A casa, per caso

di LadyPalma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #40 [Cersei/Qyburn] ***
Capitolo 2: *** #13 [Jaime/Cersei] ***
Capitolo 3: *** #2 [Sandor/Sansa] ***
Capitolo 4: *** #15 [Melisandre/Davos] ***
Capitolo 5: *** #31 [Melisandre + Sandor] ***
Capitolo 6: *** #17 [Jorah/Daenerys] ***
Capitolo 7: *** #6 [Melisandre + Cersei] ***
Capitolo 8: *** #37 [Sandor/Sansa + Davos] ***
Capitolo 9: *** #10 [Cersei/Qyburn + Jaime + Jorah] ***



Capitolo 1
*** #40 [Cersei/Qyburn] ***


NDA: Salve a tutti, so di avere un milione di storie da scrivere, ma appena ho visto questa challenge non ho potuto proprio resistere. Vi spiego in breve di cosa si tratta: il punto di partenza è stilare una lista di 10 personaggi e poi scrivere storie indipendenti tra loro seguendo dei prompt che combinano quei personaggi in maniera casuale. Cercherò il più possibile di mantenermi nel contesto canonico anche perchè così la sfida sarà più interessante, ma ci saranno ovviamente dei casi dove il modern!AU sarà necessario. Piccola nota sul titolo della raccolta: mi piaceva l'idea di abbinare le parole casa e caso che creano un bel suono insieme, e inoltre a livello contenutistico, mi piacerebbe che queste oneshot create appunto per caso possano magari avere un qualche significato più profondo lol. Ora vi lascio la lista dei personaggi con i numeri abbinati, in modo che anche voi potrete controllare l'assoluta aleitorietà dei prompt.
1- Melisandre
2- Davos Seaworth
3- Sansa Stark
4- Sandor Clegane
5- Cersei Lannister
6- Qyburn
7- Jaime Lannister
8- Bryndern Tully
9- Brienne di Tarth
10- Jorah Mormont





#Prompt 40:  Sogno o son desto? Alice nel Paese delle Meraviglie AU! 5 cade nel buco, 7 è il Coniglio Parlante, 9 è il Cappellaio Matto, 6 è la Regina di Cuori. (potrete attribuire agli animali sembianze umane).
[Contesto: Tra la stagione 7 e 8. Ships: Accenni Cersei/Qyburn.]





Da quando reggeva il peso della corona, Cersei Lannister si concedeva ben di rado il lusso di una lunga dormita e, quando succedeva, si ritrovava sempre nel bel mezzo di sogni confusi e frammentati. Anche quel pomeriggio la stanchezza non mancò di farsi sentire, ma appisolarsi su una delle sedie della sala vuota del Concilio Ristretto non si rivelò essere l'idea più brillante per favorire un sonno lieto.
Qualche minuto dopo aver chiuso gli occhi, si sentì precipitare come spesso accade quando si è in stato di dormiveglia, ma lei, che il dormiveglia lo aveva abbondantemente superato, continuó a cadere e a cadere senza possibilità di freno.
Sentiva tutte le sensazioni corporee della caduta peró assurdamente si vedeva dal di fuori, e in quella visione era tornata bambina, con i lunghi capelli biondi stretti da un nastro turchese e il bel vestito nuovo dello stesso colore. Era entrata in una buca e ora stava sprofondando sempre più nel terreno, peró nonostante non sapesse dove sarebbe arrivata non aveva paura. Stava inseguendo qualcosa, questo era tutto ció che sapeva, e avrebbe fatto di tutto per raggiungerlo... Anche se al momento, proprio non ricordava cosa quel qualcosa fosse.
Improvvisamente, tuttavia, l'immenso percorso sotterraneo finì e, ritrovandosi dall'altra parte di quella lunga buca, colse immediatamente il rapido movimento di una coda bianca davanti a lei. Un coniglio. Un coniglio bianco con un panciotto dorato correva davanti a lei e lei sentì di non poter far altro che alzarsi in piedi e corrergli dietro.
"Jaime, Jaime aspettami!" strillò con voce quasi disperata. Perchè sapeva che quel coniglio era il suo fratello e amante che tante volte l'aveva protetta ma tante altre volte l'aveva lasciata sola.
Ma il coniglio restava impassibile alle sue suppliche e continuava a correre, finchè finalmente non raggiunse una casetta tutta verde.
"Jaime! Perchè non mi hai aspettato?" chiese Cersei, quando finalmente lo ebbe raggiunto.
Jaime non la degnò di uno sguardo e prese a bussare sulla porta della casetta.
"Perchè è tardi! È dannatamente tardi!"
"Per cosa è tardi?" si ostinó a chiedere lei, senza capire.
Stavolta il coniglio la guardò, seppure solo per un attimo, e in quello sguardo lei vi lesse una sofferenza del tutto inaspettata.
"È tardi per tutto, Cersei. Non lo capisci?"
Prima che lei potesse rispondere, la porta si aprì e i due si ritrovarono spinti all'interno da una donna altissima con addosso un'armatura, talmente alta da toccare il soffitto con la testa. A dispetto dell'apparenza severa, aveva tra le mani uno strano cappello multicolore e con uno strano entusiasmo invitava entrambi a prendere posto.
"Jaime, sei in ritardo!" esclamò, mentre con una mano continuava a tenere il cappello e con l'altra tirava fuori delle strane tazze e le posava sul tavolo nella stanza. "Sei terribilmente in ritardo! Dovevi essere qui da un pezzo!"
"Sì, lo so! Ma ora sono qui, Brienne, e stavolta non mi tireró indietro di fronte al mio dovere!" rispose Jaime, facendo sedere Cersei su una sedia, proprio nello stesso momento in cui la donna le piazzó davanti una di quelle tazze.
"Forza bevilo, è per il tuo compleanno!" esclamó la donna altissima, con un sorriso incoraggiante.
Cersei fu dubbiosa. "Ma oggi non è il mio compleanno... O almeno non credo".
"Allora è il tuo Non Compleanno!" intervenne Jaime in tono impaziente. "Forza bevi!"
Cersei spostó confusa lo sguardo dall'uno all'altra, ma poi senza riflettere troppo sollevó la tazza e avvicinó sempre più al viso lo strano liquido rossastro che vi era contenuto.
D'un tratto peró la tazza le fu strappata violentemente dalle mani e quando tornó a guardarsi intorno il contesto era completamente mutato: la casetta era sparita, insieme al coniglio e alla donna alta, mentre davanti a lei appariva ora un volto ben famigliare.
"Qyburn!" esclamó, riconoscendo il suo fedele Primo Cavaliere, a dispetto dell'assurda tunica bianca decorata con cuori rossi che portava.
"Maestà, cosa stavi per fare? Jaime e Brienne volevano avvelenarti!" le rivelò, prendendole una mano con premura. "Ma non è così che finisce la storia..."
"E allora come finisce?"
La domanda di Cersei era stata speranzosa, ma la risposta la fece ripiombare nell'angoscia più cupa.
Sul volto dell'uomo comparve infatti un sorriso, che nulla aveva della dolcezza che le aveva mostrato solo qualche istante prima.
"Finisce con io che divento re e tu che muori in modo più violento" le rivelò, battendo poi le mani per far comparire la sua arma in carne ed ossa. "Montagna, tagliale la testa!"
Gregor Clegane nella sua armatura dorata si avvicinò rapidamente e, senza darle neanche il tempo di tentare di divincolarsi, iniziò a scuoterla per le spalle, mentre Qyburn continuava a gridare "Maestà, maestà"....

