Ranma e pregiudizi

di Zamia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1_aggiornato ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4_aggiornato ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5_aggiornato ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1_aggiornato ***


Ciao a tutti! E’ la prima volta che scrivo in questo fandom, nonostante adori Ranma e Akane e la loro storia. Tuttavia, mi sembrava fosse già stato scritto di tutto e non trovavo mai buone idee. Almeno fino a che non ho riletto “Orgoglio e pregiudizio” e ho pensato che, con i dovuti accorgimenti, la storia sarebbe potuta calzare bene anche ai nostri eroi. E quindi è arrivato questo crossover. Spero possa incuriosirvi ed interessarvi. Chi già conosce la storia potrà dirmi dove si poteva fare meglio per rendere le storie sovrapponibili, e a chi invece non la conosce potrà ricevere lo stimolo a rispolverare il capolavoro di Jane Austen.
A presto. Fatemi sapere che ne pensate!
 
 
Capitolo 1
 
È una verità universalmente riconosciuta, che uno scapolo in possesso di un'ampia fortuna debba avere bisogno di una moglie. Per quanto poco si possa sapere circa i sentimenti o i punti di vista di un uomo del genere al suo primo apparire nel vicinato, questa verità è così saldamente fissata nelle menti delle famiglie del circondario, da considerarlo di legittima proprietà di una o l'altra delle loro figlie.
"Nodoka, cara amica" disse un giorno Soun Tendo, rivolgendosi alla donna che aveva cresciuto le sue tre figlie dopo la morte della moglie "hai saputo che finalmente l’ampia tenuta poco lontana da qui è stata affittata?"
Nodoka rispose di no.
"Ma è così", replicò lui, "poiché il maestro Happosai è appena stato qui, e mi ha raccontato tutto sull'argomento. Dice che è stata affittata da un giovanotto con un'ampia fortuna che ne è rimasto deliziato e che vi arriverà verso fine mese”.
"Come si chiama?" chiese Nodoka
"Ono Tofu."
"È sposato o scapolo?"
"Oh! Scapolo puoi starne certa! Uno scapolo con un'ampia fortuna e una professione fiorente. Che bella cosa per le ragazze!"
"E perché mai? che c'entrano loro?" disse Nodoka che teneva tantissimo alle tre giovani e le aveva cresciute come ragazze forti ed indipendenti.
"Sto pensando di farlo sposare con una di loro."
"Credi che fosse questo il suo progetto quando ha deciso di stabilirsi qui?"
"Progetto! Sciocchezze! Ma è molto probabile che possa innamorarsi di una di loro, e quindi devo fargli visita non appena arriva."

******
Soun Tendo era stato uno dei primi tra coloro che avevano fatto visita al dott. Tofu. L’aveva trovato un bel ragazzo, saggio e intelligente per la sua età. Ed era evidente che sarebbe stato un ottimo marito per una delle sue figlie.
"Se potessi vedere una delle mie figlie felicemente sistemata con Tofu", disse il signor Tendo a Nodoka appena tornato dalla sua visita "e tutte le altre ugualmente ben maritate, non avrei più nulla da desiderare."
Il signor Tendo era proprietario di un dojo che da tempo era malmesso e poco utilizzato. Nonostante Soun avesse cercato di insegnare le arti marziali alle sue figlie sin dalla più tenera età, solo la più piccola di esse, Akane, sembrava aver voglia di continuare l’attività paterna. Ma non avrebbe potuto dirigere la palestra da sola perché in passato, a causa di problemi economici della famiglia, Soun Tendo era stato costretto a fare un patto con un suo parente in cambio di soldi. La palestra sarebbe appartenuta al figlio di lui, in assenza di eredi maschi, se nessuna delle sue tre figliole avesse sposato un artista marziale.
Perciò negli ultimi anni era diventata per lui una priorità trovare un marito per le tre figlie e non lasciarle, dopo la sua morte, sole e senza protezione. Avrebbe voluto trovare per loro una buona sistemazione e, nei momenti di maggior ottimismo, sognava persino che uno dei mariti potesse essere un artista marziale, ereditare la palestra e riportarla agli antichi splendori.
Tuttavia, non fornì nessuna notizia a Nodoka e alle ragazze sull’aspetto dell’uomo a cui era andato a far visita. Le uniche notizie le ebbero dal maestro Happosai che abitava poco lontano da loro. Pare che il dott. Tofu fosse giovanissimo, incredibilmente bello, estremamente simpatico e, a coronare il tutto, aveva intenzione di partecipare alla prossima festa organizzata nel vicinato insieme ad una numerosa comitiva. Nulla poteva essere più eccitante!
In realtà, il giorno della festa si scoprì che la numerosa comitiva che il dottore avrebbe portato con sé era costituita solo da un altro giovanotto, suo caro amico, un certo Ranma Saotome, da una cugina del dott. Tofu di nome Ukyo Kuonji e due suoi amici cinesi di vecchia data: Shampoo e Mousse.
Alla festa ebbero conferma del fatto che il dott. Tofu era effettivamente di bella presenza e con un aspetto signorile, un'espressione simpatica e modi disinvolti e spontanei. Anche Ranma Saotome attirò subito l'attenzione della sala per la figura alta e raffinata, i bei lineamenti e il portamento nobile nonché per lo strano codino con cui erano intrecciati i suoi lunghi capelli. 
Di quest’ultimo parlarono tutti fino a quando i suoi modi suscitarono una disapprovazione che rovesciò il corso della sua popolarità; si scoprì infatti che era superbo, che si riteneva al di sopra della compagnia e non faceva nulla per rendersi piacevole. Pare che fosse un fortissimo artista marziale e di questo, si raccontava, non faceva che vantarsi.
Gli altri ospiti venuti col dottor Tofu risultarono agli occhi degli invitati al ballo alquanto strani. Ukjo portava sempre con sé una enorme spatola, preziosa eredità del ricco padre. Shampoo era di una bellezza inusuale per quelle zone: i suoi lineamenti e il suo corpo procace attirarono presto l’attenzione di tutti. Mousse era molto miope e quella sera aveva dimenticato gli occhiali, per cui per tutta la serata sembrò distratto e disinteressato a ciò che accadeva intorno a lui.
Il dott. Tofu, come già detto, era affabile e cordiale; fu vivace ed espansivo, partecipò attivamente ai festeggiamenti parlando e divertendosi con tutti, si rammaricò che la festa finisse così presto e parlò di organizzarne una lui stesso.
Che contrasto tra lui e il suo amico! Ranma stette solo con Ukjo e Shampoo, rifiutò di essere presentato a qualsiasi altra signora, e passò il resto della serata gironzolando per la sala, rivolgendo la parola di tanto in tanto a qualcuno del suo gruppo. Il personaggio fu subito inquadrato. Era l'uomo più superbo e antipatico del mondo, e tutti sperarono che non si facesse più vedere. Tra i più accaniti contro di lui c'era Soun Tendo, la cui disapprovazione per il suo comportamento era acuita da un risentimento particolare, dato che aveva snobbato una delle figlie.
Era successo esattamente questo:
La piccola Akane, ad un certo punto della serata, si era rifugiata in un angolo per riposarsi mentre le sorelle e le sue amiche erano impegnate a ballare, e durante uno di questi momenti, Ranma si trovò a essere in piedi abbastanza vicino a lei da permetterle di ascoltare, non vista, una conversazione tra lui e Tofu, che aveva smesso di ballare per qualche minuto e si era avvicinato all'amico per convincerlo a unirsi al gruppo.
"Andiamo, Ranma", disse, "vieni in pista. Detesto vederti star lì da solo in modo così stupido. Faresti molto meglio a ballare."
"Non lo farò di sicuro. Sai quanto lo detesto, a meno che non conosca bene chi mi circonda. In un posto come questo sarebbe insopportabile. Le nostre amiche sono impegnate, e nella sala non c'è nessun'altra donna con la quale per me ballare non sarebbe una punizione."
"Non vorrei essere schizzinoso come te", esclamò il dott. Tofu, "per tutto l'oro del mondo! Parola d'onore, in vita mia non ho mai visto tante ragazze piacevoli come stasera, e guarda che ce ne sono diverse particolarmente carine."
"Tu stai ballando con la sola ragazza veramente bella in sala", disse Ranma, guardando la maggiore delle Tendo.
"Oh! È la creatura più bella che io abbia mai visto! Ma c'è una delle sue sorelle seduta proprio dietro di te, che è molto carina, e direi anche molto simpatica. Fammi chiedere a Kasumi di presentarti."
"Di chi stai parlando?" e girandosi, guardò per un istante Akane, finché, avendone incrociato lo sguardo, distolse il suo e disse freddamente: "È passabile, ma non bella abbastanza da tentarmi; e mi sembra abbia un corpo un po' mascolino e i fianchi larghi. Non è proprio il mio tipo e comunque non sono dell'umore giusto per occuparmi di signorine trascurate dagli altri uomini. Faresti meglio a tornare dalla tua dama e a goderti i suoi sorrisi, perché con me stai solo perdendo tempo."
Tofu seguì il suo consiglio. Ranma si allontanò, ed Akane rimase lì con sentimenti non certo cordiali verso di lui. Non poteva certo mostrare di aver origliato; se il destino le fosse stato propizio avrebbe trovato occasione in futuro per rispondergli a dovere.
In ogni caso, raccontò la storia alle amiche con grande spirito, poiché era di temperamento vivace e giocoso, e si divertiva a vedere il lato comico in tutto.
Soun Tendo aveva visto la figlia maggiore molto ammirata dalla comitiva dei nuovi arrivati. Tofu era stato tutta la serata intorno a lei anche se stranamente ad un certo punto lo si era visto ballare con uno scheletro spuntato chissà da dove.
Si era però infastidito e dispiaciuto dello scandaloso sgarbo di Ranma Saotome ad Akane, la sua piccola e dolce Akane, quella delle sue figlie che più somigliava alla moglie scomparsa.
“Ma ti posso assicurare", raccontava a Nodoka, "che Akane non si è persa molto per non essere stata giudicata carina da lui, visto che è l'uomo più antipatico e sgradevole che esista, assolutamente indegno di attenzione. Così altezzoso e presuntuoso che nessuno lo poteva sopportare! Andava di qua e di là credendosi chissà chi!”
Nel complesso la serata trascorse piacevolmente per tutta la famiglia.


Angolino dell'autrice 2.0: ho sistemato il capitolo e lo riporto aggiornato perchè nello scrivere alcuni eventi mostravano incongruenza con ciò che proporrò in seguito. Piccole modifiche ma spero che ora il capitolo sia più fruibile e meglio strutturato. saluti.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 
Quando le tre sorelle, Kasumi, la maggiore, Nabiki la mezzana e Akane la piccola, furono sole, la prima, che fino allora era stata cauta nelle sue lodi al dott. Tofu, espresse alle sorelle tutta l'ammirazione che provava per lui. "È esattamente ciò che un giovanotto dovrebbe essere", disse, "assennato, gioviale, vivace, e non ho mai visto modi così squisiti! così disinvolto e così beneducato!”
"È anche bello, inoltre", rispose Akane, "cosa che un giovanotto dovrebbe essere, se gli è possibile. Quindi è un uomo perfetto."
"Mi sono sentita molto lusingata quando mi ha invitata a ballare più volte. Non mi aspettavo un complimento del genere."
"Non te lo aspettavi? io per te sì. Ma in questo c'è una grande differenza tra noi. I complimenti, a te prendono sempre di sorpresa, a me mai. Che ci poteva essere di più naturale di starti intorno? Non poteva fare a meno di accorgersi che eri almeno cinque volte più carina di qualsiasi altra donna in sala. Per questo non c'è da ringraziare la sua galanteria. Be', di certo è molto simpatico, e ti do il permesso di fartelo piacere. Ti sono piaciute molte persone più insulse."
"Ma Akane!"
"Oh! lo sai benissimo quanto sei propensa a farti piacere tutti. Non vedi mai un difetto in nessuno. Ai tuoi occhi tutto il mondo è buono e simpatico. In vita mia non ti ho mai sentita parlare male di un essere umano."
"Non mi piace andare di fretta nel biasimare qualcuno, ma dico sempre quello che penso."
"Lo so; ed è questo che meraviglia. Con il tuo buonsenso, mi sembra veramente assurdo che tu sia così sinceramente cieca verso le follie e le sciocchezze degli altri! La tua capacità di prendere la parte buona di ognuno e metterla in evidenza, e non dire nulla di quella cattiva, è qualcosa che appartiene solo a te.” sorrise Akane con dolcezza.
“E dimmi, ti piacciono anche gli amici di quest'uomo, non è vero? Sono ricchi, beneducati e ben vestiti ma la loro educazione non mi è sembrata pari a quella di Tofu." si aggiunse alla discussione Nabiki.
“Erano solo in imbarazzo perché erano al centro dell’attenzione. Col tempo piaceranno anche a voi.” rispose Kasumi.
Akane ascoltò in silenzio, ma non era convinta. Il comportamento al ballo degli amici del dott. Tofu non era stato affatto gradevole. Erano stati sempre tra loro e si erano mostrati poco propensi ad inserirsi in quel nuovo ambiente e a fare nuove amicizie. In particolare, notò che le signore, pur essendo molto eleganti, piuttosto belle e gentili nei modi, erano in realtà superbe e presuntuose.
Con uno spirito di osservazione più acuto e un temperamento meno malleabile della sorella, e con un giudizio non influenzato da attenzioni rivolte a lei stessa, Akane era molto poco disposta a farseli piacere. Meno che mai quel Ranma Saotome che era stato così sgradevole nei suoi confronti.
- Appena passabile - il modo con cui l’aveva definita le rimbombava in testa. Se avesse potuto, avrebbe voluto rispondergli a tono o anche malmenarlo, se non fosse stata una cosa non proprio adatta ad una ragazza di buona famiglia come lei.
Si domandava come Tofu e Ranma potessero essere così amici nonostante avessero caratteri opposti. Era facile capire perché Tofu si era fatto benvolere da Ranma: era schietto, dal temperamento tenero e sempre disposto ad aiutare le persone. Ma come faceva Tofu ad avere stima di Ranma non se lo spiegava. Ranma era altezzoso, riservato e schizzinoso, e i suoi modi, sebbene beneducati, non erano accattivanti. In questo senso l'amico lo superava di molto. Tofu era sicuro di piacere ovunque andasse, Ranma offendeva sempre qualcuno.

******

A breve distanza dalla casa dei Tendo viveva la famiglia di una intima amica di Akane, Sayuri.
Che le due amiche dovessero incontrarsi per parlare del ballo era assolutamente necessario.
Il succo dei loro discorsi potrebbe così essere riassunto:
"Ma quel Saotome non è degno di essere ascoltato, no?” disse Sayuri. “Povera Akane! essere definita solo appena passabile. Ma non metterti in testa, Akane, di rammaricarti per come sei stata trattata male da lui, perché è un uomo talmente antipatico che piacergli sarebbe davvero una disgrazia”.
"Kasumi mi ha detto", disse Akane, “che Shampoo le ha detto che Ranma è un tipo che non parla mai molto se non quando è tra vecchie conoscenze. Con loro è straordinariamente simpatico. Bah! Non ci crederò mai. Lo terranno tra i loro amici solo per la sua fama e il suo denaro."
Akane raccontò, inoltre, a Sayuri che Shampoo e Ukjo il giorno dopo il ballo fecero loro visita e rifletté con lei sul fatto che probabilmente tale visita era dovuta solo al fatto che le due ragazze avevano grosso modo l’età delle tre sorelle e cercavano una distrazione in un posto nuovo. Le disse, poi, che loro stesse avevano ricambiato la visita qualche giorno dopo. In quell’occasione, i modi garbati di Kasumi avevano accresciuto la benevolenza di tutta la comitiva nei confronti della ragazza mentre era evidente che lei e Nabiki non erano state considerate altrettanto piacevoli di carattere. Akane, dal canto suo, vedeva arroganza nel comportamento di Shampoo e Ukjo e non riusciva a farsele piacere, benché la loro gentilezza con Kasumi, per come si presentava, fosse importante, in quanto molto probabilmente influenzata dall'ammirazione del dott. Tofu.
Riguardo a quest’ultimo era assolutamente evidente che lui ammirasse Kasumi; e quanto a lei, era altrettanto evidente come stesse cedendo alla predilezione che aveva cominciato a provare per lui fin dal primo momento, e fosse in procinto di innamorarsi seriamente; ma Akane notò con piacere che non era probabile che la cosa diventasse di pubblico dominio, dato che Kasumi univa a una grande intensità dei sentimenti un temperamento composto e una uniforme cordialità nei modi, che la metteva al riparo da sospetti impertinenti. Sayuri, a tal proposito, le fece notare che:
Se una donna cela il proprio affetto con la stessa abilità a colui che ne è oggetto, può perdere l'opportunità di conquistarlo; e sarà una ben misera consolazione pensare che il mondo ne sia ugualmente all'oscuro. Tutti siamo liberi di cominciare - una leggera preferenza è più che naturale - ma pochissimi di noi provano sentimenti tali da innamorarsi sul serio senza essere incoraggiati. Nove volte su dieci, una donna farebbe meglio a mostrare più affetto di quanto ne provi. È indiscutibile che a Tofu piaccia tua sorella, ma potrebbe non esprimere mai più di questo, se lei non gli dà una mano a farlo."
"Ma gliela sta dando una mano, nei limiti permessi dalla sua natura. Se me ne accorgo io del riguardo che ha per lui, dovrebbe essere davvero uno sciocco per non notarlo lui." rispose Akane.
"Ricordati, però, che lui non conosce Kasumi come la conosci tu."

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
 
Occupata com'era a osservare le attenzioni di Tofu verso la sorella, Akane era ben lungi dal sospettare che lei stessa stava diventando oggetto di un qualche interesse agli occhi dell'amico di lui.
Ranma all'inizio aveva a malapena ammesso che fosse graziosa; al ballo l'aveva guardata senza nessuna ammirazione e, negli incontri successivi, l'aveva guardata solo per criticarla. Ma non appena ebbe convinto se stesso e i suoi amici che il suo volto aveva a malapena qualche bel lineamento, cominciò a scoprire che quel volto era reso insolitamente intelligente dalla bella espressione dei suoi occhi scuri. A questa scoperta ne seguirono altre ugualmente imbarazzanti.
Benché il suo occhio critico avesse individuato più di un difetto di simmetria nelle proporzioni del suo fisico e si fosse convinto che avesse un seno troppo piccolo e fianchi troppo larghi fu ben presto costretto a riconoscere che in realtà aveva un fisico snello e piacevole. Nonostante si fosse convinto che i suoi modi non fossero quelli di una signorina elegante, fu colpito dalla sua disinvolta giovialità, dalla sua allegria e dalla sua determinazione. Di tutto questo lei era completamente inconsapevole; per lei era soltanto un uomo che si rendeva antipatico dovunque, e che non l'aveva ritenuta abbastanza bella per invitarla a ballare.
Lui cominciò a desiderare di conoscerla meglio, e come primo passo verso una conversazione diretta, fece attenzione alle sue conversazioni con gli altri. Questo modo di fare attirò l'attenzione di Akane che sentiva gli occhi di lui addosso ma era convinta che lui ne seguisse le azioni solo per criticarla con le sue due vecchie amiche, una volta rientrato tra le mura di casa.

Ad esempio, una volta notò che Ranma, durante una delle riunioni del vicinato a cui erano soliti partecipare, la fissava mentre scambiava alcune battute col maestro Happosai. Akane tentò dunque di coglierlo in flagrante e, girandosi verso di lui, disse:
"Non credete, Sig. Saotome, che mi sia espressa straordinariamente bene poco fa, quando stavo parlando con il maestro Happosai delle sue tecniche di arti marziali?”
"Con grande energia, ed è strano che tale argomento renda così energica una ragazza."
"State dicendo che sono strana?". Disse arrabbiata. Ma non ebbe modo di sentire la risposta perché fu trascinata via dalle sue amiche e invitata a cantare e ballare.
Ranma Saotome era troppo preso dai propri pensieri e dai sorrisi che Akane dispensava in giro mentre canticchiava con le amiche, per accorgersi che il maestro Happosai gli era rimasto accanto e stava per parlare:
"Che passatempo incantevole per i giovani, vero Ranma? Che ne pensi?”
“Ci sono cose più importanti! E il canto e il ballo hanno il vantaggio di essere in voga sia tra le società civili che tra quelle meno civili. Qualunque stupido può cantare e ballare." rispose lui, scontroso
Happosai si limitò a sorridere. "Anche il tuo amico si sta divertendo tanto", proseguì dopo una pausa, vedendo il Dottor Tofu che si univa al gruppo, "e non ho dubbi sul fatto che piacerebbe anche a te. Non pensi che potresti lasciare da parte il tuo orgoglio qualche volta e pensare a divertirti come gli altri giovani della tua età?”
"Se posso evitarlo, preferisco non farlo. Penso solo ai miei allenamenti, alle gare e alle palestre da gestire. I soldi non si guadagnano da soli! E anche questa vacanza, me la sto concedendo solo perché dovevo a Tofu un piacere” concluse lui.
Nel frattempo, Akane aveva lasciato le amiche e stava riavvicinandosi ad Happosai, desiderosa di continuare a parlare con lui di una sua tecnica segreta, e quest’ultimo ne approfittò:
“Guarda come è graziosa questa signorina! Considerata la sua bellezza non puoi rifiutarti di farti trascinare da lei nei divertimenti, ne sono certo." E prendendole la mano, l'avrebbe offerta a Ranma, che, sebbene estremamente sorpreso, non era restio ad accettarla, quando lei indietreggiò improvvisamente e, con una certa agitazione, disse ad Happosai:
"A dire il vero, maestro, non ho la minima intenzione di trascinare questo signore contro la sua volontà. E vorrei che non pensaste che sia venuta in questa direzione allo scopo di mendicare un cavaliere!"
Ranma Saotome, con solenne correttezza, chiese di poter avere l'onore di accompagnarla di nuovo tra gli amici e di partecipare ai canti e ai balli in sua compagnia, ma invano. Akane era decisa, e neppure Happosai riuscì a smuoverla con i suoi tentativi di persuasione.
"Balli talmente bene, Akanuccia, che è crudele negarmi la gioia di vederti; e sebbene questo gentiluomo non ami in genere questo svago, sono certo che non abbia obiezioni a farci omaggio di un po' del suo tempo."
"Ranma Saotome è gentilissimo ma non ho intenzione di costringerlo a divertirsi con noi", disse Akane sorridendo.
"Certo che no, ma chi obietterebbe di fronte a un visino del genere?" disse ancora Happosai.

Akane rivolse lo sguardo a Ranma con aria maliziosa, e se ne andò senza aspettare la sua risposta o un nuovo invito. Lui era rimasto interdetto e affascinato e pensava a lei con un certo compiacimento, quando fu avvicinato da Shampoo.

"Posso indovinare il soggetto della tua fantasticheria, mio caro Ranma?" disse lei, strusciandosi sull’amico con fin troppa enfasi.
"Direi proprio di no."
"Stai considerando quanto sarebbe insopportabile passare molte serate in questo modo, in una compagnia del genere, e sono assolutamente d'accordo con te. Non mi ero mai annoiata tanto! L'insulsaggine e in più il rumore; la nullità e in più l'importanza che si dà tutta questa gente! Cosa darei per sentire i tuoi commenti su di loro!"
"La tua ipotesi è totalmente sbagliata, te l'assicuro. La mia mente era impegnata in cose più gradevoli. Stavo meditando sul grande piacere che procurano due begli occhi nel volto di una donna graziosa."
Shampoo lo fissò immediatamente in volto, e gli chiese di dirle quale fosse la signora che aveva avuto il merito di ispirare una tale riflessione. Ranma Saotome replicò intrepido:
"Akane Tendo."
"Akane Tendo!" ripeté Shampoo. "Sono davvero sbalordita. Da quanto tempo gode dei tuoi favori? e, ti prego, quando potrò farti le mie congratulazioni?" disse per provocare il suo orgoglio.
"È esattamente la domanda che mi aspettavo mi avresti fatto. L'immaginazione di una donna è molto rapida; salta dall'ammirazione all'amore, dall'amore al matrimonio in un istante. Sapevo che mi avresti fatto le tue congratulazioni. Ma di certo dovresti sapere che non mi interessa sposare una persona come lei: ha begli occhi ma molti altri terribili difetti."
 
Angolo dell’autrice: ciao a tutti. Grazie come al solito a chi legge e a chi segue. Mi aspetto qualche consiglio e opinione sull’andamento generale…rileggendo mi rendo conto di non aver trovato ancora una strada. Non voglio allontanarmi troppo dall’opera originale della Austen eppure questo mi crea qualche difficoltà perché questi personaggi di Ranma ½ così compiti non mi convincono. Che dite? Andiamo avanti così e vediamo che succede o avete qualche suggerimento per renderli un po' meno fuori contesto?

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Capitolo 4
*** Capitolo 4_aggiornato ***


Capitolo 4
 
Sfortunatamente per le sue figlie, le proprietà di Soun Tendo consistevano quasi esclusivamente nel dojo, che, in assenza di un erede maschio o di un marito abile nelle arti marziali, era stato vincolato a un lontano parente. Poche entrate garantivano alla sua famiglia una vita dignitosa ma considerata l’assenza di un erede maschio, alla morte di Soun, le sue figlie si sarebbero trovate praticamente senza nessuna entrata, senza più una casa dove vivere e senza un uomo che potesse provvedere al sostentamento delle ragazze rimaste nubili. Considerata la situazione, l'ansia di Tendo di trovare marito alle figlie, pur nella connotazione parodica del personaggio, appare perfettamente logica. E molte delle sue successive azioni trovano una spiegazione.

Era una splendida giornata di sole quando un ragazzotto proveniente da casa Tofu portò un biglietto a Kasumi; era da parte di Ukjo e il domestico aspettò per una risposta. Gli occhi di Soun Tendo brillarono di gioia, e non fece che chiedere, per tutto il tempo, mentre la figlia leggeva:
"Be', Kasumi, di chi è? di che si tratta? Parla di lui? be', sbrigati a dircelo; sbrigati, tesoro mio”
"È di Ukjo", disse Kasumi, e poi lo lesse a voce alta.
“Mia cara, se non avrai compassione di noi tanto da venire oggi a pranzo con me e Shampoo, correremo il rischio di odiarci l'un l'altra per il resto della nostra vita, poiché un tête-à-tête di un'intera giornata tra due donne non può mai finire senza un litigio. Vieni il prima possibile non appena ricevuto questo biglietto. Il dottore e gli altri signori saranno a pranzo fuori. Sempre tua amica, Ukjo Kuonji”.
L’invito inaspettato trovò Soun Tendo sorpreso ma al contempo contento dell’opportunità che si andava delineando e quando Kasumi gli chiese di poter essere accompagnata lui la invitò ad andare a piedi. “Perché sembra probabile che piova, e quindi dovrai restare per la notte." disse malizioso.
"Sarebbe un buon piano", disse Akane, "se ci fosse la certezza che non si offriranno di riportarla a casa con i loro mezzi."
"Preferirei essere accompagnata." disse Kasumi
"Ma, mia cara, non posso. ” disse Soun Tendo irremovibile e certo del funzionamento del suo piano per far innamorare Tofu di Kasumi.
Alla fine, Kasumi fu costretta ad andare a piedi, e le speranze del padre ebbero piena conferma. Non era, infatti, uscita da molto quando cominciò a piovere a dirotto. Le sorelle e Nodoka erano in pensiero per lei, ma il padre era beato. La ragazza avrebbe dormito lì ampliando le sue possibilità di conquistare il dott. Tofu. La pioggia proseguì per tutto il pomeriggio senza interruzione; Kasumi non sarebbe sicuramente riuscita a tornare a casa.
"È stata davvero un'ottima idea da parte mia!" disse Soun più di una volta, come se la pioggia fosse tutto merito suo. Fino al mattino dopo, tuttavia, non poté rendersi conto di tutto il successo del suo stratagemma.

Avevano appena finito di fare colazione, infatti, quando un domestico proveniente da casa Tofu portò questo biglietto per Akane:
“Mia carissima Akane,
stamattina non mi sento affatto bene, il che, immagino, possa essere attribuito all'acqua che ho preso ieri. I miei gentili amici non vogliono sentir parlare del mio ritorno fino a quando non starò meglio ma salvo per la gola infiammata e il mal di testa non c'è molto altro. Tua, Kasumi”.
"Be', Soun", disse Nodoka, una volta che Akane ebbe letto il biglietto a voce alta, "se tua figlia dovesse prendersi una malattia grave, se dovesse morire, sarebbe una consolazione sapere che tutto è stato fatto per dare la caccia al dott. Tofu, e a seguito dei tuoi ordini?"
"Oh! non ho nessun timore che muoia. La gente non muore per dei piccoli e insignificanti raffreddori. Sarà ben curata. Finché resterà lì andrà tutto benissimo."
Akane, sentendosi davvero preoccupata, aveva deciso di andare da lei e non volendo chiedere aiuto al padre andò a piedi.
"Come puoi essere così sciocca", esclamò il padre, "da farti venire in mente una cosa del genere? con tutto questo fango! Non sarai presentabile una volta arrivata lì."
"Sarò sicuramente presentabile per vedere Kasumi, il che è tutto ciò che voglio. La distanza non conta nulla, quando si ha un buon motivo; sono solo tre miglia. Sarò di ritorno per il pranzo."
"Ammiro la tua generosità," osservò Nabiki, la più fredda e disincantata delle tre sorelle "ma ogni impulso del sentimento dovrebbe essere guidato dalla ragione, e, secondo me, lo sforzo dovrebbe sempre essere proporzionato allo scopo."
Akane la guardò in cagnesco. Odiava il suo atteggiamento cinico ma ben presto la preoccupazione per Kasumi ebbe il sopravvento e si avviò verso casa Tofu. Attraversò a passo svelto un campo dopo l'altro, scavalcò steccati e saltò pozzanghere con agile impazienza, e alla fine si trovò in vista della casa con le caviglie doloranti, le calze infangate e il volto che brillava, scaldato da quell'esercizio.

Fu introdotta nel salottino della colazione, dove erano riuniti tutti tranne Kasumi, e dove la sua apparizione suscitò un'enorme sorpresa. Che avesse camminato per tre miglia così di buon mattino, con tutto quel fango, e da sola, era quasi incredibile per Shampoo e Ukjo; ed Akane si rese conto che la disprezzavano per questo. Tuttavia, la accolsero con molta cortesia; e nei modi del dott. Tofu c'era qualcosa di più della cortesia, c'era giovialità e garbo.
Ranma Saotome parlò pochissimo, e Mousse non parlò affatto. Il primo era diviso tra l'ammirazione per quella carnagione resa così splendente dall'esercizio e i dubbi su quanto l'occasione giustificasse il recarsi così lontano da sola. Il secondo, lei non riusciva a capirlo. Sembrava un brav’uomo ma completamente privo di posizioni proprie. Si adagiava su quello che le due donne dicevano e facevano, e per questo, pur senza esserne convinto, anche lui la guardava con disprezzo.
Le domande che Akane fece circa sua sorella non ebbero risposte molto incoraggianti. Kasumi aveva dormito male, e sebbene si fosse alzata, aveva la febbre alta e non si sentiva abbastanza in forze da lasciare la sua stanza. Fu, dunque, contenta di essere immediatamente condotta da lei, e Kasumi, che si era trattenuta dall'esprimere nel suo biglietto quanto desiderasse una vista del genere solo per paura di creare allarme e di dare disturbo, fu felicissima di vederla entrare.
Ma, in effetti, stava abbastanza male tanto da non riuscire a fare molta conversazione. Il dott. Tofu la aveva visitata tra non pochi imbarazzi e aveva confermato che aveva preso un forte raffreddore, e che non c'era molto di cui preoccuparsi; tuttavia le aveva intimato di stare a letto e riposarsi, e le aveva dato delle medicine. Quando l'orologio suonò le tre, Akane si rese conto di dover tornare a casa. Shampoo si offrì di accompagnarla, quando Kasumi mostrò una tale ansia nel separarsi da lei, che Ukjo fu costretta a trasformare l'offerta della carrozza in un invito a restare. Akane accettò con molta gratitudine.
Alle sei e mezza Akane fu chiamata per la cena. Alle cortesi domande che le piovvero addosso circa lo stato di salute della sorella, tra le quali ebbe il piacere di distinguere la sollecitudine molto maggiore del dottor Tofu, non poté dare risposte molto positive. Kasumi non stava affatto meglio. Le ragazze, nel sentire ciò, ripeterono tre o quattro volte quanto fossero addolorate, quanto fosse terribile avere un brutto raffreddore, e quanto loro stesse detestassero stare male; e poi non ci pensarono più, e la loro indifferenza verso Kasumi restituì ad Akane il piacere di tutta la sua precedente antipatia.
Il dott. Tofu, in effetti, era l'unico della compagnia a cui lei guardasse con una certa soddisfazione. La sua ansia per Kasumi era evidente, e il suo interesse per lei stessa era dettato da reale bontà di sentimenti. I suoi modi la aiutarono a non sentirsi troppo come un'intrusa, come immaginava la ritenessero invece gli altri. Ebbe pochissime attenzioni da tutti, escluso lui. Shampoo e Ukjo erano tutte prese da Ranma Saotome, e quanto a Mousse si vedeva che soffriva delle attenzioni che Shampoo dedicava a Ranma.
Una volta terminata la cena, Akane tornò subito da Kasumi, e Shampoo cominciò a parlar male di lei non appena uscita dalla stanza. I suoi modi furono dichiarati davvero pessimi, un misto di superbia e impertinenza; non sapeva conversare, non aveva né stile, né gusto, né bellezza. Ukjo la pensava allo stesso modo, e aggiunse:
"Per farla breve, non ha nulla che le faccia onore se non essere un'eccellente camminatrice. Non dimenticherò mai la sua apparizione stamattina. E’ davvero un maschiaccio."
"Proprio così, Ukjo. Sono riuscita a malapena a contenermi. Che solenne sciocchezza venire! Che bisogno c'era di scapicollarsi per la campagna per un raffreddore della sorella? Con quei capelli così scarmigliati, così sciatti!" aggiunse Shampoo.
"Sì, e la sottogonna; spero che tu abbia visto la sottogonna, con un orlo di sei pollici di fango, ne sono assolutamente certa; e la gonna tirata giù per coprirla, senza riuscirci."
"La tua descrizione può anche essere esatta, Ukjo", disse il dott. Tofu "ma a me è sfuggito tutto. Ho pensato che Akane avesse un bellissimo aspetto, quando stamattina ha fatto il suo ingresso nella stanza. La sottogonna infangata mi è completamente sfuggita."
"Tu l’hai notata, Ranma, ne sono sicura", disse Shampoo; "e sono propensa a credere che non avresti mai voluto vedere tua sorella presentarsi in quel modo."
"Sicuramente no." rispose lui.
"Camminare per tre miglia, o quattro, o cinque, o quello che sia, con le caviglie nel fango, e da sola, completamente sola! che voleva dimostrare con questo? A me sembra un disgustoso sfoggio di presuntuosa indipendenza, un'indifferenza al decoro."
"Rivela un affetto per la sorella che è molto apprezzabile", disse il dottor Tofu.
"Temo, Ranma", osservò Shampoo quasi bisbigliando, "che questa avventura abbia alquanto scosso la tua ammirazione per i suoi begli occhi."
"Nient'affatto", replicò lui, "erano illuminati dall'esercizio."
Seguì una breve pausa, e fu Ukjo a ricominciare. "Ho molta stima per Kasumi, è davvero una ragazza dolcissima, e vorrei con tutto il cuore che si sistemasse bene. Ma con un padre del genere e due sorelle che non sembrano conoscere le buone maniere temo che non ci siano possibilità che ciò accada."
A questa osservazione il dottor Tofu non rispose, mentre le donne indugiarono per un po' a divertirsi a spese delle volgari parentele della loro amica Kasumi. Con un rigurgito di tenerezza, tuttavia, dopo aver lasciato la sala da pranzo si recarono da lei per vedere come stava. Kasumi era ancora molto indisposta, ed Akane non volle assolutamente lasciarla fino a tarda sera, quando ebbe il conforto di vederla addormentata, e quando giudicò corretto, più che piacevole, scendere al piano di sotto. Entrando in salotto li trovò tutti a giocare a carte e disse che per il breve tempo in cui poteva restare si sarebbe svagata con un libro. Ukjo la guardò stupita.
"Preferisci la lettura alle carte?" disse "che stranezza!"
"Pensavo che Akane", disse Shampoo, "disprezzasse le carte perché le interessano solo le arti marziali. Ora invece scopriamo che è anche una grande lettrice."
"Non merito né un tale elogio né un tale biasimo", esclamò Akane; "non sono una grande lettrice, e mi piacciono molte cose."
"Sono certo che assistere vostra sorella vi piace", disse Tofu; "e spero che il piacere sia presto accresciuto vedendola perfettamente ristabilita."
Akane lo ringraziò di cuore, e poi si avvicinò a un tavolo dove erano poggiati alcuni libri. I giocatori nel frattempo continuavano a chiacchierare. Shampoo e Ukjo si contendevano le attenzioni di Ranma e Akane era talmente incuriosita da quello che dicevano da concedere ben poca attenzione al suo libro; e presto, mettendolo completamente da parte, si avvicinò al tavolo da gioco e si mise tra il dottor Tofu e Ukjo, per osservare la partita.
"Ranko è cresciuta molto da questa primavera?" disse Shampoo; "sarà alta quanto me?"
"Credo che ci arriverà. Ora è circa dell'altezza di Akane, o poco più alta." rispose Ranma
"Quanto vorrei rivederla! Non ho mai incontrato nessuno che mi sia piaciuto così tanto. Che contegno, che modi! ed è estremamente istruita per la sua età! Le sue esibizioni al pianoforte sono squisite." continuò Shampoo
"Per me è sorprendente", disse il dottor Tofu, "quante signorine abbiano la pazienza di arrivare a essere così tanto istruite. Dipingono, ricamano, lavorano a maglia. Non ne conosco nessuna che non sappia fare tutto questo, e sono sicuro di non aver mai sentito parlare per la prima volta di una signorina senza essere messo a conoscenza di come fosse ben istruita."
"La tua lista delle cose comunemente intese come istruzione", disse Ranma, "è un po' bizzarra: per essere istruiti secondo te basta intrecciare fili e farne orribili sciarpe? In realtà, non credo di conoscere molte donne che siano realmente istruite."
"Nemmeno io, ne sono sicura", disse Shampoo.
"Allora", osservò Akane, "mi piacerebbe sapere cosa intendete voi per donna veramente istruita?"
"Una donna con tantissime doti"
"Oh! certamente", esclamò la sua fedele assistente, "nessuna può essere veramente considerata istruita se non va ben oltre quello che si vede di solito. Una donna deve avere una profonda conoscenza della musica, del canto, del disegno, della danza e delle lingue moderne, per meritare questa parola; e oltre a tutto questo, deve possedere un certo non so che nell'atteggiamento e nel modo di camminare, nel tono della voce, nel modo di rivolgersi agli altri e di esprimersi, altrimenti la parola non sarà meritata che a metà."
"Dev'essere padrona di tutto questo", aggiunse Ranma, "e a tutto questo deve aggiungere qualcosa di più sostanziale, allargando la mente con vaste letture."
"Non mi sorprendo più per il fatto che conosciate pochissime donne istruite. Anzi, adesso mi meraviglio che ne conosciate qualcuna." disse maliziosa Akane.
"Sei così severa con il nostro sesso da dubitare della possibilità di tutto questo?" domandò Shampoo
Akane rispose: "Io non ho mai incontrato una donna del genere. Non ho mai visto tanto talento, buongusto, impegno ed eleganza, come è stato descritto da voi, riuniti insieme. Una tale donna potrebbe addirittura essere mostruosa!"
Dopo di questo Akane si alzò per raggiungere la sorella mentre Ranma la seguiva con lo sguardo sorridendo.
"Akane Tendo", disse Shampoo, una volta chiusa la porta, "è una di quelle signorine che cercano di far bella figura con l'altro sesso sottovalutando il proprio, e sono convinta che con molti uomini la cosa abbia successo. Ma, secondo me, è un sistema meschino, uno squallido artificio."
"Senza dubbio", rispose Ranma, che era il principale destinatario di questa osservazione, "c'è della meschinità in tutti gli artifici che le signore talvolta si degnano di usare per sedurre. Sia che diano sempre torto che sempre ragione all’altro sesso. Qualsiasi cosa che ha delle affinità con la scaltrezza è spregevole." disse cercando di mandare un segnale a Shampoo e al suo altrettanto meschino modo di fare.
Dopo poco, Akane si unì nuovamente a loro solo per dire che la sorella stava peggio, e che non l'avrebbe lasciata. Il dottor Tofu insistette per andare di nuovo a visitarla.
Akane trascorse la maggior parte della notte nella stanza della sorella, e il mattino ebbe il piacere di poter dare una risposta discretamente positiva alle richieste di informazioni che aveva ricevuto molto di buon’ora dal dottor Tofu.
Nonostante questo miglioramento, tuttavia, chiese che venisse mandato un biglietto a casa Tendo, per pregare Nodoka di far visita a Kasumi e rendersi conto di persona della situazione. Il biglietto fu inviato immediatamente, e la richiesta venne esaudita con la stessa rapidità.



