La verità è che (tutti voi) gli piacete abbastanza

di 1Beatris_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Avventure ***
Capitolo 2: *** Late night talks ***
Capitolo 3: *** Tentativi ***
Capitolo 4: *** Yes, no, maybe so ***



Capitolo 1
*** Avventure ***


                                                                               -Capitolo 1-
                                                                               
 Avventure

 

"Secondo te dovremmo lasciarci?"

Scorpius riportò lo sguardo sulla ragazza che gli camminava a fianco, la mano fredda delicatamente stretta nella sua. Incurvò leggermente verso l'alto gli angoli della bocca, in un sorrisetto sorpreso.

"No, perché?"

Lei sospirò, guardandosi la punta dei piedi.

"tra poco riinizierà la scuola... Attireremo sicuramente molti pettegolezzi."

"Non vedo quale sia il problema."

"Beh, probabilmente ad un certo punto tutto questo scandalo sul nostro essere "una-Potter-e-un-Malfoy-che-stanno-insieme-oddio" creerà tensioni e arriveremo ad un punto di rottura e a quel punto lo scandalo ritornerà, perché ci saremo lasciati, e ho paura che tutto ciò mi impedirà di concentrarmi come si deve per i G.U.F.O e io andrò malissimo e i miei genitori ne saranno delusi e tutti gli sforzi che ho fatto in questi anni risulterebbero inutili e ovviamente staremmo male anche perché ci siaAo lasciati e-, si fermò un attimo a riprendere fiato,- probabilmente è meglio mettere adesso la parola fine, in maniera facile e indolore, no?", concluse con le guance arrossate.

Il ragazzo si fermò, prendendo nella sua anche l'altra mano di lei. Erano lì, uno di fronte all'altra, lui con le mani di Lily premute contro il suo petto, lei con il fiatone e il collo leggermente piegato all'indietro per guardarlo negli occhi; verde selva e verde erba si mescolavano, creando un curioso minestrone vegetale.

"Okay, allora lasciami", disse lui, serio.

"Cosa?" Lily era visibilmente confusa; era evidente che si era preparata nella sua mente il discorso, e si era anche aspettata da parte di Scorpius una certa resistenza. Vederlo così disposto a lasciarla la feriva un po'.

" Se credi sia la cosa migliore lasciarci adesso, okay. Non voglio che tu debba soffrire o compromettere la tua carriera scolastica a causa mia...- Aveva avvicinato il viso a quello della ragazza, strofinando il naso contro il suo. -Lasciami, Lily, lasciami."

Lei osservava le sue morbide labbra sottili muoversi, sussurrare il caldo fiato sul suo viso. Sospirò.

"Non puoi... lasciarmi tu?"

Lui ridacchiò in un soffio.

"No, non lo farò mai. Non ti lascerò mai. Dovrai essere tu a farlo, se ci tieni tanto." Le loro labbra si sfiorarono.

"Crudele."

Scorpius ridacchiò, afferrandole i fianchi con le mani per poi attrarla a sè e baciarla. Quando lei si staccò, lo guardò dritto negli occhi, sorridendo.

"Va bene, allora."

"Cosa va bene?", le domandò accarezzandole dolcemente i capelli neri come pece e morbidi come seta.

"Ti lascio. È stato bello, molto bello, un sogno: ma ora l'estate finisce, e devo svegliarmi e tornare alla realtà quotidiana. Sono una ragazza forte, con delle priorità."

Si allontanò di un passo, posandogli fraternamente una mano sulla spalla.

"Stammi bene, Scorpius."

E la ragazza si girò e se ne andò, a testa alta e spalle dritte, il suo profilo composto stagliato contro la magica luce del tramonto.

Scorpius Hyperion Malfoy si rese conto di essere appena stato lasciato per la prima volta nella sua vita.

***

"... e così le ho detto:'Scusa patatina, ma io e l'aglio non andiamo molto d'accordo. Niente di personale, ma la prossima volta lavati i denti.' E sapete cosa mi fa lei? "Lo sapevo! Sei un vampiro. Un europeo vampiro!", così va dalle sue amiche a dire che sono un vampiro,e mi ritrovo questo ammasso di cubane che volevano farsi succhiare, se capite cosa intendo..."

"Woo, Albus succhia! Ehy Kris, se hai bisogno di di sfogarti un po' puoi contare su Al-il-succhia-caz- ahia!"

"Taci, Nott! Pensa a tua madre, piuttosto."

Rose era venuta in aiuto al cugino, tirando una delle scarpe che si era tolta per stare più comoda in faccia al Serpeverde. Albus guardò verso il finestrino, per nascondere il rossore delle gote, trovando la bionda nuca del suo migliore amico. Gli sguardi di tutti improvvisamente si concentrarono su Scorpius.

"E tu, Scorpius, hai avuto qualche avventura quest'estate?"

Lui sospirò.

Rose tirò a Louis Nott anche l'altra scarpa.

" Nott, smettila di mettere in imbarazzo la gente! Devi essere proprio stupido per non capire che Hyperion ha intenzione di farsi prete. Insomma, un po' di delicatezza."

Il biondo la guardò come si guarda un moscone particolarmente fastidioso e rumoroso.

"Non chiamarmi Hyperion, Weasley. E comunque, sì, ho avuto un'avventura..."

Calò il silenzio, persino Kris si era allertato, da dietro la rivista che stava sfogliando concentrato; tutti aspettavano che Scorpius continuasse, così lo fece, tragicamente soddisfatto di avere un'esperienza interessante da raccontare.

"Verso metà luglio ho conosciuto questa ragazza bellissima, dolce, raffinata... Da subito c'è stata intesa, e una cosa tira l'altra, e ad un certo punto ci stavamo baciando, e poi stavamo insieme, ed eravamo bellissimi e innamorati." aveva un'espressione sognante, gli occhi altrove e un sorrisetto incantato stampato sul volto.

Kris sollevò lo sguardo dalla rivista che stava leggendo, osservando senza intervenire, Nott fischiò allegramente, Rose lo fissò con un sopracciglio sollevato, Albus si alzò di scatto.

"Evvai, Malfoy! Sono fiero di te, amico" e andò ad abbracciarlo fraternamente.

Scorpius lo allontanò delicatamente.

"Sì, ma poi un giorno si è messa a parlare del fatto che stava per iniziare la scuola, che non voleva distrazioni, che probabilmente ad un certo punto ci saremmo lasciati-, si interruppe un attimo con un sospiro. -E lei mi ha...- spezzato il cuore. -...mi ha lasciato."

Raddrizzò la schiena, fissando un punto con deteriminazione per evitare di scoppiare a piangere. Doveva mantenere un certo contegno.

"AHAHAHAHAH, sfigato.", fu la reazione di Rose.

"Troia", fu la spiegazione di Nott.

"Già, che gran figlia di puttana", fu la consolazione di Albus.

"No, Al..." Scorpius era scandalizzato.

