Un mondo oscuro

di Smeralda Elesar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La gemma della realtà ***
Capitolo 2: *** Asgard ***
Capitolo 3: *** Svartálfar ***
Capitolo 4: *** La tela del Wyrd ***
Capitolo 5: *** Il giuramento del principe ***
Capitolo 6: *** Rún ***



Capitolo 1
*** La gemma della realtà ***


Desclaimer: questa storia è dedicata ad Alie_NationZone. Non so se bazzica ancora questo fandom, ma ai tempi in cui EFP era molto più vivace lei è stata per me un'imparegiabile compagna di delirio. Forse addirittura questa idea di Darcy che trova l'Aether al posto di Jane è una cosa che avevamo tirato fuori in una delle nostre meravigliose chat.

E dunque a te, compagna di delirio e cacciatrice di assurde situazioni Thorki! Skål! dovunque tu sia.


Invece a tutti voi che mi conoscete per la prima volta, benvenuti in


Un mondo oscuro

1

La gemma della realtà

*

Asgard, prigioni nei sotterranei


La cella era pulita, bianca, asettica.

E, privilegio non trascurabile dovuto forse al suo lignaggio o forse ad una premura personale di Frigga, era una cella singola in cui Loki, principe cadetto e adesso criminale, era unico ospite.

Loki fece scorrere lentamente le lunghe dita sulla parete del campo di forza, tracciando con la punta dei polpastrelli gli intrecci geometrici che vibravano di energia e di seidr sotto il suo tocco.

Non erano quelli a trattenerlo davvero.

Più che altro una cella di Asgard gli sembrava un'ottima alternativa a certe cose che aveva visto sul pianeta artificiale del Titano Folle, cose che sarebbero state riservate a lui come punizione per il suo fallimento.

Già che non avesse recuperato la gemma dello spazio, il Tesseract, era grave, ma che addirittura nel tentativo avesse perduto la gemma della mente che gli era stata affidata era imperdonabile.

Anche se in teoria Thanos non sapeva che lui sapesse da cosa esattamente derivava il potere di controllare le menti nel suo scettro.

Loki lo aveva compreso non subito ma molto presto, ed aver perso una gemma dell'infinito gli sarebbe costato molto, molto caro.

Dunque meglio una cella, anche se il suo orgoglio ne usciva un po' ammaccato.

Ci sarebbe rimasto abbastanza a lungo affinché Thanos si dimenticasse di lui, poi avrebbe trovato un modo per fuggire.

Per il momento si accontentò dell'ennesima guardia che, confuso dalla sua illusione che mostrava la cella vuota, era corso a dare l'allarme sulla fuga del dio degli inganni.

**

Un luogo remoto, imprecisato, molto umido, buio e freddo.


-Jane! Jaaaneeee!!! Mi senti? C'è nessuno? Ehi!-

Accidenti, ma perché tutte le cose strane capitavano a lei?!

Insomma, Darcy aveva anche fatto la sua buona azione quotidiana andando a cercare Jane per farle vedere quegli strani dati sulle anomalie gravimetriche!

E dunque era questa la ricompensa che il karma le riservava? Farla precipitare nelle miniere di Moria?

-Jane! Qualcuno, per favore, riesce a sentirmi?-

Oltretutto quella cosa rossa dentro il monolite di pietra non le piaceva per niente.

Sibilava, si muoveva, sembrava viva.

Ed in un posto del genere poteva trovarsi di tutto!

Accanto a quel gigantasco blocco di pietra il rilevatore di distorsioni magnetiche impazziva letteralmente, ed il continuo bip le stava perforando il cervello.

Tutto attorno a lei c'era il vuoto, e poi, lontane ed irraggiungibili, pareti lisce scavate nella nuda roccia.

Se quella cosa era stata messa in isolamento voleva dire che era una cosa pericolosa, e lei non voleva avere nulla a che fare con roba del genere: Jane era un'astrofisica con tre lauree, Thor era un dio, Erik era sopravvissuto all'essere manipolato da una divinità psicopatica, e invece Darcy... era solo Darcy. Punto.

Iniziava ad avere davvero paura, perché insomma, quanto avrebbe potuto resistere? Magari era una cosa temporanea. Sì, ecco... prima o poi sarebbe tornata al punto in cui era inciampata ed avrebbe dovuto cadere dalla scala.

Sarebbe stato meglio scendere tutta una rampa rimbalzando sul sedere che essere intrappolata con quella... quella cosa.

Però non riusciva a togliersi dalla testa le parole della ragazzina.

“A volte ritornano, e a volte no”.

A volte no... a volte no...

Ma andiamo! Perché avrebbe dovuto essere proprio lei l'”A volte no”?!

-Calma, Darcy... stai calma... DANNAZIONE, CHE DIAVOLO STA SUCCEDENDO?!!!-

Per la rabbia tirò un calcio all'unica cosa che aveva vicino, ovvero il monolite di roccia.

Fu un attimo.

Non si era resa conto che avrebbe perso l'equilibrio, né certo aveva intenzione di mettere le mani proprio lì, tra i due margini dove sentiva la cosa contorcersi e sibilare, eppure successe proprio quello: per evitare di cadere nel vuoto si aggrappò all'unico sostegno disponibile.

L'analizzatore di distirsioni magnetiche le pendeva dal polso con la sua cordicella, e Darcy fece in tempo a pensare per un attimo “spero di non averlo danneggiato” che si rese conto dei numeri sul quadrante che impazzivano e poi di un crack e di una pioggia di scintille dallo strumento.

Poi si rese conto di una striscia di cenere rosso sangue che si avvolgeva attorno al polso e spariva sotto la sua pelle.

-AAAHHHH!!!! Basta, basta, BASTAAAA!!!!-

Era la cosa che c'era là dentro! Ed era davvero viva!

Darcy tentò di scacciarla, ma quella era come fumo.

Le sembrava di scacciare uno sciame di insetti minuscoli.

Che schifo!

Continuò a gridare ormai in preda al panico, senza riuscire a vedere nulla se non la strana luminescenza rossastra dove la sostanza scorreva dentro di lei.

Adesso ne era certa: sarebbe morta lì, divorata da quella cosa, nel freddo e nell'oscurità.

Le veniva da vomitare!

Si accasciò a terra ed il suo ultimo pensiero prima di svenire fu “Voglio tornare da Jane!”

***

Londra, un vecchio fabbricato abbandonato in periferia.


Darcy era sparita ormai da un'ora.

Era inciampata mentre scendeva le scale, e quello era normale amministrazione per la sua stagista, ma quello che non era normale era che invece di scendere le scale ruzzolando era sparita nel nulla.

Proprio come la lattina gettata dai ragazzini!

Ma Darcy non era una lattina, né tantomeno era ricomparsa in un punto improbabile ma comunque vicino a loro.

E adesso Jane era preoccpata da morire, perché non avrebbe mai voluto che le succedesse qualcosa di male.

Il fasometro funzionava fin troppo bene, e registrava continue variazioni di campi elettromagnetici.

Se avesse potuto utilizzarlo per seguire i valori dove lo sfasamento era maggiore sarebbe stata una buona cosa, ma lo strumento era impazzito e dava ora valore zero ora valori altissimi.

Ed anche lei sarebbe impazzita se non avesse trovato Darcy!

Si voltò di scatto per seguire quella che le era sembrata una lieve traccia ed all'improvviso le sbattè contro.

-Darcy! Oh, mio dio, finalmente! è...-

Ci mise qualche secondo a rendersi conto che la sua amica non la stava abbracciando ma che era svenuta addosso a lei.


****

A molti mondi di distanza, nel buio e nell'ombra di un'astronave creduta distrutta


L'astronave a forma di falce era un enorme relitto. Era lo scheletro abbandonato di un tempo passato, coperta di polvere ed affondata nel terreno dove si era incagliata cinquemila anni prima.

Eppure in quel relitto morto da millenni qualcosa si stava risvegliando.

Un guizzo di luce rossa percorse il buio all'interno dell'astronave.

Un essere antico, in animazione sospesa, ebbe un fremito, ma non era abbastanza per destarlo del tutto.

Malekith non era più prigioniero del sonno, ma nemmeno era sveglio.

Dopo centinaia di anni di buio assoluto, Malekith aveva ricominciato a sognare.

*****

Per Thor l'ennesima chiamata di Heimdall fu un sollievo: lo dispensava dal partecipare a festeggiamenti a cui non era incline.

La sua decisione di non tornare più su Midgard a meno che non fosse strettamente necessario e di non rivedere più Jane Foster gli stava costando più del previsto, ed ogni giorno la fermezza della sua volontà era messa alla prova.

Dunque era ben felice di svolgere tutte le missioni che Padretutto gli affidava.

Ciò che non si aspettava era di trovare anche suo padre Odino sotto la cupola di Bifrost.

-Padre, cosa succede? È qualcosa di grave?-

-Potrebbe essere. Se è davvero come ha detto il Guardiano allora una cosa così grave non si vedeva da cinquemila anni-

-Di che si tratta, Heimdall?-

-Una reliquia dell'universo, mio principe. Una che non avevo nemmeno mai visto di persona perché tenuta lontana da tutte le forme di vita. Adesso ha trovato una forma di vita a cui aggregarsi-

-Quale reliquia?-

-La gemma della realtà: l'Aether-

-Ma è impossibile! Padre, l'Aether era l'arma dagli elfi oscuri ed è stata distrutta millenni fa da tuo padre Borr-

Odino gli mise una mano sulla spalla per farlo voltare e guardarlo in viso mentre gli parlava.

-Non è mai stata solo un'arma. È una gemma dell'infinito, ed è impossibile distruggerla. Era stata nascosta in un mondo remoto e dimenticato, nella speranza di arginare il suo potere e di far credere che non esistessse più affinché nessuno la cercasse, ma adesso è tornata allo scoperto, e nel momento peggiore per di più-

-Perché nel momento peggiore?-

-La convergenza dei mondi si avvicina, Thor. Presto l'Aether potrebbe essere di nuovo un pericolo per tutti i nove regni. Per questo ti chiedo di andare nel mondo in cui si trova adesso e di riportarlo qui ad Asgard dove possiamo tenerlo sotto controllo-

-Come farò? Non so nulla io, delle gemme dell'infinito-

-Sarà facile: dovrai riportare qui l'essere vivente a cui si è aggregato-

-Come lo riconoscerò?-

-Oh, lo riconoserai facilmente. Vedi, Thor, le Norne hanno un modo bizzarro di intrecciare i destini degli esseri viventi-

-Il tuo modo di parlare non è chiaro, padre-

-Non posso spiegarti adesso. Ho bisogno che tu parta subito. Va, riporta la gemma ad Asgard. Dopo ci sarà tempo per tutte le spiegazioni-

-Va bene, allora partirò immediatamente. Heimdall, dimmi tu quando-

-Adesso-

Il fascio di luce di Bifrost lo avvolse, e solo quando fu partito Thor si rese conto che non aveva nemmeno chiesto in quale mondo fosse diretto.

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Note: il fasometro esiste davvero. Ecco la sua descrizione dall'enciclopedia Treccani “ Strumento per misurare lo sfasamento ϕ tra intensità di corrente e tensione, e quindi il fattore di potenza cos ϕ di una corrente alternata


Cantuccio dell'Autore


Breve storia striste:

Era il 2014, ed io, ammaliata dall'apparizione di Tom/Loki al ComicCon del 2013, mi ero appena finita una maratona di film di Thor ed Avengers, ed in fiduciosa attesa di Ragnarok mi ero lanciata nella scrittura di un post “The Dark World” intitolata “Il sacro vincolo dell'ospitalità”.

Oggi se penso a quando mi lamentavo di “Dark World” mi prenderei a ceffoni da sola.

E dunque eccomi qui: torno alle storie lunghe a capitoli per scrivere di Thor come vorrei che fosse stato, perché se vuoi che una cosa sia fatta bene devi fartela da solo.

Non aspettatevi aggiornamenti regolari. Potrebbero passare dei mesi. E se sparisco non temete: Heimdall mi tiene d'occhio e darà l'allarme se sarò in pericolo.


Makochan

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Capitolo 2
*** Asgard ***


Un mondo oscuro

2

Asgard

*


Londra, nei capannoni di cui al capitolo precedente


-Ti prego, ti prego, ti prego, fa che non sia morta!- ripeteva Jane mentre cercava di trovare il battito del cuore nel polso inerte di Darcy.

In uno sprazzo si ricordò che la prima regola quando si ha a che fare con persone svenute è metterle sul fianco per evitare la cosa della lingua. Jane non ricordava se il rischio era che cadesse o che Darcy la inghiottisse, ma non ci teneva a scoprirlo.

Afferrò il giubbotto della ragazza e la tirò sul fianco verso di lei, poi tornò a cercare segni di vita.

E se fosse morta? Se avesse riportato danni gravi per colpa sua che l'aveva trascinata a cercare quegli strani fenomeni?

Trovò il polso e le posò due dita sotto il pollice.

Batteva.

Jane tirò un sospiro di sollievo.

Già il fatto che fosse viva la confortava.

Magari Darcy era solo svenuta per lo shock. Dopotutto l'apparecchio che le pendeva dal polso era rotto, con il vetro spaccato e sembrava aver preso una brutta botta da qualche parte, ma sul corpo di Darcy non si vedevano segni.

Il fasometro era caduto a terra quando Darcy era sbucata dal nulla per cadere addosso a lei, ma forse funzionava ancora.

Jane provò a spegnerlo e poi a riccenderlo. Niente.

Allora provò ad assestargli un paio di colpi con la mano aperta, ed allora lo strumento lampeggiò.

-Sì!-

Peccato che il fasometro segnasse valori di sfasamento assurdamente alti, che addirittura sforavano i valori di taratura dello strumento.

Che diavolo stava succedendo? Va bene che i valori erano stati sempre strani da quando erano entrati in quella zona, ma adesso si stava esagerando!

La risposta le arrivò poco dopo, sotto forma di una colonna di luce ben visibile attraverso i vetri sporchi del capannone.

**


Darcy riprese conoscenza lentamente.

Per prima cosa pensò che stava davvero scomoda. Poi che doveva aver battuto la testa molto forte perché le faceva malissimo.

E doveva aver sbattuto forte anche perché stava vedendo una cosa troppo assurda per non essere un'allucinazione: c'era Thor, alto, in armatura, muscoloso e mièmiè alla mano, e poi c'era Jane, minuta ed arrabbiata, che lo stava prendendo a schiaffi.


***


-Dov'eri finito?!-

-Jane, mi dispiace, davvero! Ho dovuto distruggere il ponte dell'arcobaleno per salvare il popolo di Jotunheim dalla follia di mio fratello, e con il Bifrost distrutto la connessione tra i mondi è andata perduta per molto tempo-

Lo schiocco di un'altro schiaffo echeggiò sotto la volta di plastica.

-E New York allora? Come ci sei arrivato?-

-Non con Bifrost. È stato un azzardo provare a spedirmi lì, ma dovevo tentare perché Loki è una responsabilità di Asgard-

-Ed io che ti cercavo non ero una responsabilità abbastanza importante?-

-Non potevo. Non sarei potuto tornare indietro ad Asgard se non con il Tesseract, e non avrei potuto mantenere la mia responsabilità verso i nove regni. In più tentavo di proteggere la Terra da interferenze esterne. Io sono un guerriero, Jane, dove ci sono io c'è il pericolo per le persone che amo. Non volevo rischiare che ti fosse fatto del male a causa mia-

Stavolta niente schiaffo.

La spiegazione di Thor era abbastanza convincente, ed il fatto che lo avesse fatto per proteggerla bastava quasi a ripagarla dei due anni che aveva speso a non riuscire a dimenticarlo. Quasi.

