Come padre e figlio

di Will Darklighter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rivelazioni ***
Capitolo 2: *** Una vita per la Causa ***
Capitolo 3: *** Maestro e apprendista ***
Capitolo 4: *** Sotto i soli gemelli ***
Capitolo 5: *** Diverse interpretazioni ***
Capitolo 6: *** Pettegolezzi pericolosi ***
Capitolo 7: *** L'importanza dell'originalità ***
Capitolo 8: *** La vera amicizia - Parte 1 ***
Capitolo 9: *** La vera amicizia - Parte 2 ***
Capitolo 10: *** Il prezzo di una scelta ***
Capitolo 11: *** Una promessa mantenuta ***
Capitolo 12: *** Un irritante imprevisto ***
Capitolo 13: *** Il peso delle responsabilità ***
Capitolo 14: *** Vendetta per i fratelli - Parte 1 ***
Capitolo 15: *** Vendetta per i fratelli - Parte 2 ***
Capitolo 16: *** Dalla teoria alla pratica - Parte 1 ***
Capitolo 17: *** Dalla teoria alla pratica - Parte 2 ***
Capitolo 18: *** Le conseguenze della misericordia ***
Capitolo 19: *** Un comune destino ***
Capitolo 20: *** Una richiesta d'aiuto ***
Capitolo 21: *** Una sfida accettata ***
Capitolo 22: *** Un rimorso nascosto ***
Capitolo 23: *** Una mancanza di alternative ***
Capitolo 24: *** Un risultato inatteso ***
Capitolo 25: *** Il segreto svelato ***
Capitolo 26: *** Una cocente delusione ***
Capitolo 27: *** Una importante decisione ***
Capitolo 28: *** Un grande progetto ***
Capitolo 29: *** Un lungo arrivederci ***
Capitolo 30: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 31: *** Un'attesa ripagata ***
Capitolo 32: *** Una difesa disperata ***
Capitolo 33: *** Un valido stratagemma ***
Capitolo 34: *** Una vittoria amara ***
Capitolo 35: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Rivelazioni ***




Capitolo 1 - Rivelazioni


LUKE

 


AAAAAAARGH! - Luke urlò di dolore un istante dopo che la lama cremisi gli mozzasse di netto la mano destra, trascinandola verso le profondità di Cloud City assieme alla sua spada laser.
Ce l'aveva messa tutta, aveva dato fondo a tutte le sue risorse e aveva perso.
" Non hai scampo, non lasciare che ti distrugga - gli disse Darth Vader con un tono di voce sorprendentemente calmo.
" Luke - continuò a parlargli, chiamandolo per nome - tu non ti rendi ancora conto della tua importanza". Il giovane approfittò di quella singolare pausa nelle ostilità concessagli dal suo avversario per arretrare su quel traliccio sospeso nel nulla, verso quella colonna, in modo da mettere qualche metro più tra lui e l'assassino di suo padre. Non era molto, ma era tutto quello che poteva fare.
" Hai solo cominciato a scoprire il tuo potere - il tono di voce di Vader si era fatto quasi suadente, molto lontano dalle provocazioni che gli aveva rivolto solo pochi minuti prima nella sala del congelamento del carbonio - vieni con me e io completerò il tuo addestramento. Unendo le nostre forze, possiamo mettere fine a questo conflitto distruttivo e riportare l'ordine nella galassia!"
Il ragazzo, stremato dal combattimento appena terminato e confuso dal dolore,  non riusciva a credere all'assurdità di quelle parole. Ma lo sdegno e la frustrazione per quella proposta tanto arrogante gli diedero quantomeno l'energia da fargli replicare con decisione. 
" NON VERRO' MAI CON TE !" Ormai era giunto alla colonna e vi si appese con la mano rimasta.
" Se solo tu conoscessi il potere del Lato Oscuro - disse il guerriero rivestito dalla nera armatura, con malcelata emozione - Obi-Wan non ti ha mai detto cosa accadde a tuo padre."
" Mi ha detto abbastanza ! - come si permetteva quell'essere di nominare il suo genitore mai conosciuto ma tanto idolatrato? Luke scese verso il basso , cercando di restare in equilibrio su quell'improvvisato rifugio.
" Che sei stato tu ad ucciderlo ! - parole pronunciate con determinazione e disprezzo.
" No. Io sono tuo padre - replicò semplicemente il Signore Oscuro, sempre calmo nel  parlare e con una naturalezza tale da impedire ogni replica sensata.
La disperazione si impadronì dell'animo del giovane Skywalker, come se l'intera Cloud City gli si fosse abbattuta addosso. " No - ansimava mentre parlava, fiaccato nella sua più intima essenza oltre che nel corpo - no, non è vero! Non è possibile!"
" Cerca dentro di te ... tu sai che è vero - alla tranquillità ora nella voce di Darth Vader si era giunta anche una specie di comprensione, come se immaginasse quanto potesse essere devastante quello che aveva appena pronunciato e provasse ad entrare in empatia con il dolore del ragazzo.

 
 
 

" NOOOOOOOOOOO! - gridò forte il giovane mentre quasi le lacrime gli salivano agl'occhi - NOOOOOOOO! - urlò una seconda volte riuscendo a malapena a trattenere un singhiozzo mentre la voce gli si soffocava in gola e cercava di nascondere il volto, come se si vergognasse di tutto quello che stava accadendo e volesse fuggire lontano, essere ovunque fuorché li.
"Luke ... - l'uomo in armatura lo chiamò per nome una seconda volta, richiamandone l'attenzione -  tu puoi distruggere l'Imperatore. Lui l'ha previsto! - continuava con determinazione -  questo è il tuo destino! "
Il giovane riprese respiro, distogliendo lo sguardo dal suo interlocutore nel difficilissimo tentativo di trovare un briciolo di sangue freddo per provare a riflettere anche solo per un istante a tutto quel fiume in piena di parole che continuavano ad arrivare alle sue orecchie e che non davano tregua al suo spirito martoriato.
" Unisciti a me! Ed insieme potremo governare la galassia come padre e figlio ! - disse alfine tendendogli la mano e ancora una volta nella voce dell'uomo conosciuto come inflessibile e spietato si affacciò una emozione, l'entusiasmo di un padre che aveva ritrovato suo figlio e che confidava in lui.
Luke guardò versò il basso, verso le profondità di Cloud City, quella era l'unica via di fuga. Si, era una follia ... una caduta del genere lo avrebbe quasi sicuramente ucciso e lui era troppo debole per ricorrere alla Forza.
" Vieni con me! E' l'unica strada! - lo incalzò l'uomo continuando a tenergli la mano tesa. Ma il giovane Jedi aveva già deciso: sarebbe morto se così doveva essere esattamente come il suo primo mentore , Ben Kenobi. Un mezzo sorriso gli si affacciò sul volto e stava già per lasciarsi andare nel vuoto quando...
" No! - pronunciò con forza e preoccupazione l'uomo che probabilmente aveva intuito qualcosa, facendo rinsaldare a Luke la mano sinistra al sostegno in una sorta di riflesso condizionato.
" Non morire qui, figlio mio - Vader ritirò la mano tesa per stringersi nel suo mantello e fare un passo indietro - e vivi per scoprire la verità." Emise un profondo respiro denso di rammarico amplificato da quella maschera che gli era necessaria per vivere,  per poi voltarsi e fare per allontanarsi.
" Aspetta! - disse istintivamente il ragazzo, arrestando l'incedere del suo interlocutore - che cosa vuoi dire ?" Cominciò cautamente a risalire, non voleva cadere in una trappola. Ogni parola che gli veniva rivolta lo confondeva enormemente: quella rivelazione, le parole riguardo al suo destino e ora addirittura gli veniva offerta la possibilità di andarsene. Nessuna delle prove che aveva affrontato con Ben o con il Maestro Yoda lo avevano minimamente preparato a tutto quello che stava avvenendo a seguito del duello. Non c'era un muscolo del corpo che non gli facesse male e le fitte di dolore dal polso cauterizzato erano insopportabili ma doveva resistere, doveva sapere.
" Che qualcuno ti ha mentito - replicò prontamente Vader senza voltarsi - . Obi Wan ad esempio..."
" SMETTILA! - disse Luke, interrompendolo con forza  per quella affermazione - Ben mi ha salvato la vita, istruito e... - un dubbio si fece strada nella sua mente, impendendogli di continuare.
Fu Vader a farlo per lui: "... e ti ha detto molte cose.  Ora sai che non tutte erano vere!"
Il giovane non seppe ribattere; si trascinò verso la ringhiera del traliccio molto lentamente. Cosa stava succedendo? L'uomo che aveva davanti era malvagio, la personificazione di tutto quello che di sbagliato rappresentava l'Impero Galattico: aveva torturato Leia, aveva a che fare con la morte dei suoi adorati zii, di Ben e di chissà quanti altri. Perché stava perdendo tempo ad ascoltarlo? Temeva di conoscere la risposta a quella domanda.
 L'uomo si volto lentamente tornando a fissare Luke, il quale ormai era giunto alla ringhiera e la stava scavalcando senza mai togliergli gli occhi di dosso. Senza fiato il ragazzo si sedette a terra, massaggiandosi con la mano rimastagli i muscoli dell'altro braccio e cercando di recuperare un po' di forze.
Vader non si mosse, anzi si mise a braccia conserte, respirando lentamente. " Credi a quello che vuoi ma sappi che io non ti ho mai mentito! - tuonò imperiosamente.
Il giovane si mise in piedi dopo qualche istante, aiutandosi con la ringhiera e rispose cercando di mettere la stessa determinazione nelle sua parole. " Non ti credo! Tu sei un nemico dell'Alleanza, il peggiore di tutti. Ti inventeresti qualsiasi storia per giustificare i tuoi atti!"  Eppure nel profondo del suo cuore , sapeva di stare negando l'evidenza. Lo sentiva, il suo istinto gli diceva che Vader gli stesse dicendo la verità.
L'uomo emise una lugubre risata che il respiratore incorporato nell'elmo amplificò rendendola assai minacciosa. " La rabbia per essere stato sconfitto ti rende inflessibile - replicò con soddisfazione - e sia... come ti ho già detto, vivi per scoprire la verità. " Sfilò a quel punto dalla cintura un piccolo cilindro e lo lasciò cadere davanti a se.
" E qualora dovesse corrispondere a quanto  ti ho detto, promettimi che utilizzerai questo codice cilindrico per metterti in contatto con me. Li troverai tutto quello che ti serve per riuscirci."
Il ragazzo guardò confuso prima Vader e poi il cilindro. " Promettimelo! - tuonò ancora Vader.
" Te lo prometto! - rispose Luke, accettando la sfida che gli era stata lanciata - ma non ti contatterò perché sei soltanto un bugiardo. E la prossima volta che c'incontreremo avrò la meglio su di te!"
" Vedremo - rispose laconico l'uomo in armatura per poi voltarsi e andarsene. Il ragazzo raccolse tutte le forze che gli erano rimaste, prese da terra il codice cilindrico e si allontanò alla velocità massima che gli consentivano le sue condizioni. Aveva bisogno di aiuto e subito: si diresse ad istinto verso i moli, incespicando varie volte senza mai cadere fortunatamente.  La sua mente era in subbuglio
Ben... perché non me lo hai detto ? - troppo cocente e dolorosa era stata la rivelazione e ancora di più le parole successive. Ma non aveva molto tempo per pensare, doveva andarsene e alla svelta. Temeva di imbattersi in qualche pattuglia imperiale li tra i corridoi della Città ma non ne vide neanche l'ombra. Sembrava che qualcuno gli avesse spianato la strada.
Giunto ai moli ormai esausto e semisvenuto , riuscì a malapena a trovare la concentrazione necessaria per lanciare una richiesta d'aiuto nella Forza.
" Leia... - la chiamava - Leia... sentitemi... - e quello fu l'ultimo sforzo che poté permettersi. Poco prima di svenire, sollevò gli occhi verso i cieli di Bespin e notò la familiare sagoma del Falcon dirigersi nella sua direzione e stranamente senza alcun caccia TIE alle calcagna.

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Capitolo 2
*** Una vita per la Causa ***


Capitolo 2 - Una vita per la Causa

Leia



Seduta sul letto di una cabina della nave ospedale della flotta Alleata, Leia cercava qualcosa nel suo bagaglio personale. Aveva chiesto che trasferissero tutte le sue cose a bordo della Redemption perchè desiderava restare il più possibile vicino a Luke: non era in pericolo di vita, quello almeno no grazie alla Forza, ma aveva contusioni su tutto il corpo e poi la mano destra gli era stata tagliata, con precisione quasi chirurgica come le aveva detto il droide medico. 
Aveva provato a svegliarlo durante il viaggio da Bespin al rendez-vous della flotta ma era stato tutto inutile; stava male, lo aveva capito subito e si agitava sebbene fosse incosciente continuando a farfugliare parole come " perché non me lo hai detto ?" e a pronunciare il suo nome " Leia, Leia...". Lui l' aveva chiamata anche prima, aveva sentito con chiarezza la sua voce nella testa come se fosse li di fianco a lei. E lei sapeva esattamente dove cercarlo. Doveva essere una abilità Jedi.
 Purtroppo non aveva potuto fare nulla se non stargli vicino e sperare che il Falcon, guidato da Lando Calrissian e Chewbacca riuscisse a condurli sani e salvi via di li ; speranza che si era realizzata e non certo soltanto grazie all'abilita dei piloti o di R2-D2, che finalmente aveva riparato il guasto all'iperguida del malandato mercantile corelliano.
La flotta imperiale aveva smesso di punto in bianco di seguirli e di dar loro la caccia. La cosa non aveva alcun senso. Li avevano in pugno eppure... ma continuare a pensarci non l'avrebbe certamente aiutata a stare meglio.
 Finalmente trovò nel borsone quello che stava cercando: un registratore olografico portatile che aveva al suo interno una registrazione vecchia di più di vent'anni e che aveva visto e rivisto decine di volte.
Leia lo accese: le immagini trasmesse provenivano dall'interno del Senato della Repubblica, il giorno che cominciò a chiamarsi Senato Imperiale. Palpatine, sfigurato e deforme, teneva un discorso colmo di menzogne e di inesattezze: le accuse lanciate agli Jedi, l'attentato alla sua vita da parte degli stessi e la proclamazione dell'Impero.
Conosceva quel discorso parola per parola ma guardarlo aveva lo scopo di ricordarle contro chi stavano combattendo e perché non le fosse consentito cedere, per nessun motivo nell'Universo... vedere il volto di quell'uomo, corrotto nel fisico quanto nell'animo, aveva sempre l'effetto di darle maggiore determinazione quando la tristezza e la sofferenza per tutto quello che aveva passato dalla fondazione della Ribellione ,sembravano diventare insopportabili. Non poteva permettersi di mostrarsi debole e incerta: lei era la principessa Leia Organa di Alderaan, ex senatrice della Repubblica e Ministro di Stato dell'Alleanza Ribelle, la numero due di quel piccolo movimento di resistenza nato pochi anni prima per contrastare e mettere fine alla tirannia dell'Impero Galattico. Doveva essere forte, per tutti gli uomini e le donne che combattevano per provare a realizzare quel difficilissimo obiettivo.
La fuga da Hoth l'aveva fiaccata nella mente, nel corpo e... spense all'improvviso il registratore olografico, cominciando a respirare più forte. Si stava agitando per via di un ricordo specifico, qualcosa di assolutamente imprevisto che le era capitato durante la difficile permanenza a bordo del Falcon.
Han... idiota che non sei altro! Non potevi aspettare a dirmi quelle cose ?!"
Ma il corelliano non aveva atteso, come era suo stile e aveva fatto breccia nel suo cuore. E lei gli aveva dichiarato quello che sentiva da tempo senza mai riuscire ad ammetterlo, in un momento ancora peggiore: davanti a Carlissian, Chewbacca,  a un intero plotone imperiale capeggiato da Vader e al cacciatore di taglie Boba Fett, come se non ci fosse già abbastanza pubblico. Ah già, c'erano anche i droidi!
Ti amo, Han - così gli aveva detto poco prima che il capitano del Falcon venisse congelato nella graffite. Non prima però di risponderle in maniera tanto assurda, da farla infuriare ora che ci ripensava.
Lo so... che razza di risposta è, lo so ?! - si mise in piedi, cominciando a passeggiare nervosamente per la cabina.
Luke, maledizione! Che aspetti a riprenderti? Ho bisogno del tuo aiuto! - non ce la faceva più a stare li ad aspettare, figurarsi a riposare come le aveva consigliato il droide medico, subito appoggiato da Carlissian e Chewie.
" A proposito, quei due dovrebbero essere tornati a bordo del Falcon - e meditava già di raggiungerli per scoprire se avevano ideato un piano per salvare Han.  
Il trillo del suo comlink la richiamò da quei pensieri. " Si ? - rispose.
" Vostra Grazia - era la voce metallica di C-3 PO - Padron Luke si è svegliato. Mi avevate chiesto di..."
" Arrivo - rispose Leia spegnendo subito dopo il comlink e si precipitò a passo svelto fuori dalla cabina, verso l'infermeria.  
Trovo l'amico sveglio, nel letto e con la schiena appoggiata al cuscino mentre il droide medico testava con punteruolo i ricettori di dolore della nuova mano di Luke: notò avvicinandosi che era già stata ricoperta di pelle sintetica, praticamente impossibile da distinguere da quella del resto del corpo.
" Ahi ! - gemette il giovane  dai capelli biondi, il quale era completamente assorbito da quell'analisi da non accorgersi nemmeno del suo arrivo. 3 PO era poco distante intento a tenere bada R2 D2 il quale stava approfittando della distrazione di 2-1B per esaminare con la solita curiosità ogni strumento dell'infermeria.
" Come ti senti ? - disse Leia , sollevata dal vederlo finalmente sveglio - sono stata molto in pensiero per te, sai ?"
Il ragazzo sollevo lo sguardo ad accoglierla con un largo sorriso. " Molto meglio adesso. Grazie a te. Ma per quanto tempo sono stato svenuto ?"
" Sono quasi 12 ore, Luke - disse Leia, con voce provata anticipando il medico - ma ne avevi bisogno, eri più  morto che vivo!" Cercò di sdrammatizzare , parlandogli con un tono un po' più allegro.
" Già - disse il suo interlocutore prendendo un lungo respiro  e socchiudendo per un istante gli occhi - tu invece non hai riposato per niente." Una cosa che non era molto difficile da capire, bastava guardarla in volto.
" E se io dovessi riposare, chi si prenderebbe cura di te e di quell'altro impiastro  ? - l'ironia gli uscì così spontaneamente, si trovava bene a parlare con Luke, poteva essere se stessa.
Lui le sorrise per un istante per poi farsi subito serio e preoccupato. " Vedrai che lo tireremo fuori dalle grinfie di Jabba... 3-PO mi ha raccontato tutto."
" Ora non preoccuparti di questo - era sempre il solito, pensava sempre agl'altri anche se si era appena ripreso da un intervento chirurgico - guarisci presto, ok ?"
Leia - lui abbassò il tono della voce - vorrei parlarti in privato se non ti dispiace...
Quella richiesta la sorprese, in fondo erano già in privato... a guardarli c'erano soltanto tre droidi ma non le andava di ironizzare su quella strana richiesta, in fondo Luke si era appena ripreso e doveva essere ancora molto intorpidito dai medicinali.
" Come vuoi - gli rispose - 3 PO, R2 lasciateci."
Il droide dorato dovette letteralmente spingere via R2 alle prese con un bisturi di precisione, fuori dall'infermeria.
" Muoviti, stupido ammasso di ferraglia! - sbraitava l'unità protocollare ricevendo per risposta fischi molto poco educati dall'astrodroide.
2-1 B, il medico, si limitò a spegnersi in autonomia.
La ragazza andò a sedersi vicino all'amico, sul suo letto.
" Allora, cosa c'è che non va ? - le disse lei dolcemente. " Nulla - le rispose di rimando, per poi avvicinarsi a lei e abbracciarla. Leia si lasciò sprofondare in quel gesto tanto delicato tanto inatteso, ricambiandolo. Ne aveva bisogno, si che ne aveva bisogno.
Stette così per un po' di tempo, in silenzio. Si sentiva protetta, al sicuro e non aveva  bisogno di mostrarsi forte a tutti i costi.  Non pensava più a niente.
Fu lui a prendere la parola, spezzando anche se involontariamente quel istante di serenità.
" Sai che ti ho sognata ? - lei non si mosse - ricordi quando ci siamo visti per la prima volta ?
" Non sei un po' basso per fare parte delle truppe d'assalto ? - mimò la voce piena di sarcasmo che gli aveva rivolto quando se le era visto entrare nella cella di detenzione sulla Morte Nera.
Si accorse del movimento del suo petto, che Luke aveva cominciato a ridere.
" Già - la sua risata si chetò - restai imbambolato a guardarti per un paio di secondi prima di riuscire a sfilarmi l'elmo per presentarmi."
Lei restò ferma, un sorriso le si affacciò sul volto. Nemmeno un ricordo tanto brutto come quella lugubre cella riuscì a strapparle la tranquillità che finalmente riusciva a passare. Stava per staccarsi un attimo da lui per ringraziarlo , quando lui prese a stringerla un po' più forte.
" Eri bellissima, Leia - il battito del cuore di Luke prese a farsi più forte - sei bellissima..."
E tutto quell'incantesimo svanì d'incanto per venire  sostituito da una confusione più grande persino di quella che la principessa aveva provato mentre passeggiava nervosamente nella sua cabina.
Sollevò lo sguardo incerta a fissare gli occhi del ragazzo, occhi blu pieni di speranza e qualcos'altro, ora se ne rendeva conto. E non poté che sentirsi almeno un po' in colpa. Aveva baciato Luke su Hoth, forse dandogli una brutta illusione ma credeva fosse chiaro che lo aveva fatto unicamente per fare un dispetto a Han. Gli voleva bene, certo; lo considerava un amico, un amico vero ma...
Tutto avvenne velocemente: il volto del giovane si stava avvicinando al suo col chiaro intento di baciarla ma lei girò la testa di scatto, sciogliendosi subito dopo da quell'abbraccio.
" Scusami - riuscì solo a dire senza trovare il coraggio di guardarlo ancora negli occhi.
Lui esitò a trovare una risposta, e stettero in quella brutta situazione per qualche secondo.
" Lasciami solo. - disse infine a bassa voce. Lei trovò il coraggio finalmente di guardarlo. " Luke... mi dis..."
Il ragazzo sollevò la sua nuova mano, era deluso e molto triste, era evidente . " Non aggiungere altro. Vai adesso. Voglio riposare ancora un po' ".
E senza aspettare replica, si sdraiò sul letto dandole la schiena.
Si mise in piedi lentamente, uscendo dall'infermeria quasi in punta di piedi. Stava male e già le lacrime stavano per offuscarle gli occhi quando venne distratta ancora una volta dal trillo del comlink.
Ricacciò indietro il suo dolore come era abituata a fare e rispose.
" Principessa - era la voce di Carlissian - ho fatto le mie indagini e ho contattato un paio di amici. Ho un piano. Pensi di poterci raggiungere al Falcon ? Non c'è troppa fretta. Puoi anche impiegare un po' di tempo a farti più bella !"
Il giocatore aveva voglia di scherzare, lei invece no.
" Arrivo subito, e non prenderti tutte queste confidenze. Ricorda che ci hai tradito - e chiuse ancora una volta senza aspettare replica.  Si diresse verso la nave, dove prese ad ascoltare i dettagli di quanto l'ex amministratore di Cloud City aveva in mente. L'uomo non sembrava essersela minimamente presa per la sgarbatezza che gli aveva dimostrato, e a lei stava bene così. Non aveva alcuna voglia di scusarsi, ancora.
Chewie accompagnava spesso con un ringhio di approvazione le parole dell'uomo che un tempo era stato il proprietario del Falcon. Il piano era ardito ma poteva funzionare. Richiedeva buone capacità di sotterfugio, di persuasione e naturalmente una buona dose di fortuna. Entrare nel palazzo di uno dei più famigerati Hutt del Cartello Criminale di Nal Hutta non era cosa semplice e richiedeva l'aiuto di Luke, naturalmente. Anzi il suo doveva essere il ruolo decisivo. Dopotutto lui era cresciuto su Tatooine e conosceva molto bene quel remoto pianeta. Questo, ammesso e concesso che il cacciatore di taglie si fosse diretto sul pianeta deserto di buona lena e senza perdere tempo.
" Bene - l'uomo concluse con un battito di mani l'esposizione del suo piano, vivamente compiaciuto per esserne stato l'ideatore - ora non resta che dirlo a Skywalker."
" Ci penso io - rispose con voce neutra Leia. Voi due partite pure e cominciate i preparativi, ci vediamo su Tatooine."
" Non pensavo fosse possibile ma la tua bellezza supera quella delle stelle quando sei imbronciata, principessa - rise di gusto Carlissian.
La giovane donna si limitò a guardarlo torvo mentre scendeva dalla nave per fare ritorno all'infermeria. Cosa gli avrebbe detto ? Come avrebbe trovato le parole giuste per spiegargli la situazione?
" Ehi Luke. Abbiamo un piano per salvare Han. Solo che c'è una cosa che devi sapere:  sono innamorata di lui." No troppo indelicato, forse sarebbe stato meglio non dire tutto subito. " Presto salveremo Han e quando tutto sarà finito, devo parlarti". No no, erano parole che potevano essere fraintese e dargli un'altra inutile speranza.
Certo che era proprio una gran diplomatica se aveva così tanti problemi a trovare le parole giuste per spiegare una cosa tanto semplice... perché LUI aveva rovinato tutto, mettendola in difficoltà in quella maniera? Ma forse le sue erano solo inutili elucubrazioni: Luke era un ufficiale dell'Alleanza, coscienzioso e responsabile e lei come era suo pieno diritto secondo la gerarchia della Ribellione gli comandava di partecipare ad una missione di salvataggio di un suo commilitone nonché caro amico. Si, non ci sarebbe stato alcun tipo di problema. Ritrovato tutto il suo contegno, era giunta dinanzi alla porta dell'infermeria per poi aprirla senza battere ciglio.
Non fu contenta di quello che vide: il letto era vuoto, l'armadietto dove erano state messe tutte le cose di Luke era aperto e nulla era rimasto al suo interno. Il droide medico era ancora spento, quindi sarebbe stato perfettamente inutile chiedergli dove fosse andato a finire il suo paziente ancora convalescente.
" Dove sei finito ?! - preoccupata accese il comlink e provò a contattarlo ma era spento.
In quel momento udì la porta alle sue spalle aprirsi e già si stava preparando a rimproverare l'amico per quello stupido scherzo ma quando si voltò non vide chi stava cercando.
" Generale Rieekan - disse Leia in tono formale salutando l'ufficiale di mezz'età che aveva guidato le forze di difesa della base Echo su Hoth. Se non fosse stato per il suo comando attento e capace , le perdite per l'Alleanza avrebbero potuto essere ben più elevate e persino la fuga rocambolesca a bordo del Falcon avrebbe potuto essere molto più difficile.
" Principessa - l'uomo la salutò formalmente. Era Alderaaniano come lei, uno dei pochi sopravvissuti a seguito della distruzione del loro pianeta di tre anni prima e la cortesia e l'educazione erano sempre al primo posto per ogni buon abitante di Alderaan. " Il Comandante Skywalker era abbastanza certo che vi avrei trovata qui; mi ha accennato qualcosa in merito al cattura del Comandante Solo e mi ha detto che poteva servirvi il mio aiuto."
Un momento.  Ma Luke cosa aveva combinato? Perché aveva disturbato un ufficiale colmo di impegni e di urgenze come Rieekan per chiedergli aiuto? Come tutti gli altri del resto. Le forze delle Alleanza erano esigue e ancora più esigui erano i comandanti. Chissà da quale importante missione Rieekan era stato distolto per andare a parlare con lei.
" Generale, vi chiedo scusa a nome del Comandante Skywalker ma credo abbia commesso un eccesso di zelo contattandovi per coinvolgervi nella ricerca del Comandante Solo. Ho già approntato una squadra di pochi ma validi elementi per non distogliere altre forze dove possono essere più utili che in una semplice missione di recupero come questa."
Semplice non sarebbe stata affatto, anzi. Ma non poteva fare un'eccezione, nemmeno per Han. Erano in quattro senza considerare anche i droidi. Un numero più che sufficiente per fare quello che andava fatto. L'Alleanza non poteva permettersi di più.
" Vi chiedo scusa, Principessa ma vorrei farvi una domanda - il tono del Generale era sempre impeccabile, senza tradire la minima emozione -  tra questi validi elementi contate anche il comandante Skywalker ?"
Rimase costernata a quella domanda. " Certamente - rispose - sempre che non sia richiesto in altre mansioni più importanti di questa."
La seconda parte della sua risposta uscì con grande difficoltà dalle labbra di Leia. Era quello il problema dunque? L'Alleanza voleva servirsi di Luke altrove? Se così fosse stato avrebbe capito estremamente a malincuore. Era pur sempre l'ultimo degli Jedi e c'erano cose che soltanto lui poteva e sapeva fare.
" Il Comandante Skywalker mi ha chiesto di essere esonerato dal servizio attivo fino al completamento del suo addestramento come Jedi. Ritengo prioritario un tale impegno da parte sua e come suo diretto superiore, ho acconsentito."
Fu come ricevere un pugno allo stomaco.  Si , per la Ribellione era fondamentale che Luke progredisse come Jedi ma... era stato lui a chiedere di essere esentato?! Non poteva credere alle sue orecchie.
" Generale - la voce della donna si caricò di gravità - in qualità di Ministro di Stato, vi chiedo di revocare tale esonero e di mettere il Comandante Skywalker alle dirette dipendenze dell'Esecutivo.
E l'Esecutivo erano lei e Mon Mothma, il Capo di Stato. Mai prima di quel momento aveva fatto uso dei poteri speciali che il Trattato Corelliano, ossia l'atto istitutivo dell'Alleanza , le concedevano ma... aveva bisogno di lui per salvare Han! Come poteva aver fatto una cosa del genere?
Il volto dell'uomo si corrucciò per un istante in un'espressione contrariata.
" Temo sia troppo tardi per questo, Altezza - il contegno cortese di Rieekan si era trasformato in rigida formalità - il Comandante Skywalker ha già lasciato la flotta per dirigersi in una destinazione top secret, ad unica conoscenza mia e del Capo di Stato. Ho già provveduto ad informarla di questa decisione."
Leia era sconvolta , letteralmente ma non lo diede a vedere...  parlarne con Mon Mothma? No, lei avrebbe appoggiato Rieekan in quella decisione: all'Alleanza serviva uno Jedi ben addestrato e quello aveva la precedenza su tutto. Ma andarsene via così, senza neanche salutarla? Era ferita e non poteva far altro che nasconderlo.
" Vi chiedo scusa, Generale - tutta la gravità di qualche istante prima era svanita - avete certamente preso la decisione migliore. Il vostro aiuto sarà indispensabile ed estremamente gradito."
Un lievo sorriso di comprensione si affacciò sul volto del conterraneo di Leia. " Non vi preoccupate, Altezza. Comprendo la vostra insistenza. Ora illustratemi pure i dettagli riguardo il piano di recupero per il Comandante Solo."

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Capitolo 3
*** Maestro e apprendista ***




Cap 3 - Maestro e apprendista

VADER

 
 
Chiuso all'interno della camera di meditazione iperbarica che era stata installata appositamente per la sua persona, Darth Vader respirava profondamente senza l'ausilio della sua maschera, immerso nei suoi pensieri.
Suo figlio era diventato più forte di quanto si sarebbe aspettato: certo il suo addestramento era ancora pieno di lacune e aveva ancora molto da imparare prima di poter diventare una seria minaccia ma era stato indubbiamente un avversario interessante.  Obi-Wan aveva fatto un buon lavoro con lui, almeno per quello andava ringraziato.
Se fosse ancora vivo - riflettè malignamente Vader indugiando per un istante sul suo odiato mentore di un'altra vita.
E così aveva detto a Luke che Darth Vader aveva ucciso suo padre. Una storpiatura della verità talmente atroce da fargli ribollire il sangue nelle vene e da fargli desiderare di uccidere quello Jedi menzognero almeno un altro centinaio di volte.
La camera iperbarica cominciò a tremare, scossa dalla Forza e dal Lato Oscuro che si propagava dal corpo di Vader come un'onda, ma riuscì a trattenersi prima di causare dei danni alla struttura.
No, non aveva tempo per perdere le staffe: si stava dirigendo al Centro Imperiale, o Coruscant come veniva chiamato al tempo della Repubblica, per un colloquio richiesto con urgenza dall'Imperatore. Palpatine voleva parlargli non per il tramite dell'Holonet ma viso a viso, il che poteva significare tutto oppure niente.
In fondo erano mesi che Vader non faceva ritorno su Imperial City, visto il suo bel da fare a dare la caccia ai Ribelli nell'Orlo Esterno ed era possibile che ci fossero delle novità così importanti da dover essere discusse di persona. Oppure, l'argomento principe sarebbe stato la fuga "facilitata" del giovane Skywalker e Darth Sidiuos cominciava a nutrire dubbi a tal riguardo circa le intenzioni del suo apprendista. La cosa non l'avrebbe sorpreso: l'Imperatore aveva spie ovunque e spiava chiunque, non fidandosi di nessuno e pronto a punire in modo spietato il tradimento, anche se solo accennato. E Vader non era da meno.
Un trillo all'interno della capsula lo avvisò che l'Executor stava uscendo dall'iperspazio e con un cenno di fastidio, l'uomo fece abbassare il sostegno che reggeva la sua maschera per poi indossarla. Aprì la capsula e accese la comunicazione con la plancia del Super Star Destroyer.
" Ammiraglio Piett - disse con la consueta autorevolezza - fate preparare la mia nave ."
" Certamente, Milord - rispose compostamente l'ufficiale. Il Sith chiuse la comunicazione per dirigersi a passo sostenuto verso gli hangar della nave ammiraglia della sua flotta personale. Sali a bordo dello shuttle Lambda e accese l'interphone dando ai piloti il via libera.
Velocemente, la piccola nave si diresse verso i trafficati accessi sub-spaziali tramite i quali centinaia di veicoli  accedevano o lasciavano quotidianamente e con ordine il pianeta.  Lo shuttle li superò tutti per dirigersi direttamente verso la superficie, alla volta del Palazzo dell' Imperatore.
La vista di Imperial City poteva togliere il fiato ad un viaggiatore occasionale, poco abituato alle immense arcologie che sbucavano dalle nubi dei cieli del pianeta. Ma Vader non era né un viaggiatore occasionale né uno poco abituato a quello spettacolo, anzi la vista di quelle guglie lo infastidiva: rischiava infatti di fargli tornare in mente ricordi che doveva restare sepolti negli ultimi recessi della sua anima e che giammai sarebbero più dovuti riaffiorare.   
La nave atterrò negli hangar personali dell'Imperatore e alla discesa della nave un gruppo di quattro guardie cremisi erano li ad attenderlo per condurlo alla sala del trono. L'uomo camminava a passo spedito per i magnificenti corridoi della reggia, costringendo il quartetto di scorta a fare parimenti.
Palpatine era l'uomo più ricco e potente dell'intera galassia e ogni elemento architettonico li dentro lo ricordava: i tappeti di Chandrila, le colonne istoriate costruite con il più pregiato marmo di Corulag, le tinture e gli affreschi eseguiti con la tecnica nubiana. E questo solo per citarne alcuni.
Vader disprezzava quello sfarzo sebbene gli riconoscesse una certa funzionalità: il potere non è mera sostanza ma anche forma e apparenza. Una delle lezioni del suo Maestro che per quanto avesse imparato, applicava in maniera ben più rudimentale.
La sala del trono si trovava al di là di un colossale portone in legno di Kashyyyyyk trattato alto più di dieci metri. Superato quello si accedeva ad una stanza ovoidale con poca ma  ricercatissima mobilia , al termine della quale, saliti una decina di scalini, si trovava il trono: una sedia in pietra lavorata presentante le effige di mostri alati famelici di chissà quale pianeta e qualche metro più sopra una statua che sembrava sospesa nel vuoto, di un gigante di nero granito inginocchiato e con le mani chiuse a coppa davanti a se.
Palpatine sedeva sul trono, in silente e vigile attesa. Indossava un sobrio completo di velluto rosso con cappuccio tirato su e lungo il busto vi era una fascia di seta nera che gli scendeva dalla spalla sinistra al fianco destro. Alla sua destra e alla sua sinistra stavano due Protettori Sovrani, guardie cremisi d'elite che avevano ricevuto un elementare addestramento nelle vie della Forza. Le loro armature avevano gli stessi colori del vestiario del loro sovrano.
Le quattro guardie di scorta si disposero lungo la scalinata e quando Vader fu una distanza di poco più di tre metri si mise in ginocchio.
" Eccomi giunto, mio Signore - disse con voce apparentemente sottomessa.
" Alzati, amico mio - gracchiò l'Imperatore facendo un cenno con la mano destra - e spiegami come mai hai lasciato fuggire il giovane Skywalker."
Dritto al punto, come sempre. E come si aspettava.
" Fa parte di una precisa strategia, mio maestro. Una strategia che voi stesso mi avete insegnato."
Le labbra di Sidius si incresparono in un sorriso misto di sorpresa e compiacimento.
" Spiegati meglio".
Vader si mise in piedi.
" Se vogliamo che la vostra preda diventi una grande risorsa, bisogna fare in modo che scelga il Lato Oscuro di sua spontanea volontà e con la convinzione che scegliendolo possa ottenere quello che gli sta più a cuore."
Il sorriso di Palpatine si trasformò in una risata divertita e ne aveva ben donde. Gli aveva appena ricordato in poche parole come LUI era stato convertito al Lato Oscuro dall'uomo che ora era l'Imperatore.
" Bene... BENE! - disse continuando a ridacchiare - e immagino tu abbia capito a cosa aneli il suo cuore."
" Certamente, mio signore - il tono dell'apprendista continua a restare serio e imperturbabile - si tratta dei suoi amici ribelli. Come sapete, egli è corso immediatamente a salvarli e non c'è nulla che non farebbe per loro."
" Capisco - aggiunse Palpatine interrompendo solo per un istante la sua ilarità - ed è per questo che hai lasciato andare via anche loro, dopo averli messo in grave pericolo. Per rafforzare quel legame, per fargli credere di averli tratti in salvo e per poi, quando sarà il momento, accrescere la sua frustrazione e impotenza mettendoli in un pericolo ancora maggiore e possibilmente senza uscita!"
Illusione, mistificazione uniti ad una falsa ma potentissima speranza... una parte di Vader ricordava ancora  quanto avesse sofferto in passato per quello stesso trattamento ma era una voce troppo debole per poterlo influenzare.
" Esattamente, mio maestro - Vader continuava a parlare come un sottoposto ligio ed obbediente - ed oltre a questo, serviva a confondergli le idee... a fargli credere che fossero altri i veri bugiardi. E a piantare nel suo animo il germe più infido: quello del dubbio!"
Palpatine si mise in piedi, visibilmente fiero di quell'allievo che a quanto pare si stava dimostrando non più soltanto un combattente formidabile ma un vero Signore dei Sith, maestro di tentazione ed inganno.
" Hai imparato bene la tecnica del Dun Moch, Lord Vader... sono estremamente compiaciuto da te!"
Il Dun Moch, o " dominazione della mente" tradotto dalla lingua Sith ; piegare quella assieme al corpo per ottenere una vittoria totale sul proprio nemico. La stessa Guerra dei Cloni era stata una applicazione estremamente estesa di quella tecnica del Lato Oscuro della Forza.
" Con il vostro permesso, mio signore - questa volta la voce dell'apprendista tradì un briciolo di apprensione - vorrei continuare nella missione che mi avete assegnato. L'inattività della capitale mi è... insopportabile."
" Vai pure - disse Palpatine tornando a sedersi sempre sorridente - e tienimi aggiornato sugli sviluppi."
Vader si girò e fece per andarsene. Ce l'aveva fatta... era riuscito a persuadere il suo maestro sulla completa sincerità di quel piano d'azione, mescolando abilmente verità e finzione.
" Lord Vader - sentì nuovamente la voce di Palpatine alle sue spalle che lo fece girare di scatto - a breve ti contatterò per supervisionare i lavori della costruzione di una nuova Morte Nera. Sono a buon punto ormai."
Una nuova Morte Nera ?! E non ne aveva saputo niente fino a quel momento? Qualcuna delle sue spie avrebbe pagato per quella incompetenza. Era fortemente infastidito da quella notizia e dalla conseguente consapevolezza : se l'Imperatore poteva fare in modo che lui non sapesse niente di una notizia tanto eclatante quanto la costruzione di una nuova super arma, era chiaro che Darth Sidius avesse molti più assi nella manica di quanto lui pensasse.
" Non dimenticare mai, amico mio - disse Palpatine questa volta estremamente serio, probabilmente dopo aver percepito il suo disagio  - chi fra noi due è il vero Maestro."

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Capitolo 4
*** Sotto i soli gemelli ***




Capitolo 4 - Sotto i soli gemelli

LANDO


" Nyir Irys'cra !"
Dopo decine di tentativi finalmente , l'uomo riusciva a pronunciare tra se e se il nome del Bothan che l'Alleanza Ribelle aveva loro concesso per trarre in salvo Han. Un pessimo acquisto dal suo punto di vista... e sotto ogni aspetto.
Quel tipo non faceva altro che lamentarsi ora del caldo, ora della sabbia portata dal vento che rischiava di rovinargli la sua " bellissima " pelliccia e infine della qualità del soggiorno... e meno male che erano alloggiati al Motel Nebulus, l'unico posto in tutta Mos Eisley dove poter trovare vitto e alloggio decente!
Stare in compagnia di quel tipo per più di mezz'ora era praticamente impossibile per cui  Lando aveva deciso di lasciarlo da solo nella piccola suite che occupavano interamente a SUE spese e si era concesso un po' di relax nella sala da gioco del Motel in uno dei due modi più efficaci che conoscesse per rilassarsi : il Sabacc.
A quel gioco di carte era imbattibile, come si erano ormai accorti i pochi avventori della residenza che avevano avuto il coraggio di sedersi al suo tavolo in quell'occasione e nelle varie altre in cui l'ex amministratore di Cloud City aveva lasciato la suite che ormai occupava da quasi una settimana insieme a quella compagnia poco desiderata.
La Principessa aveva portato quel simpatico individuo con se al posto di Skywalker, bello scambio senza dubbio e oltre a quel cambiamento aveva dovuto anche digerire il completo stravolgimento del suo piano: infatti, il salvataggio di Han era diventato una missione ufficiale dell'Alleanza e il comando era stato affidato proprio al Bothan che aveva deciso di fare di testa sua.
Ci fosse stata almeno quella graziosa fanciulla a fargli compagnia e con la quale intrattenersi! 

 

Il "capitano" Irys'cra aveva ben deciso di tenere separate le loro sparute forze per non destare sospetti : le ronde imperiali avrebbero potuto riconoscere facilmente una personalità come Leia e poi il Falcon era un mezzo segnalato pertanto lei e Chewbacca si trovavano in attesa di novità sulla nave, un'altra, con la quale erano giunti dal rendez-vous della flotta, ormeggiata in chissà quale hangar. Il Bothan si rifiutava di dirglielo: qualora catturato era meglio sapesse il meno possibile, così gli aveva detto.
Il Falcon invece era stato sistemato in una vecchia struttura abbandonata nella parte bassa della cittadina, camuffato a dovere. Aveva brontolato tutto il tempo durante quell'operazione, visto che tutto il lavoro sporco era toccato a lui, oltre naturalmente al trasporto dell'attrezzatura del Bothan dalla nave di Leia al Motel. E naturalmente trattandosi di attrezzatura illegale e delicata, aveva dovuto fare più viaggi avanti e indietro sotto il caldo dei soli gemelli ogni volta cambiando strada, sempre per non destare sospetti!
 Inutile spiegare al comandante della missione che l'intero pianeta di Tatooine e in particolare Mos Eisley fossero un luogo dove l'illegalità era all'ordine del giorno e tollerata dal locale presidio imperiale...
Arrogante e paranoico... ma che persone interessanti chi mi hai fatto conoscere Han!"
Il comlink gli trillò mentre rimetteva a posto le carte da gioco. Sbuffò prima di accenderlo sapendo chi lo stesso contattando.
" Si ? - rispose, rigorosamente senza dire altro come gli era stato chiesto di fare fino alla nausea.
" Da me. Subito- disse il suo interlocutore dall'altra parte per poi chiudere subito dopo.
" Un per favore sarebbe stato gradito..."
Lando si mise in piedi diretto alla stanza. Mentre camminava per i corridoi in pietra lavorata della residenza, ben refrigerati da potenti condizionatori, lanciò uno sguardo ammiccante ad una cameriera twi'lek che gli rispose con un sorriso malizioso. Il suo nome era Neena e faceva il turno pomeridiano.  
" Mi avesse almeno lasciato la possibilità di divertirmi un po' con questa bellezza... macchè!"
Raggiunse rassegnato l'ingresso della suite e bussò tre volte, codice segreto di entrata. Meno male che non doveva dire anche una parola d'ordine! La porta venne sbloccata dall'interno e lui potette entrare.
" Capitano - disse l'uomo una volta che la porta venne nuovamente chiusa alle sue spalle.
" Signor Carlissian - replicò quasi infastidito il Bothan sollevando lo sguardo dal portatile all'avanguardia collegato a diversi holo - proiettori  e ad una coppia di disturbatori di frequenze - le posso confermare la notizia scoperta al nostro arrivo. E' stato ufficialmente aperto il Solo's Contest."
Dunque era vero.
 Lando ricostruì mentalmente tutto quello che avevano scoperto da che erano giunti sul pianeta deserto : a quanto pare Boba Fett aveva portato il suo prezioso trofeo direttamente su Tatooine col chiaro intento di riscuotere l'astronomica taglia, ma ad attenderlo già in orbita aveva trovato un caldo benvenuto. I suoi colleghi cacciatori di taglie non avevano mandato giù il fatto che fosse stato lui a ricevere dall'Impero il corpo congelato di Han e si erano accordati per prenderglielo con la forza.
C'era stato un inseguimento serrato tra i cieli del pianeta ma Fett era riuscito a fuggire nell'iperspazio alla volta di una destinazione ancora ignota. La notizia di quanto avvenuto era giunta a Jabba il quale non solo non se l'era presa più di tanto per la mancata consegna ma anzi era così divertito dalla cosa che aveva deciso di organizzare una gara tra cacciatori di taglie, il Solo's Contest appunto, con tanto di giro di scommesse, ricchi premi e tutti quegli annessi e connessi che ci si può aspettare di trovare in un evento organizzato da un Hutt.
L'uomo avrebbe persino apprezzato il senso dell'umorismo quella situazione se non fosse stato un suo vecchio amico ad essere l'oggetto conteso da quegli individui poco raccomandabili. Li conosceva quasi tutti di fama: il trandoshano Bossk, il droide Killer IG-88 , il gand Zuckuss e altri che sarebbero stati disposti a tutto pur di ottenere la taglia.
" Fett attualmente viene dato a 2 a 1, resta il favorito nella competizione - aggiunse il Bothan con sorriso sarcastico - tutti gli altri hanno quotazioni variabili. Lei che è un giocatore, Carlissian, che ne dice? Su chi punterebbe ?"
Le provocazioni di quell'essere infimo cominciavano ad alterare parecchio Lando il quale era si un uomo paziente come ogni buon cultore del Sabacc ma stava raggiungendo velocemente il limite di sopportazione. Voleva strappare uno ad un uno i pelli della pelliccia ben pettinata di quel brutto muso.
" Non punterei su nessuno, Capitano - disse cercando di restare il più calmo possibile - perché toglieremo il Comandante Solo dalle mani di Fett prima che questa stupida competizione giunga alla fine."
" Esattamente Signor Carlissian, esattamente - il tono di Nyir Irys'cra continuava ad essere irritante - prima che venga consegnato all'Hutt, nel cui palazzo sarebbe praticamente impossibile entrare e dove se non ricordo male, lei intendeva intrufolarsi con un piano a dir poco azzardato e grossolano!"
Adesso basta !
" Capitano Irys'cra, lei sarà anche un agente dell'Intelligence Bothan rispettato e competente - avrebbe voluto dire "raccomandato" e "inetto" tanta era la rabbia che cominciava a ribollirgli dentro - ma francamente sta passando il segno. Le ricordo che io sono soltanto un volontario che vi sta aiutando in una vostra missione ufficiale e certamente non sono un suo sottoposto!"
La pelliccia dell'alieno cominciò ad incresparsi. " Un volontario che avrebbe potuto mettere in serio pericolo la vita della Principessa Leia Organa con una strategia inadeguata e assolutamente priva di senso! Io comando questa missione, Carlissian, e volontario o no se lei desidera parteciparvi dovrà obbedire ai miei comandi! Sono stato chiaro ?"
Lando l'avrebbe colpito volentieri quel brutto muso allungato ma gli era rimasta una oncia di sangue freddo per comprendere che se avesse continuato quel battibecco a farne le spese sarebbe stato soltanto Han.
Tirò un profondo respiro. " Le chiedo scusa, signore. Ha ragione lei. C'è altro che vuole comunicarmi ?"
"Si - rispose il suo interlocutore, cominciando a calmarsi - tutti i cacciatori di taglie in gara con la sola esclusione di Fett, sono stati invitati a dare costante comunicazione della loro posizione e dei loro progressi circa la ricerca dello Slave I, la nave del cacciatore di taglie mandaloriano. Secondo Jabba Desilijic Tiure aiuta a mantenere viva l'attenzione degli scommettitori. Una vera fortuna per noi."
Sebbene fosse abbastanza incapace a relazionarsi, il Bothan sapeva il fatto suo quando si trattava di intercettazioni radio. Questo almeno doveva riconoscerglielo.
Irys'cra continuò a parlare. "  Intrecciando i dati così fornitici, ho scoperto che le ricerche dei concorrenti di questo evento, si stanno concentrando nel sistema di Ord Mantell. Esiste una cellula locale della nostra Intelligence, sul pianeta che porta lo stesso nome del sistema. Sono stati già contattati per darci conferma o smentita della presenza della nave di Fett."
Si passò una mano nella pelliccia per sistemarsi un ciuffo fuori posto per poi distogliere l'attenzione da Lando e tornare alla sua apparecchiatura.
Il giocatore era visibilmente impressionato ma non lo diede a vedere. Non voleva gonfiare l'ego già smodato del Bothan con qualche ringraziamento.
" Vada pure Carlissian, penserò io ad avvisare la Principessa."
Non se lo fece ripetere due volte. Aprì la porta per uscirne immediatamente, indeciso se volesse baciare quell'idiota arrogante o se stenderlo.


" A proposito di baciare... - Lando cercò Neena con lo sguardo e la trovò esattamente dove l'aveva lasciata, ancora indaffarata con le lenzuola.
Certo che come cameriera lascia alquanto a desiderare, per la velocità sopratutto...  ma è così sensuale."
La twi'lek dalla pelle turchese si girò rapidamente, quasi come se si fosse accorta di essere osservata.
" Hai occhi anche dietro la testa, mia cara ? - aggiunse mentre si avvicinava con uno dei suoi migliori sorrisi. Era felice per i progressi dell'indagine e aveva proprio voglia di festeggiare in compagnia. E sopratutto di fare qualcosa che il suo "superiore" non avrebbe gradito.
Lei gli sorrise di rimando. " Dipende da chi mi sta guardando - aggiunse con la consueta malizia, sapeva di piacerle - allora, hai trovato finalmente qualche minuto per me ?"
Lando ridacchiò. " Certamente, vogliamo andare al bar? Pagherò il tuo capo per il disturbo che gli sto arrecando, non temere."
" Bar ? Hmpf - abbassò il tono di voce per avvicinarsi al orecchio di lui - seguimi, conosco un posticino molto più tranquillo."
E senza attendere replica cominciò ad allontanarsi ancheggiando vistosamente, verso un'ala isolata del motel.
" Non posso e non voglio resistere - seguì senza battere ciglio ammirandone la sfilata fino all'arrivo ad un sottoscala dove c'era una porta. Lei l'aprì e dopo avergli rivolto nuovamente un sorriso carico di desiderio, entrò
Lando si affacciò, doveva essere la stanza di Neena. C'erano poche cose li dentro, evidentemente la twi'lek doveva aver preso servizio da poco.
L'oggetto dei suoi desideri gli dava le spalle, mentre versava qualcosa da bere.
" Un po' troppo facile per i miei gusti ma per una volta posso anche fare un'eccezione!"
 Il giocatore si sedette sul letto in attesa. La twi'lek lo raggiunse poco dopo con due boccali in mano.
" Succo di Juri, con una piccola correzione - gli disse mentre andava a sedersi proprio di fianco a lui, porgendogli uno dei due boccali - fa attenzione, è molto... pericoloso."
" Amo il pericolo - le rispose prendendo il boccale e tazzando contro il suo. " Brindo alla bellezza!"
" Alla bellezza! - gli fece eco lei sorseggiando piano piano. Lando invece cominciò a bere in maniera più sostenuta. Lo Juri era molto forte ma ne aveva provati di peggiori nella sua lunga carriera di uomo d'affari.
Quando ebbe finito , ridiede il boccale alla cameriera.
" Avevi una gran sete ! - disse lei visivamente colpita dalla capacità di reggere l'alcool del giocatore.
" Si, sarà l'afa di questo posto o il fatto che fosse il miglior juri che abbia mai bevuto."
La twi'lek fece un risolino civettuolo. " Allora dimmi, cosa ci fai su Tatooine insieme ad un Bothan ? Non se ne vedono molti da queste parti."
L'uomo replicò prontamente. " Affari; lui è il mio contabile. Siamo venuti ad acquistare glitterstim e spezia gree da rivendere nell'Orlo Mediano. Import-Export, insomma."
" Uuuuuh, sei molto ricco allora ? - gli occhi della ragazza già brillavano.
" Hmmm, abbastanza. Ma la mia principale ricchezza non è nel denaro." Le strizzò l'occhio
Lei di rimando cominciò a solleticargli il braccio. " Capisco"
E all'improvviso lo baciò con tale impeto da smorzargli il fiato. Lando assaporò quel bacio con passione anche se cominciava a sentire un po' di strana e improvvisa sonnolenza.
La ragazza si staccò da lui dopo un minuto buono e l'uomo non riuscì a trattenere uno sbadiglio.
Ma che mi succede, per tutti i gundark..."
La vista  dell'uomo cominciava ad annebbiarsi mentre faticosamente cercava di mettersi in piedi.
La ragazza continuava a sorridergli, se possibile ancora più maliziosamente.
" Così ami il pericolo, Lando Calrissian ? Lo spero per te... perché  è uno bello grosso quello in cui ti sei appena ficcato."

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Capitolo 5
*** Diverse interpretazioni ***




Capitolo 5 - Diverse interpretazioni

Luke

 
" Ehi Luke ! - si voltò ancora infastidito ad ascoltare l'uomo insieme al quale era fuggito dalla Morte Nera a seguito della più rocambolesca delle fughe - che la Forza sia con te ! "
" La Forza, Han ? Che ne puoi sapere tu della Forza ?! "
Erano li di nuovo sulla base di Yavin IV, lui indossava la tuta pressurizzata color arancio per la prima volta. Non ricordava neanche di aver formulato un pensiero così antipatico ma a quanto pare...
" E pensare che sono stato io a convincerti a restare."
Ma cosa stava succedendo ? Han gli aveva salvato la vita, se non fosse stato per lui la Morte Nera avrebbe distrutto Yavin IV e tutti coloro che erano li ad aspettare una fine quasi certa. Cos'era quel egoismo che sbucava forte tanto all'improvviso?
La scena cambiò di colpo. Questa volta si trovavano su Hoth e Leia... Leia lo stava baciando. Poi se ne andava smorfiosa dicendo rivolgendosi a Han: " Vedo che devi imparare ancora tutto sulle donne !"
" E meno male che doveva imparare visto che alla fine hai scelto proprio lui !"


Riaprì gli occhi quasi di soprassalto.

" Sogno..."


Era ancora a bordo del caccia Ala-X, destinazione Dagobah. I viaggi iperspaziali a bordo di un velivolo monoposto potevano essere molto noiosi e pertanto dormire era una delle poche cose che si potesse fare per passare il tempo. Era ancora sotto sedativi e questo aveva facilitato l'addormentarsi, insieme alla tecnica Jedi di meditazione che gli era stata insegnata dal maestro Yoda.
Grazie alla Forza, mancava poco meno di un'ora all'arrivo nel sistema dove si trovava il pianeta palude, sede del ritiro dell'anziano e strambo alieno. Aveva dormito per molto tempo eppure non si sentiva troppo riposato: forse era l'effetto delle medicine.
Risistemò il sedile reclinabile in posizione seduta e si mise a controllare meglio i dati sul Navi-computer: tutto in regola, ogni cosa era al suo posto ed R2 era ancora disattivato.
Approfitto di quel risveglio avvenuto un po' prima di quanto volesse per provare a metter a posto le idee: presto avrebbe potuto chiarirsi con i suoi due mentori. Sperava infatti che Ben si manifestasse ancora una volta a loro e gli potesse spiegare meglio il significato delle parole di Vader. E Yoda? Anche lui era informato della situazione ? Doveva esserlo, in fondo era stato il maestro di Ben.
" Va tutto bene, stai calmo. Quell'assassino non può essere tuo padre. Non può esserlo !"
Trasse un paio di profondi respiri, presto avrebbe avuto le risposte che cercava e ,ne era sicuro, avrebbe ritrovato la serenità.
" Beh non del tutto."
Già, Leia l'aveva respinto nell'infermeria e il motivo non era troppo difficile da comprendere. Lei e Han si punzecchiavano negli ultimi tempi come due ragazzini e a quanto pare c'era un motivo.
" Un 'altra cosa che forse sarebbe stata meglio dirmi chiaramente molto prima!"
La ragazza aveva dedicato al giovane apprendista Jedi molte attenzioni in quegli anni, si confidava con lui praticamente su tutto e come gli aveva detto in più di un'occasione non c'era una sola persona nell'Alleanza con cui si sentisse più a suo agio.
Del canto suo, Luke si era innamorato di lei quando l'aveva vista per la prima volta in quel ologramma a casa degli zii. Non le aveva mai detto nulla per non diventare un peso per lei, con tutte le responsabilità che aveva. Gli bastava starle vicino, sostenerla e ad aiutarla come poteva. Il momento per dichiararsi sarebbe arrivato. Ma mentre lui si faceva tutti quegli inutili scrupoli, qualcun altro che pensava molto di meno e agiva molto di più, l'aveva irretita.
Han era un conquistatore, più di una volta avevano affrontato l'argomento in quei tre anni, ridendoci su: aveva avuto molte ragazze prima di Leia e molto probabilmente ne avrebbe avute altrettante quando si sarebbe stancato di lei!
Il pensiero lo fece innervosire e non poco. Meno male che aveva deciso di andarsene: infastidito com'era dalle due scoperte che aveva fatto in rapido successione, avrebbe potuto essere un pericolo per la buona riuscita della missione. Rieekan avrebbe certamente aiutato Leia, era un comandante assai abile e per nulla coinvolto emotivamente.
Provò a fare ricorso alla tecnica di rilassamento Jedi per ritrovare un po' di tranquillità e ci riuscì sebbene molto a fatica. Stette immobile fino a quando un cicalino lo avvisò che stavano uscendo dall'iperspazio.
Il caccia ebbe un sussulto quando ritornò nello spazio reale, rivelando innanzi all'abitacolo la familiare sagoma del pianeta verde.
L'astrodroide cominciò a fischiettare.
" No, non preoccuparti, R2. Lasciami i comandi manuali. Voglio atterrare molto vicino alla capanna di Yoda. Non vorrei che la nave finisse di nuovo in un pantano."
Ricevette in risposta un trillo molto preoccupato. Il ragazzo sorrise.
" Tranquillo, non sarai ingoiato da nessun mostro questa volta. Fidati di me."
Con sicurezza il giovane guidò il caccia nell'atmosfera di Dagobah per poi atterrare ad una ventina di metri dalla casupola ove risiedeva l'anziano Jedi.
Luke scorse la sagoma del piccolo essere seduto su di una panca proprio di fianco la magione. Al suo fianco, circondato da un alone azzurrino, c'era anche lo spirito di Ben.
" Ci siamo..." Il giovane uscì svelto dalla carlinga del velivolo con un elegante salto. Si sfilò il casco mettendoselo sotto braccio, e prese a guardare entrambi gli Jedi.
Quando fu abbastanza vicino, prese la parola.
" Maestro Yoda. Ben." Il tono tradì una certa irritazione che tuttavia sembrò passare inosservata.
" Tornato tu sei! Come promesso avevi! " Il piccolo alieno era  contento e anche positivamente sorpreso, era evidente. Lo spirito invece era immoto nel suo essere un tutt'uno con la Forza. La sua presenza non tradiva la minima emozione, nel bene e nel male.
" Avevate qualche dubbio, Maestro Yoda ? - la frase era piena di sarcasmo e questa volta non venne ignorato.
" Una grande insolenza in te io sento. Di ciò bisogno tu non hai." Le lunghe orecchie dell'alieno si abbassarono e il suo tono era ora serio e composto. " Da qualcosa afflitto tu sei."
" Lo sono - replicò il giovane istintivamente. " Ed entrambi conoscete benissimo il motivo della mia afflizione!"
I due tacquero attendendo che Luke continuasse.
" Ho fatto una scoperta e vorrei che voi mi diceste se è verità o menzogna.
Maestri, Darth Vader è mio padre ?"
Disse tutto di un fiato per non rischiare che quelle parole gli si strozzassero in gola.
Passarono istanti interminabili. Poi fu lo spirito a parlare.
" Si."
Un semplice monosillabo, pronunciato con una tale tranquillità da far accapponare la pelle del giovane.
" Si ?! - guardò irato il suo primo mentore - ma eri stato tu a dirmi che mio padre era stato assassinato! Assassinato da Darth Vader che tradì e passò al male!"
Lo sguardo di Obi-Wan Kenobi sembrò caricarsi di comprensione prima di proseguire.
"Tuo padre fu sedotto dal lato oscuro della Forza. Cessò di essere Anakin Skywalker e divenne Darth Vader. Quando ciò accadde, il bene che era in lui venne distrutto. Quindi quello che ti dissi era vero, da un certo punto di vista."
" DA UN CERTO PUNTO DI VISTA ?! - la risposta era carica di rabbia e di delusione. " Perché me lo avete tenuto nascosto ? Perchè ?
Era veramente troppo : poteva sopportare le difficoltà di una guerra, il peso del complicato destino che gravava sulle sue spalle e la solitudine che questo comportava ma tollerare quella menzogna da parte di chi aveva dato completa fiducia, no.  Senza accorgersene delle lacrime gli salirono agl'occhi.
Questa volta fu il piccolo alieno a rispondere. " Non preparato al compito eri tu, Luke. Non potevamo..."
Non riuscì a finire quella frase visto che il giovane Jedi lo interruppe alzando ancora una volta la voce.
" QUALE COMPITO ? QUELLO DI UCCIDERE MIO PADRE ?"
Yoda continuò. " Tuo padre più non esiste. Corrotto, divorato da Darth Vader egli è stato. Sempre ricorda, quando la strada buia tu intraprendi , per sempre essa controllerà tuo destino." Il tono paziente e tranquillo di quelle parole, pronunciate con la sicurezza di chi è certo delle proprie convinzioni, ebbero l'effetto di far infuriare ancora maggiormente il ragazzo.
" Voi non siete minimamente pentiti - ora la sua voce era diventata quasi un sussurro - mi avreste preparato a questo compito affinché lo uccidessi e se io non ve lo avessi chiesto, non mi avreste detto nulla."
Nessuno dei due replicò subito a quelle parole così cariche di livore. Il giovane fece qualche passo indietro, a voler mettere distanza tra lui e quei due individui non più così meritevoli di fiducia ai suoi occhi.
 
 
Lo spirito tornò a parlare, ancora una volta provando ad essere conciliatorio. " Tuo padre ha tradito i suoi confratelli, Luke, e la Repubblica che aveva giurato di difendere. Credimi so come ti senti, ho provato un dolore identico al tuo. Anakin era come un figlio per me, ma ho dovuto accettare che fosse diventato qualcun'altro."
Il giovane arrestò i suoi passi e si passò una manica della tuta sugli occhi per liberarli dalle lacrime.
" La tua via è già così difficile. Se ti avessimo detto del tuo legame, avremmo solo peggiorato la situazione."
Il ragazzo si voltò.
" Si capisco i vostri timori - disse ora con voce più tranquilla - ma non li condivido. E non posso ignorare quello che è avvenuto." Si incamminò verso il caccia e cominciò a risalire la scaletta.
" Dove andrai adesso ? - ancora una volta fu la presenza di Kenobi a prendere la parola.
" Voi avete la vostra idea su questa faccenda, io ho la mia. Grazie per tutto quello che mi avete insegnato. Ma io farò ciò che devo."
Le orecchie del piccolo alieno si abbassarono ulteriormente con mestizia. Ma non aggiunse altro, non sarebbe servito a nulla.
Luke risalì a bordo e riaccese i motori mentre il droide pigolava un po' deluso alle spalle.
" Si , scusami R2. Ci fermeremo più a lungo nella nostra prossima meta."
Lasciò l'atmosfera del pianeta senza mai voltarsi indietro e senza ripensamenti.
" R2 , calcola un salto nell'iperspazio veloce. Basteranno un paio di parsec."
In risposta arrivò un cinguettio interrogativo.
" Tu fai il calcolo e basta... devo fare una comunicazione e non voglio che dall'altra parte sappiano che sta arrivando da Dagobah."
Quando tutto fu pronto, l'Ala X entrò in iperspazio per uscirne una mezz'ora più tardi. Si trovavano nel bel mezzo del nulla.
Recuperò dalla tasca della tuta il codice cilindrico che gli era stato lasciato su Bespin e lo inserì nel Navicomputer.
" E ora manteniamo un'altra promessa."

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Capitolo 6
*** Pettegolezzi pericolosi ***




Capitolo 6 - Pettegolezzi pericolosi

Leia

 
"Si renderà conto, Altezza, che la nostra posizione sul pianeta è stata fortemente compromessa dall'inettitudine di quell'uomo !"
La pelliccia di Nyir Irys'cra, agente della rete Bothan era diventata talmente crespa che i suoi succinti abiti la contenevano a fatica. Era furioso e se c'era una cosa che un bothan proprio non riuscisse a fare era trattenere la propria collera; e la pelliccia caratteristica della specie della spia, reagiva di conseguenza.
Questo li rendeva pessimi bugiardi, specialmente se coinvolti emotivamente. Del resto che se ne ricordasse, Leia non ne aveva mai incontrato uno che avesse tenuto celato troppo a lungo il proprio stato d'animo o le intenzioni a chicchessia.  
" Si è lasciato catturare con una facilità talmente estrema da sembrare sospetta! Tutto ciò è inaudito e inconcepibile !"
Irys'cra camminava nervosamente sul ponte del Falcon, tentando con scarso successo di darsi un contegno. Leia passava uno sguardo misto di sorpresa e d'imbarazzo tra il Bothan e la scheda pad che questi gli aveva consegnato a seguito della sua frettolosa ed improvvisa fuga dal motel.
" Per favore, Capitano - disse la ragazza cercando di avere un tono il più possibile neutro - mi ripeta cosa è accaduto."
" E c'è bisogno di ripeterlo ?! Carlissian è sparito di punto in bianco, ho provato più volte a chiamarlo sul comlink ma era spento. Così mi sono deciso ad uscire dalla stanza che occupavamo in quel sudicio locale e vicino alla porta ho trovato la scheda che ora avete tra le mani. Non appena ho letto il suo contenuto, ho raccolto tutta l'attrezzatura e sono andato via. Ma potete stare tranquilla, se è questo quello che temete: sono stato ben attento a non farmi inseguire!"
La giovane alderaaniana ripose la scheda all'interno del data pad, rileggendo ad alta voce il messaggio che vi era contenuto:
 
" Se vuoi rivedere il tuo amico, presentati due ore dopo il tramonto da sola al vicolo C del quartiere degli Schiavi. Niente scherzi o il tuo amico giocatore morirà. Ti aspetto, principessa."
 
Chiunque avesse rapito Lando era a conoscenza dunque del fatto che lei fosse su Tatooine. Di chi poteva trattarsi? Imperiali? Le sembrava improbabile: una spia imperiale avrebbe allertato le truppe d'assalto del presidio locale che avrebbero portato un prigioniero nelle segrete della guarnigione per interrogarlo. Uno scagnozzo degli Hutt? Era già più verosimile, visto anche il luogo dell'incontro. Ma a quale scopo?
" Se volete il mio consiglio, Altezza - continuò il bothan - dovremmo lasciare il pianeta immediatamente e dirigerci verso Ord Mantell. Abbiamo ricevuto la conferma che la nave di Fett si trova li e conosciamo anche la sua ubicazione grazie alla insostituibile lavoro della nostra cellula presente sul sistema. Oramai non ha più senso restare qui!"
La ragazza fu molto contrariata per quella proposta ma non lo diede a vedere.
" Perciò state suggerendo di abbandonare Lando Carlissian al suo destino? - chiese con il solito tono di voce impeccabile
" Certamente! Anzi sospetto che sia direttamente coinvolto in questa richiesta di un incontro! - replicò il Bothan.
Leia non prese minimamente in considerazione il significato di quelle parole. Lando aveva perso tutto per salvarli dalla prigionia imperiale, ed era stato costretto ad accettare quel bieco accordo con Darth Vader solo perché costretto con la forza. Un secondo tradimento non avrebbe avuto senso.
" La vostra proposta è rifiutata, capitano. Assumo io il comando di questa missione: è chiaro che il vostro personale livore nei confronti del nostro volontario stia ottenebrando il vostro giudizio. Vi prego di ritirarvi nella vostra cabina a bordo di questa nave. Penseremo più tardi a recuperare la vostra."
L'alieno dal muso canide si limitò a fissarla con occhi che non promettevano nulla di buono ma rimase in silenzio.
" Chewbacca, accompagna il capitano."

Il possente wookie rimasto fino a quel momento silenzioso si fece in avanti , indicando al Bothan di avanzare. Senza farselo ripetere una seconda volta, la spia fece come gli era stato chiesto. Dopo aver fatto quanto richiesto, Chewie tornò in plancia e prese a fissare Leia, rivolgendole alcuni mugugni interrogativi.
" Si, amico mio - disse lei determinata - non ho alcuna intenzione di mancare questo appuntamento!"
Il wookie emise un lieve ruggito di preoccupazione.
" No, sai che non posso portarti con me. Il rapitore potrebbe fare del male a Lando e questo non deve succedere, lo capisci vero ?"
Chewbacca alzo il tono dei suoi versi, per nulla convinto.
" Lo so che vuoi proteggermi ma se venissi scoperto ... non voglio che qualcuno muoia per una mia mancanza!"
Anche il tono di Leia cominciò ad alterarsi... perché quel grosso tappeto ambulante non capiva?
Il wookie le si avvicinò, prendendola delicatamente fra le spalle. Chetò i suoi versi sebbene restasse irremovibile.
" Fa come vuoi! - la frustrazione di Leia era al culmine,  non aveva più intenzione di provarlo a persuadere - ma guai a te se ti farai scoprire!"
Emise un verso compiaciuto che sembrava una risata di trionfo e poi si avvicinò al Navicomputer della nave. Lo accese e cominciò a trafficare con la tastiera. Incuriosita, la ragazza si avvicinò per capire cosa stesse combinando.
Dopo poco più di un minuto, comparve sullo schermo olografico del terminale una mappa di Mos Eisley; l'immagine venne zoomata sul quartiere degli Schiavi, luogo dell'incontro imminente. Chewbacca continuò a digitare ed ecco che comparvero dei flag sui vari vicoli della zona. Il vicolo era circondato da due edifici molto bassi che probabilmente non superavano i tre metri in altezza, così come non molto più alti erano tutti i fabbricati della zona. Il wookie uggiolò felice indicandoli.
" Capisco. Tu dall'alto e io dal basso, giusto ? Stai attento però; se sono in più di uno qualcun altro potrebbe avere avuto la nostra stessa idea e..."
La tranquillizzò con un ruggito colmo di entusiasmo e sicurezza, che non ammetteva repliche.
" Come vuoi, Chewie. Vado a prepararmi. Tra poco dovremo avviarci."
Stava per avviarsi quando gli tornò in mente qualcuno che aveva trascurato.
" Vai da 3-PO e digli di intrattenere il capitano Irys'cra. Ma a proposito, perché non è qui con noi? E' da un po' che non lo vedo né lo sento."
Il wookie balbettò qualcosa, preso chiaramente in contropiede. Lei lo guardò severa.
" Lo hai spento di nuovo, vero? Vai a riaccenderlo per cortesia, e riferiscigli il mio messaggio."
Senza osare protestare, il grosso alieno si avviò e lei fece altrettanto. Raggiunse la sua cabina e indossò un lungo e comodo poncho munito di cappuccio. Poi si sistemò un lungo panno attorno al collo che usò per coprirsi la bocca e che fissò poco sopra il naso. Infine nascose al meglio che poté sotto il poncho una pistola blaster DL-44, la preferita di Han. La potenza di un fucile con l'ingombro di una pistola, sebbene ne risentisse la gittata a lungo raggio.
Quando fu pronta, raggiunse Chewbacca all'uscita della nave. Il wookie aveva con se la solita balestra, una delle armi tipiche del suo popolo, sistemata alla altrettanto consueta bandoliera.
" Io vado - disse lei alzandosi il cappuccio - tu aspetta almeno un minuto prima di avviarti, ok? E intervieni solo se strettamente necessario! "
L'alieno fece cenno di aver capito e Leia imboccò l'uscita dell'hangar improvvisato che occupavano e da li, cominciò a camminare per le polverose strade della cittadina.
Il quartiere degli schiavi era abbastanza vicino all'ubicazione del Falcon ma ciò nonostante era necessaria la massima prudenza: se Mos Eisley era un covo di feccia e malvagità di mattina quando i soli gemelli splendevano, la notte diventava anche peggio. Bande di balordi, molto spesso ubriachi, si aggiravano per le viuzze del luogo alla ricerca degli incauti che decidevano di uscire vuoi per necessità o per ricerca di piaceri notturni. Le prostitute erano tutte armate sebbene godessero di una particolare protezione da parte degli Hutt e di conseguenza dell'Impero. Il governatore locale accettava generose bustarelle da parte di Jabba, era risaputo, per chiudere un occhio e molto spesso anche due su tutte una serie di attività considerate altrove illecite, come ad esempio l'orribile pratica dello schiavismo.
Gli Hutt facevano affari d'oro con il commercio degli schiavi, soltanto di non-umani però da che Palpatine era salito al potere, e l'Impero non solo non faceva nulla per limitarlo ma anzi accettava anche una congrua percentuale di quei guadagni, senza naturalmente risultarne minimamente coinvolto.
Di tanto in tanto, si vedevano anche pattuglie di soldati delle truppe d'assalto i quali di proposito ignoravano pestaggi, intimidazioni, furti e quant'altro purché venisse fatto da individui che avevano la protezione degli Hutt; nessuna pietà invece per i cosidetti bantha sciolti, i quali spesso e volentieri erano criminali occasionali , dediti a tali attività per mera sopravvivenza. Le esecuzioni sommarie di tali individui erano all'ordine del giorno e della notte.
Leia camminava curva con molta circospezione , lungo il bordo della strada cercando di sfruttare il più possibile la copertura e le ombre fornitegli dagli edifici. Non che la cittadina fosse granché illuminata ma era meglio non rischiare. Le faceva male il cuore assistere a tutte quelle orribili cose, erano spettacoli a cui non riusciva ad abituarsi mai. E Tatooine non era neanche il posto peggiore della galassia sul quale nascere e crescere. Ma un giorno, se lo promise mentalmente, avrebbero pensato anche a quella grossa sfera fatta di sabbia e rocce. Si, un giorno l'Alleanza avrebbe sistemato le cose anche su quel pianeta dove Luke era cresciuto.

Luke

- il pensiero del suo più caro amico suo malgrado lontano da lei, la fece rattristire ulteriormente. Ma non doveva pensarci. Ora doveva solo pensare ad arrivare al quartiere degli schiavi.
Fortunatamente o per sua abilità nel non farsi notare, riuscì ad arrivare in quella parte periferica di Mos Eisley senza particolari intoppi: la cancellata di ingresso del luogo non era nemmeno sorvegliata e cosa più importante, era aperta. Non si interrogò troppo su quella stranezza e proseguì. L'interno di quel luogo era lugubre e silenzioso, ancora più rispetto al resto della città. Non si vedeva né si udiva un' anima in giro e l'illuminazione era molto fioca e rarefatta.
Mentalmente, Leia andò con la mente alla mappa vista sul Falcon e riconobbe abbastanza facilmente l'ingresso del vicolo dell'incontro. Lo imboccò molto lentamente. Dalla fine dello stesso, proveniva una luce verdastra , tipica delle barre elettriche utilizzate per l'illuminazione temporanea di un luogo. La barra era poggiata a terra e proprio di fianco, poggiata ad una parete c'era una Twilek dalla pelle azzurra, vestita di abiti succinti e molto scoperta. Non sembrava avere armi indosso.
E' molto giovane - pensò la ragazza mentre si avvicinava. Era molto carina, anzi decisamente bella. A Leia cominciò a venire in mente come potette essere avvenuto il rapimento di Lando e una smorfia di disappunto le salì in volto.
" Sono qui - parlò a bassa voce la giovane ribelle - e sono sola, come mi hai chiesto."
La Twilek la accolse con un largo sorriso.
" Benvenuta, principessa - l'aliena mimò un inchino molto canzonatorio - lascia che mi presenti. Mi chiamo Neena e sono la regina di questo quartiere!
Alle sue spalle, Leia sentì dei movimenti di armi che venivano caricate. Non osò voltarsi né chiedersi dove fossero nascosti in precedenza. Doveva mantenere il suo sangue freddo.
" Salute a te, regina Neena - disse con tono cortese e reverenziale, la trattativa era il suo campo d'azione ed era stata addestrata a questo compito sin dall'infanzia - è inutile che mi presenti visto che già sai chi sono. Posso chiederti come fai a conoscermi ?"
La ragazza aliena sorrise compiaciuta, a quanto pare amava le lusinghe. Molto bene.
"  Certo che puoi. Anzi, ti risponderò. Tutti ti conoscono alla guarnigione imperiale, principessa, sopratutto da che è stato aperto il Solo's Contest!" Emise un risolino.
Per un istante,  Leia si sentì confusa. Ma mascherò bene quell'emozione come sapeva fare.
" Insomma, conosco da qualche tempo questo ufficiale imperiale che beh non disdegna le mie attenzioni... sai com'è! Lo conosco da molto, vado a trovarlo una sera si e una no. Non è un granché a letto ma paga molto bene!" Continuava a sorridere molto maliziosamente, Leia del canto suo cominciava a fare fatica alla tentazione di avvicinarsi e di prenderla a sberle, nonostante la minaccia presente alle sue spalle.
 
" Dicevo... Ah si! C'è questo ufficiale imperiale che dice di avere una storia molto divertente da farmi vedere. E allora io gli rispondo si figurati, tu farmi ridere. E allora lui si imbroncia e mi fa vedere questa registrazione: ci sei tu circondata da quei bruti delle truppe d'assalto, da uno ancora più cattivo vestito in armatura nera, da Boba Fett e c'è anche Han Solo che sta per essere messo in un brutto coso che congela le cose!"
Un brivido di freddo attraversò la spina dorsale della giovane donna; aveva compreso.  Ma era troppo tardi per fermare la verve della ragazza aliena. Si preparò dunque a ricevere il durissimo ed umiliante colpo che stava per arrivarle addosso.
" E tu, incurante della presenza di tutti quei cattivoni, ti dichiari a Solo. Oh che emozione! Non ho mai visto una cosa più bella in tutta la mia vita. Sembrava una di quelle storie da holovid di cui ho sentito parlare dai piloti che arrivano da zone più civilizzate di questa e tu ne eri la protagonista!"
La risata proveniente alle sue spalle rischiò di farle perdere il controllo. Dunque era così: l'Impero l'aveva privata del suo pianeta natale, dei suoi familiari, di una vita tranquilla e normale e ora... anche di quello. Chi aveva diramato quella registrazione? CHI?
 Chinò il capo per non farsi guardare e strinse i pugni e i denti con tutta la forza che aveva dentro di se. Non doveva lasciarsi provocare, non doveva.
" Ti ringrazio per i tuoi complimenti, regina Neena - disse ritrovando con estrema fatica il suo contegno - posso supporre che ora mi riconsegnerai Lando Carlissian per ricompensarmi della mia interpretazione ?"
" Oh si Carlissian, c'era anche lui in quella registrazione ed è stato semplice fare uno più uno sai com'è... quando l'ho incontrato al Nebulus, uno dei locali dove arrotondo un po', ho capito che era il mio giorno fortunato." La ragazza smise di ridere quasi di colpo e così fece o fecero chiunque fosse alle spalle di Leia.
" Tuttavia , principessa, per quanto abbia trovato pregevole la tua recita, temo che non basti per riavere Carlissian. Detta in parole povere, voglio il Millenium Falcon. Ce l'avete voi, vero? Il mio amico imperiale mi ha detto che non è stato catturato.
 Jabba offre una bella somma anche per quello. Certo non tanto alta quanto la taglia sul tuo amato ma, ce ne è abbastanza per vivere bene per un po' di tempo e magari non lo so... potrei aprirmi un bel locale, che ne dici principessa ?"
" Dico che stai scherzando con la persona sbagliata, regina Neena - il tono di voce di Leia si fece alto e deciso, mentre fissava la Twilek negli occhi - pertanto ti do un consiglio: consegnami il mio amico senza fare storie e mi dimenticherò di questo spiacevole incontro e del fatto di essere stata umiliata da una prostituta di periferia. Rifiuta e avrai... problemi!"
L'aliena la incenerì con i suoi occhi dorati.
" Tu vieni a casa mia, nel mio dominio a MINACCIARMI ?!"
Poi gridò.
" FOLGORATELA ! "
L'istante successivo si udì un altro urlo, proveniente da un alieno ben più minaccioso.
"WOOOOOOARGH!"
L'urlo del wookie che balzava da un tetto li vicino era inconfondibile; veloce e implacabile si era lanciato contro gli assalitori che erano alle spalle di Leia. Ma lei non se ne curò , tutta la sua attenzione era per la spregevole meretrice che aveva davanti a se.
Afferrò la pistola che aveva nascosto sotto il poncho mentre la Twilek cercava di fare lo stesso con qualcosa che celava nel succinto indumento che le copriva i glutei.
" Un blaster tascabile ! - Leia lo vide poco prima di sparare e di essere sparata.
Il laser del piccolo aggeggio le sfiorò il braccio sinistro, facendole rantolare per il dolore. Invece il fascio di luce del DL-44 non fu così clemente con l'aliena. La centrò al fianco destro , mandandola a terra.
La giovane donna non perse tempo e fu subito addosso alla Twilek tenendole l'arma puntata addosso. L'adrenalina che aveva in corpo non le faceva sentire più dolore al braccio.
" Dov'è Lando Carlissian ?! - disse con voce ferma.
" Tu sei morta, hai capito? MORTA! - ricevette in risposta dalla voce acuta della regina.
" DOVE ?! - disse avvicinando minacciosamente la canna del blaster al volto dell'aliena.
" Al Ne-ne- bulus, la sta-sta-nza nel sottoscala - rispose questa volta con voce tremante - non-non mi ucciderai, vero ?"
Leia sembrò pensarci un attimo, prima di assestarle un colpo con il calcio dell'arma in pieno volto, facendole perdere i sensi.
Alle sue spalle, Chewbacca aveva terminato: erano in due a tenerla puntata, a quanto pare . Lo vide venire verso di lei, uggiolando per la soddisfazione. Li aveva sistemati a suon di pugni, la sua balestra non era stata neanche sfilata dalla bandoliera.
" Andiamocene, qui abbiamo finito."

