Storia di due amici

di Carme93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Amicizia in fiore ***
Capitolo 2: *** Il migliore alleato ***
Capitolo 3: *** Hogsmeade ***
Capitolo 4: *** Inquietudini notturne ***
Capitolo 5: *** Azzurro ***



Capitolo 1
*** Amicizia in fiore ***



[Storia scritta per la Fluff Challenge sul saturn. Prompt primo abbraccio]




 
Amicizia in fiore
 
 
 

«Non so come ringraziarti, Angelina».
«Non dirlo neanche per scherzo, Neville. Per me e George è un piacere».
«Grazie» disse l’uomo sinceramente. «Appena Hannah partorisce, vengo a prenderlo».
«Stai tranquillo. Frankie e Roxi vanno sempre d’accordo. Non vedi come sono felici insieme? Vedrai che andrà tutto bene» replicò la donna indicando i due bambini, seduti sul tappeto della piccola cucina, intenti a giocare con delle costruzioni.
Neville annuì e sorrise leggermente, palesemente preoccupato e teso. Si avvicinò al figlio e il suo sorriso s’accentuò: «Ehi, Frankie», il bimbo ricambiò il sorriso, «devo andare dalla mamma. Tu stai con Roxi, va bene?».
Frank si mordicchiò il labbro, ma annuì quando Roxi lo chiamò mostrandogli come aveva incastrato due costruzioni rosse.
«Roi» borbottò Frank.
«Sì, Roi» assentì Neville. «Obbedisci a zia Angelina?».
Frank annuì nuovamente e Neville lo baciò sulla fronte.
«Non sono sicuro che abbia compreso» bofonchiò in tono di scuse ad Angelina. Era padre da più di un anno ormai e presto lo sarebbe diventato nuovamente, ma ancora c’erano molte cose che non capiva.
«Stai, tranquillo» sbuffò divertita Angelina. «Ti ricordo che ogni giorno devo badare a George e Fred. E come vedi, non li ho ancora permesso di distruggere la casa».
Neville ridacchiò e annuì. «Hai ragione, scusa».
«Vai da tua moglie e non vi preoccupate».
L’uomo la ringraziò e prima di andarsene baciò di nuovo Frank, ormai completamente perso nel suo mondo insieme a Roxi.
«Vi preparo la merenda» annunciò Angelina, quando rimasero soli.
Il pomeriggio trascorse tranquillo, nonostante ella fosse molto più preoccupata di quanto avesse mostrato a Neville per non turbarlo: Frankie era un bimbo mite e dolce, ma era comunque molto piccolo e presto avrebbe cominciato a chiedere dei genitori.
La compagnia di Roxi, però, si rivelò sufficiente per tranquillizzare il bambino che le rimase appiccicato fino a dopo cena, quando George intrattenne i figli e il piccolo ospite con un divertente e strampalato spettacolo di burattini finché non si addormentarono.
Quella notte scoppiò, però, un temporale e Frank, svegliato dal rombo dei tuoni, si mise a piangere richiamando l’attenzione di Angelina e George che accorsero per calmarlo. Il bambino, però, strillava a perdifiato chiamando la mamma e il papà.
George provò a distrarlo con facce buffe, che solitamente funzionavano con Roxi e Fred; mentre Angelina tentò di coccolarlo in tutti i modi. Tutti i tentativi, però, fallirono e la donna fu sul punto di chiamare Neville.
L’attenzione dei due coniugi fu attirata dalla piccola Roxi che, un po’ gattonando un po’ tenendosi dal muro, era arrivata nella sua stanzetta, che per quella notte aveva ceduto all’amico.
George la prese immediatamente in braccio, ma la bimba si divincolò allungando le braccine verso Frankie. Allora il padre l’accontentò adagiandola nella culla.
Il bambino a quella presenza sembrò calmarsi leggermente. Roxi lo accarezzò delicatamente per qualche secondo, poi, goffamente, lo abbracciò e non lo mollò finché non smise di piangere.
Sotto gli occhi basiti di Angelina e George, pochi minuti dopo, i due bambini, abbracciati, si erano riaddormentati.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Il migliore alleato ***





Il migliore alleato



 
 
