Another world 3

di Lamy_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La famiglia ***
Capitolo 2: *** Doppia natura ***
Capitolo 3: *** Benvenuta al mondo ***
Capitolo 4: *** Da qui all'eternità ***



Capitolo 1
*** La famiglia ***


CAPITOLO PRIMO: LA FAMIGLIA

“La famiglia: quella cara piovra dai cui tentacoli non riusciamo mai a liberarci del tutto, né, in fondo, lo desideriamo.”
(Dodie Smith)
 
Due settimane dopo
Blake incespicava nella sabbia mentre veniva trasportata chissà dove. Poco prima Klaus l’aveva bendata con la promessa di una magica avventura. Era la loro ultima sera a Sumbawa, in Indonesia, e l’ibrido aveva architettato una sorpresa con i fiocchi.
“Hai deciso di assassinarmi, Niklaus?”
“Ci ho pensato, ma alla fine ho demorso. Sei troppo preziosa.”
“Adulatore.”
Proseguirono per qualche altro metro, fino a quando Klaus non la liberò finalmente dalla benda. Blake sgranò gli occhi per l’incredulità: una tenda bianca era stata fissata nella sabbia, al suo interno era illuminata da candele al profumo di lavanda. Il pavimento della tenda era un assemblaggio di tappeti persiani e cuscini a fantasia tribale. Tutto era cosparso di petali di rose bianche.
“Niklaus …”
Klaus l’abbracciò da dietro poggiando il mento sulla sua spalla, e Blake fece allacciare le loro dita.
“Lo so che ho esagerato, ma il mio scopo era proprio quello di lasciarti senza parole.”
“Mia madre ha ragione quando dice che sei pomposo.”
“Che dirti, solo il meglio per la mia regina.” Le sussurrò, poi rafforzò la presa su di lei.
Si accomodarono sui tappeti e Klaus raccattò una scatola nascosta da un cuscino. Blake sorrise d’istinto, immaginando che fosse l’ennesimo regalo.
“Cos’è?”
“Apri.”
Scoperchiata la scatola, il sorriso della ragazza crebbe: era una ciambella sormontata da un anello di fragole e al centro, dove c’era il buco, stava una piccola scatolina quadrata. Dentro si conservava un paio di orecchini di diamanti azzurri.
“Sono veri?”
“Assolutamente sì, mia cara. Provali.”
Blake sostituì gli orecchini che indossava con quelli di diamanti, prese il cellulare e si guardò allo specchio. I diamanti brillavano come fossero residui di una stella.
“Sono splendidi. Diamine, ‘splendidi’ è inappropriato. Non ci sono parole per descrivere la bellezza di questo regalo.”
“Credimi, non si sono neanche parole per descrivere la tua bellezza.”
Blake si imbarazzò come al solito, non era abituata a tutti quei complimenti. A peggiorare le cose, poi, era la capacità di Klaus di metterla sempre in soggezione con le sue belle parole.
“Non so davvero come ringraziarti, Niklaus. E’ tutto magnifico.”
Klaus sorrise compiaciuto, era una vittoria ogni volta che la rendeva felice.
“Questo e altro per te. Allora, mangiamo questa ciambella e la giudichiamo?”
“Sono d’accordo!”
Blake addentò un pezzo di ciambella e, doveva essere sincera, era davvero buona. Klaus, dal canto suo, mangiava solo le fragole.
“Qual è il giudizio dell’esperta?”
“E’ buona, forse un pochino troppo dolce per i miei standard. La ciambella non è un dolce tipicamente indonesiano, pertanto il mio voto è un bel sette.”
L’ibrido rise, Blake non riusciva mai ad essere crudele nei giudizi, che si trattasse di persone o di dolci.
“Però le fragole sono buone.”
“Fammi assaggiare.”
Klaus si protese in avanti tenendo una fragola tra le dita e Blake diede un morso.
“Che ne pensa l’esperta?”
“Hai ragione, le fragole sono buone. Però adesso voglio assaggiare qualcos’altro.”
Il ghigno di Klaus morì sulle labbra di Blake quando si baciarono con passione.
“Come sei audace, tesoro mio.”
“Audentes fortuna iuvat. La fortuna aiuta gli audaci.”
Klaus fece distendere Blake sotto di sé e le sollevò il vestito per accarezzarle le cosce, e la ragazza rabbrividì. Ripresero a baciarsi con maggiore intensità, le loro labbra erano voraci. Blake gli sbottonò la camicia per toccare con le dita la pelle dell’ibrido, tutto muscoli tonici e tesi. Gemette quando Klaus le baciò il collo e le clavicole, e si strinse di più a lui. Il vestito di Blake sparì in un baleno, perso chissà in quale angolo della tenda. Anche i pantaloni di Klaus fecero la stessa fine.
“Aspetta. – disse Blake – E se venisse qualcuno in spiaggia?”
“Non verrà nessuno. Ho comprato la spiaggia intera, qualche soggiogamento di qua e qualche soldo di là.”
“Hai seriamente comprato una spiaggia? Niklaus!”
“Domattina la restituisco, se proprio insisti.”
Blake sospirò, spesso avere a che fare con lui era come negoziare con un bambino capriccioso.
“Sì, insisto.”
“Ogni tuo desiderio è un ordine, mia signora.”
“Desidero fare l’amore con te, Niklaus.”
Klaus sorrise, dopodiché si premurò di baciare ogni centimetro del corpo di Blake. Conosceva bene la sua pelle calda, ogni curva, ogni incavo, e baciò tutto con le labbra arrossate. Blake gemeva ad ogni carezza di fuoco, era come stare tra le fiamme del piacere e bruciare in modo sublime. Klaus grugnì quando avvertì le unghie della ragazza scorrergli lungo la schiena, era un chiaro invito ad approfondire quel contatto.
“Oh, Blake.”
Blake, che non sopportava più quella dolce tortura, lo afferrò per i fianchi e lo guidò dentro di sé. Klaus, colto alla sprovvista, ebbe l’impressione di affogare nel desiderio. Continuarono ad amarsi fino quando ne ebbero la forza.
 
Un mese dopo
Blake Harris – in Mikaelson – quella mattina si svegliò con una tremenda sensazione allo stomaco. Qualcosa non andava. Si guardò intorno, la camera da letto era immersa nel buio, le coperte si aggrovigliavano intorno ai suoi polpacci, e Klaus dormiva beatamente. Eppure, malgrado quella atmosfera serena, c’era qualcosa che spezzava quell’incanto. Andò in cucina per bere un bicchiere di acqua, ma lo stomaco sembrava ribellarsi alla bevanda. L’attimo dopo Blake corse in bagno a vomitare. Strano, la sera prima aveva mangiato soltanto un piatto di spaghetti e una mela. Hope l’aveva obbligata a guardare ‘La Sirenetta’ per l’ennesima volta, e lei non aveva avuto il coraggio di rifiutare quel dolce invito. Klaus era rientrato intorno alle dieci dopo un giro di bevute al Rousseau con Elijah.
“Blake, stai bene?”
Quando la ragazza sollevò lo sguardo, vide Klaus poggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate.
“Sto meglio adesso che ho vomitato. Forse ho mangiato troppi spaghetti ieri sera.”
“Ti preparo una camomilla.” Disse lui, e sparì nel corridoio. Blake si sciacquò la bocca, il viso e il collo. L’acqua fresca sembrava averla risanata un poco. Tornata in cucina, sorrise nel vedere Klaus alla disperata ricerca di una tazza.
“Le tazze sono riposte nel terzo mobiletto alla tua destra.”
“Eureka!” esclamò Klaus innalzando la tazza come fosse un trofeo. Era assurdo che Niklaus Mikaelson, ibrido soprannaturale da più di mille anni, fosse suo marito. Blake a volte stentava ancora a crederci, quindi fissava la fede all’anulare e sorrideva come un’adolescente alla prima cotta.
“Ah, Mikaelson, come faresti senza di me?”
Klaus le porse la tazza fumante, versò del caffè per sé e si sedette accanto a lei.
“Senza di te, tesoro mio, la mia vita non avrebbe senso.”
“Sei davvero melenso per essere su questa terra da secoli.” Disse lei sorseggiando la camomilla. Klaus le baciò la tempia e fece spallucce.
“Ma tu adori quando sono melenso.”
“Touché.”
Blake ricordava bene quanto fosse stato magnifico il loro viaggio di nozze, e sorrideva ogni volta che un ricordo le balzava nella mente. Avevano visitato un’isola indonesiana e poi erano stati in giro per la Spagna tra hotel di lusso, spiagge paradisiache e panorami mozzafiato. Il pezzo forte, però, era stato proprio Klaus. Aveva riempito la moglie di attenzioni, di cene e abiti costosi, l’aveva riempita di regali di ogni genere. Ogni mattina alle nove precise il servizio in camera le faceva recapitare un mazzo di rose rosse a nome di Klaus.
“Come ti senti?”
Blake sorrise quando Klaus le scostò una ciocca di capelli con delicatezza. Era agghiacciante che quelle mani docili fossero macchiate di sangue.
“Sto bene, tranquillo. Deve essersi trattato di un malessere momentaneo.”
“Oggi non andare in pasticceria, resta a casa per sicurezza.”
Klaus era protettivo fino allo stremo, quasi non si fidasse neanche dell’aria che sua moglie respirava. Blake lo amava anche per quello.
“Non ci penso a restare qui. Josh si è occupato della pasticceria da solo per troppo tempo e chissà come l’ha ridotta. E’ tempo che la regina torni nel suo regno!”
L’ibrido rise, quella donna sapeva essere particolarmente teatrale alle volte.
“D’accordo, ma chiamami se dovessi stare ancora male.”
“Starò benissimo. Che ne dici di fare la doccia insieme?”
“Dico che è una proposta allettante, signora Mikaelson.”
La risata di Blake risuonò in tutto l’appartamento mentre Klaus la guidava verso il bagno.
 
Josh stava mangiucchiando i pasticcini al pistacchio quando Blake arrivò in negozio. La vetrina era ancora da allestire, perciò doveva mettersi subito al lavoro.
“Buongiorno, fannullone. Lo sai che la vetrina non si riempie da sola?”
“Buongiorno a te, brontolona. Lo sai che ho riempito quella vetrina mentre te la spassavi in giro per il mondo?”
Josh si beccò una linguaccia e rise. Allungò un pasticcino alla ragazza, però Blake storse il naso.
“No, grazie. Stamattina soltanto l’odore del cibo mi disgusta. Ho vomitato prima di venire qui.”
“Sono un paio di giorni che non stai bene. Dovresti andare da un dottore.” Le disse Josh, e intanto aveva spazzolato il vassoio. Blake si infilò il grembiule con un grosso giglio francese stampato sul petto.
“Credi che abbia beccato qualche virus in viaggio di nozze?”
“Può essere. C’è una febbre che contraggono molti che viaggiano fuori dal paese.”
“Non ho la febbre, almeno credo. Nel pomeriggio andrò dal medico.”
Blake si legò i capelli e si tirò su le maniche, era il momento di riprendere la sua attività. Mentre lei controllava la lista degli ingredienti che avrebbe utilizzato, Josh allestiva la vetrina.
“Quella chi è?”
Blake guardò fuori dalla vetrata, nel punto in cui si posavano gli occhi di Josh, e vide la figura snella di una donna ben vestita che si dirigeva verso la pasticceria. La mascella di Josh capitolò quando la donna entrò.
“Buongiorno.” Salutò la sconosciuta, la sua voce era soave. Era alta, capelli corvini, pelle di porcellana e labbra rosee. E’ bellissima, pensò Blake.
“Buongiorno! Come possiamo aiutarla?”
“Devo incontrare un agente immobiliare per un appartamento qui di fronte, ma sono in anticipo. Posso aspettare qui e assaggiare qualche pasta?”
Quando sorrise, Blake ebbe l’impressione che fosse graziosa come le dame raffigurate nei dipinti barocchi.
“Certo. Cosa preferisce? Abbiamo dolci di tutti i tipi.”
“Scegliete voi per me. Cosa mi consigliate?”
Josh si avvicinò a lei e le indicò un tavolino appartato a cui accomodarsi.
“Io le consiglio i pasticcini al pistacchio, quelli al rum e quelli alla fragola affogata nel cioccolato.”
“Vada per questi picchi glicemici!” esclamò la donna con un sorriso. Blake le servì il piatto accompagnato da una tazza di the verde senza zucchero, un’ottima combinazione di dolce e amaro.
“Ecco a lei. Il the verde è consigliato per accompagnare i dolci.”
“Grazie. – disse la donna – Il tuo anello è splendido, è impossibile non notarlo.”
Blake arrossì e si rigirò l’anello al dito, sorridendo al pensiero di Klaus.
“Mio marito ha decisamente esagerato con questo anello di fidanzamento. Sa, lui ama fare le cose in grande.”
“E’ riduttivo definire Klaus Mikaelson come uno che ama fare le cose in grande.” Puntualizzò Josh, e le sue mani avevano raggiunto un altro vassoio di dolciumi. La sconosciuta sembrò meravigliata, le sue perfette sopracciglia nere si inarcarono.
“Tuo marito è Klaus Mikaelson? Si mormora molto di lui. Pare che la sua famiglia sia la più ricca  e in vista della città.”
“Sì. – confermò Blake – Niklaus è mio marito. E sì, i Mikaelson sono assai benestanti.”
“Qual è il tuo nome?”
Gli occhi scuri della donna si piantarono sulla figura di Blake, che si sentì vulnerabile per qualche bizzarro motivo.
“Sono Blake Harris e lui è Josh Rosza. E lei?”
“Il mio nome è Vivianne Lescheres.”
Il sorriso di Vivianne era enigmatico, quasi nascondesse chissà quale segreto. Josh annusò l’aria e arricciò il naso.
“Lupo mannaro.” Disse, e Blake sbarrò gli occhi. Vivianne sorrise di nuovo.
“Il vampirello è perspicace.”
“E’ la puzza che rivela chi sei.” Ribatté Josh con stizza. Blake ipotizzò che l’arrivò di Vivianne in città potesse in qualche modo essere connesso agli Originali.
“Ma io non sono soltanto un lupo mannaro, io sono per metà anche una strega.”
“E perché un ibrido si trova a New Orleans?” domandò Blake. Vivianne le rivolse un’occhiata divertita.
“Sono qui per affari personali. Devo incontrare la mia vecchia congrega perché ho bisogno di un incantesimo speciale.”
“Spero che il suo soggiorno non rechi danno alla città.” Disse Blake, e il suo sguardo era severo.
“Capisco perché Klaus Mikaelson abbia deciso di sposarti. Sei un bel tipetto, Blake.”
“Già, e sono anche un tipetto che non sopporta chi viene qui a combinare guai.”
Vivianne si alzò, lasciò una banconota sul tavolo e si avviò verso l’uscita.
“Un consiglio, Blake: fa attenzione a tuo marito, sa essere un vero mostro.”
 
