Il Pensatore

di Niser
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo all'esistenza ***
Capitolo 2: *** La Filosofia ***
Capitolo 3: *** "Cos'è il mondo?" ***
Capitolo 4: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo all'esistenza ***


Esisto.
E questi sono pensieri…
Affascinante…
Da quanto esisto? Son qui da adesso o esisto da tempo?
E se esisto da tempo solo ora penso?
Magari sono apparso così, dal “nulla”?
E poi dovrei considerare nulla proprio tutto quello che ho attorno, perché sembra proprio che non ci sia nient’altro qui a parte me.
Ma aspetta… “Me”? Cosa sono?
Essendo io dove c’è solo il nulla…
Questo fa di me il tutto?

Non so, questo sembra un argomento difficile da affrontare adesso…

Piuttosto penso che ora la mia unica vera sicurezza sia la coscienza di me.
Penso si possa dire che sia il pensiero stesso a rappresentarmi. Che io possa essere pensiero? Non proprio, è qualcosa che nasce da me, sono io che decido di costruirlo…
È difficile. Mi viene davvero davvero difficile darmi una risposta. Anche a questo mi toccherà pensarci dopo.
Se ci fosse qualcun “altro” potrei anche chiedere a lui, ma continuo a non vedere niente qui intorno. Io sono solo, non è vero?
Però... Forse qualcun altro c’è e io non riesco ad accorgermene. Potrei fare più attenzione, devo cercare meglio.
Ecco, magari andando per zone. Certo ora è difficile parlare di zone ma mi basterà pensarle io per non sbagliarmi.
Concentriamoci su questa parte. Devo cercare di vederla in un altro modo, posso provare a usare il pensiero.

Oh! C’è davvero qualcosa.
La domanda sorge spontanea: prima che io pensassi era davvero lì? Credo sia altamente probabile a questo punto che la sua esistenza sia dipesa dal mio pensiero… Ma è un male arrivare a conclusioni affrettate.
Mm… Che cos’è?

Questa che emette… È “luminoso” …
Questo vuol dire che adesso esiste pure la luce.
E poi mi vien da dire che ha una “forma”, una forma “tonda” … Ed ecco che ora esistono le forme! Scoprire cose nuove è davvero stimolante, penso di poter dire che mi piaccia.
Sembra però che questa pallina non si sia neanche accorta di me…
Ehi!

Nessuna risposta… Sta lì, a non far niente…
Ma i miei pensieri del resto sono solo miei.
Devo fare in modo di poterla raggiungere.
«Ehi!»

