Ridge Farm

di DolcemaraC_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The beginning ***
Capitolo 2: *** Giallo chartreuse ***
Capitolo 3: *** Love will tear us apart ***
Capitolo 4: *** Not a good morning ***
Capitolo 5: *** Spionaggio ***
Capitolo 6: *** Perdersi ***



Capitolo 1
*** The beginning ***



Buongiorno a tutti!
Questa storia è la prima che scrivo sui Queen. Prevedo di divertirmi alquanto e spero sia lo stesso per voi. Piccola premessa: questa storia non è la tipica vicenda suddivisa in capitoli romanzati.
Una persona ha suggerito, all'interno di quella che voleva (e sperava) fosse una critica, che questa storia abbia uno "stile da copione" (riferendosi ai dialoghi in essa). 
Curiosamente questo era (ed è tutt'ora) esattamente il mio intento nello scrivere questa storia. 
I capitoli sono incentrati sullo scambio immediato di battute tra i personaggi più che sulla narrazione; l'effetto è quello quasi di una fiction a puntate, una è leggera e divertente e quella successiva un colpo di scena ricco di pathos. Momenti brevi e intensi sullo sfondo ovviamente di una trama ben delineata. 
Detto questo, buona lettura!









1975, Ridge Farm

 

 

 

R: Bri. Pss. Ehi Bri!

Brian alza la testa dal cuscino, frastornato. I riccioli gli ricadono dolcemente sugli occhi stanchi.

Sospira, solo Roger potrebbe svegliarlo nel cuore della notte bisbigliando con la sua vocina acuta. Una delicatezza che stona con i colpi sul legno della porta.

Si è addormentato con la chitarra ancora stretta tra le mani, qualche spartito abbandonato sul pavimento polveroso. Si stiracchia come un gatto, indolenzito dal collo alle mani, e si avvicina alla porta.

R: Eddai Bri! Briii!

Diamine. Brian apre la porta seccato, Roger sa essere testardo come un bambino capriccioso a qualsiasi ora del giorno. E della notte. Vorrebbe riprenderlo per la sua solita invadenza invece si ferma, incredulo, a guardare l'immagine davanti a sè.

Roger ha il viso corrucciato in una smorfia adorabile, le braccia conserte mentre lo guarda un pò imbarazzato e un pò furente.

Non ha il pigiama.

No, indossa una delle tutine che Freddie ha indossato al concerto del Rainbow Theatre mesi prima, una tutina di ciniglia gialla a maniche lunghe che lui si ricorda bene. E' vergognosamente aderente ma non avendo scollature profonde la si potrebbe definire quasi sobria per gli standard di Freddie. Quasi.

Brian si piega in due dalle risate nel giro di pochi secondi, l'immagine di Roger in giro per i corridoi con quella tutina è sublime- e a giudicare dall'odore, quella tuta non è più stata toccata dal post concerto. Roger tamburella il pavimento con il piede, spazientito, mentre fissa Brian ansimare di fronte a sè.

B: Rog..cristo santo..cosa diavolo fai?

Roger continua a fissarlo, così imbarazzato da non riuscire nemmeno a incazzarsi. Ha le gote rosse ma Brian proprio non saprebbe dire se più per la vergogna o per la furia. Il riccio si riprende, ha il fiato pesante e guarda quei due pomelli rossi e pensa solo che li vorrebbe mordere.

R: Mah, sai - sbotta- avevo voglia di sembrare un pulcino arrapato e mi sono messo la roba di Freddie.

Brian ridacchia ancora.

B: Sul serio Rog, era in programma una sfilata per stasera e mi sono perso l'invito?

Roger lo fulmina con lo sguardo ma non gli risponde, supera lo stipite della porta e si accomoda sul letto di Brian.

Il riccio lo guarda accomodarsi lento, in modo quasi studiato, sul suo copriletto immacolato. Non è la prima volta che ha questa scena davanti agli occhi ma di solito ciò implica che lui sia sdraiato sul proprio letto, da solo, a darsi piacere pensando a Roger. Come è successo più o meno tutte le sere dell'ultima settimana. Brian si muove imbarazzato, cerca di riprendersi da questi pensieri puntando su qualcosa di più casto ma Roger che lo fissa in silenzio sbattendo gli occhioni non aiuta. Deglutisce.

B: Quindi? Mi spieghi?

Roger sospira, allunga le gambe e appoggia la testa vicino alla chitarra di Brian.

R: E' colpa di questo cazzo di posto. Mi sono messo a cercare un pigiama per andare a dormire- un fottuto pigiama del cazzo- e l'unica cosa che mi è rimasta in armadio sono le canottiere dei concerti. E una pelliccia. E una marea di pantaloni di pelle. Non un fottuto pigiama. Sono rinchiuso in una villa gelida e piena di muffa e non ho nemmeno un fottuto pigiama.

B: E..la tutina di Freddie sarebbe la soluzione migliore?

R: Si cazzo! E' in ciniglia, è la cosa che più calda che ho trovato. L'aveva lasciata nel ripostiglio.

Brian sgrana gli occhi divertito ma la sorpresa passa in fretta. Sorride con dolcezza. Lo conosce, sa cosa lo turba. D'altronde Rog è Rog- il suo permaloso, insofferente, attacabrighe Roger. Il suo Roger che non ammetterebbe mai quanto gli manchi casa, quanto gli manchi la vita di Londra. La loro vita insieme a Londra, in quell'appartamento scrostato e con il fornello funzionante solo a giorni alterni. Con la radio che funziona solo grazie alle mani sapienti di Deaky. Con il padrone di casa che li spia dalla finestrella del bagno, mentre si fanno la doccia, dalla finestra dell'appartamento di fronte. Una volta Freddie ha giurato di averlo visto toccarsi, ma Freddie è Freddie e qualsiasi cosa che lo riguardi non può essere noiosa, al costo di stravolgere i fatti.

B: Rog. Sei sicuro che vada tutto bene? Tutine pelose a parte.

R: No. Cazzo Bri scusa, sono piombato qui come una furia..

B: Come fai sempre - ridacchia - e per me non è mai un problema. Lo sai.

Roger si mette seduto lentamente, puntando i suoi occhi cerulei in quelli di Brian. Il riccio trema leggermente sotto quello sguardo, sempre così profondo e così ingenuo al tempo stesso. E' una delle cose che ama più di Roger, il suo essere tempesta e il suo essere anche così fragile. Brian non lo sa ma con nessun altro Roger riesce a essere entrambe le cose, nemmeno con Freddie.

B: Se hai voglia di parlarne, sono qui. Ma per l'amor di Dio Roger - ride portandosi una mano davanti al naso- quella cosa puzza da morire!

R: Ehi! Non è colpa mia se la principessa non si preoccupa dei suoi vestiti dopo i concerti!

Roger cerca di trattenersi ma seguire la risata di Brian è la cosa più naturale del mondo.

R: E va bene, va bene. Prestami qualsiasi cosa che mi cambio.

Brian apre un cassetto raccogliendo un paio di pantaloni morbidi e una felpa. Sente lo sguardo di Roger sulle proprie mani mentre afferra i vestiti, si vergogna dei calli che attraversano i polpastrelli bianchi. Roger suona la batteria come se dovesse trafiggerla, con una forza tale da avere dolori alle dita per giorni. Eppure le sue mani sono sempre lisce, perfette. Piccole, un pò arrotondate.

Mentre pensa questo non si accorge di Roger che arriva alle sue spalle e afferra dalle sue mani i vestiti, lentamente. Brian lo guarda, si accorge che le sue guance sono ancora un pò rosse-forse è solo l'effetto di quella maledetta ciniglia sul corpo, si dice. Sente Roger schiarirsi la voce.

R: Vado a farmi una doccia, ne ho bisogno.

B: Va bene. Quando torni parliamo. O meglio, tu parli e mi dici tutto.

Roger gli regala uno dei suoi sorrisi scanzonati, poi entra nella porta del bagno adiacente alla sua camera. Brian si siede sul letto, respirando piano. Puoi farcela, si dice.