-E adesso invece? Perché sei tornato?-

-Sono stato mandato qui da mio padre Odino. C'è una cosa che devo riportare ad Asgard-

-Ah, quindi sei qui solo per una consegna?-

Thor aprì bocca per rispondere, ma prima che potesse farlo furono distratti da un lamento alle loro spalle.

Jane dimenticò immediatamente tutto per tornare da Darcy, che tossiva e tentava di mettersi a sedere.

-Sto bene, sto bene... sono allergica alla pennicillina... e se dovesse succedermi qualcosa... voglio essere cremata, ok?-

-Darcy, sono io, Jane-

-Oh, sei tu. Credevo di essere in ospedale-

Darcy si stropicciò gli occhi ma ancora Jane non si fidava a lasciarla e preferì tenerle un braccio dietro le spalle.

-Sai che ho sognato Thor? E che tu lo prendevi a schiaffi? E poi ho sognato un sacco di altre cose strane. Devo aver battuto forte la testa-

-Ehm... Darcy... Thor non è stato un sogno. Thor è...-

Il biondo dio del tuono si avvicinò a loro e posò un ginocchio a terra per trovarsi allo stesso livello.

-Sono contento di rivederti, Darcy Lewis-

-Ah, ma guarda! Sei davvero qui! Aspetta... ma se tu sei vero... allora anche l'altro sogno era vero! Oh, no! Toglietemi di dosso questa cosaaaaa!!!-

Jane non ci capiva più niente: prima Darcy spariva, poi sbucava fuori dal nulla svenuta, poi ancora iniziava a vaneggiare di sogni strani e di... di cose... Non era preparata ad affrontare situazioni del genere lei!

E nemmeno Thor, probabilmente.

Ah, no. Thor sapeva esattamente cosa fare.

Mise le mani sulle spalle di Darcy, e lei sembrava ridicolmente piccola a confronto, e poi cominciò a parlarle.

-Va tutto bene. Ci siamo noi. Sei stata coraggiosa, Darcy, molto coraggiosa. Hai reso orgogliosi i tuoi antenati. Guarda me adesso, va bene? Guarda solo me-

Piano piano Darcy smise di strillare e fece davvero come aveva detto Thor: incollargli gli occhi addosso.

Jane si rese conto che Darcy le stava stringendo la mano solo quando iniziò ad avertire la perdita di sensibilità per mancanza di circolazione, ma non ebbe il coraggio di sottrarsi.

-Darcy, adesso voglio che tu mi dica cos'altro è successo. Puoi farlo?- Chiese Thor. Jane non ricordava che fosse così gentile. Accidenti, quanto le era mancato!

-Ma io non lo so cosa è successo! Stavo cadendo dalle scale, solo che non sono caduta. O meglio sì, sono caduta, ma non ero a terra. Mi sono trovata in una specie di grotta enorme, e dentro non c'era nulla, solo questo blocco gigantesco di pietra con dentro una cosa strana, tipo polvere rossa, ma che si muoveva, si muoveva da sola, capite?-

A quelle parole Jane vide Thor sgranare gli occhi e formare con le labbra una parola che non riuscì a comprendere, ma non fermò il racconto di Darcy.

-E allora ho iniziato a chiamare qualcuno, ma non mi poteva sentire nessuno, e così mi sono arrabbiata, e Jane, scusa, ho rotto il rilevatore di anomalie gravimetriche. Ma non l'ho rotto io, è quella cosa che lo ha fatto scoppiare! E poi mi sono arrabbiata ancora di più, e gli ho tirato un calcio, solo che stavo per cadere di sotto, e per non cadere mi sono aggrappata al bordo, ed allora quella cosa è uscita e mi entrava sotto la pelle dalle mani, e... e... e poi non lo so! Io volevo solo tornare qui, dove c'eri tu, e poi mi sono svegliata a terra e pensavo fosse un sogno-

Così come era partita in quarta a raccontare la su astrana esperienza, Darcy si azzittì all'improvviso.

Guardò prima lei, poi Thor, poi di nuovo lei, ma Jane non aveva nessuna spiegazione per quello che era successo.

-Prima di partire da Asgard mio padre mi disse che le Norne avevano un modo bizzarro di intrecciare i destini degli esseri viventi. Adesso che vi ho trovate comprendo cosa volesse dire-

-Ti dispiacerebbe spiegarlo anche a me?-

Thor si alzò in piedi, le tese la mano e la aiutò ad alzarsi, poi passò ad aiutare Darcy, molto malferma sulle gambe.

-Jane Foster, per me sarebbe un grande onore se tu volessi tornare ad Asgard con me-

-Ad Asgard? Io? Dici davvero?-

-Nel modo più assoluto. Ciò che Darcy ha trovato deve essere portato al sicuro ad Asgard, insieme a lei, e adesso che ci sei anche tu... credo che sia arrivato il momento di mostrarti il mio mondo, Jane, come tu mi hai mostrato il tuo tempo fa-

Jane avrebbe potuto pensare al suo lavoro, alle ricerche, a sua madre che la aspettava a casa chiedendosi dove fosse finita la figlia che non usciva mai di casa e che all'improvviso spariva per delle ore... forse avrebbe potuto pensare a Richard, ma la verità era che l'unica cosa a cui riusciva a pensare era Thor che le apriva le porte del suo mondo.

-Ci sto!-

Il suo sorriso... aveva dimenticato quanto potesse essere bello il suo sorriso!

-Bene. Allora usciamo da qui. Heimdall ha bisogno di spazio-

Thor prese in braccio Darcy, che per lui pesava meno di nulla, e mentre Jane li seguiva digitò in fretta un messaggio a sua madre.


Sto bene.

Sono con Darcy.

Abbiamo rilevato importanti anomalie gravitazionali in un sobborgo di Londra. Non rientrerò stasera e nemmeno domani, ma mi farò sentire.

Ti voglio bene.

Jane.


Premette invio e si affrettò a raggiungere Thor.

Era certa che su Asgard avessero tante cose meravigliose, ma che tra queste non ci fosse una rete telefonica funzionante.

****

Il paesaggio era verde ed oro. Verde di alberi di tutte le specie, alcuni da frutto ed altri da legna, ed oro per la distesa di grano maturo che ondeggiava nel sole abbagliante del primo pomeriggio.

E poi l'azzurro del cielo, il profumo di salsedine della brezza che saliva dal mare, il canto del vento tra le fronde...

Era di una bellezza commovente.

Ed era solo un miraggio; l'illusione creata da una mente disperata.

Loki lo lasciò svanire con un cenno stizzito quando ne ebbe abbastanza di compatire sé stesso, almeno per quel giorno.

*****

Non era mai capitato che, al rientro da una delle sua missioni, Odino fosse al Bifrost ad aspettarlo; ed invece la prima cosa che Thor vide una volta all'interno di Bifrost fu suo padre con due einherjar a ciascun lato.

-Thor. A meno che l'Aether non abbia cambiato il suo comportamento in questi cinquemila anni e non abbia scelto due portatori invece che uno solo, devo pensare che tu ti sia preso una libertà che non ti avevo concesso-

Tuttosommato era meno del rimprovero che Thor si era aspettato. Sapeva che suo padre non avrebbe approvato la presenza di Jane ad Asgard.

-Abbiamo due ospiti invece che una sola, padre. Di certo Valhalla ha abbastanza spazio per aggiungere un posto a sedere-

Lo vide stringere la presa su Grungnir, e nell' unico occhio del padre balenò una rabbia che da secoli voleva dire per lui “per questo faremo i conti dopo”.

-C'è posto a sufficienza per tutti coloro che ne sono degni-

-Padre, Jane Foster mi è rimasta fedele per due anni dopo che io ero scomparso dal suo mondo. La sua lealtà merita più considerazione-

-Discuteremo di questo più tardi. Chi delle due porta l'Aether?-

Thor indicò Darcy, che sembrava indecisa se essere imbarazzata, colpevole, oppure entusiasta dall'essere ad Asgard alla presenza di Odino in persona.

-Molto bene. Guardie. Prendetela in consegna-

-Cosa? In consegna? Padre, non è una criminale!-

Due einherjar si mossero ad un cenno del padre degli dei, ma non arrivarono mai a “prendere in consegna” Darcy Lewis: primo perché Thor si mise tra loro, facendo da scudo alla ragazza, e secondo perché, quando uno di loro arrivò a toccarla, un'esplosione di energia spazzò l'intera cupola di Bifrost e travolse tutto ciò che era vicino a Darcy.

Thor era abbastanza vicino da essere sbalzato via.

Era impressionante la forza che si era scatenata.

Si rialzò in tempo per vedere Darcy che vacillava e Jane che correva vicino a lei per sostenerla prima che sbattesse a terra.

-Questo non doveva succedere- fu il commento di Odino -Restate qui. Tutti voi. Verranno dei guaritori a prendervi, e poi ci occuperemo di rimandare su Midgard l'altra mortale-

Quasi nessuno si era accorto dell'arrivo di un drappello di quattro guardie che scortavano una persona, se non qando la persona si fece avanti e parlò per loro.

-Non sarà necessario, mio signore: Jane Foster sarà mia ospite. E sarò io ad accompagnare la sua compagna nella camera della guarigione-

La donna si voltò verso di loro con un sorriso.

-Benvenute ad Asgard, fanciulle. Io sono Frigg, sposa di Odino e regina di Asaehim-


*****

Un'esplosione di energia.

Potente, incontrollabile, splendida.

Anche in fondo ai sotterranei ed attraverso le pareti della cella, Loki l'aveva avvertita con la potenza di una supernova.

Scattò in piedi dal letto su cui era stato stravaccato con aria indolente solo per ricordarsi subito che era prigioniero. Era rinchiuso in una fottuta cella nei sotterranei di quello che avrebbe potuto essere il suo regno!

Imprecò tra i denti per la stizza.

Prima o poi avrebbe fatto pagare loro anche quello: il non poter soddisfare la curiosità su che accidenti era stato a produrre quel fenomeno.

Era stato troppo breve per capire cosa fosse, ma già sapeva di desiderarlo, e sapeva che avrebbe fatto di tutto per impossessarsene.

******

Nella camera della guarigione Thor e Jane non erano stati ammessi perchè non intralciassero il lavoro delle guaritrici.

Era entrata solo Frigg con Darcy, e loro due erano stati lasciati fuori ad aspettare.

Fortuna che le camere della guarigione erano tutte su un lato del palazzo, e che il loro corridoio si affacciava su un portico che offriva una veduta spettacolare di Asgard.

-Qui è bellissimo- disse Jane, appoggiata alla balaustra.

-Sì, è una meraviglia, e non lo dico solo perchè è la mia casa. Sono contento che ti piaccia-

Jane si voltò a guardarlo.

-Perché mi hai portata qui. Non avevi deciso addirittura di non cercarmi più?-

-Vero, avevo deciso così per proteggerti, ma il destino ci ha fatto reincontrare in circostanze troppo importanti per essere ignorate. Inoltre, dopo tutto l'impegno che ti ho visto mettere nelle tue ricerche, ritengo che tu meriti di vedere con i tuoi occhi quanto le tue teorie siano esatte-

-Sì, è molto confortante sapere di non essere pazza. C'è altro, per caso?-

-Sì- Thor le prese la mano tra le proprie.

-Volevo passare del tempo con te qui, nella mia casa. Le due cose che amo di più riunite assieme. È stata una mia debolezza, ma non ho saputo resistere-

Thor era cambiato, non c'erano dubbi.

Ed era cambiato in meglio. E Jane si sentiva l'essere più felice e fortunato della terra (o dei nove regni come avrebbe detto Thor) in quel momento.

-Sono contenta che tu non abbia saputo resistere-

Alzò una mano ad accarezzarlo sulla guancia ispida di barba, proprio dove poco prima lo aveva schiaffeggiato,

-Jane...-

-Cosa?-

-Io... ecco, io...-

Jane era completamente persa nello sguardo azzurro del dio del tuono, ma non tanto ancora da accorgersi di essere osservata.

Si voltò un istante prima che Frigg, appena uscita sulla balconata, dicesse loro.

-Perdonate se mi intrometto. Potete entrare a vederla. Devo spiegarvi molte cose-

*******

Tutto considerato Darcy non se la passava affatto male.

Insomma, l'avevano piazzata su un lettino di metallo ed avevano fatto un sacco di strane cose con la loro magia, ma non l'avevano maltrattata.

Anzi la regina era stata molto gentile.

Le aveva chiesto il permesso prima di poterla toccare, ed il contatto con le sue mani delicate ma decise le aveva dato conforto in tutta quella confusione che stava vivendo.

Quando Frigg rientrò nella stanza Jane e Thor erano con lei.

-Ehi, ciao! Jane, devi vedere cosa fanno qui dentro! Sono sicura che ti piacerebbero molto tutte queste cose fantascientifiche-

-In questo momento vorrei vedere solo te che stai bene. Come ti senti?-

-Alla grande. Davvero! Insomma, tutto questo è fighissimo!-

-Questa signorina ha uno spirito incredibilmente forte- sorrise Frigg -Non mi meraviglierei se l'Aether l'avesse scelta intenzionalmente-

-Era un complimento?-

-Per molti versi sì-

-Ah, ok-

-Madre, cosa sai dirci?-

-L'Aether ha una volontà propria. Sarà molto difficile indurlo a lasciare la ragazza-

-Scusatemi- si intromise Jane -Che cos'è questo Aether? È pericoloso?-

Non è che Jane l'avesse proprio tranquillizzata con quella domanda, e nemmeno l'aveva tranquillizzata l'esitazione della mamma di Thor prima di rispondere.

-La tua domanda non è semplice, mia cara. L'Aether è una forza primordiale, che esisteva ancora prima dello spazio e del tempo. Prima della materia. Prima che l'universo intero prendesse la forma che conosciamo oggi-

-Così mi sa che è complicato- borbottò Darcy.

-Forse hai ragione. Lasciate che vi mostri le cose dall'inizio-

In quel momento Darcy decise ancora di più che Frigga le piaceva: si muoveva elegante, parlava come una regina, e con un solo gesto delle mani aveva riempito la stanza di luci colorate.

Forse Jane riconosceva stelle, galassie e pianeti, ma per Darcy la definizione luci colorate bastava a rendere l'idea.

-Sei sono le costanti che reggono l'universo come lo conosciamo noi. Tre di esse reggono la realtà materiale: il tempo- un bagliore verde fiorì tra le sue dita e lei lo liberò nell'aria a fluttuare.

-Lo spazio- stavolta un bagliore blu.

-La materia, ovvero la realtà- Una luce rossa.

-E poi tre reggono la realtà degli esseri sensenti: potere, mente ed anima-

Tre luci, una viola, una arancione ed una gialla, galleggiarono verso l'alto ad unirsi alle loro compagne in un perfetto semicerchio sopra le loro teste.

-Cosa vuol dire che reggono?- chiese Jane.

-Vuol dire che una gemma dell'inifinito è l'entità primordiale da cui si è originata quella costante, e dunque, se trovata ed unita ad una volontà che può sopportarne il potere, dà potere assoluto sulla costante stessa-

-Potere assoluto sulla costante stessa?-

-Sì. Ad esempio il Tesseract, la gemma che è stata causa della guerra di New York, è la gemma dello spazio. Chi riesce a sopportare il suo potere può spostarsi in qualunque punto nello spazio, oppure piegarlo alla sua volontà-

L'esempio era stato chiarissimo persino per Darcy. Finchè avevano parlato di costanti lei ci aveva capito poco, ma adesso sapeva esattamente di cosa si trattava.

-Figo! Quindi adesso ho i super poteri! Che avete detto che fa questa cosa rossa?-

Non si aspettava che la regina la guardasse così preoccupata.

