia piccola e usciamo di corsa.
“Gli altri sono in palestra, dobbiamo raggiungerli.”
Gli ascensori sono inutilizzabili, imbocchiamo le scale, dobbiamo raggiungere il ponte 8, sono solo tre piani, ma la gente grida, è impaurita e corre all’impazzata, fortunatamente riesco a farmi spazio con le braccia, lei dietro aggrappata allo zaino che ho messo in spalla, è ferma e risoluta sa cosa fare non si è fatta prendere dal panico, Lisa è tosta l’ho capito subito.
 
 
Iniziamo a salire le scale, qualcuno le discende; idioti, il fuoco viene da basso, ma taccio, perché altrimenti non ce la faremmo a metterci in salvo se la gente entra ancora di più in panico. Abbasso lo sguardo nella tromba delle scale e vedo almeno quattro uomini armati salirle velocemente, indico a Lisa di guardare giù, se dico quello che ho visto scatenerei il caos, lei osserva annuisce e con un gesto della testa mi indica di salire velocemente, non me lo faccio ripetere due volte, l’afferro per una mano e inizio a correre, non devono raggiungerci, sono terroristi, ne sono certo. Ponte 6 continuo a correre, uno sparo, poi un secondo, non ci voltiamo neppure e arriviamo al 7, la gente urla disperata, noi proseguiamo, finalmente ponte 8, imbocco il corridoio che conduce alla palestra, vedo Taro a terra che sta tentando di rialzarsi, alla testa noto del sangue, Lisa si precipita da lui, si china lo controlla e tampona con un fazzoletto la ferita lui sussurra: “Nicole.”
“Vado a prenderla io è in cabina vero?”
Annuisce, quindi corro verso la nostra cabina, spalanco la porta e Nicole è già vestita anche lei con uno zaino in mano, la guardo perplesso: “Vi stavo aspettando, - poi aggiunge – facciamo parte della squadra di soccorso volontaria del nostro paese.”
“Ecco, ora capisco tutto, la vostra calma e l’organizzazione è impressionante: dai muoviti.”
Usciamo, e di corsa raggiungiamo gli altri, Taro è in piedi appena vede Niky la bacia teneramente.
“Stai bene?” le sussurra.
“Sì, fa vedere” dice mentre osserva la ferita.
“Non è niente.”
“Andiamo alla palestra, erano tutti lì” dichiara Taro risoluto.
Ci muoviamo guardinghi ed entriamo in palestra, Sanae e Tsubasa sono già arrivati, anche Jun e Yayoi, Hikaru Yoshiko, Kojiro Ken, manca solo Ryo, ma lo vedo comparire dalla porta.
Poi parlo: “Dal ponte quattro stanno salendo degli uomini armati che facciamo?”
“Terroristi?” chiede Sanae spaventata.
“Non lo sappiamo – interviene Lisa – ma abbiamo sentito anche due spari.”.
“La nave è profondamente danneggiata - dichiara Hikaru poi aggiunge - Dobbiamo raggiungere una scialuppa di salvataggio”
“Aspettate, ci metteranno un po’ prima di venire fin qua, rovistiamo tutte le cabine che troviamo aperte, cercate medicinali cibo e generi di prima necessità, le scialuppe sono al ponte 7, cerchiamo anche dei lenzuoli per calarci dal terrazzino verso il ponte sottostante, dobbiamo pensare a tutto” spiega Lisa tutto in un fiato, noi ragazzi annuiamo e partiamo alla ricerca di quanto detto; appuntamento tra dieci minuti, non di più; dobbiamo togliere le tende prima che ci facciano prigionieri e magari ci uccidano.
Dopo il tempo pattuito ci ritroviamo tutti, il Capitano, Kojiro, Ken e io stiamo barricando la porta con gli attrezzi della palestra, questo ci farà guadagnare tempo, Kojiro ha avuto un’ottima idea. La ricerca è stata fruttifera, le ragazze stanno sistemando gli zaini mentre Kumiko aiutata da Ryo sta legando il lenzuolo per calarsi di sotto.
Viene fatta una specie d’imbracatura, che passata sotto le braccia permette di calare le ragazze in tutta tranquillità, il problema sarà per gli ultimi, ma dovremmo farcela, in molti abbiamo osservato le tecniche di discesa con una corda da far scivolare lungo le braccia passando dietro la vita.
La prima a scendere è Nicole, che non ha nessun timore dell’altezza, ha detto che loro sono abituate a fare tuffi da grandi altezze non ha problemi, anche se cadesse in mare, comunque abbiamo i giacchetti salvagente.
Taro le raccomanda: “Fa attenzione”, lei annuisce e inizia a scendere, per fortuna tra un ponte e l’altro non c’è tutta questa distanza, mentre si cala sento che esclama: “Mio dio.”
Ha visto il fianco della nave molto probabilmente. Poi si volta verso l’alto e sussurra: “La nave sta imbarcando acqua”, annuiamo, lei posa i piedi sulla balaustra calandosi all’interno del ponte, poi alza il pollice in su per dare il via alla discesa.
Per fortuna siamo tutti molto allenati, le ragazze vengono fatte scendere velocemente, anche i ragazzi se la sono cavata bene, restiamo solo io e Lisa, poi una voce: “Aprite” urlano dall’altro lato.
Mi volto verso Lisa “Va” le dico, “Prima tu, io poso anche buttarmi se necessario.”
“Non è il momento di discutere vai.”
“Prima tu: so quello che faccio!”
“Hai la testa dura eh?”
Annuisce, poi uno sparo ci fa smettere il nostro piccolo battibecco, quindi afferro la fune improvvisata calandomi velocemente, lei è in piedi sul bordo pronta a saltare, sento un altro sparo, ma lei non si sposta, anzi inizia la discesa anche se io non sono ancora arrivato, spero solo che tenga questo lenzuolo.
Sentiamo dei rumori provenire dalla palestra, sono riusciti a forzare il blocco, io poso i piedi sulla balaustra e con un salto sono già dentro, i miei compagni stanno già calando la scialuppa , mi sporgo dal bordo e vedo arrivare anche Lisa, guardo in alto e un uomo ha un mitra in mano, lo punta verso Lisa, lei mi grida afferrami, quindi scende velocissimamente, il mitra viene scaricato, ma lei oramai è tra le mie braccia, l’ho tirata dentro e adesso siamo a terra, si alza prontamente, tira fuori dallo zaino una bottiglia di alcol, ne butta un po’ sul lenzuolo e poi gli da fuoco. La guardo sbigottito mentre la sento esclamare: “Così non ci seguiranno.”.
I ragazzi hanno sbarrato tutte le porte del ponte stiamo slegando due scialuppe, una è già calata e il primo gruppo tocca l’acqua.
Noi siamo dentro la seconda scialuppa e stiamo tentando di calarla dritta, il Capitano da sotto ci aiuta dandoci istruzioni, visto che ci è già riuscito con la prima.
Poi una raffica di spari, vicini. Devono essere arrivati al nostro stesso piano, una porta che sbatacchia e si apre, noi tocchiamo l’acqua.
Con le braccia aiutato dai miei compagni ci distanziamo dalla nave e iniziamo a remare.
Mi volto verso l’alto e sento gridare: “Fermatevi maledetti ragazzi”.
‘Col cazzo’ penso, poi una raffica di mitra c’investe, per fortuna il ponte è alto e siamo abbastanza lontani, anche se … sento Jun soffocare un urlo e tenersi una spalla, lo hanno colpito. Si stendono tutti a terra, solo io continuo a remare, spero di allontanarmi abbastanza in fretta. La prima scialuppa non è più a tiro per fortuna.
Lisa strisciando insieme a Yayoi hanno raggiunto Jun e stanno controllando la ferita.
Yayoi lo rassicura: “È superficiale amore, no preoccuparti” Lisa le passa l’alcol e la ferita viene subito disinfettata.
Un'altra raffica, ma muore in acqua a circa tre metri da noi, tiro un respiro di sollievo siamo fuori tiro, mi affianco alla barca del Capitano e remiamo ancora un po’, poi ci fermiamo a vedere che succede.
Udiamo molti spari, vediamo da lontano gente che si getta, la nave che pericolosamente s’inclina, sta imbarcando acqua, poi fuoco, tanto fuoco, hanno dato fuoco a tutte le scialuppe, dopo un altro boato, un altro scoppio, non erano semplici terroristi erano kamikaze, non volevano che si salvasse nessuno.
“Allontaniamoci ancora” grida Tsubasa poi aggiunge: “Se affonda potrebbe trascinarci giù con lei.”
Quindi afferriamo i remi e con Kojiro ci diamo dentro il più velocemente possibile, Ozora, conosce bene queste cose suo padre è imbarcato proprio su una nave.
Un enorme fragore, l’onda d’urto c’investe facendoci oscillare pericolosamente, qualche ragazza ha iniziato a piangere, credo per la tensione e il pericolo, la nave è completamente in fiamme, sento le urla della agente, le grida disperate, ci guardiamo un attimo, ma non possiamo tornare indietro, verremmo risucchiati dal vortice della nave che affonda.
Quindi attendiamo, se non fossimo stati così veloci e risoluti a quest’ora saremmo morti come tutti gli altri.
Il secondo squarcio è fatale, la nave s’inclina poi si capovolge e cola a picco nell’oceano, il mare si richiude su di lei inghiottendola, e facendola scomparire alla nostra vista, come se non fosse mai esistita, come se tutto questo fosse stato solo un sogno.
Siamo tutti sconvolti, ci fissiamo e vedo che ognuno di noi sta piangendo, anche se magari non se ne sta rendendo conto.
Sparpagliati per il mare milioni di oggetti provenienti dalla nave.
“Dai andiamo a vedere se qualcuno si è salvato” dice risoluto il Capitano facendoci destare tutti da questo torpore, guardo l’orologio, sono appena le 7.30 del mattino, e siamo a mille miglia chilometri di distanza dalla terraferma, spero solo che sia stato lanciato S.O.S.
Torniamo indietro e raccogliamo più cose possibili sperando di trovare dei superstiti, ma dopo un’ora di ricerche, la nostra speranza muore.
Abbiamo raccolto tutto; anche ciò che non serviva, sia mai che possa tornare utile.
Per sicurezza leghiamo saldamente le due imbarcazioni, non possiamo separarci.
Fa caldo, tanto, abbiamo acqua, ma abbiamo già deciso di razionarla, non si sa quanti giorni passeranno prima che vengano a salvarci.
Sempre che qualcuno venga e che l’s.o.s. sia stato lanciato
 
 
 
Ci siamo arrangiati come meglio abbiamo potuto, sono stati utilizzati dei teli per ripararci dal sole, ormai sono tre giorni che siamo su queste maledette scialuppe di salvataggio, dai resti della nave abbiamo raccolto di tutto, non sappiamo se può servire, ma meglio essere previdenti.
 
Siamo in balia delle correnti che ci sospingono verso destinazioni sconosciute, dei soccorsi neppure l’ombra, il flusso fortissimo dell’acqua ci ha allontanato dal luogo del disastro molto velocemente, i cellulari ovviamente non hanno mai funzionato, siamo in mezzo all’oceano è impossibile pretendere il loro supporto.
 
Sanae ha pianto soltanto il primo giorno, un po’ come tutti del resto, veder scomparire la nave tra le onde è stato davvero destabilizzante, tanto quanto non riuscire a trovare nessuno oltre a noi, si è salvata soltanto la nazionale giovanile giapponese e due ragazze italiane, degli altri passeggeri neppure l’ombra.
 
Se i kamikaze hanno rivendicato l’attentato tutti crederanno che anche noi siamo morti, sono davvero preoccupato da questa evenienza perché vuol dire che nessuno ci sta cercando.
 
Sto tenendo tra le mie braccia Sanae, ha delle scottature dovute al sole, spesso soffre il mal di mare, per fortuna sta passando: forse si sta abituando.
 
Sull’altra barca scorgo Genzo, mi sta guardando, Lisa è in piedi sistema per l’ennesima volta i teli, per ripararsi dal sole, poi afferra la corda che ci unisce controlla che sia ben salda, la tira avvicinando la barca, si da uno slancio e sale sulla nostra, arriva di fronte a Sanae e le porge un tubetto di crema.
“Mettila altrimenti peggiorerai” gli intima.
 
“Grazie” mormora mia moglie per poi aggiungere.
“E voi?”
“Io e Nicole siamo abituate al sole, la nostra pelle non si ustionerà stai tranquilla” le sorride.
 
Lisa sembra un leone in gabbia non ha un attimo di fermezza, anche Genzo è venuto sulla nostra imbarcazione si avvicina per parlarmi: “Tsubasa, dobbiamo fare qualcosa.”
“E cosa Genzo, non abbiamo la minima idea di dove ci troviamo e in che direzione stiamo andando.”
“Possiamo usare come riferimento il sole, sappiamo che eravamo vicini all’America, soltanto un giorno di viaggio” dichiara risoluta Lisa al mio fianco.
“Un giorno con una nave di quelle dimensioni, con le nostre braccia ci vorranno trenta giorni se non moriamo prima” sussurro piano.
“Allora arrendiamoci!” controbatte Genzo stizzito.
“Almeno proviamoci, non stiamo qua senza far niente prima che le forze ci abbandonino del tutto” Lisa si è avvicinata e ha posato una mano sulla mia spalla, la guardo, so perfettamente perché si sta rivolgendo a me.
 
Sono il Capitano comando dentro e fuori dal campo, ha bisogno di me per incitare gli altri.
 
Decidiamo quindi di provare a remare almeno sfruttando la corrente e cercando di mantenere una direzione, facciamo a turno per non stancarci troppo.
 
 
 
 
I titoli proposti dopo il 7 capitolo:
 
Utente Titolo Proposto
sternbozzola Love Boat
mora79 Boomerang di fuoco
anna900 Consejo de Amor
CKS Avventura batticuore sulla crociera dei sogni
khrenek Il gentleman e la guerrigliera
Mare nostrum Capovolgimento di fronte
Genzokun Due per Due
lory81 Tu sei il mio destino
e
Una crociera fatta d’amore
Aranel94 Will it be fate
 
 
 
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Capitolo 9
*** Capitolo 09 ***


7° giorno dopo l’attentato luogo: mare.
 
 
Fatica e calore, queste le sole parole che riesco a pensare, iniziamo a soffrire la sete; per via del caldo abbiamo stabilito una razione giornaliera a testa di acqua, ma è davvero poca. Neppure durante gli allenamenti tra i pali in estate ho sofferto così.
 
In lontananza e quello che vedo non mi piace per niente, siamo al tramonto, finalmente il caldo cesserà, solo che il sole non sta tramontando sulla linea dell’orizzonte, ma dietro un muro nero di nubi altissime, e noi che stiamo andando proprio verso quella direzione.
 
Osservo Lisa, è preoccupata, poi inizia a parlare: “Dobbiamo prepararci, presto pioverà e ci saranno onde altissime.”
Adesso è Nicole a intervenire: “Indossiamo i giubbotti salvagente leghiamoci con le corde l’uno all’altro formiamo due gruppi nessuno deve restare da solo, fissiamo ancora meglio l’altra imbarcazione e cerchiano di restare uniti.”
 
Mettiamo in atto i loro consigli, sono loro le esperte del mare.
 
Ci prepariamo all’impatto con la tempesta, vedo gli sguardi dei ragazzi, sono tutti molto preoccupati, mentre a turno controllano e ricontrollano le funi e che i giubbotti di salvataggio siano ben allacciati. C’è silenzio, che viene interrotto a tratti da boati lontani, che purtroppo avvertiamo sempre più vicino.
Il sole è quasi scomparso mentre dei bagliori compaiono nel nero che avanza verso di noi, e dopo un’ora di estenuante attesa si scatena l’inferno.
 
Molte ragazze stanno piangendo, le onde sono altissime e imponenti, più volte veniamo sbattuti a destra o a sinistra, ci stiamo tenendo tutti quanti come meglio possiamo, le due barche sono così composte:
 

 
Scialuppa 1
Io
Lisa
Nicole
Taro
Kojiro
Ken
Takeshi Sawasa
Kazuki Sorimachi
Ryō
Hiroshi Jito
Teppei
Hajime
Mamoru
Yuzo
Scialuppa 2
Tsubasa
Sanae
Jun
Aoba
Hikaru
Yoshiko
Yukari
Kumiko
Kazuo
Masao
Makoto
Kazuki
Kenta
Shingo Takasugi
 
Sarà una nottata lunga, lunghissima, sempre che le scialuppe resistano all’impatto con il mare.
Tengo stretta Lisa tra le mie braccia, vicino a noi Taro e Nicole, che non fiatano, siamo tutti bagnati fradici, le onde sempre più grandi, le grida delle ragazze spezzano ogni tanto il silenzio, mentre la tempesta infuria intorno a noi, improvvisamente la barca s’impenna e veniamo sbalzati fuori da questa, cadendo in mare.
Non ho più nessuno tra le braccia, arranco recupero la corda e tiro, tiro a più non posso, il giacchetto compie degnamente il suo dovere tenendomi a galla, non vedo un palmo dal naso, l’acqua è ovunque, sopra, sotto, non si capisce quale sia il mare e quale il cielo. Seguo comunque la corda e finalmente vedo dell’arancione vicino a me, non so se sia Lisa o Taro avevo loro legati alle mie estremità.
È Misaki, gli tocco una spalla, “Sto cercando di recuperare Nicole” mi grida, “Io vedo di tirare Lisa”, quindi afferro l’altro capo inizio a recuperare la corda, ma quando la vedo ha la faccia rivolta in acqua, mi affretto e la rovescio immediatamente. La scuoto per le spalle e improvvisamente inizia a tossire e sputare acqua, tiro un respiro di sollievo nel vederla prendere aria, mentre osservo un grosso bernoccolo sulla sua fronte, le prendo in viso tra le mani “Ehi, tutto ok? - annuisce, ma è frastornata - Hai battuto la testa” mi affretto a dire, annuisce e poi scoppia a piangere, l’abbraccio per come è possibile, mentre prendo la sua estremità della corda e cerco di riunire tutti, Nicole si è messa al suo fianco e la sorregge, ha una brutta ferita in testa.
Siamo tutti riuniti con quelli della nostra scialuppa, ci teniamo l’un con l’altro per non smarrirci nuovamente, per fortuna eravamo legati altrimenti a quest’ora … non voglio neppure pensarci. Della nostra imbarcazione neppure l’ombra e neppure della scialuppa con il Capitano a bordo non vedo traccia, li abbiamo perduti e siamo in mare aperto. La tempesta infuria mentre veniamo sballottati, dopo il buio non ricordo più niente.
 