Ce la fa ogni giorno, da quando lo conosce.

Persino in quelle serate, a Londra, quando anche Chrissie era con loro e lui avrebbe dovuto pensare solo a farla ridere e a tenerle la mano fino a quando, accompagnandola a casa, avrebbero fatto l'amore nella sua auto stando attenti a non essere scoperti. E ogni singola volta aveva pensato che avrebbe voluto portarci Roger.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ribuongiorno a tutti.
Il capitolo è ambientato a Ridge Farm, in cui i Queen composero Bohemian Rhapsody; l'idea di una fattoria isolata e spartana l'ho presa dal film, credo sia perfetta come ambientazione della storia. Ah, i Queen hanno davvero dato un concerto nel Rainbow Theatre di Londra, nel 1974.
Questo è il primo capitolo di una serie, come potete vedere il rating è arancione e questo lo si vedrà nei prossimi capitoli. 
 
Dolcemara

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Capitolo 2
*** Giallo chartreuse ***


 

 

 

Roger apre il rubinetto dell'acqua calda, lasciandosi circondare dal vapore. Non è esattamente di una doccia calda che avrebbe bisogno. Scuote la testa lentamente, cercando di riprendere il controllo di sè. Non riesce a fermare i brividi che sente lungo tutto il corpo. 

E' colpa di Brian, dei suoi maledetti vestiti che portano con sè il suo profumo di dopobarba e delle gocce di colonia a cui non rinuncia nemmeno in casa. Appena è arrivato in bagno Roger ha chiuso la porta dietro di sè, affondando finalmente il naso in quei vestiti pieni del suo profumo. E' colpa del suo sorriso sempre troppo buono, del fatto che lo accoglie sempre nella sua stanza come se fosse un maledetto gatto randagio in cerca di affetto. E forse Roger lo è per davvero, un cucciolo randagio sperduto per il mondo. Non meno di Freddie. 

E' colpa delle sue mani bellissime, un pò rovinate dai calli che le corde della sua chitarra gli regalano quando le accarezza e le pizzica. Vorrebbe sentire quel tocco ruvido su di sè più di ogni altra cosa al mondo. E' ciò che ha pensato quando lo ha visto suonare per la prima volta; Tim applaudeva entusiasta, non riuscendo ancora ad abituarsi a quel talento e Roger aveva sentito di aver trovato la persona a cui voleva appartenere.

 

L'acqua scorre sul suo corpo ed è così distratto nel pensare a Brian che non si accorge della porta che si apre. Freddie fa il suo ingresso, scivolando sinuoso come un gatto di fronte allo specchio. Sbadiglia, annoiato, iniziando a pettinarsi i capelli. Osserva compiaicuto Roger alle sue spalle attraverso lo specchio, un ghigno si fa strada sul suo volto quando intravede il sedere nudo dell'amico tra le tendine della doccia.

F: Oh caro..quei due chili che hai preso ultimamente sono finiti proprio nel punto giusto!

Roger apre gli occhi, sconvolto. Tutta la schiuma dello shampoo si riversa sui suoi occhi, regalando a Freddie un'imprecazione degna di un poeta.

R: FREDDIE! ESCI DAL BAGNO IMMEDIATAMENTE!

F: Non agitarti caro. Risparmia gli acuti per domani mattina.

Freddie ricomincia a pettinarsi come nulla fosse, ridacchiando. Roger scosta la tenda, cercando allo stesso tempo di coprirsi dallo sguardo dell'amico.

R: Cristo santo, mai un attimo di pace in questo posto!

F: Caro, tu fai pure tutto quello che devi fare. Io me ne resto qui buono buono.

R: NO, tu esci ADESSO.

F: Qual è il problema? Non è la prima volta che vedo il tuo culetto pallido. E sul serio, se urli così sveglierai anche Deaky giù di sotto.

R: Non me ne importa un accidente, Freddie. Non - è -serata.

F: Quando mai lo è per te?

La testa bionda di Roger spunta minacciosa dalla tenda, fulminando Freddie con lo sguardo. L'immagine di Roger con gli occhi rossi e i capelli bagnati fa esplodere Freddie in una risata.

F: Come sei carino tutto bagnato! Ti mangerei.

R: Avete finito di prendermi tutti per il culo stasera?

Freddie si gira nuovamente, curioso, indirizzando uno sguardo malizioso al suo amico.

F: In compagnia di chi eri stasera, caro?

Roger mugugna qualcosa di incomprensibile.

F: Ma certo, mmm. Non è che Brian è nascosto dietro la tenda con te, vero?

Roger chiude lentamente il rubinetto dell'acqua, senza dire una parola. Un brivido gli percorre la schiena, mentre cerca di coprirsi alla bene e meglio con l'asciugamano. Glielo ha chiesto sul serio? Insomma, Freddie è Freddie, ma..

R: Ah. Ah. Ah. Come sei divertente Freddie, davvero.

Prima che Roger possa aggiungere qualcosa, Freddie spalanca le tende della doccia con una forza inaudita strappandole dal bastone di sostegno. Roger, appena coperto dall'asciugamano, lo osserva con la bocca spalancata.

R: Cosa cazz...

F: Oh, lui non c'è per davvero. Che peccato!

R: SEI FUORI DI TESTA?

 

Mentre i due amici iniziano a discutere animatamente un confuso Brian si avvicina al bagno, spinto dal vociare che proviene dal corridoio. Si avvicina pian piano alla porta del bagno per scoprire, con suo profondo rammarico, che Freddie si è intrufolato dentro la stanza con Roger. Con Roger che si sta facendo la doccia. Un Roger nudo, con quel meraviglioso corpo che ora immagina sotto gli occhi di Freddie. Reprime l'immensa sensazione di fastidio e gelosia che si allarga nel suo stomaco e avvicina l'orecchio alla porta per sentire meglio.

R: lo capisci che non sono io quello fuso tra i due, vero? Guarda che casino hai fatto!

F. Beh, beh. Non sono ancora sicuro che il tuo amichetto non sia lì con te! POTRESTI AVERLO NASCOSTO!

Amichetto? Quale amichetto? Brian si decide ed entra nella stanza. La scena che gli si para davanti è al limite del ridicolo. Roger è vicino alla finestra, ha le mani sui fianchi mentre osserva Freddie scuotendo la testa, il corpo fasciato da un asciugamano pericolante. Ai suoi piedi, quella che era la tenda della loro doccia. Freddie invece sta osservando Brian, appoggiato al lavandino con le braccia conserte e un broncio da diva offesa disegnato sulla faccia.

F: Uffa. Allora davvero non c'eri. Che noia.

Prima che possa rispondere, Brian osserva gli occhi di Freddie diventare improvvisamente enormi, la bocca aprirsi per far fuoriuscire un singhiozzo e le sue mani raggiungere i capelli. Freddie sta osservando sconvolto un mucchietto di ciniglia gialla vicino ai piedi di Brian, lasciato impietosamente sul pavimento e ora ricoperto di polvere e capelli.

Roger, nel frattempo, ringrazia ogni divinità per averlo tolto dall'imbarazzo di spiegare a Brian il significato delle parole di Freddie ma poi si rende conto di cosa il cantante stia osservando.

R: Oh cazzo...

Freddie esplode in un urlo a dieci decibel.

F: LA MIA TUTINA! LA MIA BELLISSIMA TUTINA!CHI SI E' PERMESSO DI TOCCARLA! DI PRENDERLA!

R: Freddie..non ti incazzare..ne avevo bisogno e l'avrei rimessa a posto!

F: VILLANO!SAPROFITA! DISGRAZIATO! LADRO!

Brian si sta godendo la scena con le lacrime agli occhi. E' da troppo che non ride come in questa serata, è una sensazione bellissima e naturale. Ancora una volta, il suo sorriso è tutto merito di Roger e di tutti i guai che riesce a combinare. Roger che sta cercando inutilmente di spiegare a Freddie l'accaduto, mentre quest'ultimo si accascia drammaticamente sul pavimento con una mano sul cuore.

