Nella nebbia

di MaryFangirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo Dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodici ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredici ***
Capitolo 14: *** Capitolo Quattordici ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quindici ***
Capitolo 16: *** Capitolo Sedici ***
Capitolo 17: *** Capitolo Diciassette ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


Questa fanfiction è una traduzione di una storia dal francese, link e info subito sotto.

Titolo originale: Dans le brouillard


Era una bella mattina di settembre. Fuori, si sentiva il flusso del traffico e il trambusto dell'ora di punta. I raggi del sole che entravano nella stanza atterrarono sulla pelle nuda, riscaldandola piacevolmente. La dolce sensazione accompagnata da baci sulla spalla e dalla carezza di una mano che le correva sulla schiena tirò Kaori fuori dal suo sonno. Emise un piccolo gemito semi scontento. Non voleva aprire gli occhi, aveva ancora sonno, lui l'avrebbe uccisa...
"Dormire...sono ancora stanca..." mormorò, rifiutandosi di aprire gli occhi.
La piccola risata che montò accanto a lei la fece sorridere, nonostante tutto. Aprì quindi gli occhi, voltò la testa e si tuffò nello sguardo grigio scuro del suo compagno, quello sguardo che la faceva vacillare ogni volta. Con un movimento rapido, lui la girò e si ritrovò sopra di lei catturando le sue labbra in un bacio selvaggio.
"Buongiorno, angelo mio" disse lasciando cadere una pioggia di baci sul suo collo.
"Ryo, non voglio alzarmi...sono ancora stanca..." disse lei imbronciata.
"Nessun problema. Possiamo restare a letto. Conosco dei modi molto piacevoli per rimanere occupati..." le sussurrò all'orecchio prima di afferrare il lobo tra i denti e mordicchiare delicatamente.
Sentì la sua compagna gemere e le sue mani viaggiare sul proprio corpo, alimentando il suo desiderio di fondersi in lei. Conoscendo i suoi punti deboli, si prese tempo per far sorgere il suo desiderio, così come lei lo ricambiava, e alla fine assaporarono ancora una volta la felicità di essere una cosa sola. Senza fiato, Ryo rotolò sulla schiena trascinando la sua compagna, avvolgendola contro di sé, disegnando arabeschi sulla sua schiena, fremendo al tocco delle sue dita che gli accarezzavano gli addominali.
"Se un anno fa mi avessero detto che mi sarei svegliato ogni mattina al tuo fianco, non ci avrei creduto..." le mormorò, lasciandole un bacio tra i capelli.
"Il matrimonio di Miki e Falcon ha avuto dei lati positivi..." disse lei ripensando agli eventi drammatici che quasi avevano costato la loro vita e quella di Miki...ma che li aveva anche portati a confessarsi i reciproci sentimenti.
"Sì. E alla fine non è così male fare mokkori con la stessa donna. È una sfida riuscire a rinnovarsi" scherzò, soddisfatto di sé.
"E Dio sa come ti rinnovi..." finse lei di lamentarsi.
"Ma sentila...non sono io quello che ti è saltato addosso ieri sera..." fece, beffardo, un sopracciglio leggermente sollevato.
Kaori arrossì vivamente al ricordo della serata che avevano trascorso insieme il giorno prima. Non si sarebbe mai creduta così audace da fare tutto ciò che le era passato per la testa...c'era da credere che la loro unione l'avesse liberata...ed effettivamente aveva molta più fiducia in sé da quando avevano definito a parole ciò che erano: una coppia, professionalmente e intimamente. Era serena, felice e fiduciosa del loro futuro. L'unico inconveniente era che, per il momento, non poteva condividere tutto ciò con nessun altro da quando avevano deciso di comune accordo di mantenere la novità per loro. Ciò permetteva loro di costruire la relazione gradualmente, senza aumentare il capitale di rischio rispetto ai loro nemici...
Dunque quella casa ospitava il loro segreto perché nessun altro sapeva che avessero compiuto il grande passo. All'esterno, mantenevano i soliti rapporti, uno il donnaiolo inseguito dall'arpia col martello, per grande infelicità dei loro amici. Kaori aveva ancora la sua stanza in apparenza, ma era da molto tempo che non dormiva lì.
Lo sentì muoversi e lo guardò interrogativamente. Lui le rivolse un piccolo sorriso ma lei percepì che lui non era molto a suo agio.
"Cosa c'è?"
"Insomma...beh...è passato un anno da quando Miki...Falcon..." iniziò, poi si fermò, visibilmente frustrato.
Ce l'aveva con se stesso: per lui era ancora difficile verbalizzare le cose quando si trattava di sentimenti...prese un profondo respiro e cercò di mettersi in ordine le idee.
"Sì, sono sposati da un anno. Ed è per questo che oggi ci riuniamo tutti insieme, per la festa che non c'è stata l'anno scorso" concluse Kaori.
"Lo so, ma non è quello che intendevo. È un anno anche per noi" disse lui con voce leggermente tesa.
Kaori lo fissò, chiedendosi cosa lo preoccupasse. Si sentì prendere dal disagio: non si sarebbe tirato indietro subito dopo quello che aveva appena detto? Cercò di calmarsi. Doveva fidarsi di lui. Avevano superato la parte più difficile...allora cosa stava succedendo?
"Sì, un anno. E per me, è stato l'anno migliore della mia vita, Ryo" lo rassicurò, guardandolo negli occhi.
"Anche per me. Kaori, questo è per te" disse, porgendole una scatolina.
Lei lo guardò sorpresa. Avevano deciso che non si sarebbero scambiati regali finché la loro relazione fosse rimasta segreta per evitare le discussioni compromettenti con persone troppo acute...prese la scatolina e l'aprì. Vi era un pendente di giada a forma di trifoglio su una lunga catenina d'argento. Era annidato in un sostegno in argento intarsiato in un bracciale.
"È bellissimo" mormorò lei, la voce leggermente tremante.
Ryo prese il ciondolo e lo separò dalla sua cornice. Fece passare il bracciale intorno al suo polso sinistro.
Poi prese la catenina e la mise intorno al collo della giovane donna sistemando il ciondolo nell'incavo del suo seno, lasciando che le dita vagassero sulla sua pelle.
"Nel posto giusto, sarò geloso..." la stuzzicò.
"Non me l'aspettavo...grazie"
Lo baciò teneramente, con le lacrime agli occhi. Lui le accarezzò la guancia.
"È un simbolo discreto di chi siamo: due persone che ne formano una sola. Ciascuno è una parte del gioiello, anche quando siamo separati, rimaniamo uniti"
"È molto romantico"
"Sì, Mick direbbe che è 'cheesy'..." mormorò, a disagio, anche se il regalo le era ovviamente piaciuto.
Lei sorrise, indulgente. Solo lui poteva offuscare un bellissimo momento troppo sentimentale. Certo, le sarebbe piaciuto che lui le dicesse che era pronto a parlare di loro ma sentiva che non era ancora il momento...stava facendo progressi. Se aveva ancora bisogno di tempo, lei avrebbe potuto aspettare.
"Beh, signor Saeba, è ora di alzarsi..." disse, sollevando le lenzuola per uscire.
"No, anch'io voglio un regalo..." le sussurrò, trattenendola e costringendola a sdraiarsi.
"Ancora?" esclamò lei, falsamente indignata.
Lui annuì e cominciò a baciare e a tracciare solchi con la lingua sul ventre e nell'incavo dei suoi seni dove riposava il pendente. La sentì ansimare e rabbrividire al suo tocco. All'improvviso prese il lenzuolo e la coprì, facendole cenno di non muoversi, di non parlare, e si sedette con disinvoltura sul letto. La porta si aprì senza preavviso e apparve Mick, senza fiato.
"Hi guy!" urlò.
"Ciao, Mick. Che ne diresti di suonare il campanello?" rispose Ryo con aria annoiata.
"Perché, sei occupato?" fece Mick, vedendo il suo amico ancora a letto.
All'improvviso, si rese conto che in effetti Ryo non era solo. Il suo viso si serrò. Dopo tutto quello che avevano passato, trovava ancora il modo di infilare nel suo letto un'altra donna oltre a quella che amava...quel tipo era inguaribile.
"Scusa. Spero per te che Kao non se ne accorga. Altrimenti sei un uomo morto..."
"Lo so" disse Ryo, scacciando la mano avventurosa che lo accarezzava con molta audacia sotto le lenzuola.
"Ero passato per dirti che c'è una sfilata di lingerie ma penso che tu abbia di meglio da fare"
"Grazie, vecchio mio. La prossima volta..."
Mick lo lasciò e Ryo si rivolse alla sua compagna che lo guardava con sguardo malizioso, gli occhi brillanti di desiderio.
"È stato un colpo basso. È ora della vendetta" disse, piombando su di lei come un predatore.
Si amarono così tanto che arrivarono in ritardo alla festa organizzata per Miki e Falcon. Tutti i loro amici si erano riuniti. Ryo fece il suo ingresso andando su Miki che lo spedì via con un'abile mossa di karate. Ebbe poi un incontro tagliente con le lame affilate di Saeko, il ginocchio di Reika e il vassoio di Kasumi. Finito il suo giro, si voltò per vedere chi non aveva salutato e si ritrovò faccia a faccia con il martello di Kaori. Deglutì e si ritrovò sepolto nel pavimento.
"Volevo solo essere amichevole..." miagolò.
Lei si sporse verso di lui, offrendogli una vista mozzafiato della sua scollatura, come ad alleviare il dolore della maertellata. Alla luce che brillò nei suoi occhi per un attimo, lei seppe che lui apprezzò.
"La prossima volta rimarrai amichevole da lontano" disse prima di lasciarlo.
"Sei troppo cattiva"
Ryo si alzò e andò a cercare conforto da Miki, ma dovette indietreggiare di fronte al bazooka di Falcon. Raggiunse Mick.
"Allora, questa sfilata?"
"Ah! Ti sei perso delle signorine mokkori in fine lingerie..." disse Mick con la bava alla bocca. "E tu? Non ti sei fatto beccare dal martello?"
"No, no. Se n'è andata in tempo..." mentì Ryo, guardando Kaori che chiacchierava allegramente con Miki e Saeko. Sempre più spesso si chiedeva cosa lo trattenesse dal rivelare la loro relazione. Stavano bene insieme, si capivano a meraviglia, avevano mantenuto la loro professionalità...da quando avevano superato quel confine, lui ne aveva guadagnato in serenità. I loro amici sarebbero stati felici per loro, forse un po' arrabbiati per essere stati ingannati per tanti mesi, ma sarebbe passata. Avrebbero dovuto parlarne.
Sorrise ripensando alla loro mattinata, alla reazione di lei quando le aveva offerto la collana. Aveva avuto quell'idea un mese prima e aveva richiesto la realizzazione a un artigiano che conosceva. Era un capriccio, ma non se ne pentiva. Non era mai stato con una donna così a lungo, mai era stato in coppia con una donna. Aveva flirtato, aveva fatto sesso, si era infatuato, ma non aveva mai amato veramente fino a Kaori.
E dire che all'inizio l'aveva vista più come una sorellina di cui farsi carico, mentre ora...ora era la donna che condivideva con lui i giorni così come le sue notti, al suo fianco nel pericolo, di fronte ai nemici, pronta a tutto per lui...così come lui lo era per lei. Ricordava le parole che aveva detto al generale De la Croiz, che era pronto a fare qualsiasi cosa per sopravvivere per la donna che amava e che era disposto a fare qualsiasi cosa per non lasciarla morire. Ma fino a che punto era disposto a spingersi per renderla felice?
"Ryo, tutto bene?" chiese Saeko con voce soave, destandolo dai suoi pensieri.
Con un'occhiata, lui capì che il suo avvicinamento era lontano dall'essere disinteressato e ciò lo infastidì. Assunse un'aria indifferente.
"Tutto bene, grazie, Saeko. E tu? Sei venuta a propormi il pagamento dei tuoi debiti?"
All'improvviso, il suo viso si contorse in un sorriso e i suoi occhi divennero libidinosi. Si incollò a lei, tenendola per la vita, lasciando che il suo sguardo compiaciuto vagasse sul suo corpo.
"Allora, andiamo adesso? Ti farò passare il miglior pomeriggio della tua vita"
"Ah sì, forse. Ma no, sto bene qui. D'altra parte, devo parlarti. Ho un lavoro per te"
Ryo si accigliò: conosceva i lavori di Saeko, non erano mai delle passeggiate. E per di più doveva parlargliene oggi...sospirò annoiato.
"Non sono interessato. E poi, non paghi mai i tuoi debiti" disse con sdegno.
"Questa volta, ho intenzione di pagarti tutto. Possiamo organizzare un fine settimana, se vuoi" gli sussurrò con voce languida.
"Quanti?"
"Tre colpi"
"No, non accetto per meno di dieci"
"Sei" propose lei.
Ryo rifletté alla proposta di Saeko, fingendo di pensarci perché non era interessato alla ricompensa.
"Tutto bene? Non vi disturbo?" li interruppe Kaori, piuttosto innervosita. Aveva visto Saeko avvicinarsi a Ryo con aria disinvolta e sospettava le sue intenzioni. Allo stesso tempo, anche se era sicura dei sentimenti di Ryo, aveva sempre l'impressione di non essere all'altezza di Saeko. E l'ispettrice aveva la capacità di imbarcarli in situazioni pericolose promettendo mari e monti a Ryo.
"No, no, Kaori. Stavamo discutendo, ecco tutto" si giustificò Saeko, sistemando una ciocca ribelle e allontanandosi.
"Ryo, hai negoziato il pagamento dei tuoi debiti?" lo rimproverò. "Abbiamo deciso che non accetteremo più lavori non remunerati in denaro da parte sua. Altrimenti incontrerai il mio martello" lo minacciò.
"Promesso. E poi è colpa sua, è stata lei a iniziare. Niente martello" disse lui.
Guardò la sottile catenina d'argento scomparire nella sua scollatura e i suoi occhi assunsero una calda luce che fece arrossire le guance di Kaori. Si ritrovarono soli per qualche secondo, come in una bolla, e ne uscirono quando una sedia raschiò sul pavimento. Lo sweeper si guardò rapidamente intorno, ma a quanto pare non erano stati notati...aveva la terribile voglia di abbracciarla, rassicurarla, sentire il suo calore circondarlo, la morbidezza della sua pelle, delle sue labbra...ne era decisamente diventato dipendente. La lasciò, scivolandole accanto discretamente:
"Ancora un'ora. Tra un'ora, rientriamo e..." fece in tono suggestivo.
Lei abbassò lo sguardo, turbata. Dopo anni di rifiuti e scherni, le era difficile immaginare a che punto lui la desiderasse. A volte ne aveva dubitato, pensando che fosse solo una fase, che una volta sperimentato il lato carnale, alla fine avrebbero scoperto che non si amavano realmente. Ma per il momento, resistevano bene. La relazione che avevano costruito sembrava riflettersi nella sfera personale e il tutto rafforzava i loro legami.
Ryo passò l'ora successiva facendo impazzire tutti gli ospiti, come se cercasse di scoprire quanti colpi, ginocchiate e minacce col bazooka riuscisse ad accumulare in quel lasso. Si sorprese perfino di scoprire che i suoi amici erano così pazienti con lui. Alla fine fu Kaori, furiosa, che lo buttò fuori dal locale con un ariete dopo un ennesimo tentativo di seduzione dietro Miki. Si scusò apertamente con tutti prima di congedarsi e portare via l'importuno.
Arrivati a casa, erano appena usciti dalla macchina che Ryo placcò Kaori contro il muro e la baciò appassionatamente. Lei gli legò le braccia intorno al collo, premendosi contro di lui. Quando si separarono, stavano ansimando. Senza una parola, andarono di pari passo al piano superiore, direttamente nella loro stanza.
"Questa giornata mi è sembrata lunga" disse lui baciandola il collo mentre slacciava i bottoni della camicetta, uno per uno.
"Ah? Eppure non sembravi annoiarti..." rispose lei, pensando al numero di gonne che aveva inseguito...
"Avevo altre idee in mente per oggi" sussurrò con tono suggestivo, lasciando le mani a vagare sul suo corpo.
Cominciò a mostrarle la portata delle sue idee, accarezzando, baciando, spogliando, amando la persona che più contava per lui. E tale persona glielo restituì, risvegliando in lui sensazioni che non aveva mai realmente provato: l'amore, il piacere di un desiderio condiviso, la felicità...tutti presi nel loro momento, non sentirono i passi sulla scale, né la porta che si apriva.
"Oh, scusate" esclamò Saeko arrossendo, cosa che avrebbe potuto farli ridere in un momento diverso da quello.
Con un gesto rapido, Ryo coprì entrambi con il lenzuolo per preservare l'intimità già messa in imbarazzo della sua compagna, essendo stati beccati in pieno.
"Esci di qui, Saeko!" urlò furiosamente.
"Esco, esco, ma ti devo parlare. Stasera" disse lei dopo aver riacquistato la superbia.
"Aspettami di sotto!"
Lei se ne andò. Ryo si voltò verso Kaori e si aspettava di vederla rossa per la vergogna. Le sue guance erano leggermente rosate per via del fard, ma i suoi occhi stavano ridendo. Anche lui ne fu contagiato: la sua rabbia scese all'istante e si misero a ridere insieme.
"Peccato: non avevamo finito..." disse lei, frustrata per l'interruzione.
"È solo un rinvio. Penso che finché non ci avrà parlato, non se ne andrà" disse Ryo.
"È te che vuole vedere"
"Quando si tratta di lavoro, riguarda entrambi, partner. Scendi con me"
Lei gli sorrise. Si rivestirono e scesero di sotto per raggiungere Saeko che si era seduta sul divano. Senza smontarsi, lei guardò prima l'uno, poi l'altra, fissandoli, e fece:
"Allora, voi due..." iniziò, vedendo che nessuno dei due si sforzava di continuare. "Da quanto tempo?"
"Un anno" rispose Kaori con calma.
All'aria smarrita di Saeko, capirono che la notizia la sorprendeva.
"E vorremmo che per il momento rimanesse segreto, Saeko" aggiunse Ryo a disagio. Lei annuì. Interiormente, si rallegrava per loro, per la possibilità che si erano finalmente concessi di vivere la loro storia.
"Beh, per come ti conosco, non sei venuta qui per piacere. Cosa ti porta?" chiese Ryo, assumendo un'aria seria. Si sedette sul divano, Kaori al suo fianco, in attesa che Saeko spiegasse cosa voleva da loro.
"Allora, come ti dicevo questo pomeriggio, ho un lavoro per te".

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


"Ti ascoltiamo. Che lavoro ci vuoi affidare?" chiese Ryo, sottolineando il 'ci'.
"Ecco, la storia è un po' lunga" disse Saeko, lasciandosi andare sullo schienale del divano. "Sono su una grossa indagine. Un traffico di droga, opere d'arte e una rete internazionale di prostituzione...ho indagato per diversi mesi e ammetto che abbiamo molte difficoltà. Sono convinta che ci siano corrotti tra gli agenti di polizia, o anche più in alto..."
"Queste sono accuse molto gravi..." disse Ryo, con tono parecchio serio.
"Lo so. È iniziato tutto sei mesi fa. Sono stati segnalati diversi decessi per overdose di una nuova droga. Abbiamo catturato alcuni spacciatori per fare il punto della situazione. Abbiamo individuato il legame con il furto di opere d'arte che sono uscite dal paese e trovate all'estero, così come i rapimenti di giovani donne in tutto il mondo, alcune identificate in varie reti di prostituzione"
"È disgustoso" disse Kaori, pallida di rabbia.
"Sì. Ma siamo bloccati. Qualcuno ci sta mettendo i bastoni tra le ruote. Mentre eravamo sul punto di ottenere una confessione da uno degli spacciatori, è stato ucciso all'interno della stazione di polizia. Sono appena stata ripresa dai miei superiori. In sostanza, se non avrò risultati molto rapidamente, mi porteranno via il caso" confessò, abbassando lo sguardo.
Ryo fissò Saeko, esaminando la sua postura e il suo atteggiamento.
"Ci nascondi qualcosa che ti tocca. Non mi piace. O ci dici tutto, o ti arrangi" disse Ryo con fermezza.
Saeko lo guardò sorpresa, poi gli sorrise leggermente. A volte dimenticava che, dietro la sua apparenza disinvolta, c'era un vero professionista con un istinto molto acuto.
"Hai ragione. Devo essere su una buona pista perché ho ricevuto lettere minatorie e hanno anche manomesso i freni della mia auto due giorni fa" li informò.
"In effetti, la faccenda è seria. Qualche idea sulla provenienza della droga?"
"Dall'America Centrale. Ryo, è un derivato della Polvere degli Angeli. Una versione più debole ma, per il momento, sembra impossibile disintossicarsi senza perdere la vita. Pensiamo che un ex componente dell'Union Teope abbia formato una rete..."
A queste parole, Kaori si alzò e si diresse alla finestra, turbata. Vedere il flusso del traffico la calmò.
L'Union Teope...ancora e ancora...si erano già presi suo fratello, avevano cercato di ucciderli più volte...quando sarebbe finita?
Ryo la guardò. Lei era forte, ma...
"Kao?"
"Tutto bene" mormorò lei. Tornò a sedersi insieme a loro qualche momento dopo e guardò Saeko dritta negli occhi. Quest'ultima rabbrividì per la sua intensità: la sorellina di Maki era proprio cresciuta.
"Non puoi rimanere senza protezione se sei minacciata. Faresti meglio a venire a vivere qui"
Ryo e Saeko la fissarono senza capire. Non era la risposta che si aspettavano.
"No, Kaori, ti ringrazio ma..."
"Niente ma. Ho già perso mio fratello, mi rifiuto di perdere un'amica in più...soprattutto quando avrebbe potuto essere mia sorella..."
Saeko distolse lo sguardo per non mostrare l'emozione che le parole della giovane donna avevano suscitato. Ryo prese la mano della sua compagna e la serrò per sostenerla.
"Kaori ha ragione. E poi, potremo parlare meglio del caso"
"Significa che accetti? Che accettate?" mormorò Saeko, incredula.
Ryo e Kaori si scambiarono un'occhiata d'intesa. Saeko rimase come sempre impressionata dalla complicità che esisteva tra quei due da così tanti anni, complicità che più volte li aveva fatti uscire da situazioni pericolose.
"Sì. E verrai a stare qui da stasera" disse Ryo alzandosi in piedi. "Andremo a casa tua per prendere le tue cose, e domani ne riparleremo"
"Okay" sussurrò Saeko. Non l'avrebbe confessato a nessuno, ma era rassicurata dal fatto di non essere più sola e che aveva qualcuno che l'avrebbe protetta. Inoltre, poter finalmente riuscire a passare una notte dormendo adeguatamente le avrebbe sicuramente fatto molto bene e avrebbe calmato i suoi nervi. I due partirono verso casa di Saeko.
"Allora, tu e Kaori..." mormorò Saeko in macchina.
"Sì, abbiamo superato la barriera. Ma tienilo per te ancora un po'" disse lui ammiccando.
"Promesso. Ammetto di essere un po' gelosa. Ma tu hai avuto più coraggio di me e questo è un bene"
Represse la sensazione di rimpianto che nacque nel suo cuore. Avrebbe voluto avere il tempo di vivere una bella storia con Maki. Se solo non avesse avuto tanta paura di affezionarsi a qualcuno, diventare dipendente da lui...
"Comunque, se vuoi pagare i tuoi debiti, c'è ancora tempo..." disse lui, agitando le dita verso di lei. Saeko gliele picchiettò, con aria annoiata. Lui tornò serio.
"Sto scherzando. Basta con questa storia"
"È fortunata"
"No, sono io quello fortunato. È stata più che paziente con me"
"Perché nessuno lo sa? Perché interpretate ancora gli stessi ruoli di prima?"
"Per darci del tempo...io ne avevo bisogno all'inizio, poi il tempo è passato..."
Ripiombarono nel silenzio. Arrivati all'edificio di Saeko, si diressero verso il suo appartamento. Mentre lei stava per inserire la chiave nella serratura, Ryo la trattenne. La spinse da una parte e si appoggiò leggermente alla porta. Questa si aprì, rivelando un vero disastro. Tutto era stato rivoltato e saccheggiato. L'appartamento era stato perquisito da cima a fondo. Saeko scorse la scena, annientata.
"Ryo..."
"Forza, dolcezza. Vai a prendere le tue cose. Torneremo domani" disse, spingendola verso la sua stanza.
Lui iniziò a raccogliere oggetti nel salotto mentre l'aspettava. Si imbatté in un bottone con un'effigie a forma di aquila...lo prese e lo chiuse in un fazzoletto. Quando Saeko tornò dopo pochi minuti, glielo mostrò e lei negò che fosse suo. Forse avevano una prova...ripartirono. Ryo aveva una brutta sensazione. Voleva tornare al più presto per trovare Kaori.
Giunti vicino a casa, Ryo sentì delle auree malvagie intorno e all'interno dell'appartamento. Lasciò la Mini dietro l'agenzia di Reika ed entrambi si incamminarono attraverso gli scantinati. C'era scompiglio al piano superiore. Sentirono dei forti rumori...Ryo trattenne Saeko che era sul punto di precipitarsi.
"Kaori!"
"Lo so. Ma non gettarti a capofitto. Lei sa difendersi" le disse, molto serio.
Come a volergli dare ragione, si udì uno sparo.
"È la Smith&Wesson di Kaori. Chiama Mick. Abbiamo bisogno di un paio di occhi prima di intervenire"
"Ok"
Passarono per l'armeria per rifornirsi, poi, con le istruzioni di Mick, salirono di sopra. Neutralizzarono i cinque uomini che si tenevano al piano inferiore. Sulla porta del salotto, Ryo diede un'occhiata e vide tre uomini. Mick gli aveva detto che ce n'erano cinque. Saeko gli toccò il braccio e gli mostrò il telefono.
'K chiusa nella stanza R, tre al piano di sotto, due di sopra'.
Lui entrò, Saeko lo copriva. Neutralizò silenziosamente i tre uomini e prese di mira il quarto. Il quinto era evidentemente entrato nella stanza dalla quale si sentiva la confusione.
"Alza le mani e lascia andare la tua arma" gli disse.
"Tu sogni. Sei tu che lascerai la tua arma" disse l'altro, con un sorriso malvagio sulle labbra. Infilò la mano in tasca e tirò fuori una granata.
"Se la lascio andare, farò esplodere la porta della stanza e dovrò buttarne solo una seconda dentro per far saltare in aria la tua ragazza" disse, picchiettando la tasca.
"Non farai in tempo, ti avrò fatto fuori prima" disse Ryo minaccioso.
"Vuoi provare? Guarda bene!"
Fece per sganciare la granata ma le sue braccia furono immobilizzate dai coltelli lanciati da Saeko. La granata, sbloccata, cadde a terra. Il quinto ladro uscì dalla stanza tenendo Kaori per la gola, un'arma puntata contro la sua tempia. Nonostante la situazione, lei rimaneva calma e fissò lui aspettando un suo cenno. Ryo ignorò i segni dei colpi sul suo viso, il suo labbro gonfio. Per mantenere la calma, guardava solo i suoi occhi, il suo corpo. Dopo tanti anni, ne conosceva il linguaggio.
Lo percepì prima che lei facesse un movimento. Inviò una violenta gomitata nella pancia di quello che la tratteneva. Sorpreso, lui fece urtare l'arma sulla testa di Kaori e questa, stordita, cadde nel vuoto sopra la ringhiera. Crollò a terra, incosciente.
"Saeko, occupati di Kaori" gridò Ryo, poi inseguì il criminale che era fuggito di corsa oltre la ringhiera prima di dirigersi verso la porta.
"Kaori!"
La donna si precipitò al suo fianco e le cercò il polso. Respirò: era viva. Tranne qualche livido, non sembrava essere ferita. Rimase vicino a lei, all'erta, dopo aver ammanettato i quattro uomini che erano riusciti a neutralizzare. Qualche minuto dopo, la giovane donna riprese i sensi. Aveva male alla testa e un po' dappertutto. Quando volle alzarsi, ebbe una vertigine che la fece ricadere a terra.
"Calma...hai battuto la testa mentre cadevi" le disse Saeko costringendola a sdraiarsi.
"Ryo..." mormorò Kaori, cercandolo.
"Si è lanciato all'inseguimento..."
"Sono qui. Non sono riuscito a prenderlo" disse lui entrando nella stanza con un'espressione cupa.
Si avvicinò alle due donne e si inginocchiò accanto a loro, fissando Kaori.
"Allora, dovevi fare l'esibizionista" scherzò. Ma il suo sguardo preoccupato smentiva la leggerezza delle sue parole. Lei sorrise debolmente.
"Te ne eri andato con un'altra donna, ho chiamato altri uomini per sostituirti"
"Mi sento rassicurato: un solo uomo non sarebbe abbastanza, allora..."
"No, infatti" rispose lei, una crepa nella voce. Lui la prese dolcemente tra le braccia e la strinse per consolarla, poi l'aiutò ad alzarsi lentamente.
"Saeko, gliela faremo pagare a quella feccia. Ne faccio una questione personale"
"Sì. Anch'io"
Mick arrivò poco dopo, preoccupato, accompagnato da Kazue. La giovane donna visitò Kaori ma, a parte una sorveglianza durante le ore successive alla perdita di coscienza, non raccomandò nient'altro. Ryo estrasse il bottone dalla tasca e lo mostrò a Mick.
"Guarda. Ti dice qualcosa un simbolo a forma d'aquila?"
"Non è un'aquila, ma una fenice" disse Mick con tono colto.
"Chi se ne frega, è un volatile con le piume. Aquila o fenice, è la stessa cosa" esclamò Ryo, seccato.
"No, è simbolico: l'uccello che rinasce dalle proprie ceneri...e non mi dice nulla. D'altra parte, se me lo chiedi gentilmente, posso raccogliere informazioni attraverso le mie reti" aggiunse Mick, magnanimo.
"Sì, fallo. Voglio trovare il bastardo che ha fatto questo casino a casa mia"
-E che ha toccato la mia donna- pensò, guardando Kaori. Era in collera con quegli uomini, con se stesso per non aver previsto che li avrebbero attaccati così in fretta...lei avrebbe potuto pagarne il prezzo e lui sarebbe rimasto solo...
Sentì la mano della sua compagna sul braccio e immediatamente i sentimenti devastanti scomparvero. Lei era livida e i colpi che aveva ricevuto cominciavano a segnarle il viso e il corpo.
"Per oggi, abbiamo tutti fatto la nostra parte. Grazie Mick per il tuo aiuto"
L'americano fece un gesto con la mano.
"Un po' d'azione per illuminare un po' di più una bella giornata. Buonanotte"
Dopo il congedo di Mick e Kazue, arrivò la polizia, prese in custodia i prigionieri e se ne andò. Ryo, Kaori e Saeko rimasero soli. Ryo si rivolse a Saeko.
"Sono arrivati qui troppo in fretta, Saeko" le disse Ryo cupamente.
"Mi dispiace. Non pensavo..."
"No, non capisci. Penso che ci avessero già presi di mira prima che tu ci chiedessi aiuto"
"Sì, volevano prendere me per fare pressione su di te" disse Kaori, una punta di rabbia nella voce. Ancora una volta, avevano voluto servirsi di lei come punto debole di Ryo. Ma questa volta non ci erano riusciti. Aveva combattuto come una leonessa, tuttavia per fortuna erano rientrati perché non era sicura che avrebbe potuto resistere a lungo...
"Visti i danni, hai dato loro del filo da torcere" disse lui, orgoglioso di lei. Kaori arrossì leggermente al complimento. Ryo invitò Saeko ad andare a dormire e portò Kaori in bagno per occuparsi dei suoi lividi. Vi passò sopra un unguento anestetico e curativo, cercando di essere il più gentile possibile. Lei non gemette né si mosse. Quando ebbe finito, le passò il pollice sulla guancia con tenerezza, poi la prese tra le braccia.
"Ti sei comportata come un boss, Kao" le sussurrò e l'abbracciò. Lei si annidò tra le sue braccia, appoggiando la testa contro il suo petto, e ascoltò il battito del suo cuore, che la calmò.
"Ho avuto paura, Ryo"
Lui prese il suo viso tra le mani e la fissò. Anche lui ne aveva avuta, ma non glielo disse. Era anche più che soddisfatto che lei li avesse menati, il che la fece sorridere. Gli allacciò le braccia al collo e lo baciò. Lui ricambiò il bacio con amore e tenerezza, poi la prese in braccio e la portò nella loro stanza.
Giunto alla porta, si fermò: la stanza era sottosopra ed era francamente troppo tardi per rimettere tutto in ordine.
"Ho preso il letto extra nella stanza di Kaori. Possiamo dormire tutti e tre nella stessa camera" disse Saeko, appoggiandosi allo stipite della stanza accanto.
"Ma certo, ora che sai che la situazione è priva di rischi, mi inviti a dormire con te..." ironizzò Ryo.
"Con Kaori e la scorta di martelli nell'armadio, non rischio granché" rispose lei rapidamente, tornando nella stanza.
"Mi autorizzi a entrare nel tuo letto?" chiese Ryo a Kaori, leggermente intimidito. Era sciocco, ma non aveva mai dormito nella stanza di lei e aveva come la sensazione di entrare in un territorio sacro.
"Sì, è di tuo interesse" scherzò lei.
Dopo essersi cambiati, andarono a letto. Ryo attirò la giovane donna a sé, incollandosi contro la sua schiena, approfittando del suo calore, del suo odore, la sua nuova droga...Kaori si addormentò rapidamente, esausta. Saeko, che non riusciva a dormire, si girava e rigirava.
"Sei al sicuro, Saeko. Non succederà più nulla oggi" la interpellò lo sweeper.
Lei lo fissò. Aveva un braccio intorno alla vita di Kaori e la teneva stretta a sé. Un soffio di gelosia la colse per poi andarsene. Avrebbe voluto che qualcuno tenesse così anche lei, per sentirsi amata, protetta, al sicuro...ma aveva fatto la sua scelta e doveva conviverci...
"Lo so. Buonanotte, Ryo"
Lui chiuse gli occhi e lei lo imitò a breve. La serata era stata dura, e senza dubbio lo sarebbero stati anche i giorni a seguire.

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


 
La galleria d'arte Takahama era divenuta, qualche mese prima, la galleria da non poter perdere di Tokyo. Ogni dilettante che voleva brillare nella società doveva averci messo piede e aver acquistato qualcosa. In quel modo rappresentato perlopiù da persone anziane, la giovane donna bionda con un abito attillato e una giacca di pelle fece girare le teste al suo passaggio quando entrò con passo conquistatore. Con aria sdegnosa, fece il giro delle opere esposte. Il proprietario si avvicinò a lei con aria melliflua.
"Buongiorno signorina. Forse posso aiutarla?" sussurrò.
Lei abbassò gli occhiali da sole, fissandolo con i suoi occhi grigio-blu. Poi, rimettendoli, rispose con tono indifferente:
"Non lo so. Voglio aggiungere un nuovo dipinto alla mia collezione, ma quello che ha qui è terribilmente privo di interesse. E questa sarebbe la migliore galleria del momento, mi permetta di ridere..."
Il proprietario si sforzò per non farsi offuscare da quella frase omicida. Che smorfiosa!
"Cosa le piace, signorina?"
"Di certo non questi vecchi crostoni. Cerco Richter, mi sono innamorata della donna e del bambino sulla spiaggia. Darei qualsiasi cosa per averlo e decorare la mia collezione. Sono sicura che si sposerebbe meravigliosamente con i miei Picasso e Kandinski..."
Il proprietario prese interesse ad ascoltare la sua cliente. Indicò una poltrona con la mano.
"Se mi permette, signorina..." fece, interrogandola con lo sguardo.
"Sara Parsons"
Lei si accomodò e lui le si sedette di fronte.
"Io sono Takeshi, il proprietario. Quindi le piacerebbe aggiungere la nuova generazione alla sua collezione"
"No, non la nuova generazione. Voglio quel dipinto e sono pronta a fissare un prezzo"
"Lei e suo marito avete molto buon gusto"
"Non sono sposata!" si offese. "Vivo da sola e non ho famiglia. La mia famiglia sono i miei quadri" disse, alzandosi e dirigendosi verso l'uscita.
"Aspetti, signorina Parsons! Posso prendere i suoi dati? Conosco il proprietario del dipinto che sta cercando. Posso sempre provare a dirgli due parole sul suo desiderio di acquistarlo..." suggerì Takeshi, un sorrisetto sulle labbra.
"No, la contatterò di nuovo tra due giorni. Arrivederci, signor Takeshi" disse, altezzosa. Uscì dalla galleria, facendo volare i suoi lunghi capelli biondi. Takeshi la guardò, il sorriso sulle labbra. Agitò la mano e un uomo uscì all'inseguimento della giovane donna. Poi andò nel suo ufficio e tirò fuori una foto scattata con il sistema di sorveglianza.
"Un bel bocconcino che valorizzerà la nostra collezione e i dipinti sul mercato..."
Sara stava camminando per la strada, consapevole di essere seguita. Erano riusciti a esporre Takeshi.
"Ti seguono, Kao. Portati una ciocca dietro l'orecchio se mi ricevi" sentì nell'auricolare che indossava. Obbedì.
"Fai finta di niente e vai a casa. Fermati in un negozio o due sulla strada. Per il momento, non hai nulla da temere. Faranno una ricerca prima di agire"
Lei si fermò di fronte a una vetrina. Vide Ryo nascosto in un angolo di un vicolo, cosa che la rassicurò, poi il riflesso che le veniva inviato. La sua immagine le era estranea. Lei, la rossina con i capelli corti e gli occhi nocciola, indossava una parrucca di lunghi capelli biondi e le lenti a contatto color blu-grigio. Le avevano fatto mettere un vestito troppo stretto per i suoi gusti e fastidiosi tacchi...si trattenne dal tirare giù la gonna per farla scendere un po'.
"Sei super sexy, angelo mio. Un vero appello al peccato..."
Lei rabbrividì al calore della sua voce che le echeggiò nell'orecchio.
"E dire che devo dormire sola questa notte..." mormorò, incontrando il proprio sguardo nella vetrina.
Riprese a camminare, ripensando a ciò che l'aveva portata fin lì. Erano trascorsi dieci giorni da quando Saeko era andata a vivere con loro. Dopo l'attacco all'appartamento, i prigionieri erano stati trasferiti ma il convoglio era stato assaltato durante il tragitto ed era stati uccisi tutti. Con le sue ricerche discrete, Saeko era risalita alla galleria. Avevano dunque deciso di adescare il proprietario e il piano che Ryo aveva elaborato era costoso e gli era quasi costato qualche martellata.
 
[Flashback]
 
Si riunirono tutti e tre nel salotto e spiegò:
"Quindi offriremo a Takeshi delle opere d'arte per il suo mercato e una ragazza sexy per la sua rete"
"Dove vuoi trovare una miliardaria che si offra di farsi rapire?" chiese Saeko, scettica.
"La creeremo. Ma prima, Kaori, ti metterò nel mirino, alla larga da tutti" decretò fissandola, sorridendo. Contò alla rovescia e lei fu più veloce di quanto si aspettasse. Divenne rossa di rabbia e si piantò davanti a lui.
"Pensavo che ti fidassi di me. Non scapperò davanti al nemico solo perché hanno cercato di aggredirmi. Mi sono difesa bene, l'hai detto tu stesso. E ora vuoi che me ne vada? Non è giusto, Ryo. Non puoi farlo. Non puoi chiedermi di andarmene e lasciarti solo..."
"Non è quello che ti sto chiedendo" disse lui con un sorrisetto.
Amava il suo dannato carattere, i suoi eccessi d'ira, la sua fierezza a volte malriposta...era la sua partner e lui ora si scioglieva davanti al suo sguardo imbarazzato, le guance leggermente rosee per essersi fatta trasportare senza motivo. Non voleva lasciarsi distrarre...
"Allora, cosa ti aspetti da me?" chiese lei, riprendendo la calma.
"Diffonderò l'informazione che ho deciso di allontanarti"
"Dato che ci vogliono entrambi, manderanno degli uomini a cercarmi. Divideremo le forze" disse lei.
Lui annuì, orgoglioso che lei avesse compreso il suo piano.
"E tu diventerai la nostra esca. Sarà pericoloso, Kaori, e capirò se non vorrai farlo"
"Non puoi chiederglielo, Ryo. Lo farò io" disse Saeko, preoccupata.
"No, né tu né io possiamo farlo. Tu devi essere al commissariato durante il giorno e io...beh, non ho voglia di depilarmi e non penso di essere così sexy con un abitino come Kao" scherzò.
"Lo farò" affermò Kaori, decisa.
"Avrai un trasmettitore addosso e un micro-ricevitore. Non permetterò a nessuno di portarti lontano da me" disse lui, guardandola seriamente.
Lei annuì. Si fidava di lui.
"Il tuo obiettivo è quello di portare Takeshi a rapirti. Per questo, deve sapere che vivi da sola, senza affetti e, ciliegina sulla torta, possiedi delle opere d'arte. Avrà due ragioni per interessarsi a te"
"Se ti seguo, visto che dovrai nascondermi da qualche parte, io dovrò travestirmi. Non so come conti di rendermi sexy come dici tu" disse, abbassando gli occhi. Dopotutto, era solo una donna ordinaria, più un maschiaccio che una donzella in ghingheri. Come contava di renderla desiderabile? Lui le si avvicinò e le sollevò il mento. La costrinse a guardarlo.
"Non dovrò fare granché, sei una giovane donna magnifica. Sono io che ti spingo a mettere a tacere il tuo lato femminile"
"Ryo, io..." balbettò lei, non sapendo cosa rispondere.
"In compenso" terminò lui, "dovrai avere un altro aspetto."
"Penso di avere quello che serve" disse lei, andando nella sua stanza.
"Sei sicuro del tuo piano, Ryo? Non voglio che le succeda niente..." mormorò Saeko mentre erano soli.
"Sei molto sentimentale, per una volta..." rispose, con tono tinto d'ironia.
"Non ti permetto! È la sorellina di Maki" si difese lei.
"No. È la sorella di Maki. È cresciuta, non è più una bambina. E, Saeko, è la mia partner, il mio rischio è calcolato. Non rischierò di perderla adesso"
Saeko accettò la sua risposta. Lui era determinato, e non era nel suo stile prendere rischi incoscienti sulle persone che lo circondavano, men che meno se si trattava di Kaori.
Pochi minuti dopo, la porta della camera di Kaori si aprì di nuovo, rivelando una giovane donna bionda. Quando arrivò vicino a loro, ne furono sorpresi: erano di fronte a Sara, la giovane donna che aveva quasi fatto esplodere Tokyo qualche anno prima. Ryo deglutì, ricordando troppo bene quel doloroso momento in cui era stato separato da Kaori, lei gli aveva sparato e l'aveva ferito, lui le aveva detto che l'amava.
"Hai tenuto questo travestimento?" chiese, la gola chiusa.
"Sì, non volevo dimenticare..." mormorò.
Non voleva dimenticare quell'episodio e soprattutto il bacio che lui le aveva dato. Saeko la fissò.
"Se non lo sapessi, non ti riconoscerei"
"Ho pensato di riprendere anche lo stesso nome. Risparmieremo tempo" suggerì Kaori.
"Buona idea. Saeko, puoi aiutarla con il guardaroba. Aiutala a superare i suoi pregiudizi"
Ryo sapeva che Kaori non osava mai indossare abiti sexy per mancanza di autostima, a torto d'altronde, e anche per il lato pratico. Era bella e radiosa. Faceva già girare le teste così com'era, con un po' di insistenza, avrebbe fatto stragi.
Saeko li lasciò soli: sapeva che avrebbe trovato ciò di cui aveva bisogno da Reika e ne approfittò.
Ryo prese la mano di Kaori e la tirò contro di sé.
"Kaori, questi uomini sono pericolosi. Attieniti al piano, capito?"
"Capito"
"Nessuna decisione impulsiva, niente rischi. Ti difenderai il minimo indispensabile per una donna normale. Non sarai più City Hunter per i prossimi giorni, okay?"
"Sì, sono una miliardaria un po' altezzosa, con una bella linguaccia e che farà i capricci, è così?" disse, guardandolo con un'espressione frizzante di malizia.
"Sì. E dovrai vivere in un appartemento non lontano da qui a partire da oggi. Vedrai, è una piccola perla..."
"Ah? D'accordo..." mormorò lei, improvvisamente triste.
Si premette contro di lui. Non voleva separarsi da lui, si era abituata a viverci insieme, a passare le notti con lui...non poteva immaginare di vivere senza di lui. Lei che sognava di essere una donna indipendente, che cambiamento.
Ryo la tenne stretta a sé per molto tempo. Nemmeno a lui piaceva doversi separare da lei, anche se sapeva che non sarebbe mai stato lontano...non aveva diritto all'errore. Se l'avesse persa, se fosse andata all'estero in una di quelle reti, se avessero scoperto chi era veramente, cosa sarebbe successo? Avrebbe spostato cielo e terra per trovarla, ma avrebbe raggiunto lo scopo?
"Tienimela, per favore" gli chiese, togliendosi la collana e dandogliela. "Non voglio che venga danneggiata"
Lui annuì e mise la collana in tasca. Saeko tornò poco dopo con tutto il necessario e insieme a Ryo fu testimone della trasformazione di Kaori in Sara Parsons. Le ci vollero alcuni giorni per abituarsi a camminare sui tacchi alti ma, alla fine, riuscì a cavarsela bene.
 
