Love, food... and much more

di Red Saintia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Profumo... di arte, storia e cibo ***
Capitolo 2: *** Ho un leggero languorino... ***
Capitolo 3: *** L'alcol ed io non andiamo d'accordo ***
Capitolo 4: *** Esperimenti culinari ***
Capitolo 5: *** Una cioccolata molto stuzzicante... ***
Capitolo 6: *** Tutto si appiana... basta un caffè ***
Capitolo 7: *** Quel gusto un po' salato che ha il sapore della felicità ***



Capitolo 1
*** Profumo... di arte, storia e cibo ***


# PROMPT n. 15 – Dolce o salato?



 
“Ancora non mi spiego come tu abbia fatto a trascinarmi fin qui.”

“Semplice… abbiamo preso un aereo tesoro.”

“Spiritoso…”

“Piuttosto cerchiamo di beccare un taxi sperando riescano a capire il mio italiano a dir poco ridicolo” e già il fatto che lui avesse ammesso quella sua pecca poteva ritenersi un’autentica rarità.

Almeno quell’affermazione mi strappò una risata. Tra l’altro negli ultimi giorni, in previsione di questo viaggio, Eric sembrava rinato. Era allegro, entusiasta, pieno di voglia di fare. Gli ultimi mesi erano stati al quanto burrascosi, io avevo chiuso la mia storia con Matt e il tirocinio in ospedale era massacrante. Eric invece si era preso il classico “anno sabbatico”, anche se la sua più grande ambizione era la scrittura, e ovviamente riuscire a pubblicare qualcosa di suo. Ecco perché viaggiava sempre con penna e taccuino nella tracolla.
Se ve lo state chiedendo vi anticipo che la risposta è sì, io e lui stiamo ufficialmente insieme. E se vi dico dove mi ha trascinata per una settimana stenterete a crederci…

“Ehi… guarda Nadia, il Colosseo, magnifico! Che costruzione imponente, è davvero bello come lo avevo immaginato.”

“In effetti è parecchio grande.”

Improvvisamente si voltò a guardarmi quasi fulminandomi con gli occhi.
“Tu ti trovi di fronte ad una meraviglia architettonica di tale portata e tutto ciò che sai dire è in effetti è parecchio grande?! Dico… ma scherzi?”

“Ok… ok, scusami. E’ solo che dopo quasi dieci ore di volo non so come tu faccia ad avere tanto entusiasmo.”

“E’ semplice… sono in una delle città più belle del mondo con la donna che amo, non potrei desiderare di più.”

Il solito ruffiano che ci sapeva fare con le parole. Però devo dire che in un attimo fece sciogliere tutta la tensione accumulata meritandosi un bacio appassionato.
“In effetti mio caro c’è qualcosa che mi andrebbe di fare in questo momento…”

Eric assottiglio lo sguardo, ed io capii che aveva frainteso alla grande.
“Amore… aspetta che arriviamo nella camera che ho fittato e soddisferò qualsiasi tua voglia.”

Ti pareva, è partito per la tangente.

“Ho fame Eric! Il mio stomaco reclama del cibo e l’ora del pranzo temo sia passata da un pezzo.”

Ci fu un attimo di delusione nel suo sguardo, ma si riprese subito. Aveva tutte le intenzioni di trascorrere una vacanza perfetta, e ci sarebbe riuscito.

“Nessun problema, esaudirò ogni tua richiesta. D’altronde siamo in Italia, la patria del buon cibo. Dimmi solo cosa desideri, dolce o salato?”

Che domande, risposi senza neanche pensarci…

“Ovvio, salato!”

“Perfetto, vada per il salato, sarai accontentata” rispose abbracciandomi forte e stampandomi un bacio tra i capelli.



