L'angelo nero

di Trottola99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'unica strega buona è una strega morta ***
Capitolo 2: *** tra fuoco e fiamme ***



Capitolo 1
*** L'unica strega buona è una strega morta ***




 


 
L'unica strega buona è una strega morta 


Il cappello nero gli proteggeva gli occhi dal sole mentre cavalcava solitario lungo un sentiero nell’afosa campagna verso il confine con la Francia. Come al solito voleva risolvere la questione da solo ed in più non sopportava avere palle al piede che lo rallentassero. Storse le labbra ripensando alle parole del cardinale quando gli aveva comunicato il suo nuovo incarico: Streghe.

Non poteva certo dire di avere preferenze tra i mostri a uccidere, ma le streghe proprio non le sopportava; erano donne scaltre, manipolatrici e senza remora morale che sapevano sfruttare la minima debolezza dell’avversario contro di lui per distruggerlo. Si era già imbattuto in qualche strega nella sua vita ed era sempre finita in uno scontro violento ed estenuante, ma questa volta sarebbe stata diversa da tutte quelle precedenti. La missione infatti consisteva nel controllare e se necessario sterminare un intero clan di streghe che si era stabilito nei pressi di una foresta al confine occidentale con la Francia. Secondo gli studi dei suoi collaboratori al Vaticano questo clan era uno dei più antichi esistenti e le origini si perdevano nelle antiche leggende del passato. Secondo alcuni monaci le streghe che componevano il gruppo discendevano tutte dalla stessa famiglia e sono rispettate e temute persino dalle altre servitrici della notte. Un frate aveva insistito particolarmente sulla natura della loro magia; sembrava infatti che queste donne traessero il loro potere dall’ambiente e dagli elementi che compongono la vita stessa. Secondo gli studiosi ecclesiastici, infatti, queste streghe potevo connettersi con le correnti vitali che sostengono il mondo e manipolare gli elementi della natura.
Come se questo non bastasse, gli avevano chiesto di catturarne una viva e portarla nella loro sede centrale a Roma, affinchè fosse interrogata. Volevano anche studiare il loro potere, per carpirne l’origine e fabbricare delle armi in caso si fossero ripresentate in futuro. Quando gli era stato comunicato aveva annuito distrattamente, ma non ne era molto convinto: le uniche streghe buone sono quelle morte, come le altre creature sono dei mostri mandati dal maligno per distruggere il mondo: andavano distrutte tutte quante.