Venne in fretta verso di lei e le si sedette accanto sul tavolo della fucina dell'anima; le mise una mano sulla spalla, e questo era esattamente il gesto che faceva sua madre quando doveva dirle qualcosa di importante.

-Ascoltami molto attentamente adesso, Darcy Lewis. Il potere delle gemme richiede un certo prezzo per essere utilizzato. Le gemme consumano l'energia del loro portatore, e nel tuo caso sarebbe troppo pericoloso tentare di usare il potere dell'Aether. Sei un'essere umano. Nessun essere umano può resistere a lungo a... a questo-

Di solito, quando sua madre era così seria, la ramanzina aveva a che fare con alcol, sostanze che alterano lo stato di coscienza oppure le sue possibilità lavorative nel futuro a breve termine; Darcy avrebbe preferito uno di quegli argomenti.

-Vuol dire che potrebbe farmi del male?-

-Esatto. Anzi è meglio per te che tu non sappia cosa controlla la gemma che custodisci, ed è di assoluta importanza che tu non tenti mai e poi mai, per nessuna ragione al mondo, di usarne il potere. Ne va della tua vita. Mi hai capito?-

-Sì, signora, ho capito-

-Promettimi che non tenterai nemmeno-

-Non lo farò-

-Bene. Sei una ragazza assennata, e mi fido della tua parola-

Jane stava guardando in alto, tre le stelle che ancora riempivano la stanza; ne sfiorò una con le dita e ci passò attraverso con un bagliore di verde.

-Signora, hai detto che ognuna di queste gemme dà potre sulla costante che ha generato. E se finissero nelle mani sbagliate?-

-Le conseguenze sarebbero devastanti. Per questo noi di Asgard ci impegnamo a proteggerle e custodirle. Abbiamo guerrieri che sanno contenerne il potere senza restarne schiavi-

-Dunque è questo che fa Thor quando va in giro per lo spazio?- chiese Darcy -Raccogliere queste gemme e portarle qui?-

-Fa tante altre cose, ma uno dei suoi compiti è recuperare manufatti che è meglio che siano custoditi ad Asgard. Ma adesso basta parlare di queste cose. È quasi sera, e voi sarete stanche, per cui suggerisco di accompagnarvi nelle stanze preparate per voi. Seguitemi-

Darcy scese dal tavolo ed immediatamente trovò Jane e Thor pronti a sorreggerla-

-Ehi, ehi, ragazzi... è molto bello che ci teniate tanto a me! Però in questo momento so stare in piedi da sola, grazie-

-Stai bene, sei sicura?-

-Per ora sì-

-Ve l'ho detto: questa signorina ha un temperamento invidiabile. Venite con me. Tu no, Thor. Credo che queste siano faccende da donne. Ci rivedremo questa sera, se vorrai cenare con noi-

********

Jane si sentiva una vera principessa.

Le stanze messe a disposizione sua e di Darcy erano bellissime: soffitti di legno massiccio che profumavano di resina, lenzuola che scivolavano come seta sulla pelle e coperte dai colori cangianti, e poi ancora un mobile intero per la cosmetica.

Più che dal make up asgardiano Jane era affascinata dalle boccette traslucide, dai pettini in avorio e madreperla e dai monili dentro i cassetti.

Lei li sfiorava appena, conquistata dalla loro bellezza ma timorosa.

Lo stile di spille e gioielli era quello che lei aveva ormai imparato ad associare ai popoli del nord: intrecci, fiori e foglie, e rune.

Jane aveva imparato a leggerle, ma sapeva che ogni runa aveva un significato più profondo che una semplice lettera.

Forse avrebbe potuto chiedere a Frigg di insegnarle qualcosa.

Quella donna le ispirava fiducia. Non sarebbe stato affatto male averla come suocera.

Sentì un leggero bussare alla porta.

-Avanti- rispose subito senza pensarci.

Si aspettava Thor, Darcy, o la stessa Frigg, non due ragazze più giovani di lei e vestite di bianco, ognuna con un cesto sotto braccio.

Erano tutte e due di carnagione chiara e con capelli ricci di un bel biondo ramato, ed erano letteralmente identiche. Dovevano essere gemelle. L'unico modo per distinguerle era tracciare una mappa delle efelidi che avevano sulle guance, sempre che anche quelle non avessero disposizione identica.

-Oh... ehm... ciao-

Loro si inchinarono con grazia.

-Lady Jane Foster, io mi chiamo Gnà, e questa è mia sorella Fulla. La regina Frigg ci ha mandate ad aiutarti a prepararti-

Cosa? Frigg credeva che lei avesse bisogno di aiuto?

Poi però le venne in mente il tavolo da toletta, e le tante ampolle di cui lei non conosceva il contenuto, e forse un aiuto le sarebbe servito.

Per non parlare dei vestiti che aveva visto preparati sul letto e che non aveva idea di come iniziare ad indossare.

-Grazie. Il vostro aiuto è molto apprezzato-

*********

Darcy non ci credeva!

Era immersa fino al collo in una vasca di marmo bianchissimo con venature azzurre incastonata nel pavimento, praticamente una piccola piscina, l'acqua era calda e la schiuma aveva un buonissimo profumo di fiori.

Ed aveva due persone al suo servizio che le versavano addosso acqua pulita da una brocca d'argento.

I vestiti preparati per lei avevano stoffe color cioccolato ed ornamenti in oro giallo e rosso.

Insomma.

Aveva nel sangue una sostanza pericolosa e supercattiva, ma tutto il resto andava alla grande!

**********

Thor ci mise più cura nel prepararsi di quanta ce ne avesse messa negli ultimi due anni.

Normalmente gli andava benissimo qualcosa di dignitoso ed i capelli raccolti in modo che non gli cadessero in faccia, ma quella sera voleva essere di nuovo un principe perché sapeva che Jane sarebbe stata una principessa.

***********

-Sei arrivato puntuale all'ora di cena. Deve essere un effetto della convergenza che si approssima-

Thor non potè fare a meno di sorridere.

-Ci sono prodigi che ogni tanto si manifestano nel mondo, madre-

In quel momento, da un corridoio laterale fecero il loro ingresso Darcy e Jane.

Thor la guardò per un attimo a bocca aperta.

Era bellissima. Il vestito blu e la stola di seta argentea la avvolgevano come se non avesse mai indossato altro, ed i capelli castani le incorniciavano il viso in un modo del tutto nuovo adesso che era acconciata alla maniera asgardiana.

Un fermaglio, una bella piuma di cigno in argento, le teneva l'acconciatura raccolta su un lato della testa, mentre dall'altro lato un ciuffo era stato lasciato libero di formare dei boccoli.

Era una principessa. Lo era sempre stata.

-Hai ragione Thor- ripetè sua madre accanto a lui- Ci sono prodigi che ogni tanto si manifestano nel mondo-

************

La tavola era imbandita con piatti d'argento e calici di cristallo iridescente. Jane non si sarebbe stupita a scoprire che si trattava di diamanti.

La tovaglia, che raffigurava scene di caccia in bianco su uno sfondo marrone, era probabilmente stata tessuta dalla stessa Frigg con il suo leggendario telaio, di cui Jane aveva letto nel periodo in cui voleva conoscere meglio le leggende sulla patria di Thor.

Le portate emanavano un profumo buonissimo.

Jane Foster aveva partecipato a qualche cena importante, nonostante tendesse a preferire il suo laboratorio alle serate mondane, e tuttavia nessuna cena sarebbe mai stata importante quanto quella: era a tavola con la regina di Asgard, che era anche sua suocera.

Tutte le donne hanno un certo timore della suocera, legato probabilmente ad una variazione genetica del cromosoma X.

Jane aveva avuto paura di comportarsi nel modo sbagliato, di non conoscere l'etichetta, di essere goffa, impacciata, fuoriluogo... troppo umana per la regina di Asgard.

Ed invece Frigg aveva spiegato loro le usanze asgardiane come se fossero solo parte della conversazione, dando loro suggerimenti su come comportarsi ma senza metterle in imbarazzo, e poi l'aveva lasciata parlare.

Di solito Jane non poteva portare a tavola i suoi argomenti di conversazione preferiti, ma con Frigg era diverso: sembrava che la regina fosse molto interessata all'astrofisica, alle usanze midgardiane, alla struttura sociale... a tutto in pratica.

Faceva domande come se davvero le interessassero quelle cose, non solo per circostanza.

Jane sapeva riconoscere la voglia di imparare quando la vedeva.

-Vi ringrazio per tutte le informazioni che mi state dando. Noi di Asgard ci siamo ritirati dagli altri mondi da molto tempo ormai, ed è interessante vedere come sono cambiati nel frattempo-

-Perché? Asgard non cambia?- le scappò di domandare.

-Cara, devi sapere che i mondi non cambiano da soli, ma sono cambiati dalle popolazioni che li abitano. La vita di un Ase dura quanto diverse generazioni dei mortali, e dunque i cambiamenti dei regni abitati da esseri longevi sono molto più lenti-

-Non so se è un bene tutto questo cambiamento, considerato tutto quello che sulla terra non va bene-

-Mia cara, il cambiamento non è negativo né positivo-

-No?-

-No. È semplicemente necessario. Lasciate che vi mostri una cosa. Venite con me-

Jane lanciò uno sguardo interrogativo a Thor, che le sorrise leggermente ed annuì.

Tutti insieme si alzarono da tavola e seguirono Frigg; fuori dalla sala dove avevano cenato c'era una terrazza che era una delle più alte di Asgard, e da lì lo sguardo si perdeva nel buio ed in una marea di luci.

Erano della città sottostante, del Bifrost che sembrava un nastro cangiante, e poi delle stelle e dei drappeggi in cielo.

Jane li identificò come interferenze elettromagnetiche simili a quelle che producono l'aurora boreale sulla terra, il che aveva perfettamente senso perché Asgard era al vertice dei nove mondi come il polo nord era al vertice della Terra.

-Guardate. Noi ne vediamo solo una piccola parte perché la sua immensità non permette nemmeno a noi di abbracciarlo tutto con un solo sguardo, ma questo è Yggdrasil-

Jane ne aveva letto.

-Yggdrasill? Non è l'albero del cosmo? Ma... non vedo alberi-

-Credo che “albero” sia stato interpretato in senso troppo letterale. Yggdrasill non è una cosa fisica: Yggdrasill è il flusso di energia che scorre perennemente attraverso il nostro universo-

-Un flusso di energia? Vuol dire che si muove?-

-Yggdrasil è il movimento. È energia in movimento dall'inizio dei tempi. Se si fermasse, se non ci fosse cambiamento, l'universo si cristallizzerebbe e poi finirebbe per implodere-

Tutte quelle informazioni in una volta le stavano facendo girare la testa.

Cercò Thor e Darcy dietro di sé per avere la conferma di non stare impazzendo.

-Dunque... Yggdrasill... è il nome che voi di Asgard date alla costante di espansione dell'universo?-

Frigga le sorrise ed annuì.

-Sei molto intelligente Jane Foster. Dovrebbero avere più considerazione di te su Midgard-

Il complimento la fece arrossire, e sperò che nella penombra non si notasse troppo.

Sentì la mano di Thor che si posava sul suo braccio in segno di incoraggiamento.

Forse era strano, ma in quel momento Jane si sentiva veramente a casa.

*************

Più tardi, al buio, nella notte, quando si era già distesa nel letto, Jane sentì un leggero bussare alla finestra del balcone.

Per un attimo si disse che non era saggio andare ad aprire, ma poi una sbirciata veloce le fece riconoscere la sagoma di Thor contro il cielo stellato, ed allora si alzò immediatamente.

Sentì sotto i piedi la consistenza del tappeto di lana spessa e poi il freddo gelido del marmo ma non si fermò a pensare alle scarpe.

-Thor! Che cosa ci fai qui?-

-Volevo vederti e stare un po' con te. Da solo-

Per un attimo Jane pensò che fosse molto romantico da parte di Thor spuntare nel bel mezzo della notte per bussare al suo balcone.

-Vieni, non posso stare molto tempo. Non voglio mancare di rispetto a mia madre-

Ah, certo...

-Sì... ehm... allora restiamo un po' qui fuori, va bene? È così bello-

-Sì. È bellissimo-

Ma Thor stava guardando lei.

Jane pensò che erano due idioti a stare così uno di fronte all'altro, lei senza scarpe, e davanti al balcone aperto, dunque gli fece cenno di affacciarsi alla balconata.

-Sei stato bravo prima, quando eravamo ancora a Londra- gli disse tanto per dire qualcosa di cui le importasse davvero -A calmare Darcy, intendo. Lo hai fatto altre volte?-

-Sì, mi è capitato spesso-

-Ah. Non sapevo che anche i semidei di Asgard avessero attacchi di panico-

-Cos'è un attacco di panico?-

-Quello che ha avuto Darcy prima-

-Ah, si chiama così su Midgard? Io ho fatto quello che di solito è quello che si fa quando un compagno di battaglia sta morendo vicino a te, per non lasciare che la sua anima varchi le soglie del Valhalla in preda al rimpianto ed al dolore-

Jane sgranò gli occhi.

-Sei serio? Pensavi che Darcy sarebbe morta?-

Thor sembrò imbarazzato. Probabilmente era consapevole di aver appena distrutto l'atmosfera romatica tra loro...

-L'Aether è un potere enorme- tentò di giustificarsi -Non sapevo se avrebbe resistito, e dunque...-

-Ma non morirà, non è vero?-

-No, Jane, certo che no. Se è sopravvissuta al primo impatto ha buone speranze di cavarsela adesso che è qui ad Asgard. Mia madre riuscirà a guarirla, vedrai-

Solo allora lei si rilassò.

-Grazie per avermi portata qui. E grazie per avermi fatto conoscere tua madre. Mi piace molto come persona-

-E lei apprezza te. Ti stima. Volevo che vi incontraste per farle capire che persona meravigliosa sei-

Senza preavviso Thor le mise le mani sulle spalle e la baciò piano.

-Adesso devo andare. Ci rivedremo domattina, mia signora-

Gli bastò stendere la mano per richiamare Mjollnir, e con quello potè semplicemente salire in piedi sul balcone e lanciarsi nel vuoto.

Jane pensò che come uscita di scena era troppo teatrale e forse anche da spaccone, ma che in fondo Thor era anche quello e che lei non se ne sarebbe lamentata.

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Cantuccio dell'Autore


Allora, come sta andando? Guardate che vi vedo dal contatore delle visite, potete esprimere liberamente la vostra opinione. Siamo ancora in democrazia, approfittatene finché non arriverà Loki a strillare “In ginocchio!”.


Vi lascio le note, se aveste voglia di approfondire qualche aspetto della storia


-Jane indossa un fermaglio per capelli a forma di piuma di cigno sia perché nella mitologia norrena il cigno è uno degli animali sacri, legato soprattutto alle valchirie, sia perché Natalie Portman/Jane Foster è stata protagonista de “il cigno nero”.


-Yggdrasill e la costante di espensione dell'universo sono un mio headcanon pseudoscientifico. Prendetelo per buono e ringraziate che non sono scesa in dettaglio con le spiegazioni scientifiche.


-Stessa cosa per Asgard che, essendo in cima ai nove regni, è una sorta di polo nord cosmico. Asgard farebbe la gioia dei terrapiattisti, se solo esistesse davvero.

Se ho dimenticato qualcosa fatemi sapere nelle recensioni.

Per oggi ho finito, ci risentiamo al prossimo capitolo.


Makoto

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Capitolo 3
*** Svartálfar ***


Un mondo oscuro

3

Svartálfar

*

Asgard era bella dovunque Jane posasse lo sguardo. Erano rimasti sempre entro il perimetro del palazzo reale, che somigliava di più ad una cittadella a sé stante, e lì c'erano porticati, giardini, fontane, ed arene per il combattimento.