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Capitolo 7
*** L'importanza dell'originalità ***




Capitolo 7 - L'importanza dell'originalità

VADER

 

"No, vi prego! NOOOOOOO! AAAAAAHHHH! - le urla di dolore del prigioniero posto sulla sedia degli interrogatori a bordo dell'Executor, una strumento di tortura inventato dallo stesso Signore dei Sith, cominciavano a diventare davvero seccanti. L'uomo che fino ad una settimana prima era stato il suo migliore agente sul Centro Imperiale si rifiutava di dirgli quello che voleva sapere: come mai avesse mancato di riferirgli una notizia come la costruzione della nuova Morte Nera. Era sicuro che gli stesse nascondendo qualcosa. Semplice incompetenza? Vader si rifiutava di credere a quella spiegazione.  Negligenza volontaria ? Già più che credibile.
" Te lo chiedo per l'ultima volta - la voce dell'uomo in armatura tuonava come sempre - perché non mi hai riferito della nuova super arma? Per chi altri stai lavorando ?"
Servendosi della Forza, Vader azionò la leva per aumentare il voltaggio della sedia: scariche elettriche cominciarono ad attraversare il corpo della spia, martellandolo senza alcuna pietà.
" AAAAAARGH! NO! NO! BASTA! - l'uomo urlava per il dolore eppure si rifiutava di parlare. Era già quasi un'ora che veniva sottoposto all'interrogatorio ma non aveva detto nulla. Era ovvio che non parlasse per paura delle conseguenze che una simile azione avrebbe potuto avere: il Sith percepiva con chiarezza la sue emozioni. Temeva la tortura si, ma era qualcosa di più recondito a terrorizzarlo maggiormente. E c'era solo un individuo nell'intera galassia che poteva instillare quel tipo di terrore.
" Cosa ti ho promesso l'Imperatore ? - gli fece la domanda a cui pensava dall'inizio di quella non esattamente amichevole conversazione - E' la tua ultima occasione!"
Ancora una volta fece uso della Forza ma questa volta per stringere il collo del prigioniero in una ferrea e mortale morsa. L'impeto di quel gesto fu talmente forte da sollevare il malcapitato dalla sedia, spezzando le corde che lo tenevano bloccato su di essa.
Il prigioniero levitava ad un metro da terra, tenuto in aria dalla potenza del Lato Oscuro. Disperatamente, cercava di trovare un po' di fiato mentre il suo volto diventava paonazzo per la progressiva asfissia.
" Basta , io parlerò - l'uomo biascicò finalmente quello che Vader voleva sentire pertanto lasciò la presa.
Il traditore respirava affannosamente cercando di far entrare quanta più aria possibile nei polmoni, ma non gli venne data tregua.
" Comincia o il trattamento che ti ho appena riservato, riprenderà! - la solita voce che non ammetteva repliche.
" Si, Milord - il tono del prigioniero era roco dato il parziale soffocamento a cui era andato incontro - l'Imperatore, sua Maestà Imperiale mi ha promesso ah... il titolo di Moff se gli avessi..."
Vader trattenne il respiro per qualche istante, furioso come era. Quando lo rilasciò, il suono del respiratore era ancora più minaccioso del solito.
"... se gli avessi garantito assoluta discrezione riguardo la costruzione della nuova super arma. Avevo intercettato l'informazione ma lui è venuto a saperlo, non so in quale modo. Sapeva che lavoravo per voi, Milord. Sono stato condotto al suo cospetto incappucciato e ammanettato, rapito mentre dormivo, e quando inizialmente ho provato a mentirgli lui mi ha... colpito con fulmini molto più dolorosi dei vostri, mio signore."
Tutto quadrava. Palpatine sapeva perfettamente che la fedeltà degli uomini di Vader dipendeva dalla paura che esercitava su di loro e per spezzarla, sapeva che doveva far loro ancora più paura. Dopotutto, era lui il Maestro, come gli aveva ricordato nella Sala del Trono.
" Ma non lo sarà per sempre! - quel pensiero irato si trasformò in energia cinetica che fece tremare ogni cosa nella sala degli interrogatori.
Il prigioniero si limitava a fissarlo terrorizzato, sapeva quale fato lo attendeva.  Il prezzo del tradimento non poteva che essere la morte.
" E se per una volta... - un pensiero improvviso sfiorò la mente di Vader - ... facessi qualcosa che LUI non si aspetterebbe?"
Il Sith riprese il controllo della sempiterna fiamma che gli ardeva in petto e prese a parlare.
" Tu non metterai più piede sul Centro Imperiale. Ti spedirò nel peggiore letamaio dell'Impero o ovunque riterrò che potrai ancora essermi utile."
Accese la spada laser e subito la luce della lama cremisi si unì alla fioca illuminazione della sala.
" Cambierai identità e sarai degradato."
Fece due passi in direzione della spia la quale in preda al terrore aveva evidentemente smesso di trattenere la vescica, a giudicare dal forte olezzo di urina che cominciava a salire dal suo corpo.
" E se verrò a sapere o avrò anche soltanto il dubbio, che qualcuno della Corte si sia messo in contatto con te - avvicinò pericolosamente la lama al petto dell'uomo - rimpiangerai il dolore che ti è stato inflitto dai fulmini dell'Imperatore."
Nell'aria cominciò a sentirsi anche odore di pelle che cominciava ad ustionarsi. L'agente imperiale emise un nuovo gemito di dolore ma non osava muoversi.
" Si, Mi-milord. Gr-gr-azie - riuscì a rantolare appena prima di svenire sopraffatto dal dolore.
Vader lo fissò mentre giaceva inerme al suolo, disgustato.
Ma aveva già perso abbastanza tempo con quel traditore. Presto la flotta sarebbe uscita nell'Iperspazio, nel sistema di Lybeya:  i Ribelli avevano costruito un avamposto all'interno degli Asteroidi di Vergesso, siti alla periferia di quel sistema dell'Anello Esterno e la presenza di quegli insulsi parassiti andava estirpata immediatamente.
Prima però di occuparsi di quella faccenda, c'era un' altra questione che andava affrontata. Una a cui teneva particolarmente. Uscì dalla stanza.


Non era venuto da solo li in quell'ala riservata dell'Executor: proprio di fianco all'uscita, in paziente e vigile attesa c'era il responsabile, tra le altre cose, della cattura del traditore.
Era un individuo dalle fattezze affusolate e sottili: la sua pelle era pallida come cenere, i suoi capelli bianchi quanto la madreperla di Omwat. Indossava un particolarissimo ed ampio mantello che sembrava fatto di piume ocra che gli copriva il corpo dal collo in giù. Il suo volto apparentemente sereno, era quello di un individuo letale a cui non sfuggiva nulla in perenne e costante allerta. Era lo Spettro di Vader, il capo del suo servizio di spionaggio personale, un Umbarano nativo della nebulosa Oscura: in  tutto per tutto simile ad Umano se non per alcuni e singolari dettagli, come la capacità di vedere al buio.
" Milord - disse con il consueto tono di voce appena sussurrato - confido che l'interrogatorio abbia dato i risultati da voi sperati."
" E' così - replico il Sith ancora infastidito per il tempo eccessivo che era stato necessario per estorcere ciò che già sospettava fortemente - la sua arroganza lo ha tradito ed è stato scoperto da chi doveva spiare."
In risposta a quelle parole,  l'alieno si inchinò.
" Scelgo personalmente tutti i vostri agenti e sono io ad organizzarne la disposizione, come voi sapete. Se questa mia inefficienza vi ha turbato sono pronto a pagare con la mia vita."
Vader lo guardò con soddisfazione. La deferenza di quel suo uomo era ammirabile e sopratutto sincera. Se si fosse trattato di semplice lusinghe, sarebbe stato liquidato già da tempo.
" Non devi preoccuparti, Etad Deechi - lontano da tutti lo chiamava con il suo vero nome - la responsabilità di questo fallimento non è tua.  E'  l'Imperatore piuttosto che sa essere molto... convincente. Rialzati."
L'agente fece come ordinato.
" Ora dimmi - il tono di Vader si face estremamente attento - hai preparato ogni cosa per la Missione Alfa ?
" Certamente , mio signore. Sono certo che troverete la mia scelta di vostro gradimento."
Deechi infilò la mano destra all'interno del suo lungo mantello per sfilarne un istante dopo un data pad.
" Controllate pure voi stesso."
Vader prese il portatile e lo accese ma c'era altro che desiderava sapere prima di consultarne le informazioni.
" L'uomo con cui sei entrato in contatto è prioritario per il benessere dell'Impero, come sai. Sono certo che hai preso ogni precauzione per evitare qualsiasi intercettazione da chicchessia ma hai provveduto a cancellare ogni traccia della vostra conversazione ?
" Si Milord, anche le più nascoste. Devo rapportarvi che il soggetto è stato molto scettico nel colloquiare con me, chiedeva insistentemente di conferire con voi e non è stato semplice convincerlo a restare in comunicazione radio. Temeva una trappola, era evidente."
" Non mi interessano queste impressioni - rispose Vader disturbato da quell'inutile e inaspettata pignoleria - gli hai riferito il messaggio per intero senza intoppi?"
" Si, Milord. Esattamente come da voi ordinato - la sua voce si fece ancora più bassa per la contrizione di essere stato richiamato.
Il Sith guardò il datapad.  Scorreva le informazioni riguardo all'agente che avrebbe dovuto incontrare Luke e che sarebbe stato il tramite tra lui e suo figlio. Non poteva incontrarlo di persona, almeno per ora. Palpatine lo faceva sorvegliare in maniera ancora più stretta del solito, era evidente, e gli aveva fatto intendere che sospettasse qualcosa circa le sue reali attenzioni riguardo il giovane Jedi.
Darth Sidius usava l'ISB, o servizio segreto imperiale che dir si volesse, per far spiare  tutti gli individui nei posti chiavi dell'Impero e se ne serviva solo marginalmente contro i Ribelli. Non c'era da sorprendersi che quei patetici traditori fossero riusciti a dilagare con tanta virulenza nell'Anello Esterno. Ma Vader non si sentiva di criticare quella scelta fino in fondo: nell'Impero Galattico bisognava temere assai di più le pugnalate alla schiena di parte di tanti falsi amici e sedicenti leali sudditi piuttosto che gli assalti a viso aperto di un'accozzaglia nemica male armata.
Tutto quello che leggeva sul pad lo compiaceva enormemente: indubbiamente si trattava di un individuo dai mille talenti e capacità.
" Così l'hai addestrata personalmente - disse poi senza alzare lo sguardo.
" Si, mio signore. Addestrata e cresciuta come mia discendenza sin dalla più tenera età. Non è la prima missione che compie per voi. Sono certo che non fallirà."
Ora capiva il motivo della inconsueta loquacità del suo uomo più fidato. C'era un legame affettivo tra lui e l'agente selezionato.
A Vader non interessava conoscere personalmente tutti coloro che aveva al suo servizio, basta che svolgessero con efficienza quanto loro ordinato. Né si curava dei loro interessi personali purché facessero il loro dovere senza batter ciglio. Ma in questo caso intendeva fare un' eccezione per comprendere chi stesse mandando ad occuparsi di Luke.
Le scorrimento delle informazioni lo condusse ad un' immagine. Il suo respiro si chetò per un istante per poi riprendere normalmente a leggere gli ultimi dati. Quelli che da sue disposizioni considerava meno utili e che pertanto esigeva gli fossero segnalati per ultimi.

" Naboo."

Arrestò la lettura quando giunse al pianeta di provenienza del soggetto. Cominciò a sentire qualcosa dentro di se, una sensazione lontana e mai completamente sopita ma riuscì a bloccarla prima che gli portasse alla mente cose che non voleva ricordare. E la sua volontà era più forte di qualsiasi altra cosa.
" Hai scelto bene. Procedi - disse restituendo il pad all'umbarano.
Il Semi-Umano chinò il capo rispettosamente, e dopo aver infilato nuovamente il portatile all'interno del mantello si avviò all'uscita dell'area riservata.
L'uomo invece attese a braccia conserte li i pochi minuti che li separavano dall'uscita dall'iperspazio. I suoi pensieri indugiarono su suo figlio e su tutto quello che avrebbero potuto fare quando l'Impero sarebbe appartenuto a loro. Palpatine era si attento ed astuto, ma non era onnisciente. E presto gli avrebbero preparato una sgraditissima sorpresa.
L'Executor ebbe un rapido sussulto. Erano tornati nello spazio reale.
" Lord Vader - si attivò in quel momento il suo comlink personale, dal quale uscì una voce familiare - siamo nel sistema Lybeya. A distanza di sicurezza dagli asteroidi, secondo le vostre disposizioni."
" Sto per raggiungerla in plancia, Ammiraglio. Fate schierare la flotta in formazione da battaglia."
"Si, Milord - Piett chiuse il comunicatore.
Il Sith raggiunse a passo sostenuto il ponte di comando.  Tutti erano ai loro posti. Piett lo salutò mettendosi sull'attenti e indicandogli la situazione sul navicomputer tattico.
" Milord, abbiamo localizzato la base nemica. Si trova al centro del complesso di asteroidi di Vergesso, quadrante 2-R ; se I Ribelli hanno scudi deflettori, essi non sono stati attivati. Al momento non si sono ancora accorti della nostra presenza."
Il competente ufficiale comandante del Super Star Destroyer continuava a digitare sul proiettore olografico del computer.
" Le navi della flotta sono state tutte allertate per un decollo rapido di tutte le nostre squadriglie di caccia, con la sola eccezione delle riserve.  Il vostro velivolo  è stato altresì  approntato  per l'attacco."
Vader fissò gli asteroidi dal grande finestrone in trasparacciaio della plancia, mentre ascoltava quel veloce briefing. Piett lo conosceva bene: sapeva che preferiva condurre le battaglie di persona a bordo del suo TIE Advanced ma quella volta aveva intenzione di provare qualcosa di diverso e inaspettato. Voleva dare altro materiale nuovo al suo Maestro, nel costante intento di confondergli le idee.
" No, non utilizzeremo i caccia questa volta." Il respiro dell'uomo in armatura si fece più profondo e cadenzato. " La flotta è stata posta secondo la formazione che le ho ordinato ?"
" Si, Lord Vader - replicò Piett visivamente sorpreso.
" Ordini a tutte le batterie turbolaser e lanciamissili a concussione di fare fuoco a volontà sugli asteroidi. Concentrate le bordate sui quadranti centrali.
"Milord - una nota di timore fu evidente nel tono dell'ufficiale - un simile volume di fuoco potrebbe far collassare l'intero c..." Non finì quella frase in quanto il Sith aveva distolto l'attenzione dagli asteroidi per concentrala su di lui, per un unico ma sufficiente istante.
" Procediamo immediatamente! -  Piett stava sudando, qualunque intenzione di avanzare altri commenti era completamente svanita. Accese senza batter ciglio il comunicatore generale dal terminale - uomini, fuoco a volontà! Quadranti dalla G alla S! Fuoco! FUOCO!"
Una tempesta di laser e di razzi colpirono violentemente gli Asteroidi di Vergesso. Le rocce millenarie cominciarono a frantumarsi e a diventare pulviscolo. Impattavano tra di loro anche quando non direttamente colpite, annientandosi a vicenda.
I sensi di Vader erano concentrati e tesi al massimo: cominciava a sentire le prima urla di panico nella Forza e le prime vittime di quel gesto devastante. Presto se ne aggiunsero altre e altre ancora che ben presto culminarono in un urlo disperato di centinaia di vite che venivano spente nello stesso momento.
Avrebbe sorriso se avesse ancora potuto: la base nemica era stata colpita e distrutta, poco importa se dalla tempesta o se dalle sue conseguenze. I Ribelli non avevano potuto opporre nessuna resistenza ad un attacco tanto imprevedibile.
La costruzione di un avamposto in un complesso di  asteroidi poteva sembrare una mossa astuta per via della protezione naturale che offrivano ma aveva degli inconvenienti notevoli, come qualcuno aveva appena sperimentato. Un errore di valutazione che era costato molto a chi lo aveva commesso.
Vader all'improvviso fece qualche passo in direzione dell'ufficiale comandante dell'Executor il quale deglutì terrorizzato.
" Sospenda l'attacco, Ammiraglio. E prepari le navi per il salto nell'Iperspazio.  Voglio che la flotta sia lontana da qui quando questo ammasso di detriti comincerà ad essere pericoloso anche per noi."
" Si, Milord! Interrompete l'attacco! - riprese a parlare nel comunicatore generale - Sala macchine! Virata a babordo di 90 gradi! Salto nell'iperspazio appena pronti!"
Il Sith non restò li a guardare l'esecuzione di quelle manovre da accademia.

Aveva molto su cui riflettere: una congiura di palazzo andava architettata nei minimi dettagli ed era giunto il momento di cominciare a definirli.

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Capitolo 8
*** La vera amicizia - Parte 1 ***





Capitolo 8 - La vera amicizia - Parte 1

CHEWBACCA

 

 
Lo wookie possente si guardava intorno, estasiato e quasi rapito da quello spettacolo che era tutto intorno a lui: ecco da una parte ologrammi dei più ricercati individui della galassia e degli ufficiali imperiali più in alto in grado con le principali informazioni riguardo al loro ruolo e alla loro ubicazione, da un'altra parte proiettori pressoché invisibili che sembravano sbucare dal nulla con tracciati di rotte iperspaziali così intricati che fino a quel momento avrebbe potuto soltanto sognare e quelle poltrone che levitavano in aria poco sopra la sua testa, ognuna dotata di un piccolo ma molto potente motore a repulsione. Un vero paradiso per un appassionato di tecnologia quale era Chewbacca, come ogni wookie che si rispetti; e sarebbe stato un posto ancora migliore se non fosse stato che il personale di quella base segreta, localizzata nel sottosuolo di Ord Mantell a distanza dei principali centri abitati del pianeta,  era composto interamente da bothan.

Già tollerarne uno su Tatooine era stato difficile, ma essere in un luogo dove quegli esseri arroganti facevano da padroni rischiava di essere troppo per un individuo poco paziente quale lo wookie era. Lui, Lando Carlissian, C-3 P-O e Leia si trovavano all'interno di quella base da alcune ore, il Falcon era stato ormeggiato al sicuro negli hangar di quel luogo senza dover correre il rischio di lasciarlo all'esterno. Proprio a bordo della nave avevano dovuto fare una lunga anticamera e, Chewbacca ne era sicuro, il motivo di quella fastidiosa attesa era dovuto al trattamento che il loro accompagnatore bothan, Nyir Irys'cra, aveva subito sul pianeta deserto. Era stato l'unico autorizzato a scendere dal Falcon immediatamente e solo gli Antenati sapevano quale storia aveva raccontato all'autorità più alto in grado della base. Autorità con la quale Leia stava già conversando da alcuni minuti mentre Lando restava in silenzio, ancora amareggiato per la vergognosa cattura cui era stato sottoposto a Mos Eisley. Meno male  che il droide non era con loro altrimenti il wookie sarebbe stato costretto a sopportare altre chiacchiere. Il fatto che ci fosse tutta quella tecnologia a tenerlo distratto era un bene... per i bothan.

" Quindi mi faccia capire, Principessa - disse con una vocettina irritante l'individuo che rispondeva al nome di Bond Kev'lya, ufficiale comandante della cellula di spie di Ord Mantell- nonostante la vostra non eccelsa gestione della missione su Tatooine, vorreste continuare a comandare voi il recupero del comandante Solo, ho capito bene ?"
" Ha capito benissimo - gli rispose Leia, con autocontrollo invidiabile - e desidero che la vostra cellula venga coinvolta il meno possibile. La ringraziamo per la sua disponibilità, comandante Kev'lya, ma ..."
L'alieno dal muso canide fermò quelle parole con un gesto della mano, chiaramente infastidito. " Qui non si tratta di essere disponibili, Principessa, si tratta di voler affidare una missione agli unici presenti in questo luogo che possano effettivamente portarla a compimento e cioè sta a dire a noi, noi effettivi della Rete." La Rete Bothan o semplicemente la Rete, il miglior servizio segreto della galassia come chiunque ne facesse parte ricordava in continuazione, composto interamente da membri della stessa specie e al soldo dell'Alleanza.

Il comandante continuò a parlare.
" Oltre alla presenza di Boba Fett, vi ricordo che potreste trovare a dover gestire quella di altri due altri cacciatori di taglie, che sappiamo essere sbarcati sul pianeta: il trandoshano Boosk, ben noto per la sua ferocia e IG-88, un pericolosissimo droide killer che già in passato non esitò a sterminare centinaia di persone che si frapponevano tra lui e il suo obiettivo! Pertanto non si discute : questa missione sarà affidata ai nostri operativi."
Leia non trovò nulla da obiettare e nemmeno lo wookie su quello specifico punto si sentiva di dare torto all'ufficiale: se si fossero trovati in mezzo ad un incontro di tre cacciatori di taglie, neanche lui avrebbe saputo difendersi da tutti e tre in contemporanea, forse nemmeno da due. E sopratutto, non sarebbe stato in grado di difendere la giovane umana. No, bisognava fare in modo di affrontarli separati o meglio ancora, affrontare soltanto Fett e sul come riuscirci Chewbacca ci stava pensando già da che avevano lasciato Tatooine. Oltretutto c'era in ballo la vita di Han: non era soltanto il suo migliore amico, era il suo debito di vita, l'uomo che l'aveva salvato dalla schiavitù e da una fine certa. Per lui, avrebbe sacrificato ogni cosa. Ogni cosa.

Bond Kev'lya riprese, richiamando lo wookie dai suoi pensieri. " Tuttavia, se proprio lo desiderate, Altezza, vi coinvolgeremo in questa missione. Lasciate però che vi illustri prima il piano che ho congegnato personalmente." Il piccolo alieno attivò un holoproiettore con un lieve battito di mano, su di esso comparve una planimetria di una zona ampia un centinaio di miglia.
" La nave di Fett, la Slave I, si trova qui - l'alieno indicò un punto situato in un complesso roccioso, molto frastagliato dove sarebbe stato impossibile accedere con una nave e molto probabilmente anche un mezzo terrestre - nascosta all'interno di una caverna molto profonda che scende nel sottosuolo per un centinaio di metri . Inutile dirvi che la presenza di trappole sia all'interno che all'esterno della cava è da considerarsi estremamente probabile."
Chewbacca vide Leia chinare il capo, rassegnata. Era chiaro ormai che avevano bisogno dell'aiuto dei bothan per occuparsi degli esplosivi. Né lui né tantomeno Carlissian erano capaci artificieri.
" Sappiamo che il cacciatore di taglie non ha mai abbandonato l'area circostante la sua nave da che è giunto sul pianeta: fa tutte le comunicazioni da essa e ne esce soltanto per perlustrare la zona a piedi, non allontanandosene mai per più di mezzo miglio. Tuttavia, sono già due giorni che queste perlustrazioni sono state interrotte: probabilmente è venuto a conoscenza dell'arrivo dei suoi due colleghi sul pianeta ed è diventato ancora più prudente."
Leia prese la parola, con tono che a Chewbacca sembrò preoccupato.
" Non c'è la possibilità che scappi, sentendosi messo alle strette ?"
Immediata e composta la replica del bothan. " Ne dubitiamo: Fett deve consegnare il suo prezioso carico all'Hutt se vuole essere ricompensato e questo è noto anche ai suoi rivali. Non rischierà di essere battuto in velocità una seconda volta; è molto più probabile che decida di affrontarli in modo tale da neutralizzarli uno per uno. "
Lo wookie si trovò d'accordo anche su quel punto : Boba Fett non era scappato su Ord Mantell, bensì stava attirando i suoi nemici in una trappola, in un luogo a lui congeniale. Quel bothan cominciava a piacergli.
" Procedo dunque ad illustrare il piano.
 Fase uno, i nostri agenti presenti nella capitale planetaria, Worlport, e a Great Rock, il più vicino degli insediamenti alla locazione della Slave I, stanno già depistando i cacciatori di taglie nella loro ricerca di informazioni. Questo dovrebbe bastare a tenerli lontani il tempo necessario che ci occorrerà per raggiungere la nave."
Chewbacca emise un verso di approvazione, quel piccoletto sapeva il fatto suo.

" Fase due, bisogna creare un diversivo per allontanare Fett dal suo nascondiglio. Tendergli un'esca che non possa ignorare - Il bothan fissò all'improvviso il suo sguardo proprio sullo wookie - o meglio ancora due: il copilota di Solo e il Millenium Falcon. Su entrambi pende una taglia piuttosto cospicua e..."
Il possente alieno emise un ruggito pieno di rabbia che fece tacere quella creaturina che stava cominciando a stimare. Usarlo come esca? Lui, un prode campione del popolo di Kashyyyyk? Mai!
Leia gli si avvicinò, provando a tranquillizzarlo.
" Calmati, Chewie - l'umana gli toccò delicatamente un braccio - e ascolta il nostro amico fino alla fine. Non intendeva offenderti, vero,  comandante Kev'lya?
" Certo che no - rispose il bothan seccato per l'interruzione - faremo in modo che Fett intercetti una comunicazione in merito all'arrivo del Falcon sul pianeta in un deposito rottami non molto distante dall'ammasso roccioso dove si è nascosto." Il piccolo alieno sfiorò delicatamente la proiezione olografica inquadrando il luogo di cui aveva appena finito di parlare.

Chewbacca si calmò, ponendo attenzione a quanto veniva mostrato dal proiettore. Era un luogo familiare: più di una volta lui e Han erano venuti su Ord Mantell per affari e quel posto era uno dei loro nascondigli preferiti. Un altro cacciatore di taglie di nome Skorr aveva provato a catturare il suo amico proprio li, qualche tempo prima della battaglia di Hoth; se non altro, sarebbe stato di buon auspicio. Ed era perfetto per quello che aveva intenzione di proporre.
Prese pertanto ad esporre la sua idea, chiedendo a Leia di fargli da interprete. Quando ebbe finito di parlare, la ragazza era visivamente spaventata. Anche Lando ebbe un sussulto.
" Chewie - disse con un filo di voce, fissandolo negli occhi - ti prego... no..."
Lui l'afferrò deciso per le spalle, invitandola a tradurre.
"Cosa sta dicendo, Principessa ? - disse il bothan sempre più infastidito per quell'interruzione sempre più lunga.
" Lui... dice che - la giovane umana prese un respiro - affronterà Fett da solo. Non vuole alcun aiuto, né da parte nostra né da alcuno dei vostri agenti."
Il piccolo alieno non si scompose minimamente, inarcando appena un sopracciglio. La sua pelliccia, appena increspatasi durante l'intervento di Chewbacca, tornò immediatamente liscia.
" Sta bene - aggiunse - l'importante è che duri il tempo necessario da consentirci di disinnescare le trappole lasciate dal cacciatore di taglie, penetrare nella sua nave, recuperare la graffite contenente il comandante Solo e fuggire. Pensi di farcela ?"
Lo wookie emise un ruggito feroce, offeso da quella mancanza di fiducia. Bond Kev'lya fece un impercettibile passo all'indietro.
" Molto bene - la voce del bothan si fece lievemente più insicura - eravamo rimasti... ah si, Fase tre. Una piccola squadra di agenti della Rete si avvicinerà in sordina al nascondiglio di Fett una volta che ne sarà uscito e farà quanto detto. Se lo desiderate, Principessa, potete unirvi a questo gruppo per quanto lo sconsigli."
" Lo desidero infatti - rispose prontamente Leia - e si unirà a noi anche il signor Carlissian."
Lando, fino a quel momento silente, lanciò un'occhiata profonda allo wookie, il quale la ricambiò. Non c'era bisogno di aggiungere altro: ora il compito di proteggere la giovane umana spettava a lui. Chewbacca era sicuro che in quell'occasione si sarebbe riscattato sia per i fatti di Cloud City che per quelli di Tatooine.
Il bothan non ebbe nulla da obiettare. " Come desiderate. Il comando della missione sarà affidato ancora una volta al Capitano Nyir Irys'cra e questa volta ,Principessa, vi invito a non rimuoverlo dalla sua mansione."
Leia non colse quella provocazione, limitandosi a lanciare un'occhiataccia al suo interlocutore. Lo wookie dovette soffocare una risata.
" Molto bene. Briefing concluso. Al lavoro. - aggiunse il bothan, ponendo fine alla riunione.

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Capitolo 9
*** La vera amicizia - Parte 2 ***




Capitolo 9 - La vera amicizia – Parte 2

CHEWBACCA


 

 Finalmente, dopo un breve volo radente e quanto più prudente possibile al bordo del Millenium Falcon, Chewbacca era giunto al “deposito di rottami” come lo aveva definito Bond Kev'lya, il comandante della Rete Bothan di Ord Mantell. A dirla tutta, l'intera area circostante, che i locali chiamavano appunto la Terra dei Rottami, era un gigantesco cimitero di astronavi e ferrivecchi , all’interno del quale era possibile trovare con un po’ di fortuna pezzi di ricambio di ogni sorta e talvolta persino qualche arma che sebbene disattivata e in disuso da tempo poteva essere messa in sesto senza troppe difficoltà e con il giusto ingegno. Proprio in quel posto, lui e Han avevano riparato più di una volta il Falcon e fu proprio contando sulla conoscenza di quel fatto, che il cacciatore di taglie di nome Skorr e la sua piccola banda di rinnegati avevano loro teso una trappola in quella zona.

E non era stato affatto facile snidarli dai nascondigli nei quali avevano trovato facile rifugio.

Lo Wookie fece atterrare la nave in un luogo dove potesse essere facilmente nascosta: sotto lo scheletro di una nave più grande, probabilmente un incrociatore della Guerra dei Cloni, sotto la quale risultava essere perfettamente mimetizzata. Fatto questo, uscì all’esterno e cominciò a studiare attentamente la zona. Il luogo dove avevano affrontato la banda di Skorr era poco distante ed era proprio li che intendeva preparare la sua trappola per Fett. Con i suoi occhi attenti, ritrovò facilmente i luoghi, quattro per l'esattezza, che soltanto poche settimane prima erano stati utilizzati dai colleghi del Mandaloriano per tentare di intascare la taglia messa sulla testa di Han da Jabba, quella gigantesca lumaca viscida e traditrice. Si avvicinò all’ubicazione del nascondiglio del defunto capo di quella avida combriccola: un buco creato artificialmente circondato dai resti di tre swoop, dal quale si aveva ampia possibilità di tiro e una invisibilità pressoché perfetta. Una eccellente posizione di attacco e difesa; fortuna per loro che il suo occupante dell’epoca non avesse una così buona mira. Fu proprio lo Wookie a stanarlo da li e a staccargli le braccia, come era sua abitudine fare con i nemici che più lo facevano innervosire. Chewbacca ridacchio tra se e se, per poi dirigersi poco distante, all’interno di un rottame di una nave trasporto di piccole dimensioni, anch’essa con una buona visuale e che aveva due vantaggi rispetto alla posizione esaminata in precedenza. Il primo era che in quel pezzo di ferraglia lo Wookie ci stava comodamente mentre nel buco avrebbe dovuto restare rannicchiato e il secondo, ben più importante, era che Fett non era tipo da farsi fregare tanto facilmente : sapeva sicuramente del tentativo di Skorr e dei suoi e molto probabilmente sapeva anche dove lui e la sua banda si fossero nascosti. E tendere una trappola da un nascondiglio con una posizione conosciuta al proprio nemico non era esattamente un’idea geniale.

Chewbacca venne distratto dai quei pensieri da un trillo del comlink che i Bothan gli avevano prestato; era il segnale concordato, non aveva bisogno di rispondere. Fett aveva saputo della presenza del Falcon come convenuto e aveva finalmente abbandonato il suo nascondiglio per reclamare anche quella taglia. Non sarebbe stato affatto facile , Chewie lo sapeva bene: aveva con se la sua balestra, un paio di granate e le sue fide lame Ryyk, orgoglio di ogni buon guerriero di Kashyyyk. Ma sarebbe bastato contro uno dei migliori cacciatori di taglie della galassia? Un dubbio sfiorò per un istante la mente dello Wookie; negli ultimi anni aveva sempre potuto contare sull’aiuto di Han in tutto e per tutto e viceversa. Avevano affrontato qualunque sfida e insidia insieme e da troppo tempo ormai non era più il solitario cacciatore, rispettato nel suo villaggio, come il migliore nel saper catturare o uccidere i pericolosi Katarn, temibili predatori di Kashyyyk. Quel lontano ricordo lo fece sorridere: cerco di raffigurarsi Fett come il più pericoloso dei predatori mai affrontati, uno di quelli per i quali nel suo luogo natio avrebbe avuto gloria imperitura. Si, la gloria e il pagamento di un debito vita: gli abitanti di Kashyyyk vivevano per quei principi e , per tutti gli Antenati, Chewbacca figlio di Attichitcuk non li avrebbe certo rinnegati.
 
In quel momento udì un ronzio familiare: una swoop bike in rapido avvicinamento. Chewie prese a sbirciare con prudenza da una delle feritoie del suo nascondiglio e digrignò i denti per l’eccitazione: il cacciatore di taglie era finalmente arrivato, la loro sfida era dunque iniziata.

Vide Fett scendere con prudenza ad un centinaio di metri dalla sua posizione, imbracciare il suo fucile e muoversi con circospezione. Aveva il suo armamento al completo, incluso il suo pericoloso lanciamissili e il jet pack sulla schiena. Dopo pochi passi, Fett si servì proprio di quest’ultimo strumento per sollevarsi in aria ed aprire il fuoco su di un gruppo di rottami; non aveva sparato a caso, si trattava proprio di uno dei rifugi utilizzati dai membri della banda di Skorr. Il Mandaloriano aveva deciso proprio di cominciare dai nascondigli che conoscevano entrambi, proprio come Chewie si aspettava. Il cacciatore di taglie non smentiva la sua fama; poco più tardi fece fuoco sul secondo e tra meno di un minuto, si sarebbe trovato proprio a portata di tiro del Wookie. Il possente guerriero imbraccio la sua balestra, cominciando a prendere la mira. La terza raffica arrivò presto, ancora pochi secondi e Fett gli sarebbe comparso davanti.
Ma accadde qualcosa di imprevisto; il cacciatore di taglie ancora una volta fece uso del suo jet pack, bersagliando con una quarta raffica il nascondiglio del suo defunto collega per poi rapidamente dileguarsi fuori portata. Chewbacca maledì il proprio nemico pur provando un certo rispetto per lui. Poi accadde un secondo imprevisto.
“ Mi stai ascoltando, Wookie ? – era la voce metallica di Fett, proveniente da un punto non raggiungibile dalla balestra, se non rischiando il campo aperto. “ Io credo proprio di si, allora ascoltami bene. Se vuoi rivedere Solo, arrenditi. La sua vita ha i minuti contati”
Chewie dovette trattenersi dal ringhiare rabbiosamente, quel vigliacco lo provocava servendosi del suo amico.
“ Ho predisposto uno scongelamento veloce della graffite, se non tornerò in tempo per invertire il processo, il suo cuore non reggerà e lui morirà. La scelta è soltanto tua.”
Adesso tutto quello che lo Wookie desiderava era il sangue di Fett e lo avrebbe avuto, costi quel costi. Si acquattò più che poteva al terreno, lasciando la balestra e impugnando le due affilatissime lame Ryyk. Avrebbe cacciato il cacciatore come si fa con i Katarn; scivolò via dal relitto del trasporto facendo il minore rumore possibile, immaginandosi come sui giganteschi alberi di Kashyyyk. C’era la voce del Mandaloriano a fargli da guida.
“ Stai esitando, Wookie ? La vita del tuo compare vale così poco per te ?”
Chewie cominciò a salire sulla pila di rottami, doveva arrivare il più in alto possibile
.
 

Prima regola della caccia ai Katarn, arrivare dall’alto dove non potevano fiutarti.

Salì più in fretta che poteva utilizzando i suoi artigli per sorreggersi e finalmente lo vide, quasi sei metri più in basso. Aveva scelto un’ottima posizione di difesa, praticamente poteva essere attaccato soltanto alla sua destra, li dove la sua arma era puntata … oppure dall’alto. L’arrampicata non era stata esattamente semplice, probabilmente il Mandaloriano non conosceva le leggendarie capacità di arrampicata del popolo di Kashyyyk.

Seconda regola della caccia ai Katarn, creare una distrazione.

“Tic tac, il tempo scorre, tic tac, ora dovremo correre per arrivare in tempo.”
Chewie afferrò un pezzo di metallo, promettendo a se stesso che quelle sarebbero state le ultime parole che il cacciatore di taglie avrebbe pronunciato.
Lo Wookie lanciò il pezzo di metallo proprio all’imboccatura dell’ingresso che si sarebbe dovuto percorrere per attaccare il Mandaloriano del basso e l’istinto di quest’ultimo non gli fece difetto, sparò immediatamente una raffica per intercettare il nulla.

Terza ed ultima regola della caccia ai Katarn, attaccare rapidamente.

Chewie si lanciò a quel punto , sfoderando le lame Ryyk e lanciando un poderoso urlo di battaglia. Ma fu un errore; Fett sollevò con rapidità la sua arma, richiamato dal feroce verso, e fece fuoco.
La raffica centrò in pieno petto lo Wookie, ferendolo mortalmente e facendolo cadere a terra come un sasso, a poca distanza dal cacciatore di  taglie. Una delle sue lame volò via, finendo chissà dove nell’ammasso di relitti. Sull’altra invece Chewie era riuscito a mantenere saldamente la presa, nascondendola insieme alla mano che la brandiva, sotto il suo stesso corpo.
“ Che peccato, Wookie – Fett si era messo in piedi, Chewbacca rantolava per l’agonia ma era ancora lucido. Rivolse una preghiera silenziosa agli Antenati affinché il suo nemico si avvicinasse a lui per dargli soltanto un’ultima occasione.
“ Beh, addio allora – gli si era avvicinato per dargli il colpo di grazia quando ecco che accadde qualcosa, la terrà vibrò per un attimo e subito dopo un boato, seppure a grande distanza. Un’esplosione? Un terremoto provvidenziale? Chewie non lo sapeva e non gli importava ormai. Fatto sta che Fett si distrasse per un istante ed ecco che sfruttò la sua occasione. Con tutto il vigore che gli era rimasto, colpì e non mancò con la sua lama: tranciò di netto la gamba sinistra del Mandaloriano, poco sotto il ginocchio, li dove non era protetta dell’armatura.
L’uomo grido dal dolore e riuscì a sparare prima di crollare al suolo dolorante ma questa volta mancò. Senza dargli tregua, il gigante gli fu addosso, piantandogli la lama nel braccio destro, facendogli lasciare il fucile. Fett urlò ancora una volta ma non ricevette alcun quartiere. Con gli artigli, Chewbacca gli sfilò via l’elmo, vedendo il volto dolorante di un umano che digrignava i denti per il dolore e per il terrore. Mentre lo Wookie sollevava i pugni per colpirlo, il cacciatore di taglie riuscì a trovare la forza per alzare il braccio sinistro e per utilizzare il suo lanciafiamme. Il fuoco che ne fuoriuscì , pur rallentando Chewbacca, non fu sufficiente ad arrestarlo ormai in preda alla furia omicida che lo animava e per cui gli abitanti di Kashyyyk erano famosi, oltre a tutto il resto. Colpì il Mandaloriano a pugni uniti una , due , tre volte anche se probabilmente sarebbe bastato di meno. Chewie si fermò un istante a guardare il cranio spappolato del suo nemico. Prima di cadere esamine al suolo, pronunciò le sue ultime parole.

“ Padre mio, moglie mia, figlio mio, amico mio, vi aspetterò dagli Antenati…”

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Capitolo 10
*** Il prezzo di una scelta ***





Capitolo 10 - Il prezzo di una scelta


LANDO


 
KABOOOM!
 
Una tremenda ed improvvisa esplosione centrò in pieno gli agenti Bothan, a pochi metri dall’entrata della nave di Boba Fett. Lando che era più distante, venne sbalzato via, andando a sbattere violentemente contro la nuda roccia della profonda cavità del terreno nella quale il cacciatore di taglie aveva nascosto il suo mezzo. Fortunatamente, ebbe la prontezza di proteggersi il viso con le braccia altrimenti avrebbe colpito in pieno la pietra; l’esplosione aveva sollevato un fitto polverone che cominciò a farlo tossire.
Cercò di mettere in ordine i pensieri che gli affollavano la mente; erano giunti li non molti minuti prima e immediatamente i quattro Bothan con il capitano Nyir Irys'cra in testa si erano dati un bel da fare nel disinnescare le varie trappole che Fett aveva lasciato lungo il tragitto prima di arrivare alla sua nave; Lando aveva ammirato silenziosamente la loro efficienza e rimpiangendo di non poterli aiutare; si ero limitato a stare vicino a Leia con il blaster spianato, in caso di eventuali pericoli . L’addentrarsi nella grotta era proceduto in maniera abbastanza spedita grazie agli agenti della Rete e la loro altrettanto efficiente tecnologia fino a … l’esplosione. Dolorante, cerco di rimettersi in piedi, riuscendoci con grande fatica e tossendo piuttosto violentemente. Rapidamente cercò con lo sguardo Leia e la vide nonostante la spessa coltre di polvere; era a poca distanza da lui. Velocemente si avvicinò alla giovane donna e le diede una rapida occhiata; non sembrava ferita ma aveva perso i sensi.

“ Maledizione – bisbigliò con voce rauca, mentre se la caricava in spalla con una certa fatica – ce l’avevamo quasi fatta…”
“ Signor Carlissian – udì a malapena un’altra voce , provenire da poco più avanti. Nonostante fosse flebile , la riconobbe immediatamente. Si portò per quanto velocemente gli consentissero le sue intorpidite gambe e la sua testa dolorante in direzione di quel suono … e lo vide.
Nyir Irys’cra era gravemente ferito, frammenti di quella che doveva essere probabilmente una mina gli avevano trapassato le gambe in più punti e perdeva molto sangue. L’ex amministratore delegato di Cloud City lo guardò con uno sguardo misto di rammarico e pietà.
“ Non sono stato sufficientemente attento, credevo che ce l’avessimo fatta e invece – sputo del sangue nerastro a terra, per poi riprendere debolmente a parlare – e invece Fett ha mimetizzato una mina anche ad una distanza così breve dalla sua nave.”
Sghignazzò anche se a giudicare dagli spasmi del suo petto, il dolore doveva essere davvero lancinante e ancora una volta Lando si sentì completamente inutile, le sue conoscenze mediche erano troppo scarse per poter fare qualcosa se anche avesse avuto la giusta attrezzatura a disposizione e non l’aveva. Tutti i medpac erano poi con uno dei bothan, di cui il giocatore non riusciva a scorgere la presenza in tutto quel putiferio.
“ Non si preoccupi per me, signor Carlissian – disse l’agente , probabilmente intuendo le sue intenzioni – l’unica speranza che abbiamo è andarcene con la nave del cacciatore di taglie.”
Con la mano che gli tremava, il capitano Ribelle cerco qualcosa all’interno della sua mimetica e poi lo porse all’umano.
“ Un generatore di codici – gli disse con quel poco di fiato che gli restava in gola – le servirà per aprire la nave. Adesso vada... e speriamo che i rivali di Fett non ci siano addosso troppo presto.”

Era vero, l’esplosione era stata tremenda, soprattutto per il rumore prodotto e avrebbe potuto attirare l'attenzione di ospiti indesiderati. Doveva sbrigarsi. Ringraziando silenziosamente il Bothan, Lando con Leia sulle sue spalle si diresse al portellone di ingresso dello Slave One, la nave del Mandaloriano e sfiorò il pulsante del pannello di ingresso. Come Nyir Irys’cra aveva previsto, comparve la richiesta di un codice: c’erano tutte le lettere dell’alfabeto Basic e un tastierino numerico.
Gli sfuggì una seconda imprecazione; adagiò delicatamente Leia al suolo per poi collegare al pannello il generatore di codici. Su quest’ultimo comparve un timer: 10 minuti e poi cominciò ad incrociare lettere e numeri.
“ Speriamo di averlo tutto questo tempo – pensò il giocatore sempre più preoccupato e ansioso di tirarsi fuori da li il prima possibile. Chi lo avrebbe mai detto che neanche un mese prima aveva vissuto lussuosamente in uno dei luoghi più esotici della galassia, circondato da belle donne e dovendo fronteggiare unicamente problemi di bilancio e di personale o al massimo qualche altro giocatore di Sabbacc troppo irrequieto ?  Da quando aveva lasciato Cloud City non aveva fatto altro che rischiare la vita e per cosa o per chi poi? Per una vecchia amicizia dei tempi andati, per il bel faccino della principessa o per qualche altro motivo che in quel momento proprio non gli sovveniva ? Scosse il capo, mentre un lieve sorriso gli si affacciò sulle labbra.
“ Devo essere impazzito – mormorò tra se e se mentre il generatore continuava a lavorare – è l’unica spiegazione”. Dopo circa  5 minuti, finalmente vide qualcosa cambiare sul pannello di apertura, erano comparsi quattro spazi vuoti; probabilmente il codice di accesso era composto da quattro caratteri.

Lando lanciò un’occhiata piena di speranza all’agente Bothan, il quale gli fece un rapido accenno di approvazione.
“ Resista , Capitano. Ce l’abbiamo quasi f… - le parole gli si strozzarono in gola, non appena udì un nuovo rumore, l’inconfondibile ronzio di uno o forse più mezzi a repulsione, probabilmente speeder bike, provenire dall’ingresso della grotta.
Istintivamente si mise , in ginocchio. Ora trovava una benedizione la polvere provocata dall’esplosione.
Una manciata di secondi più tardi, sentì una voce. Era in un idioma che non conosceva ma non era difficile comprendere che provenisse dalla lingua sottile di un Trandoshano rettiloide alla quale fece eco l’istante successivo un suono metallico, minaccioso e sincopato, emesso da un droide.
Erano arrivati dunque, Boosk e IG-88, i rivali di Fett; e non avrebbero di certo gradito la presenza di nessuno dei sopravvissuti. Strano , davvero strano che li avessero trovati tanto velocemente ma non c’era tempo per pensarci.
Lando lanciò un’occhiata , disperato, al pannello di ingresso; la prima lettera era stata trovata, e la lesse in mente.
 
“S! Coraggio, coraggio, stupido marchingegno!”
  

I due cacciatori di taglie avanzavano circospetti, il giocatore li sentiva comunicare verbalmente tra di loro ma non si faceva illusioni, sarebbero arrivati prima della scoperta dell’ultimo carattere della password e per loro sarebbe stata la fine.
Erano passati 7 minuti e finalmente il generatore segnalò la seconda lettera, l’ultima del codice richiesto. Ora erano segnate la prima e l’ultima.
 
“S - - O”
“ Un momento… e se fosse…”


Rapidamente Lando staccò il generatore di codici e scrisse quelle che riteneva le due lettere mancanti.
“S O L O”
E il portello di ingresso si aprì con un rumore secco, le voci dei cacciatori di taglie erano vicinissime ormai. Lando lanciò un’altra occhiata al Bothan il quale la ricambiò con fermezza. Ancora una volta, l’agente ribelle trasse un oggetto dall’interno della sua casacca: un blaster. E senza ulteriori indugi, fece fuoco nella direzione dalla quale stavano arrivando i due rivali di Fett.
L’umano non perse un istante, raccolse Leia da terra e con un balzo si precipitò con lei all’interno dello Slave One , chiudendone subito dopo il portello. La mente del giocatore si fece immediatamente lucida, non poteva fallire , non così vicini alla meta! Si mise immediatamente in piedi e si reco il più velocemente possibile nella cabina di pilotaggio.
I comandi erano relativamente semplici e Lando era sempre stato un buon pilota. Senza perdere altro tempo accese i motori e dal oblò davanti a se vide che il capitano continuava a resistere.
“ Solo un altro istante…”
Ma proprio un quel momento vide con orrore arrivare una granata ai piedi del coraggioso agente ribelle; si guardarono e prima che l’esplosivo detonasse il giocatore d’azzardo vide il Bothan sorridere.
Ci fu un' altra esplosione e Lando si fece ancora più deciso; accelerò al massimo puntando dritto davanti a se, senza alcuna esitazione. Travolse in pieno entrambi i cacciatori di taglie e continuò la sua corsa fino all’uscita della grotta. Stava già per inserire i dati della base segreta all’interno del navicomputer per potersi dedicare completamente alla principessa quando un led rosso che brillava insistentemente attirò la sua attenzione . Lando lo promette e ne partì una comunicazione, proveniente dalla fredda voce del navicomputer di bordo.
“Supporto vitale del prigioniero nella cella 1 al 50%, rischio di decesso. Si desidera riattivare il supporto vitale ?”
Non ci pensò neanche un istante. Sapeva bene che Fett aveva un unico prigioniero a bordo della nave.
“Riattivare!”
Il led da rosso divenne verde e Lando si precipitò verso la cella 1.
Con un sospiro di sollievo lungo alcuni secondi, l’ex amministratore di Cloud City vide la graffite che circondava il suo amico stabilizzarsi. La sfiorò rapidamente per poi tornare da Leia ed adagiarla ancora priva di sensi  sul letto della cabina di Fett.
Quando rientrò in cabina di pilotaggio, il comlink interno stava già lampeggiando, comunicazione in arrivo. Lando la accese e cominciò a parlare
“ Qui Nave Obiettivo, sono il volontario – “volontario” era il nome in codice che i Bothan gli avevano assegnato – solo due superstiti, prigioniero recuperato. Passo.”
Dall’altra parte ci fu un breve silenzio e poi la risposta.
“ Qui Base, nave recuperata, zero superstiti. Vi attendiamo. Passo e chiudo.”

"Nave recuperata quindi il Falcon è al sicuro. Ma zero superstiti …"

Lando si lasciò andare sulla poltrona del pilota, grattandosi nervosamente la testa mentre calde lacrime cominciavano a solcare il suo volto.

“Mi dispiace, Han…”

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Capitolo 11
*** Una promessa mantenuta ***




Capitolo 11 - Una promessa mantenuta


LUKE
 

“Così è questa Nar Shaddaa…”
 
Luke guardava con uno sguardo misto di sorpresa e costernazione lo spettacolo che era intorno a lui dall’abitacolo del suo caccia Ala-X in movimento. Non aveva mai visto una delle cosiddette "città pianeta" e francamente se erano tutte come la Luna dei Contrabbandieri, sarebbe stata una esperienza a cui avrebbe rinunciato volentieri.

Caos ovunque, miasmi tossici e verdastri che risalivano dalla superficie nonostante fosse migliaia di metri più in basso, palazzi ammassati l’uno sull’altro brulicanti di vita e di attività, costruiti con ben poco criterio, navi e airspeeder che volevano frenetici senza un minimo di ordine e senza la volontà di nessuno di volerlo imporre. La Città Verticale era il terzo nome di quella luna che orbitava attorno a Nal Hutta, il pianeta ove sorgeva la capitale del Cartello Hutt, la più grande e antica organizzazione criminale di tutta la galassia: Nar Shaddaa ne era solo l’anticamera e il ragazzo non voleva neanche immaginare cosa potesse esserci al di la di essa, la vista che aveva davanti agli occhi gli bastava.
Pensieroso, diresse il suo caccia aumentandone la velocità verso il luogo dell’appuntamento con l’agente Nova, il nome del contatto che gli era stato dato durante la conversazione via radio con l’individuo che si era unicamente presentato come lo Spettro di Vader.

Il viaggio verso la Luna dei Contrabbandieri era stato tutt’altro che tranquillo: aveva cercato invano di dormire durante il viaggio da Dagobah ma il suo sonno era stato tormentato da visioni. Di Leia e di Chewie, soprattutto … stavano soffrendo, soprattutto il poderoso wookie e poi ad un certo punto il suo dolore si era arrestato di colpo, come spezzato all’improvviso.
Il maestro Yoda gli aveva detto che quelle erano visioni del futuro e che il futuro era sempre in movimento. Per un istante era stato tentato di fermare il viaggio nell’iperspazio e di dirigersi a tutta velocità verso i suoi amici, come già aveva fatto non molto tempo prima eppure … qualcosa questa volta lo aveva fermato. Una ripicca per quanto era successo a bordo della nave ospedale con Leia ? Era davvero diventato così meschino? Oppure la completa volontà di dedicarsi completamente al suo addestramento Jedi, ignorando tutto il resto, proprio come volevano Ben e il Maestro Yoda, quando avevano cercato di persuaderlo a non raggiungere Bespin, dove poi avrebbe affrontato Darth Vader? Neanche quella possibilità lo aveva fatto sentire a suo agio.
Scacciò quei pensieri, aveva rimuginato sin troppo su di essi durante il viaggio, doveva essere lucido, quel posto non gli piaceva e ancora meno gli piaceva l’idea di incontrare qualcuno al servizio dell’Impero ma ormai era li e aveva preso la sua decisione. Avrebbe scoperto tutta la verità su suo padre, come aveva promesso … e avrebbe compreso da sé, se era davvero al di la di qualsiasi possibilità di redenzione. Per questo motivo non era tornato indietro. Questa volta doveva fidarsi dei suoi amici e sperare con tutto se stesso che ce la facessero anche senza il suo aiuto.

Mentre si avvicinava al luogo dell’incontro, si accorse che il caos del traffico  scemava in maniera graduale per poi attenuarsi quasi del tutto quando si avvicinò a quella che doveva essere un area riservata molto ben pattugliata.
Un paio di Cloud Cars, simili a quelle già viste proprio su Bespin, gli si misero affianco e aprirono una comunicazione.
“ Nave classe Ala X – disse uno dei piloti con voce metallica – state entrando nel Livello 101 del Settore Correliano. Avete un codice di accesso ? – e subito dopo il navicomputer del caccia, segnalò al giovane che entrambi i piloti avevano attivato il sistema di armamento delle loro navi. A quanto pare prendevano la sicurezza del posto molto sul serio.
Senza indugiare, Luke rispose.
“ Codice di accesso RY8976 , sono un ospite”
Prontamente, i due piloti si sollevarono più in alto, lasciandolo proseguire.
Si stava avvicinando ad un’imponente struttura, molto ordinata e dalla forma esagonale, la cui sommità era costituita da una scacchiera di vetri oscurati in trasparacciaio verso i quali diresse la nave. Quando si avvicinò , il tetto dell’edificio cominciò ad aprirsi e il giovane condusse con sicurezza il caccia al suo interno. Subito dopo, il tetto cominciò a richiudersi.
Atterrò con la nave in quello che era un hangar molto ben illuminato, oltre alla sua c’era un altro veicolo, una cannoniera Skipray , un mezzo pesante non molto più grande di un caccia da combattimento ma molto ben armato a tal punto che molti ingegneri militari e piloti lo classificavano come una nave capitale.

R2 – D2, rimasto curiosamente silenzioso fino a quel momento, cominciò a pigolare in maniera interrogativa.
“ No , non preoccuparti, amico mio – lo rassicurò Luke – se avessero voluto distruggerci, ci avrebbero già provato prima e in maniera più palese. Tieni d’occhio la nave e avvisami se i tuoi sensori scoprono qualcosa di strano.”
Il droide astromeccanico rispose in maniera affermativa, notificandogli che a bordo della cannoniera non c’era nessuno e il giovane aprì la carlinga del caccia.
Ne discese cauto, cominciando a guardarsi attorno con prudenza. L’hangar sembrava avere soltanto un’altra uscita, oltre all’apertura del tetto dalla quale erano entrati. Senza ulteriori indugi, si diresse verso la porta ma prima che potesse raggiungerla, questa si aprì e vide una figura comparirne sull’uscio.

 

Era una ragazza, approssimativamente della sua stessa età e a prima vista alta quanto lui; indossava una mantella scarlatta con cappuccio tirato su e sotto di essa dei pantaloni neri attillati. Aveva la pelle ambrata e occhi che sembravano della giada più pura. Quando si accorse della sua presenza gli riservò un largo e bianchissimo sorriso, avanzando verso di lui.
“ Benvenuto, Luke Skywalker – gli porse la mano con un sorriso sbarazzino – sono l’agente Nova e fino a quando vorrai restare qui, sarò la tua guardia del corpo e assistente personale. Mi assicurerò che non ti capiti nulla di male.”
Il giovane rimase a dir poco sbigottito; si era aspettato di trovare un freddo e bieco agente imperiale, un individuo che avrebbe mal sopportato fin dal primo momento come quello Spettro e invece …
Titubante ricambiò il gesto della mano e la ragazza gliela strinse senza alcun imbarazzo.
“ Vedi ? Non era cosi difficile – e ridacchiò brevemente di gusto – seguimi, ti mostrerò il resto della struttura.”
E senza dire altro, girò i tacchi e tornò ad oltrepassare la porta. Luke la seguì.
La stanza successiva, aveva tutta l’aria di una palestra: erano presenti i più sofisticati attrezzi ginnici e al centro della sala vi era un largo tappeto circolare al cui centro stava seduto e inattivo quello che sembrava un droide di una classe che il ragazzo non conosceva. Anche questa stanza era densamente illuminata, dai vetri in trasparacciaio si riusciva a vedere da ogni lato tutto quello che circondava la struttura mentre altrettanto, come Luke aveva da poco sperimentato, non poteva essere fatto dall’esterno. La stanza aveva quattro uscite; quella che avevano appena varcato, due porte affiancate sulla destra e un’altra più grande sulla sinistra.
“ Quelle sono le nostre stanze – disse la ragazza indicando le due porte sulla destra – questa come puoi vedere è una sala di addestramento e li infine – disse puntando il dito verso la porta più grande – c’è la sala di comando e di comunicazione. Spero che fino ad adesso sia tutto di tuo gradimento.”
Il giovane non sapeva esattamente cosa dire.
“ Beh si, è tutto così … pulito e ordinato rispetto a quello che c’è fuori.”
La ragazza sorrise di nuovo.
“ Se ti piace di più la fuori, non c’è problema … posso mostrarti i migliori bar del Settore Correliano. Ma dovrai stare attento, li spesso scoppiano delle risse.”
Il modo di fare informale della giovane donna stava cominciando a sciogliere le incertezze del ragazzo.
“ No grazie – sorrise alla battuta – qui va benissimo. Se non ti dispiace, vorrei riposare, è stato un lungo viaggio.”
“ E fatto tutto a bordo di un caccia monoposto! Immagino avrai voglia di farti una bella doccia – disse la ragazza arricciando il naso.
Luke neanche aveva pensato a quale odore stava emanando per quanto era preso nei suoi pensieri.
“ Si e ne avrei bisogno subito – rispose imbarazzato
“ Bene, allora, vieni ti accompagno – e lo condusse ad una delle due porte sulla destra. Fatto questo si sfilò il cappuccio e Luke vide che aveva lunghi capelli neri che le scendevano fino a metà della schiena , raccolti qua e la con delle treccine.
“Questa è la tua stanza – disse aprendogli la porta – se hai bisogno di me sono qui di fianco.”
Luke la ringraziò con un cenno della mano e stava per entrare quando la ragazza parlò ancora.
“ Ah, e se ti serve qualcuno che ti lavi la schiena, sono a tua disposizione – disse prima di aprire la porta della sua stanza e di entrarvi con una leggera risata.

Arrossito visibilmente, il ragazzo entrò nella sua stanza e chiuse la porta. Era un luogo piuttosto grande e confortevole, c’era un letto ad una piazza e mezzo, un armadio, un comodino , una scrivania con sopra un portatile e poco di fianco ad esso uno strano oggetto dalla forma cubica. Poco più in là un angolo cottura con una dispensa a vista dotata di varie cibarie e infine la porta del bagno.
Senza stare troppo a pensarci, Luke si concesse una lunga doccia; nell’armadio trovò dei vestiti semplici e funzionali, molto simili alla tuta che aveva sul caccia e che indossò. Si lasciò sprofondare nel letto riuscendo a dormire alcune ore; una volta sveglio si mise seduto alla scrivania, attirato da quello strano oggetto dalla forma cubica.
Ora che lo guardava più da vicino, vide che stava pulsando di una luce azzurrognola. Quando provò ad avvicinare la mano vide che la luce diventava sempre più fitta e istintivamente, ne sfiorò la parte superiore. Come se si fosse trattato di un proiettore olografico, ne uscì l’immagine di un uomo abbastanza in la con gli anni, che indossava una tunica simile a quella di Ben, al suo fianco pendeva l’elsa di una spada laser.

 

“Salute a te, apprendista – dichiarò l’immagine con voce solenne – sono il maestro Cin Drallig, istruttore di spada e in questo holocron ho inciso tutta la mia conoscenza. In cosa posso aiutarti ?”
Ancora una volta, Luke non poté che provare un forte sbigottimento per quanto si trovava innanzi.
“ Ehm, salve maestro Drallig. Mi chiamo Luke Skywalker e sono qui per … chiederle dei consigli”
“ Certamente, apprendista Skywalker , sono qui proprio per questo. Chiedi pure.”
Il giovane cominciò a comprendere, questo “holocron” doveva essere una sorta di enciclopedia virtuale interattiva. La sorpresa lasciò il posto alla curiosità e alla voglia di apprendere. Dopotutto quello era uno dei motivi per i quali si trovava li.
“ Maestro Drallig, vorrei sapere da voi tutto quello tutto quello che sapete sull’uso della spada. Non vedo l’ora di cominciare!”
La figura sembrò piccarsi.
“ Non essere impaziente, apprendista. Imparerai nei modi e nei tempi che sono consoni ad un sano addestramento. Ora mostrami quello che sai fare e valuterò il tuo attuale grado di apprendimento.”
Il ragazzo si grattò la testa, imbarazzato
“ Lo farei , maestro ma … sono senza spada.”
“ La tua impazienza è dunque assai cattiva consigliera, ragazzo. Ascoltami con attenzione, ti spiegherò quanto ti occorre per costruire la tua arma e ricorda sempre, da essa dipende la tua vita.”
E la lezione cominciò …

Il giovane seguì diligentemente tutte le istruzioni, dopotutto era un capace meccanico e la costruzione della sua nuova arma gli parve subito un lavoro non troppo complicato. Aveva bisogno dei pezzi necessari e l’agente Nova fu più che felice di procurarglieli anzi a giudicare dalla rapidità con la quale li portò nella sua stanza li aveva certamente già approntati da prima dell’arrivo di Luke su Nar Shaddaa.
La ragazza seguì con grande interesse il lavoro di costruzione e al giovane non dava fastidio averla li con se.
Non seppe neanche dire per quanto tempo stette chinato sulla scrivania ma alla fine l’involucro era terminato, mancava soltanto l’inserimento del cristallo, la parte più delicata. Nova ne aveva portati di diversi colori: stando alle spiegazioni del maestro Drallig, gli Jedi generalmente usavano l’azzurro e il verde per le loro lame. Il primo era il colore dei combattenti, i cosiddetti Guardiani , il secondo era quello dei diplomatici, conosciuti come Consiglieri, sebbene esistessero delle eccezioni e validi combattenti avessero scelto il verde e viceversa.
Luke stava già prendendo un cristallo azzurro, quando la ragazza fino ad allora osservatrice silenziosa, fece un commento.
“ Solo azzurro e verde ? Non lo trovi noioso e scontato ? Possibile che non tu non possa avere qualcosa di completamente tuo ?”
E detto questo si sdraiò sul letto, mettendo le mani dietro alla nuca.
“ Chiedi al tuo ologramma se erano davvero tutti verdi e azzurri oppure se qualcuno utilizzasse un colore diverso … dai!”
Il ragazzo si lasciò contagiare dall’entusiasmo della sua interlocutrice e fece la domanda. Cin Drallig gli rispose prontamente.
“ Si, c’era un’eccezione o per meglio dire una unicità. Un uomo , un maestro di nome Mace Windu, uno dei più grandi spadaccini che l’ordine abbia mai avuto e mio contemporaneo, usava una lama viola. Ma tu ragazzo sei solo un apprendista. Sarebbe altamente insolito e insolente da parte tua.”
La ragazza alle sue spalle a quel punto lo incalzò.
“ Insolente ? Figuriamoci, stai scegliendo qualcosa che rappresenti soltanto te. Gli altri dovevano uniformarsi perché facevano parte di un ordine , giusto ?  Ma tu che bisogno ne hai ?”
La profondità di quel pensiero e tutto ciò che lasciava sottointeso colpì profondamente Luke; in silenzio cercò tra i cristalli e uno in particolare attirò la sua attenzione.
Lo inserì all’interno dell’elsa e terminati tutti i collegamenti elettronici, si preparò ad accenderla.
“ Pronta ? – disse con un sorriso alla ragazza
“ Dai forza, cosa aspetti ? Sto morendo dalla curiosità!”
E Luke la accese; la lama che ne uscì era di un arancio vivo e brillante, il cui calore illuminò immantinente la stanza.
“ Meravigliosa! Ottima scelta – disse lei – cosa rappresenta ?”
“ Il colore dei soli gemelli di Tatooine … è li che sono cresciuto – disse il giovane con tono leggermente malinconico – ora se non ti dispiace , agente Nova, ci sono delle cose che vorrei mostrare unicamente al maestro Drallig.”
La ragazza non protestò, una cosa che l’apprendista Jedi apprezzò moltissimo assieme a tutto il resto. Poco prima di uscire dalla stanza però la giovane donna parlò ancora una volta
“ Esme, il mio nome è Esme… - disse, senza attendere replica.
Luke fissò a lungo alla porta, sospirando infine in maniera impercettibile, per poi voltarsi verso l’holocron, raccoglierlo e dirigersi verso il centro della palestra.

Guardò incuriosito ancora una volta il droide inattivo li seduto e cominciò ad allenarsi con la sua nuova arma, sotto lo sguardo attento dell’istruttore di spada.

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Capitolo 12
*** Un irritante imprevisto ***




Capitolo 12 – Un irritante imprevisto
 
VADER

 

Comodamente seduto sulla poltrona della sua stanza personale al bordo dell’Executor, la nave ammiraglia dello Squadrone della Morte, la flotta personale che l’Imperatore aveva messo a sua disposizione, Darth Vader seguiva con interesse e attenzione le manovre e le esercitazioni che gli Star Destroyers e i caccia compivano con la consueta diligenza.
A seguito della distruzione della base ribelle nascosta tra gli asteroidi di Vergesso, si erano diretti in un posto ben preciso all’interno della vastità dell’Anello Esterno: attorno a loro non c’erano sistemi abitati ma dalla loro posizione passavano numerose rotte iperspaziali, ragione per la quale nell’eventualità fosse giunta comunicazione di attività ribelle sia da parte del Centro Imperiale che da un Moff, o governatore di sistema che dir si volesse, locale sarebbero giunti a destinazione nel minor tempo possibile. Gli Snodi iperspaziali come quelli aveva imparato a conoscerli bene già durante la Guerra dei Cloni, quando li nell’Anello Esterno combatteva i Separatisti.
Ma che si chiamassero Separatisti o Ribelli, per lui faceva ben poca differenza: avrebbe sconfitto chiunque si fosse messo contro di lui con rapidità ed efficienza, senza esitazione e pietà. E avrebbe raggiunto il suo obiettivo, specialmente ora che aveva una motivazione in più per riuscirci. E quella motivazione era sua figlio.
Mentre si soffermava su quei pensieri, udì alle sue spalle il suono della porta d’ingresso ai suoi alloggi aprirsi e chiudersi l’istante successivo; il passo felpato che seguì poco dopo era inconfondibile: Etad Deechi, il suo Spetto, lo aveva raggiunto in perfetto orario, come sempre.
Azionò servendosi della Forza i comandi della sua poltrona per voltarsi e fissare il suo servo; si era già inginocchiato con la consueta deferenza.
“ Mio signore , sono al vostro servizio. Comandatemi ed eseguirò”
L’uomo dalla nera armatura lo fissò.
“ Da quanto tempo sei al mio servizio, Spettro ?”
La domanda colse per un istante di sorpresa il Semi-Umano.
“ 15 anni, un mese e tre giorni standard ad oggi, mio signore. Fu poco dopo la fine della Guerra Civile Umbarana.”
La Guerra Civile Umbarana … Vader la ricordava bene. Etad Deechi era il Maestro dei Sussurri, o capo delle spie per usare una definizione più informale, della fazione Lealista e lo era rimasto praticamente fino alla fine, quando le truppe degli Insorti avevano conquistato la Capitale del pianeta. Vader era giunto li come mero osservatore assieme alla sua flotta; entrambe le fazioni erano fedeli all’Impero e per questo non c’era alcuna ragione di intervenire, si trattava di un mero conflitto interno. Eppure quando venne a sapere della indefessa fedeltà che quel servitore continuava a dare al suo Sovrano anche quando sarebbe stato conveniente abbandonarlo, Vader si intromise salvandolo da una sicura condanna a morte e prendendolo al suo servizio. Gli Insorti lo volevano morto dato che era stato la causa di tante loro sconfitte grazie alle sue proverbiali capacità di spionaggio e quello fu il secondo motivo a spronare il Signore dei Sith a reclutarlo. In tutti quegli anni aveva dimostrato le sue capacità in maniera superlativa ed era giunto il momento di metterlo alla prova con l’incarico più difficile che gli avesse mai affidato.
“ Tutto è andato come previsto ? – disse alfine
“ Si Milord, la mia incursione nei dati della Rete Bothan ha avuto successo. Saputo della missione di recupero di Han Solo su Ord Mantell, ho fatto in modo di informare i concorrenti della posizione del cacciatore di taglie Fett. I Ribelli sono riusciti a salvare il loro commilitone ma a caro prezzo. Da una comunicazione intercettata, abbiamo saputo che il gruppo dei cosiddetti Criminali di Yavin ha subito almeno una perdita importante, sebbene non sappiamo dire con esattezza quale. Anche Fett potrebbe essere deceduto ma non ne abbiamo ancora avuto conferma, sappiamo però certamente che la sua nave è finita nella mani dei Ribelli. Da li infatti è partita la comunicazione intercettata. Malauguratamente , il nostro atto di hackeraggio è stato scoperto e bloccato; i Bothan avranno sicuramente preso tutte le contromisure necessarie per evitare che l’evento si verifichi nuovamente”.
Magnifico, semplicemente magnifico. Il suo Spettro era riuscito ad entrare nei sorvegliatissimi data base della Rete Bothan, universalmente conosciuto come il miglior servizio di spionaggio e controspionaggio della galassia, anche se solo per pochi minuti ed era riuscito a mettere in difficoltà gli amici di suo figlio senza che questi si precipitasse in loro aiuto. E quello era un’altra vittoria, Luke stava mantenendo la promessa che aveva fatto a suo padre nonostante quella “provocazione”, preparata appositamente per lui.
Ma prima di complimentarsi con il suo fedele servitore, c’era un’altra verifica che intendeva fare: chiuse gli occhi e usò la Forza per allontanarsi spiritualmente da lì. Si figurò come un rapace, veloce e instancabile, che solcava un vasta foresta di ritorno al proprio nido; continuò a volare per miglia e miglia fino a quando i suoi sensi non percepirono colui che stava cercando, la sua progenie.
Luke si stava addestrando instancabilmente, sentì con chiarezza il suo respiro affannoso e il sudore colargli dalla fronte. I fendenti che portava con la sua nuova lama, la costruzione della quale era un altro segno evidente del suo grande talento, rivelavano man mano una maggiore precisione e efficacia.
 Cin Drallig, o per meglio dire il suo Holocron, stava facendo un buon lavoro; Vader ricordava di averlo preso dalla stanza dove l’istruttore di spada aveva addestrato decine di allievi nel corso della sua onorata carriera … prima che l’uomo che solo fino a poche ore prima era conosciuto come Anakin Skywalker,  lo uccidesse dopo appena una dozzina di scambi di spada laser. La sua tecnica era eccellente, la sua padronanza della Forza ineccepibile ma era troppo prevedibile, troppo ancorato a degli schemi di lotta visti e rivisti. E quella mancanza di imprevedibilità gli era costata la vita.
L’uomo in armatura avrebbe riso di gusto se ancora avesse potuto.

“ Non hai salvato te stesso, né i tuoi allievi e ora stai contribuendo all’addestramento del futuro Signore dei Sith; non lo trovi ironico Maestro Drallig o Troll come ti chiamavano quegli sciocchi che ti temevano al Tempio ?”

C’era solo un’ultima cosa che intendeva vedere; i sensi del Sith scavarono in profondità nell’animo della sua progenie per comprendere cosa provasse, quali emozioni accompagnassero il suo addestramento.
E quello che vide lo bloccò immediatamente: credeva che avrebbe scorto ambizione, desiderio di compiere il grande destino che gli aveva comunicato su Cloud City al termine della loro sfida e perché no, anche una recondita volontà di potere.
E invece trovò pietà …
Luke era li perché provava pietà per suo padre, perché voleva aiutarlo, forse persino salvarlo. E per fare quello, aveva persino rinunciato ad accorrere in aiuto dei suoi amici, seppur con molta preoccupazione e sgomento. Suo figlio era un libro aperto, limpido e trasparente come le placide acque di Naboo e proprio come …
Di scatto, Vader si mise in piedi mettendo istantaneamente fine a quella visione che lui stesso aveva cercato. Una ondata di Forza, originatasi dalla rabbia che gli esplodeva in petto, travolse le suppellettili vicino la poltrona e mandò gambe all’aria Etad Deechi, il quale pur non restandone ferito , decise di tenersi a debita distanza.
Il Signore Oscuro dei Sith era furioso ma riuscì a controllarsi quel tanto che bastava per dare i suoi comandi. Avrebbe detto al suo servitore di rintracciare gli amici di Luke e di farli a pezzi, tutti quanti e di fargli sapere che era stato lui ad ordinare quelle morti. Suo figlio a quel punto non avrebbe avuto altro scelta che odiarlo e quell’odio sarebbe stato nutrimento!
“ No! – pensò prima di parlare, la sua lucidità cominciava a tornare prima del previsto. No, forse c’era un altro modo; più sottile e forse persino più crudele.
“ Servitore – parlò più forte di quanto avrebbe voluto – ho due comandi per te! Il primo, trova l’ubicazione della Morte Nera in costruzione PRIMA che riceva l’incarico di supervisionarne i lavori. Hai carta bianca, usa tutti i mezzi che preferisci. Non importa quello che dovrai fare : se riuscirai, la tua ricompensa sarà al di la di ogni immaginazione. Se fallirai, sarò costretto a dimenticare tutti i tuoi anni di fedele servizio e a giustiziarti!”
Lo Spettro tornò ad inchinarsi, visivamente impaurito.
“ Il secondo, comunica all’agente Nova che deve intensificare la sua relazione con il soggetto della Missione Alfa, deve entrare in intimità con lui nel minor tempo possibile. Anche in questo caso, completa carta bianca. Voglio che si fidi ciecamente di lei.”
Vader distolse lo sguardo , tornando a fissare la flotta.
“ E anche in questo caso, se riuscirà potrà avere tutto ciò che vuole. Se fallirà, morirà. Puoi andare adesso.”
“ Milord - sentì ancora una volta la voce del suo servo prima che uscisse dalla stanza.
Si era trattato solo di un piccolo incidente di percorso, nulla di più. La conquista del trono avrebbe avuto altri imprevisti e avrebbe dovuto mantenere sempre la massima lucidità. Non avrebbe più permesso alla sua fiamma di fargli perdere il controllo.

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Capitolo 13
*** Il peso delle responsabilità ***




Capitolo 13 – Il peso delle responsabilità


LEIA

 
Un largo finestrone in plexiglass separava il corridoio dove la principessa di Alderaan si trovava dalla sala chirurgica ove Han Solo, suo commilitone e amato, stava affrontando una complicata operazione chirurgica. Lo scongelamento accelerato della graffite al quale il suo corpo era stato sottoposto e bloccato per il rotto della cuffia da Lando, aveva avuto conseguenze pesanti per il suo occhio sinistro.  Un droide medico di classe 1B stava operando l’uomo, purtroppo non era stato possibile salvargli l’occhio e già si stava procedendo con il trapianto di un innesto artificiale. Fortunatamente, il resto del suo corpo aveva ben resistito e non aveva subito alcuna pesante conseguenza, nulla che una immersione di Bacta di qualche ora non avrebbe saputo guarire. Voleva abbracciarlo, baciarlo e stare in sua compagnia, dirgli quanto gli era mancato e non appena si fossero rilassati, rimproverarlo duramente per come le aveva risposto dopo la sua dichiarazione su Cloud City. Un lieve sorriso le si abbozzò dopo tanto tempo ma si spense subito dopo: il risveglio di Han non sarebbe stato così dolce. Subito le avrebbe chiesto dove si trovava Chewie e il pensiero del coraggioso wookie le fece salire delle lacrime agli occhi.
Era morto, quel grosso adorabile e insostituibile tappeto ambulante, non c’era più. E lei non gli aveva mai detto quanto gli volesse bene e quanto fosse importante per lei…
Cominciò a piangere e singhiozzare, il corpo del gigantesco Wookie era nella stanza di fianco a quella dove il suo amato veniva operato. I bothan lo avevano recuperato assieme a tutto al suo armamentario e a Boba Fett. Il cacciatore di taglie era disteso , morto, mutilato e finito una volta per tutte, proprio accanto all’ imponente abitante di Kashyyyk che aveva messo una volta per tutte fine alla sua maledetta carriera. Leia era da sola in quel corridoio in penombra; Lando stava facendo rapporto al comandate Bond Kev’lya , l’ufficiale più alto in grado li nella base segreta di Ord Mantell . Avrebbe dovuto ringraziare anche lui per averle salvato la vita.
 
“ Non so fare altro che essere salvata – sferrò una forte manata contro il plexiglass ma il vetro era troppo doppio perché il droide venisse richiamato da quel suo rabbioso gesto – Han, Chewie, Lando e … Luke . Tutti loro hanno impedito che morissi almeno una volta e io… che cosa so fare io ?!” Persino per tirare fuori dai pasticci Lando dalle grinfie di una prostituta di periferia era stato necessario l'intervento dello scomparso wookie!
Tirò due, tre , quattro manate prima di riuscire a trovare un minimo di calma. Lei era il Ministro di Stato dell’Alleanza Ribelle, presto il comandante Kev’Lya sarebbe venuto a parlarle e non poteva farsi trovare in quello stato e in preda ai suoi sentimenti. Si asciugò le lacrime con un fazzoletto che il giocatore d’azzardo le aveva lasciato e cominciò a sistemarsi il viso come meglio potette.