Blake rincasò alle sette di sera, il solito orario di chiusura della pasticceria. A casa trovò Klaus e Hope intenti a dipingere. L’arte era un mezzo di comunicazione efficace tra padre e figlia.
“Blake!”
La bambina corse ad abbracciarla, stringendole le esili braccia intorno ai fianchi, e Blake le scompigliò i capelli.
“Ciao, streghetta.”
Klaus mise da parte la tavolozza di colori, tolse l’eccesso di pittura fresca dalle mani con un panno e sistemò il cavalletto davanti alla finestra in modo che i colori si asciugassero.
“Bentornata, tesoro.” disse, e diede un bacio a stampo a Blake.
“Devo parlarti di una cosa, Niklaus. Anzi, di due cose.“
L’ibrido smise di sorridere, quella frase era preoccupante. New Orleans era una città piena di misteri e ogni ombra era un papabile nemico. Hope intanto si era di nuovo immersa nella pittura.
“Che succede?”
“Vieni, aiutami a preparare la cena mentre ne parliamo.”
Dopo essersi sciacquata le mani e legata i capelli, Blake iniziò a recuperare gli ingredienti e Klaus si versò un bicchiere di vino.
“Ebbene? Avverto la tua agitazione, Blake.”
“La prima cosa è che sono stata dal medico oggi pomeriggio per fare le analisi del sangue. Josh pensa che io possa aver contratto una sorta di virus in viaggio che spiegherebbe la nausea. Avrò i risultati domattina, Josh ha soggiogato il laboratorio per analizzare le provette in meno di ventiquattro ore.”
“Perché non me lo hai detto? Avrei potuto accompagnarti dal medico.”
Le sopracciglia corrugate di Klaus erano una conseguenza che Blake aveva messo in conto. Lui detestava essere escluso dalle sue scelte, voleva sempre mantenere un certo controllo.
“Perché non è grave. Voglio dire, mi sento bene e non c’era motivo di farti spaventare invano. Probabilmente si tratta di una banale influenza.”
Blake tagliava le zucchine con una tale maestria che avrebbe potuto farlo ad occhi chiusi. Klaus, però, sperava che continuasse a farlo ad occhi aperti evitando di mozzarsi un dito.
“Questa tua iniziativa non mi piace. E la seconda cosa?”
“Conosci una certa Vivianne Lescheres?”
Klaus si bloccò con il bordo del bicchiere contro le labbra. Sbatté le palpebre un paio di volte e scosse la testa.
“Non so chi sia. Dovrei conoscerla?”
Blake gli rubò il bicchiere per assaggiare un goccio di vino.
“E’ venuta in pasticceria stamattina. Dice di essere tornata in città per un incantesimo che solo la sua vecchia congrega le può procurare. Inoltre, ha affittato un appartamento di fronte al negozio.”
“E io cosa c’entro con questa donna?”
“E’ un ibrido come te più o meno: metà strega e metà lupo mannaro. Mi ha anche dato l’impressione che ti conoscesse piuttosto bene.”
Il vino nella gola di Klaus si era fatto improvvisamente acido, oppure quello era il sapore pungente delle bugie che stava propinando a sua moglie.
“Conoscermi in che senso?”
“Ha detto che devo stare attenta a te perché sai essere un vero mostro.”
“Ammetto che il mio temperamento nei  secoli non sia stato sempre clemente.” Ammise l’Originale sorridendo.
“Mai. – lo corresse Blake – Il tuo temperamento non è mai clemente.”
Klaus ammirava il fatto che Blake continuasse a punzecchiarlo sul suo pessimo carattere.
“Sono un uomo coerente con me stesso.”
“Sei un vero idiota, Niklaus.” Ribatté Blake alzando gli occhi al cielo.
“Ho finito!” annunciò Hope, la maglietta e i capelli erano striati di pittura rossa. Klaus la prese in braccio per farla sedere sull’isola della cucina e la bambina gli mostrò il disegno.
“Oh, è meraviglioso!”
Blake guardò il disegno sopra la spalla di Klaus e sorrise perché Hope aveva dipinto un grande cuore rosso al cui interno c’erano tre figure.
“Chi sono quelle tre figure?”
“Siamo io, tu e papà. Ho disegnato il cuore perché ci vogliamo tanto bene.” spiegò Hope, fiera del suo lavoro.
“E’ talmente bello che lo appenderemo in salotto. Tutti devono vedere quanto sia brava la mia streghetta!”
Klaus sorrise quando Hope e Blake si abbracciarono, non c’era niente più bello della famiglia.
 
Blake sospirò di sollievo quando si sdraiò a letto. Era stata una giornata sfiancante e lei aveva solo bisogno di riposare. Dopo aver raccontato la favola della buonanotte a Hope, il suo unico desiderio era dormire per almeno otto ore. Klaus stava scarabocchiando sul suo taccuino, era così sereno che pensare alla sua furia era quasi impossibile.
“Sono distrutta. Quella bambina ha una energia incredibile.”
“E’ una Mikaelson.” rispose Klaus, le labbra increspate in un ghigno. Blake scivolò sotto le coperte e chiuse gli occhi, il cuscino sembrava un’oasi in mezzo al deserto.
“Giustamente. Allora, signor Mikaelson, buonanotte e sogni d’oro.”
“Lo sai che ti amo, Blake?”
La ragazza spalancò gli occhi come se avesse ricevuto uno schiaffo in faccia.
“Stai per dirmi qualcosa di brutto, vero? Spero per te che non c’entrino dei cadaveri!”
“No! Ma che vai a pensare? Sto cercando di essere un uomo redento. Non uccido più gente innocente da quando stiamo insieme.”
“Che magra consolazione!”
Blake, che aveva rinunciato al sonno, si mise seduta e guardò Klaus. Suo marito era davvero bello.
“Non posso dire semplicemente a mia moglie che la amo?”
“No, non tu. Di solito addolcisci la pillola prima di dare la bastonata. Hai combinato qualcosa?”
“Non ho fatto niente. E’ solo che ti amo, Blake.”
Klaus si chinò e la baciò, accarezzandole la guancia con il pollice. Blake si lasciò andare perché, ormai, sapeva di non poter resistere a quell’uomo.
“Ti amo anche io.”
La ragazza trasalì quando Klaus le scostò i capelli per liberare la pelle del collo. La vena pulsante era un invitante richiamo per il vampiro. Aveva pensato al sangue di Blake per tutto il giorno, era stato un pensiero ossessivo che lo aveva quasi fatto stare male.
“Potrei avere il mio dessert, signora Mikaelson?”
Blake deglutì, incapace di muoversi e parlare. Si limitò ad annuire. Klaus affondò i canini nel collo, e il sangue caldo gli inondò la bocca. Bevve fino a quando Blake non ansimò, segno che stava perdendo lucidità. Baciò i due buchi causati dai denti affilati e leccò via il sangue raccoltosi intorno, poi le sfiorò la ferita con l’indice.
“Sei squisita come sempre, tesoro.”
In quel momento la porta della camera da letto si aprì e Hope entrò, gli occhi semichiusi e l’orsetto stretto al petto. Klaus si chiuse in bagno grazie alla velocità da vampiro per lavarsi il sangue dalla bocca, non voleva di certo spaventare sua figlia. Blake, dal canto suo, applicò un piccolo cerotto sul collo, uno di quelli conservati nel comodino per qualsiasi evenienza.
“Ehi, streghetta, che hai?”
“Ho fatto un brutto sogno. Posso dormire con voi?”
“Certamente. Dai, salta su.”
Hope si arrampicò sul letto e si sistemò al centro. Blake la coprì, le aggiustò il peluche perché non le desse fastidio e le baciò la fronte. Quando Klaus tornò a letto, sorrise.
“Che onore dormire con due donne del vostro calibro, una regina e una principessa!”
Hope ridacchiò e si accucciò contro la spalla del padre, era una scena assai tenera.
“Buonanotte, streghetta.” Mormorò Blake.
 
Rebekah osservava il fratello mentre sorseggiava un bicchiere di sangue fresco. Klaus si era presentato pochi minuti prima in preda alla rabbia cieca. Sbraitava di una certa minaccia imminente che minava la sua posizione.
“Si può sapere di che si tratta?” chiese Freya, stanca dello sfogo del fratello.
“Vivianne Lescheres è a New Orleans.”
Rebekah sputò il sangue nel calice, le labbra ero imbrattate di rosso. Anche Elijah rimase interdetto, l’espressione era quella di un uomo che aveva appena visto un fantasma. Solo Freya non era stupita da quella rivelazione.
“E chi sarebbe questa Vivianne?”
“Una delle tante donne di Nik, forse una delle più importanti.” Disse Rebekah, un sorriso tagliente le si era stampato sulla faccia.
“E’ pericolosa?”
“E’ molto pericolosa!” sottolineò Klaus. Elijah lo studiò attentamente, le spalle ingobbite, gli occhi folli di rabbia, le mani nervose.
“Quello che Niklaus intende dire è che Blake non sa la verità.”
“Ah, adesso è tutto chiaro.” Disse Freya facendo spallucce. Klaus batté un pugno sul tavolo facendo vacillare il vaso di fiori.
“Voi non comprendete la gravità della situazione. Se Blake viene a sapere la verità su Vivianne, la nostra relazione potrebbe risentirne. Non voglio rovinare le cose ora che tutto fila liscio.”
Elijah si riempì il bicchiere di bourbon nella speranza di sopravvivere alla furia omicida del fratello.
“Cosa intendi fare, fratello? Suppongo che eliminare Vivianne sia tra i primi punti della tua lista.”
“Ovvio! – disse Klaus – Quella donna va eliminata prima che possa creare danni. Freya, rintracciala al più presto. Prima se ne andrà, prima il sole tornerà a brillare su questa città.”
“Vivianne è in parte strega, sono sicura che si sia mascherata con un potente incantesimo di occultamento. Non sarebbe mai tornata a New Orleans senza difese.” Disse Rebekah, e aveva colto il nocciolo della questione. Klaus riservò uno sguardo supplichevole a Freya, che sbuffò e annuì.
“Posso provarci, ma non ti prometto niente.”
“Grazie, Freya. Qualcuno in questa famiglia conosce ancora il significato di rispetto.”
“Il vero rispetto è dire la verità a Blake. Sei tu che rischi di rovinare tutto.” gli ricordò Rebekah.
 
Blake non stava più nella pelle. Ecco perché la sua Mini Cooper rossa sfrecciava tra le strade del Quartiere Francese a tutta velocità. Fece irruzione nella villa dei Mikaelson senza preannunciare il suo arrivo, voleva che quella notizia fosse una sorpresa a tutti gli effetti.
“Ehilà, c’è qualcuno?”
Blake udì le voci concitate della famiglia che provenivano dalla sala da pranzo, un ambiente che di solito usavano quando dovevano discutere privatamente. Prima che potesse risalire le scale, Klaus si affacciò alla balaustra.
“Blake, che ci fai qui?”
“Devo comunicarvi una notizia. Su, scendete tutti!”
Non appena la famiglia, eccetto Hayley e Hope, si riunì in cortile, Blake sentì il cuore pompare il doppio.
“E’ successo qualcosa?” indagò Elijah, che si rilassò quando Blake fece di no con la testa.
“Ieri ho fatto un prelievo del sangue perché non stavo bene, Josh ipotizzava fosse un virus. Poco fa ho ritirato i risultati.”
Klaus all’improvviso sentì la gola secca, sembrava che la saliva si fosse prosciugata alla parola ‘risultati’.
“Qual è l’esito?”
“Sono incinta!”
Per un secondo tutti rimasero in silenzio e immobili. Poi, come se fosse scattata una molla, Freya e Rebekah si lanciarono su Blake per abbracciarla.
“Diventeremo zie per la seconda volta!” strillò Rebekah all’orecchio della ragazza, che ridacchiò mentre stringeva le due cognate. Elijah, da vero gentiluomo, prima le baciò la mano e poi l’abbracciò piano.
“Grazie per questo dono immenso, Blake.”
Klaus, invece, era rimasto con una mano sul cuore e l’espressione impassibile. Blake deglutì, spaventata da quella reazione.
“Niklaus, va tutto bene? Io credevo che fosse una bella notizia per noi.”
“Non è una bella notizia. E’ la notizia migliore che tu potessi darmi. Sono così felice, tesoro!”
Klaus la stritolò fra le braccia e Blake rise contro la sua spalla, un’ondata di felicità le invase il cuore.
“Stiamo per diventare genitori. E’ incredibile!”
“Sarà un’avventura straordinaria, Blake. Te lo giuro.”
 
Blake si sentì risanata dopo una lunga doccia calda. Quella giornata ricca di emozioni l’aveva stancata, ma era la persona più felice della Louisiana. Seduto sul letto, Klaus stava intagliando un pezzo di legno.
“A cosa lavori?”
Klaus le fece spazio e Blake si accoccolò con la testa sulla sua spalla, era caldo al tatto.
“Sto intagliando un angelo. Feci un ninnolo simile per Rebekah quando eravamo bambini, lo portava con sé come fosse un amuleto. Io vorrei che questo angelo vegliasse su di te e su nostro figlio.”
Blake avvertì gli occhi umidi, e non seppe se quella sensibilità fosse già dovuta alla gravidanza. Fatto sta che la dolcezza di Klaus era il fattore scatenante.
“Sarai un padre meraviglioso per nostro figlio, proprio come lo sei per Hope.”
“Me ne sarei dovuto accorgere che sei incinta.”
“Da cosa?”
“Ieri sera il tuo sangue aveva un sapore diverso, era più denso e agrodolce. Avrei dovuto notare che qualcosa in te era cambiato.”
Blake fece incastrare le loro dita in una presa salda, amava le mani di Klaus.
“Anche io avrei dovuto capirlo. Insomma, in viaggio di nozze non abbiamo usato precauzioni e le mestruazioni erano in ritardo di una settimana. I segnali c’erano tutti, ma noi non ci abbiamo fatto caso.”
“Alla fine un figlio è quello che volevamo, no? Non ne abbiamo mai parlato esplicitamente ma era comunque un desiderio insito.” Disse Klaus, e le baciò la testa.
“Giusto. E’ anche bello il fatto che non lo abbiamo programmato, è arrivato e basta.”
“Non pensi sia affrettato? Voglio dire, hai solo venticinque anni. Non vorrei che per te fosse troppo presto e che non ti sentissi pronta.”
Blake si scostò il giusto per guardarlo negli occhi e gli baciò la bocca.
“Io sono pronta, Niklaus. Sì, sono giovane ma questo non è affatto un limite. Tu, piuttosto, sei pronto?”
“Questa sarà la mia seconda volta come padre, quindi sono più che pronto.” Rispose Klaus ammiccando.
“Questa volta sarà diverso, sappilo. Io sono umana, la mia gravidanza sarà diversa da quella soprannaturale di Hayley. Voglio essere sicura che tu sia pronto ad affrontare questa gravidanza nella maniera più umana possibile.”
Klaus abbandonò il legno per dedicare tutta l’attenzione a sua moglie. Sebbene Blake si reputasse pronta, diventare genitore era un’esperienza destabilizzante.
“Sono consapevole che questa volta dovrò affrontare la situazione sotto un’altra prospettiva. E non importa che tu sia umana o altro, l’importante è vivere il momento al meglio. Se ci preoccupiamo, se ci facciamo mille paranoie, non godremo appieno questo dono. Stiamo per avere un figlio, Blake, ed è una delle cose migliori che potessero capitarci. Devi stare tranquilla. Andrà tutto bene. Te lo prometto.”
Blake di slancio lo abbracciò affondando nel suo petto, e Klaus le avvolse le braccia intorno.
“Andrà tutto bene.”
 
 
Salve a tutti!
Sono tornata per la terza e ultima parte di questa storia.
Il viaggio di Blake e Niklaus sta giungendo alla fine, ma non senza qualcuno che minaccia la famiglia.
Vivianne Lescheres è un personaggio dei romanzi su The Originals che la Plec ha pubblicato in tre libri (The Rise, The Loss, The Resurrection). Se non avete letto la trilogia e non conoscete Vivianne, nei prossimi capitoli vi sarà svelata la sua storia.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.