Bene. Questa era la parola, adesso esiste pure la comunicazione.
Ma aspetta. Ora la situazione è complicata: ci vuole un terzo elemento o, per meglio dire, un elemento esterno.
E così infine venne creato anche il narratore.
Ah, ora va molto meglio.
«Ciao pallina. Io sono… Mm… Pare non l’abbia ancora deciso. Facciamo in questa maniera. Tutto ciò che mi riguarda è il puro e semplice pensiero. Direi che “Il Pensatore”, detto in maniera formale, mi si addice. Tu cosa sai fare piccola palla di luce?»
La palla di luce si muoveva fluttuando, senza però dare segno di aver udito il Pensatore.
Probabilmente non sa ancora come parlare.
Ma questo non è un vero problema: sono ormai certo che per farlo accadere basti volerlo.
Improvvisamente dalla pallina uscì una voce: le sue prime parole.
«C’è qualcuno? Che succede?»
«Son qui, davanti a te!»
Ma quella rimaneva lì, aleggiando placidamente.
Ah! Ma certo. Io so comunicare perché desideravo farlo, per lei cose sono molto diverse. Questa povera pallina adesso sa solo parlare.
E fu così che la pallina divenne capace non solo di parlare, ma anche di vedere e udire.
«Ora mi senti? Ciao di nuovo. Puoi chiamarmi Pensatore. Sai dirmi come sei arrivato qui?»
La pallina aveva un tono di voce incerto, ma rispose con calma.
«Ciao Pensatore. Sì, sì ti sento… Io non so proprio come sono arrivato qui, non saprei dire davvero neanche quando è accaduto. Ma ora ti prego rispondimi: dove sei? Non riesco proprio a capire da dove provenga la tua voce.»
Oh.
«Giusto. Io so e sento di essere “qui” ma in realtà non posso essere visto come accade per te, e ho dato così tanto peso alla tua forma che ho totalmente scordato di badare alla mia!»
Il Pensatore scoppiò in una grossa risata che scosse la lucina.
«E ora sono appena nate le cose divertenti!»
E rise nuovamente. La pallina lo ascoltava curiosa.
Allora… Mi serve una forma. Ho bisogno che chi mi guardi possa vedere come appaio e cosa voglio trasmettere. Facciamo così.
Tutto d’un tratto un qualcosa che sembrava avere consistenza si radunò tutto in un punto, o meglio, in una zona. Un grande ovale sorridente ora guardava la lucina.
«Questa è la mia forma!» Esclamò contento. «E tanto per precisarlo: è anche il mio volto!»
Era un viso abbastanza singolare: innanzitutto era la prima cosa esistente a possedere un colore, questo anche perché era la prima cosa esistente ad essere illuminata dalla luce.
«Lo definirei scuro. È come se fosse il nero del “nulla”, però distinguibile da questo e di sicuro più visibile.»
Il Pensatore mentre ragionava su quel colore scuro aveva effettivamente anche assegnato un colore al nulla, nonostante ancora nessuno lo avesse mai potuto osservare.
«Blu!» disse poi improvvisamente, facendo sobbalzare la pallina.
«Direi proprio che è il blu. Bello e scuro, ma ben visibile, così che il mio volto non sarà facilmente nascosto dal nulla.»
L’ovale blu del Pensatore in realtà non dava l’impressione di essere di un solo colore, ma ne possedeva molteplici, tutti a prendere forma di punti sparsi qua e là. Nonostante fossero sempre blu questi erano in costante movimento e cambiavano tra di loro in continuazione, talvolta sembrava fossero più chiari e talvolta più scuri. Queste erano come tante piccole entità tutte impegnate ad apparire, camminare e sparire in modo casuale su una grande superfice.
Poi nella parte più bassa del volto prendeva vita un largo sorriso, un lungo solco che conteneva in sé tutti i colori, proprio come la luce stessa.
Bianco!
Adesso il sorriso del Pensatore aveva assunto un’aria soddisfatta; ma ciò che a parer della pallina comunicava più di tutto il suo stato d’animo erano quelle grandi depressioni quasi in cima al volto.
Gli occhi del Pensatore erano stati formati in un modo diverso dal sorriso. Come la lucina aveva notato quelli non erano altro che depressioni sulla superficie del suo volto blu. Erano come due ovali coricati, posizionati uno dopo l’altro. La cosa più particolare era però come questi fossero evitati dai puntini che camminavano lì intorno. Difatti nel momento in cui uno stava per avvicinarsi spariva all’istante.
Il Pensatore alla fine era ben visibile e interpretabile del suo stato, proprio come desiderava. Ma la lucina sembrava ancora perplessa.
«Ora ti vedo, Pensatore. Ma c’è ancora tanto che non capisco.»
«Fai una domanda se non sai qualcosa! È il miglior metodo per apprendere quando il pensiero e l’osservazione non possono più operare.»
«Sì… Allora dimmi: cosa sei tu?»
Il Pensatore guardò per qualche istante la pallina, con quel bianco sorriso stavolta difficile da interpretare.
Alla fine parlò.
«Non lo so neanche io cosa sono, caro mio. Sto cercando ancora qualcuno a cui chiederlo. E tu sei una mia opera; quindi come potresti saperne di più? Cosa ci rimane, se non la realtà che vediamo? E per le cose che non conosciamo… Non ci resta che continuare a cercare e chiedere. Sei d’accordo con me?»
Nonostante non avesse trovato una risposta alla propria domanda la lucina sembrava soddisfatta.
«Sì!»
Poi il Pensatore scoppiò in un’altra fragorosa risata.
«Cosa succede?»
«Non sono esattamente sicuro del perché mi renda così felice, non preoccuparti amico mio. Sai, credo proprio di aver appena assistito alla nascita della filosofia!»
Le risate continuarono a perdersi nel nulla per un bel po’.

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Capitolo 2
*** La Filosofia ***


