Dall'Europa all'Africa

di Joyce96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo13 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Eravamo arrivati alla casa sperduta del professore, quando una voce bassa e calda dice

  • Ognuno la sua camera, vero professore ?
  • Tranquillo Berlino, ognuno avrà la sua stanza, a tempo debito, ora abbiamo lezione.
  • Bene. Anche perché non vorrei che qualcuno occupasse il mio spazio personale
  • Il tuo spazio personale? Senti caro qui tutti condividono tutto, hai capito ?
  • Senti, ehm come ti chiami ? Ah si Tokyo, io sono un signore e ho bisogno dei mei spazi personali, se tu sei abituata a vivere come nelle stalle, sono affari tuoi
  • No, tu non sei un signore, sei solo un gran rompi palle, ma se continui così giuro che
  • Che cosa ? Che cosa vuoi farmi, spararmi, picchiarmi, non sai con chi hai a che fare 
  • No mio caro, non sai tu con chi hai a che fare
  • Uhhhh, mi piacciono le donne forti, che ne dici se sta sera decidiamo insieme come torturarci a vicenda ?
  • Berlino, Tokyo, ora basta. Questa sera nessuno farà niente e voi due abbiate rispetto l’uno dell’altra. Tokyo se Berlino ti importuna dovrai riferirmelo, ora fila 
  • Si professore
  • E, Berlino se Tokyo ti minaccia dovrai riferirmelo, avanti dentro anche tu
  • Si professore.

Già da quel momento avevo capito che quell’uomo era solo un gran rompi palle, uno abituato ad avere tutto per lui, insomma un egoista. Ancora non sapevo che quel maledetto essere vivente, avrebbe messo a posto il mio cuore.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Era passato un mese dal giorno che eravamo arrivati, era notte, saranno state le tre o le tre e mezzo ed io non riuscivo a dormire. L’incubo che mi tormentava da anni era tornato: mio figlio seduto su una sedia che mi chiama ed io che non riesco a raggiungerlo. Ero fuori in giardino, faceva molto freddo, ma l’aria fredda mi aiutava a calmarmi e a pensare. Tremavo, ma non riuscivo a muovermi, non volevo muovermi e tornare in camera, non volevo addormentarmi di nuovo e risentire le urla di mio figlio. La stessa voce irritante mi fece saltare

  • Nairobi, Nairobi, sono le tre del mattino, che ci fai fuori ?
  • Non sono affari tuoi Berlino
  • Ok ok, calmati, me ne vado e ti lascio affogare nel tuo mare di pensieri

Sentivo i suoi passi allontanarsi, fino a che non si fermarono, pensavo fosse rientrato, ma invece tornò indietro

  • Ti posso pure lasciare affogare, ma non ti lascio congelare

Io mi girai, lo fissai senza dire niente e lui con un’eleganza pari a quella di un principe, si tolse la vestaglia di flanella, me la mise sulle spalle, mi scostò i capelli e mi sussurrò qualcosa nell’orecchio

  • Sei bella quando pensi, restituiscimi la vestaglia domani notte, così magari avrai anche voglia di parlare 

Mentre stava per andare via lo richiamai 

  • Berlino, Berlino aspetta

Lui si fermò, si girò con il suo solito sorrisetto compiaciuto e tornò da me

  • Bene, bene, qualcuno ha cambiato idea ?
  • Non ho cambiato idea, tu sei sveglio e io pure e stavo pensando che potremmo…

Non finii di dire la frase che Berlino aprì bocca, tutto mi sarei aspettata, che dicesse che saremmo potuti andare a letto insieme, che avremmo potuto scolarci la riserva di vino del professore, ma non fu questo ciò che disse

  • potremmo trovare un modo per farti rilassare, lo so che non è la prima volta che vieni qui di notte a fissare il vuoto. 
  • Da quanto mi spii Berlino ?
  • Non ti spio, è solo che dormo male anche io e mi capita di affacciarmi dalla finestra e poi alzo gli occhi al cielo e guardo le stelle e poi però mi rendo conto che c’è qualcosa di più bello da guardare

Lo guardavo, ma non parlavo. Quello non era Berlino, non era il Berlino che conoscevo, era una persona completamente diversa, sembrava quasi che avesse un cuore.

