The New Generation's Chronicles 1

di Sofifi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 ***


The New Generation’s Chronicles

LIBRO 1

Epiphany

 

 

CAPITOLO 1

Quell’anno non era iniziato nel migliore dei modi: Hermione aveva perso le elezioni e non era stata riconfermata Ministro della Magia, e il suo posto sulla poltrona era stato preso da una candidata di estrema destra dalle idee apertamente retrograde, Charlotte de Montmorency.

Le famiglie Potter e Weasley non avevano preso bene la notizia, spaventati dalla possibilità di un ritorno alle politiche razziste di un tempo, ma Hermione era stata chiara: il popolo aveva scelto e, a meno che la ministra avesse cominciato a emanare leggi anticostituzionali, non c’era davvero nulla che si potesse fare se non accettare la triste sconfitta.

James, quella mattina di settembre, si lamentava con Roxanne dei risultati mentre si apprestava a salire sull’Espresso. Si guardava indietro dicendosi schifato nel sapere che la maggior parte degli adulti sulla piattaforma fossero in realtà solo delle stupide carogne che non avevano imparato niente dalla guerra.

Dietro di loro c’era Rose Weasley con il fratello Hugo, entrambi stavano rispondendo alle domande di una quanto mai eccitata cuginetta, che si apprestava a cominciare il suo primo anno ad Hogwarts.

Albus era ancora impalato al fianco dei genitori, i suoi occhi però vagavano lungo tutta la piattaforma alla ricerca di due teste bionde. Quando stava ormai iniziando a preoccuparsi, due palmi pallidi gli coprirono la vista:

-Indovina chi sono.- disse la persona misteriosa provando a camuffare la propria altrimenti troppo riconoscibile voce.

-Scorpius! Sei quasi in ritardo!- rispose subito il -momentaneamente- cieco Albus, prima di voltarsi ed incontrare il sorriso dell’amico.

-Come sta Lily? È nervosa?-

-Direi più elettrizzata.-

 

 

 

Un Albus ormai tredicenne cominciava finalmente a guardare le ragazze con occhi diversi, e non mancava di farlo sapere all’amico.

-Non so davvero cosa ci trovi Cecilia di interessante nella Francourt, ma se dovessi uscire con lei sono sicuro che riuscirei a passare sopra alla sua passione per la divinazione.-

-Ti piace la Toss?-, chiese Scorpius sorpreso.

-A chi non piace la Toss? Guarda che tette!-

-Ma ti sembra il caso di guardare le tette alla gente a lezione?-

-Beh, non è che la incontro tutti i momenti e posso guardargliele altrove...-

-Albus!-, lo riprese l’amico prima di tornare a guardare davanti a sé.

Purtroppo però l’amico non si arrese, a quanto pare non era ancora pronto a lasciare l’argomento.

-Cosa credi che mi risponderebbe se le chiedessi di uscire?-

Il giovane Potter non poteva vederlo ma nascosta dal banco una mano pallida cominciò a stringersi sempre più forte attorno a una penna.

Scorpius gli rispose senza voltarsi.

-Penso che ti direbbe di sì.-

 

 

 

Roxanne aspettò con ansia la fine della lezione di erbologia, poi senza perder tempo si avviò a passi veloci verso il castello e infine salì su, fino ad arrivare al settimo piano. Si precipitò in sala comune dove incontrò Hugo e Lily che scherzavano tra loro:

-E’ già rientrato James?-

Hugo fece un cenno d’assenso nella sua direzione e lei lasciò che i muscoli si rilassassero per qualche secondo per riprendersi dalla corsa, poi imboccò l’ultima scalinata e bussò alla porta del dormitorio del cugino.

-Avanti.-

Roxanne entrò, poi subito richiuse la porta alle sue spalle.

-James! Credo che dovresti parlare con Henry Zeller, è il fratello di Annemarie del nostro anno, anche lui corvonero.-

-Sei sicura?-

-Ho sentito la sorella parlare con un’amica, oggi a lezione. Io ero seduta dietro di loro e stavano discutendo delle elezioni. Avevano idee un po’diverse perché Sarah sosteneva che alla fine un Ministro vale l’altro e Annemarie continuava a dire “se ti sentisse mio fratello...” A quanto pare è rimasto molto deluso proprio come noi.-

-Bene, devo solo trovare l’occasione adatta per parlargli, allora.-

 

 

 

Albus spalancò le porte del dormitorio esibendo un sorriso a trentadue denti. Scorpius, sdraiato sul letto, non alzò neanche lo sguardo in direzione dell’amico e continuò a guardare quella stessa pagina che ormai aveva davanti agli occhi da mezz’ora.

Il sorriso di Albus ci mise davvero poco a spegnersi e il suo sguardo ci mise meno di un secondo ad assumere un cipiglio preoccupato.

-Scorpius, va tutto bene?-

L’amico finalmente spostò gli occhi dal libro e si tirò un po’ su sul letto.

-Non vuoi sapere com’è andato il mio appuntamento con Cecilia?-

-S… sì, certo.- balbettò il biondo.

-Amico, sei sicuro di star bene? Sei decisamente strano.-

Scorpius provò ad annuire con la testa ma non fu molto utile a tranquillizzare l’amico, infatti proprio in quel momento alcune lacrime bastarde cominciarono a bagnargli le gote arrossate.

Subito Albus si avvicinò al biondo e gli poggiò le mani sulle spalle.

-Scorpius, che cosa succede? Sai che puoi fidarti di me, che puoi dirmi tutto...-

La vicinanza di Albus anziché calmarlo l’aveva fatto disperare ancora di più e adesso con le mani tremanti si copriva il volto.

-E’… E’ che n… non lo so. A… avevo mal di testa. E poi… non lo so.-

-Vuoi che ti porto dalla Abbott? Avrai un esaurimento nervoso o qualcosa del genere. Non dirmi che hai studiato tutto il giorno! Hai dormito ieri sera, vero? Hai mangiato?-

 

 

 

La relazione tra Albus e Cecilia fu di breve durata. Il moro si rimise in fretta dalla delusione e ben presto cominciò la ricerca di una valida sostituta.

-Uhm… Scorpius?- cominciò Albus un giorno mentre rigirava la forchetta nella purea con fare nervoso.

-Mh?-

-C’è una cosa che devo dirti riguardo all’appuntamento di oggi con Kristin.-

-Cosa?- domandò l’amico con una punta di curiosità nella voce, ma senza smettere di mangiare.

-Beh… Diciamo che ho convinto Kri a portare un’amica… E che sarebbe un doppio appuntamento...-

-COSA?- gridò il ragazzo voltandosi verso Albus.

Non capitava spesso che il biondo alzasse la voce, infatti parecchie teste tra cui quella di Maxime Zabini e Aleksia Andersen si volsero nella direzione dei due amici.

Scorpius non si accorse di aver catalizzato tutta quella attenzione su di sé, in quel momento infatti i suoi occhi erano solo per Albus.

-Cos’hai fatto?- ripeté con un sussurro.

-Sapevo che te la saresti presa...- borbottò Albus, -ma l’ho fatto per te. Volevo aiutarti.-

-Aiutarmi?- chiese Scorpius continuando a guardare l’amico con occhi lucidi per la rabbia.

Il moro si grattò la testa prima di rispondere.

-Beh, Scorp. Tu non sei mai uscito con nessuna e penso che ti farebbe bene, sei sempre così irritabile quest’anno…-

-E quindi tu mi avresti combinato un appuntamento perché io sono irritabile?-

-Beh, non solo. Penso che potrebbe essere divertente… E poi non puoi tirarti indietro adesso, Amandine ci rimarrebbe male.-

-E chi sarebbe Amandine?-

-La ragazza con cui uscirai tu oggi pomeriggio.-

Scorpius sbuffò, maledicendo il fatto di non essere abbastanza egoista, poi tornò a rivolgere l’attenzione alla cotoletta già tagliata che lo attendeva nel piatto.

 

 

 

L’uscita per una delle due coppie fu decisamente imbarazzante.

Amandine provava di tutto per coinvolgere Scorpius in una conversazione, ma il biondo rispondeva soltanto a monosillabi e continuava a lanciare occhiatacce a Albus, che però non lo degnava di uno sguardo, troppo preso a ridere di chissà cosa con Kristin.

Quando Kristin e Albus si alzarono per fare una passeggiata, Amandine stava parlando di una qualche pozione che aveva provato a fare, ritrovandosi però il calderone sciolto. Scorpius, non più impegnato a lanciare occhiatacce in giro, cercò davvero di essere più partecipe, ma tutta quella situazione lo metteva enormemente in imbarazzo e non riuscì comunque ad ottenere i risultati sperati. Soprattutto perché nel bel mezzo del racconto riconobbe una voce familiare, con un timbro così simile a quella di Albus eppure così diversa. Era la voce di James. Camminava con quella che il ragazzo riconobbe come una delle tante cugine di Albus e un ragazzo di corvonero che non aveva mai visto prima. Quando il gruppetto passò davanti all’albero sotto al quale lui e Amandine erano seduti, Scorpius si ritrovò ad ascoltarli:

-...ma ti rispetto, Superman, dammi soltanto la conferma che la tratterai bene.- stava dicendo il corvonero.

-Non ferirò tua sorella, le voglio davvero bene.- lo rassicurò James.

Tempo qualche secondo, ed erano già lontani, ma Scorpius aveva nuovamente perso il filo del discorso di Amandine! Come erano finiti a parlare dei vestiti di Madama McClan se un attimo prima stavano parlando di pozioni?

 

 

 

Se l’appuntamento di Scorpius era stato disastroso, lo stesso non si poteva dire per quello di Albus. Lui e Kristin Kebery avevano preso a frequentarsi molto assiduamente e sempre più spesso le trecce scure della ragazza facevano capolino nella sala comune dei serpeverde.

Kristin era dolce, divertente e sicura di sé, e in pochissimo tempo era riuscita a conquistare il cuore di Albus, che da perfetto innamorato adesso aveva occhi solo per lei.

Scorpius sapeva che Kristin era esattamente la persona adatta ad Albus, eppure ogni volta che i due si baciavano o si sorridevano in un modo così terribilmente pieno di passione, il biondo non riusciva proprio a non sentire le proprie budella attorcigliarsi.

Una sera di fine primavera, Albus si dileguò dalla Sala Grande subito dopo il secondo per seguire Kristin nella sala comune di corvonero. Scorpius, conscio del fatto che l’amico non sarebbe tornato da lui prima dello scoccare del coprifuoco, ingurgitò con estrema lentezza il pudding al cioccolato prima di alzarsi e dirigersi verso i sotterranei.

Una volta entrato in sala comune, un rumore distinto di singhiozzi lo distolse dai suoi pensieri.

Subito alzò gli occhi in direzione del rumore: Maxime Zabini, Adrian Nott, Angie McPhail (la figlia della Ministra della Magia) e altri ragazzi che Scorpius non riconobbe subito erano accalcati attorno a qualcuno. Scorpius si avvicinò a quella piccola folla e vide che la fonte di tutti quei singhiozzi non era altro che Aleksia Andersen, la sua compagna di classe.

Allarmato chiese agli altri cosa fosse successo.

-Kjeld. Qualcuno l’ha attaccato mentre tornava in sala comune. Ora è in infermeria.- gli rispose Maxime con le labbra tremanti.

Kjeld era il fratello maggiore di Aleksia e Scorpius pensò che dovesse essere stato ridotto proprio male o la sua compagna, solitamente molto timida e sulle sue, non avrebbe reagito in modo così plateale.

Scorpius si accorse che la preoccupazione stava crescendo sempre più in lui e istintivamente si piegò come gli altri in direzione di Aleksia e le poggio una mano sulla spalla.

-Starà bene.- sussurrò più a se stesso che agli altri, mentre un brivido gli attraversava la spina dorsale.

 

 

 

Presto arrivò l’estate e con essa le vacanze.

Scorpius, appena sceso dall’Espresso, salutò Albus con un abbraccio prima di raggiungere suo padre.

Albus si avvicinò a Harry e Ginny tenendo stretta la mano di Kristin. Lily, che aveva già raggiunto i genitori, ammiccò in direzione del fratello.

Scorpius assistette alla presentazione della ragazza di Albus da lontano. Harry Potter fu il primo a sorridere e stringerle la mano, Ginny invece le disse qualcosa poggiandole una mano sulla spalla.

Albus si girò in direzione dell’amico e i suoi occhi felici si piantarono in quelli di Scorpius per qualche attimo, prima che il biondino distogliesse lo sguardo e lo posasse ai suoi piedi, mordendosi un labbro.

-Possiamo andare, Scorpius? O devi salutare ancora qualcuno?- chiese Draco.

-No… Andiamo.- rispose il ragazzo improvvisamente incupito, senza staccare gli occhi dai lacci delle sue scarpe.

 

 

 

ANGOLO AUTRICE:

Ciao a tutti e benvenuti nella mia storia. Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate e come potrei migliorarlo.

 

La serie chiamata “The New Generation’s Chronicles” idealmente dovrà essere composta da tre libri. Per ora però ho finito di scrivere soltanto il primo.

Ho deciso di completare la stesura di tutti i capitoli del primo libro prima di iniziare a pubblicarlo per non farvi restare a bocca asciutta. Questa sarà la prima fanfiction che non lascerò a metà, quindi hip-hip-hurrà! Sono abbastanza fiera di aver raggiunto questo traguardo, ma sono molto dubbiosa per quanto riguarda la mia prosa.

Sono sicura che grazie alle vostre critiche e ai vostri giudizi riuscirò ad imparare molto e a migliorare il mio metodo di scrittura.

Ringrazio anticipatamente chiunque lascerà un parere e auguro a tutti una buona serata (o giornata, a seconda di quando leggete).

P.s. Kjeld e Aleksia Andersen sono i figli di Pansy Parkinson e un purosangue danese chiamato Asbjorn Andersen


P.P.S. Molti dei personaggi presenti in questa storia non mi appartengono, in quanto inventati da J.K. Rowling.
Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***


CAPITOLO 2

 

Hermione quella mattina era più allegra del solito. Era domenica dopotutto, e lei adorava la domenica, poiché poteva spupazzarsi i suoi nipotini in santa pace tutto il giorno. Anni addietro infatti aveva deciso di creare quella che poi sarebbe diventata una tradizione, cioè il movie-day. Dopo pranzo sarebbero arrivati James, Albus, Lily, Roxanne e Fred (i figli di Percy e Bill non sarebbero purtroppo stati presenti, i primi infatti trascorrevano sempre le vacanze in Romania e i secondi in Francia) e come ogni volta avrebbero guardato un film tutti insieme, poi avrebbero fatto merenda e giocato un po’.

Su MovieChan davano un film chiamato “Rainbow souls”, che già nelle prime scene riuscì a catturare l’attenzione degli spettatori.

Quando si avvicinò l’ora di merenda, Hermione abbandonò per qualche minuto il gruppo per andare a preparare il the.

-Si sono baciati! Ma sono due maschi! - dalla cucina Hermione udì con chiarezza il tono turbato di Albus.

-Certo che si sono baciati! È dall’inizio del film che non fanno altro che flirtare, Al!- lo rimbeccò Lily.

-Ma non è… normale.- ribattè ancora Albus.

Roxanne sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

Albus guardò i cugini, stizzito.

-Non fare l’idiota, Al.- lo rimproverò James.

E Albus si zittì. Dopo poco però abbandonò il salotto in cerca di aria fresca.

 

 

 

-Dov’è andato Albus?- chiese Hermione tornando in salotto con in mano la teiera.

-Ha visto due ragazzi baciarsi e se l’è presa.- riassunse Rose.

Hermione versò il the nelle tazze dei ragazzi e poi andò a cercare il figlio del suo migliore amico.

Albus sedeva in giardino, con la schiena appoggiata al muro della casa, e guardava davanti a sé con sguardo vacuo.

Sua zia quando lo raggiunse prese posto accanto a lui.

-Mi hanno detto cosa è successo. Ne vuoi parlare?-

Al, dopo un momento di indecisione, cominciò a parlare, visibilmente a disagio.

-Erano due maschi… Io pensavo… Ho pensato per tutto il tempo che fossero amici, finché non si sono baciati. A quanto pare sono stato l’unico a crederlo.-

-Le relazioni tra le persone sono una cosa complicata, tracciare una linea netta tra amicizia e amore è praticamente impossibile.- spiegò Hermione in modo pragmatico.

Albus si grattò la testa, come faceva sempre quando pensava, e come faceva sempre anche Harry.

-Io… Credo di aver rivisto me e Scorp nella loro amicizia e poi loro si sono baciati…- cominciò Albus. -Io… Stavo ripensando a quest’anno… Scorp è stato abbastanza strano a dire la verità… E, ripensando al film, io, ecco… credo che potrebbe essere che io gli piaccia. Solo che a me piace Kristin, mi piace davvero tanto.-

-Sai, tra me, Harry e Ron sono sempre sorti problemi quando ci sono stati non detti. Con le persone alle quali si vuole bene non bisognerebbe aver paura di parlare, discutere e affrontare le cose insieme. Se uno ha dei dubbi riguardanti i suoi amici, la cosa migliore che può fare è chieder loro spiegazioni.-

 

 

 

A partire da quella domenica, non ci fu giorno in cui Albus non rimuginò sullo strano comportamento di Scorpius.

Presto si avvicinò la fine delle vacanze estive e come al solito il giovane Malfoy venne invitato alla villa dei Potter per passare qualche giorno con l’amico.

Albus si ritrovò ad osservare Scorpius con più attenzione, e se a volte riusciva a convincersi di essersi sbagliato riguardo ai sentimenti dell’amico, altre volte erano così palesi che Al doveva davvero sforzarsi per far finta di non aver notato nulla.

Scorpius cercava di tenersi a distanza di sicurezza. Quell’anno, appena uscito dal camino, non era corso ad abbracciare Albus come suo solito, ma si era limitato a fargli un cenno con la mano. Non era sgattaiolato fuori dalla stanza degli ospiti (l’ex camera dei giochi di Al, James e Lily dove si trovava ancora una libreria piena di fumetti babbani tanto amati dal maggiore dei fratelli Potter) nemmeno una notte per passare più tempo possibile con l’amico, e soprattutto era arrossito, maledettamente e palesemente, ogni qualvolta Albus gli aveva anche solo sfiorato il braccio.

 

 

 

Al sapeva che sua zia aveva ragione. Avrebbe dovuto parlare con Scorpius, chiedergli il perché del suo strano comportamento, e aiutarlo a risolvere il problema, qualunque esso fosse stato. Ma non ci riusciva, perché sapeva esattamente quale fosse il problema, ormai ne era più che certo, e non aveva la minima idea di come si affrontassero cose del genere.

Più volte era quasi riuscito a trovare il coraggio e parlare, sia a casa sua che una volta tornati ad Hogwarts, ma dopotutto c’era un motivo se il cappello non l’aveva messo a grifondoro, infatti quella debole fiammella si era sempre spenta ancor prima che riuscisse ad aprire la bocca.

Al decise allora di aspettare, attendere che quel sentimento si affievolisse da solo, senza far nulla, ma nemmeno quella strategia sembrò portar frutti.

L’unica cosa che riuscì a sbloccarlo da quel limbo fatto di silenzi fu vedere che Scorpius stava inesorabilmente cambiando, appassiva sotto ai suoi occhi ogni giorno di più, e il suo sguardo una volta pieno di vita diventava sempre più vuoto.