 
 
8° giorno dopo l’attentato mare aperto
 
 
 
Corro verso la porta insieme a Taro, che mi sta per passare uno splendido pallone, osservo il portiere e decido di fare una rovesciata quando qualcosa pizzica la mia mano, c’è qualcosa che non torna, sento le gambe bagnate e la schiena bruciare, sulla guancia sinistra qualcosa di ruvido e umido, la mano pizzica ancora, apro gli occhi: stavo sognando!
Mi guardo la mano e un granchio sta torturando il mio dito: lo scaccio, poi mi sollevo sulle braccia e ricordo, quindi tento di alzarmi velocemente, devo cercare Sanae, mi volto a destra e vedo un corpo disteso, ma non è lei, quindi guardo dalla parte opposta e finalmente la vedo immobile sul bagnasciuga di questa candida spiaggia è supina e sembra dormire. Corro verso di lei, ma per poco sono ancora legato alla corda che ci ha tenuto tutti uniti, adesso ricordo, infatti voltandomi poco distante vedo la scialuppa a metà tra la spiaggia e il mare che ondeggia placida.
Un’onda gigantesca ci ha fatto arenare e fuoriuscire dall’imbarcazione, facendoci cadere al suolo. Mi slego velocemente e corro da lei, mi chino, ho il terrore di toccarla perché ho paura che … non riesco neppure a finire il pensiero mentre mi abbasso e poso una mano sul suo collo per sentire il battito, e quando le mie mani la sfiorano lei emette un mugolio, il mio cuore sobbalza di felicità: è viva.
Improvvisamente invece dall’altro lato sento piangere, poi gridare forte “JUN!”, è la voce di Yayoi. Controllo ancora mia moglie e quando vedo che sta respirando tranquillamente, corro verso Yayoi.
Arrivo e vedo Misugi rivolto con la faccia nell’acqua, mi chino e aiuto lei a girarlo, è stremata, non ce la fa.
Ma quando riusciamo a girarlo, le sue labbra blu lasciano sperare ben poco. Yayoi si è buttata sul suo petto, lo scuote, ma lui non da cenni di vita, mi chino afferrandole le spalle e tento di allontanarla, ma con uno strattone si libera e torna su di lui. Mi abbasso nuovamente, le stringo di nuovo e sollevo, lei si volta gettandomi le braccia al collo piangendo disperata, le sue lacrime bagnano il mio petto, e dai miei occhi iniziano a scendere gocce che bagnano i rossi capelli della mia amica. Jun Misugi il baronetto del calcio, resterà soltanto un ricordo, penso questo mentre ancora non riesco a capacitarmi di come tutto questo sia accaduto.
Mi sollevo e aiuto anche lei ad alzarsi quindi le mormoro: “Yayoi, dobbiamo controllare gli altri, magari qualcuno ha bisogno del nostro aiuto, forza fatti coraggio” annuisce si asciuga le lacrime abbracciandomi nuovamente.
Io torno da Sanae, mentre vedo lei dirigersi verso un'altra sagoma rivolta a terra.
Scuoto mia moglie e finalmente vedo che si solleva da terra, è confusa quindi parlo lentamente: “Sanae stai bene?” la sua testa si muove in senso affermativo.
“Ascolta siamo su una spiaggia, devo controllare gli altri ti lascio qua ok?” annuisce nuovamente, mentre la vedo guardarsi intorno smarrita, poi le sue mani iniziano a slegare al corda e togliere il giubbotto di salvataggio.
Si alza e inizia a fare quello che facciamo io e Yayoi, controllare se ci sono altri compagni ancora in vita.
Abbiamo controllato tutti, siamo seduti sotto una palma, in vita siamo rimasti soltanto Io, Sanae, Yayoi, Hikaru, Yoshiko, Yukari, Masao e Kenta gli altri sono tutti morti. Sette ragazzi della nazionale e una manager, per la precisione, giacciono su una spiaggia sperduta chissà dove. Masao non si sta dando pace per suo fratello gemello, è ancora aggrappato al suo corpo che piange disperato, non riusciamo a toglierlo da lì, per ora lo lasciamo fare, dopo dobbiamo trovare una sistemazione per le salme; non ho proprio idea di come faremo.
 
 
10° giorno dopo l’attentato
 
 
Sete, tanta, troppa, ho il viso rivolto verso il sole stiamo ancora galleggiando in acqua da non so quanto tempo, apro gli occhi, vedo tutti forse mi sono addormentato: “Genzo” grido.
Lui mugugna e apre gli occhi, è vivo.
Scuoto Nicole che risponde, vedo S.G.G.K. fare altrettanto con Lisa, ma non da cenni di vita, le tasta il polso e sospira, mentre le bagna la testa con un po’ di acqua. La botta in testa è più grave del previsto, ogni tanto sviene.
Chiamo Kojiro, e vedo che solleva il pollice verso l’alto seguito da Ken, Takeshi e Ryō. Perfetto loro stanno bene.
Mi volto proprio nel momento in cui Yuzo grida: “Guardate un gabbiano”, Mamoru sorride e risponde: “Yuzo siamo in mare è logico.”
“No, deve essere vicino alla terraferma non si allontanano mai troppo” dichiara risoluto.
Teppei aggiunge “Guardate un altro” e noto che anche Hajime si volta a guardare. Gli unici che non hanno avuto reazione sono Hiroshi, Kazuki.
Afferro il braccio a Genzo, mi avvicino e gli dico quello che ho notato, quindi insieme ci avviciniamo ai nostri compagni, tocchiamo i loro polsi, e con orrore scopriamo che non battono più, i nostri occhi s’inumidiscono anche se la disidratazione è alle stelle.
“Dobbiamo slegarli e togliere loro il giacchetto, dobbiamo …”
“Lo so dobbiamo lasciarli andare, sono un peso e potrebbero attirare dei predatori, e non possiamo tenerli al nostro fianco così” dichiaro interpretando, credo, anche i pensieri di Genzo.
Annuiamo in contemporanea, sleghiamo loro i giacchetti e lasciamo che i loro corpi spariscano tra i flutti del mare. Alle nostre spalle i nostri compagni stanno piangendo silenziosamente, poi Yuzo grida: “Vedo qualcosa ragazzi, vedo qualcosa”.
Ci voltiamo nella direzione che ci sta indicando e seguiamo il suo sguardo, sembrano onde, acqua che spumeggia, contro qualcosa, forse scogli, quindi iniziamo a nuotare verso una possibile meta e via via che ci avviciniamo, la vista si fa più nitida, più sicura, il suono dei gabbiani aumenta, mentre intravediamo la TERRA.
Credo ci sia voluta almeno un’ora per raggiungere la meta. Finalmente sento i miei piedi toccare qualcosa, dopo due, tre giorni? Non lo so di preciso abbiamo perso il conto, tra il dormiveglia del giorno e della notte.
Ci sleghiamo e raggiungiamo la riva, restiamo tutti sdraiati stremati dalla fatica, l’unico in piedi è Genzo, sta trascinando Lisa all’ombra di uno scoglio, è ancora svenuta e il sole certo non le fa bene. Una volta raggiunto l’obiettivo si accascia al suolo vicino a lei distrutto.
 
Qualcuno sta scuotendo il mio braccio, la vedo è Nicole, mi porge dell’acqua, mi sollevo: “Grazie dove l’hai trovata” le chiedo, mentre la mando giù piano piano, è una sensazione che non dimenticherò mi più, è proprio vero che l’acqua è vita.
“Nell’interno c’è un torrente di acqua dolce per fortuna, tu dormivi, non sono riuscita a svegliarti, quindi te l’ho portata”.
“Grazie, Lisa come sta?”
“Si è svegliata un attimo è riuscita a bere, ma adesso dorme di nuovo, speriamo che non abbia un’emorragia interna” appena finisce la frase inizia a singhiozzare, l’accolgo tra le mie braccia e sento che si lascia andare a un pianto disperato.
Qualcuno mi ha portato sotto una palma, vedo gli altri intenti a compiere dei lavoretti, chi sta raccogliendo legna, chi tenta l’impresa di rompere il cocco, trovato in terra, immagino.
Sento Yuzo gioire soddisfatto per essere riuscito a forare il cocco, ne beve un sorso e lo passa a tutti i ragazzi presenti, infine lo porge a Genzo dicendo: “Prova a vedere se Lisa riesce a berlo, ha molte vitamine, gli sarà d’aiuto”.
Il portiere ringrazia e solleva Lisa portando alla sua bocca il cocco, la vedo che apre gli occhi e lo guarda; sorride, ma si porta una mano alla testa, facendo una smorfia di dolore, mi alzo e velocemente li raggiungo, mi metto alle spalle di lei per sorreggerla, Genzo mi mormora un grazie mentre l’aiuta a bere, per fortuna riesce a bere almeno tre sorsi prima di addormentarsi nuovamente.
Nicole ha portato acqua dolce e una volta adagiata a terra inizia passare un panno umido sulla sua testa proprio dove ha il bozzo rigonfio.
Fortuna che è estate e fortuna che non fa freddo, perché non credo davvero che saremo capaci di accendere un fuoco.
 
 
 
Tutti sono stremati, stiamo dormendo appiccicati l’uno all’altro, ci sentiamo smarriti e impauriti, sono vicino a Lisa non la lascio un attimo, la notte è calata da poco, il mare calmo ci culla, a sinistra la scogliera che ci ha permesso di vedere la terra ferma, a destra la spiaggia fine e bianca piena di palme, non sappiamo se sia un’isola o un continente, domani andiamo in esplorazione per capire qualcosa di questo luogo.
“Mamma …” mi volto è lei sta parlando nel sonno le prendo una mano e la stringo, mentre le accarezzo una guancia, la vedo alla luce della luna piena che apre gli occhi.
Mi sollevo su un gomito e le porgo un cocco che avevo lasciato pronto, prova a sollevarsi, quindi mi metto dietro alle sue spalle e la sorreggo, ma parla finalmente: “Ce la faccio grazie, cosa è successo? … non ricordo niente dopo che siamo saliti sulla scialuppa” ammette stancamente.
È la prima volta dopo quasi quattro giorni che fa un discorso così lungo. Sono felice quindi sussurrando al suo orecchio spiego quanto accaduto. Si guarda un po’ intorno poi mormora: “Ma non siamo tutti, gli altri dove sono?”
“Abbiamo perso le scialuppe, non so dove sia quella di Tsubasa, e … quattro ragazzi sono morti, li abbiamo lasciati in mare” dichiaro tristemente.
Tace, sospira adagiandosi sul mio petto. “I soccorsi?”
“Neppure l’ombra penseranno che siamo morti tutti nell’attentato” spigo tristemente.
“Già - ammette dopo aggiunge - Voglio provare ad alzarmi, mi aiuti?”
Vedo che si sorregge bene sulle braccia, quindi mi sollevo l’afferro sotto le ascelle tirandola su.
Si appoggia a me totalmente quindi le cingo la vita e muove i primi passi; fortunatamente si sta riprendendo.
Arriviamo in riva al mare e ci sediamo. Sospira affannata poi parla: “Sembra il paradiso qua.”
“Di giorno è bellissimo” esclamo osservando quanto Lisa abbia ragione, il mare si mescola tra il nero, il blu della notte e la luce argentea della luna, il fondale risplende di luci microscopiche, dovuti certamente al riflesso lunare. Il profumo di salsedine è una costante giornaliera, mentre il sale tira sulla nostra pelle, questo mi ricorda quanto io adesso desideri ardentemente una sana doccia con acqua dolce, ma meglio non pensarci.
“Come ti senti?”
“Meglio, grazie per l’assistenza, devo aver preso una bella botta per mettermi fuori gioco per quattro giorni.”
“Ho avuto paura di perderti” lo dico così all’improvviso, è successo tutto così velocemente tra noi, ma quando l’ho vista con il viso nell’acqua e … il solo pensiero che potesse essere morta, mi ha fatto perdere molti battiti a questo cuore che pareva impazzito in quell’istante.
Poggia delicatamente la testa sulla mia spalla, sollevo il braccio e passandolo sulle sue spalle l’attiro a me dandole un bacio sulla testa. Mi lascia fare mentre la sento sospirare.
“Ce la caveremo sai! - esclama all’improvviso - Ne sono certa ce la caveremo” conferma di nuovo.

 


I titoli proposti dopo il 8 capitolo:
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Inferno Azzurro
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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Luogo: da scoprire
 
Sono tre giorni che siamo su questa spiaggia, abbiamo raccolto tutto il possibile dalle scialuppe e tutto quello che il mare ha fatto arrivare sulla riva.
Ispezionando il luogo abbiamo trovato acqua dolce, ma non un rifugio, quindi per ora dormiamo sulla spiaggia sotto le palme, addentrarsi nell’interno ci fa paura, non sappiano che tipo di animali possiamo incontrare. Degli altri neppure l’ombra, la loro scialuppa si è ribaltata, continuo a guardarla vicino alla nostra oramai a terra, le abbiamo tirate fuori dall’acqua per paura che le portasse via il mare. Come capitano mi sento addosso una responsabilità enorme; e questo non è certo come giocare una partita.
Non riesco a credere che possano essere morti. I ragazzi che non ce l’hanno fatta appena arrivati, li abbiamo restituiti al mare, non abbiamo niente per sotterrarli, né una pala per scavare una buca, né altro, e a mani nude erano troppi, inoltre il caldo li avrebbe fatti decomporre troppo in fretta, abbiamo adottato la tecnica più veloce, sparpagliando dei fiori trovati nella giungla sul mare mentre venivano portati via dalla corrente.
Mi sollevo e raggiungo mia moglie intenta a prendere dei pesci che spesso restano intrappolati per la bassa marea, poso una mano sulla sua spalla, scotta. “Vai all’ombra Sanae, altrimenti ti viene nuovamente il mal di testa e ti ustioni, non abbiamo molto per curarci, riguardati.”
Si solleva e con un braccio deterge il sudore sulla fronte, sorride posandomi le labbra screpolate sulle mie.
“Hai ragione” mormora e con i pesci raccolti si dirige sotto a una palma per pulirli.
Yayoi non si è ancora ripresa, la vedo all’ombra con le gambe strette al petto che continua a dondolarsi guardando lontano all’orizzonte, mi verrebbe da gridargli in viso ‘NON TORNERÁ PIU’! ALZATI E VAI AVANTI’ ma è ancora presto, la lascio fare, poi ci parlerò.
Hikaru adesso è vicino a lei vedo che ci parla, lei però scuote la testa e torna a fissare il mare lontano. Yoshiko invece sta pulendo i pesci insieme a mia moglie.
Devo trovare il modo di fare una spedizione per controllare il luogo e capire dove siamo, ho intenzione di chiedere a Hikaru, Masao e Kenta di ispezionare il posto, anche se mi scoccia lasciare le ragazze sole, ma non c’è soluzione, dobbiamo trovare un riparo per la notte e magari un ruscello dove poter fare il bagno. Abbiamo tutti un viscerale bisogno di lavarci con acqua dolce, inoltre le scorte delle scialuppe stanno per finire, dobbiamo darci una mossa, domani ho intenzione di provare a cercare l’acqua e un luogo più consono per ripararsi.
 