Rieccomi con piacere da queste parti... insomma queste Challenge mi hanno davvero preso la mano, evviva!
Ero parecchio indecisa sui protagonisti da usare per questa raccolta, poi ci ho pensato e mi sono detta, i protagonisti per queste flash fic ci sono già, eccome! Quindi eccomi a parlarvi ancora di loro i miei personaggi originali, Nadia Carter ed Eric Sanders, alle prese con una vacanza romana nella nostra bella Italia. Ci sarà da divertirsi, spero che sia così anche per tutti quelli che avranno il piacere di leggere le storie di questa raccolta.

P.S.
Per quelli che non lo sapessero Nadia ed Eric sono personaggi creati da me e precedentemente usati in una mini long e poi in una one shot. Altri di voi li conoscono bene e quindi spero che sia piacevole ritrovarli. Grazie a tutti, alla prossima.

 

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Capitolo 2
*** Ho un leggero languorino... ***


# PROMPT 39 – La pizza


 
Aveva pensato davvero a tutto. Era stato per settimane a spulciare su internet cercando le offerte migliori per il volo e il soggiorno.
Nell’ultimo anno la nostra storia aveva fatto passi da giganti. Mi ero ripromessa che ci avremmo provato seriamente, alla luce del sole e fui di parola. Anche lui era molto cambiato, si mostrò subito presente, attento e premuroso. Quella vacanza rappresentava per entrambi un nuovo inizio. Un buttarsi alle spalle il passato e le incomprensioni cercando di costruire qualcosa di concreto.

Devo ammettere che la camera che aveva fittato per una settimana accanto alla stazione Tiburtina non era niente male, e tra l’altro avendo la fermata a poca distanza spostarsi in giro perla città era sicuramente più pratico. Dotata di ogni genere di comfort possedeva anche un piccolo angolo cottura per cenette intime a due.
Soggiornare in un albergo sarebbe risultato troppo dispendioso per una tirocinante con uno stipendio da fame ed un ragazzo, che seppur facendo praticantato nello studio di suo padre, aspirava a ben altre ambizioni. Fortunatamente quella camera era davvero accogliente e ben tenuta.

E così mi ritrovai da sola, dopo che il taxi non so come, ci aveva portati a destinazione. Eric mi aveva lasciata con le valigie da disfare dopo appena dieci minuti dal nostro arrivo. Sparito chissà dove… messo in allarme dal mio impellente appetito.

Ok… meglio non scoraggiarsi e darsi subito da fare.

E’ incredibile la differenza di bagaglio tra un uomo e una donna, abissale direi. In meno di quindici minuti avevo già terminato di sistemare le cose di Eric, mentre la mia valigia sembrava essere stata vittima di un’esplosione nucleare, tanta era la confusione al suo interno.
Mentre triste e sconfortata mi apprestavo ad un lungo lavoro il mio olfatto avvertì un profumo invitante ed inconfondibile. Non potevo sbagliarmi, era profumo di cibo, ma da dove proveniva?
Neanche il tempo di alzarmi per arrivare alla porta che la maniglia girò palesando finalmente Eric. Aveva due enormi cartoni fumanti tra le mani.

“Ohi… finalmente, ma dov’eri finito?”

“Lasciamo perdere guarda… piuttosto ricordami di prendere lezioni d’italiano quando rientriamo. Ho fatto una faticaccia, però guarda qui… senti che profumo.”

Oh… lo sentivo eccome, era profumo di pizza! Lasciai perdere il bagaglio e ci mettemmo seduti a mangiare.
“Eric questa pizza è divina…”

“Sei tu, o è il tuo stomaco che parla?”

“Scemo, dico sul serio. Hanno ragione quelli che dicono che per gustare la vera pizza bisogna venire in Italia. Ha un gusto, un sapore diverso… le mie papille gustative stanno facendo la hola.”

“Ottimo, sono contento che ti piaccia perché la signora della pizzeria sta ancora ridendo per il mio italiano. Giuro, è stato imbarazzante.”

“Ma come? Eric Sanders che si imbarazza? Maddai…”

“Ho anch’io una dignità sai?”

“Ok ti credo. Però dì la verità, ne è valsa la pena?”