Apparentemente il suo amico era sempre lì accanto a lui, ma quella scintilla di viva vivacità e di speranza che lo aveva sempre caratterizzato, era sparita. Albus era sicuro di essere l’unico ad essersene accorto, Scorpius aveva imparato dal padre a nascondere bene quello che non voleva fosse visto, ma lui lo conosceva troppo, e più che vederlo il cambiamento lo sentiva, lo percepiva nei gesti piccolissimi e all’apparenza insignificanti, come una risposta che ci metteva quel poco di più ad arrivare o un sorriso un po’ sbilenco in presenza di Kri.

Era una sera di novembre quando Al finalmente si decise a parlare con l’amico, una sera diversa dalle precedenti ma il giovane Potter, troppo preso dai suoi pensieri, non si era accorto dello strano brusio che riecheggiava in una Sala Grande più silenziosa del solito.

-Scorp?-

 

 

 

Scorpius spostò gli occhi dalla figura della preside che si stava alzando con aria altera dalla poltrona a quella dell’amico con fare interrogativo.

-La preside.- sussurrò il biondo notando che Albus era uno dei pochi a non aver ancora alzato la testa verso il tavolo dei professori.

-Sonorus!- pensò la preside mentre si portava la bacchetta alla gola.

-Buonasera a tutti. Oggi pomeriggio questa scuola è stata teatro di un increscioso atto. Rebecca Wildsmith, corvonero, è stata attaccata alle spalle nei corridoi mentre tornava dalla biblioteca e si trova adesso in infermeria. Abbiamo modo di credere che l’attacco alla signorina Wildsmith sia stato organizzato dalle stesse persone che hanno messo in pratica quello dell’anno passato al signor Andersen, per cui raccomando a tutti gli alunni di prestare la massima prudenza e a chiunque sappia qualcosa su questi attacchi di rivolgersi a me o ad uno dei professori.-

Appena la preside terminò il discorso, il vociare nella Sala Grande tornò a farsi sentire. Ovunque si potevano udire voci preoccupate, curiose o stranite. Albus lanciò un’occhiata a Kristin e vide che stava parlando in maniera concitata con le sue compagne di casa, poi spostò gli occhi su Lily che, seduta accanto a Hugo, aveva lo sguardo fisso sul tavolo dei professori. Infine Al cercò il fratello, era seduto accanto a Roxanne e le stringeva forte la mano.

-Come mai pensate che sia opera delle stesse persone?- un urlo distinto raggiunse la preside dal tavolo dei corvonero. Scorpius e Albus si voltarono in direzione della McGranitt insieme ai tre quarti della sala grande. Probabilmente tutti si stavano chiedendo la stessa cosa.

-In entrambi gli attacchi, hanno lasciato la loro firma.- rispose enigmatica la preside.

-Credo intenda la bacchetta.- sbottò Kjeld, il ragazzo che aveva subito il primo attacco, attirando l’attenzione dei serpeverde.

-Dopo avermi messo fuori gioco mi hanno spezzato la bacchetta.-

Aleksia, seduta accanto a Scorpius, annuì con la testa.

 

 

 

James uscì dalla Sala Grande assieme a Roxanne, poi si fermò ad aspettare la sua ragazza.

-Non hai paura che...- comiciò Rox guardandolo negli occhi.

-Tu hai paura?-

Annemarie arrivò accompagnata da suo fratello Henry e James, dopo aver salutato la sua bella con un bacio a fior di labbra, si voltò in direzione di Rox che aveva cominciato ad allontanarsi.

-Non me la darà mai, eh.- commentò Henry, anche lui con lo sguardo rivolto verso la Weasley, mentre sua sorella gli lanciava un’occhiataccia.

-Non credo.- rispose sincero James.

 

 

 

-Ho perso di nuovo l’occasione per chiederglielo.- pensò Albus mentre tornava alla Sala Comune assieme a Scorpius, Aleksia e Maxime, tutti intenti a discutere della novità.

-Chissà cosa vogliono...- sospirò Aleksia.

-Cos’hanno in comune Rebecca Wildsmith e tuo fratello?- chiese Scorp con sincera curiosità.

-Niente. Non si conoscono nemmeno.-

Aleksia sbuffò e Maxime le circondò la vita con un braccio.

 

 

 

Albus ci mise più di una settimana prima di provare nuovamente a parlare con Scorpius del “problema”.

Aspettò che la sorpresa e l’angoscia provocate dall’attacco alla loro coetanea corvonero svanissero e che Aleksia e Maxime, che da quell’anno avevano cominciato a passare molto tempo con loro, non fossero nei paraggi.

Aspettò e il momento propizio, purtroppo per lui, arrivò.

Era un sabato mattina e Albus si era svegliato in ritardo.

Subito il ragazzo aveva notato l’assenza di Maxime dalla stanza e si era voltato verso il letto di Scorpius, che era lì, seduto, e leggeva un libro.

Accortosi dello sguardo confuso e frastornato del giovane Potter, il biondo aveva spiegato:

-Maxime non voleva far aspettare Aleksia per la colazione.-

Quindi il loro compagno di stanza non era davvero lì, constatò mentre si tirava su dal letto.

-Potevate svegliarmi.-

-Non era mai capitato che dormissi per così tanto, a quanto pare ne avevi bisogno.- rispose Scorpius facendo spallucce.

-Che ore sono?-

-Le nove e mezza. Se ti muovi riusciamo ad acciuffare un muffin prima che sparisca la colazione.- replicò posando il libro sul comodino e facendo per infilarsi le scarpe.

-No. Aspetta.- Albus parlò senza pensare. Aveva tutte le condizioni che stava cercando e dopotutto non poteva aspettare ancora.

-Che hai?-

-Dobbiamoparlare.- tuonò Albus.

Scorpius strabuzzò un attimo gli occhi, prima di ritornare alla sua espressione abituale. Dopotutto, non sapeva di cosa Al volesse parlargli.

-Di cosa?- domandò infatti.

-Tu sei innamorato di me.-

Non era una domanda, ma una semplice, pura, constatazione, e Scorpius l’aveva capito benissimo. Albus seppe che l’amico aveva recepito il messaggio perfettamente quando lo vide impallidire improvvisamente e se lo ritrovò davanti con la faccia di un colore più simile a quella del Barone Sanguinario che a quella di qualunque essere umano avesse mai conosciuto.

-C… Cosa?- Scorpius sperò intensamente di aver appena avuto un’allucinazione uditiva.

-Io ti piaccio. È vero?- anche la voce di Albus suonò un po’ tremolante.

-...-

-Scorpius, guardami.-

-...-

-Scorpius.-

-No, non mi...- soffiò il biondo flebilmente senza smettere di guardare il pavimento.

-Perchè lo neghi?-

-Perchè lo pensi?-

-L’ho capito quest’estate. Tu non hai mai avuto una ragazza, non ti è mai interessata nessuna, e dall’anno scorso hai cominciato a comportarti in modo strano e sembra… Sembra che tu sia innamorato di me.-

Scorpius sentì gli occhi pizzicare, e pensò che non sarebbe mai più riuscito ad alzarli dal pavimento, checché chiedesse Albus.

-Scorpius?-

La prima calda lacrima cadde sui pantaloni di saglia del biondo.

-Non sono… di te.-

Albus ancora in pigiama si alzò definitivamente dal suo letto e si sedette affianco all’amico che rabbrividì con l’affondare del materasso.

-Perchè me lo… chiedi adesso?- chiese ormai singhiozzando.

-Aspettavo che ti passasse, magari ti passava...-

-Mi passa. Mi sta passando.- sussurrò Scorpius mentre si asciugava le lacrime coi palmi delle mani.

Albus era arrivato a quel punto, quello che tanto temeva, dove Scorp ammetteva la sua cotta e lui non sapeva come portare avanti la conversazione. Nella camera calò per qualche minuto il silenzio, ma Albus nemmeno se ne accorse, talmente era concentrato sullo stridere degli ingranaggi del suo cervello.

-Okay.- disse solo.

-O… Okay cosa?-

-Ti sta passando e quindi è tutto okay, immagino. Ti passerà e tornerà tutto come prima, mh?-

-Mh-mh.-

 

 

 

Il discorso tra i due amici non finì lì.

Scorpius aveva mentito quando aveva detto che gli stava passando e Albus ci mise poco ad accorgersene.

Egoisticamente aveva accettato quella affermazione senza starci a pensare troppo, ma altruisticamente sentiva di star facendo del male a Scorpius, obbligandolo a farlo comportare come se andasse tutto bene -cosa che tra l’altro gli riusciva malissimo-.

Scorpius era ogni giorno più nervoso, e le sue occhiaie ogni mattino più scure.

Albus sapeva che era colpa sua.

Se solo ci fosse stata zia Hermione a consigliargli cosa fare…

La zia Hermione però non c’era, e lui non voleva parlare di quelle cose in una lettera, sapendo che zio Ron avrebbe potuto leggerla. Avrebbe potuto aspettare Natale, ma allora in che stato sarebbe stata la faccia del suo amico? E per non parlare della sua stabilità mentale.

-… insomma, il pudding a me sembra più un dolce serale. Al proposito, Scorpius, puoi seguirmi un secondo?- Albus se ne uscì un mattino in Sala Grande, nel bel mezzo di una conversazione con gli altri compagni serpeverde del suo anno.

-Che segreti dovrete mai dirvi al proposito del pudding?- chiese infatti Maxime, sottolineando l’incoerenza della frase.

Scorpius fece finta di ridacchiare alla battuta di Zabini, poi però si alzò e seguì Albus, con una faccia molto meno spensierata e decisamente consapevole di quello a cui stava andando incontro:

-Non avresti dovuto fare tutta quella scena, potrebbero insospettirsi.- ammonì infatti l’amico una volta fuori dalla sala.

-Ma se Aleksia è da giorni che ti guarda stranita. Hai visto che occhi che hai?-

-I miei occhi sono normalissimi.- rispose irritato.

-Scorp, non ti sta passando, vero? E questa volta sii sincero. Come facciamo ad aggiustare le cose se non riusciamo nemmeno a parlarci in modo schietto?-

-Cosa vuoi che ti dica, Al?- sbottò, mentre il suo autocontrollo cominciava a vacillare forse per via della stanchezza.

-Mi hai detto una bugia l’altra volta!-

-E cosa avrei dovuto dirti? Che ogni volta che mi guardi perdo un battito e che quando hai cominciato a uscire con Kristin mi sono sentito una merda ma ti voglio talmente bene che l’ho accettata nonostante io… sia innamorato di te? Che non riesco a dimenticarti perché mi basta guardarti per scordare ogni promessa fatta a me stesso? Che sono fottuto, fottutissimamente fottuto, e non so come uscirne perché ci sono dentro con entrambi i piedi, e ci sto affogando in questa palude? Non sarei sembrato un pazzo sclerato?- chiese Scorpius guardando finalmente l’amico dritto negli occhi prima di scoppiare in una risata isterica che presto si trasformò in un verso strozzato simile a un lamento e lasciando Albus sgomento a inghiottire la sua stessa saliva.

-Sì, qualcosa del genere sarebbe stato meglio.- abbozzò Albus dopo essersi almeno in parte ripreso.

-Cazzo, Morgana impalata, porco Merlino e tutti i suoi avi. Sono un coglione, un deficiente, ovviamente hai ragione, non dormo da cinque benedettissimi giorni, non riesco a concentrarmi per più di due minuti a lezione e non solo perché tu sei vicino a me, oh cazzo, ecco, e straparlo. Fai finta che non abbia mai detto niente, ora me ne vado a dormire e tra tre giorni ne riparliamo quando ho preso di nuovo possesso del mio cor-

-Aspetta, fermati diamine!-

-Fermarmi? Sì, in effetti dovrei farlo dato che ho già rovinato tutta la mia reputazione e oh, alla fine sarà contento chi mi ha sempre additato sin dal primo an-

-Scorpius, cazz-

-E poi se mi fermo parli tu, e forse è meglio continuare a parlare allo-

-Languelingua.-

-Mhhhjhhssdjsj-

-...-

-Shhjjjki-

-Piantala di fare versi! Ti devo pietrificare?-

Albus incrociò le braccia, aspettando che Scorpius si calmasse e smettesse di provare a parlare, poi lo liberò dall’incantesimo.

-Oddio, non voglio scoprire come tu sia da ubriaco.-

Scorpius si morse il labbro e Albus, dopo aver valutato che scoppiare a ridere sarebbe stato inopportuno, si limitò a spiegare l’angolo sinistro della bocca verso l’alto prima di tornare a riflettere su tutte le parole uscite dalla bocca dell’amico.

-Scorpius. Io ti voglio bene e voglio che tu sappia che se mai dovessi aver bisogno di me, anche prima che ti passi definitivamente, io sarò qui. Però… Mi è sembrato di capire che la mia vicinanza non ti aiuti nel superare la cosa, o anche soltanto nello stare bene, quindi credo che sia meglio... prenderci una pausa. Però torna da me, quando ti passerà, io ti aspetto.-

Scorpius ci mise un attimo prima di recepire il significato di quelle parole… e andare nel panico.

-Al, era un esempio, io non...-

Non penso veramente tutto quello che ho appena detto, voleva affermare. Ma sarebbe stata una bugia. E forse, nel profondo, Scorpius sapeva che Albus aveva ragione. E anche che l’amico non voleva più sentirsi dire bugie al riguardo, non ora che aveva capito tutto.

-Ce la farai, Scorp.-

Scorpius restò fermo con gli occhi puntati dritti in quelli dell’amico, incapace di muoversi, incapace di rispondere, incapace di fare qualunque altra cosa.

Fu Albus, come al solito, a sbloccare la situazione.

-Sei stanco, hai bisogno di dormire.- disse soltanto.

Era lunedì ma a nessuno dei due sembrò importare. Scorpius annuì con la testa prima di cominciare a camminare in modo automatico verso i sotterranei, accelerando quando sentì gli occhi cominciare a pizzicare.

 

 

 

Albus tornò in Sala Grande da solo e venne subito accolto dagli sguardi interrogativi di Aleksia e Maxime.

-Dov’è Scorpius?- chiese la ragazza.

Albus si sedette al suo posto con lentezza mentre pensava a cosa rispondere.

Non poteva di certo dire la verità, Scorpius si sarebbe arrabbiato… Per non parlare del fatto che si sarebbe vergognato a morte, e in quel momento non aveva di certo bisogno di altri motivi per stare male.

-Abbiamo… litigato.- rispose accasciandosi finalmente sulla panca.

-Litigato? Per il pudding?- domandò Maxime, alzando un sopracciglio.

-No.- rispose semplicemente Albus, mogio, prima di riprendere a mangiare.

-E per cosa?- continuò Zabini.

-Per colpa mia.- rispose Albus, prima di deglutire.

Maxime continuò a guardare Al con aria scettica, ma per fortuna Aleksia parlò prima che il suo amico potesse aprire di nuovo la bocca.

-È ovvio che non abbia voglia di parlarne adesso.- proferì voltandosi verso il ragazzo dalla carnagione scura e facendo sì che il discorso finisse lì.

 

 

 

Scorpius arrivò nel dormitorio soltanto grazie ai suoi piedi, che conoscevano la strada a memoria. La sua vista infatti ci aveva messo davvero pochissimo ad appannarsi dopo che aveva cominciato a camminare.

Chiuse la porta con una mano tremante, prima di lasciarsi cadere sul suo letto.

Rimase così, fermo in quella posizione, per tempo interminabile -ore, decisamente-, mentre le lacrime gli scorrevano libere sulle guance e mentre dalla sua bocca uscivano versi che esprimevano tutta la sua frustrazione.

Poi pian piano riuscì a calmarsi un po’, e mentre tirava su col naso si liberò i piedi dalle scarpe, prima di scivolare con ancora l’uniforme addosso sotto le coperte, il cui calore era la cosa più simile ad un abbraccio su cui poteva contare in quel momento.

Quando sentì dei rumori provenire dal corridoio, chiuse le tende del letto a baldacchino con un gesto repentino. Il chiasso però si affievolì quasi subito, segno che le persone che erano appena passate lì fuori non erano i suoi compagni di stanza.

Dopo una buona mezz’ora la porta del dormitorio si aprì, e Scorpius trattenne il fiato.

Subito riconobbe la voce di Al. Parlava con Maxime in un tono così normale che Scorpius sentì un brivido percorrergli la spina dorsale.

Forse per Albus stargli lontano non sarebbe stato nemmeno lontanamente difficile quanto lo sarebbe stato per lui.

-Vado a farmi una doccia, dopo ved… dopo vado a fare i compiti in biblioteca.- annunciò infine il giovane Potter a Maxime, evitando accuratamente la parte in cui avrebbe detto con Kristin.

A Maxime non sfuggì l’occhiata preoccupata che lanciò Albus in direzione delle tende del baldacchino di Scorpius prima di entrare in bagno e quando l’amico si chiuse finalmente le porte alle spalle, il ragazzo si lasciò sfuggire un sospiro angosciato. Poi si alzò. E si diresse verso quelle tende, aprendole e trovandoci uno Scorpius sfatto, sudato, e con gli occhi rossi ancora umidi.

Non gli chiese come stesse, perché la risposta l’aveva a portata di sguardo, si sedette semplicemente accanto al corpo dell’amico steso sul materasso.

-Al ci ha detto che avete litigato, per colpa sua.- cominciò e Scorpius non riuscì a contenersi, scoppiando di nuovo a piangere.

Albus continuava a dimostrargli di volergli bene, non aveva rivelato il suo segreto, e si era anche preso la colpa per la sua assenza.

-N… Non per colpa sua. Mia.- riuscì a dire tra un singhiozzo e l’altro.

-Possiamo fare qualcosa per aiutarvi a risolvere?- chiese, includendo Aleksia nella proposta.

-No... È una cosa che… Devo risolvere io. Da solo.-

 

 

 

Martedì mattina Scorpius si alzò, con le occhiaie ancora più scure e infossate del giorno prima.

Assieme ai compagni di stanza e ad Aleksia raggiunse la Sala Grande per la colazione, senza alzare mai gli occhi dal pavimento né aprir bocca.

Appena entrò nella stanza, sentì le budella contorcersi. Si sforzò di mangiare comunque, dopotutto erano praticamente 24 ore che non toccava cibo ma si fermò presto, subito dopo essersi portato la mano davanti alla bocca per la nausea dopo aver addentato un muffin. Aleksia, seduta accanto a lui, gli portò un braccio attorno al busto, senza dire una parola, e Scorpius si sentì un po’meglio.

Aleksia si sedette accanto al biondo a tutte le lezioni. Scorpius gliene fu grato, perché Maxime era decisamente più chiacchierone, e lui non era in vena di parlare.

Filò tutto liscio, più o meno, almeno fino alla terza ora: l’ora di pozioni.

Anzi che essere seduto dall’altra parte dell’aula, Albus era seduto assieme a Maxime davanti a lui. Non era colpa loro, tutti gli altri banchi erano già occupati quando erano entrati. Ma così Scorpius era troppo vicino ad Albus. Sentiva la sua voce mentre parlottava incessantemente con Maxime, nello stesso modo in cui era solito fare con lui. Sentiva la sua risata, e ad ogni nuova risata il suo stomaco sembrava fare il giro della morte nella pancia.

Per fortuna era un’ora di semplice teoria, altrimenti era sicuro che il suo calderone sarebbe già esploso da un pezzo.

Aveva già posato la piuma e rinunciato a prendere appunti, quando il riso trattenuto di Al gli giunse nuovamente all’orecchio, e istintivamente Scorpius si portò le braccia attorno allo stomaco, prima di poggiare la testa sul banco.

-Scorpius, tutto okay?- il bisbiglio di Aleksia gli giunse ovattato alle orecchie.

Il ragazzo ci mise più tempo del necessario ad alzare la testa e annuire.