  • Allora bella capitale del Kenya, vogliamo trovare un modo per farti dormire ?
  • Vuoi riempirmi di farmaci Berlino ?
  • No, niente farmaci, odio i farmaci, no. Vieni con me 

Lo guardai dubbiosa, avevo la paura che potesse rovinare quel momento così….romantico ? 

  • Beh che fai vieni o no ?
  • Andiamo forza 

Lo segui fino alle camere 

  • Madame, prego dopo di lei

Mi indicò l’entrata della mia camera, non avevo idea di cosa volesse da me e di cosa volesse farmi, entrai, pronta a dargli un destro in faccia nel caso si azzardasse a saltarmi addosso.

  • Stenditi sul letto e non parlare, ma prima togliti la mia vestaglia e quella specie di pelliccia che hai sopra a quel coso che chiami pigiama 
  • Che vuoi fare razza di depravato ?
  • Non voglio farti nulla, fidati una volta di me 

Feci come disse, mi spogliai e rimasi in canottiera e pantaloni del pigiama

  • Ora mettiti a pancia in sotto e rilassati, chiudi gli occhi e pensa al mare, alle onde che piatte arrivano a riva

Io mi lascia cullare dalle sue parole, poi sentii delle mani che mi accarezzavano la schiena, mi aspettavo che mi spogliasse, ma invece fece dei massaggi ed io riuscii a rilassarmi e ad addormentarmi. Il mattino dopo quando mi svegliai lui non c’era e io mi ero innamorata di quell’egocentrico.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Le cose non andarono avanti, Berlino era tornato ad essere lo stronzo del gruppo, le uniche volte che ci parlavamo litigavamo, come abbiamo sempre fatto, io volevo avere ragione e lui anche. Fino a che una notte io, Tokyo, Rio e Denver, i più giovani della banda, decidemmo di rimanere fuori per bere. Dopo un po’ di birre Rio fece un gesto a Tokyo e i due si alzarono, ogni momento era buono per andare a letto insieme. Io e Denver rimanemmo sulla panchina, eravamo molto, ma molto ubriachi 

  • Nairobi, che ne dici se adesso, io e te, entriamo in casa, andiamo in camera mia, ci togliamo i vestiti, beviamo, fumiamo e ci divertiamo un po’ ?
  • Dico che adesso io e te, entriamo in casa e ognuno in camera sua Denver
  • Ahhhhh guasta feste 
  • Andiamo dai che domani c’è lezione 

Le nostre camere erano vicine a quelle di Berlino

  • Sai dove trovarmi

Io guardai Denver e scoppiai a ridere, lui chiuse la porta della sua camera ed io della mia. Berlino era appena uscito dal bagno e aveva assistito alla scena e aveva frainteso tutto. Così rimase appoggiato allo stipite della porta della sua camera per aspettarmi. Io avevo bisogno di lavarmi i denti dopo tutta la birra che avevo bevuto, così aprii la porta e mi ritrovai lui davanti 

  • Bene, bene, bene, qui qualcuno sta infrangendo le regole del professore. No, no, no, Nairobi non si fa 
  • Berlino, ma che stai dicendo ? Da quando andare in bagno significa infrangere le regole ?
  • Beh, da quando il bagno si trova in camera di Denver e da quando tu vuoi spogliarti non per farti la doccia, ma per farti lui
  • Che cosa ? Tu non stai bene, io e Denver ? Io devo solo andare in bagno 
  • Non mi sembra. Ho notato quanto feeling si è creato tra voi due ultimante 
  • Ma che cosa vuoi? Per una volta che non sei al centro dell’attenzione, brutto egocentrico, narcisista

Continuavo a battergli il dito sul petto

  • Tu sei un pazzo psicopatico, uno stronzo colossale, un mostro senza cuore

Lui fece in modo che io mi girai, mi intrappolò tra le sue braccia e il muro 

  • Hai finito ? Io non sono niente di tutto ciò, mi tengo lontano da te perché con cinque mogli che ho avuto nessuna era riuscita a farmi provare quello che mi fai provare tu. Non sono neanche geloso io sono innamorato di te e sapere che potevi avere una storia con mister sorriso da cammello mi fa incazzare e bollire il sangue come neanche trovare le mie mogli con gli amanti hanno fatto.