Al passaggio suo e di Thor lei poteva sentire addosso molti sguardi; attività che si fermavano, gesti che rimanevano a mezz'aria, occhi sgranati...

-Thor... sbaglio o ci guardano tutti?-

-Non sbagli. Tu sei una leggenda qui ad Asgard. C'è chi dice che tu sia una strega che ha rubato il senno del principe reggente per incatenarlo a lei con una fattura-

-Cosa?!-

-Sul serio. Ti credono una maga molto potente. Tu sai quanto io sia cambiato durante il mio esilio su Midgard, sebbene sia durato solo pochi giorni. Ci sono persone che non credono che sia stato io a crescere, ma tu ad imprigionarmi con malìe e fatture-

Jane non sapeva se ridere, o essere offesa, oppure sconvolta.

Insomma... Jane Foster, la strega di Midgard?

Ok, c'era da ridere!

**

Dall'alto di una delle torri Odino osservava Thor, il dio del tuono e principe reggente di Asaehim, che se ne andava in giro con un logoro mantello anonimo ed a braccetto con la sua mortale.

-Non è stata solo l'ospitalità a guidarti, non è vero, mia regina?- chiese a Frigg accanto a lui.

-Non me lo chiederesti neanche, se non fossi certo che è così-

Per un attimo solo Odino si concesse un sorriso, ma fu subito cancellato dalla preoccupazione.

-Cosa hai visto?-

-Non ne sono sicura. La visione non era chiara, ed ho paura di cosa vedrò quando sarà abbastanza vicina da essere compresa-

Certo. Il dono della veggenza poteva essere una benedizione ed allo stesso tempo una maledizione, perché conoscere il futuro, quelle rare volte che si manifestava chiaramente, non dava nessuna garanzia di riuscire a correggerlo.

-Frigg...- iniziò lui, ma sua moglie alzò una mano per fermarlo.

-Fidati di me-

Odino potè solo accettare ancora una volta quello che era un dato di fatto.

Il peso che portava Frigg come regina degli Aesir non era meno gravoso di quello che portava lui come re.

Le posò piano una mano sul braccio, e fu sollevato quando lei non si irrigidì né si sottrasse.

-Mi dispiace, mia signora. Hai sofferto molto, nel tempo, a causa delle mie decisioni. Mi chiedo se riuscirò mai a meritare il tuo perdono-

Lei scosse la testa e gli dedicò un lieve sorriso malinconico. Coprì la sua mano con la sua in un gesto di affetto che raramente potevano concedersi, se non in momenti strettamente privati.

-Sei il sovrano di Asgard. Devi fare ciò che va fatto. Non ti biasimo per delle decisioni che hai dovuto prendere-

Non c'era bisogno di mettersi a rivangare una per una quante e quali fossero le suddette decisioni.

-Lei come sta?- si decise a chiedere Odino alla fine, senza bisogno di specificare di chi stesse parlando.

-Come al solito: si annoia, tormenta i morti senza onore, costruisce la sua nave di unghie, ed aspetta la tua morte-

-Bene. Tutto nella norma, allora-

***

C'era qualcosa di diverso.

Loki lo sentiva come un ronzio distante, smorzato; era espressione di un potere immenso e tuttavia assopito.

Per il principe caduto le ore nella sua cella si tingevano di aspettativa.

****

Thor si era allontanato da un po' ormai. E Jane si annoiava.

Sì, Asgard era bella, ma dopo che le era stato detto “resta qui, aspetta che io venga a prenderti” come una scolaretta, lei sentiva più viva che mai la tentazione di andarsene in giro a scoprire ogni cosa di quel mondo straordinario.

Ed invece doveva restare al bordo di una delle arene, che per di più in quel momento era vuota e dunque lei non poteva nemmeno osservare qualche interessante tecnica di combattimento.

C'era solo la rastrelliera delle armi.

Erano l'unica cosa che potesse attirare la sua attenzione, e la interessavano perché aveva visto che alcune avevano un funzionamento che coinvolgeva parecchie leggi fisiche.

Si avvicinò un po' ma senza toccarne nessuna. Rimase solo ad osservarle. Magari avrebbe chiesto a Thor di fargliene provare qualcuna quando fosse tornato.

-Sei qui per fare pratica di scherma?-

Jane si voltò ed alle sue spalle c'era una donna con i capelli neri, un'armatura, ed un'aria poco amichevole; ricordava di averla vista per poco tempo quando gli amici di Thor erano venuti a riprenderlo nel New Mexico.

-Allora? Non si usa rispondere nel tuo mondo?-

Solo allora Jane si scosse.

-No, non sto facendo pratica. Stavo solo osservando le armi-

-Dovresti fare di meglio che osservare- e la oltrepassò in fretta. Se si fosse avvicinata di pochi centimetri era certo che l'avrebbe colpita con una spallata, ma anche così Jane aveva percepito tutto il disprezzo nella voce della donna. Tanto disprezzo non si può solo immaginare.

La donna rimase un attimo ferma davanti alla rastrelliera, poi prese una lancia a doppia punta.

-Ti dispiacerebbe smettere di fissarmi?-

Jane nemmeno se ne era resa conto, ma era rimasta a seguire i suoi movimenti.

-Scusami, non volevo metterti in imbarazzo-

-In imbarazzo? Sarebbe meglio parlare di vergogna, ma per te, Jane Foster, non per me-

-Scusa tanto, si può sapere perché ce l'hai con me?-

-Perché? Perché tu sei spuntata dal nulla, sei solo una mortale, e adesso hai la sfrontatezza di farti vedere in giro per Asgard insieme a Thor-

-Mi ha invitata lui qui, e dunque se hai qualcosa di cui lamentarti non prendertela con me. E comunque, con chi ho il piacere di parlare?-

Lei storse la bocca come se avesse appena assaggiato qualcosa di molto amaro, segno che Jane l'aveva offesa più di quanto avesse intenzione.

-Tu non conosci nemmeno il mio nome, mentre io ho dovuto sentire il tuo ripetuto fino alla nausea. Prima del mutismo assoluto, ovviamente. Ebbene, io sono Sif, e sono uno dei migliori guerrieri di Asgard-

-Molto piacere, io invece sono uno dei migliori scienziati di Midgard. Abbiamo altro da dirci?-

-Sì. Ti sfiderei a duello per farti mangiare la polvere e poi vedere come fa la tua scienza a curarti, ma battermi con un essere inferiore come te sarebbe un disonore-

Sif sbattè con malagrazia la lancia di nuovo al suo posto e poi le voltò le spalle per andarsene.

Ad ogni passo Jane aveva la netta impressione che avrebbe voluto calpestare lei.

*****

Ad Asgard c'erano tante cose meravigliose, ma tra queste ne mancava giusto una: un carica batterie per l'IPod.

Ed a Darcy iniziavano a mancare le sue canzoni.

Accanto a lei la regina parlava con due guaritori anziani, e non ci voleva un genio per capire che non riuscivano a venirne a capo.

Ed intanto Darcy poteva solo fissare lo schermo di Franklyn tristemente buio, spento, scarico.

L'aveva trovato poco prima, quando per la giornata le avevano consentito di indossare gli abiti a cui era abituata e dalla tasca era quasi caduto Franklyn.

“Dunque, Darcy, ragiona... avrai pure imparato qualcosa in questi mesi appresso a Jane, no? Una batteria serve ad accumulare carica elettrica, e l'elettricità è un flusso di elettroni. Chissà se qui hanno qualcosa che genera flussi di elettroni?”

Era contenta del suo raggionamento scientifico, almeno fino a quando non vide le vene della sua mano brillare di luce rossa.

Il suo urlo fece scattare la regina ed i guaritori immediatamente al suo fianco.

-Darcy! Darcy, smettila subito! Guarda me! Guardami, Darcy!-

Era la regina che l'aveva afferrata per le spalle e la scuoteva.

Si sentì strappare Franklyn dalle mani, e quello non le piaceva. Per niente.

Lei non se ne rese nemmeno conto, ma poco dopo il seidmadr colpevole di averle sottratto il suo IPod era stato colpito da una forza sconosciuta e lei era svenuta per la seconda volta in due giorni.

******

La scossa era stata più forte stavolta. Era un sogno abbastanza forte da essere realtà.

Malekith riaprì i suoi occhi pallidi per la prima volta dopo cinquemila anni, risvegliato dalla potenza dell'Aether che brillava come un faro rosso a centinaia di mondi di distanza.


********

Il cuore gli batteva tanto forte da potergli schizzargli fuori dal petto.

Un battito rapido, forsennato, che scoppiava fino in gola a mozzargli il respiro.

Le tempie gli stavano scoppiando, e nello stomaco una voragine si era aperta e minacciava di inghiottire qualsiasi cosa come il cuore oscuro di un buco nero.

In mente aveva inchiodata una sola parola che avrebbe dovuto essere leggenda.

Svartálfar.

Loki stava soffocando nel terrore.

Svartálfar.

Non era possibile. Il popolo degli Elfi oscuri era stato distrutto da Borr, padre di Odino.

Eppure...

Svartálfar.

Stava così male che era ad un passo dal chiamare aiuto, quando, all'improvviso come era iniziata, la crisi allentò la sua stretta.

Lui si trovò a terra, boccheggiante, che cercava di riprendere fiato e di calmare il dolore al petto premendovi una mano sopra.

Non era ancora del tutto lucido perché in testa aveva ancora quella parola.

Svartálfar.

*********

Heimdall vedeva.

Non come i mortali e nemmeno come gli dei. Il suo era un dono incredibile persino tra gli Aesir, per questo era stato scelto per essere il Guardiano.

La sua coscienza viaggiava tra i mondi, controllando ora tutto, ora un particolare che aveva attirato a sua attenzione.

I suoi occhi vedevano il movimento dei nove mondi all'interno di Yggdrasill e tutti gli esseri viventi al suo interno. Un numero sterminato di anime, ognuno con la sua vita ed il suo posto nella trama immensa del Wyrd.

Dall'alto di Asgard lo sguardo d'oro di Heimdall si spingeva giù, fino ai mondi di mezzo, e poi ancora più in fondo, nelle tenebre dei mondi sotterranei.

Oltre quelli c'era un'oscurità che nemmeno lui riusciva a sondare, e non sapeva se oltre il limite dei suoi sensi esistessero altre forme di vita oppure no. Probabilmente sì, esistevano, ma lui non poteva vederle.

All'improvviso una vibrazione nuova, sconosciuta, pericolosa attrasse i suoi sensi.

Non è possibile” pensò subito.

Ed invece era possibile: c'erano presenze nuove ai confini più profondi dell'Yggdrasill, e portavano le vibrazioni basse tipiche dei mondi sotterranei.

Non tanto basse da poter provenire da Helheim, ma nemmeno abbastanza alte da poter essere quelle del popolo delle fucine di Nidavellir.

C'era un unico regno che corrispondeva a quello stadio della materia, ma era un regno distrutto e senza vita da secoli.

Svartálfheim.

**********


-Mi dispiace... non volevo- tentò di giustificarsi Darcy.

Era vero: lei non aveva mai avuto intenzione di creare tanto scompiglio.

Frigg le sistemò meglio la coperta attorno alle spalle e le mise tra le mani un bicchiere di cristallo con dentro qualcosa di colore verde chiaro e trasparente.

-Coraggio, bevi questo. Ti ridarà forza-

Darcy obbedì e trovò che non era per nulla spiecevole. Sapeva vagamente di resina come certi sciroppi, a dire la verità.

-Non è stata colpa tua- riprese Frigg -L'Aether sta tentando di fondersi con te a livello subatomico, e prima o poi una cosa del genere sarebbe successa. Penso che sia più urgente che mai trovare il modo di rimuoverlo-

-Madre, come sta?-

Ah, bene... anche Thor e Jane erano stati informati.

-Adesso sta meglio. Thor, credo che dobbiamo parlare al più presto con tuo padre-


***********

Non era strano che il Guardiano di Asgard chiedesse di parlare con il sovrano di Asgard, quello che era strano era stato che Odino aveva riconosciuto nella voce di Heimdall qualcosa che somigliava alla paura.

Lo attendeva nella sala del trono, e quando Heimdall si presentò bussando di persona, senza farsi annunciare e senza scorta armata, Odino comprese che c'era davvero qualcosa di grave.

-Heimdall. Sembri sconvolto-

-Lo sono, mio signore. Mai avrei creduto di vedere una cosa come questa-

-Deve essere una minaccia grave. Mostrala anche a me-

Heimdall si sfilò l'elmo e chinò la testa per permettere ad Odino di posare la mano sulla sua fronte.


************

Non c'era luce.

Tutte le strumentazioni di bordo funzionavano emettendo o assorbendo campi di energia, e la luce era solo un occasionale effetto collaterale dovuto alla dispersione dell'eccesso di energia.

Loro, il popolo degli Svartálfar, erano creature che esistevano da prima della luce e che della luce non avevano alcun bisogno.

Malekith percepì una presenza alle sue spalle, ma sapeva già chi era ancora prima di voltarsi.

-Algrim- gli si avvicinò per andargli incontro e si strinsero le mani -Sapevo che saresti stato tu il primo a ridestarti. Algrim Il Forte è un nome che porti con onore-

-Con onore e con desiderio di dimostrare a chi ci ha scacciato che è ancora un nome da temere-

-Presto, amico mio. Molto presto, non appena anche gli altri si saranno ridestati. Poi faremo rotta verso Asgard e verso l'Aether-


*************


Svartálfar.

Frigga trasalì appena entrata nella sala del trono.

Battè le palpebre e si guardò attorno ma nessuno aveva parlato: lei sola aveva sentito un'eco da un mondo lontano.

-Thor. Frigga. Vi avrei mandati a chiamare io tra poco-

L'urgenza nella voce di suo marito non era mai buon segno. Frigga lo aveva imparato.

-Cosa succede, Padre?-

-Heimdall mi ha informato di aver visto un grave pericolo che incombe su Asgard. Gli Svartálfar si sono ridestati-

Svartálfar. Ecco dunque cosa significava ciò che aveva percepito poco prima.

-Cosa? Padre, non è possibile! La storia dice che gli Svartálfar sono stati annientati da Borr, ed il loro mondo ridotto ad un deserto di rovine-

-Ci sono cose che sfuggono alle maglie della storia, figlio mio, ed io mi fido di più della Vista del Guardiano che delle leggende. Gli Svartálfar sono ancora lontani, appena ai margini inferiori dell'Yggdrasill, ma si stanno preparando, e di certo verranno qui-

-Allora andrò prima io da loro. Li fermerò prima ancora che partano-

-Non essere avventato, Thor. Si trovano nei mondi proibiti, quelli sigillati ed irragiungibili persino da Bifrost, ed in ogni caso sono un nemico che tu non conosci-

-Non aspetterò di trovarli davani alle porte della mia casa per conoscerli-

Frigg decise che era il momento di intervenire. Non era quello il momento per l'ennesima discussione tra Thor ed Odino.

-Thor! Non essere arrogante. Non potresti sopravvivere alle condizioni che ci sono in quei mondi e lo sai bene. Tu non andrai incontro agli Svartálfar-

Raramente Frigg era stata così autoritaria, e forse proprio perché mostrava di rado quel lato del suo potere aveva ancora più ascendenza dello stesso Odino.

Thor la scrutò per un attimo perplesso, ma poi fu lui il primo ad abbassare lo sguardo.

-Va bene, ammettiamo che io non ci vada. Dobbiamo impedire che arrivino all'Aether o no?-

-Lo impediremo- affermò lei sicura. Lo sapeva. Lo vedeva.

