Aria di Tempesta

di Kuro Iri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A metà ***
Capitolo 2: *** Dove sono? ***
Capitolo 3: *** Tempesta ***
Capitolo 4: *** Una storia ***
Capitolo 5: *** Rieccomi ***
Capitolo 6: *** òkolok e guardiano ***
Capitolo 7: *** Werom ***
Capitolo 8: *** Cerimonia ***
Capitolo 9: *** Partenza ***
Capitolo 10: *** Capitale ***
Capitolo 11: *** Turisti ***
Capitolo 12: *** Ritorno ***
Capitolo 13: *** Morso ***
Capitolo 14: *** Preparazione ***
Capitolo 15: *** Nel buio ***
Capitolo 16: *** Scoperta ***
Capitolo 17: *** Distruzione ***
Capitolo 18: *** Abbandonare? ***
Capitolo 19: *** Preludio ***
Capitolo 20: *** L'inizio... ***
Capitolo 21: *** ...I due mondi... ***
Capitolo 22: *** ...E la fine ***
Capitolo 23: *** Epilogo ***
Capitolo 24: *** O forse no? ***



Capitolo 1
*** A metà ***


Non so dirvi esattamente quando comiciò tutto, se alla mia nascita, o molto prima, prima ancora che i Guardiani si svegliassero, so solo che per quanto abbia cercato di scappare dal mio destino, quello mi ha sempre trovato. Alla fine mi sono arresa, e quando il vento mi sostiene, non posso fare altro che pensare a quanto sono stata sciocca. Quella che vi voglio raccontare, è la storia di una sconfitta: ho perso la mia lotta contro il destino, ma questo ci ha portati alla vittoria. Tutta colpa di una pietruzza rossa...

 
La bambina giocava con le onde sulla spiaggia. Si divertiva a scappare poco prima che l'acqua le bagnasse i piedi, un felice gioco infantile. Improvvisamente, qualcuno l'afferrò brutalmete per le spalle e ka portò lontana dalle onde. La piccola non tentò nemmeno di ribellarsi, sapeva di aver disobbedito allontanandosi dagli altri ma tremava sapendo cosa le sarebbe toccato. Quando venne messa a terra, sollevò lo sguardo verso la donna davanti  a sè. Non lo vide nemmeno partire. Il dolore espolse rosso nella testa della bambina, che cadde sulla spiaggia. Udì confusamnte qualcuno che le diceva di sbrigarsi a raggiungere gli altri. la bambina si tirò su e si avviò. Si asciugò una goccia di sangue che le colava dal labbro con la lingua prima che potesse essere notata dai più grandi. quando finalmete arrivò all'orfanotrofio, si accorse di avere la mano destra sreatta a pugno. l a aprì lentamente. Un piccolo bagliore rosso si riflesse nei suoi occhi. 

Erano passati dieci anni. Yoko accarezava dolcemnete e sovrappensiero la pietruzza rossa incastonata nel bracciale di cuoio che si era fabbricata per avere sempre con se quel bagliore che le faceva compagnia. L'orologio della sua compagna di stanza indicava qualche minuto ancora alla mezzanotte. Incapace di aspettare oltre, si alzò e uscì dalla finestra calandosi dall'albero fuori da essa. Scappò sulla spiaggia, si mise a sedere su uno scoglio con i piedi nell'acqua, stranamente calmissima, e cominciò a disegnare: prima le onde, poi lo scoglio sulla sinistra, le stelle nel cielo limpidissimo e poi... La matita si bloccò a pochi millimetri dal foglio. Doveva disegnare la luna, ma qualcosa le disse di fare un modifica al paesaggio. Temperò nuovamente la matita e tracciò due cerchi, di cui uno più piccolo, poi prese il carboncino e ombraggiò le due lune. Tornò in camera che cominciava ad albeggiare.
Sentì qualcuno soffiarle nell'orecchio. Aprendo un occhio , vide la compagna di stanza con un sacco in mano. Il sonno l'abbandonò immediatamente. Erano solo le sette di mattina, ma per loro era già troppo tardi. In fretta e furia riempirono il sacco con i loro tesori. Non appena finirono, Yoko si acalò sull'albero e cominciò a spostare le foglie secche che nascondevano il telo. Lo sollevò e si fece passare il sacco dall'amica. Dopo averlo sistemato in modo che non lo si potesse notare, tornò in camera. Mentre le due ragazze is infilavano nuovamente sotto alle coperte, udirono un tonfo e una parolaccia soffocata. A quanto pareva, i due della camera accanto non avevavano ancora imaprato a svegliarsi in tempo. Stanca per la notte in bianco, Yoko si addormentò. Venne svegliata da una porta che sbatteva e da una voce che ordinava loro di alzarsi. Yoko e Cassie si alzarono immediatamente, ormai abituate alla routine che ogni primo del mese le obbligava a nascondere tutto ciò che avevano per salvarlo dalle incursioni dei responsabili, in questo caso un uomo secco secco sulla cinquantina che non si fece scrupoli a rovistare tra le loro cose finchè non si considerò soddisfatto. Se ne andò dopo averle avvisate che la colazione sarebbe stata fra dieci minuti. Le due ragazze si scambiarono un'occhiata e tirarono un sospiro di sollievo. Quel giorno ci sarebbe stata la gita in barca, e se non avessero superato il controllo sarebbero rimaste a casa. Cassie, fedele al suo amato nero, mise una magietta e dei pantalncini di quel colore. Solo le scarpe stonavano: erano bianche. I cortissimi capelli neri erano raccolti in tante treccine. Yoko aveva preferito una maglia senza maniche azzurra e un paio di shorts da ginnastica neri, oltre alle scarpe bianche. Stava per farsi la coda, quando Cassie la fermò. La fece sedere e cominciò a farle una treccia. L'altra sospirò. A volte desiderava non averle mai rivelato che quello fosse il colore naturale dei suoi capelli. Purtroppo, aveva scoperto anche le sue lenti a contatto colorate. Quando andò in bagno a metterle, fece attenzione a tenere lo sguardo fisso sulla sua pietra: non sopportava di vedere il colore delle sue iridi. Tre minuti dopo erano alla loro tavola per la colazione. A giudicare dalle espressioni, non molti avevano passato il controllo: in barca sarebbero stati solo in dieci, gli altri venti sarebbero rimasti a casa. Prima di partire tornarono tutti in camera, dove i dieci fortunati lasciarono dei cioccolatini ai compagni. Yoko compì il semplice gesto di nasconderne tre sotto il cuscino come se fosse un rito. Era lì da sedici anni, da quando era nata, e aveva appreso ormai da tempo la regola secondo cui chi passava i controlli delle camere dovesse lasciare qualcosa a chi non ce l'avesse fatta nel momento in cui sarebbero entrati nelle camere per riordinarle. Finalmente, il gruppo partì per il porto. Mentre la barca si allontanava, Yoko si mise a prua e chiuse gli occhi. Il vento le accarezzava il volto, sentiva come se qualcosa le mancasse. Sentì una lacrima colarle lungo la guancia, ma non la fermò, anche perchè nel momento in cui cadde uno dei responsabili la chiamò per la discesa. Mentre si metteva la crema, l'uomo le si avvicinò con Mike, il bullo dell'istituto, che aveva il volto attraversato da un ghigno. il cuore di Yoko accellerò.
"Goditi la gita, perchè quest'anno non ne farai altre. Inoltre, l'albero di fronte alla tua stanza verrà abbatuto perchè tu non esca più la notte. Il signorino qui presente mi ha appena parlato delle tue scappatelle notturne"
Mentre si allontanava, Mike si fermò per godere del suo trionfo: lui e Yoko non si sopportavano fin da piccoli, e questa loro guerra andava avanti facendosi sempre più violenta. L'ultimo tiro del ragazzo aveva appena tolto a Yoko ciò a cui la ragazza teneva di più. Quando i loro occhi si incontrarono, gli sferrò un pugno tale da spaccargli il naso. Mentre si allontanava, il ragazzo le consigliò di guardarsi le spalle. Quando furono lontani, Cassie si avvicinò all'amica.
"Che voleva quel troglodito? Il pugno che gli hai dato?"
Yoko non rispose. Raccolse qualcosa dalla spiaggia e lo gettò in acqua. Poi si sedette sul suo salviettone, accarezzando la sua pietra rossa. Cassie sospirò: ogni giorno l'amica parlava sempre meno, mentre di notte diventava un agran chiaccherona. Quando tutti si furno cambiati, entrarono in acqua. Yoko invece si arrampicò sulla scogliera con un taccuino e una matita. Quando ripose la matita, si accorse di aver disegnato tutt'altro rispetto a ciò che aveva davanti: il disegno mostrava la veduta aerea di una foresta rigogliosa, attraversata a metà da un fiumicciattolo che rifletteva i raggi del sole. Guardando meglio, si poteva notare una zona più scura. Chiuse il taccuino e allungò una mano per recuperare il bracciale. Lo stava sfiorando, quando qualcuno la bloccò da dietro spingendola a terra. Alzando lo sguardo, per quanto possibile, vide il solito ghigno di Mike mentre il ragazzo faceva un cennoa quello che la bolccava. Poi, il suo cuore perse un colpo: il bracciale era finito sul bordo della scogliera.
"Ti avevo avvisata di guardarti le spalle. Ora ci divertiamo!"
Aveva in mano il taccuino, ma Yoko non se n'era accorta: aveva lo sguardo fisso sul bracciale. Il ghigno di Mike vacillò: era sicuro che minacciando di strappare tutti i suoi disegni avrebbe avuto la sua completa attenzione, ma quella ragazza aveva occhi solo per quella stupida striscia di cuoio con un'ancor più stupida pietra. Afferrò il metno della ragazza e la costrinse a guardarlo negli occhi. Lei però girò lo sgurado verso il bracciale. La rabbia di Mike esplose. Prese a dare ceffoni alla ragazza, e non si fermò finchè non ebbe il fiatone. Nonostante il labbro spaccato dal quale scivolava una gocciolina scarlatta, lo sguardo di Yoko non si era allontanato dalla pietra e dalla sua bocca non era uscito nemmeno un gemito. Mike allora le si accucciò davanti col taccuino aperto, coprendole la visuale del bracciale. Per la rima volta, la ragazza cercò di liberarsi. L'aguzzino sorrise. Prese il disegno con le due lune e lo strappò. Yoko sentì uno strano battito, qualcosa che la spingeva a recuperare il bracciale con ancora più ugenza. Provò a liberarsi con più forza ma non ci riuscì. Sentì qualcosa colarle dagli occhi. Lacrime? Yoko era dubbiosa, non stava piangendo, allora cos'era? Vide Mike sobbalzare.
"Ma che... Che diavolo sei?"
Finalmente la ragazza capì: le era già successo un volta, ed era il motivo per cui Cassie conosceva il segreto dei suoi occhi. le sue lenti a contatto si erano liquefatte. In quel momento le iridi erano ben visibili: due cerchi di colore diverso, uno giallo e uno azzurro ghiaccio. Normalmente, avrebbe chiuso immediatamente gli occhi per proteggersi, ma in quel momento l'enorme forza che sentiva dentro di sè le fece agganciare lo sguardo di Mike. Dal canto suo, il ragazzo comiciò ad avere paura di quello sguardo che risvegliava in lui un terroe e un rispetto antichi. Dopotutto, anche gli occhi della ragazza lo erano, antichi. Stingendo i denti, il ragazzo strappò un secondo disegno, quello che la ragazza aveva appena finito. Yoko no battè ciglio. A disagio, MIke si spostò leggermente, e il bagliore della pietra si riflettè negli occhi della ragazza, che cercò di liberarsi con una forza sempre maggiore, proporzionale alla tempesta che infuriava in lei. La furia di Mike traboccò nuovamente. Voleva far pagare quel pugno alla ragazz, ma sembrava che non le imporatsse iente a parte il bracciale. Il bracciale... La osservò attentamente: il modo in cui cercava di liberarsi era strano, come se avesse avuto qualcosa sulla schiena. Il ragazzo si girò e prese il bracciale. Improvvisamente, Yoko si congelò. Nei suoi occhi si leggeva solo terrore. Mike sorrise: finalmete aveva ottemuto quello che voleva. Allungò un braccio verso il vuoto e aprì la mano. Il tempo rallentò: Yoko vide le dita aprirsi, si torse violentemente nelle braccia che la imprigionavano fino a liberarsi. Mentre si tirava su, vide il bracciale scomparire oltree il bordo della scogliera. Attorno a lei la realtà cominciò a distorcersi, finchè alla ragazza non sembrò che loro tre galleggiassero sopra le acqua impetuose di un fiume, mentre il bracciale cominciava la sua caduta lungo la cascata. Si tuffò per rcuperare il suo tesoro. Mentre afferrava il cuoi, si girò, ma dietro di lei non c'era nessuno, solo un fiume. Abbassando lo sguardo, sentì il terrore afferrarle la gola: una cascata si tuffava per oltre cinquanta metri in un altro corso d'acqua. Incredibilmente, ciò che vedeva era identico al suo ultimo disegno. Yoko, a questo punto, compì un  gesto che da anni non eseguiva durante il giorno: aprì la bocca e gridò. Appena il suono uscì dalla sua bocca, il tempo riprese a scorrere e la gravità la chiamò a sè. La caduta terminò in un'acqua gelida, contro alcune radici che distrussero il costume della ragazza, e i cui brandelli vennero portati via dalla corrente. Affannosamente,  Yoko nuotò verso la superficie. Fece appena in tempo a prendere un respiro profondo che un tronco la colpì alla tempia, facendole perdere i sensi. Mentre veniva trascinata dalla corrente, dalla mano stratta apugno si sprigionò un intenso bagliore rosso. Delle venature color del fuoco, partendo dalla mano, si propagarono per tutto il corpo. Una volta che furono dappertutto, si allargarono finchè l'intero corpo no fu color del fuoco. Improvvisamnte, tutto il rosso venne assorbito da un punto al centro della schiena della ragazza. Quando scomparve del tutto, si levò una nota cristallina dal corpo di Yoko, che si spanse come le onde causate da un sasso gettato in acqua. Inconsapevole di quanto succedeva, la ragazza allungò mentalmnete una mano per afferrarne un'altra, che le veniva tesa da una creatura in controluce. Quando l'ebbe afferrata, dalla schiena della creatura eruppero due immense ali che l'avvolsero. Poi, nella mente della ragazza si fece buio.
Leiyra stava sistemando il tetto della capanna. L'ultima tampesta aveva causato molti danni, e tutti quanti si stavano dando da fare per rimettere in piedi il viallaggio. Improvvisamente, uno stormo di uccelli si levò in volo lanciando gioiosi richiami. Gli alberi cominciarono a essere  scossi da un forte vento. La terra comiciò a cantare. Leiyra, assieme al resto del suo villaggio, si precipitò dal Saggio. Tra tutti, era la più veloce, e arrivò prima. Entrò come un tornado nella capanna, ma si bloccò: il Saggio aveva le lacrime agli occhi.
"Oh, piccola santer, sei troppo giovane per capire la gioia che mi pervade! Finalmente, finlmente è arrivato! Dopo cento anni, la nostra gente potrà essere salvata!"
Udendo il resto del villaggio che vociava fuori dalla sua porta, si fece aiutare da Leiyra, uscì davanti ai suoi compagni e alzò le braccia. In quel momento, una nota cristallina toccò tutti i presenti.
"Che il popolo degli alberi, il longevi elfi gioiscano, perchè oggi la nostra terra ha ritrovato ciò che le mancava!"
Il ragazzo appoggiò pesantemente la cesta a terra e si massaggiò le braccia. Sorrise mestamente fra sè: non sarebbe mai diventato un bravo contadino. In quel momento, un forte vento spazzò il villaggio. Mentre si proteggeva gli occhi dalla polvere, tutti gli animali impazzirono. Non solo loro. La porta di una capanna si aprì e il pazzo del villaggio ne uscì gridando.
"é tornato! è tornato! è qui!"
Il ragazzo non ci capiva più niente.
"Chi sarebbe tornato?!"
Le zanne affondarono nella carne ancora calda della preda e la strapparono violentemente. Improvvisamente, un coniglio dalle lunghe orecchie rosse gli saltò sul muso e si fermò davanti a lui. il predatore ringhiò minaccioso, ma il coniglio non si allontanò. Il vento cominciò a soffiare impetuoso. Alle sensibilissime orecchie del predatorearrivò una nota cristallina che lo fece ululare dal dolore e dalla rabbia, una furia omicida che si sarebbe placata solo con la morte del nemico. Sentì i suoi compagni rispondergli, e seppe che il suo timore si era avverato.
"Il Guardiano è tornato!"

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Capitolo 2
*** Dove sono? ***


Caldo. Ruvido. Fresco. Dolore.
Non appena si fu svegliata, Yoko si accorse sotto una coperta su un letto, con uno strano abito ruvido, la testa fasciata con qualcosa di fresco e un gran dolore alla testa dove il tronco l'aveva colpita. Aprì lentamente gli occhi, ma puntini rossi cominciarono a danzarle davanti, così li richiuse. Le venne in mnete il bracciale che cadeva, e presa dal panico si alzò di scatto, solo per tirare un sospiro di sollievo nel constatare di averlo ancora in mano, seguito subito da un violento capogiro. Quando le fu passato, si allacciò il braccaile al polso e accarezzò la pietra. Poi si alzò e cominciò a esplorare la stanza: era completamente di legno, con attrezzi agricoli e piante essiccate sulle pareti e appese alle travi del soffitto. Il pavimento era coperto da semplici stuoie di apglia intrecciate. Girandosi, vide che anche il letto nel quale era fino a poco prima aveva il materasso di paglia. Si voltò dall'altra parte e si bloccò: evitava di guardare il suo riflesso o le sue foto da molti anni, quindi rimase sorpresa nel notare che le particolarità del suo aspetto su di lei avevano un effetto quasi magico. La ragazza era molto alta e slanciata, con la pelle abbronzata, anche se non scurissima (Cassie avrebbe detto d'oro), un volto affilato con il naso dritto e leggermente all'insù, sopracciglia ben disegnate, gli occhi dai diversi colori con un'aria fiera e i lunghissimi capelli bianchi che le incorniciavano il volto arriavavano a metà coscia. Sorrise: denti bianchissimi fecero capolino dalle labbra. Si avvicinò allo specchio, ma ebbe un capogiro e fu costretta a fermarsi. Quando si fu ripresa, si accorse di due voci che discutevano oltre la porticina sulla sinistra.
"Non puoi tenerla qui! Non sappiamo chi sia, e forse nemmeno cosa!"
"Andiamo! é solo una ragazzina ferita, è nostro dovere aiutarla! Non avrai paura, vero?"
"Non è paura. Insomma, quante persone conosci della sua età ad avere di già  capelli bianchi? Inoltre, dimmi quante persone vanno in giro nude nella foresta? Nessuna! Quella ragazza è un pericolo!"
"Bhe, questa è casa mia, e ci facco stare chi voglio!"
Mentre si avvicinava alla porta, Yoko inciampò su un attrezzo e finì contro la parete con un gran baccano. Le voci si zittirono e la porta si aprì. Sulla porta c'era una donna con una lunga gonna marrone, un grembiule bianco, un gran sorriso e delle forti mani.
"Oh, bene, ti sei svegliata! Vieni, avrai fame! Poverina, hai dormito per due giorni, due! Ma ora ti riprenderai, sì sì! I miei intruglioni fanno miracoli!"
"La ringrazio molto signora"
"Signora? Questa è balle! Chiamami Mà Tia, come tutti"
"allora grazie Mà Tia"
"Così si fa! Quel gran brontolone là dietro è Feom, mio marito. Non badare a quello che dice, è sempre scontroso"
"Scusi, mi puo dire che ore sono?"
"Non ho capito"
Mà Tia stava sorridendo furbescamente. Quabdo capì perchè, la ragazza sorrise e modificò la domanda.
"Che ore sono?"
"Quasi le undici"
Un campanello suonò nella mente di Yoko, ma non ci fece caso. Divorò tutto ciò che le veniva offerto con molto appetito, ma ad un certo punto avvertì qualcosa dietro di sè. Nella sua mente si andò formando l'immagine di uno strano animale, e una grande rabbia mista a paura la fecero girare di scatto, la mano sopra al coltello. Dietro di lei, Feom la fissava corrucciato. Qualcuno bussò alla porta e Mà Tia andò ad aprire.
"Ah, finalmete sei arrivato! Le consegne sono le stesse, ma vari un aiuto.-  si voltò verso Yoko -vai a prepararti, in camera troverai dei vestiti"
Una volta in camera, vide una gonna molto simile a quella della donna. La stava prendendo, quando lo sguardo le si posò su un paio di pantaloni marroni di pelle, attillati e lunghi fino alle ginocchia. Sopra, c'era un atunica grigia con l'orlo e una manica stracciati. La ragazza abbandonò la gonna per tunica e pantaloni. Maniche e orlo erano troppo lunghi, così li tagliò, ricavandone una cintura e un laccio con cui legò i capelli in una treccia. Si guardò intorno alla ricerca di scapre, poi ricordò che il ragazzo era scalzo, così scrollò le spalle e uscì. Quando vide la tortura alla quale Mà Tia stava sottoponendo il ragazzo, soppiò a ridere. Il poveretto aveva la faccia terrorizzta, infatti la donna lo stava sommergendo di aprole. Appena la vide si alzò di scatto.
"Bene, è arrivata! Noi andiamo! Arrivederci!"
Afferrò Yoko per il polso, la schiaffò in mano un cesto, ne prese un altro, pieno di panni appena lavati, e si precipitò fuori dalla casa. Quando furono in strada, tirò un sospiro di sollievo.
"accidenti a te! Dovevi per forza impiegarci così tanto a prepararti? E poi... Come cavolo sei conciata?"
Lei si guadò i vestiti, poi scrollo le spalle.
"Sono comoda così. C'è qualche problema?"
"No, solo... Bhe, le ragazza indossano la gonna, solo chi ottiene il titolo di cacciatore preferisce i pantaloni... Sono solo rimasto stupito dal fatto questo abbigliamento a quello femminile"
"Cacciatori?"
"Non c'erano al tuo villaggio?"
"Io... Non so... Forse..."
"Allora facciamo così: tu porti i cesti, restituisci i panni puliti e rititri quelli sporchi, io ti parlo del villaggio"
"Così è impossibile: non posso portare due cesti. Facciamo che tu porti qyello dei panni puliti e io quello di panni sporchi?"
"Andata"
Mentre bussavano alle varie porte, Yoko conobbe il piccolo villaggio che portava il nome di Carstal.
"Carstal è uno dei cinque villaggi di cacciatori della contea di Sann, dell'Impero di Edos. L'Imperatore è Erk il Buongustaio. é solo un modo elegante e gentile per dire "grasso come un maiale". Il villaggio si stende per tutta la radura e ovunque non ci siano alberi. Ricorda, mai andare nella foresta: superare il muro difensivo può costare la vita. Solo i caccaitori hanno le capacità e il permesso per entrarvi. Il nome di ognuno indica le sue capacità: Mà Tia, per esempio, significa "padrona della casa". Il Mà lo ha aggiunto lei in seguito. Feom significa "falce". è un agricoltore, uno dei migliori. Seto significa "freccia veloce". è il nome di mio padre. è il migliore dei nostri cacciatori, e per me sarebbe un vero onore oter seguire le sue tracce, ma sembra sia adatto solo per le commissioni. Ogni ragazzo, fino al compimento dei diciassette anni non ha nome, dobbiamo semplicemente fare ogni genere di lavoro, così che sia chiaro quale sarà il nostro dovere nella comunità. Ogni sei mesi c'è la Cerimonia del Nome, nella quale tutti coloro che in quei sei mesi hanno compiuto diciassette anni ricevono il loro nome. Fin qui mi segui?"
"Perchè non si può entrare nella foresta?"
"Ci sono cose pericolose"
"Che tipo di cose?"
il ragazzo si guardò attorno. Qunado si fu accertato che non ci fosse nessuno in giro, sussurrò
"Perchè nella foresta ci sono loro"
"Loro?"
"Loro. Quelli... "
"Quelli?"
"Si, loro"
"Vuoi dirmi di che diamine stai parlando?"
Subito dopo aver urlato, Yoko si toccò la gola, alaborando il significato del campanello d'allarme di poco prima: era pieno giorno e stava parlando senza problemi.
"Scusa, non volevo urlare"
"No, hai ragione. "Loro" sono gli elfi"
Ripresero a camminare. Nel frattempo, il ragazzo le raccontò di tutte le atrocità compiute dagli elfi, i villaggi distrutti, le vite stroncate. Avevano ormai finto il giro e riportato i cesti, quando il richiamo di un corno si levò in aria. Un sorriso si aprì sul volto del ragazzo, che cominciò a correre. La ragazza lo seguì a ruota e per la prima volta vide il muro: era alto circa dieci metri, di solida pietra rinforzata dal metallo, come di metallo era nche la porta che si stava aprendo. Da essa passò un gruppo di cinque persone con archi, frecce e coltelli. Il primo dlla fila aveva le spalle larghe e le braccia forti, i lineamenti molto rozzi e orgogliosi. Barba e acpelli erano un groviglio color terra. Lui e un altro portavano sulle spalle due animali simili a cervi, ma con un corno solo di color verde. Non appena lo vide, il ragazzo gli corse incontro sorridendo.
"Bentornato padre! Avete fatto buona caccia?"
"Zer è morto. Queste bestiacce se lo stavano mangiando quando le ho uccise. La foresta non è un posto per deboli"
Il gruppo si incamminò verso la piazza centrale. Yoko continuava a guardare di sott'ecchi padre e figlio. Non si somigliavano per niente: il ragazzo era molto più aggraziato sia nell'aspetto che nei movimenti, aveva il volto elegante, gli occhi leggermente allungati e i capelli neri lucidi e lisci. Arrivati alla piaza, si staccò dal fianco del padre e si avvicinò alla ragazza.
"Non ci sonigliamo per niente, vero?"
Lei arrossì.
"Scusa. Non volevo fissarvi"
"Non fa niente. Rispetto a quellonche mi è stato detto da altri, il tuo sguadro non mi ha minimamente infastidito"
Cos'è successo?"
Vedi quei lecri?"
"Quelli che ha portato tuo padre?"
"A quanto apre Zer si è ubriacato e non è riuscito a difendersi"
"Così è questa la ragazza trovata nel fuime?"
Seto si era avvicinato senza farsi notare, e il figlio sobbalzò.
"Si, signore"
"Come va la testa?"
"Bene, grazie"
"Quanti anni hai ragazza?"
"Diciassette fra un mese"
"Bene. Allora tu e mio figlio sarete insieme alla prossima Cerimonia"
Si allontanò. Yoko si girò verso il ragazzo.
"è possibile salire sulle mura?"
"Si, perchè?"
Nessuna risposta. Voltatosi, scoprì che la ragazza stava già correndo verso la scala. Con un sosopiro, la seguì. Il vento faceva muovere lievemente le chiome degli alberi e portava un delicato profumo di fiori ai due ragazzi. Yoko era incantata: non aveva mai visto qualcosa di simile.
"Bello, vero?"
"Già"
"Io sento una forte attrazione verso la foresta, ma non ci entrerò mai!"
"Perchè?"
Non rispose. Aveva lo sguardo fisso sulla foresta che esprimeva paura e stupore. La ragazza guardò anche lei nella sua stessa direzione. Tra gli alberi vide un volto e restò senza fiato: era affilato e raffinatissimo, gli occhi completamente neri, anche la sclera, abiti di pelle attillati, un arco con delle frecce dall'impenaggio cremisi e lunghe orecchie appuntite. L'attaccatura dei capeeli sulla fronte era circontata da iccole piume azzurre e i capelli blu erano raccolti in una lunghissima treccia. Il cuore di Yoko comiciò a battere rapidissimo non appena i suoi occhi incrociarono quelli della ragazza nella foresta, accellerando ulteriormente quando quest'ultima si aprì in un sorriso radioso e le si inchinò. Sussurrò quelcosa, poi si alzò e tornò fra gli alberi. Accanto a lei il ragazzo aveva il respiro affannato.
"Non capisco... Eppure mi avevano detto un acosa diversa..."
"Cose'era?"
"Un'elfa"
"Wow! Era bellissima!"
"Già... Però è strano: mi avevano sempre detto che gli elfi sono dei mezzi animali, delle specie di lupi-uomo... Mio padre me ne ha anche disegnato uno, ma sono completamente diversi da quella che abbiamo visto... Io... Voglio entrare in quella foresta e capire che succede!"
I due ragazzi si allontanarono dalle mura, e per il resto del giorno non ne parlarono più. Quando andò a letto, a Yoko dispiacque che quel sogno fsse ormai finito e di doversi risvegliare all'ofanotrofio. Era talmente stanca che appena si sdraiò, crollò addormentata.
Sognò di essere nuovamente sulle mura. Stava scherzando col suo nuovo amico, quando comparve nuovamente l'elfa. La ragazza si girò per salutarla, ma si congelò a metà movimento: oltr all'elfa, era apparso uno strano animale. Ricordò di averlo già visto, poco dopo essersi svegliata quella mattina, nel momento in cui Feom era dietro di lei. Spinse il ragazzo dietro di sè per proteggerlo e fissò il mostro negli occhi. Quello ringhiò. La pietra rossa sul suo bracciale brillò. La sua schiena fu percorsa da una vampata di calore e provò una strana sensazione, come se qualcosa si fosse aggiunto al suo corpo. Dalla sua gola si levò un grido che costrinse il mostro a scappare guaendo. Vide l'elfa inginocchiarsi a lei, seguita subito dopo anche dal ragazzo. Si pizzicò crudelmente il braccio e si svegliò. Il braccio le faceva un male cane, e guardandolo capì di essersi data veramente il pizzicotto. Sospirando, si rigirò e qualcosa le punse la guancia. Uno stelo di paglia. Si guardò attorno affannosamente e la realtà le piombò addosso: non era un sogno. Era davvero in un altro modo.
Quella notte il ragazzo non riuscì a dormire: continuava a pensare a ciò che aveva visto quel pomeriggio. Quando chiudeva gli occhi vedeva ancora il sole che faceva brillare le piume azzurre dell'elfa, i suoi occhi e il sorriso che aveva fatto. Ricordò che quando si era inchinata aveva lanciato un'occhiata verso l'amica: c'era qualcosa nei suoi occhi, come una tempesta a stento trattenuta. Aveva sentito la spalla destra scaldasi, e per poco non l'aveva toccata. Aveva sempre odiato quella spalla e il segreto che nascondeva, ma da quando aveva visto l'elfa, qualcosa era cambiato. Si alzò dal letto, accese una candela e si mise davati allo specchio. Lentamente, si tolse la camicia. La luce della fiamma illuminava  la chiazza di pelle di serpente che gli creseva sulla spalla: la madre era un'elfa. Tutti avevano detto che era riuscita a nascondersi nel villaggio come un'umana per anni, prima che la scorissero. Notò che era leggermente diversa dal solito: il colore nero delle scaglie era più pieno e i bordi della chiazza rilucevano d'argento. Si rivestì e tornò a letto. Prima di addormentarsi, Ricordò ciò che aveva detto il matto del villaggio sul Guardiano e dell'arrivo simultaneo della ragazza. mentre gli occhi gli si chiudevano, decise che il giorno dopo avrebbe mostrato all'amica la spalla.