Purtroppo non gli avevano dato un equipaggiamento specifico, temendo che qualunque arma sfruttasse terra, fuoco, acqua o aria sarebbe stata facilmente distrutta dalle fattuchiere. Aveva quindi dovuto ripiegare sulla sua fidata balestra, ma non aveva saputo rinunciare a qualche affilato coltello e ad una vecchia pistola. Sperava che la situazione fosse tranquilla e già progettava di coglierle di sorpresa attaccandole durante la notte. Quando finalmente giunse al confine stava già calando la sera e le case sembravano proiettare inquietanti ombre lungo il sentiero. Decise di fermarsi per acquistare qualche provvista per la notte, siccome si gli si presentava un lungo ed estenuante appostamento: avrebbe dovuto attendere che le streghe terminassero i loro rituali notturni prima di agire.
Entrò in una piccola bottega dove un uomo grassoccio e dalla barba poco curata era intento a chiudere le serrande per rincasare. Si avvicinò al commerciante con circospezione. L’uomo lo fissò stranito, avrebbe volentieri risposto di andarsene che stava per chiudere ma l lungo coltello che pendeva dal fianco del viandante lo fece desistere. . Certamente non era la cena dei sogni del cacciatore ma dovette accontentarsi. Pagò la merce e si rimise la pesante sacca sulle spalle. Prima di uscire dal negozio si voltò verso il paesano con aria seria . L’uomo grassoccio si immobilizzò sul posto. Le sue pupille erano dilatate e si vedeva chiaramente come quella domanda lo spaventasse Certamente non si aspettava di essere accolto come un eroe, ma nemmeno di trovare resistenza ed omertà tra la gente del posto.
Di solito non lo accettavano e non era ben voluto, ma la popolazione era sempre felice di essere liberata dai mostri che assediavano i loro villaggi. Il commerciante tentò in maldestramente di fingere di riordinare la merce sugli scaffali luridi ignorando volontariamente l’avventore. Il cacciatore lo lasciò continuare per qualche secondo ma poi spazientito lo raggiunse con due falcate e gli afferrò il bevero della camiciola tenendolo fermo contro la sudicia parete alle sue spalle. . Il piccolo uomo tremava impaurito e me sue mani cercavano invano di neutralizzare la ferrea morsa del cacciatore. Quando capì che ribellarsi era inutile e controproducente chiuse gli occhi e sputò tutto d’un fiato .
Finalmente la presa sul suo collo cessò e riprese fiato a pieni polmoni mentre l’altro si sistemava il mantello sulle spalle prima di continuare
< Bene e dimmi, cosa hanno fatto da quando sono arrivate qui? >.
Il paesano tossicchiò ancora un paio di volte prima di continuare
< All’inizio sembravano donne comuni e molti di noi le aiutarono a costruire le loro capanne e gli donarono dei viveri, ma ben presto capimmo che erano serve del demonio! Una notte alcuni garzoni di guardia al bestiame videro dei fuochi accesi per tutto il loro accampamento e le ragazze che bruciavano erbe strane mentre ballavano ed intonavano canti in una lingua mai sentita prima. Indicemmo una riunione cittadina per decidere cosa fare in proposito; temevamo di attirare l’ira della Chiesa lasciandole vivere qui, ma eravamo anche spaventati da cosa avrebbero potuto farci. Il villaggio era diviso in due ma alla fine un manipolo di uomini armati di forcone e fiaccole decisero di loro iniziativa di attaccare il piccolo accampamento. Io mi ero unito a loro, all’epoca non pensavo che la magia di quelle streghe fosse così potente. Trovammo il luogo deserto ed appiccammo il fuoco alle loro case. Ma ad un tratto tutto cambiò, le fiamme si alzarono altissime nel cielo e formarono un cerchio intorno a noi imprigionandoci. Mi ricordo le urla dei miei compagni di sventura quando una ad una le donne uscirono dalle ombre tra gli alberi, come se si fossero fuse con la notte stessa. Le fiamme non smettevano di ardere mentre chiudevano sempre più il cerchio intorno a noi. Le streghe si avvicinavano, l’aria sferzava violenta i nostri volti e la terra sotto i nostri piedi tremò fino a creare una voragine che ci inghiottì nel buio. Continuammo a sentire i loro canti satanici per tutta la notte fino a che una di loro non si sporse su di noi osservandoci dall’alto. Ricorderò in eterno la paura di quel momento e le sue parole “Per secoli siamo state perseguitate, ora non permetterò mai più che le mie sorelle soffrano”. Poi tutto si fece scuro e persi i sensi. Quando l’indomani mattina mi svegliai mi ritrovai accasciato al fondo di quella profonda buca con i miei compaesani. Per fortuna le donne del nostro villaggio, non vedendoci tornare, si erano recate dalle fattucchiere; avevano stretto un patto con loro, promettendogli di lasciarle in pace in cambio della nostra liberazione. Fortunatamente le streghe accettarono il compromesso lasciandoci andare. >

Dopo il racconto il cacciatore era sempre più convinto che fosse necessario estirpare definitivamente tutto il clun di streghe, prima che diventino troppo potenti per essere fermate. Oltrepassò deciso la soglia del piccolo emporio pronto ad affrontare una lunga e sanguinosa notte nel bosco. Pensava già ai vari metodi di attacco quando la voce affannata del commerciante non lo riportò alla realtà. Lo chiamava a gran voce nel piccolo vicolo . Le sue parole lo sorpresero più di quanto avesse potuto immaginare, prima diceva di essere stato vittima della loro malvagia magia e poi gli chiedeva di risparmiarle? L’uomo continuò svelto cercando di parlare nonostante il fiatone .

