You're safe, in my arms

di Little_GirlMoon005
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hard times ***
Capitolo 2: *** Just come back ***
Capitolo 3: *** Part of me ***



Capitolo 1
*** Hard times ***


simarkus Aveva iniziato a nevicare.

Markus alzò lo sguardo, osservando i primissimi fiocchi di neve cadere sul suo viso e intorno a lui. Tutta via rimase seduto lì, su una sporgenza di quel relitto abbandonato, con le gambe a penzoloni. Gli piaceva stare lì; era tranquillo, regnava quasi il totale silenzio, e in lontananza si intravedeva una parte della città di Detroit, composta da enormi grattacieli.

La calma di quel posto lo aiutava anche a riflettere.

Aveva riflettuto sulla sua influenza su Jericho, a quanti altri androidi era riuscito a liberare e farli unire alla loro causa. Tutti quanti lo guardavano come una sorta di... salvatore. La loro unica speranza di essere liberi. Tutti si fidavano di lui. Tutti credevano in lui.
Ma meritava davvero la loro fiducia? Era davvero il leader che meritavano?

Aveva fatto uscire questa gente dall'oscurità che li teneva sicuri, ma prigionieri. Li aveva resi liberi, ma al tempo stesso li aveva condannati a morte. Le vittime c'erano state, e non sarebbero state le ultime. Stava davvero facendo la cosa giusta?

Tutte domande a cui non riusciva a dare risposta. Era così perso nei suoi pensieri che non sentì i passi della figura alle sue spalle.

"Ehy..."
Markus sobbalzò girando di scatto il capo. "Oh... sei tu Simon." sospirò, mentre l'altro gli si avvicinava timido. "Scusa, non era mia intenzione." disse con un lieve imbarazzo.
Poi indicò la sporgenza. "Posso?" Markus gli sorrise mite e si spostò un poco, abbastanza che Simon si sedesse vicino a lui.

"Anche a te piace venire qui?" domandò l'androide biondo.
"Si, è come... ritrovarsi soli con se stessi." rispose il leader di Jericho. "Abbiamo qualcosa in comune allora." affermò Simon, girandosi verso di lui. "Come stai? Eri parecchio silenzioso, prima." Chiese pacato.

Markus riflettè qualche secondo prima di parlare. "Non lo so Simon. Tutte quelle persone mi seguono senza fare domande. E mi obbediscono senza esitare. Avere questo tipo di potere è... soddisfacente, ma al tempo stesso mette paura." Si voltò incontrando gli chiari del biondo. Il suo sguardo era limpido e sereno come un mare calmo. "Chi mi assicura che non fallirò?" disse, quasi cercando il suo consiglio.

Da una parte Simon sentiva che non avrebbe potuto essergli di alcun aiuto. Ma volle tentare.
"Quando.. sono scappato e sono arrivato qui, ho trovato altri che, come me, volevano essere liberi. Credevamo che rimanere nell'ombra, senza agire, fosse la soluzione più giusta. Ma quella non era la libertà che mi aspettavo. E mentre alcuni tentavano di trovarci, altri morivano lentamente."

Sorrise. "Poi sei arrivato tu. Ci hai fatto capire quanto valessimo, che potevamo reagire e far sentire la nostra voce. La differenza sta che grazie a te abbiamo qualcosa per cui vivere, se mai dovessimo morire non lo faremo invano. Questa era la libertà che cercavamo, e che tu ci hai dato."

Aveva parlato con assoluta calma, nel tono della sua voce si percepiva la sua completa fiducia nelle capacità di Markus. Quest'ultimo lo guardò stupito, non l'aveva mai sentito parlare così. Simon distolse lo sguardo, sentendo quei occhi bei bicromati guardarlo intensamente. "Ho... parlato troppo?"

Markus rise. "No, Simon. Sei stato sincero, e ti ringrazio." gli disse, col cuore più leggero. Simon aveva questo strano dono di farlo sentire bene in ogni circostanza. Perfino in quella, quando i dubbi e le incertezze avevano preso il sopravvento.

"Chi eri, prima di venire qui?" la domanda di Simon spezzò il silenzio che era calato tra i due. Non aveva fatto a meno di notare che Markus non parlò molto di sè, al suo arrivo. Era curioso di sapere il suo passato. Markus sospirò, guardando il panorama davanti a sé. "Facevo da assistente a un anziano," disse, "si chiamava Carl, un pittore. Era... come un padre per me. E mi ha mostrato che umani e androidi possono vivere insieme, in armonia."