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Capitolo 3
*** Tempesta ***


Il ragazzo bussò alla porta di Mà Tia preoccupato: erano passate le nove, ma l'amica non era ancora uscita di casa.
"Oh, per fortuna sei arrivato! Prova tu a convincerla a uscire, perchè una testa dura come la sua non l'ho mai vista"
Il ragazzo entrò in casa e si diresse verso la camera dell'amica. Fece capolino dalla porta con un sorriso.
"é permesso?"
Nessuna risposta. Entrò chiudendo la porta e si sedette al suo finaco sul letto.
"Cosa c'è?"
"Voglio tornare a casa"
Il ragazzo ci restò male.
"Perchè? Non ti piace qui? Qualcuno ha fatto qualcosa di sbagliato? O è colpa mia?"
Lei rimase in silenzio per un pò. Poi alzò lo sguardo, lo fissò negli occhi e gli raccontò tutto. Quando finì erano ormai le dieci. Il ragazzo sembrava un baccalà e a Yoko scappò un sorrisetto, che sparì subito dopo, quando cominciò a togliersi la camicia. Il suo sguardo fu attratto da un macchia nera sulla pelle della spalla. La toccò: era fredda e liscia. Sembrava...
"Mia madre era un'elfa. Ho questa stupida pelle di serpente da quando sono nato"
Yoko lo fissò a occhi sgranati, stupita che glielo avesse rivelato.
"Poco prima che arrivassi, il villaggio è stato spazzato dal vento, e il matto ha gridato che "il Guardianoera tornato". Io credo che si tratti di te"
"Io?! Mi spiace, ma non dovrei nemmeno essere qui. Voglio solo tornare a casa!"
"Però ora sei qui. Per favore..."
Yoko sospirò.
"Esci che mi cambio"
L'altro sorrise.
"Sbrigati"
Dopo dieci minuti stavano andando a distribuire le erbe mediche preparate dalla vecchia Chio. Finirono prima di mezzogiorno e andarono a mangiare sotto alle mura: i cacciatori stavano per uscire e il ragazzo voleva salutare il padre. Quando il portone si chiuse, qualcuno sbucò da dietro una casa: tre ragazzi molto muscolosi, coi bicipiti che tendevano al massimo le maniche. Il più alto si fermò davanti a Yoko con un sorrisetto arrogante stampato sul volto.
"Ehi, bellezza, perchè non vieni con noi?"
"Si, dai, ti divertirai come non mai"
"Mi spiace molto, ma sono con un amico. Potreste andarvene?"
Una vena comiciò a pulsare sulla fronte del primo.
"Ehi, chi ti credi di esser? Come osi rifiutare un mio invito?"
La ragazza non rispose. L'armadio fece un segno agli altri due: uno bloccò Yoko con le braccia dietro la schiena, l'alro fece lo stesso con il ragazzo.
"Ora guarda attentamente, e pensa bene alle parole da usare"
Strinse il pugno, caricò e sferrò un colpo al naso del ragazzo.
Lui gridò.
Sorridendo, l'armadio continuò a tempestarlo di pugni.
Il campo visivo di Yoko si ridusse, finché non comprese solamente l'amico e il suo carnefice.
Nella sua mente, il rumore dei pugni somigliava sempre più a quello di tuoni.
Il pugno cominciò a colorarsi di rosso.
Una goccia atterrò sul volto di Yoko.
Nella mente della ragazza si consolidò una sua immagine circondata da una tempesta.
Udì un altro rombo di tuoni.
Per la prima volta, provò il sapore della rabbia.
La tempesta attorno a lei aumentò la propria intensità.
Allungò una mano col palmo verso l'alto.
La tempesta le penetrò dentro.
Tornò  sentire e a vedere normalmente, ma era tutto più nitido e definito.
Attorno a loro cominciò a soffiare un forte vento.
L'armadio non se ne curò.
Il vento si avvolse attorno a Yoko, liberandola.
Il ragazzo che l'aveva bloccata scappò terrorizzato.
Terrorizzata era anche la faccia del ragazzo che bloccava il suo amico.
L'armadio non si accorse di nulla.
Fece un passo avanti.
Il ragazzo lasciò il suo amico e fuggì.
L'altro continuò a colpirlo.
Il rumore del vento copriva tutto.
Nuvole nere oscurarono il sole.
Yoko si lanciò in avavnti e afferrò il polso dell'armadio.
Si accorse dle cambiamento del tempo.
Si girò e vide la ragazza.
Lei vide il suo riflesso nelle sue pupille dilatate.
I lunghi capelli bianchi si erano sciolti dalla treccia e frustavano l'aria.
Il volto esprimeva una rabbia infinita.
Un fulmine la illuminò.
L'iride era splendente.
La pupilla affilata.
Qualcosa di liquido le toccò l mano.
Lo guardò.
Era rosso.
Il vento si intensificò ulteriormente.
Tirò indietro il pugno e colpì.
L'armadio atterrò a quattro metri di distanza.
Lei gli fu subito adosso.
Gli rese colpo su colpo.
Qualquno la fermò.
Il suo amico.
Sanguinava.
Tanto.
Rabbia.
"Basta, ti prego.
Andiamocene"
La rabbia di Yoko si sgonfiò.
Scomparvero tutte le sue energie.
I due ragazzi andarono a ripulirsi dal sangue. Yoko sfiorò il viso dell'amico mentre scendevano le scale, e una volta arrivati ai piedi delle mura tutte le sue ferite erano guarite. La ragazza era scossa da violenti brividi.
"Yoko, come hai fatto?"
Sentendosi chiamare per nome, lo guardò e rimase senza parole: il viso del ragzzo splendeva.
"Io... Ero solo arrabbiata..."
"Sei stata fantastica! Devo ricordarmi di non farti mai arrabbiare!"
Risero. Improvvisamente, la campana dell'allarme prese a suonare, richiamando tutti in piazza. I due si precipitarono sul luogo. Il vento spazzava la piazza e frustava le persone lì radunate.
"La tempesta si sta intensificando. Chiuderemo le porte e nessuno potrà entrare o uscire fiché non si sarà placata"
"E mio padre? E gli altri cacciatori?"
"Non possiamo fare altro che pregare e sperare che tornino"
Stringendo i denti, il ragzzo si voltò e si avviò verso le mura. Qualcuno gli afferrò il polso. Yoko.
"Dove vai?"
"A salvare mio padre"
Nei suoi occhi la ragazza vide che non sarebbe tornato indietro dalla sua decisione. "Non facciamoci vedere"
"Non puoi venire! é troppo pericoloso!"
"Te l'ho promesso: saremmo entrati nella foresta solo insieme"
Dopo un attimo di esitazione, stinse il braccio dell'amica con gratitudin, poi iniziarono a correre verso le mura. Arrivarono al portone quando era rimasto solo uno spiraglio di un metro.Riuscirono a passare per un soffio. Il tonfo della porta che si chiudeva diede loro il benvenuto nella foresta.
"Indietro non si torna"
"Infatti dobbiamo andare avanti"
Yoko si lanciò nella foresta, seguita a ruota dall'amico. Individuarono con abbastanza facilità il percorso di caccia, ma dopo qualche centinaio di metri sembrò sparire. In quel punto la foresta era talmente folta da non lasciar passare il vento. Attorno ai due amici, ora, c'era solo il silenzio.
Crack.
Si girarono di scatto e si trovarono davanti a delle zanne bianche grondanti bava. Da un cespuglio di bacche uscì un qualcosa: il muso somigliava a quello di un lupo, ma era quasi completamente glabro.La pelle era nera e grinzosa, tesa sul cranio, le orecchie erano piegate, gli occhi marroni sembravano umani. Il resto del corpo era scheletrico, le zampe anteriori somigliavano a lunghe braccia che terminavano con mani dai lunghi aritgli. Il ventre era schiacciato contro la spina dorsale. Le zampe posteriori erano normali zampe da lupo. La coda spelacchiata. La creaturagirò attorno ai ragazzi un paio di volte, poi li caricò e attaccò. Yoko sentì nuovamente il vento. Poco prima che il mostro le piombasse addos, fece un gesto con la mano, come per scacciare qualcosa. Una violenta raffica di vento lo colpì sul fianco, scaraventandolo al suolo. Si rialzò più infuriato che mai. La ragazza udì un debole tloin e una freccia si conficcò nell'occhio sinistro della creatura, che prese a scuotere il muso e a graffiarselo nel tentativo di liberarsi della freccia, spandendo gocce di sangue dapperttutto. Qualcuno afferrò i due amici per i polsi e li trascinò lontani da lì. Si fermarono dopo circa venti minuti di corsa, tutti e tre col fiato corto. Yoko fu la prima a riprendersi e squadrò la loro salvatrice. La sorpresa le tolse quel poco di fiato che aveva recuperato: era un'elfa! Gli abiti di pelle neri coprivano quasi competamente un corpo alto, magro e scattante, lasciondo scoperte solo le braccia. A prima vista pensò che indossasse dei guanti, ma guardando meglio notò che erano ricoperte da una morbida peluria nera. Le unghie erano bianchissime e leggermente affilate. I capelli neri erano taglaiti cortissimi, e da questi sbucavano due lunghe orecchie a punta di cui la destra decorata da tre anelli argentati. Quando la guardò, mostrò un volto affilato, con occhi felini dalle iridi verdi e un naso anch'esso felino. Sorrise, mostrando affilati canini simili a zanne. Sulla schiena aveva un arco e una faretrra piena di frecce.
"Certo che siete coraggiosi a uscire nella foresta con questo tempo!"
La sua voce era vibrante, come se stesse facendo le fusa.
"Mio padre è da queste parti, e hanno chiuso le porte. Dovevamo avvisarlo"
"Cos'era?"
L'elfa e il ragazzo si voltarono verso Yoko.
"Cos'era quel coso?"
"Il vero nemico, la vera piaga. Noi li chiamiamo òkolok, i "divora-luce". Se gli umani imaprassero l'importanza della lettura, scoprirebbero che anche loro hanno un nome per gli òkolok, gli Oscuri. Quei mostri identificano loro stessi con un altro nome: Sfescia, "prescelti". Purtroppo, non sono un'esperta. Se accetterete di seguirmi, vi porterò da qualcuno che potrà rispondere alle vostre domande"
"Emio padre?"
"La tempesta è finita. se la caverà"
"Come fai ad esserne certa?"
"Lui e i suoi compagni rispettano la foresta, per questo quando possiamo li aiutiamo"
"Uh"
"Bene! A proposito, io sono Leiyra"
"Yoko"
"Fra due mesi ve lo dico"
Le ragazze scoppiarono a ridere. Dopo due ore di cammino, arrivarono in un'enorme radura con un lago cristallino. Al centro c'era un boschetto, e ai suoi piedi un villaggio. Da esso giungeva il suono di risate chiare come rintocchi di campanelli. Leiyra si mise due dita in bocca e lanciò un lungo fischio. Subito, dal villaggio uscì una processione di elfi festanti che circondarono il gruppo. I due amici video elfi con piume, pellicce, squame, scaglie e colori di ogni tipo. Ricevettero il benvenuto almeno un migliaio di volte. Vennero portati al villaggio, dove stavano festeggiando la nascita di un bambino. Fu così che Yoko e l'amico scoprirono l'amore degli elfi per le feste: decisero infatti di festeggiare anche il loro arrivo. Venne loro offerto il benka, un dolce succo ottenuto dall'unione di alcune bacche particolari; il ragazzo venne invitato in una gara di bevute (che vinse). Dopo la vittoria gli evnne offerta una foglia di saf, che lo fece tornare subito sobrio. Yoko invece si fece coinvolgere nella sfida del cinghiale: vinceva chi finiva per primo il proprio cinghiale speziato oltre il normale. Rimasero solo in due, ma alla fine vinse Yoko, inghiottendo l'ultimo boccone un istante prima dell'avversaria. Quando le fecero i comlimenti, il bruciore alla gola le impedì di parlare. Leiyra le portò un brocca piena di latte, e solo allora la ragazza fu un grado di proferire parola.
"Complimenti al cuoco!"
Tutti risero.

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Capitolo 4
*** Una storia ***


Il giorno dopo, ai due amici vennero prestati degli abiti più eleganti siccome sarebbero andati a parlare col Saggio. Erano ancora intontiti da tutto quello che avevano mangiato il giorno prima, anche perchè le dimensioni della festa erano ulteriormente aumentate non appena gli elfi avevano scoperto di avere del sngue in comune con il ragazzo. Quest'ultimo aveva chiesto se gli potevano prestare una vestito che gli lascisse la spalla scoperta, e ora indossava una camicia nera senza maniche, dei lunghi pantaloni argentati e i lunghi capelli erano raccolti in un codino. Uscendo dalla casa, rimase a bocca spalancata: i candidi capelli di Yoko erano raccolti in centinaia di minuscole treccine, il bracciale di cuoio con la pietra era stato sostituito da uno di metallo nel quale il bagliore rosso sembrava un occhio. I pantaloni della ragazza, di pelle bianca, arrivavano a metà coscia, e sia davanti che sul retro erano presenti due teli decorati con strani simboli, rossi su fondo bianco, che le raggiungevano le ginicchia e terminavano con una punta. La maglia rossa le lasciava la schiena scoperta. Aspettarono che Leiyra li raggiungesse, poi l'elfa li condusse dal Saggio. Appena arrivati in vista della capanna, l'anziano elfo venne loro incontro. Aveva i capelli biamchissimi e radi, gli occhi cisposi e il pelo che gli cresceva sulla fronte e sulle braccia, un tempo dorato, ora era striato di bianco. Anche le zanne, una volta affilate, avevano subito il passare del tempo e si erano smussate.Leiyra si inchinò, subito imitata da Yoko e dal ragazzo.
"Alzatevi! Alzatevi immediatamente! Non esiste che il Guardiano si inchini a me! Anzi, dovete perdonarmi, ma la mia schiena mi impedisce di rendervi il giusto omaggio. Alzatevi!"
Prese per mano la ragazza e la fece alzare. Tutti i presenti piombarono immediatamente in ginocchio. Sulle loro labbra danzava una parola: oh'dal, salvatore.
"Vieni"
Il Saggio condusse Yoko nella sua capanna e la fece sedere su un cuscino. Lui le si sedette davanti e le porse un involto: conteneva una spada corta dalla lama trasparente, affilatissima, con la punta decorata con l'intaglio di una foglia, la guardia di duro legno nero con intarsi d'argento che ricordavano dei fulmini. Quando la toccò, un brivido di luce percorse la lama. Sembrava che quella spada fosse stata forgiata solo per lei.
"Quella spada porta il nome di Kìaraly, venne forgiara dal primo Guardiano nella notte dei tempi. Sei qui per questo, vero? Scoprire chi sei. Allora, ascolta attentamente. Acolta la Storia che ti ha portato qui.
Questa terra un tempo si chiamava Erolor, ed era una landa disabitata. Le foreste crescevano ovunque, le acque erano diamanti liquidi, Gli animali i veri padroni. Un giorno, apparvero gli elfi a condividere con loro la casa e, col permesso della foresta, costruire le loro abitazioni. Passarono gli anni, passarono i secoli. Il popolo degli elfi prosperava e, un giorno, si trovò faccia a faccia con altre creature: su questa terra avevano messo piede gli umani. Le due razze cominciarono a convivere: gli umani insegnarono agli elfi a usare e costruire le armi, gli elfi ricambiarono insegnando loro la scrittura e le arti. Passarono cinquecento anni. Umani ed elfi viveno in un'epoca d'oro, ma qualcuno non era felice: un gruppo di umani considerava gli elfi alla stegua di animali e si rifiutava di considerarli loro pari. Il giorno in cui ebbe inizio quest'epoca di terrore, uno di questi uomini incrociò un elfo solitario nella foresta. La metà sinistra del suo corpo era ricoperta di pelle di serpente dorata. Accecato dall'odio, l'uomo esatrasse il pugnale e colpì l'elfo al cuore, più e più volte. La Natura fremette disgustata, la luce si ritrasse da quella zona e le ombre che albergavano nell'uomo presero il sopravvento su di lui. Nacque così il primo òkolok. Il mostro parlò ai suoi compagni, raccontando quanto era successo, e venne pregato da questi di renderli come lui. Decisero quindi di darsi il nome di Sfescia. Quando trovarono il corpo del loro compagno, gli elfi si infuriarono e rifiutarono altri contatti con gli umani. La sorella del morto, sentendo alcuni di loro paragonare i suoi lamenti a quelli di un maile scuoitao, risvegliò la propria natura sanguinaria. Venne ritrovata da altri umani in mezzo ai loro cadaveri, mani e bocca ricoperti di sangue, le guance striate di lacrime. Umani ed elfi si separarono definitivamente. Gli òkolok prosperavano, e sempre più umani si aggiungevano alle loro schiere. Passarono altri cinquecento anni. Una ragazza umana, la figlia di un capo villaggio, uscì dalle mura per raccogliere i fiori che crescevano ai piedi di quest'ultime, quando un enorme cinghiale la caricò. Sentì un soffio vicino al braccio e una freccia fece stramazzare l'animale. La ragazza si voltò di scatto: un elfo alto, con fronte, spalle, avambracci e nocche ricoperti da uno strato d'oro. I capelli colr del fuoco gli scendevano oltre la vita e gli occhi viola erano colmi di preoccupazione.
Non sei ferita, vero?
Da quel momento si incontrarono ogni giorno. Il loro rapporto diventava sempre più stretto, finchè l'elfo non la portò al suo villaggio e la sposò. Quando la riaccompagnò al villagio degli uomini, il volto della donna splendeva, e nel suo grembo era appena nata una nuova vita. Passarono nove mesi. Il padre del bambino si intrufolò tra gli umnai, cappuccio e guanti a nasconderee il suo aspetto, e si diresse verso la casa della moglie. Giunto a pochi passi da questa, sentì il vagito di un neonato. comiciò a correre, ma vide la levatrice fuggire terrorizzata.
Un demonio! Ha dato vita a un demonio!
La donna venne condotta fuori a forza con un bambino dalle orecchie appuntite stretto al petto. Il piccolo allungò un braccino oltre i teli che lo avvolgevano. Era ricoperto d'oro. Qualcuno estrasse la spada e li attaccò. La lama penetrò il cuore dell'elfo, corso a proteggere la famiglia. Mentre cadeva a terra, il cappuccio gli scivolò dal volto. Mentre la donna e il neonato erano tenuti sotto custodia, gli uomini costruirono un'enorme catasta di legna alla quale vennero legati la donna e il bambino con il cadavere del padre ai loro piedi. Quando le fiamme cominciarono a lambire il corpo dell'elfo, la donna sollevò il figlio verso il cielo.
Proteggilo!
Una luce accecante si sprigionò dal corpo del neonato. Quando scomparve, la donna cadde, senza più forze, sul corpo del marito, venendo consumata insieme a lui dalle fiamme. Sopra di loro, le lune splendevano di luce rossa. Un'antica ballata parla di quel momento:
                    Nella notte come sangue,
                         nelle fiamme voraci,
                    i due tornarono uno
                         e il figlio dell'oro,
                    dalla Natura,
                         protetto,
                    reclamato,
                         per il buio un dì cacciare.
Passò un anno. Un giorno, al villaggio elfico del nord, si presentò un piccolo mezz'elfo dal braccio d'oro.Negli occhi aveva una tristezza infinita e le labbra non avevano mai conosciuto il sorriso. Sedici anni dopo, un gruppo di cinque ragazzi incappucciati entrò nel villaggio natale del mezz'elfo, a cui era stato dato il nome di Okoy. Uno di quei ragazzi era lui, gli altri erano i suoi più cari amici, quattro elfi. Andarono a cenare in una locanda. Nel tavolo a fianco, due uomini stavano parlando di ciò che era accaduto diciassette anni prima. Mentre il discorso proseguiva, Okoy stringeva sempre più la presa sulle posate e i denti.
Certo che è un peccato. Quella donna si è data a uno sporco animale e non ci ha mai nemmeno guardati.
Si è comportata da puttana, potevano far divertire anche noi prima di ucciderla!
Una sedia cadde a terra: Okoy era balzato in piedi, tremando per l'ira repressa. Venne portato fuori dai suoi amici. La luce delle lune sembrava aumentare e diminuire. Il gruppo si infilò in un vicolo e fece da scudo all'amico. Mentre respirava affannosamente, uno dei suoi amici gli mise la mano sulla spalla per confortarlo, un raggio di luce illuminò le piume che ricoprivano il braccio. Uno degli avventori dlla locanda, uscito proprio in quel momento, lo vide e in un batter d'occhio, il gruppo venne circondato da una folla inferocita. Improvvisamente, la luce illuminò il villaggio con violenza. Quando sparì, gli elfi si erano ormai dileguati. Scapparono nella foresta, dove vennero attacati da un òkolok. Un lampo di luce uccise il modstro, che tornò al suo aspetto umano. Okoy prese il corpo senza vita e, ignorando le suppliche dei compagni, lo riportò al villaggio. Non appena fu entrato, tutti i movimenti nel villaggio cessarono. Il cappuccio era abbassato, con i capelli d'oro e le lunghe orecchie a punta ben visibili.
Cinquecento anni fa, apparvero su questa terra gli òkolok, i divoratori di luce. Gli elfi cercano da secoli di sconfiggerli, ma sono mutaforma, e non è possibile riconoscerli. Oggi, è stato svelato il loro segreto: questa donna era una di loro!
Fece cadere il corpo a terra, sicuro di aver vinto l'odio tra le razze. Una freccia gli si conficcò nella spalla.
Pensi che ti crederemo?
Sei solo un animale!
Assassino!
Con gli occhi lacrimanti, Okoy guardò gli umani. Il sogno dei genitori, che gli era stato tramandato, era distrutto. Qualcosa attirò il suo sguardo: uno degli uomini sorrideva malignamente, circondato dalle tenebre. Un òkolok. La luce delle lune pulsò nuovamente, accecando la folla. Quando si placò, al posto del mezz'elfo c'era solo una piuma dorata.
                    Lo sguardo oscuro
                        gli occhi d'oro incontrò.
                    Rabbia.
                         Luce accecante.
                    La luna pulsò
                         e il dorato,
                    dolente,
                         s'involò.
                    Calma.
                         La notte tornò.
                    Del mezz'elfo,
                         nulla.
                    Aspetta.
                        E quella cos'è?
                    Dorata.
                         Soffice.
                    La piuma rivela
                        la nuova era:
                    i Guardiani,
                         i salvatori,
                    i luminosi,
                         coloro che gli oscuri dovran cancellare.
Tornato al villaggio nel quale era cresciuto, Okoy chiese consiglio al Saggio. Venne così a conoscenza di un minerla e particolare, con cui avrebbe potuto combattere. Il giorno dopo, partì. Vide monti, valli, attraversò mari, ma del mineral etrasparente, nessuna traccia. Erano trascorsi dieci anni dall'inizio della sua ricerca, quando incontrò un vecchio. Restò con lui per un anno, finchè la sua vita non si spense. Il mezz'elfo tornò al villaggio ormai trentenne. Affiancato dai suoi quattro compagni, cominciò la sua caccia agli òkolok.
                    Ombra e Luce si scontrarono.
                         Ancora.
                    ancora e ancora.
                        Il Dorato. L'Aquila.
                    Il Selvatico. Il Ferroso. La Serpe.
                         I Figli della Luce.
                    Gli òkolok,
                         i Figli dll'Ombra.
                    Sangue versato,
                         compagni perduti.
                    L'ora arrivò.
                         Soli, il Dorato e la Serpe.
                    Due piccole stelle
                         chiuse in un cerchio d'oscurità.
                    Stanco.
                         Il Dorato guardò la compagna.
                    Gli anni, il tempo
                         sono inclementi.
                    Si abbracciarono.
                         Per l'ultima volta,
                    le piume dorate brillarono.
                         Sulla montagna, la Serpe
                    reggeva il corpo del compagno.
                         Le ultime parole nelle orecchie.
                    Non da qui
                         il mio successore.
                    Da un'altra terra lo sceglierò.
                         Elfo teme umano.
                    Umano teme elfo.
                         Non nascerà
                    in questa terra, ma  a questa terra
                         apparterrà.
                    il suo cuore non sarà,
                         così,
                    macchiato dal viscido
                         pregiudizio.
                    Ecco.
                         Prendi la mia Kìaraly.
                    Che venga a lui
                         data.
Passarono gli anni. I Guardiani si susseguirono. I sovrani umani cambiarono. i divoratori di luce continauavano a vivere indisturbati. Arrivò un ragazzo. Immaginavamo tutti che sarebbe stato lui a liberarci. Si innammorò di un'umana. Mentre raccoglievano erbe medicinali, un òkolok lo prese da dietro. Le piante tremarono.
Non pensarci nemmeno, o la donna morirà.
Non ascoltarlo, distruggilo!
L'esitazione gli fu fatale. Le zanne si chiusero sulla gola del Guardiano, lacerandola. Poi, svanirono. La donna corse incontro all'amato.
Porta... Kìaraly...Saggio...
Non lasciarmi...
Il Guardiano cercò di sorridere.
Dopo... di me...non...uomo...nuovo...Guardiano...una...ragazza.
La vita abbandonò l'ultimo Guardiano.

Il Saggio riaprì gli occhi.
"Lo spirito di quel Guardiano ha scelto te per succedergli. Sei la prima. Accetta ora Kìaraly e il tuo destino"
"Il mio destino? Io non dovrei essere qui. Mi spiace, ma vi siete sbagliati. Io... Voglio solo tornare a casa..."
"La scelta è tua. So che, in ogni caso, anche se ora te ne andrai, tornerai. Il tuo cuore ti condurrà qui"
Yoko sfiorò la pietra sul bracciale. Ricordò la scogliera. Poi Mike. Cassie. La sua camera. I controlli ogni mese. Voleva davvero tornare? Inoltre, era stata via qualche giorno. Era davvero nei guai. Pensò che sarebbe stato bellose tutti si fossero ricordati che ci fosse stata anche lei in quei giorni. Decise. Un vento legegro l'avvolse. Tornò alla scogliera. Invece di sopirsi, il vento sospirò in direzione dell'orfanotrofi. In qualche modo, Yoko sapeva che avrebbe modificato i loro ricordi. Mentre entrava nell'edificio, le sembrò di sentire la voce del ragazzo nel vento che scuoteva lievemente le foglie del suo albero.
"Torna presto, Yoko. Io ti aspetterò"

 

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Capitolo 5
*** Rieccomi ***


Qualcuno le soffiò nell'orecchio. Aprendo un occhio, vide Cassie con un sacco in mano. Con un sospiro, si alzò e cominciò a raccogliere le poche cose che aveva. Era passato un mese da quando era tornata, e non aveva più pensato all'altro mondo. Estrasse la scatola delle lenti a contatto dal cassetto, ma nel tirarla fuori prese dentro un oggetto metallico. Era il braccaile con la pietra rossa. Subito, le tornarono in mente gli elfi, la spada, Mà Tia, i cacciatori, la foresta, gli òkolok. Il ragazzo.
"Torna presto Yoko. Io ti aspetterò"
Per la prima volta provò una fitta di nostalgia. Si riscosse. Finì di mettere i suoi tesori nel sacco, che poi nascose nel buco dell'albero. Tornò in camera e si infilò sotto le coperte. Nonostante fosse stanchissima, non riuscì ad addormentarsi: continuava a ricordare il suo soggiorno a Carstal. Le venne in mente che non conosceva il nome del villaggio di Leiyra. Ricordò la trasparenza di Kìaraly e la sua lama affilata. Ricordò il sorriso del suo amico. La sua nostalgia si acuì. La porta venne aperta di colpo e la luce accesa. Yoko e Cassie balzarono in piedi e attesero la fine dell'ispezione. Nel frattempo, la ragazza si tormentava le treccine che aveva da un mese. Sembrava che non ne volessero sapere di scogliersi.
"La colazione è fra dieci minuti"
Le due amiche tirarono un sospiro di sollievo. Come al solito, Cassie si vestì completamente di nero, tranne le scarpe bianche. Yoko prese una maglietta e un paio di pantaloni a caso. Mentre scendevano verso la mensa, si accorse di avere addosso la maglia che le era stata data dagli elfi. Persa nei suoi pensieri, non si accorse che qualcuno arrivava correndo dal corridoio di sinistra. Finirono entrambi a terra. Era Mike. Quando si rese conto di chi aveva colpito, il suo volto assunse l'espressione terrorizzata che aveva ultimamnete ogni volta che incrociava la ragazza.Finita la colazione, andò a cercarlo. Lo trovò in soffitta, intento a guardare dalla finestra.
"Mike"
"Ti prego ti prego ti prego ti prego ti prego scusami! Non volevo farti cadere dalla scogliera! Avevo paura che fossi morta, e poi mi è sembrato di vedere un  cascata e tu che cadevi e poi ero sulla scogliera e tu non eri col gruppo e sei sparita per giorni e sei tornata e tutti sono conviti che tu sia sempre stata qui e sembri diversa, più forte, ma sei caduta da una scogliera dovresti essere morta, allora perchè sei viva dove sei stata cosa sta succedendo-"
Yoko gli tirò una sbarla e il fiume di parole si interruppe.
"Meglio?"
"Si... Grazie... Ma come fai ad essere viva?"
Cominciò a raccoontare. Quando ebbe finito, l'altro era scettico.
"Dimostramelo"
La ragazza tentennò: da quando er tornata non aveva più sentito il vento. Chiuse gli occhi e si concentrò. Trovò una tempesta, dentro di lei, che aspettava di essere liberata. Lo fece. Il vento comiciò a spazzare la soffitta, Si udì come un lontano rombo di tuono e il cielo cominciò a coprirsi di nuvole nere. Rapido com'era cominciato, finì. Yoko aprì gli occhi e qualcosa di bagnato le colò lungo la guancia. Era salato.
"P-perchè p-piangi?"
Mike faceva capolino da dietro un tavolo, la faccia bianca come un cencio. La ragazza si avviò verso la finestra e osservò a lungo fuori prima di rispondere.
"Mi mancava il vento"
Mike le si avvicinò e si sedette per terra.
"Raccontami com'era quelposto"
Aprì la bocca, ma vennero interrotti dall'inizio delle lezioni. I due ragazzi si guardarono e capirono che la questione era solo rimandata.Prima di cena, si ritrovarono nuovamente in soffitta, dove la ragazza parlò a lungo del villaggio degli uomini. Da quel giorno, ogni momento libero lo passarono in soffitta a parlare. Cassie invece diventava ogni giorno più invadente: continuava a chiedere all'amica se le piecessero le foreste, perchè improvvisamente non avesse più problemi a parlare durante il giorno, perchè avesse cominciato ad arrabbairsi, se avesse mai sognato di volare, cosa pensasse dei lupi,... Dal canto suo, anche Mike la tempestava di domande: com'era dormire sulla paglia? Erano comodi i vestiti umani? E quelli elfici? Com'era Carstal? E la foresta? Aveva visto degli anomali? Come faceva ed evocare il vento? Com'erano gli elfi? Com'era Kìaraly? Quando andava a dormire, Yoko aveva sempre mal di testa. Una sera, Mike le chiese di raccontargli la storia dei Guardiani. La ragazza intendeva usare le stesse parole del Saggio, ma a uscire dalla sua bocca fu un canto:
                    Nella notte come sangue,
                         nelle fiamme voraci,
                    i due tornarono uno
                         e il figlio dell'oro,
                    dalla Natura,
                         protetto,
                    reclamato,
                         per il buio un dì cacciare.
                    ...
                    I due innamorati,
                         nella verde foresta,
                    come fiori,
                         vennero calpestati
                    dal crudele oscuro
                         che la luce teme.
                    Lacrime colano,
                         sorriso tirato.
                    Dopo di me,
                         una ragzza.
                    Prendi ora
                         la trasparente lama.
                    Qunado la Guardiana
                         arriverà,
                    il buio caccerà:
                         il suo cuore,
                    più puro della neve
                         lo vorrò.
                    un respiro sottile,
                         un alito di vento
                    si portò via
                         del Guardiano la vita,
                    dell'amata,
                         cuore, voce e lacrime.

Quando terminò il canto, la gola le doleva e le guance erano rigate di lacrime. Guardando Mike, si accorse che stava oiangendo anche lui. Il giorno dopo, la ragazza tirò fuori il vecchio taccuino su cui disegnava e il carboncino. Cominciò a disegnare tutto ciò che ricordava dell'altro mondo, qualsiasi particolare le venisse in mente, per pio mostrarli a Mike. Verso la metà del mese, il ragazzo le rese i due disegni che le aveva starppato sulla scogliera. Li avreva riattaccati con lo scotch, ma non avevavno perso quel tocco magico dell'sltro mondo. Prendendo in mano il disegno della foresta, un dito le finì sulla zona scura. Un brivido gelido le corse lungo la schiena e il vento turbinò leggermente attorno ai due. Quella sera, in camera,Cassie tese un agguato alla compagna. Appena quest'ultima si infilò sotto le coperte, attaccò.
"Di cosa parlate tu e Mike?"
"Dormi"
"Vi state fidanzando?"
"Sta zitta"
"Non mi vuoi rispondere?"
"Già"
Di cosa parlate?"
"Dormi"
"Che sono quei disegni che gli mostri sempre?"
Yoko si tirò su di scatto.
"Cos'hai detto?"
"Ti ho chiesto cosa sono quei disegni"
"Come fai a sapere dei miei disegni?"
"Vai sempre in giro con quel tuo taccuino e gli mostri tutti i disegni che fai"
"Non sono affari tuoi"
Una sensazione di gelo e pericolo imminenteavvolse Yoko.
"Certo che sono affari miei! Sei la mia compagna di stanza!"
"Non vuol dire che devi stolkerare ogni cosa che faccio!"
Yoko era fuori per metà dal letto, pronta a saltare addosso a Cassie.
"Ah, è così? Quindi a uno che mino a qualche mese fa ti odiava ora puoi dire tutto, mentre a me la tua migliore amica da quando avevi dieci anni, non dici ninte?"
"Non sai di cosa stai parlando: Dormi"
"Mi spiace, ma voglio sapere anch'io di questo altro mondo"
Silenzio.
Gelo.
"Come fai a sapere di cosa parliamo?"
"Ti ho seguito"
Yoko uscì completamente dal letto.
"Chi ti ha dato il permesso?"
"Come hai detto tu poco fa, non mi devi stolkerare!"
"Non ti sto stolkerando! Voglio capire perchè ti stai comportando così!"
Anche Cassie era fuori dal letto, i pugni chiusi.
"Tu non sei stata in nessun altro mondo! Sei stata qui tutto il tempo! Me ne sarei accorta se non ci fossi stata!"
Accecata dalla rabbia, Yoko non si accorse che la luce sembrava allontanarsi dalla compagna.
"Non mi credi?"
"Esatto!"
Il vento si alzò impetuoso. I capelli delle due ragazze frustavano l'aria. I fogli e i vestiti volavano dapperttutto. La stanza, per gli ochhi di Yoko, si illuminò agiorno. I suoi sensi si fecero sempre più acuti. Nel vetro ditro Cassie si riflettè l'immagine di una ragaza che emanava potere. Una treccina vorticò davnti ai suoi occhi, e la ragazza notò con distacco che brillavano di riflessi rossastri. Guardando il prorpio riflesso, si accorse che oltre alla pupilla affilata, gli occhi avevano l'iride più larga, talmente grande da coprire tutta la sclera. Un tuono rimbombò violento: la tempesta stava montando anche all'esterno. Improvvisamente la porta si aprì.
"Yoko! Che stai facendo?"
"Vattene Mike"
Un sorriso maligno si fece largo sul volto di Cassie. Yoko rimase congelata: davanti ai suoi occhi, i denti della compagna si trasformarono in zanne, la pelle si fece nera e grinzosa, lo scheletro si modificò, il corpo divenne scelettrico. Davanti agli occhi esterrefatti e terrorizzati di Mike e Yoko, Cassie si era trasoformata in un òkolok. Sul muso del mostro, c'era soddisfazione.
"Finalmente ti ho trovato, Guardiano!"

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Capitolo 6
*** òkolok e guardiano ***


Il soffio del vento geliodo era l'unico rumore che si sentisse nella stanza. Sulla porta, Mike era impietrito:  quando aveva visto Yoko, le era sembrata una dea, una meravigliosa e potentissim dea della guerra. Alla sua ammirazione, si era però unito il terrore causato dalla trasformazione di Cassie. Davanti ai suoi occhi, le due ragazze che si fronteggiavano parevano due divinità, una della guerra e una del caos. Un angelo e un demone. Un sogno e un incubo. La luce e l'oscurità. Yoko fissò ciò che un tempo era stata la sua migliore amica. Dentro di lei si agitavano terrore, rabbia, preoccupazione, senso del dovere e l'amicizia provata per Cassie. Questo sentrimento, tuttavia, era come la fiamma di una candela in una bufera: stava per spengnersi. L'òkolok fissava l'altra ragazza. Non l'avrebbe mai ammesso, ma aveva paura. Temeva quella creatura così lumiosa che era il Guardiano. Nel suo cuore, l'odio si rafforzò: gli esseri umani erano così deboli, nient'altro che illusi che si ritenevano il maglio del meglio. Odiava anche gli elfi: non facevano altro che dire natura qui, luce là, siamo tutti uguali, bla bla bla... Sciocchi! Una volta che sarebbero stati sconfitti, avrebbe usato le loro ossa per giocare. Ciò che odiava di più, però, era la creatura davanti a sè, l'unico ostacolo tra loro, i Prescelti, e il dominio.
"Perchè?"
La voce del Guardaino le ferì le orecchie: era così limpida, ma sentì anche qualcosa che la riempì di piacere. Il Guardiano stava soffrendo. Il ghigno si allargò.
"Per il dominio, che altro? Tu sei la sola cosa che ce lo impedisce. Io ti ho trovato, e questo è motivo di gloria. Ora ti ucciderò e nel dominio avrò il posto più alto. Non sai nemmeno chi se, non hai ancora incontrato il vecchiaccio che quei damerini degli elfi chiamono Saggio, non conosci la storia di Okoy, non hai mai impugnato-"
"Kìaraly?"
Lo sgomento si diffuse sul volto dell'òkolok.
"Io so. Sono il primo Guardiano femmina, e il Saggio mi ha raccontato do Okoy, Kìaraly ha vibrato nella mia mano e ho visto con i miei occhi un altro òkolok prima di te"
"Non sono un òkolok! Sono una prescelta, una-"
"Sfescia?"
"Come osi! come osi pronunciare quel nome!"
L'òkolok si lanciò contro il Guardiano, ma questa battè le palpebre e una violenta raffica di vento scagliò il mostro fuori dalla finestra.
Mentre si rialzava, Yoko atterrò sull'erba mossa dal vento.
Mike si affacciò.
"Torna dentro, qui è pericoloso"
Un fulmine illuminò le due.
I muscoli dell'òkolok erano tesi, pronti a scattare.
Yoko invece levò lo sguardo verso il cielo.
La tempesta le vorticava attorno.
Tese una mano col palmo verso l'alto.
Un fulmine lasciò il cielo.
Si infranse sulla mano della ragazza.
La luce ferì gli pcchi dell'òkolok.
Girò la testa e li chiuse.
Il corpo di Yoko brillò.
La forza del fulmine.
La furia del vento.
La candela che ancora resisteva in lei, si spense.
Il vento soffiò più forte.
Dalla mano ancora aperta di Yoko sgorgò una luce.
Un fulmine a forma di spada.
Guardò l'òkolok.
L'òkolok guardò il Guardiano.
Un fulmine cadde in mezzo a loro.
La luce svanì.
Gli artigli dell'òkolok premevano sulla spada.
La  spada strideva sugli artigli dell'òkolok.
Gli occhi di Yoko sfavillavano.
Rabbia.
Tradimento.
Gli occhi dell'òkolok erano più bui di un abisso.
Terrore.
Rabbia.
Fecero un salto indietro.
Cominciarono a girare in tondo.
"Perchè hai scelto di diventare un òkolok?"
"Non l'ho scelto.
Sono una prescelta"
Era inutile.
Strinse la presa sull'elsa.
Si lanciò contro il mostro.
L'òkolok ringhiò.
Si scontrarono.
Ancora.
Ancora e ancora.
Yoko mulinava la spada come se la usasse sin dalla nascita.
L'òkolok attaccava con zanne e artigli.
La punta della spada scalfì una spalla.
Un artiglio graffiò la guancia.
Si fermarono.
Oltre al vento, ora scrosciava una violenta pioggia.
Respiravano affannosamente.
"Perchè lo fai?"
"Per il dominio"
Yoko chiuse gli occhi.
Una lacrima si unì alle gocce di pioggia.
Caldo.
Sulla schiena.
Si spande sul mio corpo.
Cos'è?
Riaprì gli occhi.
Il suo corpo era percorso da venature di fuoco.
L'òkolok cominciò a treamare.
Dannazione!
Si sta risvegliando!
Devo fermarla!
La gabbia di fuoco si chiuse.
L'òkolok sobbalzò.
Maledizione!
Non ho più tempo!
Le venature cominciarono a risplendere.
Caldo.
Troppo caldo.
Brucio!
Dalla schiena si propagò una sensazione di frescura.
Yoko si guardò le mani.
venature ghiacciate si intersecavano con quelle infuocate.
Si distrasse.
L'òkolok le si lanciò contro.
Sollevò la spada per difendersi.
Troppo tardi.
Un artiglio la colpì alla gola.
Yoko cadde a terra.
Gli occhi fissi nel vuoto.
Le venature si ritrassero.
Lanciò un ululato di vittoria.
Era morta!
Il Guardiano era morto!
Si portò l'artiglio alla bocca.
Chiuse gli occhi.
Il sangue della ragazza era squisito.
Riaprì gli occhi.
La foresta del suo mondo l'accolse.
Sollevò il muso verso il cielo.
Una strana musica arrivò alle sue orecchie.
La preoccupazione invase il suo cuore.
Che il Guardiano fosse ancora vivo?