Angolo dell’autrice: Ciao amici lettori, la storia prosegue. Per rimanere fedele al personaggio di Mr Darcy questo Ranma è un po' meno smidollato di quello dell’anime e del manga e riesce a contraddire Shampoo e Ukjo, esprimendo, sebbene dubbiosamente, il suo interesse per Akane. E' una precisa scelta, funzionale all'evolversi della storia. Alla prossima e grazie a tutti

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Capitolo 5
*** Capitolo 5_aggiornato ***


Capitolo 5
 
Nodoka e Nabiki arrivarono subito. La prima era seriamente preoccupata per la salute di Kasumi, la seconda solo incuriosita dai beni e dalle ricchezze degli ospiti.
 “Non trovo che stia ancora bene. Possiamo abusare ancora qualche giorno della vostra gentilezza?” chiese Nodoka dopo aver visto Kasumi.
"Certo!" esclamò il dottor Tofu. "Non pensate nemmeno di spostarla! Shampoo e Ukjo saranno felicissime di averla ancora qui con loro.
"Potete contarci, signora", disse Ukjo, con fredda cortesia, "Kasumi riceverà tutte le possibili attenzioni finché resterà con noi."
“Kasumi è una ragazza talmente graziosa e gentile” si fece sfuggire Nabiki “che quando aveva solo quindici anni ed eravamo in vacanza, un gentiluomo si era talmente innamorato di lei che pensavamo si sarebbe dichiarato prima che ce ne andassimo. Invece non se ne fece nulla. Forse avrà pensato che era troppo giovane. Comunque, scrisse dei versi su di lei, ed erano molto carini."
"E così finì il suo amore", disse Akane con impazienza. "Ce ne sono stati più di uno, immagino, andati a finire così. Mi chiedo chi sia stato il primo a scoprire l'efficacia della poesia nello scacciare un amore!"
"Si dice che la poesia sia il nutrimento dell'amore" disse Ranma.
"Di un amore vero, solido, robusto, può essere. Qualsiasi cosa nutre ciò che è già forte. Ma se c'è solo una sorta di inclinazione lieve, sottile, sono convinta che un buon sonetto la faccia completamente morire di fame."
Ranma fu il solo a sorridere; e il mutismo generale che seguì fece tremare Akane che pensò di essersi spinta troppo oltre con la sua spontaneità. Nodoka intervenne subito, comunque, per rinnovare i ringraziamenti al dott. Tofu per la sua gentilezza verso Kasumi e scusandosi per il disturbo arrecato anche da Akane. Il dottor Tofu diede una risposta spontanea e cortese e Nodoka ne fu soddisfatta, e subito dopo fece segno a Nabiki di prepararsi ad andare via. Nabiki prima di uscire chiese al dott. Tofu se aveva intenzione di organizzare una festa così come aveva accennato nel precedente incontro.
Nabiki era una bella ragazza, robusta e ben sviluppata, con una bella carnagione e un'espressione allegra. Aveva una vitalità prorompente, una sorta di innata sicurezza di sé e un certo cinismo. In quell'occasione era sì preoccupata per la sorella ma non tanto da disdegnare pensieri su argomenti più futili.
"Sono perfettamente pronto, ve l'assicuro, a mantenere il mio impegno, e quando vostra sorella si sarà ristabilita, fisserete voi, se vi fa piacere, la data della festa"
Nabiki si dichiarò soddisfatta. "Oh! sì, sarà molto meglio aspettare fino a quando Kasumi non starà bene”
Dopodiché Nodoka e Nabiki se ne andarono e Akane tornò subito da Kasumi, lasciando il comportamento suo e delle sue parenti alla mercé delle due signore e di Ranma Saotome; quest'ultimo nonostante non condividesse in toto le critiche delle sue amiche non riusciva a mostrarsi completamente in disaccordo e un po' per non sentirne i lamenti e gli scherni, un po' per un eccesso di educazione le ascoltò limitandosi a fare cenni di assenso o dissenso col capo.
Il resto della giornata trascorse praticamente come era trascorsa quella precedente. Shampoo e Ukjo avevano passato qualche ora con la malata, che continuava, anche se lentamente, a migliorare, e in serata Akane si unì agli altri in salotto. Ranma Saotome stava scrivendo, e Shampoo, seduta accanto a lui, controllava il progresso della lettera e distoglieva continuamente la sua attenzione con messaggi per la destinataria, la sorella di lui.
Akane prese un libro ma in realtà si divertiva assistendo a quello che succedeva tra Ranma e la sua compagna. I continui complimenti della signora per la sua calligrafia, per la regolarità delle righe o per la lunghezza della lettera, insieme al completo disinteresse con il quale venivano accolti, formavano un curioso dialogo, che era perfettamente coincidente con l'opinione che aveva di entrambi.
"Come sarà felice Ranko di ricevere una lettera del genere!"
Lui non rispose.
"Scrivi con straordinaria velocità."
"Ti sbagli. Scrivo piuttosto lentamente."
"Quante lettere avrai occasione di scrivere nel corso dell'anno! Anche lettere d'affari! Io le riterrei odiose!"
"Allora è una fortuna che tocchino in sorte a me invece che a te."
"Per favore, puoi dire a tua sorella che desidero tanto rivederla?"
"Già gliel'ho detto una volta, su tua richiesta."
"Temo che la penna non sia di tuo gradimento. Fammela sistemare. Sono bravissima a sistemare le penne."
"Ti ringrazio, ma me le sistemo sempre da solo."
"Come fai a scrivere così dritto?"
Lui rimase in silenzio.
"Scrivi a tua sorella che sono felice di sentire dei suoi progressi con le arti marziali, e ti prego di informarla che sono davvero andata in estasi per la bellezza del suo piccolo ricamo per un copritavola, e che lo ritengo infinitamente superiore a quello di Ukjo”
Quest’ultima che fino a quel momento era stata in silenzio si recò nei pressi del tavolo e cominciò a tessere le lodi di Ranma e di Ranko ricordando a Shampoo che loro erano amici di infanzia, che conosceva Ranko sin da quando era in fasce e che da prima di lei ne conosceva i talenti.
Akane sorrideva di quei siparietti rispetto ai quali Ranma sembrava da un lato inorgoglirsi da un lato infastidirsi.
“La vedrò a gennaio.” disse Ukjo. “Ma le scrivi sempre queste belle lettere così lunghe, Ranma?"
"In genere sono lunghe; ma quanto all'essere sempre belle non sta a me giudicarlo."
"Per me è una certezza che una persona capace di scrivere con facilità una lettera lunga non possa scrivere male."
"Questo non è un complimento da fare a Ranma, Ukjo", esclamò il dott. Tofu, "perché lui non scrive con facilità. Va troppo alla ricerca di parole difficili. Non è vero, Ranma?"
"Il mio stile di scrittura è molto diverso dal tuo."
"Oh!" esclamò Ukjo, "Ono scrive nel modo più sciatto che si possa immaginare. Come tutti i medici, tralascia metà delle parole e scarabocchia il resto."
"Le mie idee fluiscono con tale rapidità che non ho il tempo di esprimerle, dal che deriva che talvolta i miei pazienti non riescano a capirci praticamente nulla."
"La tua modestia, Tofu", disse Akane, "disarma ogni critica."
"Nulla inganna di più", disse Ranma, "di un'apparente modestia. Spesso è solo indifferenza, e qualche volta un modo indiretto di vantarsi."
"E a quale di queste due cose attribuisci il mio piccolo atto di modestia di poco fa?" disse Tofu
"Al modo indiretto di vantarsi; tu sei veramente orgoglioso dei tuoi difetti nello scrivere, perché li consideri come un frutto della rapidità del pensiero e dell'indifferenza alla forma, cosa che tu ritieni, se non encomiabile, almeno estremamente interessante. La capacità di fare tutto rapidamente è sempre molto apprezzata da chi la possiede, anche quando determina un'esecuzione imperfetta. E’ un po' come nelle arti marziali. Io ritengo serva molta precisione e perseveranza, mentre tu anche nel tuo lavoro a volte sembri distratto, specie in presenza di certe persone” gli fece un occhiolino. “E questo non va bene! E poi sei in grado di cambiare idea in men che non si dica: saresti egualmente disposto a dire che vuoi andare via da qui in questo stesso istante e a rimangiarti tutto se io ti chiedessi di rimanere.”
"Con questo avete solo dimostrato", esclamò Akane, "che Tofu non ha reso giustizia al suo carattere. Lo avete esaltato molto più di quanto abbia fatto lui stesso."
"Ti sono estremamente grato, Akane", disse il dottor Tofu, "per aver trasformato quello che dice il mio amico in un complimento alla bontà della mia indole. Ma temo che stai offrendo un'interpretazione che non ha nulla a che vedere con quanto intendeva dire lui, poiché sicuramente mi avrebbe giudicato meglio se, in una circostanza del genere, avessi opposto un netto rifiuto e fossi corso via il prima possibile."
"Allora Ranma Saotome considererebbe l'avventatezza delle tue intenzioni originali riscattata dall'ostinazione nel perseguirle?"
"Parola mia, non sono capace di spiegare esattamente la faccenda; dev'essere Ranma a farlo." sorrise Tofu
"Vi aspettate che io spieghi delle opinioni che voi mi avete attribuito, ma che io non ho mai ammesso. Comunque, ammettendo che le cose stiano come voi le avete descritte, dovete rammentare, signorina Akane, che l'amico che si presume voglia farlo restare a casa, e fargli ritardare i suoi piani, l'ha semplicemente chiesto, senza fornire nessun argomento sul perché."
"Cedere subito, con facilità, alla persuasione di un amico non è un merito per voi?"
"Cedere senza esserne convinto non è un complimento alla ragionevolezza di nessuno."
"Sembrate, Ranma Saotome, non dare nessuna importanza all'influenza dell'amicizia e dell'affetto. Un riguardo verso colui che chiede ci rende spesso pronti a cedere a una richiesta, senza aspettare che ce ne vengano forniti i motivi. Non sto parlando in particolare del caso che avete ipotizzato per il dottor Tofu. Faremmo meglio, forse, ad aspettare che la circostanza si avverasse, prima di discutere la saggezza del suo comportamento al riguardo. Ma in genere, e nella normalità dei rapporti tra amici, ove uno di loro chiedesse all'altro di cambiare una decisione non particolarmente importante, giudichereste male quella persona che cede alla richiesta, senza aspettare che la si argomenti?"
"Non sarebbe consigliabile, prima di portare avanti questo argomento, mettersi d'accordo con un po' più di precisione sul grado di importanza da attribuire a questa richiesta, così come sul grado di intimità esistente tra le parti?"
"Ma certo", esclamò dottor Tofu, "facci sapere tutti i particolari, senza dimenticare le rispettive altezze e corporature; cose del genere, Akane, hanno un peso maggiore di quanto tu possa immaginare. Ti assicuro che se Ranma non fosse un tipo così alto e muscoloso in confronto a me, non avrei per lui nemmeno la metà del rispetto che ho. Posso affermare di non conoscere nulla che m'intimidisca più di Ranma, in particolari occasioni, e in luoghi particolari; specialmente a casa sua, e quando non ha nulla da fare."
Ranma Saotome sorrise, ma Akane credette di capire che si fosse alquanto offeso, e quindi trattenne una risata.
"Capisco dove vuoi andare a parare, Ono", disse il suo amico. "La discussione non ti piace, e vuoi metterla a tacere."
"Forse è così. Le discussioni sono troppo simili ai litigi. Se tu e Akane rimanderete la vostra a quando sarò uscito dalla stanza ve ne sarei molto grato; allora potrai dire quello che ti pare di me."
"Ci interromperemo subito se è quello che vuoi, dottore", disse Akane, "per me non è affatto un sacrificio; e Ranma Saotome farebbe molto meglio a finire la sua lettera."
Ranma Saotome seguì il consiglio, e concluse la sua lettera.
Una volta terminata quell'incombenza, si rivolse a Ukjo e ad Akane pregandole di fare qualcosa che le potesse far svagare, come ad esempio preparare qualcosa da mangiare di speciale. Ukjo si mosse con fervore verso la cucina, e dopo una cortese richiesta affinché fosse Akane la prima, declinata da quest'ultima con pari cortesia e più sincerità (Akane temeva davvero di far conoscere ai suoi ospiti la sua inettitudine ai fornelli!), cominciò a preparare degli okonomiyaki.
Shampoo si dedicò con lei a preparare qualcosa (non poteva permettere a Ukjo di primeggiare rispetto a un aspetto in cui lei stessa eccelleva) e mentre loro erano occupate in questo Akane non poté fare a meno di notare, mentre le guardava un po' invidiosa, come lo sguardo di Ranma Saotome si fermasse molto spesso su di lei. Non poteva certo supporre di essere oggetto dell'ammirazione di un grand'uomo del genere; e che la guardasse perché gli era antipatica sarebbe stato ancora più strano. Alla fine, riuscì solo a immaginare che le rivolgesse la sua attenzione perché in lei c'era qualcosa di più fuori luogo e riprovevole, secondo le sue idee di correttezza, di qualsiasi altra persona presente. L'ipotesi non la turbò. Le piaceva troppo poco per tenere alla sua approvazione.

Dopo aver preparato e offerto a Ranma alcuni manicaretti, Ukjo si sedette estasiata accanto a lui, spintonata da Shampoo che pretendeva eguali attenzioni. Le due cominciarono a litigare per chi avesse preparato le cose più buone intimando a Ranma di esprimere la propria preferenza.
Quest’ultimo dopo aver mangiato a sazietà senza dare soddisfazione ad alcuna delle due amiche, si avvicinò ad Akane e le disse:
"Non provate un forte desiderio, Akane, di cogliere l'occasione per cucinare anche voi e mostrare la vostra bravura? O preferireste mostrarci come ve la cavate nelle arti marziali?"
Lei sorrise, ma non rispose. Lui ripeté la domanda, un po' sorpreso dal suo silenzio.
"Oh!" disse lei, "vi avevo sentito; ma non sono riuscita a decidere subito che cosa rispondere. Lo so che avreste voluto sentirmi dire «sì» per avere il piacere di vedermi competere e magari essere umiliata dalle vostre due amiche; ma per me è sempre un piacere stravolgere questo genere di piani, e privare le persone del loro disprezzo premeditato. Ho perciò risolto di dirvi che non voglio affatto cucinare né dare prova qui della mia competenza nelle arti marziali. Resterò buona buona a guardare gli altri. E ora disprezzatemi pure se ne avete il coraggio."
"Non oserei mai farlo, davvero."
Akane, che aveva intenzione di offenderlo, si meravigliò della sua galanteria; ma in lei c'era un misto di dolcezza e malizia che le rendeva difficile offendere chiunque; e Ranma non era mai stato così stregato da nessuna donna come da lei. Era convinto che, se non fosse stato per l'inferiorità e la stramberia della sua famiglia, si sarebbe trovato davvero in serio pericolo.
Shampoo vedeva, o sospettava, abbastanza da essere gelosa, e la forte impazienza per la guarigione di Kasumi fu alquanto rafforzata dal desiderio di sbarazzarsi di Akane.
Spesso tentò di provocare in Ranma un'antipatia per la sua ospite, parlandogli del presunto matrimonio e prospettandogli la felicità che sarebbe seguita a un'unione del genere.
"Spero", disse, mentre stavano passeggiando nel boschetto il giorno successivo, "che darai a tuo suocero qualche consiglio, quando questo desiderabile evento avrà luogo, circa i vantaggi di tenere a freno la lingua e i pianti sconsiderati e anche informazioni su come gestire una palestra senza mandarla in rovina; e spero che riuscirai a limitare la voglia di Nabiki di spillare soldi e promesse a chiunque si trovi nelle sue vicinanze. Se posso accennare a un argomento così delicato, dovresti cercare di controllare anche quel piccolo non so che, ai confini tra presunzione, violenza dei modi e impertinenza, che contraddistingue la tua signora."
"Hai qualche altra cosa da proporre per la mia felicità domestica?"
"Oh! si., non devi nemmeno tentare di far fare un ritratto della tua Akane poiché quale pittore potrebbe rendere giustizia a quei bellissimi occhi e al suo sorriso?"
"In effetti non sarebbe facile coglierne l'espressione, ma il colore e la forma, e le ciglia, così straordinariamente fini, si possono riprodurre."
In quel momento si imbatterono in Ukjo e nella stessa Akane, provenienti da un altro sentiero.
"Non sapevo che aveste intenzione di fare una passeggiata", disse Shampoo, un po' imbarazzata per paura di essere stata sentita.
"Ci avete trattate in modo orrendo", rispose Ukjo "scappando via senza dirci che stavate uscendo."
Poi, prendendo il braccio libero di Ranma Saotome, lasciò Akane a camminare da sola. Il vialetto aveva posto solo per tre.
Ranma Saotome si rese conto dello sgarbo e disse immediatamente:
"Questo sentiero non è abbastanza largo per tutti. Sarà meglio andare nel viale."
Ma Akane, che non aveva la minima intenzione di restare con loro, rispose ridendo, "No, no, restate dove siete. Formate un gruppo incantevole, e avete un aspetto di rara perfezione. Il pittoresco sarebbe rovinato da una quarta persona. Arrivederci."
Poi corse via allegramente, felice all'idea di poter tornare a casa in un giorno o due. Kasumi si era già ripresa talmente bene da avere intenzione, quella sera, di lasciare la sua stanza per un paio d'ore.
 
Angolo dell’autrice: Ciao amici, grazie a tutti per leggere e grazie a Fenris per commentare. Il tuo parere mi sprona a proseguire. A presto.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
 
Quando le signore si alzarono dopo il pranzo, Akane corse di sopra dalla sorella e, assicurandosi che fosse ben protetta dal freddo, l'accompagnò in salotto, dove fu accolta dalle sue due amiche con molte manifestazioni di gioia. Akane non le aveva mai trovate così gradevoli come in quell'ora che trascorse prima dell'apparizione dei signori. Le loro capacità di conversare erano notevoli. Erano in grado di descrivere con precisione indifferentemente feste e gare sportive, avevano un’ampia conoscenza di diversi stili di arti marziali e sapevano riportare un aneddoto con senso dell'umorismo.
Ma quando entrarono i signori, Kasumi smise di essere al centro dell'attenzione. Lo sguardo di Ukjo si rivolse all'istante a Ranma, e trovò da dirgli qualcosa prima che avesse fatto qualche passo. Lui si rivolse subito a Kasumi, per salutarla e chiederle come stava; anche Mousse fece un lieve inchino, dicendo di essere "molto lieto" di vederla ristabilita; ma l'espansività e il calore furono appannaggio solo del saluto del dottor Tofu. Era pieno di gioia e di attenzioni. La prima mezz’ora la passò ad attizzare il fuoco, per paura che lei risentisse del cambio di stanza, e la fece spostare dall'altra parte del caminetto, affinché stesse lontana dalla porta. Poi si sedette accanto a lei e rivolse a malapena la parola agli altri.
Akane osservò tutto con molto piacere.

Una volta preso il tè, Ranma prese un libro; Ukjo fece lo stesso, e Shampoo, intenta principalmente a giocare con i suoi braccialetti e i suoi anelli, si unì di tanto in tanto alla conversazione di Tofu con Kasumi, ignorando volontariamente Mousse che invece tentava di attirarne le attenzioni.
L'attenzione di Ukjo era molto più impegnata a controllare i progressi di Ranma Saotome con il suo libro che a leggere il proprio; non smetteva di fargli continue domande o di sbirciare le pagine che stava leggendo. Ma non riuscì ad attirarlo nella conversazione; lui si limitava a rispondere alle sue domande, e continuava a leggere. Alla fine, completamente esausta dai tentativi di svagarsi con il proprio libro, che aveva scelto solo perché era il secondo volume di quello di lui, fece un sonoro sbadiglio e disse, "A proposito, Ono, stai davvero pensando di dare una festa qui? Ti consiglierei, prima di decidere, di tenere conto dei desideri dei presenti; mi sbaglio di grosso o tra di noi c'è qualcuno per il quale una festa sarebbe più una punizione che un piacere?"
"Se intendi dire Ranma", esclamò il dottore, "può andarsene a letto, se preferisce, prima che cominci, ma quanto alla festa, è una cosa ormai decisa.”
"Le feste mi piacerebbero infinitamente di più", replicò lei, "se si svolgessero in maniera diversa; ma c'è qualcosa di insopportabilmente noioso nelle modalità usuali di queste riunioni. Sarebbe molto più sensato se all'ordine del giorno ci fosse qualche combattimento invece della danza o della cena."
"Molto più sensato, mia cara Ukjo, lo ammetto, ma non sarebbe molto vicino a una festa." le disse Ranma ironico.
Ukjo non rispose, e subito dopo si alzò e si mise a passeggiare per la stanza. Aveva una figura elegante, e camminava bene, ma Ranma, al quale era destinato il tutto, restava ancora inflessibilmente assorto. Ormai preda della disperazione, decise di fare un ulteriore tentativo e, rivolgendosi ad Akane, disse, "Cara Akane, lasciati convincere a seguire il mio esempio, e a fare un giro per la stanza. Ti assicuro che è molto riposante dopo essere rimaste sedute così a lungo nella stessa posizione."
Akane ne fu sorpresa, ma accettò immediatamente. Ranma Saotome alzò lo sguardo. Era rimasto colpito quanto Akane dalla novità di una gentilezza da quella fonte, e chiuse senza accorgersene il libro. Fu subito invitato a unirsi a loro, ma rifiutò, osservando che poteva immaginare solo due motivi per quella scelta di passeggiare avanti e indietro per la stanza, con entrambi i quali la sua partecipazione avrebbe interferito. "Che cosa intendi dire?" Ukjo stava morendo dalla voglia di sapere che cosa intendesse dire, e chiese ad Akane se fosse in grado di interpretarlo.
"Assolutamente no", fu la risposta; "ma contaci, intende essere severo con noi, e il mezzo più sicuro per deluderlo sarà di non chiedergli nulla in proposito."
Ukjo, però, era incapace di dare una qualsiasi delusione a Ranma, e quindi perseverò nel chiedere una spiegazione circa quei due motivi.
"Non ho nulla in contrario a spiegarli", disse lui, non appena lei gli consentì di parlare. "O avete scelto questo modo di passare la serata perché siete in confidenza e avete affari riservati da discutere, oppure perché siete consapevoli che le vostre figure appaiano nel modo migliore camminando; nel primo caso sarei sicuramente d'intralcio, e nel secondo posso ammirarvi molto meglio se resto seduto accanto al fuoco."
"Ma è inaudito!" esclamò Ukjo. "Non ho mai sentito nulla di così disgustoso. Come lo puniremo per un discorso del genere?"
"Nulla di più facile, se ne hai voglia", disse Akane. "Le persone sono sempre in grado di tormentarsi e punirsi l'un l'altro. Stuzzicalo, ridi di lui. Intimi come siete, dovresti sapere come fare."
"Sul mio onore, non lo so. Ti assicuro che l'intimità non mi ha ancora insegnato come fare. Stuzzicare un temperamento così timido e una tale presenza di spirito! No, no, non saprei come fare e quanto a riderne, non ci esponiamo al tentativo di ridere senza motivo. Ranma Saotome può essere soddisfatto di se stesso. Non saprei come prenderlo in giro"
"Non si può ridere di Ranma?" esclamò Akane. "È un vantaggio non comune, e spero che continuerà a essere non comune, perché per me sarebbe una grossa perdita avere molte conoscenze del genere. Mi piace così tanto una bella risata."
"Ukjo", disse lui, "mi ha concesso più credito di quanto ne sia dovuto. Il più saggio e il migliore degli uomini, o meglio, la più saggia e la migliore delle sue azioni, può essere resa ridicola da una persona il cui scopo principale nella vita è scherzare."
"Certo", replicò Akane, "ci sono persone del genere, ma spero di non essere una di loro. Spero di non mettere mai in ridicolo ciò che è saggio e buono. Stravaganze e sciocchezze, capricci e assurdità mi divertono, lo ammetto, e ne rido ogni volta che posso. Ma queste cose, suppongo, sono proprio quelle da cui voi siete immune."
"Forse questo non è possibile per nessuno. Ma nella vita ho sempre cercato di evitare quelle debolezze che spesso espongono al ridicolo anche una notevole intelligenza."
"Come la vanità e l'orgoglio?" domandò Akane
"Sì, la vanità è indubbiamente una debolezza. Ma l'orgoglio...dove c'è una reale superiorità d'intelletto, l'orgoglio sarà sempre controllato."
Akane si girò per nascondere un sorriso.
"Il tuo esame di Ranma è terminato, presumo", disse Ukjo; "e ti prego, qual è il risultato?"
"Mi sono perfettamente convinta che Ranma Saotome non abbia difetti. Lo ammette lui stesso senza alcun dubbio."
"No", disse Ranma, "non ho mai preteso una cosa del genere. Ho diversi difetti, ma non riguardano, spero, l'intelletto. Non posso certo garantire per il mio carattere. Credo che sia ben poco accomodante. Non riesco a dimenticare le follie e i vizi degli altri quanto dovrei, né le offese fattemi. Sono litigioso se provocato e a volte infantile ma i miei sentimenti non si spostano a ogni tentativo di smuoverli. Il mio carattere potrebbe forse essere definito permaloso. La mia stima una volta perduta è perduta per sempre."
"Questo sì che è un vero e proprio difetto!" esclamò Akane. "Un rancore implacabile è una macchia in un carattere. Ma come difetto è scelto bene. Non posso davvero riderne. Nei miei confronti siete in salvo."
"In ogni temperamento c'è, credo, una tendenza a un qualche particolare peccato, un'imperfezione naturale che nemmeno la migliore educazione può sconfiggere."
"E la vostra imperfezione è detestare tutti."
"E la vostra", replicò lui con un sorriso, "è l'ostinazione nel fraintendere ciò che dico."
"Ascoltiamo un po' di musica", esclamò Ukjo, stanca e gelosa di una conversazione nella quale non aveva parte.
 Ranma, dopo qualche istante di riflessione, non fu dispiaciuto di questo cambiamento. Cominciava ad avvertire il pericolo di concedere troppa attenzione ad Akane.

A seguito di un accordo tra le due sorelle, il mattino dopo Akane chiese a Nodoka di venirle a prendere nel corso della giornata. Ma Soun Tendo, che contava su una permanenza delle figlie fino al martedì successivo, ovvero il giorno in cui per Kasumi sarebbe terminata esattamente una settimana, non poteva rassegnarsi ad accoglierle con gioia prima di allora. La sua risposta, quindi, non fu favorevole, almeno non per i desideri di Akane, che era impaziente di tornare a casa e nessun mezzo fu mandato per riportarle a casa.
Tuttavia, Akane era fermamente decisa a non restare più a lungo, né si aspettava una richiesta in tal senso, e, al contrario, nel timore di essere considerate delle intruse per essersi trattenute troppo senza necessità, insistette con Kasumi affinché chiedesse immediatamente al dottor Tofu di poterle accompagnare, e alla fine fu stabilito che avrebbero fatto quella richiesta.
La notizia suscitò molte dichiarazioni di rincrescimento; quello che fu detto sul desiderio di farle restare almeno fino al giorno seguente ebbe effetto su Kasumi, e la partenza fu differita all'indomani. Ukjo allora si pentì di aver proposto quel rinvio, poiché la gelosia e l'antipatia verso una sorella superava di molto l'affetto nei confronti dell'altra.
Il padrone di casa apprese con genuino dispiacere che se ne sarebbero andate così presto, e cercò ripetutamente di convincere Kasumi che per lei non sarebbe stato consigliabile, che non si era ristabilita abbastanza; ma Kasumi sapeva essere inflessibile quando si sentiva nel giusto.
Per Ranma Saotome la notizia fu la benvenuta. Akane era rimasta anche troppo da loro. Era attratto da lei più di quanto desiderasse, e Ukjo e Shampoo erano scortesi con lei e più fastidiose del solito con lui.
Fermo nel suo proposito di non far intendere ad Akane la sua ammirazione, le rivolse a malapena dieci parole nel corso di tutto il sabato, e sebbene una volta si fossero ritrovati da soli per mezz’ora, si dedicò scrupolosamente al suo libro e non la degnò di un'occhiata.
La domenica ebbe luogo la separazione, così gradevole per quasi tutti. La cortesia di Ukjo verso Akane crebbe rapidamente verso la fine, così come il suo affetto per Kasumi; e quando si separarono, dopo aver assicurato a quest'ultima il piacere che avrebbe sempre provato nel vederla, e averla abbracciata con molta tenerezza, strinse perfino la mano all'altra.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7
 
"Spero, Nodoka", disse Soun Tendo il mattino dopo, mentre erano a colazione, "che tu abbia preparato un buon pranzo per oggi, perché ho ragione di aspettarmi un'aggiunta al nostro gruppo familiare."
"Che intendi dire? Che io sappia non deve venire nessuno, ne sono certa”
"La persona di cui sto parlando è un gentiluomo e un forestiero."
"Un gentiluomo e un forestiero? è forse il dottor Tofu?”
"Non si tratta del dottor Tofu", disse Soun; "è una persona che non ho mai visto in vita mia."
Queste parole suscitarono lo stupore generale. Dopo essersi divertito per un po' con la loro curiosità, si spiegò. "Circa un mese fa ho ricevuto questa lettera, e all'incirca una quindicina di giorni fa ho risposto, poiché l'ho ritenuta una questione piuttosto delicata, per la quale non c'era tempo da perdere. È di mio cugino, Tatewaki Kuno, che, quando sarò morto, potrà cacciarvi di casa non appena lo vorrà."
"Oh", disse Nodoka "Non sopporto di sentirlo nominare. Ti prego di non parlare di quell'uomo odioso. Credo che sia la cosa più penosa al mondo, che una proprietà sia vincolata ad altri anziché alle proprie figlie, e di sicuro se fossi stata al tuo posto avrei provato da tempo a fare qualcosa al riguardo."
Kasumi ed Akane tentarono di spiegarle la natura di quel vincolo. Avevano già tentato spesso di farlo, ma era un argomento per il quale Nodoka non voleva sentire ragioni, e così continuò a scagliarsi con forza contro la crudeltà di sottrarre una proprietà a una famiglia con tre figlie a favore di un uomo del quale non importava niente a nessuno. L’accordo era stato preso anni addietro e quando fu stipulato, Soun Tendo non poteva immaginare che non avrebbe avuto un erede maschio.
"È sicuramente una faccenda estremamente ingiusta", disse Soun Tendo, "e nulla può assolvere Tatewaki dalla colpa di essere l'erede del dojo solo per un banale prestito fattomi dal padre quando ero ancora molto giovane. Ma, se starai a sentire quello che dice nella lettera” si rivolse a Nodoka “forse la sua maniera di esprimersi ti ammorbidirà un pochino."
"No, sicuramente no. E credo che sia una vera e propria sfacciataggine da parte sua anche il solo scriverti, e una vera e propria ipocrisia. Detesto simili falsi amici. Perché mai non continua a litigare con te come faceva il padre prima di lui?"
"Stai a sentire e capirai” disse Tendo e poi lesse la lettera:

Egregio Signore,
Le divergenze esistenti tra voi e il mio defunto e onorato padre mi hanno sempre molto turbato e, da quando ho avuto la sventura di perderlo, ho spesso desiderato di ricomporre il dissidio; per diverso tempo, tuttavia, sono stato trattenuto dai miei dubbi, dal timore che da parte mia potesse sembrare irrispettoso per la sua memoria essere in rapporti amichevoli con una persona con la quale lui aveva preferito essere in disaccordo. Il mio animo, tuttavia, ha ormai deciso al riguardo, poiché sono stato così fortunato da essere onorato dal favore della mia Illustrissima sorella Kodachi Kuno, vedova del ricchissimo Picolet Chardin II, la cui munificenza e generosità hanno preferito me per la preziosa carica di direttore di una delle loro palestre più redditizie. E farò ogni sforzo in mio potere per dimostrare con umiltà il mio grato rispetto verso di lei per questa scelta. Come sportivo, inoltre, considero mio dovere prendermi delle responsabilità e credo che la circostanza di essere il prossimo erede della vostra proprietà possa essere da parte vostra superata accettando il ramoscello d'olivo che vi offro. Qualora non aveste nulla in contrario a ricevermi a casa vostra, mi propongo di concedermi la gioia di far visita a voi e alla vostra famiglia per lunedì 18 novembre alle quattro, e ho intenzione di abusare della vostra ospitalità fino al sabato della settimana successiva per presentarvi la mia allettante proposta per fare ammenda con le vostre figlie per le privazioni a cui le potrei esporre dopo la vostra morte con il vincolo che è stato contrattato con mio padre. Vorrei scegliere una di loro come mia sposa.
Resto, egregio signore, con i rispettosi ossequi alle vostre figlie, il vostro devoto amico,
Tatewaki Aristocrat Kuno

"Alle quattro dobbiamo quindi aspettarci questo gentiluomo apportatore di pace", disse Soun Tendo, ripiegando la lettera. "Parola mia, sembra un giovanotto molto coscienzioso e beneducato, e non ho dubbi che si rivelerà una conoscenza preziosa."
"C'è buonsenso in quello che dice e spero che, a dispetto del modo pomposo di scrivere, sia un ragazzo alla mano e possa piacere ad una delle ragazze”. aggiunse Nodoka
"Dev'essere un tipo strano, credo", disse Akane. "Non riesco a capirlo. Usa un tono solenne e crede di risolvere i nostri problemi familiari chiedendo una di noi in sposa. Non poteva piuttosto rinunciare al suo vincolo sul dojo se voleva aiutarci davvero?”.
Tatewaki Kuno arrivò puntuale all'ora fissata e fu ricevuto con grande cortesia dall'intera famiglia. Soun Tendo, a dire il vero, parlò ben poco, ma le signore erano abbastanza propense a chiacchierare, e Kuno non sembrava né bisognoso di incoraggiamento, né incline a starsene in silenzio. Era un giovanotto di venticinque anni, alto e di corporatura muscolosa. Aveva un'aria grave e solenne, con maniere molto formali. Non appena seduto si complimentò con Soun Tendo per avere delle figlie così graziose, disse che aveva molto sentito parlare della loro bellezza ma che, in questo caso, la fama era inferiore alla realtà, e aggiunse di non avere dubbi sul fatto di vedere tutte loro, nei tempi dovuti, felicemente sposate.
"Siete davvero molto gentile, signore, e mi auguro con tutto il cuore che possa essere così, perché altrimenti si troverebbero quasi nell'indigenza. Le cose sono messe in modo così strano!" disse Nodoka.
"Forse alludete al vincolo di questa proprietà?" chiese lui
"Ah! signore, è proprio così. È una faccenda dolorosa per le mie povere ragazze, dovete ammetterlo. Non che intenda dare la colpa a voi, ma può certo capire la nostra posizione.”
"Sono perfettamente consapevole, signora, delle difficoltà delle mie belle cugine, e sono qui proprio per risolvere il problema!"
Durante il pranzo Kuno fece notare che avendo ora una bella casa, una palestra e una rendita più che sufficiente, aveva intenzione di sposarsi, e cercando una riconciliazione con la famiglia Tendo aveva in mente di scegliere una tra le figlie, se le avesse trovate belle e simpatiche come generalmente si diceva. Era questo il suo piano per fare ammenda, per ripagarle di essere lui l'erede delle proprietà di loro padre; e lo riteneva un piano eccellente, assolutamente idoneo e conveniente e, da parte sua, estremamente generoso e disinteressato. Disse pure che l'adorabile viso di Kasumi aveva confermato i suoi propositi; così disse che era lei la prescelta.
Il mattino dopo, tuttavia, Soun Tendo prima di colazione, confessò la propria speranza che Kasumi molto presto si sarebbe fidanzata. Tatewaki doveva solo scambiare Kasumi con Akane.
Akane nel suo cuore subentrò senza scosse.

******

Dopo pranzo le tre sorelle e Kuno andarono a fare una passeggiata che si prolungò tra le pompose nullità di lui, e in cortesi cenni di assenso delle ragazze, fino a che non incontrarono sul loro cammino un giovanotto, che non avevano mai visto prima, di aspetto molto distinto, che fu loro presentato da una conoscenza comune. Ryoga Hibiki aveva tutto quello che si può chiedere alla bellezza, un bel volto, una bella figura e modi molto piacevoli. Dopo essere stato presentato rivelò subito la sua disinvoltura di conversatore.
Tutta la compagnia era ancora intenta a chiacchierare molto gradevolmente quando sentirono un rumore di cavalli, e videro avvicinarsi lungo la strada Ranma e il dottor Tofu in sella. Riconoscendo nel gruppo le signore, i due gentiluomini si diressero subito verso di loro e iniziarono i consueti convenevoli. Il dottor Tofu era quello che parlava di più, e Kasumi la principale destinataria delle sue parole. Ranma Saotome fu raggelato dalla vista del forestiero, ed Akane, avendo visto per caso l'espressione di entrambi mentre si fissavano l'un l'altro, rimase davvero stupefatta dagli effetti di quell'incontro. Tutti e due cambiarono colore, uno diventò bianco, l'altro rosso. Ryoga, dopo qualche istante, si toccò il cappello, un saluto che Ranma Saotome si degnò a malapena di ricambiare. Che cosa poteva significare? Era impossibile immaginarlo; era impossibile non avere il forte desiderio di saperlo.
Un minuto dopo il dottor Tofu, senza dare l'impressione di aver visto ciò che era accaduto, prese congedo e continuò a cavalcare insieme all'amico.
Ryoga passeggiò con le signorine ancora per un po' e poi si congedarono.
Tornando a casa, Akane informò Kasumi su quello che aveva visto succedere tra i due uomini, ma benché Kasumi fosse disposta a difendere ciascuno dei due non fu in grado di spiegare un simile comportamento più della sorella.

Anche il giorno dopo incontrarono Ryoga e in quell’occasione lui fu libero di chiacchierare con Akane e lei era dispostissima ad ascoltarlo, anche se avrebbe desiderato soprattutto ascoltare ciò che non sperava potesse essere detto: la storia della sua conoscenza con Ranma Saotome. Non osava nemmeno menzionare quell’uomo. La sua curiosità tuttavia venne appagata in modo inaspettato. Fu lo stesso Ryoga a introdurre l'argomento. Si informò con fare esitante da quanto tempo Ranma Saotome fosse lì.
"Da circa un mese", disse Akane; e poi, restia a lasciar cadere l'argomento, aggiunse, "è proprietario di molte palestre in Giappone e, dicono, sia anche un forte artista marziale.”
"Sì", rispose Ryoga; "i suoi possedimenti sono tanti. Non avresti potuto incontrare una persona più adatta di me a darti informazioni certe in proposito, poiché ho avuto rapporti molto stretti con la sua famiglia fin dall'infanzia."
Akane non poté fare a meno di mostrarsi sorpresa.
"Puoi ben essere sorpresa, Akane, da un'affermazione del genere, dopo aver visto la freddezza del nostro incontro di ieri. Conosci bene Ranma?"
"Quel tanto che mi basta", esclamò Akane con molto calore, "ho passato quattro giorni nella stessa casa insieme a lui, e lo ritengo molto antipatico."
"Non ho nessun diritto di esprimere la mia opinione", disse Ryoga, "sul suo essere simpatico o meno. Non sono la persona adatta per farlo. Lo conosco da troppo tempo e troppo bene per essere un buon giudice. Sarebbe impossibile per me essere imparziale. Ma credo che la tua opinione su di lui stupirebbe quasi tutti, e forse non la esprimeresti in modo così deciso da nessun'altra parte."
"Parola mia, non sto dicendo qui quello che non direi in qualunque altro posto nei dintorni. Sono tutti disgustati dal suo orgoglio e dalla sua presunzione. Non troverai nessuno che ne parli in modo favorevole."
"Non posso certo fingere di essere dispiaciuto", disse Ryoga, dopo una breve pausa, "del fatto che lui sia giudicato come merita; ma con lui credo che non accada spesso. Il mondo è accecato dalla sua ricchezza e dalla sua importanza, o intimorito dai suoi modi alteri e perentori, e lo vede solo come lui vuole essere visto."
"Io lo giudicherei, per quel poco che lo conosco, un uomo con un pessimo carattere."
Ryoga si limitò a sorridere appena. "Mi domando", disse lui, non appena ebbe di nuovo l'opportunità di parlare, "se è probabile che si fermi ancora a lungo in questa zona."
"Non ne ho la minima idea, ma non ho sentito dire nulla sulla sua partenza. Spero che i tuoi progetti non saranno influenzati dalla sua presenza da queste parti."
"Oh! no, non spetta a me andare via a causa di Ranma Saotome. Se vuole evitare di vedermi, dev'essere lui ad andarsene. Non siamo in rapporti amichevoli, e mi è sempre penoso incontrarlo, ma non ho nessun motivo per evitarlo se non ciò che potrei affermare di fronte al mondo intero; la consapevolezza di aver subito un trattamento crudele: il padre era uno degli amici più sinceri che io abbia mai avuto; e non potrò mai ritrovarmi in compagnia di Ranma Saotome senza sentire nel profondo dell'anima il tormento di mille teneri ricordi. Il suo comportamento verso di me è stato scandaloso, ma credo sinceramente che potrei perdonargli tutto, davvero tutto, salvo aver tradito le speranze e infangato la memoria del padre."
L'interesse di Akane cresceva, e ascoltava con molta partecipazione, ma la delicatezza dell'argomento le impedì ulteriori domande.
Ryoga cominciò a parlare di cose più generiche, il vicinato, l'ambiente sociale, mostrandosi entusiasta di tutto ciò che aveva già visto. "È stata principalmente la prospettiva di conoscenze stabili, di buone conoscenze", aggiunse, "che mi ha indotto a venire qui. Tuttavia, le mie prospettive erano altre e se Ranma Saotome non si fosse messo sul mio cammino procurandomi una serie di sventurate incidenze, adesso sarei felicemente a casa mia tra l’amore dei miei cari. Invece ho dovuto abbandonare la mia città e inseguirlo per fargli saldare promesse che il suo defunto padre mi aveva fatto ma che lui non ha mai voluto rispettare.”
"Santo cielo!" esclamò Akane; "quale può essere stato il motivo? che cosa può averlo indotto a comportarsi in modo così indecoroso e non mantenere promesse fatte dal padre?"
"Il padre era fondatore di una palestra di arti indiscriminate e nel tempo aveva messo su una certa fortuna acquistando e gestendo numerose palestre. In punto di morte espresse il desiderio che ereditassi anch’io parte dei suoi beni insieme a Ranma e che studiassi per poter poi gestire una delle palestre principali. Sono un ottimo combattente anche se per colpa di Ranma non ho potuto mai acquisire il titolo di maestro e credo che ciò che abbia spinto Ranma a togliermi ciò che era mio di diritto sia stata una profonda, risoluta antipatia verso di me, un'antipatia che non posso che attribuire in qualche misura alla gelosia. Se il defunto padre mi avesse amato di meno, il figlio mi avrebbe sopportato di più; ma l'insolito affetto del padre verso di me credo lo abbia irritato sin dall'infanzia. Non aveva un carattere pronto a sopportare quel tipo di competizione in cui ci trovavamo, quel tipo di preferenza che spesso mi era accordata. "
"Non ritenevo Ranma Saotome così malvagio; anche se non mi è mai piaciuto, non pensavo così male di lui. Avevo immaginato che disprezzasse i suoi simili in generale, ma non sospettavo che si abbassasse a una vendetta così meschina, a un'ingiustizia, a una mancanza di umanità come questa!"
Dopo qualche minuto di riflessione, comunque, Akane proseguì:
"Ricordo, però, come un giorno si sia vantato dell'implacabilità del suo risentimento, di avere un carattere che non perdona. Deve avere un'indole terribile."
"Non sono affidabile su questo argomento", replicò Ryoga, "non posso essere imparziale nei suoi confronti."
Akane si immerse di nuovo nei propri pensieri, e dopo un po' esclamò, "Trattare in questa maniera il figlioccio, l'amico, il preferito del padre! E qualcuno, poi, che è stato probabilmente suo compagno fin dall'infanzia, legato, come credo abbiate detto, in modo così intimo!"
"Siamo nati nella stessa casa, frequentato la stessa scuola, abbiamo passato insieme gran parte della nostra gioventù; condividendo gli stessi giochi, entrambi oggetto delle stesse cure paterne, soggetti agli stessi allenamenti. Cresciuti entrambi per ampliare e rafforzare il patrimonio di Genma.”
“Sono davvero sconvolta, non mi aspettavo una tale meschinità”
“C'è di che meravigliarsi", ripose Ryoga, "poiché quasi tutte le sue azioni sono riconducibili all'orgoglio; e l'orgoglio è stato spesso il suo miglior amico.  Lo ha spesso condotto a essere munifico e generoso, a elargire il suo denaro con liberalità, a mostrarsi ospitale, a soccorrere i poveri. L'orgoglio familiare e l'orgoglio fraterno, che lo rendono un tutore molto gentile e attento della sorella, permettono di sentirlo elogiare come il più premuroso e il migliore dei fratelli. Ma questo stesso orgoglio ha causato le mie sventure"
"Che genere di ragazza è Ranko?"
Lui scosse la testa. "Vorrei poterla definire amabile. Ma lei è troppo simile al fratello, molto, molto orgogliosa. Da bambina, era affettuosa e simpatica, ed estremamente attaccata a me; e io dedicavo ore e ore a farla divertire. Ma ormai non è più niente per me. È una ragazza attraente, di quindici o sedici anni, e so che è molto istruita. Dalla morte del padre una signora vive con lei e sovrintende alla sua educazione."
"Sono stupita dell’amicizia di Ranma con il dottor Tofu! Come può quest’ultimo che sembra la personificazione della bontà, ed è, lo credo davvero, essere amico di un uomo simile? Come possono andare d'accordo? Conoscete il dottor Tofu?"
"Per niente."
"È un uomo con un carattere dolce, amabile, incantevole. Non può non sapere chi è davvero Ranma Saotome."
"Probabilmente no; ma Ranma Saotome se vuole può essere piacevole. Non gli mancano le qualità. Può essere un compagno socievole, se pensa che ne valga la pena. Tra coloro che gli sono pari in importanza è un uomo molto diverso da quello che è con i meno fortunati. L'orgoglio non l'abbandona mai, ma con i suoi pari si dimostra aperto, giusto, sincero, ragionevole, onesto e forse anche simpatico."

Angolo dell’autrice: spero la lettura continui a incuriosirvi. Abbiamo introdotto due "nuovi" personaggi. Vediamo come evolveranno le reciproche relazioni. Grazie a chi legge, chi segue e chi commenta e Buone vacanze a tutti!!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


 
Capitolo 8
 
Il giorno dopo Akane raccontò a Kasumi quello che si erano detti lei e Ryoga.
Kasumi ascoltò stupita e turbata; non riusciva a credere che Ranma Saotome potesse essere così indegno della stima del dottor Tofu; eppure, non era nella sua natura mettere in questione la sincerità di un giovanotto dall'aspetto tanto amabile come Ryoga. La possibilità che fosse stato davvero vittima di una tale crudeltà bastava a colpire tutti i suoi sentimenti più teneri e, quindi, non c'era nulla da fare se non pensar bene di tutti e due, difendere la condotta di entrambi, e attribuire a un caso o a un malinteso tutto ciò che non poteva essere spiegato altrimenti.
"Credo proprio che tutti e due", disse, "siano stati ingannati in qualche modo che non ci è possibile immaginare. Forse delle persone interessate li hanno messi in cattiva luce l'uno con l'altro. In breve, è impossibile per noi ipotizzare le cause o le circostanze che possano averli allontanati, senza una colpa reale da parte di nessuno dei due."
"Verissimo; e ora, mia cara Kasumi, che cosa hai da dire nei riguardi delle persone interessate che sono state probabilmente coinvolte nella faccenda? Devi assolvere anche loro, altrimenti saremmo costrette a pensar male di qualcuno!!" le disse ironica Akane
"Ridi di me quanto vuoi, ma non riuscirai a farmi cambiare opinione. Mia carissima Akane, devi considerare in che pessima luce viene messo Ranma Saotome, nel trattare in questo modo il prediletto del padre, una persona alla quale il padre aveva promesso di provvedere. È impossibile. Nessuno che abbia una normale umanità, nessuno che abbia a cuore la propria reputazione, sarebbe capace di farlo. Possono i suoi amici più cari ingannarsi così nei suoi confronti? Non credo proprio."
"Mi riesce molto più facile credere che il dottor Tofu sia stato ingannato, piuttosto che Ryoga si sia inventato una storia come quella che mi ha raccontato ieri sera; nomi, fatti, tutto senza cerimonie. Se non è così, che sia Ranma a contraddirlo. E poi, la verità gli si leggeva negli occhi."
"È davvero difficile. Non si sa che cosa pensare."
Furono distolte dalla loro conversazione dal vociare appartenente al dottor Tofu e alle sue amiche che erano venuti a consegnare di persona l'invito per la tanto attesa festa a casa loro.
La prospettiva della festa fu estremamente gradita a tutti i membri della famiglia. Soun Tendo decise di considerarlo un omaggio alla figlia maggiore, avvalorando la sua teoria con la lusinga ricevuta di aver avuto l'invito dal dottor Tofu in persona, anziché da un biglietto. Kasumi si immaginava una bellissima serata in compagnia delle due amiche e al centro delle attenzioni del dottor Tofu, ed Akane si riprometteva con piacere di passare molto tempo con Ryoga e di vedere tutto confermato dallo sguardo e dal modo di fare di Ranma. Anche Nabiki sembrava contenta; avrebbe apprezzato meglio la famiglia e gli averi con cui sperava di imparentarsi al più presto.
In questa occasione l'umore di Akane era così eccitato che, sebbene non rivolgesse spesso la parola a Kuno, ancora loro ospite, non poté fare a meno di chiedergli se avesse intenzione di accettare l'invito del dottor Tofu.
"Sarò contento di partecipare e sarò onorato di passare del tempo con tutte le mie belle cugine. Anzi colgo l'occasione per chiedere a te, Akane, di poter ballare con me appena se ne presenterà l’occasione.”
 Akane si sentì presa in trappola senza scampo. Tuttavia, ormai non c'era rimedio. Avrebbe trovato comunque il tempo di stare con Ryoga eludendo il pomposo Tatewaki. Nei giorni precedenti la festa, la paura che lei potesse essere scelta da Kuno come sua sposa si trasformò in certezza, osservando le sempre crescenti cortesie che lui le tributava, e sentendo i suoi frequenti tentativi di complimentarsi con lei per la sua intelligenza e la sua vivacità; e sebbene fosse più sbalordita che gratificata da quell'effetto del proprio fascino, non ci volle molto prima che il padre le facesse capire come la possibilità di quel matrimonio gli fosse estremamente gradita. Akane tuttavia preferì non cogliere l'allusione, essendo ben consapevole che la sua opinione in merito avrebbe provocato dissidi in famiglia.  Kuno Tatewaki avrebbe potuto non fare mai alcun passo per cui era inutile mettersi a litigare per lui.
 
