La talpa

di Iuccy_97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sulla strada di casa ***
Capitolo 2: *** Vivian Hels ***
Capitolo 3: *** Quarto piano, meno uno ***
Capitolo 4: *** Strani percorsi ***
Capitolo 5: *** Dentro ***
Capitolo 6: *** Charlie, il vicino ***
Capitolo 7: *** La porta bianca ***
Capitolo 8: *** Per la patria ***



Capitolo 1
*** Sulla strada di casa ***


-Turnman! Voglio novità!- esclamò il maggiore generale Stevens, infuriato.
Era da due settimane ormai che la divisione aveva scoperto una fuga di notizie dall'interno, ma non avevano potuto tagliare i contatti ai soldati per non mettere in allarme la talpa.
Dall'altra parte del telefono, l'irritante sergente incaricato delle indagini cercò di tranquillizzarlo.
-Non si preoccupi signore, abbiamo una traccia.-
-E la state seguendo mi auguro.-
-Certamente. Uno dei nostri indiziati ha collegamenti ingiustificati con una delle basi dei servizi segreti e contatti con personaggi di importanza internazionale.-
-Bene, fermatelo allora.-
-In realtà, signore, pensiamo che sia una... questione famigliare. Stiamo indagando anche sul fratello e i genitori...-
-Fate cosa dovete, purché lo facciate subito!- sbraitò Stevens.
-Voglio dei risultati entro la fine della settimana. O diventerà una questione di stato.-
Quando riattaccò, Turnman, dall'altro lato, rimase con la cornetta sospesa ancora per qualche secondo, maledicendolo. Il maggiore generale era più in alto di lui ma non suo diretto superiore. Non poteva permettersi di trattarlo in quel modo.
Si rivolse al caporale che aspettava ordini.
-Dobbiamo risolvere questo caso. Raduna una squadra e andate a prenderlo.-

 
Al suono della campanella, la classe si precipitò fuori dall'aula. Mentre Stewart borbottava i soliti discorsi su UFO e cospirazioni, Blane si diresse al suo armadietto per prepararsi ad andare a casa.
Mentre riponeva a il libro di matematica, Daisy arrivò insieme a Zara e Leticia, sghignazzando e gesticolando.
Il ridacchiare interruppe finalmente il fiume di parole del nerd, che si voltò per osservarle.
-Che hai da guardare, secchione?- gli chiese la bionda, tornando poi a chiacchierare con le altre.
Blane diede un colpetto all'amico e gli fece segno di seguirlo: era inutile mettersi a discutere con loro.
Mentre si allontanavano, mise una mano in tasca e sentì la forcina di Daisy ancora lì. Gliel'aveva data nell'ultima missione per scassinare una finestra e si era dimenticato di restituirla. Aveva intenzione di farlo, ma sapeva che se l'avesse avvicinata, le due amiche li avrebbero tempestati di supposizioni sulla sua cotta per lei. E lei lo avrebbe poi ammazzato per la figuraccia che le aveva fatto fare.
Quindi non disse nulla e uscì dal cortile della Saint Hopes con il rassicurante sottofondo delle teorie di Stewart. A piedi, raggiunsero l'angolo tra Madison e Hood Street, dove le loro strade si dividevano.
-Se ti interessa puoi venire da me più tardi, oggi pomeriggio. Sul computer ho installato l'ultima versione.-
Il ragazzo sorrise.
-Non so se riesco. Ti telefono.-
L'altro annuì e dopo aver salutato svoltò a sinistra, procedendo sul fianco del parchetto di Princess Charlotte Avenue.
Blane guardò per qualche secondo l'amico dirigersi verso casa, per poi attraversare la strada e fare altrettanto.
Abitava abbastanza lontano dalla scuola, in un quartiere povero ma tranquillo. Da quando il papà era morto, l'assicurazione non bastava a coprire tutte le spese e si erano dovuti trasferire in quella piccola casa popolare. Non che fosse un problema: con Kyle sempre fuori casa e la madre a lavoro tutto il giorno, lui era in pratica l'unico occupante. L'unica sua remora era il non poter mai invitare amici per la mancanza di spazio e la lunga camminata che gli toccava fare per andare a scuola, tenendo conto che la Saint Hopes non era la più vicina e che era stato ammesso lì solo grazie all'M.I.9.
Mentre era perso nei suoi pensieri, sentì una spiacevole sensazione, come di essere osservato. Si guardò attentamente intorno. Era ancora lontano da casa, ma poteva correre fino a lì senza problemi se fosse stato necessario. Attorno a lui, l'area era quasi deserta. Un uomo tagliava il prato due case più avanti. Una donna spingeva una carrozzina sul marciapiede opposto e due uomini gli venivano incontro scherzando e ridendo. Senza nemmeno farci caso, strinse tra le dita il comunicatore.
Continuando a camminare, si grattò la nuca nervosamente. Non c'era nulla di sbagliato, perché gli venivano quelle strane idee?
I due uomini che aveva visto gli passarono accanto senza nemmeno guardarlo e Blane prese un profondo respiro. Non c'era bisogno di essere così agitato.
Il rumore del tosaerba si interruppe e il ragazzo si voltò di scatto verso destra. Nulla di preoccupante. L'uomo, abbastanza avanti con l'età, si era semplicemente fermato per fare una pausa e bere un bicchiere che una mano, forse della moglie, gli offriva attraverso la finestra del piano terra.
Sorrise a quella tenera immagine, ma rimase comunque all'erta. Alla sua sinistra, infatti, sentì dei passi avvicinarsi.
Reagì immediatamente, colpendo l'aggressore al braccio e al collo. In due mosse se ne liberò e lo sbatté contro un'auto parcheggiata sul bordo della strada.
Ruotò poi su sé stesso e si occupò del secondo, che gli era arrivato alle spalle. Si tolse agilmente lo zaino per essere più comodo nei movimenti e lo usò per sbilanciare il suo avversario, che scivolò all'indietro, mostrando i due uomini di prima che gli correvano incontro. Si mise in posizione di difesa, ma dalla casa affianco uscì un gruppo, questa volta armato.
Blane valutò che fosse il momento giusto per iniziare a scappare.
Corse per Madison Street più veloce che poteva, senza voltarsi indietro. Quando vide che anche un furgone lo inseguiva, saltò una recinzione e iniziò a tagliare per i giardini.
Non poteva fermarsi e affrontare una decina di persone da solo ma d'altra parte non poteva far proseguire in eterno l'inseguimento: dove poteva andare? Non a casa e di sicuro non alla Saint Hopes. Doveva continuare a correre finché non gli fosse venuta un'idea o li avesse seminati.
Fece il giro di una casa e sbucò sul retro. Lì, in strada ad aspettarlo, c'era un altro furgone.
Blane non sapeva chi fossero o che cosa volessero, ma di sicuro avevano mezzi potenti.
Cambiò strada velocemente, ma le sue gambe non potevano battere un motore. In pochi secondi infatti venne raggiunto e per scappare svoltò in uno stretto passaggio tra due palazzi. Nel momento in cui fu dentro si rese conto della trappola: dall'altra parte stavano arrivando gli uomini a piedi. Svelto saltò più in alto che poteva per raggiungere il davanzale della finestra di un piano rialzato e quando fu appeso usò tutta la sua forza per tirarsi su e iniziare ad arrampicarsi.
Non aveva fatto però molta strada che una mano gli afferrò la caviglia e il ragazzo scivolò all'indietro. Cadde sulla schiena nella fanghiglia e si ritrovò circondato da sei figure nascoste da un passamontagna. Stordito, rimase a terra qualche secondo, studiando la sua prossima mossa. Non aveva più speranze di scappare, ma non si sarebbe arreso.
Raccolse tutte le sue energie e saltò in piedi, buttando a terra l'uomo più vicino. Riuscì ad aggredirne un altro, ma la schiena gli rimase scoperta e due lo trattennero da dietro e un terzo lo imbavagliò prima che potesse chiamare aiuto. Dopodiché lo misero con la faccia contro il muro e lo perquisirono. Lo zaino era rimasto in mezzo a Madison Street e addosso gli trovarono solo cellulare, chiavi di casa e la matita, che nella colluttazione era caduta a terra.
-Portatelo via.- disse uno, facendo cenno ai due che lo trattenevano.
Blane si dimenò ancora e venne quasi sollevato di peso per essere portato verso ad un furgone con i vetri oscurati che lo attendeva con il portellone posteriore aperto. Puntò i piedi e cercò di liberarsi, ma avvertì un pizzicore sul braccio sinistro e in pochi secondi tutto diventò nero.

 

 

 

Angolo autrice:
Buonasera a tutti! Come state? :)
Dato che non sarei me stessa se non avessi insane ossessioni per gli sfigafandom, eccomi qui. M.I.High! Creato nel lontano 2007 (quanto sono vecchia!) è stata mia compagna nei miei anni delle medie: una scuola in cui gli studenti sono spie? Cosa può esserci di meglio? Azione, dramma e la giusta quantità di fluff, senza mai cadere nello sdolcinato. Le prime due stagioni un po’ ingenue ma con ottimi personaggi, ben bilanciati e inseriti nel contesto di un liceo di second’ordine, le successive con scene d’azione e combattimenti migliori ma, a mio modesto parere, tendenti ad “eroicizzare” alcuni personaggi (leggasi Oscar). Per quanto ritengo che sia un ottimo personaggio, assolutamente! Anzi, credo che sia interessante inserire in un programma per bambini/giovanissimi un background così “scuro”, in cui ad essere messi in discussione sono direttamente le relazioni tra genitori e figli e tra amici. Ma ciò non toglie che l’enorme peso di Oscar nelle tre stagioni centrali abbia letteralmente divorato quelle di Carrie e Rose. Le prime stagioni invece non avevano un vero e proprio protagonista: tutti e tre avevano i loro momenti di gloria e di depressione, il lavoro era di squadra e anche la evidente tensione sessuale tra Blane e Daisy non stonava nel complesso. Anzi, il punto di forza era probabilmente questo continuo stuzzicarsi tra i due senza arrivare ad una soluzione, che non lo faceva cadere nel cliché e lo rendeva molto realistico.
A parte questa inutile digressione, la storia. Blane è assolutamente il mio personaggio preferito (andate a leggervi le storie di Harry in the Hunger Games, su fanfiction.net) e quindi mi divertirò, giustamente, a tormentarlo per i prossimi capitoli. Shippo Blaisy, ma non temete, ci saranno solo dei brevi accenni alla cosa: come dicevo prima, è proprio la tensione sessuale irrisolta che mi piace di questa serie!
Per non fare spoiler, non posso fare grandi commenti a questo capitolo: semplicemente Blane è stato rapito, ma non potete ancora sapere da chi o perché.
Lasciate una recensioncina se conoscete questo show e grazie per aver letto! Vi voglio bene!
Saluti!! :)

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Capitolo 2
*** Vivian Hels ***