 
 
“Sei sicura che te la senti?” mi chiede Nicole, seguita a ruota da Genzo.
“Sto bene, non preoccupatevi, mi sono ripresa perfettamente” dichiaro in tono tranquillo, sono due giorni che mi sto riposando e facendo un po’ di allenamento alle gambe, le avevo come intorpidite stando tanto ferma. Abbiamo perso il conto dei giorni, all’incirca dovrebbero essere undici-dodici che è accaduto l’attentato, i soccorsi sono inesistenti, quindi dobbiamo rimboccarci le maniche per sopravvivere.
“Ok, allora restiamo uniti, e saliamo su quella collinetta lassù, così da renderci conto di dove siamo.”
“Perfetto andiamo allora” mi rispondono un po’ tutti.
Raccogliamo le pochissime cose che abbiamo, i giacchetti salvagente, la fune e tutti i cocchi, che finora ci hanno sfamato.
Fortunatamente abbiamo le scarpe indosso, inoltre il mare ha fatto arrivare una valigia piena di roba, immagino portata dalle correnti insieme a noi, anche questa adesso fa parte del nostro misero corredo.
Iniziamo a salire il pendio quando veniamo attirati da un rumore famigliare: acqua, acqua che scorre, acqua che cade, ne sento nitidamente il suono che associo immediatamente ad una cascata. Ci guardiamo tutti compiaciuti e iniziamo letteralmente a correre verso questo rumore tanto amato, quando arriviamo lo spettacolo che madre natura ci ha riservato va al di là di ogni nostra speranza.
La vegetazione finisce, per aprirsi in uno stagno dove si getta una cascata di circa dieci metri, intorno le piante crescono rigogliose, il verde è quasi abbagliante da quanto è bello, l’acqua ha un colore magnifico, che passa dall’azzurro al verde smeraldo.
Improvvisamente vedo passare a corsa Yuzo, Mamoru, Ryo, Teppei, Hajime che, urlando felici, si tuffano e iniziano la battaglia schizzandosi a vicenda, faccio spalluccia a Genzo e pure io mi avvio verso lo specchio d’acqua, Taro ha preso in braccio Nicole che sorride divertita, anche se la sta praticamente scaraventando nel laghetto.
Anche Kojiro e company si uniscono al rituale, tutti avevamo bisogno di acqua dolce e questo bagno ce lo stiamo godendo assaporando ogni singolo istante. Genzo mi raggiunge nuotando e afferra la mia vita facendomi aderire a lui, è così tanto che non ci baciamo, sono stata malissimo.
“Come ti senti?” mi chiede guardandomi dritta negli occhi.
“Adesso che abbiamo trovato l’acqua divinamente” rispondo al massimo della gioia, lui si china leggermente e baciandomi a fior di labbra esclama: “non ci resta che trovare un rifugio.”
“Già” ammetto abbracciandolo e lasciandomi trasportare da lui.
Veniamo attirati dalle grida di Yuzo e Mamoru, anche se non capiamo da dove provengono, mi volto verso Nicole, che si è appena sollevata guardandomi un attimo smarrita, poi alza le spalle perché non riusciamo a comprendere da dove stia arrivando la loro voce, che ci incita ad andare da loro, poi sento Genzo tuonare: “Mamoru piantala di fare il cretino, non riusciamo a capire dove siete”.
Candidamente i due sbucano da un viottolo dietro la cascata, vedo Yuzo che si sbraccia tutto felice, quindi tutti insieme ci muoviamo verso di loro per vedere che cosa li faccia agitare così tanto.
E soltanto dopo che ho risalito le rocce dello stagno e raggiunto il viottolo inizio a capire che dietro la cascata si nasconde qualcosa, quindi velocemente affretto il passo ed entro.
Un breve tratto molto stretto di rocce che sporgono ci rallenta, bisogna stare attenti, ma dopo, quello che si apre di fronte ai miei occhi ha dell’incredibile, è una grotta molto grande e spaziosa, in più punti sui lati ci sono come dei fori, che sembrano finestre, queste illuminano il rifugio in maniera molto piacevole e soffusa; sul lato destro invece osservo una grande apertura da dove filtra altra luce, molto probabilmente è un altro ingresso.
È molto grande e spaziosa, fatta di piccole insenature e nicchie, ed è perfetta. Sì, perfetta per un rifugio, sia dalle intemperie, che da eventuali animali, se solo riuscissimo ad accendere un fuoco potremmo anche cucinare. Questa è davvero un’ottima cosa, un rifugio sicuro è proprio quello di cui avevamo bisogno.
“Perfetto” sento uscire dalle mie labbra.
“Perfetto” ripeto subito dopo, mentre vedo tutti esplorare interessati la novità.
Per oggi la perlustrazione è stata decisamente molto fruttuosa, acqua e un buon rifugio, adesso non ci resta che trovare del cibo e provare ad accendere il fuoco, ma non sarà per niente facile.
Intanto Genzo ha raccolto delle grandi foglie miste, vedo che sta facendo una specie di giaciglio, con Taro e Nicole che lo guardano e subito dopo seguono il suo esempio, io sto cercando di affilare questo bastone, se solo riuscissi a fare una punta per prendere dei pesci.
Siamo stremati, il cibo è poco e le forze fanno in fredda ad andare via, abbiamo mangiato i soliti cocchi, ma fortunatamente ne avevamo molti, e per la prima volta mi sento sazia, anche se dopo giorni che non mangiavo si fa presto a sentirsi sfamati.
Sono tra le braccia di Genzo in questo letto improvvisato, mi lascio cullare e ci addormentiamo così: abbracciati.
 
 
 
I ragazzi sono andati in esplorazione, mentre noi ragazze abbiamo preso dell’acqua al piccolo ruscello, ho timore che dovremo cercare altrove, perché si sta assottigliando e credo che a breve si prosciugherà.
Siamo sulla spiaggia, stiamo facendo un censimento di tutto quello che abbiamo; che per fortuna non è poco, sulla nostra scialuppa la sola che è rimasta illesa e non si è rovesciata facendo perdere tutto il suo contenuto, avevamo la maggior parte delle cose.
Abbiamo vestiti, scarpe, bottiglie, coltelli, acqua e cibo, non è molto però ci permetterà di andare avanti ancora un po’, inoltre il pesce non manca per fortuna.
Stiamo intrecciando delle palme per farne dei cestini, Yukari lo aveva visto fare in TV, certo non sarà come avere un esperto però ce la stiamo cavando, e via via che andiamo avanti la nostra manualità aumenta. Mi sembra di essere tornata ai tempi della pietra, sorrido tra me, mentre osservo Yayoi che finalmente collabora ai lavoretti che facciamo.
Kumiko sta raccontando di un episodio scolastico molto divertente e anche sul volto di Aoba finalmente vedo comparire un timido sorriso.
Mi volto in direzione della direzione che hanno preso i ragazzi, spero che tornino presto, non voglio stare in pensiero.
 
 
 
Stiamo costeggiando tutta la spiaggia è circa mezz’ora che camminiamo, abbiamo trovato una scogliera e ci apprestiamo a superarla, una volta atterrati dall’altro lato, qualcosa attira la mia attenzione: sono impronte, tante impronte, sono stati sotto le palme, si sono riparati sotto le rocce e dopo vedo che si sono inoltrati nella vegetazione Hikaru si è chinato e le ha guardate e voltandosi verso di noi ha chiesto: “Tu credi che potrebbe essere Genzo e gli altri?”
“Sono impronte di scarpe vedi?” dico indicandone una bella nitida alla fine tra la sabbia e la vegetazione.
“Effettivamente, chi altri potrebbe mai essere qua?”
Masao interviene: “E se fossero indigeni?”
“Ma piantala con le scarpe a tennis Masao?! Per rincorrerti meglio e bollirti in pentola: scemo!”
Scoppiamo a ridere tutti e tre all’ipotesi di Masao, sugli indigeni.
“Dai proseguiamo” li incito.
“Ma non seguiamo le impronte?”
“Si perdono nella giungla, adesso finiamo il giro e torniamo dalle ragazze, magari poi veniamo tutti insieme” affermo risoluto.
“Ok Capitano!” risponde Hikaru.
Quindi prendiamo a camminare di nuovo, mentre ho come la sensazione di girare a vuoto.
 
 
 
Esplorazione, oggi siamo alla scoperta di questo luogo, dobbiamo raggiungere questa altura così da avere una visuale completa.
Ci stiamo arrampicando lungo il pendio, all’interno della grotta siamo riusciti a riposare più tranquillamente, quindi siamo tutti più rilassati ristorati e pieni di energie.
Finalmente siamo in alto, la roccia su cui siamo saliti ci permette di avere una visuale totale, pertanto scopriamo che si tratta di un’isola, per l’esattezza un piccolo arcipelago di quattro isole, noi siamo su quella più grande.
“Merda” esclamo rivolto agli altri, ma Takeshi attira la mia attenzione dicendo “Capitano guarda là” dice indicandomi una spiaggia, quindi aguzzo la vista nella direzione indicatami e vedo due imbarcazioni.
“Ragazzi, le scialuppe!” grido sorpreso.
Genzo mi raggiunge immediatamente per vedere con i propri occhi poi lo sento esclamare: “Allora sono vivi grazie al cielo!”
“Raggiungiamoli, non è molto distante in un’ora dovremmo esserci” affermo convinto.
Vedo Ken vicino a me annuire sorridendo, trovare gli altri è un’altra ottima notizia.
Quindi motivati da tanto entusiasmo ci dirigiamo verso la spiaggia.
Stiamo conversando allegramente mentre accorciamo la distanza che ci sta separando dagli altri, è un’isola, non è grandissima, anche se dovrebbe offrirci tutto il necessario per sopravvivere, inoltre le altre tre isolette non sono distanti possiamo anche andare a esplorarle in cerca di cibo, le scialuppe sono state messe sulla spiaggia, quindi deduco siano utilizzabili, se si sono dati tanto disturbo per tirarle sulla terra ferma.
Il pendio finalmente finisce, per lasciare spazio a una leggera pianura, prima di arrivare alle dune della spiaggia, l’erba è alta, ci sono anche molti fiori, la natura in questo luogo è davvero rigogliosa, sono in testa al gruppo e con un bastone sto sondando il terreno, non vorrei ci fossero animali pericolosi, perciò mi muovo in maniera molto attenta.
Fortunatamente l’erba è finita e incontriamo le dune di sabbia candida, il mare è di un blu smeraldo che riflette la luce del sole, lo spettacolo che offre questo luogo è davvero fantastico, in lontananza scorgo cinque sagome che si stanno muovendo tra le palme e la spiaggia, arriva Genzo da dietro superandomi mentre lo sento enfatizzare: “Non posso crederci, ma quella è Sanae” il tono di voce riflette la sua felicità che vedo dipinta nel volto, poi si mette a correre nella sua direzione, seguito da tutti gli altri, resto indietro insieme ai miei amici sorridendo soddisfatto.
Yuzo mi sfreccia vicino gridando: “SANAEEEE”
Vedo la ragazza voltarsi alzarsi e correre a perdifiato, quasi travolge Genzo prima e Yuzo poi, mentre quest’ultimo la solleva da terra facendola roteare.
 
 
 
Sento gridare il mio nome, sollevo la testa e dalla radura dove sono le dune vedo tutto il gruppo dell’altra scialuppa, Genzo seguito da Yuzo mi stanno correndo incontro, e io non me lo faccio ripetere due volte, quindi lascio perdere quello che stavo facendo e mi getto tra le loro braccia, Yuzo mi solleva facendomi girare come una trottola, le lacrime escono incontrollate dai miei occhi. Sono vivi: per fortuna sono vivi.
Ci sediamo sotto le palme all’ombra, li aggiorno di quanto accaduto e delle ingenti perdite, noi molte più di loro, l’impatto con il terreno è stato fatale per tanti, i ragazzi non si capacitano della scomparsa dei loro compagni, molti di loro hanno gli occhi lucidi anche se vedo che si voltano in altre direzioni per non farsi sorprendere, stanno piangendo. Noi lo abbiamo già fatto.
Kojiro mi spiazza con una domanda: “Ozora dov’è?”
“Hyuga, sono andati lui, Kenta e Hikaru in esplorazione, per cercare un riparo e dell’acqua”, mi ascolta concentrato, poi afferma: “Abbiamo già trovato un luogo adatto, aspettiamo che tornino e poi ci spostiamo al rifugio, è una grotta dietro una cascata di acqua dolce, è perfetto vedrai” sorride. Strano, lo fa così di rado.
“Bene, speriamo che tornino presto.”
Mi volto vedo Nicole e Lisa osservare tutte le cose che abbiamo raggruppato, poco dopo Lisa viene da me: “Sanae avete un accendino in tutto questo?”
“Sì, abbiamo un accendino, anzi più di uno per l’esattezza” rispondo soddisfatta, dopo aggiungo “Vedi quella pianaccia là sullo scoglio?” annuisce seguendo il mio sguardo, quindi proseguo “Con la bassa marea restano intrappolati molti pesci, c’è sempre cibo in abbondanza.”
“Perfetto perché noi stiamo mangiando solo cocchi da giorni e variare la dieta non mi dispiace per niente” la vedo sorridere poi noto una ferita sulla sua testa vicino alla tempia.
“Che cosa ti è accaduto Lisa?” domando.
“Ah qua –dice portandosi la mano alla nuca – una bella botta mi ha messo fuori uso per quattro-cinque giorni, ho trovato qualcosa di più duro della mia testa – fa finta di pensare poi sorride e aggiunge – e ti assicuro che non è facile!”
Scuoto la testa e sorrido con lei, quando dalla parte opposta a dove sono andati Tsubasa e gli altri sento gridare il mio nome, e non ho neppure bisogno di voltarmi per riconoscere la voce di mio marito e correre tra le sue braccia, finalmente siamo tutti riuniti.


I titoli proposti dopo il 9 capitolo:
Utente Titolo Proposto
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mora79 Boomerang di fuoco
e
L'inferno e la salvezza
anna900 Consejo de Amor
CKS Avventura batticuore sulla crociera dei sogni
khrenek Il gentleman e la guerrigliera
e
Inferno Azzurro
Mare nostrum Capovolgimento di fronte
Genzokun Due per Due
lory81 Tu sei il mio destino
e
Una crociera fatta d’amore
Aranel94 Will it be fate



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Insomma, come vi torna meglio.
Prima della fine della storia metterò i 3 titoli che mi avranno più colpita a votazione, e quello che riceverà il maggior numero di voti diventerà il titolo e vincerà la shottina.
😉