Lui mi guardò con gli occhi sorridenti mentre addentava famelico il terzo pezzo di pizza.
“Puoi dirlo forte, ne è valsa eccome.”




Eh... la pizza, uno dei cibi più apprezzati al mondo. La si trova ovunque, però diciamo la verità... come la facciamo noi in Italia gli altri paesi se la sognano. Sarò un po' di parte ma secondo me non è paragonabile alle altre. Comunque, sarà stata la fame o davvero quel profumino invitante Eric e Nadia se la sono divorata. Adesso con la pancia piena non ci resta che vedere come proseguirà questa inedita vacanza. Alla prossima
 

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Capitolo 3
*** L'alcol ed io non andiamo d'accordo ***


# PROMPT 17 – Rimedio post-sbornia


 
Fu un pranzetto delizioso, anche se era pomeriggio inoltrato. Eravamo lì insieme in una delle più belle città del mondo e poco importava se il nostro non era un hotel di lusso o un posto raffinato. Chiacchierammo tantissimo, progettando l’itinerario di quella che era la nostra prima, vera vacanza.
Ci fu solo un piccolo inconveniente a dire il vero, causato da me per dirla tutta. Eric insieme alle pizze aveva preso anche delle birre, ed io non ho certo la nomea di quella che regge bene l’alcol. Infatti le conseguenze non tardarono ad arrivare.

“Eric… hai notato com’è grande questa stanza, è enorme potrebbe viverci un’intera squadra di calcio qui dentro.”

“Eh? Che dici?”

“No…no anzi, io ci metterei una di quelle giostre del luna park, proprio qui in mezzo. Quelle che girano… girano, sì ci starebbe proprio bene.”

Il fatto era, che invece quella a girare in quel momento ero io per l’intera stanza, e la cosa assurda era che volevo continuare a sistemare i bagagli pur non avendo le capacità cognitive per farlo.

“Nadia ti senti bene?”

“Certo che sto bene. Lasciami finire di sistemare così usciamo.”

“Ehm… amore, non per contraddirti, ma stai cercando di mettere i calzini nel mini frigo.”

A quel punto fu chiaro che la mia lucidità era partita. Cercai per lo meno di smorzare la cosa… ero troppo imbarazzata.

“Ok… il fuso orario comincia a farsi sentire temo” e dopo pochi secondi le gambe cedettero. Fortuna che Eric mi sostenne all’istante senza farmi pesare la cosa.

“Facciamo così, io sistemo un po’ qui in giro, compreso gli avanzi del nostro pranzo, e tu ti riposi un attimo. Ti va bene?”

Non provai nemmeno a replicare. Mi lasciai adagiare sulla poltrona come una bambina e nel giro di dieci minuti chiusi gli occhi. Il resto rimase avvolto da una coltre di nebbia, che si diradò molto tempo dopo non appena un’affettuosa carezza tra i capelli mi svegliò con dolcezza.

“Nadia… ehi Nadia svegliati.”

“Sono… sì sono sveglia, ma che ore sono? E’ mattina?”

“Veramente è sera inoltrata. Tieni ti ho preso una cioccolata, un po’ di dolce è quello che ci vuole per tirarti sù.

“Ho un gran mal di testa…” risposi, tenendomi la fronte e strofinandomi gli occhi.

“Ci credo, dormire su di una poltrona non è l’ideale.”

A quel punto lo guardai con un misto di incredulità e tenerezza.

“Che c’è? Che ho detto?”

“La smetti di prendermi per una credulona? So bene che l’alcol mi ha mandato ko, non c’è bisogno che cerchi di indorarmi la pillola.”

“Non volevo che te la prendessi, tutto qui. Bevi adesso, senti che buona… a un profumo, ti rimetterà in sesto.”

Mi diede un bacio sulla guancia, ed io sorseggiai lentamente quella cioccolata che aveva il doppio della dolcezza… quella del cacao e quella del suo amore.