Daisy era ferma davanti al cancello della Saint Hopes, in attesa. Non sapeva esattamente perché fosse lì. Blane arrivava sempre prima di lei, probabilmente era già in classe. Eppure, di solito aspettava in cortile con Stewart che la campanella suonasse. E lei passava con disinvoltura davanti a lui, cercando di farsi notare. A volte lo vedeva farsi prendere a spintoni da 50, altre ascoltava tranquillo le chiacchere dell'amico, altre ancora giocherellava a calcio, palleggiando il pallone da un piede all'altro.
Si morse un labbro. Dove era finito? Non poteva restare sul cancello per sempre.
-Daisy!- esclamò Zara, vedendola dal cortile e andandole incontro.
-Ciao tesoro.- cinguettò lei, tirando fuori la voce da bambina.
-Aspetti qualcuno?-
-Ecco... Mi è sembrato di... vedere un cagnolino prima, in strada. Volevo assicurarmi che non si fosse perso.- azzardò, cercando di apparire convincente.
-Un cagnolino? Com'era?-
-Oh, beh... Piccolo, pelo chiaro, lungo... Ma non importa, sarà già tornato a casa. Andiamo, dai!-
Zara, confusa, fissò l'amica per qualche istante, poi la seguì nel cortile.
-Che ti prende Daisy?- le chiese, quando la raggiunse di fronte al suo armadietto.
-Io? Niente. Sto benissimo. Perché? C'è qualcosa che non va?-
-Sembri... agitata. Sicura che vada tutto bene?-
La giovane spia chiuse l'armadietto con un colpo secco.
-Certo. Va tutto alla grande. Ora andiamo, o faremo tardi a storia.-
-Daisy, tesoro, quello è il libro di letteratura.-
La ragazza fissò la copertina di quello che aveva in mano, un po' sconsolata.
-Oh.- mormorò, riaprendo il suo armadietto e cercando di darsi una controllata.
Zara, un po' preoccupata, rimase in silenzio nel tragitto verso l'aula, dove si sedettero nei loro abituali posti centrali, tenendone uno per Leticia che, come al solito, arrivò in ritardo.
In attesa che la signorina Templeman arrivasse, Daisy non poté fare a meno di notare il banco vuoto accanto a Stewart, ma non ebbe il coraggio di andare a chiedergli il motivo. Per un secondo pensò di scrivere un messaggio a Blane, ma l'insegnante entrò, come sempre carica di materiale.
-Buongiorno studenti.- esordì, rovesciando la pila di libri sulla cattedra.
-Spero che vi sia tutto chiaro sull'ultimo argomento, vi ricordo che la prossima settimana faremo una verifica e oggi è l'ultima occasione per eventuali domande.-
Parlando, prese il registro e iniziò a segnare gli assenti.
A ogni nome Daisy tamburellava più velocemente le dita sul banco. Perché doveva essere l'ultimo in ordine alfabetico?!
-Whittaker?- esclamò infine la Templeman.
-Assente.- rispose Stewart dal fondo della classe -È malato.-
Malato? La ragazza si chiese come fosse possibile. Blane era una delle persone più sane che conosceva e solo il giorno prima era sanissimo.
Si impose di tranquillizzarsi. Stava andando fuori di testa solamente perché non aveva fatto la sua sfilata mattutina?
Cercò di distrarsi e guardò verso la lavagna, intercettando però lo sguardo di Rose, seduta nella fila davanti.
Anche lei era sorpresa da questa improvvisa assenza, ma scosse le spalle. A tutti poteva capitare. Si accorse però che la sua compagna era nervosa.
-Che hai?- le chiese, appena uscite dalla lezione.
-Io? Niente! Perché tutti oggi mi chiedono come sto?- scattò Daisy, sistemandosi la treccia sinistra.
L'amica ammutolì. Le stava nascondendo qualcosa, ne era sicura.
-Ragazze!- esclamò Lenny, vedendole dall'altro capo del corridoio e andando loro incontro zoppicando.
-Ciao Lenny. Come va l'anca?- chiese Rose.
-Con la pioggia e l'umidità di ieri? Peggio del solito.- spiegò, raggiungendole.
-Sapete qualcosa di Blane?- sussurrò, quando furono vicini.
-Stewart dice che è malato.-
-Tu sai qualcosa?- interruppe Daisy.
Lenny si raddrizzò.
-No, per questo chiedo a voi. Sapete che se siete assenti dovete dirmelo, per la vostra sicurezza! Perché lo ha detto a Stewart e non a me?-
Rose lo fissò, confusa -Sei geloso?- chiese.
-Ovvio che no. Solo preoccupato. L'M.I.9 deve sapere tutto, sia del vostro stato di salute che della vostra posizione. In qualsiasi momento.-
-Io non mi preoccuperei. Stewart dice che è solo influenza. Avrà preso la pioggia ieri sera.-
Lenny sembrò convinto, ma Daisy lo richiamò.
-Ehi, questo è il tuo dovere! Non puoi ignorarlo! Localizziamo la sua matita!-
-Non ti sembra esagerato? Per un po' di febbre?-
Stizzita, la ragazza si allontanò.
-Daisy!- la chiamarono, ma lei non si fermò.
-Vado con lei.- disse Rose, seguendola.
Lenny annuì e, fischiettando, riprese a spazzare le foglie che erano entrate nell’ingresso a causa del forte vento del giorno precedente.

 -Daisy!- esclamò Rose, trovando l'amica nella segreteria.
-Che stai facendo?-
-Va bene, oggi sono un po' isterica, ma ti prego, se mi vuoi aiutare, fa' la guardia!-
In silenzio la ragazza obbedì, appoggiandosi allo stipite della porta.
Ci volle solo un minuto, poi uscirono e si diressero all'esterno, sedendosi ad un tavolino accanto al campo da calcio.
-Puoi dirmi che sta succedendo?- chiese infine Rose.
-Sai che puoi fidarti.- aggiunse poi.
Daisy sospirò.
-E va bene. Forse sono un pochino gelosa perché Blane non ha scritto a me. In genere mi dice sempre tutto. Perché questa volta no?-
L'amica si fissò le mani, poggiate sul piano di legno. Vedeva chiaramente la tensione tra i due compagni, ma non voleva parlarne, perché sapeva quanto Zara e Leticia li infastidissero e non voleva essere come loro. Decise di non sbilanciarsi.
-E quindi? Cosa vorresti fare?-
Daisy prese dalla tasca un foglietto con un numero di telefono scritto nella sua calligrafia arrotondata.
-Il suo numero di telefono di casa. Voglio provare a telefonare.-
-E se ti risponde la madre?-
-Non penso, dovrebbe essere al lavoro. E per quel che ne so, Kyle è in accademia, quindi dovrà per forza rispondere lui.-
-E una volta che ti avrà risposto? Cosa gli dirai?-
-Io? Nulla. Vivian Hels chiederà scusa per aver sbagliato numero.- disse Daisy, cambiando l'inflessione della voce -Stava cercando il canile municipale.-
Rose alzò gli occhi al cielo, ma non si oppose quando l'amica iniziò a digitare il numero, inserendo la chiamata anonima.
La guardò appoggiare il cellulare all'orecchio e aspettare. Poi, la sua faccia delusa.
-Non risponde nessuno.- disse, e riprovò ancora una volta.
-Starà dormendo. O magari è dal dottore.-
-Certo.- mormorò Daisy.
-Ehi.- sussurrò Rose, cercando di intercettare il suo sguardo -Vuoi che provi a localizzare il suo comunicatore?-
L'amica alzò il viso.
-Grazie.- mormorò.

Dopo pochi minuti erano nel quartier generale sotterraneo e Rose stava lavorando al computer. Indicò lo schermo alla sua destra.
-Il puntino rosso è il suo comunicatore, con una precisione di due metri.-
Daisy osservò la mappa. La luce lampeggiante combaciava con casa di Blane.
Sospirò e riprovò a comporre il numero. Ancora, nessuno rispondeva.
In un ultimo, disperato e imbarazzante tentativo, provò a chiamarlo sul cellulare, ma dall'altra parte sentì solo la segreteria telefonica.
-C'è qualcosa che non va.-

 

 

Angolo autrice:
ecco il secondo capitolo. Non ho molto da dire in realtà e forse è meglio così: so di dilungarmi molto. Mi scuso per i capitoli davvero corti di questa storia, per quanto non ci siano grandi cambi di punti di vista o di luogo. Non so bene perché mi sono usciti così, perdonatemi.
Lasciate una recensione per dirmi cosa ne pensate. Vi voglio bene, grazie per aver letto.
Saluti!!

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Capitolo 3
*** Quarto piano, meno uno ***