..."Maestà, maestà"
Cersei aprì gli occhi di scatto, reprimendo a stento un urlo. Le ci volle solo un attimo per rendersi conto dove si trovava, nella Fortezza Rossa, e con chi, il maestro Qyburn vestito al suo solito modo. Era lui che l'aveva scossa dolcemente e che l'aveva chiamata, cercando di svegliarla da uno dei suoi incubi.
"Mi sono addormentata di nuovo, accidenti... Grazie, maestro Qyburn" disse, una volta che si fu ripresa dallo spavento.
L'uomo si accertò che stesse bene, poi le fece un breve cenno con il capo e fece per allontanarsi.
"Qyburn?" lo richiamò la regina, prima che lui potesse uscire dalla stanza.
Lo spettro del sogno che aveva fatto era ancora ben presente nella sua testa. E per quanto potesse farle male l'idea di un avvelenamento da parte di Jaime, sapeva che era un tradimento di Qyburn la cosa che proprio non avrebbe mai avuto la forza di affrontare.
"Non hai intenzione di tradirmi, vero?"
Sul volto dell'uomo comparve un'espressione sorpresa, che subito però mutò in quella comprensiva e dolce che spesso assumeva quando si rivolgeva a lei. Tornò indietro e le afferrò una mano, proprio come aveva fatto nel sogno.
"Io ti devo tutto, mia regina. Non ho nessuno per cui tradirti, non ti pare?"
Cersei lo studiò per un attimo, poi fece un cenno di assenso, anche se non era del tutto convinta.
Quel sogno assurdo e strano le aveva instillato un altro dubbio, portandola a dubitare perfino dell'unica persona di cui credeva di potersi fidare ciecamente.
Perchè, secondo la profezia, c'era per davvero  un uomo che avrebbe attentato al suo prezioso collo.
Quell'uomo, il Valonquar, non era stato ancora rivelato.
E sarebbe potuto essere chiunque.

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Capitolo 2
*** #13 [Jaime/Cersei] ***


#Prompt 13: perde la memoria per un periodo di tempo limitato. Non si ricorda di nessuno, tranne di… 5! 
[Contesto: canonico ma AU - Jon e Daenerys sono sul trono e Jaime è sposato con Brienne. Ships: Cersei/Jaime, Brienne/Jaime]




Jamie Lannister era caduto durante il torneo in onore del nuovo re Jon, ma questo non lo ricordava.
Non lo ricordava perchè il colpo che aveva ricevuto alla testa era stato talmente potente da fargli perdere la memoria.
Era vigile, capiva tutto e non aveva riportato dei danni fisici, però aveva in qualche modo completamente dimenticato quasi tutta la sua vita.
Non riconosceva il giovane uomo dai capelli neri che diceva di essere il re, nè la bella fanciulla dai capelli argentei che si era presentata come la regina. E soprattutto, nonostante i suoi sforzi, proprio non aveva idea di chi fosse la sgraziata e poco attraente donna in armatura che continuava a tenergli la mano e a mormorargli parole dolci.
Era un'altra la bionda quella che Jaime ricordava e un differente paio di occhi quelli che vedeva nella sua testa - non azzurri e dolci, ma verdi e maliziosi.
In tutto quell'oblio, quegli occhi verdi erano la sua unica luce. Cersei, la sua sorella e amante: ecco tutto ció che ricordava. Chiedeva di lei, di continuo, a dispetto delle lacrime che quel nome sembrava suscitare nella donna al suo fianco.
Giorni dopo, quando quell'amnesia sarebbe finita, non si sarebbe sentito troppo meravigliato di scoprire di aver invocato la sorella morta da tempo.
Poteva essersi innamorato di nuovo ed essere andato avanti, ma il legame con lei non si sarebbe mai spezzato.
Nel periodo di oblio, aveva avuto coscienza solo di sé stesso, di essere Jaime Lannister. 
E per tutta la vita cos'era stata Cersei per lui se non un prolungamento di sè? 







NDA: Seconda storia, questa volta una flash-fic. Anche questa mi è uscita un filino angst, ma per le prossime ho intenzione di virare sul tono allegro... E di esplorare anche gli altri personaggi oltre i Lannister;)

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Capitolo 3
*** #2 [Sandor/Sansa] ***


#Prompt 2- 10 adora il latino-americano, ma necessita di un partner, inganna così 4 o 5 trascinandolo in una gara di ballo.
[Contesto: Modern!AU. Ships: Sandor/Sansa]