Roxi aveva abbandonato la bacchetta già da un po’, d’altronde ancora sapeva soltanto far levitare gli oggetti oppure trasformare i fiammiferi in aghi, ma magia o meno suo padre le aveva insegnato come difendersi quando qualcuno tentava di metterle i piedi in testa. O quando qualcuno provava a mettere i piedi in testa a chi le stava a cuore. Tirò un calcio negli stinchi ad Alcyone Granbell, ma ebbe difficoltà a difendersi dall’attacco alle spalle di Halley Hans. Charles Calliance ghignava fastidiosamente.
«Basta, così! Siete impazziti?».
L’arrivo del professor Paciock, il loro Direttore, mise fine immediatamente alla lite. I tre ragazzini fecero a gara a discolparsi, lasciando intendere che era stata Roxi ad attaccar briga e che loro si stavano soltanto difendendo.
Roxi strinse i pugni, ma non fiatò: non poteva dire com’era andata. Non a Neville.
«Non hai nulla da dire a tua discolpa?» le chiese il professore.
«Se lo sono meritato» borbottò la ragazzina senza nemmeno guardarlo negli occhi.
Neville mandò via i tre ragazzi e la fissò a braccia conserte. «C’è qualcosa che non mi torna in questa storia. Sei sicura di avermi detto tutto? Non è da te essere prepotente o azzuffarti, quella è una prerogativa di tuo fratello».
Roxi si strinse nelle spalle. D’altronde che cosa avrebbe dovuto rispondere? Neville la conosceva dalla nascita e, in più, chiunque dotato di un minimo d’intelligenza si sarebbe chiesto per quale assurdo motivo una ragazzina avrebbe dovuto aggredire ben tre suoi compagni al medesimo tempo.
Ascoltò il rimprovero in silenzio e, appena fu congedata, si affrettò a raggiungere la sua Sala Comune, dove individuò la figura che cercava, raggomitolata sul divano. Per fortuna non c’era nessun altro essendo ora di pranzo.
Roxi sospirò e si sedette sul bordo del divano: la voglia di rimproverare il suo migliore amico era sparita completamente. Frank aveva gli occhi rossi e le guance ancora umide.
«Stai bene?» le chiese all’istante.
«Certo, ne dubitavi?».
«Non avresti dovuto fermarti. Ero sicuro che mi avresti seguito in Sala Comune».
Roxi sbuffò e lo abbracciò. «Devono capire che non possono toccarti». Tutti la consideravano un vero maschiaccio, nulla a che vedere con l’eleganza innata delle sue cugine più grandi, ma anche lei sapeva essere dolce: asciugò le guance dell’amico, conscia che presto il pranzo sarebbe finito e vi erano ampie possibilità che qualcuno gli vedesse e lo prendesse in giro.
«È intervenuto tuo padre» lo avvertì la ragazzina, ma lo strinse nuovamente in un abbraccio accarezzandogli le spalle in modo che si calmasse.
«Non volevo che finissi nei guai per me».
Roxi roteò gli occhi. «Sono la tua migliore amica».
Frank sospirò e appoggiò la testa sulla sua spalla. «Sarà peggio. Dopotutto per loro sono ‘il figlio del prof’!».
Roxi non sapeva come replicare, così disse: «Basta piangersi addosso!». E cominciò a fargli il solletico.
«N-no R-Roxi, ti prego!».
Dopo qualche minuto cedette alle sue suppliche.
«Ti voglio bene, Roxi» sussurrò Frank, mentre la ragazzina iniziava a lamentarsi di avere appetito.
 
 
 

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Capitolo 3
*** Hogsmeade ***





Hogsmeade
 
 