Se prima era stupito ora era decisamente disgustato, come era possibile fidarsi di fattucchiere figlie del demonio? L’unica spiegazione era che avessero incantato l’intero paese! Fissava l’uomo come un povero pazzo finchè non riprese a parlare . Se prima pensava che l’uomo stesse dicendo bugie, ora era certo che fosse sotto incantesimo. Non poteva essere vero, i mostri, perchè di mostri si trattava, non miglioravano la vita, la distruggevano senza pietà. Guardò il poveretto con compassione per la sua stoltezza . Il commerciante scoppiò a ridere come in preda ad un raptus di follia < Parli così perché non sai nulla! Ma forse posso aiutarti a capire… quanti anni ho?>. L’emissario della Chiesa gli diete uno spintono facendolo cadere a terra . Si voltò dandogli le spalle. Inchiodò i piedi a terra. Non era possibile, seppur avesse avuto una vita sana e buona salute, quell’uomo poteva avere al massimo 50 anni. Qualcosa non quadrava… - Era scioccato, non aveva mai incontrato nella sua vita, per quello che poteva ricordare, un simile potere; nessuno poteva controllare la vita in questo modo. Ora aveva chiara la pericolosità di quelle donne ed il motivo per cui gli studiosi della Chiesa volessero studiarle. - Lasciò l’uomo sedute nel bel mezzo del selciato mentre scompariva rapido tra le strette viuzze che conducevano al limitare del bosco. Si addentrò nella fitta boscaglia alla ricerca dell’accampamento delle megere, mentre nel villaggio risuonavano i richiami degli abitanti avvisati delle sue intenzioni dal commerciante. Ci mancava anche che gli intralciassero i piano rovinandogli l’effetto sorpresa! Doveva sbrigarsi a trovarle prima che fossero avvertite della sua presenza.

Non era possibile, da ora camminava senza sosta nel bosco e non era ancora arrivato all’accampamento. Eppure sapeva che era situato vicino al limitare degli alberi, quindi come era possibile che non lo avesse ancora raggiunto? Si fermò, le gambe gli facevano male e, anche se non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, era esausto. Scandagliò attentamente l’ambiente che lo circondava e storse il naso quando notò che la sera stava calando. Non poteva credere di aver viaggiato tutto il giorno senza muoversi nemmeno di un centimetro. Doveva ragionare e doveva farlo in fretta. Chiuse gli occhi e si concentrò svuotando la mente, doveva capire cosa non andava. Di colpo di ridestò e si mise a correre tra due alberi gemelli da un insolito colore bianco della corteccia. Svoltò a destra e poi due volte a sinistra sempre avanzando a grandi falcate. Di sicuro si era spostato di parecchi metri, ma quando si voltò su se stesso, si trovò alle spalle una coppia di alberi gemelli dall’insolita corteccia bianca. Erano gli stessi alberi di prima! Stava forse impazzendo? Solo ora si rendeva conto di aver girato in tondo per tutto il santo giorno, sprecando moltissimo tempo.
Provò diverse volte a cambiare direzione ma ogni volta ritornava davanti a quegli stramaledetti alberi. Poteva esserci una sola spiegazione: quelle schifose streghe lo avevano imprigionato in un qualche incantesimo che non gli permetteva di avanzare. Quanto le odiava! Nessuna risposta gli giunse dagli alberi, tranne il lento e costante sibilo del vento tra le fronde. Sicuramente quegli stupidi paesani le avevano avvertite del pericolo e loro avevano giocato di anticipo bloccandolo. Urlò frustrato mentre dava un calcio ad una pietra vicina al suo piede. Gli cadde il cappello a terra e quasi gli venne da imprecare.

Non era da lui lasciarsi prendere dall’ira, ma questa volta stava veramente perdendo le staffe. Estrasse la pistola e la puntò nel nulla che lo circondava; iniziò a sparare a caso contro rocce ed alberi mentre gli veniva quasi da urlare. Ma cosa gli prendeva? Quando finì le pallottole si lasciò cadere a terra. Non era arrabbiato veramente con quei mostri, in fondo si erano solo difese ed anche con grande maestria, lui era arrabbiato con se stesso. Era caduto nella loro trappola come un idiota e adesso sparava persino agli alberi. Si rimise il cappello in testa ed aprì la sua borsa. Ne estrasse il pane e la frutta, se non poteva fare nulla, almeno non sarebbe morto di fame. Mangiò tutto lentamente per far passare il tempo, prima di accendere un piccolo fuoco e mettersi a dormire. Certamente non era tranquillo nel fermarsi in quel luogo intriso di magia, ma non aveva altra scelta, era praticamente loro prigioniero e poteva solo sperare che la situazione cambiasse presto a suo vantaggio. Pian piano si addormentò guardando distratto le fiamme danzare sui ciocchi di legno, mentre pensava come era passato rapidamente dall’essere il cacciatore, al trasformarsi nella piccola preda in gabbia.