Io continuai a guardarlo con la bocca aperta, fino a che non lo baciai. Un bacio lento e passionale, poi lui mi prese in braccio e mi portò in camera sua, ci sdraiammo delicatamente sul letto 

  • Qualcuno qui sta infrangendo le regole 

Mentre mi toglieva la maglietta mi rispose 

  • Ma io sono Dio, posso fare ciò che voglio
  • Il solito egocent….

Non feci in tempo a finire la frase che mi aveva fatto tacere con un altro bacio. Così passai la notte più bella della mia vita. La mattina Berlino si svegliò con un tremore alla mano, fece in tempo a somministrarsi il farmaco prima che mi svegliassi. Si rimise a letto e mi svegliò soffiandomi sulla guancia ed io ancora insonnolita gli dissi una cosa che non avevo mai detto a nessuno

  • Ti amo
  • Anche io, ma per adesso è meglio lasciar perdere, c’è la rapina, aspettiamo che passano gli altri mesi e quando saremmo usciti dalla zecca riprenderemo da dove abbiamo lasciato 
  • Che cosa ? Sei il solito stronzo, volevi solo portarmi a letto vero ?
  • Nairobi, no, io…
  • Io cosa ? Prima fai tutto il carino e il romantico e poi quando decido di voler venire con te, la mattina dopo mi dici che non vuoi niente di serio ?
  • Ho detto solo di aspettare 
  • Certo, come no, aspettare dopo, poi dopo diventa mai. E io deficiente che ci sono pure cascata.

Mi alzai di scatto da letto, presi la mia roba e corsi in camera mia, scoppiai in lacrime. Da quel momento facemmo finta che niente fosse mai successo, ne la notte più dolce, ne quella più passionale, e continuammo a scannarci come prima.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Durante il colpo non mi sono mai preoccupata per Berlino, tranne quando abbiamo scoperto che era malato, di una malattia rara e incurabile. In quel momento l’unica cosa che volevo fare era andare da lui, dirgli che lo amavo e che insieme avremmo affrontato tutto, ma non potevo farlo. Eravamo nella stanza dove mangiavamo e dove c’erano i telefoni sul muro, tutti erano tornati ai propri posti, eravamo rimasti là solo io e lui

  • Da quanto sei malato ?
  • Non sono affari tuoi
  • Ti ho chiesto da quanto sei malato ?
  • Da quasi 2 anni 
  • Perché non ce l’hai detto ?
  • Dovresti saperlo, o durante le lezioni del professore non stavi attenta ?
  • É per questo che mi hai chiesto di far finta di niente ?
  • No, l’ho fatto solo perché avevi ragione tu, io volevo solo portarti a letto
  • Allora dimmi che non mi ami

Berlino abbassò lo sguardo 

  • Non ti amo

Guardami negli occhi e ripetimelo

  • Io, io non ti amo
  • Bugiardo 
  • Puoi credermi o no, ma riesco velocemente a cambiare i miei sentimenti, sai dopo cinque matrimoni sono abituato 
  • Certo perché vuoi dirmi che non hai sofferto neanche una volta per loro ?
  • No, io non soffro, non mi abbasso a tutto questo, io non provo niente per nessuno
  • Allora perché mi avevi detto che mi amavi ?
  • Lasciami solo
  • Prima rispondi alla mia domanda, perché mi hai detto che mi amavi ?
  • Ti ho detto che sono innamorato di te, ma si può essere innamorati anche di un cucciolo di cane, io non ti ho mai detto che ti amo
  • Sei proprio un grandissimo bastardo 

Me ne andai, volevo solo prenderlo a pugni per tutto quello che mi aveva detto e perché cambiasse umore come una donna incinta.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Sentivo delle voci, delle urla più che altro. No, non erano urla, erano loro i miei compagni che cantavano “Bella ciao”. Erano riusciti ad arrivare alla terra per scavare il tunnel che ci avrebbe portati fuori di lì. Cantavamo tutti insieme, felici, sentivamo già la libertà più vicina. Ci abbracciavamo l’uno con l’altro e poi toccò a noi due. Lui era felice e io più di lui, così gli saltai in braccio e lui mi abbracciò per poi posarmi a terra, mi guardò, c’era chiasso intorno a noi