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Capitolo 4
*** Esperimenti culinari ***


# Prompt 45 – Spaghetti

# Prompt 50 – Non ho intenzione di mangiare questa roba

 
Eric aveva ragione, erano ormai le 21:00. Le strade della città cominciavano ad illuminarsi, ed un lento ma costante via vai di persone animava il centro storico.
Dopo una doccia rigenerante decidemmo di muoverci con i mezzi pubblici. Davanti a noi si stendeva uno spettacolo fatto di arte classica e moderna… cupole, terrazze finemente rifinite, moda e turisti come noi provenienti da ogni parte del mondo, che si comprendevano tra loro in un linguaggio comune chiamato bellezza.

Estasiati ed affascinati da tutto ciò che catturava il nostro sguardo non sembravamo mai paghi di immortalare qualsiasi cosa sorprendesse la nostra attenzione.

“Nadia guardia lì…”

“Dove? Di che parli?”

“Quel ristorantino proprio lì vedi sotto quell’arco di pietra. Che ne pensi? Ci buttiamo a sperimentare finalmente la cucina locale?”

“Veramente mi sarebbe piaciuto girare ancora un po’.”

“Sì, ma poi potremmo non ritrovarlo più. Non dirmi che la pizza di questo pomeriggio ti ha messa fuori gioco?”

“Veramente non è stata la pizza… comunque ai ragione. Abbiamo camminato molto ed è giusto mettere qualcosa di sostanzioso sotto i denti.”

“Brava, così ti voglio, audace e temeraria. Forza andiamo…”

Francamente detta così mi sentivo molto cavia da laboratorio, ma la notte era lunga da trascorrere e volevamo almeno un pasto decente.
Il locale visto da vicino era molto più gradevole del previsto, accogliente e familiare. C’erano già numerose persone all’interno indaffarate a consumere ciò che avevano ordinato. Una gradevole musica di sottofondo appena accennata ci accolse insieme alla cameriera che non si attardò nel farci accomodare.

Non mi ci volle molto a notare che nel locale erano presenti numerosi turisti stranieri proprio come noi. E a giudicare dalla facilità e la cordialità con la quale la ragazza ci porse i menù notai che parlava con una certa disinvoltura la nostra lingua.

“Allora che ne pensi?” in qualche modo Eric cercava sempre la mia approvazione.

“Penso che la cameriera parli inglese molto meglio di come tu ti ostini a parlare italiano.”

“Sempre molto gentile, grazie.”

Il solito permaloso, non cambierà mai.
Non ci perdemmo in chiacchiere decidendo di assaggiare un piatto tipico di quella regione. Così dissi perentoria.

“Io prendo gli spaghetti all’amatricina… no scusa, amatriciena. Ma come cavolo…”

“All’amatriciana. Spaghetti all’amatriciana. E meno male che ero io quello che non si capiva. Piuttosto hai letto bene come li fanno, non è che poi te ne esci con ‘non ho intenzione di mangiare questa roba!’

“Ho letto sapientone. C’è il guanciale, il pecorino e il pomodoro.”

“Perfetto. A parte il fatto che ti mangi le vocali ad ogni parola direi che hai compreso tutto.”

Finalmente decidemmo di ordinare un primo ed un secondo. Dopo i nostri battibecchi sulla lingua ci dedicammo a ben altri piaceri. E quando finalmente mi si parò davanti un mega piatto di spaghetti fumanti mi resi conto che la gola era uno dei peccati capitali per cui sarei andata volentieri all’inferno.
 