"Ehi, senti, domani sera c'è una gara di latino-americano e, beh, ogni partecipante deve portare di regola qualcuno. Quindi, mi chiedevo, non è che ti andrebbe di venire con me?"
Sandor Clegane, detto il Mastino, lasció cadere la sbarra che stava sollevando con un tonfo e guardò Jorah Mormont come se si fosse appena trasformato in un drago sputafuoco davanti ai suoi occhi. Ovvero, nel suo sguardo c'era un misto di incredulità, sgomento e puro terrore.
Era difficile per lui immaginare il suo attempato e sempre serio collega lanciarsi in un ballo così movimentato e ancora più difficile era immaginare sè stesso in una simile situazione; l'unico pensiero che in quanto ad assurdità batteva quelle due proiezioni mentali era ipotizzare loro due ballare insieme.
"Ma che cazzo ti sei fumato, Mormont? Ti sembro il tipo? Va' a chiedere a quel finocchio di Beric piuttosto" disse alla fine con la consueta veemenza, accennando con la testa al loro altro collega personal trainer che in quel momento si stava allenando a pochi metri da loro.
"Beric si è già iscritto alla gara insieme al suo ragazzo, Thoros" rispose Jorah, prendendo sul serio quel suggerimento. "Ma non è che io e te dovremo ballare insieme... Il punto è che per forza bisogna portare qualcuno, poi se non si ha un accompagnatore lo puoi trovare lì sul momento. E poi tu non dovrai neanche ballare per forza, daavvero!".
Sandor continuò a fissarlo con quella che sperava fosse un'espressione minacciosa, eppure l'altro imperterrito ricambiava lo sguardo senza desistere.
"Sei davvero un appassionato di questa danza di merda?" gli domandò a bruciapelo e dalla sua voce trapelava autentica curiosità.
Jorah esitò per un istante, poi annuì con vigore.
"E va bene, verró con te a questa stupida gara" acconsentì incrociando le braccia al petto. "Ma io cosa ci guadagno?" 
Sulle sue labbra comparve l'ombra di un sorriso. Si apriva lo spazio per le trattative: niente male per dover semplicemente restare ai lati della pista e sganasciarsi dalla risate nel guardare il serissimo Mormont strusciarsi contro una donna a caso...

 
**

Jorah Mormont aveva detto la verità: non dovevano ballare insieme.
Ma aveva detto anche una bugia: chiunque fosse stato presente, anche come semplice accompagnatore, doveva ballare.
Sandor aveva voglia di uccidere il suo collega, ma purtroppo lui stava già ballando come allenamento alla gara sulle note di Despacito. Senza perdere molto tempo, infatti, Jorah aveva trovato come partner una donna di nome Quithe che aveva il volto coperto da una singolare maschera dorata, anche se non smetteva di lanciare occhiate a un'altra coppia sulla pista, quella formata dalla bella ereditiera Daenerys Targaryen e il suo novello marito Khal Drogo. L'irritazione del Mastino non potè che aumentare a quella visione: altro che latino-americano...evidentemente la passione di Mormont era un'altra!
Sbuffando e scolando il bicchiere di vino che era riuscito ad accaparrarsi al buffet di benvenuto, si lanciò delle occhiate intorno alla ricerca di possibili via di fuga. Purtroppo, pur avendone individuata una, defilarsi senza dare nell'occhio risultava difficile data la sua comporatura possente e soprattutto la sua orrenda cicatrice sul viso. Mentre Jorah e la sua partner gli passavano davanti un'altra volta, si ritrovò a desiderare di avere anche lui una maschera dorata come quella della donna, anche se forse quel dettaglio non lo avrebbe aiutato granchè a passare inosservato. 
Improvvisamente il tocco inaspettato di una mano sul suo braccio lo fece riscuotere dai suoi pensieri. Si voltò di scatto, quasi spaventato, solo per ritrovarsi di fronte la più bella ragazza che avesse mai visto in vita sua. A dire il vero l'aveva già vista di sfuggita in palestra, sapeva che si chiamava Sansa Stark e che era seguita da Brienne; tuttavia era la prima volta che la vedeva così da vicino e, soprattutto, era la prima volta che lei guardasse lui.
"Ciao, tu sei il signor Clegane, uno dei personal trainer della Valar Morghulis, giusto? Io sono Sansa, tu segui mia sorella Arya e anche il suo ragazzo Gendry" esordì la ragazza con un sorriso cordiale.
"Nessun signore, mi chiamo Sandor e tutti mi chiamano Mastino" si presentò lui in tono asciutto. "Allora, Uccelletto, smetti di cinguettare... Che cosa ti serve?"
Mentalmente, si rimproverò subito per il tono un po' troppo brusco, ma lei non parve risentirsene: spalancò leggermente gli occhi, forse più per lo strano appellativo che per l'atteggiamento, e continuò a sorridere.
"Ecco, vedi, Joffrey, il mio ragazzo, mi ha piantata in asso per ballare con un'altra" spiegò, accennando a un ragazzo biondo e dall'aria petulante che stava avvinghiato a una morettina che doveva avere qualche annetto più di lui. "E io sono in cerca di un partner... Che dici, ti andrebbe di ballare con me?" 
Per un momento, Sandor Clegane pensò che la ragazza lo stesse prendendo in giro, ma il lieve rossore sulle sue guance e lo scintillio nei suoi occhi azzurri non sarebbero stati capaci di mentire. 
"Mi dispiace, Uccelletto, ma non sono proprio un cavaliere adatto io". 
Sansa non accettò quel tentativo di rifiuto e in uno slancio di coraggio gli afferrò entrambe le mani. 
"Bene, sono fortunata allora... Il latino-americano non è il tipo di ballo in cui serve un cavaliere". 
Prima che lui se ne accorse, si ritrovarono in pista e, a dispetto dell'impaccio iniziale, trovò stranamente naturale lasciarsi guidare dalla ragazza, seguire il richiamo della musica e  muovere il proprio corpo pesante insieme a quello sinuoso di lei. 
La gara fu vinta proprio da Joffrey e la sua nuova amichetta di nome Margaery, ma loro nemmeno ascoltarono la proclamazione, dato che in quel momento erano già seduti in un angolo a bere una birra e scambiarsi il numero di cellulare. 

"Allora com'è andata la serata?" chiese Jorah in tono casuale, mentre lasciavano insieme il locale. "Mi dispiace averti ingannato, avrei dovuto dirti che..."
Sandor lo interruppe con una risata rauca e profonda, la sua risata anche se effettivamente non gli capitava di ridere da tanto tempo. 
"Scherzi, amico? Io adoro il latino americano!" 




NDA: Vi avevo detto che avrei alleggerito il tono, quindi eccovi qui una one-shot decisamente improbabile! Nel prossimo aggiornamento conto di scrivere qualcosa su un'altra coppia... Chi segue le mie storie sa che manca la mia OTP nelle storie scritte finora per questa raccolta xD A presto dunque, spero di avervi strappato un sorriso!