Mike vide il corpo di Yoko cadere a terra, il sangue che si mischiava al fango e alla pioggia. Scese le scale di corsa. gli occupanti dell'orfanotrofio correvano dapperttutto, terrorizzati e sgomentati. Uscì in giardino. Il corpo della ragazza era vicino all'albero. Le si inginocchiò accanto.
"Yoko? Yoko! Yoko! Nomn puoi morire! Mi avevi promesso che mi avresti parlato dell'altro mondo anche domani! Non puoi morire! Yoko! Yoko! Svegliati! Svegliati Yoko!"

Buio. La ragazza fluttuava nel nulla.
Yoko...
Chi mi chiama?
Da questa parte...
Girandosi, vide una luce. Si avvicinò e vi entrò. Si trovò su un prato, di notte. Riconobbe il villaggio. Carstal. Dalla piazza sentiva rumoreggiare e proprio da lì sembrava provenire una strana luce. Volando come un alito di vento, la ragazza si avvicinò. Una donna teneva in braccio un neonato. Sopra la catasta accesa di un rogo. Ai suoi piedi, il cadavere di un elfo. La donna sollevò il figlio verso le lune colorate di sangue.
Proteggilo!
La luce illuminò la piazza partendo dal piccolo, che sparì. La madre si accasciòe morì abbarccaindo l'amato.
Triste, vero?
Yoko si voltò di scatto. Accanto a lei c'era un giovane di circa trent'anni, con addosso abiti elfici, orecchie a punta e capelli neri. Il braccio destro luccicava d'oro. La ragazza si inchinò.
é un onore incontrarti, Okoy.
Sembra proprio che George abbia fatto bene a sceglierti: sei la prima che mi riconosce. Vieni!
Si sollevarono in aria. Sotto di loro, il paesaggio scomparve. Quando rimisero i piedi sul suolo, erano in un tempio naturale fatto di cristallo. Lungo la navata era pieno di uomini e ragazzi. I precedenti Guardiani.
Andiamo.
Fianco a fianco, Yoko e Okoy si avviarono verso il palchetto alla fine della navata. Non appena la ragazza ci posò sopra il piede, il prio Guardiano cominciò a cantare. cantò la ballata che narrava la sua storia.
Uno a uno, anche gli altri si unirono a cantare la loro. Quando l'ultimo ebbe finito, tutti insieme intonorono la nuova strofa:
                    Figlia del vento,
                         generata dal fulmine,
                    con rabbia combatte.
                         La luce s'infranse,
                    una lama sfolgorante,
                         la Custode di Neve,
                    la Bianca Folgore,
                         contro l'oscuro che
                    l'amicizia ha tradito.
                         Fuoco e ghiccio
                    sulla sua pelle,
                         le bianche zanne
                    non la sconfissero.
                         Nel tempio
                    di cristallo puro,
                         la Custode rinacque,
                    Tornò vittoriosa.


Yoko aprì gli occhi di colpo. Si alzò di scatto e si toccò la gola.Nemmeno un graffio. Si voltò verso Mike.
"Il mio braccaile con la pietra rossa. Custodiscilo. Io devo tornare a casa"
Sollevò lo sguardo verso le nubi, che scomparvero. Poi si alzò e, davanti agli occhi meravigliati di Mike, sparì.

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Capitolo 7
*** Werom ***


Stock.
Il ragazzo aveva nuovamente centrato il bersaglio. Da quando Yoko era partita, si era allenato con Leiyra tutti i giorni. Erano quasi due mesi che si trovava a Eyos, e aveva appreso tutti i costumi degli elfi. Con un sospiro, incoccò un'altra freccia, prese la mira e scoccò. In un vortice di vento, una ragazza dai capelli bianchi si materializzò davanti al bersaglio. Yoko. Con una freccia che volava verso la sua testa. Ci fu un movimento sfocato e la freccia si fermò a pochi millimetri dalla sua tempia: l'aveva presa al volo. Si voltò sorridendo.
"Hai imparato bene!"
"Yoko!"
Il ragazzo le corse incontro e l'abbracciò.
"Mi sei mancata! Si può sapere dove sei stata in questi mesi?"
"Ho capito chi sono"
Sorrise allo sguardo interrogativo dell'amico e intonò
                    Figlia del vento,
                         generata dal fulmine
                    ...

Quando finì, attorno a loro tutti gli elfi si erano inginicchiati. Si fece avanti il Saggio, sorretto da Leiyra. Aveva un involto in mano. Lo porse a Yoko, che lo accettò inchinando il capo. estrasse Kìaraly e la puntò verso il cielo. Il sole si infranse sulla lama e la ragazza ululò di gioia. Al suo grido si aggiunsero quelli di risposta degli elfi, tra i quali spiccavano quello ruggente di Leiyra e quello più acuto del ragazzo. L'eco della loro gioia venne ripetuto e emplificato dalla foresta. Una volta tornato il silenzio, Yoko si rivolse al Saggio.
"Gli òkolok si mischiano con gli umani. Per trovarli, dovremo restare tra loro. Siamo stati lontani da Carstal per due mesi, e potrebbe essere un bel problema"
"Un modo c'è per eviatre di venire puniti"
Tutti gli occhi si posarono sul ragazzo.
"Tutti i caccaitori lo sono diventeti perchè hanno avuto il coraggio di uscire nella foresta a caccia. Noi siamo stati lontani a lungo, quindi ci serve quella preda. Il Werom"
Appena ebe pronunciato il nome dell'animale, nella mente di Yoko si delineò l'immagine di un gigantesco cinghiale, dalla pelle dura come un'armatura e zanne di più di cinquanta centimetri che attaccava una donna, una freccia che lo colpiva all'occhio, uccidendolo all'istante, e un elfo con la pelle coperta d'oro. Sorrise. Leiyra, invece, era preoccupata.
"é troppo pericoloso! Non esistono armi in grado di bucare la sua pelle!"
"Quanto sei bravo a tirare?"
Il ragazzo si voltò verso Yoko, stupito dalla domanda.
"Posso colpire l'occhio di un uccello di medie dimensioni a venti metri d'altezza"
Allora andaimo a caccia!"

Yoko correva. Dietro di lei, i pesanti passi del werom facevano tremare il suolo. Stava guadagnando terreno.
Accidenti! é davvero veloce!
Un guizzo rosso a destra la fece sorridere: era quasi arrivata. Il piano stava funzionanado alla grande. Scavalcò con un salto un tronco e si fer,ò scivolando in una radura. Poco dopo arrivò l'animale. Grattò il terreno, pronto a caricare.
Tloin.
Squish.
Una freccia si conficcò nell'occhio del werom, che barcollò. Poi, cadde stecchito, il sangue bluastro che usciva dalla ferita che andava spargendosi sul terreno. Qualcuno saltò giù da un albero al financo di Yoko. Era il ragazzo, con l'arco in pugno.
"Appena l'ho visto mi sono quasi pisciato eni pantaloni! Non me l'avevi detto che era così grosso!"
"Forza, dobbiamo portarlo al villaggio"
Si grattò il collo.
"Cavolo, quanto prude. Avrei preferito tenere la maglia rossa"
"Ti ho già detto che era impossibile: era di fattura elfica. E smettila di parlare in quel modo, è troppo strano"
"D'accordo, ho capito! Forza, andimao!"
Per fortuna, nel dare forma al piano, avevano tenuto conto delel esagerate dimensioni del werom, e l'avevano attirato vicino a Carstal, per non doverlo trascinare a lungo. Dopo mezzora di sbuffi, arrivarono alle mura. Qualcuno li notò e corse ad aprire il portone. Non appena ebbero messo piede nel villaggio, vennnero accerchiati dagli abitanti, che sgranarono gli occhi alla vista della preda. Con fatica, trasportarono il werom fino alla piazza, dove trovarono qualcosa di inaspettato: al centro erano stati montati un lunghissimo tavolo e un palco.Due grosse mani afferrarono le spalle del ragazzo e le strisero in una morsa.
"Lo sapevo! Sapevo che avevi il cuore di un caccaitore!"
"Ahi! Padre, non respiro!"
Seto lasciò andare il figlio con gli occhi che brillavano.
"Siete tornati appena in tempo: stasera avverrà la Cerimonia del Nome. Avete un pomeriggio di tempo per raccontare agli Anziani come avete fatto a catturare quel bestione e prepararvi"
Spinse i due amici verso la capanna degli Anziani e li fece entrare. Il buio era illuminato da poche candele, che gettavano ombre grottesche sui volti rugosi degli anziani. Il più vecchio parlò con voce rauca e polverosa.
"Diteci, come l'avete preso?"
"In verità, eravamo usciti solo per trovare il signor Seto e gli altri caccciatori per avvertirli che il portone era stato chiuso"
"Abbiamo cominciato a seguire il sentiero di caccia, ma l'abbiamo perso"
"Abbiamo trovato un sentiero di erba schiacciata e l'abbiamo seguito. Sono inciampata in una radice e l'ho vista"
"L'orma del werom. Era enorme e fresca.Abbiamo sentito un ramo spezzarsi e ci siamo arrampicati su un albero"
"Poco dopo è arrivato. Aveva le zanne e gli zoccoli sporchi di sangue. Quando è sparito siamo scesi e ne abbaimo seguito le orme a ritroso."
"Abbiamo trovato un corpo calpestato. Era rimasto intatto solo un braccio. Era coperto di piume e stringeva un arco. poco lontano c'era anche una faretra piena di frecce"
"Le abbiamo prese. Poi abbiamo deciso di caccaire il werom"
"Siamo stati due mesi ad osservarlo per trovare il suo punto debole, ma ogni scontro lo vinceva lui"
"Stavamo per perdere ogni speranza, quando il nostro werom ne ha incontrato un altro"
"Ci siamo accorti che, quando si lanciavano uno contro l'altro, miravano agli occhi con le zanne. A un certo punto, il nostro werom ha trafitto l'latro, uccidendolo dul colpo"
"Eravamo euforici! Avevamo trovato il suo punto debole!"
"Abbiamo cominciato ad allenarci: tutte le volte che cacciavamo un animele per sfamarci, cercavamo di colpirlo negli occhi"
"Una settimana fa abbiamo ideato il piano"
"Uno di noi avrebbe dovuto farsi inseguire dal werom, l'altro avrebbe aspettato in un punto prestabilito"
"Quelo che aspettava avrebbe dovuto colpirlo all'occhiouando rincorreva le sue prede, gli correvamo al finco per capire chi di noi era in grado di tenenre il suo passo"
"Io ero la più veloce"
"Quindi io dovevo tirare la freccia"
"Non restava che scegliere dove"
"Il werom era molto veloce e resistente, quindi se avessimo scelto un luogo troppo distante, avremmo rischiato che ci raggiungesse"
"Ma era anche molto pesante, e non potevamo trascinarlo troppo a lungo"
"Abbiamo optato così per la radura nella quale l'avevamo visto la prima volta: il sentiero era molto stretto e gli alberi foltissimi, così saremmo stati in grado di resistere"
"Dopo che si è sistemato su un albero, sono andata alla tana del werom e gli ho tirato un sasso in testa. I suoi passi facevano tremare il terreno, e ogni tanto lanciava degli urli che facevano accapponare la pelle"
"Dall'albero dove ero anscosto che si avvicinava, e sentivo anche paura e determinazione crescermi dentro"
"Dopo dieci minuti, i miei polmoni stavano per scoppiare. Stavo per cedere, quando ho visto il segnale: uno straccio su un ramo. Ho continuato a correre, poi ho attraversato la radura e mi sono fermata dal lato opposto"
"Quando l'ho vista arrivare, ho incoccato una freccia. Subito dopo è apparso il werom, così ho preso la mira e ho scoccato"
"é caduto subito, con una freccia nell'occhio"
"E poi l'abbiamo portato qui"
Nella capanna scese il silenzio. Si sentivano solo i respiri degli anziani.
"Potete andare"
Una volta usciti, Yoko e l'amico si separarono:lui tornò a casa sua, Yoko da Mà Tia. Quando aprì la porta, la donna la stritolò in un lungo abbarccio.
"Sei stata fantastica! Racconta, forza!"
Per la seconda volta, la ragazza raccontò la storeilla che lei e l'amico avevano messo in piedi. Qunado finì, gli occhi di Mà Tia erano pieni di lacrime d'orgoglio. se le asciugò con un fazzolettino.
"Forza, vieni"
La portò nella camera dove aveva dormito appena arrivata.
"Nell'aramdio troverai tutto quello che ti serve per prepararti. Hai tutto il pomeriggio. Ma ci pensi? Stai per ricevere il tuo nome! OH, sono così emozionata!"
Yoko aprì l'aramdio e rimase a bocca aperta: si aspettava che gli abiti da festa fossero solo di poco più eleganti di quelli quotidiani,niente a che vedere con ciò che aveva davanti. Con immenso stupore estrasse dall'armadio una tunica smanicata di stoffa rossa, decorata da piccoli vetrini e pietruzze che davano l'impressione di una fiamma vivace. I pantaloni bianchi, invece, erano decorati da minuscoli cristalli, che  a ogni movimento riflettevano la  luce come la neve col sole. C'erano anche due stivali di pelle nera, la setssa della cintura che stingeva in vita la tunica. Una volta vestita, si accorse che sul fondo dell'armadio c'era un cofanetto che scoprì essere pieno di gioielli. Scelse alcuni bracciali metallici completamente arabescati e una polsiera d'argento con venature di una strana pietra rossa. La mano destra aveva un guanto che copriva solo indice medio e anulare, anch'essa in pelle nera, con un cristallo al centro. Raccolse i capelli, finalmente liberi dalle trecce, in una coda che che legò con un nastro d'argento. In quel momento, entrò mà Tia.
"Oh, cara, sei bellissima! Aspetta, vieni qui che aggiunggiamo gli ultimi dettagli"
Comiciò a truccarla sul volto con un'intricato arabesco rosso, più alcuni dettagli azzurri sulla fronte e sotto agli occhi. Sulla sua testa venne appoggiato un cerchietto d'argento decorato con un motivo a piume ai lati. Quando ebbe finito, la donna l'abbraccio.
"Forza, vaia cercare il tuo amico!"
Uscendo di casa, se lo trovò davanti. La forma degli abiti del ragazzo era identica ai suoi, tranne per la tunica a maniche lunghe e il colore: era vestito completamente di nero, tranne per la cintura, gli stivali e la fascia sulla fronte, argentei. Sulle spalle, fermato da una fibbia a forma di serpente, c'era un mantello nero. Quando la vide, gli cadde la mascella.
"Incredibile... Sembri una dea..."
"Per forza. Sono la Custode"
"Mia Signora!"
Yoko si girò: dietro di lei, un uomo con abiti sfatti e capelli scarmigliati la guardava con occhi brillanti. Sentì l'amico gemere.
"Ancora lui..."
"Chi sei?"
"é il Pazzo"
"Mia Signora, è un onore per me conoscere il nuovo Guardiano"
"Sai chi sono?!"
"Si. E ora che vi ho finalmente visto, posso morire in pace"
"Come fai a sapere di me?"
"Ho centotto anni. Ero presente quando il precedente Guardiano morì, e gli ho parlato molte volte. Dimmi, sei già stata al tempio di cristallo?"
"Tempio di cristallo? Che roba è?"
"Davvero non te lo ricordi?"
L'amico scosse la testa. Sospirando, Yoko intonò la sua parte di ballata. Quando terminò, il pazzo piangeva.
"Avrai sempre il mio sostegno. Ora và, è la tua Cerimonia"
Dopo averlo ringraziato, Yoko e l'amico corsero in piazza.

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Capitolo 8
*** Cerimonia ***


Appena ebbero messo piede in piazza, qualcuno li portò dietro al palco assieme a tutti gli altri ragazzi in attesa di un nome. Quando videro Yoko, tutte le ragazze ammutolirono.
"Che c'è?"
"Indossi dei pantaloni! Sei una ragazza, dovresti avere la gonna!"
"Io metto quello che voglio"
In quel momento, la Cerimonia cominciò. Uno degli anziani salì sul palco e cominciò a parlare.
"Altri dei mesi sono passati, e coloro che hanno raggiunto l'età del nome, fra poco avranno qualcosa che indichi il loro destino. secondo l'usanza, sarà nella lingua delle origini"
Yoko guardò l'amico.
"Secondo me è una stupidata"
"Cosa?"
Il fatto che il tuo futuro sia determinato da un nome"
"Sshh! Fate silenzio!"
"E ora, i nuovi mebri del villaggio riceveranno un nome. Che vengano avanti!"
La prima era una ragazza con un lungo ed elaboratissimo abito d'oro, i capelli raccolti in un'acconciatura sorretta da fili di perle e il volto arabescato d'oro. Aveva un'aria altezzosa.
"Benventa, Lemi, figlia della musica. Quando finirà la Cerimonia, andrai ad allietare il nostro sovrano con la tua voce"
Raggiante, lemi andò a sedersi al lato destro del palco. Dopo di lei salì un ragzzino timido, in una tunica color rame coperta da un mantello con fili dorati.
"Benvenuto, Ihalim, figlio del fuoc. Quando finrà la Cerimonia, trovaerai il tuo posto tra i cuochi"
Toccò poi a una ragzza vestita di lilla, che ricevette il nome di Faiss. Sarebbe diventata una guaritrice. Poi, un ragazzo vestito di blu, che divenne Keko, futuro giullare. Una ragazza vestita di tutte le sfumature di verde, Agra, destinata all'agricoltura. Restavano solo Yoko e il ragazzo. La voce rauca dell'Anziano si levò nuovamente.
"Come vio tutti sapete, due ragazzi ci hanno portato un Werom, una delle prede più ambite e difficili da catturare. Slite"
Alla vista di Yoko, l'intero villaggio ammutolì: come aveva precedentemente detto il ragzzo, sembrava una dea.
"Benvenuto, Kita, figlio dell'arco. Quando la Cerimonia sarà finita, prenderai il tuo posto accanto a tuo padre come cacciatore"
Yoko guardò orgolgliosa l'amico mentre andava a sedersi, poi si voltò verso l'Anziano.
"Difficile è stato darle un nome: veloce, resistente, cacciatrice. Kita ci ha raccontato di come si sia comportata nella foresta. Benvenuta, Rake, figlia del fulmine, Quando finirà la Cerimonia, ti unirai ai cacciatori"
Col cuore a mille, la ragazza si sedette vicino all'amico. Ci fu un altro discorso da parte dell'Anziano, poi cominciò la vera festa. Mentre ai neonominati venivano fatte le congratulazioni,a Yoko e Kita venne fatta una proposta: alcuni ragazzi scommisero che non avrebbero mai vinto la gara di resistenza. La ragazza guardò l'amico con sguardo inettogativo.
"Durante la festa c'è una gara: resistere fino al terzo giorno"
Accettarono. Poco dopo si aprirono le danze. I due amici si trovarono al centro del cerchio, dove si accorsero di essere stati spinti fin lì apposta. Si strinsero nelle spalle e cominciarono a ballare. Suonò un gong: la gara era ufficialmente aperta. La luce delle fiaccole si rifletteva sui cristalli dell'abito di Yoko, facendola sembrare una fiamma guizzante. la stessa luce, suigli abiti di Kita, lo trasformava in un carbone ardente. Appena la musica finì, si lanciarono sul banchetto . Non appena videro la quantità di cibo, rimasero a bocca aperta: sembrava il banchetto di un imperatore durante un ricevimento. Non si lasciarono pregare e assaggiarono tutto, carne, contorno, dolce,... mentre rosicchiavano la coscia di unuccello simile a una quaglia, tranne che per la pelle viola, qualcuno salì sul palco. Tutti fecero silenzio e gli rivolsero piena attenzione. Il giovane si schirì la voce, tossicchiò, deglutì a vuoto e infine trovò il coraggio di chiedere a una certa Zera di sposarlo. Senza aspettare la risposta, si fiondò giù dal palco, dove venne accolto dalle feste degli amici. Yoko guardò l'amico con le guance gonfie di cino.
"Tutte le risposte verranno date alla fine della festa"
"dimmi una cosa, perchè ti hanno chiamato Kita?"
"Non ha un vero e proprio significato, è più un titolo: arco di Luna"
"Cioè?"
"Secondo una leggenda, una volta c'era solo una luna, e il primo arco venne creato dopo che un uomo ne ebbe l'ispirazione vedendola a falce. Era così bravo, che quando morì divenne una stella vicino alla sua amata luna. Arco di Luna è il titolo che viene dato solo agli arceri più bravi"
"Peò! Complimenti!"
Kita arrossì e Yoko scoppiò a ridere. Quattro ore dopo, finì il primo banchetto, che la ragazza scoprì essere solo un antipasto. Era mezzanotte, e la luce bianca delle lune illuminava la piazza, nella quale le torce erano state spente. Yoko scintillava come una regina dei ghiacchi, mentre Kita sembrava un abisso coperto di brina. Qualcuno cominciò a suonare un flauto, un suono dolce e triste. la musica continuò fino all'arrivo dell'alba, quando tutti si sedettero a tavola per una colazione che durò fino a metà mattinata. Tutto il resto del giorno fu occupato dai giochi: corsa, braccio di ferro, tiro con l'arco, giochi a squadre,... Al tavolo del braccio di ferro si era seduto un omone dalle braccia grosse come pali che sconfiggeva tutti. Gli occhi di yoko brillarono.
"C'è nessuno che osa sfidarmi?"
La ragazza gli si sedette davanti con un ghigno furbesco sul volto.
"Cosa?! io non mi confronterò con una ragazzina!"
"Sicuro? Ho battuto un werom e ho passato due mesi nella foresta. Non mi ritieni ancora un valido avversario?"
"Scommeto su Rake!"
Kita le si era avvicinato e aveva lanciato la sua scommessa. Iniziarono a fioccare puntate. Tutte contro Yoko. venne dato il via e i due iniziarono a spingere. Erano perfettamente in stalllo. Le vene sulla fronte dell'uomo cominciarono a pulsare. Il ghigno della ragazza rimase invariato. passarono tre minuti. L'uomo fissò l'avversaria negli occhi. la mano di Yoko cominciò a scendere. L'altro sorrise. negli occhi della ragazza balenò un fulmine. Una mano colpì violentemente il tavolo di legno manadandolo in mille pezzi. L'uomo, sdraiato a terra, guardava sconvolto le meni intrecciate: aveva perso. I due amici si allontanarono con le onete vinte che pesavano nelle loro tasche. Vinsero senza problemi anche il tiro con l'arco la corsa e il prcorso a ostacoli. Erano le otto di sera quando si sedettero nuovamente a tavola. Il numero di persone che ancora partecipavano alla gara di resistenza era dimezzato. Il primo giorno era passato e la gara entrava nel vivo. Dopo la cena, coloro che non si erano ancora arresi avrebbero partecipato alla Danza della Rinascita: si trattava di un ballo che durava un giorno intero, dall'alba di quel giorno all'alba del giorno dopo. mentre il cielo cominciava a schiarirsi, alcuni ebbero paura e si ritirarono. Rimasero in cento. Velocemente, venne issato al centro della piazza un obelisco di ferro che raffigurava la storia narrata durante il ballo. Appena la luce toccò la punta, partì la musica. Verso mezzogiorno, Yoko udì una frase,nel canto, che la riempì di stupore.
"Che succede? Ti brillano gli occhi"
"Conosco questa storia!"
"Vuoi dire che capisci la lingua originaria?!"
"A quanto pare si"
"Me la traduci?"
Toccò la fronte dell'amico con la punta di indice e medio, e improvvisamente anche lui comprese. Sorridendo alla sua faccai, la ragazza intonò la ballata che narrava della storia dei guardiani. insieme, la cantarono con trasposto, le voci che si intrecciavano, come nelle canzoni elfiche. Il sole terminò il suo corso. Le stelle comiciarono a splendere. Le lune illuminarono l'obelisco. In pista rimasero in dieci, tra cui Yoko, Kita, Seto e, con grande sorpresa della ragzza, Feom. la storia si avvicinò alla fine. Passò la notte e arrivò il mattino.
                    Un respiro sottile,
                        un alito di vento,

                    si portò via del Guardiano
                         la vita, dell'amata
                    cuore, voce e lacrime.

Yoko e kita sapevano come continuava la ballata. Le ultime note si spensero. Col respiro affanoso, sulla pista erano rimasti solo in quattro: Yoko, Kita, Seto e Feom. un brivido gelido scese lungo la schiena della ragazza, e nella sua mente si formò l'immagien di un òkolok. Si voltò: dietro di lei c'erano i due uomini. un applauso partì dalla folla, che si aprì per l'ultima prova della gara: l'ultimo banchetto, con il werom come prima portata. La gara sarebbe stata vinta da chi avesse mangaito di più. Yoko e Kita si precipitarono al tavolo.
"Pancia mia fatti capanna!"
La carne del werom era squisita, ed era cotta alla perfezione. Mentre la ragazza si accaniva su un cosciotto, qualcuno salì nuovamente sul palco. Era Ihalim, rosso come un peperone. yoko gli lanciò un'occhiata di sfuggita. Poi tornò a concentrarsi sulla coscia, ma il boccone le andò di traverso quando sentì cosa aveva da dire il ragazzo.
"Ti amo, Rake. Resta con me per sempre!"
Kita accellerò il ritmo, finendo la sua coscia prima dell'amica, per poi precipitarsi al palco.
"Rake, fai coppia con me nella caccia!"
La ragazza capì: le stava promettendo di non abbandonarla mai nella sua missione e nello stesso tempo le stava chiedendo il permesso di partecipare con lei alla stessa. Quando tornò al suo posto, gli lanciò un'occhiata colma di gratitudine. Il giorno passò. Verso le tre, anche Seto si ritirò dalla gara, e Feom si allontanò a malincuore due ore dopo. La fine della gara si avvicinava e il gong stava per suonare, e i ragazzi erano alla pari. Improvvisamente, quando mancavano solo pochi secondi prima della fine, Gli occhi di Yoko sfavvillarono e la ragazza si cacciò in bocca un enorme pezzo di carne che ingoiò senza masticare nello stesso istante in cui suonava il gong, vincendo così la gara. Kita la fissò, a metà tra il rassegnato e il risentito, facendole i complimenti per la vittoria. Qualcuno salì sul palco: era Zera, che accettò l aproposta di matrimonio. Tutti si voltarono verso Yoko, che sospirò e salì sul palco.
"L'unica cosa che mi serve in questo momento è un compagno per la caccia. Kita, accetto la tua richiesta"
Saltò giù e si allontanò con l'amico. Si diressero verso le mura facendo il giro largo, non volendo incontrare nessuno, ma quando arriavarono scoprirono che c'era già qualcuno: Ihalim. Aveva gli occhi lucidi.
"ehi"
"Oh, sei tu Rake"
"Senti, mi spiace per prima, ma vedi, io..."
"Rake. Sono il nipote del Pazzo. Ho ascoltato le sue tiritere sul Guardiano per tutta la viat. Non capisco perchè tu sia una ragazza, visto che tutti i Guardiani sono  maschi. Ti ho proposto di stare con me in modo da poterti proteggere"
Il vento comiciò a soffiare, gli occhi della ragazza a splendere. Yoko mostrò il suo vero volto di Custode al ragazzo, che rimase a bocca aperta. Kita osservava da lontano, gli occhi spalancati e brillanti. Quando il vento si placò, si avvicinò all'altro ragazzo.
"Credi davvero che basti conoscere la storia dei Guardinai? Dimmi, l'hai mai visto un òkolok? Sai combattere? Io e Yoko ne abbiamo incontrato uno nella foresta, e lei ne ha combattuto uno nel luogo dove è cresiuta. io ho passato due mesi ad allenarmi con gli elfi per poterla aiutare. E dimmi, conosci la storia della sua scelta?"
"Basta Kita"
Yoko guardò Ihalim con serietà, poi sorrise.
"Individu l'òkolok nel villaggio, se vuoi veramente aiutarmi"
"Cheeee?!? C'è un òkolok nel villaggio?!"I due ragazzi fissavano Yoko a bocca aperta.
"Si. Io e Kita non ne avremmo l'occasione siccome facciamo parte dei cacciatori. Inoltre, domani accompagneremo lemi alla capitale"
Stanchi, i tre si avviarono verso le rispettive abitazioni. Nel voltare le spalle alla foresta, Yoko alzò un braccio in un gesto di saluto. Nella foresta, Leiyra ricambiò con un sorriso. L'elfa sollevò lo sguardo verso le due lune. Le venne in mente l'antico canto che si diceva fosse stato composto dal primo Guardiano:
                    Fredda è la notte,
                         stupende le stelle
                    piccole luci che tutto osservano.
                         Luci divine,
                    occhi degli dei,
                         guidate il mio cammino.

Con un sospiro, Leiyra chiese alle stelle di proteggere e guidare quei ragazzi. Una stella si staccò dal cielo e percorse la volta celeste. L'elfa si girò e tornò a Eyos.

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Capitolo 9
*** Partenza ***


"Avanti, siamo in ritardo! Dove diamine si è cacciata Lemi?"
"Eccomi!"
La diretta interessata stava arrivando con un carico di dieci borse da viaggio. Yoko si prese la testa fra le mani e sospirò. Mentre saliva sul carro, Lemi urlò. Subito, Yoko e Kita le si avvicinarono preoccupati.
"Ho dimenticato il libro di poesie!"
Tornò in casa e ne uscì dieci minuti dopo, con libro e un abito diverso. Pochi secondi dopo, cambiò idea e tornò in casa per rimettersi l'abito precedente. Mezzora dopo, insistette per tornare a casa.
"Cosa ti serve, ora?!"
"Non ho preso la collana rossa!"
Yoko diede un'occhiata al portagioie. Di collane rosse ce n'erano tre. Le tirò fuori con un sosopiro.
"No! Quelle sono rosso chiaro, corallo e ciliegia! Mi serve quella rubino!"
Con uno scatto secco, la ragazza chiuse il portagioie e ordinò la partenza, ignorando le proteste dell'altra, che continuarono fichè non arrivarono in vista della foresta, quando si zittì terrorizzata. Kita e l'amica, invece, respirarono a pieni polmoni l'aria profumata di resina. Si scambiarono un'occhiata che diceva finalmente a casa! Non appena entrarono fra gli alberi, un uccellino rosa con quattro ali svolazzò sopra la testa di Lemi, che lanciò un acuto di terrore, che fece fuggire l'uccelino e sollevare in volo uno strormo di quolith, gli uccelli dalla pelle viola simili alle quaglie. Subito, Kita cominciò a scoccare frecce, metre Yoko lanciò i suoi pugnali, e, in poco tempo, dieci uccelli giacevano al suolo, pronti per essere cucinati. Poi, si voltarono verso Lemi con sguardo canzonatorio.
"da dove avete preso quelle armi?!"
"Se non ti fossi occupata solo di te stessa, ti saresti accorta che le abbiamo sempre avute"
Mentre Kita recuperava le frecce, Lemi sobbalzò: stava utilizzando l'arco e le frecce elfiche che aveva usato durante la caccia al werom. Voltandosi verso Yoko, sgranò ulteriormente gli occhi: aveva un fodero per i pugnsli su entrambe le cosce, due in vita, uno a tracolla e una spada corta sulla schiena.
"Possiamo ripartire!"
Quella sera, cucinarono i dieci quolith, di cui ne affumicarono la metà per il resto del viaggio. A un certo punto, Yoko e Kita si allontanarono dal centro del campo con la scusa di dover decidere l'itinerario più breve, portandosi dietro tre razioni. Consumarono la loro cena in allegria con Leiyra.
"é bello vedervi!"
"Vale anche per noi"
"A proposito, piccola serpe, il tempo è scaduto"
"Uh?"
"Non ricordi? Quando ci siamo conosciuti, quando ci siamo presentati hai detto di aspettare la Cerimonia. Allora?"
"uh? Ah, già, è vero! Me n'ero dimenticato!"
Le due ragazze si guardarono con un sospiro.
"Maschi!"
"Chi li capisce?"
"Ehy, voi, sono ancora qui! Non volevi sapere come mi chiamo?"
"Certo!"
"Il mio nome è Kita. Che te ne pare?"
"Molto appropriato!"

Il giorno dopo, Yoko e Kita svegliarono tutti all'alba. Lemi protestò, ma non l'ascoltò nessuno. Erano in viaggio da tre ore, quando un grido acutissimo ruppe il silenzio. I due cacciatori si girarono verso il carro con le erimi in mano.
"Dobbiamo assolutamente tornare indietro! Ho dimenticato una spilla!"
Il vento cominciò ad alzarsi. Yoko salì sul carro, prese Lemi per il bavero e la trascinò a terra. E cominciò a lamentarsi.
"Ma che ti prende?! Questo vestito da solo vale più di tutte le tue armi!"
"E dimmi. il tuo abito ti procura il cibo? Ti aiuta a sopravviver? A cacciare? Ti sfama?"
"Certo che no!"
"Le mie armi si. Ma possono anche zittire"
Rapidamente, estrasse un pugnale e glielo puntò alla gola.
"La foresta è piena di pericoli. Se urli li attiri"
Lanciò il pugnale a sinistra, trafiggendo il capo di un serpente velenoso. Soddisfatta, riprese l'arma e ripartirono. Quando si fermarono per il pranzo, si allontanò brevemente alla ricerca di alcune bacche che le aveva consigliato Leiyra. Al ritorno, però, una sensazione di pericolo imminente la prese allo stomaco. Si arrampicò su un albero e scandagliò il campo. Le si gelò il sangue nelle vene notando uno spaventoso aniamle aggirarsi nel campo: la pelle era dello stesso colore delle ossa sbiancate dal sole, senza coda, una cresta ossea sul dorso, le zampe anteriori presentavano un rostro, quelle posteriori erano simili a quelle di un leone. Si girò veso Yoko, mostrandole il muso: era quello di una iena, e dalle labbra nerastre guizzava una lingua serpentina. Il mostro sollevò lo sguardo verso gli alberi che delimitavano la radura, sugli altri membri del gruppo. Stavano aspettando che se ne andasse per poter riprendere il cammino. Allora perchè quella sensazione? Improvvisamente lo capì: Lemi uscì dal carro, trovandosi faccia a faccia col mostro, che arricciò le labbra in un ringhio. Col fiato mozzato dal terrore, la ragazza ne sussurrò il nome.
"Intsuki..."
Le zampe si piegarono, poi l'animale saltò.
Colpì il vuoto.
Yoko si voltò, fissandolo negli occhi.
Aveva spinto via lemi appena in tempo.
"Sali su un albero, svelta!"
Sfoderò i pugnali.
Il vento si sollevò impetuoso.
Kita sapeva che l'amica aveva bisogno di usare i suoi poteri in quello scontro,, ma non poteva mostrare nè gli ochhi ne gli arabeschi sulla pelle.
Il vento creò una muraglia di polvee che nascose i due avversari.
Forza Yoko, Sconfiggilo!