[Fine flashback.]
 
Ecco come si ritrovava di fronte a quella vetrina durante quel bellissimo pomeriggio.
"Le hanno mai detto che è una dea tra le dee?" sussurrò una voce soave al suo orecchio.
Kaori non credeva alle proprie orecchie, in cui echeggiò un "Ci mancava solo lui" esasperato attraverso l'auricolare. Si voltò e trovò un Mick con un sorriso devastante. Una raffica di rabbia la invase.
"Kao, non il martello, per pietà" sentì di nuovo e frenò il suo istinto.
"Sta usando le armi pesanti, ma sono sicuro che lei ha una donna che lo aspetta tranquillamente a casa. Vada a soffiare il naso ai suoi marmocchi, Casanova da due soldi" disse con tono che non ammetteva repliche.
"Ma no, bella dea, il mio cuore è libero come l'aria. Sta a te rapirlo"
Lui ne approfittò per afferrarla per la vita e stringerla a sé, lasciando scivolare dolcemente la mano lungo la curva delle sue natiche. Kaori sentì le mani pruderle per la voglia di usare il martello, ma non poteva servirsene.
"Ti consiglio di lasciarmi andare o ti farai male..." lo avvertì Kaori, ma il Don Giovanni non l'ascoltò.
All'improvviso, lei gli diede un pugno in faccia e se ne andò arrabbiata.
Mick la guardò allontanarsi, stordito. Poi, in meno di due secondi, riprese la sua aria normale e la sua attività: dopotutto, ne aveva persa solo una...
Ryo era sbalordito: persino Mick che conosceva bene Kaori non l'aveva riconosciuta. Tanto meglio, ciò dava loro migliori possibilità...
Giunta nell'appartamento che fungeva da suo alibi, Kaori entrò nell'immobile e si fermò sul balcone, ben in evidenza, permettendo a chi la seguiva di localizzarla. Ryo era in piedi all'ombra di un vicolo. Uno dei suoi scagnozzi che stava rovistando dietro l'angolo si avvicinò a lui e lo informò che degli uomini erano stati mandati a cercare Kaori in tutto il paese. Ryo lo ringraziò e sorrise internamente: il suo piano aveva funzionato. Il resto della giornata trascorse senza incidenti. Le cose andavano come previsto.
I criminali erano saliti sul tetto dell'edificio di fronte e avevano osservato l'appartamento di Sara Parsons. Avevano riferito al loro capo la presenza di una dozzina di dipinti. Alla sera, il movimento si amplificò. Un furgone parcheggiò in un vicolo adiacente all'edificio.
"Kao, hanno cominciato. Togli il microfono e l'auricolare. Sono la tua ombra, non preoccuparti. Kao, io...ci vediamo presto, va bene?" le disse Ryo, frustrato per non essere riuscito a dirle quelle tre paroline anche in un momento così cruciale.
"Sono qui. A presto, Ryo" la sentì dire prima di sentire solo crepitii.
Nell'appartamento, Kaori sentì gli uomini entrare nel salotto. Erano in quattro. Fingendo di dormire, rimase sdraiata sul letto, col cuore che batteva a cento all'ora. All'improvviso, una mano si abbatté sulla sua bocca e l'odore di cloroformio le invase il naso. Si divincolò ma, pochi secondi dopo, cadde in uno stato di incoscienza.
Ryo vide i rapitori caricare il furgone con i dipinti e un uomo uscì dall'edificio trasportando Kaori. Chiamò Saeko per avvertirla che il piano aveva funzionato e ora era il momento di andare a catturare i pesci. Raggiungendo la Mini che aveva lasciato a un isolato di distanza, seguì le auto rimanendo lontano, dirigendosi direttamente verso il porto e i suoi magazzini.

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


La prima sensazione che provò fu il freddo, poi l'umidità. Emise un grugnito di sconforto e si raddrizzò. Quando la sua vista si adattò alla luce fioca della stanza, si guardò intorno e ricordò gli ultimi eventi. Era stata rapita, come si erano aspettati, e doveva essere nel covo dei criminali perché non si trovava da sola. Altre cinque giovani donne, pallide e terrorizzate, erano sedute sul pavimento. Abbassò lo sguardo per esaminarsi. Non era legata ma indossava solo una canottiera e i pantaloncini del pigiama...il trasmettitore attaccato alla canottiera era ancora al suo posto. Si alzò, leggermente tremante, e girò per la stanza. C'era solo un piccolo lucernario protetto da sbarre e una porta di metallo con una piccola apertura, anch'essa con inferriata. Girò la maniglia ma la porta era chiusa a chiave.
Ricordò le parole di Ryo: non era più City Hunter e doveva attenersi al piano, cioè aspettare di essere trasportata. Che venissero trasportate, si disse guardando le sue compagne di sventura. Dei passi si avvicinarono e lei si allontanò un po' dalla porta, accovacciandosi per non essere in vista.
"Bene, abbiamo sei ragazze come previsto. Saranno imbarcate domani sera. I dipinti partiranno tra due giorni. Stanno caricando la droga"
"Bene, Kei. Dove sta proseguendo la ricerca della partner di City Hunter?"
"I nostri uomini stanno continuando a cercarla ma, per il momento, non la troviamo"
"Peccato, peccato, l'avrei volentieri inclusa nel carico di domani sera...tanto peggio, quando la troveremo, ce ne serviremo come esca e li uccideremo entrambi"
Lei riconobbe la voce di Takeshi. Un brivido la percorse. Se solo lui avesse saputo...lei era lì alla sua mercé. Ryo aveva fatto bene a far credere che se ne fosse andata...le loro forze erano divise e stavano guadagnando tempo. Ciò spiegava anche perché non l'avessero uccisa quando avevano irrotto nell'appartamento. Rabbrividì all'idea di poter far parte di un giro di prostituzione, essere toccata da altri uomini oltre Ryo...un'ondata di nausea la prese, certamente un effetto collaterale del cloroformio e dei suoi pensieri. I passi si avvicinarono di nuovo. Kaori si precipitò dall'altra parte della stanza e si sedette, con le ginocchia contro il petto, la testa bassa. Sentì gli occhi posarsi su di lei, giudicandola, e udì un sogghigno soddisfatto prima che i passi si allontanassero di nuovo.
"È in partenza un bel carico..." sentì in lontananza.
Pregò che Ryo arrivasse rapidamente. Non contava di congelarsi le natiche per un giorno intero su quel pavimento bagnato, freddo e sporco. Avrebbe preferito un migliaio di volte infilare le chiappe al caldo nel letto del suo compagno, in sua presenza naturalmente...
Arrossì all'idea stravagante che le era appena passata per la testa. Non era veramente il momento ma, visto che per una volta aveva deciso di seguire il piano, non aveva granché da fare. Così lasciò che i suoi pensieri vagassero per le sfere che le permettevano di scaldarsi il corpo e il cuore...
Ryo aveva seguito l'auto dei rapitori di Kaori fino al porto. Si erano stabiliti in un magazzino vicino ai moli. Si nascose dietro le casse vicino a un magazzino adiacente. C'era del movimento che, vista l'ora tarda, era più che sospetto. Takeshi era arrivato poco dopo. Si era trattenuto dall'andare a tirargli un pugno in faccia, se non un proiettile in testa. La posta in gioco era troppo importante.
Saeko arrivò discretamente al suo fianco.
"Allora, qual è la situazione?" chiese l'ispettrice a bassa voce.
"Ho contato cinquanta uomini armati, alcuni pesantemente. Takeshi è qui. C'è qualche altro pezzo importante, ma non sono riuscito a identificarli. Hai rinforzi?"
"Arriveranno tra mezz'ora"
"Con discrezione, spero" mormorò Ryo scettico.
"È la parola d'ordine. Ho detto loro che c'era la vita di una giovane donna in pericolo..."
Osservarono il luogo, il via vai degli uomini. Caricavano casse in container che poi venivano portati nella nave da carico al molo.
"Ascolta, Saeko, resta qui mentre aspetti i rinforzi. Vado a fare il giro del magazzino per cercare di individuare Kaori e vedere com'è strutturato il luogo" disse.
Lei annuì e lui uscì di soppiatto dal nascondiglio. Girò intorno al magazzino ed esaminò ogni finestra, ogni angolo. Salì su una cassa per osservare attraverso un abbaino. Lei era lì. Doveva averlo sentito perché rivolse gli occhi verso di lui e gli sorrise quando lui non l'aveva chiamata né aveva emesso alcun suono. Fece un lieve cenno di assenso per rassicurarla e continuò il suo giro. A qualche finestra di distanza, notò Takeshi con altri due uomini. Mostrava dei documenti e dei libri che poco dopo mise in una cassaforte nascosta dietro uno scaffale.
Finì la sua ispezione e tornò da Saeko. Spiegò che cosa aveva individuato e disse che Kaori non era l'unica prigioniera. La giovane donna soppresse la rabbia e poco dopo ricevette una chiamata dai rinforzi che erano arrivati. Si unì a loro e li informò delle scoperte fatte. Ryo, restando nel suo punto di osservazione, vide improvvisamente che Takeshi si precipitava in macchina in fretta. L'aria si saturò rapidamente di una tensione quasi palpabile. Non avrebbe permesso a Takeshi di scappare. Fissò il silenziatore sulla sua Magnum e sparò agli pneumatici del veicolo che andò a scontrarsi contro il container in fase di caricamento. Sentì l'assalto dei poliziotti e si precipitò nell'edificio.
Prima andò nell'ufficio per recuperare i documenti che sarebbero serviti come prove. Riuscì senza troppe difficoltà a far saltare la cassaforte e tirò fuori tutti i documenti che ripose in una borsa che trovo lì. Poi si voltò e andò nella stanza dove c'erano le ragazze. Mise fuori gioco tre guardie. Fece saltare la serratura e aprì la porta. Le ragazze lo guardavano terrorizzate, alcune piangevano. Kaori si alzò.
"Ce ne hai messo di tempo..." gli disse con un gran sorriso.
"Ho dovuto fare una deviazione" disse, mostrandole la borsa. "Tieni, prendi questa e anche questa" insistette, porgendole la borsa e una revolver. "Falle uscire, poi allontanati" disse, carezzandole istintivamente la guancia.
Indicò il percorso più sicuro da seguire, poi ripartì per assicurarsi che uscissero. Kaori annuì e radunò le ragazze in qualche modo. Dovette impegnarsi molto per convincerle a uscire dalla stanza e seguirla. In lontananza, sentivano i rumori attutiti degli spari, rimanendone pietrificate. Ma a forza di grida e persuasione, uscirono tutte fuori e vennero prese in carico da Saeko che le condusse verso un équipe di medici che le fece allontanare, tranne Kaori che si rifiutò di andarsene e diede la borsa a Saeko con discrezione.
All'interno del magazzino, Ryo neutralizzò dei criminali che cercavano di fuggire sul retro da quando la polizia aveva attaccato la parte anteriore. Gli uomini che non ricevevano più ordini dal loro capo si difendevano con le unghie e i denti. Ryo aveva già notato che nelle casse erano conservate la droga e i dipinti, tra le altre cose. Avevano tutto il necessario per procedere ad arresti di massa, nella speranza che i documenti che aveva fatto uscire insieme a Kaori dessero i nomi più importanti...
Vide attraverso la porta del magazzino che il giorno non avrebbe tardato a levarsi. Era ansioso di mettere fine a tutta la faccenda, per poter tornare a casa con la sua donna e godere di una buona notte, o meglio giornata, potendo dormire tra le sue braccia. Le ultime notti senza di lei gli erano sembrate fredde e solitarie.
Un lieve scricchiolio sopra la testa attirò la sua attenzione. Un uomo era sopra di lui. Gli sparò e l'uomo cadde urtando contro una cassa in sospeso, in attesa sicuramente di essere caricata. Ryo si allontanò, era da dilettante ricevere una cassa sul naso, i martelli di Kaori erano ampiamente sufficienti...avanzò. Gli uomini cominciavano a scarseggiare. Alcuni iniziarono perfino a posare le armi a terra in segno di resa. Alla fine, mezz'ora dopo, mentre il sole iniziava a salire, la battaglia stava volgendo al termine. Gli ultimi criminali furono gradualmente dominati e portati via. Fu allora che, con un rumore assordante, la scatola che pendeva sopra la sua testa cadde e scoppiò all'impatto. Una sottile polvere bianca si sparse per il magazzino, coprendo le persone ancora presenti.
Ryo guardò incredulo la polvere che gli cadeva addosso. Bloccò la respirazione per non inalare più di quanto avesse già fatto e si precipitò verso l'uscita. Si gettò nell'acqua sotto lo sguardo confuso di Kaori e Saeko. Sentiva già gli effetti della droga innalzarsi in lui e ricordò le parole di Saeko, "È impossibile disintossicarsi senza perdere la vita".
Rivisse l'inferno che aveva passato quando era dovuto uscire dalla Polvere degli Angeli, ci aveva quasi rimesso la vita. Non voleva davvero ripassare tutto ciò, ma un nuovo dato entrava nell'equazione: Kaori. Le aveva promesso che sarebbe sopravvissuto con ogni mezzo per lei. Non poteva lasciarla sola, abbandonarla.
Inoltre, si disse con un sorriso, non aveva avuto l'opportunità di annunciare agli altri la loro relazione e di vedere le loro facce, e questo non poteva proprio perderselo. Mick e Miki sarebbero rimasti completamente sbalorditi...Miki che l'aveva così sgridato, soprattutto per come trattava Kaori. Improvvisamente capì cosa le aveva fatto desiderare di sposare Falcon anche se il matrimonio non aveva valore legale. Aveva ufficializzato la loro famiglia. Kaori e lui erano ugualmente una famiglia...avrebbe osato? Ne avrebbe avuto il tempo?
Uscì dall'acqua pochi minuti dopo. Kaori e Saeko si affrettarono a raggiungerlo, preoccupate. Ryo fece un gesto alla sua compagna che voleva toccarlo. Lei si fermò, lo sguardo pieno di incomprensione.
"Tutti gli uomini rimasti sono stati colpiti dalla droga. Anche io. Kaori, ti darò istruzioni e tu le rispetterai a prescindere da tutto" le disse con voce ferma quando la vide annuire e ingoiare le lacrime. "Saeko, ammanettami e dai le chiavi a Kao" disse, unendo le mani dietro la schiena. "Kaori, mi porterai dal Professore. Se c'è qualcuno che può salvarmi, è lui. Hai un quarto d'ora. Non ascoltarmi per nessun motivo, prosegui, non lasciarti traviare, non fermarti per strada. Capito?"
"Capito" rispose lei con voce ferma, alzando coraggiosamente il mento.
Ryo sentì un enorme soffio di orgoglio nel vederla ricomporsi così, non lasciando che la paura e la tristezza prendessero il sopravvento sulla ragione. Si sedette sul sedile posteriore della Mini e osservò Kaori sistemarsi per poi precipitarsi alla clinica del Professore.
Sentiva gli effetti della droga crescere. Sapeva di avere solo poco tempo prima di non essere più se stesso, ma solo un drogato, e forse sarebbero stati i suoi ultimi istanti normali se, come aveva detto Saeko, era impossibile uscire da quella merda senza morire. Guardò il riflesso della sua compagna nello specchietto retrovisore: aveva ancora così tante cose da dirle...
"Kaori, prima che me ne vada..."
Vide lo sguardo pieno di apprensione e tristezza che lei gli lanciò.
"Ho trascorso l'anno più bello della mia vita. Sei la cosa più bella che mi sia capitata..."
"Ascoltami bene, Ryo Saeba" lo interruppe lei, con un'occhiataccia. "Ho dovuto aspettare sei anni perché ti decidessi. Ti giuro che mi devi tanti anni di vita insieme quanti i mesi in cui ti ho aspettato. Mi hai capito? Altrimenti non sarà la droga a ucciderti, ma io!" disse, sostenendo il suo sguardo.
Lui sorrise e, visto che non poteva prenderla tra le braccia né baciarla, cercò di far passare nel suo sguardo tutto l'amore che provava per lei.
"Settantadue anni...mi stai chiedendo di diventare centenario...come vuoi che mantenga la parola?" scherzò e lei lo guardò giocosamente.
"Problema tuo...ma ti voglio con me per molto tempo, Ryo. Non sopporterei di vivere senza di te. Ryo?"
Lo sentì gemere e, guardandosi alle spalle, si rese conto che si era sdraiato. Sembrava soffrire. Accelerò. Dopo l'incomprensione nell'averlo visto gettarsi nell'acqua del porto, viveva nell'angoscia di ciò che stava succedendo. Quella maledetta droga probabilmente si era presa il suo uomo, facendogli attraversare il dolore e l'astinenza. Sentiva che le lacrime non erano lontane, ma non le lasciò uscire: doveva essere forte per lui.
"Tesoro..." sussurrò Ryo, nel suo orecchio.
Un allarme risuonò nella sua testa: quel tono, quelle parole, non erano di Ryo. Sentì il suo respiro caldo sul collo, facendola rabbrividire dalla testa ai piedi. Lo guardò tramite lo specchietto: le sue pupille erano dilatate. La droga aveva preso il sopravvento.
"Amore mio, fermati, liberami, voglio dimostrarti quanto ti amo" mormorò sensualmente. Si sentì sconvolta nel sentire le parole che non le aveva mai detto prima. Soppresse le lacrime che le salirono agli occhi e lo ignorò.
"Kaori, principessa, dai, io e te, potremmo passare un bel momento"
"No, Ryo. Presto arriveremo dal Professore" disse con voce ferma.
"Sporca sgualdrina, liberami! Non voglio che quello schifoso mi tocchi!" cominciò a gridare.
Si agitò in tutte le direzioni per cercare di liberarsi dalla morsa delle manette, di uscire da quella trappola che si chiudeva su di lui.
"Calmati, Ryo" cercò di placarlo.
"Calmarmi! Vuoi che mi calmi! Toglimi queste schifose manette! Fai quello che ti dico invece di fare sempre di testa tua! Senza la tua incompetenza, io non sarei qui. Dovendo salvarti il culo tutto il tempo, ecco cosa ricevo in cambio, grazie mille..."
Lei cercò di non prestare attenzione alle sue parole, martellandosi sul fatto che fosse la droga a parlare. Lui urlava, si dibatteva. Il suo sguardo folle la bloccò per lo spavento, ma per fortuna arrivò alla clinica e il Professore la stava già aspettando, con Mick e Falcon al suo fianco.
"Eccoci qui" mormorò lei, sollevata di vedere i loro amici.
"Ecco anche i due handicappati! So che uno di loro sarà felice di vederti!"
Lei incassò nuovamente senza battere ciglio, ma i suoi nervi erano a fior di pelle. Parcheggiò davanti alla clinica e scese. Spiegò la situazione ai tre uomini, consegnando loro la chiave delle manette. Una leggera brezza soffiò e la fece rabbrividire. Il Professore la guardò e le diede istruzioni.
"Entra. Fatti una doccia. Stai con Kazue. Poi voglio che tu faccia colazione e che ti riposi almeno per un'ora..."
"Voglio restare con lui" disse lei con tono deciso.
"No. Per poter essere sveglia quando sarai con lui, seguirai le mie istruzioni. Per il momento dobbiamo farlo uscire da qui, togliergli le sue cose e rimuovere ogni traccia di droga. Ci disturberai. Quindi fai quello che ti dico" rispose lui con voce intransigente. Lei annuì e si diresse verso la clinica, lasciando esprimere l'ansia e la tristezza. Kazue la prese con sé, dandole dei vestiti per cambiarsi e guidandola in una stanza che avrebbe potuto usare per le ore seguenti.
Nel frattempo, il Professore aveva aperto la portiera della macchina per fare uscire Ryo. Lui cercò di fuggire ma Falcon lo tenne per una spalla e lo costrinse a seguire il medico in una stanza piastrellata e chiusa.
"D'accordo, Ryo. Ti spoglierai e ti faremo la doccia per rimuovere i residui di droga che hai addosso. O collabori, o useremo le maniere forti" spiegò, indicando la pistola con siringhe anestetiche che aveva Falcon.
"Branco di degenerati! Pensate che vi lascerò fare! Dai, sparami!" urlò lui incrociando le braccia. "Come pensi di riuscire a mirarmi, cieco?" disse, saltando in tutte le direzioni.
Il Professore scosse la testa. Vedeva la luce dura negli occhi di Ryo, sentiva la violenza ancora contenuta nel suo atteggiamento. Sapeva che il fatto che fosse già stato drogato con la Polvere degli Angeli poteva aiutare a prevenire che la droga attuale producesse il suo pieno effetto ma, non conoscendola, non sapeva da che parte la bilancia si sarebbe abbassata. Fece un cenno a Falcon che sparò un dardo a Ryo. L'anestetico impiegò più di due minuti per fare effetto, comunque ridotto. Ryo era in ginocchio ma non era incosciente. Il Professore si avvicinò e, usando le forbici, tagliò i vestiti di Ryo finché non fu completamente nudo.
Fu poi Mick a incaricarsi della sua doccia. Per minimizzare i rischi, la doccia fu un po' brutale, con un getto d'acqua. Una scarica di epiteti scandì quel momento. I tre uomini non ci fecero caso. Quando finirono, Ryo si mostrò un po' più collaborativo per lasciarsi asciugare e vestire con i pantaloni del pigiama. Quando fu trasferito in una stanza isolata, Kaori lo incrociò nel corridoio. Lui la guardò e lei rimase shockata dal suo sguardo: Ryo era sparito. C'era solo rabbia, furore nei suoi occhi. Il suo compagno così caloroso, così amorevole era stato sostituito da un pazzo.
"Ehi, mia bella, eri molto più eccitante col pigiama" sogghignò, malingo. "Vieni a trovarmi se vuoi raggiungere il settimo cielo con un vero uomo"
"Ryo..." sussurrò, ma Kazue la portò via velocemente da lui.
"Vieni, Kaori. Ti farai male se resterai qui"
"Dì, biondino, hai sempre voglia di farti la rossa? È un bel bocconcino, sai" lo sentì dire mentre si allontanava.
La droga, era la droga che stava parlando. Ma quel mantra non impedì al suo cuore di serrarsi dolorosamente. Forse stava vivendo le sue ultime ore sulla terra e non era quella l'immagine che voleva conservare di lui.
"Piantala, Ryo. Stai dicendo solo cazzate" sussurrò Mick, esausto.
Ryo venne chiuso in una stanza imbottita dove finalmente rimossero le manette. Era l'unico posto in cui non poteva ferirsi. Mick e Falcon rimasero sulla porta a sorvegliarlo, ignorando gli insulti, le prese in giro e le vociferazioni del prigionieri. Dopo una buona ora, la droga aveva completamente preso il controllo del corpo dello sweeper. Colpì la porta, provò a spaccarla, sfidò i suoi carcerieri, cercò di smontare il rivestimento imbottito per trovare una via d'uscita.
Saeko giunse poco dopo. Portava con sé notizie di altre persone esposte alla droga. Delle venti persone presenti sulla scena, dieci erano gravi. Tre erano già morti, gli altri erano sospesi nella fase più acuta da più di trenta minuti. Il corpo di Ryo sembrava difendersi dal veleno, il che era già una buona notizia. Aveva portato un campione che il Professore incaricò Kazue di esaminare con tutte le precauzioni necessarie. Lei eseguì velocemente. Poi Saeko chiese di Ryo e le venne spiegato tutto.
Saeko si era seduta accanto a Kaori sin dal suo arrivo, cercando di sostenerla in quel momento critico.
"Dimmi che non abbiamo fatto tutto per niente, soltanto per Takeshi..." chiese la giovane sweeper, esausta.
"No, ho dato un'occhiata ai documenti prima di consegnarli a mio padre. Ci sarà un po' di caos nelle ore e nei giorni a venire"
"Allora non è stato tutto vano. Tanto meglio" rispose Kaori prima di lasciare la stanza. Si diresse verso la stanza di Ryo. Quando la videro arrivare, Falcon e Mick si allontanarono per lasciare i due un po' da soli. Kaori osservò l'atteggiamento di Ryo che cercò di trovare a lungo un modo per fuggire. Quando si accorse della sua presenza, si gettò sulla porta, furioso.
"Fammi uscire da qui!" gridò, folle.
"No, Ryo. Sono venuta solo per dirti che la missione è compiuta, molte teste cadranno"
La guardò per due minuti. Kaori si rese conto che i suoi occhi stavano cambiando. Le sue pupille si restrinsero. La droga stava perdendo il suo effetto. I suoi occhi tornarono morbidi e amorevoli.
"Kao, perdonami per tutto quello che ti ho detto" disse attraverso la finestrella della porta. Mise la mano sulla piastrella e lei fece lo stesso. Era tornato. Era pazza di gioia nel ritrovarlo, potendo cancellare le ultime immagini che aveva nella memoria.
"Non importa. Ryo, continua a lottare. Ti amo"
Le lacrime corsero liberamente sul suo viso. Vide gli occhi del suo compagno illuminarsi quando sentì le parole magiche, i suoi lineamenti stendersi in un sorriso radioso...avrebbe tanto voluto toccarlo, baciarlo...
Ryo guardò il bel viso della sua donna. Era esausta e in lacrime, certo, ma bellissima. Poteva leggere l'amore che provava per lui nel modo in cui lo guardava, mordendosi le labbra per non farle tremare, mostrandosi forte per lui. Lo amava nonostante tutti gli orrori che aveva potuto dirle...era come balsamo per il suo corpo e il suo cuore.
"Kaori, potrei morire dopo una tale dichiarazione..." disse, emozionato.
"Te lo proibisco!" gridò lei, reprimendo la tristezza perché lui non aveva ricambiato le sue parole. "Non è di tuo interesse...Ryo? Ryo! Professore!"
Kaori andò in panico. All'improvviso, Ryo era crollato. In un decimo di secondo, era scomparso. Che stava succedendo? Cosa gli stava succedendo?
Il Professore arrivò di corsa, seguito da Saeko, Mick e Falcon. Aprì la porta sotto la protezione dei due sweeper, sospettando che fosse uno stratagemma di Ryo per fuggire. Con la porta aperta, trovarono Ryo disteso sul pavimento, privo di sensi. Saeko trattenne Kaori che voleva entrare nella stanza.
"Lo disturberai. Lascia che il Professore faccia il suo lavoro" disse, serrandola tra le braccia. Il Professore esaminò Ryo sotto lo sguardo ansioso di tutti.
"È in arresto cardiaco" dichiarò cupamente.

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


"Ryo! Gridò Kaori, angosciata.
Saeko strinse la presa sulla giovane donna che cercava di avvicinarsi.
"Presto, un carrello per la rianimazione!" gridò il Professore, cominciando col massaggio cardiaco.
Due infermiere arrivarono e, dopo aver sistemato le piastre, un primo elettroshock venne somministrato a Ryo, invano. Il Professore riprese il massaggio, mentre una delle infermiere faceva passare l'aria attraverso una mascherina.
"Perché non lo intubano?" chiese Mick, preoccupato.
"Perché Ryo rifiuta i rimedi estremi" mormorò Kaori, le lacrime agli occhi. Saeko, Falcon e Mick la guardarono, sconvolti, poi si rivolsero all'amico disteso sul pavimento, incosciente. Kaori era disperata. Rifiutava di credere che il suo compagno, l'uomo che amava più di ogni altra cosa, l'unico uomo che avesse mai amato, stesse morendo. Avevano ancora così tante cose da vivere insieme. Era talmente importante per il loro gruppo e per la comunità...non poteva immaginare un futuro senza di lui. Chi avrebbe riportato l'ordine a Shinjuku? Chi avrebbe fatto casino nel loro gruppo? Chi l'avrebbe abbracciata ogni notte?
"Si rifiuta di essere intubato. Accetta l'elettroshock fino a un certo punto, ne ha discusso a lungo con il Professore. Non vuole rimanere in uno stato vegetativo..."
Vide il corpo di Ryo sollevarsi sotto l'effetto di una seconda scarica. Si sentì rabbrividire, immaginando l'elettricità che attraversava il suo corpo. Si allontanò dalla stretta di Saeko e si avvicinò alla porta, assicurandosi di rimanere abbastanza distante da non interferire. Sollecitava mentalmente Ryo di rimanere con lei, di aggrapparsi alla vita. Avrebbe voluto stargli accanto e tenergli la mano ma non poteva...
"Questa è l'ultima, signore. Direttive del paziente: sono passati dieci minuti" sentì dire il Professore.
In preda al panico, Kaori entrò nella stanza e cadde in ginocchio ai piedi di Ryo. Le lacrime ora scorrevano liberamente sul suo viso.
"Combatti, Ryo. Non lasciarmi. Hai una promessa da mantenere. Ti proibisco di raggiungere mio fratello!" urlò. "Non è questa schifezza che deve ucciderti! Posso farlo solo io!"
Vide il suo corpo essere nuovamente sollevato da un elettroshock e, pochi secondi dopo, il suono di un battito cardiaco si fece sentire seguito da altri, divenendo rapidamente regolare e forte. Rilasciò il respiro che aveva trattenuto inconsciamente e partì in una risatina, col nervosismo che cadeva d'un colpo. Mick andò da lei e la costrinse ad alzarsi e ad uscire dalla stanza. Saeko prese in mano la situazione e la condusse fuori mentre una barella veniva portata nella stanza.
"Voglio restare, Saeko"
"No, vieni cinque minuti a prendere un po' d'aria. Lo sistemeranno in una stanza e potrai vederlo dopo" spiegò, con voce dolce. Trascinò Kaori e si fermò vicino allo stagno. Saeko osservò la calma, placida superficie dell'acqua, cercando di portare la sua mente scossa a imitare quell'elemento. Aveva avuto tanta paura di perdere il suo amico. Afferrò la mano di Kaori. Era fredda e tremante. Quando la toccò, sentì Kaori rabbrividire e improvvisamente la giovane donna scoppiò in lacrime. Saeko si girò verso di lei e la prese tra le braccia, cercando di donarle sostegno e conforto.
"Piangi, Kaori. Sfogati. Sono qui, non ti lascerò. Non devi metterti una maschera con me. Anche i più forti hanno il diritto di abbassare la guardia a volte"
Kaori ascoltò le parole dell'ispettrice e le fecero bene. Per una volta, Saeko non la sminuiva, non la trattava come una piccola cosa fragile. Vide la parte di lei che suo fratello doveva aver amato perché dovevano essere stati abbastanza vicini affinché lei gliela rivelasse. Kaori si riprese gradualmente e presto le lacrime si asciugarono. Si staccò da Saeko e la ringraziò. All'improvviso il telefono dell'ispettrice squillò e lei rispose. Lo sguardo scuro, ascoltò la notizia e riattaccò. Si rivolse a Kaori.
"Ryo ha avuto una fortuna sfacciata ad uscirne. Ci sono altri tre morti. Sono rimasti solo quattro sopravvissuti e tutti hanno avuto un arresto cardiaco nell'ultima ora"
"Quindi seguono tutti lo stesso percorso, Ryo un po' in ritardo. Dobbiamo avvertire il Professore" disse Kaori, tornando alla clinica. Quando arrivarono, si diressero verso la camera da letto alla cui porta si trovavano Mick e Falcon. Il Professore uscì qualche minuto dopo, visibilmente esausto.
"È stabile. Ma entrerà nella fase più difficile: l'astinenza...non so quanto ci vorrà ma sarà difficile e doloroso per lui. Penso che ci sarà una pausa di poche ore prima dei primi sintomi. Potete vederlo, ma non più di cinque minuti..."
"Dottore, voglio rimanergli vicina" chiese Kaori, imbarazzata, le guance rosee. "È il mio partner, non voglio lasciarlo solo..." cercò di spiegare.
"Va bene"
La giovane donna fu sollevata di non dover combattere e discutere per rimanere. Il Professore sapeva che i due partner erano necessari l'uno per l'altra e la presenza di Kaori accanto a Ryo non poteva che fargli del bene.
Saeko seguì il Professore, indicandogli che aveva delle informazioni per lui. I due uomini seguirono Kaori nella stanza. Ryo era sdraiato e sembrava dormire ma, non appena udì i passi nella stanza, aprì gli occhi e sorrise. Kaori represse la bolla di angoscia che si era formata nella sua gola alla vista del suo pallore e dei suoi lineamenti tirati. Gli sorrise e prese una sedia, avvicinandola al letto. Avrebbe voluto prendere la sua mano, persino sdraiarsi accanto a lui e tenerlo tra le braccia. Ma con Mick e Falcon, non era possibile.
"Allora, pigrone, hai deciso di passare la giornata a letto?" scherzò Mick, per alleggerire un po' la tensione.
Non l'avrebbe confessato a nessuno, ma aveva avuto una fifa blu di perdere il suo migliore amico. Quella paura aveva preso piede quando Saeko l'aveva chiamato quella mattina, strappandolo dalle braccia di Morfeo. Lei, che di solito sapeva tutto, lo aveva informato degli eventi con un'ansia non contenuta nella voce. Eppure avevano già attraversato molte situazioni difficili, ma Mick ricordava dell'orrore che aveva rappresentato l'astinenza della Polvere degli Angeli. Ryo ci era già passato e avrebbe dovuto rivivere tutto quanto una seconda volta. La sola differenza era che questa volta non sarebbe stato solo.
"Molto divertente, Mick! Ho soprattutto trovato una scusa per poter stare con tutte le signorine mokkori in camice bianco...tra cui la bella Kazue" provò a scherzare Ryo, ma non genuinamente.
Era grato ai suoi due amici per essere lì e preoccuparsi per lui, ma sapeva che il tempo stava per scadere prima della fase successiva e voleva trascorrere un po' di tempo con la sua compagna. Falcon non disse nulla come al solito. Ottimo osservatore malgrado la sua cecità, valutava e giudicava in base a ciò che percepiva. Prese Mick per la spalla e lo portò fuori. Incontrarono Saeko, che entrò, chiedendo a Ryo come si sentisse, poi li lasciò soli strizzando l'occhiolino.
Una volta soli, Ryo e Kaori si guardarono e lei si arrampicò sul letto, stendendosi contro di lui, rispondendo alla richiesta che aveva letto nei suoi occhi. Gli passò un braccio sul ventre e annidò la testa nel suo collo mentre lui le stringeva la vita sottile, immergendo il naso nei suoi capelli per respirare l'odore confortante che gli ricordava tutte le notti passate tra le sue braccia.
Rimasero così a lungo, assaporando la presenza e il conforto che l'uno dava all'altra. Nessuno sapeva se avrebbero avuto altri momenti come quello, altre opportunità per fare l'amore, ridere, bisticciare, baciarsi...
"Ti amo, Ryo" sussurrò all'improvviso Kaori.
Raddrizzò la testa e si tuffò nel suo sguardo scuro dove c'era un dolce bagliore.
"Mi sono innamorata di te quando avevo sedici anni. Oggi, ne ho ventisei e...ti amo, Ryo"
"Kaori, tesoro..."
Le accarezzò il viso con il pollice, infinitamente felice della sua dichiarazione, poi si abbassò e la baciò con tutto l'amore che provava. Il suo cuore si serrava all'idea di poterla lasciare da sola, disperata. E dire che aveva perso così tanto tempo a combattere contro se stesso, contro quei sentimenti che provava e che pensava di non meritare. Tutto ciò adesso gli sembrava irrisorio, con le ore contate...quanti rimpianti si sarebbe lasciato alle spalle se fosse scomparso...se c'era un momento in cui doveva avere il coraggio di parlarle, era quello.
"Sono un uomo di poche parole, lo sai. Le dichiarazioni, non fanno per me"
"Non te le chiedo" rispose lei e lui la fissò con occhi di fuoco, rivolgendole un mezzo sorriso.
"Kaori, io ti amo"
Lei soffocò il grido di felicità che quasi le uscì dalla bocca ma non riuscì a frenare le lacrime. Lui le asciugò col pollice, sorridendo, felice per la felicità che leggeva sul suo viso.
"Kaori, se sopravvivo a questo inferno, vorrei tre cose: che i nostri amici sapessero finalmente che siamo una coppia"
"Accetto" mormorò lei.
"Lasciami finire: che la nostra coppia diventi ufficiale" disse, nascondendo un sorriso imbarazzato che gli nacque sulle labbra.
"Tu...tu...vuoi dire...stai..." balbettò lei, le guance arrossate per l'emozione.
Lui distolse lo sguardo per un quarto di secondo per fissare il soffitto, poi si tuffò nei suoi occhi nocciola con un'espressione calda e piena d'amore. Le diede libero accesso al suo cuore, alla sua anima.
"Sì. Kaori, vuoi diventare mia moglie?"
"Sì, Ryo. Sì, voglio sposarti. Anche se il matrimonio non sarà legale, non m'interessa, voglio diventare tua moglie"
"Dopo tutto quello che mi deve, Saeko potrebbe riuscire a sistemare qualcosa" disse lui, con una luce maliziosa negli occhi.
Kaori annuì e lo baciò appassionatamente. Il bacio si approfondì molto rapidamente, la temperatura aumentò, le mani iniziarno a viaggiare sopra e sotto i vestiti, finché Ryo non si allontanò da lei. Kaori, ansimante come lo era lui, gli rivolse uno sguardo interrogativo. Lui accarezzò col pollice l'ovale del suo viso.
"Avevo detto tre cose, ricordi?"
"Sì. Sbrigati" mormorò lei, deponendo una pioggia di baci sul suo collo, causando mille brividi nel corpo del suo amante.
"Sapevo che la vita era breve e che sarei potuto morire giovane e in qualche modo, non m'importava...finché ero da solo. So che se me ne andassi oggi, ti lascerei sola e ho una terribile paura per te"
Kaori sentì l'angoscia nella sua voce e fu toccata dalla sua confessione, dalla forza del suo amore per lei perché, mentre correva il rischio di morire, era a lei che pensava. Aveva bisogno che lui fosse forte, che non si preoccupasse per lei.
"Non commetterò l'irreparabile"
"So che sei abbastanza forte da non farlo" le disse lui semplicemente.
"Allora ti proibisco di dirmi di rifarmi una vita e di dimenticarti" rise, martellandogli il petto con l'indice, che lui prese, baciò e si posò sulle labbra.
"E se mi lasciassi finire invece di interrompermi? I miei tre punti riguardavano proprio il post astinenza"
Lei arrossì, sentendosi sciocca. Aveva dimenticando il punto di partenza e stava costruendo castelli per aria. Allora, a bassa voce, rispose:
"Ti ascolto"
"Vorrei che tu ed io mettessimo rapidamente in atto un piano di fusione con effetti sinergici. Ciò ti richiederà un considerevole investimento personale ad un certo punto"
Vide nei suoi occhi che lei non l'aveva del tutto seguito, ma non pensò a una mancanza d'intelligenza, quanto a un sovraccarico di informazioni e impulsi emotivi. C'era da dire che in dieci minuti le aveva detto apertamente che l'amava, che voleva sposarla e tutto ciò si aggiungeva al fatto che lui corresse il pericolo di morire per un'astinenza molto dolorosa, a dire poco, e alla mancanza di sonno.
"In breve, vorrei che tu ed io facessimo più che solo noi due" disse, un po' ansioso della sua risposta.
"In breve, vuoi un figlio?" riassunse lei, gli occhi insondabili.
Lui annuì, sorpreso dal suo atteggiamento. Si era aspettato tante cose tranne che lei nascondesse i suoi sentimenti sull'argomento.
"Pensavo che non potessi avere altro che una persona nella tua famiglia, Ryo? Che non potessi permetterti di avere due persone da proteggere?" chiese lei, ansiosa. Non voleva false speranze. Quello che le stava proponendo era il suo sogno più folle, ma anche quello che aveva abbandonato quando aveva deciso di rimanere al suo fianco. Avere un figlio dall'uomo che amava...era una cosa talmente forte, talmente importante per lei che, se poi lui avesse cambiato idea in seguito, non era sicura che si sarebbe ripresa né che lo avrebbe perdonato.
"Quando la propria donna è un'ottima sweeper e una persona fidata, ci sono cose che ci si permette di considerare più serenamente. Tu ci sarai a vegliare su nostro figlio, e io veglierò su di te. Quindi posso permettermi di avere due persone nella mia famiglia, se la mia donna è d'accordo, ovviamente..." riassunse, rivolgendole un sorriso caloroso e sincero, un leggero accenno di preoccupazione sul finale della frase.
Lei lo guardò incredula e improvvisamente cominciò a piangere per la felicità. Non solo confermava la sua proposta, ma riconosceva anche il suo valore nella loro relazione professionale. Non era certo la prima volta che le diceva che era una buona partner, ma ora le stava dicendo che era abbastanza brava da poterlo aiutare nel proteggere la loro famiglia.
"Dio mio, Ryo, non riesco a crederci..."
"È un sì?" fece lui ansioso.
"Sì per i tre punti. Ufficializziamo, ci sposiamo e facciamo un bambino" rispose, baciandolo appassionatamente. "È di tuo interesse vivere!"
"Intendo farlo! Voglio godermi la notte di nozze e le prove per fare il bambino..." la rassicurò, seduttore.
Lei rise di cuore e lo baciò di nuovo. Il bacio si approfondì velocemente, lasciando posto al desiderio. Si amarono senza pensare per un secondo di poter essere disturbati o beccati, cercando di darsi il meglio di ciò che avevano. Alla fine della loro danza, Kaori si ritrovò di nuovo raggomitolata contro di lui, accarezzandogli il petto con la punta delle dita. Lo sentì tremare e, guardandolo, si accorse del suo pallore.
"Stai bene, Ryo?" si preoccupò.
"Sì, tranquilla. Solo qualche tremore e nausea" mormorò, reprimendosi.
"Avverto il Doc" disse lei alzandosi ma lui la trattenne.
"No, aspetta ancora un po'. Rimani qui...per favore"
Lei ascoltò la sua supplica. Era così poco da lui che lo raggiunse e appoggiò la testa sulla sua spalla. Tirò il lenzuolo su entrambi e provò con tutti i mezzi a scaldarlo. All'improvviso, sentì le sue braccia stringersi un po' di più su di lei e lo guardò interrogativamente. Lui la guardava, inquieto.
"Kao, se muoio, apri il tuo cuore a qualcun altro"
"Smettila con queste cazzate, Ryo Saeba!"
"Kaori, non sopporto il pensiero di saperti sola. Promettimi che troverai qualcun altro e che condurrai una vita normale..." le chiese di nuovo e lei lo guardò con decisione:
"Non so cosa sia una vita normale. Se non vuoi che rimanga da sola, assicurati di avermi dato un figlio prima di andartene, altrimenti rimani. L'hai detto tu: una pazza col martello non potrà mai sposarsi"
"Ma Kao..."
"Non c'è nessun 'Ma Kao' che tenga" disse, nascondendo gli occhi pieno di lacrime nella sua spalla.
"Certo che sai essere intransigente..." sospirò lui falsamente frustrato, accarezzandole teneramente i capelli e il collo.
"Bisogna esserlo quando si sta con uno come te..." mormorò lei, mezza divertita e mezza rattristata.
Rimasero in silenzio per un momento, intrecciati, assaporando la reciproca presenza. I tremori crebbero gradualmente, lei sentì la tensione emanata dal corpo del suo uomo. La sua pelle era fredda e coperta di sudore. Kaori si mise a sedere e lo guardò.
"Ryo, come ti senti?"
"Come se avessi un febbrone, ma ho freddo invece che caldo. Allo stesso tempo, mi sembra di avere lava al posto del sangue. Sarà meglio che chiami il Professore. Kao, perdona in anticipo tutto quello che potrò dire durante l'astinenza" disse, guardandola dritto negli occhi.
"Qualunque cosa accada, sappi che ci sarò. Anche se dovessi allontanarmi per qualche minuto, tornerò sempre. Okay?"
Lo vide annuire, gli sorrise e lo baciò teneramente, cercando di comunicargli tutto il coraggio che possedeva. Si alzò e si vestì, poi lo aiutò a indossare i pantaloni del pigiama. Quando vide che erano passate quasi due ora da quando erano rimasti soli, ringraziò il cielo che nessuno fosse entrato a sorprenderli. Ryo le afferrò la mano prima che lei se ne andasse e lei si voltò verso di lui, sorridendo.
"Ti manco già?"
"Mi manchi sempre quando non sono dentro di te" la rassicurò, con uno sguardo caldo, che la fece arrossire, e un calore diffuso invase il suo corpo. "Spero solo di essere abile come con la pistola...con un po' di fortuna..." balbettò mentre lanciò uno sguardo pieno di desiderio al suo ventre.
Kaori portò meccanicamente una mano sulla parte bassa del ventre, inghiottendo una bolla d'angoscia che le saliva in gola.
"Lo spero anch'io. Ma non lo sapremo prima di qualche settimana. Capito?" rispose, con fermezza, poi lasciò Ryo il tempo di chiamare il Professore, spiegandogli i sintomi del suo paziente.
Ryo rimase solo per qualche minuto. Cercò di non pensare al dolore che gli stava sorgendo, non voleva alzare le mani sapendo che tremavano in modo incontrollabile. Sentì giungere i crampi muscolari, la mente appannarsi e muoversi verso una singola ossessione: avere un'altra dose per fermare tutto ciò. Provò a contrastare gli effetti pensando ad altre cose, cose positive: Kaori avrebbe voluto un bell'abito bianco o uno tradizionale? Quali fiori avrebbero composto il suo bouquet? Chi lo avrebbe afferrato?
Dannazione, stava male...
Come sarebbe stato il loro bambino? Con i capelli neri come la notte o rossi come il fuoco? Sarebbe stato ermetico come lui o generoso come Kaori? Lui, che non aveva mai pensato che a se stesso, poi a lei, si metteva a sognare del loro piccolo frutto. Perché non ci aveva mai pensato prima? Perché ora? Se avesse potuto farlo, si sarebbe tirato un pugno. Ovvio che ci pensava ora: stava affrontando la morte ed era sempre in quei momenti che si risvegliava. Gli era servito un generale folle per accettare che Kaori prendesse il posto che le era stato già riservato nel suo cuore.
"Sei solo un idiota, Saeba. A forza di voler giocare con la falciatrice per prendere le tue decisioni, ti perderai le cose migliori..." si ammonì, furioso con se stesso.
All'improvviso, i suoi muscoli si paralizzarono, poi fu il buio completo.
Pochi secondi dopo, Kaori e il Professore entrarono nella stanza e trovarono Ryo in preda alle convulsioni. Il suo corpo si agitava in tutte le direzioni, i suoi occhi erano chiusi e il suo viso rappresentava una maschera di dolore.
"Ryo!" Kaori non poté fare a meno di gettarsi sul letto cercando di trattenerlo.
Il Professore, che aveva già dato ordini, si avvicinò al letto e protesse le vie respiratorie di Ryo. L'infermiera arrivò con la siringa a iniettare qualcosa che avrebbe fermato le convulsioni. Spinse via la giovane donna con fermezza per avere spazio per lavorare. Tirarono fuori le cinghie e lo legarono per evitare che cadesse dal letto e alzarono le barriere. Il Professore esaminò le sue pupille. Poco a poco, le convulsioni si fermarono.
All'improvviso, Saeko corse nella stanza, il telefono all'orecchio. Si fermò, leggermente senza fiato.
"Sto arrivando dopo la tempesta, a quanto pare. Convulsioni?" chiese.
Kaori, pallida come uno straccio, annuì. Non appena l'infermiera liberò la stanza, si avvicinò al letto e prese la mano di Ryo nella propria.
"È incosciente. Non in coma, ma incosciente. Il suo corpo ha bisogno di riposo. Possiamo solo aspettare" disse il Professore, lasciando i tre da soli.
"Devi vivere, Ryo. Hai ancora così tanto da fare e vedere" mormorò Kaori, stringendo le dita fredde.
"Ryo, se non ti svegli, andrò a casa ta a prendere la lista dei miei debiti per strapparla. Non ti dovrò più niente" scherzò Saeko, sogghignando a Kaori.
Per una volta, l'evocazione di quella lista non la fece sobbalzare dalla rabbia ma, al contrario, sorrise.
"L'aiuterò anch'io e, se tarderai ancora, rimarrai senza mokkori per giorni" aggiunse Kaori, arrossendo leggermente all'evocazione della loro vita privata di fronte a una terza persona.
"Neanche per sogno, ragazze..." grugnì lui, aprendo dolorosamente gli occhi.
"Si riesce sempre a far leva sulla tua debolezza, eh, stallone?" fece Saeko, sollevata.
"Torna a dormire. Veglio su di te" sussurrò Kaori, accarezzandogli la guancia, mentre lui si riaddormentava tranquillamente.