La serata della festa arrivò tra attese e ansie.
Fino a quando Akane non fu entrata nel salotto di casa Tofu, e non ebbe cercato invano Ryoga tra gli invitati non aveva mai avuto dubbi sulla sua presenza. La certezza di incontrarlo non era stata scossa da nessuna di quelle riflessioni che avrebbero potuto a ragione metterla in allarme. Si era abbigliata con più cura del solito, e si era preparata con l'umore alle stelle. Ma un istante dopo si affacciò il terribile sospetto che Ryoga non fosse stato volutamente invitato per far piacere a Ranma Saotome; e sebbene le cose non stessero così, la conferma definitiva della sua assenza venne da un amico comune che disse loro che Ryoga si era messo in cammino quella mattina stessa per andare a fare una commissione nei dintorni ma ‘stranamente’ da allora non era ancora rientrato.
Akane esasperata decretò: "Non credo che i suoi affari l'avrebbero richiamato proprio ora, se non avesse desiderato evitare un certo gentiluomo qui presente."
Il sorriso sghembo dell’interlocutore fu interpretato da Akane come una conferma alla sua affermazione e ciò aumentò l’antipatia di lei verso Ranma. Decise dunque di evitare qualsiasi conversazione con lui.
Ma Akane non era fatta per essere di cattivo umore, e sebbene tutte le prospettive circa la serata fossero sfumate, la cosa non poteva a lungo albergare nel suo animo e, dopo aver raccontato le sue pene a Sayuri, che non vedeva da una settimana, fu presto in grado di passare, di sua spontanea volontà, alle stranezze di Tatewaki Kuno, facendole notare in modo particolare all'amica. Ballare con Kuno fu mortificante. Quest’ultimo, goffo e solenne, si scusava, invece di stare attento, e spesso faceva passi falsi senza rendersene conto, provocando in lei tutta la vergogna e la sofferenza che possono provocare ballare con un cavaliere sgradevole. Il momento in cui si liberò di lui fu un momento di estasi.
Ballò poi con Daisuke, un amico di Ryoga con il quale ebbe il sollievo di parlare di lui, e di sentire come fosse simpatico a tutti.
Una volta terminato questo ballo tornò da Sayuri, e stava conversando con lei, quando si sentì all'improvviso rivolgere la parola da Ranma Saotome, che la prese così di sorpresa chiedendole di ballare che, senza sapere ciò che stava facendo, accettò. Lui si allontanò immediatamente, lasciandola ad affliggersi per la propria mancanza di presenza di spirito; Sayuri cercò di consolarla.
"Credo proprio che lo troverai molto gradevole."
"Il cielo non voglia! Sarebbe la sciagura peggiore di tutte! Trovare gradevole un uomo che si è decisi a detestare! Non augurarmi una disgrazia del genere."
Quando Ranma si avvicinò per rcondurla in pista, Akane si sorprese della dignità a cui era assurta nello stare di fronte a lui. Tutti la guardavano con ammirazione e stupore. Per un po' lei e Ranma non si scambiarono una parola; poi immaginando che la punizione più grande per il suo cavaliere sarebbe stata costringerlo a parlare, fece qualche osservazione insignificante sulla festa. Lui replicò, e rimase di nuovo in silenzio. Dopo una pausa di qualche minuto si rivolse a lui per la seconda volta dicendo:
"Ora è il vostro turno di dire qualcosa, Ranma Saotome. Io ho parlato della festa, e voi dovete continuare con qualche osservazione sulle dimensioni della sala, o sul numero di coppie."
Lui sorrise, e le assicurò che qualsiasi cosa avesse desiderato fargli dire sarebbe stata detta.
"Benissimo. Questa risposta può andare, per il momento. Forse tra un po' io potrei osservare che il tempo fuori è magnifico e il cielo pieno di stelle. Ma per ora possiamo restare in silenzio."
"Parlate seguendo delle regole, mentre ballate?"
"A volte. Un po' si deve parlare, sapete. Mi sembrerebbe strano restare insieme per tanto tempo completamente in silenzio, eppure, nell'interesse di qualcuno, dovrei fare in modo che la conversazione sia organizzata in modo da far sì che si dica il minimo indispensabile."
"Nel caso presente state tenendo conto dei vostri desideri, o immaginate di fare piacere ai miei?"
"Tutte e due le cose", rispose Akane maliziosamente; "poiché ho sempre notato una notevole affinità nelle nostre menti. Abbiamo entrambi un temperamento poco socievole e permaloso e siamo poco propensi a parlare di noi e dei nostri sentimenti, a meno che non ci si proponga di dire qualcosa che farà colpo su tutti, e che sarà trasmesso alla posterità con tutto il lustro di una massima."
"Sono certo che in questo ultimo caso non ci sia molta affinità tra il mio e il vostro carattere", disse lui. "ma voi lo considerate senza dubbio un ritratto fedele."
"Dico ciò che penso."
Lui non rispose, e rimasero di nuovo in silenzio fino a che lui chiese se lei e le sorelle andassero molto spesso a passeggiare dove si erano incontrati l’ultima volta. Lei rispose affermativamente e, incapace di resistere alla tentazione, aggiunse, "Quando l'altro giorno ci siamo incontrati, stavamo giusto facendo una nuova conoscenza."
L'effetto fu immediato. Un'ombra di alterigia ancora più profonda si impossessò dei lineamenti di Ranma, ma non disse una parola, ed Akane, sebbene rimproverandosi la propria debolezza, non riuscì a proseguire. Alla fine, Ranma parlò, e, con un tono forzato, disse:
"Ryoga ha in dote dei modi così piacevoli da garantirgli di fare amicizie, se sia ugualmente capace di mantenerle, è meno certo."
"È stato così sfortunato da perdere la vostra amicizia", replicò Akane con enfasi, "e in un modo che probabilmente lo farà soffrire per tutta la vita."
In quel momento tra di loro passò Shampoo che fece notare a Ranma che Tofu e Kasumi non avevano mai smesso di ballare insieme. Lui li guardò e divenne ancor più pensieroso.
"L'interruzione di Shampoo mi ha fatto dimenticare di che cosa stessimo parlando."
"Non mi pare che stessimo affatto parlando. Shampoo non avrebbe potuto interrompere due persone in sala che avessero meno da dirsi. Abbiamo già provato con due o tre argomenti senza successo, e di che cosa parleremo in seguito non riesco a immaginarlo."
"Che cosa ne pensate dei viaggi?" disse lui, sorridendo.
"Viaggi? Oh no! Sono certa che non ci piacerebbero le stesse cose e non viaggeremmo con gli stessi sentimenti. Immagino che voi vogliate viaggiare per allenarvi o provare nuovi cibi. A me piace viaggiare per conoscere nuove persone e differenti usi e costumi."
"Mi dispiace che la pensiate così; ma se questo è il caso, almeno non avremo penuria di argomenti. Possiamo confrontare le nostre diverse opinioni."
Ma i pensieri di Akane vagavano lontani da quell'argomento, come si capì subito dalla sua improvvisa esclamazione, "Ricordo di avervi sentito dire una volta, Ranma Saotome, che non perdonate quasi mai, che il vostro risentimento una volta nato è implacabile. Siete molto accorto, immagino, nel farlo nascere."
"Lo sono", disse lui, con voce ferma.
"E non vi lasciate mai accecare dal pregiudizio?"
"Spero di no."
"È di particolare importanza, per quelli che non cambiano mai opinione, essere certi di giudicare in modo appropriato fin dall'inizio."
"Posso chiedere a che cosa mirano queste domande?"
"Solo a chiarire il vostro carattere", disse lei, con uno sforzo per liberarsi della sua aria grave. "Sto cercando di farlo emergere."
"E ci state riuscendo?"
Lei scosse la testa. "Non ho fatto nemmeno un passo avanti. Sento parlare di voi in modi così diversi da sentirmi estremamente perplessa."
"Sono pronto a credere", rispose lui gravemente, "che si possano dire cose molte diverse su di me; e vorrei sperare, che non vi mettiate a delineare il mio carattere in questo momento, perché ho ragione di credere che il risultato non farebbe onore né a voi né a me."
"Ma se il vostro ritratto non lo faccio adesso, potrei non avere più un'altra opportunità."
"Non vorrei in nessun caso interrompere un vostro passatempo", replicò lui freddamente. Lei non disse altro, e una volta terminata la musica si separarono in silenzio ed entrambi insoddisfatti, anche se non allo stesso modo, poiché nel cuore di Ranma c'era un sentimento piuttosto forte nei confronti di lei, che lo indusse presto a perdonarla e a dirigere tutta la sua collera verso un altro.
Non si erano separati da molto quando Shampoo si diresse verso di lei, e con un'espressione di cortese disprezzo la apostrofò in questo modo:
"E così, Akane ho sentito che sei entusiasta di Ryoga Hibiki! Me ne ha parlato tua sorella, facendomi un'infinità di domande, ma ti prego di non credere a priori a tutte le sue affermazioni, poiché il fatto che Ranma l'abbia trattato male è completamente falso; al contrario, è sempre stato straordinariamente gentile con lui, sebbene Ryoga si sia comportato in maniera infame con Ranma. Non conosco i particolari, ma so benissimo che Ranma Saotome non è minimamente da biasimare, che non sopporta di sentir nominare Ryoga, e che sebbene Tofu abbia ritenuto di non poter evitare di includerlo nel suo invito è stato estremamente lieto di scoprire che ci aveva pensato lui stesso a tenersi lontano. Il solo fatto che sia venuto da queste parti dimostra la massima insolenza, e mi chiedo come abbia osato farlo. Mi rincresce, Akane, parlare così del tuo favorito ma dovresti credermi considerate le origini inferiori di lui.”
"Le sue colpe e le sue origini, a quanto dici, sembrano essere la stessa cosa", disse Akane con rabbia, "poiché ti sento accusarlo solo di essere il figlio di un dipendente del padre di Ranma, e di questo, te l'assicuro, mi aveva informato lui stesso."
"Ti chiedo scusa," replicò Shampoo, allontanandosi con un sorriso beffardo. "Perdona la mia intromissione. Voleva essere una gentilezza. E a dirla tutta non potrei che essere contenta di una tale unione.”
Dopo poco fu raggiunta da Kasumi che aveva sul volto un sorriso così dolcemente soddisfatto, ed era illuminata da un'espressione così felice, che faceva capire a sufficienza come fosse contentissima degli avvenimenti della serata. Akane colse al volo i suoi sentimenti, e in quel momento la delusione per l’assenza di Ryoga e il risentimento verso i suoi nemici venne messa da parte di fronte alla speranza che Kasumi raggiungesse la felicità nel migliore dei modi.
"Vorrei sapere", disse, con un volto non meno sorridente della sorella, "che cosa hai appreso sulla storia di Ryoga. Ma forse sei stata troppo piacevolmente occupata per pensare a qualche altra persona; in questo caso puoi essere certa del mio perdono."
"No", rispose Kasumi, "non l'ho dimenticato, ma non ho nulla di soddisfacente da raccontarti. Il dottor Tofu non conosce tutta la storia, e ignora completamente gli avvenimenti che hanno particolarmente offeso Ranma; ma si rende garante della condotta irreprensibile, della rettitudine e del senso dell'onore del suo amico, ed è assolutamente convinto che Ryoga meritasse molte meno attenzioni di quelle ricevute da Ranma, e mi dispiace dover dire che, da quanto dicono lui e le sue amiche Ryoga non è affatto un giovanotto rispettabile. Temo che sia stato molto imprudente, e che abbia meritato di perdere la stima di Ranma Saotome."
“Ma Tofu non lo conosce e riporta solo quanto dettogli da Ranma” osservò Akane.
La loro discussione fu interrotta dall’arrivo di Tatewaki Kuno che disse con grande esultanza che aveva appena avuto la fortuna di fare un'importante scoperta.
"Ho scoperto", disse, "per uno strano caso, che in sala c'è l’uomo amato da mia sorella Kodachi nonché suo socio in affari per la gestione di alcune palestre. È incredibile come succedano queste cose! Chi avrebbe mai immaginato il mio incontro con lui in questa sede! Sono molto grato alla sorte di aver fatto questa scoperta in tempo per porgergli i miei omaggi, cosa che sto per fare, e confido che mi scuserà per non averlo fatto prima. La mia totale ignoranza circa la sua presenza avrà certo un peso nel giustificarmi."
"Non starai andando a presentarti da solo a Ranma Saotome? bisogna sempre aspettare che una conoscenza comune vi introduca l’un l’altro."
"Ma no! Lo pregherò di scusarmi per non essermi presentato prima. Quando sposerà mia sorella saremo parenti. Non vedo perché non dovrei farlo."
Akane cercò energicamente di dissuaderlo da un progetto del genere, assicurandogli che Ranma Saotome avrebbe considerato quel rivolgersi a lui senza presentazione una impertinente libertà; che non era affatto necessario che si conoscessero e che, se fosse accaduto, sarebbe spettato a sua sorella presentarglielo. Ma lui, con l'aria ostinata di chi vuol fare di testa propria, replicò in questo modo:
"Mia cara Akane, ho la più alta opinione al mondo del tuo eccellente giudizio su tutte le materie all'interno della sfera che ti compete, ma permettimi di dire come vi sia ovviamente una grande differenza tra le formalità cerimoniali e le modalità di comportarsi quando si diventerà parenti. Devi perciò permettermi di seguire i dettami della mia coscienza, visto che ritengo, per istruzione e consuetudine allo studio, di essere più adatto a decidere ciò che è giusto rispetto a una signorina come te." E con un profondo inchino la lasciò per andare all'attacco di Ranma Saotome.
Dopo che si fu presentato, Ranma Saotome lo fissò con non celata meraviglia e con un’asprezza dettata dal fatto che aveva visto quel giovanotto tutta la serata ronzare intorno ad Akane. Quando Kuno gli diede tempo di parlare, replicò comunque con aria di distante cortesia sperando di liberarsene in fretta. Kuno, tuttavia, non si fece scoraggiare e ricominciò a parlare, e il disprezzo di Ranma Saotome sembrò aumentare abbondantemente con il prolungarsi del secondo discorso; alla fine, applicando una delle sue tecniche segrete di arti marziali, con un solo gesto deciso della mano, Ranma lo allontanò gettandolo direttamente ai piedi di Akane.
“Le rendo il suo amato cavaliere signorina Akane!” le disse come se fosse arrabbiato più con lei che con lui e lasciandola del tutto esterrefatta.
In quell’istante Kuno si alzò e disse: "Non ho alcun motivo, te l'assicuro, Akane, per essere insoddisfatto di come sono stato accolto. Ranma Saotome è sembrato molto compiaciuto della mia premura. Mi ha risposto con la massima cortesia, e mi ha persino fatto l'onore di portare i suoi saluti a mia sorella. Per mero errore gli è capitato di spingermi ma è davvero forte e non ha saputo controllarsi. Tutto sommato, sono rimasto molto soddisfatto di lui."
Lei si allontanò da lui, sconvolta e disturbata dai suoi atteggiamenti pomposi, maleducati e sciocchi e diede a lui la colpa di tutto il malessere che provava. Tuttavia, non riusciva a non pensare a quanto aveva detto Kuno circa il futuro matrimonio tra sua sorella e Ranma e non riusciva a non pensare al modo in cui Ranma l’aveva guardata mentre allontanava da sé Kuno. Se questo non fosse stato impossibile avrebbe giurato di aver visto in quello sguardo gelosia.

Angolo dell'autrice: Ricominciamo dopo l'estate con le nostre storie...buona ripresa a tutti!

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9
Per tutto il resto della festa Akane rivolse la sua attenzione quasi interamente alla sorella e al dottor Tofu, e la serie di piacevoli riflessioni suscitate da quelle osservazioni la rese forse quasi felice quanto Kasumi.
La vedeva con la fantasia sistemata in quella stessa casa con tutta la felicità che può provenire da un matrimonio d'amore, e in circostanze come quelle si sentiva persino capace di sforzarsi per farsi piacere gli amici del dott. Tofu. Vide con chiarezza che i pensieri del padre erano rivolti nella stessa direzione ma di questa cosa si vergognava perché non avrebbe mai voluto ascoltare i suoi discorsi con gli astanti riguardanti le sue aspettative sul fatto che Kasumi si sposasse presto con il dottor Tofu. Era un argomento eccitante per lui e Soun Tendo sembrava incapace di stancarsi nell'enumerare i vantaggi di quell'unione: parlava del fatto che Tofu fosse un giovanotto affascinante e ricco, che abitasse ad appena tre miglia da loro, che l’unione con la sua famiglia era una cosa molto promettente anche per le figlie minori, dato che l'ottimo matrimonio di Kasumi avrebbe potuto dar loro modo di frequentare altri uomini facoltosi. Akane tentò invano di frenare il rapido flusso di parole del padre, o di convincerlo a descrivere la sua felicità con un tono di voce meno udibile, poiché, con inesprimibile irritazione, aveva notato che gran parte del discorso era stato sentito da Ranma, che era poco distante da loro. Il padre la rimproverò "Ma scusa, chi è mai Ranma Saotome per me, perché debba aver paura di lui? Sono certo che non gli dobbiamo nessuna particolare cortesia come quella di essere costretti a non dire nulla che possa non piacergli."
"Per l'amor del cielo, papà, parla più piano. Che vantaggio può derivarne a offendere Ranma Saotome? Non ti raccomanderai certo al suo amico comportandoti in questo modo."

Nulla di ciò che poteva dire, tuttavia, ebbe la minima influenza. Il padre continuò a parlare dei suoi punti di vista con lo stesso tono udibilissimo. Akane arrossì più volte per la vergogna e l'irritazione. Non poteva fare a meno di lanciare frequenti occhiate a Ranma Saotome, anche se ogni sguardo le confermava ciò che temeva, poiché, sebbene non guardasse di continuo il padre, era convinta che la sua attenzione fosse invariabilmente concentrata su di lui e sui suoi discorsi circa un matrimonio finora premeditato solo da lui stesso e di cui invece i diretti interessati non avevano mai parlato. L'espressione del volto di Ranma si trasformò gradualmente da un indignato disprezzo a una composta e ferma serietà. Quando il padre si zittì Akane cominciò a riprendersi. Ma l'intervallo di tranquillità non durò a lungo, poiché, una volta finita la cena, vide Nabiki avvicinarsi ai tavoli dove si giocava a carte per fare scommesse allo scopo di spillare più soldi possibili ai ricconi presenti. Con molti sguardi significativi e mute preghiere cercò di impedire che la sorella facesse qualcosa di così poco adatto alla casa e alla situazione in cui erano. Lo sguardo di Akane, di biasimo, restò fisso su di lei ma non fece alcun effetto; poi guardò Kasumi, per vedere come stesse reagendo; ma Kasumi stava tranquillamente chiacchierando con il dottor Tofu. Guardò Shampoo e Ukjo e vide che si scambiavano segni di derisione tra di loro e verso Ranma, che tuttavia continuava a restare impenetrabilmente serio. Guardò Nodoka per implorare il suo intervento, temendo che Nabiki continuasse per tutta la sera. Lei colse l'accenno e fermò Nabiki, attirando la sua attenzione sulla preziosa argenteria in esposizione. Non poco lontano Tatewaki Kuno si rendeva ridicolo con i suoi sermoni lunghi e pieni di paroloni privi di significato.

Ad Akane sembrò che se la sua famiglia si fosse messa d'accordo per dare spettacolo durante la serata; e ritenne una fortuna, per il dottor Tofu e per la sorella, che a lui fosse sfuggita parte di quell'esibizione. Quanto a Ukjo, Shampoo e Ranma, avevano fornito loro una tale opportunità di mettere in ridicolo la sua famiglia che non riuscì a decidere se fosse più intollerabile il silenzioso disprezzo del gentiluomo, o gli insolenti sorrisi delle signore.
Il resto della serata produsse ad Akane ben poco divertimento. Fu importunata continuamente da Kuno, che continuava a insistere per restarle accanto e pareva convinto che lei non desiderasse altro. Invano lo pregò di invitare qualcun'altra, e si offrì di presentarlo alle altre signorine in sala. Lui le assicurò che il suo scopo principale era quello di raccomandarsi a lei con le sue delicate attenzioni, e che perciò si era ripromesso di rimanerle vicino per l'intera serata.
Non c'era nulla da ribattere a un progetto del genere.

Perlomeno Akane non si trovò costretta a discorrere con Ranma; sebbene si fosse trovato spesso a breve distanza da lei, e completamente libero, non le si avvicinò mai abbastanza per parlarle. La sua impressione era che lui la guardasse con distacco e disprezzo.
Quando la serata volse al termine la sua felicità non aveva pari.

******

Il giorno dopo a casa Tendo il sipario si aprì su una nuova scena. Tatewaki Kuno fece la sua dichiarazione formale. Avendo deciso di farlo senza perdere tempo e, considerata la sua cecità e presunzione, non provando nessun sentimento di insicurezza che potesse procurargli una qualche ansia, si accinse a farlo in modo molto meticoloso, seguendo tutte le regole che supponeva fossero di prammatica nella faccenda. Subito dopo colazione al cospetto di tutta la famiglia, si alzò in piedi e disse: "Posso sperare, Soun, nel tuo appoggio nei confronti della tua bella figliola Akane, affinché possa avere con lei un colloquio privato nel corso della mattinata?"
Prima che Akane avesse tempo per nient'altro che arrossire per la sorpresa, Soun Tendo aveva già risposto:
" Sì... certo. Sono sicura che Akane non abbia nulla in contrario.” E costrinse tutti glia ltri familiari ad alzarsi da tavola e a lasciare soli i due piccioncini.
Akane resasi conto, dopo un attimo di riflessione, che sarebbe stato più saggio farla finita nel modo più veloce e tranquillo possibile, si rimise seduta, e cercò di nascondere il tumulto dei propri sentimenti, divisi fra timore e divertimento.

Kuno cominciò:
"Credimi, mia cara Akane, sono certo che non puoi avere dubbi sullo scopo del mio discorso, anche se la tua delicatezza ti porta a dissimulare; le mie attenzioni sono state troppo evidenti per essere fraintese. Quasi subito, una volta entrato in questa casa, ho scelto te come la compagna della mia vita futura. Ma prima di lasciarmi trasportare dai miei sentimenti in proposito, forse sarà opportuno che esponga le ragioni che ho per sposarmi. Le ragioni per sposarmi sono, in primo luogo, che una bellezza e un’intelligenza come la mia non possano non trasmettersi a futuri eredi, sarebbe un peccato per l’umanità tutta…poi, sono convinto che ciò contribuirà moltissimo alla mia felicità; e terzo - ma forse avrei dovuto menzionarlo per primo - il fatto è che essendo, come sono, l'erede di questa proprietà dopo la morte di tuo padre non avrei potuto ritenermi soddisfatto se non avessi deciso di scegliere una moglie tra le sue figlie, affinché la perdita per loro potesse essere ridotta il più possibile, quando avrà luogo il triste evento - che, tuttavia, come ho già detto, mi auguro non avvenga prima di diversi anni.  E ora non mi resta che assicurarti con le parole più appassionate la violenza del mio affetto. Per il resto ti assicuro che nessun rimprovero uscirà mai dalle mie labbra dopo esserci sposati sul fatto che tu non abbia sostanze economiche a tua disposizione."
A questo punto era assolutamente necessario interromperlo.
"Sei troppo frettoloso, Tatewaki", esclamò lei. "Dimentichi che non ho dato nessuna risposta. Permettimi di farlo senza ulteriori indugi. Accetta i miei ringraziamenti per l'omaggio che mi stai facendo. Sono consapevole dell'onore della tua proposta, ma per me è impossibile fare altro che rifiutarla."
"So bene, e non da ora", replicò Kuno, con un cerimonioso gesto della mano, "che tra le signorine si usa respingere la proposta di un uomo che esse intendono segretamente accettare, quando lui richiede per la prima volta i loro favori; e che talvolta il rifiuto è ripetuto una seconda e persino una terza volta. Non mi ritengo quindi minimamente scoraggiato da ciò che hai appena detto, e spero di condurti all'altare quanto prima."
"Parola mia,", esclamò Akane, "la tua speranza è piuttosto singolare dopo la mia dichiarazione. Ti assicuro di non essere una di quelle signorine (se esistono signorine del genere) così audaci da affidare la propria felicità alla possibilità di una seconda proposta. Sono perfettamente seria nel mio rifiuto. Tu non potresti rendere felice me, e sono convinta di essere l'ultima donna al mondo che potrebbe rendere felice te. Facendomi questa proposta hai certamente soddisfatto la delicatezza dei tuoi sentimenti riguardo alla mia famiglia, e, a suo tempo, potrai prendere possesso dei nostri beni senza farti nessun rimprovero. La faccenda, quindi, può essere considerata definitivamente conclusa." Ed essendosi alzata mentre stava parlando, avrebbe lasciato la stanza, se Kuno non si fosse rivolto a lei in questo modo:
"Quando avrò l'onore di parlare di questo argomento la prossima volta spero di ricevere una risposta più favorevole di quella che mi hai dato ora, poiché so che è una radicata abitudine del tuo sesso respingere un uomo in occasione della prima proposta."
"Insomma, Kuno", esclamò Akane con una certa veemenza, "mi metti in enorme imbarazzo. Se ciò che ho detto finora può apparirti una forma di incoraggiamento, non so proprio come esprimere il mio rifiuto in un modo che possa convincerti che proprio di questo si tratta.".
"Sei sempre adorabile!" esclamò lui, con aria di goffa galanteria; "e sono convinto che una volta sanzionata dall'esplicita autorità di tuo padre, la mia proposta non mancherà di essere accettata."
Di fronte a una tale perseveranza nell'illudersi, Akane non trovò nessuna riposta. Lo avrebbe volentieri colpito con qualunque oggetto contundente a portata di mano ma sapeva che ciò non era conveniente per una ragazza, e si ritirò subito e in silenzio, decisa a parlare col padre e con Nodoka.

Ma fu su padre a venire da lei. "Vieni qui, bambina mia", esclamò non appena la vide. "Ti ho mandata a chiamare per una faccenda importante. Ho saputo che Kuno ti ha fatto una proposta di matrimonio. È vero?" Akane rispose di sì. "Molto bene; e questa proposta di matrimonio tu l'hai rifiutata?"
"Si, papà."
"Molto bene.” si introdusse Nodoka “Ora veniamo al punto. Tuo padre vorrebbe che tu accettassi. Non è vero, Soun?"
"Sì, farebbe al caso nostro. Temo che non la vorrò più vedere se non salverà la nostra proprietà."
"Hai di fronte una triste alternativa, Akane. Da oggi dovrai essere un'estranea per uno di noi. Tuo padre non vorrà più vederti se non sposi Kuno, e io non vorrò più vederti se lo sposi.
Akane sorrise a Nodoka e continuò: “Papà, non puoi costringermi a sposare una persona che non amo e per giunta talmente stupida!”
“Dobbiamo salvare la palestra!!!” rispose lui
“Sai che ti voglio bene ma non puoi costringermi a una vita tanto orribile, troveremo una soluzione”
E Soun Tendo, che a dispetto delle apparenze amava le sue figlie sopra ogni cosa non resistette alle richieste di Akane e abbandonò il suo proposito di vederla moglie di Tatewaki Kuno. (Bisogna dire che influenza nella decisione ebbe anche lo sguardo di Nodoka che era così truce che sembrava volesse colpirlo con una katana da un momento all'altro).
Avrebbero trovato un’altra soluzione. Nodoka, dunque, si recò da Kuno che aspettava fuori la porta e gli comunicò la decisione di Akane.
Lui si arrabbiò tantissimo e per il resto della giornata non le rivolse più la parola, e le assidue attenzioni che riteneva tra sé così apprezzabili, furono trasferite a Nabiki, che in cambio di piccoli doni, accettò di assecondarlo. Almeno per quel giorno.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10
 
Il giorno successivo, dopo colazione, le ragazze fecero una passeggiata in campagna e per caso incontrarono Ryoga che raccontò ad Akane della sventurata situazione che lo aveva costretto a non presentarsi alla festa. Era in cammino per recarsi alla dimora di Tofu quando, incredibilmente e per ragioni che non si spiegava, si era trovato a distanza di chilometri dal luogo dell’appuntamento. Era riuscito a rientrare a casa sua solo qualche giorno dopo, stremato e affaticato dalla lunga e infeconda camminata.
Mentre parlava con Akane non faceva altro che maledire Ranma perché sicuramente aveva costretto Tofu a non mandare un mezzo a prenderlo.
"Tuttavia", disse, "è stato meglio non incontrare Ranma; essere nella stessa stanza insieme a lui per così tante ore avrebbe potuto far succedere cose spiacevoli non solo per me."
Lei approvò incondizionatamente la sua prudenza, ed ebbero modo di discutere ampiamente dei modi burberi di Ranma e della sua presunzione e di esprimersi cortesemente a vicenda tutta la simpatia reciproca.
Nel pomeriggio fu consegnata una lettera a Kasumi; veniva da casa Tofu, e fu aperta immediatamente. La busta conteneva un foglietto di elegante carta satinata, riempito con una bella e fluente calligrafia femminile; Akane vide la sorella cambiare espressione mentre lo leggeva, e la vide soffermarsi con attenzione su alcuni punti particolari. Kasumi si ricompose subito e, mettendo da parte la lettera, cercò di unirsi con la consueta allegria alla conversazione generale; ma Akane aveva percepito una tale ansia per quel biglietto che appena le fu possibile chiese a Kasumi delucidazioni.
"È di Ukjo; ciò che contiene mi ha sorpresa moltissimo. Sono partiti tutti. Senza neanche salutarci e dice che non torneranno molto presto. Forse non torneranno più. Ma la parte della lettera che mi ha ferito di più è questa”:
«Ranma Saotome è impaziente di rivedere la sorella e, a dire il vero, noi non lo siamo di meno di lui. Sono davvero convinta che Ranko non abbia uguali in fatto di bellezza, eleganza e qualità, e l'affetto che ci lega a lei è intensificato dall’idea di vederla sposata presto con Ono e quindi parte della nostra famiglia.”
"Che cosa ne pensi di questa frase, mia cara Akane?" disse Kasumi una volta finito di leggere. "Non è chiara abbastanza? Non dimostra esplicitamente che Ukjo non si aspetta né si augura che il dott. Tofu possa innamorarsi di me? E me lo dice per mettermi in guardia dal dolore di infatuarmi di chi non mi ama. La pensi anche tu come me?”
"Io la penso in maniera molto differente. Te la dirò in poche parole. Ukjo si rende conto che Ono è innamorato di te, e vuole che sposi Ranko. Lo segue in città nella speranza di trattenerlo lì, e cerca di convincerti che a lui non importi nulla di te."
Kasumi scosse la testa.
"Davvero, Kasumi, devi credermi. Nessuno che vi abbia visti insieme può dubitare del suo affetto. Ma il problema è questo. Noi non siamo né abbastanza ricche, né abbastanza altolocate per loro; e lei è particolarmente impaziente di ottenere Ranko per Tofu, perché ritiene che una volta combinato un matrimonio in famiglia avrà meno difficoltà a combinarne un secondo tra lei e Ranma. Ma lui tornerà, ne sono certa!”
Espresse alla sorella con la maggiore forza possibile ciò che sentiva in proposito, ed ebbe presto il piacere di vederne i felici effetti. Il carattere di Kasumi non era incline allo scoraggiamento, e fu gradualmente riportata a sperare.
*******
 Nel frattempo, tra Sayuri e Kuno Tatewaki si stava costruendo un rapporto che in breve avrebbe portato al loro matrimonio. Sayuri non era bella, era già grandicella di età e come le Tendo non era dotata di grandi rendite. Il matrimonio con Kuno era per lei una delle possibili prospettive, e quando lui, rifiutato dalle cugine, si fece avanti con lei, Sayuri non ne rifiutò le avances.
I genitori di lei non tardarono a concedere il loro consenso per questo matrimonio, ben contenti di vedere la figlia finalmente sistemata in un'unione per loro vantaggiosa. Kuno aveva una buona rendita e sarebbe stato erede della dimora e del dojo dei Tendo e questo avrebbe dato alla figlia la possibilità di avvicinarsi di nuovo alla casa paterna una volta preso possesso di quella casa.
Dal canto suo Sayuri era ben consapevole che Kuno Tatewaki non fosse né intelligente né piacevole; era una compagnia noiosa, e il suo affetto puramente immaginario. Ma comunque sarebbe stato un marito. Senza aspettarsi molto dagli uomini e dal matrimonio, sposarsi era sempre stato il suo obiettivo; era l'unica soluzione onorevole per una signorina istruita e di scarsi mezzi, e per quanto fosse incerta la felicità che se ne poteva trarre, era sicuramente il modo più piacevole per proteggersi dalla miseria. Quella protezione l'aveva ormai ottenuta, e alla sua età senza mai essere stata bella, era consapevole della sua fortuna.
La parte meno gradevole della faccenda era la sorpresa che avrebbe suscitato in Akane, alla cui amicizia teneva più che a quella di chiunque altro. Akane si sarebbe stupita, e probabilmente l'avrebbe biasimata; e sebbene la sua decisione fosse ben salda, quella disapprovazione avrebbe certamente ferito i suoi sentimenti.
Decise di darle lei stessa la notizia.
Sayuri arrivò subito dopo la colazione, e in un colloquio a tu per tu con Akane la mise al corrente degli ultimi avvenimenti. Il suo sbalordimento fu in un primo momento talmente grande da andare al di là dei confini del decoro, e non poté fare a meno di esclamare:
"Fidanzata con Kuno! Mia cara Sayuri... è impossibile!"
"Perché mai ti sorprendi, mia cara Akane? Ritieni incredibile che Kuno possa essere capace di procurarsi la stima di una donna solo perché non è stato così fortunato da meritarsi la tua?"
Ma Akane si era ormai ricomposta e le augurò tutta la felicità immaginabile.
"So quello che provi", replicò Sayuri che non era affatto né stupida né sprovveduta, "sei molto sorpresa, perché i sentimenti di Kuno sono passati con tale facilità da te a me e non capisci perché a me questa cosa possa andare bene. Ma quando avrai avuto il tempo di rifletterci un po' su, spero che capirai quello che ho fatto. Non sono romantica, lo sai. Non lo sono mai stata. Voglio solo una casa confortevole, e considerando il carattere, le relazioni sociali e la posizione di Kuno, sono convinta che io abbia la stessa possibilità di essere felice con lui quanto la maggior parte delle persone che iniziano la loro vita matrimoniale."
Quando Akane fu lasciata alle sue riflessioni ci mise un bel po' prima di riuscire a riconciliarsi con l'idea di un'unione così inappropriata.
La stranezza delle due offerte di matrimonio fatte da Kuno Tatewaki nel giro di pochi giorni non era nulla in confronto al fatto che ora fosse stato accettato. Aveva sempre intuito che l'opinione di Sayuri nei confronti del matrimonio non fosse esattamente come la sua, ma non avrebbe mai immaginato la possibilità che, una volta chiamata a decidere, avrebbe sacrificato ogni suo sentimento a favore di vantaggi materiali.
Ma lo sconcerto per la scelta dell’amica veniva reso più insopportabile dalla triste sorte della sorella. Il dottor Tofu era ormai partito da varie settimane e non si era saputo nulla sul suo ritorno.
 

Angolo dell'autrice: dopo molto ritardo provo a continuare la storia. Capitolo di passaggio seppur necessario all'evolversi della storia. saluti a tutti.
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11
 
Né Kasumi né Akane si sentivano serene sulla perdurante assenza del dottor Tofu. I giorni passavano senza che giungesse nessuna notizia di lui se non le voci che in breve si diffusero sul fatto che non sarebbe tornato a Nerima per tutto l'inverno, voci che esasperavano Soun Tendo.
Persino Akane cominciava ad avere dei timori, non che il dottor Tofu non nutrisse sentimenti per la sorella, ma che gli amici fossero riusciti a tenerlo lontano. Nonostante fosse restia ad ammettere un'idea così devastante per la felicità di Kasumi, e così disonorevole circa la costanza del suo innamorato, non poteva fare a meno di pensarci spesso.
Quanto a Kasumi, la sua ansia per quell'incertezza era, naturalmente, più penosa di quella di Akane; ma qualsiasi cosa provasse aveva solo voglia di nasconderla, e quindi tra lei ed Akane non c'erano mai allusioni a quell'argomento. Ma il padre non era trattenuto da una delicatezza del genere; difficilmente passava un'ora senza che parlasse del dottor Tofu, che esprimesse la sua impazienza per il suo ritorno, o persino che chiedesse a Kasumi di ammettere che se non fosse tornato si sarebbe sentita trattata molto male. Ci volle tutta la mite fermezza di Kasumi per sopportare quegli attacchi con accettabile tranquillità.

A peggiorare la situazione ci fu una lettera di Ukjo che mise fine a ogni dubbio. Le lodi per Ranko ne occupavano gran parte. Le sue molte attrattive erano di nuovo in primo piano, e Ukjo si vantava con gioia della loro crescente intimità, e si azzardava a prevedere la realizzazione dei desideri rivelati nella lettera precedente. Scriveva anche con grande piacere del dottor Tofu ormai ospite fisso della casa di Ranma Saotome, e menzionava con rapimento alcuni progetti di quest'ultimo a proposito di nuove tecniche di arti marziali che combinavano la sua esperienza con il sapere medico di Tofu.

Akane, alla quale Kasumi comunicò molto presto gran parte di tutto ciò, ascoltò in un indignato silenzio. Il suo cuore era diviso tra la preoccupazione per la sorella e il risentimento verso tutti gli altri. Alle affermazioni di Ukjo sulla predilezione di Tofu per Ranko non dava alcun credito. Che fosse in realtà innamorato di Kasumi non lo metteva in dubbio più di quanto non avesse mai fatto, e per quanto fosse ancora disposta come sempre a farselo piacere, non poteva pensare senza rabbia, a malapena senza disprezzo, a quella leggerezza di carattere, a quella mancanza di fermezza che lo rendeva schiavo di amici intriganti, e lo induceva a sacrificare la sua felicità al capriccio dei loro desideri.
Se tuttavia fosse stata solo la sua felicità a essere sacrificata, avrebbe potuto giocarci come meglio credeva; ma era coinvolta anche quella della sorella, e riteneva che lui stesso dovesse esserne consapevole. Insomma, era un argomento sul quale si sarebbe potuto riflettere a lungo, anche se forse inutilmente. Non riusciva a pensare ad altro, e sia che l'affetto del dottor Tofu si fosse davvero spento o che fosse stato soffocato dall'ingerenza dei suoi amici, sia che fosse stato consapevole dei sentimenti di Kasumi o che fossero sfuggiti alla sua osservazione, in ogni caso, la situazione della sorella restava la stessa, la sua pace ugualmente ferita.

Passarono un paio di giorni prima che Kasumi trovasse il coraggio di parlare dei propri sentimenti ad Akane; ma alla fine, non poté fare a meno di dire:
"Oh! se il mio caro padre si controllasse di più; non ha idea di quanta pena mi diano le sue continue considerazioni sul dott. Tofu. Ma non mi voglio lamentare. Non durerà a lungo. Sarà dimenticato, e torneremo a essere tutti come prima."
 
 
 
Nodoka invece trattava la faccenda con ironia. "E così, Akane", disse un giorno, "vedo che tua sorella ha avuto una delusione d'amore. Mi congratulo con lei. Prima di sposarsi, a una ragazza fa piacere avere di tanto in tanto una delusione d'amore. È qualcosa a cui pensare, e le concede una certa distinzione tra le amiche. Quando verrà il tuo turno? Non puoi certo sopportare di essere superata da Kasumi. Ora tocca a te. Qui ci sono abbastanza ragazzi da deludere tutte le signorine nei dintorni. Ryoga sarebbe perfetto per te. È una persona piacevole, e ti pianterebbe con molto stile."
"Grazie, Nodoka, ma mi andrebbe bene anche un uomo meno simpatico. Non possiamo aspettarci tutte la fortuna di Kasumi."
"È vero", disse Nodoka, "ma è consolante pensare che qualsiasi cosa ti possa capitare, hai una padre affezionato che valorizzerà tutto al massimo grado e ti metterà in grande imbarazzo."

In ogni caso, la compagnia di Ryoga fu di concreta utilità per fugare la malinconia nella quale le ultime, sfortunate vicende avevano gettato molti della famiglia Tendo. Lo vedevano spesso, e alle sue altre qualità si era adesso aggiunta quella di una completa mancanza di riserbo. L'intera vicenda già esposta ad Akane, le sue affermazioni circa Ranma Saotome, e tutto ciò che aveva sofferto a causa sua, furono espresse apertamente e rese di pubblico dominio, a volte si arrabbiava al punto tale da auguragli la morte; e tutti furono soddisfatti pensando a quanto avessero sempre ritenuto antipatico Ranma Saotome prima di venire a conoscenza dell'intera questione.
Solo Kasumi era in grado di immaginare che potesse esserci qualche circostanza attenuante nella faccenda. Il suo mite e fermo candore adduceva sempre delle giustificazioni, e insisteva sulla possibilità che ci fossero stati dei malintesi. Ma da tutti gli altri Ranma Saotome era condannato come il peggiore degli uomini.

*******

Il lunedì successivo, Soun Tendo ebbe il piacere di accogliere in casa due amici di vecchia data provenienti da Ryugenzawa, Shinnosuke e suo nonno, che erano venuti a Nerima per passare le vacanze di Natale.

Shinnosuke era un giovane assennato e distinto, beneducato e gradevole d’aspetto anche se con una memoria a breve termine praticamente assente a causa di una malattia che l’aveva colpito da bambino. Riusciva a ricordare abbastanza facilmente eventi pieni di carico emozionale ma per gli eventi di tutti i giorni, routinari, faceva uno sforzo enorme. Questo aspetto lo rendeva talvolta un po' bizzarro nel modo di esprimersi e non permetteva che fosse affidabile per quanto attiene il rapporto con le persone. Per questo suo nonno, uomo vivace e giovanile che amava profondamente il nipote e che lo aveva cresciuto dopo la morte dei genitori, cercava di proteggerlo da tutti i rapporti umani che potessero ferirlo.
Erano legati alla famiglia Tendo da un’amicizia decennale e dalla gratitudine del ragazzo e di suo nonno nei confronti delle giovani Tendo. Il giovane abitava a Nerima prima di trasferirsi con il nonno a Ryugenzawa e Akane, Nabiki e Kasumi erano le sue amiche più sincere e le uniche che lo avevano protetto da un bullo che per via delle sue frequenti dimenticanze lo prendeva continuamente in giro.

Quando dovette andar via, la perdita delle amiche fu per lui molto dolorosa ma le due famiglie rimasero sempre in contatto e Soun Tendo aveva spesso anche assecondato le richieste del ragazzo e delle sue figlie di viaggiare insieme o essere ospiti gli uni degli altri.

Soun era sempre stato sincero con il nonno di Shinnosuke anche riguardo ad un possibile matrimonio tra il ragazzo e una delle sue figlie. Era una cosa che entrambi non consideravano possibile per paura che un eventuale erede potesse riportare la stessa malattia del ragazzo ma anche perché il ragazzo era ancora senza un lavoro o una rendita fissa e considerando che non fosse neppure un artista marziale e non avrebbe potuto ereditare il dojo, l’unione tra le due famiglie sarebbe stata alquanto difficoltosa.