Appena il vento li ebbe nascosti, gli occhi di Yoko si trasformarono.
Sperò che bastasse.
Si scagliarono uno contro l'altra.
Si ricordò del combattimento con Cassie.
Un pugnale parò la zampa dell'Intsuki e la lotta continuò.
Yoko attaccava con i pugnali.
Il mostro con zanne e artigli.
Saltavano.
Paravano.
Attacavano.
L'Intsuki aveva gli occhi iniettati di sangue.
Un artiglio ferì il braccio di Yoko.
Ricambiò tagliandoli un orecchio.
L'Intsuki le morse una gamba.
Svelta, Yoko infilò un pugnale tra le fauci prima che si chiudessero del tutto.
La punta trapassò lungua e mascella.
Il mostro si staccò ululando.
Si osservarono a lungo.
Attaccarono.
Yoko passò sotto le zampe tese.
Mirando al cuore.
Scivolò.
Gli colpì la zampa posteriore.
Dovette abbandonare il pugnale.
Ne estrasse un altroL'Intsuki si muoveva più lentamente.
Gli conficcò dei pungali anche nelle altre zampe.
Il terreno era scivoloso.
Coperto da viscido sangue nerastro.
Estrasse la spada.
L'ultimo pugnale nella mano sinistra.
Arabeschi di fuoco e ghiaccio si spansero sulla sua pelle.
Strinse la presa.
Nonostante le ferite, il mostro attaccò.
Spostandosi, il piede di Yoko perse la presa sul terreno.
Ne approfittò.
Una zampata colpì la ragazza in fronte.
Sbattè contro l'albero.
Quando si girò, l'intsuki si era lanciato verso di lei.
Il tempo si congelò.
Il vento, invece, aumentò d'intensità.
Mentre le piombava addosso con le fauci spalancate e le zanne grondanti bava, il vento fece vorticare i capelli davanti agli occhi di Yoko. Il bianco brillava di riflessi azzurri sulle punte e rossastri all'attaccatura. Non appena gli artigli del mostro li sfiorarono, la ragazza afferrò nuovamente la spada.
La puntò verso l'Intsuki.
Lanciò un grido di sfida.
Il tempo ricominciò a scorrere.
L'Intsuki lr cadde addosso ringhiando.

L'urlo si spense. Kita stava sudando freddo. il vento cominciò a placarsi, rivelando il mostro addossato a un albero. Di Yoko, nessuna traccia. Qualcosa brillò sulla schiena dell'Instuki. Guardando meglio, riconobbe la punta di una spada. Aveva trapassato il cuore. Il moatro tremò, poi, mentre tutti trattenevano il fiato, scivolò a terra. Yoko si rialzò, col fiato corto e completamente coperta di viscido sangue nero. I suoi occhi incrociarono quelli di Kita. Si sorrisero.
"Potete scendere. Non c'è più pericolo"
Mentre Lemi aiutava Yoko a togliersi di dosso il sangue e le ripuliva le ferite, Kita e gli altri uomini scuoiarono l'Intsuki, ma la carne era troppo acida, così trascinarono la carcassa lontano dalla radura. Mentre si allontanava, Yoko venne affiancata da Leiyra, piena di curiosità su come avesse fatto a sconfiggerlo. Quando, finalmente, la giornata finì e potè andare a dormire, pensò con un sorriso alla faccia che avrebbe fatto Mike nel vederla in quel momento. Dopo tre ore di sonno venne svegliata per il cambio della guardia. Si arrampicò su un albero, e la luce delle lune proiettò sul prato la sagoma di una ragazza dalle immense ali e dai lunghi capelli fluttuanti.

il giorno dopo, all'alba, Yoko e kita svegliarono il gruppo. A differenza dei giorni precedenti, lemi non si lamentò, anzi, fu la prima a essere pronta. mentre viaggiavano, chiamò la Custode.
"Rake, mi dispiace"
"Uh?"
"Insomma, per colpa dei miei capricci l'Intsuki ci ha trovato, e tu hai rischiato la tua vita per salvarmi... Io...Mi sento in colpa...."
"Se vuoi rimediare, prendi la pelle dell'Intsuki e cucimi una nuova camicia. Questa è da buttare"
Prima di andarsene, sorrise. Lemi capì: l'aveva perdonata. Si mise subito al lavoro. Per fortuna, la pelle era già stata ripulita con l'intenzione di usarla per confezionare un abito. Per una qualche strana ispirazione, praticò due lunghi tagliparalleli lungo tutta la schiena. Con la pelle avanzata confezionò una nuova cinghia a cui attacò il fodero della spada e di uno dei pugnali, decorandone l'estremità con un suo artiglio. Concluse il lavoro la sera prima di arrivare alla Capitale. hiamò nuovamente yoko nel carro e le fece indossare la tunica. Il giorno successivo avrebbe parlato con l'Imperatore, e doveva essere pronta. Quando ebbe finito, la lasciò al suo turno di guardia.

Il giorno dopo, poco dopo mezzogiorno, arrivarono in vista della Capitale: un ammasso di torri e guglie illuminate dal sole. si fermarono vicini a un fiume, nel quale trovarono sollievo dal caldo e dalla fatica del viaggio. Non appena fu uscita dall'acqua, Yoko venne spinta verso la carrozza di Lemi, che l'aiutò a prepararsi. Ne uscì con idosso la tunica nuova, una polsiera decorata con un motivo a piume e i capelli raccolti in una treccia decorata da piccole pietruzze rosse.Sulle spalle era drappeggiato unmantello con cappuccio verde foresta, identico a quello di Kita. Dopo aver preso le armi e aver sollevato i cappucci, entrarono nella capitale.

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Capitolo 10
*** Capitale ***


I rumori della folla e la massa delle persone che li spingeva da ogni lato toglieva il respiro ai due ragazzi. Tenendosi vicini per non perdersi, si avviarono in direzione del Castello. Yoko portava sulle spalle uno zaino con i doni per l'Imperatore, mentre kita continuava a sbuffare. All'ennesimo sbuffo, ricevette uno scappellotto.
"La vuoi smettere?"
"Scusa, ma proprio non mi va giù che dopo ogni Cerimonia tutti i villaggi gli debbano portare un tributo"
"su questo sono d'accordo. Ehi, guarda!"
La ragazza stava indicando la piazza del mercato: al centro c'era un padiglione circindato da un'immensa folla, tra cui si riuscivanoa identificare alcuni arcieri.
"Scusi, può dirmi cosa sta succedendo?"
"é il torneo annuale: i miegliori arcieri si trovano qui per vincere un bracciale d'oro puro. Vedo che anche tu hai delle frecce. Che ne dici di partecipare?"
"Perchè no?"
Dopo essersi iscritti, si misero in fila. L'uomo a cui avevano parlato poco prima guardò incuriosito la ragazza.
"Scusa, ma non vedo nè arco nè frecce sulla tua schina, eppure sei in fila. Come intendi partecipare?"
"Vedrà"
Passarono due ore. Finalmente, venne il turno di Kita. Entrando nello spiazzo, si inchinò al responsabile del torneo. Un piccolo gong risuonò. I bersagli comiciarono a spostarsi. Mentre si girava, il ragazzo incoccò e scoccò.
centro.
Non aspettò per accertarsene: subito dopo aver scoccato, estrasse due frecce dalla faretra e compì un tiro multiplo.
Centro.
Centro.
Due bersagli si stavano avvicinando tra loro. Kita prese altre due frecce, una la icoccò, l'altra la tenne con la mano che impugnava l'arco. Quando i bersagli si sovrapposero, scoccò.
Centro.
Non perse tempo. prese la seconda freccia e, nell'esatto istante in cui il centro del secondo bersaglio comparve, scoccò.
Centro.
Rimase accucciato a terra, con la corda dell'arco che ancora vibrava e il respiro affannoso. Il tutto non era duarto più di venti secondi. Un boato esultante espolse dalla folla, accompagnando il ragazzo che si mischiava a loro per fare spazio all'amica. L'uomo di prima gli si avvicinò.
"sei stato incredibile! Si può sapere qual'è il tuo nome?"
"Mi chiamo Kita. io e la mia compagna siamo appena diventati cacciatori: abbiamo passato due mesi nella foresta e siamo tornati con un werom. Ora si goda lo spettacolo: è il turno di Rake"
La ragazza era entrata. Suonò il gong e i bersagli cominciarono a muoversi. Yoko saltò all'indietro, atterrando su un bersaglio.
Stock.
Un pugnale aveva colpito il bersaglio a destra. La ragazza sollevò la testa è un'escalmazione di stupore eruppe dalla folla: Yoko aveva gli occhi chiusi. Saltò nuovamente al centro dello spiazzo.
Stock.
Stock.
Stock.
Stock.
Quarrto centri. Aveva lanciato tutti i pugnali. In quel momento, gli ultimi due bersagli iniziarono a sovrapporsi.
Stock.
Il meccanismo che li faceva muovere gemette: Yoko aveva lanciato la spada facendole trapassare perfettamente i due centri. Tutti la fissarono con gli occhi fuori dalle orbite. Il cappuccio, ormai caduto, creava uno strano gioco di luci riflettendo i propri colori sui capelli bianchissimi della ragazza, che scelse proprio quel momeno per riaprire gli occhi. L'accalmazione della folla fu quasi il doppio di quella rivolta a Kita, che si stava sgolando più di tutti.
"Sei stata fantastica Rake!"
"Non eri niente male nemmeno tu"
"Ma tu ci hai impiegato solo dieci secondi!"
"Undici, per la precisione"
"Non importa!"
"Un momento di attenzione"
Il responsabile del torneo si era alzato e teneva fra le mani uno scrigno.
"é il momento della premiazione! Mai è stao così semplice assegnare il premio"
Tutti cominciarono a spingere Yoko in avanti.
"Il vincitore, nonchè il miglior arciere dell'anno, è Kita di Carstal, figlio dell'arco!"
Tutti comiciarono a rumoreggiare.
"Non è giusto!"
"é stata migliore la ragazza!"
"Il premio a lei!"
"Il premio a Rake!"
"Silenzio! Tanto per cominciare, non ha usato arco e frecce, ma pugnali e spada. In secondo luogo, è una ragzza."
"é un'ingiustizia!"
"é vero!"
"Il premio a Rake!"
Kita salì sul palco e si rivolse alla folla.
"Avete ragione. ecco perchè"
Afferrò la mano dell'amica e la fece salire al suo fianco
"Il premio ce lo divideremo!"
"Bravo!"
"Così si fa!"
"Viva Kita! Viva Rake!"
"Evviva i cacciatori di Carstal!"

Nella sala del trono, un uomo immenso si allontanò dalla finestra. Si avviò verso il trono e vi si sedette sopra di schianto, il grasso che strabordava dai ricchi abiti e dallo stesso trono.
Quei due ragazzi... Li voglio... saranno miei...
Un sorriso maligno si dispiegò sul volto dell'Imperatore Erk il Buongustaio.
"Non mi importa quello che dovrò fare, saranno miei!"
"Mio Signore?"
"Cosa vuoi?"
"I due ragazzi del villagio, Carstal, sono arrivati"
"Non voglio vederli! Portami i ragazzi del torneo!"
"Ma, mio Signore, sono loro"
"E allora che aspetti? Portali subito qui!"
"Agli ordini mio Signore!"
Quel uomo è un caso disperato. Dopo lo punirò per qualcosa, ma ora, ora stanno arrivando i due ragazzi. Saranno miei!
Una risata squassò la sala.
"Saranno miei!"

Si allontanò dalla piazza.
Incredibilw! Quella ragazza è fantastica! Tra lei e quell'altro, non so chi sarebbe peggio avere come nemico!
Ridacchiando, entrò in casa.
"Ce ne hai messo di tempo. Dove sei stato?"
"Diamine! Quante volte ti ho detto di avvisare quando stai arrivando?"
"Ho un messaggio. Da parte sua"
L'atmosfera nella camera divenne gelida.
"é di nuovo qui"
"Lui?!"
"Si"
La ragazza si avviò verso l'uscita.
"Aspetta, Cassie! Come fai a esserne certa?"
"Ci siamo affrontati. Fa attenzione: sta per risvegliarsi"
Rimasto in casa da solo, l'uomo cominciò a riflettere.
Si... Deve essere lui... Il nuovo Guardiano... Deve essere quel Kita!
La luce si allontanò dall'òkolok.

"Sai, Kita, questo Erk mi sta già antipatico"
"Mh?"
"Tutto questo sfarzo... E il fatto che ogni anno i villaggi gli debbano qualcosa... Ho proprio voglia di dargli una bella lezione"
"Accidenti! Sei proprio nera!"
"Non sto scherzando!"
"Scusa, scusa. Ma che hai?"
"Ce n'era uno"
"Uh?"
"Un òkolok. Era tra la folla, vicino a noi"
"Allora era quello! Ecco perchè avevo la pelle d'oca!"
"Da questa parte. L'Imperatore vi sta aspettando"
Quando entrarono nella sala del trono, Yoko fu costretta a moredersi la lingua. Guardando con la coda dell'occhio, notò che l'amico era nelle stesse condizioni: Erk sembrava un maiale abbigliato come un re, rischiando di far scoppiare a ridere i due ragazzi. Stavano per essere presentati, quando annunciarono il pasto e l'Imperatore si precipitò fuori dalla sala. Quando non fu più a portata d'orecchio, i due amici liberarono le risate.
"Cavolo, mio padre mi aveva avvisato, ma non mi aspettavo una cosa del genere!"
"Avete ragione"
Il maggiordomo li guardava sorridendo.
"Sapete, siete tra ipochi che sono riusciti a trattenersi"
Mentre aspettavano che l'Imperatore finisse di mangiare, si misero a chiacchierare del più e del meno. dopo più di tre ore, finalmente il sovrano decise di essere pieno e tornò.
"Bene, cos'avranno mai da darmi, questi piccoli cacciatori?"
In perfetta sincronia, i due amici si inginocchiarono e cominciarono a parlare.
"Oh, Illustre Sovrano, non più di un mese fa, al nostro umile villaggio è avvenuta la Cerimonia del Nome. Come da tradizione-"
Ma quale tradizione, l'hai scritta tu questa legge!
Yoko.
Brutto maiale, come ti permetti! Ridacci tutto!
Kita.
"-Siamo qui per portarle dei doni. Il primo, sono tre arazzi raffiguranti la storia della nostra terra. Il secondo, la testa di un intsuki che ci ha attaccti durante il viaggio. Il terzo, una ragazza di nome Lemi che allieterà i vostri giorni con la sua stupenda voce. il quarto, il bracciale d'oro che abbiamo vinto poco fa al torneo. Spero accettiate questi umili doni"
"Si, si, tutto molto bello. Non avete nient'altro?"
"No, illustre Sovrano-"
Maiale obeso!
Yoko.
Grosso sacco di lardo!
Kita.
"Questo è tutto ciò che il nostro umile villagggio può offrirle"
Erk sbattè un pugno sul trono.
"Accidenti, i doni sono sempre meno! Ma, ditemi, non vi piacerebbe restare? Non soffrireste mai la fame, avreste tutte le ricchezze che mai potreste desiderare, potreste avere tutto! Che ne dite?"
I due ragazzi si guardarono preoccupati. Tra di loro avvenne un dialogo silenzioso di sguardi.
Yoko, non possiamo!
Lo so, ma non possiamo certo rifiutare!
Se non lo facciamo, non avremo mai la possibilità di sconfiggere gli òkolok!
Ci imprigionerebbe.
Ci libereresti tu.
Aspetta, ho un'idea!
"Illustre Sovrano, la vostra offerta ci riempie di gioia, ma al nostro villaggio hanno bisogno di noi. Vi preghiamo, lasciateci un altro giorno per decidere"
"Mmmmhh... D'accordo. Un giorno, ma non di più"
Quando uscirono dal palazzo, Kita stava fumando.
"Perchè gli hai chiesto più tempo? Dovevamo rifiutare!"
"Non hai capito proprio niente allora?"
"Uh?"
"Ma tu non sai dire nient'altro che uh?"
"Se non mi spieghi ninte, che ci posso fare?"
"Kita, ho ottenuto un giorno per preparaci alla partenza"
"Yoko, sei un genio!"
"é naturale, sono una ragazza!"
Continuando a punzecchiarsi, arrivarono alla locanda dove alloggiava il gruppo.Dopo ever raccontato cosa erasuccesso nell'incontro, vennero assaliti dalle proteste.
"Come si permette!"
"Non ha il diritto di reclamarvi!""Lo sappiamo, ecco perchè abiamo ideato un piano per andarcene"
Tutti si fecero attenti.
"Domani, ci sveglieremo presto"
"Io e Rake accompagneremo Lemi a palazzoe la affideremo al maggiordomo"
"Per il resto del giorno, penseremo a preparare la partenza"
"Appena saremo pronti, ce ne andremo"
"Lemi nel frattempo starà facendo il giro del castello. Quando verrà portata dal gras-, dall'Imperatore, gli dirà che abbiamo intenzione di rifiutare"
"Ci cercherà, ma saremo già nella foresta"
"Non ci prenderanno più"
"é un'ottimo piano, ma 'è una cosa, piccolina, che non ci va giù, vero ragazzi?"
"Già"
"Vero"
"Mh-mh"
Kita e Yoko si guardarono stupiti.
"E di cosa si tratta?"
"Voi. E del vostro ruolo nella fuga"
 

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Capitolo 11
*** Turisti ***


"Noi? Che volete dire?"
"State facendo tanto per noi, non ci sembra giusto che vi occupiate anche di questo. Domani, vi diamo la giornata libera"
Una volta in camera, i due discussero su cosa fare l'indomani. Improvvisamente, a Kita venne un'idea.
"Ehi, Yoko, che ne diresti di portare qui quel ragazzo dell'altro mondo?"
"Chi? Mike?"
"Si, lui. Mi hai detto che desidera vedere questo mondo, no? Potremmo approfittare della giornata libera per visitare la Capitale"
"Sei un genio! Ma sei sicuro che riesca a portarlo qui?"
"Facciamo così: prova a portarmi da lui, se ci riesci, allora non c'è problema. E poi, anch'io voglio vedere com'è, quel mondo"
Raggiante, Yoko stava per compiere il passaggio, quando si ricordò di un piccolo particolare.
"Forse è meglio andarci domani e dormire, stanotte"
Risero. Il giorno dopo, all'alba, Kita cominciò a scuotere Yoko.
"Yoko? Svegliaaaa!!! é mattinaa!! Yoko! Forza! In piedi!"
"Taci!"
Un cuscino lo colpì in piena faccia mentre la ragazza si alzava. Quando furono pronti, si misero uno di fronte all'altro.
"Pronto?"
"Vai"
Yoko gli mise una mano sulla spalla e chiuse gli occhi.
Immaginò la scogliera.
Immaginò di arrivarci.
Immaginò Kita davanti a sè.
L'immagine si consolidò nella sua mente.
Si spostò.
Un piccolo vortice di vento prese il loro posto.
Nella piccola stanza della locanda non c'era più nessuno.
Sulla scogliera, invece, due ragazzi con strani abiti stavano esultando.

Accarezzò il bracciale. Da quando Yoko gliel'aveva affidato, Mike non passava nemmeno un giorno senza. Il bagliore di fuoco della pietra gli ricordava gli arabeschi comparsi sul corpo della ragazza mentre combatteva contro... Non riuscì a finire il pensiero: ogni volta che pensava a quel mostro, sentiva una gelida disperazione pervadergli le membra, e più di una volta si era ritrovato bloccato, senza  riuscire a muoversi. Qualcuno gli tamburellò sulla spalla. Si girò.
"Buu!!"
"Whaaaaaaaaaaaa!!!!"
Mentre Mike era sdraiato a terra col respiro affannoso, Yoko e Kita si sbellicavano dalle risate.Quando finalmente si furono ripresi tutti e tre, venne il momento delle presentazioni.
"Kita, questo è Mike. Mike, questo è Kita, il mio amico dell'altro mondo"
"é un piacere"
"Anche per me. Ma che ci fate qui?"
"Che ne diresti di farti un giretto per la Capitale?"
"Aspe. Vuoi dire... Noi tre?"
"Si"
"Cioè... Io, verrei di là?
"Già"
"Yoo, Mike, la scena del pesce lesso è durata abbastanza"
Lanciò al ragazzo una tunica e un paio di pantaloni.
"Tieni. Hai tre minuti per prepararti"
Due minuti dopo, stavano tornando alla Capitale in un vortice di vento.

"Wow! é fantastico! Non pensavo potesse esistere un posto così!"
Yoko, Kita e Mike stavano accompagnando Lemi dal sovrano. Da quando erano arrivati, non aveva smesso per un solo secondo di guardarsi attorno come un bambino in un parco giochi.
"Buon giorno, Kita figlio dell'arco e Rake figlia del fulmine. Posso sapere chi c'è con voi?"
Lemi, figlia della musica, la ragazza che allieterà il Sovrano"
"Bene. Signorina, da questa parte, le farò fare il giro del castello"
"Vi ringrazio molto, Rake, Kita, e addio"
Quando la porta si fu richiusa, Mike incrociò le braccia e assunse un'aria offesa.
"Uffa! Mi hanno completamente ignorato"
"forza, andiamo al mercato: ho visto dei saltimbanchi"
"Subito!"
Quando arrivarono, dovettero arrampicarsi su una fontana per assistere allo spettacolo di mangiafuochi, giocoleria, lancio dei coltelli, trampoli... I tre ragazzi si stavano divertendo come matti, quando un brivido gelido percorse la schiena della ragazza. Tutti i rumori scomparver. Sentiva solo il battito del suo cuore, il suo respiro, il respiro dell'altro,... Si voltò lentamente. Tra la massa di spettatori, uno attirò la sua attenzione. Era circondato da un'aura scura.
"Ehi, Yoko, tutto bene?"
I rumori tornarono a popolare il mondo.
"Si, tutto ok, non preoccuparti"
Si girò di nuovo verso la folla. l'uomo era sparito.

L'uomo provava disgusto: disgusto per quelle sciocche creature che sprecavano tutto quello che avevano. Il giocoliere, che tutti accalmavano, era solo un altro burattino nelle mani di qualcun altro.
Perchè devo vivere fiancoa a fianco con questi vermi?
Un sorriso maligno si dispiegò sul suo volto.
Non ha importanza: una volta sconfitto il Guardiano, nessuno potrà impedirci di dominare su questa feccia! Distruggere gli elfi!Quei ladri della terra che ènostra di diritto!
Una sensazione di panico lo prese alla gola. veniva da dietro.
"Ehi Yoko, tutto bene?"
Si girò: erano ancora loro, i due ragazzi del torneo! Ce n'era un altro con loro, ma era incantato a guardare lo spettacolo. Rivolse nuovamente l'attenzione ai due cacciatori. Sentì nuovamente quello strano panico.
é il ragazzo! Il ragazzo è il Nuovo Guardiano!
"Si, tutto ok, non preoccuparti"

Yoko era strana: da quando l'aveva vista bolccata, non faceva altro che cercare qualosa, era molto tesa, le mani che sfioravano continuamente i pugnali, gli occhi che mandavano inquietatnti bagliori.
"Yoko, che succede?"
"Credo di averne trovato uno"
"Dove?!"
"é sparito, ma ho una brutta sensazione"
"Ehi, voi due, che state confabulando?"
"Decidevamo dove andare. Vuoi vedere la foresta?"
"Da che parte?"
"Per di qua"
Quando vide la foresta, la mascella gli si staccò per la sorpresa. Era stato fortunato: la giornata era limpidissima e soffiava un leggero venticello. Le fronde color smeraldo si muovevano dolcemente, creando un meraviglioso gioco di ombre, luci e riflessi. Il suono, la musica della foresta era dolce e allo stesso tempo selvaggia. Yoko e Kita respirarono a pieni polmoni l'aria della loro casa e del loro rifugio. Notarono un movimento tra le fronde di fronte a loro, che si aprirono a mostrare il volto di Leiyra.
"Leiyra!"
"Ciao, ragazzi!"
"Che bello veredti! Ma non è pericoloso? E se ti scoprissero?"
"Non preoccupatevi per me, ma per il vostro amico dovreste: sta per avere un infarto"
Era vero: Mike era rimasto senza fiato, infatti non pensava che l'elfa potesse essere così bella! Dopo che era tornata, si era preso una cotta per Yoko, ma dopo aver visto Leiyra, decise che avrebbe fatto di tutto pur di stare con lei. Cercò di darsi un contegno.
"Buongiorno. Il mio nome è Mike, vengo dal mondo dove Yoko è cresciuta"
"Allora sei tu! Sai, quando è tornata, ci ha raccontato molte cose su di te. A quanto pare, sei un ragazzo curioso che vuole conoscere questo mondo. Inoltre, ti devo ringraziare per averla aiutata a tornare"
L'elfa si lanciò fuori dal nascondiglio, atterandogli davanti. mentre il ragazzo la guardava balordito, lo baciò su una guancia. Poi, si tuffò nuovamente nella foresta. Prima di sparire, si voltò un'ultima volta verso i tre.
"Ci vediamo stasera!"
Yoko e Kita guardarono Mike e scoppiarono a ridere: sembrava un pomodoro maturo con l'aria sognante. Lo stomaco di kita si lamentò.
"Non pensate sia il caso di andare a mangiare qualcosina?"
Tornarono alla locanda, dove divorarono un'intero arrosto di maiale, senza lasciare nemmeno le briciole delle patate.
"Sapete, non mi sono mai divertito tanto in vita ia!"
"Aspetta di vedere il resto della Capitale"
"Meglio fare rifornimento di energie allora!"
Verso le tre del pomeriggio, mentre si riposavano all'ombra di una statua, vennero raggiunti da un affannato membro del loro gruppo.
"Yoko... Kita... Il Sovrano... Saputo... Ha saputo... Che non volete... Restare..."
"Aspetta. Riprenditi, poi ci-"
"Non c'è tempo! Ha scoperto... Che non volete restare qui!"
"Siamo pronti alla partenza?"
"Vi stiamo aspettando... Sotto le mura... Fuori..."
"Inizia ad andare. Noi vi raggiungiamo. Dobbiamo andare a recuperare una cosa"
Mente l'uomo si allontanava, Yoko toccò le spalle dei deu ragazzi, tornando alla scogleira nell'altro mondo.
"Tieni sempre pronti questi vestiti. Potrei tornare in qualsiasi momento"
"Buona fortuna Mike!"
"Buona fortuna a voi! Vi servirà!"
Yoko e Kita si materializzarono nella loro stanza. Qualcuno stava colpendo violentemente la porta.
"Aprite, in nome dell'Imperatore!"
Velocemente, i due si misero il mantello sulle spalle e afferrarono le loro sacche. Poi, si sporsero dalla finestra: sotto di loro c'erano alcuni cavalli della Guardia Reale. I due ragazzi si guardarono.
"Uno!"
"Due!"
"Tre!
Mentre saltavano, la porta si spalancò di colpo.
"Fermatevi!"
Atterrarono in groppa ai cavalli, infilarono i piedi nelle staffe e diedero una violenta sferzata di redini.
"Via! Al galoppo!"
Col mantello svolazzante alle spalle, i due cacciatori cominciarono la fuga. A un certo punto, al ritmico galoppare dei loro cavalli si aggiunse quello di molti altri. Il vento frustava il volto e i capelli dei fuggitivi, che comiciarono a ridere: sembrava di volare! Yoko mollò le redini e spalancò le braccia urlando di gioia. Dal palazzo sentì qualcuno cantare con voce dolcissima, incitando i loror cavalli a correre più veloce ancora. Anche senza girarsi, sapeva che Lemi, affacciata a una finestra, li stava salutando con quel canto.
"Kita! Più veloce!"
I suoi occhi cominciarono a risplendere. Se qualcuno fosse riuscito, in quel momento, a incrociare il suo sguardo, avrebbe visto due globi sfolgoranti di colore diverso, tagliati a metà da una pupilla a fessura. Un carro sbarrò loror la strada. i due amici incitarono i cavalli al salto. Mentre le zampe si staccavano da terra, un forte vento intervenne per sorreggerli. Continuarono indistrurbati la loro fuga, mentre il drappello di guardie fu costretto a fermarsi. Finalmente,, arrivarono in vista del cancello. Il gruppo li stava aspettando agitando le mani.
"Svelti! Fuori!"
La cancellata cominciò ad abbassaris. Mancavano solo loro. Fecero fermare i cavalli e si gettarono attraverso l'ultimo metro di spazio rimasto prima che il portale si chiudesse del tutto.
"Eccoli! Fermateli!"
La cancellata si chiuse dietro di loro con un tonfo.

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Capitolo 12
*** Ritorno ***


Appoggitai su un gomito, i due amici si guardarono ansimando, con uno sciocco sorriso sul volto.
"ce l'avete fatta!"
"Già... é stato divertente, vero Rake?"
"Puoi dirlo forte!"
Rpiartirono non appena si furo ripresi, il gruppo si mise in moto e si inoltò nella foresta. Durante la cena, illustrarono al gruppo il piano per il rientro.
"Vogliamo provare ad arrivare nella metà del tempo che ci abbiamo messo all'andat (ora che Lemi non ci rallenta più)"
"Mnageremo e dormiremo a turni, mentre viaggiamo"
"Ci muoveremo più velocemente e useremo alcune scorciatoie"
"In questo modo usciremo il prima possibile dalla foresta. Che ne dite?"
Erano tutti d'accordo. Quella notte, mentre i membri del gruppo dormivano profondamente, tre figure incappuccciate guidavano i carri ridendo e raccontandosi varie avventure. Quando sorse il sole , Leiyra salutò gli amici e tornò al riparo tra gli alberi. Quando furono tutti, svegli, Kita salutò l'amica con uno sbadiglio e andò a dormire. I alzò per il pranzo, dopo il quale toccò a Yoko entrare nel carro. Si svegliò al soregere delle lune, quando i memebri del gruppo andarono a dormire e Leiyra uscì nuovamente. Il giorno dopo, durante la pausa di tre ore, il più vecchio del gruppo cominciò a fischiettare un motivetto. Nel sentirlo, una corda vibrò nella mente di Yoko.
"Mi scusi, cos'è questa musica?"
"Si chiama la Ballata dei Nascosti. Purtroppo, nessuno la conosce completamente. é molto vecchia"
"Ci può cantare la parte che conosce?"
"Con piacere"
Si schiarì la voce e comiciò
                    Una macchia di colore,
                         un tocco di verde scuro.
                    Una linea secca,
                         un ramo che tocca il cielo.
                    Uno sbuffo bianco,
                         l'acqua di una cascata.
                    Con maestria,
                         i pennelli creano.
                    Con pazienza,
                         il maestro dipinge.
                    Un albero,
                         e poi un altro.
                    Un raggio di luce
                         nell'acqua riflesso.

Non conoscendo le parole seguenti, l'uomo comiciò a fischiettare. Nella mente della ragazza si stava formando un'immagine familiare, ma non riusciva a capire di cosa si trattasse.
                    La luce dipinge
                         i colori della foresta.
                    Lontano, le montagne
                         svettano fiere.

Ricominciò a canticchiare. Yoko si mordicchiò nervosamente l'unghi del pollice. Era certa di star dimenticando qualcosa di importante.
                    L'Ombra scura,
                         cupa,
                    con ferocia attacca
                         il disegno,
                    dolorosamente dipinto
                         dal maestro.
                    Ecco, il quadro è completo,
                         il luogo del benvenuto.

Un campanello trillò nella mente di Kita.
Ombra... Freocia... Benvenuto... Cos'hanno queste parole? Sento come se cercassi di afferrare il fumo a mani nude. Ah, è impossibile, continua a sfuggirmi!
Yoko era preoccupata. Il canto le ricordava qualcosa che aveva fatto, ma quando?
                    Oh, se solo sapesse!
                         Se sapesse!
                    La ricerca sarebbe
                         ormai finita.
                    Oh, se solo capisse!
                         Se capisse!
                    La lunga guerra
                         potrebbe finire.
                    Oh, se solo glielo potessi dire!
                         Se potessi!
                    Potrei morire felice,
                         perchè grazie a me
                    la terra ha perso
                         il buio
                    che l'aveva così ferocemente
                         dilaniato
.
Nascosta tra gli alberi, Leiyra ricordò di un racconto che le era stato raccontato una volta dal Saggio, e capì che si trattava di una parte del canto. Kita era sempre più nervoso, il significato di quelle parole continuava a sfuggirgli. Si girò verso Yoko per chiedere aiuto, ma rimase senza fiato: era seduta su un ceppo, col capo chino nascosto dai capelli. Si vedeva solo l'occhio giallo, spalancato dal terrore. Non sapere che fare: la corda nella sua mente vibrava semprre di più, ma non riusciva a capire cosa le stesse dicendo.
                    Mani d'artista,
                         macchiate di ghiaccio e fuoco.
                    Mani di precisione,
                         impugnano il trasparente strumento.
                    Mani delicate,
                         che sostengono il ramo ferito.
                    Mani veloci,
                         che guidano il vento.
                    mani forti,
                        che combattono con il fulmine.

Fulmine...
Leiyra soffocò un grido.
Vento...
Kita spalancò la bocca e gli occhi minacciarono di cadergli dalle orbite.
Fuoco e ghiaccio...
Yoko venne attraversata da un brivido. La corda vibrava sempre più forte, minaccinado di spezzarsi.
                    Carezza di vento,
                         piuma dorata.
                    Ombra dal cielo sul bosco.
                         Portatore di luce
.
La corda si spezzò. Il corpo di Yoko venne attraversato da una scarica elettrica. Spalancò gli occhi: finalmente capiva!
Vide l'amica rabbrividire. Le posò una mano sulla spalla e la scossa gli venne trasmessa.
nella foresta, l'elfa ricordò finalmente le parole che le aveva cantato il saggio.
Oltre alla voce dell'uomo, altre tre cantarono il finale della ballata.
                    Dalle lune insanguinate,
                         dalle fiamme voraci,
                    dall'oro è giunto il primo.
                        Passano gli anni,
                    ma restano nascosti.
                         Ombre nelle ombre,
                    come il loro cuore.
                         nascosti tra noi,
                    ci vogliono morti.
                         Arriverà
                    un giorno,
                         colui che il segreto
                    dell'artista custode
                         scoprirà?