Sentiva l’aria fredda del mattino che gli solleticava le guance. Si mosse lentamente ancora intorpidito da sonno e subito capì che qualcosa non andava, c’era troppo silenzio. Aprì di scatto gli occhi e portò una mano sotto il cappotto per afferrare la pistola ma… non c’era. Qualcuno lo aveva disarmato. Nemmeno il suo fidato coltello era ancorato alla sua cintola. Ma al peggio non c’è mai fine, si sa. Appena mosse la testa vide che era completamente circondato da rovi che lo avvolgevano come una catena.
Erano sospesi innaturalmente intorno al suo corpo simili a tanti serpenti pronti ad attaccarlo. I suoi ragionamenti furono interrotti dal lieve frusciare delle foglie del sottobosco. Si girò verso la fonte di quel suono e quando la vide, rimase come pietrificato.

Una ragazza stava camminando lentamente nella sua direzione, la studiò dalla testa ai piedi come se dovesse svanire da un momento all’altro davanti ai suoi occhi. Gli parve di avere di fronte una visione angelica, la ragazza era minuta e molto alta, la pelle chiarissima pareva risplender alle prime luci della mattina mentre delicata si spostava sul terriccio umido di rugiada. Si soffermò sul suo lungo abito verde chiaro che pareva più leggero dell’aria stessa; risalì il suo corpo accarezzandolo con lo sguardo e rimase incantato dai suoi bellissimi occhi color smeraldo, brillanti come due pietre preziose esposte alla luce. La giovane si spostò una ciocca di capelli color oro dalla spalla riportandola nella morbida acconciatura che fermata da piccoli fiorellini su capo. Tutti quei bellissimi ricci le ricoprivano la schiena ed in quel momento il cacciatore si chiese se non fosse morto e stesse vedendo un angelo mandato dal paradiso.

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Angoletto autrice:
Grazie mille per leggere la mia Fanfic. E' da molto tempo che questa storia mi frulla in mente e finalmnte ho deciso di pubblicarla. FAtemi sapere se vi piace e presto spero di pubblicare il secondo capitolo!!
grazie a tutti coloro che recensiranno! XD

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Capitolo 2
*** tra fuoco e fiamme ***





 
Tra fuoco e fiamme 


La ragazza si avvicinava al cacciatore lenta ma inevitabile, mantenendo un’espressione imperscrutabile in volto. Quando fu a pochi metri dall’uomo si fermò ad osservarlo; i loro occhi parevano incatenati tra loro, nessuno dei due sembrava voler interrompere quel contatto tanto innocente quanto intimo. Mai era capitato al cacciatore di essere così indifeso ed esposto davanti ad una creatura, perchè non sapeva cosa fossa quella ragazza, ma di sicuro non era umana.
Sentiva che lei aveva uno strano effetto su di lui e non poteva tollerare di abbandonarsi a quella dolce sensazione. Spostò il peso su di un braccio puntando a terra un ginocchio. Era pronto a scattare verso la ragazza con il braccio proteso nella sue direzione quando la situazione parve capovolgersi. La giovane mosse appena la mano sinistra e i rampicanti che lo circondavano si strinsero come catene intorno al suo corpo immobilizzandolo dalla testa ai piedi. Cadde a terra sul torace mentre continuava a dimenarsi. Le spine dei rovi iniziarono a graffiarlo sul volto e stritolarlo nelle gambe. Sentiva chiaramente la carne sotto i pantaloni lacerarsi per la pressione di quei piccoli aghi appuntiti. Avrebbe voluto urlare per il dolore ma mai avrebbe dato una tale soddisfazione alla strega.
E pensare che l’aveva persino paragonata ad un angelo nella sua fantasia, quando altri non si trattava che di una schifosa fattucchiera.