-Sei pallido.- gli fece sapere la ragazza guardandolo con aria preoccupata.

-Non è niente.- la rassicurò, senza però spostare le braccia da attorno allo stomaco.

-Signorina Andersen, signor Malfoy. Vi dispiace prestare attenzione alla lezione?- chiese il professore, squadrando quelli che erano due dei suoi migliori alunni con aria perplessa e vagamente scocciata.

Tutti si voltarono nella loro direzione. Tutti compresi Maxime e Albus, naturalmente.

Gli occhi verdi del ragazzo si scontrarono per qualche secondo con quelli grigi di Scorpius, prima che il biondo strizzasse gli occhi per trovare la forza di spostare lo sguardo.

-Mi scusi professore.- squittì Aleksia arrossendo, senza però smettere di lanciare occhiate inquiete in direzione di Scorpius.

-Signor Malfoy?-

Scorpius sentiva che il labbro gli stava tremando, lo stomaco in subbuglio e gli occhi di tutti puntati su di lui. Le ore di sonno perse, oltre ad averlo reso un fascio di nervi e debole fisicamente, lo avevano anche portato ad avere un tempo di reazione agli stimoli più lungo del normale.

Solo quando il professore fu sul punto di perdere la pazienza, riuscì a parlare:

-N… non mi sento bene.- esalò, -Ho bisogno... posso andare in bagno?- continuò con quello che suonava come poco più di un sussurro implorante.

Il professore annuì, nonostante non fosse il genere di persona che lascia spesso gli alunni uscire dall’aula. Probabilmente nemmeno a lui erano sfuggite le occhiaie nere del ragazzo e le sue braccia strette attorno allo stomaco.

 

 

 

Lily aveva paura.

E fu la paura che quel pomeriggio di gennaio la portò a bussare alla porta dell’aula di difesa contro le arti oscure.

Mikhail Egorov, il professore, aprì la porta sorridendole in modo cordiale come al solito.

-Lily Luna.- le diede il benvenuto con tono per nulla sorpreso.

-Quale domanda porta te qui questa volta?- chiese col suo inglese sgrammaticato dopo averla fatta entrare.

Lily si sedette su un banco senza spostare per neanche un secondo gli occhi dal viso del professore.

-Non state facendo niente.- accusò l’insegnante, parlando con rabbia.

-Qualche idiota continua ad attaccare gli studenti e voi non fate niente.-

Mikhail si sedette anche lui, sul banco immediatamente di fronte a Lily.

-Due! Due ragazzi in una settimana!- sbottò ancora, rossa in viso per la rabbia.

-Lily Luna, calma nervi o strega vale niente.-

Lily soffiò stizzita prima di stringere la coda alta che cominciava ad allentarsi, senza però spostare lo sguardo irritato da quello indecifrabile del professore.

-Debolezza non sapere quando attaccano. Uno anno scorso, uno novembre, due dopo vacanze Natale.- ricordò Mikhail.

-Esatto!- gli diede stranamente ragione Lily, -Eppure continuate a sostenere che sia opera delle stesse persone. Quindi ci state nascondendo qualcosa, qualcosa di grosso.-

Mikhail si lasciò scappare un sorriso e Lily capì che aveva fatto centro.

-Voglio sapere cos’è. Cos’è quella che la preside ha chiamato la loro firma.- affermò con sicurezza.

-È una qualche maledizione?- ipotizzò, -Devo saperlo se voglio difendermi.-

-Tu al sicuro se tu non indagare.- rivelò il professore con apprensione.

Lily si prese un momento per assimilare quell’informazione e cercare di capire il suo intrinseco significato, poi riprese a parlare mentre un sorrisetto vittorioso le nasceva mordace sulle labbra.

-Oh beh, per quanto mi riguarda, io indagherò. Lei può soltanto decidere se aiutarmi ad essere il più preparata possibile per un eventuale incontro o no.-

Mikhail piegò leggermente la testa verso destra mentre osservava lo sguardo determinato della sua allieva e poi si alzò dal banco facendo scrocchiare la schiena. Gli occhi di Lily seguirono il profilo scolpito dell’insegnante per un istante, prima di risalire verso il suo viso proprio mentre Mikhail stava iniziando a parlare.

-Tu brava con incantesimi, non sarà problema. Problema è che loro attaccano spalle. Tu devi acuire sensi.- cominciò portandosi sul fondo dell’aula.

-Tu giri schiena, io attacco quando non sai. Tu devi proteggerti.-

A quel punto Lily seppe che l’aveva convinto e saltando giù dal banco, si mise in posizione per cominciare l’esercizio.

 

 

 

Aleksia si voltò in direzione di Scorpius, che stava decorando la sua pergamena con disegni geometrici mentre il professor Rüf spiegava a macchinetta il capitolo 12 del libro, quello sulla nascita dello Statuto Internazionale di Segretezza della Magia.

Avrebbe voluto richiamare l’attenzione del biondo, chiedergli un parere su quello che stava succedendo, ma da quando aveva litigato con Albus, e non aveva ancora capito esattamente per cosa, Scorpius era cambiato. Era diventato più taciturno e sfuggente e i suoi occhi erano sempre tristi. Il ragazzo sembrava essere sprofondato in un dolore tutto suo e il mondo là fuori lo sfiorava appena, non si sarebbe nemmeno stupita di scoprire che il ragazzo non aveva ascoltato neanche una parola del discorso della sera precedente della preside.

Aleksia si volse allora alla sua sinistra, e intercettò un’occhiata di Maxime. Avrebbe così tanto voluto essere accanto a lui in quel momento, lui che si elettrizzava e infervorava sempre per i misteri.

Ripensò a quello che era successo: prima era stato attaccato suo fratello, poi la loro compagna corvonero Rebecca, poi Adrian Daunger, un serpeverde del settimo anno, e infine Isabelle Battenberg, che era in classe con suo fratello ed era la migliore amica di Angie McPhail.

Tranne Rebecca, erano tutti serpeverde.

Magari l’attacco a Rebecca non era voluto, magari si trovava soltanto nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Oppure…

Rebecca Wildsmith.

Era sicura di aver già sentito quel cognome da qualche parte.

Ma dove?

Aleksia si spremette le meningi per il quarto d’ora successivo e poi quando la lezione finalmente finì raggiunse il suo amico dalla pelle scura, lasciandosi un attimo Scorpius indietro.

-Wildsmith, l’hai già sentito? Oltre a qui a scuola, intendo.-

-Ci hai pensato anche tu tutta la lezione.- constatò Zabini.

-Sì, è l’unica non serpeverde.-

Maxime sorrise all’amica guardandola trionfante.

-Tu hai capito!- esclamò lei, interpretando l’espressione dell’amico.

-Tutti purosangue.- rispose infatti il ragazzo, lasciandola sbigottita.

 

L’attacco a Petra Rowle, avvenuto qualche settimana prima delle vacanze estive, sembrò confermare la versione Zabini-Andersen.

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 ***


CAPITOLO 3
 

Ginny portò in tavola l’ultimo tagliere degli affettati prima di sedersi con gli altri.

Quella sera, per cena, erano presenti anche Annemarie e Kristin, le fidanzate dei suoi due figli, ma lei non era comunque riuscita ad accendere i fornelli per il caldo, per cui aveva servito una semplice portata composta da melone e salumi.

Una mosca aveva preso a girare attorno al tavolo ancor prima dell’inizio della cena e, dopo numerosi pacifici tentativi di Harry e dei vari commensali di cacciarla, Lily aveva mosso la mano, una sola volta, e l’aveva catturata sotto lo sguardo stupito di tutti, l’aveva portata fuori, e poi era tornata a cenare come se nulla fosse successo.

Lily quell’estate stava allenando i suoi riflessi, non poteva usare la bacchetta e ripetere gli esercizi che gli faceva fare Mikhail, ma non voleva tornare a scuola peggiorata: aveva un prof da impressionare e una banda di teppistelli da scalzare.

Tutti si erano accorti delle nuove abilità della ragazza e Harry e Ginny avevano anche provato a convincerla a iscriversi alle selezioni per far parte della squadra di quidditch, convinti che sarebbe stata un’ottima cercatrice. Al che, Lily, aveva subito messo in chiaro il suo disinteresse per quello sport, che pur amava, spiegando ai genitori che non era assolutamente per quello che si stava allenando tanto ma per potersi difendere e poter coprire le spalle agli studenti. Quelle parole erano state seguite da uno sguardo di pura ammirazione da parte del padre che, quando Ginny non era presente, l’aveva poi chiamata nel suo studio e le aveva prestato il mantello dell’invisibilità, facendole però giurare di tenere “acqua in bocca” con la mamma, che era già abbastanza preoccupata e voleva farle promettere di non andare in giro da sola per la scuola.

Lily, ovviamente, aveva accettato, grata di aver conquistato una fiducia tale da parte del padre, e dopo averlo stretto forte, l’aveva ringraziato di cuore.

 

 

 

Harry amava passare del tempo con i suoi figli, e gli piaceva pensare che per quei tre scalmanati fosse lo stesso. Ormai stavano crescendo, sia Albus che James avevano addirittura già la ragazza, e il tempo solo con loro diventava sempre più prezioso.

A volte, il pomeriggio, stavano tutti quanti in salotto, chi giocando a scacchi, chi finendo il proprio lavoro, chi leggendo, e chi acchiappando mosche.

Quel mercoledì, era uno di quei giorni.

Ormai non mancavano più molte settimane alla ripresa della scuola e Harry si ritrovò casualmente a sfidare Albus a scacchi, subito dopo che quest’ultimo aveva vinto una partita contro Lily, che stranamente non tornò subito a fare la cacciatrice di insetti, ma aprì un libro dall’aria piuttosto pesante e cominciò a leggere al tavolo, seduta accanto a James che stava sfogliando distrattamente una rivista di quidditch.

Harry guardò per un momento quel tomo con aria interrogativa, subito però tornò a concentrarsi sui suoi pezzi, che si stavano risistemando sulla scacchiera.

Mentre perdeva rovinosamente contro suo figlio, Harry provò a intavolare una discussione con Al, che quelle vacanze aveva un’aura stranamente cupa e preoccupata, e più volte ad Harry era parso che lo cercasse come per parlargli, per poi però cambiare idea e fargli qualche domanda stupida.

-Quindi, ti sei messo già d’accordo con il figlio di Malfoy per questa estate?- buttò lì, inconsapevole della bomba che aveva appena scagliato contro il figlio, che in un lampo alzò gli occhi dalla scacchiera per rivolgerli al padre.

-Mh?- continuò il padre, notando lo sguardo fermo, quasi paralizzato, del ragazzo, che dopo un attimo di esitazione si portò la mano alla testa per scompigliarsi i capelli.

-Non… non credo possa venire quest’anno papà.-

Era il primo anno che Albus non insisteva per avere Scorpius in mezzo ai piedi ogni momento, e se una volta Harry sarebbe stato quasi sollevato da quella mancanza, ora non poté fare a meno di preoccuparsi.

A quanto pare non fu l’unico a trovare strana quella risposta, perché sia Lily che James avevano alzato gli occhi dalle loro letture e anche loro avevano cominciato a fissare il fratello con aria interrogativa.

-Perchè?- chiese Harry e Albus abbassò gli occhi sulla scacchiera, mentre un velo rosso cominciava a coprirgli le guance per l’imbarazzo.

-È successa una cosa e… ci siamo presi una pausa.-

Gli sguardi dei tre se possibile si riempirono ancor più di curiosità, spezzata soltanto da un velo di agitazione da parte di Harry quando Albus tirò su col naso. Tirò su col naso! Harry gli fece cenno di andare da lui e il ragazzo senza farselo ripetere due volte salì in braccio al padre, non lo faceva da almeno tre anni, e poco dopo cominciò a singhiozzare contro la sua camicia. Harry lo tenne stretto finché il respiro del figlio si calmò e poi a parole gli fece capire che lui era lì, se voleva parlarne.

E Albus voleva maledettamente parlarne. Non aveva potuto farlo a scuola, con nessuno, anche se Kristin sembrava aver capito qualcosa, e sentiva che quel peso portato da solo era troppo, troppo pesante.

-Lui, Scorpius...- cominciò, faticando a trovare le parole, -Si è… Cioè, io ho proposto che ci prendessimo una pausa però gli ho detto che l’avrei accolto a braccia aperte quando sarebbe tornato… perché doveva solo passargli, e poi sarebbe tornato tutto come prima, ma non gli è ancora passata...- provò a spiegare, ma ovviamente gli sguardi attorno a lui si erano fatti ancora più confusi.

-Lui, lui ha una… cotta per me.-

Lily lanciò un’occhiata a James e dalla bocca spalancata del fratello realizzò di aver sentito bene.

Harry non aveva ancora parlato e aveva lo sguardo pensieroso.

-Insomma, tu credi che io abbia fatto bene? Ad allontanarlo, intendo. Perchè lui stava... male, vicino a me.- continuò Albus sentendo una stretta al cuore.

 

 

 

Draco passò davanti alla camera di Scorpius per la quindicesima volta nel giro di dieci minuti con aria preoccupata.

Era in momenti come questi, più che in qualunque altro, che rimpiangeva la dipartita prematura di Astoria. Lei avrebbe saputo assolutamente cosa fare, lui invece… Con aria affranta passò un’ultima volta davanti a quella porta, prima di scendere in cucina e ordinare un the. Anzi, meglio una camomilla, pensò subito prima di chiamare l’elfo.

Draco si sedette sulla poltrona preferita di Astoria e cercò di immedesimarsi in lei mentre sorseggiava la bevanda giallognola. Dopo qualche minuto fu invaso da un moto di sconforto e sbuffò rumorosamente prima di appoggiare la testa indietro sullo schienale e chiudere gli occhi per qualche minuto, ascoltando il rumore delle sue tempie che pulsavano.

Ad un certo punto, improvvisamente, si alzò, e dopo aver richiamato il suo impermeabile, uscì di casa per smaterializzarsi. Destinazione: villa Potter.

 

 

 

Quella sera Harry stava facendo il suo turno a lavare i piatti, mentre Ginny, seduta sul tavolo della cucina, gli faceva compagnia.

Pensava che fosse arrivata l’ora per fare quel discorso a James e Albus ed Harry non osò ribattere che secondo lui era già troppo tardi, dato che entrambi avevano passato decine di notti con la loro metà quell’estate, e proprio in quel momento erano chiusi nelle loro camere con le rispettive fidanzate.

Ginny non sembrava aver nemmeno pensato a quella eventualità, ma lui si ricordava bene com’erano tutti i suoi amici a 17 anni. Ecco, forse per Albus quel discorso sarebbe ancora potuto servire, pensò senza troppo entusiasmo, dopotutto lui invece di anni ne aveva ancora soltanto 15.

Stava per promettere alla moglie che avrebbe provveduto a fare come voleva lei, quando il suono del campanello lo salvò.

Guardò la rossa con aria interrogativa, però lei scrollò le spalle, allora Harry posò l’ultimo piatto e con lo strofinaccio ancora appeso al braccio andò ad aprire la porta.

 

 

 

Draco si trovò davanti un Potter in ciabatte e ancora più sciatto del solito e quasi fece per andarsene. Poi però si ricordò del perché fosse lì, per Scorpius, e passò sopra all’innegabile cattivo gusto del suo ex compagno di scuola.

-Potter.-

-Malfoy?-

-Sì, proprio io.- rispose il biondo alzando un sopracciglio, -Ti ricordi quella volta in cui mi hai detto, ecco, che se avessi mai avuto bisogno di aiuto con Scorpius avrei potuto chiedere a te?-

-Uhm… Sì, vuoi entrare?-

-Sì, grazie.- rispose superando l’uscio.

-Andiamo in cucina.- lo invitò Harry con un cenno.

Draco rivolse un mezzo sorriso a Ginevra prima di sedersi su una delle sedie, seguito da Potter.

-Probabilmente non è nemmeno il luogo giusto per chiedere consiglio...- cominciò Draco, -insomma, so che è successo qualcosa con Al, o non sarebbe così.-

-Così come?- chiese Harry con vivo interesse.

-Taciturno, a malapena mi rivolge la parola durante i pasti, quando scende. È dimagrito… Ed è sempre scontroso.-

Harry si accarezzò il mento con una mano.

-Tu sai il perché, vero?- continuò Draco.

-Credo, credo di sì.-

-E?-

-Non penso sia giusto che sia io a dirtelo. Se lo vorrà, sarà Scorpius a farlo.- spiegò quello con gli occhiali.

-È successo qualcosa di grave?-

-No, niente di grave. Passerà.-

Draco tirò un sospiro di sollievo.

-Cosa dovrei fare?-

-Fagli sentire che sei vicino. Che qualunque cosa accada tu sarai lì, e gli vorrai bene.-

-Lo sa già. Dovrebbe saperlo.- borbottò Draco.

-A volte non fa male rinfrescarsi la memoria.-

 

 

 

Draco tornò a casa sentendosi rassicurato.

Adesso, sapeva esattamente cosa fare. Raggiunse nuovamente la porta della camera di Scorpius, questa volta però non la oltrepassò, gli si parò davanti e comincio a batterci sopra con le nocche.

-Che vuoi?- sbottò Scorpius mentre il padre la apriva. .

Draco non si fece intimorire da quel modo rude e si avvicinò comunque al figlio, che era sdraiato sopra al letto.

-Che c’è?- chiese ancora il ragazzo e Draco si sedette al suo fianco, poi gli passò una mano tra i capelli.

-Come stai?- domandò il padre con affetto.

-Okay.- bofonchiò il figlio, stranito da quella carezza.

-Sei sicuro?-

-Sì.-

-Non vai dai Potter quest’anno?- chiese con cautela.

-No. Andavano in vacanza tutti insieme, in famiglia. Non importa, lo rivedrò a scuola.- spiegò Scorpius inventandosi una bugia che Draco riconobbe subito come tale.

-Okay.- annunciò mantenendo la calma, -Io sono qui, se hai bisogno di me.- gli ricordò facendo un cenno nell’aria con la mano.

-Mh-mh.- gli concesse Scorpius, dopo qualche secondo di sbigottimento.

 

 

 

Il primo settembre arrivò e quattro studenti, dopo aver salutato le rispettive famiglie, occuparono uno dei tanti scomparti dell’Espresso.

Verso metà del viaggio, una delle due ragazze del gruppo fu costretta ad alzarsi per presenziare alla riunione dei prefetti, e in quella carrozza rimasero in tre.

-Dobbiamo sbrigarci, stanno già cominciando ad organizzarsi.- annunciò quello che sembrava essere il capo.

-Ci mancano ancora Jaxon Goyle, Adrian Nott, Aleksia Andersen, Maxime Zabini e Angie McPhail.- gli ricordò quello seduto davanti a lui.

-E Scorpius Malfoy.- aggiunse di nuovo quello che aveva preso la parola per primo.

-Scorpius Malfoy? Ma avevi detto che...- cominciò allora la ragazza, guardando il suo interlocutore con aria interrogativa.

-Le cose sono cambiate.-

 

 

 

Lily uscì dall’aula di difesa contro le arti oscure sudata fradicia e coi muscoli doloranti.

Con passo svelto salì le quattro rampe di scale che la separavano dalla torre di Grifondoro, senza ascoltare il battito forsennato del suo cuore che la implorava di rallentare. Non poteva. Quella sera la lezione extra si era conclusa in ritardo e per Lily era necessario prendere il mantello e raggiungere i sotterranei prima che la cena finisse.

Quando percorse la strada a ritroso sotto il mantello dell’invisibilità, i corridoi cominciavano già a riempirsi delle persone che avevano consumato il pasto più velocemente, e Lily imprecò sottovoce, accelerando per quanto possibile la sua discesa.