Poco dopo aver terminato, una porta alla sua destra si aprì di scatto e ne vide comparire il basso ufficiale dal volto canide, il quale la salutò con un rispettoso inchino.
“ Principessa Organa , vi porgo le mie condoglianze per la vostra perdita; posso soltanto immaginare come dobbiate sentirvi.”
Apprezzò molto quelle parole.
“ La ringrazio, comandante. E io non posso che fare parimenti per i coraggiosi soldati che avete perso in quella grotta. Con il capitano Irys’cra non sono partita con il piede giusto ma è morto d’eroe. Appena sarà possibile, farò richiesta per lui per la Croce di Alderaan.”
Una delle più importanti onorificenze militari alla memoria che l’Alleanza concedesse; il comandante bothan sembrò gradire notevolmente quella proposta.
“ Vi ringrazio, milady. Lui e tutti gli uomini della squadra hanno fatto del loro meglio, ne sono sicuro.”
L’alieno guardò un istante verso il tavolo operatorio dove si trovava Han.
“ Come tutto il personale della base, solo che … temiamo di avervi delusa , Principessa”
Prima che Leia potesse dire che non era così, l’ufficiale la bloccò con un cenno della mano.
“ C’è stata una falla nella nostra sicurezza, una falla creata da un qualche agente Imperiale”
La ragazza sgranò gli occhi per la sorpresa, quella era la prima volta che sentiva di un simile avvenimento; mai i Bothan si erano lasciati superare dagli agenti dell’ISB. Come era stato possibile ?
“ Non si è trattato di un comune operativo dell’intelligence nemica … no, si è trattato di qualcuno di dannatamente più abile. Si è infiltrato nella Rete quel tanto che bastava per avere informazioni sulla missione del recupero del Comandante Solo; con ogni probabilità , è stato lui o lei ad avvisare i rivali di Fett dell’ubicazione dello Slave One, ecco perché sono arrivati tanto in fretta. L’unico interrogativo che resta è … perché non abbia avvisato il presidio Imperiale? Un intero reggimento di truppe d’assalto avrebbe potuto esservi addosso ben prima dei cacciatori di taglie”.
Leia non riusciva a darsi nessuna spiegazione, si limitò a poggiare una mano su quella del Bothan, con un leggero sospiro.
“ Avete fatto del vostro meglio, comandante. Non ho alcun motivo di rimprovero verso di voi.”
L’alieno sembrò rilassarsi.
“ Vi ringrazio ancora una volta, mia signora. Vi dico però che stiamo con il fiato sul collo su questo misterioso individuo; se dovesse riprovarci, lo intercetteremo in un istante e i nostri segugi informatici sono sguinzagliati alla sua ricerca. Riusciremo ad invidiarlo e a neutralizzarlo, avete la mia parola d’onore.”
Leia gli sorrise delicatamente.
“ E sono certa la manterrete, comandante. C’è altro che desiderate comunicarmi  ?”
L’ufficiale ritrovò tutta la sua compostezza, mettendosi sull’attenti.
“ Si, Principessa. Vorrei raccomandarvi Lando Carlissian per una nomina ad ufficiale sul campo; non si merita nulla di meno. Ne ho già parlato con lui e si è detto favorevole a questa possibilità.”
La ragazza si sentì sollevata da quelle parole, l’ex amministratore delegato di Cloud City si meritava quella nomina, era un uomo capace e con delle basi da militare , proprio come Han. Inoltre l’amicizia che lo legava al suo amato lo avrebbe aiutato a … gestire meglio la terribile notizia che avrebbero dovuto dargli non appena si fosse rimesso.
“ Sono più che d'accordo con voi, comandante. Potete comunicare ogni cosa al generale Rieekan , sarà ansioso di ricevere un rapporto finale su questa missione.”
Il Bothan fece un saluto militare.
“ Si, milady. Procedo immediatamente; posso consigliarvi di prendervi qualche minuto di riposo? L’operazione durerà ancora qualche ora, i trapianti di occhi sono operazioni molto lunghe.”
Leia chiuse per un istante i suoi di occhi, il consiglio era sensato. E poi voleva essere un po’ più in forma di quanto non fosse in quel momento, quando Han si sarebbe svegliato. Voleva farsi una doccia e provare a dormire. Era letteralmente esausta.
“ Farò come suggerite, grazie.”
“ Principessa – disse, prima di tornare li da dove era arrivato.
La ragazza si recò verso gli alloggi e si concesse una veloce doccia. Una volta asciugata provò a stendersi e fu in quel momento che la sentì.
 
“ Leia”
Una voce, una voce risuonò nella sua testa proprio come era avvenuto su …
“ Luke! Luke sei tu ? – disse ad alta voce felice come non mai , sperando che nessuno al di fuori della stanza l’avesse sentita.
“ No – e poco dopo con suo immenso stupore, vide la figura di un uomo manifestarsi davanti ai suoi occhi increduli. Era un anziano dai capelli e barba bianca, che vestiva una semplice tunica. Tutto il suo corpo era circondato da un bagliore azzurrognolo. Leia lo conosceva bene, anche se lo aveva visto una sola volta e di sfuggita sulla Morte Nera tre anni prima.
“ Generale Kenobi ! – disse con una voce ancora sbigottita, il suo caro amico le aveva detto di queste “ manifestazioni” da parte dell’anziano mentore anche se trovarsene davanti una era ben altra cosa che sentirne parlare – perché siete qui ? Come procede l’addestramento di Luke ?”
Avrebbe voluto fargli molte altre domande , tra le quali quella più impellente , di poter parlare con l’apprendista Jedi, per potersi chiarire con lui e sapere se  fosse ancora arrabbiato con lei.
Lo spirito le rispose in maniera solenne. “ Luke non è qui con noi, Leia. Per questo ti sto parlando. Abbiamo bisogno del tuo aiuto per riportarlo qui; puoi aiutarci ?”
“Noi? – rispose la ragazza, confusa – ma allora un altro Jedi è sopravvissuto alla Grande Purga ? E come è possibile che Luke non sia con voi?!”
“ Non c’è tempo per parlare di questo adesso, figliola. Raggiungici non appena ti sarà possibile sul terzo pianeta del sistema Dagobah; quando arriverai, saremo noi a guidarti.”
“ Ma come? Asp…” L’ultima parola le si fermò in gola, la presenza era svanita.
Per alcuni interminabili istanti pensò di aver sognato ma terminato lo sbigottimento si rivestì velocemente e si precipitò fuori. Non voleva insospettire nessun Bothan circa le sue intenzioni utilizzando uno dei loro terminali e pertanto si recò di gran lena sul Falcon. C’era C3-PO ad attenderla.
“ Vostra Grazia – la saluto con il consueto appellativo formale – c’è qualcosa che posso fare per voi ?
“ Si – le rispose – devi comunicare con la nave e mandarmi sul navicomputer in sala di comando tutte le informazioni inerenti il sistema Dagobah”.
“ Certo , Vostra Grazia! Mi metto subito al lavoro!”
Senza attendere oltre, la ragazza si recò in cabina di pilotaggio e restò in attesa delle informazioni richieste che arrivarono poco dopo.
“ Dagobah, sistema solare di tre pianeti, di cui i primi due privi di vita mentre il terzo – scorse le notizie man mano che le arrivavano – pianeta paludoso, abbondanti forme di vita, nessun insediamento …”
Si lasciò andare sulla poltrona di Han, indecisa sul da farsi, per qualche minuto.
“ Potrei aspettare che lui si svegli e potremmo andare tutti insieme, oppure…”
“C-3 PO – chiamò il droide tramite l’interfono della nave – vieni qui!”
Il droide dorato arrivò poco dopo e la ragazza lo anticipò.
“ Parla ancora con la nave, dille di calcolare la rotta più rapida per il sistema Dagobah. Stiamo per partire!”
Il droide le rispose incredulo.
“ Ma Vostra Grazia, solo io e Voi ?”
“ Si, 3PO e mentre la nave compie i suoi calcoli, accendi il proiettore , devo lasciare un messaggio olografico che depositeremo nell’hangar."
E la principessa registrò la sua comunicazione, che il droide provvide a lasciare nell’hangar in bella vista proprio come richiesto. La nave frattanto aveva terminato i suoi calcoli.
“ Base, qui Falcon – disse Leia al comunicatore – codice d’autorizzazione MS 23932, richiedo permesso per il decollo immediato!”
Era un po’ imbarazzata per aver utilizzato i poteri straordinari che l’Alleanza le aveva concesso ma oramai aveva preso la sua decisione; non aveva potuto salvare Han, se non con gravi perdite e solo con l’aiuto di altri ma avrebbe fatto del suo meglio per salvare Luke e l’avrebbe fatto da sola!
Lanciò un’occhiata allo spaventatissimo droide protocollare.
“Beh, quasi da sola…”
Basta con quella storia della principessa che non sapeva cavarsela senza l'aiuto di qualcuno!
Per una volta avrebbe agito come desiderava e non come ci si aspettava dal suo rango e cosa ancora più importante, lo avrebbe fatto da sola. Sentiva l’adrenalina scorrerle addosso ed era una sensazione elettrizzante.
Uscirono rapidamente dagli hangar sotterranei che immediatamente si erano spalancati al suo comando e diresse il Falcon, sebbene un po’ a fatica non essendo una grande pilota, verso lo spazio e la velocità luce.

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Capitolo 14
*** Vendetta per i fratelli - Parte 1 ***




Capitolo 14 – Vendetta per i fratelli Parte 1


HAN

 

Una voce ovattata, confusa e distante, immersa nella più fitta oscurità…
“Comandante Solo, riesce a sentirmi?”
Che diamine succede?"
I pensieri dell’uomo rimbombarono nella sua testa. Tentò disperatamente di aprire gli occhi per capire da dove provenisse quella strana voce. Ma non ci riuscì, gli facevano male, specialmente il sinistro.
La sentì ancora una volta.
“Comandante Solo, riesce a sentirmi?”
Sono forse diventato cieco? Maledizione! Devo farcela!" 
Fece appello a tutte le sue risorse e finalmente… la macchia da nera divenne bianca.
“Si, riesco a sentirvi ma non a vedervi - disse con voce rauca - che cosa mi sta succedendo?”
“Il congelamento nella graffite a cui è stato sottoposto le impedirà per alcune ore di vedere con l’occhio destro, tuttavia il sinistro dovrebbe funzionare a dovere. Attenda un attimo.”
Han non capiva troppo bene quanto gli stavano dicendo, tutto quello che voleva era vedere chi gli stava parlando.
Improvvisamente, con un quasi impercettibile ronzio provenire alla sua sinistra, il suo desiderio venne esaudito.  Come gli era stato detto ora riusciva a vedere dal lato sinistro e molto nitidamente. Davanti a lui c’era un Bothan, indossava una divisa da ufficiale dell’Alleanza. Poco distante da questi un droide medico, del quale il contrabbandiere riuscì a leggere persino il numero di serie.
“227 1-B, dovrei farmi congelare più spesso. Non ricordavo neanche di avere una vista tanto buona! – avrebbe volentieri ridacchiato con il suo consueto ghigno, ma il volto gli faceva male, soprattutto sulla sinistra.
“Droide – disse l’ufficiale ribelle – porta lo specchio.”
E il medico metallico obbedì, mettendolo proprio davanti al volto dell’uomo. E Han vide.
Il suo occhio sinistro emetteva un curioso e quasi sinistro bagliore rossastro e quando provò a sbattere le palpebre capì che il ronzio udito in precedenza proveniva proprio da li. Coprì con una mano il suo innesto cibernetico e tornò a vedere soltanto bianco. Aveva finalmente compreso.
“E’ stato necessario procedere con la sostituzione della sua membrana oculare – continuò a parlare il Bothan – nonostante tutta la bravura del nostro medico, non è stato possibile salvarla.”
Il contrabbandiere si sforzò ancora una volta di ghignare, questa volta riuscendoci.
“Beh è carino – il sarcasmo era evidente nella sua voce – una volta che ci si abitua a questa bella luce rossa!”
“La luce sparirà non appena le ritornerà la vista all’occhio destro, la luce serve solo ad avvisarla che in questo momento la sua capacità di vedere è sotto intenso sforzo.” Il Bothan gli rispose in modo quasi seccato, come se non volesse dare troppa importanza alla cosa.
“E va bene! Non parliamone più! Tanto ho capito che dovrò tenermelo!” Si appoggiò più in alto che poteva sul cuscino alle sue spalle. “Dove sono? E con chi ho il piacere di parlare?”
“Sono il comandante Bond Kev’lya, ufficiale più alto in grado di questa base sotterranea situata su Ord Mantell. Piacere mio.” Non ci volle molto a Han per comprendere come quell’ultima affermazione fosse stata solo detta per mera cortesia.
“Ord Mantell? E come diavolo sono arrivato qui? E dove sono la Principessa e tutti gli altri?”
“Una domanda per volta, comandante Solo – disse Krev’lya visivamente seccato – si trova su Ord Mantell poiché il cacciatore di taglie l’ha portata qui nella sua nave, con l’intendo di attirare in trappola i suoi rivali, interessati anch’essi alla taglia che pende sulla sua testa.”
Il contrabbandiere cominciò a capire ma non interruppe il suo interlocutore, desideroso di saperne di più.
“Tre cacciatori di taglie, incluso Boba Fett, sono deceduti. Pertanto di loro non dovrà più preoccuparsi. Quanto al resto… credo sia meglio le venga raccontato da un vecchio amico.”
Il Bothan fece un cenno verso un largo finestrone di plexiglass alle sue spalle; la porta della sala operatoria si aprì e ne entrò…
“Maledetto traditore! Cosa ci fai qui?"  Se ne avesse avuto la forza di sarebbe alzato dal letto per prenderlo ancora una volta a pugni come già aveva fatto su Bespin.
“Sono venuto a salvarti la vita – rispose Lando, con un leggero sospiro di rassegnazione.
“E’ la verità.” Si intromise ancora una volta il Bothan. “Il signor Carlissian è stato determinante per la sua salvezza e per quella della Principessa. Oltretutto, e posso comunicarglielo ufficialmente adesso, da poco più di un’ora è un nostro pari grado. Sarà lui a spiegarle ogni cosa.”
Detto ciò l’alieno di bassa statura, lasciò la sala operatoria mentre Lando gli si fece vicino.
“Come ti senti? – gli chiese titubante.
“Un perfetto idiota, ecco come" . Aprì le braccia in segno di pace. "Vieni e abbracciami, amico. Lo sapevo che alla fine avresti fatto la scelta giusta, anche se in ritardo!”
“Davvero? – rispose l’uomo di colore non troppo convinto, accettando però quell’abbraccio – a me sembrava volessi colpirmi un’altra volta poca fa!”
“Beh si – ridacchiò di gusto – ma non preoccuparti. Sei perdonato!”
I due amici risero quasi all’unisono per poi sciogliersi dopo qualche secondo dall’abbraccio. Però mentre il contrabbandiere continuava ad essere divertito e sollevato al contempo, Lando sembrava essere piuttosto rattristito. Una cosa che Han non mancò di notare.
“Che ti succede? – disse il neo-cyborg – è tutto sistemato, te l’ho detto.”
Senza aggiungere nulla, il giocatore cercò qualcosa all’interno del suo vestito per poi consegnarla a Han.
“Un proiettore olografico… scopriamo che cosa c’è dentro.”
Senza stare troppo ad indugiare nei sui pensieri, il contrabbandiere lo accese e vide la figura della donna che avrebbe voluto vedere per prima al suo risveglio.
“Han – cominciò a parlare la registrazione di Leia – scusami se non sarò lì quando riprenderai i sensi ma sono dovuta andare via con la massima urgenza. Luke è nei guai e ha bisogno del mio aiuto. Lui non ha mai esitato quando si è trattato di me e di te in questi tre anni, perciò glielo dovevo. Spero che comprenderai.”
L’uomo sbuffò, pensando tra sé e sé. “Ragazzo, possibile che non sai fare altro che metterti nei casini? Appena sarò fuori di qui, verrò anche io ad aiutare sia te che lei, come sempre!”
“Ci sono molte cose che vorrei dirti ma per ora proverò a comunicarti le più importanti. Avrei voluto essere lì con te per approfondire il nostro discorso cominciato su Bespin ma quel congelatore di carbonio ce lo ha impedito. Non credere però che abbia scordato come mi hai risposto, stupida canaglia!”
Han rise mentre Lando restò in assoluto silenzio. Il tono di Leia cambiò all’improvviso, facendosi molto serio. Grazie al suo nuovo occhio, il contrabbandiere si accorse che la sua principessa stava per mettersi a piangere.
“E’ molto difficile per me dirti questo ma è giusto che sia io a farlo, non prendertela con Lando, lui non c’entra nulla.”
Osservandola con sempre maggiore attenzione, il contrabbandiere si accorse che la ragazza aveva paura e non riusciva a capire perché.
“Han … Chewie non c’è più. E’ morto combattendo contro Fett; lo ha affrontato da solo mentre io, Lando e quattro coraggiosi soldati, abbiamo raggiunto la nave del cacciatore di taglie per salvarti. Mi dispiace tanto. Le parole non bastano ad esprimere quanto stia male per questo.”
Le lacrime erano sempre più evidenti negli occhi di lei, mentre il contrabbandiere restò letteralmente paralizzato. Nessuno movimento o pensiero, nulla di nulla.
“Ti amo, Han. Aspettami su Ord Mantell, non vedo l’ora di abbracciarti.”
La comunicazione cessò.
Lando fece per appoggiare la mano sulla sua spalla ma lui la afferrò di scatto.
“Aiutami ad alzarmi da questo maledetto letto!” La sua rabbia esplose all’improvviso. “Portami dal Bothan, devo parlare con lui!”
Inizialmente sembrò che il giocatore volesse controbattere, ma una occhiataccia delle peggiori del suo vecchio amico lo fece desistere. Delicatamente, lo aiutò ad alzarsi, per poi aiutarlo a sedersi su di una sedia a repulsione e senza battere ciglio lo condusse verso il centro di comando. Giunti li, Han cominciò a sbraitare, attirando l’attenzione dei presenti, inclusa quella del comandante Krev’lya.
“MALEDETTI! – tuonò il contrabbandiere – UNA BASE PIENA DI SOLDATI! E AVETE LASCIATO DA SOLO IL MIO AMICO AD AFFRONTARE QUEL BASTARDO DI FETT?”
Tutti i Bothan erano ammutoliti, qualcuno guardò con occhi sbigottiti quell’umano che ai loro occhi dovevo sembrare un pazzo. Altri presero a parlottare infastiditi tra di loro. Il comandante Kev’lya invece si limitò a guardarlo con rabbia malcelata, la sua pelliccia si increspò immediatamente.
“SI, CE L’HO PROPRIO CON TE! – disse ricambiando lo sguardo con la medesima e forse superiore rabbia – AVANTI RISPONDIMI! SIETE SOLO DEI VIGLIACCHI O LA VITA DI UN BOTHAN E’ TROPPO PREZIOSA PER METTERLA IN GIOCO PER UN WOOKIE ?!”
Quella provocazione fu troppo per il serafico comandante alieno, senza dire nulla si avvicino al mezzo a repulsione dove era seduto Han, per poi dare un rabbioso comando ad entrambi.


“Seguitemi entrambi e nessuna domanda! Altrimenti vi deferirò entrambi alla corte marziale dell’Alleanza!”
Han stava già per replicare ma sentì la mano di Lando porsi con forza sulla spalla.
“Facciamo come dice – gli rispose serio il giocatore – deve mostrarti qualcosa di molto importante.”
Il contrabbandiere riuscì a soffocare a malapena le sue parole e tacque, facendosi condurre ancora una volta per i corridoi della base. Oltrepassarono la sala operatoria dove era avvenuto il trapianto di occhio per poi seguire il comandante Kev’lya nella stanza affianco ad essa.
Quando entrarono, Han assistette ad una scena raccapricciante.
Vide Chewie disteso su di un tavolo, poco di fianco a lui Fett, mutilato e con la sua armatura poggiata poco distante e infine … i cadaveri di quattro Bothan orribilmente smembrati tanto da far sembrare le mutilazioni del cacciatore di taglie dei semplici graffi.
“Questo – disse il comandante alieno indicando uno dei cadaveri – era il capitano Nyir Irys'cra. E’ stato lui a dirigere la missione per recuperarla dalla nave di Fett! E ora mi dica quanto lo trova vigliacco!”
Han non seppe cosa dire; e per la seconda volta da che si era svegliato, si sentiva un perfetto idiota.
“E per quanto riguarda lo scontro tra Fett e il suo amico, è stato lui ad offrirsi di affrontarlo da solo! Sia per onore, sia perché aveva compreso che non sarebbe stato un’esca efficace se non avesse fatto in questo modo!”
Il contrabbandiere chinò il capo, vergognandosi profondamente; voleva piangere il suo amico, lo voleva davvero, ma non voleva che quella rabbia che aveva in corpo si spegnesse.  Voleva onorare il suo sacrificio … anzi no, non onorare ma bensì vendicare! Doveva solo prendersela con le persone giuste.
Sollevò la testa, guardando in maniera contrita il Bothan.
“Mi dispiace, comandante. Ho esagerato e me ne rendo conto solo adesso; se vuole deferirmi alla corte marziale faccia pure e mi dichiarerò volentieri colpevole per aver insultato lei e i suoi uomini.”
La pelliccia dell’alieno tornò ad appiattirsi e il suo sguardo a farsi meno furioso.
“Vi chiedo soltanto di aiutarmi in quanto sto per proporvi: so che siete furioso quanto me. Conosco bene i legami che si creano tra i membri della vostra specie, comandante. Per ogni Bothan, ogni commilitone nella Rete fa parte di una grande famiglia allargata, giusto?”
Gli occhi dell’alieno si riempirono di curiosità a quel punto ma ancora non proferì parola.
“E allora, vendichiamoli! Vendichiamo i nostri amici, no meglio, vendichiamo i nostri fratelli! Io ne ho perso uno, voi quattro!”
Kev’lya sembrò soppesare per alcuni istanti quelle parole.
“Cosa proponete, comandante Solo? – disse infine quasi in un sussurro.
Han si fermò a riflettere; il suo sguardo passava rapidamente dai Bothan a Chewie per poi finire sul cadavere di Fett e … la sua armatura.
“Ho una domanda – disse il contrabbandiere mentre già ideava il suo piano – la nave del cacciatore di taglie è qui?”
“Si – rispose prontamente il comandante alieno – ma devo avvisarvi che l’Impero potrebbe essere a conoscenza del suo furto.”
“E chi sta parlando dell’Impero, Bond –chiamò il commilitone per nome – la nostra vendetta deve cadere sul vero datore di lavoro di Fett, quello che ha messo la taglia sulla mia testa!”
Lando, rimasto in silenzio fino a quel momento, si aggiunse a quella conversazione con parole prudenti.
“Han, sei sicuro? Colpire Jabba significa colpire l’intero Cartello Hutt…”
“E perché preoccuparcene? Sarà Fett a colpirli, non noi e sicuramente non l’Alleanza!  - rispose il contrabbandiere, tornando poi con lo sguardo sul Bothan.
E lo vide sorridere.
“Sono d’accordo con voi – disse infine il piccolo alieno – ditemi pure in che modo potrò assistervi e sarò più che felice di farlo.”
“Lando? Tu sarai con me?”
Vide l’ex amministratore di Cloud City farsi pensieroso e dubbioso.
“E’ una follia.” Scosse la testa. “Ma non faccio altro che compiere follie da che ho lasciato la mia amata città, perciò una più, una meno… sarò con te!”
Questa volta fu Han a sorridere.
“Molto bene, ecco dunque quello a cui stavo pensando…”
E cominciò ad esporre il suo piano.

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Capitolo 15
*** Vendetta per i fratelli - Parte 2 ***





Capitolo 15 - Vendetta per i fratelli – parte 2

HAN

 

La Slave One, la nave di classe Firespray 31 che un tempo era stata di Boba Fett, procedeva nell’iperspazio alla volta di Tatooine.
Han Solo, orfano di un fratello, meditava sui dettagli del piano concordati con il comandante Kev’Lya su Ord Mantell: l’ufficiale Ribelle aveva fatto alcune aggiunte che il contrabbandiere aveva immediatamente apprezzato. Non c’era che dire, i Bothan erano veri e propri artisti della vendetta: servirla calda ma prepararla fredda era un loro antico motto.

 
“Il Cartello Hutt di cui Jabba fa parte è , come sapete – aveva detto l’alieno di bassa statura durante il briefing – formato da 5 clan in perenne contrasto tra loro per l’acquisizione di sempre maggior potere e prestigio. Tra questi, i Desilijic e i Besadii, sono i più importanti. Jabba appartiene al primo e , non sorprendentemente, la sua più grande rivale, Gardulla, appartiene al secondo.”
Il Bothan aveva accesso un holoproiettore mostrandoli entrambi.
“ Tra i due c’è stato più di uno screzio in passato, quello più grande è stato inerente il possesso di Tatooine. Jabba, a seguito di una lunga lotta di cui non ci interessa riportare qui i dettagli, è risultato vittorioso mentre Gardulla ha dovuto fare ritorno, sconfitta, su Nal Hutta e accontentarsi di comandare il proprio clan all’interno del Gran Consiglio dei Clan. Ma è da almeno 30 anni che medita vendetta ed è alla ricerca di una possibilità per sottrarre il pianeta deserto al suo rivale.”
Da Tatooine passavano due delle principali rotte iperspaziali di tutta la galassia conosciuta, non c’era da sorprendersi per tutto quell’interesse da parte degli Hutt, come Han sapeva molto bene.
“ Molto bene, quella possibilità saremo noi. Lasciare un vuoto di potere su Tatooine sarebbe svantaggioso per l’ Alleanza; l’Impero lo riempirebbe immediatamente data la sua modesta ma comunque importante presenza sul pianeta e oltretutto si aprirebbero delle indagini da parte del Cartello che potrebbero darci molte noie. No, tutto dovrà sembrare un regolamento di conti tra due Hutt. Faremo in modo che nei data base personali di Gardulla si rinvengono tracce ben precise di questa … “sua” intenzione, quando sarà troppo tardi per chiunque prendere contromisure. Per rendere più credibile la cosa, faremo in modo di inviare tracce della presenza di Boba Fett su Nar Shadda ai suoi restanti rivali, che naturalmente saranno intercettate anche da Jabba. I cacciatori di taglie penseranno che voglia liberarsi di loro con una nuova trappola, in un nuovo luogo a lui congeniale come avrebbe già fatto su Ord Mantell. Fin qui tutto chiaro ?”

Sia Han che Lando si erano limitati a fare un cenno di assenso con il capo.

“ Il fatto che Fett si stia dirigendo sulla Luna dei Contrabbandieri farà nascere dei sospetti al signore del crimine di Tatooine circa eventuali accordi che potrebbe prendere con la sua rivale o con qualsiasi altro Hutt; se non ricevesse il suo prezioso trofeo, su cui tanto ha investito, il suo prestigio ne risulterebbe compromesso; tali sospetti tuttavia si sgonfieranno molto presto e cioè quando la Slave One sarà nell’orbita del pianeta deserto. Per i rivali di Fett sarà troppo tardi tornare indietro, Jabba si farà un immensa risata per l’astuzia utilizzata dal suo cacciatore di taglie preferito e non vedrà l’ora di spalancargli le porte del suo palazzo, sia per avere finalmente il carico che da tanto tempo aspettava sia , se la sua fama è meritata, per capire come sia stato possibile ordire un simile stratagemma. E a quel punto…”

Non aveva finito la frase, entrambi gli umani avevano compreso e da li a poco, terminati gli ultimi dettagli, si erano messi in viaggio con i tempi calcolati al secondo affinché l’inganno potesse risultare credibile.
Il Bothan conosceva molto bene gli Hutt, Gardulla non avrebbe rifiutato una mano di Sabacc così vincente anche se si trattava di barare pesantemente. Il fatto che tutto avvenisse a sua insaputa non l'avrebbe impensierita minimamente anzi avrebbe molto gradito la sorpresa; ciò che voleva era tornare su Tatooine. Peccato che non avrebbe mai saputo chi ringraziare veramente.

Il contrabbandiere diede un’ultima occhiata alla sudicia armatura mandaloriana che indossava; ciò che lo irritava maggiormente era che gli stesse così bene. Lui e Fett avevano una corporatura molto simile e per questo era stato molto facile indossarla. Kev’lya aveva inserito personalmente nell’elmo un modificatore vocale in modo tale che la voce di Han fosse esattamente identica a quella dell’assassino di suo fratello.
“Arte, arte allo stato puro, è la vendetta per i Bothan!”
Pensò, prima di tornare in cabina di comando, dove Lando lo stava aspettando.
L’ex amministratore delegato di Cloud City aveva un’aria molto seria e concentrata.
“Tutto bene, Lando ? – disse il contrabbandiere e il suo amico trasalì nell’udirne la voce camuffata.
“ Per la miseria, sei proprio uguale a lui – rispose per poi assumere una espressione contrita – mi dispiace, non v…”
“E’ tutto a posto." lo fermò il contrabbandiere con un cenno della mano guantata e armaturata . "Significa che il nostro inganno sarà più credibile.”
“Tra pochi minuti vedremo i soli gemelli – disse il giocatore con un sorriso mesto – hai già deciso come lo farai ?”
“Si – disse semplicemente Solo – ma non voglio rovinarti la sorpresa. Piuttosto hai oscurato il vetro di questo gigantesco finestrone ?” Si stava riferendo alla fronte della plancia. “ Non vorrei che qualche idiota che volasse davanti a noi per sbaglio ti vedesse!”
“Stai tranquillo – rispose il giocatore nuovamente sorridendo con la medesima mestizia – è stata la prima cosa che ho fatto appena ho rimesso piede in questa nave!”

Han era concentratissimo su quanto stavano facendo ma ne avrebbe avute cose su cui pensare: Leia, il Falcon, Luke. Avrebbe voluto trovarli tutti e tre, assieme a Chewie, al suo risveglio ma non era stato possibile …
“ Non molto è andato come desideravo, ma almeno tra poco potrò togliermi una soddisfazione che volevo togliermi da anni !”

E finalmente uscirono dall’iperspazio, la sagoma familiare del pianeta deserto comparve davanti a loro.
“ Ora non dobbiamo sbagliare – disse il contrabbandiere al suo nuovo copilota – dirigiamoci a velocità di crociera verso il palazzo dell’infame.”
Lando si limitò ad assisterlo nella manovra senza aggiungere nulla. Scesero nell’atmosfera del pianeta, senza alcun intoppo.
“Ha funzionato – commentò a bassa voce Han – non vedo navi di altri cacciatori di taglie che provano ad intercettarci. Se la sono bevuta!”
“Almeno questa volta  – rispose Lando – quando ho sentito quei due entrare nella grotta su Ord Mantell stava per venirmi un infarto!”
“Ora concentrati – rispose il contrabbandiere, abbozzando ghigno di soddisfazione sotto l’armatura.
Poco dopo arrivò la richiesta di comunicazione video.
“ Vado sul retro – disse Lando per poi uscire dalla cabina di pilotaggio per evitare che lo vedessero.


 
A quel punto , il falso Boba Fett accese il video comunicatore. Tutta la corte di Jabba, inclusa quella fetida lumaca, era radunata nella sala principale del palazzo. Tagliagole, lacchè , ruffiani , protettori di prostitute, c’era solo l’imbarazzo della scelta per la vittoria del premio MIGLIORE FECCIA DEL PIANETA. C’era anche la schiava preferita del boss, una twi-lek ballerina molto sfortunata. E vedendola Han ebbe un attimo di rimorso.
Fu proprio Jabba a prendere la parola.
“Bo Shuda, Fett !” Disse con la sua consueta voce cavernosa e mostruosa ."Boska! Boska! Boska u taga yu lu che copah! Champio oda Tatooine!” *
E Fett rispose in Basic
“Come desidera!”
Tutta la corte esplose in un fragoroso applauso. Poco dopo la holocamera nel palazzo si spostò sul centro della sala dove c’era letteralmente una montagna di crediti; ad occhio sarebbero bastati per un paio di vite ed entrambe di lusso sfrenato.
Gli scudi deflettori e i vari sistemi d’armamento del palazzo vennero disattivati per permettere il passaggio della nave; Jabba non aveva mai badato a spese per la proprio sicurezza, aveva ottimi motivi per non essere superficiale da quel punto di vista.
“Solo che questa volta non ti salveranno !” Pensò il contrabbandiere mentre dolcemente cominciò a far scendere la nave verso l’entrata del palazzo.
Arrivato a metà della discesa, chiuse la comunicazione e rapidamente premette il pulsante di attivazione della più micidiale arma che aveva a disposizione sulla Slave One: le bombe sismiche. Ne sganciò una, sarebbe stata più che sufficiente, e di punto in bianco sfrecciò verso l’alto alla massima velocità.

“1,2,3, ORA !”
E attivò la bomba.
L’ordigno esplose causando una conflagrazione gigantesca: un cerchio di pura energia cinetica, ben visibile anche a occhio nudo, andò espandendosi tagliando letteralmente a metà il palazzo dell’Hutt. Il crollo che ne seguì fu tremendo e devastante: in una manciata di secondi della fortezza di uno dei più potenti signori del crimine della galassia non restavano che macerie fumanti.
Si alzarono polvere e sabbia per alcuni minuti; Han era così rapito dallo spettacolo davanti ai suoi occhi che non si accorse nemmeno del ritorno di Lando in cabina.
“Che cosa ho fatto ?!”.
Pensò terrorizzato da ciò che il suo stesso desiderio aveva causato. Lando se ne restò in silenzio, distogliendo gli occhi da quella devastazione
Quando il polverone si diradò, Han riacquistò un briciolo di lucidità
Diresse la nave lentamente verso un punto sicuro dove poter atterrare e accese i sensori di rilevazione. Cercò e ricercò ancora con grande attenzione fino a quando …
“Una forma di vita ! – esclamò nutrendo una forte e ingenua speranza – vado a controllare!”
Uscì dalla nave, fucile alla mano , e cominciò a cercare tra le macerie il punto indicatogli dai sensori.
“Dobbiamo andarcene – Lando gli parlò dalla radio della nave attraverso il comlink incorporato nell’elmo dell'armatura – tra pochi minuti qui ci saranno Imperiali ovunque!”
Il contrabbandiere continuò a cercare fino a quando, sotto un gruppo di detriti, vide qualcosa muoversi. Rinfoderò l’arma e cominciò a rimuovere le rocce e sotto di esse, trovò proprio lei! La schiava twi-lek dalla pelle verdognola!
“Si ! – disse ad alta voce – e poco dopo un colpo di blaster, proveniente da sotto il corpo della ragazza, gli colpì di striscio l’elmo. Se non lo avesse avuto, probabilmente sarebbe morto.

L’istinto di sopravvivenza ebbe il sopravvento, sfoderò nuovamente il fucile e alzò la voce minaccioso.
“ Vieni fuori da li! – e vide uscire lentamente , nascosto sotto il corpo della fanciulla e probabilmente salvo soltanto grazie alla protezione che gli aveva offerto il corpo di lei, la sagoma sin troppo familiare di Bib Fortuna, maggiordomo della fetida lumaca e anch’egli twi-lek.
Con grande lentezza , allontanò da se il corpo senza vita della ragazza, buttando via la pistola blaster che teneva in mano.
“Mi arrendo! – disse con voce tremante sia per la paura che per le ferite subite – non uccidermi , ti prego!”
Han gli teneva puntato il fucile, indeciso sul da farsi.
“ Sarò tuo schiavo per tutta la vita! Vuoi i soldi? So dove Jabba teneva le sue riserve segrete, milioni di crediti! 10 volte di più la taglia che avresti riscosso oggi !”
Gli teneva puntata addosso l’arma. Perché esitava? Bib Fortuna era un essere ignobile , senza scrupoli e con le mani sporche di sangue. Quanti ne aveva traditi per arrivare alla posizione che occupava per l’Hutt?

Dentro l’elmo risuonò ancora la voce di Lando.
“Mezzi imperiali in avvicinamento, saranno qui tra meno di dieci minuti!”
 Prese la sua decisione.
“Gardulla vi manda i suoi saluti! – e fece fuoco.
Tornò poi più velocemente che poteva alla nave e se ne andarono a tutta velocità, senza che nessuno riuscisse a raggiungerli. Il loro compito li era finito.

 
 
 
 
 
 * Traduzione dall'Huttese: "Benvenuto, Fett! Vieni! Vieni! Vieni e reclama la tua ricompensa! Campione di Tatooine!"

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Capitolo 16
*** Dalla teoria alla pratica - Parte 1 ***




Capitolo 16 
Dalla teoria alla pratica – Parte 1


LUKE
 
 

Seduto al centro della grande sala di addestramento del Settore Correliano di Nar Shaddaa, Luke Skywalker meditava nella posizione del loto, lasciandosi completamente andare ai venti e ai mari della Forza. Oramai era in quel luogo appartato, nascosto in uno dei più pericolosi pianeti della galassia, da una settimana e il suo addestramento procedeva a pieno ritmo.
Aveva schemi di allenamento molto precisi e serrati, il maestro Drallig o per meglio dire il suo holocron era parecchio intransigente, ben più di Yoda e di Ben messi insieme.
I suoi modi ricordavano quelli di un severo istruttore militare che lasciava ben poco riposo al proprio subordinato. Due ore esatte di meditazione al giorno ed eseguite alla perfezione gli avrebbero fornito, secondo le indicazioni del suo nuovo mentore, un ripristino delle energie pari a sei ore di sonno e tanto gli sarebbe dovuto bastare prima di continuare.
Il problema era che il meditare , li sulla Luna dei Contrabbandieri, non gli veniva così naturale come invece era accaduto su Dagobah.

Lasciarsi andare nella Forza non era complicato, non più ormai, il problema era restarci per il periodo concordato: sentiva tutta la malvagità che si consumava sul pianeta praticamente un istante dopo l’altro ed era difficile, molto difficile, non esserne disturbati. Non passava un momento che non sentisse sofferenza, dolore e morte. All’inizio aveva pensato che fosse la sua capacità di concentrazione ancora acerba il problema ma poi aveva intuito e compreso.

Suo padre era stato molto chiaro con lui: avrebbe completato il suo addestramento certo ma il prezzo da pagare sarebbe stato accettare il Lato Oscuro. Capì che tutta quella sofferenza che sentiva avrebbe dovuto assorbirla dentro di se, sentirsene partecipe e presto o tardi , farla propria. Intuì che il genitore volesse prepararlo a piccoli passi al sentiero dell’oscurità , probabilmente immaginando a seguito dei fatti di Bespin, che una terapia d’urto con il giovane apprendista Jedi non sarebbe funzionata.
Aveva chiesto naturalmente aiuto al Maestro Drallig ma l’immagine del deceduto mentore si arrestava immota ogni qualvolta cercava consigli su come affrontare il Lato Oscuro  durante la meditazione o in  qualunque altra situazione, per poi riprendere a parlare e continuare come se non gli avesse chiesto nulla al riguardo. Darth Vader doveva aver privato l’Holocron di quegli insegnamenti, probabilmente cancellandoli dalla memoria dello stesso, come era possibile farlo con qualunque strumento di immagazzinamento dati. Giunto a quella consapevolezza aveva anche valutato l’ipotesi di andarsene; come gli aveva detto l’agente Nova era libero di farlo in qualsiasi momento e come gli aveva confermato anche R2 D2 non c’erano sistemi di sicurezza che li trattenessero li; sarebbe bastato prendere il caccia e andarsene.

Ma non era quello il tipo di uomo, prima ancora di Jedi, che desiderava diventare; se avesse mollato tutto alla prima difficoltà, poteva davvero aspirare a far comprendere a suo padre quanto stesse sbagliando? Che potesse esserci un’altra via oltre al malvagità che aveva scelto di seguire ? La risposta non poteva che essere un no secco e deciso pertanto sarebbe rimasto e avrebbe mantenuto la sua promessa, a qualunque costo.

Adesso, dopo quella intensa settimana di addestramento, riusciva a restare in meditazione anche per più di mezz’ora; aveva compreso come doveva fare: era vero che su Nar Shaddaa ci fosse tanta malvagità ma c’erano anche persone che cercavano in maniera più o meno onesta di sbarcare il lunario, di provvedere alla propria famiglia nonostante tutto in quell’ambiente ostile. A venire in aiuto a Luke nel raggiungimento di quella non facile consapevolezza era giunto il suo passato; i suoi zii in primis. Nar Shaddaa non era molto diversa da Tatooine in quello; quando rifletteva sui loro volti sereni e semplici, sul loro volersi bene e darsi vigore a vicenda nonostante il fatto di aver vissuto in un ecosistema dalle condizioni estreme , il giovane Jedi trovava la resilienza necessaria per immergersi nella Forza, anche se offuscata in quella maniera. E se anche il dolore fosse stato insostenibile, dopo aver ripreso fiato e rilassatosi magari con qualche esercizio ginnico per ritrovare la giusta serenità mentale, avrebbe ripreso. Fino a quando non fosse riuscito a restare due ore di fila e quella sarebbe stata la sua prima vittoria contro la volontà di suo padre.

Il tempo di relax che gli era stata concesso per quel giorno dal maestro Drallig era ormai scaduto. Luke riaprì gli occhi, abbastanza riposato sebbene non quanto avrebbe desiderato, e riattivò l’holocron.
“ Eccoti ritrovato, apprendista Skywalker – gli parlò con la solita intonazione monocorde – sembri maggiormente rilassato oggi.”
Un’ altra scoperta molto interessante che aveva fatto riguardava la parziale essenza senziente dell’Holocron, che andava al di la dell’interattività di una semplice enciclopedia virtuale. L’Holocron era in grado, ad un livello limitato, di percepire la fisicità e l’emotività di chi aveva di fronte, a patto che fosse potente nella Forza. Si creava una specie di “legame simbiontico” come l’aveva definito lo stesso istruttore di spada, tra l’oggetto e il suo utilizzatore.
“ Meglio di ieri, Maestro Drallig – disse Luke soddisfatto – sono pronto a riprendere con la spada.” E la accese, senza perdere altro tempo. La calda luce arancione cominciò ad illuminare la stanza avvolta nella penombra.
“ Molto bene, attiva il droide di addestramento. Oggi ti insegnerò qualcosa di nuovo.”

 

E il giovane fece quanto ordinato, accendendo l’umanoide metallico che aveva guardato con curiosità sin dal suo primo giorno in quel luogo. Si trattava di un vecchio modello IG-100 , meglio conosciuto come Magnaguard. Durante la guerra dei Cloni i modelli di quella classe fungevano da guardie del corpo per gli ufficiali Separatisti di più alto livello. Le loro staffe elettrificate erano in grado di resistere ai colpi di una spada laser, come Luke aveva sperimentato di persona. Evidentemente, suo padre doveva averne restaurato uno per metterlo a sua disposizione. Il droide fece un rapido movimento, mettendosi in piedi e fissandolo con i suoi occhi rossi
“ Hai dimostrato buona padronanza nello Shii-Cho, la prima delle sette forme di combattimento con la spada. La sua forza principale sta nella semplicità e nella versatilità ed è inoltre base essenziale prima di proseguire nello studio di un’altra forma.”
Quella sulle forme di combattimento era la lezione preferita di Luke, mai avrebbe pensato che gli Jedi del passato avessero studiato a tal punto la pratica della propria arma simbolo da ideare addirittura sette diverse modalità ben codificate per combattere con essa. Ben e Yoda non avevano avuto il tempo di dirglielo o forse non lo avevano fatto di proposito … come per altre cose. Scacciò rapidamente quel pensiero per tornare a concentrarsi sulle parole di Drallig.
“Ti ho osservato con attenzione durante le nostre lezioni e ritengo di sapere in quale direzione proseguire il nostro addestramento. Possiedi una istintiva e alquanto rara capacità di immergerti nella Forza quando combatti. Ti lasci guidare da Essa con fiducia e naturalezza, senza alcun ripensamento. Ogni tua capacità fisica ne viene potenziata ed esiste una specifica forma per incanalare questa tua dote: è la quarta forma, l’Ataru”
Era vero, da quando aveva iniziato ad addestrarsi con l’Holocron, diversamente da quello che succedeva quando provava a meditare seduto, durante la pratica del combattimento non pensava a nulla. Lasciava che ogni membra del suo corpo e della sua mente entrassero in perfetta simbiosi con la sua lama, come se fosse una estensione del suo corpo.
Luke fece un cenno al droide, il quale cominciò ad attaccarlo molto lentamente. Se voleva che aumentasse la velocità, sarebbe bastato comunicarglielo. Mentre si scambiavano colpi di allenamento, il maestro Jedi continuava a parlare.
“L’Ataru è una delle forme più eleganti a disposizione di uno Jedi e se vogliamo usare un termine improprio ma efficace, una delle più spettacolari. Acrobazie, volteggi, rapidi e continui spostamenti in attacco come in difesa sono la base di questa tecnica.”
Il giovane eseguì un secondo cenno al droide il quale cominciò a velocizzare i suoi attacchi.
“ La Forza dovrà essere la tua unica e sola guida, Lei ti dirà quando e come colpire. Altre forme richiedono di saper combinare la volontà del combattente alla Sua, ma non la Quarta. Dovrai sempre fidarti ciecamente di essa, diventare un suo umile strumento. Sei pronto ?”
“Si – rispose semplicemente il giovane e il maestro diede il suo comando.
“Droide, velocità massima. Combatti per uccidere! – disse con chiarezza Cyn Drallig. Luke non si lasciò distrarre da quell’ inaspettato comando, bensì non perse un istante. Si lasciò andare alla Forza ed Essa prontamente accorse in suo aiuto.
La Magnaguard si trasformò in una vera e propria furia ma ancora una volta l’apprendista Jedi non si lasciò distrarre. Cominciò a compiere alcuni agili balzi attorno al droide, mandando sempre a vuoi gli affondi che compiva con la sua staffa.

“ Lasciati andare completamente, non avere paura…”

Chiuse gli occhi fisici ma grazie alla Forza riuscì a parare tutti i fendenti che l’umanoide metallico cominciò a tirargli, poi all’improvviso dopo aver bloccato l’ultimo colpo, Luke compì un prodigioso salto mortale prendendo completamente alla sprovvista il suo avversario e tranciandogli di netto la testa e atterrando agilmente alle sue spalle.
La Magnaguard continuò a maneggiare la sua arma, disposta a continuare la battaglia ma ancora una volta intervenne il maestro.
“ Basta così, droide. Puoi spegnerti!”
E quello obbedì.
Luke riaprì gli occhi.
“ Come immaginavo, sei un praticante naturale di questa tecnica. Raramente ho visto una simile abilità in questa forma e in così poco tempo poi.”
Visivamente compiaciuto, il giovane sorrise.
“Ricorda, non cercare mai di imporre la tua volontà, non affrettare i tempi. Questa tecnica, nonostante la frenesia che la caratterizza per un osservatore esterno, richiede che il tuo corpo e la tua mente siano sempre in perfetta armonia. Una sola distrazione potrebbe esserti fatale!”
Il giovane spense la spada per riagganciarla alla cintura.
“ Per evitare che questo accada, dovrai continuare ad esercitarti. Da domani sospenderai l’addestramento con gli attrezzi e lo sostituirai con la pratica di questa forma.”
Luke eseguì un inchino rispetto verso l’holocron.
“ Sarà fatto, maestro – si avvicinò all’oggetto e lo spense.
Si diresse poi verso la testa del droide, raccogliendola da terra.
“ Perdonami IG-100 – disse rivolgendosi al suo valido sparring partner, anche se spento – la prossima volta starò più attento.”
Secondo il suo schema di allenamento, ora avrebbe dovuto mangiare prima di dedicarsi agli attrezzi ma prima decise che avrebbe aggiustato il droide.

Si diresse verso la sua stanza per raccogliere il necessario per riuscirci e vide che la porta che dava nella stanza dell’agente Nova era socchiusa e si udiva un suono, sembrava una specie di canzone dal volume molto basso.
In quella settimana, si erano visti veramente poco; la ragazza aveva rispettato molto diligentemente il desiderio di riservatezza del giovane Jedi. Di solito la vedeva dirigersi verso la sala comunicazione presente nella struttura, dove restava praticamente per l’intero giorno, senza disturbarlo in nessuna maniera. Un veloce saluto la mattina e la sera e poi nulla di più.
Un po’ gli era mancata quella verve giocosa che la ragazza gli aveva manifestato il primo giorno che si erano conosciuti ma era stato così preso dall’allenamento che aveva deciso di non cercarla e lei aveva fatto lo stesso con lui. Si era chiesto spesso come una simile persona, così gioviale e spontanea, potesse essere un’agente imperiale, un suo nemico a tutti gli effetti. Eppure...
Spinto dalla curiosità, Luke si avvicinò alla porta. Lo spiraglio aperto gli permetteva di vedere sufficientemente bene all’interno. E quello che vide non mancò di farlo arrossire.
L’operativo imperiale indossava una canottiera e dei pantaloncini succinti che lasciavano ben poco spazio all’immaginazione, dava le spalle alle porta e istintivamente gli occhi del giovane si posarono, seppur per un rapido istante, sul posteriore ben tornito della ragazza. Era sospesa tra due panche, con le gambe e i piedi ben divaricati. Aveva delle cuffie nelle orecchie, probabilmente a tutto volume ed è da li che veniva quel suono soffuso. Doveva avere dei muscoli ben tonificati per eseguire quello stretching estremo ma del resto la cosa non era troppo sorprendente, era pur sempre un membro dell’intelligence Imperiale.

 

Luke resto per un po’ imbambolato , poi tirò il fiato e bussò alla porta , prima delicatamente e poi, vedendo che non riusciva a farsi sentire, con maggiore insistenza.
“Oh ? –la ragazza si voltò verso di lui, dandogli immediatamente uno dei suoi caldi sorrisi – allora, hai pensato sulla mia offerta di lavarti la schiena ?”
Il giovane Jedi abbassò lo sguardo per un istante
“ Ehm, no – disse per poi guardarla - mi chiedevo cosa stessi facendo, agente Nova, e sono passato a dare un’occhiata.”
“Esme, Esme. Quanto volte devo dirti il mio nome ? – disse continuando a sorridere mentre si sfilava le cuffie dalle orecchie – faccio anche io allenamento, un esercizio leggero prima di andare a dormire.”
 “E quello era un esercizio leggero ? – il giovane restò sinceramente colpito da quell’affermazione , non percepiva alcuna menzogna o boria da parte della sua interlocutrice.
“Beh, si . Vuoi che ti mostri qualcuno di quelli pesanti ? – e senza attendere risposta , balzò agilmente a terra e afferrò un oggetto dalla sua stanza. Sembrava molto simile all’elettrostaffa utilizzata da IG-100 solo più sottile e lunga od occhio soltanto la metà. Aprì la porta a quel punto e Luke se la trovò davanti, con quel abito succinto che metteva in evidenza il seno prosperoso e …
“Mi spieghi  cosa ci fai con quella testa di droide in mano ? – disse guardandolo prima di trattenere a stento una risata.
“Io, ah, questa – in preda alla confusione più totale, l’oggetto gli cadde di mano. Si precipitò a recuperarlo – gliel’ho … tagliata durante l’allenamento.”
Luke cercò disperatamente di tenere bassa la testa per nascondere tutto l’imbarazzo che provava in quel momento. Ma che diamine gli stava succedendo?
“Mi sembri molto nervoso – disse poi la ragazza sempre più divertita – posso aiutarti in qualche modo ?”
“Devo andare, scusa – e senza attendere risposta si precipitò all’interno della sua stanza, chiudendo la porta. Udì con chiarezza la giovane donna ridere, di gusto e a voce molto alta.

“Lo vedi Skywalker? Sei solo capace di raccogliere figuracce con le donne!”
E immediatamente andò con la testa ad una certa principessa.
“Beh in fondo lei ha scelto Han quindi magari potrei …”
Scosse la testa violentemente; doveva ritrovare lucidità. Era venuto lì per un solo ed unico obiettivo: completare il suo addestramento per avere la possibilità di mostrare a suo padre tutti i suoi errori. E l’agente Nova era soltanto una distrazione. Forse avrebbe dovuto chiederle di andarsene e magari farsi mandare proprio quel bieco Spettro. Con lui non ci sarebbe stato alcun problema e …
Senti bussare la porta e si accorse di avere ancora la testa del droide in mano. La lanciò senza troppe cerimonie sul letto, tirò un profondo respiro e aprì.
Era lei, naturalmente, solo che fortunatamente aveva indossato qualcosa per coprire maggiormente le sue grazie.
“Ti chiedo scusa per averti innervosito – gli disse subito, lievemente contrita e alzando le mani in segno di pace – e per aver riso a quella maniera. Scusami.”
Un lieve sorriso tornò ad affacciarsi sul suo volto.
“ Sei stato assolutamente … adorabile. Lo dico sul serio. Vorrei farti una proposta per farmi perdonare.”
Luke aveva ritrovato il suo senno.
“ Non ti preoccupare, non c ‘è nulla da farsi perdonare. E’ che mi hai preso … un po’ alla sprovvista. Piuttosto la colpa è stata la mia, non avrei dovuto sbirciare nella tua stanza ma cominciare a bussare subito.”
Lei fece un’altra risatina , ma questa volta civettuola.
“Come sei carino! Ma chi parla più come te in questa sporca galassia? Dai insisto, ti offro un drink in un posto non molto lontano da qui. Siamo chiusi qui dentro da una settimana e abbiamo bisogno entrambi di prendere un po’ di aria. Anche se è quella inquinata di Nar Shaddaa…”
Questa volta risero entrambi. Il giovane Jedi sembrò pensarci un attimo.
“D’accordo, va bene. Ma solo uno; poi ritorniamo , ho ancora molto da fare per l’addestramento di oggi.”
Lei gli diede una pacca sulla spalla, visivamente sollevata.
“ Si, andiamo allora! Ma non puoi mica venire vestito così!
Luke aveva su di se la sua solita tuta grigia da pilota, non molto pulita.
“Comincia a farti una doccia, ti porto dei vestiti che ho preparato per l’occasione.”
E senza perdere tempo, la ragazza tornò nella sua stanza. Il giovane Jedi seguì il consiglio, prendere un po’ d’aria gli avrebbe fatto bene e poi … avrebbe potuto passare un po’ di tempo con l’agente Nova e magari provare a capire se tutto quell’atteggiamento non fosse altro che una messa in scena.
“Si – pensò con tanta autoironia mentre cominciava a lavarsi – è proprio per questo che hai accettato l’invito, Skywalker!”

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Capitolo 17
*** Dalla teoria alla pratica - Parte 2 ***





Capitolo 17 – Dalla teoria alla pratica – Parte 2


LUKE


 
"AHAHAHAHAH!"

L’agente Nova proruppe per la seconda volta da che era cominciata quella serata, in una fragorosa risata che disturbò visivamente gli altri avventori del New Outlander Bar seduti come loro alle poltroncine riservate agli ospiti che potevano permettersi di pagare un po’ di più. La luce soffusa al neon violaceo che dominava un po’ dappertutto nel secondo piano del locale non riusciva a nascondere l'evidente fastidio che l’operativo imperiale stava arrecando agli altri avventori con la sua ilarità sguaiata. Luke riuscì a vedere, un po’ imbronciato, che aveva le lacrime agli occhi.

“Ti sembra così tanto divertente? – chiese il giovane Jedi, piccato.
“ Scusami, scusami – disse la giovane donna dopo qualche secondo riuscendo finalmente a contenersi – ma non ce l’ho fatta proprio a resistere. So che se te lo ripeto non mi crederai, ma sei così adorabile.”
“ Adorabile è un modo gentile per dire che mi sono comportato come un povero scemo ?” – replicò il ragazzo ancora infastidito
“No no – disse l’agente imperiale terminando il drink nel bicchiere ed era già il quinto da che erano arrivati al locale, Luke doveva ancora finire il suo secondo giro – voglio proprio dire adorabile! Sei un vero tesoro!”
Poi prese a fissarlo negli occhi, con quelle iridi verdi di giada.
“Ma hai commesso l’errore più madornale che si potesse fare! Dai, non potrai mai piacere ad una ragazza se insisti nel volerle fare da confidente. Non te l’hanno mai insegnato?”
Dopo aver cominciato a parlare del più del meno, come il pessimo livello della gentaglia che frequentasse quel posto e la terribile camminata per via dei miasmi tossici per arrivare dal mezzo di trasporto fino al locale, avevano iniziato a parlare di argomenti più personali. O meglio, Luke aveva cominciato e l’agente Nova ascoltava e commentava. La ragazza sapeva praticamente ogni cosa che l’intelligence imperiale avesse raccolto sul suo conto, sta a dire quasi tutto, e gli unici argomenti di cui restava parlare erano quelli relativi a dettagli più intimi. Così il giovane Jedi aveva cominciato a parlare della fanciulla cui continuava a pensare nonostante tutto, evitando però prudentemente di chiamarla per nome. Aveva appena cominciato a parlare di lei e di quanto fossero amici e confidenti che l’agente imperiale aveva cominciato a ridere a crepapelle.
“No, non me l’hanno mai insegnato. Non ho avuto molte esperienze sentimentali. Quella con questa ragazza di cui ti stavo iniziando a parlare è soltanto la mia seconda e …”
“Seconda? Da come ti brillavano gli occhi pensavo stessi parlando del tuo primo amore! E la prima fortunata chi è stata allora ? – chiese vivamente incuriosita.
“Era la figlia di un altro fattore di Tatooine, il suo nome era Camie. Ma non le sono mai granché piaciuto, mi chiamava Wormie. Ti prego, ora non metterti a ridere! – disse Luke ben intuendo il desiderio della sua interlocutrice.
“ No no! – replicò lei trattenendo a stento un’altra risata – Wormie, ma che cavolo dai! Faceva male ad insultarti! Pensa se ti vedesse adesso, specialmente così vestito!”
Il giovane ridiede una veloce occhiata al suo nuovo look. Indossava un lungo giaccone di pelle nera, bombato sulle spalle, che gli arrivava fino ai polpacci, degli stivali borchiati, dei pantaloni aderenti dello stesso colore e una altrettanto aderente felpa bianca che gli metteva in evidenza l’allenata muscolatura. Alla cinta ben nascosta aveva portato con se la sua nuova spada laser e una pistola blaster prestatagli dall’ agente Nova per ogni evenienza.
“Mi direbbe che sembro un pirata o comunque qualcuno di non molto raccomandabile – disse il giovane abbozzando questa volta anche lui un mezzo sorriso.
“Esatto! E ti cadrebbe praticamente fra le braccia, si sa che alle ragazze piacciono i ragazzi cattivi!”
L’apprendista Jedi cominciò a ridere di gusto, terminando il suo secondo bicchiere di buona birra correliana. Stare in compagnia di quella ragazza cominciava a piacergli e i dubbi che aveva su di lei crescevano.
“Come è possibile che una ragazza così simpatica e allegra possa essere un agente imperiale ?” Fremeva per farle quella domanda che aveva già in mente da qualche giorno.
“ E tu invece, Esme – disse invece, sorprendendola in maniera molto visibile, chiamandola per nome – che mi dici di te? Hai un ragazzo da qualche parte ? Qualcuno a cui tieni ?”

La giovane donna si fece immediatamente seria, ordinando un altro giro per entrambi al droide cameriere che passava li vicino. Quando la bevanda arrivò , ne bevve mezzo boccale tutto d’un fiato per poi riprendere a parlare.
“Ce l’avevo, si chiamava Niall – disse la ragazza fissando malinconica un punto imprecisato alle spalle di Luke – era un po’ più grande di me. Lavorava come medico – e qui tornò a fissare gli occhi blu del giovane Jedi, chetando di molto la voce – a bordo della Morte Nera.”
Il ragazzo ebbe un momento di imbarazzo oltre a provare un improvviso senso di colpa.
“Mi dispiace, io …”. Ma prima di poter finire la frase Esme lo fermò con un cenno della mano.
“Non dispiacerti, in guerra succedono queste cose. E’ normale.”
L’apprendista notò però, nonostante la non ottimale illuminazione del locale, che un velo di lacrime e non di ilarità si stava formando negli occhi della ragazza.
“Ora devo proprio andare in bagno! Tienimi d’occhio il drink eh!”
Disse alzandosi e senza osare di guardarlo ancora negli occhi.
Luke affondò le spalle nella poltroncina, in leggero imbarazzo; era sempre andato molto fiero di essere riuscito a centrare quel famoso condotto di areazione largo solo 2 metri con i missili del suo Ala X. Aveva ricevuto molte pacche sulle spalle, i complimenti di tutti i soldati dell’Alleanza presenti su Yavin IV e la nomina a Comandante dalle stesse mani di una sorridente e riconoscente Leia.
Non si era mai domandato seriamente se sulla Morte Nera potessero anche esserci brave persone, proprio come quelle che erano a rischiare la loro vita insieme a lui li ,volando sulla superficie della stazione da battaglia, come il suo caro amico d’infanzia Biggs Darklighter, perito in battaglia proprio per proteggerlo e il capace Wedge Antilles, con il quale da li a poco avrebbe stretto un’altra importante amicizia.
“Forse sono stato troppo superficiale...” . Pensò amaramente quando, senza alcun preavviso, si senti afferrare la spalla destra da una stretta di mano molto decisa.


Si voltò di scatto e il suo sguardo incrociò quello di un uomo , vitreo e crudele, incorniciato da un volto squadrato e pieno di cicatrici, coperto da un turbante biancastro che doveva aver visto giorni migliori. Indossava una armatura colore marrone scuro che gli copriva da una rapida occhiata, la maggior parte del corpo. Sulle spalle aveva un lungo e pesante fucile blaster e alla cintola aveva uno spesso machete di metallo che sembrava emettere calore.
“Seguimi senza fare storie o la tua amica si farà male – disse immediatamente con voce roca e minacciosa e senza curarsi minimamente di farsi sentire.
Non c’era molto da riflettere e non percepiva menzogna in quella minaccia. Cominciarono a camminare praticamente affiancati verso un’uscita di servizio presente su quel piano; Luke ne approfittò per lanciare una veloce occhiata alla porta del bagno femminile.
“Non pensarci nemmeno – disse il suo non gradito accompagnatore, doveva avere una vista molto sviluppata per aver notato quel rapido movimento.
Il giovane Jedi non aggiunse altro e seguì l’uomo in armatura all’esterno del locale; si trovavano piuttosto in alto, su di una piccola struttura quadrangolare in acciaio non molto ampia, collegata al palazzo più vicino da un camminamento sempre in metallo largo un paio di metri e lungo una trentina.
Piuttosto spazientito, il ragazzo prese la parola mentre il rude individuo lo fissava gelidamente.
“Che cosa vuoi da me ?”
“Le domande le faccio io, Luke Skywalker.”
Dunque sapeva con chi stesse parlando.
“Tutto dipende da te, fai il bravo e tu e la tua amica ve ne potrete andare senza alcun problema. Altrimenti, rimpiangerete di averci incontrato.”
 E dunque non era neanche da solo, una cosa abbastanza prevedibile. Luke attese in silenzio mentre cercava di rilassarsi.
“Prima domanda, dove si trova la nave di Fett?”
Sorpreso come non mai, Luke riuscì a malapena a biascicare una risposta.
“Fett ? Ma di cosa stai parlando ?”
Con un rapido movimento, l’uomo in armatura afferrò il suo blaster pesante e sparò un colpo alla destra dell’apprendista e ci mancò poco che lo sfiorasse. Il ragazzo mantenne la calma, saldando nel contempo la presa della sua mano sull’elsa della spada laser, nascosta dal giaccone che indossava.
“Non fare l’idiota con me, bamboccio. Sei qui su Nar Shaddaa per il mio stesso motivo, recuperare il tuo caro amico Han Solo. E sono certo che sai dove si trova e che vale moltissimo.”
Si trattava quindi di un cacciatore di taglie ma, Han era davvero li su Nar Shaddaa? E anche Leia? No, non poteva essere, altrimenti li avrebbe percepiti entrambi durante le sue meditazioni. Ma come spiegarlo all’energumeno davanti a lui?
“Perciò per la seconda e ultima volta, dove si trova la nave di Fett ?”
Luke tirò un breve respiro e lasciò che la Forza scorresse attraverso di lui.
“ Non lo so e anche se lo sapessi non te lo direi! – disse coraggiosamente , accendendo la spada e ponendola davanti a se.
Il cacciatore di taglie reagì di istinto, balzando all’indietro e sparando un altro paio di colpi, questa volta non di avvertimento.
Luke li deflesse entrambi in aria , facendo vorticare la sua lama arancione e saltando in avanti. Lesse la sorpresa nello sguardo dell’uomo ma durò solo un istante. Non appena i piedi del mercenario sfiorarono il terreno, il giovane Jedi notò due minuscoli reattori accendersi vicino al tacco degli stivali del suo avversario e lo vide balzare in aria , e restare sospeso ad una distanza al di la dei limiti umani di salto in alto.

“Jet Boots! Quanto ho sognato di averne un paio anche io da ragazzino!”

Il cacciatore di taglie sparò un altro colpo che venne puntualmente deflesso. Il giovane Jedi fece appello alla Forza per raggiungere l'uomo in armatura marrone e questa volta la sua sorpresa durò più di un istante. Approfittando di quello sgomento, Luke tagliò esattamente a metà la canna del suo blaster pesante per poi atterrare agilmente a terra.
“ Ora fai il bravo e vattene – disse l’apprendista canzonando l’uomo, non senza una certa soddisfazione – altrimenti rimpiangerai di avermi incontrato!”
“Credi sia finita, ragazzino? – il volto del cacciatore di taglie cominciò a diventare paonazzo dalla rabbia  - non hai ancora capito con chi hai a che fare!”
E senza ulteriore indugi lo attaccò in picchiata con il suo machete. Un attimo prima che lama metallica incontrasse quella al plasma, Luke la vide incendiarsi e venire circondata dalle fiamme! I due avversari stettero lama contro lama per una manciata di secondi, entrambi digrignando i denti per lo sforzo.
Il giovane Jedi sentì con disgusto l’alito fetido dell’uomo arrivare alle sue narici.
“Sei morto, sleemo!* - disse ad alta voce, credendo di stare acquisendo un vantaggio mentre Luke cominciava a piegarsi sulle ginocchia.
Poi di punto in bianco, il giovane Jedi richiamò la Forza a se in una potente Spinta che il suo avversario non potette evitare. Il cacciatore di taglie cominciò a ruzzolare vorticosamente sulla struttura in metallo e poi sullo stretto camminamento tra i due edifici e il machete gli cadde dalle mani. I suoi Jet Boots vennero danneggiati a seguito di tutte quelle capovolte e tale fu l’impeto del suo vorticare che ruppe i bordi del camminamento. Riuscì a non cadere solo grazie al vigore che aveva nelle braccia, tenendosi aggrappato all’acciaio per il rotto della cuffia.
“Maledetto! – gridò con quanto fiato aveva in gola mentre cominciava a risollevarsi, Luke gli si avvicinò con calma senza né aiutarlo né finirlo.
L’uomo riuscì a riportarsi su con molta fatica, considerando anche il peso dell’armatura.
Quando era ormai in salvo, Luke gli puntò la spada in volto. L’uomo alzò le mani in segno di resa.
“Adesso dimmi, chi sei e in quanti siete ? – chiese con tono di voce serio.
“Sono Dengar, cacciatore di taglie al servizio di Jabba Desilijic. Gli altri con me sono un gand di nome Zuckuss, di guardia ai nostri mezzi e un droide da combattimento di nome 4-LOM. E’ lui che si sta prendendo cura della tua amica. Il perché siamo qui lo sai.”
L’uomo parlò con disprezzo.
“E adesso che sai tutto, fai quello che devi fare. Non implorerò pietà!”
Il giovane Jedi guardò con attenzione il suo inerme avversario e poi sollevò la sua spada verso l’alto.
“Vattene e suggerisci ai tuoi amici di fare lo stesso – disse infine, concedendo misericordia a chi non poteva più combattere.
Il cacciatore di taglie non ci pensò un istante e cominciò ad allontanarsi di corsa, verso la parte opposta del camminamento rispetto a dove si trovava il New Outlander.
Luke tornò invece di corsa nel Bar, dopo aver spento la spada e averla riposta, e subito si diresse verso il bagno femminile. Ne aprì la porta e …
… e vide Esme china sul corpo immoto di un droide. Alcune scariche elettriche ne attraversavano ancora i circuiti. La sua arma era poggiata di lato e quando lo vide comparire sull’uscio, gli riservò uno dei suoi consueti sorrisi.
“Insomma, una signora non può fare in santa pace i suoi bisogni che deve essere disturbata dal solito rompiscatole di turno!”
Il giovane Jedi stava per chiederle se stesse bene ma poi si lascò contagiare dall’humor della ragazza.
“ Beh, sembra proprio che la prossima volta dovremmo scegliere un posto migliore, allora!”
E vide la giovane donna ridere.
“Dai su entra e chiudi la porta !”
L’apprendista fece come gli era stato richiesto.
“4-LOM – disse la giovane donna indicando il droide sotto di lei – cacciatore di taglie al servizio di Jabba. Sembra che stesse cercando il tuo amico Solo.”
Le scariche elettriche che attraversavano il droide erano finalmente cessate ed Esme ne approfittò per inserire una unità mnemonica all’interno delle sue porte d’innesto.
“Ed ora vediamo di scoprire il perché fosse convinto si trovasse qui.”
“Sono in tre – rispose Luke – ma non credo ci daranno più fastidio.”
L’unità mnemonica scaricò tutti i dati necessari in meno di un minuto.
“E adesso andiamocene, così potremo raccontarci quello che ci è successo mentre siamo stati separati e vedere quali segreti nasconde al riguardo la memoria del droide.”
“Agli ordini, capo – disse Esme facendogli un rapido e sbarazzino saluto militare.
Non molto più tardi, erano rientrati alla base. Ascoltarono una comunicazione arrivata a 4-LOM nella quale si sosteneva che Boba Fett si trovasse sulla Luna dei Contrabbandieri. Chi fosse il mittente , non era dato saperlo, ma doveva essere una fonte affidabile se ben tre cacciatori di taglie si erano precipitati li per venire a cercarlo.
“Se ti va, posso indagare sull’accaduto – disse infine la ragazza, una volta terminata la registrazione, li nella sofisticata sala di comunicazione dove di solita passava le sue giornate. Il giovane Jedi aveva notato con un certo piacere che le telecamere interne erano spente da una settimana e che quindi la ragazza non aveva mai provato a spiare i suoi allenamenti.
“No, meglio di no – il ragazzo aveva una strana sensazione su quell’accaduto. Sembrava si trattasse di un diversivo ideato per i cacciatori di taglie e visto che l’Impero apparentemente non ne sapeva nulla , poteva essere una mossa ideata dall’Alleanza per cercare di salvare Han. E non aveva alcuna intenzione di interferire.
“ Come vuoi – disse la ragazza visivamente imbronciata – ora però ci toccherà lasciare questo posto. Sei stato riconosciuto da qualcuno che potrebbe darci noie e magari avvisare qualcun altro di ancora più pericoloso della tua presenza sul pianeta e questo non posso assolutamente permetterlo.”
Luke non poté che asserire a malincuore. Gli sarebbe dispiaciuto lasciare quel luogo di addestramento prima di completare il suo proposito di vincere del tutto le difficoltà della meditazione. Ma non c’era altra scelta e per tutto il resto Nar Shaddaa non gli era mai piaciuta.
“Dove andremo ? – chiese il giovane Jedi incuriosito.
“Avevo già pensato ad un possibile luogo di riserva , prima che tu arrivassi qui – replico la ragazza facendogli una mezza linguaccia – e sono certa che ti piacerà. E’ un posto completamente agli antipodi da questo per bellezza e paesaggio.”
“Non me lo dirai, vero ? – rispose Luke con un mezzo sorriso rassegnato.
“Assolutamente no! – disse lei tornando a sorridere – ma te l’ho detto, ti piacerà. Solo che non potrai atterrare lì con il tuo caccia, dovremo arrivarci insieme a bordo della mia cannoniera!”
Un dubbio attraversò per un attimo la mente del ragazzo ma non percependo neanche quella volta nessuna intenzione ostile dalla giovane donna fece un cenno di assenso con il capo.
“ D’accordo ma ti avviso lo lascerò a meno di un minuto di iperspazio da qualunque sia questo posto. E il mio droide resterà li per raccogliere eventuali comunicazioni radio che mi girerà sul nuovo pianeta che stiamo per raggiungere. Ok?”
“Ti avrei proposto esattamente la stessa cosa – rispose lei più seria – non sia mai che il crudele agente imperiale ci stesse preparando una trappola!”
“ Non te la prendere, Esme – e a sentirsi chiamare per nome la seriosità le passò – solo una misura di sicurezza. Dobbiamo essere prudenti, no ?”
“Va bene , va bene ! – gli rispose con la consueta allegria – va a prepararti e prendi tutto quello che ti serve. Non torneremo più qui!”
Le rispose con un sorriso e mimando anche lui questa volta un saluto militare.
“Sì , signora! – e fece come gli era stato richiesto, curioso più che mai di vedere il nuovo posto dove lo avrebbe portato. Restava da chiarirsi sull’argomento “fidanzato sulla Morte Nera” ma non era quello né il momento né il luogo per farlo.



* : verme in Huttese

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Capitolo 18
*** Le conseguenze della misericordia ***




Capitolo 18 – Le conseguenze della misericordia

VADER

 

Con la consueta ampia e sostenuta falcata, Vader percorreva i corridoi dell’grande e spazioso edificio in pietra lavorata dalle tinte ingiallite per giungere li dove NON era atteso.
Le ispezioni a sorpresa sui presidi imperiali rappresentavano la seconda e non meno importante parte del suo compito nell’Anello Esterno in qualità di Esecutore dell’Imperatore; quella che stava compiendo in quel preciso momento non gli era particolarmente gradita ma gli sarebbe tornata parecchio utile nella realizzazione del suo piano: il suo Spetto lo aveva infatti informato di importanti scoperte fatte da uno dei suoi informatori sul remoto pianeta deserto di Tatooine, un luogo sul quale il Signore Oscuro dei Sith non metteva piede da molto tempo e non lo avrebbe mai fatto se non fosse stato per le rassicurazioni che Etad Deechi gli aveva dato in tal senso; il governatorato del pianeta era corrotto ma sarebbe stata tutto sommato una situazione accettabile data la condivisione nella gestione del luogo che c’era con il Cartello Hutt.

Il problema era che il governatore nonché comandante della guarnigione locale, Fobur Okins, aveva tentato di tenere nascosto un fatto assai increscioso del quale Vader gli avrebbe chiesto di rispondere e assieme alle scoperte fatte da parte di uno degli uomini del suo capo delle spie aveva rappresentato un insieme di motivazioni valide per convincerlo a tornare in quell’immenso deserto.

Li era nato e cresciuto come bambino l’uomo chiamato Anakin Skywalker, sotto i soli gemelli aveva provato l’amarezza della schiavitù ma anche la gioia di avere una …

Vader accelerò ancora di più il passo, concentrandosi su quanto stava per fare; gli assaltatori che lo vedevano passare, si limitavano a salutarlo mettendosi sull’attenti. Finalmente giunse dinanzi alla porta dello studio privato del governatore. Ricorse alla Forza per aprire la porta e per entrare all’interno della stanza: la sua mobilia stonava con la semplicità del resto della caserma. Una scrivania ampia e di pregiato legno dominava lo studio, così anche la poltrona in pelle alle sue spalle. Vi erano poi numeroso scaffali dove erano poggiati con una certa cura numerosi preziosi, inclusa quella che doveva essere una delle preziosissime perle rossastre che si diceva crescessero nelle interiora dei draghi Krayt , i predatori più pericolosi di Tatooine.
Vader si sedette sulla poltrona e accese l’interfono presente sulla scrivania.
“Sala comunicazioni, informate il governatore del mio arrivo. Deve raggiungermi immediatamente nel suo studio.”
E spense il comunicatore senza attendere replica.

Alcuni minuti più tardi, a seguito di una attesa troppo lunga che l’uomo in armatura giudicò altamente offensiva, finalmente Okins si presentò alla porta: era un uomo decisamente grasso, non molto alto e dalle fastidiose fattezze porcine, in particolare il suo naso, che ricordava quello di un Gamorreano. La sua divisa era malconcia e sgualcita, indossata chiaramente in tutta fretta.

“ Lord Vader! – squittì visivamente impaurito, entrando nella stanza – ma quale piacevole sorpresa. Se mi avesse avvisato, le avrei preparato un degno comitato di benvenuto !”
“ Faccia a meno dei convenevoli, generale – lo chiamò con il suo grado militare, come era solito fare in quei casi, per richiamare all’istante l’importanza della gerarchia – sa perché sono qui ?”
“Non riesco proprio ad immaginarlo, milord. Ma se dovesse essere per quanto avvenuto al palazzo di Jabba Desilijic – rispose l’uomo ancora una volta con quella voce irritante e contraddicendosi a causa del terrore che evidentemente provava – le assicuro che è stato tutto un regolamento di conti all’interno del Cartello Hutt, circa il quale siamo stati caldamente invitati a non fare ulteriori indagini e…”
Il respirò di Vader cominciò a tradire una certa rabbia e l’uomo sembrò percepirla al punto che decise di mettersi in ginocchio.
“… e ho preso la decisione di fare come ci veniva suggerito! Le prego di credermi, non era mia intenzione nasconderle nulla, la ritenevo unicamente una questione triviale, non degna della sua attenzione, milord!”
Il Signore Oscuro dei Sith aveva udito abbastanza.
“Faccia silenzio ! – tuonò imperioso – su di un pianeta dove esiste un presidio imperiale è stata fatta detonare una bomba sismica, un’arma il cui solo possesso costituisce un reato passabile di condanna a morte e lei non ha fatto nulla ?”
“Mi-mi-lord – Okins balbettò – l’arma in questione è stata utilizzata da Boba Fett, uno dei cacciatori di taglie al servizio dell’Hutt e …”
Questa volta fu Vader a finire la frase.
“E lei ha ritenuto più importante non infastidire quei criminali piuttosto che fare le dovute indagini ?”
L’uomo in armatura uso la Forza per stringere in una morsa d’acciaio il collo del suo interlocutore come era solito fare quando c’era da punire qualcuno.
“E ha deciso di accettare da parte di quei luridi gangster tutti questi preziosi, che non ha avuto neanche l’accortezza e la dignità di nascondere ?” – disse, riferendosi alle suppellettili presenti nella stanza, mentre il volto dell’ufficiale cominciava a diventare paonazzo e della schiuma cominciava ad uscire dalla sua bocca.
“ E ha messo a loro disposizione i valorosi soldati dell’ Impero, accettando di coprire senza alcun ritegno i loro sporchi affari ? – la voce di Vader si era fatta altissima, era sicuro che si sentisse anche al di fuori dello studio.
Il viso dell’uomo aveva assunto oramai una tinta violacea e il Sith si era stancato della vista di quell’individuo.
“ Lei mi ha deluso per l’ultima volta, generale – e gli spezzò l’osso del collo. L’uomo grasso cadde a terra come un sacco di cibo per bantha.

Conclusa la prima motivazione per la quale si trovava li, decise di passare subito alla seconda. Accese di nuovo l’interfono ma questa volta per comunicare con uno specifico individuo presente in quella caserma.
“E’ il tuo turno, traditore – e spense nuovamente l’apparecchio.
In passato, aveva detto all’uomo con il quale aveva appena comunicato che lo avrebbe spedito nel peggiore letamaio dell’Impero. Lo aveva punito per essersi fatto sorprendere dall’Imperatore, per non avergli riferito per tempo della costruzione della nuova Morte Nera. Ricordava bene quando lo aveva torturato a bordo dell’Executor e alla fine della sua confessione di inadempienza, Vader aveva deciso di lasciarlo vivere, unicamente per tentare di sorprendere il suo Maestro.
E in maniera del tutto inattesa, quell’uomo non solo aveva avvisato il suo Spettro, di cui era alle dirette dipendenze, della mancata comunicazione di Okins ma aveva anche dichiarato di aver fatto delle scoperte di una tale importanza da volerne parlare personalmente con l’individuo che l’aveva torturato e nelle cui grazie confidava di poter tornare. Ma fino a quando non avesse verificato di persona tali scoperte, il Sith avrebbe continuato a dargli l’appellativo di traditore.
 
L’informatore si presentò molto rapidamente li nella stanza occupata dall’uomo in armatura e Vader si accorse, non senza una certa irritazione, che l’uomo non era solo. Con lui c’era una femmina twi-lek dalla carnagione blu, dagli abiti così succinti che lasciavano ben poco spazio all’immaginazione. Entrambi lanciarono una veloce occhiata all’uomo morto a terra ma senza restarne colpiti più di tanto. Del suo ex agente conosceva la freddezza ma a quanto pare anche quella femmina doveva essere abituata alla vista della morte.
“Chi è costei, traditore ? – disse con fastidio malcelato.
“Mi è stata d’aiuto nello scovare quanto il governatore Okins intendeva celarvi, milord. L’attacco al palazzo di Jabba Desilijic e le sue modalità – rispose l’uomo mentre la ragazza aliena, non senza una certa dose di coraggio prese a fissare il Sith con un ghigno insolente sul volto.
“Hai reso un servizio all’Impero, ragazza – disse poi fissando quest’ultima, riuscendo soltanto in parte ad intimidirla, una cosa che normalmente avrebbe punito severamente ma che in quella occasione apprezzò – come possiamo ricompensarti ?”
La twi-lek cominciò a parlare con voce molto suadente.
“Mi chiamo Neena, Neena Lestrin, mio signore – quel particolare non richiesto fece comprendere ancora una volta a Vader che aveva a che fare con una persona poco avvezza al rispetto dell’autorità – e quello che chiedo è di entrare al vostro servizio. Posso esservi di aiuto, come già lo sono stata in questa occasione.”
Insolente e sicura di se, ma almeno un briciolo di competenza lo aveva. L’uomo in armatura si sentiva sufficientemente stuzzicato da darle una possibilità.
“E come vorresti servirmi, ragazza ? – disse il Sith, non avendo alcuna intenzione di chiamarla per nome.
“C’è una persona che desidero uccidere, mio signore, e si tratta di una pericolosa ribelle. Lei mi ha umiliata e io desidero vendicarmi. E so che a voi Imperiali farebbe molto piacere.”
Pronunciò l’ultima frase con grande soddisfazione. Non era granché raffinata ma i suoi modi spicci e il suo parlare semplice non dispiacevano all’Esecutore.
“E chi sarebbe questa persona che vorresti uccidere ? – chiese l’uomo in nero, piuttosto incuriosito.
“La principessa Leia Organa! Quella bastarda mi ha quasi uccisa senza che io le facessi nulla. E Neena Lestrin non perdona chi le fa del male in casa sua, nossignore!”
Il Sith percepiva che non fosse completamente vero quanto era stato appena dichiarato ma non gli importava. La rabbia di quell’aliena lo compiaceva e già aveva un’idea di come servirsene.
“La tua richiesta di servire l’Impero è accettata, ragazza – volse lo sguardo al  traditore – addestrala affinché possa infiltrarsi quanto prima tra le file dei Ribelli. Ritengo abbia già delle solide basi.”
L’informatore eseguì un cenno di assenso con il capo mentre la twi-lek fece un piccolo salto, visibilmente soddisfatta in volto.
“Grazie mio signore, non ve ne pentirete!”
“ Io no – replicò impassibile Vader – ma tu sì se oserai fallire o disobbedire ai miei ordini. Avvicinarsi alla ribelle che hai nominato non sarà affatto facile e se i suoi alleati dovessero accorgersene ti ucciderebbero. Ma se riuscirai, avrai la tua possibilità. Ricorda però, non agirai fino a quando non sarò io o chi per me ad ordinartelo. Sono stato chiaro ?”
“Si, milord ! – rispose ancora una volta visibilmente eccitata.
“Bene, adesso puoi andare. Ci sono affari di cui posso solo discutere con il tuo accompagnatore.”
La ragazza si inchinò ben poco elegantemente per poi uscire dallo studio.