Puntò i suoi occhi carichi di rabbia in quelli ancora sereni e controllati di lei. Lo stava prendendo anche in giro? Oltre al danno pure la beffa…
< Sta zitta strega!! E liberami!>
La giovane si avvicinò ancora a lui con passi leggeri sul terriccio.

Questa volta il cacciatore le rise in faccia senza trattenersi, davvero voleva parlare? Con lui? Doveva sicuramente avere qualche rotella fuori posto. Nessun mostro voleva parlare con lui, loro fuggivano o al massimo lo attaccavano ma sicuramente non facevano conversazione. Fermò la sua risata solo quando le spine sul torace gli ferirono la pelle facendolo singhiozzare piano.
< Sei pazza ragazzina, non hai idea di con chi hai a che fare t->
Rimase immobile al suolo pensando a quanto quella ragazza ora gli urtasse i nervi. Come osava trattarlo così, i mostri non erano famosi per la gentilezza ma non poteva accettare di essere raggirato da una stupida streghetta.

La strega socchiuse leggermente gli occhi e fece ancora un passo avanti per poi inginocchiarsi accanto al cacciatore, portandolo così ad essere a pochi centimetri da lei.

Avvicinò una mano al viso dell’uomo che con scarso successo tentò di ritrarsi, ottenendo solo il risultato di allargare la ferita sullo zigomo. Piano la mano di lei arrivò sopra il rivoletto di sangue e poggiò delicatamente un dito sulla zona lesa.  La goccia di sangue che colava sul volto pian piano fece il suo percorso a ritroso rientrando nella ferita; la giovane socchiuse gli occhi respirando piano e la ferita iniziò a rimarginarsi sotto il suo tocco fino a che non fu totalmente guarita. Finalmente tornò a guardare gli occhi scuri di Van Helsing, come ad incantarlo con le sue due pozze di smeraldo.

Tornò in piedi davanti a lui sorridendo.

Mai delle parole avevano colpito così tanto il cacciatore. Era conosciuto per essere crudele, spietato e senza cuore, ma davanti a quella ragazza, sola e scalza sul terreno umido, non riuscì a ribattere oltre. Quando si riprese, lei continuò

 Si guardò le mani sorridendo tra sé < Ci portano del cibo qualche volta e le donne l’estate scorsa ci hanno persino donato dei vestiti. Noi in cambio gli abbiamo fatto dono di una vita lunga e senza sofferenza. Grazie a loro ho capito che non tutti gli umani sono malvagi, anzi, sono come noi, con pregi e difetti. >
Van Helsing emise una risata gutturale scostandosi, per quanto possibile, dei capelli dal volto mentre tornava a fissarla.

Ma toccò a lei questa volta scoppiare a ridere sbeffeggiandolo
Muovendo la mano sinistra i rovi che lo avvolgevano si ritrassero lasciandolo libero di muoversi. Dolorante cercò di rimettersi in piedi mentre la giovane strega si stava allontanando
< Non sfidarmi Van Helsing, sono giovane, si, ma potente>
Senza esitare oltre l’uomo se li lanciò addosso con un pugno serrato pronto a colpirla e tramortirla. Quando fu a meno di un metro la lei la strega alzò una mano all’altezza del suo torace: una potente ondata di aria lo investì in pieno facendolo andare a sbattere contro un albero vicino.
Riaprendo gli occhi riuscì solo a vederla allontanarsi tra le fronde basse degli alberi e prima di perdere i sensi per la forte botta alla testa potè udire chiaramente
 