-Come?-

-I maestri di magia dovranno lavorare più in fretta- disse Odino.

No, non era quella la soluzione. Non quella che vedeva Frigg.

-Oppure dovremo chiedere l'aiuto di qualcuno che ne sappia più di loro, di magia-

-Frigg...- la riprese suo marito con un vago cenno di ammonimento nella voce.

-Solo come suggerimento. Sappiamo tutti chi è, in tutta Asgard, l'essere più abile nelle arti magiche. Anche in quelle non consentite-

-Credevo che fossi tu, mia regina. Se ti riferisci a Loki, dimentica pure ogni tuo proposito.-

-Loki è superiore a me in molte cose. Non solo le conosce, ma le padroneggia meglio di chiunque altro-

Odino scosse la testa.

-Non chiederò il suo aiuto-

-Asgard ne avrà bisogno, che tu glielo chieda oppure no-

-E lui cosa chiederà in cambio?-

-Padre, Madre ha ragione: Loki è pericoloso, ma gli Svartálfar lo sono di più. Non avremo altra scelta che rivolgerci a lui, se i seidmadr non riusciranno a rimuovere l'Aether da Darcy. Ti prego, lascia che io vada a parlargli-

-Thor, tu dimentichi troppo facilmente che Loki ti odia. Ed anche me. Forse l'unica che non odia troppo è...-

Ma Frigg vedeva che non era quella la strada giusta. Sulla grande tela del Wyrd il disegno che si andava formando era diverso, ed anche se lei non riusciva a vederlo del tutto sapeva che non sarebbe stata la sua visita a convincere Loki.

Sarebbe stato qualcosa che con lei aveva a che fare, ma non...

-Madre!-

-Cos... Thor... perdonami, ero... cosa stavi dicendo?-

Le rispose Odino -Stavamo dicendo, mia regina, della possibilità di mandare te a parlare con Loki-

No. Non era quello che doveva succedere.

-Sarebbe una pessima idea. Lui è scaltro, e capirà che sono andata io per fare leva sulla sua ultima vulnerabilità. Se pensasse una cosa del genere odierebbe anche me, e forse più di quanto odia voi due-

-E allora come?- chiese Thor spazientito -Non possiamo certo mandargli un messaggero-

-Adesso basta- decretò Odino -Non è un problema che ci interessa risolvere perché nessuno chiederà l'aiuto di Loki. E questo è un ordine del re di Asgard-

**************

Passi lungo il corridoio. Loki avrebbe riconosciuto quella cadenza tra un milione di altre, per questo provvide a celarsi dietro una coltre di magia.

-Thor. Il principe reggente di Asaehm, quale onore... Cosa ti porta quaggiù dopo tanto tempo?-

-Non farmi perdere tempo con i tuoi trucchi. Fatti vedere, Loki-

La magia che lo nascondeva era perfetta, e tale sarebbe rimasta per fare dispetto a Thor.

-Mi mostrerò solo se tu risponderai alla mia domanda-

-Sono qui contro un ordine diretto di Odino-

Loki decise che come risposta non gli bastava. E poi era divertente fare stare sulle spine Thor; osservare la sua confusione nel non sapere dove guardare, mentre lui gli era proprio di fronte e distorceva la voce in modo che sembrasse provenire sempre da direzioni diverse.

-E questo dovrebbe cosa? Impressionarmi? Confondermi? Creare complicità tra noi due?-

-Niente del genere. Era solo un'informazione- e intanto guardava nella direzione sbagliata. Come sempre, del resto.

-Un'informazione che non mi interessa. Non è la prima volta che disobbedisci agli ordini di Padretutto, e adesso, ringraziando le Norne, aiutarti a scansare la sua ira o rimediare ai guai da te causati non è più un problema mio. Anzi ti dirò, se dovesse punirti mi dispiacerebbe solo di non poter assistere-

-Non si tratta dell'ira di padre o di spacconate da ragazzi. Si tratta di una minaccia che incombe su Asgard-

Ah, ecco! Lui lo sapeva che c'era qualcosa di diverso nell'aria, e adesso la visita del prezioso principe reggente glielo confermava.

Allora Loki lasciò cadere il velo dell'illusione e si fece vedere dove era davvero: pochi centimetri dietro le pareti luminose e vicinissimo a Thor.

Una leggera smorfia di soddisfazione gli increspò il viso a vedere la sorpresa allargarsi negli occhi di chi aveva chiamato fratello.

-Oh, dunque una cosa importante. Lasciami indovinare: c'è qualcosa di grave che minaccia Asgard e forse più che Asgard, e poiché è qualcosa che voi non sapete gestire, avete pensato bene di venire qui a riesumare me dopo avermi seppellito vivo. E secondo te io dovrei anche essere contento di aiutarvi, ho ragione?-

-Loki, hai la possibilità di dimostrare che sei pentito per i tuoi errori passati e di fare ammenda-

Aveva deciso che sarebbe stato freddo e sprezzante, ma Thor riusciva a fargli perdere la pazienza come nessun altro al mondo.

-Sei un idiota o che altro? Secondo te dovrei essere grato di avere l'occasione di tornare a strisciare supplicado la vostra benevolenza? Davvero, Thor, non potresti fare di peggio nel riuscire a convincermi nemmeno se tu lo stessi facendo apposta. Ma continua, ti prego. Quale minaccia incombe su Asgard così terribile da spingerti a chiedere l'aiuto del tuo non fratello rinnegato?-

-Non ti dirò nulla più del necessario. Non sono sprovveduto come tu credi-

Lui lo guardò a lungo. Thor aveva gli occhi azzurri, ma di un azzurro così diverso dai suoi! Gli occhi di Thor erano un cielo estivo, raggianti di sole e calore, i suoi invece erano quasi trasparenti come il ghiaccio.

-Te ne do atto: non sei sprovveduto come credo io; in effetti sei peggiore, e riesci sempre a sorprendermi con qualche nuovo picco di stupidità-

-Loki, adesso basta! Questo non è uno scherzo!-

-E perché no?-

Allora ebbe l'impressione che Thor, se non avesse avuto un muro di energia a separarli, lo avrebbe afferrato per il colletto come sempre quando non riusciva a batterlo con le parole.

Forse in fondo era un sollievo sapere che certe cose non sarebbero mai cambiate.

Vide Thor respirare a fondo un paio di volte per calmarsi, e poi tornò all'attacco.

-Sto chiedendo il tuo aiuto per salvare la nostra casa. Nemmeno di questo ti importa, fratello?-

Lui storse la bocca in una smorfia di disgusto e di stizza.

-Non è così semplice, fratello. Mi avete nutrito di menzogne, mi avete umiliato, mi avete sottratto il mondo che avevo conquistato, e come se non bastasse mi avete condannato a marcire in cella. E adesso, quando non sapete più cosa fare, vi ricordate quanto vi farebbero comodo le stesse capacità che avete seppellito, e venite qui a chiedere il mio aiuto. Oh, no, Thor! Non vi aiuterei nemmeno se tu o Odino me lo chiedeste in ginocchio!-

-Loki, ascoltami bene. Asgard brucerà, e con la Convergenza imminente anche il resto dei nove mondi-

Thor sembrava seriamente preoccupato.

Dunque o era diventato iperansioso oppure esisteva davvero un serio pericolo capace di preoccupare persino Odino.

Svartálfar.

Loki dovette reprimere un brivido quando quel nome gli attraversò di nuovo la mente.

Si costrinse a fingersi indifferente.

-E dunque?-

-E dunque? Loki, sarà tutto distrutto, compreso tu-

-Ah, Thor, la tua ingenuità è commovente! E se anche Asgard bruciasse? Per me vorrebbe dire solo che la cella verrebbe aperta. E quanto ai nove mondi, beh... sai che esistono mondi al di là dell'Yggdrasill? Ed io so raggiungerli, dunque non fingere di darti pena per la mia sicurezza. Lascia che giungano, chiunque essi siano. Io avrei da guadagnare più dalla distruzione che dalla salvezza di Asgard-

Thor gli tirò un pugno, dimentico che c'era la parete di energia a separarli, e per Loki fu una vera soddisfazione vederlo che ritirava con un'imprecazione la mano scottata.

-Loki, sei meschino e vigliacco!-

Lui si sporse leggermente in avanti, di nuovo vittorioso e sicuro di sé, per sorridere a pochi centimetri dal suo viso.

-Se ti fa piacere crederlo non sarò io a rovinare la graziosa opinione che hai di me-

Non potendo picchiarlo come evidentemente avav voglia di fare, Thor gli puntò contro un dito accusatorio.

-Ricorda questo, Loki: se Asgard cadrà perché tu ti sei rifiutato di collaborare, il mio ultimo atto non sarà combattere i nostri nemici, ma venire qui in cella a farti a pezzi-

E si voltò per andarsene.

Loki non resistette alla tentazione di gridargli dietro -Se ci sarò ancora, Thor!- e poi in un sussurro più basso rivolto a sé stesso -Se ci sarò ancora-

La verità era che, nonostante la soddisfazione di aver fatto imbestialire Thor, gli era rimasta addosso un'inquietudine fastidiosa.

Svartálfar.

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Cantuccio dell'Autore


Terzo capitolo! Quanto mi era mancato scrivere in questa sezione! Vorrei ringraziare le tre persone che hanno messo la storia nelle seguite. Grazie, grazie, e ancora grazie <3 vi prometto che la porterò a termine.


Ed ecco a voi le vostre amate note

-Svartálfar: plurale di Svartálf. Formato dalla radice svart- ossia “nero, oscuro” (cfr. il tedesco “schwartz”) ed “álf”, “elfo”. Ciò che l'Edda intende per “Svartálf” non somiglia nemmeno lontanamente a ciò che intende la Marvel, dunque prendiamo per buono quello che ci fa vedere il film, ok?

Svartálfar è ripetuto in maniera quasi ossessiva perchè volevo creare attorno a questo nemico un'aura di timore e di grandezza. E magari un po' di caratterizzazione psicologica, capito, MCU?

-Una domanda: ma chi accidenti fa la guardia quando quel povero disgraziato di Heimdall deve dormire? O anche solo andare un secondo al bagno? Capisco che non è una domanda epica, ma andiamo... davvero, come fanno?

-”Eco” è un sostantivo affascinante: al singolare è femminile, per cui ho messo l'apostrofo, mentre il plurale è maschile. Questo perché deriva dal nome della ninfa Eco.


Ci risentiamo al prossimo capitolo!


Makoto

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Capitolo 4
*** La tela del Wyrd ***


Un mondo oscuro

4

La tela del Wyrd


*

Il tramonto visto dalla spiaggia era di una bellezza incomparabile.

Il cielo ed il mare si fondevano in una linea sfumata di indaco e violetto, e l'aria era tiepida e profumata di estate.

Sulla volta celeste, Sol si era appena nascosta sotto l'orizzonte per riposare, ed aveva lasciato posto a Mani, adesso libero di risplendere della sua luce di perla.

Il boschetto vicino alla spiaggia era un luogo incantato, con betulle e frassini, e poi, lontano dalla salsedine, un albero di tasso millenario.

Ma nemmeno rievocare un paesaggio così dolce e familiare riuscì a calmare il suo spirito, e così Loki lasciò svanire l'illusione e rimase nel buio artificiale delle prigioni.

**

Era ormai buio quando Thor bussò agli appartamenti del Fensalir.

-Thor. Stavolta sei in ritardo per la cena-

-Perdonami, Madre. C'era una cosa che dovevo fare-

-Che non dovevi fare, piuttosto- lo riprese lei gentilmente.

Thor riuscì a sorridere.

-Sei davvero la regina degli dei-

-Odino è un grande re per Asaehim. La regina non deve essere da meno, non credi? Ora andiamo: non facciamo attendere oltre le nostre ospiti-

***

Quella sera c'era qualcosa che preoccupava Thor, Jane lo capiva.

Quando, alla fine della cena uscirono tutti sulla terrazza, lei fece in modo da restare indietro con lui mentre Frigg spiegava a Darcy qualcosa a proposito di una certa collana (il cui nome di sicuro non era Bricioline come lo pronunciava la sua assistente).

Quando Jane fu sicura di essere sentita solo da lui gli chiese -C'è qualcosa che non va? A parte la sostanza malvagia che sta covando Darcy, intendo-

Thor sorrise e scosse la testa.

-Forse hanno ragione a dire che sei una strega-

-Oh, grazie!-

-É un complimento. Hai l'intuito di una seidrkona, e la discrezione e la grazia di una regina-

-E tu non stai per caso tentando di eludere la domanda distraendomi con i complimenti?-

-Povero me, che sbaglio che ho fatto a portarti qui! Ancora pochi giorni alla corte di Asgard e saprai destreggiarti meglio di me in certe situazioni-

Per un attimo risero tutti e due all'assurdità dell'idea, poi però Thor ridivenne serio.

-Hai ragione, Jane, sono preoccupato. È giusto che tu sappia perché-

Lei gli fece cenno di continuare. Si erano fermati del tutto, Thor si era appoggiato con i gomiti al parapetto, e le voci di Darcy e Frigga erano mormorii incomprensibili a distanza.

-L'Aether è un pericolo per tutti i nove regni, ed io vorrei avere la certezza di affrontare questa minaccia insieme a mio fratello come è stato in passato. Purtroppo però temo che le nostre strade siano ormai irrimediabilmente separate-

Ah, dunque c'entrava Loki. Jane lo aveva visto in qualche spezzone del telegiornale e dei successivi speciali che avevano fatto sull'attacco a New York, ma sopratutto ne aveva sentito parlare da Erik Selvig.

Loki non le piaceva, e questa era l'ennesima conferma.

-Non te l'ho mai chiesto perché so che è un argomento che ti fa soffrire, ma ora devo chiedertelo: che ne è stato di Loki dopo New York? Erik mi ha raccontato delle cose che... Thor, qualsiasi cosa gli abbia fatto Loki, abbiamo temuto che Erik avesse perso il senno-


-Mi dispiace per quello che ha fatto. Adesso Loki sta pagando per i suoi crimini: è in cella e ci resterà a vita-

C'era una tale amarezza e sconforto nella voce di Thor che Jane non se la sentì di esternare l'unico commento che le veniva in mente, e cioè “Bene, se lo è meritato. E forse è troppo poco”.

-Mi dispiace- gli disse solo.

Provò a prendergli una mano e lui rispose stringendola con entrambe.

-Ti ringrazio per la comprensione, mia signora. So che non deve essere facile per te-

No, non era facile proprio per niente, ma il modo di Thor di chiamarla “mia signora” le rendeva la cosa più sopportabile.


****

Svartálfar.

Le stanze del Fensalir.

Le conosceva: ci era stato tante volte da giovane.

Ma ora c'erano le guardie e le porte erano sbarrate dall'interno.

E c'era battaglia nelle stanze di Frigg.

Madre!

Il clangore delle armi nelle sale della regina.

Svartálfar.

Loki era intrappolato dentro i frammenti spezzati della sua visione.

Svartálfar.

Avrebbe voluto combattere al suo fianco per difenderla, perché nessuno doveva osare minacciare...

Madre!

E poi c'era solo silenzio, e lui sapeva che c'era sangue, e lui non voleva vedere, non voleva più vedere...

Svartálfar!

*****

Ulf era al secondo turno di ronda assieme a Honir.

Percorrere i corridoi delle prigioni di notte era noioso, ma ogni tanto il suo compito era quello, ed Ulf non se ne lamentava perchè essere parte degli Einherjar che prestavano servizio dentro il perimetro del palazzo reale era un onore.

Svoltarono l'angolo e già sapeva che l'ultima cella in fondo al corridoio era quella di Loki.

