Gli esuli di Canterlot

di Sakata_CMC
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


GLI ESULI DI CANTERLOT

-Capitolo Primo-

 

Luce, calore, e tanta erba secca, cresciuta tra una siccità e l’altra. Sui colli di San Paolomino era una rarità che le nuvole decidessero di far piovere. Ed il vento libeccioso, che sferzava gli steli appassiti, era la principale caratteristica della zona. Oltre alle innuverevoli pietre color crema, d’ogni dimensione.

Da un masso poco più grande di un puledro, una lucertola fece capolino: era curiosa di sapere a cosa fosse dovuto quel ritmico ed anormale brusio che stava disturbando la quiete di quel posto così poco abitato. La sua espressione, tuttavia, non tradì lo stupore della vista di ciò a cui stava assistendo: un quadrupede nero era sdraiato di schiena, e stava agitando alla rinfusa le zampe anteriori, mentre  le ali, di un azzurro trasparente, continuavano ad emettere a più riprese un ronzio leggermente più grave di quello che fanno le vespe che ogni tanto si vedono passare tra gli steli appassiti. Il rettile tirò fuori la lingua biforcuta per ritirarla subito dopo; non si era mai visto niente di simile da quelle parti!

Ricordava di aver visto soltanto una volta un gruppo di cavalli, e poco tempo prima un cavallo più piccolo, dotato di ali. Aveva il manto color ocra, e la chioma nero-grigia. Le ali di quella creatura però erano più simili a quelle dei falchi, mentre queste erano come quelle degli insetti... e anche gli occhi appartenevano a quel genere: erano azzurri, e senza iride. I suoi crini ricordavano più una cresta, ed inoltre aveva un corno aguzzo quanto i suoi canini sporgenti. E che dire delle zampe... Parevano avere dei fori! Proprio come alcune delle pietre del posto, avevano dei buchi, attraverso i quali era possibile vedere che cosa ci fosse oltre!

Era un qualcosa di mai visto, ma non considerandola una minaccia, almeno nell’immediato, il rettile smise di osservarla e, tornato in cima alla pietra, chiuse gli occhi e tornò a crogiolarsi al sole, estraendo e ritirando quasi istantaneamente la lingua biforcuta.

 

 

Stavo finalmente iniziando a riprendermi dall’intontimento, e una volta realizzato di trovarmi supino decisi di buttarmi sul fianco sinistro… nonostante il corpo dolorante dalla punta del corno fino all’addome.

Ora che non erano più esposti alla diretta luce del sole, gli occhi compositi iniziarono a recepire le migliaia di immagini pressoché identiche, e realizzai che mi trovavo su una collina. Ero circondato da erba secca e sassi: ad eccezione di un macigno sul quale si trovava una lucertola, non avvistai nessun altro essere vivente. Di fronte a me si estendeva l’intera Equestria in una stupenda panoramica e, salvo qualche nuvola bianca sparsa qua e là, il cielo riempiva con il suo azzurro l’intero paesaggio.

Alle mie spalle, invece, il terreno s’innalzava fino a diventare una vera e propria montagna, dove la nuda roccia color crema si sostituiva all’erba giallastra.

Prima di provare a chiedermi come fossi finito in quel posto desolato, rimasi per qualche minuto a guardare il paesaggio. Era una situazione irreale… e mi sembrava assurdo essere lì; un istante prima ero a... Canterlot!

Non vedendo altri changelings nelle vicinanze, presi un respiro, gonfiai le guance, ed emisi il richiamo. Poco dopo, iniziai a riflettere ad alta voce su cosa fosse successo.

≪Dunque… Ero sul tetto di un edificio, e poi di colpo tutto quell’amore…≫.

Ma certo! Quell’onda era stata talmente intensa da venirmi addosso, investendomi. Doveva essere stato proprio quell’impatto ad avermi fatto perdere i sensi e catapultato fin qui.

Vista dalla mia posizione, la montagna di Canterlot aveva le dimensioni di uno stuzzicadenti… E lo stupore nel realizzare di essere stato lanciato così lontano mi fece accorgere soltanto in seguito che non c’era stata alcuna risposta al mio richiamo.

Non appena mi resi conto di quest’ultimo fatto, andai improvvisamente nel panico: l’aria iniziò a mancarmi, e le zampe persero forza.

Lasciatomi cadere sul fianco destro, iniziai a fare una serie respiri veloci, mentre l’adrenalina era schizzata in tutto il mio corpo. Per la prima volta in vita mia mi trovavo isolato dallo Sciame.

Come mi sentii pungere, scattai sulle quattro zampe e presi il volo. Solo dopo una manciata di secondi mi resi conto che il dolore non era di grande entità, e che stavo provando del solletico nelle sue immediate vicinanze. Fermatomi a mezz’aria portai uno zoccolo al fianco e tale solletichio passò alla zampa anteriore; portatala sotto il mio sguardo mi accorsi che una formica dalla testa rossa si stava lisciando le antenne.

Istintivamente la soffiai via, ed emisi nuovamente il richiamo; magari l’acustica di quel luogo ne stava solo ostacolando la diffusione...

Nei minuti successivi non accadde nulla.

Dopo che quell’esile speranza svanì, lo sconforto riprese a farsi largo nella mia mente. Soltanto la fame mi distolse, per un momento, dalla morsa della disperazione.

Ci mancava soltanto questo.

≪Procurarsi del cibo da solo…≫, riflettei con me stesso: mi era stato insegnato qualche espediente per sopravvivere nel caso avessi perso il contatto con lo Sciame, ma di base i changelings operavano sempre in gruppo. Avrei dovuto al più presto trovare altri miei simili!

Non c’era alcuna fonte di cibo nei dintorni… Salvo quella lucertola, c’era soltanto il formicaio. I suoi abitanti entravano e uscivano, procedendo in fila indiana per percorsi che andavano via via ramificandosi, fermandosi solo ogni tanto per lisciarsi le antenne.

Stavo avendo a che fare con gli unici insetti talmente indaffarati nel loro lavoro da non aver tempo per l’amore.

Feci una smorfia, rendendomi conto che alcune si erano ammassate nelle vicinanze del punto da cui aveva preso il volo. Con tutta probabilità mi avrebbero mangiato, se fossi morto sul colpo, o non mi fossi alzato in tempo.

Presi il volo, per fare una ricognizione. 

Poco alla volta, mi tornarono alla memoria le ultime fasi dei combattimenti che imperversavano a Canterlot; poco prima che iniziasse questo incubo avevo appena finito di imprigionare la Regina dei pony in un bozzolo, e la Regina Chrysalis aveva intonato la sua canzone di vittoria. Poi… un amore talmente potente da non essere assorbito. Ed eccomi qui.

 

Non avevo mai assistito a un simile fenomeno, eppure durante la mia esistenza potevo affermare di averne viste di cose.

Sì… senza ombra di dubbio, doveva per forza essere stata quella forza ad avermi fatto perdere i sensi e ad avermi spazzato via.

E se la stessa cosa era capitata a tutti i changelings, allora significava che l’intero Sciame era stato disperso!

≪Oh… Mia…≫.

Tale pensiero mi provocò un brivido che divenne un vero e proprio spasmo; isolati e senza una guida i miei simili erano destinati alla morte, e la stessa sorte sarebbe toccata a me.

Il senso di panico non accennò a sparire, e servirono altre profonde inspirazioni per cercare di schiarire la mente.

 

Giunto ad una una relativa calma, m’imposi di mettermi in cerca dei miei compagni: invece che attendere i soccorsi, sarebbe toccato a me  trovare la Regina e tutti gli altri.

 

Il sole aveva già oltrepassato lo zenith da alcune ore, e sotto di me c’erano altre colline, oltre le quali riuscii a vedere il deserto con le sue dune. Dall’altro lato, invece, c’era un lungo fiume che spuntava da un colle a sud, e si estendeva verso Equestria... passando attraverso una lunga gola.

Ormai metabolizzato lo stupore, realizzai che avrei dovuto affrontare le difficoltà di tutti i giorni senza poter contare sull’efficiente ripartizione dei ruoli che caratterizzava la società dei Changelings.

Nel corso della storia del mio popolo, la cooperazione aveva ricoperto un ruolo fondamentale per garantire la sopravvivenza, e questo pensiero mi fece intristire, perché mi resi conto che la mia generazione sarebbe potuta addirittura essere l’ultima. Da che eravamo uno Sciame composto da circa un migliaio, saremmo potuti diventare una specie a rischio di estinzione.

 

≪Com’è vero che mi chiamo Chigger640, ritroverò i miei compagni! Lo giuro sulla Regina Chrysalis!≫.

Il mio urlo riecheggiò per una buona parte di San Palomino. Mi galvanizzai al punto da prendere fuoco, e mi avvolsi in una vampata di fiamme verdi.

 

Per quanto potessero sembrare le controparti degli alicorni, le regine dei Changelings non godevano dell’immortalità, sebbene in confronto ai propri sudditi avessero una longevità assai più lunga. Ovviamente, quando sullo Sciame non incombevano minacce che portassero ad una morte anticipata... cosa che nella vita di un changeling non era mai da escludersi.

Quando una regina moriva, un altro changeling doveva ricoprirne il vuoto di potere, e dopo alcuni giorni di lotte rituali tra i pretendenti, al vincitore spettava l’onere di trasformarsi nella nuova governante, scegliendosi un nome nuovo, ed assolvere ai compiti di guidare lo Sciame nelle migrazioni, e produrre le uova che avrebbero dato la vita ai nuovi changelings.

In un certo senso, tutti i changelings della generazione corrente erano pretendenti al trono, ma solo quelli con più spirito di iniziativa avrebbero rivendicato il comando.

Da quando il popolo dei Changelings iniziò muovere zoccolo nel mondo, soltanto un ciclo di regine era stato completato, ed una ferrea quanto antica consuetudine prevedeva che ogni governante dovesse assumere un nome attinente al mondo degli insetti, la cui iniziale seguisse l’ordine alfabetico. A loro volta, i changelings nati sotto una determinata regina, avrebbero ricevuto un nome con caratteristiche analoghe, ma mai quello della regina in carica!

E dal momento che specialmente sotto alcune reggenze le rose dei nomi disponibili erano estremamente limitate, ben presto ai sudditi venne assegnata  una matricola, in funzione dell’ordine di nascita  di ciascun mutaforma.

 

Continuando a volare in direzione di Equestria, mi chiesi come mai gli Alti Vertici avessero deciso di saccheggiare la città, scatenando il terrore tra tutti quei pony per poi imprigionarli in quei nuovi “bozzoli di assimilazione”, quando il classico approccio basato sulla seduzione ha sempre dato i suoi risultati, o quasi…

Ad ogni modo, da quando i changelings addetti alla ricerca avevano inventato quella tecnologia innovativa, io ero diventato il caposquadra di un gruppo di addetti alla creazione ed installazione bozzoli. Senza alcun dubbio era stata una rivoluzione, ma...

Miei pensieri vennero interrotti da un grido;  feci appena in tempo ad alzare la testa che mi ritrovai faccia a faccia con un paio di zampe gialle dagli affilati quanto scuri e spalancati artigli, pronti a ghermirmi.

 

Quando il rapace giunse al contatto con la succulenta preda, con tutta probabilità presagiva un lauto pasto, ma negli istanti successivi si sarebbe resa conto che qualcosa non quadrava… Tra le sue zampe non avrebbe trovato alcuna consistenza.

Dopo aver lanciato un altro grido, l’aquila si allontanò, facendo forse ritorno al suo nido.

 

Il mondo era divenuto più grande, e il suono del vento era assordante.

Dopotutto, trasformarsi in una formica per evitare la cattura non era stata un’idea così geniale. Il senso di panico, il vuoto sotto di me, il freddo, e quel suono assordante non riuscivano a farmi ragionare lucidamente.

Dopo un po’mi feci spuntare delle minuscole ali, ma le correnti d’aria erano troppo forti per essere domate da un’apertura alare così minuta, e un dolore lancinante  all’attaccatura mi suggerì di farle sparire al più presto possibile, o si sarebbero staccate da sole.

Allo stesso tempo, non potevo tornare ad essere un changeling, o sarei stato nuovamente attaccato.

Non disponendo di energie sufficienti per diventare un uccello abbastanza grande da poter tener testa a quell’aquila, continuai a riflettere su come risolvere il problema.

Mentre ruzzolavo nel vuoto, entrai in collisione con una spora, ma le mie zampe persero la presa quasi subito, e ripresi a cadere. Non mi ero mai sentito così in pericolo.

Non mi restava che un’unica, folle, soluzione.

 

Mi avvolsi in una minuscola, e pressoché invisibile fiammella verde, e mi feci ragno. Sperando che tutto andasse per il meglio, iniziai a tessere un filo, avvolgendolo su sé stesso fino a formare una specie di vela. Le turbolenze non si affievolirono, ma in compenso la discesa iniziò a rallentare.

Stava funzionando… per davvero!

Le mie mandibole fecero trapelare un sorriso.

 

Durante il soggiorno nelle Terre dei Monsoni, avevo sentito parlare di alcuni ragni in grado di percorrere grandi distanze grazie al vento ed al loro filo, compiendo delle vere e proprie migrazioni durante il periodo in cui i venti soffiavano prepotenti verso l’entroterra, rendendo il tramonto uno spettacolo unico nel suo genere. Le avevo sempre considerate dicerie da mucche, eppure avevano un fondamento.

 

Dopo essere rimasto in balia per un lungo periodo di tempo, decisi di averne abbastanza di essere sballottato a destra e a manca. Era ora di darci un taglio.

 

Mi avvolsi nuovamente nelle fiamme verdi, e mi trasformai in un piccione dal piumaggio bianco marrone. Subito dopo aver domato lo stallo iniziale,  mi lanciai in picchiata verso un’ansa del fiume, prossima alla catena montuosa di San Palomino.

In prossimità del corso d’acqua si era radunata una mandria di bisonti, nella quale giravano con fare disinvolto delle antilopi.

 

Era tempo di nutrirsi: le ultime fatiche mi avevano ulteriormente indebolito, ma confidavo di riuscire a trasformarmi in un’antilope, e sfamarmi prima che le ultime forze venissero meno.

Atterrai in una zona dove l’erba era più alta, e ne uscii sotto forma di una femmina di antilope. M’incamminai verso le rive del fiume.

Avvicinatami al corso d’acqua, iniziai a studiare l’ambiente.

Oltre ai bisonti e alle altre antilopi, erano presenti sia dei facoceri che dei fenicotteri. Tra i versi di tutti quegli animali, lo sbattere d’ali e lo scrosciare dell’acqua c’era un baccano assordante.

Quasi immediatamente, trovai quello che stavo cercando: madri che si stavano prendendo cura dei propri cuccioli.

Grazie a quell’amore materno, una delle migliori energie che i changeling fossero in grado di assorbire, avrei potuto rimettermi in sesto abbastanza in fretta. Era un vero peccato che nelle terre dove la sopravvivenza è una sfida quotidiana tale sentimento non durasse a lungo... In alcuni animali, specialmente tra i predatori, tra madre e figlie addirittura si veniva a creare un’accanita rivalità per il controllo del territorio.

Il chageling decise di passare in quella baraonda che ai suoi occhi si presentava come un insieme di tanti succulenti buffet senza fermarsi, al fine evitare di dare nell’occhio. Per assorbire l’amore provato da tutte quelle madri per le rispettive creature da poco venute al mondo avrebbe utilizzato quello che i Changelings chiamavano “Assorbimento Indiretto”: un processo che si basava sul dirottare verso sé stessi parte dei sentimenti provati dalla preda.

Era una tecnica assai meno ristorativa rispetto all’amore ricevuto direttamente, sia in termini di qualità, poiché l’amore provato nei confronti di un changeling, anche se sotto falsa identità, è molto più nutriente rispetto al “furto” dei sentimenti provati nei confronti di un’altra creatura, che in termini di quantità, dato che l’eccedere avrebbe portato la cessazione dei sentimenti nutriti, e nelle prede più scaltre la messa in allerta nei confronti di un pericolo non ben distinto.

Molti changelings persero la vita per aver oltrepassato quel limite.

Ma l’elevato numero di prede avrebbe fatto il resto. Avrei iniziato da un gruppo di antilopi lì vicino. Scegliere di essere un esemplare femmina mi avrebbe anche evitato le contese di rango con gli altri maschi, e mi sarei potuta avvicinare più facilmente alle altre femmine. Mentre camminavo con un passo rallentato dalla stanchezza, notai che c’erano altre diverse specie di uccello, ma non seppi riconoscerle.

Il sole era ancora lontano dal tramontare.

La mia avanzata venne interrotta da una voce spavalda, che mi suggerii di riposarmi e di bere prima qualche sorso d’acqua, ma non quella del fiume, poiché fino a poco fa ci si erano fatti il bagno diversi bufali, dopo un’intensa giornata di scontri. Mi voltai, con sguardo stanco, per scrutare il mio interlocutore.   

Era un esemplare maschio di antilope, dal manto lucido di color marrone e bianco, poco più basso di me… e dalle corna dritte, le cui estremità mostravano solo una leggera rientranza. Si vedeva lontano un miglio che non erano del tutto sviluppate: stavo avendo a che fare con un esemplare ancora giovane. Se non fossi stato così ansioso di nutrirmi, avrei riso.

≪Torna a giocare alla lotta, piccolo.≫, dissi senza enfasi.

≪Giocare alla lotta!? Pfff tra qualche settimana, quando giungerà la nuova stagione degli amori, vedrai se non diventerò il capoclan delle antilopi Cornopietra. Solo pochi giorni fa ho scacciato un coyote tutto da solo!≫. Mentre diceva quest’ultima frase tirò verso il cielo il collo, impettendosi. ≪Piuttosto… Tu di che branco sei? Non ti ho mai vista da queste parti≫.

≪Io… beh, la faccenda non ti riguarda, e adesso torna dalla mamma≫.

≪Humm… Mai incontrata un’antilope più scorbutica! Devi per forza venire dall’altra parte delle colline. Ho indovinato? Eh, ho indovinato?≫.

Alzai gli occhi al cielo… dovevo fare qualcosa per sbarazzarmi di lui, e per un istante considerai realmente l’idea di tramutarmi in una di quelle tigri che avevo incontrato in una delle giungle delle Terre dei Monsoni... era una regione dal nome troppo complicato per essere ricordato, ma oltre al fatto che non avevo sufficienti energie per completare la trasformazione e mantenerla, ciò avrebbe significato dire addio al nutrimento, e a rischiare di venire ucciso dalle creature più grandi, come quei bisonti. Reprimendo l’istinto, ripresi a dirigermi verso i miei obiettivi, ma il giovane esemplare continuò a seguirmi, tartassandomi di domande. Fermatami nuovamente, riprovai ad allontanare verbalmente lo scocciatore.

≪Si... Hai indovinato... vurante la migrazione abbiamo avuto a che fare con dei predatori... ed ho perso di vista il mio branco. No, non sono più riuscita a ritrovarlo, e adesso... vorresti gentilmente toglierti dalla mia vista e lasciarmi dissetare in santa pace!?≫. La mia voce era affannata. Le energie stavano iniziando a mancare.

≪Mi dispiace...≫, disse la giovane antilope inclinando verso il basso il muso -con annesse corna-. ≪Comunque per quanto dicevo prima, sull’acqua... dai retta a me; in questo punto  la corrente è quasi assente, e sei davvero sicura di non voler bere della sana e fresca acqua di torrente? Mi sembri esausta, e quell’acqua di fonte farebbe proprio al caso tuo! Dai, seguimi non è molto lontana da qui!≫.

≪Ma che bravo… E così vorresti allontanarti dal tuo branco.≫, dissi facendo una pausa per riprendere fiato. ≪E come la mettiamo con gli eventuali predatori?≫.

≪Tsk, per quelli basto io, Nanger Cornopietra. Su dai, andiamo!≫, rispose orgogliosamente il giovane pretendente, che dopo essersi ritrovato tra le zampe una femmina senza branco, pareva intenzionato a non farsela scappare.

Ma quanta isistenza! Voltò il collo allungato, per i miei standard di changeling, in direzione di una cucciolata, e poi osservai nuovamente il mio l’importunatore. In realtà per l’acqua del fiume non rappresentava alcun problema, nutrendomi in modo completamente diverso, ma finché avrei avuto una vera e propria palla al piede come quel giovane pretendente, non avrei potuto usufruire di tutto quell’amore materno.

Proprio a me doveva capitare il maschio più arrapato della mandria. Decisi che ne avrei fatto l’antipasto; con le giuste leve sul carattere dello scocciatore me lo sarei levato di torno in un quattro e quattrotto. E sarei potuto tornare alle cucciolate.

≪Fammi strada.≫, dissi con un sospiro.

Con un sorriso, Nanger l’antilope si alzò sulle zampe posteriori, in segno di vittoria per la sua conquista.

 

Il tanto acclamato affluente non era eccessivamente lontano dal punto in cui si trovavano le mandrie, ma un eventuale attacco da parte di predatori non era da escludersi.         Possibile che quell’antilope fosse così scellerata? Devo riconoscere che si trattasse un vero temerario, per essere un erbivoro.

Dopo aver osservato il panorama da un punto rialzato, la giovane antilope annunciò che non c’erano minacce.

Ne fui in parte rassicurato, non essendo certo di poter contare su energie sufficienti per un combattimento.

≪Su, che aspetti assaggia! Acqua pura e fresca, con tanto di minerali! Non puoi immaginare quanto faccia bene alle corna!≫.

Mi avvicinai al corso d’acqua, e con la lingua feci finta di bere il liquido trasparente.

Era piacevolmente fredda, e dal gusto leggermente calcareo. Tuttavia non potevo permettermi di mandare giù nemmeno un sorso, poiché i Changelings non possedevano alcun tipo di apparato digerente, in quanto si nutrivano esclusivamente dei sentimenti provati dalle altre creature, e non necessitavano quindi alcun bisogno di cibo, di acqua, o di riposo; quest’ultimo consentiva solamente di risparmiare le energie, ma non di recuperarle. Anche durante la trasformazione gli organi interni non mutavano, poiché il camuffamento si limitava solamente alla parte esteriore e alle strutture direttamente connesse, come lo scheletro e l’apparato muscolare e nervoso. Ragion per cui la bocca di un changeling era connessa soltanto ai polmoni, ed era importantissimo prestare la massima attenzione a non ingerire alcunché, o ne sarebbe seguita una morte per asfissia.

≪Allora, che ti dicevo?≫, chiese con tono soddisfatto l’antilope.

Immersi parte della testa nella pozza, per rinfrescarmi.

≪Sei insistenete, Nanger, ma devo ammetterlo: sai il fatto tuo. Te lo riconosco… e così speri di diventare il capobranco della tua mandria?≫.

≪Ma certo! Tempo qualche settimana, e gli scontri per la posizione di maschio alfa inizieranno. Ed io ne sarò il vincitore.≫.

≪Ma dimmi… Ammettendo che tu abbia davvero sconfitto un coyote da solo, cosa che mi sembra più una storia da raccontare per far colpo sulle antilopi più sprovvedute... come speri di riuscire a sconfiggere in combattimento dei maschi molto più grossi di te?≫.

≪Tsk, la forza bruta da sola non basta; bisogna saper usare anche l’ingegno, e quest’ultimo, assieme alla saggezza e alla velocità per un erbivoro sono doti ben più importanti della sola forza fisica e delle corna. Inoltre, grazie alla mia fonte, le mie corna stanno crescendo sempre più robuste, e presto potrò competere senza problemi con Ammodorcas, l’attuale maschio alfa.≫.

Rimanemmo in silenzio, seduti a contemplare il ruscello. Il cielo stava inizando a tingersi dei colori del tramonto.

≪Posso darti una dimostrazione...≫, disse la fastidiosa antilope, nel cui tono era palpabile un lieve imbarazzo.

≪E va bene.≫, risposi. ≪Ma vacci piano.≫, aggiunsi, facendo l’occhiolino.

Nanger arrossìi, e ci schierammo l’uno di fronte all’altro, separati da pochi metri di distanza.

≪Caricami senza troppi complimenti!≫, mi la schernì l’antilope.

Nonostante l’affaticamento, mi buttai sull’avversario senza risparmiarmi; avevo accettato di partecipare alla dimostrazione più per interrompere lo stallo, e solo mentre stavo caricando contro il mio problema mi resi conto che stavo sprecando inutilmente le mie ultime energie. L’antilope era a portata delle mie ridotte corna, lo scontro era imminente. Ma, poco prima del contatto, il mio avversario scartò alla sua destra, e sentì le mie zampe posteriori perdere il contatto con il terreno, subito dopo aver percepito il tocco delle corna avversarie che stavano premendo sul suo addome. Il mondo girò su sé stesso e mi ritrovai a pancia all’aria con un’antilope seduta all’attaccatura delle zampe posteriori. Ero stata bloccata e mi ero ritrovata un paio di corna puntate al suo collo.

≪E il gioco è fatto. Non sembrerebbe, eppure se presi con il giusto tempismo, sono in grado di alzare pesi ben più gravosi.≫.

