Erbacce di Juriaka (/viewuser.php?uid=1118329)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Aspettando il marinaio ***
Capitolo 2: *** In prigione ***
Capitolo 1 *** Aspettando il marinaio ***
Aspettando il marinaio
Presente
Repentina, afferri la manica bianca della sua camicia di lino.
È fresca, e stilla un profumo di salsedine che scroscia nel
cuore. Vorresti supplicarlo di non partire, vorresti urlargli che
l’oceano uccide. La gelida brezza marina, però, ti
serra le labbra, e a erompere è unicamente il silenzio. Il
marinaio ti guarda, ma nei suoi occhi giovani si riflettono sfolgoranti
soltanto i flutti del mare. Poggia la mano callosa e ruvida sulla tua,
stringendola.
«Tornerò» promette, quindi sorride.
Allora sorridi anche tu, e lasci che le onde del mare lo trascinino
nuovamente al largo, oltre l’orizzonte, dove il tuo sguardo
grigio e torbido non potrà seguirlo.
Passato
Arriva, il cappello bianco sottobraccio, i capelli incrostati di sale.
La pelle è abbronzata, il sorriso splendente. Tra le dita
stringe un ciondolo, un regalo.
«Viene direttamente dalla Thailandia! Anche la perla, sai,
è vera!»
Te lo porge. Lo infili al collo, commossa.
«Ho deciso di restare per un po’»
aggiunge il marinaio. Poi ti stringe a sé, saldamente.
I tuoi occhi si spalancano, tremolano, e diventano più
luminosi del sole. Da sopra la sua spalla osservi il porto, che da
tempo è testimone del tuo sconforto, del tuo avvilimento,
della tua angoscia.
Oggi, però, sorprende un amore che non potrà mai
esser sommerso, da nessun oceano.
Futuro
Sono passati quindici anni dall’ultima volta che lo hai
visto. Il vento soffia forte, sollevando la sabbia irruente. Si
incastra tra i capelli e ti punge il viso, oramai rugoso, oramai
vecchio. Con i tuoi occhi grigi osservi il mare, inspirando
l’aria salmastra che pizzica i polmoni.
Un ricordo frugale, fuggente, effimero: tutto ciò che resta
del marinaio. Dei pezzi bianchi di legno frantumati, sommersi,
annegati: tutto ciò che resta della sua barca. E
l’odore del sale.
«Tornerà» asserisci, scavando con lo
sguardo oltre l’orizzonte, volando in profondità,
altrove.
«Tornerà» quindi sorridi, stringendo il
ciondolo: la speranza di rivederlo che non ti ha mai lasciato.
kogarashi
no
hate wa arikeri
umi no oto
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c'è una meta
per il vento dell'inverno:
il rumore del mare
Note d'autrice:
Storia già pubblicata con un vecchio account, terza
classificata al contest 'Presente, passato e futuro' indetto da Fuuma
sul forum di EFP. Grazie a tutti per la lettura!
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Capitolo 2 *** In prigione ***
In prigione
Fuori, un passero cinguetta. Svolazza davanti alla finestra, le ali
imbevute di sole e libertà.
«Cip-cip,
cip-cip, cip-cip!»
Dentro,
una donna urla. Le tremano le ciglia, ha del sangue sulle labbra.
«Sta'
zitta, zitta, zitta e soffoca!»
Fuori,
sono fioriti denti di leone e margherite. L'edera selvatica s'avviluppa
intorno al tronco dell'ulivo.
Nel
giardino soffia il vento!
Dentro,
le sono spuntati lividi lungo tutto il corpo. La mano di un
uomo si stringe forte attorno al suo collo.
Oramai non c'è più tempo.
Fuori,
una primula sboccia, sgargiante e colorata. I petali sono fitti e
vellutati, il calore le ha donato bellezza e profumo. Un bambino
si ferma, sorride e l'innaffia.
«Che
bella che è!»
Dentro,
una donna si rannicchia su se stessa, tacita e spenta. È
nuda, slavata e gelida, l'hanno privata sia della voce che dell'anima. Un uomo si
ferma, sorride e la calpesta.
«Che
bella che sei.»
Dentro,
l'inverno guarda la donna e piange.
Fuori,
la primavera la guarda e ride.
Note d'autrice
È
uscita di getto. Un piccolo tributo (per quel che può
valere) a tutte le donne che subiscono violenza, in particolare a causa
di questa quarantena che le costringe a stare rinchiuse con i propri
aguzzini. Vi ringrazio per la lettura!
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