"No, Al  un cazzo, Scorp. Se lo merita. Chi è questa zoccola? Adesso le vado a far vedere che grosso errore ha commesso lasciando il mio gnocchissimo migliore amico..."

Il biondo scosse la testa, " È meglio lasciar stare, fidati."

Il Potter Serpeverde afferrò Malfoy per le spalle, scuotendolo e inginocchiandosi per guardarlo intensamente dritto negli occhi.

"Scorpius, fidati di me, e dimmi chi è."

"Già, digli chi è la troia, Malfoy, su", rincarò la dose Louis.

Il biondo cedette, rendendosi conto di non riuscire a sopportare lo sguardo di Albus, così simile a quello della sua amata.

"Va bene...va bene, lasciami Al."

Liberatosi della stretta del migliore amico si passò una mano tra i capelli, nervoso ma deciso, e prendendo fiato, guardandolo dritto negli occhi con tutta la calma che riusciva a trasmettere, disse:

"È tua sorella, Albus. Sono stato insieme a tua sorella Lily", disse, ed espirò.

Rose rise sguaiatamente, per poi sollevarsi a sedere, raccogliere le scarpe e uscire dallo scompartimento.

Suo cugino emise un verso strozzato.

"Ehy Al, tutto bene? Scusami, ma sei stato tu a volerlo sapere... Ti assicuro che-  accidenti, Potter!"

Albus si accasciò sul sedile, svenuto.
Scorpius si precipitò a soccorrere l'amico.

Nott fischiò tragicamente.

"Che scoop, ragazzi!", fu il commento eccitato di Kris.

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Capitolo 2
*** Late night talks ***


                                                                              -Capitolo 2-
                                                                          
Late night talks

 

 

La pioggia batteva sulle vetrate della sala comune di Grifondoro, producendo un ritmico ticchettio che cullava la mente di una Rose estremamente assonnata.

 

All’improvviso la porta della sala si aprì, per poi richiudersi, e uno sconsolato Albus Severus fece il suo ingresso andando a stravaccarsi su una sedia vicina al tavolo a cui si trovavano le sue cugine preferite. Sentiva il bisogno di una “seduta psico-gossipeutica”.

 

“Buonasera Al”, disse Dominique senza alzare lo sguardo dal suo minuzioso lavoro.

Rose gli indirizzò un cenno del capo; lui fissava un punto sul legno.

 

“Cosa state facendo?”

“Metto lo smalto a Rose.”

“Da quando Rose si fa mettere lo smalto?”

“Non lo so, da oggi. Sta iniziando a tirare fuori il suo lato femminile.”

“Così, di punto in bianco? Mah...Secondo te le piace qualcuno?”

“Sì, ci ho pensato, potrebbe essere possibile. Prima a cena l’ho beccata a fissare il tavolo dei Corvonero, secondo me-”

“Ma prego, fate pure come se non fossi qui, davanti a voi!”

 

Rose si agitò, piegando il capo per nascondere tra i capelli le gote leggermente arrossate.

 

“Infatti, è esattamente ciò che stiamo facendo. Non disturbarci.”

“Già, e per l’amor del cielo, tesoro, stai ferma, altrimenti sbavo.”

“Bello quel blu, comunque; ti dona, cuginetta.”

 

“Potreste smetterla di chiamarmi ‘tesoro’ o ‘cuginetta’ o simili? Mi sto mettendo lo smalto, okay, ma non mi sono ancora rammollita.”

 

“Se lo dici tu. Comunque Al, se vuoi, posso prestartelo.”

 

Albus si accasciò sul tavolo, sospirando.

“Non sono in vena di battute, taci.”

 

Calò il silenzio; a parte loro tre, la sala comune era deserta. Il camino era vuoto e spento, non c’era ancora bisogno del riscaldamento.”

 

“Voi lo sapevate?”, se ne uscì ad un tratto il Serpeverde.

 

“Sapere cosa?”, domandò Domi improvvisamente incuriosita.

 

“No, nessuno lo sapeva, a quanto pare-, rispose Rose facendo spallucce. -Ti da fastidio, la faccenda?”

“Assolutamente no, era solo per sapere.”

 

“Sapere cosa?”

 

“Lily e Scorpius sono stati insieme quest’estate”, l’informò Albus.

 

”Ah, sì.”

 

Il ragazzo si drizzò, assottigliando lo guardo in direzione di Domi con l’aria improvvisamente inquisitoria.

“Tu lo sapevi”, sentenziò.

 

Dominique si strinse nelle spalle, slanciando i boccoli castano chiaro all’indietro con un movimento del capo.

“Sì, me l’ha detto James. Una volta li aveva beccati a pomiciare o una cosa del genere.”

 

Al si alzò di scatto, facendo strusciare rumorosamente la sedia sul pavimento.

“E perché a me non l’ha detto nessuno?”

“Esatto, perché non ce l’hai detto? Perché Lily non ce l’ha detto? Pensavo che fossimo una squadra!” Rose sembrava indignata quasi quanto il cugino.

 

Perché? Guardatevi. Seriamente. Sappiamo benissimo che avreste dato di matto, che tutti avrebbero dato di matto- ferma, Rose!- Volevano solo evitare lo scandalo.”

 

Albus si rigettò a sedere sconsolato per l’ennesima volta.

“Scorpius ci sta male. Nemmeno al funerale di suo nonno l’ho visto così giù.”

 

“Albus, tesoro, il nonno di Scorpius era uno stronzo, mi sembra normale che non si sia disperato quando è morto”, gli fece saggiamente notare Domi.

 

“Esatto! E anche Scorpius è uno stronzo, quindi tu non devi soffrire per lui, non se lo merita. Si è fatto tua sorella, Al, hai tutti i motivi per distruggere la vostra amicizia. Ti prego, fallo, prima che trascini anche te nel suo oblio di stronzaggine e puttanieraggine.”

 

“Ecco, è proprio questo il problema!”

 

Rose gli rivolse un sorrisone, e se non avesse avuto le mani imprigionate tra quelle della cugina si sarebbe precipitata ad abbracciarlo e congratularsi.

Finalmente!, si disse.

 

“Scorpius pensa che io ce l’abbia con lui perché stava insieme alla mia sorellina eccetera, perciò ci sta male e non mi parla e abbassa lo sguardo ogni volta che lo guardo, e se ci troviamo per sbaglio nella stessa stanza lui se ne va… Ma io non sono arrabbiato, mi spiace solo che non mi abbia detto niente, odio che l’abbia saputo James e non io, ma so che sarebbe stato perfetto per Lily! E mi manca il mio migliore amico, anche se è passato solo un giorno, mi manca, che cazzo!”

 

Finito il discorso il Serpeverde riprese fiato abbassando lo sguardo, passandosi per la milionesima volta la mano tra i capelli che avevano raggiunto livelli di altezza vertiginosi.

 

La mascella di Rose toccava terra. Siccome Dominique aveva finito di stendere lo smalto, si alzò con rabbia.

“Sai una cosa, Al? Vaffanculo!”