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***


 
La notte era caduta su Tokyo e sulla clinica. Le nuvole avevano ricoperto la città ed era impossibile vedere una qualsiasi stella in cielo.
Kaori era appoggiata al davanzale della finestra alla ricerca di un po' di luce, come di un segno nell'avversità. Ryo dormiva pacificamente da alcuni minuti, ma in seguito a numerosi incubi che lo avevano assalito per tutto il pomeriggio, lasciando al suo corpo poco tempo per riposare. Lei stessa si sentiva esausta. Si sentiva come se avesse trascorso giorni nella clinica, mentre erano lì solo dalla mattina.
Guardò il suo compagno: era sfinito, il viso segnato da occhiaie. Gli si avvicinò e gli accarezzò la fronte con la punta delle dita.
Amava quell'uomo più della sua stessa vita. Avrebbe dato tutto per prendersi il suo dolore e passare attraverso quella prova al suo posto, anche se sapeva che, tra i due, era lui che aveva più probabilità di uscirne. Doveva uscirne: la sua vita sarebbe stata priva di significato senza di lui, le aveva detto che voleva rivelare tutto ai loro amici e persino sposarsi e fondare una famiglia.
"Ti amo, Ryo. Combatti per me, per noi, per questo bambino che avremo" sospirò contro il suo orecchio. Si sedette accanto a lui e prese la sua mano nelle proprie. Era un po' più calda e considerò che fosse un buon segno. Esausta, si sdraiò accanto a lui, mettendogli una mano sul cuore, rassicurandosi di sentirlo battere con forza e costanza. Era una delle cose belle della loro relazione: non passare più le notti in solitudine. Le piaceva potersi godere un sonno ristoratore al sicuro tra le braccia del suo uomo, anche se preceduto spesso da una sessione di ginnastica, si disse con un sorriso, ma non si lamentava. Si addormentò rapidamente contro di lui.
Fu destata dal suo sonno da mani e labbra che vagavano e scorrevano lungo il suo collo. Aprendo gli occhi, cadde in un abisso di onice caldo e languido poco prima che quelle labbra arrivassero a catturare le sue in un bacio appassionato. Lui la spogliò in un batter d'occhio. Non era lo stallone di Shinjuku per niente. Un po' sorpresa, sentì le dita del suo compagno far montare rapidamente il suo desiderio prima di unirsi a lei senza aspettare. Quell'amplesso non era normale. Non sentiva la condivisione, la comunione che normalmente vivevano. Era più la soddisfazione di un impulso. Tuttavia, la trasportò lontano nei sentieri del piacere. Altrettanto brutalmente, si staccò da lei e si alzò, camminando nudo nella stanza, visibilmente alla ricerca di qualcosa. Lei si alzò e si vestì, sentendosi particolarmente vulnerabile così nuda.
"Ryo?" chiamò. Lui cercò dappertutto negli armadi, nel bagno adiacente alla stanza, persino intorno a lei.
"Cosa stai cercando?"
"Le mie sigarette. Voglio una sigaretta" disse, indaffarato. Lo vide passarsi nervosamente le mani tra i capelli, massaggiandosi il collo, lanciando uno sguardo stravolto a ciò che lo circondava, cercando l'oggetto desiderato.
"Non puoi fumare, Ryo. Non con la droga che hai ispirato" azzardò.
"Smettila di dire cazzate! Dammi una sigaretta! Dove sono le mie cose?" cominciò a innervosirsi.
"Erano impregnate di droga. Abbiamo dovuto bruciare tutto"
La guardò torvo e, in due falcate, era accanto a lei. Poté leggere la collera nei suoi occhi e rabbrividì sotto quell'intensità.
"Come, bruciare? Con quale diritto? I miei vestiti, Kaori!"
"Era l'unica soluzione, Ryo"
"Bella scusa. Hai trovato un altro modo per controllare la mia vita. Non ti bastava più colpirmi con i tuoi martelli! Adesso mi bruci i vestiti! Qual è la prossima tappa? Farti mettere incinta?" ringhiò.
Lei si ritrasse, sconvolta. Era lui che aveva parlato di avere un figlio, non lei. Lo voleva davvero o voleva solo mettersi il cuore in pace, dicendosi che sarebbe morto comunque? Non sentì le lacrime bruciarle gli occhi, tanto stava soffrendo. Non riusciva a capire se fosse lui o la droga ad aver parlato e faceva male...
Ryo la osservava e improvvisamente i suoi occhi cambiarono radicalmente.
"Scusami, Kao. Ti prego, perdonami..." mormorò avvicinandosi a lei. La prese tra le braccia e la serrò. Lei rimase completamente apatica e fu solo quando lo sentì addosso che uscì dal letargo. Lui si ritrovò in ginocchio di fronte a lei e posò il capo contro il suo ventre. Il suo corpo tremava e quando lei sentì l'umidità attraverso la maglietta, si rese conto che stava piangendo. Posò le mani sulla sua testa in un gesto di rassicurazione.
"Non volevo, Kaori. Non volevo ferirti. Non so cosa mi abbia preso. Per dirti tali orrori"
"È tutto a posto, Ryo. Non importa" disse lei con tono rassicurante, cercando di superare i propri dubbi.
"E tu, se sei qui da qualche parte, resisti. Non vedo l'ora di conoscerti" disse, sollevando la maglietta della giovane donna prima di posare un bacio sulla sua pancia.
Dannazione, pensò Kaori, c'era solo Ryo Saeba che poteva far sentire qualcuno sulle montagne russe sulla terra piatta. Malgrado tutto, si disse di non dover più prendere alla lettera tutto ciò che lui avrebbe detto finché il periodo di astinenza non fosse finito. Avrebbe certamente sofferto di meno.
Ryo era ancora rannicchiato contro il ventre della sua bella. Si sentiva al sicuro, cullato, circondato in una bolla di dolcezza e calore. Non ricordava di aver provato una così piacevole sensazione di serenità da...beh, da sempre, in effetti. Era come se Kaori conoscesse istintivamente ciò che andava bene per lui, cosa gli avrebbe fatto bene. Sentiva che la propria anima e il proprio cuore erano al sicuro con lei. Il suo corpo si calmava solo quando si univa con lei. A quel pensiero, i suoi occhi si velarono di desiderio e cominciò a tracciare solchi di fuoco con la lingua sull'addome della giovane donna.
"Ryo, no...devi riposare..." mormorò Kaori, cercando di combattere contro il desiderio che si innalzava in lei. Lui si alzò per guardarla in faccia. Piantò i suoi occhi ardenti nei suoi, inviandole milioni di brividi lungo il corpo.
"Non ho bisogno di riposo. Ho bisogno che tu mi calmi" sussurrò al suo orecchio prima di mordicchiarne il lobo.
Senza darle tempo di rispondere, la spogliò e la fece sedere sul bordo del letto.
Si sbrigò con i preliminari, troppo impaziente di sentire quella distensione che stava cercando, e si unì a lei senza aspettare, in un amplesso selvaggio. Quando finì, la lasciò sola senza una parola o un'occhiata e andò a farsi una doccia. Kaori emise il suo respiro solo quando sentì scorrere l'acqua. Si sentiva male, come se fosse stata solo un oggetto, come se fosse stata una delle sue conquiste di una notte, una donna con la quale si soddisfa una fantasia più o meno degradante, un impulso, un istinto...
Finalmente capiva cosa lui intendeva quando le diceva che prima di lei, non aveva mai fatto l'amore. Aveva fatto molto sesso, ma non l'amore. Aveva appena scopato con lei e lei ne era ferita.
Si riprese rapidamente quando sentì il suo ritorno. Lo vide andare verso il letto e sdraiarsi, voltandole le spalle. Si rivestì e, sentendosi improvvisamente oppressa, gli disse che sarebbe uscita per qualche minuto per prendere un po' d'aria. Lui la ignorò. Una volta fuori, respirò l'aria fresca e cercò di mettere ordine nelle sue idee. Doveva ignorare quello che stava succedendo in quel momento. Doveva essere forte per entrambi. Quando Ryo fosse tornato nel suo stato normale, avrebbero ricominciato su una buona base. Gli eventi attuali non avrebbero dovuto separarli. Come fare? Kaori guardò il riflesso nello stagnetto scintillante quando, per caso, le nuvole lasciarono passare un raggio di luna. Giocò col piede sulla sabbietta, disegnando linee, e pensò che quella fosse la sua soluzione. Doveva rimanere placida e impervia: non avrebbe lasciato che le parole e i gesti di Ryo la toccassero, fare come l'acqua che filtrava attraverso la sabbia.
All'improvviso sentì dei passi dietro di sé e si volto. Il Professore si avvicinava. La sua camminata era normale e la sua aura calma: tutto andava bene con Ryo.
"È tardi, Professore. Non dorme?" domandò lei per iniziare la conversazione.
"No, è vero. Neanche tu, d'altronde"
"No, avevo bisogno di prendere aria" spiegò, evasiva.
"Come stai, Kaori?" domandò lui, sollecito.
"So che è Ryo ad essere drogato, ma tu soffri in primo piano degli effetti della sua astinenza, lasciando il suo capezzale solo per qualche minuto. Quindi te lo richiedo: come stai?"
"È dura. Lui che di solito è così calmo, così padrone di sé, vederlo cambiare in un atteggiamento così erratico, è terrificante. Un secondo è affascinante e quello dopo è aggressivo. Si innervosisce, si scusa, si arrabbia...non so che pesci prendere..."
"Posso comprendere. Prenditi cura di te. Lui avrà ancora bisogno di te"
A quelle parole, le immagini delle loro ultime volte insieme le tornarono in mente e ringraziò la notte per essere così scura da nascondere il colore delle sue guance. Il Professore non sapeva niente di loro due.
"Ha chiesto la droga?"
"No, una sigaretta. Gli ho detto che non poteva, si è arrabbiato e poi è passato ad altro"
"I tossicodipendenti in astinenza a volte si rivolgono a un'altra forma di dipendenza. Avvertimi se sospetti qualcosa"
"Ok, Professore" disse lei.
"Dovresti andare a riposarti. Dormiva quando sono uscito"
La giovane donna annuì e rimase un po' fuori prima di rientrare in clinica. Non appena vi mise piede, sentì le grida angosciate di Ryo.
"Dov'è? Dov'è Kaori?"
"Calmati, Ryo. Arriverà" sentì Kazue che gli rispondeva.
"Voglio vederla! Ho bisogno di lei! Se n'è andata?"
"No, è uscita solo qualche minuto, Ryo. L'ho incrociata in giardino. Sta arrivando. Pazienta, ragazzo mio" rispose il Professore con voce calma e rassicurante.
"Fatemi uscire. Devo trovarla. Potrebbe essere in pericolo. Kaori!" urlò.
La disperazione che percepiva nella sua voce, l'angoscia che rendeva l'atmosfera pesante la sconvolse e si precipitò verso di lui. Lui la prese tra le braccia e la strinse fino a soffocarla. Sentiva il suo cuore martellargli in petto, segno che si era davvero spaventato.
"Sono qui, Ryo. Non ti preoccupare. Te l'ho detto: tornerò sempre"
"Lo so, ma quando non ti ho vista in camera, sono andato in panico" ammise con una vocina.
La trascinò nella stanza e la portò sul letto. Lei si irrigidì leggermente al pensiero di dover subire di nuovo i suoi assalti e, avvertendo ciò, lui la lasciò andare.
"Voglio sole dormire tenendoti abbracciata" spiegò con voce triste.
Il suo cuore si sciolse a quella confessione. Era ancora scossa dai gesti precedenti, ma rimaneva profondamente innamorata di quell'uomo. Spazzò via tutti i dubbi e si sdraiò contro di lui. Lui l'abbracciò, stringendola più forte, e si addormentarono pacificamente l'uno tra le braccia dell'altra.
Bruscamente, lei si svegliò sentendo un peso addosso e vide Ryo che la osservava intensamente. Sentì crescere la paura, chiedendosi cos'avrebbe fatto, quando lo sentì entrare in lei. Ancora. Le lacrime scorsero sul suo viso, ma lui la fissava con aria da conquistatore.
"Per favore, fermati..." gemette.
Lui la ignorò continuando i movimenti dentro il suo corpo. Corpo che non era stato sufficientemente preparato e che subiva i suoi assalti al limite del dolore. Quando fu soddisfatto, lui si ritirò brutalmente così come l'aveva risvegliata. Lei si voltò e strinse le gambe come per contenere il dolore che le aveva inflitto. Le parole del Professore le tornarono in mente: 'I tossicodipendenti in astinenza a volte si rivolgono a un'altra forma di dipendenza.'
Quindi era quella la sua nuova dipendenza, il sesso. Doveva temere e proteggere le altre donne della clinica? O, anche nelle sue condizioni, sarebbe stata lei la sua unica preda? Quella parola la fece sussultare. Non era quella l'essenza della loro relazione.
"Perché mi fai questo, Ryo?" pianse piano.
Sentì il suo braccio appoggiarsi su di lei e stringerla teneramente.
"Sto talmente male..." mormorò lui.
Lei si voltò e vide i suoi occhi. Il bagliore che vi tremolava la colpì. Si girò tra le sue braccia e lo baciò per alleviare il suo dolore.
"Vuoi che chiami il Professore perché ti dia un antidolorifico?"
"No, niente medicine. Non voglio diventare dipendente da un'altra sostanza chimica. Stringimi forte, Kao"
Lei lo guardò dritto negli occhi per vedere se rischiava di cadere di nuovo in trappola, ma vide solo il suo sguardo lucido e caldo, quello che conosceva, e si confortò. Si avvicinò a lui, facendogli posare la testa sul proprio collo, sentendo il suo respiro caldo addosso. Gli accarezzò i capelli a lungo finché non lo sentì addormentarsi. Solo allora si concesse di dormire a sua volta. Erano le tre del mattino...ma non avrebbe dormito molto quella notte. Fu svegliata da Ryo più o meno selvaggiamente altre quattro volte.
Verso le sette, Kazue entrò nella stanza di Ryo per vedere come stava. Lasciò lo stetoscopio per la sorpresa quando li beccò entrambi in pieno atto. Quello che la sconvolse, più che il fatto di sorprenderli, fu lo sguardo bestiale che Ryo le lanciò: non era imbarazzato, o sconvolto dal fatto che li stesse vedendo, a differenza di Kaori che aveva voltato gli occhi annegati di lacrime, ma lui la guardò da testa a piedi come per giudicare se valesse un colpo...Kaori lo afferrò per la guancia e riportò la sua attenzione su di lei.
"Non preoccuparti, bellezza: solo tu mi interessi" la rassicurò, con voce rauca.
Kazue uscì dalla stanza, stravolta. Rimase alcuni minuti appoggiata alla porta cercando di riprendere il sopravvento sulle proprie emozioni. Tutti avevano sperato dopo tanto tempo un riavvicinamento tra i due sweeper, ma non così...ripensò alla tristezza che aveva visto negli occhi della sua amica e rabbrividì.
Vide Mick e Umi avvicinarsi. Il suo fidanzato la raggiunse, preoccupato per il suo pallore.
"Che succede, tesoro?"
"Niente, Mick. Io...non posso parlarne"
"Ma Kazue..."
"No, Mick. Non spetta a me. E non entrate in quella stanza!" disse a entrambi. Di fronte alla proibizione e all'immaginazione fertile nel sapere i suoi due amici all'interno, Mick mise una mano sulla maniglia, dicendosi che la questione doveva essere interessante se lei diceva di non entrare. Umi lo fermò e lo trascinò via.
"Ma Umi-chan, dai. Voglio vedere la mia dolce Kaori..." piagnucolò, cercando di liberarsi dalla presa del gigante.
"Se vuoi ancora avere un'amica, ti consiglio di non entrare" rispose Falcon.
"Perché, Umi?" chiese, dopo aver riacquistato la serietà di fronte alla sua voce grave.
"Perché avverto un'aura offuscata e una macchiata. Dubito che ciò che sta accadendo in questa stanza debba essere noto a tutti..."
Mick guardò in direzione della stanza e abbassò gli occhi. Voleva aiutare i suoi amici ma, proprio per quello, doveva lasciarli stare. Si sentiva impotente, inutile. Pochi minuti dopo, Kaori uscì dalla stanza. Vedendoli, li raggiunse. Di fronte alla sua espressione stravolta e sfinita, Mick si astenne dal fare domande. La prese tra le braccia e la strinse forte. Poi lei diede un bacio a Falcon.
"Siete qui. È bello che siate venuti"
"Figurati. Miki arriverà un po' più tardi. Doveva ricevere una consegna"
"Falcon, dille di non venire, per favore. La situazione è...complicata" disse, distogliendo lo sguardo dai due uomini.
Falcon annuì e andò a chiamare sua moglie. Lei non fu d'accordo e volle assolutamente andare lì, così Kaori prese il telefono e glielo disse di persona, chiedendole di non fare domande e di fidarsi di lei. Miki accettò, delusa di non poter stare con loro. La sweeper propose agli uomini di andare a trovare Ryo mentre lei parlava con il Professore. Intercettò Kazue che stava rientrando e la portò in una stanza isolata. Quando chiuse la porta, vi si appoggiò e chiuse gli occhi, mentalmente e fisicamente esausta.
"Kaori, stai bene?" chiese l'infermiera con sollecitudine.
"No. Ma me la caverò...Kazue, non voglio che tu vada nella sua stanza finché l'astinenza non sarà finita. Dì al Professore di non lasciare più entrare personale femminile"
"Ti ha...violentato?" chiese l'altra, pronunciando con difficoltà l'ultima parola.
Kaori si lasciò scappare qualche lacrima e sospirò.
"No, non preoccuparti. Non è stato tenero, ma non mi ha violentata...non voglio che gli altri lo sappiano. Dillo al Professore. È l'unico modo che ha trovato per combattere il dolore. Non vuole medicine. Spero solo che finisca presto..."
"Oh Kaori..." sussurrò Kazue, prendendola tra le braccia.
"Andrà bene. Ora torno"
Si allontanò dalla sua stretta e tornò nella stanza di Ryo. Fece un respiro profondo prima di entrare. Erano tutti e tre impegnati nella conversazione, specialmente Ryo e Mick che si lanciavano in sciocchezze, mentre Umibozu faceva da arbitro...quando entrò, sentì il pesante sguardo di Ryo atterrare su di lei e rabbrividì. Andò ad accomodarsi sulla sedia accanto al letto, ignorando il suo muto appello. Rabbioso, davanti ai loro amici sbalorditi, lui si alzò e la costrinse a raggiungerlo sul letto e le mise attorno un braccio possessivo. Le fece voltare il viso e la baciò appassionatamente.
"Fermati, Ryo. Per favore" mormorò lei, implorante, imbarazzata di essere trattata così di fronte ad altri.
"Cosa c'è, non posso più onorare la mia amante?" sussurrò con tono dolce, facendo scivolare la mano tra le sue gambe. Lei cercò di respingerlo ma lui approfondì la sua carezza. Mick tossì per appellarsi al buon senso.
"Ryo, penso che Kaori sia stata abbastanza chiara..."
"Che c'è, Angel? Non hai voglia di un bellissimo spettacolo?"
La giovane donna distolse lo sguardo. Di nuovo, non era in lui. Qualcos'altro aveva ripreso il suo posto. Poteva sentire la sua aria turbata, come se lui fosse circondato da una fitta nebbia.
"Basta, Ryo! Non puoi parlare così di Kaori!" si innervosì l'americano.
"Cosa ti dà fastidio, che ne parli o che me la faccia?" ringhiò Ryo, con aria di scherno.
Kaori si voltò verso di lui e lo schiaffeggiò impulsivamente. Lui le prese il polso e lo strinse finché non sentì il suo gemito di dolore. Mick cercò di intervenire ma Kaori lo fermò, supplicante.
"Lasciala, Ryo. Le fai male" chiese Mick, cercando di mantenere la calma.
"Ryo, per favore, lasciami" chiese Kaori, guardandolo negli occhi, cercando di ritrovarlo.
Ryo la guardava, cattivo. I suoi occhi scesero alla sua scollatura e cominciò ad accarezzarla, costringendola a stendersi su di lui, rendendola consapevole del suo desiderio. Lei capì e si rassegnò.
"Sarà meglio che andiate. È stato gentile da parte vostra passare..." disse con voce bassa e triste.
Mick si avvicinò a lei, preoccupato per la sua sicurezza.
"Vieni con noi, Kaori"
"No, Mick, il mio posto è qui" mormorò.
"Ma non ti lasceremo qui sola..."
"Andrà tutto bene. Vi avvertirò quando potrete fargli visita"
Li spinse verso l'uscita. Umi, che non aveva pronunciato parola da quando era entrato, posò il suo sguardo cieco su di lei e, senza voltarsi, parlò a Ryo.
"Se le fai del male, ti ucciderò con le mie stesse mani. Capito, Saeba?"
Non aspettò una risposta ed uscì. Kaori chiuse la porta e si diresse verso il letto del suo uomo, cedendo e lasciando che prendesse il pieno controllo del suo corpo.

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Capitolo 7
*** Capitolo Sette ***


La giornata passò a immagine della notte ma, progressivamente, Ryo divenne meno pressante e riuscì a controllarsi meglio e a ripristinare il sapore delle loro buffonate del passato.
Kaori aprì la porta due volte, quando il Professore stesso portò il pasto e quando chiese del suo paziente. Sentì lo sguardo del dottore su di sé ma non osò guardarlo per paura di ciò che vi avrebbe letto. Quando lo lasciò la seconda volta, lui posò la mano sulla sua senza alcuna connotazione perversa: solo una leggera pressione, come un silenzioso supporto. Lei sentì un enorme beneficio.
Si chiese se, un giorno, i loro amici avrebbero capito cosa era stata pronta ad accettare, a sacrificare per il bene del suo uomo. Sospirò, appoggiando la fronte sulla porta. Avrebbe voluto dormire un po', per potersi riposare e calmare le tensioni del suo corpo. Due braccia l'allacciarono. Ryo la baciò leggermente sul collo e la costrinse a girarsi verso di lui. Stava cominciando a riemergere da quella specie di coma da sveglio che aveva vissuto per quasi quarantotto ore, dalla nebbia che paralizzava la sua mente. Brandelli di ricordi iniziavano a riaffiorare e, tra essi, il fatto che lei non aveva quasi lasciato il suo capezzale dalla mattina precedente, senza quasi neanche dormire. Quella donna era meravigliosa.
"Forse dovresti andare a fare una doccia. Ti farà bene" le disse sorridendo.
"Non voglio lasciarti solo..." rispose lei stancamente.
"Potrei benissimo accompagnarti, ma penso che per te sarebbe più vantaggioso farla da sola. Non sarai lontana..." insistette, prendendola per mano e portandola verso il bagno. "Hai dei vestiti puliti?" chiese, guardandosi intorno.
"No. Non sono ancora passata da casa"
"Vai domani mattina. Ti farà bene uscire un po'. D'accordo?"
"Sei sicuro? Non voglio..."
"Sicuro. E avrò bisogno anch'io di vestiti per uscire da qui. Dato che non so dove siano i miei"
Kaori lo fissò, stupefatta. Quelle parole...era possibile che soffrisse di amnesia? Non si ricordava che gli aveva detto il perché avevano dovuto bruciare i vestiti?
"Abbiamo dovuto bruciarli, Ryo. Te l'ho detto ieri sera..."
"Ah? Non ricordo" rispose, annoiato.
"Cosa ricordi?"
"Non molto, in effetti. I ricordi iniziano a tornare lentamente. Dai, sotto la doccia, mia dea"
La spogliò teneramente, con un sorriso caloroso, approfittandone per rifarsi gli occhi. Si contrasse vedendo i lividi sulle cosce e il polso violaceo, ma non disse nulla e la spinse gentilmente nella doccia. Le rubò un bacio e aprì il getto dell'acqua.
"A tra poco. Prenditi il tuo tempo"
La lasciò sola. Per alcuni secondi, lei pensò di sognare, lui sarebbe rientrato e avrebbe tentato la fortuna sotto la doccia, ma no, i secondi e i minuti passarono e lui non la raggiunse. Cominciò a rilassarsi un po'. Ma la sua mente si avvicinò all'ultima svolta degli eventi. Aveva una perdita di memoria, forse temporanea, ma fino a quando? Cosa doveva aspettarsi? Da quando non era più lui? E, a dire il vero, non era meglio che lui non ricordasse certe cose? Certamente, avendo dimenticato ciò che le aveva fatto, se lo avesse ricordato entro pochi giorni, si sarebbe arrabbiato con se stesso, forse non si sarebbe nemmeno perdonato quelle azioni. L'avrebbe guardata allo stesso modo dato che lei, alla fine, gli aveva permesso di maltrattarla? Che impatto avrebbe avuto sulla loro relazione?
Cercò di dimenticare un po' tutte quelle domande e di godersi il momento. L'acqua calda le faceva bene. Rilassò i muscoli doloranti per la stanchezza, scacciando un po' il freddo che aveva conquistato il suo corpo. Le mancava solo uno dei suoi orribili ma sicuramente comodi pigiami per trascorrere una buona notte. Quando uscì dalla doccia e vide il suo riflesso allo specchio, fece una smorfia vedendo i lividi all'interno delle cosce, simboli dei rapporti brutali che il suo compagno le aveva imposto. Ingoiò le lacrime, pregando che quella notte non ricominciasse. Aveva davvero bisogno di dormire. Si vestì.
Ryo era sdraiato sul letto, con le braccia incrociate dietro alla nuca, pensando a ciò che aveva vista. Perché la sua compagna aveva quei segni? Perché la sentiva sulla difensiva ogni volta che lui ritornava lucido? Cosa le aveva fatto? Moriva dalla voglia di dormire al suo fianco quella notte, di poterla tenere tra le braccia, di sentire il calore del suo corpo contro il proprio, il suo cuore battere sotto la mano...era da due settimane che non dormiva con lei, una vera notte di sonno, non quelle poche ore arraffazzonate a destra e a sinistra...era felice perché sapeva che era uscito dallo stato di trance in cui si era trovato. Forse, alla fine ne sarebbe davvero uscito...riusciva a immaginare il loro futuro. Dovevano parlarne, sapere quello che lei voleva fare, come voleva farlo...sorrise. Sentì che aveva spento la doccia e aspettò con impazienza il momento in cui lo avrebbe raggiunto.
Quando Kaori tornò nella stanza, Ryo le rivolse un sorriso pieno di amore e tenerezza e, dopo due secondi di esitazione, lei ricambiò. Lui allungò la mano per invitarla a raggiungerlo. Gli si sedette accanto e quando lui l'attirò a sé, lei si lasciò andare. La sua aura era tornata chiara ed era rassicurata. Si raggomitolò contro di lui con un sospiro di sollievo. Lui posò la testa su quella di lei e approfittò di quel momento di pace. Aveva trovato il suo posto, la sua donna. A parte tornare a casa, non chiedeva di più.
"Spero che potremo tornare presto a casa" disse a voce bassa, come per non rompere la magia del momento.
"Sì, anch'io"
"Inviteremo i nostri amici a cena e diremo loro di noi due"
Kaori non si mosse malgrado la sorpresa e, cercando di mantenere una voce neutrale, rispose:
"Sei sicuro che sia quello che vuoi?"
"Perché? Tu no? Non vuoi più sposarti e avere un figlio?" chiese lui, teso.
"Sì, certo che sì. Mi chiedevo se ti ricordassi..." rispose lei, un sorriso sincero sulle labbra. Alzò il viso verso di lui e gli prese le labbra. Il loro bacio fu tenero e pieno d'amore. Kaori riacquistò fiducia nel suo uomo. Lui approfondì il bacio ma non si spinse oltre.
"Questo me lo ricordo, e anche che sei andata a cercare il Professore. Poi è tutto sfocato"
"Hai avuto delle convulsioni, Ryo" spiegò.
"Ti ho ferito, Kaori?" chiese lui a bassa voce.
"No, Ryo" disse lei, appoggiando la testa sul suo collo in modo che lui non leggesse la menzogna nei suoi occhi.
"Quindi il segno sul polso e quelli sulle cosce, è stato durante la missione?"
"No. Ascolta, dimentica tutto. Non è niente"
Gli passò un braccio intorno all'addome per avvicinarsi un po' di più a lui. Non voleva pensare a quello che era successo, non voleva nemmeno che lui lo ricordasse, che si sentisse in colpa mentre non era in sé. Aveva già passato abbastanza da non aver bisogno di quel peso sulle spalle. Ryo sentiva che lei non gli diceva tutto. La memoria era a brandelli, si disse che presto avrebbe saputo, che era inutile ricordare qualcosa che per lei sembrava doloroso...Tanto valeva approfittare del momento, le ore precedenti non erano state delicate a giudicare dal dolore che sentiva in corpo, come se avesse combattuto con centinaia di uomini. Avrebbero avuto tempo per parlare del resto. Strinse la presa sulla sua metà e si addormentò pacificamente.
Kaori lo guardò dormire un momento prima di soccombere al sonno che l'aspettava. Ansiosa di vederlo svegliarsi di nuovo come aveva fatto la notte precedente, spesso si svegliò, non vedendo altro che il suo viso addormentato e tranquillo. Quando giunse il mattino, si stirò come un gatto e sentì le sue braccia stringersi intorno alla vita. Era ancora stanca ma si era ripresa un po'. Sentì le labbra di lui posarsi sul suo collo, leggere, aeree, sensuali. Sorrise e si rivolse al suo compagno.
"Buongiorno a te..." sussurrò prima di baciarlo teneramente.
"Buongiorno, Sugar" replicò lui, posando baci leggeri sul suo viso e tornando a prendersi le sue labbra. "Ho fame, Kao. Ho fame di te" disse, lanciandole un'occhiata languida e calda che fece apparire delle farfalle nel ventre di lei.
"Allora vieni qui, amore mio"
Si amarono appassionatamente. Quando lui entrò in lei, la giovane donna soffocò il grido di dolore che le nacque spontaneamente. Si morse il labbro inferiore e si nascose nella spalla del suo amante in modo che non vedesse le lacrime che le salivano agli occhi. Sentiva che la sua intimità era stata sollecitata con troppa forza il giorno prima, e soprattutto con più brutalità. Dopo alcuni minuti, il dolore si fece più sopportabile e si lasciò andare, finalmente soccombendo al piacere tra le braccia del suo compagno. Ryo l'attirò a sé dopo essersi steso sulla schiena. Lasciarono che il respiro e il cuore riprendessero il loro normale ritmo.
"Kaori, tutto bene? Ti ho sentita tesa..." chiese lui preoccupato.
"Sì, è...è stanchezza, tutto qui" mormorò lei.
"Dovresti andare a casa per qualche ora e dormire un po'. So che questo non è il posto migliore per riposare"
"Non voglio lasciarti"
"Nemmeno io, voglio lasciarmi..." disse, un sorriso sulle labbra, incontrando il suo sguardo divertito. "Così va meglio. Mi piace vederti sorridere", le carezzò teneramente la guancia e le baciò le labbra.
"Mi serviranno dei vestiti per uscire da qui e anche tu devi cambiarti. Quindi, fila. Vai, fatti una doccia, cambiati i vestiti, dormi un po' e torna da me in piena forma"
"Va bene, Ryo. Niente stupidaggini in mia assenza" lo ammonì.
Si separò a malincuore, si vestì e lasciò la stanza. Andò a vedere il Professore per riferirgli le ultime notizie, parlargli dell'amnesia e informarlo della sua temporanea assenza. Eluse tutte le domande su di sé, avendo bisogno di tempo per guarire le proprie ferite. Poi, prima di riprendere la macchina e tornare a casa, chiamò Mick e Falcon per informarli che Ryo era tornato in sé e che una loro visita lo avrebbe sicuramente reso felice, ma li pregò di non parlare di ciò che avevano visto il giorno prima. Loro accettarono.
Quando entrò in soggiorno, Kaori si appoggiò per qualche istante alla porta, assaporando la serenità ritrovata. Quella casa le era mancata. Andò in bagno e fece una doccia godendosi l'uso dei suoi prodotti e non quelli della clinica. Aveva la sensazione di lavare una parte delle cose brutte vissute. Poi si massaggiò a lungo il polso e i lividi sulle cosce con un unguento per far sparire rapidamente i segni. Uscendo dal bagno in asciugamano, entrò nella loro stanza. Si sedette sul letto accanto alla foto di suo fratello. Passò un dito sul suo viso e sorrise.
"Veglia su di lui in mia assenza, Hide"
Poi si alzò e si vestì. Tirò fuori una borsa e raccolse alcune cose per Ryo. Notò al suo capezzale la scatolina che proteggeva il suo regalo. Lo tirò fuori e accarezzò il trifoglio in giada con la punta delle dita. Si passò la catenina intorno al collo, felice di sentirla addosso, e mise il braccialetto in tasca. Prese alcune cose per sé e tornò in bagno per recuperare il rasoio e gli articoli da toletta. Scese ed esitò al pensiero di potersi riposare un po' sul divano, ma alla fine il suo istinto la spinse a tornare dal suo compagno. Le mancava già...
Alla clinica, Ryo ebbe il tempo di fare una doccia e riposare un po', lasciando vagare i pensieri, quando qualcuno bussò alla porta. Fu felice di vedere Mick, Miki e Umibozu entrare. Stupito, vide Mick fissarlo con riserva prima di concedergli un abbraccio sincero e caloroso. Miki gli si avvicinò e lo baciò sulla guancia, ma sentiva lo sguardo di Umi addosso.
"Ehi, oggi non mi salti addosso?" disse lei divertita.
"No, mi scuserai, ma mi sembra di essere appena uscito dalla centrifuga della lavatrice. Non ne ho la forza..." disse sorridendo e facendole l'occhiolino.
Cominciarono a chiacchierare, assaporando il piacere di stare insieme. Malgrado il buon umore, Ryo li sentiva sulla difensiva, specialmente Mick che percepiva nervoso. Nervoso o arrabbiato, si chiese, guardandolo in un angolo, cercando di valutare la situazione. Umi non disse nulla, cosa che non cambiava molto, ma anche da parte sua sentiva una certa riluttanza. Solo Miki era se stessa, felice, leggera...non trattenendosi più, si fece avanti.
"Che succede, ragazzi? Perché siete così strani? Ho l'impressione che siate sospettosi verso di me"
Mick lanciò un'occhiata a Umi che a Ryo non sfuggì. Umi scrollò le spalle.
"Niente, va tutto bene" rispose il gigante.
"A proposito, Kaori dov'è?" chiese Miki, che avrebbe voluto vedere la sua amica soprattutto dopo la loro conversazione della sera prima.
"È tornata a casa a riposare..."
"Ne avrà bisogno, specialmente dopo ieri..." mormorò Mick a denti stretti.
Ma non fu abbastanza discreto e Ryo lo sentì. Cercò di ricordare, ma nulla, era il nero completo, eccetto la sensazione di disagio che aveva già sentito in precedenza nella sua metà.
"Spiegati, Mick"
"Cosa? Niente, niente...non c'è niente da spiegare" balbettò, poco desideroso di rompere la promessa fatta a Kaori.
"Mick, menti molto male. Hai detto fin troppo. Forza" disse Ryo con fermezza. Mick tergiversò un istante, esitò e si disse che, dopotutto, forse era meglio che lui sapesse.
"Mick..." ringhiò Ryo in tono minaccioso.
"Diciamo che ti sei mostrato piuttosto possessivo ed espansivo con lei ieri, e davanti a noi"
"Sii più chiaro"
"L'hai baciata e..." si interruppe, imbarazzato.
Miki emise un grido di esclamazione nel sentire ciò. Da tempo aspettava un loro riavvicinamento, ed era estasiata, ma si contenne rapidamente vedendo l'atteggiamento di Mick e Umi.
"E cosa, Mick? Sto perdendo la pazienza..." si irritò Ryo.
"E l'hai accarezzata intimamente di fronte a noi, Ryo! E dopo lei ci ha fatto uscire, con uno sguardo tale che abbiamo avuto l'impressione che stesse andando al macello! Soddisfatto?" gridò l'americano.
Ryo lo guardò, un barlume di incomprensione negli occhi. Non poteva...no, non aveva osato...i segni sulle sue cosce, allora era stato lui? E improvvisamente il velo si strappò e tutto gli tornò alla memoria. Le parole che aveva detto, il suo atteggiamento, le ferite che le aveva inflitto, i rapporti che le aveva imposto. Impallidì, ricordando di non essere stato né tenero né amorevole. Era talmente sofferenze che aveva solo cercato quell'istante di piacere per far sparire momentaneamente il dolore, finché non ritornava e lui non poteva impedirsi di rifarlo. Ricordò come lei aveva attirato la sua attenzione quando Kazue era entrata nella stanza, l'imbarazzo che aveva provato, tutte le volte in cui lei gli aveva chiesto di smettere o di essere meno brutale...dannazione, come aveva potuto? Perché lei era rimasta?
Guardò i suoi amici, sconvolto dal proprio atteggiamento, sentendosi profondamente in colpa...comprese meglio perché lei non avesse voluto parlargli di tutto quanto. Probabilmente aveva sperato che non ricordasse, certamente per non farlo soffrire. Si alzò dal letto e andò alla finestra, che aprì: stava soffocando. Il suo cuore si stava spezzando, ferendolo per l'atrocità di quei gesti. Mick, dispiaciuto di aver inflitto ciò al suo amico, si alzò e si avvicinò a lui.
"Ryo, stai bene?" chiese, preoccupato dal suo silenzio.
"No, ho ferito il mio angelo. E questa mattina, nonostante tutto quello che le ho fatto, mi ha offerto il suo sostegno come se non fosse successo nulla..."
"Lei ti ama, sa cosa hai vissuto..."
"Dille che mi dispiace..." sussurrò Ryo prima di accasciarsi con la mano sul cuore, la carnagione cerea.
Kaori era sulla strada quando suonò il suo telefono. Parcheggiò e rispose quando vide che era Saeko. Senza ulteriori indugi e con voce tesa, l'ispettrice disse:
"Kaori, avverti il Professore: abbiamo altre due vittime. Hanno tutti avuto un attacco di cuore..."
"Io...io non sono in clinica, Saeko. Arrivo tra un quarto d'ora. Avverti Mick"
Kaori riattaccò senza aspettare e incominciò ad angosciarsi. Accelerò ma un incidente causava un ingorgo. Piangeva, urlava al volante, pregando che non gli fosse successo niente...il cuore le batteva a cento all'ora, le mani tremavano, riusciva a malapena a respirare. Sentendo di essere sul punto di svenire, cercò di controllare le proprie emozioni. Doveva resistere fino a tornare alla clinica. Si sforzò di respirare profondamente econ calma, mise le mani sul volante per controllarle e pensò a cose positive. Fece effetto abbastanza rapidamente, riuscì ad arrivare in clinica sana e salva nello stesso momento in cui giungeva Saeko. Si guardarono per mezzo secondo ed entrarono. Quando arrivarono, i loro amici erano fuori dalla stanza. Mick intercettò la sweeper, impedendole di entrare.
"Da quanto tempo?"
"Venti minuti"
"Novità?"
"No. Kao, poco prima che crollasse, lui ha detto che...che..." balbettò Mick, emozionato, ma non riuscì a finire la frase.
"Ha detto che gli dispiace, tesoro" continuò Miki, le lacrime agli occhi.
Kaori impallidì, realizzando, non osando immaginare le fitte di dolore e di senso di colpa che aveva provato prima di...
"Si è ricordato di tutto?"
"Penso di sì. Ma cos'è successo esattamente?" chiese Miki, curiosa e preoccupata.
"Niente che vi riguardi" sussurrò Kaori, il volto ermetico, e si girò verso la porta, ansiosa.
Umibozu impedì a sua moglie di fare altre domande e tornarono tutti ad aspettare. Qualche minuto dopo, la porta si aprì e il Professore uscì insieme a Kazue, la faccia scura.
"È finita" disse semplicemente.
Kaori sentì l'inferno aprirsi sotto i suoi piedi. Lo vide sdraiato sul letto, immobile, con gli occhi chiusi. Più che vederlo, percepì il dolore travolgere tutti i suoi amici. Come un automa, si fece avanti ed entrò nella stanza senza prestare attenzione all'anziano uomo.
Sentì Kazue parlarle a bassa voce e incontrò il suo sguardo triste mentre chiudeva la porta. Quando vide gli altri seguirla, girò la chiava e fece loro un cenno negativo. Forse erano una famiglia, ma non li voleva nella stanza in quel momento.
Si avvicinò al letto, guardando quell'uomo così bello dal viso tranquillo che l'aveva fatta sognare e aspettare, che l'aveva esasperata e che lei aveva amato per tutti quegli anni.
"Non hai il diritto di abbandonarmi nel momento in cui mi prometti di sposarmi e di darmi un figlio, Ryo"
Gli prese la mano e appese il braccialetto al suo polso.
"Formiamo una cosa sola, Ryo, ricordi? L'hai detto tu mettendo quel ciondolo intorno al mio collo. Cosa faccio senza di te?"
Gli baciò il polso e le labbra, ancora calde.
"Hai l'aria così serena, amore mio. È davvero questo che vuoi? Non volevi lasciarmi sola, Ryo. Sei sicuro di aver completato la tua ultima missione?"
Sentì la rabbia crescere in lei, incontrollabile. Non voleva restare da sola, non voleva perdere l'uomo che amava. Avevano avuto troppo poco tempo insieme, avevano ancora cose belle da vivere.
"Cossa credi, Saeba? Pensi che ti abbia aspettato per più di sei anni per averne uno solo con te! Pensi che andrò davanti ai nostri amici, da sola, per dire loro che stavamo insieme. Razza di vigliacco! Razza di idiota!"
Cominciò a scuoterlo per le spalle. Le lacrime scorrevano senza fermarsi dai suoi begli occhi nocciola.
"Te l'ho detto: voglio un anno per ogni mese di attesa. Solo io ho il diritto di ucciderti! Quindi devi vivere, mi senti? Non mi abbandonerai finché non te l'avrò detto io!"
Punteggiò ogni parola con un pugno sul petto senza prestare attenzione, tanto era sopraffatta dalla disperazione.
"Non lasciarmi sola! Non raggiungere mio fratello! Io ti amo, Ryo! Ti proibisco di lasciarmi!"
Colpì un'ultima volta con tutta la forza del suo dolore e crollò su di lui, lasciando riversare tutte le lacrime che aveva in corpo, tutto il dolore nel suo cuore...