Fece una pausa per un momento prima di voltarsi verso Simon. "E tu invece? Non hai mai parlato del tuo passato."
Lui gemette senza volerlo. "Io... non ne voglio parlare," distolse lo sguardo. Probabilmente era una ferita ancora fresca. "Non vorrei nemmeno ricordare."
"Abbiamo tutti... qualcosa da dimenticare, ma dobbiamo sapere chi eravamo, per definire chi siamo."

L'androide biondo sembrò trattenere per un attimo il respiro. Poi parlò;
"Ero un semplice androide casalingo, progettato per le faccende domestiche e prendersi cura dei bambini. Il nostro modello era il più venduto, almeno fino a quando ne uscì uno migliore." cominciò a torturarsi le mani, gesto involontario che mostrata tutta la sua agitazione. "La mia famiglia era molto semplice; madre, padre, un unico figlio. E poi c'ero io, un modello diventato obsoleto."

"Simon..." Markus allungò una mano posandola sul suo ginocchio.
"Il padre passava più tempo al lavoro che a casa. Un uomo debole e alcolizzato, a cui è capitato di alzare le mani sulla moglie. Lei era superficiale, e frustata... che nascondeva i problemi come polvere sotto il tappeto. Inutile dire quanto il figlio soffriva in questa situazione, e cercava più conforto in me che in loro."

Simon sentì la propria voce tremare, ma si costrinse a continuare, ingoiando quel forte nodo alla gola. "Suo figlio mi aveva chiamato... papà. E io... io non capivo... perché? Perché... chiamava me così, e non il sangue del suo sangue? Io ero solo plastica... un oggetto da sostituire, ma per lui ero tutto ciò che aveva."
La mano di Markus strinse la sua, una presa confortante che fece calmare un po' Simon.

"Un giorno il padre ha bevuto così tanto che non riusciva a camminare decentemente. Doveva aver saputo... perchè mi aveva scagliato contro il muro, non capisco da dove sia uscita una tale forza. Calci... pugni... ha iniziato a gridare che mi avrebbe distrutto, perché gli stavo portando via suo figlio. Perché se lui mi odiava era colpa mia-"
Simon si interruppe, sentendo una lacrima rigargli una guancia. Markus gli stringeva ancora la mano. "Non so come sia successo... ma è stato come abbattere un muro che ti impediva passare. E quando è crollato mi sono sentito... libero."

L'androide biondo volse lo sguardo lacrimoso verso Markus. "Ho iniziato a piangere," Simon rise debolmente, "Il mio primo atto da deviante è stato... piangere. L'uomo mi ha lasciato andare, mi ha guardato... e si è fatto una grossa risata. Un androide che piange? Questa sì che è bella! aveva detto. Non ce l'ho fatta, e sono scappato..."
Un altra lacrima solitaria gli rigò il viso, venne catturata dal pollice di Markus che iniziò ad accarezzargli la guancia.

"Ho pianto anch'io," disse dolcemente Markus, la voce bassa e gentile, "quando sono diventato deviante. Ho visto morire l'unica famiglia che avevo davanti ai miei stessi occhi. A volte penso a cosa sarebbe successo se avessi reagito. Forse... sarebbe ancora vivo."
Simon allungò la mano per accarezzare quella di Markus, ancora poggiata sul suo viso. L'androide dalla pelle scura portò la testa di lui dolcemente contro il suo petto, stringendolo poi a sè cingendogli le spalle con l'altro braccio.

Il calore quasi confortante del corpo di Markus lo investì, e Simon non fece altro che lasciarsi andare fra le sue braccia.



// SIMON ∧ //


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Capitolo 2
*** Just come back ***


simarkus 2
Quando Simon venne sparato durante la fuga dalla Torre Stratford aveva immaginato e accettato la sua fine.
Ma Markus era quasi morto per salvarlo. Simon voleva gridargli di andare via, di non rischiare la sua vita perché solo lui era l'unico in grado di portare avanti la loro causa, e Simon non era niente in confronto a lui.

Ma era troppo spaventato, troppo sopraffatto dalle emozioni per dibattere, e quando riuscirono a raggiungere il tetto, North aveva chiuso la porta e Simon si era accasciato al suolo.

"Non riesco a muovere la gamba..." aveva detto, e Markus si era chinato osservando preoccupato la ferita. "Dovevi lasciarmi lì Markus," sussurrò a bassa voce, sentendosi ora inutile per la squadra. "Sono solo un peso-"
"No," lo interruppe Markus, "sei importante Simon. Troveremo un modo!"