E se ne andò sulla scala che conduceva al dormitorio femminile, pestando i piedi con forza e facendo oscillare vertiginosamente la coda di cavallo.

 

Dominique scosse la testa, chiudendo con cura il botticino dello smalto, per poi togliersi e posare sul tavolo gli occhiali dalla sottile montatura rotonda, che su chiunque altro sarebbero parsi ridicoli, ma poggiati sul suo delicato naso sembravano l’accessorio più chic del mondo.

 

Osservando il cugino più piccolo di un anno, provò tenerezza. Albus aveva sempre avuto un modo tutto suo di vedere il mondo, e, nonostante la corazza da Serpeverde menefreghista e insolente, era forse una delle persone più innocenti che avesse mai conosciuto, e sicuramente una delle più complessate (cosa che a volte poteva anche essere fastidiosa, in effetti).

Le piaceva, sapere di essere una dei pochi in grado di comprenderlo.

Accavallando con grazie le gambe si sporse sul tavolo per prendergli le mani, cercando i suoi occhi verdi, ben diversi dal luminoso nocciola del fratello.

 

“Albus.”

 

Lui la guardò, triste.

“Lascia stare, non importa.”

“Invece sì, importa. Ascolta: Scorpius è ferito, primo perché è stato lasciato, e secondo perché crede di essere stato abbandonato anche da te. E ti evita perché crede di farti un favore, e ha paura che tu ti possa incazzare. Perciò devi andare tu da lui, a dirgli come stanno le cose, e se prova a scappare tiri fuori la bacchetta e lo immobilizzi lì, hai capito?”

Al arrossì e abbassò lo sguardo sulle loro mani. La pelle perfettamente abbronzata della cugina creava un visibile contrasto con la sua, mortalmente pallida.

 

“Va bene.”

 

“Certo che va bene, i miei consigli vanno sempre bene. Adesso vai da Scorp e aggiustate la cosa, non è mica morto nessuno!

E così dicendo si alzò, radunando i suoi attrezzi per manicure.

 

Albus si mise in piedi a sua volta.

“’Notte.”

“Buonanotte, Al.”

“Domi?”

“Sì?”

“Hai il trucco un po’ sbavato, a sinistra.”

 

Lei s’immobilizzò, lasciando perdere ciò con cui stava trafficando.

“Oddio, cosa? E me lo dici adesso, dopo tutto questo tempo? Si vede tanto?- si precipitò alla finestra, per captare il riflesso sul vetro. -Oddio! Chissà da quanto sono così…”

 

E mentre la cugina blaterava istericamente, Albus uscì dalla sala rosso-oro con un ghigno soddisfatto sul volto.

 

 

***

 

 

“Scorp? Scorp, svegli-ahia!”

 

Il biondo sbattè le palpebre un paio di volte, cercando di abituarsi al buio per capire cosa stesse succedendo.

 

“Albus…? Perché sei nel mio letto?”

 

“Sono seduto sul tuo letto, non sono nel tuo letto”, precisò Al.

 

Anche Scorpius si tirò su a sedere, improvvisamente agitato. Sentiva che il momento della resa dei conti era arrivato.

Doveva tirare fuori le palle.

Inspirò.

“Senti amico, calmati. Mi dispiace, okay? “

Fu soddisfatto di sé stesso e della ragionevolezza che stava dimostrando.

 

“Ma io sono calmo.”

 

“Avrei dovuto parlartene, non avrei dovuto neanche osare avvicinarmi a tua sorella senza il tuo permesso...”

 

“Scorpius...”

 

“No, Albus, ascoltami, ti prego, parliamone. Insomma, sono cinque anni che ci conosciamo, cinque anni che siamo migliori amici! Questo dovrà pur significare qualcosa… Tutti sbagliano, ti ricordi quella volta che il tuo gatto aveva mangiato il mio pulcino di civetta?”

 

“Scorp...”

 

“Ecco, era stata una cosa orribile, e mi aveva spezzato il cuore, ma ti ho comunque perdonato, e siamo andati avanti, e così dobbiamo fare anche questa volta, ti prego, metti da parte il tuo odio e non gettiamo nel cesso anni di amicizia!”

 

Scorpius!

 

Non uccidermi, Al, ti prego!

Malfoy ormai era paonazzo, e per la prima volta dopo svariati secondi inspirò, aggrappandosi al cuscino.

 

Albus lo schiaffeggiò.

 

“Non voglio ucciderti, e non ce l’ho con te, coglione! Cazzo, vuoi ascoltami?”

 

Scorpius allentò un po’ la presa, illuminandosi.

“Davvero?”

“Sì, e se al posto di cagarti addosso mi avessi permesso di parlarti te ne saresti accorto già da tempo.”

 

Il biondo sorrise timidamente.

“Va bene, scusa. Ma comunque non c’è bisogno di essere tanto scurrili. Vai, ti ascolto.”

 

Al alzò gli occhi al cielo, poi si bloccò. Si rese conto di non essersi preparato nessun discorso.

Alla fine, disse:

“Sarei molto felice se tu diventassi mio cognato, e non mi arrabbierei, per niente.”

 

Il sorriso di Scorpius si trasformò in un ghigno.

“Quindi ho la tua benedizione per sposare James?”

 

Improvvisamente il moro si sentì nello stesso momento più sollevato e più a disagio.

“No, scemo, parlavo di Lily. Non mi sarei arrabbiato se avessi saputo che stavate assieme. E, per la cronaca, mi spiace che ti abbia lasciato. Condoglianze, amico.”

 

Scorpius stette per un po’ in silenzio.

“Quindi mi aiuteresti a riconquistarla?”

 

Albus ci pensò un attimo.

“Sì. Certo, sì. Sarebbe figo.”

 

La bocca di Scorpius ormai fungeva da filo di congiuntura tra le orecchie.

“Grazie amico. Non so cosa farei senza di te.”

 

“Già”, Al ricambiò il sorriso.

 

Calò il silenzio, mentre i due si guardavano, in attesa.

 

“Senti amico, non ti abbraccerò; non qui, nel tuo letto, a notte fonda, okay?”

“Okay amico, tranquillo. Puoi anche abbracciarmi domani mattina.”

“O magari anche mai.”

“O magari mai, certo, come vuoi tu.”

“Già.”

“Esatto.”

“’Notte, Scorp.”

“’Notte, Al.”

 

Il moro scese dal letto dell’amico, infilandosi sotto le sue coperte.

Quella sera entrambi i Serpeverde andarono a dormire col cuore leggero, ma allo stesso tempo leggermente pesante.

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Capitolo 3
*** Tentativi ***


                                                     -Capitolo 3-
                                                       ​Tentativi                                            


Quella mattina Charlie era sereno, tutto sommato. Certo, il brusio che riempiva la Sala Grande e la massa di persone che lo causavano lo opprimevano un po', togliendogli parzialmente l'aria, ma non stava avendo nessun attacco di panico e riusciva a godersi la colazione, il che era ottimo. Charlie aveva sempre avuto problemi con i luoghi affollati, e con i cambiamenti: quelle erano le cose che più lo terrorizzavano. A volte questo lo faceva sentire debole, diverso dagli altri che, invece, non avevano questo tipo di problemi; ma poi si ricordava che lui, a differenza delle altre femminucce, se ne faceva un baffo dei ragni, o del buio, o dei presunti mostri che trasformavano in checche isteriche i suoi coetanei. Perché lui, Charlie, era speciale.