Alle cinque del pomeriggio, le ragazze scesero dal pullman che le aveva portate a pochi isolati da casa di Blane.
-Non esattamente un bel posticino.- commentò Daisy, osservando gli alti palazzoni popolari.
Si diressero verso l'indirizzo che avevano trovato negli archivi scolastici e suonarono il citofono.
Dopo qualche secondo, rispose una voce femminile.
-Sì?-
-Signora Whittaker? Siamo Daisy e Rose, due compagne di Blane…-
-Salite, salite. Quarto piano.- le interruppe la madre, aprendo il portoncino.
Le ragazze si guardarono ed entrarono.
-Quarto piano senza ascensore!?- esclamò Daisy dopo poche rampe -Ci credo che è così muscoloso.-
Rose sgranò gli occhi al commento che celava un complimento, ma non disse nulla. Raggiunse per prima la porta socchiusa e diede un colpetto al pannello di legno.
-Permesso?-
-Venite, ragazze, entrate!- rispose una vocina dall'interno e la mamma di Blane si presentò sulla soglia.
Era magrolina, di bassa statura e avvolta in un maglioncino molto abbondante, che teneva chiuso sulla pancia con la mano sinistra.
-Buongiorno signora Whittaker.- salutarono le ragazze.
-Buongiorno a voi, sono felice di conoscervi. Purtroppo Blane non è a casa. È da Stewart ad aiutarlo per un progetto sugli alieni o qualcosa di simile…-
Daisy la interruppe.
-Scusi, Blane non è qui?- chiese, allarmata.
-No, appunto, questa settimana dorme da Stewart. Non ve l'ha detto?-
La mente di Rose si resettò. Cosa dovevano fare adesso?
-Può darsi che gli sia sfuggito, non abbiamo avuto il tempo di parlarci oggi…- spiegò Daisy, iniziando ad improvvisare -Abbiamo iniziato un progetto di scienze e siamo nello stesso gruppo, ci ha detto di passare da qui perché ci serve il suo quaderno, ma effettivamente non ci eravamo accordati su quando. Probabilmente intendeva un altro giorno.-
-Beh, se avete solo bisogno di un quaderno, prego, entrate. Le cose della scuola sono in camera sua, vi accompagno.-
La donna si incamminò nello stretto corridoio e aprì la prima porta alla sua destra.
-Ecco qui. Perdonate il disordine ma… che volete farci, è un uomo. Cercate pure, non saprei come aiutarvi, dovrebbe essere tutto sulla scrivania o sugli scaffali. Volete qualcosa da bere intanto?-
-Sarebbe così gentile da portarmi un bicchiere d'acqua? Non sono molto abituata a tutte quelle scale.- recitò Daisy, sventagliandosi con la mano destra.
La donna le sorrise e uscì, lasciando le ragazze nella piccola camera. L'arredamento era composto da un armadio, una scrivania e un letto a castello. Il materasso superiore era un disastro, mentre quello inferiore perfettamente intatto.
A quel punto, Rose parlò.
-Tutto questo non ha senso. Perché Stewart dovrebbe dire che è malato se in realtà è a casa sua?-
-Già, e perché il comunicatore è qui ma Blane non c'è?-
-Troviamolo.-
Rose fu abbastanza fortunata. Mentre l'amica cercava nei cassetti, lei cercò nel posto più ovvio, il portapenne.
Lo trovò subito, tra le altre penne e lo mise in tasca.
-È qui.-
-Ottimo. Altri indizi sulla sua scomparsa?- chiese Daisy, chiudendo l'ultimo scomparto del comodino e cercando di ignorare i calzini usati che aveva trovato all'interno.
-Non lo so. Non sono mai stata qui, non so nemmeno se manchi qualcosa.-
-Ecco qua cara.- disse la padrona di casa, tornando con un bicchiere colmo.
-Grazie mille signora.- rispose Daisy, prendendolo.
-Avete trovato ciò che cercate?-
-Oh, sì.- borbottò Rose, prendendo un quaderno a caso dalla scrivania.
-Ottimo. Scusate mio figlio. Ha la testa tra le nuvole… è così anche a scuola?-
-Suo figlio è un ragazzo d'oro, signora Whittaker.- la tranquillizzò Rose, stringendo al petto quello che si accorse essere il quaderno di letteratura. Gettò l'occhio sul tavolo ma non vide quello di scienze e lasciò perdere.
-Lo spero. Almeno l'educazione spero di avergliela trasmessa…- la donna scosse la testa. Poi, come se si fosse accorta di avere ospiti, si rivolse a loro.
-Vi accompagno alla porta.- disse, sorridente, facendo un passo indietro nel corridoio.
-E quando lo vedete- iniziò la donna, incamminandosi verso l'ingresso -ditegli che poteva almeno farsi vedere, prima di andare in fretta e furia da Stewart.-
Daisy, incuriosita dall'argomento, inclinò leggermente il capo.
-Da quanto non lo vede?- chiese, cercando di risultare leggera.
-Da martedì sera, a cena. Il mattino esco prima di lui e ieri sera era già partito quando sono tornata da lavoro. Praticamente sono due giorni che non ci vediamo.- sospirò -Eh, sarà l'età. Ragazze, non voglio trattenervi oltre. Di sicuro avrete di meglio da fare che stare a sentire una vecchia lamentarsi dei propri figli. Siete sicure di non volere nulla o di avere bisogno di altro?-
-Vecchia? Non le davo più di trentacinque anni!- esclamò Daisy, lodando la donna mentre si spostava sul pianerottolo.
Questa rise.
-Grazie della disponibilità signora.- disse Rose, reclinando leggermente il capo.
-Grazie a voi ragazze. Buona giornata.-
-Altrettanto.- risposero e la porta si richiuse di fronte a loro.
Subito, le due ragazze iniziarono a correre giù dalle scale.
-Lenny!- gridò Daisy nel ricevitore, appena furono in strada. Grazie al cielo, il pullman che le avrebbe riportate alla Saint Hope si vedeva già arrivare dal fondo della strada.
-Ragazze! Che succede?-
-Blane è scomparso!-
-Daisy, io penso che tu la stia prendendo troppo seriamente questa storia…-
-No, Lenny, ascoltami.- lo interruppe la ragazza -Siamo state a casa sua, e sua madre non lo vede da due giorni!-
-E la sua versione non combacia con quella di Stewart.- aggiunse Rose -C'è qualcosa che non torna in questa storia.-
-Ok ragazze, ascoltatemi. Tornate subito qui al quartier generale. Io inizio a rintracciare il suo comunicatore e…-
-Non servirà.- lo fermò Rose -Abbiamo noi il suo comunicatore. Mi sono presa la libertà di… ignorare i tuoi ordini.-
Alla confessione della più diligente della squadra, Leonard scosse la testa, sconfortato.
-Venite qui. Vedo che altro posso fare.-
E con ciò, chiuse la conversazione.
 
Blane si svegliò rivolto a pancia in giù su un piano duro. Si sentiva la testa scoppiare e le braccia doloranti per la posizione. Cercò di muoversi, ma si accorse di avere i polsi ammanettati dietro la schiena ed ebbe una scarica di adrenalina che lo fece alzare di scatto. Quando fu seduto, ignorando il senso di vertigine, si guardò attorno. Era in una piccola stanza, in compagnia solo della sudicia brandina e di una plafoniera sul soffitto. Una delle pareti più corte aveva una misera porta di ferro con una finestrella all'altezza degli occhi.
Constatato di non essere in pericolo immediato, passò a controllare il suo stato di salute. Si alzò in piedi e mosse qualche passo senza problemi. Intanto ripercorse con la mente ciò che gli era capitato. Era stato sedato. Contorcendosi, riuscì a vedere sul braccio il piccolo ematoma dovuto alla siringa con cui gli avevano iniettato chissà quale sostanza.
Doveva andarsene da quel posto. Non sapeva chi fossero gli uomini che lo avevano preso e nemmeno cosa volessero, ma di sicuro sapevano che era una spia.
Si contorse ancora, cercando di arrivare alla tasca dei pantaloni nella quale c'era ancora la forcina di Daisy. Fortunatamente non l'aveva ancora restituita, ma sarebbe stata inutile se non fosse riuscito a prenderla. A forza di strattoni riuscì a rivoltare la stoffa. La forcina cadde a terra con un leggero tintinnio.
Blane rimase immobile, con le orecchie tese, ma sembrava che non ci fosse nessuno. Così si sdraiò a terra per recuperare la pinza e iniziò a lavorare per liberarsi.
Mentre andava a tentativi, gli venne in mente il periodo dell'addestramento. Lui non era mai stato portato per quel tipo di operazioni, troppo delicate e di precisione per lui e le sue grandi mani. Le ragazze erano molto migliori e avevano imparato a scassinare le serrature in un batter d'occhio. Lui preferiva buttare giù le porte a spallate o forzare lucchetti.
Finalmente riuscì a liberare la mano sinistra.
Sollevato, sospirò e portò avanti le braccia, facendo un po' di stretching per rilassare i muscoli indolenziti delle spalle.
Potendo vedere bene tolse anche la manetta destra e si dedicò alla porta. Prima controllò il corridoio esterno attraverso il vetro, ma sembrava deserto. Dopo pochi secondi, uscì. Camminò tenendosi lungo il muro e passando di fronte ad altre porte, tutte uguali. Si chiese dove fosse finito. Forse era il quartier generale della S.K.U.L.? Se così fosse, era all'interno e aveva la possibilità di scoprire qualcosa. Raggiunse il fondo del corridoio e svoltò, dirigendosi verso una guardia, voltata di spalle. La sorprese con la mossa delle cinque dita e, una volta bloccata, la spinse in una delle celle. Qui gli prese il pass magnetico e il teaser e poi lo chiuse dentro. Con le credenziali riuscì a superare due porte, finché non si ritrovò bloccato, questa volta da un gruppo di cinque uomini.
Sbirciò oltre l'angolo. Non poteva in alcun modo evitarli. Si appoggiò con la schiena contro il muro e prese un respiro profondo. Uno poteva stordirlo col teaser da lontano, ma poi se ne sarebbe trovati quattro addosso. Diede un'altra occhiata al corridoio in cui si trovavano gli uomini e notò una serie di condutture a cui avrebbe potuto ammanettarne uno o due se fosse stato abbastanza rapido. Agli altri… ci avrebbe pensato sul momento.
Con un salto fu in piedi e iniziò a correre, cercando il vantaggio della sorpresa. Quando fu ad un punto che reputò abbastanza vicino per la gittata dell'arma stordì la guardia più vicina, che cadde a terra. Prima che potessero organizzarsi, ne colpì uno alla mandibola con una gomitata e lo spinse contro la parete. Gli chiuse la manetta intorno al polso e, trattenendolo, con un calcio ne allontanò un altro.
Il quarto gli si lanciò addosso e Blane lo evitò, usando poi la forza del suo slancio per sbatterlo contro il muro e ammanettarlo insieme al compagno.
Si voltò verso il resto degli uomini in posizione di difesa, ma l'allarme iniziò a suonare, attivato dal quinto.
Il ragazzo si occupò di quello più vicino, mandandolo al tappeto e poi riprese a correre via.
-Fermati!- urlò la guardia rimasta, inseguendolo.
Blane lo ignorò e proseguì, cercando di cambiare strada quando gli era possibile, senza orientarsi nei labirintici corridoi della struttura. Finché andò a sbattere in altre due guardie, che gli tagliarono la strada.
Una lo prese per un polso ma lui si divincolò. Stava per reagire e metterla al tappeto quando sentì nella schiena i due uncini del teaser conficcarsi nella maglietta e la scossa elettrica attraversargli la schiena.
Stordito, si afflosciò a terra, ritrovandosi nuovamente circondato.
-Ti abbiamo sottovalutato ragazzo.- disse una voce, mentre qualcuno lo sollevava e ammanettava nuovamente.
-Pensavamo fossi solo un corriere, invece sei un pezzo grosso.-
Blane vide un uomo, probabilmente il più alto in carica, venirgli incontro, osservandolo.
-Perquisitelo ancora una volta, fategli mettere una tuta e portatelo nella stanza degli interrogatori. È lui la spia che stavamo cercando.-
 
 
 
Angolo autrice:
Buonasera! Attualmente quattro persone sono arrivate al secondo capitolo. Perché ci sono quattro fan di M.I.High su EFP? O quattro sciagurati che ci sono finiti per sbaglio? Chissà.
Comunque: terzo capitolo! Come avete visto, il nostro Blane è vivo e vegeto, solo un po’ ammaccato, soprattutto nell’orgoglio.
Susan. Questo è il nome che mi sono inventata per la signora Whittaker. Me la immagino dolcissima e piccolina, uno scricciolo in confronto ai due figli. Sempre nella mia immaginazione, Blane continuerà a crescere fino a diventare più o meno come Kyle (l’attore è solo un metro e ottantasette per la cronaca). Comunque, la differenza di statura non la rende incapace di tenere testa a entrambi, anzi. Ha l’autorevolezza per crescerli entrambi in modo sano nonostante le difficoltà. Qui continuo con la mia invenzione, che però è condivisa nella maggioranza delle fic che ho letto. Il marito (da me chiamato Jonathan) è morto quando Blane era ancora piccolo, lasciando a lei tutta la gestione della famiglia. La donna si troverebbe quindi a lavorare notte e giorno per mantenere tutti e, dai diciott’anni di Kyle, a sopportare anche l’angoscia di avere un figlio in guerra. Grazie al cielo non sa cosa combina il minore o le verrebbe un infarto.
In questo capitolo, un piccolo abbozzo di Blaisy: a parte l’ovvia tensione sessuale che i due anno, l’unica a fare apprezzamenti espliciti è Daisy, si veda quando è addormentata in Un fisico bestiale. Mi sono collegata a questo, anche se lei non ammetterebbe mai e poi mai di avergli fatto un complimento.
Spero vi sia piaciuto! Al contrario del mio solito, questa storia non sarà particolarmente movimentata ma più un’analisi del punto di vista di Blane su un po’ tutto quello che gli capita.
Saluti!!:)

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Capitolo 4
*** Strani percorsi ***