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Capitolo 4
*** #15 [Melisandre/Davos] ***


15- 2 ha un attacco di panico. Un personaggio, o più personaggi, a vostra scelta lo aiutano:
Genere!Bonus
: Hurt\Comfort
[Contesto: 8x03. Ship: Melisandre/Davos + personaggio: Sandor]




Le fiamme divampavano ovunque nel castello, insieme alla notte e alla morte.
Quasi per miracolo, Sandor, Arya e Melisandre erano riusciti a salvarsi rintanandosi in quella stanza prontamente blindata e, finchè quella lunga notte non fosse finita, il Mastino non avrebbe aperto la porta per nessun motivo al mondo. La giovane lupa se n'era presto andata per adempiere la sua missione, buon per lei, ma per quella notte la sua personale missione sarebbe stata semplicemente continuare a sopravvivere. Ecco perchè balzò con una vera furia quando vide la sacerdotessa avviarsi verso la porta con tutta l'intenzione di aprirla. 
"Cosa cazzo stai facendo?" 
"Hai sentito quell'urlo? È Ser Davos" disse lei semplicemente, senza guardarlo e iniziando a sollevare la sbarra di legno che bloccava la porta.
Senza perdere tempo, Sandor vi si gettò per creare un nuovo ostacolo con il suo peso. 
"Non me ne frega un cazzo, neanche se qui dietro c'è il tuo fottuto Signore della Luce in persona!"
Melisandre gli lanciò un'occhiata. "Invece mi lascerai aprire la porta, Mastino, oppure giuro sul Signore della Luce di finire il lavoro del tuo caro fratello" sibilò, chiaramente alludendo alle bruciature. 
Forse fu per il tono insolitamente duro oppure per il timore di vedere quella minaccia tramutarsi in realtà, ma in ogni caso l'uomo si scansò, pur imprecando sonoramente. Dall'altra parte, i  non-morti sorprendentemente erano spariti, o per lo meno abbastanza lontani da non mostrarsi per il tempo necessario a tirare il Cavaliere delle Cipolle all'interno. Il nuovo arrivato non disse una parola: si accasciò a terra, a ridosso della parete, e si limitò  a fissare davanti a sè respirando con affanno. Melisandre lo studiò con curiosità e non perse troppo tempo prima di sedersi a terra esattamente di fronte a lui. Istintivamente sollevò una mano per toccargli una guancia; tuttavia, temendo un suo rifiuto, si fermò e la tenne sospesa per qualche secondo prima di decidere di posarla in maniera meno diretta sul suo braccio. Ma quel contatto era comunque fin troppo intimo e lui trasalì ugualmente. 
"Non toccarmi!" urlò quasi, scuotendola via da sè. 
Se quella reazione l'aveva ferita, lei non lo diede affatto a vedere. Anzi, incoraggiata dal fatto che per lo meno lui si fosse risvegliato da quella sorta di trance, tornò a toccargli nuovamente un braccio. Un tentativo ancora più azzardato del precedente, eppure in qualche modo anche più riuscito. Perché stavolta lui si limitò a lanciare un'occhiataccia, accettando di fatto quella carezza. 
"Che cosa ti succede, Ser Davos?" gli chiese, con la sua solita voce calma e controllata. 
Lui continuò a non parlare. Scosse invece la testa e chiuse gli occhi, cercando di modulare il respiro sempre meno regolare. 
"È preso dal panico, tutto qui". 
La sentenza, quanto mai azzeccata, proveniva dal Mastino che nel frattempo aveva blindato di nuovo la porta e si era seduto a terra come loro, ma dalla porta opposta. 
Melisandre si voltò verso di lui con espressione sorpresa, di fronte alla quale Sandor scoppiò a ridere di gusto. Non tutti potevano sperimentare un attacco di panico durante la loro vita, ci voleva una grande paura unita a un animo sfortunatamente sensibile: non era difficile per lui indovinare che la sacerdotessa non aveva mai avuto nessuno dei due. Quale paura possono infatti mai provare quei ciarlatani che offrono la vita al servizio di un Dio, bruciando tutto e tutti, e facendo i più terribili sortilegi? E quale sensibilità nel non avere alcun rimorso per una morte o un sacrificio se compiuti per un cosiddetto bene maggiore? Queste erano le domande che frullavano nella sua testa, tuttavia non le disse ad alta voce.
"Se vuoi ti dico come fare ad aiutarlo" si offrì invece, stupendo anche se stesso. 
Forse era perché ormai sapeva che perfino un fanatico del Signore della Luce poteva salvare qualcun altro dal panico senza averlo mai sperimentato in prima persona. Doveva infatti ringraziare il cadavere accanto a lui, quello che nel tempo era diventato un suo amico, per aver superato in quella stessa notte il suo terrore più grande, quello del fuoco. Prima di morire quel guerriero con una benda sola gli aveva fatto un dono immenso quanto insperato: la fede. Non in un dio, ma in sé stesso e nella sua capacità di essere più forte perfino della paura se stessa. E ora, come un profeta, sentiva assurdamente il desiderio dentro di sè di condividere quella scoperta. 
"O gli fai prendere un grande spauracchio e lo costringi ad agire. Oppure gli parli e fai calmare tu" proseguì. "Quindi dato che non ti faccio aprire quella cazzo di porta di nuovo, vedi di cominciare a parlare, sacerdotessa".
La Donna Rossa lo fissò per un attimo, solo per un attimo, prima di riportare lo sguardo su Davos. Con una dolcezza del tutto insolita, perché assolutamente autentica, si avvicinò di più a lui e lo colse di sorpresa prendendolo letteralmente tra le braccia.
"Andrà tutto bene. La luce trionferà sulla notte. Il bene sul male" mormorò, usando le parole che erano rassicuranti secondo lei. 
Davos rimase immobile per un attimo, poi tentò di divincolarsi ma troppo debolmente da poter credere di riuscirci davvero.
"Morirai comunque all'alba. Ti ucciderò con le mie stesse mani".
"Va bene" rispose lei, tranquillamente, senza smettere di stringerlo. "Ma non per questo dobbiamo morire entrambi".
Forse fu per il panico ancora in atto o per la stanchezza, ma in ogni caso lui smise di respingerla. Durante quella notte, aveva combattuto, aveva acceso le fiaccole e aveva aiutato alcuni a nascondersi nelle cripte. Ma nel fugace momento in cui si era ritrovato a osservare senza agire, il panico lo aveva preso e non lo aveva lasciato più. Panico della morte, panico della notte, panico delle fiamme... Quelle stesse fiamme che erano così opposte al suo elemento naturale, l'acqua.
Eppure adesso, stretto al corpo della donna che rappresentava più di tutto il fuoco, il respiro gli era tornato lentamente regolare e il panico si era allontanato.
Forse perché nel modo in cui l'aveva cullato leggermente aveva riconosciuto il dondolio delle onde.
Oppure perché quando incrociò i suoi occhi azzurri la prima cosa che vi riconobbe fu stranamente il mare. 