Piano piano il cacciatore riprese i sensi. Si sentiva tutto indolenzito dalla botta e la testa gli doleva terribilmente. Provò a muoversi ancora intorpidito ma capì di non poter muovere le mani. Subito si rese conto della spiacevole condizione in cui era finito e spalancò gli occhi di colpo. Era seduto per terra legato ad un palo di legno. Le corde ruvide lo avvolgevano per tutto il corpo, caviglie comprese.
Tirò o muscoli un paio di volte nel tentativo di scappare o rompere le funi, ma quando capì che era inutile iniziò a guardarsi in torno. Era legato nella radura, vicino al villaggio delle streghe. Vide molte donne e giovani bambini correre tra le baracche di legno. Tutti parevano felici ed in armonia con la foresta, l’unica nota stonata pareva proprio essere lui.
Nonostante le apparenze sapeva che non doveva farsi ingannare, quella scena idilliaca era in realtà la casa dei mostri che doveva sterminare. Di tanto in tanto una donna gli passava accanto lanciandogli uno sguardo inviperito. Decise di restare calmo e aspettare il momento giusto per fare la sua mossa. Doveva assolutamente liberarsi.
Provò persino a sfregare la corda contro il legno ruvido ma sembrava troppo resistente, era stata sicuramente creata con la magia. 
Lo lasciarono lì legato fino a sera, quando un gruppo di donne uscì da una capanna più grande delle altre. Tutti nel piccolo villaggio si fermarono a guardarle mentre procedevano verso di lui. Finalmente qualcosa succedeva! Era stufo di attendere.
Tra loro riuscì a riconoscere la ragazza del bosco e subito si concentrò su di lei. Lo attorniarono ed una donna più anziana delle altre con lunghe trecce bianche parlò.

Tra le donne che si erano avvicinate si alzarono dei mormorii di sorpresa e paura prima che l’anziana riprendesse a parlare zittendole

Vide chiaramente la ragazza del bosco abbassare il capo ma non si fece intimidire
< Non mi sono mai tirato indietro davanti a nulla, certo non lo farò ora davanti a delle signore >
La donna annuì solenne
Alzò una mano in direzione del bosco e chiuse gli occhi; tutte le altre donne si allontanarono da lui insieme a quelle che aveva identificato come membri del loro consiglio di comando.
Dal buio della foresta uscirono tre grandi lupi grigi che ringhiavano nella sua direzione. Ad un cenno della strega si mossero in branco mostrandogli i denti e latrando; anche l’anziana si distanziò mentre i tre grossi animali si preparavano a divorarlo vivo.
Certamente doveva sbrigarsi, ma non sapeva cosa fare, era senza le sue armi ed immobilizzato. Non voleva morie sbranato dai lupi… non voleva morire.
Il primo animale prese la rincorsa e gli si lanciò addosso, sentiva il fiato dell’animale a qualche centimetro dal suo volto ma, stranamente, il dolore non arrivò. Guardingo aprì gli occhi ma quello che vide lo stupì parecchio: la ragazza del bosco era in piedi affianco a lui e protendeva una mano verso il lupo che docile si era seduto a terra.
Piano la giovane abbassò il braccio per poi rivolgersi alle sue consorelle
La donna dai capelli d’argento camminò fino a prendere le mani della giovane tra le sue.

La ragazza sorrise triste facendo però splendere i suoi occhi di smeraldo
L’anziana la guardò comprensiva, con gli occhi della saggezza che osservano l’irruenza di un giovane spirito