Lui evitava persino di guardarci dentro più del necessario, perché incrociare lo sguardo una sola volta con il principe rinnegato gli era bastato per tutta la vita.

Erano occhi capaci di inchiodare per il terrore.

Ulf si chiese di sfuggita se anche Honir avesse paura di Loki, ed a giudicare da come il suo compagno si era fatto silenzioso e da come stringeva l'impugnatura della lancia, nemmeno lui era tranquillo all'idea di passare davanti a quella cella in particolare.

Ulf sperava che Loki dormisse, o che si nascondesse con qualche illusione ed ignorasse il loro passaggio, ed invece appena arrivarono davanti alla cella il principe era lì: in piedi davanti alla parete, sveglio e che sembrava li stesse aspettando.

-Guardie! Voglio che andiate a chiamare il Padre degli dei. Devo parlare con lui immediatamente-

Loro si girarono a guardarlo ma non gli risposero.

Sembrava pallido, agitato, con il respiro affannoso. Come tutti i prigionieri dopo un lungo periodo di reclusione.

Si scambiarono un'occhiata e poi passarono avanti.

-Non osate ignorarmi! Si tratta della sicurezza di Asgard!-

Ulf esitò un attimo.

Va bene che Loki era chiamato fabbro di menzogne, ma l'urgenza nella sua voce sembrava proprio vera.

-Non farti fregare- lo ammonì Honir accanto a lui, non abbastanza piano da non essere sentito anche da Loki.

-Bada a come parli tu, bifolco! E tu, che sembri avere ancora un minimo di buonsenso, vai a chiamare Odino-

Alla seconda volta che veniva ripetuta la stessa richiesta si erano fermati.

-Perché? Di cosa devi parlargli- si azzardò a chiedere Ulf.

-Di questioni che solo il re di Asgard può conoscere. Ora fai in fretta-

-Sì, certo- fece annoiato Honir -È solo un altro trucco, Ulf, e Padretutto si arrabbierà con noi che ci siamo cascati. Vieni via, che ne ho abbastanza di stare a sentire questo pazzo-

Loki sembrò essere stato colpito da qualcosa.

Prima rimase rigido, ad occhi sgranati, annientato dall'umiliazione di essere apostrofato così da un suo suddito, poi però tornò ad essere il principe di sempre: pericoloso e potente anche se imprigionato.

-Ah, è così, dunque? Bene!-

All'improvviso Loki aveva in mano un pugnale, ma invece di usarlo per attaccare in qualche modo se lo puntò sotto il mento.

-E adesso andate immediatamente da Odino, oppure giuro che mi taglierò la gola e riterrò voi due personalmente responsabili della mia morte. E sapete cosa potrei fare ai miei nemici se tornassi dalla morte in forma di draugr?-

Ulf si sentì impallidire. Aveva sentito storie sui draugr: aveva sentito di persone rapite, portate alla pazzia, dilaniate, rese cieche da qualcosa che aveva strappato i loro occhi...

L'idea di Loki che si trasformava in un draugr era terrificante: già da vivo il principe era perverso e maligno, figurarsi cosa sarebbe diventato se fosse sfuggito alle barriere del corpo fisico che poteva essere confinato in prigione.

Chissà se una cella avrebbe contenuto uno spirito malvagio?

Loki premette più forte la punta del coltello proprio dove correva la vena giugulare, e lungo la lama scorse una goccia di sangue.

Accidenti, stava facendo sul serio!

-Allora?! Volete scoprire a vostre spese cosa potrei fare?-

Ulf riuscì a non dire “no”, però non potè fare a meno di scuotere la testa, spaventato a morte.

-Andate a chiamare Odino- ripetè Loki.

-Domani mattina...- tentò debolmente Ulf.

-ADESSO!!!-

Ulf scattò di corsa, lasciando indietro Honir.

Preferiva di gran lunga affrontare l'ira di Odino disturbato durante il sonno che l'ira di Loki che lo perseguitava dall'oltretomba!


******

Era affacciato ad uno dei piani più alti, alla ricerca dei segnali di vita dei suoi compagni superstiti nel buio dell'astronave.

-Malekith-

-Lo so già: molti non si sono risvegliati-

Algrim abbassò la testa.

-Quanti?- chiese Malekith.

-Poco meno della metà. Troppo tempo è passato per alcuni di loro-

Malekith non rispose. Chiuse gli occhi e prese un lungo respiro prima di voltarsi.

Battè la mano sulla spalla di Algrim, l'unico che lo avesse mai compreso davvero, e rimase a stringerlo forte.

-Gli asgardiani pagheranno anche per questo. Attendiamo che tutti i superstiti abbiano ripreso le forze, e poi potremo decidere come distruggere Asgard-

-Siamo ai tuoi ordini, Malekith. Guidaci ancora una volta-

*******

A tarda sera, al momento di salutare Jane e Darcy, Thor fu impeccabile e galante fintanto che sua madre era nelle vicinanze. Quando lei si voltò un attimo però ne approfittò per fare l'occhiolino a Jane.

La regina lo stava riaccompagnando fuori dagli appartamenti del Fensalir quando o fermò un attimo posandogli la mano sul braccio.

-Figlio mio, sei stato ombroso stasera. Vuoi sedere un attimo con me e dirmi cosa ti turba?-

-Volentieri, Madre. Forse solo tu potresti aiutarmi a capire-

Le ancelle si erano ormai ritirate dopo la cena, e Frigga prese da sé due calici ed una caraffa d'argento.

Era un liquore leggero, adatto per fare conversazione senza essere storditi dall'alcol.

-Sai che ho parlato con Loki anche se era stato proibito- iniziò Thor -Sono stato poco e solo per chiedere se ci avrebbe aiutati in caso di minacce esterne, ma lui ha rifiutato. Ha detto cose terribili-

Frigga poteva benissimo immaginare che genere di cose potessero passare per la mente di Loki e qunto potessero essere esacerbate dalla presenza di Thor.

-La prigionia è la peggiore delle punizioni per uno spirito come il suo. E mi dispiace che l'abbia meritata-

-Nonostante tutto anche a me dispiace sapere che è prigioniero. Vederlo di persona mi ha fatto capire delle cose, e parlare con lui mi ha fatto venire dei dubbi. È stato davvero giusto imprigionarlo? È stato giusto nascondergli le sue vere origini?-

Sua madre gli prese le mani.

-Thor, ascoltami bene. La mente di Loki è affilata e contorta. C'è del buono in lui, ma a modo suo. Il fatto che lui non abbia più delle certezze da quando ha scoperto la sua discendenza dagli Jotnar non deve far vacillare le certezze che hai tu-

-Non credo di avere più molte certezze-

-Ma sei in grado di distinguere il bene dal male. Fidati di te stesso, e non avere mai paura di ammettere i tuoi errori. Non aver paura di voler cambiare le cose. Adesso vai a dormire: domani ci aspetta una nuova giornata-

Frigg accompagnò alla porta suo figlio, e per salutarlo gli accarezzò il viso come faceva quando era solo un bambino.

Non sapeva perchè l'aveva fatto.

Le era sembrato giusto così, e stranamente anche Thor non si era tirato indietro imbarazzato come faceva di solito.

********

Quella sera Jane non riusciva a rilassarsi. Quello che era successo a Darcy, l'incontro della mattina con Lady Sif, il fatto che solo in quel momento lei stava realizzando appieno cosa significasse Asgard, bastava a non farle venire sonno.

Si alzò dal letto e prese uno dei cristalli luminescenti che Frigg le aveva prestato.

Bastava scuoterlo perché si accendesse ed illuminasse la strada con un tenue bagliore aranciato, e lei avrebbe potuto passare ore a studiare come accidenti funzionasse.

Ma prima aveva bisogno una boccata d'aria; si infilò un mantello blu sopra la veste da notte ed uscì sul balcone.

In realtà era la stessa terrazza su cui uscivano dopo la cena, che girava tutto intorno e chissà ancora fino a dove. Forse intorno all'intero palazzo.

L'unica cosa che metteva un freno alla sua voglia di esplorare era il fatto che non voleva abusare dell'ospitalità.

E comunque quello che vedeva affacciandosi al parapetto era spettacolare: luci a perdita d'occhio, in basso quelle della città, in alto le stelle ed il velo luminoso che ondeggiava ogni notte sopra Asgard.

La luna di Asgard, Mani, aveva un ciclo diverso che la luna della Terra.

E allora come funzionavano le maree? E la gravità? E le stagioni? Chissà ogni quanto cambiavano le stagioni ad Asgard?

La fisica di quel mondo la confondeva e la affascinava oltre ogni dire.


Welcome to the Holy Land

find your peace in blood and in sand



“Aspetta, ma che...?”

Quella sembrava una delle terribili canzoni spaccatimpani di Darcy, e se lei riusciva a sentirla poteva significare solo una cosa: che Darcy era vicina!

Si incamminò in direzione del suono e la trovò rannicchiata a terra, anche lei infagottata in un mantello e con il cappuccio tirato sulla testa.

Più che alla solita Darcy somigliava alla strega di Biancaneve, ma la rapidità con cui picchiettava sullo schermo dell'IPod non lasciava dubbi che fosse proprio lei.

-Darcy! Ma che ci fai qui fuori a quest'ora?-

Quando alzò la testa ed il cappuccio le cadde sulle spalle, Jane fu proprio sicura che era Darcy, con i capelli raccolti sotto il cappellino viola e gli occhiali da nerd; era incredibilmente rassicurante vedere qualcosa di così familiare.

-Oh, Jane, sei tu! Niente, non mi andava di dormire e così mi sono messa a creare la playlist giusta-

-La... la cosa, scusa?-

-Sei seria? Jane, come hai fatto a prendere tre lauree in materie scientifiche senza sapere cos'è una playlist?-

-Lo so che cos'è! Non capisco perché devi crearne una a quest'ora di notte-

-Mi sento ispirata. Un viaggio epico come questo merita una colonna sonora altrettanto epica-

Ah. Certo. Darcy ed i suoi voli di fantasia.

-Se ti siedi ti faccio vedere cosa ci ho messo-

Normalmente Jane si sarebbe ben guardata dall'accettare la proposta, ma insomma, erano su un pianeta alieno a chissà quanti mila anni luce da casa, la sua amica portava in giro una cosa pericolosa, ed in più certi discorsi che Jane aveva sentito su una cosa chiamata Convergenza non l'avevano rassicurata per niente. Le ci voleva un po' di normalità.

-Va bene. Fai vedere-

-Evvai! La dottoressa Jane Foster raggiunge le file dell'esercito del metal!-

-Ho detto che vedrò la playlist, non che mi piacerà- le disse mentre si sedeva anche lei per terra, ben attenta a non strofinare la veste da notte sul pavimento.

-Sì, sì, certo... allora, ci ho messo “Shining oasis”, poi la sigla di “Game of Thrones”..-

-Ma qui non ci sono troni da conquistare-

-Dettagli. Quella è così epica che sta bene con tutto. E poi “Starlight to heaven”, il tema de “il signore degli anelli”, “Incense and Iron”...-

-Incenso e cosa?-

-Metallo-

-Incenso e metallo? Davvero? Come può...? no, aspetta, non voglio saperlo. E perché l'hai messa nella playlist?-

-Non tanto per il testo, però il video è tutto oscuro e fiammeggiante, come il rosso di questa cosa qui... Eather-

-Aether-

-Eather suona molto meglio. È un bel nome-

Tutto quello non aveva il minimo senso. Insomma, Darcy aveva dentro una cosa pericolosa e se ne stava lì a scegliere canzoni ed a darle un nome come fosse un animaletto domestico?

-Non ti fa paura?-

-Ti ho appena detto che è un bel nome-

-Intendevo la gemma dell'infinito. Non ti spaventa?-

-Ah, quella! All'inizio sì, ma adesso mi sono abituata. E poi Frigg ha detto che troveranno un modo di toglierla, quindi va tutto bene. Fino ad allora sarò Lady Darcy, la custode dell'Eather!-

Jane era allibbita. E Darcy era completamente fuori di testa.

Ma vederla normale le dava un senso di sollievo che le scaldava il cuore.

-Sei... strana. Ma in senso buono. Ora però sarebbe meglio che andassimo a dormire, non credi?-

-Forse sì. E va bene... tanto domani mi ficcheranno di nuovo in uno dei loro forni magici-

Jane sorrise. Era incredibile come Dacy riuscisse a trovare il lato leggero di ogni situazione.

Si alzò in piedi, leggermente anchilosata per la posizione accovacciata, ed aspettò che Darcy facesse lo stesso.

-Allora buonanotte, Lady Darcy-

-Buonanotte a te, Lady Jane-

Darcy le fece una riverenza e poi tornò nella sua stanza attraverso il balcone.

Era una persona straordinaria, pensava Jane, e gli asgardiani avrebbero fatto meglio a trovare il modo di farla tornare normale... cioè, normale... senza Aether, almeno.

*********

Svartálfar.

**********

Odino congedò le guardie all'ingresso dei sotterranei e proseguì da solo verso la cella di Loki.

A dire la verità era curioso di sapere cosa fosse successo, e se tutta la messinscena che Ulf gli aveva raccontato serviva solo a disturbare il suo sonno per dispetto oppure aveva un fondamento reale.

Certo che... minacciare una guardia di suicidarsi e di tornare a tormentarlo dopo morto... avrebbe potuto essere divertente.

Inoltre Odino voleva controllare di persona le condizioni di quel figlio che gli aveva dato tanti problemi e preoccupazioni.

Al suo arrivo si era aspettato di trovare l'illusione della cella vuota o qualche altro inganno, ed invece trovò Loki che misurava la stanza a grandi passi. Sembrava davvero impaziente di vederlo.

Forse dopotutto quella volta non c'era nessun inganno.

-Loki. Hai chiesto un colloquio con me-

Loki era esattamente come lo ricordava il giorno del processo: pallido, nervoso, con il viso smagrito. Solo gli occhi erano diversi, perché in quel momento non c'era nessuna traccia di sorriso malizioso.

-Ho chiesto udienza, sì-

-Ed hai usato una minaccia alla tua vita come merce di scambio. Ti sei chiesto se per me la tua vita vale ancora qualcosa?-

-Altrimenti perché saresti qui?-

-Per curiosità di vedere quale ennesimo trucco tenterai stavolta. A proposito: so che non puoi avere con te un pugnale, ed allora come hai fatto a terrorizzare quella povera guardia?-

Loki sorrise solo per un attimo.

-Un'illusione, Padretutto- face apparire nella sua mano un pugnale e subito dopo lo fece sparire per continuare con -Un'illusione, grandi capacità teatrali, e sfruttando spudoratamente il terrore che ispira la mia fama di malvagio-

Non era sano che Loki fosse così compiaciuto. Ne parlava come se avesse compiuto una grande impresa.

-Non sono certo titoli di cui vantarti, lo sai?-

Loki rispose con un gesto infastidito.

-Basta con questi stupidi giochi. So che qui ad Asgard è arrivato qualcosa di molto potente, e so che il popolo degli Elfi del mondo oscuro si è risvegliato. Non avevo il diritto che me lo diceste?-

Odino non rispose.

Come poteva Loki sapere degli Elfi oscuri?

L'unica risposta poteva essere che Thor avesse disobbedito ai suoi ordini.

-Chi ti ha detto degli Svartálfar?-

-Nessuno me lo ha detto. Ma la Convergenza dei mondi si avvicina, ed io sono, purtroppo o per fortuna, sensibile a cose che non tutti sono in grado di percepire-

-Hai avuto una visione?-

Vide il viso di Loki contrarsi in qualcosa che sembrava autentica sofferenza.