  • Ce la faremo ad uscire da qui
  • Si, Mosca è stato bravo
  • Si, non vedo l’ora di uscire da qua con tutti quei biglietti da 50 euro
  • Perché non stai bene qua ?
  • Non importa dove starò, tra sette mesi al massimo, io non ci sarò più, voglio solo uscire da qua per poter fare quello che amo fare e con chi amo fino a quando non creperò

La mia risposta fu interrotta da Helsinki e Denver che ridevano e abbracciavano tutti

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Durante la rapina, abbiamo sempre fatto finta di niente, come se tutto quello che c’era stato non fosse mai esistito, tranne quando ho scoperto della tresca tra lui e Ariadna. Adesso ero io quella a cui il sangue bolliva, avevo mal di stomaco e volevo piantare due, tre o tutto il caricatore nella testa di quella là. Andavano a letto insieme, lui si divertiva così, con lei chiusa nel suo ufficio, mentre io fuori morivo dalla voglia di entrare, dare una lezione a lei e urlare in faccia a lui che lo odiavo quanto lo amavo. Tokyo aveva notato il mio cambiamento d’umore 

  • Che hai ?
  • Nulla 
  • Non dirmi nulla, ormai ti conosco 
  • Tu hai trovato un bravo ragazzo sai ? Rio è proprio un bravo ragazzo.
  • Che centra adesso Rio ?
  • Niente, è solo che lui è dolce e sensibile, vuole un futuro per voi due ed è anche un bel figo, è più giovane però ti ama
  • Continuo a non capire 
  • Lo so, tu ami un ragazzo fantastico ed io invece un insensibile arrogante, che dopo una notte per lui è già finito tutto ed è anche più vecchio 
  • Non mi dire che tra te e Mosca…?
  • Mosca ? Oddio no, Mosca, no no 
  • Beh senti se dici che è vecchio può essere solo Mosca, ma visto che non è e neanche Helsinki visto che è gay, rimane solo Oslo 
  • Non è Oslo, ho detto vecchio solo per dire che era più grande
  • Ah beh, non pensavo che il prof fosse così affascinante 
  • Tokyo ma hai sentito il resto della descrizione? Ho detto arrogante 
  • Nairobi, no. Ti prego dimmi che non provi qualcosa per quel gran figlio di…
  • Si. Non so cosa provo, ma si 
  • Bene
  • Si bene 
  • E ora tu sei qui e lui è..
  • E lui è con quella a divertirsi 
  • E tu vorresti…
  • E io vorrei solo spaccargli la faccia, perché con me no e con lei si ?
  • Perché è uno stronzo maschilista ecco perché, fidati lascialo perdere 
  • Ci proverò. Tokyo…grazie 
  • Di niente  

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Amavo Berlino, ma le sue decisioni mi spaventavano, era così egocentrico e megalomane che pur di mostrare la sua intelligenza avrebbe messo a rischio tutti noi, così quando Tokyo decise di prendere il potere e legarlo ad una sedia e giocare con lui alla roulette russa, ebbi paura. Tokyo era una testa calda e Berlino non si sarebbe mai arreso e avrebbe continuato a giocare. Continuavo ad urlare a Tokyo che se avrebbe continuano così sarebbe andato tutto male, ma lei non mi ascoltava, io continuavo a dirle che era una decelebrata e lei per ferirmi iniziò a parlarmi di mio figlio e di come io l’avessi perso. Quando riuscii ad entrare con Mosca, Tokyo mi puntò la pistola contro e poi se ne andò. Rio la seguì e Denver andò a parlare con il padre, io guardai Berlino legato e lui guardava me con il suo solito sguardo di sfida.

  • Beh che fai mi sleghi o no ?
  • Penso che rimanere così per un po’ non ti faccia male
  • Però prima mi hai difeso 
  • Io non ho difeso te, ho difeso il piano, ho difeso la missione
  • Certo, certo, tutte belle parole, tu dietro quella cazzo di porta stavi insultando Tokyo per difendere me, e non dirmi che ad ogni giro non speravi che la pallottola non ci fosse
  • Io non dico proprio un bel niente, anzi a pensarci bene un bel colpo in testa sarebbe stata la soluzione a tutti i nostri problemi e avrei preso io il comando 
  • Tu ? Tu avresti preso il comando ? Ma per favore, non sai neanche gestire i tuoi sentimenti, come pensi che potresti gestire una banda ? 
  • Io i miei sentimenti li so gestire benissimo, infatti credo che ti lascerò lì legato e solo 
  • Aspetta, prima però volevo dirti che mi dispiace per tutte le cose che Tokyo ha detto su tuo figlio, mi dispiace e credo che non sia vero, niente di tutto quello che ha detto 
  • Non devi dirmi queste cose, non..
  • E credo anche tu non sei solo la donna che l’ha portato in grembo, tu sei sua madre e questo nessuno potrà mai cambiarlo, forse lui non si ricorderà di te, ma tu sei sua madre e appena uscirai da qua, dovresti andarlo a vedere 
  • Io sono una madre orribile, una madre che usava suo figlio per spacciare droga, che razza di madre fa questo ? 
  • Se mi sleghi ti spiego meglio che razza di madre sei 

