La Cerva

di WitchAmbre
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ferite ***
Capitolo 2: *** Sgomento ***
Capitolo 3: *** Ricordi ***
Capitolo 4: *** la Cerva ***



Capitolo 1
*** Ferite ***


CAPITOLO 1 - FERITE
 
"Sporca mezzosangue".
Con queste due parole aveva messo fine alla sua amicizia con Lily.
Amicizia.
Di questo si era sempre dovuto accontentare, perché per lui era ben altro, per lui era amore, amore dal primo momento in cui l'aveva vista.
Ogni tanto sospettava che lei sapesse dei suoi sentimenti ma non se ne curasse, era solo un amico per lei.
Effettivamente lui, Severus Piton, quello strano, ombroso, il serpeverde, era una persona difficile da voler amare.
O meglio, questo è quello che pensava lui, di non essere abbastanza per quella ragazza che pensava essere perfetta, come se fosse la parte migliore di lui, o quello che non sarebbe mai riuscito a essere.
Effettivamente visti da fuori sembravano due opposti: lei solare, lui tenebroso, lei spigliata, lui timido, lei Grifondoro, lui Serpeverde.
Troppo opposti per poter stare insieme, ma non abbastanza per stare lontani.
 
Quella sera James e i suoi amici, "malandrini", così si facevano chiamare, avevano davvero esagerato.
erano riusciti ad attaccarlo ben in quattro contro uno.
E poi dicono che i Serpeverde sono quelli scorretti.
Però si era fatto valere, dopotutto cosa avrebbe dovuto fare? Stare lì inerme a farsi massacrare dai quei quattro pavoni?
Diede tutto se stesso nel combattimento, forse un po' troppo, perchè la rabbia lo aveva accecato togliendogli ogni tipo di freno e tirando fuori la sua parte più oscura, quella spietata.
Lanciò ogni tipo di incantesimo, perfino il suo Sectumsempra, anche se sapeva quanti danni potesse fare, ma non gli importava affatto, anzi, voleva solo vederli soffire, voleva solo vendetta.
Vendetta per tutti quegli anni di prese in giro.
"mocciosus"
"mocciosus"
"mocciosus"
Era l'unica parola che gli risuonava in testa, non riusciva a sentire altro, né le urla degli altri maghi, ne gli schianti degli incantesimi che stavano lanciando.
Vendetta per Lily.
James gliel'aveva portata via.
Quello stupido Grifondoro. Era solo un pallone gonfiato e lei meritava decisamente di meglio. Ma perché Lily non se ne accorgeva? Perché non apriva gli occhi?
"mocciosus"
"mocciosus"
"mocciosus"
Completamente accecato dall'ira Severus era pronto.
Si preparò mentalmente a pronunciare quelle parole per togliere di mezzo James una volta per tutte.
Lily sarebbe stata sua.
Nessuno lo avrebbe più deriso e mocciosus sarebbe scomparso con lui.
Prese un respiro profondo.
"Avada-K…."
Si bloccò.
Gli occhi sbarrati.
Era riuscito a fermarsi in tempo
Lily si era messa tra loro due.
Voleva difendere Severus, sapeva che era stato portato al limite della sopportazione, ma doveva anche impedire che uccidesse James, alla fine nessuno merita di morire per aver preso in giro un compagno di scuola.
Sapeva che Sev non era cattivo, ne era più che sicura, ma stava iniziando a vedere quella parte più oscura e nascosta di lui che la spaventava.
Aveva Uno strano luccichio degli occhi.
Ebbe un brivido guardandolo e sentì la rabbia montare.
Sev stava rovinando tutto. La stava mettendo in una situazione difficile. Come poteva difenderlo anche stavolta? Stava per scagliare l'anatema che uccide. La maledizione letale, la più imperdonabile delle tre.
Iniziò a urlargli contro con le lacrime agli occhi senza nemmeno riuscire a guardarlo in faccia.
"ma sei impazzito?? Cosa ti è preso? Potevi ucciderlo.. Tu non sei cosi Sev.."
La sua era quasi una supplica ormai.
In piedi davanti a lei, rigido, con i pugni chiusi con tanta forza da far male, quasi sibilò la risposta.
"Zitta sporca mezzosangue"
Lei lo aveva ferito difendendo ancora una volta quel babbeo che tanto si divertiva a torturarlo invece che difendere lui, che la amava di nascosto e con devozione da 8 anni ormai, perciò le aveva risposto così.
Per farle male.
Per ferirla nell'orgoglio.
Dai suoi occhi capì di aver raggiunto il suo scopo, così come capì di averla persa per sempre.
 