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Sono circa cinque giorni che ci siamo trasferiti nella grotta, finora è la soluzione migliore che abbiamo trovato, difficilmente in questo ambiente riusciremo a scovare di meglio. Anche mio marito trova la sistemazione molto confortevole.
La caverna è veramente grande e spaziosa, ha una camera centrale dove solitamente consumiamo i pasti, abbiamo scelto delle vedette per controllare il mare in cerca dei soccorsi, sulla punta più in alto dell’isola è allestita un enorme catasta di legna, che in caso di avvistamento abbiamo intenzione di accendere.
Anche se per ora di imbarcazioni all’orizzonte, non ne abbiamo vista neppure mezza, credo davvero che i soccorsi non siano mai stati inviati, immagino che tutti staranno piangendo per noi, credendo che siamo morti.
Prima che si accorgano che non è così, passerà molto tempo, il recupero dei corpi nella nave affondata immagino non sarà così immediato, inoltre ci sarà il riconoscimento e solo alla fine si renderanno conto che manca tutta la nazionale al gran completo. Ne passerà di tempo, tanto, tantissimo.
Yayoi è insieme a Hikaru, e dopo giorni finalmente la sento ridere, lui la sta aiutando molto a distrarsi dalla morte di Jun, non posso ancora credere che il baronetto sia morto.
Ci siamo organizzati molto bene, ognuno all’interno del gruppo ha un compito ben preciso, fortunatamente dalle scialuppe abbiamo ricavato molto, sia vestiti, scarpe e molti medicinali.
Kumiko entra nella grotta, trascinando con sé un enorme valigia, ogni tanto il mare ci regala qualcosa, immagino siano i resti della nave che è affondata, mentre i rifiuti di altri spesso diventano un nostro tesoro.
“Guardate cosa ho raccolto sulla spiaggia corallo” abbiamo dato tre nomi alle spiagge presenti sull’isola. Quella Corallo è rosata e molto fine ed è quella dove sono approdati Genzo e il suo gruppo.
Sulla destra c’è l’enorme scogliera che la divide da quella dove invece siamo sbarcati noi. La nostra è stata soprannominata Candida, visto che la sabbia è talmente bianca e impalpabile, che se non fosse per il calore, potresti scambiarla per neve.
L’altra la chiamiamo l’Innominabile, perché è talmente brutta e incasinata, che non riusciamo a trovare un nome adeguato, inoltre è un groviglio di mangrovie dove spesse volte abbiamo visto anche dei serpenti, quindi ce ne teniamo alla larga, credo sia uno dei luoghi più pericolosi dell’isola che fin’ora abbiamo esplorato.
Ci manca da visitare tutta la parte nord, anche se non credo ci sia qualcosa da scoprire oltre la foresta e magari un'altra spiaggia sull’altro lato.
Mi alzo dallo sgabello improvvisato e raggiungo Kumi, quindi la aiuto ad aprire la valigia. Con un coltello forziamo la serratura e quando questa si apre non posso credere ai miei occhi. In confezioni sigillate singolarmente ci sono medicine di ogni genere, mentre un foglio bagnato riporta la scritta MEDICAL GROUP nell’intestazione, prendo il foglio delicatamente e dopo averlo letto scopro che il proprietario era un rappresentante farmaceutico, questa è una piccola fortuna, non c’è che dire.
Iniziamo a riporre i medicinali nell’apposito contenitore, e con nostra grande sorpresa troviamo moltissime confezioni di pillola contraccettiva, grazie a dio penso, in questa situazione ne abbiamo davvero bisogno.
Kumiko quando vede quello che ho tra le mani, inizia a darmi delle leggere gomitate nel fianco sussurrando maliziosa: “Manager adesso libertà.”
Avvampo al solo pensiero di quello che mi sta dicendo e l’ammonisco subito dicendo: “Piantala Kumi” anche se comunque sorrido.
In quell’istante Genzo e Lisa varcano la soglia della grotta, portando con sé un sacco pieno di pesci, lo mette sul tavolo che abbiamo costruito ricavato da tronchi e assi di fortuna, Lisa ci raggiunge
“Ci sono novità?” chiede arrivando alle nostre spalle.
Alzo la scatola vedo che legge poi esclama: “Uh, ma bene – quindi ne afferra una e la mette in tasca – non potevo chiedere di meglio, lo dico anche a Niky.”
Non avevo dubbi, lei non si vergogna, non si sente certo in imbarazzo, sappiamo tutti che lei e Genzo vanno-stanno? Insieme.
“Vado a prendere un po’ di legna per stanotte, il cielo non promette niente di buono, c’è aria di pioggia” detto questo imbocca la porta dell’uscita e scompare com’è venuta.
“Vengo con te” dichiara Genzo e svanisce pure lui.
Alzo gli occhi al cielo per l’atteggiamento dell’italiana, mi sta sulle palle, sembra nata per vivere in questo luogo, mentre noi facciamo una fatica immensa per adattarsi.
Ci ha spiegato che è figlia di un soccorritore, che comunque era abituata alla natura e con Niky per gioco due anni fa avevano fatto una vacanza particolare, perché riguardava un corso di sopravvivenza, che adesso si sta rivelando utilissimo visto che queste due praticamente sanno TUTTO. Le odio.
Mentre formulo questi pensieri rientrano i ragazzi della Toho, seguiti a ruota da Yukari e Yoshiko, dopo compaiono anche Taro e Nicole.
Niky si avvicina “Lisa mi ha detto di venire da voi che in una valigia avete trovato qualcosa d’interessante, ma non mi ha detto cosa.”
Prendo una scatola di pillole e gliela porgo, lei la guarda, la vedo sorridere: “Uh grazie” quindi la fa sparire tra le sue tasche, non prima di averla fatta notare a Taro che vedo leggermente arrossire mentre Niky gli regala un bacio sulle labbra, vorrei essere anch’io spigliata come loro.
I ragazzi della Toho hanno raccolto moltissimi cocchi, come al solito se ne stanno per i fatti loro, non è cambiato molto il loro atteggiamento dall’isola deserta a quando eravamo in Giappone mentre osservo Kojiro ravvivare il fuoco. Abbiamo creato un focolare circondato da pietre, improvvisamente un boato esplode sopra le nostre teste mentre dalle fessure laterali il bagliore filtra nella grotta illuminandola.
Lisa aveva ragione, il temporale sta arrivando, Yoshiko sobbalza e inciampa in una delle sedie improvvisate, finendo addosso a Kojiro, lui l’afferra saldamente per non farla finire a terra, dopo borbotta: “Fa attenzione, dannazione” quindi si allontana bruscamente.
Lei mormora delle scuse sottovoce, io sbotto: “Hyuga un po’ di garbo una volta tanto non guasterebbe”
Cioè non sei l’unico a cui girano le palle perché siamo su un’isola deserta.
Lui arriva di fronte a me, mi alzo fissandolo negli occhi.
“Sanae pensa agli affari tuoi una volta tanto” me lo ringhia quasi sul viso.
“Kojiro non sei l’unico imprigionato su questa maledetta isola, almeno cerchiamo di convivere tranquillamente.”
“Sei l’unica che s’impiccia di tutti! Fatti i fatti tuoi e vedrai che nessuno avrà da ridire” mi tuona sul volto.
Abbasso i pugni e sto per rispondere, quando sento delle mani posarsi sulle mie spalle e tirarmi indietro, mi volto di scatto e lo sguardo contrariato di mio marito è fisso sul mio.
 
 
 
La tensione del gruppo è alle stelle, inoltre Sanae ha sempre una parola di rimprovero per tutti, è davvero insopportabile in questi giorni.
Adesso sta battibeccando con Hyuga e io ho tollerato anche troppo, quindi l’afferro e la faccio voltare con tono fermo e deciso le parlo: “Anego adesso basta – sposto lo sguardo su Kojiro fissandolo – e tu Hyuga cerca di essere un po’ più carino con le ragazze.”
“Ozora fottiti” risponde il bomber nipponico, dopo tira un calcio a una valigia ed esce come una furia.
Vedo Yoshiko per un attimo che resta perplessa, dopo la osservo sparire dietro la tigre: immagino si senta in colpa.
Sanae sta per dire qualcosa, ma la blocco subito.
“Credo che abbia ragione devi pensare più a te stessa Anego” il mio tono è basso, calmo e deciso, lei non replica e torna a fare quello in cui era già impegnata in precedenza.
Hikaru e Yayoi sono rimasti tutto il tempo in silenzio a osservare la scena, li guardo stancamente, ma loro distolgono lo sguardo tornando ai propri affari.
Il fatto di essere Capitano mi pesa, ora come non mai, questa non è una partita di calcio e cercare di andare tutti d’amore e d’accordo è veramente impossibile in questa assurda situazione. Situazione dalla quale non sappiamo assolutamente come uscirne.
 
 
 
Mi sento tremendamente in colpa, se non fossi inciampata, se non fossi stata così sovrappensiero, forse non mi sarei impaurita per quel tuono.
Le prima gocce cadono sulla mia pelle facendomi rabbrividire, mentre attraverso la giungla sto inseguente Kojiro, voglio scusarmi.
Finalmente dopo poco lo trovo che sta camminando verso la spiaggia di Corallo.
“Kojiro aspetta” gli grido dietro.
“Yoshiko torna indietro, non è il caso” mi rimprovera.
Affretto il passo afferrandolo per un braccio, la sua pelle è fuoco, si volta mi fissa negli occhi mentre io deglutisco piano.
Kojiro è sempre stato un mistero per tutti così taciturno e ombroso.
Toglie malamente la mia mano dal suo braccio, poi si volta e prende a camminare di nuovo.
Lo seguo ancora, ma non vedo un tronco quindi metto un piede malamente e cado a terra subendo una storta.
“Ahi!” grido.
Le lacrime salgono agli occhi senza volerlo, mentre con una mano scendo fino alla caviglia che lentamente si sta gonfiando. Kojiro si è fermato, vedo le sue larghe spalle alzarsi e abbassarsi nervosamente sta respirando velocemente è furente, poi si volta e guarda, non dice niente mentre torna verso di me, la pioggia è aumentata e noi ci stiamo bagnando come pulcini.
Si china, afferra la mia gamba poco delicatamente.
“Mi fai male Kojiro” gli dico con le lacrime agli occhi.
“Scusa” mormora continuando a guardare la caviglia, le sue mani sono così calde, vengo percorsa da un brivido.
Lui lo avverte solleva il suo viso incrociando i miei occhi.
“Hai freddo?” chiede con voce più tranquilla.
Nego. Lo fisso negli occhi mentre centinaia di gocce stanno bagnando i suoi capelli neri come la pece, lente gocce cadono dalle sue punte, le sue iridi continuano a fissarmi. D’istinto la mia mano si muove verso il suo volto, ma lui mi afferra il polso stringendolo, non fiato anche se mi fa male, dopo parlo: “Perché sei sempre arrabbiato con il mondo intero?” è da tanto tempo che volevo fargli questa domanda.
Mi fissa ancora il suo sguardo è un misto tra lo stupore e la rabbia.
“Siete tutti dei ragazzini, piccoli e infantili, io a casa ho i miei fratelli e mia madre che mi aspettano, anzi adesso mi crederanno morto: cazzo!” il suo tono è aspro e duro.
Improvvisamente mi si apre un mondo su di lui e la sua condizione di capofamiglia, non ha più un padre e io a questa cosa non avevo mai pensato.
Anche se il mio braccio è ancora imprigionato con il suo, faccio pressione per avvicinare la mano al suo volto, stavolta mi lascia fare, mentre la mia pelle tocca la sua.
Lo vedo socchiudere un attimo gli occhi e sospirare. Dopo li riapre e quello che ci leggo dentro mi fa venire un brivido lungo la schiena.
La mano che era posata a terra per tenere l’equilibrio si solleva e afferra la mia nuca da dietro attirandola verso di lui, le sue labbra sono pericolosamente vicine, non mi ritraggo perché sento anch’io la necessità di baciarlo.
L’accesso alla mia bocca avviene improvvisamente e prepotentemente, mi sta divorando con le sue labbra, mentre avverto la sua lingua all’interno, che esplora quasi con foga.
 
 
 
Yoshiko è qua di fronte a me con questa maglietta bianca impregnata di acqua, che lascia intravedere tutto, sotto ha soltanto il costume, come tutti gli altri del resto, il volto incorniciato dai capelli bagnati. Una domanda, una semplice curiosità che mi fa ribollire il sangue.
Ragazzina, sei soltanto una ragazzina, sono dovuto crescere in fretta, ho dovuto prendere il posto di mio padre ricoprendo più ruoli oltre a quello di figlio, di fratello, ho dovuto assumere anche quello di capo famiglia.
E ora lei mi chiede perché sono sempre incazzato, tu hai avuto il tempo di crescere tranquillamente, a me questo periodo non è stato concesso.
La rabbia, la vicinanza, la trasparenza delle sue forme mi fa eccitare, e non so perché, ma quando lei avvicina la mano, che prima sono riuscito a fermare, al mio viso, perdo il controllo, l’attiro a me e la bacio con foga.
Non si ritrae e risponde al bacio, le lascio il polso ma le afferro la vita, mentre sento le sue braccia cingermi le spalle, la faccio distendere a terra sul manto umido delle foglie, la pioggia continua a cadere, è un incessante rumore che sopisce i nostri respiri spezzati.
L’ odore di bosco, di muschio, di acqua, arriva dritto alle mie narici, mentre avverto anche l’odore di lei.
Le sue gambe si sono dischiuse per accogliere il mio bacino che sta prepotentemente premendo sul suo, la sento inarcarsi mentre con la mano libera salgo a toccare il petto costretto nel costume.
Lascio perdere il seno e inizio a slacciare i pantaloni del mio costume, sono troppo eccitato per aspettare oltre, devo scaricare tutta la rabbia repressa fin’ora, discosto il pezzo sotto per farmi spazio nella sua intimità.
Lei lancia un grido, mentre sento che afferra la mia testa con una mano, mentre l’altra è sul mio gluteo che stringe spasmodicamente, mentre continuo a far mio questo tenero corpo, la sento inarcarsi sotto di me, avverto la pioggia che sbatte sulla maglia dietro la mia schiena.
È fredda, ma io ardo dentro.
Percepisco il suo benessere dal grido soffocato sulla mia bocca, quando sento che il piacere sta per sopraggiungere, esco da lei e lascio che tutto finisca a terra abbandonandomi su di lei.
Stiamo ansimando stremati dall’improvviso gesto.
Mi sollevo, mettendomi in ginocchio tra le sue gambe, per rivestirmi. Lei ancora distesa sta ansimando, le offro la mano, accetta, mi sollevo e aiuto anche lei.
Tiene la caviglia alzata da terra, non ce la fa a camminare, quindi le passo un braccio intorno alla vita sollevandola per le gambe, mentre lei cinge le sue braccia al mio collo.
Nessuno dei due parla mentre torniamo verso la grotta.
Entriamo e la adagio vicino al fuoco per asciugarsi, mi allontano, mentre viene circondata dalle altre ragazze che le chiedono che cosa sia successo.
Anche Hikaru è accorso, quindi mi allontano e raggiungo i miei compagni.
 
Sento subito la moglie del capitano porre le solite cinquantamila domane, mentre Yoshiko risponde a monosillabi.
“No, non mi sono fatta niente, sono solo inciampata in una radice di un albero e per fortuna Kojiro mi ha aiutata a tornare qua, altrimenti non ce l’avrei mai fatta” la sento dichiarare.
Ho raggiunto i ragazzi della mia squadra Ken e Takeshi mi guardano di traverso, e quando li raggiungo il primo a parlare è proprio il portiere: “Tutto bene capitano?”
“No” rispondo secco e senza possibilità di replica, infatti ammutoliscono, perché mi conoscono troppo bene, meglio lasciar perdere i discorsi quando sono così furioso, non mi capacito ancora di cosa mi sia preso in mezzo alla giungla e del perché lei non mi abbia fermato, mi volto un secondo e incrocio lo sguardo di Hikaru, continua a guardarmi, ma alla fine è lui che distoglie i suoi occhi dai miei.




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Prima della fine della storia metterò i 3 titoli che mi avranno più colpita a votazione, e quello che riceverà il maggior numero di voti diventerà il titolo e vincerà la shottina.
😉

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


La prima goccia di pioggia mi fa sollevare lo sguardo al cielo, ma sopra di me soltanto le fronde degli alberi, Genzo è poco più avanti che cammina attento, così lo avverto: “Meglio rientrare, tra poco si scatenerà un bell’acquazzone.”
“Siamo abbastanza lontani Lisa, meglio cercare un altro rifugio” mi risponde.
“Se non torniamo vicino al fuoco ci ammaleremo, e in questa situazione meglio evitare” dichiaro risoluta.
 
Si avvicina, mi guarda, adesso la pioggia è aumentata e ha intriso di acqua il suo cappellino, mentre sento le gocce scendere anche sul mio volto, la maglia si è incollata al tuo torace e io trovo che sia tremendamente sexy.
Sfiora con una mano il mio braccio chiudo gli occhi e sospiro, dopo la nave non ho certo avuto modo di fare l’amore con Genzo, ho memorie vaghe del naufragio, dell’arrivo sull’isola, ricordo solo il mio risveglio e lui che mi tiene tra le sue braccia.
 
La sua calda mano risale lungo tutto il percorso che dalle dita conduce al mio collo, sono scossa da brividi mentre con voce profonda mi chiede: “Hai freddo?”.
 
Nego restando ancora con gli occhi chiusi, non voglio smettere di assaporare tutte queste sensazioni, i brividi che lui sa donarmi, la pioggia che scorre lenta sui miei capelli. Il profumo di terra bagnata si mescola al suo odore, odore di uomo che sento sempre più vicino, più forte, poi il suo respiro: su di me, sulla mia bocca.
 
Le mie labbra sono dischiuse mentre sento la sua tenera carne che ci si posa sopra, “Sei mia” mi sussurra.
 
Avverto le mani scivolare lungo la mia vita, afferrano il bordo inferiore della mia maglia e la sollevano, sotto indosso solamente il costume, sollevo le braccia per facilitarne il compito, gli occhi sempre serrati, mi afferra le mani e le mette sul suo torace già nudo, già lisco per me, i miei polpastrelli passano in rassegna ogni singolo centimetro del suo torso, la sua pelle cambia sotto il mio tocco, si rialza, s’increspa. Come il vento increspa le onde del mare, lo sento ansimare sulla mia bocca.
 
Le sue mani su di me, il suo tocco sempre più deciso imprime la mia carne, sono sulla mia schiena adesso, avverto il sopra del costume scivolare a terra, liberato da lui, si è fermato forse mi sta guardando, non apro ancora gli occhi.
Posso anche immaginare non ho bisogno di vedere, le mie mani toccano lui, è bagnato di pioggia che ancora sento scendere, percorro la linea dei suoi fianchi fino ad arrivare al costume, da sopra la stoffa avverto la sua virilità già turgida per me, la mia pelle si rialza al pensiero di lui dentro di me.
 
Qualcosa cambia, mi afferra i polsi con una sola mano, sono quasi tentata di aprire gli occhi, ma non lo faccio è troppo totalizzante il buio; sentire solo lui e l’acqua che mi scorre addosso.
 
Mi sospinge indietro finché non avverto qualcosa di ruvido che impatta contro la mia schiena, è umido, dalla consistenza sembra legno. Credo sia un albero, lui su di me, lascia libere le mie mani per un attimo e io ne approfitto facendole scendere fino al suo costume quindi lo calo e libero la sua intimità che improvvisamente avverto su di me, con la mano mi sta togliendo il pezzo sotto del costume, come sento che è a terra lo scaccio via con uno spostamento leggero del piede, lo sento premere, mentre imprigiona nuovamente i miei polsi sopra la testa, adesso la sua mano libera solleva la mia gamba destra, i suo baci ardono sul mio collo lasciando una scia infuocata.
 
L’unione è perfetta così decido di tenere ancora chiusi gli occhi non voglio vedere, sento la sua pelle bruciare, le gocce di acqua che cadono mi danno l’impressione di vaporizzarsi all’istante sulle sue spalle che ardono di passione per me.
 
La mia bocca sulla sua epidermide, lo mordo, prima piano, ma quando la passione ci travolge, i miei denti affondano in lui, da basso ventre s’irradia un calore, un formicolio mentre soffoco un grido nell’incavo del suo collo, il piacere mi pervade, come il suo calore che improvvisamente avverto.
 
Restiamo ancora incollati l’uno all’altro, ha liberato le mie mani che adesso si sono aggrappate a lui, le nostre fronti sono unificate, apro gli occhi e mi rendo conto di perdermi in quello sguardo antracite così totalitario, così passionale, dolce, innamorato. Non resisto, non ce lo siamo mai detti, ma sono ancora scossa dall’eccitazione, dal piacere, dall’amore appena consumato quindi dalla mia bocca escono due semplici parole, ma che raccolgono tutto quello che sto provando in questo istante “Ti amo”.
 