Una volta raggiunta la sua meta, si schiacciò contro una parete di pietra fredda e con la bacchetta sguainata e i sensi all’erta aspettò, vigilando sugli studenti che inconsapevoli le passavano davanti.

Anche quella sera fu tranquilla, e un’ora dopo lo scoccare del coprifuoco decise di andarsene a dormire, ormai tanto non ci sarebbe stato più nessuno in giro.

-Mandragola singhiozzante-, sussurrò alla Signora Grassa, dopo essere uscita da sotto al mantello ed averlo infilato nella cartella.

Quella, dopo averle lanciato un’occhiata di rimprovero per via dell’orario, la lasciò entrare.

Subito Lily si accorse di non essere sola.

In sala comune c’era qualcuno, qualcuno che conosceva bene e che adesso la guardava con le braccia incrociate e con un’espressione indignata.

-Ti sembra l’ora di tornare?- le chiese James con un tono risentito.

-Come se tu rispettassi sempre il coprifuoco...-

-È pericoloso girare da sola, Li.-

Lily sbuffò, sostenendo l’occhiata del fratello.

-Non sono una bambina da proteggere, J. So quello che faccio e ti giuro che non sono in pericolo.- lo rassicurò, addolcendo il timbro della voce.

James si avvicinò a lei e le sfilò l’elastico verde dai capelli, prima di rifarle la coda.

-Guarda come sei conciata! Sembra che tu sia appena uscita da un combattimento. Meglio che ti sistemi un po’ prima di entrare in camera se non vuoi che quelle malelingue delle tue compagne si facciano strane idee.-

Lily sorrise beffarda.

-Che ne sai tu? Magari si farebbero esattamente l’idea giusta!- lo prese in giro, prima di dirigersi al proprio dormitorio.

James aspettò che la sorella sparisse nella tromba delle scale prima di riprendere la vecchia pergamena piegata che aveva lasciato su uno dei divani e andare anche lui a dormire.

 

 

 

Aleksia tirò fuori dalla tasca della divisa un foglio di cartapecora ripiegato sei volte su se stesso e lo poggiò sul tavolo della biblioteca, lasciandolo aprire a Maxime mentre lei recuperava la sua piuma.

-Macmillan, eh?- chiese conferma all’amico prima di cerchiare con l’inchiostro il nome di Samuel.

-Sì, tassorosso anche lui, così come Jaxon Goyle.- rispose il ragazzo guardando l’altro nome dell’elenco.

Gli unici due purosangue entrati ad Hogwarts quell’anno, appartenevano entrambi alla casa del tasso.

 

 

 

Era la fine di ottobre e Lily come consuetudine aspettava lo scoccare del coprifuoco nei sotterranei. Mancavano ormai meno di dieci minuti all’ora “x” quando udì dei passi calmi avvicinarsi sempre di più al luogo in cui si trovava. L’illuminazione dei sotterranei non era granché, per cui Lily riconobbe quello studente sconsiderato soltanto quando le passò davanti.

-Albus!- lo chiamò levandosi il mantello dalla testa, spaventandolo e facendogli perdere l’equilibrio.

-Cazzo, Lily! Che diamine stavi facendo!?- sbraitò a ragione il ragazzo appena riuscì a rimettersi in piedi.

-Scusa, non volevo spaventarti!- si giustificò sentendosi terribilmente in colpa per averlo preso così alla sprovvista.

-E quello? È il mantello dell’invisibilità di papà?- le chiese con tono accusatorio.

-Me lo ha dato lui, te lo prometto, questa estate! Sto tutte le sere appostata per proteggere i sotterranei.- spiegò, -e tu, non dovresti uscire la sera da solo! Tu non hai un mantello per nasconderti!- continuò, facendogli un discorso sulla sicurezza che le ricordò quello che James solo qualche sera prima aveva fatto a lei.

-No. Guarda che attaccano solo i purosangue!- rispose condividendo la teoria dei suoi due amici.

-E tu… Come fai a saperlo? Come ho fatto a non pensarci prima!- si diede della stupida la rossa.

-L’hanno capito Zabini e la Andersen.-

-Perchè me l’hai tenuto nascosto?- chiese offesa.

-Non te l’ho tenuto nascosto, semplicemente non mi è venuto in mente! Sono Maxime e Aleksia che sono fissati con questa storia, loro credo che stiano indagando.-

 

 

 

Lily si portò il cucchiaino alla bocca con lentezza mentre finiva l’ennesimo budino al cioccolato.

I serpeverde del quinto anno non avevano ancora raggiunto la Sala Grande per la colazione e lei, essendo lì dall’apertura della stessa, cominciava ad annoiarsi.

Va bene che era sabato, ma non si ricordava che suo fratello fosse un tale dormiglione!

-Ehi Lil, hai intenzione di startene lì ancora per molto?- le chiese Hugo, che si stava alzando in quel momento da tavola.

Lily alzò le spalle.

-Sto aspettando Albus.-

Proprio in quel momento la porta della Sala Grande si aprì, e fecero il loro ingresso i quattro serpeverde che Lily da tanto attendeva.

Subito la rossa si alzò, stringendo la sua coda alta, e si avvicinò al gruppetto mentre prendeva posto al tavolo.

-Ce ne avete messo di tempo.- esordì, parandosi davanti ai ragazzi con le mani sui fianchi.

-Calma, Lily. Già incazzata di prima mattina?- l’accolse il fratello.

-Lo sai che non mi piace lasciare i corridoi scoperti.- replicò seccata prima di voltarsi e incontrare gli sguardi degli altri tre.

-Ciao Scorpius.- salutò il biondo che aveva imparato a conoscere anni addietro, prima di rivolgersi agli altri due:

-Piacere, Lily Luna Potter.- si presentò, stringendo la mano prima di uno, poi dell’altra, -Al mi ha detto che state indagando. Lo sto facendo anch’io, quindi potremmo aiutarci se vi va. Cos’avete?-

-La firma, bacchetta spezzata, e le vittime, tutte purosangue.- riassunse Zabini, poi prese parola la Andersen:

-Abbiamo una lista di tutti i purosangue presenti a scuola.-

-Bene. Io ho un mantello dell’invisibilità. Di solito la sera sono a fare la guardia ai sotterranei.- spiegò la sorella di Albus prima di prendere in mano la lista che le stava porgendo Aleksia e leggerla.

-Voi siete nella lista.- constatò, -Fate attenzione.-

 

 

 

Il primo attentato del 2021 avvenne a novembre.

La prima partita del campionato di Quidditch era appena terminata con una vittoria schiacciante dei grifondoro sui serpeverde e il morale, negli spogliatoi verde-argento, era più basso che mai.

Adrian Nott, il capitano, si tuffò subito nella doccia, cercando di non pensare concentrandosi soltanto sul rumore dell’acqua che scrosciava.

Presto un giocatore dopo l’altro tornò al castello, e alla fine rimase solo nello spogliatoio.

Non si accorse di una porta che si apriva, né di tre figure col cappuccio alzato che entravano, almeno finché non se le ritrovò davanti.

-Che...- riuscì soltanto a dire il ragazzo, portandosi le mani davanti ai genitali, prima di essere colpito da una prima luce rossa che lo fece sbattere contro il muro.

Poi arrivò un secondo colpo, che come una lama affilata gli colpì la spalla.

Dopo essere stato schiantato per una seconda volta, perse i sensi, proprio quando dei rami cominciarono a spuntare dal terreno e ad avvolgersi attorno ai suoi arti alzandolo dal pavimento e lasciandolo penzolante come un Cristo nudo.

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 ***


CAPITOLO 4
 

Neville si grattò la testa confuso.

Derek Allen, l’insegnante di pozioni, aveva proposto di interrogare in massa tutti gli studenti e Mikhail Egorov aveva subito appoggiato quella folle idea.

-Sarebbero più di duecento studenti da interrogare!- ricordò Orla Quirdick, -Avete presente? E poi dovremmo controllare che tutte le testimonianze combacino tra loro, trovare i testimoni… È un lavoro quasi impossibile!-

A quelle parole il suo ex compagno di casa Stewart annuì, mentre Batsheda, l’anziana professoressa di antiche rune, si lasciò scappare un sorrisetto dopo aver lanciato un’occhiata a Septima.

La McGranitt guardò le due insegnanti più anziane, invitandole a esprimere la loro opinione con un cenno della testa.

-Beh, non è detto che ne ricaveremo qualcosa...- iniziò l’insegnante di Artimanzia.

-Ma anche solo spaventare quei giustizieri sarebbe un inizio.- finì per lei la Vector.

-Esatto.- concordò infatti Batsheda.

-Bene.- commentò la McGranitt, -E per rendere il lavoro meno faticoso ci divideremo così: Ofelia, tu ti occuperai dei corvonero del quarto e del quinto anno, Septima, tu di quelli degli ultimi due.-

La professoressa di divinazione, sentendosi chiamata in causa, sbuffò pensando a tutto il lavoro extra che le sarebbe toccato, la Vector invece si limitò ad annuire.

-Orla, interrogherai i grifondoro di terza e quarta, Mikhail, tu quelli più grandi. Stewart, Batsheda, voi farete lo stesso ma per i tassorosso. Neville e Derek invece, voi penserete ai serpeverde.-

Gli insegnanti si scambiarono uno sguardo d’intesa prima di lasciare l’ufficio della preside.

Silente, che dal suo quadro aveva seguito la riunione, aveva il volto coperto da un velo di preoccupazione.

 

 

 

Neville aveva ricevuto come ufficio un’aula in disuso giù nei sotterranei. Non gli piaceva: era fredda e umida e lui, seduto lì da ore, si era ormai preso il raffreddore.

-Etciù!- l’uomo starnutì per l’ennesima volta mentre Scorpius usciva a testa bassa dall’aula e lasciava entrare Albus.

-Ehi, ciao Al.- lo salutò Neville in modo informale.

-Ciao Nev.- rispose il ragazzo, che conosceva il suo ora professore di erbologia da ancor prima di nascere.

-Sta bene il tuo amico?- chiese, facendo un cenno alla porta chiusa. Anche lui doveva essersi accorto del drastico calo di peso del biondo, o forse anche solo del suo sguardo perso.

-Mmh, non tanto in effetti… Pene d’amore...- gli concesse il giovane Potter, prima di continuare, cambiando completamente discorso.

-Senti, Neville. È vero che questo gruppo sta attaccando i purosangue?-

-E tu come fai a saperlo?- indagò l’insegnante.

-L’hanno capito dei miei amici, Zabini e la Andersen.-

Neville picchiettò la penna sul foglio con fare nervoso prima di rispondere al ragazzo.

-Diciamo allora che non sono molto lontani dalla verità… Zabini e Andersen, eh? Raccomanda loro di far molta attenzione. Loro, più che altri, devono tenere gli occhi aperti.-

 

 

 

Annemarie Zeller entrò nell’aula occupata dalla professoressa Batsheda Babbling con passo incerto.

Non aveva motivo per essere spaventata ma non sapeva davvero cosa aspettarsi, e lei odiava non sapere a cosa stava andando incontro.

Appena vide il volto disteso della professoressa, l’ansia cominciò ad affievolirsi. Forse non sarebbe stato poi così tremendo.

-Vieni, mettiti comoda.- la invitò l’anziana professoressa.

Annemarie fece come le era stato detto, lasciandosi scivolare sulla sedia di fronte alla cattedra che l’insegnante le stava indicando.

-Allora, perché non mi racconti un po’ di ieri? Cosa hai fatto, con chi sei stata? ...-

-Beh...- iniziò la ragazza, -Sono andata a vedere la partita con Sarah, la mia migliore amica, e mio fratello. Mi sono seduta vicino al mio ragazzo, James Potter, tra le tribune dei grifondoro. Lui era vicino a sua cugina Roxanne. Poi alla fine del match James e Roxanne sono scesi per andare a congratularsi con i compagni di casa. Mio fratello, che credo abbia una piccola cotta per la Weasley, li ha seguiti, ed io sono rimasta con Sarah. Poi con lei sono tornata al castello.-

Batsheda sorrise in direzione della ragazza, ricordando l’interrogatorio fatto poco prima al fratello della stessa:

-Quando loro, James e Rox, hanno fatto per scendere, io li ho seguiti. Volevo parlare faccia a faccia con James perché insomma, ha tenuto una mano sulla coscia di mia sorella per tutta la durata della partita, non poteva davvero aspettarsi che non gli dicessi niente!-

L’anziana insegnante sospirò ricordando le scenate di gelosia di suo fratello nei confronti del suo primo fidanzatino.

Beata gioventù, pensò.

 

 

 

La McGranitt nel suo ufficio rileggeva e rileggeva le lettere che erano state lasciate nei luoghi delle aggressioni.

Aveva deciso di non rivelare alla scolaresca la presenza di quei biglietti per evitare di scatenare il panico tra gli alunni, e per fare a meno che gli stessi cominciassero a lanciarsi reciproche accuse.

Pagherai per gli errori di tua madre.” o “Il sangue marcio non è quello dei nati babbani, ma quello dei figli dei mangiamorte.” erano solo due esempi delle terribili parole presenti in quei ritagli di pergamena, firmati sempre allo stesso modo, che mettevano in luce perfettamente il profilo dei possibili aggressori e delle vittime designate.

Dopo aver finito di rileggere anche l’ultimo biglietto, l’anziana donna si alzò ed andò ad aprire uno degli armadi. Con cura scelse qualcosa dal suo interno, poi tornò alla scrivania e si versò nel bicchiere due dita di Rum di ribes rosso.

 

 

 

Hannah Abbott guardò il ragazzo che dormiva agitato su uno dei lettini dell’infermeria.

Adrian Nott era stato portato da lei d’urgenza il giorno precedente dopo essere stato ritrovato ancora in stato confusionale nelle docce degli spogliatoi di quidditch.

Il suo corpo allora era ricoperto da ferite di varie forme e dimensioni, e aveva anche un grosso livido sulla schiena.

Non era stato troppo difficile curare le ferite fisiche ma il ragazzo non era riuscito a dire una parola sull’attacco, ancora troppo terrorizzato, e solo da poche ore era riuscito a smettere di tremare e ad addormentarsi.

Hannah si sedette nella poltroncina al fianco del ragazzo. Neville e gli altri professori proprio in quel momento stavano interrogando gli studenti. Voleva che i colpevoli venissero trovati il prima possibile, non ne poteva più di scene del genere.

Come si curano le ferite dell’anima? Si chiese ancora una volta, asciugando le guance lucide di Adrian.

 

 

 

Gli interrogatori ovviamente non servirono a granché. La McGranitt però fece un discorso incoraggiante in Sala Grande per risollevare gli animi, dicendo che la soluzione del mistero era ormai vicina.

Nei giorni seguenti, la vita al castello tornò pian piano alla normalità.

Il professor Egorov, che dava più importanza alla pratica rispetto alla teoria, aveva cominciato a testare i ragazzi del settimo anno in situazioni sempre più pericolose.

Duncan Ruver, tassorosso, aveva preso a svolazzare per la classe a causa della puntura di un billywig.

-Stephan, attento spalle. E cerca di tirare giù tuo compagno.- Mikhail si godeva lo spettacolo dal fondo dell’aula, senza intromettersi se non quando gli studenti perdevano il controllo della situazione.

James e Roxanne combattevano schiena contro schiena, il ragazzo stava tenendo testa ad uno schiopodo sparacoda, mentre la ragazza stava schiantando uno a uno i membri di uno sciame di glumbumble.

Lo schiopodo stava cominciando ad innervosirsi e i suoi attacchi con la coda diventavano sempre più veloci. Mikhail tirò la bacchetta fuori dalla tasca per prepararsi ad intervenire.

James, scaraventato lontano dall’animale, lasciò le spalle di Roxanne senza protezione. Mikhail vide lo schiopodo avvicinarsi pericolosamente alla sua alunna e fece per alzare la bacchetta. Ma non dovette usarla. Roxanne aveva lanciato un incantesimo non verbale allo sciame di glumbumble, che si erano pietrificate prima di rovinare a terra, poi si era girata e con un colpo di bacchetta aveva fatto levitare lo schiopodo. James, che anche se era caduto non aveva perso la presa sulla sua bacchetta, aveva allora schiantato l’animale, facendogli perdere i sensi.

Mikhail sorrise riabbassando il braccio.

Quel duo era davvero affiatato.

 

 

 

Albus si riempì il piatto di stufato e patate al forno, prima di servire anche Aleksia e Scorpius, che sembravano entrambi con la testa da un’altra parte.

-Ragazzi.- li richiamò, -Non mi alzerò da questa tavola finché non avrete finito di mangiare.-

Albus aveva appuntamento con Kristin in biblioteca in venti minuti, ma di solito al tavolo c’era un’Aleksia che pensava a far mangiare Scorpius, non una che sembrava piuttosto propensa a fargli compagnia in quella assurdità.

-Ale, cos’hai?- gli chiese apprensivo, vedendo che la ragazza continuava a non considerare né lui, né il suo piatto.

-Oh, scusa Al.- cadde dalle nuvole, accorgendosi finalmente che il moro aveva parlato, -Non mi piace che Maxime sia in infermeria da solo.- ammise.

Il ragazzo si era beccato una brutta influenza.

-Non hai motivo di preoccuparti. L’infermeria è sicura, c’è Hannah Abbott, non è da solo.- provò a farla ragionare.

-Già, forse hai ragione.- gli concesse prima di cominciare a mangiare e ritornare quella di sempre, -Vai pure al tuo appuntamento Albus, ci penso io a lui.- aggiunse sottovoce rivolgendosi sempre al giovane Potter, che le sorrise grato prima di finire l’ultima forchettata di patate al forno e alzarsi dalla panca.

 

 

 

Al tavolo dei serpeverde, Scorpius e Aleksia non erano gli unici a comportarsi in modo strano.

-Nott, è la tua ragazza.- rispose Isabelle spazientita.

-Ma è la tua migliore amica!- ribatté Adrian.

-Ci ha cacciati tutti via, è ovvio che sarebbe toccato a te restare!-

-Ma è entrata nel bagno delle femmine! Sarebbe stato compito tuo seguirla!- alzò la voce il ragazzo.

-Piantatela di litigare, e decidete in fretta chi deve andare da lei.- provò a fermarli Kjeld.

-Vai tu.-

-No, vai tu.-

Il maggiore dei fratelli Andersen si prese la testa fra le mani, esasperato.

-Isabelle, per favore.- la pregò il ragazzo, sapendo per esperienza diretta che Nott diventava estremamente impacciato quando doveva consolare qualcuno.

-Io ci andrei, ma non saprei cosa dirle!- si giustificò lei.

-Non è difficile, le dici che ti dispiace, ma che riuscirà sicuramente a recuperare. Che è nata per fare il magistrato e non sarà certo una S in storia della magia a fermarla e tutte quelle cose lì...-

Isa sbuffò, però poi si alzò dalla panca:

-Ricordati che mi devi un favore, Nott.-

 

 

 

-Io non vado da sola.- si rifiutò una voce femminile.

-Wonder...-

-E smettila di usare quegli stupidi soprannomi.-

-Finitela, voi due.- disse un ragazzo che aveva tutta l’aria di essere il capo di quella banda, -Non ti avrei mai lasciato andare da sola. E poi Angie McPhail… Voglio essere io ad occuparmene.- continuò mentre un sorriso sadico gli sfigurava il viso.