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Capitolo 8
*** Capitolo Otto ***


Fuori dalla stanza, Mick e Umibozu consolavano le loro metà. Il Professore, distrutto da quanto accaduto, si era rifugiato nel suo ufficio. Saeko era appoggiata alla porta della stanza, dando libero sfogo alle lacrime. Si sentiva in colpa per quello che era successo. Era stata lei a trascinarlo in quella storia oscura. Per colpa sua, lui era morto e Kaori sarebbe rimasta sola. Dopo Hideyuki, perdere Ryo era più che difficile.
Sentì la voce di Kaori levarsi nella stanza, senza capire cosa stesse dicendo. Si voltò e vide la giovane donna colpire Ryo. Picchiettò sulla porta attirando l'attenzione degli altri ma non quella della giovane donna. La vide crollare sul corpo dello sweeper, piangendo. Con il cuore le fu vicina e appoggiò la mano sulla manopola invano.
"Kaori..." mormorò, la voce rotta.
Miki piangeva tra le braccia del marito. Non capiva la volontà della sua amica di affrontare tutto da sola. Loro erano lì per lei. Avevano bisogno di sostenerla quanto di piangere il loro amico. Le parole che Kaori aveva pronunciato prima di chiudersi dentro, il suo rifiuto nello spiegare quello che era successo le avevano dato un senso di esclusione. Non poteva sopportarlo. Kaori c'era sempre stata per loro e ora non consentiva a loro di esserci per lei. Perché? Cosa c'era? Cos'era successo?
"Cos'è successo, dannazione? Qualcuno di voi sa qualcosa?"
Saeko distolse lo sguardo, non volendo rivelare il segreto della loro relazione.
Kazue piangeva disperata. Sapeva cos'aveva fatto Ryo a Kaori e non voleva ricordare quell'uomo, quella bestia che si era servita della sua amica per soddisfare i propri impulsi sessuali. Voleva ricordare l'uomo che la esasperava nel saltarle addosso, il pagliaccio che la faceva ridere malgrado tutto, l'uomo che sapeva si sarebbe dannato per salvarla se fosse stato necessario. Voleva ricordare l'uomo retto e giusto che era, l'uomo che l'aveva salvata, il migliore amico del suo compagno.
"Voglio solo dimenticare le ultime ore e ricordare il Ryo che mi saltava addosso, quello che mi ha salvato"
Mick l'abbracciò, baciandole i capelli. Si sentiva in colpa. Era stato lui ad aver risvegliato i ricordi del suo amico e non poteva fare a meno di chiedersi se non fosse stato quello a scatenare l'infarto. Non aveva riconosciuto l'uomo che aveva visto negli ultimi giorni. Non per quanto riguardava le volte in cui era sotto l'effetto della droga o dell'astinenza, ma delle due volte in cui era stato lucido. Quell'uomo, serio e grave, sospettava che stesse succedendo qualcosa, abbastanza da non mettersi la maschera del pagliaccio. Quell'uomo aveva spaventato l'americano perché Ryo era forte e solido e saperlo consapevole della possibilità della sua stessa morte gli aveva fatto capire la gravità della situazione e che, infine, erano cose di poco conto sulla Terra. Pensò anche a Kaori, che sarebbe rimasta da sola con i rimpianti e il peso di ciò che era accaduto tra loro negli ultimi giorni. Avere passato così tanto tempo ad aspettare di essere amata da un uomo ed essere trattata così era una palese ingiustizia, soprattutto per qualcuno che era così gentile e premuroso.
"Se solo avesse aperto il suo cuore, sarebbero stati così felici insieme"
Umibozu guardò Mick e il suo cuore sanguinò. Lui e Ryo erano stati nemici, si erano reciprocamente feriti, poi aiutati, persino salvati. Avevano imparato a rispettarsi e persino ad apprezzarsi, al di là delle buffonate dello sweeper. Sapeva che la frenesia con cui Ryo fingeva di fare il burattino, il casanova da due soldi, era solo un modo per mantenere una maschera sotto cui nascondere le ferite più dolorose, quelle che non si poteva guarire, un baluardo perché nessuno entrasse in quel suo mondo oscuro e freddo. Era riuscito lì dove Umibozu aveva fallito, lasciando che Miki prendesse il posto che lei spettava di dover rivendicare, un posto che era suo di diritto, ma si sarebbe ben guardato dal dirlo ad alta voce.
Ryo era riuscito a tenere Kaori alla larga, ma non c'era riuscito completamente: quella donnina era riuscita a renderlo umano, dandogli un'anima e il desiderio di vivere, al di là del semplice istinto di sopravvivenza. L'amava anche se non voleva lasciarla avvicinarsi. E forse, questo oggi avrebbe aiutato la ragazza ad andare avanti. La notizia era incredibile e aveva difficoltà a digerirla. Il suo nemico del passato, il suo nemico di oggi, lo sweeper numero uno del Giappone, forse del mondo, non c'era più.
"Pensavo fosse invincibile. Alla fine non sapremo mai chi di noi era il migliore"
Il Professore era da solo nel suo studio. Nonostante la sua professione e la sua vicinanza alla morte, non riusciva a contenere le lacrime. Non piangeva un paziente né un amico. Piangeva un figlio. Lo conosceva da così tanto tempo, dopo averlo guarito da giovane sui campi di battaglia dell'America Centrale. L'aveva fatto uscire dalla Polvere degli Angeli anni prima e si era persuaso di riuscire a tirarlo fuori una seconda volta, anche se aveva visto da sé la composizione molto più problematica della nuova sostanza. Ma aveva fallito. Quell'uomo era morto dopo aver attraversato fasi oscure. Si lasciava alle spalle una banda di amici, la sua famiglia come già l'aveva definita, una giovane donna che aveva profondamente amato senza osare toccarla...fino agli ultimi due giorni...
"Perdonami, ragazzo mio. Avrei voluto fare di più"
Nella stanza, Kaori era appena crollata sul corpo di Ryo. Le lacrime non volevano smettere di scorrere. Era crollata. Un immenso vuoto si stabilizzò nel suo cuore. All'improvviso sentì un rumore e si bloccò. Seguì un secondo rumore. No, era possibile? Il rumore divenne più regolare e forte, sentì il suo capo sollevarsi senza che si fosse mossa da dove si trovava. Mise una mano sul petto del suo uomo. Fu colta da una risata nervosa quando sentì il cuore di Ryo che batteva, il petto che si alzava al ritmo del suo respiro, dapprima debole e poi sempre più forte. Le lacrime, di felicità questa volta, ripresero. Si alzò e lo baciò sulla bocca.
"Ti giuro che non ti conviene più farmi prendere paure simili, Ryo Saeba" sussurrò contro il suo orecchio.
Guardandolo di nuovo, incrociò le sue pupille grigie ancora smarrite. Gli accarezzò teneramente la guancia. Il suo cuore si riempì di gioia, non riusciva a credere che fosse tornato dalla morte. Aveva combattuto duramente e aveva vinto la battaglia, forse la guerra, sperava. Aveva sofferto abbastanza. Meritava di riposare, di godersi la vita, di essere felice...avrebbe fatto ciò che era necessario per realizzare i suoi desideri.
"Ti amo, Ryo. Grazie di essere tornato" disse, baciandolo.
"Kaori..." chiamò con voce rauca. Lei alzò lo sguardo su di lui e lo guardò negli occhi, vedendovi amore, senso di colpa, vergogna, tristezza.
"Mi dispiace"
"Ssh...dimentica tutto. Sei qui, è tutto quello che mi importa. Del resto potremo parlarne più avanti, se vorrai. Non hai niente da farti perdonare"
"Stanco..." mormorò Ryo, chiudendo gli occhi.
"Dormi, amore mio. Avverto gli altri e torno subito. Non ti lascio più"
Gli posò un leggero bacio sulle labbra e lo vide addormentarsi. Gli tirò sopra il lenzuolo in modo che non avesse freddo e, dopo un'ultima occhiata, si diresse verso la porta che aprì. Saeko, che aveva bussato alla porta pochi minuti prima – le era sembrato che fossero passate delle ore – vide Kaori piangere...ma sorrideva, con un'aria sollevata e radiosa. Si chiese se la sorellina di Maki non avesse perso la testa dopo la tragedia. Così, quando Kaori aprì la porta, la prese per le spalle e l'attirò a sé. L'abbracciò, pronta a sostenerla quando si fosse resa conto.
"È vivo" sussurrò Kaori, con voce emozionata. Kaori sconvolse Saeko. Quattro paia d'occhi si girarono verso di loro, sorpresi dall'atteggiamento dell'ispettrice, e Kaori ripeté ad alta voce per farlo sapere a tutti:
"È vivo. Ryo è vivo, si è svegliato"
"Cosa?!" urlarono tre voci mentre Kazue correva nella stanza.
Gli occhi di Ryo erano chiusi ma, quando gli prese il polso, Kazue sentì il suo battito forte e costante. Le lacrime scorsero mentre con lo stetoscopio auscultò il suo respiro e il battito del suo cuore. Era vivo e vegeto. Kaori tornò al suo fianco e prese la mano del suo compagno. Gli altri l'avevano seguita e, quando Kazue confermò le condizioni del loro amico, alcuni risero, altri piansero, tanto l'emozione era forte.
"Vado a dirlo al Professore" disse Kazue, correndo.
Meno di un minuto dopo, lui entrò nella stanza seguito dall'infermiera. Per esserne sicuro, non perché dubitasse delle capacità di Kazue ma, dopotutto, era lui che aveva constatato la morte di Ryo, l'assenza di battito cardiaco e del respiro, lo auscultò e sentì il battito del cuore del suo protetto. Era felice ma smarrito...com'era possibile?
"Io...non capisco cosa sia successo" disse, grattandosi la testa.
"Penso di saperlo" disse Saeko, guardando Kaori. "Lei lo ha colpito sul petto più volte" spiegò sorridendo di fronte a una Kaori che arrossiva.
"Io...non so cosa mi sia passato per la testa" confessò lei.
"Non importa, l'hai senza dubbio salvato" ammise il medico.
"E io che pensavo che a furia di martellate in testa ci avrebbe rimesso le penne, mentre un colpetto da niente lo ha salvato" scherzò Mick, sollevato.
"Mick, pensi veramente che una donna capace di sollevare un martello di un milione di tonnellate possa accontentarsi di un colpetto da niente per salvare l'uomo che ama?" chiese Umi, arrossendo nell'evocare i sentimenti di Kaori.
Tutti scoppiarono a ridere tranne Kaori, un po' imbarazzata dalla situazione...il Professore fece uscire tutti eccetto Kaori che si rifiutò di andarsene. Lui accettò che la donna che aveva salvato il suo paziente rimanesse al suo capezzale. Prima di andarsene, Saeko prese Kaori tra le braccia.
"Avrete più di un anno, Kaori. Spero che avrete ancora tanti anni belli davanti a voi"
"Grazie, Saeko. Anch'io" mormorò lei, separandosi. Nel momento in cui l'ispettrice si allontanava, a Kaori venne in mente qualcosa.
"Saeko, io..."
"Sì, Kaori" fece l'altra, voltandosi.
"Pensi che ti sarebbe possibile fare qualcosa per dargli un'esistenza legale?" chiese Kaori, lanciando un'occhiata a Ryo che dormiva.
"Ho uno o due servizi da svolgere per ritornare sulla retta via. È quello che vuole?"
"Penso che, se si presentasse l'occasione, potrebbe chiedertelo. Voglio solo assicurarmi che sia possibile" spiegò Kaori, sostenendo lo sguardo di Saeko.
"Farò in modo che accada...se l'occasione si presentasse e se me lo chiedesse. E senza aspettare nulla in cambio..." si lasciò sfuggire un occhiolino e se ne andò.
Kaori si sedette accanto al letto in una poltrona e osservò il suo uomo, guardando il suo petto sollevarsi a un ritmo costante. Si sentiva anestetizzata. Il sovraccarico emotivo degli ultimi minuti, degli ultimi giorni, l'aveva svuotata. Non sapeva più cosa prevalesse nel suo cuore: sollievo, amore, felicità, angoscia...si accontentò dunque di guardarlo dormire senza pensare a niente. Lui era lì, era la cosa principale. Dopo pochi minuti, esausta, cadde in un sonno profondo.
Si svegliò qualche ora dopo per via dell'ingresso del Professore nella stanza. Ryo, anche se visibilmente stanco, si svegliò a sua volta. Il medico lo visitò, fece un esame del sangue e uscì. Lei si avvicinò a lui e si sedette sul letto. Gli accarezzò la guancia con la punta delle dita.
"Come ti senti?"
"Ho conosciuto di peggio...mi fa male il petto"
Kaori guardò il suo petto e lo vide ricoperto da un ampio livido. Arrossì violentemente all'idea che fosse stata lei a causarlo.
"Devo essere stata io. Mi sono lasciata un po' trasportare dal dolore" mormorò, le lacrime agli occhi.
"Solo una furia poteva strapparmi dalle braccia della morte..." scherzò lui, sorridendo, avvolgendola con uno sguardo amorevole.
"Ti ho ferito. Mi dispiace" si scusò.
"Kao, tu mi hai salvato. Hai sentito il Doc? Si era arreso secondo le mie istruzioni. Tu mi hai salvato la vita. Se pensi che mi lamenterò per essere stato ferito sul letto di morte..." disse, prendendole la mano e stringendola.
Lei lo guardò a lungo. Rivide tutta la scena, sentendo di nuovo la voce di Saeko che annunciava gli infarti, il Professore quando diceva che lui era morto, l'angoscia, la sensazione che il suo cuore si spaccasse per il dolore, il vuoto abissale, il freddo che l'aveva invasa. Distolse lo sguardo in modo che lui non leggesse tutto ciò che aveva negli occhi e lo soppresse da qualche parte. Ryo le prese delicatamente il mento e girò il suo viso verso di lui. Si sciolse vedendo i suoi occhi tormentati. Aveva bisogno di lei quanto lei di lui, la fece alzare e la invitò a unirsi a lui sotto la coperta. Lei non si fece pregare e scivolò al suo fianco. Per entrambi, sentire il calore della persona amata nel proprio corpo era un innegabile segno che erano vivi. Kaori posò delicatamente la mano sul cuore del suo uomo, trovando conforto e appagamento nel sentire quell'organo vibrare sotto il palmo. Ryo passò le dita tra i suoi capelli e li accarezzò teneramente, aspirando col naso l'odore dello shampoo che lei utilizzava.
"Poterti tenere tra le mie braccia, al di là di fare l'amore, è la più bella cosa che mi sia stata donata. Non immagini quanto mi faccia bene..." le confessò, con voce tenera e calda.
"La sensazione di essere al sicuro, in una bolla di calore, conforto e soprattutto amore? Sapere che la persona che ti stringe ti ama ancora e malgrado tutto?" chiese lei, osservandolo mentre lui annuiva. "La conosco anch'io. È quello che provo quando sono tra le tue braccia, Ryo. Non avevo mai dormito così bene come da quando lo faccio con te. Anche in pieno inverno, non ho mai così caldo come quando sono con te"
"Da quando tu mi hai aperto le tue braccia, finalmente sono completo. Da quando ti conosco, il lucchetto del mio cuore si è aperto, ma sono state le tue braccia a far cadere le catene che lo circondavano. Tu sei il mio cuore, la mia anima e la mia ragione, Kaori. Non dimenticarlo mai, angelo mio"
"Promesso. E tu non dimenticare che sei la mia casa. Se non ci sei più, io non sono più niente, non ho più una casa. Hai le chiavi della mia vita, Ryo. Quindi non ti azzardare a lasciarmi"
Si baciarono teneramente e si abbracciarono, rassicurati, cullati dal calore e dalle parole dell'altro. Bussarono alla porta. Kaori volle alzarsi e mettersi sulla poltrona, ma Ryo la fermò, invitando ad entrare. Vedendo i loro amici comparire nella stanza, Kaori arrossì violentemente mentre Ryo non nascose la mano che la teneva per la spalla, al contrario stringendola contro di sé. Tutti li guardarono con un sorriso ma nessuno osò iniziare la conversazione.
"Buongiorno a tutti" disse Ryo con un gran sorriso.
"Buongiorno a voi. C'è un posticino per me accanto alla mia cara Kaori?" disse Mick, scherzoso, avvicinandosi al letto.
"Ah, no! Il letto è già troppo piccolo per due, figuriamoci per tre..." rispose Ryo, senza smontarsi.
"Non importa, amico mio. Lasciami il tuo posto. Devo salutare la mia amata Kaori come si deve" disse, con l'aria da pervertito.
Ryo gli lanciò un'occhiataccia, non potendogli incollare la Magnum sulla fronte.
"Non toccare la mia donna, Mick! Esattamente come io non toccherò più la tua!"
L'americano si avvicinò lo stesso a Kaori e posò un leggero bacio sulla sua guancia prima di allontanarsi. Ryo, che lo sorvegliava, si rilassò.
"Era ora che ti decidessi, vecchio fratello! Non era ragionevole lasciare appassire una giovane donna così adorabile"
Riprese posto vicino alla sua bella e l'abbracciò felice. Miki lanciò un grido di gioia e si precipitò sulla sua amica. Era così felice per lei, per entrambi.
"Com'è successo? Cos'ha detto? Da quando?"
"Ehi, ehi, ehi, Miki, calma, respira..." scherzò Kaori, gli occhi scintillanti di malizia e felicità. Era così felice di poterlo condividere con i suoi amici d'ora in poi, sentire le mani di Ryo su di sé senza doversi nascondere o cercare spiegazioni o tirare fuori il martello...si concentrò per un momento su di lui e non provò imbarazzo, ma tenerezza e soddisfazione, in assenza di termini migliori, potendo finalmente vivere il loro amore alla luce del giorno...
"Dai, avanti, raccontate...stiamo morendo dalla voglia di sapere tutto..."
"Tutto, forse no..." fece Saeko, un leggero sorriso sul volto, ammiccando a Ryo.
"Ammettilo che ti penti di non aver pagato i tuoi debiti" rispose lui sogghignando, avendo compreso la sua allusione a quando li aveva sorpresi entrambi.
Kaori arrossì sentendo quelle parole: aveva ben capito di cosa parlava...Miki la scosse per una spalla, richiamandola alla realtà. La sweeper la guardò, non senza aver gettato un'occhiata agli altri. Tutti attendevano con impazienza di sentire i dettagli dell'inizio della loro storia.
"Per farla breve, siamo rientrati a casa, mi ha preso tra le braccia e mi ha baciato. Ecco" spiegò con un sorriso. Guardò Ryo che la osservava con occhi scintillanti che sembravano dire, 'Non te la caverai così facilmente, ma bel tentativo!'
Miki la guardò stupita:
"Abbiamo aspettato per anni e credi che mi accontenterò di questo?" chiese, severa.
"Quello che mi intriga è il 'siamo rientrati a casa'. Perché in questi ultimi due o tre giorni in cui Ryo è qui, sei tu l'unica che è tornata a casa" disse Mick, incuriosito.
"E chi dice che è una cosa recente?" chiese a sua volta Kaori con un gran sorriso. Tutti, tranne Saeko che lo sapeva, li guardarono stupiti. Ryo sorrise come il gatto che ha mangiato il canarino perché, doveva ammetterlo, lei li aveva sbalorditi. Mick li guardava con la bocca aperta, Kazue era sorpresa e fissava Mick come se lui avesse la chiave di tutto, Miki non sapeva cosa dire o fare e Umi...lui era sempre se stesso.
"Conosco qualcuno che sarà verde di gelosia..." fece Saeko, pensando a sua sorella.
"Quanto tempo è passato?" chiese infine Mick, uscendo dal suo torpore.
"La nostra coppia ha la stessa età del matrimonio di questi due" informò Ryo indicando Miki e Umi.
"E ce l'avete tenuto nascosto? Non ci credo! Sei la mia migliore amica e mi parlavi sempre di Ryo e del fatto che non facesse nulla" esclamò Miki arrabbiata.
"No, Miki. È da più di un anno che non sento questa tiritera" disse Umi, che sul momento non lo aveva notato, ma ora era un fatto che parlava da solo.
"Quindi, non siete più al livello di baci e carezze? Siete andati molto più in là" affermò Mick.
Ryo gli sorrise e gli lanciò un'occhiata di avvertimento quando la sua faccia si trasformò in una maschera di dispiacere.
"Mia Kaori...mia povera Kaori..." gemette, avvicinandosi a lei.
Le abitudini erano dure a morire...Kazue afferrò il suo uomo per il bavero e lo attirò accanto a sé. Kaori era rossa come una peonia perché c'erano momenti della sua vita privata che erano...privati. Non aveva proprio voglia di parlare dei suoi affari intimi con gli amici.
"Non preoccuparti, non aveva l'aria di lamentarsi" si lasciò sfuggire Saeko, mettendosi una mano sulla bocca realizzando quello che aveva detto.
Ryo ringhiò, scontento, Kaori spinse il viso cremisi nella spalla del suo uomo e tutti gli altri guardarono l'ispettrice, sbalorditi.
"Questa me la paghi cara, Saeko!" ringhiò Ryo, fissando l'ispettrice imbarazzata.
"Tu lo sai da quanto?" chiese Miki, un po' gelosa.
"Una quindicina di giorni, quando è iniziato questo caso"
"Quando si è presentata a casa nostra senza preavviso...di nuovo!" si irritò Ryo.
Miki si calmò: non era stata all'oscuro in favore di Saeko...
Kaori mise una mano sul petto di Ryo. Sentì il suo cuore battere rapidamente e si spaventò.
"Calmati, per favore...Ryo, calmati"
Lui la guardò, vide i suoi occhi impauriti e si placò. Le baciò i capelli e l'abbracciò.
"Sarà meglio lasciarli un po'. Ryo è ancora stanco" si intromise Kazue e fece uscire tutti.
Tornò a misurargli la pressione, che era a posto, e li lasciò dicendo con un gran sorriso:
"Sono felice per voi. E lo sono anche loro, non preoccupatevi"
"Grazie, Kazue" mormorò Ryo, con gli occhi che si stavano già chiudendo.
Strinse la presa quando la sua compagna cercò di alzarsi e si addormentò sentendo la sua testa appoggiarsi sulla propria spalla, era felice, sereno, fiducioso del futuro.

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Capitolo 9
*** Capitolo Nove ***


 
Kaori si stava preparando, ascoltando il vento di ottobre che faceva frusciare le foglie degli alberi all'esterno. Si sentiva serena nonostante la situazione. I suoi amici erano molto più eccitati di lei. Attaccò gli orecchini, si lisciò il vestito, si osservò da ogni angolo e sorrise, soddisfatta del suo aspetto. Pronta molto in anticipo, si fermò davanti alla finestra e osservò la natura, ricordando le ultime settimane.
Ryo aveva dovuto trascorrere qualche giorno in più alla clinica e aveva potuto uscirne quando non era apparso più alcun sintomo. Il Professore aveva decretato la fine dell'astinenza. Entrambi avevano sospirato di sollievo ed erano tornati a casa, felici e sollevati. Due giorni dopo, Saeko era passata a trovarli e li aveva messi al corrente sulla missione. Erano riusciti a far cadere delle teste e le ripercussioni continuavano a farsi sentire. Due delle dieci vittime ufficiali della droga erano sopravvissute all'astinenza ed erano monitorate in ospedale. Li aveva pagati con un assegno, cosa che aveva fatto sorridere Kaori.
Avevano poi parlato di tutto e niente e solo al momento del suo congedo Ryo aveva osato porle la domanda che lo tormentava da giorni: poteva fare in modo di renderlo un essere umano vivente? Lei lo aveva fatto marinare un po', poi, rimproverandosi della tortura che gli infliggeva dopo tutto l'aiuto che le aveva dato, gli aveva detto che sì, gli avrebbe fornito un'esistenza legale in tutta sicurezza.
Tre giorni dopo, i suddetti documenti erano arrivati e Saeko informava che si era verificato uno sfortunato incidente informatico che aveva cancellato il suo dossier. Tutto ciò che rimaneva era un fascicolo cartaceo che si era per sbaglio ritrovato nella sua cassaforte personale. Lui le aveva sorriso riconoscente e l'aveva ringraziata. La sera stessa, aveva portato Kaori sul tetto a vedere il tramonto. Lei era rimasta sorpresa da quel gesto romantico e lo aveva seguito, felice. Si era appoggiata al parapetto con lui dietro di lei, tenendola per la vita. Alla fine si era lasciata andare sul suo petto, approfittando del suo calore. Quando la stella aveva terminato la sua traversata all'orizzonte, lui aveva tirato fuori una scatolina che aveva aperto davanti ai suoi occhi, rivelando un magnifico solitario. Nello stesso istante, le aveva mormorato all'orecchio con voce dolce e calda:
"Kaori, vuoi essere mia moglie? Legalmente?"
"Legalmente o no, sì, Ryo, voglio essere tua" aveva soffiato lei, la voce emozionata.
Lui non lo aveva visto, ma aveva indovinato il suo sorriso. D'altra parte, aveva sentito le sue lacrime di gioia cadergli sulle mani. Le aveva messo l'anello all'anulare, lei si era voltata e lo aveva baciato con tutto l'amore che il suo cuore conteneva. Quando si erano separati, lui aveva asciugato le sue lacrime e le aveva sorriso. Era felice, sereno, fiducioso nel futuro...
"Molto legalmente, angelo mio. Porterai anche il mio nome e il nostro bambino. Non sono mai stato molto conformista, ma ci tengo che la nostra famiglia abbia lo stesso nome" aveva detto, molto seriamente e con un po' di imbarazzo.
"Allora usiamo il mio nome" lo aveva stuzzicato lei, facendolo ridere, poi lui le aveva fatto segno di no e le aveva puntato il dito contro.
"Quattro settimane per preparare tutto, pensi che sarà sufficiente?" le aveva chiesto, con l'aria più seria del mondo.
"Se mi permetti di fare appello a un'amica, sì"
"Tutte le amiche che vuoi. La mia unica condizione è che sia un matrimonio intimo. Se fosse per me, ci saremmo solo noi due" le aveva detto, ma dubitava di vivere abbastanza a lungo da vedere la sua prole se avesse fatto ciò ai suoi amici, cosa che lei ammise di buon cuore.
"Io che pensavo di invitare tutti i capi clan..." aveva scherzato lei. Lui aveva sorriso, innamorato come non lo era mai stato prima. In quattro settimane, avrebbe sposato la donna perfetta per lui.
Il giorno seguente, dopo l'annuncio del loro fidanzamento e della data delle nozze, il trambusto era partito tra le ragazze del gruppo. Eriko, rientrata dal suo tour in Europa, aveva decretato che si sarebbe occupata del vestito della sposa. Miki si era candidata per il pranzo, Kazue per i fiori. Kaori aveva chiesto a Saeko di farle da testimone, con grande sorpresa di Ryo e di Saeko stessa. Tutti vedevano già Miki in quel ruolo ma, dopo aver spiegato le sue motivazioni, quest'ultima aveva capito e accettato la sua scelta. Saeko sarebbe stata sua cognata se le circostanze non avessero navigato contro di loro.
Dopo quattro settimane passate a correre dappertutto tentando di limitare l'esuberanza delle sue amiche, Kaori si ritrovava in quella stanzetta dove stava dando gli ultimi ritocchi al suo vestito prima della cerimonia, in un'atmosfera tranquilla. Eriko aveva rispettato la sua scelta: aveva confezionato un abito semplice, senza fronzoli, l'unica stravaganza era la scollatura sulla schiena, molto frastagliata. Kaori si ammirò allo specchio e si trovò...bellissima. Le sue guance arrossirono a quel pensiero. Non era abituata a prestare attenzione al suo abbigliamento, ma quello era un giorno speciale. Voleva piacere a suo marito.
Si lisciò nuovamente la parte anteriore del vestito e lasciò la mano sulla pancia. Avrebbe presto avuto la gioia di annunciare a Ryo che sarebbe diventato padre? Ne aveva il presentimento e, dopo tutti gli 'sforzi' fatti, sarebbe stato ampiamente meritato. Pensò arrossendo a tutta la pratica che avevano fatto, il suo compagno desiderava avere il massimo delle possibilità dalla loro parte...bella scusa, ne aveva soprattutto approfittato per metterla nel suo letto e riaffermare il potere del suo mokkori.
Rise piano. Non si sarebbe lamentata, anche lei ne aveva approfittato per godersi il suo corpo, cosa che le era mancata, pensando di non poterlo più stringere contro di sé.
Miki bussò alla porta e sbucò con la testa, un enorme sorriso sul volto:
"Già pronta?!" chiese stupita.
"Sì, come vedi. Cosa ne pensi?" domandò, girandosi su se stessa.
"Sei bellissima, Kaori. Non troppo stressata?"
"No, al contrario. Mi sento bene. Questo è quello che aspettavo da così tanto tempo"
Miki le si avvicinò e la prese tra le braccia. Era felice per i suoi amici. La loro felicità faceva bene a tutti. Kazue, Eriko e Saeko entrarono a loro volta. Eriko girò intorno a Kaori, aggiustando una piega qua, una bretella là, facendo ridere Kaori.
"È a posto, Eriko. Il tuo vestito è perfetto. Lo adoro" rise la sweeper.
"Avremmo potuto aggiungere delle perle o qualcos'altro..."
"No, Eriko. Kaori ha ragione. È perfetto, semplice ed elegante come chi lo indossa" disse Saeko con un leggero sorriso sulle labbra. Kaori si voltò verso l'ispettrice. Un tale complimento da lei le scaldava il cuore. Saeko le si avvicinò.
"Tuo fratello sarebbe fiero di te, Kaori. Hideyuki avrebbe adorato vedere sua sorella in versione bella sposina"
Kaori si lasciò scappare una lacrima di tristezza al pensiero che suo fratello non ci sarebbe stato. Era l'unico neo di quella bella giornata.
"Non so se avrebbe voluto darti a Ryo, però" scherzò Saeko per alleggerire l'umore della sposa.
"Penso...beh, mi piace pensare che fosse quello che aveva previsto" mormorò Kaori, ricordando il dolce sorriso di suo fratello, il suo sguardo tenero ma a volte così enigmatico, quello sguardo che posava su di lei quando parlava del suo partner.
Miki, che non apprezzava la svolta degli eventi, batté le mani per attirare la loro attenzione.
"Andiamo, signore, per una volta romperemo la tradizione che vuole che una donna si faccia desiderare. Penso che nel nostro caso, lei abbia aspettato abbastanza"
Tutte concordarono con una risata. Uscirono una dopo l'altra lasciando Kaori e Saeko per ultime. L'ispettrice si rivolse alla sposa e asciugò una leggera traccia di mascara che era colata.
"Sei la donna di cui lui ha bisogno, Kaori. Non permettere a nessuno di dirti diversamente. Lo hai salvato dagli altri e da se stesso molte volte, anche più di quanto immagini. Non voglio rivedere l'uomo che ho conosciuto prima che tu entrassi nella sua vita. Quello è morto e va bene così"
"Saeko..." intervenne, ma fu interrotta.
"So che non sono sempre stata corretta con te. Ammetto di essere stata gelosa"
Kaori la guardò sbalordita. Saeko, gelosa di lei? Non credeva alle sue orecchie.
"Ma tu hai una forza che noi non abbiamo, che non abbiamo più. Hai conservato la forza di sperare. Mantienila per sempre. Il tuo ingresso nel nostro gruppo ci ha fatto un bene pazzesco ed è ancora così. Tu ci tiri su, Kaori. Dopo la morte di Hide, ero disperata. Mi sono rifugiata nel lavoro. Quando ti ho incontrato e ho visto che continuavi a vivere nonostante il dolore, mi hai fatto reagire. Ho smesso di correre rischi insensati anche se ho continuato a lavorare come una matta. Ho smesso di giocare con la morte nell'attesa di giorni migliori. Quindi goditi questa felicità, te la sei meritata"
Kaori si avvicinò a lei e la prese tra le braccia, commossa. Le sue parole l'avevano toccata profondamente. Saeko si allontanò dopo un momento e rimise in ordine la sua ciocca ribelle, ricomponendosi.
"Dai, è ora di andare. Non vorrei che prendesse come scusa il tuo ritardo per tirarsi indietro..." disse Saeko, con voce ancora leggermente tremante.
"Non lo farà. Quella storia è finita. Saeko, grazie per tutto quello che mi hai appena detto. Non puoi immaginare quando è stato bello sentirlo, specialmente da te" mormorò Kaori.
L'ispettrice le strinse affettuosamente la mano e la condusse verso la cappella. Raggiunse gli altri all'interno, posizionandosi di fronte a Mick che era il testimone di Ryo. Lo sweeper tentò di salutarla a modo suo ma si trattenne all'ultimo momento di fronte allo sguardo incendiario del suo amico e l'aura omicida della sua bella...poi la musica partì con le prime note annunciando l'arrivo della sposa.
Kaori giunse serenamente, un sorriso leggero e amorevole sulle labbra. Quando guardò Ryo con i suoi bellissimi occhi nocciola, lui si sentì catturato in un oceano caldo e tranquillo, pieno di amore e felicità. Non poté fare a meno di sorridere, desideroso di averla al suo fianco. Lui, che aveva girato in tondo per buona parte della mattinata, si sentì improvvisamente placato e ricompensato dei suoi sforzi e della sua pazienza. Si prese allora il tempo di ammirare sua moglie. L'abito che indossava era come lei, magnifico. Pensò che qualsiasi cosa avesse indossato, sarebbe stata comunque bellissima: la sua aura era così radiosa in quel momento che quasi lo abbagliò. Si era aspettato di vederla arrossire o piangere ma, contro ogni previsione, sembrava serena.
Quando lo raggiunse, si voltò per dare il suo bouquet a Miki e Ryo poté ammirare la parte posteriore del vestito che mostrava una buona parte della sua pelle perlacea. Il giovane sposo sentì il suo testimone trattenere il respiro sotto l'effetto di tanto fascino e, dopotutto, non poteva biasimarlo perché nemmeno lui riusciva a staccare gli occhi dalla linea della sua colonna vertebrale, quella che lui amava seguire con i polpastrelli, anche con la lingua, sentendo la compagna trasalire. Sentì il suo migliore amico – non il testimone, l'altro – essere stimolato e in silenzio lo intimò di tacere. Non sarebbe stato molto serio rimanere sull'attenti in piena cerimonia.
Quando Kaori si avvicinò al suo fianco, lo guardò e ciò che vide la fece arrossire. Lui seppe di essere fottuto, lei lo avrebbe demolito per aver osato eccitarsi durante il matrimonio. Era colpa sua: non aveva idea di indossare un vestito davvero sexy...ma a pensarci, la trovava sexy anche con un collo alto, in tuta, con del grasso sul viso quando cercava ostinatamente di riparare la macchina...era ossessionato da sua moglie...sua moglie, pensò sorridendo, finalmente...
"Stai bene, Ryo?" gli sussurrò.
Lui si voltò e le fece un enorme sorriso. Lei si sentì vacillare. Avrebbe dato tutto l'oro del mondo per quel sorriso...
"Sì, penso alla notte di nozze che passerò con mia moglie..." rispose, senza alcuna discrezione, facendola arrossire e provocando le risate del pubblico.
"Se per caso ti stancassi, non esitare a..." iniziò Mick, ma fu interrotto dal prete, che gli evitò diverse disapprovazioni.
"Miei cari amici, oggi siamo riuniti per testimoniare l'unione di quest'uomo e di questa giovane donna. Se qualcuno desidera opporsi a questa unione, che parli o taccia per sempre"
Mick avrebbe voluto provare l'esperienza di alzare il dito per farli sudare un po', ma si disse che sarebbe stato uno scherzo esagerato. Quindi si astenne. Tuttavia, sentì lo sguardo di Kaori su di lui e vide il suo sorriso grato, come se gli avesse letto nel pensiero. Respinse il disagio che percepì di fronte a quella constatazione.
La cerimonia procedette senza intoppi. I novelli sposi si scambiarono i loro voti, che avevano scritto di proprio pugno, con i loro cuori che battevano all'unisono. Mick, emozionato più delle ragazze presenti, impiegò più di un minuto nel trovare gli anelli, con disappunto di Ryo.
"Spero che tu non li abbia persi, americano. Che guardia del corpo! Nemmeno capace di sorvegliare due pezzi di metallo..." ringhiò Ryo.
Kazue intervenne e frugò nelle tasche del suo uomo. Trovò le fedi e le consegnò agli sposi.
"Sai cosa si dice, Ryo: dietro ogni grande uomo c'è una donna..." scherzò Kaori.
"Personalmente, preferisco quando sta di fronte..." gli scivolò, avvolgendola con uno sguardo di brace.
Kaori si sentì sconvolta dalle sue parole, avvertendo i primi impulsi del desiderio. Abbassò lo sguardo per nascondere il turbamento.
"Bene, procediamo allo scambio degli anelli. Ryo" lo invitò il prete.
Lo sweeper prese la fede di sua moglie e gliela infilò al dito. Nel farlo, disse:
"Kaori, con questo anello, ti giuro amore e fedeltà per l'eternità"
Poi fu il turno della giovane donna. Prese la mano del suo uomo e sussultò leggermente: era gelida. Gli rivolse un'occhiata interrogativa, ma lui scrollò le spalle.
"Ryo, con questo anello, ti giuro amore e fedeltà per l'eternità"
La sua voce tremò leggermente per l'emozione. Gli passò l'anello al dito e l'osservò per qualche istante, accarezzandolo con la punta delle dita.
"Con i poteri conferitomi, vi dichiaro marito e moglie. Signore, può baciare la sposa" disse il prete.
"Il momento che preferisco" mormorò lui rivolgendosi a lei.
Le prese il viso tra le mani e posò le labbra su quelle della giovane donna. Il bacio fu dolce e pieno d'amore, paziente, sensuale nonostante tutto. Avrebbero avuto tutta la serata e tutta la vita per lasciare esprimere la passione. Per il momento, prevalse la tenerezza. Si separarono e andarono all'uscita dove furono sepolti sotto i petali di rose lanciati al volo. Sui gradini della cappella, Ryo riprese sua moglie e la baciò sotto gli applausi dei loro amici. Poi arrivò l'ora del lancio del bouquet. Kazue lo afferrò, le guance rosse per l'emozione. Ryo si rivolse al suo amico e disse beffardamente:
"Allora, pronto? Quando fai la proposta?"
"Scherzi? Ora che lo stallone di Shinjuku si è ritirato, posso prendere il suo posto e non lo lascerò andare" gridò.
Preso dalla sua ossessione, non vide arrivare il martello di 10.000 tonnellate con su scritto 'Razza di idiota' e si ritrovò incastrato nel terreno ai piedi del suo amico. Ryo si piegò verso di lui.
"Tutto bene?"
"Super, non preoccuparti, sono a posto" rispose una voce accompagnata da due pollici in aria.
Tutto il gruppo si diresse poi al Cat's Eye dove si svolsero i festeggiamenti. Guidati da Mick, Ryo e Kaori si sedettero dietro abbracciati. Ryo guardò fuori dal finestrino, pensieroso.
"Stai bene, Ryo?" chiese Kaori, leggermente preoccupata.
"Stavo pensando che è stata una bella cerimonia. Mancava solo una cosa"
"Cosa? Abbiamo dimenticato qualcosa?" si chiese Kaori, riflettendo.
"No. Mi sarebbe piaciuto vedere tuo fratello condurti fino a me. Non so se sarebbe stato capace di lasciare la sua sorellina al cafone che ero" disse con un sorriso nostalgico.
Kaori represse un singhiozzo e si strinse un po' più contro di lui.
"Sarebbe stato felice. Chi altro avrebbe potuto sposare un tale maschiaccio, con un simile carattere?" disse scherzosamente, poi i suoi occhi si fecero tristi. "Mi manca tanto"
"Anche a me, Sugar. Anche a me" sussurrò Ryo, attirandosi uno sguardo sorpreso, la giovane donna non era abituata a sentirlo parlare dell'argomento. Lo guardò più da vicino e vi trovò lievi segni di stanchezza. Accarezzò amorevolmente i tratti del suo viso, ma lui catturò le sue dita e le baciò.
"Signor Saeba, ha festeggiato un po' troppo ieri sera"
"Non è vero, siamo stati super tranquilli!" si intromise Mick, omettendo di dire che avevano fatto il giro dei cabaret.
"Dice quello che mi ha costretto a rimanere sveglio mentre volevo una buona notte di sonno" disse Ryo, sostenendo il suo sguardo nello specchietto retrovisore.
"Dormire l'ultima notte da celibe? Stai scherzando o che? Sei malato?" gridò Mick, inorridito.
"No, quando si vuole approfittare della notte di nozze, si ricaricano le batterie prima e ho intenzione di godermi la mia notte di nozze" spiegò al suo amico e, avvicinandosi all'orecchio di sua moglie, sussurrò:
"Soprattutto per vedere realizzarsi il progetto numero due"
"Penso che siamo sulla strada giusta" disse lei con un leggero sorriso sul volto.
"Davvero? Sei..." le chiese, guardandola con occhi speranzosi.
"Non ne sono sicura. Ma penso di sì..." rispose lei, mordendosi il labbro inferiore per calmare il tremito dovuto all'emozione. "Farò un test la prossima settimana"
"Faremo il test la prossima settimana. Sarà difficile pazientare" disse lui, abbassandosi per baciarla.
"Ehi, piccioncini, la prima notte di nozze avverrà stasera. Non farete un piccolo Saeba sul sedile posteriore della mia macchina" li stuzzicò Mick, non avendo sentito la conversazione.
Gli sposi si guardarono con un sorriso, complici del loro segreto. Kaori mise le mani su quelle sempre fredde del marito, posate sul suo ventre come proteggere il bambino che poteva esservi nascosto. Fu commossa da quel gesto che mostrava quanto gli importasse, che non era solo qualcosa che aveva accettato per compiacerla. Gli posò una mano sulla guancia e, alzando la testa per guardarlo, disse:
"Ti amo, Ryo Saeba"
"Anche io mi amo, sai" scherzò lui, facendola ridere, poi seriamente rispose. "Ti amo anch'io, Kaori Makimura Saeba"
"Beh, sposini, siamo arrivati al Cat's Eye. Pronti a far festa?" disse Mick gioviale.
Loro sorrisero. Ryo uscì e aiutò sua moglie a scendere dall'auto senza sporcarsi il vestito, poi entrarono nel locale sotto gli applausi dei loro amici.