«Wow, sono emozionatissima!» trillò Roxi, beccandosi un’occhiataccia dal custode, Argus Gazza, che controllava con espressione arcigna i permessi degli studenti.
Frank le sorrise e, mentre si avviavano al cancello, commentò: «Secondo Gazza, avrei potuto consegnare un permesso falso?».
Roxi ridacchiò. «Certo, dopotutto tuo padre è soltanto il Direttore della nostra Casa».
«Quello a cui vanno tutti i permessi» rise a sua volta il ragazzino.
«Non mi dire che tu non sei emozionato!».
«Certo. È strano poter uscire da Scuola, per giunta da soli».
«È magnifico, vorrai dire» lo corresse Roxi prendendogli la mano e cominciando a oscillare le loro braccia, come da bambini, ma a Frank non importava degli sguardi derisori degli altri e rise con lei.
«Prima tappa?» le chiese Frank, quando finalmente furono nella stradina che collegava il villaggio di Hogsmeade a Hogwarts.
«Mielandia, naturalmente… no, aspetta, prima dobbiamo passare da mio padre. Gli ho scritto della gita e sicuramente sarà venuto».
«E poi Mielandia» disse Frank.
«Assolutamente sì» convenne Roxi. «È una tappa imprescindibile! E poi andiamo alla Stamberga Strillante».
Frank arricciò il naso. «Dobbiamo proprio?».
«Naturalmente. Ma di che ti preoccupi? Noi sappiamo che non è mai stata infestata!».
«Sì, ma è inquietante lo stesso» ribatté Frank, facendo alzare gli occhi al cielo all’amica.
«Dobbiamo anche passare dall’ufficio postale e prendere una burrobirra ai Tre Manici di Scopa, lo fanno tutti, me l’ha detto Fred».
Frank annuì.
Giunti a Hogsmeade percorsero l’High Street fino alla sede distaccata dei Tiri Vispi Weasley. Solo allora si accorsero di tenersi ancora per mano, si scambiarono uno sguardo imbarazzato e sciolsero la stretta prima di entrare nel negozio.
Come previsto da Roxi, George Weasley li accolse con un sorriso caloroso e, al suo richiamo, dal retro del negozio, apparve anche Angelina, la moglie.
«Mamma, ti sei liberata! Pensavo fossi impegnata con la squadra!» strillò Roxi visibilmente contenta.
«Mi sono ritagliata mezza giornata da trascorrere con la mia famiglia» rispose la donna, salutando con un abbraccio e un bacio anche Frank.
Si intrattennero almeno una mezz’oretta con i Weasley e ne guadagnarono una piccola scorta di Tiri Vispi Weasley.
«Non credo che mio padre sarebbe contento di saperlo» borbottò Frank indicando la sua busta.
Roxi si strinse nelle spalle. «Il negozio lo conoscono tutti, è una specie di tacito accordo, no? L’importante è non essere beccati con prodotti proibiti».
Frank annuì.
I due, però, dimenticarono gli scherzi appena giunsero da Mielandia, che probabilmente sarebbe diventato il loro negozio preferito. Spesero gran parte dei loro risparmi in dolciumi vari con la scusa che prima della successiva gita probabilmente sarebbe trascorso come minimo un mese. Una volta soddisfatti, per il divertimento di Roxi, si avviarono verso la Stamberga Strillante.
«Fa freddo, potremmo andare direttamente ai Tre Manici di Scopa» bofonchiò Frank contrariato.
Roxi scosse la testa. «Hai paura?».
«No, no» negò Frank senza essere molto convincente.
«Dammi la mano» ordinò allora Roxi, «Ci daremo coraggio a vicenda».
Frank obbedì poiché stringerle la mano gli dava una profonda sensazione di sicurezza.

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Capitolo 4
*** Inquietudini notturne ***




Inquietudini notturne
 
 


Si rigirò nel letto e sospirò. Non riusciva proprio ad addormentarsi, così si alzò e indossò le sue babbucce a forma di puffola pigmea.
Si fermò soltanto un attimo con la mano sulla maniglia tendendo l’orecchio: bene, le compagne dormivano tranquillamente.
«Porco Merlino» sbottò a bassa voce: il pianerottolo era buio e lei aveva dimenticato la bacchetta. Naturalmente non se ne parlava di tornare indietro, quell’antipatica di Lorein Calliance aveva il sonno leggero ed era già un miracolo che non si fosse svegliata fino a quel momento. Non voleva neanche pensare alle conseguenze: come minimo il giorno dopo l’intera Hogwarts avrebbe saputo che Roxanne Weasley, il Prefetto Weasley – ancora non credeva a quel titolo e aveva la tentazione di nascondere la spilla anche durante il giorno, ma Neville l’aveva diffidata dal farlo – usciva di notte per incontrare il suo innamorato. Una cosa pazzesca, insomma. Suo fratello, però, ci avrebbe creduto e sarebbe stato in grado di rompere le pluffe anche a chilometri di distanza.  Non che avesse bisogno del suo permesso, ma ultimamente stava diventando pressante e questo l’infastidiva non poco.
Scese le scale rasentando il muro e impiegò un’eternità ad arrivare in Sala Comune, dove, per fortuna, i tizzoni ardenti nel caminetto le illuminarono la strada fino alle scale del Dormitorio maschile, che percorse lentamente finché non raggiunse un piano che conosceva molto bene ed entrò nella camera dei ragazzi del quinto anno. Non era la prima volta, ma sentiva che se fossero stati scoperti… No, non era la paura di star violando le regole… in qualche strano modo si sentiva imbarazzata al solo pensiero che la scoprissero lì. Ma perché mai?
La camera era buia, ma a tentoni Roxi raggiunse il letto del suo migliore amico e ne scostò le tende.
«Frankie» sussurrò a voce più bassa possibile, ma l’amico continuò a dormire. Si sedette sul bordo del letto e tirò le tende, poi lo scosse fino a svegliarlo. «Sono io» bisbigliò prima che il ragazzo potesse strillare o lamentarsi.
Frank la fissò imbambolato per qualche secondo, poi meccanicamente le fece spazio.
«Che succede?» le chiese. Anche lui, stranamente, sembrava nervoso più del solito.
«Sono furiosa con Fred e non riesco a dormire».
Frank sospirò e l’abbracciò. «È uno stupido, lascialo perdere».
«Ma tu pensi che dovrei farlo?».
«Solo se te la senti» sussurrò Frank.
«I miei sarebbero felici» sospirò Roxi.
«Ma tu no» disse Frank. Era una costatazione: Roxi non aveva mai mostrato il desiderio di entrare nella squadra di Quidditch. «E non è un problema. Ignora Fred. Io sarò comunque il tuo primo fan!». Le ultime parole gli sfuggirono dalla bocca, ma per fortuna Roxi non poté notare il rossore improvviso sulle sue guance.
«Il secondo» lo corresse lei.
«Eh?».
«Il primo sarà sempre mio padre».
Il cuore di Frank per qualche assurdo motivo aveva accelerato alla sola idea che qualcuno potesse superarlo, ma a quelle parole si tranquillizzò. «È un onore essere secondi al grande George Weasley» sentenziò sorridendo.
 