Rimasi senza parole. Ero stato sconfitto da una giovane ed assillante antilope. Mutai l’espressione stupita in una più maliziosa, che lasciò interdetta l’antilope vincitrice.

≪Sai, mi hai davvero sorpresa; non mi sarei mai immaginata una mossa simile...≫, dissi con tono suadente.

≪Oh... grazie!≫, disse il giovane esemplare socchiudendo gli occhi ed arrossendo nuovamente. ≪Era iniziato come un gioco tra me e il mio fratello maggiore... che purtroppo non è sopravvissuto all’incursione di cinque leonesse avvenuta qualche mese fa… E questa cosa mi ha salvato dai bulli del mio branco che...≫.

Era il momento.

≪Sono certa che diventerai davvero il maschio alfa.≫, lo interruppi. ≪E… voglio confidarti un piccolo segreto; nel mio branco la stagione degli amori sarebbe dovuta iniziare qualche giorno fa… e…≫.

Non fu necessario aggiungere altro:  i ferormoni rilasciati a comando spiazzarono Nanger, che colti gli odori sgranò gli occhi, e balbettò qualcosa simile a un “non mi ero accorto che tu…”.

≪Sarai un ottima guida, e anche un ottimo padre. Dei cuccioli con anche solo metà della tua vitalità saranno l’orgoglio del branco.≫.

Era caduto nella mia rete.

 

Prima che il sole iniziasse a tramontare, abbandonai la giovane antilope al suo destino, lascindola priva di sensi.

Che ingenuo… era bastato un nonnulla per averlo ai miei piedi. Un vero peccato che la passione giovanile non potesse minimamente paragonarsi all’amore materno, che a breve avrebbe finalmente potuto assaporare.

Meglio di quei sentimenti c’erano ben poche cose…  come la relazione tra il Capitano delle Guardie di Equestria e la sua promessa sposa. La Regina aveva comunque impiegato mesi e mesi per riuscire ad arricchire i sentimenti di Shining Armor, nonostante partisse da una posizione privilegiata. Ed era servito ancora più tempo per studiare la futura coniuge, in modo da non mandare all’aria la copertura.

Tutto sommato, in fin dei conti me l’ero andata a cercare, scegliendo la via più facile. Non mi era mai stato chiaro come mai nella maggior parte dei casi fossero i maschi a cercare le attenzioni delle femmine, ma di solito bastava trasformarsi in un esemplare femminile di bell’aspetto per ricevere un sacco di attenzioni.

Mi tornò in mente una delle lezioni della Saggia Bee 382, quella sulle mantidi religiose. Al solo pensiero, mi tastai il lungo collo con una smorfia di’inquietudine e disgusto.

Ad eccezione delle regine, i Changelings erano asessuati, e per questo motivo non si ponevano troppi problemi sul genere di appartenenza, quando si trattava di sedurre una preda per risucchiarne l’amore.  Talvolta non era nemmeno necessario il contatto fisico, e in quei casi si riusciva a trarne una vera e propria miniera di energie. Tuttavia, era necessaria una certa destrezza nel farsi corteggiare dal parthner tenendolo a debita distanza, senza che questo si stancasse di essere rifiutato.

Ma anche questa fonte tendeva a esaurirsi nel giro di qualche anno al massimo: solo i più gonzi erano ben felici di rimanere all’amo. Il mettersi in coppia era un’altra strada molto battuta, ma per il popolo mutaforma era sovente spostarsi da un posto all’altro nel giro di un paio di mesi, e capitava di rado che un changeling riuscisse a costruire una relazione così intensa da soddisfare pienamente il proprio fabbisogno giornaliero. E quando giungeva il tempo della migrazione… I changelings più coinvolti tendevano ad indebolirsi a causa degli effetti collaterali della relazione, sentimenti negativi dovuti all’addio. Volente o nolente, quei changelings avrebbero dovuto superare la perdita, o sarebbero stati i primi a fare i conti con la selezione naturale.

Ad ogni modo mi aveva sempre dato fastidio il fatto di dover sempre aver a che fare con la sbruffonagine dei maschi, specialmente in vista della stagione degli amori. Stagioni sulle quali le migrazioni dello Sciame erano tarate, e la scoperta di Equestria, unita allo sviluppo dei bozzoli, prometteva di essere una vera e propria manna dal cielo: un’oasi nella quale sostare per lungo tempo, forse addirittura insediarsi.

“La prossima generazione di changelings molto probabilmente sarà nativa di Equestria”, dicevano. “Andrà tutto bene”, dicevano.

Dopo la disfatta della Regina Butterfly nelle terre dei pinguini, la nuova eletta, la Regina Chrysalis, decise di modificarei consueti itinerari, e fu così che venne a scoperta dell’esistenza delle magiche Terre di Equestria.

Dando un’ultima occhiata all’antilope svenuta, pensai che non sarebbe bastato un gioco da cuccioli per sconfiggere il maschio alfa. È vero, aveva sì sconfitto una sedicente antilope femmina... allo stremo delle forze. Ma con un esemplare adulto sarebbe stata tutta un’altra storia. Forse tra qualche anno avrebbe avuto una concreta possibilità, ma per tutto quel periodo si sarebbe ritrovato ai margini del branco: era carne da macello. Mi voltai immediatamente, allarmato da un improvviso rumore sordo e basso; pareva un’esplosione, ma doveva essere avvenuta in un luogo molto lontano. 

Mi rifeci piccione, e svolazzai sul branco di antilopi per godere in santa pace il mio meritato pasto.

Destai qualche sospetto, perché più di un’antilope aveva percepito una situazione anomala legata a quel piccione, ma andò tutto bene: nel giro di poco tempo feci il pieno di energie.

Per la prima volta dal mio risveglio, il fatto di essere l’unico predatore della zona tornò utile; con lo Sciame mi sarei dovuto accontentare di una ben misera porzione, invece di potermi ingozzare come solo qualche volta in vita mia avevo potuto fare.

Una volta sazio, si mi resi conto di aver comunque intaccato una parte a dir poco irrisoria della fauna locale. Avevo prosciugato le energue di due madri ed alcuni cuccioli, ma al loro risveglio si sarebbero sentiti solamente stanchi, come quando si ha dormito male. Stessa sorte sarebbe caitata a Nanger, ammesso che un predatore non lo avesse trovato mentre versava ancora in stato d’incoscienza. 

Posatomi su di una pietra, emisi nuovamente il richiamo, rimanendo nella forma di piccione. La tipologia di animale non influenzava la portata del verso; si limitava solamente a rendere più complicato il riconoscersi tra changelings. Ma neanche questa volta ottenni una risposta.

Attesi ancora un po’, confidando in un richiamo tardivo, ma già sapevo non ci sarebbe stato alcun esito favorevole. Nel frattempo, meditai sul da farsi.

Il cielo aveva ormai perso ogni colore, e le stelle risplendevano  come tanti piccoli punti luminosi: la luna aveva già iniziato a perdere la sua pienezza.

 

I changelings erano difficili da vedere al buio, tuttavia il richiamo, che era udibile soltanto alla sua specie, avrebbe sopperito a questo problema. Nella forma originale, i miei occhi erano inoltre capaci di vedere abbastanza bene al buio, e viaggiando avrei avuto più probabilità di incontrare i miei simili.

Spiccai il volo, e dopo aver preso quota e volato nel chiarore della luna,  mi avvolsi nella verde fiamma, trasformandomi in changeling. I pochi testimoni che si accorsero dell’evento credettero di aver preso un abbaglio, o sognato ad occhi aperti, ed ignorarono il fenomeno.

Decisi di seguire il fiume alla volta di Equestia; certamente la Regina Chrysalis avrebbe ambito a riconquistare le terre dei pony. E di sicuro altri changelings avrebbero deciso di rimanere in zona al fine di trovare i propri simili, o di essere a loro volta trovati.

≪Dovessi girare tutto il continente, giuro che troverò la Regina e gli altri!≫, gridai nuovamente.

Con tale convinzione nel carapace, volai per tutta la notte, incurante del freddo, e determinato più che mai nel trovare i miei simili. 

Nell’arco della nottata il feci frequenti  pause per lanciare nuovi richiami e sfamarmi passivamente ogni qualvolta se ne presentasse l’occasione. A tutti i richiami lanciati di quella notte, tuttavia, nessuno rispose.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


GLI ESULI DI CANTERLOT

-Capitolo Secondo-


Giunsi al limitare del deserto a mattino inoltrato. Ero ben felice di essermi finalmente lasciato alle spalle quel posto...

Mentre la luce del sole aveva iniziato a rischiarare di rosa e di arancione le nuvole del posto, ero riuscito a fare una colazione a dir poco ristoratrice, nonostante avessi usato la tecnica indiretta: approfittai di una caracal, una sorta di lince dal manto marroncino e le orecchie nere, che stava difendendo i suoi piccoli da un esemplare maschile, animato da intenzioni tutt’altro che benevole. L’obiettivo del felino era quello di uccidere i cuccioli per far tornare la madre in calore, ed ottenere una progenie tutta sua.   

In un primo momento, mi ero imposto di assorbire dalla distanza una quantità di energia tale da soddisfare la mia fame, senza debilitare eccessivamente mamma caracal, consentendole la difesa della cucciolata. Per comodità e sicurezza, assunsi le sembianze di un leone, e mi distesi su una grande pietra non troppo lontana dal luogo dello scontro, potendo così tenere d’occhio la scena senza correre il rischio di diventare a mia volta preda.

Tuttavia, i risultati non furono soddisfacenti; lo scontro durò a lungo, prolungato dalle repentine ritirate del maschio, il cui obiettivo non era quello di ferire la madre, e balzi intercettatori di quest'ultima. I ruggiti si sprecavano, e ben presto dovetti rinunciare a banchettare: parteggiavo apertamente per mamma caracal, in quanto ritenevo che annientare un’intera cucciolata al fine di iniziarne una nuova fosse un vero e proprio spreco di energie. 

Dall’educazione che avevo ricevuto, ritenevo che ben altri eventi avrebbero dovuto sancire l’eventuale fine di quelle vite appena iniziate.

Il sole era adesso abbastanza in alto da far perdere gran parte degli effetti dell’alba, ed entrambi i contendenti mostravano i segni di un notevole affaticamento. Iniziai a temere la sconfitta della madre, la quale stava avendo a che fare con un caracal molto determinato, e venni presto messo di fronte a un bivio: la vittoria del maschio avrebbe significato la perdita del pasto, e forse mi sarebbe convento davvero approfittare dell’ultima spinta emotiva della madre. Ma il successo di quest’ultima mi avrebbe fatto ottenere un pasto ancora più succulento, rafforzato da quel rassicurante sentimento di cessato pericolo.

La stessa educazione ricevuta, che mi aveva portato a disprezzare i comportamenti del maschio, mi imponeva allo stesso tempo di non agire, per evitare di influenzare con le mie azioni l’equilibrio naturale delle cose.

 

Ma d’altro canto adesso ero un singolo mutaforma, e l’ecosistema di quel luogo non avrebbe risentito più di tanto della mia influenza… giusto un piccolo aiutino.

E che dire allora dell’attacco a Canterlot?

 

Mio dissidio tuttavia venne risolto poco dopo l’aver preso una decisione, e l’esitazione premiata: con un ultimo ruggito, che mi parve aver i connotati di un insulto, il maschio di caracal si ritirò, lasciando in vita le sue prede, il cui miagolio era finalmente diventato udibile. Accarezzati i cuccioli uno ad uno con il muso, la mamma caracal iniziò il cammino per far ritorno alla tana, voltando lo sguardo in ogni direzione per buona parte del tempo.  Osservai il gruppo di felidi da una distanza di sicurezza, sotto forma di avvoltoio, per poi tramutarmi in una vipera dopo aver perso quota. Non ero del tutto sicuro dell’efficacia del mio attuale travestimento, ma entrai a mia volta nella tana nella quale la famigliola era scomparsa, e facendo il minor rumore possibile mi avvicinai ai caracal; in quel momento la madre era distesa e si stava leccando le ferite, mentre i cuccioli stavano facendo a gara per poppare il latte.

Quel felice quadretto familiare non poteva che rappresentare l’occasione migliore: la buca venne immersa di un flash verdognolo, e l’intera famiglia perse i sensi prima che chiunque potesse accorgersi della mia presenza.

Assorbita tutta quella energia in un sol colpo, eruttai dalla tana avvolto in una potente vampata verde, e sotto le sembianze di un grosso caracal avvolto dalle medesime fiamme, sfrecciai a tutta velocità, tramutandomi in un condor dopo aver compiuto un sorprendente balzo, e presi il volo.

 

Di fronte a me si ergevano adesso due dirupi tanto alti quanto imponenti.

Ricongiuntomi al fiume, mi ritrovati all’ingresso di una gola, dal cui letto proveniva l’acqua che avevo seguito per così tanto tempo da quando mi ero ritrovato da solo.

Lanciato l’ennesimo richiamo, questa volta sorrisi! Il mio aspetto di rapace probabilmente diede alla mia gioia le sembianze di un ghigno sinistro, ma non aveva alcuna importanza: finalmente avevo trovato qualcuno!

Felice di aver trovato un mio simile, ripresi il mio aspetto originale e ronzai a rotta di collo sul letto del limaccioso fiume, e dovetti sorvolare un cumulo di roveti dalle spine poco invitanti, nonché qualche isolotto popolato da un abete o due.

Superata l’ennesima curva del tracciato, lanciai nuovamente il richiamo, ma non ottenni più alcun riscontro. Fui colto da un’opprimente ansia, ed atterrai sulla sponda che si trovava alla mia destra. Incespicando nella fanghiglia, mi avvicinai al muro di roccia, e sporsi la testa. Nell’ansa successiva, ad ostacolare la gola, c’era una vera e propria barriera di quei rovi, e riconobbi all’istante il corpo esamine di un changeling rimasto intrappolato tra le spine. Rabbrividii; doveva essere stata una morte orrenda… e concentrato su quel particolare, mi accorsi solo all’ultimo che c’era qualcun altro in quel posto: un altro quadrupede mi stava dando le spalle. Istintivamente, mi riparai dietro la scarpata prima che la creatura non identificata si voltasse, ma la mia presenza venne comunque rilevata.

≪Mostrati!≫ disse una voce imperiosa, leggermente distorta dall’acustica del posto.

Mi avvolsi in una debole fiammella.


≪E quello da dove salta fuori!?≫ si lasciò scappare il grifone, quando mi sporsi dal costone. Mi ero tramutato in un pony dal manto azzurro, senza né ali né corno. I miei crini, di un arancione acceso, cadevano lunghi e lisci dal lato destro. Due occhi verde smeraldo tradivano la mia preoccupazione e paura.

Con passo altezzoso, il grifone mi venne incontro. Alla mia domanda su cosa fosse successo in questo posto, il mezzo uccello e mezzo leone mi ignorò, guardando tra le mie zampe posteriori. Lo sentii imprecare sottovoce qualcosa del tipo “Ma perché il sesso di questi “pony” può essere identificato principalmente dalla lunghezza delle ciglia!?”

Dopodiché decise di darmi una risposta, limitandosi ad un accenno dell becco verso l’alto, mantenendo lo sguardo fisso su di me.

≪Sono piovuti dal cielo. Ce n’erano un po’ovunque, e andavano in direzioni differenti. Mai visto un evento simile. Piuttosto… Che cosa ci fa un pony tutto solo nella Gastly Gorge, detta anche la Gola degli Orrori… Non è certo un posto sicuro, specialmente per voi piccoli e teneri equini.≫. Il grifone sottolineò l’ultimo aggettivo con un tono che non mi piacque.

Ero impreparato a rapportarmi con i grifoni; in realtà non ne avevo mai visto uno… metà uccello e metà leone… cose da pazzi!

≪Beh ecco… In realtà…≫ dissi, cercando di trovare qualcosa da dire, ≪… Mi sono perso.≫, Conclusi, grattando il litorale con una delle zampe anteriori.

Nella Gola scese un imponente silenzio. Il grifone fece un altro giro intorno a me, senza dire nulla. L’unico rumore udibile era quello del fango smosso dai suoi artigli.

Dopo aver sbuffato, borbottando un qualche commento sui colori sgargianti, si limitò, con sguardo diffidente a dire ≪Perso? A giudicare dalla direzione da cui sei arrivato immagino che tu provenga da Appleloosa, e magari sia alla ricerca del tuo disegnino... Per un… com’era già quella parola… Ah, si! Fiancobianco! Per un fianco bianco della tua età la vita dev’essere difficile.≫.

Fiancobianco? pensai. Mi ero scordato di fare il cutie mark.

Resistetti alla tentazione di darmi uno zoccolo in faccia. ≪Err… Già! C’erano alcuni pony in particolare sempre pronti a sfottermi ogni volta che gli capitavo sotto tiro...≫, dissi con tono mesto, cercando di riacquistare credibilità. Mi decisi a muovermi verso il colossale rovo, oltre il quale non si riusciva a intravedere il resto della Gola.

≪Fossi in te non guarderei. Non è uno spettacolo per pony impressionabili., mi ammonì il grifone dal manto beige, il cui piumaggio era di un giallo scuro screziato di nero, ad eccezione di quello attorno agli occhi arancioni, che era azzurro.


Ebbi un sussulto e ritrassi la testa prima di poter scorgere altri dettagli; dietro a un tronco d’albero, spiaggiato in parte sulla riva fangosa e in parte nell’acqua bassa, c’erano i resti di un altro cangeling!

≪Ti avevo avvisato.≫.

Si trattava di Beetle2657.

Non ci avevo avuto molto a che fare, ma comunque mi tornarono in mente alcuni pettegolezzi sulla vita del changeling esamine che si trovava di fronte a me. A quanto pare, durante una delle tante migrazioni in una metropoli esotica, per una scommessa perduta passò la notte sotto al letto della Regina Chrysalis, scattandosi una foto come prova, mentre la sovrana stava dormendo con la criniera raccolta nei bigodini. Sfortuna volle che il flash dell'apparecchio fosse attivo, e secondo le malelingue il changeling trasgressore fu punito con l’assegnazione alla una ditta di spurgo dei pozzi neri della città fino alla migrazione successiva.

Quando volevano, i Changelings sapevano essere molto pettegoli e, per quanto fossero simili tra di loro, era un evento più unico che raro che quando si riferissero ad un altro changeling sbagliassero il nome del malcapitato di turno.


Il grifone, il cui nome era Nevio, mi si affiancò, ed iniziò ad osservare il cadavere. ≪Mai visto creature simili a queste! Sembrano dei pony, eppure hanno caratteristiche da insetto! E quelle zampe forate poi… Non riesco davvero a spiegarmele!≫

Se avessi avuto uno stomaco, avrei vomitato.

Senza ombra di dubbio doveva essere stato assassinato dal grifone.

≪E, cosa ancora più incredibile, quella cosa era stata avvolta da fiamme verdi e subito dopo era divenuto un cane, anzi, no! Era più un lupo! E quando l’ho colpito è tornato come prima con un’altra fiammata verde, priva di calore! Cumulonembi! questa scoperta mi farà vincere il GrandPrix per la biologia! Chi l’avrebbe detto... un semplice cartografo che scopre una specie mai vista prim…≫.

Il monologo dell’estasiato grifone fu interrotto dal gorgoglio del suo stomaco.

Lo sguardo febbricitante di Nevio, rivolto verso il cielo, e perso nei sogni di un futuro ormai prossimo, tornò alla realtà, focalizzandosi nuovamente su di me.

≪Sai…≫, disse Nevio. Feci per voltarmi verso il mio interlocutore, ma due possenti strette sul collo mi impedirono di completare il movimento, strappandomi un nitrito di dolore che riecheggiò nella gola. ≪Grazie a te dopo tanto tempo finalmente mangerò carne rossa!≫.

Mi ritrovai a terra, schiacciato dalla possente mole del grifone. Il mio muso era sprofondato nel fango, e un liquido caldo e viscoso aveva iniziato a colare dalle mie ferite. Fu proprio la fuoriuscita del fluido verdognolo, trasparente e dalla consistenza di caramello a salvarmi la vita: l’assenza di emoglobina, e quella densa consistenza fecero indugiare il becco di Nevio un istante in più del dovuto.

 

Trafitto da una moltitudine di spine, il metà uccello e metà leone spalancò le ali e strinse di riflesso gli artigli, in un ultimo disperato tentativo di attacco, ma ben presto la sua presa iniziò a farsi debole, e le ali si afflosciarono a terra, senza richiudersi. 

Lasciata la forma dell’istrice, tornai al mio aspetto normale. ≪Tu… Tu sei uno di loro…≫ disse il grifone Nevio, esalando il suo ultimo respiro.


Erano ormai passate diverse ore da quando avevo esaminato la tenda del grifone, distante una ventina di falcate da dove il suo proprietario era stato tramutato in un puntaspilli.    Controllando in una delle bisacce, aveva trovato tutto l’occorrente per medicarmi, ma mi limitai a lavare le ferite con un liquido che a Manehattan chiamavano “Acquaossigenata”; al resto avrebbe provveduto il mio fluido.

Nella tenda c’era un acre odore di pollaio misto a felino, e un numero indefinito di piume era sparso qua e là, quasi fosse stato fatto esplodere un cuscino. Per non parlare dei peli... che si trovavano pressoché ovunque.


Iniziai a sentirmi tremendamente stanco, e decisi di prolungare la mia presenza nella tenda.

In quanto changeling l’atto di riposare non mi avrebbe consentito di rimettermi in sesto; ≪Tutt’al più limita il dispendio di energie, quindi fatene buon uso!≫ dissi sovrapensiero,  ripetendo nella mia mente la lezione imparata tanti anni fa da uno dei changeling addetti alla cura delle larve. Ma dato che avevo necessità di rimarginare le ferite prima di rimettermi in viaggio, questa mi parve una buona scelta… fermo restando che avevo comunque bisogno di nutrirmi, e al più presto.

Fu proprio da quest’ultimo pensiero che iniziai a riesaminare in maniera lucida quanto era accaduto poco fa.

Avevo reagito d’istinto, e il mio predatore era morto. Mi ero difeso, certo, ma avevo anche provato desiderio di vendetta per Beetle2657. E che dire di quell’altro changeling intrappolato nel rovo? Non ero riuscito a identificarlo, ma in fin dei conti non era importante. Erano già morti. Era vero, ma come metterla con la Solidarietà tra changelings”? ≪Se sarete così a corto di energie, al punto da non riuscire più a muovervi, potrete sempre contare sull’aiuto di un nostro simile. Ricordate, la Solidarietà e la fedeltà alla Regina sono ciò che ci ha garantito la sopravvivenza fin dall’alba dei tempi!≫.

Già che ero in tema di rievocare le lezioni per piccoli mutaforma, ripensai anche agli insegnamenti inerenti l’uccisione di un altro essere vivente.

Per il popolo Changeling, togliere la vita era sempre stato mal considerato, dal momento che una preda morta non può sfamare (e il lutto delle altre prede per la scomparsa del loro simile oltre ad essere difficile da assimilare, aveva anche un cattivo gusto. Salvo nei casi di ricchi ereditieri, ma quella era un’altro caso...). La difesa da un predatore era accettata, ma nel mio caso… Era davvero l’unica soluzione disponibile? Avrei anche potuto sedarlo con un incantesimo.

Osservai l’ambiente che mi circondava: nonostante nella mia forma originale possedessi una mole assai più piccola di quella del grifone, la tenda rimaneva uno spazio angusto. C’era un giaciglio, sul quale mi ero disteso, ed un ciocco di legno sopra cui si trovavano uno specchietto ed un diario, scritto tuttavia in una lingua che non conoscevo.

Ripresi a pensare, e convenni con me stesso che tutto sommato avevo dovuto agire da solo, e in condizione di svantaggio. La solitudine tornò ad invadere il mio animo; questa volta avevo trovato due miei simili, ma erano morti prima che potessi riuscire a far qualcosa per salvarli.

Non solo ero preda dell’impotenza, ma anche dei sensi di colpa... poiché i Changelings non avevano la tendenza a vendicare i propri compagni, in quanto ciò avrebbe comportato una faida. Però ero conscio di aver nutrito quel sentimento.

 

Tornai a pensare all’aggressione. Quel grifone mi voleva mangiare.

Ispezionai un sacco che si trovava vicino a me e ne estrassi una mela un po’appassita, tenendola incastrata in uno dei buchi delle mie zampe.

Per avere avuto una reazione simile di fronte ad un pony, doveva essere andato avanti a mele ed altri espedienti per giorni… se non mesi.

Già. Il cibo. Una cosa a cui tutti gli esseri viventi pensano. A differenza di lui e dei suoi fratelli, tutte le altre creature potevano contare sul fatto di potersi nutrire con i più svariati alimenti, traendone energie grazie ai loro organi.

I miei pensieri presero una nuova, inaspettata direzione; realizzai che durante la mia ricerca per le terre di Equestria mi sarei di certo imbattuto nella necessità dover mangiare e bere in presenza di altri... quantomeno per non destar sospetti.