F: IO NON LO VOGLIO IL TUO ODORE DA MASCHIONE SUI MIEI VESTITI!

R: Ehi! Guarda che quando ho preso quello straccio puzzava di uova marce! E tutto per merito TUO!

F: Non è possibile, caro. Io profumo sempre! Adesso non potrò più indossarla.

B: Freddie -ride- basta lavarla! Quante storie!

Freddie tira su con il naso.

R: Sarebbe proprio meglio buttarla via. Ti fa sembrare un grosso canarino giallo e peloso.

F: Non è giallo canarino! Sono sconvolto dalla vostra ignoranza.

B: E poi Freddie, quando mai hai indossato lo stesso vestito due volte in concerto? Potresti davvero farne a meno.

J: Ragazzi? Ma che cavolo sta succedendo?

Un assonnato e confuso Deaky compare alle spalle di Brian, stropicciandosi gli occhi con la mano.

B: Cavolo Deaky, mi dispiace..speravo che queste due sirene non ti svegliassero.

R: E' tutta colpa di Freddie, ovviamente. Scusa Deaky.

F: Tsè!

John osserva con curiosità lo strano indumento giallo tra le mani di Freddie.

J: E quello cos'è? Un costume da canarino?

F: NON E' GIALLO CANARINO! E' GIALLO CHARTREUSE!

Un sorriso incredulo si fa strada sul volto di John, mentre Roger si appoggia ad un ansimante Brian per tentare di sorreggersi durante le risate.

Ripensandoci più tardi, Roger si renderà conto che Brian gli stringeva la mano nella sua mentre lo teneva stretto al proprio corpo caldo per sostenerlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buongiorno a tutti.

Sono molto contenta di vedere che la storia vi piaccia e abbiate deciso di seguirla, anche una vostra opinione mi farebbe piacere.

Questo capitolo è abbastanza demenziale, ne sono consapevole, ma ci tengo a creare anche qualche momento spassoso fra i nostri quattro amici. Ho adorato scrivere questo capitolo! Come avrete notato, il capitolo inizia con il punto di vista di Roger ma poi ho integrato il suo e quello di Brian, a seconda dei momenti.

Alcune precisazioni: Tim è Tim Staffel, membro del gruppo degli Smile insieme prima a Brian e poi a Roger. Ah, il giallo Chartreuse esiste, è un bel giallo con una punta di verde ;) Insomma dai, chi non conosce l'esistenza del giallo Chartreuse...

Penso che un John assonnato sia adorabile. Alla prossima! C.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Love will tear us apart ***


 

 

 

Brian continua a muoversi freneticamente su e giù per la sua stanza. Roger è sdraiato di nuovo sul letto di Brian, osserva il riccio con un sorriso. Sono usciti dal bagno, abbracciando Deaky e continuando a ridere di Freddie. Il quale gli ha dedicato una lnguaccia e un dito medio, prima di sparire dietro l'angolo.

Da quando sono tornati in camera Brian non è rimasto fermo un secondo. Prima ha iniziato a rovistare tra i propri vinili, con la scusa di voler far sentire a Roger quel "45 giri da panico"che ha scovato l'anno prima in un robivecchi a Brick Lane e che poi ha dimenticato sul fondo dell'armadio. Poi ha deciso che il biondo non poteva stare nella sua stanza gelida con solo una felpa addosso, così eccolo rovistare tra i suoi maglioni di lana.

R: Bri - sospira divertito- pensi di fermarti prima o poi?

Brian alza il volto verso di lui, smettendo di rovistare tra i vestiti. Sta facendo la figura dell'idiota, ne è consapevole, ma ha finito la propria scorta di autocontrollo per questa sera. Roger continua a non andarsene, è fermo sul suo letto a guardarlo con i suoi occhi blu mandando in tilt ogni suo pensiero razionale. Si chiede quale altra scusa troverà per tenere impegnate le mani dopo che avrà finito di cercare quello stupido maglione.

B: Non riesco a trovare un maglione che possa starti.

R: Ma chissene frega del maglione. Vieni qui.

Brian raggiunge Roger sul letto.

B: Scusa.. il sonno mi fa andare fuori.

R: E pensare che i tuoi pezzi migliori li hai scritti in piena notte.

B: Sì, anni fa, quando ancora ero pieno di idee..

R: E già con i modi di fare di un settantenne borghese.

B: Ehi!

Roger ride, afferra delicatamente il braccio di Brian e lo attira più vicino a sé. Sorride alla vista di un filo di lana nella matassa dei suoi capelli.

R: Aspetta, fermo.

Brian ride, soffiando il filo tra le dita di Roger. Il suo viso pallido è così vicino, Brian riesce a intravedere le piccole lentiggini sul naso. Roger invece sta guardando Brian, lo spicchio di pelle appena umida di sudore che fa capolino dal colletto della camicia.

B: Deaky è un santo, davvero. Io vi avrei uccisi entrambi.

R: Ma se dorme dieci ore a notte!

B: Scherzi? Mi ha detto che Freddie fa un baccano terribile tutte le mattine. Ha la stanza sopra la sua.

R: Che diavolo si mette a fare?

Brian inizia a ridere di gusto.

R: Che hai?- sorride, appoggiandosi alla spalla dell'altro.

B: Deaky mi ha detto che gli ha chiesto cosa diavolo combinasse ogni santa mattina e..

R: Eddai Brian!- scoppia a ridere- che ha risposto?

B: Che fa esercizio con i tacchi.. ne ha rubati un paio a sua sorella prima di andare via, insomma sai che Kash ha dei piedi giganti.

R: Ma che diavolo..

Roger si accascia sulle ginocchia di Brian, ridendo insieme a lui.

R: Pure questa, adesso.

B: Non fare lo stronzo, Rog.

R: Ma dai..a che gli serve? Mica può saltellare su e giù per il palco con quei cosi!

Brian tossisce e riprende fiato. Roger si avvicina e appoggia nuovamente la testa sulla spalla di Brian. Il riccio sente il suo fiato sul collo, la consistenza lanosa dei suoi capelli sulla propria pelle.

B: Rog- sospira- c'era qualcosa di cui volevi parlarmi prima.

Brian non si accorge di spostare la mano sui capelli di Roger, iniziando ad accarezzarli dolcemente.

B: Sembravi davvero giù. Non voglio vederti così.

R: Sì lo ero. Ma non voglio parlare di cose tristi ok? Sono qui con te e mi basta.

Brian lo allontana leggermente dalla sua spalla e incrocia lo sguardo con il suo.

B: Ne sei sicuro?

R: Sì. Non rimanerci male Bri.

B: No-sorride dolcemente-lo capisco. Parlare di cose tristi prima di andare a dormire non fa bene a nessuno.

Roger solleva la mano, lentamente, e accarezza le dita di Brian tra i suoi capelli.

R: Grazie..

Brian sente uno strano calore irradiarsi attraverso il braccio, fino al viso. Quando poi lo raggiunge implacabile in mezzo alle gambe capisce di aver raggiunto il proprio limite.

B: Rog..scusami ma sono stanco. Forse dovrei andare a dormire.

Roger abbassa il viso, distogliendo lo sguardo dal riccio. Lascia la sua mano.

B: No Rog! Non voglio dire che voglio che tu vada via. Solo..

Roger lo guarda con dolcezza, abbozza un sorriso agli angoli della bocca. Ha il viso inclinato, qualche ciocca ancora umida gli accarezza il collo.

R: No Bri, hai ragione. Stasera ho rotto le palle per una settimana, direi. Buonanotte. E grazie.

Brian libera un lungo sospiro, affranto. Vorrebbe afferrare Roger per un braccio e baciarlo fino a fargli male. Poi vorrebbe che parlasse con lui, vorrebbe chiedergli quale pensiero doloroso può tormentare una creatura così bella e spingerla a venire da lui nel cuore della notte. Ma non può più trattenerlo. Tira fuori, chissà come, un sorriso. Roger si alza e raggiunge la porta. Prende un pò di tempo prima di girarsi nuovamente verso Brian.