Si smaterializzò  per scappare.
Voleva scappare da quel posto.
Da quelle persone.
Da Lily.
Dalla vergogna per averla chiamata in quel modo.
 
Mezzosangue…
Ma come aveva potuto chiamarla così?
Non era un mezzosangue anche lui dopo tutto?
 
In quel momento seppe che si sarebbe pentito per tutta la vita di aver pronunciato quelle maledette
parole.

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Capitolo 2
*** Sgomento ***


CAPITOLO 2 - SGOMENTO

Severus raggiunse Bellatrix, Lucius e Narcissa nel solito posto, una casa abbandonata e grottesca nascosta lungo Notturn Alley.
Aveva iniziato a sentirsi a suo agio in quel posto, era sudicio, umido e tetro.
Come la sua anima pensò tra sé e sé.

Da quando aveva rotto l'amicizia con Lily si era sentito solo e abbandonato e per questo era andato dalle uniche persone che sapeva lo avrebbero accolto, anche solo perché risultava utile alla causa.
Era ciò di cu aveva bisogno.
Uno scopo.
E vista la rabbia e la disperazione che aveva dentro di sè in quel periodo, il fatto che la causa a cui si era unito fosse la peggiore di tutte era ancora meglio.
Doveva sfogarsi.
Doveva far capire al mondo quanto stesse soffrendo facendo soffrire il prossimo, o almeno servendo chi aveva intenzione di compiere queste terribili gesta.
Aveva ceduto al lato più oscuro della sua anima e si era unito ai Mangiamorte, in più gli era giunta voce che Potter, quello schifoso che non era riuscito a togliere di mezzo, era diventato un Auror.
Tanto meglio.
Questa volta non ci sarebbe stata Lei a salvarlo.
E lui non aspettava altro che incontrarlo sulla sua strada.

Lucius stava parlando dei dettagli del loro compito per conto del Signore Oscuro, qualcosa che aveva a che fare con Azkaban ma non lo stava ascoltando in realtà.
Nei suoi pensieri c'era una sola immagine.
Potter.
In ginocchio e con la sua bacchetta puntata alla gola.
E Lily, che sarebbe dfinalmente stata sua.

"Severus? Severus? stai ascoltando o no?"
La voce squillante di Bellatrix lo raggiunse solo dopo un paio di richiami e finalmente distolse lo sguardo dalla finestra che dava sulla strada.
"Sì Bella.." disse quasi svogliato, come se non volesse davvero stare lì.
Sarebbero partiti immediatamente, dovevano far evadere un seguace del Signore Oscuro da Azkaban e loro sarebbero stati la squadra che avrebbe dovuto fare da diversivo e distrarre i dissennatori.
Erano pronti.
I lunghi mantelli neri erano stati indossati.
Li studiò per un momento: Lucius aveva quella solita espressione tra il disgusto e l'indignazione, Narcissa parlava poco, era forse quella meno convinta dei quattro, e poi c'era Bella…lei era ossessionata dal Signore Oscuro e aveva fatto del servirlo il vero scopo della sua vita, quasi come fosse un gesto d'amore e non di paura come tutti gli altri Mangiamorte.
Pensò che fosse pazza.
Misero le loro maschere argentee sul viso e si smaterializzarono alle porte di Azkaban.