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Capitolo 5
*** Una cioccolata molto stuzzicante... ***


# Prompt 75 - “Dove vado a prenderla la cioccolata a quest’ora?”

 
Dovevo ammetterlo… lo scetticismo iniziale per quel viaggio improvvisato mi abbandonò totalmente nei giorni seguenti.
Il piacere di visitare una città per me sconosciuta, che avevo visto solo sulle cartoline o nei documentari, fu inebriante. Il calore e la cordialità delle persone, i posti meravigliosi che stavo visitando erano una fonte inesauribile di meraviglia per i miei occhi.
Avevo portato con me un libro del mio amato S. King, non viaggiavo mai senza, ma ebbi occasione di leggerne qualche pagina solo in aereo. In pratica non avevo più avuto tempo. Così di sera, quando Eric crollava dopo gli interminabili percorsi a piedi che facevamo, mi ritagliavo almeno un’ora per leggere.

“Tanto quando avrò pubblicato il mio primo romanzo non avrai più tempo per leggere le storie del caro zietto* King.” mi ripeteva poco prima di chiudere gli occhi e cedere al sonno.
Io sorridevo dandogli un buffetto sulla testa, ma speravo in cuor mio che potesse realizzare quel sogno quanto prima. Aveva talento e inventiva, presto anche i suoi sene sarebbero accorti e magari avrebbero smesso di remargli contro.

La vita da nottambula invece per me non era un problema, abituata ai turni in ospedale, rimanere sveglia era normale routine. Se poi ci mettiamo che il libro che stavo leggendo s’intitolava Insomnia allora non serve dire altro.

“Ancora leggi? Ma che ore sono?” mi chiese, con la voce impastata dal sonno.

“Mancano circa dieci minuti per le tre del mattino.” risposi

“Tu sei pazza! Avresti potuto impiegare questo tempo rendendo felice il tuo uomo.”

“Ma sentilo… se sei crollato non appena hai poggiato la testa sul cuscino?”

“Meschina…”

“Pigrone” e gli tirai una cuscinata in testa.

Ma Eric non era tipo da incassare e non partire al contrattacco. In un attimo fu sopra di me facendomi scivolare il libro dalle mani e bloccandomi i polsi.
“Sei più sveglio di quello che credevo…”

“Non sai quanto amore mio” disse, accompagnando quelle parole con una calda scia di baci che partirono dal collo fino a raggiungere la zona del ventre.

“Sai cosa mi andrebbe ora?” gli dissi sorridendo

“Oh… si che lo so” e in un attimo si sfilò la canotta che usava per dormire mostrando fiero i suoi addominali perfettamente scolpiti.

“Aspetta… aspetta” lo fermai

“Cosa? Che c’è adesso?”

“Vorrei della cioccolata… cioccolata calda.”

“Eh?! A quest’ora? Dove vuoi che la trovi della cioccolata alle tre del mattino?”

Fu allora che presi il cellulare sul mobile accanto al letto e grazie ad internet gli fornii l’indirizzo di una caffetteria notturna a cinque minuti dal nostro alloggio.

“Non potremmo rimandare a più tardi?”

“Certo, potremmo… ma ti perderesti un divertimento irripetibile credimi.” cercai di essere convincente sfiorandogli il petto, e credo che fu allora che lui capì le mie reali intenzioni con quella cioccolata.

“Sei una strega… dammi quell’indirizzo.”

Scese dal letto cercando di ricomporsi.

“Mettiti un pantalone non troppo aderente, sei facilmente perseguibile in quello stato.”

“Grazie a te mia cara.”

 
Quando rientrò l’atmosfera era totalmente cambiata. Luci soffuse e musica in sottofondo accompagnarono la mia entrata in scena con un sexy completino in pizzo nero.

“Nadia… ehm, ho… ho portato la cioccolata.”

“Bene”

“E… anche due ciambelle nel caso ci venisse fame. Oh al diavolo! Sei da togliere il fiato.”

“L’idea era proprio quella amore mio. Adesso però stenditi sul letto e dammi la cioccolata.”

“O… ok, tutto quello che vuoi. E le ciambelle?”

“Gli zuccheri ci serviranno dopo… per compensare le energie perse. Le mangeremo a letto.”

“Hai pensato proprio a tutto eh?”

“Ovvio…” dissi, cercando di rimanere seria. Mi schiarii la voce “…adesso chiudi gli occhi e lascia fare a me.”