Mi avvicinai a lui e piano piano gli tolsi tutte le corde che aveva intorno al corpo, lui si alzò, mi porse la mano e io la presi, mi fece sedere, forse per farmi calmare, avevo talmente tante lacrime agli occhi che non riuscivo nemmeno a vedere bene 

  • Sei una madre come tutte, ami tuo figlio, gli sei stata vicino, facevi quella vita per poterti permettere qualcosa per te e per cercare di dare un futuro a lui, hai fatto degli errori, ma chi nella vita non li fa ? Ora sei qui e sei protagonista del più grande colpo della storia e sei la miglior compagna che abbia mai avuto. Tuo figlio sarebbe felice di conoscerti e sapere chi sei e come sei 
  • Tu non puoi dirmi queste cose, io non posso, tu non devi…
  • Io, tu, basta parlare 

Si avvicinò a me il tanto che bastava per baciarmi, poi mi guardò e mi diede un piccolo bacio sulla guancia

  • Non volevo portarti a letto e basta e la dimostrazione di ciò che dico è che non mi sono mai comportato come una specie di cupido 
  • Allora perché noi non possiamo…
  • Perché c’è la rapina e perché una volta usciti da qua non voglio che passi i tuoi prossimi sette mesi dietro ad un vegetale, ma voglio che ti diverta e di goda i tuoi soldi 
  • Berlino, io voglio passare i miei prossimi sette mesi non con un vegetale, ma 

Era arrivata Ariadna sulla porta del bagno

  • Signor Berlino, è ora del suo massaggio rilassante, l’aspetto nel suo ufficio 

Detto questo non aspettò neanche la risposta e se ne andò 

  • È ora del tuo massaggio rilassante Berlino, vai 

Lui si allontanò da me, io lo guardai e tirai un sospiro di sollievo che si trasformò in un coltello.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Gli diedi una botta in testa, era svenuto sulla scrivania con una ferita sulla testa, dissi al professore che era iniziato il matriarcato e che ora al comando ero io. Appena dati gli ordini, decisi che non potevo lasciarlo così, allora presi il kit di pronto soccorso e lo disinfettai, ma lui si svegliò

  • Tu razza di stronza che non sei altra, come hai osato 
  • Prego Berlino per averti disinfettato la ferita
  • Come ti è venuto in mente ?
  • Mi dispiace tesoro, ma c’era bisogno di un cambio di governo per andare avanti 
  • Tu non sai quello che stai facendo 
  • No, tu non lo sai, hai buttato fuori Tokyo e io sono stata dalla tua parte, ora tu sta dalla mia
  • Ci penserò 
  • Oh no mio caro, o si o no e la risposta la voglio subito 
  • Vorrei prima riposare un po’, sai dopo la botta che mi hai dato
  • Perfetto allora, il mio compito è finito, fatti fasciare la testa da quella troia che tieni nel tuo ufficio, così poi ci pensa lei a farti riposare 
  • Non dirmi che ora sei gelosa ?
  • Io non sono gelosa
  • Bene, meglio così, comunque potrei capirlo sai, faccio spesso quest’effetto 
  • L’unico effetto che mi fai è quello di voler prendere la pistola e ammazzarti 
  • Eppure mi hai medicato, perché ?
  • Perché le ferite si infettano e abbiamo pochi antibiotici 
  • No, te lo dico io perché, perché ti sei preoccupata per me 
  • Vattene Berlino, è un ordine 
  • Va bene, va bene capo, me ne vado.                                                                                                     

Mentre si avvicinava alla porta e quindi a me, mi prese il viso tra le mani, io rimasi ferma e chiusi gli occhi. 