Tuttavia, fino a qualche mese prima, non si era mai reso conto di essere speciale al punto da poter frequentare una scuola di Magia e Stregoneria, e di certo non era stata una passeggiata arrivare fin lì, in quella per lui nuova e affollata Hogwarts. 

I primi giorni, soprattutto, erano stati alquanto traumatici, ma ormai era una settimana che prendeva la pozione fornitagli dall'infermiera tanto carina, e ora si sentiva tranquillo, anche perché aveva scoperto che i suoi compagni di casa, i Corvonero, erano molto gentili e disponibili.

"Ehi nanerottolo!"

Charlie trasalì, rendendosi conto di avere alle spalle un ragazzo dalla cravatta verde-argento, con una zazzera di capelli così neri che sembravano risucchiare la luce attorno a lui. Quando questo gli appoggiò una mano sul braccio, il Corvo lo sottrasse di scatto, urtando la ciotola del porridge con un gomito.

"ACCIDENTI!"

Con orrore, si accorse di aver rovesciato la sua colazione sul libro di Lily Potter, che gli sedeva affianco e sembrava sull'orlo di una crisi isterica. Fissando le pagine imbrattate, Charlie si sentì in colpa: Lily lo trattava sempre con gentilezza.

"Scusami...io...mi sono spaventato..."

La ragazza lo interruppe con un gesto della mano, ripulendo tutto con un movimento della bacchetta mentre il Serpeverde sghignazzava.

"Tranquillo, non è colpa tua."

All'improvviso lo sguardo di Lily fulminò il fratello.

"POTTER!"

Ad Albus sembrò di sentire la voce della madre, e scattò sull'attenti, prima di darsi mentalmente dello stupido e rilassarsi, mettendo su il suo tipico ghigno da Serpe.

"Adesso parli anche con te stessa, sorellina? Immagino che la solitudine si faccia sentire."

"Sto parlando con te, Albus Potter. E la cosa non mi diletta. Quindi vedi di portare lontano da qui il tuo fondoschiena pedofilo, prima che perda la pazienza e diventi scurrile."

Il Serpeverde s'indignò alle insinuazioni della sorella, ma riacquisì il buonumore al pensiero di una Lily scurrile: una cosa mai vista. Sembrava che tutta la finezza contenuta in Ginny ed Harry Potter fosse stata concentrata in lei, lasciando invece ai fratelli un aplomb da Troll di montagna. 

"Okay sorellina, non sia mai. Però lo gnomo viene con me. Susu, lasciamo la principessa ai suoi libri."

La ragazza gli voltò le spalle con un sospiro teatrale e un'occhiata vagamente preoccupata verso il primino, tornando però alla sua precedente occupazione. Per un attimo Albus ebbe una visione di una bara, contenente il cadavere di Lily, circondato da libri in lutto. Decine e decine di libri, e nessuna persona. Aveva paura che sarebbe stata quella la fine della sorella, se non avesse iniziato a dedicare più tempo alle relazioni umane. Mi sembra impossibile che io, lei e James siamo usciti dallo stesso posto.

D'altra parte, a Charlie dava molto fastidio che il ragazzo l'avesse di nuovo afferrato per il braccio. All'ultimo babbano che l'aveva afferrato così si erano inspiegabilmente incendiati i capelli. Tuttavia cercò di concentrarsi sui suoi occhi, di un verde quasi magnetico, per calmarsi. Così si lasciò trascinare fuori dalla Sala Grande, curioso di scoprire perché un Serpeverde fosse interessato a lui, ma con l'impressione che - qualunque cosa fosse- non ne sarebbe uscito niente di buono.

***

" Amico, tu sei malato."

Qualche ora dopo, sotto il pigro sole di inizio settembre, Al e Scorpius se ne stavano rannicchiati dietro ad un arbusto, non molto alto ma piuttosto largo, a spiare dall'alto la riva del Lago. Il loro obiettivo sarebbe stato quello di tenere d'occhio la Corvonero, nonché sorella di Albus, nonché ex di Scorpius, tranquillamente sdraiata al sole e intenta, tanto per cambiare, a leggere. 

Scorpius apprezzava di cuore l'aiuto che l'amico gli stava offrendo, ma in tutta sincerità non capiva quali benefici avrebbe potuto apportare alla sua causa, stalkerarla in quel modo; anche perché, nel caso in cui lei si fosse resa conto delle loro trame, sospettava che ciò non le avrebbe fatto venire un'improvvisa voglia di ritornare insieme a lui. Anzi, probabilmente li avrebbe usati entrambi come spazzolini da denti per la Piovra Gigante. E, considerato il fatto che Nott si era appena unito a loro dietro il cespuglio in maniera molto poco discreta, la prospettiva che ciò avvenisse diventava paurosamente realistica. Se non altro, anche lui sembrava poco convinto del piano di Al.

"Sul serio Malfoy, immaginavo che le tue tecniche di seduzione fossero bizzarre, ma non credevo comprendessero il rotolarsi nel fango."

Per tutta risposta Scorpius lo strattonò costringendolo ad abbassarsi al riparo da sguardi indesiderati, non senza un'occhiataccia che significava chiaramente 'Stai zitto, o te lo faccio mangiare, il fango'. O almeno, questo era quello che sperava di comunicare. 

"Comunque è stata un'idea di Al" aggiunse, non senza arrossire leggermente. La situazione iniziava a metterlo a disagio, anche perché non sapeva più dove mettere le braccia e le gambe doloranti, che mai gli erano sembrate così lunghe. "Il malato è lui".

Il Serpeverde Potter, invece, sembrava perfettamente a suo agio nel ruolo di spia. Se ne stava seduto a gambe incrociate (l'altezza non era il suo forte, non era un problema nascondersi, per lui), osservando con aria pacata attraverso le foglie dell'arbusto, aiutato da un binocolo babbano che Scorpius si era rifiutato di usare. 

" 'Grazie, Al, sei un genio, il nostro primogenito avrà il tuo nome'. Oh prego Scorp, non c'è di che, è un piacere aiutare il mio migliore amico" sussurrò Al tra i denti, senza distogliere l'attenzione dal lago. "Questo è quello che dovrei sentirmi dire, essere ingrato".

Scorpius represse a stento una smorfia. "Senza offesa amico, ma col cavolo che chiamo Albus Severus mio figlio. Un Albus basta e avanza".

"Oh fidati, se ci fossero più me, il mondo sarebbe un posto migliore. Comunque Nott, saresti pregato di andartene. è un'operazione delicata".

"Okay. Non voglio mettermi in mezzo ai vostri affari. Però conosco qualcuno che ne sarebbe molto interessato..."