 -Lenny!- esclamò Daisy, uscendo dall'ascensore -Hai scoperto qualcosa?-
-No, ragazze, ma ho avvisato l'M.I.9, non siamo più gli unici a cercarlo ora.-
-Abbiamo il suo comunicatore.- disse Rose, collegandolo ai computer.
-Che cosa gli è successo?- chiese l'uomo, osservando la matita, con una vistosa macchia sulla gomma.
-Non lo so. Ci ho fatto caso quando l'ho trovata ma non ho avuto il tempo di studiarla.-
-Sembra fango.- disse Daisy, osservando da vicino.
-Perché non l'ha pulita?- esclamò Rose -Sa che potrebbe danneggiare il comunicatore. Ci sono troppe cose che non quadrano.-
-Hai già provato a estrarre i dati?-
-Ci sto lavorando... Fatto.-
Sullo schermo apparve la mappa di Londra e una linea rossa che segnava la posizione della matita nel giorno precedente.
-Un tragitto un po' strano per tornare a casa, che dite?- disse Daisy, indicando una zona a nord, a metà strada tra la Saint Hopes e casa di Blane. Sembrava che la linea si aggrovigliasse su sé stessa attorno a qualche isolato, per poi tornare sulla strada di casa.
-Che cosa c'è in questi edifici?-
Lenny iniziò a cercare.
-Nulla di strano. Sono tutte villette, il quartiere è rispettabile e tranquillo. Nessun indizio che sia una base S.K.U.L. o altro. Provo ad accedere al database della matita, per controllare le registrazioni che sono avvenute ieri pomeriggio.-
Nervosa e incapace di dare una mano, Daisy guardò l'ora.
-Rose, sono quasi le sette. È meglio se telefoni ai tuoi genitori. Dì loro che dormi da me.-
L'amica annuì e compose il numero di casa, senza però smettere di lavorare.
-Mamma? Ciao, scusa se non ti ho detto nulla ma non mi sono accorta che fosse così tardi... Sono da Daisy per un progetto di scienze... Sì che la conosci, Daisy Millar... Esatto. Dato che abbiamo ancora molto lavoro da fare, mi ha offerto di rimanere da lei a dormire per stanotte.... Certo mamma, sì... Va bene... Va bene...-
La ragazza sgranò gli occhi fissando lo schermo e fece un cenno agli altri due.
-Certo mamma... Scusa ma adesso devo andare... Buona serata anche a voi... Ciao.-
Mise giù e indicò il suo computer.
-Guardate qua.- esclamò -Mettendo in relazione la posizione del comunicatore con l'ora di ricezione del segnale satellitare, possiamo ricavare la velocità a cui si muoveva. Fino a qui cammina, poi gira attorno a questi edifici correndo. E da qui in poi... La velocità è troppo alta anche per lui.-
-Era in macchina.- realizzò Lenny, tornando alla sua postazione -A che ora sono successe queste cose?-
-Partiamo dall'uscita da scuola. Alle quattro.-
L'uomo regolò i parametri ed eliminò il rumore della registrazione della matita di Blane.
Dopo qualche secondo, iniziò a distinguersi più o meno nettamente la voce di Stewart.
"...dall'altra settimana. Ho fatto delle ricerche e le interferenze sono dovute alle antenne della televisione che ci sono vicino a Greenwich, non crederai che sia un caso vero? È esattamente come nel videogioco di Aliens on Earth! Il governo sta nascondendo un’invasione di alieni!"
"Stew, non credi di esagerare? Insomma, se dovessero arrivare gli alieni, non credi che avrebbero comunicazioni più efficienti rispetto alle onde radio?"
Daisy alzò gli occhi al cielo.
-Ma non sanno parlare di altro?-
-Non preoccuparti, Stewart è quasi arrivato a casa.- le disse Lenny.
Sentirono i due amici salutarsi.
-Stewart è l'ultima persona ad averlo visto?- mormorò Rose -Guardate... Rimane fermo per qualche secondo... E adesso riparte.-
-Sembra agitato?- chiese Daisy.
-Non ho il battito cardiaco... Ma non sembra, perché non sta ancora correndo.-
Il rumore della registrazione ebbe un'impennata improvvisa e momentanea, ma la localizzazione continuava a mostrare una camminata tranquilla.
-Che cosa sta succedendo?- mormorò Daisy, prima che la registrazione impazzisse di nuovo.
Si tappò le orecchie.
-Ripeto, che sta succedendo?- urlò a quel punto.
-Non lo so!- esclamò Rose -È fermo sul posto!-
Si udì, in un momento di relativo silenzio, un lamento maschile e poi di nuovo il rumore di fondo.
-Sta correndo.- disse Rose -Il suono che sentiamo è la matita che sfrega nella tasca.-
I minuti passarono lunghissimi, con il rumore di fondo che continuava ad uscire dalle casse del computer e, in contemporanea, il pallino del localizzatore che si spostava rapidamente nell'isolato tra Madison e Hood Street.
Poi, un tonfo e di nuovo un momento di silenzio, in cui si udirono dei passi veloci di più persone.
-È di nuovo fermo.- mormorò Rose, tenendo d'occhio lo schermo.
Si sentirono sbuffi e gemiti e rumori di lotta che si conclusero abbastanza velocemente.
"Portatelo via."
I tre sgranarono gli occhi, sentendo improvvisamente la voce maschile.
-Chi è?- chiese Daisy, inquieta.
-Non lo so.- rispose Lenny.
"Sedatelo, non abbiamo bisogno di pubblicità."
"Si, signore."
La registrazione emise un fischio acuto e i tre agenti istintivamente si allontanarono dai computer.
"Signore, abbiamo un problema. La matita ha delle componenti elettroniche al suo interno, potrebbe essere un tracciatore."
-Lo hanno scoperto.- mormorò Rose, con gli occhi sgranati dalla paura.
"Portatela subito alla casa allora! Tu, prendi il telefono e invia un messaggio alla madre e all'amico di prima, abbiamo bisogno di una copertura. Poi spegnilo..."
-Spegnilo e...? E cosa? Perché non si sente più?- strillò Daisy.
-Probabilmente hanno portato via il comunicatore e quell'uomo è troppo lontano per essere preso dal microfono.- ipotizzò Rose.
-Cerco se ci sono telecamere di sicurezza nella zona.- disse Lenny, mettendosi al lavoro -Voi ragazze, andate sul posto e cercate degli indizi.-
Le due si alzarono e corsero nell'ascensore. All'esterno era già buio e quando arrivarono nella strada in cui aveva avuto inizio tutto, trovarono lo zaino di Blane appoggiato contro un muretto, appena illuminato da un lampione.
Rose tenne alta la torcia, mentre Daisy frugava tra le cose del ragazzo.
-Qui sembra tutto a posto.- disse poi.
-Andiamo a cercare nel vicolo, dove abbiamo sentito le voci.-
La brunetta annuì e, caricandosi lo zaino sulle spalle, seguì l'amica.
La stretta stradina tra due case era buia e le due furono costrette a riaccendere le torce.
-Attenta!- esclamò Rose, strattonando indietro l'altra.
-Che c'è?-
-Guarda per terra nel fango: impronte.-
Le due si inginocchiarono.
-Molte impronte. Probabilmente c'erano almeno cinque uomini.-
-Dalla forma sembrano scarponi militari. Chi ha preso Blane era ben equipaggiato.-
-La S.K.U.L.?- mormorò Daisy.
-Può darsi. Il fango potrebbe anche essere lo stesso in cui è caduta la matita.-
-Lenny. Abbiamo trovato le impronte dei rapitori, ma niente di interessante, a parte sapere che sono molti, e di grossa statura.-
-Lo so Daisy, mi sono arrivati adesso i video di sorveglianza dell'edicola sull'altro lato della strada. Ve li sto inviando.-
Il telefono di Rose trillò e lei, presa alla sprovvista, fece un sobbalzo.
Le due amiche affiancarono le teste e guardarono le immagini.
Lenny, ancora in comunicazione spiegò.
-Il furgoncino su cui lo caricano... Lo sto rintracciando. È tornato verso il centro, ed è entrato in un magazzino in National Street.-
-National Street?- ma è dall'altra parte della città! Ci metteremo una vita a raggiungerlo.- sbottò Daisy.
-Per questo voglio che tornate qui alla base. Avete bisogno di riposo, e c'è una cosa molto importante che dovete sapere a proposito di quel posto.-
-Lenny, non ci fermeremo finché non lo avremo trovato.-
-Ragazze, tornate subito qui, è un ordine. Per entrare avrete bisogno di una copertura più che efficiente, una squadra sta già lavorando per procurarvela. Inoltre, lasciate che durante la notte provino a ottenere la sua libertà con la diplomazia. Potrebbe salvargli la vita.-
A quel punto intervenne Rose.
-Lenny, cosa c'è in quel magazzino?- chiese.
-È troppo pericoloso comunicarlo. Tornate alla base, ne parleremo qui.-
La conversazione si interruppe e le due si guardano negli occhi.
-Non mi pare che abbiamo molta scelta.- mormorò Rose.
Daisy scosse la testa.
-Hai visto anche tu il video. Erano in dieci. Lo hanno sbattuto per terra, picchiato, iniettato chissà quale schifosa sostanza... Cosa aspettiamo? Abbiamo la certezza che se lasciamo passare la notte non gli faranno nulla?-
Rose guardo l'amica negli occhi già umidi dalle lacrime che cercava di trattenere.
-Ascoltami. Non abbiamo l'indirizzo preciso del posto, siamo stanche e non abbiamo idea di cosa ci aspetta. Ma Lenny sì. Lenny può darci una mano, e se vogliamo salvare Blane... avremo bisogno di tutto l'aiuto possibile.-
 