 
NDA: Eee perdonatemi il fluff, questi due per me sono un curioso mix di fluff e angst, si vogliono uccidere però si aiutano e sotto sotto si amano (vero?). Ci sto prendendo gusto anche a scrivere su Sandor e, tra l'altro, non ho potuto proprio evitare l'accenno a una broship che mi piace molto, quella con Beric! Nel prossimo capitolo penso di tornare nuovamente ad un tono più leggero e di dare spazio ad un'altra ship ancora per sperimentare. A presto!

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Capitolo 5
*** #31 [Melisandre + Sandor] ***


31- 1 non è mai stato in montagna. 4 ce lo porta.
Houston abbiamo un problema!Bonus: mamma cinghiale difende i suoi piccoli.
[Contesto: Westeros, ma non definito. Ships: nessuna.]




Sandor Clegane non aveva capito ancora come fosse riuscito a cacciarsi in quella specifica situazione, ma aveva rinunciato a chiederselo, come aveva smesso di chiedersi tante altre cose, da quando si era unito in modo inspiegabile alla Fratellanza senza vessilli. Spiegare come lui, che aveva una fobia assurda e ormai quasi connaturata per il fuoco, si fosse legato a un gruppo fanatico che credeva di leggere nelle fiamme e roteava spade fiammeggianti sarebbe stato impossibile. Così non pensava, camminava e basta. Beric Dondarrion gli aveva affidato la missione di accompagnare la Donna Rossa sulla cima di una montagna vicina e lui zitto aveva obbedito. Non proprio zitto, a dire il vero: aveva mollato qualche imprecazione com'era sua abitudine, certo. Però il punto è che alla fine aveva eseguito quell'ordine. 
E così ora si trovava a camminare fianco a fianco con quella donna bella quanto pericolosa, che quanto a follia superava decisamente perfino Thoros di Myr. Curiosamente lei non aveva fatto altro che parlare; blaterava e blaterava sul Signore della Luce, cercando di dargli risposte a domande che lui non aveva mai formulato. Per quanto importava a lui, su quella montagna poteva pure esserci un fottuto drago che cacava oro, non avrebbe fatto alcuna differenza. 
"Chiudi quella cazzo di bocca e stammi più vicino prima che qualche bestia ti si mangia... Non che la cosa mi dispiacerebbe, eh" sbottò a un certo punto, decidendo che il suo limite di tolleranza era stato ormai abbondantemente superato. 
La donna rallentò il passo e lo fissò con i suoi brillanti occhi azzurri. Forse era per quello che si era unito a quei fanatici dopotutto: prima di incontrare Beric, Thoros e gli altri seguaci del Dio del fuoco, nessuno lo aveva mai guardato in faccia senza provare disgusto per le sue bruciature. 
"Non mi succederà nulla, Clegane. La tua presenza a dire il vero è superflua... Io ho il fuoco che mi protegge". 
Il Mastino scoppiò in una risata rauca e quasi aggressiva. 
"Ah sì? Hai mai visto un cazzo di cinghiale, mia signora?" 
"No" ammise lei con sincerità. Aveva vissuto nel deserto, sulla costa e nella neve, ma la montagna era un habitat che le mancava. "Però gli animali hanno paura del fuoco... Tu dovresti saperlo bene, Mastino" aggiunse poi con un sorriso divertito, scoccandogli un'occhiata eloquente. 
Sandor afferrò l'imbeccata e sbuffò sonoramente, limitandosi a riprendere la camminata e a soffocare tutte le bestemmie agli dei - con particolare omaggio al Signore della Luce - che gli vennero in mente. 
Camminarono qualche altro minuto, questa volta in silenzio, prima che, con una casualità sconcertante, davanti a loro si materializzò proprio l'animale che lui aveva nominato. 
Un cinghiale - o più precisamente una mamma cinghiale con ben tre cinghialottini che le trotterellavano dietro. 
"Cazzo!" esclamò lui, ben conscio del pericolo. "Dobbiamo scappare!" 
Cercando di non dare nell'occhio ma allo stesso tempo di essere veloce, si rifugiò dietro il tronco di un albero. Era salvo, ma lo stesso non poteva dirsi della donna. A dispetto di tutti i richiami di lui e perfino del tentativo di trascinarla, lei era rimasta impalata in mezzo alla strada a fissare gli animali con aria assorta. 
"Cosa cazzo stai facendo, vuoi morire?" 
Melisandre lo ignorò e restò immobile mentre il cinghiale adulto, accortosi della sua presenza, cominciò a puntare nella sua direzione. All'ultimo momento, però, proprio quando Sandor credette di vederla presto spappolata sotto la carica dell'animale, la sacerdotessa sussurrò delle strane parole e fece comparire un fiammella tra le sue mani. 
I cinghiali si fermarono di colpo e si allontanarono, riprendendo la direzione opposta. 
"Tu sei completamente pazza!" la rimproverò Sandor, uscendo finalmente dal suo nascondiglio. 
Per tutta risposta, lei ridacchiò. 
"Te l'ho detto che gli animali hanno paura del fuoco. Ora, tu stammi vicino, vedrai che non ti succederà niente!" 

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Capitolo 6
*** #17 [Jorah/Daenerys] ***


#Prompt 17- Primo incontro tra 10 e un personaggio a vostra scelta: in un negozio di dischi, entrambi afferrano nello stesso istante l’ultimo vinile di un determinato gruppo\cantante\musicista.
[Contesto: Modern!AU. Ships: Jorah/Daenerys]




