Humour hiroshitano

di Hiroshi84
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il dottor Morte e il paziente dall'aspetto cadaverico ***
Capitolo 2: *** Mac, il computer intelligente ***
Capitolo 3: *** Una vita da fiaba ***
Capitolo 4: *** Calma e gesso! ***
Capitolo 5: *** Giorgio e Bruna ***
Capitolo 6: *** Il corso di paracadutismo ***
Capitolo 7: *** La mensa militare ***



Capitolo 1
*** Il dottor Morte e il paziente dall'aspetto cadaverico ***





Il dottor Marte, soprannominato "Dottor Morte" per il suo modo bizzarro di comunicare notizie per nulla rassicuranti ai pazienti, invita un uomo dall'aspetto cadaverico ad accomodarsi nello studio medico.
Dottore - «Ho una brutta e una cattiva notizia. Quale vorresti ascoltare per prima?"
Paziente - «Quella brutta...»
Dottore - «Ho ricevuto l'esito finale. Da ciò emerge un'aspettativa di vita di sette giorni. Caro Sandro, purtroppo il quadro clinico parla chiaro.»
Paziente - «Mio Dio, no! Mentre la cattiva notizia?»
Dottore - «È da una settimana che cerco di contattarti, ma soltanto stamattina ci sono riuscito.»

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Capitolo 2
*** Mac, il computer intelligente ***


Wallace, uno scienziato di Edimburgo, dopo anni di duro lavoro, realizzò un computer talmente intelligente capace di rispondere a moltissimi quesiti, anche di natura esistenziale. Da buon scozzese lo battezzò col nome di Mac. (Macintosh non c'entra)
Una sera, l'uomo rincasò sbattendo pesantemente la porta alle sue spalle in quanto ricevette l'ennesimo due di picche. Si aggirò per le stanze di casa incazzato come una iena, finché non accese il cervello elettronico per fargli una domanda tramite il microfono.
«Perché non riesco a trovare una fidanzata?» 
Mac, in men che non si dica, attivò la fotocamera per scannerizzare il volto del l'inventore. 
«A vadditi 'nto specchiu!» gli rispose l'elaboratore con voce cibernetica.
Un malware aveva predisposto il computer in lingua siciliana, quindi per Wallace l'invito a guardarsi nello specchio passò inizialmente inosservato.

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Capitolo 3
*** Una vita da fiaba ***





La mia ex ragazza voleva una vita da fiaba.
Un giorno, ispirandomi a una storia dei fratelli Grimm, decisi di accontentarla. In buona sostanza le diedi una pagnotta e la lasciai da sola nel bosco. 
Mi chiedo se a quest'ora non sia diventata una principessa.

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Capitolo 4
*** Calma e gesso! ***


«Pronto, dottore, mia figlia ha ingoiato del cemento fresco! Veniamo nel suo studio?»
«Non si agiti, "calma e gesso," come si suol dire. Ascolti, la porti immediatamente al Pronto Soccorso! Ah, mi raccomando: non le faccia bere dell'acqua!»

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Capitolo 5
*** Giorgio e Bruna ***





Giorgio, si innamorò di una bella ragazza bruna di nome Bruna conosciuta al parco mentre facevano jogging. 
Una mattina, dopo una lunga corsa, i due si sedettero su una panchina e si misero a parlare del più e del meno. All'improvviso, il ragazzo passò il braccio intorno alle spalle della morettina e si dichiarò senza preamboli.
Lei - «Ehi, quanto corri!» 
Lui - «Ma se stiamo fermi!» 
Lei - «Guarda che io cambio i ragazzi come se fossero scarpe.»
Lui - «Da tennis?»
Lei - «Sì, anche!»
Lui - «Non ho speranze, quindi?»
Lei - «In verità sei molto carino. Possiamo provarci, dai. Ti avverto però che le mie amiche mi chiamano Miss Spezzatino. Vuoi che ti spieghi il perché?»
Lui - «Non ce n'è bisogno. Bruna, ti prego di non spezzare mai il mio cuore. Se proprio devi spezzarmi qualcosa, preferisco un osso, tanto ne ho più di duecento.»

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Capitolo 6
*** Il corso di paracadutismo ***


Nel periodo in cui ho prestato servizio nell’Esercito, decisi di frequentare il corso di paracadutismo, sia per provare l'ebbrezza della caduta libera che per conseguire il brevetto. Completai soltanto la parte teorica dal momento che per una serie di circostanze non ebbi la possibilità di raffermare.
Ricordo che le lezioni venivano tenute in una grande aula da un sergente istruttore di origine calabrese che paradossalmente di cognome si chiamava Alati. 
«Sergè, cosa bisognerebbe fare se il paracadute non si dovesse aprire?» gli chiesi un pomeriggio mentre il corso era in corso.
«In tal caso è consigliabile insistere più volte nel tirare energicamente la maniglia. Altrimenti, ci si affida al paracadute ausiliario che si trova a destra.»
«Capisco, ma qualora non si aprisse nemmeno quello?»
«Beh, capirai al “volo” che era meglio rimanere con i piedi per terra.»
Dopo quella risposta, quasi tutti i miei commilitoni presenti, sollevando e muovendo le braccia come se fossero ali d'uccello, mi intonarono in coro un pezzettino di una canzone di Nilla Pizzi che sapeva di canzonatura.
«Vola, colomba bianca, vola!»

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Capitolo 7
*** La mensa militare ***





Nel periodo in cui ho prestato servizio nell’Esercito, una mattina, in pausa pranzo, io e un certo Vallelunga, un collega originario di Palermo, discutemmo sugli aspetti positivi della mensa militare verso la quale ci stavamo dirigendo. In proposito, constatammo che oltre a risultare pulita, offriva un vitto buono e abbondante, inoltre essendo gestita dai civili, noi militi, per fortuna non dovevamo fare turni di corvée in cucina a pulire pentole, tegami e quant'altro.
Sull’igiene, mi rimangiai le parole, difatti appena mi piazzai col vassoio davanti ai banconi costituiti da pannelli divisori, notai un insetto in una delle vaschette rettangolari in acciaio inox piene di cibo. 
«Cosa prendi? C’è la pasta al burro, gli gnocchi ai quattro formaggi, il riso al pomodoro…» inizió a chiedermi un'addetta alla distribuzione dei pasti. 
Le indicai il risotto, ma soltanto per esporre la mia ripugnanza. 
«Scusa, lì c’è un moscone morto!» esclamai schifato.
«Shhh, parla piano! Sennò lo vogliono tutti!» mi disse la donna strabuzzando gli occhi e portandosi l’indice sulle labbra.

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