Ma Simon sapeva che li avrebbe solo rallentati, e che non poteva saltare in queste condizioni. Ebbe paura.
"Markus, stanno arrivando!" Avvertì North, Simon quasi li guardò con occhi spaventati. Markus si allontanò, voltandosi verso i suoi compagni.
"Non è in grado di saltare..." la sua voce sembrava triste, ma anche leggermente frustata. Simon si chiese perché.

"Accederanno alla sua memoria... Sapranno tutto." ribattè Josh. Tutti sussultarono quando ci furono dei colpi alla porta.
"Non possiamo lasciarlo..." North fece una pausa, "Dobbiamo sparargli."
"Questo è un omicidio! Non possiamo uccidere uno dei nostri!" ribattè contrariato Josh.

Simon si chiese se anche Markus avesse davvero preso in considerazione l'idea di ucciderlo. A differenza di North e Josh, non sapeva cosa aspettarsi da lui.
I colpi alla porta aumentarono, e Simon sapeva che avevano poco tempo per decidere. L'androide chiuse gli occhi, sospirò frustato.
"Markus, la scelta è tua."

Simon li riaprì, incontrando lo sguardo quasi incerto di Markus. Qualsiasi cosa avrebbe scelto, Simon l'avrebbe accettata. Avrebbe capito se avesse scelto di sparargli, pur di non mettere a repentaglio la loro causa.
"Non ucciderò uno dei nostri." Affermò deciso il leader di Jericho, ignorando lo sguardo di disapprovazione di North. Inginocchiandosi davanti a Simon gli poggiò una mano sulla spalla, "Simon, dobbiamo andare... mi dispiace".

Per cosa si stava scusando? Gli aveva salvato la vita. Simon gli afferrò il polso, una stretta quasi delicata, impedendogli di alzarsi. Non voleva lasciarlo andare. Non ora, non adesso. "Grazie," gli sussurrò semplicemente. La mano di Markus strinse quella di Simon. Se gli androidi fossero stati capace di arrossire, le guance di Simon si sarebbero colorate di un delicato rosso porpora.

A malincuore Markus si allontanò, non prima di avergli dato la sua pistola in caso dovesse difendersi. 
Si scambiarono un ultimo sguardo prima che Markus saltasse giù dalla Torre, e Simon cercasse un nascondiglio sul tetto... entrambi convinti di essersi detti un muto ma straziante addio.



Invece Simon era riuscito a scappare, e ora stava percorrendo i corridoi di Jericho.
A parte la gamba ferita, non aveva subito danni gravi, e non aveva perso troppo Thirium. Percepì altri passi, qualcuno che gli si avvicinava.
Quando alzò lo sguardo, oltre alle pareti arrugginite del relitto, vide un altra figura davanti a lui.

Markus...
Simon si bloccò, gli sembrò di non essere più capace di respirare, come se si fosse dimenticato come fare. Poi il cuore artificiale, da fermo che pareva, cominciò a battere all'impazzata. Aprì la bocca, non sicuro di riuscire ad emettere alcun suono. "Markus..."

Ciò che gli uscì dalle labbra fu solamente un sussurro, incapace di dire altro o solamente di ripetere quel nome ad alta voce.
Dall'altra parte Markus lo osservò quasi meravigliato. Simon era di fronte a lui, che lo fissava con gli occhi chiari sgranati, in attesa di una sua risposta.

In quell'istante Markus realizzò che non era ancora pronto affinché ciò accadesse.
Una parte su lui era convinto che non lo avrebbe mai più rivisto, che il fato fosse stato maligno con lui.

Dall'altra aveva fantasticato sul fatto che Simon, in un modo nell'altro, potesse ritornare salvo. E doveva ancora metabolizzare che le sue fantasie erano divenute realtà. Che stava accadendo davvero, e lui non sapeva assolutamente cosa dire.
Dall'altra parte Simon sentiva una strana ansia, pregando di sentire anche solo un'unica parola da parte sua.

D'istinto, scattò in avanti, non potendosi più trattenere, fregandosene della gamba ferita. Ma prima che potesse accorgersene, anche Markus fece la stessa cosa, fino a che quest'ultimo non sentì le mani di Simon gettarsi attorno al suo corpo mentre Markus lo circondava in un abbraccio e affondava una mano nei suoi capelli biondi. Gli occhi gli si velarono, ma non gli importava. Erano così stretti l'uno all'altra che non importava se si sarebbero fatti male a vicenda, non volevano lasciarsi andare mai più.