Quel posto gli faceva venire i brividi, forse perché sentiva quasi l'odore di angoscia e morte o forse perché di lì a poco probabilmente si sarebbe trovato al suo interno se fosse riuscito a sopravvivere.
Cercò di scacciare via quel pensiero.
Doveva rimanere concentrato, lo aspettava una lunga battaglia.
Nel giro di qualche secondo una decina di dissennatori si fiondarono su di loro.
Erano completamente accerchiati.
Sapeva perfettamente cosa fare: doveva evocare il suo Patronus, esattamente come stavano facendo i suoi compagni.
Si concentrò sul suo ricordo felice tanto da aggrottare la fronte e far comparire una ruga tra le sopracciglia: pensare a un ricordo felice in quel momento non era la cosa più facile da fare, ma pensò a Lei, al loro primo incontro.
Lei era l'unica cosa felice della sua vita, l'unica persona importate, l'unico ricordo degno di essere ricordato.
Prese un respiro profondo e urlò quasi con disperazione l'incantesimo: "EXPECTO PATRONUM!"

Solo che dalla sua bacchetta, la sua fedele compagna che non aveva mai sbagliato un incantesimo, non fuoriuscì la solita anaconda a fargli da scudo contro i dissennatori, ma una tenue sfera di luce azzurrognola che si dissolse dopo qualche istante.
Si sentì braccato.
Pietrificato.
Cosa non aveva funzionato?
Forse il suo ricordo felice non era più tanto felice da quando aveva perso Lei.
Aveva contaminato anche questo con la sua rabbia e col suo odio.
Sapeva di non poter fermare i dissennatori in altri modi così come sapeva che gli altri tre non avrebbero mosso un dito per aiutarlo o salvarlo.
I Mangiamorte non aiutano i compagni, sono vili, pensano solo a salvare la pelle quando le cose si mettono male.

Per un momento ci pensò.
Pensò che anche se doloroso il bacio del dissennatore non sarebbe stato peggio di una vita senza Lei.
Ma poi decise che la sua vita, per quanto miserabile, non sarebbe potuta finire così.
Scelse la vita e si smaterializzò lontano da quel posto buio e tetro come le anime che loro malgrado lo abitavano lasciando soli i suoi compagni.

Ricomparve nella sua stanza.
Ansimava violentemente per la paura e guardava incredulo la sua bacchetta.
Cosa gli stava succedendo? Perché non era riuscito a evocare il Patronus?
Per quanto fosse un incantesimo complesso lo aveva sempre padroneggiato con maestria, eppure
aveva fallito. E non riusciva proprio a capirne il motivo.

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Capitolo 3
*** Ricordi ***


CAPITOLO 3 -RICORDI

Era già da qualche giorno che Severus non usciva di casa.
Non voleva vedere i suoi compagni dopo essere andato via dalla battaglia, non perché pensasse di essere un codardo ai loro occhi, ma perché non gli andava di dare loro giustificazioni.
In fondo era sempre stato solo e solo voleva rimanere.
 
Passava le sue giornate misurando la stanza a grandi passi , cercando si capire cosa fosse andato storto la notte della battaglia ad Azkaban.
Perché il suo Patrono non aveva preso forma?
Ancora non riusciva a spiegarselo.
 
Si sentiva spezzato e perso.
Perso nei suoi ricordi della vita con Lei.
Quanto gli mancava… quasi non riusciva a respirare a volte, soprattutto perché sapeva di averla ferita e di essere stato lui a rovinare tutto.
Si guardò intorno nella stanza, quel posto era triste e vuoto quanto lui.
Nessun ornamento solo un letto un armadio e una scrivania su cui poter lavorare.
Triste.
L'unica nota di colore era la fotografia sulla scrivania.
Era una loro foto.
La prese in mano per studiarne meglio i dettagli sondandone ogni centimetro con le dita e quasi gli sfuggì un sorriso rivedendola.
Quasi.
 