Malfoy inizò a sudare vagamente freddo. "Cosa intendi?"

"Beh, cosa mi impedisce di andare direttamente da Kris a riferirgli che voi due, qui, state stalkerando Lily Potter?" domandò con un'espressione innocente che faceva a pugni con il ghigno che gli incrinava la bocca. Tutti lì sapevano che dire una cosa del genere a Kris equivaleva circa a pubblicare un articolo sulla Gazzetta del Profeta.

"Non oseresti, Nott".

"Cosa vuoi in cambio del tuo silenzio, viscida Serpe?" fu più diplomatico Al. Nonostante fosse un Serpeverde da più di cinque anni, ogni tanto gli scappava qualche insulto alla propria casa: lo schifo che suo padre e i suoi zii gli avevano trasmesso verso i discendenti di Salazar era ancora vagamente presente del suo subconscio. Si maledisse mentalmente, appuntandosi di fare qualche seduta di autoipnosi per evitare uscite del genere, in futuro.

"Facciamo che te lo dico stasera cosa voglio, okay? Intanto fammi trovare il tema di Pozioni sul letto, appena lo fai" e con un ultimo ghigno si allontanò, pulendosi gli abiti dall'erba.

"A volte mi chiedo in base a cosa ce li scegliamo gli amici, noi Serpeverde" sospirò Scorpius.

"Già, anche io", rispose Albus, rendendosi conto solo in quel momento di avere un groppo di saliva incastrato in gola, e deglutendo rumorosamente. Perché mi ritrovo sempre a soddisfare i capricci di quel... quel... Nott?

"Ehi Scorp, se ne sta andando!"

Malfoy sbirciò tra le foglie, vedendo Lily alzarsi, afferrando il libro che stava leggendo, per poi sedersi nuovamente, qualche metro più in là, all'ombra. Falso allarme, purtroppo. 

"Chi se ne sta andando?"

I due Serpeverde sobbalzarono, rivolgendo uno sguardo di puro orrore alla nuova arrivata. Rose Weasley, un metro e sessanta di pura idiozia e capelli rossi, secondo la modesta opinione di Scorpius, li squadrava dall'alto, vagamente divertita dalla scena che le si presentava davanti agli occhi

"Shhhh, non farti vedere!"

Al sussurro del cugino anche Rose si accucciò dietro all'arbusto, sussurrando a sua volta  con un risolino: "Chi stiamo stalkerando?"

Scorpius le indirizzò un'occhiataccia. "Tu nessuno, io e Al  stiamo osservando Lily".

La nuova arrivata guardò il direzione del lago, aggrottando le sopracciglia nel tentativo di distinguere la cugina. "Capisco. Vi faccio compagnia, tanto non ho di meglio da fare."

Malfoy avrebbe voluto dirle che, no, grazie, erano già a posto così, ma in quel  momento un bigliettino piegato a forma di uccello si poggiò sulla spalla di Al con un trillo, strappandogli un gridolino. Lo afferrò con stizza, per poi accartocciarlo nella mano una volta letto.

"Devo andare", e dicendo questo si alzò, scrollandosi l'erba di dosso con nonchalance.

"Aspetta Al-" non lasciarmi qui da solo con la tua cugina psicopatica, avrebbe voluto dirgli; ma allo stesso tempo non voleva essere scortese.

In tutta risposta ricevette un "A dopo", mentre il moro gli faceva cadere in grembo il binocolo.

Spaventato e schifato dal contatto con quell'oggetto, si ritrasse di scatto con un gridolino, al quale seguì l'imprecazione della Grifondoro una volta che si ritrovò schiacciata dal peso del tizio alto trenta centimetri più di lei che le era appena saltato sopra. Se lo scrollò di dosso nel momento in cui lui si alzò di scatto, come fulminato dalla consapevolezza di cosa fosse la cosa - o meglio, cose - che faceva da cuscino alla sua testa. 

Porca... 

"Malfoy! È un cavolo di binocolo, anche se è un oggetto babbano non ti mangia, sai?", esclamò la rossa. "E poi costa questo coso, cosa credi?"

In tutta risposta il Serpeverde le diede le spalle, nella speranza che non si accorgesse della tenera tinta color ciclamino che le sue guance avevano acquisito. In quel momento Scorpius si sentì un totale imbecille, e quasi si vergognò di sé stesso. A parte la caduta sulla Grifondoro, non andava fiero della repulsione che aveva nei confronti del mondo babbano. I tempi erano cambiati, pure suo padre aveva accettato i Babbani come esseri umani degni, arrivando a conoscere e addirittura apprezzare alcunivdi loro, e Scorpius riteneva che ciò fosse giusto, a livello teorico. Ma quando si trattava si mostrarsi effettivamente buondisposto nei confroonti del loro mondo, non riusciva a scrollarsi di dosso i 'valori' che il nonno Lucius gli aveva inculcato da bambino. 

"Lo so eh, non sono mica stupido. Mi sono solo spaventato dal movimento improvviso di Al", per sottolineare le proprie parole, afferrò il binocolo tenendolo con quella che sperava sembrasse noncuranza. 

In fondo, non sta succedendo niente di male. 

Lanciando un'occhiata in direzione di Rose per assicurarsi che lo stesse guardando, il Serpeverde avvicinò con decisione le lenti agli occhi, ritrovandosi improvvisamente a vedere con precisione ogni foglia di un albero che, era sicuro, si trovava a una decina di metri da lui.

E questa non sarebbe magia?

Scorpius continuò a far scorrere lo sguardo sul paesaggio circostante, rapito dalla precisione che la sua vista acquisiva grazie a quell'aggeggio.

"Malfoy, chiudi la bocca che ci entrano i nargilli."

"Non mi chiamo Malfoy", si lasciò sfuggire.

Doppiamente stupido. 

Le labbra di Rose si piegarono in un sorrisetto canzonatorio. "Hai ragione, scusami Hyperion."

 Scorpius si maledisse mentalmente, mentre i suoi pensieri annegavano nell'imbarazzo. Rose aveva centrato il punto: lei lo chiamava sempre Hyperion, e per quanto fosse consapevole del fatto che lo facesse per prenderlo in giro, nel momento in cui si era sentito apostrofare 'Malfoy' aveva avuto la sensazione che fosse sbagliato. 

"Sei adorabile quando arrossisci". 

Oddio. Non posso averlo detto davvero. Stupida stupida stupida. Rose aveva parlato senza pensare. O meglio, aveva pensato e, invece di tenersi per sé le sue considerazioni, aveva parlato a voce alta.

"Io non arrosisco-"

Se non altro, pensò Rose, posso ancora fargli credere che lo sto prendendo in giro. Comunque non che lei credesse davvero che il Serpeverde fosse adorabile. No, aveva avuto modo di appurare che, per quanto facesse tanto il signorino, tutto ghiaccio e bon ton, era perfettamente in grado di incazzarsi. E quando succedeva (solitamente a causa di Rose) tirava fuori tutta la cattiveria che aveva dentro. E non era per niente adorabile. 