Ripensai all’episodio dell’antilope.


Rimasi immobile per chissà quanto tempo, e all’improvviso scossi ripetutamente la testa, al punto da stordirmi per alcuni, lunghi istanti.

≪No, ma che vado a pensare.≫, riflettei tra me e me. ≪Non posso mica fare una cosa simile... Il solo fatto di averlo pensato è assurdo! Nah, evidentemente sto già dando i primi segni di follia a causa della solitudine…≫.

 

Sospirai.

Ma se avesse funzionato… Forse avrei addirittura potuto integrare la mia dieta con lo stesso cibo di cui si nutrono le mie prede.

Nella tenda calò il silenzio. Non che ci volesse molto, ma l’aria stessa sembrava essersi fatta molto più pesante, anche se probabilmente era tutto nella mia testa. Guardai di nuovo la mela. La ripresi in zoccolo, e la portai davanti al mio viso.

≪E se fossi in grado di trarre energia da questa... potrei guadagnare il tempo necessario per trovare una creatura da cui attingere nuove forze…≫.

Sospirai nuovamente.

Mangiare, esser mangiati, morire di fame.

Avevo un compito da portare a termine, e avrei avuto bisogno di ogni tipo di aiuto per sopravvivere.

 

Mi alzai dal giaciglio ed uscii dalla tenda.

Libratomi a mezz’aria, giunsi a circa metà della gola e lanciai un nuovo richiamo in direzione della matassa di rovi. Come di consueto, nessuno rispose.

Ripetei l’operazione nell’altra direzione. Niente.

 

Era tempo d’agire.


Sotto forma di condor, atterrai goffamente su un ponte ferroviario. E sputai sulle traverse dei binari un grosso foglio arrotolato su sé stesso. Tornato ad essere un changeling, srotolai la pergamena: una mappa di Equestria, probabilmente disegnata dal grifone stesso. La prospettiva tendeva ad essere “a volo d’uccello”, ed il regno era stato raffigurato utilizzando un solo colore: un blu talmente scuro da sembrare a volte nero, a seconda di come veniva esposto alla luce. Un immenso spazio bianco suggeriva che mancasse la parte nord ovest del continente, e infatti, dopo la Smokey Mountain mancavano sia Tall Tale che Vanhoover.

In basso a sinistra, preceduta da una serie di simboli, era stata scritta la parola EQUESTRIA, e al di sotto era presente una linea composta da una serie alternata di tratteggi, alcuni più marcati e altri più lievi, della stessa lunghezza. Ogni tratteggio era inoltre separato da una linea perpendicolare, sopra la quale era riportato qualcosa scritto con dei segni simili a quelli che avevo visto nel diario, ma che non ero in grado di comprendere.

I nomi delle località presenti invece, erano stati riportati sia con quei caratteri alieni, che con quelli tradizionali di Equestria, a me già più noti. Iniziai a cercare di capire dove mi trovassi. La luce del sole si era fatta calda ed accecante.

Constatando che i miei compagni dovevano essere stati spazzati lontano, decisi di seguire la ferrovia nella direzione opposta a quella di “Ponyville”, che sulla mappa era stata segnata nelle immediate vicinanze di Canterlot, scegliendo di avventurarmi in un nuovo deserto.

Procedevo lentamente, continuando a seguire i binari della ferrovia, e facendo qualche sosta durante le quali lanciare il richiamo, e rimanere in attesa di un (vano) riscontro.

Dal momento che i Changelings si nutrivano esclusivamente delle emozioni altrui, non possedevano alcuna capacità di sudorazione, ma per contrastare il problema dell’eccessiva calura, fin dai tempi più remoti era stato elaborato un incantesimo al cento per cento di fattura changeling, o almeno era questo che gli avevano insegnato, per rinfrescare l’aria attorno a sé.

Sfortunatamente, l’impiego della magia si traduceva in un maggior consumo di energie, e nonostante avessi saggiamente deciso di applicarlo a fasi alterne, ben presto mi sentii sempre più debole.

Forse sarebbe stato più adatto trasformarsi in un rettile, ma mi sarei mosso con maggior lentezza. E con quei condor che disegnavano ampi cerchi sulla mia testa, la scelta di un volatile era da escludersi.

Se fossi andato nella direzione opposta… sicuramente avrei trovato ombra e nutrimento.


Ma che si trattasse di sentimenti o cibo materiale adesso non aveva più importanza... forse.

Analizzando gli organi del grifone, ero riuscito a intuire come fosse fatto un apparato digerente E adesso pure io ne possedevo uno.

≪Che caldo…≫ mi ritrovai a dire con un filo di voce senza nemmeno accorgermene. La gola era secca, e il muovere la laringe faceva un male cane.

Il paesaggio era sempre lo stesso: sullo sfondo si ergevano, isolate tra loro, delle montagne rossicce che parevano messe in quel posto come un tentativo per interrompere quella distesa di polvere dalla quale spuntava qualche sterpaglia qua e là, con una pianta grassa ogni tanto. E poi c’erano i binari; un rettilineo che non pareva mai aver fine, e che sembrava sparire oltre la deformazione dell’orizzonte.

 

Attivato un’ultima volta l’incantesimo per rinfrescarmi, stavolta concentrandolo esclusivamente sulla testa, iniziai a pensare se non fosse davvero giunto il momento di tramutarmi in un rettile, ma d’un tratto, mi sentii andare giù. Le zampe posteriori avevano improvvisamente ceduto, e perso l’equilibrio mi ritrovai ansimante e disteso su un fianco. Era decisamente giunto il momento, ma forse era già troppo tardi. Mi sentivo troppo stanco per pensare ad una cosa simile. Faceva caldo. Ero caldo e un po’ ovunque mi sentivo prudere, ad eccezione del carapace e delle ali, e mi pareva tutto troppo luminoso. Mi sentivo strano… Come se fossi stordito… E il mio ultimo ricordo fu un fischio, poi il nulla.





 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


GLI ESULI DI CANTERLOT

-Capitolo Terzo-


Non mi ero mai sentito così stremato prima d’ora; il risveglio post Canterlot a confronto pareva una bazzecola. Avevo appena ripreso conoscenza, e non riuscivo a comprendere la realtà che mi circondava: gli occhi non erano ancora in grado di mettere a fuoco, e tutto quello che potevo vedere  era una base di marrone scuro con diverse sfumature e luci. Non riuscivo nemmeno a tenerli aperti del tutto, e sentivo la necessità di richiuderli dopo qualche istante. C’era troppa luce... e soltanto a posteriori realizzai di avere delle palpebre. Avvertii un forte  odore di incenso.

Sentii una voce… Profonda e felice? Era ovattata, ma riuscii comunque ad ascoltare.

≪… Ha delirato per giorni; non ho capito molto di ciò che diceva, ma in quel poco di comprensibile tra le cose più gettonate c’erano “regina”, forse dei nomi, alcune cifre numeriche, e a volte prendeva un profondo respiro e gonfiava le guance. Benedetti gli astri! Ogni volta temevo che andasse in apnea… E che febbre da cavalli! Grazie a “regina” Celestia, il chinino e la ponycillina sciolta nel brodo hanno funzionato. Ah… Giusto. Oltre alle spese dei farmaci mi dovresti anche quelle della lavanderia… Quel poco di brodo che riuscivo a fargli bere lo evacuava quasi subito.≫.

Aspetta un attimo… Mi ritrovavo sdraiato?


Me n’ero accorto soltanto ora; ero disteso con la pancia all’insù ed ero avvolto da qualcosa di leggero e caldo.

≪… E quindi tu dici che è un mio parente.≫, disse un’altra voce, schietta e con la tendenza a mangiarsi qualche lettera.

Sentii un fruscio, seguito da un lieve cambio della temperatura. Poco dopo finalmente realizzai  che fino ad ora avevo avuto addosso un lenzuolo, e che ora me l’avevano tolto.

≪Beh… Se non erro le mele sono una vostra esclusiva≫.

≪Come la produzione di torte di mele da qui fino alla Everfree Forest!≫, rispose con orgoglio l’interlocutore di quello che doveva essere il medico. La fase fu seguita da un tonfo; doveva aver battuto uno zoccolo sul pavimento in legno.

≪Humm… In effetti è una mela… E va bene, dev’essere di sicuro uno della famiglia. Gli Apple di Appleloosa pagheranno le sue spese!≫.

≪Allora siamo d’accordo. Lo sai Braeburn, mi dispiace doverti far pagare l’assistenza sanitaria, ma come ben sai…≫.

≪Si si lo so, tutta la faccenda del piano sostanziale.≫, lo interruppe l’altro.

≪Assistenziale.≫, lo corresse il medico. Sentii inspirare fortemente. ≪Oh, sembra che si sia ripreso!≫, disse subito dopo il dottore.

Sentii uno zoccolo sull’occhio destro tirare verso l’alto, e poco dopo una forte luce abbagliarmi.

≪Ottimo! Fino a due giorni fa la reazione era molto più lenta.≫, disse il medico.

≪Ehi! Riesci a sentirmi?≫.

Mugugnai.

Le immagini erano quasi diventate nitide, e quella luce vanificò tutti gli sforzi fatti finora.

≪Come ti chiami?≫, chiese il pony che non avevo ancora identificato.

≪Io…≫ seguii un silenzio, turbato soltanto dal brusio che proveniva da fuori. Lo stallone venne interrotto dal  pony medico, un altro stallone poco più basso e in carne rispetto al primo: manto bianco come il suo camice da dottore, zampe scure, e una zazzera di crini biondi. Occhi amaranto.

≪Ragazzo, che ci facevi in mezzo al deserto?≫. Non seppi cosa rispondere, ed emisi una successione di vocali.

Il medico si rivolse all’altro pony, caratterizzato da un fisico più slanciato il cui manto era biondo, gli occhi verdi e criniera più gialla che arancione e dai riflessi color platino, sopra alla quale indossava un cappello da cowpony marrone. Vestiva inoltre un corpetto di cuoio dello stesso colore del cappello. ≪Pare non ricordare… Dev’essere un effetto del trauma, ma nelle prossime settimane dovrebbe tornargli la memoria.≫, sentenziò il dottore.

≪Uhm… Non mi pare di averlo mai visto prima. Dev’essere d’un ramo che vive lontano.≫. disse il cowpony con tono diffidente. Seguì una pausa nella quale i nostri occhi rimasero gli uni negli altri. ≪Beh, benvenuto ad Appleloosa! Io sono Braeburn, e gestisco la comunità Apple della zona!≫. esclamò il cowpony, rompendo allegramente l’imbarazzante silenzio che si era venuto a formare fino a poco prima.

≪Hai dimostrato di avere una forte tempra, ma giunti fin qui non voglio rischiare ricadute. Ah! Io sono il dottor Buckcare Senior, ma puoi chiamarmi semplicemente “Doc”.≫. Ll’ultima parola venne sottolineata da un sorriso, un’occhiolino, e da un suono che forse mi immaginai. Il medico si voltò verso Braeburn.

≪Un altro giorno di convalescenza e poi sarà tutto tuo! Vieni nel pomeriggio. E adesso scusami, Braeburn, ma devo occuparmi degli altri pazienti.≫.

Non ebbi il tempo di chiedere che cosa mi fosse successo, tuttavia dovevo aver mantenuto l’aspetto di pony. Guardandomi gli zoccoli non trovai i miei fori e mi accorsi che il mio manto era dello stesso colore di quello assunto durante l’incontro con il grifone. Stavolta però sui fianchi erano presenti i disegni di una grande mela rossa.

≪Adesso stai bene, signore?≫, chiese una voce squillante. Voltatomi verso la mia interlocutrice, capii che stavo avendo a che fare con una puledra dal manto bianco, gli occhi azzurri ed il manto color lillà.

≪Sunsetcare! Non disturbare il signore, che è molto stanco. Lo sai che non dovresti venire in questa parte dell’ambulatorio.≫, disse il dottor Buckcare. Il pony medico tornò ad occuparsi dell’altro paziente solo dopo essersi accertato che la piccola Sunsetcare avesse fatto marcia indietro, guardando al pavimento con espressione sconsolata.

≪Suvvia dottore, in fondo in città la piccola Sunsetcare non ha molti amici con cui giocare, dato che la maggior parte dei suoi coetanei sono degli Apple, e vivono nelle fattorie. È normale che nutra un po’di curiosità per le facce nuove che si presentano in città.≫, disse il pony che il doc stava visitando.

≪Lo so, Woody, lo so, tuttavia non mi va molto a genio che stia in questo posto. Vedere gli infermi non dovrebbe essere uno degli spettacoli a cui una puledra dovrebbe assistere.≫.

≪Non posso darti torto, doc, ma almeno in questo momento non stiamo avendo casi di amputazione, malattie orripilanti, o decessi. Sono solo caduto dal tetto del saloon mentre stavo cambiando le tegole. Vai da lei doc, io posso aspettare.≫, disse Woody Rasp, il mastro carpentiere della cittadina in cui mi trovavo.

Emesso un sospiro, il dottor Buckcare ringraziò lo stallone, e andò a prendersi cura di sua figlia. Avrebbe sicuramente voluto passare più tempo con lei, soprattutto in un posto diverso, ma l’attività di medico lo vincolava per la maggior parte delle sue giornate in quella clinica.

 

Mentre il pony medico era via, non mi rimase che guardare il soffitto e cercare di fare ordine nella mia mente ancora intontita. Ricordato qualcosa in merito alle mele e il suo fianco, il mutaforma diedi nuovamente un’occhiata al simbolo che avevo generato sui miei fianchi.

Che fossero state tutte le mele viste e mangiate nella tenda del grifone?

 

La classica sensazione di fame venne affiancata da una specie di… Ruggito proveniente dalla mia pancia, e lo stupore che stavo provando nel ritrovarmi tutto d’un tratto ricoverato ed imparentato con una famiglia di pony invece di scemare si spostò su quest’ultima novità del giorno.

Era di nuovo tempo di nutrirsi, e il pony sdraiato nel letto di fronte al mio cadeva a fagiolo.

 

Il giorno dopo, Braeburn venne a prendermi, e dopo aver posato un sacchetto ricolmo di monete sulla scrivania del dottore, chiese al medico come mai Woody Rasp fosse stato imbavagliato ed ammanettato al letto. Lo stallone continuava ad agitarsi, mugugnando.

Buckare Senior spiegò con perplessità che il pony carpentiere tutto d’un tratto era impazzito, e aveva visto in me Sweetie Rosy, il pony per il quale fin dall’infanzia nutriva una cotta.

≪Quella caduta dal tetto del saloon deve avergli sconquassato la testa... ci crederesti che per renderlo quasi inerme ho dovuto somministrargli ben tre dosi da cavallo di sedativo? Più di così al momento non posso fare altro; un milligrammo in più e lo spedirei al camposanto… Spero che si calmi, prima o poi.≫.

 

L’avevo fatta grossa. Avevo così tanta fame, che avevo ecceduto nell’approfittare dei sentimenti dello stallone, ed il risultato era che la sua testa era andata in tilt.

A maggior ragione, poiché Sweetie Rose aveva lasciato questo mondo circa tre mesi fa.

 

≪Tornando a noi, Braeburn… In realtà vorrei trattenere il tuo parente ancora qualche giorno; continua a mal digerire tutto il cibo che gli do, ma non vuole saperne di farsi visitare.≫.

Spazientito dall’insistenza del medico, gli dissi che, con tutto il rispetto, mi sentivo bene. E che volevo alzarmi il prima possibile.

≪Non posso obbligarti a subire delle cure non volute, Applecoat… ma sappi che se stai male puoi sempre tornare qui.≫, disse il medico, cedendo.

≪Applecoat?≫, chiese Braeburn, rimasto a guardare il carpentiere. ≪È questo il tuo nome?≫, chiese, voltandosi verso di me.

≪Beh… sono abbastanza sicuro che sia così… ma non ne sono certo. Non ricordo… nulla.≫.

≪Per tutti i meli! Un pony che sbuca fuori dal deserto, e per di più senza memoria. Questo sì che girerà sulla bocca di tutti. Beh, Applecoat… avendone già tre di pony che qui portano lo stesso nome, forse è meglio evitare di chiamarti con un nome che potrebbe non essere nemmeno giusto. Che ne dici di… “Cugino Apple”? Facile da ricordare, ed altamente identificativo≫.

Soddisfatto per essermi inventato un nome che avesse senso, accettai di buon grado il nome di Cugino Apple.

 

Usciti dalla clinica, Breaeburn fece strada, passando per la via maestra di Appleloosa.

≪E così… Cugino Apple… non ricordi nulla di chi tu sia.≫.

≪Già… Ricordo soltanto che ero in cammino vicino ai binari, e poi ho perso i sensi…≫, risposi elusivo.

≪Beh… questo si che è un colpo di sole! Non è vero? ...A proposito, prendi questo cappello da cowpony, il sole da queste parti sa picchiare forte, come hai visto.≫.

Ero stupito dalla cordialità di quel pony, e quasi mi sentivo in colpa per tutte le premure che si stava prendendo per un falso parente. Indossato il cappello, mi fermai e mi presi una pausa, pensando al da farsi. Alla fine mi decisi a parlare:<

≪Ah, sciocchezze! Non dire nemmeno per scherzo queste cose! Hai una mela gigante per cutie mark, diamine! Non puoi non essere un Apple! E poi, se anche tu fossi stato un altro pony, di certo il Dottor Buckcare non ti avrebbe lasciato morire. Noi pony di Appleloosa saremo pure persone semplici, ma una cosa di certo la sappiamo: un pony in difficoltà va aiutato.≫.

Breaeburn si fermò di colpo, ed io con lui. 

≪Quanto alla questione delle cure, avrai pieno modo di sdebitarti; il nostro Ranch è in pieno fermento per il Rodeo che si terrà tra pochi giorni a Dodge Junction; il tuo aiuto sarà prezioso per completare i preparativi in tempo.≫.

Distolsi lo sguardo dallo stallone, e guardai l’immenso ranch pieno di pony che gli si era materializzato di fronte ai miei occhi.

≪Andiamo! Ti presento al resto della famiglia… Cugino Apple!≫, disse Braeburn, aprendo il cancello in legno ed iniziando a trottare da un lato all’altro della fattoria, per annunciare il mio arrivo.

Mi affrettai a raggiungere Braeburn, notando come tutti gli altri pony fossero del tipo “standard”, di quelli senza né ali né corna, ed i loro cutie mark avessero come minimo comune multiplo quello di raffigurare almeno una mela. Erano almeno una dozzina, ed ogni volta che ne incrociavo uno, questo interrompeva le faccende in cui era impegnato per salutarmi con un sorriso, un cenno, o levandosi il cappello. Ogni singola volta sentivo quel suono che faceva come “squeeze”.

Braebun mi stava aspettando alla soglia di una casa colonica, e quando lo raggiunsi, mi disse che quella era la casa della Vecchia Goldspur la pony più anziana di tutto il Ranch, la quale mi avrebbe ospitato in una delle stanze per gli ospiti.

Fare la conoscenza della Vecchia Goldspur si dimostrò essere un’esperienza tutto sommato piacevole, in quanto l’anziana pony mi tempestò di domande, premure, e soprattutto di cibo.

Effettivamente, fu più facile destreggiarsi in quella marea di domande su cosa ricordassi, e soprattutto se questo o quel nome -sia di pony che di località legate alla famiglia Apple- mi dicessero qualcosa, rispetto alle innumerevoli pietanze a base di mele che mi vennero fatte ingurgitare. Non fosse stato per l’apparato digerente simulato, sarei morto soffocato al primo assaggio di frittata di mele.

Oltre alla Vecchia Spur e Braeburn, era presente un altro commensale, il figlio dell’anziana giumenta. Iron Seed: un possente pony di mezza età, che faceva il fabbro.

Lo stallone non sembrava particolarmente felice della mia visita, e mano a mano che rispondevo negativamente o in modo vago alle domande della madre, assumeva un’aria sempre più accigliata. Provai a rompere il ghiaccio -e a prendere respiro dallo sformato di mele e carote- chiedendo ad Iron Seed di cosa si occupasse, ed il pony mi rispose laconicamente che era il fabbro del posto. Il fatto che la madre non permise al pony di toccare una sola delle pietanze, dicendo che quelle erano state fatte appositamente per me, e che si sarebbe mangiato all’ora di pranzo, non aiutò a migliorare la relazione che si era instaurata.

Provai a rimediare, proponendo che tutti gli altri presenti favorissero del banchetto, ma la vecchia non volle saperne. Per sottrarmi a quella trappola mangereccia, ebbi infine un’illuminazione, tirando fuori l’argomento del rodeo.

Fu la mia salvezza, in quanto l’anziana pony iniziò a parlarmi della storia del rodeo sin dalla sua fondazione, e di come gli Apple vi avessero sempre fatto grandi affari vendendo i propri prodotti. Braeburn, a quel punto, si ricordò di come fossero rimasti indietro con la tabella di marcia, e ne approfittai per svicolare dal banchetto, offrendogli uno zoccolo. Ma non prima di aver chiesto dove fosse il bagno, dato che il mio intestino era già stato saturato da tutte quelle pietanze a base di mele.

 

I giorni passati al Ranch si dimostrarono intensi quanto succulenti.

Mancando solamente quattro giorni all’inizio del rodeo, raccogliere i frutti dei meleti della fattoria si dimostrò un’impresa sfiancante, ma ebbi modo di lavorare a stretto contatto con un sacco di pony della famiglia Apple, e di familiarizzare al punto da potermi sfamare a ciclo continuo.

Superata la prima figuraccia, dovuta al fatto che scalciando gli alberi riuscissi a far cadere al massimo un paio di mele, mi venne affidato un carro, che portai avanti e indietro dal meleto alle case della fattoria; ogni pony si stava dando da fare per preparare cibo a base di mele, e nella fattoria aleggiavano i profumi delle pietanze.

Non necessitando del sonno, dedicai le notti alla perlustrazione dei dintorni del ranch e di Appleloosa, cercando, senza risultato, i miei simili.

 

Iron Seed era forse l’unico pony che non mi riservasse un trattamento di cordialità, ma poco m’importava di quello scontroso pony, che giunto a quell’età viveva ancora con sua madre. Molto probabilmente era l’istinto di protezione a parlare, e dimostrandogli che non rappresentavo una minaccia per l’anziana pony avrei superato quel muro di diffidenza. Ma ciò non sarebbe stato necessario, perché al mattino del terzo giorno Braeburn venne a farci visita poco prima che terminassimo la colazione, chiedendo aiuto sia a me che al pony fabbro per portare le merci fino in stazione e caricare in tempo il treno.

Tutto pareva andare per il meglio, fino a quando Braeburn non mi propose di venire con lui a Dodge Junction. Dopo aver accettato con entusiasmo, Iron Seed si fece ancora più burbero, ed improvvisamente Braeburn pareva essere a disagio nel relazionarsi con lo stallone.

Durante l’ennesimo viaggio da Appleloosa al Ranch, decisi di rompere il ghiaccio chiedendo allo stallone se sarebbe venuto con noi. Iron Seed, con uno sbuffo, mi disse che sarebbe rimasto al Ranch, perché aveva molto lavoro da svolgere, e sarebbe rimasto a disposizione, se sua madre avesse avuto bisogno.

Forse avevo capito.

Chiesi ad Iron Seed se fosse mai andato al rodeo, e se volesse andarci, ma il pony tacque.

L’idea che mi ero fatto era che il pony fosse in realtà rimasto eccessivamente legato alla madre, e che a causa del suo lavoro non avesse mai modo di prendersi una vera e propria pausa dai propri doveri. Fu così che, durante una breve pausa dovuta al fatto di dover attendere l’arrivo  delle botti di sidro dalla casa degli Applebow, andai a parlare con Goldspur, suggerendole di far venire con noi suo figlio.

L’anziana giumenta si dimostrò restia, poiché temeva per i pericoli che sarebbero potuti insorgere durante il viaggio, ma riuscii a convincerla del fatto che a Dodge Junction avremmo avuto bisogno di lui, e che con me e Braeburn -oltre a tutti gli altri Apple lì presenti- sarebbe stato al sicuro. Un leggero incantesimo di malia fece il resto.

Tornato al carro, avvisai Iron Seed che sua madre lo cercava, e tempo dopo, giunti all’imminente partenza del treno, Breaburn rimase stupito dal fatto che il fabbro del ranch salì a bordo con noi.

 

Dodge Junction era molto simile ad Appleloosa; una via maestra, composta da case di legno che, come mi disse Braeburn, provenivano per lo più dai meleti di Sweet Apple Acres, e che lo stesso valeva per lo stadio realizzato poco fuori l’abitato, composto da staccionate, grandi gradinate di legno, ed un tabellone segnapunti.

≪Qui di solito ci giocano a baseball, ma quando è il momento del ranch la struttura viene riconvertita.≫.

≪Baseball… quello sport dove si lancia una palla e l’altro pony deve colpirla con un bastone, giusto? E poi tutti gli altri pony corrono da un lato all’altro del campo?≫.