 

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Capitolo 2
*** Doppia natura ***


CAPITOLO SECONDO: DOPPIA NATURA

“Io sono dentro di te nel misterioso modo che la vita è disciolta nel sangue e mescolata al respiro.”
(Antonia Pozzi)
 
Quattro mesi dopo
Klaus e Blake attraversavano il Quartiere Francese mano nella mano, diretti alla villa dei Mikaelson. Quella mattina, intorno alle otto, Blake era andata in ospedale per un’ecografia che aveva rivelato il sesso del nascituro. Ecco perché Rebekah e Freya avevano organizzato un brunch di famiglia per annunciare la notizia.
“Sei contento, Niklaus? Mi riferisco a quello che ha rivelato l’ecografia.”
Klaus le circondò le spalle col braccio e le posò un bacio sulla fronte.
“Sono al settimo cielo, amore mio. Sarei al settimo cielo anche se il sesso fosse opposto. Quello che importa è solo il nostro bambino.”
“Anche io sono felicissima.” Disse Blake, e il suo sorriso raggiante ne era la prova.
Quando varcarono il cancello, Hope corse ad abbracciare il padre. Klaus la prese in braccio e le stampò un bacio sulla guancia.
“Ciao, principessa!”
“Ciao, papà e Blake. E ciao anche a te, bambino!” disse Hope accarezzando la pancia sporgente di Blake.
“Buongiorno, streghetta. Anche il bambino ti saluta.”
Hope trascinò Blake in cortile, dove era stata imbandita una tavolata ricolma di ogni delizia. Alcuni dolci erano un prodotto della pasticceria che Josh aveva mandato loro.
“Sei incantevole.” Disse Elijah baciando le guance di Blake.
“Tu, Elijah Mikaelson, mi vizi troppo!” replicò Blake stringendogli la spalla. Poi Blake fu travolta dall’abbraccio di Hayley, non si erano viste molto nei mesi precedenti perché la lupa era stata impegnata con il branco.
“Sei bellissima, Blake! Guarda questo pancione!”
Blake arrossì e si morse le labbra per l’imbarazzo, tutte quelle attenzioni la riempivano di gioia.
“Solo voi riuscite a farmi sentire bella quando sono una mongolfiera, e per questo vi adoro!”
“E’ perché sei bellissima, tesoro.” mormorò Klaus al suo fianco, e Blake gli sorrise. Klaus era stato eccezionale in quei mesi, lei stessa ne era rimasta impressionata. La riempiva di regali, baci e coccole, preparava la cena, l’aiutava ad allacciarsi le scarpe anche se non era necessario, e la scarrozzava per tutta la città pur di non farla guidare. Era il marito, e il padre, perfetto.
“E’ qui la festa?” domandò la voce di Rebekah. Scendeva la scalinata come se fosse una regina in procinto di parlare ai sudditi; era bella e forte come una dea. Dietro di lei c’era Freya che sorrideva.
“Certo, la festa è stata organizzata dalle zie più strafighe del mondo!”
“Venite a tavola, sorelle.” Le invitò Elijah con un elegante gesto della mano.
Klaus spostò indietro la sedia in modo che Blake si sedesse, era una delle abitudini che le riservava da quando si conoscevano. Hope si sedette sulle gambe del padre per stare più vicina al pancione di Blake, era un modo per stare vicina al nascituro.
“Quindi? – fece Freya – Che cosa avete scoperto dall’ecografia?”
Blake strinse la mano di Klaus e avvertì la fede fredda contro il palmo della mano.
“Famiglia, vi annunciamo che stiamo per avere una figlia!”
“Un’altra nipote femmina? Se questo è un sogno, non svegliatemi!” strillò Rebekah con entusiasmo. Elijah allungò una mano per toccare il gomito di Blake in una carezza intima.
“Congratulazioni! Avete già in mente un nome?”
“Non ancora. – disse Klaus – Abbiamo cinque mesi per trovare il nome adatto.”
“Hope, sei contenta?” chiese Blake alla bambina, che annuì e toccò di nuovo la pancia.
“Ho sempre voluto una sorellina!”
“Direi che adesso possiamo mangiare.” Disse Hayley. Il brunch iniziò sotto i migliori auspici, tra risate e forchette che cozzavano contro i piatti. Klaus riportò lo sguardo su Blake quando la ragazza gli tolse dalla fronte un riccio biondo.
“Va tutto bene, Blake?”
“Va tutto alla grande.”
 
Blake lasciò la villa in compagnia di Hayley, entrambe avevano degli impegni in città. Rimasti da soli, i fratelli Mikaelson si riunirono nello studio per discutere di una questione importante: Vivianne Lescheres.
“Allora, – disse Freya – ho cercato Vivianne ma non ho avuto nessun riscontro. Si è nascosta con un potente incantesimo di occultamento. Ho mandato Josh e altri vampiri a cercarla per le strade, però non c’è nessuna traccia di lei. Sembra essere scomparsa nel nulla.”
“Potrebbe essere andata via.” Ipotizzò Rebekah, ma l’occhiataccia di Klaus fece cadere la sua teoria.
“Non se n’è andata. Vivianne è tornata con un piano preciso e, conoscendola, sono certo che ha tutte le intenzioni di portarlo a termine. Non ha fatto visita a Blake per sbaglio, vuole qualcosa da lei. Dobbiamo scoprire cosa.”
“E negli ultimi quattro mesi che avrebbe fatto? Se avesse voluto attaccarci, lo avrebbe fatto tempo fa.” Disse Freya, le dita che giocavano con il ciondolo a forma di corno.
“No. – disse Elijah – Niklaus ha ragione. Vivianne vuole qualcosa da noi. E’ scomparsa di proposito, sta radunando le forze per colpirci quando meno ce lo aspettiamo.”
Freya aveva capito che i fratelli e la sorella sapevano qualcosa che le tenevano nascosto, e doveva trattarsi di un grande segreto.
“Si può sapere chi è questa donna che vi spaventa tanto?”
 “Una morta che cammina.” Sibilò Klaus tra i denti, e sentì la rabbia montargli dentro. Elijah si preoccupò per la piega storta che aveva preso l’umore del fratello. Klaus si sarebbe dovuto rallegrare per la gravidanza, invece sembrava sempre più in collera. Quel fragile equilibrio che il matrimonio con Blake aveva recato si stava sgretolando.
 
Due mesi dopo
Blake era sempre stata una buona forchetta, amava mangiare qualsiasi cosa, però la gravidanza aveva accresciuto la fame in un modo che lasciava Klaus senza parole.
“Blake, quella è la seconda tazza ricolma di gelato. Direi che può bastare.”
La ragazza inarcò le sopracciglia, fissò il gelato che si scioglieva contro il vetro e affondò di nuovo il cucchiaino.
“Sono al sesto mese di gravidanza, tua figlia scalcia come una matta e il mio stomaco reclama cibo a volontà. Taci, Mikaelson, oppure ti ritroverai con un paletto nel cuore!”
“La violenza non ti si addice.”
Klaus rise, gli sbalzi d’umore di sua moglie erano un vero spasso. Seduta all’angolo del divano, Blake immergeva un biscotto secco nel gelato e lo spezzettava col cucchiaino.
“E poi, mi stai dicendo che sono grassa?”
“Non oserei mai dire una tale cattiveria. Dico solo che la produzione di gelato sta subendo una battuta d’arresto a causa della tua fame incontrollata.”
Blake gli tirò un cuscino facendo cadere a terra il carboncino con cui Klaus stava disegnando.
“Ti detesto.”
Klaus prese posto accanto a lei e le rubò la ciotola, mangiando un boccone di gelato.
“Non è vero. Tu mi ami alla follia come io amo te, mia cara.”
Blake emise un verso strozzato, a metà tra una risata e il disgusto, e si riappropriò della ciotola.
“Per tua fortuna non riesco ad alzarmi senza sembrare una palla che rotola, altrimenti saresti già correndo per tutta la città per salvarti dalla mia ira.”
Klaus ghignò, e con la mano andò ad accarezzare la pancia rigonfia della moglie. In quel momento la piccola scalciò, quasi a voler sottolineare la sua presenza. L’ibrido sorrise commosso, sembrava un bambino davanti ad una vetrina di caramelle.
“Ciao, bambina mia. Papà è qui.” mormorò lui chinandosi sulla pancia.
 Blake, intenerita dalla scena, passò le dita tra i ricci biondi del marito. Il cuore batteva il doppio ogni volta che Klaus si illuminava quando la piccola scalciava.
“E papà è anche un vero idiota.” Disse Blake, e rise quando Klaus le diede un pizzicotto leggero sulla coscia.
“E mamma è terribilmente adorabile quando ride.”
Blake d’istinto gli sorrise e tese una mano per posargliela sul cuore che batteva regolarmente. Quello era un aspetto positivo della sua duplice natura: sebbene fosse morto per metà, il suo cuore da lupo era vivo.
“Questa mamma è stanca e adesso va a nanna.”
“Vengo con te.” disse Klaus aiutandola ad alzarsi.
Blake si sedette sul letto con il fiato corto, quei pochi passi l’aveva sfinita. Klaus si prese qualche secondo per osservarla: i capelli scuri erano illuminati dal lume sul comodino, nei suoi occhi marroni si riflettevano pagliuzze dorate dovute alla luce, e il profilo del suo viso era un gioco di chiaro-oscuro. Era la donna più bella che avesse mai visto in più di mille anni.
“Niklaus?”
L’ibrido rinsavì quando la moglie gli toccò il braccio, pertanto le sorrise con fare malizioso.
“Spogliati.”
Blake strabuzzò gli occhi, quella richiesta era balzata fuori dal nulla e lei non era preparata.
“Scusami? Non mi sembra … opportuno.”
“Ti vergogni di me? Suvvia, Blake, conosco ogni centimetro del tuo corpo a memoria.”
La ragazza indietreggiò con spavento e lui avanzò di un passo, agguantandola per i polsi senza farle male.
“Perché dovrei spogliarmi? Non capisco.”
“Perché voglio dipingere il tuo corpo nudo in uno dei momenti più belli della nostra vita. Blake, sei una donna, sei incinta e sei bellissima.”
Blake aggrottò la fronte e si morse il labbro, insicura su come reagire.
“Sono bellissima perché sono enorme quanto la madre di Dumbo?”
“No. – la rimbeccò Klaus – Sei bellissima perché sei tu. Perché sei Blake, perché sei mia moglie, perché sei la madre di nostra figlia.”
“Quindi sono bella perché sono l’incubatrice umana di tua figlia?”
“Sta zitta.”
Blake sussultò quando Klaus la intrappolò in un bacio passionale, fatto di labbra fameliche e ansimi. L’Originale scese a baciale il collo, soffermandosi sulla vena che pulsava e annusando il sangue che scorreva in essa. Per un istante Blake temette che la mordesse – e in verità le avrebbe fatto piacere – ma avevano pattuito che durante i nove mesi non ci sarebbero stati morsi. Perciò Klaus le depose un bacio sulla gola e tornò sulle labbra, tirandole tra i denti il labbro inferiore. Le mani di Blake si infilarono sotto la t-shirt dell’ibrido per accedere ai muscoli gonfi e tesi della schiena.
“Fallo.” Disse Blake sulle labbra di Klaus, che si scostò per guardarla negli occhi.
“Davvero?”
“Sì. Dipingimi, Niklaus.”
Klaus allora con una lentezza disarmante le sbottonò il cardigan e lo fece cadere sul letto, poi le sfilò la canottiera, e sorrise quando il seno della ragazza apparve alla sua vista. Era più formoso per via della gravidanza, e Blake tentava di nasconderlo perché si sentiva a disagio con una maglietta più scollata, ma lui riteneva che quello fosse un altro segno di quanta magia stesse conservando il corpo di sua moglie. La mossa successiva fu spogliarla dei leggins lasciandola con addosso soltanto l’intimo.
“Sei sicura, Blake?”
Blake nei primi mesi aveva avuto difficoltà ad accettare i cambiamenti del suo corpo, la pancia gonfia, i fianchi larghi, il seno più prosperoso, ma col tempo aveva imparato che quello era il modo attraverso cui si stava costruendo la vita di sua figlia. Non si sentiva attraente ma Klaus non mancava occasione di farla speciale.
“Sono sicura. Vai a preparare l’occorrente, su.”
Dopo che Klaus andò a recuperare il cavalletto e i colori, Blake si tolse gli ultimi residui di vestiti e tornò a sedersi sul letto. Si sentiva fuori luogo, aveva quasi voglia di rivestirsi, ma tenne duro.
“Blake, hai bisog …”
Gli occhi cristallini di Klaus indugiarono sul corpo della moglie, tutto incavi e pelle in mostra. Aveva visto innumerevoli donne nude nella sua lunga vita, ma nessuna versava nella condizione delicata di Blake. Con le mani incrociate sulla pancia, Blake sedeva in maniera composta e sorrideva nella più totale vergogna.
“Sei, ehm … Non trovo le parole adatte per elogiare la tua bellezza.”
“Possiamo cominciare prima che io ci ripensi?”
“Certamente!”
Klaus sistemò una tela pulita sul cavalletto e raccattò la tavolozza e i pennelli, poi si assicurò di avere uno straccio a portata di mano per le macchie di colore in eccesso.
“Cos’hai in mano?” domandò Blake notando due pezzi di stoffa argentata.
“Ah, – disse lui sorridendo – questi sono parte del dipinto. Vorrei usarli su di te, se me lo permetti.”
Blake, conscia della bravura di Klaus in materia di pittura, annuì energicamente.
“Va bene. Sono curiosa!”
Klaus si inginocchiò davanti a lei, le afferrò le mani e ne baciò il dorso. Blake trattenne un sussulto quando la mano di Klaus strisciò in mezzo alle sue gambe per depositare il primo pezzo di stoffa sulla sua nudità inferiore.
“Tranquilla, Blake. Il risultato ti piacerà.”
“Niklaus …”
Blake si fece sfuggire un gemito quando le dita calde di Klaus le accarezzarono l’incavo tra i seni, che furono coperti con il secondo pezzo di stoffa.
“Adesso sdraiati nella posizione che più reputi comoda. Quando ti senti pronta, possiamo cominciare.”
Blake avvolse le braccia intorno ad un cuscino poggiandoci sopra la testa, era la posizione più comoda per la sua situazione. Fece un sorriso a Klaus e lui incominciò a impregnare il pennello nel colore.
“Stavo pensando ad una cosa, Niklaus. Il nome della bambina.”
“Io ho un paio di idee. Tu?”
Klaus riportò lo sguardo su di lei e dovette trattenere l’impulso di prenderla tra le braccia e baciarla; era un’artista, doveva prima terminare la sua opera. Un luccichio balenò negli occhi curiosi di Blake.
“Cosa ci propone, papino?”
“Negli anni venti andavo a zonzo con Rebekah per i locali che vendevano alcolici sotto banco, e ad una serata conobbi la poetessa inglese Beatrix Potter. Mi invitò a dipingere con lei nell’aperta campagna, fu un’esperienza utile per la mia arte. Ti piacerebbe chiamarla Beatrix?”
Blake si toccò la pancia come se stesse chiedendo consiglio alla bambina, che si mosse con impazienza.
“A quanto pare, la nostra piccola apprezza. E il nome piace molto anche a me.”
“Tu avevi qualche idea in particolare?”
“Avevo pensato ad ‘Anna’, come la scrittrice olandese Anna Visscher, che tra le altre cose era anche un’artista.”
Klaus spennellò un paio di volte prima di guadare la moglie, bella sotto i raggi lunari che penetravano dalla finestra. Sorrise automaticamente.
“Beh, potremmo conservare un nome per la prossima figlia.”
Blake schiuse la bocca per la sorpresa, inconsapevole che nella testa di Klaus frullasse quell’idea.
“Tu vuoi un secondo figlio?”
Klaus si pulì le mani, sebbene alcune striature di pittura si fossero seccate sulla pelle, e si piegò sulle ginocchia. Le diede un bacio a fior di labbra.
“Certo che sì. Tu sei tutto quello che ho sempre desiderato. La possibilità di costruire una famiglia con te è la speranza che mi fa svegliare ogni mattina. Però avremo un altro figlio solo se tu lo vorrai, non hai nessun obbligo.”
Blake prese il volto di Klaus tra le mani, gli accarezzò gli zigomi e gli stampò un bacio sulla bocca.
“Ti amo, Niklaus.”
“Ti amo anche io.”
 