-Ma io non voglio stare neanche… Con lui.- rispose la ragazza con una smorfia sdegnata. Il ragazzo che non vedeva l’ora di occuparsi di Angie, ignorò il commento dell’amica rivolto all’altro membro del team:

-Dai, dobbiamo muoverci, non capitano spesso occasioni del genere.-

 

 

 

-Scorpius, per favore...- lo implorò ancora una volta Aleksia, -Non puoi andare avanti così!-

Scorpius continuò a guardare le patate nel suo piatto con occhi spenti. Non voleva ascoltare. Non voleva pensare.

-Non ho semplicemente fame. Non ho niente di che.-

-Lo dici a ogni pasto!- sbottò la ragazza, guardando con apprensione le braccia ossute dell’amico, -Siamo tutti preoccupati!-

-Non dovete. Sto bene.- ormai rispondere così era diventato una routine.

-Non mi mentire. So che è accaduto qualcosa con Albus.- continuò Aleksia, spingendosi oltre al punto in cui era solita fermarsi, -Non sono stupida Scorp. E non ho mai creduto a quella storia del litigio, non sembrate arrabbiati l’uno con l’altro.-

-Non sono affari tuoi.- obiettò il biondo con voce tremante e gli occhi sempre abbassati, adesso lucidi.

-Lo sono, sei mio amico.- replicò la ragazza, appoggiando il mento sulla spalla di Scorpius, che non riuscì a ribattere a tanta sicurezza.

-Non devi lasciarti appassire così.- continuò lei sussurrando, senza spostarsi di un millimetro, -Ed è un anno che va avanti questa situazione, io sono sempre qui, così come Maxime, e nemmeno Albus ti ha abbandonato.-

Scorpius rimase fermo lì, con le parole di Aleksia in testa, era vero, erano tutti rimasti al suo fianco e lui non era mai riuscito a rendersene conto prima.

-Mi dispiace.- riuscì finalmente a dire dopo qualche minuto.

Non doveva essere stato facile stargli accanto.

-Non dire cavolate. Non ci hai mica obbligati. Lo rifarei mille volte, e continuerò a farlo. Solo che vorrei ricordarti che, anche se c’è qualcosa che non va, non è tutto. C’è altro nella vita, Scorp. Non puoi continuare a guardare soltanto la pioggia in primavera e dimenticarti dei fiori.-

-Voi siete i miei fiori.- sussurrò il ragazzo senza pensare.

-Spero.- sorrise Aleksia, -E ora finisci almeno le patate che dopo dobbiamo andare a trovare Maxime.-

 

 

 

James entrò in infermeria e si portò al capezzale della sua ragazza, senza posare gli occhi nemmeno per un secondo sugli altri sfortunati.

-Come stai?- le chiese prima di lasciarle un bacio sulle labbra.

-Bene, ormai non ho più febbre. La Abbott ha detto che posso già uscire per cena.-

-Mi fa piacere, mi sei mancata.-

-Anche tu.- rispose Annemarie prima di prenderlo per un braccio e trascinarlo verso di sé, per baciarlo meglio.

-Ehi, non mi fare eccitare, che tra poco arriva tuo fratello.- la ammonì scherzosamente, facendola arrossire.

 

 

 

Isabelle raggiunse il secondo piano con calma, ripetendosi nella mente il discorso di Kjeld. Sapeva che il ragazzo le aveva chiesto di andare poiché Nott non se la cavava bene coi discorsi di quel tipo, ma anche lei non era messa poi molto meglio.

Forse sarebbe stato meglio se fosse andato Kjeld, pensò Isabelle mentre attraversava l’ultimo corridoio, peccato soltanto che lui ed Angie non fossero molto legati.

Isabelle fece per aprire la porta, ma mentre abbassava la maniglia si accorse che c’era del sangue sul pavimento e si dimenticò di respirare per qualche secondo.

C’era una grande probabilità che Angie avesse subito un attacco.

Ed era possibile che gli attentatori fossero ancora lì dentro, ma lei era sola. Sarebbe dovuta scappare a chiamare aiuto? O avrebbe dovuto sperare di cogliere quei pazzi di sorpresa e disarmarli?

L’istinto di Isa propendeva per la prima ipotesi, dopotutto non aveva fatto attenzione a non fare rumore avvicinandosi al bagno, eppure quel sangue doveva essere della sua migliore amica, e anche lei voleva sapere chi fosse stato ad aggredirla l’anno precedente.

Isabelle impugnò la bacchetta ed entrò nella stanza spalancando la porta. Notò subito un corpo a terra ma per il resto era vuota.

-Angie.- sussurrò Isa piegandosi sull’amica, prima di cominciare a tremare. Era ridotta proprio male e continuava a perdere sangue.

Affianco al corpo vi era un ritaglio di pergamena ripiegato su se stesso. Isa non lo notò nemmeno, tanto era concentrata sull’amica.

Senza pensarci due volte la prese tra le braccia e cominciò a correre verso l’infermeria.

 

 

 

Scorpius finì quasi tutte le patate prima di dichiararsi pieno.

Aleksia parve soddisfatta di quel risultato, infatti si alzò e portandoselo dietro cominciò a camminare in direzione dell’infermeria.

Isabelle era salita solo un minuto prima di loro, ma poi aveva proseguito sulla scalinata per un altro piano. I due invece salirono solo una rampa di scale, prima di imboccare il corridoio che li avrebbe portati a destinazione.

Avevano appena mosso i primi passi al piano quando una porta si spalancò e i due vennero spinti dentro a un’aula in disuso.

Né Scorpius né Aleksia avevano fatto in tempo a prendere la bacchetta, figuriamoci a lanciare un incantesimo.

Dal rigonfiamento sul petto, Aleksia capì che uno dei rapitori era una ragazza, però non fece in tempo a guardare l’altra figura che si ritrovò a terra.

Scorpius, che non era certo un cuor di leone, rimase paralizzato finché non vide Aleksia schiantarsi a terra. Solo allora riuscì a muoversi, e tirò fuori la bacchetta, prima che potesse usarla però venne colpito da un incantesimo che lo fece raggelare. Un secondo dopo era immobile e duro come pietra.

-Sarebbe stato più divertente giocarci un po’ insieme prima.- scherzò la figura maschile guardando la sua partner nella missione.

-È meglio così, morirà per i sensi di colpa per non essere riuscito ad aiutare la piccola Andersen. E poi avevamo deciso che io mi sarei occupata di lui e tu di lei, quindi non rompere.-

Il ragazzo sorrise prima di riprendere a giocare con Aleksia, che stava riaprendo gli occhi.

La colpì con una fattura pungente facendola piangere dal dolore, poi, dopo essersi goduto lo spettacolo per qualche secondo, la schiantò nuovamente prima di avvicinarsi pericolosamente al suo corpo gracile, raccogliere la sua bacchetta e spezzarla in due assieme a quella di Scorpius.

 

 

 

Scorpius sentì pian piano la sensibilità tornargli, prima riuscì a muovere le dita, poi un braccio, e infine cadde a terra, le gambe troppo molli per reggerlo.

Chiunque l’avesse pietrificato aveva fatto un incantesimo piuttosto debole, infatti il sole non era ancora tramontato ed esso si era già spezzato.

Aleksia giaceva svenuta poco distante da lui e tra di loro, a terra, svettavano quattro sottili pezzi di legno.

Dopo un po’ il giovane Malfoy riuscì a rimettersi in piedi. Stava bene, se non fosse per i muscoli ancora tesi al massimo.

Fece per avvicinarsi all’amica, quando vide ai suoi piedi un foglio di pergamena. Uno uguale quello giaceva anche accanto al corpo provato e deturpato di Aleksia.

Stranito decise di raccoglierlo, poi cominciò a leggere:

 

Scorpius Malfoy, figlio di mangiamorte, nipote di mangiamorte.

 

Cattivo sangue non mente, da tuo nonno quello stesso sangue di cui vi siete sempre vantati è giunto fino a te, ed ora è giusto che tu soffra per esso, perché per il sangue la tua famiglia ha fatto soffrire migliaia di uomini.

 

La Lega della Giustizia

 

Scorpius ripiegò il biglietto e lo infilò nella tasca della sua divisa prima di raggiungere il corpo di Aleksia e raccogliere anche il suo:

 

Aleksia Andersen, figlia di Pansy Parkinson, la donna che avrebbe venduto Harry Potter al Signore Oscuro.

 

Ti sarebbe piaciuto essere la principessina di un mondo in cui i babbani erano i tuoi schiavi, non è così? I babbani però non sono così stupidi come la tua famiglia ha sempre creduto, e questa e loro vendetta.

 

La Lega della Giustizia

 

Scorpius dopo aver letto anche quel biglietto si accasciò accanto al corpo dell’amica e cominciò a scuoterla.

Aleksia restava immobile e non rispondeva.

Il panico pervase Scorpius per la seconda volta quel pomeriggio e si ritrovò a piangere continuando a sussurrare il nome della ragazza.

Quando ebbe recuperato le facoltà mentali abbastanza da ricordarsi dove fosse, uscì dalla stanza e raggiunse barcollando l’infermeria.

Quando aprì la porta si ritrovò in un posto decisamente sovraffollato.

Su un letto era distesa la fidanzata del fratello di Albus, e al suo capezzale vi erano Henry Zeller, Roxanne e lo stesso James. In un altro letto si trovava il suo amico Maxime e in un’altro ancora una ragazzina che non aveva mai visto prima. Tutti loro avevano lo sguardo rivolto verso il fondo dell’infermeria. Lì si trovava Isabelle con una coperta sulle spalle e Angie sdraiata accanto a lei. Di McPhail si stava occupando la Abbott, anche se ogni tanto chiedeva a Neville o a Derek Allen qualcosa. La preside McGranitt, Mikhail Egorov, Batsheda Babbling e Septima Vector osservavano la scena muti, pronti a intervenire nel caso venisse anche a loro chiesto qualcosa.

In ogni caso, Scorpius non si accorse di tutte quelle persone. Appena aperta la porta infatti svenne ancor prima di dire anche solo una parola.

 

 

-Professori!- cercò di richiamare l’attenzione Maxime, vedendo entrare uno dei suoi amici con aria sconvolta, il volto pallido, e la veste fuori posto.

Nessuno si girò. Non fino al tonfo del corpo Scorpius che toccava terra.

- блядь!- imprecò Mikhail, che udito il rumore si era finalmente voltato, -Они напали на другого!- continuò mettendosi le mani nei capelli.

La McGranitt, anche lei finalmente allarmata, raggiunse il ragazzo.

-Neville, vieni qui.- chiamò con urgenza.

Maxime nel frattempo si era alzato ed aveva raggiunto Scorpius:

-Preside, Aleksia non gira mai da sola, scommetto venti galeoni che c’è anche lei lì fuori.- disse mentre un campanello d’allarme cominciava a suonare nella sua testa.

 

 

 

Scorpius si svegliò sentendo odore di pozioni.

Aprì gli occhi e si mise a sedere di scatto, ignorando le vertigini. Aguzzò lo sguardo in cerca di qualcosa, e poi si voltò, trovando Albus a tre centimetri dal suo viso.

-Al, Al!- cominciò in preda all’angoscia, senza far caso alla posizione in cui si trovava, -Aleksia, lei è in una stanza qui fuori, vicino alle scale.- spiegò ignorando la testa che pulsava.

-Scorpius...- prese la parola Al, chiudendolo in un abbraccio, -Lei è qui. Non è messa troppo bene ma si riprenderà.-

Al che Scorpius si lasciò ricadere sul cuscino, ascoltando ciò che il suo corpo voleva imporgli, e scoppiò in un pianto disperato.

Albus gli accarezzò il braccio in un gesto affettuoso, lasciando che si sfogasse.

-Lei… Lei era così ferma e io ho pensato...- spiegò il biondo, e Albus capì immediatamente.

-No. È viva.- lo rassicurò, - È viva.- ripeté.

Lentamente Scorpius riuscì a smettere di piangere e a tornare nel mondo dei sogni.



ANGOLO AUTRICE:

Ciao a tutti! È passato un po' di tempo dall'ultima volta che mi sono fatta sentire! 
Ora avete tutti gli indizi necessari per risolvere il mistero, quindi se volete potete provare a indovinare chi sono gli assalitori. Potete lasciarmi le vostre idee in una recensione o in un messaggio privato e il prossimo venerdì scopriremo se avevate ragione!

Approfitto di questo spazio anche per ringraziare
Fifo_SVA e LadyTsuky. Grazie per aver aggiunto la storia alle seguite, il vostro gesto mi ha fatto davvero molto piacere!
Un ringraziamento speciale va anche ad inzaghina, che ha recensito, riempendomi di gioia.
Il vostro parere è sempre molto utile e apprezzato, sia quello positivo che quello negativo. Sono su efp per migliorarmi quindi ogni spunto e ogni critica sono preziose.


Aggiorno ogni venerdì, quindi ci vediamo tra sette giorni!

 

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 ***


CAPITOLO 5

Scorpius dopo aver visto il corpo sfigurato di Aleksia era rimasto profondamente turbato.

Le ferite sulla sua faccia stavano finalmente guarendo, eppure tutti quei segni la stavano rendendo ancora più schiva e timida del solito.

Gli avevano detto che Angie era messa ancora peggio, e che lui era stato molto fortunato a non riportare neanche un graffio. Scorpius però non pensava si trattasse di semplice fortuna, se avessero voluto colpirlo, l’avrebbero potuto fare senza problemi dopo che l’avevano pietrificato. Quella storia era assurda!

Albus, dopo lo spavento iniziale, aveva ripreso a comportarsi come al solito, come se fossero due semplici conoscenti, e per una volta Scorpius, troppo immerso in ragionamenti che col moro non c’entravano nulla, non sembrò farci nemmeno troppo caso.

Il ragazzo sentiva che quei biglietti erano la chiave per risolvere il mistero, era più che altro un presentimento, eppure era tutto quello che aveva, e dopo aver visto Aleksia perdere tutta la sua combattività, aveva deciso che doveva fare lui qualcosa. Dopotutto è così che si fa tra amici, no? E in più era anche un buon modo per allontanare il pensiero fisso di Albus Potter.

Fu quella consapevolezza che in pochi giorni trasformò Scorpius in un assiduo frequentatore della biblioteca.

Un pomeriggio come tanti si avventurò nell’archivio dei giornali d’epoca dopo aver avuto un’illuminazione.

Chi poteva sapere di quello che aveva fatto Pansy Parkinson?

Se avesse trovato su un giornale un articolo che ne parlava, la risposta sarebbe stata “tutti”, altrimenti avrebbe potuto restringere il cerchio dei sospettati ai figli di coloro che frequentavano la scuola in quell’anno e che adesso si trovavano almeno al sesto anno, si appuntò poi, ricordandosi che i loro aggressori avevano usato incantesimi non verbali.

Sarebbe stata dura, ma da qualcosa doveva pur iniziare.

Scorpius cominciò a sfogliare i giornali, uno dopo l’altro, finché sentì qualcuno afferrarlo per un braccio. Il ragazzo si voltò ma non vide nessuno.

-Cosa ca...-

-Shh!- un sussurro lo zittì, poi udì un fruscio, e la testa di Lily Luna Potter spuntò per qualche secondo prima di tornare invisibile.

-Ah.- si ricordò Scorpius, -Hai il mantello dell’invisibilità.-

-Non possiamo parlare qui. Fai finta di scrivere una lettera e poi raggiungimi in guferia tra mezz’ora.- sussurrò la ragazza con fare complottista.

Scorpius annuì all’aria. Non poteva sapere che la sorella di Albus se n’era già andata.

 

 

 

Lily udì un rumore di passi farsi sempre più vicino e poi la porta della guferia cigolare.

La figura magra di Scorpius apparve poco lontano da lei.

-Lily. Sei qui?- bisbigliò dopo aver controllato di non essere stato seguito da nessuno.

-Sì, sono qui.- rispose la rossa, lasciando cadere il mantello.

-Perché volevi vedermi?- chiese il ragazzo, sinceramente incuriosito.

-Perché tu sai qualcosa.- rispose lei schietta.

-Sto solo facendo delle ricerche.- confidò Scorpius.

-E io voglio sapere su cosa, e quello che hai scoperto.-

Scorpius parve pensarci un po’ su, ma non aprì la bocca. Aveva promesso e Lily, anche se era una dura, era ancora poco più di una bambina.

-Ti prego. È stressante. Da quando perlustro i sotterranei le aggressioni hanno cominciato ad avvenire in aree completamente diverse, e allora ho cominciato a seguire i purosangue, uno a caso ogni giorno, senza schema. Il giorno prima che fosse aggredita ero dietro ad Angie McPhail, e poi appena mi sono staccata da lei, l’hanno attaccata. Sembra quasi che quei tizi riescano a vedere attraverso al mantello.- rivelò la ragazza.

-È impossibile.- provò a farla ragionare Scorpius, -Sono sicuro che siano semplicemente una serie di coincidenze. E poi, credo che gli aggressori siano del sesto o del settimo anno, forse è soltanto meglio che tu non te li sia trovati davanti.-

Lily scosse la testa offesa. Lei non era debole, lei se la sarebbe cavata, ne era certa.

-Non sono una mocciosa, Scorpius, so badare a me stessa.- obiettò infatti.

-Ho promesso alla McGranitt di non condividere alcune informazioni con nessuno. Non posso disubbidire e farti finire nei guai.-

Lily incrociò le braccia e poi gli riservò un sorriso soddisfatto, che in quella situazione risultò piuttosto macabro.

-Bene.- disse solo, -Allora guardati le spalle.- finì prima di sparire ancora una volta sotto il mantello e aprire la porta della guferia.

 

 

 

Scorpius non ci mise troppo a capire cosa significasse quell’ultima frase che gli aveva rivolto Lily prima di andarsene.

La sera successiva alla discussione trovò il contenuto del suo baule completamente rovesciato sul pavimento e le lenzuola stropicciate come se qualcuno avesse appena frugato tra la sua roba ma non avesse fatto in tempo a nascondere il misfatto.

La stessa notte gli sembrò di udire qualcuno sgranocchiare qualcosa e la mattina trovò il pavimento vicino al suo letto pieno di briciole.

La ragazza non stava neanche provandoci, a passare inosservata.

-Piantala.- sbottò Scorpius all’aria mentre entrava nell’archivio dei giornali, ormai li leggeva soltanto al cesso dopo aver tastato tutta l’aria attorno a sé per sicurezza, anche se sperava sul serio che la ragazza non l’avrebbe mai seguito almeno in quella stanza.

Udì un risolino come risposta.

-Sei impossibile, stressante all’inverosimile.- proseguì prima di sbuffare e lasciare anche quella sala, tanto non avrebbe potuto combinare niente con lei intorno.

 

 

 

Il biondo con Lily alle calcagna doveva sempre stare attento alle sue mosse. Sarebbe stato tutto più facile se le avesse semplicemente detto di quella storia dei biglietti, ma se la McGranitt avesse scoperto che aveva fatto una cosa del genere l’avrebbe sicuramente scuoiato vivo, e lui ci teneva alla pelle.

Gli unici momenti in cui il biondo poteva concedersi un po’di svago, erano le ore di lezione, perlomeno in quei momenti non doveva preoccuparsi di trovarsela intorno.

Quel lunedì mattina si trovava alla lezione del professor Rüf, e l’ultima cosa che stava facendo era ascoltare la spiegazione.

Aprì il libro a pagina 93 e cominciò a scrivere a bordo pagina

 

Come sanno di P.P.?

Giornali controllati: tutti quelli dal 2 al 4 maggio 1988

 

La Lega della Giustizia???

La Lega della Giustizia

Lisa?, Gaia?

Ste

 

Giulia?

 

3 cognomi?