≪Esatto!≫, nitrì Braeburn entusiasta. ≪Ti dice qualcosa???≫.

≪Credo… di averci giocato in passato.≫.

≪Ma questo è stupendo! chissà che durante la permanenza a Dodge non vengano fuori altri dettagli della tua vita passata!≫.

Ripresomi dal fatto che mi fossi fatto sfuggire la cosa, mi decisi a studiare una più ampia storia sui dettagli del mio passato.

 

Durante il rodeo, mi sarei occupato di aiutare Sunset Cider con la preparazione delle frittelle di mele. Accettai di buon grado il posto, poiché era a ridosso dell’ingresso allo stadio, ed un sacco di pony mi sarebbero passati di fronte. A furia di lanciare richiami, tra tutta quella folla un changeling di certo lo avrei trovato.

Eppure fui troppo ottimista, poiché la mia ricerca non produsse alcun esito: nonostante quel posto raccogliesse pony da tutti gli insediamenti nei dintorni, nessun altro changeling si nascondeva tra i visitatori o i locali. In quella zona, a quanto pare, a nessun altro era toccata una sorte simile alla mia.

 

Le giornate trascorrevano lente,sbucciando mele, affettandole, per poi impastellarle, friggerle, e metterle nei cestini. Per quanto alla lunga si trattasse di un’attività monotona, si rivelò essere un’esperienza divertente. Ogni tanto lanciavo un richiamo, ma nulla.

Iniziai a pianificare la mia prossima mossa, una volta finito il rodeo. Non avendo trovato changeling né ad Appleloosa, né a Dodge Junction, mi sarei spostato verso un altro centro abitato. Stavo ancora pensando ad una scusa per sganciarmi da Braeburn ed i suoi pony, quando mi feci scappare una pentola di olio bollente dalla bocca, ed il contenuto si riversò ai miei piedi. Gridando per il dolore, e balzando fuori dalla pozza oleosa che si era formata sotto ai miei zoccoli, attirai l’attenzione di tutti i presenti, inclusa colei che mi aveva fatto distrarre: la pony che Sunset stava servendo era una delle giumente che a Canterlot avevano dato filo da torcere a tutti noi changeling. E con lei ce n’era anche un’altra. 

≪Oh caro, ti sei fatto male? Disse l’unicorno dal manto bianco e criniera viola.≫.

≪Io… no, penso di stare bene. Ho solo preso qualche schizzo, niente di grave... grazie...≫.

≪So io cosa ci vuole per le scottature da olio!≫, disse il pony rosa che a canterlot mi aveva messo fuori combattimento utilizzando un cannone… a coriandoli.

≪DRNTIFRICIO!≫, strillò, e tirando fuori dalla criniera un tubetto di DentaMare, me lo schizzò sulle zampe.

Che dire… un metodo molto poco ortodosso, ma senza dubbio efficace, dato che la sensazione di freschezza stava già iniziando a lenire i dolori delle scottature.

≪Sai, anche a me piace cucinare! Mi capita quasi ogni volta che preparo dolci fritti! Urlò la pony dalla chioma riccioluta.≫.

≪Err… grazie! Di tutto≫.

Poco dopo arrivò Braeburn, accompagnato da un’altra di quelle giumente che a Canterlot ce le avevano suonate: anche lei indossava un cappello da cowpony, dal quale spuntava una lunga criniera bionda. Il suo manto arancione, e sui fianchi aveva disegnati tre mele.

≪Oh! Ehilà, Cugino Apple! Stavo giusto raccontando alla cugina Applejack la tua storia.≫, disse Braeburn.

≪Ehilà… ur… Cugino Apple! È un piacere conoscerti, anche se non mi sembra di averti mai visto alle rimpatriate di Sweet Apple Acres! Ad ogni modo, io sono Applejack, e queste sono le mie amiche Rarity e Pinkie Pie, disse il pony, indicando le sue compagne.≫.

 

Non sapevo bene come comportarmi, ma alla fine Sunset Cider mi salvo indirettamente, richiamandomi al lavoro: si era già formata una coda di una decina di pony, e non c’erano più frittelle. 

Congedatomi dai pony, Braeburn mi disse che in serata avremmo cenato tutti insieme al Saloon di Moriarty, il posto dove stavamo pernottando. 

 

Mai mi sarei aspettato di cenare in compagnia delle sei pony che avevano rappresentato la più strenua resistenza all’invasione di Canterlot. Ne approfittai per conoscere meglio quelle che erano state le mie avversarie, e scoprii che tutte quante abitavano in un paesino chiamato Ponyville, e che erano venute a Dodge Junction per dare una mano alla loro amica con la vendita di Marmellate ZAP.

Rimanni vago sul mio passato, anche se Braeburn se ne uscì con quella storia del baseball.

≪A proposito della tua memoria, Cugino Apple.≫, esordì il pony. ≪Penso che la cugina Applejack e le sue amiche possano aiutarti.≫.

≪Oh sì, zuccherino.≫, disse la cowpony. ≪Se esiste qualche pony che sia in grado di capire da quale ramo degli Apple tu sia caduto, quello è senza dubbio mia nonna, Grannysmith!≫.

≪Ed io penso che potrei aiutarti a riacquistare la memoria utilizzando la magia.≫, disse invece l’unicorno viola che si chiamava Twilight Sparkle. ≪Ci dev’essere senza dubbio qualcosa di più complicato di un colpo di sole.≫.

≪Concordo.≫, disse Rarity. ≪Un pony senza passato ritrovato in mezzo al deserto, chissà quale mistero ci sia dietro... È così affascinante...≫.

≪ED È COSÌ FANTASTICO! SEMBRA QUASI UNA STORIA ALLA DARING DOO! COME QUANDO S’INTRODUSSE NEL TEMPIO DELL’AMNESIA PER RECUPERARE L’ANTICO VASO ANDATO PERDUTO!≫, S’intromise il pegaso azzurro dalla chioma arcobaleno.

Sgranai gli occhi.

≪Ed io potrò imapare come cucinare frittelle di mele così buone!≫, aggiunse Pinke Pie.

L’unica che rimase in silenzio fu il pegaso giallo di nome Fluttershy, che per tutta la cena passò quasi inosservata.

 

Era una situazione davvero strana, specialmente per il fatto di aver ricevuto aiuto da parte di quelle che furono il mio nemico. Cercai di svicolare dalla conversazione iniziale, chiedendo informazioni su chi fosse Daring Doo, ed il pony arcobaleno iniziò a raccontarmi le mirabolanti avventure del pony archeologo, protagonista di un’intera collana di libri. Era rimasta sconcertata dal fatto che non conoscessi quel personaggio di fantasia.

≪Sembrano libri che meritano! Beh… purtroppo non so se ci fosse un tempio di mezzo, però so di essere alla ricerca di qualcosa. Anche se non so cosa.≫.

≪Magari un amore perduto, o che hai voluto dimenticare apposta!≫, disse un’appassionata Rarity, con gli occhi scintillanti di chi nella sua testa si fosse già girata un intero film, con tanto di titoli di coda.

 

Braeburn riportò la discussione in carreggiata, consigliandomi di andare a Ponyville per ritrovare la memoria. Non volle sentire scuse, specialmente quelle legate al fatto che avrei invece dovuto dargli una mano alla fattoria per sdebitarmi delle cure mediche.

“AJ” mi disse che sarei stato ospite nella sua fattoria, e che dopo la fine del rodeo avrei potuto raggiungere comodamente Ponyville via treno. Alla Sweet Apple Acres avrei avuto tutto il lavoro che volevo, dato che lì non c’erano così tanti pony come al Ranch di Appleloosa.

Twilight Sparkle aggiunse che così facendo, avrebbe avuto modo di effettuare più velocemente le ricerche sull’amnesia.

In breve, era un’offerta che non avrei potuto rifiutare.




 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


GLI ESULI DI CANTERLOT

-Capitolo Quarto-



 

Concluso il rodeo, e finito di stipare le poche merci rimaste invendute, mi congedai da Braeburn e tutti gli altri pony di Appleloosa. Fu un momento molto triste per tutti noi, e persino Iron Seed, che in quei giorni doveva essersi divertito un mondo, pareva rammaricato.

Abbracciati i pony presenti uno ad uno, e ringraziatoli per tutto quello che avevano fatto per me, promisi a Braeburn che sarei tornato a trovarli.

≪Sarai sempre il benvenuto, Cugino Apple!≫, mi urlò dal treno in partenza.

Rimasi sulla banchina dell’unico binario, a guardare il treno per Appleloosa partire senza di me, mentre agitavo il cappello che Braeburn mi aveva lasciato. Dopo che il treno scomparve all’orizzonte, mi sedetti su una panchina, ed una lacrima mi rigò il viso.


L’indomani presi il treno per Ponyville, il posto in cui le sei puledre vivevano.

Durante il tragitto, guardai assorto il paesaggio dal finestrino, ed emisi a più riprese il richiamo, senza però mai ottenere riscontro.

Sentendomi ancora più solo, iniziai a chiedermi quale sarebbe stato il mio futuro. Specialmente nel caso in cui la mia copertura sarebbe saltata; con tutte quelle indagini, la storia del “ Cugino Apple” non avrebbe retto a lungo, e una volta scoperta la verità, non sarei mai più stato ben accolto ad Appleloosa. Non dopo la scoperta che il Cugino Apple non solo non era un parente… ma nemmeno un pony.

Ad ogni modo, la cosa più importante era quella di pensare al presente. In particolare, a dove potermi procurare da mangiare.

Dopo aver mangiato quasi inutilmente una mela, sedussi in fretta e furia la mia compagna di sedile, in modo da poter passare il resto del viaggio a coccolarci a vicenda, ed affievolire il senso di fame.

 

Durante quelle carezze, quasi divenute un automatismo, iniziai a pensare al peggio: e se fossi rimasto davvero l’unico Changeling sopravvissuto a Canterlot? In fin dei conti quell’onda di energia ci aveva travolti tutti, ed io ero finito quasi ai confini del paese. Ed avevo appurato che i pochi changelings finora incontrati erano caduti in posti mortali.

Se davvero ero uno di pochi -se non l’unico- changeling ancora in vita, sarebbe stato mio dovere quello di garantire la continuazione della specie. Mi sarei dovuto trasformare in una nuova Regina Changeling, e dar vita ad una progenie. 

Il lato positivo era che i changelings non necessitavano di fuchi per potersi riprodurre, ma la questione era tutt’altra; io, il responsabile di una squadra di installazione bozzoli, non mi ci vedevo affatto a prendere il posto della Regina Chrysalis.

 

Questi pensieri vennero interrotti dall’arrivo del treno a Ponyville, e dal comitato di benvenuto che era venuto a prendermi.

Come misi zoccolo fuori dal treno, venni investito da una cannonata di coriandoli. Il suono delle trombette mi fece prendere un coccolone, ma scoprii con piacere che questa volta i coriandoli erano inermi, e si limitarono a depositarsi sul cappello, tra i crini lasciati scoperti, e parte del manto. Oltre alla pony rosa, c’era anche la sua amica Applejack, insieme ad un altro gruppo, composto da uno stallone e due pony, una anziana ed una giovane, che reggevano uno striscione con scritto “Benvenuto, Cugino Apple”.

Un’accoglienza simile mi fece dimenticare la fame che per tutto il viaggio aveva iniziato ad assillarmi, e ringraziato tutti quanti per l’accoglienza, mi feci far strada, ignorando del tutto la mia già vecchia fiamma, che dal finestrino del treno mi stava fissando sconsolata.

 

≪Mi dispiace che non tutte siano potute venire, Cugino Apple, ma le altre  hanno avuto degli impegni. Sai, Ponyville può  sembrare un posto tranquillo, ma alla fine ce n’è sempre una. Non è così, Big Mac?≫, disse Applejack.

≪Eeeyup.≫, rispose lo stallone rosso.

Mentre attraversavamo Ponyville alla volta della fattoria degli Apple, dove sarei stato ospite, notai come il clima e le costruzioni fossero diverse rispetto a quelli di Appleloosa; il deserto e la prateria avevano lasciato il posto a pianure e prati verdi, pieni di fiori multicolore, e le case, invece che essere di legno impolverato, erano tinteggiate di colori pastello, ed avevano il tetto in paglia.

Percorrendo la strada, notai come anche qui, a differenza di Manehattan, i pony fossero estremamente cordiali, e quelli più vicini ci salutavano e mi davano il benvenuto… forse anche grazie a Pinkie Pie, la quale saltellava da una parte all’altra, lanciando coriandoli e gridando di dare un caloroso benvenuto al Cugino Apple. Fu a dir poco imbarazzante.

 

Sweet Apple Acres, invece, ricordava lo stile di Appleloosa. Una grande casa coloniale dipinta di viola e rosa, circondata da coltivazioni, pollai e porcili. Nonché meleti. Tanti meleti.

 

Giunti alla casa della famiglia Apple, mi venne fatto l’onore di entrare per primo in casa, e varcata la porta… Un altro chiasso fatto di trombette, stelle filanti e coriandoli mi avvolse nuovamente in toto.

Quando mi ripresi, notai un secondo striscione di benvenuto appeso ad un tavolo, sul quale erano presenti un sacco di prelibatezze.

Oh no, non di nuovo…

 

Anche in questo caso, mi toccò trangugiare un sacco di cibo, e rispondere a domande per le quali non sarei mai potuto essere del tutto preparato.

Si decise così che nei giorni a venire avrei dato una mano nella fattoria, riordinando, insieme a Granny Smith, gli album di famiglia al mattino, e facendo alcune commissioni in paese nel pomeriggio. Mi sarei inoltre recato alla biblioteca del paese, dimora di Twilight Sparkle.

 

Conclusa la festa di benvenuto, Granny Smith mi mise subito al lavoro, ed accompagnai in soffitta l’anziana pony per recuperare i primi dieci chili di fotografie ed album. 

 

La prima metà della giornata passò in modo interminabile. Granny Smith mi raccontò l’albero genealogico della famiglia Apple, a partire dagli antenati fondatori, mentre inserivo le fotografie in un uno dei tanti album vuoti.

Quando finalmente giunse l’ora di pranzo, riuscii a prendermi una pausa dalla voce dell’anziana pony, troppo concentrata sulla sua insalata, godendo così della taciturna compagnia di Big Mac, e della speranza di Applebloom e delle sue amiche di riuscire ad ottenere il proprio cutie mark nel pomeriggio. 

 

Dopo aver ritirato alcuni chiodi dalla ferramenta di Ponyville, ed aver lasciato Applebloom e le sue amiche davanti alla casa di Vinyl Scratch, mi recai alla volta della biblioteca. Golden Oaks di nome e di fatto… l’edificio era stato ricavato da un’antica quercia, e in qualche modo l’albero pareva ancora essere vivo!

Dopo aver bussato alla porta… dell’albero, questa venne aperta da un piccolo drago viola, il quale mi salutò amichevolmente. 

Dopo aver spiegato che stavo cercando Twilight Sparkle, l’unicorno bibliotecaria, il drago mi rispose prontamente che al momento era assente, e sarebbe arrivata a breve. Ma che nel frattempo potevo accomodarmi.

Sedutomi su un divano, rimasi a guardare il drago, il quale a sua volta mi stava fissando, con sguardo neutro. 

Dopo qualche minuto di silenzio, decisi di fare conversazione. Ne venne fuori che il drago -di nome Spike- e Twilight Sparkle non erano originari di Ponyville, e che erano stati mandati dalla Principessa Celestia per effettuare ricerche sull’amicizia, e che insieme alle amiche che si era fatta qui a Ponyville era riuscita a sconfiggere e purificare la sorella della regnante, ritornata ad Equestria dopo mille anni di esilio sulla Luna, e pronta a riportare la notte eterna su tutta Equestria.

Rimasi allibito; era una storia assurda. Il drago mi stava sicuramente prendendo in giro.

Durante il racconto, Twilight Sparkle fece rientro alla biblioteca, ed aggiunse che grazie agli Elementi dell’Armonia Nightmare Moon era stata sconfitta una volta per tutte, e che la Principessa Luna si era riappacificata con la sorella. Mentre stava cercando tra una delle tante cavità del tronco in cui ci trovavamo, utilizzate come scaffali per i libri, l’unicorno mi riferì, con un tono di voce che non nascondeva la propria eccitazione, che dalle ricerche compiute erano emersi alcuni incantesimi utili allo scopo. Avremmo iniziato con qualcosa di semplice, e detto fatto, il corno del pony s’illuminò, e venni abbagliato da un fascio di luce porpora.

Per alcuni secondi apparirono delle immagini… come se fossero fotografie,  ma erano istanti che avevo vissuto.

 

Io mentre mi nutrivo dell’affetto di Ortensia la mucca, durante la migrazione per le terre dei monsoni.

Io e Plumby Wrench, il pony muratore con il quale avevo iniziato ad uscire durante il soggiorno a Manehattan, poco prima di accerchiare Canterlot.

Io che mi difendevo dal grifone della Gastly Goorge.

 

Poco dopo, mi ritrovai nella biblioteca, e Twilight Sparkle mi chiese che cosa avessi visto. Riferii di Manehattan, tralasciando ortensia ed il grifonicidio, raccontando invece di come fossimo andati a vedere il panorama dall’Empire Mane Building.

L’unicorno si mise a riflettere sulla mia visione della metropoli, e corse a consultare una sezione della biblioteca, Spike al seguito.

Tornò subito dopo, levitando una guida turistica della città. Il drago stava portando il resto dei cartigli.

 

Dalla sua reazione pareva non essersi accorta del fatto che ero un changeling, ragion per cui ritenni di non aver perduto la mia forma di Cugino Apple.

Ci metteremo a sfogliare le pagine, concentrandoci sui nomi dei quartieri e le fotografie delle attrazioni turistiche.

Non ero certo di quanto fosse sicuro rivelare dettagli della mia passata vita a Manehattan, ma essendo stato un soggiorno relativamente breve, nel quale mi ero mostrato ai pony locali sotto forma di unicorno, rivelai di aver visitato anche il Parco Centrale e la Statua.

L’unicorno rimase dubbiosa, ed ipotizzò che potessi essere lì solamente per turismo. Mi chiese del pony che mi accompagnava, e le risposi che non sapevo nemmeno che rapporti avessi con lui.

Approfittando del fatto che si fosse fatta ora di tornare a casa, mi congedai dalla pony bibliotecaria ed il suo drago, passando a riprendere Applebloom, la quale non aveva avuto successo con la scoperta del cutie mark.

 

I giorni a venire furono belli quanto quelli passati al Ranch, e forse anche di più. Riuscii a conoscere -e a farmi amici- un sacco di pony. Venni accettato dalla comunità in un sorprendente breve periodo di tempo. E a renderlo ancora più sconcertante era il fatto che quei pony non fossero imparentati con la famiglia Apple, ragion per cui non c’era nemmeno la giustificazione o vincolo dei legami di sangue!

Stavo riuscendo a nutrirmi senza troppi problemi, ma la questione venne definitivamente risolta grazie alle feste che ogni giorno Wilona, il cane degli Apple, mi faceva. Il fatto di giocare con lei, e darle da mangiare, era in grado di procurarmi almeno metà del fabbisogno energetico giornaliero… Una cosa mai successa con gli animali da compagnia incontrati durante le migrazioni: si trattava di una scoperta la cui importanza era quasi paragonabile all’invenzione dei bozzoli.

E a colmare il residuo ammontare, ci pensò l’incontro con una pony “di terra” -così i pony “standard” si chiamavano tra di loro- locale; si chiamava Cheerliee, ed era la maestra della scuola elementare dove Applebloom e le sue amiche studiavano. Un giorno la incrociai allo Sugarcube Corner, in attesa che Mrs. Cake ritirasse il carico di mele, e mi chiese come stesse andando con la ricerca della memoria.

A quanto pare Applebloom aveva parlato un sacco del suo cugino senza passato, e dei tentativi compiuti dalle “Cutie Mark Crusaders” -il nome del gruppo di cui faceva parte- per farmi tornare la memoria. Da quando Twilight Sparkle aveva detto loro di aver letto in un trattato di medicina che il compiere attività del periodo pre-amnesia poteva essere produttivo per ripristinare la memoria, il trio prese fin troppo alla lettera quel consiglio, coinvolgendomi così nelle più svariate attività.

 

Da lì al prenderci un frappè il passo fu breve, ed iniziammo a frequentarci.

Degli altri eventi più significativi capitatomi durante il soggiorno a Ponyville, vi era senza dubbio il preparare dolci in compagnia di Pinkie Pie: una consuetudine iniziata con il fatto che volesse apprendere la ricetta delle frittelle di mele “alla Appleloosa”. 

Per il resto, mi capitò di dare uno zoccolo un po’ovunque, oltre al badare alla fattoria in compagnia di Big Mac… ammesso che lo stare il silenzio e rispondere con cenni e versi potesse definirsi “compagnia”, e proseguire la risistemazione delle foto di famiglia.

Grazie alle consegne a domicilio, avevo inoltre fatto la conoscenza di una coppia di asini, e che dire… La loro relazione era così ricca d’amore che con loro sarebbe stato possibile sfamare un’intera covata fino allo sviluppo completo!

 

Adesso mi era chiaro perché la Regina Chrysalis ci avesse portato fino ad Equestria; era un posto pacifico, prospero, e con tantissimo amore da dare.

Le mie ricognizioni notturne purtroppo anche questa volta non avevano dato alcun esito positivo. Nemmeno a Ponyville e dintorni vi era ombra di una altro changeling, e stavo iniziando a chiedermi se non fosse giunta l’ora di rimettermi in cammino, in quanto iniziavo a dubitare che rimanendo a Ponyville avrei potuto trovare in futuro dei miei simili…

E soprattutto, le ricerche di Twilight Sparkle si erano fatte sempre più approfondite ed invasive, intestardita dagli scarsi risultati ottenuti. La potenza dei suoi incantesimi si era fatta sempre più accentuata, al punto che una volta… Mi addormentai. 

Una cosa del tutto estranea alla natura dei changelings.

 

Il pony aveva deciso di tentare con l’ipnosi, e dopo avermi fatto sdraiare sul divano, aveva fatto oscillare un orologio da taschino. Dopo un potente flash proveniente dal suo corno, mi ritrovai in una Ponyville che era al tempo stesso Appleloosa. Un concetto strano, difficile da spiegare. Era tutto frammentario.

Attraversando la doppia cittadina, trovai finalmente lo Sciame! Mi stavano dando il carapace, impegnati ad ascoltare la Regina Chrysalis. Ero finalmente a casa.

Eppure un momento dopo, i changeling si erano fatti pony, sia di Ponyville che di Appleloosa. Ma c’erano tra di loro anche changeling non mutati.

Ero spaventato. Che razza di sortilegio era mai quello!? Twilight Sparkle doveva essersi accorta del mio inganno, e avermi spedito in una dimensione parallela!

 

All’improvviso, mi trovai nelle Terre dei Monsoni, ed una tigre mi stava inseguendo. Galoppai via, non riuscendo a volare, e tutto d’un tratto mi trovai tra i colli di San Palomino.

Improvvisamente… mi trovavo nel deserto, e dal cielo giunse quello che gli abitanti di Equestria chiamavano “alicorno”. Ricordava molto l’esemplare che a Cabterlot avevo rinchiuso in un bozzolo, ma quello che avevo davanti aveva il manto di un blu molto scuro, e la sua criniera era… una costellazione!?

L’unicorno alato atterrò poco distante, e mi si avvicinò con cautela, incuriosita.

≪Chi sei!?≫, chiesi alla creatura.

≪Sono la Principessa Luna, e mi occupo dei sogni dei pony di Equestia. Piuttosto… tu, che cosa sei?≫.

≪Io… sono un changeling.≫.

Dall’espressione che fece, all’alicorno quel nome sembrò dire qualcosa, ma non mi mostrò ostilità. 

≪È la prima volta che mi capita d’incontrare una creatura come te… changeling.≫.

In effetti non avevo mai visto quell’alicorno, né durante l’attacco, né dopo aver messo in sicurezza la sala del trono, imprigionando insieme agli altri changeling tutti i presenti.

≪I sogni sanno fornire grandi rivelazioni su chi siamo≫, disse la Principessa Luna. ≪E potendomi in essi immergere, sono in grado di scorgere dentro l’animo dei miei sudditi, al fine di aiutarli. Non ho potuto non notare la… particolarità di questo.≫.

≪Quindi… sto sognando?≫.

La Principessa Luna annuii.

Mi ritrovai in sua compagnia in un corridoio, pieno di porte.

≪Ogni pony fa dei sogni, belli o brutti che siano. Ed il mio compito è quello di aiutarli a dormire sonni tranquilli, e superare gli incubi. Può sembrare ridicolo, ma è nel nostro inconscio che combattiamo le più grandi battaglie e subiamo i più profondi mutamenti.≫.

Eravamo ritornati alla Ponyville-Appleloosa. Una serie di schermi ci circondarono, ed iniziarono a vorticare intorno a noi.