Sorride ed è bellissimo, mentre con entrambe le mani prende il volto e sussurra sulle mie labbra: “Io di più.”
 
Il cuore rimbomba nelle mie orecchie, mentre una delle mie mani è posizionata sul suo petto mi rendo conto perfettamente che i nostri battiti hanno unificato il loro ritmo in un unico battito innamorato, ed è fantastico.
 
Si discosta da me lasciandomi libera, raccogliamo gli indumenti e ci vestiamo. Di corsa, tenendoci per mano, torniamo verso la grotta, i nostri corpi ardono ancora, e prima di rientrare, appena scorgiamo l’ingresso, decidiamo di fare un bagno nel laghetto. Tanto più bagnati di così non credo sia davvero possibile, finalmente puliti e rinfrescati in costume entriamo nella grotta sotto lo sguardo incuriosito degli altri ragazzi seduti intorno al fuoco. Sanae si alza subito preoccupata, “Venite ad asciugarvi siete tutti bagnati, vi ammalerete così” c’invita.
 
Niky sorride, mi conosce bene, credo abbia capito che abbiamo già abbastanza caldo per i fatti nostri, infatti la vedo che scuote la testa verso Sanae, poi torna a parlare con Taro.
 
C’è qualcosa che non mi torna dall’immagine che mi si presenta degli altri, Hikaru è vicino a Yayoi, mentre Yoshiko, sta pulendo di cocchi aperti, i ragazzi della Toho sono in un angolo che parlano piano.
È successo qualcosa, ma non riesco a capire che cosa, poi una voce mi distrae è Tsubasa: “Ma la legna poi non l’avete trovata?”
Genzo esplode in una risata “No, Capitano abbiamo preferito fare un bagno” risponde candidamente.
Certe volte l’ingenuità di Ozora mi sorprende e mi fa sorridere di gusto.
 
Restiamo così tutti vicini al fuoco, la notte cala piano piano, facciamo a turno a dormire vicino alle fiamme che illuminano la grotta, se non fosse per la situazione sarebbe così romantico tutto questo. Non dobbiamo assolutamente farlo spengere, non abbiamo fiammiferi o accendini in eterno, meglio tenerlo sempre vivo e scoppiettante.
 
 
Nankatsu casa Ozora (un mese dopo l’affondamento)
 
 
Osservo la TV come da un mese a questa parte, finalmente hanno deciso di recuperare tutti i corpi rimasti all’interno della nave da crociera, avrò una tomba su cui piangere, come l’avrà la madre di Sanae, la mia adorata nuora, in un solo maledetto giorno abbiamo perso i nostri ragazzi.
Un attentato suicida: dicono. La nave è colata a picco a ottanta metri di profondità, non hanno trovato neppure un superstite, non ci hanno dato neppure una speranza, gli elicotteri hanno perlustrato la zona per giorni e giorni, nessun SOS lanciato dalla nave, si sono accorti che qualcosa non andava quando è scomparsa dai Radar, quanto centinaia di parenti hanno iniziato a chiamare le ambasciate dicendo che non riuscivano a mettersi più in contatto con i propri cari, così è stato scoperto tutto.
Così ho capito che avevo perso mio figlio e contemporaneamente mia nuora.
 
Non riesco a piangere perché… perché finché non ritroveranno i loro corpi, la mia mente si rifiuta di credere che sia possibile una cosa del genere.
 
Bussano alla porta vado ad aprire, di fronte a me la madre di Sanae, come ogni giorno viene da noi, immagino non abbia voglia di restare sola, mio marito è tornato sulla sua nave, essendo in marina viene aggiornato costantemente sulle ricerche, dice che preferisce stare in mare per sentire tutto quello che stanno facendo per trovare i ragazzi, dice che a casa impazzirebbe, e mentre vedo Daichi palleggiare in salotto credo che non abbia tutti i torti mentre la madre di Sanae sguscia dentro silenziosa.
 
Ci accomodiamo in cucina aspettiamo come al solito il notiziario del pomeriggio, offro alla mia ospite una tazza di te verde, che accoglie tra le mani in silenzio portandola alla bocca.
 
La musica del TG ci fa riscuotere: la nostra attenzione adesso è tutta per lei

 
Buonasera, ed eccoci come al solito al resoconto giornaliero della tragedia avvenuta in pieno oceano, che ha visto protagonisti l’intera squadra nazionale giovanile del Giappone e le loro compagne, ricordiamo che i nostri ragazzi erano in vacanza premio dopo la vittoria, e che in un attentato alla nave è colata a picco nell’oceano senza restituire alcun corpo, quindi siamo in attesa che i cadaveri siano recuperati dal fondale marino, domani finalmente inizieranno le ricerche, rallentate anche dal maltempo che da cinque giorni a questa parte imperversa su questo tratto di mare, gli esperti hanno stimato che per ritrovare le oltre mille persone tra passeggeri e personale ci vorranno dei mesi, speriamo solamente di poter commemorare i nostri ragazzi e restituire i loro resti alle rispettive famiglie.

 
Il presentatore finisce, la donna e madre come me, seduta al mio fianco, sospira dopo parla: “Tu credi che non ci sia proprio nessuna speranza Natsuko?”
 
Deglutisco, poi rispondo: “Non ne ho la più pallida idea, ti dico solo una cosa, me l’ha detta mio marito, ma ricorda che non è una cosa ufficiale, a lui lo hanno detto perché conosce personalmente il comandante che gestisce i soccorsi, dai primi rilevamenti della telecamera mandata in esplorazione sul fondo del mare, hanno notato la mancanza di due scialuppe, ecco… io mi aggrappo a questo, a quelle due scialuppe, sono giovani, sono forti, voglio credere che siano scappati in qualche modo e che siano sopravvissuti.
Anche per questo mio marito è tornato in mare per seguire le rotte di dove sono naufragati, perché spera sempre di trovarli” le mie stesse parole mi creano una speranza, vedo la signora Nakazawa sorridere e annuire, meglio una flebile speranza che niente.
 
Continuiamo a sorseggiare in nostro te, in attesa di notizie di qualsiasi genere come da un mese a questa parte.




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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Isola dell’oceano (un mese e mezzo dal naufragio)
 
Ho deciso di venire in spiaggia da sola, ho bisogno di riflettere, Hikaru era contrario a lasciarmi da sola, ma non capisco né lui, né Yoshiko; praticamente a mal fatica si parlano, è accaduto qualcosa, ma non capisco cosa, dopo che lei si è fatta male e Kojiro l’ha riaccompagnata al rifugio, è cambiata.
 
Osservo il mare di fronte a me, sto pensando a Hikaru e a quanto mi sia stato vicino in questo periodo, non solo per la morte di Jun, ma mi sta aiutando a sopravvivere su quest’isola.
 
Mi chino raccolgo una conchiglia, voglio utilizzarle come piattini, mentre osservo l’orizzonte, la prendo, poi cammino e ne vedo un’altra, mi sposto mi chino nuovamente e torno a guardare lontano… scorgo qualcosa, aguzzo la vista, sembra del fumo, guardo meglio, è una nuvola.
Però che strano il cielo è limpido, indietreggio e salgo sulle dune alle mie spalle.
 
I miei occhi si allargano a dismisura mentre le conchiglie raccolte mi cadono di mano, sono certa che sia una nave, un’imbarcazione, qualcosa insomma. Le mie gambe si muovono veloci verso l’altura, verso la catasta di legna che abbiamo preparato per attirare l’attenzione, corro talmente veloce che non mi rendo neanche conto che mi sto graffiando tutte le gambe con l’erba alta che sto attraversando, non sono allenata, non sono forte, ma corro velocissima mossa dall’adrenalina che attraversa il mio corpo. Una nave: la prima da quando siamo qua.
 
Arrivo alla catasta, mi getto a terra alla ricerca dei fiammiferi che teniamo lì per l’emergenza, ma il sacchetto in cui erano avvolti deve aver subito dei danni perché vedo delle gocce all’interno, provo ugualmente, prima uno, poi due, poi tre fiammiferi, ma sono bagnati, maledettamente fradici.
 
Impreco, anche se non è mia abitudine, mi volto verso la nave e noto che si sta già allontanando, quindi faccio l’unica cosa possibile, corro nuovamente a chiamare gli altri, sono molto lontana dalla grotta, ma devo farcela.
Se attraverso il sentiero del bosco sicuramente farò prima.
 
 
 
Vorrei avere il mio adorato pallone per scagliarlo lontano contro queste onde che s’infrangono sulla barriera corallina, alle mie spalle Ken e gli altri miei compagni che raccolgono le noci di cocco.
 
Sawada è un piccolo campione per come si arrampica sulle palme e riesce a raggiungere i frutti. La voce del portiere mi riscuote: “Capitano abbiamo riempito tutti i sacchi, torniamo all’accampamento, per oggi abbiamo finito, tu che fai?”
 
Mi volto e rispondo: “Prima faccio un bagno in mare e dopo vi raggiungo”.
 
Ken fa un cenno di assenso verso di me, poi si volta e insieme agli altri torna alla grotta.
 
Mi tolgo la maglia la lascio a terra per tuffarmi tra queste limpide acque cristalline, non riesco a togliermi dalla mente Yoshiko, e quello che è accaduto quindici giorni fa nel bosco. Nuoto fino al limite della barriera e dopo torno indietro, esco dall’acqua e mi distendo sulla roccia per asciugarmi.
 
Sento il sole bruciarmi la pelle, mentre una sensazione di benessere m’invade.
 
Mi sveglio improvvisamente per il rumore del mare, se prima mi aveva accompagnato tra le braccia di Morfeo, adesso mi ha destato, non mi rendo conto dell’ora quindi mi avvio verso la nostra base.
 
Il sentiero che attraverso il bosco conduce alla grotta oramai lo conosciamo tutti a memoria, lo abbiamo attraversato talmente tante volte, che adesso c’è un solco ben delineato. Arrivo in prossimità dell’incrocio che conduce alla sporgenza dove abbiamo i falò pronti per essere accesi in caso di emergenza, e da destra sento sopraggiungere due voci che parlano animatamente. Dalla curva vedo spuntare Yoshiko e Yukari, hanno tra le braccia molte legna, mi avvicino a loro per aiutarle, ma quando lei mi vede le cadono dalle braccia, il suo sguardo confuso mi fa sorridere, mi chino e l’agevolo nel raccoglierle, Yukari è vicino a noi, dopo un po’ sbotta: “Scusate, io mi avvio, perché questa legna pesa tantissimo.”
“Ok, va bene” risponde Yoshiko.
L’amica si è allontanata, con la coda dell’occhio vedo lei che si mordicchia il labbro, “Lascia stare, raggiungi Yukari ci penso io alla legna” intimo rivolto a lei.
 
Si blocca lascia scivolare una mano sulla mia, la ritraggo, mentre l’ammonisco “È meglio che tu non mi tocchi Yoshiko, non voglio che accada come qualche giorno fa, Hikaru è un mio compagno di Nazionale, non voglio litigare con lui”
“Ho lasciato Hikaru!”
Chiara, decisa, risoluta.
Lo sputa così su due piedi, sollevo la testa, ma lei ha lo sguardo fisso al suolo.
“Cosa?”
“Hai capito: l’ho lasciato! Inoltre credo si stia affezionando a Yayoi, sono sempre insieme lo hai visto anche tu no?”
Non rispondo, ma ammetto di averlo notato anch’io.
 
Finisco di raccogliere tutto quello che le era caduto poi mi sollevo, e mi volto per imboccare lo stradello di casa.
Sento la sua delicata mano sulla spalla, mi blocco, si avvicina e sussurra: “Non mi dici niente?”
Non posso certo dirle che voglio ancora stare con lei, ma la sua mano su di me mi fa perdere nuovamente il controllo.
La legna appena raccolta, nuovamente cade al suolo con un tonfo sordo, mi volto mentre suoi occhi mi guardano tra un misto di stupore e eccitazione.
 
 
 
Il suo sguardo come l’altra volta, ancora quegli occhi che m’intimoriscono e che mi fanno vibrare dentro all’anima.
 
Mi afferra per la vita e subito i nostri sessi si sfiorano, gli getto le mani al collo intrecciandole dietro la nuca, accarezzo i suoi capelli mentre la sua lingua s’incastra con la mia, sento che mi solleva leggermente quindi intreccio le gambe ai suoi fianchi mentre le sue mani mi sorreggono i glutei, siamo troppo impegnati a baciarci per sentire i veloci passi che arrivano dal sentiero che conduce alle cataste della legna, lo stesso dove prima ci trovavamo io e Yukari.
 
Mi distacco appena dalle sue labbra per scorgere, poco dopo la curva, Yayoi con le mani alla bocca che ci osserva sbalordita, sembra quasi che stia soffocando un grido. Tento di divincolarmi, ma Kojiro non molla la presa quindi sussurro al suo orecchio: “C’è Yayoi”
Mi lascia improvvisamente e io tocco terra, ma resto comunque aggrappata alle sue spalle mentre lui lentamente si gira, adesso mi trovo praticamente dietro di lui mentre lo sento domandare con voce decisa: “Yayoi ci sono dei problemi?”.
 
Lei è rimasta come pietrificata poi finalmente si riprende e borbotta due parole “Io … Io … ho … ho … avvistato una nave, ma non sono riuscita ad accendere il fuoco”
 
Io e Kojiro ci guardiamo smarriti mentre sento la sua grande mano afferrare la mia e trascinarmi letteralmente nella direzione delle cataste, nel frattempo quando passiamo vicini alla manager gli urla: “Avverti gli altri! Che aspetti: muoviti!”
Lei sembra svegliarsi e finalmente muove dei passi urlando: “Va bene.”
Lui mi sta strattonando, non ce la faccio a tenere il suo passo, quindi mi divincolo dalla sua presa, si volta e gli grido: “Senza di me farai prima… VAI!”
Annuisce e lo vedo sparire, mentre prendo a correre, ma con un’andatura più umana.
 
Arrivo in cima alla radura, Kojiro sta imprecando in tutte le lingue, lo vedo che tenta di accendere il fuoco, ma non riesce, scruto comunque l’orizzonte, ma della nave nessuna traccia.
Arrivo alle sue spalle e lo afferro saldamente “È andata via Kojiro, è inutile.”
Picchia un pugno sull’ammasso di legna che barcolla pericolosamente, volano ingiurie e bestemmie, lo lascio sfogare e vado a mettermi seduta su una roccia, guardo ancora lontano e penso che forse abbiamo delle speranze, è la prima nave che vediamo da quando siamo qua.
 
Poco dopo arrivano tutti gli altri seguiti da Yayoi, al suo fianco Hikaru, non ho il coraggio di guardarlo, tra poco saprà tutto, figuriamoci se lei starà zitta. Tsubasa e Sanae stanno ancora scrutando in lontananza, quindi mi volto e guardando tutti esclamo: “È troppo tardi: è andata via.”
Sento il fiato dei miei amici spezzarsi per la delusione.
Il Capitano parla risoluto: “Da oggi in avanti stabiliremo dei turni di controllo, due a due, per non rischiare di addormentarsi, non dobbiamo farci cogliere impreparati, costruiremo un piccolo riparo per chi farà la guardia e per tenere la legna e i fiammiferi all’asciutto.”
 
“Sì Capitano” urlano in coro la nazionale rimasta.
Tsubasa è sempre il Capitano indiscusso fuori e dentro al campo.
 
Stiamo tornando tutti all’accampamento io e Kojiro stiamo chiudendo la fila, le nostre mani si sfiorano nel movimento della passeggiata, non so come comportarmi con lui, è un ragazzo così ombroso e taciturno.
 
 
 
Stiamo tornando verso la grotta, Hikaru è al mio fianco, non so se immagina quello che sta accadendo tra Yoshiko e Kojiro, quando li ho visti mi è morto un grido in gola per lo stupore, mai e poi mai mi avrei immaginato una cosa del genere, forse è per questo che si sono allontanati lei e Hikaru.
Entriamo nel rifugio e io inizio a preparare il necessario per la cena.
Lisa e Genzo oggi hanno portato molti pesci, Sanae è tra le braccia di Tsubasa che si sta rilassando di fronte al fuoco, da un po’ di giorni è molto stanca e pallida, spero che non si ammali, perché abbiamo delle medicine, ma non per tutto.
 
Yoshiko si avvicina affiancandomi. “Posso aiutarti?” mi domanda. Annuisco, quindi prende un coltello e inizia a pulire i pesci insieme a me.
 
Improvvisamente sento uscire la sua voce: “Ti dispiace non dire niente a Hikaru? Vorrei parlarci prima io di quello che hai visto oggi?” il tono è calmo, pacato ma risoluto.
 
Annuisco ancora poi chiedo: “Stai con Hyuga?”
 
Sorride, non risponde subito, la sento sospirare, poi esclama con una sincerità disarmante. “Sinceramente credo proprio di no”
 
Mi volto, la guardo e insieme iniziamo a ridere.
 
Gli altri ci osservano, mentre vedo uscire Lisa e l’S.G.G.K., monteranno loro il primo turno di guardia alla catasta delle legna.