Fino al primo pomeriggio era stato un martedì come un altro: il caffè d'asporto, la mattinata di lavoro e la pausa pranzo nella tavola calda di fronte all'anzienda. Poi però, dieci minuti di tempo libero bastarono per imprimere una novità alla banale giornata. Jorah decise di entrare nel negozio di dischi e ben presto la routine si trasformò in una scena da film. Dopo un'occhiata distratta tra i vari scaffali, fu attratto da un titolo che cercava da tempo: l'album delle covers degli Sleeping at last, un gruppo non troppo famoso che era convinto fosse seguito attivamente da lui e forse un'altra persona in tutto lo stato della California. Eppure, a dispetto della scarsa popolarità della band e ancor di più del fatto che il negozio fosse praticamente vuoto a quell'ora, si ritrovò ad afferrare l'album nello stesso preciso istante di un'altra persona. Incredibile a dirsi, l'unico altro fan degli Sleeping at last era in quello stesso negozio e, fatto ancora più incredibile, era una bellissima ragazza dai capelli chiarissimi e gli occhi di un insolito colore tra il blu e il violetto. 
Per un momento Jorah pensò che doveva trattarsi di una dea e restò talmente imbambolato a guardarla da lasciare di scatto la presa sul CD. La ragazza, impreparata, non riuscì ad afferrarlo al volo, e così si ritrovarono in breve tutti e due piegati a terra per raccoglierlo. Nuovamente, lo presero nello stesso istante e, rimettendosi in piedi, erano ancora in due a reggere quel piccolo quadrato di plastica. 
Scoppiarono a ridere insieme e si schermirono entrambi insistendo a lasciare il CD all'altro. 
"Ma no, si figuri, lo prenda lei... Tanto io lavoro proprio qui di fronte, quindi posso riordinarlo e prenderlo quando voglio" insistette Jorah, galantemente. 
Ma la ragazza invece di ringraziare, spalancò leggermente gli occhi incuriosita, dimentica per un momento dell'argomento musica. 
"Lavora alla Fuoco e sangue, davvero? Ma è l'azienda di mio fratello!" 
"Viserys è suo fratello? Ma allora lei dev'essere..."
"Daenerys Targaryen" lo interruppe lei con un sorriso. "E lei è..."
"Jorah Mormont" si presentò lui, sorridendo per contagio. Lui che sorrideva così raramente.
Alla fine fu la donna senza troppe ulteriori convenevoli a prendere l'album degli Sleeping at last ma i due ebbero modo di chiacchierare anche una volta usciti dal negozio. La musica e il lavoro furono i due argomenti principali per tutto il tragitto fino all'ufficio di Viserys, destinazione di entrambi, ma per Jorah fu come se avessero parlato del significato più segreto della vita. 
Forse era strano, ma per lui quel fortuito incontro era stata una rivelazione che non sapeva di stare aspettando e di certo la cosa più interessante che gli fosse mai successa da tanti, troppi anni. 
Si sentiva contento di quella nuova conoscrnza eppure allo stesso tempo non potè evitare di percepire una profonda tristezza. 
E non sapeva neanche lui dire se fosse per l'aver notato un anello di fidanzamento alla mano della ragazza. 
O più per l'improvvisa consapevolezza che, con il suo spionaggio industriale per conto della Nostra è la furia di Robert Baratheon, avrebbe presto finito danneggiare anche lei. 





NDA: Brevissima nota per consigliare di ascoltare la band Sleeping at last (cover e non). Il loro tono un po' sul malinconico mi ha fatto pensare al nostro Jorah xD Spero vi sia piaciuto questo tentativo di esplorare una nuova ship, così come l'easter egg di Jorah "spia" per conto di Robert Baratheon. Alla prossima!

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Capitolo 7
*** #6 [Melisandre + Cersei] ***


#Prompt 6- Si parte! 1 vince un viaggio per la Florida, può portare una persona a sua scelta.
Houston, abbiamo un problema!Bonus: ‘che diavolo ci fa un coccodrillo di tre metri dentro la cucina?’
[Contesto: Modern!AU. Ships: Nessuna, broship Melisandre-Cersei.]



 
Girls go wild on the West Coast
"Come on baby, let's go"
That's what she said.
Sunshine brighter than blind love

It's all in the name of the wild wild west.
[Girls go wild - LP]




"Io in Texas non ci vengo, lì ci sono i ragni enormi!" sentenziò Cersei, simulando un brivido di disgusto.
Melisandre alzò un sopracciglio, leggermente irritata. Era stata lei, dopotutto, a vincere un viaggio esclusivo trovando la famosa moneta bravoosiana in una barretta di cioccolato: sarebbe dovuta essere lei dunque a scegliere la destinazione tra le due possibili. Tuttavia, non sarebbe mai partita senza la sua migliore amica, specialmente ora che quest'ultima era in piena crisi dopo che il suo fratellastro e amante di una vita l'aveva lasciata di punto in bianco per mettersi con una certa Brienne.
"Va bene, allora vada per la Florida" si arrese con un sospiro.
Fu così che si ritrovano due giorni dopo sul volo Los Angeles - Miami di cinque ore, al termine delle quali le aspettavano un'altra ora dì viaggio on the road con un'automobile a noleggio immancabilmente rossa. Sfrecciavano per le sconosciute strade del nuovo stato con il vento tra i capelli e cantando a squarciagola Girls go wild on the west coast di LP - anche se teoricamente la Florida si trovava sulla costa Ovest -. 
Appena arrivate a destinazione, nella periferia della city, decisero di rimandare la visita alla casetta che era stata prenotata per loro e di fare invece prima tappa all'oceano. Si liberarono dei vestiti e con due teli dal colore abbinato ai costumi - rosso per Melisandre e dorato per Cersei - si sistemarono sull'affollata spiaggia. Le successive due ore volarono tra un bagno rigenerante, un paio di cocktail a testa e un curioso tentativo di approccio da parte di due uomini di passaggio.
"Ciao, bellezze, io sono Robert, piacere" si presentò un uomo di mezza età, non proprio in perfetta forma fisica ma dall'espressione gioviale. "E questo è mio fratello Stannis" aggiunse poi indicando il tizio accanto a lui, che invece aveva tutta l'aria di volersi trovare da tutt'altra parte. "Possiamo unirci a voi?"
Le due amiche alzarono gli occhiali da sole per squadrarli e poi si lanciarono un'occhiata complice.
"No, grazie, stiamo a posto così" rispose Cersei con un sorriso freddo.
Non appena i due uomini si allontanarono con un'espressione vagamente indispettita, le donne scoppiarono a ridere.
"Ma hai visto che pancia aveva quel Robert? E che puzza di alcol! Io dico che beve più di me, non lo credevo possibile..." commentò Cersei, prendendo per l'appunto un altro sorso del suo cocktail.
"E il fratello? Com'è lugubre! Secondo me non sorride neanche se lo nomini re del mondo... E non ti degna di uno sguardo neanche se gli ti spogli davanti!" rincarò la dose Melisandre, ridacchiando di gusto.