Ripartirono. Poco rpima di addormentarsi, Yoko sussurrò alcune parole a kita attraverso il telo del carro.
"parla del nascondiglio degli òkolok. Dobbiamo studiare il canto"
Quando sorsero le lune, Kita le chiese se le andava di andarea a prendere Mike.. La ragazza annuì sorridendo, poi andò nella sua stanza. Poco dopo, i quattro ragazzi erano nuovamente insieme. Quando si trovò faccia a faccia con Leiya, smise quasi di respirare. Era proprio cotto! Gli fecero ascoltare la ballata, ma non gli venne in mente niente che potesse aiutarli. Passarono due settimane. Grazie all'aver mantenuto una velocità che all'andata non avrebbero creduto possibile, e passando da scorcitoie che avevano più volte terrorizzato i membri del gruppo, si trovarono a un giorno da Carstal. Mike era ormai abituato a passare le notti in cammino con i suoi amici, e stava cercando di imparare a tirare con l'arco da Leiyra, e ora, quando erano insieme, gli occhi non brillavano più solo al ragazzo. Arrivati in vista del villaggio, i quattro ragazzi si allontanarono di poco dal gruppo, finchè non si trovarono sotto le mura, dove rimasero in silenzio per un pò. Fu Mike a arompere il silenzio.
"Non vi mancherà tutto questo?"
Totti voltarono lo sguardo verso di lui.
"La foresta, stare insieme, poter parlare di tutto senza problemi... Non vi mancherà? Yoko e Kita saranno costretti a restare lì dentro e potranno uscire solo con gli altri cacciatori, e leiyra non potrà entrare"
"Guarda il cielo"
Sopra di loro, le due lune brillavano di una luce chiara, fredda come ghiaccio.
"Le lune saranno le stesse per tutti. Ci vedremo ancora. Quando gli òkolok saranno distrutti, non ci saranno più divisioni. Non ci saranno più roghi. Non ci sarà più bisogno dei Guardiani. Non ci sarà più bisogno di Custodi. Quando questo accadrà, sentiremo il canto della Natura. Quando finirà la nostra storia, ci rivedremo nel Tempio"
Mentre pronunciava le ultime parole, l'aspetto di Yoko cambiò: I capelli si accorciarono e divennero color bronzo, le spalle si allargarono,il corpo si irrobustì, il volto, pur rimanendo affilato, si fece più maschile, la pelle del braccio destro divenne d'oro, gli occhi viola. Sulla pelle si fecero strada volute dorate, più scure dove la pelle era d'oro. Parlando attraverso le labbra della ragazza, Okoy concluse il discorso.
"Ho avuto anch'io degli amici, quando fu il mio turno per combattere gli òkolok. Sono passati alla storia, per chi ricorda, come l'Aquila,il Selvatico,il Ferroso e la Serpe. Erano tutti elfi. Questa ragazza è molto più saggia di me: ha scelto come compagni un'elfa, due umano e un mezzelfo. In voi, rivedo i miei amici. Mi permettereste di darvi un nuovo nome?"
A corto di parole, i tre annuirono. Okoy si spostò di fronte a leiyra, le mise una mano dietro alla testa e appoggiò la fronte alla sua, guardandola negli occhi. Leiyra venne assorbita e cade in un abisso viola. Vide una santer che cacciava. Dormiva. Combatteva. Divorava una preda. Si sentì attratta dall'animale. le loro anime si avvicinarono sempre di più, finchè non si sovrapposero, finchè non si fusero insieme. L'elfa percepì qualcosa di caldo ardergli nel petto e il suo corpo cambiare. Chiuse gli occhi.
"Tu, piccola elfa, sei l'incarnazione del Vento. Sei la Santer, combatti con la forza dell'uragano!"
Leiyra spalancò gli occhi: il verde aveva ceduto il posto a un blu intenso con pagliuzze azzurre e violette. i capelli neri avevano assunto una sfumatura violacea e si erano infoltiti. La pelle, poco prima chiarissima, ora era scura. Le lunghe orecchie erano diventate orecchie feline, che si mossero captando i suoni della foresta. Si inchinò a Okoy, che sorrise e si spostò davanti a Kita. Gli mise le mani sulle spalle e lo tirò verso di sè, finché le fronti non si toccarono. Lo guardò negli occhi e il ragazzo sprofondò in un abisso viola. Vide un serpente velenoso strisciare nell'erba. Combattere. Mordere. Seminare il panico solo comparendo. Si sentì attratto dal rettile. Le loro anime si avvicinarono sempre di più, finchè non si sovrapposere, finchè non si fusero. Un immenso calore si propagò dalla spalla del ragazzo per tutto il suo corpo, che comiciò a cambiare. Chiuse gli occhi.
"Tu, giovane mezzelfo, sei l'incarnazione della Terra. Sei il Kiatì, il serpente che domina sopra tutti gli altri. Combatti con la forza della Terra!"
Kita spalancò gli occhi: erano dello stesso colore della foresta, con le sue ombre, luci e riflessi. I capelli neri erano diventati argento, lucidi e scintillanti sotto la luce delle lune. Anche la pelle di serpente sulla spalla aveva cambiato colore: era color argento, con un motivo romboidale nero. le orecchie ora terminavano con una leggera punta. Non erano più umnae, ma neanche elfiche. Sentì in bocca uno strano sapore: toccandosi i canini, li scoprì affilati e apuntiti, e capì che erano carichi di veleno. Si inchinò a Okoy, che sorrise e si spostò davanti a Mike, che deglutì a vuoto. Okoy lo abbarcciò e appoggiò la sua fronte a quella del ragazzo. Lo guardò negli occhi.
Un violento ringhio li fece voltare di scatto: dalla foresta era uscito un animale simile a un lupo scheletrico e mostruoso. Perse le sembianze del primo Guardinao, Yoko richiamò un fulmine dal cielo, che si materializzò nelle sue mani sottoforma di spada, poi si frappose tra gli amici e il mostro. Sulla sua pelle si fecero strada gli arabeschi di fuoco e ghiaccio. Il vento si alzò impetuoso, sferzando la zona. Le labbra del mostro si stirarono in unghigno.
"Allora sei tu!"
"Salve, òkolok"

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Capitolo 13
*** Morso ***


Veloci, Kita e Leiyra incoccarono una freccia e mirarono al mostro.
"Tornate dal gruppo e proteggetelo"
"Ma, Yoko,..."
"SUBITO!"
La forza con cui la ragazza aveva gridato l'ultima parolali convinse. Si girarono e si allontanarono dai combattenti. Mike si voltò mentre correva: per la seconda volta, davanti ai suoi occhi, luce e ombra si scontravano, e come per la volta precedente aveva un brutto presentimento. Scacciò i dubbi e seguì Kita e Leiyra.
Yoko fissò il suo sguardo sull'òkolok.
Il mostro fece altrettanto.
Il vento frustava i vestiti e i capelli di Yoko.
Il suo lamento feriva le orecchie dell'òkolok.
Aggiustò la presa sull'elsa.
La luce delle lune fece brillare ulteriormente la lama di fulmini.
Il bagliore di un fulmine nel cielo diede il segnale.
Le zampe caricarono.
I piedi spiccarono un salto.
Si scontrarono a mezz'aria.
Un fiore scarlatto sbocciò.
Sulla spalla di Yoko c'era un profondo taglio.
Com'è possibile?!
Non l'ho neanche sfiorato!
Sul muso del mostro apparve la soddisfazione.
Una venatura infuocata passò sopra la ferita.
Guarendola.
L'òkolok ringhiò.
La ragazza stinse l apresa sull'elsa.
"Dimmi, Guardiano.
Per cosa combatti?
Sei debole, sai, se non hai qualcosa per cui combattere"
"A te che importa?
Tutto quello che vuoi è il dominio!"
"Questo chi te l'ha detto?"
"Qualcuno che un tempo consideravo un amico"
"Sciocca!
Non siamo tutti uguali!"
"Cosa vuoi allora?"
Le labbra del mostro si stirarono in un ghigno. 
"Io voglio uccidere tutti!
Nessuno deve rimanere vivo!
Ridurre questa terra al silenzio!
Voglio che tutto sia ombra!"

Dietro agli alberi, Cassie scosse la testa.
Che idiota!
Non potrà mai distruggere tutto.
Guardò yoko.
le sue parole le rimbombarono nelle orecchie.
Qualcuno che un tempo consideravo un amico.
Illusa.
Non esistono amici a quasto mondo.
Chi chiami amico è il primo a tradirti.
Si girò per andarsene.
Qualcosa di umido le colò lungo la guancia.
una lacrima?!
Un'altra goccia le cadde sul naso.
Pioggia...
Figurati se piango per quella!
per Yoko!
Assunse le sembianze dell'òkolok.
Spiccò un balzo e si allontanò.
Yoko...

La Custode gridò.
Gli artigli dell'òkolok l'avevano ferita di nuovo.
Per la decima volta.
Ansimava.
Non è possibile!
Non sono nemmeno riuscita a sfiorarlo!
"Certo che è strano!
Il nuovo Guardiano è una ragazza?
Avrebbe anche potuto dirmelo!"
Yoko gelò.
"Cosa...
Stai dicendo?"
"Ma come!
Non mi hai riconosciuto?"
Il corpo dell'òkolok lasciò il posto a un essere umano.
Ne riconobbe il volto.
L'uomo che aveva parlato con Yoko e Kita al torneo.
Era davanti a lei e ghignava.
"TU!!"
La rabbia di Yoko esplose.
Negli anni che seguirono, finchè in quel mondo ci fu vita, nessuno conobbe un insieme di fulmini, vento e pioggia come quello che scatenò Yoko.
"Brava!
Così!
Solo con l'odio si diventa forti!"
Custode e òkolok si scontrarono.
Ancora.
Ancora.
Sempre più velocemente.
Ogni attacco era per Yoko una nuova ferita.
Che non faceva in tempo a rimarginarsi.
Il terreno, frustato e percosso da vento e pioggia, era coperto di sangue.

Mike tremava.
Il vento...
La pioggia...
Tutti quei lampi...Aveva paura per Yoko.
Quella sensazione di terrore non lo abbandonava.
Vide Kita che cercava di tranquillizzare gli uomini.
Leiyra era di guardia su un albero.
Si stavano dando da fare.
E lui?
Lui cosa stava facendp?
Si era nascosto a tremare!
Strinse i pugni.
Qui non posso fare ninte!
Si girò verso il luogo nel quale Yokoe l'òkolok si stavano affrontando.
Decise.
I suoi piedi cominciarono a correre.
Aspettami, Yok!
Sto arrivando!

La spada premeva contro gli artigli.
Le ginicchia le cedettero.
Lanciò un ululato di trionfo.
Cercando di respirare, Yoko sollevò debolmente lo sguardo.
Una zampata la colpì alla schiena.
Dopo un volo doloroso sul terreno, sbattè contro un albero.
Il sangue cominciò a colarle negli occhi.
Gli arabeschi sulla pelle si ritirarono.
Gli occhi tornarono normali.
La forza della tempesta scemò.
Con sguardo offuscato, Yoko temtò di girarsi verso lòkolok.
Il mostro le si accucciò davanti.
Si leccò il sangue dagli artigli.
Fu scosso da un brivido di piacere.
"Ancora!
Ne voglio ancora!
Di più!"
L'òkolok si lanciò contro la ragazza.
Le zanne dirette verso la sua gola.
Un grido di dolore.
Mike.
Il suo braccio era stretto tra le fauci del mostro.
A terra, Yoko lo fissava a bocca aperta.
Era stata spinta via appena in tempo.
Con un gesto di stizza, l'òkolok strappò le zanne dal braccio del ragazzo.
Altro sangue colò sul terreno.
Mike cadde a terra.
Gli occhi pieni di lacrime.
Il braccio stretto al petto.
"Perchè...
Perchè mi hai protetto?"
Mike cercò di sorridere.
"Perchè...
Sei la Custode...
E non mi hai ancora dato il nome"
Una lacrima cristallina si staccò dal volto di Yoko.
La ragazza si trovò su una scala.
Attorno a lei c'era il nulla.
Risplendeva lievemente.
Si girò.
In cima alla scala c'era qualcuno.
Yoko si avvicinò.
Era lei.
C'era una lei timida, la lei che non era Custode.
C'era la lei Custode, che combatteva.
Che aveva permesso che mike venisse ferito.
Si mosse verso la lei timida.
Ma si fermò.
Hanno fiducia in me.
Mike ha avuto fiducia in me.
Kita si è fidato di me.
Leiyra si è fidata di me.
Sollevò lo sguardo.
Fiera.
Si girò e corse incontro alla sua sè Custode.
L'abbracciò.
Le due Yoko si fusero.
L'òkolok guardava il ragazzo ai suoi piedi disgustato.
Intravide qualcosa con la coda dell'occhio.
Si girò e il terrore lo ghermì.
Yoko si era rialzata, scintille di ghiaccio e fuoco che nascevano sulla lua pelle.

La luce delle lune perforò le nuvole e la colpì. Attorno a Yoko si formòun alone di luce, nel quale la Custode sparì. La luce si sollevò e superò la linea degli alberi.
"Yoko!"
Kita e Leiyra uscirono dalla foresta.
"Custode!"
Ihalim era affacciato dalle mura. La luce comiciò a pulsare, diventando sempre più luminosa. Lòkolok ululò di dolore: quella luce così pura e intensa gli feriva gli occhi. Anche i quattro ragazzi furono costretti a coprirseli. Improvvisamente, la luce sparì.
"Sai, avevi ragione: non si può essere forti senza qualcosa per cui combatter"
La voce di Yoko veniva dall'alto.
"Ma avevi anche torto: non è l'odio, la vera forza, ma il voler proteggere le persone a cui tengo! Leiyra, laSanter, la Figlia del Vento, Kita, il Kiatì, il Figlio della Terra, Ihalim, il Deki, il figlio dell'Acqua, e Mike, il Ferrigno, il figlio del Fuoco!"
Il braccio di Mike guarì all'istante, coprendosi inoltre da una specie di guanto metallico che faceva parte di lui. I suoi capelli divennero del colore del fuoco e gli occhi arancioni e ardenti come braci. Ihalim provò una sensazione di fresco: la sua pelle divenne pallida, con riflessi color madreperla, i capelli color sabbia e gli occhi splendenti come acquemarine. Quando sollevarono lo sguardo, restarono a bocca aperta: le ferite di Yoko erano guarite, gli arabeschi splendevano nuovamente sulla sua pelle e gli occhi sfavillavano come non mai. Sulla schiena erano spuntate due immense ali da drago, l'attaccatura decorata da piume nere, dello stesso colore delle punte delle venature, che proseguivano bianche come la luce delle lune, separate dalla membrana argentata.
"Ora, òkolok..."
Con un rapido movimento delle ali, la Custode si gettò verso il mostro, una nuova spada di folgori in pugno.
"...MUORI!!"

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Capitolo 14
*** Preparazione ***


La spada di folgori aveva trapassato il cuore dell'òkolok. L'erba fradicia era stata piegata dall'aria sollevata dal forte battito delle ali di Yoko. La ragazza fece sparire la spada e il corpo del mostro cadde a terra. Richiuse le ali e si voltò vero Leiyra, Mike e Kita, che la fissavano a bocca aperta.
"Yoko!"
In qualche modo, Ihalim era uscito nella foresta e le correva incontro. Le si fermò davanti slittando, gli occhi spalncati per la sorpresa. Yoko scoppiò a ridere.
"Sembrate dei baccalà!"
Ihalim, Kita e Leiyra non capirono, ma Mike si unì alle risate dell'amica, contagiando anche tutti gli altri. Quando si calmarono, cominciarono a fioccare le domande.
"Cosa sono quelle ali?"
"Da dove arrivano?"
"é stata quella luce?"
"Come mai non le avevamo mai viste?"
"Ehi, piano! Quante domande!"
Con calma, spiegò loro cosa fosse successo su quella scala. Raccontando ciò che aveva provato nell'essere avvolta dalla luce, rabbrividì.
"Era come se venissi bruciata dal fuoco, ma contemporaneamente mi sentivo congelare. Quando sono stata sollevata in aria, ho sentito la scarica di un fulmine attraversarmi. Fuoco, ghiaccio e fulmine si sono uniti. La loro forza ha cominciato a fluire verso la mia schiena, caricandosi sempre di più. Quando sono arrivata al limite, la loro forza è esplosa: l'ho sentita saldarsi sulle spalle e per tutta la schiena. Quando la luce si è spenta, ho visto le ali. Poi ho richiamato il fulmine e l'ho ucciso"
"E ora? Che facciamo?"
"ihalim, torna al villaggio. Mike, a casa. Leiyra, a Eyos. Kita, con me: riportiamo il gruppo a casa. Ci ritroveremo il prima possibile"
Mentre gli arabeschi sparivano, le ali si ritirarono nella schiena della ragazza, lasciando al loro posto due marchi neri. Dopo essersi salutati, Leiyra saltò nuovamente nella foresta, godendosi la nuova velocità e la nuova forza donatele da Okoy.  Ihalim tornò nelle mura, stupito dalla nuova, straordinaria sensibilità dei suoi sensi. Yoko mise una mano sulle spalle dei due ragazzi e riaccompagnò Mike in camera.Infine, tornò con Kita dal gruppo, arrivando appena in tempo: gli uomini stavano uscendo dai carri in quel momento. Appena li videro, corsero loro incontro.
"Kita! Rake! Cos'è successo?!"
Dalla ragazza nacque un leggero venticello che si avvolse intorno agli uomini, per poi dirigersi verso il villaggio. Poi, parlò con voce dolce.
"Non dovete preoccuparvi, è stata solo una tempesta. Forte e violenta, ma solo una tempesta. Inoltre, il nuovo aspetto di Kita è normale, e nessuno se ne dovrà stupire. D'accordo?"
"Cert. Grazie, ora siamo più tranquilli"
"Forza, manca poco. Preparatevi a partire"
Mentre gli uomni si affaccendavano per smontare il campo, Kita si avvicinò all'amica.
"Cosa significa questo... Quello che hai detto su di me?"
"Sarebbero sorti non pochi problemi se si fossero chesti cosa fosse successo al tuo corpo, e allora addio libertà per la missione. L'ho già fatto, non preoccuparti, funziona"
"fotre! Aspetta un attimo, non l'hai mai fatto a me, vero?"
"Chissà?"
"No, per favore, dimmelo: l'hai fatto? Mi stai facendo paura"
"Ma secondo te?"
Yoko si allontanò ridendo, con Kita che la seguiva tempestandola di domande. Ripartirono. Per non mostrare agli uomini il luogo dello scontro, nè quanto fossero effetivamente vicini al villaggio, fecere fare al gruppo un giro lunghissimo, arrivando solo a metà giornata.
"Aprite, siamo tornati"
La porta si aprì, ma dall'altro lato c'erano i cacciatori, pronti a partire. Vedendo il figlio, Seto aggrottò le folte sopracciglia per un attimo, poi sorrise.
"Ah, siete arrivati! Se non siete troppo stanchi, che ne direste di unirvi a noi?"
"Con piacere!"
Stavano camminando nella foresta da un quarto d'ora, quando si trovarono davanti a una doppia pista.
"Voi andate a destra. Io, Kita e Rake a sinistra"
Dopo essersi separati, Seto continuò a scoccare occhiate di sbieco al figlio, finchè non decise di averne avute abbastanza: si fermò e si girò con le manisui fianchi.
"Kita. Dimmi la verità"
I due amici cominciarono a sudare freddo.
"Verità? Cosa..."
"Cosa ti è successo? il tuo aspetto è diverso"
Si guardarono negli occhi. Una volta che la ragazza fu certa di non avere di fronte un òkolok, fece un cenno d'assenso all'amico, che trasse un profondo respiro.
"é stato Okoy"
"Eh? Ma che stai dicendo?"
Yoko tirò una leggera sberla sulla nuca del ragazzo.
"Così non capirà niente, no?"
"Ehi, di cosa state parlando voi due?"
"Conosce la storia dei Guardiani?"
"No"
Gliela raccontarono. Quando arrivarono al momento in cui Okoy aveva fatto il suo dono agli amici della Custode, Yoko lasciò che fosse Kita a parlare.
"é stato incredibile! Quando l'ho guardato negli occhisono diventato tutt'uno con un kiatì, mi sono sentito bruciare e guarda!"
Si scostò la tunica, mostrando la spalla, poi mostrò al padre le orecchie e gli rivelò del veleno. L'uomo era rimasto a bocca aperta. La parola tornò quindi alla ragzza, che completò la storia.
"Poi dimostrarmi di essere veramente la Custode?"
Immediatamente, il vento si sollevò impetuoso, mentre gli arabeschi coprirono la pelle della ragazza e gli occhi iniziavano a sfavillare, la pupilla si affilò e l'iride si ingrandì. I capelli brillarono di riflessi rossi e azzurri. Qualcosa le punse il labbro inferiore, e la ragzza scoprì che i suoi canini ora terminavano in una punta, come le orecchie. I marchi sulla schiena brillarono di bianco, poi le ali esplosero dalle sue spalle. Il volto di Seto divenne paonazzo, la bocca che si apriva  e chiudeva senza emettere suoni. Sentendo un fruscio dall'albero sopra di loro, Yoko sorrise.
"Scendi, Liyra"
L'elfa atterrò al suo fianco.
"Ma non dovevi tornare a Eyos?"
"Lo stavo facendo, ma vi ho visto entrare nella foresta e ho pensato di raggiungervi"
"Ma tu sei l'elfa che ci segue ogni volta che entriamo nella foresta!"
Tutti guardarono Seto con sguardo interrogativo.
"Ogni volta che usciamo a caccia, quest'elfa ci segue. Però, a guardarla meglio, mi sembra un pò diversa..."
"Non ricordi che c'era anche lei quando abbiamo incontrato Okoy?"
"Oh, già, è vero"
Leiyra gli si avvicnò e cominciò a squadrarlo con occhio critico.
"Devo riconoscerlo, la figlia del Saggio ha scelto bene il suo compagno!"
"Cheeee?!"
Yoko e Seto guardarno l'elfa con gli occhi fuori dalle orbite.
"Scusascusascusascusa! Mi sono dimenticato di dirtelo! Il Saggio è il padre di mia madre"
Un leggero fulmine lo colpì mentre la ragazza tornava al suo aspetto normale.
"Scusarti? E di cosa?"
"Ah-ah. Molto divertente"
"Ascoltate. Voi andate a cercare questi oki-loki o come si chiamano. io continuo a cacciare e vedrò di prendere qualcosa"
"Sul serio?"
"Si"
"Grazie padre! Ci vediamo!"
Mentre i tre sparivano tra gli alberi, l'uomo sorrise, poi sollevò lo sguardo verso il cielo con gli occhi lucidi.
"Avevi ragione Veyro. Il nostro ragazzo ha un grande destino. è uno dei conpagni della Custode. Sono certo che riusciranno a liberarci dal buio"
Con un sorriso, tornò al suo compito, seguendo le tracce. Mentre si allontanava, un uccellino verde smeraldo lo accompagnò col suo canto.

Mike continuava ad aprire e chiudere la mano e a flettere il polso. Il metallo che gli copriva il braccio si muoveva come se fosse pelle. Ne era ammaliato.
"Mike... è tardi, dormi. Domani c'è il controllo"
"Di già? Non riesco a crederci"
"Dormi"
"Yoko!"
Il compagno di stanza di Mike si premette il cuscino sulle orecchie.
"La vuoi smettere?"
Non ottenne risposta.
"Mike? Ti sei arrabbiato? Scusa, non volevo"
Ancora niente. Accese la luce e scoprì che la camera era vuota. Cominciò a preoccuparsi.
"Mike?"
Un delicato soffio di vento gli accarezzò il collo.
"Dormi e nn preoccuparti: Mike è con me, ma tu lo ricorderai qui"
Seguendo la voce di Yoko, il ragazzo augurò la buona notte al compagno e si addormentò, sicuro di aver ricevuto un grugnito di risposta.

La corrente del ruscello gli scorreva attorno alle caviglie e ai piedi nudi. Il mormorio dell'acqua gli sembrava una canzone cantata da ogni essere in contatto con la corrente nelle vicinanze. Sospirò, Si era sempre sbagliato: era cresciuto nella convinzione che, se il Guardiano fosse tornato quando lui era ancora vivo avrebbe avuto il compito e il diritto di guidarlo, ma non era affatto così. La Custode era l'incaranzione della loro terra, selvaggia e imprevedibile ma anche bellissima e protettiva.
Chissà, forse i Guardiani non sono mai riusciti a vincere perchè solo una ragzza è abbastanza dolce per riuscirci...
Era felice: Yoko non l'aveva cacciato, anzi, l'aveva voluto nel suo gruppo.
Figlio dell'Acqua...
Gli venne voglia di ridere: fino al giorno prima la temeva e non sapeva nuotare. Ora, era certo di esserne capace. Improvvisamente, una nuova coscenza toccò l'acqua di fronte a lui. Aprendo gli occhi, Ihalim si trovò faccia a faccia con Yoko, che gli tendeva una mano sorridendo. La afferrò.

Kita era sdraiato a terra mentre aspettava che Yoko, Mike e Ihalim li raggiungessero. Era stupefatto: se chiudeva gli occhi, era in grado di individuare centinaia di piccole luci di energia, gli elfi di Eyos e tutti gli animali della foresta fino a un chilometro da lui. Era stato felicissimo di indossare nuovamente i suoi abiti elfici, ma aveva tolto del tutto la stoffa dalla spalla con la pelle di serpente, lasciando scoperta anche mezza clavicola. Una foglia ci atterrò sopra e il suo corpo venne scosso da un brivido di risposta alla botta di energia che percepì. non era mai stato così felice: Quando aveva incontrato Yoko e aveva deciso di fidarsi di lei, aveva fatto la scelta migliore della sua vita! Si sollevò su un ginocchio e prese l'arco, incoccò una freccia e la puntò verso un tronco a più di duecento metri di distanza. Tese sempre di più la corda, rafforzandola con l'energia che fluiva nel suo corpo dalle zone in contatto con il suolo. Scoccò.

Leiya correva euforica attraverso la radura nella quale sorgeva Eyos. Quella velocità le era sempre sembrata un sogno, qualcosa di impossibile. Saltò, levandosi ben oltre il limite di un normale salto. Prima di cominciare la discesa aveva toccato i sei metri. Ruggì di gioia. Alle sue nuove, sensibilissime orecchie, giungevano tutti i suoni del villaggio e della zona vicina della foresta. Udì un debole tloin e si girò: A trenta metri da lei, Kita stava scoccando una freccia. Si accorse che le sue mani e i suoi occhi brillavano di luce verde.
Non riesce a mollare il suo arco nemmeno per un secondo!
Sorrise.
Veyro, devi essere fiera di tuo figlio!
Percepì un mutamento nell'aria sulla traiettoria della freccia. In un debole mulinello d'aria, Yoko, Mike e Ihalim comparvero.

Non appena i piedi di Yoko toccarono il suolo, la sua mano si staccò dalla spalla di Ihalim e afferrò la feccia diretta verso la sua testa. poi si girò verso Kita.
"La vuoi finire? La testa mi serve!"
"Yoko! Finalmente sei arrivata!"
Rapidissima, Leiyra si fermò di fianco a loro, raggiunta poco dopo anche da Kita.Dopo i saluti, i ragazzi tornarono seri. dovevano trovare gli òkolok, e l'unico indizio che avevano era la Ballata frammentata. Passando davanti alla capanna del Saggio, Yoko mandò avanti gli amici ed entrò.
"Oh, la Custode è tornata! Cosa posso fare per voi?"
"Per favore, non mi dia del voi, sono solo Yoko"
"come desideri, allora. Cosa ti porta qui?"
"é il momento di prenderla"
Il vecchio elfo le sorrise, per poi porgerle un oggetto avvolto da un panno.
"Giovane Custode, ti prego, ascolta a mia preghiera: proteggi mio nipot. è l'unica famiglia che mi è rimasta"
"Non si preoccupi"
Mentre usciva dalla capanna, la luce del sole fece brillare la lama trasparende di Kiaralì.

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Capitolo 15
*** Nel buio ***


"E questo è tutto"
Yoko e Kita avevano appena finito di cantare la ballata a Mike e Ihalim, che avevano la fronte aggrottata e lo sguardo pensoso.
"Niente?"
"Puoi ripetere la parte delle 'mani d'artista'?"
Lo fece. Con lentezza, mike mise una mano in tasca ed estrasse un foglio sgualcito, strappato e successivamente rimesso insieme con dello scotch. Lo aprì e mostrò il disegno che Yoko aveva fatto alla scogliera.
"Credo si tratti di questo"
Yoko saltò al collo dell'amico.
"Sei un genio!"
"Ora che ci penso, anche il nonno mi ha parlato di qualcosa di simile appartenente all'ultimo Guardiano. Secondo me, ci siamo!"
"Che aspettiamo? Cerchiamo di capire il segreto, allora!"
"Credo che la soluzione si ancora nella Ballata"
Tutti si girarono a guardare Leiyra.
"La Ballata dice che l'artista ha dipinto il buio con dolore, secondo me è lì che si trovano gli òkolok"
"Giusto! Sembra che quei mostri rubino la luce"
"Qui"
Yoko stava indicando un punto del disegno dove mancava la luce. Cinque teste si chinarono per osservare meglio il disegno.
"Sarebbe bello poter verificare che sia davvero così"
"Prendetevi per mano"
Dopo che ebbero formato una catena, Yoko li portò, dopo il passaggio nell'altro mondo, al luogo nel quale era apparsa la prima volta. Il panorama era lo stesso del disegno. Cinque paia di occhi scandagliarono la foresta, fissandosi poi sullo stesso punto, lo stesso del disegno: una zona che divorava la luce, la tana degli òkolok.
"Yoko, guarda"
Kita stava indicando una stele di pietra completamente coperta di muschio. Appoggiò una mano sulla superficie, e immediatamente il muschio si seccò e si staccò, lasciando scoperte delle incisioni in una strana lingua. Ihalim si avvicinò e le sfiorò con le dita. Si rivolse all'elfa.
"é elfico?"
"No. Credo sia la lingua che usavano Okoy e i suoi compagni. Vedete questo? é il suo simbolo"
Stava indicando una piuma incrociata con una spada identica a Kiaralì. Guardando con più attenzione, si potevano trovare dei rimasugli d'oro. Sopra il simbolo, inciso più in profondità, il nome di Okoy. Kita guardò l'amica: i suoi occhi si muovevano lungo la base della stele, mentre le labbra si muovevano in un mormorio silenzioso.
"Cosa c'è scritto?"
"Questo è il luogo sacro nel quale il Dorato assicurò un futuroalla nostra terra. In questo luogo, parlò per l'ultima volta. In questo luogo, diede una discendenza alla stirpe dei Guardiani. In questo luogo, giurò che gli òkolok sarebbero stati sconfitti. Questo luogo attende i nuovi Guardiani. Quelle sono tutte le loro firme"
Yoko estrasse la spada e si ferì la mano, facendo gocciolare il sangue sulla pietra, che si raccolse sotto il nome di George. Le gocce scarlatte si disposero a formare il nome Yoko. Quando tolse la mano dalla stele, la ferita era ormai guarita. La Custode si girò verso il buio, indicandolo con la spada.
"Andiamo"

Cassie era nervosa. L'idiota della capitale sarebbe dovuto tornare già da tempo. Per quale motivo ci sta impiegando così tanto? Orami la Custode sarebbe dovuto essere morta. Cosa lo tratteneva?
Yoko...
Cassie scosse la testa. Perchè continuava a pensare a quella come Yoko? Non erano amiche.
Non più.
Qualcosa di umido le colò lungo la guancia.
Una lacrima?! E perchè?!
Conosceva la risposta. Se la assciugò con rabbia e assunse l'aspetti di sfescia inoltrandosi nella parte di foresta che appartenva alla sua razza, alla ricerca dell'idiota della capitale.

"Fermi"
Dietro a yoko, i quattro ragazzi si fermarono, Leira e kita con gli archi tesi e lo sguardo che scrutava nel bosco. Mike strinse i pugni e Ihalim stritolò l'impugnatura del lungo coltello che aveva al fianco.
"Cosa succede?"
"Siamo arrivati"
Davanti a aloro la foresta cambiava: l'aria era pesante, le ombre più marcate che parevano inghiottire la luce, le piante sofferenti, secche o marcescenti. Un odore di putrido, sia animale che vegetale, fluiva dagli alberi.
"Questo posto è corrotto"
"Avanti, abbiamo degli òkolok da scovare"
Si arrampicarono su un albero e si inoltrarono nella Tana.

Le zanne affondarono nella carne del cervo con tre corna e la strapparono via. Un moto di disgusto percorse il corpo del'òkolok: non ne poteva più di cervi. Voleva assaporare la carne del Guardiano. La foresta ebbe un sussulto e il cuore del mostro perse un battito. Si guardò attorno freneticamente.
"E quella cos'è?!
Sul ramo di un albero secco da decenni era spuntata una gemma. E non era la sola. L'òkolok sorrise e tornò al suo aspetto umano.
Stasera, si mangia carne di guardiano!

Il fetore era sempre più forte, e i cinque amici erano costretti a procedere coprendosi il volto con le mani. Improvvisamente, Yoko sollevò il pugno e tutti si fermarono. Indicò un punto a sinistra: un òkolok che, per fortuna, era troppo impegnato a mangiare per accorgersi della loro presenza. Kita e Yoko si scambiarono uno sguardo, poi la Custode si indicò la gola. Il ragazzo estrasse una feccia e colpì il mostro. L'òkolok udì il debole suono della corda che veniva rilasciata, si girò e vide i ragazzi, ma prima di poter fare qualunque cosa, la feccia gli trapassò la gola, uccidendolo. mentre moriva, i suoi occhi si spalancarono in un muto urlo di terrore: gli occhi della ragazza, fissi nei suoi, parevano dire "sono la Custode. E ora vi ucciderò tutti". Il suo ultimo pensiero gli attraversò la mente.
Ma i Guardiani non erano maschi?
Quando il corpo toccò terra, Kita sospirò di sollievo. Yoko si rivolse a Ihalim.
"Hai scoperto qualche òkolok a Carstal?"
"Ho solo dei dubbi su tre persone"
Deglutì, poi tornò a guardare il corpo dell'òkolok, che stava tornando umano.
"Non pensavo facessero... Questo"
"Yoko"
Mike si guardava attorno preoccupato.
"Mentre ci avvicinavamo a questo posto, ho cominciato a sentire qualcosa simile a un ronzio, che si è fermato quando l'òkolok è morto. Ora lo sento di nuovo. Viene da lì"
Tutti si girarono di scatto verso dove aveva indicato. Con tranquillità, ma con ria tesa, qualcuno uscì dal suo nascondiglio. Yoko, kita e Ihalim lo riconobbero subito.

Lòkolok era furioso. Quell'idiota era troppo occupato a strafogarsi di carne per accorgersi dell'intruso, e ora era morto. Guardò nuovamente i suoi nemici. Uno dei ragazzi, quello col guanto di ferro, disse qualcosa che attirò la sua attenzione.
"Mentre ci avvicinavamo a questo posto, ho cominciato a sentire qualcosa simile a un ronzio, che si è fermato quando l'òkolok è morto. Ora lo sento di nuovo. Viene da lì"
Indicò il suo nascondiglio.
Un mezzo sfescia! Come osa tradirci!
Uscì dal suo nascondiglio. la ragazza con i capelli bianchi, l'arcere e il babbeo spaventato lo riconobbero. Sussurrarono il suo nome.
"Feom..."