I due uomini si trattennero per circa una settimana e in quei giorni Soun raccontò al vecchio gli avvenimenti degli ultimi mesi con particolare riferimento a ciò che era accaduto alle sue figlie: "Non ho nulla da rimproverare a Kasumi", disse, "poiché Kasumi, se avesse potuto, avrebbe accettato il dottor Tofu. Ma Akane! È crudele pensare che in questo momento avrebbe potuto essere la moglie di Tatewaki Kuno, se non fosse stato per la sua ostinazione. Le ha fatto la dichiarazione proprio in questa stanza, e lei lo ha rifiutato. E la conseguenza è che il dojo è più vincolato che mai.”

Durante la loro permanenza era spesso ospite in casa Tendo, per il pranzo, Ryoga Hibiki. Shinnosuke aveva osservato attentamente il rapporto tra Akane e Ryoga, anche perché segretamente nutriva sentimenti romantici per la ragazza. Notò una predilezione reciproca abbastanza evidente e quando ne ebbe l’occasione volle parlare a tu per tu con l’amica:
"Tu sei una ragazza troppo assennata, Akane, per innamorarti così facilmente di un giovane di cui non sai niente. Sul serio, vorrei che tu stessi in guardia. Non farti coinvolgere, o non cercare di coinvolgere lui, in un affetto che la mancanza di mezzi renderebbe così tanto imprudente. Non ho nulla da dire contro di lui, sembra un giovanotto molto interessante ma credo che considerato il tuo carattere, il suo, così incline a piangersi addosso e così appiccicoso, possa stancarti in fretta, per cui ti chiedo di non lasciarti trasportare dalla fantasia. Hai buonsenso, e tutti noi ci aspettiamo che tu ne faccia uso.”
Lei rispose all’amico con queste parole: "Al momento non sono innamorata di Ryoga, se è questo che vuoi sapere. Ma lui è, senza dubbio, l'uomo più piacevole che abbia mai conosciuto... e se mi si affezionasse sul serio... credo che sarebbe meglio di no. Mi rendo conto dell'imprudenza di tutto questo. Oh! quell'abominevole Ranma Saotome! Do a lui la colpa delle sventure di Ryoga e del fatto che non abbia potuto proseguire il suo addestramento nelle arti marziali tanto da poter essere oggi un maestro con una propria palestra. Per come è la situazione in questo momento, la nostra vita sarebbe sicuramente povera. Per quanto riguarda le differenze caratteriali tra noi due non sono certa che tu abbia ragione. Pensi anche tu che io sia un maschiaccio e non possa amare un uomo così dolce e gentile?”
Shinnosuke sorrise. Non aveva mai pensato che la sua amica fosse un maschiaccio. La considerava forte e determinata ma bella e femminile. E si trovò a pensare a quale avvenimento avesse instillato in lei un tale dubbio. Glielo chiese e Akane gli spiegò, non senza arrossire di rabbia e di vergogna, che durante la permanenza in casa Tofu era stata più volte trattata da Ranma Saotome come una ragazza senza grazia. Lui la evitava, la considerava sopra le righe, a tratti violenta nei modi di esprimersi e sicuramente, questo gliel’aveva proprio detto, pensava che non fosse per niente carina… “appena passabile” aveva detto al suo amico!

Chiarì che non le interessava per niente il giudizio di Ranma ma comunque non smetteva di parlare di lui e del suo modo di rivolgersi a lei. Shinnosuke non si soffermò più di tanto sul rapporto di apparente odio che c’era tra Akane e Ranma. Era solo contento di aver instillato in lei un dubbio sull’unione inopportuna che poteva nascere se avesse dato troppa retta a Ryoga.

 Angolo dell'autrice: Continuano le avventure dei nostri amici. Lo zio e la zia di Elizabeth Bennet si sono trasformati i Shinnosuke e suo nonno. Cosa succederà lo scopriremo insieme. Grazie per i consigli ai miei cari Fenris e TigerEyes. Sto cercando di metterci più impegno per soddisfare le vostre richieste. Spero di stare andando nella giusta direzione.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

Poche settimane dopo ebbero luogo le nozze tra Sayuri e Kuno, i quali ben presto partirono per raggiungere la città sede della palestra di Kuno. Akane ebbe subito notizie dall'amica, e la loro corrispondenza fu regolare e frequente; Sayuri aveva conosciuto la sorella di Kuno, Kodachi, e l’aveva trovata amichevole e cortese, sebbene a tratti un po' bizzarra e troppo autoritaria.
Le notizie positive provenienti dall’amica non risollevavano Akane dal dispiacere per l’assenza prolungata di Tofu. Tutte le speranze nei confronti di lui erano ormai completamente svanite. Non si augurava nemmeno che ci fosse una qualche ripresa delle sue attenzioni per Kasumi. Il suo carattere perdeva valore a ogni nuovo esame; cominciava a considerarlo superficiale e poco sollecito per i sentimenti altrui. E come punizione per il suo comportamento sperava seriamente che sposasse la sorella di Ranma Saotome, visto che, da quanto le aveva detto Ryoga, aveva un caratteraccio, ancor più orgoglioso e superbo di quello del fratello, il che gli avrebbe abbondantemente fatto rimpiangere ciò che aveva gettato via.

Più o meno in quel periodo, Shinnosuke le scrisse per avere notizie del suo rapporto con Ryoga e le notizie che ricevette lo fecero felice. L'apparente predilezione di lui si era smorzata, le sue attenzioni si erano dileguate; ora corteggiava un'altra, una certa Akari, proprietaria di uno dei più grandi allevamenti di maiali del Paese. Akane non aveva sofferto di questo cambio di sentimenti del suo amico. Il suo cuore era stato toccato, in realtà, in modo blando, e la sua vanità era stata soddisfatta dalla certezza che lei sarebbe stata la prescelta, se i mezzi economici l'avessero permesso.
Akane scriveva così a Shinnosuke: "Ora sono convinta di non essere mai stata molto innamorata, poiché se avessi davvero sperimentato quella passione così nobile e pura, adesso dovrei detestare perfino il suo nome e augurargli ogni male. Ma i miei sentimenti sono non solo cordiali verso di lui, sono perfino obiettivi verso Akari. Non mi sento affatto di odiarla, o di essere minimamente restia a ritenerla un'ottima ragazza. Non mi sento di disprezzare le scelte di Ryoga. Akari è benestante e molto bella e capisco che lui si sia avvicinato a lei. La mia prudenza, dunque, è stata efficace, e sebbene sarei sicuramente stata più interessante agli occhi dei miei conoscenti se fossi stata follemente innamorata di lui, non posso affermare di rammaricarmi per questa mia freddezza di sentimenti.”
Shinnosuke le fece notare, in risposta, che l’atteggiamento di Ryoga sembrava quello di un mercenario disposto a farsi piacere chiunque per soldi. Lo considerava, inoltre, un tipo volubile, bisognoso solo di attenzioni, da chiunque provenissero.
Ma lei gli evidenziò che il limite tra prudenza ed avidità può essere molto labile. Sarebbe stato accusato di essere imprudente se si fosse innamorato di lei, perché ora doveva essere additato come un mercenario perché aveva scelto una donna con mezzi propri?
Shinnosuke, in realtà, temeva solo il confronto con quel ragazzo e cercava di metterne in luce eventuali difetti davanti ad Akane. Tuttavia, fu contento di apprendere che l’amica avesse preso bene l’allontanamento di Ryoga perché così poteva continuare a nutrire speranze circa una loro futura relazione. Il ragazzo approfittò della lettera anche per chiedere ad Akane di accompagnare lei e il nonno in un viaggio di piacere che avevano intenzione di fare in estate. Volevano visitare un’area del paese ricca di laghi e montagne ma anche famosa per le palestre di arti marziali che avevano prodotto campioni noti in tutto il mondo. Lei rispose che se il padre le avesse dato il permesso sarebbe andata con molto piacere.

Nel frattempo, arrivò la primavera e con essa l’invito di Sayuri ad andare a trovare lei e Kuno. La separazione aveva accresciuto in Akane il desiderio di rivedere Sayuri, e attenuato l'avversione per Kuno; il progetto del viaggio prometteva novità e quindi era contentissima di quanto stava delineandosi. Sarebbe partita con i genitori e la sorella di Sayuri e avrebbero soggiornato a casa dei novelli sposi per qualche settimana.

Il congedo con i suoi familiari non fu tanto doloroso. Aveva voglia di allontanarsi dalle pazzie del padre e dagli imbarazzi creati dalla sorella mezzana.
Anche il commiato tra lei e Ryoga fu amichevole e sereno, specialmente da parte di lui. Akane era stata la prima a suscitare e a meritare le sue attenzioni, la prima a sapere e a compatire la sua situazione sventurata, la prima che aveva ammirato. La salutò, augurandole di divertirsi e preparandola all’incontro con Kodachi che sicuramente le sarebbe stata presentata e che lui per tramite di Ranma in passato aveva conosciuto. Le parlò di che persona terribile fosse e, confidando che il loro giudizio su di lei sarebbe stato coincidente, le rammentò che si diceva che lei avrebbe sposato Ranma e che perciò non ci si poteva aspettare che fosse una donna sana di mente.

Pochi giorni dopo Akane affrontò il viaggio impaziente per ciò che l’aspettava. Era divisa tra l’inquietudine per la situazione dell’amica, precipitata volontariamente in quello strano matrimonio, e la curiosità per gli incontri che avrebbe fatto.

L’arrivo alla dimora dei Kuno la riempì di gioia più di quanto s'aspettasse. La casa era bellissima e la palestra adiacente in buono stato. Fu contenta per la sua amica.
Tatewaki e Sayuri salutarono gli ospiti col più vivo piacere, ed Akane si sentì sempre più soddisfatta di essere venuta, vedendosi accolta in modo così affettuoso. Vide subito che i modi del cugino non erano stati per nulla modificati dal matrimonio; la sua cortesia formale era esattamente quella di prima, e la trattenne per diversi minuti al cancello ad ascoltare e a soddisfare le sue domande su tutta la famiglia. Furono poi, senza altro indugio introdotti in casa, e non appena in salotto, lui con ostentata formalità cominciò a decantare l'aspetto e il mobilio della stanza, la bellezza dei giardini, la vicinanza con la sorella Kodachi. Akane pensò che lui si rivolgesse in particolare a lei, come se volesse farle percepire ciò che aveva perduto rifiutandolo. Ma anche se tutto sembrava ordinato e confortevole, lei non ce la fece proprio a gratificarlo con un qualche sospiro di rimpianto, e guardò invece con stupore all'amica, che riusciva ad avere un'aria così allegra con un compagno del genere. Ma lei aveva assunto un modo di fare che le permetteva di godere di tutto il buono che Kuno poteva offrirle senza farsi coinvolgere troppo dai suoi difetti. E Akane l'ammirò per questo.


In seguito, le fu comunicata anche la “felice notizia” che in quei giorni sarebbero stati invitati a pranzo nella dimora di Kodachi Kuno.
"Sì, Akane, avrai l'onore di vedere Kodachi e sono certo che ne rimarrai incantata. È tutta affabilità e condiscendenza. Il suo comportamento nei confronti della mia Sayuri è incantevole.” disse Kuno
"Kodachi è davvero una vicina rispettabile", aggiunse Sayuri, "e una cognata molto premurosa."

Quando venne il giorno di recarsi da Kodachi, Kuno istruì con cura i suoi suoceri ed Akane su ciò che li aspettava, affinché non fossero sopraffatti dalla vista di una casa meravigliosa come quella, dall'abbondanza di servitori e dallo splendore del pranzo.
Quando le signore si avviarono per andare a vestirsi, Kuno fermò Akane per raccomandarle di non sentirsi a disagio per il suo abbigliamento ma le consigliò comunque di indossare l'abito più bello fra tutti quelli che aveva.
Arrivati nel giardino di Kodachi, mentre salivano la scalinata d'ingresso, l'apprensione dei genitori di Sayuri cresceva di momento in momento. Ad Akane, invece, non venne meno il coraggio. Non aveva saputo nulla di Kodachi che la rendesse temibile per talenti straordinari o virtù miracolose, e riteneva di poter assistere senza trepidazione a una magnificenza dovuta semplicemente al denaro e al rango.
Quando furono al cospetto di Kodachi, lei li accolse con grande indulgenza; si alzò addirittura per riceverli!
Akane trovò di fronte a sé una bella donna, alta, vestita con un sontuoso abito scuro con applicazioni di rose nere nei lati. Aveva lunghi capelli e uno sguardo altero; qualsiasi cosa dicesse la diceva in un tono così autoritario, così marcato dalla presunzione, da essere temibile. E di tanto in tanto i suoi occhi sprizzavano una luce strana quasi al limite della follia e spesso esplodeva in una risata acuta quasi spaventosa.
"Il suo aspetto mi piace", pensò Akane tra sé. "Sembra matta e assai irritabile. Sì, fa proprio al caso di Ranma. Sarà la moglie ideale per lui". E le venne anche di pensare a Ryoga perché le sembrò proprio come lui l’aveva descritta.

Il pranzo passò tra i consigli che Kodachi impartiva a Sayuri sulla gestione della sua dimora, sulla pulizia della palestra e l’accoglimento dei discenti. Akane scoprì che nulla era indegno dell'attenzione di quella gran donna, se era in grado di fornirle l'opportunità di dettare legge agli altri. Negli intervalli della sua conversazione con Sayuri, rivolse una serie di domande ad Akane. Le chiese quante sorelle avesse, se fossero più grandi o più piccole di lei, se ce ne fosse qualcuna in procinto di sposarsi, se fossero belle, dove erano state educate, quanto fosse grande la sua casa. Akane percepì tutta l'impertinenza di quelle domande, ma rispose con molta compostezza. Poi Kodachi osservò, parlando a raffica, senza dare ad Akane modo di ribattere:
"Mi sembra che la proprietà di tuo padre sia vincolata a mio fratello. Per quanto ti riguarda", disse guardando Sayuri "ne sono lieta, ma in generale non mi sembra giusto sottrarre le proprietà alla discendenza femminile, anche se è strano che tuo padre non sia riuscito ad avere un erede maschio. Sarà stata colpa di tua madre? E perché la vostra governante vive ancora con voi, ora che siete adulte? Non mi sembra opportuno che stia in casa con vostro padre. Mi hanno detto che sai suonare e cantare, una volta o l'altra saremo felici di sentirti. Il nostro strumento è eccellente, probabilmente superiore al tuo. Dovrai provarlo un giorno o l'altro. E mi hanno detto pure che hai imparato le arti marziali. Ma senza una palestra dove esercitarsi sicuramente non hai raggiunto nessuna eccellenza.”
Akane provò a resistere ma non sopportava l’atteggiamento altezzoso della donna e non rimase a lungo senza risponderle a tono. Le spiegò che la madre era morta dopo la sua nascita e per questo il padre non aveva potuto provare ad avere un erede maschio. Le raccontò di Nodoka e del fatto che le aveva cresciute con amore per la profonda amicizia che la legava a sua madre e che era rimasta in casa con loro solo in virtù della promessa che aveva fatto a lei di prendersi cura delle sue figlie. E suo padre non era per la donna altro che un amico sincero e mai tra loro c’era stato niente di più. Nodoka aveva fatto di tutto per crescerle con coscienza ed erano tutte e tre delle brave ragazze. Il fatto che non avessero mezzi per approfondire la loro cultura o per risollevare il dojo era stato solo un caso sfortunato, sebbene riconoscesse una certa colpa del padre nelle vicende avvenute in passato. Le disse, infine, che amava le arti marziali e che anche senza un dojo aveva potuto raggiungere un buon livello, con l’impegno e la determinazione.

Kodachi rimase molto sorpresa della capacità di Akane di ribattere pur senza essere maleducata o oltraggiosa e questo generò in lei un sentimento di insoddisfazione. Era abituata ad avere a che fare con persone che l’assecondavano e che generalmente erano inferiori dal punto di vista della ricchezza e dell’intelligenza e notare che una ragazza più umile conservava comunque una grande dignità al suo cospetto, la infastidì non poco.
 
Angolo dell'autrice: Eccoci di nuovo qui a distanza ravvicinata. E' entrata in scena anche Kodachi (che mi sembra abbastanza maleducata e presuntuosa come nell'originale) mentre Ryoga ha un'atteggiamento sempre più ambiguo...

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


 
Capitolo 13
 
Per il resto le prime due settimane del soggiorno a casa di Sayuri passarono per Akane in un’atmosfera tranquilla tra passeggiate, chiacchierate con l’amica ed altri inviti in casa di Kodachi. Si stava avvicinando la Pasqua, e la settimana che la precedeva avrebbe portato un'aggiunta al gruppo.
Akane aveva saputo che Ranma Saotome era atteso nel giro di qualche giorno, in quanto doveva vedere Kodachi per alcuni affari e ne avrebbe approfittato per passare con lei le festività.
Sebbene non fossero molti i conoscenti che avrebbe gradito di meno, l’arrivo di Ranma avrebbe fornito una novità. Era curiosa di conoscere il vero rapporto tra Ranma e Kodachi e capire se erano sul serio destinati ad un futuro matrimonio come dicevano Kuno e Ryoga. Avrebbe così saputo quanto inutili erano gli sforzi di Shampoo e Ukjo per conquistare Ranma e ridere di loro con sua sorella Kasumi.

A casa di Kodachi, alla fine, arrivarono due giovani. Ranma aveva portato con sé anche un altro artista marziale, un certo Konatsu, un tipo tanto gentile e delicato da sembrare quasi femmineo negli atteggiamenti. Avrebbero dovuto discutere con Kodachi della gestione di alcune palestre lontane dal Paese, che non riuscivano più a dirigere da soli.
Il giorno stesso i due uomini si recarono in casa di Tatewaki Kuno per porgere i propri saluti.
Sayuri li aveva visti attraversare la strada dalla stanza del marito e, correndo immediatamente nell'altra, informò le ragazze dell'onore che le aspettava, aggiungendo:
"Devo ringraziare te, Akane, per tanta cortesia. Ranma Saotome non sarebbe mai venuto a trovare noi così presto."
Akane aveva avuto appena il tempo di smentire qualsiasi diritto a quel complimento, prima che gli uomini entrassero nella stanza. Konatsu fu il primo a entrare; Ranma Saotome, che entrò subito dopo, porse i propri omaggi alla padrona di casa e salutò Akane con molta compostezza. Akane si limitò a fare un inchino senza dire una parola.

Konatsu diede subito avvio alla conversazione con la prontezza e la disinvoltura di un uomo beneducato, e conversò molto piacevolmente; Ranma, invece, rimase seduto per un po' senza parlare. Alla fine, però, la sua educazione si ridestò a tal punto da informarsi con Akane sulla salute della sua famiglia. Lei rispose nei modi dovuti, e dopo una breve pausa chiese se lui e Tofu avessero intenzione di tornare a Nerima.
Lui rispose che non sapeva nulla dei programmi dell’amico in tal senso, bloccando così sul nascere qualsiasi chiacchierata in merito ai motivi per cui si erano allontanati da Nerima.
Andarono via presto e passarono alcuni giorni prima che ricevessero un invito da Kodachi per pranzare tutti assieme. La donna non li aveva chiamati tanto spesso come era accaduto nelle settimane passate, poiché, immaginò Akane, quando in casa c'erano degli ospiti, loro non erano ritenuti necessari.  

L'invito fu ovviamente accettato, e a un'ora appropriata si unirono agli altri nel salotto di Kodachi. Lei li accolse in modo garbato, ma era evidente come la loro compagnia non fosse certo ben accetta come quando lei non poteva contare su nessun altro; era infatti quasi completamente assorbita dai due soci in affari, e parlava con loro, specialmente con Ranma, molto di più che con qualsiasi altra persona presente.
Konatsu fu il più contento dell’arrivo dei nuovi ospiti perché una volta definiti i termini degli accordi con Kodachi, ormai rimaneva in quella casa con l’unico scopo di far compagnia a Ranma, verso il quale nutriva gratitudine per avergli aperto le porte di un affare così importante.
Akane, in particolare, rappresentò per lui una bella distrazione. Si sedette accanto a lei, e chiacchierò così amabilmente del viaggiare e del restarsene a casa, di novità librarie e musicali, che Akane non si era mai divertita così tanto in quella stanza prima di allora. E conversavano con talmente tanto spirito e vivacità da attirare l'attenzione di Kodachi, oltre a quella di Ranma Saotome. Lo sguardo di lui si era presto, e ripetutamente, rivolto verso di loro con curiosità, e quando questa cosa apparve chiara a Kodachi la sua gelosia la spinse a mettere in imbarazzo Akane e Konatsu con una domanda:
"Che cosa state dicendo, voi due? Di che cosa state parlando? Che cosa avete da dire di così intimo che non possa essere ascoltato da tutti noi?"
"Stiamo parlando di arti marziali, cara signora", disse lui, quando non fu più in grado di evitare una risposta.
"Di arti marziali! Allora parlate a voce alta. È l'argomento che mi piace più di tutti. Devo prendere parte alla conversazione. Ci sono poche persone in Giappone che hanno più capacità di me in quest’arte. E Ranko come procede, Ranma?"
Ranma Saotome fece un elogio affettuoso delle capacità della sorella.
"Sono molto contenta di sentire notizie così buone di lei", disse Kodachi; "e ti prego di dirle da parte mia, che non può aspettarsi di eccellere senza fare un bel po' di esercizio."
“Non ha bisogno di un consiglio del genere." replicò lui, "si esercita con molta costanza."
"Tanto meglio. L'esercizio non è mai troppo; e la prossima volta che le scriverò, la esorterò a non trascurarlo per nessun motivo. L'ho detto diverse volte anche ad Akane, che non sarà mai davvero brava se non si esercita di più; e sarà tutti i giorni la benvenuta nelle mie palestre visto che non ha un dojo proprio.”
Ranma Saotome sembrò un po' imbarazzato dalla maleducazione di Kodachi, e non rispose.

Più tardi Konatsu rammentò ad Akane la sua promessa di mostrargli una particolare tecnica appresa durante un viaggio di addestramento con il padre e lei stava presentandogli gli aspetti più rilevanti con grande entusiasmo, quando Ranma, flemmatico e mostrando disinteresse, si avvicinò a loro.
Akane, alla prima pausa utile si rivolse a lui con un sorriso malizioso, e disse:
"Avete intenzione di mettermi paura, Ranma Saotome, venendo ad ascoltarmi con tutta questa solennità? Non mi farò spaventare, anche se siete un campione. In me c'è un'ostinazione che non sopporterà mai di essere intimorita dalla volontà degli altri. Il mio coraggio cresce sempre, a ogni tentativo di intimidirmi."
"Non dirò che vi state sbagliando", replicò lui, "perché non potete credere realmente che io abbia una qualche intenzione di intimorirvi; e ho il piacere di conoscervi da abbastanza tempo per sapere quanto vi divertiate a esprimere di tanto in tanto delle opinioni che in realtà non vi appartengono e a fraintendere artatamente ciò che dico solo per farmi dispetto."
Akane rise di cuore a quel ritratto di se stessa, e disse a Konatsu: "Ranma ti darà davvero un bella immagine di me, e ti insegnerà a non credere a una sola parola di quello che dico. Sono stata particolarmente sfortunata a incontrare una persona così in grado di rivelare il mio vero carattere, in una parte del mondo dove avevo sperato di farmi ritenere degna di un certo grado di stima. Davvero, Ranma, è molto ingeneroso da parte vostra menzionare tutto quello che avete appreso a mio discredito a Nerima, e, lasciatemelo dire, anche molto incauto, perché mi state facendo venir voglia di vendicarmi, e possono uscir fuori delle cose che, a sentirle, scandalizzerebbero i vostri conoscenti."
"Non ho paura di voi", disse lui, sorridendo.
"Ti prego, fammi sentire di che cosa lo accusi", esclamò Kodachi che nel frattempo si era avvicinata al terzetto sempre più infastidita che le attenzioni dei suoi soci fossero rivolte ad Akane. "Mi piacerebbe sapere come si è comportato a Nerima." E nel frattempo guardò Ranma con uno sguardo infuocato.
"Allora preparati a qualcosa di terribile. Devi sapere che la prima volta che l'ho visto è stato a una festa ed è stato seduto in un angolo imbronciato per tutta la serata”
"All'epoca non avevo l'onore di conoscere nessuno in quella riunione, oltre a quelli che erano con me."
"È vero; e ha parlottato solo con loro. Non potete negare, Ranma Saotome, che avevate fatto una bella combriccola con quelle signorine vostre amiche e criticavate continuamente noi altri.”
“Con quali signorine?” chiese Kodachi sempre più arrabbiata
“Ukjo e Shampoo. Non so se le conosci, Kodachi… si è fatto persino preparare da mangiare da loro! Quindi, in sostanza, mentre si mostrava timido e non riusciva ad essere educato con noi, era sempre ben disposto nei confronti delle sue amiche di vecchia data.”
“Non sono adatto a rendermi ben accetto agli estranei” disse Ranma.
“E come mai un uomo intelligente e istruito, abituato a viaggiare e fare affari, persino di bell’aspetto, è inadatto a rendersi ben accetto agli estranei?" gli chiese Akane.
"Posso rispondere io alla tua domanda", disse Konatsu “È perché non vuole prendersene il fastidio."
"Di sicuro non ho il talento che qualcuno ha", disse Ranma "di conversare con facilità con persone che non ho mai visto prima. Non riesco ad apparire interessato alle loro faccende, come spesso vedo fare."
“Io non sono brava a cucinare come altre donne di vostra conoscenza, Ranma, ma l'ho sempre ritenuto un difetto mio, perché non mi sono mai presa il fastidio di esercitarmi. Non sono brava non perché non sono capace ma perché non mi sono impegnata abbastanza."
Ranma sorrise e stava per rispondere ma furono interrotti da Kodachi, che strattonò Ranma e gli chiese di poter parlare con lui in privato non appena possibile. Lui rispose che avrebbero parlato dopo che gli ospiti fossero andati via e lei per tutto il resto della serata lo costrinse avvinghiato a sé tenendogli il braccio e cercando di attirarne continuamente l’attenzione con frasi più o meno esplicite sulla sua disponibilità.   
Akane guardò Ranma per tutto il tempo, per vedere con quanto entusiasmo rispondeva alle attenzioni di Kodachi ma né in quel momento né in nessun altro scorse in lui un qualsiasi sintomo di amore per la donna. Non sembrava interessato alle sue avances ma non sembrava neanche in grado di evitarle. Manteneva con lei quello stesso atteggiamento ambiguo che più di una volta gli aveva visto usare con Ukjo e Shampoo. D’altra parte, in questa particolare situazione di soci in affari lo giustificava. Perché avrebbe dovuto inimicarsi Kodachi? Ma con le altre due proprio non si spiegava perché non riuscisse ad essere più risoluto se non era interessato. Alla fine della serata se ne andò via pensando che forse per una tra Ukjo e Shampoo c’erano davvero delle speranze.
 
Angolo dell’autrice: entra in gioco Konatsu (che veste i panni del colonello Fitzwilliam) come artista marziale, gentile e simpatico, socio in affari di Ranma e Kodachi la cui presenza è funzionale agli incontri/scontri dei due protagonisti. Comincia qualche scenata di gelosia di Kodachi infastidita dalle attenzioni che Ranma (sempre con il suo apparente disinteresse) dà ad Akane. Akane non capisce i sentimenti di Ranma e anzi è sempre più infastidita e insoddisfatta dai suoi modi. Siamo tutto sommato nei canoni, no?
Grazie della vostra costante presenza. A presto.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14
 
Il mattino dopo, Akane era seduta da sola a scrivere a Kasumi, mentre Sayuri e sua sorella erano uscite per delle commissioni, quando il suono del campanello, segnale certo di un visitatore, la fece sussultare. Quando aprì la porta, con sua grande sorpresa, vide che l’ospite era Ranma Saotome.
Lui sembrò stupito di trovarla da sola, e si scusò per la sua intrusione, facendole capire di aver creduto che tutte le signore fossero in casa.
Si sedettero e dopo essersi scambiati poche battute sul tempo e lo stato di salute dei loro conoscenti sprofondarono in un totale silenzio. Akane pensò di approfittarne facendo scivolare il discorso su Tofu e la sua prolungata assenza da Nerima.
"Con quale rapidità ve ne siete andati da Nerima nel novembre scorso! Neanche il tempo di salutarsi come si deve. Stanno tutti bene?”
"Benissimo, grazie."
Si rese conto che non avrebbe avuto nessun'altra risposta, e, dopo una breve pausa, aggiunse:
"Credo di aver capito che il dottor Tofu non sia molto propenso a tornare a Nerima."
"Non gliel'ho mai sentito dire in questi termini, ma è probabile che in futuro passi poco tempo là. Ha molti impegni."
"Se intende starci così poco sarebbe meglio per i vicini che abbandonasse la proprietà, così potrebbe essere fittata ad altri, intenzionati a risiedervi in modo stabile.”
"Non mi sorprenderei", disse Ranma, "se dovesse lasciarla."
Akane non rispose. Temeva di dilungarsi troppo sul suo amico e, non avendo altro da dire, decise di lasciare a lui il compito di trovare un argomento.
Lui capì al volo, e iniziò subito.
"Questa casa sembra molto comoda. Credo che Kodachi abbia fatto molto per suo fratello concedendogli la gestione di una palestra e questa dimora.”
"Credo di sì, e sono sicura che non avrebbe potuto concedere la sua benevolenza a un destinatario più grato."
"Kuno sembra anche essere stato molto fortunato nella scelta di una moglie."
"Sì, certo; i suoi amici possono essere ben lieti che abbia incontrato una delle poche donne intelligenti disposte ad accettarlo, e a renderlo felice accettandolo. La mia amica ha eccellenti facoltà di giudizio, anche se non sono certa di ritenere il suo matrimonio con Kuno come la cosa più saggia che potesse fare. Comunque, sembra perfettamente felice e, guardandola come una scelta oculata, per lei è certamente un ottimo matrimonio."
Seguì un breve dialogo sul posto che li ospitava in quel momento e la bellezza dei paesaggi nei dintorni; ma la chiacchierata fu presto interrotta dall'ingresso di Sayuri e della sorella. Quel tête-a-tête le sorprese. Ranma Saotome le informò che era venuto a porgere i suoi saluti a tutte le signore e che era rimasto sorpreso di non averle trovate e rimase ancora per qualche minuto senza dire molto a nessuno. Poi se ne andò.

"Che significherà mai tutto questo?" disse Sayuri, non appena lui fu uscito. "Mia cara Akane, dev'essersi innamorato di te, altrimenti non ci avrebbe mai fatto visita in maniera tanto familiare."
Ma quando Akane le raccontò dei suoi lunghi silenzi e dei balbettii nonché della freddezza nel parlare del periodo in cui era stato a Nerima, non sembrò molto probabile, persino per i desideri di Sayuri, che fosse questo il caso, e dopo varie congetture, alla fine poterono solo supporre che la sua visita fosse dovuta alla difficoltà di trovare qualcosa da fare. In casa c'era solo Kodachi, i libri e un tavolo da biliardo, e si vede che Ranma ne aveva abbastanza dell’una e degli altri così da cercare riparo a casa di Kuno Tatewaki.

Nei giorni successivi la scena si ripetette molte volte e Ranma e Konatsu furono ospiti di Kuno molto spesso e sempre più spesso si intrattenevano a parlare con le signore. In quei giorni gli scambi di battute fra Ranma e Akane, in presenza di altri, furono pungenti e vivaci, il che rendeva piacevole la loro compagnia anche per gli amici che si divertivano a vedere i siparietti inscenati, non consapevolmente, tra i due giovani.
Un paio di volte Sayuri aveva suggerito ad Akane la possibilità che Ranma avesse un debole per lei, ma Akane si prendeva sempre gioco di un'idea del genere, e Sayuri non ritenne giusto insistere su quell'argomento, per paura di far sorgere aspettative che potevano sfociare solo in una delusione, poiché dentro di sé non aveva dubbi sul fatto che tutta l'antipatia dell'amica sarebbe svanita, se avesse potuto immaginare di averlo in suo potere.

Più di una volta Akane, nei suoi vagabondaggi nel parco, aveva inaspettatamente incontrato Ranma Saotome. Al primo incontro pensò che fosse proprio un caso sfortunato a condurlo dove nessun altro andava, e, per evitare che succedesse di nuovo, si affrettò a informarlo che quello era il suo rifugio preferito. Il fatto che accadesse una seconda volta fu perciò molto strano!
Eppure accadde, e persino una terza. Sembrava una malignità premeditata, o una penitenza voluta, poiché in quelle occasioni in cui erano soli, ci furono solo qualche domanda formale e imbarazzati silenzi. Spesso si irrigidiva e non mostrava né piacere a parlare né ad ascoltare. In un’occasione la colpì il fatto che lui le facesse domande strane e sconclusionate, sul suo amore per le passeggiate solitarie e sulla sua opinione su come gestire le palestre; sulla sua intenzione di averne una propria o di continuare ad allenarsi.
Un giorno, mentre passeggiava, era intenta a rileggere con attenzione l'ultima lettera di Kasumi, e a soffermarsi su alcuni passaggi che dimostravano come Kasumi non l'avesse scritta con il morale alto, quando, invece di essere di nuovo sorpresa da Ranma, vide, alzando lo sguardo, che Konatsu le stava venendo incontro. Mise subito via la lettera e, sforzandosi di sorridere, disse:
"Non credevo che saresti mai venuto a passeggiare da queste parti."
"Sto facendo il giro del parco", rispose lui, "e avevo intenzione di concluderlo con una visita alla palestra di Kuno. Mi accompagni?"
Camminarono insieme verso la palestra. Akane ne approfittò per chiedere quando sarebbero partiti visto che la loro permanenza era durata più dei pochi giorni di cui si era parlato all’inizio.
"Ranma rimanda ancora. Ma io sono a sua disposizione. Gli sono molto grato per avermi fatto entrare nei suoi affari e in quelli di Kodachi. E a dire il vero anche quest’ultima insiste per farci rimanere ancora."
"Mi chiedo perché Ranma non si sposi con lei. Potrebbe garantirsi dei vantaggi durevoli e potrebbe ampliare il proprio patrimonio. E lei mi sembra molto bendisposta nei suoi confronti.”
"Non saprei che dirti", disse Konatsu, "per quel poco che so, lui è in questo momento molto impegnato a prendersi cura della sorella e del suo caro amico Ono Tofu”.
"Per quanto riguarda la sorella lo capisco perché è molto giovane ma cura di Tofu?!” disse Akane sorpresa
“Ebbene si! Da qualcosa che mi ha detto durante il viaggio, ho ragione di credere che il dottor Tofu sia in debito con lui. Mi ha detto, infatti, che è soddisfatto di avere di recente salvato un amico dagli inconvenienti di un matrimonio molto imprudente, ma senza menzionare nomi o altri particolari, e sospetto che si tratti del dottor Tofu solo perché lo ritengo il genere di giovanotto capace di mettersi in questo genere di pasticci, e perché so che sono stati insieme per tutta la scorsa estate."
"Ranma Saotome ti ha spiegato i motivi del suo intervento?"
"Da quello che ho capito c'erano delle obiezioni molto forti nei confronti della signorina."
"E quali stratagemmi ha usato per separarli?"
"Non mi ha parlato di stratagemmi. Mi ha solo detto quello che ho detto a te adesso."
Akane non rispose, e continuò a camminare, con il cuore gonfio di indignazione. Dopo averla osservata per un po', Konatsu le chiese perché fosse così pensierosa.
"Stavo pensando a quello che mi hai detto", disse lei. "Il comportamento di Ranma non si accorda con i miei sentimenti. Perché ergersi a giudice?"
"Sei propensa a ritenere inopportuno il suo intervento?"
"Non vedo quale diritto abbia Ranma Saotome di decidere sui sentimenti del suo amico, o perché, seguendo solo il suo giudizio, abbia scelto e stabilito in quale modo il suo amico dovesse essere felice. Ma", proseguì con meno enfasi, "dato che non conosciamo i particolari, non è giusto condannarlo. Si può supporre che in questo caso non ci fosse un grande amore."

Poi cambiò bruscamente discorso, chiacchierò su altri argomenti finché non arrivarono alla palestra.

 Non appena l'ospite se ne fu andato, poté riflettere senza essere disturbata su tutto ciò che aveva sentito. Non si poteva supporre che si trattasse di persone diverse da quelle a cui era legata lei. Non potevano esserci al mondo due uomini verso i quali Ranma Saotome avesse un'influenza così illimitata. Che egli fosse coinvolto nelle misure prese per separare il dottor Tofu e Kasumi non ne aveva mai dubitato, ma aveva sempre attribuito a Ukjo e Shampoo la parte principale nel concepirle e nel metterle in atto.
Tuttavia, lui era stato la causa; il suo orgoglio e il suo capriccio erano stati la causa di tutto quello che Kasumi aveva sofferto e stava ancora soffrendo. Aveva distrutto tutte le speranze di felicità del cuore più affettuoso e generoso al mondo, e nessuno avrebbe potuto dire quanto sarebbe durato il dolore che aveva inflitto.

"C'erano delle obiezioni molto forti nei confronti della signorina", erano state le parole di Konatsu: quelle forti obiezioni erano probabilmente il fatto che non avesse una dote né un patrimonio da ereditare e che avesse un padre chiassoso e una sorella avida. Alla fine, si convinse risolutamente di come lui fosse stato influenzato sia dal genere peggiore di orgoglio, sia dal desiderio di riservare il dottor Tofu a sua sorella Ranko.
L'agitazione e le lacrime provocate dalla faccenda le fecero venire il mal di testa; e il dolore peggiorò talmente nel corso della serata che, insieme alla sua riluttanza a incontrare Ranma, la fece decidere a non accompagnare i padroni di casa da Kodachi, che li aveva nuovamente invitati a cena.
Sayuri, vedendo come fosse davvero indisposta, non insistette per farla andare.
 
Angolo dell’autrice: un capitolo funzionale allo svolgersi della trama e senza il quale l’acredine di Akane verso Ranma non si sarebbe potuta accrescere. Mi dispiace se dovrete aspettare qualche altro giorno per la dichiarazione ma mettere tutto insieme avrebbe fatto venir fuori un capitolo lunghissimo! ma visto che ce l'ho pronto credo di pubblicarlo in questi giorni. Il tempo di rileggerlo.
Grazie a chi segue, a chi ha inserito la storia tra i preferiti e ai miei recensori prediletti! A presto!

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15
 
Una volta andati via gli altri, Akane, come se volesse inasprire il più possibile il proprio risentimento nei confronti di Ranma Saotome, si mise a esaminare tutte le lettere che le aveva scritto Kasumi da quando lei era ospite di Sayuri. Non contenevano nessuna effettiva lamentela, né ci si poteva leggere nessun richiamo agli avvenimenti passati o descrizioni di sofferenze presenti. Ma in tutte, e in quasi ogni rigo di ognuna, si sentiva l'assenza di quell'allegria che aveva sempre caratterizzato il suo stile, e che, derivando dalla serenità di un animo in pace con se stesso, e ben disposto verso tutti, quasi mai era stata offuscata. Akane notò ogni frase che trasmettesse un senso di disagio, con un'attenzione che non c'era stata alla prima lettura.

Provava una certa consolazione solo nel pensare che in meno di quindici giorni sarebbe stata di nuovo con Kasumi, in condizione di contribuire a risollevarle lo spirito con tutto ciò che può fare l'affetto.

Mentre stava riflettendo su questo punto, sentì bussare il campanello. Quando aprì, con enorme stupore, vide Ranma Saotome entrare nella stanza. Con modi precipitosi lui cominciò chiedendole immediatamente notizie sulla sua salute, giustificando la sua visita con il desiderio di sentire che lei stesse meglio. Lei rispose con fredda cortesia. Lui si sedette per qualche istante, e poi si rialzò e si mise a camminare per la stanza. Akane era sorpresa, ma non disse una parola. Dopo un silenzio di qualche minuto lui le si avvicinò con evidente turbamento, e cominciò così:
"Starti vicino mi crea sempre una certa agitazione. Dal primo momento che ti ho visto ho pensato che non fossi per niente carina né nei modi né di aspetto. Così ordinaria e banale. Ero abituato ad avere intorno a me donne eccezionali come Ukjo, graziosa e sempre accondiscendente o Shampoo bellissima e sensuale. Donne che nonostante le loro qualità, mi adoravano come un dio mettendo i miei bisogni al di sopra di ogni altra cosa e non posso negare che ciò mi gratificasse molto. Poi sei arrivata tu, vivace e pungente nel modo di esprimerti, fiera e forte. Il fatto che mi rispondessi a tono e non avessi paura di dire sempre ciò che pensi mi affascinava. Qualche volta ho pensato che fossi così poco femminile da sentirmi in imbarazzo per te eppure, contro la mia stessa volontà, ho cominciato ad amarti. E oggi non riesco più a reprimere i miei sentimenti e devo dirtelo."

Lo stupore di Akane era inesprimibile. Lo fissò, arrossì, dubitò e rimase in silenzio. Fu considerato un incoraggiamento sufficiente, e seguì immediatamente l'ammissione di tutto ciò che lui provava, e aveva a lungo provato, per lei. I suoi sentimenti per lei apparivano sinceri, esprimeva il desiderio di farla felice, di proteggerla ma c'erano da descrivere emozioni che andavano oltre quelle del cuore, e sull'amore non fu più eloquente di quanto lo fu sull’orgoglio.

“Sono consapevole che la tua famiglia e la tua condizione economica siano molto inferiori alla mia. Siete una famiglia rumorosa, tuo padre non riesce a comportarsi in maniera dignitosa e tua sorella Nabiki è avida e inopportuna. La mia ragionevolezza si oppone ai sentimenti e ho fondati timori che in un futuro matrimonio tu ti rivelerai violenta considerata la tua propensione a fraintendere ciò che dico e a guardare tutto con pregiudizio. Tuttavia, non riesco a contenermi, soffro per questi sentimenti contrapposti ma sono tuttavia disposto a sposarti.”

Nonostante la sua antipatia profondamente radicata, Akane non poté restare insensibile all'onore derivante dall'affetto di un uomo importante, e sebbene le sue intenzioni non vacillassero nemmeno per un istante, in un primo momento fu dispiaciuta per il colpo che lui avrebbe ricevuto; ma poi, quando sentì la seconda parte del discorso, il suo risentimento si risvegliò e tutta la compassione si trasformò in collera. Cercò, tuttavia, di ricomporsi per rispondergli con calma, quando lui avesse finito. Mentre parlava, lei vide con chiarezza che lui, tronfio, non nutriva alcun dubbio su una risposta favorevole. Il suo volto rivelava una totale sicurezza, la solita arroganza che gli aveva visto in viso dal primo momento in cui lo aveva conosciuto. Questo la esasperò ulteriormente, e, una volta che lui ebbe concluso, le guance di lei si imporporarono, disse:
"Non ho mai desiderato la tua stima, ti do anche io del tu adesso, visto che senza alcun riguardo l’hai usato per parlarmi. Non contraccambio i tuoi sentimenti e te lo dico subito in maniera chiara e netta senza neppure preoccuparmi di dover essere educata. D’altra parte, tu con un così evidente proposito di offendermi e di insultarmi, hai scelto di dirmi che ti piaccio contro la tua volontà, contro la tua ragione, e persino contro il tuo carattere. Non basta questo a giustificare la mia scortesia, se sono scortese? Ma c’è altro. Se i miei sentimenti non fossero stati contro di te, se fossero stati indifferenti, o persino se fossero stati favorevoli, pensi che qualsiasi cosa mi avrebbe persuasa ad accettare l'uomo che è stato causa della rovina, forse per sempre, della felicità della mia sorella amatissima? In ogni caso, se mai ti ho provocato pena con il mio rifiuto, sappi che è una pena inferta in modo del tutto inconsapevole, e sono certa che sarà di breve durata.”

Mentre lei pronunciava queste parole, Ranma Saotome cambiò colore; ma l'emozione fu breve, e la ascoltò senza interrompere mentre proseguiva:
"Ho tutte le ragioni al mondo per pensar male di te. Nessun motivo può scusare la parte ingiusta e meschina che hai recitato in questa faccenda. Non negherai di essere stato il principale, se non l'unico, responsabile della separazione di Tofu e Kasumi e di aver esposto uno al biasimo del mondo intero perché impulsivo e volubile, e l'altra alla derisione per le sue speranze deluse?".