≪Voi changeling avete combinato un bel casino con il matrimonio di Cadence e Shining Armor.≫, Disse Luna, prendendo dallo schermo l’immagine dello sposo che poco dopo aver baciato l’alicorno rosa, iniziava una rocambolesca fuga inseguito dalla Regina Chrysalis. 

≪Ancora oggi quell’unicorno continua ad avere quest’incubo ricorrente. Scusami un attimo.≫.

La Principessa Luna si gettò nell’immagine, e dal suo corno partì un raggio viola che colpì la Regina, trasformandola nuovamente nella Principessa Mi Amore Cadenza. Poco dopo ritornò al mio fianco.

≪Da quanto mi hanno riferito, siete degli ingannatori patentati che hanno cercato di conquistare Equestria. Ma grazie all’intervento dell’allieva di Celestia, la situazione è stata risolta.≫.

Rimasi in silenzio, imbarazzato nel sentire i fatti da un altro punto di vista.

≪Tuttavia ho scrutato nei tuoi sogni, e per quanto immagino questa sia la prima volta che ti addormenti, credo che tu abbia un che di particolare≫.

Gli schermi sparirono, lasciando il posto al paese frammentato, abitato da pony di tutti i tipi, e dai changeling. Tutti parevano andare d’accordo.

≪Cosa intendi per “diverso”?≫, chiesi istintivamente. 

≪Beh… diciamo che i sogni dei pony di canterlot ogni tanto continuano a presentare analogie a quello che hai visto poco fa. Per lo più pony inseguiti dai changeling, rinchiusi in quei bozzoli, o che scoprono che i propri familiari sono in realtà dei mutaforma, pronti ad assalirli.≫.

Il tono della Principessa era indecifrabile. L’unica cosa che riuscivo a capire era che pareva molto interessata ai comportamenti delle figure che stavano popolando il mio sogno.

≪E così  tu vorresti trovare una via di convivenza, invece che ingannare i pony per poi intrappolarli in quei contenitori… Molto interessante. Però, penso che farai meglio a parlarne con le tue nuove amiche.≫.

≪Io… io non sto capendo molto bene  che cosa stia succedendo, però.. sì mi piacerebbe vivere in pace e in armonia  come sto facendo ora a Ponyville, invece che dover effettuare migrazioni ogni pochi mesi, e rischiare la vita ogni giorno che passa!≫

All’improvviso, mi ritrovai circondato da changeling, e tutti quanti mi stavano soffiando. Un’immensa Regina Chrysalis apparve nel cielo, e mi urlò.

≪TRADITORE! Miei changeling, UCCIDETELO!≫.

Venni ricoperto dallo sciame, e mi ritrovai nell’oscurità.

≪In questo momento ti ritrovi sul margine del crepuscolo, Chigger 640≫, disse la voce di Luna. ≪Tutti noi, un giorno o l’altro dovremo affrontare le nostre più oscure paure, ma sappi che il modo migliore di fronteggiare le difficoltà è quello di condividerle con gli amici.≫-

La principessa era emersa dall’oscurità, e con una zampa mi accarezzò la testa. Poi mi diede una spinta e mi fece cadere in una voragine nera.

Non ebbi il tempo di chiederle se avesse notizie di qualche altro changeling.


A quanto pare mi svegliai con un grido, e a Twilight Sparkle quasi venne un infarto.

Mi aveva riferito che l’ipnosi era stranamente fallita, e che delle poche comprensibili parole che avevo pronunciato, “principessa”, “regina” “apple” non aveva capito un granché. 

Mi limitai a riferire di aver visto una fusione tra Appleloosa e Ponyville, sostenendo di non ricordare altro. A quanto pare, nemmeno questa volta mi ero ritrasformato in changeling, così ci lasciammo, con la promessa dell’unicorno che avrebbe cercato di trovare un significato.


I giorni ripresero a scorrere spensierati, anche se quel sogno mi aveva turbato non poco. Se quello significava sognare, sperai di non riaddormentarmi mai più in vita mia.



 

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


GLI ESULI DI CANTERLOT

-Capitolo Quinto-


Un mattino, Granny Smith decise di fare un annuncio durante la colazione.

≪Ascoltatemi tutti, ciò che ho da dire è importante. Dalle ricerche fatte durante questi giorni con il “Cugino Apple”, mi sono fatta un’idea ben chiara. Purtroppo... il nostro Cugino Apple non fa parte della famiglia.≫.

Applejack sputò la sua colazione, ed iniziò a tossire, a causa di una carota che le era andata di traverso.

Mentre mi prodigavo a darle delle pacche sulla groppa per aiutarla, la capofamiglia degli Apple proseguì il suo discorso, sostenendo che dalle ricerche  genealogiche e dalle foto dei raduni non fosse emerso alcun dato attribuibile al cosiddetto Cugino Apple.

≪Ma Ganny, il Cugino Apple ha una mela per cutie mark, com’è possibile che non sia uno di noi!? Chiese una sconcertata Applebloom≫.

≪Evidentemente non tutti i pony con un cutie mark a forma di mela fanno parte degli Apple… ma sono lieto che in un modo o nell’altro questa ricerca si sia conclusa, dissi cercando di rassicurare la giovane puledra.≫.

≪Non ti preoccupare, zuccherino, mi disse Applejack≫, dopo essere riuscita a mandare giù il bolo. ≪Anche se non sei  nato come tale, possiamo affermare che tu sia a tutti gli effetti un Apple; fin da subito ti abbiamo considerato come tale, ed hai aiutato sia noi che i pony di Appleloosa a portare avanti la baracca, proprio come farebbe un membro della famiglia!≫.

 

A quella dichiarazione scoppiai a piangere di gioia, e feci il pieno di energie. Pensando a tutta quella riconoscenza, venni al tempo stesso afflitto dai sensi di colpa per il fatto di averli ingannati per tutto questo tempo.

Un changeling con dei sensi di colpa... Se c’era una cosa che avevo acquisito stando con i pony, era una coscienza.

≪Questa è la cosa più bella che mi sia stata detta, AJ!≫, dissi tirando su col naso. ≪Io non potrò che essere sempre riconoscente di tutto ciò che avete fatto per me, e di come mi abbiate accettato per quello che sono...≫. Non riuscii a completare la frase. Abbracciai Applejack, e tutto il resto della famiglia si unii nell’abbraccio. Wilona inclusa. 

 

Nel pomeriggio mi recai alla biblioteca per chiedere a Spike se potesse inviare un messaggio a Braeburn, con il quale dare la triste notizia della non appartenenza alla famiglia, e porgergli i miei più sentiti ringraziamenti per ciò che lui ed i pony di Appleloosa avevano fatto per me.

Incontrai anche una Twilight Sparkle infervorata dal fatto di essere riuscita a modificare un incantesimo scritto da Starswirl “Il Barbuto” in persona, grazie al quale avrebbe potuto intrufolarsi direttamente nella mia mente altrui, ed avere un accesso privilegiato ai miei ricordi.

Iniziai a sudare freddo: se l’unicorno avesse avuto accesso a tali memorie, avrebbe scoperto la mia vera identità. Cercai di farla desistere dal suo intento, sostenendo che non volessi più scoprire che cosa ci fosse dietro al mio passato, ma non volle sentire ragioni: dopo tutti quei tentativi falliti ne aveva fatta una questione di principio, e avrebbe finalmente risolto l’arcano. 

 

Era la fine dei giochi.

 

≪Sono pronta! Distenditi sul divano≫, mi ordinò l’unicorno.

≪Twilight… Io penso di dovere a te e tutti gli altri pony delle scuse.≫.

La pony interruppe la consultazione dell’Antica Pergamena.

≪Spero tanto che le amicizie e le situazioni che si sono venute a creare non si rovinino, ma… Io conosco fin troppo bene il mio passato.≫.

≪CHE COSA!?≫, tuonò Twilight Sparkle, incredula.

≪Già… in realtà tutti i tuoi incantesimi hanno sempre funzionato, ma io mi sono opposto in ogni modo. Non vado fiero del mio passato... e nemmeno voi pony lo sareste.≫.

≪Ma… ma perché! Sei… forse un criminale in fuga dalla legge!?≫.

≪Credimi, essere un pony ricercato dalla polizia forse sarebbe anche meglio… questo… è il mio vero aspetto...≫.

Decisi di farla finita, e gettare la maschera del Cugino Apple, avvolgendomi in una vampata verde smeraldo.

Twilight Sparkle ed il suo drago rimasero sbigottiti, dopodiché l’unicorno urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.

≪CHANGELING!≫.

Nel giro di un batter d’occhio, il pony assunse una posizione ostile, e caricò il corno di magia.

≪Ti prego… Twi...≫, provai a dire, ma venni interrotto.

≪TACI, IMPOSTORE! Ti sei intrufolato tra di noi, ma non mi ingannerai. Quanti altri ce ne sono qui a Ponyville!?≫.

Sconsolato, risposi che ero l’unico changeling che si era salvato dopo l’incantesimo lanciato da Cadence e Shining Armor. Cercai di farle capire come i giorni passati in compagnia dei pony mi avessero fatto capire l’errore compiuto alla Regina Chrysalis, ma la potente unicorno non ne volle sapere di credermi.

≪Ci hai ingannati… Hai ingannato tutti quanti! A partire dai parenti di Appleack e a fine con Cheerlie≫.

Annuii. ≪Avreste mai accolto un changeling allo stesso modo!? Dovevo trovare un modo di sopravvivere, e per caso fortuito sono diventato un Apple. Ma per il resto, dietro a quel pony di terra, c’ero comunque io.≫.

 

Purtroppo gli orrori causati dai changeling erano ancora troppo vividi nella mente del pony, la quale mi intimò di lasciare immediatamente Equestria una volta per tutte..

Distrutto dalla reazione, lasciai la biblioteca, rassicurando la mia ex amica che non avrebbero mai più sentito parlare di me; mi ero affezionato troppo ai pony per poterli conquistare.

Twilight Sparkle non si scompose, ed il corno continuò a brillare. Era diventato bianco, e tutt’artorno delle piccole saette color porpora scorrevano veloci, producendo un sinistro crepitio.

≪Spike! Avvisa la Principessa Celestia. Adesso!≫.

 

Sconsolato, lasciai Ponyville e mi rifugiai nella Everfree Forest.

 

Fu proprio in quel bosco che, girovagando senza meta, alla ricerca di un’idea su cosa fare, scorsi tra il fogliame la sagoma di un changeling.

Rincuorato, galoppai verso il mio fratello, emettendo il richiamo e gridando per richiamare la sua attenzione, ma quando lo raggiunsi… scoprii che si trattava di una statua.

Ne ero certo; la scultura rappresentava un changeling, riproducendone le fattezze fin nel minimo dettaglio.

Deluso per non aver trovato i miei compagni nemmeno questa volta, mi sedetti di fronte alla statua. Il mutaforma era stato raffigurato in una posa inquietante: era fermo sulle quattro zampe, e le ali erano dischiuse. Pareva essere in procinto di spiccare il volo, e la bocca era spalancata. Il suo granitico volto… esprimeva terrore. 

Un fruscio richiamò la mia attenzione.

Voltatomi, mi ritrovai a fissare una gallina…che era anche una lucertola. Ed improvvisamente sentii il mio intero corpo irrigidirsi. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dagli occhi di quel pollosauro, e più lo guardavo, più mi sentivo immobilizzato e pesante. Possibile che fosse questa la ragione per cui la statua di un changeling si trovava in un luogo mai visitato dallo Sciame?

Raccogliendo le ultime forze, decisi di trasformarmi in una talpa, e come toccai terra, iniziai faticosamente  a scavare verso il basso.

 

Ci volle un sacco di tempo prima che quel gallinaccio mollasse la presa, e la smettesse di ruspare il terreno. E dovettero trascorrere altre innumerevoli ore, prima che il mio corpo tornasse ad avere la flessibilità originale.

Che razza di abominio era mai quello!?

 

Uscito dalla tana, ripresi le sembianze di changeling, e dopo aver accarezzato la statua, presi il volo. Un fruscio e lo starnazzare del pennuto dallo sguardo pietrificante mi annunciarono il suo arrivo, ma questa volta ben mi guardai dal voltarmi.

Mentre ero in volo, ricordai di aver sentito parlare di una maga zebra che viveva nella foresta. Perdute le mie amiche, di sicuro era lei l’unica possibilità a cui potessi affidarmi per cercare di salvare il mio compagno.

Ma dove avrei potuto trovarla? La Everfree Forest era vasta, e avrei sprecato chissà quanto tempo per trovare la sua casa. Forse, con un po’di fortuna, avrei trovato qualche fonte di energia magica.

 

Ci volle esattamente un altro sacco di tempo. Il sole aveva iniziato a calare. Ma alla fine la trovai: non era l’energia magica che dovevo cercare, ma gli odori ed i profumi degli ingredienti alchemici mescolati tra di loro.

Atterrato in un campo di fiori azzurri vicino all’albero≪≫capanna, mi feci strada verso la dimora della zebra, prendendo ancora una volta le sembianze del Cugino Apple. Il posto era a dir poco inquietante, ma che cosa non lo era in quella foresta...

Bussai alla porta di legno, e mi venne detto di entrare. Mi ritrovai in un posto simile alla biblioteca di Twilight Sparkle, con la differenza che al centro della sala era presente un calderone, nel quale stava bollendo un intruglio dal quale proveniva un odore molto forte e penetrante. Non riuscii a non tossire.

 

≪Un ospite inatteso è or ora arrivato,

Il suo aspetto è decisamente trasandato,

L’aria ha di chi ha perso la strada,

O forse... è alla disperata ricerca di una pozione che i suoi dubbi dirada?

Che i motivi sian questi o solo della biada,

Non temere straniero, sei al sicuro ora,

Qui, nella capanna della zebra Zecora.≫.

 

Rimasi spiazzato da ciò che disse la pony a strisce bianco nere. Aveva una voce profonda e suadente, e quel parlare in rima… semplicemente non me lo aspettavo.

Ad ogni modo, non c’era tempo da perdere, e le chiesi aiuto, spiegando di come avessi trovato il mio amico nel bosco, e fosse stato tramutato in pietra da un pollo-rettile. Ad un certo punto mi accorsi che sia il mio tono che il mio timbro erano cambiati, e mi ritrovai a parlare con la voce di... Granny Smith!?

Come mi accorsi di ciò, mi trasformai involontariamente nell’anziana pony, e poi in Twilight Sparkle, dopodiché  Braeburn... e persi il conto di tutti gli altri pony di cui assunsi le sembianze. Più di una volta riacquisii la mia forma originale, e vampata verde dopo vampata verde, mi resi conto di aver perso il controllo.

La zebra rimase a guardare lo spettacolo impassibile, e riprese a comporre parole in rima, chiedendomi se fossi venuto a contatto con i fiori della poison joke, delle piante dai fiori azzurri.

Annuendo, la zebra si diresse ad uno scaffale.

 

≪Non temere, o creatura trasformista,

I fiori di poison joke non son letali,

Aggirarsi in questa foresta richiede conoscenze da botanista,

Poiché molte cose qui sono anormali,

Della pozione che ne annulla gli effetti tengo sempre una scorta,

Ah giusto! È nel cestello dietro la porta!≫.

 

Detto ciò, la zebra estrasse due ampolle ricavate da delle zucche essiccate, e me le porse. 

Continuando a trasformarmi di pony in pony, bevvi tutto d’un fiato i due intrugli dal sapore disgustoso, e magicamente il ritmo delle trasformazioni iniziò a rallentare, fino a ché non tornai ad essere un changeling.

 

≪Creatura bizzarra non c’è che dire,

Mai visto in vita mia un tale trasformista.

Per uno spettacolo di magia saresti fenomenale apripista,

Ma tornando al tuo inedito aspetto...

Dirmi orsù, chi ho al mio cospetto?≫.

 

La pozione doveva aver avuto qualche effetto collaterale, perché mi girava la testa. O forse era soltanto l’eccessivo uso di energie che avevo subito a causa delle repentine trasformazioni... Iniziavo ad avere fame.

 

Spiegato alla zebra di essere una creatura mutaforma proveniente da un paese lontano, ebbi come un moto di sincerità assoluta, e raccontai dal principio la mia storia, spiegando che la nostra Regina aveva attaccato Canterlot, che dopo la nostra sconfitta ero rimasto isolato, e dopo aver vissuto con i pony  intendevo ritrovare i miei compagni per portarli via dal continente, in un posto nel quale non avremmo dato problemi. 

La zebra rimase perplessa, ma alla fine mi spiegò che credeva alle mie parole.

 

≪Questa è una storia assai particolare,

Nel tuo popolo vi è una minaccia ancora attuale,

Non son certa se aiutarti sia la cosa giusta da fare.

Ma il tuo intento è sincero, di questo ne sono sicura,

Poiché siero della verità era la seconda mistura.

Tosto dobbiamo accorrere dal tuo compagno in pietra trasformato,

Dalla cockatrice, mezzo pollo e mezzo basilisco alato.

Potrebbe però essere già troppo tardi,

In quanto letali sono i suoi sguardi.≫.

 

Arraffata una bisaccia, la zebra ci mise dentro alcune pozioni, e trasformatomi in un grifone, la presi in groppa e volai fino al luogo dove avevo fatto l’agghiacciante scoperta.

 

Atterrati nello spiazzo, non ci volle molto prima che la cockatrice si rifacesse viva. La zebra si era ben preparata, poiché ad occhi chiusi prese dalla bisaccia una pozione, e la scagliò in direzione della creatura.

Presto si sentii un odore abbastanza  acre, ed il pollo si ritirò tra i cespugli.

 

Un repellente.

 

Finalmente liberi dal l'uccellaccio, Zecora iniziò a toccare la statua del changeling, e la cosparse con una serie di misture.

Nulla però accadde.

 

≪Sono ahimè  dispiaciuta,

Ma il tuo amico è ormai perduto:

La trasformazione è stata assoluta.

Sono desolata per quanto sia accaduto,

Ma ogni singola parte della sua essenza in pietra è stata tramutata,

Non ti illuderò: ogni speranza è tramontata.≫.

 

La notizia mi colpì come un macigno.

Ancora una volta trovavo compagni esanimi. Ancora una volta solo.

 

Mi sdraiai a terra, inerme.

 

≪Changeling, è tempo di rientrare,

L’effetto del repellente sta per svanire.

La cockatrice potrebbe a momenti tornare,

Imperativo è da questa radura fuggire.≫.

 

Rialzatomi, guardai un’ultima volta il volto del changeling. La sua espressione, condannata a rimanere così fino alla fine dei tempi. Un popolo, composto da migliaia di fedeli figli, annientato nel giro di qualche ora.

Chrysalis… che cosa hai fatto!

 

Ormai era ufficiale. Ero solo, ed i Changeling erano sull’orlo dell’estinzione. Sarebbe toccato a me prendere le redini della situazione.

Facendo appello a tutta la mia concentrazione, iniziai ad accumulare la magia fino ad avvolgermi in una bolla verde, e a sollevarmi dal terreno.

Dopodiché, la bolla iniziò a brillare e riuscii a percepire i primi effetti della tramutazione: sentivo il mio corpo ingrandirsi ed il corno allungarsi. La mia criniera stava crescendo.

Infine raggiunsi la forma; la bolla esplose, ed un bagliore verdognolo illuminò i dintorni. Quando misi gli zoccoli a terra, potei scorgere nel volto di Zecora sconcerto e al tempo stesso meraviglia.

 

≪Guiderò una nuova generazione di changelings, verso un futuro fatto di convivenza con le altre creature!≫.

La mia voce uscì distorta. Doveva essere uno dei tanti effetti della trasformazione  in Regina.

Caricai la zebra in groppa, ed in silenzio la riportai alla sua capanna. Giunti a destinazione, la ringraziai per l’aiuto offerto, e mi chiese -sempre in rima- che cosa avrei fatto.

Le risposi che molto probabilmente ero diventata l’ultimo membro della mia specie, e che sarei andata in cerca di un luogo che fosse ospitale come Ponyville o Appleloosa, e nel quale i changelings non si fossero ancora fatti un nome. Lì, una volta sviluppato un legame abbastanza forte con i locali, avrei fatto nascere i miei primi figli e sudditi, ed insegnato loro come vivere in armonia con la comunità. 

 

≪Il tuo intento è spiazzante,

Eppure molto interessante.

Il tuo popolo è parassita,

E a vivere ha sempre trovato fatica.

Tuttavia da come ti sei comportato,

Molti pony hai aiutato!

Twilight Sparkle e le altre han ragione a dubitare...

Di voi han visto il peggio, e tale identità è a te facile abbinare.≫-

 

Sospirai. ≪Già... con loro ormai i miei rapporti sono bruciati, ma penso che andando in un nuovo continente prima o poi riuscirò a trovare un posto dove potermi integrare, e addirittura a vivere in un’armonia tale da poter vivere senza dover ricorrere a sotterfugi come le coperture, o peggio... i bozzoli.≫.

Feci una pausa.

≪Anche se odio ammetterlo, adesso che sono rimasta da sola, dovrò andare a caccia, e con molta probabilità farvi ricorso.≫.

 

≪La tua via così è segnata.

Amica mia, possa la simbiosi essere trovata,

Resta sempre fedele ai tuoi ideali,

E verrà il giorno in cui troverai pony ospitali.

Se è energia quella che cerchi, la pozione giusta ho per te;

Un ricostituente energizzante a base di zucchero, corteccia, e carcadè.

Se vuoi, la ricetta ti potrò insegnare,

In modo che il ricordo di quei bozzoli tu possa cancellare.≫.

 

Ero estasiata della situazione: per la prima volta in vita mia una creatura estranea allo Sciame mi aveva offerto aiuto… e chiamata amica, senza che tra me e lei ci fosse una maschera.

Risposi che sarei stata onorata di imparare quella ricetta, anche se dell’alto tasso energetico molto probabilmente ne avrei assimilato solamente una minima parte. 

 

Dietro invito di Zecora, passai la notte nella capanna, in compagnia della fame e della sensazione di dover andare in bagno.

L’indomani salutai la zebra, ringraziandola ancora una volta per tutto ciò che aveva fatto per me, e ripartii, alla volta di Manehattan.



 

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


GLI ESULI DI CANTERLOT

-Capitolo Sesto-


Impiegai ben tre giorni per raggiungere  Manehattan, dovendo prima prendere confidenza con il mio nuovo corpo e, soprattutto, fronteggiare il maggior dispendio di energie, dovuto al fatto d’essere una diventata una Regina.

 

Con il senno di poi, mi resi conto come trasformarsi senza avere alcuna base d’appoggio non si fosse rivelata un’idea estesamente furba. Per fortuna, l’intruglio iper calorico di Zecora era in grado di garantirmi un minimo di energie, e trovai prede a sufficienza.  Ancora una volta, i miei richiami rimasero senza risposta: ormai quella di lanciare richiami era diventa più un’abitudine che un gesto di ricerca attiva.

 

Giunta in prossimità della metropoli, un rumore familiare colse la mia attenzione.

Non potevo crederci! Qualcuno aveva finalmente risposto al mio richiamo!

Mi fiondai in direzione del punto da cui la risposta era partita, ed atterrai in prossimità di un campeggio immerso nel bosco che si trovava a pochi chilometri dalla città. Non stavo più nel carapace! Finalmente avevo trovato un accampamento changeling… e a breve mi sarei ricongiunta ai miei simili!

Atterrai su una strada poco distante dall’ingresso del campo, e per non destare sospetti mi tramutai nel Cugino Apple. Optare per la trasformazione in quel pony tra tutti gli equini che ero in grado di imitare, o inventare, era diventata una scelta inconscia.

 

Arrivata all’ingresso del campo, mi soffermai a leggere la grossa insegna di legno posta al di sopra del cancello d’ingresso.

“CAMPEGGIO PONYSCOUT HAPPY LAMPLIGHT”

La scritta gialla, a caratteri cubitali, raffigurava anche due lanterne, colorate di azzurro e verde chiaro.

 

Ancora assorta nella lettura, un pegaso adulto in tenuta da ponyscout mi venne incontro, salutandomi cordialmente, chiedendomi se fossi venuta per riprendere i miei puledri. 

≪Er… no, assolutamente no. Io… io mi sono perso, e sto cercando i miei amici.

Voltandomi per osservare i due lati della strada, deserti, emisi il richiamo, e quando mi voltai il pegaso in uniforme aveva lasciato il posto ad un changeling.≫.

≪Li hai trovati, fratello!≫, mi rispose.

 

Accompagnandomi all’ufficio del caposcout, Cicada 347 -dopo aver riacquisito le fattezze del pegaso- mi fece un breve riepilogo della sua storia post Canterlot, spiegandomi come lui ed un altro gruppo di superstiti si fossero radunati sotto la guida di Beetle 962, un vero e proprio veterano.

Considerata dispersa la Regina Chrysalis e tutti gli altri changeling, alla fine il gruppo di esuli, in tutto una ventina, aveva dato luogo alle lotte rituali per eleggere la nuova guida, e Beetle riuscì ad affermare la propria posizione di capo una volta per tutte.