In quella foto aveva un'espressione buffa e divertita, era inverno quando era stata scattata perciò la ragazza sembrava ancora più minuta avvolta nella sciarpa e nel cappello dai colori rosso e oro che non riuscivano a contenere quella meravigliosa chioma dal colore scarlatto.
Le era sempre piaciuta la neve, Severus lo ricordava molto bene.
Quando erano ancora studenti a Hogwarts tutti gli inverni andavano a Hogsmeade a comprare dolci da Mielandia e a bere dell'ottima burrobirra ai Tre Manici di Scopa.
Poi giocavano per ore rotolandosi nella neve e ridendo come matti.
Ecco in quei momenti anche lui non riusciva  a trattenere le risate, anzi rideva fino alle lacrime di quella ragazzina tanto goffa quanto bella.
Ricordando quel momento le sue labbra si piegarono in un lieve ma amaro sorriso.
Avrebbe dato tutto per poter tornare indietro nel tempo, ma sapeva che nemmeno il più potente dei maghi sarebbe stato in grado di farlo.
Diede ancora un'occhiata alla fotografia soffermandosi su se stesso.
Rispetto a lei sembrava molto più serio, sicuramente se fosse stato per lui non sarebbe mai stata scattata perchè odiava farsi fotografare, sapeva di non essere bello e non voleva rendere la sua brutta immagine permanente su un pezzo di carta, ma come per centinaia di altre cose per accontentarla aveva acconsentito allo scatto.
Le avrebbe dato il mondo se solo Lei fosse stata sua.
Era in posa accanto a lei e la guardava di sottecchi, non se n'era mai accorta ma spesso la ammirava di nascosto in quel modo, sognando come sarebbe stato un suo bacio.
Ricordò anche il sospiro che aveva fatto in quel momento.
 
Il sorriso sul suo volto si spense e venne sostituito da un'espressione tirata e di sofferenza.
Sentì le lacrime rigargli il volto solo quando caddero delle gocce sulla fotografia.
 
Ripensò al suo amore per lei, così profondo e sincero, che era stato rifiutato.
Forse non era abbastanza bello per una come Lei, non abbastanza solare, non abbastanza divertente.
Non abbastanza.
E in quel momento si sentì di nuovo un bambino.
Triste e sconsolato che piangeva per le urla di suo padre che lo accusava di essere un mostro.
Non era abbastanza normale.
Cosa si aspettava? Non poteva pretendere che una come lei lo potesse amare.
Lei era buona.
Lui era cattivo.
Forse proprio l'amore per lei lo aveva fatto diventare così.
Il dolore per il suo rifiuto, la rabbia per averla persa, ingredienti che combinati insieme portano solo al male.
Sorrise tra sé e sé.
Aveva paragonato il suo essere malvagio a una pozione.
Solo che per questa non c'era antidoto.
 
Pensò di distruggere la foto.
Era un ricordo troppo doloroso da avere sempre sotto gli occhi, gli ricordava il suo fallimento con Lei, la sua inadeguatezza al suo fianco.
Si asciugò le lacrime come un bambino, col dorso della manica e generò dalla bacchetta una piccola fiamma dorata.
La avvicinò alla foto lentamente senza mai staccare gli occhi dall'immagine.
Voleva bruciarla.
Voleva bruciare ed eliminare quel ricordo, l'ultimo che aveva di Lei.
Voleva solo dimenticarla, dimenticare ogni cosa per poter stare meglio.
Per non soffrire più così.
Diede un'ultima occhiata ai suoi occhi verdi, così dolci, allegri e pieni di vita e la sua determinazione venne meno.
E se un giorno avesse voluto rivederla?
Senza quella foto forse si sarebbe dimenticato del suo viso.
La fiamma che fuoriusciva dalla bacchetta si dissolse e nascose la foto in un cassetto, non era riuscito a distruggerla, ma non voleva averla sotto il naso in ogni istante.
Era il giusto compromesso.
 
Sospirò e si sentì uno stupido per ciò che era appena successo.
 
Senza riflettere cercò di evocare di nuovo il suo Patronus.
Doveva risolvere questa faccenda.
Voleva rivedere quella maledetta anaconda luminosa.
O voleva quasi disperatamente.
Aveva ricordato un momento felice, aveva pensato a Lei, questa volta non poteva fallire.
"Expecto Patronum!"
Questa volta la luce che sgorgava dalla bacchetta era più intensa.
Sì, pensò di avercela fatta. Era stato solo un momento di distrazione, forse si era spaventato durante il combattimento.
Incurvò le labbra in un mezzo sorriso, quasi un ghigno.
Era ancora capace di fare qualsiasi incantesimo.
Lei era importante ma non così tanto da impedirgli di evocare il suo dannato Patrono.
La luce si dissolse lentamente.
Di nuovo.
Gli sfuggì un urlo di frustrazione.
"NO!"
Il sorriso sulla faccia lasciò il posto a un'espressione di rabbia e incredulità.
Anche il suo Patrono lo aveva abbandonato.
Non era mai stato così solo.
 