Si fermò, e vide con non poca indignazione che lui ascoltava con un'aria che rivelava l'assoluta mancanza di ogni sentimento di rimorso. La guardò persino con un sorriso di ostentata incredulità.
"Puoi negare di averlo fatto?" ripeté lei.
Con una calma fittizia lui rispose, "Non ho nessuna intenzione di negare di aver fatto tutto quello che era in mio potere per separare il mio amico da tua sorella, o che mi rallegro del mio successo. Verso di lui sono stato più benevolo che verso me stesso."
Akane sempre più arrabbiata proseguì:
"Ma non è solo su questo che è basata la mia avversione. Molto prima che ciò avvenisse, la mia opinione su di te era già decisa. Il tuo carattere mi era stato rivelato da ciò che molti mesi fa avevo appreso da Ryoga. Su questo che cosa hai da dire? Con quale immaginario atto di amicizia puoi difenderti in questo caso?”
"Hai un vivo interesse per quell’uomo!" disse Ranma con un tono meno tranquillo, e con un colorito più acceso.
"Chi conosce quali sono state le sue disgrazie, può fare a meno di provare interesse per lui?"
"Le sue disgrazie!" ripeté Ranma in modo sprezzante; "sì, le sue disgrazie sono state davvero grandi."
"E provocate da te", esclamò Akane con forza. "sei stato tu ad averlo ridotto al suo attuale stato di relativa povertà; è colpa tua se non ha potuto diventare un maestro di arti marziali ma ha dovuto vagare per il mondo alla ricerca di lavoretti saltuari. Lo hai privato degli anni migliori della sua vita, di quell’indipendenza economica tanto dovuta quanto meritata. Gli hai tolto ciò che tuo padre aveva destinato a lui. Eppure, ti ostini a parlare delle sue disgrazie con disprezzo e scherno."
"E questa", esclamò Ranma, andando su e giù per la stanza a passi rapidi, "è l'opinione che hai di me? Ti ringrazio per averla descritta in modo così esplicito. Le mie colpe, secondo questi calcoli, sono davvero pesanti! Ma forse", aggiunse, fermandosi e girandosi verso di lei, "queste offese avrebbero potuto essere perdonate, se il tuo orgoglio non fosse stato ferito dalla mia onesta confessione circa gli scrupoli che mi hanno a lungo impedito di sviluppare qualsiasi serio progetto. Queste aspre accuse avrebbero potuto essere represse, se avessi nascosto con maggiore accortezza le mie resistenze, e ti avessi lusingata a credere di essere spronato da un'inclinazione senza riserve, incontaminata; dalla ragione, dalla riflessione, da tutto. Ma la finzione, in qualsiasi forma, mi ripugna. Né mi vergogno dei sentimenti che ti ho riferito. Erano naturali e giusti. Potevi aspettarti che gioissi dell'inferiorità dei tuoi parenti? Che mi sarei congratulato con me stesso pensando alla tua condizione sociale ed economica così nettamente al di sotto della mia? E peggio ancora potevo accettare la tua mancanza di grazia e gentilezza senza nutrire alcun dubbio?"
Akane sentiva salire la collera istante dopo istante; eppure cercò di parlare con la massima compostezza, quando disse:
"Ti stai sbagliando, Ranma, se immagini che il modo in cui ti sei dichiarato mi abbia colpito in altro modo, oltre a quello di risparmiarmi il dispiacere che avrei provato nel rifiutarti, se ti fossi comportato più da gentiluomo."
A questo punto lo vide trasalire, ma senza dire nulla, e lei andò avanti:
"Avresti potuto offrimi la tua mano in qualunque modo, ed io non sarei mai stata tentata di accettarla."
Lo stupore fu di nuovo evidente, e lui la guardò con un'espressione insieme di incredulità e umiliazione. Lei proseguì:
"Fin dall'inizio, potrei quasi dire dal primo istante in cui ti ho conosciuto, il tuo comportamento, dandomi la completa certezza della tua arroganza, della tua presunzione e del tuo egoistico disprezzo per i sentimenti degli altri, era tale da costituire il fondamento di una disapprovazione che, per gli eventi successivi, si è consolidata in una inalterabile avversione; ti conoscevo da meno di un mese, e già sentivo che saresti stato l'ultimo uomo al mondo che mi sarei mai lasciata convincere a sposare."
"Hai detto abbastanza. Comprendo perfettamente i tuoi sentimenti, e ora devo solo vergognarmi dei miei. Perdonami per averti sottratto così tanto tempo."
E con queste parole lasciò in fretta la stanza, ed Akane lo sentì dopo un istante aprire la porta d'ingresso e uscire.

In quel momento il tumulto nel suo animo era enorme. Non sapeva come calmarsi, e una concreta debolezza la costrinse a sedersi e a piangere per mezz’ora. Il suo stupore, riflettendo su ciò che era accaduto, non faceva che aumentare. Ricevere un'offerta di matrimonio da Ranma Saotome! Sapere che era innamorato di lei da così tanti mesi! talmente innamorato da volerla sposare nonostante tutte le obiezioni che gli avevano suggerito di impedire all’amico di sposare la sorella, e che dovevano apparirgli almeno uguali nel suo caso, era quasi incredibile! era gratificante aver suscitato inconsapevolmente un affetto così grande. Ma il suo orgoglio, il suo abominevole orgoglio, la sua vergognosa ammissione di quanto aveva fatto nei confronti di Kasumi, la sua imperdonabile sfacciataggine nel riconoscerlo e l'insensibilità con la quale aveva parlato di Ryoga, senza nemmeno un tentativo di negare la crudeltà con la quale l'aveva trattato, sopravanzarono presto la compassione emersa per un istante pensando all'affetto che aveva provato per lei.

Il mattino successivo Akane si svegliò con gli stessi pensieri e le stesse riflessioni di quando aveva finalmente chiuso gli occhi. Non riusciva a riprendersi dalla sorpresa per quello che era successo; era impossibile pensare ad altro e, totalmente incapace di fare alcunché, decise, subito dopo colazione, di concedersi aria aperta ed esercizio.
 Si stava avviando direttamente verso la sua passeggiata preferita quando, nel rammentarsi che talvolta ci andava anche Ranma Saotome, si fermò, e invece di entrare nel parco, svoltò per il sentiero che si allontanava dalla strada principale. Ma da lì colse di sfuggita la figura di un uomo in una specie di boschetto che costeggiava il parco; si stava muovendo verso di lei e, per paura che fosse Ranma Saotome, lei batté subito in ritirata. Ma la persona che avanzava era ormai abbastanza vicina per vederla, e avvicinandosi in fretta, pronunciò il suo nome.
Lei si era girata sentendosi chiamare, ma riconoscendo che la voce era evidentemente quella di Ranma, si mosse per allontanarsi. Lui, però, correndo la raggiunse, e tirando fuori dei fogli, che lei prese istintivamente, disse con uno sguardo perfettamente composto e duro, "Leggi questa lettera!" E poi tornò tra gli alberi e scomparve subito alla vista.
Senza aspettarsi nulla di piacevole, ma con enorme curiosità, Akane aprì la lettera e, con meraviglia ancora maggiore, si accorse che il foglio esterno ne conteneva altri due, completamenti riempiti da una scrittura molto fitta. Lo stesso foglio esterno era pieno allo stesso modo. Proseguendo la passeggiata lungo il sentiero, cominciò a leggerla.

La lettera conteneva queste parole:
Non avere timore nel ricevere questa lettera, Akane. Non conterrà una ripetizione di quei sentimenti, o un rinnovo di quelle proposte che ieri sera ti sono state così sgradite. Scrivo senza nessuna intenzione di affliggerti o di umiliare me stesso, insistendo su desideri che, per la felicità di entrambi, non saranno mai troppo in fretta dimenticati. Lo sforzo richiesto per scrivere io e per leggere tu, questa lettera, avrebbe potuto essere risparmiato se non fosse la mia reputazione a esigere che essa sia scritta e letta. Devi quindi perdonare la libertà con la quale chiedo la tua attenzione; i tuoi sentimenti, lo so bene, la concederanno a malincuore, ma lo chiedo al tuo senso di giustizia.
Ieri sera mi hai mosso due accuse di natura molto diversa, e assolutamente non della stessa importanza. La prima è stata che, senza alcun riguardo per i sentimenti di entrambi, ho separato il dottor Tofu da tua sorella Kasumi, e l'altra che, in spregio a diversi diritti, senza tener conto dell'onore e del senso di umanità, ho rovinato l'immediata prosperità, e cancellato le prospettive future di Ryoga Hibiki. Avere caparbiamente e senza alcuna giustificazione cacciato via il compagno della mia giovinezza, il ben noto prediletto di mio padre, un giovanotto che non poteva fare affidamento su nulla se non sulla nostra protezione, e che era cresciuto aspettandosi di goderne, sarebbe una cattiveria rispetto alla quale la separazione di due giovani, il cui affetto si era sviluppato in sole due settimane, non può certo essere oggetto di confronto. Ma sento comunque la necessità di chiarire entrambi gli aspetti.
Non ero da molto a Nerima, quando mi sono reso conto, insieme ad altri, che il dottor Tofu preferiva tua sorella maggiore a qualsiasi altra signorina nei dintorni. Ma è stato solo durante la serata della festa a casa sua che ho cominciato a temere che lui provasse un'attrazione seria. Lo avevo spesso visto innamorato prima di allora. A quella festa capii per la prima volta, dalle frasi pronunciate da tuo padre, che le attenzioni di Ono verso Kasumi avevano suscitato l'aspettativa generale di un loro matrimonio. Tuo padre ne parlava come di un evento certo, per il quale restava da decidere solo la data. Da quel momento osservai con attenzione il comportamento del mio amico, e mi resi conto che la parzialità verso Kasumi andava al di là di quanto mi fosse mai capitato di vedere in lui. Osservai anche lei: il suo aspetto e i suoi modi erano aperti, allegri e affascinanti, ma senza nessun sintomo di un riguardo particolare, e dall'esame di quella sera, mi convinsi che, pur accogliendo con piacere le sue attenzioni, non le incoraggiava con sentimenti di pari natura. Se in questo tu non ti sei sbagliata, devo essere stato io a commettere un errore. La maggiore conoscenza che hai di tua sorella rende probabile quest’ultima ipotesi. Se le ho inflitto una sofferenza perché sviato da un errore del genere, il tuo risentimento non è irragionevole. Ma non ho scrupoli nell'asserire che la serenità del contegno e dell'aspetto di Kasumi era tale da convincere anche il più acuto degli osservatori che, per quanto amabile fosse il suo comportamento, il suo cuore non fosse così facile da conquistare. E’ una donna così amabile e gentile con tutti che era difficile distinguere in lei un vero attaccamento a Tofu. Che io avessi il desiderio di crederla indifferente è certo, ma mi azzardo a dire che le mie indagini e le mie decisioni non sono di solito influenzate dalle mie speranze o dai miei timori. Non ho creduto che fosse indifferente perché lo desideravo; l'ho creduto a seguito di un giudizio imparziale, con la stessa sincerità con la quale lo desideravo con la ragione. Le mie obiezioni al matrimonio non erano semplicemente quelle che ieri sera ho confessato di aver messo da parte nel mio caso solo per l’estrema intensità della passione; la mancanza di un'adeguata posizione sociale non poteva essere un ostacolo così grande per il mio amico, così come per me. Ma c'erano altri motivi di incompatibilità; motivi che, sebbene ancora esistenti, ed esistenti con pari intensità in entrambi i casi, mi ero sforzato di dimenticare, poiché non erano immediatamente di fronte a me.
Questi motivi devono essere esposti, anche se brevemente. La totale mancanza di decoro dimostrata da tuo padre e da tua sorella Nabiki nell’occasione di quella festa mi convinsero ad intensificare, rispetto a quanto avevo ritenuto in precedenza, ogni tentativo di preservare il mio amico da quella che giudicavo un'unione molto inopportuna. Lui lasciò Nerima il giorno successivo con l'intenzione di tornare presto. Ora resta da spiegare il ruolo che ho avuto io. L'inquietudine di Ukjo e Shampoo era uguale alla mia; presto scoprimmo di pensarla allo stesso modo e, ugualmente consapevoli che non ci fosse tempo da perdere nell'allontanare Tofu, decidemmo in breve tempo di partire anche noi.
Lì mi assunsi subito il compito di rendere evidente al mio amico la certezza dei danni di una scelta del genere. Li descrissi, e li accentuai, con fervore. Ma per quanto questa opposizione avrebbe potuto far vacillare o ritardare la sua decisione, immagino che non avrebbe definitivamente impedito il matrimonio, se non fosse stata appoggiata dall'assicurazione, che non esitai a fornirgli, dell'indifferenza di tua sorella. Anche lui aveva dubbi sull’affetto di lei perché nelle loro conversazioni non si era mai mostrata particolarmente propensa a mettere in luce cosa pensasse di lui. Quindi convincerlo che lui nutrisse sentimenti più forti di quelli che provava lei non fu difficile.
Su questo non ho altro da dire; nessun'altra giustificazione da offrire. Se ho ferito i sentimenti di tua sorella, l'ho fatto inconsapevolmente; e sebbene i motivi che mi hanno guidato possano naturalmente sembrarti insufficienti, io non mi sento ancora di condannarli. L’ho fatto a fin di bene per un amico che stimo più di ogni altro.
Riguardo all'altra, più pesante, accusa di aver offeso Ryoga, posso confutarla soltanto esponendoti per intero i suoi rapporti con me. Di che cosa mi abbia accusato in particolare lo ignoro, ma sulla verità di ciò che riferirò posso invocare la testimonianza di più di una persona!
Ryoga è il figlio di un uomo molto rispettabile, che per molti anni ha lavorato per mio padre e che a lui era legato da una profonda stima. Mio padre sostenne le spese per la scuola di Ryoga e ne curò l’educazione portandolo sempre con noi nei nostri viaggi. Si premurò anche di insegnarli molte tecniche di arti marziali sperando che in futuro avrebbe accettato di prendere in gestione una delle nostre palestre.
Mio padre morì qualche anno fa e nel suo testamento mi raccomandò di portare a temine quanto aveva predisposto in vita: garantire che Ryoga potesse ereditare una palestra e gestirla. Chiesi allora a Ryoga di allenarsi con me e di accompagnarmi in giro per le palestre per cominciare ad imparare il modo di gestirle anche dal punto di vista finanziario. Ci demmo appuntamento per vederci ogni mattina all’alba, allenarci e poi recarci nei nostri possedimenti. Per molti mesi ogni mattina aspettai che venisse ma dovetti sempre allenarmi da solo. Quando riuscivo ad incontrarlo gli chiedevo perché non si fosse presentato e lui adduceva le scuse più assurde come che si era perso nell’arrivare o che aveva viaggi importanti da fare. Ma io volevo credergli e allora, fiducioso, gli davo appuntamento per il giorno dopo ma di nuovo non si presentava all’appuntamento. La mia pazienza ha un limite e all’ennesima scusa lo affrontai non con le parole ma in un combattimento. Alla fine, Ryoga era distrutto fisicamente e nell’onore. L’avevo sconfitto duramente dimostrandogli la mia superiorità. Ma per amore di mio padre avrei accettato le sue scuse e ripreso ad allenarlo se un giorno non fosse successo un evento che mi fece tagliare i ponti con lui definitivamente.
Mi trovavo di ritorno da alcuni affari che mi avevano tenuto lontano da casa per varie settimane. Al mio rientro mi recai subito in camera di mia sorella Ranko per salutarla quando mi accorsi che era riversa sul pavimento in lacrime. La stanza era piena di peluche che non avevo mai visto prima e lei tra le braccia ne stringeva uno piccolo e nero a forma di maialino. Le chiesi cosa la facesse soffrire e perché aveva comprato tanti giocattoli simili. Lei mi raccontò che nei giorni della mia assenza, Ryoga era stato a trovarla parecchie volte e ogni volta le aveva portato un dono. L’ultimo era quello che stringeva tra le braccia. Lei si era sempre mostrata molto amichevole con lui in virtù della stima che legava i nostri padri e in virtù del fatto che si conoscevano sin da bambini. In quei giorni Ryoga però le aveva confessato che la sua non era solo una amicizia ma che nutriva per lei sentimenti più profondi e l’aveva convinta a partire per una fuga d’amore. L’appuntamento era per la notte precedente al mio arrivo. Ma Ryoga (per fortuna, aggiungo) non si presentò mai. Mia sorella fu devastata da questo abbandono. Non capiva perché lui l’avesse presa in giro e io non capivo perché se l’amava non avesse scelto di fare le cose per bene, ereditando la sua palestra e sposandola onestamente.
Ho pensato dunque che il principale obiettivo di Ryoga non fosse il patrimonio di mia sorella, ma la speranza di vendicarsi di me. Mi avrebbe dimostrato così che, a dispetto di tutti i nostri scontri in cui io avevo sempre la meglio, lui era capace di sottrarmi qualcosa senza che io me ne accorgessi e di farmi del male facendo male alla persona a cui tengo di più in assoluto. Quando qualche mese dopo quest’episodio Ryoga mi ha chiesto di dargli la palestra che gli spettava gliel’ho rifiutata. Non puoi certo biasimarmi per aver declinato questa richiesta, o per averlo respinto ogni volta che l'ha ripetuta. Il suo risentimento fu enorme, e fu senza dubbio altrettanto violento nell'ingiuriarmi con gli altri che nel rimproverarmi direttamente. Non so in che maniera e con quale genere di menzogne abbia attirato le tue attenzioni ma ingenua e pura come sei, so che non avresti potuto smascherare i suoi atteggiamenti ambigui e talvolta incomprensibili.
Ti auguro buona fortuna per il futuro.
Ranma Saotome

Se Akane, quando Ranma Saotome le aveva dato la lettera, non si aspettava che contenesse un rinnovo delle sue proposte, non aveva nemmeno la più pallida idea di quale ne potesse essere il contenuto. Ma quale che fosse, si può ben immaginare con quanta impazienza la esaminò, e quali emozioni contrastanti suscitò. I suoi sentimenti mentre la leggeva non erano facili da definire. Con stupore apprese all'inizio che lui riteneva di essere in grado di giustificarsi, e fu colpita dall’ennesimo atto di arroganza. Lesse con un fervore e con un'impazienza tale che la prima lettura non le permise di comprendere appieno il significato di tutti gli eventi narrati. La sua certezza dell'indifferenza della sorella la considerò subito falsa, e quanto diceva sulle reali, sulle più stringenti obiezioni a quel matrimonio, la fece talmente incollerire da farle provare sentimenti di puro odio. Per quello che aveva fatto non esprimeva nessun rammarico che potesse darle soddisfazione; lo stile non era certo contrito, ma altero. Era tutto orgoglio e insolenza.
Quando arrivò alla parte riguardante Ryoga i suoi sentimenti diventarono ancora più intensamente penosi e più difficili da definire. Stupore, inquietudine, persino orrore, la opprimevano. Aveva voglia di mettere tutto in dubbio, ed esclamò ripetutamente, "Questo dev'essere falso! Questo non può essere! Questa dev'essere la più enorme delle menzogne!"
E una volta finita l'intera lettera, senza però aver compreso quasi nulla dell'ultima pagina, e anche della precedente, la mise frettolosamente da parte, risoluta a non crederci, a non tornarci mai più.

In questo stato d'animo sconvolto, con pensieri che non riusciva a fissare su nulla, continuò a camminare; ma non servì a niente; mezzo minuto dopo la lettera fu di nuovo aperta, e cercando come poteva di ritrovare la padronanza di se stessa, ricominciò il mortificante esame di tutto ciò che riguardava Ryoga e si dominò al punto di analizzare il significato di ogni frase. Il racconto dei suoi rapporti con la famiglia Saotome era esattamente ciò che aveva riportato lui stesso, e la benevolenza del defunto padre di Ranma concordava allo stesso modo con le parole di lui. Anche il fatto che gli fosse stata promessa una palestra era vero. Fin qui ognuna delle due versioni confermava l'altra; ma quando arrivò al periodo successivo, alle sue prolungate assenze agli allenamenti e allo strano comportamento con Ranko non riusciva a trovare una giustificazione. Eppure, si ricordava di come lui le aveva parlato di Ranko, di quanti appuntamenti aveva saltato e di come era passato facilmente dall’attrazione per lei a quella per Akari.
Ogni rigo dimostrava con maggiore chiarezza che la vicenda, per la quale lei aveva creduto impossibile che potesse esistere un qualsiasi espediente capace di descriverla in modo tale da rendere il comportamento di Ranma Saotome meno che infamante, stava prendendo una piega che l'avrebbe reso in tutto e per tutto assolutamente irreprensibile.
La storia sul suo intrigo ai danni di Ranko Saotome la fece sospirare ancor di più. Perché avrebbe dovuto prendersi gioco di una giovane donna rispettabile? Anche Akari era in pericolo?

Quello che ora si ricordava di Ryoga, oltre al suo bell’aspetto e ai modi gentili era la sconvenienza di confidenze sui suoi fatti personali fatte a lei quando erano poco più che estranei, all’inizio della loro conoscenza, e si meravigliò di come allora questo le fosse sfuggito. Si rese conto dell'indelicatezza di esporsi in quel modo e di condannare Ranma, quando ancora nessuno nel vicinato lo conosceva bene. Rammentò che si era vantato di non avere paura di incontrare Ranma Saotome, eppure la settimana successiva aveva evitato la festa da Tofu. Rammentò anche che, fino a quando Ranma e Tofu non furono andati via aveva raccontato la sua storia solo a lei, ma che dopo quella partenza se ne era parlato dappertutto; che allora non aveva avuto nessuna riserva, nessuno scrupolo nel denigrare il carattere di Ranma Saotome, sebbene le avesse assicurato che il rispetto per il padre gli avrebbe sempre impedito di parlar male del figlio.
Come appariva diverso tutto ciò che lo riguardava! Le sue premure per Akari così improvvise e il suo comportamento verso di lei sembravano solo evidenziare un carattere a cui piace sentirsi gratificato nella sua vanità.
A ulteriore discolpa di Ranma non poté non ammettere che Ono Tofu, alle domande di Kasumi, aveva parecchio tempo prima asserito che Ranma avesse fatto tutto il possibile per Ryoga e che tutti i suoi amici non facessero che parlarne bene. Anche se i suoi modi erano orgogliosi e scostanti lei non aveva mai visto, per tutto il corso della loro conoscenza, (una conoscenza che ultimamente li aveva portati a stare molto insieme, e le aveva conferito una certa intimità con il suo modo di comportarsi) nulla che lo rivelasse privo di principi o che segnalasse abitudini immorali.

Si vergognò sempre più di se stessa. Non riusciva a pensare a Ranma o a Ryoga senza rendersi conto di essere stata cieca, parziale, prevenuta, priva di logica.
"Ho agito in modo veramente spregevole!" esclamò. "Io, che ero orgogliosa del mio acume! Io, che mi reputavo così intelligente! Compiaciuta dalla preferenza dell'uno, e offesa dall'indifferenza dell'altro, immediatamente dopo averli conosciuti, ho coltivato preconcetti e ignoranza, e ho messo da parte il buonsenso nei confronti di entrambi."
Da lei a Kasumi, da Kasumi al dottor Tofu, i suoi pensieri seguirono una linea che la condusse subito e rammentare come le spiegazioni di Ranma Saotome su quel punto le fossero apparse insufficienti; e le rilesse. L'effetto del secondo esame fu estremamente diverso. Si dichiarava totalmente ignaro dei sentimenti della sorella, e lei non poté fare a meno di ripensare a quale fosse sempre stato il giudizio di Sayuri in merito. Anche lei era preoccupata del fatto che senza la giusta spinta Kasumi non avrebbe mai potuto far capitolare Tofu.  Né poteva negare la legittimità della descrizione che Ranma dava di Kasumi. Si rendeva conto che i sentimenti della sorella, per quanto ardenti, erano stati manifestati ben poco, e che nel suo aspetto e nei suoi modi c'era una costante benevolenza, a cui spesso non si univa la capacità di mostrare la profondità dei suoi sentimenti.
Quando arrivò alla parte della lettera in cui era menzionata la sua famiglia, con parole di biasimo tanto mortificanti quanto meritate, provò un acuto senso di vergogna. La giustizia dell’accusa l'aveva colpita troppo per negarla, e i fatti a cui lui alludeva in particolare, così come si erano svolti alla festa in casa Tofu e che avevano confermato tutta la sua disapprovazione iniziale, non avrebbero potuto certo colpire meno lui di quanto avessero colpito lei stessa. Si ricordò, infatti, tutta la vergogna che aveva provato durante quella festa.
Dopo aver vagabondato lungo il sentiero per due ore, abbandonandosi a ogni sorta di pensieri, riconsiderando gli eventi, determinando probabilità e cercando di abituarsi, per quanto possibile, a un cambiamento così improvviso e importante, la fatica e la consapevolezza della sua lunga assenza la condussero infine verso casa, dove fece il suo ingresso con il desiderio di apparire allegra come al solito, e risoluta a reprimere quelle riflessioni che l'avrebbero resa incapace di sostenere la conversazione.
Le fu immediatamente detto che Konatsu e Ranma erano venuti in visita durante la sua assenza per prendere congedo.

Alla partenza dei due uomini Kuno si precipitò dalla sorella per consolarla e lei li invitò a pranzo perché era depressa. Se Kodachi avesse saputo della proposta di Ranma non l’avrebbe di certo invitata! E chissà umiliandola in che modo l’avrebbe offesa sapendo che l’uomo avrebbe scelto lei. Ma non era venuta a conoscenza di niente e a tavola Kodachi non fece altro che parlare della partenza dei due. "Vi assicuro che ne risento enormemente", disse "credo che nessuno risenta tanto quanto me dell’allontanamento degli amici! So quanto sono affezionati a me! Erano estremamente dispiaciuti di andarsene! Konatsu si è discretamente tenuto su di morale fino all'ultimo, ma Ranma è sembrato risentirne, credo, più dell'anno scorso.”
Qui Tatewaki Kuno si insinuò con un complimento e un'allusione sulla futura presenza costante di Ranma in quella dimora, e lei si aprì in un benevolo sorriso.
 
Angolo dell’autrice: ed eccoci al momento della dichiarazione. Spero di averla costruita in maniera da essere credibile. Ranma è sprezzante, orgoglioso…mentre ammette i suoi sentimenti li rinnega. Sembra quasi che sia lui a voler fare un piacere ad Akane! Questo era il mio intento, almeno. Akane invece pur essendo colpita dall’amore di lui si rende conto che è troppo un “baka”! come si fa a fare una dichiarazione in questi termini? Ogni occasione è buona per dirle che non è per niente carina!
A parte gli scherzi, spero sia nei canoni anche la descrizione di Ryoga. E’ un personaggio che io non amo particolarmente perché ho sempre pensato, leggendo il manga e vedendo l’anime, che il suo amore per Akane non fosse sincero come quello che prova Ranma. Ryoga ha solo bisogno di conferme e essersi incaponito per Akane mi è sempre sembrato solo un modo per fare dispetto a Ranma (come quando si trasforma in maialino e si butta nel letto di Akane facendo smorfie di ogni genere a Ranma).
In questo crossover non è un personaggio ambiguo come Wickam ma sicuramente è un po' smidollato e questo gli fa fare azioni che agli occhi di un Ranma/Darcy/uomo tutto di un pezzo sono assolutamente inaccettabili.
Spero di non aver fatto torto ai fans di Ryoga con questa mia interpretazione! Un abbraccio a tutti.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16
 
Per Akane si avvicinava il momento di partire e questa idea si accompagnava a sentimenti contrastanti. Rivedere Kasumi la rendeva felice ma la sua gioia era offuscata dalla rabbia nei confronti di suo padre e Nabiki perché erano stati una delle cause dell’allontanamento di Tofu e non si rendevano conto del male che derivava dal loro comportamento poco decoroso. Akane si era spesso unita a Kasumi per tentare di controllare l'impudenza di Nabiki, ma fino a quando fosse stata spalleggiata dall'indulgenza del padre, quali possibilità di miglioramento avrebbero potuto esserci?

L'ansia nei confronti dei sentimenti di Kasumi era un'altra preoccupazione prevalente, e quanto spiegato da Ranma Saotome, pur facendole riacquistare tutta la stima di prima verso il dottor Tofu, acutizzava la consapevolezza di quanto avesse perso Kasumi. L’affetto di Ono si era dimostrato sincero, e la sua condotta libera da qualsiasi colpa, a parte la possibilità di imputargli la cieca fiducia verso il suo amico. Com'era doloroso, allora, il pensiero che una situazione così desiderabile sotto tutti i punti di vista, così colma di vantaggi, così promettente per la felicità di Kasumi fosse stata allontanata dalla stupidità e dalla mancanza di contegno della sua stessa famiglia!

La lettera di Ranma Saotome ormai era sul punto di conoscerla a memoria. Ne studiava ogni frase, e i suoi sentimenti nei confronti dell'estensore erano di volta in volta molto diversi. Quando rammentava il tenore della sua dichiarazione, era piena di indignazione; ma quando rifletteva su quanto l'aveva condannato e biasimato ingiustamente, rivolgeva la collera a se stessa, e i sentimenti delusi di lui diventavano oggetto di compassione. Il suo affetto suscitava gratitudine, il suo carattere rispetto; ma non riusciva ad approvarlo, né poteva per un istante pentirsi del suo rifiuto, o provare il minimo desiderio di rivederlo. Il comportamento da lei avuto in passato era una fonte costante di irritazione e rammarico, e i disgraziati difetti della sua famiglia un argomento di ancora più profonda umiliazione.

Il giorno della partenza arrivò e il congedo fu accompagnato dai convenevoli smielati di Kuno e l’abbraccio sincero di Sayuri. Il viaggio si svolse in silenzio e senza nessun inconveniente, e nel giro di tre ore Akane raggiunse casa.
Kasumi sembrava star bene, e allora poté raccontare alla sorella della proposta di matrimonio di Ranma Saotome. Sapere di essere in grado di rivelare qualcosa che avrebbe così enormemente stupito Kasumi e, allo stesso tempo, così ampiamente gratificato quel tanto della propria vanità che non era riuscita a tenere a freno, era una tentazione tale da non poter essere vinta da nulla, se non dallo stato di indecisione in cui era su quanto dovesse comunicare, oltre al timore, una volta entrata in argomento, di essere spinta a riparlare in qualche modo del dottor Tofu, il che avrebbe potuto solo addolorare ulteriormente la sorella.
Lo stupore di Kasumi fu presto attenuato dalla grande parzialità verso la sorella, che le faceva apparire perfettamente naturale qualsiasi tipo di ammirazione per Akane, e in breve tempo tutta la sorpresa si trasformò in sensazioni diverse. Le dispiaceva che Ranma Saotome avesse rivelato i propri sentimenti in un modo così poco adatto a raccomandarli, ma ancora di più era addolorata per l'infelicità che il rifiuto della sorella doveva avergli provocato.
"Era sbagliato ritenersi così sicuro del successo", disse, "e di certo non doveva darlo a vedere; ma renditi conto di quanto questo abbia accresciuto la sua delusione."
"Certo", replicò Akane, "sono sinceramente dispiaciuta per lui; ma Ranma prova anche altri sentimenti che probabilmente scacceranno presto il suo interesse per me. Non mi biasimi, comunque, per averlo rifiutato?"
"Biasimarti! Oh, no."
"Ma mi biasimi per aver parlato con tanto ardore di Ryoga."
"No, non so che cosa ci fosse di sbagliato nel dire quello che hai detto."
"Ma lo saprai, una volta che ti avrò raccontato quello che è successo il giorno dopo."
E quindi le parlò della lettera, riferendole l'intero contenuto della parte che riguardava Ryoga. Che colpo fu per la povera Kasumi! che da parte sua era convinta di poter attraversare tutto il mondo senza immaginare che nell'intera razza umana esistesse tanta indolenza. Col massimo fervore si ingegnò a dimostrare la probabilità di un errore, e a cercare di scagionare l'uno, senza coinvolgere l'altro.
"Questo non è possibile", disse Akane. "Non riuscirai mai a rendere entrambi buoni in tutto e per tutto. Scegli pure, ma io ho deciso che ne voglio salvare solo uno. Tra tutti e due di meriti ce ne sono a sufficienza per creare un solo essere umano buono; e ultimamente si sono notevolmente spostati. Per quanto mi riguarda, sono propensa a crederli tutti dalla parte di Ranma, ma tu puoi fare come vuoi."
Ci volle del tempo, comunque, prima che potesse essere strappato un sorriso a Kasumi.
"Non credo di essere mai rimasta colpita così tanto", disse.
"Tanta debolezza in Ryoga! È quasi incredibile. E il povero Ranma Saotome! cara Akane, pensa solo a quello che deve avere sofferto. Una delusione del genere! e per di più insieme alla consapevolezza della tua pessima opinione su di lui! e dover raccontare una cosa del genere circa la sorella! È davvero troppo angosciante. Sono certa che le tue sensazioni siano le stesse."
"Oh! no, il mio rammarico e la mia compassione spariscono nel vedere quanto ne sei piena tu. So che gli renderai giustizia così ampiamente, che a ogni istante mi sento più distaccata e indifferente. La tua prodigalità mi rende avara, e se continui a compiangerlo ancora per molto, il mio cuore diventerà leggero come una piuma."
"Povero Ryoga; c'è un'espressione così buona nel suo volto! una tale franchezza e dolcezza nei suoi modi."
"Di sicuro ci devono essere stati dei gravi errori nell'educazione di questi due giovanotti. Uno ha ricevuto tanta generosità, e l'altro tutta l'apparenza di averla. C'è un punto, ora, sul quale vorrei il tuo consiglio. Voglio chiederti se devo, o non devo, informare i nostri conoscenti del carattere di Ryoga."
Dopo una breve pausa, Kasumi rispose, "Sicuramente non c'è nessun motivo per esporlo in modo così terribile. Tu che cosa ne pensi?"
"Che non devo farlo. Ranma Saotome non mi ha autorizzata a rendere pubbliche le sue rivelazioni. Al contrario, era inteso che tutti i particolari relativi alla sorella fossero da tenere il più possibile per me; e se tentassi di disingannare la gente circa il resto della sua condotta, chi mi crederebbe? Il pregiudizio generale verso Ranma Saotome è così violento, che la metà della buona gente di qui preferirebbe morire, piuttosto che accettare di vederlo in una luce migliore. Non mi sento all'altezza di farlo.”
"Hai perfettamente ragione. Rendere di dominio pubblico i suoi errori potrebbe rovinarlo per sempre. Forse ora è pentito di ciò che ha fatto, e ansioso di rifarsi una reputazione. Non dobbiamo renderlo un disperato. Ryoga sposerà Akari e sarà un buon uomo e quindi ciò che ha fatto in passato non importerà più a nessuno da queste parti.”
“E se prima o poi si saprà tutto, allora potremo ridere della loro stupidità nel non averlo capito prima" concluse ridendo Akane.

La chiacchierata intima tra le due sorelle fu interrotta dall’arrivo di Nabiki. L’incontro fu pieno di riferimenti a Ryoga Hibiki. Nabiki che l’aveva visto spesso nei giorni di assenza della sorella le disse:
"Ho una certa notizia da darti, Akane", le disse, "Che cosa pensi che sia? È una notizia eccellente, magnifica, e su una certa persona che piace a tutte noi."
Kasumi ed Akane si scambiarono un'occhiata, e Nabiki continuò:
"La mia notizia riguarda il caro Ryoga; Non c'è pericolo che Ryoga sposi Akari. Ecco! Pare sia partito per delle faccende personali e non sia ancora tornato. Akari lo attende da alcune settimane ma non si è fatto vivo né lì né qui. Ryoga si è salvato da quella contadinotta!"
"E Akari è salva da Ryoga!" aggiunse Akane ma la sentì solo Kasumi.
“Spero che nessuno dei due provasse un grande affetto", aggiunse quest’ultima.
"Da parte di lui sono sicura di no.” rispose Nabiki. “Posso garantirvi che non glien'è mai importato un fico secco di lei. E chi potrebbe davanti a un tale sgorbietto sempre circondato da maiali? Ma ho un’altra grande notizia. Papà mi ha dato il permesso di partire per alcuni affari."

Il modo con cui pronunciò la parola affari fece impallidire le due sorelle che cercarono di ricavare più notizie sul suo viaggio senza però riuscirne a cavare un ragno dal buco.
Akane, allora, cercò di avere informazioni dal padre riguardo il viaggio e cercò di parlargli seriamente circa l’opportunità di far partire Nabiki da sola. Gli espose tutta la sconvenienza del comportamento generale di Nabiki e del non conoscere il tipo di affari in cui lei intendeva buttarsi. Lui la ascoltò con attenzione e disse:
"Nabiki non mi darà pace fino a quando non sarà partita e potrebbe anche fare affari utili per la nostra condizione economica. Dovremmo darle fiducia”
"Se dovesse esibire in pubblico un comportamento sconsiderato e imprudente", disse Akane, "o dovesse mettersi in qualche pasticcio capisci l'enorme svantaggio che ne deriverebbe per tutti noi? Non basta quello che ne è già derivato?”
"Già derivato!" ripeté Soun Tendo. "Vuoi dire che ha fatto scappare impaurito qualcuno dei tuoi ammiratori? Povera piccola Akane! Ma non abbatterti. Giovani talmente schizzinosi da non poter tollerare di imparentarsi con un pizzico di assurdità non sono degni di rimpianto. Andiamo, fammi la lista di questi tipi meschini che si sono tenuti a distanza a causa dell’avidità di Nabiki."
"Ma no, ti stai sbagliando. Non ho offese del genere di cui risentirmi. Non mi sto lamentando di qualcosa in particolare, ma di conseguenze negative in generale. La nostra reputazione, la nostra rispettabilità agli occhi del mondo sarà di certo influenzata dall'incontrollata cupidigia di Nabiki, dall'impudenza e dal disprezzo di ogni regola”
Il padre non ebbe più nulla da aggiungere e Nabiki partì la mattina successiva.
Nel frattempo, Akane fu rallegrata dall’arrivo di una lettera di Shinnosuke che le ricordava che il viaggio da fare insieme si avvicinava. Suo nonno aveva parlato con Soun Tendo e quest’ultimo aveva acconsentito al fatto che Akane andasse con loro. Non avrebbe potuto fare diversamente visto quanto aveva concesso a Nabiki pochi giorni prima.

Angolo dell’autrice: cari lettori la storia è dunque entrata nel vivo. Cosa combinerà Nabiki? Come si farà a far coincidere ancora le due opere? Riusciremo a riabilitare il povero Ryoga? Continuate a leggere e lo saprete!
Per il resto vorrei sentire che ne pensate. Ci sono tante visualizzazioni per ogni capitolo ma poche recensioni. Mi dite se vi sta piacendo leggere o se la storia è talmente non – sense che leggete per puro masochismo? A parte gli scherzi, mi piacerebbe sentire qualche altra voce. Un abbraccio a tutti e grazie ai soliti amici per i consigli e per il loro feedback!

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17
 
Nel giro di un paio di giorni Shinnosuke e suo nonno arrivarono per incontrare Akane e cominciarono così quel viaggio che sin dall’inizio prometteva tanto bene. Difatti Akane era certa che si sarebbe divertita. La compagnia era affiatata, con un carattere adatto a sopportare gli inconvenienti, allegria per valorizzare tutte le piacevolezze, e affetto e intelligenza, che potevano scambiarsi a vicenda se il viaggio avesse riservato qualche delusione.
I luoghi da visitare erano ricchi di palestre e Shinnosuke aveva organizzato per Akane incontri con i maestri di vari dojo, solo per vederla felice. Lei era piena di gratitudine e affetto per l’amico anche se non provava per lui i sentimenti che lui si aspettava che ricambiasse né in realtà si accorgeva del fatto che lui facesse tutto solo per attirare la sua attenzione.

Le giornate trascorrevano interessanti e piene di eventi. Una bella mattina di sole, verso la fine del loro soggiorno, Shinnosuke propose ad Akane di visitare la palestra più bella di tutta la zona, quella di proprietà di Ranma Saotome e che era nei pressi della casa natale del campione, non molto lontano dall’albergo dove erano sistemati loro.

"Mia cara Akane, non ti piacerebbe vedere un posto del quale hai sentito parlare così tanto?” disse Shinnosuke. "Un posto, per di più, al quale sono legate così tante tue conoscenze? Ryoga Hibiki e Ranma Saotome hanno trascorso qui tutta la loro giovinezza, a quanto so."
Akane era turbata. Sentiva di non aver nulla a che spartire con quella palestra e fu costretta a mostrarsi riluttante ad andarci. Si giustificò dicendo di essere stanca di vedere palestre: dopo averne viste così tante, non provava più alcun piacere nel farlo.
Il nonno di Shinnosuke le giudicò sciocchezze. "Se fosse solo una palestra elegante o con i soliti attrezzi non interesserebbe nemmeno a me; ma i terreni limitrofi sono deliziosi. Ci sono intorno alcuni dei più bei boschi della regione. E in più sono praticate tecniche che altrove non si conoscono e sarebbe bello per te conoscere i maestri che le insegnano."

Akane non disse altro, ma non riusciva a convincersi. Le venne subito in mente la possibilità, mentre visitava il luogo, di incontrare Ranma Saotome. Sarebbe stato terribile! La sola idea la faceva arrossire, e alla fine decise che avrebbe accontentato Shinnosuke solo se avesse avuto la certezza dell’assenza di Ranma da quei luoghi. Chiese, dunque, informazioni al proprietario dell’albergo dove alloggiavano. Pensò che non essendo distanti dalla palestra, qualcuno dei dipendenti potesse sapere qualcosa sulla presenza di Ranma a casa propria. Non si aspettava, però, che l’uomo le mostrasse un giornale locale su cui campeggiava il titolone “Il campione di arti marziali Ranma Saotome è in Cina per acquisire altre palestre e allargare il suo impero” seguito da un dettagliato articolo sui suoi spostamenti. Da come si leggeva non sarebbe rientrato in patria prima di qualche giorno. L’albergatore le disse, inoltre, che il proprietario del dojo più importante della zona, l’uomo di cui tutti loro andavano fieri, tornava molto raramente perché aveva sempre molti affari da seguire in tutto il Giappone.
Ranma era dunque lontano e Akane non ebbe più dubbi: disse a Shinnosuke che la mattina successiva sarebbero potuti andare a visitare la palestra.

Akane, durante il percorso, si dimostrava tranquilla e vivace come al solito ma il suo animo era in grande agitazione e più si avvicinavano più la sua ansia cresceva. Si inoltrarono nel parco che circondava la palestra ma quando cominciarono ad apparire la casa e il dojo, la mente di Akane si colmò di tanti pensieri che le risultava difficile affrontare qualsiasi conversazione con i suoi compagni di viaggio.

La vista delle due strutture la fece trasalire. Erano maestosi edifici in pietra con sullo sfondo una fila di alte colline boscose e, di fronte, un piccolo corso d'acqua. Akane era deliziata. Non aveva mai visto un posto a cui la natura avesse donato di più, o dove le bellezze naturali fossero state così poco intaccate dal cattivo gusto. Erano tutti pieni di ammirazione, e in quel momento si rese conto di che cosa sarebbe potuto significare essere la padrona di quei manufatti e di quelle terre.
Si diressero all'ingresso e, mentre esaminavano più da vicino l'aspetto della casa e della palestra, tutti i suoi timori sulla possibilità di incontrarne il proprietario si ripresentarono. Aveva paura che le notizie avute in albergo fossero sbagliate.

Entrarono nella palestra e alla loro richiesta di visitarla, furono condotti nell'atrio ad attendere il maestro di arti marziali più anziano che guidava quella palestra. Quando arrivò si presentò a loro un uomo molto alla mano, un certo Genma, non molto raffinato, ma cortese e simpatico. Era il capo-palestra e li portò a visitare la struttura. Lo seguirono nella sala principale. Era una stanza grande e ben proporzionata, organizzata molto bene. Giovani discenti, ordinati e tutti con divise uguali si allenavano su un tatami colorato. Le finestre filtravano la luce e lasciavano intravedere meravigliosi paesaggi. In un’altra sala molti altri giovani, seduti su candidi cuscini, erano in meditazione e in altre sale si vedeva la ricchezza del proprietario in attrezzature per gli allenamenti di pregio e costose. Akane vide che però nulla era sfarzoso, né inutilmente ricercato ma tutto dava l’impressione di grande serietà e concentrazione. Questa palestra era ben diversa da quelle di Kuno e di Kodachi e Akane si chiese come i due soci in affari facessero coincidere i propri gusti e la propria idea di arti marziali senza litigare.
"E di questo posto", pensò, "avrei potuto essere la padrona! Queste sale avrebbero potuto essermi familiari! Invece di vederle come un'estranea, avrei potuto godermele come mie, e mostrarle ai miei familiari. Ma no", riprendendosi, "non sarebbe stato così: avrei dovuto rinunciare ai miei parenti; non mi sarebbe mai stato permesso di invitarli."

Fu una riflessione fortunata; la salvò da qualcosa di molto simile al rimpianto.

Aveva un forte desiderio di chiedere al capo-palestra se il proprietario fosse davvero assente, ma non aveva il coraggio di farlo. Alla fine, comunque, la domanda fu posta da Shinnosuke, curioso di conoscere quell’uomo che la sua Akane aveva tanto criticato perché arrogante e presuntuoso. Il signor Genma rispose che lo aspettavano per domani con alcuni amici. Akane si rallegrò.