“Venendo a noi, traditore. C’è altro che devo sapere sulla questione del regolamento di conti tra Hutt ?”
“Si, milord – rispose l’uomo. Era piuttosto alto, dal volto piuttosto scarno e portava l’uniforme in maniera assolutamente impeccabile – c’è stato un sopravvissuto, nientemeno che il maggiordomo personale di Jabba, un altro twi-lek di nome Bib Fortuna.
“Fett se lo è lasciato sfuggire ? Non è da lui.”
Vader non aveva alcuna intenzione di rivelare che a compiere quell’atto non poteva essere stato il cacciatore di taglie mandaloriano ma molto probabilmente qualcuno degli amici di Luke o qualche altro ribelle. Era una informazione che per ora intendeva mantenere segreta, avrebbe potuto tornargli utile in futuro.
“La cosa singolare è questa, Fortuna è stato usato come messaggero della vendetta di Gardulla Besadii ; Fett lo ha colpito in modalità stordente , lasciandogli i saluti personali della vindice Hutt.”
Gardulla… quel nome gli ricordava qualcosa, gli ricordava di un bambino che era stato suo schiavo prima di essere venduto ad un certo mercante toydoriano per una scommessa persa. E ancora una volta si trovò a dover arrestare quel suo divagare e ad accelerare i tempi della sua visita su Tatooine.
“Quindi Fortuna è stato arrestato ? – disse alfine l’uomo in armatura.
“Si, milord. Purtroppo il fu governatore Okins ha comunicato agli sgherri della Hutt della sua cattura e come era ovvio aspettarsi ne chiedono la consegna. Il twi-lek potrebbe conoscere molti segreti del suo ex padrone ed è di quelli che la Besadii vorrà impossessarsi.”
“E noi non glielo permetteremo – rispose Vader – torturate il twi-lek affinché riveli i segreti del suo defunto datore di lavoro a noi per primi e poi consegnatelo a Gardulla. Non vi preoccupate neanche di curarlo.”
"Si Milord – rispose l’informatore – a questo riguardo, bisognerà nominare un nuovo governatore …”
“Parleremo di questo più tardi – rispose Vader seccato – ora desidero sapere di QUELLE altre informazioni, traditore.”
L’uomo in divisa tirò fuori dalla tasca interna della sua divisa un datapad e lo consegnò all’Esecutore, senza aggiungere nulla.

Il Sith cominciò a leggere i dati, con sempre maggiore interesse man mano che li scorreva. A quanto pare qualcuno dalla Corte del Centro Imperiale e qualcuno di molto importante per via dei codici di sicurezza che utilizzava, si era servito del pianeta deserto come ponte radio, per raggiungere un altro luogo localizzato nelle Regioni Ignote, oltre l’Anello Esterno, e di cui Vader leggeva per la prima volta: Jakku. Il contenuto di quelle comunicazioni era estremamente bizzarro: erano inerenti spettacoli teatrali, sinfonici, opere d’arte esposte nella capitale dell’Impero e su tutti quegli argomenti il mittente chiedeva pareri al destinatario. Vader pensò subito che doveva trattarsi di un altro codice di sicurezza, un codice nel codice, per rendere ancora più sfuggente il significato di quelle parole. E conosceva soltanto un individuo nella Corte che avesse tutti quegli interessi culturali così ricercati: il suo Maestro.
Quindi Palpatine comunicava con codici ancora più secretati del “normale” top secret imperiale con qualcuno che si trovava su di un remoto pianeta che, a memoria dell’uomo in armatura, non compariva sulle normali mappe iperspaziali. E il suo desiderio di indagare sulla faccenda non poteva essere più elevato. Sentiva che svelando quel mistero così minuziosamente nascosto, avrebbe compiuto un fondamentale passo in avanti nella sua lotta per ora silenziosa contro l’Imperatore.
“Dai tracciati della comunicazioni – disse il Sith dopo un lungo silenzio – è stato possibile ricavare le coordinate di Jakku ?
“Si Milord – disse visibilmente compiaciuto l’informatore – li troverete alla fine del rapporto.”
“ Mi hai servito bene, traditore. E’ tempo che io ti riabiliti.”
L’uomo in divisa si mise in ginocchio.
“Ardus Kane – Vader lo chiamò con il suo vero nome  – sei il nuovo governatore e comandante militare di Tatooine. Mantieni ordine e disciplina e fai rispettare le leggi dell’Impero. Imponi agli Hutt maggiore discrezione nel trattare i loro affari.”
Gli occhi di Khane erano densi di felicità misti ad incredulità e l'uomo in armatura seppe in quel preciso istante di essersi guadagnato la sua lealtà per sempre.
Ora ci sarebbe voluto ben più dei fulmini della Forza per sottomotterlo: ora non sarebbe stata soltanto la paura a tenerlo vicino al suo signore ma anche quella fedeltà che sgorga dal riconoscimento di un merito.
“Milord! Vi servirò fino alla morte! Non vi deluderò mai più!”
“So che non lo farà, Governatore Kane.”
E senza aggiungere altro, Darth Vader si mise in piedi e ritornò velocemente al suo caccia, con il quale era giunto in solitudine sul pianeta deserto.
Era stato fin troppo in quel luogo e anche se la visita era stata proficua , il prezzo da pagare per la sua mente era stato tutt’altro che basso

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Capitolo 19
*** Un comune destino ***




Capitolo 19 – Un comune destino



LEIA
 
 

“Mi dispiace disturbarvi, Vostra Grazia, ma stiamo per uscire dall’iperspazio”

Leia sentì la familiare voce di C-3 P-O parlargli attraverso l’interfono della nave; si era concessa qualche ora di sonno molto agitato all’interno di una delle cuccette del Falcon, giacché non le era stato possibile chiudere occhio su Ord Mantell.
Sebbene lo spirito dell’anziano Jedi non lo avesse detto troppo esplicitamente, la ragazza aveva percepito una certa urgenza nelle sue parole e quello era un altro motivo che l’aveva spinta a recarsi il più velocemente possibile li dove le era stato detto di dirigersi.

Era emozionata e spaventata allo stesso tempo: emozionata perché avrebbe potuto parlare non solo con Obi-Wan Kenobi, il leggendario Jedi e generale della Guerra dei Cloni, conosciuto anche come il negoziatore ma anche con un altro Jedi, di cui era ansiosa di conoscere l’identità. Il suo padre adottivo, Bail Organa, le aveva parlato spesso delle gesta degli esponenti dell’estinto ordine che Palpatine aveva bandito e smantellato in maniera sanguinaria con l’accusa di tradimento. E per bocca di suo padre, nel quale riponeva come era ovvio la massima fiducia, aveva saputo che quell’accusa era soltanto l’ennesima menzogna della propaganda imperiale.

Ma era anche spaventata perché era sicura che Luke si stesse addestrando in loro compagnia e non che si fosse recato chissà dove. E per fare cosa poi? Aveva chiesto di essere congedato dal servizio attivo con la motivazione di proseguire con il suo addestramento e a quanto pare, non era così. Stava rischiando e non poco nei confronti dei suoi doveri di ufficiale dell’Alleanza. Per cose del genere ci poteva anche essere l’accusa di diserzione se non peggio. Certo, lei era l’unica a saperlo e avrebbe fatto del suo meglio per farlo tornare sui suoi passi senza riferire nulla a chicchessia ma se lui si fosse rifiutato di seguirlo? Scosse la testa, scacciando quel pensiero assurdo.

“No, non è possibile. Luke mi ascolterà, lo ha sempre fatto.”

Era vero che il loro rapporto si era incrinato ma i loro problemi personali non avrebbero certamente inficiato il grande senso del dovere che il giovane comandante aveva sin dal primo momento manifestato per la causa della restaurazione della Repubblica. Sì, lo avrebbe persuaso a tornare su Dagobah e poi avrebbero potuto chiarirsi. Ci teneva moltissimo a farlo ma richiamare Luke ai suoi compiti primari doveva avere la precedenza su tutto.
Leia si sistemò come meglio potette i vestiti e mentre si aggiustava i capelli senti un lieve ma deciso sussulto: la nave era uscita dall’Iperspazio.
Rapidamente, si diresse in cabina di comando, dove trovò il droide protocollare in piedi e in sua attesa.
“Ben ritrovata, Vostra Grazia. Spero abbiate dormito bene.”
La ragazza sorrise all’androide.
“Abbastanza bene, 3-PO. Dirigi il Falcon verso il terzo pianeta del sistema, per favore.”
L’umanoide metallico fece come gli era stato ordinato e fece muovere il mezzo alla volta di un pianeta dall’atmosfera piuttosto nuvolosa e li dove le nubi non nascondevano i colori della superficie, scorse una uniforme tinta verde scuro.
Non appena si trovarono a navigare nei cieli di quella immensa e sconfinata palude, Leia udì una voce nella sua testa.

“Siamo qui, figliola. Concentrati sulle mie parole e riuscirai a trovarci con facilità.”

Proprio come già aveva fatto, senza sapere come, con Luke su Bespin anche questa volta Leia riuscì a sapere istintivamente la direzione da seguire e diede indicazioni al droide a tal riguardo.
“Devo proprio farmi spiegare come e perché riesco a fare questa … cosa”
Avrebbe voluto chiederlo a Luke ma non ce ne era stato il tempo, purtroppo.
Il Falcon giunse in vista di una vecchia casupola costruita nei pressi di un grande acquitrino ricoperto di nebbia. Con grande calma, la nave si adagiò su di una zona di terriccio abbastanza grande e resistente da sopportare il peso della nave mercantile.
La ragazza tirò un respiro.
“Eccomi qui.”
“3 P-O – disse al droide – tu resta di guardia alla nave.”
“Si Altezza, vi ringrazio per non avermi chiesto di scendere con voi su questo … posto desolato.”
La giovane donna gli sorrise ancora una volta.
“A presto.”
Leia scese dalla nave, dirigendosi alla volta della casupola. E lì vicino scorse la sagoma azzurrognola del deceduto Generale Jedi e poco vicino a lui …


“Maestro Yoda! – disse la ragazza con grande entusiasmo, dimenticandosi per un istante anni e anni di educazione alla diplomazia – è un grande piacere incontrarvi. Mio padre mi ha parlato molto di voi!”
Le storie che riguardavano il piccolo Jedi dalla pelle verde e dalle orecchie a punta erano quelle che ascoltava più volentieri quando era soltanto una giovane e ribelle adolescente sul placido e meraviglioso pianeta di Alderaan. Certo, aveva l’ordine tassativa di tenersele per sé ma ogniqualvolta suo padre cominciava ad affrontare l’argomento, lo tempestava di domande, curiosa di saperne sempre di più
Lo Jedi di cui finalmente aveva saputo l’identità, ridacchiò.
“Hmmm, l’erede di Bail Organa, più diretta di suo padre è!”
La ragazza vide anche lo spirito sorridere e non poté che arrossire leggermente per la sua forse eccessiva spontaneità.
“Benvenuta su Dagobah, Leia – Kenobi le disse cordialmente ma non senza una certa seriosità nelle parole - e grazie per averci raggiunto con tanta solerzia. Non avremmo mai voluto disturbarti dai tuoi tanti doveri ma la situazione lo ha reso necessario.”
Il defunto generale andò subito al sodo senza giri di parole, una cosa che la principessa apprezzò notevolmente, data la preoccupazione che riprese ad attanagliarla, passato l’entusiasmo iniziale.
“Non ditelo nemmeno, venerabili maestri. Vi prego, ditemi, come posso aiutarvi? E come mai Luke non è qui con voi?”

Fu sempre l’uomo anziano a parlare.
“Ci sono state alcune incomprensioni tra noi e lui, piuttosto gravi aggiungerei. E questo ha creato una situazione insostenibile per Luke il quale ha preferito lasciarci.”
Leia ascoltava in silenzio; ora il tono dello Jedi si era fatto molto più diplomatico, come se, stesse provando a nascondere qualcosa. La diplomazia era il campo di battaglia preferito di Leia e tutta la sua educazione al riguardo le stava dicendo che il suo interlocutore non le stesse dicendo dettagli importanti. Ma suo padre si fidava ciecamente del vecchio generale e anche lei desiderava fare lo stesso.
“Di questa situazione il tuo giovane amico non è responsabile. Siamo stati io e il maestro Yoda a tenergli volutamente celati alcuni dettagli del suo passato. Dettagli che, dal nostro punto di vista, avrebbero solo reso più complicata e difficile la missione che si accingeva a compiere: diventare uno Jedi ben addestrato che potesse affrontare Darth Vader e il suo Imperatore.”
Ancora una volta il suo addestramento di ambasciatrice la mise in guardia; il pentimento dell’anziano era sincero eppure c’era qualcos’altro che per qualche motivo continuava a tenerle nascosto. Continuò però a tacere per educazione e rispetto verso l’interlocutore.
“Il nostro errore più grave è stato quello di voler porre sulle sue giovani spalle un fardello tanto pesante. Luke è forte e coraggioso ma siamo arrivati alla conclusione che potrebbe avere bisogno di aiuto nel suo difficilissimo compito.”
Questa volta Leia percepì una completa sincerità; ed arrivò alla conclusione, sempre in base a ciò che le era stato insegnato, che tutto quel discorso fosse stato in un certo senso preparato prima del suo arrivo. Non era un caso che Kenobi venisse chiamato il Negoziatore ai suoi tempi, a quanto pare. Ma perché lo Jedi le riservava tutte queste cautele? Non si fidava veramente di lei? O c’era qualche altra recondita motivazione?
“E questo è uno dei due motivi per il quale ti abbiamo invitato a raggiungerci – lo spirito la scrutò con grande attenzione e la ragazza si sentì come osservata in profondità, non fu una sensazione piacevole – raggiungere Luke e riportarlo qui è solo una parte del compito che desidereremmo assegnarti.”
Leia sgranò gli occhi, sbigottita. Aveva davvero compreso bene? La risposta a quella domanda non tardò ad arrivare.

“Vorremmo che fossi tu quell’aiuto, Leia. Vorremmo che condividessi con Luke il suo pesantissimo fardello.”
E a quel punto la giovane donna fece istintivamente un passo indietro. Come potevano dirle una cosa del genere? Non aveva in sé la Forza a meno che … e le tornò in mente con quanta facilità aveva saputo seguire prima la voce di Luke e poi quella di Kenobi per capire dove si trovassero. Ma quel pensiero non solo non la rassicurò ma anzi la spinse a fare un altro passo indietro.
“Leia – l’ex generale la chiamò ancora una volta per nome – sai che il Viceré di Alderaan non era il tuo vero genitore, vero?”
“S-si – quasi balbettò la risposta – ma questo vuol dire che…”
“Tuo padre, un potente Jedi era – questa volta fu Yoda a parlare – ed è per celarti all’Imperatore e a Vader, che Bail Organa adottato ti ha.”
Il piccolo alieno parlò con una semplicità disarmante. E lei lo sentì, sentì che era tutto vero. Istintivamente, chinò lo sguardo, fissando a terra.
La sua mente andò a diversi frammenti del suo passato: gli anni di felicità e relativa spensieratezza passati su Alderaan, l’inizio della clandestinità quando il Senato Imperiale venne ridotto al silenzio, l’esplosione del suo amato pianeta avvenuto proprio davanti ai suoi occhi, distrutto per strapparle l’informazione relativa all’ubicazione della base dell’Alleanza su Yavin e vari altri momenti di quei oramai quattro anni di guerra tra i quali il più recente e uno dei più importanti in assoluto, la tragica morte di Chewie.
Una vita dedicata alla causa dell’Alleanza che era anche la SUA di causa visto che aveva contribuito attivamente a crearla praticamente dal nulla.
E capì: ogni istante della sua vita conduceva a quel singolo momento. Ora sì, aveva la possibilità di fare veramente la differenza in quella guerra, proprio come aveva sempre desiderato: di ambasciatori, di leader competenti e di combattenti la Ribellione ne aveva tanti ma aveva soltanto uno Jedi, che fino a quel momento aveva dovuto sopportare tutto da solo.
Di scatto e con una nuova luce dipinta sul volto, alzo il capo guardare prima Kenobi e poi Yoda.

“Luke non sarà più da solo – disse con convinzione – lo aiuterò come meglio potrò, venerabili maestri.”

Se ancora dei dubbi esistevano nella sua mente, erano relativi a quella sensazione che l’anziano generale le avesse celato qualcosa. E Kenobi dovette accorgersene poiché riprese subito la parola.
“Ti ringraziamo per la tua volontà, Leia. Il sentiero degli Jedi in questi tempi nefasti e bui è il più difficile che si possa seguire. E ci da conforto sapere che tu abbia deciso d’intraprenderlo. So che hai compreso che non abbiamo potuto dirti ogni cosa, dopotutto sei la degna allieva di Bail.”
La principessa fece un serio cenno di assenso.
“Ti facciamo una promessa: non appena avrai riportato Luke qui, ti diremo ogni cosa. VI diremo ogni cosa. Per il momento sappi questo, un comune destino vi unisce.”

“Un comune destino.”

La ragazza rifletté per un istante sul significato di quelle parole: lo Jedi continuava a trattarla con cautela e prudenza. Ma poteva comprenderlo, dietro le parole che lo spirito aveva appena pronunciato c’era sicuramente una verità così pesante che sarebbe stato prematuro conoscere in quel momento. Lo sentiva con chiarezza.
“Credo di dover fare delle comunicazioni dalla nave, maestri. L’Alleanza per qualche tempo dovrà rinunciare a me, presumo.”
Si sarebbe dovuto procedere alla nomina di un nuovo Ministro di Stato ad interim che assistesse il Cancelliere Mon Mothma, leader indiscusso di tutta l’Alleanza, nelle sue decisioni e che fosse la sua voce e i suoi occhi sul campo di battaglia. E Leia aveva già un nominativo in mente.
Avrebbe voluto salutare anche Han ma sarebbe stato possibile? Sarebbe stato sicuro fare una comunicazione anche su Ord Mantell senza che gli Imperiali provassero ad intercettarla, come già avevano fatto con quelle ben più protette partite dalla base Bothan? No, il rischio era troppo grande. Si sarebbe limitata all’essenziale. Han avrebbe compreso o almeno così sperava.
“Vai pure, Leia – Kenobi parlò nuovamente - cominceremo con il tuo addestramento oggi stesso. Frattanto continueremo a cercare Luke, è da quando se ne è andato che è sparito alla nostra vista.”
“Lo troveremo! – disse la ragazza fiduciosa, facendo un lieve inchino.

Si diresse a bordo del Falcon da dove fece partire la sua comunicazione, naturalmente criptata grazie all’assistenza di C-3P-O e alla strumentazione pesantemente modificata della nave. Era pur sempre il mezzo di un contrabbandiere, il più amabile e affascinante che ci fosse, c’era da aggiungere. Una canaglia, dalla testa ai piedi. E che lei amava.

“Aspettami, Han…”

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Capitolo 20
*** Una richiesta d'aiuto ***




Capitolo 20 – Una richiesta d’aiuto


HAN
 


“E questo è il rapporto completo di quanto è avvenuto, Generale Rieekan. Non credo ci sia altro da aggiungere.”

Dalle profondità di Ord Mantell, nella base segreta della Rete Bothan, stava per concludersi una lunga conversazione olografica in cui gli interlocutori erano da una parte i tre Comandanti Solo, Carlissian e Kev’lya mentre dall’altra parte vi era il Generale Carlist Rieekan, capo di stato maggiore delle forze di terra dell’Alleanza Ribelle e diretto superiore dei tre ufficiali.


Il grande protagonista di quella conversazione era stato l’ex contrabbandiere, il quale sin dal principio si era assunto l’intera responsabilità dell’operazione condotta su Tatooine che aveva portato alla morte di Jabba Desilijic, potente esponente del Cartello Hutt di Nal Hutta e di tutta la sua corte, con la sola eccezione del maggiordomo personale del gangster, Bib Fortuna.
Han non era mai stato tipo da uccidere chi lo supplicasse di risparmiarlo e non intendeva certo cominciare con quel twi-lek sanguinario, sebbene la voglia di terminarlo era stata fortissima.
Rieekan aveva ascoltato silenziosamente il rapporto fatto dal proprietario del Millenium Falcon, valutando con attenzione ogni sua singola parola. 
 
“I suoi colleghi ufficiali intendono aggiungere qualcosa al suo rapporto, Comandante Solo? – Rieekan guardò prima Kev’Lya il quale scosse il capo in senso di diniego. Poi passò a guardare Lando Carlissian, il più recente acquisto dell’Alleanza, il quale fissò a lungo il suo vecchio amico, senza che questi ricambiasse il suo sguardo, per poi fare lo stesso cenno del Bothan.
“Molto bene. Kev’lya, Carlissian. Lasciate la stanza, desidero conferire con Solo in privato.”
I due commilitoni fecero come ordinato e Han restò in compagnia dell’ologramma del Generale.
Le comunicazioni tramite Holonet dovevano essere in teoria un privilegio usufruibile unicamente dall’Esercito e dalla Marina Imperiale ma i Bothan avevano imparato da tempo ad hackerarne gli accessi. Per motivi di sicurezza ci si serviva di quel tipo di media soltanto nei casi più importanti, come quello per l’appunto.

“Comandante, si rende conto di quello che ha fatto? – disse Riiekan dopo un lungo silenzio.
“Si, signore. E non me ne pento affatto. La galassia è un posto migliore senza Jabba – l’ex contrabbandiere corelliano non pensò minimamente ad addolcire la sua risposta – e come ho già detto, le chiedo di non punire in nessun modo i miei due commilitoni. Entrambi mi hanno aiutato soltanto perché sono stato particolarmente insistente con loro.”
“Punire? No no – il volto compassato del Generale Ribelle si coprì di un lieve sorriso – affatto, avete eliminato un pericolosissimo collaborazionista dell’Impero. Gli accordi che aveva stipulato con il nemico nel settore Arkanis, di cui fa parte anche Tatooine, rendevano molto complicate le nostre operazioni in quel settore.”
Han fissò tra il compiaciuto e il sorpreso il suo superiore; il suo occhio cyborg emise per un breve istante un rapido bagliore rossastro. Stare in quel luogo in penombra lo costringeva a sforzare la vista e la sua parte non umana reagiva di conseguenza.
“E grazie alle informazioni che i Bothan hanno raccolto, sappiamo che colei che lo sostituirà, Gardulla Besadii, non ha le stesse capacità nel tessere trame e nello stipulare accordi; siamo certi che sarà molto meno abile nel trovare compromessi con l’Impero e in tutto questo noi potremmo approfittarne.”
A quel punto il corelliano si chiese se quando aveva accettato di supportarlo, il Bothan Bond Kev’Lya non avesse già pensato a tutto questo. Conoscendo la lungimiranza della specie alla quale apparteneva, non era affatto una possibilità da escludersi.
“Ciò detto, Comandante, le rammento che lei è un Ufficiale dell’Alleanza, agire per vendetta è sconveniente e di pessimo esempio per tutti coloro che vedono in lei un eroe. Se ne rende conto?”
L’ex contrabbandiere emise un sospiro, quante volte doveva ripetersi?
“Si, Generale. Comprendo di aver potuto dare un pessimo insegnamento ma non sono affatto pentito. E mai lo sarò.”
Rieekan cominciò a ridere in maniera composta.
“Lei è il più ostinato dei miei ufficiali, Solo. E sia, è pronto ad affrontare le conseguenze del suo atto?”

“Ci siamo finalmente, detesto le attese.”

“Si, signore!”
“Molto bene – l’anziano ufficiale assunse un tono molto formale – Comandante Solo, per aver liberato il pianeta Tatooine dalla presenza di un conclamato collaborazionista imperiale e aver consentito all’Alleanza la possibilità di cominciare operazioni di infiltrazione nel Settore Arkanis, in qualità di Capo di Stato Maggiore delle Forze di Terra dell’Alleanza per la Restaurazione della Repubblica, la promuovo Generale sul campo.”

A Han mancò il respiro per un istante.
“Cosa ?! – esclamò, non riuscendo a trattenere l’irritazione e con il tono insolente che gli era proprio – non è possibile! Devo farle un disegnino? Ma ha compreso quello che ho fatto e perchè?”
“Perfettamente – rispose compostamente l’alderaaniano, ignorando la provocazione – e se stava pensando di farsi cacciare, Generale, purtroppo le è andata male. Comprendo che ha cercato di uccidere il suo dolore tramite la vendetta ma non le permetterò di lasciare l’Alleanza e di andarsi ad ubriacare in qualche bettola sperduta di chissà quale pianeta. No, giovanotto, che lei lo voglia o no, è un eroe e continuerà ad esserlo per tutti coloro che credono in lei!”
L’ex-contrabbandiere venne preso in contropiede, Rieekan aveva imparato a conoscerlo bene in quei quattro anni che era stato un suo subalterno, ed era un attento osservatore come ogni buon abitante del distrutto pianeta di Aldeeraan e proprio come una certa principessa.

“Leia” 

Gli venne proprio in mente lei, la ragazza che lo aveva stregato e che con ogni probabilità avrebbe deluso per prima se fosse riuscito nel suo intento di farsi degradare e ancora meglio, allontanare da quella guerra. E forse non avrebbe deluso soltanto lei ma anche qualcuno che non c’era più ...
Lasciò che quel pensiero gli scivolasse addosso, non aveva ancora intenzione di piangere per Chewie, il momento sarebbe arrivato, prima o poi ma per ora preferiva provare a non pensarci, come era solito fare con tutti i suoi problemi.
“E poiché conosco il suo animo da uomo d’azione – continuò l’anziano, non dandogli letteralmente tregua – le affiderò immediatamente un incarico. Uno che immagino le piacerà moltissimo.”

Il corelliano si passò rapidamente una mano sul volto, per aiutarsi a ritrovare la concentrazione. Nel frattempo, nella comunicazione comparve accanto a Rieekan l’immagine tridimensionale di un pianeta.
“Kashyyyk, pianeta d’origine della specie Wookie.”
A sentir pronunciare quel nome, Han ebbe un sussulto ma restò in silenzio.
“Fino a due mesi standard orsono, la forte presenza della Marina Imperiale aveva sottoposto il pianeta ad un isolamento pressoché totale dal resto della galassia. E non c’è neanche da ricordare che sin troppo spesso, gli abitanti del luogo sono stati utilizzati come schiavi da parte del nemico, specialmente in stabilimenti minerari sparsi in tutta la galassia, per via della loro grande forza fisica.”
Certo che non c’era bisogno di ricordarlo, specialmente all’ex-contrabbandiere viste le circostanze nelle quali lui e suo fratello si erano conosciuti ma continuò a tacere.

La proiezione olografica a quel punto incluse al suo interno anche il vicinissimo pianeta di Trandosha, che Han conosceva quasi altrettanto bene.
“A seguito della stipula di un trattato con un Signore della Guerra trandoshano di nome Raihsska , secondo il quale viene affidato in esclusiva ai suoi sudditi la caccia e la riduzione in schiavitù degli Wookie, il numero di navi imperiali è stato fortemente ridimensionato. Un unico Star Destroyer classe Victory è rimasto a proteggere l’orbita del pianeta.”
Tra le due specie esisteva una faida sanguinosa che andava avanti da secoli e non c'erano schiavisti più esperti dei trandoshani quando si trattava di catturare i loro antichi nemici. L’occhio cibernetico di Han emise nuovamente un bagliore rossastro quando si concentrò sull’immagine appena comparsa del più piccolo incrociatore che l’Impero avesse a disposizione nel proprio arsenale, quell’incarico cominciava ad essere molto interessante.

“Anche a causa di questo nuovo dislocamento di forze, è iniziata ben presta un’insurrezione sul pianeta: dico anche perchè i giganti di Kashyyyk hanno trovato un modo per disattivare i chip inibitori che impedivano loro qualunque resistenza violenta e hanno cominciato a liberare i loro simili nei vari campi di prigionia prima che venissero fatti imbarcare nei luoghi dove la loro forza lavoro potesse essere sfruttata.”
L’immagine si aprì su una planimetria dove venivano evidenziati i luoghi segnalati da Rieekan; a quanto pare se la flotta imperiale era stata di molto ridimensionata, lo stesso non si poteva dire dei reggimenti delle truppe d’assalto. La loro presenza era massiccia fra i giganteschi alberi di Wrroshyr i quali costituivano circa il 70% della superficie planetaria.

“Da quanto abbiamo appreso – continuò a parlare l’alderaaniano – possiamo affermare con certezza che non c’è stato mai dalla fine della Guerra dei Cloni ad oggi, un simile numero di Wookie in armi contro un nemico comune. Mentre stiamo parlando, la rivolta è già stata più che devastante per il locale presidio imperiale. Le loro truppe sono in rotta un po’ dovunque, con l’esclusione di un unico caposaldo.”
L’immagine si focalizzò su quella che aveva tutta l’aria di essere una vera e propria fortezza armata fino ai denti; trovandosi in campo aperto, su di una altura rocciosa e non circondata dagli alberi mastodontici, era chiaro comprendere perché non fosse stata ancora attaccata. Per catturarla sarebbe stato necessario o avere armi a lungo raggio per un assedio oppure attaccarla dall’alto con i giusti mezzi. Un dubbio però colse Han a quel punto.

“Le chiedo scusa per l’interruzione, Generale – disse l’ex contrabbandiere – ma se l’insurrezione è tanto generalizzata e pericolosa per l’Impero, come mai non sono stati chiamati rinforzi per domarla e sopprimerla?”
“E’ presto detto, Solo – un leggero sorriso comparve sul volto dell’anziano – il governatore del settore di cui fa parte Kashyyyk, il Moff  Lozen Tolruck, ha imposto un rigidissimo silenzio radio verso l’esterno a tutti i suoi subalterni, pena la morte. Evidentemente teme di essere giustiziato per via dell’infelice gestione del problema che egli stesso ha causato, essendo Tolruck anche il responsabile della stipula del trattato con i Trandoshani.”
Tutto quadrava; l’arroganza imperiale aveva sottovalutato ancora una volta la volontà e la capacità di un popolo non umano, pagandone un caro prezzo.
“Gli Wookie sono riusciti a liberare una stazione radio e a lanciarci un segnale di soccorso oltre ad informarci della situazione che le ho appena esposto – continuò Rieekan – e a questo SOS abbiamo intenzione di rispondere. Avevo pensato a lei per guidare una spedizione su Kashyyyk. Accetta?”
Han non ci pensò nemmeno un istante.
“Accetto, Generale! Grazie per aver pensato a me per questo incarico!”
“Non c’è di che – rispose l’alderaaniano – per questa missione, metterò al vostro comando la fregata Nebulon B Hope, comandata dal Capitano Nien Numb e la squadriglia Rogue, comandata dal Capitano Wedge Antilles.”

     

Li conosceva ambedue, Numb era un ex contrabbandiere, proprio come lui, originario di Sullust e intraprendente come tutti i Sullustani e Wedge era più un amico che un commilitone. Luke lo aveva scelto per sostituirlo nella guida dei Rogue da che era stato preso dalle sue manie di grandezza e si era fissato con quella storia di diventare uno Jedi.
“Non avrei potuto desiderare una squadra migliore – commentò il corelliano compiaciuto – le chiedo il permesso di utilizzare la nave Slave One come mio mezzo personale, giacché il Falcon è nelle mani della Principessa Organa, e di avere Lando Carlissian come mio vice.”
Se la sua adorata nave fosse stata con qualunque altra persona, Han non sarebbe stato così calmo parlandone. Ma saperla con Leia lo tranquillizzava.
“Accordato – rispose Rieekan – bene, Generale Solo. Ritengo non ci sia molto altro da dire. Domande?”
“No, signore. Tornerò presto a farle rapporto – l’ex contrabbandiere, mise le mani sui fianchi e fece il suo consueto ghigno di soddisfazione – ha la mia parola!”
“Ne sono certo, figliolo – il tono dell’anziano si fece più mesto – ma farà il suo rapporto al Generale Madine, sarà lui a sostituirmi come suo superiore e Capo di Stato Maggiore delle Forze di Terra. Questo è stato il mio ultimo compito da militare dell’Alleanza, tra un’ora presenterò le mie dimissioni.”
Han non poteva credere alle sue orecchie.
“Il Cancelliere ha perso la testa!”. Eccolo di nuovo con la sua schiettezza corelliana. “Non c’è nessuno che meriti questa mansione più di lei.”
“Può darsi – rispose Rieekan visibilmente divertito – ma sto per occupare un incarico ancora più importante e non posso più essere un soldato se desidero accettarlo.”
Ad Han vennero cento domande da fare al suo superiore ma l’anziano fu più veloce.
“Dia agli Wookie l’aiuto che serve per liberare il loro pianeta. E che la Forza sia con lei!”
Prima che l’ex contrabbandiere potesse anche soltanto salutarlo, la comunicazione venne interrotta. Sbuffò, ma la seccatura durò solo un istante. Avrebbe fatto quanto gli era stato chiesto e lo avrebbe fatto per Chewie!
 
Alcune ore più tardi, Han e Lando erano ancora una volta uno di fianco all’altro a bordo dello Slave One, la nave che un tempo era appartenuta a Boba Fett.
“Quando questa missione sarà finita – disse il giocatore mentre erano nell’iperspazio – la prima cosa da fare sarà cambiare il nome di questo gioiellino.”
“Lo vuoi per te eh? – replicò il corelliano ghignando – beh, potremmo giocarcelo a Sabacc, che ne dici?”
“Accetto! – l’ex amministratore di Cloud City non perse tempo a rispondere – così mi prenderò la mia rivincita per aver perso il Falcon!”
“Attento, vecchio mio – gli fece eco il neo Generale – continua così e rischi di rimanere appiedato per sempre!”
I due commilitoni presero a ridere di gusto.
“Cosa vi siete detti tu e il comandante Kev’Lya prima che lasciassimo Ord Mantell? Ora puoi dirmelo, spero”
“Quanta curiosità, comandante Carlissian – lo canzonò pronunciando il grado dell’amico con voce nasale – nulla di particolarmente importante.  Il nostro amico Bothan si era dimenticato di dirci che Jabba, oltre ad essere il fetente bastardo che era, si occupava di collaborare un po’ troppo con l’Impero. Il che presto o tardi ne avrebbe fatto un bersaglio per l’Alleanza. Diciamo che abbiamo soltanto anticipato un po’ i tempi.”
“Capisco – disse Lando facendosi più serio e Han comprese che era meglio non fare menzione più all’argomento. Il suo vice era rimasto molto scosso per la devastazione che avevano portato su Tatooine e sarebbe dovuto passare un po’ di tempo prima che riuscisse a digerire la cosa.
“Vogliamo ripassare il piano? – disse dopo un minuto buono il correliano per spezzare quell’inutile tensione.
“Certo – gli fece il giocatore, risvegliandosi dal suo fugace torpore – permetti che sia io ad illustrarlo?”
 
L’ex contrabbandiere gli fece un cenno d’assenso.
“L’attacco sarà sincronizzato al secondo: i Rogue saranno i primi ad arrivare, la loro uscita dall’Iperspazio avverrà nei pressi della poppa della Star Destroyer. Attaccheranno sfruttando l’effetto sorpresa, colpendo il sistema di comunicazione e gli emettitori di scudi della nave. Si tratta di tre bersagli molto vicini e piloti della loro esperienza, non dovrebbero avere alcun problema in questo compito.”

Il comandante fece una pausa per poi proseguire.

“Poi toccherà alla fregata Hope; abbiamo calcolato un tempo sufficientemente lungo per dare ai Rogue il tempo di compiere il loro compito e solo a quel punto, ci auguriamo, giungerà la nostra nave capitale, comparendo non distante dalla prua della nave e attaccandola con tutto quello che ha a disposizione. Se i caccia TIE non sono impiegati sul pianeta, a questo punto è molto probabile che attaccheranno i ragazzi del Capitano Antilles.”

Han sorrise, ora toccava a loro.

“Infine, compariremo noi e punteremo di volata alla plancia di comando dove lanceremo una bomba sismica, il che dovrebbe concludere la battaglia nello spazio. Appena finito, noi e i Rogue ci dirigeremo verso la superficie di Kashyyyk per colpire duramente la fortezza del Moff Tolruck. Frattanto la fregata Hope, munita di disturbatore anti-comunicazione impedirà qualunque tardiva richiesta di rinforzi che potrebbe arrivare dal pianeta.”

Il corelliano cominciò ad applaudire.
“Bravissimo, comandante Carlissian. Se fossimo ancora all’Accademia, ti avrei appena dato il massimo dei voti!”
Lando rise di gusto, tutta la precedente tensione era svanita.
“Ancora pochi minuti, prepariamoci! – disse il neo-generale, facendo un nuovo check dei sistemi di bordo e assicurandosi che tutto fosse a posto.
E finalmente uscirono dall’iperspazio.

La battaglia stava andando come aveva previsto: i Rogue avevano preso completamente di sorpresa lo Star Destroyer; gli scudi deflettori erano inattivi nonostante ci fosse una battaglia il che equivaleva a dire che erano stati distrutti. E ancora più importante, la nave capitale non aveva più la possibilità di comunicare con chicchessia, come gli mostrò il navicomputer dello Slave One.
I caccia Ala X e Ala B di Wedge erano stati ingaggiati da un numero leggermente superiore di TIE, evidentemente il capitano imperiale aveva deciso di tenerne una squadriglia di riserva a bordo nella nave per qualsiasi evenienza. Tutte le batterie turbolaser dell’incrociatore erano concentrate sulla fregata Hope, la quale ovviamente faceva lo stesso contro la nave nemica. Ma non avrebbe retto a lungo contro uno Star Destroyer, pur con il vantaggio dell’assenza di scudi.
Senza alcun indugio, il corelliano attivò i deflettori frontali e accelerò alla massima velocità dritto davanti a sé.
Poco dopo, una coppia di caccia imperiali si distaccò dal gruppo principale e si mise di coda alla nave pilotata dal Generale.
“Lando, a te le armi!”
Prontamente Carlissian fece quanto ordinato. Non avevano tempo da perdere con i caccia, dovevano sbarazzarsene il più velocemente possibile.
L’ex contrabbandiere eseguì un’impennata improvvisa, cimentandosi in un ardito loop della morte. Manovra difficile per un pilota nella media ma Han Solo non era un pilota nella media!
In men che non si dica furono alle spalle dei TIE e prima che potessero compiere qualsivoglia manovra evasiva, Lando fece fuoco abbattendoli in rapida successione.
“YEEEAW! – gridò il giocatore, elettrizzato per quanto era appena avvenuto.
“Preparati a sganciare il confetto, Lando. Resta concentrato, ci siamo quasi! – gli rispose di rimando il corelliano.

Arrivarono finalmente davanti alla plancia dell’incrociatore; a Han sembrò di vedere il capitano imperiale, in piedi e impettito, con il voltò saldo di chi stava guardando la morte negli occhi.
“Ora! – e l’ex amministratore di Cloud City fece il lancio.
L’onda di energia cinetica spazzò completamente via l’intero centro di comando della nave e buona parte di ciò che lo circondava. Lentamente ma inesorabilmente, la nave cominciò a spegnersi, le sue batterie turbolaser tacquero e priva di qualsiasi input centrale, prese ad andare alla deriva.

Han accese il comunicatore. “Capo Rogue, a che punto siete con quelle zanzare? Riuscite a sganciarvi per la discesa sul pianeta?”
La voce familiare di Wedge Antilles gli rispose.
“Negativo, Capo Oro. Abbiamo bisogno di qualche altro minuto!”
I piloti imperiali non si arrendevano, encomiabile da parte loro ma non c’era tempo da perdere.
“Capo Verde, attivate il disturbatore e bloccate le comunicazioni nemiche. Noi diamo una mano ai caccia per poi scendere sul pianeta.”
“Dighè * – sentì dire all’ufficiale sullustano.
Sbarazzarsi di ciò che restava dei TIE fu soltanto una questione di tempo. Tutti i Rogue erano ancora vivi ma un paio di Ala B, i migliori caccia-bombardieri della flotta Alleata, erano troppo danneggiati per poter proseguire.
“Rogue 6 e 7 – disse il Generale, riferendosi proprio a loro – tornate a bordo della Hope. Tutti gli altri, seguitemi!”
Con lo Slave One in testa, l’attacco ribelle si diresse di punto in bianco alla volta della fortezza nemica. Quando furono nell’atmosfera del pianeta, all’orizzonte videro un altro gruppo di caccia venire loro incontro; erano tutto ciò che li separava dalla vittoria dato che la base imperiale, stando alle informazioni che avevano, non aveva una contraerea efficace per tutti loro.
“PER KASHYYYK! – Han gridò nel comunicatore ancora acceso e chiunque fosse in ascolto gli fece eco.



*: Affermativo nella lingua sullustana

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Capitolo 21
*** Una sfida accettata ***


 


Capitolo 21 – Una sfida accettata


LUKE
 


Seduto placidamente sulla rampa di attracco della Cannoniera Skipray GAT-12H, la nave appartenente all’agente Nova, Luke Skywalker osservava il panorama che si parava davanti ai suoi occhi.
Mai in vita sua aveva visto un posto così bello: distese verdeggianti che si perdevano a vista d’occhio per miglia e miglia e poco distante dalla nave, alcune decine di metri più in basso rispetto al declivio dove la cannoniera era atterrata, uno specchio lacustre dall’acqua cristallina proveniente da una vicina cascata. Sulla riva del lago, vi era una abitazione dalla foggia antica ed elegante, con un ampio giardino. Proprio al centro della superficie acquatica, vi era un isolotto i cui alberi erano popolati da uccelli delle più svariate razze, molto probabilmente tutte autoctone.

“Allora, ti piace questo posto? – sentì una voce che era ormai divenuta familiare alle sue spalle.
“Magnifico – disse ancora rapito da quello spettacolo – non pensavo provenissi da un pianeta simile.”
“Perché? Chi lavora per l’Impero Galattico non può essere originario di Naboo? – e riprese a ridere con la consueta ilarità – ti do una gran bella notizia, ragazzo di Tatooine. L’Imperatore in persona ha avuto i suoi natali qui!”
E quello fu in effetti il proverbiale fulmine a ciel sereno; la storia era una materia che non aveva avuto la possibilità di approfondire granché né quando lavorava nella fattoria degli zii né tantomeno quando era diventato un ufficiale dell’Alleanza. Dell’Imperatore Palpatine poi non sapeva molto, men che meno che fosse originario di Naboo. Anche se in effetti quello spiegava molte cose.
“Ecco perché non c’erano Star Destroyers in orbita ma soltanto vecchi incrociatori Lucrehulk della Guerra dei Cloni e perché mentre arrivavamo qui non ho visto una sola guarnigione delle truppe d’assalto: questo luogo è una sorta di riserva demilitarizzata.”
Poteva non essere uno storico in senso stretto ma sulle navi sapeva quasi tutto quello che c’era da sapere e quando era diventato comandante, aveva ricevuto degli elementi di tattica militare.
Esme continuo a sorridere, compiaciuta.
“Abbastanza giusto, caro il mio confidente delle donne – a sentire quelle parole Luke si voltò a guardarla infastidito, seppur solo giocosamente – anche se in realtà abbiamo anche noi i nostri uomini in armi. Più una forza di polizia in realtà, ma quella basta e avanza. Naboo non è vicino a rotte iperspaziali di importanza militare e non ha particolari risorse, oltre a quello che vedi.”
La ragazza fece qualche passo avanti, stiracchiandosi e sbadigliando, e nel farlo diede le spalle al giovane Jedi. Non avevano fatto altro che dormire durante le ore di iperspazio ed ora erano entrambi decisamente riposati.
“E fino a non molto tempo fa, abbiamo anche avuto il privilegio unico di avere un governante eletto dal popolo e non nominato dall’alto, una regina per l’esattezza.”
Quella notizia incuriosì notevolmente il ragazzo, nonostante la sua risaputa malvagità e crudeltà, l’Imperatore aveva davvero avuto un occhio di riguardo per quello splendido posto.
“Ma anche quel periodo è finito – a Luke parve per un istante di aver udito la voce della sua interlocutrice incupirsi – e siamo andati avanti, sopravvivendo.”
Il ragazzo non poteva osservarla in volto ma vide in chiarezza le spalle della giovane donna abbassarsi, come se un peso improvviso gravasse su di esse. Ma prima che potesse dire alcunché, lei si voltò a fissarlo con il suo solito entusiasmo.
“Vorrei farti vedere una cosa, vieni scendiamo al lago! Hai già avvisato il tuo amico che qui è tutto a posto?”
L’apprendista Jedi si mise in piedi.
“Si, certo. R2 si preoccupa molto per me, ancora di più in quest’occasione visto che l’ho lasciato da solo sul caccia e nel bel mezzo dello spazio; credo di essere riuscito a tranquillizzarlo. Vuole però che lo chiami tre volte al giorno!”
Esme riprese a ridere.
“Ma è il tuo astromeccanico o tua madre? Vieni andiamo!”

E senza ulteriori indugi presero l’elegante scalinata che conduceva alla villa più in basso. Entrarono nel giardino anteriore e dopo aver aperto la porta della magione, Luke notò che vi erano dei droidi al suo interno, probabilmente con l’incarico di tenerla sempre pulita e in ordine.
La mobilia era ricercata e aveva un che di antiquato e nostalgico. Il giovane Jedi le diede semplicemente una rapida occhiata mentre seguiva la sua sempre vivace accompagnatrice. Più che essere un’abitazione, aveva l’aria di essere un museo o qualcosa di simile.
Uscirono dalla casa e si trovarono nel giardino posteriore il quale dava direttamente sul lago. Ormeggiato ad un pontile di legno, il ragazzo scorse una vecchia ma apparentemente solida imbarcazione a remi.

“Eccola lì, l’ho fatta preparare apposta per noi. Nulla di meglio di un bel giro sul lago per sgranchirsi un po’ dopo un lungo sonno!”
Luke la seguì, incuriosito da quell’idea. In fondo, il sole stava per tramontare e poteva tranquillamente riprendere con gli allenamenti l’indomani mattina.
All’interno della barca, il giovane vide che era stato poggiato un elegante parasole, una volta ne aveva visto usare uno durante una missione diplomatica insieme a Leia. E si stupì in quell’occasione che il pensiero della donna tanto desiderata non gli provocasse più chissà quale caos nella sua mente.
La ragazza prese posto, si sedette e aprì l’ombrello, assumendo una falsa ma molto convincente espressione da nobildonna pomposa.
“Allora, giovanotto, vuole muoversi? Desidero andare dall’altra parte del lago, fino all’isolotto. Non ho mica tutto il giorno!”
Luke fece come detto, stando al gioco.
“Subito, signora. La porterò a destinazione in un batter d’occhio.”
Dopo aver sciolto la corda che teneva legata la piccola imbarcazione all’ormeggio, prese a remare senza fretta.
Esme non tolse mai lo sguardo dal giovane Jedi, sorridendogli sempre, specialmente quando aveva l’ardire di guardarla fissa negli occhi. E l’animo del ragazzo tornò a riempirsi di dubbi circa la donna che aveva di fronte.
“Com’è possibile che questa ragazza così bella e divertente, possa lavorare per l’Impero? Avrà ucciso, compiuto misfatti per conto di mio padre? Cosa l’ha spinta su questa strada?”
Ed essendo un libro aperto, la giovane donna non faticò ad accorgersi che c’era qualcosa che andava.
“C’è qualcosa che ti preoccupa, Luke?  – disse lei, svestendo i panni del gioco e tornando seria – ti sto distogliendo dal tuo addestramento, forse? O pensi di stare facendo un torto alla tua amata? Possiamo tornare indietro, se così preferisci.”
L’apprendista Jedi sospirò.
“Né l’una né l’altra cosa, Esme – e ancora una volta, quasi senza accorgersene, la chiamò per nome – stavo pensando, beh ecco…”
“Coraggio, parla. Non farmi stare in pensiero – rispose lei, visivamente preoccupata.
“Stavo pensando a te – sospirò ancora una volta – mi piacerebbe sapere più cose del tuo passato. Tu sai praticamente tutto di me, mentre io, molto poco.”
“Ahhh, beh se è solo questo il problema, possiamo risolverlo facilmente. Però, rendiamolo più divertente, ti va?”
E senza aggiungere altro, la ragazza chiuse il parasole, poggiandolo sulla barca. Subito dopo si tolse rapidamente gli stivali e il soprabito. Rivolse un nuovo sorriso a Luke e poi si tuffò in acqua.
“Ma cosa stai facendo? – chiese il giovane uomo tra lo sbigottito e il divertito.
“Ti lancio una sfida – disse con convinzione l’operativo imperiale – arriva prima di me all’isola e ti dirò tutto quello che vuoi sapere. Se invece perderai, dovrai farmi un favore!”
E senza perdere altro tempo, cominciò a nuotare verso la meta designata.
“Accetto!  - rispose l’apprendista. Non perse un solo istante a svestirsi e si tuffò nelle acque cristalline del lago.
Esme era una nuotatrice provetta, dopotutto era cresciuta li, mentre lui aveva passato buona parte della sua vita su di un pianeta deserto e successivamente aveva avuto ben poche esperienze di nuoto.
La distanza tra i due cominciò ad aumentare sempre di più.

“Non mi resta che una sola possibilità, dopotutto anche questo è addestramento!”

Si concentrò su sé stesso e sulla Forza, lasciandosi avvolgere da Essa, affinché potenziasse al di là dei suoi limiti fisici la sua possanza in acqua. E sentì la più potente alleata di ogni Jedi giungergli in soccorso con una efficacia e rapidità come mai era avvenuto prima di allora. Alla sorpresa seguì la consapevolezza dei propri mezzi e prese a nuotare con una rapidità che non aveva nulla di umano.
Quando arrivò sulla riva dell’isola si voltò e vide che Esme era alle sue spalle e lo guardava con sguardo torvo.
“Imbroglione! – disse ad alta voce per farsi sentire, si trovava ad una distanza di circa una ventina di metri – so quello che hai fatto!”
Luke non potette fare altro che guardarla, colpevole e immobile, mentre lei si avvicinava.
“Il mio istruttore è il capo delle spie di Lord Vader e conosco bene quello che l’Esecutore dell’Imperatore è capace di fare!”

 

 
Il giovane Jedi non riusciva a capire se fosse veramente arrabbiata oppure se stesse fingendo. Fatto sta, che si fece vicino anzi molto vicino a lui, fissandolo con quei suoi occhi penetranti di giada.
Gli abiti della giovane donna erano ovviamente fradici, proprio come suoi; ma mentre il ragazzo indossava la sua consueta tuta da pilota che anche se bagnata lo copriva senza far intravedere nulla di quanto ci fosse al di sotto, l’abito bianco e sottile della ragazza a causa dell’acqua era diventato semi-trasparente e non lasciava molto spazio all’immaginazione.
“Non vorrai mica dirmi che credi di aver vinto, vero? – disse Esme con tono inquisitorio.
Lo sguardo dell’apprendista correva rapidamente dagli occhi dell’agente imperiale a quanto c’era più sotto, visivamente imbarazzato e incapace di reagire.
“Ecco, non saprei, direi di n…” – e prima che potesse finire la frase, la giovane donna con il dito indice della mano destra gli puntò la fronte, sfiorandogliela.
“Va bene, va bene. Siccome sono molto generosa, diciamo che abbiamo vinto entrambi. Sei d’accordo? – la ragazza non si muoveva di un millimetro e tutto il suo dolce profumo permeava ormai la mente di Luke, che non potette far altro che assentire con un semi-impercettibile cenno del capo.
“Bene, allora questo significa che tu mi devi un favore e che io devo raccontarti la mia storia. E visto che sei un adorabile gentiluomo, direi che cominci tu!”
“Certo! – replicò il ragazzo, forse con un po’ troppo entusiasmo, ma riuscendo in quel modo a liberarsi del suo imbarazzo – chiedimi pure quello che vuoi!”
 
“L’ho detto davvero? Ma che mi sta succedendo? – sentì lo stomaco dargli molto fastidio, come se le proverbiali farfalle si muovessero al suo interno, in maniera dolce eppure molto intensa.
 
“Bene, tutto quello che ti chiedo è … di restare fermo! – affermò Esme, con convinzione.
“Tutto qui? – rispose il ragazzo un po’ deluso.
“Sì, devi restare fermo e non scappare mentre … faccio questo – e con la consueta rapidità, la giovane prima cinse delicatamente il volto di Luke con le sue mani e poi poggiò con altrettanta leggerezza le sue labbra su quelle di lui.
 
“Io … non … dovrei – fu tutto quello che riuscì a pensare senza poter offrire la minima resistenza. Durò soltanto pochi secondi quel bacio e quando la ragazza si distaccò, il giovane Jedi non potette far altro che restare imbambolato e sognante a guardarla. Era la terza donna che baciava nella sua vita ma la prima con la quale era letteralmente senza fiato e non sapeva come agire o cosa dire. Perché non riusciva a razionalizzare? Era una nemica, un’agente dell’Impero. Che diamine stava facendo? E poi, era innamorato di un’altra. O almeno così credeva.

“Hmmmm – Esme mormorò indecisa – volevo sapere cosa si provava a baciare un pericoloso criminale Ribelle. Ed è stato … eccitante! Posso chiederti un secondo favore e rifarlo?”
“N-No, basta così, solo un favore, così hai detto – disse così facendo appello a tutta la sua volontà ma qualcosa dentro di lui desiderava dire l’esatto contrario e anzi voleva ben di più che darle una semplice risposta affermativa.
“Ok, ok. Tranquillo, non avrei detto nulla alla tua amata casomai l’avessi incontrata.”
La ragazza si mise seduta sulla riva, visivamente delusa.
“Coraggio, siediti e chiedimi tutto quello che vuoi sapere.”
E, una volta ritrovato il suo senno, Luke cominciò a farle tutte le domande che desiderava.
Venne così a saper che Esme Nova era nata a Theed, capitale di Naboo 21 anni prima, il che la faceva più giovane di lui di circa un paio d’anni. Seppe che non aveva mai conosciuto i suoi genitori, essendo vissuta in un orfanotrofio per trovatelli di guerra e che all’età di 7 anni stava litigando con altre bambine come lei per un tozzo di pane e che osservando la sua foga e determinazione, quello che sarebbe poi diventato il suo istruttore, giunto sul pianeta assieme a Darth Vader, decise di offrirle la possibilità di prenderla sotto la sua ala e sottolineò di non aver ricevuto alcuna imposizione circa l’accettare o meno quella proposta.

L’addestramento con lo Spettro era stato duro, anche troppo aveva pensato in alcune occasioni, ma alla fine lo aveva ringraziato per tutto il dolore inflittole perché grazie ai suoi insegnamenti ne aveva fatto una donna capace di difendersi praticamente da chiunque. Togliendo ogni dubbio al suo interlocutore gli disse, purtroppo come temeva, che era stata anche un sicario tra le tante mansioni svolte e aveva assassinato anche un paio di ufficiali Ribelli, che però Luke non conosceva. In uno di questi incarichi eseguiti per lo Spettro, aveva conosciuto Niall Renis, giovane medico fresco di laurea e lui l’aveva curata. Aveva appena fatto in tempo a nascere un sentimento tra i due che il dottore venne dislocato a bordo della Morte Nera, che sarebbe stata poi distrutta, come ormai tutti sapevano, proprio da Luke.

“E questo è quanto – la ragazza aveva detto molte cose con la sua solita parlantina, quasi senza respirare – soddisfatto?”
Il giovane Jedi non sapeva cosa rispondere a quella domanda; aveva percepito su alcuni argomenti una grande disponibilità a parlare mentre su altri molto meno. Uno dei punti che avevano convinto di meno il ragazzo erano relativi proprio riguardo alla prima parte della vita della sua interlocutrice: aveva omesso di dire dei dettagli fondamentali riguardo alla sua permanenza all’orfanotrofio e soprattutto del come e del perché ci fosse finita.
I tempi non coincidevano, la Guerra dei Cloni era finita da due anni quando Esme era nata. Ancora una volta, la mediocre conoscenza del passato in possesso dell’apprendista non gli permise di controbattere per approfondire, ci fosse stato con lui C3PO avrebbe potuto chiedergli ogni cosa al riguardo.
Sul medico di cui era infatuata e che era morto in battaglia invece era stata molto franca e Luke percepì che almeno per quel motivo nello specifico, non sembrava aver malanimo nei suoi riguardi.
“Sì, va bene così. Ti ringrazio. Ecco, ora credo che siamo pari sulla reciproca conoscenza, giusto? – le domandò abbozzando un sorriso.
“D’accordo allora! – disse la ragazza mettendosi in piedi – credo sia giunto il momento di tornare alla barca. Siamo qui da più di un’ora con questi vestiti bagnati e vorrei farmi un bel bagno caldo!”
Il sole ormai era tramontato ma il clima era ancora decisamente mite e il ragazzo non sentiva un particolare freddo. Ciò nonostante, decise di assecondare la sua interlocutrice.
“Andiamo allora – e questa volta fu Luke a tuffarsi per primo.
“Aspettami, imbroglione! – sentì alle sue spalle mentre Esme lo seguiva.
Tornati alla casa che sembrava un museo, il giovane Jedi si concesse una doccia calda nel bagno più bello che avesse mai visto mentre la ragazza come annunciato si concesse una lunga sosta in una vasca. In un altro bagno.
I droidi inservienti avvisarono il ragazzo che mancava un’ora per la cena e lui ne approfittò per andarsene nel giardino posteriore vicino al lago e concedersi un periodo di meditazione. Non voleva rinunciare a quel suo esercizio quotidiano visto che c’era ancora un po’ di tempo.
Come era stato quando era immerso nell’acqua, altrettanto rapida e potente fu anche questa volta la sua immersione nei venti della Forza. Anzi, persino maggiore di quanto era avvenuto un’ora prima. Già pensava di chiedere spiegazioni per quell’insolito avvenimento ripetutosi già due volte all’holocron del Maestro Drallig, quando ecco che davanti a lui comparve una visione.
 

 
Due giovani umani, un ragazzo e una ragazza, erano proprio davanti a lui, sulla balconata che dava sul lago. Lei era molto elegante, lunghi capelli castani ondulati e un viso angelico che a Luke ricordò quello di Leia; lui aveva i capelli biondo scuri tagliati corti e con una singolare treccina, era più alto di lei e vestiva una semplice tunica e al lato della cintola gli pendeva … l’elsa di una spada laser.
“Non mi piace la sabbia. È granulosa, ruvida, irrita la pelle e si infila dappertutto – sentì dire al ragazzo e poco dopo prese a carezzare dolcemente il braccio di colei con la quale era in compagnia.
I due si guardarono melliflui per qualche istante e dopodiché si scambiarono un tenero bacio non più lungo di pochi secondi, in quanto lei si ritrasse.
“Non avrei dovuto farlo – affermò pentita e apparentemente addolorata la ragazza.
La visione si arrestò di colpo così come era arrivata. E Luke pensò immediatamente e con una improvvisa ed intensa emozione attanagliargli il petto che a cena avrebbe dovuto fare qualche domanda alla sua accompagnatrice circa la villa dove si trovavano e i suoi precedenti proprietari.

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Capitolo 22
*** Un rimorso nascosto ***




Capitolo 22 – Un rimorso nascosto

LEIA


 
 

Seduta nella posizione del loto li dove l’immensa palude di Dagobah era più secca, Leia si lasciò ancora una volta andare alla meditazione. Era in pace, serena ed era da molto tempo che bramava sentirsi così: lontana dal suo ruolo di secondo in comando dell’Alleanza, lontana dai suoi amici che però presto o tardi avrebbe ritrovato, la giovane donna si trovava in quel luogo sperduto della galassia oramai da diversi giorni. I suoi due nuovi maestri erano stati molto chiari: più fosse stata concentrata sulle lezioni che volevano impartirle, minore tempo sarebbe stato necessario apprenderle e quindi poter lasciare il pianeta con tutto ciò che le sarebbe occorso per sostenere Luke nella sua missione.

Meditare le veniva facile, come anche ricorrere alla Forza per sollevare piccoli oggetti attorno a sè: poteva sentire le varie pietre che il Maestro Yoda aveva sistemato attorno al luogo dell’addestramento, sollevarsi delicatamente da terra quasi all’unisono e poteva sentire anche la contenuta soddisfazione provata dall’anziano mentore e oltre quella anche qualcos’altro di non così positivo.
La tempra dell’anziano Jedi andava affievolendosi giorno dopo giorno, spesso tossiva non riuscendo a terminare frasi importanti e doveva ricorrere anche abbastanza urgentemente al riposo. Il suo tempo nella galassia era ormai agli sgoccioli, presto l’avrebbe lasciata per sempre. Una lacrima stava per salire negli occhi di Leia ma riuscì a controllarsi in tempo; la sua preoccupazione non avrebbe aiutato Yoda a stare meglio e avrebbe deconcentrato lei dal suo addestramento, quando di tempo ce ne era ben poco. Dovevano ritrovare Luke e alla svelta, ogni istante che passava lontano da quel luogo avrebbero potuto avvicinarlo alla morte o peggio al Lato Oscuro.

Le lezioni sulla filosofia e sul codice Jedi erano tra le sue preferite, per quanto fossero state per necessità rese estremamente sommarie e poco approfondite, il suo livello di apprendimento da quel punto di vista era molto rapido. Nel combattimento invece, per quanto provasse grande interesse anche per quello, non riusciva altrettanto bene: certo fino a quel momento aveva utilizzato soltanto un bastone e si era detta che non appena avrebbe potuto utilizzare una delle leggendarie lame degli Jedi le cose sarebbero andate diversamente eppure …

“Concentrarti tu devi – prontamente la rimbeccò Yoda, sentendo con ogni probabilità l’estendersi dei suoi pensieri – solo all’allenamento in corso! Hmm?”
La ragazza non gli rispose, era una trappola per farla deconcentrare ulteriormente e non era tipa da cadere due volte in uno stesso tranello dialettico. Anzi, prontamente intensificò il suo legame con la Forza e ancora ad occhi chiusi, prese la parola.
“Sono pronta, Maestro!”
Subito dopo, percepì la presenza di tre remoti sollevarsi assieme e cominciare a girare attorno a lei, pronti a fare fuoco. Di scatto, la ragazza si mise in piedi, cominciando a far vorticare velocemente i palmi delle sue mani.
I droidi dalla forma sferica fecero fuoco in rapida successione e Leia intercettò con le mani i loro attacchi, assorbendoli grazie alla Forza e disperdendoli. Quando finirono di fare fuoco, tornò a mettersi seduta. Non aveva riportato la benché minima scottatura.
L’anziano Jedi la guardava con i suoi occhioni e le orecchie sollevate, sempre più compiaciuto.
“Molto brava tu sei !  - disse poggiando delicatamente il bastone da passeggio a terra – la tua concentrazione molto buona è!”
“ Vi ringrazio , Maestro Yoda. Ci alleniamo giorno e notte ma non sto pensando neanche per un istante che tutto quello che facciamo sia troppo pesante. Sembra quasi che io nata per fare questo ! – asserì con crescente entusiasmo.
“Hmmm – il piccolo alieno fece la sua consueta smorfia di disapprovazione – troppo sicura di te stai diventando!”
“Perdonatemi, Maestro, non volevo sembrarvi arrogante. E’ che tutto questo mondo è così meraviglioso! Prima vivevo nell’ignoranza della sua esistenza e ora che invece comincio a conoscerlo è tutto cosi … inebriante!”
L’anziano si carezzò il dito, sottilmente divertito.
“Prendendoti in giro, io stavo! – ridacchiò e Leia gli fece compagnia compostamente – prima di riprendere l’addestramento con il bastone, un nuovo allenamento fare tu devi!”
La giovane donna si mise in piedi.
“Sono pronta , Maestro – pronunciò con lo stesso entusiasmo di prima.
“Vedremo – disse l’anziano con un tono di voce molto serio adesso – seguimi.”


E senza aggiungere altro, la ragazza seguì il piccolo alieno nel cuore dalla palude. Giunsero dopo pochi minuti nei pressi di un grotta, situata in vicinanza di un tronco cavo di un gigantesco albero morto dal quale pendevano ancora i suoi rami. Yoda si sedette alla sua base.
Leia si mise una mano sul cuore, tanto era il freddo e la sensazione di panico che cominciò ad attanagliarla all’improvviso.
“Quel posto – disse l’anziano richiamandola dalla sue sensazioni e indicando la grotta con il bastone – è forte nel Lato Oscuro. Un regno malvagio esso è.”
Sollevò lo sguardo guardandola dritta negli occhi.
“Dentro devi andare.”
Leia non indietreggiò ma non riuscì neanche a proseguire.
“Cosa troverò in quel posto ? – chiese la giovane donna titubante.
“Solo ciò che con te porterai – rispose laconico l’anziano senza alcuna intenzione di aggiungere altro.
Poco convinta, Leia cominciò a camminare nella grotta e sotto il tronco cavo dell’albero morto. La cosa più lugubre di quel luogo era che fosse assolutamente silenzioso, nessuno dei normali rumori presenti nella palude era udibile. Continuò ad andare avanti nella penombra, in maniera sempre estremamente circospetta, per un paio di minuti, fino a quando non vide l’uscita della caverna. La sensazione di disagio non l’aveva mai abbandonata eppure a parte quello non era accaduto null’altro.
“Forse il maestro Yoda voleva scoprire se temevo il buio – e quel pensiero la fece sorridere.
Ma quando uscì dalla cavità, si rese subito conto di essere stata troppo precipitosa nella sua valutazione.

Si trovava nei pressi di un laghetto, meno sporco e fangoso degli altri ma non era sola li. Dall’altra parte dello specchio d’acqua vi era un individuo che sembrava sonnecchiare spensierato, aveva abiti diversi da quelli che indossava regolarmente, più scuri e un po’ meno semplici del solito, ma avrebbe riconosciuto quel volto ovunque.
“LUKE ! – grido gioiosamente, andando velocemente verso di lui e attraversando di corsa la formazione lacustre non più profonda dei suoi stivali ma quando arrivò ad un paio di metri dal suo più caro amico, lui si destò di colpo e arrestò il suo incedere con un perentorio gesto della mano e uno sguardo così carico di livore da far provare alla ragazza un disagio ben maggiore di quello sentito nella grotta.
“Guarda, guarda chi c’è qui – disse il giovane, mettendosi seduto e lanciandole un’occhiata lasciva – la mia cara amica Leia. Sei venuta a dare il bacetto del buongiorno al tuo innocuo e ingenuo amichetto del cuore?”
Si guardò attorno come se stesse cercando qualcuno e la ragazza si portò nuovamente la mano al cuore per il dolore che cominciava a provare.
“Ah no! Han non è nei paraggi e quindi non c’è alcun motivo di baciarmi se non serve a farlo ingelosire, giusto ?”
Leia fece un passo indietro, senza riuscire a pensare una risposta. Voleva solo andarsene da li.
Luke la guardò sempre più maliziosamente.
“Sto parlando con te! Dove credi di scappare, principessa? Hai paura del tuo migliore confidente? Così mi hai chiamato molte volte, se non ricordo male!”
Il giovane si mise in piedi, sembrava una belva pronta a scattare. La ragazza indietreggiò ancora e quasi maledisse non essersi portata il suo bastone.
“Bastone? – disse il ragazzo leggendole la mente – volevi farmi del male solo perché ti sto mostrando la verità? Ti avevo molto sopravvalutato, Leia!”
E senza aggiungere, salto su di lei, agguantandola e buttandola in acqua. L’afferrava per la braccia, tenendola bloccata. I suoi vestiti erano ormai fracidi ma riuscì a tenere la testa fuori dall’acqua.
“ Tu non sei Luke, mostro! – disse, riuscendo finalmente a parlare – lui non mi avrebbe mai fatto nulla del genere.”
“Non sono Luke, eh – le rispose ridendo di gusto – coraggio, hai dimenticato il nostro incontro nell’infermeria, quando ho cercato conforto e amore da te? E tu cosa mi hai risposto?”
Era veramente lui allora, non c’era nessun altro con loro, anche i droidi erano usciti mentre lui aveva cercato di …
“Mi dispiace – rispose flebilmente la ragazza riferendosi sia a quel momento nel passato che a quanto gli veniva rinfacciato in quei tremendi istanti nel presente.
“ Ti dispiace eh – a quel punto il giovane le tirò un manrovescio sul volto – avresti dovuto pensarci prima!”
Senza alcuno sforzo, il ragazzo la spinse violentemente a riva, vicino a quell’albero dove fino a poco tempo prima stava riposando. Non potette fare altro che arrancare verso il tronco  mentre Luke avanzava verso di lei come una furia.
“Quasi quattro anni di inganni, di illusioni e sotterfugi e questo soltanto per avere il tuo bel contrabbandiere! Il quale quando si sarà stancato di te, ti mollerà come ha fatto con molte altre!”
Leia comprese finalmente cosa stava per succederle e questo bastò per farle afferrare istintivamente un robusto ramo da terra.
“Allontanati da me – disse con tutta l'energia che aveva in gola – o sarà costretta ad ucciderti!”
Lui parve arrestarsi, ma nulla della sua ira era venuta meno nei suoi occhi.
“ Quindi ora non mi farai semplicemente del male ma addirittura arriverai ad uccidermi – gli occhi di Luke da blu che erano divennero gialli – non mi lasci altra scelta, Leia. Dopo aver preso ciò che mi spetta per aver sopportato i tuoi piagnistei di questi anni, mi sbarazzerò di te! E io che volevo fare di te la mia regina …”
E balzò verso di lei ancora una volta. La ragazza fece ricorso alla Forza, lasciandola scorrere attraverso di se e facendo diventare il ramo un estensione del suo braccio. Era la prima volta che riusciva tanto facilmente in un esercizio connesso alla pratica del combattimento ma non stette a pensarci.
Riuscì a colpire Luke proprio in testa e un fiotto del suo sangue le sporcò il viso. Il ragazzo cadde a terra provando a dire qualcosa ma lei non lo ascoltò, continuò a colpirlo con foga fino a quando non restò più nulla da colpire.
Ancora terrorizzata per quanto accaduto , nascose il volto fra le ginocchia , abbracciandole strettamente. Singhiozzava e molte lacrime cominciarono a sgorgare dai suoi occhi.
Un minuto più tardi osò alzare lo sguardo e sebbene avesse la vista appannata vide che tutto era sparito: il bastone, il cadavere di quel mostro con le fattezze di Luke e anche il sangue sul suo volto.
Sentì tossire alle sue spalle con una certa insistenza, si voltò e vide Yoda. Sembrava più vecchio di quando lo aveva lasciato dinanzi all’ingresso della grotta. E comprese.

“Io … ho fallito.”

La sua paura si era trasformata in ira e con quella aveva abbattuto quel … qualunque cosa fosse. Il suo mentore più anziano l’aveva avvisata che non appena fosse stata impegnata a combattere, veloci quelle emozioni negative ,che ogni apprendista Jedi dovrebbe evitare, l’avrebbero raggiunta e l’avrebbero indotta a commettere degli errori. Ma in quei drammatici momenti non era proprio riuscita a ricordarsene.
L’anziano mentore si limitò ad annuire mestamente.
“Affrontare la propria oscurità, mai facile è. Addestrare ancora, ti devi.”
Il piccolo alieno si voltò lentamente per farle strada e lei si mise prontamente in piedi. L’avere fallito ed essere ancora troppo fragile nel profondo del suo animo, non erano le uniche consapevolezze che aveva acquisito.
“Maestro Yoda, io temo di avervi fatto del male – disse la giovane donna tristemente, mentre l’anziano cominciava a camminare appoggiandosi al suo bastone – è l’oscurità di questo luogo che vi fa stare male, vero? E io oggi l’ho resa più forte. Mi dispiace.”
Era la seconda volta che pronunciava le sue scuse in poco tempo ed entrambe le volte era stata sincera. Almeno questa volta, sperava che venissero accettate.
Yoda si voltò a guardarla, visivamente sorpreso.
“Capito tu questo hai ? – le orecchie dell’anziano si alzarono – so che dispiaciuta tu sei, ma dispiacere a guarirmi non aiuterà. Terminare l’addestramento, sì invece!”
Tossì brevemente e poi riprese a camminare. Leia lo seguì, in parte rincuorata.

Ritornarono dinanzi alla casupola, dove ad attenderli vi era la presenza spirituale del Generale Kenobi.
Yoda si sedette stancamente su di una panca, costruita nei venti e più anni che abitava sul pianeta palude; Leia fece lo stesso, adagiandosi a terra. A quel punto l’umano prese la parola.
“Oggi non ti allenerai con il bastone, abbiamo un regalo per te.”
Una teca in legno custodita nell’incavo di un albero poco distante cominciò a levitare verso di Leia, per poi porsi delicatamente sulle sue ginocchia. Immaginava cosa ci fosse li dentro e anche perché le venisse fatto quel dono proprio in quel preciso momento; i due venerandi Jedi stavano cercando di rincuorarla dopo quanto era avvenuto nella grotta e data l’eccitazione che cominciò a sentire, dovette ammettere che il loro tentativo stava avendo effetto.

 
Leia aprì la teca e vide l’elsa di una spada laser piuttosto diversa da quella di Luke: esteticamente più elaborata e con una singolare curva a renderne molto particolare l’impugnatura.
“Con il tempo, imparerai a costruirne una con le tue mani e potrai adattarla alle tue esigenze – parlò lo spirito – per quello che ho potuto vedere mentre ti addestravi con il bastone, non hai una particolare forza fisica nelle braccia ma possiedi un ottimo gioco di gambe. Hai preso lezioni di scherma quando eri su Alderaan ?”
Leia restò sinceramente colpita dall’acutezza di quel commento, sebbene pensò che non avrebbe dovuto sorprendersene data la grande abilità in battaglia del Negoziatore.
“Si, maestro Kenobi; per molti rampolli della nobiltà di Alderaan era poco più di un passatempo ma io amavo duellare con mio padre. Ci allenavamo quasi tutte le sere, subito dopo il tramonto. A volte era così stanco per il suo incarico di Viceré da voler rimandare ad un momento da definirsi, ma io insistevo così tanto da costringerlo ad accontentarmi.”
Yoda ridacchiò e lei fu confortata di essere riuscita quantomeno a dargli un po’ di sollievo. Anche l’anziano umano sorrise.
“A nostro giudizio, potresti diventare un’ottima adepta della seconda forma di combattimento con la spada laser, la Makashi. I suoi movimenti sono molto simili a quelli della scherma che praticavi su Alderaan il che ti avvantaggerà notevolmente nell’apprendimento.”
La curiosità di Leia ebbe il sopravvento.
“Forme ? Vale a dire stili di combattimento ?”
“Si, esatto. Purtroppo il tempo a nostra disposizione non ci consente di approfondire questo aspetto del tuo addestramento. Oltretutto, se con alcune tecniche della Forza sei dotata di un talento naturale, lo stesso non si può dire del confronto fisico. Perciò faremo di necessità virtù: ti daremo le basi della prima forma per evitare che avversari dotati di blaster o qualsivoglia arma a distanza possano nuocerti e poi passeremo alla seconda. Sei pronta ?”
“Eccomi,  Maestro Kenobi – rispose mettendosi rapidamente in piedi. I ricordi di quanto vissuto nel Lato Oscuro sbiadivano rapidamente: quello non era Luke e mai lo sarebbe stato. La paura e il rimorso che la giovane donna provava nei suoi riguardi per averlo respinto avevano creato quel mostro ma era soltanto un’illusione. Il suo amico era una persona sincera, onesta e soprattutto nobile fino al midollo. E presto si sarebbero ritrovati, entrambi come Jedi.
Si allenarono per diverse ore, dapprima con i remoti per apprendere come intercettare i colpi di blaster in arrivo e poi in quello stile di combattimento così simile alla scherma.
Kenobi cominciò a muovere con la Forza il bastone che lei aveva utilizzato fino al giorno prima per fare pratica di combattimento; il pezzo di legno si muoveva abilmente grazie alle capacità telecinetiche del Generale proprio come se davanti alla giovane donna ci fosse un avversario in carne ed ossa. Avendo regolato la lama verde della spada laser all’intensità minima, quando questa impattava con il bastone non lo tagliava come normalmente sarebbe accaduto ma si creava un attrito tra le due armi.
Leia era ben consapevole di non essere molto forte ma con una lama come quella, capace di tagliare qualsiasi cosa, non vi era alcun bisogno di prestanza fisica: ogni suo movimento era delicato e fluido e rifuggiva un contatto troppo prolungato contro l’altra arma. Stava imparando o meglio ripassando a danzare perché sì , da adolescente aveva anche avuto lezioni di danza e metteva tutte quelle sue conoscenze in quel singolare duello. L’impugnatura ricurva poi era particolarmente comoda ed evitava che i vari giochi di polso che doveva eseguire per rendere sempre più efficace quanto stava apprendendo, la stancassero.
Andarono avanti per ore, seppur con bravi pause, fino a quando le gambe non riuscirono più a sostenerla.

Spense la lama, per poi buttarsi esausta a terra grondante di sudore.
“Brava – commentò Kenobi mentre lasciò cadere il bastone al suolo – hai fatto tesoro delle tue precedenti esperienze e sei riuscita a tirarne fuori qualcosa di imprevedibile, che già si avvicina abbastanza alla Makashi. Siamo fieri di te.”
Leia scostò il sudore che aveva sulla fronte con il dorso della mano, per poi mettersi seduta.
“Grazie – riuscì a rispondere semplicemente mentre riprendeva fiato. Oltre al vigore, c’era anche il problema della resistenza a cui far fronte. Si promise mentalmente che avrebbe cominciato a lavorare almeno sulla seconda.
“Meditare e riposare tu devi – intervenne Yoda, rimasto silente per tutto l’addestramento con la spada – domani riprenderemo.”
La presenza svanì e il piccolo alieno tornò lentamente all’interno della casupola. Prima di raggiungerlo, Leia si sarebbe fatta una bella doccia a bordo del Falcon e poi avrebbe meditato.
Lavatasi, fatto un cambio d’abito e salutato 3PO a bordo della nave, la ragazza tornò dinanzi all’abitazione dello Jedi e prese a meditare. Inizialmente fu tutto come al solito: si lasciò circondare dall’immensità dello spazio e delle stelle, immaginandosi tutt’una con esse e poi, quasi brutalmente, ebbe la visione di un pianeta. Era verde, lussureggiante e pieno di vita e subito dopo l’immagine si concentrò su di una elegante struttura, circondata da un lago dalle acque cristalline. La visione la condusse all’interno della struttura, doveva trattarsi di un mausoleo a giudicare dalla raffinata e bassa struttura in pietra con delle effige scolpite al di sopra di essa che campeggiava al centro di un' ampia sala ovoidale.
E poco distante da questa magnificente tomba vide Luke! Stava combattendo ma non riusciva bene a vedere contro chi, sembravano delle ombre che lo accerchiavano e provavano ad attaccarlo da ogni lato.
E a quel punto la visione si interruppe.
Riaprì di scatto gli occhi, non c’era un solo istante da perdere. Aveva riconosciuto l’architettura del luogo: il suo amico era sul verde pianeta di Naboo.

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Capitolo 23
*** Una mancanza di alternative ***




Capitolo 23 – Una mancanza di alternative


HAN
 

Seguito a breve distanza da un possente Wookie, anche più robusto e alto del fratello che aveva da poco perso, Han Solo avanzava con passo sostenuto e deciso attraverso i resti di ciò che restava della Fortezza Delta 001, ultimo rimasuglio fino a solo pochi minuti prima della potenza Imperiale sul pianeta di Kashyyyk.

 

Tarfful, questo era il nome dell’autoctono di quell’ancestrale pianeta che stava accompagnando il generale Ribelle sotto bandiera bianca, al fine di offrire una resa senza ulteriori spargimenti di sangue al comandante nemico poichè questi si era rintanato in un bunker al centro della base occupata dai compatrioti del condottiero Wookie che Han aveva avuto l’onore di aiutare nella loro grande e inarrestabile insurrezione.
Né i caccia Tie né tantomeno le difese di contraerea avevano potuto nulla contro la squadriglia Rogue e la nave Slave One, un tempo appartenuta al cacciatore di taglie Boba Fett. I muri della struttura erano stati fatti crollare in più punti come anche molti degli edifici interni. Alcuni camminatori AT AT e AT ST, i principali mezzi corazzati delle forze imperiali, erano stati rubati dai feroci alieni durante la battaglia e si erano uniti al fuoco proveniente dall’alto che era stato determinante per la sconfitta definitiva del presidio nemico.
Il Moff Lozen Tolruck, governatore del pianeta, si era rintanato in quel buco fortificato assieme a pochi fedelissimi mentre i suoi uomini continuavano a perdere terreno e molti di essi venivano privati delle loro braccia dalla vindice furia del popolo di Kashyyyk.
Han ammirava la calma del gigantesco condottiero dal pelo bruno scuro che lo stava scortando ma immaginava perfettamente quale rabbia covasse nel cuore di Tarfull, Grande Unificatore del Popolo Wookie. Svettava tra i suoi non solo per altezza e possanza guerriera ma anche per l’appartenenza alla schiatta dei Berserker, indomiti combattenti che contrariamente ai loro altri simili, riuscivano sempre a mantenere un perfetto controllo dei loro sensi e dei loro pensieri quando combattevano in preda alla furia insita nel loro sangue. Con una coppia di lame Ryyk in mano, un Berserker era un avversario pressoché imbattibile e Han lo aveva ben notato osservando Tarfful in azione dall’alto: una macchina da guerra inarrestabile che nella confusione della battaglia riusciva anche con invidiabile freddezza a dare ordini precisi ai suoi.