Interdette ma senza fiatare le altre slegarono il cacciatore sciogliendo i nodi e gli intrecci delle corde con la magia.
 Facendo forza sulle mani si alzò da terra appoggiandosi al palo alle sue spalle; fissò le donne ancora radunate intorno a lui ad una ad una con aria di sfida. Si sentiva ancora in pericolo, ma la cosa che più gli rodeva nel petto era la consapevolezza che una ragazzina, per giunta una strega, gli aveva appena salvato la vita.
 Mentre sistemava il suo cappello in testa vide la giovane discutere con le più anziane fino a che una di loro non le sorrise mettendole in mano un racchetto. La sua salvatrice sorrise di rimando ringraziando con un profondo inchino, prima di avvicinarglisi. Stette pronto a difendersi ma lei alzò una mano solenne nella sua direzione
Il cacciatore stava per riderle in faccia quando il ricordo dei lupi pronti a sbranarlo vivo lo fece desistere. Si limitò a drizzare fiero le spalle prima di voltarsi verso il sentiero: non aveva alcuna intenzione di rinunciare al suo incarico, lui non aveva mai fallito in vita sua e certo non avrebbe iniziato adesso, ma doveva essere più scaltro di quelle megere!
Dopo pochi passi fu chiaro all’uomo di essere seguito. Si fermò nel mezzo della strada sterrata ed attese. Qualche istante dopo la sua mano venne accarezzata dal dolce fruscio di un abito verde chiaro; i suoi occhi incrociarono quelli color smeraldo della strega che lo aveva salvato poco prima e pensò che doveva essere ancora sotto il suo incantesimo… poteva solo paragonarla ad un bellissimo angelo.
Tornato serio la squadrò truce da testa ai piedi, scalzi come le volte precedenti, ma incredibilmente morbidi e curati…
Senza dare nemmeno segno di averlo udito lei si limitò a sorpassarlo, continuando a camminare davanti a lui con lo sguardo fisso sull’orizzonte.
Quella streghetta lo avrebbe fatto impazzire! La avrebbe uccisa all’istante se non fosse privo di tutte le sue armi, le avrebbe staccato quella bella testolina, quegli occhi lucenti come pietre preziose, quei capelli boccolosi color del sole… ma cosa stava dicendo, non la avrebbe mai uccisa. Per la prima volte in vita sua il cacciatore voleva risparmiare, anzi, proteggere un mostro…
Si diede come unica spiegazione che era un uomo d’onore e lei gli aveva salvato la pelle, come minimo doveva concederle di restare viva a sua volta.
In sole due falcate le fu al fianco strattonandola per l’avanbraccio si sarebbe aspettato urla, proteste, persino una fattura, ma mai quello sguardo. Freddo. Severo. Glaciale.
Lentamente lasciò la presa sul suo braccio riportando le mani lungo i fianchi. La bocca era divenuta secca e la lingua muta.

Con una piccola piroetta si rimise in viaggio lasciando Van Helsing inebetito in mezzo al selciato.

Riscossosi dallo stupore l’uomo si rimise in marcia mettendosi davanti a lei
Puntò i piedi a terra a pochi centimetri dal viso di lei. Lui era palesemente molto più alto di quella streghetta, eppure nei suoi occhi poteva leggere solo grinta e determinazione… sarebbe stata davvero un osso duro.