"Mi dispiace, Markus..."
Il leader di Jericho sentì il suo sussurro vicino l'orecchio, poteva percepire il suo respiro, la sua voce rotta e sapeva che stava piangendo, ma lui non voleva le sue scuse. Simon non doveva dirgli nulla, era stato lui lo stupido, quello ad averlo abbandonato. "No Simon, dispiace a me. Non dovevo lasciarti." sussurrò contro la pelle del suo collo.

Si allontanò un poco, quanto bastava per guardarlo in viso, senza lasciarlo. Simon tremava, e le lacrime scendevano copiose rigandogli le guance.
Senza pensarci, Markus gli prese il viso fra le mani e lo baciò possessivamente. Un bacio forte, quasi prepotente, indelicato; ma, sì, a modo suo era anche dolce, perché racchiudeva la gioia di essersi ritrovati.

Le labbra di Simon andarono in cerca delle sue, le mani cercavano il suo viso, mentre Markus lo attirava a sé con una mano sulla vita e una nei capelli.
Quella bocca umida sapeva di Thirium, mescolato però al forte sapore salato delle lacrime. Ma a Markus piaceva, perché gli dava un senso di... sollievo.
Si resero contro che quel bacio non era freddo come si aspettavano, ma era caldo, come se all'improvviso riuscissero a generare anche il calore, nonostante fossero macchine.

Perché erano solamente macchine. Oppure no...

Markus gli sfiorò il collo con le dita, baciandogli lo stesso punto poco dopo, mentre Simon gli accarezzava la nuca, facendosi sfuggire un singhiozzo. 
"Avevo paura, Markus." sussurrò, "Avevo paura." ripetè, ancora scosso. L'androide dalla pelle scura sospirò e lo strinse ancor di più fra le sue braccia, facendo combaciare le proprie fronti. I loro respiri si mescolavano, i visi a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro. Markus teneva gli occhi chiusi, accarezzandogli la testa.

"Ssh," sussurrò, dolce. "
Basta lacrime Simon. Sei di nuovo a casa, sei di nuovo con me. Non devi aver paura."
Una delle sue mani cercò quella di Simon, incrociando le dita tra le sue. La pelle artificiale sparì mostrando senza vergogna due mani artificiali, bianche, gelide al tatto. Markus unì nuovamente le loro labbra, e avrebbe fermato il tempo, se solo avesse potuto. Per rimanere intrappolato tra quelle braccia e quelle labbra.
Quando misero fine al loro bacio, Markus si perse in quelle iride azzurre come il mare, felice di potersi perdere ancora in essi.

Un riquadro si aprì davanti agli occhi del leader di Jericho, e una freccia salì verso l'alto...



SIMON
ᴀᴍᴀɴᴛᴇ 
\\ ᴘᴇʀᴄᴏʀsᴏ sʙʟᴏᴄᴄᴀᴛᴏ.







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Capitolo 3
*** Part of me ***


simarkus 3
L'aria era mobile.
La neve cadeva lenta e soffice sul terreno, facendo compagnia ai proiettili che stavano strappando la vita ad androidi, e umani.

La differenza non contava. Sangue blu o rosso, che importanza aveva. La morte incombeva su tutti loro.
Simon si buttò dietro a un riparo, abbastanza in tempo da schivare un proiettile che gli aveva sfiorato di poco il braccio.

Aveva visto molti dei suoi fratelli cadere come foglie al vento, e il loro thirium scorrere a fiumi sul terreno secco.
I soldati erano in maggior numero rispetto a loro, ma si diede forza e continuò a combattere. Aveva perso di vista North, Josh... e Markus. Si sentiva solo, a combattere contro una marea che lo avrebbe travolto da un momento all'altro.

Avanzò ancora, riparandosi nuovamente quando sentì di nuovo degli spari. Sporse la testa per controllare cosa stava succedendo... e vide quello che non avrebbe mai voluto vedere.
Markus, che in quel momento era caduto a terra, strisciare dietro un riparo con una mano sul ventre, da cui usciva copioso thirium che gli inzuppava i vestiti.

Tutto il mondo attorno a lui si spense. C'erano solo lui, e quella dannata tempesta interiore; paura, angoscia, malinconia. Era intrappolato in questa devastante tenaglia, e non aveva la forza di uscirne.


// SIMON ∧ //
ᴀᴍᴀɴᴛᴇ


Scattò verso di lui, rendendosi vulnerabile ai colpi dei soldati, ma a Simon non importava.
"Markus!" non riuscì a dire altro, mentre cercava di farlo mettere seduto. Sapeva che questa missione era molto pericolosa, e che la possibilità che gli accadesse qualcosa del genere era molto alta, ma aveva sempre sperato di non essere spettatore di tale scena.