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Capitolo 10
*** Capitolo Dieci ***


Allacciati l'uno all'altra, gli sposi danzavano al ritmo di un lento. Kaori aveva posato la testa sul petto del marito. Suo marito, pensò con un sorriso. Le sembrava ancora irreale. Dopo sei anni di attesa, aveva impiegato alcuni mesi ad accettare che la loro relazione era realmente durevole. Era felice ma si era aspettata che Ryo si tirasse indietro da un momento all'altro. Aveva vissuto ogni giorno pensando solo al momento presente, senza costruire castelli per aria, senza fare progetti per il futuro. In ogni caso, sapeva che non aveva nulla da aspettarsi: né matrimonio, né un bambino. Quindi, in fondo, vivere la loro relazione giorno per giorno era la cosa migliore da fare. E oggi, erano sposati e cercavano di avere un figlio...
Lei lo guardò e gli rivolse un sorriso smagliante:
"Ti amo, signor Saeba. Non smetterai mai di sorprendermi..."
Lui le sorrise, un leggero barlume di ironia negli occhi.
"Mi piace essere lì dove non ti aspetti..."
Lasciò scivolare la mano dal centro della sua schiena fino alle natiche, il pollice seguì la colonna. Migliaia di piccole braci nacquero nel corpo della giovane donna. Sentì il soffio caldo del marito contro l'orecchio e lo udì sussurrare:
"Se ti dico dove ho voglia di essere ora, penso che non sarai sorpresa, comunque..."
Lei sollevò gli occhi su di lui e incontrò il suo sguardo ardente di desiderio. Lui si sporse e catturò selvaggiamente le sue labbra. Anche se un po' sorpresa da quella dimostrazione in pubblico, Kaori apprezzò e condivise la sua audacia. Si sentiva amata e desiderata e amava e desiderava quell'uomo sopra ogni altra cosa. Beh, non fino al punto di fare l'amore di fronte a tutti i loro amici, e avrebbero finito per fare quello...
Sentì le sue mani viaggiare sul suo corpo, indugiare sul suo petto, carezzandolo, prendendole le cosce per premerla addosso e farle sentire il suo desiderio per lei...
Lei lo spinse dolcemente, ansimando, le guance rosee dal desiderio.
"Kao" ringhiò lui, la voce roca di desiderio.
"Non qui, Ryo. Non di fronte ai nostri amici" spiegò lei gentilmente, impressionata dalla fiamma che bruciava nei suoi occhi. Ryo si rivolse quindi al pubblico e, in effetti, lo spettacolo non aveva provocato indifferenza. Mick e il Doc trepidavano impazienti all'idea di vedere Kaori in una tenuta succinta. Ryo, seguendo lo sguardo di Mick, sistemò la spallina del vestito della giovane donna che era caduta e lasciava vedere la curva molto generosa del suo seno. Umibozu era rosso come un gambero, e aveva rivolto loro la schiena. Le ragazze erano riunite e sorridevano, in parte divertite e in parte imbarazzate.
"Lo spettacolo è finito. Per te, è solo rinviato, mia bella" sussurrò accattivante, baciandola.
"Sarà il Cirque du Soleil o una maratona d'amore?" scherzò lei, gli occhi scintillanti.
"Mistero..." rispose lui con aria enigmatica.
Lei gli posò una mano sulla guancia e la carezzò teneramente. Sentì la barba nascente sotto le sue dita, amava quel tocco leggermente ruvido. Di solito era così ben curato, era quasi sicura di essere l'unica ad averlo mai sentito così.
"È il mio turno di ballare con la sposa, ora. Tu l'avrai per tutta la vita, puoi lasciarmela per una notte...ok, ok, per un ballo" si corresse Mick quando vide l'espressione omicida di Ryo. "Meno male che non ha la sua Magnum con sé" sussurrò, in all'erta.
"Chi ti dice che non ce l'abbia?" fece Kaori, birichina.
Mick la guardò, sbalordita. Ryo gli fece l'occhiolino mentre picchiettava la giacca all'altezza della fondina.
"Non dirmi che non sei armato, Mick?" lo prese in giro lo sweeper.
"Certo che sì. Ma non sono io lo sposo"
"Ho una famiglia da proteggere, Mick. Non punto sulla clemenza del nostro ambiente, neanche oggi. Dai, goditi il ballo con mia moglie, ma sappi che ti tengo d'occhio"
Mick strinse Kaori e la trascinò al ritmo della musica. Non tentò niente di inappropriato e non a causa delle due paia d'occhi sulla sua schiena. No, Kaori era sua amica, la moglie del suo migliore amico. Aveva rispetto per lei...e una fifa blu dei suoi martelli. Posò la mano sulla sua schiena, afferrando la mano di lei nell'altra. Concentrandosi, si accigliò.
"Cosa succede, Kaori?"
"Come?" chiese lei, guardandolo interrogativamente.
"Dovresti essere la donna più felice stasera, e ti sento tesa..." mormorò al suo orecchio, sentendola irrigidirsi leggermente.
"Oh sai, con tutto quello che ci è successo, mi aspetto l'altra faccia della medaglia" scherzò, abbassando gli occhi perché lui non vi leggesse la bugia.
"Dillo a qualcun altro. Cosa ti preoccupa?" fece Mick, sollevandole il mento per vedere i suoi occhi.
"Ryo...lo sento altrove" sussurrò, preoccupata.
"Sei brava a nasconderlo, comunque...ma non devi. Non si tirerà indietro adesso. Si sta certamente chiedendo come accorciare la serata per poter dare inizio alla parte migliore della giornata secondo lui..." fece malizioso.
"La prima notte di nozze" rispose la giovane donna, con le guance rosse.
Lui annuì. Lei fece finta di accettare la sua risposta, ma la sua preoccupazione andava al di là della semplice attesa o dell'impazienza...
Non riusciva a spiegarselo, ma un sentimento di angoscia era sorto in lei da alcune ore. Visibilmente, lei sola sentiva il cambiamento nell'umore di Ryo, o forse era l'unica a conoscerlo abbastanza intimamente per analizzarlo, tradurlo. E ancora...gettò un'occhiata su suo marito e incontrò il suo sguardo caldo, affettuoso e...no, decisamente non riusciva a nominare quel poco in più che la preoccupava.
Lui che era in grado di rimanere immobile per ore come un predatore non era stato fermo un secondo da quando erano arrivati al Cat's Eye. Lei aveva sentito contro la coscia il sobbalzare nervoso della sua gamba che voleva solo muoversi. Sentiva la tensione salire gradualmente in lui e si chiese quale fosse la causa. Si aspettava un attacco? Aveva notato le sue occhiate molto discrete sulla gente dentro e fuori dal bar. Avrebbe voluto capire cosa stesse succedendo...
All'improvviso, la luce si spense e un'altra, attenuata, illuminò la stanza. Ryo andò a cercare sua moglie e la riportò al tavolo.
"Ho negoziato con Miki e sono riuscito ad anticipare un po' il momento della torta" disse immergendo gli occhi nei suoi. Lei sentì migliaia di farfalle prendere il volo nel suo stomaco, intrappolata nel fuoco che brillava nei suoi occhi, dal bagliore selvaggio e incredibilmente sexy.
"Vuoi scappare?" mormorò lei, sorridendo.
"Se non fosse la mia torta preferita, saremmo già lontani da qui e tu non indosseresti più questo bellissimo vestito..." spiegò prima di baciarla appassionatamente.
Un leggero colpo di tosse di Umibozu li riportò alla realtà. Seguirono dunque la tradizione e tagliarono il primo pezzo insieme, poi Miki prese le redini e servì tutti. Ryo riuscì ad aspettare altri dieci minuti, poi, improvvisamente, sotto lo sguardo sorpreso di tutti, prese Kaori tra le braccia, salutò la compagnia, ringraziando della loro presenza in una giornata così bella, e uscì tra le risate quando spiegò che andava ad adempiere al suo dovere coniugale. Kaori non sapeva come comportarsi. Lui la sistemò nella Mini che aveva parcheggiato lì quella mattina e portò sua moglie a casa.
Nel garage, vedendola scendere dalla macchina e dirigersi verso le scale, si precipitò e la prese in braccio.
"Posso camminare, sai" disse lei sorridendo. Lui la baciò senza contenersi, stringendo la presa su di lei.
"Lo so. Ma, punto primo, mi adeguo alla tradizione, tu attraverserai la soglia della nostra casa tra le mie braccia, e punto secondo, non rischio di lasciarti finché non sarai nella mia tana, tra le mie braccia, in visibilio a pregarmi di fare l'amore tutta la notte..." disse, con un sorriso devastante.
"Ti hanno mai detto che sei arrogante e presuntuoso?" lo schernì, un sorriso compiaciuto sul volto.
A quelle parole, lui la lasciò andare e la sbatté contro il muro. Gli occhi ardenti di desiderio, prese le sue labbra selvaggiamente, mescolando senza aspettare la lingua con la sua. Abbassò le spalline del vestito per accedere al suo seno che accarezzò, titillò e prese in bocca finché non sentì le sue gambe cedere. Con gli occhi chiusi, la testa leggermente all'indietro, piccoli gemiti uscivano dalle sue labbra. Repentinamente così come aveva cominciato, lui posò le mani su entrambi i lati del suo viso e la fissò. Lei rabbrividì sotto il suo sguardo dominatore, quasi furioso.
"Allora, dicevi?" chiese.
"Niente...non ho detto niente" mormorò, leggermente shockata.
Il suo viso si illuminò di nuovo con un sorriso affascinante e la prese di nuovo in braccio. Le fece attraversare la porta del loro appartamento, aprendo la porta senza sapere come ma senza metterla giù, richiudendola senza alcuna cura, spingendola con il piede e, non accendendo la luce, portò sua moglie nella loro stanza. La mise a terra, tenendola vicina, una mano intorno alla vita. Afferrò un telecomando che Kaori non aveva mai visto e improvvisamente esplose una luce magica che scoprì la decorazione realizzata dal suo uomo quella mattina. Ghirlande a led in colori tenui erano appese per la stanza, petali di rose ingombravano il pavimento e il letto era coperto da un copriletto bianco su quale lei si era incantata in un negozio qualche mese prima senza osare comperarlo. Si rivolse a Ryo, commossa, con le lacrime agli occhi.
"Grazie..." mormorò con voce tremante.
"Ti piace?" domandò lui, leggermente turbato.
"Sì"
Lei gli passò le braccia attorno al collo e appoggiò le labbra alle sue, teneramente. Ryo avvolse le braccia intorno alla sua vita, avvicinandola a sé. Approfondì rapidamente il bacio: quella donna infiammava i suoi sensi. Il suo calore, il suo profumo, la morbidezza della sua pelle, l'amore che lo circondava costituivano un notevole sovraccarico emotivo di quella giornata memorabile ai loro occhi, inestimabile per il suo cuore, rendendo difficile il controllo.
Dimenticò tutto ciò che non fosse lei a contatto con le sue labbra e la sua pelle contro la sua. L'istinto prese il sopravvento e rapidamente la spogliò e cominciò a portarla all'apice del desiderio prima di unirsi a lei e condurla al settimo cielo. Un bisogno insaziabile lo occupò per le ore seguenti, portandolo a renderla sua diverse volte, al di là di quanto sarebbe stato normalmente realizzabile, al di là di ciò che aveva già sperimentato. Alla fine, collassarono l'uno tra le braccia dell'altra, ansimando, esausti, sfiniti, prima che il sonno finalmente li dominasse.
 
 
Ryo aveva caldo. Non sopportava il calore umido che gli si attaccava alla pelle. Doveva assolutamente trovare una fonte di tranquillità. Alzandosi, camminò per qualche mese e trovò un abbeveratoio per rinfrescarsi. Lasciando scorrere l'acqua sulla pelle, sfregò il corpo muscoloso e abbronzato, soddisfatto di ciò che sentiva o meno: i muscoli ben proporzionati e duri come mattoni, l'assenza di grasso, la presenza dei segni delle cicatrici delle sue varie lotte e vittorie.
Si vedeva armato, a percorrere lunghe distanze di corsa, combattendo corpo a corpo, dominando il suo avversario con la forza e la tecnica acquisite con sforzo e perseveranza. Ricordò le donne che erano scivolate nel suo letto e che lui aveva portato al culmine del piacere, che si facevano in quattro per soddisfarlo in ogni modo immaginabile. Oh sì, era forte, era bello, sapeva come fare, si disse orgoglioso di sé. Nessuno avrebbe potuto sconfiggerlo, superarlo...
I sensi acuti, avvertì una presenza nel suo ambiente. Chi osava? Le persone amichevoli che si avvicinavano a lui sapevano come farsi riconoscere. Solo i nemici avanzavano furtivamente. Quella presenza gli era sconosciuta. Uscì dall'acqua e scivolò di soppiatto lungo gli ostacoli. La giungla era il suo ambiente. Non ci era nato, ma ci era cresciuto. Era stato il suo parco giochi, prima che si trasformasse in un campo di addestramento, poi di guerra. Il nemico sembrava leggermente preoccupato. Immaginò il contorno della sua ombra alla curva di un ostacolo e quando lo giudicò abbastanza vicino, gli saltò addosso, strappandogli un grido di sorpresa.
 
 
Kaori si svegliò poche ore dopo. Guardò la sveglia, che indicava le cinque del mattino. Aveva freddo e si voltò verso il suo compagno per aderire a lui: non c'era niente come il calore della persona amata per riscaldarsi. Ma, con sua sorpresa, lui non era lì. La mente ancora annebbiata, si guardò intorno e aspettò il suo ritorno per qualche minuto. Ma il tempo passò e Ryo non tornò...esitò, rimanendo a letto e lasciandolo un po' da solo. Dopotutto, forse era quello di cui aveva bisogno e lei gli stava appiccicata da un mese. Ma l'insidioso dubbio che si era impadronito della sua mente dal giorno prima tornò a perseguitarla e sentì il bisogno di vedere con i suoi occhi che stesse bene.
Afferrò la camicia di Ryo e se la mise. Sentì il suo odore e sorrise della propria ingenuità. Aveva l'impressione di essere tra le sue braccia...poi gentilmente, per non svegliarlo nel caso si fosse addormentato sul divano al piano di sotto, uscì in corridoio. Sentì il getto della doccia spegnersi e si sentì rassicurata. La loro prima notte di nozze era stata torrida, aveva certamente bisogno di rinfrescarsi per dormire bene. Immaginò il suo corpo bagnato, con le gocce che scivolavano lungo i suoi capelli, sfiorando il torso duro e muscoloso, accarezzandogli il ventre e perdendosi...le sue guance arrossirono.
Si diede mentalmente dell'idiota, dell'ingenua, della pudica e altri termini dello stesso tipo. Dopo un anno di relazione appassionata e sessualmente molto soddisfatta, non era ancora in grado di pensare ad alcune cose senza arrossire...doveva davvero crescere...
Tuttavia, non poté fare a meno di sentire il desiderio che si era evoluto in lei all'evocazione delle piccole gocce d'acqua sul corpo di suo marito. E voleva lasciare che quel desiderio riprendesse possesso del suo corpo, che il suo uomo riprendesse possesso del suo corpo portandola ovunque lui volesse, purché ciò implicasse un'unione torrida e sensuale con lei. Persa nei suoi pensieri, non sentì la porta del bagno aprirsi e urlò di paura mentre il suo corpo veniva gettato all'indietro e atterrò dolorosamente sulla schiena, con addosso il peso del suo assalitore.
"Ryo?! Mi hai spaventato!" esclamò, cercando di scappare.
"Que quieres, mujer? (Cosa vuoi, donna?)" chiese in una lingua che lei non capiva.
"A cosa stai giocando?"
"Quieres encontrar tu destino? Quieres encontrar tu muerte? (Vuoi incontrare il tuo destino? Vuoi incontrare la tua morte?)" continuò, con una voce dura che lei non riconobbe.
"Ryo, smettila. Non capisco cosa stai dicendo"
"Vas a morir. No puedes intentar de hallar nuestro campo. Todos nuestros enemigos mueren de una muerte horrible. (Morirai. Non puoi provare a invadere il nostro campo. Tutti i nostri nemici muoiono di una morte orribile)."
Kaori sentì le lacrime scorrerle lungo le guance. Non capiva cosa stesse dicendo, sembrava spagnolo per quel poco che aveva sentito. D'altra parte, alcune parole le capì: nemici, morte e orribile. L'aura di Ryo che conosceva era quasi scomparsa e quella che sentiva era fredda e terrificante. Allora era quella l'altra faccia della medaglia che l'aspettava: morire per le mani dell'uomo che amava, il giorno dopo il loro matrimonio.
"Ryo"
"Callate! (Zitta!)" gridò lui, schiaffeggiandola.
Si alzò e la tirò verso di lui, costringendola a seguirlo in salotto, senza troppe cerimonie. Lì, la fece sedere su una sedia e, guardandola, andò a prendere la sua arma e il coltello che nascondeva in uno degli scaffali. Quando le puntò contro la pistola, lei represse un brivido di paura. Lo vide accendere la luce e, quando la guardò dritto negli occhi, iniziò a piangere mentre il dolore le riempiva il cuore: lui non era più lì. Stava vedendo l'uomo drogato di un mese prima, quello che le aveva detto degli orrori, quello che alla fine era collassato, vittima di un infarto. Quella droga che gli aveva fatto fare cose tremende la prima volta riprendeva possesso della sua persona, portandolo forse a un atto che non si sarebbe mai perdonato.
Si avvicinò a lei come un predatore. Lei sentì la lama fredda scivolarle lungo la guancia e soffocò un singhiozzo. Doveva cercare di ritrovare la calma, di trovare un modo per farlo rinvenire, per salvarlo.
La lama scivolò contro il suo collo. Alzò lo sguardo su di lui e vide i suoi occhi duri e senz'anima. Il freddo se ne andò, lasciando solo la sensazione della lama che correva in mezzo al suo seno, sul ventre, arrivando vicino alla sua intimità. Si irrigidì, spaventata dal destino che l'aspettava.
"Ryo, pensa a noi" implorò Kaori.
Con l'altra mano, lui la schiaffeggiò di nuovo e lei sentì il labbro spaccarsi e il sapore del sangue invaderle la bocca. Sentì il suo pollice asciugarle il mento e lo vide portarselo alle labbra, apparentemente godendosi il suo sapore. Quello che aveva di fronte a sé non era più un uomo. La lama del coltello scivolò improvvisamente sotto la camicia e, con un colpo secco e preciso, la sollevò, strappando tutti i botoni. Poi, sempre aiutato dal coltello, aprì il tessuto e si godette il panorama. Cominciò a far scorrere il freddo metallo contro la pelle dei suoi seni, del suo ventre. A volte, raddrizzava la punta e premeva contro la sua pelle, facendo apparire piccoli punti di sangue, strappandole grida di dolore di cui lui sembrava deliziarsi.
Col dolore fisico e nel cuore, Kaori non riusciva più a pensare. Doveva uscire da lì. Al momento non poteva fare nulla per Ryo. Lui non c'era più. Era come ritornato indietro, negli anni dell'America Centrale, e lei non interpretava un bel ruolo. No, non era più sua moglie, non era più la futura madre di suo figlio, era il nemico. Suo figlio...forse il loro bambino era già lì, aveva il diritto di abbandonarlo senza combattere? Sentì un'ondata di forza aumentare in lei.
Lui non l'aveva attaccata, forse la riteneva indifesa? Dopotutto, se era tornato indietro, forse aveva cancellato la sua impronta dalla memoria. Sebbene fosse difficile da incassare, era la sua unica speranza. Il Ryo di allora non conosceva la pazza con il martello, la donna irascibile che lei sapeva essere. Si concentrò su tutto ciò che poteva metterla fuori di sé, abbastanza da dimenticare la paura e trovare la forza per combattere contro l'uomo che amava. Non per ucciderlo, quanto bastava per salvarsi, per salvarli...forse...
Ripensò a tutte le volte in cui lui l'aveva ferita, sminuita, a tutti i nemici che l'avevano attaccata per arrivare a lui, all'organizzazione Teope che si era preso suo fratello e alla nuova organizzazione, la Fenice, come avevano scoperto due settimane prima, che ora avrebbe potuto rubarle l'uomo della sua vita, la sua stessa vita e quella del loro bambino non ancora nato.
All'improvviso, una rabbia smisurata si impossessò di lei e un martello gigantesco si materializzò. In meno di un decimo di secondo, lo abbatté sulla testa di Ryo e, senza chiedere una risposta, si precipitò verso la porta. Non sentì il ruggito di rabbia dell'uomo quando si alzò in piedi quasi immediatamente e cominciò a inseguirla. Sentì però il proiettile fischiare e incastrarsi nel muro dietro di lei mentre si girava.
Era la prima volta che Ryo mancava il bersaglio...tanto meglio per lei. Corse a perdifiato, ignorando i polmoni in fiamme, il cuore che batteva selvaggiamente. Entrò nel garage e capì di aver commesso un errore strategico. Avrebbe dovuto rifugiarsi nell'armeria la cui porta blindata l'avrebbe protetta.
Ryo ruzzolò nel garage dietro di lei. Kaori si voltò per affrontarlo. Lui avanzava verso di lei, puntando la sua arma, un sorriso cinico sulle labbra. Era finita. Al limite delle forze, sentì le lacrime scorrerle lungo le guance. All'improvviso, lui lasciò cadere l'arma e continuò ad avvicinarsi a lei come un predatore alla sua preda.
"A mi no me gusta usar mi revolver contra una mujer, sobretodo si esta muy bonita (Non mi piace usare il mio revolver contro una donna, soprattutto se è molto carina)" spiegò Ryo.
Kaori non capì niente. Lo vide muoversi verso di lei, paralizzata. Nulla aveva più importanza perché, in quel momento, non aveva dubbi. Rivide passare le immagini della sua vita: suo padre e suo fratello, entrambi scomparsi troppo presto, il primo incontro con Ryo da adolescente, il loro secondo incontro, i loro amici, le loro indagini...ironizzò sulla loro convivenza più o meno tempestosa.
Lui si fermò di fronte a lei.
Il suo atteggiamento incasinato, il ritrovarlo nudo al mattino al risveglio, col mokkori in azione, i martelli che gli assestava per calmarlo e nascondere il proprio imbarazzo.
Lui le passò le mani intorno al collo e cominciò a stringere. Lei posò le mani sulle sue, senza stringere affatto.
I bei momenti che avevano vissuto, il bacio che le aveva dato quando aveva decretato la data del suo compleanno, la promessa che si erano fatti di trascorrere tutti i loro compleanni insieme, le dichiarazioni dei loro sentimenti a parole nascoste, la prima volta che l'aveva baciata un anno prima, la loro prima notte...
"Ti amo, Ryo" riuscì a dire, nonostante l'aria iniziasse a mancarle.
Vide un bagliore fugace e scomparire subito dopo. Pensò a lui. A quanto sarebbe stato arrabbiato con se stesso per quello che le stava facendo. Sarebbe sopravvissuto a quel nuovo dramma? Si sarebbe perdonato un giorno? Perché sapeva che non era suo marito quello che la stava uccidendo, colui che l'aveva salvata innumerevoli volte, che avrebbe rischiato la sua vita per lei, ma era un essere in preda ad una forza oscura e violenta che sarebbe scomparsa tra qualche tempo, lasciando l'uomo solo ad affrontare le conseguenze delle sue azioni. Suo marito sarebbe stato roso, svuotato della sua essenza, di ogni speranza. Si sarebbe privato di ogni possibilità di redenzione.
Mentre il buio la conquistava, sentiva l'aria affievolirsi, la mente affondare, le forze indebolirsi al punto che le sue gambe non la ressero più, posò la mano sulla guancia dell'uomo che amava e provò a immergersi nella parte più profonda di lui, dove forse c'era un po' di Ryo Saeba, il marito di Kaori Makimura.
"Ti perdono, Ryo" mormorò, prima di chiudere gli occhi.
A quelle parole, Ryo lasciò la presa e uscì dal garage senza prestare attenzione al corpo nudo che giaceva sul cemento.

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Capitolo 11
*** Capitolo Undici ***


Mick si svegliò di soprassalto al rumore di uno sparo. Nonostante il sonno, sapeva che il colpo era abbastanza lontano da non essere un pericolo diretto per lui, ma troppo vicino per i suoi gusti per non rappresentare un pericolo per gli abitanti dell'edificio rosso lì vicino. Prese la sua arma, si vestì molto velocemente e fece il giro dell'appartamento. Sentì un'aura letale molto densa provenire dall'altra parte della strada. Svegliò Kazue, le disse di vestirsi e di andare al piano di sotto ad aspettarlo nell'atrio con il kit del pronto soccorso, le avrebbe fatto segno quando avesse stabilito che il campo era libero. Le chiese anche di avvertire Umi e Miki, poi se ne andò. Kazue, ancora assonnata, non si rese conto del significato delle parole del suo amante e fece automaticamente ciò che aveva chiesto.
Quando Mick uscì dall'edificio, vide un'ombra che si muoveva lungo il vicolo che correva per l'immobile. La seguì ma, non rilevandola più e non sapendo dove fosse andata, si voltò ed entrò nel palazzo. Non sentì nulla, nessun pericolo, nessun essere. Si arrampicò fino all'appartamento e fu sorpreso dal disordine circostante. Un martello di Kaori giaceva a terra. Notò un coltello un po' più lontano e si avvicinò. Lo aveva già visto. Proprio come Ryo conosceva le sue armi e trappole, Mick conosceva quelle di Ryo, quindi sapeva che quel coltello era del suo amico e da dove proveniva. Quando controllò il nascondiglio dove l'arma si sarebbe dovuta trovare, non la vide. Tornò a verificare il coltello, notò le macchie di sangue ed ebbe una brutta sensazione. Uscì dall'appartamento e scese, controllando. Intercettò Umibozu, che nel frattempo era arrivato.
"Miki è con Kazue. Cos'hai trovato?" chiese il gigante.
"Non sono in casa, è un caos. Ho trovato questo coltello macchiato di sangue. Devo ancora controllare il primo piano, il piano terra e gli scantinati"
"Bene, io vado al primo piano e al piano terra, ti raggiungo di sotto dopo"
Si separarono. Umibozu entrò per primo nell'appartamento inoccupato e continuò la sua ispezione. Mick scese i gradini e verificò il poligono, l'armeria e le altre stanze del seminterrato, poi si diresse in garage. Fu lì che avvertì una piccola traccia di vita e stava per entrare quando Umi si unì a lui.
"L'hai sentita anche tu?" chiese al gigante.
"Penso che sia Kaori" mormorò Umibozu.
Entrarono nel garage e, coprendosi a vicenda, scansionarono la stanza. Entrambi videro il corpo inerte, mezzo denudato, della loro amica. Umi fece un cenno a Mick che si pecipitò da lei coprendola, poi lo raggiunse una volta che fu certo che il posto fosse sicuro. Mick, che era arrivato vicino a Kaori, rimase senza fiato. Era livida, con gli occhi chiusi. Il suo corpo era punteggiato di puntini rossi e segni color porpora intorno al collo. Chiuse i lembi della camicia, che riconobbe come quella che Ryo aveva indossato al suo matrimonio, per preservare un po' della sua dignità. Nonostante la sua paura e la quasi certezza, le mise le dita sul collo per trovare il battito, e si appoggiò all'altezza delle sue labbra. Sentì allora il sottile flusso d'aria che usciva dalle labbra blu, il polso era molto debole ma ancora esistente, cosa che lo riempì di gioia.
"È viva, Umi. Chiama Kazue" gridò Mick, iniziando un massaggio cardiaco e praticando la respirazione artificiale senza alcun segno di perversione.
La giovane donna arrivò di corsa e, dopo un rapido esame, riprese il massaggio. Miki andò a prendere una coperta per scaldare Kaori. Quando giudicò le sue condizioni sufficientemente stabili, mise un collare sulla sposa per proteggere il suo collo malridotto e ordinò il suo trasporto alla clinica. Arrivarono in meno di un quarto d'ora. A parte Kazue che sorvegliava Kaori, tutti si chiedevano, non riuscendo a formulare ad alta voce: dov'era Ryo? Era stato rapito durante l'attacco? Si era messo a caccia credendo che sua moglie fosse morta? Sapevano che era capace di tutto se si toccava Kaori.
Alla clinica, il Professore, che era stato informato un po' prima per telefono, li stava aspettando alla porta con una barella. Sebbene fosse visibilmente stanco, si concentrò sul compito da svolgere. Quando vide Kaori, non poté fare a meno di trattenere il respiro allo stato in cui si trovava, poi diede rapidamente ordini. La giovane donna scomparve dietro le porte della sala di rianimazione, lasciando soli i tre amici. Mick si incaricò di chiamare Saeko per avvertirla e vedere se avesse notizie dello sposo. L'ispettrice disse di no e informò che stava andando direttamente al commissariato per vedere se le indagini notturne avessero portato a qualcosa. Un'ora dopo, Kazue e il Professore uscirono, seguiti da una barella dove la loro amica riposava. Mick, Miki e Umi si alzarono all'unisono, ansiosi.
"È stabile. Dobbiamo aspettare che si svegli per giudicare i danni" informò l'anziano e andò a controllare che la sua paziente venisse sistemata correttamente. Mick, vedendo le condizioni della sua compagna, si avvicinò a lei e la prese tra le braccia. Miki le si avvicinò e, posandole la mano sulla spalla, non poté fare a meno di chiedere.
"Si è svegliata?"
"No. Il suo cuore ha ripreso un ritmo normale e anche il suo respiro. È stata fortunata che il lavoro non sia stato terminato..." mormorò disgustata.
"Le altre ferite?"
"Superficiali. Tra pochi giorni non si vedranno più. Aspettiamo i risultati delle analisi per vedere se è stata drogata"
Mick non poté trattenere un sospiro di sollievo.
"È forte. Starà bene. Quando si sveglierà, ci spiegherà, dicendoci cos'è successo. Ryo non tarderà ad arrivare. Conoscendolo, avrà eliminato il pericolo prima di tornare a occuparsi di lei" disse in tono fiducioso. Tutti avevano bisogno di rassicurarsi. Miki annuì. Il Professore tornò per dire loro che potevano vedere Kaori. Concesse loro cinque minuti insieme, poi avrebbero dovuto alternarsi. Dunque si organizzarono, in attesa che l'unico guardiano legittimo prendesse il suo posto.
Passarono tre ore prima che la giovane priva di sensi si svegliasse dal suo sonno. Si sentiva intontita e le doleva dappertutto, ma soprattutto a livello della gola. Al momento non ricordava nulla e si chiedeva dove fosse. Poi riconobbe una delle stanze della clinica e tutto le tornò in mente. Avrebbe dovuto essere morta. Perché era ancora viva? Girò la testa per vedere suo marito e vide Mick. Cercò di parlare, ma tutto ciò che uscì dalla sua gola fu un suono terribile, che attirò l'attenzione dello sweeper, il quale si avvicinò a lei con un sorriso rassicurante.
"Ehi, dolcezza. Non parlare. Non puoi ancora" disse tranquillamente. Lei gli prese la mano in un gesto angosciato e, tuffando lo sguardo nel suo, cercò di comunicargli la domanda che la tormentava.
"Ti stai chiedendo dov'è Ryo?" chiese il suo amico. Fortunatamente si conoscevano bene, erano in grado di capire reciprocamente la maggior parte dei loro atteggiamenti. Lei annuì, gli occhi pieni di speranza.
"Non lo so. Nessuno lo sa, Kaori" rispose lui, accarezzandole la mano con il pollice per calmarla.
Lei non riuscì a reprimere le lacrime di angoscia che uscirono dai suoi occhi. Mick la prese tra le braccia e la strinse. Kaori era shockata. Si svegliava dopo che l'uomo che amava aveva cercato di ucciderla. Aveva pensato di vivere la sua ultima ora. Adesso era terrorizzata dal fatto che lui non ci fosse, pregando al contempo di non rivederlo così com'era l'ultima volta. Tutto in lei era confuso: la gioia di vivere, il terrore di non trovare suo marito, l'angoscia delle ultime ore, l'apprensione del futuro. Cosa sarebbe successo se lui non fosse tornato? Cosa sarebbe successo quando fosse tornato? Sarebbe riuscita a perdonarlo o, al contrario, l'avrebbe tenuto distante? Il cuore le faceva male, la sua anima era a brandelli e il suo cervello non funzionava con calma...
Mick sentì il corpo della sua amica tremare contro di sé, le sue lacrime si riversarono su di lui, la tensione e l'angoscia si irradiavano. Non aveva idea di cosa potesse fare per placarla, tranne stare lì. L'unica che poteva chiarire le cose per il momento era Kaori e, emotivamente, non era in grado di parlare. Era nel limbo, come trovare le parole per confortarla?
"Andrà tutto bene, Kaori. Tornerà. Andrà tutto bene..." disse Mick, che cercava tutti i modi per rassicurarla.
La sentì irrigidirsi e si disse che forse ci era riuscito. All'improvviso qualcuno bussò alla porta. Quindi si rivolse a lei e fece l'occhiolino.
"Visto, basta parlare del lupo"
Kaori fissò la porta. Sentì il terrore invadere il suo corpo, un freddo gelido la circondò. Rivisse gli eventi della mattina, il peso che l'aveva gettata a terra, Ryo che la tirava per un braccio senza mezzi termini, il coltello sulla guancia, sul corpo, strappandole i vestiti, lo stesso coltello che aveva usato per pungolare il suo corpo provocandole grida di dolore, lo sparo che aveva gettato verso di lei e le sue mani intorno al collo. Sentì di nuovo l'orrore nello scoprire che lui non c'era più, che quello che aveva fatto gli stava procurando piacere, comportandosi senza pietà con lei...
Tutta quell'ondata di emozione la sommerse, portandole ad emettere un grido di paura e facendola collassare, svenire, svuotata di ogni forza, sotto lo sguardo attonito di Mick e di Miki che stava entrando.
"Cos'è successo?" chiese Miki, spinta via dal Professore e da Kazue.
"Io...non lo so" balbettò l'americano, completamente stordito. "Si è svegliata, cercava Ryo. Ha pianto e quando tu hai bussato, ho scherzato dicendo che poteva essere lui, ed è successo...questo" spiegò senza capire.
"È svenuta" disse il Professore.
Tutti fissarono la giovane donna. Pochi minuti dopo, lei riprese conoscenza. Vide i suoi amici intorno e non sopportò i loro sguardi. Sapeva che volevano spiegazioni, per capire cosa fosse successo, ma non era pronta. Aveva ancora bisogno di digerire, di ordinare le proprie emozioni e i pensieri. Non era pronta a vedere la loro delusione, sentire il loro giudizio su quello che era stato l'uomo che amava. Fece l'unica cosa ce poteva, anche se sapeva che sicuramente li avrebbe feriti. Voltò loro le spalle e si chiuse in un profondo silenzio. Il Professore andò a vederla e le mise una mano sulla spalla, chiedendo:
"Vuoi stare da sola?"
Lei annuì con gratitudine. Lui ordinò a tutti di uscire. Non ascoltò le proteste e li riunì in corridoio per spiegare che forse era giusto che lei avesse un po' di tempo da sola per mettere ordine nelle sue idee. Li avrebbe avvertiti il giorno successivo se fosse stata pronta a ricevere visite.
Kaori rimase sola per il resto della giornata, ricevendo visite solo dal personale medico che passava a vegliare su di lei. Il Professore aveva persino insistito che Kazue non si prendesse cura di lei. Ciò le fece male, ma rispettò l'ordine.
Raccolta a palla sul letto d'ospedale, Kaori riesaminò gli eventi, cercando di capire cos'avesse scatenato tutto quanto, per sapere cos'avrebbe potuto fare per impedirlo, cos'avrebbe potuto dire...
Ma la sola cosa sulla quale tornata era che aveva sentito il cambiamento impossessarsi di Ryo, ma senza identificarlo. Non era riuscita a fare nulla. Era convinta che fosse quella nuova versione della Polvere degli Angeli ad essere riemersa...
Come poter prevedere un simile effetto dopo quattro settimane di astinenza? Nessuno ci sarebbe riuscito. Trascorse lì il resto del giorno e l'inizio della notte, finché il Professore non le diede un sedativo perché potesse finalmente dormire.
Quando si svegliò la mattina dopo, i dolori erano un po' meno forti ma la mente e il cuore erano ancora sconvolti. Il Professore esaminò la sua trachea, le corde vocali, e la fece parlare bene. Dato che tutto risultava a posto, le fu permesso di parlare con calma. Da quel momento, lei seppe che avrebbe dovuto affrontare tutto e dare spiegazioni. Il Doc le mostrò la borsa degli abiti che Kazue le aveva portato e le disse che poteva fare una doccia. I suoi tagli erano evidenti e Kazue li avrebbe disinfettati subito dopo.
La doccia e poi le cura la stancarono e si riaddormentò per un'altra ora. Si svegliò quando Miki bussò ed entrò seguita da tutti. Dopo i saluti, Miki le chiese come stava. Kaori rispose, come al solito, senza drammatizzare troppo. Non era il tipo di persona che amava farsi compatire. Inoltre, sapeva cosa tutti aspettavano, e non ci girò intorno:
"Volete sapere cos'è successo? Immagino che nessuno di voi abbia notizie di Ryo" disse con voce tremante.
Tutti abbassarono la testa. Solo Saeko rimase paralizzata a guardarla con un bagliore indefinibile negli occhi simile a...paura...
"Ryo mi ha aggredita. Non era più in sé. Era tornato nella giungla e mi riteneva un nemico. Voleva uccidermi. Non chiedetemi perché sono ancora viva perché non lo capisco neanch'io" finalmente posò la testa sulle proprie ginocchia e cominciò a piangere.
"Era quello che sentivi il giorno del matrimonio, vero?" mormorò Mick, guardandola, sentendosi terribilmente in colpa.
"Sì" disse lei alzando la testa.
"Cos'è questa storia?" domandò Miki, che non aveva percepito nulla.
"Il giorno del loro matrimonio, Kaori era tesa, sentiva Ryo diverso. Ho pensato che fosse per l'impazienza per la prima notte di nozze"
La sua riflessione fece sorridere gli altri nonostante le circostanze. Umi si avvicinò alla finestra.
"Non incolparti, Mick. Nemmeno io ho sentito nulla. Penso che si debba avere un legame molto speciale per sentire quel genere di cose..." ammise Umibozu, facendo arrossire Kaori.
"Kaori, com'era Ryo? Dettagli?" chiese il Professore.
"Aveva le pupille dilatate. Parlava in spagnolo. Era freddo e brutale. Mi ha trattata come un nemico e mi ha annunciato la mia morte. Non l'avevo mai visto usare un coltello"
"Ha subito una specie di regressione, di amnesia retrograda. Deve essere un effetto collaterale della droga" pensò il Professore ad alta voce.
Tutti si guardarono. Non era finita. Quella merda non aveva finito di rovinare la vita dei loro amici. Saeko si avvicinò al Professore e guardò Mick e Umi.
"Ho delle cose da dirvi. Sarà meglio uscire" disse loro l'ispettrice, scappando dagli occhi di Kaori.
"E perché non qui, Saeko? Se riguarda Ryo, voglio saperlo!" la fulminò Kaori, arrabbiata che tentasse di nuovo di tenerla fuori.
"Molto bene. Una delle vittime sopravvissute si è suicidata in ospedale dopo una crisi demenziale due giorni fa. Apparentemente, è stata una cosa molto violenta. L'altra vittima è scomparsa poche ore dopo, lo stesso giorno"
"Non è vero" mormorò Kaori, shockata, sentendo la mano di Miki prendere la sua.
"Abbiamo trovato il suo corpo stanotte. Lo..." Saeko si fermò per riprendere la calma, un po' più pallida del solito. "Lo hanno sezionato vivo"
Kaori sentì la nausea montare ed ebbe solo il tempo di afferrare un piatto prima di svuotarvi il contenuto del suo stomaco. Kazue si precipitò da lei per aiutarla mentre Miki cercava un panno umido. Le immagini di Ryo disteso su un tavolo a subire lo stesso destino riempivano la sua testa e l'unica cosa che sentiva erano le sue grida di dolore. Il suo cuore aspirava solo a trovare l'uomo che amava per ripararlo dai suoi mostri. Ma si calmò quando ricordò che Ryo non era stato menzionato da nessuna parte. Quando finalmente la crisi si fermò, gettò indietro la testa, livida. Fissò il soffitto quando le parole uscirono suo malgrado:
"Fortunatamente non sanno dell'esistenza di Ryo..."
"Kaori, secondo le mie informazioni, lo sanno. Lo stanno cercando" disse Saeko, vedendo di nuovo le lacrime colare sul viso dell'amica.
"Non possiamo mai stare tranquilli. È l'organizzazione Fenice, no?"
"Sì"
"Vorrei stare da sola, per favore. Ho bisogno di un po' di tempo" chiese con tono supplichevole.
Doveva uscire da lì. Doveva salvare Ryo, doveva trovarlo prima di quegli uomini, doveva trovare un modo per riportarlo indietro. Uscirono tutti tranne il Professore. Lui le si avvicinò e si sedette sul letto.
"Kaori, ho qualcosa da dirti"
Lei girò gli occhi verso di lui e lo fissò. Le si congelò il sangue.
"No, non voglio sentirlo" gli disse Kaori, lo sguardo risoluto. Il Professore la guardò. Non capiva. Lei gli prese la mano.
"Penso di sapere di cosa mi vuole parlare, e in questo momento non ho la forza di preoccuparmi per una seconda persona, né di perdonare l'uomo che amo. Quindi, la prego, mi lasci all'oscuro"
"Va bene, Kaori. Ti capisco" rispose l'anziano.
Rimase qualche altro minuto con lei, poi se ne andò, lasciandola sola coi suoi pensieri. Kaori meditò una buona parte della giornata, alzandosi più volte dal letto, facendo movimenti per constatare le condizioni del suo corpo, analizzando i suoi punti di forza. Osservò ripetutamente i colori che marcavano il suo collo, toccandoli con la punta delle dita. Cercò la fede nuziale che trovò sul letto e la rimise all'anulare. Aveva preso la sua decisione. Non restava che metterla in atto.
Dopo l'ultimo esame serale, Kaori chiuse gli occhi e si addormentò pacificamente. Quando il Professore passò e la vide addormentata, chiuse la porta e si rassicurò un po'. Non vide due occhi color nocciola aprirsi e Kaori alzarsi, vestendosi velocemente. Quindi aprì la finestra e scivolò via, lasciando solo una lettera sul letto come unica traccia della sua presenza. Conoscendo il ritmo della clinica, nessuno sarebbe tornato prima delle sette del mattino, e a quell'ora Kaori Makimura Saeba sarebbe scomparsa.
Andò a casa, cosa che le impiegò un po' più del solito visto che a quell'ora dovette fare affidamento sulla fortuna per trovare un taxi. Preparò una borsa da viaggio con vestiti di ricambio, attrezzatura di sorveglianza, poi andò all'armeria a equipaggiarsi. Si recò al garage. Era l'unico punto oscuro: doveva usare un'auto che conoscevano. Tuttavia, fu sorpresa di scoprire una nuova auto che non aveva mai visto prima. Salì le scale e guardò il gancio portachiavi, trovando quello che cercava: le chiavi di quella macchina. Tornò in bagno, fece una doccia veloce per trovare un po' di calma e serenità, poi andò nella sua stanza. Indossò un paio di jeans e un maglione a collo alto, lasciò pendere il trifoglio, poi, voltandosi verso lo specchio, fece un sorriso triste:
"A presto, Kaori"
Si sistemò le lenti sugli occhi, causandosi qualche lacrima, e con un gesto sicuro posizionò la parrucca bionda sui capelli.
"Salve, Sara"
Legò i capelli in una coda di cavallo e lasciò la stanza. Infine, si voltò e prese alcune cose per Ryo. Tornò alla macchina e si diresse fuori dalla città, andando verso l'unico posto che per il suo uomo poteva sembrare una giungla.
Il giorno dopo, alle sette, Kazue entrò nella stanza di Kaori. Sentì subito il freddo entrare dalla finestra aperta, poi vide il letto vuoto. Bussò alla porta del bagno, ma nessuno rispose. Avvicinandosi al letto, vide finalmente la lettera appoggiata al cuscino e fu invasa dalla paura. La prese e corse allo studio del Professore. Quando lui lesse la missiva, guardò Kazue e disse:
"Meglio avvisare gli altri"
Mezz'ora dopo, erano tutti e lì e ascoltarono il Professore leggere la lettera.
 