Tre mesi dopo
Blake faceva fatica a tenere gli occhi aperti. Era esausta e il suo unico desiderio era quello di mettersi a letto. Invece si trovava in auto con Klaus ed Elijah, diretti fuori città per un incontro con uno sciamano. Freya aveva spiegato che la bambina avrebbe potuto ereditare qualche facoltà soprannaturale da parte di Klaus, ma era impossibile praticare un incantesimo perché si trovava chissà dove insieme a Rebekah alla ricerca di Kol. Elijah aveva trovato uno sciamano disposto ad aiutarli, pertanto erano saliti in auto a mezzanotte affinché la luna piena fosse dalla loro parte nella pratica magica.
“Siamo arrivati.”
Klaus aiutò Blake a scendere e, spinto come sempre dal suo senso di protezione, la prese per mano.
“Devo fare pipì. – disse Blake – La mia vescica da donna incinta mi tormenta. Credete che questo sciamano abbia un bagno?”
“Non credo proprio.” Rispose Elijah, e nel frattempo i suoi occhi attenti scrutavano il perimetro.
“I tuoi bisogni dovranno attendere.” Tuonò una voce profonda alle loro spalle. Blake si portò una mano sulla pancia come a voler proteggere la sua bambina. Dal buio emerse un uomo alto e snello, la pelle scura lo faceva confondere tra le tenebre, e tra le dita si rigirava una collana.
“Sciamano, buonasera.” disse Elijah in modo educato. Lo sciamano chinò il capo in segno di saluto, poi fece loro cenno di seguirlo. Li condusse in una capanna in mezzo al nulla, in lontananza era udibile il mormorio del fiume e il verso dei gufi.
“Prego, sedetevi.”
Klaus e Blake si accomodarono su una logora panca di legno, mentre Elijah stava dietro di come un angelo guardiano. Lo sciamano si sedette dinnanzi a loro e depose su una sorta di tavolo grezzo una ciotola.
“Ora versate il vostro sangue nella ciotola.”
Blake si ritrasse quando l’uomo tese una mano verso di lei.
“Non userai il nostro sangue per uno dei vostri incantesimi meschini?”
“Sono qui solo per aiutarvi. Non userò il vostro sangue in nessuna maniera, anche perché questo incantesimo lo consumerà tutto. Ora, prego, il sangue.”
Klaus si lacerò la pelle del polso e fece gocciolare la sostanza viscosa nella ciotola, che si scaldò subito. Blake si fissò il polso impaurita, non voleva ferirsi da sola. Fu sollevata quando Elijah estrasse un piccolo coltello dalla giacca.
“Non ti farò male. Fidati, Blake.”
Elijah fu di parola: punse il polpastrello di Blake causando una minima fuoriuscita di sangue. Quando il sangue di Klaus e di Blake si mescolò, la ciotola prese fuoco. Blake sussultò sulla panca ma la mano di Klaus sulla gamba la rassicurò.
“Che cosa vedi?”
Lo sciamano si imbrattò le dita col sangue e si disegnò uno strano simbolo sulla fronte, poi chiuse gli occhi e intonò una cantilena magica.
“E’ una femmina. E’ forte. Lei è … è una strega! No! E’ un lupo! Lei è …. Un ibrido!”
La fiamma della ciotola si estinse con uno sbuffo e lo sciamano sbarrò gli occhi. Blake sbatté un pugno sul tavolo.
“Che cosa hai visto?”
“Vostra figlia è in parte strega e in parte lupo.”
“Ha ereditato tutti dai nonni.” Disse Klaus, e non seppe se essere felice o triste.
 
Una settimana dopo
 Blake stava per commettere un’azione che avrebbe potuto distruggere il suo matrimonio, ma dentro di sé sapeva che era l’unica cosa da fare. Fingere che tutto andasse bene fu difficile, soprattutto quando c’era Hope di mezzo. La bambina stava impilando su un piatto i pancake e Klaus stava aggiungendo su un lato i frutti di bosco.
“Blake!” squittì Hope agitando la paletta da cucina per salutarla.
“Ciao, streghetta. Noto con piacere che siete impegnati.”
Klaus era felice come poche volte gli era capitato nella sua immortale vita. Era così raggiante da fare quasi impallidire il sole.
“Buongiorno, tesori miei.” Disse l’ibrido, baciò la guancia di Blake e poi la pancia. Mancavano due settimane al parto e tutti non vedevano l’ora di conoscere la nuova aggiunta della famiglia.
“Buongiorno, papino.”
“Siediti, ci pensiamo noi alla colazione.” Disse Hope puntando il tavolo con la paletta. Blake fece come richiesto, sprofondando nella sedia imbottita, e accettò con un sorriso la tazza di camomilla che Klaus le offrì.
“Camomilla? Sono incinta, mica malata! Lo sai che odio questa roba.”
“Appunto, sei incinta e tra due settimane probabilmente darai alla luce nostra figlia. La camomilla ti aiuta a calmare i nervi, amore mio.” Spiegò Klaus, sebbene fosse divertito dal broncio della moglie.
“Secondo me sei tu quello più nervoso tra i due per il parto.”
“Peccato che la camomilla non funzioni con un Originale!” scherzò Klaus, e Blake rise senza riuscire a trattenersi.
“Ecco! – disse Hope – mangia questi, sono buoni.”
Sul tavolo scivolò un piatto con due pancake a forma di cuore, o meglio una bizzarra forma di cuore. Per essere un’artista, Klaus era pessimo in cucina. Blake addentò il pancake e, malgrado fosse troppo bruciacchiato, alzò il pollice all’insù.
“Questi pancake sono più buoni dei miei. Siete stati bravissimi!”
Il sorriso di Hope scaldò il cuore di Blake, era una bambina molto dolce.
“Ora va a prepararti, principessa. Mamma ti aspetta per la scuola.” Disse Klaus, e Hope si costrinse ad andare in camera per prendere lo zaino. Blake mangiò tutti e due i pancake in preda alla fame da gravidanza, uno dei pochi risvolti positivi, e bevve la camomilla.
“Hai programmi per la giornata?”
“Devo sbrigare delle faccende con Elijah, ma nulla di cui mia moglie debba preoccuparsi.”
Blake inarcò il sopracciglio, ovviamente c’era da preoccuparsi.
“Certo, fingerò di crederci. Io andrò in pasticceria a controllare che Josh e Freya non abbiano dato fuoco al negozio in mia assenza. Quei due insieme sono pericolosi.”
“Torna presto a casa. Non voglio che ti accada qualcosa mentre non ci sono.” L’ammonì Klaus, quel suo tipico tono paterno.
“Tranquillo, papino, non partorirò senza di te.”
“Lo spero bene.”
Blake sciacquò velocemente il piatto e la tazza e li ripose nella credenza, mentre Klaus aiutava Hope a mettersi lo zaino sulle spalle.
“Ci vediamo dopo, Blake.” disse la bambina, e baciò la guancia di Blake. La ragazza le diede un breve abbraccio e le scompigliò i capelli.
“A dopo, streghetta. Fa la brava con la maestra.”
Klaus accompagnò la figlia giù al portone dove Hayley li aspettava, la baciò sulla fronte e tornò di sopra. Blake tentava invano di abbottonarsi la giacca di jeans.
“Okay, questa giacca si è rimpicciolita!” sbuffò lei, consapevole che il vero ostacolo fosse la sua pancia. Klaus le circondò il collo con la sciarpa e l’attirò a sé per baciarla.
“Sai com’è, queste giacche moderne col tempo si restringono.”
“Sì, è proprio così.”
Blake rise contro il suo petto facendogli vibrare la cassa toracica. Si issò sulle punte e lo baciò. Era un bacio lento e pieno d’amore, uno di quelli che ti fa cominciare bene la giornata. L’ibrido si attorcigliò una ciocca scura di capelli intorno all’indice con un sorrisetto.
“Lo sai che se torni presto a casa papino può prendersi cura della mamma per tutto il giorno?”
Blake fece scorrere le unghie lungo il suo petto, un ghigno ad incresparle le labbra.
“Allora la mamma torna prestissimo.”
“Ti aspetto.” Sussurrò Klaus, poi la baciò ancora.
Blake lasciò l’appartamento sentendosi felice e triste al tempo stesso.
 
Kol rimase sbigottito quando vide Blake avanzare verso di lui. L’ultima volta che l’aveva vista indossava l’abito bianco da sposa, invece adesso era in procinto di diventare mamma.
“Accidenti, Blake Harris, sei parecchio … incinta!”
“Se tu avessi risposto alle mie chiamate, sapresti che mancano solo due settimane al lieto evento.”
Kol era partito subito dopo il matrimonio, aveva smesso di rispondere al cellulare e sembrava essersi dileguato. Freya e Rebekah lo avevano scovato a Cuba, beato tra alcol, musica e sangue.
“Ho cambiato numero. Volevo allontanarmi dalla forza distruttrice della famiglia.”
“Però sei tornato.”
“Sono tornato solo per te, perché vuoi colpire Klaus alle spalle.”
Blake avvertì un conato di vomito in gola al solo pensiero di quello che stava per fare, ma cercò di darsi coraggio.
“Klaus ha bisogno di imparare a non dire bugie, e questa volta la lezione gli costerà cara.”
“Musica per le mie orecchie.” Disse una voce profonda, e Marcel comparve al fianco di Kol. Blake era a due terzi dell’opera adesso.
“Marcel, è un vero piacere rivederti.”
“Lo stesso vale per me. A proposito, congratulazioni per la gravidanza.”
“Grazie. Da te mi aspettavo quanto meno un mazzo di fiori, in fondo questa bambina è la tua sorellastra.” Replicò Blake con stizza. Marcel alzò le mani in segno di resa.
“Non sono qui per discutere né tantomeno per la famiglia. Sono qui solo perché hai chiesto il mio aiuto.”
“E lui dov’è?”
“Lui è qui.”
Voltandosi, Blake incrociò lo sguardo severo di Vincent. Lo stregone non era affatto concento di vederla.
“Dato che ci siamo tutti, direi di incominciare.”
Blake invitò i tre uomini nella pasticceria in modo da essere lontana da occhi e orecchie indiscreti.
“Perché hai riunito le tre persone che più odiano la tua famiglia?” chiese Vincent senza sedersi, persino le sedie potevano essere un inganno degli Originali.
Blake si mise al centro della stanza perché i presenti si concentrassero su di lei.
“Perché poco tempo fa abbiamo scoperto che la mia bambina è un ibrido: metà strega e metà lupo.”
“Non vedo il problema. – disse Marcel – E’ un bene che tua figlia sia tanto potente.”
“No. – obiettò Blake – Il problema è che nove mesi fa è arrivata in città una certa Vivianne Cognome, metà strega e metà lupo come la mia bambina. Io temo che Vivianne sia qui per mia figlia. Inoltre, sono certa che Niklaus la conosca ma non mi dirà mai la verità.”
Kol sospirò, la sua famiglia non faceva altro che creare rogne.
“Elijah e Rebekah non ti diranno niente, loro si schierano sempre dalla parte di Klaus. Anche Freya starà dalla loro parte.”
“Ragion per cui ho bisogno del vostro aiuto.” Asserì Blake, e con le dita disegnava forme astratte sulla pancia. Vincent soffocò una risatina scettica, c’era qualcosa che non gli quadrava.
“Tu sei davvero disposta a tradire Klaus Mikaelson, tuo marito e il padre di tua figlia, per una vecchia fiamma?”
Blake lo trucidò con lo sguardo perché il tempo della cortesia era finito.
“Io lo sto facendo per proteggere mia figlia! Se ciò significa tradire mio marito, allora sì, lo tradirò.”
“Qual è il piano?” indagò Marcel.
“Un festa. – disse Blake – Daremo una festa per la nascita della bambina. Anche Vivianne parteciperà. Quella sera mi sbarazzerò di lei.”
Kol mangiò un pasticcino glassato alla pesca e bagnato al rum, quindi riportò gli occhi su Blake.
“E noi cosa dovremmo fare per te?”
“Kol, tu dovresti rubare il diario di Elijah che si data al ‘700 perché sono sicura che ci siano delle informazioni su Vivianne. Marcel, tu dovresti mettere i tuoi vampiri a mia disposizione. E tu, Vincent, dovresti lanciare un incantesimo di protezione su Hope e mia figlia affinché non vengano ferite in alcun modo. Siete con me o no?”
Kol, Marcel e Vincent si scambiarono un’occhiata eloquente: la vendetta è un piatto succulento.
“Siamo con te.”
 
Salve a tutti!
Mentre Klaus si prepara al lieto evento, Blake ordisce un piano contro di lui.
Davvero Blake tradirà Klaus?
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.