 

Guardandomi attorno, notai come il campo sorgesse su una collina, a ridosso di un fiume, ed era composto da sei baracche ed un molo. Gli edifici erano stati costruiti attorno ad un grande falò -adesso spento- ad eccezione di una singola baracca, che era leggermente distaccata e si trovava sul punto più alto della collina. Era quella la nostra destinazione. 

Il campo era un continuo viavai di pony di tutti i tipi e le età, che però indossavano la stessa uniforme di Cicada.

Radunato sul molo, un gruppo di puledri si stava organizzando per fare un’escursione in canoa.

Incrociando un altro gruppo di puledri, uno di essi si staccò dai ranghi, e mi venne incontro.

≪Cugino Apple! Cugino Apple! Che bello vederti… ma cosa ci fai qui!? Ehi, ragazzi venite! C’è il Cugino Apple!≫.

Si trattava di Sandy Melba, uno dei puledri di Appleloosa. Ero stupito dal fatto che si trovasse così lontano da casa, ma il giovane pony mi spiegò che ogni anno lui ed altri membri della famiglia venivano mandati in questo campeggio per far conoscenza e legare con gli Apple provenienti dalle altre zone.

Nel frattempo arrivarono anche Red Love, Liberty Cortland e Winter Banana, seguiti da altri pony che non conoscevo, ma i cui cutie marks li identificavano come membri della famiglia Apple.

Mi venne chiesto come stesse andando con la ricerca della memoria, e dopo un lieve tentennamento spiegai che dalle ricerche svolte con Granny Smith era emerso che non appartenessi ad alcun ramo della famiglia.

I pony rimasero delusi, e l’incontro venne terminato dall'arrivo di una guida scout unicorno, il quale con un tono misto tra l’affettuoso ed l’imperioso richiamò i pony al gruppo.

Fu bello essere riconosciuta per un’ultima volta come Cugino Apple. Al loro ritorno dal campo, quei puledri avrebbero saputo la verità.

 

Raggiungendo la baracca del caposcout, feci a Cicada un riassunto parziale della mia storia, giungendo fino al mio smascheramento.

Il pegaso mi diede una pacca, e si complimentò per come me la fossi cavata egregiamente, e non fossi impazzito nello stare da solo per tutto quel tempo. Dopodiché bussò alla porta, e dall’altra parte ci venne detto di entrare.

 

L’ufficio del capo ponyscout era molto austero; salvo qualche armadio, si componeva di due sedie di fronte ad una scrivania piena di scartoffie.

Dall’altro lato della scrivania, seduto su una sedia ergonomica, c’era un unicorno verde dalla criniera rosa. Indossava un paio di occhiali, e anche lui indossava l’uniforme degli scout: la sua era senza dubbio quella che presentava il maggior numero di medaglie e spillette.

 

≪Buon giorno Skinny Feather, vedo che hai portato un ospite... Buongiorno anche a lei, signor…≫.

≪Chigger 640≫. Provai un senso di orgoglio nel pronunciare il mio nome completo.

Il pony sollevò gli occhiali sulla criniera, inforcandoli sopra il corno, ed il suo volto s’irradiò di un sorriso a trentadue denti.

≪Eccellente! Allora avevo sentito bene! Non pensavo che potessero esserci altri superstiti… Questo è un gran giorno!≫.

Alzandosi dalla sedia e venendoci incontro, il capo scout venne avvolto da una vampata verdognola, e si tramutò in una Regina Changeling.

≪Permettimi di presentarmi. Io sono la Regina Diptera, ed ho assunto il comando di ciò che resta dei Changelings.≫.

 

Ero stupito; salvo alcune lievi differenze nella forma del corno e nella voce,  

Diptera assomigliava quasi in tutto e per tutto alla Regina Chrysalis.

D’altro canto anche io, quando Zecora mi porse uno specchio e vidi il volto della Regina, e scattai sull’attenti. Subito dopo mi ricordai di esseri trasformata.

Diptera Mi appoggiò una zampa sulla spalla, e dopo aver congedato il pegaso, mi fece accomodare sulla sedia di fronte alla scrivania.

 

Dopo un riepilogo delle avventure passate dal gruppo di esuli, la Regina changeling volle conoscere la mia storia, e sapere se fossi riuscita a trovare altri nostri simili.

Iniziai così a riepilogare le mie avventure, soffermandomi sulle ricerche infruttuose, le tragiche scoperte dei cadaveri dei miei compagni, e dei miei soggiorni ad Appleloosa e Ponyville. Non so perché, ma omisi di dire che avevo incontrato le pony che a Canterlot ci diedero del filo da torcere.

Giunto alla parte del changeling tramutato in statua, decisi che fosse meglio tagliare la testa al toro, e sottolineando il fatto che ormai credevo fossero tutti morti, parlai della mia scelta di trasformarmi in una regina, per cercare di far sopravvivere la specie in un nuovo posto... nel quale avremmo potuto vivere in armonia con i locali. Abbandonai così le sembianze del Cugino Apple, per assumere la mia nuova forma.

 

Lo sguardo, concentrato, della Regina Diptera si fece estremamente... profondo. Mi esaminò da zampe a corno.

 

Intimorita, ripresi il mio discorso su come fossi intenzionata a lasciare Equestria, per ricominciare da un'altra parte. Il mio intento era quello di costruire un rapporto simbiotico tra i changeling e gli abitanti dell’Arabia sellata, o forse delle Terre delle Zebre; ancora non avevo deciso la mia prossima destinazione, ma avrei preso la prima nave che sarebbe salpata, motivo per il quale mi ero spinta fino a Manehattan.

≪...E poi, con un ultimo tentativo, ho alla fine avvertito la vostra risposta, e mi sono precipitata qui.≫.

 

La Regina Diptera rimase in silenzio. Mi stava ancora  studiando, e potevo percepire la sua tacita ostilità.

≪Questo è un evento che non si è mai verificato nella storia dei changeling. Almeno che io sappia. La Regina è sempre stata una, e scelta con l’apposito rituale.≫.

Annuendo, cercai di capire dove volesse andare a parare. ≪Giá, ma siamo in una situazione anomala≫, risposi. 

≪Già≫, ripetè Diptera. ≪Il punto è “come risolvere questa situazione anomala, nella situazione anomala”.≫.

 

La Regina Diptera tornò a sedersi sulla sedia, rimanendo guardinga. Appoggiò le zampe sulla scrivania, e gli zoccoli l’uno contro l’altro, davanti al viso. Alla fine, soppesando le parole, mi parlò.

≪Non fossimo in una situazione così particolare, immagino che dovremmo combattere all’ultimo sangue.≫.

Me lo aspettavo.

≪Lo penso anch’io…≫, dissi. ≪Ma se ci fossimo trovati in una situazione ordinaria, nessuna delle due sarebbe diventata una Regina, ed avremmo proseguito le nostre vite nel solito modo.≫.

≪Già. La disfatta di Canterlot… è un evento che ha segnato tutti noi. Il piano di Chrysalis era tutto sommato buono, anche se troppo plateale; soggiogando i pony con i bozzoli, non avremmo più dovuto vagare da un continente all’altro, alla ricerca di prede a cui rubare l’amore.≫.

Dopo un’ultima pausa, soppesando le parole, la Regina Diptera riprese la parola.

≪In fin dei conti… questa è veramente una situazione anomala, al di fuori dello straordinario come mai si è visto. Siamo ad un passo dall’estinzione… E forse avere due regine non è poi una così cattiva idea. In questo modo, la nostra specie avrà maggiori probabilità di sopravvivere.≫.

La Regina changeling si sdraiò sulla poltrona. Pareva essersi rilassata, ma non aveva abbassato la guardia.

≪Così sia: io ed i miei changeling ci occuperemo di portare avanti la conquista di Equestria, e tu sarai libera di andare dove meglio credi. E di portare avanti il tuo progetto, Regina…≫.

Tirai un sospiro di sollievo nel sapere che non avrei dovuto combattere contro Diptera; pareva essere in forze.

≪Non ho avuto ancora il tempo di pensare ad un nome…≫.

La mutaforma sbuffò.

≪Beh, in rispetto con la tradizione dovresti assumere un nome che inizi con la lettera “d”, ma fai come meglio credi. Però, che sia chiaro fin dal principio: le truppe che ho faticosamente racimolato e condotto fin qui resteranno con me. Ho grandi piani per Equestria. Piani che non prevedono l’esistenza di una diarchia.≫.

Avevo capito l’antifona. Oltre ad essere stata scacciata da Twilight Sparkle, ero stata ufficiosamente bandita dal mio stesso popolo.

≪Così sia, Regina Diptera≫.

 

La Regina changeling decise infine di raccontarmi come il piano di Chrysalis l’avesse ispirata, e che in un modo simile lei ed i suoi Changelings avrebbero preso la loro rivincita. Essendo un numero così esiguo, tuttavia, sarebbe stato meglio fare le cose in modo ben meno plateale rispetto a Canterlot.

≪Come puoi vedere, abbiamo preso il controllo di questo campo ponyscout, nel quale i pony di mezza equestria mandano i loro piccoli puledri per fargli fare nuove amicizie, stare all’aperto, ed imparare a fare un sacco di cose, respirando l’aria sana del Parco Naturale Horseman.≫.

≪In queste settimane ci siamo sostituiti ai pony che gestivano questo posto, e li abbiamo imbozzolati. Uno alla volta, sto sostituendo ai pony che finiscono il campeggio con i miei changelings, in modo che possano nutrirsi dell’amore dei genitori. Nel frattempo, ho già iniziato a realizzare le prime covate, e, poco a poco, sostituiremo tutti i puledri con truppe ed agenti dormienti, pronte ad agire e a prendere il controllo delle principali città non appena sarà il momento. La scelta di prendere la capitale per poi soggiogare il resto dei pony aveva un senso… e se non fosse stato per quei due promessi sposi… avrebbe anche funzionato.≫. 

≪Sembra un buon piano, risposi. Ma a giudicare dal nostr… vostro numero, non sembra esserci abbastanza cibo.≫.

La Regina Diptera annuì, rispondendomi che ad ogni modo il peggio era passato.


Lasciato il campo ponyscout, mi diressi alla volta di Manehattan, attendendo fino al tramonto la partenza dell’unica nave mercantile diretta all’estero. Imbarcatami clandestinamente sulla SS Waterhoof, diretta verso l’Arabia Sellata, diedi inizio al mio esilio.

Ero definitivamente sola.

Non solo avevo perduto le amicizie dei pony, ma anche l'appoggio del mio popolo. Se almeno fossi rimasta un normale changeling avrei potuto servire Diptera; un addetto ai bozzoli le sarebbe tornato sicuramente utile, ma la Regina era stata fin troppo chiara nel voler affermare la sua carica di guida indiscussa, e non c’era posto per me. Come avrebbe detto la vecchia Spur, “ormai era inutile piangere sul sidro versato”.

 

Tuttavia, più di un dubbio continuava ad aleggiare sul mio futuro.

Sarei riuscita a trovare un posto così accogliente e sicuro? E gli abitanti del luogo mi avrebbero accolta? Avrei trovato altre Regine changeling? E queste ultime, sarebbero state clementi come Diptera, o mi avrebbero attaccato a vista?

Mi ero imbarcata alla volta di un viaggio estremamente pericoloso, e non era affatto detto che sarei riuscita a sopravvivere. Ma se anche fossi rimasta ad Equestria sotto finta identità,  tra circa un anno o due, l’intero continente sarebbe finito in un bozzolo, a fare da mangime per changeling. Avrei comunque perso tutti i pony con i quali avevo fatto amicizia, e sarei stata giustiziata da D, in quanto mi percepiva come una minaccia.

Era decisamente molto meglio lasciarsi tutto alle spalle, e ricominciare una nuova vita. Speravo con tutta me stessa di riuscire a trovare un posto dove avrei potuto fare a meno di indossare una maschera per interagire con gli altri.

Forse avrei dovuto iniziare con cautela, plagiando le menti dei locali giusto un pochino, per evitare che mi fossero ostili al primo sguardo, e dopo sarebbe venuta la mia prima covata. Avrei finalmente avuto una famiglia tutta mia, e non sarei mai più stata sola. I miei changeling avrebbero vissuto un futuro di convivenza e simbiosi.

 

La nave continuava ad andare su e giù. 

E la malinconia si riprese il posto che poco prima la speranza aveva occupato.

Avevo preso il posto di uno dei pony cucinieri, e rinchiuso la mia preda in uno dei container nella stiva. L’intruglio di Zecora era quasi finito, e se volevo garantirmi l’approdo nell’Arabia Sellata, volente o nolente, avrei dovuto far ricorso ai bozzoli.

Scegliere una nave che trasportasse passeggeri si sarebbe rivelata una scelta migliore, ma nessuna di quelle navi era diretta all’estero.

E parlando di bozzoli… mi sentivo profondamente dispiaciuta per la triste sorte che sarebbe toccata alla famiglia Apple, e a tutti gli altri pony di Equestria che si erano dimostrati gentili con me.

Essere rinchiusi in un bozzolo non doveva essere un’esperienza affatto bella, dato che la loro funzione era quella di estrarre poco a poco ogni tipo di energia posseduta dalla creatura che vi era stata inserita, per poi trasformarla in un surrogato dell’amore capace di essere assimilato.

Il gusto era scialbo, ma con questo metodo più di un pasto era garantito. Nessun changeling sarebbe più morto di fame, o ucciso da una preda allertata.

 

Sospirai, pelando l’ennesima patata. Beetle 419 e la sua squadra di ricercatori avevano reso un grande servigio ai Changeling. Una rivoluzione, che la regina Chrysalis aveva deciso di attuare scegliendo uno dei territori più fertili al mondo.

Ma era al tempo stesso una soluzione che nel lungo periodo non si sarebbe rivelata non sostenibile.

 

Durante l’assedio, io e gli altri changeling addetti ai bozzoli avevamo stimato che con l’intera popolazione di Canterlot, alicorni esclusi, lo Sciame avrebbe potuto sfamarsi per circa un semestre. Forse anche di più, essendovi un’elevata presenza di pony unicorno, ma alla fine ci saremmo comunque dovuti mettere alla ricerca di nuove prede, e conquistare le città più vicine. E poi l’intero continente.

In definitiva, i changelings erano in un numero troppo elevato, e per poter adottare uno stile di vita sedentario, che fossero i bozzoli o la convivenza, io e Diptera avremmo dovuto mantenere un estremamente  basso numero demografico.

 

Osservai da un oblò la costa illuminata di Manehattan.

Il pensiero di sapere che Sandy Melba ed i suoi cugini sarebbero finiti in un bozzolo, e che dei loro sostituti avrebbero un giorno preso il controllo del Ranch, facendo fare la stessa fine al resto della famiglia, continuava a tormentarmi. E non importa a quale distrazione ricorressi, che fossero le patate, il rispondere agli ammiccamenti dell’aiuto cuoco, o al concentrarmi sul futuro. Quella sgradevole sensazione continuava a persistere.

Eppure per noi changelings il piano di Diptera rappresentava un’ottima occasione: ci saremmo ripopolati, e la nostra sopravvivenza sarebbe stata garantita.

 

Forse era il fatto che nella sostanza io ero diventata una Regina, e quei changelings non facessero più parte di me, oppure che gli Apple erano stati miei amici. Fatto sta che non potevo permettere che facessero una fine simile… Decisi che la cosa non mi andasse bene, e che sarei dovuta intervenire. Mi alzai di scatto, gridai ai pony presenti di controllare nel container del secondo ponte sottocoperta, dopodiché galoppai a poppa e mi lanciai nel vuoto.

 

Poco prima d’impattare contro il mare, mi trasformai in un delfino, e superata con facilità il risucchio delle eliche della nave, nuotai fino a riva.

Spiaggiatami su un litorale pieno di alghe, mi scrollai l’acqua di dosso, e mi feci gabbiano, volando alla volta di Ponyville.

Impiegai una sola notte, e l’unica sosta che feci fu quella nella tana di un cucciolo di ursa minor e della sua mamma, per fare il pieno di energie.

 

Atterrata di primo mattino nei pressi della cittadina,  mi chiesi se convenisse assumere le fattezze del cugino Apple, oppure di un altro pony. Alla fine optai per la prima, ma come mi feci strada per la via maestra, i pony già in strada che si accorsero della mia presenza diedero l’allarme, e tutti si barricano in casa.

Fattami strada fino alla biblioteca Golden Oaks, la porta si spalancò prima ancora che potessi bussare, e mi ritrovai davanti ad un’ostile Twilight Sparkle. L’unicorno indossava una tiara, sulla quale scintillava una gemma a sei punte color porpora.

≪Me lo aspettavo, changeling≫.

Messi gli zoccoli in alto, e cercai di farmi ascoltare dalla pony. In meno che non si dica, mi ritrovai cirondata dal resto del suo gruppo. Tutte quante indossavano un medaglione, con una gemma incastonata.

 

≪Ragazze… se sono tornata è perché si tratta di una faccenda molto importante: Equestria è in pericolo!≫, dissi al gruppo.

≪Eccome se lo è≫, disse Raimbow Dash ≪Scommetto che hai ritrovato i tuoi compari, e che un’armata di falsi pony changeling sia pronta ad invaderci!≫.

≪Finché sarai qui saremo tutti in pericolo! Non solo i pony, ma anche gli animali≫, sussurrò Fluttershy.

≪Voi changeling avete distrutto mezza Canterlot e fatto cose orribili, come sostituirvi ai pony che avete imprigionato, mandato in fumo preziosissime stoffe, ed ingannato tutti quanti. Non penso sia necessario aggiungere altro... caro≫, aggiunse Rarity.

≪Voi… siete senza dubbio le creature più infide che conosca, disse Pinkie Pie. E pensare che abbiamo cucinato insieme i biscotti dell’amicizia!≫, urlò la pony rosa, estraendo dalla chioma riccioluta il suo cannone da festa, e puntandomelo contro.

≪Quando Twi me l’ha detto, non riuscivo a crederci… ti sei fatto passare per uno della famiglia, al solo scopo di succhiarci via le energie e fare le vostre cose da changeling. Il fatto di capire se Big Mac fosse uno dei vostri travestito mi ha mandato ai folli. Per non parlare del dolore che hai arrecato a tutti noi, specialmente a Granny ed Applebloom. Voi changeling siete peggio di uno sciame di paraspiritelli!≫, disse un’amareggiatissima Applejack.

≪Per non dire di Cheerilee. Dammi una sola ragione per la quale non dovremmo mandarti sulla Luna≫, disse Raimbow Dash, battendosi gli zoccoli.

Twilight rimase in silenzio.

 

La tensione aveva reso l’aria talmente densa che si sarebbe potuta tagliare con un coltello. Forse era dovuto anche al fatto che i loro gioielli avevano iniziato a brillare. Sicuramente non era un buon segno, dato che a Canterlot volevano farne uso per contrastare l’invasione. 

 

≪Io… so di non aver giustificazioni per ciò che vi ho fatto, e che avete tutte le ragioni per essermi ostili. Applejack… la storia del Cugino Apple è nata per caso, te lo posso giurare! Avevo un disperato bisogno di nutrirmi, e l’occasione  è capitata a fagiolo. Ma stando con i pony del Ranch, e poi qui con voi a Ponyville, ho imparato un sacco di cose sul cosa significhi essere parte di una famiglia e avere qualcuno pronti a darti uno zoccolo. E soprattutto, che è possibile realizzare una convivenza pacifica tra pony e changeling, vivendo in uno stato di simbiosi… per non dire amicizia.≫.

Le pony restarono a scrutarmi in silenzio.

≪Come stavo dicendo  poco fa, ho fatto ritorno a Ponyville per avvisarvi di un imminente pericolo, che minaccia tutta Equestria. E so che voi potete aiutarla... Ho incontrato un gruppo di changeling, i quali hanno eletto una nuova regina, e deciso di proseguire il piano di Chrysalis, in un modo ancora più subdolo.≫.

≪Spiegati.≫. Disse Twilight Sparkle.

≪I changelings superstiti hanno eletto una nuova Regina! Il suo nome è Diptera, Ed i suoi changeling hanno preso il controllo di un campo ponyscout poco distante da Manehattan. Poco a poco, Diptera sta ricostituendo la popolazione changeling, sostituendoli ai puledri… di questo passo riusciranno a spargersi in tutta Equestria, e a conquistarla in un sol colpo!≫.

Twilight Sparkle parve poco convinta.≪Ma se così fosse, perché non ti sei unito a loro? Come mai sei tornato per avvisarci?≫.

≪Ve l’ho detto… con tutti voi pony ho sviluppato un legame di… affetto,  in particolare verso quelli di Appleloosa. Io non so spiegarmelo bene... ma il pensiero di sapere che alcuni dei puledri che ho conosciuto sarebbero finiti in un bozzolo, a sfamare l’esercito di Diptera, mi ha fatto sentire male.  E così, mentre ero in viaggio verso l'Arabia Sellata, ho deciso di far ritorno a Ponyville.≫.

 

Le pony parvero colpite dal mio racconto. 

≪Forse… forse dovremmo darle ascolto…≫, disse Pinkie Pie. La sua voce era intimorita.≪Il mio ginocchio sta pizzicando.≫.

≪Ma cosa centr… Oh. Pinkie Sense.≫,disse Twilight Sparkle. ≪Qualcosa di spaventoso sta per accadere≫, dissero all’unisono le due pony.

 

Non ci stavo capendo nulla.

 

≪Io non mi fido. Pinkie, potrebbe essere solo una suggestione data dal racconto di… Non sappiamo nemmeno il suo nome! E ammettendo che dica la verità… e se fosse comunque una trappola!? I changeling sono abilissimi con i sotterfugi… ricordi, no? La storia di Cadence?≫, disse Raimbow Dash, svolazzando sul posto.

I gioielli avevano smesso di brillare.

≪E se noi andassimo a Manehattan ed i changeling attaccassero da tutt’altra parte!? Magari è stato mandato qui proprio per depistarci. Ve la immaginate un’altra Canterlot, questa volta senza di noi!?≫.

≪Avete piena ragione a dubitare, ma voglio essere onesta con voi, fino in fondo. In giro potrebbero esservi ulteriori changelings, o peggio, gruppi organizzati di changelings. Dopo aver lasciato Ponyville, mi recai nella Everfree Forest, e lì, dopo aver incontrato un changeling pietrificato ed una zebra, ho giurato a me stessa che avrei preso le redini della mia specie, e che l’avrei guidata verso un futuro in cui non sarà più necessario ricorrere a sotterfugi come la sostituzione di pony o peggio, ai bozzoli. Mi sono quindi trasformata in una Regina a mia volta.≫.

≪COSA!?≫, dissero le pony in coro.

≪Esatto. Il mio intento era quello di ricominciare una nuova vita, e dar luogo ad una nuova generazione di changeling. Ma poi sono incappata nel Campo Scout Sunny Smile, o qualunque sia il suo nome.

 

Detto ciò, assunsi la mia nuova forma.

≪Chrysalis!≫, gridò il coro; i gioielli tornarono ad accendersi.

≪No. Sono sempre io, Chigger 640. Questo è il mio vero nome... Anche la Regina Diptera assomiglia alla precedente Regina.≫.

Rimanemmo in stallo.

≪Quindi… Pinkie Pie, è a questo che è era legato il prurito al ginocchio?≫, chiese Raimbow Dash.

≪Non saprei… continua a prudere.≫, rispose preoccupata la pony rosa.

≪Ragazze... che si fa?≫, chiese Applejack. ≪Qui la situazione sembra che stia per precipitare.≫.

≪Forse dovremmo fidarci… le tue intenzioni sembrano sincere… Chigger…?≫, chiese Rarity.

≪Seicentoquaranta. Anche se adesso che mi sono trasformata in Regina, per consuetudine dovrei assumere un nuovo nome che inizi con la lettera successiva, come ha fatto Diptera. Ma adesso non è il momento di pensare a queste cose.≫.

≪Chigger… seicentoquaranta… vorresti per favore lasciarci sole un momento? ≫, chiese Rainbow Dash. 

 

Rimasi in strada, mentre le giumente si stavano consultando tra di loro, bisbigliando.

Scrutando gli edifici, ogni tanto riuscivo ad intravedere qualche pony che sbirciava da dietro le tende, o socchiudeva le imposte. Probabilmente si stavano chiedendo che cosa stesse succedendo.

Sospirai. La convivenza, per come la immaginavo io, sarebbe stata dura.

 

Il gruppo mi venne incontro, Twilight Sparkle alla testa.

 

≪Chigger… ci siamo consultate, e abbiamo deciso di crederti. Se tu fossi stato… stata come Chrysalis, di sicuro non ti saresti comportata come hai fatto finora.≫.

≪Conoscendola, la Regina si sarebbe probabilmente sostituita al sindaco, e vi avrebbe radunati con la scusa di qualche evento per accerchiarvi e catturarvi.≫.