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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Osservo Sanae piegata in due che sta vomitando al di là della scogliera.
“Tutto bene?” domando.
Alza soltanto una mano e poi vomita di nuovo, sollevo gli occhi al cielo, ci mancava pure lei a sentirsi male; come se non avessimo già dei problemi.
 
Siamo venute a raccogliere i pesci, perché oggi c’è la bassa marea, e lei come gli ha visti ha iniziato a vomitare.
Mi balena un dubbio: “Sanae… non è che sei incinta vero?”
Nega con la testa e flebilmente risponde: “Prendo la pillola da quando siamo arrivati qua”
Rifletto. “E prima scusa?”
“Niente” è arrossita alla risposta.
“E da quanto è che non hai le mestruazioni perdonami?” indago di nuovo.
“Poco prima della crociera perché?”
“E non ti sono più venute? – mi sto alterando - Sanae è un mese e mezzo che siamo qua diavolo!”
 
La vedo, mi guarda smarrita prima di voltarsi e rovesciare nuovamente lo stomaco.
 
Mi passo una mano tra i capelli pensando che davvero ho a che fare con delle ragazzette, ma dove vive questa?
“Secondo me sei rimasta incinta sulla nave, la pillola che hai assunto qua non ti serve a nulla, puoi anche smettere” dichiaro risoluta e un po’ infastidita. Mi verrebbe voglia di prenderla a schiaffi, ma faccio finta di nulla, non è certo il momento dei rimproveri, posso solo immaginare che cosa gli frulli per la testa.
Finalmente è finita, lo stomaco sembra darle tregua quindi passa dalla posizione inginocchiata a quella stramazzata al suolo. Si chiude le ginocchia al petto e inizia a piangere.
 
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo, ma senza farmi sentire. Ci mancava pure questa! Penso.
“Vado a chiamare Tsubasa” la informo.
“Nooo, as … aspetta” mi grida tra un singhiozzo e l’altro.
Mi abbasso e le metto una mano sulla spalla, anche se sento che saltella per il pianto, quindi le accarezzo la schiena per darle conforto.
“Dai, è una bella cosa no?” cerco di apparire più calma possibile.
Con voce ancora impastata dal pianto mormora: “Sarebbe bellissimo se qua ci fosse un ospedale e un medico.”
 
Ha ragione, è terrorizzata e posso anche capirla, ma non posso certo darglielo a vedere, quindi le prendo il volto fra le mani e la obbligo a guardarmi, poi parlo: “A parte il fatto che prima di nove mesi spero di aver alzato il culo da qua – la vedo sorridere alla mia frase – e ricorda che prima le donne partorivano tutte senza il dottore e senza un ospedale quindi ne sarai capace anche tu Sanae; come tutte del resto. Forza, alzati e vai a dare la bella notizia a tuo marito.”
 
 
 
Anche in un’isola deserta siamo riusciti a costruire una specie di pallone, è in atto la partita del secolo sulla spiaggia dove ci siamo arenati con le scialuppe. Sette contro sette, con Genzo in porta come mio avversario, e Yuzo a difendere la mia. Taro nell’altra squadra mi sta facendo vedere i sorci verdi, giocarci insieme è un conto, averlo come avversario tutto un altro. La coppia d’argento lo sostiene nell’avanzata, la scivolata di Hikaru mi fa perdere palla mentre finisco al suolo, siamo decisamente fuori allenamento e giocare sulla sabbia non è certo come giocare sull’erba.
Hikaru saltella felice per avermi rubato il pallone, ma con una mossa torno leggermente indietro, e riesco a fermare l’avanzata del mio compagno rubandogli la palla.
Dalla scogliera vedo arrivare Sanae e dal passo non promette nulla di buono. Quindi mi fermo e dichiaro: “Ragazzi continuate senza di me, torno tra poco”, così vado incontro a mia moglie.
Le sono di fronte, Lisa le sussurra qualcosa all’orecchio, poi mi saluta con un gesto della testa e raggiunge gli altri sulla spiaggia, mi volto leggermente e vedo che anche Genzo adesso le sta andando incontro, penso che siano proprio una bella coppia.
Mia moglie mi distrae dai miei pensieri sospirando, capisco che deve parlarmi, quindi afferro la sua mano intrecciandola con la mia e lentamente mi dirigo verso la scogliera. La sabbia brucia sotto i miei piedi quindi cerco refrigerio sulla battigia, dove anche le onde trovano la sua fine. La sabbia bagnata mi permette di non sentire più il suo calore.
“È un po’ di giorni che sei strana Sanae – indago – ti senti bene?”
“Sì” afferma con una punta di preoccupazione nel volto, dopo si ferma; il sole sta per volgere al pomeriggio, mi tira leggermente poi indicando una direzione dice: “Andiamo a sederci là, sotto la palma, ho bisogno di parlarti”.
Quindi raggiungiamo la nostra meta e mi metto seduto, lei è inginocchiata di fronte a me, tra le mie gambe, mi fissa mentre sta contorcendo la maglietta, le prendo le mani e sussurro: “Ehi, sai che puoi dirmi tutto no!?” annuisce poi sorride “so che non è il luogo migliore e neppure il momento Tsubasa, ma… sono incinta… credo.”
Il mio cuore sobbalza come quando ho fatto goal a Genzo la prima volta, poi la domanda: “Credo?”
“Sì, credo, perché non ho un test di gravidanza qua con me, ma le mestruazioni non le ho più avute, in più ci metti che sono sempre stanca e che oggi il mio stomaco ha deciso di non ingerire niente e di rovesciare fuori ogni cosa; sì, credo che diventeremo genitori.”
La fisso ancora non mi capacito di come possa essere accaduto, “e la pillola?”
“L’ho presa troppo tardi evidentemente ero già in attesa, anzi devo proprio smettere di prenderla adesso.”
Annuisco, lei mi fissa, e nel suoi occhi ci leggo una cosa a cui non avevo pensato per un frangente di secondo: terrore!
Sì, terrore di partorire qua su un’isola deserta, mi muore in fiato in gola se penso ai rischi, ma non posso farmi vedere preoccupato e dalla mia bocca escono solo parole rassicuranti: “Andremo via di qua prima dell’arrivo del bambino Sanae, stai tranquilla, sono convinto che i nostri genitori ci stiano cercando, non si sono arresi: ne sono certo.”
Lei solleva il volto guardandomi smarrita, io allargo le braccia quindi mi travolge con tutto il corpo facendomi finire a terra, e piange, piange disperata, mentre le sussurro: “Devi essere felice avremo un figlio” tra un singhiozzo e l’altro risponde: “o una figlia” e io ammetto “Già, o una figlia”.




I titoli proposti dopo il 13 capitolo:
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Prima della fine della storia metterò i 3 titoli che mi avranno più colpita a votazione, e quello che riceverà il maggior numero di voti diventerà il titolo e vincerà la shottina.
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PS=Chiedo scusa per il ritardo, ma questo non è un buon periodo ed ho davvero poco tempo. Il capitolo è breve ma non ho potuto rileggere di più... meglio di niente.
Scusate ancora e grazie.

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Isola dell’oceano (due mesi e mezzo dal naufragio)

Non so come ho fatto a farmi convincere a venire sulla montagna che si erge sull’isola. Per cosa poi? Sono insieme a Teppei, Hajime e Yuzo, i quattro dell’ave Maria, mi scappa un sorriso.
“Che hai da ridere” mi rimprovera Yuzo.
“Non ho ancora capito che diavolo siamo venuti a fare” dichiaro tra l’incazzato e lo stanco.
È Teppei a rispondere: “Te l’ho già spiegato seguiamo a ritroso il ruscello che arriva alla grotta, evidentemente arriva da molto in alto visto che non si esaurisce mai, magari da quell’altezza possiamo scorgere oltre le tre isolette che vediamo di solito da più basso.”
“Cioè, ma voi credete veramente che siamo vicini a un continente? Illusi!”
“Non essere pessimista” mi rimprovera Hajime, mentre i nostri passi si susseguono seguendo il ruscello.
Usciamo dalla giungla e un enorme radura si apre ai nostri occhi.
“Non crederete davvero di voler attraversare quell’erba alta vero?”
“Perché dov’è il problema scusa?” chiede Yuzo passandomi un braccio intorno al collo e spettinandomi i capelli.
“Piantala tu” lo ammonisco, perché la sua vicinanza tutte le volte… Cazzo, non deve saperlo quello che provo; quindi malamente tolgo il braccio.
“Uh come siamo irascibili” mi canzona.
Per tutti gli dei, quanto lo odio quando fa così.
Pur di mitigare il suo odore da me mi allontano verso l’erba che prima non volevo attraversare, infatti me lo fa subito notare. “Izawa, ma tu!? Non avevi detto di non volerla attraversare?” chiede tra lo stupito e la presa di culo, allargando le braccia.
“Ho cambiato idea: muoviamoci, non voglio farci notte” affermo stancamente, non vedo l’ora di finire questa gita assurda in nuova scoperta, si sta così bene alla grotta e alla spiaggia cavolo!
Con un bastone setaccio l’erba e attraversata la radura mi tranquillizzo, ma alla fine di questa il ruscello si dirama in due direzioni; sbuffo, ci toccherà provare in entrambe le direzioni.
Ma è Yuzo a parlare: “Io e Mamoru andiamo di qua a destra, voi due a sinistra, tra circa un’ora ci ritroviamo qua ok?”
Non voglio rimanere solo con lui, mi volto tra lo scazzato e il terrorizzato, già è stata un’agonia dividere la cabina con lui, adesso che non siamo più insieme in uno spazio così angusto riesco a gestire meglio i miei istinti, ma se restiamo soli ogni mio buon proposito va a farsi benedire.
Non faccio in tempo a protestare che Teppei e Hajime hanno già preso a sinistra seguendo il ruscello, roteo gli occhi rivolti al cielo e sospiro, dopo pochi passi e Yuzo a parlare: “Ti vedo strano ultimamente: problemi?”
Sì, problemi, con te: cavolo! Con te che esci dalla doccia come se niente fosse, con un solo asciugamano avvolto in vita, con te che in cabina ti cambi in quel modo così così… che diavolo: solo tu lo sai fare! E vogliamo parlare della piscina… di quando nuoti, oppure di quando ti sei messo il completo elegante per la serata di gala? Questo tutto quello che avrei voluto urlare, ma sento la mia voce rispondere per me: “No perché?”
“Sei strano da quando abbiamo iniziato la crociera e ora anche qua sull’isola sembra sempre che tu ti trattenga.”
“Ma fammi il piacere Yuzo, mi girano i coglioni, come a tutti del resto, sono più di due mesi che siamo su questa cazzo di isola, e fino a ora abbiamo visto solamente una nave, non andremo mai via da qua” sbotto, non ne posso più, e non capisco dove voglia arrivare. Allungo il passo per allontanarmi da lui, che oltretutto lo sento sorridere beffardo dietro di me.
Taccio che è meglio; lo prenderei a sberle in questo momento.
“Come siamo pessimisti.”
Ha proprio voglia di litigare oggi, cavolo; aumento l’andatura così arriviamo prima e tutto finisce in fretta.
Si decide a ignorarmi: finalmente! Quindi arriviamo in vetta alla montagna e in alto su una roccia ci mettiamo a osservare il panorama.
“Visto che ti avevo detto?! Niente di niente, che pensavate di trovare? Siamo in mezzo al nulla: cazzo!” il tono è alto e infuriato, siamo saliti quassù per niente e inoltre sono solo con lui, voglio tornare indietro.
“Ehi, Mamoru, calmati” il timbro di voce calmo come al solito, e se possibile mi fa imbestialire di più.
“Dai, torniamo indietro, non voglio farci notte.”
“Ma piantala è mattina” mi ammonisce Yuzo.
Scendo dalla roccia malamente, metto un piede in fallo e picchio l’altro contro la roccia, Yuzo inizia a ridere alle mie spalle mentre io saltello su un piede solo.
Dopo aver imprecato contro tutti gli dei, mi siedo sulla roccia che prima mi è servita da vedetta.
Lui si avvicina chinandosi, sposto il piede “Non è niente lascia fare” gli dico.
“Piantala di fare il bambino e fammi vedere” quindi afferra la gamba e osserva la ferita.
Alzo nuovamente gli occhi al cielo, poi la lascia, si toglie dalle spalle lo zaino prende una bottiglia con l’acqua e torna verso di me.
Allungo il braccio per prendere la bottiglia intimandogli “Dai faccio da solo”.
“Izawa, adesso mi hai stufato voglio sapere perché sei sempre così scontroso con me: ti ho fatto qualcosa?” indaga improvvisamente.
No, veramente sarebbe più appropriato dire che cosa vorrei farti io, ma non mi sembra né il luogo, né il momento.
Così lo osservo mentre si avvicina incrocia le braccia al petto poi aggiunge incalzante: “Allora?”
Mi alzo siamo l’uno di fronte all’altro sibilo fissandolo negli occhi “Te l’ho già detto, non mi hai fatto niente, mi girano perché siamo qua.”
“Allora perché non ti credo?” scioglie le braccia e posa le sue mani sulle mie spalle scuotendomi leggermente.
Pessima, pessima idea.
Il suo profumo, è troppo vicino, lo sento distintamente.
Il calore delle sue mani su di me, un contatto che non lo avevo calcolato.
Il mio respiro si spezza.
Cerco di scrollarmi le mani dalle spalle, ma non ci riesco; mi tiene saldamente.
“Sto ancora aspettando una risposta” insiste.
Te la do io ora la risposta, vuoi sapere che cosa ho, bene benissimo.
Lo afferro con entrambe le mani per la maglia e sbatto le mie labbra contro le sue, i suoi occhi si allargano, ma non gli do il tempo, cerco l’accesso alla bocca e dopo una leggera lotta cede sotto la mia pressione. I suoi occhi adesso sono serrati, le sue mani hanno lasciato le mie spalle, mentre giacciono immobili lungo i suoi fianchi, lascio andare la maglia, mentre le mie dita scendono lungo i fianchi, ha un fremito, gli cingo la vita e lo attiro a me, e lo bacio, ancora e ancora, risponde, mentre avverto che le nostre lingue intrecciarsi.
Le sue braccia ancora immobili.
Il bacio cessa ci stacchiamo, le palpebre si aprono, i nostri sguardi si incatenano, mentre sento uscire dalla mia bocca soltanto alcune parole “Ecco che cosa avevo: bisogno di te.”
Annuisce gli occhi sbattono velocemente mentre continua a fissarmi.
Adesso sono io a parlare: “Hai perso la voce? Beh, non dici niente?”
Prende fiato e sorride, adoro quell’espressione, potrei morire per quel sorriso, per la sua bocca, per quelle labbra.
“Non so ancora quanto dovevo provocarti per farti uscire allo scoperto.” Ammette candidamente.
I miei occhi li sento diventare talmente grandi che quasi ne avverto il dolore.
“Vuoi dire che tu, lo hai fatto di proposito a provocarmi?”
Annuisce e poi sorride.
“Mamoru è da un po’ che ho capito… volevo giocare con te, e ci sono riuscito direi.”
Mi passo una mano tra i capelli, perché solo ora mi rendo conto di esserci caduto con i panni e tutto nella sua trappola.
“Sei impossibile lo sai?”
“E tu sei un testone duro, che cosa stavi aspettando, eh?”
“Magari di sapere i tuoi gusti?”
“Perché mi hai mai visto uscire con qualcuna?”
Rifletto… “Pensandoci, no!”
“Risolto il mistero, dai torniamo indietro o gli altri si preoccuperanno.”
Si volta e prende la via da dove siamo arrivati, allungo il passo lo afferro per un braccio quindi lo faccio voltare
“Non penserai mica di cavartela così vero?”
E imprigiono nuovamente la sua bocca.
 