Il mio maledetto ormone impazzito.

Si stampò in faccia un ghigno, mentre l'altro continuava imperterrito ad osservare il paesaggio circostante.

"Certo, tu non arrossisci. Infatti se adesso ti scuoiassi non potrei usare la pelle delle tue guance per farmici la cravatta di Grifondoro, e il tuo caro nonno vedendoti non ti rinnegherebbe in quanto traditore del tuo sangue..." 

Scorpius si girò lentamente, glaciale, in direzione della Weasley, togliendosi l'oggetto babbano dagli occhi. Iniziava ad arrabbiarsi. La stupidità della Grifondoro gli faceva sempre perdere le staffe, prima o poi. La sua incapacità di essere seria per più di due minuti consecutivi era insopportabile.

"Come tua madre ha rinnegato te, dopo che le hai preso un Troll di Trasfigurazione ai G.U.F.O, intendi?"

Il primo pensiero di Rose fu 'Ma come cavolo fa a saperlo...?', e mezzo secondo dopo realizzò. Albus, certo. 

Hermione Granger non aveva apprezzato particolarmente la pagella della figlia, quell'estate. Non che fosse stato un disastro completo, piuttosto un disastro e basta. Ma sua madre, a parte l'incazzatura iniziale, continuava ad amarla lo stesso. 

Se lo dici tu. 

Rose mise a tacere la vocina fastidiosa che non l'abbandonava da circa sei anni prima, quando era diventato chiaro che lei non avrebbe mai raggiunto i livelli di perfezione della madre.

"Mia madre non mi ha rinnegata, sai? Ho la fortuna di vivere in una famiglia in cui i figli che falliscono non vengono decapitati."

"Ciò non toglie che tu sia stupida", rispose in modo infantile il Serpeverde. Non riusciva a trovare niente di meglio da dire.

Rose non diede a vedere quanto quelle parole l'avevano ferita, o almeno si sforzò di non farlo. 

"Non avere tutte E a scuola non significa essere stupidi. Solo perché non passo la vita a studiare e fare la stronza come qualcuno, non significa che non sono intelligente".

Dicendo questo si alzò, incurante di cosa avrebbe potuto pensare chi l'avesse vista emergere da un cespuglio.

Scorpius d'altra parte non era esattamente sicuro se con quel 'qualcuno' Rose intendesse lui o Lily, in direzione della quale aveva lanciato uno sguardo di fuoco. Forse entrambi. Probabilmente entrambi.

"Buona fortuna" concluse Rose in tono carico di ironia. 

Scorpius non fece altro che osservarla allontanarsi con le mani in tasca e la lunga treccia che dondolava come un pendolo.

'I Weasley sono tutti matti', gli diceva sempre suo nonno. E allora perché cavolo era finito invischiato nella loro spropositata famiglia?

Forse anche io non sono perfettamente sano di mente.

Fece scorrere lo sguardo sul binocolo tra le sue mani, per poi posarlo sulla riva del Lago. 

Lily Potter non c'era più.


 

 

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Capitolo 4
*** Yes, no, maybe so ***


-Capitolo 4-
Yes, no, maybe so


"Vattene via, pezzente! Non voglio serpenti molestatori nella mia Sala Comune!"

"Ma io voglio solo parlare con una-"

"Vattene via ti ho detto! Prima che mi metta ad urlare!"

Scorpius sospirò di frustrazione.

"Dannazione!"

Albus l'aveva mandato ad accertarsi che Rose non rivelasse all'intero castello quello che aveva visto al Lago. Se non ci fosse stata in gioco la sua reputazione, col cavolo che si sarebbe andato a ficcare nel regno dell'idiozia. Purtroppo, però, Rose Weasley ne era la regina, ed evidentemente non le piaceva abbandonare il proprio trono.

In ogni caso non capiva che problemi avesse la Signora Grassa con lui: anche Albus era un Serpeverde, eppure faceva avanti e indietro dalla Sala Comune di Grifondoro come se niente fosse.

Scorpius decise di cambiare approccio. Con la voce più calda e rassicurante che riuscì a trovare, guardando il quadro negli occhi, esordì:

"Mi guardi"

"Ti guardo, e vedo un por-"

"No no, mi guardi veramente" si affrettò ad interromperla. " Guardi i miei occhi. Vede qualcosa di male? Qualcosa oltre il desiderio di parlare con un'amica?"

Masticò l'ultima parola come se fosse qualcosa di particolarmente schifoso. Sperò non si fosse notato. 

La donna nel dipinto incrociò le braccia, indurendo ancor di più lo sguardo.

"Sai cosa vedo nei tuoi occhi?"

Scorpius scosse la testa.

" Il figlio di un Mangiamorte,ecco cosa vedo. Perciò no, non ti lascerò passare, mai e poi mai. Tu e la tua famiglia avete già fatto abbastanza danni ai miei Grifondoro e al mio castello. Non ti farei entrare nemmeno se avessi la parola d'ordine."

In quel momento il mondo del Serpeverde si fermò, gonfiandogli la mente di pensieri turbinanti e gli occhi di lacrime. Voleva piangere.

Così era quello il motivo per cui Albus, Albus Potter, poteva, mentre Scorpius Malfoy no.

Era sempre stato così, sin da piccolo. Per quanto i suoi genitori cercassero di non farglielo capire, mascherando con ogni tipo di bugie il disgusto che gli altri provavano nei loro confronti, lui non era stupido: aveva capito che se non andavano mai a mangiare fuori non era perché sua madre era schizzinosa, e presto aveva compreso il rapporto che c'era tra il serpente tatuato sul braccio di suo padre e i serpenti decapitati che a volte venivano disegnati sul muro di cinta di Malfoy Manor.

E anche ad Hogwarts, dopo più di cinque anni, per quanto cercasse di non farci caso, la gente mormorava, lo indicava, se ne andava quando lui arrivava, oppure gli passava vicino guardandolo dall'alto in basso, come se loro avessero più diritto di stare lì rispetto a lui.

Come se fosse stato Lord Voldemort in persona.

Ma quel branco di ragazzini viziati e idioti non sapeva nulla. Vedevano tutto in bianco e nero, senza neanche pensare che potrebbero esserci delle sfumature, in mezzo. Perché Scorpius era questo, una sfumatura di grigio, frettolosamente catalogata come 'nero' dagli altri, perché troppo pigri per rendersi conto del bianco che lo caratterizzava, per capire e dare un nome a qualcosa di nuovo e diverso.

Ed i quadri evidentemente non erano da meno.

Voltò le spalle all'espressione determinata e crudele della Signora Grassa, con la mente ridotta ad un turbinare oscuro e inarrestabile.

Nel farlo si ritrovò davanti l'ultima persona sulla terra che avrebbe voluto vedere in quel momento.

"Lily" sentenziò, con una nota di profonda ironia nel tono di voce. "Cosa ci fai qui?"

La ragazza sollevò un sopracciglio davanti all'inquietante sorriso del suo ex. 