-Non sarebbe sbagliato definirla così-

-Perché mi hai mandato a chiamare? Volevi avvisarmi del pericolo?-

Loki non era poi così bravo a nascondere le sue emozioni. Si vedeva benissimo che era offeso con lui.

-Oh, no, io credo che tu lo sapessi molto bene. Ti ho mandato a chiamare per dirti che avrete bisogno delle mie conoscenze, e che prima uscirò da qui e ci metteremo al lavoro meglio sarà per tutti-

-Stai parlando come se tu già fossi libero. Non lo sei, Loki, e non lo sarai mai. Ed io non chiederò il tuo aiuto fino a quando non avrò esaurito tutte le altre possibili risorse che ho a disposizione-

Non si aspettava che Loki picchiasse un pugno sulla parete della cella.

-Sei un folle! Non ci sono risorse migliori di me, e tu questo lo sai! Io potrei essere la vostra unica possibilità di salvezza!-

Odino non riusciva a spiegarsi come mai Loki fosse così preoccupato. Aveva davvero visto qualcosa che lo aveva terrorizzato? Oppure tentava di sfruttare il pericolo degli elfi oscuri per fingere un'alleanza e poi evadere? O forse entrambe le cose?

-Non mi fido di te, Loki-

Se lo avesse fatto frustare gli avrebbe fatto meno male.

Erano passati anni, erano accadute tante cose, e Loki lo guardava con lo stesso sguardo deluso, ferito, tradito, di quando aveva scoperto di essere “un'altra reliquia rubata”.

Il principe aprì una volta la bocca per parlare ma per una volta non riuscì ad emettere un singolo suono. Per le Norne, che cosa stava succedendo? Loki che non riusciva a ribattere?

Per un attimo Odino ebbe la tentazione di aprire la cella per andare a consolarlo.

Questo finché il dolore di Loki non fu superato dalla rabbia, anzi dalla furia cieca che era un pericoloso misto del suo retaggio jotun e dell'educazione bellica di Asgard.

Si scagliò contro la parete incurante del campo di forza che gli ustionava le mani.

-Tu prova a relegarmi qui! Prova a non usare le mie conoscenze, e se le succederà qualcosa, io verrò a mozzarti la testa prima che lo facciano i tuoi nemici!-

C'era la parete a separarli, eppure Odino sentì tutta la rabbia di Loki come se gli fosse stata scagliata addosso.

O lui non aveva più l'età per certe cose oppure Loki aveva una forza fuori dal comune che veniva dalla disperazione.

-Adesso basta. Non ti darò la possibilità di scappare, e questo è quanto-

Non avrebbe resistito a quello sguardo un momento di più, per questo se ne andò finché poteva farlo come un re che chiude un'udienza e non come un re spaventato che scappa.

Dentro la cella Loki colpiva ancora lo schermo invisibile e continuava ad urlare -Fammi uscire di qui o te ne pentirai! Mi hai sentito? Io te ne farò pentire!-

***********

C'era qualcosa di nuovo nell'aria, Frigg lo sentiva nella percezione ai confini del Sogno.

I fili della tela del Wyrd si intrecciavano di nuovo in armonia, ora che un filo che aveva creduto perduto era appena tornato nell'insieme.

Un filo nuovo eppure conosciuto, verde cangiante in oro.

Loki.

Nel Sogno, Frigg sorrise.

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Cantuccio dell'Autore


Ragazzi... ma che davvero?! Ci sono cinque persone che seguono la storia! E dunque grazie dal più profondo del mio cuoricino ad AryaCat, Creamy761, Lady Tsuky, Silvermoon00 e Thranduil_Laufeyson. Non so dirvi quanto vi voglio bene <3 vi meritate un regalo: Questa è “Incense and iron”, una delle canzoni citate da Darcy youtube.com/watch?v=uttlRqHpvNs .

E vi meritate anche le note, ma a quelle ormai dovreste essere abituati.

-Bricioline, il cui nome corretto è Brisingamen, è la leggendaria collana della dea Freyja. La storia della collana, di Freyja e dei nani sarebbe da raccontare a parte.

-Sol e Mani sono le divinità del sole e della luna nella mitologia norrena. Contrariamente alle tendenze di quasi tutti gli altri popoli, per i vichinghi il sole era una divinità femminile, mentre la luna era maschile. Io ne ho fatto i nomi del sole e della luna di Asgard, che gli asgardiani considerano femmina e maschio come i loro allievi vichinghi.

-Asgard come è strutturata secondo l'MCU va contro tutte le leggi della fisica. Sapetelo.

-Ulf, letteralmente “lupo”, è un nome ancora oggi comune nei paesi nordici.

-I Draugr sono spiriti maligni per cui vi rimando al link https://it.wikipedia.org/wiki/Draugr

-Ho in mente una brutta immagine di Odino che dorme con il cappellino da notte ed abbracciato ad una Grungnir di peluche. E con le gocce calmanti sul comodino.


Vi saluto, e ci risentiamo al prossimo capitolo. Arriverà prima o poi, abbiate fede e tanta pazienza.


Makoto

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Capitolo 5
*** Il giuramento del principe ***



Un mondo oscuro

5

Il giuramento del principe

*

Essere svegliato prima dell'alba era normale amministrazione per Thor. Essere convocato nella sala del trono anche. E tuttosommato lo era anche che suo padre sembrasse furioso con lui, ma di solito almeno Thor conosceva i motivi della sua rabbia.

Stavolta poteva solo sospettare che Odino avesse scoperto della sua chiacchierata con Loki nelle prigioni.

-Thor. Ti ho mandato a chiamare perché voglio sapere da te tutta la verità: hai trasgredito il mio ordine e sei andato a parlare con Loki?-

Ah, ecco. Ovvio che sarebbe stato quello il motivo.

Thor non aveva voglia di tentare di negare l'evidenza, e non ne aveva nemmeno ragione.

-Sì, Padre, l'ho fatto-

-Per il momento non discuteremo del fatto che hai disobbedito ad un mio ordine diretto. Adesso voglio sapere tutto quello che vi siete detti-

Thor non gli chiese subito come lo avesse saputo, prima raccontò la sua versione.

-Gli ho detto che una forza minacciava Asgard, ma senza dirgli quale nemmeno quando mi ha chiesto il nome. Non volevo rivelargli troppo. Gli ho solo chiesto se sarebbe stato disposto ad aiutarci se la situazione fosse diventata troppo pericolosa-

-Gli hai già detto troppo. E lui cosa ti ha risposto?-

-Cose che nemmeno con il suo odio e la sua follia mi sarei aspettato. Ha detto che non gli importava nulla di Asgard, che venissero pure i nemici a raderla al suolo così avrebbero aperto le porte della sua cella, e che non avrebbe mai aiutato noi che avevamo disprezzato le sue capacità-

A ripeterlo faceva ancora più male, ma non aveva senso nasconderlo.

Thor non sapeva che reazione aspettarsi da suo padre. Sembrava sconfitto. Come se gli fosse caduto addosso un peso troppo grande quella volta.

-Quando sei andato da lui?-

-Ieri nel pomeriggio-

-Cioè poche ore dopo che io lo avevo proibito. E quando tu gli hai parlato non voleva aiutarci?-

-No. Per come mi ha risposto è stato meglio per lui che fosse in cella-

-Allora chissà cosa è cambiato durante la notte. Potrebbe davvero aver avuto una visione. Sei sicuro di non esserti fatto sfuggire nulla a proposito degli Elfi oscuri?-

-Ne sono sicuro. Padre, cosa vuoi dire? Una visione?-

-Sì-

Allora fu il turno di Odino di raccontargli come erano andate le cose: gli raccontò di essere stato chiamato nel bel mezzo della notte, e del trucco che Loki aveva utilizzato per terrorizzare le guardie.

Quando Thor sentì della minaccia di trasformarsi in draugr la sua prima reazione fu una risata, immediatamente troncata dall'occhiataccia di Padretutto.

Ma insomma, come poteva non ridere? Una cosa del genere era talmente... talmente da Loki! Avrebbe potuto essere uno degli scherzi che architettava una volta, quando erano ancora uniti. Quando erano ancora fratelli.

-A te, nel pomeriggio, ha detto che Asgard avrebbe potuto bruciare, e poi qualche ora dopo mi ha chiamato disperato perché doveva a tutti i costi aiutarci. È molto strano-

-Tutto ciò che ha a che fare con Loki è strano. È complicato e contorto in modi che noi non possiamo nemmeno immaginare-

-Questo è vero. Tuttavia io credo che non mentisse quando ha parlato con me. Credo che sia andata così: quando ha parlato con te non si rendeva realmente conto della minaccia, ma poi, quando la visione gli ha mostrato la realtà, si è reso conto del pericolo ed ha deciso di collaborare-

-E tu Padre? Tu cosa decidi? Non volevi l'aiuto di Loki per nulla al mondo. Che farai adesso?-

-Ho avuto modo e tempo di riflettere. Credo davvero che Loki sia la risorsa migliore che abbiamo, e sarei uno sciocco a non sfruttarla-

-E lui sa che parli di lui come di una pedina da gioco?-

-Non mi riguarda. Il punto è che sì, io acconsentirò a trattare con lui pur di avere le sue conoscenze, ma non gli concederò fiducia. Né lo farai tu o nessun altro, e questo, Thor, è un ordine che non deve essere messo in discussione-

**

-Andrà tutto bene- le ripeteva Frigg.

La regina era stata molto gentile: le aveva spiegato tutto quello che doveva fare, le aveva portato di persona tutto ciò che potesse servirle, ed era rimasta a farle compagnia ed a consolarla.

Eppure lei non riusciva a smettere di piangere, e non riusciva a smettere di sentirsi una completa idiota perché stava piangendo.

Ma insomma, erano troppe cose tutte in una volta! E la gemma dell'infinito, ed il viaggio ad Asgard, e non poter fare sapere a nessuno sulla Terra che lei stava bene... ed in più quella notte le era venuto il ciclo!

***

-Mia signora, il principe Thor chiede di vedervi-

-Grazie, Fulla. Fallo accomodare e riferisci di aspettarmi-

Certo che suo figlio aveva scelto proprio il momento adatto per presentarsi!

Probabilmente era una questione importante se aveva chiesto espressamente di lei, ma la regina non se la sentiva proprio di lasciare sola Jane Foster in quel momento.

Aveva smesso di singhiozzare, ma era ridotta lo stesso ad un fantasma di sé stessa.

-Ascolta, Jane, devo andare a vedere cosa è successo. Mi sembra di capire che non vuoi che dica a Thor che sei nei giorni del sanguinamento, giusto?-

Lei scosse la testa inorridita.

Per le Norne, ma cosa insegnavano alle ragazze su Midgard?!

-Va bene, va bene, non gli dirò nulla. Posso lasciare Gnà a farti compagnia? O vuoi che le dica di chiamare Darcy-

-Io... può chiamare Darcy?-

-Certo. Aspetta qui, ci vorrà solo qualche minuto-

Appena fuori dalla stanza, Frigg chiamò l'ancella, le disse di accompagnare Lady Darcy nella stanza di Lady Jane, e di restare a loro disposizione.

Era indecisa se dire o no alla ragazza quale fosse la ragione del malessere di Jane, ma non sapeva se la sua ospite se ne sarebbe vergognata e dunque alla fine decise di restare in silenzio.

Raggiunse Thor nel salottino, ed a giudicare dalla sua espressione nemmeno lui aveva passato una nottata tranquilla.

-Buongiorno, Madre-

-I segni sul tuo viso mi dicono altro. Vieni, siediti con me raccontami cosa è successo-

****

-Sia ben chiaro- la voce di Odino risuonava autoritaria come solo il padre di tutti gli dei avrebbe potuto essere, nonostante nella sala del trono ci fossero solo lui, sua moglie e suo figlio.

-Loki è un criminale con cui stiamo scendendo a patti. Non c'è spazio né tempo per tentare di redimerlo, ed a mio parere anche se ci fossero non ci sarebbe la possibilità-

-Sei troppo rapido a condannare- obbiettò Frigg.

-Sono troppo realista per rischiare ancora con lui. Io gli proporrò delle condizioni e sarà solo questo: uno scambio di servizi. Non dimenticate mai, nemmeno per un momento, che per lui l'affetto che ancora nutrite nei suoi confronti è una debolezza da sfruttare. Non incoraggiatelo. Ne va della salvezza di tutti noi-

*****

Odiava piangere!

La sensazione degli occhi che bruciavano e della gola chiusa era orribile, ed in più il pianto era una reazione patetica, buona per gli incapaci ed i deboli.

Prima c'era stata l'offesa, poi lo scagliarsi contro le pareti della cella solo per scorticarsi le mani, poi la cieca furia distruttiva, poi ancora il senso di impotenza ed infine il lasciarsi andare con le spalle contro il muro e la fronte sulle ginocchia e piangere.

Ed in un momento imprecisato c'era stato il sentirsi soffocare dai propri vestiti, di cui gli restava addosso solo la maglia di tela strappata nei punti in cui aveva affondato le dita.

Loki non sapeva nemmeno quanto tempo fosse passato da quando Odino se ne era andato.

Aveva in mente sprazzi confusi di piani su come uscire dalla cella, per fare di persona quello che quegli idioti guerrafondai urlanti non sarebbero stati capaci di fare, ma in quel momento era ancora troppo scosso per riuscire a pensare lucidamente.

Non si accorse nemmeno della breccia nel muro di energia in tempo, altrimenti...

Scattò in piedi per pura memoria muscolare, ma tempo che riuscisse ad evocare qualche runa il varco si era già richiuso.

Lo sforzo improvviso gli aveva fatto venire le vertigini, ed a Loki non restò altro da fare che trovare a tentoni il muro alle sue spalle e scivolare di nuovo a terra.

Che. Vergogna.

E che irritazione la voce di Odino che aveva la pretesa che lui comprendesse più di due parole alla volta!

-Loki. Asgard ha bisogno del tuo aiuto ed io sono disposto a concederti una sospensione della pena. Accetti un accordo?-

Doveva pensare in fretta. Sospensione della pena. Accordo. Dannazione, la testa gli pulsava come se si stesse spaccando!

-Accetto, accetto!- disse in fretta.

-Bene. Ti saranno portati cibo, vino, ed acqua per lavarti. Renditi presentabile e poi manda una guardia a chiamarci-

Lui ebbe solo la forza di annuire. Per pensare come fregarli avrebbe avuto tempo più tardi.

******

-Jane, come stai?! Anche tu hai trovato qualcosa di strano?-

Jane ebbe solo la forza di guardare per un attimo Darcy, poi l'ancella che l'aveva accompagnata ed era ancora accanto a lei... e poi scoppiò a piangere di nuovo.

Oltretutto aveva mal di pancia, ed era lontanissima da casa, e Darcy era in pericolo, e tutto le stava capitando troppo all'improvviso.

-Mia signora, posso fare qualcosa?-

L'ancella (Gnà, se lei non ricordava male) era gentile, ma Jane voleva solo che se ne andasse.

Fece solo segno di no con la testa.

*******

Un giuramento. Certo. Era il minimo che Loki dovesse aspettarsi come richiesta.

Odino e Thor erano tornati nella sua cella, e lui si era davvero reso presentabile ed aveva sistemato un po' del casino che aveva combinato in giro prima di mandarli a chiamare.

Non voleva che capissero quanto era sconvolto.

Thor era rigido, pronto ad uno scontro anche se non aveva con sé quel suo ridicolo martello. Non lo guardava, forse ancora offeso dale parole che erano volate tra loro solo poche ore prima.

Odino aveva in mano una pergamenta arrotolata dentro cui Loki non riusciva a sbirciare nemmeno con il seidr.