R: Perchè sei entrato nel bagno, prima, quando c'era Freddie?

Brian sbatte le palpebre, ha bisogno di qualche secondo per capire che Roger ha parlato davvero. Non è una voce nella sua testa, anche se in quel momento la realtà intorno a lui gli sembra sfumare e confondersi.

B: Beh io non..insomma..vi ho sentiti urlare, volevo capire cosa stavate combinando.

Roger sbatte piano le palpebre mentre ricambia lo sguardo di Brian. Il biondo ha una sfumatura di rosa sulle guance, la bocca leggermente dischiusa come se avesse bisogno di piu aria. Brian non lo ha mai visto così..indifeso.

R: Guardami in faccia e dimmi che il motivo è solo quello.

B: Q-quale altro motivo dovrebbe esserci?

R: Sembravi incazzato quando hai aperto la porta.

B: Incazzato?

R. Sì!

B: Beh stavate facendo un casino assurdo e-e..

R: E ovviamente mamma Brian si mette in azione.

Brian fa una smorfia.

B: Mi dispiace se ho interrotto qualcosa.

Brian sente il risentimento bruciare nella propria voce. Non sfugge nemmeno a Roger, il quale socchiude gli occhi e stringe i pugni lungo i fianchi.

R: Lo sai cosa mi ha chiesto Freddie quando ero sotto la doccia?

Anche Brian sta sentendo montare la rabbia. Roger non ha smentito le sue ultime parole.

B: Cosa, sentiamo.

R: Mi ha chiesto se tu fossi lì dentro con me.

Brian non riesce a reprimere una risatina isterica. Vorrebbe solo aprire la porta e precipitarsi fuori. In primis per ammazzare Freddie.

B: Il solito Freddie, ovviamente..

R: Sembrava serio, invece.

B: Serio?

R: E non è certo la prima volta che si mette a prenderci per il culo così.

B: Che cosa vorrebbe dire questo?

R: Lo sai Brian! Cristo santo, smettila di tirare sempre indietro il culo.

Brian è a bocca aperta.

B: Sei serio? Insomma..con me non ha mai fatto queste battute idiote e..non capisco quale sia il punto comunque!

R: Certo! Solo io devo sopportare tutto questo! Non capisci cosa Freddie sta cercando di fare?

B: Cosa dovrei capire? Insomma Freddie è Freddie e..se prendessi sul serio quello che dice finirei per offendermi davvero, perciò..

Brian lo guarda e un secondo dopo vorrebbe morire. Roger ha l'espressione più addolorata che abbia mai visto sul suo volto. Sbatte le palpebre sugli occhi improvvisamente umidi, distoglie lo sguardo da Brian. Prima che il riccio possa parlare Roger alza la mano per zittirlo.

R: Hai ragione. E' così offensivo quello che dice di noi. Fa proprio schifo.

Brian sente qualcosa strapparsi all'altezza del petto.

B: Roger..Roger aspetta..

Ma Roger non lo aspetta. Esce dalla porta come una furia, sotto lo sguardo tormentato di Brian.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buonasera a tutti.Questa volta l'ispirazione è arrivata abbastanza velocemente quindi eccoci qui. Tutto un altro tono rispetto al precedente capitolo, me ne rendo conto. Il titolo dice già tutto! D'altronde questi due devono imparare a mettersi alla prova e ad amarsi, quindi non può di certo essere una strada facile. Ovviamente Kash è Kashmira, la sorella di Freddie. Spero non si offenda perchè l'ho trasformata in Big Foot. Come sempre grazie per aver dedicato del tempo a ciò che scrivo, fatemi sapere cosa ne pensate che fa sempre piacere. Alla prossima,

C.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Incolla qui il testo.

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Capitolo 4
*** Not a good morning ***


 

Roger sta torturando mollemente il bacon con la forchetta da almeno dieci minuti.Ha un aspetto arruffato, quasi trasandato; non si è nemmeno ricordato di chiudere tutti i bottoni della camicia. Una cosa molto da Brian, considera John.

John che seduto accanto a Roger osserva preoccupato l'amico, nascondendosi dietro una pagina del giornale. Un Roger così avvilito è un'immagine surreale; John non può dire di non apprezzare quel minuto di pace in compagnia del biondo ma vederlo così sofferente lo turba nel profondo. Una colazione senza le sue battute e imprecazioni mattutine non sa più di casa.

E sono due giorni che Roger è in quello stato, da mattina a sera.

Due giorni in cui il biondo non ha rivolto parola a Brian e a Freddie se non quando costretto a farlo. John non li ha visti discutere dopo quella sera nel bagno, per questo non capisce cosa possa averli allontanati. Brian, d'altro canto, se ne resta in disparte con uno sguardo altrettanto carico di dolore. Freddie invece è stranamente quieto, resta in disparte osservando gli amici con un broncio perenne sul viso. Qualsiasi cosa sia successa, John ne vede le conseguenze disastrose durante le prove di registrazione: quei tre sembrano lavorare ognuno in una dimensione parallela.

J: Rog. Va tutto bene?

Roger si riscuote appena, alza gli occhi sul sorriso buono di John. Si stiracchia, risvegliandosi dal suo stato di trance. Una parte di lui vorrebbe rispondergli di farsi i fattacci suoi ma a Deaky non potrebbe dirlo mai.

Deaky, che non sa nulla di quello che succede e come sempre finisce in mezzo ai casini che lui, Brian e Freddie riescono a combinare.

R: Sì, piccolo Deaky- sorride.

J: Ah, adesso sorridi. Fino ad un minuto fa sembravi ad un funerale.

R: Che vuoi farci. Sorrido perchè penso che sei un buon amico.

J: Rog, è due giorni che ti vedo così. Parlami.

R: Sono solo stanco Deaky. Davvero.

John sospira.

Sta per fare un altro tentativo di parlare con l'amico quando Mr. Mercury fa il suo ingresso trionfale nella piccola cucina assolata.

F: Buongiorno miei tesori. Dov'è Brian?

Ammicca verso Roger, il quale lo ignora con grande difficoltà.

J: Dorme.

F: Che musoni lunghi. Dormito male?

John guarda Roger.

R: Sì-grugnisce.

J: Mmm. Più o meno.

Freddie non si scompone, annuisce piano versandosi una generosa tazza di thè sul tavolo. I suoi occhi, già segnati dal kajal nero, si soffermano sugli amici troppo silenziosi di fronte a lui.

F: Cari, ve l'ho sempre detto. Per dormire bene bisogna farlo in compagnia. Di qualcuno che sappia scaldarti. Gli irlandesi se la cavano piuttosto bene direi!

John lo fissa sbigottito, neanche troppo sconvolto dal suo accenno velato alla presenza di Paul Prenter nel suo letto. Non è nella sua natura ma vorrebbe tanto poter cacciare a calci quella vipera da quella casa, per non permettergli più di intromettersi nella loro vita come sta facendo ora.

Ovviamente Roger non è John. Le mani gli tremano appena mentre alza uno sguardo furente su Freddie.

R: Credo che preferirei dormire in stalla con i maiali piuttosto che con una serpe come lui!

F: Se provassi caro, non parleresti così.

R: Non sono interessato a provare la merce, grazie.

F: Oh, Rog. Mi sembra di sentire un pò di frustrazione, mmm? C'è qualcosa che vuoi dirci?

Roger scatta in piedi come una molla, il viso chiazzato di rosso, fronteggiando Freddie.

R: Di cosa diavolo parli? Ti sto dicendo che quello lì è una biscia. Non so come tu possa volerlo intorno, addirittura farci..bah. Contento tu.

Roger cerca di nascondere una smorfia schifata, girando il viso verso la finestra.

Lo sguardo di Freddie diventa glaciale, intercetta quello di John - terrorizzato dall'idea di una discussione fra i due - e poi si rivolge a Roger. Il suo sorriso sbilenco non promette nulla di buono.