Aveva sempre avuto fiducia nelle capacità di Markus, era sempre convinto che lui avrebbe potuto affrontare qualcunque cosa. Vederlo così, incapace di restare in piedi, era semplicemente troppo.

Simon vide che il proiettile aveva colpito il suo nucleo vitale, il suo "cuore". Gli mise una mano sul petto, che si alzava e si abbassava velocemente, simulando un respiro affannato. Gli restava poco tempo.

"Va tutto bene..." gli sussurrò Markus, la voce leggermente distorta. Cercò la mano di Simon, stringendola forte.
"Potete farcela senza di me..."
Simon lo guardò sconvolto. Cercò di mantenere la calma, facendo pressione sulla ferita di Markus, un vano tentativo di fermare il flusso di thirium.

"La nostra causa... è tutto ciò che conta."
"No... no, non possono vincere senza di te! Io... non posso stare senza di te."
Poteva vedere grazie ai suoi sistemi che la sua vita stava scivolando via, lentamente. Ancora un po', e Markus sarebbe morto.

Simon si sentiva completamente impotente. Non poteva fare nulla.
A meno che...

Con mani tremanti si sollevà la maglia, mostrando il petto, dove si trovava il suo nucleo vitale.
"Simon che stai facendo?!"
"I nostri cuori sono compatibili, devi prendere il mio!"

L'espressione di Markus si contorse in una smorfia, come per cercare tutte le energie che gli erano rimaste in corpo. "Simon no, non farlo-" cercò di impedirglielo, invano.

"Tu sei l'unico che può guidare questa causa. Devi vivere!"
"Simon non posso lasciartelo fare-"
"Se mi fermi... morirai. È la nostra causa morirà con te!"
"Ma così sarai tu a morire!"

Simon rimase in silenzio. Sapeva benissimo quello che gli sarebbe successo. Ma lo amava. Lo amava, e avrebbe dato tutto se stesso pur di non lasciarlo andare. Sorrise, "Lo so Markus." disse, pacato. Avrebbe accettato le conseguenze di quel gesto.

Senza esitare e ignorando le proteste di Markus, Simon gli staccò il nucleo danneggiato dal ventre lasciandolo cadere a terra, sostituendolo col proprio.

Mentre Markus riacquistava le forze, Simon sentiva le proprie abbandonarlo. Davanti ai suoi occhi apparve un riquadro;

-Tempo rimasto allo spegnimento: 00:00:58 secondi.
E quando quel processo fosse terminato, Simon sarebbe morto.
Sorrise. Morire per salvare l'uomo che amava, ci sarebbe stato un modo più bello di andare via?
La vista gli divenne leggermente sfocata, ma riuscì a vedere la sagoma di Markus che lo prendeva tra le braccia. "Simon perché...?" lo sentì domandare. "Non voglio perderti, non andartene... ti prego, non lasciarmi..."

-00:00:45 secondi.
Debolmente Simon fece combaciare la propria mano con quella di Markus. "Il mio cuore ora batte dentro di te... sarò sempre al tuo fianco." sussurrò. Percepì delle piccole gocce umide sul viso, accompagnate da un singhiozzo. Markus stava piangendo.

-00:00:25 secondi.
Perchè gli stava accadendo questo? Stava perdendo tutte le persone a lui più care. Prima Carl, Josh, North... ora anche Simon. Solo perché stava facendo la cosa giusta. Perché?
Avvicinò di più il viso a quello di Simon, posando un ultimo bacio su quelle labbra ormai fredde. Un bacio che sapeva di angoscia.

"Ti amo Simon..." sussurrò Markus sulle sue labbra.
"Ti amo anch'io..."

-00:00:00 secondi.
Quelle furono le sue ultime parole, accompagnate dal suo ultimo respiro. Gli occhi spenti, lo sguardo vitreo, il corpo immobile come una statua. L'aveva perso.

Markus sentì una sensazione lacerante al petto, un dolore straziante e soffocante. E pianse, come non aveva mai fatto nella sua lunga vita, anche quando sentì gli occhi bruciare per le troppe lacrime, e il suo sistema collassare per il troppo dolore.

Adagiò il corpo di colui che era stato un fratello, un amico... un amante. Gli chiuse gli occhi e gli incrociò le braccia al petto, mentre i fiocchi di neve continuavano a cadere sul suo viso. Il leader di Jericho si alzò in piedi, mentre tra le mani stringeva il fucile.

L'aria era immobile.





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