Quando anche l’ultimo soldato imperiale era stato ucciso, Han si era fatto incontro al condottiero e non senza una certa meraviglia da parte dell’umano, il potente alieno lo aveva riconosciuto per fama, complice il fatto che lui e Chewie provenissero dallo stesso villaggio e che avessero combattuto insieme durante la Guerra dei Cloni. Il Grande Unificatore aveva acconsentito che fosse il Generale Ribelle a trattare la resa di ciò che restava delle forze nemiche ma ad una condizione: che tutte le decisioni in merito al fato che avrebbe atteso coloro che si fossero consegnati sarebbero state prese insieme e l’ex contrabbandiere non ebbe assolutamente nulla da obiettare al riguardo. E concordare una base comune per la trattativa da portare avanti si era rivelato anche abbastanza semplice.

L’umano e lo Wookie erano arrivati al fine alla porta di accesso del bunker; Han accese dunque il comunicatore posto all’esterno e prese a parlare.
“Desidero parlare con il Moff Tolruck – disse con voce chiara e limpida il corelliano. Dall’altra parte ci fu silenzio per una decina di secondi, poi finalmente qualcuno rispose.
“Qui Tolruck, dica pure quello che deve e poi sparisca, feccia ribelle. Assieme ai suoi amici alieni – con quelle poche parole l’uomo che era al di là della porta a prova di blaster si era appena guadagnato uno dei primi posti tra coloro ai quali Han avrebbe volentieri piantato un colpo in testa senza stare a pensarci troppo. Il Generale Ribelle si voltò a guardare il suo accompagnatore ma quello non fece una grinza. Confortato da quella invidiabile tranquillità, l’umano riprese a parlare.
“Non c’è bisogno che moriate tutti in maniera orribile, Moff. Lei e i suoi ufficiali sarete trattati come prigionieri di guerra, in attesa di un formale processo da parte dell’Alleanza per la Restaurazione della Repubblica. Quanto agli schiavisti trandoshani che sappiamo essere lì con voi, saranno consegnati agli Wookie.”
Han lanciò una veloce occhiata a Tarfful il quale fece un secco accenno di assenso con il capo. La risposta del governatore imperiale non si fece attendere
“Non me ne importa un bel niente dei trandoshani, i suoi amici barbari possono fare di loro quello che preferiscono. Io e i miei ufficiali lasceremo questo maledetto pianeta con un trasporto che lei ci fornirà. Non saremo imprigionati né tantomeno processati da alcun traditore!”
Ora l’ex contrabbandiere cominciava davvero a spazientirsi.
“Moff Tolruck, gli Wookie sono pronti a far saltare in aria questo bunker, assieme a lei e a tutti coloro che sono lì dentro. E io non potrò trattenerli per sempre. Le do cinque minuti, CINQUE MINUTI – alzò la voce – non un secondo di più, per decidere. Aspetterò qui la sua decisione.”
E senza attendere replica, Han chiuse il comunicatore, lanciando un mezzo sorriso al condottiero alieno, il quale si limito a socchiudere i suoi penetranti occhi color grigio scuro.

“Anche in questo preciso momento è dominato dall’ira eppure riesce a non darlo a vedere, dovrei farmi dare qualche lezione a riguardo!”

Trascorsi i cinque minuti senza ottenere alcuna risposta, la coppia di negoziatori stava già per allontanarsi dalla fortificazione, quando il comunicatore si riaccese dall’interno.
“Accettiamo – sentì semplicemente dire dall’altra parte dalla stessa voce con la quale aveva parlato fino a poco prima – abbiamo la vostra parola d’onore?”
“L’avete – rispose seccato Han – ora aprite e venite fuori!”
La porta antiblaster del bunker cominciò lentamente d’aprirsi. Il primo a venire fuori fu proprio il governatore: indossava la classica divisa color cachi dell’esercito imperiale, aveva una barba corvina molto ordinata e capelli delle stesso colore, i suoi occhi erano parimenti neri come la pece. Dietro di lui vennero una dozzina di uomini con la medesima divisa: il più vecchio aveva l’età del corelliano, gli altri erano tutti evidentemente più giovani. Erano tutti disarmati.
“C’è un problema – disse il governatore – i trandoshani si sono rintanati nelle profondità del bunker armi alla mano e rifiutano di consegnarsi.”
L’ex contrabbandiere non fu troppo sorpreso da quella scelta, pensavano di sapere cosa gli Wookie avrebbero fatto loro, data la faida secolare che esisteva tra le due specie.
Tarfful si limitò semplicemente a fare un verso feroce, che sembrava un vero e proprio ruggito. Dai ranghi degli Wookie, i quali circondavano il bunker da ogni lato, ne uscirono una decina di guerrieri il cui pelo era dipinto.

“Altri Berserker – pensò subito Han.

Una volta che ebbero raggiunto il loro condottiero, guidati da Tarfful si diressero all’interno del buco fortificato con le lame Ryyk in pugno.
“Seguitemi, signori – disse il corelliano rivolgendosi ai suoi di prigionieri – sarete condotti al sicuro.”
Mentre l’ex-contrabbandiere conduceva coloro che si erano arresi in una struttura che ancora poteva ospitarli, dall’interno del bunker sentì udire urla strazianti e qualche colpo di blaster. Non desiderava curarsene, gli Wookie si stavano prendendo la loro giusta vendetta.

Una volta messi sottochiave gli imperiali, vide Lando venire nella sua direzione.
“Comandante Carlissian – gli disse con il consueto tono canzonatorio – che ne dice di una bella sfida a Sabacc accompagnata da una lunga bevuta per festeggiare? Naturalmente in palio ci sarà quel gioiello di nave di cui parlavamo prima della battaglia.”
“Credo che la sfida dovrà aspettare – rispose l’ex amministratore di Cloud City con tono molto serio mentre lanciava una rapida e preoccupata occhiata al bunker dal quale erano appena usciti i Berserker ricoperti di sangue trandoshano – il generale Madine vuole che ti metti in contatto con lui. Mi ha chiesto di avvisarti non appena fosse cessata la trattativa.”
“Andrò subito a parlargli – replicò il corelliano – ma che hai? Sembra che tu abbia visto un fantasma!”
“Non verserò lacrime per qualche schiavista arricchitosi letteralmente sulla pelle di coloro che abbiamo aiutato – disse il giocatore d’azzardo tagliando corto – ma farli macellare così a colpi di spada… non potevi proporre di far processare anche loro? Molto probabilmente sarebbero stati giustiziati comunque ma almeno avrebbero avuto un equo processo.”
Han sbuffò, molto contrariato a quella rimostranza.
“Se c’è una cosa che gli Wookie disprezzano più di ogni altra è la vigliaccheria. Vuoi sapere la verità? – l’ex contrabbandiere lanciò un’occhiata molto accesa al suo novello vice - se si fossero consegnati e magari avessero chiesto umilmente perdono per ciò che da SECOLI fanno ai loro vicini, autorizzati o meno da qualcun altro, i trandoshani avrebbero anche potuto salvarsi. Hanno preferito non fidarsi e restare con le armi in pugno. Quindi dal mio punto di vista, sono stati gli ultimi caduti di questa battaglia e non certo carne da macello, alla quale non si offre nessuna possibilità di difesa!”
Lando non ebbe nulla da obiettare e parlò con voce contrita.
“Scusami amico, non intendevo mettere in dubbio la tua capacità di giudizio né quella di questo fiero popolo al quale sei molto legato. Dicevo solo … che potremmo provare ad essere meno spietati.”
Il Generale lo guardò con aria più comprensiva prima di rispondere.
“Lo so – sospirò lievemente – e ti prometto che farò del mio meglio per provare ad esserlo. Contento?”
Il giocatore gli diede una pacca sulla spalla accompagnandolo con uno dei suoi bianchissimi sorrisi.
“Certo, certo. Ora vai, hai una comunicazione che ti attende.”
Han ricambiò pacca e sorriso e si diresse a bordo dello Slave One. Inserì i dati del destinatario della chiamata, lasciati da Lando sul navicomputer e accese l’holoproiettore.


Poco dopo comparve la sagoma azzurrognola di Crix Madine, nuovo capo di stato maggiore delle forze di terra dell’Alleanza a seguito dell’ancora misterioso abbandono, almeno per lui, della carica da parte del Generale Carlist Rieekan.
L’ex contrabbandiere lo conosceva solo per sommi capi e per fama: ex ufficiale dell’esercito imperiale con un ottimo curriculum alle spalle, lo aveva abbandonato per disgusto degli eccessi che gli era stato ordinato di compiere e che aveva rifiutato di eseguire. Era entrato per la sua professionalità nelle grazie del Cancelliere Mon Mothma, Capo di Stato e Leader politico dell’Alleanza, diventandone consigliere personale. Corelliano proprio come lui, era famoso oltre che per la sua competenza anche per il suo senso pratico e se non ricordava male, gli era più vecchio di appena un paio d’anni.
“Generale Solo, è un piacere conoscerla di persona finalmente. Il suo rapporto sulla battaglia è pronto? Ci sono state perdite?”

“Educato e va dritto al sodo, già mi piace”

“Nessuna perdita, signore. Solo un paio di caccia danneggiati assieme alla fregata Hope, ma nulla che non possa essere riparato in breve tempo. Quanto al rapporto, glielo invierò appena possibile. La trattativa per la resa delle forze nemiche è appena terminata e non ho avuto francamente il tempo di scriverlo.”
Lo sguardo di Madine a quelle parole fu molto accomodante.
“Non c’è alcuna fretta; festeggi pure con i suoi uomini ai quali vanno le mie personali congratulazioni. Oltre che a lei naturalmente!”
Han pensò in quel momento che Rieekan avesse scelto davvero molto bene il suo successore. Raramente era andato d’accordo tanto velocemente con un commilitone all’interno dell’Alleanza. Doveva essere per le loro comuni origini.
“Grazie signore! Informerò i miei ragazzi delle sue parole.”
Sul volto dell’interlocutore dell’ex-contrabbandiere si affacciò un tenue sorriso.
“Grazie a lei, Solo. Festeggiate e riposatevi; quando vi sarete rifocillati potrete fare ritorno al punto di rendezvous della Flotta.”
In quel preciso istante, Han ebbe un mancamento. Aveva sentito bene? Un dubbio atroce, che era praticamente una certezza, si affacciò sul suo volto.
“Le chiedo scusa, Generale Madine. Non restiamo a proteggere gli Wookie?”
Il volto dell’altro corelliano si fece più serio.
“No, Solo. Non passerà molto tempo che l’Impero si accorga dell’assenza di comunicazioni da Kashyyyk e che invii dei ricognitori o dei droidi sonda ad indagare. Quando scopriranno quanto è successo, è da considerarsi estremamente probabile l’invio di una potente e numerosa flotta alla quale, come ben sa, non abbiamo i numeri per poter rispondere adeguatamente o comunque con ragionevoli possibilità di vittoria.”
Negli occhi di Han avvampò la rabbia e la sua iride cyborg si accese inviando un tetro bagliore rossastro. E tutta la stima che aveva inizialmente provato per il suo superiore, svanì di colpo.
“Ragionevoli possibilità di vittoria? – disse facendo il verso a Madine – Generale, con tutto il rispetto, con questo modo di ragionare, l’Alleanza non avrebbe di certo distrutto la Morte Nera né ottenuto altre importanti vittorie nel corso di questi quattro anni di guerra! Abbiamo sempre lottato in tragica inferiorità numerica eppure il coraggio non ci è mancato! Cosa vuole che riferisca ai nostri ragazzi e soprattutto agli abitanti di questo pianeta? Che li abbandoniamo perché non siamo certi di poter vincere la prossima battaglia? Se davvero faremo questo, non siamo altro che merda di Bantha!”
Il volto del capo delle forze di terre alleata restò saldo durante tutta la sfuriata del suo subalterno.
“Comprendo il suo punto vista, Solo. Ma il suo ragionamento non tiene in considerazione l’obiettivo a lungo termine: la vittoria finale in questa guerra. La battaglia di Yavin nella quale è stata distrutta la Morte Nera e le altre da lei così vagamente citate, avevano in comune un elemento: la mancanza di alternative. Si trattava di vincere o morire. Ma in questo caso abbiamo una scelta: trasformare la liberazione di Kashyyyk in un grande successo per la nostra propaganda, aumentare di conseguenza i nostri numeri e i nostri mezzi per poter arrivare un giorno a sfidare l’Impero in una grande e possibilmente decisiva contesa.”
Probabilmente per qualcuno dotato di lungimiranza e al contempo di un modo di pensare freddo e distaccato, quelle parole avrebbero potuto anche essere trovate ragionevoli. Ma Han non aveva alcun pensiero a lungo termine in quel momento ed era pienamente coinvolto a livello emotivo.
“E mentre accumuliamo risorse in attesa del nostro momento, cosa facciamo? Sacrifichiamo popolazioni coraggiose come gli Wookie che hanno avuto la forza di liberarsi praticamente da sole? No, mi dispiace Generale. Parlerò con i ragazzi e dirò loro di prendere una decisione: di tornare al rendezvous della flotta o di restare qui con me. Non ho altro da aggiungere!”
I due corelliani si limitarono a guardarsi per diversi secondi senza aggiungere alcunché: allo sguardo compassato di Madine si opponeva quello focoso del suo subordinato.
“Lei mi mette veramente in difficoltà, Solo – disse alfine il biondo ufficiale con voce comprensiva – non le prometto nulla ma proverò a …”
Il capo delle forze di terra alleate non riuscì a terminare quanto stava dicendo poiché intorno a lui cominciò ad udirsi un grande trambusto causato da un numeroso insieme di voci.
“Cosa sta succedendo? – chiese Han più sorpreso che allarmato da quella confusione. Vide attraverso l’holoproiettore che qualcuno si era avvicinato all’orecchio di Madine per sussurrargli qualcosa.
Lo sguardo del Generale a bordo della flotta sembrò perdere il suo naturale aplomb.
“L’Imperatore – disse sbigottito il biondo ufficiale – sta per fare una comunicazione a reti unificate in tutta la galassia. Era dai tempi dello scioglimento del Senato Imperiale che non accadeva una cosa del genere.”
Anche Han non potette trattenere la sorpresa, l'evento citato dal suo interlocutore risaliva a prima ancora dell'inizio del conflitto.
“Si colleghi anche lei, Solo – disse il Generale ritrovando in parte la sua calma – continueremo questa comunicazione più tardi. Passo e chiudo.”

L’ex-contrabbandiere fece quando suggeritogli, collegandosi alla Holonet pubblica e accendendo il registratore. Un simile avvenimento epocale sarebbe stato certamente da ricordare.
Ciò che vide non mancò di aumentare il suo sgomento: tutte le holocamere erano puntate su di un elegante podio montato nel piazzale antistante il palazzo dell’Imperatore su Coruscant o Centro Imperiale che dir si volesse. Una grande folla si era radunata tutt’intorno per ascoltare le parole del Sovrano. Senza alcun preavviso, il portone del palazzo si aprì e ne uscirono cinque figure: disposte lungo un immaginario quadrato vi erano quattro guardie in armatura vestite di cremisi e nero. Al centro di questo quadrato avanzava un uomo incappucciato che si appoggiava ad un bastone, vestito di quegli stessi colori. Una volta che quest’ultimo giunse innanzi al podio e ai microfoni su di esso montati, le guardie si disposero al suo fianco.
Han lo vide poiché le holocamere lo inquadrarono molto bene: un volto di un uomo sfigurato e deforme al quale soltanto un pazzo avrebbe potuto dare la propria fedeltà. Ma a giudicare dagli scroscianti applausi con i quali venne accolto, su quel pianeta di folli dovevano essercene molti. Dopo alcuni secondi, probabilmente annoiato da tutta quella esultanza, l’uomo fece un lento cenno con la mano e la folla si acquietò.
“Cittadini e leali sudditi dell’Impero – pronunciò solennemente con una voce cupa e tetra – giungo qui come vostro sovrano per informarvi personalmente di una incresciosa situazione avvenuta all’interno dei confini della nostra gloriosa istituzione!”
L’ex contrabbandiere si sedette, il suo sgomento all’udire quelle parole non fece che aumentare.
“Il pianeta di Kashyyyk al quale il nostro potente e benevolo esercito ha assicurato sicurezza e protezione è stato protagonista di un bieco e terribile evento: i suoi abitanti, gli implacabili e barbari Wookie, sono insorti senza motivo alcuno, distruggendo e massacrando i nostri nobili soldati con un attacco imprevisto e soprattutto a tradimento!”
Il Generale ribelle avrebbe voluto essere li per sputargli in faccia, tanto era il disprezzo che provava per quell’essere che tutto poteva essere fuorché un suo simile. Accanto a Palpatine comparvero alcune immagini, opportunamente truccate, dell’assalto dei nobili alieni ai danni dei presidi imperiali, ove i primi apparivano feroci aggressori e i loro nemici praticamente delle povere vittime colte di sorpresa. Erano immagini che precedevano l’attacco Ribelle, Han lo capì subito; dunque l’Imperatore non si era mai veramente fidato del suo Moff e teneva sotto sorveglianza il pianeta da lui amministrato. E a quel punto un nuovo e atroce dubbio lo assalì, perché non inviare subito rinforzi se era a conoscenza della situazione?
“Non permetterò mai che simili accadimenti avvengano all’interno del nostro magnifico Impero ed è per questo motivo che ho preso una decisione: interverrò personalmente per mettere fine a questo orrendo misfatto!”
Gli applausi ripresero con grande foga, si udì chiaramente la folla acclamare Palpatine energicamente. Questa volta l’essere malvagio, lasciò che gli schiamazzi durassero a lungo e che si esaurissero da loro prima di continuare.
“Sto già predisponendo l’invio di una potente flotta che possa mettere fine con determinazione a questa ingiustificata sollevazione in armi. E lancio anche un messaggio specifico anche a quella feccia che ha l’ardire di farsi chiamare Ribellione: sono stato fin troppo indulgente con voi nella vana speranza che poteste comprendere la gravità dei vostri atti terroristici e fare ammenda. Poiché così non è stato, vi comunico questo: se vi azzarderete a intervenire a favore di questi barbari sanguinari, vi sterminerò tutti senza alcuna pietà!”
La folla era letteralmente impazzita, qualcuno lanciò addirittura dei fiori nella sua direzione. Quando si furono chetati per l’ennesima volta, Palpatine concluse.
“Kashyyyk mi attende ma non preoccupatevi miei leali sudditi, tornerò presto da voi!”
E senza aggiungere altro, si ritirò tra nuovi applausi all’interno del palazzo, seguito dalle sue guardie.
Han non riusciva più a resistere: senza fermare la registrazione, si precipitò fuori dalla nave e vomitò a terra. Sgomento, timore, rabbia e ribrezzo erano dentro di lui. Prese lunghi respiri mentre gli Wookie che da li passavano lo guardavano incuriositi.
Stette alcuni minuti a prendere aria, ne aveva un disperato bisogno. Quando si fu calmato, rientrò all’interno della nave e ricontattò Madine.
“Avete sentito, Generale? – disse l’ex-contrabbandiere più serio che mai.
“Si – gli rispose il suo conterraneo con uno sguardo decisamente più acceso rispetto a poc’anzi – l’Imperatore ci ha letteralmente sfidato davanti a tutta la galassia, invitandoci ad entrare in una trappola senza uscita. Se rifiutiamo, otterrà la sua vittoria propagandistica e molti incerti torneranno a schierarsi con l’Impero e persino gli animi dei nostri seguaci più entusiasti potrebbero raffreddarsi. Viceversa, se accettiamo…”
Era vero, Palpatine non era voluto intervenire di proposito e il motivo era proprio quello appena spiegato dall’altro corelliano. E loro c’erano cascati in pieno. Non che a Han fosse dispiaciuto, anzi.


In quel momento un nuovo interlocutore o per meglio dire interlocutrice si unì a quella conversazione olografica; entrambi i corelliani si misero sull’attenti quando la videro. Era una donna di mezz’età dallo sguardo fiero e carismatico che indossava le lunghi vesti tipiche della raffinata nobiltà del pianeta Chandrila.
“Cancelliere! – dissero gli uomini all’unisono.
Era Mon Mothma, il leader indiscusso dell’Alleanza.
“Signori, sono qui per togliervi ogni dubbio. Accetteremo il guanto di sfida che l’Imperatore ci ha lanciato. L’intera flotta dell’Alleanza e tutte le nostre forze di terra convergeranno sul pianeta Kashyyyk. La battaglia che ivi si combatterà sarà ovviamente decisiva. Per la nostra vittoria o per la nostra sconfitta finale.”
Han non avrebbe potuto essere più felice mentre con la coda dell’occhio vide che il suo superiore non condivideva a pieno quella decisione.
“L’ammiraglio Ackbar avrà il comando unificato interforze; lei Generale Madine lo assisterà nella battaglia nello spazio. Quanto a lei Generale Solo, si occuperà delle difese del pianeta!”
Gial Ackbar, l’ufficiale più alto in grado dell’intera Alleanza e il più competente. Un Mon Calamari dell’acquatico pianeta di Dac, molto sensibile ai diritti delle popolazioni non umane. L’ex contrabbandiere non avrebbe potuto desiderare un comandante migliore.
“L’Imperatore ha lanciato un messaggio con le parole, la nostra risposta migliore saranno i fatti! – concluse Mon Mothma
“Si, signora! – dissero nuovamente i due uomini all’unisono. Dopodiché la comunicazione si arrestò.
Il biondo ufficiale lanciò un’occhiata al suo interlocutore.
“Molto bene, Solo – asserì con un mezzo sorriso mesto – sembra che dopotutto non avessimo scelta neanche questa volta.”
L’ex contrabbandiere si limitò a fare un cenno del capo affermativo. 
 “Aspetterò lei e l’Ammiraglio con ansia. Passo e chiudo.”

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Capitolo 24
*** Un risultato inatteso ***




Capitolo 24 – Un risultato inatteso


VADER
 

Mai in tutta la sua esistenza Darth Vader aveva affrontato un viaggio iperspaziale così lungo. Per raggiungere Jakku, la sua meta designata, era dovuto più volte tornare nello spazio reale, calcolare una nuova rotta e proseguire. Il fatto che quel remoto pianeta fosse situato a ridosso delle Regioni Ignote significava che non esistevano rotte tracciate da altri alle quali potesse appoggiarsi e come era intuibile nessuna delle principali linee commerciali presenti nella galassia conosciuta si avvicinava minimamente a Jakku. Ufficialmente, era impegnato in un lungo giro di ispezioni a sorpresa e quella era l’unica casistica nella quale fosse autorizzato a non tenere alcun contatto con l’Imperatore ma se quel periodo di latenza fosse stato troppo lungo, il suo Maestro avrebbe potuto insospettirsi. Il pensiero di rinunciare e tornare alla flotta non lo sfiorò minimamente e anzi, la difficoltà nel raggiungere quel sistema lo convinceva ogni giorno che passava a continuare nel perseguire il suo obiettivo: c’era qualcosa di fondamentale ad attenderlo a destinazione, lo percepiva con sempre maggiore chiarezza. Se la motivazione ufficiale non fosse bastata, avrebbe pianificato qualcosa per motivare la sua lunga assenza.
Finalmente, dopo un tempo tanto lungo che non si prese neanche la briga di contare con precisione data l’impazienza che provava nel porre fine a quel lungo viaggio, il suo TIE Advanced uscì per l’ennesima volta dall’iperspazio: davanti a lui la sagoma di un pianeta deserto, con un piccolo e tiepido sole a scaldarlo e due lune nella sua orbita anch’esse di piccole dimensioni.

Cominciò la discesa sul pianeta, lasciando che fosse la Forza a guidarlo: d’istinto si diresse verso il vasto deserto, allontanandosi dai piccoli e remoti centri abitati. Quando entrò nell’atmosfera del pianeta si rese conto che al di là dell’estesa desertificazione, Jakku non era poi così simile a Tatooine: la presenza di un unico sole rendeva la temperatura più accettabile e probabilmente la sera, era abbastanza certo che scendesse di molto. Probabilmente la desolazione era stata indotta da qualche forma di disastro avvenuto artificialmente e non per un qualsivoglia evento naturale. Inoltre gli anfratti rocciosi erano molto più rari qui in confronto ai colossali canyon che esistevano sul suo pianeta natale.
I suoi sensi lo condussero ad una vastissima depressione dove si percepiva chiaramente dell’alto una sorta di avvallamento rispetto al resto della morfologia nei dintorni. E provenire da quella zona, sentì con chiarezza la presenza di un individuo potente nella Forza: non essendoci costruzioni o grotte nelle vicinanze, ne dedusse che di chiunque si trattasse si trovasse nel sottosuolo. Da qualche parte in quella sconfinata depressione, doveva esserci un accesso o qualcosa del genere.
Ricevuta la conferma definitiva che tanto agognava dell’importanza di quel viaggio, diresse il caccia all’esterno dell’avvallamento atterrando quasi a ridosso di esso. Il navi computer del TIE gli segnalò la presenza di alcune forme di vita nelle vicinanze: due erano umanoidi e tra le due ne era certo, vi era colui o colei che aveva percepito; le altre erano certamente animali e non senzienti, di cui una, la più vicina, era molto grande anzi decisamente colossale.
Quella scoperta lo spazientì ulteriormente, dopo un così lungo viaggio non avrebbe permesso a nessuna creatura di rallentare ancora la sua ricerca. Silenziosamente, sganciò l’elsa della sua spada laser e si avviò all’esterno. Una volta uscito dal suo mezzo personale, si servì della Forza per localizzare l’esatta posizione dell’animale in quel mare di sabbia e non fu difficile trovarlo: era chiaramente un predatore e sentì che era particolarmente affamato. Non si muoveva dalla sua posizione eppure nelle vicinanze non aveva visto possibili prede per lui a meno che …
Mentre questo pensiero si affacciava nella mente del Lord Sith, assistette ad una scena non del tutto inattesa: vide una sorta di ascensore aprirsi dalla parte opposta rispetto al caccia, proprio in mezzo alla sabbia, e al suo interno vi erano cinque bantha, creature erbivore originarie del pianeta di Tatoone ma diffuse anche su altri pianeti. Erano all’interno di una sorta di recinto, la cui recinzione di aprì di scatto. E fu così che lo vide.

  
 
Un Drago Krayt Gigante, un’altra creatura proveniente dal pianeta Tatooine, una belva mastodontica di circa 100 metri di lunghezza, quasi 20 di altezza quando alzava la testa all’apice del lunghissimo collo di cui era dotata e 5 paia di zampe che le consentivano di nuotare agilmente nella sabbia. Comparve molto rapidamente nonostante la mole gargantuesca proprio dinanzi al recinto dei bantha i quali cominciarono a scappare in ogni direzione. Era una fuga inutile, presto o tardi li avrebbe raggiunti e divorati tutti, a giudicare dalla velocità con la quale presto cominciò a braccarli e dalla conoscenza che l’uomo in armatura aveva di quelle creature autoctone del suo pianeta natale.
Poco dopo, vide comparire al di sopra del manto sabbioso un altro ascensore, decisamente più piccolo del precedente e in direzione esattamente opposta alla caccia del colossale predatore.
Comprendendo di essere atteso, Vader si diresse a passo sostenuto verso l’elevatore: quando si pose al suo centro, il montacarichi comincio a scendere, chiudendosi nella parte superiore dopo qualche istante.
La discesa durò per circa un minuto fino all’arrestarsi dell’ascensore; davanti a lui c’era un lungo corridoio, illuminato da una fioca luce rossastra. Ricordava molto i corridoi dei livelli detentivi della Morte Nera e fu facile al Sith comprendere che si trovasse in un luogo di fabbricazione imperiale. Non che avesse alcun dubbio al riguardo.
Non fece in tempo a muovere pochi passi che sulle pareti del corridoio comparve l’immagine a mezzo busto di un uomo, di età approssimativamente tra i 30 e 40 anni standard. Indossava la divisa nera della marina imperiale, i gradi di Comandante su di essa e due singolari spalline rosse, che nessun altro ufficiale possedeva.

“Benvenuto all’Osservatorio, Lord Vader – disse l’uomo con voce calma e limpida – vi stavo aspettando. Prego, continuate pure a seguire il corridoio e troverete un altro ascensore che vi porterà nel mio ufficio personale. Vi attendo.”
Detto ciò l’immagine svanì e il Lord Sith, preferì non farsi alcuna domanda; presto gli sarebbe stato spiegato ogni cosa … con le buone o con le cattive. Aveva incrociato lo sguardo dell’uomo per pochi istanti e si era accorto che era da lui che proveniva quella singolare possanza nella Forza che aveva avvertito all’atterraggio.
Fece come gli era stato indicato, trovò il prossimo elevatore e riprese la discesa. Attorno a lui questa volta però non vi era muratura ma una superficie in acciaio trasparente che gli permise di vedere tutto ciò che lo circondava mentre proseguiva.
Vide un immenso sistema di comunicazione terminante con un antenna parabolica che aveva una circonferenza di diametro di almeno due centinaia di metri; lungo i bordi della struttura che aveva nell’apparecchiatura suddetta il suo centro vi erano numerose camere di clonazione nelle quali vide diversi bantha di tutte le età, ma vi erano anche infermerie, sale computer, un hangar piuttosto capiente al cui interno contò non meno di 10 navi da trasporto Lambda e anche un’armeria. Non c’era alcun essere vivente a far funzionare quella apparentemente efficiente struttura bensì dei droidi, vecchi droidi B1 Automata che un tempo formavano l’ossatura delle armate separatiste.
Molto tempo fa, era stata la sua principale curiosità comprendere cosa il suo Maestro se ne fosse fatto di quei ferrivecchi a seguito della fine della Guerra dei Cloni e ora trovava risposta a quella ormai antica domanda. Una cosa era certa, l’uomo che aveva visto nell’immagine avrebbe avuto parecchie cose da raccontargli.
Dopo una discesa durata alcuni minuti, finalmente le porte dell’elevatore si aprirono e l’uomo in armatura si trovò all’interno di un ufficio arredato sobriamente ma con molto stile e anche una certa eleganza. Seduto al di la di una scrivana in legno wrooshyr e su di una ricca poltrona in pelle nera, vi era il misterioso individuo con cui anelava a conferire. Al suo fianco, vi era un singolare semi-umano dalla pelle color indaco e occhi privi di iride, completamente rossi. Portava una divisa che il Sith non aveva mai visto, forse di una qualche forza armata planetaria locale non rientrante nei confini dell’Impero.


L’umano sfoderò un largo sorriso.
“Benvenuto ancora una volta, milord – fece un cenno con la mano e dinanzi alla scrivania comparve, risalendo dal sottosuolo, una poltrona del tutto identica a quella sulla quale era seduto.
Vader, senza ricambiare il saluto o proferire verbo, avanzò con la consueta rapidità e si mise seduto, senza perdere mai di vista nessuno dei due presenti nella sala.
“Commodoro Trawn – disse rivolto al semi-umano – ci lasci.”*
Senza aggiungere nulla, l’altro ufficiale scomparve attraversando una porta laterale molto ben mimetizzata.
“Credo sia il caso che io mi presenti – disse con il tono deciso di poc’anzi l’uomo in divisa - sono Gallius Rax, comandante di questa stazione per ordine diretto dell’Imperatore.”
L’ufficiale non accennò né a mettersi in piedi per salutarlo come sarebbe stato conveniente fare né nella sua voce scorse alcun timore o ansia, come avrebbe dovuto essere.
Il Sith trattenne per un attimo il respiro affinché il fiato e la voce che ne uscissero risultassero più minacciosi per il suo interlocutore.
“ Ci sono molte cose che deve dirmi, comandante. E spero per il suo bene che me le dirà senza fare resistenza.”
Il suo interlocutore abbozzò un sorriso.
“Voi siete esattamente come vi immaginavo, Lord Vader. Sono davvero felice che siate qui. Quanto alle informazioni che cercate – disse tornando ad essere completamente serio – gliene darò molte di più di quelle che vi aspettavate di trovare.”
Quelle parole fecero provare all’uomo in armatura qualcosa di molto simile alla sorpresa ma ovviamente il suo interlocutore non poteva saperlo per via della maschera che indossava.
“Cominci allora e non mi faccia perdere altro tempo ! – tuonò pertanto, secco e deciso.
“Come desiderate – con un elegante gesto di mano recupero da sotto la scrivania un datapad e lo porse al Sith – vi ho preparato un dossier dettagliato, sapendo del vostro arrivo.”
Il Signore Oscuro lo raccolse e cominciò a leggere; il file era veramente approfondito, cominciava proprio con le informazioni che l’uomo in armatura cercava da qualche tempo, quelle inerenti la Morte Nera. Non si fermò a riflettere sul come questo Rax sapesse di questo suo desiderio e cominciò a leggere. La gigantesca stazione da battaglia, grande quanto una piccola luna, era in costruzione presso il luna boscosa di Endor, un altro luogo del quale non aveva mai sentito parlare in precedenza. Tuttavia, scorrendo i dati , si accorse che c’era qualcosa che non andava: i fondi allocati e gli operai perlopiù schiavi addetti erano decisamente troppo pochi, lo scheletro della nuova stazione era a malapena stato edificato, mancava praticamente tutto l’interno. Non era necessario consultare un esperto per comprendere che di quel passo ci sarebbero voluti anni per completarla, se non di più. Rifletté alcuni istanti su quanto letto e su quanto era a sua conoscenza ed arrivò ad una conclusione.
“Nient’altro che una trappola – asserì Vader ad alta voce – uno specchietto per bantha per attirare allo scoperto i nemici con una notizia interessante ma completamente falsa.”
“Il mio plauso al vostro intuito, milord – Rax sorrise di nuovo, compiaciuto – l’Imperatore intendeva utilizzare questa falsa Morte Nera, con voi all’interno per supervisionarne i lavori, in modo tale da attirare i Ribelli allo scoperto. La vostra presenza inconsapevole avrebbe reso l’inganno più credibile.”


La Forza disse all’uomo in armatura che il suo interlocutore non stesse mentendo anzi sembrava ansioso di dirgli molto altro solo che ancora non riusciva a comprenderne il motivo; già per il solo fatto di avergli passato quell’informazione, sarebbe stato un traditore agli occhi di Palpatine.
E pensando proprio al suo Maestro, aveva dunque l’intenzione di sbarazzarsi dell’apprendista oppure riteneva sarebbe sopravvissuto allo scontro, non senza aver eliminato qualche Ribelle di una certa importanza? O ancora, gli avrebbe assegnato un numero di navi tali da liquidare una volta per tutte la Ribellione?
“Perché usa il condizionale, comandante ? E come mai l’Imperatore ha deciso di non sfruttare le potenzialità di una seconda Morte Nera?  – chiese il Sith, usando per la prima volta il grado militare dell’uomo.
“Sembra ci sia stato un imprevisto – rispose prontamente l’ufficiale – sul pianeta Kashyyyk, una insurrezione in piena regola e il nostro signore ha atteso che i Ribelli giungessero in soccorso degli abitanti del posto, senza inviare alcun rinforzo. Una volta che i nemici sono arrivati e hanno aiutato gli alieni a debellare la nostra presenza in quel luogo, ha lanciato un comunicato ufficiale in diretta olovisiva, inviando loro una vera e propria sfida, se così la possiamo chiamare. Ed il nostro sovrano è più che certo che abboccheranno anche in questa occasione.”
L’uomo in divisa fece una breve pausa prima di riprendere.
“E quanto alla Morte Nera in sé per sé , il progetto originale ha un difetto che nessun ingegnere imperiale è stato in grado di risolvere in maniera decisiva. La famigerata porta di scarico centrata dal ribelle Luke Skywalker con una coppia di missili quattro anni or sono, può essere spostata o modificata ma non del tutto eliminata. Pertanto data l’impossibilità di apportare una significativa correzione a tale problema, l’Imperatore ha preferito abbandonare l’idea di una nuova luna artificiale.”
Rax era una vera e propria miniera di informazioni, tutte inestimabili e a dir poco top secret. E ciò che era più importante, più che disponibile a condividerle con il suo interlocutore.

Ora s’imponeva fargli una domanda fondamentale.
“Perché mi sta facendo tutte queste rivelazioni con tanta liberalità, comandante? Immagino sappia che hanno appena fatto di lei un condannato a morte.”
Il lieve sorriso di Rax da compiaciuto si fece molto amaro e ancora una volta la Forza gli suggerì che non avrebbe mentito.
“Come avrete intuito, ho eccellenti informatori che mi tengono aggiornato su quanto succede ovunque nella galassia e specialmente nei settori imperiali governato dagli individui più ambigui o che comunque il nostro sovrano ritenga degni di essere osservati più da vicino e discretamente. Ma questa è soltanto una parte delle mie mansioni e la meno importante.”
Il comandante tirò fuori dalla scrivania un altro datapad che Vader raccolse dopo aver restituito quello che ancora teneva in mano. Senza ulteriori indugi, l’uomo in armatura lo accese e man mano che leggeva la sua crescente e inevitabile sorpresa si trasformava inevitabilmente in rabbia e frustrazione.


“Progetto Contingenza – commentò ad alta voce il Sith con una voce furiosa per poi riprendere a fissare il suo interlocutore – e lei ne dovrebbe essere il principale esecutore!”
“Ma non ha alcun intenzione di eseguire quest’ordine, milord – disse l’uomo questa volta cominciando ad essere intimidito -  ed è per questo motivo che ho fatto in modo che vostri agenti trovassero quella traccia che avete rinvenuto su Tatooine. Speravo nel vostro arrivo e difatti eccovi qui.”
“Darth Sidius pianifica la distruzione della sua stessa creazione, dell’Impero Galattico – continuò a tuonare Vader e rifiutandosi di continuare a chiamare ancora il suo maestro con l’appellativo istituzionale che gli era proprio – qualora egli perisca in battaglia o comunque di morte violenta! C’è sola una parola per definire tutto questo!”
L’uomo in armatura si mise in piedi incapace a quel punto di contenersi e d’istinto accese la sua lama rosso rubino.
“Tradimento ! – avvicinò la lama al collo del suo interlocutore il quale pur se spaventato, resto saldo al suo posto e con gli occhi ancora in quelli del Sith.
“E’ proprio come dite voi, milord – il comandante alzò le mani come se si stesse arrendendo – ma come vi ho già detto, non ho alcun intenzione di ottemperare a questo comando. E come avete già notato, la mia vita è in pericolo per il solo fatto di avervene informato. Se avete dato un’occhiata ai nomi presenti nel dossier, avrete certamente visto il vostro in cima alla lista: colui che al momento detiene le redini dell’istituzione nella quale entrambi riponiamo la nostra fede e la nostra lealtà, intende eliminare chiunque possa opporsi a questo folle e egoistica volontà distruttiva.”
L’uomo in divisa fece una pausa nel suo discorso ma la lama rossa restò esattamente dov’era.
“Vi ho invitato perché desidero mettermi al vostro servizio, Lord Vader. Con le informazioni in mio possesso e il vostro ascendente sull’esercito e sulla marina possiamo fare in modo che l’Impero continui ad esistere anche dopo la morte del suo fondatore!”
Rax fece appena in tempo a terminare con quanto aveva da dire, che il led dell’olopriettore presente sulla scrivania si accese, segno che una comunicazione era in arrivo.
“Devo rispondere, milord. Devo farlo sempre.”
Senza ulteriori indugi, il Sith spense la lama ma restò all’erta. Il comandante accese l’oloproiettore che rivelò la sagoma azzurrognola di Palpatine. Era un momento decisivo per Vader, il quale espanse i suoi sensi al massimo, pronto a scattare se la necessità lo avesse richiesto.
“Mio signore – pronunciò con deferenza Rax, soltanto ancora leggermente intimidito per quanto appena avvenuto – sono ai vostri ordini, ditemi e ubbidirò.”
L’uomo perennemente incappucciato rispose con un tono irritato.
“Lord Vader è irrintracciabile da troppo tempo, dalla flotta che è ai suoi comandi mi rispondono che è impegnato in una delle sue solite ispezioni ma è una giustificazione che trovo poco credibile, nonostante le indicazioni fornite in tal senso. Cosa dicono invece i tuoi droidi ?”
Dunque gli informatori dell’ amministratore dell’Osservatorio non erano in carne ed ossa ma in metallo; un’altra informazione importante in quella giornata che si era rivelata a dir poco ricca di sorprese.
“Nulla di nulla, mio signore – rispose Rax con il medesimo tono rispettoso – evidentemente deve essere ancora in iperspazio oppure deve trovarsi in un punto dello spazio reale così lontano dalle nostre flotte o da una nostra struttura di comunicazione che i miei piccoli non hanno sufficiente banda per inviare quanto sono stati programmati per inviare.”
Piccoli? Erano unità miniaturizzate dunque oppure era solo un vezzeggiativo un po’ sciocco? Da quello che aveva capito di Rax e della sua evidente intelligenza, doveva trattarsi della prima ipotesi.
Darth Sidius sembrò valutare con attenzione le parole che gli erano appena state dette dal suo interlocutore, un momento decisivo a dir poco.
Dopo alcuni interminabili istanti, riprese la parola.
“Non appena avrai notizie di lui, desidero saperle immediatamente. Coordinate e posizione per un colloquio privato. E se sta pianificando qualsiasi azione che anche soltanto lentamente si avvicini al tradimento, dovrò sbarazzarmi di lui e di chiunque abbia soltanto pensato di aiutarlo.”
La sferzata arrivò ben chiara, Palpatine ora stava cominciando a sospettare anche del comandante Rax. Possibile davvero che nulla gli sfuggisse ?
“Si, mio signore”
E senza attendere replica la comunicazione si interruppe. Con un sospiro di sollievo l’uomo in divisa si lasciò andare nella poltrona.
“Accetto la sua richiesta, comandante – disse Vader repentinamente e l’uomo in divisa emise un sospiro di sollievo – da ora in innanzi sarà al mio servizio. Comprendo che ha moltissimo da dirmi ma è evidente che non posso trattenermi qui un solo istante se vogliamo che l’Impero si salvi. C’è qualcosa di estremamente fondamentale che vuole anticiparmi prima che vada ?”
“Si, milord – replicò titubante la sua più recente acquisizione – poco prima del vostro arrivo ho avuto un’altra comunicazione con colui che avete appena visto nell’holoproiettore. Una comunicazione inerente un Ribelle che abbiamo già nominato nel corso di questa conversazione, Luke Skywalker.”
L’uomo in armatura si irrigidì emettendo il suo consueto respiro furioso attraverso la maschera.
“Vi prego di comprendermi, non potevo avere la certezza che sareste arrivato e ben conoscete le facoltà cognitive dell’uomo che al momento ci è superiore. Per farla breve milord, egli sa dove si trova e sono certo che ha già preso dei provvedimenti al riguardo.”
Prontamente Vader replicò.
“Deve avvisare allora l’agente Nova su Nar Shaddaa e ordinarle a mio nome di lasciare immediatamente il rifugio e recarsi alla volta della mia flotta con il giovane Ribelle come prigioniero!”
Rax lo guardò sinceramente sorpreso.
“Nar Shaddaa? No, milord, si trovano su Naboo al momento ma se la notizia può tranquillizzarvi non ho rivelato l’identità della vostra subordinata. Il nostro comune padrone non ne è stato informato.”
E quella era una buona notizia, l’uomo in armatura chetò il suo respiro. Dopotutto era stato lui a lasciare completa libertà all’operativa nubiana per la sua missione. Ma che lo conducesse proprio in quel luogo, era qualcosa di completamente inaspettato.
Vader bloccò qualunque pensiero inerente il suo passato sul nascere e concluse quanto aveva da dire.
“Lasci perdere, allora. Me ne occuperò personalmente.”
Quella sarebbe stata una importante prova per suo figlio: se fosse sopravvissuto a qualunque cosa Palpatine avesse in serbo per lui, allora sarebbe stato ancora una volta degno di essere allievo di suo padre. Se invece avesse fallito … no, non intendeva neanche prendere in considerazione quella possibilità.
“Si, mio signore. Quando sarà possibile, vi contatterò. Invierò al vostro mezzo le coordinate per raggiungere il più velocemente possibile lo Squadrone della Morte. Le avevo preparate in anticipo.” Ciò detto, l’uomo in divisa si alzo in piedi e si mise sull’attenti, salutando il suo nuovo superiore.
Senza ulteriori indugi, Darth Vader si recò all’esterno della struttura e da li al suo caccia. Il Drago Krayt stava ancora banchettando con l’ultimo dei bantha.
Apprezzandone l’efficienza di predatore, il Sith accese i motori della nave e lasciò Jakku alla volta dell’Executor e della sua flotta.

Durante il viaggio si servì della Forza per danneggiare il sistema di comunicazione del suo caccia e parimenti fece con il transpoder o scatola nera che dir si volesse, rendendolo completamente inservibile e a prova di qualsivoglia futura ricerca. Si assicurò che tutto sembrasse dovuto ad un incidente dovuto ad un improvviso ritorno nello spazio reale causato da un contrattempo con l’iperguida: era qualcosa che poteva succedere qualora ci si avvicinasse eccessivamente a qualche corpo esterno durante il viaggio a velocità luce. Dopotutto le leggi fisiche che governavano lo spazio erano imprevedibili e neanche un Sith era in grado di anticiparle tutte.

Giunto nel tempo di alcune ore alla sua nave ammiraglia, Vader si diresse rapidamente nelle sue stanze, dove intendeva anticipare la comunicazione al suo Maestro prima che fosse lui ad inviargliela. Accese l’olopriettore e si mise in ginocchio. Pochi istanti successivi la sagoma di Palpatine comparve davanti ai suoi occhi.


“Mio signore, devo chiedervi perdono. Un gruppo di asteroidi non segnalati sulla mappe ufficiali, probabilmente vaganti, hanno arrestato il viaggio a velocità luce del mio caccia in un punto dello spazio reale lontano da qualunque nave o stazione amica, mentre mi dirigevo alla volta del pianeta Eriadu. Ho dovuto provvedere personalmente alla riparazione dell’iperguida del mio mezzo; fortunatamente i danni non erano così gravi da richiedere necessariamente pezzi di ricambio troppo grandi da impedire una riparazione relativamente rapida. Anche il sistema di comunicazione e il transpoder sono risultati danneggiati a seguito di questo scampato incidente, tuttavia ho preferito concentrarmi unicamente sull’iperguida, dati i limitati mezzi a mia disposizione.”
L’Imperatore lo guardava, forse fu solo per un istante ma l’apprendista percepì in lui una sorta di sorpresa per averlo anticipato e la cosa lo compiacque enormemente.
“Da quando sono al vostro servizio, non c’è mai stato un lasso di tempo così grande senza che potessimo avere un colloquio e immagino che la mia assenza potrebbe avervi irritato. Se così non è stato, vi chiedo parimenti di perdonare questo mio eccesso di zelo.”
L’uomo incappucciato lo scrutò ancora più in profondità e colui che un tempo era stato Anakin Skywalker lasciò che lo sondasse senza opporre alcuna resistenza ma badando bene a celare i suoi sentimenti più profondi.
Dopo alcuni interminabili istanti, finalmente l’individuo nell’ologramma prese la parola.
“Nessun errore, Lord Vader. Sai bene quanto il tuo apporto sia indispensabile per me e per l’Impero. Ma comprendo che avevi una valida motivazione per questa prolungata mancanza ai tuoi doveri. Ci sono novità importanti che devo comunicarti. Sto radunando un’imponente flotta per mettere fine una volta per tutte alla Ribellione e il tuo Squadrone della Morte ne farà ovviamente parte.”
L’uomo in armatura comprese subito di dover prestare molta attenzione a qualsiasi parola avrebbe pronunciato. Sarebbe bastato il minimo passo falso e l’inganno sarebbe stato repentinamente svelato.
“Certamente, mio Maestro. Questo significa che la Morte Nera ancora incompiuta non riuscirà a fare parte di questa flotta in formazione dato il suo stadio ancora incompleto ?” Finse una superficiale irritazione mentre poneva quel quesito, in fondo non aveva ancora avuto modo di ispezionare i lavori della luna artificiale, come tempo addietro gli era stato prospettato e quelle domanda era più che lecita.
“Il tuo intuito ti guida bene, Lord Vader – rispose semplicemente Palpatine – ho deciso che non abbiamo bisogno di un’arma tanto teatrale per la vittoria finale. Per la feccia ribelle ho pensato a qualcosa di diverso che sono ansioso di mostrarti. Presto ti invierò le coordinate in cui ci incontreremo.”
C’era dunque un altro mistero in ballo ma non osò farsi domande sciocche che avrebbero potuto compromettere il raggiungimento del suo scopo finale, la sua mente rimase pertanto limpida e concentrata sul momento.
“Sono al vostro servizio – parlò con tono deferente - c’è null’altro che desiderate comunicarmi, mio signore ?
“Sì – continuò con la consueta voce tetra l’Imperatore – il figlio di Anakin Skywalker è stato localizzato, sul pianeta Naboo. E’ in compagnia di un’agente ribelle probabilmente incaricata di fargli da scorta. Ho motivo di ritenere che sia alla ricerca delle sue origini mentre continua ad addestrarsi come Jedi. Sembra che la tua strategia di insinuargli il germe del dubbio cominci a dare i primi effetti positivi.”
Nulla, neanche la benché minima esitazione attraversò la sua mente, sebbene fu necessario un prodigioso sforzo di volontà per riuscirci.
“ Si è allontanato di sua sponte dai suoi amici alla ricerca di ciò che gli è stato tenuto nascosto dunque – replicò Vader – con il vostro permesso mio signore, provvederò personalmente alla cattura del ragazzo. Ritengo che i tempi siano finalmente maturi per la sua conversione.”
“No – ribatté secco Palpatine – ho deciso di fare una piccola modifica al tuo piano. Continuo a trovarlo apprezzabile ma procede troppo lentamente. Ho pertanto mandato contro di lui alcuni uomini fidati che lo imprigioneranno e lo porteranno al mio cospetto di modo tale che possa verificare personalmente quanto da te testé affermato. Se così sarà, vi ritroverete presto. Altrimenti, morirà.”
Ancora una volta, l’apprendista dovette fare uno sforzo immenso per evitare che emozioni pericolose lo tradissero.
“Come desiderate, mio padrone – e chinò il capo.
L’immagine olografica svanì.



*: In questo what if Trawn e Vader s'incontrano per la prima volta in tale occasione e il primo è più giovane rispetto a quanto mostrato nella serie Rebels

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Capitolo 25
*** Il segreto svelato ***




Capitolo 25 – Il segreto svelato


LUKE
 

Con gli occhi chiusi e con soltanto la Forza a fargli di guida, Luke Skywalker era pronto ad affrontare ancora una volta uno degli esercizi più difficili a cui il maestro Drallig lo avesse mai sottoposto da che aveva cominciato ad addestrarsi con l’holocron: era una sorta di pista ostacoli molto particolare solo che sbagliare significava farsi un bel bagno.
Giacché l’apprendista doveva imparare ad affidarsi ciecamente alla più potente alleata di ogni Jedi, cosa poteva esserci di più efficace che attraversare il lago da una parte all’altra a balzi che dovevano essere per forza di cose sempre molto precisi al fine di atterrare sulle rare e strette formazioni rocciose che spuntavano di tanto in tanto sull’acqua cristallina? Ma non finiva qui la difficoltà del compito che era stato assegnato al giovane uomo, no di certo. Doveva anche tenere accesa la sua lama in una mano, portare nell’altra l’holocron con il maestro jedi che non faceva altro che distrarlo e ciliegina sulla torta, tenere il suo elmo con il parablaster abbassato di modo tale che i suoi occhi fisici non potessero far nulla per aiutarlo!
“Stai migliorando – disse l’anziano mentore non senza una punta di ironia nella sua voce – lentamente ma stai migliorando. E ringraziamo la Forza che ti ho fatto inserire un rivestimento impermeabile all’acqua quando ti ho dato le indicazioni per costruire la tua arma altrimenti i tempi di questo semplice incarico si sarebbero allungati ulteriormente.”
 
Semplice, lo chiama lui – pensò sarcastico il ragazzo mentre si accingeva a fare, di nuovo, quanto gli era stato chiesto. A quanti tentativi era arrivato? Cinquanta forse nella settimana da che aveva cominciato ad allenarsi su Naboo? E tutte le volte era impietosamente caduto in acqua anche se a quest’ultimo tentativo, aveva percorso più di metà lago. Era bagnato fradicio e abbastanza stanco ma questo non intenerì minimamente l’hologramma senziente.
 
“Per l’ennesima volta, apprendista Skywalker – riprese a parlare con il consueto tono severo – non devi pensare assolutamente a nulla. Se vuoi diventare un provetto praticante dell’Ataru, la quarta forma di combattimento con la spada, la tua mente non deve essere scalfita da niente. Devi essere tutt’uno con la Grande Energia che è alla base di tutto. E so che puoi farcela. Cos’è che ti distrae così tanto ? – era una domanda retorica, poiché ne avevano già parlato.

La verità era che desiderava svelare il segreto che si nascondeva dietro quella visione che aveva avuto il giorno in cui era giunto sul verde pianeta; conoscere il mistero di quei due giovani che si scambiavano effusioni, a quanto pare non completamente lecite.
E poi  c’era la questione Esme, naturalmente.
Sempre più spesso i suoi pensieri cadevano su di lei e sulla circostanza che quanto fatto da loro due somigliasse all’esperienza che la Forza avesse deciso di mostrargli e sapeva bene che non poteva trattarsi di una coincidenza.

In quei giorni, non si erano visti granché: l’agente al servizio di Darth Vader se ne stava perlopiù rintanata nelle sua astronave alla ricerca della informazioni che Luke le aveva chiesto di cercare ossia tutti i collegamenti che ci fossero tra la casa e quei due misteriosi ragazzi. Tutto ciò che la giovane donna sapeva di quella magione dove stavano soggiornando, era che si trattasse di un museo voluto e creato proprio dal suo datore di lavoro con maschera e armatura, anche se lui non ci metteva mai piede. Il che non aveva fatto che incrementare la sua voglia di sapere ma trovare altre informazioni, a quanto pare, si stavo rivelando estremamente complicato. La giovane donna stava incrociando centinaia e centinaia di dati , cosa che non faceva che ripetergli ogniqualvolta si incontravano a cena decisamente frustrata ma non c’era stato modo di cavare un ragno del buco, almeno fino a quel momento. Il guerriero nero aveva nascosto con grande attenzione qualsivoglia traccia e questo induceva Luke a voler insistere ancora di più perché intuiva dovesse trattarsi di qualcosa di molto importante.
 
“Ci sei, apprendista ? – disse la voce dell’holocron richiamandolo da quell’oceano di pensieri – o forse questo esercizio è troppo difficile per te ? Vuoi lasciar perdere ?”
Toccato sull’orgoglio, il ragazzo fece un cenno secco di diniego con il capo. Dopodiché calò il parablaster del suo elmo da pilota in modo da non poter più usare gli occhi fisici e accese la sua lama.
“Dove sto sbagliando ? Provo sempre ad annullare mentalmente tutti i rumori attorno a me, senza mai riuscirci completamente. Forse è giunto il momento di provare qualcosa di diverso …”
Decise di fare un tentativo, ricordandosi del suo addestramento su Nar Shaddaa, concentrandosi sulla sua lama e sul ronzio che emetteva. Se era vero che dava il meglio di sé quando era impegnato in combattimento come sosteneva il maestro Drallig, allora probabilmente la soluzione era fingere mentalmente che stesse combattendo contro qualcuno, così che la proverbiale necessità aguzzasse l’altrettanto proverbiale ingegno.  
Ripensò alla battaglia contro IG-100, immaginando che fosse davanti a lui e che lo stesse attaccando con la medesima foga dimostrata sulla Luna dei Contrabbandieri e che l’unico modo per riuscire a batterlo fosse farsi seguire al di la del lago.
D’istinto spiccò un balzo, l’istruttore di spada cercava di distrarlo come sempre aveva fatto durante i precedenti tentativi ma questa volta riuscì a non sentirne la voce. Nella sua mente IG-100 lo stava inseguendo e doveva essere rapido per non farsi colpire dalla sua temibile elettrostaffa.
Atterrà su terreno roccioso e senza riflettere un istante, saltò un'altra volta e altre ancora, senza contarle: la Magnaguard gli era alle spalle e se lo avesse raggiunto altro che un semplice bagno, lo avrebbe atteso una forte scarica elettrica, capace di bloccargli la sua mano cibernetica.
La Forza gli venne in soccorso nel pericolo, anche se si trattava soltanto di una proiezione mentale, e sapeva esattamente dove arrivare con i suoi salti potenziati dalla Grande Energia, come lo aveva chiamata anche il suo istruttore olografico.
Richiamò infine a se tutte le sue energie e balzò più in alto e più in lungo che poteva, restando in aria per un tempo maggiore rispetto ai precedenti salti: dalla sensazione tattile che riuscì a percepire nonostante indossasse robusti stivali comprese di essere atterrato sulla sabbia e fu il primo a sorprendersene.
Si sfilò l’elmo e si accorse  di aver saltato in lungo da fermo almeno dieci metri!
“Ma come ? – disse sconcertato all’anziano Jedi che lo fissava compiaciuto –  come ci sono riuscito ?”
“Fai domande di cui già conosci le risposte, apprendista Skywalker – risposte con il consueto sarcasmo l’ologramma – se non permetti al tuo io cosciente di infastidirti e di bloccarti con questa incredulità che ancora ti porti dietro, la Forza ti rende capace di prodezze eccezionali. Congratulazioni!”
Pronunciò l’ultima parola visivamente soddisfatto e Luke fece un lieve inchino per ringraziarlo. Proprio in quell’istante, si sentì chiamare dall’altra parte dello specchio d’acqua: Esme si stava sbracciando sul pontile dove era ancora ormeggiata la barca sulla quale una settimana prima si erano concessi un po’ di svago.
“Sembra sia importante – disse il ragazzo tra sé e sé e con un lieve sorriso, tornò da dove era partito, ripetendo con maggiore sicurezza l’esercizio che aveva appena concluso.
Esme lo guardò sorpresa e si avvicinò a lui, dandogli una pacca sulla spalla.
“Stai diventando proprio bravo eh ? Spero tu non lo abbia fatto per fare colpo su di me!”
Luke arrossì lievemente, scuotendo il capo imbarazzato mentre la ragazza cominciò a ridere di gusto, ormai aveva compreso che adorava prenderlo in giro. Spense la lama e l’assicurò alla cintola.
“Scherzo! Sai che non ne hai affatto bisogno, caro il mio contadino – disse mentre cominciò a strattonare il giovane uomo – vieni, torniamo in casa. Finalmente ce l’ho fatta! Ho le informazioni che mi avevi chiesto!”
A sentire quelle parole, l’apprendista Jedi la abbracciò istintivamente, cogliendola completamente di sorpresa. “Grazie – le sussurrò pieno di riconoscenza.
 Ma prima che lei potesse ricambiare quella stretta, Luke la lasciò e cominciò a strattonarla a sua volta.
“Piano, piano! Quanta fretta – disse lei un po’ imbronciata.
Entrati in casa, si sedettero all’elegante tavolo dove erano soliti consumare i loro pasti e il ragazzo vide che c’era un datapad depositato al suo centro.
“Li c’è tutto – disse la giovane donna indicandogli il portatile – e non pensare che ti basti un abbraccio e un grazie per sdebitarti. Mi devi un altro favore!”.
“Va bene, va bene – rispose distrattamente il biondo guerriero, lanciandosi letteralmente sull’oggetto e poggiando l’holocron di fianco.
Cominciò a leggere le informazioni riportate al suo interno : la casa dove erano alloggiati apparteneva ad una nobile famiglia di Naboo, i Naberrie. Acquisirono importanza e prestigio non molto tempo prima della caduta della Repubblica, quando un membro della loro famiglia, una ragazza quattordicenne all’epoca di nome Padme, venne eletta Regina di Naboo, e cambiò il proprio cognome, come da usanza del luogo quando si accedeva al trono, in Amidala. La villa vicino al lago fu una sorta di riconoscimento che la suddetta sovrana acquisì al termine del suo mandato di leader politico del pianeta. Diventata senatrice all’interno del Congresso della Repubblica, amava di tanto in tanto venire a trascorrere brevi periodi di relax, proprio li in riva al lago. E finalmente sul file comparve una foto: era lei, non c’erano dubbi, era la stessa ragazza della visione!
Luke posò il datapad, prendendo fiato: era vero che aveva avuto quel sogno ad occhi aperti così nitido e potente ma perché il volto di quella donna gli causava un così grande sgomento interiore?
“Ma che ti prende? – lo guardò allarmata la ragazza – sembra che tu abbia visto un fantasma!”
Il giovane Jedi fece appello ad una delle sue tecniche di rilassamento per ritrovare lucidità.
“Esme – disse all’improvviso, fissando lei negli occhi con sguardo molto serio – che ne è stato di Padme Amidala ?”
La giovane donna sembrò infastidirsi a quella domanda e questa volta non sembrava uno dei suoi soliti scherzi. La cosa non mancò di sorprendere il suo interlocutore.
“Uccisa da uno di quelli – disse la ragazza indicando freddamente l’holocron – uno Jedi come un tempo lo era il tuo prezioso ologramma!”
L’animo del giovane uomo venne assalito da una miriadi di pensieri ma tutti convergevano su di uno.

“Uno Jedi? E se fosse stato l’altro ragazzo della visione ?”

Scacciò con forza quelle sensazioni negative; no, uno Jedi non avrebbe mai fatto qualcosa del genere. Ben e Yoda potevano aver manipolato Luke ma avevano un loro motivo per farlo, per quanto discutibile. Ed era quello di … eliminare un ex membro dell’Ordine che si era votato al male, tradendo i suoi fratelli e che aveva preso a farsi chiamare Darth Vader.
Ancora una volta al ragazzo mancò il fiato, quando venne colto ancora una volta da quella forte emozione, solo che questa volta era pronto ad affrontarla e ad identificarla: era una forte tristezza che si accompagnava ad una altrettanto profonda malinconia.  Luke si passò la mano sul petto mentre ancora una volta ricorreva alle sue tecniche di rilassamento Jedi.
“Scusami se te lo chiedo – replicò il giovane alla sua interlocutrice senza voler minimamente commentare la pesante affermazione che aveva appena fatto – il luogo in cui lei riposa è qui? E se è così, puoi portarmi sul posto ?”
“Sì e sì – rispose in maniera un po’ più rilassata l’agente imperiale, senza volerlo il giovane Jedi era riuscito a farle togliere anche se solo per un istante la sua maschera di semi-perenne allegria ma in quel momento non aveva alcuna intenzione di indagare ulteriormente – e con questo sono altri due favori. Uno per avermi fatto arrabbiare e l’altro per il passaggio!”
Gli sorrise e Luke fu sollevato che la giovane donna avesse ritrovato il suo consueto modo di fare.
“Andiamo – disse lei e senza aspettare si recò all’esterno, seguita dal suo interlocutore non prima però che questi ebbe recuperato l’holocron dal tavolo. Avrebbe avuto necessità di chiedere spiegazione al Maestro Drallig riguardo tutto quello che stava vivendo in quegli istanti ma non prima di aver visitato il luogo che anelava a conoscere con tanta, ancora in parte inspiegabile, intensità.
Saliti a bordo della Cannoniera Skipray di Esme, la giovane donna ne accese i motori e partirono. La nave cominciò a dirigersi alla volta di Theed, la capitale del pianeta e l’agente imperiale la fece atterrare in un sobborgo periferico ove sorgevano numerose e imponenti costruzioni in pietra lavorata, dislocate al centro di piccoli laghi artificiali. Atterrarono vicino ad una delle più eleganti e Luke non attese: non appena il portello di uscita venne calato, si recò velocemente all’esterno, oltrepassò il laghetto di corsa mediante un raffinato ponte in pietra lavorata, per dirigersi alla volta di quello che aveva compreso essere un mausoleo.
L’edificio aveva quattro entrate, collegate alla terra ferma da altrettanti camminamenti come quello appena attraversato dal giovane apprendista; senza alcun indugio, si diresse alla volta della magnificente tomba di marmo che sorgeva al centro della struttura a cupola del monumento.
Dopo aver depositato a terra l’holocron, poggiò la mano sulla spessa lastra di pietra grigia del sepolcro e proprio come si aspettava lasciarsi andare nella Forza fu immediato e ci fu una nuova visione ad attenderlo.

Era immerso nella più profonda oscurità, con un solo piccolo spiraglio di luce dal quale provenivano delle voci soffuse e ovattate. Decise di muoversi in quella direzione; lo spiraglio divenne sempre più grande fino a quando venne abbagliato da un luce accecante. Non ci vedeva e si accorse di stare piangendo.
Senti che qualcuno, probabilmente un droide a giudicare dal suo tocco freddo, dopo averlo preso in braccio lo stava avvolgendo in un panno. Con un sforzo sovraumano, riuscì ad aprire anche se di poco gli occhi e vide che il più strano umanoide meccanico che avesse mai visto, lo stava porgendo nelle braccia di un uomo dalla barba e dai capelli rossicci che gli sembrò immediatamente familiare.
“E’ un maschio – così parlò, mostrandolo con un mezzo sorriso ad una donna sdraiata vestita di bianco e con volto dolorante. E quella donna era Padme Amidala! E lui stava vivendo quella visione nei panni di un neonato!
“Luke – disse la giovane con una voce pregna di felicità mentre il rosso lo avvicinava a lei . “Oh Luke – gli disse mentre a malapena riuscì a sfiorargli una guancia.
Un istante dopo vide il volto della ragazza contrarsi nuovamente dal dolore e la voce del droide riprendere a parlare. A seguito di un urlo disperato ed altre evidenti contrazioni, vide con i suoi occhi di creatura appena affacciatasi alla vita, che l’unita medica metallica stava tenendo tra le mani un nuovo neonato!
“E’ una femmina – disse con il medesimo sorriso di poc’anzi l’uomo che lo stava tenendo in braccio.
E la replica della partoriente fu immediata: “Leia”
Le emozioni che il giovane Jedi sentiva dentro di sé erano esplosive, aveva urgente bisogno di riflettere e di razionalizzare ma la Forza non aveva ancora finito con lui.
“Obi-Wan – sentì parlare con voce sempre più flebile la ragazza – in lui c’è ancora del buono; io lo so, so che c’è, ancora…” E la vide spegnersi, sentendo con chiarezza che stava morendo.


Lanciò un urlo e finalmente la visione cessò; si ritrovò ansimante in ginocchio a terra, cercando di prendere fiato. L’agente imperiale si era inginocchiata con lui, tenendolo stretto.
“Finalmente ti sei svegliato ! – gli disse con voce sinceramente preoccupata – eri paralizzato, in piedi e sembrava che non respirassi. Ho provato a chiamarti e a scuoterti ma non reagivi. Poi finalmente sei caduto e ho provato a sostenerti !”
Il giovane Jedi cominciò a respirare lentamente e a piani polmoni; pian piano la sensazione di soffocamento che aveva percepito cominciò a svanire ma la stessa cosa non accadde con le sue emozioni. Vedere tutte quelle verità così rapidamente lo aveva letteralmente sconvolto.
“ Grazie – riuscì a sussurrare semplicemente mentre il cuore gli batteva all’impazzata – mi dispiace averti fatto preoccupare.”
Con molta fatica, riuscì a mettersi in piedi.
“Esme, possiamo tornare a casa? Ho bisogno di … - non finì quella frase, perché percepì all’improvviso la presenza di quattro individualità relativamente potenti nella Forza a pochissima distanza da loro.
E la Grande Energia non gli stava mentendo neanche in quel frangente.


Quattro uomini fecero il loro ingresso all’interno del mausoleo, uno per ciascuna delle entrate nella struttura. Indossavano una armatura e divisa rosso cremisi e ognuno di essi stringeva nella mani una picca ad energia. Anche Esme si mise in all’erta vedendoli arrivare e istintivamente afferrò la sottile elettrostaffa che portava sulla schiena. Erano letteralmente circondati.
“Sono le Guardie dell’Imperatore – gli bisbigliò la giovane donna nell’orecchio – fai attenzione, non sono qui per parlare.”
Uno dei soldati fece un paio di passo in avanti.
“Luke Skywalker, in nome dell’Impero Galattico, ti dichiaro in arresto – dichiarò solennemente
Ancora frastornato della recente esperienza soltanto in parte onirica, il giovane Jedi non seppe pronunciare una risposta immediata.
“Uccidete la donna, lei non ci serve – ordinò a quel punto perentoriamente il militare.
Due degli uomini in rosso si mossero in contemporanea, facendo roteare le loro picche energetiche.
La ragazza sfilò l’elettrostaffa e l’attivò, guardando con preoccupazione il suo compagno.
“LUKE, SVEGLIATI! – urlò con quanto fiato aveva in gola, quasi disperata.
Facendo appello a tutte le risorse migliori e alla sue tecniche di rilassamento, l’apprendista riuscì a chetare il suo animo, richiamato da quel grido di aiuto.
Repentinamente accese la spada e prima ancora che la lama arancio si fosse materializzata, si mosse contro le due guardie.
Lasciò che la Forza scorresse dentro di lui come contro IG-100 prima e poi sul lago; prontamente Essa giunse in suo aiuto e i movimenti oggettivamente rapidi dei suoi avversari, ai suoi occhi divennero molto lenti e prevedibili. Usavano in maniera molto rudimentale la Forza e sicuramente nessuno dei due aveva avuto un addestramento personalizzato e incisivo quanto il suo.
Prontamente, scagliò due rapidi fendenti contro le picche dei due soldati ma il plasma della spada non riuscì a fonderle; evidentemente dovevano essere fatte di un materiale resistente alla lama Jedi come quelle di IG e del cacciatore di taglie Dengar.
I due provarono a contrattaccare facendo vorticare le loro armi e provando a colpire il giovane Jedi con un affondo combinato ma questi affidandosi completamente alla Sua Alleata, si piegò sulle ginocchia andando all’indietro col busto, lasciando che le punte delle due picche passassero sopra di lui. L’attacco aveva lasciato i due uomini scoperti sul fianco; probabilmente se si fossero trovati contro un qualsiasi altro avversario sprovvisto delle abilità del giovane Skywalker, avrebbero ritrovato velocemente la posizione di guardia e il combattimento sarebbe proseguito ancora a lungo. Ma contro un praticante dell’Ataru, il loro destino era segnato: con una velocità che aveva ben poco di umano, Luke scagliò altri due veloci fendenti e entrambi trovarono lo schienale delle armature, trapassandolo.
Quando l’apprendista era tornato dritto in piedi , entrambe le Guardie si erano già accasciate al suolo.

L’uomo che aveva dato gli ordini tornò a parlare con voce molto più cupa che in precedenza.
“Uccidi la donna – disse rivolto all’ultimo dei suoi subordinati rimasto in vita – ci penso io a questa feccia ribelle!”
Il ragazzo percepì subito che la possanza nella Forza dell’individuo al comando era maggiore rispetto a quella degli altri uomini in rosso.
Coraggiosamente, l’ufficiale imperiale si lanciò all’attacco con una velocità che sebbene fosse inferiore a quella che la pratica della quarta forma concedesse al giovane Jedi, non mancò di colpire positivamente il suo avversario.
Stettero lama contro lama per diversi secondi e Luke approfittò di quel momento di stallo per guardare di sfuggita come Esme se la stesse cavando contro l’altra Guardia e si accorse non senza un certo moto di sollievo che la ragazza stava tenendo testa a quello che era a tutti gli effetti anche un suo nemico, nonostante appartenessero alla stessa fazione.
Ma fu una distrazione che il graduato cremisi non gli perdonò: con tutta la forza che aveva in corpo, spinse verso il basso la lama arancio e colpì l’apprendista con la lunga elsa della picca in piena fronte, stordendolo.
Senza tregua, l’ufficiale al servizio dell’Imperatore sferrò un micidiale colpo di taglio al petto del ragazzo che solo per un soffio non riuscì a ferirlo in maniera letale: un istante prima di essere colpito era infatti riuscito a balzare all’indietro.
Del sangue cominciò a macchiargli la tuta grigia da pilota che generalmente indossava. La Guardia Imperiale assunse una posizione di difesa lasciando questa volta a lui la mossa.
“Sei un degno avversario – disse il giovane Jedi, con tono dal quale emergeva sincero rispetto – ma sei stato inviato a combattere una battaglia che non puoi vincere. E sono certo che anche tu te ne renda conto. Richiama il tuo uomo e andate via, questo è un luogo sacro. Non voglio imbrattarlo con altro sangue.”
“Meglio la morte in battaglia che il disonore del fallimento – rispose secco il graduato e come aveva fatto all’inizio dello scontro, si lanciò in salto contro il suo avversario.
Ma questa volta non ci fu alcuna sorpresa: senza attendere l’arrivo dell’attacco, Luke balzò a sua volta contro di lui. In aria avvenne lo scambio finale: ci fu un movimento di spada e subito dopo uno di picca. Quando i loro piedi toccarono il terreno, erano entrambi ancora in piedi ma uno dei due cadde subito dopo a terra.
L’apprendista si fermò a guardare per un istante il cadavere del suo oppositore prima di scoprire che Esme aveva avuto ragione dell’ultimo degli uomini in armatura. Aveva il fiatone ed era provata ma non aveva riportato ferite e un nuovo pensiero, come se già non ne avesse abbastanza, si intrufolò nella mentre del ragazzo.

“Ha sconfitto un avversario che sapeva ricorrere alla Forza! E se anche lei l’avesse dentro di se ?”

Fu solo un momento fugace, perché un colpo di blaster pesante proveniente dall’esterno centrò in pieno la parete del mausoleo alle loro spalle, provocando una crepa ben visibile.
“ARRENDETEVI, SIETE CIRCONDATI! AVETE UN MINUTO! SE NON USCIRETE, FAREMO SALTARE IN ARIA L’EDIFICIO! – urlò una voce tramite microfono.
Velocemente, si portarono di corsa ai lati dell’entrata dal quale era giunto il colpo ad energia e videro che in effetti attorno al mausoleo doveva esserci un’ intera compagnia di truppe d’assalto e un paio di camminatori AT-ST. Dovevano aver approfittato della battaglia all’interno del sepolcro per avvicinarsi senza farsi notare.
“Ti prenderanno vivo, se ti arrenderai – disse Esme a voce non troppo alta, spezzando la tensione – io invece non sarò così fortunata.”
Quanto stava avvenendo aveva ben poco senso per Luke: lui era un criminale ricercato, era vero, ma la ragazza che era con lui? Lavorava per Darth Vader e di conseguenza per l’Impero a meno che …  “Non sono al corrente della tua identità – replicò il ragazzo con tono deciso – mi consegnerò e dirò loro chi sei, così anche tu sarai salva!”
Lei lo guardò riconoscente e con una lieve tristezza dipinta sul volto.
“L’ho detto che sei adorabile – riprese a parlare offrendogli uno dei suoi consueti sorrisi – ma non permetterò che ti sacrifichi per me. Non riesci proprio a correre verso di loro e a sconfiggerli tutti quanti ?” Parlava con tono divertito ma non stava affatto scherzando.
“Io ti seguirò e ti darò tutto l’aiuto di cui sono capace; almeno, se andrà male, morirò a casa mia e li dove vengono sepolte le Regine di Naboo”
Luke la guardò quando con determinazione lei prese a fissare la schiera nemica innanzi a loro e fu allora che dovette ammettere a se stesso che ci teneva davvero a quella ragazza. Gli ricordò molto una persona, una ancora su cui non poteva riflettere se non voleva perdere del tutto la concentrazione e che pensava di amare come un ragazzo possa amare una ragazza e che invece era … sua sorella.
“Non ti costringerò ad essere salvata, se non vuoi. Ma quello sarebbe l’unico motivo per il quale potrei consegnarmi ma essendo assodato che non ti interessa – mise la lama arancio in posizione verticale davanti al suo volto, in una sorta di saluto cerimoniale – allora non interessa neanche a me. Pronta? Sfrutteremo il momento prima dell’attacco per uscire di qui e tentare di sorprenderli.”
“CINQUE SECONDI ! – sentirono la stessa voce di poc’anzi prendere la parola.
“Con te ? Sono sempre pronta a tutto – e gli sorrise ancora una volta – se riusciamo a salvarci, ti condono entrambi i favori che mi devi! E’ una promessa!”

“TEMPO SCADUTO! F … - l’ufficiale non riuscì a dare il suo comando in quanto cominciarono a piovere colpi di blaster dal cielo, proprio al centro dello schieramento imperiale.
D’istinto, Luke riuscì a fermarsi un millesimo prima di cominciare il suo attacco e a trattenere Esme dal farlo.
Alzò lo sguardo in alto e lo vide: era il Millenium Falcon! E al suo interno c’era una persona potente quanto lui nella Forza!
“Giuro, un colpo di fortuna così non l’ho mai avuto in tutta la mia vita – sentì Esme parlare con notevole sollievo – che aspettiamo? Coraggio, alla nave! Andiamo via da qui!”
La ragazza corse all’esterno e Luke la seguì ma non prima di aver recuperato l’holocron che giaceva ancora al suolo dinanzi alla tomba e di aver rivolto un sorriso mesto al feretro della madre. Gli Imperiali erano stati messi in rotta facilmente da quell’attacco assolutamente imprevedibile e nessuno disturbò la sua fuga.
Quando giunse alla Cannoniera Skipray , vide il portello aperto e i motori in accensione. Ma non salì al suo interno. Restò in attesa che il Falcon atterrasse, in maniera piuttosto grossolana c’era da dire e che qualcuno ne uscisse.
Non restò deluso.
Leia stava già per precipitarsi all’esterno, i due mezzi non erano molto distanti ma l’apprendista Jedi, confuso, non si mosse.
Lui guardò lei e lei guardo lui. La Forza era con la ragazza appena scesa dal mercantile corelliano, a quanto pare si stava addestrando anche lei. Erano così tante le rivelazioni che c’erano state in quella giornata che ormai il ragazzo non le contava più.
“LUKE! – la sentì gridare con quanto fiato aveva in gola e la vide cominciare a correre nella sua direzione.
Lui non si mosse, indeciso sul da farsi e sentì Esme comparirgli alle spalle.
“Ma che stai aspettando? Muoviti, andiamo! – tacque un istante, sicuramente si era accorta di quanto stava succedendo – quella ragazza ti sta venendo incontro. Ma non sarà mica – si sentì prendere per la spalla – la tua amata ?”
Leia si fermò più o meno a meta strada tra il Falcon e la cannoniera.
“Luke! Sono io ! – si stava sbracciando, con il chiaro intento di chiedergli di avvicinarsi – dobbiamo andarcene! Presto arriveranno altri imperiali!”
Alle sue spalle, senti l’agente imperiale emettere un lungo sospiro, impossibile dire se di sollievo o di rammarico.
“Vai da lei – gli disse tutto in un fiato – ora che la nostra copertura è saltata del tutto, io posso portarti soltanto in un luogo. Uno dove Darth Vader ci raggiungerà presto. E li mi è chiaro che ti attenderà soltanto dolore.”
Il giovane uomo si volto a guardarla, poteva percepire chiaramente il dispiacere di lei e con quanto difficoltà avesse pronunciato quelle parole.
“Ma se io vado via – le prese la mano mentre cominciò a vedere un velo di lacrime formarsi negli splendidi occhi di giada di lei – lui ti punirà. Non è uomo da perdonare il fallimento.”
“Sei così testardo – replicò la ragazza passandosi sugli occhi la mano libera – e stupido! Vai! La tua amata ti aspetta!”
Luke lanciò uno sguardo alla sua ignara sorella, aveva smesso di muovere le braccia e sebbene fosse piuttosto distante, si accorse della frustrazione e costernazione che si erano formati sul volto di lei. Forse aveva capito quanto stava per accadere.
“No, Esme – disse lui d’un fiato tornando a guardarla – affronterò qualsiasi dolore ma non permetterò che tu soffra a causa mia.”
Detto questo, afferrò l’holocron che portava con se e lo lanciò in direzione di Leia. L’altra apprendista Jedi lo prese al volo.
“Ci rivedremo. Scusami ma non posso venire con te. Corri adesso – le parlò tramite la Forza come già aveva fatto su Bespin.
Detto ciò, si diresse assieme all’agente imperiale a bordo della Cannoniera. Lei non aggiunse altro ma Luke comprese che aveva notevolmente gradito il suo generoso gesto. Esme si diresse di volata in cabina di comando, terminò l’accensione dei motori ed eseguì il decollo mentre il ragazzo si recò in infermeria per fare qualcosa per quella brutta ferita che sebbene superficiale, andava comunque curata.
Pochi minuti più tardi, sentì la nave sussultare: erano entrati in iperspazio. Mentre terminava la fasciatura, la sua mente e il suo cuore ripresero a turbinare: tutto quello che aveva scoperto aveva dell’ incredibile eppure sapeva, sentiva dentro di se che era tutto vero. Aveva finalmente svelato il mistero delle sue origini e scoperto di avere una sorella gemella, aveva visto il volto di sua madre e scoperto che lei la pensava esattamente come lui in merito ad Anakin Skywalker. Doveva riuscirci, doveva fare tutto ciò che poteva affinché Darth Vader ricordasse chi fosse veramente specialmente ora che sapeva che aveva il sostegno di colei che lo aveva messo al mondo. Lo avrebbe fatto anche per lei anzi soprattutto per lei.