E da quel momento in poi non ci fu bisogno di aggiungere altro.





Eh...miei cari, gli usi che si possono fare del cibo sono molteplici, e spesso diventano notevolmente stuzzicanti. L'importante è avere immaginazione per sperimentare.

Per chi non lo sapesse l'appellativo 'zietto' riferito a S. King è un nomignolo familiare che usano tutti i suoi molteplici fan. Grazie a chiunque avesse avuto il piacere di leggere, a presto

 

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Capitolo 6
*** Tutto si appiana... basta un caffè ***


# Prompt - 34 Briciole sulle lenzuola
# Prompt - 83 Ti va un caffè?


 
Era davvero splendida… mi capitava spesso di guardarla dormire quando passavamo la notte insieme.
Lei non lo sapeva però, altrimenti se la sarebbe presa a morte. Detestava che qualcuno le vedesse così inerme e fragile in un certo senso. La mia Nadia… sempre con la risposta pronta, mai l’avrebbe data vinta in una discussione nella quale sapeva per certo di aver ragione.

Mi ha fatto penare parecchio, eppure adesso che le sono accanto e mi basta allungare una mano per poterla sfiorare, ho la certezza che lei fosse da sempre stata nel mio destino. Non riesco mai a capire cosa le passa per la mente. A volte sembra timida ed insicura, altre provocatrice e maliarda. Una continua fonte di sorprese non c’è che dire, ma forse è anche per questo che mi piace così tanto.

“Hai finito di stare lì ad osservarmi?”

Cavoli! E’ sveglia allora? Adesso mi ammazza di sicuro…
“Che dici… non ti stavo osservando, sono sveglio anch’io da poco.” che tentativo patetico

“Bugiardo. Anzi… sei un pessimo bugiardo” ecco lo sapevo. Aveva spalancato gli occhi fulminandomi con lo sguardo. Eppure anche così era stupenda. Dovevo correre ai ripari, subito!

“Ho un’idea, resta lì e non muoverti… ti preparo un caffè all’italiana. Ti va? Vedrai che profumo… ti risveglierà i sensi.”

“Non cambiare discorso e non cercare di corrompermi. Sai che detesto quando…”

“Nadia… Nadia, luce dei miei occhi, amore della mia vita. Ti prego non rovinare tutto. Mi hai fatto trascorrere una notte a dir poco fantastica, adesso voglio solo viziarti un po’. Concedimelo e sta zitta!”
Riuscii a scappare in tempo verso l’angolo cottura prima che una delle sue ciabatte con un’inaspettata potenza mi colpisse in pieno. Ok, scampata per un pelo, ha preso lo stipite della porta. Meglio sbrigarmi adesso.


Dopo qualche minuto mi riaffacciai in camera da letto con un vassoio, due tazzine da caffè e un fiore selvatico colto all’ultimo minuto dalla pianta che spuntava fuori dalla finestra. Non la sentivo più brontolare,strano. Credevo avesse ripreso la lettura del suo libro, e invece…
“Che stai facendo?”

“Non si vede? Mangio… avevo bisogno di addolcirmi” sarcastica come al solito

La vidi addentare una delle ciambelle che avevo comprato qualche ora prima e stava riempiendo il letto di granella di zucchero!
“Tesoro… non per essere pignolo ma stai sbriciolando sul letto. E’ al quanto fastidiosa la cosa.”

“Oh… lo so bene. Lo è anche quanto ti guardano mentre dormi però.” Lo sapevo, sottile e studiata vendetta. “Allora… lo assaggiamo questo caffè?” mi disse con aria ansiosa quasi

“Era quella la mia intenzione, ma non voglio ritrovarmi con tutte quelle briciole attaccate addosso.” protestai, e lei sapeva benissimo quanto la cosa mi desse fastidio.