 

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Capitolo 3
*** Benvenuta al mondo ***


CAPITOLO TERZO: BENVENUTA AL MONDO

“Tre cose ci sono rimaste del Paradiso: le stelle, i fiori e i bambini.”
(Dante Alighieri)
 
Tre settimane dopo
Blake vagava nella villa immensa dei Mikaelson a causa di una notte insonne. La bambina sarebbe dovuta nascere una settimana prima, ma sembrava proprio che si stesse prendendo i suoi comodi. Klaus aveva stabilito che era meglio soggiornare alla villa per qualsiasi eventualità legata al parto. Ora, in mezzo ai corridoi bui, Blake passeggiava tranquillamente. Al corso pre-parto molte neomamme le avevano consigliato di camminare molto o di fare le scale per facilitare il parto, pertanto lei stava seguendo quei consigli.
“Blake.”
La ragazza si portò una mano al petto per lo spavento, rilassandosi un attimo dopo quando riconobbe Elijah; era vestito ancora di tutto punto, eccezione fatta per la cravatta mancante.
“Mi ha fatto prendere un colpo, Elijah.”
“Ho visto che bighellonavi nel buio. Stai bene?”
“Sì. Cerco di fare nascere … la … bambina … Oh, cavolo!”
In quel momento Blake avvertì l’acqua bagnarle le gambe e colare sul pavimento. Elijah si affrettò a sorreggerla perché non cadesse.
“Niklaus!”
In un baleno il fratello si ritrovò nel corridoio, ora illuminato, e si precipitò dalla moglie.
“Che succede?”
“Si sono rotte le acque. Nostra figlia sta per nascere.”
Blake affondò il viso contro la spalla di Klaus, aggrappandosi a lui come un naufrago si aggrappa allo scoglio durante la tempesta.
“Portala in camera. Io chiamo le signore.” Disse Elijah dileguandosi nell’oscurità. Klaus sollevò Blake come se fosse una piuma, in fondo la super forza ritornava utile in certe situazioni. La depositò delicatamente sul letto, le sistemò tre cuscini sotto la schiena e si sedette accanto a lei. Le contrazioni erano iniziate e facevano piegare Blake in dure per il dolore.
“Io non penso di farcela, Niklaus.”
Klaus le circondò le spalle con un braccio e le accarezzò la guancia, e intanto Blake tremava dal dolore.
“Ce la farai, tesoro. Andrai alla grande.”
Hayley, Rebekah e Freya fecero irruzione nella stanza con i volti segnati dal sonno. Blake soffocò un urlo premendo il viso contro il petto di Klaus.
“Shh, va tutto bene. Resisti.”
Hayley afferrò la mano di Blake e la guardò con una dolcezza materna, solo lei poteva comprendere il suo dolore.
“Lo so che fa male, ma tra poco conoscerai la tua bambina. Fidati di me.”
Blake era un ammasso di sudore, lacrime e lamenti, però annuì con determinazione.
“Mi fido. Dov’è Elijah?!”
“Sono qui. – disse Elijah – Mi sono assicurato che Hope non si svegli con una pozione soporifera.”
Elijah si sedette alla sinistra di Blake e le strinse la mano, mentre dall’altro lato c’era Klaus.
“Che cosa ci serve?” domandò Rebekah.
“Asciugamani, una bacinella di acqua calda e una fiala del sangue di Klaus.” Rispose Hayley, quindi si legò i capelli in uno chignon improvvisato. Blake sbarrò gli occhi per l’ennesima contrazione.
“Perché il sangue di Klaus?”
“Per curare ogni tipo di lacerazione dopo la nascita. Anziché mettere i punti e stare in convalescenza, tu guarirai nel giro di due ore.”
“Il bello di aver sposato un vampiro.” Disse Klaus, e Blake rise nonostante il dolore. Si accasciò sul petto del marito respirando a fondo come aveva imparato al corso pre-parto.
“Niklaus …”
“Sono qui, tesoro. Sono qui.”
Klaus le baciò la fronte e la strinse a sé, desiderano che quel dolore sparisse subito. Aveva assistito alla nascita di Hope attaccato alla parete di una chiesa mentre Hayley subiva di tutto, ma questa volta aveva la possibilità di godersi il momento come un padre normale, eppure l’idea di quel dolore lo dilaniava anche ora.
“Sei pronta?” chiese Hayley. Alle sue spalle c’erano Rebekah e Freya, entrambe commosse dal momento. Blake non pensava che avrebbe partorito accerchiata da tutta quella gente, ma sua madre non c’era e lei voleva solo stare in compagnia della sua famiglia.
“Sono pronta … più o meno.”
“Spingi.”
Elijah strabuzzò gli occhi quando Blake gli stritolò la mano, non credeva una ragazza umana minuta avesse quella forza. Poteva scorgere l’ansia e l’eccitazione alternarsi sul viso di Klaus, ed era felice che suo fratello stesse vivendo ancora una volta una tale gioia.
“Non ce la faccio.” Biascicò Blake, la camicia da notte appiccicata al corpo dal sudore.
“Sì. – disse Klaus – Ce la fai, amore. La nostra bambina non vede l’ora di conoscere la sua fantastica mamma.”
Blake scoppiò a piangere, sorrideva e singhiozzava al tempo stesso. Klaus rafforzò la presa sulla sua mano e ne baciò ogni singola nocca.
“Guardami, io sono qui. E tra poco anche la nostra bambina sarà qui.”
“Devi solo tenere duro ancora un po’.” Le suggerì Elijah, e quasi sembrava suo padre con quella voce ferma ma farcita di tenerezza.
“Un’altra spinta, Blake. Dai!” la incoraggiò Freya. Blake fece un respiro profondo e spinse ancora, questa volta era davvero pronta.
“Ci siamo quasi!” disse Rebekah, gli occhi lucidi e la voce commossa. Qualche spinta dopo un vagito riecheggiò nella villa spezzando il silenzio della notte.
“Ecco la nuova arrivata!” annunciò Hayley con un sorriso trionfante. Blake vide un paio di lacrime scivolare lungo le guance di Klaus e seppe che la sua fatica era terminata.
Freya e Rebekah lavarono la bambina nella bacinella, la coprirono con una copertina e la affidarono alla madre. Blake scoppiò a piangere di felicità.
“Ciao, amore della mamma.”
“Come si chiama?” chiese Elijah accarezzando la guancia della nipote. Klaus baciò la testa di sua figlia e sorrise.
“Anna.”
“Benvenuta al mondo, Anna Mikaelson.” Sussurrò Blake.
 
 Un mese dopo
Uno spicchio di luna illuminava il cielo scuro di New Orleans gettando bagliori argentei sui profili dei palazzi. Blake si stava preparando per la grande serata: i Mikaelson avevano organizzato un party per presentare Anna alla città. I festeggiamenti si sarebbero tenuti nel castello di un barone nella campagna della Louisiana, a pochi chilometri dalla cittadina.
“Guarda un po’ che spettacolo.” Esordì la voce di Klaus, appoggiato allo stipite della porta. Blake indossava uno stretto tubino rosso senza spalline e con uno spacco sulla gamba destra, un ottimo acquisto consigliatole da Rebekah. Fortunatamente con il sangue di vampiro era tornata in buona salute due ore dopo il parto, e nel mese successivo si era allenata tutti i giorni con Hayley per recuperare la sua solita forma fisica.
“Sei troppo bello, Mikaelson. Immagino che tutte le donne avranno occhi solo per te.” replicò Blake sorridendo. Circondò il collo dell’ibrido con le braccia e gli diede un bacio a stampo.
“Ma io ho occhi soltanto per la mia regina.”
“Ti conviene, se non vuoi che ti strappi il cuore.”
“Sei davvero una cattiva ragazza, Blake.”
Klaus rise, sua moglie era decisamente migliorata nelle minacce. Fece scorrere le mani sulla schiena di Blake per poi stringerle i fianchi in una presa ferrea. Blake sollevò lo sguardo mordendosi le labbra tinte di rosso, al che Klaus deglutì. Lei leggeva negli occhi dell’ibrido il desiderio, era divertita dal mondo il cui l’Originale non riusciva a mascherare la sua volontà.
“Vedi qualcosa che ti interessa?”
“Assolutamente sì. – disse lui – Che ne dici di restare qui ancora un po’?”
“Abbiamo degli ospiti da intrattenere.” Disse Blake con falsa innocenza. Trasalì quando la mano di Klaus si posò sulla pelle tesa del seno sopra il cuore.
“Oh, ma io conosco un metodo sublime per intrattenere te.”
Blake sgusciò via dalle braccia del marito con una risata di scherno.
“Puoi intrattenermi con il tuo metodo sublime dopo la festa.”
Klaus rimase qualche istante a fissare la moglie che lasciava la stanza ondeggiando sui tacchi, una visione paradisiaca, doveva ammettere.
 
Elijah non riusciva a staccare gli occhi da Anna. Era così bella mentre sonnecchiava tra le sue braccia che quel momento sarebbe dovuto durare per sempre.
“Ma come sei carino nei panni di una babysitter!” esclamò Rebekah posando una mano sulla spalla del fratello.
“Beh, fa parte del mio fascino. Blake e Niklaus sono arrivati?”
“Sì, e sono bellissimi come sempre. Per quanto detesti dirlo, sono davvero una coppia perfetta.” Sbuffò la donna, i capelli biondi che svolazzavano intorno a lei come raggi solari.
“Anche noi siamo la coppia perfetta!” intervenne Freya dando una gomitata nelle costole a Rebekah.
“Sono siamo le zie sexy.”
“E io che posizione occupo?”
Elijah rimase interdetto quando vide Kol con le mani in tasca in mezzo al giardino del castello.
“Kol, come mai da queste parti?”
“Le nostre sorelle hanno un grande potere di persuasione. Inoltre, Blake mi ha convinto a conoscere la nuova arrivata. E’ lei?”
“Sì.”
Kol prese Anna fra le braccia e le baciò la manina, sembrava finta per quanto era bella.
“Ciao, Anna. Sei una piccola meraviglia.”
“Merito della madre.” Disse Klaus, che era appena entrato a braccetto con Blake.
“Fai sempre un’entrata ad effetto, fratello. Non ti smentisci mai.” Disse Kol, e porse la bambina alla madre. Anna si accoccolò contro il petto di Blake e sembrò riconoscere l’odore materno perché fece un mezzo sorriso.
“Papà!”
Klaus si voltò e per un soffio riuscì ad agguantare Hope che gli si lanciava addosso.
“Sei una spericolata, principessa.”
Hope, però, stava già ammirando la sorellina con un ampio sorriso.
“Anna è proprio piccola.”
“Ha solo un mese di vita, tra qualche anno sarà grande come te.” le disse Hayley, che già stava vicino ad Elijah.
“Che ne dite di andare a bere?” propose Rebekah, e tutti si accodarono a lei. Solo Blake e Kol rimasero in disparte.
“Marcel e Vincent hanno fatto il loro dovere?”
“Sì. Vincent ha già lanciato l’incantesimo di protezione sulle bambine e i vampiri di Marcel sono venuti con me. E’ tutto pronto, manca solo l’ospite d’onore.”
E come se Kol l’avesse invocata, Vivianne Lescheres fece il suo ingresso. I presenti si girarono a guardare la misteriosa donna vestita di nero che si incamminava verso il bar. Josh, collocato dall’altra parte del cortile, fece un cenno a Blake. Era stato lui a portare l’invito a Vivianne nella sua nuova casa, quella di fronte alla pasticceria, e lei aveva accettato volentieri.
“Che il divertimento abbia inizio!” disse Kol.
 
Klaus sarebbe svenuto se fosse stato umano. Rivedere Vivianne gli dilaniò l’animo. Elijah rimase col calice a mezz’aria e Rebekah emise un rantolo di sorpresa. La questione era la seguente: Vivianne doveva essere morta.
“Buonasera, famiglia Mikaelson.” Disse Vivianne nel tono più gentile che conoscesse. Klaus non riusciva a parlare, era come se il tempo si fosse fermato. Lei era bella come sempre, i capelli corvini e gli occhi scuri, la pelle di porcellana e le gote rosee.
“Tu non dovresti essere qui!” sbottò Rebekah, incurante dello champagne che si era versato a terra. Vivianne sorrise come solo lei sapeva fare, innocente ma intrigante al tempo stesso.
“Eppure ci sono. Blake mi ha fatto recapitare un invito ed io sono venuta per rivedere delle vecchie conoscenze.”
Klaus rivolse un’occhiataccia a Blake che, se avesse potuto, l’avrebbe incenerita.
“E’ così, Blake? Hai invitato tu questa donna?”
“Sì. – confessò Blake – L’ho invitata perché voglio sapere la verità. Quando ti ho chiesto se la conoscessi, tu mi hai mentito spudoratamente. Ogni bella donna che arriva in questa città è sempre connessa a te in qualche modo.”
“Uh, la gelosia è un’emozione corrosiva.” Disse Vivianne spostando una ciocca di capelli dal viso di Blake. La ragazza si tirò indietro indignata.
“Se mi è permesso, quello è mio marito e posso essere gelosa quanto mi pare!”
Klaus camminò in direzione di Blake con la furia che gli infiamma il corpo.
“Come hai osato tradirmi? Io ti amo e tu mi ripaghi con questo ridicolo teatrino. Oh, mi aspettavo molto di più da te.”
Tutti gli invitati stavano in silenzio, immobili ad osservare quella tragedia di famiglia che si consumava sotto il loro naso. Nessuno di loro si sarebbe perso la caduta del re di New Orleans, soprattutto quando a tradirlo era la sua regina.
“Non ti ho tradito, ti sto semplicemente dando la spinta per dirmi la verità!” ribatté Blake, la schiena dritta, gli occhi puntati in quelli del marito come a voler sostenere una sfida. Klaus le afferrò il braccio con forza e la strattonò avvicinandola a sé.
“Vuoi la verità? Io, invece, voglio il tuo cuore su un piatto di argento! Che ne dici, Blake? La verità per il tuo cuore, ci stai?”
“Niklaus, lasciala.” Ordinò Elijah, la mano sul gomito del fratello.
“Non ti immischiare, fratello. Questo è un primo litigio tra marito e moglie, che probabilmente si concluderà con la morte della moglie.”
La risata di Vivianne risuonò in tutto il castello, stridula come un vetro che va in frantumi.
“Vuoi la verità, Blake? Te la racconto io. Prego, mettiti pure comoda.”
Con uno schiocco di dita Klaus e Blake si ritrovarono bloccati su una sedia, impossibilitati a muovere un solo muscolo. Hayley aveva appena avanzato di un passo, ma Kol la trattenne per il polso. Elijah stava in mezzo a Freya e Rebekah, mentre Josh teneva Hope e Anna dietro il bancone del bar.
“Qual è la verità?” chiese Blake, una certa esasperazione colorava la sua voce. Vivianne si leccò le labbra per umettarle, prese una sedia per sé e si schiarì la gola.
“Era il 1722 quando conobbi Klaus, Elijah e Rebekah. Io ero la promessa sposa di un licantropo perché il nostro matrimonio era l’unica soluzione per risolvere la guerra tra esseri soprannaturali in città. Klaus si innamorò di me, mi fece la corte spietata per mesi e alla fine riuscì a conquistarmi. Lasciai il mio fidanzato per scappare da Klaus, ma nessun amore puro dura in eterno. Io sono per metà strega e per metà lupo, perciò New Orleans aveva bisogno di me, ma io avevo solo bisogno dell’amore. Una notte lupi e streghe assediarono la villa dei Mikaelson, ci fu un’esplosione ed io persi la vita. Te lo ricordi, Klaus?”
Klaus si agitò sulla sedia ma non poteva muoversi, quindi si limitò ad imprecare a bassa voce.
“Non potrò mai dimenticare una delle notti più brutte della mia vita.”
Blake capì allora che non si trattava di una semplice storiella d’amore giovanile, sotto c’era qualcosa di più.
“Continua. Voglio sapere tutto.”
“Come desideri. – disse Vivianne – Dopo quarantaquattro anni Klaus trovò una strega che mi riportò in vita. Fu allora che ci sposammo.”
“No! – gridò Blake – Non è vero! Questa è una menzogna!”
“Dice la verità. Io e Vivianne ci siamo sposati davvero nel ‘700, è stato il mio primo matrimonio.” Svelò Klaus, lo sguardo colpevole di chi aveva mentito. Blake sentì una lacrima bagnarle la guancia, la delusione era bruciante.
“Credevo di essere stata la prima, invece sono stata l’ennesima moglie di Klaus Mikaelson. Che stupida che sono stata!”
“Oh, piccola, non lamentarti. Devi conoscere ancora il resto.” Disse Vivianne toccando il naso di Blake con un buffetto.
“Avanti, continua! Immagino che il resto farà ancora più male.”
“E’ proprio in questo castello che io e Klaus abbiamo trascorso la prima notte di nozze. Ricordi? Fu una passione sfrenata! Facemmo l’amore sul tappeto per tutta la notte con un’intensità che mi fece quasi perdere i sensi!”
A quel punto Blake avrebbe voluto vomitare, però si costrinse a fingere indifferenza. Klaus aveva indurito la mascella, una collera mostruosa si dibatteva in lui come un secondo cuore.
“Racconti solo gli aspetti positivi, Vivianne. Dai, racconta che cosa facevi quando sei tornata in vita.”
Vivianne si oscurò in volto, per nulla soddisfatta da quell’affronto.
“Mangiavo cuori. Sì, avete capito bene: io divoravo cuori. La strega che mi aveva riportato in vita aveva fatto un incantesimo che mi aveva trasformato in un mostro perché voleva colpire i Mikaelson. Klaus ha dovuto uccidermi per spezzare l’incantesimo.”
“Ragion per cui non dovresti essere qui!” le fece notare Rebekah, le mani strette a pugno, l’espressione infuriata.
“Infatti, non sono davvero qui. Sono bloccata tra i vivi e i morti. Per tornare in vita devo mangiare il cuore di un ibrido come me. Devo mangiare il cuore di Anna Mikaelson. Sono venuta a New Orleans quando mi sono giunte voci di un matrimonio tra Klaus e una umana.”
Tra gli invitati serpeggiò stupore e paura, nessuno di loro pensava che quel party si sarebbe rivelato un infanticidio.
“Tu non avrai mai mia figlia!” gridò Blake, i capelli castani sparsi ormai in disordine sulle spalle.
“Vivianne, prendi il mio cuore e lascia stare Anna.” Disse Klaus. Vivianne, però, scoppiò a ridere.
“Prendere il tuo cuore? Ma tu sei un villano vampiro. Io ho bisogno del cuore di una strega e di un lupo. Anna è perfetta. E se non volete che io prenda lei, posso aspettare che voi concepiate un altro figlio.”
“Adesso basta. E’ evidente che tu non sei gradita. Sei pregata di andartene.” Disse Elijah avvicinando a Vivianne, ma lei lo scaraventò a terra con la magia.
“Ho sempre odiato il rispetto che nutri per la tua famiglia, Elijah. Devi capire che l’amore ti uccide.”
 “Anche la magia uccide.” Disse Freya. Pronunciò una parola liberando Klaus e Blake, che indietreggiarono subito. Vivianne fece per inseguirli ma Hayley l’aveva circondata con una polvere magica che intrappola le entità sovrannaturali.
“Beccati questo, stronzetta.”
“Come avete …? Voi lo sapevate?!”
Klaus si aggiustò i polsini della giacca e la cravatta, era giusto essere in ordine per un evento tanto speciale. Blake lo affiancò e gli mise il braccio sulla spalla.
“Sai una cosa, Vivianne? Mai sottovalutare la famiglia Mikaelson.”
“Era una messa in scena. Voi vi siete presi gioco di me!” piagnucolò Vivianne, la sua voce simile al gorgoglio di un mostro. Klaus sorrise compiaciuto.
“Ho raccontato la verità a Blake due mesi e mezzo fa dopo aver scoperto che nostra figlia è un ibrido. Insieme abbiamo condotto alcune ricerche e abbiamo capito che ti serviva il cuore di Anna per tornare completamente in vita una seconda volta. Abbiamo finto il tradimento per distrarti mentre Freya negli ultimi tempi raccoglieva le energie per un incantesimo.”
“Non sei così sveglia come credi.” Disse Blake facendo spallucce. Vivianne cadde sulle ginocchia portandosi le mani fra i capelli.
“Come puoi farmi questo, Klaus? Io sono tua moglie. Ci siamo tanto amati.”
“Non c’è nessun documento che attesti la nostra unione. Non sei mai stata davvero mia moglie, Vivianne. Eri solo un amore giovanile, uno dei tanti che hanno segnato la mia lunga vita.”
“Non puoi uccidermi. Il nostro è quel tipo di amore che dura per sempre!”
Klaus toccò la parete magica che ingabbiava Vivianne come se toccasse un vaso pregiato.
“Il mio per sempre sono Blake, Hope e Anna. Non c’è stato e non c’è spazio per nessun altro.”
“Klaus, non posso farcela ancora per molto.” Lo avvertì Freya, già bianca in volto.
“Addio, Vivianne.”
Una fiamma azzurra si avvolse intorno a Vivianne e sciolse la magia nera che la teneva legata al mondo terreno. La sua vita si spense in pochi secondi senza troppo dolore. Freya svenne tra le braccia di Elijah, e Hayley e Rebekah si assicurarono che le bambine stessero bene.
“Niklaus.”
Klaus si gettò tra le braccia di Blake inebriandosi di quel profumo che sapeva di casa.
“E’ finita, tesoro.”
 