Blane credeva di impazzire. Dopo essere stato fermato dalle guardie, era stato costretto a indossare una tuta grigia, simile a quelle dei carcerati, senza tasche o possibili nascondigli, e quindi aveva perso anche la forcina di Daisy. Ora, seduto in una stanza per gli interrogatori e ammanettato al tavolo, ne avrebbe avuto bisogno. Lo avevano lasciato lì dentro da parecchie ore. In compagnia di un bicchiere d'acqua che non aveva avuto il coraggio di toccare nonostante la sete, il silenzio e la noia lo stavano massacrando.
Fissò i polsi e con uno strattone tiro verso di sé, ma il tavolo imbullonato a terra ebbe ovviamente la meglio.
Si guardò attorno per l'ennesima volta. Non sapeva da quanto tempo fosse lì dentro, ma sicuramente da meno di quanto si aspettava. Si chiese quanto a lungo fosse rimasto incosciente dopo la sua cattura. L'unico parametro che aveva era la fame e lo stomaco che gorgogliava sempre più di frequente.
Volevano lasciarlo morire lì?
Sconfortato, appoggiò la fronte sul tavolo.
In quel momento la porta si aprì, e il ragazzo saltò in piedi, facendo cadere la sedia dietro di sé.
L'uomo sulla porta lo fissò con un cipiglio incuriosito.
-Sta calmo ragazzino. È solo la cena.-
Blane fissò con sospetto il vassoio di carta che appoggiò sul tavolo. Hamburger e patatine di una famosa catena di fast food. Non gli dava indizi su dove si trovasse, dato che di quella marca a Londra si poteva trovare un negozio ogni due metri. Ma ciò non impediva all'uomo di averlo avvelenato.
-Non sei obbligato a mangiare. Ma ho speso nove sterline e non vorrei che andassero sprecate.- disse l'uomo, sistemando la sedia alle sue spalle.
Il ragazzo fissò il pasto e ne respirò l'odore di fritto. Quando avrebbe avuto un'altra possibilità per mangiare?
Lentamente aprì la confezione e iniziò a mangiare, avvicinandosi il più possibile al tavolo, dato che non poteva spostare di molto le mani.
Azzardò anche di bere un sorso d'acqua. Orami era tardi per preoccuparsi degli avvelenamenti.
Quando ebbe finito l'ultima fredda patatina, l'uomo gli tolse il vassoio da davanti. Prese poi un tovagliolo e una mano del ragazzo e lo pulì.
Blane si ritirò.
-Sono in grado di pulirmi da solo.-
-Ah, allora sai parlare.- lo rimbeccò l'altro, strattonandolo e continuando l'umiliazione.
-Allora, dato che sai parlare… dimmi per chi lavori.-
Il ragazzo rimase in silenzio fissando l'uomo. Questo non si scompose e gli prese la mano sinistra per pulire anche quella.
-Va bene, parlo prima io. Sappiamo che sei una spia. Sappiamo che grazie a te ci sono stati rubati parecchi segreti, tecnologie e armi. E sappiamo anche che non sei solo.-
Vedendo che il mutismo persisteva, sospirò. Fece un cenno allo specchio alle sue spalle e le casse all'interno della stanza iniziarono a gracchiare.
"Ottimo. Altri indizi sulla sua scomparsa?"
"Non lo so. Non sono mai stata qui, non so nemmeno se manchi qualcosa."
Sentendo le voci di Daisy e Rose, Blane deglutì.
-Bene, cosa mi dici adesso? Le tue socie ti stanno cercando. E noi inizieremo a cercare loro se tu non ti impegni.-
-Ti dico che non cambierà nulla. È il nostro lavoro e sappiamo quello che rischiamo. Nessuno di noi cederà. Non diremo nulla.-
-Sei davvero sicuro dell'integrità dei tuoi compagni?- chiese l'uomo, alzandosi in piedi e iniziando a girare attorno al tavolo.
-Assolutamente.-
-E se fossi tu a cedere?-
Blane sorrise, anche se il suo aguzzino era alle sue spalle.
-Non avete nulla in mano. Solo un ragazzino e la registrazione di due amiche che non si faranno trovare molto facilmente.-
-Solo un ragazzino…- ridacchiando, l'uomo gli batté una pacca sulla spalla.
-Sappiamo cosa sai fare. Non pensare di cavartela con così poco.-
Ci fu di nuovo il silenzio, mentre l'uomo socchiudeva la porta e si faceva passare una cartellina, che appoggiò sul tavolo davanti a Blane.
-Perché sei così diffidente? Su, aprila.-
Il ragazzo gli rivolse uno sguardo d'odio e, allungandosi quanto poteva con le manette, prese il piccolo fascicolo e lo avvicinò a sé. All'interno c'era solo una foto.
-Kyle Whittaker. Ventidue anni, valoroso sottotenente del nostro esercito. Ora in permesso per due settimane, residente nel ridente quartiere di Hackney con la madre Susan e il fratello minore… Blane.-
-Cosa centra mio fratello?- esclamò a quel punto il ragazzo, strattonando le manette in un gesto di rabbia.
-È quello che tu, Blane Whittaker, dovresti dirmi. Ma non preoccuparti. Il tuo fratellone sarà qui domani mattina. Potrebbe parlare lui se non lo fai tu.-
-Lui non ne sa nulla. E non si farà cogliere impreparato da voi!-
L'uomo rise nuovamente.
-Oh, ma lui non sospetta di nulla. Solo un semplice controllo di routine: alle otto e mezza sarà seduto proprio lì, al tuo posto.-
Dato che il ragazzo continuava a non reagire, si voltò.
-Ma capisco che sia stata una giornata pesante, puoi andare a dormire, vediamo se la notte ti porta consiglio.-
Dopo di che tornò alla porta e chiamò due uomini dall'esterno che portarono Blane in una nuova cella. Anche avesse avuto la forcina di Daisy, non sarebbe bastata ad aprire la porta blindata del suo nuovo cubicolo.
 
Quando le porte dell'ascensore si aprirono, le ragazze trovarono Lenny in compagna del capo dell'M.I.9.
-Ci sono novità?- chiese Rose.
-Nessuna, purtroppo.- disse lui, voltandosi per guardarle.
-Che cosa ci stai nascondendo?- esordì invece Daisy, molto più agguerrita.
La donna fissò le due compagne e sospirò.
-Il magazzino di National Street è di proprietà dell'esercito.-
-L'esercito ha rapito Blane?- chiese Rose, confusa.
-Non proprio. Per l'esattezza, il magazzino è del dipartimento di indagini interne. È la copertura del loro centro operativo. Temiamo che l'agente Whittaker sia indagato in un caso di spionaggio militare.-
-Perché dovrebbe essere collegato all'esercito?-
-Per via di Kyle...- mormorò Daisy.
-Esattamente.- confermò Lenny -Blane ha contatti con l'M.I.9 e con l'esercito tramite suo fratello. È una potenziale spia perfetta. Cioè, è una spia perfetta... Avete capito.-
-Pensiamo che l'esercito lo stesse osservando da un po', tanto da conoscere il suo tragitto casa-scuola e Stewart Critchley.-
-E noi non ce ne saremmo mai accorti?- esclamò Rose.
-Purtroppo no, e per un semplice motivo: la villa davanti alla quale Blane è stato aggredito appartiene a una comandante dell'esercito. Ci passava davanti tutti i giorni da due anni, non poteva sapere di essere sotto controllo.- spiegò Lenny.
-Quindi? Cosa possiamo fare?- chiede Daisy.
-Abbiamo mandato un nostro agente a trattare. Il problema è che non sappiamo su cosa si stia indagando. E dubito che l'esercito ci accoglierà a braccia aperte.-
-Quindi? Dobbiamo semplicemente aspettare?- chiese la ragazza dagli occhi verdi, gettandosi su una delle sedie.
-No. Ora andrete a riposare, abbiamo preparato i letti per voi. Domani mattina vi avremo fornito un'identità per entrare e tirarlo fuori di persona.-
-Sapete già che il piano fallirà?- esclamò Rose.
-Ne siamo abbastanza sicuri.- rispose il capo dell'M.I.9 -Ma dobbiamo comunque tentare, è il modo più sicuro.-
-Sicuro? È l'esercito! Non potranno fargli del male! Giusto?- chiese ancora la ragazza, titubante.
I due adulti si fissarono per qualche secondo.
-Non mi piace questo silenzio.- intervenne Daisy, alzandosi nuovamente in piedi.
La donna sospirò.
-Avete visto il video di sorveglianza. Il controspionaggio è una faccenda seria e brutale. Non andranno tanto per il sottile se davvero pensano che sia colpevole.-
-Che significa?-
-L'esercito è tristemente conosciuto per non saper trattare casi delicati. Tra noi e loro c'è la stessa differenza che passa tra un chirurgo e un macellaio. E questo è un caso delicato.- disse Lenny -Dobbiamo tirarlo fuori senza che la sua copertura salti. E allo stesso tempo fornire un colpevole all'esercito... Chiunque esso sia e qualunque cosa abbia fatto.-
Rimasero tutti in silenzio per qualche istante.
-Andate a dormire ragazze.- suggerì infine l'uomo -Domani sarà una giornata molto lunga.-
 
 
 
Angolo autrice:
Buona sera! Fatemi gli auguri perché tra una settimana esatta sarò laureata! Domani consegno definitivamente la tesi e non so dirvi quanto mi dà sollievo! Potrò dedicarmi alla scrittura fino a ottobre!
Ma ora, capitolo quattro. Ho avuto un po’ di difficoltà a descrivere l’interrogatorio di Blane, soprattutto la scena delle mani. La mia intenzione era di mostrare l’umiliazione come una tecnica per estorcergli informazioni. L’idea di qualcuno che ti fa al posto proprio azioni semplici e intime come lavarsi è difficile da accettare. L’esempio più famoso è la difficoltà che fanno le persone che si rompono entrambe le braccia a farsi imboccare: è da quando sono piccoli che mangiano senza aiuto, essere costretti ad adattarsi a ritmi, dimensioni delle forchettate e alla dipendenza altrui è difficile. Lo stesso ragionamento vale per il momento in cui Blane deve prendere la foto di Kyle. È abbastanza vicina da poterla prendere, ma sufficientemente distante da fare fatica mentre l’uomo lo guarda e non interviene. Insomma, piccoli modi per farlo sentire a disagio, non so se sono riuscita a farlo passare.
Grazie per aver letto!
Saluti!!:)

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Capitolo 5
*** Dentro ***


Alle otto del mattino successivo, tutta la compagnia D-25 era presente e sull'attenti nella struttura di National Street.
Dopo l'appello furono lasciati tutti in una stanza, in attesa di essere chiamati per i test individuali.
Kyle, seduto con i suoi due compagni più cari, Alan e Thomas, chiacchierava tranquillamente, quando il sergente incaricato arrivò nella sala.
Tutti fecero il saluto militare.
-Riposo soldati. Sono il sergente Turnman.
Oggi vi sottoporremo ad alcuni test attitudinali e fisici. Se non ci sono domande, inizierei col chiamare il primo.-
Turnman osservò le giovani facce che aveva davanti, ma nessuno lo fermò, quindi prese l'elenco dei sessantadue componenti della compagnia.
-Bene, cominciamo...- guardò il primo nome.
-Nah, non partiamo dall'inizio, è così scontato.- disse infine, ridendo -Immagino che Abgail abbia già iniziato il riscaldamento aspettandosi di essere il primo.-
Qualcuno ridacchiò, nel vedere il compagno chiamato in causa che annuiva.
-Partiamo dal fondo, per una volta. Whittaker, prego, venga con me.-
Kyle alzò gli occhi al cielo e si incamminò.
-Questa è la giustizia.- commentò Mark Abgail quando gli passò accanto, dandogli una pacca sulla spalla.
L'altro sorrise e rispose alla provocazione.
-Geloso di non essere il primo della classe, vero Gazzella?-
-Ogni tanto è giusto lasciare spazio anche agli altri.-
Kyle uscì nel corridoio e seguì la sagoma ingombrante di Turnman fino ad una sala interrogatori.
-Si accomodi.- gli disse, mostrando la sedia di fronte allo specchio.
Il più giovane si accigliò. Non gli erano mai piaciute quelle stanze, soprattutto da quando sapeva esattamente cosa succedeva da entrambi i lati del vetro. Però non si lamentò e obbedì.
L'uomo gli si sedette di fronte e aprì uno dei fascicoli presenti sul tavolo.
-Sergente Whittaker, ventidue anni, celibe, nato a Londra il 26 luglio da Jonathan e Susan Whittaker.-
-Esatto signore.-
Turnman si alzò e iniziò la sua passeggiata attorno al tavolo.
-Mi dica sergente, è venuto a sapere di alcune fughe di notizie dalla quinta divisione?-
-No, signore.-
-Ecco, abbiamo il sospetto che ci sia una talpa. È un uomo scaltro, ma non abbastanza. Pensiamo che venda al nemico informazioni belliche e non solo.-
-Cosa significa? Sono pronto a testimoniare e giurare che il mio plotone non ha mai avuto modo di...-
-Aspetti Whittaker, non sto accusando i suoi uomini. Qui ci troviamo di fronte a un gruppo di persone, infiltrate in tutti i più importanti sistemi governativi ed economici. Multinazionali, esercito, servizi segreti...-
-Temo di non capire signore. Su chi stiamo indagando?-
Turnman divenne tutto rosso e si voltò di scatto per guardarlo.
-Whittaker! Non faccia il finto tonto! Il suo profilo dimostra chiaramente che lei ha un buon cervello! Sappiamo già tutto di lei e della sua squadra, risponda alle domande e forse il tribunale militare sarà più clemente con lei!-
Kyle sbiancò leggermente.
-Mi scusi, signore, ma davvero non la seguo. Le ripeto che i miei uomini non mi hanno mai dato motivo di dubitare di loro...-
Turnman tornò alla sua postazione e appoggiò i pugni al piano del tavolo.
-Non sto parlando di loro!- esclamò, interrompendo.
Aprì una cartellina e gli passò una foto del fratello.
-Blane... Non capisco...- mormorò Kyle, stringendo l'immagine tra le mani.
-Suo fratello è il tramite con cui vende le informazioni dell'esercito? A chi?-
-Signore, mio fratello non c'entra nulla, non è possibile!-
-È la stessa cosa che ci ha detto lui ieri sera. Strano, non trova?-
-Ieri sera... Avete preso in custodia Blane?-
-Ovviamente! E ora parli, se non vuole che lo faccia lui!-
Il giovane fissò il vuoto per qualche secondo.
-No, no... Lui non può centrare nulla! È soltanto un ragazzo!-
-Un ragazzo! Whittaker, suo fratello ha messo fuori combattimento due dei miei migliori uomini, ci vorranno mesi perché tornino in servizio! Vuole forse farmi credere che sia uno studente comune?-
-Lui...pratica karate, è bravo...-
-Suo fratello è quasi riuscito ad evadere da un carcere militare fermando sette guardie a mani nude!- gridò il sergente -Ora smetta di eludere le mie domande e mi dica: a chi vendevate le informazioni.-
Kyle, sempre più pallido, scosse la testa, stupefatto dalla piega che aveva preso la situazione.
 