 

Il ragazzo alzò la piuma dal libro per rimmergerla nell’inchiostro. Proprio in quel momento vide una mano spuntare e strappare la sua preziosissima pagina.

Riuscì ad afferrare il foglio prima che sparisse completamente e questo si spezzò lasciandolo con un

 

Come sanno di P.

Giornali controllati: tutti quelli dal 2 al 4 ma

 

La Lega

 

-Che diavolo stai facendo?- gli chiese Aleksia voltandosi verso di lui e alzando un sopracciglio.

Per fortuna nessuno aveva notato quella mano oltre a lui, starsene all’ultimo banco a volte conveniva.

 

 

 

-Ridammela!-

Scorpius si era avviato ad ampie falcate verso il tavolo dei grifondoro non appena aveva visto entrare quella stregaccia dai capelli rossi.

-Cosa?- chiese la Potter fingendo sorpresa, mentre prendeva posto accanto ai suoi compagni rosso-oro.

-Lo sai cosa.- sbraitò.

-La tua verginità?- lo prese in giro strizzandogli l’occhio.

-Cosa? No!- sbraitò il biondo arrossendo.

-Ah, bene. Perchè quella dovresti saperlo, non si può avere indietro.- aggiunse in un sorriso.

Hugo, seduto accanto a lei, era sbiancato e guardava la cugina con gli occhi fuori dalle orbite. Le sue compagne di stanza invece avevano preso a parlottare fra loro eccitate.

-Ecco dov’eri martedì notte.- squittì Priscilla, -Sai, abbiamo notato che non sei tornata al dormitorio.-

Lily ammiccò in direzione della ragazza coi capelli corvini.

-Piantala.- ordinò Scorpius alla rossa, furioso, -E comunque non siamo stati a letto insieme.- aggiunse rivolgendosi agli altri che però continuarono a guardarlo chi stralunato e chi con un sorrisetto canzonatorio.

-Sul serio ti serve quello stupido foglio?- indagò Lily voltandosi completamente, -Ti vergogni della tua passione per i fumetti babbani?-

-Mi serve quel foglio perché è una pagina del mio libro di storia della magia e cosa diavolo c’entrano i babbani con questa conversazione?-

-Come cosa c’entrano? Sei tu che hai riempito il margine del tuo libro scrivendoci “La Lega della Giustizia” punto interrogativo, punto interrogativo, punto interroga… Ahia.-

Scorpius aveva afferrato il braccio della rossa e la stava trascinando fuori dalla Sala Grande.

 

 

 

-Conosci la Lega della Giustizia?- sbottò Scorpius non appena la porta della Sala Grande si richiuse alle loro spalle con un tonfo.

-Sì, chi non la conosce, insomma...- fece con ovvietà.

-Io. Io non la conosco.-

Lily alzò un sopracciglio.

Scorpius sbuffò.

-E va bene. Sono stufo di essere stalkerizzato. Quei tizi lasciano dei biglietti sui luoghi delle aggressioni e si firmano in quel modo.-

-Dei biglietti?-

-Sì, ci scrivono i motivi per cui hanno deciso di aggredirti. Sul mio c’era scritto qualcosa riguardo a mio padre e mio nonno e il loro passato da mangiamorte, per esempio.- spiegò Scorpius. -Ora però parlami della Lega.- aggiunse.

-Beh, non è una cosa reale.- cominciò la rossa, -È praticamente un’associazione formata da supereroi, che sono dei personaggi dei fumetti con dei superpoteri tipo la supervelocità o queste cose… Non credo che quest’informazione ci sarà molto utile per la risoluzione del caso però, dato che avevamo già escluso i purosangue dai sospetti.-

 

 

 

Scorpius, al contrario di Lily, pensava di essere vicino alla risoluzione dell’enigma.

Quando aveva sentito la ragazza parlare dei supereroi, un campanello di allarme aveva cominciato a suonare nella sua testa.

Sapeva che a casa di Albus c’era una libreria intera piena di quei fumetti, proprio nella stanza dei giochi dove di solito i coniugi Potter gli preparavano il letto.

-Ah, quelli sono di James, lui è fissato con i supereroi.- gli aveva detto una volta Albus.

Non doveva essere una cosa strana avere i fumetti dei supereroi in casa, per i babbani. Eppure non riusciva a fare a meno di pensare a James e il suo nome come un’eco gli risuonava nel cervello.

Era certo di aver dimenticato qualcosa, qualcosa di importante.

Si rigirò nel letto sentendo la testa diventare sempre più pesante. Poi si addormentò.

Scorpius era seduto sull’erba del parco e vicino a lui c’era qualcuno che parlava.

-Cioè, te lo giuro, solo un pizzico in più di polvere di fiori di lavanda essiccati e il calderone si è sciolto come se fosse fatto di cera. Pazzesco.-

Lui non stava ascoltando quella persona, era voltato e guardava nella direzione totalmente opposta.

Da una collina stavano spuntando delle persone, solo che non riusciva a riconoscerle perché i loro contorni tremavano. Quando Scorpius staccò gli occhi da quelle figure, si accorse che però non erano loro a tremare, ma l’intero mondo attorno a lui.

L’albero sotto il quale era seduto ondeggiava pericolosamente e lui provò ad alzarsi, ma si ritrovò come attaccato al terreno. Non poteva muoversi da lì. Un ramo dell’albero si spezzò e cominciò a cadere nella sua direzione. La persona vicino a lui continuava a parlare e sembrava non essersi accorta di niente. Lui cominciò a gridare…

E poi si svegliò, trovandosi in una pozza di sudore.

Albus smise improvvisamente di scuoterlo e Maxime guardò il biondo con aria preoccupata.

-Cosa sognavi?- gli chiese il ragazzo dalla pelle scura, -Stavi dormendo tranquillo e poi quando Albus ha provato a svegliarti hai cominciato ad urlare.-

-Non me lo ricordo.- riferì Scorpius prima di tirarsi su. Non poteva credere che fosse già ora di colazione, il suo corpo era ancora stanco come la sera precedente, e in più aveva anche un gran mal di testa.

 

 

 

Scorpius si trovava con Lily in una stanza. La rossa aveva in mano il mantello dell’invisibilità di suo padre e lo guardava con aspettativa.

Con un gesto fulmineo se lo lanciò addosso, sparendo dalla visuale del giovane Malfoy.

-Puoi vedermi, Scorpius? Ci deve essere una falla nel mantello. Puoi vedermi?-

-No, non posso.- rispose la voce del biondo.

-Non dire bugie! Loro mi vedono!- strillò allora la Potter, prima di spingerlo per terra e correre via dalla stanza, aprendo una porta che era appena apparsa.

Scorpius si rialzò e superò anche lui quella porta. Non appena i suoi piedi furono fuori dalla stanza però cominciò a cadere…

Aprì gli occhi, svegliato dal rumore del suo stesso cuore che batteva. Attorno a lui tutto era ancora buio e calmo. Non aveva gridato. E questa volta ricordava persino il suo sogno.

Il ragazzo allungò una mano verso il suo comodino, e afferrò a tentoni una piuma e una pergamena.

Sanno dove si trova Lily, scrisse di getto prima di rimettersi a dormire.

 

 

 

Scorpius rientrò in camera presto quella sera. Albus era imboscato da qualche parte con Kristin e Maxime e Aleksia ancora in sala comune che si portavano avanti con i compiti.

Aveva lasciato gli amici con la scusa di essere stanco, ma in realtà aveva la testa piena di pensieri e non sarebbe mai riuscito ad addormentarsi.

Riprese dal comodino il foglio su cui aveva scritto la mattina e rilesse quella frase: Sanno dove si trova Lily

Si diede dello stupido per essere stato così avventato e aggiunse un punto interrogativo a fine della frase.

Sanno dove si trova Lily?

Se sì, come fanno?

Ancora una volta il nome di James risuonò nella testa del biondo, e ancora una volta Scorpius ignorò quella voce.

1)Sanno dove si trova Lily?

Se sì, come fanno?

 

2)Sanno dell’episodio della madre di Aleksia

Figli di studenti al tempo della guerra?

 

3)Ce l’hanno coi figli dei purosangue

Hanno motivi per avercela

 

4)Conoscono i fumetti

Sono mezzosangue o nati babbani

 

5)Sanno usare magie non verbali

Sono del sesto o del settimo anno

 

6)Non mi hanno fatto neanche un graffio

Perchè?

 

La verità era che il profilo di James poteva corrispondere con quello dell’attentatore facilmente, soprattutto perché essendo il fratello di Lily era possibile che la giovane si confidasse con lui, e quindi era l’unico che potesse vedere oltre il mantello.

Eppure Scorpius non voleva accusare il fratello di Albus, non prima di esserne certo al cento per cento.

 

-...ma ti rispetto, Superman, dammi soltanto la conferma che la tratterai bene.-

 

Un flashback colpì Scorpius come un fulmine a ciel sereno.

Il ragazzo sgranò gli occhi, come aveva fatto ad essere così stupido da non pensarci prima?

Superman era il titolo di alcuni dei fumetti di James, probabilmente era il nome di un supereroe. Insomma, sembrava decisamente un nome da supereroe.

Senza pensarci due volte Scorpius uscì dalla stanza e si diresse verso la torre di corvonero, dove sperava di trovare il suo amico.

Scorpius percorse tutta la strada correndo, senza badare alle occhiate che gli rivolgevano i passanti.

Naturalmente, non avrebbe saputo nemmeno come entrare nella torre. Non gli era mai venuto in mente di chiederlo ad Albus, e ora si ritrovava fermo come uno stupido in un corridoio cieco.

-Morgana impalata.- sbottò, -Merda di drago. Merda, merda, merda.-

Proprio in quel momento una ragazza comparì dietro di lui.

-Scorpius, che sorpresa vederti qui a imprecare.- lo richiamò Rebecca Wildsmith.

-Rebecca!- esclamò lui guardandola, -Puoi aprirmi vero? Sto cercando Albus.-

-A parte il fatto che tu sia nel corridoio sbagliato… Sì, certo che posso. Seguimi.-

 

 

 

Scorpius entrò nella sala comune di Corvonero dopo aver ringraziato Rebecca.

Scorse subito Kristin e Albus, avvinghiati come due polpi, e non sapendo come interrompere quella cosa, si paralizzò sul posto.

Dopo qualche minuto Kristin alzò lo sguardo e notò Scorpius immobile e pallido come un cencio fermo sull’uscio della porta. Subito tirò una gomitata al fidanzato, facendo spostare lo sguardo anche a lui.

-Scorpius!- lo chiamò quest’ultimo, facendolo ridestare.

Il ragazzo da bianco diventò rosso, poi tornò bianco, e alla fine la sua pelle si colorò di una leggera sfumatura verdina.

-Albus.- riuscì a dire, -Devo parlarti.- continuò senza perdere quel colorito decisamente preoccupante.

-Ehi, tutto bene?-

Scorpius scosse la testa.

-Superman è un supereroe, vero?- soffiò subito dopo.

Albus e Kristin si scambiarono un’occhiata stranita, prima che il moro si alzasse dalla sedia.

-Sì, perché?- chiese il ragazzo avvicinandosi al biondo, cauto.

Il volto di Scorpius si piegò in una smorfia.

Come iniziare un discorso del genere? E poi non poteva di certo farlo lì in sala comune.

-Okay, ne parliamo da un’altra parte?- propose Albus vedendo Scorpius in difficoltà, -Tanto tra poco scatta il coprifuoco.-

Il biondo annuì. Sarebbe stato molto meglio parlarne in un posto più riservato.

-Ciao Kri, ci vediamo domani.- Albus salutò la fidanzata, poi scomparì nei corridoi assieme a Scorpius, che continuava a non accennare nemmeno qualcosa.

-Allora? Qui siamo soli.-

Scorpius controllò, guardandosi in torno guardingo. Sembrava proprio così.

-Ti ricordi il tuo primo appuntamento con Kristin?-

Sì, il biondo aveva deciso di prendere le cose molto alla lontana. Albus annuì pensieroso, guardando l’amico di sottecchi.

-Ecco, ad un certo punto io sono rimasto solo con Amandine. E poco distante da noi è passato tuo fratello con Roxanne e il fratello della sua ragazza.-

Albus si voltò completamente in direzione dell’amico, la conversazione non stava andando nel verso che si aspettava.

-Mentre parlavano, il corvonero ha chiamato tuo fratello superman.- rivelò il biondo lasciando Albus perplesso.

-Beh, sei venuto fin qui per avvisarmi dei soprannomi di merda di mio fratello?- indagò infatti il ragazzo chiedendo spiegazioni.

-No.- Scorpius tirò fuori la sua lista dalla tasca e la passò ad Albus.

-Il punto quattro riguarda una cosa sulla quale la preside mi ha fatto giurare di mantenere il segreto. Quel gruppo di ragazzi si firma come La Lega della Giustizia nei biglietti che lascia sui luoghi delle aggressioni. E il punto uno riguarda tua sorella, lei è convinta che quelli sappiano sempre dove si trova, e se fosse davvero così insomma… E poi per il fatto che non mi abbiano attaccato, magari non l’hanno fatto perché…-

La pergamena sfuggi dalle mani di Albus, che incredulo osservava Scorpius mentre pian piano entrava in confidenza con quella nuova possibilità.

-Mio fratello.- sospirò, lasciandosi cadere per terra, -E Roxanne.-

Stette lì fermo per un po’ prima di riprendere la parola e Scorpius rispettò il suo silenzio.

-Non è una cosa da lui.-

Scorpius si abbassò per mettersi accanto al ragazzo.

-È solo un’ipotesi. Non ne sono sicuro al cento per cento.-

Albus non pensava fosse solo un’ipotesi ma annuì comunque. Ora che aveva tutti i pezzi del puzzle in mano, non gli sembrava possibile pensare che fosse andata altrimenti.

-Dobbiamo avvertire la preside.- sentenziò, rialzandosi di scatto.

-Sei sicuro che non vuoi parlargliene prima?-

Albus annuì e poi prese a camminare con Scorpius in direzione della torre più alta del castello.

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 ***


CAPITOLO 6

 

Harry scese in cucina per fare colazione.

Stava per apparecchiare per lui e la moglie quando notò una busta col sigillo di Hogwarts sul tavolo.

Pensò che fosse insolito e senza pensarci due volte l’aprì, rovinando la ceralacca rossa.

 

Alla gentile attenzione del sig. Potter e della sig.ra Weasley,

 

Con dispiacere mi vedo costretta a scrivervi per una convocazione urgente.

Vi aspetto nel mio ufficio oggi stesso. Raggiungetemi via camino per le 14:00.

 

Minerva McGranitt, Preside di Hogwarts

 

Harry si grattò la testa: che avessero sorpreso Lily a girovagare di notte col mantello dell’invisibilità?

Se Ginevra avesse scoperto che il mantello non era più nelle sue mani, gli avrebbe certamente fatto una sfuriata. Per non parlare della mappa! Lily doveva averla trovata perché neanche essa era più al suo posto.

Forse sarebbe stato meglio convincere Ginny a farlo andare da solo…

-Chi ti ha scritto?- chiese la rossa, che aveva raggiunto in quel momento la cucina.

Harry sobbalzò, trovandosela davanti.

-Hogwarts, ci hanno convocati.- riassunse.

-Convocati? Fa’ vedere...-

La moglie afferrò la lettera dalla mano del marito e prese a leggerla con aria preoccupata.

-Se hai da fare posso andare da solo...-, propose speranzoso.

-Non se ne parla, Harry. La lettera è stata scritta chiaramente al plurale. E poi voglio essere presente per tirare le orecchie a chiunque sia stato a… fare qualunque cosa abbia fatto.- spiegò la rossa.

Harry cominciò a sentire le orecchie bruciare ma fece buon viso a cattivo gioco e finì di preparare la colazione: forse, se l’avesse trattata bene fino alle due, la sua ira non si sarebbe abbattuta su di lui troppo violentemente una volta smascherato.

 

 

 

Quando Ginny e Harry arrivarono dalla preside, l’ufficio era già parecchio pieno.

Davanti alla scrivania della McGranitt sedevano Roxanne, James e un altro ragazzo, con tutta l’aria di essere appena stati bastonati, la McGranitt poco distante parlava con Neville, che lanciò ai nuovi arrivati un’occhiata piena di pietà, infine sul fondo dell’aula, su delle sedie, c’erano in ordine: un uomo e una donna sulla quarantina, Draco Malfoy, Angelina e George. Tra i cinque vi erano diverse sedie vuote.

-Che diavolo...- sospirò Ginevra, portandosi a fianco al fratello, che però alzò le spalle.

Passò qualche minuto e poi un uomo dall’aspetto trasandato e con la barba incolta entrò, portandosi dietro Albus e Scorpius.

James si voltò in direzione di quei due, lanciò loro uno sguardo velenoso e fece per aprire la bocca. Roxanne se ne accorse e gli afferrò una mano, stringendola forte, al che James si rimise composto, limitandosi a borbottare qualcosa mentre si rigirava.

I due ragazzi si andarono a sedere, ognuno accanto ai propri genitori.

Mentre Derek Allen usciva dall’ufficiò, Orla Quirdick entrò, tenendo un pallidissimo Fred e una sconvolta Annemarie per mano.

-Mi scusi, preside McGranitt. Non ho trovato Lily Potter.- fece sapere la nuova insegnante di trasfigurazione, -Non era nella sua sala comune e nemmeno le compagne di stanza sapevano dove potesse essere.-

L’anziana annuì brevemente e fece un cenno a Neville, che uscì dalla stanza assieme ad Orla per andare a cercare la ragazza.

-Va bene.- annunciò poi grave la stessa, -Dato che manca soltanto più una persona, direi che possiamo cominciare.-

 

 

 

Lily schivò la fattura del professore e poi lo attaccò con uno schiantesimo, che venne prontamente parato.

Dopo una finta, Mikhail attaccò nuovamente la studentessa, che con un movimento lesto si lanciò dietro alla cattedra.

La ragazza cercò di riprendere il fiato, ma non ne ebbe il tempo perché il professore fece levitare il tavolo e lo lanciò dall’altra parte della stanza.

-Expelliarmus!- gridò la giovane rialzandosi, la fattura però mancò l’insegnante che si era abbassato di scatto.

Toc-toc-toc!

Un rumore secco sentenziò la fine di quella lezione.

-Avanti.- decretò Mikhail Egorov aprendo la porta con un colpo di bacchetta mentre Lily si piegava su se stessa per recuperare respiro.

La figura stranamente seria di Neville Paciock si fece avanti in quel marasma e Mikhail si avvicinò a lui dandogli una pacca sulla spalla.

-Tutto bene, Paciock? Hai bisogno di me?- chiese il professore incuriosito da tutta quella compostezza.

Gli occhi chiari dell’uomo però si puntarono su Lily, che aveva ancora il fiato corto.

-Lily, devi seguirmi in presidenza.-

La ragazza scattò sull’attenti.

-Ma non ho fatto niente!- si difese.

-Non è per te, ma per tuo fratello James e per confermare la versione di Scorpius Malfoy.-

-Cosa!?- fece la ragazza, non capendo a cosa si riferisse il professore.

-Vieni con me. Ti spiego tutto sulla strada.-

La ragazza si voltò un’ultima volta verso Mikhail prima di seguire Neville fuori dall’aula.

Il professore aveva la bocca socchiusa e scrutava Paciock come se volesse leggere tra tutti i non detti.

 

 

 

Lily entrò nell’ufficio della preside con aria afflitta e subito andò a posizionarsi accanto al fratello minore.