La ragazza sorrise compiaciuta < io parlo come mi pare e piace, non sei mio superiore ne tanto meno mio padre! Ciò che devi imparare è complesso… ma non posso essere io a spiegartelo, dovrai capirlo tu stesso!>
Si sistemò la leggera veste e con un cenno del capo lo spronò a rimettersi in cammino. Disperato Van Helsing tentò un’ultima volta: se lei voleva proprio seguirlo, allora sarebbe stata la sua prigioniera, infondo in Vaticano non aspettavano altro di poter finalmente studiare una creatura come lei… ancora viva!
Mise una mano nella tasca e ne estrasse due manette ricoperte di puro oro, fuse nelle fucine segrete dai frati e benedette dal papa in persona, per fortuna non gliele avevano trovate indosso nella tasca nascosta del suo cappotto!
Per un’ultima volta la affiancò, le mise una mano in vita e la fece voltare. Per non cadere a terra la ragazza dovette aggrapparsi alle spalle dell’uomo che in un movimento fulmineo le rinchiuse entrambi i polsi in quelle pesanti manette dorate. Ne rimase totalmente sgomenta e lo fissò attonita. Ghignando soddisfatto il cacciatore legò i polsi della sua nuova preda ben stretti per poi assicurare le manette ad una catena simile ad un vero e proprio guinzaglio.
Strattonò la ragazza facendole fare qualche passo in avanti
La strega sgranò gli occhi e poi tentò di allargare i polsi ma la voce ferrea di lui la bloccò
Dapprima impaurita la ragazza alzò fiera il mento e riprese il controllo. Con una mossa del visto portò i lunghi capelli dietro le spalle e iniziò a seguirlo stando al passo delle sue falcate
Per tutto il resto del pomeriggio camminarono senza pause ed il cacciatore si sorprese della resistenza della giovane: non aveva mai rallentato il passo, non si era mai lamentata e non aveva più aperto bocca dopo il suo ultimo “avvertimento”. Meglio così, gli avrebbe reso le cose facili per una volta tanto.
Quando il sole iniziò a calare Van Helsing condusse la sua prigioniera verso quattro alberi messi quasi a formare un cerchio e la fece sedere a terra, legando la catena ad un masso vicino ai suoi piedi < ora sta ferma e non muoverti mentre io accendo il fuoco >
Purtroppo il terreno e la legna circostante erano ancora impregnati di acqua dal temporale di pochi giorni prima e le fiamme non volevano sapere di attecchire. il cacciatore si lamentò tra se e se a denti stretti. Subito le sue orecchie furono punte dalla risata sommessa della ragazza.
Si mise in piedi fissandola torvo
La sua ramanzina però ebbe poco successo visto lo sguardo di sfida che la giovane strega gli stava lanciando
Quanto avrebbe voluto tirarle un ceffone da farle passare la voglia di beffarsi di lui, ma infondo sarebbe stato uno spreco si disse, aveva un volto troppo bello per essere rovinato; ovviamente però non poteva dargliela vinta o avrebbe perso la sua autorità
La ragazza strattonò più forte le catene che le serravano i polsi ma mantenne quel sorrisetto impertinente sulle labbra < già, e tu sei talmente potente che nemmeno riesci a zittire una streghetta come me, o ad accendere un fuoco prima che moriamo congelati!>
Preso dall’ira le arrivò davanti con la mascella serrata e gli occhi resi a due fessure. Era minaccioso come un predatore nascosto in parte dal suo fidato cappello mentre i lunghi capelli castani si muovevano nella brezza della notte.
Ma certamente la risata sarcastica della ragazzina non aiutò a calmarlo
Questa volta non si trattenne e le urlò letteralmente in faccia < non ho nulla da sottovalutarti quando non puoi fare proprio nulla tu perc->
Le parole gli morirono in gola quando intorno a loro, all’improvviso, tanti piccoli fuocherelli si accesero all’unisono sui ciocchi di legno a terra come tanti piccoli falò che illuminavano e riscaldavano la zona senza però bruciare tutta la foresta. Senza fiato si guardò intorno stranito per poi tornare a fissare gli occhi della sua prigioniera.
Senza staccare lo sguardo dal suo la ragazza si alzò da terra e si udì un suono sfrigolante nell’aria. Le manette ai suoi polsi stavano lentamente fondendo per poi colare via dalla sua pelle senza lasciarle nemmeno una scottatura. Quando ebbe entrambe le mani libere fece cadere gli ultimi residui del metallo fuso dai polsi per poi tornare a concentrarsi sul cacciatore ancora pietrificato < io posso fare tutto quello che voglio e molto meglio di te cacciatore… ora chi è il prigioniero e chi il carceriere?>
D’istinto l’uomo si allontanò di qualche passo dalla strega, se solo avesse avuto con se le sue armi!

A poco a poco i fuocherelli si spensero lasciandone acceso solo uno centrale più grande. La giovane si sedette accanto alle fiamme per riscaldarsi sorridendo.
Ancora sulla difensiva Van Helsing guardò i residui delle manette ormai colate al suolo
Sorridendo gli rispose pacata e quasi comprensiva < a quale scopo fuggire? Se ti facevano sentire più tranquillo potevo anche tenermi le manette, e poi non me ne sarei mai andata. Te l’ho detto, per liberarti ho dovuto assumermi io la responsabilità per le tue azioni e da oggi la mia vita è legata alla tua… come la tua alla mia… e presto o tardi lo capirai. Io lo avevo già capito quella mattina nel bosco…>
Senza abbassare la guardia l’uomo si sedette a terra dall’altro lato delle braci
Ora fu lei a sorprendersi

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Chiedo scusa a tutti per il mio lungo silenzio ma ho avuto un periodo davvero molto complicato e pensavo anche di chiudere qui la storia, ma poi mi sono sicreduta. grazie mille a tutti quelli che leggeranno la mia storia e a quelli che la recensiranno. apprezzo davvero molto le vostre recensioni, positive o negative. 
un saluto per il momento e a breve spero di pubblicare il terzo capitolo!!

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