Venne distratto dai suoi pensieri dall’ingresso di Esme in infermeria. Lei gli sorrideva ma il suo sorriso questa volta aveva qualcosa di diverso, non era giocoso ma denso di desiderio. Gli si avvicinò saltandogli letteralmente in braccio e lui non potette fare altro che sdraiarsi sul letto della piccola sala medica.
Lo guardò fisso negli occhi, verde contro blu, quasi trattenendo il respiro.
“Ci ho ripensato: anche se ci siamo salvati, voglio i due favori che mi devi e li voglio adesso – gli disse quasi in un sussurro.
“Il primo, resta fermo. Il secondo, concedi a questa ragazza di offrirsi a te, fosse anche solo per sdebitarsi per ciò che hai fatto oggi.”
Lui non resistette più: l’attirò a se e prese a baciarla con foga, assaporando le sua labbra profumate e la sua lingua affamata di attenzioni.
Il bacio durò per più di un minuto e quando si staccarono lui replicò.
“Ti restituirò entrambi i favori ma non lo sto facendo perché credo tu debba sdebitarti. Lo faccio perché questo è ciò che voglio, più di ogni altra cosa in questo universo.”
E i due si amarono a lungo, felici di essersi trovati, felici di essere sopravvissuti, felici di essere semplicemente insieme.

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Capitolo 26
*** Una cocente delusione ***




Capitolo 26 – Una cocente delusione


LEIA
 

Sdraiata sul sofà collocato nella stiva principale del Millenium Falcon, Leia meditava sugli ultimi avvenimenti, cercando vanamente di razionalizzarli.
Era arrivata nel sistema di Naboo, a bordo della nave pilotata da C3-PO che non era un grande pilota ma era senza dubbio migliore di lei, si erano precipitati a tutta velocità verso l’atmosfera del pianeta senza rispondere a nessun tentativo di comunicazione fatto dalle autorità locali, aveva individuato Luke tramite la Forza, lo aveva salvato da un’intera compagnia delle truppe d’assalto imperiali sparando all’impazzata con i cannoni della nave, si era messa a correre verso l’amico in quella placida pianura costeggiata di laghi e mausolei e lui …  lui l’aveva piantata in asso, andandosene con quella misteriosa ragazza che lo accompagnava e lasciandola unicamente con quel criptico messaggio telepatico e quello strano oggetto cubico poggiato sul tavolo davanti a lei.
Si mise in a sedere di scatto; non sapeva se essere arrabbiata o preoccupata ma da quel poco che aveva visto propendeva per la prima ipotesi. La giovane donna che era con Luke non lo stava obbligando in alcun modo e anzi sembrava proprio che lo stesse mandando via ma il suo miglior amico, dopo averci pensato neanche così tanto a lungo, aveva abbandonato LEI, che era corsa fin li soltanto per salvarlo e se ne era andato con una perfetta sconosciuta !

“Non può trattarmi così ! – disse a voce alta e colma di delusione rabbiosa – ho fatto tutto questo soltanto per lui! SOLTANTO PER LUI !”
Afferrò il misterioso cubo e lo lanciò con vigore contra la paratia della nave: l’oggetto rimbalzo sulla parete e atterrò con un rumore secco sul pavimento della stanza, emettendo una strana luce bluastra.
Più infastidita che incuriosita per quello strano fenomeno, la ragazza si mise in piedi contro voglia per andare a raccoglierlo e non appena lo prese in mano, ne uscì un’immagine olografica di un uomo di mezz’eta dai capelli lunghi che indossava una tunica simile a quella del Generale Kenobi.
“Salute a te, apprendista. Sono il maestro Cin Drallig, istruttore di spada e in questo holocron ho inciso tutta la mia conoscenza. In cosa posso aiutarti ?”
La frase venne pronunciata dall’immagine con voce solenne e la giovane donna non potette far altro che fissarla impietrita.
“ Devo ripeterti la domanda, apprendista? O forse non comprendi il Basic Galattico ? – la ragazza percepì una punta di sarcasmo in quelle domande ed era ancora abbastanza irritata da voler rispondere per le rime.
“Lo comprendo perfettamente e so parlare altre cinque lingue fluentemente – replicò senza indugio – ma francamente non pensavo che una semplice immagine olografica potesse perdere la pazienza tanto facilmente.”
La figura le fece uno sguardo molto severo.
“Come ti permetti, apprendista? – nulla della solennità della sua voce era andata perso – comunicami il nome del tuo precettore affinché possa raccomandargli di darti una accurata lezione di educazione.”
Alla giovane donna veniva quasi da ridere; prima l’ingratitudine di Luke e ora i rimproveri di questo strano ologramma che aveva una parvenza da essere senziente. Ma in quel preciso istante non aveva alcuna voglia di continuare con quella bizzarra conversazione. Tornò a poggiare il cubo sul tavolo e dopo pochi secondi si spense da solo.

Tornò a sedersi sul divano e decise di provare a meditare: era troppo nervosa e la cosa non le piaceva affatto. Non voleva che i Maestri Yoda e Kenobi la vedessero così disturbata emotivamente e grazie alla Forza il viaggio sarebbe stato sufficientemente lungo da permetterle di ritrovare la sua serenità. Con l’aiuto dei due mentori avrebbe poi pianificato la sua prossima mossa.
L’irritazione fu molto difficile da scacciare: a sua memoria non ricordava un momento della sua vita in cui una persona amica l’avesse trattata tanto male. Era certo di non aver fatto nulla per essersi meritata una simile indifferenza ma arrivò, a fatica, alla conclusione che continuare a rimuginarci non avrebbe portato a nulla.
 
“Avrà avuto i suoi buoni motivi – riuscì a dire fra se e se, con un sospiro, quando un familiare cicalino l’avvisò che stavano uscendo dall’iperspazio.
“Vostra Grazia – disse la voce di 3 PO all’interfono – siamo tornati nello spazio reale, nel sistema di Dagobah. Desiderate recarvi nel medesimo luogo del vostro addestramento ?”
“ Si, grazie – rispose semplicemente la giovane donna rimettendosi in piedi.
Una volta atterrati, Leia si recò all’esterno e … percepì sin da subito che qualcosa era cambiato rispetto a quando aveva lasciato il pianeta palude, neanche un giorno prima.
Si mise a correre verso la ormai familiare casupola e li ritrovò entrambi i suoi mentori, entrambi attorniati da quella singolare luminescenza attorniata di azzurro che li faceva brillare nella Forza.
“Maestro Yoda – la ragazza prese a parlare con voce bassa e molto triste,  cadendo in ginocchio – mi dispiace, io non sono stata abbastanza veloce e voi …”
Non sapeva neanche bene come finire quella frase, il fragile corpo del piccolo alieno aveva smesso di soffrire ed ora era pura luce, come il suo confratello. Avrebbe dovuta esserne contenta e invece si sentì ancora una volta abbandonata.
“… e anche voi mi avete lasciato sola – disse, buttando fuori quello che pensava. Un velo di lacrime le rigò il volto. Anche se avevano passato poco tempo insieme, si era molto legata all’anziano Jedi e vederlo non più nel mondo dei vivi aveva inficiato di colpo l’efficacia della meditazione fatta sulla nave.
“Luke non ha voluto seguirmi – continuò a sfogarsi, asciugandosi con una manica del vestito gli occhi – tutto quello che ho fatto è stato inutile. Non ha voluto il mio supporto, a malapena mi ha salutato e se ne è andato. Ho bisogno del vostro aiuto, maestri. Vi prego ditemi, cos’altro posso fare ?”
“Disperarti, tu non devi – replicò Yoda – meglio, molto meglio di prima io sto.”
Le fece uno dei suoi soliti sorrisetti al che Leia riuscì a ritrovare un po’ di coraggio.
“ E siamo più che certi che Luke avrà presto bisogno del tuo aiuto – disse Kenobi con la sua consueta tranquillità – presto entrambi verrete messi alla prova in una maniera inimmaginabile e purtroppo né io ne il maestro potremo interferire.”
La sicurezza con la quale lo spettro dell’umano pronunciava quelle parole servirono a scuoterla del tutto. Si rimise in piedi; avevano ragione, doveva restare vigile e pronta. Lo sconforto non avrebbe aiutato nessuno.
“Figliola – Kenobi riprese a parlare – è arrivato il momento di dirti la verità circa le tue origini. Non possiamo più aspettare, forse riusciremo a manifestarci ancora una singola volta a te a Luke ma ormai la Forza ci reclama a se e non possiamo garantirti che ci riusciremo. La notizia che stai per udire sarà terribile per le tue orecchie ma devi essere forte e seppellire in profondità il tuo dolore. Sei pronta ?”
Leia percepì appieno l’importanza di quel momento, la vicinanza dei due mentori le aveva restituito tutta la sua sicurezza.
“Sono pronta – rispose semplicemente.
“Ti dissi che tu e Luke siete accomunati da un comune destino e oltre a questo c’è altro che vi rende vicini, molto vicini.”
La ragazza deglutì, il momento era finalmente giunto.
“Siete fratelli, gemelli per la precisione – lo spettro fece una breve pausa – i vostri genitori sono o meglio erano Padme Amidala, regina e poi senatrice di Naboo e Anakin  Skywalker, cavaliere Jedi e eroe della guerra dei Cloni.”
La rivelazione la  colpì come uno schiaffo in pieno volto; e se ci pensava bene, quello rispondeva ad un importante interrogativo. Quante volte si era chiesta come mai avesse trovato nel biondo contadino di Tatooine un amico con tantà rapidità e al contempo con tanta profondità, come mai le era accaduto in precedenza. Si era spesso chiesta se ci fosse un perché a un tale istintivo legame e la risposta a quella domanda era finalmente arrivata.
“Ma non è terribile, maestro Kenobi … anzi, è meraviglioso. Sono davvero felice per aver fatto questa scoperta. Vi ringrazio ! – parlò con voce piena di speranza e gioia ma guardando lo sguardo dell’anziano umano si accorse che non aveva ancora finito.
“ Anakin Skywalker, sedotto dal potere dell’Imperatore Palpatine, anche conosciuto come Darth Sidius, Maestro e Signore dei Sith, tradì i suoi confratelli, portandoci alla semi estinzione e … divenne Darth Vader.”
E quello fu come ricevere una serie di frustate. Anzi, probabilmente sopportarle sul suo corpo avrebbe fatto meno male che subirle nel proprio animo come era appena accaduto. L'Esecutore dell'Imperatore, colui che l'aveva torturata a bordo della Morte Nera, che aveva assistito impassibile alla distruzione di Alderaan e che aveva compiuto infinti misfatti agli ordini del suo padrone era il suo vero genitore! La spina dorsale parve diventarle di ghiaccio e le mancò per un istante il respiro ma non cedette.
“Luke non era d’accordo con noi nel volerlo eliminare, per questo si è allontanato. Gli abbiamo fatto credere che Anakin e Vader fossero due persone diverse e che la seconda avesse assassinato la prima. Ma lui ha saputo comunque la verità e per bocca di vostro padre, per giunta.”
Assorbì anche quella tragica notizia e quello spiegava ancora una volta molte cose, tra le quali probabilmente anche la decisione del biondo guerriero di andarsene con quella donna e il suo turbamento a bordo della nave ospedale subito dopo i fatti di Cloud City, quando aveva cercato conforto tra le braccia della sorella. Ma non se la sentiva di accusare i due Jedi di essere stati dei crudeli manipolatori, avevano anzi cercato da un certo punto di vista di proteggere Luke da una verità che difficilmente avrebbe tollerato, conoscendo la sua grande emotività.
“Riteniamo che provi pietà per lui e che voglia aiutarlo a lasciare l’oscurità, un proposito estremamente nobile ma pericolosissimo. Ciò nonostante, chiediamo a te perdono per aver perpetrato quest’inganno affinché tu possa comunicarlo a Luke quando vi rincontrerete.”
Lo spettro aveva finito con quanto aveva da dire e la sua immagine prese a sbiadire mentre la giovane donna lo guardava emozionata e riconoscente per quanto avevano fatto per lei e per averle dato un nuovo scopo: sostenere il suo nobile fratello nella redenzione del padre. Non condivideva pienamente quella sua decisione, troppo era il male che l'uomo nella nera armatura aveva inflitto in tutta la galassia per meritare tanta compassione ma se Luke credeva in quella possibilità, allora lo avrebbe fatto anche lei. Si fidava ciecamente di lui e lo avrebbe dimostrato anche in quella difficile circostanza.
“La Forza ci reclama, Leia – disse mentre le parole che pronunciava si facevano via via più distanti – siate non soltanto i nostri eredi ma anche i fondatori di un nuovo ordine Jedi.”
La ragazza allungò una mano verso Kenobi come se potesse impedire alla figura di dissolversi e quando ciò avvenne, volse il suo sguardo su Yoda.
“Alla Forza Vivente sempre fedeli, essere dovrete. A istituzioni, no. A leader politici, no. Solo alla Forza e a voi stessi.”

E anche il piccolo alieno svanì, con il suo sorrisetto allegro come ultimo ricordo per Leia.
La ragazza lanciò un’occhiata alla casupola e al luogo dove si era addestrata anche se per poco tempo. Quel posto le sarebbe mancato e quello sarebbe stato l’ultima volta che lo avrebbe visto, se mai fosse tornata su Dagobah; presto o tardi la palude l’avrebbe reclamato, sommergendolo.
Si recò all’interno della magione; c’era qualcosa che voleva portare con se come ricordo di quel posto. Raccolse il bastone di Yoda, poco distante dal lettino ancora caldo che l’anziano mentore aveva utilizzato fino a pochissimo tempo prima. Spense le luci della casupola per l’ultima volta e si allontanò, senza mai voltarsi indietro, alla volta del Falcon. Non avrebbe pianto, non era più il caso.
Una volta rientrata sulla nave, si diresse spedita in cabina di comando dove trovò il fidato droide dorato.
“ Allontaniamoci 3-PO – disse decisa all’umanoide metallico – quando saremo fuori dall’atmosfera comunicheremo con il QG dell’Alleanza.
“Subito, Vostra Grazia – il protocollare sembrava ben lieto di potersi allontanare dal pianeta palude – prego, sedetevi. Partiremo immediatamente.”
E così fecero.
Lasciatisi alle spalle Dagobah, la ragazza accese l’holoproiettore facendo attivare al suo fidato aiutante tutti i sistemi di protezione e di decriptazione delle comunicazioni del Falcon, che non erano pochi.
Dopo un paio di tentativi andati a vuoto, comparve davanti alla giovane donna l’immagine del Cancelliere Mon Mothma.
“Leia ! – disse la donna con un tono quasi materno – come procede il tuo addestramento Jedi ?”
“Per ora è sospeso, Cancelliere. Desidero continuarlo in un luogo dove posso rendermi più utile, con il vostro permesso.”
“Concesso, mia cara – il leader dell’Alleanza le era molto affezionata e la cosa era reciproca e in privato osavano prendersi reciproche confidenze l’una con l’altra – desideri rientrare nel tuo ruolo di Ministro di Stato? Il tuo sostituto, l’ex Generale Rieekan, è un collaboratore più che valido. Ma è pur sempre un uomo e ci sono limiti che non riesce a superare.”
Leia sorrise a quel moto di spirito.
“No, voglio tornare a servire senza un incarico ufficiale ed essere semplicemente me stessa: una principessa di un pianeta distrutto che possa dare l’esempio sul campo di battaglia.”
Questa volta fu il Cancelliere a sorridere.
“Non sei stata lontana per molto tempo, ragazza mia, ma mi sei mancata molto. Puoi dirigerti su Kashyyyk, li stanno convergendo tutte le nostre forze a supporto degli Wookie.”
Leia venne colta di sorpresa a quella notizia.
“Gli Wookie sono insorti? E noi li sosteniamo con tutte le nostre forze? Ma quindi…”
“Esatto, mia cara – replicò seria Mon Mothma – il momento è giunto. L’Impero ci ha sfidati e noi rispondiamo. Sarà la più grande battaglia dall’inizio della Guerra Civile Galattica, da quattro anni a questa parte. Ti sto già inviando copia di un discorso pubblico fatto dall’Imperatore a reti unificate. Ascoltalo con attenzione.”
La ragazza si sentì più determinata che mai a quelle parole.
“Ascolterò la registrazione durante il viaggio, grazie mille Cancelliere.”
“Grazie a te, Leia. Che la Forza sia con te!”

Chiusa la comunicazione, la giovane donna ascoltò il messaggio lasciato da Palpatine. Se ancora dentro di lei ci fosse stata la minima oncia di dubbio, le parole pronunciate da quell’essere corrotto e viscido l’ avrebbero definitivamente spazzata via. Ma così già non era più da quando era tornata al bordo del Falcon.
Ordinò a 3PO di portare la nave in iperspazio e tornò a sedersi sul sofà nella stiva principale, riflettendo sul da farsi: molti pensieri le sovvennero ma quello ritenne più importante era come fare ad essere di supporto al suo appena scoperto gemello. Sicuramente Darth Vader sarebbe stato presente in quella battaglia e quello significava che probabilmente Luke sarebbe stato in sua compagnia: se conosceva abbastanza bene il suo impavido consanguineo, sapeva che avrebbe fatto di tutto per provare a salvare loro padre. Improbabile però che la ragazza riuscisse ad incontrarlo, ci sarebbero state decine di migliaia di soldati in mezzo a loro. Si chiese pertanto se esistesse una tecnica della Forza tramite la quale potesse essere più vicina al suo coraggioso gemello e d’istinto gli occhi le caddero sul misterioso oggetto, immoto sul tavolo.
Lo attivò come aveva fatto poco tempo prima ed ecco comparire la sagoma del Maestro Jedi.
“Ah sei tu, insolente – a quanto pare l’ologramma conservava i ricordi delle persone con le quali colloquiava – sei pronta a chiedere scusa ?”
“Vi chiedo scusa, Maestro Drallig. Sono stata sciocca e precipitosa – replicò la ragazza sinceramente pentita - vi chiedo di aiutarmi ed è una richiesta di una certa urgenza.”
“Scuse accettate – rispose serafico l’uomo – quanto alla richiesta urgente, dimmi pure.”
“Esiste un sistema in cui uno Jedi può essere di supporto ad un altro, senza essere fisicamente presente ? Affinché, se è possibile, lo possa sostenere e incoraggiare ?”
“Certo che esiste, ragazza – replicò con la medesima tranquillità di poc’anzi l’immagine – è una tecnica conosciuta come Meditazione da Battaglia. La Forza che è in te viene trasmessa in parte ad un altro individuo potente nella Grande Energia; in questo modo, il soggetto ricevente riesce ad essere più efficace in combattimento. Ma devo avvisarti; è una capacità che richiede una certa predisposizione per essere appresa, oltre che un rigidissimo allenamento. Sei pronta a metterti alla prova ?”
“Anche subito, Maestro. Cominciamo immediatamente.”
“Il tuo primo esercizio consisterà nell’ottenere una meditazione pressoché perfetta: prima di poter concedere una parte del tuo potere ad un altro, devi imparare a sentirlo dentro di te alla perfezione – disse l’immagine olografica.
“Procedo immediatamente – Leia era piuttosto abile nella meditazione, come le aveva detto Yoda e questo non mancò di farla gioire.
Stette tutto il tempo del viaggio in iperspazio concentrata su se stessa, abbracciando il manto stellato attraverso le luci dell’iperspazio. La Forza era con lei solo che questa volta si mosse alla più dettagliata conoscenza di quell’universo che era dentro di lei: voleva conoscerne ogni singola particella e atomo, nulla le doveva essere sconosciuto.
Mai prima d’ora si era immersa così tanto in profondità nelle vastità della Forza e non si accorse minimamente di aver perso qualunque cognizione dello spazio e del tempo.
Il suo risveglio fu brusco ma molto dolce, non avrebbe potuto desiderarne uno migliore.
Un uomo, il suo uomo, inconfondibile per l’odore che emanava, l’aveva abbracciata con vigore distogliendola dalla meditazione. Tanto era l’impeto con la quale l’aveva stretta che l’aveva praticamente fatta mettere in piedi , da seduta che era. Senza praticamente accorgersene, aveva meditato per diverse ore.
“Dimmi che non sei sparita per punirmi per come ti ho risposto su Bespin e ti crederò – le disse lui con il suo consueto tono insolente e lei non potette fare a meno di sorridere.
“Proprio così – gli rispose – e non azzardarti mai più a rispondere in quella maniera orrenda quando ti dico che ti amo.”
“Promesso, promesso – le sussurro per poi baciarla. Un bacio che entrambi agognavano da tempo, visto come era stati brutalmente interrotti dalle truppe d’assalto imperiali l’ultima volta che erano stati così tanto vicini.
Quando si distaccarono, lei riprese a parlare.
“Mi sei mancato, Han – disse lei felice, facendolo sedere con se sul divano – tanto che non riesco ad esprimerlo.”
“Non più di quanto tu sia mancata a me – gli rispose lui ghignando – al mio risveglio era sparita. Per poco non accoppavo Lando quando me lo sono trovato davanti! Ma ora sei qui e questo è ciò che conta.”
“Dovevo essere lì per aiutarti e per dirti che … - fece cadere la frase, mordendosi la lingua. Non voleva certamente ricordargli di Chewie in un momento felice come quello.
“Shhh, non ti preoccupare di questo – replicò lui prendendole le mani – piuttosto, ma che diamine stavi facendo prima? Quando 3 PO ha chiesto il permesso di atterrare, mi stava venendo un colpo. Poi mi ha spiegato che era tutto a posto e che eri come addormentata.”
“Più o meno, Han – la ragazza sospirò – ci sono tantissime cose che devo dirti ma dimmi, hai il tempo per ascoltarmi?” Sentiva chiaramente la concitazione presente nell'animo dell'uomo.
“Temo di no. Non so se hai saputo la notizia ma mi hanno fatto Generale e mi hanno affidato il comando delle forze di terra di Kashyyyk! Ma ti rendi conto? Tutti vogliono parlare con me e si affidano a me. Non sto avendo un istante di respiro!”
“No, non lo sapevo – evidentemente Mon Mothma aveva preferito che lo scoprisse in autonomia e quella notizia la rese ancora più fiera dell’uomo che aveva scelto come suo compagno - allora sarò breve: devo allontanarmi in un luogo non troppo lontano dalla prossima battaglia ma abbastanza sicuro per continuare ad … addestrarmi.”
“Addestrarti ? E a fare cosa ? – rispose il corelliano sconcertato
“Mi sto addestrando come Jedi, Han. Proprio come sta facendo Luke – rispose lei, sperando di non confonderlo troppo.
“Anche tu con queste manie di grandezza? Ma per favore! – disse sarcastico poi si accorse dal volto della sua amata che non stava affatto scherzando e cambiò tono – c’è veramente tanto che devi spiegarmi e alla prima occasione utile verrò da te, allora. Ti affiderò una scorta che ti possa condurre in un luogo ideale per continuare con … qualunque cosa tu stia facendo.”
“Grazie – disse lei riconoscente – così finalmente potrò vedere Kashyyyk!”
“Non che ti sia persa molto: tanti alberi, verde, bestie feroci e tantissimi Wookie. Vieni a vedere.”
Si recarono uno al fianco dell’altra verso l’esterno e li vide uno dei posti più incantevoli che avesse mai visto in tutti i suoi numerosi viaggi diplomatici: alberi magnificenti che svettavano verso l’alto rigogliosi e possenti per decine di metri, prateria di erba verde incontaminata e come aveva detto Han, tantissimi Wookie.
Si trovavano al centro di una struttura che doveva essere stata una base imperiale a giudicare dalla muratura e dalle torrette di guardia standardizzate.
“E a proposito di Luke – disse il corelliano all’improvviso, irrigidendosi – so che ha lasciato la flotta poco prima che cominciaste il mio salvataggio. Credevo che il ragazzo ci tenesse un po’ di più a me ma come si dice, così è la vita.”
“ Ti sbagli, Han – le rispose la ragazza, un po’ rattristita – l’Alleanza ha bisogno di uno Jedi ben addestrato e al nostro … amico è stato ordinato non appena si fosse ripreso dalla grave ferita che aveva subito su Cloud City di riprendere immediatamente il suo incarico.”
Leia deglutì, preparandosi mentalmente a continuare con quella menzogna.
“Lui avrebbe voluto esserci ma sai come è fatto, ligio al dovere. L’ho tranquillizzato dicendo che non doveva preoccuparsi e che ci avrei pensato io con l’aiuto di Lando e di … - si fermò appena in tempo – e dei Bothan.”
Il corelliano scosse la testa, ancora contrariato.
“Io avrei disobbedito a quell’ordine per lui – concluse – comunque poche ore prima del tuo arrivo, è giunto anche qui il caccia Ala X del nostro eroe solo che a pilotarlo è stato R2 senza il suo proprietario.”
L’ex contrabbandiere si voltò a guardare la ragazza all’improvviso.
“Vedo che questa notizia non ti sorprende né ti meraviglia più di tanto. Comunque, se vuoi saperlo, il droide mi ha detto che Luke è al sicuro, che non aveva più bisogno della sua nave e che è stato lui ad ordinargli di venire qui. Ho provato a chiedergli altro ma è stato insolitamente poco loquace come se – fissò la giovane donna profondamente e con uno sguardo molto serio – volesse nascondermi qualcosa.”
La ragazza sospirò, un po’ troppo stanca di continuare a mentire.
“Ti dirò tutto quando verrai a trovarmi – gli rispose semplicemente.
“Cercherò di liberarmi quanto prima allora. Ora scusami, devo proprio andare. Troverai la tua scorta all’ingresso sud.”
E se ne andò, piuttosto infastidito.
La giovane donna lo guardò mesta mentre si allontanava e fece come gli era stato detto.

   

Giunta alla porta sud della fortezza, restò in attesa e di li a poco venne raggiunta da un curioso quanto ingegnoso mezzo di trasporto: sembrava uno di quegli antichi trabiccoli volanti che un tempo venivano chiamati elicotteri prima che gli airspeeder li soppiantassero secoli or sono. Alla sua guida c’erano due Wookie, uno decisamente gigantesco, l’altro doveva avere più o meno l’altezza di Han.
Fu quello di altezza più modesta a prendere la parola, il suo ruggito era più gentile di quello di Chewie ma era al contempo molto deciso. Le disse che il suo nome era Florral, figlia di Salporin e che l’altro al suo fianco era Jakarro, figlio di Groznik, nonché suo marito e che avrebbero avuto l’onore di essere la sua scorta in un posto tranquillo non molto lontano dalla base.

“A quanto pare in questa famiglia è la donna che comanda, mi chiedo se sia lo stesso per tutti gli Wookie – pensò Leia con un mezzo sorriso mentre si accomodava sul trasporto.

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Capitolo 27
*** Una importante decisione ***




Capitolo 27 - Una importante decisione

 
HAN
 

“Sei proprio sicuro che debba occuparmi ANCHE di questo, Comandante Carlissian ? – la voce del Generale Solo era piena di sarcasmo e fastidio.
“Temo proprio di sì, signore – rispose il suo vice, con uno dei suo soliti e larghissimi sorrisi, canzonandolo lievemente – anche questo fa parte dei tuoi doveri come eroe e liberatore di Kashyyyk. Non c’è un solo soldato, meccanico o pilota dell’Alleanza che non sappia il tuo nome adesso e la tua personale approvazione su un paio di questi manifesti per la propaganda non farà che aumentare l’arruolamento di volontari nelle nostre fila. O almeno così dice l’Ammiraglio Ackbar.”
 
“Volontari – pensò tra se e se il corelliano pensando a quello che era accaduto da che avevano dato il loro supporto agli Wookie.
I Bothan si erano dati un bel da fare nel diffondere la notizia della “gloriosa vittoria” riportata dall’Alleanza e nel far accettare che il proclama fatto poco dopo il termine dello scontro da Palpatine evidenziasse il suo timore circa l’ eventuale sconfitta finale nella guerra, visto che non faceva un’uscita pubblica da più di quattro anni. I centri di reclutamento della Ribellione erano letteralmente esplosi per numero di adesioni e considerando poi che nella maggior parte dei casi si trattava di luoghi clandestini e ricercatissimi da parte dell’autorità Imperiali, il corelliano riusciva a malapena ad immagine il pandemonio che stavano vivendo in quei giorni i reclutatori, i quali già normalmente svolgevano uno degli incarichi più pericolosi in assoluto all’interno dell’Alleanza, figurarsi in quelle condizioni particolari!
Molti di questi volontari a cui Lando aveva fatto riferimento erano giunti su Kashyyyk con mezzi personali oppure addirittura con navi a noleggio che molto probabilmente giammai avrebbero restituito; sembrava insomma che il servizio di propaganda alleato avesse trasformato le parole dell’Imperatore nelle sua più grande gaffe e che tutto quel supporto in aumento fosse da attribuire soprattutto al più grande nemico della causa della libertà per le genti della galassia e solo in seconda battuta alla vittoria ottenuta.
Il tocco finale doveva essere uno di quei manifesti e i Bothan, con la sicura complicità di Kev’Lya, il comandante della base segreta di Ord Mantell che tanto aveva fatto per la liberazione di Han, avevano chiesto tramite la mediazione dell’Ammiraglio, un parere personale al corelliano, ormai diventato a tutti gli effetti il più conosciuto eroe dell’Alleanza.
Rassegnatosi a svolgere quell’ennesima incombenza, il Generale parlò a denti stretti.
“D’accordo, d’accordo! Ma sarai tu a ricevere ed accogliere l’ultimo arrivo di volenterosi mocciosi ansiosi di farsi ammazzare per un secondo di gloria! Se rivedo un altro di quei ragazzini che mi dice che conosce tutte le mie avventure e che vuole diventare come me, giuro che mi metto ad urlare!”
Lando cominciò a ridere.
“Vorrei averlo io un decimo della tua popolarità! Specie con le giovani volontarie!”
Han lo guardò torvo.
“Va bene, lo farò io – replicò sbuffando Carlissian a quell’occhiataccia, porgendogli un datapad – ecco qui le scansioni dei manifesti. Scegline due e in meno che non si dica saranno conosciuti e diffusi in tutta l’Holonet da qui al Centro Imperiale.”
Il corelliano prese a guardarli, erano tutti abbastanza interessanti ma non gli fu difficile fare la sua scelta.

                  

“Il primo e il terzo – asserì dopo una manciata di secondi, restituendo il pad al suo interlocutore – a proposito dell’Ammiraglio, sappiamo quando arriverà finalmente ? Tarfull, il Grande Unificatore, me lo chiede almeno una volta all’ora.”
“Radunare tutta la flotta dell’Alleanza non deve essere uno scherzo – fece Lando, tornando completamente serio – vedrai che sarà qui presto.”
“Lo spero bene – rispose il Generale – sono due settimane che siamo qui e agli Wookie non bastano più migliaia di ragazzi male armati che arrivano alla spicciolata. Vogliono navi, mezzi terrestri, armi e soldati esperti.”
“Arriveranno – il giocatore fece un elegante inchino accompagnandolo con un nuovo sorrisetto – vado a fare servizio di accoglienza, come mi hai chiesto e se qualcuno domanderà di te, risponderò che sei indisposto.”
“Grazie mille – Han si stravaccò nella elegante poltrona che un tempo apparteneva al governatore imperiale del luogo – credo che ne approfitterò per andare a trovare Leia. Dovevo farlo giorni fa e invece …”
“Non mi dire che sei ancora arrabbiato con lei perché credi che ti abbia tenuto nascoste delle cose sul conto di Luke – nel tono dell’ex amministratore di Cloud City era evidente una lieve nota di rimprovero – vai a parlarle, sono certo che vi chiarirete in poco tempo.”
Il Generale non aggiunse nulla e il suo vice uscì dall’ufficio, anch’esso in passato proprietà del Moff Tolruck.
Aveva pensato molto spesso alla sua amata in quei giorni e aveva la strana sensazione che gli stesse nascondendo qualcosa in merito al giovane Skywalker; non lo aveva del tutto convinto con quella storiella degli ordini superiori e inoltre era evidente che sapesse del perché il caccia Ala X del loro amico fosse giunto pilotato da R2D2 e senza di lui.
Ci si era arrovellato inutilmente su quel dubbio, senza trovare alcuna risposta e un po’ per il grande numero di impegni e un po’ per orgoglio non aveva raggiunto Leia prima, sperando in una sua chiamata in cui gli chiedesse magari di raggiungerla.
Ma la principessa del suo cuore non lo aveva contattato e lui era rimasto a cuocersi inutilmente nel suo brodo. Adesso però sarebbe andato da lei e avrebbe messo fine al suo tormento, accantonando la sua testardaggine e sottraendosi anche se solo per poco ai suoi doveri. Dopotutto c’era Lando a sostituirlo.

Si allontanò non visto, usando una porta di servizio secondaria che dava sull’esterno e si recò nella rimessa delle speeder-bike. Si avvicinò ad una e stava già per accenderla, ringraziando la sua buona stella e il passo felpato di cui era dotato, quando udì una voce alle sue spalle.
“Generale Solo! – una voce femminile e decisamente giovanile, era la prima volta che la sentiva.

“Adesso mi pedinano addirittura!”


Si voltò per vedere chi aveva parlato e si trovò davanti una ragazza twi-lek dalla pelle verde che lo guardava con i suoi occhi dello stesso colore seppure appena più scuri, pieni di speranza e di gioia. Per un istante gli ricordò quella povera ballerina che era morta nel palazzo di Jabba e per la quale non aveva potuto fare nulla.
“Lo dicevo che era lei! Mi scusi se l’ho seguita, ho visto che usciva in tutta fretta dal suo ufficio e l’ho seguita. Che emozione incontrarla di persona!”
Han sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
“Scusami ragazza, ma sono occupato. Puoi parlare con il comandante Carlissian, lui ti dirà dove potrai trovare un alloggio e un pasto caldo. Devo scappare.”
La giovane aliena gli disse qualcos’altro ma lui non l’ascoltò nemmeno, accese i motori della moto e partì a tutta velocità, fiondandosi fuori dalla base e dirigendosi alla volta del luogo dove Leia si stava tenendo occupata.
Raggiunse facilmente il posto: una piccola radura con un altrettanto piccolo ruscello che l’attraversava, circondata e tenuta ben nascosta dai mastodontici alberi wrooshyr. I due wookie di guardia misero prontamente mano alle loro armi quando videro arrivare lo speeder-bike ma quanto riconobbero chi lo pilotava si tranquillizzarono.

La ragazza stava meditando nei pressi del corso d’acqua, aveva gli occhi chiusi e pareva completamente isolata dal mondo. Poco distante erano state montate due tende da campo piuttosto spaziose. Han arrivò vicino alla principessa con il suo mezzo e poi fece qualche passo a piedi; quando fu al cospetto della donna che amava, le poggiò delicatamente una mano sulle spalla e lei riaprì gli occhi con un sorriso.
“Finalmente hai trovato un po’ di tempo – gli disse – sai quanto mi hai fatto aspettare ?”
“Due settimane, certo che lo so – si grattò la testa lievemente imbarazzato – scusami, ma ho avuto davvero moltissimo da fare. Non hai idea di quello che sta succedendo alla base. Sembra che tutta la galassia si stia coalizzando contro l’Impero e la parte principale l’ha fatta il vecchio bastardo che siede sul trono di Coruscant!”
Leia rise delicatamente e mentre la vedeva ridere si rese sempre più conto di quanto fosse innamorato di lei.
“Allora dimmi – parlò a seguito di un lieve sospiro – ora hai tempo per ascoltarmi ?”
“Si – ribatté lui – e spero anche che potremmo passare del tempo insieme, magari nella tua tenda.”
Schietto e diretto come sempre. Lei arrossì lievemente.
“Questo naturalmente solo se puoi sottrarre del tempo al tuo … addestramento, s’intende.”
“Ma certo che posso – gli disse abbracciandolo –  è ciò che vorrei di più, siamo stati separati per così tanto tempo e ora c’è una difficile battaglia che incombe su di noi.”
“Stavo pensando alla stessa cosa – rispose lui con dolcezza – e si sa che durante una battaglia può succedere di tutto. Se dovrò andarmene, vorrei portare con me almeno un bel ricordo. Uno MOLTO bello, voglio dire.”
Leia lo guardò con aria più che interessata.
“Con cosa preferisci cominciare allora, con il bel ricordo o con le spiegazioni ?”
Han comprese subito dallo sguardo della giovane donna che era più che pronta ad entrambe le evenienze e ne fu più che lieto; fece dunque la sua scelta.
“Prima mi tolgo questi pensieri dalla testa e meglio è. Raccontami tutto.”
Leggermente delusa, la ragazza cominciò a parlare.
“Quello che sto per dirti potrà sembrarti incredibile e darti molto fastidio, addirittura farti infuriare – si grattò la fronte con un certo nervosismo – sei pronto?
 
 
“Comincio a pensare di aver fatto la scelta sbagliata.”
 
“Avanti, prometto di non arrabbiarmi – le rispose con un sorriso incoraggiante.
“Io … vorrei che comprendessi che ho molta difficoltà a dirti tutto questo. Sono stata tentata di rimandare alla fine di tutto quello che sta per accaderci, questo discorso ma poi ho deciso che meriti di sapere, anche se potrà essere doloroso – lei lo guardò e vide nei suoi occhi qualcosa che non si aspettava di vedere.

“Per tutti i gundark, ha paura di parlare! Ma cosa dovrà mai dirmi?”

“Coraggio – le prese la mano – quanto hai da rivelarmi è davvero così terribile ?”
“Comincerò dall’inizio – la ragazza prese fiato – ho fatto diverse scoperte, e non ce ne è una meno scioccante dell’altra. Ecco la prima: Han, io e Luke siamo – fece una pausa – fratelli, gemelli a dirla tutta. Abbiamo la stessa madre e lo stesso padre.”
Il corelliano spalancò gli occhi e la bocca, capì immediatamente la donna che amava non stesse scherzando.
“Non dire nulla, ti prego – continuò lei – se mi fermassi, non se riuscirei a riprendere. Finalmente ho scoperto l’identità dei miei veri genitori, mia madre è stata una regina e una senatrice del remoto pianeta di Naboo. Mio padre era Anakin Skywalker, uno Jedi. Lei è morta da tempo, mio padre invece … è ancora vivo.”

Leia sembrò avere un piccolo mancamento a quel punto ma lui la sorresse, continuando a restare in silenzio come gli aveva chiesto di fare.
“ Da qualche anno, ha un nome diverso. Uno che anche tu conosci molto bene e che è …”
Deglutì a fatica e Han potette sentire tutta la tensione che provava la ragazza a fargli quella confidenza.

“Darth Vader”

Quando sentì quel nome, l’intero corpo dell’ex-contrabbandiere divenne un blocco di marmo, rigido e freddo. E prima ancora che potesse decidere come reagire a quella notizia, Leia disse qualcos’altro.
“Luke non è tornato con il suo caccia perché desidera salvarlo, perché crede che in lui ci sia ancora qualcosa di buono.”
Sentite quelle ultime parole, il generale lasciò andare di scatto le mani della ragazza, fissando a terra.
“ Ti prego, guardami – la principessa provò a sfiorargli la guancia ma lui si ritrasse.
Era furioso, aveva voglia di sparare a qualcosa o meglio ancora di distruggerla con le sue stesse mani.
Voltò le spalle alla donna, cercando di respirare con molta fatica, il volto gli stava diventando paonazzo per la rabbia.
“Han – sentì le mani di lei poggiarsi sulle sue spalle – ti prego, io …”
E scoprì che quel tocco che fino a pochi istanti prima aveva cercato e desiderato con tanto ardore, ora invece gli dava ribrezzo.
Avanzò con determinazione verso la speeder-bike e ne salì su. Vide con uno sguardo fugace che gli occhi di Leia erano pieni di lacrime.
“Per chi stai piangendo, principessa – disse lui con voce fredda e tagliente – per me, per il fratello morto per salvarmi da una situazione in cui il tuo genitore ci ha messo o per il tuo di fratello che anziché pensare ad aiutare degli amici che hanno sempre fatto lo stesso con lui, decide di sprecare tempo con il peggiore assassino che questa galassia abbia mai partorito ?”
“Han – parlò singhiozzando lei – non andartene, vieni, resta con me.”
“Restare con te ? – sbuffò l’ex-contrabbandiere – e per quale motivo? Scusami ma ho di meglio da fare, come ad esempio fare tutto ciò che posso per vincere la battaglia che ci aspetta.”
Se fosse rimasto li avrebbe solo peggiorato una situazione già abbastanza grave e se ne rendeva perfettamente conto. Aveva bisogno di allontanarsi da li e sbollentare la sua rabbia. Poi avrebbe deciso cosa farsene di quelle notizie.
Non aggiunse altro, accese il mezzo e se ne andò, ignorando le altre parole che la giovane donna gli rivolse.

Tornò più in fretta che potette alla base e quando fu all’interno della struttura, si diresse verso il suo ufficio lasciato da meno di un’ora e per poco non andò a sbattere contro Lando, tanto che camminava immerso nella sua frustrazione.
“Ehi ! – l’amico lo bloccò appena in tempo per le spalle – che diamine ci fai qui? Ti avevo detto che ci avrei pensato io.”
“Non ne parliamo nel corridoio – disse il corelliano evitando di guardarlo negli occhi e procedendo in direzione della sua meta e costringendo l’altro a seguirlo.
Quando furono all’interno della stanza, il giocatore ebbe l’accortezza di chiudere la porta e le tendine in modo tale da far comprendere il meno possibile a qualunque curioso quello che sarebbe avvenuto di li a poco.

“ E’ TUTTO UNA FOTTUTISSIMA MERDA ! – gridò – NON C’è NULLA, ASSOLUTAMENTE NULLA CHE NON SIA STATO CORROTTO DA QUESTA MALEDETTA GUERRA!”
Lando lasciò che si sfogasse e che si accomodasse ancora una volta sulla poltrona del Moff. L’ex-contrabbandiere chiuse gli occhi e cominciò a massaggiarsi nervosamente le tempie.
“Non startene li impalato ! – disse poi abbassando solo un po’ la voce – siediti e servi da bere per tutti e due. Voglio del bourbon di Coruscant!”
L’ex amministratore di Cloud City si avvicinò alla rifornita teca di bevande alcoliche del governatore imperiale e prese la bottiglia di vetro richiesta dal suo amico, assieme a due bicchieri. Una volta averli poggiati sulla scrivania antistante la poltrona dove era seduto l’ex-contrabbandiere, prese a riempirli.
Han aspettò che il suo fosse pieno fino all’orlo prima di fare cenno a Lando di fermarsi e poi lo bevve tutto d’un fiato. Il giocatore invece se ne versò una scarsa metà e prese a sorseggiare lentamente.
“Ora vuoi dirmi cosa è successo ? – domandò finalmente il vice.
Il generale respirò profondamente prima di rispondere.
“Leia – deglutì a fatica, parlando con voce roca – il problema è Leia. Mi ha – rifletté per qualche secondo per trovare la parola giusta da usare – fatto delle rivelazioni sul suo passato che mi hanno … lasciato molto amareggiato.”
“Non puoi essere più specifico? – chiese dubbioso il giocatore.
“No, meglio di no – sbuffò – ma pensa alla peggiore notizia che ti possa venire in mente e pensa di doverla sentire dalla persona che ami.”
Questa volta fu Lando a massaggiarsi nervosamente le tempie.
“ Senti Han, non vuoi o non puoi parlarmene, lo capisco. Ma lascia che ti dica io qualcosa su quella ragazza, nel caso te ne fossi dimenticato. Se non fosse stato per lei, saresti ancora congelato nella grafite. E’ stata lei a motivarci quando sentivamo di essere troppo stanchi per riuscire in un’impresa tanto difficile e per continuare a rinfrescarti la memoria, ha salvato anche la mia di pellaccia quando ero finito nelle grinfie di una pericolosissima ricattatrice twi-lek!”
L’ex contrabbandiere non rispose, fissando un punto del pavimento
“E aggiungo, lei non era d’accordo sul fatto che Chewie affrontasse Fett da solo e ha provato a persuaderlo dal non farlo !”
Il generale rialzò di scatto lo sguardo, fissando il suo interlocutore. Quella era un’altra rivelazione

“Stiamo tutti evitando di parlarti di lui per evitare di farti ancora del male; possiamo dare la responsabilità della sua morte al cacciatore di taglie, a Jabba, all’Impero, a me che vi ho traditi pur non avendo scelta o persino a te per essergli stato tanto amico da fargli desiderare di sacrificare tutto per salvarti – senza rendersene conto, sull’occhio ancora umano di Han comparve un velo di lacrime – ma la verità anche se non vuoi ascoltarla è che Chewie è morto perché è stato sé stesso: un guerriero onorevole, come lo è tutto il popolo di questo pianeta che siamo venuti a soccorrere, che ha in grande considerazione il concetto di sfida e che mai avrebbe voluto mettere in pericolo altri a cui era legato se non fosse stato strettamente necessario!”
Cacciò indietro le lacrime, aveva promesso a se stesso che avrebbe pianto per suo fratello solo quando tutta quella storia sarebbe finita.
“Ma se c’è qualcuno che proprio non puoi incolpare per la sua morte o per non aver fatto abbastanza per salvarti, è solo e soltanto Leia! Non hai idea di quanto quella ragazza abbia fatto per te!”
Come già era stato su Ord Mantell, l’essere strigliato con parole dirette stava avendo il suo effetto positivo.
“Io ... – cominciò a dire il corelliano a voce bassa e decisamente più calma ma prima che potesse pensare a qualcosa di sensato da dire, la porta della stanza si aprì all’improvviso e dietro di essa le fattezze di un giovane ufficiale di guardia dell’Alleanza.
“Generale Solo – parlò mettendosi sull’attenti – chiedo scusa per l’interruzione ma la flotta dell’Ammiraglio Ackbar è appena arrivata nell’orbita di Kashyyyk. Volete che vi passi la comunicazione qui o preferite seguirmi in sala comunicazioni ?”
“La prendiamo da qui, tenente – rispose cercando di darsi un contegno il più rapidamente possibile – grazie.”
“Dovere, signore – il soldato salutò nuovamente per poi chiudere la porta.
“Finiremo più tardi – Han tese la mano all’amico il quale la prese stringendogliela con forza – grazie anche a te.”
Lando sorrise e in quell’istante si attivò l’oloproiettore ed entrambi videro la sagoma bluastra del comandante in capo di tutte le forze alleate, l’Ammiraglio Gial Ackbar.



“Generale Solo, Comandante Carlissian – il suo modo di parlare il Basic ricordava quello di un anziano e simpatico signore che aveva qualche difficoltà con una dentiera altrettanto vecchia – ben trovati e complimenti per quanto avete fatto finora.”
“Grazie, signore – risposero i due umani all’unisono.
“Buona parte della Flotta dell’Alleanza è con me, il resto arriverà entro la prossima settimana. Sto già predisponendo l’invio verso il pianeta di armi, mezzi e soldati oltre che dei vettovagliamenti richiesti. Qual è la situazione dei volontari ?”
“Circa ventimila signore – disse il corelliano – e ne sono previsti altrettanti entro una decina di giorni se continueranno ad arrivare con questo ritmo. La maggior parte di essi sono pressoché a digiuno di qualsivoglia preparazione militare, ho chiesto agli Wookie di darci una mano da questo punto di vista ma non sono molto pazienti con le reclute.”
“Nessun problema – replicò il Mon Calamari – tra le forze di terra che si apprestano a sbarcare ci sono anche i nostri migliori istruttori che potranno dar loro una formazione di base ed inquadrarli come si deve. Ci sono altre annotazioni a riguardo ?”
“Una sola, signore – asserì Han – è mia personale opinione che dietro qualcuno di questi volontari possa nascondersi qualche infiltrato imperiale ma sono così tanti che ci è impossibile fare una indagine caso per caso. Magari potremmo stilare una lista degli individui che riteniamo più sospetti e inviarvela cosicché i Bothan possano esaminarla.”
“E’ una eccellente idea, Solo – plaudì l’ufficiale alieno – e a questo riguardo sia io che la nostra intelligence abbiamo il suo stesso dubbio. Proceda pure. Ci sono altre domande ?”
“Solo un’altra. Sono state fatte delle stime circa una possibile data inerente l’attacco della flotta imperiale ? – chiese circospetto il corelliano
“Due settimane da oggi se saremo sfortunati, altrimenti tre o anche un mese, se la Forza ci assiste. Tutto dipende da quante navi l’Imperatore stia radunando e quali e quanti sistemi stia sguarnendo. Ma la stima più probabile si aggira intorno ai 20 giorni standard; la rete Bothan conta di poterci dare un preavviso di 48 ore rispetto all’inizio dell’attacco vero e proprio.”
Non era molto tempo ma neanche pochissimo, quello almeno era un sollievo. Una possibilità decente offerta a quei ragazzini per imparare ad essere se non dei soldati provetti quantomeno dei bersagli non facili da eliminare.
“Per la difesa del pianeta – continuò l’Ammiraglio – si affidi completamente ai consigli degli Wookie, non intendo elaborare una strategia che scavalchi la loro. Per quanto riguarda la battaglia nello spazio, cercheremo di far atterrare quanti meno mezzi e truppe d’assalto possibili, provando ad eliminarli durante il trasporto verso la superfice. Se saremo di molto soverchiati nei numeri, come è estremamente probabile che sarà, non potremo però darvi una grande mano da questo punto di vista e l’impatto del combattimento a terra non avrà nulla da invidiare a quello fra le stelle. Ci aggiorneremo comunque quando sapremo con più esattezza data e numeri a disposizione del nemico per elaborare una tattica il più possibile condivisa.  Tutto chiaro ?”
“Si, signore – risposero nuovamente all’unisono i due umani.
“Che la Forza sia con tutti noi – e il Mon Calamari chiuse la conversazione.
Han si lasciò andare nella poltrona, mettendo le mani dietro la nuca.
“Beh, allora – gli fece Lando – che stai facendo ancora qui ? Ti ho già detto che qui ci penso io. Vai da lei e passate qualche ora insieme. Chissà quando e se ne avrete la possibilità man mano che ci avviciniamo alla data dello scontro!”
Han guardò il suo amico piuttosto imbarazzato.
“Ho fatto una gran brutta figura con Leia e … credo di dovermi far perdonare.”
“Ho solo una domanda da farti: quanto sono serie le tue intenzioni con la principessa ? – gli chiese il giocatore con tono inquisitorio.
“Le più serie possibili – replicò il corelliano con un lieve sospiro – solo un’altra volta mi sono sentito così per una donna e credevo non sarebbe più successo.”
“Con la prima ti è andata male, me lo ricordo bene. Ma eri giovane e squattrinato all’epoca – Lando cominciò a ridere – ora invece sei un po’ più vecchio ma sempre squattrinato! Però questa volta ti è andata bene, a Leia non interessano soldi e potere.”
“Già – fece l’ex-contrabbandiere, meditando ancora una volta su quanto facilmente perdesse la pazienza, specie quando erano coinvolte persone a cui teneva. Avrebbe dovuto fare qualcosa prima o poi per quel suo caratteraccio.
“Aspettami qui – fece Carlissian, strizzandogli l’occhio con fare complice e truffaldino – torno presto, con una bella sorpresa.”
Il suo amico fu di parola, dopo neanche un’ora lo vide tornare con un cofanetto di velluto blu.
Han lo aprì e vide cosa c’era dentro.
“Wow! – esclamo semplicemente il corelliano – ma come hai fatto a …”
“Shhh – rispose il giocatore con un tono divertito – sai bene che mezza galassia mi deve un favore. Ora vai, i rinforzi stanno arrivando e tra qualche minuto qui ci sarà una confusione totale.”
“Grazie Lando. Ora anch’io te ne devo uno”
“Allora, te ne vuoi andare o no, pirata ? – l’amico lo prese per un braccio, buttandolo letteralmente fuori – lasciami un po’ al comando, ora!”
E gli chiuse la porta dell’ufficio in faccia.
Senza ulteriori indugi, Han fece ritorno ancora una volta alla rimessa delle speeder-bike e ancora una volta salì su una di esse, senza stare ad assicurarsi di essere stato seguito o notato esattamente come prima, per come era emozionato e distratto.
Nessuno lo fermò questa volta ma una certa twi-lek dalla pelle verde che a quanto pare non lo aveva mai perso di vista, prese anch’ella un mezzo e con grande scaltrezza lo seguì alla debita distanza e senza farsi notare.

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Capitolo 28
*** Un grande progetto ***




Capitolo 28 - Un grande progetto

VADER


 
“E con questo il mio rapporto è concluso, milord – disse l’agente Nova sull’attenti dopo aver spiegato nei dettagli le varie fasi della sua missione, senza lesinare sui dettagli, proprio come le era stato ordinato di fare.

Darth Vader, seduto sul suo trono personale, li all’interno della Fortezza che portava il suo nome, localizzata sul vulcanico pianeta di Mustafar, aveva ascoltato attentamente tutto il lungo resoconto senza mai interrompere la sua interlocutrice. Al suo fianco vi era il suo servitore più fidato, lo Spettro il cui vero nome era Etad Deechi, mentore della ragazza che aveva appena terminato di parlare.
L’uomo in armatura aveva dovuto attendere pazientemente all’incirca due settimane che l’Imperatore radunasse la flotta con la quale sarebbe stato dato il colpo di grazia alla Ribellione e finalmente, nel momento in cui il suo Maestro si era messo in viaggio dal Centro Imperiale, Vader ne aveva approfittato per raggiungere il luogo dove avrebbe potuto incontrare ancora una volta suo figlio. Durante il viaggio in iperspazio, Palpatine non avrebbe potuto contattarlo e questo concedeva all’apprendista Sith un paio di giorni in cui avrebbe potuto agire indisturbato.

Aveva sondato in profondità servendosi della Forza le sensazioni della giovane donna per evitare che tacesse di proposito o che gli mentisse su determinati aspetti inerenti al suo incarico e aveva avuto un riscontro complessivamente soddisfacente: Nova aveva compiuto la missione in maniera piuttosto egregia ma c’erano due elementi che avevano deluso il Sith.

Il primo riguardava l’holocron che aveva affidato alle sue cure; a quanto pare Luke, comportandosi in maniera del tutto inattesa, lo aveva affidato nelle mani di quella traditrice della principessa Leia Organa, giunta sul pianeta Naboo per trarre in salvo il suo commilitone. L’arrivo di quella Ribelle non era stato del tutto un male: se non fosse stato per lei, né suo figlio né tantomeno l’agente si sarebbero salvati dal cospicuo numero di uomini che Palpatine aveva mandato per catturare il giovane Jedi.
Ciò nonostante, la perdita del manufatto restava comunque una colpa da imputare a Nova e della quale avrebbe dovuto subirne le conseguenze: non che le informazioni contenute nell’holocron rappresentassero minimamente una minaccia per Vader ma il fatto che fosse finito nelle mani dei Ribelli era comunque una mancanza che andava punita. E quel castigo sarebbe arrivato presto.
Il secondo elemento era però fonte di maggiore disturbo per il Sith: i sentimenti della giovane donna non gli erano del tutto chiari, sembrava confusa ogni qualvolta facesse il nome di Luke all’interno del suo rapporto. Vader aveva provato a sondare con energia l’anima della ragazza a tal riguardo ma ella sembrava possedere una singolare dota innata che le permetteva di custodire in un angolo del suo cuore, delle emozioni che preferiva non venissero percepite neanche per un esperto nell’utilizzo del Lato Oscuro come l’uomo in armatura e non poteva trattarsi di nessuna delle abilità che le erano stato insegnate dallo Spetto, visto che con quest’ultimo il Sith non aveva mai avuto alcun problema del genere.

Quello avrebbe potuto rappresentare un problema in futuro; se Esme Nova aveva in sé il potenziale per essere addestrata nelle vie della Forza come il possesso di quella capacità suggeriva a chiare lettere, allora non avrebbe potuto permetterle di lasciare viva quella Fortezza nella quale si trovavano, la quale, ironicamente rappresentava proprio il luogo dove gli Inquisitori Imperiali o Cacciatori di Jedi che dir si volessero avevano condotto quasi tutti i traditori scampati all’Ordine 66 per essere colà torturati e successivamente uccisi.
Un gruppo di uomini e donne, quello degli Inquisitori, che Vader aveva addestrato personalmente affinché diventassero i suoi più implacabili mastini … per poi eliminarli quasi tutti a tradimento dopo anni di fedele servizio, pochi mesi prima dell’inizio della Guerra Civile Galattica, quando ormai non erano più utili e avrebbero potuto rappresentare una minaccia. I più deboli fra loro erano stati graziati e presi a servizio da parte dell’Imperatore, divenendo i suoi Protettori Sovrani, ammantati nelle loro armature cremisi.
Ma se Nova possedeva una abilità tale da riuscire a tener celati, anche se soltanto in parte, i propri sentimenti ad un Signore Oscuro Dei Sith, evidentemente non era affatto debole nella Forza. E quella sua possanza sarebbe stata la sua condanna.
Al suo servitore più fedele sarebbe dispiaciuto perdere l’allieva che con tanta cura aveva cresciuto ma l’uomo in armatura era certo che avrebbe compreso e se non lo avesse fatto in tempi sufficientemente rapidi … avrebbe dovuto scegliersi un nuovo Spettro. I candidati non mancavano di certo.
Li su Mustafar e soprattutto nella Fortezza, il Lato Oscuro era particolarmente potente e Vader poteva meditare sulle sue prossime mosse senza fastidiosi dubbi o ripensamenti, sgorganti da un passato che non riusciva ancora a cancellare del tutto dal suo animo ma che li sul pianeta vulcanico non riuscivano neanche a sfiorarlo.

“Hai agito bene, agente Nova – disse il Sith dopo un silenzio che doveva essere sembrato infinito ai due astanti – e meriti pienamente la ricompensa che ti ho promesso. Recati dal soggetto della missione Alfa e conducilo al molo abbandonato AA-23. Vi rincontrerò li entrambi.”
“Milord – replicò la giovane donna, salutandolo sempre sull’attenti per poi lasciare le stanze private del suo padrone.
Etad Deechi, sempre rimasto al suo fianco durante l’incontro, si mise in ginocchio.
“Vi ringrazio per la vostra grande comprensione, mio signore – parlò lo Spettro, sinceramente riconoscente – so che la ragazza non vi ha soddisfatto del tutto, avendo consentito che un oggetto della vostra collezione privata finisse nelle mani del nemico. Se permettete, vorrei essere io a somministrarle un’adeguata punizione.”
Il suo seguace non si smentiva, doveva aver intuito qualcosa dal semplice silenzio prolungato del Sith. E sapeva che c’era da temere più quello che le parole.
“No – replicò secco Vader – me ne occuperò personalmente. Ritorna a bordo della nave e tienimi aggiornato su qualsiasi comunicazione in arrivo.”
Sentì chiaramente la preoccupazione dello schiavo aumentare a quelle parole. Coraggiosamente ardì di continuare a parlare, nonostante gli fosse stato dato un altro ordine.
“Milord – asserì titubante – giammai vi ho chiesto qualcosa per me ma se mi consentite, oserei farlo adesso. Vorrei che la ricompensa che mi avete promesso fosse … l’incolumità della ragazza. E se questo non fosse possibile, almeno che qualunque danno decidiate di infliggerle non abbia carattere … permanente.”
L’uomo in armatura lo fissò per qualche secondo. Quel simulacro di legame familiare rappresentava una evidente debolezza per il suo servitore. Liberarlo da quel peso lo avrebbe reso più forte e più efficiente.
“Terrò in conto la tua richiesta – gli disse semplicemente con un tono che non ammetteva repliche – ora vai.”
Senza aggiungere altro, Etad Deechi uscì dalla stanza. Vader restò qualche altro minuto seduto, continuando a seguire la sua ombra nella Forza per vedere se avesse deciso di compiere qualche sciocchezza. Ma non fu così: l’umbarano si era diretto a bordo del trasporto con il quale erano arrivati su quel pianeta, come ordinato.
Solo a quel punto si mise in piedi, per dirigersi alla volta del molo abbandonato. Non era un luogo d’incontro che aveva scelto a caso: li, più di 20 prima, aveva soffocato con il Lato Oscuro una traditrice che giurava di amarlo. Era stato interrotto prima di privarla del tutto del soffio della vita ma, come il suo Maestro gli aveva detto, la sua ira alla fine l’aveva uccisa. Quando aveva udito quella notizia si era disperato, con la sua voce che rimbombava li nella sala chirurgica dove il suo corpo era stata appena ricoperto dall’armatura che avrebbe indossato per sempre. Ma in quel castello non provava nulla di nulla, il Lato Oscuro che trasudava dalle pareti impregnate di sangue di decine di Jedi orribilmente uccisi, gli impediva di provare inutili e sciocchi sentimentalismi.

Ed era quello lo spirito giusto per affrontare per la seconda volta suo figlio: se egli fosse stato un capace nel combattimento e al contempo in grado di accettare l’oscurità che era dentro di lui, allora ne avrebbe fatto il suo allievo e insieme avrebbero messo fine al dominio di Darth Sidius. Se invece, nonostante tutto quello che aveva fatto per lui e che avrebbe fatto anche in quell’occasione, fosse stato ancora una volta troppo recalcitrante non avrebbe avuto altra scelta che terminare anche lui. Dopotutto, c’era più di un modo per mettere fine alla vita di Palpatine: quello in compagnia di Luke era quello che avrebbe preferito attuare ma non era affatto l’unico.
A passo spedito, percorse i corridoi della Fortezza i cui inservienti erano unicamente droidi; giammai avrebbe condiviso i segreti di quel luogo con esseri senzienti di non comprovata fiducia e gli individui che il Sith reputava degni di trovarsi in quella categoria erano troppo pochi per potersi occupare della cura di quel luogo.
Arrivò dinanzi alla porta a vetri che dava sul molo abbandonato, attraverso il trasparacciaio poteva osservare ciò che avveniva all’esterno senza che coloro che già erano all’esterno potessero fare lo stesso con lui.
Era troppo distante per ascoltare ciò che i due ragazzi si dicevano ma riuscì a vedere con chiarezza che Luke stringeva delicatamente le mani dell’agente Nova e che i due si guardavano con occhi pieni di speranza … e qualcos’altro. Suo figlio indossava abiti scuri, degni però di un pirata spaziale non certamente di un apprendista sith ma a quello si poteva rimediare facilmente.

E non solo a quello.

La ragazza aveva il compito di sedurre il suo quasi coetaneo, non certamente risultarne invaghita a sua volta, come era evidente fosse accaduto. Aveva fallito, lasciando che le sue emozioni la tradissero. Sarebbe stata un’altra valida motivazione per punirla come meritava.
Senza ulteriori indugi, la porta si aprì al suo passaggio e i due giovani lasciarono repentinamente la loro tenera stretta. L’uomo in armatura si avvicinò, il ragazzo rimase al suo posto mentre la giovane donna si fece incontro al suo superiore.

 


“Lord Vader – gli fece ancora una volta il saluto militare – ho fatto come da voi ordinato. Vi lascio assieme al prigioniero?”
“No – ribatté immediatamente – resta con noi.”
Il padre osservò il figliò in silenzio: era diventato potente, senza alcuna ombra di dubbio, anche al di là delle sue più rosee aspettative. La sua impronta nella Forza era ragguardevole, come percepì subito. Purtroppo, per lui, percepì anche che non aveva in sé la benché minima traccia di oscurità. Neanche il Lato Oscuro di cui la Fortezza era pregno sembrava influenzarlo in maniera decisiva.
“Eccomi qui da te, padre – fu il figlio a rompere gli indugi facendo qualche passo in avanti a braccia aperte con i palmi rivolti verso il genitore, la sua voce era limpida e cristallina per quanto lievemente tesa – desideravo parlare con te. C’è una cosa importante che devo dirti. Molte in realtà ma – deglutì nervoso – ce ne è una che lo è più delle altre.”
Vader prese con un rapido movimento l’elsa della spada laser e l’accese.
“Non sono venuto qui per ascoltare le tue chiacchiere, ragazzo – l’uomo in armatura puntò la lama rossa verso il suo giovane interlocutore – impugna la tua arma e combattiamo. Sono ansioso di osservare i tuoi progressi.”

Con un lento gesto delle mani, Luke aprì il lungo cappotto che indossava. Con crescente irritazione, il Sith vide che l’apprendista Jedi non aveva portato con sé l’arma che aveva costruito su Nar Shaddaa.
“Sei stato estremamente incauto a presentarti a me privo di difese – tuonò l’uomo in armatura – credi forse che le tue parole basteranno a fermarmi?”
“E’ la mia speranza – il giovane uomo avanzò cautamente – ti porto un messaggio, da parte di mia madre, da parte di Padme.”
In qualunque altra situazione, una notizia del genere avrebbe fatto precipitare l’animo dell’Esecutore Imperiale nel più forte dei dubbi ma li, dove era più forte, quelle parole che potenzialmente erano un uragano, arrivarono al destinatario come innocua brezza.
“Non mi interessano le parole di una persona morta, che è stata troppo debole per accettare la possibilità che le avevo offerto.”
E senza alcun preavviso, scagliò contro il ragazzo una potente onda di Forza.
“La stessa che ancora sto offrendo a te.”
Istintivamente, Luke sollevò le braccia proteggendosi il volto e puntando saldamente i piedi a terra, riuscendo a non cadere ma finendo indietro di quasi una decina di metri.
“Notevole – commentò Vader soddisfatto dalla resistenza dimostrata dal figlio – hai finito di blaterare o devo farti comprendere in un altro modo che non intendo ascoltarti?”
“Mi ha detto – continuò il ragazzo incurante dell’ammonimento appena ricevuto e liberandosi il volto dalle braccia – che lo sa che è in te c’è ancora del buono. Ne è convinta proprio come me.”
Vader trattenne con crescente irritazione il suo respiro.
“Hai risposto alla mia domanda – il Sith sollevò ancora una volta la mano che non reggeva la spada ma questa volta la puntò in direzione di Esme. La ragazza si sollevò da terrà, annaspando alla ricerca di aria e portandosi le mani alla gola mentre l’uomo in armatura cominciava a strozzarla tramite la Forza – coraggio, parlami ancora una volta. O forse preferisci fare qualcosa per salvarla?”
Luke sudava copiosamente, sia per il clima torrido del pianeta vulcanico, sia per la tensione del momento.
“Lasciala andare! – parlò ad alta voce, tradendo una certa disperazione – lei ti ha servito fedelmente! Rivolgi contro di me la tua rabbia se non puoi farne a meno!”
Vader non rispose e restò con la lama accesa e continuando a stringere la gola della ragazza, presto le avrebbe spezzato il collo.
Il ragazzo fece ricorso alla Forza e il padre percependolo si preparò a ricevere un attacco scaturito dalla frustrazione del figlio. Ma il suo tentativo cadde nel vuoto: con un salto prodigioso, Luke si frappose tra il Sith e Esme, intercettando e assorbendo su di l’energia negativa del potere utilizzato dall’uomo in armatura.
Mentre la ragazza cadeva a terra ancora cosciente ma fortemente indebolita, il giovane Jedi venne sollevato in aria in sua vece ma Vader riuscì a mantenere la sua presa solo pochi secondi in quanto suo figlio, facendo appello alle sue risorse, riuscì a liberarsi pur a fatica.

I due combattenti si guardarono fissi per qualche istante; Luke questa volta sembrava finalmente pronto a scattare per aggredire suo padre ma la flebile voce della giovane donna alle sue spalle lo fermò.
“Non farlo…”
Il giovane Jedi si voltò a guardare la ragazza che provava a mettersi carponi, cominciando a tossire violentemente.
… fermami se dovessi provare ad attaccarlo, così mi hai detto di dirti… - aggiunse con un debolissimo sorriso.
Rincuorato da quelle parole e dalle condizioni non gravi di Esme, Luke tornò a fissare suo padre con una determinazione diversa rispetta a quella manifestata poc’anzi. Era in pace, tranquillo con sé stesso, convinto nel non cedere.
Vader aveva udito e visto abbastanza, si avvicinò lentamente ai due, con la chiara intenzione di porre fine alla vita della ragazza. Se torturarla non serviva, allora avrebbe scatenato l’ira di suo figlio con una soluzione ancora più radicale. Sentì il ragazzo fare appello a tutte le sue risorse interiori, si stava preparando a fare qualcosa ma questo non fece desistere né rallentare suo padre dall’intento che si era prefissato.
“Spostati – gli disse minaccioso puntandogli nuovamente la spada contro ma questa volta a pochi centimetri dal volto – o ti farò fare la sua stessa fine!”
Luke non si spostò ma anzi chiuse gli occhi, rivolgendo ancora una volta i palmi nudi in direzione di suo padre.
“Come desideri – Vader sollevò la lama rossa pronto a lanciarla in direzione della giovane donna ancora a terra quando suo figlio aprì gli occhi all’improvviso e dai suoi palmi rimasti immoti ne fuoriuscì una luce abbagliante.

Gli occhi e il corpo del Sith cominciarono ad ardere dall’interno, non era il suo corpo ad essere stato colpito da quel potere che Luke aveva sprigionato, bensì la parte nera della sua anima. Il padre poggiò un ginocchio a terra, accecato e dolorante. Tuttavia, suo figlio non approfittò di quella sua debolezza e se ne restò fermo al suo posto.
Fu solo diversi secondi più tardi che l’uomo in armatura riuscì a riprendersi e potette tornare a guardare il ragazzo che aveva davanti, il ragazzo che lo aveva appena battuto, mantenendo la promessa che gli aveva fatto su Bespin. Il Lato Oscuro di cui la Fortezza era pregno non lo stava più proteggendo dalla parte più debole del suo essere, se ne accorse immediatamente. Che fosse un effetto secondario del potere utilizzato da Luke? Quale che fosse la spiegazione, le parole che il giovane uomo gli aveva rivolto in merito alla donna che Anakin Skywalker aveva così tanto amato riuscirono ad insinuarsi dentro di lui, anche se fu solo per un istante ma non lasciò che lo confondessero. Di lì a poco infatti terminò l’effetto di quella singolare abilità e l’oscurità di cui era intrisa la fortezza tornò a riavvolgerlo.
Si rimise in piedi e spense la lama.
Non era previsto che tra suo figlio e l’agente Nova si creasse un legame tanto forte e parimenti che il giovane Jedi riuscisse a sviluppare una simile capacità, per non parlare poi del “messaggio” che in un qualche modo ancora misterioso aveva ricevuto da sua madre.
Ma era successo e ora stava al Sith saper trarre il meglio da quella situazione.

“Sembra che tu sia diventato molto più abile di quanto pensassi, giovanotto – disse con una voce che tradiva un certo compiacimento – ho compreso che non riuscirò a piegarti, non in tempi brevi comunque e pertanto ti faccio una proposta.”
“Ti ascolto – replicò il ragazzo, con tono limpido e sereno.
“Una tregua è ciò che ti concedo. In cambio mi aiuterai a sconfiggere l’Imperatore – parlò l’uomo in armatura con forza – Egli è tanto mio nemico quanto tuo e una volta che sarà morto, potremo riprendere il nostro duello. Accetti?”
“Si, padre – rispose il giovane prontamente, approfittando di quella insospettabile disponibilità da parte del genitore – ma ad una condizione. Quando avrai il tuo trono, lascerai andare Esme. E fino ad allora non proverai a farle ancora del male.”
Vader trattenne il respiro, per poi rilasciarlo irritato. Detestava trattare se non da una chiara e netta posizione di vantaggio e considerato ciò che era da poco avvenuto, aveva perso la sua indubbia superiorità; quella particolare abilità appena utilizzata da suo figlio riequilibrava il rapporto di forze tra loro due. Non aveva quindi altra scelta che fargli anche quell'ulteriore concessione. 
“E sia – replicò dopo alcuni secondi – la sua vita per il tuo aiuto.”
Lentamente il Sith, cominciò a sfilarsi il suo guanto destro, rivelando il suo arto metallico privo di qualsiasi copertura in similpelle, per poi porgerlo a suo figlio, che incerto lo raccolse.
“Indossalo durante la battaglia contro Palpatine o la tua mano cibernetica resterà paralizzata dai suoi fulmini, una potente disciplina del Lato Oscuro della Forza. Io me procurerò un altro.”
“Grazie – asserì Luke sinceramente riconoscente
“Ti manderò a chiamare quando saremo pronti a partire assieme a tutte le indicazioni del caso che dovrai rispettare pedissequamente.”
E senza aggiungere altro, Darth Vader lasciò i due ragazzi li sul molo, diretto alla volta dell’hangar.

Qui trovò Etad Deechi, visivamente nervoso e il suo padrone decise di tranquillizzarlo immediatamente. Non gli sarebbe stato utile in quello stato.
“Non devi preoccuparti, Spettro – lo anticipò il Sith – la tua figlia adottiva è salva. Le tue parole mi hanno persuaso dal non nuocerle.”
Gli mentì spudoratamente, guadagnandosi ancora di più la sua lealtà.
“Vi ringrazio, mio signore – aggiunge chiaramente sollevato con un inchino – mentre ero qui sono giunti due messaggi sul navicomputer del vostro shuttle. Il primo riguarda delle coordinate con un altissimo livello di protezione, pari soltanto a quelle utilizzate dall’Imperatore. Solo … che non si tratta di lui. Il secondo proviene da Kashyyyk, ritengo dalla nostra agente twi’lek infiltrata.”
“Ricontatterò chiunque ci abbia lasciato questi dati e il nostro operativo, in privato – gli rispose Vader – tu resta pure qui.”

L’uomo in armatura salì a bordo della nave e fece come aveva appena detto. Dopo pochi istanti, comparve davanti a lui la sagoma olografica di Gallius Rax, un altro individuo dotato di una discreta possanza nella Forza che Palpatine aveva elevato a sua spia personale con mezzi superiori probabilmente a quelli della Rete Bothan e al quale aveva affidato la responsabilità di quel folle piano conosciuto con il nome di Contingenza.
“Milord – fece Rax con tono elegante e diplomatico – sono al vostro completo servizio. Avete approntato un piano per la vostra legittima successione al trono imperiale?”
Il Sith apprezzò notevolmente quelle parole, il direttore di quella struttura mastodontica conosciuta come Osservatorio non lo stava lusingando ma credeva veramente in quello che aveva appena detto. Sicuramente avrebbe avuto un ruolo importante nel nuovo Impero governato da Darth Vader, proprio come si meritava.
“Certamente – gli rispose l’uomo in armatura – la battaglia di Kashyyyk sarà il momento in cui colpiremo per assicurare alla galassia una nuova epoca di ordine e sicurezza. Io eliminerò colui che non è più degno di governarci e la contatterò personalmente dal posto di comando che costui occuperà ancora per poco tempo. Quello sarà il momento: diffonderà a tutti i comandi indicati nel progetto Contingenza la notizia del suo tradimento e nella stessa comunicazione della sua morte. In questo modo assicureremo all’Impero una pacifica e rapida transizione e al contempo stroncheremo la Ribellione una volta per tutte!”
L’uomo in divisa gli sorrise.
“Un eccellente piano … mio Imperatore!”
Non c’era altro che valesse la pena di aggiungere pertanto la comunicazione venne chiusa dallo stesso erede al trono.
In rapida successione, aprì la comunicazione unicamente radio questa volta con l’agente Neena Lestrin, quella insolente ragazza twi’lek di Tatooine, desiderosa di vendetta sulla Ribelle Leia Organa.
 
“Qui Base, sei in ascolto, operativo L? – chiese Vader.
“Si, signore – la qualità della comunicazione era pessima, oltre agli inevitabili problemi di connessione, quasi certamente Lestrin stava utilizzando un disturbatore per rendere la chiamata difficilmente intercettabile – non posso restare per molto tempo connesso per ovvi motivi pertanto sarò breve. Ho localizzato il bersaglio, ho via libera?”
La replica del Sith fu immediata.
“Puoi procedere ma c’è un altro obiettivo di importanza primaria. Il bersaglio ha con sé un oggetto che mi appartiene, è di forma cubica, grande poco più di un oloproiettore. Dovrai recuperarlo o sarò costretto a considerare la tua missione un fallimento. Attendi l’inizio della battaglia prima di muoverti in modo da avere maggiore libertà di azione. Passo e chiudo.”
Chiuse anche quella conversazione ed avvertì uno strano presentimento, quasi una sensazione di disagio, recondita ed elusiva alla quale non riuscì a dare un nome. Scacciò con facilità quel fastidioso accenno di pensiero, probabilmente si trattava di un effetto residuale del potere utilizzato da Luke.
Presto Darth Vader sarebbe stato il padrone della galassia e il ragazzo non avrebbe avuto altra scelta che fare parte del grande progetto di suo padre, una volta che non avrebbe avuto più un posto dove stare o degli amici dai quali tornare.

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Capitolo 29
*** Un lungo arrivederci ***


 

Capitolo 29 - Un lungo arrivederci

Luke
 


Sdraiato sulla sua branda improvvisata all’interno di una delle poche sale di quella lugubre e inquietante fortezza che non fosse una stanza delle torture, Luke Skywalker rifletteva su quanto era accaduto da poco più di un’ora: l’incontro con suo padre non era andato molto bene, anzi.
Darth Vader, perché era soltanto con quel nome che riusciva a pensare a lui in quel frangente, era stato inflessibile e categorico, molto più di quanto lo fosse stato su Bespin al termine del duello dove il giovane Jedi aveva perso la sua spada nelle profondità di Cloud City, assieme alla mano che la reggeva.  Strinse d’istinto l’arto cibernetico assieme al guanto che gli era stato donato; quest’ultimo doveva essere fatto di un tessuto sperimentale assai elaborato giacché appena l’aveva indossato, l’indumento si era adattato alla forma dell’appendice metallica che rivestiva, di dimensioni più contenute rispetto a quella del suo precedente proprietario.
Il ragazzo era molto preoccupato, non tanto per lui dato che aveva messo in conto che l’opera di redenzione inerente suo padre sarebbe stata tutt’altro che semplice e che avrebbe comportato grandi rischi per la sua incolumità, quanto più per colei che lo aveva accompagnato in quel lungo e intenso viaggio attraverso la scoperta del suo passato.
La giovane donna, dopo averlo lasciato lì nella stanza che oramai occupava da quasi un paio di settimane, se ne era andata con il suo solito sorriso sbarazzino, dicendo che sarebbe tornata presto: la disavventura vissuta insieme sul molo abbandonato dove l’uomo nella nera armatura l’aveva quasi strangolata a morte non aveva scalfito il suo naturale umorismo, quantomeno in apparenza. Senza voler scavare troppo nelle profondità dell’animo della ragazza, Luke aveva percepito che era comprensibilmente agitata eppure non lo aveva dato a vedere. Lo aveva fatto per lui? Per non aggiungere sulle spalle dell’apprendista ulteriore sgomento?

“Dove si sarà cacciata? Non vorrei stia cercando di fare qualche sciocchezza – pensò sempre più agitato il giovane uomo.

E fu anche per quel motivo che saltò letteralmente dal letto quando sentì battere alla parete che dava sulla stanza limitrofa a quella che occupava; se non ricordava male doveva trattarsi di un piccolo ripostiglio pieno di solventi per le pulizie. Dopo una breve pausa, quello strano bussare riprese con maggiore insistenza. Incuriosito più che intimorito, Luke si avvicinò alla parete.
“Esme, sei tu? – domandò dubbioso.
“Indovinato, caro il mio salvatore di fanciulle indifese – la voce divertita della ragazza arrivava soffusa, anche se non più di tanto, la muratura era piuttosto sottile – ti dispiace se parliamo da qui?”
La senti sedersi e appoggiare la schiena sulla parete. Il ragazzo decise di assecondarla e si sedette allo stesso modo, sollevato dal suo ritorno.
“Devo chiederti scusa per molti motivi, Luke. E comincio proprio dall’ultimo: perdonami se non sono li dentro a parlarti faccia a faccia ma temo che non riuscirei a fare quello che devo fare se fossi li e ti guardassi negli occhi.”
Il ragazzo sospirò, forse aveva intuito quando stava per succedere ma poiché avrebbe preferito di gran lunga sbagliarsi, preferì non dare voce ai suoi timori.
“Continua – le disse semplicemente.
“Scusami se ti ho ingannato per eseguire gli ordini di Darth Vader: avrei dovuto sedurti e portarti qui da lui ma quando mi sono accorta – fece una breve pausa – di che persona speciale sei, gli avrei disobbedito. Per questo volevo che te ne andassi con la donna che è venuta a salvarti su Naboo. Volevo evitarti tutto questo e quello che ancora ti aspetta.”
“Non devi preoccuparti di questo – il ragazzo le rispose in tono rassicurante – sapevo dal principio che eri un agente al suo servizio, non è mai stato un mistero. Se ho deciso di seguirti qui è perché sul pianeta dove sei nata ho percepito … che le cose erano cambiate, tra di noi voglio dire.”
La giovane donna ebbe un sussulto ed emise un leggero singhiozzo.
“Io… sono una cattiva ragazza, Luke. Sai quello che ho fatto per sopravvivere, come puoi … tenere a me?”
“Sei diventata quello che le circostanze ti hanno costretta a diventare – il giovane Jedi posò la mano ancora umana sulla parete come se potesse sfiorare chi c’era dall’altra parte – e sei ancora in tempo per cambiare il tuo presente e il tuo futuro.”
L’apprendista Jedi poggiò anche la testa alla parete, chiudendo gli occhi.
“Se riesco ad essere sicuro di questo per quanto riguarda mio padre, vuoi che non lo sia con te? – sorrise e a giudicare dalla meravigliosa risata che udì provenire dall’altra parte comprese di essere riuscito nell’obiettivo di farle comprendere che l’aveva perdonata.
“Non vi somigliate per niente tu e lui, proprio no – aggiunse con il suo consueto tono giocoso – ma mi spieghi come hai fatto a fare quella cosa? Sembrava che un raggio di sole si fosse concentrato sulle tue mani e poi sei riuscito ad indirizzarlo contro il suo volto mascherato. Te l’ha insegnato il tuo ologramma?”
“Si chiama Luce della Forza – replicò Luke sereno – e no, non mi è stato insegnato dal Maestro Drallig ma da un altro insegnante, uno che ho conosciuto qui, il suo nome è Momaw Navod, un pacifico Ithoriano che … è stato ospite per qualche tempo di questa struttura.”
Se le avesse detto di essere uscito a cena con l’Imperatore, forse avrebbe udito un tono meno beffardo da parte della ragazza.
“Un altro Maestro Jedi? E qui per giunta? Skywalker, ora mi vuoi prendere in giro! Vuoi dirmi che riesci a vedere i fantasmi adesso?”
Luke ridacchiò
“Non avrei saputo dirlo meglio; questo posto è pieno di fantasmi. Quasi tutti loro desiderano vendetta e alimentano l’oscurità presente in questo luogo. L’ho percepito con chiarezza quando ho provato a meditare qui.”
Fece una breve pausa.
 