"Feom..."
Yoko ricordò il giorno in cui si era svegliata a Carstal la prima volta: ricordò il terrore che aveva provato quando feom le si era posizionato alle spalle. Finalmente, sapeva perchè: il marito di Mà Tia era un òkolok. Ihalim, con l avoce tremante, a metà ta la paura e la rabbia, lo indicò.
"Lo sapevo. Sapevo che eri uno di loro!"
L'elfa si accucciò e piegò le orecchie sul cranio, soffiando in direzione dell'òkolok. Kita strise l'arco fino a farlo scricchiolare, mentre in bocca cominciava a sentire il sapore del veleno, mentre i canini si allungarono, spuntando dal labbro superiore. Mike aveva gli occhi sgranati: quello strano ronzio gli aveva davvero indicato la posizione di due òkolok. Improvvisamente, la faccia di Feom divenne paonazza e quello comiciò a inveiire contro il ragazzo.
"Figlio di cagna, come osi tradirci?!"
I ragazzi sobbalzarono. Fu Kita a rispondergli a tono.
"Si può sapere che diamine stai dicendo? Mike è un nostro compagno!"
"Davvero? un mezzo-sfescia?"
Gelo.
Terrore.
"Cosa vuoi dire?"
"Sei stao morso da uno di noi, vero? Ci puoi avvertire proprio come noi, ma non farai mai parte del branco, maledetto traditore!"
"Taci!"
La voce di Leiyra sembrò il rombo di un tuono.
"Mike è stao morso per salvare Yoko!"
Sbuffando, Feom si rivolse a Kita.
"E tu che mi dice, Guardiano?"
"Guardiano? Ma che stai dicendo?"
"Non fare il finto tonto con me, ti ho scoperto!"
"Yoko?"
Ihalim guardava la ragazza con occhi scintillanti, gli stessi della diretta interessata. Solo, Yoko aveva anche uno strano sorriso sul volto.
"E così, hai scopeeto il nuovo Guardiano?"
"Esatto"

"Facciamo un gioco, ti va? Se indovini chi è al primo tentativo, attacchi per primo, altrimenti attacca il Guardaino"
"Il Guardiano è Kita!"
Rapidissima, Yoko sparì, per riapparire subito dopo davanti a lui, la spada levata pronta a colpire e nel suo aspetto di Custode.
"Sbagliato!"
Cercò di decapitarlo, ma Feom si spostò appena in tempo.
i suoi occhi lapeggiarono.
Pieni di rabbia e stupore.
"Impossibile!"
"Per tua informazione, io sono Yoko, Prima Custode e Custode Innevata, Bianca folgore.
Sono colei che ti spedirà nella tomba"
Roteò la spada.
Attaccò.
la luce fuggì dall'avversario.
Lama e artigli si incrociarono.
Spinsero.
Yoko caricò la spada con un fulmine. Prima che esplodesse, l'òkolok si tirò indietro.
La ragazza l'imitò.
Kiaralì sfrigolava.
Ihalim si girò verso gli altri.
"Dobbiamo aiutarla!"
Leiyra scosse la testa.
"Non preoccuparti.
Sta solo giocando"
Gli occhi di Yoko mandarono un bagliore.
Sparì.
Riapparve, con la spada che calava, alle spalle del mostro.
L'òkolok avvertì la minaccia e si scansò.
"Come fai?!"
"Pensi che verrei a dirlo proprio a te?
Il segreto dei Guardiani?"
Si lanciò in un ulteriore attacco.
Venne fermata.
Gli occhi di Feom erano pozzi bui.
Pozzi d'odio.
Pozzi di rabbia.
"Ora basta giocare!"
Con una zampata colpì Yoko alla guancia.
Volò per cinque metri.
Atterrò accucciata.
Con solo un minuscolo graffio sul naso.
"Va ben"
Si alzò il vento.
Il cielo si fece scuro.
Yoko aprì le ali e si sollevò in aria.
Puntò Kìaraly verso l'òkolok.
"é finita, Feom"
Un fulmine si infranse sulla spada.
Che sfolgorò abbacinante.
Sparì.
battendo le forti ali, si lanciò contro il petto del nemico.
La lama trasparente perforò il cuore dell'òkolok.
Mentre la estraeva, il corpo tornò umano.
La Custode si voltò verso gli amici mentre le ali si ritiravao e gli arabeschi scomparivano, gli occhi e le orecchie tornavano normali.
Sorrise e alzò due dita a formare una V.
"Vittoria!"

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Capitolo 16
*** Scoperta ***


I suoi amici le vennero incontro con un sorriso, lascinado indietro mike, che aveva il volto cupo.
"Mike? Tutto bene?"
"L'hai sentito, no? Sono un mezzo-òkolok! Non posso più fare parte del gruppo, non posso!"
Le lacrime cominciarono a rigargli le guance. Kita, il più vicino a Yoko, sentendo un soffio di vento sul braccio, si voltò, scoprendo che era scomparsa.
"Mike"
La ragazza era riapparsa davanti a lui, con in mano il bracciale con la pietra rossa, rimasto nell'altro mondo. Glielo tese.
"Ti ho scelto io per far parte del gruppo. Tu non sei un mezzo-òkolok, hai solo la capacità di percepirli. Tutti noi la vorremmo. Abbiamo bisogno di te. Quindi asciugati le lacrime preparati"
"Per cosa?"
Gli occhi di Yoko lampeggiarono.
"é arrivato il momento che Guardiani e Custodi si rivelino. Leiyra, torna a Eyos e avverti tutti di tenersi pronti. Voi tre, verrete con me a recuperare i cacciatori, poi andremo a Carstal e sveleremo a tutti la nostra missione"
Mentre mike si infilava il bracciale, Leiyra salutò Yoko stringendole l'avambraccio, poi sparì tra gli alberi. La Custode si girò verso gli amici, che si erano già presi per mano, afferrò quella che Kita le stava porgendo e sparirono.

Cassie non riusciva a crderci: Yoko aveva sconfitto lo sfescia che le aveva mandato contro! Sentì uno strano odore, e seguendolo si trovò alla base di un albero, davanti ad alcune macchie rosse. Sangue. Riconobbe l'odore del sangue di Yoko, ma ce n'era un altro. Lo annusò a fondo.
Impossibile!
Era l'odore del sangue di Mike
Come ha fatto ad arrivare fino a qui? Come è possibile?!
Una strana inquietudine cominciò a crescerle nel petto.L'òkolok si voltò e corse alla tana. Quando arrivò, trovò uno dei suoi compagni con la gola attraversata da una freccia. Poco distante, il cadavere di Feom con petto trafitto.
"Yok!! Dannata, come hai potuto! Come hai fatto a trovarci?!"
Qualcosa di delicato le sfiorò la guancia, facendola sobbalzare. Era un fiore, i cui petali azzurri diventavano rosa vicino al centro. Cassie alzò lo sguardo e rimase a bocca aperta: i rami intrecciati sopra la loro tana, secchi da secoli, ora erano coperti da piccoli fiori e gemme. Allungò la mano per toccarne uno, ma, non appena ne sfiorò i petali, il fiore e l'intero ramo marcirono. Ritirò la mano di scatto.
Sei stat tu, Yoko, vero? Questi sono operta tua...
Per la prima volta da quando era diventata uno sfescia, provò nostalgia del suo passato da umana.

Seto finì di bere e si asciugò la barba con la mano. Si era riunito da poco con gli altri. Sospirò.
Chissà cosa sta facendo Kita...
"Ehi, Seto!"
Gli altri lo stavano chiamando. La pausa era finita, dovevano darsi da fare. Nella radura si sollevò un potente vento, che si placò lasciando spazio ai quattro ragazzi. Terrorizzato, uno dei cacciatori scoccò una freccia. La ragazza l'afferrò al volo, poi guardò male chi l'aveva lanciata, strinse il pugno e spezzò la freccia.
"Ihalim? Che ci fai qui?"
Macrov, uno dei cacciatori, lo guardava con occhi sbarrati.
"Dobbiamo tornare subito a carstal. C'è qualcosa che dovete sapere"
"Di cosa stai parlando?"
Con un sospiro, Yoko e Kita iniziarono a cantare.
                    Nella notte come sangue,
                         nelle fiamme voraci,
                    ...

Raccontarono ai cacciatori tutta la storia di Okoy, dei Guardiani che gli erano succeduti, fino all'arrivo di Yoko. Quando la voce di Kita si spense, la ragazza continuò a cantare.
                    Davanti alle mura,
                         uniti,
                    gli amici ricevettero
                         il loro destino:
                    Vento per l'elfa,
                         la Santer,
                    Terra per il mezzelfo,
                         il Kitaì,
                    Fuoco per l'umano
                         che il buio avverte,
                    il Ferrigno,
                         Acqua per l'umano
                    che a questa terra appartiene,
                         il Deki.
                    Apparve il buio,
                         e con la Custode
                    lottò.
                         Vinceva, il buio,
                    quando il Fuoco,
                         sacrificando parte
                    della sua umanità,
                         le permise di levarsi
                    in volo.
                         Un fulmine sfolgorò,
                    e il buio si dissolse.
                         Scoprirono il segreto
                    e nella tana dei nemici
                         si scontrarono.
                    Lo conoscevano.
                         Lo sconfissero.

"Feom era un òkolok"
"Dimostralo"
Quando il cielo si fu schiarito, i cacciatri erano pronti a seguire Yoko a Carstal. La ragazza li esortò a prendersi per mano.
"Sei sicura di farcela?"
"tranquillo, Ihalim. Posso farcela"
Furno avvolti dal vento, e quando si placò, il gruppo era davanti alle mura.
"Entraimo"
"Solo un attimo"
La Custode avvicinò una mano a coppa alle labbra.
"Portali tutti nella piazza"
Dal palmo si levò un alito di vento che li precedette nel villaggio.
"Ora possiamo andare"
Arrivarono nella piazza che questa era già piena di gente.
"Ehi, si può sapere chi ci ha chiamato?"
"Se qualcuno ha qualcosa da dire, lo faccia!"
"Sono stata io a chiamarvi"
Udendo la voce di Yoko, tutti si zittirono, alcuni curiosi, altri stupiti. La ragazza si avviò verso il centro della piazza con gli altri tre amici. ogni volta che qualcuno vedeva i loro cambiamenti per la prima volta, si stupiva: oltre agli occhi e ai capelli, ihalim indossava solo un paio di pantaloni blu intenso al ginocchio, mentre il busto era più muscoloso. Mike, col braccio coperto di ferro e occhi e capelli come braci, indossava un giustacuore rossiccio e dei pantaloni neri. il bracciale con la pietra rossa scintillava. Kita, con la chiazza di pelle di serpente e gli occhi illuminati, indossava i suoi abiti elfici, completamente neri, a cui aveva aggiunto una piccola scheggia di smeraldo all'orecchio destro. Yoko aveva i capelli raccolti in una treccia, tranne due ciocche ai lati del viso. Su ogni orecchio, aveva sei anellini di ferro. il petto era coperto da una tunica rossa cangiante che le lasciava scoperta la schiena. Le maniche le arrivavano a metà braccio. Una cinghia le cingeva la vita, sorreggendo il fodero di Kìaraly. I pantaloni sembravano fatti di ghiaccio e arrivavano a metà coscia. Arrivati al centro della piazza, si voltò verso Ihalim.
"Chi?"
"Mempos. Edros. Denv. Teria"
"Kita"
Il ragazzo annuì, poi si rivolse ai compaesani.
"Mempos, Edros, Denv, Teria, potreste fare un passo avanti?"
Borbottando, i diretti interessati si staccarono dalla folla. Con apzienza, Kita cominciò a raccontarela storia dei guardiani e degli òkolok. Arrivato alla fine, assorbì energia dalle foglie che aveva precedentemente nascosto nella camicia.
"...E questa è la prova-"
Quando i suoi occhi cominciarono a risplendere di luce verde, le quattro persone chiamate poco prima gli si gettarono contro assumendo il loro aspetto mostruoso.
"Muori, Guardiano!"
Yoko sfoderò Kìaraly e colpì i mostri. Kita finì la frase.
"-Che gli òkolok esistono e che il vero Guardino, la Custode, è Yoko, che voi conoscete come Rake"
Tutti guardarono la ragazza senza parole, che prese il posto di Kita.
"Come vi ha detto, sono la Custode. Poco fa, abbiamo trovato la Tana degli òkolok. Ne abbiamo fermati due. Uno, era Feom"
"maledetta!2
Mà Tia le venne incontro con le lacrime agli occhi.
"é questo il modo in cui ci ripaghi? uccidendo i nostri figli, i nostri mariti, i nostri amici? Sei ilmale, devi essere distrutta!"
Ihalim e Mike si prepararono a ribattere, ma vennero fermati dalla voce di Yoko. Era di ghiaccio.
"Io, sarei il male per te? Dici che sono venuta a uccidere i vostri cari? Credi che l'abbia voluto?"
Il dolore che si percepiva nella voce della ragazza stupì tanto gli amici quanto gli ascoltatori.
"Credi che mi sia piaciuto passare tutta la mia vita sentendomi a metà? Credi che sia stato bello non riuscire a parlare? Credi che sia stata contenta di sapere di aver dovuto sopportare tutto questo solo per preparami a combattere?Credi che non abbia provato a ribellarmi? Credi-"
Fu costretta a fermarsi per impedire alle lacrime di sfuggire dai suoi occhi. "Tu non hai idea di cosa significhi sentire che metà di se stessi ti è stata strappata"
Fece un respiro profondo e si asciugò l'unica lacrima sfuggita. Quando riprese a parlare, la voce era tornata salda.
"Mà Tia, so di non pterti ridare Feom, ma voglio che tu sappia che conosco il dolore che provi: la mia migliore amica era un òkolok, e ha giurato di uccidermi. Il mio destino non mi lascia scampo, e dovrò ucciderla per prima. Voglio però dirti che farò di tutto per aiutarti ogni volta che ne avrai bisogno"
"Se anche decidessimo di seguirti, come facciamo a sapere che non andiamo a morire senza motivo?"
Il cielo si coprì di nubi scure che correvano velocissime. La piazza venne spazzata da un forte vento. La pelle di Yoko si ricoprì di arabeschi, poi il suo aspetto da Custode venne mostrato agli umani di Carstal. Al suo fianco, Kìaraly scintillò. La Custode la sfoderò e la puntò verso il cielo. un fulmne si infranse sulla lama, condensandosi in una sfera. Tutti erano rimasti a bocca aperta. La ragazza abbassò la spada e la sfera di fulmini si spense. Seto e i cacciatori, assieme al gruppo che era andato alla Ccapitale, si fecero avanti per mettersi al suo fianco. Pian piano, tutti i memebri del villaggio si unirono a loro, tranne i famigliari degli òkolok, che prima di andarsene, scoccarono a Yoko uno sguardo omicida e le sputarono ai piedi.
"Non vogliamo avere niente a che fare con qualcuno che non è umano. Questo vale sia per te che per quei... Cosi"
Indicò gli òkolok del villaggio.
"Andatevene"
Yoko si alzò in volo e si voltò a guardare coloro che avevano scelto di seguirla.
"Preparatevi: domani, vi porteremo a Eyos, per unirci agli elfi, poi torneremo alla Tana e sconfiggeremo gli òkolok!2

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Capitolo 17
*** Distruzione ***


Cassie si muoveva su e giù nervosamente: sapeva che Yoko sarebbe tornata alla Tana, ma non sapeva con chi. Alla Tana erano in cinquanatre, sperava bastassero. Un brivido agitò i rami rinsecchiti.
é qui.

Mike riaprì gli occhi.
"Doverbbero essercene una cinquantina, lì dentro"
Yoko sospirò.
Così tanti hanno ceduto al buio... Mi piacerebbe poterli liberare.
Il suo piede sfiorò un fiore marcito, e il suo cuore si indurì. Si voltò verso i suoi compagni. Da Carstal erano venuti Seto, Macrov, Den, Grew, Sen, Taras, Nash, Neto e Fre. Da Eyos, Siys, Lev, Meros, Kait, Griv, Oker, Pesyl, Crysayl, Edor, Argay e Ietk. Oltre a loro, c'erano anche i suoi compagni, Kita, Leiyra, Mike e Ihalim. Lanciò un'occhiata all'elfa.
"Non sento niente fino a cinquanta metri"
"Nessuno in contatto con l'acqua"
"Nessuno fino a un chilometro"
"Avanzeremo divisi in cinque gruppi. Con Kita, Seto, Grew, Edor e Ietk. Con Leiyra, Macrov, Griv, Lev e Argay. Con Mike, Den, Fre, Siys e Meros. Con Ihalim, Mash, Sen, Kait e Leto. Gli altri con me. Ci troviamo al centro"
Gli elfi si salutarono tra loro stringendosi gli avambracci, mentre gli umini si diedero sonore pacche sulle spalle. Seto si avvicinò al figlio con l'intento di incoraggiarlo, ma nei suoi occhi vide la stessa luce orgogliosa che l'aveva fatto innamorare di Veyro. Poi, si girò verso l'altra metà del gruppo e, stupendo tutti, andò a salutarli. Titubanti, i due gruppi seguirono il suo esempio, mentre La Custode e i suoi amici sorrisero. Poi, si separarono.

Cassie percepiva gli alberi tornare in vita seguendo una specie di battito ritmico, simile a quello di un cuore.
Si sta avvicinando.
Si stupì scoprendosi preoccupata e timorosa di incontrare nuovamente Yoko: ricordava con una nota di nostalgia il tempo che avevano passato insieme all'orfanotrofio.

Gli sembrava di vivere in un sogno: stava camminando fianco a fianco con degli elfi e con la Custode! Quando era piccolo, suo nonno gli raccontava sempre le leggende sui Guardiani, ma non le aveva mai davvero ascoltate. Sovrappensiero, mise un piede su una roccia umida e scivolò. Venne afferrato al volo e rimesso in piedi da qualcuno dietro di lui. Si voltò per ringraziarlo, e si trovò faccia a faccia con un volto dalla fronte, naso e tempie rosse e gialle.
"Tutto a posto, taras?"
"Si, grazie. Tu sei Oker, giusto?"
"Si"
"Ssh! C'è qualcosa vicino a noi"
Si misero in posizione. Mentre la Custode estraeva la spada, Taras non potè fare a meno di pensare alla sua fortuna: non solo aveva conosciuto la Custode, ma era anche al suo fianco nella battaglia! Tra la boscaglia videro muoversi qualcosa di scuro. A un cennodi Yoko, uno degli elfi scoccò una freccia, trapassando occhio e cervello dell'òkolok, che cade a terra tornando umano. Mentre lo superavano, Taras lo guardò. Seguendo il suo sguardo, Oker gli si avvicinò.
"Lo conoscevi?"
"No, per fortuna no"
"Leiyra mi ha detto che la Custode ha smascherato alcuni òkolok al tuo villaggio. Mi dispiace che fossero così tanti"
"Non li conoscevo bene, quindi..."
"Che cos'è questa puzza?!"
Crysayl si tappò il naso, guardandosi intorno preoccupata. Yoko non si scompose e tirò dritto.
"Sono i corpi dei due òkolok di ieri"
"C'è anche Feom?"
"Si. Se vuoi salutarlo, ti aspettiamo"
"No, andiamo"

Mash continuava a pizzicaesi le braccia, ma il risultato era sempre lo stesso.
Non sto sognando! Sto davvero andando a caccia! Nella foresta!
Il suo sogno si era realizzato.
"Mash, tutto bene? Hai una faccia da ebete"
"Pensa alla tua, Neto!"
"Ma ci pensate? Stiamo camminando nella foresta, con un elfo, ed è dalla nostra parte!"
Al fianco di Ihalim, Kait sorrise, poi si chinò a bisbigliargli qualcosa nell'orecchio, facendolo ridacchiare. Neto se ne accorse.
"Si può sapere cosa ti ha detto?"
"Che sembrate dei bambini di fronte a un giocattolo nuovo"
Sorridendo, il gruppo continuò la marcia.

Siys continuava a guardare Mike di soppiatto, stupita. Non si sarebbe mai aspettata di venire guidata da un ragazzino nella caccia agli òkolok. Guardò Meros, leggendo nel suo sguardo lo stesso stupore. Si girarono verso i due umani, e nell'incrociare gli sguardi, tutti e quattro arrossirono, poi Deli le si avvicinò.
"senti... Ma tu sei nata con quelle piume sulla fronte?"
Sfiorandole con la punta delle dita, Siys annuì.
"Ogni elfo ha un legame diverso con questa terra. Io sono legata agli uccelli-nuvola, i nassay. per questo sono nata con le piume su fronte, spalle e schiena"
Deli allungò una mano verso le spalle dell'elfa, poi si bloccò.
"Poos?"
"Certo"
erano incredibilmente soffici. Erano davvero piume di nuvola.

Macrov era un pò a disagio: era l'unico umano in un gruppo di elfi. Aveva paura di risultare inutile. Sospirò.
Non me ne va bene una.
Come a sottolineare il suo pensiero, un òkolok si lanciò dalla boscaglia contro Argay. L'elfo non fece in tempo a reagire, ma qualcun altro si: una freccia e un'ascia lo trafissero al cuore a alla gola. Col battito accellerato, Macrov andò a recuperare l'ascia. con la coda dell'occhio, vide Argay inchinarsi.
"Hai degli ottimi riflessi. Complimenti. Sono felice di essere nel tuo stesso gruppo"
Si strinsero la mano sorridendo.

Seto fissava sbalordito la schiena del figlio: non avrebbe mai immaginato che quel fagotto grinzoso e piagnucolante che era appena nato sarebbe diventato un ragazzo così coraggioso e forte. Vide che un elfo gli si stava avvicinando.
"Sei tu il marito di Veyro?"
"Si"
"Quindi Kita è tuo figlio"
"Esatto"
"Non sfidarlo mai al tiro con l'arco. L'ultima volta mi ha battuto trecento a duecentocinquanta"
Gli occhi di Seto minacciarono di uscirgli dalle orbite.
"Tr-trecento... A duecentocinquanta?!"
"In verità era trecentoquindici a duecentocinquanta. Edor non mi ha fatto valere i tiri multipli"
Seto cominciò a boccheggiare. Kita sospirò.
"Padre, sai anche tu che la mamma era la miglior arciera del villaggio. Avrò preso da lei. Ora chiudi la bocca e impugna le armi. Siamo arrivati"

La radura era piena di òkolok. Yoko strinse la presa su Kìaraly.
Kita incoccò l'arco.
mike serrò i pugni.
Leiya seguì l'esempio di Kita.
Ci fu un attimo di silenzio.
Poi Yoko sollevò la spada.
"Avanti!"
Elfi e umani irruppero nella radura.
Colti di sorpresa, gli òkolok persero alcuni secondi, in cui una decina di loro venne uccisa.
Finalmente, si ripresero e contrattaccarono.
Un ululato di sfida si sollevò dalla radura.
Volute di fuoco e ghiaccio apparvero sulla pelle della Custode.
La luce si allontanò dagli òkolok.
Presa dalla foga, Yoko si staccò dal gruppo.
Penetrò sempre piùnel gruppo di nemici.
Improvvisamente, Kìaraly incontò il vuoto.
Si guardò intorno disorientata.
Attorno a lei, la battaglia infuriava
La ragazza si trovava su una specie di affioramento roccioso.
Dall'altro lato, un òkolok.
Riconobbe i suoi occhi.
Sentì un doloroso strappo al cuore.
"Cassie..."

Kita combatteva con foga.
Sentiva la forza della terra pulsare nelle proprie vene.
Gli occhi erano accesi di luce verde.
Le frecce finirono.
Un òkolok se ne accorse.
"Attento Kita!"
Il ragazzo schivò.
Mentre il corpo gli passava a fianco, il suo collo scattò.
Le zanne piene di veleno si chiusero.
Il mostro fece appena in tempo a guaire, poi morì.
Una goccia di sangue gli colò sul mento.
Vide un òkolok saltare addosso al padre.
La luce degli occhi sfavillò ancora di più.
La mani si illuminarono.
Un fascio di luce si materializzò tra le sue dita.
Si modellò come una freccia.
Incoccò.
Rilasciò la corda.
La freccia di luce trafisse la gola del mostro.

Le frecce erano finte da tempo.
L'elfa comabtteva con zanne e artigli.
La morbida peluria sulle braccia era satura di sangue.
Le punte dei suoi capelli erano appicicose di sangue.
Più avanti vedeva il bagliore vorticante di Kìaraly.
Incredibile...
é fortissima!
Sorrise.
Non posso certo farmi superare!
con rinnovata energia si tuffò nella mischia.

Mke e Ihalim combattevano schiena contro schiena.
Il figlio dell'Acqua sgozzava gli òkolok.
Il figlio del Fuoco sfaciava le loro gole a pugni.
In un momento di pausa, Ihalim si girò verso di lui.
"Ehi, sei sempre stato così bravo?"
"La mia banda una volta è stat attaccata da dei cani randagi, e li abbiamo sconfitti così.
Ne ho uccisi tre
Ma non ero certo così forte"
"é merito di Yoko.
Ci ha deto l'acqua e il fuoco"
"Forza allora.
Non perdiamoci in chiacchere!"
Altri due òkolok caddero.

Dall'altra parte dello sperone, la Custode combatteva con furia.
Cassie ebbe un brivido.
Paura.
Orgoglio.
Era stata sua amica.
Era stata lei a incitarla a impararare a difendersi.
Scosse la testa.
Era il nemico!
Cosa andava a pensare?
Yoko uccise l'ultimo òkolok.
Salì sullo sperone.
I loro sguardi si incrociarono.
"Yoko..."

La Custode non riusciva a muoversi.
Andiamo!
é un òkolok!
Un nemico!
Le gambe non volevano saperne di muoversi.
é Cassie.
La tua amica.
Non puoi fale del male.
La tristezza le riempì il cuore.
No.
Non più.
Io sono la Custode.
Lei un òkolok.
Siamo nemiche.

Cassie era paralizzata.
Che ne ra della sua promessa?
Doveva ucciderla!
Erano nemiche!
"Lo sapevo.
Sapevo che ci avresti tradito!"
Un altro òkolok l'attaccò.
Cadde morto un secondo dopo.
Kìaraly era nella sua schiena.
Fissò sbalorida la Custode.
Feram nella posizione di lancio.
Negli occhi, rabbia.
"Nessuno.
Nessuno deve permettersi di toccare la mia amica"
Cassie sbarrò gli occhi.
"Perchè..."
Yoko sorrise tristemente.
"Non posso dimenticare così facilmente sedici anni della mia vita"
Un'ombra apparve alle sue spalle.
Uno degli òkolok più potenti.
Vide la Custode voltarsi.
Disarmata.
Non pensò.
Saltò.
Davanti a Yoko.
Le zanne dell'òkolok si chiusero sulla sua gola.
Tornando all'aspetto umano, cadde tra le braccia di Yoko.
Un fulmine si schiantò sull'òkolok.
Incenerendolo.
La Custode Guardò Cassie.
Per la prima volta, non ebbe paura di quegli occhi così luminosi.
Sollevò una mano sporca di sangue.
Cercò di sorridere.
Del sangue le colò dalle labbra.
"Hai degli occhi bellissimi.
Sembrano di luce pura.
Vorrei...
Vorrei poterla toccare...
Vorrei...
Essere...
Ancora una volta..."
"Ssh.
Non parlare, Cassie"
"Essere...
Chiamata da te...
Amica"
Le dita di Cassie lasciarono due segni sulla guancia di Yoko.
Sorrise.
Gli occhi si chiusero.
La mano cadde.
Yoko gridò.
Tutti si tapparono le orecchie con un gemito.
Yoko gridava il suo dolore.
La sua rabbia.
Gridava per Cassie.
Per Okoy.
Per tutti.
Adagiò l'amica per terra.
Recuperò Kìaraly.
Si lanciò contro i nemici come una furia.
uno dopo l'altro caddero.
L'ultimo la attaccò.
Parò in ritardo.
Con uno scoppio di luce ed energia, Kìaraly si spezzò.
Invocandi i fulmini, Yoko creò degli scudi per sè e per i suoi compagni.
Scatenò una tempesta di fulmini che incenerirono tutti gli òkolok rimasti.
Quando tutto si fu calmato, La ragazza riaprì gli occhi.
Dei suoi compagni, erano morti Den.
Grew.
Taras.
Neto.
Fre.
Lev.
Meros.
Griv.
Pesyl.
Ietk.
I vivi si aggiravano tra i morti con le lacrime agli occhi.
Crysayl lanciò un grido acutissimo.
"Griv!
Griv, rispondi, ti prego!"
La disperazione avvolse Yoko.
Indietreggiò.
Abbiamo vinto.
Ma a quale prezzo?
Ho condotto tutti loro alla morte!
Kita si stava guardando attorno.
"Ehi, qualcuno ha visto Yoko?"
Il piede della ragazza toccò qualcosa.
Guardò in basso.
Cassie.
Non resistette oltre.
Piangendo, si voltò e scappò nella foresta.
"Yoko!"
"Yoko, dove sei?"
Chiudendo cuore e orecchie ai loro richiami, la ragazza fuggì, mentre le schegge di Kìaraly perdevano il loro splendore.

Kita era sempre più preoccupato: Yoko non si trovav. Ebbe un altro capogiro e fu costretta ad appoggiare le mani sulle ginocchia.
Cavolo. Non immaginavo che fosse così faticoso usare la forza della Terra e il veleno.
Qualcosa attirò la sua attenzione. Per poco, il suo cuore non si fermò.
Kìaraly.
A pezzi.
La disperazione gli montò nel petto. Continuò a crescere, finché non trovò una via d'uscita: un grido che conteneva tutto il dolore del ragazzo.
"Yokoooooo!!"
Tutti corsero verso di lui. Nel vedere la spada, provarono la sua stessa disperazione: i frammenti della spada erano il segno della morte della Custode. Cominciò a piovere.Ben presto, furono tutti fradici. Chiusi nel loro dolore, non notarono le impronte di una ragazza in fuga, che l'acqua cancello in poco tempo. Kita, Ihalim, Mike e Leiyra raccolsero i frammenti di Kìaraly, poi, si prepararono a tornare a casa.

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Capitolo 18
*** Abbandonare? ***


Yoko correva. L'acqua che le cadeva sugli occhi le impediva di vedere chiaramente dove andava. Non le importava. Voleva solo allontanarsi. Rivide Cassie frapporsi fre lei e lìòkolok. I suoi occhi che si chiudevano. La radura alla fine del combattimento. Tutti quei morti, per colpa sua. Il grido di Crysayl quando aveva visto il corpo di Griv. Lacrime si sommarono alla pioggia. Il piede si impigliò in una radice, facendola cadere a terra. Si rialzò, completamente ricoperta di fango, e continuò a correre. I rami le ferirono braccia e gambe e ridussero a brendelli i bellissimi abiti elfici. Mossa da una disperazione senza limiti, corse per giorni. Ogni volta che intravedeva un villaggio, cambiava strada. Più di una volta si imbattè in umani ed elfi, allora li superava con un salto e riprendeva la fuga. Nel frattempo, la pioggia continuava a cadere. Finalmente, dopo cinque giorni, le nubi si diradarono. Yoko continuò a correre. Voleva solo allontanarsi. Improvvisamente, le gambe le cedettero. La ragazza cadde a terra e, dopo essere rotolata per più di una decina di metri, rimase stesa a terra, ansante, il volto girato verso le lune. Sentì i passi di qualcuno che si avvicinava.
"Ehi, stai bene?"
Yoko non rispose: era svenuta. L'uomo si avvicinò e, sospirando, se la caricò in saplla. Pochi minuti dopo, un òkolok sulle tracce della ragazza si fermò in quel luogo per riposarsi. Quando si svegliò, Yoko si trovò distesa su una lastra di pietra con una copetra sotto e una sopra. Si guardò attorno: era in una caverna chiaramente abitata da qualcuno. Su un fuoco, qualcosa cuoceva in un pentolone.
"Ah, bene, ti sei svegliata!"
A parlare era stato un uomo dai lunghi capelli candidi, un occhi nascosto da una benda e l'altro azzurro ghiaccio. Sembrava essere sulla quarantina. La guardava con una tenerezza e aria protettiva che nessuno le aveva mai mostrato. la ragazza sentì un moto di nostalgia.
"Quanto ho dormito?"
"Tre giorni e quattro notti. A giudicare dalle tue condizioni, oserei dire che sei in fuga da qualcosa. Ma prima"
Riempì una ciotola con dello stufato e glielo porse. Yoko lo mangiò in silenzio. Mentre ripuliva la terza ciotola, l'uomo le chiese da cosa stesse scappando. Appoggiò la ciotola sulle gambe.
"Da me stessa"
"Scappare da se stessi è da codardi"
Una lacrima si mischiò con i rimasugli di stufato
"Per colpa mia molte persone sono morte. Sono morte perchè hanno hanno scelto di seguirmi!!"
"Seguirti?"
"Conosce la storia dei Guardiani?"
"Certo"
"In quest'epoca è toccato a me. Sono la prima Custode"
Il battito dell'uomo accellerò.
"Potresti raccontarmi la tua storia?"
Una volta ancora, la ragazza cantò. Stavolta, però, nella sua voce non c'erano nè orgoglio nè fierezza, solo un immenso dolore.
                    Figlia del vento,
                         generata dal fulmine,
                    ...
Come al solito, alla fine dovette aggiungere una nuova strofa. Le parole uscirono assieme alle lacrime.
                    Nel buio
                         l'unione delle razze
                    s'inoltrò.
                         Con foga,
                    ombra e luci si scontrarono
                        le amiche divise
                    si ritrovarono.
                        Nemiche.
                    Un sentimento dimenticato
                        le colmò,
                    l'una all'altra
                         la vita salvò.
                    Il buio si spense.
                         La Bianca Folgore,
                    dal dolore divorata,
                         impugnando la trasparente spada
                    i crudeli òkolok annientò.
                         Il suo cuore e la sua spada,
                    legati,
                         cedettero:
                    la bella Kìaraly si spezzò.

Quando Yoko finì, notò che l'uomo accanto a lei tremava, le mani stette fra loro talmente forte da sbiancargli le nocche, gli occhi pieni di lacrime. Aprì la bocca per dirle qualcosa, ma improvvisamente la luce sembrò sparire dall'entrata della caverna. Un òkolok.
"Trovata"
L'uomo si mise tra il mostro e la ragazza, con una vecchia spada tra le mani.
"Levati, umano, se non vuoi morire"
"Non la toccherai mai, non finchè ci sarò io!"
Si lanciarono uno contro l'altro. Prima che si sfiorassero, un fulmine carbonizzò l'òkolok. L'uomo guardò alle sue spalle, stupito. Gli occhi di Yoko stavano sfavillando.
"Grazie"
"Di nulla"
"Riposa ora, sei ancora stanca"
Con un sospiro, la ragazza si sdraiò. Poco dopo, era già addormentata. L'uomo la osservò per qualche minuto, poi si sdraiò a terra, avvolgendosi nel mntello, e di lì a poco dormiva profondamente. Il giorno dopo, Yoko lo aiutò a sistemare il rifugio. Mentre l'uomo le passava un piccone, la ragazza notò che sulle braccia dell'uomo non erano presenti peli, come sul suo volto.
"Chi è lei?"
"Il mio nome è Fleo, nella lingua della mia gente significa fiamma"
"La sua gente?"
"Non sono umano"
La ragazza restò a bocca aperta.
"Ma non è nemmeno un elfo..."
"Prima che gli elfi camminassero su questa terra, ad abitarla era la razza dei demon, o così ci hanno chiamati gli elfi. Noi ci identifichiamo nei sos-rakè, i 'respiri del mondo'. Ormai, purtroppo, siamo quasi completamente scomparsi: il nostro sangue si è mischiato con quello elfico e umano. Io sono uno degli ultimi purosangue rimasti, e l'ultimo membro dei sos-nae, i 'respiri innevati'"
Yoko si guardò le braccia e i capelli.
"Quindi, sono anch'io una sos-nae?"
"No, tu sei per metà sos-nae, l'altra metà è sos-dareg, 'respiro di fulmine'. La prova sono i tuoi capelli e i tuoi occhi"
Quella sera, Yoko si rigirò a lungo nel letto prima di prendere sonno.