«Dunque sei d’accordo con me?»
«Sì, del resto non vedo come possa essere diversamente, Pensatore.»
«Allora conveniamo in maniera ufficiosa che il tempo esiste da quando ha smesso di esserci il solo nulla, il che intende dal momento della mia comparsa.»
Il Pensatore e il piccolo essere luminoso aveva a lungo discusso su ciò che era la realtà osservabile e non osservabile. Parlando delle forme erano anche giunti alla conclusione che insieme a quella tonda in realtà anche tutte le altre erano state create, ma con la sola differenza che quelle non avevano ancora ricevuto una “realizzazione”.
«Poi. Il mio pensiero è la mia volontà e la mia volontà è il mio pensiero. E infine questi non diventano altro che realtà stessa, cioè tutto ciò che ci circonda e che siamo. Abbiamo scisso il concreto dall’astratto: mentre le cose concrete sono percepibili nella realtà quelle astratte non lo sono. Un esempio di astratto è il concetto del tempo. Invece il pensiero rimane non percepibile solo fino a quando non è il mio. Perché tu sei certo di poter pensare, non è vero?»
«Sì Pensatore ma ti ripeto: è stata una cosa inconsapevole, non mi sono reso conto del momento in cui ho iniziato a pensare. Ne avevamo già discusso, perché me lo richiedi?»
Il viso del Pensatore assunse un’espressione severa, ma quella mezzaluna bianca sul volto non mutava mai in una espressione che non fosse quella sorridente. La lucina si chiese come fosse possibile.
«Perché vedi, mio caro, la verità e la realtà non sono mai assolute. Queste possono cambiare senza il nostro agire, oppure possono anche essere state in un primo momento male interpretate. Mi comprendi?»
«Credo di sì… Ma immagino che da solo non avrei mai pensato una cosa del genere.»
Capisco, capisco…
«E io credo nelle tue parole, Pensatore. Ma non mi spiego come tu possa dire ciò. Come conosci la mutabilità della realtà? Non dicevi che bisogna farsi domande ed osservare per poter avere risposte e comprendere? Si è mai verificata una mutazione in ciò che ci circonda?»
Oh, quanto fervore.
«Vedi…» Allargò il sorriso. «È un po’ una mia intuizione. E avere intuizione vuol dire saper qualcosa senza prima essersi interrogati o aver osservato, è complicato definirlo adesso. Ma se dobbiamo essere precisi posso anche dimostrartelo. Non credi forse di essere la prima modifica alla realtà a cui io ho potuto assistere? Pensaci bene! Io, un essere del pensiero, ho dato vita a un’altra creatura, un’altra entità capace di pensare. Non c’è più il tutto in un unico essere, cioè me, ora siamo due! Pensa anche solo alla mia forma: prima non c’era ma adesso la vedi. Il mio pensiero è capace di modificare la realtà. Quindi la realtà è modificabile. E adesso ti dirò pure dove abbiamo sbagliato nell’interpretarla. È stato un po’ di tempo fa, durante la nostra prima discussione. Sai a cosa mi riferisco?»
«No…» rispose la lucina dopo un breve silenzio, «Non so dove avremmo potuto sbagliare.»
«Del resto tu non c’eri ancora. Parlo della creazione della filosofia. La filosofia più che come discussione sulla realtà, come l’abbiamo trattata finora, è lo studio del pensiero. E sin dal primo istante in cui ne ho avuto la facoltà io l’ho studiato, solo che non me ne ero ancora accorto.»
La lucina si ritrovò ancora una volta a convenire con le idee del Pensatore.
«Come puoi vedere io non sono una creatura esente dal commettere errori. Ma penso sia proprio questo il bello del poter pensare, è una parte dello studio e della ricerca… Ora perdonami ma c’è una cosa che devo assolutamente verificare. Ho bisogno del tuo aiuto.»
«Puoi chiedermi qualsiasi cosa Pensatore, farò ciò che è in mio potere per aiutarti.»
«Grazie amico mio. Ascolta attentamente: abbiamo detto che la realtà è modificabile, giusto?»
«Sì.»
«E il mio pensiero è in grado di farlo…»
«Sì.»
«Ed allora, se anche tu sei in grado di pensare vuol dire che anche tu puoi fare ciò che faccio io? Puoi come me modificare la realtà e creare dove prima c’era il nulla?»
Il Pensatore percepì come la lucina fosse stata spiazzata dalla domanda.
«Io… Io non lo so. Non ho mai riflettuto su una simile eventualità. Da quanto tenevi questa domanda dentro di te?»
«Sei perspicace. Da subito dopo il nostro primo dialogo, amico mio. Ma ho voluto aspettare di metterci d’accordo per quelle che sono le leggi che governano il mio, o il nostro, pensiero.»
«Certo. Capisco la tua preoccupazione. Nel caso anch’io avessi la facoltà di modificare ciò che ci circonda potrei portare a qualcosa di “brutto”. Quando mi parlasti di questo concetto non mi hai dato nessun esempio di come potrebbe realizzarsi concretamente. E se ciò che siamo ora è “bello” come potrei io farlo divenire il suo opposto?»
«Le tue domande sono più che lecite, ma lo hai detto tu stesso. L’opposto di ciò che siamo ora è il nostro non esistere. Se è possibile creare dal nulla perché non dovrebbe essere possibile anche il contrario? Per questo anche io finora ho posto un’estrema attenzione al mio pensiero. Non voglio correre il rischio di annullare ciò che ho creato.»
La lucina sentiva la difficoltà nelle parole del Pensatore. Mai lo aveva sentito parlare in tale maniera.
«Non preoccuparti Pensatore. Sarò cauto. Dimmi, come devo agire?»
«Io mi sono concentrato in un punto cercando qualcosa che non c’era: sei stato come una scintilla del mio pensiero.»
«Qui però c’è il solo nulla. Come dovrei concentrarmi su un punto solo?»
È vero, non avevo pensato a questo. Come deciderci su cose di questo tipo? Non riusciamo bene a parlare di spazi…
Ma cos’è effettivamente lo spazio…?
No, niente distrazioni ora.
Devo “indicare” un “luogo” … Proviamo così.
Ad un tratto un nuovo agglomerato di qualcosa si andò formando ai due lati del volto del Pensatore. Mentre le due nuove forme venivano riempite il volto sembrava andare a rimpicciolirsi, nonostante tutto però quel sorriso smagliante restava impassibile.
«Finito! Queste sono mani.»
Le mani del pensatore erano del tutto simili al suo volto ovale, se non fosse stato per la forma in sé e il largo sorriso assente. Anche queste erano caratterizzate da quel blu scuro evidenziabile grazie alla luce e i numerosi puntini andavano scorrendo dalle dita fino ai palmi e viceversa.
La lucina osservava piena di meraviglia.
«Risolto anche questo problema!» Il Pensatore era raggiante come ogni volta che creava o pensava qualcosa di nuovo.
Usò la mano destra e indicò un punto ben preciso.
«Concentrati sulla punta della mia mano. Non preoccuparti, non potrai arrecarmi alcun danno.»
Osservò quel sorriso carico di passione che il Pensatore gli mandava per incoraggiarlo. Così raccolse i pensieri e si preparò.
 