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Capitolo 5
*** Azzurro ***


[Questa flashfic oltre che alla challenge sul saturn, partecipa anche alla "Flash Challenge: Bacio" indetta sul gruppo Facebook Il Giardino di EFP con prompt10: bacio sulla guancia].
 




Azzurro
 
 



Il sole brillava alto nel cielo, specchiandosi nell’acqua cristallina. Una giornata estiva davvero insolita per l’Inghilterra, ma i ragazzi l’avevano accolta come una benedizione e ne stavano approfittando.
«Questa la prendo io!» strillò Roxi.
Frank la fissò sorpreso. «Dai, dammela, mia madre ha detto che se non mi spalmo la crema, posso tornarmene alla villa dei tuoi zii».
Roxi ghignò e sventolò il flacone davanti ai suoi occhi. «Vieni a prendertelo!».
«Roxi!» sbottò il ragazzo facendo per seguirla.
«Frank» lo richiamò la madre, «indossa le ciabatte! Potresti pungerti i piedi con qualcosa».
Frank sospirò e tornò suoi passi per obbedire. Roxi nel frattempo, però, si allontanò e lui fu costretto a correre per raggiungerla. «Dai, fa caldo» si lamentò.
«No, non mi hai ancora preso! Sono io che ho aspettato te» ridacchiò ella rimettendosi a correre e fermandosi soltanto in un anfratto di spiaggia nascosto da alcune rocce.
«Presa» gridò Frank abbracciandola alle spalle. Quel contatto suscitò un brivido in entrambi. Si separarono.
«Ehm, ecco la tua crema» borbottò Roxi che, stranamente, non gli rinfacciò di avergli permesso di raggiungerla. «Dovresti ringraziarmi» bofonchiò dopo qualche secondo, per spezzare quel silenzio imbarazzato.
«Per cosa?» replicò Frank confuso.
«Fred ha progettato di rubarti il costume non appena fossi entrato in acqua».
«Magnifico» borbottò Frank in uno sbuffo. «Tuo fratello non cresce mai».
«Possiamo farlo qui il bagno, non ci darà fastidio».
«Va bene» replicò Frank, lasciando cadere il flacone a terra, dimentico della parte di corpo ancora non protetta.
L’acqua era fresca, ma piacevole. Percepirono entrambi un’eccitazione che non seppero spiegarsi, così si immersero.
«Wow» trillò estasiata Roxi dopo aver fatto una capriola nell’acqua.
Frank era rimasto a fissarla ammirata e le sorrise. «Sei bravissima».
«Non ci vuole nulla» si schermì Roxi, raggiungendolo.
Frank si mise a fare il morto guardando il cielo azzurro. «Non è bellissimo?».
«Già» concordò Roxi sdraiandosi accanto a lui, con qualche difficoltà: non era brava a rimanere a galla.
Frank automaticamente le prese la mano, ma così persero l’equilibrio entrambi.
«Combino sempre guai» borbottò Roxi.
«Non è vero» le sussurrò il ragazzo, scoccandole un bacio sulla guancia.
I due si fissarono incerti per qualche secondo.
«Ragazzi, tutto bene?». La voce di Albus ruppe la tensione del momento. «Zia Hannah è arrabbiata perché non avreste dovuto allontanarvi».
«È colpa mia, Al» replicò Roxi prendendo Frank per mano. «Torniamo subito».
«Come volete» assentì il più grande allontanandosi.
«Sei un bugiardo» borbottò Roxi.
Frank si strinse nelle spalle. «Sei la mia migliore amica, va bene così».
Roxi strinse forte la sua mano: non avrebbero smesso di difendersi a vicenda.
 
 
 
 
 
 

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