Le ragazze entrarono con disinvoltura nell'edificio, esibendo i tesserini magnetici che le identificavano come Rachel Parson e Charlotte Young. Con la divisa militare addosso, Daisy non si era mai sentita così a disagio.
-Non capisco come si possa indossare qualcosa di così...indecoroso.- si lamentò, sistemandosi per l'ennesima volta il maglione verde.
Rose non commentò, aprendo la porta della sala in cui si erano riuniti i membri della compagnia e facendola passare.
-Pensiamo alle cose più importanti adesso: come facciamo a trovare Blane e Kyle?-
-Non lo so... Si assomiglieranno? Non l'ho mai visto io!-
-Ehi, bellezza!- esclamò un soldato, facendole voltare entrambe.
-Quand'è che sei di servizio a Walton? Possiamo andare in pattugliamento insieme.-
Gli uomini che lo circondavano risero.
Rendendosi conto che parlava con l'amica, Rose sollevò gli occhi al cielo e cercò di ignorarlo.
-Bosco, ti prego, sai che mi ingelosisco se parli così ad altre ragazze.- intervenne una voce femminile.
Le due individuarono nel gruppetto una soldatessa, che diede un colpetto sulla spalla all'uomo che aveva parlato e si diresse verso di loro.
-Figurati Leila. Sai che abbiamo tutti occhi solo per te.-
-E fate bene.-
Quando fu loro accanto, la donna si presentò.
-Linda Packbell, sessantaquattresimo squadrone. Scusate i miei compagni, non vedono molto spesso delle donne.-
-Rachel Parson. Non c'è problema, ma grazie per essere intervenuta. È bello avere un po' di solidarietà femminile ogni tanto.- rispose sorridente Daisy.
-Non siete dello squadrone...- disse la donna -Non sarete per caso dell'Inquisizione...?-
-L'Inquisi...-
-Ma no, certo che no!- la interruppe Rose, capendo a cosa si riferiva. Probabilmente era il soprannome che avevano dato alla sicurezza interna.
-Ci manda il tenente colonnello Philips. Dobbiamo trovare il sergente Whittaker.-
Daisy fulminò l'amica. Non poteva scoprire il loro gioco in quel modo, era troppo pericoloso!
-Mi dispiace, ma Whittaker è appena entrato per i test attitudinali. Ci vorrà un po' di tempo prima che esca.-
-Temo che il nostro sia un compito urgente. Philips è stato abbastanza insistente. Dov'è andato? Proveremo a sospendere i test.-
Parson si strinse nelle spalle.
-Come volete. Quella porta là, sulla destra.-
-Grazie mille.- disse Daisy, tesa, e si allontanò senza salutare.
In pochi secondi, Rose le fu dietro, oltre la soglia.
-Ora che facciamo? Se hanno già portato via anche Kyle...-
-Troviamo Blane, è lui la nostra priorità.- sbottò la ragazza dagli occhi verdi -Non possiamo permettere che la copertura salti.-
-Hai ragione.-
Rose prese dalla tasca il piccolo tablet della dotazione M.I.9 su cui aveva scaricato la pianta dell'edificio.
-Da questa parte dovrebbero esserci le celle.- disse infine, indicando il corridoio sulla loro destra.
Si incamminarono nei silenziosi passaggi, incontrando a volte delle guardie senza però destare sospetti.
Con il tesserino arrivarono fino nell'area di detenzione, ma nemmeno lì quelli della sicurezza le fermarono.
-Non so cosa ci sia scritto in questi pass, ma mi piace un sacco.- commentò Daisy, notando la facilità con cui le porte venivano loro aperte.
Ebbe appena il tempo di concludere la frase, che l'allarme iniziò a suonare. Si scambiarono uno sguardo e iniziarono a correre. Alla cieca, svoltato o casualmente in un corridoio deserto e rimasero lì in attesa.
Un gruppo di guardie tirò dritto senza notarle.
-Se ne sono andate?- sussurrò Rose, che dalla sua posizione non riusciva a vedere oltre la spalla dell'amica.
-Credo di sì.- rispose l'altra, mettendo lentamente un piede fuori dal nascondiglio che avevano trovato in una piccola nicchia.
-Che facciamo ora? Ci hanno scoperte?-
-Non lo so, ma abbiamo pur sempre il tracciatore che ci avvisa se qualcuno si sta avvicinando.- la tranquillizzò Daisy, guardandosi attorno.
-Hai ragione. Non devo farmi prendere dal panico.- rispose l'amica, mettendo la mano in tasca.
In quel momento però, dei passi che si avvicinavano alle sue spalle la immobilizzarono.
 
 
 
Angolo autrice:
Buongiorno! Sono finalmente laureata e dopo una settimana di meritatissimi festeggiamenti e vacanza, eccomi di nuovo qui.
Nuovo capitolo, nuovo personaggio: Kyle! Mi è sempre piaciuto un sacco, anche se si vede per soli due minuti. Lo vedo come la versione più alta e responsabile di Blane, con lo stesso entusiasmo e voglia di scherzare, ma con un po’ di amarezza dovute all’essere l’uomo di famiglia da molti anni. Se i miei calcoli sono esatti ha circa sette anni in più di Blane, quindi assumo che fosse già abbastanza grandicello per comprendere la loro situazione alla morte del padre.
Questo è il capitolo della confusione, in cui nessuno sa bene cosa sta succedendo, né i militari né le ragazze, e tutti si aggirano per il quartiere militare senza una vera meta o un piano. Non vediamo Blane, ma tornerà nel prossimo episodio.
Nel caso non l’aveste capito ho un’assurda ossessione per i soprannomi. Per me indicano un legame speciale tra persone che hanno condiviso momenti intimi o grandi avventure insieme. I soprannomi tra commilitoni sono l’apoteosi di questo concetto. Sono legati dal grande collante che è il lavoro di squadra, dalla paura, dal desiderio di tornare a casa sani e salvi, ma soprattutto dalla voglia di strappare un sorriso ogni volta che qualcuno viene nominato, per dimenticare almeno per un secondo gli orrori della guerra. Leila, Bosco, Gazzella… chissà quante storie nascondono dietro ai loro nomi e se ne vanno fieri. Materiale per fanfic per i prossimi vent’anni!
Con ciò, concludo. Grazie ai miei pochi e preziosi lettori di questo sfigafandom. Tanto amore per tutti voi!
Saluti!!:)

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Capitolo 6
*** Charlie, il vicino ***