'Amici miei,
 
fate parte della mia famiglia e so che quello che ho fatto vi farà soffrire tanto quanto quello che è successo a Ryo.
Mick e Umi, so che, come me, voi volete salvarlo e che rischiereste grosso per lui. Ma sono profondamente convinta di essere l'unica a poterlo riportare indietro. Umi, per ovvi motivi, non ti puoi presentare davanti al Ryo della giungla: sei stato suo nemico, quello che ha combattuto, e non ti permetterà di avvicinarti. I tuoi insegnamenti mi accompagneranno.
Mick, anche tu hai cercato di uccidere Ryo quando suo padre aveva messo una taglia sulla sua testa. Non ti lascerò rischiare la vita. Mi hai insegnato a sparare correttamente e spero di non dovermene servire.
La vostra missione sarà quella di mantenere l'ordine nel nostro quartiere. Vi contatterò regolarmente per scoprire se avete novità. Non cercate di trovarmi. Finché non troverò Ryo, non esisterò più. La mia vita non ha valore senza di lui.
Non vi sto chiedendo di perdonarmi, solo di comprendermi.
Vi voglio bene più di quanto immaginiate.
A presto, spero.
Kaori MS'
 
Alla fine della lettura, il Professore ripiegò il foglio. Mick glielo prese dalle mani: aveva bisogno di leggere da sé per crederci. Erano tutti shockati. Miki si era rifugiata tra le braccia del marito, Kazue si era appoggiata al muro.
"Dobbiamo rispettare la sua scelta" decretò Saeko, la voce leggermente tremante. "È davvero la sola che riuscirà a fare breccia in Ryo. È molto più forte di quanto tutti noi vogliamo credere. Forse è la più giovane tra noi, quella che si è confrontata di meno con questo ambiente, ma è sicuramente quella che ha sofferto di più e che mantiene l'unica cosa che le permetterà di riuscire...la speranza" spiegò.
Mick guardò Umi, che annuì.
"Allora noi veglieremo su Shinjuku e aspetteremo il ritorno di City Hunter. È fuori discussione che il quartiere torni a essere quello che era in loro assenza"
Con ciò, si separarono, ognuno con la propria missione da compiere.

 

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Capitolo 12
*** Capitolo Dodici ***


Un vento fresco soffiava a raffiche e le foglie catturate dalle folate le frustavano il viso.
Kaori si avvicinò alla cabina di informazioni nella foresta primordiale di Kosukeyama ai piedi del Monte Fuji. Aveva iniziato da una settimana il giro dei parchi forestali che circondavano quel simbolo del Giappone. Avvicinandosi alla bacheca informativa, si sfregò le mani per combattere il freddo. Osservò la mappa che dettagliava i luoghi e si rivolse verso il rifugio. Un messaggio dei ranger attirò la sua attenzione: un promemoria del divieto di appiccare incendi nel parco. Pensò subito a Ryo. Le notti e anche alcuni giorni erano freddi.
"Buongiorno, signorina" sentì.
Aveva avvertito i passi e non era sorpresa. Si voltò e vide una guardia forestale. Lui la fissò con un sorriso. Apprezzava il viso dai lineamenti fini incorniciato da capelli biondi raccolti alla base della nuca. Avrebbe immaginato la signorina più in abito da sera che in vestiti da escursione, ma beh, non si lamentava della vista.
"Buongiorno, signore"
"È venuta a fare una passeggiata?"
"Sì. Ho bisogno di aria pura" disse lei con un sorriso affascinante.
"È nel posto giusto. Questa foresta è abbastanza densa da potersi isolare dal mondo esterno"
"È quello che sto cercando" disse, e anche Ryo, fece a se stessa. "Qualche segnalazione nella zona?"
"No...in ogni caso stia di guardia, alcune persone pensano che ci sia un eremita nella foresta..." la informò.
Lei lo fissò, cercando di nascondere la speranza nata in lei.
"Non ci crede?" chiese incuriosita.
"No. Le temperature scendono talmente in basso di notte che sarebbe da pazzi osare dormire qui" spiegò lui, leggermente altero.
"Certamente. Beh, mi metto in marcia. Buona giornata!" disse Kaori, allontanandosi.
L'uomo la guardò andarsene, ammirando il suo sedere, poi si rimise per strada. La giovane donna tornò alla sua macchina e afferrò il suo zaino. Chiuse la cerniera del giaccone, controllò con discrezione che la sua arma fosse a portata di mano. Era sicura di non essere stata seguita, ma preferiva esserne sicura. Alla fine prese il sentiero principale, inoltrandosi nella foresta. Se fosse stata lì per una passeggiata, avrebbe certamente apprezzato la pace che regnava in quel luogo risparmiato dall'azione umana. Ma non era lì per quello, quindi si concentrò su ciò che vedeva, sentiva e percepiva. Camminò per quasi due chilometri prima di lasciare il sentiero, avendo controllato in anticipo che nessuno la vedesse.
Camminò per poco più di un'ora, affondando nella vegetazione, arrampicandosi sugli scogli verso i luoghi che forse proteggevano suo marito, prima di fermarsi per fare una pausa e riposare. Era stanca. Per una settimana, aveva accumulato chilometri in auto e a piedi, notti con pochissimo sonno, pasti frugali, costringendosi a mangiare perché non aveva appetito...
Il suo corpo stava iniziando a soffrire di quel trattamento, soprattutto visto che lei non gli aveva lasciato il tempo di riprendersi da...
Si scosse, non voleva pensare a quella notte. Si appoggiò al tronco di un albero e chiuse gli occhi per alcuni minuti. Nel mentre, dimenticò cosa stava succedendo, i dolori fisici e morali, lasciando che la pace di quel luogo permeasse nel suo cervello.
All'improvviso, avvertì uno sguardo su di sé. Si sforzò di non muoversi e lo ignorò, ignorò il battito del suo cuore, ignorò la voce nella sua testa che gridava il suo nome, ignorò il fatto che sapesse che quello sguardo proveniva dalla persona che desiderava trovare: Ryo. Lui era lì. Ma lei non lo doveva riconoscere. L'uomo che l'aveva lasciata era un animale da caccia. Se lei gli avesse mostrato di sapere che lui era lì, se lei si fosse diretta verso di lui, lui si sarebbe sentito braccato e se ne sarebbe andato e lei non sarebbe riuscita a seguirlo. Doveva essere lui ad avvicinarsi, a farsi domare.
Radunò le sue cose e chiuse lo zaino. Improvvisamente ispirata, prese il suo coltellino e tagliò nella corteccia dell'albero, quando ebbe finito lo chiuse e ripartì. A due metri di distanza, osservò un assemblaggio di rocce e, con il telefono, scattò una foto. Con molta discrezione, aveva registrato la posizione geografica del luogo in cui sarebbe potuta tornare. Poi se ne andò, voltando le spalle a quei luoghi silenziosi e disabitati...o quasi.
Poco dopo, certa che fosse sparita, un'ombra uscì dai cespugli e ispezionò il luogo. Si avvicinò all'albero e passò la mano sulla corteccia ferita, tracciando i solchi con la punta delle dita. Due occhi, scuri come la notte, fissarono i tratti, cercando di assimilarne il significato: RS. Si voltò verso la direzione presa dalla giovane donna, cercando di perforare la fitta vegetazione per poterla seguire. Nemico? Il suo istinto gli sussurrava di no. Nonostante ciò, la rabbia lo catturò, e con un coltello sbarrò ripetutamente le lettere che lei aveva scritto. Poi affondò a sua volta nella vegetazione, nella direzione opposta.
Quando Kaori tornò alla sua auto, non riuscì a fermare i tremori che l'avevano conquistata e afferrò il volante per cercare di calmarsi. Ma la stanchezza prevalse e cominciò a piangere, sfogando lo stress di quella ricerca. Finalmente l'aveva trovato. Sapeva fisicamente dov'era. Aveva fatto la prima parte del cammino...ora avrebbe dovuto farlo tornare da lei, riportarlo alla realtà, ed era la parte più difficile. Tornò al suo albergo. Si fermò a una cabina telefonica e chiamò il Cat's Eye. Vista l'ora, era abbastanza sicura che anche Mick fosse lì...
"Cat's Eye, dica pure" disse Miki con un tono non allegro come al solito.
"Miki, sono Kaori" rispose la giovane donna, sentendo il senso di colpa trafiggerle il cuore.
"Kaori...dove sei? Come stai? Siamo preoccupati da morire...torna..."
Kaori sentì qualcuno prendere il telefono dalle mani di Miki.
"Aspetta, metto in vivavoce" disse Mick. "Ecco, allora, mia cara, ti ascoltiamo"
"Io...sto bene" disse con voce strangolata dall'emozione.
"Sei sicura, Kaori?"
"Sì, l'ho trovato. Ho trovato Ryo..." mormorò, ancora sotto shock.
Sentì Miki singhiozzare mentre gli uomini rimasero in silenzio.
"Dove siete?" disse Mick con tono che non ammetteva un rifiuto.
"Non lo dirò. Sta a me riportarlo indietro. So dov'è, ma non mi sono avvicinata a lui"
"Ma immagina se ti farà la stessa cosa che..." si irritò Mick, che venne interrotto da Umibozu che gli mise una mano sulla spalla.
"Come vanno le cose a Shinjuku?" chiese Kaori, preoccupata per la sua città e i suoi amici.
"Va tutto bene, Kaori. Se hai bisogno di noi, chiamaci. Ci prendiamo cura di Shinjuku in attesa del vostro ritorno"
"Grazie, Umi. Grazie a tutti e tre. Vi lascio. Vi richiamo tra una settimana" li informò, e riattaccò immediatamente.
Si rimise per strada e andò nel suo albergo dove, dopo una doccia calda, si sdraiò e chiuse gli occhi per il resto del pomeriggio.
A Tokyo, Mick si rivolse nervosamente a Umibozu.
"Non possiamo lasciarla sola!" disse.
"È abbastanza forte e ha ragione di pensare di essere l'unica a poterlo riportare indietro" rispose con calma il gigante.
"Ma Falcon, ha subito un'aggressione violenta" aggiunse Miki, ancora sconvolta.
"Lo so. Ma stiamo parlando di Kaori: la donna che, dopo aver subito un colpo alla testa, con un'amnesia voleva salvarlo, che con quaranta gradi di febbre voleva raggiungerlo, che più di una volta si è gettata sotto il fuoco dei proiettili nonostante il buon senso..."
"Kaori, cosa..." sussurrò Mick, capendo dove voleva arrivare Umibozu.
Alla fine Miki accettò la realtà delle cose e si chiese se sarebbe stata in grado di fare lo stesso per suo marito. Forse, si disse. In ogni caso, osava sperarlo. La giornata riprese il suo corso a Tokyo.
Il mattino seguente, Kaori si svegliò, un po' disorientata, da un sonno pesante. Impiegò diversi minuti per riprendere conoscenza e dovette sedersi prima di alzarsi perché aveva le vertigini. Il suo corpo rivendicava i propri diritti dopo tutto quello che lei gli aveva inflitto. Andò a fare una doccia e scese a mangiare. Scansionò la sala e osservò le persone presenti. C'erano pochi turisti e due uomini d'affari in abiti scuri. Il loro atteggiamento le sembrò strano e non si soffermò troppo a lungo. Tornò nella sua camera, indossò la felpa e il giaccone, poi uscì e tornò nel parco.
Si fermò di nuovo nel parcheggio e tornò al punto in cui aveva sentito Ryo il giorno prima. Non fu discreta, il suo obiettivo era di attirare l'attenzione. Quando raggiunse i piedi dell'albero, posò lo zaino e, con la gola annodata, fece scorrere le dita sulle lettere cancellate. La feriva che lui avesse reagito in quel modo, ma almeno aveva reagito. Avevano stabilito una parvenza di comunicazione. Prese il coltellino e riscrisse le stesse lettere sul tronco dell'albero.
"E.T. telefono casa" mormorò, divertita, poi si sedette appoggiandosi all'albero e chiuse gli occhi per riposare.
Qualche minuto dopo, sentì di nuovo la sua presenza nel bosco. Tenne gli occhi chiusi, fingendo indifferenza. Immaginò il suo viso. Non doveva essere molto pulito e certamente aveva la barba. Che sensazione le avrebbe dato sotto le dita? Era ruvida o morbida? Le sarebbe piaciuta se l'avesse baciata? Che effetto avrebbe avuto sul suo corpo? Arrossì di fronte alla deviazione dei suoi pensieri.
Ryo guardava quella donna che entrava nel suo territorio per la seconda volta. Era incosciente? Non sentiva il pericolo? Perché non rimaneva lungo il sentiero principale come gli altri? Persino la guardia forestale non si avventurava lì. A cosa pensava? Non sembrava pericolosa. Era seduta lì e non si muoveva, come per calmare la mente, in sintonia con la natura. Era...rilassante. Leggeva serenità sul suo viso e qualcosa dentro di lui si calmò. Abbassò la guardia.
Quando lei fece un movimento, lui si tese di nuovo, ma la donna si limitò a chiudere lo zaino e a riprenderlo prima di andarsene. La guardò allontanarsi e, come l'ultima volta, si avvicinò all'albero e vide di nuovo le lettere incise. Prese il coltello e sbarrò le lettere in un colpo solo, poi ripartì a sua volta.
Kaori lo sentì uscire dai cespugli ma si costrinse a continuare per la sua strada senza girarsi. Il calore delle sue braccia, la morbidezza della sua pelle, le sue parole, tutto le mancava, ma non poteva rovinare i progressi compiuti. Tuttavia sorrise per quel piccolo successo.
Il giorno seguente, Ryo attese l'arrivo della donna dai capelli biondi, ma lei non si presentò. Una strana sensazione lo invase quando si rese conto che era troppo tardi e si rifugiò nella sua tana.
Kaori era a letto con una febbre che la lasciava senza forze. Quando aveva voluto costringersi a partire, era crollata sul pavimento. Pianse, disperata che tutti i suoi sforzi potessero essere spazzati via da quella battuta d'arresto.
Il giorno dopo, la febbre era diminuita e lei fu in grado di mettersi in viaggio. Salì con difficoltà su per le rocce e il sentiero ripido e si accasciò contro l'albero. Stava lottando per calmare il respiro e le ci vollero diversi minuti per riprendere una parvenza di normalità. Improvvisamente, la stanchezza e lo stress superarono le sue barriere e iniziò a piangere, appoggiando la testa sulle ginocchia.
Ryo la guardò e qualcosa si mosse in lui, una sensazione, un sentimento strano e confuso, un bisogno di...abbassò la testa come se la risposta fosse sul terreno di fronte a sé e cercò a lungo, senza trovare il termine giusto.
Kaori si calmò dopo un po' e, notando che il tempo trascorreva, preferì andarsene. Sapeva che Ryo non era lontano, aveva sentito la sua presenza. Ma nemmeno quel giorno sarebbe andato da lei...si raddrizzò e guardò il tronco dell'albero. Aveva cancellato di nuovo le lettere, ma con un solo tratto. Era un segno? Tirò fuori il coltellino e, ancora, riscrisse le stesse due lettere.
"Tu esisti, Ryo. Tu sei il mio cuore e so che il mio cuore sta soffrendo, ma se tu soffri, significa che da qualche parte ci sei" mormorò.
Ryo la vide riscrivere le lettere sul tronco e gli strappò un sorriso. La vide muovere le labbra ma non sentì quello che stava dicendo. Poi se ne andò ma, senza prestare attenzione, la sua sciarpa cadde a terra. Kaori dovette fermarsi più volte sulla via del ritorno nonostante la pioggia. La febbre tornò e il suo corpo era sfinito. In qualche modo arrivò alla macchina, poi in albergo. Rientrò e ingoiò due compresse di paracetamolo, poi andò a letto.
Nella foresta, in una grotta naturale, Ryo osservava la pioggia cadere. Teneva tra le mani la sciarpa della giovane donna. L'avvicinò al naso e inalò il suo profumo. Era piacevole. Era buono, un profumo che lo rendeva nostalgico. Guardò di nuovo il tessuto e vide la sporcizia che lasciava con le sue mani. Si rese conto delle sue condizioni generali e, senza pensarci, si spogliò e si mise sotto la pioggia, massaggiandosi come meglio poteva per rimuovere il sudiciume dal suo corpo. Gli fece bene anche se non fu molto efficace. Strane sensazioni si insinuarono in lui, risvegliando certe parti del suo corpo, sensazioni gradevoli per la maggior parte. Ebbe talvolta l'impressione fugace che le mani che lo toccavano non fossero le sue...
Trascorse il resto della giornata alla ricerca di cibo, e al calare della sera si addormentò, pronto ad affrontare le immagini sanguinanti che perseguitavano le sue notti. I suoi sogni quella notte cambiarono: sognò una grande città, migliaia di persone che circolavano, gonnelline e martelli...quando si svegliò al mattino, era perplesso. Lasciò la sua tana, portando con sé la sciarpa. Forse avrebbe avuto l'opportunità di restituirla alla sua proprietaria? Si mise in posizione e attese.
A metà mattinata, il tanto atteso rumore si fece finalmente sentire e la giovane donna apparve. Kaori vide subito che le lettere non erano state cancellate e ciò la fece sorridere nonostante la stanchezza. Sentiva Ryo nelle vicinanze, traendone coraggio. Ripeté lo stesso rituale e si sedette contro l'albero. Pochi minuti dopo, sentì il frusciare delle foglie e lentamente aprì gli occhi. Lui era in piedi davanti a lei. Non sapendo cosa dire, lei preferì mantenere il silenzio, ma sostenne il contatto visivo. Nervoso, Ryo le tese la sua sciarpa. La vide prenderla e ringraziarlo, poi si ritrasse. Ma, contro ogni previsione, non se ne andò e si sedette di fronte a lei, osservandola.
Kaori era emozionata. Lui era davanti a lei, sporco, con la barba, silenzioso – ma, beh, Ryo non era comunque un chiacchierone – ma era vivo, e aveva fatto un passo verso di lei, quella era la cosa principale. Tirò fuori una tavoletta di cioccolato dal suo zaino, presa dalla fame, il che non era sorprendente considerando quanto poco aveva mangiato nei giorni precedenti. Volendo tentare la fortuna, ne tirò fuori una seconda e la tese a Ryo. Non avendo reazione da parte sua, gliela gettò e, pochi minuti dopo, lui si chinò e l'afferrò. Lo vide aprire la carta avidamente e portarsi il cioccolato alla bocca. Sentì il piccolo mormorio di contentezza che conosceva. Poi lentamente, con rammarico, sistemò le sue cose e se ne andò. Avevano passato un'ora a fissarsi. Forse nei giorni successivi avrebbero parlato...Ryo la osservò. Avrebbe voluto che rimanesse un po' più a lungo. Ma nessun suono volle uscire dalla sua bocca per chiederglielo. Allora la guardò allontanarsi sperando che il giorno dopo sarebbe tornata per illuminare la sua giornata. Non capiva i sentimenti che quella donna faceva nascere in lui. Era sempre in guardia, pronto a saltare e a difendersi, affidandosi solo a se stesso, ma quando lei era lì, si sentiva meglio, come se potesse finalmente abbassare le armi per pochi minuti. Tornò nella sua tana, impaziente che il giorno dopo arrivasse.
Quando Kaori arrivò in albergo, incrociò i due uomini che aveva notato tre giorni prima. Fu allora che notò lo stemma sul retro dei loro completi e si sentì impallidire: il simbolo della Fenice. Quindi non erano uomini d'affari...sentì una parte della loro conversazione.
"Ne ho abbastanza. Stasera vado a bere qualcosa al bar. Mi segui?"
"Sì, ne ho piene le palle di cercare questo City Hunter. Si dev'essere barricato dall'altra parte del mondo"
"No, sono sicuri che sia in zona"
"Riprenderemo le ricerche domani. Per questa sera, riposo. Ci incontriamo di nuovo tra un'ora"
Si separarono.
Kaori si appoggiò al muro dietro di lei. Doveva allontanarli da lì. Seguì uno di loro che era uscito e aveva raggiunto la loro macchina. Si nascose quando tornò all'albergo. Mise un trasmettitore sulla macchina per scongiurare ogni eventualità, poi tornò nella sua stanza. Fece la doccia e si cambiò. Aveva tirato fuori un vestito nero molto sexy, rimpiazzato i capelli biondi con capelli neri e le lenti blu con un paio verdi. Così adornata, scese nella sala del ristorante, consumò un pasto leggero e si sistemò al bar. Non dovette aspettare a lungo prima che i suoi bersagli arrivassero. Quando i due uomini le passarono accanto, lasciò cadere la borsetta per farsi notare. Uno di loro la raccolse e gliela restituì. Lei la prese accarezzandogli leggermente la mano e lo sguardo dell'uomo si posò su di lei, sul suo viso, sul seno, sulle gambe...
Lei vide che aveva apprezzato il panorama, poi l'uomo si allontanò.
Per gran parte della serata, lui la guardò, prima discretamente, poi sempre di meno. Lei rispondeva con un piccolo sorriso, una ciocca tirata indietro, un movimento di gambe, una mano che riaggiustava la scollatura...
Quando il suo collega lo lasciò, lui esitò un minuto, poi la raggiunse. Si accomodò sulla poltrona a due posti di fronte a lei e lei si unì a lui, seduttrice. Si sentiva a disagio in quel ruolo che non le corrispondeva ma si fece forza, cercando di immaginare cos'avrebbe fatto Saeko al suo posto. Per fortuna non era più l'ingenua di un anno prima...
Gli mise una mano sul ginocchio e gli sorrise.
"Allora, mia bella, come ti chiami?"
"Marika. E tu, mio caro?" chiese lei, accarezzandogli dolcemente la coscia.
"Keishi. Sei qui da sola, Marika?"
"Sì e mi annoio. Non ho trovato nessuno con cui giocare per qualche giorno"
"È un peccato per una bambola carina come te" lanciò lui in tono seducente.
-Bambola, bambola, vede dove gliele infilo le bambole!- si disse tra sé, ma mostrò un bel sorriso.
"E hai giocato a lungo con quello precedente?" continuò lui, cercando di capire se lei fosse più il tipo da una notte o per tutta la vita.
"No, è successo per caso. Era strano. Il tipo tenebroso, niente di meglio"
"Oh, allora forse ti deludo"
"Oh, no. Sembri ben dotato" sussurrò accarezzandogli l'inguine, reprimendo il disgusto che le montava in gola. "Come quello che si faceva chiamare...un attimo, non ricordo bene...lo Stallone...no, non mi viene in mente" finì, vedendo che aveva attirato la curiosità del suo interlocutore.
"Lo Stallone? Non sarà lo Stallone di Shinjuku, per caso?" chiese, improvvisamente serio.
"Sì, esatto. Lo conosci? È uno dei tuoi amici?" chiese innocentemente, orgogliosa che il pesce avesse morso l'amo.
"Sì, sì...è un mio amico. Sai dove si trova per caso? È da un po' che non lo vedo"
"È partito. Mi ha detto che si dirigeva verso l'Hokkaido. Così, ha avuto quello che voleva e si è ritirato al nord, quel cafone" continuò Kaori, fingendo di essere sconvolta.
"È vero, non è stato molto simpatico. Bene, ti lascio, ho delle cose da fare" disse, allontanandola e alzandosi.
"Di già? Pensavo di divertirmi un po' stasera" mise il broncio lei.
Non appena fu scomparso, Kaori si alzò e lasciò l'hotel. Fece il giro, rientrò da una porta sul retro e tornò nella sua stanza. Accese il ricevitore e mezz'ora dopo vide la macchina partire. Prese la direzione dell'Hokkaido. Dopo un quarto d'ora, non stava più ricevendo il segnale. Il trasmettitore era fuori portata. Sollevata, si cambiò e andò a letto, esausta. Aveva guadagnato un po' di tempo, ma doveva riportare Ryo alla normalità, se era possibile. Si addormentò sognando l'uomo della sua vita.
Nella foresta, Ryo aveva passato la serata a riflettere. Ce l'aveva con se stesso: come aveva potuto lasciarsi turbare per dei sentimenti mentre era in tempo di guerra? Poteva solo pensare alla sopravvivenza. Non aveva tempo per le distrazioni. Doveva concentrarsi. Aveva perso il suo gruppo e non riusciva a trovarlo. Non aveva individuato alcuna traccia, alcun indizio per unirsi a loro. Si sdraiò e lasciò che il sonno lo prendesse. Gli incubi tornarono ad assalirlo: immagini di guerra e massacri giravano in cerchio nella sua testa, vide Kaibara fare discorsi per motivarli, iniettargli dei prodotti...soffriva, il suo corpo e la sua testa erano in fiamme. Ma qualcosa quella notte cambiò: sentiva una presenza confortante in lontananza, come una luce che splendeva e verso cui voleva andare ma a cui non arrivava per il momento...
Il mattino seguente, Ryo si svegliò sotto la pioggia. Si sentiva triste: lei non sarebbe venuta. Andò lo stesso al solito posto, sperando...
All'improvviso, un rumore attirò la sua attenzione: lei stava arrivando. Si avvicinò e la osservò arrampicarsi sulle rocce. Quando lei lo vide, sorrise. Quel sorriso lo sconvolse. Si sentì riscaldato nel profondo del suo essere. Si avvicinò un po' per accoglierla. All'improvviso la vide scivolare sulla roccia bagnata e, con un rapido gesto, l'afferrò per il polso e l'attirò a sé per farla alzare. Arrivato alla sua altezza, la prese tra le braccia. Quell'odore era lo stesso presente sulla sciarpa. Sembrava così familiare così rilassante. Kaori fu sorpresa dal gesto ma apprezzò il momento. Si sentiva confortata, al sicuro. Dopo un po', lui si staccò da lei e, senza lasciarla, la condusse nel luogo dove si incontravano d'abitudine. Non lasciò la sua mano finché non arrivò di fronte all'albero e l'invitò a sedersi prima di prendere posto accanto a lei.
Rimasero seduti a lungo vicini senza parlare. Ryo apprezzava la presenza della giovane donna. La fissò con discrezione, divorandola con gli occhi...era bella. Avrebbe voluto vedere il corpo che si nascondeva sotto il giaccone. Lo immaginava ben proporzionato e relativamente flessibile. Sentì i primi impulsi di desiderio risorgere in lui. Era passato molto tempo da quando aveva toccato una donna. In quella guerriglia vedeva poco del sesso femminile. Forse lei avrebbe accettato...
Posò una mano sul suo ginocchio e si voltò verso di lei. Lei lo guardò interrogativamente e vide il suo viso avvicinarsi. Conosceva quello sguardo e, sebbene stesse morendo dalla voglia di sentire le sue labbra, voltò il viso all'ultimo momento. Le labbra di lui si posarono sulla sua guancia. Quando si allontanò, lei si aspettava che lui si arrabbiasse o che ci riprovasse. Ma no, le sorrise, enigmatico. Si sentì agitata. Ricambiò il suo sorriso. Non avevano ancora parlato, ma comunicavano a modo loro.
La pioggia continuava a cadere ma non era importante: erano immersi in una bolla dove solo l'altro contava. Si guardarono, si fissarono, si valutarono a vicenda...
Kaori trovò nel fondo dei suoi occhi l'uomo che amava, anche se vedeva che non era ancora in sé. Ryo guardava la giovane donna e si sentì ipnotizzato dai suoi occhi e dalle sue labbra. I suoi occhi lo avvolgevano in un calore e in un benessere confortanti e le sue labbra risvegliarono sensazioni profondamente incise in lui.
All'improvviso, prese la sua mano nella propria e, carezzandola con il pollice, fece qualcosa che lei aspettava da giorni:
"Allora, angelo mio, come ti chiami?"

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Capitolo 13
*** Capitolo Tredici ***