Quando Blake varcò il cancello del castello, dovette affrontare Vincent e Marcel.
“Sul serio, Blake? Pensavo che tu fossi migliore dei Mikaelson.” La rimproverò Marcel.
“Io sono una Mikaelson, perciò forse sono terribile come loro.”
Vincent emise un verso strozzato di disgusto.
“Spiegami bene che cosa è successo perché io sono confuso.”
“Io sapevo di Vivianne, alla fine Klaus ha ceduto e mi ha detto tutto. Insieme abbiamo deciso di chiedere il vostro aiuto. Non sapevamo se Vivianne avrebbe portato rinforzi, ecco perché ci servivano i vampiri di Marcel. E Freya non poteva proteggere le bambine perché ha esaurito le forze per eliminare Vivianne, per questo serviva Vincent. L’unico modo che avevamo per convincervi era simulare un tradimento da parte mia.”
“Io ero al corrente.” Disse Kol, che era apparso alle spalle di Blake in silenzio. Vincent si batté una mano sulla fronte nel totale sconforto.
“Dovevo immaginare che voi due foste dalla parte dai Mikaelson. Pensavo fossimo amici, Kol, e invece fai pena come i tuoi fratelli. Tu, Blake, non smentisci mai il tuo essere viscida come un verme.”
“Lo so. – disse Blake – Ma almeno Anna è al sicuro. Mi dispiace aver approfittato di voi, ma non c’era altra via per salvare la mia bambina.”
Marcel sembrava stranamente tranquillo, non v’era traccia di offesa nel suo sguardo.
“Avevo la sensazione che fosse una messa in scena, ma ho accettato lo stesso. Una volta una persona mi ha detto che in fondo Anna è anche un po’ mia sorella.”
Blake annuì e abbozzò un sorriso. Kol le passò un braccio intorno al collo, poi si avviarono insieme verso casa. Era stata una serata fin troppo movimentata.
 
Blake cullava Anna e le canticchiava una vecchia filastrocca che sua madre era solita cantarle per farla addormentare. Nel buio e nel silenzio della stanza, poteva godersi un momento di pace.
“Si è addormentata?”
Klaus entrò in camera facendo attenzione a non interrompere quel magico legame tra mamma e figlia. Aveva da poco accompagnato Hope a casa e ora voleva solo riposarsi.
“Sì. – rispose Blake – E’ così bella.”
L’ibrido si distese accanto a loro e accarezzò la guancia paffuta di Anna, che sorrise nel sonno.
“E’ così innocente. Lei e Hope sono la parte migliore dei Mikaelson, la luce in mille anni di oscurità.”
“La luce splende per tutti.”
“Blake, ascolta. Mi dispiace di non averti raccontato subito di Vivianne. Ero convinto di potermela cavare da solo, di poterla cacciare senza metterti in mezzo. Sono stato uno sciocco.”
Blake gli passò un dito sotto il mento e gli sorrise, era stanca di essere arrabbiata.
“Non importa. Io lo so che hai amato molte donne nella tua vita, so di non essere la prima, so di non avere l’esclusiva con te. E’ una cosa con cui ho imparato a convivere. L’amore è multiforme, Niklaus, ed è bello che tu l’abbia sperimentato tante volte.”
Klaus le baciò il polso annusando il sangue che scorreva nelle vene.
“Cosa ho fatto per meritare una personale eccezionale come te? Sei un vero dono, il più grande che l’universo potesse farmi.”
“Sono la Mary Poppins della famiglia Mikaelson, il vento mi ha portato da voi quando ne avevate bisogno.” Scherzò Blake.
Klaus posò la testa sulla spalla della moglie lasciandosi consolare dal suo profumo; Blake sapeva di speranza, amore, di casa.
“Quello con Vivianne non era un matrimonio ufficiale, sappilo. Nel ‘700 ero perlopiù ubriaco e combinavo disastri per dar fastidio a Elijah e Rebekah.”
“Tu continui a combinare disastri, Niklaus.”
“E’ vero.”
Risero nella consapevolezza che certe cose – purtroppo – non sarebbero mai cambiate. Blake si accorse che Anna era nel pieno del sonno, così la sistemò nella culla e la coprì con un lenzuolo. Era talmente innocente da far credere che il mondo fosse un bel posto.
“Ci saranno sempre nemici da affrontare.”
“Già. – confermò Klaus – E’ una guerra perpetua. Però io ti prometto che nostra figlia sarà sempre al sicuro, non importa quello che dovrò fare pur di proteggerla.”
“Lo so, ma spero per il bene della mia sanità mentale che tu non debba uccidere nessuno.”
Klaus l’abbracciò da dietro facendo poi intrecciare le loro dita, e intanto guardavano la loro bambina dormire beatamente.
“Sei sposata con me, quindi la sanità mentale è un dato assai relativo.”
La risata di Blake vibrò attraverso il petto dell’ibrido, che rise con lei d’istinto.
“Su questo hai ragione.”
Klaus notò che il sorriso della ragazza si era affievolito, c’era qualcosa che la intristiva.
“Qualcosa non va? Sembri triste.” Disse baciandole la spalla scoperta.
“Quante altre donne pericolose ci sono del tuo passato? Nel giro di pochi mesi abbiamo avuto a che fare con Miranda e con Vivianne.”
Klaus fece un passo indietro e si sbottò la giacca, sembrava che nella stanza mancasse l’aria d’improvviso.
“Ci sono state molte donne, alcune più importanti e altre meno importanti, ma non so dirti quali siano ancora vive e quanto possano essere pericolose.”
“Quindi devo preoccuparmi della maggior parte delle donne di questo mondo.” Concluse Blake, che si stava sfilando le scarpe e gli accessori.
“Non ne ho idea! Non controllo tutte le donne con cui sono stato!”
Klaus lasciò la camera da letto stizzito e andò in cucina per versarsi da bere, nella speranza di placare i nervi. Blake lo raggiunse, scalza, con i capelli sciolti e l’espressione severa.
“Ascoltami bene, Nik …”
“No! – la interruppe Klaus – Ascoltami tu bene: non ho la risposta a tutte le tue domande. Sono in vita da più di mille anni, sono stato con tante di quelle donne che molte neanche me le ricordo!”
“Va bene.”
Le dita di Klaus si serrarono intorno al bicchiere tanto da far sbiancare le nocche. L’atteggiamento di Blake quando era infastidita lo faceva innervosire.
“Dove stai andando? Vieni qui.”
“Me ne vado a letto perché non ho voglia di litigare.”
L’Originale le tagliò la strada agguantandola per il braccio e facendola voltare. Lei cercò di svincolarsi ma la mano dell’ibrido sembrava una morsa di acciaio.
“Non vai da nessuna parte, Blake.”
“Lasciami.”
“No.”
“Non lo ripeterò ancora: lasciami.”
“No.”
“Niklaus …”
Il cuore di Blake rimbombava nelle orecchie di Klaus, era adirata come poche volte.
“Tu puoi ripetere il mio nome solo se stiamo facendo l’amore, tesoro.”
“Lasciami subito.”
Blake sussultò quando Niklaus l’attirò a sé cingendole la vita con un braccio. Un attimo dopo si stavano baciando in modo disperato. Era un bacio violento fatto di morsi e di ansimi, l’unica via per scacciare la tensione che si era venuta a creare. Quando si separarono, Klaus l’abbracciò stretta fino a sentire ogni curva del corpo di Blake.
“Perdonami, amore.”
Blake lo abbracciò a sua volta baciandogli la guancia.
“Scusami tu. Ho davvero esagerato. Lo so che non puoi prevedere quali siano le possibili donne pericolose del tuo passato, non le puoi certo controllare. E’ solo che ho paura per nostra figlia.”
Klaus si scostò per guardarla in faccia, e le accarezzò le guance con i pollici.
“Ed è giusto essere preoccupati per la propria bambina. Ti giuro che farò una lista di quelle donne e che controllerò le loro vite in modo da essere sicuri che non siano una minaccia. Farò il possibile per la nostra famiglia. Tu, Hope e Anna siete la mia vita e non permetterò a nessuno di farvi soffrire. Io vi amo.”
“Anche noi ti amiamo.”
Stavano per baciarsi di nuovo quando Anna si mise a piangere.
“E questa è tua figlia che ha fame.” Disse Blake con un sorriso.
“Che dire, il seno della mamma è prezioso!”
“Non riesco a capire se tu sia serio oppure se sia una delle tue solite battutine.”
Klaus buttò giù un sorso di bourbon e sorrise felino.
“E’ una delle mie solite battutine, tesoro.”
Blake rise, una vera risata dopo quella serata movimentata.
“Sei un vero idiota, Mikaelson.”
“Ed è anche per questo che mi ami!” disse lui afferrandola per mano e accompagnandola in camera da letto. Blake gli diede uno strattone per poi coinvolgerlo in un bacio pieno di passione.
“Assolutamente sì.”
Klaus scese a baciarle il collo mentre le sue mani si infilavano sotto il vestito.
“Adesso ci prendiamo cura di nostra figlia, e poi io ti faccio dimenticare questa brutta serata con un metodo infallibile.”
“Ah, sì?”
Blake fu scossa dai brividi quando le labbra di Klaus le sfiorarono il lobo dell’orecchio.
“Fidati, signora Mikaelson, che questa diventerà una delle notti migliori della tua vita.”
 
Salve a tutti!
Blake non ha davvero tradito Niklaus, anche questa volta la famiglia ha prevalso.
Non ho raccontato per filo e per segno chi è Vivianne perché, nel caso voleste approfondire, potete leggere i libri.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.

 

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Capitolo 4
*** Da qui all'eternità ***


CAPITOLO QUARTO: DA QUI ALL’ETERNITA’.