Lanciò via la bacchetta.
Maledetta Lily.
 
 
 

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Capitolo 4
*** la Cerva ***


CAPITOLO 4 - LA CERVA

La notizia giunse alle sue orecchie inaspettata, come un fulmine a ciel sereno.
Gli costò uno sforzo enorme mantenere la sua solita espressione neutra e sprezzante nel momento in cui Bellatrix gli disse che James Potter e Lily Evans, i due Auror, si sarebbero sposati l'indomani.
Il piano era di andare al matrimonio e fare una strage.
Severus cercava di pensare il più velocemente possibile di trovare il modo di dissuaderla senza farsi scoprire.
Era sull'orlo del panico.
Dissuadere Bella dalle sue folli idee era quasi impossibile, ma non poteva mettere così a rischio la vita di Lily.
Nemmeno dopo quella notizia.
Sposare James.
L'ennesimo tradimento verso il suo sentimento per lei.
"Non penso che il Signore Oscuro voglia che sprechiamo tempo ed energia per una sciocchezza simile" fu la sola cosa che riuscì a dire in quel momento.
Patetico.
Bella alzò il sopracciglio con un'espressione stupita.
Forse aveva capito.
"Sarebbe divertente Severus, immagina quei maledetti Auror scappare da tutte le parti in preda al panico..". Un lampo di follia attraversò i suoi occhi sbarrati.
Probabilmente stava già immaginando la scena.
"No Bella, il Signore Oscuro ci ordinerà cosa fare, non saremo noi a decidere. I Potter non sono importanti, abbiamo di meglio a cui pensare"
Bella mise il broncio ma alla fine cedette, sapeva che Severus era molto amato dall'Oscuro Signore e non aveva osato ribattere nuovamente per non mettersi in cattiva luce col suo amato.
 
Dentro di sé Severus tirò un sospiro di sollievo, c'era mancato davvero poco.
Si ritirò nella sua stanza.
Lily si sarebbe sposata.
Con James.
La delusione e il dolore lo resero pesante, tanto da sentire la necessità di sedersi.
Sapeva che parte di quella decisione era colpa sua, non aveva lottato abbastanza per averla.
Se solo fosse stato più coraggioso.
Se solo le avesse confessato i suoi veri sentimenti.
Se non l'avesse chiamata sporca mezzosangue e non fosse sparito nel nulla quella notte.
Forse non avrebbe deciso di sposare quel maledetto Potter.
 
Gli mancava terribilmente.
Si chiese se anche lei sentisse di tanto in tanto la sua mancanza.
Sperò di sì.
Avrebbe dovuto chiederle scusa, chiarire con lei, magari lo avrebbe perdonato o forse sarebbe tornata sui suoi passi e avrebbe cambiato idea sul matrimonio.
Si interrogò sulla fragilità del suo cuore. Avrebbe retto un altro rifiuto?
E se invece non avrebbe voluto nemmeno guardarlo in faccia?
Rimase in preda ai suoi dubbi per parecchio tempo, tormentandosi come non mai per riuscire a  prendere la decisione giusta.
 
Concluse che sì, avrebbe fatto un tentativo.
Erano anni che non la vedeva, chissà se era cambiata.
Sperava di no.
Sarebbe stata sempre la stessa bellissima e dolce Lily
Lei era un'anima buona, sicuramente lo avrebbe perdonato.
Ma come poteva presentarsi lì? Non poteva di certo bussare alla porta di casa come se nulla fosse.
Era un Mangiamorte dopotutto.
 
Gli venne in mente un'idea.
Era rischioso soprattutto perché non provava quell'incantesimo da un paio d'anni, ma non poteva lasciare nulla di intentato.
Per Lei ne valeva la pena.
Avrebbe fatto di tutto per lei, anche farsi catturare.
 