Blane aspettava una qualunque novità, ma dopo la colazione nessuno gli aveva più parlato. Sconfortato, si appoggiò alle sbarre della cella e osservò la guardia incaricata di tenere sott'occhio lui e il suo vicino, un certo Charlie, di cui vedeva solo le mani e le braccia pelose.
-Che ore sono?- chiese ad un certo punto.
L'uomo fissò l'orologio da polso.
-Le nove e dieci.-
Il ragazzo si morse il labbro: Kyle era già nelle mani della S.K.U.L. da un pezzo. Doveva intervenire.
-Chiama i tuoi superiori. Parlerò.- disse infine, abbassando lo sguardo.
La guardia lo guardò stupita.
-Come vuoi.-
Senza togliere gli occhi di dosso ai prigionieri, prese il telefono.
-Passatemi Turnman. Il ragazzo vuole confessare.-
Dall'altra parte si sentirono alcune indistinguibili parole.
-Va bene.-
L'uomo mise giù.
-Stanno venendo a prenderti.-
Blane annuì e si sedette sulla brandina, appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
Non voleva parlare, ma avrebbe proposto uno scambio per liberare suo fratello. Qualunque cosa purché lui uscisse. In fondo, la S.K.U.L. non aveva alcun interesse a trattenere Kyle, lui era di sicuro più importante per i loro scopi.
D'altra parte, non poteva tradire Daisy e Rose.
-Blane Whittaker.- esordì un uomo, posizionandosi di fronte alla sua cella.
-Sono io.- rispose il ragazzo, alzandosi di nuovo in piedi.
-Ti porto nella stanza degli interrogatori.- disse l'altro, mostrando le manette.
Diligentemente tese le mani oltre le sbarre e si lasciò legare.
Solo dopo la porta venne aperta e lui fatto uscire. Questa volta era osservato, ma aveva un enorme vantaggio. I polsi erano di fronte a lui.
Appena messo piede nel corridoio, si mise a piedi uniti di fronte alla sentinella, mentre l'altra gli dava le spalle. Con tutta la forza che aveva nelle gambe, saltò e colpì l'uomo sul mento con un calcio, facendo rovesciare la sedia su cui era seduto. Poi ruotò su sé stesso, parò un attacco dell'altra guardia e la bloccò con la mossa delle cinque dita.
Prima che i due si riprendessero, iniziò a frugare nelle tasche dell'uomo e trovò le chiavi delle manette.
-Ehi, amico! Aiutami!- esclamò Charlie dall'altra cella.
Blane non si voltò nemmeno, impegnato a liberarsi.
-Mi dispiace, ma non ho tempo. Devo trovare mio fratello.- mormorò, già divorato dal senso di colpa per non poter fare nulla per l'uomo. Magari era un innocente. Ma non poteva aspettare oltre. Probabilmente Kyle era già nelle mani dei suoi aguzzini da un'ora.
Si alzò in piedi e si mise a correre, mente alle sue spalle l'altro prigioniero urlava delle suppliche. Ci volle poco perché l'allarme suonasse: probabilmente le guardie erano state allertare dalle sue grida. Sentì dei passi avvicinarsi e svoltò a destra, prendendo un'altra strada. Di soppiatto, continuò a muoversi verso l'uscita, spostandosi solamente dove sentiva assoluto silenzio.
La tattica funzionò finché, girando un angolo, incappò in due persone.
-Rose? Daisy?- esclamò, riconoscendole.
-Blane!- esclamò l'ultima, saltandogli addosso.
Lui la strinse a sé, sorridente.
-Che ci fate qui, ragazze?- chiese poi.
-Siamo venute a salvarti.-
-Già, e dovremmo anche scappare ora.- richiamò all'ordine Rose.
-Aspettate!- intervenne il ragazzo -Dobbiamo prima trovare mio fratello! Anche lui è qui prigioniero...-
-Lo sappiamo, ma non possiamo aiutarlo in questo momento. Ci penserà l'M.I.5 a tirarlo fuori. Ora andiamo!-
-L'M.I.5? Cosa mi sono perso?- borbottò Blane, seguendo le compagne.
-Già, controspionaggio. Si occuperanno loro di trovare il vero colpevole, in questo modo Turnman smetterà di seguire te e Kyle.- spiegò Rose, studiando il corridoio successivo prima di imboccarlo.
Lui la afferrò per un gomito.
-Aspettate, non capisco nulla. Cosa c'entrano mio fratello e l'M.I.5 con la S.K.U.L.?-
La ragazza si fermò e lo fissò confusa.
-La S.K.U.L.? Cosa c'entra adesso la S.K.U.L.?-
-Non... Non siamo nel quartier generale della S.K.U.L.?-
-No!- esclamò Daisy -Aspetta, tu non sai nulla di questa storia?-
Lui scosse la testa.
-Te lo spiegheremo dopo, ora usciamo di qui.- disse Rose, riprendendo a camminare.
-Ehm, nel caso non ve ne foste accorte, non sono proprio in borghese... Mi fermeranno subito.- le richiamò Blane, prendendo due lembi della tuta per mostrare il suo abbigliamento.
-Ti scorteremo fuori. Sarà molto divertente.- ridacchiò Daisy, prendendolo per i polsi e mettendoglieli dietro la schiena, come fosse ammanettato.
Il ragazzo sbuffò.
-Non si è mai visto un prigioniero maschio portato da due donne.-
-Ehi!- lo richiamò lei -Non è il momento per fare commenti maschilisti. Appena troviamo un soldato ti facciamo cambiare. Non possiamo farti uscire in strada conciato così.-
Arrivarono fino alle porte del settore delle celle, dove una guardia troppo impegnata a fermare l'emergenza non si occupò di controllare con molta attenzione i pass delle ragazze.
-Ora?- chiese sottovoce Blane, trovandosi circondato da militari in divisa.
-Cerchiamo un bagno.- disse semplicemente Daisy, continuando a camminare.
-Un bagno? Ti sembra questo il momento?-
-Non per me, scemo. Fidati della signora dei travestimenti. Il bagno è il modo migliore per cogliere una persona alla sprovvista e prendere i suoi vestiti.-
Indicò davanti a sé.
-Ecco, laggiù. Entra e se c'è già qualcuno approfittane!-
Il ragazzo annuì.
-Tutti chiaro.- disse, con la mano già sulla maniglia.
-E, Blane?-
-Sì?-
-Usa la mossa delle cinque dita. Non abbiamo bisogno di pubblicità.-
-Va bene, mia signora.-
Fece un piccolo inchino ed entrò in bagno.
Le ragazze rimasero lì vicino, ad attendere.
Sentirono un leggero lamento ma non intervennero.
Dopo pochi minuti Blane uscì vestito di tutto punto e con un sorriso soddisfatto sul volto.
-Ben fatto... sergente Halmer.- disse Rose, leggendo il sul pass di riconoscimento appeso alla camicia.
-Sì, peccato che i militari siamo precisi... Non come te.- borbottò Daisy, sistemandosi il colletto -Ora forza, dobbiamo uscire. Un veicolo dell'M.I.9 ci sta aspettando per portarti via di qua.-
Il sorriso di Blane si spense.
-Perché non può scappare anche Kyle?-
Rose scosse la testa.
-La cosa più importante ora è evitare che la tua copertura salti. Se l'M.I.5 lo tira fuori, ci sarà una giustificazione burocratica. Se lo salviamo noi... dovrai dirgli la verità.-
Il ragazzo esitò.
-No...significherebbe metterlo ancora più in pericolo...-
-Allora ascoltaci Blane.- gli disse Daisy, guardandolo negli occhi - Adesso dobbiamo andare.-
 
 
 
Angolo autrice:
Buongiorno! Ecco a voi un nuovo capitolo, breve e di passaggio quasi, in cui finalmente i nostri eroi si ricongiungono.
Blane in uniforme militare… probabilmente il sogno erotico di Daisy. Ho detto troppo per un rating giallo? Scusate, ma lo penso davvero. Vedrete prossimamente la nostra bella alle prese con Kyle e il fascino della divisa. Sistemare il colletto è solo un modo per poter criticare e toccare contemporaneamente.
Momento di maschilismo di Blane: non crede davvero di che il maschio sia superiore, ma in fondo un po’ soffre di essere l’unico uomo della situazione e prende in giro le due per dimostrare di essere all’altezza del suo compito.
Siamo quasi all’epilogo di questa breve storia, ancora due capitoli e ci saluteremo. Ho finito un altro racconto sull’infanzia di Blane, probabilmente tre capitoli, che pubblicherò a breve, se vi interessa.
Grazie per essere arrivati fino a qui.
Saluti!!:)

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Capitolo 7
*** La porta bianca ***


Nel quartier generale dell'M.I.9, le ragazze lasciarono Lenny nell’area dirigenziale per sbrigare delle pratiche, mentre loro proseguirono fino a metà corridoio.
Bussarono alla porta bianca.
-Avanti.-
Entrarono.
-Ciao ragazze.- le salutò Blane, spostandosi con la sedia da ufficio fino in mezzo alla stanza, con un grande sorriso sul volto.
-Come stai?- gli chiese Daisy, lasciando a terra lo zaino e sedendosi sul letto.
-Bene. Mi annoio un po' ed è strano essere sempre sotto controllo, ma ci si fa l'abitudine.-
Guardò verso la telecamera fissata nell'angolo della stanza e agitò la mano.
-Salutate David della sicurezza.-
Le due lo imitarono, divertite.
-Quando torni a scuola?- chiese Rose, prendendo posto accanto all'amica.
Lui strinse le spalle.
-Non lo so, dopodomani probabilmente. Appena Kyle sarà fuori dalle indagini e smetteranno di cercare me.-
-Kyle non sospetta di nulla?-
-Non credo che se la sia bevuta. Da quando mi hanno ridato il telefono ho già ricevuto mille sue chiamate.-
-E non rispondi?- chiese Daisy.
-Non posso. Solo messaggi e scritti a quattro mani con un esperto dell'M.I.9, nel caso involontariamente comunichi un qualche segreto. Può darsi che i nostri cellulari siano ancora tracciati.-
-E tua madre?- chiese Rose.
-Le ho telefonato ieri, ma avevo un discorso pronto da seguire. Le ho detto che ero ancora da Stewart. Un'agente si è addirittura finta sua madre per convincere la mia.-
Allungò le gambe, appoggiando i piedi sul letto, tra le due ragazze.
-Comunque qui non è male. Mi danno da mangiare e da dormire, posso fare cosa voglio, andare in palestra, ogni tanto vado nell'ingresso per vedere un po' di gente nuova. Il problema è che qui sono tutti così indaffarati... Ma voglio organizzare una bella partita a calcio, sorveglianza contro decriptazione. Scommetto che David sarebbe un ottimo portiere.-
Si girò per sorridere di nuovo alla telecamera.
-E con la scuola? Sei riuscito a rimetterti in pari?- chiese Rose.
Il ragazzo sgranò gli occhi.
-Beh, non proprio. Ho provato a fare chimica, ma proprio non mi viene. E ho un po' di problemi con storia, ma forse perché abbiamo saltato tutte le lezioni due settimane fa.-
-Lascia che ti dia una mano.- gli disse la ragazza dai capelli neri, alzandosi in piedi.
-Adesso?- chiese lui, deluso -Pensavo di fare due chiacchiere, è da stamattina che non parlo con nessuno!-
-Blane! È fondamentale che recuperi tutto! La prossima settimana ci sarà un test molto importante!-
Il ragazzo sbuffò, ruotando sulla sedia per voltarsi verso la scrivania.
-Non ci credo che tu mi stia facendo fare i compiti.- borbottò -Mi sembra di tornare a quando avevo sei anni!-
Rose alzò gli occhi al cielo e avvicinò una sedia per guardare con lui i libri di chimica.
Daisy a quel punto si sdraiò del tutto sul letto, ridendo.
-Abbiamo conosciuto tua madre. Probabilmente rimpiange di non averti costretto abbastanza a studiare come ha fatto con Kyle.-
-Nemmeno lui è mai stato un genio a scuola. E, ti prego, non finiamo sull'argomento di Kyle come figlio perfetto perché questa volta mi arrabbio.-
-Fammi indovinare: in casa dormite tu sopra e lui sotto nel letto a castello.-
-Sì, come fai a... Oh, l'ordine.-
-Già.-
-Quella è deformazione professionale. Non avete mai visto le sue valigie. O i suoi cassetti. I militari sono fissati con l'ordine.-
-Blane, tu sei troppo distratto!- lo richiamò Rose, dandogli un colpetto sul braccio perché si votasse di nuovo verso i libri -È per questo che non sei il figlio preferito.-
-Mi concentro solo sulle cose importanti e non spreco le mie energie... Ahia!-
L'amica gli aveva dato un altro colpo, questa volta più forte.
-Concentrati sulla chimica adesso, non su Daisy!-
Le parole ebbero l’effetto sperato. Entrambi paonazzi, Daisy smise di punzecchiarlo e Blane affondò la testa negli appunti per non mostrare l'imbarazzo.
Dopo pochi minuti di ripasso però udirono bussare. Lenny si affacciò.
-Ragazzi? Vi disturbo?-
-No, entra.- disse Blane, facendo gli onori di casa.
-In realtà avrei bisogno di parlarti, se puoi uscire un minuto.-
I tre si guardarono confusi, poi il ragazzo si alzò e lo raggiunse fuori, chiudendo la porta alle sue spalle.
-Dimmi.- disse, quando si trovarono uno di fronte all'altro.
-Tuo fratello sta cercando di rintracciarti in tutti i modi, e prima o poi dovrete incontrarvi. Abbiamo deciso di parlargliene. Capirà.- disse Lenny.
-Parlargli dell'M.I.9? Ne sei sicuro? Non è pericoloso?- farfugliò l'altro, un po' spaventato.
-Blane, secondo te perché entrambi siete stati selezionati dal Regno Unito per la sua difesa, anche se in diverse agenzie?-
Il ragazzo strinse le spalle.
-Non lo so. Coincidenze?-
-Perché ci sono capacità che neanche il miglior addestramento può insegnare. Responsabilità, lealtà, dedizione al lavoro: sono tutte caratteristiche che si sviluppano all'interno del nucleo famigliare negli anni dell'infanzia. E dalla stessa casa da cui è arrivato Kyle, il governo non poteva aspettarsi di meno da te.-
Blane fissava il pavimento, imbarazzato.
-Cosa mi vuoi dire con questo?-
-Che tuo fratello capirà i tuoi doveri allo stesso modo in cui capisce i suoi. E se vogliamo che abbia pace, bisogna spiegargli i motivi per cui deve smettere di indagare.-
-Cosa dovrei dirgli?-
-La verità. Lavori per i servizi segreti, ed è stato solo un caso se vi hanno collegati. Ovviamente non potrai mai raccontargli nulla, ma per la tua e sua sicurezza è meglio che smetta di fare domande. Lui è nell'esercito: sa quanto è importante mantenere la segretezza.-
Fissando il vuoto, Blane annuì lentamente.
-Hai ragione. Forse è meglio così. L'importante è che non lo sappia mia mamma. Non sopporterebbe di avere un altro figlio in guerra. Anche se segreta.-
-Certo. La copertura con tua madre rimane, stiamo facendo il possibile per mantenerla in questi giorni. Ora torna là dentro e prepara le tue cose: domani torni a casa.-
-Davvero? Finalmente!-
-Già, il tuo fascicolo è scomparso dagli archivi dell'esercito. E Kyle è stato dichiarato innocente.-
-Fantastico. Grazie mille di tutto!-
-Stanotte rimani ancora qui. Tra poco passerà un agente delle comunicazioni per telefonare a tuo fratello e uno per costruire un alibi per giustificare la tua assenza questa settimana.-
-Ok.-
Lenny guardò con orgoglio il ragazzo.
-Sono felice che tu sia tornato.- gli disse, dandogli una pacca sul braccio.
-Anche io.- rispose lui con un grande sorriso. 