“Ma in mezzo a decine di voci che gridano irate e colme di odio, sono riuscito a sentirne una più calma e serena. Allora ho concentrato i miei sforzi sulla fonte che la emetteva e l’ho visto. Un autoctono di Ithor che mi ha guardato, visibilmente felice in volto. Gli ho detto chi ero e il motivo per cui ero qui e lui mi ha detto che mi stava aspettando. Aveva qualcosa da insegnarmi, per questo anziché unirsi alla Forza aveva atteso in questo posto maledetto. E una volta assolto il suo compito, se ne è andato.”
Sentì Esme sospirare.
“Soltanto uno come te poteva trovare uno spiraglio di luce in un luogo dove c’è solo oscurità.”
Il ragazzo le rispose di rimando.
“Non esistono luoghi, cose o persone fatte di sola oscurità così come non ne esistono fatti di sola luce. Una importante lezione che ho maturato lungo tutto il corso del mio addestramento; per questo sono sicuro di poter riuscire a ricordare a mio padre chi sia stato e chi potrebbe ancora essere se ancora lo volesse. E lui vuole fare lo stesso con me dal suo punto di vista, naturalmente; vincerà tra di noi colui che è in possesso della volontà più forte.”
La giovane donna emise un chiaro verso di sorpresa.
“Wow! Oltre ad essere speciale, sei anche così saggio. E questo mi fa sorgere un altro dubbio, inerente al mio passato.”
Sospirò
“Mi hanno sempre raccontato che a causa degli Jedi ho perso la mia famiglia e che sempre per loro colpa noi Naboo abbiamo perso l’ultima delle nostre regine.”
Quello era un tassello importante della vita di Esme, che poteva fare chiarezza sulla parte del passato che aveva omesso di narrare mentre si trovavano sul verde pianeta nei pressi di quel bellissimo lago.
Luke era ansioso di saperne di più ma l’affermazione seguente della ragazza gli fece gelare il sangue nelle vene.
“Questo è un altro motivo per andarmene e … capirci qualcosa di più. Mi dispiace lasciarti qui da solo ma devo farlo. Oltretutto se non me ne andassi, Vader potrebbe continuare ad utilizzarmi contro di te. Non sono del tutto sicura che manterrà la promessa che ti ha fatto, non dopo che ha provato a spezzarmi il collo.”
Il giovane Jedi aveva ben poco da ribattere, la ragazza aveva ragione su tutta la linea.
“Addio, Luke – disse lei vedendo che il suo interlocutore esitava – puoi perdonarmi anche per questo?”
“Solo se mi prometti che un giorno ci rincontreremo – rispose il ragazzo lentamente.
“Te lo prometto – replicò lei, titubante – ecco, lo sapevo. Ho proprio fatto bene a non guardarti mentre ti dicevo queste cose. Se avessi visto quei tuoi occhioni blu tristi, non ce l’avrei fatta. E ti avrei messo in pericolo.”
Luke sentì la giovane donna rimettersi in piedi.
“Che la Forza sia con te – gli sussurrò avvicinandosi il più possibile alla parete per poi allontanarsi.

Lui rimase immobile, non la seguì neanche con il pensiero. Piuttosto recuperò la sua spada laser dal ripiano sul quale l’aveva appoggiata e cominciò ad allenarsi lasciando che la Grande Energia scorresse attraverso di lui. Darth Vader lo avrebbe percepito e la sua attenzione si sarebbe concentrata ancora di più su suo figlio, dando un altro vantaggio ad Esme oltre a quello della sorpresa.
Continuò fin quando le sue membra non lo sostennero più, dopodiché si concesse una lunga doccia e tornò a ributtarsi sul letto, addormentandosi poco dopo.
Venne risvegliato di soprassalto da una voce che giunse nella sua mente, imperante e cavernosa.

“E’ il momento”

Senza alcun indugio, si vestì, recuperò tutte le sue cose e cominciò a percorrere i corridoi della Fortezza. Difficilmente quel luogo gli sarebbe mancato, ma non lo avrebbe dimenticato anzi. Aveva fatto una promessa al Maestro Navod, una di cui aveva preferito non parlare con Esme, ossia quella di liberare gli spiriti desiderosi di vendetta che perduravano in quel luogo e c’era soltanto un modo per farlo: distruggere la Fortezza e poi purificarne le rovine con il potere che gli era stato insegnato.
E lui era solito mantenere le sue promesse.
Trovò suo padre e il servitore che lo seguiva sempre da vicino, il così detto Spettro, all’hangar dove era ormeggiato lo shuttle Lambda con il quale i due imperiali erano arrivati su Mustafar.
L’umbarano gli rivolse un’occhiata carica d’odio e Luke poté notare che aveva una profonda cicatrice procurata dalla lama di una spada laser che gli attraversava il volto.
“Non avete rispettato l’accordo – disse Vader a suo figlio con una voce che non tradiva alcuna emozione – e ora a causa del vostro tradimento, lei morirà. E sarà il suo stesso insegnante ad eseguire la sentenza!”
“Lei è libera, padre. E ciò che più conta, è che abbia scelto di esserlo – replicò serenamente.
“La tua fede nei tuoi affetti è la tua debolezza – concluse in maniera secca il discorso l’uomo nella nera armatura – ora sali a bordo.”
Fatto come ordinato, fu lo stesso servitore ad accompagnare Luke nella sua cabina. Qui trovò oltre ad uno arredamento molto semplice, anche una tuta da pilota di Caccia Tie, inclusiva di elmo.
“Indossala e attendi qui fino a nuovo ordine – gli disse con voce lugubre l’umbarano prima di andarsene e chiudere la porta alle sue spalle.
Se avesse potuto il giovane Jedi, avrebbe provato a far ragionare anche lui ma lo Spettro era ben poco disposto a parlargli, almeno per ora e oltretutto da quel poco che aveva capito di lui, non lo avrebbe mai fatto senza il consenso del suo padrone.
Luke indossò la divisa con la sola esclusione dell’elmo e di lì a poco la nave entrò in iperspazio. Poco dopo, l’interfono della sua cabina si accese e udì la voce familiare di suo padre.
“Da questo momento in poi, non fare nulla che ti avvicini minimamente alla Forza o l’Imperatore ci scoprirà. Se ne hai ancora bisogno, riposati. Avrai bisogno di tutte le tue energie per sopravvivere.”
“Si, padre – rispose il figlio.
Senza aggiungere altro, Vader chiuse la comunicazione.

Uscirono dall’iperspazio qualche ora più tardi, dall’oblò della sua cabina il giovane Jedi riconobbe la sagoma purtroppo familiare dell’Executor, la nave ammiraglia della flotta personale dell’uomo in armatura.
Dopo aver condotto lo shuttle all’interno dell’hangar principale della colossale nave capitale, il ragazzo udì i passi dei due imperiali recarsi all’esterno. Era rimasto da solo a bordo del piccolo trasporto.
Poco dopo, udì le pareti della nave sussultare; erano entrati ancora una volta in iperspazio. Suo padre non gli aveva detto nulla circa i dettagli della missione che si accingevano a compiere però se anche l’Executor e probabilmente l’intero Squadrone della Morte erano coinvolti in quanto stava per avvenire, doveva essere una battaglia quella verso la quale si stavano dirigendo.

“Ma una battaglia contro chi? Imperiali contro imperiali oppure …”

La curiosità era veramente tanta ma saperne di più avrebbe significato disattendere gli ordini ricevuti e oltretutto non poteva servirsi della Forza. Stette diverso tempo a rimuginarci su fino a quando non sentì un nuovo sussulto. La nave era uscita dal suo viaggio a velocità luce.
Presa la sua decisione: indossò l’elmo completo da pilota e si recò all’esterno dello shuttle. L’hangar dell’Executor era pieno zeppo di soldati e piloti come si aspettava e nessuno fece caso a lui: si avvicinò senza dare nell’occhio al portellone d’ingresso della nave capitale e … quello che vide lo lasciò estremamente preoccupato e agitato.


Una immensa flotta di navi imperiali, la più grande che avesse mai visto in quattro anni di guerra, formata praticamente di qualunque mezzo disponesse l’arsenale nemico era lì davanti ai suoi occhi, oltre ad un modello forse sperimentale che vedeva per la prima volta in quell’occasione: doveva essere più o meno lungo quanto l’Executor ma era molto più compatto e dotato di un armamentario ancora più impressionante rispetto al Super Star Destroyer di Darth Vader.
Stette li ad osservarlo a lungo, l’Impero aveva dunque partorito un’altra delle sue mostruosità. Avrebbe avuto anche questa un punto debole come la Morte Nera? Quello fu il suo primo pensiero quando riuscì a ragionare su quanto stava osservando.
“Meravigliosa, non è vero? – sentì una voce metallica alle sue spalle e si voltò a guardare la sagoma di un assaltatore imperiale – credevamo fosse solo una leggenda, la nave ammiraglia dell’Imperatore, la formidabile Eclipse! Contro di quella i Ribelli non avranno alcuno scampo!”
Utilizzando una delle sue tecniche di rilassamento che non richiedevano l’uso della Forza, riuscì a ritrovare la calma.
“A me non sembra molto migliore dell’Executor, se proprio vuoi saperlo – disse il giovane Jedi sperando di risultare convincente in quella espressione di spavalderia.
“Scherzi, vero? – gli rispose con una mezza risata il soldato in armatura bianca – a voi piloti non hanno raccontato un bel niente eh? Guarda con maggiore attenzione l’estremità della prua!”
E Luke fece come gli era stato suggerito. E la vide, una grande bocca di fuoco molto più grande di quella di un comune turbo laser.
“Un colpo del super cannone e tanti saluti ad una nave della feccia che siamo venuti ad estirpare da Kashyyyk – disse molto compiaciuto l’imperiale.
Luke strinse con frustrazione il guanto della sua mano metallica: la flotta imperiale avrebbe quindi ingaggiato la sua controparte dell’Alleanza, impegnata nella difesa del pianeta originario di Chewie. Anche i suoi amici sarebbero stati lì? Desiderava usare la Forza per provare a localizzarli ma sarebbe stata una sciocchezza che lo avrebbe esposto inutilmente.
“Staremo a vedere – rispose laconico il ragazzo all’assaltatore, salutandolo rapidamente per fare ritorno allo shuttle.
Se non altro ora sapeva dove erano diretti e quale sarebbe stata la sua prossima meta: l’Eclipse, a bordo della nave personale dell’Imperatore si sarebbe dunque compiuto il suo destino e quello di suo padre.

Poco dopo, mentre era nella sua cabina venne raggiunto dallo Spettro, il quale si palesò alla sua presenza senza la minima forma di saluto.
“Ho chiesto di partire immediatamente per porre fine al tradimento della mia allieva, poco potrei fare per servire il mio padrone durante l’imminente battaglia – disse con quella sua voce che sembrava provenire da uno di quei fantasmi di cui aveva udito le parole nella Fortezza – Lord Vader vuole che tu sappia che la morte che riceverà sarà lenta e dolorosa.”
Luke avrebbe scrutato volentieri nell’animo dell’umbarano con i suoi poteri ma anche quello sarebbe stato un rischio inutile.
“Sono certo che tu voglia bene ad Esme come lei ne vuole a te – il giovane decise di tentare comunque anche con lui – so che l’hai cresciuta come tua figlia e so anche che non hai alcuna intenzione di eseguire questo ordine.”
“Tu presumi troppo, Jedi – pronunciò l’ultima parola con evidente disprezzo – ho un debito riscattabile se non con la mia vita con il mio padrone. E se quello che dici della ragazza è vero, allora non avrebbe dovuto tradire Lord Vader … e tradire me.”
“Il tuo padrone ha cercato di ucciderla, nonostante avesse compiuto la sua missione – replicò il ragazzo giocandosi il tutto per tutto – lo trovi giusto questo?”
L’umbarano sembrò interdetto a quelle parole.
“Menti! – alzò il tono di voce – ella doveva essere punita per aver smarrito l’oggetto di forma cubica appartenente al mio signore che TU hai dato ad una Ribelle ma io l’ho implorato ed è stata risparmiata! E subito dopo lei mi ha tradito!”
Luke provò sincera pietà per quell’individuo, di quante menzogne suo padre lo aveva riempito in tutto il tempo che lo aveva avuto al suo servizio?
“No – gli rispose il giovane uomo determinato e sereno, insistendo – lei è andata via perché il tuo padrone ha cercato di ucciderla e se non fosse stato per il mio intervento, è proprio quello che sarebbe avvenuto.”
Lo Spettro perse la sua compostezza, velocemente fece scorrere una mano sotto la tunica che indossava per afferrare un pugnale molto caratteristico, probabilmente un retaggio personale. Con estrema rapidità, si portò vicinò a Luke per puntargli la lama alla gola e il ragazzo pur intuendo la sua mossa non reagì.
“Ras ne evata, Jedai! * – disse in un sibilo minaccioso.
Il giovane Jedi restò immobile.
“Non so neanche come si fa a mentire ma se credi che l’abbia fatto, coraggio, non opporrò resistenza – disse limpidamente il Ribelle chiudendo gli occhi.
Aspetto diversi secondi in attesa del colpo ferale che però non arrivò mai. Quando riaprì gli occhi, non vi era più traccia dell’umbarano. Voltandosi verso l’oblò dello shuttle, vide il servitore di Vader salire a bordo di un intercettore TIE e poco dopo lasciare l’hangar dell’Executor.

“Anche lui ha bisogno di partire alla ricerca della verità …”

 
 
 
* Traduzione dall’Umbarano: Adesso morirai, Jedi!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 30
*** L'inizio della fine ***


   

Capitolo 30 – L’inizio della fine

LEIA
 

Immersa nel manto stellato infinito che era la Forza, Leia Organa provava per l’ennesima volta l’esercizio affidatole dal Maestro Cin Drallig: dopo aver padroneggiato appieno la pratica della meditazione personale, ora restava la parte più difficile, ossia fare in modo di concedere ad un altro individuo una parte della sua possanza nella Grande Energia affinché ne risultasse potenziato fisicamente e mentalmente.
Stando alle spiegazioni dell’anziano mentore, alcuni Jedi erano così versati nell’arte della Meditazione da Battaglia da poter influenzare intere armate, sia nel bene che nel male. Esisteva infatti una versione distorta di quel potere che faceva leva sulle paure dei propri avversari per indurli a combattere meno efficacemente ed i Sith, i più antichi avversari degli Jedi, erano i veri maestri di questa seconda variante.
Tuttavia la giovane donna era ben lungi da essere una Jedi a pieno titolo e dati i tempi estremamente ristretti a loro disposizione, si sarebbe servita dell’abilità in fase di apprendimento per essere d’ausilio ad un unico individuo: il suo fratello gemello. Il destino di Luke era di combattere contro l’Imperatore e contro Darth Vader, che un tempo era Anakin Skywalker, e lei avrebbe fatto di tutto per sostenerlo, anche apprendere una capacità tutt’altro che semplice da acquisire.
Leia faceva davvero moltissima fatica a pensare realmente all’uomo in armatura come suo padre e continuava a domandarsi come Luke invece ci riuscisse tanto semplicemente; questa parentela così difficile da digerire, le aveva causato uno screzio non di poco conto con Han. L’uomo che amava si era allontanato da lei subito dopo che gli aveva fatto quella tremenda rivelazione e se ne era andato dal luogo nel quale la principessa si stava addestrando. Con la morte nel cuore, Leia credeva di averlo perso, maledicendosi per essere stata troppo frettolosa nel volergli raccontare la verità ma lui l’aveva stupita tornando dopo poco tempo, rammaricato per averla ferita e con una proposta molto importante da farle.

“La più importante che si possa ricevere, in verità … - e ne portava un segno chiaro, che indossava sul suo anulare sinistro.  Un anello con un significato molto preciso e quando il suo pensare indugiò su chi gliel'aveva donato, sorrise.

“Ti stai distraendo ancora una volta, ragazza ? – sentì la voce dell’ologramma rimbeccarla tanto per cambiare – concentrati ed escludi qualunque altra cosa. Dovete essere soltanto tu, la Forza e il tuo obiettivo.”
E l’obiettivo in quel frangente era uno dei possenti Berserker Wookie che Han le aveva mandato per incrementare la sua scorta personale, cosicché adesso aveva ben quattro guardie del corpo. Contrariamente a tutti coloro che avrebbero difeso la nuova libertà recentemente conquistata dal popolo di Kashyyyk, non si era ritirata con loro nel cuore della ancestrale giungla del pianeta, ma era rimasta lì, nascosta, in una zona che si augurava sarebbe stata non coinvolta direttamente nella imminente battaglia con il suo esiguo codazzo di protettori e … C3PO, a bordo naturalmente del Falcon, nascosto poco lontano dalla loro posizione. Era stato necessario tenersi lontana da tutti perché l’apprendimento della Meditazione da Battaglia richiedeva molto silenzio e l’assenza della minima distrazione. Aveva promesso a Han che se le cose si fossero messe male, avrebbe valutato la possibilità di prendere la sua adorata nave e fuggire.
“E’ importante che almeno tu sopravviva, l’Alleanza continuerà ad avere bisogno di te! – cosi le aveva detto.
O in alternativa, dopo tante insistenze da parte della giovane donna, avrebbe potuto prendere uno speeder bike nascosto anch’esso poco distante ed unirsi al fulcro della battaglia. Le aveva lasciato una scelta, non obbligandola ad andare via, rispettando il suo volere. E per quello lo aveva amato ancora di più.
“Continui a distrarti, ragazza ? – il tono dell’anziano si era fatto ancora più duro – ci tieni così poco a migliorarti ?”
Era una provocazione, l’ennesima, non doveva perdere la concentrazione ed entrare in perfetta sintonia con la mente del giovane Wookie, il suo nome era Rriassho ed era fratello onorario dell’altro Berserker mandato in difesa di Leia, il cui nome era Takook. Dei due, quest’ultimo era il più forte e questo era fonte di costante frustrazione per il suo più inesperto commilitone.
Per quanto Rriassho si sforzasse, non riusciva mai ad uguagliare il suo rivale e la Meditazione da Battaglia avrebbe potuto essere un valido sistema per riuscirci: ancora una volta la giovane donna entrò in sintonia con il guerriero di Kashyyyk, ne sentì il desiderio e la voglia di vincere, i muscoli tesi allo spasimo, la mente concentrata al massimo.
I due Wookie erano uno di fronte all’altro, toccava a Rriassho cominciare la lotta; fino a quel momento, nonostante i tentativi di aiutarlo da parte di Leia, il giovane Berserker aveva continuato a perdere, il che oltre a far giustamente spazientire il guerriero meno capace, aveva quasi finito per far scoraggiare Leia.
Quasi appunto, forse aveva capito dove stava sbagliando. Questa volta, anziché provare a sostenerlo silente nei suoi movimenti, avrebbe parlato con lui per incoraggiarlo. Il Maestro Drallig le aveva detto che tutto partiva dalla mente e dalla concentrazione e probabilmente si riferiva tanto a lei quanto all’obiettivo del suo potere.
“Io e la Forza siamo con te, so che puoi farcela – gli disse e sentì la sua voce risuonare attraverso la Grande Energia. Anche lo Wookie dovette averla sentita perché percepì con chiarezza la sua voglia di combattere aumentare, nonostante credesse fosse già ai massimi livelli.
Senza alcun preavviso, Rriassho balzò all’attacco con una velocità che non aveva dimostrato nei precedenti confronti. Riuscì, seppure a fatica, a buttare a terra il suo avversario, cosa che non gli era mai riuscita prima. Si rimise in piedi e cominciò a ruggire, estremamente soddisfatto.
“Finalmente hai compreso – disse con tono meno severo Drallig – tutto parte dalla volontà. Devi trasmettere la tua determinazione a colui o colei che desideri sostenere e tutto il resto ne risulterà migliorato di conseguenza.”
La ragazza riaprì gli occhi con un sorriso e parlò con voce colma di entusiasmo
“Ce l’ho fatta! Grazie, M…”
La sua voce venne sovrastata dalle urla di Jakarro e Florral, gli altri due Wookie, marito e moglie, a sua difesa: mentre lei si addestrava, loro due avevano i loro macrobinocoli potenziati puntati verso il cielo. Tutti i presenti si girarono verso di loro. Quanto avevano detto era sin troppo chiaro.
La flotta imperiale era arrivata, la battaglia che avrebbe deciso le sorti della galassia era cominciata.
 
 
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HAN
 

Organizzare le difese di un pianeta come Kashyyyk, obbligando a far collaborare tra loro forze tanto diverse tra loro come possenti guerrieri Wookie, militari dell’Alleanza e improvvisati volontari nell’arco di poche settimane poteva sembrare un incarico insormontabile e in effetti non era un’apparenza che si allontanasse molto dalla realtà dei fatti.
Fortunatamente, la decisione dell’Ammiraglio Ackbar di affidarsi completamente alla strategia ideata da Tarfull, il Grande Unificatore del popolo dei Wrooshyr, aveva semplificato di molte le cose al Generale Solo. E quest’ultimo le aveva rese ancora più semplici e meno complicate per lui, affidando il comando delle forze di terra unificate allo stesso potente Wookie, divenendo né più né meno che il suo secondo in comando però con la piena responsabilità dei militi Ribelli e di tutti gli improvvisati aspiranti eroi giunti alla spicciolata che pochi giorni di addestramento non avevano potuto cambiare radicalmente in senso positivo ma che almeno gli avrebbe messi nelle condizioni di difendere quale ultima linea di difesa la città di Rwookrrorro: lì infatti, in quell’insediamento ben protetto dall’alto dagli alberi più antichi di tutto il pianeta, il condottiero autoctono aveva stabilito che venissero concentrati tutti i suoi compatrioti troppo vecchi o troppo giovani per combattere, dopo aver fatto evacuare tutti gli altri villaggi.
 
Alla base degli alberi sui cui robusti rami sorgeva il baluardo della resistenza di Kashyyyk, vi erano le cosiddette Terre dell’Ombra, nominate in quel modo perché il fogliame degli alberi sovrastanti era così spesso da non far passare quasi nessun raggio solare. In quel luogo buio ed estremamente pericoloso data la fitta presenza di predatori ben più grossi di uno Wookie, Han aveva ben pensato di far installare un generatore di scudi planetario molto simile a quello utilizzato dall’Alleanza nella battaglia di Hoth, capace di impedire o nel peggiore dei casi di limitare fortemente qualunque forma di bombardamento che arrivasse dallo spazio oppure da parte dei caccia imperiali. L’ammiraglio Ackbar aveva ben pensato di trasportarne uno assieme a tutta il resto, sicuro che gli Wookie avrebbero gradito; non si era sbagliato.
Non era neanche necessario sorvegliarlo in numeri elevati; la stessa natura di Kashyyyk sarebbe stata un deterrente formidabile a chiunque cercasse di avvicinarsi ad esso. In questo modo, quasi tutti le forze a disposizione potevano essere impiegate altrimenti.

Tarfull aveva ideato una strategia semplice ma efficace: una difesa a cerchi concentrici di raggio man mano minore lungo linee di ripiegamento prefissate fino, se quella fosse stata malauguratamente l’evenienza, al centro del cerchio più piccolo fissato appunto nella grande città nascosta. Tutti i trinceramenti erano stato costruiti in posizioni sopraelevate, ben nascosti al riparo della foresta e anche i camminatori AT AT e AT ST rubati durante l’insurrezione erano stati camuffati e trasformati in postazioni di difesa semoventi. La conoscenza pressoché perfetta del terreno che gli Wookie avevano del loro suolo patrio sarebbe stata la carta vincente del piano elaborato dall’Unificatore dato che i numeri non erano certamente dalla loro.
Stando alle stime fatte dalla rete Bothan, il rapporto di forze sarebbe stato approssimativamente di 5 a 1 , a favore dell’Impero. A dirla tutta, il corelliano si sarebbe aspettato anche un dispiegamento di forze superiore da parte del nemico ma evidentemente quel vecchio bastardo dell’Imperatore desiderava, per qualche imperscrutabile motivo, una battaglia che non fosse troppo facile per i suoi servi. Forse voleva semplicemente divertirsi o forse dimostrare qualcosa alla galassia tutta: quali che fossero le sue intenzioni, ogni singolo difensore di Kashyyyk avrebbe venduto cara la pelle.
Han, assieme a Tarfull, si trovava in posizione centrale lungo il perimetro più esterno voluto ed ideato dal condottiero autoctono; era un luogo ideale per una resistenza anche ad oltranza, costruito sui resti di un vecchio villaggio abbandonato da tempo, rigorosamente al di sotto degli alberi in quanto niente e nessuno avrebbe dovuto sorprenderli dall’alto. Potevano solo attaccarli da terra e da quella parte erano più che pronti a ricevere qualsivoglia nemico.

I Bothan erano stati di parola: erano riusciti nel loro intento di dare un preavviso di 48 ore e mancava meno di un’ora all’inizio della battaglia, se i calcoli dell’efficiente servizio dell’intelligence alleata erano stati corretti.
Oltre a quello e a tutto il supporto che avrebbero continuato a dare per tutto il proseguimento dello scontro, le spie dalla lingua verace e dall’animo orgoglioso avevano fatto uno scoperta che non aveva mancato di far impensierire Han e di fare irritare notevolmente Tarfull: era stata fatta una comunicazione dalla città di Rwookrrorro con l’utilizzo di codici imperiali, il che significava che almeno un infiltrato si nascondeva tra le file dei volontari proprio come il generale Solo e altri ufficiali Ribelli avevano ritenuto potesse accadere.
Non era stato possibile intercettare quanto detto dal destinatario della conversazione ma invece le parole del mittente erano stato tutte registrate; purtroppo quest’ultimo aveva utilizzato un disturbatore di frequenze e quindi le parole salvate su supporto rigido al momento della riproduzione avevano un suono metallico, che non permettevano quindi di comprendere se ad aver fatto la comunicazione fosse stato un lui o una lei o a quale specie senziente appartenesse.
Incrociando però i vari dati a disposizione e scoprendo da quale luogo fosse partita la chiamata, era stato possibile circoscrivere notevolmente la lista dei sospettati a tre individui che si trovavano nelle vicinanze al momento dell’esecuzione della stessa. 
Seduto sulla sua sedia, all’interno della tenda da campo che occupava, Han Solo stava aspettando che le tre potenziali spie venissero condotte alla sua presenza, Lando Carlissian era al suo fianco. Gli aveva chiesto di restare con lui durante l’interrogatorio, come giocatore d’azzardo di esperienza era abbastanza esperto nel saper fiutare trappole … sempre che non ci fossero belle donne di mezzo. Una volta terminato quello sgradevole compito, si sarebbe imbarcato a bordo della nave appartenuta al cacciatore di taglie Boba Fett, la Slave One da poco ribattezzata in maniera non molto originale Lucky One dallo stesso ex amministratore di Cloud City e avrebbe assunto il comando della squadriglia Rogue, come unica forza di caccia a difesa dell’atmosfera interna di Kashyyyk.
“Ma quanto ci mettono ? – disse spazientito il corelliano, visivamente innervosito
“Eccoli che arrivano – gli rispose il suo vice, decisamente più tranquillo.
 
 
   
 
 
I tre sospettati entrarono nella tenda, accompagnati da altrettanti Wookie: un Nikto Rosso mezzo matto di nome Frax, dal volto sfregiato e che combatteva con un coppia di vibro asce affilatissime, un serafico e flemmatico medico Caamasi chiamato Elegos Volette e una ex prostituta twi-lek dalla pelle verde conosciuta come Malia che utilizzava per combattere una coppia di blaster tascabili. Quando la vide, Han si ricordò di averla incontrata un paio di settimane prima nella rimessa delle speeder bike poco prima di recarsi da Leia.
Il Nikto era visivamente nervoso e adirato, la ragazza preoccupata e il caamasi tranquillo come se veramente nulla riuscisse a scalfirlo.
“Siete stati condotti qui – parlò Han andando subito al sodo – perché tra uno di voi si nasconde un traditore.” Le reazioni precedentemente dimostrate si esacerbarono. Lando gli disse qualcosa avvicinandosi al suo orecchio.
“Tutti e tre potrebbero essere colpevoli o innocenti da quel che vedo. Fa portare qui i loro oggetti personali.”
“Ottima idea – gli sussurrò il generale.
“Nessuno ha nulla da dire ? – continuò a parlare Solo mentre fece un cenno ad uno degli Wookie che prontamente uscì dalla tenda – se la spia viene fuori subito, non sarà messa a morte ma resterà in attesa di processo fino alla fine della battaglia. Altrimenti, sarò costretto a consegnare il responsabile ai nostri amici che adorano staccare le braccia dei loro avversari.”
Questa volta anche il Caamasi sembrò avere una reazione impaurita.
“Sono giunto qui per aiutare coloro che combattono contro l'Impero, Generale – disse con la sua voce sottile il medico – non per tradirli o spiarli. Le ricordo che il mio pianeta ha subito una sorte ben peggiore rispetto a quella di Kashyyyk. Il mio dovere di guaritore mi spingerebbe ad aiutare un soldato imperiale qualora fosse ferito, è vero, ma non farei mai nulla di più per nessuno di loro.”
“Secondo me, non sta mentendo – Lando gli parlò ancora una volta a bassa voce.
“Siamo d’accordo – gli rispose Solo prima di rivolgersi al sospettato che aveva parlato – le chiedo scusa, Mr. Volette. Presto chiariremo questo problema.”
Lo Wookie mandato a recuperare gli oggetti personali dei tre, rientrò nella tenda con altrettanti zaini e svuotò il primo proprio davanti al medico. Non c’era assolutamente nulla di sospetto.
“Può andare – gli disse Han – e ci perdoni per l’inconveniente.”
Senza aggiungere nulla, il caamasi raccolse tutti i suoi effetti personali ed uscì dalla tenda
.
Man-tah yenera!1 – parlò il Nikto in un Huttese piuttosto minaccioso vedendo che era il suo turno.
E il suo interlocutore lo accontentò immediatamente.
“Al tuo reclutatore hai detto di essere una ex-guardia personale, sta a dire uno schiavo armato, di Derba Jaibakti , affiliato del cartello Hutt e signore del crimine del sistema di Onderon. Di essere fuggito dal suo servizio per eccesso di maltrattamenti subiti.”
“Nobata!2  - disse con uno sguardo truce e con un sorriso terribile – dieci combattimenti al giorno, dieci morti e nessun soldo!”
Han fu grato all’alieno di essere passato a parlare Basic.
“Dunque sei qui soltanto per guadagnare qualcosa ? – Solo ne era perfettamente al corrente ma voleva vedere come avrebbe reagito l’esperto di vibro-asce.
“Frax ama combattere, Frax vuole uccidere imperiali perché loro forti!”
“E Frax vuole guadagnare i 10 crediti promessi per imperiale che accoppa – concluse il generale. L’alieno rosso sorrise orribilmente a quelle parole.
Timidamente, senza essere stata interpellata, si fece avanti la twi-lek dalla pelle verde guardando verso il basso.
“Perdonatemi, generale. Posso dire una cosa ? – sembrava molto impaurita.
“Parla pure e non temere, ragazza – parlò Han mentre Lando la guardava con molta attenzione.
“Ecco io … forse non dovrei dirlo … potrei anche sbagliarmi … – lanciava occhiate terrorizzate prima al Nikto e poi ai due ufficiali.
“Non preoccuparti, splendida fanciulla – fu Carlissian questa volta ad intervenire con un largo sorriso – ma non ci siamo già incontrati? Hai un aria molto familiare. Tu vieni da Nar Shaddaa, giusto?”
“Si, signore. Lavoravo al Nal Panwa, ero una proprietà di Gardulla Besadi, prima della mia fuga. Se siete passato da li, è possibile! – aggiunse la ragazza timidamente
“Cona shaga!3 - pronunciò a chiare lettere il Nikto, sputando a terra con disprezzo mentre la giovane twi-lek appena insultata tornò ad abbassare il capo.
“Ora basta – lo rimproverò Han Solo per poi riportare l’attenzione sulla ragazza – non avere timore, qui nessuno ti farà del male se non sei colpevole.
Un velo di lacrime si affacciò sulle iridi verde smeraldo dell’aliena, così simile al colore della sua pelle.
“Ho visto Frax parlare a bassa voce e di nascosto quando era convinto che nessuno lo stesse osservando e assieme al comunicatore, aveva uno strano oggetto dalla forma conica! – le parole le uscirono tutte d’un fiato per poi spostarsi il più lontano possibile dal Nikto mentre quest’ultimo cercò di aggredirla, subito fermato dagli Wookie.
“Cona mursta! Me killia u!4 – l’autoctono di Kashyyyk dovete usate tutto il suo vigore per tenerlo fermo.
Senza attendere ordini, un altro gigante svuoto dinanzi a Frax il suo zaino e in maniera non troppo sorprendente, al suo interno vi erano sia un comunicatore molto elaborato per servirsi clandestinamente delle onde radio per chiamate a lungo raggio sia un disturbatore dalla caratteristica forma conica.
“Abbiamo un vincitore – disse Han severo per rivolgersi ai tre Wookie – una promessa è una promessa! E’ tutto vostro!”
Il Nikto continuava a vomitare minacce di morte mentre veniva condotto all’esterno dai tre guerrieri e la ragazza twi-lek era rannicchiata a terra in lacrime.

“E tutto finito, Malia – il generale parlò con voce comprensiva restando seduto mentre il suo affabile vice si avvicinò alla giovane donna per consolarla – accompagnala alla città, Lando, e poi tu e i Rogue mettetevi in volo. Dovrebbe mancare veramente poco ormai.”
E il suo caro amico fu più che lieto di obbedire.
Una volta che i due furono usciti dalla tenda, Han tornò di filato alla sua posizione.
Non passò che una mezz’ora, prima che tutti gli scout con gli occhi puntati tramite macrobinocoli o olo-cannocchiali verso l’alto cominciassero ad urlare quasi all’unisono.

“Ci siamo finalmente, questa dannata attesa è finalmente terminata!”
 

 **********************
 

LEIA
 
L’erede di Alderaan aveva un solo ed unico obiettivo: rintracciare suo fratello nell’immensa flotta imperiale che si accingeva a dare battaglie alle forze dell’Alleanza. Non le fu difficile riuscire nell’impresa, il legame che c’era tra lei e il suo gemello era molto forte, sin da prima che scoprisse il vincolo di parentela che li univa e fu lieta di scoprire che il suo ragionamento in merito alla possibile ubicazione di Luke si fosse mostrato corretto. Ma prima che potesse avvicinarsi a lui e sostenerlo come aveva da poco fatto con il giovane Berserker Rriassho, percepì con chiarezza una ombra porsi dinanzi a lei: era estremamente potente, larga e scura quanto le profondità di un cielo notturno privo di luna e di stelle.
Lentamente l’ombra assunse una consistenza sempre più solida sino a rivelare … il volto dell’Imperatore! L’uomo delle fattezze deturpate la guardò con i suoi occhi gialli meravigliato e al contempo divertito, sorridendo malignamente.

“Così intensamente potente e né io né Vader siamo stati in grado di comprenderlo, fino ad ora. Perché scrutavi la flotta, principessa di un pianeta distrutto? Volevi vedere se ero veramente qui ? O forse il tuo obiettivo era un altro ?”
Aveva messo in conto che Palpatine potesse intuire qualcosa ma non credeva ci sarebbe riuscito tanto rapidamente. Purtroppo Cin Drallig non aveva potuto darle alcun consiglio su come affrontare il Lato Oscuro, l’ologramma sembrava andare in stand by quando gli rivolgeva domande in materia.
“Non parli, ragazza? Io invece ho molto da dirti!”

La potenza emanata da quell’essere era insostenibile pertanto Leia, quasi istintivamente, si ritrasse, risvegliandosi dalla meditazione. Se il suo intuito non la ingannava, l’Imperatore non doveva essere al corrente della presenza di Luke all’interno della flotta e di certo lei non avrebbe fatto nulla per farlo scoprire.

Ad essere scoperta era stata lei però anche se non credeva che il nemico conoscesse la sua esatta posizione quindi ora restavano due alternative: restare lì per tentare in un secondo momento di sostenere suo fratello, come si era promessa di fare, oppure unirsi alla battaglia, raggiungendo Han e lasciare che lo Jedi più esperto di lei affrontasse da solo la situazione.
Accarezzò l’anello di legno bianco trattato che Han le aveva regalato un paio di settimane prima e non stette a pensarci troppo a lungo; aveva già preso la sua decisione tempo addietro e non lo avrebbe cambiata. Quel mostro non lo avrebbe fatta fuggire!



Note

1: Parla, generale!
2: No!
3: Schiava inferiore!

4: Bugiarda inferiore! Ti ucciderò!

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Capitolo 31
*** Un'attesa ripagata ***


  

Capitolo 31 – Un’attesa ripagata
 
VADER
 

Il Signore Oscuro dei Sith scrutava con attenzione ed interesse lo spettacolo davanti ai suoi occhi, cui poteva assistere tramite l’immenso finestrone in trasparacciaio del Super Star Destroyer Executor, onore e gloria della Marina Imperiale.
Certo, Palpatine aveva la sua Eclipse che in apparenza poteva essere dotata di un armamentario superiore ma era una nave priva di storia la quale, come Vader avrebbe sperimentato di persona da li a poco, non aveva al suo interno l’odore e il sapore delle lacrime, del sudore e del sangue di uomini che avevano combattuto al suo interno. No, era una nave che doveva avere ancora l’odore della vernice asciugata da poco e della catena di montaggio dalla quale era uscita. E doveva essere distrutta, proprio come qualunque memoria che avrebbe potuto anche soltanto lentamente ricordare il vero traditore dell’Impero Galattico, colui che progettava la sua dissoluzione casomai fosse accaduto qualcosa alla sua vita.
Mentre quei pensieri affollavano la sua mente, l’uomo in armatura riusciva comunque a prestare sufficiente attenzione alle prime fasi di quella grande battaglia nello spazio: la Flotta Imperiale superava quella della feccia ribelle di 5 a 1 e oltretutto quest’ultima disponeva di mezzi decisamente più piccoli rispetto alle loro indomite controparti.

L’attacco era cominciato: le navi del nemico erano state circondate da ogni parte, sarebbe stato praticamente impossibile adesso per loro fuggire a meno che non creassero un improbabile forzatura a quel blocco.
I due ufficiali comandanti migliori dello Squadrone della Morte, l’Ammiraglio Firmus Piett per la Marina e il Generale Maximilian Veers per l’Esercito avevano ottenuto da Palpatine in persona il comando supremo delle rispettive forze armate durante per tutto il corso della battaglia . Lo spazio era già sovrabbondante di mezzi da trasporto che avrebbero dovuto invadere il pianeta e soffocare nel sangue l’insignificante rivolta alla quale i Ribelli avevano dato il loro sostegno.
Per coprire i velivoli da sbarco, un intenso fuoco di prua era stato aperto da un quinto delle navi che componevano la forza Imperiale le quali ponendosi in formazione d’attacco, avevano cominciato il loro assalto ai Ribelli nello spazio. Tutto il resto delle navi restavano come forza di riserva pronta ad intervenire.

Inizialmente, sembrava che il nemico volesse asserragliarsi in un quadrato difensivo, con l’intento disperato di volersi difendere a 360 gradi ma quando si erano accorti che soltanto una parte delle navi imperiali, approssimativamente di un numero pari al loro, si erano mossi per portare l’attacco, avevano cambiato repentinamente strategia e avevano accolto la sfida nello spazio che era stato loro lanciata, portandosi di punto in bianco contro chi sta avanzando contro di loro.  Era l’unica mossa sensata che l’Ammiraglio nemico potesse fare ma facendo ciò avrebbe permesso a tutti i trasporti diretti verso il pianeta che provenivano dalle navi di riserva, di avanzare quasi indisturbati verso la superficie di Kashyyyk. Sia L’Eclipse che l’Executor, affiancate l’uno all’altra in un micidiale ed implacabile cuneo, erano le punte di diamante di quell’assalto.

Già feroci cominciavano ad essere le bordate di turbo laser che partivano dalle due colossali navi su quelle ben più piccole del nemico e finalmente, quando giunsero alla giusta distanza, Vader vide in azione per la prima volta il famigerato superlaser della nave ammiraglia dell’Imperatore: un fascio di luce verde si formò alla base della grande bocca da fuoco per poi essere rilasciato su una fregata Nebulon B Ribelle, probabilmente una nave ospedale, che esplose all’istante. La battaglia era cominciata da poco eppure già era stato fatto un primo bottino.

Fu in quell’istante che avvertì la presenza nella Forza massiccia e tremenda del suo Maestro: stava utilizzando il Dun Moch, o Dominazione della Mente, per infiacchire l’animo del nemico e conoscendo la potenza di Palpatine, sapeva bene che stava influenzando l’intera battaglia nello spazio come a terra. I movimenti delle navi dei ribelli cominciarono a farsi più lenti e prevedibili così come dei loro caccia e non mancò molto prima che un’altra nave Ribelle, questa volta un incrociatore sullustano Liberator diventasse polvere e cenere.

Sarebbe rimasto a godersi quello spettacolo per le poche ore al termine delle quali ci sarebbe stata la loro sicura vittoria ma aveva altro da fare: aveva atteso tanto a lungo quel momento e finalmente era giunto il tempo dell’azione. L’Imperatore sarebbe stato distratto per via della concentrazione necessaria per mantenere attiva quella capacità e ora avrebbe potuto sorprenderlo!
“Ammiraglio Piett – disse al suo valente ufficiale poco distante – mi sposto sull’Eclipse. Continuate così!”
“Si, milord – gli rispose l’uomo divisa e l’istante successivo Darth Vader con una falcata anche più sostenuta del solito, tornò all’hangar, a bordo dello shuttle Lambda dove suo figlio lo stava aspettando.
Lo trovò con indosso la divisa, vestito da perfetto pilota imperiale con casco integrale, già ai comandi della nave. Aveva già provveduto ad accendere i motori, percependo probabilmente il suo arrivo.
“Andiamo – gli disse semplicemente mentre Luke fece partire il mezzo. Il passaggio tra i due hangar era ancora una zona relativamente tranquilla se non per qualche colpo di turbo laser vagante ma presto sarebbe stata piena di caccia che si sarebbero dati battaglia, ne era certo.
Senza particolari intoppi, riuscirono ad atterrare nell’hangar dell’Eclipse.
“Sei pronto ? – parlò il padre con tono chiaro e forte al figlio – questo nostro ingresso sulla nave di Palpatine non è stato né autorizzato né richiesto. Se qualcuno dovesse fare troppe storie per la nostra presenza qui, non ci perderemo in chiacchiere; abbatteremo qualunque ostacolo ci si parrà innanzi!”
“Lo so, padre – gli rispose con la stessa irritante serenità che aveva dimostrato su Mustafar – sono qui per aiutarti e tanto farò.”
Vader aveva dovuto far appello a tutte le sue risorse mentali per evitare che quanto Luke gli aveva comunicato nella Fortezza lo infastidisse una volta lasciate quelle mura pregne del Lato Oscuro della Forza e ci era riuscito.
“Appena finito, riprenderemo il nostro discorso. E scopriremo chi di noi ha la convinzione più forte! – replicò il Sith prima di mettersi in piedi e di fare strada a suo figlio dapprima nell’hangar dell’Eclipse e da li verso i piani alti, dove finalmente avrebbe reclamato il mantello di Maestro.

Nessuno osò fermarli: tutti gli uomini erano giustamente presi dalla battaglia e la vista dell’uomo in armatura assieme a quel pilota che lo accompagnava non li sorprese più di tanto.
Finalmente, giunsero diversi minuti dopo al turbo ascensore personale di Darth Sidius che li avrebbe condotti nelle sue sale private; di fianco all’elevatore, vi erano due Protettori Sovrani, con le loro armature nere e rosse.
“Alt, Lord Vader – disse con tono deciso  una delle due – l’Imperatore non vuole essere d… - non finì quella frase in quanto il Sith utilizzò la Forza per stordirli e farli cadere al suolo svenuti. Stava già per stritolarli, quando suo figlio lo fermò.
“Non occorre che tu faccia questo – gli disse semplicemente mentre apriva la porta dell’ascensore e entrava al suo interno – vieni andiamo.”
Vader sembrò rifletterci un istante e poi decise di accontentare suo figlio, gli avrebbe confuso le idee e gli avrebbe dato una falsa speranza per il proseguire del loro confronto.


Dopo pochi istanti, la porta dell’ascensore si aprì e si trovarono in una grande sala, immersa nella penombra: l’attenzione del Sith si concentrò immediatamente sulla larga poltrona in posizione sopraelevata rispetto all’ascensore, posizionata in posizione di spalle a quest’ultima. Percorsero uno di fianco all’altro i pochi gradini che li separavano da colui che presto non sarebbe più esistito.
“Darth Sidius ! – la sua voce tonante risuonò con una profonda eco in tutta la stanza mentre accendeva la sua lama rossa, subito imitato da Luke – in nome dell’Impero Galattico che hai tradito, ti condanno a morte!”
Lentamente la poltrona cominciò a girarsi e finalmente lo vide, indossava la sua solita tunica nera, il volto deturpato e simbolo di una decadenza che presto sarebbe stata spazzata via.
“Lord Vader – disse con tono beffardo mentre un mezzo sorriso gli increspò il volto – finalmente tenti di reclamare la tua eredità come Sith. Cominciavo a disperare che lo avresti fatto; meglio tardi che mai!”
Volse lo sguardo su Luke.
“E hai portato con te un valido aiutante, hai il mio plauso – cominciò a sghignazzare di gusto prima di riportare i suoi occhi sull’uomo in armatura – ma hai scelto la strategia peggiore, se posso dirlo. Avresti dovuto colpirmi mentre ero inerme e indifeso, concentrato per sgominare i Ribelli!”
Furioso come non mai, l’apprendista gli rispose.
“Io non ho bisogno di eliminare i miei avversari nel sonno, contrariamente a te! – annunciò puntando la lama verso il suo bersaglio – e poi dovevi sapere perché stai per essere giustiziato! Volevi che l’Impero fosse distrutto al momento della tua morte ma ora Esso continuerà, senza di te e più glorioso di quanto mai sia stato!”
La risata di Palpatine coprì qualsiasi rumore di battaglia potesse udirsi soffusamente dall’esterno.
“IO sono l’Impero – rispose poi facendosi serissimo all’improvviso – e tu sei solo un incapace che non è stato in grado neanche di convertire il proprio figlio!”
Con un rapidissimo scatto di entrambi i polsi, le else di due spade laser comparvero nelle mani dell’Imperatore che prontamente le accese. Fu solo un istante, più breve di un battito di ciglia: Darth Sidius, un essere dall’apparenza decrepita e fragile, balzò contro entrambi i suoi avversari sorprendendoli per la sua estrema velocità ma ambedue riuscirono a parare quel primo attacco, seppure a fatica. Lama contro lama si sarebbe giunti alla resa dei conti!

 

 

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LUKE
 

Nulla aveva detto il figlio al padre mentre si apprestavano a compiere la prima parte del loro destino: non una parola sul loro secondo scontro su Mustafar e sul messaggio che Luke aveva portato per conto della sua defunta madre, desiderosa di rafforzare la volontà del figlio in merito al suo desidero di salvare il padre.
Dovevano essere entrambi concentrati, la battaglia sarebbe stata terribile: già quando era a bordo dell’Executor il giovane Jedi aveva percepito l’incredibile possanza nella Forza posseduta dal loro nemico. L’oscurità che riusciva ad emanare e che stava palesemente utilizzando contro gli amici e i commilitoni del ragazzo, lo aveva reso fremente di anticipare il più possibile lo scontro in modo tale da fargli rivolgere contro loro due quel suo formidabile e tetro potere. Aveva contato i minuti e quando suo padre era finalmente tornato a bordo dello shuttle, aveva rimesso la maschera della serenità che si era imposto di avere da che era salito a bordo del Super Star Destroyer per non mostrare inutilmente il fianco a Darth Vader e aveva condotto con la massima rapidità possibile la nave a bordo dell’ammiraglia dell’Imperatore.

Da lì si erano recati rapidamente nelle stanze private di Palpatine e il giovane Jedi aveva udito senza interferire le sprezzanti stoccate verbali che i due Sith si erano scambiati; aveva approfittato di quei momenti preziosi per richiamare a sé la Forza ed approntarsi a fare utilizzo dell’Ataru, la quarta forma di combattimento con la spada che soltanto se avesse saputo utilizzare come e meglio di come se ne era servito su Naboo, gli avrebbe garantito la sopravvivenza.
Padre e figlio erano entrati nella tana del mostro il quale, senza alcun dubbio, era superiore ad entrambi e soltanto se tutti e due avessero dato il massimo avrebbero potuto farcela.
L’attacco dell’Imperatore era stato fulmineo e praticamente perfetto; se Luke non si fosse preparato in anticipo quel primo fendente lo avrebbe centrato in pieno, mettendo fine alla sua vita.
“Non lasciare che ci affronti separatamente – sentì nella sua mente con chiarezza il consiglio del padre, prima che questi respinto l’attacco, cominciasse a portarsi in avanti a sua volta, lanciando fendenti e affondi con un’abilità di gran lunga superiore a quella che gli aveva mostrato su Bespin, nello scontro in cui gli aveva mozzato la mano destra.
Senza lasciarsi distrarre dalle dimostrazioni di bravura che aveva intorno a sé, Luke si trasformò in docile strumento della Forza, affidandosi completamente al Suo volere: questa volta se avesse sbagliato, non avrebbe pagato con un bagno indesiderato in acque cristalline ma con l’affogare nel suo stesso sangue.
Con quel grande incentivo a stimolare il suo istinto di sopravvivenza, lo Jedi cominciò la sua caratteristica danza di battaglia, muovendosi come un provetto derviscio attorno all’Imperatore, tempestandolo di attacchi da ogni dove e tentando di fare di rapidità e imprevedibilità la sua arma vincente.
Ma la lama di Palpatine era sempre al posto giusto come se sapesse, nonostante tutti gli sforzi del suo giovane avversario, dove Luke lo avrebbe colpito e questo pur dividendo i suoi sforzi contro due avversari in contemporanea.
E questa divisione non era neanche in parti uguali: era chiaro che Sidius stesse concentrando la maggior parte delle sue energie contro l’allievo che lo aveva appena sfidato.
I due Sith combattevano con rabbia e odio l’uno contro l’altro al punto tale che lo Jedi comprese di essere stato invitato a quello che era una sorta di combattimento rituale tra apprendista e maestro, che in tutta probabilità in passato non prevedeva la presenza di un terzo partecipante.
Dopo una lunga e apparentemente interminabile serie di scambi, Palpatine scagliò dapprima una potentissima onda di Forza contro Vader, sbilanciandone la difesa mentre finiva al piano di sotto vicino all’ascensore e in rapida successione gli rivolse i suoi famigerati fulmini azzurrognoli che Luke vide per la prima volta.
In parte l’uomo in armatura riuscì ad assorbirli con la sua lama rossa, ma il resto della scarica lo colpì in pieno petto: i led della parte centrale della corazza che indossava cominciarono a lampeggiare come impazziti mentre, finito in ginocchio, cercò di rimettersi in piedi.

L’Imperatore, desideroso di non dargli tregua, tentò di balzargli addosso con lo stesso attacco con il quale era cominciata quella sfida a tre ma lo Jedi, intuendo quella mossa, riuscì a frapporre la sua lama arancio alle due cremisi del Sovrano, per poi, con un repentino gioco di polso, tranciare di netto l’elsa della spada che aveva nella mano sinistra.
Palpatine fece un rapido balzo all’indietro ma Luke non lo incalzò, pensando piuttosto a difendere suo padre, il quale a fatica e respirando faticosamente, cominciò a rimettersi in piedi molto lentamente.
“Niente male, ragazzo – affermò Sidius compiaciuto, fissando l’unica lama che gli era rimasta – sarai un’eccellente Sith non appena mi sarò sbarazzato di tuo padre.”
“Vi state sbagliando, Altezza – rispose il più puro degli Skywalker, accogliendo quella sfida verbale – non riuscirete mai a convertirmi e presto anche mio padre sarà libero dal giogo che gli avete imposto!”
La risata di Palpatine a quelle parole fu anche più alta e beffarda di quella che aveva emesso poco prima dell’inizio dello scontro.
“Imposto? O no, mio giovane Jedi. Non sai neanche quanto ti stai sbagliando!”
L’ilarità malvagia dell’Imperatore era insopportabile e racchiudeva in sé una potente provocazione alla quale Luke riuscì a fatica a resistere.
“Ma sia come vuoi. Se non sarai tu, sarà la principessa di Alderaan ad essere la mia nuova apprendista! Prima che voi due arrivaste, ho predisposto la sua cattura e se ciò non sarà possibile, la sua morte!”
La frustrazione nel ragazzo salì vertiginosamente, le sue difese mentali questa volta non furono sufficienti a proteggerlo dal male che irradiava da Palpatine: questi aveva saputo sfruttare la sua paura, manipolandola con un’abilità di gran lunga superiore a quella utilizzata da Vader nei loro precedenti incontri.
“Ho inviato uno dei miei uomini migliori a prenderla su Kashyyyk e presto si unirà a noi, così potrete riabbracciarvi! O se non lei, quanto meno il suo cadavere! – terminò quanto aveva da dire con tono canzonatorio.
“NO! – urlò lo Jedi lanciandosi rabbiosamente all’attacco. Ma ormai aveva perso la sua concentrazione e quindi anche la sua abilità prodigiosa nell’Ataru. Quasi senza alcuno sforzo, Sidius schivò un paio di fendenti del suo emotivo avversario per poi lanciare contro di lui una potente scarica elettrica che sollevò Luke da terra, mandandolo a sedere scompostamente sulla poltrona. La spada dalla lama arancio si spense e cadde ai piedi del suo proprietario.
“Goditi lo spettacolo, presto sarò da te – gli disse l’uomo deturpato, con un ghigno, prima di tornare a concentrare la sua attenzione sull’allievo traditore il quale nel frattempo si era completamente ripreso.
La vista di Luke cominciò ad annebbiarsi, non riusciva a reagire. Nonostante questo, lanciò un messaggio nella Forza proprio come aveva fatto settimane prima su Bespin ma questa volta non per essere aiutato bensì per aiutare.

“Leia…ovunque tu sia, fuggi!”

 
 
 
 
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LEIA
 

Le sagome dei trasporti imperiali ben presto divennero visibili in massa nei cieli di Kashyyyk; ognuno di loro conduceva il suo carico di portatori di morte che avrebbero biecamente provato a mettere fine al sogno di libertà del popolo Wookie e di tutti coloro che erano giunti ad aiutarlo.
Leia fissava i mezzi procedere verso la superficie del pianeta ma prima ancora che potessero atterrare, sentì uno strano e pesante disagio attanagliarle il cuore: improvvisamente alla sua mente e senza alcun preavviso soggiunsero in rapida successione pensieri legati a ricordi negativi della sua vita che le si presentarono con una tale intensità  da minacciare di farle esplodere la testa: rivide Alderaan esplodere, la devastante sconfitta subita su Hoth dell’Alleanza, Han che veniva messo nel congelatore di carbonio e tutto quello che aveva il potere di renderla triste e impedirle di concentrarsi. E dietro quei frammenti di memoria negativi, riconobbe il volto dello stesso uomo sfigurato dal quale era sfuggita pochi minuti prima.
Si guardò intorno e vide che anche i Wookie erano confusi e irati: ruggivano di rabbia e non capivano cosa stesse succedendo loro. Furono momenti terribili al quale la principessa non seppe opporre se non una blanda resistenza per via del suo troppo blando addestramento.
Ecco però che terminarono all’improvviso proprio come erano arrivati, dopo diversi minuti di agonia.

“E’dunque questa la storpiatura della Meditazione da Battaglia utilizzata dai Sith a cui si riferiva il Maestro Drallig ?”

La ragazza cominciò a respirare lentamente e anche i suoi coraggiosi protettori sembrarono essersi calmati. A quel punto udì con chiarezza i mezzi da sbarco imperiali atterrare, sebbene fossero molto lontani dalla sua posizione.
Indecisa se tentare di aiutare Luke ancora una volta, Leia cautamente riprese a meditare senza espandere in maniera totalizzante le sue sensazioni e si pose in attesa.
Fu allora che lo sentì.

“Leia…ovunque tu sia, fuggi!”

Suo fratello la stava invitando a mettersi in salvo. Ma perché? Cos'era accaduto? Non stette a rimuginarci più di tanto e decise di correre comunque in suo aiuto, riuscendo a rintracciarlo immediatamente: era all’interno di una grande sala, ferito e indebolito nel corpo e nella mente mentre … Darth Vader stava combattendo contro l’Imperatore! Ecco perché quelli atroci sensazioni erano cessate!
Senza ulteriori indugi, Leia fece come aveva fatto con il giovane Berserker Wookie, agendo sulla determinazione di colui che desiderava così ardentemente sostenere.

“Luke … sono con te! Combattiamo quel mostro insieme! Non preoccuparti per me!” E suo fratello le rispose: "L'Imperatore ha mandato qualcuno contro di te, va via!" E lei di rimando, con determinazione: "Non me ne andrò! Ora sta zitto e lasciati aiutare!"

Sentì con chiarezza lo spirito e il corpo del ragazzo risollevarsi e lo vide sorridere, probabilmente rassegnato per l'indomabile volontà della sorella. Riprese la spada laser da terra e la riaccese.
Sia Vader che l’Imperatore interruppero il loro acceso duello per fissarlo, probabilmente sorpresi dalla rapidità del suo recupero.
Il giovane Jedi non esitò e balzò nuovamente all’attacco. La battaglia a bordo dell’Eclipse non solo aveva ritrovato uno dei suoi contendenti ma ad essi se ne era addirittura aggiunto un quarto!

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Capitolo 32
*** Una difesa disperata ***


  

Capitolo 32 – Una difesa disperata

 

LANDO
 
 
Dopo aver accompagnato in città quella meravigliosa fanciulla twi-lek scagionata dall'accusa di spionaggio, il Comandante Carlissian si diresse a bordo della Lucky One, dove già lo attendeva il suo copilota Sullustano, il Capitano Nien Nunb. Durante l’insurrezione che aveva portato alla liberazione di Kashyyyk, aveva comandato la Fregata Hope ma aveva la curiosità tipica dei Sullustani per ogni forma di tecnologia e pertanto aver rinunciato al suo comando pur di sperimentare i comandi della nave modello Firespray-31 pesantemente modificata che un tempo era appartenuta al cacciatore di taglie Boba Fett.
L’intrepido alieno dalle mascelle di topo aveva già avviato i motori della nave e fatto tutti i controlli preliminari.
“Eccomi qui ! – disse Lando con uno dei suoi consueti sorrisi, mentre si accomodava al posto di comando – portaci oltre gli alberi, Nien.”
Il copilota gli rispose prontamente.
“Quas-cu az!1
Appena si misero in volo, i caccia Ala X e Ala B che formavano la squadriglia Rogue ai comandi del Capitano Antilles, si misero immediatamente di coda alla loro scia.
“Tutto bene, Wedge ? – chiese l’ex amministratore di Cloud City al capace ufficiale e pilota.
“Certamente, comandante. Io e i ragazzi sono impazienti di abbattere qualche zanzara troppo cresciuta!”
“Zanzara” era il nomignolo che i piloti dell’Alleanza davano ai caccia Tie imperiali per via del suono che producevano in volo.

Lieto di constatare che fra gli uomini al suo comando il morale era alle stelle, li chiamò a rapporto uno per uno. E fu allora che si accorse che oltre ai 24 della squadriglia, c’era anche un venticinquesimo mezzo in volo. Quando fu il suo turno di riferire, si udirono soltanto i caratteristici suoni di un droide astromeccanico.
“Cos’è questa novità, Capo Rogue ? – chiese Lando più divertito che sorpreso.
“Si tratta di R2D2, sta pilotando il caccia di L … volevo dire del comandante Skywalker. Ha insistito molto per unirsi a noi e allora ne ho approfittato per nominarlo Rogue onorario! – gli rispose il Capitano umano.
“Ogni aiuto è prezioso, state pronti, stiamo per uscire dalla protezione degli alberi! – replicò Carlissian mentre sopra le loro teste comparì il cielo azzurro di Kashyyyk. Dopo una veloce consultazione al navicomputer della Lucky One, il giocatore vide che la Flotta Imperiale era alfine giunta nei pressi dell’atmosfera del pianeta.
“Ricordatevi le nostre consegne – parlò a tutti i piloti, R2 incluso – la nostra priorità sono i trasporti di truppe. Dopo averne eliminati i caccia di scorta, procederemo al loro abbattimento. Più ci impegneremo qui nei cieli di questo verde pianeta e meno i nostri ragazzi a terra dovranno sgobbare. Seguitemi!”
Sempre osservando le istruzioni della strumentazione di bordo Lando e i suoi si diressero verso il punto in cui stavano puntando i primi mezzi nemici in arrivo. Sembrava fossero in numero abbastanza abbordabile per la squadriglia Rogue ma bastarono pochi istanti perché arrivassero segnalazioni di navi in arrivo da praticamente ogni parte e puntavano tutti ai dintorni della foresta dove erano stato approntate le difese del pianeta: miravano a circondarla e la cosa bella è che avevano perfettamente i numeri per riuscirci nonostante fosse un luogo di enorme grandezza!
“C’è qualcosa che non va, possibile che la nostra flotta ne abbia abbattuti così pochi? – il comandante provò ad iniziare una comunicazione con l’Ammiraglio Ackbar ma come si aspettava, gli imperiali avevano bloccato qualsivoglia forma di comunicazione a lungo e medio raggio dato che, come sperimentò, non riusciva a mettersi in contatto neanche con Han.
“Mo ghele unde oru!2 – rispose il copilota al suo fianco.
“Si, credo sia una buona idea, se restiamo qui ci faranno a pezzi, maledizione – esclamò Lando già leggermente preoccupato – Capo Rogue, lasciamo l’atmosfera e ci uniamo alla battaglia nello spazio, dobbiamo capire cosa sta succedendo la fuori!”
“Ricevuto Capo Oro, ti seguiamo – gli rispose Wedge.

Senza indugiare, si diressero a velocità massima all’esterno del pianeta evitando qualsiasi contatto con il nemico; Lando si concesse di dare una rapida occhiata e vide che per ogni trasporto c’erano non meno di 10 caccia e oltre a quelli vi era un congruo numero di bombardieri.
“Spero proprio che quel generatore di scudi regga – disse il comandante a bassa voce mentre l’azzurro del cielo, fece spazio al nero siderale ammantato soltanto dalla luce emessa dal sole del sistema e dalla grandissima presenza di navi alleate e nemiche.
Quello che vide non gli piacque affatto: le navi di Ackbar stavano facendo fuoco a breve distanza contro un piccolo numero di navi imperiali pari ad occhio ad un quinto dei numeri a disposizione dell’impero. Il problema tuttavia consisteva nel fatto che le due navi di punta del nemico erano a dir poco colossali: una era il famigerato Executor, l’ammiraglia di Darth Vader, l’altra invece era una nave sconosciuta di grandezza simile ma decisamente più compatta. Non passò molto che un raggio verde di grande intensità sparato da un grande cannone montato a prua di quest'ultima distruggesse con un solo colpo una Fregata Nebulon B alleata! E a giudicare dagli altri rottami che erano sparsi un po’ ovunque in tutta l’area dello scontro, non doveva essere la prima volta che colpiva in maniera tanto devastante. L’unica nota positiva in tutto quel disastro era che il resto della flotta imperiale, circa i quattro quinti, non stesse attaccando.

“Maledizione! – esclamò Lando – l'Ammiraglio Ackbar ha puntato a quei due mostri, deve essere per questo che il resto degli imperiali non si muove, avranno timore di colpire quei due mostri!”
“Sicuramente ci sarà qualche pezzo grosso a bordo – suggerì Wedge ben più tranquillo di lui – come ci muoviamo, Capo Oro?”
“Andiamo ad aiutarli e mentre ci avviciniamo spero mi venga in mente un colpo di genio! – commentò il comandante serio come mai non lo era stato in tutta la sua vita.


Mentre si avvicinavano alla battaglia, sullo schermo del navicomputer comparve la chiara indicazione di un mezzo in avvicinamento, ma non si trattava di un TIE bensì di un’Ala A, il modello di caccia più veloce dell’intera flotta alleata.
“Capo Oro, qui Capo Verde. La mia squadriglia è stata annientata, posso unirmi a voi? – udì la voce composta anche se adombrata da una chiara tristezza di un giovane uomo.
“Certamente, Capo Verde. La situazione è davvero difficile come suggeriscono gli schermi? – gli chiese Carlissian.
“E’ anche peggio – gli rispose mesto il pilota dell’Ala A – ma ho pensato a qualcosa che forse potrebbe essere d’aiuto. Io e miei ragazzi siamo volati molto vicino a quel colosso compatto affiancato all’Executor e credo di conoscere un modo per danneggiare almeno il superlaser in modo tale da renderlo inservibile. Vi chiedo soltanto di coprirmi!”
E senza attende una parola di assenso, Capo Verde si mise in posizione avanzata rispetto alla squadriglia. Lando aveva udito una strana nota nelle parole del suo interlocutore; era il tono di voce di qualcuno che non aveva più nulla da perdere.
“Ti copriamo, Capo Verde – poi si rivolse a Wedge – Capo Rogue, so che vi fremono le mani ma evitiamo scontri non necessari con i TIE nemici, limitiamoci a dare man forte al nostro compagno!”
“Ricevuto, Capo Oro – gli rispose Antilles con una punta di delusione.
“Bene, andiamo! – e alla massima velocità di diressero ai bordi della flotta alleata cercando di evitarne il centro. Il putiferio era indescrivibile: le navi capitali vomitavano un elevatissimo volume di fuoco mentre i caccia si affrontavano tutt’intorno in confusi e ripetuti scontri quasi a bruciapelo.
Sfortunatamente, una squadriglia nemica li individuò e puntò verso di loro.
“Ci pensiamo noi a loro, Capo Oro – gli disse il valente capo squadriglia umano a bordo del suo Ala-X – voi proseguite verso il bersaglio!”
E mentre pronunciava quelle parole partì un nuovo colpo di superlaser dal colosso sconosciuto che distrusse questa volta un incrociatore.
“Ricevuto Capo Rogue, unitevi a noi appena avrete finito!”

Senza perdere altro tempo, Lando e il caccia pilotato da R2D2 si affiancarono all’Ala A mentre gli altri velivoli al suo comando ingaggiavano un feroce combattimento.
“Capo Oro – gli disse Capo Verde mentre il superlaser era sempre più vicino – è vero che le bombe sismiche a bordo della tua nave sono state in grado di tranciare la plancia di comando di uno Star Destroyer?”
“E’ così – rispose Lando forse intuendo cosa gli stava suggerendo di fare il pilota che stava scortando – ma me ne sono rimaste soltanto due e fin quando gli scudi deflettori dei quel terrore tecnologico saranno attivi, non potranno fare granché!”
“Lo so – il giovane a bordo dell’Ala A sospirò – per questo sarò io a far abbassare gli scudi attorno al cannone in modo tale che le tue armi possano avere effetto! Dovrai essere molto veloce! Sei pronto?”
E a quel punto Lando comprese del tutto l’intenzione di colui che stava accompagnando: nessuno degli armamenti a bordo del caccia aveva la benché minima possibilità di far calare l’energia del deflettore. Serviva qualcosa di più grande per riuscirci.
Qualcosa che avesse le dimensioni di un caccia.
“Come ti chiami, soldato? – domandò Lando, sorprendendo il suo interlocutore.
“Arvel Crynyd – e senza aggiungere altro, il pilota si lancio a velocità massima contro il cannone, disattivando tutti i sistemi di bordo per dirottarne la potenza sui motori in modo da aumentare vertiginosamente l’efficacia del gesto che stava per compiere.
Carlissian riuscì con molta fatica a stargli dietro ma ce la fece; dopo pochi secondi il caccia di Crynyd impattò proprio all’altezza della bocca del cannone, ottenendo il risultato sperato: gli scudi che proteggevano quel maledetto superlaser si abbassarono di colpo e Lando sganciò immediatamente la penultima bomba sismica che aveva a disposizione.
L’onda cinetica prodotta dall’ordigno fu come al solito devastante, danneggiando gravemente la bocca del cannone; evidentemente l’arma doveva già essere pronta per sparare un nuovo colpo perché poco dopo si illuminò di verde, come già era accaduto in precedenza. Solo che questa volta il tentativo di fare fuoco non andò a buon fine ma anzi causò l’esplosione del superlaser e di una parte della prua che lo circondava!

Ciò nonostante, non c’era assolutamente tempo per gioire di quel gesto eroico quanto fortunato: il navicomputer segnalò l’arrivo di due squadriglie di TIE Interceptor sulla posizione della Lucky One e dell’Ala X di R2.
“Bene, piccolo amico – disse Lando, ben poco disposto a sfidare ancora la sorte, all’astromeccanico di Luke– ricongiungiamoci ai …”
Ma prima che potesse finire di parlare, il droide lo interruppe, emettendo i suoi caratteristici suoni.
“Come sarebbe a dire che ti è venuta un’idea? – con orrore Carlissian vide R2, senza attendere replica, infilarsi con l’Ala X nel corridoio che divideva l’Executor dalla nave a cui avevano appena inflitto quel fondamentale danno – aspetta! No!”
“Qu’ere goru?3 – gli chiese Nunb.
“Gli andiamo dietro! – rispose Lando più seccato che altro – e scopriamo se questa nave meriterà ancora una volta il nome che le ho dato!”
 
 
 
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HAN
 
 
 
Tutti erano ai loro posti quando l’assalto imperiale si era alfine abbattuto sulla prima linea dei difensori di Kashyyyk tra i quali era presente anche il Generale Solo; le trappole disseminate dagli Wookie a poca distanza dalle trincee sopraelevate e nascoste fra gli alberi dalle quali erano pronti a far fuoco, erano praticamente scattate tutte. I passaggi per consentire alla zona dello scontro l’accesso dei famigerati Camminatori Imperiali AT AT e AT ST erano adesso tutti bloccati, il che voleva dire che solo le forze della fanteria nemica erano a portate di tiro.  Il primo a fare fuoco con la sua potente balestra ad energia fu Tarfull, l’Unificatore dei Clan e dopo di lui ebbe inizio un inferno di fuoco: colpi di blaster arrivavano da tutte le direzioni andando ad impattare contro le fortificazioni o contro coloro che le proteggevano. Gli imperiali più in basso si nascondevano dietro gli alberi o sparavano acquattati fra le fitte fronde della superficie del pianeta.
Neanche da ragazzo, quando ebbe la sventura di entrare a far parte dell’esercito che ora stava combattendo, Han Solo aveva mai visto nulla del genere; le truppe d’assalto imperiali, equipaggiate per l’occasione con armature mimetiche, erano praticamente ovunque e i loro numeri non facevano che aumentare. Per ogni soldato nemico abbattuto ne arrivavano altri cinque ma ciò nonostante l’anello difensivo più esterno voluto e ideato dal leader Wookie stava reggendo.

Dopo aver fatto fuoco a lungo, l’ex contrabbandiere si nascose dietro gli sbarramenti per sostituire le celle ad energia della sua fida pistola DL-44 e fu allora che sentì qualcosa intrufolarsi nella sua mente: era la più atroce sensazione di disagio che avesse mai provato in tutta la sua vita. Una dopo l’altro si affacciarono alla sua memoria e assai vividamente, tutti i ricordi più tristi della sua vita: rivide Qi’ira, il suo primo amore, abbandonarlo dopo tutto quello che avevano passato insieme; ascoltò ancora una volta la voce di quella fetida lumaca di Jabba affermare che lo assumeva e poi costringerlo ad assistere ad uno dei suoi sanguinosi spettacoli all’interno del suo palazzo; riprovò sulla sua pelle i dolori delle torture inflittegli da Darth Vader e … vide Chewie morire davanti ai suoi occhi, adesso, proprio di fianco a lui!
NO! – lanciò un urlo e si mise istintivamente in piedi per essere colpito di striscio l’istante successivo ad una spalla. Cadde a terra e strinse a sé il corpo dello Wookie morto che ai suoi occhi non poteva che essere suo fratello, cominciando a piangere copiosamente, dimenticandosi della battaglia e di tutto quello che stava accadendo intorno a lui.
Restò così per un tempo indefinito fino a quando quelle tremende sensazioni non sparirono di colpo, così come erano arrivate e solo allora riprese coscienza di sé: stava stringendo il corpo di uno Wookie che non conosceva, la sua posizione era stata seriamente danneggiata e c’erano diversi cadaveri attorno a lui.
Non stette a rifletterci un istante; impugnò nuovamente il suo blaster e riprese a fare fuoco contro il nemico, prontamente imitato da tutti i difensori delle trincee i quali evidentemente aveva subito un trattamento identico al suo.

“Non pensarci, non pensarci! – continuava a ripetere a sé stesso, ordinandosi di ignorare il dolore alla spalla e quello relativo ai ricordi mentre continuava a sparare agli imperiali i quali nel frattempo si erano fatti pericolosamente vicini alle loro posizioni.


Lentamente la linea di difesa, pur se notevolmente indebolita, tornò a riassestarsi e fu allora che si palesò la seconda sgradevole sorpresa di quella battaglia: truppe di assalto in armatura nera e dotate di un armamento diverso rispetto a quello standard, cominciarono a muoversi con grande rapidità attraverso i ranghi dei loro commilitoni e poi cominciare a sparare con i lanciamissili da spalla che avevano in dotazione.
I trinceramenti al momento più fragili, come quello in cui si trovava Han, vennero di lì a poco completamente abbattuti dal fuoco pesante degli assaltatori neri. Udì con chiarezza Tarfull dare a quel punto ordine di ritirata e non avrebbe potuto essere che d’accordo con quella decisione.
“RIPIEGARE! RIPIEGARE! SALITE SUGLI SPEEDER BIKE E RAGGIUNGETE IL SECONDO CERCHIO – urlò quindi Solo con quanto fiato aveva in gola, subito imitato dai suoi ufficiali e dagli Wookie.
Cominciò a correre con tutta l’energia che aveva nelle gambe per raggiungere il mezzo a lui assegnato e lo mise in moto; guardandosi attorno notò con sollievo che moltissimi dei sopravvissuti erano riusciti a fare lo stesso e altri si erano già avviati. Senza ulteriori indugi, si diresse di gran carriera alla linea difensiva successiva.
“Non sta andando bene, non sta andando bene per niente!”  
 
 
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LANDO
 
 

Appena furono nel canale che separava le due ammiragli imperiali, R2 aprì di nuovo la comunicazione. Stava dicendo di lasciarlo fare, che avrebbe guidato la Lucky One sino al suo prossimo bersaglio e che quando sarebbe stato il momento, Lando avrebbe saputo cosa doveva fare.
 
“Piccoletto – gli rispose il giocatore piccato, per nulla convinto da quel piano improvvisato – tu puoi essere ricostruito, io di vita ne ho una sola, ti è chiaro?”
E la risposta del droide a quella considerazione fu la più insolente delle pernacchie!
“Ricordami di smontarti quando torniamo alla base! – commentò Carlissian tutto sommato sollevato da quel suono scherzoso per poi dare un’occhiata al navicomputer – fai attenzione, oltre alle due squadriglie in coda, ce ne è una terza in arrivo direttamente dall’Executor!”
Ancora una volta l’astromeccanico gli rispose in una maniera completamente inattesa, emettendo dei pigolii di piena soddisfazione.
“Come sarebbe a dire che era quello che ti aspettavi? Ma aspetta, non sarà mica che … - e tanto per cambiare non gli lasciò finire quella frase perché puntò a tutta velocità ai caccia ancora in uscita dall’hangar della nave capitale, fece fuoco contro di loro abbattendone uno e poi scartò rapidamente alla loro destra, invitandoli platealmente a seguirli. Come fecero immediatamente.
 
Non avendo più alcun dubbio sulle intenzioni del droide, Lando puntò con i caccia nemici in coda ormai vicinissimi, all’hangar principale dell’Executor visto che aveva i deflettori abbassati per permettere l’uscita della squadriglia che ora stava inseguendo R2 e che non erano stati ancora rialzati.
Entrò di volata all’interno della nave mentre Nunb al suo fianco emetteva dei versi di chiara eccitazione per quanto stavano facendo, sganciò l’ultima delle bombe sismiche che aveva a disposizione e uscì dall’altra parte dell’hangar un istante prima che gli scudi deflettori si riattivassero.
I piloti che lo inseguivano non furono così fortunati e abili in quel ristretto spazio di manovra e andarono a distruggersi una parte contro la superfice della nave e l’altra contro lo stesso scudo appena riattivato, abbattendolo in un’ironica e inconsapevole imitazione di quanto aveva fatto poco prima il coraggioso Arvel Crynyd a bordo del suo Ala A solitario.

Frattanto l’ordigno esplose, causando ingenti danni all’hangar dell’Executor posizionato al suo esatto centro geometrico. Da lì a poco la colossale nave capitale cominciò a dividersi in due tronconi, creati dalla furia distruttrice dell’ultimo dei “confetti” a loro disposizione. L’ammiraglia di Darth Vader, un vero e proprio flagello per tutti i combattenti in lotta per la libertà dell’intera galassia, era stata neutralizzata. E tutto grazie all’iniziativa decisamente folle di un droide e ad una manovra molto fortunata da parte di un uomo che adorava giocare d'azzardo, come aveva fatto anche in questa occasione.

“YAAAA!4 – gridarono all’unisono in Sullustese i due piloti della nave che a quanto pare meritava pienamente il suo appellativo.

 
 
Note:
1: Lo farò!
2: Andiamo a controllare!
3: Cosa facciamo?
4: Evviva!

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Capitolo 33
*** Un valido stratagemma ***


  

Capitolo 33 - Un valido stratagemma

VADER
 
La potenza di Palpatine, un uomo decrepito che aveva ormai superato gli 80 anni di età, non aveva mancato di impressionare il suo apprendista sin dalle prime fasi dallo scontro: dopo tanto, troppo tempo Vader provava nuovamente la tensione di una battaglia nella quale non erano così garantite le possibilità di vittoria. E aveva bramato di poter provare quelle sensazioni ancora una volta, quasi quanto il sedersi sul trono imperiale.

Darth Sidius lo aveva sorpreso dopo una serie di scambi, rivolgendogli contro in rapida successione dapprima una Spinta e subito dopo i suoi sin troppo noti fulmini della Forza; aveva parato in gran parte il colpo e aveva finto di accusarne il danno più di quanto fosse effettivamente avvenuto per attirare il suo Maestro in una trappola. E il suo piano sembrava aver funzionato: nella foga della battaglia, l’Imperatore si era lanciato contro di lui con la stessa mossa con la quale aveva cominciato il duello e stava quasi per sorprenderlo quando il suo emotivo figlio si era posto a sua difesa, impedendo a quell’inganno di dare il risultato finale che aveva auspicato. Aveva poi continuato a fingere, compiacendosi quantomeno che il ragazzo fosse riuscito a distruggere almeno una delle due armi del loro avversario e rallentando di proposito il suo rimettersi in piedi per ascoltare fino alla fine quanto Palpatine avesse da dire.

E in parte si era pentito di averlo fatto.

La principessa Leia Organa era potente nella Forza, così aveva detto Sidius e le sensazioni provate da Luke gli avevano confermato che non stesse mentendo; ecco spiegato perché le aveva consegnato l’Holocron su Naboo. Facendo l’Imperatore poi leva sulle emozioni del suo ingenuo antagonista, grazie al suo Dun Moch di gran lunga superiore a quello di Vader, lo aveva condizionato a tal punto da far perdere a suo figlio la concentrazione e lo aveva spronato all’attacco.
Il giovane Jedi aveva abboccato all’esca e il risultato era stato catastrofico: con una carica elettrica molto potente, l’Imperatore lo aveva messo fuori combattimento, facendolo poco gentilmente accomodare sulla poltrona che il Maestro dei Sith stava occupando al momento del loro arrivo nelle sue stanze personali.
Si era sentito ancora più motivato nell’aver dato l’ordine di esecuzione della principessa all’agente L, la quale doveva già aver cominciato a muoversi in tal senso ma …
ancora una volta quella strana sensazione di disagio che aveva provato subito dopo aver comandato la morte di quella traditrice mentre ancora era su Mustafar, tornò ad a disturbarlo. E in maniera ben più profonda rispetto alla prima occasione, ora che non aveva più il Lato Oscuro della Fortezza a proteggerlo.
Se Palpatine si accorse del suo turbamento, doveva aver scelto di non servirsene almeno per il momento, dato che continuò a combattere contro il suo apprendista solo servendosi della spada e non già della ben più affilata lingua della quale era dotato. Vader mise tutto se stesso in quegli scambi; era da solo adesso e anche solo il minimo sbaglio gli sarebbe costato carissimo.
All’improvviso però ecco che accadde qualcosa di completamente inaspettato: Luke si rimise in piedi, sostenuto da una energia che non era sua e della cosa si accorse anche Palpatine al punto che entrambi si voltarono ad osservare il ragazzo, sospendendo temporaneamente le ostilità.