 
 
Isola dell’oceano atlantico (quattro mesi dopo il naufragio)
 
 
L’isola è grande, ma abbiamo comunque deciso di andare in nuova scoperta in una delle tre isolette più vicine, abbiamo fatto una specie di spedizione, siamo io Genzo, Kojiro, Taro, Nicole, Yuzo; Mamoru, le altre ragazze sono rimaste con Sanae, voleva venire anche Tsubasa, ma meglio che stia con la moglie, visto che le nausee non le danno ancora tregua, spero che tra poco le passino.
Siamo sull’imbarcazione e Genzo e Kojiro si danno il cambio per remare a turno, seguiti poi dagli altri, anche se in confronto a loro due, belli massicci; gli altri sembrano dei ragazzini.
Sono seduta di fronte a Nicole, ha lo sguardo lontano, i ragazzi invece stanno parlando di calcio, come al solito, anche perché in tutto il giorno, a parte cercare il cibo, non abbiamo molto altro da fare.
“Niky? Che cosa ti preoccupa?”
“Sto pensando a Sanae, Lisa, temo che dovremmo prepararci al peggio e cioè affrontare un parto, qua!”
“Cavolo Nicole, non essere così pessimista” l’ammonisco.
“Lisa, sono quattro mesi che siamo qua e abbiamo visto soltanto una nave, se tanto mi da tanto, lei partorirà qua… e noi non siamo, né attrezzati, né pronti, c’è qualcuno qua che reggerebbe al sangue? Alle grida e ai dolori?” il tono di voce si è alzato quindi adesso tutti i ragazzi stanno ascoltando.
“È tanto che ci penso anch’io” mi volto è Taro che parla, a quanto pare sembra io abbia evidentemente sottovalutato il problema.
“Che cosa possiamo fare?” chiedo allarmata.
“Penso che un gruppo di noi dovrebbe provare a raggiungere il continente” è Mamoru a parlare adesso.
Genzo si volta e lo fissa incredulo. Poi sbotta: “È un viaggio suicida, siete tutti impazziti? – adesso sta guardando tutti – Lasciare l’isola è morte certa, far partorire Sanae è meno rischioso, le donne lo hanno sempre fatto, perché lei non dovrebbe riuscirci?”
Ha perfettamente ragione, i rischi minori sono affrontare il parto, quindi lo affianco e sostengo la sua teoria: “Ragazzi stiamo calmi, io me la sento di aiutare Sanae senza problemi, credo che anche Yoshiko e Yayoi non siano così sprovvedute, dopotutto hanno sempre fatto le manager e di ferite ne hanno viste, e tu Nicole – dico fissando la mia amica – abbiamo fatto un corso di sopravvivenza non siamo così digiune.”
“Lisa… non ci hanno insegnato a far partorire qualcuno!”
“Vero, però ci hanno insegnato ad affrontare le emergenze … e questa lo è.”
“Dobbiamo sperare soltanto in un miracolo, che qualcuno trovi questa maledetta isola, è che abbiano scoperto che non siamo morti” annuiamo tutti al ragionamento finale espresso da Yuzo.
Siamo quasi arrivati alla meta, quindi Genzo e Kojiro scendono in mare per guidare la scialuppa fino alla spiaggia e bloccarla sul bagnasciuga.
Tutti scendiamo, ci guardiamo un attimo in torno per valutare il da farsi, è mattina presto, contiamo di tornare prima del tramonto, l’isola è piccola, ma la montagna che la domina è molto alta, sicuramente più di quella dove abbiamo il nostro rifugio.
 
 
 
Ci stiamo arrampicando su per la montagna, io e Lisa, Yuzo e Mamoru sono rimasti alla spiaggia, Taro Nicole e Kojiro si sono addentrati alla ricerca di cibo.
Lei è di fronte a me, ha dei jeans strappati sotto il taglio del sedere, in vita una cintura con il fedele coltello, un top oramai strappato e con molte macchie, che nonostante proviamo a lavare non vengono via.
Sembriamo proprio dei disperati, ma con quella pelle dorata dal sole trovo che sia estremamente bella ed eccitante. Con passo svelto sta salendo la montagna e io non riesco a distogliere lo sguardo dal suo sedere.
Sospiro, perché francamente avrei voglia di lei in questo momento, ma è testarda e quando si mette in testa una cosa, non puoi smontarla, quindi se ha deciso che deve arrivare alla vetta, ci arriverà con o senza di me.
“Ehi, rallenta, non dobbiamo mica affrontare i mondiali di scalata!” l’accuso.
“Portiere non mi dirai mica che sei già stanco?” si è voltata, il suo sguardo quasi alla mia altezza visto che il viottolo è in salita e lei si trova di fronte nella parte più alta, ha le braccia incrociate al petto, si è legata i capelli con un laccio, così da formare una lunga coda alta che le ricade dietro la schiena, fa molto caldo, ma non è sudata, non capisco come ci riesca, io avrei già bisogno di una doccia.
Per fortuna la strada adesso è all’interno di un piccolo boschetto e siamo all’ombra di queste fronde che ci regalano un po’ di frescura.



I titoli proposti dopo il 14 capitolo:
Utente Titolo Proposto
sternbozzola Love Boat
mora79 Boomerang di fuoco
e
L'inferno e la salvezza
anna900 Consejo de Amor
CKS Avventura batticuore sulla crociera dei sogni
e
From Heaven to Hell (Will Love save us?)
khrenek Il gentleman e la guerrigliera
e
Inferno Azzurro
Mare nostrum Capovolgimento di fronte
Genzokun Due per Due
lory81 Tu sei il mio destino
e
Una crociera fatta d’amore
Aranel94 Will it be fate



Vuoi proporre un titolo?
Ecco come fare:
- puoi suggerirlo mentre fai una reccina
- puoi semplicemente mandarmi un messaggio privato se non hai voglia di recensire.
- puoi anche su FB sul mio profilo https://www.facebook.com/profile.php?id=100009882371688)


Insomma, come vi torna meglio.
Prima della fine della storia metterò i 3 titoli che mi avranno più colpita a votazione, e quello che riceverà il maggior numero di voti diventerà il titolo e vincerà la shottina.
😉

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Oceano atlantico imbarcazione di Koudai Ozora (quattro mesi dopo il naufragio)
 
Ci stiamo dirigendo verso il luogo di affondamento, la persona che segue le ricerche mi ha chiamato, è un mio carissimo amico.
È tutto pronto per il passaggio dalla mia imbarcazione alla sua, quindi scendo nella scialuppa e raggiungo l’altra, è più piccola di quella che manovro io, ed è una nave appositamente per le ricerche.
Mi accolgono calorosamente, e mi fanno accomodare in sala comandi, il capitano della RED mi accoglie caldamente.
“Ozora benvenuto: ho ottime notizie!” esclama felice.
“Ti ringrazio questa attesa ci sta uccidendo” ammetto.
“Abbiamo osservato con le telecamere i fondali e come già ti avevo detto all’appello mancano due scialuppe” parla preciso, sta andando dritto al problema è già passato così tanto tempo.
Annuisco.
“Vai avanti” lo incito, ho sete di sapere se c’è ancora una speranza o no.
“Inoltre abbiamo recuperato quasi tutti i cadaveri che si trovavano sul lato dove aveva la cabina tuo figlio e tua nuora, inoltre nello stesso piano alloggiava tutta la nazionale”
“Lo so” mi ero già informato, erano tutti insieme, come sempre del resto.
“Bene, non abbiamo ritrovato NESSUNO dei ragazzi, io credo davvero che siano andati via con le due scialuppe, sono gli unici che mancano all’appello, più due ragazze italiane che alloggiavano nello stesso lato anche se a ponti differenti. Può benissimo essere che siano tutti insieme, non riusciamo a capire come abbiano fatto, dalle ricostruzioni doveva essere molto presto quando è esploso l’ordigno”
“All’incirca a che ore?” domando incuriosito.
“Tra le 5.30 e le 6.30”
Sorriso perché so perfettamente che cosa stavano facendo.
“Evidentemente erano in palestra ad allenarsi, conoscendo mio figlio li avrà tirati giù dal letto molto presto per mantenere la forma fisica dei suoi compagni” non ci può essere altra spiegazione, so che erano in vacanza, ma conoscendo Tsubasa scommetto che non li ha fatti stare due settimane in completo riposo, impossibile!
“Tornerebbe tutto, visto che la palestra si trova proprio in fondo al corridoio dove alloggiavano i ragazzi.”
“Bene ti ringrazio, ho bisogno ancora di un favore, se possibile”
“Chiedimi tutto quello che vuoi” il tono è cordiale e sincero, quindi non mi faccio scrupoli per quello che sto per chiedere.
“Vorrei tutte le carte nautiche, delle correnti, delle rotte, del tempo, dei venti di tutto quello che è possibile trovare sui dieci - quindici giorni dopo l’incidente, voglio provare a fare un’ipotesi di dove possono essere stati trascinati, ammesso che siano ancora vivi, ma voglio provarci” sono deciso e risoluto, c’è una speranza e voglio cavalcarla.
“Non temere ti farò avere tutto entro un settimana, dammi il tempo di organizzare”
“Ti ringrazio molto per tutto l’aiuto che mi stai dando” lo guardo adesso con riconoscenza mentre è lui a parlare di nuovo.
“Dovere. Ricorda che non dimentico la volta che mi sei venuto a salvare in mezzo a quella tempesta, ti ho detto che se avessi avuto la possibilità avrei ricambiato il favore. Bene, adesso ne ho la possibilità e posso finalmente sdebitarmi, e spero caldamente che siano ancora tutti vivi” il tono e limpido e commosso anche lui ha una figlia, quindi può capirmi.
Entrambi ci congediamo con un inchino.
Torno sulla mia nave; veloce vado in cabina di comando e chiamo mia moglie.
 
 
 
 
Squilla il telefono, mi riscuoto perché sto dormendo, è notte, inizio a tremare, ne sono certa è LA TELEFONATA, quella dove mi diranno che hanno ritrovato i corpi dei ragazzi.
Allungo la mano tremante verso la lampada, l’accendo, guardo ancora un attimo il telefono che continua a suonare, quasi mi arreca fastidio questo suono, prima non vedevo l’ora che suonasse per aver notizie, adesso lo odio, lo odio con tutta me stessa, dopo quattro mesi le speranze sono scomparse sono finite e questa… questa è LA TELEFONATA.
Non riesco a fermare le mie dita, quindi mi allungo ancora un po’ di più e afferro la cornetta saldamente cercando di arrestare il tremore che ora si è esteso a tutto il corpo, la sollevo e porto l’oggetto all’orecchio sussurrando un “Pronto” stentato.
Dopo la calda voce di lui, il padre dei miei figli che dall’altro capo quasi m’investe “Natsuko potrebbero essere vivi, hanno perlustrato tutto il lato dove alloggiavano e di loro non hanno trovato NESSUNO, se lo sommi al fatto che mancano due scialuppe, forse, Natsuko forse, si sono salvati, adesso dobbiamo soltanto capire le correnti dove li hanno portati.”
Inizio a piangere come una disperata, mentre mio marito continua a ripetere che c’è una possibilità, una sola, ma c’è.
Appena riattacca il telefono, lo sollevo nuovamente e compongo l’unico numero che da tre mesi a questa parte conosco meglio del mio, dall’altro lato la voce tremante della mia consuocera sussurra un “Pronto” sofferto, e piangendo la informo di tutto quello che mi ha detto mio marito, adesso il suo pianto si confonde al mio.
 
 
 
 
Isola dell’oceano (cinque mesi dal naufragio)

Osservo le carte nautiche che mi hanno consegnato da due giorni a questa parte.
Non è stato facile reperire tutto, sono due giorni che non dormo cercando di fare il punto della situazione, spulciando ogni singolo angolo di oceano dove le correnti possono aver spinto i ragazzi.
Ci sono molte isolette per fortuna, provarle tutte è impossibile devo trovare una soluzione sicura per ridurre al minimo le probabilità.
Mi volto verso il televisore dove finalmente vedo la notizia ufficiale.
 
Buonasera gentili telespettatori, oramai è ufficiale che dopo l’attentato alla nave da crociera e dopo che sono stati recuperati tutti i corpi all’interno dell’imbarcazione, è certo che la nostra nazionale giovanile manca completamente all’appello ed è altrettanto appurato la mancanza di due scialuppe
Viene ipotizzato che i ragazzi potessero trovarsi al momento dell’attentato in palestra per allenarsi, questo li avrebbe fatti trovare in una posizione di vantaggio rispetto agli altri passeggeri che stavano dormendo; quindi, forse, colti impreparati gli attentatori, non si sono accorti della loro fuga.
Nell’elenco dei dispersi si aggiungono anche due ragazze italiane in vacanza premio per la maturità, anche loro si apprende fossero nello stesso lato dove alloggiavano i calciatori, perciò è possibile che siano tutti insieme, possiamo soltanto sperare che siano naufragati sulle molte isole che sono presenti nella zona.
 
La voce si disperde così torno a concentrarmi su quello che devo fare, cioè trovare mio figlio.
La scrivania è invasa, come al solito, da decine e decine di mappe e fogli, sto cercando di ricostruire almeno i quindici giorni successivi al naufragio attraverso le correnti i venti e le condizioni meteorologiche, il vero problema è che c’è stato un terribile ciclone ed è difficilissimo capire da che parte possono essere stati spinti.
 
 
 
 
Isola dell’oceano atlantico (cinque mesi dopo il naufragio)

Osservo Hikaru, che sta giocando sulla spiaggia con Yayoi. Ci siamo chiariti e abbiamo deciso che proprio non siamo destinati, ricordo ancora come il giorno dopo a quello che era accaduto con Kojiro, io abbia deciso di parlargli.
 
 
Per pura fortuna siamo rimasti dentro la grotta da soli, io perché ho scordato un cesto, lui perché si è svegliato tardi, ieri sera ha fatto il turno per individuare le navi insieme a Taro.
Mi avvicino mettendomi seduta con le gambe incrociate di fronte al suo giaciglio, “Ti devo parlare” mormoro.
“Anch’io” mi risponde, non riesco a guardarlo negli occhi dopo quello che è accaduto con Kojiro nel bosco.
“Non credo sia una buona idea tornare insieme, io sono troppo confusa” ammetto imbarazzata.
Si è voltato e alzato, mi sta dando le spalle, stringe i pugni lungo i fianchi.
“È successo qualcosa con Hyuga vero?”

Sobbalzo, com’è possibile che si sia accorto di tutto?
Non riesco a rispondere, abbasso lo sguardo a terra e prendo aria, ma lui continua.
“Quando siete rientrati dopo il temporale, ho capito subito che era accaduto qualcosa, eravate strani entrambi, tu sembravi imbarazzata e lui… lui era visibilmente nervoso, dopo mi ha guardato spesso, ho capito subito che tra voi due era successo qualcosa.”
“Mi dispiace” sussurro.
Si volta, così sollevo il viso per poterlo vedere, il suo volto è teso e mi sta fissando, “Dove abbiamo sbagliato Yoshiko?”
“Non lo so, Hikaru, ma… forse quello che avevamo creduto amore, semplicemente non lo era.”
“Già, forse” ci pensa, non è arrabbiato, ma perplesso, forse si sta chiedendo anche lui com’è possibile che sia finita la nostra storia.
“E tu che mi dici di Yayoi” si riscuote dai suoi pensieri.
“La sto aiutando a superare la morte di Jun.”
Gli sorrido, so che davvero è iniziata così, ne sono certa, ma dopo… dopo io ho visto dell’altro, forse lui non ne è ancora consapevole, ma io lo conosco bene Hikaru, sempre disponibile, buono e pronto ad aiutare gli altri, ma vedo come la guarda, come la segue, com’è premuroso nei suoi confronti.
“Non credo sia solo quello Hikaru, ti conosco, provi qualcosa per lei.”
“Non credo” lo dice, ma è pensieroso.
Mi alzo, lo abbraccio, lui fa altrettanto, e per la prima volta non sento più quello che sentivo in precedenza, sono certa, non lo amo più.
“Mi dispiace.”
“Anche a me.”
Ci sciogliamo l’uno dalle braccia dell’altro e torniamo a fare quello che ci eravamo prefissi.
 
 
Sono due giorni che abbiamo chiarito con Yoshiko, sono sulla spiaggia che sto osservando Yayoi raccogliere delle conchiglie, vuole farne dei piattini, è veramente carina, con quei capelli rossi che le scendono lungo le spalle e risplendono sotto i raggi del sole.
“Si è ripresa bene dalla morte di Jun finalmente” è il Capitano a parlare, mi fa scuotere, non me lo aspettavo, siamo all’ombra di una palma, le ragazze sono sparpagliate e indaffarate a fare vari lavoretti, noi siamo appena tornati dopo aver raccolto i pesci, c’era bassa marea stamattina, era il momento migliore.
“Sì, mi sembra che stia decisamente meglio, all’inizio ero preoccupato, ma poi piano piano, l’ho vista stare sempre meglio.”
“Gli sei stato molto vicino, hai fatto bene.”
Annuisco.
“Con Yoshiko invece?” chiede.
“Non siamo destinati, abbiamo riprovato e… niente, e poi non so se ti sei accorto, ma tra lei e Kojiro è accaduto qualcosa.”
“Sanae me lo aveva detto, ma sai come sono fatto, sono cose vostre, non mi va di ficcare il naso.”
“Grazie Capitano.”
“E di cosa, va da lei” esclama indicando Aoba in riva alla spiaggia
“Ma io…” sono imbarazzato
“Certe volte fare l’innocente e lo svagato torna utile, ma non sono scemo, vi vedo come vi guardate… va” si alza lasciandomi da solo. Lo vedo dirigersi verso Sanae, la cinge da dietro e le regala un bacio sul collo, lei per tutta risposta si volta, controsole noto il suo ventre arrotondato dalla gravidanza, è così tenera. Dopo per mano se ne vanno lasciandomi solo con Yayoi.
Sospiro, non so davvero che fare, o per lo meno, pare che tutti lo sappiano a partire dal Capitano e Yoshiko, che vedono qualcosa tra me e la rossa, ma… Jun era un mio amico, un compagno, una brava persona, mi sembra di tradirlo nel fare la corte alla sua ragazza, tutto è partito dal esserle di supporto, ma ora.
Mi alzo, scuoto la sabbia e a lenti passi mi avvicino a lei.
“Ne hai trovate a sufficienza?” dico arrivandole alle spalle, lei sobbalza si volta e portandosi una mano al petto afferma: “Mi hai spaventata” sorride.
Sì: è davvero bella.
“Credo che manchino circa due o tre conchiglie, solo che quelle che sto trovando qua sono tutte piccole” esclama facendomi vedere il piccolo tesoro che tiene tra le mani.
“Andiamo all’altra spiaggia se vuoi, magari la mareggiata dell’altro giorno ne ha portate altre.”
“Va bene” quindi si volta e inizia a camminare sul bagnasciuga, io mi sposto al suo fianco, ogni tanto le nostre mani si sfiorano mentre dondolano.
La osservo trasversalmente, ma lei guarda dall’altro lato verso il mare. Sospira, dopo parla: “Secondo te è giusto sentirsi in colpa per qualcosa che non puoi gestire?”
“Che cosa non riesci a gestire?” chiedo incuriosito dalla sua frase.
“I sentimenti, ho sempre amato Jun, e ora mi sento in colpa perché lui non c’è più e io… lo sto dimenticando.”
Siamo al limite della scogliera, mi fermo e prendo le sue mani tra le mie, mi fissa… i suoi occhi, meravigliosi, di un verde smeraldo, spettacolari.
“Lui resterà sempre nel tuo cuore, ma credo che tu debba andare avanti.”
“Lo so, e lo sto facendo, ma mi sento in colpa.”
“Per cosa ti senti in colpa? Nessuno poteva fare niente per lui Yayoi.”
Scuote la testa e sorride.
“Lo so, non è per quello, è che… non so come spiegare è per…”
Si solleva sulle punte e deposita un flebile bacio sulla mia guancia, discende subito le sue guance sono incandescenti, mentre a occhi bassi mormora: “È per questo.”
Lascio una sua mano e metto due dita sotto al suo mento sollevandolo, mi avvicino e stavolta sono io che accorcio le distanze baciandola direttamente sulle labbra, poso la fronte con la sua. “La vita va avanti e i sentimenti spesso ci aiutano in questo.”
“Mi fa strano essere baciata da qualcuno che non sia Jun” dice passando le braccia intorno alla mia vita e stringendo forte.
La sua testa contro il mio petto, le mie mani che accarezzano dolcemente i capelli ramati, sono seta sotto il mio tocco.
“E io non ho mai immaginato che un giorno avrei baciato proprio te” dichiaro mentre le mie labbra sfiorano i suoi capelli, che morbidi e setosi profumano di salsedine.
Ci distacchiamo le afferro la mano e riprendiamo a camminare verso la scogliera, abbiamo capito, ma credo che sia ancora presto per qualsiasi altra cosa.