F: Roger, caro. Sono io che decido con chi spassarmela. E comunque, ti assicuro che Paul ci sa fare. Sicuro di non voler provare qualcosa di nuovo?

J: Freddie. Ti prego.

Freddie ride di gusto, sorridendo con dolcezza all'indirizzo di John.

F: Scusa, Deaky. Prometto che terrò i particolari per me.

Roger non si è mosso di un millimetro dalla sua posizione. Le parole di Freddie gli hanno mandato il sangue al cervello. Freddie che continua imperterrito nel suo gioco, provocandolo come quella sera nel bagno prima che arrivasse Brian. Freddie, che ha capito come fra lui e il riccio sia andato tutto a rotoli in una sola sera. Roger lo sa, Freddie è suo fratello e il suo è solo un tentativo di farlo uscire allo scoperto, di liberarlo da sè stesso. Al costo di usare le maniere forti e di fargli un pò male.

La testa di Roger è un groviglio di paure, vorrebbe finalmente vomitare fuori tutti i suoi pensieri in quella dannata cucina dove Brian non è ancora arrivato. Brian, che negli ultimi due giorni ha tentato di avvicinarsi e di parlare ma che Roger ha sempre respinto. Dopo quella sera fa ancora tutto troppo male.

E ora non vuole litigare con Freddie. Di certo Paul non è al centro dei suoi fottuti pensieri e non ha intenzione di dedicargli un minuto della propria vita. Freddie in quel momento ha ovviamente ragione e Roger sa di non avere diritto di usare Paul come pretesto per sfogare la propria frustrazione; anche se Paul - quello stronzo - è sicuramente un problema di tutti loro. Freddie compreso.

Roger si alza dal tavolo.

R: Ho finito. Tolgo il disturbo.

J: Dai Rog! Non andare via!

F: Invece di girarci le spalle, potresti spiegarci perchè Brian non è ancora sceso a fare colazione.

Freddie prende un lento sorso poggiando la tazza sulle labbra, fissando Roger con uno sguardo penetrante. Roger ricambia lo sguardo. Non può credere che Freddie sia arrivato al punto di smascherarlo davanti a Deaky.

Guarda quelle sfere di ebano, profonde e comunque sempre piene di dolcezza. Sospira.

R: Non. Lo. So.

Gira le spalle alla cucina giusto in tempo per sentire le ultime parole di Freddie.

F: No Deaky, lascialo andare, è meglio così. Deve capire che deve affrontare sè stesso, non noi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buonasera gente! Capitolo breve ma necessario prima del finale. D'altronde, i ragazzi sono una famiglia e qualsiasi cosa tocchi uno di loro è qualcosa che porta sofferenza a tutti. Ho citato Paul Prenter ispirandomi sempre al film, anche se qui la relazione con Freddie è di tipo sessuale (come è accaduto nella realtà).

Deaky continua ad essere un santo, Freddie invece dà il meglio di sè senza limiti. Ma lo fa per una buona causa, quindi lo perdoniamo.

Il prossimo aggiornamento arriverà presto, nel frattempo grazie a tutti coloro che mi seguono.

C.

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Capitolo 5
*** Spionaggio ***


 

Buongiorno a tutti!

Questo doveva essere l'ultimo capitolo come avevo detto e invece, surprise! Ho scritto davvero tanto, per cui la seconda parte merita un capitolo a sè. Le parti in corsivo in questo capitolo sono flashback. Voglio solo dire che ho adorato scrivere questo capitolo e spero che possiate sentirlo mentre leggete. Come sempre, grazie se leggete ed è sempre gradita la vostra opinione.

Ringrazio chi ancora mi segue e buona lettura folks ;)

C.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roger aveva perso quella sicurezza di pochi secondi prima. Quella sicurezza da spaccone di cui si vantava da una vita.

Freddie gli sorrise con tenerezza, osservando la piccola bocca a forma di cuore del biondo tremare leggermente.

R: Freddie..io..non so se se riesco a farlo..

Freddie non mosse la mano dalla guancia di Roger. Il biondo era di una dolcezza sconcertante in quel momento, mentre con lo sguardo alzato verso Freddie e la mano sul suo petto lo accarezzava timoroso per la prima volta. Freddie sapeva quanto Roger fosse vulnerabile in quel momento, lì tra le sue mani e con le labbra distanti meno di un soffio dalle proprie.

F: Fallo solo se vuoi, Rog.

Roger aveva dischiuso la bocca titubante. Poi si era avventato su Freddie, accogliendo la lingua ruvida dell'altro nella propria.

 

 

Freddie batte con delicatezza sulla porta della camera di Brian.

F: Bri. Ehi Bri!

Il riccio si riscuote, seduto mollemente nella poltrona sotto la finestra. Sospira, osservando con fastidio la porta dall'altro lato della stanza. Ci mancava solo questo maledetto dejavù per gettare altra benzina sui suoi pensieri riguardo a Roger.

F: Brian..lo so che sei dentro. Ti prego apri.

Purtroppo questa volta è Freddie, non Roger.

Brian si alza lentamente e si dirige verso la porta, appoggiando la schiena sul legno. Rimane in silenzio, i pugni stretti e tremanti di rabbia. Può sentire il peso del corpo di Freddie su quella porta, opposto al proprio. Una parte di Brian-quella piccola parte non razionale-vorrebbe sfondare la porta a calci e afferrare Freddie per la gola, sbattendolo sul pavimento senza alcun ritegno. Gli ultimi due giorni si sono trasformati in una silenziosa ostilità tra lui e il moro, il quale non ha nemmeno tentato di avvicinare Brian per capire cosa fosse successo. Brian riesce solo a pensare a quanto l'amico sia stato codardo, lasciando che il silenzio si insinuasse nel gruppo e li allontanasse tutti quanti. Freddie, che aveva causato da solo tutto quel disastro e allontanato Roger.. Brian non riesce a pensarci senza versare un fiume di lacrime. Gli manca Roger, ogni minuto. Gli manca non solo l'uomo di cui è innamorato, ma anche il suo amico. Gli manca vederlo saltellare allegro per il corridoio fino alla propria stanza e abbracciarlo fino a sentire quel corpo minuto sparire fra le sue braccia.

B: Codardo.

Freddie si muove appena, tendendo l'orecchio in ascolto.

F: ..Hai detto qualcosa Bri?

Brian spalanca la porta con violenza.

B: Sì, ho detto codardo. ADESSO TU ENTRI E PARLIAMO.

Freddie rimane sconvolto a osservare la massa di ricci arruffati di fronte a lui e quelle gote rosse di rabbia. Non ha mai sentito il riccio urlare contro nessuno durante i loro anni di amicizia. Forse è solo per istinto ma fa un passo indietro cercando di allontanarsi da Brian, che nel frattempo si avvicina minaccioso braccandolo come un animale in fuga.

F: Va bene, va bene. Entro. Non serve che mi fai a pezzi!

Brian si placa e con una smorfia si dirige verso la propria finestra, osservando silenzioso il panorama delle colline inglesi. Freddie lo ha seguito nella stanza, titubante, sedendosi sul grande tappeto persiano. Ha un nodo alla gola che gli impedisce di parlare; ha visto gli occhi di Brian, forse per la prima volta in quei giorni, e ora vede tutto il loro dolore.

F: Scusami Bri, scusami tanto. Non volevo combinare questo casino..

B: Ti riferisci al fatto che per colpa tua il mio migliore amico non lascia nemmeno che io mi avvicini a lui? Da due giorni, Freddie. Due maledetti giorni.

F: Sì..lo so.

Brian continua a non guardarlo.

B: Non hai fatto male solo a me. Hai preso i sentimenti di due persone e.. li hai usati per divertirti un pò.

Freddie non riesce a trattenere un singhiozzo, prendendosi il viso tra le mani.

F: No Bri.. non è andata così. Te lo giuro!

B: Vorrei che tu sentissi cosa ho nel cuore adesso, Freddie.