"Potrei farti la stessa domanda."

Una parte molto remota della mente di Scorpius ammise che, in effetti, era più strano vedere lui davanti alla Sala di Grifondoro, piuttosto che una Potter, ma i pensieri del ragazzo erano indirizzati tutti su un unico concetto, sulla rivelazione che aveva appena avuto.

Avrebbe quasi voluto dirglielo, urlarglielo, che aveva capito. Che era chiaro il motivo per cui Lily l'aveva lasciato, che tutte le stronzate che gli aveva spacciato come scuse non erano nient'altro se non, appunto, scuse. Bugie per mascherare la verità, ovvero che si vergognava di stare con il figlio di un ex Mangiamorte, di cui forse aveva addirittura paura. 

La sua famiglia non l'avrebbe mai accettato, ecco perché aveva insistito nel mantenere segreta la loro relazione.

Ora che ci pensava, probabilmente, mettersi con lui era stato un semplice atto di ribellione, il modo che una Potter secchiona come Lily aveva trovato per ricordare a sé stessa che era ancora in grado di fare qualche 'pazzia', ogni tanto. Lei non aveva mai provato niente di sincero nei suoi confronti.

Tuttavia tutto ciò che fece fu alzare le spalle con noncuranza, ficcandosi le mani nelle tasche dei pantaloni, mentre sentiva la porta dietro di lui aprirsi.

Ne uscì Rose Weasley che, quando si accorse della scena davanti a cui si trovava, arrossì vistosamente.

"Scusate ragazzi, se volete limonare o altro me ne vado subito"

Il ghigno di Scorpius si ampliò, nel notare che la Grifondoro, al posto dell'uniforme, indossava un paio di jeans e una maglietta verde. Verde Serpeverde, ironico. Scorpius si sentì vagamente infastidito da quel particolare.

Con quello che ritenne un tono conciliante la fermò:

"No Rose, tranquilla, me ne stavo giusto andando. Immagino che tu voglia parlare con tua cugina"

La Grifondoro lo guardò come se Pix le avesse appena fatto i complimenti per i suoi capelli e chiesto quale shampoo usasse. Non le sfuggì lo sguardo del biondo, che sembrava sfidarla a spifferare a Lily che il suo ex e suo fratello la stalkeravano. Quasi lo speravano.

Infatti a Scorpius non importava più ciò che la Corvonero pensava di lui, non in quel momento. Non gli importava più di nessuno. L'unica cosa che avrebbe voluto fare ora come ora era ferire, fare del male a chiunque capitasse, così come gliene avevano fatto a lui per tutta la vita, e continuavano a fargliene, senza ritegno.

Rose portò lo sguardo, enigmatico, sulla cugina, scuotendo la testa con decisione. Non li avrebbe traditi. Non doveva assolutamente nulla a Lily, semmai era lei che si era comportata male nei suoi confronti.

"Non ho niente da dirle" disse. "Devo andare"

Lily pensò quasi di fermarla, in fondo stava andando nella sua sala comune per parlare con lei. Ma poi lasciò perdere, in quel momento non si sentiva a suo agio. 

Lanciò un'occhiata a Scorpius, che stava fissando, duro come una roccia, la schiena di Rose. 

Non vorrei essere lei quando le lancia quegli sguardi, pensò con un tremito. Gli occhi di Scorpius a volte la mettevano a disagio, non riusciva quasi mai a decifrarli. Quando guardava Rose, però, in essi riusciva a scorgere la rabbia, rabbia cieca. E facevano paura.

Il Serpeverde congedò Lily con una scrollata di spalle, percorrendo il corridoio sulle tracce di Rose. Doveva capire cos'aveva in mente.

Quando l'ebbe raggiunta, un paio di corridoi dopo, si fermò ad un metro da lei, esclamando con voce dura: 

"A che gioco stai giocando, Weasley?"

Quella faccenda gli puzzava.

Rose si fermò, per poi voltarsi con un sorrisetto sulle labbra e l'aria sorpresa.

"Cosa intendi?" domandò con fare innocente.

"Non fare la stupida, per una volta. Cosa stai architettando? Perché non hai detto tutto a tua cugina?"

Il sorriso di Rose si  fece un po'  meno spensierato.

"Non sto architettando niente. Albus è il mio migliore amico" affermò con fare ovvio." E inoltre diciamo che ho... una faccenda in sospeso con Lily."

Scorpius continuò a guardarla dubbioso. Non gli sembrava tutto, non abbastanza.

"Questo è tutto". Aggiunse poi con tono da maestrina: "Sai, a volte dare fastidio a te non è la mia priorità. Ma se il tuo ego ti impedisce di crederci, non è un problema mio. Ammazzati pure di seghe mentali", aggiunse con una risatina.

Scorpius le lanciò un'occhiata penetrante, nel tentativo di vedere con la sola forza del pensiero cosa si stesse muovendo sotto quella vistosa capigliatura rossastra. Quando gli fu chiaro che non ci sarebbe riuscito e sostenere il suo sguardo stava diventando difficile, le voltò le spalle con uno sbuffo, rimuginando sulle sue parole e, se possibile, ancora più arrabbiato di prima.

"Comunque non mi chiamo Weasley".

Il ragazzo si fermò, senza voltarsi.

Che problemi ha questa ragazza?

"Ah no? E come ti chiami allora?" domandò ironico.

Ameba? Essere Sottosviluppato? Grifondoro Manipolatrice? Rossa Scema?

"Jean. Mi chiamo Rose Jean, non Weasley. Ma non dirlo a nessuno, è un nome troppo da brava ragazza."

***

"Nott, mi prendi per il culo?

Il suddetto Nott ghignò. Ghignò nel tentativo di calmarsi, perché in realtà avrebbe voluto prendere Al e staccargli la testa a morsi. 

"Ti piacerebbe, Potter"

L'altro lo guardò sgranando gli occhi, iniziando a fare avanti e indietro nella piccola aula dei sotterranei.

"Se mi piacerebbe? Se mi piacerebbe? Certo che mi piacerebbe, porco Silente!" Si interruppe per prendere fiato. Si rendeva conto di avere la voce simile ad un castrato, e cercò di calmarsi. Nel tono più ragionevole che riuscì a mettere insieme, scandì: "Ti rendi conto di cosa mi stai dicendo, Sebastian?"

Nott lo guardò di traverso, doppiamente irritato per la citazione del suo - orribile- nome di battesimo. Certamente si era aspettato una certa incredulità da parte di Albus, ma ormai erano dieci minuti buoni che cercava di comunicare quel semplice concetto all'amico, e lui non aveva ancora smesso di sclerare.

"Sì, me ne rendo perfettamente conto" ringhiò a denti stretti, "E tu, Al?"

"E i tuoi genitori non lo sanno?"

"No, nessuno lo sa", affermò per la decima volta.