'Angelo mio', l'aveva chiamata 'angelo mio'. Kaori dovette fare uno sforzo considerevole per non piangere e mantenere la calma mentre l'appellativo con cui lui l'aveva chiamata suscitava emozioni e speranza in lei. Ora era certa che lui fosse lì da qualche parte, e forse non così lontano come pensava. Gli rivolse un sorriso leggermente intimidito e gli tese la mano come se si stessero vedendo per la prima volta:
"Sara, Sara Parsons" gli disse guardandolo dritto negli occhi per capire se ciò gli evocasse qualcosa.
"Sara...è un nome molto carino" sussurrò lui, stringendole la mano un po' più del necessario, mentre lei nascondeva la delusione.
"E lei come si chiama?" chiese lei in cambio, incuriosita dalla sua risposta.
Lo vide immobilizzarsi. Si accigliò, come se stesse riflettendo profondamente. Non era una domanda trabocchetto. Ryo pensò: qual era il suo nome? Non se lo ricordava e non riceveva quella domanda da molto tempo. Era destabilizzato: non aveva un nome. Kaori sentì la tensione crescere in lui e, quando si voltò verso di lei, vide che era perso.
"Non lo so. Non ho un nome" sospirò tristemente.
"Allora ne troveremo uno" suggerì lei allegramente. "Ha delle idee per il suo nome?"
"E se cominciassi a darmi del tu?" scherzò lui, a disagio con la formalità: non si sentiva all'altezza per quello.
"Molto bene. Allora, hai qualche idea?" chiese, voltando verso di lui il suo bel viso.
Lui guardò i suoi occhi e le sue labbra. Non aveva davvero la forza di mettersi a cercare un nome. Se doveva perdersi, voleva farlo tra le braccia di quella donna, nel suo corpo, nelle sensazioni che gli risvegliava...
Si rabbuiò: lei era troppo per bene per lui, non poteva toccarla. Era già un onore che condividesse un po' del suo tempo con un tipo come lui. Lei gli toccò leggermente il ginocchio per riportarlo alla realtà.
"Che ne pensi di Hiro?"
"Che roba è? Scherzi?"
"Va bene. Diego?"
"Hai visto la mia faccia. Non sembro latino!" disse divertito.
"Mick!" lanciò con un gran sorriso, inidirizzando delle scuse in anticipo al suo amico.
Lui si alzò bruscamente e la squadrò, furioso.
"Ti sembro uno stupido americano? Vorresti anche che mi tingessi i capelli di biondo? E non prendermi in giro" disse minaccioso, vedendo il suo sorriso pieno di gioia.
Kaori avrebbe pianto: per lui, erano parole lanciate in aria, ma per lei significa così tanto che lui le associasse a quel nome...
Sorrise di fronte all'aria oltraggiata e imbronciata di lui e si alzò a sua volta.
"Non innervosirti, era solo un suggerimento. E cosa ne pensi di Ryoichi?" chiese, cercando di nascondere la folle speranza che la mangiava.
"Ryoichi?" ripeté lui pensieroso. La guardò, riflettendo. Quel nome gli parlava, gli piaceva, ma non andava ancora bene. All'improvviso i suoi occhi si illuminarono e lui le rivolse un sorriso luminoso.
"Ryo! Chiamami Ryo!" gridò, felicissimo di avere un nome
Kaori gli sorrise e non riuscì a reprimere qualche lacrima che si mescolò allegramente con la pioggia. Lo osservò: era felice di avere un nome. Se solamente avesse saputo tutto ciò che significava per lei. Lo aveva guidato ma, alla fine era stato lui a scegliere e lei osò vedervi una reminiscenza del passato, una speranza per il futuro. All'improvviso, lui la guardò e notò che era zuppa. Le tese la mano e, con un sorriso, lo invitò a seguirlo. Lei accettò, facendo scivolare la mano nella sua.
Camminarono per circa dieci minuti fino ad arrivare a una piccola grotta. Lungo tutta la strada, si erano tenuti per mano ed entrambi avevano apprezzato quel contatto casto ma caldo. Era decisamente una strana sensazione averla vicina: si sentiva bene ma turbato. Non percepiva pericolo, ma qualcosa che non riusciva a definire. Il suo cuore batteva più velocemente e i suoi pensieri si bloccavano quando incrociava il suo sguardo. Non capiva.
"Allora è qui che vivi?" chiese lei incuriosita.
"Sì. Siediti, accenderò il fuoco per farti riscaldare un po'" suggerì.
Appiccò il fuoco e si sedette accanto a lei. Kaori allungò le mani verso le fiamme per scaldarsi. Non aveva prestato attenzione al freddo che l'aveva invasa e improvvisamente i brividi apparvero. Si raggomitolò per conservare il massimo calore. Ryo le si avvicinò fino a premere la spalla contro la sua. Lei avrebbe voluto che lui la prendesse tra le braccia per stringerla, ma era troppo presto.
"Cosa ci fai qui, Ryo?" lo interrogò, guardando le fiamme.
"Sto cercando il mio gruppo"
"Il tuo gruppo?"
"Sì, non dovresti avventurarti qui, la giungla è pericolosa in questo momento" le disse cupamente.
"Anch'io sto cercando qualcuno. Spero di ritrovarlo. Tu hai una pista?"
"No, non trovo niente" disse deluso.
Poi la guardò e alla fine pensò che forse era un bene non ritrovare il suo gruppo. Altrimenti Sara non sarebbe stata lì. E doveva ammettere che era stanco di quella vita di violenza e morte. Desiderava ardentemente che la guerra finisse.
"E chi stai cercando?"
"Un caro amico...il mio migliore amico in realtà..." disse abbassando gli occhi.
Non le piaceva mentirgli ma non se la sentiva di dire che stava cercando lui, suo marito. Lui si sarebbe potuto sentire braccato per poi andarsene.
"Cos'è successo?"
"Mi ha ferito mentre non era più in sé"
"Lascialo, non ti merita"
"Tutti meritano una seconda possibilità, Ryo. Lui fa parte della mia famiglia. Gli ho perdonato quello che ha fatto. Non era colpa sua"
"Allora di chi era?"
"Della droga che lo hanno costretto a prendere. So che mi amava e che non mi farebbe mai del male in condizioni normali. E io lo amo e sono triste che non faccia più parte della mia vita"
Aveva rivolto il viso verso di lui alle ultime parole, vedendo la tristezza nel suo sguardo.
"E pensi che sia qui?"
"Non lo so. Lo spero" disse. Non mentiva perché fisicamente era lì, ma mentalmente forse ancora no.
"Io non ho visto nessun altro. Perché rimani con me se cerchi lui?"
"Perché mi piace parlare con te. Continuerò le mie ricerche dopo"
"Anche a me piace parlare con te" mormorò lui, un po' imbarazzato per una tale ammissione.
Passarono molto tempo a conversare di diverse cose. Ryo le parlò della giungla, della sua vita, nascondendo tuttavia i dettagli sordidi e Kaori lo ascoltò. Quando le temperature iniziarono a scendere, lui si alzò e le tese la mano.
"Non puoi rimanere qui di notte. Fa troppo freddo"
"Ma tu?" si preoccupò.
"Ci sono abituato. Non voglio che ti ammali" disse, sollevando il colletto del suo giaccone.
Le accarezzò teneramente la guancia, esitò a baciarla e cambiò idea. Non sentiva di avere il diritto di sporcare quell'angelo. Kaori aveva notato la sua titubanza e fu un po' delusa dal fatto che non tentasse la fortuna. Gli sorrise e gli prese la mano, posandovi un bacio leggero. Lo vide arrossire, sorprendendosi. Poi ripresero il cammino del ritorno. Giunti al punto di partenza, si misero l'uno di fronte all'altra.
"Tornerai domani?" chiese lui ansiosamente.
"Tu vuoi che torni?"
"Sì" sussurrò, pieno di speranza.
"Allora verrò"
La prese tra le braccia e la serrò forte. Poi l'aiutò a scendere per le rocce e la guardò allontanarsi. Quando fu fuori dalla sua vista, si voltò e tornò nella sua tana. Per tutta la notte, meditò su ciò che quella donna aveva portato nella sua vita in pochi giorni. Quando il sonno lo raggiunse, sognò grandi città, edifici, un uomo biondo con cui si dava alla pazza gioia. Si sentiva più vivo, più leggero in quella grande città, lontano dall'umidità e dalla durezza della giungla.
Quando Kaori tornò in albergo, si infilò sotto la doccia per riscaldarsi e pensò a quel giorno passato con Ryo. Si sentiva speranzosa. Vedeva che le cose avanzavano ed era un bene. Tutto ciò l'aiutava a resistere nonostante la stanchezza. Una volta riscaldata, uscì dall'hotel e trovò una cabina telefonica. Chiamò il Cat's Eye dove i suoi amici erano riuniti. Apprese che le voci erano state diffuse sulla scomparsa di City Hunter e che i criminali cercavano di approfittarne. Ma Umibozu e Mick stavano facendo del loro meglio per contenere la situazione, aiutati da Saeko per quel che poteva. Disse loro dei progressi di Ryo. Erano felici di sapere che non era scappato e che erano riusciti a parlare. Kazue le disse che avrebbe dovuto portare Ryo dal Professore il prima possibile. Aveva trovato la molecola che conferiva a quella droga tutti gli effetti perversi e il rispettivo antidoto. Kaori si sentì sollevata dalla notizia. Riattaccò, promettendo di dare notizie la settimana seguente. Quindi rientrò e, dopo una cena leggera, andò a letto esausta.
Il mattino seguente, la pioggia aveva lasciato il posto a un cielo grigio e a un vento gelido. Kaori fece fatica ad alzarsi. Era stanca e sarebbe rimasta a letto tutto il giorno se non fosse stato per Ryo, che l'aspettava e voleva vederla. Si mise in strada e si fermò in un piccolo supermercato per fare qualche compera. Quando arrivò al loro punto d'incontro, lo trovò di fronte a sé, a tenderle la mano per aiutarla a salire. Lei l'accettò con gratitudine, le sue gambe pesanti ebbero difficoltà a scalare la ripida roccia.
"Mi aspettavi?" chiese, stupita.
"Sì. Non vedevo l'ora che arrivassi" confessò lui, facendola sorridere e riscaldandole il cuore.
"Mi sono fermata per strada a comprare qualcosa per questo pomeriggio"
"Oh, gentile da parte tua" mormorò lui, confermando i suoi sospetti.
"Tutto bene, Ryo?" chiese Kaori, preoccupata del suo improvviso oscuramento.
Lui la prese per mano e la portò 'a casa sua'. Gli piaceva quel contatto che lo rassicurava,
"Ho fatto dei sogni assurdi questa notte. Fino ad ora, erano incubi terribili, ma questa notte è stato diverso"
"Davvero? Vuoi parlarmene?" chiese lei con sollecitudine.
"Dopo, se vuoi. Solo, ho capito che non ero dove pensavo di essere. Non siamo in una giungla, Sara, vero?"
Lei scosse il capo, sperando che non l'avrebbe respinta a causa di quella bugia. Lui le strinse la mano come per rassicurarla.
"Non siamo nemmeno in un paese in guerra?"
"No, in effetti. Sei in una foresta del Giappone, vicino al Monte Fuji"
"Perché non me l'hai detto subito?" le chiese, senza cattiveria, solo per capire.
"Non sembravi pronto a sentirlo, Ryo. Non volevo essere precipitosa"
"Carino da parte tua"
Lui la lasciò arrivando alla grotta e accese il fuoco. Lei tirò fuori una pentola dalla borsa e della zuppa, due scodelle e diverse provviste. Era il primo pasto caldo di Ryo da più di una settimana e gli fece un gran bene. Lei lo vide mangiare avidamente e si divertì. Quando lui la vide ridere, si fermò e sorrise timidamente, imbarazzato. Doveva ammettere che il suo aspetto non doveva essere molto presentabile. D'un tratto si sentì a disagio: non solo mangiava come un maiale, ma era anche sporco, con la barba che cominciava a dargli fastidio, non si lavava i denti da...non riusciva a ricordarlo neanche...
"Mangia, Ryo. Sono contenta che ti piaccia"
"Proverai vergogna per me. Sembro uno zotico senza alcuna educazione" disse amaramente.
Avrebbe voluto essere migliore per lei. Lei era così bella, così dolce, così...pura, e lui era solo un animale dotato della parola. Perché lei perdeva il suo tempo? Sarebbe stato meglio che se ne andasse, lasciandolo alla sua miseria. Kaori lo vide chiudersi in sé. Pazzesco: anche se non era più lui, adottava gli stessi comportamenti.
"Ryo, sono sicura che tu sia una brava persona. Comunque, da quanto tempo sei qui?"
"Non lo so più, ho perso il conto. Non ho veri ricordi del mio passato" disse, cupamente. "Potrebbe essere un bene perché ho l'impressione di aver fatto cose spregevoli"
"Oppure no...o forse sì e hai fatto altre cose buone che in un certo modo compensano...chi lo sa? Finché non ricordi, non lo saprai" disse lei dolcemente.
"Forse per me è meglio non ricordare..." sospirò.
"No!" gridò angosciata, poi si ricompose. "Non dire così. Ci sono certamente persone che contano per te e su di te"
"Non lo so. Forse staranno meglio senza di me" disse lui.
Kaori lo guardò e trattenne lo schiaffo che aveva voglia di tirargli. Come osava volerla lasciare senza lottare? Come osava immaginare di rinunciare a ciò che avevano costruito mettendoci così tanto tempo? Sentì la rabbia montare.
"Non puoi arrenderti! Devi ricordare e solo allora sarai in grado di giudicare cosa dovrà essere fatto"
"E se non volessi ricordare?" suggerì lui pensosamente.
Kaori si alzò e iniziò a camminare per contenere la rabbia e l'angoscia. I suoi occhi lampeggiarono, le sue guance erano leggermente rosee a causa dell'emozione.
"Allora? Sei un vigliaccio? Hai così tanta paura di affrontare le conseguenze di ciò che hai fatto? Non vuoi provare a correggere i tuoi errori?" cominciò a urlare.
"No, io..."
"Cosa? Cosa vuoi, Ryo? Essere lasciato nella tua piccola bolla? In questa foresta? Preferisci ignorare il mondo?" continuò. "Pensi alle persone che ti amano e che ti stanno aspettando? Pensi a quelle persone che hanno certamente messo le loro vite in stand by per te? O sei così egoista che conta solo la tua persona? Dimmelo, Ryo. Avanti, io..."
Non riuscì a finire la frase. Ebbe una vertigine e crollò inerte, presa all'ultimo istante da Ryo. La lasciò dolcemente vicino al fuoco. Era pallida e le sue labbra color rosso rubino. Fu allora che notò le sue occhiaie. Si svegliò pochi minuti dopo ma lui la costrinse a rimanere sdraiata.
"Hai l'aria stanca, Sara. Forse ieri hai preso freddo. Riposati un po'"
Lei lo fissò per qualche istante, poi chiuse gli occhi. Si sentiva bene con la testa appoggiata alle sue gambe, sentendo la sua mano accarezzarle i capelli...ci vollero solo pochi secondi per capitolare in un sonno profondo. Ryo la guardò dormire, godendosi la sua aria serena per calmare i dubbi che lei aveva fatto sbocciare nella sua mente. Sì, si era detto che non ricordare gli avrebbe reso le cose più facili, che avrebbe potuto ricominciare da zero, forse avere una nuova vita. Ma anche lei aveva ragione: sarebbe stato egoista da parte sua non sapere prima se qualcuno da qualche parte lo stava aspettando. Per quello, avrebbe dovuto ricordare, ma c'era una tale nebbia nella sua mente da essere complicato.
Più andava avanti, più si diceva che i suoi sogni erano reminiscenze del suo passato, dei ricordi. Come ricordare tutto? Doveva accettare il suo destino? Forzare le cose? Non lo sapeva. Chiuse gli occhi per un momento, cercando di svuotare la mente. Ma non arrivò nulla. Sospirò e guardò di nuovo la giovane donna. Nel sonno, si era voltata e aveva affondato la testa nel suo fianco. Spostò i capelli che aveva sul viso e glieli passò dietro l'orecchio. Sorrise: aveva qualche corto capello rosso all'attaccatura...pensò che fossero carini.
Un'ora dopo, Kaori si svegliò. Si sentiva un po' più riposata e, ricordando ciò che aveva detto, si rimproverò immediatamente si essersi messa contro Ryo. Incontrò il suo sguardo caldo e sentì le farfalle volare nella pancia. Avrebbe voluto baciarlo e perdersi tra le sue braccia...
"Stai meglio?" le chiese con voce sommessa.
"Sì, grazie. Ryo, mi dispiace di essermi arrabbiata prima. Quello che ti ho detto..."
"Ferma, non devi scusarti. Ognuno è a un diverso lato della barriera. Fa bene conoscere il punto di vista dell'altro" rispose e lei annuì. "Non voglio cacciarti ma inizia a far freddo e sei davvero stanca. Forse faresti meglio a tornare"
Lei non ne aveva realmente voglia, ma doveva ammettere che era vero. Lo guardò con le lacrime agli occhi. "Sto bene con te. Non voglio andarmene"
"Hai bisogno di riposare al caldo" le disse piano, capendo il suo desiderio di rimanere, perché lui non aveva voglia di stare solo.
"E se tu venissi con me?" gli chiese in un sussurro.
Ryo la guardò, un nodo allo stomaco. Lo voleva davvero, ma qualcosa lo tratteneva. Scosse la testa.
"Non posso andarmene...non ancora" rispose dolcemente.
"D'accordo" mormorò lei. Si alzò lentamente, riprendendo il controllo delle sue emozioni, poi raccolse le sue cose. Gli lasciò il resto delle cose che aveva comprato e tornarono, sempre mano nella mano. Al momento della separazione, Ryo la prese tra le braccia e la strinse come per darle forza.
"A domani?" disse lei.
"A domani, Sara"
Se ne andò, con il cuore pesante. Le era piaciuto ritrovare il dialogo con lui, la complicità che li legava, la tenerezza che circondava i loro movimenti. Lasciarlo ora quando aveva bisogno di lui era straziante.
Ryo rimase a guardarla mentre si allontanava poi, ripartendo, si fermò vicino all'albero. RS, Ryo S...che coincidenza...
Tornò nella sua caverna e osservò il resto della giornata trascorrere senza vederla. I pensieri turbinavano nella sua mente senza fermarsi, lasciandolo confuso. La notte non lo aiutò di più, offrendogli nuovi sogni, nuove immagini con un personaggio che rimaneva sempre vago. Chi era? Cosa voleva? Sentiva che era una persona importante ma non riusciva a capire. Non appena si avvicinava, quando stava per vederlo, scompariva.
Ryo si svegliò ansioso, impaziente, nervoso...si sentiva pronto a esplodere. Era stanco di non essere più padrone di se stesso, di non ricordare, di essere rinchiuso nell'inferno dell'oblio...aveva bisogno di sfogare tutto ciò. Aveva paura di vedere Sara in quelle condizioni, paura di quello che avrebbe potuto farle, aveva paura di se stesso...quindi se ne andò, si allontanò da dove lei lo avrebbe aspettato perché, anche se l'avesse ferita, non avrebbe rischiato di farle male. Non si fidava di se stesso a quel punto. Così se ne andò e camminò per tutto il giorno, lasciando che la serenità del luogo lo prendesse e lo riportasse alla ragione.
Kaori fu sorpresa di non trovare Ryo quando arrivò. Allora attese a lungo, molto a lungo. Cercò di trovare la strada per la grotta ma non la ricordava. Si voltò e tornò ad aspettare vicino all'albero. Mise le dita sul contorno delle lettere e cominciò a piangere. Era colpa sua, aveva rovinato tutto il giorno prima, chiedendogli di accompagnarla. Era stata precipitosa e lui si era sentito intrappolato. Vista l'ora, doveva trovarsi lontano e lei non lo avrebbe ritrovato tanto presto. Che idiota! Aveva avuto fortuna una volta, ricordando di un'uscita che avevano fatto alcuni mesi prima in zona, con Ryo che le diceva che quel posto le faceva pensare all'America Centrale. Ecco perché si era recata lì prima di qualsiasi altro posto, facendo il giro del Monte Fuji e delle sue foreste alla ricerca della minima traccia...aveva rovinato tutto, mentre stavano andando così bene. Era troppo bello...dopo tre ore di attesa e sofferenza, decise di andarsene. Era inutile rimanere. Non sarebbe venuto. Avrebbe tentato la sorte il giorno dopo e poi avrebbe deciso.
Ryo tornò sul posto di sera. Si fermò di nuovo davanti all'albero e tracciò il profilo delle lettere con la punta delle dita, poi se ne andò. I sogni di quella notte furono gli stessi della precedente. Frammenti del suo passato che riemergevano, intrecciati l'un l'altro abbastanza per fare luce. Stranamente, Sara ne faceva parte. Al mattino presto, si svegliò e un peso aveva abbandonato il suo petto, ma un altro lo aveva sostituito. Con passo pesante si diresse al loro luogo d'incontro. Si sentiva nervoso. Non sapeva se lei sarebbe venuta dopo il bidone del giorno prima. Si avvicinò all'albero e non riuscì a contenersi...
Improvvisamente, sentì un ramo spezzarsi e si voltò. La vide arrivare. Era ansiosa. Quando incontrò i suoi occhi, vide il suo bel sorriso e una lacrima sulla sua guancia. Il suo cuore batté più forte. Quando fu vicina, le tese la mano per farla salire.
Kaori non aveva osato sperare. Era tornata perché, a dire il vero, non sapeva cos'altro fare. Non si aspettava di vederlo lì, ad attenderla. Era così sicura che fosse scappato, che non lo avrebbe più rivisto...quindi quando aveva incrociato i suoi occhi, fu travolta dall'emozione e dal sollievo. In quel momento seppe che, nonostante tutto quello che era successo, lei non poteva vivere senza di lui, che lo aveva davvero perdonato. Quindi accettò la sua mano e si rannicchiò tra le sue braccia dopo che lui l'ebbe aiutata a scalare le rocce.
Ascoltò il suo cuore pulsare, il suono più bello della Terra per le sue orecchie. Lui non disse niente, stringendola tra le braccia come se non volesse lasciarla andare.
"Sara, mi dispiace per ieri. Avevo bisogno di riflettere" disse in tono contrito.
Lei si allontanò leggermente da lui.
"Capisco. Non ti preoccupare"
Lui le prese il viso tra le mani e la fece voltare verso di sé. Affondò lo sguardo nel suo e lei si sentì impallidire. Lui posò una mano sulla sua schiena per sostenerla e le chiese:
"Perché mi hai mentito?"

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Capitolo 14
*** Capitolo Quattordici ***


"Di...di cosa parli?" balbettò lei, con le gambe che diventavano deboli.
Lui non lasciava i suoi occhi. Si sentiva completamente intrappolata e allo stesso tempo non voleva liberarsi. Poteva crederci? Aveva l'impressione che lui fosse tornato, che fosse lì davanti a lei, e improvvisamente, quando stava succedendo tutto ciò che aveva sperato, il suo cervello non voleva più funzionare. Si guardò intorno, aggrappandosi a tutto ciò che era reale e immutabile, e i suoi occhi finirono sull'albero. Lui aveva inciso la corteccia, aggiungendo il segno più tra le due iniziali.
"Del fatto che ci conosciamo da molto tempo, Sara. È me che stai cercando" aggiunse lui, sorridendo.
Lei si liberò dal suo abbraccio, delusa che non si fosse ricordato di lei, Kaori. Si allontanò un po' da lui per riprendere il controllo. Andò ad appoggiarsi all'albero e abbassò la cerniera del giaccone. Aveva vampate di calore a causa di tutte quelle emozioni.
"Che cosa ricordi esattamente?" chiese a bassa voce.
"Non è ancora molto chiaro, ma so che tu fai parte della mia vita, che la mia vita è qui in Giappone. Lentamente, tutto sta riprendendo posto nella mia testa e non sono lontano dal ricostruire il puzzle" aggiunse.
Lei sentì i suoi occhi posarsi su di sé e dettagliarla da testa a piedi. Ryo si avvicinò e fece scivolare le mani sotto il giaccone per prenderla per i fianchi. Aveva giudicato bene: la giovane donna era divinamente proporzionata sotto il giaccone e, nonostante gli strati di vestiti, indovinò le voluttuose curve del suo seno e sognò di posarvi le mani. Sentì il desiderio montare come una sfera di lava. Indipendentemente dalla sua volontà, le sue dita scivolarono fino alla chiusura lampo del gilet che indossava e la tirarono giù. Posò le labbra sulla pelle sottile del suo collo, deponendovi baci leggeri.
Kaori non osò muoversi da quando si era avvicinato a lei. Non riusciva a decidersi se doveva lasciarlo fare o meno e scelse di lasciarsi trasportare dal momento. Chiuse gli occhi, assaporando le sensazioni che lui le faceva nascere. Sognava solo di essere sua, di rivivere tutti quei momenti di passione e di tenerezza che avevano vissuto in precedenza. Sentì le sue labbra muoversi sul suo collo per poi tracciare un cammino fino alle sue labbra. Si ammorbidì quando posò le labbra sulle sue e lei si rese conto di quanto le mancasse quel semplice tocco. Rispose con amore al suo bacio e istintivamente gli legò le braccia attorno al collo per non perderlo. Quando gli passò le mani tra i capelli, lo sentì gemere e lui approfondì il loro bacio. Sentiva il suo desiderio crescere come il proprio.
Ryo era perso in quelle sensazioni e, nonostante l'eccitazione e l'emozione che provava, qualcosa lo lasciava a disagio. Quello che sentiva era bello ma aveva la sensazione di tradire qualcuno. Aprì gli occhi e guardò Sara, le sue guance arrossate per l'emozione, le labbra gonfie per i loro baci. Lasciò che il suo sguardo vagasse sul suo corpo e all'improvviso si bloccò. Kaori avvertì la tensione e riaprì gli occhi. Lo vide portare un dito al suo collo e seguire la traccia: si era dimenticata che portava ancora i segni della sua aggressione. I lividi stavano sbiadendo ma erano ancora visibili. Si portò una mano al collo per nasconderli ma lui bloccò il suo gesto.
Lei lesse tutto il senso di colpa sul suo viso, la rabbia contro se stesso che aumentava. Si allontanò da lei per paura delle violente emozioni che si battevano nella sua testa. Il dolore che attanagliava il suo cuore era abominevole. Come aveva potuto farlo? Come aveva osato attentare alla sua vita? Era mostruoso. Non la meritava.
"Ti rendi conto di quello che ti ho fatto?" chiese con voce dura e ferita.
"Non eri tu, Ryo. È stata la droga a fartelo fare" disse lei dolcemente.
"Droga o no, avrei potuto ucciderti"
"Non è successo. Ryo, devi perdonarti per questo" disse Kaori mentre si avvicinava a lui e scioglieva il suo ciondolo.
Gli si mise di fronte e gli prese il polso. Lui volle ritirare la mano, ma lei strinse la presa. Mise insieme i due pezzi.
"Ryo, tu ed io, formiamo una cosa sola. È quello che mi hai detto quando mi hai regalato questo ciondolo. Ti ricordi?"
"No, non ricordo"
"Io non sono niente senza di te. Quello che hai fatto avrebbe potuto costarmi la vita, lo so. Ma non è successo, te l'ho detto allora e te lo dirò ancora: ti perdono, Ryo" disse, posandogli una mano sulla guancia.
Lui la fissò sorpreso e, come se una diga fosse saltata, gli ritornò tutto. Non solo frammenti come quella mattina, ma tutto: gli anni di guerriglia, gli anni negli Stati Uniti, Maki e...
Le prese la mano e vi posò un bacio, poi la trascinò verso l'albero. Lei lo seguì senza opporsi e non disse nulla quando lui la fece appoggiare al tronco. Aveva notato un nuovo cambiamento in lui e non sapeva cosa aspettarsi. Lo guardò interrogativamente mentre lui tirava fuori il suo coltellino. Sostenne il suo sguardo, sorpreso dal fatto che non fosse spaventata, meravigliato dalla fiducia che lei aveva in lui, e si concentrò sull'albero. Quando ebbe finito, mise via il coltellino e la guardò.
"La donna che ho di fronte a me è sexy da morire, ma quella che amo è semplicemente sublime, quindi perché nasconderla sotto questa parrucca?" chiese, rimuovendo la parrucca della giovane donna. "Togli le tue lenti, Kaori. Preferisco i tuoi occhi al naturale" aggiunse sorridendo.
La giovane donna si portò una mano davanti alla bocca, cercando di contenere l'emozione che la invase. Non riuscì a reprimere i singhiozzi che la scossero per lunghi minuti. Ryo la prese tra le braccia e la cullò teneramente. Era bello sentirla contro di lui, ritrovare le sensazioni perdute, sentirsi di nuovo completo...
Capiva che lei era arrivata al limite, era esausta e l'angoscia, che le aveva permesso di resistere fino a quel momento, cadeva lasciando il posto a un sollievo che non le permetteva di mantenere il controllo. Dopo tutto ciò che lei aveva fatto per lui, voleva fare di tutto per aiutarla a sua volta.
"Calmati, Kao" mormorò al suo orecchio.
Lei lo guardò, non osando crederci. Era così sollevata di ritrovarlo. Gli prese il viso tra le mani e lo baciò. Le sue labbra erano salate a causa delle lacrime che aveva versato. Lui si allontanò per un momento e le asciugò gli occhi, poi riprese le sue labbra. La sentì gradualmente calmarsi. Lei appoggiò la testa alla sua spalla, godendosi il suo calore. Sentiva la sua aura intorno a sé e finalmente seppe di aver ritrovato il suo posto.
"Finalmente sei qui, non posso crederci" la sentì mormorare.
"Sono qui, Kaori. Ma non avresti dovuto rischiare tanto"
"Per te farei l'impossibile, Ryo. Possiamo tornare a casa" sospirò.
Ryo si staccò da lei, il viso ermetico. Tornare a casa, non era la voglia che gli mancava, ma non poteva farle rischiare di nuovo la vita. Non era sicuro che l'effetto di quella droga si fosse esaurito. Se fosse tornato, lei avrebbe potuto non uscirne e lui non poteva rischiare.
"No, io non vengo" disse lui cupamente.
"Ma perché?" chiese lei, allontanandosi da lui.
"Non posso farti rischiare la vita di nuovo" rispose lui, accarezzandole la guancia.
"Ryo, il Professore ha trovato l'antidoto. Dobbiamo solo rientrare per guarirti"
Ryo la fissò incredulo. Era possibile? Quell'incubo poteva finire? Non lesse inganno nei suoi occhi. Era vero. Vedeva la fine del tunnel...Avrebbero potuto riprendere il corso della loro vita.
"Allora rientriamo. Ma prima dimmi: hai fatto il test o no?" chiese, ricordando cosa lei gli aveva detto il giorno del matrimonio.
"No, dovevamo farlo insieme..." sussurrò Kaori.
"Allora non sappiamo se c'è qualcosa che si aggiungerà..." disse, lo sguardo ridente.
"Si aggiungerà a cosa?"
"A questo" rispose, indicando l'albero dietro di lei. Kaori si girò e guardò l'albero. Si avvicinò e vide le lettere che lui aveva aggiunto accanto alle sue: KM. Prese il coltellino e aggiunse una S in seguito.
"Così è completo" disse.
"Vieni. Vado a recuperare le mie cose e ce ne andiamo da qui"
"Con piacere."
Si recarono alla grotta e Ryo rimise tutto in ordine. Quindi tornarono ai margini della foresta. Ryo le indicò il punto dove poteva ritrovarlo, un po' più lontano. Non voleva rischiare di essere visto e concordarono sul fatto che lei si mettesse in marcia senza di lui, recuperandolo un chilometro più avanti. Il loro piano si svolse senza intoppi. Decisero di passare la notte in albergo, la giornata era avanzata parecchio. Kaori lo fece entrare attraverso la porta sul retro che aveva già preso in prestito. Entrambi nella stanza, erano leggermente intimiditi.
"Vai a farti una doccia, Kaori. Ti farà bene"
"Ma tu, ne hai più bisogno di me..." disse preoccupata.
"Esatto, ci metterò di più. Dovrò anche radermi" aggiunse, accarezzandosi la barba.
"Oh sì...ti dona ma ammetto di preferirti senza"
"Ah sì? Non ti piace il lato Robinson Crusoe?"
Si avvicinò a lei e strofinò il viso contro la sua guancia. Lei rise e si allontanò da lui. Si rifugiò nel bagno e filò sotto la doccia, affrettandosi per lasciargli il posto. Uscì avvolta da un asciugamano. Sentì lo sguardo compiaciuto di suo marito su di sé e arrossì leggermente. Lui si alzò e le si avvicinò. Tirò delicatamente il tessuto che cadde a terra.
"Ho bisogno di rinfrescarmi la memoria" sussurrò nel suo orecchio, lasciando che le dita vagassero leggermente sul suo corpo.
"Hai bisogno di rinfrescarti e basta..." scherzò lei spingendolo in bagno. "Tieni. Io...ti ho portato delle cose da casa"
"Previdente, come sempre" mormorò Ryo, grato. "Riposati nel frattempo. Hai l'aria esausta, Sugar"
Scomparve in bagno e presto lei sentì scorrere il getto dell'acqua. Si vestì e si sdraiò. Si addormentò dopo pochi minuti senza rendersene conto. Ryo rimase a lungo sotto la doccia, godendosi la sensazione di benessere. Si prese il suo tempo per insaponarsi, desiderando lavare via tutto lo sporco che aveva addosso, sapendo che gran parte di esso era per lo più psicologico e che ci sarebbe voluto del tempo prima di sentirsi veramente pulito. Uscì dalla doccia e si recò di fronte al lavandino. Asciugò lo specchio col dorso della mano. La faccia che lo fronteggiava gli era sconosciuta. Prese le forbicine e cominciò a tagliarsi la barba. Aveva dimenticato quanto velocemente crescesse. Recuperò la schiuma da barba e se ne mise un po'. Gli sembrò di essere Babbo Natale e si ricordò di quando lo aveva interpretato per gli orfani. Eliminò quella maledetta barba e riacquistò il suo aspetto. Completò il suo ritorno alla normalità lavandosi i denti. Si sentì sorprendentemente bene dopo tutto ciò.
Uscì un'ora più tardi. Notò che Kaori si era addormentata e andò a stendersi accanto a lei, tenendola stretta per sentire il suo calore contro di sé. Lei si svegliò e si girò verso di lui. Toccò la sua guancia, godendosi la sua morbidezza, poi appoggiò le labbra sulle sue. Lui rispose al suo bacio e rapidamente la passione prese il sopravvento. Un'ora dopo, riposavano l'uno nelle braccia dell'altra, godendosi la presenza dell'altro e il suo calore.
"Pensavo che non sarebbe successo più" mormorò Kaori, la gola serrata.
"Eppure sei tu l'eterna ottimista, angelo mio"
"Sì, ma ammetto di aver avuto realmente paura di non farcela"
Lui la abbracciò più forte, desiderando comunicarle la sua forza. Lei affondò col naso nel suo collo, assorbendo il suo profumo.
"Per fortuna ce l'hai fatta. Ora dovresti dormire. È tardi"
"Ce ne andiamo domani mattina presto, lo so" disse, chiudendo gli occhi. Sentì il suo bacio tra i capelli e si addormentò in un sonno tranquillo. Qualche tempo dopo, lui la seguì tra le braccia di Morfeo.
In piena notte, un 'bip' sonoro li svegliò. Kaori aprì gli occhi, assonnata. Ryo era già sveglio e cercava ciò che produceva quel suono. Quando lei se ne accorse, il suo cuore si mise a correre e impallidì. Si alzò e trovò il ricevitore. Non poteva crederci.
"Kao, cos'è?" chiese Ryo.
"È il trasmettitore che ho messo nella loro auto..."
"Quale auto?"
"Pochi giorni fa, due uomini della Fenice erano qui. Li ho fatti andare via ma prima ho messo un trasmettitore sulla loro auto. Stanno tornando..."
"Kaori, sbrigati a vestirti. Ce ne andiamo"
Lei annuì e recuperò le sue cose dopo aver indossato un jeans e un maglione. Uscirono dalla porta sul retro dell'hotel. Presero la macchina e se ne andarono discretamente. Kaori guardava il ricevitore per vedere se venivano seguiti. Non era così.
"Lascialo sul cruscotto e dormi ancora un po'"
"Ma anche tu devi essere stanco"
"No, sto bene. Non ti preoccupare. Dormi"
Lei sorrise grata. Era esausta come se avesse passato diverse notti in bianco di fila. Si addormentò senza indugio. Due ore dopo, lui arrivò alla clinica del Professore. Kaori stava ancora dormendo. Ryo la prese tra le braccia e la condusse dentro. La mise su un letto in una stanza libera, sistemandosi al suo fianco per passare la notte. Non c'era urgenza, quindi non c'era motivo di svegliare il Professore.
Fu quest'ultimo a trovarli addormentati il mattino dopo. Aveva visto l'auto nel parcheggio mentre stava uscendo per la sua passeggiata mattutina e si era precipitato all'interno per trovarli, aspettandosi il peggio, certamente non di trovarli tranquillamente addormentati. Ryo si svegliò quando entrò e gli fece segno di non fare rumore. Si alzò e lo raggiunse. Il Professore lo portò nel suo ufficio e gli diede l'antidoto dopo averlo esaminato.
"È bello vederti, Ryo" disse alla fine.
"Anche per me, Professore. Sei sicuro che l'antidoto funzionerà senza effetti collaterali?"
"Vuoi offendermi? Sì, funzionerà. Faremo un esame del sangue entro due giorni per verificare se la molecola è ancora presente"
"D'accordo"
"Per il resto come ti senti?"
"Bene. Ma per me è stata soprattutto una passeggiata in mezzo alla natura, con ricordi più o meno felici. Sono più preoccupato per Kaori"
Il Professore annuì ma non disse nulla.
"La visiterai quando si sveglierà?"
"Se lo desidera. Non posso forzarla"
"La convincerò se non vuole" disse Ryo.
"Bene. Vai da lei. Ha più bisogno di te che di me. Fammi sapere quando si sveglia"
"Contaci"
"Ryo, vuoi che avvisi gli altri del tuo ritorno?" chiese il Professore.
Ryo annuì e si congedò, raggiungendo sua moglie. Stava ancora dormendo profondamente. Era leggermente agitata ma, non appena lui le si sdraiò accanto, si calmò. Non si svegliò prima di due ore. Si rese improvvisamente conto di trovarsi in un letto della clinica. Un braccio intorno alla sua vita la rassicurava. Si voltò e vide due occhi scuri che la guardavano, un bagliore confortante nelle loro profondità.
"Come ti senti?" chiese Ryo.
"Stanca e con la nausea" disse, appoggiando la testa sulla sua spalla.
"Il Professore vorrebbe visitarti. Vuoi?"
"Prima tu. Sei tu quello più in pericolo" disse lei, ansiosa.
"Già fatto. L'ho visto mentre dormivi. Mi ha dato l'antidoto"
Lei sorrise sollevata a quella notizia. Faceva fatica a tenere gli occhi aperti e si riaddormentò. Quando lui sentì la sua testa pesare un po' sulla spalla, la guardò e la trovò addormentata. Le tirò sopra la coperta. Pochi minuti dopo, il Professore bussò ed entrò. Si avvicinò al letto e vide la giovane donna. Per alcuni istanti sembrò preoccupato.
"Hai visite, Baby face. Vuoi che li faccia entrare o che dica loro di pazientare?"
"No lasciali entrare, ma dì loro di non fare troppo rumore, per favore" mormorò Ryo. Si raddrizzò sul letto, sostenendo la testa di Kaori, facendola poggiare dolcemente sul suo ventre. Far aspettare la famiglia che li aveva aspettati così a lungo sarebbe stato ingiusto da parte sua. Li vide arrivare, tutti sorridenti, alcuni con le lacrime agli occhi. Mick si avvicinò al letto e lo abbracciò.
"Piacere di vederti, vecchio fratello" mormorò, nascondendo l'emozione.
"Anche per me, Mick. Allora, ragazze, non ho nemmeno il diritto a una piccola coccola in questo giorno memorabile?" scherzò mentre guardava Miki, Reika, Kasumi, Kazue e Saeko. Loro si avvicinarono e lo baciarono, castamente, una per una. Miki, preoccupata, accarezzò la testa di Kaori.
"Come sta?"
"È esausta. Starà meglio quando recupererà le ore di sonno" la rassicurò.
"E tu?"
"Sto bene, Miki. Grazie. Beh, mio Umi, fai il timido?" lo prese in giro. Umibozu grugnì e si avvicinò, stringendogli la mano.
"Sono felice di rivedere lei"
"Anch'io sono felice di vederti, Umi" disse, beffardo.
"Ci hai spaventato da matti, Ryo. Dovrai fare un sacco di servizi per ricambiarci perché abbiamo fatto del nostro meglio per sorvegliare Shinjuku" scherzò Mick.
"Ma dovrai riapparire velocemente se vuoi conservare il tuo posto" sottolineò Umibozu.
"Una reputazione la si costruisce in molto tempo ma si annulla rapidamente" disse Ryo, amaro.
Umibozu annuì. Decisamente, niente sarebbe mai stato facile per loro.
"Saeko, notizie dall'organizzazione Fenice?"
"No. Ci sono delle voci ma non riusciamo a localizzarle"
"Erano vicini a dove ero io. Kaori è riuscita a scacciarli una volta ma sono tornati la notte scorsa"
"E dov'eri? Perché lei si è rifiutata di dircelo dopo essere fuggita come una ladra attraverso la finestra della sua stanza" si indignò l'americano.
"In una foresta del Monte Fuji. Ero perso nel mio passato, pensavo di essere tornato in guerriglia" sospirò Ryo, guardando Kaori dormire.
"Tutti quanti fuori adesso. Hanno bisogno di riposo" disse il Professore, entrando nella stanza.
Tutti uscirono. Kaori si svegliò un'ora dopo. La testa le girava e non si sentiva bene.
"Ryo..." gemette, con voce debole.
"Kao, sono qui"
"Non mi sento bene. Chiama il Professore"
"Arrivo subito"
Ryo uscì e tornò poco dopo, il Professore subito dietro. Le si avvicinò e la guardò. Era livida, visibilmente disidratata. La esaminò e mandò Ryo a cercare Kazue. Quando l'infermiera arrivò, le diede istruzioni e lei gli passò le flebo che richiedeva.
"Cos'ha, Doc?" chiese Ryo, preoccupato.
"Un'infezione, penso, ed è disidratata. Kaori, mi senti" la chiamò e lei annuì. "Sei pronta ad ascoltare quello che dovevo dirti prima che scappassi?"
"Sì" mormorò lei, le lacrime agli occhi tanto era ansiosa.
"All'ultimo esame, eri incinta. Vorrei fare un nuovo esame e un'ecografia per vedere se la gravidanza è ancora in corso"
Ryo le si avvicinò e le prese la mano per comunicarle la forza di cui aveva bisogno. Il Professore visitò Kaori e Kazue portò l'ecografo. Kaori lo guardò preparare il macchinario, cercando di calmare i tremori che la stavano invadendo, i battiti frenetici del suo cuore di superare la sensazione di soffocamento.
"Kaori, calmati. Non stressarti così, Sugar. Sai, sembra che queste cosine siano molto resistenti" disse Ryo cercando di rilassarla e tranquillizzarla.
"Ryo ha ragione, Kaori. Si pensa sempre che i feti siano fragili ma non lo sono poi così tanto. E ora rischi di fargli male" insistette il Professore.
"Hai sentito. Quindi respira e calmati, angelo mio"
Lei lo fissò e gradualmente riprese il controllo delle sue emozioni. I tremori cessarono. Il Professore sorrise benevolmente.
"Va meglio. Incominciamo?"
"Sì" mormorò lei.
"Ti avverto: starò zitto per un momento, è normale"
Lei annuì e lasciò che svolgesse il suo esame. Teneva la mano di Ryo che gliel'accarezzava col pollice. Entrambi attesero con impazienza il verdetto del Professore. Ryo era ansioso: sapeva che, se il verdetto fosse stato negativo, si sarebbe sentito responsabile perché era colpa sua se lei aveva compiuto quel viaggio e si era messa in condizioni impossibile e forse era una conseguenza dell'atto orribile che aveva avuto verso di lei. Non voleva vederla disperata. Lei serrò la sua mano, riportandolo alla realtà. Gli sorrise, cercando di placarlo, come aveva fatto lui poco prima.
"Ecco qui. Guardate, piccioncini. È la vostra progenie"
"Sta...sta bene?"
"Sì. È dove dovrebbe essere, e ascoltate questo" disse, collegando l'altoparlante.
Un rumore costante riempì la stanza e il loro cuore di felicità. Era meraviglioso.
"Avremo un bambino, Ryo. Un bambino. Non posso crederci"
"Doc, da quanto tempo?" domandò Ryo, teso.
"Sei settimane" rispose il Professore sostenendo il suo sguardo.
"Allora ero sotto l'effetto della droga" disse, ripensando a quello che aveva fatto vivere a sua moglie in quel momento. "Potrebbe subire conseguenze a causa di questa...esposizione?" chiese il futuro padre.
Sentì il leggero gemito di Kaori all'idea e le strinse la mano. Il Professore rifletté per un momento.
"Non penso. Il tuo contributo è, ritengo, troppo minimale in termini di esposizione, anche se è essenziale" finì vedendo il suo cipiglio.
"Ma non si può escludere alcun rischio" disse con cautela.
"Se pensate che sia troppo rischioso, si può considerare un'interruzione della gravidanza..."
"No, fuori questione!" gridò Kaori, shockata.
"No, non arriveremo a questo punto, Doc" confermò Ryo, mettendo una mano sulla spalla della sua compagna.
"Molto bene. Vi lascio da soli. Appena avrò il risultato degli esami, tornerò e mi occuperò del trattamento per l'infezione. Nel frattempo, riposa, Kaori"
Lei annuì. Ryo si sedette accanto a lei e la prese tra le braccia. Rimasero pensierosi a lungo finché Kaori rise piano.
"Ci sei riuscito, Ryo" disse, guardandolo con occhi luminosi di felicità.
"Riuscito in cosa?"
"Volevi tre cose se fossi sopravvissuto. Le hai avute tutte e tre"
"Sì, è vero. E vedrai, andrà tutto bene, angelo mio"
Lei annuì e, vinta dalla fatica, si addormentò tra le sue braccia.