≪Già… ad ogni modo, stiamo decidendo di fidarci.≫, rispose l’unicorno viola. ≪Ma sappi che restiamo all’era; un passo falso, e ZAP! Sulla Luna per mille anni≫, sentenziò Rainbow Dash.

Annuii. ≪So di non poter godere della vostra piena fiducia, ma apprezzo lo sforzo che state facendo≫.

 

Twilight Sparkle chiamò il drago Spike, dettandogli una lettera da inviare immediatamente alla Principessa Celestia, nella quale spiegava che i Changelings erano stati individuati, e chiedeva il suo aiuto per debellare la minaccia. La risposta della sovrana, tuttavia, fiaccò le sue speranze: la Principessa era impegnata in una missione diplomatica dalla quale non poteva assolutamente assentarsi, e suggeriva di chiedere aiuto alla propria sorella.

 

≪E quei due pony? Quelli che dovevano sposarsi?≫, chiesi all’unicorno, ma Twilight Sparkle mi disse che suo fratello e Cadence erano sì verso la fine del loro viaggio di nozze, ma ci sarebbe voluto un sacco di tempo prima del loro rientro: Luna era l’unica alleata sulla quale poter fare affidamento.

Twilight Sparkle fece inviare al drago un messaggio per la seconda principessa, annunciando il nostro arrivo a Canterlot. Dopodiché prendemmo il treno, e ci dirigemmo alla volta della capitale.


Il viaggio fu compiuto per la maggior parte in silenzio. Il disagio tra le giumente era palpabile, anche se avevo preso le sembianze del Cugino Apple per dar loro una figura familiare. Ed io non ero da meno. Nei fatti, stavo tradendo i miei simili.

Discutemmo il piano di battaglia: il campo era presidiato da changeling sotto forma di ponyscout semi adulti, e probabilmente anche tra i gruppi di puledri. Avremmo dovuto trovare un modo per arrivare subito all’ufficio del capo scout e metterlo fuori gioco; sconfitta la Regina, occuparsi del resto dei changelings sarebbe stato un gioco da puledri, in quanto senza una figura di riferimento sarebbero diventati inermi.

≪E poi? Che cosa farai?≫, chiese con un sussurro Fluttershy.

≪Io… penso di potermi imporre come loro nuova guida, e portarli con me in un posto dove i Changelings non si siano fatti ancora una fama… Pensavo all’Arabia Sellata, o le Terre delle Zebre, ma se avete altre idee, ben vengano.≫.

≪Mmmm...per quanto le tue intenzioni possano essere buone, cara, purtroppo non possiamo non rimanere scettiche. E se il  tuo piano dovesse fallire, ed i changelings non ti obbedissero… che cosa pensi di fare?≫, domandò Rarity.

Era un bel dilemma.

≪Se ciò non dovesse accadere… sarà meglio mettere fuori combattimento anche loro. Come potete vedere da sole, anche la presenza di un piccolo gruppo di changeling... rappresenta una seria minaccia per voi pony.≫.

 

Il resto del viaggio passò in silenzio.

 

Giunti a destinazione, ci recammo immediatamente al Palazzo Reale di Canterlot, nel quale venni accolta da un manipolo di guardie che mi aggredirono come misi zoccolo oltre la soglia.

L’allerta changeling lanciata da Twilight Sparkle in seguito alla scoperta della mia identità, aveva portato i maghi di corte ad elaborare una barriera che fosse in grado di  smascherare ogni travestimento. Vedendosi di fronte una sosia di Chrysalis, le guardie non esitarono un istante a scagliarmi le loro lance. Ma venni protetta dalla magia dell’unicorno viola. La telecinesi era senza dubbio un incantesimo molto utile.

Il dibattito tra le guardie e l’allieva di Celestia durò a lungo, fino a quando le porte del corridoio che conduceva alla Sala del Trono non si aprirono, ed un’assonnata Principessa Luna fece la sua comparsa, chiedendo se ci fossero notizie di Twilight Sparkle e le sue amiche.

Sgranai gli occhi: quella era lo stesso alicorno del mio sogno!

 

Giunti nella Sala del Trono, Twilight riferì i dettagli del pericolo che minacciava il regno, chiedendo tutto l’aiuto possibile.

Sentito il piano, e mandata giù un’intera brocca di caffè, lo sguardo della Principessa si fece più attento e preoccupato. Scrutandomi, mi chiese se fossi Chigger 640..

A causa della trasformazione in Regina non mi aveva riconosciuta, ma realizzato che fossi io, ordinò alle guardie di mettersi a riposo. Per quanto avessi mutato forma,  si complimentò per la mia scelta, ringraziandomi per aver messo i pony al corrente del pericolo.

≪Come già saprete, sia mia sorella che la Principessa Mi Amore Cadenza si trovano oltre i confini di Equestria, e tocca a me badare alla sicurezza del regno… oltre ad occuparmi del ciclo giorno-notte. Non conosco per bene la pericolosità del nemico, ma so di poter contare sulle portatrici degli Elementi dell’Armonia, e di un changeling meritevole di fiducia. Vice Capitano Rusty Spear, per sicurezza, sarà meglio portarci dietro anche dei rinforzi.≫

Tutta quella fiducia nei miei confronti mi stava commuovendo.

Il Vice Capitano, tuttavia, non parve essere d’accordo, ed obiettò che in quanto Guardie Reali della Principessa Celestia, erano soggette alla sua sola autorità... e che quindi non era sicuro che potessero lasciare il Palazzo. Suggerì di rivolgersi alle altre Guardie Reali, quelle del turno notturno.

 

Iniziò così una discussione tra la Principessa e Rusty Spear, riguardante la burocrazia sulla giurisdizione delle due principesse, e sul fatto che combattendo in pieno giorno la Guardia Reale Notturna non sarebbe stata in grado di sostenere efficacemente lo scontro.

Anche Twilight Sparkle intervenne per dare una mano a risolvere l’inghippo burocratico, rimanendone però ingarbugliata: più che un guerriero, quel Rusty Spear, sembrava essere un dotto che conosceva a menadito tutti i regolamenti.

 

≪Meno chiacchiere e più azione!≫, gridò Raimbow Dash... ma nessuno le diede ascolto, impegnati com’erano a far valere le proprie opinioni.

≪Onestamente,  stiamo perdendo tempo. Quei changeling potrebbero già essersi sostituiti a chissà quanti puledri...≫, commentò Applejack.

Rarity prese l’iniziativa, e s’intromise nella discussione.

≪Capitano Rusty Spear… voi siete un prode guerriero, ed il vostro posto nella Guardia Reale del Mattino vi rende onore. Apprezzo davvero tanto la vostra diligenza al dovere, ed è proprio per questo che penso dovreste seguire gli ordini della Principessa Luna. Così facendo, dimostrerete di essere un paladino di Equestria, e una volta sconfitti quella manciata di changeling, una minaccia piiiiccola piccola, a confronto del nostro gruppo, lei ed i suoi uomini diventerete degli eroi! Rusty Spear ed i suoi sottoposti salvano Equestria sconfiggendo i malvagi Changelings! Già me li vedo i titoli sui giornali...≫.

Avevo intuito cosa la pony dal manto bianco stesse cercando di fare, così le diedi manforte, lanciando un incantesimo di malia sulle guardie.

 

Inutile dire che tutti i presenti si candidarono volontari.



 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


GLI ESULI DI CANTERLOT

-Capitolo Settimo-


Imbastito un rapido, ma succulento banchetto, messo a disposizione dalle cucine del Palazzo, io, le sei pony, la Principessa Luna, ed una squadra di venti guardie prendemmo il ponyexpress per Manehattan, alla volta del Campeggio Ponyscout Happy Lamplight.

 

Adesso che avevamo tutta quella potenza offensiva, avremmo dovuto rivedere il piano: portare tutti quei pony insieme a noi forse ci sarebbe stato d’intralcio, perché continuavo ad essere dell’idea che ci convenisse evitare lo scontro diretto, e colpire i changelings con un colpo mirato alla catena di comando.

Pinkie Pie stava continuando ad avere quel pizzicore al ginocchio.

 

Bevendo a più non posso il succo preparato sulla base della ricetta di Zecora, assistei al vertice tenuto dalla Principessa, insieme alle sei giumente ed il Vice Capitano. Si decise che le guardie sarebbero rimaste nei paraggi, in borghese, e sarebbero intervenute al primo segno di combattimento.

I due pegasi e la Principessa Luna ci avrebbero fornito copertura dall’alto, mentre io e le quattro pony ci saremmo infiltrate con il pretesto di visitare il posto prima di iscrivere me ed i loro pargoli al campeggio. Io mi sarei finto un puledro, figlio di Rarity.

 

La visita del campo parve andare nel migliore dei modi; tutti i ponyscout erano amichevoli e cordiali, e dopo averci illustrato le numerose attività che Campo Happy Lamplight aveva da offrire per un giovane puledro come me, giunse il caposcout.

 

Ero in attesa di cogliere il momento giusto per attaccare, ma all’improvviso, uno degli ponyscout che si erano avvicinati, insieme al suo gruppo di puledri, prese la parola.

≪Siamo onorati di avere tra di noi la cognata della Principessa Mi Amore Cadenza. Nonché delle sue amiche!≫.

Dopo un plateale inchino, il ponyscout si tramutò nella Regina Diptera, ed i puledri in in gruppo di changelings. Venimmo accerchiati.

Il caposcout era anch’esso un changeling, di quelli normali: probabilmente una trappola, alla quale per fortuna non avevo abboccato.

≪Immagino di sapere il perché della vostra presenza… e di certo non è per iscrivervi al campeggio.≫.

Indicando con la zampa un punto lontano, di riflesso guardai, e vidi un altro gruppo di changelings che aveva catturato e imbozzolato le guardie.

Non si stava mettendo bene.

≪Con il fatto che un changeling si sia fatto avvistare, immaginavo che un giorno avremmo potuto ricevere… visite. Ma non così presto. Quell’idiota dev’essersi fatto riconoscere… o potrebbe aver anche fatto una soffiata…≫. Lo sguardo indagatore della Regina changeling cadde su di me. Era tempo di farsi avanti. Mi trasformai a mia volta.

≪Esatto, Diptera. Ho deciso di rivolgermi ai pony, perché la scelta della Regina Chrysalis, e di riflesso anche la tua, si sono rivelate fallimentari per tutti noi. Vivendo insieme a loro, ho scoperto che è possibile un’alternativa alle emigrazioni, e soprattutto ai bozzoli.≫.

I changeling attorno a noi rimasero interdetti nel vedere una seconda regina.

≪Regina Diptera, rifletti. Soggiogare i pony non porterà a niente di buono! Le creature di Equestria ci temeranno ancora più di quanto già non facciano, e ci combatteranno con tutte le loro forze. Abbiamo già perso contro di loro, e rischiato l’estinzione. Vuoi davvero che tutto ciò si ripeta!? E per cosa poi? Per sfamare il nostro popolo con sentimenti surrogati!? Dissi ad alta voce,  indicando i changeling che stavano trasportando le guardie.≫.

≪Quei “sentimenti surrogati”, come li chiami tu, ci hanno concesso di sopravvivere quando con i metodi tradizionali saremmo morti di stenti. Quegli “insipidi bozzoli” ci consentiranno di insediarci in un territorio sicuro, e di non dover emigrare ad ogni stagione, rischiano vite ogni giorno.≫, rispose la Regina changeling.

≪Sarà  pure vero, Regina Diptera. Lo ammetto, con i bozzoli non avremo più bisogno di condurre una vita nomade, né di dovercela vedere con predatori di ogni tipo e parthner possessivi. Ma con quali forze crescerà la nostra progenie, se verranno nutriti con surrogati dal sapore insipido? E poi, volente o nolente, i pony tenderanno a diminuire. E dovremo metterci a cacciare nuove prede, per soddisfare il fabbisogno dei nostri compagni, che aumenteranno di settimana in settimana. In un circolo vizioso, che ci porterà… a dover emigrare nuovamente per trovare altri insediamenti. Sotto Chrysalis, ero un addetto ai bozzoli. So bene come funziona quella tecnologia, e lo sapete a quanto ammontavano le stime delle scorte di cibo? Con un’intera città come Canterlot, lo sciame si sarebbe potuto nutrire per sei mesi soltanto, ed erano quasi tutti unicorni! Credete che i vari paeselli possano sostenere un fabbisogno così elevato? Nel giro di qualche anno avremo prosciugato Equestria, e dovremo cercare un nuovo posto. Quindi le emigrazioni non verrebbero risolte!≫.

Dopo un breve silenzio, Diptera prese la parola: ≪Ammesso che sia vero, una volta sottomesso il continente avremmo potuto espandere lo sciame in modo controllato. Ma poi che cos’è poi che proponi… la convivenza con i locali!? È dai tempi immemori che utilizziamo sotterfugi per ottenere l’amore delle creature che incontriamo durante i nostri viaggi, proprio perché ci temono a prima vista! Smettila di dire baggianate, TRADITORE! Miei changelings, ALL’ATTACCO!≫.

 

Messo fine a quell’improvvisato momento di dibattito politico, la Regina changeling aprì le ostilità, tirandomi un fendente con il corno.

Parai l’attacco, ed iniziammo a duellare.

I changelings presenti si gettarono su di noi, e la zuffa ebbe inizio.

 

Non ricordo bene cosa accadde esattamente; i richiami d’allerta dei changeling si sovrapponevano l’uno sull’altro, in un’assordante cacofonia. Fatto sta che ad un certo punto mi ritrovai a terra, dopo essere stata speronata al fianco da un changeling che mi aveva caricato con tutta la sua forza. Per fortuna il carapace resse l’urto, o mi avrebbe passato da parte a parte.

Ebbi appena il tempo di vedere Diptera tramutarsi in un bufalo e caricare un potente pestone, impennando sulle zampe posteriori, che venne colpita da un raggio violetto.

La Principessa Luna stava volando sopra di noi, compiendo ampi cerchi e fronteggiando i changelings  con la sua magia.

Rialzatami, vidi Raimbow Dash volare a tutta velocità disegnando con la sua scia arcobaleni tra di loro ingarbugliati. Utilizzando complesse manovre aeree stava scalciando i changeling che si erano levati in volo, e riuscendo al tempo stesso a speronare più  di un bozzolo, liberando le guardie.

Mi rimisi a combattere contro ogni changeling che non avesse preso la forma dei pony presenti, alla ricerca di Diptera.

 

La Regina nemica, approfittando di un travestimento da Raimbow Dash, si avvicinò alla Principessa della Notte, e dopo essersi rivelata per quel che era realmente, sputò ripetutamente dell’appiccicosissima bava changeling, centrandole il corno ed un’ala.

Perso il controllo, Luna precipitò in uno spiazzo punto lontano dal combattimento, e vidi che una squadriglia di Fluttershy si era già levata in volo verso di lei.

Il resto delle giumente era impegnato a combattere contro sempre più changelings, che stavano arrivando da ogni dove. I richiami, i rumori del combattimento, e le cannonate festaiole di Pinkie Pie risuonavano in continuazione, ed il tutto era un miscuglio di polvere e coriandoli.

 

Tramutatami in grifone, intercettai le Fluttershy prendendole ad artigliate. Luna, rimasta quasi inerme, si stava difendendo da altre due copie di sé stessa a colpi d’ala, zoccoli, e cornate. 

Dandole manforte, riuscimmo ad avere la meglio sui changeling-alicorno, e a prendere in attimo di respiro.

La Principessa fece appena in tempo a ringraziarmi, che uno stormo di Raimbow Dash iniziò a sorvolare sulle nostre teste, pronte ad andare in picchiata.

 

Per tener testa a tutti quelle pegaso dovevo assolutamente liberare il potere della mia alleata: le sei giumente e le guardie erano continuamente bersagliate dal resto dello Sciame, e non avrebbero potuto in alcun modo aiutarci.

Diptera stava dall’alto impartendo ordini alle truppe.

Trattenendo un conato di vomito -non che mi fosse rimasta così tanta pozione da rigettare- leccai via dal corno della Principessa il muco di Diptera, sputandolo verso il pegaso dalla criniera arcobaleno che per prima si era lanciata in picchiata, accecandola, e facendola precipitare contro una delle capanne dei ponyscout.

La Principessa rimase sconcertata dal mio gesto, ma poco dopo iniziò a sparare raggi viola verso lo stormo nemico. Liberata anche l’ala, sputai le ultime piume, e presi le sembianze di un normale changeling, ed approfittando della mischia mi avvicinai a Diptera.

 

Mi ritrasformai, ed iniziammo un duello aereo. Riuscii ad immobilizzarla, trasformandomi in un boa costrictor, attorcigliandomi tra le sue zampe.

La Regina changeling si liberò, trasformandosi a sua volta in una farfalla, ed io precipitai da almeno trenta metri d’altezza.

Riuscii a non schiantarmi, trasformandomi all’ultimo in una falena, ed evitando l’aereoassalto di una Diptera Tramutatasi in pipistrello, diventando un istrice.

Riprendemmo le nostre forme originali, e ricominciammo a tirare di scherma con i corni.

 

Stavo iniziando a sentire le energie venir meno, e la mia avversaria sembrava non dimostrare segni di cedimento.

Dovevo agire. Adesso. O sarebbe stato troppo tardi. 

 

Nel frattempo, il gruppo di pony venne soccorso dall’arrivo dei rinforzi chiamati dalla pegaso dal manto paglierino, rimasta finora lontana dalla battaglia. Fluttershy stava raggiungendo le amiche, alla testa di un grande branco composto dalla fauna locale. Cervi, lepri e cinghiali, ma anche due orsi, ed interi stormi di piccoli uccelli, si unirono alla mischia, sbaragliando i changelings.

 

Cercai di far ragionare la Regina Diptera un’ultima volta sulla bontà del mio piano, dicendo che avevo scoperto nei cani un’ottima fonte di nutrimento, dato l’amore incondizionato che erano in grado di darci, e che portandone un po’con noi, saremmo riusciti ad ottenere un sacco di nutrimento.

Per tutta risposta, la Regina mi caricò nella sua forma normale.

Fu quasi istintivo… mentre scartavo il suo aguzzo corno, mi trasformai in un’antilope, e con le corna sollevai l’avversario, prendendola dall’addome. Impennai, e cadendo di schiena, riuscii a scaraventarla poco distante da me.

 

Gridai alle mie amiche, le quali fecero brillare i propri gioielli, e librandosi in aria vennero avvolte da una sfera di luce bianca. Poco dopo, da essa partirono due arcobaleni, che intrecciandosi tra loro colpirono in pieno Diptera.

Dovevo essere troppo vicina al punto d’impatto, perché l’onda d’urto mi investì in pieno.


Rialzatami, mi ritrovai al cospetto della Principessa Luna, la quale mi rassicurò di come Diptera Fosse stata sconfitta.

≪Non abbiamo la più pallida idea di che fine abbia fatto. Forse si trova sulla Luna, o forse è stata incenerita… Detto in confidenza, mi ha fatto uno strano effetto vedere da un altro punto di vista gli Elementi dell’Armonia in azione.≫.

Sul momento non capii, e mi disse di lasciar perdere.

≪Piuttosto… grazie ancora per il tuo intervento, per quanto poco... ortodosso e irrispettoso.≫.

≪Io… ti chiedo scusa, ma non c’era un altro modo.≫.

Luna annuì in silenzio.

≪Tornando ai changeling… Forse possiamo trovare un modo per facilitare il tuo piano di convivenza pacifica.≫.

≪Davvero!?≫.

≪Si. Ma non è adesso il momento di parlarne. Se sei pronta, puoi svegliarti.≫.

≪In che senso svegliarmi?≫.

L’alicorno sorrise.

≪Hai perso i sensi, e questo è un sogno.≫.

Guardandomi attorno più attentamente, notai come al posto del campeggio ci fosse nuovamente la Ponyville mista ad Appleloosa. Un treno stava attraversando l’abitato, nel vero senso della parola: passava in mezzo le case, ma sembrava essere una cosa… normale”.  Poco dopo, comparvero gli abitanti, un misto di pony e changelings, che stava interagendo tra loro.

≪Come faccio a svegliarmi?≫

Luna ridacchiò, e mi buttò giù dalla torre campanaria sulla quale all’improvviso ci eravamo materializzati.


Riaperti gli occhi, mi accorsi di essere sdraiata a terra. Luna era china su di me. Eravamo corno contro corno.

≪Visto? Un gioco da puledri.≫.

Rialzatami a fatica, mi guardai attorno. Il campo scout… era lo stesso campo scout visitato la prima volta, con l’unica differenza che alcune delle baracche erano stata danneggiate.

 

Le sei pony avevano accerchiato i changeling, rimasti inerti a seguito della perdita della loro Regina, ed intimoriti dalla luce che gli Elementi dell'Armonia stavano ancora emettendo. Non molto distante, c’era un punto in cui il terreno era carbonizzato, e si stava levando al cielo una sottile colonna di fumo multicolore.

 

Ero ancora disorientata, e mi sentivo tremendamente stanca. Ma Luna mi fece un cenno d’incoraggiamento. Mi avvicinai al gruppo, e mi rivolsi ai miei simili.

≪Changeling! …La regina Diptera è stata sconfitta, e… mi occuperò io di guidare il nostro popolo verso un futuro fatto di sicurezza, nel quale non sarà più necessario doverci spacciare per i figli ed i compagni delle nostre prede.≫.

 

I  changeling rimasero in silenzio. Uno di essi, alla fine si fece coraggio,  e prese la parola. 

≪Hai sconfitto la Regina Diptera In duello, questo è vero.  Ma è altrettanto vero che ti sei fatta aiutare dei pony. Anzi, li hai avvisati del piano che aveva elaborato la Regina! Perché mai io o gli altri changeling dovremmo seguirti, invece che reclamare il trono a nostra volta!?≫ .

Annuii. Era un momento  delicato quanto quello in cui avevo avvisato Twilight Sparkle e le sue amiche del piano di Diptera.

 

≪Vedete, fratelli… durante la mia ricerca dello Sciame, ho avuto modo di conoscere un sacco di pony, di tutte le specie! Essi mi hanno accolto, seppure per un malinteso, come uno di loro. E vivendo in loro compagnia, ho scoperto che dalla convivenza possa nascere l’amicizia. Esiste una concreta possibilità di convivere in simbiosi con i locali, e seppur all’inizio possa risultare difficile sfamarsi, a furia di condividere con loro momenti belli e brutti, lavorando fianco a fianco, si viene a sviluppare un legame con tutti loro. Per intenderci, il nutrimento che possiamo cogliere è paragonabile a quello di aver fatto credere all’allocco di turno di aver trovato l’amore della sua vita. Con la sola differenza che non verrà il giorno in cui lo sciame sarà costretto a lasciare il posto perché i locali hanno notato qualcosa di anomalo.≫.

 

I changeling sembrarono apprezzare, alcuni di loro si lasciarono sfuggire un fremito d’ala.

 

≪Chagelings! non vi nascondo che l’inizio sarà difficile. Molto. Poiché dovremo affrontare una migrazione, e gli abitanti dei luoghi dove ci stanzieremo saranno probabilmente diffidenti nei nostri confronti. Non ricorrere alle magie di malia, alla sostituzione, o ai bozzoli sarà difficilissimo, ma durante tutto questo tempo sono venuto a conoscenza di due particolari fonti di energia che potremo utilizzare per tirare avanti in attesa che la convivenza dia i primi frutti. Ho scoperto come assimilare il cibo delle nostre prede… ed ho scoperto i cani!≫.

Tutti i presenti rimasero spiazzati. I changelings per la prima affermazione, i pony per la seconda.

Rimandando ad un secondo momento la spiegazione sul come mangiare come i pony, chiarii l’equivoco sui loppidi, spiegando che in Wilona avevo trovato un’immediata fonte di affetto incondizionato,  o quasi… carezze e biscotti erano tutto ciò che l’animale mi chiedeva.

≪Fidatevi quindi, se vi dico che il mio sogno è fattibile.≫.

 

Il gruppo di changeling, ridotto a poco più di una dozzina, s’inginocchiò, appoggiando il capo a terra.

≪Regina! Come dobbiamo chiamarti?≫, chiesero all’unisono.

 

Di nuovo la storia del nome… presa dagli eventi, non ci avevo pensato minimamente, e dovetti improvvisare.

Esprimendo ad alta voce i miei ragionamenti,  conclusi che essendoci comunque stata una regina il cui nome iniziasse con la lettera d, avrei dovuto sceglierne uno che iniziasse per E. La prima cosa che mi venne in mente fu “Ephemeridae”. ed i changeling acclamarono in coro.

Nei giorni a venire, mi vennero in mente molti altri nomi che mi piacevano di più,  ma ormai era troppo tardi.

 

Rivolgendomi alle sei portatrici degli Elementi dell’Armonia, suggerii che non vi fosse più pericolo, e che potessero rilasciare i miei changelings.

Le pony, per quanto dubbiose, abbassarono la guardia.

I mutaforma rimasero immobili, in attesa di ordini.

≪Ehm… Regina Ephemeridae. In qualità di regnante di Equestria saremmo felici che i rapporti tra pony e changeling potessero ricominciare nel migliore dei modi, liberando i pony fatti prigionieri.≫.