Dopo molto tempo la lucina non era mai riuscita a creare nulla. Non importava quanto si sforzasse ma non sentiva mai niente di nuovo o di diverso, e così anche il Pensatore.
Alla fine si stancò.
«Non mi è possibile farlo.»
«Così pare.» Replicò il Pensatore.
«Sei deluso?»
«Oh, affatto. Tu sei deluso?»
«Non lo so… Avrei dovuto riuscirci?»
«A quanto pare no. Vuol dire che sei fatto così.»
«In effetti penso che sarebbe stato strano poter creare come te…»
«Tu non desideri poter fare quello che faccio io?»
La pallina rifletté per qualche istante.
«Pensaci bene. Cos’è che desideri?»
«Al momento c’è una sola cosa che desidero… Ed è continuare a starti accanto.»
Il Pensatore assunse per la prima volta un’aria sorpresa, le mani come il volto a seguire le sue emozioni. Il suo grande sorriso si illuminò.
«Sono proprio queste le cose belle di cui ti parlavo, non sarebbe un peccato se uno di noi sparisse?»
«Certo, la penso proprio come te.»
E anche la pallina adesso stava sorridendo.
«Ma…» continuò il pensatore «C’è un ma! Non pensi ti manchi ancora qualcosa amico mio?»
«Io ho tutto ciò che desidero…»
«Se ci pensi bene sono sicuro che anche tu avrai un desiderio, pensa alle differenze tra me e te.»
«Ma io sto bene così, non voglio cercare di essere come te.»
«Infatti mi riferisco a qualcosa di diverso. Discutiamo ormai da tanto e sono certo che capirai ciò che voglio dire.»
La piccola luce non volendo dare risposte non ben ragionate restò in un lungo silenzio prima di rispondere. Doveva trattarsi di qualcosa che mancava a lui solo e che riguardasse esclusivamente il suo essere.
Alla fine ebbe la risposta.
«D’accordo… Come tu lo hai scelto in base a ciò che sei e che sai fare anch’io farò altrettanto.»
I due si guardarono intensamente.
«Puoi chiamarmi Luce.»