 
**
 
Finalmente, verso sera, rilassate dal pomeriggio in spiaggia, si diressero verso la loro abitazione ancora tutta da scoprire. Con i capelli biondi bagnati e una delle valigie, fu Cersei la prima a raggiungere la porta e ad aprirla.
"Mel..." chiamò, con voce leggermente preoccupata. "Esce l'acqua da questa casa".
Melisandre che stava finendo di scaricare i bagagli dall'auto, lanciò un'occhiata verso la porta ma non sembrò troppo stupita.
"È la Florida, tesoro, ci sono spesso le alluvioni" rispose tranquillamente.
Cersei non parve troppo convinta ma decise comunque di entrare, a dispetto del pavimento bagnato. Tuttavia, la sua esplorazione della casa si interruppe quasi subito quando, dopo neanche un minuto, ne uscì correndo. Aveva avuto abbastanza sangue freddo da non mettersi a gridare, ma non abbastanza da trattenere il puro panico presente sul suo volto.
"Mel, cazzo, che diavolo ci fa un coccodrillo di tre metri in cucina?" domandò a denti stretti, una volta tornata di nuovo all'auto, con gli occhi verdi spalancati dal terrore.
Questa volta, la rossa lasciò stare le valigie e spalancò gli occhi a sua volta, anche se quella sorpresa durò meno del previsto. 
Con il solito autocontrollo che la caratterizzava, alzò semplicemente le spalle, nascondendo accuratamente la paura che in effetti provava anche lei. 
"Hai insistito per la Florida, Cersei, ora ti becchi i coccodrilli" disse, con aria vagamente compiaciuta. 
La bionda sbuffò e incrociò le braccia al petto, irritata. Poi però si appoggiò alla portiera dell'auto e quando tornò a guardare l'amica la sua espressione era quasi angelica. 
"Dici che sarebbe stato meglio il Texas?" 






NDA: Stavo pulendo i vetri delle finestre di casa ascoltando la canzone "Girls go wild" di LP e boom, mi è venuta l'idea per questo prompt! Sono molto contenta di aver scritto qualcosa su queste due insieme,  sono le mie due donne preferite di GOT e credo sarebbero potute essere amiche anche nella serie se solo si fossero incontrate... Spero vi siano piaciuti i due easter egg (la presenza dei due Baratheon - ai quali qui per fortuna dicono "no, grazie!" - e anche quello un po' più subdolo alla Fabbrica di cioccolato di Roal Dahl ahah). Al prossimo prompt!

 

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Capitolo 8
*** #37 [Sandor/Sansa + Davos] ***


37- 4 e 2 vanno in un bar, 3 o 5 fa il cameriere.
Imprevisto!Bonus: 3 o 5 rovescia il succo\caffè\quello che è su 4 o 2
Houston abbiamo un problema!Bonus: ‘sarà pure imbranato, ma è davvero carino!’
[Contesto: Modern!AU - seguito del prompt #2. Ships: Sansa/Sandor, accenno a Davos/Melisandre]




Sandor Clegane non era un tipo socievole: il suo soprannome del resto era 'Mastino' e non 'Coniglietto'. Tuttavia, Davos Seaworth lo era, e lo era talmente tanto da riuscire a convincere lo scontroso personal trainer a prendere qualcosa insieme a lui dopo la chiusura della palestra. Entrarono nel bar di fronte, ordinarono un caffè e una spremuta d'arancia e finalmente presero posto.
"Ci tenevo a ringraziarti, Clegane. Ho ripreso la mobilità della mano dopo l'incidente e non lo credevo affatto possibile" esordì Davos, una volta seduti, in un tono che contrastava con quello affabile e scherzoso usato lungo il tragitto.
La gratitudine era evidente nella sua voce e lui aveva ogni ragione per esprimerla. Dopo una giovinezza vissuta nell'illegalità tra spaccio di droga e vendita di merci contraffatte, si era completamente rendento entrando nella polizia, ma la gang di cui aveva fatto parte non gli aveva perdonato il voltafaccia a dispetto degli anni passati e, giusto due mesi prima, aveva mandato due membri a spezzargli la mano. Aveva perso quattro dita, ma proprio grazie a Sandor e agli esercizi che gli aveva insegnato, era riuscito a riprendere la mobilità di tutta la mano e perfino a impugnare di nuovo la pistola di ordinanza.
"Vorrei potermi sdebitare e temo che un caffè non sia sufficiente" proseguì.
Il Mastino alzò un sopracciglio, sentendosi un pochino a disagio di fronte a tutta quella gratitudine. "Infatti ho preso una cazzo di spremuta, Seaworth" borbottò alla fine con un mezzo sorriso ironico.
"Dico sul serio" insistè il poliziotto, pur concedendogli un sorriso per la battuta. "So che ti piace il mare e la solitudine e, come sai, sono due cose che amo anche io*. Ho due barche: la Melisandre non la presto a nessuno, ma la Cipolla è tenuta benissimo e sarà tua ogni volta che ti viene in mente di fare un giro. Promettimi che ne approfitterai."
L'imbarazzo di Sandor era se possibile aumentato. Certo, non si trattava di un'offerta eccessiva, però era pur vero che lui non era affatto abituato a essere ringraziato nè trattato con cordialità. Anzi, per come la vedeva lui, era pure troppo che quell'uomo non gli avesse chiesto di farsi seguire da qualcun altro alla vista delle orrende cicatrici, come tanti avevano già fatto. Se di fronte a un'offesa avrebbe saputo perfettamente come reagire, di fronte alla gentilezza si trovava del tutto impreparato.
Per fortuna, l'arrivo delle bevande lo salvò dalla necessità di rispondere, anche se, per sfortuna, fu motivo di un nuovo imbarazzo. La bella e giovane cameriera dai capelli rossi inciampò proprio poco prima di arrivare al tavolo, facendo rovesciare l'intero vassoio addosso al povero Sandor.
"Oh, sono mortificata davvero!" esclamò lei, rimettendosi prontamente in piedi.
E prima ancora che si facesse vedere in viso, Sandor ricollegò quel peculiare cinguettio. Una volta che i loro sguardi si incrociarono, gli scintillanti occhi azzurri di lei e le cicatrici di lui furono i definitivi segnali di riconoscimento.
"Sansa. Sansa Stark" disse lui semplicemente.
"Sandor Clegane" replicò lei, accennando un sorriso e, contemporaneamente, diventando più rossa dei suoi capelli.
Solo la settimana scorsa avevano trascorso insieme una serata insospettabilmente piacevole alla gara di latino americano dove si erano parlati per la prima volta. Dopo qualche ballo, lei era arrivata perfino a lasciargli il numero di telefono, anche se lui non aveva ancora trovato il coraggio di chiamarla.
"Mi scuso tantissimo. Lavoro qui da poco e non ho ancora preso il giusto ritmo e..." Si interruppe e, come colpita da un pensiero improvviso, afferrò un fazzoletto sul tavolo e si sfilò una penna dal taschino. "Ecco, ti lascio il mio numero... Di nuovo. Chiamami per le spese di lavanderia, davvero. È colpa mia" disse con leggero imbarazzo e un nuovo dolce sorriso, prima di allontanarsi.
Sandor restò quasi imbambolato a fissare non lei, ma quella sequenze numerica che in realtà conosceva già a memoria. Questa volta l'avrebbe chiamata, pensò, e la lavanderia sarebbe stato l'ultimo degli argomenti.
"Sarà pure imbranata però è carina" commentò Davos, distogliendolo dai suoi pensieri.
"Credevo fossi già impegnato, Seaworth".
"Oh sì, una rossa mi basta e avanza nella vita" replicò, ridacchiando leggermente. "Lo dicevo per te! È ora che trovi un po' di felicità nella vita e l'amore è sempre una buona idea..."
Sandor non lo lasciò finire. Gli lanciò un'occhiata truce, tornando in modalità Mastino.
"Va benissimo la tua barca, Seaworth. Non metterti ora pure a fare il Cupido del cazzo!"