F: Brian. Voi siete la mia famiglia..io..non vi farei mai del male! E se l'ho fatto non era quello che volevo!

B: Non è quello che sembra. Roger..Roger mi ha detto che lo hai provocato molte altre volte. Lo hai fatto soffrire.

F: Brian, sono stato stupido e infantile, lo so. Però ascoltami, ti prego. Lasciami spiegare perchè l'ho fatto.

Brian finalmente si volta. Ha lo sguardo affranto sotto le palpebre semichiuse.

B: Ti ascolto, sì. E dovrai dirmi la verità. Anche su Roger.

Brian lancia a Freddie uno sguardo penetrante. Non gli lascerà via di scampo questa volta.

F: C-che cosa intendi?

B: Freddie. L'ho capito. Ti sei messo in mezzo al rapporto tra me e Roger perchè lui ti piace.

Freddie spalanca la bocca, annaspando in cerca di aria.

F: Bri..Bri ma che hai capito?

B: Questa è gelosia..il modo in cui lo guardi, lo tocchi, ti avvicini a lui. Entri nel suo spazio come e quando vuoi. E lui te lo lascia fare..

F: Se ti riferisci all'altra sera, nel bagno, era solo uno scherzo e..

B: Non è solo questo Freddie. E' tutto quanto insieme.

Freddie respira lentamente, chiudendo gli occhi. Ha la testa che gli gira vorticosamente. Brian ha parlato con lo sguardo nuovamente a terra, la voce incrinata. Freddie sente il cuore spezzarsi nel vederlo così, non può credere che si stia rovinando la vita con questa idea assurda.

F: Brian, te lo giuro sulla nostra amicizia: io non provo niente per Roger. E' come un fratello per me, come tutti voi. E questo lo pensa anche lui!

Brian guarda quel viso serissimo. Cerca qualche segno di cedimento ma non lo trova. Capisce che sta dicendo solo la verità. Annuisce lentamente.

B: So che non mi mentiresti su questo.

F: Però..

B: Però?

F: Però se il non dirtelo ha portato a questo casino, allora ti dirò comunque tutto. Ti racconterò cosa è successo tra me e Roger, in modo che non possa più succedere un casino come questo. Però devi promettermi che mi lascerai parlare Bri, fino alla fine.

Brian annuisce di nuovo.

Freddie prende un respiro profondo.

 

 

Se c'è una cosa che Brian amava era lavare via la fatica delle serate immerso nel calore di un bagno caldo. Era l'estate del 1973, una giornata fin troppo calda per essere solo giugno. La serata al locale era stata grandiosa, Brian non aveva mai visto così tante groupies acclamarli sotto il palco. Il proprietario era stato generoso e gli aveva offerto da bere senza sosta per brindare alla loro performance.

Una volta arrivati nel loro piccolo alloggio Brian aveva deciso di concedersi un bagno rilassante. Si era liberato degli abiti della serata con lentezza, godendosi quei momenti di pace e solitudine. La stoffa della camicia era scivolata a terra, accarezzando quella pelle bianca e sudata. Aveva eliminato la cintura, prima di dedicarsi ai propri pantaloni e rimanere nudo di fronte al grande specchio del bagno. Se non avesse acceso la radio per tenersi compagnia, Brian avrebbe potuto sentire un respiro ansimante fuori dalla porta del bagno, appena socchiusa, nel buio del corridoio. Roger guardava attraverso la fessura come un ladro, come se da ciò dipendesse la sua vita. Sentiva il cavallo dei pantaloni stringersi mentre ammirava Brian guardarsi allo specchio. Non poteva credere che Brian si stesse osservando minuziosamente con quegli occhi severi e sprezzanti. Non poteva credere che Brian guardasse quel suo corpo meraviglioso senza la smania che invece assaliva Roger. Brian aveva le gambe perfette, lunghe e sottili; la magrezza del petto stonava appena con il volume dei suoi meravigliosi ricci, che gli circondavano il volto affilato come una corona. Roger, senza rendersi conto, aveva iniziato ad accarezzarsi lentamente sopra i Jeans mentre Brian si voltava su sè stesso per guardare la propria schiena nuda allo specchio.

A quel punto, Roger potè ammirare Brian in tutta la sua bellezza, lì dove la pelle pallida incontrava il pelo riccio del pube e il suo sesso. Roger aveva accellerato il movimento della propria mano fino quando, lentamente, aveva infilato la mano nei jeans e raggiunto la propria erezione. Brian continuava a guardare il proprio riflesso con quel velo di malinconia e Roger aveva creduto di non poter resistere un minuto di più. Non desiderava altro che saggiare la consistenza di quella pelle sottile, la morbidezza del suo pelo tra le dita e il suo sapore nella bocca.

Roger era impegnato in queste fantasie e così non si accorse di essersi avvicinato troppo alla porta, urtandola con la propria spalla. Al contatto con il legno, il biondo si era risvegliato dalla sua trance e nel giro di pochi secondi era fuggito attraverso il corridoio, coperto dall'oscurità. Si era infilato nella prima stanza che aveva trovato, senza chiudere del tutto la porta.

B: C-c'è qualcuno?

Roger non aveva potuto vedere Brian che si affacciava sul corridoio, eppure aveva immaginato facilmente il rossore che accompagnava quella voce imbarazzata. La voce di chi ha capito di essere stato osservato.Si era sentito un verme. Non poteva fare questo a Brian. Lui amava Brian e questo..questo era stato come violentarlo. Violentare ciò che provava per lui.

Roger aveva il volto affondato nelle proprie mani e stava piangendo silenziosamente quando si era sentito afferrare delicatamente per le spalle e trascinare dentro l'oscurità della stanza.

F: Rog. Ma che combini caro?

Roger si era reso conto solo in quel momento di essere capitato nella stanza di Freddie. Di fronte al viso sconvolto dell'amico, il moro lo aveva stretto a sè a lungo e lasciato che piangesse fra le proprie braccia. Roger si era accocolato come un gattino, fino a quando il suo respiro era tornato regolare.

R: Freddie..stavi dormendo, scusami..me ne vado..

F: Non essere sciocco caro. Ti pare che ti lascio andare via in queste condizioni?

Roger aveva abbassato lo sguardo pieno di vergogna.

R: Sai cosa ho fatto, vero?

F: Sì, ho sentito Brian fuori dal bagno, poi ti ho visto e ho collegato.

Roger a quel punto era esploso, raccontando ciò che aveva fatto. Freddie non glielo aveva chiesto ma Roger aveva sentito il bisogno di dire ciò che aveva visto in quel bagno. Aveva sentito il bisogno di raccontare a Freddie la bellezza di Brian. Freddie lo aveva ascoltato in silenzio, guardando gli occhi di Roger illuminarsi mentre il ricordo di Brian tornava prepotente nella sua mente.

F: Rog..l'avevi mai fatto prima?

Rog aveva scosso rapidamente la testa, gli occhi ancora rossi per il pianto.

R: Non so nemmeno come tu riesca a parlarmi senza sputarmi in faccia.

F: Oh caro, smettila di torturarti così. E' successo e ti sei pentito. E poi, sei stato così meraviglioso nel raccontarmi quanto Brian sia bello. Sono sicuro che arrossirebbe come una ragazzina, e ne sarebbe lusingato, se lo sapesse!

Roger aveva riso di gusto.

R: Certo! Dopo avermi spaccato la faccia.

F: Bene caro, è bello sentirti ridere di nuovo. Adesso fai un respiro profondo e dimmi un pò che intendi fare.

R: C-che intendo fare?

F: Con Brian. Credi che non mi fossi già accorto di come lo guardi tesoro? E non mi riferisco allo spionaggio.

R: I-io..

F: Rog. Sai che con me puoi parlare.

Freddie gli aveva circondato teneramente le spalle, appoggiandosi a lui.

R: E va bene. Sono comunque fottuto. Tanto vale ammetterlo ad alta voce.

F: Che poi Rog, giusto per sapere, da quanto tempo ti piace il pisello?