“Eterno, anima mia, senza ombre mi prometti questo nostro amore.”
(Catullo)
 
Un anno dopo
“Blake, sono a casa!”
Klaus notò subito che la casa era buia, solo una flebile luce illuminava scarsamente il corridoio. Erano le otto di sera, perciò sua moglie doveva essere già tornata dal lavoro. Aveva lasciato Anna e Hope con Hayley ed Elijah perché a mezzanotte Blake compiva gli anni e voleva trascorrere quella serata da solo con lei.
“Sono in camera da letto!”
Blake era indaffarata a preparare la valigia dal momento che l’indomani sarebbero partiti per Castel Combe, appunto per festeggiare il suo compleanno con i genitori.
“Dove sono le bambine?” chiese lei lanciando in valigia un paio di calzini.
“Sono con Hayley ed Elijah. Volevo passare un po’ di tempo con te in vista del tuo compleanno.” Disse Klaus appendendo la giacca alla sedia. Blake esaminò il contenuto del bagaglio con cura, odiava tralasciare le cose.
“Che pensiero carino voler stare con me mentre invecchio di un anno!”
L’ibrido rise e scosse la testa, quella ragazza sapeva essere esasperante alle volte.
“Blake, compi ventisei anni! Soltanto ventisei!”
“Infatti, sto invecchiando. Tra dieci anni avrò trentasei anni!”
Blake lo spintonò giocosamente mentre rideva per l’espressione buffa del marito.
“E’ tutto pronto per la partenza?”
“Sì, ho preparato le valige per me e Anna. Hayley domattina riporta qui Hope con la sua valigia. Manca solo il tuo bagaglio, io non ci penso proprio a preparartelo.”
Klaus se lo aspettava, ecco perché aveva già recuperato la valigia dall’armadio e stava impilando i primi vestiti.
“Grazie, cara. Sei sempre così gentile!”
“Lo so, caro. Io vado a prenotare la cena, stasera non ho voglia di cucinare.”
“Già fatto. – disse Klaus – Trovi la cena sul tavolo. Ho pensato a tutto io.”
Blake sorrise e si issò sulle punte per baciargli la guancia.
“Oh, com’è premuroso mio marito!”
“Perché stai invecchiando e mi sembra doveroso essere premuroso.” Scherzò Klaus beccandosi una gomitata nelle costole.
“Ti aspetto in cucina. Sbrigati, Mikaelson, quella valigia non si prepara da sola!”
Due ore dopo Blake se ne stava stravaccata sul letto a leggere mentre Klaus si faceva la doccia. Sorrise quando i suoi occhi si posarono sulle foto appese alle pareti: tutte raffiguravano Anna, Hope e Klaus con facce buffe o in situazioni banali che rendevano quelle emozioni vere. Anna aveva gli occhi scuri della mamma e i capelli biondi e ricci come il papà, ma sembrava che il caratterino fosse simile a quello di zia Rebekah.
La camera fu inondata dalla luce quando Klaus uscì dal bagno con addosso solo i boxer e i capelli umidi.
“Così mi fai venire un infarto, Niklaus.” disse lei mordendosi il labbro. L’Originale si sedette sul bordo del letto passandosi una mano tra i capelli per riavviarli.
“Peccato! Volevo uscire completamente nudo.”
“Potevi farlo, io non avrei avuto niente in contrario!” replicò Blake ridendo. Richiuse il libro e lo conservò nel cassetto in modo da riprendere la lettura in seguito. Klaus trafficò nella tasca interna della giacca e ne tirò fuori un pacchettino, quindi controllò l’ora al cellulare; era mezzanotte.
“Buon compleanno, Blake.” disse sorridendo, e le porse il pacchettino. Blake si mise seduta e accettò il regalo con l’entusiasmo di una bambina. Strappò la carta con la curiosità che prendeva il sopravvento. Si trattava di una collana il cui ciondolo era a forma di angelo, come il pezzo di legno che lui aveva intagliato per appenderlo sulla culla di Anna.
“Oh, Niklaus … è meraviglioso.”
“E’ un amuleto magico. Freya lo ha incantato per proteggerti quando lo indossi. Dai, voltati.”
Blake gli diede le spalle e Klaus le appuntò la collana al collo, poi le diede un bacio sulla spalla.
“Tu ci sai davvero fare con i regali. Grazie di cuore.” disse Blake, si voltò e lo abbracciò più stretto che poté.
“L’importante è che tu sia felice, tesoro mio.”
“Sono felice, anche se sono più vecchia di un anno.”
Klaus affondò il viso nei capelli di Blake ridendo, quella ragazza non mancava mai di dire sciocchezze.
“Aspetta qui.”
Blake attese il ritorno del marito con una certa agitazione perché la situazione si faceva critica quando Klaus Mikaelson aveva in mente qualcosa. Quando l’ibrido tornò, lei si lasciò sfuggire un verso di sorpresa.
“E questo da dove viene fuori?”
Klaus infilzò una candelina sul cupcake al cioccolato e l’accese.
“Lo abbiamo preparato io, Hope e Anna. Ne abbiamo cucinati una decina ma questo ha la forma più decente. Spero che il gusto non sia scadente. Ora soffia ed esprimi un desiderio.”
Blake prese un respiro, piantò gli occhi in quelli del marito e soffiò. La candela si spense portando con sé un desiderio.
“Grazie, Niklaus. E non solo per la collana e il cupcake, ma per tutto quello che fai per me e le bambine. Riesci sempre a sorprendermi, ci riesci da quando ci conosciamo.”
Klaus lasciò da parte il dolce e prese posto di fronte a lei, afferrandole entrambe le mani.
“Devo farmi perdonare una miriade di azioni atroci che ho commesso, e tu e le bambine siete la mia occasione di redenzione. So che non riuscirò ad espiare mai tutti i peccati di cui mi sono macchiato ma so anche che sarò un uomo migliore grazie a te e alle nostre figlie.”
Blake era consapevole che Klaus non avrebbe mai potuto adempiere alla piena salvezza, aveva commesso troppe crudeltà per meritare il perdono completo, ma lo sforzo di limare la sua anima nera era un ottimo punto di partenza.
“Io ti amo immensamente, Niklaus Mikaelson.”
Klaus sorrise e si chinò a baciarla perché nessuna parola al mondo avrebbe mai potuto esprimere i sentimenti che provava per lei. Gli si mozzò il respiro quando l’odore del sangue che scorreva nella carotide lo inebriò come se fosse vino. Passò l’indice sulla vena pulsante, sembrava un invito a bere. Blake deglutì e la vena ebbe un guizzo che fece sospirare l’ibrido.
“Ho sete, Blake. Ho sete di te.” le sussurrò all’orecchio, e Blake si limitò ad annuire come a concedergli il permesso di dissipare quel bisogno. Klaus affondò i canini nella pelle tesa del collo e il sangue si sprigionò come rugiada che cade sui fiori. Caldo e denso, il liquido rossastro riempì la bocca dell’ibrido fino a quando ne fu sazio. Leccò il sangue intorno ai fori e si pulì le labbra col dorso della mano.
“Stai bene?”
“S-sì, più che bene.”
Blake tremava, il respiro concitato e le labbra schiuse. Era rapita dalla sensazione di benessere procurata dal morso. Circondò il collo di Klaus con le braccia avvicinandolo per baciarlo. Era un contatto ricolmo di passione, era un fuoco destinato ad accrescersi. Klaus la fece sdraiare sul materasso e fece scorrere le mani lungo le cosce di Blake lentamente, era una dolce tortura. Furono interrotti dal cellulare della ragazza che lampeggiava all’arrivo di ogni notifica.
“Aspetta.” Disse Blake, si alzò e diede un’occhiata al cellulare. Erano tutti messaggi di buon compleanno, ma lei rispose velocemente solo a quelli dei genitori, di Josh e dei Mikaelson.
“Blake, torna qui.”
“Rispondo a Freya e arrivo.”
Klaus, infastidito da quella brusca interruzione, le tolse il cellulare di mano e lo lanciò sulla poltrona sotto la finestra. Blake incrociò le braccia al petto con le sopracciglia inarcate.
“Non fare il bambino. Stavo solo ringraziando tua sorella per gli auguri.”
“Non mi interessa. Ora ti voglio in quel letto.”
“Niklaus!”
Klaus, incurante del rimprovero, la spinse dolcemente sul letto. Le fece divaricare le gambe per posizionarvisi in mezzo e riprendere a baciarla. Blake si abbandonò del tutto a quelle labbra che amava tanto. Quando fece riscontrare i loro bacini, Klaus gemette senza alcun controllo. Si liberarono in fretta dei pochi indumenti che indossavano, la voglia di stare pelle contro pelle era troppo forte per resistere ancora. Blake gli strinse le gambe intorno ai fianchi e le mani intorno alle spalle per fare unire i loro corpi.
“Devo dirti una cosa, Blake.” biascicò Klaus baciandole la clavicola.
“Non adesso.”
Blake ingaggiò l’ennesimo bacio avido, mordendo e succhiando le labbra di Klaus fino a farle diventare rosse. In risposta Klaus incominciò ad incalzare il ritmo delle spinte aumentando il piacere ad ogni minuto. La stanza si riempì di gemiti e ansimi, e il buio veniva rischiarato dai raggi argentati della luna. Blake conficcò le unghie nella schiena di Klaus, e lui ghignò perché sapeva che quell’abbraccio languido stava per sfogarsi nel migliore dei modi. Con un’ultima spinta raggiunsero l’apice del piacere, appagati l’uno nel calore dell’altro.
Si ritagliarono qualche minuto per regolarizzare il respiro mentre si godevano quel silenzio rilassante. Klaus spalancò le braccia e Blake si rannicchiò contro di lui posando la testa sul suo petto.
“Ti amo anche io, Blake.”
“Che cosa volervi dirmi prima?”
Klaus sorrise, una strana luce brillò nei suoi occhi chiari.
“Credo che tu sia incinta.”
 
Due giorni dopo
Castle Combe era uno di quei villaggi inglesi dove il tempo sembrava essersi fermato. Il cielo grigio e il vento che faceva svolazzare le foglie pigramente rendevano quelle stradine molto caratteristiche. Quel pomeriggio Blake aveva portato la sua famiglia al Village Pound, una struttura in pietra recintata dove i medievali rinchiudevano gli animali smarriti perché i padroni li ritrovassero. Avevano fatto il giro del villaggio prima di fermarsi lì, visitando in precedenza il museo, le case signorili e la chiesa di Saint Andrew.
“Da piccola giocavi qui?” domandò Hope, che si era già seduta sul blocco di pietra intorno alla struttura.
“Sì. – disse Blake – Io e le mie amiche venivano qui a trascorrere interi pomeriggi. Era divertente.”
Klaus si sedette affianco a Hope e sistemò Anna sulle proprie gambe in modo che i suoi occhi curiosi si guardassero intorno.
“E tu come passavi i pomeriggi, papà?”
“Io girovagavo per i boschi in compagnia di zio Elijah e zia Rebekah. Lo sai che sono un po’ più grande di Blake.” disse Klaus scompigliando i capelli di Hope. La bambina ridacchiò e spinse via la mano del padre.
“Papà, tu sei vecchio! Hai più di mille anni!”
“Mi sembra giusto dire la verità.” Intervenne Blake facendo la linguaccia a Klaus. Anche Anna rise, sebbene non capisse l’argomento, e Klaus si finse offeso.
“Voi signore vi state coalizzando contro di me, è scorretto!”
“Ragazzi!”
Helen Harris affrettava il passo per raggiungere il gruppo tenendo tra le mani un pacco piuttosto grande. Klaus lasciò Anna a Blake e aiutò la suocera, che gli sorrise con cortesia.
“Che cos’è, mamma?” domandò Blake scrutando il pacco misterioso.
“E’ una torta. Anzi, è la torta per il tuo compleanno! Nonna l’ha preparata e io sono andata a ritirarla per la cena di stasera.” Spiegò Helen, e nel frattempo si prodigava per salutare le bambine.
“Mamma, non è necessaria una torta di compleanno. Ho ventisei anni, sono abbastanza grande!”
“Grande? Non dire sciocchezze, tu sei sempre la mia piccola Blake. Klaus, dì qualcosa.”
Helen diede una gomitata a Klaus, che inarcò il sopracciglio.
“Tua madre ha ragione. Hai solo ventisei anni, quindi dovresti festeggiare ancora per qualche altro anno. E poi, la torta della nonna non si rifiuta mai!”
“Sul serio? Non parlare a me di età, Niklaus!” lo ammonì Blake sbuffando.
“Blake, non fare storie. Adesso porto la torta a casa. Ci vediamo più tardi!”
Helen andò via con il pacco che traballava e con la sua solita camminata spedita, sembrava che avesse sempre mille cose da fare e pochissimo tempo per farle. Klaus sfiorò la guancia di Blake con le nocche.
“Tesoro, qualcosa non va?”
“Sto bene. E’ solo che mia madre mi tratta come se avessi dodici anni e questo mi dà fastidio. Insomma, sono adulta, ho un lavoro, sono sposata e ho una figlia!”
Anna emise un verso come se volesse partecipare alla conversazione, e Blake le stampò un bacio sulla testa. Intanto Hope saltellava intorno al Village Pound canticchiando la sigla di un cartone.
“Tua madre sente molto la tua mancanza. Sei andata via quando avevi solo diciotto anni, è normale che ti tratti ancora come se fossi una bambina. Hope e Anna un giorno saranno donne, ma per me saranno sempre le mie piccole bambine.”
“Mmh. – fece Blake – Hai ragione, ma vorrei che qualcuno mi trattasse come se fossi una donna. I miei genitori mi trattano come se fossi una bambina e i Mikaelson mi trattano come se fossi la mascotte della famiglia.”
“Una mascotte molto carina!” commentò Klaus dandole un bacio sonoro sulla guancia. Blake scoppiò a ridere e gli diede un pugno sulla spalla che non lo spostò di un millimetro.
“Idiota!”
“Dico solo la verità. Devo chiedere a Freya di trovare un vestito da orsetto con cui travestirti.”
Quando Hope si fiondò sulla sua schiena, Klaus la prese al volo poiché i suoi sensi l’avevano avvertito.
“Quale orsetto, papà?”
“Blake è l’orsetto dei Mikaelson. Non credi che sia un orsetto bellissimo?”
“Osseto!” esclamò Anna sollevando le manine. Blake, Klaus e Hope risero per quell’adorabile interruzione.
“Che ne dite se quest’orsetto vi offre una bella cioccolata calda?”
“Sì!” disse Hope, e ritornò piano con i piedi per terra. Blake mise Anna nel passeggino e Hope strappò una margherita da regalare alla sorella.
“La storia dell’orsetto me la pagherai cara.” Disse Blake a Klaus, che fece un sorriso malizioso.
“Hai intenzione di punirmi, amore?”
Blake arrossì e si portò una mano sulla faccia, meno male che Hope stava parlottando con Anna di chissà cosa.
“Niklaus! Ti sembra il modo di parlare?”
“Ho solo menzionato una punizione. Ti consiglio di usare una frusta se vuoi rendere la tortura più eccitante.” Mormorò Klaus al suo orecchio. Blake gli tirò uno schiaffo sul braccio.
“Preferirei torturarti con un paletto, maritino.”
“Secondo me saresti più brava con la frusta.”
“Inizia a camminare prima che la frusta te la faccia ingoiare, Mikaelson.”
Klaus le rubò un bacio veloce, dopodiché spinse il passeggino verso il centro della città.
“Sai una cosa, Blake? Adoro quando sei aggressiva.”
 