Camminava in una foresta innevata. Nonostante i suoi abiti fossero a brandelli, non sentiva il freddo.
"Yoko"
Si voltò di sactto. era Okoy.
Rabbia.
"Perchè hai scelto me? Non potevi farmi vivere normalmente? Ora, per colpa mia, molte persone sono morte..."
Il Guardiano l'abbracciò.
"tua madre chiese a me e George di sceglieti. Quando stavi per nascereeri in pericolo, non saresti sopravvissuta. Quando ti abbiamo portato nell'altro mondo, ti ho dato temporaneamente il mio stesso nome, in attesa del tuo ritorno"
Mostrò a Yoko una radura. Al centro, una donna con lunghi capelli blu e occhi giallo-oro la guardava con orgoglio.
"Lei è tua madre, Alira, ultima purosangue dei demon del fulmine"
La ragazza si avvicinò alla donna come una sonnambula. Sorridendo dolcemente, la sos-dareg le accarezzò la guancia.
"Mia amata bambina..."
  Le gambe di Yoko cedettero e fu costretta a sedersi.
"Madre?"
"Fatti guardare"
La donna le fiorò il volto, i capelli, i marchi sulla schiena, poi appoggiò la propria fronte alla sua.
"Piccola mia, non ho fatto in tempo a darti un nome quando sei nata, mi permetti di farlo ora?"
La ragazza annuì. Alira si girò verso Okoy.
"Ti prego, facci da testimone"
Il Guardiano poggiò la destra sulla spalla della ragazza e la sinistra su quella della donna. Poi, mostrò il suo vero aspetto: il corpo ricoperto di arabeschi dorati, più scuri sul braccio d'oro. Gli occhi si macchiarono d'oro e dalla schiena esplosero due immense ali dalle piume oro. Il Guardiano scambiò un'occhiata con la ragazza, che seguì il suo esempio. Lo sguardo della sos-dareg si riempì di fierezza.
"Io sono tua madre. Sono l'ultima dei sos-dareg. Io ti dono il tuo nome. Tu sei la Bianca Folgore, la Custode Innevata. Tu sei mia figlia, una pura sos-rakè. Io ti dono il tuo nome: tu sei Yokio, 'colei che porta la vita'. Alzati, figlia mia"
Il trio venne avvolto dalla luce. La fronte di Yokio cominciò a risplendere, la luce che si concentrava in mezzo agli occhi. Quando si fu completamente radunata,, iniziò ad allungarsi in due direzioni diverse, finchè non le ebbe circondato il capo. Si indurì e divenne un cerchietto di un materiale simile al diamante. La luce attorno a loro si ridusse, finchè la Custode non si titrovò in un luogo che riconobbe all'istante: il Tempio di cristallo nel quale si era risvegliata come Custode.
"Bentornata"
Vedendo tutti quei Guardiani, Yokio ricordò che nessuno prima di lei era arrivata così lontano nella lotta contro gli òkolok. Tutti i loro compagni erano morti prima di loro. il cerchietto sulla sua fronte luccicò, riflettendo la luce delle lune. Per la prima volta, sentì il suo sangue sos-rakè gioire e riempirla d'energia. Vide tutto il suo mondo e capì: sos-rakè perchè viveva in sitonia con quella terra, Custode perchè quella terra viveva in lei e lei in essa. Sentiva l'energia aumentare sempre di più. Vide l'intera storia della sua razza. Sperimentò le loro emozioni e le loro conoscenze. Riaprì gli occhi. ora sapeva quale sarebbe stata la forma della sua spada. Sollevò il braccio, la mano aperta col braccio sollevato verso l'alto.

Mike era disperato. Yoko non c'era più. Un potente battito attraversò il mondo. L'energia che lo pervadeva lo faceva risplendere. Sollevò lo sguardo: una delle lune sembrava più luminosa, e sembrava l'origine delle pulsazioni.

Ihalim non sapeva cosa pensare. Un altro battito sconquassò la sua terra, e il suo cuore parve rispondere. Aveva paura.

Leiyra faceva fatica a calmare gli altri elfi. Quei battiti li stavano terrorizzando.
Oh, Yoko, se solo fossi qui!

A Kita non importava più nulla: senza Yoko, non voleva più vivere. perchè quei battiti lo faceva sentire così vivo? Lui voleva solo raggiungere la sua Yoko!

Il sos-nae guardava la Custode dormiente con uno sguardo pieno d'orgoglio. Si sedette. Doveva aspettare.
Presto la vita tornerà su questa terra.

Dalla mano di Yoko sgorgò una luce: si modellò a forma di una lama simile a una fiamma. L'elsa venne percorsa da venature scarlatte e azzurre. Quando la spada fu pronta, pulsò un'ultima volta, poi la luce si spense. La Custode guardò i predecessori.
"Ci rivedremo"

Si svegliò. Gli abiti elfici avevano lasciato il posto ad altri in stile sos-rakè: pantaloni aderenti argentei, con placche dello stesso materiale della spada e del cerchietto ai fianchi, una maglia bianca come la neve che le lasciava la schiena scoperta, una placca del solito materiale sulla spalla destra, il cerchietto di diamante e nove anellini trasparenti a ciasun orecchio. La Custode si inginocchiò davanti a Fleo.
"La ringrazio infinitamente per avermi aiutata. Ora è il mio turno di aiutare"
"Vinci"
Il vento avvolse la Custode, che sparì.

Il sos-nae osservò la custode sparire con il cuore scaldato dall'orgoglio. Si diresse verso una parete e la spinse, entrando in una camera nascosta. Al centro, c'era il ritratto di una sos-dareg, una bellissima donna dai lunghi capelli blu e dagli occhi giallo-oro. L'uomo lo accarezzò.
"Gioisci, amore mio, Alira. Nostra figlia è tornata!"

Yokio apparve nel luogo dove era arrivata la prima volta, alla Stele. Guardò il pilastro con le firme e i simboli dei precedenti Guardiani. Si ferì nuovamente la mano e la riappoggiò sopra la propria firma. Quando la tolse, nella lingua dei sos-rakè c'era scitto Yokio. Sotto, due ali di drago. Si girò vero la cascata e si tuffò. Mentre entrava in acqua, sorrise.
Gioite amici, e tremate òkolok! La Custode è tornata, ed è rinata come sos-rakè!
Uscendo dall'acqua, la stessa nota che si era levata al suo arrivo, si innalzò una seconda volta.
 

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Capitolo 19
*** Preludio ***


Kita, Leiyra, Ihalim e mike si fissavano sconsolati. Ora che Yoko non c'era pù, non sapevano che fare. Kita aveva gli occhi cerchiati e lo sguardo basso.
"Vi prego, non voglio restare qui ora che non c'è più... Lasciatemi andare..."
Un alito di vento mosse la tenda all'entrata della capanna, poi una voce li fece sobbalzare.
"Su, su, che sono quelle facce tristi? Non sono mica morta, sapete?"
I quattro si girarono di scatto. Quella voce, la voce che pensavano di non sentire più, apparteneva a una ragazza apparsa improvvisamente appoggiata allo stipite. Yokio. La ragazza sbuffò, poi scoppiò a ridere.
"Sembrate dei baccalà!"
Questa frase li sbloccò, e i ragazzi saltarono addosso alla Custode per abbracciaral. Mentre i suoi amici piangevano di gioia, Yokio li guardava sorridendo. La scena andò avanti per quasi cinque minuti, poi li costrinse a darsi un contegno. Si sedettero.
"Yoko, dove sei stata? Pensavamo fossi morta!"
La ragazza non rispose.
"Yoko? Ci sei?"
"Chi è Yoko?"
Il gelo serpeggiò fra i ragazzi.
"Yoko era solo il nome provvisorio che Okoy mi aveva dato quando mi ha portato di la"
"Quindi... Come ti chiami?"
La Custode sogghignò.
"Ho incontrato mia madre, ho ricevuto il mio nome, ho scoperto cosa sono e ho forgiato la mia lama"
"Aspe. Non sei umana?!"
"Leiyra, conosci i sos-... I demon?"
"Ne ho sentito parlare in un vecchio mito. Erano creature considerate l'incarnazione della nostra terra. A quanto ne so, sono solo dei miti"
"Mi spiace deluderti"
Yokio si alzò, la luce che filtrava dalla porta illuminava il suo contorno.
"Il mio nome è Yokio, 'colei che porta la vita', la Bianca Folgore, la Custode Innevata, figlia di Alira, ultima purosangue dei sos-dareg e di un purosangue dei sos-nae, membri della razza dei sos-rakè, coloro che Leiyra chiama demon"
Sui suoi amici scese il silenzio. La guardavano tutti sotto shock. Kita fu il primo a riprendersi. Guardò l'amica negli occhi, mantenendo lo sguardo nonostante il suo volto diventasse sempre più rosso. Strinse i pugni e si sporse a baciare Yokio. Mentre mike eIhalim si complimentavanon con lui, Leiyra si avvicinò all'altra ragazza, che aveva l'aria imbambolata.
"Non te n'eri accorta, vero?"
"No..."
"Comunque, cos'hai intenzione di fare ora?"
"Raggiungeremo gli altri villaggi, mostrando anche a loro il problema degli òkolok. Ci muoveremo contro di loro e li distruggeremo"
Allungò la mano davanti a sè. Leiyra fece pre prenderla, ma Yokio scosse la testa.
"Prepara gli elfi di Eyos. Scegline due, poi mandali nei villaggi più vicini. Fate passare la voce. Noi pensiamo agli umani"
Dopo che lei, Kita, Mike e Ihalim ebbero formato una catena, sparirono. L'elfa uscì dalla capanna e chiamò tutti a raccolta. nei suoi occhi ardeva una nuova fiamma.

Seto si grattò la testa. perchè si trovavano tutti nella piazza? Non se lo spiegava. Si girò verso Macrov, che aveva il braccio steccato dopo lo scontro alla Tana.
"Ehi, sai che ci facciamo qui?"
"Speravo me lo dicessi tu"
Un fortissimo vento sapzzò la piazza. Quando si fu calmato, al centro della piazza c'erano quattro ragazzi. Ihalim era in abiti umani, Kita, vestito di nero, venne scambiato per un elfo, Mike indossava solo un paio di jeans, infatti ricevette delle occhiate incuriosite, mentre l'abbigliamento di Yokio stupì tutti. Ci volle qualche attimo prima che la riconoscesseo.
"Yoko!"
"Ma allora sei viva!"
"Si può sapere dove sei stata?"
"Che razza di vestiti indossi?"
"Quelli della mia razza"
Nuovamente, Yokio si presentò come membro dei sos-rakè. Quando ebbe terminato la spiegazione, tutti la guardavano pieni di aspettativa.
"Gli òkolok non sono ancora stati sconfitti. Ci sono moltre altre tane. Io e i miei compagni Andremo in ogni villaggio e alla Capitale, e chi vorrà ci seguirà. Altrettanto faranno gli elfi"
"Yokio"
La Custode, con le mani già sulle spalle dei suoi amici, si fermò.
"Bentornata"
Sorrise. Poi sparì.

Lemi era drepessa. L'Imperatore la chiamava solo per vedere il suo corpo, e della sua voce non gli importava affatto. I sotterfugi del palazzo e dei nobili le davano il voltastomaco. Non se l'era immaginata così, la vita a palazzo. Qualcuno bussò alla porta.
"Sua Altezza ti sta aspettando. Sei pronta?"
"Eccomi"
Arrivata alla Sala del Trono, si trovò puntati addosso gli occhi di tutti gli invitati al banchetto. Sentì una fitta di nostalgia al pensiero di Yoko.
Chissà cosa sta facendo in questo momento...
Iniziò a cantare.
                    Nella notte come sangue,
                         nelle fiamme voraci,

Si fermò subito: c'era qualcuno che cantava assieme a lei! Nonostante Lemi si fosse fermata, la voce continuava a cantare.
                    i due tornarono uno
                         e il Figlio dell'oro,
                    dalla Natura
                         protetto,
                    reclamato,
                         per il buio un dì cacciare.
Seduti sulla scalinata che portava al trono erano comparsi quattro ragazzi. Lemi ne riconobbe tre all'istante e si portò una mano davanti alla bocca.
"Yoko"
La Custode, sogghignando, riprese a cantare. Cantò di okoy e dei Guardiani. Quando venne il momento della sua storia, i ragazzi si unirono a lei. Mentre l'ultima nota si spegneva, osservarono le reazioni dei commensali.Lemi si avvicinò all'amica.
"Yoko? Che ci fai qui? E come sei vestita? E loro?"
Yokio notò le occhiaie e la magrezza dell'altra. I suoi occhi scintillarono. La ragazza si bloccò, terrorizzata, ma al tempo stesso con una strana sensazione di gioia selvaggia che le scaldava il cuore.
"Dimmi, Lemi, ti trovi bene qui?"
"Si..."
"Ti trattano bene?"
"Si, ma cosa...?"
La Custode si girò verso Erk con un'ombra minacciosa negli occhi.
"Devi esserle grato per le sue risposte. Se mai dovessi scoprire che la tratti male, non mi tratterrei dal fartela pagare"
La sua faccia sbiancò.
"Yokio"
"Quanti?"
"I due in fondo alla tavola"
Tutti si voltarono verso gli uomini indicati da Mike. Con terrore, notarono che la luce sembrava fuggire da loro. Queli, presi dal panico per essere stati scoperti, assusnsero le sembianze di òkolok e cercarono di scappare dalla sala. Un fulmine li colpì dopo neanche due metri. Morirono sul colpo.
"Chi... Chi sei tu?!"
Io sono la Bianca Folgore, la Custode Innevata,Io sono Yokio, figlia dei sos-rakè, coloro che chiamate demon. Sono qui per parlarvi della minaccia degli òkolok, che troppo a lungo avete ignorato"
Aiutata dagli amici, spiegò a quei nobili la sua missione, chi fossero gli òkolok e fece la sua richiesta. Quella notte, dormirono a palazzo, negli alloggi di Lemi, che si era offerta di ospitarli. Il mattino dopo, Erk li portò alla balconatache dal palazzo si apriva sulla piazza centrale. Era piena di uomini e ragazzi, oltre a qualche donna. ognuno di loro aveva la propria arma.
"Questi sono tutti i volontari"
Spalancando le ali per arrestare la caduta, Yokio si tuffò dalla balconata per mettersi allo stesso livello degli uomini. Il vento si mosse fra le loro fila, portando le parole della Custode.
"Dirigetevi a Carstal. Da lì, chiedete a Seto di condurvi all'accampamento"
Si alzò in volo, afferrando la mano di Kita, che assieme agli altri due si era tuffato a sua volta. Sparirono. nel mese successivo, nella foresta attorno a Carstal si radunò un immenso esercito, composto da umani ed elfi. Nei vari villaggi iniziò a diffondersi una voce, che i menestrelli non persero tempo a trasformare in un canto, che negli anni e nei secoli successivi sarebbe stato conosciuto come "Il Richiamo".
                    La nostra terra
                         lenta moriva.
                    Il terrore per l'altro infuriava
                         e il buio ne godeva.
                    Un giorno,
                         la luce della speranza
                    Fece udire il suo richiamo.
                         Con l'aspetto
                    di una custode,
                         le ali aperte a proteggerci,
                    la Figlia del vento
                         fece udire il suo richiamo.
                    Alle armi!
                         l buio sta uccidendo questa terra,
                    aiutatemi a liberarla!
                         Fratelli!
                    Non abbiate paura,
                         combattete con me!
                    Compagni!
                         Non cedete al buio!
                    L'angelo che custodisce
                         questa terra.
                    La Custode Innevata
                         lanciò il suo richiamo:
                    venite a Carstal!
                         Lottate per la luce!
                    Per la vita!
                         Per non avere più paura!

Ogni giorno, sopra l'accampamento, si vedeva volare Yokio, che andava a conoscere i suoi compagni. Un giorno, vide qualcuno che conosceva parlare con Leiyra. Gli si avvicinò. Quando l'uomo si accorse di lei, salutò l'elfa e le venne incontro.
"Non avrei mai immaginato che ci saremmo rivisti qui"
"Questa è anche la nostra terra. Non potevamo tirarci indietro"
"Nostra?"
"Da quando ci siamo separati, ho cercato coloro che restavano dei nostri clan. Ho portato tutti quelli che ho potuto"
"Grazie"
Si allontanò di un paio di passi, poi si girò.
"Lo so"
Mentre saliva nel cielo, gli diresse un messaggio silenzioso.
Grazie, padre.
Un'altra volta, la Custode percorse l'accampamento.

Tutti lo temevano.
Tutti temono il buio e la morte.
Lui rra il buio e la morte.
Quindi, tutti lo temevano.
Perchè, allora, tutta quella gente si stava radunando per combatterlo? Guardò lo sfescia che gli aveva portato la notizia. tremava ai suoi piedi.
"Perchè?"
"Sembra sia tornato, Mio Signore... Il Guardiano..."
"Allora perchè non l'avete fermato prima che fosse troppo tardi?!"
Lo Sfescia si prostrò ancora di più.
"Mio Signore, non si tratta nè di un nuomo, nè di un ragazzo... è una ragazza dai capelli bianchi come la neve. Si fa chiamare la Bianca folfore, la Custode Innvevata. Dice di appartenere alla razza dei demon"
"Una ragazza? Coi capelli bianchi?"
"Si..."
Quel ricordo tornò vivido nella sua mente.
Il ragazzo aveva il corpo pieno di ferite. Era bloccato alla parete con delle catene. I lunghi capelli viola erano sporchi e arruffati. Gli occhi rosa erno stanchi e arresi alla morte, sempre più vicina, ma anche una scintilla di sfida.
"Sei qui da un anno, ormai. Come mai, come mai quella sfida non si è ancora spenta?"
"Darem oy stak... mojet-"
Gli tirò un calcio.
"Ti ho gà detto che non voglio sentire quella tua schifosa lingua!"
"Povero sciocco... Ti fa paura, vero? Non lo comprendi, e per questo ti spaventa. Voglio che tu sappia una cosa. Ascolta bene, perchè nel clan dei sos-jey, 'figli della profezia', saprai della tua fine!

                    Un anno fa, è nato il nuovo Guardiano.
                    Discende dal fulmine e dalla neve.
                    Il suo potere supererà quello di tutti coloro che l'hanno preceduta.
                    Sarà una ragazza, nata dauna madre che non è nè elfica nè umana.
                    Porterà la neve sul capo, il fulmine e la notte negli occhi, il fuoco e il ghiaccio sulla pelle, la forza del vento nelle membra, colei che accoglierà l'eredità di                     Okoy.                  
                    Sarà lei a radunare tutta questa terra e i suoi abitanti.
                    Li radunerà contro di te.
                    Morirai.
                    Con te morirà il buio che controlli.
Accecato dalla rabbia, gli aveva rotto il collo.

Guardò lo Sfescia ai suoi piedi.
"Quali razze ha chiamato?"
"Gli umani, gli elfi, i mezzosangue, i demon e... Un mezzosfescia"
Il suo cuore accellerò.
Li ha chiamati tutti...
Si alzò dal trono.
"Richiama tutti. Entro la fine del mese voglio tutti gli sfescia qui!"
"Si, Signore!"
"Li cancelleremo dalla faccia della terra!"

Erano passati deu mesi da quando Yokio aveva chiamato tutti alla guerra. Lei e i suoi amici erano trattati come salvatori. le erano giunte notizie di un radunarsi di òkolok a ovest. Guardò le lune. Sentì il suo spirito sollevarsi. Si ritrovò nel Tempio. Guardò uno per uno i suoi predecessori. Annuirono. La Custode si sollevò in volo e si posizionò sopra al centro dell'accampamento. Sentiva gli sguardi di tutti posarsi su di lei. Sorrise.
Non mi sono ancora abituata ad essere al centro dell'attenzione.
Sfiorò l'elsa della sua Tajia. L'aveva chiamata 'Destino' nella lingua dei suoi genitori per ricordarsi sempre la scelta che aveva fatto. Guardò in basso, verso le persone che si fidavano di lei per essere guidati. Staccò il corno dalla cintura.
Il mondo si fece silenzioso.
Era in attesa.
In attesa della svolta.

Il sovrano degli sfescia guardò i suoi sottoposti. Una macchia di buio che si sarebbe solo ingrandita. Salì sulla cima della rupe.

Yokio avvicinò il corno alle labbra.

I polmoni dello sfescia si riempirono d'aria.

A est, la nota di un corno si levò nell'aria mattutina. Umani, elfi, mezzosangue, sos-rakè e i compagni di Yokio esultarono, le armi puntate verso il cielo.

A ovest, il ruggito del sovrano sfescia fu seguito da quello dei suoi sudditi in aspetto mostruoso. Quelli in aspetto umano urlarono con tutta il loro fiato. ù
"Morte alla Custode!"

Da est, quella che sarebbe diventata l'Armata Splendente, per via delle armi lucenti e della loro guida, si mosse verso ovest. Verso il loro destino. Verso il destino della loro terra.

Da ovest, quella che sarebbe diventata l'Armata Tenebrosa, per via della luce che fuggiva mentre si spostavano, si mosse verso est. Verso il loro destino. Verso il destino della loro terra.

"Tremate, perchè stiamo arrivando!!"

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Capitolo 20
*** L'inizio... ***


La spianata era larga circa settanta metri e lunga cento. Era chiusa ai lati da due pareti di roccia. Uno dei due lati d'accesso era chiuso da un bosco. Dagli alberi fece capolino una sos-rakè dai capelli dello stesso colore delle foglie, gli occhi di quello dell'erba e la pelle scura come corteccia. Osservava con attenzione l'altro lato della spianata. Un ammasso di rocce appuntite. Da esse vide dipanarsi tentacoli di buio. strinse la presa sul bastone-spada, mentre una gocciolina di sudore freddo le colava lungo la mascella. Il buio continuò ad avanzare, finchè non li vide. Gli òkolok. Erano così tanti! Cominciò a tremare. All'improvviso, una mano le si posò sulla spalla, facendola sobbalzare. Si girò: due gemme, una d'oro e l'altra azzurro-blu, la guardavano dolcemente.
"é la prima volta che li vedi?"
"Si"
"Sono brutti, eh?"
"Già"
"Cosa puoi dirmi?"
"Credo che il loro capo stia per arrivare, le piante hanno paura"
Yokio stava per rispondere, quando Mivia sbiancò.Prese a tremare così violentemente che l'aram le cadde di mano. Le ginocchia le cedettero e si ritrovò per terra.
"é arrivato..."
La Custode si voltò di scatto. In mezzo ai corpi degli òkolok, ne era apparso uno grosso il doppio e terrificante come tre di loro messi assieme. La pelle era piena di cicatrici e sembrava fatto di ombra pura.
"Yokio!"
I suoi amici l'avevano raggiunta.
"Ma quanto è brutto?!"
La Custode era silenziosa.
"Yokio?"
Sollevò le braccia. Dai palmi apparvero due fulmini che si modellarono come un arco e una feccia. Scossò. La freccia si conficcò in una roccia al finaco del sovrano degli òkolok.
"Andiamo. Dobbiamo prepararci"

Il sovrano degli sfescia guardava la freccia con curiosità.
Bella mira. E bel coraggio.
Guardò nuovamente i suoi nemici. Eccola. La ragazza con i capelli bianchi. Sorrise.
é solo una poppante. Non potrà mai uccidermi. I suoi occhi non sono nè fulmine nè notte, la sua pelle è normale. Quello sciocco demon, osare turbarmi in quel modo!
Qualcuno tossichhiò alle sue spalle.
"Mio Signore"
 Uno sfescia si era inginocchiato.
"Le forze del nemico sono ancora sconosciute, non riusciamo a raccogliere informazioni su di loro"
"Per quale motivo?"
"C'è una specie di barriera, non riusciamo a oltrepassarla"
"I demon?"
"No. é qualcos'altro, ma non capiamo cosa sia"
lo sfescia tornò a guardare il bosco. lo infastidiva: era troppo luminoso, troppo vivo.
maledetta Custode! se non fosse per quei dannati cosi svolazzanti, avremmo già il Dominio e intorno a noi ci sarebbe solo il buio! Solo il buio e la morte!
Notò qualcuno tr gli alberi rivolto verso di lui. La Custode. Il tempo e lo spazio attorno a loro sparirono: c'erano solo gli occhi del nemico. Gli occhi dello sfescia erano due pozzi di pura oscurità, disperazione, odio e rabbia. era sempre bastato quello sguardo a a sconfiggere i suoi nemici e sottometterli. Era stupito: la ragazzina aveva il corggio di guardarlo negli occhi a testa alta! Un brivido gli corse lungo la spina dorsale. Gli occhi di Yokio sfavillavano come due gemme purissime. Fissando lo sguardo negli occhi del nemico, ebbe l'impressione tremasse. capì che temeva la sua luce e ne fu felice: anche lei temeva la sua ombra. il suo sguardo era sempre servito a dare speranza, per la prima volta mostrava all'avversario come temerla.  I due si fissarono ancora per qualche secondo, poi si voltarono e tornarono dai rispettivi compagni. Era ormai il crepuscolo. La battaglia si sarebbe svolta l'indomani.

Quella notte, Yokio sognò i Guardiani. erano tuti tesi, nel loro aspetto di Guardiani. okoy le si avvicinò con lo sguardo cupo.
"Yokio, nessuno di noi ha mai visto il sovrano degli òkolok. Il fatto che abbia deciso di mostrarsi può essere un enorme problema. Non abbassare mai la guardia"
"Yokio"
La ragazza aprì gli occhi. Davanti a lei, Kita la guardava con la cotta già indossata.
"é l'alba"

la spianata era ancora in ombra, nonostante il cielo fosse rosato.
Davanti al bosco, l'Armata Splendente era divisa in cinque.
 Rispettivi comandanti erano Mike.
Ihalim.
Leiyra.
Kita.
Yokio.
Nelle divisioni, le razze erano fianco a fianco.
Aspettavano.
Fra le rocce, c'erano gli òkolok.
In attesa.
Il buio che ricopriva il loro sovrano sembrava pulsare.
La luce del sole iniziò a scendere lungo le pareti.
Yokio estrasse Tajia.
I suoi compagni estrassero le loro spade.
Incoccarno gli archi.
Aggiudtarono la presa su else e impugnature.
Il silenzio si fece assoluto.
La luce continuava a scendere.
Toccò i due eserciti.
Aspettavano.
Nella spianata non si sentiva nessun suono.
Tutti trattenevano il respiro.
La luce era a pochi metri da Yokio.
La Custode guardò i suoi compagni.
Guardò il suo esercito.
Si fidavano di lei.
Non li avrebbe delusi.
La luce era solo a un metro da lei.
L'òkolok si sentiva invincibile.
Tutti i suoi sudditi avrebbero combattuto per uccidere.
Sogghignò.
Già una volta aveva gustato il sangue e la carne di un Guardiano.
Non vedeva l'ora che succedesse di nuovo.
Il sole era a cinquanta centimetri dai due condottieri.
Trenta.
Venti.
Dieci.
Cinque.
Quattro.
tre.
Due.
Uno.
La luce li toccò.
Yokio levò Tajia al cielo.
"ORA!"
L'òkolok lanciò un ruggito.
"ADDOSSO!"
Seguendo i propri comandanti, i due eserciti  partirono alla carica.
Gli elfi e i sos-rakèdelle divisioni di Leiyra e Kita si arrampicarono sulle pareti.
Mentre correvano prepararono gli archi.
Yokio correva.
Correva come mai in vita sua.
L'òkolok compiva balzi di diversi metri in pochissimo tempo.
Yokio portò Tajia davanti al volto.
L'òkolok snudò le zanne.
Il tempo rallentò.
O così parve.
Yokio e l'òkolok spiccarono il salto che li fece incontrare.
Cercarono di ferirsi l'un l'altro.
Ricadero illesi.
Il tempo tornò a scorrere.
I due eserciti si scontrarono.
Gli elfi e i sos-rakè sulle pareti superarono l'esercito òkolok.
Lo chiusero da dietro.
Dopo averli accerchiati, riversarono su di loro una pioggia di frecce.

Leiyra si sentiva vento.
Per la prima volta da quando aveva incontrato Okoy.
Aveva sempre pensato che le avesse solo migliorato i sensi.
Ora, finalmente capiva.
Mentre squarciava la gola dell'òkolok, percepì un compagno in difficoltà.
Mezzo secondo dopo, aveva perforato il cuore della causa del pericolo.
Sorrise.
Una gioia selvaggiasi aprì sul suo volto.
Lei era vento.
E come il vento spazza la terra, altrettanto avrebbe fatto con gli òkolok.
Combattè con foga.
A un certo punto, le frecce finirono.
Cominciò a usare l'arco come una mazza.
Fracassò un centinaio di crani, poi l'arco cedette e si spezzò.
Gettò i monconi.
Le unghie si allungarono.
Come ogni elfo, anche Leiyra aveva uno spirito di quella terra legato a sè.
Si risvegliò in quel momento.
Sollevando lo sguardo al cielo, Leiyra urlò.
Gioia.
Sfida.
Forza.
Una promessa: vi schiacceremo.
I suoi muscoli si fecero possenti.
I denti divennero zanne.
La pelle si coprì di pelo blu sul dorso e nero sul resto del corpo.
In mezzo al campo di battaglia, leiyra mutò.
L'aspetto di elfa lasciò il posto a quello, simile a una pantera, di una santer.
Lo spirito dell'aria.
La spalla era lata un metro e ottanta.
L'urlo si trasformò in ruggito.
La santer saltò nella mischia.

Mike pensava.
Pensava al giorno in cui aveva visto Yokio cadere dalla scogliera.
Era felice.
Felice di non esserselo dimenticato.
Un òkolok gli balzò addosso.
Lo credeva disarmato.
Illuso.
E pure stupido.
Il ferro sul braccio di Mike divenne fluido.
Si modellò come una lama.
Sull'altro braccio, la pietra rossa ardeva.
Lo stesso fuoco c'era nei suoi occhi.
Mosse la lama.
Il corpo cadde alla sua destra.
La testa alla sua sinistra.
Mike sentì un ronzio dietro di sè.
Si girò.
Un òkolok.
Improvvisamente, la forza del fuoco che gli ardeva dentro divampò.
I suoi occhi si illuminarono.
La pietra rossa divenne incandescente.
Sul braccio apparve un marchio infuocato.
Sul palmo si formò un globo di calore.
Una fiammata violenta scaturì dalla mano del ragazzo.
Incendiando l'òkolok.
Mike si fissò il palmo, stupito.
Vide qualcosa nel suo riflesso sul bracciale.
I suoi capelli, prima rosso fuoco, ora erano fiamme vere.
La sua pelle brillava dall'interno.
Lo sguardo era fiero.
Sembrava appena uscito da un vulcano.
Due ronzii a destra.
Due òkolok.
Mike sorrise.
Una testa si staccò.
L'altro venne incenerito.
Il numero di cadaveri attorno a Mike continuò ad aumentare.

Fino a quattro mesi prima, Ihalim voleva solo diventare un cuoco.
Ora, al fianco dei suoi compagni, i suoi pugnali mietevano vittime.
Gli òkolok lo guardavano sconcertati.
Ogni volta che cercavano di afferrarlo, sfuggiva.
Era come cercare di afferrare l'acqua.
Ihalim sentiva tutto.
Da quando era diventato iper sensibile, nessuno riusciva più a sorprenderlo.
D qualche tempo, aveva scoperto di avere un oceano in sè.
Era sempre stato calmo.
Ora era in tempesta.
Stava riempiendo tutto il suo essere.
Venne attaccato da quattro òkolok.
Ne bloccò tre.
il quarto lo colì al petto.
E lo attraversò.
Lo guardò terrorizzato.
Ihalim si guardò il petto.
E rimase a bocca aperta.
Era fatto d'acqua!
Il liquido si propagò sul resto del corpo.
Ihalim era diventato un ragazzo d'acqua.
Si tolse quello che restava della corazza.
Non gli sarebbe servita.
Gli occhi erano due zaffiri.
Sgozzò gli òkolok davanti a sè.
Sentì qualcuno fischiare.
Un sos-rakè dalla pelle azzurra e dai capelli e dagli occhi blu lo guardava ammirato.
"Forte!
Li hai davvero terrorizzati!"
Ihalim sorrise.
"E questo non è niente!
Vedrai quando Yokio mostrerà la sua vera forza!"
Ihalim e il sos-rakè sigettarono nella mischia.

Kita aveva finito le frecce da tempo.
Ciò che scagliava col suo arco erano frecce d'energia verde.
L'energia della Terra.
I suoi occhi splendevano talmente tanto da sembrare fatti di luce.
Le sue mani sembravano avvolte da guanti dello stesso colore.
La pelle di serpente brillata.
Il mento e le labbra erano macchiati di sangue.
Sentì un ruggito.
Si girò.
Un'enorme santer faceva strage di nemici.
Accidenti!
Ora devo stare attento a non fare arrabbiare anche lei!
Un òkolok gigantesco gli saltò addosso.
Kita schivò per un soffio.
L'òkolok continuò ad incalzarlo.
Qualcosa gli toccò la schiena.
Una delle pareti.
Era in trappola.
Sentì una pulsazione.
Veniva dalla terra e riverberava in lui.
Il suo sangue elfico gioì.
La chiazza di pelle di serpente brillò intensamente.
Si allargò.
Coprì tutto il corpo del ragazzo.
Che si allungò.
Si snetì qualcuno sibilare.
Quando la luce si spense, davanti all'òkolok c'era un serpente.
Enorme.
Il corpo largo come un tronco.
gli occhi brillanti.
Piume argento, bianche e nere sul capo.
Una corazza argentata.
Sembò sorridere.
Abbassò il muso al livello dell'òkolok.
"Scappa"
Mentre gli voltava le spallle, spalancò la bpcca.
Lo azzannò.
Abbandonò il corpo sul posto.
Kita strisciò nella mischia seminando morte e terrore.

Yokio stava combattendo contro tre nemici.
Udì un ruggito possente.
Sgozzò gli òkolok e si girò.
A est, baciata dal sole, una santer ruggiva la sua sfida.
A nord, riflettendo la luce, il corpo d'acqua di Ihalim si muoveva in una danza mortale.
A ovest, un enorme serpente piumato sibilava.
A sud, avvolto da una pioggia di scintille, Mike sembrava una divinità del fuoco.
Yokio sorrise.
"Chissà se il Serpente Piumato della terra era come Kita?"
"Chissà?"
Yokio si girò.
Un òkolok le era balzato addosso.
"Tanto non potrai mai-"
Si accorse che la sua testa stava rotolando staccata dal corpo.
"-saperlo?"
Mentre il cadavere cadeva a terra, Yokio pulì Tajia dal sangue.
Idiota.
Si guardò attorno.
Dopo lo scontro iniziale, non aveva più visto il sovrano degli òkolok.
A quanto pare, è giunto il momento.
Okoy. Guardiani.
George.
Madre.
Padre...
Guardatemi!
Piegò le ginocchia per darsi lo slancio.
Fu avvolta dalla luce.
Rapidissimi, gli arabeschi rossi e azzurri le avvolsero il corpo.
I suoi occhi si accesero, scintillante come non mai.
I canini si appuntirono.
Gemme bianche.
Perle mortali.
Le orecchie sporsero dai capelli in una leggera punta.
I capelli bianchi brillarono come neve al sole.
Si allungarono.
Raggiunsero le ginocchia.
Dai marchi sulla schiena esplosero le ali.
Erano splendenti e riflettevano la luce come se fossero coperte di brina.
Un fulmine attraversò il cielo.
Tutti alzarono lo sguardo.
Yokio, in volo sopra tutti, sembrava una dea.
I suoi compagni l'acclamarono.
Il terrore si fece strada tra gli òkolok.
Lo sguardo di Yokio scandagliò la spianata.
Eccolo.
dietro Kita.
Pronto per attaccare.
Rabbia.
Battè le ali.
L'òkolok saltò.
Yokio lo colpì con un calcio sul collo.
L'òkolok si rialzò subito.
Yokio allargò le ali.
La sua figura sembrò ingrandirsi.
L'òkolok tremò dentro.
Quello è una Custode?
Le ali erano la forza del Vento.
Le venature rosse, quella del Fuoco.
Le venature azzurre, quella dell'Acqua.
Il suo corpo, quella della Terra.
I capelli, una coltre di neve.
La profezia.
Un occhio sfolgorante d'oro.
Il fulmine.
L'altro, blu-azzurro.
La notte.
Era lei.
Lei era la ragazza della profezia del sos-rakè.
Yokio sentì due odori provenire dall'òkolok.
Paura.
E vecchio.
"Dimmi, quanti anni hai?"
L'òkolok si bloccò.
Poi sogghignò.
"Centotrenta"
Yokio strinse l'elsa di Tajia.
"Non vedo l'ora che tu muoia.
La carne di Guardiano è molto buona, sai?£
"Allora...
Hai ucciso tu il Guardino prima di me..."
"Esatto.
Inoltre, ho scoperto che bevendo il vostro sangue, possiamo andare in altro mondo.
Lo stesso da dove venite voi.
Purtroppo, permette un solo viaggio.
Ecco perchè io ho mangiato il suo cuore!"
Scoppiò in una ristata maligna.
Yokio sgranò gli occhi.
Si gettò verso l'òkolok con un braccio teso.
"Non farlo!"
Toccò la pelle dell'òkolok.
Sparirono.

