Erbacce

di Juriaka
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Aspettando il marinaio ***
Capitolo 2: *** In prigione ***



Capitolo 1
*** Aspettando il marinaio ***


Aspettando il marinaio

Presente

Repentina, afferri la manica bianca della sua camicia di lino. È fresca, e stilla un profumo di salsedine che scroscia nel cuore. Vorresti supplicarlo di non partire, vorresti urlargli che l’oceano uccide. La gelida brezza marina, però, ti serra le labbra, e a erompere è unicamente il silenzio. Il marinaio ti guarda, ma nei suoi occhi giovani si riflettono sfolgoranti soltanto i flutti del mare. Poggia la mano callosa e ruvida sulla tua, stringendola.
«Tornerò» promette, quindi sorride.
Allora sorridi anche tu, e lasci che le onde del mare lo trascinino nuovamente al largo, oltre l’orizzonte, dove il tuo sguardo grigio e torbido non potrà seguirlo.

Passato

Arriva, il cappello bianco sottobraccio, i capelli incrostati di sale. La pelle è abbronzata, il sorriso splendente. Tra le dita stringe un ciondolo, un regalo.
«Viene direttamente dalla Thailandia! Anche la perla, sai, è vera!»
Te lo porge. Lo infili al collo, commossa.
«Ho deciso di restare per un po’» aggiunge il marinaio. Poi ti stringe a sé, saldamente.
I tuoi occhi si spalancano, tremolano, e diventano più luminosi del sole. Da sopra la sua spalla osservi il porto, che da tempo è testimone del tuo sconforto, del tuo avvilimento, della tua angoscia.
Oggi, però, sorprende un amore che non potrà mai esser sommerso, da nessun oceano.

Futuro

Sono passati quindici anni dall’ultima volta che lo hai visto. Il vento soffia forte, sollevando la sabbia irruente. Si incastra tra i capelli e ti punge il viso, oramai rugoso, oramai vecchio. Con i tuoi occhi grigi osservi il mare, inspirando l’aria salmastra che pizzica i polmoni.
Un ricordo frugale, fuggente, effimero: tutto ciò che resta del marinaio. Dei pezzi bianchi di legno frantumati, sommersi, annegati: tutto ciò che resta della sua barca. E l’odore del sale.
«Tornerà» asserisci, scavando con lo sguardo oltre l’orizzonte, volando in profondità, altrove.
«Tornerà» quindi sorridi, stringendo il ciondolo: la speranza di rivederlo che non ti ha mai lasciato.

 

kogarashi no
hate wa arikeri
umi no oto
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c'è una meta
per il vento dell'inverno:
il rumore del mare




Note d'autrice:
Storia già pubblicata con un vecchio account, terza classificata al contest 'Presente, passato e futuro' indetto da Fuuma sul forum di EFP. Grazie a tutti per la lettura! 

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Capitolo 2
*** In prigione ***


In prigione


Fuori, un passero cinguetta. Svolazza davanti alla finestra, le ali imbevute di sole e libertà.

«Cip-cip, cip-cip, cip-cip!»
Dentro, una donna urla. Le tremano le ciglia, ha del sangue sulle labbra.
«Sta' zitta, zitta, zitta e soffoca!»
Fuori, sono fioriti denti di leone e margherite. L'edera selvatica s'avviluppa intorno al tronco dell'ulivo.
Nel giardino soffia il vento!
Dentro, le sono spuntati lividi lungo tutto il corpo. La mano di un uomo si stringe forte attorno al suo collo.
Oramai non c'è più tempo.
Fuori, una primula sboccia, sgargiante e colorata. I petali sono fitti e vellutati, il calore le ha donato bellezza e profumo. Un bambino si ferma, sorride e l'innaffia.
«Che bella che è!»
Dentro, una donna si rannicchia su se stessa, tacita e spenta. È nuda, slavata e gelida, l'hanno privata sia della voce che dell'anima. Un uomo si ferma, sorride e la calpesta.
«Che bella che sei.»
Dentro, l'inverno guarda la donna e piange.
Fuori, la primavera la guarda e ride.


Note d'autrice

È uscita di getto. Un piccolo tributo (per quel che può valere) a tutte le donne che subiscono violenza, in particolare a causa di questa quarantena che le costringe a stare rinchiuse con i propri aguzzini. Vi ringrazio per la lettura!

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