R: Cazzo Fred! Così sì mi fai venir voglia di parlare!

Freddie aveva riso in modo malizioso, pizzicando la guancia del biondo.

R: E poi..io..non lo so. Credo che sia solo con Brian. Non mi è mai successo con nessun altro!

Freddie spalancò i suoi grandi occhi d'ebano.

F: Solo lui? Oh che dolcezza, caro. Sei cotto a puntino come pensavo.

R: E da quanto lo pensi, sentiamo?

F: Oh- rise- da quando ci siamo incontrati per la prima volta al KIng's. All'epoca era solo una sensazione, in realtà. Pensa un pò quanto tempo ci è voluto per arrivare fin qui!

Roger lo aveva fissato a bocca aperta.

R: Non può essere così evidente..no no..

F: Eh sì, dolcezza.

R: Oddio..sono fottuto..cazzo se sono fottuto..

F: Ma scusa caro, neanche Ronnie il tecnico te l'ha mai fatto venire duro? Insomma, è un gran figo, poi gira sempre mezzo nudo per "colpa del caldo"..

R: Freddie.

F: E Thomas! Lui sì che ama andare in giro scosciato. Ricordi? Quando mesi fa ci ha scarrozzati verso l'aereoporto e indossava quei pantaloncini corti corti...

R: FREDDIE!

F: Va bene caro, la smetto. In effetti non penso proprio tu sia gay..non riesco a pensarti nemmeno bisessuale, in realtà. Ti definirei..Briansessuale.

Mentre Freddie ululava dalle risate per la propria battuta, Roger si strofinava gli occhi imprecando contro il suo destino e il suo amico fuori di testa.

R: Non lo so, non so cosa sono, non ci capisco più un cazzo. Non riesco nemmeno a pensare di baciare un uomo che non sia Brian..

F: Ok caro. Allora che ne dici se ti bacio io, così capisci se ti piace o meno? Se no, allora sei davvero Briansessuale!

L'espressione di Roger era passata dall'incredulità più totale ad una risata trattenuta per non offendere l'amico, per foi farsi pensierosa e spaventata.

F: Ahah! Vedo la tua testolina farci un pensierino!

Roger si era unito alla risata di Freddie, colpendolo alla spalla con un pugno.

R: Che cazzo Fred..come posso pensare di baciare il mio migliore amico?!

F: Ma è solo un esperimento, caro. Nonchè un grande onore. Per te si intende!

Roger si era lasciato cadere sul grande letto matrimoniale di Freddie, sospirando. Se doveva provare a mettere ordine nella propria testa, pensò, da qualche parte doveva pure iniziare.

R: Ok, allora..

Roger aveva deglutito rumorosamente. Poi si era rialzato, fronteggiando Freddie, questa volta con il suo solito sorriso spavaldo sul volto.

R: Ok, facciamo questa cosa.

Freddie aveva risposto con un mezzo sorriso, portando la sua mano destra sulla guancia di Roger. Poi si era fatto molto vicino al suo viso e non era più tornato indietro.

 

 

 

 Freddie non ha il coraggio di alzare il proprio viso da terra.

Brian è rimasto muto come una tomba durante tutto il suo racconto, senza interromperlo mai.

Freddie ha percepito solo i suoi movimenti tremanti, scattosi. Anche volendo, non sarebbe mai riuscito a sostenere il suo sguardo.

F: E quindi..questo è quello che è successo l'anno scorso. E Roger..lui non ha provato niente, Brian, quando mi ha baciato. E nemmeno io.

Brian respira profondamente.

F: Brian se ho fatto l'idiota, continuando a torturare Roger con le mie battute stupide su voi due, era solo perchè non potevo più vederlo in quelle condizioni. Volevo disperatamente che si facesse avanti con te. E..

B: E?

F: E mi sentivo in colpa verso di te, da morire. Anche se non ha significato nulla, ho baciato Roger. Ho baciato la persona di cui sei innamorato.

B: Quindi avevi capito tutto anche di me. .non solo di Roger.

Freddie sorride con dolcezza.

F: Sì tesoro. Per questo ci sono andato giù un pò pesante, era solo per smuovere la situazione..

B: Chiamalo "un pò pesante"!

Freddie alza finalmente lo sguardo sul riccio e rimane sconvolto da tutte le emozioni che legge su quel viso. Brian ha uno sguardo pieno di dolcezza, gli occhi lucidi e increduli. Il sollievo che ora Freddie legge sul suo viso gli scioglie il cuore. Dopo tutto il male che ha fatto a Brian, vedere quella speranza immensa negli occhi dell'amico fa bagnare anche i suoi.

Freddie si alza, vuole raggiungere Brian e stringerlo fra le braccia, non importa se il moro non è ancora pronto ad accettarlo di nuovo. Ma mentre si avvicina è proprio Brian ad andargli incontro e stringerlo a sè con forza.

B: Grazie- gli sussurra tremante all'orecchio.

F: Mi perdoni, Bri? Voglio solo che voi due siate felici.

Brian gli scocca un rapido bacio sulla guancia.

B: Certo che sì, Freddie. Però adesso RESTA QUI.

Freddie non fa in tempo a replicare che il riccio lo ha già lasciato solo nella stanza, correndo alla ricerca di due grandi occhi azzurri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

P.S: La parola Briansessuale è entrata nella mia mente tramite folgorazione divina. Potrebbe anche essere una parola che ho letto da qualche parte e di cui non ho assolutamente ricordo. Se così fosse il legittimo proprietario mi faccia sapere.

C.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Perdersi ***


Buonasera a tutti!
Chiedo scusa per la mia lunga assenza. Questa storia mi è mancata molto, per questo motivo il presente capitolo non è quello finale (come avevo promesso sarebbe stato..chiedo perdono) bensì il penultimo. L'ispirazione sembra essere tornata a bussare alla mia porta.
Non è un capitolo piacevole. È una vicenda dolorosa, qualcosa che può accadere quando capita di..perdersi.
Avviso che il linguaggio in questo capitolo è leggermente più colorito del solito. Il corsivo, come sempre, indica qualcosa accaduto nel passato.
Vi mando un abbraccio in questi tempi difficili e ringrazio chi ancora mi segue.

Dolcemara 
















Roger si trascina lentamente sul viottolo erboso del campo, scalciando malamente qualche pietra. Il suo sguardo ha lo stesso colore del cielo terso sopra di lui, appena sporcato da qualche nuvola. Il sole sta per tramontare, tinge di rosa la cima delle verdi colline in lontananza.
La fattoria è alle sue spalle, può solo intravedere il contorno del grande fienile. Si è spinto più in là dei confini della proprietà di Ridge Farm.

Pochi giorni prima Roger aveva camminato per lo stesso sentiero, varcando, senza saperlo, il territorio del proprietario della fattoria adiacente alla loro. 
Aveva osservato le grandi macchine agricole falciare il fieno e i braccianti raccoglierlo in grandi covoni. Quel panorama non poteva che risvegliare la nostalgia per la propria terra, per la sua gente così attaccata alle tradizioni della verde campagna. Quel giorno sembrava tranquillo, ogni macchina a riposo dal lavoro. Per questo Roger si era avvicinato a quei campi di grano, camminando tra i filari e saggiando la punta delle spighe con le mani. Per un attimo si era rituffato nella propria infanzia. 


Roger pensa che non ci sia miglior modo per provare a sgravare un pò del dolore che porta sulle proprie spalle. 
Perdersi. Immergersi nella natura, nei ricordi felici di quando era solo un bambino, un cherubino dagli occhi blu. 
Decide così di ritornare nuovamente in quel luogo. Raggiunge il campo, ormai a lui familiare, ammirando di nuovo il frutto del duro lavoro fatto dagli uomini sotto il sole.
Dopo qualche minuto, percepisce una presenza silenziosa alle sue spalle.
Girandosi, incrocia lo sguardo di un giovane uomo- uno dei braccianti, intuisce dal suo abbigliamento.
L'uomo dimostra all'incirca la sua età, forse qualche anno di più. La sua carnagione, i tratti e i capelli d'ebano tradiscono le sue origini mediorientali. È alto, più di Roger, con una muscolatura evidente sotto la divisa ormai madida di sudore. Lo sguardo severo che rivolge a Roger si fonde perfettamente con i suoi tratti duri e la mascella serrata nervosamente.
È di una bellezza molto diversa da quella di Roger, dai suoi tratti appena accennati, dal suo corpo magro da ragazzino. Una bellezza che è però altrettanto ammaliante.