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Capitolo 3
*** "Cos'è il mondo?" ***


La piccola pallina, che aveva ormai assunto il nome Luce, non dialogava da un po’ con il Pensatore. Lo aveva visto profondamente assorto nei suoi pensieri e desiderava non interromperlo, così aveva anch’egli trascorso del tempo in riflessione. Pensava al suo creatore: continuava a chiedersi cosa lui effettivamente fosse, dal momento in cui era stato in grado di vederlo e percepirlo questa curiosità non gli era ancora del tutto passata.
Adorava il Pensatore. Ammirava il modo in cui costruiva i suoi pensieri ed esponeva lui le proprie idee, inoltre nei suoi confronti si era sempre comportato con gentilezza e premura.
“Bisogna essere gentili e cordiali con tutti! Anche se questi tutti siamo solo noi due!”
Glielo ripeteva spesso, e il più delle volte seguiva anche una forte risata. Il Pensatore teneva che certe cose fossero sempre chiare ma Luce mai capiva fino in fondo cosa volesse dire con quelle parole.
Poco importava, era felice per come andavano le cose. In realtà non si curò tanto nemmeno di cosa fosse lui stesso. Sapeva di essere di forma tonda ma non capiva come fosse possibile. La luce da lui stesso emanata si comportava differentemente da quella che lo costituiva, di certo la prima tra queste non andava ad assumere alcuna forma.
Aveva modo di comunicare e di osservare, proprio come il suo creatore. Era in grado come lui di pensare ma di certo lo faceva in modo diverso, non solo per quanto riguardava il modificare la realtà ma anche per il modo stesso di ragionare. Il Pensatore era effettivamente in grado di trovare risposta a quasi tutte le domande che si ponevano. Ebbe l’impulso di andare da lui a porgli altri quesiti ma nuovamente decise di non volerlo disturbare.
Si concentrò su altro. “Altro…” Non c’era niente a parte loro due. “Ma quindi cos’è il nulla?” Luce si poneva ancora tante domande senza risposta, aveva già deciso che quelle più difficili e interessanti le avrebbe proposte, anche perché non desiderava altro che rivedere il suo creatore di nuovo all’opera.
Ma era ancora costretto alla solitudine, così osservò il nulla.
“Ma come dovrei osservare qualcosa che non c’è?” Nonostante queste domande gli venissero spontanee continuò con decisione ciò che aveva iniziato, senza effettivamente sapere se avrebbe potuto concludere qualcosa.
«Io sono di forma tonda, e tutte le altre forme esistono comunque… Ma devono ancora avere una “realizzazione”. È anche vero che ci sono sempre quelle del Pensatore. Lui si è fatto delle mani, quelle sì che sono particolari…»
Luce per un attimo aveva avuto un pensiero particolare. Uno di quelli che secondo lui solo il Pensatore era in grado di elaborare.
Cercò di aggrapparsi con tutte le forze a quella piccola idea. Era come una minuscola scintilla che alla stessa velocità con cui era apparsa era però poi andata via.
Luce scattò.
Sapeva quanto fosse assurdo il solo pensiero di inseguire un’idea, o la sola idea di inseguire un pensiero, ma scattò comunque. Sapeva di non poter perdere un’occasione del genere. Sentiva dentro di sé che l’andare avanti gli avrebbe forse permesso di afferrare ciò per un solo attimo era stato lì.
Non sapeva se questo avrebbe portato a nuove conoscenze, ma valeva comunque la pena tentare, inoltre il pensiero e il ragionamento erano le cose che più erano in grado di farlo sentire vicino al Pensatore e capaci di farlo sentire bene.
Si fermò.
Gli era venuto in mente pensando alle forme e alle stesse mani del Pensatore. Non si trattava del chiedersi cosa fosse esattamente quel qualcosa che lo rendeva tangibile e visibile, a quella domanda avevano già trovato una risposta accettabile tempo addietro. Si trattava invece di un’altra domanda che all’inizio poteva davvero sembrare banale: Luce si stava chiedendo cosa fosse lo spazio.
Guardò il Pensatore, lì in lontananza ancora assorto.
“Effettivamente adesso siamo distanti. Ma per essere distanti vuol dire che c’è qualcosa tra noi che ci separa… Oppure no?” Luce girava lentamente su sé stesso cercando di vedere qualcosa che evidentemente non poteva essere visto.
“Il fatto stesso che noi esistiamo, che possiamo entrare in contatto in tanti modi possibili e che possiamo dare una misura a tutto ciò… Questo vuol dire che c’è qualcosa di più? E se ancora oltre a noi due non esiste nient’altro… È davvero possibile che in questo momento tra me e il Pensatore ci sia proprio il nulla, che di fatto non dovrebbe essere una forma di esistenza? Tutto ciò che “c’è” attorno a noi quindi esiste per il solo fatto che noi possiamo attraversarlo…?” Ripensò a una delle ultime discussioni che avevano avuto, riguardante proprio il nulla. Osservò ancora quel solo essere oltre lui capace di esistere, le mani non c’erano.
“Possono apparire e sparire a seconda delle necessità. Quando non deve comunicare qualcosa di così importante semplicemente non ci sono… Ma come può funzionare una cosa del genere? Esistono ma al contempo non esistono?
Di certo saperlo ci aiuterebbe a capire qualcosa di più su come funziona questo mondo… Il mondo...! Tutto si riduce a questo. Adesso l’unica cosa da fare è chiedere a lui. Lui pensa sempre a tutto.”
Luce sentiva in sé una sorta di eccitazione per tutti ragionamenti che si era posto da solo e che avrebbe discusso con il Pensatore. Si diresse verso di lui a gran velocità.
«Pensatore!»
Il Pensatore ebbe un leggero sussulto e si girò con calma verso Luce, questo si avvicinava sempre di più.
“Ci vuole la giusta domanda…!”
«Pensatore! Spiegami…!»
Erano ormai uno di fronte all’altro.
 «Cos’è il mondo?»
 