Faceva un certo effetto sentirsi chiamare con un tale appellativo. E con un nome che da oggi in avanti mi sarebbe appartenuto.

≪Changelings!≫, dissi con tono imperioso. ≪Ci sono tra di voi addetti ai bozzoli?≫.

Cinque changelings alzarono la zampa.

≪Le prede sono stipate in una caverna non lontana dal campo, Mia Signora. Insieme alla nidiata della Regina Diptera≫.

 

Fantastico. Ero appena diventata una Regina a tutti gli effetti, e già mi sarei dovuta occupare di crescere un’intera coorte.

Il fatto che lo scontro avesse prodotto delle perdite, in un certo senso avrebbe aiutato, richiedendo allo Sciame un minor fabbisogno energetico da soddisfare. Ma nutrire un’intera nidiata in quelle condizioni avrebbe complicato ancora di più viaggio. Avrei avuto bisogno di almeno un’intera cisterna di pozione.

 

Mentre io e la squadra bozzoli ci dirigevamo alla caverna, accompagnati da Luna e da Twilight Sparkle, pensai a quale sarebbe stato il mio prossimo passo. 

Le preoccupazioni crebbero a vista d’occhio, visto che non avevo ancora avuto modo di capire esattamente a quante unità ammontasse il mio popolo, e che con una covata a cui badare e rinunciando ai bozzoli avrei dovuto trovare approvvigionamenti alternativi. Sarei riuscita a mantenere il potere, con così tanti pony a cui badare rimanendo fedele al mio ideale?

 

Luna parve percepire la mia preoccupazione, e cercò di consolarmi a modo suo, ricordandomi di ciò che mi aveva riferito in sogno.

≪È un’idea della quale dovremmo prima discutere con mia sorella, la Principessa Celestia. Ma, per prima cosa, sarà necessario scongiurare i problemi legati a… questi, disse l’alicorno mentre esaminava i bozzoli. ≪Stanno dormendo?≫ Chiese la Principessa.

≪Sono in stasi, rispondemmo tutti quanti all’unisono.≫.

≪Come dire...≫, aggiunsi. ≪In coma! Ecco, questa è la parola più appropriata≫.

La Principessa mugugnò qualcosa, guardando i bozzoli, e poi parlò.

 

≪L’idea è questa. Dopo che avrò cancellato i ricordi di queste brutte esperienze, restituiremo i pony alle loro famiglie d’appartenenza≫, disse la Principessa Luna. ≪Prima, però sarà meglio rimetterli in forze. Sembran veramente deeriti≫.

Perfetto. Oltre al dover gestire il mio popolo ed una covata pronta alla schiusa, mi sarei dovuta occupare anche della gestione del campeggio.

≪A proposito… che ne è stato dei ponyscout? Non li sto vedendo≫, chiese Twilight Sparkle, aggirandosi tra un numero indefinito di bozzoli. Guardai i  changelings presenti.

I miei sudditi parvero imbarazzati. Alla fine, uno di essi mi disse che erano stati i primi ad essere racchiusi nei bozzoli, ed erano stati completamente assimilati. Come altri quattro puledri, i primi ad essere stati sostituiti. 

≪DANNAZIONE!≫, gridai. Questo si che era un problema.

Twilight Sperkle e Luna rimasero inorridite dalla notizia, ed osservarono attonite i bozzoli rimasti vuoti.

≪Troveremo una soluzione… spero. Mi limitai a dire, aggiungendo le mie scuse.≫.

 

Sarebbe stato un miracolo se dopo quella vicenda la Principessa avesse deciso di fornirci ancora il suo aiuto, invece di sterminarci approfittando del momento di debolezza. 

 

≪Che per il momento i changeling che hanno preso il posto dei puledri continuino a stare con i genitori… Ora sarebbe inutile dar loro un lutto così… tragico. Sarà meglio che prima mi consulti con le regnanti, dissi guardando Luna.≫. Ma l’alicorno non mi rispose.

I changeling fecero spallucce, e mentre erano intenti a smantellare il primo bozzolo, iniziarono a litigare su chi tra loro dovesse rivolgermi quella domanda.

Il più giovane del gruppo venne spinto dagli altri, e dopo aver balbettato, alla fine mi espose il dubbio che stava assillando tutti i miei sottoposti, provati dal combattimento.

≪Maestà, se liberiamo i pony, di cosa ci nutriremo nel frattempo?≫.

Rassicurai i miei sudditi, dicendo loro che ci saremmo concentrati sui cani il prima possibile.  Anzi, al nostro rientro al campo, avrei mandato un gruppo a Manehattan per prendere dai canili quanti più cani possibili. In serata, invece, avrei spiegato come fare per assimilare il cibo pony, e ci saremmo fatti la prima abbuffata di gruppo alla quale il nostro popolo avesse mai partecipato attivamente. 

I changelings parvero rincuorati.

Era un vero peccato che la pegaso gialla avesse avvertito la fauna locale… avrebbero rappresentato un ottimo nutrimento, ma ormai erano diventate prede inavvicinabili.

 

Il silenzio venne interrotto da un altro dei changeling.≪Erm… Maestà…≫.

≪Si?≫. Non prometteva niente di buono.

≪E della progenie della Regina Diptera che ne sarà?≫.

Una scelta difficile, ma non ebbi alcun dubbio a rispondere.

≪Sono nostri fratelli, li crescerò personalmente.≫. Per quanto ciò avrebbe significato altre difficoltà aggiuntive.

≪Ah Maestà…≫

Cosa c’è adesso?≫.

≪Ecco… parlando di cuccioli, ci sarebbe ancora una cosa: sentendo i richiami, durante il combattimento, io sono accorso immediatamente sul campo di battaglia, lasciando il mio gruppo di ponyscout nel bosco mentre stavamo facendo un’escursione.≫. 

≪Lo stesso vale per me!≫.

≪Argh!≫. Esclamò Luna.

≪Errr… va bene. Mi occuperò seduta stante di organizzare le spedizioni di recupero! Voi due, andate alla ricerca dei vostri scout. Gli altri restino ad occuparsi dei bozzoli! Quando avrete finito, accompagnate le pony al campo. Tu! Tu resterai qui, per sorvegliare la covata in attesa del mio ritorno.≫.

I changelings gridarono “Si, Mia Regina!” non appena ricevettero gli ordini, e mi congedai dai due pony, intenti a prestare soccorso ai puledri liberati.

 

Dato l’ordine ai changelings rimasti al campo di ritrovare tutti i puledri dispersi nel bosco, anche le sei pony e le guardie si unirono alla ricerca. Tutto andò per il meglio, poiché vennero ritrovati tutti i gruppi e non vi furono vittime, ma solo un grosso spavento nel ritrovarsi di punto in bianco da soli nella foresta.

Assunte le sembianze del caposcout, cercai di sdrammatizzare, dicendo che avevamo voluto testare le loro capacità, ma non pochi si lamentarono di come avrebbero detto ai loro genitori dell’accaduto.

Come se mi fosse importato che il campeggio potesse venire chiuso, con tutti i problemi che avevo.



 

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


GLI ESULI DI CANTERLOT

-Capitolo Ottavo-


A causa degli sforzi compiuti con i puledri liberati, la Principessa Luna fece calare il sole con due ore di ritardo, e dovette farsi aiutare da Twilight Sparkle per riuscire a completare l’incantesimo. Avrei tanto voluto aiutare, ma non conoscevo abbastanza la magia dei pony.

 

Fluttershy fece invece rientro da Manehattan, proprio mentre i gruppi scout stavano preparando da mangiare.

Per quanto dubbiosa del mio piano, la pegaso dal manto pagnlierino aveva passato in rassegna una parte dei canili, raccomandando ad ogni singolo changeling presente di accudirli con amore, e non mangiarli.

I cani più vivaci si fiondarono in tempo zero ai bivacchi, dove divennero l’attenzione di quasi tutti i puledri. Gli altri richiesero più tempo per farsi avanti, perché, a detta del pony dal manto giallo paglierino, erano di natura più introversa, oppure avevano avuto dei brutti trascorsi con i pony.

Fatto sta, che quella sera i miei sudditi riuscirono fin da subito ad ottenere del nutrimento, mentre io, aiutata da Pinkie Pie, stavo preparando dell’altra pozione da mescolare nell’impasto dei muffins, per la dimostrazione che avrei tenuto più tardi. La pony rosa insistette per aggiungere altro zucchero, ed una tazza di fiori.

 

Dopo cena, finito di mandare a nanna tutti i puledri, radunai i miei simili per spiegare la storia del grifone. Nonostante avessi sconsigliato a Twilight Sparkle di presenziare, poiché non avrebbe ascoltato qualcosa di piacevole, essa volle assistere, spinta dalla curiosità accademica.

Illustrato ai Changelings come modificare il proprio corpo, in modo da sviluppare un’imitazione dell’apparato digerente, grazie al quale avremmo potuto assimilare energie supplementari, l’unicorno alzò una zampa per intervenire.

Ci disse che, per quanto la cosa potesse far senso, era stata un’idea geniale. Un vero e proprio esempio di evoluzione hoofwiniana. Ma che era possibile migliorarne ulteriormente gli effetti, poiché io avevo preso a modello un grifone, e la sua anatomia non era adatta al cibo dei pony: da qui la scarsa efficacia. Ci promise che, dopo aver consultato i trattati di medicina contenuti nella sua biblioteca, ci avrebbe aiutato.

Era senza alcun dubbio una notizia meravigliosa, che avrebbe fatto la differenza nei momenti difficili!

 

I giorni successivi trascorsero relativamente bene, e senza l’aiuto delle sei pony e della principessa, tutto sarebbe decisamente andato a giumente allegre.

La Principessa aveva fatto ritorno a Canterlot, scortata dalla Guardia di Palazzo, e ci fornì sia supporto economico per comprare derrate alimentari, che politico.

Giungemmo ad un compromesso: avrei dovuto garantire la sostituzione dei pony che avevano perso la vita a causa dei bozzoli, e in seguito elaborato un modo discreto per farli ricongiungere allo Sciame, come ad esempio l’inscenare un incidente mortale, o una malattia incurabile.

Era un piano machiavellico, ma necessario per causare un minor dolore ai parenti, e salvaguardare il piano che la Principessa aveva in mente.

 

Per consentire ai Changeling di rimediare ai danni commessi, la reggente pro tempore ci concesse di rimanere al Campegglio Happy Lamplight, almeno fino a quando Celestia avrebbe fatto ritorno.

 

Alla fine, nonostante gli intoppi, la carenza di personale, e le difficoltà a reperire cibo, riuscimmo a cavarcela.

 

I pony che erano stati imprigionati nei bozzoli vennero convinti di aver fatto un brutto sogno, e grazie alla prodigiosa cucina di Applejack e di Pinkie Pie tornarono in sesto in men che non si dica.

Man mano che si rimettevano in forze, provvedevo, nel cuore della notte, a riportarli a casa. Ogni volta la stessa scena: il changeling che ne aveva preso il posto era meravigliato di trovarsi al cospetto di una nuova Regina, ma alla fine obbediva senza batter ciglio, facendo ritorno al campo, in attesa di nuovi ordini.

Le ricerche compiute da Twilight Sparkle si rivelarono utilissime: seppure non fosse possibile sostituire del tutto la nostra esigenza di nutrirci dei sentimenti altrui, adesso eravamo in grado di estrarre più energie dai cibi solidi e liquidi. Per non parlare del fatto che la condivisione dei pasti ci avrebbe aiutato a migliorare le relazioni con i commensali.

Raimbow Dash fece un gran lavoro nell’intrattenere i pegasi, impartendo lezioni di volo, facendo acrobazie che li lasciarono entusiasti, mentre Fluttershy si occupò di insegnare a pony e changeling -questi ultimi ancora sotto le mentite spoglie dei capiscout- quale fosse la corretta interazione con gli animali del bosco, e prevenne le situazioni di conflitto che quotidianamente si venivano a creare tra i cani e la fauna locale, la quale probabilmente non ci perdonò mai.

Rarity e Pinkie Pie si occuparono invece dell’evento finale: una festa in costume a tema “natura”, con tanto di sfilata di moda, utilizzando come vestiti ciò che il bosco aveva da offrire.

Al termine della festa, i genitori portarono a casa i puledri, ed il Campeggio Happy Lamplight si fece improvvisamente molto più silenzioso.

La covata si era nel frattempo schiusa, e giorno dopo giorno le larve di changeling crescevano.

Dopo quattro giorni di stallo, passati a consumare pasti da pony, e a nutrire i cani per a nostra volta nutrirci del loro affetto, arrivò infine la risposta delle sovrane di Equestria.

 

Nei giorni a venire, la Principessa Luna mi aveva spiegato meglio il suo piano: avendo anche lei un obiettivo simile al mio, quello di favorire l’integrazione tra i pony ed i suoi “pegastrelli”.

I pony-pipistrello erano da lungo tempo temuti dal resto delle razze, sia per la loro attitudine di predatori notturni, che per il fatto di poter vantare nel loro retaggio numerosi servitori di Nightmare Moon.

Spike mi aveva raccontato di come le pony l’avessero sconfitta, e il trovare conferma dalla pony protagonista della vicenda fece cadere ogni mia rimanente riserva sulla veridicità della storia.

 

Era pomeriggio inoltrato, e all’improvviso, mentre mi stavo occupando delle larve di changeling, Cigger 947 giunse alla caverna, portando in groppa il drago di Twilight Sparkle: il rettile stava tenendo una lettera tra gli artigli.

Interruppi l’attività, e lasciai il changeling a guardia della covata.

Riportato il drago al campo, feci convocare nell’ufficio del capo ponyscout le sei puledre, ed i miei tre consiglieri, i Cicada numero 512, 541, e 570.

Aprii la lettera.

 

“Cara Regina Ephemeridae, Sovrana del Popolo Changeling,

 

La Principessa Luna e la mia allieva prediletta, Twilight Sparkle, mi hanno riferito della vostra personale avventura a seguito degli episodi di Canterlot, e del cammino che avete affrontato durante questi mesi, facendo la conoscenza di alcuni dei miei sudditi, e sviluppando con essi legami di sinergia ed amicizia.

 

Nonché di qualcosa che può, in tutto e per tutto, dirsi “affetto” verso il mio popolo, avendolo messo in guardia, ed intervenendo attivamente per scongiurare la minaccia che i changelings sotto la guida di colei che aveva preso il posto di Chrysalis avrebbero rappresentato in un prossimo futuro, rimediando, per quanto possibile, ai danni causati da quest’ultima.

 

Avendo preso sulla vostra groppa la responsabilità di guidare il popolo dei Changelings verso un futuro fatto di convivenza ed armonia nei confronti degli altri esseri viventi, conducendoli in un percorso fatto d’innovazione ed integrazione, Noi Principesse, Abbiamo discusso l’eventualità di consentire ai Voi ed i vostri sudditi di rimanere nelle Terre di Equestria, per consentire a Voi ed il Vostro popolo di fondare un insediamento multiculturale, nel quale condurre tale nuovo stile di vita.

 

Per Questi Motivi,

Noi, Celestia e Luna, Principesse Sovrane del Regno di Equestria, concediamo l’amnistia al popolo dei Changelings per i crimini finora commessi, e Ne affidiamo la supervisione alla loro rappresentante, colei che da essi viene chiamata “Regina Ephemeridae.”

Ad ella ed ai suoi sottoposti, Noi affidiamo la cura delle rovine del Castello delle Due Sorelle, e dei territori ad esso annessi, con l’obiettivo di ripristinarne l’antico splendore, e di realizzarvi una comunità ove ogni tipo di pony e changeling possa vivere nel nome e nel rispetto dell’Armonia.

A tal fine, Noi conferiamo alla “Regina Ephemeridae” l’Autorità gestoria del territorio, nominandola Sindaco.”

 

La pergamena era stata sottoscritta da entrambi gli alicorni.

 

La meraviglia venne condivisa da tutti i presenti.

La prima a prendere la parola fu Pinkie Pie, la quale urlò che dovevamo assolutamente fare una festa. Poco dopo iniziò a rimbalzare da un lato all’altro della capanna.

Ricevetti le congratulazioni da parte di tutti i pony - e drago-, e convocai il resto dei changelings per riferire del cambio di piano: non avremmo più lasciato Equestria.

Non tutti i miei sudditi parvero soddisfatti. Più che per il fatto di rimanere, il dubbio che li assillava era quello di non riuscire a comprendere come potesse una Regina diventare un Sindaco, alle dipendenze di ben altre due sovrane.

Ma ero io la guida, e avevo risolto il problema della la fame. Quella lettera-editto sembrava inoltre rendere fattibile la promessa di un futuro migliore che avevo fatto loro.

 

Ci trasferimmo nelle Rovine, prendendo il treno per Ponyville e, sotto forma di pegasi, per non scatenare il panico negli abitanti, e volammo al di sopra della Everfree Forest.

Per prima cosa, ci occupammo di compiere una bonifica del posto da tutti i predatori, in particolare i “timberwolfs”.

Non considerando quelle creature fatte di legno alla pari dei pony, e mancando il nutrimento necessario per i miei changelings, ne autorizzai la cattura e l’imbozzolamento.

I timberwolfs si rivelarono particolarmente succulenti, forse a causa della magia che li animava, ma uno dei primi provvedimenti che dovetti promulgare in qualità di Sindaco fu quello di introdurre le stagioni di caccia, ed il numero massimo di capi catturabili, perché nel giro di tre mesi erano diventati una specie a rischio estinzione.

 

Durante il primo trimestre sudammo sette carapaci solo per risistemare una minuscola parte dell’ala est del castello, che era quella messa meno peggio. Un millennio d’incuria si era fatto sentire, ma poco alla volta, insieme ai materiali da costruzione e gli operai mandati dalle regnanti, arrivarono anche i primi pony, emigrati dalle più varie zone d’Equestia, ed iniziarono a formarsi i primi agglomerati urbani. Tra questi primi coloni, vi erano anche dei membri della famiglia Apple, che però conoscevo solo di fama, grazie alle lezioni di Granny Smith.

 

I pony erano in generale intimoriti dal vedere i changelings. Ed i pony di terra, unicorni e pegasi erano a loro volta intimoriti dai pegastrelli.

Anche i miei simili non si sentivano a proprio agio con i taciturni pony-pipistrello, ma con il passare del tempo, e grazie alle numerose visite compiute dalle sei puledre e le due principesse, più o meno tutti facemmo l’abitudine alla presenza delle altre specie, e alle loro particolarità.

E parlando di particolarità… venimmo a conoscenza dell’esistenza di un Drago Marino che abitava il vicino fiume.

 

I primi tempi venni inoltre affiancata da alcuni altri abitanti di Ponyville. Senza l’aiuto del Sindaco Mayor Mare, i primi tempi avrei combinato molti più disastri burocratici, di difficile risoluzione. La sua consulenza fu a dir poco fondamentale per l’elaborazione di un Piano Regolatore adeguato a gestire lo sviluppo edilizio, e predisporre gli uffici comunali.

Di certo lo spazio e le risorse non mancavano, ma imposi una crescita lenta e moderata, poiché il mio obiettivo era quello di realizzare un paese di modeste dimensioni, nel quale gli abitanti avrebbero potuto continuare a familiarizzare, invece che una megalopoli fatta da tanti individui pressoché isolati.

 

Dietro consiglio di Twilight Sparkle, iniziai a patrocinare nel castello eventi culturali, mano a mano che le stanze e i saloni del castello venivano restaurati. Feci organizzare concerti d’ogni genere, ospitando le tre pony musiciste di Ponyville, Octavia, Lyra, e Vinyl Scratch, nonché Pinkie Pie in versione one band pony.

Da ultimo, trasformai il pianterreno dell’ala ovest in una mostra permanente dedicato alla storia di Nightmare Moon e dei Pegastrelli, orientata al riscatto sociale della Principessa Luna: l’idea era quella di diffondere e promuovere la conoscenza dell’altro, per evitare che si formassero pregiudizi legati alla paura dell’ignoto. L’iniziativa parve piacere,  al punto che una volta completati i restauri del piano di sopra, estesi il tema della mostra alla storia dei changelings, e poi degli unicorni, pegasi e pony di terra.

Sempre dal punto di vista culturale, inaugurai da prima un asilo infantile, e poi una scuola elementare, nei quali i cuccioli dei primi coloni poterono ricevere un’educazione. 

Zoccolo a zoccolo che la comunità  cresceva, il sentimento di fiducia verso i changelings crebbe. Grazie anche ad un consiglio comunale composto dai rappresentanti delle varie specie.

Riuscire a soddisfare tutte le pretese degli abitanti di Castle Harmony -questo fu il nome che le Rovine presero, in occasione della celebrazione del secondo anniversario dal ripopolamento della zona- era una sfida quotidiana; più di una volta capitò che la Giunta non riuscisse a trovare un compromesso, e per giorni io ed i rappresentati rimanessimo chiusi in quella che un tempo fu la Sala dei Due Troni.

Di questo ambiente del castello, feci chiudere parte del lungo salone, murando l’ultima fila di corridoi laterali. Al posto dei passaggi, feci mettere dei seggi,  e posizionare lo scranno del Sindaco tra i due troni appartenuti alle principesse. Una volta restaurati i troni, feci posizionare su di essi le statue delle rispettive sovrane.

 

Dietro consiglio degli pony di terra e degli unicorni, feci tracciare una ferrovia che collegava Castle Harmony a Ponyville, consentendo il transito in sicurezza della Everfree Forest.

Di Zecora continuai ad avere notizie, in quanto “vicina di casa”. Servire sia noi che Ponyville, incrementò notevolmente il suo volume di affari. 

 

A circa due anni dalla fondazione di Castle Harmony, la nostra comunità iniziò a registrare le prime nascite di pony. Dopo quattro, celebrai il primo matrimonio misto tra un pegastrello ed una pony di terra.

Nello stesso periodo, affrontammo una delle più grandi minacce di tutta Equestria: Lord Tirek. Castle Harmony non venne risparmiato dalla sua furia distruttrice, ma la neo Principessa Twilight Sparkle salvò tutti noi.

 

Ottenuta una certa stabilità nei rapporti tra le specie che abitavano il paese, e dopo il ritorno dei changelings che avevo lasciato in sostituzione delle vittime fatte da Diptera, decisi che era giunto il momento di dare inizio ad una nuova generazione, e deposi la mia prima decina di uova. Si sarebbero chiamati Earwigs.

 

Sorprendentemente, durante il quarto anno ricevetti una visita di Braeburn. Fu un pomeriggio fantastico, perché ci raccontammo dei fatti avvenuti in questi anni, e mi disse di come, ogni tanto, a Sweet Apple Acres si parlasse ancora di me. Mi raccontò della batosta emotiva che presero al ricevere subito dopo la mia lettera un altro messaggio, questa volta di Applejack, che li metteva in guardia, rivelando loro la mia vera identità.

Quando poi seppero dai giornali che le Guardie di Equestria avevano eroicamente sconfitto i changelings, e questi si erano arresi, accettando un nuovo stile di vita, tutti pensarono che se si fossero comportati come il Cugino Apple, le cose sarebbero andate per il meglio.

Applejack aveva loro rivelato che l'attuale Regina dei Changeling ero io, proprio il Cugino Apple, e che da tempo si aspettavano che venissi a trovarli. Non avendo mai avuto riscontro, alla fine era venuto a cercarmi.

Feci di Appleloosa la meta delle mie risicate vacanze. E fu bello rivestire i panni del Cugino Apple.

 

Nel corso di tutto questo tempo, la confidenza tra gli abitanti crebbe così tanto che, in occasione del quinto anniversario dal ripopolamento delle Rovine, celebrai il primo matrimonio tra Cigger 821 ed una pony unicorno. Tale evento si ripetè solamente altri tre anni dopo, tra Dragonfly 28 ed un pegastrello. Ma nel complesso, i miei changeling se la stavano cavando egregiamente.

Alcuni di loro si trasferirono in altre città, dietro il benestare delle Principesse.

E nonostante le mille difficoltà incontrate fino ad oggi, tra mostri, scontri interni, la crisi economica sopraggiunta al termine dei restauri del castello… Sono orgogliosa di poter affermare che, durante il mio operato, non ci siano mai stati scontri fatali, anche se per almeno cinque volte incontrai le sei pony in “missione per l’amicizia”.

 

E oggi, in vista del rinnovo del mio quarto mandato settennale, ho deciso di dimettermi, per consentire alla comunità di eleggere una nuova guida, secondo regolari elezioni.

La “Regina dei Changeling”, tuttavia, verrà  nominata secondo quanto previsto dalla tradizione: con un combattimento tra i più capaci, dopo che il mio tempo in questa splendida comunità sarà volto al termine.

Questa sarà la prova del nove per il popolo Changeling.Confido che i miei insegnamenti e la mia visione del mondo siano stati colti dai miei figli e dai miei cittadini, o tutto quanto sarà stato vano. 

 

-Fine-





 

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