  • Scusa ma, avevi una ciglia sulla guancia. Tieni esprimi un desiderio 

Mi mise la ciglia sul dito e io soffiai, se ne stava andando 

  • Aspetta 
  • Cosa vuoi rompermi anche un braccio ?
  • No, voglio solo metterti la fasciatura. Dove vai con mezzo cranio scoperto

Gli misi la fasciatura, ma poi lui se ne andò. L’unica cosa bella è stata che invece di andare a riposare nel suo studio, con lei, era andato dove di solito dormiva Mosca.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Eravamo negli uffici, Denver aveva chiuso la porta e aveva mandato via gli ostaggi, ora dovevamo capire se Berlino fosse dalla nostra parte o no, gli chiesi se era con me o contro di me e lui rispose che era con me ed era eccitato dal fatto di servirmi come una dea e Denver gli ricordò che doveva addirittura venerarmi, ma questa risposta di Denver gli diede non poco fastidio. 

  • Devo dirti Nairobi, che ho resistito e non poco a non baciarti quando mi hai messo la gamba tra le mie 
  • Ci dovevi solo provare Berlino 
  • Ci avrei provato molto volentieri 
  • Certo come no, e poi come la mettevi con la tua nuova fidanza ?
  • E basta parlare di lei, perché invece non parliamo di noi ?
  • Siamo nel bel mezzo della rapina e tu ora vuoi parlare di noi ? Che poi di un noi che non esiste 
  • Appunto perché siamo nel bel mezzo della rapina e non sapremo come andrà, quindi voglio parlarne 
  • Ma parlare di cosa?
  • Di tutto 
  • Di tutto cosa ?
  • Di tutto quello che è successo tra noi due 
  • Perché adesso è successo qualcosa tra noi due ?
  • Nairobi, per favore
  • No. Adesso tu taci, non voglio parlare di noi due, perché tu non hai mai voluto che ci fosse un noi, quindi ora fammi il favore di andartene fuori da quest’ufficio e lasciami lavorare che non sai quanto sia difficile tenere il conto di tutte le cifre e dei numeri 
  • Oh si che lo so. Ti guardo spesso mentre ti metti lì a fare i tuoi calcoli e poi per divertirti metti un po’ di musica e balli. Quanto sei sexy mentre balli 
  • Berlino sta zitto 
  • E poi penso, no non è solo sexy no, è bella e 
  • Taci ti ho detto 
  • E allora mi viene voglia di venire lì e baciarti 

Si avvicinava sempre di più e io non sapevo cosa fare baciarlo e abbandonarmi a lui o respingerlo

  • Bene quando hai voglia di baciare qualcuno, va dalla tua segretaria tanto l’hai assunta per questo 

Gli girai intorno e uscii dall’ufficio.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Mancava troppo poco tempo, le macchine lavoravano già al massimo, l’unica cosa che potevo fare era cambiare le piastre e stampare banconote da 500, ma Berlino mi disse che erano solo per russi e cafoni, così iniziai a stampare banconote da 100 e 200 euro.

  • Torres, dov’è la signorina Nairobi ?
  • La signorina Nairobi è nel suo ufficio, signor Berlino
  • Bene, grazie Torres 

Io stavo facendo i miei soliti calcoli al vetro, con la musica dentro le orecchie e non sentii Berlino entrare. Mi abbracciò da dietro, mi tolse le cuffiette e mi baciò il collo

  • Te l’ho detto che non resisto a non baciarti quando balli e lavori
  • E io ti ho detto che ti devi allontanare da me oppure giuro che questo pennarello te lo metto in un occhio 
  • Quanta cattiveria, per un povero malato terminale 
  • Sei malato terminale solo quando ti fa comodo, vero Berlino ?
  • Beh non lo sapevi che le donne amano i malati ?
  • No, io non li amo, anzi potrei amarli, ma purtroppo quel malato sei te e quindi
  • E quindi questo diventa un pretesto per odiami

Mi girai ancora tra le sue braccia 

  • Vattene Berlino 
  • No, non sta volta, non se questo potrebbe essere l’ultimo momento che passo con te 
  • Perchè dovrebbe essere l’ultimo ? 
  • Non si sa mai 
  • Eh no Berlino, prima mi hai giurato che mi avresti seguito fino alla morte 
  • Non fa niente, allora me lo vuoi fare o no questo regalo ?
  • Quale regalo scusa ?
  • Questo