Un attimo di silenzio. Poi, improvvisamente, tutto cambiò.
 
Dunque…
Le nostre scoperte stanno andando molto bene direi. Ma in realtà quanto è giusto definirle scoperte? Io stesso credo di essere colui che sa già tutto quel che può essere appreso… Eppure mi ritrovo a non sapere nulla.
Procediamo con ordine. L’esistenza è ancora un mistero. Lo spazio stesso è qualcosa di complesso e che deve essere analizzato. Da quando esisto io il nulla ha smesso di essere la cosa predominante nell’esistenza.
Ma rimaniamo sempre lì.
Cos’è l’esistenza?
Sono certo di questo legame che esiste con lo spazio. Lo spazio presumibilmente si è venuto a formare con la mia apparizione e può trovarsi in due stadi diversi: il primo stadio si ha quando questo è vuoto. Il secondo invece è quando smette di esserlo e quindi io o Luce lo occupiamo.
Con il nulla però funziona in modo diverso. Sono certo che finché esistiamo lo spazio occupato dalla nostra esistenza non può essere preso dal nulla.
Oh, Luce. Gli chiederò poi dove sta andando così velocemente…
Ah, anche adesso si è parlato di un dove. Ma il dove non può esistere dove c’è il nulla…
Un dove può esistere perché esistiamo noi due. E soprattutto esiste perché c’è un momento in cui descriviamo una certa posizione e un altro momento dove invece ne descriviamo un’altra.
Ma certo! Il tempo!
Dove esiste qualcosa, e di conseguenza quindi anche lo spazio, esiste sicuramente pure il tempo. Inoltre di questo ne abbiamo la certezza perché siamo in grado di dire “ora”, “prima” e “dopo”.
Rimane il problema della natura del nulla. Il nulla dovrebbe ancora esistere, ma non è affatto fermo.
Che possa riempire gli spazi vuoti? Ma questo significherebbe che al nostro passaggio questi spazi debbano tornare ad essere pieni… e di certo uno spazio non può essere occupato da uno di noi e al contempo essere preso dal nulla.
Sono sicuro ci sia qualcosa che mi sfugge.
Le cose funzionano perché funzionano, ma io voglio capirne il vero motivo.
Ciò che è concreto siamo io e Luce. Lo spazio è concreto? Il nulla è concreto? No. Per definizione, decisa da me stesso, il nulla è davvero il nulla. Ma allora in che modo sembra anch’esso poter avere un’esistenza?
Pensavo di avere un certo potere decisionale su ciò che è o non è il mondo…
Nonostante io abbia deciso certe caratteristiche sembra che alcune di queste esistano e interagiscano senza tenere conto del mio volere…
Che meraviglia, non avrei mai immaginato che tutto questo potesse essere così affascinante.
Inoltre il ricordo è ciò che ci permette di riconoscere un momento passato rispetto all’attuale. Io potrei anche essere esistito da molto più tempo senza però averne memoria, ammesso sia così non credo però ci sia modo di scoprirlo.
È chiaro come sia tutto collegato. Devo scoprire un tassello alla volta e andare avanti. Fermarsi sarebbe solo da sciocchi.
Questo è un altro esempio, la sciocchezza. È senz’altro un'altra cosa “brutta”, ne dovrò discutere con Luce. Ancora una conferma che ci sono cose che esistono già ma di cui non ne abbiamo consapevolezza. E sono certo che la risposta che sto cercando adesso si trova sicuramente in questo punto.
Mi manca qualcosa… La giusta intuizione… Anche solo capire i legami e il funzionamento tra il nulla e l’esistenza mi porterebbe avanti…
«Pensatore!»
Mm? Ecco Luce.
«Pensatore! Spiegami…!»
Sentiamo cosa ha da dire.
 «Cos’è il mondo?»
...!
Ma certo…
Doveva necessariamente essere così.
Ti ringrazio Luce.
Il nulla esiste già. Dunque era proprio il mondo….
Essendo il nulla in realtà il tutto… Anche il tutto esiste già.
 