Suo fratello maggiore, James, stava sbraitando qualcosa contro la preside mentre un fiume di lacrime traboccava copioso dai suoi occhi. Accanto a lui Roxanne manteneva una maschera d’indifferenza e Henry si mordeva le unghie agitato.

-Non capite niente.- sbottò ancora James col volto rosso, -Almeno noi non siamo dei falsi buonisti!-

La McGranitt gli lanciò un’occhiata gelida prima di prendere la parola:

-Allora, vi prendete la responsabilità per tutte le aggressioni?-

-Sì.- rispose Roxanne guardando negli occhi la preside, -C’eravamo solo noi tre. Sempre.-

-Anche durante l’attacco combinato ai danni del signor Malfoy, della signorina Andersen e della signorina McPhail?-

-Sì, ci siamo semplicemente divisi.-

-Siete consapevoli che alcune cicatrici sul volto della signorina McPhail non andranno più via?-

-Le sta bene. Il Ministro della Magia si merita una figlia sfigurata.- scoppiò James.

Ginevra, che fino a quel momento era rimasta zitta, alzò la voce in direzione del figlio:

-Si merita di essere sfigurata? Non ti abbiamo cresciuto così, James Potter. Cosa ne hai fatto dei nostri insegnamenti? Non ho davvero parole!-

-Non mi sembra che voi abbiate sempre rispettato le regole, quando eravate al posto nostro a lottare per la giustizia.- sputò il figlio tagliente.

-James!- Harry corse in aiuto della moglie, -Quello che hai fatto non può essere paragonato nemmeno lontanamente a ciò che è successo durante la guerra. Hai commesso degli errori molto gravi, e dovresti rendertene conto.-

-Dite così solamente perché avete gli occhi foderati di prosciutto.- replicò il ragazzo, senza abbandonare il suo tono saccente.

La McGranitt si schiarì la voce, riportando l’attenzione su di sé.

-Chi di voi tre ha seguito McPhail nel bagno del secondo piano?-

I tre si scambiarono uno sguardo veloce, e nessuno aprì bocca.

La McGranitt sbuffò, squadrandoli uno per volta.

-Roxanne Weasley?-

La ragazza non si mosse, tenendo le labbra ben strette.

-Henry Zeller?-

Il ragazzo fece esattamente la stessa cosa.

-James Potter?- continuò la preside alzando un sopracciglio.

Nemmeno lui parlò.

-Non ci posso credere! Siete non solo degli idioti, ma anche omertosi! Io non riesco davvero a capacitarmi del fatto che delle persone così stupide me l’abbiano fatta sotto il naso per tutto questo tempo. Sono profondamente delusa. E tu, James, non provare più a rivolgermi una sola parola. Sei viscido.- Annemarie continuava a muovere gli occhi dal fratello all’ex fidanzato mentre parlava. Una volta finito il suo discorso si alzò e uscì dall’ufficio della preside sbattendosi dietro la porta.

-Annemarie!- sua madre provò ad alzarsi per richiamarla, ma il padre la bloccò. Non poteva davvero biasimare la reazione della figlia.

James riprese a versar lacrime e più furente che mai si scagliò contro Albus:

-È tutta colpa tua e di quel frocione del tuo amichetto. Se non fosse stato per voi, se non fosse stato per quel lurido figlio di mangiamorte...-

 

 

 

Un padre aveva tenuto la mano sulla spalla del figlio per tutta la durata di quella riunione.

Ad un certo punto, James se l’era presa con Albus e Scorpius e li aveva attaccati con quelle parole:

-È tutta colpa tua e di quel frocione del tuo amichetto. Se non fosse stato per voi, se non fosse stato per quel lurido figlio di mangiamorte...-

Allora, il corpo sotto la mano si era irrigidito e quella si era lentamente spostata mentre il padre registrava la implicazioni delle parole appena gridate.

Quel frocione del tuo amichetto, altri non poteva essere se non Scorpius.

Nessuno oltre ai due sembrò fare troppo caso a quelle parole. James continuò ad urlare e la McGranitt a cercare di metterlo in riga.

Draco invece si era fermato lì, e aveva cominciato a guardare suo figlio con occhi sbarrati.

-Sei davvero…?- chiese ad un certo punto, senza spostare gli occhi Scorpius.

Il ragazzo si alzò.

-Scusate.- disse, prima di precipitarsi fuori dall’ufficio, senza rivolgere nemmeno un’occhiata al padre.

 

 

 

Scorpius prese a camminare a passo sostenuto per i corridoi vuoti.

Si portò una mano alla bocca per coprire un singhiozzo e poi accelerò ancora per portarsi il più lontano possibile da suo padre.

Svoltando un angolo, cadde sopra a un’armatura e si rannicchiò lì.

Nemmeno nei suoi incubi peggiori, suo padre lo veniva a sapere in quel modo.

Stava tremando e boccheggiava, si sbottonò gli ultimi due bottoni della camicia per cercare di respirare meglio, ma l’ossigeno sembrava mancare da quei corridoi solitamente così ariosi.

Una goccia di sudore gli lasciò la fronte e finì col mischiarsi con le lacrime che avevano cominciato a bagnargli le guance arrossate.

Scorpius tirò su col naso mentre appoggiava la testa alle ginocchia.

Si vergognava come un cane, si sentiva sporco e violato.

Era una cosa sua, come aveva osato, James, dirlo a tutti così?

 

 

 

-Scusate.-

Così Scorpius si dileguò, facendo scendere il silenzio nella stanza. Tutti si erano accorti del commento inopportuno di James ma avevano finto di ignorarlo sperando che tra tutti quegli insulti non fosse troppo notato. Purtroppo le cose erano andate diversamente.

Draco guardò titubante in direzione della porta. Era ancora sconvolto, spiazzato.

Per fortuna Albus rispose più prontamente a quel repentino cambio di programma e dopo solo qualche secondo di smarrimento riuscì ad alzarsi e a seguire l’amico.

Appena uscì dalla stanza, udì un rumore assordante di ferraglia che sbatteva, e istintivamente cominciò a correre in quella direzione.

Quando girò l’angolo vide un’armatura per terra. A fianco ad essa, Scorpius appallottolato su se stesso.

Respirava faticosamente mentre singhiozzava e sembrava essere nel bel mezzo di un attacco di panico.

-Scorpius.-

Albus si abbassò alla sua altezza per poterlo guardare meglio.

Il biondo non diede segno di aver sentito e continuò a piangere rannicchiato.

-Scorpius, Scorpius...- Albus gli toccò una spalla, ma niente.

E allora Al lo abbracciò, circondandolo completamente con le sue braccia magre.

Scorpius si sentiva soffocare. Aveva percepito la presenza di Albus ma non riusciva a muoversi, nemmeno per mandarlo via come avrebbe voluto.

Vedendo che il biondo continuava a non reagire, sciolse quell’abbraccio, e provò ad alzargli la testa a forza dalle ginocchia. Non fu troppo facile, perché tutti i muscoli di Scorpius erano contratti all’inverosimile, ma dopo un po’ risultò vincitore e riuscì a vedere il volto dell’amico.

Era rosso, caldo, sudato, bagnato, sconvolto, triste. E continuava a cercare di inghiottire l’aria senza successo.

Sto morendo, sto morendo, sto morendo, riusciva soltanto a pensare il biondo, con la mente completamente in tilt.

Albus prese il volto dell’amico tra le mani:

-Mi vedi, Scorpius?-, disse provando a suonare calmo.

Sto morendo, sto morendo, sto morendo, continuava a pensare Scorpius.

-Scorpius, va tutto bene.-, continuò il moro, -Mi senti? Va tutto bene.-

Il ragazzo aveva chiuso gli occhi, portando la testa all’indietro e sbattendo forte contro il muro.

Albus rafforzò la presa sulla testa di Scorpius.

-Apri gli occhi. Guardami. Segui il mio respiro. Inspira… Espira… Inspira… Espira… Inspira… Espira...-

Lentamente Scorpius cominciò a seguire i comandi di Albus, anche se spesso tremava troppo e finiva per boccheggiare. Dopo un po’ però riuscì a calmarsi comunque quel tanto da rilassare leggermente i muscoli e smettere di sentirsi in punto di morte. Non poteva davvero chiedere di più in quel momento.

 

 

 

Ginevra non riusciva a spostare lo sguardo da suo figlio.

Non si era mai sentita tanto delusa in tutta la sua vita.

George guardò la sorella, capendo tutto quello che le passava nella testa. Anche lui si sentiva immensamente frustrato.

Fred era rimasto zitto per tutto il tempo, e Lily aveva semplicemente risposto alle domande che le erano state poste direttamente. Si sentiva così stupida.

Anche Harry si sentiva irrimediabilmente idiota. Aveva preso per buona la sua idea che fosse stata Lily a rubare la mappa, senza premurarsi ad accertarsi che fosse vero ed infatti sbagliandosi alla grande. Se solo l’avesse fatto, James sarebbe stato fermato molto prima. E forse quella ragazza, McPhail, non sarebbe stata sfigurata.

Angelina tra tutti era quella più presente in quel momento. I genitori di Zeller, entrambi babbani, non avevano capito molto bene quello di cui si stava parlando e non osavano aprir bocca. Per cui toccò a lei chiedere e fare tutte le domande scomode.

-Quale sarà la punizione, preside McGranitt?-

L’anziana sembrava estremamente provata dalla giornata e anche piuttosto amareggiata.

-Ormai manca una sola settimana alle vacanze di Natale. Propongo una sospensione fino al ritorno dalle vacanze e poi una punizione da scontare ogni sera dopo le lezioni sino alla fine dell’anno. Oltre al risarcimento pecuniario per i danni subiti dagli alunni e il costo delle bacchette da restituire ai proprietari.-

-A quanto ammonterebbe?- chiese Angelina, cercando di nascondere la nota preoccupata della sua voce.

Dopo tanti anni di lavoro lei e George erano finalmente riusciti a mettere da parte 20 galeoni…

-Centosedici galeoni a testa.-

La donna sbiancò, voltandosi verso il marito. Anche i signori Zeller si guardarono nervosi. Pur non avendo una grande confidenza con la valuta magica, avevano capito che quella cifra fosse piuttosto alta.

-Non preoccupatevi.- disse subito Ginny voltandosi verso gli altri, -Ce ne occuperemo io e Harry.-

-Neanche per sogno.- obiettò Angelina, -Per ora abbiamo venti galeoni, ma riusciremo a restituirvi tutto pian piano.-

-Henry dopo i M.A.G.O. andrà a lavorare. Anche lui vi renderà ogni singolo centesimo.-

 

 

 

Dopo aver definito ogni cosa, i genitori e i ragazzi sospesi ottennero finalmente il permesso di andare.

Il primo ad alzarsi e raggiungere il camino fu Draco, che stava prendendo una manciata di Polvere Volante quando venne raggiunto da Harry.

-Non vai prima da tuo figlio?- gli chiese il moro preoccupato.

Draco lo guardò con una punta di imbarazzo.

-Non saprei che dirgli. Non me lo aspettavo… Non credo di averlo ancora realizzato del tutto.- rispose il biondo prima di fare a Harry un cenno di saluto.

-Okay.- disse Harry, -Se vuoi parlarne...-

-Lo so. Posso venire da te.- rispose Draco, prima di buttare la polvere nel camino e sparire.

 

 

 

21 dicembre 2021

Caro Albus,

 

Come stai? Tra poco è Natale e io e tuo padre non vediamo l’ora di avere anche te e Lily a casa. Come ormai saprai, tuo fratello, tua cugina ed Henry Zeller sono stati sospesi sino a gennaio. Con James non riusciamo a parlare senza che ricominci ad urlare, ed è sempre nervoso e inquieto. Tuo padre è davvero stressato e devo ammettere che anche io non sono troppo tranquilla.

Ci dispiace di non essere scesi a salutarti dopo la fine del colloquio, ma abbiamo pensato che stessi facendo compagnia a Scorpius, che quando è uscito dall’ufficio della preside sembrava piuttosto sconvolto. Al proposito, come sta?

Salutaci anche Lily. Siamo entrambi molto fieri di voi, anche se ho dovuto fare una strigliata a tuo padre per aver prestato il mantello a tua sorella senza dirmi niente. Ringrazia anche Scorpius da parte nostra, se non fosse stato per il suo aiuto probabilmente James sarebbe ancora lì fuori ad aggredire persone indisturbato.

Spero che passerai bene i tuoi ultimi giorni ad Hogwarts.

 

Bacioni e a presto,

Mamma.

 

 

 

22 dicembre 2021

 

Ciao mamma,

 

purtroppo i miei ultimi giorni ad Hogwarts non stanno andando bene quanto speravi. La gente giustamente ci riempe di domande sull’accaduto e può essere decisamente assillante.

Lily non è la solita sbruffona e questo è preoccupante, credo sia triste e che in qualche modo si senta in colpa. Come sai lei si è sempre impegnata molto con le indagini e probabilmente non riesce a credere di essersi fatta sfuggire James da sotto al naso.

Scorpius non sta molto bene, non ha ancora ricevuto nemmeno una lettera dal padre, è sempre triste e cerca di isolarsi. Spesso ha degli attacchi di panico e quindi cerco di non stargli mai troppo lontano ma allo stesso tempo rispettare gli spazi che sembra volere...

Per quanto riguarda me non saprei, penso di essere piuttosto deluso da mio fratello. Non avrei mai creduto che potesse arrivare a tanto e che potesse farlo con tanta certezza di essere nel giusto. Credo che sia un bene non averlo accanto ancora per un po’, almeno posso sbollire. Mi vergogno di lui. So che è orribile da dire ma è vero. Vorrei poter rispondere alla gente che quello non è mio fratello, ma invece lo è.

Non so cos’altro aggiungere, quindi chiudo qua la lettera, tanto tra un po’ci vediamo e potremo parlare dal vivo.

 

Ti voglio bene,

Albus

 

 

 

Lily per la prima volta nella sua vita si stava sentendo stupida e inutile.

Era una sensazione nuova, e non sapeva assolutamente come affrontarla. Era finita persino con l’evitare Mikhail e saltare le sue lezioni pomeridiane per due volte di fila.

Quel giorno però aveva difesa, e non poteva eludere il professore anche in quell’occasione. Così si costrinse a raggiungere l’aula e si sedette nell’ultima fila.

Pensava di averla quasi scampata, ma proprio mentre si apprestava ad uscire il professore chiamò il suo nome e la rossa non riuscì a non voltarsi e far finta di nulla.

-Come stai, Lily Luna?- le chiese l’uomo avvicinandosi.

-Sei stata brava.-

-Ma se ho fallito...- replicò la ragazza.

-Anche migliori falliscono.- rivelò Mikhail prima di farle l’occhiolino, -Sai, io ho interrogato tuo fratello. Nemmeno io ho capito.-

Lily finalmente sorrise, fu un sorriso spontaneo e vero, il primo di quei giorni.

-Allora lo dice solamente perché ha sbagliato lei.- replicò.

Mikhail scrollò le spalle, prima di tirare fuori un pacchettino dalla tasca dei jeans.

-Questo è mio regalo di Natale per te.- rivelò, - Aprilo a Natale.- precisò allungandole la scatolina.

Lily boccheggiò, rimasta senza parole, ma si riprese in fretta.

-Certo che lo aprirò a Natale. Per chi mi ha preso?-

La ragazza infilò il pacchetto nella tasca della divisa.

-Grazie professore. Buon Natale.- disse guardandolo dritto negli occhi prima di uscire dall’aula, col buonumore finalmente ritrovato.



ANGOLO AUTRICE:
*Entra imbarazzata*

Ciao a tutti. Eccomi tornata dopo venti giorni...
Lo so, avevo detto che avrei aggiornato ogni settimana, e sono davvero costernata...
Purtroppo ultimamente sono successe un po' di cose, due settimane fa io e mio nonno ci siamo presi la febbre e lo stesso giorno mia nonna è stata portata in ospedale d'urgenza. Non mi sono ancora ripresa completamente ma sto molto meglio, mia nonna invece è stata salvata in extremis ma è ancora in ospedale. Ieri ho preso la patente e sono finalmente riuscita ad andare a trovarla.
Insomma, ho avuto la testa altrove: tra febbre, nonna e ultime lezioni di guida.
Ora sono tornata, o così sembrerebbe. Oggi ho finito di scrivere una storia per un concorso che è abbastanza meh, ma almeno ho ripreso a scrivere. Tornerò a pubblicare. La storia è completa, ho solo il capitolo 8 da riguardare perchè non mi convince troppo.

Queste note autrice fanno abbastanza schifo, ma vi dovevo delle scuse e una spiegazione.
Per quanto riguarda il capitolo, spero che vi sia piaciuto! Se volete, potete farmi sapere il vostro parere con una recensione.

Un bacio e buonanotte!
A presto!

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 7 ***


CAPITOLO 7

 

Il pranzo di Natale a casa di Arthur e Molly quell’anno fu meno allegro del solito.

James e Roxanne erano seduti vicini a fondo tavola e cercavano di evitare tutti gli altri, Fred guardava tutto il tempo la sorella con occhi dispiaciuti, e gli adulti discutevano senza premurarsi di controllare il volume della voce gli avvenimenti.

L’unica ad essere completamente serena era Lily. Quella mattina come prima cosa aveva aperto il regalo del professore e ora lo indossava con orgoglio.

Si trattava di un ciondolo a forma di medaglietta, sul fronte vi era il suo nome: Lily Luna, e sul retro una serie di aggettivi uno sotto l’altro: Coraggiosa, Decisa, Inarrestabile, Onesta, Sicura, Vitale.

Da quando l’aveva visto, la ragazza non era riuscita a smettere di sorridere e nemmeno quell’atmosfera era riuscita a rovinare il suo umore.

-Lily, è nuova quella collana?- le chiese Rose, che di certo non si era persa lo sguardo sognante della cugina.

La ragazza annuì e la figlia di Ronald si avvicinò alla rossa per osservare meglio quella medaglietta.

-Chi te l’ha regalata?- chiese, sapendo che sua cugina non si sarebbe mai comprata un gioiello di sua spontanea volontà, tantomeno d’oro.

-Eh, non posso dirtelo.- sospirò la rossa cercando di trattenere l’ennesimo sorriso.

Rose analizzò la medaglietta, desiderosa di scoprire l’arcano.

-Lily Luna, coraggiosa, decisa, inarrestabile, onesta, sicura, vitale.- lesse ad alta voce, facendo voltare anche Albus e Hugo nella loro direzione, -Scommetto che te l’ha regalata un ragazzo, e anche parecchio cotto.-

Lily si sentì andare a fuoco. Cercò di mantenere la calma. Lei non era una di quelle gallinelle che si imporporavano per un nonnulla.

-E anche tu sei bella presa, a quanto pare.- si unì il fratello ridacchiando.

-Scommetto che si tratta di Scorpius.- annunciò Hugo.

E Lily scoppiò a ridere, mentre Albus sputava l’acqua dal bicchiere.

-Da dove viene fuori questa storia?- indagò il giovane Potter.

-Non dirmi che non ti va ancora giù il fatto che io te l’abbia fatta di nuovo?- domandò Lily scrutando il cugino, che ammutolì.

-Forza, tornate seri.- ammonì i tre ragazzi Rose, -Dobbiamo scoprire chi è il ragazzo segreto di Lily.-

Harry aveva ormai da un po’ smesso di ascoltare le conversazioni degli adulti, stufo di parlare di James e Roxanne. Insomma, era Natale, non voleva farsi venire l’ulcera ma divertirsi!

-Lily! Non mi aspettavo avessi un ragazzo segreto!- esclamò arrivandole da dietro, prima di abbracciarla.

-Non ho un ragazzo segreto!- si impuntò la rossa.