Klaus non aveva mai più avuto l’opportunità di cenare con i suoi genitori dopo che Mikael ebbe scoperto la verità sulla sua natura di lupo. La famiglia per lui era importante, perciò anche condividere i pasti con essa rientrava nelle attività che si facevano insieme. Ecco perché era contento di trovarsi a tavola con Blake, le bambine, i suoceri e la nonna di Blake . Helen aveva preparato una cena gustosa e ricca di pietanze. La nonna era stata gentile con Klaus per tutto il tempo riempiendogli sempre il piatto e il bicchiere. Alfred, invece, era rimasto zitto e perlopiù aveva trucidato Klaus con lo sguardo.
“E’ il momento della torta!” esclamò Helen, quindi estrasse dal frigo una piccola torta rotonda al gusto di mele, la ricetta segreta della nonna. Blake si imbarazzò quando la madre le fece scivolare il dolce sotto il naso con ventisei fiammelle che ardevano. Klaus rise per le gote arrossate della moglie e perciò le stampò un bacio sulla guancia.
“Su, piccoletta, spegni le candeline.”
Blake sorrise ricordando bene che l’ultima volta che aveva spento le candeline, ovvero due giorni prima, era finita a fare l’amore con lui per tutta la notte.
“Vai, Blake!” la incoraggiò Hope. Anna, dal canto suo, agitò le braccia verso l’alto e rise.
“Okay, okay, spengo queste candeline.”
Esplose un forte applauso quando le candeline si spensero, al che Helen tagliò la torta e la servì in preziosi piattini decorati.
“Questa torta è squisita!” disse Klaus rivolgendo un sorriso alla nonna di Blake. L’anziana signora gli accarezzò la guancia con tenerezza, ignara che quell’uomo aveva più anni di lei.
“Grazie, caro. Sei davvero gentile.”
Hope si lanciò addosso a Blake e l’abbracciò.
“Blake, noi ti abbiamo fatto un regalo.”
“Davvero, streghetta? Fammi vedere un po’.”
La bambina le consegnò una busta di cartone al cui interno c’era un libro: Les Amours jaunes, una raccolta di poesie di Tristan Corbière. Gli occhi di Blake diventarono lucidi perché quel libro le aveva fatto conoscere Klaus. Tra le pagine stava in bilico il disegno di un cuore rosa firmato a nome di Hope e Anna.
“Ricordi? – disse Klaus – Stavi studiando queste poesie al Rousseau quando mi sono offerto di aiutarti.”
“Non potrei mai dimenticarlo.”
Blake lo abbracciò tanto stretto che, se fosse stato umano, avrebbe perso il respiro. Si scambiarono un bacio tenero e pieno d’amore.  
“E grazie anche a voi, streghette!” aggiunse Blake baciando sia Hope che Anna sulle guance.
Helen si presentò a Blake con un pacco incartato da una bizzarra carta rosa da regalo.
“Questo è il nostro regalo, bambina mia.”
“Non sarà costoso come i regali di tuo marito ma è pur sempre un regalo.” Disse Alfred, e si beccò un’occhiataccia dalla moglie. Il padre di Blake ancora non vedeva di buon occhio Klaus per via della sua ricchezza.
“Signor Harris, direi sia ora di deporre l’ascia di guerra.” disse Klaus in tono pacato, scatenare un litigio col suocero era l’ultimo dei suoi desideri. Alfred non lo degnò di uno sguardo, restava immobile a fissare il tavolo.
“Quell’ora è ancora lontana. Il vostro matrimonio mi rende incerto. Insomma, Blake è giovane, è bella, ha uno splendido carattere, ti ha già dato una figlia e queste sono cose che ringalluzziscono l’ego di un uomo ricco e potente come te.”
“Papà!”
Blake avrebbe voluto ficcare la testa sottoterra come uno struzzo, invece doveva sopportare quel supplizio inerme. Klaus sentiva la rabbia scorrergli nelle vene, pronta ad esplodere da un secondo all’altro, ma si schiarì la gola per ingoiare parole velenose.
“Io non sto con Blake perché è giovane, perché è bella e perché mi ha già dato una figlia. Mi dispiace che lei la veda così, è molto triste. Ho sposato Blake perché la amo, perché non mi ha mai abbandonato da quando la conosco, perché so che è la mia roccia quando vado in crisi. Sì, sono un uomo ricco e potente, ma tutto ciò non ha a che fare con sua figlia. Quando capirà che i miei sentimenti sono veri, sarà una bella giornata.”
Il silenzio era piombato nella piccola cucina creando un’atmosfera quasi di terrore. Blake toccò la spalla di Klaus per rassicurarlo, per dirgli che lei credeva alle sue parole. Si alzò in piedi per attirare l’attenzione di tutti e si portò le mani sul ventre.
“Comunque, voglio annunciarvi una bella notizia: sono incinta. Grazie di avermi rovinato il compleanno, papà.”
Blake corse in camera sua, quella in cui aveva vissuto per diciotto anni, mentre di sotto i parenti recepivano la notizia. Helen scattò in piedi e seguì la figlia per congratularsi.
“Non rovini il rapporto con Blake solo perché mi odia, signor Harris. Un figlio è una gioia immensa di cui essere grati. La famiglia è il vero potere.” Disse Klaus, dopodiché lasciò Alfred da solo a meditare su quel consiglio.
Quando raggiunse il secondo piano, Helen tentava di aprire la porta.
“Blake si è chiusa dentro. Prova a parlarle tu.”
“Aspettate di sotto. Ci penso io.”
Rimasto da solo, Klaus forzò la maniglia ed entrò nella camera. Blake stava sul letto con le ginocchia al petto e due lacrimoni lungo le guance. La ragazza abbozzò un sorriso quando lo vide sedersi accanto a lei.
“L’altra notte avevo ragione.”
“Scusami. Volevo darti la notizia in un clima decisamente migliore.”
“Non fa niente. Va bene così.”
Blake stava per ribattere ma Klaus la baciò per zittirla. Lei lo trascinò sopra di sé e lui scese a baciarle il collo, le clavicole, fino al seno. Le baciò anche la pancia con cura, quasi volesse già comunicare con il loro futuro bambino.
“Stiamo per diventare di nuovo genitori, Niklaus.”
“Lo so, tesoro, ed è fantastico. Tu mi rendi così felice.”
Blake si accoccolò tra le sue braccia, confortata dal suo calore e dal suo profumo. Sperava che quella cena avrebbe sanato il rapporto con suo padre ma le cose erano solo peggiorate. Si allontanarono quando Alfred compare sulla soglia.
“Posso parlare con mia figlia?”
“Certo.” Disse Klaus baciando la fronte di Blake.
“Che vuoi, papà? Prima sei stato fin troppo chiaro.”
“La verità è che sono geloso della tua vita. Ti sei trasferita a New Orleans per studiare e non sei più tornata, hai aperto una pasticceria, ti sei sposata e hai messo su famiglia. Vieni a trovarci solo durante le vacanze di natale, poi abbiamo tue notizie solo via telefono. Ho paura che la nostra umile vita non ti piaccia più perché quella che ti offre tuo marito è migliore. Klaus ti accontenta sempre, ti ricopre di attenzioni e di regali, ti tiene legata ai suoi fratelli. Ecco, ho il timore che ti allontanerai da noi, i tuoi genitori, perché la tua nuova famiglia a New Orleans è più importante.”
Blake avvolse le mani del padre con le proprie in una presa ferrea.
“Papà, non devi avere paura. Io voglio bene a te e alla mamma nonostante la distanza, nonostante i regali di Niklaus e la mia vita a New Orleans. Non importa che i Mikaelson siano la mia nuova famiglia perché voi siete parte di me dal primo momento che ho messo piede al mondo. Lo so che sono figlia unica e che è dura vedermi solo a Natale, ma ti giuro che questo non significa che vi voglio meno bene. Il mio matrimonio ha solo permesso ad altre persone di entrare a far parte della mia famiglia. E poi, non attaccare Niklaus. Lui è un marito e un padre straordinario. Certo, a primo impatto può sembrare uno stronzo egocentrico, cosa che è in fondo, ma dà tutto se stesso quando ama. Io sono felice con lui, con le nostre bambine, e vorrei che anche tu e la mamma faceste parte di questa felicità. Io senza di voi non sono niente.”
Alfred si passò una mano sul viso per eliminare le lacrime, il discorso della figlia lo aveva fatto commuovere.
“Mi dispiace di aver ostacolato la tua felicità. Io voglio far parte della tua vista, anche a costo di accettare quel pomposo di tuo marito.”
“Ti voglio bene, papà.”
Blake si strinse al padre come quando era bambina e voleva farsi consolare da quelle braccia che sapevano di casa.
“Anche io, figlia mia. E sono davvero contento per la notizia di poco fa. Sarò nonno per la seconda volta!”
 
 
Nove mesi dopo
Anna si rotolava sul letto mentre Klaus le faceva il solletico sul pancino. La risata della bambina risuonava in tutta la stanza, piacevole e allegra.
“Questa bambina ti adora.” Esordì Blake addentando un altro biscotto al cioccolato. Mancavano dieci giorni al parto e quell’attesa infinita le faceva venire fame, o almeno era questa la scusa che adduceva per ogni cosa che divorava.
“E papà adora questa bambina.” Rispose Klaus tempestando di baci la guancia paffuta di Anna. La piccola aveva quasi due anni, era molto vivace e con quel suo sorriso sdentato addolciva anche i cuori più freddi. Blake sorrise quando Anna le toccò la pancia, per lei doveva essere un gioco.
“Bimba!”
“Sì, qui dentro c’è una bimba, la tua sorellina e quella di Hope.”
Pochi mesi prima avevano scoperto che la nuova arrivata sarebbe stata di nuovo una femmina, forse nei geni dei Mikaelson c’era una propensione al genere femminile. Tra l’altro, la piccola sarebbe nata strega.
“E sarà bellissima come la mamma e le sorelle.” Disse Klaus mettendo una mano sulla pancia. Blake gli scostò un riccio biondo che gli ricadeva sulla fronte, un gesto consueto per loro due.
“Speriamo non abbia il caratteraccio del padre.”
“Beh, su questo ti do ragione.”
“Lo so.”
Nel frattempo Anna si era accucciata sul petto della mamma con gli occhi semichiusi, perciò Blake incominciò ad accarezzarle i capelli per farla addormentare.
“Devo parlarti di una cosa, Blake.”
“Dimmi.”
Klaus le mostrò una boccetta di sangue che sembrava emanare bagliori rossastri.
“E’ il sangue di Elijah. Avevamo pensato di farti trasformare dopo aver avuto un altro figlio, ricordi? Ebbene, il momento di affrontare la situazione è arrivato. Tra pochi mesi compi ventisette anni e abbiamo due figlie, quindi potrebbe essere l’occasione giusta per la trasformazione.”
Blake ci aveva riflettuto, era una cosa troppo grossa per prenderla alla leggera, ed era giunta alla conclusione che trasformarsi a ventisette anni era l’età giusta per congelarsi nel tempo. Inoltre, avere due figlie streghe che avrebbero usato un incantesimo per vivere per sempre era un incentivo a trasformarsi.
“Va bene. Lo faremo dopo la nascita della bambina.”
“Bene. – disse Klaus – Sai che non ti do il mio sangue perché non voglio farti diventare un ibrido, la maledizione del lupo mannaro te la voglio risparmiare. Elijah si è subito proposto come tuo genitore vampiro.”
“Mi piace l’idea di Elijah come mio papà vampiro.”
Si misero a ridere insieme per quell’assurdità, un modo per stemperare la serietà del discorso.
“Vuoi davvero trascorrere la tua eterna vita con me, Blake?”
“Assolutamente sì.”
 
Tre mesi dopo
Blake era serena, malgrado la morte incombesse su di lei. Era mezzanotte, la luna piena risplendeva nel cielo scuro, e le stelle baluginavano come fari. La morte, fredda e desolata, era quello che Blake aspettava. Osservava Anna e Beatrix dormire, erano così belle da farle scoppiare il cuore di felicità.
“Tra poche ore le rivedrai.” Disse Klaus interrompendo quel momento di pace. Quella notte Blake si sarebbe trasformata in vampiro per vivere in eterno con la sua famiglia. Avvertì una sensazione di paura quando baciò le figlie, paura di non rivedere più le sue bambine.
“Lo so.”
Klaus la prese per mano e la condusse in cortile, dove i Mikaelson si erano riuniti, notando subito le loro facce preoccupate.
“Sei pronta?” domandò Elijah, elegante e spaventoso nel suo completo nero.
“Sono pronta.”
“Procediamo.”
Blake si sedette con le mani che tremavano, quindi Klaus l’affiancò e le passò un braccio intorno alle spalle.
“Staremo insieme per sempre, amore mio. Pensa solo a questo.”
“Va bene.”
Hope si era aggrappata alla gamba di Hayley nascondendosi, terrorizzata dalla possibilità che Blake non si svegliasse.
“Andrà tutto bene. Blake tornerà presto.” La confortò la madre, e la bambina sembrò rilassarsi.
“Hope, – disse Blake – Starò bene. Ti darò il tormento per il resto della mia immortale vita!”
Hope ridacchiò e si tuffò tra le braccia di Blake per salutare la sua vita mortale.
“Ti voglio bene.”
“Anche io, streghetta.”
“E’ tutto pronto.” Disse Freya. Elijah porse a Blake la boccetta del suo sangue e un anello solare, che la ragazza indossò subito.
“Ci vediamo più tardi.” Disse Rebekah facendole l’occhiolino. Blake guardò i fratelli intorno a sé e prese un respiro profondo, non si tornava indietro.
“Alla salute!”
Klaus ricorse a tutto il suo barbaro coraggio per pugnalare Blake al cuore. La ragazza morì tra le sue braccia afflosciandosi come un fiore secco.
 
Sei anni dopo
“Zio Kol mi ha detto di fare attenzione alla tenda, e sai cosa è successo? Ho dato fuoco alla tenda!”
Blake scoppiò a ridere per l’espressione angosciata di Hope mentre le raccontava degli allenamenti di magia con Kol e Freya. Aveva dodici anni, pertanto il suo addestramento si faceva sempre più arduo.
“La prossima volta andrà meglio, ne sono certa.”
“Mamma! Mamma!”
Anna scorrazzò in salotto con Beatrix che la inseguiva mentre simulava i versi di un dinosauro. Rispettivamente di otto e sette anni, erano due bambine estremamente energiche.
“Che succede?”
“Beatrix mi fa spaventare con il dinosauro. Dille di smettere!” piagnucolò Anna stropicciandosi gli occhi rossi di pianto. Blake non sapeva se ridere o piangere per la disperazione della figlia, a volte era tragica come sua zia Rebekah.
“Beatrix, vieni qui e chiedi scusa ad Anna. Su, piccola.”
Beatrix con la faccia furba del padre, scoccò un bacio sulla guancia della sorella.
“Scusa, Anna. Non faccio più il dinosauro.”
“Commovente.” Commentò Hope ridendo sotto i baffi. In quel momento l’attenzione delle bambine si concentrata sulla porta di casa che si apriva. Non appena Klaus entrò, fu travolto dagli abbracci delle figlie.
“Buonasera, mie belle signorine!”
“Papà, che cosa ci hai portato questa volta?” chiese Anna battendo le mani per l’entusiasmo. Klaus almeno una volta a settimana rientrava a casa con un dono per le figlie e per la moglie, un piccolo gesto per dire loro quanto fossero importanti. Si inginocchiò all’altezza delle bambine, mentre Hope restava in piedi con le mani di Blake sulle spalle, e infilò la mano nella busta.
“Ho una nuova tavolozza di colori per Hope. Un peluche a forma di panda per Beatrix. Un libro di favole sulle principesse guerriere per Anna. Infine, un mazzo di rose per la mamma.”
Le bambine accettarono i regali, ringraziarono il papà con baci e abbracci e si fiondarono in salotto per ammirare i doni.
“Ma che bravo papà!” disse Blake con un sorriso. Klaus le strinse i fianchi e la baciò riservandole la solita passione di sempre. In quei sei anni il loro amore non si era appassito, anzi era aumentato ogni giorno di più. Il vampirismo era stato difficile all’inizio per Blake, bere sangue la disgustava e non aveva intenzione di uccidere, perciò aveva fatto ricorso al sangue animale per mettersi in pace con se stessa. Pareva che Klaus conoscesse un tale che beveva sangue animale per evitare di far del male agli umani, e a Blake era sembrata la soluzione migliore. Si guardava allo specchio e, anziché vedere il volto di una donna di trentatré anni, vedeva il volto di una ventisettenne. Avrebbe avuto ventisette anni per sempre, giovane e in salute per il resto della sua vita. Il vampirismo era un prezzo caro da pagare per via della fame, le emozioni amplificate e il potere erano sfide quotidiane, ma le risate delle sue figlie e del marito erano una valida ragione per lottare.
“Ti amo, Blake.” mormorò Klaus poggiando la fronte contro quella di Blake. La ragazza gli diede un bacio a stampo.
“Ti amo anche io. Sempre e per sempre.”
“Sempre e per sempre.”
 
 
Salve a tutti!
L’avventura di Blake e Niklaus finisce qui, vivendo ‘’per sempre felici e contenti’’. Il finale della serie è stato troppo tagico e ingiusto, perciò ho voluto dare a Niklaus quell’opportunità di vita felice che non avrà mai.
Vi è piaciuto il finale?
Fatemi sapere cosa ne pensate.
GRAZIE DI CUORE per aver seguito questa storia.
Alla prossima.
Un bacio.
 
PS. STO INIZIANDO A LAVORARE AD UNA NUOVA STORIA SU THE ORIGINALS, CON PIU’ CAPITOLI E NUOVI PERSONAGGI, CHE PUBBLICHERO’ A BREVE. PERCIO’ RICORDATEVI DI ME ;)
 
 
 

 

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