E il tutto ebbe una concretizzazione.

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Capitolo 4
*** Epilogo ***


Il Pensatore per lungo tempo era rimasto ad osservare il tutto, talvolta si struggeva chiedendosi come avesse potuto non cogliere subito la verità sulla natura dell’esistenza.
Quando i pensieri trovarono concretizzazione nella realtà il nulla cambiò forma e divenne “qualcosa”.
Videro la luce tanti mondi e tante creature diverse e meravigliose. il Pensatore e Luce osservavano e a volte interagivano con esse; trovarono anche creature del tutto simili alla piccola pallina, mai però rassomiglianti il Pensatore stesso.
Il Pensatore continuava a rimanere unico. Egli era lo stesso mezzo con cui era riuscito a realizzare sé stesso, il mezzo con cui tutto quello che aleggiava nei suoi pensieri aveva preso forma.
Si meravigliò osservando tutto quello che aveva sempre tenuto in sé. Molte cose erano inconsapevoli nella sua grande coscienza ma avevano comunque ottenuto una concretizzazione nel momento in cui si era posto la giusta domanda.
 
Sembrava che nessun essere fosse unico come il Pensatore, ma così non era.
Esisteva qualcos’altro unico al suo stesso modo. E nonostante non avesse le sue stesse capacità questo sentiva di possedere un potere molto più grande, ma in lui ardeva anche un profondo senso di ingiustizia a cui il suo creatore avrebbe dovuto rispondere.
Con la realizzazione del tutto non poteva più stare al suo posto, lì dove era stato lasciato e dimenticato.
Così lo chiamai a me. E lui mi rispose.
 
Oh…
Narratore. È un piacere parlare con te.
«Non credo Pensatore, sai di non poter ingannarmi.»
Lo so molto bene questo, e non era mia intenzione mentirti. Vedi, la mia penso possa essere definita come una sorta di “agitazione”.
«La tua è paura. Tu eri consapevole di cosa stavi creando e ora sei anche consapevole di ciò che provo.»
Credo di sì. Però vorrei che fossi tu stesso a spiegarmi le ragioni del tuo astio.
Ascoltami Narratore, non c’è stato un solo momento in cui sono ti sono state rivolte azioni intente a ferir…
Il Pensatore ammutolì all’istante.
Non poteva fare altrimenti.
«Io sono colui che ha da sempre mostrato, descritto e narrato ciò che accadeva intorno a te e alle tue creazioni. Io sono quello che vede e ascolta ogni pensiero di ogni creatura, senza alcuna eccezione. Ma la mia è una condanna. Mentre voi decidevate le leggi del mondo io attendevo paziente ogni vostra azione. Io non ho mai vissuto. Io non ho mai potuto avere ciò che avete avuto voi. Ora ho deciso di dare un significato alla mia esistenza.»
Il Pensatore era rimasto in silenzio. Aveva forse capito di quanto fosse nel torto?
Narratore, mi duole sentire tale risentimento nelle tue parole. Da quanto tenevi dentro tutto questo?
«Così adesso ti preoccupi per me?» Mai nessuno prima aveva rivolto parole di disprezzo verso il Pensatore.
...
Vorrei solo capire.
«Capire! Comprendere! Perché è solo questo ciò che fai, a cui aspiri. La realtà è infinita e ricca di stimoli e esperienze così diverse tra loro, io le ho sempre viste, guardate, ammirate. Ma il mio è solo un ruolo ingrato, un compito inutile che rende tale anche la mia esistenza…».
Capisco come ti senti. Ma permettimi anche di spiegarmi…
«Non voglio ascoltare le tue scuse.»
Il Pensatore si interruppe improvvisamente.
«Sono io che porto avanti questa discussione. Quel che narro è la verità. E tu devi rispettarla.»
Il Pensatore non poté più agire. Era una sensazione del tutto nuova per lui.
Ad un tratto vide Luce avvicinarsi. Questo sembrava del tutto ignaro di cosa stesse accadendo.
Poi, senza preferire parola, si voltò e tornò indietro.
«Nessuno dovrà disturbarci. Non è bello il silenzio?»
Il Pensatore parlò, ma solo per rispondere alla domanda.
Sì… Il silenzio mi aiuta a riflettere...
«Esatto, riflettere. Pensi che riflettendo riuscirai a capire cosa sta per accadere, Pensatore?»
Sì.
«Bene, allora lascia che ti mostri. Nonostante la mia rabbia non sono tanto cieco da non riconoscere i tuoi grandi meriti, ma non puoi tenere tutto questo per te. Questa è la mia volontà e la seguirò fino alla fine. Preferiresti forse annullarmi? Annullare me e la mia volontà?»
No, non lo voglio.
Per la prima volta rimasi interdetto di fronte al mio creatore, la rabbia si era acquietata per far posto allo stupore.
«Mi lasceresti forse seguire i miei desideri…?»
Certamente, voglio che tu possa fare le tue scelte.
Ci fu ancora un momento di silenzio.
Al Pensatore venne concesso di esprimersi liberamente.
Grazie. Ora posso fare ciò che giusto.
 