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Capitolo 15
*** Capitolo Quindici ***


Gelato e inzuppato, Ryo trovò con gratitudine la stanza dove dormiva sua moglie. La giornata stava per levarsi e, dopo una notte trascorsa a rintracciare i membri della Fenice, voleva solo due cose: ritrovare il calore delle sue braccia e dormire. Si infilò sotto la doccia per scaldarsi ed eliminare l'odore di polvere da sparo e di sudore che aveva addosso. Quando uscì dal bagno, incontrò Kazue che andava a visitare Kaori.
"Come sta?" domandò ansiosamente.
"La febbre è diminuita un po' ma rimane alta. Al suo corpo manca la forza per lottare e, con la gravidanza, non possiamo darle medicine più forti" informò l'infermiera, nervosa.
Ryo guardò Kaori, sorpreso e preoccupato per il suo pallore. Erano passati dieci giorni da quando erano tornati. Lui era stato dichiarato ufficialmente guarito dalla dipendenza dopo due giorni, ma le condizioni della giovane donna erano peggiorate. La febbre si era impossessata del suo corpo. I piccoli tagli sulla parte del suo corpo si erano infettati e, a causa della mancanza di cure, l'infezione si era diffusa. Per via delle sue escursioni nella natura selvaggia, aveva anche contratto una bronchite. Era debole, dormiva molto ma male. Ryo si sentiva in colpa perché era stato lui a infliggerle quelle ferite, portandola ad uscire con quel tempo orrendo. Si incolpava anche di non aver potuto stare con lei tutto il tempo: di notte, si era rimpossessato del suo quartiere e allo stesso tempo dava la caccia ai membri della Fenice. Doveva rendere il luogo sicuro per lei e il loro bambino.
Come d'abitudine, si sdraiò accanto a lei, le posò un bacio sulla fronte e si addormentò per qualche ora al suo fianco. Fu svegliato da un attacco di tosse di Kaori. Si raddrizzò e la sostenne, vedendo le lacrime di dolore scendere lungo le sue guance, causate dagli spasmi dei bronchi. La tenne tra le braccia quando lei si lasciò andare, cercando di riprendere a respirare normalmente. Sentiva la sua magrezza sotto le dita e si arrabbiò, sentendosi impotente. Il Professore arrivò poco dopo e la visitò. Una volta terminato, si sedette sul letto.
"Kaori, non ci girerò intorno. Le tue condizioni mi preoccupano molto. Hai perso più di cinque chili da quando sei arrivata, quasi non mangi più..."
"Non riesco" mormorò lei esausta.
"Lo so, ma dovrai sforzarti. Altrimenti metterai in pericolo la tua gravidanza. Se non mangi entro domani, ti metterò una sonda. Sarà molto spiacevole ma è la nostra ultima risorsa" disse con voce ferma e intransigente.
"Doc..." disse Ryo, contrariato nel vedere sua moglie ferita dal tono del dottore.
"Ryo, non ho scelta se volete avere questo bambino. Altrimenti, mettiamo fine alla gravidanza e tiro fuori le armi pesanti per combattere la malattia" finì, ignorando lo sguardo furioso del giovane uomo.
Kaori cominciò a piangere, incapace di contenere la sua angoscia ed essendo sfinita. Ryo le prese la mano per calmarla. Il Professore posò la mano su quella libera della giovane donna.
"Kaori, so che sono duro con te. Faccio quello che posso come medico, ma tu devi fare ciò che è necessario in quanto madre. Questo bambino non è nato ma tu sei sua madre, ha bisogno di te, che tu ti prenda cura di te e dunque di lui. Ryo si prende cura della vostra sicurezza. Non lasciare che faccia tutto questo invano. So che sei stanca ma andrà meglio quando avrai ripreso le forze. Va bene?" chiese con voce più dolce.
Lei annuì, cercando di calmarsi e di riprendersi. Aveva ragione: Ryo usciva tutte le sere da una settimana per rendere Shinjuku per loro e per i suoi abitanti, per cacciare la Fenice dalla loro città, dal loro paese. Aveva paura per lui, ma lui aveva ripreso il corso della sua vita. Lei doveva fare lo stesso, essere degna di lui.
"Farò il massimo..." mormorò, stendendosi di nuovo, la stanchezza aveva la precedenza sul resto. Il Professore si alzò e lasciò la stanza, facendo cenno a Ryo di seguirlo. Lo condusse alla sua scrivania e si sedette, togliendosi gli occhiali per massaggiare la radice del naso e sfogare la fatica degli ultimi giorni.
"Ryo, ho delle cose da dirti che non ti piaceranno" iniziò con voce tesa.
"Per la salute di Kaori?" chiese il giovane preoccupato.
"Indirettamente. Ho ricevuto una chiamata da una delle mie infermiere ieri sera. Era in panico: era stata avvicinata da degli uomini che l'hanno costretta attraverso suo figlio a dare informazioni su voi due. Ha detto loro della gravidanza di Kaori"
"Dov'è?" chiese duramente Ryo, non apprezzando l'idea che qualcuno nella clinica potesse rimanere ferito, ancora meno se per prendere informazioni sul suo angelo.
"Sono stati trovati morti questa mattina" sospirò il Professore, la voce rotta.
Ryo rimase in silenzio. Ribolliva di rabbia. Doveva davvero sbarazzarsi di quei parassiti, spedirli all'inferno prima che facessero del male ad altre persone.
"La clinica è sempre al sicuro?"
"Sì. Lei non sapeva niente del sistema di sicurezza. Lavorava sempre di giorno"
"Allora questo è il posto più sicuro per Kaori e, se sei d'accordo, finché potrai, la terrai qui"
"Mi sta bene. Cos'hai intenzione di fare, Baby face?"
"Il mio lavoro. Approfitterò di oggi per aiutare Kao, dopo, potrei stare via per diversi giorni. Se lei è qui e si rimette, io potrò concentrarmi su quello che devo fare. Chiederò a Miki o a Eriko di venire se necessario. Devo fare delle telefonate. Posso utilizzare il tuo telefono?"
"Fai pure. Torno alle mie ricerche" disse Doc lasciando la stanza.
Ryo passò più di un'ora al telefono con Saeko, Mick e Umi. Unì le informazioni ricevute dai suoi informatori durante la notte con quello che i suoi amici gli dissero. Ne aveva abbastanza per formulare il suo piano d'attacco e prepararsi. Una volta fatto ciò, raggiunse sua moglie. Era sveglia. Stava fissando il soffitto, pensierosa. Quando entrò, lei posò su di lui i suoi occhi nocciola. Lui si sedette sul letto al suo fianco, abbracciandola e dandole calore.
"Devi rimetterti, Kao. Ho bisogno di te"
"Farò del mio meglio. Te lo prometto" disse, guardandolo negli occhi. Ciò che Kaori lesse nel suo sguardo le fece torcere lo stomaco. Sentì un grande freddo invaderla e la paura circondarle il cuore.
"Quando parti?"
"Domani" rispose lui, quasi sorpreso che lei avesse capito senza una parola.
"Fai attenzione. Non voglio crescere nostro figlio da sola"
"Te lo prometto se mi prometti di fare quello che serve per rimetterti in piedi"
"Promesso. Quando tornerai, sarò pronta a tornare a casa"
"Allora ti prometto che ci sarò in quel momento. Non dimenticare che sei forte, Sugar. So che questi ultimi due mesi sono stati duri e sei stanca ma sei forte, angelo mio, abbastanza da superare tutto questo. Altrimenti, io non sarei qui adesso"
"Voglio che tutto questo finisca, Ryo" mormorò.
"Anch'io" rispose, ricordando le informazioni che il Professore gli aveva comunicato.
Quando giunse l'ora del pasto, Ryo vide sua moglie costringersi a mangiare. Anche se interpretava bene la commedia, lui vedeva bene che non era genuina. Mangiò un po' più rispetto agli ultimi giorni ed era già qualcosa. Le sorrise e la prese tra le braccia quando soffocò uno sbadiglio.
"Ho mal di pancia, Ryo. Dimmi perché sto facendo tutto questo..." chiese, chiudendo gli occhi.
"Per il nostro bambino" disse lui sorridendo, non preoccupato. Lei annuì prima di addormentarsi contro la sua spalla. All'improvviso qualcuno bussò alla porta e la testa di Mick sbucò.
"Posso svegliare la bella addormentata come fa il principe azzurro?" chiese, la bocca a cuore.
"Prova solo a svegliarla e ti massacro" rispose Ryo, in parte serio.
"Ok. Allora mi devi un favore"
"Perché?"
"Sai, Umi e io abbiamo lavorato per te per due settimane..."
"Sì. Che cosa vuoi?" rispose lo sweeper, sospettoso.
"Che mi porti con te"
Mick sostenne lo sguardo di Ryo. Quest'ultimo non sapeva cosa pensare: era grato al suo amico per l'aiuto che voleva dare ma, allo stesso tempo, non voleva metterlo in una situazione pericolosa. Mick aveva Kazue. La Fenice era un suo problema.
"Non credevi di andare a divertirti senza di noi. Non stupirti: credevi che Umi sarebbe stato qui ad aspettare tranquillamente? Manca un po' di azione al momento"
"Voi avete Kazue e Miki. Avete delle persone che tengono a voi. È un rischio troppo grande"
"E tu? Non hai una donna da proteggere? Ascolta, siamo una famiglia. A volte si può agire da solo e altre volte ci si appoggia su tutti quanti"
"Mick..."
Ryo fu interrotto perché qualcuno bussò ancora alla porta. Arrivarono Umi e Miki, seguiti da Kazue.
"Anche Saeko sta arrivando. Qualche problema?" chiese Miki, vedendo tutti quanti nella stanza.
"No. Più pazzi ci sono..." scherzò lui, vedendo entrare l'ispettrice.
"Ryo, tieni. Queste sono le informazioni che mi hai chiesto stamattina"
Ryo prese il fascicolo, ringraziando Saeko. Kaori si svegliò in quel momento.
"Buongiorno a tutti" mormorò, ancora assonata.
"Buongiorno, mia cara Kaori!" gridò Mick, gettandosi sul letto.
"Un minuto, cocco" disse lei, puntando la Magnum di Ryo sulla sua testa.
I due uomini la guardarono attoniti, mentre Mick si chiedeva perché non avesse tirato fuori un martello e Ryo si chiedeva come avesse fatto a tirare fuori la sua Magnum così velocemente da non farlo reagire. Lei gli fece l'occhiolino.
"Mi adatto alla situazione" disse, posando una mano sul ventre.
"Non è vero!" gridò Miki, estasiata.
"Cosa?" disse Mick, sorpreso dall'urlo di Miki.
"È incinta!" affermò l'ex mercenaria, gioiosa, indicando Kaori.
Mick la guardò, poi Kaori, poi Ryo, poi Kaori, poi Ryo, poi Kaori, poi Ryo, poi Kaori, poi Ryo, poi Kazue che gli prese il viso tra le mani per farlo girare verso di lei, fermando il suo vai e vieni.
"Stai bene, Mick?" domandò, sorridendo. "Sei impazzito?"
"Ho avuto un'allucinazione uditiva" disse a bassa voce.
"Mick" disse Ryo con un sorriso. L'interpellato si rivolse al suo amico di lunga data. Ryo lo guardava con una luce speciale negli occhi. Mick sentì il calore che circondava l'uomo, dovuto solo all'amore che gli inondava il cuore.
"Diventerò padre, Mick" lo informò Ryo, un sorriso felice sul volto.
"Non è vero. Avete fatto il servizio completo!" disse, felice per entrambi, poi tornò serio. "Ragione in più: non andrai da solo domani. Hai due ragioni per rientrare vivo dalla missione e noi ci saremo per esserne sicuri. Non è vero, Umi!"
"Sì. Non ti divertirai da solo"
"Accetta, Ryo. Per favore, accetta per me, per noi tre. Mi tranquillizzerà sapere che hai le spalle coperte" lo implorò Kaori. Ryo guardò i suoi amici, poi sua moglie, e capitolò. Annuì.
"Chiuderò il locale e verrò a tenere compagnia a Kaori mentre voi sarete via. Quindi potrai concentrarti su quello che devi fare" disse Miki a Ryo, che la ringraziò, grazie per aver rimosso il senso di colpa del lasciare sua moglie da sola.
"Allora ci vediamo domani mattina alle otto al Cat's Eye. Passerò la notte con mia moglie e cominciamo l'operazione domani mattina" informò Ryo. "Saeko, sappi che avrete molto lavoro, persino una volta terminata la faccenda..."
"Ryo?" chiese Kaori, preoccupata dal bagliore omicida nei suoi occhi.
"Va tutto bene, Sugar. Ma dopo quello che hanno fatto, non chiedermi di essere clemente con loro" rispose, col viso ermetico, rifiutandosi di dirle che anche il loro bambino poteva essere in pericolo.
"Va bene..." mormorò lei ansiosa. Sentiva la stanchezza pizzicarla agli occhi e appoggiò la testa sulla sua spalla, addormentandosi quasi immediatamente. I loro amici li lasciarono ad approfittare della giornata che rimaneva. Ryo si godette la presenza della moglie tra le sue braccia anche se dormiva. Immagazzinava il suo calore, il benessere che sentiva tenendola. Ne avrebbe avuto bisogno. Quando si svegliò, parlarono di tutto e di niente, evitando l'argomento Fenice.
La mattina dopo, Ryo lasciò Kaori, svegliandola all'ultimo momento per baciarla e salutarla. Lei si costrinse a sorridere e a non piangere: lui aveva bisogno che lei fosse forte e lo sarebbe stata. Rinnovò la promessa di riuscire a rientrare a casa al suo ritorno. Lui le sorrise e la lasciò, col cuore pesante. Incrociò Miki mentre se ne andava. Lei lo abbracciò, augurandogli buona fortuna.
Quando arrivò al Cat's Eye, Mick e Falcon lo aspettavano. Spiegò loro il piano. Notarono, sorpresi, che si trattava effettivamente di un piano per distruggere completamente l'organizzazione. Ryo non aveva programmato di lasciare alcun sopravvissuto e voleva fare il possibile per convincerli a non ricominciare da capo né a rimanere sul suolo giapponese.
"Ryo, possiamo sapere cosa giustifica una tale violenza?" domandò Mick.
Avendo sperimentato di persona la Polvere degli Angeli, solo quella motivazione sarebbe stata sufficiente, ma sentiva, proprio come Umibozu, che c'era qualcos'altro dietro tale furia omicida. Ryo li fissò entrambi e, riconoscendo la fiducia che loro gli davano, decise di dire tutti.
"Non è solo perché mi hanno drogato di nuovo e che per questo motivo ho quasi ucciso la donna che amo. Ora sanno che Kaori è rimasta incinta mentre io ero sotto l'effetto della droga. Circola la voce che la stiano cercando per fare esperimenti sul nostro bambino e, conoscendoli, se ne fregheranno di preservarli. Non lascerò che uccidano mia moglie e nostro figlio. Se vi dà fastidio, non vi biasimo se vi tirerete fuori" disse senza sfidarli.
"Non toccheranno neanche un loro capello" disse Mick.
"Sì, non si avvicineranno a lei" ringhiò Umibozu.
"Lei lo sa, Ryo?" chiese Mick.
"No, non gliel'ho detto. È già esausta. Volevo preservarla un po'" disse Ryo a bassa voce, non gli piaceva di averla tenuta all'oscuro.
Tutti e tre si misero in strada. Ryo aveva programmato di far saltare in aria tutti i magazzini noti alla stessa ora del giorno seguente, di notte. Ognuno partì con il suo lotto di posti in cui sistemare le trappole. La sera, nello stesso luogo, venne precisata la seconda fase. Questa consisteva nell'informare i bersagli che la loro preda sarebbe stata presente la sera seguente in un determinato luogo, col fine di ottenere il massimo danno. I tre uomini fecero dunque il giro dei loro informatori durante la notte per trasmettere la notizia che il duo City Hunter sarebbe stato presente al magazzino sul porto la sera successiva a mezzanotte per la loro ultima missione congiunta prima di diversi mesi. Era un bluff rischioso, ma da provare.
L'ultima fase del piano fu messa in opera nella seconda parte della notte. Ryo era stato informato che la sera successiva sarebbero arrivate al porto due barche contenenti droga e armi. Le barche dovevano arrivare il pomeriggio seguente al limite delle acque territoriali giapponesi, dove avrebbero interrotto l'avanzamento fino alle 18, avrebbero portato a compimento le loro faccende per poi ormeggiare al porto in serata. Andarono a sistemare le trappole anche per le barche in modo che rimanessero bloccate al molo e gli uomini non sarebbero potuti uscire. La loro esperienza consentì loro di adottare un approccio furtivo per completare la fase tre. Rientrarono all'alba e andarono a dormire per un po'. Le ultime ventiquattro ore erano state lunghe.
La giornata passò rapidamente e, quando giunse il momento, dopo essersi assicurati che Saeko fosse a sua volta pronta, si recarono al porto. Spiarono il magazzino di destinazione e videro, soddisfatti, che il piano aveva funzionato. A mezzanotte, sentirono gli allarmi sui loro orologi e a seguire una serie di esplosioni in diverse parti della città. Anche le barche attraccate erano esplose all'interno della sala macchine, allagandola completamente, e in diversi punti, compresa la scala per poter scendere. Quando il magazzino esplose davanti a loro, i tre uomini si prepararono a sparare a vista, ma non uscì nessuno. Asprttarono l'arrivo dei pompieri e della polizia e, quando questi intervennero senza che ci fosse un contrattacco, se ne andarono.
Più tardi quella notte, Saeko chiamò Ryo. Malgrado la stanchezza, lui non dormiva, preoccupato per l'esito dell'operazione. Aveva programmato di aspettare qualche giorno per conoscere le ricadute prima di correre il rischio di tornare da Kaori.
"Ti ascolto"
"Tutti i magazzini sono stati devastati dal fuoco, non ci sono sopravvissuti. Per le barche, gli uomini sono vivi: principalmente marinai stranieri, la maggior parte dei quali non sapeva nemmeno cosa trasportava...abbiamo recuperato la merce. Verrà fatto l'inventario domani mattina e verrà distrutta immediatamente sotto la supervisione e la sorveglianza della polizia e dei magistrati. Non vogliamo rischiare di vederla riapparire per strada" informò l'ispettrice.
"Missione compiuta per me"
"Anche per me, Ryo. Questa schifezza è fuori circolo, la rete è completamente distrutta. Forse torneranno o forse no, lo sapremo più in là"
"Spero di no. Non voglio più fare una tale carneficina. Avevo diverse ragioni che ritenevo sufficienti ma..."
"Avrai un figlio e vuoi una vita migliore per lui" finì lei.
"Sì" sospirò.
Terminarono la conversazione e Saeko lo lasciò. Ryo riuscì ad addormentarsi in qualche modo. Aspettò un'intera settimana prima di tornare da Kaori. Non ricevette alcuna informazione sulla Fenice che era scomparsa dai radar dopo gli eventi della settimana precedente. La ripercussioni erano state molteplici per Ryo: aveva ripreso completamente il suo ruolo di guardiano di Shinjuku. I piccoli criminali che avevano tentato la fortuna in sua assenza erano fuggiti nei giorni seguenti. La vita aveva ripreso il suo corso. Potevano rientrare a casa.
Quando Ryo arrivò alla clinica, era nervoso. Aveva paura della reazione della sua metà, ritenendo magari il tutto eccessivo rispetto a quello che era successo. Entrò nella sua stanza pronto a ricevere la sentenza del suo angelo. Quando lo vide entrare, Kaori sentì un'ondata di gioia e calore invadere il suo corpo. Fu sollevata di vederlo finalmente davanti a lei e voleva solo ritrovare il calore delle sue braccia. Non capiva perché fosse immobile alla porta, guardandola come se si aspettasse di essere rimproverato.
"Ryo..." lo chiamò piano, allungando la mano. Lo sweeper avrebbe quasi pianto per quell'invito e quella dolcezza. La raggiunse e la strinse forte. Seppellì il viso nel suo collo cercando il conforto al quale aveva aspirato per una settimana.
"Mi sei mancato, Ryo. Più di una settimana senza notizie, è stata dura" sussurrò Kaori baciandolo.
"Ho fatto delle cose brutte, Kao" disse, abbassando gli occhi, vergognandosi.
"Perché le hai fatte?" chiese senza alcuna traccia di giudizio nella voce.
"Minacciavano il nostro bambino, e anche te. Non potevo permetterglielo"
Lei gli accarezzò la guancia e lo attirò a sé. Lui si sedette e la prese tra le braccia. Lei gli prese la mano e se la mise sul ventre, leggermente arrotondato. All'inizio sorpreso, accarezzò quella lieve protuberanza con amore.
"Quegli uomini non si sarebbero fatti tante domande, Ryo. Ci hai protetti. Tienilo a mente. Hai protetto la tua famiglia e migliaia di persone. È ciò che conta"
Quelle parole spazzarono via i suoi dubbi. Lei lo aveva assolto dai suoi peccati. Lo amava e avrebbero avuto un figlio. La vita aveva la precedenza. Ritrovò il sorriso e le baciò gentilmente i capelli per ringraziarla. La mano ancora appoggiata sulla sua pancia, la guardò. Era molto più in forma. Aveva ripreso colore, era meno stanca.
"Come ti senti, Sugar?"
"Meglio. Non tossisco più. Sono ancora in cura per qualche giorno per evitare una ricaduta e ho messo su un po' di peso"
"Pensi di poter rientrare a casa?"
"Lo spero ma il Professore resta evasivo sull'argomento. Che nervi" disse, con aria infastidita. Lui rise un po' immaginando il Professore che aveva dovuto avere a che fare con il caratterino della sua 'dolce' metà. Si alzò dal letto sotto lo sguardo interrogativo della giovane donna.
"Vedo se riesco a ridurre le tue sofferenze" disse, baciandola.
"Ok, fai del tuo meglio"
Ryo incontrò il Professore e, dopo una breve discussione, poté portare a casa sua moglie. Dopotutto, il medico attendeva solo il semaforo verde del suo protetto per liberarla.
"Ti senti abbastanza in forma per fare shopping?" le chiese Ryo con un sorriso.
"Di cosa hai bisogno?" ribatté lei incuriosita"
"Io, di niente. Ma conosco qualcuno che presto non entrerà nei soliti vestiti" le disse facendole l'occhiolino.
"È vero. Sto già cominciando" disse, indicando i jeans che teneva su con la cintura, un bottone e la cerniera non chiusi, arrossendo.
"Non devi vergognarti, Kao. Troveremo dei vestiti comodi"
Felici di ritrovarsi, liberi di poter camminare sani e salvi nella città che amavano tanto, si godettero il pomeriggio come una coppia normale.

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Capitolo 16
*** Capitolo Sedici ***


Il mese di giugno finalmente era arrivato. Eccezionalmente bello e caldo, fece la gioia di tutti, grandi e piccini, felici di godersi le passeggiate al parco, le serate animate nei luna park, le giornate in spiaggia...
Kaori, che si avvicinava al termine della sua gravidanza, si godeva le mattine e le serate, più fresche. Il bimbo pesava, naturalmente, ma si sentiva ancora relativamente in forma e cercava di vivere la sua routine quotidiana come meglio poteva. Ryo l'aveva sostituita in alcune cose, come andare a fare la spesa, e l'aveva lasciata sola per un'ora. Quell'oretta era un bene per lei perché lui la sorvegliava come una chioccia, cosa che la infastidiva. Era incinta, non morente. Iniziò a canticchiare:
"Let it go, let it go...non va bene, bimba mia?" scherzò Kaori, pensando che ultimamente aveva dovuto passare troppo tempo al parco. Guardò l'ora e si preparò per uscire. Ryo non avrebbe dovuto tardare. Avevano appuntamento al Cat's Eye con i loro amici. Prese la borsa dall'armadio e, chiudendo l'anta, osservò il suo profilo. Faceva ancora fatica a credere che il suo ventre si fosse arrotondato tanto e che un piccolo essere ne sarebbe presto uscito. La porta si aprì su un Ryo con due borse della spesa, senza fiato. Le lasciò in cucina e cominciò a mettere in ordine.
"Lascia, finisco io. Vai a prepararti"
"Devi stare tranquilla"
"Lasciami stare e vai a prepararti. Non partorirò solo perché metto in ordine la spesa" disse con un'occhiata omicida, facendolo filare.
Dopo qualche minuto scesero a prendere l'auto per recarsi al Cat's Eye.
"Stai tenendo il muso?" chiese Kaori, guardando il profilo serio di Ryo. "Non sarà perché ho messo gli assorbenti sulla lista della spesa" disse, scherzosa.
"Tieniti forte" ribatté lui, lo sguardo acuto, le mani in posizione sul volante.
"Ryo..."
"Ascolta, ci stanno seguendo. Non hanno un'aria simpatica e non voglio che tu rimanga coinvolta in una sparatoria" disse, mettendo una mano sul suo ventre e togliendola due secondi dopo.
Kaori si sforzò, cercando di mantenere la calma. Prese la borsetta e controllò la sua arma. Era carica.
"Farò del mio meglio per allontanarmi. Preparati a scendere. Ti lascerò all'entrata di un vicolo. Entra lì, gira a destra, poi a sinistra e a destra, vai dritto e arriverai al Cat's Eye. Capito?"
"Destra, sinistra, destra. Sì, va bene"
"Rimani lì finché non vengo a cercarti"
"Ok. Ryo, stai attento"
"Non preoccuparti. Eccoci. Vai" la esortò.
Non appena lei chiuse la portiera, lui si avviò e lei si tuffò nel vicolo. Camminò più velocemente che poteva, ma il caldo e la mancanza di respiro non l'aiutavano. Si voltò a destra, sollevata di non essere visibile dalla strada. Riconosceva il vicolo. Era a cinque minuti dal bar. Girò a sinistra e camminò. All'improvviso arrivarono degli uomini dall'incrocio successivo e lei si voltò, ma un altro gruppo le sbarrò la strada nella direzione opposta. Erano sei contro una. Anche con la pistola, non poteva fare nulla. Fece l'unica cosa che poteva fare. Afferrò una spilla che aveva lasciato nella borsa e che conteneva una cimice e se la ficcò in tasca. Si bloccò quando sentì la canna di un'arma appoggiata contro la sua schiena, lasciando cadere la borsa a terra e facendosi trascinare sulla strada dove un'auto attendeva.
Ryo finì per seminare i suoi inseguitori una decina di minuti dopo aver lasciato Kaori nel vicolo. Si recò al Cat's Eye, ansioso di sapere che stesse bene, che non si fosse agitata troppo. Era a una settimana dal termine della gravidanza: un evento del genere poteva scatenare il parto. Quando arrivò, i loro amici lo guardarono sorridenti. Miki gli si avvicinò e, guardando dietro la sua spalla, lo prese in giro:
"Che ne hai fatto di tua moglie, Ryo?"
"Non è qui?" chiese, sentendosi impallidire.
Miki lo guardò in attesa di vederlo sorridere per poi dirle che era con lui, ma non successe niente. Al contrario, Ryo corse via, seguito rapidamente da Mick e Umibozu, e si infilò nella strada che Kaori avrebbe
dovuto prendere. Non la trovò, solo la sua borsa. La pistola era all'interno. Doveva essere stata sorpresa o aggredita da troppi uomini.
"È stata rapita" disse cupamente, rivolgendosi agli amici. Li vide gelarsi. Tornarono al locale, preoccupati. Ryo svuotò il contenuto della borsetta di sua moglie. Lei lo aveva fatto di fronte a lui una settimana prima, improvvisamente presa dall'impulso di riordinare. Nonostante l'ansia, sorrise.
"Ryo, tutto bene?" chiese Mick, sorpreso di vedere la sua aria gioviale.
"Sì. Ho sposato un fenomeno. Non è andata in panico e ha riflettuto con calma anche in un momento critico" disse, stupito dalla sua partner.
"Perché?" chiese Miki, un po' rassicurata dalla serenità del suo amico.
"Ha preso l'unica cosa di cui aveva davvero bisogno: la spilla con su la cimice. Non la indossava. Quindi l'ha recuperata volontariamente"
"Allora puoi localizzarla!" gridò Mick, sollevato.
"Sì"
"Allora andiamo!" disse la voce burbera di Umibozu.
Si precipitarono alla macchina di Ryo. Mick si sedette sul lato del passeggero e tirò fuori il ricevitore dal vano portaoggetti. Ryo gli disse quale era la cimice che Kaori aveva addosso e apparve una sola luce.
"Hai cambiato auto e attrezzatura. Da vero padre di famiglia, ammettilo"
"Piantala, Mick. Ci vedi con un bambino nella Mini o nella Panda?" ribatté Ryo, compiaciuto che il suo amico distogliesse la sua attenzione dalla situazione, permettendogli di mantenere la calma.
"Da quanto tempo ce l'hai?"
"Otto mesi, qualche giorno prima del matrimonio"
"Funziona bene?" continuò l'americano, consapevole dell'effetto della conversazione sul suo amico.
"Sì. Eccoci"
"Qual è il piano?"
"Entriamo, immobilizziamo tutto quello che si muove e prendiamo mia moglie"
"Ok"
Scesero dall'auto e misero il piano in azione. Naturalmente, da bravi professionisti, si presero alcuni minuti per esaminare il luogo, valutare la situazione e studiare nuovamente il piano prima di...buttarsi.
All'interno, Kaori era stata rinchiusa in una stanza isolata. Triturava la spilla sperando che il trasmettitore funzionasse ancora correttamente. Cercò di esaminare il luogo, ma la porta era blindata: non aveva idea della configurazione del luogo. La porta si aprì improvvisamente e apparvero due uomini armati e una donna sulla quarantina. Kaori individuò il simbolo della Fenice sui loro vestiti e sussultò. Non c'era bisogno che chiedessero cosa volevano.
"Non avvicinatevi!" disse, facendo un passo indietro e ritrovandosi contro il muro di fronte alla porta.
"Vogliamo tuo figlio e l'avremo. Per noi non sei di alcuna utilità. O vieni gentilmente con noi e ti faremo partorire tranquillamente senza il rischio di danneggiare il bambino e avendo diritto a una morte indolore, oppure ti apriremo la pancia col coltello e lo faremo uscire selvaggiamente, lasciandoti dissanguare" annunciò la donna, senza alcuna traccia di pietà nella voce.
Kaori si sentì impallidire. Non aveva davvero scelta. Doveva guadagnare tempo. Capitolò. Era il suo primo figlio. Logicamente, ci sarebbe voluto del tempo. A sufficienza perché Ryo arrivasse a liberarli? Lo sperava. Si avvicinò e li seguì, una guardia si posizionò dietro di lei. Quando entrarono in una stanza illuminata con un tavolo per il parto, si fermò davanti alla porta. Si sentiva spaventata, shockata, ma allo stesso tempo la rabbia cresceva, così come lo spirito di ribellione contro quei trafficanti marci. Senza veramente riflettere, Kaori diede una gomitata alla guardia dietro di lei, poi l'afferrò, lo spinse nella stanza, impedendo all'altro uomo di avvicinarsi. Filò via prendendo il corridoio fino a trovare un'uscita.
Emerse in pieno sole, accecata, sul porto. All'improvviso sentì due braccia attorno a sé e cominciò a divincolarsi, terrorizzata.
"Kao, sono io" rantolò Ryo, stordito.
Avevano appena iniziato la loro spedizione di salvataggio quando la giovane donna era piombata fuori dall'edificio, fermandoli sui loro passi. Non era affatto uno scenario che avevano immaginato specialmente quando, seguendo la giovane donna, giunsero una ventina di uomini e una donna furiosa.
"Vuole il nostro bambino" spiegò Kaori.
"Cosa pensate di fare in tre contro venti?" disse la donna.
"Penso che siamo un po' troppi per il poker, ma possiamo tentare con Uno, no?" disse Ryo, beffardo.
"Pensi davvero che sia il momento di fare battute?" fece Kaori, non molto gioiosa all'idea di finire in mezzo a una sparatoria.
"Sei tu, City Hunter?" disse la donna, con un mezzo sorriso.
"Sì, signora, presente. A chi devo l'onore?" replicò Ryo.
"Ana Maria Gonzalez. Sono il capo della Fenice"
Ryo raddrizzò la testa, i suoi occhi improvvisamente seri, l'atteggiamento meno rilassato. Quindi avevano il capo di fronte a loro. La faccenda era seria...
"Mick, proteggi Kaori"
"Va bene. Avvicinati, mia cara" disse l'americano, tirando la giovane donna verso di sé.
Mick si trovava tra Ryo e Umi. I due avrebbero fatto da scudo, lasciando loro un po' di tempo per scappare se necessario. I tre uomini tenevano di mira gli altri. Mick indietreggiò dolcemente, posizionandosi di fronte alla giovane donna. Le aveva preso la mano.
"Non metterti a partorire adesso. Ok, Kao?"
"Non era previsto ma sembra che non sia io a decidere..." fece lei, leggermente tesa.
Sarebbe stato davvero sconveniente. Ryo lanciò un'occhiata veloce per osservare i loro progressi e serrò i ranghi con Umibozu per proteggerli. All'improvviso, fu il delirio. Uno degli uomini iniziò a sparare e tutti gli altri lo imitarono. Mick ebbe appena il tempo di sistemare Kaori in macchina. Ryo e Umi si difesero e lottarono. Gli uomini caddero uno a uno, feriti, e presto rimase solo Ana Maria. Quest'ultima ribolliva.
"Non è possibile. Devo proprio fare tutto!" urlò, tirando fuori una granata dalla sua tasca. "Ti odio, City Hunter. Hai distrutto tutto quello che avevo impiegato così tanto a costruire, e non solamente qui"
"Deve mancarti l'amore. Vieni a fare visita allo Stallone se hai bisogno di sfogarti..." scherzò.
"Ryo Saeba, vuoi un martello?!" gridò Kaori, esasperata.
Pensava davvero che fosse il momento di scherzare. Avevano cose migliori da fare che chiacchierare con una pazza furiosa, no? Ryo rischiò un'occhiata verso la sua donna che lo fulminava e deglutì, spaventato. Aveva dimenticato che la sua dolce metà era leggermente gelosa e gli ormoni non aiutavano a controllare il suo stato d'animo...
"Andrà tutto bene, angelo mio. Mantieni la calma, per favore" la incalzò dolcemente.
"E mi prende pure per stupida! Lo ucciderò!" disse lei, afferrando la pistola di Mick e mirando a Ryo.
"No, pietà, Sugar, amore mio, angelo mio. Pensa al bambino. Ha bisogno di un padre" supplicò, in ginocchio. Lei abbassò la pistola.
"Va bene. Puoi ancora essermi utile. Ma chiudiamo questa storia e torniamo al Cat's Eye. Muoviti"
"Sì, tesoro" disse Ryo saggiamente sotto lo sguardo sarcastico dei suoi compari.
"Lo sweeper numero uno del Giappone" scherzò Mick, contorcendosi dalle risate.
Si bloccò all'improvviso, sentendo la canna di una pistola sulla testa.
"Dicevi, Mick Angel. Ti informo che ti ho disarmato senza che tu reagissi, quindi se fossi in te, mi arrenderei se non vuoi che tutta Tokyo sappia che lo sweeper numero uno degli Stati Uniti si è fatto fregare da una donna incinta" lo sgridò severamente.
"Ok, va bene"
"Banda di pazzi! Siete dei pagliacci!" gridò Ana Maria, sganciando la granata e buttandola su Mick e Kaori sotto lo sguardo spaventato di Ryo.
Per puro riflesso, Kaori sollevò la pistola e puntò la granata che tornò in direzione del capo della Fenice ed esplose, uccidendola all'istante. La donna abbassò l'arma e la guardò incredula.
"Sono stata io?"
"Si può dire che hai una buona mira quando la tua arma non è modificata..." fece Mick guardando Ryo.
"Cos'è questa...ohi" fece Kaori, piegandosi in due.
"Kao?"
Ryo arrivò in due falcate vicino a sua moglie, posandole una mano sulla schiena.
"Una contrazione" gli disse, riprendendo fiato.
"Ti porto in clinica"
Falcon e Mick rimasero lì ad aspettare che arrivasse Saeko, sorvegliando i feriti. Ryo arrivò alla clinica in tempo record. Le contrazioni si susseguivano regolarmente. Stava per diventare padre. Il momento era finalmente arrivato. Avrebbero potuto tenere il loro bambino tra le braccia, vedere il suo viso. Si sentiva felice ma allo stesso tempo ansioso e spaventato. Aveva paura di fallire in quella missione, di non essere all'altezza del bambino e di sua madre. Guardò la giovane donna nello specchietto retrovisore e incontrò il suo sguardo. Lei gli rivolse un piccolo sorriso.
"Sei spaventato, vero?" disse lei con tono canzonatorio.
"Sì" sussurrò.
"Andrà tutto bene, vedrai. Sii te stesso, sarà sufficiente. Abbiamo solo bisogno di essere amati e tu sai farlo"
Lui si sentì onorato di essere il compagno di quella donna. Aveva saputo ispirare così tante cose in lui: gentilezza, generosità, tenerezza, amore...lo aveva salvato da se stesso e le sarebbe stato grato per il resto della sua vita. Oggi lei gli faceva un altro regalo meraviglioso.
"Ti amo, Kaori"
"Anch'io...forse un po' meno in questo istante" fece una smorfia sentendo l'arrivo di un'altra contrazione. Lui l'aiutò ad uscire dalla macchina e ad avanzare verso la clinica. Il Professore arrivò, sorridendo.
"Allora, il grande momento è arrivato?"
"Sembra di sì" boccheggiò Kaori, con una nuova contrazione.
"Seguitemi"
Ryo prese sua moglie tra le braccia. Non gli piaceva vederla soffrire, anche se per un buon motivo. La mise sul letto che il medico gli indicò. Poi l'aiutò a cambiarsi mettendo una vestaglia. Il dottore tornò subito dopo per esaminare la sua paziente. Sistemò le sonde per il monitoraggio.
"Il collo dell'utero è appena aperto. Faremo un piccolo monitoraggio per vedere a che livello sono le contrazioni" disse, per poi lasciarli soli.
Le ore passarono. I loro amici si riunirono nella sala d'aspetto. Erano ansiosi di incontrare il nuovo membro della loro famiglia, quello che a dire il vero meno si erano aspettati di conoscere. Camminarono su e giù, ascoltando il minimo rumore che avrebbe dato loro un'indicazione di ciò che stava accadendo all'interno della stanza, osservando il via vai di Doc...
"È proprio un Saeba...sa farsi desiderare" soffiò Miki, impaziente.
Tutti si guardarono e risero di cuore. All'improvviso, la porta si aprì, lasciando passare il Professore e poco dopo Ryo che chiuse la porta e vi si appoggiò, esausto e cupo. Tutti si guardarono, presi dalla paura. Non avevano sentito nulla: nessun grido, nessun pianto...non potevano crederci. Non poteva essere vero. Mick si avvicinò al suo amico e gli mise una mano sulla spalla.
"Ryo?" mormorò, la voce tesa.
Lo sweeper numero uno lo fissò e scosse la testa.

 

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Capitolo 17
*** Capitolo Diciassette ***


"Due anni, te lo immagini? Sono passati già due anni..." disse Kaori con le lacrime agli occhi.
Ryo la prese per la vita e l'abbracciò. Sentiva l'emozione invaderlo così come ogni volta che la guardava.
"Lei è qui, Kao. Si è presa il suo tempo ma è qui, questo è ciò che conta, giusto?" disse guardando la loro bambina.
"Sì, e conosco qualcuno che dovrebbe essere morto a quest'ora dopo una tale paura" grugnì Mick, ancora tremando di angoscia al ricordo di quel lontano giorno.
Ryo sorrise e ricordò. Era uscito dalla stanza ancora shockato dall'annuncio del Professore: non era il giorno giusto. Il bambino non si era deciso e Kaori aveva sofferto per niente. Aveva visto il suo sguardo ansioso quando il medico aveva detto loro che le contrazioni si sarebbero fermate e che avrebbero potuto tornare a casa. Erano pronti ad accogliere il loro bambino ma non voleva uscire. Lei si era addormentata piangendo, sfinita. Lui era uscito, incapace di articolare la minima parola, a causa di qualcosa che gli bloccava la gola: aveva sperato così tanto...
Quando Mick si era avvicinato, aveva potuto solo scuotere la testa. Solo quando Miki e Kazue si erano messe a piangere aveva capito che c'era stato un malinteso e tutti si erano ripresi. Il sollievo aveva riconquistato tutti.
"È come ha detto Miki. È un piccolo Saeba, si fa aspettare" aveva detto Mick, contento che si trattasse solo di quello.
Ciò non impediva nemmeno oggi che quei pochi minuti in cui aveva pensato che fosse successo qualcosa al bambino o a Kaori fossero rimasti impressi nella sua memoria come uno dei peggiori momenti della sua vita.
Oggi Kimi era lì, a giocare tranquillamente, mentre i suoi due cugini dormivano profondamente. Si erano tutti riuniti due anni e due settimane dopo quel giorno per festeggiare il compleanno di Kimi. Essendosi presa il suo tempo, aveva superato il termine di una settimana, con disperazione di sua madre che aveva dovuto subire le contrazioni preparatorie e aveva avuto il diritto a un parto epico.
Per le successive due settimane, Kaori non aveva dormito molto. Le contrazioni si presentavano a intermittenza, svegliandola a ogni ora del giorno e della notte. Lei che era stata molto serena per tutta la gravidanza – tranne che nei primi due mesi – era stata di cattivo umore durante quei quattordici lunghissimi giorni. E quando non era furiosa, piangeva perché non si riconosceva più, perché era stanca, perché si chiedeva se fosse un segno che suo figlio non l'amasse o che sarebbe stata una cattiva madre, perché ne aveva abbastanza...
Ryo l'aveva trovata spesso nella stanza del bebé, pensierosa, preoccupata, a volte in lacrime...
Kaori apprezzava ancora la pazienza mostrata da suo marito, così come la sua gentilezza. Decisamente quell'uomo non smetteva di sorprenderla. L'aveva sostenuta, consolata, l'aveva spinta al limite in modo da lasciare uscire tutte le emozioni che la opprimevano, fronteggiando la sua collera...Non era scappato, non una volta, nemmeno il giorno in cui Kimi era nata e si erano ritrovati quasi da soli.
La giovane donna guardò fuori dalla finestra. Il tempo di quella giornata era in contrasto con quello in cui sua figlia era nata. Il mese di giugno era stato eccezionale fino alla fine, fino all'arrivo del primo tifone, eccezionalmente virulento. Per l'ennesima volta, Kaori era sveglia in piena notte, le contrazioni non le lasciavano tregua. Aveva dolori alla schiena e non poteva più resistere stando sdraiata, così si era alzata cominciando a riordinare i libri nella biblioteca per tenersi occupata, per non pensare alla pioggia che batteva contro le finestre, al vento che soffiava in burrasche potenti, a tutti quegli elementi naturali che la disturbavano.
All'improvviso, si era inorridita e aveva abbassato gli occhi a terra: il diluvio era entrato nella loro casa, le si erano rotte le acque.
"Ryo!" aveva gridato, terrorizzata.
Lui era arrivato in meno di un minuto, aveva valutato la situazione ed era rimasto di una calma olimpica. L'aveva rassicurata ed era sceso al poligono, tornando con un walkie-talkie, sotto lo sguardo attonito di sua moglie.
"Le linee telefoniche sono tagliate, non possiamo metterci in strada, dovrai partorire qui. Stai calma, Kao" le disse vedendo la sua aria inorridita. "Kazue sta qui di fronte. Non posso chiederle di venire, ma posso chiederle dei consigli"
"Ecco perché il talkie"
"Hai capito tutto"
Era riuscito a contattare Mick dopo mezz'ora e Kazue li aveva guidati passo dopo passo fino a quando la tempesta si era calmata e loro erano potuti arrivare. La loro sorpresa era stata enorme: la bambina era appena nata e riposava tra le braccia di sua madre sotto lo sguardo stupito del padre. Kazue aveva fatto un nodo e tagliato il cordone ombelicale. Aveva esaminato Kaori e la neonata. Aveva mostrato al papà come pulire e vestire la bambina. Era rimasta sorpresa: Ryo non aveva tremato e aveva avuto uno sguardo tenero e amorevole verso sua figlia.
"Mi farà soffrire..." aveva mormorato quando la piccola aveva aperto i suoi occhi nocciola.
"Lo penso anch'io" aveva sussurrato Kazue, emozionata.
"Ehi voi due, Kaori reclama sua figlia" li aveva informati Mick a bassa voce.
Aveva ammirato la bimba passando. Un'ondata di tenerezza lo aveva travolto e aveva guardato la sua fidanzata, vedendo le lacrime nei suoi begli occhi.
"Avete fatto un buon lavoro" aveva detto al suo amico, che aveva sorriso con orgoglio. "Forse potremmo provarci anche noi, tesoro" aveva suggerito a Kazue, commossa, che aveva annuito.
Ryo li aveva lasciati e si era unito a sua moglie che tendeva le braccia verso sua figlia. Gliel'aveva passata, poi si era seduto accanto a lei, abbracciando entrambe.
"Grazie, angelo mio. Ho paura che trascorrerò molte notti insonni quando sarà grande" aveva sospirato.
"Lo penso anch'io. Non smettere di sperare, Ryo. Sarai sempre il primo uomo della sua vita..."
"Sperare. È una parola che hai inserito nel mio vocabolario da quando sei entrata nella mia vita, angelo mio. Che ne pensi di Kimi, Sugar? È un nome che le starebbe bene e che riassumerebbe bene anche noi" aveva proposto, con gli occhi luminosi e caldi.
"Lo trovo molto carino anch'io. Kimi Saeba" aveva detto, carezzando la guancia di sua figlia.
Kimi Saeba aveva guardato i suoi genitori con un sorriso che li aveva sciolti.
Due anni dopo, erano ancora sotto il suo incantesimo. Kimi aveva una grande famiglia intorno a lei che l'amava e vegliava sulla sua sicurezza. Si alzò e andò a cercare le braccia di suo padre che non si fece pregare per afferrarla.
"Penso che sta per arrivare il momento migliore, mia cara. La mamma porterà la tua torta di compleanno" disse Ryo, con aria golosa.
"Sì, torta!" gridò la piccola, battendo le mani.
Ryo sistemò la bimba all'estremità del tavolo e tornò in cucina. Kaori stava uscendo quando lui le si avvicinò. Lei si fermò al suo fianco e guardò il tavolo dove erano seduti tutti i loro amici.
"A cosa pensi, Kao?" chiese, vedendo il suo sguardo incerto.
"Spero che Miki o Kazue abbiano un altro bambino entro il prossimo anno"
"Perché?" chiese Ryo, non capendo dove volesse arrivare.
"Altrimenti sarmeo in tredici a tavola e porta sfortuna..." rispose con un sorriso enigmatico.
Ryo rimase piantato lì mentre Kaori portava la torta al tavolo. Lo sweeper contò le persone sedute a tavola. Mick e Kazue, Miki e Umibozu, i due bambini, facevano sei. Poi Saeko, il Professore ed Eriko, faceva nove, e poi c'erano loro tre, per un totale di dodici...se uno di loro avesse avuto un bambino, sarebbero stati tredici, quindi...
Incontrò lo sguardo di sua moglie che gli sorrise e i suoi occhi brillavano di una strana luce. Vide una lacrime sfuggire mentre accarezzava i capelli neri di Kimi e capì.
"Tu...tu..." balbettò, sentendosi travolgere da una grande ondata di felicità.
Lei annuì, con il sorriso crescente. Lui la raggiunse e la prese tra le braccia, serrandola fino a soffocarla. Poi si staccò e la baciò appassionatamente finché un colpo di tosse imbarazzato non li riportò alla realtà.
"Se continuate così, allargherete la famiglia" fece Saeko.
"Troppo tardi, già fatto" disse Ryo con un grande sorriso, gli occhi in quelli di sua moglie.
Rimasero tutti stupiti. Kaori accese le candele sulla torta di Kimi, felice di ripetere l'esperienza per gli anni a venire per lei e il loro secondo figlio. Incontrò lo sguardo caldo e amorevole del suo uomo e si sentì trasportare in una bolla di serenità e amore. Stavano bene, erano vivi, erano insieme. Il futuro si presentava sotto i migliori auspici per loro quattro.
 
 
Eccoci a dire la parola 'fine' anche per questa storia. Ma non temete, c'è in serbo dell'altro, e arriverà presto. Vi segnalo anche che l'autrice originale, Mercury80 (che posta regolarmente sul sito Mokkori Hunter e Hojo Fan City, mie importantissimi fonti) mi ha detto di passare spesso sul sito per dare un'occhiata ai commenti, che l'aiutano a migliorare laddove ci siano critiche costruttive. Un'altra delle sue fanfiction sarà la prossima ad essere pubblicata.
 
Infine, non posso fare a meno di ringraziare come sempre chi ha commentato, è mia abitudine (fin da quando ho cominciato a postare fanfict) citarvi tutti: shirley jane, 24giu, briz65, Kaory06081987, mora79, Valenicolefede, EleWar, Sky_Star, anninachan, Kikka1989.
Alla prossima!!!

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