Aggiornamenti per  il titolo...

Volevo fare una votazione tra tre titoli, ma confesso di essermi innamorata di uno...
Inferno Azzurro

Quindi che dire... finalmente abbiamo un titolo.
Khrenek quindi avrà diritto ad una shottina, ci sentiamo poi in pvt per i dettagli.
Grazie a tutti di aver partecipato a questo nuovo 'gioco'.
Sanae77

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Isola dell’oceano (sei mesi dal naufragio)
 


Finalmente ho ristretto l’area di ricerca. Ho di fronte a me la lettera dei miei superiori, non li ringrazierò mai abbastanza.
 
Gentile Capitano Ozora
La informiamo di aver accettato la sua richiesta per l’utilizzo della piccola imbarcazione in supporto alla sua nave per consentire l’avvicinamento alle isole minori da lei individuate nelle ricerche.
A fronte di tanti anni di servizio le auguriamo di ritrovare sia suo figlio che l’intera nazionale del nostro amato paese.
Buona fortuna
 
Ho individuato circa dieci isole possibili, sulle quali le correnti potrebbero averli spinti.
Con la mia nave ci stiamo dirigendo in zona, domani andiamo in perlustrazione della prima.
 
Ho la cartina di fronte, con vari cerchi rossi, non vedo l’ora di poterli spuntare uno a uno. Ho radunato tutti i migliori tecnici ed esperti per raggiungere questo livello di scrematura. Spero proprio di aver racchiuso l’isola giusta sulla quale possono essere.
 

… cinque giorni dopo


Quarta isola, è un piccolo arcipelago, pensiamo di visitarlo comunque tutto, con in gommone faremo velocemente un giro di ognuna, per essere certi. Scenderemo in quella più grande, non lo so, ma oggi sento un’aria diversa un’aria particolare, sto vibrando, sono quasi emozionato di visitare questo luogo, spero davvero che sia quello giusto.
 
 
Turno di guardia, oggi tocca a me, vedo dallo stradello che conduce alla grotta arrivare Nicole, ha due noci di cocco, sorrido. Arrivano i rinforzi.
Arriva di fronte a me, si siede porgendomi un cocco. “Anche oggi nulla?”
“Macché, comincio a temere che non andremo mai via di qua!”
“Non siamo organizzati poi così male” ammette continuando a bere il dolce succo.
“Per fortuna no, se solo Sanae non fosse incinta…”
“Già” ammette preoccupata. Il succo le cola dalla bocca finendo sul seno, alzo gli occhi al cielo.
“Mi sono sporcata, dopo vado a fare un bagno, questi cocchi hanno un foro troppo grande per la mia bocca, uffa” borbotta mentre cerca di ripulirsi, ma il liquido del cocco credo sia una delle cose più appiccicose che io abbia mai bevuto.
“Aspetta” dico afferrando un panno e imbevendolo di acqua.
Ma quando sollevo lo sguardo e incontro il suo, resto abbagliato dall’immagine di lei.
I capelli color ebano le ricadono di lato, gli occhi smeraldo, brillano alla luce del sole, la pelle dorata, sembra una fata. Una dea uscita da questa natura selvaggia, lei e Lisa si sono adattate alla situazione sembrano nate per stare qua.
Mi avvicino con il panno tra le mani, ma lo lascio cadere a terra, mentre afferro la sua nuca e avvicino al sua bocca alla mia, iniziando a leccare tutto il liquido colato.
“Taro che…”
“Shhhh…” mormoro sulla sua bocca.
Discendo piano e seguo tutta la scia lasciata dal succo mentre arrivo al suo seno, è un misto tra salato, del mare, e dolce del cocco. Continuo a pulire quel piccolo disastro, mentre la sto sospingendo verso il terreno. Lei cede sotto il mio tocco. Sento le sue mani su di me, la sua bocca, passa in rassegna ogni centimetro di pelle, mordicchiando, forse avrò un buon sapore anch’io, stamattina presto ho fatto un bagno nell’oceano, so soltanto che il suo è sublime, non riesco a fermarmi, mentre sento le mie mani trovare i suoi seni. Ansima, sollevo lo sguardo per scrutare un attimo l’orizzonte, ma non vedo nulla eccetto quel puntino grigio all’altra isola dell’arcipelago.
Di sicuro è solo un riflesso, stando tanto tempo al sole a scrutare l’orizzonte capita spesso di vedere dei luccichii che non siano reali, inoltre la voglia di vederli, te li fa immaginare, molto spesso.
Quindi non ci bado tanto, mentre torno a lei. Sento che le sue mani si sono intrufolate nel mio costume, mi dedico al collo, lo bacio, lo lambisco, ma torno di nuovo a guardare lontano. Mi sollevo sul braccio e inarco un sopracciglio, sbatto più volte gli occhi, e cazzo! Stavolta non sparisce.
“Che c’è?” chiede lei.
“Mi sembra di vedere…” non mi fa finire, che anche lei tenta di voltarsi per guardare, e quando ci riesce inizia ad agitarsi sotto di me. Quindi mi discosto veloce, ci alziamo, e pochi attimi dopo la sento gridare: “Accendiamo il fuoco, è una barca Taro: muoviti! Vado ad avvisare gli altri.”
Dopo un secondo d’incredulità, vado alla catasta e strofino il fiammifero, vedo prima del fumo, poi delle fiamme e la legna finalmente s’incendia. Nicole è già scomparsa di corsa ad avvisare gli altri, sistemo meglio il costume, e accertatomi che il falò abbia preso definitivamente raggiungo i miei amici.
 
Riusciamo a radunare tutti, e di corsa andiamo alla spiaggia iniziando a gridare tutti insieme. Siamo tutti felici, ognuno di noi sta più o meno piangendo, Sanae è proprio in lacrime, posso solo immaginare il sollievo di non dover partorire qua.
L’imbarcazione si avvicina, non posso crederci ci hanno visto, il mio cuore esplode di gioia.
 
 
 
 
Vedo un’improvvisa colonna di fumo sollevarsi dalla radura più alta dell’isola maggiore di questo piccolo arcipelago. Dico al timoniere di avvicinarci e quando finalmente la vista lo permette, non posso credere a quello che sto guardando.
Sulla spiaggia un gruppo di persone. Sì! Un gruppo, si sta muovendo con frenesia. Sono tanti, sono loro ne sono certo, urlo di far presto, mentre sento il cuore letteralmente in fibrillazione.
 
Arriviamo a pochi metri dalla spiaggia e non resisto, loro si sono avvicinati, sono immersi fino al sedere per accoglierci.
Mi do uno slancio e arrivo a loro, riconosco subito mio figlio che letteralmente travolgo. Cadiamo insieme in mare bagnandoci tutti, ma non m’importa è vivo e l’ho trovato.
Sento ride, piangere, gridare, gioire. Ritroviamo un po’ di contegno e tutti insieme arriviamo alla piaggia.
Poi la vedo, mia nuora, in piedi sulla riva, le trema la bocca, mi osserva. Vedo il suo ventre e il mio cuore sta per cedere ne sono certo, per fortuna li abbiamo trovati, è un miracolo.
Lei mi fissa e io le corro incontro, l’ho sempre adorata, mi getta le braccia al collo e piange, piange, continuando a dire “Grazie, grazie” come una cantilena continua.
Passato il momento dell’euforia e della riconciliazione, ci mettiamo tutti seduti sulla spiaggia, stanno praticamente parlando tutti insieme, chi racconta della nave affondata, chi dei giorni in mare, chi dell’isola, chi delle perdite.
Purtroppo non poche a quanto ho capito, ma devo ammettere che è già un miracolo che siano vivi in così tanti.
Ho mandato una squadra sulla nave per lanciare l’allarme, sono certo che arriveranno gli elicotteri, stanno bene, ma meglio portarli via il più velocemente possibile.
Osservo ancora mio figlio, che amorevolmente si sta prendendo cura di sua moglie. Posso solo immaginare il sollievo di non dover partorire qua da sola, solo adesso mi rendo conto che sto per diventare nonno, mi pare impossibile.
Sono tutti euforici, stanno bene, mi portano alla grotta, mi fanno vedere come si sono sistemati. Sono stati fantastici, non solo sono sopravvissuti, ma si sono mantenuti in ottima salute.
Finalmente sento il rumore degli elicotteri di salvataggio, so’ che in zona navigava un portaerei con mezzi di soccorso. Entro breve verranno portati via e fatti tornare in patria.
 
 
 
La mia mano scorre sul ventre, è teso, sento quella di Tsubasa fare altrettanto, mi volto ha gli occhi lucidi. Il rumore dell’elicottero che ci sta portando via copre ogni possibile parola, tutti osserviamo dall’alto l’isola che ci ha salvato, nutrito e accolto per molti mesi. Alla fine credo che mi mancherà. Il pilota sembra quasi leggerci nel pensiero mentre fa un giro sorvolandola tutta.
Mi volto vedo Lisa e Nicole che guardano in basso, hanno i lucciconi agli occhi, io credo che loro sarebbero pure rimaste sull’isola; si erano adattate così bene. È anche per merito loro se siamo sopravvissuti, grazie alla loro esperienza, non c’è altro da dire, sono state davvero in gamba.
Tutti abbiamo collaborato, tutti abbiamo fatto la nostra parte, ci siamo fortificati come persone e come coppie. Penso che alcune arriveranno davvero in fondo a questa storia.
Yayoi piange in silenzio, lei lascia lì il suo Jun per sempre. Lui non tornerà via con noi. Ma osservo Hikaru al suo fianco, le stringe la mano per confortarla. Supererà anche questa ne sono certa.
Adesso devo solo guardare al futuro, devo dare alla luce mio figlio o figlia, sono così curiosa, mi ero arresa all’idea di doverlo sapere alla nascita, ma credo invece che lo scoprirò prima di quanto penso. Ci hanno spiegato che i tempi di ricerca sono stati così lunghi, proprio perché, come avevamo pensato, avevano ipotizzato che fossimo tutti morti. I sospetti sono arrivati con la mancanza delle due scialuppe, ed è solo grazie all’ostinazione di mio suocero che siamo stati tratti in salvo. Riconosco lo stesso sguardo di Tsubasa quando scende in campo, nel volto di Koudai, è determinato, e lo fa per vincere. Incredibile che soltanto con delle carte nautiche abbia individuato il gruppo di isole giusto. Come potrò mai ringraziarlo?
Credo che lo sto già facendo, visto che quando ha visto il mio ventre mi ha regalato una carezza al volto con gli occhi ricolmi di lacrime.
Di felicità.
 
 
… tre anni dopo

 
 “Mi sembra di avere il cappio al collo” esclamo osservando Taro e Genzo qua al mio fianco che si stanno preparando.
“Piantala di rompere Tsubasa dovrai resistere solo un oretta, puoi farlo no?” mi rimprovera Misaki.
“Ma non potevate scegliere un semplice campo da calcio” controbatto.
“Ma piantala non pensi ad altro” mi ammonisce il portiere.
“Io sono pronto” esclama la metà della Golden Combi.
“Pure io, e poi Tsubasa di che ti lamenti con un giorno solo te ne togli due di matrimoni.”
“Ah, per questo siete stati dei grandi a decidere di sposarvi insieme, potevano farlo anche Yayoi e Hikaru, almeno ci risparmiavamo un viaggio.”
“Dai, noi è più plausibile, sono entrambe Italiane, ma Aboa che ci sarebbe entrata scusa?”
Rifletto “Effettivamente. Forza – li incito spingendoli – siete pronti a farvi mettere il cappio al collo?”
“Che bella prospettiva Ozora, non c’è che dire” mi rimprovera Genzo.
Hikaru e Aboa stanno insieme da quando hanno lasciato l’isola. Yoshiko e Kojiro appena tornati sulla terra ferma, le loro strade si sono separate, lei è tornata in America, lui ha ripreso la sua vita. Ho intuito che qualcosa fosse accaduto sull’isola, ma evidentemente non era niente d’importante.
Finalmente usciamo e vedo mia moglie che tiene per la mano, quel terremoto di mia figlia Yukiko. Sono bellissime le mie donne. Oggi la piccola ha due compiti importantissimi, spargere i petali di rosa e portare le fedi, speriamo non me combini una delle sue.
“Papà” esclama felice mentre, dopo aver la sciato la madre, corre verso di me.
“Ciao amore” dico sollevandola e baciandola sulle tenere guance.
“Spose ‘ellissime– si avvicina all’orecchio per non farsi sentire – papà, quando io grande ‘oglio ‘estito come Nicole.”
“Da grande, Yukiko, molto grande.” Preciso.
“Sei geloso Capitano?” chiede mia moglie al mio fianco, mentre ci stiamo avviando verso il giardino della villa che è stata affittata in Italia. Abbiamo dovuto blindare il doppio matrimonio, perché: se prima eravamo famosi per la nostra notorietà in campo. Essere diventati dei sopravvissuti per mesi da soli in un’isola deserta, non ha fatto che aumentare la nostra fama.
“Delle mie donne? Certo che sì!” affermo convinto.
 
Finalmente parte la marcia nuziale, le due spose stanno facendo il loro ingresso sul lungo tappeto messo sul prato.
Niky è davvero bella, in un semplice abito color avorio scivolato. Quando compare Lisa però mi muore il fiato in gola. Osservo la reazione di Genzo che prima diventa color peperone, dopo viola tendente al cianotico.
Mentalmente ripasso le manovre di primo soccorso, temo che ce ne sarà bisogno.
Dopo con occhi imploranti si volta verso Taro e lo sento bisbigliare: “Siamo sicuri che la faranno sposare così?”
“Tempo di sì, Genzo, non è un matrimonio religioso” risponde Misaki.
“Cazzo!”
Sento un borbottio provenire dalle sue spalle, lo vedo voltarsi un attimo e pronunciare delle scuse sommesse rivolte all’incaricato di celebrare il matrimonio.
Ok, non è un matrimonio religioso, ma le parolacce! Ridacchio.
 
Anche io avrei imprecato, se la mia futura moglie fosse arrivata con un abito così provocante e trasparente.
Mi volto verso Sanae che non è per nulla sconvolta, temo che le avesse già viste prima.
“Fortuna che Yukiko ha scelto l’abito di Nicole” affermo convito.
“Già” risponde mia moglie nascondendo un sorrisetto dietro le dita che ha portato alla bocca.
 
Arrivano dai futuri sposi, scambiandosi un saluto, Genzo borbotta qualcosa nel suo orecchio mentre lei sorride maliziosa.
Inclino leggermente lo sguardo, e forse si intravede la linea delle mutande. Arrossisco.
Mi sa che è un tanga, non posso crederci.
“Ozora! Piantala di guardare il sedere di Lisa” mi ammonisce mia moglie.
“C’è poco altro da guardare, stanno per sposarsi e si vede il retro; mica è colpa mia” affermo innocentemente seguito da un’alzata di spalle.
Genzo mi fulmina, Taro ride. La cerimonia inizia.
Se non altro il dietro del vestito per una volta tanto è interessante.
 
FINE


Ringrazio infinitamente tutti quelli che hanno avuto la costanza di leggere fino in fondo e di sopportare le mie pubblicazioni random.
Scusate, non è mia abitudine fare così ma ho un periodo un po' incasinato.
Alla prossima.
Sanae77

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