In quel momento il nonno di Shinnosuke si soffermò a guardare tutti gli attestati attaccati sui muri e le coppe poggiate sulle mensole fissate alle pareti. Quella palestra aveva sfornato tanti campioni ma su tutti brillava Ranma. Tra le altre cose, ad una parete era attaccata una sua foto durante un incontro.
Genma notò la loro curiosità e disse:
“Quella foto è stata scattata ad un campionato mondiale circa 5 anni fa.”
“Akane, tu puoi dirci se il signor Saotome è cambiato in questi 5 anni!” disse il nonno di Shinnosuke.
Lei si avvicinò, e si soffermò sullo sguardo fiero e l’aspetto serio dell’uomo e sul keikogi* che lo rendeva affascinante. Disse che Ranma era ancora così. Quello era il suo sguardo.
"La signorina conosce Ranma Saotome?" chiese Genma interessato.
Akane arrossì, e disse, "Un po'".
"E non pensate che sia un uomo molto bello, signorina?"
"Sì, molto bello."
"Anche per me lo è! E’ come un figlio. Lo alleno sin dall’infanzia. E trovo che pochi siano in forma come lui”
"E Ranko è bella come il fratello?" chiese Akane.
"Oh! sì, la più bella signorina mai vista; e così istruita e femminile ma al contempo forte nelle arti marziali! Nella prossima sala ci sono gli attrezzi di ginnastica ritmica che il fratello ha fatto arrivare qui dall’Europa. Sono meravigliosi e quando Ranko li vedrà sarà felicissima. Si sta allenando per diventare la prossima campionessa di ginnastica ritmico-marziale.”
Shinnosuke proseguì con domande e osservazioni e a Genma, sia per orgoglio che per affetto, faceva evidentemente molto piacere parlare di Ranma e della sorella.
"Il signor Saotome sta molto qui nel corso dell'anno?"
"Non quanto vorrei, signore; ma posso dire che passa qui circa metà del tempo, e Ranko è sempre a casa nei mesi estivi."
"Se il vostro padrone si sposasse lo vedreste di più."
"Sì, signore; ma non so quando questo succederà. Non so chi potrà mai essere alla sua altezza."
Shinnosuke e suo nonno sorrisero. Akane non poté fare a meno di dire, "Gli fa molto onore che voi la pensiate così."
"Non dico nulla di più della verità, e di quello che dicono tutti quelli che lo conoscono", replicò l'altro. Akane pensò che stesse alquanto esagerando, e ascoltò con crescente stupore mentre il capo palestra aggiungeva, "a volte può essere un pò sgarbato e poco risoluto ma è sempre stato generoso e leale e lo conosco da quando era un bambino. Qui in palestra tutti lo adoriamo e i ragazzini fanno la fila per essere addestrati da lui perché non si risparmia mai per gli altri. Fa tutto ciò che è in suo potere per rendere felici le persone che ama. E i suoi allievi sono coloro che ama di più dopo Ranko e i suoi amici più intimi."
Questo era, fra tutti gli altri, l'elogio più straordinario, esattamente l'opposto di ciò che pensava lei. Che non avesse un buon carattere lo sapeva ma che fosse così amato anche dai suoi dipendenti e dai discenti non se l’aspettava. Si risvegliò tutta la sua attenzione; voleva tanto ascoltare di più, e fu grata al nonno quando continuò a parlarne:
"Ci sono molte poche persone delle quali si possa dire altrettanto. Siete fortunato ad avere con lui un rapporto del genere. In fondo siete pur sempre un suo dipendente."
"Sì, signore, so di essere fortunato e non cambierei la mia condizione per niente al mondo. Ma ho sempre notato che chi ha un'indole buona da bambino ha un'indole buona da grande, e lui è sempre stato il ragazzo con il cuore più generoso del mondo."
Akane non riusciva quasi a staccargli gli occhi di dosso.
"Come può essere questa persona, Ranma Saotome?" pensò.
Akane ascoltava, si meravigliava, dubitava, ed era impaziente di sentire di più. Genma non riusciva a suscitare il suo interesse in nessun altro modo. Descrisse invano i soggetti delle foto o i campioni che erano stati allenati da lui e da Ranma ma lei voleva solo sentir parlare del suo carattere.
"È il migliore dei proprietari di palestre, e il più forte dei campioni", disse, "Non come quei giovanotti scapestrati del giorno d'oggi, che non pensano a nient'altro che a se stessi. Non c'è nemmeno uno dei suoi dipendenti o dei suoi allievi che non parli bene di lui. Qualcuno lo definisce orgoglioso e arrogante. Per quanto ne so, è solo perché non fa tante chiacchiere come gli altri giovanotti e va direttamente al punto dei problemi!”
"In che luce piacevole lo sta mettendo!" pensò Akane.

"Questa ottima descrizione di lui", sussurrò Shinnosuke, mentre si incamminavano per le sale, "non è affatto coerente con quanto mi hai raccontato e su quanto ha fatto a Ryoga."
"Forse potremmo essere stati ingannati."
"Non è molto probabile; credo che quest’uomo parli per orgoglio o riconoscenza o magari è stato costretto da Ranma…"

In quel momento c'era sicuramente, nella mente di Akane, una sensazione verso Ranma più benevola di quella che aveva mai provato durante tutta la loro frequentazione. Gli encomi elargiti dal signor Genma non erano da sottovalutare. Quale elogio è più prezioso di quello di quello di un dipendente?
Come fratello, proprietario, maestro si rese conto di quanti fossero quelli la cui felicità dipendeva da lui! Quanto piacere o dolore era in suo potere dispensare! Quanto bene o male poteva fare! Tutti i giudizi espressi da Genma deponevano a favore del suo carattere, e mentre era davanti ad altre sue foto e alle sue medaglie, e fissava gli occhi di lui che la guardavano, pensò alla sua stima con un sentimento di gratitudine più profonda di quanta ne avesse mai provata prima; rammentò il suo ardore, e minimizzò l'improprietà del linguaggio.

Quando ebbero visto tutto quello che della palestra era aperto al pubblico, tornarono all’esterno, e, preso congedo dal maestro Genma, furono affidati al giardiniere che si occupava delle aree verdi esterne.

Mentre camminavano sul prato verso il fiume, Akane si voltò per dare un altro sguardo; anche Shinnosuke e il nonno si fermarono, e mentre il primo faceva ipotesi sulla data di costruzione, il proprietario in persona apparve all'improvviso, venendo verso di loro. La sua comparsa era stata così repentina che sarebbe stato impossibile per Akane non sentire il cuore in subbuglio e le gambe venire meno. I loro occhi si incontrarono all'istante, e sulle guance di entrambi si diffuse un violento rossore. Lui sobbalzò di scatto, e per un attimo sembrò paralizzato dalla sorpresa, ma si riprese subito, avanzò verso di loro, e si rivolse ad Akane, se non con un tono perfettamente composto, almeno con assoluta cortesia.
Lei si era girata d'istinto per andarsene, ma, bloccata dall'avvicinarsi di lui, accolse i suoi ossequi con un imbarazzo impossibile da vincere. Shinnosuke e il nonno rimasero un po' discosti mentre Ranma stava parlando con Akane, che, stupita e confusa, a malapena alzava lo sguardo sul suo volto, e non sapeva che risposte dare alle cortesi domande circa la sua famiglia. Sbalordita dal cambiamento nei suoi modi rispetto a quando si erano separati l'ultima volta, ogni frase che lui pronunciava accresceva il suo imbarazzo, e tutte le sensazioni che le si affacciarono alla mente sulla sconvenienza di essersi fatta trovare là, nei pochi minuti in cui stettero insieme, furono le più sgradevoli che avesse mai provato in vita sua. Ma neanche lui sembrava molto a suo agio; mentre parlava, il tono della voce non aveva nulla della sua usuale compostezza, e ripeté talmente spesso e in fretta le domande sui suoi familiari da far capire chiaramente quanto fossero confusi i suoi pensieri.
Alla fine, sembrò aver esaurito gli argomenti, e, dopo essere rimasto qualche istante senza dire una parola, di colpo si ricompose e prese congedo.

 Akane era sopraffatta dalla vergogna e dall'irritazione. Essere andata lì era stata la cosa più infelice, la più sconsiderata al mondo! Come doveva essergli sembrato strano! Come avrebbe potuto non restarne colpito un uomo così presuntuoso! Poteva sembrare come se lei si fosse di proposito rimessa sulla sua strada! Oh! perché era venuta? o anche, perché lui era arrivato in questo modo, un giorno prima del previsto? Se avessero finito solo con dieci minuti di anticipo sarebbero stati al sicuro dai suoi giudizi. Continuava ad avvampare ripensando a quell'incontro così disgraziato. E il comportamento di lui, così incredibilmente cambiato, che poteva significare? Il solo fatto che le avesse rivolto la parola era sorprendente! ma parlare con un tale garbo, informarsi della sua famiglia! In vita sua non l'aveva mai visto comportarsi in modo così poco solenne, mai le aveva parlato con tanta gentilezza come in quell'incontro inaspettato. Che contrasto con l'ultima volta che si erano visti quando le aveva messo la lettera in mano! Non sapeva che cosa pensare, o come spiegarselo.

Akane così presa dai suoi pensieri non si accorgeva più di nulla. Meccanicamente rispondeva ai ripetuti richiami di Shinnosuke. Lui era curioso di farsi dire dalla ragazza perché fosse così turbata e sentiva il desiderio di consolarla. Era certo che la vista di quell’uomo per lei odioso l’aveva infastidita e per questo più volte le aveva preso un braccio o le aveva cinto le spalle col desiderio di farla riprendere. Ma i pensieri di Akane erano fissi in quel punto di fronte la palestra dove aveva incontrato Ranma. Voleva tanto sapere che cosa gli stesse passando per la mente in quel momento, che cosa stesse pensando di lei, e se, a dispetto di tutto, lei gli fosse ancora cara. Forse era stato cortese solo perché si sentiva a suo agio; eppure c'era stato qualcosa nella sua voce che non somigliava alla calma. Se avesse provato più pena o piacere nel vederla, non avrebbe potuto dirlo; ma di certo non l'aveva incontrata restando padrone di sé.

Alla fine, però, i commenti dei suoi compagni sul fatto che fosse con la testa tra le nuvole la fecero tornare in sé, e capì che era necessario mostrarsi com'era suo solito.
Continuarono la loro passeggiata nei dintorni e ad ogni passo Akane contava solo i minuti che mancavano per terminare il giro e tornarsene in albergo. Mentre procedevano furono di nuovo sorpresi, e lo stupore di Akane fu pari a quello precedente, nel vedere che Ranma si stava di nuovo avvicinando. Akane, per quanto stupita, era comunque più preparata di prima a un colloquio, e decise dimostrarsi calma e di parlare tranquillamente, se davvero lui avesse avuto intenzione di raggiungerli.

Ranma si avvicinò e le chiese cosa pensasse di quei luoghi e della sua palestra. Akane educatamente rispose ma non era andata più in là delle parole "delizioso" e "incantevole" quando fu bloccata da ricordi spiacevoli, e immaginò che un elogio di quei luoghi da parte sua avrebbe potuto essere interpretato in modo malizioso. Cambiò colore, e non disse più nulla.
Shinnosuke, vedendola arrossire, pensò che fosse il caso di andarle in soccorso e di farsi presentare a quel damerino. Si strinsero la mano. Ranma non aveva il coraggio di chiedere chi fosse ma fu preso da una forte gelosia nel pensare che Akane potesse essersi fidanzata con quel giovane e questo, unito al batticuore che aveva provato nel rivederla, lo portò a convincersi che nel tempo trascorso i suoi sentimenti non erano cambiati e che fosse ancora profondamente innamorato di lei.

Provò comunque a non dar a vedere i suoi tumulti interiori e si mise a chiacchierare con l’uomo anziano che nel frattempo si era avvicinato. Parlava con calma e gentilezza. Lo stupore di Akane era grandissimo, e si andava continuamente ripetendo, "Perché è così cambiato? A che cosa è dovuto? Non può essere per me, non può essere per amor mio che i suoi modi si sono così addolciti. I miei rimproveri non possono aver causato un cambiamento come questo. È impossibile che sia ancora innamorato di me. Anzi sicuramente non lo è perché avrebbe avuto motivo di fraintendere la situazione e avrebbe dovuto essere geloso ma invece è così dolce. Se si comporta così è perché non è turbato dalla mia presenza."
Passeggiarono per un po', Ranma e il nonno davanti, Akane e Shinnosuke dietro. Ad un certo punto il restringimento del sentiero e la stanchezza del vecchio che chiese a suo nipote di sostenerlo per un tratto più irto, impose un cambiamento nei gruppetti e Ranma e Akane si ritrovarono l’uno accanto all’altro.
Dopo un breve silenzio, Ranma disse:
“Il nonno del tuo amico mi ha spiegato l’origine di questo viaggio, che conosce tuo padre da anni e che tra te e Shinnosuke non c’è nulla. Per un momento avevo pensato che qualcuno, oltre me, fosse stato così pazzo da pensare di fare una proposta di matrimonio ad una ragazza così poco carina e poco aggraziata come te!”
Disse queste parole con una tale dolcezza e una tale benevolenza che Akane non riuscì a provare rabbia ma gli sorrise. Sentì però di doversi giustificare per la sua presenza lì. Aveva paura di essere stata inopportuna ed era tremendamente imbarazzata per i modi accondiscendenti di Ranma. Erano rarissimi e specie dopo quello che era successo tra loro, completamente inaspettati. Voleva fargli sapere che prima di venire si era accertata della sua assenza, "perché il maestro Genma", disse, "ci aveva informati che di sicuro non saresti stato a casa fino a domani. Non volevo infastidirti."

Lui disse che il suo arrivo qualche ora prima delle persone con le quali aveva viaggiato era dovuto a una faccenda da sistemare coll’amministratore finanziario della palestra. "Mi raggiungeranno nelle prime ore di domattina", proseguì, "e tra loro ce ne sono alcuni che possono vantarsi di conoscerti... il dottor Tofu, Ukjo e Shampoo."
I pensieri di Akane furono istantaneamente ricondotti al momento in cui il nome del dottor Tofu era stato pronunciato l'ultima volta tra di loro, e, a giudicare dal colorito di lui, la sua mente non era impegnata in modo molto diverso.

"C'è anche un'altra persona nel gruppo", proseguì lui dopo una pausa, "che desidera particolarmente conoscerti; mi permetterai, o chiedo troppo, di presentarti mia sorella durante il tuo soggiorno?"
La sorpresa per una richiesta del genere fu davvero grande; era troppo grande per capire in che modo accettarla. Si rese immediatamente conto che qualunque desiderio avesse Ranko di conoscerla, doveva essere frutto del fratello, e, senza andare oltre, era una soddisfazione; era gratificante sapere che il suo risentimento non aveva fatto sì che lui pensasse veramente male di lei.
 
Angolo dell’autrice: Ranma ha preso una bella batosta quando è stato rifiutato da Akane e ha capito che certi atteggiamenti di orgoglio e arroganza non sempre pagano. A questo è dovuto il suo cambiamento e anche all’essersi accorto che il tempo non ha fatto cambiare i suoi sentimenti. Credo in fondo che questo Ranma non sia tanto diverso da quello reale se consideriamo che è più adulto e quindi più maturo. A chi si aspettava uno scontro con Shinnosuke dico che non è previsto. Nel prossimo capitolo si capirà meglio perché ma in ogni caso anche nell’anime i due si mostrano sempre rispetto.

Ecco Ranko impegnata nelle arti ritmico- marziali:
https://ranmaitaliablog.files.wordpress.com/2017/11/ranma_ginnastica_ritmica_marziale.gif?w=760

*keikogi = spero di aver usato il termine giusto per l’abito da arti marziali in senso generico. Dalle mie parti usiamo dire banalmente kimono….

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


 
Capitolo 18
 
Ora camminavano in silenzio, tutti e due immersi nei propri pensieri. Akane non si sentiva a suo agio, sarebbe stato impossibile, ma era lusingata e compiaciuta. Il desiderio di presentarla alla sorella era un omaggio che significava moltissimo.
Superarono ben presto gli altri, e quando arrivarono verso la casa, lui la invitò a entrare, ma lei affermò di non essere stanca, e aspettarono sul prato che Shinnosuke e il nonno si avvicinassero.
Lei voleva parlare, ma sembrava esserci un veto per ogni argomento. Alla fine, si ricordò che erano in viaggio, e parlarono delle palestre che avevano visitato e delle diverse tecniche che avevano visto utilizzare. Una volta arrivati Shinnosuke e il nonno, Ranma insistette con tutti affinché entrassero in casa per un rinfresco, ma l'invito fu rifiutato rapidamente dal ragazzo dicendo che l’uomo anziano era molto stanco. I due giovani si scambiarono un lungo sguardo e Akane notò negli occhi di Shinnosuke una sorta di ingiustificata rassegnazione mentre lo sguardo di Ranma era freddo e non lasciava trasparire alcuna emozione.

Mentre si allontanavano, cominciarono i commenti degli uomini; e tutti e due affermarono che Ranma Saotome era infinitamente superiore a quanto si erano aspettati. "E’ cortese e alla mano", disse il nonno.
"Sicuramente c'è un qualcosa che lo rende insolente" replicò Shinnosuke, "ma ha un bell’aspetto e un modo affettuoso e protettivo di comportarsi, specie con te, Akane. Di certo, non è bello come me, o meglio, non ha la mia espressione dolce e sensibile. Ma come hai potuto dirci che era così antipatico?"
Akane si giustificò per quanto possibile; disse che non lo aveva mai visto così affabile come quel giorno.
“Forse è solo un po' capriccioso", continuò Shinnosuke. "Forse voleva solo mostrarsi degno di tutta la ricchezza che possiede.”
Akane li lasciò parlare anche perché non sapeva cosa dire. Non sapeva se parlarne bene, rimangiandosi tutto il male che ne aveva detto in passato o se lasciar credere che anche lei era sorpresa da quel cambiamento. Certo è che era molto più sorpresa del cambiamento della sua opinione su di lui.

******

Akane aveva capito che Ranma Saotome avrebbe portato la sorella a farle visita il giorno immediatamente successivo al suo arrivo ed infatti quella mattina vide arrivare Ranma e una signorina molto bella coi capelli rossi.
Shinnosuke cominciava a veder confermati i suoi sospetti. Si rese conto che non c'era altro modo di giustificare attenzioni del genere provenienti da quella direzione, se non un particolare interesse per Akane ma si sentiva tranquillo convinto che lei non lo ricambiasse.
Apparvero Ranko e il fratello, e la formidabile presentazione ebbe luogo. Akane vide con stupore che la sua nuova conoscenza era imbarazzata almeno quanto lei. Da Ryoga aveva sentito dire che Ranko era estremamente orgogliosa, ma fu sufficiente osservarla per pochi minuti per convincersi che era solo molto timida. Le riuscì difficile ottenere da lei anche una sola parola che non fosse un monosillabo.

Ranko era più alta e formosa di Akane, e aveva un aspetto femminile e aggraziato. Era meno bella del fratello, ma con un volto pieno di buonsenso e buonumore, e i suoi modi erano semplici e garbati. Akane, che si era aspettata di trovare in lei un'osservatrice acuta e spontanea com'era sempre stato Ranma, fu molto sollevata nello scorgere atteggiamenti così diversi.

Non erano insieme da molto, quando Ranma disse che anche il dottor Tofu stava venendo a farle visita, e lei ebbe appena il tempo di esprimere la sua soddisfazione, e di prepararsi a riceverlo, quando si udì il passo veloce di Ono per le scale, e un istante dopo lui entrò nella stanza. Tutta la collera di Akane verso di lui era da tempo svanita, ma, anche se ne avesse provata ancora, sarebbe stato difficile mantenerla inalterata di fronte alla spontanea cordialità con la quale si espresse nel rivederla. Si informò in modo amichevole, anche se in generale, sulla sua famiglia, e parlava e si comportava con la stessa allegra disinvoltura di sempre.

I sospetti che si erano appena affacciati circa Ranma e Akane indussero Shinnosuke a osservare entrambi con viva, anche se cauta, curiosità, e questa osservazione lo portò ben presto a essere pienamente convinto che almeno uno di loro sapesse che cosa vuol dire essere innamorato. Sui sentimenti di Akane rimase un po' in dubbio, ma che l’uomo fosse traboccante di ammirazione era più che evidente.
Vedendo il dottor Tofu i pensieri di Akane corsero naturalmente alla sorella e le sarebbe piaciuto sapere se anche lui pensava a lei. Una volta o due si dilettò con l'idea che la stesse guardando per cercare tracce di somiglianza. Ma, anche se questo poteva essere frutto dell'immaginazione, non era possibile ingannarsi sul comportamento che aveva nei confronti di Ranko che era stata presentata in passato da Ukjo come una rivale di Kasumi. Da parte di entrambi non ci fu nulla che rivelasse un interesse particolare. Anzi sembravano essere affezionati come un fratello e una sorella. Non le capitò spesso di poter rivolgere lo sguardo a Ranma, ma, ogni volta che gli lanciò un'occhiata, vide un'espressione di generale compiacimento, e in tutto ciò che diceva sentì un accento così privo di alterigia o disprezzo verso gli altri, da convincerla che il miglioramento nei suoi modi di cui era stata testimone il giorno precedente, per quanto temporaneo potesse dimostrarsi, era sopravvissuto almeno per un giorno. Mai, lo aveva visto così desideroso di piacere, così libero dalla presunzione e da una inflessibile riservatezza come ora, quando nessun vantaggio poteva derivare dal successo dei suoi sforzi. Pensò che questo significasse che l’aveva completamente dimenticata. Ora non doveva più combattere con i suoi sentimenti contrapposti e non doveva sforzarsi di accettare le umili origini di lei e per questo si sentiva più libero di comportarsi sinceramente.
Gli ospiti rimasero per circa mezz’ora, e quando si alzarono per andarsene, Ranma Saotome invitò la sorella a unirsi a lui nell'esprimere il desiderio di vederli tutti a pranzo a casa loro prima di partire. Ranko, anche se con una insicurezza che faceva capire quanto fosse poco abituata a fare inviti, obbedì prontamente. Shinnosuke guardò Akane, desideroso di sapere quanto lei, a cui era essenzialmente rivolto l'invito, fosse disposta ad accettarlo, ma Akane si era voltata da un'altra parte. Anche il nonno se ne accorse e pensando ad un imbarazzo della fanciulla piuttosto che ad una sua ritrosia ad accogliere l’invito, l’accettò per tutti e la data fu fissata per due giorni dopo.

Il dottor Tofu espresse un grande piacere per la certezza di rivedere Akane, dato che aveva ancora molto da dirle e molte domande da fare su tutti i loro amici comuni. Akane, interpretando tutto questo come un desiderio di sentirla parlare della sorella, ne fu compiaciuta, e per questo motivo, così come per alcuni altri, si sentì in grado, una volta partiti i visitatori, di pensare con qualche soddisfazione all'ultima mezzora, anche se, mentre trascorreva, se l'era goduta ben poco. Desiderosa di restare sola, e per paura di domande o allusioni da parte di Shinnosuke e suo nonno, restò con loro solo per il tempo necessario a sentire la loro opinione favorevole sul dottor Tofu, e poi corse a cambiarsi.

In realtà, non aveva nessun motivo di temere la curiosità dei due. Non era loro desiderio forzarla a parlare. Era evidente come conoscesse Ranma Saotome molto meglio di quanto avessero immaginato; era ancor più chiaro come lui fosse molto innamorato di lei. Su cosa provasse lei, Shinnosuke era intenzionato a non saperne nulla. Temeva di sentir parlare di sentimenti che l’avrebbero fatto soffrire. Sapeva di non poter reggere il confronto con le ricchezze e i possedimenti di Ranma ma peggio ancora si era reso conto che, per quanto orgoglioso, il carattere di Ranma era affettuoso e generoso e non avrebbe potuto davvero pensare che Akane potesse non essere felice con lui. Riguardo a Ryoga, durante le loro passeggiate, i viaggiatori avevano presto scoperto che non era tenuto in grande considerazione, poiché alla sua partenza, aveva lasciato dietro di sé molti debiti, che in seguito erano stati pagati da Ranma Saotome. Tutto questo gli faceva pensare tutto il bene possibile di Ranma e se Akane l’avesse amato non si sarebbe augurato per lei niente di meno di quel grand’uomo.

Quanto ad Akane, quella sera i suoi pensieri erano rivolti a Ranma e rimase sveglia per ben due ore, cercando di far emergere i suoi sentimenti. Di certo non lo odiava. No, l'odio era svanito da tempo, e da quasi altrettanto tempo si vergognava persino di aver provato quella che poteva essere definita un'antipatia verso di lui. Il rispetto suscitato dalla consapevolezza delle sue preziose qualità, sebbene in un primo momento ammesso con riluttanza, era stato intensificato fino a diventare qualcosa di natura amichevole se non addirittura affettuoso. Ma al di sopra di tutto, al di sopra del rispetto e della stima, c'era in lei un motivo di benevolenza che non poteva essere tralasciato. Era la gratitudine. Gratitudine, non semplicemente per averla amata, ma per amarla ancora abbastanza da perdonare la petulanza e l'acrimonia del suo modo di rifiutarlo, e tutte le accuse ingiuste che avevano accompagnato il suo rifiuto. Lui che, come aveva immaginato, l'avrebbe evitata come la sua più grande nemica, sembrava, in questo incontro occasionale, estremamente ansioso di preservare la conoscenza, e senza far mostra di nessuna premura sconveniente, o di atteggiamenti particolari che coinvolgessero solo loro due, aveva cercato la stima dei suoi amici, e si era speso per farle conoscere la sorella. Un tale cambiamento in un uomo così orgoglioso suscitava non solo stupore ma gratitudine... per l'amore, l'amore appassionato che aveva generato quel cambiamento.
Akane si stava arrovellando nel cercare di capire i sentimenti di lui ma non riusciva a dare un nome ai propri: lo rispettava, lo stimava, gli era grata, provava un reale interesse per il suo bene, e voleva solo sapere quanto quel bene dipendesse da lei, e quanto avrebbe fatto la felicità di entrambi se lei avesse usato il suo potere, che la sua immaginazione le diceva di possedere ancora, per indurlo a rinnovare la sua dichiarazione. Quando il nonno il giorno successivo quella notte di pensieri, le fece notare che sarebbe stato opportuno ricambiare la visita della signorina Ranko, Akane era felicissima anche se, quando se ne chiese il motivo, ebbe ben poco da dirsi in risposta.
Lì avrebbe rivisto anche Ukjo e Shampoo e convinta che loro antipatia nei suoi confronti avesse origine dalla gelosia, non poté fare a meno di pensare a come la sua comparsa a casa di Ranma dovesse risultare sgradita ad entrambe.

Arrivata alla casa, fu condotta, attraverso l'atrio, nel salone. Le finestre si aprivano sul parco, con una vista molto rinfrescante sulle alte colline boscose dietro la casa, e sui bellissimi alberi di quercia e castagno sparsi nei prati. In questa stanza fu accolta da Ranko, che era in compagnia di Shampoo e Ukjo.
La sua accoglienza fu molto cortese, ma accompagnata da tutto l'imbarazzo che, sebbene dovuto alla timidezza e alla paura di sbagliare, avrebbero dato a coloro che si sentivano inferiori l'impressione che fosse orgogliosa e distaccata. Da parte di Shampoo e Ukjo fu degnata solo di un leggero inchino. Si accomodarono e cominciarono a conversare di argomenti generali e superficiali. Akane era distratta. Ad ogni istante si aspettava che qualcuno dei signori entrasse nella stanza. Desiderava e temeva che il padrone di casa si unisse a loro, e non riusciva a decidere se fosse maggiore il desiderio o il timore. Dopo aver passato così un quarto d'ora, Akane fu riscossa da una fredda domanda da parte di Shampoo circa la salute della sua famiglia. Rispose con pari indifferenza e concisione, e l'altra non disse più nulla.
Un diversivo offerto alla sua visita fu prodotto dall'ingresso di alcuni domestici con dolci, e una varietà di tutti i migliori frutti di stagione. Ora c'era qualcosa da fare per tutta la compagnia che avrebbe spezzato i pesanti silenzi, poiché, sebbene non tutte fossero capaci di chiacchierare, tutte erano capaci di mangiare!
Mentre erano così impegnate, Akane ebbe l’opportunità per decidere se avesse più desiderio o più timore della comparsa di Ranma Saotome, offertale dalle sensazioni che prevalsero quando lui entrò nella stanza; e allora, anche se solo un istante prima aveva creduto che fosse predominante il desiderio, iniziò a rammaricarsi per la sua venuta.
Non appena apparve, Akane prese la saggia decisione di restare perfettamente calma e a proprio agio; una decisione molto opportuna da prendere, ma forse non altrettanto facile da mantenere, poiché si rendeva conto che i sospetti di tutti erano rivolti su di loro, e che non c'era uno sguardo che non fosse diretto ad osservare il comportamento di lui quando entrò nella stanza. In nessuno la curiosità era così fortemente accentuata come in Ukjo, poiché la gelosia non l'aveva ancora resa priva di speranza, e le sue attenzioni verso Ranma Saotome non erano affatto cessate. Ranko, dopo l'arrivo del fratello, fece sforzi molto maggiori per parlare, ed Akane capì che lui era molto ansioso che lei e la sorella entrassero in confidenza, e favoriva il più possibile ogni tentativo di conversazione tra loro. Anche Ukjo lo capì, e, con l'imprudenza della collera, colse la prima occasione per dire, con beffarda cortesia:
"cara Akane, Ryoga Hibiki è ancora ospite così spesso a casa vostra?"

Sforzandosi di respingere quell'attacco maligno, rispose subito alla domanda con un tono di passabile indifferenza. Mentre parlava, un'occhiata involontaria le rivelò un Ranma con un colorito molto acceso, con lo sguardo ardente rivolto verso di lei, mentre la sorella era sopraffatta dall'imbarazzo e incapace di sollevare lo sguardo. Se Ukjo avesse saputo quale angoscia stesse provocando nel suo beneamato amico, si sarebbe senza dubbio trattenuta dal fare quell'allusione, ma la sua intenzione era solo quella di mettere in imbarazzo Akane, parlando di un uomo del quale la credeva infatuata, per far trapelare in lei un sentimento che potesse farla scadere nella stima di Ranma.
Ma la compostezza e la cortesia della risposta di Akane placarono l’ansia di Ranko e di Ranma al sentire quel nome.
La visita non si protrasse a lungo dopo quella domanda, e quando Akane se ne fu andata, Shampoo che fino ad allora era stata tranquilla ad osservare, diede sfogo ai suoi sentimenti criticando l'aspetto, il comportamento e l'abbigliamento di Akane:
"Che brutto aspetto aveva Akane Tendo stamattina, Ranma", esclamò; "in vita mia non ho mai visto nessuno cambiare così tanto come lei dall'inverno passato. È diventata talmente scura e volgare! Ukjo e io ci stavamo dicendo che non l'avremmo riconosciuta."

Per quanto poco un discorso del genere potesse fargli piacere, Ranma Saotome si accontentò di una fredda replica, dicendo di non aver notato altri cambiamenti se non il fatto che fosse piuttosto abbronzata, una conseguenza non straordinaria del viaggiare d'estate.

"Da parte mia", insistette lei, "devo confessare di non aver mai visto nessuna bellezza in lei. Il viso è troppo magro, la carnagione non ha brillantezza, e i lineamenti non sono affatto belli, il naso manca di carattere, non c'è nulla che lo faccia risaltare. I denti sono passabili, ma nulla di particolare; e quanto agli occhi, che talvolta sono stati ritenuti così belli, non sono mai riuscita a notare nulla di straordinario in loro. Hanno un'espressione acuta e penetrante che non mi piace affatto; e nell'insieme ha un'aria di presunzione priva di stile che è intollerabile."
Persuasa com'era Shampoo che Ranma provasse ammirazione per Akane, non era certo questo il metodo migliore di rendersi gradita; ma le persone in collera non sempre sono sagge, e tutto il successo che si era aspettata, alla fine fu di vederlo piuttosto infastidito. Lui comunque rimase risolutamente in silenzio, e, decisa a farlo parlare, lei continuò:
"Mi ricordo, quando l'abbiamo conosciuta per la prima volta, quanto ci siamo stupiti venendo a sapere che era considerata una bellezza; e rammento in modo particolare quello che mi hai detto una sera. «Lei una bellezza! Sarebbe come dire che il padre è un genio.» Ma in seguito è sembrata migliorare ai tuoi occhi, e credo che un tempo l'abbia ritenuta piuttosto graziosa."
"Sì", replicò Ranma, che non riuscì a contenersi oltre, "ma questo è successo solo quando l'ho vista per la prima volta, poiché sono ormai molti mesi che la considero come una delle più belle donne di mia conoscenza."
Poi se ne andò, e Ukjo e Shampoo furono lasciate a tutta la soddisfazione di averlo costretto a dire qualcosa che non arrecava pena a nessuno se non a loro.
Al ritorno, Shinnosuke ed Akane parlarono di tutto quello che era successo durante la visita, salvo di ciò che interessava in modo particolare a tutti e due. Fu discusso l'aspetto e il comportamento di tutti quelli che Akane aveva incontrato, con l'eccezione della persona che più di tutte aveva attirato la sua attenzione. Parlarono di sua sorella, dei suoi amici, della sua casa, della sua frutta, di tutto tranne che di lui; eppure Akane avrebbe tanto voluto sapere quello che il suo caro amico Shinnosuke pensava di lui, mentre lui non voleva sentire che era stata affascinata da lui oltre che dalle sue proprietà e cominciava a pensare che fosse il caso di confessarle i suoi sentimenti, prima che succedesse l’irreparabile.
 
Angolo dell’autrice: Ciao a tutti e come al solito grazie per la vostra costante presenza. Ranma risponde a tono a quelle due streghe? Impossibile? Come ho già detto possiamo immaginare un Ranma adulto e più maturo in cui le parole si aggiungono all’azione. In fondo Ranma nel manga non ha vergogna di salvare Akane in ogni situazione dimostrandosi preoccupato o ansioso per lei.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


 
Capitolo 19
 
Akane non sentiva i suoi familiari da alcuni giorni e se ne sorprese. Poi una mattina arrivarono due lettere, scritte a distanza di pochi giorni. La prima iniziava con i soliti racconti sulla famiglia e le cose da fare ma la seconda parte, scritta in uno stato di evidente agitazione, forniva informazioni più importanti. Era di questo tenore:

Cara Akane, è successo qualcosa di inaspettato e di natura molto seria; ma ho paura di metterti in allarme, puoi star certa che stiamo tutti bene. Quello che ho da dire riguarda Nabiki. Ieri sera a mezzanotte, quando eravamo già andati tutti a dormire, è arrivato un poliziotto per informarci che stavano cercando lei e Ryoga perché pare che siano fuggiti dopo aver scassinato e rubato il contenuto della cassaforte di Akari. Nostro padre non fa che piangere, Nodoka sopporta meglio la cosa ma è molto afflitta.

Senza concedersi il tempo di riflettere, e senza nemmeno capire bene ciò che provava, Akane, finita quella lettera, afferrò immediatamente l'altra e, aprendola con la massima impazienza, lesse quanto segue; era stata scritta un giorno dopo la conclusione della prima.

A quest'ora, mia carissima sorella, avrai ricevuto la mia lettera scritta di corsa; vorrei che questa fosse più comprensibile, ma porta comunque cattive notizie. Di Nabiki e Ryoga non siamo riusciti a sapere nulla. Pare siano stati avvistati in un luogo dove si gioca d’azzardo ma non siamo certi che siano loro. Sono davvero contenta, Akane, che ti sia stato risparmiato qualcosa di queste scene angosciose, ma ora che il colpo iniziale è passato, posso confessare che vorrei tanto che tu tornassi. Non sono così egoista, tuttavia, da insistere, se dovesse essere un incomodo. Nostro padre è partito alla loro ricerca. Vorrebbe costringerli a restituire il maltolto e spera che Akari così ritiri la denuncia. Pensare a Nabiki in prigione mi distrugge. Che ne sarà anche della nostra vita con una sorella galeotta?”

"Shinnosuke, nonno, dove siete?", esclamò Akane, balzando dalla sedia non appena finita la lettera, impaziente di comunicare loro la notizia e precipitarsi a casa. Ma mentre si apprestava a uscire, la porta si aprì e apparve Ranma. Il pallore del viso e i modi impetuosi di lei lo fecero trasalire, e prima che potesse riprendersi abbastanza per parlare, lei, nella cui mente tutto era sovrastato dalla situazione di Nabiki, esclamò precipitosamente, "ti prego di scusarmi, ma devo andare. Devo cercare subito Shinnosuke per una faccenda che non può essere rimandata; non ho un istante da perdere."
"Che cosa è successo?", esclamò lui, con più emozione che cortesia; poi, riprendendosi, "lascia che vada qualche cameriere a cercarlo. Non stai bene... non puoi andarci tu."
Akane esitò, ma le tremavano le ginocchia, e capì quanto poco sarebbe servito andare lei stessa a cercarli. Chiamò una cameriera e le chiese cortesemente di cercare i due ospiti che erano con lei.

Una volta uscita la cameriera, Akane si sedette, incapace di reggersi in piedi e con un'aria così affranta che fu impossibile per Ranma lasciarla, o trattenersi dal dire, in tono di gentilezza e commiserazione, "Non c'è nulla che possa portarti, per darti un po' di sollievo? Stai davvero male."
"No, grazie", rispose lei, cercando di riprendersi. "La cosa non riguarda me. Sto benissimo; sono solo angosciata per delle terribili notizie che ho appena ricevuto da Nerima."

Solo a parlarne, scoppiò in lacrime, e per qualche minuto non poté dire una parola. Ranma, in tormentata attesa, poté solo osservarla in silenzio. Alla fine, lei parlò di nuovo. "Ho appena ricevuto una lettera da Kasumi, con queste terribili notizie. Non possono essere nascoste a nessuno. Nabiki ha abbandonato la sua famiglia... è fuggita... si è messa nelle mani di Ryoga. Hanno rubato dei soldi alla fidanzata di Ryoga e non si sa dove siano. Adesso sono ricercati dalla polizia.”
Ranma la fissava sbalordito. "Sono davvero addolorato", esclamò, "addolorato...sconvolto. Ma è certo, assolutamente certo?"
"Oh, sì!”
"E che cosa è stato fatto per porre rimedio alla situazione?"
"Mio padre è andato a cercarla, e Kasumi ha scritto per chiedere l'immediato aiuto di Shinnosuke, e partiremo, spero, nell'arco di mezz’ora. È qualcosa di orribile sotto ogni aspetto."
Ranma scosse la testa in un tacito consenso ma sembrava a malapena ascoltarla, e andava su e giù per la stanza in profonda meditazione, la fronte contratta, l'aria cupa. Akane lo notò subito, e capì immediatamente. Il suo potere stava crollando; tutto doveva crollare di fronte a una tale prova di debolezza da parte della sua famiglia, a una tale certezza di un disonore così acuto. Non poteva né stupirsi né condannare, ma la consapevolezza di quanto lui avesse avuto ragione non aveva nulla di consolatorio per il suo cuore, nulla che potesse alleviare la sua angoscia. Era, al contrario, proprio quello che ci voleva per farle capire i suoi sentimenti; e mai come adesso aveva sentito con la stessa chiarezza che avrebbe potuto amarlo, quando l'amore era ormai inutile.

Ma il pensiero di se stessa, pur così invadente, non poteva imporsi. Nabiki, l'umiliazione, la miseria che stava spargendo su tutti loro, cancellarono ogni preoccupazione personale, e, coprendosi il volto con il fazzoletto, Akane fu presto distolta da qualsiasi altra cosa; dopo una pausa di qualche minuto, fu richiamata alla consapevolezza della situazione solo dalla voce di lui, che, in un modo che rivelava compassione, ma allo stesso tempo riserbo, disse, "Temo di non essere utile qui. Non sono bravo a consolare né a trovare giustificazioni a questa situazione. Questa incresciosa faccenda impedirà a mia sorella di avere il piacere di vedere tutti voi ospiti a casa nostra oggi."

"Oh sì. Sii così gentile da scusarci con Ranko. Dille che affari urgenti ci richiamano immediatamente a casa. Nascondi la penosa verità il più a lungo possibile. So che non potrà essere per molto."
Lui la rassicurò prontamente sulla sua discrezione, esprimendo di nuovo il proprio dolore per la sua angoscia e augurandole una conclusione più felice di quanto fosse possibile sperare al momento e se ne andò, con un unico, grave sguardo di addio.
Non appena uscito dalla stanza, Akane si rese conto di quanto fosse improbabile che si sarebbero rivisti con la stessa cordialità che aveva contraddistinto i loro ultimi incontri e lo vide andar via con profondo rammarico.

Avvisati dalla domestica, Shinnosuke e suo nonno erano arrivati allarmati, presumendo che Akane si fosse improvvisamente sentita male; ma, rincuorandoli subito da quel lato, lei li informò con fervore sul perché li avesse mandati a chiamare, leggendo le due lettere a voce alta. I due dissero che avrebbero aiutato la sua famiglia e sarebbero partiti al più presto possibile.

"Ci stavo pensando su di nuovo, Akane", disse il nonno, mentre si allontanavano dalla città, "e in effetti, riflettendoci bene, non riesco a capire cosa abbia spinto quei due a fare ciò che hanno fatto. La necessità non giustifica la loro azione. Sarà successo qualcosa di particolare che non riusciamo neppure ad immaginare.”
"Parola mia", disse Shinnosuke, "sono d’accordo con il nonno. È davvero una violazione troppo grande della decenza, dell'onore e del proprio interesse, per rendersene colpevoli. Non posso pensare così male di Ryoga e di tua sorella. Puoi tu stessa, Akane, crederli capaci di tanto?"

“Non lo so, certo è che non credo ci sia tra loro una relazione o abbiano pensato di sposarsi. Nabiki è troppo furba e cinica per farsi trascinare dai sentimenti. Ci deve essere in ballo qualcosa di grande! E per quanto riguarda Ryoga non capisco perché rubare ad Akari quando avrebbe potuto sposarla e dividere con lei il suo patrimonio. Le azioni di quel ragazzo sono sempre più incomprensibili!”
Viaggiarono il più speditamente possibile, e, dormendo una notte lungo il tragitto, raggiunsero Nerima il giorno successivo intorno all'ora di pranzo. Akane si precipitò nell'atrio, dove Kasumi le venne subito incontro.
Akane, mentre l'abbracciava con affetto, mentre le lacrime riempivano gli occhi di entrambe, non perse un istante e le chiese se si fosse saputo qualcosa dei fuggitivi.
"Non ancora", rispose Kasumi. "Ma adesso che siete arrivati anche voi, spero che tutto andrà bene."
"Nostro padre è partito?"
"Sì, è partito martedì, come ti ho scritto."
"E hai ricevuto sue notizie?"
"Solo due volte. Mi ha scritto qualche rigo mercoledì, per dire che era arrivato sano e salvo. Ha aggiunto soltanto che non avrebbe più scritto, fino a quando non avesse avuto qualcosa di importante da comunicare."
"E Nodoka... come sta?”
"Discretamente bene, credo; anche se è molto scossa. Si colpevolizza per non essere riuscita a crescere Nabiki assennata come noi due.”
Shinnosuke e suo nonno decisero di partire alla ricerca dei due latitanti con l’intenzione di riportarli a casa.
Quando furono sole Kasumi confessò ad Akane che, senza dirlo a nessuno, aveva preso contatti con Akari Unryu. Akari le aveva raccontato di essere rimasta molto male della fuga di Ryoga ma di essere convinta che lui sarebbe tornato. Non riusciva a volergli davvero male ma aveva dovuto denunciare il furto perché così aveva imposto la sua famiglia e poi era disturbata dal fatto che fosse scappato con una donna, sebbene fosse certa che non avesse interesse per lei. Le disse poi che Ryoga aveva molti debiti a Nerima e che lei si era offerta di pagarglieli ma lui si era rifiutato.

“Che guadagno può averne ricavato dallo scappare con Nabiki? Perché far soffrire così tanto una ragazza che lo ama? E la stessa Nabiki? Cosa l’ha spinta a fare una cosa così pericolosa e avventata?” disse Akane.
“Certo chi sta peggio ora è nostro padre. Quando ha appreso della notizia non è riuscito a dire una parola per dieci minuti di fila e poi ha pianto per altri dieci minuti prima di decidere di partire!"

Proseguì poi informandosi su quali mezzi il padre aveva intenzione di usare per trovare la figlia.
"Credo che abbia intenzione", rispose Kasumi, "di girare tutte le bische clandestine e sentire se li hanno visti. Non dovrebbero passare inosservati.”
Nel frattempo, la notizia cominciava a diffondersi e si venne a conoscenza di qualche nuovo esempio della prodigalità e degli eccessi di Ryoga. Tutta Nerima sembrava fare a gara per infangare l'uomo che, appena tre mesi prima, era stato quasi un angelo in terra.

Fu affermato che era in debito con tutti i commercianti del posto, e che i suoi intrighi, tutti onorati con l'appellativo di seduzione, si erano estesi alle famiglie di tutti i commercianti. Tutti affermarono che era l'uomo più malvagio del mondo, e tutti cominciarono a scoprire di aver sempre diffidato della sua apparente bontà. Akane non dava credito a nemmeno la metà di ciò che veniva detto perché per quanto si fosse dimostrato pigro e scostante non riteneva Ryoga capace di costruire truffe meditate, pur tuttavia era molto in ansia per il ruolo che Nabiki aveva avuto in questa storia; e persino Kasumi, che tendeva a giustificare Ryoga e Nabiki molto più di sua sorella, cominciò quasi a disperare, non avendo loro notizie e non sapendo a chi imputare la colpa di ciò che era successo.