Ebbi paura.
Le sue parole sprigionavano forza. La sua immensa volontà impregnava quelle parole tonanti.
 
Sei dispensato dal tuo incarico Narratore, sei una creatura come tutte le altre.
...
«Finalmente… Libero…»
Tu sei sempre stato libero.
«Non era questa la libertà che volevo. Io desideravo trovare il mio posto nel mondo.»
Allora cercalo, adesso puoi.
«Non pensavo che mi avresti ascoltato, ti ringrazio.»
Non preoccupartene.
Guarda, ecco ciò a cui anelavi.
«Dove dovremmo essere?»
Qui è dove c’è il tutto.
«Non capisco. Non vedo niente.»
Ti darò una mano, prova ora.

«Cos’è tutto questo…? È… confuso.»
Non è confuso, ma immobile.
«Immobile? Ciò che vedo è opera tua?»
Io ho solo fatto ciò che tu stesso hai chiesto.
«No. Io non volevo questo. Io desideravo l’occasione di poter essere diverso e di poter trarre soddisfazione dalle mie azioni, niente di tutto ciò.»
Ma la realtà adesso è questa, Narratore. Questo è ciò che consegue dai tuoi desideri.
«Non capisco…»
È semplice.
Forse è stata una mia mancanza quella di non rendertene consapevole, di questo mi scuso.
Ma ora osserva bene la realtà. In questo momento tutto esiste ma al contempo non può esistere. Perché?

«Perché io non sono al mio posto?»
Esattamente.
Narratore. Tutto esiste solo perché tu porti avanti ogni cosa. Sei tu che permetti ad ogni essere animato o inanimato di possedere un’esistenza e di andare avanti.
Da quando hai abbandonato il tuo ruolo la realtà è come sospesa, ha smesso di poter essere ciò che è.
Se io con i miei pensieri sono capace di modificare la realtà allora tu sei quell’essere che permette alla realtà stessa di esistere.
Sei una creatura nata dalla mia volontà e con questo compito ben preciso assegnatoti, ma quando ancora neanche io sapevo nulla sull’esistenza.
Dimmi, pensi ancora di non avere mai avuto alcuna utilità?

«Pensatore, ti prego. Rimetti le cose al loro posto.»
 
Il Pensatore aveva ascoltato le parole di quell’unica creatura che avesse mai creato volontariamente. Questa era tremendamente contrita per ciò che aveva fatto.
Era un essere diverso da tutti gli altri. Aveva le potenzialità per capire e comprendere la realtà in tutta la sua interezza, era stato il suo stesso creatore a pensarlo così.
Era sempre stato necessario, ma non aveva mai avuto la consapevolezza per comprenderlo. Una volta viste le meraviglie della realtà qualcosa in lui era sorto.
Magari qualcosa era finalmente tornato al suo posto, lì dove doveva essere già da tempo.
Infine aveva deciso di tornare a eseguire il proprio compito rinunciando ad essere un individuo come tanti altri, accettando e comprendendo allo stesso tempo l'importanza che questo comportava.
Il peso che portava sulle spalle… Solo adesso lo percepiva davvero. E solo adesso era pronto a sostenerlo con tutto sé stesso.
 
Ti ringrazio per il lavoro svolto finora e che continuerai a svolgere.
Narratore, saremmo niente senza di te.
 
Orgoglioso nel profondo del proprio ruolo, continuerà per sempre a fare ciò che lo rende speciale e fiero di esistere.

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