Il vigore che sosteneva il giovane uomo proveniva da un’altra persona, dotata dello stesso identico potenziale di suo figlio … no, non si trattava semplicemente di potenziale. Chiunque lo stesse supportando lasciava un’impronta nella Forza che combaciava perfettamente con quella di Luke. E questo doveva essere impossibile tra due non consanguinei, a meno che …
Il ragazzo ruppe gli indugi e si precipitò all’attacco ma Palpatine prevedendo la sua mossa, si pose in posizione sopraelevata.
“Te ne sei accorto, nevvero Lord Vader ? – domandò Sidius nel suo consueto tono beffardo, preparandosi a chiarire ogni dubbio – ce ne è un altro, Anakin Skywalker ha avuto non uno ma ben due discendenti!”
E l’arma migliore dell’Imperatore aveva dunque colpito a fondo e in maniera devastante, aspettando semplicemente il momento giusto per farlo; finalmente l’uomo in armatura comprese le motivazioni del suo recondito turbamento: aveva mandato una miserabile donna di piacere ad uccidere la sua progenie!
E per un istante perse tutta la sua concentrazione.
Il Maestro dei Sith fu ineluttabile; approfittando del momento a lui favorevole, uno dei suoi fulmini centrò in pieno Vader senza che questi provasse neanche ad attutire il colpo.
Venne sbalzato all’indietro di diversi metri, fermandosi soltanto all’impatto con uno dei finestroni di trasparacciaio che circondavano la sala. Cadde al suolo riverso e immobile, incapace di reagire, svuotato di colpo di buona parte della sua determinazione.

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LUKE
 

NO! – urlo il giovane Jedi vedendo suo padre venire colpito dalla furia implacabile dell’ennesima scarica elettrica del nemico.
L’uomo in armatura non si muoveva ma Luke percepì che la ferita subita non era mortale.
“Sembra che siamo rimasti soltanto io e te, figliolo – gli disse Palpatine scendendo da dove si era posizionato – ora, risparmiami del tempo prezioso. Getta la tua arma, inginocchiati a me e giura di servirmi. Se lo farai, lascerò andare tua sorella!”

Quelle parole giunsero pesantissime, come un macigno. Il segreto non era più tale; Leia si era esposta, solo e soltanto per salvare suo fratello e ora entrambi i Sith sapevano.
Una miriade di pensieri si affollarono nella mente di Luke, avrebbe potuto riprendere il combattimento contro Palpatine servendosi dell’Ataru ma se non era bastato quando erano in due ad affrontare l’Imperatore, poteva essere sufficiente ora che era da solo?
“Esiti, ragazzo? – il Sith avanzò lentamente, godendosi il momento – ogni istante che passa la morte della principessa si fa sempre più vicina!”
Utilizzò una delle sue tecniche di rilassamento Jedi per ritrovare la calma e in quel momento, un’idea improvvisa balenò nella sua mente.
Gettò lo spada di lato e senza alcuna esitazione si mise in ginocchio … rivolgendo all’uomo dinanzi a lui i palmi aperti delle sue mani. Percepì la sorpresa nell’animo dell’Imperatore e approfittò di quella perplessità per concentrarsi nella Forza.
Palpatine non spense la sua lama ma riprese ad avvicinarsi seppur più cautamente, probabilmente fiutò un pericolo ma la sicurezza nei suoi mezzi era tale da fargli credere che sarebbe stato un inconveniente di modesta entità. E l’eccessiva fiducia in se stessi poteva essere una debolezza fatale.

Senza alcun preavviso, dai palmi di Luke fuoriuscì la stessa luce accecante che aveva sorpreso Darth Vader su Mustafar, questa volta potenziata anche dalla possanza nella Forza di Leia la quale continuava ad aiutare suo fratello.
L’Imperatore fu investito in pieno dal bagliore e il giovane Jedi lo sentì urlare dal dolore; vide la pelle dell’essere malvagio innanzi a lui farsi ancora più decrepita e consumarsi dall’interno. Darth Sidius si contorceva in preda a degli spasmi terribili a vedersi.
“Ti prego, basta! – lo implorò Palpatine – questa sofferenza è atroce! Non riesco a sopportarla!”
Luke avrebbe voluto rispondergli in mille modi e in cima a tutti, vi era la replica più ovvia: ossia che meritava quella sofferenza per tutto il male che aveva fatto. Ma il Maestro Navod, lo Jedi Ithoriano il cui spirito aleggiava nella bieca Fortezza di Vader e che gli aveva insegnato la pratica di quel potere, lo aveva avvisato: la Luce della Forza può essere utilizzata soltanto da un cuore puro, che sa offrire una possibilità di misericordia anche al più abietto dei nemici.
“Rinunciate all’oscurità, Imperatore! Lasciate andare via rabbia e odio dal vostro animo e questo potere non vi nuocerà più! – esclamò il giovane Jedi con tono chiaro e deciso. Ma Sidius si dimostrò completamente sordo a quella richiesta, era la sua recidività troppo profonda e radicata nel male a condannarlo.

Quando ormai la battaglia sembrava essere conclusa, a Luke venne però meno, repentino e improvviso come era arrivato, l’aiuto di sua sorella. Il legame che così efficacemente stava per avere la meglio dell’essere più potente nella Forza dell’intera galassia,  venne spezzato di colpo e senza alcuna avvisaglia.
Al ragazzo vennero meno le forze, l’uso prolungato di quell’abilità lo aveva molto affaticato; finì nuovamente in ginocchio ma questa volta perché spossato nel fisico.
Percepì con chiarezza la rabbia estrema provenire da Palpatine; lentamente questi si rimise in piedi per fissare con occhi completamente gialli il suo avversario.

“E ora giovane Skywalker, tu morirai!”

Luke chiuse gli occhi, in attesa dell’ ultima e potente scarica di fulmini che avrebbe messo fine alla sua vita quando udì dapprima un urlo alle sue spalle e subito dopo il familiare ronzio di una spada laser passare sopra la sua testa. Riaprì gli occhi appena in tempo per vedere la lama rossa di Darth Vader trapassare da parte a parte il petto dell’Imperatore. Non potette giurarlo ma gli sembrò che poco prima di dissolversi in un’esplosione fortunatamente innocua di luce azzurrognola, Darth Sidius avesse sorriso …
“Luke – sentì la voce di suo padre, a giudicare dal suo tono era ben più affaticato di lui – aiutami ad alzarmi, dobbiamo salvare tua sorella!”

Il giovane Jedi non ci pensò un istante, l’animo di suo padre era in conflitto come non mai. Si precipitò ad aiutarlo per sorreggerlo.
“Conducimi alla poltrona dell’Imperatore! – tuonò e suo figlio lo aiuto con la massima velocità possibile a fare quanto chiesto, senza fare alcuna domanda.
Con la massima delicatezza possibile, adagiò Vader sul comodo scranno e questi si mise ad armeggiare forsennatamente con il comunicatore presente sul bracciolo sinistro. Fu in quel istante che ci fu un grande bagliore provenire dallo loro destra, precisamente dall’Executor. Con sgomento del Sith e con malcelata gioia da parte di Luke, padre e figlio videro la gigantesca ammiraglia imperiale dividersi in due tronconi.
“Maledizione! Non adesso! – imprecò Vader tornando a digitare comandi sulla pulsantiera.
Dopo altri interminabili istanti, avviò una comunicazione.
“Capitano Ryker, qui Lord Vader! Mi riceve ?”
“Affermativo, Milord. Ma per quale motivo mi sta contattando dal canale riservato dell’Imperatore ?”
“Nulla che la riguardi, Capitano – replicò l’uomo in armatura sempre più collerico – se vuole continuare a comandare l’Eclipse, le consiglio di obbedirmi! Mi apra un canale sicuro sulla superficie del pianeta, è della massima urgenza!”
“Sono fedele all’Imperatore, Milord – rispose l’uomo  con insospettabile coraggio, di sicuro per comandare la nave ammiraglia dell’Imperatore doveva essere un suo fedelissimo – e non farò un bel nulla se prima non avrò parlato con lui!”
“La farò a pezzi, Ryker!  - e senza aggiungere altro, l’uomo in armatura spense il comunicatore.

“Possiamo ancora farcela – disse poi a suo figlio, mentre facendo appello a tutte le sue risorse riuscì quasi miracolosamente a mettersi in piedi – dovremo conquistare la plancia della nave per inviare una comunicazione su Kashyyyk e annullare l’ordine di morte di tua sorella!”
A quelle parole la mente di Luke venne sfiorata da un dubbio mentre già si stavano muovendo alla massima velocità possibile date le loro condizioni alquanto precarie. La battaglia contro Sidius li aveva lasciati feriti seppur non gravemente e svuotati di gran parte delle loro energie.
“Ma l’uomo che è stato inviato da Leia è un altro seguace stretto di Palpatine, anche se gli invii una comunicazione non ti obbedirà. Non sarebbe meglio rubare un paio di caccia e tentare di raggiungerlo, costi quel che costi?”
Vader non rispose e il giovane Jedi intese con chiarezza che suo padre gli stava nascondendo qualcosa; e questo non fece che renderlo molto agitato. Mentre si recavano nella plancia di comando dopo aver recuperato le rispettive spade, Luke fece ricorso con grande fatica nuovamente alla Forza per lanciare un secondo appello a sua sorella, sperando questa volta di essere ascoltato.

“Leia, fuggi! Sei in grave pericolo! Non pensare a me, qui abbiamo vinto!”

 
 
 
LEIA


Combattere insieme a Luke quella battaglia contro il nemico più grande dell’Alleanza e di tutta la galassia era stata l’esperienza più esaltante che la principessa avesse vissuto in quei quattro anni di guerra. Con uno stratagemma erano riusciti a sorprendere colui che si riteneva l’individuo più astuto dell’intero universo e quella straordinaria capacità utilizzata da Luke stava per avere la meglio una volta per tutte su Palpatine quando … un urlo disperato nella Forza corrispondente alla fine di una vita a lei molto vicina fisicamente parlando, aveva interrotto il legame che aveva saputo creare con il suo gemello. Dal nascondiglio che occupava, si mise ad osservare cosa stesse accadendo: uno dei suoi quattro difensori era stato colpito a morte, il colpo che l’aveva centrato aveva trapassato da parte a parte il robusto albero wrooshyr dietro il quale si stava nascondendo. Si trattava di Jakarro, marito di Florral, l’unica wookie femmina della sua scorta di quattro unità; la donna cominciò ad uggiolare disperata e desiderosa di raggiungere la superficie per cercare di protegge il corpo del suo amato.

Leia provò una pena infinità per lei, come si sarebbe comportata lei se avesse visto Han morire davanti ai suoi occhi in quel modo?
Fortunatamente Riassho, il più giovane dei due Berserker la stava tenendo ferma, impedendole di compiere qualche sciocchezza. Con chiarezza, cominciò ad udirsi nell’aria il suono di passi pesantemente corazzati e al contempo meccanizzati. La ragazza afferrò il suo macrobinocolo per cercare di individuare il nemico che si stava avvicinando alla loro posizione. E quello che vide con sin troppa facilità la fece impallidire: non si poteva neanche definire un’armatura quanto più un esoscheletro con le fattezze simili a quelle di un gigantesco assaltatore imperiale dall’armatura color indaco, alta all’incirca tre metri. Aveva con un se un enorme fucile a tre canne rotanti, tanto grande da essere più un pezzo d’artiglieria media campale piuttosto che un’arma trasportabile da un singolo soldato. E inoltre non era l’unico armamento di cui era dotato, la giovane donna scorse anche un sistema di lanciamissili e un jet pack montati sulla schiena. I tre Wookie rimanenti si erano asserragliati dietro uno strato di spessa roccia; un altro colpo partì dal blaster pesante del soldato che andò ad impattare proprio contro la superficie rocciosa, perforando anch’essa sebbene senza distruggerla. A quanto pare nell’elmo dell’assaltatore potenziato doveva nascondersi un qualche sistema di puntamento ad infrarossi o qualcosa di simile.


Rapidamente le guardie del corpo si sparpagliarono, un attimo prima che un altro fascio di energia distruggesse del tutto la protezione dietro la quale erano nascosti. La mano di Leia andò in direzione della sua spada laser, che impugnò saldamente.
Florral, desiderosa di  vendicare il marito defunto, emerse dal suo nascondiglio e sparò un colpo della sua balestra contro l’imperiale. Grande com’era, non si poteva proprio mancare; il proiettile ad energia dell’arma Wookie, più potente di quello di un normale fucile blaster da fanteria, andò ad impattare contro l’armatura, annerendola nella zona colpita ma senza danneggiarla seriamente. La coraggiosa donna tentò di spostarsi verso un nuovo nascondiglio ma l’assaltatore, intuendo quella mossa, fu più rapido: riuscì a colpirla in movimento, riducendo il suo corpo in poltiglia.
Erano rimasti soltanto i Berserker, i quali veloci come il vento, cominciarono ad arrampicarsi in maniera estremamente rapida su due alberi posti uno di fianco all’altro; l’imperiale cerco di fare fuoco su Riassho, il più giovane dei due, ma lo mancò.

Desiderosa di non vedere morti anche loro, Leia accese la sua spada e uscì dal suo nascondiglio, cominciando a correre verso il soldato nemico.
Quando la inquadrò nel suo mirino, quest’ultimo anziché folgorarla , le sparò un raggio stordente che Leia riuscì a deflettere con la sua lama verde per il rotto della cuffia.
“Ho l’ordine di prenderti viva – da quella enorme armatura sentì fuoriuscire una voce che sembrava essere più quella di un droide che di un essere senziente – arrenditi e sarai risparmiata.”
“Che strano – rispose Leia, provando a mascherare l’indubbio timore che le incuteva il suo avversario – stavo per farti la stessa proposta.”
Servendosi della Forza per aumentare la sua velocità, la principessa Jedi si trovò ben presto in corpo a corpo con il suo avversario. Con un ampio volteggio della sua spada, riuscì a tranciare di netto l’enorme cannone blaster trasportato dall’imperiale.
Subita la perdita di uno dei suoi armamenti, l’uomo in armatura si sollevò in aria con il suo potente Jetpack, portandosi al di fuori della portata della giovane donna.
“Volevi solo guadagnare tempo per i tuoi alieni di guardia, vero? Facciamo in modo che tu non debba più preoccuparti per loro.”
Il vano lanciamissili posto sulle spalle della corazza di aprì e partirono in rapida sequenza quattro razzi a ricerca di calore che con un guizzo sfrecciarono verso l’alto, al di la delle fronde degli alberi.
Due esplosero dopo pochi secondi e Leia fu costernata nel vedere cadere Takook, il Berserker più anziano, e rovinare impietosamente al suolo, morto.
Gli altri due proiettili continuarono la loro ricerca ma prima che trovassero il loro bersaglio, Riassho comparve all’improvviso balzando da un robusto ramo nascosto dalle foglie per buttarsi letteralmente addosso al nemico con entrambe le sue lame Ryyk sguainate: una delle sue possenti armi riuscì a conficcarsi in profondità nella giuntura della spalla destra dell’armatura, provocando scintille e l’istante successivo i due missili trovarono il loro bersaglio coinvolgendo immancabilmente nell’esplosione anche colui che li aveva lanciati. Entrambi i contendenti rovinarono al suolo: se l’ultimo dei suoi guardiani era morto, lo stesso purtroppo non era accaduto per l’imperiale la cui armatura, sebbene ormai gravemente danneggiata in più punti, continuava a sostenerlo.

Leia gli balzò addosso per finirlo ma l’assaltatore con un ultimo utilizzo del suo Jetpack ormai semidistrutto, riuscì a scartare di lato e a rimettersi in piedi.
Sfruttando ancora l’impeto cinetico del motore ormai andato, il soldato si lanciò con tutto il suo peso addosso alla ragazza. Accadde tutto in un istante: seguendo il suo istinto e affidandosi alla Forza, la giovane donna riuscì a centrare con un rapido affondo il visore in trasparacciaio dell’elmo dell’assaltatore, trapassandolo da parte a parte. Non riuscì però ad evitare l’impeto dell’attacco e difatti rovinò impietosamente a terra, tramortita e ferita. Non sentiva più le gambe e aveva preso una brutta botta in testa, per non parlare del resto del corpo dal quale le arrivavano fitte lancinanti.
La spada era volata lontano; cercò con tutte le energie che le erano rimaste di liberare il braccio sinistro dal peso dell’armatura e grazie alla sua grande tenacia ce la fece. Accese il comlink, che in maniera del tutto fortuita non era stato distrutto nella caduta e lanciò una comunicazione.
“C3 PO – sussurrò con un rantolo di voce – mi ricevi ? – il droide si trovava a bordo del Falcon che Han aveva nascosto a poca distanza dalla posizione di Leia. Gli avrebbe chiesto di venire a recuperarla.
“Forte e chiaro, Vostra Grazia – rispose con il consueto tono formale l’unità protocollare – in cosa posso servirla ?”
Ma prima che potesse replicare a sua volta un colpo di blaster le ferì la mano che reggeva il comunicatore e distrusse quest’ultimo. Non riusciva a capire da dove fosse arrivato ma non dovette aspettare molto per scoprire chi avesse sparato. Sentì dei passi avvicinarsi a lei, movimenti felpati e quasi del tutto silenziosi. La ferita inflittale alla mano non era grave ma era comunque fastidiosa e andava ad aggiungersi al dolore non indifferente che provava in tutto il resto del corpo.
“Non ci posso credere ! – udì dopo una manciata di secondi una voce femminile civettuola a poca distanza dalla sua testa ma non riusciva a girarsi su stessa per controllare chi fosse – la coraggiosa principessa Leia Organa di Alderaan letteralmente bloccata dal peso delle sue decisioni. Ironico, non trovi?”
“Mostrati, maledetta – ringhiò con quel poco di fiato che aveva in gola – fammi vedere chi sei!”
“Quanta poca diplomazia, principessa – le rispose con tono canzonatorio – ma visto che ci tieni così tanto, ti accontenterò!”
E finalmente la vide; non la riconobbe subito, aveva un colore della pelle e degli occhi diversi rispetto a come li ricordava e anche la voce sembrava differente ma lo sguardo crudele che le mostrava adesso era lo stesso di qualche tempo prima. Quello che le aveva rivolto in un certo vicolo su Tatooine.
Fu allora che le arrivò il messaggio di Luke.
“Leia, fuggi! Sei in grave pericolo! Non pensare a me, qui abbiamo vinto!”
E sebbene non fosse affatto il momento migliore per fare una cosa del genere, lasciò che un sorriso le illuminasse il volto.

 

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Capitolo 34
*** Una vittoria amara ***


 

Capitolo 34 – Una vittoria amara

 
HAN
 

Durante la fuga in speederbike verso il secondo cerchio dei trinceramenti, penultimo baluardo difensivo dell’intero esercito di terra che stava lottando per la libertà di Kashyyyk, Han riuscì ad affiancare Tarfull, il Grande Unificatore dei Clan, scorgendo ancora una volta con singolare apprezzamento che persino in una situazione difficile come quella riuscisse a mantenere il pieno controllo di sé, senza manifestare alcuna emozione.

La prima linea, formata in gran parte da tiratori Wookie, aveva ceduto un po’ troppo rapidamente rispetto ai tempi che si erano prefissati ma se non altro la ritirata era avvenuta in maniera complessivamente organizzata e senza subire perdite importanti; ora però veniva il bello: nella seconda linea, in cui era stato concentrato il grosso delle forze armate dell’Alleanza, si sarebbe combattuto ad oltranza, anche se ogni singolo trinceramento fosse stato distrutto. Il Capo Guerra di Kashyyyk non aveva alcuna intenzione di coinvolgere le famiglie del suo popolo nella battaglia e se le cose fossero volte al peggio, i volontari mal addestrati che Han aveva lasciato nella città di Rwookrrorro a protezione di vecchi e bambini, avrebbero dovuto fare del loro meglio affinché gli ultimi fieri giganti ancora in libertà riuscissero a lasciare il pianeta a bordo dei trasporti della Ribellione.

Man mano che si avvicinavano alle postazioni difensive, Il Generale Solo vide gli autoctoni del verde pianeta in ritirata dividersi e raggiungere le posizioni dove avrebbero dovuto far scattare un’altra serie di trappole, attendendo che l’armata nemica fosse sufficientemente vicina.  Questa seconda serie di trabocchetti, sarebbe stata ben peggiore rispetto alla prima per gli imperiali: se quest’ultima era costituita principalmente di blocchi e frane per impedire ai camminatori nemici il passaggio, questa volta diversi esemplari di una delle più terribili specie predatorie del pianeta sarebbero stati indirizzati contro l’armata venuta a riportarne in schiavitù gli abitanti.

L’ex-contrabbandiere non avrebbe voluto essere nei panni delle “teste a secchio” quando avrebbero dovuto affrontare i Wyyyschokk, tremendi aracnidi alti 2 metri e larghi il doppio, dal morso velenoso e con la capacità di tessere una ragnatela che era e sarebbe stata ancora in futuro la fine di molte altre creature di un luogo la cui essenza ancestrale non poteva essere sfidata se non affrontando pericoli mortali.

Quando finalmente giunsero alle trincee del secondo cerchio, Han assistette all’altra mossa tattica preventivata prima dell’inizio dello scontro: i Berserker, con la sola eccezione di Tarfull, si arrampicarono numerosi sugli alberi di Wrooshyr e da lì sarebbero avanzati al di sopra dello schieramento imperiale, tenendosi entro il raggio d’azione delle armi dei militi Alleati. Le retrovie dei nemici sopravvissuti ai grossi ragni si sarebbero viste calare dall’altro i feroci guerrieri armati delle loro possenti lame Ryyk mentre la prima linea avversaria sarebbe stata sottoposta al fuoco incessante dei soldati Ribelli e dei tiratori Wookie sopravvissuti allo scontro del primo cerchio difensivo.
Il Grande Unificatore chiamò Han a sé e gli ricordò che, come concordato, il comando della trincea sarebbe stato del corelliano mentre lui si sarebbe unito al combattimento all’arma bianca con i suoi; ricevuta la sua consegna, l’ex contrabbandiere si mise in posizione e attese la ripresa delle ostilità.
L’adrenalina che aveva in corpo era tale da fargli dimenticare il dolore per la ferita subita alla spalla e quello ben più viscerale per quei ricordi orrendi che tanto improvvisamente lo avevano sconvolto e reso inerme.


Cominciarono dopo diversi minuti ad arrivare rumori distanti di versi animaleschi e famelici accompagnati da fuoco intenso di blaster e urla di terrore: gli imperiali stavano affrontando gli Wyyyschokk, ne era certo. Qui e la vide comparire poco dopo delle macchie rossastre all’orizzonte, segno che il nemico stava utilizzando dei lanciafiamme per difendersi dagli aracnidi e per liberarsi dalle ostruzioni generate dalle loro ragnatele.
Non restò particolarmente sorpreso da tutta quella efficienza, mentre osservava il tutto con il suo macrobinocolo: l’Impero aveva tenuto Kashyyyk per molto tempo e i suoi soldati dovevano aver imparato a difendersi al meglio delle loro possibilità contro i pericoli delle foreste del pianeta. Ciò che invece lo colpì ancora una volta profondamente fu l’intervento di quegli assaltatori neri, fondamentali per il rapido abbattimento della prima linea di difesa Wookie: nelle zone dove erano impegnati riuscivano infatti a centrare gli enormi ragni prima ancora che si avvicinassero al resto della truppa, riuscendo addirittura a colpirli mentre si lasciavano cadere dagli alberi!
“Ho un gran brutto presentimento – pensò, mentre rivolgeva il suo sguardo verso le fronde ove dovevano essersi appostati i Berserker e contattò Tarfull tramite comlink, raccontandogli quanto appena visto.

Come si aspettava, il Grande Unificatore pur ringraziando il suo valente secondo in comando umano, non prese neanche in considerazione l’idea di ritirarsi verso le trincee sopraelevate e camuffate ma si limitò a far sparpagliare ulteriormente i suoi in modo tale da renderli più difficilmente colpibili nel momento in cui avrebbero attaccato alla stessa maniera degli Wyyyschokk.
“Ohwo rarcwo acworcwo aooo waoo oohurc akrarcao!1 – con quelle parole l’autoctono concluse il suo discorso con tono imperioso prima di chiudere la comunicazione.
Han digrignò i denti, maledicendo ma ammirando al contempo l’indomabile orgoglio del Capo Wookie e tornò ad osservare con il macrobinocolo lo schieramento nemico: gli imperiali avevano ripreso la loro avanzata in forze, gli aracnidi li avevano trattenuti meno di quanto lui e Tarfull sperassero, infliggendo alla numerosa armata nemica danni tutto sommato trascurabili.
“Fuoco a volontà al mio segnale! – disse alzando la mano destra. Il comando venne ripetuto da tutti gli ufficiali dell’anello difensivo.  Passarono istanti interminabili e poi finalmente, quando le prime avanguardie nemiche furono a portata, il corelliano abbassò il braccio.

Un fittissimo volume di fuoco piovve sugli assaltatori, decimandoli, e costringendoli come avevano fatto in precedenza a trovare nascondigli dove potevano. Cominciarono ad udirsi anche fuochi di mortaio, di bazooka, di artiglieria leggera e anche i camminatori, rubati all’Impero durante l’insurrezione di due settimane prima e celati dalla boscaglia, si unirono alla festa.
L’intera divisione nemica di testa venne falciata via in pochi minuti ma era solo l’inizio, Han lo sapeva bene: se era vero che gli Imperiali non erano riusciti ad introdurre i loro camminatori all’interno della foresta, lo stesso non si poteva dire per i pezzi di artiglieria che, in un qualche modo, erano riusciti a far passare attorno agli sbarramenti creati dagli Wookie.
I sopravvissuti delle truppe d’assalto in avanguardia indietreggiarono e in quel momento i cannoni del nemico cominciarono a fare fuoco, colpendo impietosamente i trinceramenti. I pochi pezzi che i Ribelli erano riusciti a montare sulle posizioni difensive per via della struttura non troppo robusta delle stesse, non riuscivano a rispondere in maniera adeguata.
Fu in quel momento che Han ricevette un rapido trillo al suo comlink, era il segnale concordato con Tarfull. Violando solo per pochi secondi il silenzio radio, l’ex contrabbandiere ordinò agli artiglieri alleati di cessare il fuoco e appena i cannoni Ribelli smisero di sparare, l’onda dei Berserker calò dall’alto sull’artiglieria imperiale.
Purtroppo, proprio come Solo si era aspettato, quella manovra colse solo parzialmente di sorpresa l’esercito nemico: tramite il macrobinocolo il Generale vide infatti che gli assaltatori neri erano stati posti a difesa dei cannonieri e i loro missili crearono non poco scompiglio sugli Wookie che piovevano ferocemente dal cielo. Ciò nonostante l’artiglieria nemica cessò di cantare e quello era l’altro segnale che il Generale Ribelle stava aspettando.
“E’ il nostro momento, ragazzi! – gridò Han rivolto ai soldati Alleati – fuori dalle trincee e andiamo a dare man forte ai Berserker!”
Soltanto i tiratori autoctoni di Kashyyyk sopravvissuti alla prima linea restarono dietro le postazioni difensive, in modo da concedere loro qualche istante di riposo: i Ribelli scesero sulla superficie pressoché indisturbati tramite i camminamenti rimovibili che gli Wookie avevano preparato per loro e una volta giunti a terra, ripresero a fare fuoco, sfruttando le difese naturali della foresta.

Il piano di difesa era stato applicato alla perfezione, ognuno aveva fatto il proprio dovere dando il meglio di sé eppure … per quanti imperiali abbattessero ne arrivavano altri e le loro linee non cedevano. Anzi, ripresisi dalla sorpresa iniziale per quella manovra combinata cominciarono a reagire energicamente, costringendo dopo duri scontri i pochi Berserker rimasti a fuggire da dove erano arrivati per poi concentrarsi sui Ribelli.
“Non cedete! – continuava a ripetere Han, nascosto dietro un albero mentre faceva fuoco. Ma dopo aver quasi terminato le celle energetiche della sua fedele pistola, un colpo vagante nemico lo centrò alla gamba destra.
Si accasciò al suolo, poggiando la schiena contro l’albero che lo stava proteggendo.
Guardandosi attorno, vide che molti suoi commilitoni erano stati uccisi. Un suo ufficiale subalterno palesemente trafelato, un tenente più o meno dell’età di Luke, venne per soccorrerlo.
“Dobbiamo tornare alla trincea, Generale! Qui ci stanno massacrando, i nostri uomini non resisteranno a lungo!”
“Ritirata! – replicò urlando Han a quelle parole e altri ufficiali cominciarono a dare lo stesso ordine – tornate al castello!”
Ci mancò poco che quella ritirata si trasformasse in una rotta disastrosa ma il fuoco degli Wookie rimasti sulle posizioni difensive riuscì ad allontanare gli imperiali troppo coraggiosi in cerca di gloria.
Tornati nella sicurezza relativa della trincea, il giovane tenente lasciò Han al sicuro e poi si diresse di corsa alla ricerca di un medico.
La gamba gli faceva un gran male e anche la spalla, sin troppo sforzata, non stava molto meglio.
“Lo sapevo che ci lasciavo la pelle per fare l’eroe – pensò Han sarcastico e con una risata colma di tensione – ecco cosa succede quando l’Impero decide di fare sul serio e utilizza come deve le sue risorse! Sembra proprio che ci rivedremo presto, Chewie…”
E in quel preciso istante accadde qualcosa di completamente inaspettato; di colpo entrambi gli schieramenti smisero di sparare poiché si udì una voce, chiara e forte, provenire dai vari altoparlanti collegati ai sistemi radio, alleati o imperiali che fossero, in grado di sovrastare per intensità anche il frastuono della battaglia. E quella voce il corelliano la conosceva molto bene e spalancò la bocca quando la riconobbe.

 
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VADER
 


Il Signore Oscuro dei Sith era una furia, abbatteva qualunque soldato imperiale gli si facesse innanzi per affrontarlo, mandatogli contro, con ogni probabilità, da quel morto che ancora camminava del Capitano Ryker, ufficiale comandante dell’Eclipse nonché ammiraglio in seconda della flotta imperiale su Kashyyyk. Luke aiutava il genitore come poteva, non cedendo tuttavia all’ira ma provando comunque una comprensibile e profonda ansia.

Finalmente si trovarono innanzi alla porta della plancia, sigillata magneticamente come entrambi si aspettavano ma non c’era porta che potesse resistere all’energia combinata di due spade laser. Riuscirono a fondere il metallo in meno di un minuto: attorno a loro vi erano giovani ufficiali di marina comprensibilmente terrorizzati che Vader non fissò neanche per un secondo. Il suo obiettivo era davanti a lui, un barbuto uomo di mezz’età dai capelli corvini lievemente ingrigiti e dallo sguardo stoico.

Tutti gli altri uomini in divisa fuggirono dall’apertura appena creata non appena videro padre e figlio muoversi rapidamente in direzione di Ryker.
Senza perdere un istante, appena lo ebbe a portata, l’uomo in armatura utilizzò il Lato Oscuro per stringere in una ferrea morsa il collo dell’ufficiale comandante dell’Eclipse.
“Apri il canale di comunicazione che ti ho chiesto e mi limiterò a tagliarti la testa quando avrai finito! Altrimenti, ti saranno sottratti altri pezzi del tuo miserabile corpo! – tuonò Vader la cui rabbia era tale da far tremare il pavimento della plancia.
L’uomo in divisa rispose affannosamente alla ricerca di aria.
“Lun..ga vi…ta all’ Imperatore Palp…”
Non terminò la frase; come promesso, Vader con un volteggio della sua lama cremisi gli tagliò mentre era ancora sollevato da terra, entrambe le braccia e le gambe.
Il militare gridò per l’agonia allucinante che stava provando già mentre cadeva al suolo.
“Padre, basta! – era il solito cuore tenero di suo figlio a parlare – quest’uomo non ti obbedirà! Non abbiamo bisogno di lui per aprire la comunicazione che ci serve!”
Il Sith non lo guardò nemmeno e superando l’uomo orrendamente mutilato senza finirlo, aprì un canale verso la superficie, inserendo i codici per contattare l’Agente L.

 
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LEIA
 
 
Le ferite ti hanno dato alla testa, principessa? – disse la giovane twi-lek a Leia quando la vide sorridere – oppure sei contenta di vedermi?”
“Né l’una né l’altra cosa, regina Neena – replicò la ragazza mostrando di averla riconosciuta con tono provocatorio e cercando di non mostrarle il dolore che le sue ferite le causavano – hai fatto un cambiamento di look? Dal blue al verde? Non ti piacevi più come eri prima?”
A quelle parole, lo sguardo dell’aliena si fece anche più crudele di prima e senza pensarci un istante, prese dalla fondina uno dei suoi due blaster tascabili e sparò, colpendo il braccio che la giovane donna era riuscita a liberare dal peso dell’armatura che la stava schiacciando.
Argh! – l’apprendista Jedi non seppe trattenere un rantolo di sofferenza cosa che ebbe il potere di far sorridere Neena.

“Hai mai sentito parlare di depigmentazione coatta, ragazza viziata di Alderaan? – la twi-lek sbuffò – No, certo che no, cosa può saperne una principessa cresciuta nella bambagia? Te lo spiegherò io …”
Mentre la sedicente sovrana degli schiavi di Mos Eisley parlava, Leia cercò di far appello alla Forza per riuscire quantomeno a liberarsi dal cadavere dell’assaltatore gigantesco che le era rovinato addosso poc’anzi e poi tentare il tutto per tutto contro la ciarliera donna di piacere che la teneva in scacco ma il dolore che provava le impedì di concentrarsi.
“… si tratta di una pratica a cui noi, prostitute di periferia come una volta mi hai chiamata, veniamo costrette di tanto in tanto per compiacere i nostri padroni. Ed è molto dolorosa se non viene fatta con i giusti strumenti. Questa – disse sfregandosi la pelle – è la mia quarta colorazione da che sono nata, non ricordo neanche bene quella con cui sono venuta alla luce. Posso solo dirti che questa che vedi ho scelto di farla io e che non mi ha fatto così male come le altre tre. Vuoi sapere perché?”

Leia non replicò, continuando a fissare la sua interlocutrice.

“Perché mi avrebbe dato la possibilità di ucciderti! – disse con estrema malizia la twi-lek - Sei soltanto bantha poodoo2, Leia Organa di Alderaan.  E non lo sapevi nemmeno fino ad adesso; hai creduto di potermi insultare e giudicare soltanto perché ho cercato di sopravvivere. Perché vedi cara la mia principessa – con un gesto sollevò la semplice felpa che indossava, mostrando alla sua interlocutrice la cicatrice da blaster che lei le aveva inferto tempo addietro su Tatooine – se ti fossi limitata a questo e a riprenderti Carlissian sarebbe finita li. Invece no, non potevi proprio stare zitta ed evitare di umiliarmi, tu che ti atteggi a protettrice degli oppressi e fingi di batterti per la loro libertà. Vuoi saperlo? In quell’istante per me tu sei diventata la peggiore razza di oppressori da abbattere, il padrone da odiare maggiormente e tutto questo perché fingi di essere qualcosa che non sei. Gli altri esseri abbietti che si sono approfittati di me quantomeno non hanno mai mentito su questo aspetto. Tu invece sei la padrona che fa finta di non esserlo e io la serva che deve obbedirti, questo hai voluto dire con quell’insulto. E ora questa serva ti sta guardando dall’alto in basso, mentre sei lì sotto schiacciata e sofferente!”

Le parole della giovane aliena ebbero l’effetto di uno schiaffo molto più doloroso del braccio ferito o del corpo immobilizzato dall’armatura. Era vero, aveva peccato di superficialità con quella ragazza; il suo livore per quanto esacerbato non era del tutto ingiustificato.

“Mi dispiace averti offesa, Neena – rispose con sincerità a tutto quel fiume di parole che le erano stato rivolte, nonostante tutta l’agonia che stava provando – permettimi di rimediare – le tese il braccio tremolante e ferito – aiutami ad uscire da questo posto e ti prometto che non sarai più costretta a fare quello che hai fatto fino ad ora per sopravvivere. Avrai una nuova vita, una nuova casa e anche un nuovo lavoro, se così vorrai.”

La twi-lek cominciò a ridere di gusto.
“Non mi hai ascoltata molto bene, vero principessa? Io ODIO chi fa finta di essere qualcosa che non è! E quello che faccio a me piace! Se ci fossimo incontrate molto tempo prima, forse ti avrei ascoltata. Ma è da un po’ che ho capito la mia vera natura e grazie all’Impero so esattamente quello che voglio fare nella vita, la mia vocazione! Ed è togliere di mezzo gli esseri ipocriti come te e … nel frattempo guadagnarci qualcosa sopra!
Sparò un altro colpo che sfioro l’orecchio di Leia, altro dolore e altra sofferenza per l’umana inerme.
“Questa è un’esecuzione, Altezza, non un processo. La mia sentenza su di te l’ho emessa ad alta voce in quel vicolo, te lo ricordi?”

La ragazza a terra emise un sospiro, aveva compreso.
“Fai quello che devi, non ti implorerò – le disse semplicemente fissandola seria negli occhi.
E mentre Neena sollevò il blaster mirando al petto della sua preda, entrambe udirono il comlink della portatrice di vendetta trillare.
“Una sola persona ha accesso a questa linea – commentò con un sorriso di sbieco la ragazza dalla pelle verde – ma sì, ti farò ascoltare la sua voce. Trovo giusto che tu sappia chi ti vuole morta più di me!”
Dall’altra parte del comunicatore si udì una voce forte e tonante, che non ammetteva repliche. Leia l’avrebbe riconosciuta anche se fosse stata privata dell’intero orecchio piuttosto che semplicemente ferita di striscio.

“Agente L – parlò Darth Vader – ti ordino di annullare immediatamente l’incarico che ti ho assegnato! Mi ricevi?”
Neena non commentò, si limitò a dare uno sguardo di disgusto prima nei confronti del comlink e poi verso l’umana al suolo, la quale si limitò a deglutire.
Un pensiero molto triste attraversò la mente della principessa: cosa poteva esserci di peggio di un padre che ordina la morte della propria figlia? Era vero che ora stava revocando quel comando ma l’empietà di quel gesto restava e sarebbe rimasto per sempre.
“Agente L, mi ricevi? – la voce dello Jedi decaduto si fece più forte mentre alle sue spalle, ovunque si trovasse, si poté udire chiaramente rumore di blaster e di spada laser.
“Non la sento, Milord. La comunicazione è troppo disturbata, la contatterò appena avrò terminato – senza ripensamenti la twi-lek, spense il comunicatore.

A Leia, in maniera del tutto bizzarra e inaspettata, tornò alla mente in quel momento un vecchio adagio di Alderaan.
“Più ingarbugli la matassa, più difficile sarà liberare le tue mani da essa – era un monito che i più vecchi rivolgevano ai più giovani per invitarli a prediligere la semplicità e la sobrietà in politica rispetto ai piani troppo elaborati che avrebbero potuto rivelarsi una trappola tanto per chi li ideava quanto per chi li subiva. Dedicò quel suo ultimo pensiero a colui che, evidentemente, era rimasto intrappolato nella sua stessa matassa: il suo padre biologico.
Udì poco dopo partire un colpo di blaster, un dolore estremo esploderle nel petto e poi … più nulla.
 
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LUKE
 
 
Mentre suo padre trafficava con i comandi del sistema di comunicazione dell’Eclipse e ciò che restava del capitano dell’ammiraglia si contorceva a terra orrendamente mutilato, Luke con la lama accesa stava attendendo i rinforzi imperiali in arrivo di cui aveva udito con chiarezza i passi affrettati provenire dal corridoio esterno che conduceva alla plancia.

Quando si palesarono alla sua vista, si lanciò contro di loro, deflettendo i loro colpi e colpendoli con la spada; uno, due e poi altri assaltatori caddero sotto i suoi agili fendenti. Non avrebbe resistito a lungo combattendo contro tutti gli uomini in arrivo, di cui quelli erano soltanto l’avanguardia, pertanto dopo aver liberato la sala della presenza dell’ultimo soldato accorso con la squadra più veloce in aiuto del proprio capitano, dieci in tutto, si precipitò su uno dei tanti pannelli di controllo all’interno della sala comandi e bloccò rapidamente tutti i turbo ascensori in arrivo dal basso su quel piano, tre per l’esattezza. Avrebbero dovuto capire come fare ad andarsene dalla plancia dato che quegli elevatori erano l’unico mezzo per lasciare la nave ma ci avrebbero pensato dopo, ora avevano un’altra priorità.

Il giovane Jedi tornò di corsa da suo padre e non appena gli fu abbastanza vicino udì praticamente all’unisono un urlo disperato da parte del genitore e un altro nella Forza, altrettanto carico di sconforto. Una vita, una preziosissima esistenza a cui entrambi erano legati, era stata spezzata.
NO! – rimbombò il grido di Vader mentre Luke, sconfortato e frustrato, cadde a terra.
Delle lacrime gli irrigarono il volto, sua sorella, la sua Leia era…
La frustrazione e la tristezza lasciarono dopo una manciata di secondi lo spazio a qualcos’altro quando i suoi occhi, sollevandosi di scatto, puntarono il mandante di quel insopportabile assassinio. Anche lui si era inginocchiato, dando le spalle all’unico figlio che gli era rimasto: il giovane Jedi percepì chiaramente che era abbattuto, piegato da una infinita amarezza. Indirettamente o direttamente che fosse, aveva causato la morte di entrambe le donne più importanti della sua vita e non faceva nulla per celare questo pensiero, profondo e lacerante per la sua anima.

Ma in quel preciso istante, al ragazzo non importò minimamente di cosa provasse l’uomo in armatura: riaccese la sua spada e percorse rapidamente il breve spazio che lo separava dall’omicida di sua sorella.
Quando gli esattamente fu alle spalle, l’uomo affranto e sconfitto dalle sue stesse decisioni pronunciò una parola semplice e non interpretabile.
“Fallo! – la voce del Sith non aveva il solito tono perentorio ma pareva quasi una implorazione a liberarlo dalla sua sofferenza.
Luke sollevò la sua lama arancio, pronta a calare sulla testa di quel mostro quando …

“No! – una voce di donna, una che credeva che Anakin fosse ancora vivo dentro Vader, pronunciò nella Forza quella supplica.
Il giovane Jedi chiuse gli occhi e poi dopo istanti interminabili tanto per lui quanto per chi stava attendendo il colpo ferale, sospirò e spense la sua lama.
“Perché? – Vader girò la testa di scatto a fissare suo figlio.
“Morire sarebbe solo una liberazione per te a questo punto – Luke alzò la mano nella direzione di suo padre – no, padre; tu vivrai e farai del tuo meglio per redimerti di tutto il male che hai fatto!”
Questa volta fu il tono del figlio ad essere perentorio e prima che l’uomo in armatura potesse fare o dire qualsiasi cosa, un’onda di Forza proveniente da colui che aveva appena deciso il suo destino lo stordì, facendolo svenire.

Ma il compito di Luke a bordo di quella nave non era ancora finito; si avvicinò all’impianto di comunicazione ancora accesso e aprì tutte le bande radio possibili e immaginabili, spegnendo qualsiasi disturbatore: chiunque, fosse esso imperiale o ribelle, marinaio, pilota o soldato avrebbe udito le sue parole. E non solo, accese anche l’oloproiettore cosicché chiunque fosse dotato di un ricevitore potesse vederlo.
“Combattenti dell’Alleanza e dell’Impero, mi riconoscete? Sono Luke Skywalker e sto trasmettendo dall’Eclipse! – fece in modo che la camera riprendesse anche la plancia oltre lui
Passarono una manciata di secondi: le navi Alleate arrestarono le loro bordate sulla colossale nave capitale e poco dopo anche le loro controparti Imperiali fecero tacere le proprie armi. Le parole di Luke avevano imposto un implicito anche se non espressamente richiesto cessate il fuoco. Tutti volevano sapere cosa stesse accadendo da entrambi le parti; ci sarebbe stato sempre il tempo di tornare a distruggersi a vicenda più tardi.
“L’Imperatore Palpatine è morto e se non mi credete – armeggiò sui comandi del comunicatore facendo in modo che comparisse anche una panoramica delle stanze private di Darth Sidius – guardate! Ma ciò che devo dirvi non termina qui, osservate il prigioniero ai miei piedi!
E la camera inquadrò Darth Vader; tutti compresero che era ancora vivo per via del suo respiro, debole ma comunque facilmente udibile.
“L’Executor è stato distrutto e la sala comandi dell’Eclipse è sotto il mio controllo! Sudditi dell’Impero Galattico, la vostra battaglia è conclusa!”
Luke espanse le sue sensazioni; sentì la paura espandersi a macchia d’olio negli equipaggi degli Star Destroyers e la speranza bruciare come non mai tra i ranghi dei militi Alleati.
La flotta imperiale che era stata coinvolta nella battaglia, circa un quinto della intera forza d’attacco condotta nello spazio di Kashyyyk cominciò prudentemente ad indietreggiare.
Nessun capitano imperiale osò controbattere a quella comunicazione, evidentemente la loro catena di comando era stata spazzata via e nessuno osava travalicare un proprio commilitone.
L’estrema gerarchizzazione e il cosiddetto principio del capo, eliminato il quale i suoi subalterni non sapevano come comportarsi; concetti così radicati negli addestramenti delle accademie dell’Impero sparse per la galassia, da alimentare in maniera vertiginosa quella sensazione di smarrimento nelle forze nemiche che la sagace mossa psicologica di Luke aveva generato.
Ecco però che arrivò una richiesta di comunicazione da terra; se nessuno della Marina poteva o voleva prendere quell’iniziativa, a quanto pare ci stava pensando qualcuno dell’Esercito dove la gerarchia era probabilmente rimasta intatta.

 
 
 
Comparve l’ologramma di un uomo vestito della classica armatura da ufficiale delle forze di terra, uno sguardo ligio e attento che cominciò a studiare attentamente il suo interlocutore.
“Comandante Skywalker – disse con chiarezza riconoscendo ufficialmente colui con cui stava conferendo – sono il generale Veers, ufficiale più alto in grado delle forze di terra imperiali su Kashyyyk. Prendo atto delle vostre … informazioni. Le propongo un cessate il fuoco ufficiale per consentire il ritiro delle nostre forze dal pianeta. Siete disponibile a concedere tale salvacondotto?”
“Non deve chiederlo a me, ma all’Ammiraglio Ackbar, comandante in capo interforze dell’Alleanza – Luke aveva infatti riconosciuto sullo schermo del comunicatore dal quale stava parlando, la presenza dell’Home One, la nave ammiraglia del comandante supremo della Ribellione e fece in modo che anche l’ologramma del saggio Mon Calamari entrasse a far parte di quella conversazione – Ammiraglio – il giovane Jedi lo salutò non appena comparì la sua immagine.
“Le mie decisioni sono quelle del mio ufficiale – disse prontamente con il suo tono vegliardo e amichevole l’autoctono dell’acquatico pianeta di Dac, sorprendendo tanto il ragazzo quanto l’imperiale per la flessibilità dimostrata – resterò in questa conversazione unicamente come osservatore e interverrò solo in caso di estrema necessità.”
Ringraziando silenziosamente il calamariano, Luke disse ciò che gli suggeriva l’istinto.
“Salvacondotto concesso; voi e i vostri uomini potrete lasciare il pianeta e reimbarcarvi per lasciare il sistema.”
Veers annuì.
“Questa non è una resa, Ribelli – l’ufficiale tradì una punta di orgoglio nella sua affermazione – l’Impero risorgerà da questo … incidente. Ci riprenderemo e vendicheremo i nostri morti.”
“Potete chiamare come volete la sconfitta che avete subito, Generale. Noi faremo lo stesso. C’è altro che volete aggiungere? – domandò deciso il suo giovane interlocutore.
“L’Eclipse – rispose secco Veers – dovrete riconsegnarcela.”
“Non avete appena detto che desiderate risorgere da questo incidente, Imperiale? – ribatté Luke non senza una punta di sarcasmo e poco desideroso di giocare al rialzo con tutto quello che stava provando in quel momento – l’ammiraglia del vostro defunto sovrano è ridotta male e sarà distrutta del tutto, come lascito di un passato fallimentare dal quale saprete ripartire più forti!”
Vide con la coda dell’occhio Ackbar approvare quelle parole acute seppur di sfida; Veers sembrò pensarci su prima di rispondere, mentre fissava il giovane ufficiale Ribelle con sguardo denso di gelida rabbia.
“D’accordo, tenetevela pure. Non sarà una nave a fare la differenza. Ci rincontreremo, è una promessa.”
E senza attendere replica, il Generale lasciò la comunicazione.
Luke incredulo ma felice guardò Ackbar. Nonostante tutto quello che era accaduto prima e nel mentre della battaglia, la gravissima perdita di Leia con la quale non aveva neppure cominciato a fare i conti e la non facile decisione di risparmiare Darth Vader, si concesse il lusso di un sorriso sincero e rilassato.
“Si, ragazzo mio – gli rispose l’anziano ufficiale, leggendogli nel pensiero – ce l’abbiamo fatta!”

Note:
1 "Faremo la nostra parte!"
2 "Cibo per bantha"

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Capitolo 35
*** Epilogo ***


    

Epilogo



LUKE
 

In piedi davanti ad uno specchio a figura intera della casupola nella quale era un ospite gradito da parte di una nobile famiglia Wookie, Luke Skywalker diede un ultimo sguardo alla sua divisa da cerimonia da ufficiale dell’Alleanza. Non l’aveva indossata spesso negli ultimi mesi ed era evidente: ora gli stava piuttosto stretta sul petto e sulle spalle, risultato dei duri allenamenti di irrobustimento ai quali si era sottoposto come apprendista Jedi. Quando si sentì finalmente pronto, fece un cenno al suo poderoso accompagnatore autoctono di Kashyyyk, che si pose leggermente dietro di lui per scortarlo al luogo delle esequie dove avrebbe dovuto tenere un discorso.

L’ultimo imperiale aveva lasciato il pianeta la sera del giorno prima, a sole 48 ore dal termine delle ostilità richiesto dal Generale Maximilian Veers. Mentre si dirigeva verso il centro della città di Rwookrrorro, il giovane Jedi ripercorse mentalmente tutto ciò che era accaduto da che l’ufficiale imperiale aveva chiuso la comunicazione.
L’Ammiraglio Ackbar aveva mandato un trasporto a recuperarlo dall’Eclipse con l’incarico di condurlo a bordo della Home One, la nave ammiraglia della flotta Ribelle, ove avrebbe voluto congratularsi personalmente con lui ma il ragazzo aveva cortesemente declinato l’invito giacché aveva un impegno molto più urgente e pressante: dirigersi verso la superficie alla ricerca di Leia. Un altro trasporto si era occupato della presa in custodia di Darth Vader e Luke si era raccomandato che venisse portato per il momento su di una nave ospedale e tenuto prudentemente in coma farmacologico.
Grazie alla Forza, sapeva grosso modo dove sua sorella aveva combattuto la sua ultima battaglia e non ci era voluto molto per trovarla; era semisepolta sotto il cadavere di un assaltatore imperiale dotato di un’armatura sperimentale. Senza andare troppo per il sottile, aveva sollevato quest’ultimo con la telecinesi e lo aveva scaraventato di lato. Aveva stretto a sé il corpo della sua gemella, in un abbraccio mesto e silenzioso.

“So che sarai sempre con me e che non ho alcun diritto di lamentarmi.  E so che quasi tutti in questa battaglia hanno perso qualcuno di importante eppure – il ragazzo sospirò trattenendo a stento le lacrime – mi è davvero difficile accettare che tu non ci sia più. Perdonami se non sono riuscito a salvarti…”
Aveva poi avvolto il suo feretro con una larga tela mimetica e l’aveva preso in braccio; i piloti del trasporto che l’avevano accompagnato si erano sfilati l’elmo in segno di rispetto. Poco distante, scorse anche i resti di quattro Wookie e un po’ più in la quello che sembrava essere l’ingresso di una grotta.
Dopo aver adagiato Leia nella sua cabina, si diresse in quello che probabilmente doveva essere stato il rifugio della sorella: trovò infatti suppellettili da campo e un paio di divise di riserva ma null’altro. Aveva sospirato contrariato per poi uscire dalla cavità rocciosa.
Si era sentito chiamare da uno dei membri dell’equipaggio Ribelle: aveva trovato uno strano oggetto che appena fu visto dal ragazzo non aveva mancato di procuragli nuovo dolore; era la spada laser della sorella, una bellissima elsa dal disegno ricurvo.

Ma il ritrovamento di quel prezioso cimelio aveva avuto il potere di ricordargli qualcosa di molto importante: Leia aveva scelto di essere lì come Jedi e come aiuto per suo fratello. Continuare a pensare a lei come qualcuno che non si era riusciti a salvare, sarebbe stato disonorare la sua memoria.
Con quella ritrovata convinzione, si era messo a cercare seppur superficialmente l’Holocron che le aveva donato ma non ve ne era traccia. Dopo quasi mezz’ora di ricerca, aveva deciso di lasciar perdere: sarebbe tornato a dare un’occhiata più a approfondita in un altro momento ma prima avrebbe dovuto occuparsi di un incarico più impellente ossia spiegare a Han cosa fosse accaduto.
Lo aveva trovato in un’infermeria della città Wookie che aveva costituito il fulcro della difesa terrestre del pianeta; in braccio aveva la tela che ricopriva il corpo della sua amata. L’ampio sorriso dell’ex-contrabbandiere si era ben presto trasformato in una smorfia piena di amarezza poiché, da un semplice scambio di sguardi con il giovane Jedi, aveva compreso quanto fosse accaduto.
Con un tono di voce sorprendentemente calmo, avevo chiesto a Luke di lasciarlo da solo con lei e senza protestare, il ragazzo aveva fatto quanto richiesto; si era poi occupato di comunicare all’Ammiraglio Ackbar la gravissima perdita subita da loro tutti e il saggio Calamariano aveva promesso che si sarebbe occupato personalmente dell’organizzazione del rito funebre della principessa più amata della galassia.

E tanto sarebbe stato fatto; Luke era poi tornato nel luogo del ritrovamento di Leia alla vana ricerca dell’Holocron. Convintosi con ulteriore tristezza del fatto che fosse stato perso per sempre, era tornato nella città Wookie, dove aveva salutato un entusiasta Lando Carlissian, un soddisfatto Wedge Antilles e molti altri, desiderosi di congratularsi con lui.
Appena era stato possibile, si era ritirato in una casupola isolata della città fra gli alberi concedendosi un po’ di riposo e più tardi aveva diretto personalmente il trasporto di suo padre dalla nave ospedale alla superficie del pianeta in un luogo sorvegliassimo della città, ove Darth Vader sarebbe stato tenuto prigioniero sotto costante somministrazione di sedativi fino a nuovo ordine.
Diverse ore più tardi, gli era stato comunicato che il Generale Solo si era rifiutato di tenere il discorso in memoria di Leia e che aveva indicato il comandante Skywalker come depositario di quell’onore; Luke non aveva protestato, conosceva Han abbastanza bene da sapere che detestava i discorsi in pubblico e che molto probabilmente, stava soffrendo molto più di lui per la dipartita della loro adorata ragazza.
Richiamato dai suoi pensieri per l’avvicinarsi sempre più prossimo al luogo dell’esequie, il giovane Jedi vide che tra i presenti c’erano proprio tutti, anche R2D2 e C3PO, dei quali un po’ si vergognava non essersi preoccupato abbastanza negli ultimi giorni ma sapeva che lo avrebbero compreso.

Leia era stata deposta in abiti cerimoniali su una larga pira, cosparsa di oli profumati il cui odore penetrante ma non stucchevole arrivò fino alle narici di Luke il quale si era posizionato dietro un palco costruito per l’occasione, in posizione leggermente sopraelevata rispetto al cordone composto da Ribelli e Wookie che circondavano il giaciglio di legno ove sua sorella riposava.
Ogni milite alleato o autoctono di Kashyyyk scelto per fare parte di quel circolo d’onore reggeva una torcia accesa: tra i primi c’erano Han, Lando, Wedge e persino l’Ammiraglio Ackbar, tra i secondi spiccava un gigante anche più grosso degli altri dal pelo marrone scuro e due spade fissate sulla sua schiena. Doveva trattarsi di Tarfull, il Grande Unificatore dei Clan di cui aveva sentito parlare.

   
Senza indugiare oltre, il giovane ufficiale prese la parola.
“Potrei stare ore e ore a raccontarvi quanto Leia Organa, principessa di Alderaan e Ministro di Stato abbia fatto per l’Alleanza e per la galassia tutta. Tuttavia, anche se riuscissi a ricordarmi ogni sua singola prodezza, il mio resoconto non riuscirebbe a restituirvi la grandezza di questa donna meravigliosa. Combattente, leader, diplomatica e molto altro ancora.”
Luke deglutì.
“Pertanto, mi limiterò a raccontarvi un unico aneddoto, uno che non molti di voi conoscono: all’incirca quattro anni or sono, anche se sembrano molti di più, ero un annoiato fattore che lavorava come estrattore di umidità sul remoto pianeta di Tatooine. Avevo un unico desiderio: quello di sparire da quella rovente sassaia e non metterci mai più piede – dai ranghi si udì partire una risata abbastanza condivisa – e avevo un unico modo per riuscirci: quello di andare alla più vicina accademia Imperiale.”
Il giovane Jedi udì un generale brusio di assenso a quelle parole; molti dei suoi commilitoni erano un tempo ragazzi che avevano avuto un desiderio molto simile al suo.
“Ma mio zio non me lo consentiva e continuava a ripetermi di restare soltanto un’ altra stagione trascorsa la quale sarei potuto partire. Andò avanti così per un paio d’anni, davanti a me tutti i miei amici lasciavano il pianeta deserto e io continuavo a restare lì fino al giorno in cui dei mercanti di rottami Jawa vennero alla nostra fattoria e in quell’occasione mio zio acquistò – indicò R2 e 3PO – questi due droidi, convinto di aver fatto un grande affare.”
Fece una pausa notando con piacere di non stare annoiando nessuno.
“Mentre pulivo quello che sarebbe diventato il mio fedele astro meccanico, compagno di tante battaglie a bordo del mio Ala X, vidi Leia per la prima volta in un ologramma. Cercava l’aiuto di Obi-Wan Kenobi, affinché aiutasse l’Alleanza nata da poco nella lotta contro l’Impero. Quando accennai qualcosa ai miei zii, mi chiesero di cancellare ogni cosa che avevo visto ma io non lo feci. Sentivo che aiutare quella ragazza era importante e per la prima volta in vita mia disobbedì al mio tutore; fu in quell’occasione e ora possa affermarlo con cognizione di causa, che diventai un Ribelle, prima ancora di indossare questa divisa, prima ancora di entrare a bordo della Morte Nera per salvare la stessa principessa e prima ancora di imbattermi nello stesso Obi-Wan Kenobi.”
Dai presenti si alzarono nuovamente voci di approvazione.
“Quello che sto cercando di dirvi, amici miei, e che è stata Leia Organa di Alderaan a fare di me ciò che sono ora. Se non fosse stato per lei, forse adesso starei ancora a lamentarmi mentre pulisco droidi e raccolgo umidità dai vapori di condensa. Lei ha fatto di me un Ribelle, uno Jedi e più semplicemente, un uomo.”
Un fragoroso applauso si levo dalle file dell’Alleanza e anche da quelle degli Wookie.
“Pertanto, grazie di tutto, mia principessa e … sorella mia.”
Il clamore durò ancora per un minuto buono; Luke lo ascoltò ad occhi chiusi, sicuro che la sua gemella potesse ascoltarlo come aveva appena ascoltato tutto il suo discorso.
“Accogli dunque il mio saluto: arrivederci Leia e arrivederci anche da parte di tutti costoro che desiderano onorarti.”
Fu Han il primo a farsi avanti: il suo volto era palesemente scavato da profonde occhiaie, il ragazzo dubitava che avesse dormito granché quei due giorni. Senza aggiungere altro, poggiò sulle labbra della donna amata un delicato bacio prima di depositare la torcia alla base della pira dove il fuoco prese ad accendersi. In rapida successione si susseguirono tutti gli altri e poco dopo sopra le loro teste il cielo di Kashyyyk cominciò a brillare di numerosi fuochi d’artificio perché se era vero che l’Alleanza aveva subito la perdita della sua forza trainante, il suo sacrificio aveva regalato a tutti loro un’importante vittoria, anche più grande di quella di Yavin quando venne distrutta la Morte Nera.
Ben presto la gente cominciò a ballare, trascinata dalle musiche tribali suonate dagli Wookie e a gustare il sontuoso banchetto preparato dagli stessi ed offerto ai loro valorosi aiutanti.
Luke stava già per unirsi a tutti loro quando sentì una forte presenza della Forza alle sue spalle, comparsa all’improvviso. Si  voltò e vide … Ben e Yoda uno di fianco all’altro, entrambi spiriti.

“Siamo qui per salutarti, Luke – gli disse Kenobi - e per chiedere il tuo perdono. Leia ce l’ha concesso ed è importante per noi che anche tu possa separarti da noi in pace.”
“Avete il mio perdono – rispose lui sincero e commosso – e anche più di questo. Comprendo ciò che avete fatto e vi dico anche che … se fossi stato al vostro posto, probabilmente avrei preso le medesime decisioni che avete preso anche voi.”
“Grazie, lo diremo anche a tua sorella. Presto la rincontreremo – e detto ciò i due Jedi svanirono, per tornare per sempre alla Grande Energia in cui ogni cosa cominciava e finiva.

 

******************
 
 
GALLIUS
 
Con occhio attento e vigile, Gallius Rax, Comandante della Marina Imperiale e Direttore della struttura di raccolta dati conosciuta come l’Osservatorio, stava dirigendo i lavori di evacuazione della grande base  sotterranea che amministrava. Quel luogo ormai non era più sicuro per via di quanto accaduto da poco più di un paio di giorni su Kashyyyk. Quanto aveva organizzato e pianificato, desiderando di mettersi al servizio di Darth Vader, per salvare l’Impero Galattico dalla follia del Progetto Contingenza, si era rivelato un fiasco pressoché totale.

Colui nel quale aveva posto le sue migliori speranze, il severo e capace Esecutore dell’Impero, fedele all’ideale che quella nobile istituzione rappresentava, era stato catturato dai Ribelli e , con tutta probabilità, avrebbe finito presto o tardi per rivelare l’ubicazione dell’Osservatorio a quella malnata feccia. Rax aveva seguito praticamente in diretta tutti i passaggi in cui era stato impegnato l’individuo nel quale aveva creduto: tra le altre cose, lo aveva visto combattere contro l’Imperatore, scoprire dettagli sulla sua discendenza, e aveva visto la sua determinazione cedere quando si era accorto di aver ordinato la messa a morte della sua progenie. Vader aveva preferito la sua famiglia all’ideale supremo di ordine e sicurezza. E questo ne faceva un impostore ai suoi occhi; giammai, se Gallius fosse stato consapevole di queste debolezze dell’uomo in armatura, ne avrebbe fatto l’eroe di cui l’Impero aveva bisogno.

Lui per esempio era stato liberato da tempo dal fardello di una famiglia, era stato Palpatine ad occuparsene affinché si dedicasse unicamente al suo compito all’interno dell’Osservatorio e poi l’aveva addestrato nelle sottigliezze dell’arte della politica. Un addestramento che, fortunatamente, lo aveva preparato ad avere sempre un piano di riserva in qualsiasi situazione e quel frangente non faceva alcuna differenza.
Proprio mentre rifletteva su tali argomenti, ricevette un segnale proveniente dalla superficie; l’ospite che stava aspettando era alfine giunta.
“Commodoro Trawn – si rivolse al fedele collaboratore che lo stava assistendo nell’immagazzinamento delle risorse trasportabili presenti nella base – faccia accomodare Lady Vos.”
Senza proferire verbo, il semi-umano dalla pelle blu e gli occhi scarlatti, azionò i comandi dell’ascensore di superficie per consentire l’accesso dell’affascinante umana che era appena giunta su Jakku.
Era lei a rappresentare il suo piano di riserva: leader dell’Alba Cremisi, un potente sindacato di mercenari che vantava collaborazioni anche con il Cartello Hutt e altre organizzazioni criminali minori; un incarico affidato all’organizzazione di Lady Vos poteva considerarsi già fatto nel momento in cui veniva loro assegnato. In passato c’era stata una proficua collaborazione tra l’Alba Cremisi e l’Impero ma erano tutt’altri tempi, la Ribellione doveva ancora nascere e Palpatine preferiva affidarsi ad estranei per garantire indirettamente la propria autorità in luoghi difficili dell’Anello Esterno. Poi con la nascita dei primi focolai di rivolta, quella fiducia era venuta meno e l’Impero si era occupato di gestire direttamente la situazione nei più lontani recessi della galassia.
Ma non per questo l’Alba Cremisi aveva smesso di crescere, anzi da quando Lady Vos ne aveva assunto il comando circa 14 anni prima, era diventato un sindacato ancora più rispettato, probabilmente soltanto inferiore agli Hutt per ricchezza e influenza. Si diceva che la donna che presto sarebbe stata al cospetto di Gallius Rax fosse stata dapprima la schiava personale del precedente leader dell’organizzazione, Dryden Vos e che egli, per compensarla della sua efficienza e lealtà, l’avesse premiata poco prima di morire con la libertà e l’affidamento della organizzazione stessa. Ma il direttore dell’Osservatorio credeva poco a quella storia: era più probabile che la schiava avesse assassinato il padrone e che poi avesse fatto in modo di celare il suo atto con un’abile montatura. Quale che fosse la verità, al comandante Rax non importava: Qi’ra Vos aveva sia l’influenza che il potere per aiutarlo a salvare l’Impero da una sicura implosione dopo i fatti di Kashyyyk e, ne era sicuro, era più che disposta a servirsi di entrambi in tal senso.
La porta del suo studio privato si aprì e vide comparire la donna che stava aspettando; la signora del crimine gli rivolse un caldo sorriso per poi entrare nella stanza e compiere un elegante riverenza.

 

 
“Comandante Rax – la voce di lei era suadente e soffice come una piuma – non mi sarei mai aspettato di ricevere un suo invito personale qui, all’interno di questa struttura sconosciuta anche a buona parte dei suoi commilitoni. Posso presumere che la sua necessità di alleati sia aumentata rispetto alla prima volta che abbiamo conferito?”
Rax apprezzò l’eleganza della forma e la schiettezza della sostanza.

“La sua intuizione corrisponde al vero, Milady – Gallius non aveva alcuna intenzione di provare a mentirle, visto che con molta probabilità era al corrente di quanto avvenuto sul pianeta degli Wookie – l’Impero necessità di qualcosa di più di un alleato, bensì di un amico. E mi farebbe un immenso piacere trovare questa amicizia nella sua organizzazione, Lady Vos.”
Senza attendere di essere invitata a farlo, la donna si sedette alla poltrona dinanzi al suo interlocutore.
“Il suo Chiss li in disparte – disse la leader dell’Alba Cremisi, dimostrando di possedere una rara conoscenza del vero nome della specie del sottoposto di Rax – può portarci qualcosa da bere? Gradirei del tè nero chandrilano.”

“Subito – rispose Gallius mentre Trawn che stava ascoltando l’intera conversazione si mosse a fare quanto richiesto per poi servire entrambi in pochi minuti.
L’ex schiava sorseggio delicatamente la sua bevanda prima di riprendere a parlare.
“Sono disposta a venirle incontro, comandante. Ma c’è un problema: dalle informazioni in mio possesso, so che non avete alcuna autorità per parlare a nome dell’Impero.”
Il direttore si aspettava una rimostranza simile.
“Ancora no, mia signora. Ma sono l’unico suddito del defunto Imperatore a desiderare una rinnovata collaborazione tra le nostre due istituzioni – anche lui prese a sorseggiare il the – e con le informazioni in mio possesso, sarò in grado di acquisire quanto serve per trattare ufficialmente con lei in tempistiche molto ristrette.”
Qi’ra sorrise a quelle affermazioni.
“Quindi in altre parole, mi sta chiedendo di avere fiducia in lei e nel fatto che saprà assurgere ad una posizione di potere, comandante!”
Questa volta Rax sorrise di rimando.
“Precisamente milady, ma sono certo che non sarebbe neanche venuta qui senza la ragionevole certezza che abbia tutte le carte in regola per riuscire nel intento che le ho appena esposto.”
La donna emise una risatina.
“Siete un affabulatore, Gallius Rax. È vero allora quanto si dice su di voi, che siete stata educato personalmente dall’Imperatore!”
Il direttore poggiò sulla sua tazza sul tavolo.
“Non posso negarlo – asserì con grande lucidità – allora, cosa posso fare per lei per dimostrarle che le mie non sono solo parole senza fondamento?”
Ecco dunque giunto il punto cruciale della conversazione.
“1 milione di crediti, per continuare ad ascoltarla – era un importo a dir poco salatissimo, con quella cifra ci si poteva comprare una nave capitale di piccole dimensioni. Ma Rax non si scompose. Aveva l’accesso a diverse riserve di fondi che Palpatine aveva messo a sua disposizione.
“Certamente, a quali coordinate desidera che effettui il versamento?”
Lady Vos estrasse un datapad per consegnarlo al suo interlocutore.
“Li ci sono tutte le informazioni che le occorrono – affermò con il medesimo sorriso di poc’anzi – ma immagino che non ci sia bisogno di dirle che questo è solo l’inizio.”

“Non ce ne è bisogno, infatti – rispose Gallius effettuando il trasferimento di liquidità – cos’altro possa fare per lei, milady?”
“Durante l’assalto al palazzo di Jabba Desilijc di qualche settimana fa ho perso due valide collaboratrici, giunte lì per trattare in mia vece una questione d’affari con lo stesso esponente del Cartello Hutt – lo sguardo della donna si fece all’improvviso molto tagliente – i suoi commilitoni sul pianeta di Tatooine hanno classificato la faccenda come un mero regolamento di conti all’interno del sindacato criminale di Nal Hutta, archiviandola con troppa rapidità. Ho più di un motivo di ritenere che questa versione ufficiale possa essere una menzogna pertanto esigo innanzitutto che lei faccia chiarezza e mi comunichi come sono andate effettivamente le cose e – Lady Vos si mise in piedi quasi di scatto poggiando una mano sulla scrivania di Rax – che mi vengano fornite due nuove collaboratrici altrettanto o più valide di quelle che mi sono state sottratte.”
La prima richiesta non sorprese più di tanto l’Imperiale, sapeva delle due emissarie dell’Alba Cremisi sul pianeta deserto e della loro morte ma trovò alquanto singolare il fatto di dover provvedere al loro rimpiazzo.  Quella lieve sensazione di sorpresa non sfuggì alla sua interlocutrice.
“Mi ha chiesto di darle fiducia, voglio proprio scoprire se ne è degno. Queste due acquisizioni che avrà la compiacenza di trovare per me diverranno dipendenti a tutti gli effetti dell’Alba Cremisi. Se dovessi scoprire o anche solo sospettare che stiano facendo il doppio gioco, riferendo a lei o a qualsivoglia altra eminenza imperiale delle attività o delle intenzioni dell’organizzazione che dirigo, sarei costretta a ritenere l’accordo che stiamo discutendo qui concluso nel peggiore dei modi e senza alcun preavviso da parte mia.”
Gallius Rax comprese perfettamente.
“Sarebbe stata anche lei un’ottima allieva dell’Imperatore, Lady Vos – il direttore sorrise compiaciuto – e non si tratta di una lusinga. Sarà un vero piacere ottemperare a quanto mi avete richiesto e a tal riguardo, potrei già avere disponibili le due reclute che le occorrono. Si tratta solo di contattarle e persuaderle della convenienza per loro di tale incarico. Immagino saranno molto ben pagate.”
Il volto della donna tornò a rilassarsi.
“Immagina bene. Le darò un mese di tempo per provvedere ad entrambi i favori che le ho chiesto. Nel frattempo, come segno di buona volontà, l’aiuterò nel trasferimento e nell’occultamento delle informazioni che ha raccolto in questa struttura come mi ha richiesto di fare e comunicherò a chi di dovere che gode della protezione dell’Alba Cremisi.”
“Molto bene, affare fatto allora? – chiese il direttore porgendole la mano.
“Affare fatto – la stretta di Lady Vos fu molto vigorosa e senza apparente sforzo da parte della donna, sembrava avesse la mano fatta di metallo sebbene Rax sapesse che non era così.
Quando le loro mani si lasciarono, l’imperiale cominciò a massaggiare la sua, piuttosto indolenzita.
Non c’era altro da aggiungere, l’uomo si mise in piedi, pronto a mostrare alla sua nuova e preziosa amica il lavoro che c’era da fare.
 
 ***************
 
ANAKIN
 

Con la sensazione di essersi risvegliato da un lunghissimo incubo, il padre che era stato il mandante dell’assassinio di sua figlia, riaprì gli occhi dopo un lunghissimo sonno. Dal sapore dolciastro che aveva in bocca, comprese di trovarsi in una vasca di Bacta; anzi, non una vasca qualsiasi ma la sua personale, conservata nella Fortezza di Mustafar ma che evidentemente si trovava altrove, proprio come lui del resto.
Si guardò intorno e comprese di non essere sul pianeta vulcanico -  non percepiva la potenza del Lato Oscuro a circondarlo -  bensì all’interno di un’altra struttura di fabbricazione imperiale. La stanza era nella penombra ma riuscì a vedere abbastanza chiaramente che c’erano i suoi droidi a far funzionare il macchinario essenziale per tenerlo in vita senza la sua armatura. Non aveva su di sé neanche le sue protesi meccaniche, era un moncherino di uomo senza gambe e senza braccia a cui qualcuno aveva usato la cortesia di recuperare presso il suo maniero i macchinari specificatamente indicati per la sua peculiare condizione fisica.

E quel qualcuno stava entrando nella stanza: vide infatti suo figlio comparire sull’uscio dell’unica entrata di quella improvvisata sala medica. Il suo sguardo era mesto e deluso ma privo dell’odio che invece avrebbe dovuto avere verso il suo indegno genitore.
“Ben ritrovato, padre – gli disse con fredda cortesia – ho chiesto che ti venisse concessa una pausa dai sedativi per dirti qualcosa di molto importante.
“Ti ascolto, figlio – rispose l’uomo nella vasca con voce flebile.
“L’Alleanza voleva processarti pubblicamente per tutti i crimini da te compiuti e mostrare l’avvenimento alla galassia intera – i due si guardarono negli occhi – ma io ho interceduto per te, sostenendo che sei stato fondamentale per l’uccisione dell’Imperatore e pertanto per la vittoria nella battaglia di Kashyyyk, dove ancora ti trovi. Sono riuscito a strappare a fatica un accordo e desidero sapere se intendi accettarlo.”
Luke deglutì.
“Se prometti di aiutarci con tutte le informazioni in tuo possesso a vincere questa guerra, il processo verrà tenuto in forma privata e soltanto alla fine delle ostilità. L’assistenza che ci darai sarà considerata un’attenuante a tutte le tue malefatte e mi è stato garantito che eviterai la condanna a morte, a patto che quando giungerà il momento, ti dichiari colpevole di tutti i crimini che ti saranno imputati e ti rimetta alla clemenza della corte. Ovviamente la tua dichiarazione verrà resa pubblica ma solo successivamente al termine del procedimento. Accetti?”
L’uomo chiuse gli occhi prima replicare.
“Credi che la vita mi sia cara fino a questo punto? Ho fallito, Luke. Volevo creare un Impero libero dalla corruzione della Vecchia Repubblica e governarlo insieme a tua madre ma lei rifiutò. Avevo fatto di tutto per lei, arrivando a macchiarmi dei miei primi crimini, come li chiami tu, per proteggerla da un’orrenda visione che la riguardava, ma lei rifiutò allora in preda all’ira usai il Lato Oscuro per farle del male. Volevo salvarla e invece sono stato io la causa principale della sua morte, figlio.”
Il ragazzo continuò ad ascoltarlo.
“Ho fatto la stessa offerta a te ma anche tu mi hai rifiutato. Ho organizzato un piano per portarti dalla mia parte e tutto quello che ho ottenuto è stato assistere in diretta alla morte di una figlia che fino a pochi istanti prima non sapevo neanche di avere. Ho fatto tutto quello che ho fatto per la famiglia che desideravo così ardentemente avere e volevo offrire loro ogni cosa, incluso plasmare questa galassia come più desideravamo. Ma alla fine ho perso tutto, anche te! Per quale motivo credi che debba ancora continuare a vivere?”
Lo sguardo del giovane Jedi si caricò di compassione.
“Te l’ho già detto, padre. Vivi per rimediare a quanto di errato hai fatto; posso comprendere che le tue intenzioni non fossero completamente sbagliate ma per provare a realizzarle hai compiuto azioni indicibili. Ora però hai la possibilità di portare a compimento almeno in parte le tue aspirazioni, se ancora desideri avere una famiglia. Non vuoi farlo per te? Fallo per me allora, fa in modo che io posso tornare a volerti bene e perdonarti per quello che hai fatto!”
L’uomo a pezzi ebbe un sussulto.
“Io … devo pensarci, Luke. Continui a volermi dare fiducia ma ignori o decidi di ignorare che il Lato Oscuro della Forza sia ancora forte in me e che potrei essere ancora un pericolo per te e per i tuoi amici.”
Vide la delusione dipingersi sul volto del figlio.
“Come desideri, padre. Tornerò da te più tardi”
E senza aggiungere altro, il ragazzo lasciò la stanza.

In quell’istante, sentì una risata agghiacciante rimbombare nella sua testa, una che conosceva sin troppo bene.
“No, non è possibile!”
E proprio dinanzi a lui si manifestò la presenza di Darth Sidius, avvolto da un bagliore rosso acceso. Uno spettro fatto di pura negatività
“Sorpreso, figliolo? Mi hai colpito accecato dall’ira ed era ciò che mi mancava per trascendere i limiti del mio corpo fisico e guadagnarmi così l’immortalità!”
L’animo dell’apprendista si caricò di rabbia, senza replicare nulla.
“Non rammenti più la storia di Darth Plagueis il Saggio? Dopo lunghi studi, sono finalmente riuscito a scoprire il suo segreto più grande ma non ce l’avrei mai fatta senza di te!”
Un atroce consapevolezza si fece strada nell’uomo mutilato.
“Dunque, è questa la verità? Questo è il millantato sistema per ingannare la morte che avrebbe dovuto impedire la dipartita di Padme?! E per conoscere il quale ho tradito gli Jedi e tutti coloro che credevano in me ? – la voce dell’apprendista tornò a rimbombare.
“Si, figliolo – continuò a parlare Palpatine con il suo tono canzonatorio – mi sono servito della tua ingenuità e della tua arroganza per arrivare a questo. E ora, saremo uniti per sempre! Coraggio, rivolgimi contro tutto il tuo odio e dammi ancora più vigore!”
Inganno e tradimento, quella era la via dei Sith. Anche in una disfatta apparente, Darth Sidius aveva ottenuto una importante vittoria. In passato, lo aveva adescato mostrandosi un confidente o per meglio dire, il padre adottivo che il suo cuore bramava e che nessuno Jedi, incluso Obi-Wan, il suo maestro, era mai riuscito ad essere e poi quando aveva avuto quelle terribili visioni inerenti un destino di morte per la sua moglie segreta, per la sua Padme, l'uomo che sarebbe diventato l'Imperatore gli aveva raccontato quella storia inerente un potere in grado di vincere la morte. Ma che per poterlo acquisire avrebbe dovuto concedersi completamente al Lato Oscuro. E così aveva fatto ma quella decisione, nonostante lo avesse portato alla dannazione, non gli aveva comunque consentito di salvare la sua amata.
“Devo ammetterlo – gli rispose l’uomo nel bacta – sarai sempre tu il Maestro. Solo ora me ne rendo conto, tu SEI il Lato Oscuro! Sulla base di un colossale inganno, mi hai tenuto legato a te per tutto questo tempo!”
Lo spirito sorrise compiaciuto.
“Finalmente l’allievo ha imparato la sua lezione più importante! E ora cosa intendi fare?”
“Sbarazzarmi una volta per tutte della tua presenza, ora che so come devo fare – gli rispose con ritrovata consapevolezza – se è vero che trai nutrimento dal mio odio, allora farò in modo di privartene! E sarà mio figlio ad aiutarmi; non so quanto tempo ci vorrà, ma riusciremo ad eliminarti definitivamente e lo faremo insieme!”
La presenza di Palpatine perse tutta la sua ilarità per poi sbiadire senza ribattere.
Se Darth Vader non aveva potuto battere il suo Maestro, Anakin Skywalker invece ci sarebbe riuscito. Il Prescelto avrebbe riportato l’Equilibrio, liberando la Forza dalle tenebre nelle quali l’aveva erroneamente condotta e non sarebbe stato solo nel suo compito.
Luke Skywalker, il più grande Jedi che avesse mai conosciuto, sarebbe stato al suo fianco e insieme avrebbero messo fine ai Sith una volta per tutte, come padre e figlio!

 

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