“Sei il solito schizzinoso, per me non è un problema, mi butto sotto la doccia e risolvo. Potresti fare lo stesso anche tu… ma forse non ti va di farmi compagnia?” disse, lanciandomi uno sguardo malizioso.

“Ma siii, forse hai ragione, la faccio troppo lunga. Prendiamoci questo caffè e delle briciole chi se ne frega.”

Mi affiancai a lei mangiando anche la mia. Gustammo un piacevole caffè rigenerante e poi trovammo il modo appropriato per bruciare un po’ di calorie…

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Capitolo 7
*** Quel gusto un po' salato che ha il sapore della felicità ***


# Prompt 55 - Mangiare sulla spiaggia

# Prompt 65 - Fare il bagno dopo mangiato


E’ proprio vero… quando sei felice il tempo scorre più in fretta, la mente si svuota e il passato sembra appartenere ai ricordi che, per il momento, non ti va di tirare fuori.

Quella settimana era volata, eppure quel viaggio in solitaria, così ricco d’incertezze e dubbi ci aveva unito ancora di più, permettendoci di scoprirci e capire se davvero c’erano le basi per qualcosa d’importante.
Ed eccomi qui, in perfetto out fit da turista. Costume da bagno, occhiali da sole e libro agguantato tra le mani. Era il secondo giorno che venivamo in spiaggia, e direi che era pure ora. In quegli ultimi due giorni non ci sarebbero state visite a musei, chiese, monumenti o altro… solo divertimento e tanto sole. Almeno sarei tornata con un segno tangibile della mia vacanza.

“Ehi Nadia… perché non vieni a fare un bagno, dai? Posa quel libro e tuffati!” eccolo lì. La raffinatezza del mio sirenetto da spiaggia che sbraita da lontano facendo voltare tutti, attirati anche dal suo fisico sapientemente messo in mostra da un micro costume.

“Shhh! Smettila di urlare!”

“Eh? Cosa dici?”

E’ inutile insistere, con il caos che c’è in spiaggia non mi sentirebbe mai. Neppure i miei eloquenti gesti gli fanno capire che sta facendo più baccano lui di quei ragazzini che gli nuotano a fianco.
Così mi alzo, rassegnata ormai al fatto che quel libro non finirò mai di leggerlo, almeno non in questa vacanza. Lo raggiungo sulla riva lasciando che le onde rinfreschino piacevolmente le mie gambe.

“Stavo cercando di dirti di smetterla di urlare come un forsennato e di uscire dall’acqua se non vuoi diventare uno spiedino arrosto.”

“Che dici? Non sono per niente arrossato?”

“Se ne sei convinto tu… comunque è ora di pranzo raggiungimi sotto quei gazebo e ti farò assaggiare dei gustosi e variegati tramezzini.”

“Sul serio? E quando li hai preparati?”

“Questa mattina presto, mentre tu poltrivi a letto.”

“Colpa tua che mi hai sempre far tanta ginnastica…” rispose con la sua tipica espressione sarcastica.

“Ah… adesso ti lamenti?”

“Assolutamente no, amore mio, era solo un’osseravzione.”

Si come no… continuai a guardarlo fingendomi offesa mentre lui si osservava le spalle con attenzione uscendo dall’acqua.

“Nadia, avverto un certo pizzicore addosso…”

“Davvero? Credevo che non ti fossi scottato?” osservai, e lui tacque perché gli bastarono pochi minuti per constatare che avevo ragione.

Finalmente ci sedemmo a mangiare all’ombra di uno dei gazebo montati apposta per i turisti sprovvisti di possibili ripari dal sole cocente. Il mare, si sa, stimola l’appetito ed Eric fece onore al mio spartano pranzo al sacco mangiando tre tramezzini con doppia farcitura. Mentre io, che avevo già terminato, cercavo di dare sollievo l’arsura delle sue spalle con della crema lenitiva.

“Allora… non mi dici niente, neanche adesso che stiamo per tornare a casa? Come ti è sembrata questa vacanza romana?”