Mi baciò, io ricambiai il bacio senza protestare, lo spinsi sulla sedia e mi sedetti sopra di lui, quando sentimmo la voce di Tokyo che gridava il suo nome, lo cercava il professore, così mi alzai e lui mi guardò

  • Beh è proprio destino che io e te insieme non ci dobbiamo stare 
  • Non lo chiamerei destino, piuttosto sono le tue scelte sbagliate 
  • Le rifarei 
  • Ah si ? Anche se io non potrò mai perdonarti il fatto di non aver scelto di stare insieme ?
  • Si. Perché baciarti è bello ed eccitante, ma mai quanto litigare con te 
  • Tu sei malato, tu sei completamente fuori di testa 
  • La colpa non è mia, ma tua 
  • Va da Tokyo

Uscì dall’ufficio, io ero felice, anche se non capivo il perché e lui finalmente aveva fatto la sua scelta

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Stavo andando in bagno e avevo sentito tutto, avevo sentito che Berlino voleva portarsi dietro Ariadna, ma anche che lei voleva stare con lui solo per vederlo morire e poi togliergli tutti i soldi. Così lo dissi a Berlino e dopo aver litigato come al solito, lui si sedette 

  • Allora che c’è Berlino, ti ha spezzato il cuore la decisione della tua nuova fidanzata ?
  • No 
  • Dopo la proposta ufficiale di fidanzamento 
  • No ti ho detto 
  • La volevi davvero portare con te ? Due minuti prima ci baciavamo e poi tu le chiedi di venire con te ?
  • Si 
  • Comincio a pensare che tu sia veramente malato, ma non a livello muscolare, ma mentale 
  • No 
  • Si 
  • No, non sono un malato mentale, ma sono un malato terminale 
  • E allora ? Vuoi davvero passare gli ultimi istanti della tua vita con lei accanto ?
  • No. Voglio passare gli ultimi istanti della mia vita con te accanto, voglio poter viaggiare per questi ultimi sette mesi con te, ma non voglio vedere il tuo volto mentre sto per morire 
  • Ma che dici?
  • Dico che, non voglio che tu soffra per me, io ti amo come non ho mai amato nessuno, ti amo e non posso sopportare l’idea di renderti triste. Io voglio renderti felice 
  • Allora stai con me 
  • Cosa farai quando morirò ?
  • Cosa vuoi che faccia, piangerò per la tua morte, soffrirò, cercherò di capire come far passare il dolore 
  • Vedi ? Non sarai mai felice a causa mia 
  • Ma sarò felice in ogni momento che passerò con te 
  • Non possiamo 
  • Si che possiamo, io lo voglio, sei tu che non lo vuoi 
  • Baciami 
  • Cosa ?
  • L’ultimo desiderio di un malato terminale, baciami 

Lo baciai, lui chiuse la porta e finalmente facemmo l’amore. In quel momento dimenticammo tutto: Ariadna, la malattia, la rapina i soldi, tutto. Eravamo solo io e lui.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Uscii dalla camera blindata, Berlino era lì con Ariadna che aspettava. Tokyo e Rio erano appena entrati nel tunnel, Helsinki stava mettendo dentro gli ultimi sacchi con i soldi. 

  • Berlino, andiamocene 

Lui sorrise, uno dei suoi sorrisetti odiosi, ma poi tornò subito serio 

  • Sanno dove siamo, andatevene 
  • Andiamocene ora o sarà troppo tardi 
  • Helsinki porta via Nairobi, io resto qui 
  • Andiamo 
  • Come resti qui ?
  • Ti ho detto di andare via, se entrano nel tunnel siamo tutti morti 
  • Che intenzioni hai Berlino ?
  • Qualcuno deve restare nella trincea Nairobi
  • No
  • Invece si, ce li abbiamo alle calcagna 
  • Allora andiamocene via tutti insieme 
  • Nairobi 

Avevo gli occhi lucidi, non sapevo che fare 

  • Dici sempre che sono un maschilista no? Beh le donne e i froci vanno via per primi
  • Andiamo 