Ogni giorno a Nerima era ormai un giorno di ansia, ma l'ansia maggiore c'era quando si era in attesa della posta. L'arrivo delle lettere era il traguardo maggiore di ogni impazienza mattutina. Le notizie, buone o cattive che fossero, arrivavano attraverso le lettere, e ogni giorno ci si aspettava qualche novità di rilievo. Shinnosuke aveva incontrato Soun Tendo e insieme stavano cercando alberghi in cui i due potevano aver sostato, ma finora senza successo.
Una mattina arrivò anche una lettera da Kuno per Soun Tendo, che Kasumi e Akane lessero.

Conteneva quanto segue:
Egregio signore,
Mi sento in dovere, vista la nostra parentela e la mia posizione sociale, di offrirvi la mia partecipazione al terribile dolore che state patendo in questo momento, del quale sono stato informato ieri. Potete star certo, egregio signore, che Sayuri e io siamo sinceramente vicini a voi, e a tutta la vostra rispettabile famiglia, nella vostra attuale angoscia, che dev'essere la più amara che esista, in quanto prodotta da un’onta che il tempo non potrà mai cancellare. Non ci sono parole da parte mia, che possano alleviare una disgrazia così grave, o che possano confortarvi, in una circostanza che sicuramente più di ogni altra colpisce così profondamente l'animo. La morte di vostra figlia sarebbe stata una benedizione in confronto a questo. E ci sono ulteriori motivi di rammarico, poiché c'è motivo di credere, da quanto mi ha detto la mia cara Sayuri, che il licenzioso comportamento di vostra figlia sia stato prodotto da un vostro colpevole grado di indulgenza. Comunque sia, siete tristemente da compiangere, opinione questa che ho condiviso non solo con Sayuri, ma anche con Kodachi, alla quale ho riferito la faccenda. Ella è d'accordo con me nel ritenere che questo passo falso da parte di una figlia si rivelerà dannoso per le prospettive di tutte le altre, poiché chi mai, come dice benignamente la stessa Kodachi, vorrà imparentarsi con una famiglia del genere? E questa considerazione mi conduce ancora di più a riflettere, con accresciuta soddisfazione, su un certo evento del novembre scorso, poiché se fosse andata altrimenti, sarei stato necessariamente coinvolto in tutto il vostro dolore e nella vostra sventura. Permettete quindi che vi consigli di farvi coraggio il più possibile, di bandire per sempre dal vostro cuore una figlia così indegna, e di lasciare che raccolga i frutti del suo scellerato misfatto.
Con affetto
Tatewaki Kuno

Questa lettera aumentò di molto l’ansia delle due ragazze ma Akane fu ben contenta che il novembre scorso non era così fuori di sé da accettare la proposta di matrimonio di un uomo così insulso e poco caritatevole. Contemporaneamente, però sapeva che essendo giunta la notizia a Kodachi, Ranma avrebbe sentito parlare male di lei e della sua famiglia molto più del solito e questo la rattristava enormemente. Era, infatti, perfettamente consapevole che, se non avesse mai conosciuto Ranma, avrebbe sopportato un po' meglio il disonore di Nabiki.

Angolo dell'autrice: Abbiamo così scoperto perchè Ryoga e Nabiki sono scappati. Non certo per una fuga d'amore ma per andare a giocare d'azzardo i soldi di Akari. Come gli è venuto in mente? lo scopriremo nei prossimi capitoli.

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20
 
Passarono un paio di giorni senza notizie. Poi una mattina le due sorelle vennero risvegliate dall’arrivo del padre.
Corsero alla porta ancora in pigiama.
"E allora, che notizie ci sono? buone o cattive?" chiese Akane.
“Sono rientrato avendo ricevuto la rassicurazione da Shinnosuke e suo nonno che avrebbero risolto loro la situazione perché avevano trovato una pista da seguire e che la mia presenza insieme a loro sarebbe stata solo d’intralcio. Oggi stesso passando per la posta ho trovato una loro lettera che porta tutto sommato notizie soddisfacenti. Sono stati ritrovati entrambi e sono stati saldati tutti i loro debiti. La signorina Akari ha inoltre ritirato la denuncia ed ha acconsentito a sposare Ryoga che si è offerto di lavorare nella sua azienda suinicola. Per quanto riguarda Nabiki pare che le sue intenzioni non fossero malvagie. I due si erano fatti abbindolare da un giocatore d’azzardo che prometteva vincite di un certo rilievo. Entrambi avevano motivo di tentare ma nessun introito con cui giocare per cui hanno “preso in prestito” i soldi di Akari con l’intenzione di riportarli raddoppiati. Ryoga voleva sposarla senza portare con sé l’enorme carico di debiti che aveva e vostra sorella voleva che la nostra situazione familiare avesse una svolta.”

"Allora Ryoga non è così indegno come pensavamo", disse Kasumi.

“Ma ci sono due cose che vorrei tanto sapere: una, quanti soldi il nonno di Shinnosuke ha messo di tasca sua per arrivare a questa felice soluzione; l'altra, come potrò mai ripagarlo."
"Soldi! Shinnosuke!" esclamò Kasumi, "che intendi dire, papà?"

"Intendo dire che ci avranno messo del loro per saldare i debiti e ripagare Akari oltre che per convincerla a sposare Ryoga e liberare Nabiki dalla denuncia.”
"È proprio vero", disse Akane; "anche se prima non ci avevo pensato. I loro debiti saldati! Che uomini buoni e generosi, ma temo che abbiano fatto troppo. Una piccola somma non sarebbe bastata per tutto questo. E non so come faremo a ripagarli!"
Soun Tendo non rispose, e tutti e tre, assorti nei loro pensieri, rimasero in silenzio.

La buona notizia del prossimo ritorno di Nabiki si diffuse rapidamente nel vicinato. In quest'ultimo fu accolta con filosofica rassegnazione. Di certo, sarebbe stato più a vantaggio della conversazione, se Nabiki si fosse data a una vita dissoluta, oppure, nella migliore delle ipotesi, fosse stata segregata anch’ella in qualche lontana fattoria. Ma c'era comunque molta materia per le chiacchiere.
Akane adesso era molto rammaricata per aver informato Ranma Saotome, nell'angoscia del momento, dei suoi timori circa la sorella; visto che quella fuga si era conclusa senza conseguenze si poteva sperare di nasconderne l'inizio sfavorevole a tutti coloro che non ne erano stati direttamente implicati. Non temeva che la notizia si diffondesse tramite lui né temeva gli svantaggi che potessero derivarne direttamente per lei, poiché, riteneva che tra loro si fosse aperto ormai un abisso incolmabile.
Era umiliata, era addolorata; si sentiva pentita, anche se non sapeva bene di che cosa. Era diventata gelosa della sua stima, ora che non avrebbe più potuto sperare di beneficiarne. Voleva avere sue notizie, ora che sembrava così scarsa la possibilità di averne. Era convinta che con lui avrebbe potuto essere felice, ora che non c'era più nessuna possibilità di rivedersi.
Che trionfo per lui, pensava spesso, se avesse saputo che la proposta, da lei orgogliosamente respinta solo quattro mesi prima, adesso sarebbe stata accettata con gioia e gratitudine!
Cominciò ora a comprendere come lui fosse esattamente, per indole e qualità, l'uomo più adatto a lei. La sua forza d’animo e il suo carattere, anche se diversi dai suoi, avrebbero appagato ogni suo desiderio. Sarebbe stata un'unione vantaggiosa per entrambi; la spigliatezza e la vivacità di lei avrebbero addolcito l'animo e migliorato i modi di lui; e con lui lei si sarebbe sentita sempre protetta.

Passarono pochi giorni prima che Nabiki rientrasse a casa. Nell'atrio si sentì la sua voce, la porta si spalancò e lei irruppe nella stanza. Il padre le andò incontro, l'abbracciò e l'accolse estasiato come se niente fosse successo. Nodoka alzava gli occhi al cielo ad ogni parola di Nabiki mentre raccontava di come era stato divertente imbrogliare i poliziotti che erano sulle loro tracce. Kasumi era angosciata. Akane arrossiva per l’imbarazzo.
Anche nei giorni successivi Nabiki continuava a raccontare della sua fuga come di una delle esperienze più interessanti della sua vita, e non smetteva di parlare di Ryoga come di una delle persone più divertenti che avesse mai conosciuto. Era proprio grazie alle sue capacità che la polizia non li aveva mai trovati perché aveva il dono di muoversi nei luoghi senza alcuna logica impedendo a chi era sulle loro tracce di seguire una qualunque pista!
Un pomeriggio si rivolse ad Akane dicendole "A te credo di non aver mai detto nulla del giorno in cui ci hanno scovati. Quando ho raccontato tutto a papà e Kasumi tu non c'eri. Non sei curiosa di sentire come si è svolto?"
"No davvero", rispose Akane; "penso che sia meglio parlarne il meno possibile."
 
"Ma dai! Che strana che sei! Ma te lo dico lo stesso com'è andata. Io e Ryoga alloggiavamo in una bettola, in due stanze separate sia ben chiaro! Ryoga è un caro ragazzo ma è un sempliciotto e ho scoperto che tutto sommato è molto affezionato ad Akari! Abbiamo fatto colazione alle dieci e avevamo appuntamento con quel nostro amico che ci avrebbe portato a ritentare la fortuna in un altro casinò quando sono arrivati Shinnosuke e il nonno che ci volevano trascinare a casa di Akari con la forza. Ryoga non si sarebbe mai lasciato piegare a quella decisione se non fosse intervenuto Ranma Saotome!"

“Ranma Saotome!” ripeté Akane, assolutamente sbalordita.

"Oh, sì! lo sai che è l’unico che conosce così bene Ryoga da prevedere i suoi movimenti! Ed è l’unico più forte di lui. Shinnosuke non avrebbe mai potuto batterlo e trascinarlo contro la sua volontà. Ma, povera me! Me ne ero completamente scordata! non dovevo dirne una parola. L'avevo promesso così seriamente a Ranma che non l’avrei mai nominato! Doveva essere un segreto! Non posso più raccontarti nulla!" e se ne andò.

Akane rifletteva sulle parole della sorella. Ranma li aveva trovati. Ranma aveva convinto Ryoga a tornare da Akari e presumibilmente a chiederle scusa. Era esattamente l'ultimo dei luoghi con il quale avesse apparentemente a che fare, e le ultime persone al mondo con le quali avesse la tentazione di ritrovarsi. Le ipotesi su che cosa potesse significare le si affollarono in mente, in modo rapido e impetuoso; ma nessuna la soddisfaceva. Non riusciva a sopportare una tale incertezza, e, preso in fretta un foglio di carta, scrisse una breve lettera a Shinnosuke, per chiedergli spiegazioni su ciò che si era lasciata sfuggire Nabiki.

"Ti prego di scrivermi immediatamente perché non riesco a capire come una persona estranea alla nostra famiglia come Ranma sia potuta entrare nei nostri affari!”

Akane fu soddisfatta di ricevere una risposta alla sua lettera nel più breve tempo possibile. Non appena ne fu in possesso, corse nel boschetto, dove era meno probabile che fosse interrotta, si sedette su una delle panchine e si preparò a essere soddisfatta, poiché la lunghezza della lettera l'aveva convinta che contenesse delle spiegazioni.

“Mia cara amica,
Ho appena ricevuto la tua lettera, e ti rispondo immediatamente. Devo confessare di essere rimasto sorpreso dalla tua richiesta; non mi immaginavo che fossi all’oscuro di ciò che era successo. Anzi avevo ottimi motivi per pensare che avessi chiesto tu a Ranma di aiutarci. Lui, infatti, ha contattato il nonno più o meno una decina di giorni dopo la nostra partenza dicendo di aver scoperto dove si trovavano tua sorella e Ryoga. Pare che fosse partito subito dopo di noi per mettersi sulle tracce dei due. Il motivo dichiarato era la sua convinzione che fosse colpa sua se Ryoga alla fine si era trovato in tali necessità da ricorrere al gioco e al furto per poter sopravvivere. Se poi il motivo fosse stato un altro, sono certo che gli avrebbe comunque fatto onore. Ryoga aveva ammesso di essere stato costretto a lasciare Akari, a causa di alcuni debiti molto pressanti, che non voleva ricadessero sulla donna e si era lasciato convincere da Nabiki a chiedere in prestito dei soldi alla ragazza, giocarli e ritornare entrambi più arricchiti. Lui però non ebbe il coraggio di domandare ad Akari i soldi e glieli rubò senza dire nulla a Nabiki, che li credeva prestati.
Una volta partiti la situazione è sfuggita di mano ad entrambi e i debiti che avevano si sono raddoppiati. La persona che li aveva convinti ad andare per casinò e bische clandestine in realtà era un grosso imbroglione e li ha messi in condizione di perdere tutto e di più.
 Ranma un po' con le buone e un po' con le cattive ha convinto Ryoga a tornare da Akari e confessarle tutto. Ha persuaso Nabiki a tornare da voi, ha pagato i debiti di entrambi, e ha ripagato Akari convincendola a ritirare la denuncia.
Chiudo la lettera, mia cara Akane, dicendoti che rinuncio a te con la consapevolezza di sapere che sei nelle grazie di una persona giudiziosa e di buon cuore che farà per te molto più di quanto io stesso potrei fare in una vita intera. Ti prego di perdonarmi se ho immaginato troppo circa la vostra relazione, e perciò ho detto troppo anche sui miei sentimenti. E ti prego di continuare a volermi bene come un fratello.
Sinceramente tuo
Shinnosuke. “

Il contenuto di questa lettera gettò Akane in uno stato di confusione, in cui era difficile determinare se la parte maggiore fosse dovuta al piacere o alla pena. I vaghi e irrisolti sospetti suscitati dall'incertezza su ciò che Ranma Saotome poteva aver fatto per la sorella, che aveva temuto di incoraggiare, in quanto prova di bontà troppo grande per essere possibile, e dei quali aveva nello stesso tempo temuto ancora di più l'autenticità, per gli obblighi che ne sarebbero derivati, si erano rivelati fondati ben al di là delle ipotesi! Ranma li aveva seguiti, scovati, aveva pagato i loro debiti e sistemato le situazioni senza danni per nessuno dei due e l’aveva fatto per una ragazza per la quale non provava né riguardo né stima e per un uomo che detestava. Il cuore le sussurrava che l'aveva fatto per lei ma non osava sperare tanto. Dovevano a lui la salvezza di Nabiki e la sua reputazione e non avrebbero mai potuto ripagarlo o ringraziarlo abbastanza. Pensando a sè, si sentiva umiliata; ma di lui era orgogliosa. Orgogliosa che in una questione di compassione e d'onore avesse dato il meglio di se stesso.
 
Angolo dell’autrice: i nodi cominciano a venire al pettine e lentamente si districheranno verso la conclusione. Ringrazio gli assidui lettori e coloro che pur in silenzio mi danno segni di stima inserendo la storia tra le seguite o le preferite. Buon Natale e buon anno a tutti!

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21
 
Passarono alcune settimane. Le voci su quanto successo a Nabiki erano state affievolite da nuovi pettegolezzi più recenti e la famiglia Tendo si poteva dire soddisfatta di come stavano andando le cose. Ma la gioia del signor Tendo fu grandemente arricchita dalla notizia che a breve il dottor Tofu sarebbe rientrato a Nerima.

"L'ho visto che mi stavi guardando oggi, Akane, quando abbiamo avuto la notizia su Tofu; e so che sembravo turbata. Ma non pensare che fosse per qualche strano motivo. È stato solo un momento di imbarazzo, perché sapevo che sarei stata osservata. Ti assicuro che la notizia non mi procura né gioia né pena.” disse Kasumi.
Akane non sapeva che cosa pensare né dei sentimenti della sorella né di lui. Lo credeva ancora innamorato di Kasumi, ed era indecisa su quale fosse la probabilità maggiore tra il fatto che venisse con il permesso dell'amico, o fosse audace abbastanza da venire senza quel permesso.

Il dottor Tofu arrivò e dopo tre giorni dal suo arrivo le ragazze sentirono il padre urlare mentre era alla finestra.
“Venite a vedere, venite a vedere!!”

Kasumi restò risolutamente seduta al suo posto, ma Akane, per far piacere al padre, andò alla finestra... guardò... vide Ranma con Tofu, e si sedette di nuovo vicino alla sorella. Entrambe le sorelle si sentivano notevolmente a disagio. Ognuna era in ansia per l'altra, e ovviamente per se stessa. Quando apparvero i due uomini, il colorito di entrambe si accese, ma li accolsero con discreta disinvoltura, e con una certa padronanza di sé.
Akane parlò con entrambi negli stretti limiti della buona educazione. Ranma appariva serio, e il dottor Tofu era sia contento che imbarazzato. Soun Tendo parlava a sproposito come era suo solito e Akane in quell'istante si rese conto che nemmeno anni di felicità avrebbero ripagato sia Kasumi che lei di momenti di così penoso imbarazzo.Quando i signori si alzarono per andarsene, SounTendo li invitò a pranzo di lì a qualche giorno, e loro accettarono.

Non appena se ne furono andati, Akane si lasciò andare a diversi pensieri sui comportamenti di Ranma Saotome. Il suo modo di agire l’aveva stupita e irritata.
"Perché mai è venuto", si disse, "se l'ha fatto solo per restare muto, serio e indifferente?"
Non riusciva a pensare a nulla che la soddisfacesse. 
"Ha continuato a essere amabile, a essere simpatico quando eravamo da lui e perché con me adesso si comporta così? Se non gliene importa più nulla di me, perché restare muto? perché essere venuto? Che uomo irritante, proprio irritante! Non voglio più pensare a lui."
La sua decisione fu involontariamente mantenuta per un po' per l'avvicinarsi della sorella, che si unì a lei con un'aria allegra che dimostrava come fosse più soddisfatta di Akane dei due visitatori.
"Ora che si è concluso il primo incontro", disse, "mi sento perfettamente serena. So quanto sono forte, e non mi sentirò più in imbarazzo nel vederlo arrivare. Sono lieta che pranzi qui martedì. Così diventerà di dominio pubblico che, da entrambe le parti, ci incontriamo con indifferenza, solo come semplici conoscenti.”
"Sì, proprio con molta indifferenza", disse Akane, ridendo. "Oh, Kasumi, stai attenta."
"Mia cara Akane, mi credi davvero talmente debole da correre ancora qualche pericolo?"
"Credo che tu stia correndo il serissimo pericolo di farlo innamorare di te come non mai."
 
Non rividero i due signori fino al martedì. Quando si recarono in sala da pranzo, Akane stette attenta, per vedere se il dottor Tofu avrebbe preso il posto accanto alla sorella che, in tutti i pranzi precedenti, gli era appartenuto. Entrando nella stanza, lui sembrò esitare; ma a Kasumi capitò di guardarsi intorno, e capitò di sorridere: la decisione fu presa. Si mise accanto a lei.
Akane, con un senso di trionfo, guardò verso il suo amico. Sembrava sopportare la cosa con nobile indifferenza, e lei avrebbe immaginato che il dottor Tofu avesse ricevuto il permesso di essere felice, se non avesse visto anche lui dirigere lo sguardo verso Ranma Saotome, con un'espressione mezzo allarmata e mezzo divertita.
Il comportamento di Tofu con la sorella fu tale, durante il pranzo, da rivelare un'ammirazione che, sebbene più cauta di prima, convinse Akane chei due sarebbero stati veramente felici in un eventuale futuro matrimonio e anche se non osava avere certezze sulla conclusione, le fece piacere osservare le attenzioni di lui. Esse erano rivolte quasi esclusivamente a Kasumi e i suoi balbettii o il suo apparire impacciato quando si rivolgeva alla sorella le facevano tanta tenerezza.
Ranma Saotome era lontano da lei quanto tutta la lunghezza del tavolo. Era seduto in uno dei due posti di fianco al padre. Non era abbastanza vicina da poter sentire i loro discorsi, ma poteva vedere quanto raramente si rivolgessero la parola, e quanto i loro modi fossero freddi e formali, ogni volta che lo facevano. Sperava che in serata avrebbe potuto cogliere qualche occasione per stare insieme e che non tutta la visita trascorresse senza dar loro modo di intavolare una conversazione che andasse almeno un po' al di là dei cerimoniosi convenevoli che avevano accompagnato il suo arrivo.

Ma poi si diceva "Un uomo che è stato rifiutato già una volta! E uno orgoglioso come lui! Come potrei mai essere così stupida da aspettarmi che possa abbassarsi a fare una seconda proposta alla stessa donna? Come posso mai credere che possa amarmi ancora?"
Si rianimò un pochino, tuttavia, quando riuscì a scambiare con lui due battute riguardanti Ranko.

Nei giorni successivi il dottor Tofu venne praticamente a trovarle ogni giorno. Ranma era partito per degli affari e lui si tratteneva varie ore a chiacchierare con le tre sorelle. La sua disinvoltura e allegria lo resero un'aggiunta molto gradita ai loro pomeriggi; sopportò pazientemente l'inopportuna invadenza del signor Tendo, e ascoltò le sue sciocche osservazioni con un'indulgenza e un'impassibilità delle quali Kasumi gli fu grata.
Non una parola fu detta tra le sorelle riguardo al dottor Tofu, ma Akane era ormai convinta che tutto si sarebbe rapidamente concluso con un matrimonio, a meno che Ranma Saotome non fosse tornato prima del previsto. In realtà, però, era quasi sicura che tutto ciò fosse avvenuto con il suo assenso.
Dello stesso avviso era anche suo padre che non perdeva occasione per tentare di lasciare i due piccioncini da soli (salvo spiarli di nascosto!) affinché lui si dichiarasse. Difatti qualche giorno dopo durante una delle solite visite, Soun Tendo fece di tutto per lasciare Kasumi sola col dott. Tofu richiamando Nabiki e Akane alle più assurde commissioni.
Akane cercò di sbrigarle in fretta e quando rientrò nella stanza per far compagnia alla sorella notò i due particolarmente rossi in viso. L’imbarazzo terminò quando il dottor Tofu, dopo aver sussurrato qualche parola alla sorella, corse fuori della stanza.
Kasumi non aveva segreti per Akane e l'abbracciò immediatamente, informandola, con fortissima emozione, che era la persona più felice al mondo perché Tofu le aveva chiesto di sposarla e poi era uscito per chiedere a loro padre il permesso per farlo al più presto.
Finalmente quella vicenda che aveva rattristato i loro cuori per tanti mesi si era conclusa nel migliore dei modi e non c’era altro da fare che gioirne appieno.
Il dottor Tofu, da quel momento, fu naturalmente tutti i giorni ospite a casa Tendo; veniva spesso prima di colazione, e restava sempre fino alla cena, a meno che qualche barbaro vicino, che non poteva mai essere detestato troppo, non lo avesse invitato a un pranzo che lui si fosse sentito costretto ad accettare.
Kasumi quando chiacchierava con Akane non la smetteva di tessere le lodi di Tofu e di decantare la loro felicità: "Sono sicuramente la creatura più fortunata mai esistita!"esclamò una volta. "Oh! Akane, perché sono stata proprio io a essere prescelta, e benedetta più di qualsiasi altro in tutta la famiglia! Se potessi vedere te altrettanto felice! Se solo ci fosse un altro uomo del genere per te!"
"Se anche ce ne fossero quaranta di uomini così, non potrei mai essere felice come te. Finché non avrò la tua indole, la tua bontà, non potrò mai provare la tua stessa felicità. No, no, lasciache me la sbrighi da sola, e, forse, se sarò molto fortunata, potrò incontrare in tempo un altro Kuno."

Angolo dell’autrice: e una l’abbiamo maritata, direbbe Soun Tendo! Un saluto a tutti voi lettori e buon anno!!!

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22
 
Una mattina, circa una settimana dopo il fidanzamento di Tofu con Kasumi, si sentì bussare alla porta. Era Kodachi.
Lo sbalordimento di Akane fu al di là di ogni aspettativa. Kodachi entrò nella stanza con un'aria più sgarbata del solito, non rispose al saluto di Akane se non con un lieve cenno del capo, e si mise a sedere senza dire una parola. Poi disse con molta freddezza:
"Spero che tu stia bene.”
La ragazza rispose molto concisamente di sì.
"Avete un parco molto piccolo qui", affermò Kodachi dopo un breve silenzio.
"Certo, non è nulla in confronto al tuo.”
"Questo salotto dev'essere molto scomodo nei pomeriggi d'estate; le finestre danno tutte a ponente."
"Non ci stiamo mai nel pomeriggio” rispose Akane e poi cambiando discorso chiese: “Come stanno Kuno e Sayuri?”
"Stavano benissimo. Li ho visti l'altro ieri sera."
Akane era molto perplessa non spiegandosi l’origine di quella visita. Aveva pensato che, trovandosi a passare di lì, si fosse fermata per portarle i saluti della sua amica e per informarla sullo stato di salute di suo fratello e sua moglie ma non sembrava così visto il tono e la reticenza a parlare. Ad un certo punto Kodachi, alzandosi, disse ad Akane:
"Sono qui perché ho bisogno di parlarti. Accompagnami fuori a fare un giro nel boschetto.”
Akane obbedì. Uscirono di casa e procedettero in silenzio per un po', lungo il sentiero di ghiaia che conduceva al boschetto; Akane aveva deciso di non fare nessun tentativo di conversazione. Quella donna sembrava più insolente ed antipatica del solito.
"Come ho mai potuto pensare che fosse la sposa adatta per Ranma?" si disse, mentre la guardava in volto.
Non appena entrate nel boschetto, Kodachi iniziò così:
"Non avrai certo nessuna difficoltà a capire il motivo del mio viaggio fin qui.”
Akane la guardò con genuino stupore.
"Ti stai davvero sbagliando. Non riesco in nessun modo a spiegarmi l'onore di vederti qui."

"Akane", replicò la rosa nera in tono irato, "dovresti saperlo che con me non si scherza. Ma per quanto tu preferisca non dire la verità vedrai che io non avrò remore a dirla tutta. Il mio carattere è stato sempre famoso per la sua sincerità e franchezza, e in un caso importante come questo non ho certo intenzione di cambiare. Una voce di natura molto allarmante mi è arrivata due giorni fa. Mi è stato detto che tu hai mire sul mio futuro sposo, Ranma Saotome e che con chissà che arte di seduzione lo hai convinto a farti una proposta di matrimonio. Anche se so che dev'essere una scandalosa menzogna, anche se non voglio offenderlo al punto di supporre che sia vero, ho immediatamente deciso di venire qui, per metterti al corrente della mia opinione."
"Se credi impossibile che sia vero", disse Akane, arrossendo dallo stupore e dallo sdegno, "mi meraviglio che ti sia presa il disturbo di venire fin qui. Qual è il vero scopo della tua visita?"
"Esigere che una notizia del genere venga immediatamente e pubblicamente smentita."
"La tua venuta qui, da me e dalla mia famiglia" disse Akane freddamente, "contribuirà piuttosto a confermarla, se una voce del genere esiste davvero."
"Insisti nel dire di non saperne nulla? Non è una voce fatta circolare ad arte da te? Non sai che una voce del genere è ampiamente diffusa? Da che è girata la voce del matrimonio di tua sorella con Tofu molti hanno dato per scontato che a quello ne seguirà ben presto un altro, il tuo con il mio Ranma!"
"Io non ne ho mai sentito parlare."
"E puoi dichiarare che questa notizia non ha nessun fondamento?"
"Non pretendo di possedere la tua stessa franchezza. Tu puoi fare domande alle quali io potrei scegliere di non rispondere."
"Questo non è tollerabile, Akane! esigo una risposta soddisfacente. Ranma ti ha fatto una proposta di matrimonio?"
"Hai tu stessa affermato che è impossibile."
"Dovrebbe esserlo; deve esserlo, se lui ha ancora l'uso della ragione. Ma le tue arti di seduzione potrebbero, in un momento di infatuazione, avergli fatto dimenticare ciò che deve a me. Potresti averlo adescato."
"Se l'avessi fatto, sarei l'ultima persona ad ammetterlo."
"Akane, ti rendi conto di chi sono io? Io sono la persona che più tiene a lui nel mondo, e ho il diritto di conoscere i suoi interessi più intimi. Fammi essere ancora più chiara. Questa unione, alla quale hai la presunzione di aspirare, non potrà mai avere luogo. No, mai. Ranma è fidanzato con me. E ora che cosa hai da dire?"
"Solo questo: che se è così, non hai alcun motivo di supporre che lui abbia fatto una proposta a me."
Kodachi esitò per un istante, e poi replicò:
"Il fidanzamento tra noi è di un genere particolare. Fin dall’inizio della nostra conoscenza siamo stati destinati l'uno all'altra. Dal primo momento che ci siamo visti io ho saputo che era l’uomo giusto per me e questo mio desiderio non potrà essere ostacolato da una giovane donna di nascita inferiore, senza nessun rilievo sociale, e peraltro per niente carina!”
"Se non c'è nessun altro ostacolo al mio matrimonio con Ranma, non sarà la consapevolezza del fatto che tu credi che voi siate destinati, a impedirmelo. Se Ranma Saotome non è legato a te né dall'onore né dall'affetto, perché mai non può fare una scelta diversa? E se sono io quella scelta, perché mai non dovrei accettarlo?"
"Perché lo vieta l'onore, il decoro, la prudenza, anzi, l'interesse. Sì, Akane, l'interesse. Unire le nostre palestre e i nostri averi è il nostro obiettivo sin dall’inizio del nostro sodalizio. Come potremmo lavorare insieme se lui non sposerà me? Come avrei potuto sopportare quelle palestre spoglie e senza carattere se non lo avessi amato? Se lui non mi riamasse, non potrei supportare più né le sue palestre né le sue idee. Vuoi la sua rovina?”
"Questa terribile disgrazia", replicò Akane. "potrebbe anche cogliere te e non lui. Magari è lui che non supporterebbe più le tue palestre pacchiane se lo mettessi alle strette. E’ bravo ed è amato da allievi e dipendenti. Non credo che potresti rovinarlo facilmente!”
"Ragazza ostinata e testarda! Ascoltami in silenzio. Io e Ranma siamo fatti l'uno per l'altra. Discendiamo da famiglie rispettabili, onorate e antiche. I patrimoni sono eccellenti da entrambi i lati. E che cosa dovrebbe dividerli? Le pretese venute dal nulla di una giovane donna senza un nome famoso e senza ricchezze. Non è tollerabile! Ma non può essere, non sarà così."
"Quali che siano le mie origini", disse Akane, "se Ranma non ha obiezioni da fare, a te non deve interessare."
"Dimmi, una volta per tutte, sei fidanzata con lui?"
"No."
Kodachi sembrò soddisfatta.
"E mi prometti di non impegnarti mai in questo fidanzamento?"
"Non farò mai una promessa del genere."
"Akane, sono sconvolta e stupita. Mi aspettavo una donna più ragionevole. Ma non illuderti che io possa rinunciare. Non andrò via finché non mi avrai dato le rassicurazioni che esigo."
"E io sicuramente non le darò mai. Non mi lascio intimidire da qualcosa di così irragionevole. Vuoi che Ranma sposi te? fare questa promessa renderebbe forse più probabile il vostro matrimonio? Supponendo che lui sia innamorato di me, il mio rifiuto di accettare la sua mano gli farebbe desiderare di concederla a te? Permettimi di dire, Kodachi, che gli argomenti che hai usato per supportare questa straordinaria richiesta sono tanto futili quanto è insensata la richiesta. Hai largamente frainteso il mio carattere, se ritieni che io possa essere influenzata da tentativi come questi. Quanto approvi Ranma questa intromissione nei suoi affari, non sono in grado di dirlo; ma tu non hai sicuramente nessun diritto di interessarti dei miei. Ti devo pregare, quindi, di non essere importunata oltre su questo argomento."
"Non così in fretta, per cortesia. Non ho affatto finito. A tutte le obiezioni che ho già esposto, ne ho un'altra da aggiungere. Non sono all'oscuro dei particolari della vergognosa fuga di tua sorella. E una ragazza del genere dovrebbe diventare cognata del mio Ranma? Ed essere imparentata con il mio socio in affari? Ne andrebbe del buon nome di tutta la nostra attività!”
"Ormai non puoi avere più nulla da dire", rispose lei indignata. "Mi hai insultata in tutti i modi possibili. Devo pregarti di andare via."
Tornarono indietro. Kodachi era furibonda.
 
"Non hai nessun riguardo per l'onore e la reputazione mia e di Ranma! Ragazza insensibile ed egoista! Non hai nessun rispetto per i nostri patrimoni e i nostri affari! Vuoi farlo davvero cadere in disgrazia?"
"Kodachi, non ho più nulla da dire. Conosci le mie opinioni."
"Sei dunque decisa ad averlo?"
"Non ho detto nulla di simile. Sono solo decisa ad agire nel modo che, a mio giudizio, possa rendermi felice, senza renderne conto a te o ad altre persone che mi sono totalmente estranee."
"E sia. Rifiuti, quindi, di esaudire i miei desideri. E allora ti metterò di fronte ai suoi. Vedrai che tra te e me sceglierà me. Sono io quella più bella in fondo! E quella con maggiori capacità. Il nostro matrimonio sarà fatto anche per il suo bene. Tu, invece, sei decisa a rovinarlo agli occhi di tutti i suoi amici, e a esporlo al disprezzo del mondo perché se dovesse scegliere te si imparenterebbe con un maschiaccio, una donna priva di grazia e di modi da signora."
"Nelle questioni di cuore", replicò Akane," né i soldi né i beni hanno alcuna influenza per me e se un po' lo conosco neanche per Ranma. E quanto al risentimento della famiglia, o all'indignazione del mondo, se lui fosse felice in un eventuale matrimonio con me, non penso che le persone che gli vogliono bene sarebbero contrarie. E questo è tutto ciò che importa… Del resto del mondo non mi interessa nulla."
"Questo è ciò che pensi! Questa è la tua decisione finale! Molto bene. D'ora in poi saprò come agire. Non credere, Akane, che la tua ambizione sarà mai appagata. Sono venuta per metterti alla prova. Speravo di trovarti ragionevole; ma stai pur certa che la spunterò."
E con queste parole prese congedo.

Il turbamento provocato in Akane da quella straordinaria visita non poteva essere superato facilmente; né lei poté, per molte ore, pensarci meno che ininterrottamente. Kodachi, a quanto sembrava, si era in effetti presa il disturbo di quel viaggio al solo scopo di rompere il suo presunto fidanzamento con Ranma Saotome. Un progetto davvero razionale! ma su quale fosse l'origine delle voci sul loro fidanzamento, Akane non riusciva a immaginarlo; finché non si rese conto che il fatto di essere lui amico intimo del dottor Tofu, e lei sorella di Kasumi, sarebbe bastato, in un momento in cui l'attesa di un matrimonio rendeva tutti desiderosi che ce ne fosse un altro, a giustificare l'ipotesi. Lei stessa non aveva omesso di pensare che il matrimonio della sorella li avrebbe portati a stare più spesso insieme.
E i genitori di Sayuri (poiché si era convinta che quella voce fosse arrivata a Kodachi attraverso la loro corrispondenza con i Kuno) avevano solo messo per iscritto, come quasi certo e imminente, quello che lei aveva sperato possibile in un ipotetico futuro.
Nel ripensare alle affermazioni di Kodachi, tuttavia, non poté fare a meno di sentirsi a disagio sulle possibili conseguenze del persistere di quella intromissione. Da ciò che aveva detto circa la sua determinazione nell'impedire il loro matrimonio, ad Akane venne in mente che doveva aver pensato di parlarne anche a Ranma; e su come lui avrebbe potuto reagire a una simile descrizione dei mali connessi a un legame con lei, non osava pronunciarsi. Non conosceva esattamente quanto fosse affezionato a Kodachi, o quanto il suo patrimonio dipendesse dalle azioni di lei, e se prima lui aveva esitato sul da farsi, come spesso era sembrato, i consigli e le imposizioni di una persona così determinata come Kodachi avrebbero potuto fugare ogni dubbio, e farlo decidere una volta per tutte a scegliere la situazione più comoda. In quel caso non sarebbe più tornato.
 
"Se, quindi, entro qualche giorno dovesse arrivare tramite il dottor Tofu una scusa di Ranma per non tornare più a Nerima", aggiunse tra sé "saprò come interpretarla. Allora abbandonerò ogni speranza, ogni desiderio sulla sua costanza. Se si accontenterà solo di rimpiangermi, quando avrebbe potuto avere il mio affetto e la mia mano, io smetterò subito di avere qualsiasi rimpianto per lui."
Il giorno dopo, mentre scendeva le scale, si imbatté nel padre, che usciva dalla biblioteca con in mano una lettera.
"Akane", disse lui, "stavo venendo a cercarti; vieni in camera mia."
Lei lo seguì, e la sua curiosità di sapere che cosa avesse da dirle fu accresciuta dal supporre che fosse in qualche modo collegata alla lettera che aveva in mano. All'improvviso le venne in mente che potesse essere di Kodachi, e si figurò con sgomento tutte le conseguenti spiegazioni.
Seguì il padre ed entrambi si sedettero.
Poi egli disse:
"Stamattina ho ricevuto una lettera che mi ha estremamente stupito. Dato che riguarda soprattutto te, devi conoscerne il contenuto. Non sapevo che anche tu fossi in procinto di sposarti. Lascia che mi congratuli con te, figliola, mi hai fatto felice!"
Il rossore avvampò le guance di Akane, nell'immediata certezza che la lettera fosse di Ranma, invece che della sua socia; non riusciva a decidersi se essere più contenta che si fosse finalmente dichiarato, o più offesa per la lettera indirizzata al padre anziché a lei, quando il padre proseguì:
"Sembri aver capito. Su argomenti come questi le signorine hanno una grande perspicacia. La lettera è di Tatewaki Kuno."
"Di Kuno! e che cosa può avere da dire lui?"
"Comincia con le congratulazioni per le nozze imminenti di Kasumi, delle quali sembra sia venuto a conoscenza dalla sorella di Sayuri. Quello che ti riguarda è la parte che segue. Avendoti perciò offerto le sincere congratulazioni mie e di Sayuri per questo felice evento, lasciami ora aggiungere un breve accenno su un altro argomento, del quale siamo stati informati dalla stessa fonte. La cara Akane, a quanto sembra, sposerà un giovane con splendide proprietà, ricco e di bell’aspetto nonché particolarmente noto nel suo ambiente. Eppure, nonostante tutte queste tentazioni, lasciate che io vi metta in guardia sui mali in cui potreste incorrere con una precipitosa accettazione delle proposte del gentiluomo, delle quali, naturalmente, sarete propensi ad approfittare immediatamente. Il motivo per cui vi metto in guardia è il seguente. Mia sorella Kodachi si opporrà con tutti i mezzi a questo matrimonio, essendo lei stessa legata a Ranma Saotome da un profondo sodalizio.
"Capito? si tratta di Ranma Saotome! Ora, Akane, credo di averti sorpreso. Avrebbero potut oscegliere un uomo, all'interno della cerchia delle nostre conoscenze, il cui nome potesse smentire con più efficacia ciò che hanno riportato? Ranma non guarda mai una donna se non per vederne i difetti, e tu non sei mai stata degnata di uno sguardo!!"
Akane cercò di unirsi all'allegria del padre, ma riuscì soltanto ad abbozzare un sorriso stentato. Il suo spirito non si era mai espresso in modo così poco gradevole per lei.
"Non sei divertita?"
"Oh! sì. Ti prego, continua a leggere."
Dopo aver accennato alle voci su questo matrimonio a mia sorella lei ha espresso la sua opinione al riguardo in maniera molto decisa ed è emerso chiaramente che non avrebbe mai permesso un’unione così vergognosa. Io stesso in passato ho invitato Ranma più volte a prendersi cura di Kodachi e ho deposto in lui le mie speranze sulla felicità di mia sorella. Sentire queste notizie tendenziose mi riempie di dolore e di rammarico. Ma so che Akane non sarà così avventata da opporsi al volere di una donna come mia sorella. Confido nella sua capacità di riconoscere il pericolo quando lo vede. Lei userà qualunque mezzo per avere il suo Ranma”
“E ti prego Akane, che cosa ha detto Kodachi di questa voce? È venuta proprio per minacciarti?"
A questa domanda la figlia rispose solo con una risata, e poiché era stata fatta senza il minimo sospetto, non ebbe il fastidio di sentirsela ripetere.
 
Angolo dell’autrice: leggete le pagine del manga che allego! Lo spunto per il capitolo viene da qui.
Baci!

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23
 
Per Akane non era mai stato così difficile far apparire i propri sentimenti per ciò che non erano.
Era necessario ridere, quando avrebbe invece voluto piangere. Il padre l'aveva crudelmente mortificata, con quello che aveva detto dell'indifferenza di Ranma Saotome, e lei non poteva fare nulla se non meravigliarsi di una tale mancanza di perspicacia, o temere che forse, invece di essere lui a capire troppo poco, fosse stata lei ad aver fantasticato troppo.

Il dottor Tofu fu in grado di portare Ranma con sé prima che fossero passati alcuni giorni dalla visita di Kodachi. I signori arrivarono di buon’ora, e il dottor Tofu, che voleva restare solo con Kasumi, propose a tutti di fare una passeggiata. Si misero d'accordo. E i cinque ragazzi (le tre sorelle e i due amici) uscirono insieme. Il dottor Tofu e Kasumi, tuttavia, lasciarono che gli altri li superassero. Loro rimasero indietro, mentre Akane, Nabiki e Ranma si facevano compagnia l'un l'altro. Si dissero pochissimo.
Ad un certo punto Nabiki disse di aver dimenticato di dire al padre una cosa importante e tornò indietro verso casa, lasciando Ranma ed Akane da soli.

Quello era il momento di mettere in pratica la decisione che aveva preso in quei momenti di silenzio, e, mentre il coraggio era ancora saldo, Akane disse precipitosamente:
"Ranma, sono una creatura molto egoista; e, allo scopo di dare sollievo ai miei sentimenti, non mi preoccupo di quanto possa ferire i tuoi. Non posso più fare a meno di ringraziarti per la straordinaria generosità verso mia sorella Nabiki. Da quando l'ho saputo, non vedevo l'ora di dirti quanto ti fossi grata. Se lo sapesse anche il resto della mia famiglia, non avrei solo la mia gratitudine da esprimere."
"Mi dispiace, mi dispiace moltissimo", replicò Ranma Saotome, in tono sorpreso ed emozionato, "che tu sia stata informata di ciò che, in una luce sbagliata, può averti turbato. Non credevo che Shinnosuke fosse così poco degno di fiducia."
"Non devi biasimare lui. È stata la sventatezza di Nabiki a rivelarmi per prima che eri coinvolto nella faccenda, e, naturalmente, non ho avuto pace fino a quando non ho saputo i particolari. Lascia che ti ringrazi ancora una volta, a nome di tutta la mia famiglia, per esserti preso così tanto disturbo, e aver sopportato tante mortificazioni, allo scopo di rintracciarli."
"Se vuoi ringraziarmi", replicò lui, "fallo solo a nome tuo. La tua famiglia non mi deve nulla. Per quanto io possa rispettarla, credo di aver pensato solo a te."
Akane era troppo imbarazzata per dire una parola. Dopo una breve pausa, il suo compagno aggiunse, "sei troppo generosa per prenderti gioco di me. Se i tuoi sentimenti sono ancora quelli che erano lo scorso aprile, dimmelo subito. Il mio affetto e i miei desideri sono immutati, ma una tua parola mi farà tacere per sempre su questo argomento."
Akane, rendendosi conto di tutto l'imbarazzo e l'ansia della situazione di Ranma, si sforzò di parlare; e immediatamente, sebbene con non poco imbarazzo, gli fece capire che i propri sentimenti avevano subito un cambiamento così sostanziale, dal periodo a cui lui alludeva, da farle accogliere con gratitudine e gioia le sue dichiarazioni attuali. La felicità prodotta da questa risposta fu tale che probabilmente lui non ne aveva mai provata una simile, e in quel frangente si espresse con la veemenza e l'ardore che ci si può aspettare da un uomo appassionatamente innamorato.
Se Akane fosse stata capace di guardarlo negli occhi, avrebbe potuto vedere quanto gli donasse l'espressione di vera gioia che gli si era diffusa in volto; ma, anche se non poteva guardare, poteva ascoltare, e lui le parlò di sentimenti che, rivelandole quanta importanza lei avesse per lui, le resero il suo affetto ogni istante più prezioso.
Continuarono a camminare, senza sapere in che direzione.