NDA: Lo so, è passato un po' di tempo dal mio ultimo aggiornamento, ma purtroppo ho avuto vari imprevisti e non ho avuto una salute ottimale... Oltre alla carenza di ispirazione. Eccomi qui però di nuovo a divertirmi con questi prompt (e a infilare accenni Red Onion anche dopo non c'entrano nulla) ahah. Spero che anche questa oneshot vi sia piaciuta, alla prossima!
*Per questa cosa mi sono inspirata in realtà a Rory McCann, l'interprete di Sandor, che effettivamente ama trascorrere tempo in barca.

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Capitolo 9
*** #10 [Cersei/Qyburn + Jaime + Jorah] ***


10- 5 non riesce proprio più a tenere nascosti i suoi sentimenti, deve dichiararsi! 7 o 8 lo aiuta a ideare un piano perfetto.
Imprevisto!Bonus: 10 manderà a monte tutto.
[Contesto: High school!AU. Ships: Cersei/Qyburn]



"Sorella, non credevo proprio fossi il tipo da essere così timida e imbarazzata in questioni di cuore!"
Cersei Lannister prese i libri dal suo armadietto e si concesse un attimo per scrutare Jaime, affascinante come sempre nella sua divisa da capitano della squadra di football. C'era un tempo in cui erano stati amanti, ma ora quel sorella così esplicito e chiaro non la disturbava più come solo fino a qualche settimana prima. Il suo fratello adottivo si era fidanzato con Brienne Tarth, la capitana della squadra di football femminile, e lei, capo cheerleader e membro del consiglio studentesco, aveva perso inaspettatamente la testa per il riservato, misterioso e terribilmente intelligente professore di scienze.
"È un insegnante, Jaime! E sembra anche essere immune al mio fascino, lo credi possibile?" replicò alla fine con un sospiro irritato, sbattendo rabbiosamente l'anta dell'armadietto.
"Oh, andiamo Cersei, nessuno può resisterti!" ribattè lui con un sorriso spavaldo e carico di sottintesi. "Ascoltami, ho in mente il piano perfetto per farti notare da lui. Vuoi sapere?"
La giovane esitò un attimo, poi curvò le labbra in un breve sorriso. "Sentiamo, dai" concesse, tentando di nascondere l'entità del proprio interesse.
Jaime ridacchiò apertamente e le passò amichevolmente un braccio attorno alle spalle, snocciolando la sua brillante idea durante il tragitto verso l'aula. 

 
**
 
Le coppie per il lavoro di laboratorio furono organizzate in una velocità sorprendente ma con un risultato altamente prevedibile: Beric e Thoros; Jaime e Brienne; Jon Snow e Daenerys Targaryen... Cersei scosse tra sè e sè la testa alla vista di quell'ultima coppia. Il povero Jorah era da almeno tre anni che perdeva la testa dietro la bella ragazza albina, nonostante lei praticasse una sistematica friendzone preferendogli ogni volta qualcun altro. Eppure Jorah rimaneva sempre al suo fianco e, anche adesso, si era rassegnato a lavorare proprio insieme a Daario Naharis, l'ultimo scarto di Daenerys. Certe volte Cersei avrebbe voluto avere un ragazzo che le fosse devoto come Mormont, che la vedesse stupenda oltre i suoi difetti e che le perdonasse ogni singola mancanza. Tuttavia, una singola fugace occhiata di compassione nella sua direzione le bastò per liquidare quel momento di empatia, per tornare poi a concentrarsi sull'idea che le aveva suggerito Jaime. Ben conscia del numero dispari degli alunni, aveva rifiutato prontamente la proposta della sua migliore amica Melisandre - lasciandola nella compagnia non proprio sgradita di Davos Seaworth - e si era diretta a passo deciso verso la cattedra. 
"Professor Qyburn, purtroppo sono rimasta senza compagno. Potrei forse lavorare direttamente con lei?" chiese nel tono più sensuale che riuscì a tirare fuori. 
Di fronte a quella inusuale vicinanza e al sorriso suadente della ragazza, Qyburn mostrò per la prima volta un segno manifesto di attenzione per la sua bellezza. 
"Assolutamente, signorina Cersei, la seguirò personalmente" rispose infatti accennando un sorriso, dopo un attimo di esitazione. 
Perfetto, il primo passo era fatto! Ora in un'intera ora di lavoro fianco a fianco, non sarebbe stato affatto difficile riuscire a instaurare una casuale conversazione su altri argomenti e magari perfino manifestare i propri sentimenti e poi... Il sogno ad occhi aperti della ragazza si interruppe però improvvisamente nell'udire la voce di Jorah Mormont alle sue spalle. 
"Professore, Cersei può unirsi a me e Daario! Possiamo lavorare benissimo in tre!" 
Cersei si voltò quasi di scatto, incrociando lo sguardo gentile di quel ragazzo con cui aveva scambiato sì e no cinque parole in tutto l'anno scolastico. 
"Splendido allora! Se per voi non è un problema, ricalibrerò l'esercizio in modo da poter essere svolto in un gruppo di tre" approvò il professore, con una nota di inspiegabile sollievo nella voce. 
Con una lentezza esasperante e un'espressione chiaramente poco entusiasta, a Cersei non restò altro da fare che dirigersi verso i suoi nuovi compagni di lavoro. 
Internamente maledisse lo spirito cavalleresco di Jorah Mormont. E soprattutto se stessa, per aver desiderato di aver un ragazzo come lui al suo fianco... Com'è che si diceva infatti? Attenzione a quello che desideri, perchè potresti esattamente ottenerlo! 





NDA: Ammetto di essermi divertita da morire nello scrivere questa breve one-shot! Il povero Jorah viene trattato male anche quando prova a fare il perfetto cavaliere ahah Spero che sia piaciuta anche a voi, a presto!

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