 

 

Angolo autrice:
Buongiorno! Come state, miei fedelissimi tre lettori? Siamo quasi arrivati all’epilogo, bisogna solamente dare pace al povero Kyle che sta ancora cercando il suo fratellino. Con questo capitolo di passaggio vi volevo spiegare perché secondo me il più grande merita delle spiegazioni e perché sarebbe in grado di capire più di chiunque altro la situazione di Blane.
L’idea mi è venuta leggendo le storie di A Northern Irish man su fanfiction.net: in una missione particolarmente delicata, le armi e i blitz vengono affidati a Blane. Questo perché dei commilitoni di Kyle riconoscono nel minore le stesse doti e mentalità, dicendo che in entrambi scorre il sangue del combattente. Trovo molto bello che siano simili ma mantengono le loro unicità specializzandosi in due guerre diverse. O forse sono troppo sentimentale perché ho una famiglia molto numerosa e queste storie di fratelli mi fanno piangere tutte le volte.
Spero vi sia piaciuto il capitolo! Ci vediamo la prossima volta!
Saluti!!:)

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Capitolo 8
*** Per la patria ***


Il mattino successivo, molto prima dell'orario di inizio lezione, un anonimo furgone lasciò Blane davanti alla Saint Hopes.
Nel freddo e silenzioso mattino di dicembre, il ragazzo attraversò il cortile e scese nel seminterrato dove si trovava l'ascensore segreto. Si identificò con l'impronta digitale e arrivò nel quartier generale dove le due amiche e il capo dell'M.I.9 lo aspettavano già.
-Bentornato in servizio, agente Whittaker.- si congratulò la donna, restituendogli finalmente la matita.
-Grazie signora.- disse Blane -Mi mancava essere qui.-
Rose, seduta al computer, indicò lo schermo.
-Stanno arrivando.- avvisò.
Tutte e tre le donne indossarono dei passamontagna. Lui rimase a volto scoperto in piedi in mezzo alla stanza, fissando le porte dell'ascensore.
Quando queste si aprirono con il solito suono pneumatico, vide Lenny, anche lui camuffato, che scortava Kyle, bendato.
Il bidello fece fare qualche passo in avanti al giovane prima di liberarli gli occhi.
Appena poté di nuovo vedere, il militare fissò suo fratello, vestito di tutto punto nella divisa nera di servizio.
-Blane? Eccoti finalmente.- esclamò, andandogli incontro per stringerlo a sé.
-Kyle... Posso spiegarti tutto, ma non ci crederai.-
-Non potevo credere nemmeno alla telefonata di ieri. Un uomo mi avrebbe aspettato davanti alla tua scuola per portarmi da te... Eppure eccomi qui. Che sta succedendo?-
-Ti sembrerà assurdo, ma ti trovi in uno dei quartieri generali dell'M.I.9.-
-M.I.9, i servizi segreti?- chiese il giovane, confuso.
-Esatto. Mi hanno preso un anno fa, dopo due di selezione e addestramento. E loro sono i miei... colleghi, se così posso chiamarli.-
-Aspetta, aspetta... Quindi tu saresti una spia?-
-Esattamente. Te lo dicevo che sarebbe stato difficile da credere.-
-No, no, non è possibile. Anche se fosse, perché me lo state dicendo? Dovrebbe rimanere tutto segreto.-
-Ed è sempre stato così, signor Whittaker.- intervenne il capo -Ma lei ha mostrato una grande tenacia nelle indagini su suo fratello che dobbiamo fermare prima che intacchi la sua copertura.-
-Tenacia nelle indagini?- esclamò Kyle -Blane è stato prigioniero dell'esercito! Dovevo fare qualcosa!-
-E ti ringrazio di questo.- lo interruppe il ragazzo, cercando di calmarlo -Ma adesso basta, ecco la verità. Se continui ad indagare e a chiedere di me, rischi di mettere in pericolo entrambi. Devo chiederti di fidarti di me.-
Il maggiore lo fissò con uno sguardo imperscrutabile.
-A te sta bene la cosa? La situazione intendo. Essere nei servizi segreti, il pericolo...-
-Come a te stare nell'esercito credo.- lo rimbeccò Blane -Sentire di avere un ruolo e un compito, di essere utili a qualcosa.-
Dato che il più grande esitava, proseguì.
-Solo tu puoi capirlo Kyle. Tu che sei sempre in prima linea. Forse le nostre strade sono simili. Tu con la mimetica e io con questa giacchetta nera. Ma in fondo cosa cambia?-
Il giovane aveva le lacrime agli occhi.
-Di cosa ti occupi?- chiese infine -È pericoloso?-
-Combattimento, supporto e operazioni sul campo.-
-Beh, di sicuro non eri il genio della situazione.- commentò il fratello, prendendolo il giro.
-Lo sapevo che non riuscivi a stare serio nemmeno per un minuto!-
-Ok, adesso la smetto. Ecco, non posso dire di essere entusiasta. Ma d'altra parte capisco. Se a te sta bene, se ti rende felice... allora non mi opporrò. Se ti hanno scelto un motivo ci sarà.-
Blane lo abbracciò di getto e Kyle lo strinse a sé.
-Scommetto che non potrai mai dirmi nulla di tutte le tue missioni o dei gadget strafighi che si vedono nei film, giusto?-
-Giusto.-
-Peccato.-
Si divisero nuovamente.
-Mamma lo sa?-
-Assolutamente no! E non deve saperlo. Piange già abbastanza ogni volta che parti tu. Non possiamo farla vivere con questo peso.-
-Hai ragione.-
Rimasero un po' a guardarsi in silenzio.
Fu puoi Kyle a intervenire di nuovo.
-Ho duemila domande in testa, ma probabilmente non potrai rispondere a nessuna... Mi puoi spiegare però come sei finito nelle mani di Turnman?-
Blane guardo il capo dell'M.I.9, che annuì semplicemente.
-Durante le indagini su una talpa nella quinta divisione hanno fatto delle indagini anche sui parenti e gli amici di tutti voi... E io li ho condotti all'M.I.9. Erano convinti che fossimo fratelli in affari, e che vedessimo le informazioni militari.-
-E tu sei riuscito a scappare due volte all'esercito? Non so se essere o meno fiero di te...-
-Beh, diciamo che nessuna delle tue è andata a buon fine... ma me la sono cavata bene, sì.-
-Potremmo allenarci insieme qualche volta.- disse il maggiore, dando un pugno scherzoso alla spalla del fratello.
-Volentieri.-
-Non voglio interrompere questo momento, ma sì è fatto tardi.- disse Lenny, muovendo un passo in avanti -Devo allontanarla da questa struttura prima che ci siano troppi occhi indiscreti attorno.-
-Certamente.- disse Kyle, annuendo.
-Prima di andare, un'ultima cosa.- lo fermò la donna -Ovviamente lei è venuto a conoscenza di alcune informazioni molto riservate, signor Whittaker. Confidiamo che rimangano tali per il bene suo e di suo fratello. La preghiamo di non parlarne più, nemmeno tra di voi, anche in ambienti che credete sicuri. Casa vostra è stata ripulita di tutte le cimici, ma non si è mai abbastanza attenti.-
-Cimici?- esclamò Kyle.
Blane si illuminò.
-Ecco come hanno avuto quella registrazione! Vi stavano spiando!- esclamò, voltandosi verso le ragazze.
-Va bene così, il tempo stringe.- li richiamò Lenny, porgendo al giovane sergente la benda.
-Le chiedo di coprirsi di nuovo gli occhi, per la sicurezza e la segretezza di questo posto.-
-Certamente.- rispose questo, prendendo il pezzo di stoffa.
Prima di indossarlo, si rivolse ancora al fratello.
-Grazie per avermi detto tutto. Forse non sarò mai tranquillo, ma almeno so che sei qui.-
-Grazie a te per aver capito. Ci vediamo stasera.-
-A stasera.-
Il giovane alzò lo sguardo verso le tre donne accanto alla scrivania.
-Grazie mille a tutti per la possibilità che mi avete dato. Spero di rincontrarvi e di ricambiare il gesto, anche non dovessi conoscervi.-
-È molto bello da parte sua, signor Whittaker. Ma il suo impegno per la difesa del regno è tutto quello che le chiediamo.- concluse il capo.
Kyle sorrise.
-Lo consideri fatto.- disse e finalmente si bendò, lasciandosi poi guidare da Lenny all'interno dell'ascensore.
Quando le porte di furono chiuse, le tre donne si tolsero i passamontagna.
-Blane! Non ci avevi detto che tuo fratello era così figo!-
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
-Ti auguro di diventare come lui.-
-Io assomiglio a mio padre, lui a mamma. Non potremo mai assomigliarci.-
Prima che l'amica potesse aggiungere un commento cattivo, Rose intervenne.
-Sei stato coraggioso a dirglielo. E hai scelto bene le parole. Secondo me lo hai commosso.-
-Anche secondo me, agente Whittaker. Siamo orgogliosi di avere entrambi al servizio della nazione.-
Blane sorrise, imbarazzato.
-Io lo sono sempre stato di lui.- mormorò, più ai suoi piedi che verso le tre. La donna infatti non lo sentì.
-Ora salite, prima che notino la vostra assenza a scuola. Se non sbaglio avete un test di chimica da affrontare.-
Blane sgranò gli occhi e si voltò lentamente per salire in superficie, mentre Rose gli batteva delle pacche sulla spalla per confortarlo.
-Hai eluso la sorveglianza di una base militare, pensi di non poter superare una verifica?-
Daisy ridacchiò mentre il ragazzo, che si era posizionato tra le due, scuoteva lentamente la testa.
 
 
 
 
 
Angolo autrice
Eccoci giunti alla fine! I due fratelli si rincontrano e tutti vanno a casa felici e contenti. Più o meno. Forse con una D in più sul registro, ma sono gli inconvenienti della vita.
Adoro la dolcezza con cui parlano della madre, di come non vogliano farla soffrire più di quello che ha già patito fin ora. Spero di averla fatta passare.
Grazie a tutti quelli che hanno letto e si ricordano di questa serie. Un abbraccio!
Spero di tornare presto con altre due brevi fic.
Saluti!!:)

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