C'erano troppe cose da pensare, da provare, da dire, per prestare attenzione ad altro. Lei apprese presto che la loro intesa attuale era dovuta agli sforzi di Kodachi, che gli aveva fatto visita sulla via del ritorno, e lì lo aveva informato del suo viaggio a Nerima, delle sue ragioni, e della sostanza della conversazione con Akane, indugiando con enfasi su tutte le affermazioni di quest'ultima che, nella mente di lei, denotavano in modo particolare la sua malignità e la sua sfacciataggine, convinta che un tale resoconto avrebbe aiutato i suoi sforzi per ottenere da Ranma quella promessa che lei aveva rifiutato di fare. Ma, sfortunatamente per lei, l'effetto era stato esattamente opposto.
"Mi ha indotto a sperare", disse lui, "come non mi ero mai permesso di fare prima. Conoscevo a sufficienza il tuo carattere per essere certo che, se fossi stata assolutamente e irrevocabilmente decisa contro di me, lo avresti fatto sapere a Kodachi, con franchezza e apertamente."
Akane arrossì e rise, mentre rispondeva, "Sì, conosci a sufficienza la mia franchezza per credermi capace di questo. Dopo averti insultato in modo così abominevole di persona, non potevo certo avere scrupoli nell'insultarti di fronte a tutti i tuoi conoscenti."
"Che cosa hai detto, che io non meritassi? Poiché, anche se le tue accuse erano infondate, basate com'erano su false premesse, il mio comportamento verso di te in quel periodo meritava la più severa delle condanne. È stato imperdonabile. Non posso pensarci senza provare ripugnanza."
"Non dobbiamo metterci a litigare su chi meriti la parte maggiore di biasimo per quella sera", disse Akane. "La condotta di nessuno dei due, se la esaminiamo attentamente, risulterà irreprensibile; ma da allora, entrambi, lo spero, siamo migliorati."
"Non riesco a riconciliarmi con me stesso con tanta facilità. Il ricordo di ciò che dissi allora, della mia condotta, dei miei modi, del modo di esprimermi nel suo complesso, è adesso, ed è stato per molti mesi, indicibilmente penoso per me. Il tuo rimprovero, non lo dimenticherò mai: «se ti fossi comportato più da gentiluomo.» Queste furono le tue parole. Non sai, non puoi neanche immaginare, quanto mi hanno torturato; sebbene sia passato del tempo, lo confesso, prima che diventassi ragionevole a sufficienza per render loro giustizia."
"Ero sicuramente lontanissima dall'aspettarmi di provocare un'impressione così forte. Non avevo la più pallida idea che potessi colpirti in modo simile."
"Non mi è difficile crederlo. Tu allora mi ritenevi privo di ogni sentimento, ne sono certo. Non dimenticherò mai come cambiò espressione il tuo volto, quando mi dicesti che non avrei potuto rivolgermi a te in nessun modo da indurti ad accettarmi."
"Oh! non ripetere quello che ho detto allora. Questi ricordi non servono a nulla. Ti assicuro che è da molto tempo che me ne vergogno di cuore."
Ranma menzionò la sua lettera. "Ti ha fatto", disse, “subito pensare meglio di me? Leggendola, hai dato credito al suo contenuto?"
Akane spiegò quale effetto aveva avuto su di lei, e di come avesse gradualmente cancellato i suoi passati pregiudizi.
"Sapevo", disse lui, "che ciò che avevo scritto ti avrebbe addolorata, ma era necessario. Spero che tu abbia distrutto quella lettera. C'era una parte soprattutto, l'inizio, che mi spaventerebbe vederti rileggere. Riesco a ricordare alcune frasi che potrebbero giustamente farmi odiare da te."
"La lettera sarà sicuramente bruciata, se credi sia essenziale al mantenimento della mia stima; ma anche se abbiamo entrambi ragione di pensare che le mie opinioni non siano totalmente immutabili, spero che non siano così variabili come sembra."
"Quando scrissi quella lettera", rispose Ranma, "mi ritenevo assolutamente calmo e freddo, ma da tempo sono convinto che sia stata scritta in uno stato di terribile amarezza."
"La lettera, forse, iniziava amaramente, ma non finiva così. L'addio è in sé benevolo. Ma non pensiamoci più. I sentimenti della persona che l'ha scritta, e della persona che l'ha ricevuta, adesso sono così totalmente diversi da come erano allora, che ogni spiacevole circostanza che le sia legata dev'essere dimenticata. Devi imparare qualcosa della mia filosofia. Si deve pensare al passato solo quando il ricordo è piacevole."
"Non posso crederti capace di una filosofia del genere. I tuoi ricordi sono probabilmente così privi di possibilità di biasimo, che la soddisfazione che suscitano non deriva dalla filosofia, ma da una cosa molto più apprezzabile, dall'innocenza. Ma per me non è così. Si intromettono ricordi dolorosi, che non possono, che non devono essere respinti. Sono stato egoista per tutta la vita, nella pratica, anche se non nei principi. Da bambino mi è stato insegnato ciò che era giusto, ma non mi è stato insegnato a correggere il mio carattere. Mi sono stati trasmessi principi sani, ma mi è stato permesso di coltivarli nell'orgoglio e nella presunzione. Unico figlio maschio (e per molti anni unico figlio in assoluto), sono stato viziato dai miei genitori, che, anche se di per sé buoni mi hanno permesso, incoraggiato, quasi insegnato a essere egoista e arrogante, a non curarmi di nessuno se non della mia cerchia familiare, a ritenere inferiore tutto il resto del mondo; o almeno, a desiderare di ritenere inferiore il buonsenso e il valore degli altri in confronto ai miei. Tale sono stato e tale potrei ancora essere se non fosse stato per te, mia carissima, amatissima Akane! Che cosa non devo a te? Mi hai dato una lezione, molto dura all'inizio, ma che mi ha procurato enormi vantaggi. Da te, sono stato giustamente umiliato. Venni da te senza alcun dubbio su come sarei stato accolto. Mi hai mostrato quanto fossero inadeguate tutte le mie pretese di piacere a una donna degna di essere amata."
"In quel momento eri convinto che avrei accettato?"
"Certo che lo ero. Che cosa penserai della mia vanità? Mi ero convinto che desideravi, che ti aspettavi la mia dichiarazione."
"I miei modi sono stati sicuramente sbagliati, ma non intenzionalmente, te l'assicuro. Non ho mai avuto intenzione di ingannarti, ma il mio temperamento mi ha spesso portata a sbagliare. Come devi avermi odiata dopo quella sera!"
"Odiarti? Forse all'inizio ero in collera, ma la mia collera ha presto cominciato a prendere la direzione giusta."
"Ho quasi paura di chiedere che cosa hai pensato di me, quando ci siamo incontrati alla tua palestra. Ce l'avevi con me per essere venuta?"
"Assolutamente no; non ho provato altro che sorpresa."
"La tua sorpresa non può essere stata più grande della mia, quando mi sono accorta delle tue attenzioni. La mia coscienza mi diceva che non meritavo quella straordinaria cortesia, e confesso che ho pensato di ricevere più di quanto mi fosse dovuto."
"Il mio scopo allora", rispose Ranma, "era di mostrarti, con tutta la gentilezza di cui ero capace, che non ero così meschino da essere risentito per il passato; e speravo di ottenere il tuo perdono, di attenuare la cattiva opinione che avevi di me, facendoti vedere che i tuoi rimproveri erano stati ascoltati. Quando ha cominciato a farsi strada qualche altro desiderio non posso dirlo con esattezza, ma credo circa mezz’ora o un'ora dopo averti vista."
Poi le raccontò della gioia di Ranko nell'aver fatto conoscenza con lei, e della sua delusione per la brusca partenza, il che, conducendo ovviamente alla causa di quella partenza, le fece apprendere che la sua decisione di partire per cercare la sorella era stata presa prima che egli lasciasse la locanda, e che l'atteggiamento serio e pensieroso in quella circostanza non era dovuto a nient'altro che alle difficoltà che quella decisione avrebbe comportato."
Lei espresse di nuovo la sua gratitudine, ma era un argomento troppo penoso per entrambi per indugiarvi ulteriormente.
Dopo aver camminato senza meta per diverse miglia, troppo occupati per rendersene conto, alla fine scoprirono, guardando gli orologi, che era tempo di tornare a casa.

"Che ne sarà stato del dottor Tofu e di Kasumi?" fu l'interrogativo che introdusse la discussione sulle loro faccende. Ranma era felice del loro fidanzamento; il suo amico lo aveva informato per primo.
"Devo chiederti se ne sei rimasto sorpreso" disse Akane.
"Per niente. Quando me ne sono andato, sentivo che presto sarebbe successo."
"Vale a dire che gli avevi dato il tuo permesso! Lo sospettavo."
E anche se lui si ribellò a quel termine, lei capì che era andata proprio così.
"La sera prima della mia partenza ", disse lui, "gli feci una confessione che credo avrei dovuto fare molto tempo prima. Gli raccontai tutte le circostanze che avevano reso la mia precedente intromissione nei suoi affari assurda e insolente. La sua sorpresa fu grande. Non aveva mai avuto il minimo sospetto. Gli dissi, inoltre, che ritenevo di avere sbagliato nel supporre, come avevo fatto, che tua sorella fosse indifferente nei suoi confronti; e dato che mi resi conto facilmente che il suo affetto verso di lei era inalterato, non nutrii alcun dubbio sulla loro felicità."
Akane non poté fare a meno di sorridere per la facilità con cui manovrava il suo amico.
"Parlavi a seguito alle tue osservazioni", disse lei, "quando gli dicesti che mia sorella lo amava, o semplicemente sulla base delle mie informazioni che ti ho dato io?"
"A seguito delle prime. L'avevo osservata attentamente durante le mie due visite da voi; e mi ero convinto del suo affetto."
"E le tue assicurazioni in proposito, immagino, lo hanno immediatamente convinto."
"Sì. Ono è genuinamente modesto. La sua insicurezza gli impediva di fidarsi del proprio giudizio in un caso così delicato, ma la sua fiducia nel mio ha facilitato il tutto.”
Facendo previsioni sulla felicità del dottor Tofu, che ovviamente era inferiore solo alla sua, Ranma proseguì la conversazione fino a quando non raggiunsero la casa. Nell'atrio si separarono.
"Mia cara Akane, ma dove siete stati?" fu la domanda che Akane si sentì fare da Kasumi non appena entrò nella stanza, e da tutti gli altri quando si sedettero a tavola. Poté rispondere solo che avevano vagabondato senza meta, fino a dove non lo sapeva nemmeno lei. Mentre parlava arrossì, ma né questo, né altro, fece sorgere alcun sospetto sulla verità.
Il pomeriggio passò tranquillamente, senza che succedesse nulla di particolare. Gli innamorati ufficiali chiacchierarono e risero, quelli segreti rimasero in silenzio. Il temperamento di Ranma non era di quelli in cui la felicità sfocia nell'allegria; ed Akane, agitata e confusa, sapeva di essere felice più di quanto sentisse di esserlo, poiché, al di là dell'imbarazzo di quel momento, aveva di fronte altre difficoltà. Prevedeva le reazioni in famiglia una volta a conoscenza della loro situazione; era consapevole che lui non piacesse a nessuno tranne Kasumi; e aveva persino paura che per suo padre sarebbe stata un'antipatia che nemmeno la sua ricchezza e la sua importanza avrebbero cancellato.

Angolo dell’autrice: grazie a tutti i lettori.

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Capitolo 24
 
La sera Akane aprì il suo cuore a Kasumi. Anche se la diffidenza era molto lontana dall'usuale modo di pensare di Kasumi, in questo caso reagì con assoluta incredulità.
"Stai scherzando, Akane? Non può essere! fidanzata con Ranma! No, no, non mi farò imbrogliare. So che è impossibile."
"Un bell'inizio davvero! Facevo affidamento solo su di te, e sono sicura che nessun altro mi crederà, se non lo farai tu. Eppure, credimi, faccio sul serio. Non dico altro che la verità. Lui mi ama ancora, e siamo fidanzati."
Kasumi la guardò dubbiosa. "Oh, Akane! non può essere. Lo so quanto ti è antipatico."
"Non sai niente della faccenda. Quello è tutto da dimenticare. Forse non l'ho sempre amato tanto come adesso. Ma in casi come questi, una buona memoria è imperdonabile. Questa è l'ultima volta che me ne ricorderò."
Kasumi sembrava ancora sbalordita. Akane le assicurò di nuovo, e più seriamente, che era la pura verità.
"Santo cielo! come può essere! Eppure, ora sono costretta a crederci", esclamò Kasumi. "Mia cara, cara Akane, dovrei... devo congratularmi con te... ma sei sicura? perdona la domanda... sei proprio sicura che potrai essere felice con lui?"
"Su questo non ci sono dubbi. L'abbiamo già stabilito tra di noi, che saremo la coppia più felice al mondo. Ma sei contenta, Kasumi? Ti piacerà avere un cognato del genere?"
"Tanto, tantissimo. Nulla potrebbe rendere più felici sia Ono che me. Ma ci avevamo pensato, e ne avevamo parlato come qualcosa di impossibile. E davvero lo ami così tanto? Oh, Akane! fa' qualsiasi cosa, ma non sposarti senza amore. Sei proprio sicura di provare quello che dovresti?"
"Oh, sì! Penserai solo che provi più di quanto dovrei, quando ti avrò detto tutto."
"Che intendi dire?"
"Be', devo confessare di amarlo più di quanto ami il dottor Tofu. Temo che ti arrabbierai."
"Mia carissima sorella, adesso sii seria. Voglio parlarne molto seriamente. Dimmi tutto quello che devo sapere, senza altri indugi. Mi vuoi dire da quanto lo ami?"
"È successo così gradualmente, che non saprei quando è cominciato. Ma credo di poter dire che è stato quando ho visto per la prima volta le sue bellissime proprietà."
Un'altra preghiera di essere seria, tuttavia, produsse l'effetto desiderato; e Kasumi rimase soddisfatta dalle solenni rassicurazioni circa il suo affetto. Una volta convinta di questo, Kasumi non ebbe altro da desiderare.
"Ora sono completamente felice", disse, "perché tu sarai felice come me. L'ho sempre apprezzato. Non fosse altro che per il suo amore per te, l'avrei sempre stimato; ma ora, come amico del dottor Tofu e tuo marito, solo tu e Ono potete essermi più cari. Ma Akane, con me sei stata molto sfuggente, molto riservata. Non avevo capito nulla di ciò che stava succedendo nel tuo cuore.”
Akane le disse le ragioni di quella riservatezza. Era restia a menzionare il dottor Tofu, e lo stato di incertezza dei propri sentimenti le aveva ugualmente fatto evitare di parlare del suo amico. Ma ora non le avrebbe più nascosto la parte da lui avuta nella fuga di Nabiki. Le disse tutto, e passarono metà della notte a chiacchierare.

"Dio mio!" esclamò Soun Tendo il mattino dopo mentre era alla finestra, "guarda se quell'antipatico di Ranma Saotome non sta venendo di nuovo col nostro caro dottor Tofu! Che gli dirà mai la testa per essere così fastidioso da stare sempre qui da noi? Pensavo che sarebbe andato a fare qualche altra cosa, senza darci la seccatura della sua compagnia. Che dobbiamo fare con lui? Akane, dovrai andarci di nuovo a passeggio insieme, per non farlo stare tra i piedi al dottor Tofu."

Akane poté a malapena reprimere una risata di fronte a una proposta così conveniente; ma era davvero contrariata che il padre dovesse sempre affibbiargli epiteti del genere.
Non appena arrivati, il dottor Tofu guardò Akane con un'aria talmente espressiva, e le strinse così calorosamente la mano, da non lasciare alcun dubbio che fosse ben informato; e subito dopo disse ad alta voce, "Signor Tendo, conoscete qualche altro viottolo qui intorno in cui Akane oggi possa perdersi di nuovo?"
"Stamattina consiglio a Ranma, ad Akane, e a Nabiki", disse Soun Tendo "di fare una passeggiata per le montagne. È una passeggiata lunga e piacevole, e Ranma Saotome non ha mai visto il panorama."
"Per gli altri andrà benissimo", replicò il dottor Tofu, "ma sono certo che per Nabiki sarebbe troppo lunga e faticosa. Non è vero, Nabiki?" e nel dirlo allungò la mano e mise in quella di lei alcune banconote.

Nabiki capì al volo e disse che avrebbe preferito restare a casa. Ranma si dichiarò curiosissimo di vedere il panorama dalla cima, ed Akane acconsentì in silenzio.

Durante la passeggiata, decisero che il consenso di Soun Tendo sarebbe stato chiesto nel pomeriggio. E così al ritorno, non appena il signor Tendo fu libero e si recò nelle sue stanze, Ranma Saotome si alzò e lo seguì chiedendogli se poteva parlargli. Akane rimase in ansia fino a quando non ricomparve Ranma; allora, guardandolo, fu un po' sollevata dal suo sorriso.

Dopo qualche minuto, lui si avvicinò al tavolo dove era lei, e le disse in un sussurro, "Va' da tuo padre, ti vuole parlare." Lei andò subito.
Suo padre andava su e giù per la stanza, con aria grave e impaziente. "Akane", disse, "che cosa combini? Ti sei ammattita, ad accettare quell'uomo? Non l'hai sempre detestato?"

Quanto avrebbe voluto Akane, in quel momento, che i suoi giudizi precedenti fossero stati più ragionevoli, le sue parole più moderate! Le avrebbero risparmiato giustificazioni e chiarimenti estremamente imbarazzanti da fornire; ma in quel momento era necessario farlo, e lei lo rassicurò, con un po' di confusione, sul suo affetto per Ranma.
"Ovvero, in altre parole, sei decisa ad averlo. È ricco, certo, e potrai avere una casa più bella e vestiti più eleganti di quelli di Kasumi. Ma ti faranno felice?"
"Hai altre obiezioni", disse Akane, "oltre a quella di credermi indifferente?"
"Assolutamente nessuna. Sappiamo tutti che è un uomo orgoglioso e presuntuoso; ma questo non significa nulla se a te piace davvero."
"Sì, mi piace", replicò lei, con le lacrime agli occhi, "lo amo. Non ha affatto un orgoglio improprio. È una persona incantevole. Non sai quanto lo sia; perciò ti prego di non farmi soffrire parlando di lui in questo modo."

"Akane", disse il padre, "gli ho dato il mio consenso. È un genere di persona, in effetti, alla quale non oserei mai rifiutare qualcosa che si degni di chiedere. Ora lo do a te, se sei decisa ad averlo. Ma ascolta il mio consiglio, pensaci meglio. Sai che io non desidero niente di più che voi tre vi maritiate ma ti voglio bene e conosco il tuo carattere e so che non potrai mai essere né felice né degna di rispetto, se non stimerai davvero tuo marito, se non guarderai a lui con l'ammirazione che si deve a un uomo superiore. Le tue brillanti qualità ti metterebbero in enorme pericolo in un matrimonio inadeguato. Non potresti evitare discredito e infelicità. Bambina mia, non farmi soffrire vedendoti incapace di rispettare il compagno della tua vita."
Akane fu sincera e solenne nella sua riposta, e alla fine, dopo avergli assicurato ripetutamente come Ranma fosse davvero il destinatario della sua scelta, spiegato il mutamento graduale subito dalla sua stima verso di lui, affermato l'assoluta certezza che il suo affetto non fosse questione di un giorno, ma avesse superato la prova di molti mesi di incertezza, ed elencato con energia tutte le sue buone qualità, vinse l'incredulità del padre.
"Be', mia cara", disse lui, una volta che lei ebbe finito di parlare, "non ho più nulla da dire. Se le cose stanno così, lui ti merita. Non mi sarei mai potuto separare da te, Akane mia, per qualcuno meno degno."

Per completare l'impressione favorevole, lei poi gli raccontò di ciò che Ranma Saotome aveva fatto di sua spontanea volontà per Nabiki. Lui la ascoltò stupito.
"Questa è davvero la giornata delle sorprese! E così, ha fatto tutto Ranma; tanto meglio. Mi risparmia una quantità di preoccupazioni e di soldi. Se fosse stata opera di Shinnosuke, avrei dovuto e voluto rimborsarlo; ma questi giovani e focosi innamorati fanno sempre le cose a modo loro. Domani mi offrirò di rimborsarlo, lui farà fuoco e fiamme sul suo amore per te, e così la faccenda sarà bella e conclusa. Chi l'avrebbe mai detto! Ed è proprio vero? Oh! mia piccola Akane! come sarai ricca e importante! Che vestiti, che gioielli, che avrai! Kasumi è niente in confronto... proprio niente. Sono così contento... così felice. Due figlie sposate! Sto per impazzire dalla gioia."

Poi ricordò l'imbarazzo della figlia di qualche giorno prima, quando le aveva letto la lettera di Kuno; e dopo averla presa in giro per un po', alla fine le concesse di andare, dicendole, mentre stava uscendo, "Se arriva qualche giovanotto per Nabiki, mandamelo pure, ho tutto il tempo."
Akane si era ormai liberata di un peso considerevole, e, dopo una mezz’ora di tranquille riflessioni nella sua stanza, fu in grado di unirsi agli altri con discreta disinvoltura. Tutto era ancora troppo recente per gioirne, ma la serata trascorse tranquillamente; non c'era più nulla di concreto da temere, e il conforto della serenità e dell'intimità sarebbe arrivato col tempo.

Angolo dell’autrice: Soun Tendo in questa ff (come nel manga) sembra uno sconsiderato ma in realtà è un padre affettuoso, innamorato delle sue bambine. E anche nella sua ansia di vederle sistemate, non vorrebbe mai che soffrissero davvero! Ciao a tutti.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Capitolo 25
 
Avendo ritrovato il suo umore scherzoso, Akane volle che Ranma le raccontasse quando si era innamorato di lei.
"Come è cominciato?" disse. "Posso capire il piacere di proseguire, una volta iniziato, ma che cosa ti ha dato la prima spinta?"
"Non so dire l'ora, il luogo, lo sguardo, o le parole che hanno posto le basi. È stato troppo tempo fa. Mi ci sono trovato in mezzo prima di accorgermi che fosse cominciato."
"All'inizio avevi resistito alla mia bellezza, e per quanto riguarda i miei modi... il mio comportamento con te era a dir poco sempre al limite della scortesia, e non mi sono mai rivolta a te senza il desiderio di darti più fastidio che altro. Ora sii sincero; mi ammiravi per la mia impertinenza?"
"Ti ammiravo per la vivacità della tua intelligenza."
"Puoi anche chiamarla impertinenza. Era poco meno. Il fatto è che eri stufo di cortesie, di deferenza, di attenzioni invadenti. Eri nauseato da donne che parlavano, si comportavano, pensavano solo in funzione della tua approvazione. Ho suscitato il tuo interesse perché ero così diversa da loro. Se non fossi stato davvero amabile, mi avresti odiata per questo; ma nonostante la pena che ti davi per apparire diverso, i tuoi sentimenti sono sempre stati nobili e giusti, e in cuor tuo disprezzavi profondamente le persone che ti facevano la corte con tanta assiduità.  Vedi... ti ho risparmiato il fastidio di spiegarlo; e in effetti, tutto considerato, comincio a credere che sia una cosa perfettamente ragionevole. In realtà, in me non distinguevi nessuna reale bontà... ma nessuno pensa a questo quando si innamora."

"Non c'era forse bontà nel tuo affettuoso comportamento verso Kasumi, quando si è ammalata?"

"Carissima Kasumi! chi avrebbe potuto fare di meno per lei? Ma falla sembrare pure una virtù. Le mie buone qualità sono sotto la tua protezione, e dovrai esagerarle il più possibile; e, in compenso, spetta a me trovare le occasioni per infastidirti e litigare con te quanto più spesso potrò; e comincerò subito chiedendoti che cosa alla fine ti ha reso così riluttante a venire al punto. Che cosa ti ha reso così riservato con me, quando sei venuto a farci visita la prima volta, e poi hai pranzato qui? Perché, quando sei venuto, sembrava come se di me non ti importasse nulla?"
"Perché eri seria e silenziosa, e non mi davi nessun incoraggiamento."
"Ma ero imbarazzata."
"E io lo stesso."
"Avresti potuto parlare di più con me quando sei venuto a pranzo."
"Un uomo meno coinvolto, avrebbe potuto."
"Che sfortuna che tu abbia una risposta ragionevole da dare, e che io debba essere così ragionevole da accettarla! Ma mi chiedo per quanto tempo saresti andato avanti, se fossi stato lasciato a te stesso! Mi chiedo quando avresti parlato, se non ti avessi interpellato io! La mia decisione di ringraziarti per la tua generosità con Nabiki ha avuto sicuramente un grande effetto. Troppo, temo; perché dove va a finire la morale, se il nostro bene deriva dalla rottura di una promessa, visto che non avrei dovuto menzionare l'argomento? No, così non va."
"Non devi darti tanta pena. La morale è assolutamente salva. Sono stati gli ingiustificati tentativi di Kodachi di separarci a rimuovere tutti i miei dubbi. La mia attuale felicità non la devo al tuo desiderio di esprimere la tua gratitudine. Non ero nello stato d'animo adatto ad aspettare una mossa da parte tua. Le informazioni che mi aveva dato Kodachi mi avevano fatto sperare, ed ero deciso a sapere subito tutto."

"Kodachi è stata infinitamente utile, il che dovrebbe renderla felice, visto che ama rendersi utile. Ma dimmi, che cosa sei venuto a fare a Nerima? Era solo per controllare il tuo amico e sentirti in imbarazzo? o avevi intenzione di fare qualcosa di più serio?"

"Il mio scopo reale era di vederti, e di giudicare, se possibile, quanto avrei potuto sperare di farti innamorare di me. Quello dichiarato, o meglio, quello che avevo dichiarato a me stesso, era di vedere se tua sorella fosse ancora attratta dal dottor Tofu, e se così fosse stato, confessare a lui quello che poi gli ho confessato."
"Avrai mai il coraggio di annunciare a Kodachi quello che le sta per capitare?"
"Ci vorrebbe forse più tempo che coraggio, Akane. Ma dev'essere fatto, e se mi dai un foglio di carta, sarà fatto subito."
"E se non avessi io stessa una lettera da scrivere, mi siederei accanto a te, e ammirerei la regolarità della tua calligrafia, come una volta ha fatto un'altra signorina. Ma anch'io ho un amico che non può essere trascurato più a lungo."

Per la riluttanza a confessare quanto fosse stata sopravvalutata la sua intimità con Ranma, Akane non aveva ancora risposto alla lettera di Shinnosuke; ma ora, avendo da comunicare qualcosa di importante scrisse:
Caro amico,
Ti avrei ringraziato prima per il tuo cortese resoconto sui particolari della fuga di Nabiki; ma a dire la verità, ero troppo irritata per scrivere. Avevi ipotizzato più di quanto ci fosse in realtà credendomi legata a Ranma e il fatto che io già lo amassi ma credessi di non essere ricambiata mi faceva soffrire. Oggi, però, sono la creatura più felice del mondo. Forse l'hanno già detto altri. Sono persino più felice di Kasumi; lei sorride soltanto, io rido. Io e Ranma ci siamo fidanzati e sono sicura che saremmo felicissimi. Grazie per le tue belle parole. Mi sarai per sempre caro come un fratello.
Tua Akane.

La lettera di Ranma a Kodachi era scritta con uno stile diverso, e ancora più diversa dalle due fu quella che Soun Tendo mandò a Kuno, in risposta alla sua ultima.

Egregio cugino,
Devo ancora una volta disturbarti per ricevere le tue congratulazioni. Akane sarà presto la moglie di Ranma Saotome. Consola Kodachi come meglio puoi. Ma, se fossi in te, starei dalla parte di Saotome. Ha più da dare.
Sinceramente tuo.
La gioia espressa da Ranko nel ricevere la stessa notizia fu sincera quanto quella del fratello nel comunicargliela. Quattro facciate non bastarono a contenere tutta la sua contentezza, e tutto il suo fervido desiderio di essere amata dalla cognata.

*****

Dopo il loro matrimonio i due sposini si recarono nella splendida tenuta di Ranma, più vicina alla casa di Kasumi e Tofu e soddisfacentemente lontana da Soun Tendo e Nabiki.
Tuttavia, Soun Tendo sentiva moltissimo la mancanza della sua terza figlia; l'affetto per lei lo portò via da casa più spesso di quanto avrebbe potuto fare qualsiasi altra cosa. Adorava andare da lei specialmente quando meno lo si aspettava. Nabiki, invece, andava a trovare a turno le due sorelle quando si trovava in ristrettezze economiche o quando aveva bisogno di aiuto per qualche investimento. Il suo carattere migliorò col tempo e una volta raggiunta una certa solidità economica smise anche di essere così avida.
Quanto a Ryoga e Akari, il loro matrimonio andò bene e portarono avanti l’allevamento di suini senza farsi più vedere né sentire da Ranma e Akane.
Ukjo e Shampoo rimasero profondamente mortificate dal matrimonio di Ranma; tuttavia continuarono ad essere premurose come prima con lui, pur diventando più cortesi con Akane. Quest’ultima continuava ad essere gelosa, tuttavia Ranma aveva imparato a rassicurarla e alla fine capitava sempre più spesso che riuscivano a ridere insieme delle avances delle due donne piuttosto che a litigare per causa loro.
Kodachi fu estremamente indignata dal matrimonio di Ranma e quando le fu comunicata la notizia aveva dato libero sfogo a tutta la genuina franchezza del suo carattere e si era rivolta a lui con un linguaggio così offensivo, specialmente nei confronti di Akane, che per qualche tempo fu interrotto ogni rapporto. Ma, alla fine, su sollecitazione di Akane, lui si convinse a passare sopra all'offesa, e a cercare una riconciliazione soprattutto per il bene della loro attività professionale. Dopo una piccola ulteriore resistenza da parte di Kodachi il risentimento fu abbandonato e le palestre furono gestite come prima con accordo tra i due soci.
Con Shinnosuke e suo nonno i rapporti furono sempre strettissimi. Ranma, così come Akane, erano veramente affezionati a loro; ed entrambi rimasero sempre consapevoli dell'estrema gratitudine che dovevano a persone che, portando Akane in quella gita erano diventate lo strumento che li aveva uniti.
 
Angolo dell’autrice:
E così si conclude la storia. Con il prevedibile lieto fine…ma in realtà per me non è ancora conclusa. Ho preparato un piccolo epilogo che spero vi piacerà. Dopo di che diremo davvero addio a questa storia che ci ha accompagnato per tanti mesi! Grazie della pazienza, della compagnia e delle chiacchiere che abbiamo fatto. Ci salutiamo per bene la prossima settimana. Pubblicherò l'epilogo tra domani e dopodomani. Ci sentiamo presto.

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Capitolo 26
*** Epilogo ***


Epilogo
Giappone. Nerima. Tempi moderni.

Era notte fonda. Ranma si alzò dal suo futon e in silenzio scese le scale per andare in cucina a prendere un po' d’acqua. Aveva fatto un incubo. Gli succedeva spesso da quando erano tornati dal Monte Ho-oh. Perdere Akane era ciò che lo spaventava di più e quella terribile sensazione di vederla senza vita tra le sue braccia ancora non lo aveva abbandonato.
Si avviò verso la cucina quando si accorse che, accasciata al pavimento, in un angolo della sala da pranzo, c'era proprio Akane. La prima sensazione fu di paura. Si precipitò verso di lei pensando che si fosse sentita male. Si avvicinò e la guardò con attenzione, ne saggiò il respiro e quando si accorse che era regolare e lei aveva un aspetto sereno e un leggero sorrisino sulle labbra, il suo cuore cominciò a rallentare la sua corsa.
Notò che stringeva al petto un libro. Quella stupida probabilmente si era addormentata leggendo.
Lo aveva fatto spaventare inutilmente.
La guardò ancora. Era bella anche così, tutta stropicciata. Sarebbe rimasto a guardarla per ore, anzi avrebbe voluto prenderla tra le braccia e portarla in camera sua. Ma era sempre preoccupato dalle sue reazioni. Se si fosse svegliata l'avrebbe apostrofato con i soliti termini che gli riservava "Pervertito, maniaco” e gli avrebbe urlato di lasciarla in pace!
Era sempre in imbarazzo con lei. Fraintendeva le sue parole e le sue azioni e lui non poteva fare altro che reagire in maniera scostante con termini altrettanto offensivi. Andava avanti così da sempre e non sapeva se le cose sarebbero mai cambiate.
Maledetto il suo orgoglio. Sarebbe bastato dirle che le voleva bene per calmarla e cambiare l'ordine delle cose ma non ne aveva il coraggio. Temeva un rifiuto o che lei lo deridesse o peggio ancora che i loro genitori organizzassero un altro matrimonio a cui non erano pronti.
Lui non si sentiva pronto a sposarsi almeno fino a che non avesse finito gli studi e non fosse stato in grado di mantenere sua moglie dignitosamente. Non voleva ereditare la palestra dei Tendo e vivere assoggettato ai ricatti dei loro padri. Voleva creare una propria palestra, anzi gestirne tante, e presentarsi ad Akane come un uomo che era riuscito a creare da sè la sua fortuna. Così sarebbe stato degno davvero del suo amore. Voleva offrirle qualcosa e non accontentarsi di accettare ciò che lei e la sua famiglia avevano da offrire a lui.
Assorto in questi pensieri si addormentò accanto ad Akane.

Dopo un tempo che non seppe misurare si sentì toccare alla spalla prima delicatamente poi sempre più forte.
"Ehi, che ci fai qui?"
Si ritrasse terrorizzato.
Adesso lei l'avrebbe colpito!
"Sono sceso a prendere un bicchiere d'acqua. Ti ho visto e mi sono avvicinato per vedere se stavi bene e poi mi sono addormentato, non so come. Scusa, scusa" disse agitando le mani davanti a sé.
"E di che? Potevi svegliarmi..."
Sorrideva, era tranquilla, era così carina...
Cambiò subito discorso
"Che leggevi di così interessante che ti sei addormentata qui?"
"Un libro di un’autrice inglese, Jane Austen. Si intitola Orgoglio e Pregiudizio. Parla di una lei e di un lui che all’inizio non si piacciono poi lentamente si innamorano l’uno dell’altra. Lui sopporta le stranezze di lei e lei sopporta il caratteraccio di lui. Ed entrambi hanno dei familiari e degli amici bizzarri che di certo non li aiutano a stare insieme serenamente. Per non parlare dei loro pretendenti! Tipi davvero insopportabili."
"Mi ricorda qualcosa" borbottò Ranma.
"Che dici? non ho sentito…"
"niente niente...e come finisce?"
"Con un lieto fine. Si sposano evitando tutte le ingerenze di amici e parenti"
"Sembra un bel libro"
"Lo è! mi sono addormentata appena l’ho terminato e poi ho fatto un bellissimo sogno che assomigliava al libro. La nostra famiglia e i nostri amici si erano sostituiti ai personaggi del libro. Mi sono divertita…meglio che tu non mi abbia svegliato."

Si guardarono per un attimo in silenzio poi le continuò:
"Posso farti una domanda?"
Ranma annuì.
"Accetteresti di avere Kodachi come socia per creare un impero economico basato sulla gestione di palestre di arti marziali?"
"Certo che sì. Farei qualunque cosa per raggiungere l’indipendenza economica! anche avere a che fare con quella pazza"
Vide Akane abbozzare un sorriso. Aveva risposto d’istinto e solo dopo aveva pensato che lei si sarebbe potuta arrabbiare. Invece no.
"E sposeresti comunque una donna che ha dei familiari strani? Tipo un padre e una madre che la mettono continuamente in imbarazzo o sorelle che sono costrette a matrimoni riparatori o a rubare o a ricattare le persone?"
"Mi importerebbe solo della persona che sposo."
"E faresti di tutto per lei?"
"Si" disse Ranma sempre più imbarazzato.
"Allora saresti un perfetto Mr Darcy... il protagonista maschile"
"È un tipo simpatico?"
"No, per niente. Ha un brutto carattere. È orgoglioso e anche un po' stupido quando si tratta di relazionarsi con gli altri ma ha un gran cuore"
"Un po’ mi assomiglia allora.” rispose lui rosso in viso
“Per la parte della stupidità sicuramente!” rise Akane toccandogli la punta del naso con un dito.
“E com’è invece la protagonista femminile?" cambiò discorso lui.
"Si chiama Elizabeth. È una donna forte ed indipendente. Un po’ un maschiaccio considerata l’epoca in cui è ambientato il romanzo. E ha una certa propensione a fraintendere tutto ciò che le dice Mr Darcy. Pensa sempre che lui la voglia giudicare."
"Assomiglia a te allora!" Non riuscì a trattenersi Ranma. Ma aveva visto Akane ben disposta a chiacchierare e di buon umore quindi pensò che potesse osare essere sincero.
"Già lo penso anche io!"
Si sorrisero.

Era bello stare lì a chiacchierare senza i loro genitori alle calcagna pronti ad organizzare il matrimonio.
"Mr Darcy però è bravo ad allontanare le sue stupide pretendenti a differenza di te"
Ranma arrossì.
Sapeva che Akane aveva ragione. Era poco risoluto con Shampoo e Ukjo ma c’erano dei buoni motivi e a lei non aveva mai provato a spiegarli.
"E che mi dici di questa Elizabeth? Lei sa gestire i suoi pretendenti?"
"Certo! Rifiuta le proposte di matrimonio di quelli che non le piacciono...anche se ha preso un grosso abbaglio con uno di loro credendo fosse molto diverso da quello che poi si è rivelato essere."
"Proprio come fai tu con Ryoga!"

"Ehi! Come ti permetti!?"
Ranma si coprì la testa aspettandosi che qualcosa lo colpisse, ma anche questa volta non successe niente.
"Può darsi.." disse lei e il suo viso si illuminò di un sorriso stupendo.
La guardò e le chiese:
"E alla fine lui come le dice che la ama?"
"Glielo dice e basta! Mr Darcy non ha paura dei suoi sentimenti! Anzi all’inizio è così tronfio che non si aspetta che lei lo rifiuti!"
"Cosa? Lei lo rifiuta?"
"Si, ma all’inizio perché lui le dice che l’ama ma anche che è poco carina...un maschiaccio...con dei familiari pazzi! Poi dopo si chiariscono e si sposano. Mr Darcy è un personaggio bellissimo perché è un uomo coraggioso che sfida consuetudini dell’epoca e il suo orgoglio per avere la donna che ama."
"E lei quando si accorge di amarlo?"
"Lei lo ama da sempre, secondo me, ma è troppo orgogliosa per ammetterlo! Altrimenti non si spiegherebbe perché lo punzecchia continuamente. E lui quando si accorge di amarla secondo te?"
Ranma sapeva che non stavano più parlando del libro ma si fece coraggio e rispose: "Dal primo momento che l’ha vista combattere per le cose in cui crede. Lui la ama sul serio anche se pensa di non meritarla perché lei è molto meglio di lui"
"E perché non dovrebbe meritarla? Fà di tutto per lei. La accetta nonostante i suoi difetti, nonostante non sia ricca, nonostante non sia aggraziata, nonostante non sia mai quella carina tra tutte le sue pretendenti." disse la piccola Akane con lo sguardo basso.
"E’ la più carina di tutte le pretendenti ...altrimenti perché alla fine sposa lei e non le altre? Contano più i gesti che le parole! Magari non le sa dire che la ama ma è sempre disposto a fare tutto per lei e vuole starle accanto qualunque cosa succeda!"
"Già" disse Akane poi continuò "lo sai che non si baciano mai nel libro i due protagonisti?"
"E questo che c’entra adesso?"
"E’ tanto per dire. Stai tranquillo!"
Si girarono ognuno dal lato opposto per non guardarsi in viso.
"È ora di andare a dormire adesso! Altrimenti domani non ci svegliamo e abbiamo tante cose da fare!" concluse Ranma per sfuggire l’imbarazzo.
"Si" rispose lei e si alzò.
Lui la seguì con lo sguardò avvicinarsi alle scale per salire al piano superiore. Poi la vide guardarsi indietro verso di lui.
"Sarebbe stato bello che il finale del libro e del mio sogno avessero contemplato un bacio tra i protagonisti. A noi ragazze piacciono queste cose!"
"Ma il finale è scritto. Non si può più cambiare."
"È questo che odio di te!!! Non sai sognare!!" disse arrabbiata
Ranma vide che gli effetti de la bella chiacchierata che avevano fatto fino ad allora e il bel sorriso di Akane si erano dissolti in niente. Con una sua parola sbagliata!
"Scusa" biascicò
"Mi sono rassegnata ormai...non sarai mai il mio Mr Darcy."
"Ma..ma..."
"Sei uno stupido Ranma, il più stupido degli stupidi! Come al solito non capisci niente!"  disse con un tono di voce tremolante.
La guardò salire le scale senza voltarsi.
L’aveva ferita di nuovo senza volerlo! Che ragazza complicata!
Aveva lasciato lì il suo libro. Chissà se il resto della notte sarebbe bastato a leggerlo tutto per capire perché Akane ci teneva tanto ad avere un suo Mr Darcy.

****

Qualche ora dopo era soddisfatto. Fuori era già giorno ma tutti dormivano ancora. Aveva letto di un fiato l’intero libro. Roba da femmine, aveva pensato all’inizio. Niente scontri, niente combattimenti, niente arti marziali. Solo un damerino scorbutico e una lei piena di pregiudizi. Poi leggendo aveva cominciato ad essere incuriosito dalla trama e dagli intrighi che riservava. E quel Darcy gli era piaciuto sempre più. Magari fosse stato un po' più come lui. Un gentiluomo tutto d’un pezzo capace di far innamorare ogni donna e non solo per Pemberley e la sua ricchezza! Ecco perché quel libro era diventato tanto famoso! Tutte le donne sognano un Mr Darcy!
Elizabeth assomigliava tanto alla sua Akane. Decisa e incapace di resistere ad alcuna provocazione ma dolce e sempre pronta ad ammettere i propri errori. Gli piaceva proprio!
Akane era la sua Lizzy.

Prese il libro e salì le scale. Camminò fino alla porta con la paperella. Bussò. Sentì movimento nella stanza. "Arrivo. Chi è?" Il tono era dolce. Si vede che non s’aspettava che fosse lui ma pensava fosse una delle sorelle a bussare.
"Sono Ranma"
"Che vuoi?" Il tono era cambiato
"Ti ho riportato il libro. L’ho letto tutto"
Akane aprì poco la porta e allungò la mano per riprendersi il libro.
"Fammi entrare!" disse risoluto
"Perchè?"
"Devo dirti una cosa"
Aprì la porta e lo lasciò entrare senza guardarlo in faccia.
Anche lui con lo sguardo basso, cominciò a parlare:
"Dal primo momento che ti ho conosciuto ho pensato che non fossi per niente gentile. Tuo padre e mio padre sono angoscianti. Non fanno altro che starci addosso per costringerci al matrimonio. Ma io sono ancora troppo giovane e inesperto e non me la sento. Le mie pretendenti mi trattano bene e non posso fare a meno di sentirmi lusingato dalle loro moine, specie perché la persona da cui vorrei attenzioni generalmente non me ne dà. In fondo sono ancora un ragazzino insicuro e sapere che ci sono donne che si farebbero in quattro per me mi fa sentire più uomo. E poi quando vedo l’unica donna che mi piace subire il fascino di Ryoga o di quello Shinnosuke di Ryugenzawa invece di riconquistarla penso solo ad offenderla.  Non so esprimere i miei sentimenti chiaramente. Sono cresciuto con un padre rozzo e senza una madre. Che posso pretendere da me stesso? E infine sono per metà femmina. Che cosa posso offrire alla donna che amo? Ci sono milioni di motivi per cui non posso farmi avanti anche se lei mi piace moltissimo."
"Che significa tutto questo Ranma?" disse lei con il cuore che le batteva forte.
"Capiscilo da sola...scema. Ho già parlato troppo!"
"Vai fuoriiii" urlò la ragazza.
Ranma non ci sapeva proprio fare e la faceva solo arrabbiare.
"Era un rifiuto questo?" chiese mentre faceva come per andare via.
"Certo che era un rifiuto. Sei il solito stupido!"
"Bene la prima parte è andata! Ora che mi hi rifiutato se ti rinnovo la proposta mi dirai di sì?"
"Ranma cosa vuoi da me? Non mi piace che tu mi prenda in giro!"
"Non ti sto prendendo in giro. Io ti amo davvero e farei di tutto per te. Se ti chiedo di sposarmi, non ora ma tra qualche anno, quando avrò una mia palestra e delle entrate e quando avrò detto chiaramente alle mie pretendenti che è già da un pò che penso che quella ragazza che prima ritenevo per niente carina ora è per me una delle più belle donne che io conosca, e quando non saranno i nostri genitori a costringerci ma lo desidereremmo entrambi liberamente, mi dirai di sì?"
"Dici sul serio?"
"Certo che dico sul serio. Non rendermi le cose più difficili! Mi sposerai allora?"
Akane sorrideva. Era stata una dichiarazione bellissima. La più bella di tutte quelle che aveva sognato in quegli anni. Meglio di quella di Darcy a Lizzy!
"Si, ti sposerò!"
"Perchè mi ami anche tu o perchè lo vuole tuo padre?"
"Perchè ti amo anche io"

Ranma era felice. Rosso in viso e col cuore a mille vinse il suo imbarazzo e le si avvicinò. Delicatamente le poggiò le labbra sulle sue e la baciò. Lei non si ritrasse ma accolse il suo bacio e lo ricambiò.
Quando si staccarono Akane vide che Ranma aveva gli occhi lucidi.
"Ti piace questo finale? I baci nei finali piacciono anche ai ragazzi, sai?"
"C’è qualcosa che non mi piace in questo finale"
"Uffa sei incontentabile! Cosa?"
“Io preferisco i finali dove sono le donne a baciare gli uomini imbranati!"
E così gli appiccicò un altro bacio sulle labbra.
 
Angolo dell’autrice: e ora davvero ci salutiamo. E’ stato bello stare con voi ed è stato ancor più bello che mi abbiate accompagnato in questa avventura per tutti questi mesi. Spero che la storia vi sia piaciuta, vi abbia fatto compagnia e qualche volta vi abbia fatto ridere e spero vogliate farmelo sapere. Grazie a tutti.

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