-George, punto dieci falci sul fatto che Lily ci presenterà il suo ragazzo segreto prima dell’estate.- urlò Harry, facendo voltare tutti

-Punto un galeone sulla tua disfatta.- replicò la figlia.

-Di che fidanzato segreto stiamo parlando?- indagò Ginny.

-Zia, tranquilla, tua figlia è troppo menefreghista e sciatta per attirare gli uomini.-

-Ma Hugo, dimentichi quanto sia coraggiosa, decisa, inarrestabile, onesta, sicura e, oh, vitale.- ribatté Rose.

E Lily arrossì di nuovo.

-Oh, Lily, cosa mi sono persa?- provò a informarsi Dominique.

-Niente!- rise la rossa, piuttosto divertita da quel malinteso.

-Non vuoi mai rivelare nulla, tu.-

-La mia bambina.- sospirò Harry prima di lasciarle un bacio sulla guancia.

-Dai, ammettilo che il regalo è da parte di una persona importante.- provò un’ultima volta Rose.

-Certo che è da una persona importante.- confermò Lily, -Il fatto che sia una persona importante però non implica anche che sia il mio fidanzato.- concluse poi, lasciando la cugina con una piccola vittoria.

 

 

 

Roxanne e James non si unirono alla festa neanche quando riuscì a riscaldarsi.

Appena finirono di mangiare lasciarono la cucina e si ritirarono nell’ex stanza di Fred e George.

James era tremendamente cupo e la cugina sapeva bene il perché.

-Non ti ha ancora risposto?- chiese sdraiandosi a bocconi accanto al moro.

-No.-

Annemarie lo aveva lasciato non appena aveva scoperto che il ragazzo era coinvolto nelle aggressioni. Da allora, lui l’aveva riempita di lettere, ma lei non aveva risposto neanche ad una di esse.

-Le ho fatto un regalo. Henry mi ha scritto che quando ha visto il pacchetto l’ha bruciato senza nemmeno aprirlo. Come fa con tutte le lettere.- ammise.

-Mi dispiace tanto.- commentò la cugina accarezzandogli la schiena.

James si beò per qualche momento del suo tocco prima di riprendere a parlare.

-Grazie per esserci, Rox.-

-Io ci sarò sempre.- lo rassicurò la ragazza.

 

 

 

Era il ventisette dicembre e Albus non ne poteva già più di stare in quella casa. Lui e James continuavano ad urlarsi dietro ogni volta che si incrociavano e i loro genitori erano stufi di doverli separare ogni cinque minuti.

E non aveva ancora ricevuto notizie da Scorpius.

Il ragazzo scese in salotto e cominciò a percorrerlo avanti e indietro, avanti e indietro, finché non prese una decisione.

Afferrò una manciata di Polvere Volante ed entrò nel camino.

-Villa Malfoy.- scandì, prima di venire risucchiato nella canna fumaria.

 

 

 

Albus si affacciò dal camino.

-Permesso?-

La figura di Draco Malfoy apparve dopo pochi secondi, algida ed elegante come al solito.

-Buonasera signor Malfoy. Sono venuto a trovare Scorpius. Se è troppo tardi posso tornare domani.-

Draco esaminò il ragazzo per un momento e poi lo invitò a seguirlo.

-Entra pure. Non so se Scorpius ti riceverà, però tentar non nuoce.- avvertì Albus, -È chiuso nella sua stanza da quando è tornato.- gli comunicò poi.

Al sgranò gli occhi.

-Me ne occupo io.-

 

 

 

Albus bussò alla porta della stanza di Scorpius con aspettativa. Il ragazzo però non rispose. Allora Al batté più prepotentemente con le nocche contro il legno.

-Mmh, che vuoi?- sbottò una voce roca dall’interno della camera.

-Sono Albus.-

-Cosa c’è?- chiese il biondo senza alzarsi dal letto.

-Mi mancavi. Volevo vederti. E poi non mi hai ancora raccontato come è andata con tuo padre.-

-Secondo te com’è andata?-

-Aprimi e raccontamelo.-

Scorpius sbuffò.

-Sono stanco, Al.-

-Anche io.-

-Allora torna a casa tua e vai a dormire.-

-Non voglio tornare a casa.-

-Albus...- sospirò il biondo.

-Sul serio. Da quando sono tornato non faccio altro che litigare con James. È così difficile avere a che fare con lui. Lily ce la fa perché ultimamente è sempre allegra, Rose pensa che abbia un fidanzato segreto, e Hugo tra parentesi crede che sia tu. Io ho Kristin ed è bello stare con lei, ma lei è la mia ragazza, non il mio migliore amico, e ci sono cose che non può capire, o delle quali semplicemente preferisco non parlare con lei… E tu mi manchi tantissimo, ho bisogno di te... Rivoglio indietro il mio migliore amico.- confessò Albus.

Scorpius si tirò su dal letto e si avvicinò alla porta.

-Solo che tu mi avevi detto quella cosa, riguardo al tornare da te...- gli ricordò Scorp.

-Sì, lo so, sono uno stupido. Facciamo finta che non te l’abbia mai detto.-

-Davvero Hugo pensa che sia io il ragazzo segreto di Lily?-

-Sì.- confermò Albus e sentì il suo amico ridere da dietro la porta.

-Spero che non abbia scommesso, perché credo di essere irrimediabilmente gay.-

Fu il turno di Albus per rimanere senza parole. Era la prima volta che Scorpius usava quella parola ad alta voce.

-Non preoccuparti. Lily l’ha dissuaso.- rispose il moro sorridendo.

Poi udì il rumore di una serratura che scattava e apparì la faccia del biondo.

-Allora, entri?-

Albus annuì e si infilò nella camera di Scorpius.

-Amici come prima?- chiese.

Il biondo annuì.

-Allora abbracciami. Ho terribilmente bisogno di un abbraccio.-

Scorpius si lanciò su di lui, stringendolo forte.

-Va bene così?-

Albus annuì, col volto poggiato sulla spalla dell’amico.

 

 

 

Scorpius sciolse quella stretta dopo parecchi minuti. Albus fece un verso lamentoso prima di staccare la testa dalla sua spalla.

-Sei bravo a dare gli abbracci.- decretò poi, -Penso che usufruirò di questa tua abilità più spesso, ora che ne ho la possibilità.-

Scorpius rise e tirò uno scappellotto al moro.

-Tornando alle cose serie: devi raccontarmi di come è andata con tuo padre e del perché ti sei auto-rinchiuso nella tua stanza per giorni.-

Il biondo sbuffò, e poi si lasciò cadere sul letto disfatto prima di cominciare a parlare.

-Non saprei. Lui non mi ha chiesto niente. Io non gli ho detto niente.- spiegò alzando le spalle.

-Sul serio? Nemmeno una domanda?-

-Mh-mh.-

-Vuoi un abbraccio?-

-Mh-mh.-

Albus strinse forte il suo amico.

-Scommetto che sei più bravo tu.- commentò, ma Scorp non rispose e si godette la stretta in religioso silenzio.

-Da quanto non ti fai una doccia? Sei tutto scompigliato.-

-È un modo carino per dirmi che puzzo?-

-Può darsi. Più che altro c’è odore di chiuso. Che ne dici di andarti a fare una doccia mentre io faccio cambiare aria alla stanza?-

Scorpius annuì.

-Scusa per averti accolto così.- disse allargando le braccia.

-Fa nulla.- gli sorrise gentile il moro.

 

 

 

I ragazzi salirono sull’Espresso per tornare ad Hogwarts il 2 di gennaio.

Albus entrò nel suo solito scompartimento e sorrise nel vedere Scorpius pettinato e ordinato come al solito.

-Com’è andata a casa?- gli chiese subito Aleksia che era rimasta in apprensione per il moro per tutte le vacanze.

-A parte James, tutto bene. Voi?-

-Tutto bene. Sono andata in Danimarca dai parenti di papà.- cominciò la ragazza.

-E ha ricevuto il suo primo bacio.- continuò per lei Maxime, incrociando le braccia con fare forzatamente disinvolto, -Da un suo parente.-

-Tipo di sesto o settimo grado...- provò a difendersi Aleksia, che alle parole dell’amico era arrossita terribilmente.

-Pur sempre un Andresen. Come fai a sbaciucchiare uno col tuo stesso cognome senza pensare che sia strano?-

-Dai, non è così strano.- si intromise Scorpius vedendo che Maxime si stava scaldando, -Il mio albero genealogico è messo molto peggio.- ridacchiò.

-Sul serio?- chiese Al, sinceramente incuriosito.

-Sì, beh, è così un po’ per tutte le famiglie purosangue...- spiegò il biondo allargando le braccia.

 

 

 

Scorpius si strinse meglio la sciarpa attorno al collo e poi fece per uscire dal treno.

Non ebbe nemmeno il tempo di muovere il primo passo, che si ritrovò col sedere per terra.

Qualcuno l’aveva spinto, ed adesso stava ridendo.

-Oh, il frocetto non sa nemmeno più camminare.- commentò James superandolo, seguito da Roxanne ed Henry.

Per fortuna Albus, Maxime e Aleksia erano già più avanti e non si erano accorti di nulla.

 

Successe nuovamente, che James lo prendesse in giro per il suo orientamento sessuale. Aveva capito che per Scorpius era un tasto dolente quando durante l’interrogatorio gli era scappato quell’insulto e il biondo aveva lasciato l’ufficio della preside turbato. Così aveva deciso di far leva su quella debolezza per vendicarsi di lui.

-Frocio!- gridò James incrociando il biondo nei corridoi, -Checca, ti vuoi girare?-. Il biondo continuò a camminare al fianco di Aleksia, ignorando il fratello di Al.

-Scorpius, lo sanno i tuoi amichetti che ti smanetti pensando a mio fratello?-

Aleksia si fermò, voltandosi verso il maggiore dei Potter.

-La pianti di sparare cazzate?-

James rise e Scorpius richiamò l’amica, intimandole di ricominciare a camminare.

-Perchè non gli rispondi?- le chiese quella raggiungendolo, -Non può andarsene in giro a diffamare la gente!-

-È solo un idiota. Non perdo il mio tempo con quelli come lui.-

 

La terza volta che accadde, era in Sala Grande.

James inforchettò una salsiccia e si alzò dalla panca, dirigendosi verso il tavolo dei serpeverde.

-E così ti piace la salsiccia, eh Scorpius.- cominciò attirando l’attenzione di tutti i commensali, -Quante ne hai già assaggiate?-

Scorpius arrossì dalla testa ai piedi, incapace di dire anche solo una parola.

-Piantala subito James. Non sei divertente.- lo ammonì il fratello.

-Che fai, difendi il tuo ragazzo?- lo istigò il maggiore.

-Non è il mio ragazzo, è il mio migliore amico.-

-Ah, già. Perché è stato brutalmente rifiutato, se non mi sbaglio. Com’è essere la ruota di scorta, Scor-

Proprio in quel momento Lily lo colpì alle spalle con una fattura, facendolo levitare e poi rovinare a terra.

-È bello essere attaccati alle spalle, vero fratellone?- gli chiese prima di abbassarsi su di lui e tirargli un pugno sul naso.

James sentì qualcosa di viscoso colare dalle sue narici e subito si riprese, afferrando la sorella per un braccio e lasciandola cadere sopra di lui. In meno di un secondo ribaltò la situazione, facendosela finire sotto. Lily era bassa e gracile quindi non fu difficile per il maggiore. James la sbatté a terra con forza prima di cominciare a colpirla con dei pugni dritti in faccia, che Lily parava malamente.

-Si può sapere cosa succede qui?- sbottò la preside separando i due con un colpo di bacchetta.

-Ha cominciato lei.- rispose James, con la faccia rossa di sangue e il naso storto.

-Veramente tu stavi dando fastidio a Scorpius. Io l’ho solo difeso. E comunque è stato estremamente soddisfacente romperti il naso.- ribatté la ragazza aggiungendo una battuta tagliente rivolta al fratello.

La McGranitt scosse la testa spazientita.

-Venti punti in meno ai grifondoro.- annunciò la preside, -E tu, Lily, raggiungi il professor Paciock stasera alle sei per scontare la tua punizione. Potter, vai a farti rimettere a posto il naso in infermeria.-

 

 

 

Aleksia si voltò in direzione del suo amico biondo, non fu l’unica a farlo dopo la fine di quel teatrino messo su dalla sorella di Albus.

-Cosa diavolo è appena successo?- riuscì a dire Maxime, esprimendo i dubbi di tutta la tavolata.

-Mio fratello è scemo, ecco cos’è successo. Ce l’ha con Scorpius perché è stato lui a scoprire il suo coinvolgimento con gli attacchi.-

-Sì, quello l’abbiamo capito. Ma cos’era quella questione della salsiccia?- indagò Isabelle.

Scorpius aprì la bocca, per rispondere a tono e far spostare l’attenzione dalla sua figura, ma le parole sembravano esserglisi bloccate in gola.

Aleksia, seduta alla sua destra, si allontanò leggermente da lui.

-Non è una bugia, vero? È per quello che anche l’altra volta non gli hai risposto.-

Albus appoggiò una mano sulla spalla del biondo, che aveva gli occhi di tutti puntati addosso e lo sguardo rivolto al vuoto.

-Sei frocio?- domandò Maxime, seduto davanti a lui, mentre ripensava con disgusto a tutte le volte che si era cambiato davanti al ragazzo.

-Se non risponde è vero.-

-Ora che ci penso era abbastanza palese...-

-Ma secondo voi lui e Albus...-

-No, io non me lo sarei mai aspettato.-

-Guarda che Albus è fidanzato con una ragazza.-

-Piantatela di guardarlo così, sono fatti suoi.-

-Secondo me ora si mette a piangere come una checca.-

-Ti ricordo che ieri anche tu hai pianto quando hai preso T di aritmanzia.-

-Rick, ci devi dire qualcosa?-

Di fronte al silenzio ostinato di Scorpius tutta la Sala Grande si era dilettata a costruire ipotesi.

Kristin Kebery si era alzata dal tavolo dei corvonero e aveva raggiunto il ragazzo e il suo migliore amico.

-Andiamo?- aveva chiesto, notando lo stato di trance in cui i due erano caduti.

-È vero?- aveva insistito ancora una volta Maxime mentre i due si alzavano trascinati dalla moretta.

 

 

 

Albus era seduto sul suo letto, stretto accanto a Kristin.

-È tutta colpa mia.- ripeté per l’ennesima volta, -Se io non fossi stato così stupido da dirlo a mio padre in presenza di Lily e James, questo casino non sarebbe mai successo.-

Kristin strinse il ragazzo un po’ più forte.

-Forse è ora di andare a vedere come sta Scorp.-

Il ragazzo, non appena raggiunti i sotterranei, si era rinchiuso in bagno, e da allora non era ancora uscito.

Albus venne attraversato da un brivido, poi si alzò e si avvicinò alla porta del bagno.

Toc-toc!

Scorpius guardò la porta muoversi sotto al tocco dell’amico, ma non girò la maniglia.

Si voltò verso lo specchio e vide i suoi capelli scompigliati e il labbro tremante. Si sentiva come se fosse stato appena colpito da una pluffa, confuso e stordito, eppure non riusciva ancora a realizzare il fatto che adesso tutti fossero a conoscenza del suo segreto.

Era davvero una cosa così negativa? Di sicuro si era sentito peggio quando a scoprire il tutto erano stati Albus o suo padre. Questo in confronto… Era quasi liberatorio. Un tuffo nel vuoto, ma liberatorio. E Albus era proprio fuori da quella porta, pronto ad essere dalla sua parte. E che gli altri se ne andassero pure a quel paese!

Il giovane Malfoy prese coraggio ed uscì da quel bagno, ritrovandosi davanti il ragazzo che da anni gli faceva accelerare il battito cardiaco.

-Mi dispiace.-

Scorpius scrollò la testa.

-Non è colpa tua.-

-Possiamo inventarci qualco-

-No, sul serio. Va bene così.-

-Intendi… Non hai intenzione di negare?-

-Non ha più senso ormai.- fece il ragazzo, scrollando le spalle.

-Sei scuro di stare bene?-

-Ho paura… Insomma, non so cosa accadrà ora… Ma starò bene, suppongo. Se lo hai accettato tu, se ne faranno una ragione anche loro.-

Albus lo guardò dritto negli occhi, poi lo abbracciò con uno slancio.

 

 

 

La sera, prima dello scoccare del coprifuoco, Kristin tornò nella propria sala comune. Poco dopo la sua dipartita, Aleksia e Maxime fecero il proprio ingresso nel dormitorio maschile, si facevano forza a vicenda ma erano evidentemente entrambi a disagio.

-Scorpius, Maxime vorrebbe che rispondessi alla sua domanda.- squittì la Andersen.

Scorpius si morse un labbro ed inspirò lentamente.

-Sì. La risposta è sì.-

Maxime sbarrò gli occhi e Aleksia gli strinse forte il polso.

-Non cambia niente. Sono sempre lo stesso.- continuò Scorpius con voce tremante, aprendo le braccia.

-Cambia tutto invece. Sei in camera con me, se l’avessi saputo prima non mi sarei cambiato davanti a te. Di certo ti conveniva startene zitto.- lo aggredì il figlio di Blaise.

-Cosa cazzo dici, Max? Ti senti quando parli?- gli rispose a tono Albus.

-Dico quello che penso! Ne ha approfittato!-

-Non ho approfittato di un bel niente!-

-Ragazzi, io vado a dormire...- si defilò Aleksia.

-Maxime...-

-Albus, stai zitto. Malfoy, ti giuro… Io… Non so più cosa pensare di te. Stammi lontano. Quando ci cambiamo voglio che tu esca dalla stanza e-

-Chi ti credi di essere? Io non seguirò le tue stupide, stupide… Vaffanculo Maxime, vaffanculo!- sbraitò Scorpius.

-Ragazzi, calmatevi, discutiamo di questa cosa in modo civile.-

-No, non c’è niente di cui discutere. È pazzo. Manco mi spippettassi pensando a lui che si cambia le mutande!-

-Scorpius, per favore...-

-Per favore un cazzo.-

-Io sarei pazzo? L’unico anormale qui sei tu. Ho cercato di discutere civilmente, se non accetti nemmeno di uscire mentre ci cambiamo devi avere dei gravi problemi. Ti sembrerebbe normale se andassi nello spogliatoio delle ragazze a guardarle mentre si cambiano?-

-Maxime, se ti da fastidio cambiarti davanti a Scorpius fallo in bagno. Ma, quello che dici, davvero, non si può sentire. È omosessuale, non un pazzo pervertito.-

-No. Scusami se voglio sentirmi libero di fare quello che voglio senza dover controllare ogni due secondi di non avere gli occhi di quello a spiarmi...- ribatté Zabini, raccogliendo il suo pigiama dal letto e facendo per uscire dalla stanza.

-Dove stai andando?- lo interrogò Albus.

-Quelli del sesto anno hanno un letto libero.- rispose il ragazzo prima di sbattersi dietro la porta.

Non appena Maxime ebbe lasciato la stanza, Scorpius si lasciò cadere sul proprio letto, liberando finalmente le lacrime di rabbia che tratteneva da troppo tempo. Scaraventò a terra il cuscino, poi non contento ribaltò anche il comodino, facendo cadere tutto ciò che vi era appoggiato sopra.

-Scorpius...-

La voce preoccupata del giovane Potter raggiunse le orecchie del biondo, che sprofondò il volto tra le mani, tirando su col naso, ancora pieno di rabbia.

-Sono sicuro che ti chiederà scusa, non appena realizzerà le cazzate che ha detto.-



 

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