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Capitolo 21
*** ...I due mondi... ***


Fu solo grazie al clacson che il camino non investì Yokio.
Battendo le ali, si sollevò sopra la strada.
Si guardò intorno.
Un'autostrada.
Un pullman stava per investire l'òkolok.
Che gli mollò una zampata.
E lo rovesciò.
Poi fissò la Custode.
Yokio strinse la presa sull'elsa.
"Non ti vergogni?
Questa gente non c'entra niente!
Perchè li coinvolgi nella nostra battaglia?"
"Dovrei?
Lo scontro è tra noi.
Non mi importa di ciò che ci circonda.
Nemmeno se fossero i miei compagni"
"Allora non perderò tempo per ucciderti"
Si voltò verso gli automobilisti sconcertati.
"Allontanatevi!
Qui è pericoloso!"
Uscirono tutti dalle auto e si diedero alla fuga.
Con la coda dell'occhio, si accorse che qualcuno era accucciato dietro un cofano.
Con una pistola puntata sull'òkolok.
Prima che riuscisse a fermarlo, sparò.
Bang!
Bang!
Si spostò con un balzo alle spalle dell'uomo.
Snudò le zanne.
Prima che venisse azzannato, Yokio intervenne.
Gli si tuffò contro e lo spostò.
Lo guardò con rabbia.
"idiota!
Cosa credi di fare?
Ho detto di allontanarsi!
A lui penso io!"
Lo sguardo dell'uomo era deciso e terrorizzato assieme.
"Non ho idea di chi tu sia, ma non puoi farcela!
Guardalo: è un mostro!"
Yokio gli sorrise.
"Dici?
Ho già ucciso molti come lui.
Anche se non così potenti.
Inoltre, è il mio compito"
Custode e òkolok si caricarono.
Si scontrarono con un grugnito.
Dallo scontro tra spada e artigli partirono scintille.
Si separarono.
Sulla protezione della spalla, era comparso un graffio.
Sul'occhio sinistro dell'òkolok colava del sangue.
Cominciarono a girare in tondo.
Osservandosi.
L'uomo li fissava terrorizzato.
"Csa ci fai ancora qui?
Vattene!"
Finalmente, scappò.
In lontananza, sentì il suono di alcune sirene in avvicinamento.
Polizia.
Ambulanza.
Vigli del fuoco.
Sollevando lo sguardo, vide un elicottero.
Con un giornalista e un cameramen.
Se ne accorse anche l'òkolok.
Spiccò un balzo.
A un metro dall'elicottero, Yokio lo scagliò lontano.
Si voltò verso i due uomini.
"Vedete di allontanarvi!"
"Aspetta!
Dicci almeno cosa sta succedendo!"
Yokio fissò lo sguardo sulla telecamera.
"Mi chiamo Yokio.
Sono una sos-rakè.
Sono la Custode di un altro mondo.
Quel coso, è un òkolok.
Stiamo combattendo.
Se lo vedete, scappate"
Guardò il giornalista.
Sorrise.
"Forse è meglio se ti cambi i pantaloni"
L'uomo abbassò lo sguardo.
La patta era bagnata.
Tornò a concentrarsi sull'òkolok.
Non possiamo combattere qui.
Dobbiamo tornare.
Si gettò contro di lui.
Rintronato dalla caduta, l'òkolok non reagì in tempo.
La mano di Yokio lo toccò.
Sparirono, avvolti dal vento.

I due avversari apparvero a mezz'aria.
Sopra la casacata dove Yokio era apparsa la prima volta.
Quando l'òkolok se ne accorse, intuì l'idea della nemica.
Voleva farlo schiantare.
Cercò di liberarsi.
Yokio ritirò le ali.
Avrebbe rischiato di morire se le fossero state ferite.
L'òkolok assunse aspetto umano.
Un uomo dall'aspetto di un quarantenne.
Occhi e capelli neri come l'inchiostro.
Lo sguardo freddo e crudele.
La corporatura massiccia.
Strinse i pugni.
Caricò.
Sferrò il primo pugno.
Yokio parò.
Contrattaccò.
L'òkolok parò.
Le sferrò un colpo di taglio.
Yokio schivò inarcando la schiena.
Gli colpì la radice del naso.
Sentì dolore a un orecchio.
L'òkolok le aveva strappato un orecchino.
Portò le ginocchia al petto.
Lo afferrò per le spalle.
Distese le gambe e lo colpì al diaframma.
L'òkolok sputò sangue.
Il coprispalla di Yokio si imbrattò di rosso.
Erano sempre più vicini al suolo.
Preso dal panico, cominciò a tempestarla di pugni.
Un colpo al volto la fece gemere.
L'òkolok ne approfittò per allontanarsi.
"Oh, no, non ci provare!"
Lo afferrò per i capelli.
Caricò un calcio dirigendolo alla sua tempia.
L'òkolok lo vide arrivare.
Guardò giù.
Dieci metri.
Dannazione!
Non volevo farlo di nuovo!
Non aveva altra scelta.
Cercò dentro di sè il sangue del Guardiano.
Ne trovò la luce.
Sparirono.

Perchè fa così caldo?
Yokio si guardò attorno.
Ebbe un tuffo al cuore.
erano dentro a un vulcano.
Si girò verso l'òkolok.
"Ehi, tu!
Non potevi scegliere un posto migliore?!"
"Scegliere?!
Vuoi dire che tu puoi scegliere dove arrivare?!"
"Quindi i tuoi spostamenti sono casuali...
Meglio per me"
Sparì.
Riapparve alle spalle dell'òkolok.
Uno squarcio scarlatto si aprì sul suo dorso.
L'òkolok si girò con ruggito a metà tra ira e dolore.
Yokio apparve alla sua destra.
Un altro squarcio.
Ogni volta che l'òkolok si girava, Yokio spariva.
Per riapparire in una posizione diversa.
L'òkolok sangiunava copiosamente.
Si accorse di una zona d'ombra.
Ci saltò dentro.
Yokio lo seguì.
Una violenta zampata la colpì al petto.
La tunica si lacerò.
Altrettanto fecero pelle e carne.
Yokio spiccò il volo.
Ricadde subito.
Troppo dolore.
L'òkolok uscì dall'ombra.
Le saltò addosso.
Le zanne snudate.
Morse Tajia.
Ringhiò.
Gli occhi di Yokio aredvano.
"Qui fa un po' troppo caldo"
Con la spada tra le zanne, l'òkolok assentì.
"Non preoccuparti.
Ci penso io"
Sparirono.

Non riusciva arespirare.
L'acqua la circondava da ogni parte.
Non sapeva dove fosse il sopra.
Non sapeva dove fosse il sotto.
Vide della luce.
A sinistra.
Scalciò in quella direzione.
La sua testa sbucò dall'acqua.
Mentre tossiva, Yokio prese grossi respiri.
Qualche metro sulla destra, riemerse l'òkolok.
Mezzo annegato.

é la mia occasione!
Yokio si immerse nuovamente.
Arrivò sotto l'òkolok.
Lo afferrò per le zampe.
Mentre l'òkolok tonava sott'acqua, gli appoggiò i piedi sulle spalle.
Si diede una spinta.
Uscì dall'acqua e spalancò le ali.
Rimase sospesa con fatica.
L'òkolok non riemergeva.
Avvertì del pericolo dietro di sè.
Si spostò appena in tempo.
L'òkolok riemerse ringhiando.
Si diresse verso uno scoglio isolato.
Yokio strinse la presa sull'elsa.
Il sangue si mischiava all'acqua.
Sentiva la ferita pulsare.
Fu costretta a ritrarre nuovamente le ali.
Atterrò davanti all'òkolok.
Attaccò subito.
Spada e artigli si scontrarono ancora e ancora.
Yokio cominciò a temere.
A temere di non farcela.
Scrollando la testa, ripartì all'attacco.
Si scambiarono colpi su colpi.
lo scoglio si riempiva di sangue.
Tajia sembrava un rubino.
Il sole aveva già cominciato la sua discesa.
Non importava.
I due continuarono a combattere.
Si separarono.
Yokio cadde su un ginocchio.
Fu presa dal panico.
Non ce la farò mai!
Le parve di sentire, molto lontana, la voce di George.
Un fulmine illuminò il cielo.
Fu seguito da un possente tuono.
La terra tremò.
Gli occhi di Yokio si spalancarono.
Ma certo!
La folgore!
Si rialzò ansimando.
Guardò l'òkolok.
Non era ancora finita.
Prese un profondo respiro.
Visualizzò.
Si lanciò contro l'avversario.
La spada levata.
Menò un fendente.
L'òkolok cercò di pararlo.
Yokio si piegò.
Passò sotto la zampa tesa.
Allungò la mano.
Gli occhi dell'òkolok si spalancarono.
Era una finta!
Cercò di allontanarsi.
Troppo tardi.
La mano di Yokio lo toccò.
Sparirono.

Riapparvero su una striscia d'asfalto.
Gli occhi di Yokio schizzarono in alto.
Perfetto.
é il posto giusto.
Si preparò.
Nella sua mente, rivide Cassie a otto anni.
Che sorrideva.
"Si va in scena!"
Si rimise in piedi ansimando.
L'òkolok guardò Tajia.
Gli brillarono gli occhi.
La punta si era abbassata.
Poteva vincere!
Sentì le proprie energie rinnovarsi.
Si lanciò contro Yokio.
la ragazza parava tutti i suoi colpi.
Ma non riusciva a contrattaccare.
Retrocedeva sempre più.
La sua schiena toccò una rete metallica.
Si girò.
L'òkolok la colpì sulla ferita.
La ragazza sfondò la rete.
Rotolò per qualche metro.
Cercò di rialzarsi.
Il sangue colava dalla ferita.
Che male!
Yokio si strinse le braccia al petto.
Una goccia di sangue le colò dalle labbra.
L'òkolok attraversò lo squarcio.
La guardò con disgusto.
"E tu saresti una Custode?
fai pena.
Non potrai mai salvare i tuoi amici!
mentre sei qui, loro muoiono.
I miei sudditi si sazieranno delle loro carni!
Stai solo perdendotempo!
Non salverai nessuno!"
"Smettila!"
Le guance di Yokio erano rigate di lacrime.
"Loro si salveranno!
E io ti ucciderò!"
Afferrò Tajia.
Si lanciò all'attacco.
L'òkolok parò senza difficoltà.
Yokio attaccò ancora.
Ancora.
Ancora e ancora.
L'òkolok si accorse che i fendenti erano sempre più deboli.
"Mi hai stufato"
Una zampata la colpì alla tempia.
Yokio venne scaraventata lontano.
L'òkolok provò dolore a una zampa.
un artiglio si era rotto contro il cerchietto.
Odio e rabbia lo pervasero.
"Come hai osato!"
Assunse aspetto umano.
Cominciò a tempestare di calci e pugni la ragazza.
L'òkolok si beava di ogni suo gemito.
caricò un pugno.
Dolore.
Aveva colpito l'asfalto.
Qualcosa lo ferì sulla schiena.
Si girò infuriato.
Yokio reggeva Tajia con una mano.
L'altro braccio era abbandonato lungo il fianco.
Ansimava.
Del sangue le macchiava il mento e le labbra.
"Non ti permetterò di vincere..."
L'òkolok tornò al suo aspetto mostruoso.
"Come hai osato ferirmi!"
Si lanciò contro la ragazza.
Yokio schivò.
L'òkolok continuò a incalzarla.
Yokio sollevò Tajia.
Fermò gli artigli dell'òkolok.
Si fissarono con odio.
Yokio ansimava sempre di più.
Cadde su u ginocchio.
Gli occhi dell'òkolok brillavano.
La scaraventò lontano.
La raggiunse con calma.
Usando Tajia per puntellarsi,Yokio si sollevò su un ginocchio.
Il capo chino.
L'òkolok snudò le zanne.
Se le leccò.
"é finita"
Caricò.
Balzò verso la ragazza.
Il tempo sembrò rallentare.
L'òkolok snetiva il suo cuore battere ocn furia.
Sempre più veloce.
Era preda dell'eccitazione.
Il cuore di Yokio era calmo.
Le labbra si aprirono in un ghigno.
"Hai ragione.
La recita é finita"
Il ronzio dell'elettricità dietro di lei aumentò il suo sorriso.
Lanciò all'òkolok uno sguardo di sfida.
La Custode venne avvolta dal vento.
Sparì.
L'òkolok si schiantò contro le sbarre di ferro.
Del palo dell'alta tensione.
Un dolore lancinante percorse il corpo dell'òkolok.
Ruggì di dolore.
Davanti a lui il vento vorticò.
Apparve Yokio.
Il suo respiro era saldo.
La schiena dritta.
Lo sguardo fiero.
Ogni traccia di stanchezza era scomparsa.
"Ci sei cascato, eh?
Non è così facile sfiancarmi
"Cosa
Mi
Hai
Fatto?!"
"Ti ho solo fatto prendere la scossa.
E, ora che sei bloccato, tocca me!"
Qualcosa cominciò a cadere dal cielo.
Neve.
L'òkolok spalancò gli occhi.
La Custode Innevata...
La neve sul capo...
La notte e il fulmine negli occhi.
La Bianca Folgore.
Ciò che lo consegnava alle fredde braccia della morte.
Si alzò il vento.
I candidi fiocchi cominciarono a vorticare attorno alla Custode.
Le mani si strinsero sull'elsa.
La lama di Tajia si sollevò.
Rossa di sangue.
La portò dietro la testa.
Fissò il suo sguardo in quello dell'òkolok.
Vi vide terrore puro.
Nei suoi occhi, c'era la forza dei Gardiani.
Cominciò a risplendere.
Tutti gli spiriti dei suoi predecessori l'avvolsero.
Strinsero le loro mani sull'elsa di Tajia.
I Guardiani, attraverso gli occhi di Yokio, Fissarono quelli dell'òkolok.
La testa cadde poco dopo il corpo.
Rotolò e si fermò toccando i piedi di Yokio.
Gli occhi erano fissi nel vuoto.
Fissi in una morsa di panico.
Fissi in una morsa di terrore.
Gli spiriti dei Guardiani l'abbandonarono.
Yokio cominciò ad ansimare.
Guardò nuovamente la testa.
"Scusa.
ho sbagliato.
Non è ancorra finita"
Afferrò i capelli dell'òkolok.
"Mancano ancora i tuoi compagni"
Venne avvolta dal vento.
Sparì.

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Capitolo 22
*** ...E la fine ***


Mike tagliò la testa dell'ennesimo òkolok.
Appoggiò le mani sulle ginocchia.
Aveva bisogno di riprendere fiato.
Era tutto il giorno che combatteva.
Yokio era sparita verso mezzogiorno.
Non aveva idea di cosa le potesse essere successo.
Scosse la testa.
é la Custode!
Non può morire!
Però...
Però quell'òkolok era davvero enorme!
Un nemico gli balzò addosso.
Lo incenerì.
Quanto sono stupido.
Yokio tornerà vincitrice.
Le zampe di Leyira avevano cambiato colore.
Erano rosso cupo.
Guardò il cielo.
Quando sarebbe tornata Yokio?
Erano tutti sfiniti.
Gli òkolok continuavano ad arrivare.
Prese un respiro profondo.
Ruggì.
Ihalim era stanco.
Essere acqua era fantastico, ma consumava molte energie.
Dove sei, Yokio?
Un altro òkolok lo attraversò.
Ihalim gli squarciò la gola.
Doveva avere fiducia nella Custode.
Il Matto non gli aveva forse raccontato fino allo sfinimento dell'incredibile forza dei Guardiani?
Di quanto fossero innarrestabili?
Per poco non si tirò un pugno.
Yokio è molto più forte.
Da un momento all'altro, tornerà!
Lo so!
Ho fiducia in te, Yokio!
Le scaglie di Kita erano imbrattate di sangue.
Si girò.
"Tutto bene, padre?"
"Si, non preoccuparti"
Un òkolok gli aveva rotto l gamba.
Da quel momento, non si era più allontanato da lui.
Andiamo, Yokio, quanto ti ci vuole?
"Kita!"
Seto indicava il cielo.
Dove era apparso un vortice di vento.
Tutti sollevarono lo sguardo.
Il vento si calmò.
"Yokio!"
Mike, Ihlaim, Leyira e Kita stavano per esultare.
Si accorsero delle sue ferite.
Della smorfia di dolore.
Del battito irregolare delle sue ali.
La Custode guardò il campo di battaglia.
La sua voce si alzò sopra il tumulto.
"Guardate!"
Tutti si fermarono.
La guardarono.
Gioia fra gli amici.
Terrore fra i nemici.
La smorfia si stirò in un ghigno.
Sollevò un braccio.
La luce del sole morente colpì la testa dell'òkolok.
Ci fu un attimo di silenzio.
Poi partirono le grida di esultanza.
Yokio lanciò la testa in aria.
Venne colpita da un fulmine.
La folgore si ramificò.
Raggiunse uno a uno tutt gli òkolok.
Yokio era debole, e altrettanto i suoi fulmini.
Gli òkolok rimasero paralizzati.
I compagni della Custode ne approfittarono.
Rapidamente, i nemici caddero.
Il fulmine si estinse.
Gli occhi di Yokio si chiusero.
Stremata, la Custode cadde giù dal cielo.
Atterrò fra le spire di Kita.
Il ragazzo l'appoggiò a terra con delicatezza, tornando poi al suo aspetto umano. Al suo fianco, i suoi altri compagni avevano fatto altrettanto. Guardavano l loro amica col timore che non riaprisse gli occhi. Le palpebre di Yokio tremolarono. Si alzarono a mostrare due occhi di colore diverso, scintillanti come gemme.Guardò i suoi amici, i suoi comoagni, e sorrise.
"Ce l'abbiamo fatta"
Un boato d'esultanza si alzò nella spianata. Mentre il sole tramontava definitivamente, tutti vollero congratularsi con la Custode. L'ultimo fu suo padre, che la guardò con tenerezza.
"Come va?"
"Sono un pò stanca"
"Sei stata fantastica"
"Grazie, ma non avrei potuto fare niente senza di voi. Sono io a ringraziarvi e a essere in debito"
Si rialzò. Non era ancora stabile. Kita la aiutò a reggersi in piedi. Yokio guardò Fleo. Tra di loro, per la prima volta, accadde un fatto rarissimo, prerogativa solo di alcune discendenze dei sos-rakè: si parlarono col pensiero.
Non sei in debito con noi.
Invecesi, e con te più di tutti.
Con me?!
Mi hai aiutato quando avevo perso fiducia in me stessa. senza di te, non sarei mai riuscita a vincere, oggi. Inoltre...
Arrossì.
Inoltre, sono in debito con te perchè mi hai dto la vita. Grazie, padre.
Fleo rimase con un palmo di muso. Non pensava che l'avrebbe scoperto. Portò le mani dietro al collo e aprì un gancio.
Questa era di tua madre.
Si tolse una collana. Il cordino di cuoio nero sosteneva una pietra trasparentecon una specie di lampo prigioniero all'interno. La mise al collo della figlia.
"Ti prego di accettarla"
"La porterò con orgoglio"
Dopo essersi inchinato, il sos-nae si allontanò a cercare i compagni caduti. Le lune stavano per raggiungere il punto più alto del cielo. Al centro della spianata era sata eretta un'enorme pira ardente, nella quale bruciavano i corpi dei compagni caduti della Custode.I cadaveri degli òkolok erano stati gettati in un fosso. In prima fila, la Custode fissava le fiamme al finaco dei suoi amici più stretti. La sua mano cercò quella di Kita e la strinse. Vide che l'amico aveva le guance rigate dalle lacrime.Senza che nessuno dicesse nulla, come se fossero una sola persona, i vivi intonarono un canto per i morti. La notte sembrava ardere, e umani, elfi, sos-rakè e mezzosangue bruciavano insieme. Davanti agli occhi di Yokio, comparve un'altra pira. Su di essa, una donna umana e un'elfo, assieme a un neonato con un braccio d'oro. Sentì la voce di Okoy.
"Grazie. Finalmente, ora quella fiamma può spegnersi."
A quel punto, anche dagli occhi della ragazza sgorgarono le lacrime. Appoggiò la testa sulla spalladi Kita. Pensò alla madre.
Grazie, per avergli chiesto di scegliermi.
Il fuoco continuò ad ardere fino al mezzogiorno successivo. Nessuno si allontanò mai. Quando anche l'ultima fiamma si spense, l'esercito si allontanò dalla spianata. Arrivati al limitare del bosco, si divisero: ognuno si diresse verso il proprio villaggio, ma non era rarogruppi formati da rappresentanti di più razze. I compagni si invitavano a vicenda nei rispettivi villaggi. Rimasero solo gli elfi di Eyos, gli umnai di Carstal e i compagni di Yokio. La ragazza si rivolse a Mike.
"Sicuro di voler restare?"
"L'orfanotrofio non è più la mia casa. Io resto"
"Bene. Torniamo a casa, allora"
Finalmente, un mese dopo la vittoria, arrivarono in vista del villaggio. Notarono subito la porta delle mura spalancata e il costante viavai di umani ed elfi. Furono immediatamente notati da un bambino.
"Eccoli! Sono tornati! Hanno vinto!"
Subito, vennero accerchiati da una folla festante.Sia gli umani che gli elfi vennero trattati da eroie portati nella piazza.Una bambina corse verso di loro e misa una corona di fiori sul capo di Yokio. Nella piazza, una scena inspettata lasciò i ragazzi a bocca aperta: il Saggio stava giocando a scasshi con gli Anziani. Quando vide il nipote, si alzò barcollando e lo abbracciò stretto.
"Bentornato"
Gli anziani lo seguirono e si congratularono coi compaesani. In quel momento, arrivò uno dei cuochi.
"Signori, avremo bisogno di altra selvaggina?"
"Altra selvaggina? Per cosa?"
Tutti fissrono Mike.
"Domani avremo l'apertura della Cerimonia del Nome. Ora che siete tornati, dovremo allungare la festa"
"Quindi immagino che stiate cucinando per entrambi i villaggi"
Il Saggio ridacchiò.
"Immagino non sia facile nasconderti le cose, vero, Custode?"
Yokio si girò verso gli amici.
"Che stiamo aspettando? Forza, a caccia!"
Mentre i ragazzi sparivano nella foresta, Seto sospirò.
"Come fanno ad avere ancora tutta quella energia?"
Il Saggio gli si avvicinò.
"Sei tu il padre di Kita?"
"Si, signore"
L'anziano elfo lo squadrò a lungo, poi sorrise.
"Ora capisco perchè mia figlia si è presa una tale sbadata per te!"
Gli Anziani lo guardarono stupiti, mentre l'elfo scoppiò a ridere.
"Ho dovuto adottare questo tipo di linguaggio, mia figlia e mio nipote altrimenti non riuscivano a capirmi"
Il gruppo di vegliardi rise. La settimana passò in fretta. Tutti si davano da fare con i preparativi. Nemmeno i feriti ebbero un attimo di pace. Quando non erano a caccia, Yokio e gli amici facevano del loro meglio per accellerare i lavori. Un bel giorno, si svegliarono con l foresta ricoperta di neve. Era la prima volta per Mike e Yokio, che uscirono di corsa senza nmmeno coprirsi adeguatamente. Ihalim, Leyira e Kita impiegarono mezza giornata per trovarli e convincerli a dare una mano con i preparativi. Quella sera, per i cinque amici, giunse anche un'altra piacevole sorpresa: Lemi era tornata al villaggio per la cerimonia, accompagnata da un sos-nae con un occhio bendato. Quando gli sguardi di Ihalim e Lemi si incrociarono, le pietre d'acua che diventavano gli occhi del ragazzo quando diventava d'acqua si spalancarono e un leggero rossore colorò l'acqua delle sue guance, colore che si intensificò quando Lemi gliele sfiorò.
"é bellissimo... Come fai?"
"B-bhe... Ecco... é... é che... Okoy... Yokio... L'acqua..."
Il poverino ci mise quasi cinque mnuti per spiegarsi. Nel frattempo, gli altri avevano salutato Fleo, lo avevano ringraziato e invitato alla festa.
"Yokio?"
Mà Tia la guardava torcendosi le mani.
"Posso parlarti? In privato?"
Si inoltrarono nella foresta. Improvvisamente, Yokio si fermò.
"Tutto bene?"
"In questa radura ho rischiato di morire, Mike ha rischiato di morire e il nostro gruppo si è formato"
La donna osservò la radura, ma non vide niente di strano. Guardando meglio, notò i segni di una vecchia battaglia che sparivano, nascosti dalla vegetazipne.
"Yokio... Riguardo a quello che ti ho detto su Feom..."
"Non mi pento di ciò che ho fatto, ma mi spiace di averti fatto soffrire"
"Volevo solo dirti che ho capito. Ho capito perchè lo hai fatto, ma il dolore per la usa morte non potrà mai abbandonarmi"
"Feom può anche essersi pentito quando è morto"
"Lo credi davvero?!"
"Cassie l'ha fatto"
Rimasero a lungo in sillenzio, poi Mà Tia sorrise alla ragazza.
"é ora di tornare. Domani c'è la cerimonia. In casa mia hai ancora un posto"
Rientrarono a Carstal col sorriso sulle labbra.
 

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Capitolo 23
*** Epilogo ***


Yokio uscì dalla casa di Mà Tia avvolta in abiti sos-rakè. I pantaloni erano dello stesso colore delle lune, le placche ai fianchi erano decorate da incisioni riguardanti la storia del suo popolo. La maglia era del colore delle nubi in tempesta, di ogni loro sfumatura, aperta sulla schiena a mostrare i marchi neri. Le spalle erano protette da placche decorate da rubini e zaffiri. Tajia le pendeva al fianco in un lucido fodero nero. I capelli, che ora le raggiungevano le ginocciha, erano raccolti secondo la moda dei sos-nae, ma decorati con le pietre simbolo dei sos-dareg. Il diadema era stato lucidato e il graffio causato dall'òkolok era scomparso. Invece del trucco, aveva preferito che il suo corpo fosse ricoperto dai suoi arabeschi. In strada, trovò i suoi amici ad aspettarla. Kita indossava solo dei pantaloni di pelle nera e una faretra argentata al fianco con all'interno un arco nero. Lungo il petto si dispiegava una fascia nera, con sottili fili argentati. La chiazza di pelle di serpente scintillava. Anche Mike indossava solo i pantaloni, ma erano di un tessuto cangiante che ricordava le fiamme. La sua pelle risplendeva, e ogni tanto una fiammella baluginava tra i suoi capelli. Il bracciale con la pietra rossa era sul braccio normale, mentre quello ricopeerto di metallosembrava incandescente. il suo volto era stato decorato da linee color fiamma. Ihalim indossava dei pantaloni scuri come gli abissi, mentre il mantello che aveva sulle spalle era del colore dell'acqua in superficie. I capelli terminavano trasformandosi in acqua, mentre gli occhi erano zaffiri. Leyira indossava un lungo abito buanco, con uno spacco da metà coscia, una cintura di gemme alla vita e i capelli sciolti. Si guardarono sorridendo.
"Andiamo"
Entrarono nella foresta. Arrivati nella radura, vennero assaliti da ogni parte da persone che volevano congratularsi con loro per la loro vittoria. Furono salvati soltanto da un Anziano, che salì sul placo per dare inizio alla Cerimonia. Salirono dieci ragazzi, sei femmine e quattro maschi. I loro nomi furno: per le ragazze, Eta, fornaia, Crima, punta, Bev, lama, Delal, guaritrice, Frim, cuoca e Grhah, filo. Per i ragazzi, Hetoh, lancia, Setk, roccia, Nanat, martello e Pres, falce. Quasi tutti avevano fatto aprte dell'esercito. Finalmente, cominciarono i festeggiamenti, e con essi, la gara di resistenza. Kita lanciò a Yokio uno sguardo di sfida.
"Questa volta non mi atterai"
"Ne sei davvero sicuro?"
I cinque amici si fiondarono a tavola.
"Finalmente si mangia!!"
I giorni di festa si susseguirono rapidi. Quell'anno, per la prima volta, parteciparono anche gli elfi, e la battaglia era sempre più accanita. Finalmente, nell'aria si sparsero alcune note ben conosciute. Subito, i cinque ragazzi iniziarono a cantare, seguiti pian piano da tutti i presenti. Insieme per l aprima volta, elfi, umani e sos-rakè cantarono dei guardinai, di Okoy e infine di Yokio. Per la prima volta in centinaia di anni, elfi, umani e sos-rakè festeggiavano insieme. Per la prima volta, si cantò della loro vittoria.
                    La Luce contro il buio
                         si scontò.
                    Lame contro artigli,
                         frecce contro zanne.
                    Con furia, il Fuoco si batteva,
                         aveva l'aspetto del ragazzo,
                    il ferro sul braccio,
                         Il fuoco tra le mani,
                    la luce sulla pelle,
                         le fiamme sul capo.
                    Il Ferrigno.
                         Impetuosa, l'aria si accaniva
                    contro gli òkolok.
                         Sembianze d'elfa.
                    Cambiò.
                         Aspetto di santer.
                    Cuore di santer.
                         L'acqua con foga si batteva.
                    Un ragazzo.
                         Il cristallo liquido lo avvolse
                    in un abbarccio.
                         Il ragazzo d'acqua.
                    La terra guidava la mano
                         del mezz'elfo.
                    Il corpo cambiò.
                         Il Serprente Re
                    piume sul capo,
                         il Kitaì,
                    seminò terrore tra i nemici.
                         E lei. La Custode.
                    Mai, una tale furia
                         si riversò sui nemici.
                    La Custode Innevata si scontrò
                         contro il sovrano del buio.
                    Cinque volte lottarono.
                         Terra.
                    Aria.
                         Fuoco.
                    Acqua.
                         Il fulmine della Bianca Folgore
                    si scatenò sul nemico.
                         Lo imprigionò.
                    La lama di sangue si abbassò.
                         La minaccia venne estirpata.

Finì il canto. Ci fu l'ultimo banchetto. Secondo la tradizione, era il momento delle dichiarazioni. Rosso in faccia, Ihalim salì sul palco.
"Lemi. Ti prego, sii la mia compagna!"
Non era ancora sceso, che ricevette la sua risposta.
"Si"
Tornò dagli amici con un faccia da ebete. Gli altri due ragazzi si congratularono con Ihalim a suon di sonore pacche sulle spalle. Lemi invece si trovò circondata dalle amiche. Vide Yokio lanciarle uno sguardo sorridente. Qualcuno indicò il palco con un urlo di sorpresa: Mike si guardava intorno con insicurezza, una luce purpurea che illuminava la zona intorno al suo volto. Fece un profondo sospiro.
"Leyir, posso farti la stessa domanda di Ihalim?"
L'elfa scoppiò a ridere.
"Secondo te?"
Le spalle di Mika si afflosciarono.
"Si!"
I complimenti furono avanzati sia dagli elfi che dagli umani. Reist, uno degli elfi guidati dal ragazzo durante la battaglia, si piegò su di lui a sussurrargli qualcosa nell'orecchio.
"Congratulazioni! prima di te, le hanno fatto l aproposta almeno in cinque, m ali ha rifiutati tutti!"
In quel momento, la festa finì. Kita lanciò a Yokio uno sgurado risentito, che la Custode ricambiò con uno divertito e canzonatorio: aveva nuovamente vinto lei. Ci fu qualche istante di silenzio, poi esplose un boato.
"Gli Oscuri sono morti!"
"Abbiamo vinto!"
"Lunga vita alla Bianca Folgore!"
Cominciò così la seconda festa. La gioia brillava sul volto di tutti, mischiandosi all'orgolglio di coloro che avevano combattuto. Una bambina si avvicinò a Yokio.
"Scusa, signorina Custode"
"Cosa c'è, piccola?"
"é bello volare?"
"Molto. Vuoi provare?"
"Si!"
Yokio spalncò le ali, fece salire la poccola sulle spalle e spiccò il volo. La bambina rischiò di trapanarle i timpani con le sue urla di gioia. La Custode sorrise. Vide Kita e Seto parlare. Il ragazzo era rosso per l'imbarazzo. Si concentrò, focalizzando la propria attenzione sulle loro voci.
"...Secondo te accetterà?"
kita, si vede che tiene a te come tu a lei?"
Ne rimase turbata. Kita voleva chiederle di stare con lui. Atterrò. La bambina la salutò e corse dalle amichette a raccontare la sua avventura.
Padre? Dove sei? Ho bisogno di parlarti.
Le si formò un'immagine nella mente: il padre l'aspettava al limitare del bosco.
"Cosa ti serve?"
"Kita vuole chiedermi di diventare la sua compagna"
"E tu lo vuoi?"
"Il punto è... Posso?"
Il padre la guardò, perplesso.
"Sono la Custode. Insomma, è giusto che accetti? O è meglio di no?"
Fleo le mise una mano sulla spalla.
"Tu cosa vuoi?"
Non rispose. Il sos-nae volse lo sguardo verso le lune.
"Voglio raccontarti una storia.
Una volta, tra i nostri clan, ce n'era uno particolarmente potente. I loro occhi erano binchi, i capelli blu e la pelle nera. Erano i sos-lueh, i respiri della notte. Quando comparvero gli òkolok furono i primi a combatterli. Vennero completamente sterminati, tranne un bambino. Egli crebbe e divenne un valente guerriero. Conobbe un'umana e se ne innammorò. Passarono un anno insieme. Un brutto giorno, il ragazzo venne attaccato da un òkolok. Da solo e disarmato, stava per soccombere, ma successe qualcosa che mai avrebbe potuto immaginare. Un secondo òkolok si era parato davanti a lui per proteggerlo. Uccise il primo mostro, poi, tornò all'alspetto umano. Quello della sua amata. Lei non osava guardarlo in faccia. Sentì delle braccia cingerl. Il ragazzo la guardò con amore.
"Mi ami?"
"Si"
"E io amo te"
"Non possimao stare insieme"
Il sos-lueh guardò il cielo, ce a quel tempo era vuoto.
"Uno modo c'è"
La baciò. Vennero avvolti dalla luce, che li portò in cielo e li trasformò nelle nostre lune.

Yokio era pensierosa.
"Perchè mi hai raccontato questa storia?"
"Se vuoi stare con lui, puoi fare quello che vuoi"
La figlia rimase in silenzio a lungo, poi sorrise.
"Grazie, padre. Ora devo andare"
Tornò nel mezzo della folla e cominciò a cercare Kita. Incontrò Seto.
"Scusi, sa per caso dov'è Kita?"
"No, mi spiace"
"Ehi, Mike, hai idea di dove sia Yokio?"
"No, non l'ho vista"
Qualcuno afferrò la mano della Custode. La bambina di poco prima aveva portato con sè alcuni amichetti, che la guardavano con ochhi luminosi. Un'ora dopo, Kita la trovò a giocare con i bambini.
"Yokio!"

Accidenti!
Kita l'aveva trovata per primo.
Facciamo così!
Sparì.

Kita sentì il cuore sprofondargli. Yokio era sparita. Sentì qualcuno tamburellargli sulla spalla. Si girò. Le labbra di Yokio toccarono le sue. Quando si separarno, gli occhi di Kita erano pieni di speranza. La Custode sorrise.
"La risposta è si"
Si baciarono nuovamente.
"E bravi Kita e Yokio!"
Mike, Leyira e Ihalim si avvicinarono sorridendo. Yokio mise la mano al centro. Uno dopo l'altro, i suoi amici la coprirono con la propria. Riapparvero, dopo il transito nell'altro mondo, nel luogo in cui la Custode era arrivata la prima volta. Guardarono in silenzio la terra che avevano lottato così duramente. Ripensarono a tutto ciò che avevano passato. Yokio sorrise.
Domani, sarà uno splendido, nuovo giorno.
 

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Capitolo 24
*** O forse no? ***


Questa è la mia storia. La storia di una Custode. Abbiamo sconfitto gli òkolok, ma il buio abiterà sempre nel cuore delle persone. Altri òkolok potrebbero arrivare, così come altri nemici. Per questo motivo, dopo di me, ci saranno altri Guardiani e altre Custodi. La battaglia è vinta, ma la Guerra continua...

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