Sapevo che me lo avrebbe domandato, mi chiedevo solo se avrebbe aspettato il nostro rientro oppure alla prima occasione utile. “Mi ha piacevolmente sorpresa… ed è merito soprattutto tuo, che hai reso ogni cosa stimolante e coinvolgente.”

“Domani l’incanto finisce però, si torna a casa?”

“Sì, si torna a casa…” risposi un po’ malinconica.

“Dimmi una cosa…” disse improvvisamente serio bloccandomi i polsi con entrambe le mani “...promettimi che ricorderai sempre i giorni che abbiamo trascorso qui. Che ricorderai come ti sei sentita accanto a me… di quanto fossi felice.”
Parole strane ed enigmatiche dette da uno come lui. Sembravano il preludio di un’imminente catastrofe, e un po’ mi lasciarono dubbiosa.

“Credi che una volta tornati alla quotidianità le cose possano cambiare?” lui poggiò il viso sul mio braccio, solleticandomi con la sua barba leggermente ispida.

“Temo di non essere all’altezza delle tue aspettative. Ho paura di dire o fare qualche cazzata che ti allontani definitivamente da me. Mi conosco, so di non essere perfetto.”

Mi avvicinai al suo orecchio sussurrandogli, affinché solo lui potesse sentirmi.
“Allora stai sereno… perché neanche io sono perfetta. Non ho affrontato mille dubbi ed incertezze per buttare tutto all’aria. Tutto ciò che ci succederà lo affronteremo insieme, e saremo più uniti che mai.”
Finalmente riuscii a strappargli un sorriso e a togliergli dal volto quella serietà che proprio non era da lui.

“Ti amo Nadia…”

“Anch’io testone” e accompagnai quelle parole con un dolce e plateale bacio che provocò non pochi commenti di sottofondo.

Erano rari i momenti nei quali si lasciava sopraffare dal pessimismo, ma a volte succedeva. C’era una parte di lui che pensava di avermi portata a fare scelte che non volevo. Senza rendersi conto che in fondo… ciò che da sempre desideravo era solo il suo amore.
Basta con la malinconia però, era arrivato il momento di sdrammatizzare l’atmosfera.

“Andiamo dai…” gli dissi, mentre lo trascinavo letteralmente in direzione del mare.

“A far cosa?”

“Cosa vuoi fare in spiaggia? L’ultimo bagno della stagione no?”

“Adesso?!”

“Sì, adesso!”

“Ma abbiamo appena pranzato potrebbe venirci una congestione?”

“Avanti non fare il fifone, non ci allontaneremo. E poi sono una specializzanda non lo scordare.”

“Quindi se sto male mi farai la respirazione bocca a bocca?”

“Se devo, lo farò senz’altro. Anche se temo che ci prenderesti troppo gusto.”

“Probabile…”

“E’ sicuro, credimi.”

Era un caldo pomeriggio estivo, il sole scaldava i nostri corpi e l’acqua del mare ci cullava nel suo tiepido abbraccio. Eravamo fuoco e ghiaccio insieme, attratti da un sentimento che a parole non si poteva spiegare.
Sarebbe durato per sempre, o il tempo avrebbe soffocato quell’ardore che adesso ci divorava. Non lo sapevamo… e forse non era poi così importante. Nella città eterna tutto era possibile, e noi stavamo vivendo esattamente quell’attimo di eternità.




E così si conclude anche quest'avventura con i miei due "bimbi". Nadia ed Erik sono con me dallo scorso Natale, sono cresciuti adesso, attraverso le mie storie e ciò che vi ho raccontato di loro. Mi è piaciuto "utilizzarli" in questa Challenge, abbandonando così il lato più angst della loro storia e regalandovi un po' di sana allegria estiva. Però tutto termina... ed è giusto così, adesso nuove storie mi attendono, e in esse spero sinceramente di ritrovare molti di voi che fin ora continuano a segurmi con affetto. Grazie di cuore, a presto.
 
 
 
 

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