R: Mi dispiace, non sapevo che oggi ci fosse qualcuno a lavoro. Vivo, o meglio..sto nella fattoria qui di fianco.

L'uomo tace, diffidente. Qualche passo lo fa avvicinare a Roger, senza smettere di incatenarlo con quello sguardo d'ebano.
Roger capisce che l'uomo non si fida di lui. 

R: Mi chiamo Roger, comunque. Sono un musicista..un batterista! Sono qui con la mia band per registrare un album.

L'uomo si rilassa, allentando visibilmente la tensione del proprio corpo. Abbozza un sorriso, osservando divertito lo sguardo allarmato di Roger.

Z: Meglio per te allora. Pensavo fossi uno degli idioti che da qualche giorno viene a disfare i covoni. Aspettano la sera per venire a metterci nei guai. Figli di puttana! Io mi chiamo Zayd, comunque. Il capo ci ha detto di voi e ci ha avvisati che probabilmente vi avremmo trovati qui intorno a ficcare il naso.

Roger sorride. 
Freddie non avrebbe mai messo piede fuori dalla porta della fattoria. Le sue scarpe in pelle di daino non sono certo destinate a lunghe passeggiate nel verde. Deaky è davvero troppo pigro per dedicarsi alle scampagnate e Brian..Brian si immerge nella natura solo di notte, per poter ammirare la luce delle sue amate stelle.

R: Ehi, aspetta. Chi diavolo verrebbe qui solo per rovinare il vostro lavoro?

Zayd sputa per terra. Roger lo osserva torturarsi quelle labbra carnose prima di iniziare a imprecare. 

Z: Stronzi conservatori qui in città, non vogliono stranieri qui e cercano di intimidirci guastandoci la festa. Però hanno anche bisogno di braccianti, giusto? E allora molti di loro ci chiamano qui in zona a lavorare nei loro campi. Sarai mica uno stronzo conservatore anche tu?

Roger, che nel frattempo si era acceso una sigaretta e aveva iniziato a tirare, inizia a tossire convulsamente.

R: Non scherzare amico! Certo che no. Il mio migliore amico è nato a Zanzibar ed è di origini Parsi. E comunque, con tutta questa merda razzista io non voglio averci niente a che fare. 

Z: Come si chiama il tuo amico?

R: Freddie. In realtà lui si chiama..beh, non so se posso dirlo. Freddie non ama essere chiamato con il proprio nome. E' il cantante della mia band.

Zayd risponde con una smorfia.

Z: Allora se ne vergogna. Si vergogna delle proprie origini. E senza offesa amico ma non ho idea di chi diavolo siate tu e la tua band..so solo che suonate e fate bei soldi. 

Roger non riesce a trattenersi dal ridere. 

R: Freddie ha solo scelto..un nome che sentiva più suo. Che rappresenti ciò che sente di essere. Ed è anche il suo nome d'arte.

Z: Tu cambieresti il tuo nome, sapendo che così tradiresti le tue origini? 

R: Questo non te lo so dire. So solo che rispetto la sua scelta, fino in fondo. 

Zayd sembra farsi pensieroso. Un'ombra incupisce il suo sguardo.

Z: Ti ricordo il tuo amico, Roger?

Roger si riscuote dai propri pensieri e osserva confuso l'uomo.

R: Beh..no, direi proprio di no. Perchè me lo chiedi?

Z: Mi stavi guardando fisso. Non hai mai smesso di farlo. 

Roger non comprende le sue parole. Lo sguardo penetrante dell'uomo inizia a metterlo a disagio. Si schiarisce la gola, inalando un'altra tirata della sua sigaretta.

Z: Tu sei uno che non ha mai fatto lavori manuali in vita sua, vero? Le tue mani sembrano così..delicate.

Roger guarda di nuovo quella bocca, storpiata in un ghigno. 

R: Solo perchè non prendo a pugni qualcuno da tempo. Vuoi farmi un favore e farmi ricominciare?

Zayd sembra compiaciuto. Cammina lentamente fino ad arrivare di fronte a Roger, piantando il proprio sguardo in quell'oceano blu.

Z: Mi piace come parli. Me la dai una sigaretta?

R: Sei veloce a cambiare opinione, eh. 

Un sorriso sghembo si fa strada sul viso di Zayd. Roger si sente costretto ad abbassare il viso, l'intensità dello sguardo dell'uomo è qualcosa di stupefacente. 
Mentre Roger gli gira una sigaretta, l'uomo si appoggia ad uno dei covoni e inizia ad osservare ogni dettaglio di Roger.
Quando lo aveva intravisto da lontano, Zayd aveva pensato si trattasse di una donna. I capelli biondi, lunghi fino alle spalle. Quel corpo sottile e sinuoso, quel sedere così piccolo e sodo. Quelle gambe perfette. 

Glielo dice. Roger lo guarda, non è arrabbiato. Non è di certo la prima volta che viene scambiato per una donna.

R: Mi sento quasi in colpa. Potevo essere una bella bionda, forse adesso ci staremmo dando dentro nel tuo pick-up.

Roger allunga la sigaretta verso di lui, tornando a fissare quel viso così spigoloso e misterioso.

In una frazione di secondo, Zayd si avventa sulla bocca di Roger. Non è un bacio ma un vero e proprio morso. La prma cosa che Roger sente è il dolore lancinante al labbro inferiore, prima che la lingua ruvida dell'altro ripulisca il sangue dal taglio ed entri prepotente nella sua bocca.
Quando Roger riesce a staccare la bocca da quella dell'uomo lo colpisce con forza sul naso. Sente le falangi della propria mano destra scricchiolare sul naso di Zayd mentre questo cade a terra tra la polvere. 

R: Cosa diavolo stai facendo stronzo?!

Zayd inizia a ridere, cercando di rimettersi in piedi. Un rivolo di sangue cola sulla sua bocca ghignante. Roger lo osserva, furioso e ansante per lo sforzo. 

Z: Potrei spezzarti con una sola delle mie mani. Ma non è questo che voglio. Sei..forte

Roger può percepire il desiderio nelle parole dell'uomo. 

R: Tu sei fuori di testa! 

Z: Non ti farò del male. Te lo prometto. Voglio solo toccarti di nuovo. 

R: Toccami un'altra volta e ti ammazzo!

Zayd continua a ridere, lo osserva con la bocca dischiusa e una scintilla folle negli occhi. Roger vorrebbe smettere di tremare ma osserva il corpo dell'altro, così forte rispetto al proprio. Non crede di avere nemmeno una chance per potersi proteggere di nuovo. E non c'è nessuno a cui poter chiedere aiuto.

Z: Ho visto come mi guardi, principessa. Non sei meglio di me. Vieni a prendermi, o lo farò io.

Di cosa diavolo sta parlando? Roger non capisce. Stringe nuovamente i pugni. 
Pensa a Brian. Pensa alla sua di bocca, a come quelle labbra non lo avrebbero mai morso. Non gli avrebbero mai fatto del male in quel modo.
Sente gli occhi inumidirsi. Cosa diavolo ha fatto per meritarsi tutto questo?

R: Lasciami andare. Non voglio farlo.

L'altro, seppur ancora instabile sulle proprie gambe, avanza sinuoso come un gatto verso la sua preda. Appoggia la mano calda sul petto tremante di Roger. Sta per chinarsi nuovamente sulle labbra del biondo quando un fruscio al limitare del campo attira l'attenzione dei due uomini.

B: ROGER!

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