Helsinki mi prese in braccio per portami mia 

  • Ti odio. Ti odio 

Furono le ultime cose che gli urlai, sapevo che non l’avrei mai più rivisto. Non volevo dirli quelle parole, volevo urlargli che lo amavo, ma in quel momento la paura mi fece dire tutto il contrario. Sentii ogni parola che disse al professore, sentii i colpi che gli spararono addosso. Ogni proiettile contro di lui, era un proiettile contro di me. Dissi al professore che dovevamo andare avanti, per fargli forza, ma chi aveva bisogno di farsi forza ero io. Avevo perduto l’unico uomo che abbia mai amato, avevo già pensato ad una vita insieme a lui, breve si, ma almeno sarebbe stata bella. Lui era venuto da me, avevamo fatto l’amore per l’ultima volta non perché avesse paura della malattia, ma perché sapeva che sarebbe rimasto là sotto. Riuscimmo a scappare sulla nave. Il professore mi mandò con Helsinki, ci divertimmo molto, ci godemmo tutti i nostri soldi, ma alla fine di ogni giornata, alla fine di ogni festa il mio pensiero tornava a lui, alla volta in cui mi innamorai, ai suoi maledetti massaggi, alla sua completa idiozia di non venir via da quel tunnel. Lo amavo ancora, non riuscivo a togliermi dalla testa i suoi sorrisetti maledetti. Durante uno dei nostri soggiorni in Argentina, mi feci tatuare una cosa, un piccolo skyline con la porta di Brandeburgo, il palazzo dei Reichstag e il duomo.

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Capitolo 13
*** Capitolo13 ***


Il professore ci aveva richiamato per liberare Rio, eravamo arrivati fino in Thailandia, la casa del professore era bella, sul mare. Era notte, non riuscivo a dormire per via del fuso orario, così mi fumai una sigaretta in riva al mare

  • Nairobi 
  • Professore, che ci fa qui ?
  • Io volevo dirti una cosa
  • Mi dica 
  • Ho trovato una cosa nella giacca verde di Berlino
  • Cosa ha trovato ?
  • Una lettera, più che altro un pezzo di carta 
  • Che cosa diceva la lettera ?
  • Beh non diceva nulla di molto serio, conoscendolo, dovresti sapere com’era
  • Si, immagino
  • Però voleva che ti dicessi una cosa
  • Cosa ?
  • Che ti amava
  • Mi amava ?
  • Si, l’ha scritta prima di entrare nella zecca, non sapevo che l’avesse scritta 
  • Aveva già pensato di sacrificarsi vero ?
  • A quanto pare si 
  • Le manca professore ?
  • Mi manca molto, era mio fratello. E a te manca ?
  • Tantissimo 
  • Io non pensavo che lui si fosse innamorato di te 
  • Non siamo mai stati veramente insieme, abbiamo fatto…insomma ha capito, si quello si, ma una vera proposta non l’ha mai fatta 
  • Beh dopo cinque mogli c’è stato attento 
  • No, non era per le sue cinque mogli, era per la malattia, aveva  paura che avrei sofferto troppo dopo che se ne fosse andato 
  • Si è preoccupato prima per te e poi per lui ?
  • Si, non era da lui, ma
  • Ma per una volta in vita sua si era innamorato 
  • Si e io di lui 
  • E tu di lui ?
  • Si 
  • Mi dispiace Nairobi se non avete mai potuto vivere davvero quest’amore 
  • No, no, professore non dica questo, io e lui l’abbiamo vissuto litigando. Lui mi ha quasi strangolata io gli ho quasi spaccato la testa, l’abbiamo vissuto così 
  • Avrei preferito che lo avreste vissuto in una casa, magari al mare, lontano da armi e dalla polizia 
  • Non è il posto che fa vivere un amore bene, è come lo si vive e basta 
  • Si, hai ragione 
  • Lui avrebbe sicuramente detto qualche frase filosofica inerente 
  • Avrebbe detto qualcosa che ci avrebbe fatto arrabbiare 
  • Si 
  • Ma tanto ci starà guardando e  starà dicendo lo stesso e io adesso avrei voglia di picchiarlo 
  • Anche io Nairobi

Mi mise una mano sulla spalla, io mi appoggiai a lui e piansi, lui mi abbracciò e pianse. Fu l’ultima volta che pensai a Berlino piangendo, lui avrebbe voluto che sorridessimo, non che piangessimo per lui.

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