"Mi stai prendendo per il-"

"NO, CAZZO, NON TI STO PRENDENDO PER IL CULO!" Nott ne aveva abbastanza, la sua pazienza aveva un limite- un limite molto sottile- e Albus ne aveva già ampiamente abusato. Se non avesse avuto bisogno di lui l'avrebbe già schiantato, legato nudo e rinchiuso nell'armadio alle sue spalle, e chi s'è visto s'è visto. Ma, purtroppo, c'era un ma.

"Ti è tanto difficile da capire? Dio, mio padre mi ha sempre detto che i Potter sono degli idioti, ma non pensavo fino a questo punto", si fermò, temendo di aver detto un po' troppo.

Ricordati, Sebastian, hai bisogno di averlo dalla tua parte.

Stava quasi pensando di scusarsi e ritirare tutto, anche se sarebbe andato contro tutti i suoi principi, ma fortunatamente Albus gli tolse il disturbo. 

"Ma io come faccio a sapere che è vero, e non è uno dei tuoi orribili scherzi?" Mentre parlava la voce gli era tornata alla solita calma. Anche gli occhi avevano abbandonato la scintilla della pazzia per lasciar spazio al solito sguardo calcolatore.

Nott gli rivolse un sorriso sghembo. "Bastava chiedere prima"

Detto questo iniziò a sbottonarsi la camicia, vagamente consapevole dello sguardo di Al che seguiva i suoi movimenti.

È proprio un gay di merda...

Una volta che l'amico si fu spogliato, Albus inspirò bruscamente. Non aveva mai visto niente del genere in vita sua.

"Ma è... enorme"

Nott gli lanciò uno sguardo ironico, ma l'altro non ci fece caso: era troppo impegnato ad osservare a bocca aperta la ferita rossastra che spiccava sul fianco destro dell'amico, chiara ed evidente come un cartello al neon sulla pelle pallida di Sebastian. Un cartello al neon che recitava 'Sono un lupo mannaro'.

Albus provò, per un attimo, l'impulso di scappare. Lontano. Molto lontano. 

"Allora, ti sembra abbastanza reale?"

Albus scosse il capo, pensieroso, senza riuscire a staccare lo sguardo dalla ferita.

"Perché non lo dici alla McGranitt? O ai tuoi..."

"Perché cambierebbe tutto, e non voglio"

Albus lo guardava un po' come faceva sua madre quando da piccolo gli spiegava che infilarsi una bacchetta magica nel naso non era una buona idea.

"Ma è illegale. Preparare la pozione antilupo senza autorizzazione del Ministero è illegale!"

Nott sollevò un sopracciglio. "Scusa ma quante cose illegali ha fatto tuo padre quando era a Hogwarts?"

Albus distolse per la prima volta gli occhi dalla ferita, per lanciare un'occhiataccia all'amico.

"Mio padre era un fottutissimo Grifondoro. Nel caso ti fosse sfuggito, io sono un Serpeverde" disse con un gesto eloquente verso la cravatta che portava praticamente slacciata. "E ciò significa che l'autoconservazione viene prima di tutto. Senza contare che mio padre ha fatto ciò che ha fatto per..."

S'interruppe, mordendosi la lingua. Non avrebbe dovuto dire quello, non era giusto. Ma ormai l'aveva fatto- quasi- e Nott aveva capito perfettamente. I suoi occhi lampeggiarono come carboni ardenti.

"Quindi aiutare un amico non è un motivo abbastanza nobile? O forse non lo è, quando l'amico in questione è figlio di un ex Mangiamorte?"

Albus avrebbe voluto sotterrarsi. Senza contare che l'espressione sul viso di Nott iniziava a fargli paura. Gli sembrava più che mai simile a quella di un lupo in procinto di attaccare; non arrabbiata, o furiosa, semplicemente letale.

"Non è questo quello che volevo-"

"Oh sì, credo proprio che fosse questo quello che volevi dire"

Adesso Albus iniziava ad arrabbiarsi.

"No, non è vero"

"Invece sì. Mi disprezzi, vero? Tu e tutta la-"

"Stupeficium!"

Anche la pazienza di Al aveva un limite. Prima ancora che potesse pensare a quello che stava facendo - o forse dopo averci pensato a lungo, in un angolino della sua mente- aveva estratto la bacchetta e l'aveva Schiantato, mandandolo a sbattere contro la parete alle sue spalle. Quando il corpo di Nott era caduto a terra con un tonfo, alcune nuvolette di polvere si erano alzate intorno a lui. Al si diresse verso l'amico, storcendo il naso nel tentativo di non starnutire. 

Lo guardò dall'alto in basso, puntandogli la bacchetta alla fronte quando gli sembrò che stesse per rialzarsi. Sebastian era semplicemente troppo sorpreso per parlare o muoversi, ma Al sapeva che la sorpresa non sarebbe durata molto a lungo. Anni di convivenza con Ginny e James Potter gli avevano insegnato molte cose.

"Ho detto che non è quello che intendevo", scandì parola per parola, come a volerle scolpire della mente dell'amico. "Ma si può sapere come pensi di affrontare tutto questo da solo?"

Nott scrollò le spalle. "Se tu mi aiuterai, io non sarò più da solo. È questo il punto."

Aveva pronunciato quelle parole come se nulla fosse, ma Al ne rimase colpito come se l'amico gli avesse urlato nell'orecchio.  

Era abituato ad elargire decine e decine di favori ai vari membri del clan Weasley-Potter - non senza un compenso, ovviamente-, ma nessuno gli aveva mai chiesto aiuto per una questione così grande, così delicata. Nessuno si era mai fidato così tanto di lui, nemmeno Scorpius. Forse perché era un Serpeverde, e la gente non tendeva a fidarsi dei Serpeverde.

In quel momento Albus decise che avrebbe aiutato l'amico, anche se andava contro la legge - contro un sacco di leggi, in realtà. Aveva la sua occasione di dimostrare di poter essere leale e coraggioso proprio come suo padre e la sua famiglia.

Con una smorfia abbassò la bacchetta, e prima che potesse tendere la mano per aiutare Nott ad alzarsi lui era già in piedi, scuotendo via la polvere dai pantaloni.

"Okay, ti aiuto. Domani mi procuro gli ingredienti per la pozione, sperando di non destare sospetti. Per i mesi prossimi ci organizziamo meglio"

Sebastian gli rivolse quello che, sotto tutto quel compiaciuto trionfo, poteva sembrare un sorriso.

"Ottimo"

Non gli avrebbe detto 'grazie', non ancora. Prima bisognava vedere come se la cavava nel gestire la faccenda.

Al annuì, pensieroso.

"Posso almeno sapere come ... è successo?", domandò, lo sguardo allusivo posato sul fianco destro dell'amico.

Sebastian ridacchiò brevemente.

"Tu non fare domande, e io non ti dirò bugie, piccolo Potter."

Il piccolo Potter alzò gli occhi al cielo, ma decise di insistere. Comunque, non si era aspettato una risposta diversa. Col tempo, avrebbe saputo tutto quello che c'era da sapere.

"Va bene Nott, adesso fammi il favore di rimetterti la camicia e andiamocene. Ho sonno."

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