Quella sera si smaterializzò poco lontano dalla casa di Lily, le luci erano tutte spente tranne che per una.
Vide un'ombra alla finestra.
Lei.
Chissà a cosa stava pensando.
Uno strano calore lo pervase, una speranza iniziò timidamente a farsi largo in quel mare di disperazione che era lui.
Per un secondo pensò di lasciar perdere e andare via.
Poi però decise che sarebbe andato fino in fondo.
Doveva farlo, o non se lo sarebbe mai perdonato.
 
Severus chiuse gli occhi cercando di concentrarsi e di mettere insieme tutti i brandelli in cui era ridotto il suo cuore, era la sua ultima possibilità.
Non sapeva esattamente cosa dirle, ma ci avrebbe comunque provato.
Prese in mano la sua bacchetta.
Fece un respiro profondo.
Questa volta doveva funzionare, o tutto sarebbe stato perduto per sempre.
"Expecto Patronum!
Pronunciò l'incantesimo con la voce incrinata dalla disperazione, e il solito fascio di luce azzurrognola fuoriuscì dalla bacchetta.
Rimase col fiato sospeso mentre il corpo del Patrono prendeva forma.
Avrebbe dato lui il messaggio a Lily e lei avrebbe capito.
Ci stava mettendo troppo tempo, qualcosa non andava,
"Non di nuovo, ti prego" pensò e sperò con tutte le sue forze di riuscire in quell'incantesimo che da un giorno all'altro si era rifiutato di collaborare.
 
Poi la vide.
Fece un passo indietro per lo stupore.
Non era possibile
Le lacrime ormai gli rigavano il viso e non riusciva a fermarle.
Davanti a lui non c'era più la sua maestosa anaconda, ma una piccola e dolce cerva.
Una cerva, come quella di Lily.
 
Con un gesto della bacchetta ordinò allo splendido animale di luce di andare da Lei.
Attese qualche momento.
Lily si allontanò dalla finestra, forse aveva visto la sua cerva.
Aveva il cuore in gola.
Quei secondi passarono lentamente come anni e si maledisse mille volte per aver fatto una sciocchezza simile. A cosa sarebbe servito poi?
Non avrebbe cambiato le cose.
Mentre faceva scorrere veloci e disperati i suoi pensieri si accese un'altra luce e vide Lily affacciata alla finestra.
Stava sondando con gli occhi i dintorni della casa cercandolo.
 
Severus uscì un momento dall'ombra che lo riparava e si guardarono negli occhi.
Il tempo si fermò.
La guardò come se fosse la cosa più bella del mondo, e lo era davvero per lui.
Con gli occhi le chiese scusa e le sorrise.
Lei aveva gli occhi umidi di lacrime.
In quel tempo non aveva detto a nessuna quanto le mancasse Severus e quanto fosse triste e dispiaciuta per quello che era accaduto ormai due anni prima.
 
Vedendo quella cerva e lo sguardo del suo amico finalmente capì il perché di molte cose.
Ecco il motivo per cui ce l'aveva a morte con James.
Ecco il motivo della loro rivalità.
Ecco il motivo della risposta che le aveva dato quella notte.
Non riusciva a immaginare quanto avesse sofferto in quegli anni e si sentì incredibilmente in colpa per non averlo capito prima.
Lui la amava profondamente.
Un Patrono non cambia se non per qualcosa di davvero profondo o traumatico.
E forse il suo amore per lei era questo.
Un trauma.
Doloroso.
 
Con le lacrime agli occhi si sporse ancora di più dalla finestra, gli fece il suo sorriso più bello e amorevole e gli mandò un bacio.
Lo aveva perdonato.
Lo aveva perdonato già da tempo, ma forse questo lui non lo sapeva.
 
Severus la guardò ancora un momento, sapeva che sarebbe stato davvero l'ultimo stavolta.
La guardò mentre gli mandava quel bacio e si smaterializzò via.
 
Aveva perso la donna che amava, il giorno dopo sarebbe stata per sempre di un altro uomo, ma una parte di lei lo avrebbe sempre accompagnato e difeso contro il male.
La sua cerva.

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