-Che dovrei fare?- chiese seccato -Leggere?-

-Giurare sul tuo sangue e leggere a voce alta subito, senza prima sapere cosa c'è scritto. E bada che l'ho scritto io, dunque mi accorgerò se salterai anche solo una sillaba. Se lo farai, o se non leggerai fino alla fine, riterrò il giuramento non valido ed il nostro accordo nullo. Mi hai capito, Loki?-

Le provocazioni stavano riuscendo benissimo, ma Loki aveva più di tutto fretta di uscire e di mettersi al lavoro, e dunque si ripromise di non raccoglierne.

-Ben architettato, senza dubbio. Va bene, sono disposto a giurare-

Nessuno sottolineò che non era “disposto”, era “obbligato”.

Odino abbassò Grungnir in modo che la punta fosse a portata di Loki.

-Quando sei pronto- gli disse solo. E no, non gli avrebbe dato quella pergamena nemmeno un secondo prima del sangue.

-Molto astuto da parte tua: la lancia dei re di Asgard annulla la magia. Così dovrò ferirmi davvero, non è così?-

-Non hai mai mancato di intelligenza-

Lui annuì a quel riconoscimento inaspettato ed amaro.

Non aveva voglia di perdere altro tempo, dunque premette il palmo della mano aperta dove la lama era più affilata.

Subito sentì il bruciore della ferita, ma sapeva che per un giuramento del genere non sarebbe bastato un graffio. Strinse i denti e premette più forte per fare in modo che il suo sangue macchiasse la lama e restasse visibile, a scanso di equivoci.

Odino lo osservò solo un attimo dopo che ebbe alzato la mano ferita, e gli porse la pergamena.

Loki sapeva che non aveva scelta, e dunque iniziò a leggere con la sua voce migliore. Quella che avrebbe usato un giorno per fare un discorso a dei sudditi che lo apprezzassero.

-Io, Loki di Asgard, figlio di...- si dovette interrompere, perché, davvero, Odino non poteva davvero essere stato così... così stronzo, ecco! Bè, che importanza aveva? Tanto lui non aveva ascelta se non pronunciare ogni singola parola. Si schiarì la voce e continuò -... figlio di Laufey degli Jotnar, giuro sul mio sangue che non tenterò di impossessarmi della gemma dell'infinito, e non tenterò di usarne il potere in nessun modo. Giuro di proteggere Asgard e tutti i suoi abitanti, e di non nuocere con intenzione a niente e nessuno né con azioni né con omissione di agire o di consiglio, fino a quando la minaccia rappresentata dagli elfi oscuri non sarà cessata e fino a quando il sovrano di Asgard non mi libererà dal giuramento-

Restituì la pergamena in punta di dita, come avrebbe restituito un pezzo di carne marcio.

-Bene, ho giurato. Adesso?-

Persino Thor sembrava imbarazzato ed aveva gettato ad Odino un'occhiata come a dire “era davvero necessario?” quando aveva sentito il riferimento a Laufey.

-Adesso il tuo custode. Dammi il braccio-

-Non ho almeno il diritto di sapere chi sarà a controllarmi? O come?-

-No-

-Bada a te! Ora stai esagerando!- e subito dopo la rabbia gli venne un atroce sospetto -Aspetta... non vorrai dire... Thor?! No, seriamente... Thor?!!-

Certo, chi altri gli avrebbe potuto essere affibbiato come... custode?

Anche se il diretto interessato sembrava sconvolto almeno quanto lui. Padretutto non doveva averlo informato del suo ruolo in tutta la vicenda, e lui era stato ovviamente troppo stupido per farsi due domande prima di essere colto alla sprovvista.

-Sì: sarà Thor. Adesso dammi il braccio se vuoi uscire da questa cella-

Lui lo fissò con uno sguardo che avrebbe potuto incenerirlo. Peccato che aveva appena giurato con il sangue di non attaccare nessun asgardiano, altrimenti Odino avrebbe già salutato di persona i suoi antenati deceduti nei secoli precedenti.

-Stai attento, Padretutto. Dovresti sapere che umiliare il nemico senza avere la certezza di riuscire a schiacciarlo è molto pericoloso-

Però alla fine stese il braccio sinistro. Non aveva ascelta.

Odino gli chiuse attorno al polso un pesante bracciale di bronzo, intarsiato con giri e giri di rune. Un incantesimo molto complicato, in cui sarebbe stato difficile trovare un punto debole; difficile ma non impossibile.

L'altro bracciale, gemello, fu chiuso al polso destro di Thor, che guardava a terra e sembrava sinceramente in imbarazzo. Almeno aveva quella decenza.

-Tanto per curiosità- provò a domandare Loki mentre osservava il bracciale in controluce con aria critica -Che succederebbe se tentassi di liberarmi da questo?-

-Non farlo- lo ammonì Odino.

-Perché?-

-Tu non farlo e basta. Sarà meglio per te-

Non sarebbe stato possibile ottenere altra risposta da Odino, e Loki non voleva nemmeno perdere altro tempo.

Raddrizzò la schiena e fece un bel respiro -Complimenti. Pare che io sia incastrato per bene. E adesso portatemi dall'Aether-

********

Frigg aspettava. Che altro poteva fare?

Sapeva che Loki avrebbe giurato, ma finché non lo avesse visto con i suoi occhi nella stanza che aveva preparato per lui non si sarebbe sentita tranquilla.

Intanto ingannava l'attesa spiegando a Jane ed a Darcy tutto quello che su Midgard era andato perduto a proposito del ciclo femminile.

Ed erano veramente tante cose!

Non sapeva se erano più sorprese le due ragazze quando lei aveva detto che i giorni del sanguinamento sono preziosi perché aprono la porta verso altri mondi, oppure lei quando, dalle loro spiegazioni, aveva capito che su Midgard il ciclo era considerato niente più che una fastidiosa funzione fisiologica.

Frigg era allibita.

Jane e Darcy pure.

Ma almeno Jane aveva smesso di singhiozzare.

*********

-Madre ti ospiterà nei suoi appartamenti. Per ora è lì che si trova Darcy ed i pochi guaritori che sanno della presenza dell'Aether-

Loki non diede nemmeno segno di averlo sentito. Camminava al suo fianco rigido, altero, con la grazia del principe che era stato ma anche con qualcosa in più.

“Che cosa ti è successo, fratello?” Loki era cambiato. Era cresciuto, in un certo senso, ma portava troppe cicatrici come testimonianza del prezzo che aveva pagato.

-Ehi! Ti dispiace dare un segno di vita quando parlo con te?-

-Ho capito, Thor, non sono sordo-

-E allora perchè non rispondi?-

-Ho mai risposto alla banalità?-

-Sei insopportabile-

-Non parlarmi più del necessario e non avrai motivo di lamentarti di me-

-Loki, se ce l'hai con me per la storia del bracciale, ti giuro che non lo sapevo-

-Posso anche crederti. Ma non è per il bracciale che ce l'ho con te-

-Ed allora per cosa?-

-Io comincerei dal fatto che esisti e respiri ancora-

C'era un limite alla pazienza, specie a quella del dio del tuono.

Senza pensare Thor aveva agguantato suo fratello dal bavero e lo aveva sbattuto contro la colonna più vicina.

Era stato un gesto istintivo. Gli era mancato, in effetti.

-Non ti picchio adesso perché hai un compito da svolgere e perché non sarebbe corretto picchiare chi non può rispondere ai miei colpi. Metti tutto in conto per quando sarai libero dal giuramento-

Lo lasciò andare e Loki per pima cosa pensò a sistemarsi di nuovo la casacca.

-Mettilo in conto tu. Sarai tu a pagare il prezzo più alto- gli rispose secco.

Thor scosse la testa. E dire che quella avrebbe potuto essere un'ottima occasione per recuperare qualcosa di buono, se ancora c'era, da quel fratello che non aveva più... ma le premesse non avrebbero potuto essere peggiori!

Padre aveva fatto uno sbaglio imponendogli il bracciale e la sua custodia.

-Andiamo. Madre ci aspetta- gli disse prima che la situazione degenerasse in altro modo.

**********

-Loki!- la prima, vera reazione di Frigga nel trovarselo davanti sano, salvo e senza catene, sarebbe stata correre ad abbracciarlo, ma sapeva che Loki non l'avrebbe presa bene.

-Benvenuto. Sono contenta di avere il tuo aiuto-

-Ti ringrazio. Posso vedere l'Aether?-

Non si aspettava nessuna reazione calorosa, ma forse era perchè Thor era presente. O forse perché l'orgoglio di Loki era troppo ferito e lui si era troppo chiuso in sé stesso. Comunque fosse non era quello il momento di discuterne.

-Certo, vieni con me. Thor, tu puoi andare. Ti manderò a chiamare se avrò bisogno di te-

Per un lungo momento Thor scrutò prima lei e poi Loki. Sembrava che volesse chiedere qualcosa, ma alla fine non lo fece.

-Va bene. Ci vedremo dopo, Madre-

***********

Darcy era per l'ennesima volta distesa sul piano della fucina dell'anima.

Si era quasi abituata alle luci strane, ai guaritori, alle loro parole incomprensibili, e dunque era relativamente tranquilla.

Lasciava ciondolare la testa appena oltre il piano del tavolo, e stava giusto pensando di risistemarsi gli occhiali prima che cadessero definitivamente a terra, quando lo vide: dalla sua prospettiva Loki era a testa in giù, ma i capelli neri e l'aria torva da psicopatico erano identici alle foto che aveva visto lei di New York.

-Ma che ci fa lui qui?!-

Era scattata a sedere troppo in fretta ed aveva finito per cappottare giù dal tavolo.

Si rialzò meno peggio che poteva, massaggiandosi il ginocchio ammaccato.

I guaritori la osservavano confusi, ma evitavano accuratamente di girarsi verso Loki.

Per fortuna Frigg prese in mano la situazione.

-Signori, potete lasciarci soli per il momento? Vi ringrazio-

Più che uscire dalla stanza i tre seidmadr sgusciarono via con tutta la fretta che la dignità permetteva loro.

Una volta rimasti solo loro tre anche Frigg sembrò più rilassata.

Darcy invece non era rilassata per niente, e dal tavolo dietro di lei, dove si era appoggiata, prese una bottiglia di vetro da rompere ed usare come arma in caso di emergenza.

-Darcy, cara, puoi stare tranquilla. Lui è Loki...-

-Lo so chi è, per questo non sto tranquilla-

-Oh, bé, capisco che nel tuo mondo non abbia una buona reputazione, ma ti assicuro che è qui per aiutarci-

-Se lo dite voi...-

-Posso giurartelo. Loki, vieni avanti. Lei è Darcy Lewis, la fanciulla che è stata scelta dall'Aether come custode-

Qualcosa passò in un lampo negli occhi chiari di Loki, qualcosa che non le piacque affatto: la fissava come lei di solito fissava i pacchetti extralarge di M&M's.

Strinse più forte la bottiglia.

-Onorato di fare la tua conoscenza, Darcy Lewis-

La sua voce era fredda, incolore. Si vedeva che non gliene fregava nulla di tutte quelle formalità.

-Sì, ok, anche per me è un piacere. Ti avviso che nella mia mente non c'è nulla di interessante, quindi non entrarci-

Chissà se quel flettere le dita era espressione di un inconscio desiderio di strangolarla? Neanche troppo inconscio.

-Sappi che non ci sarebbe nulla che mi potrebbe interessare. Io mi occupo solo dell'Aether-

Lei lo scrutò sospettosa. Non era stupida. E per principio non si fidava delle persone con la fronte troppo alta.

-Sei sicuro?-

Lui fece un gesto di stizza come per scacciare un insetto particolarmente molesto.

-Ritengo che sia sciocco e superstizioso da parte tua avere paura di me solo per quello che hai sentito dire sul mio conto. Non vuoi concedermi una possibilità? Potresti raccontare di essere uscita indenne da un confronto con il dio degli inganni, e non sarebbe cosa da poco-

Darcy era ancora sospettosa. Negli occhi verdi di Loki c'era qualcosa di irrequieto che la faceva stare in guardia.

-Solo una possibilità. E non fare mosse false-

Lentamente, posò la bottiglia di nuovo sul tavolo ma sempre a portata di mano.

-Come dici tu. Adesso posso vedere la gemma?- Loki le tese la mano.

Lei guardò velocemente Frigg, e solo quando lei annuì allungò a sua volta la mano per toccare quella di Loki.

Aveva delle belle mani. Aveva l'aria da maniaco omicida, ma sulle mani niente da eccepire.

Erano forti, sicure, asciutte quando toccavano la sua pelle seguendo la linea delle ossa, dei tendini, delle vene sottopelle.

Loki le voltò la mano con il palmo verso l'alto e lì si vide benissimo Eather che scorreva nelle sue vene.

-Che ne pensi, Loki?- chiese Frigg.

Lui era ancora assorto nella sua osservazione, e mano a mano che la cosa rossa reagiva al suo tocco Loki abbandonava l'aria corrucciata per lasciare spazio a qualcosa di più genuino.

Sembrava contento. Come un bambino la mattina di Natale.

-Non ci credevo... è davvero l'Aether! È la gemma dell'infinito!-

Alzò gli occhi e per la prima volta Darcy lo vide sorridere.

Il suo sorriso non era male. Era esaltato, febbricitante, ma Darcy doveva ammettere che aveva un certo fascino.

-Abbiamo qui ad Asgard già due delle gemme dell'infinito... Perché non avete ancora ucciso il corpo ospite?!-

Crash!

E meno male che aveva tenuto la bottiglia a portata di mano!

************

-Algrim-

Ormai lo sentiva avvicinarsi.

-Si sono risvegliati tutti. I lavori di riparazione sono già iniziati- gli disse lui.

Il brulicare che vedeva nei livelli sottostanti dell'astronave ne era la prova.

Dall'altezza a cui si trovava, Malekith vedeva il movimento di un formicaio: tante operaie, pochi soldati. Troppo pochi. Ma quei pochi erano tutto quello che restava e si sarebbe dovuto accontentare.

-C'è segno di qualcuno che potrebbe sopportare abbastanza a lungo il potere di una maledizione?-

-Più a lungo di me?-

-So che sarebbe impossibile. Nessuno può eguagliare la tua forza. Qualcuno che non muoia immediatamente, almeno-

Algrim venne accanto a lui, appoggiandosi alla stessa balaustra, prima di rispondere.

Anche lui guardava in basso, al viavai di esseri che si muovevano, ombre tra le ombre.

-Nessuno di loro resisterebbe per più di poche ore, e non sappiamo quanto tempo potrebbe volerci per distruggere le difese di Asgard o recuperare l'Aether. Ci serve più tempo possibile-

Malekith non ripose. In quel momento nemmeno gli interessava, forse, perché stava esaminando un'altra questione.

Algrim era accanto a lui, e lui non ne era infastidito. Chiunque altro si fosse permesso di mettersi come suo pari sarebbe stato giustiziato all'istante.

E poi il suo nome, Algrim il Forte, significava davvero che lui era il più forte di tutti. Più forte anche di lui.

E la sua forza non era una minaccia al suo potere, poiché Algrim l'aveva sempre usata mettendola spontaneamente al suo servizio.

Non per paura o per minaccia, ma perché era convinto della loro missione: togliere la luce agli esseri che l'avevano imposta.

Malekith era il padrone della magia, Algrim era padrone della forza fisica.

Le loro abilità si completavano in modo troppo perfetto per decidere di trattarlo come una semplice pedina.

-Se solo avessimo altre pietre della maledizione non sacrificherei te-

Era inutile persino dirlo, perché i se non vincono le battaglie.

E tuttavia lo aveva detto.

Sentì la mano di Algrim stretta sulla sua spalla. Anche lì, ne sentiva la forza ma era priva di minaccia.

-Per me è un onore la considerazione che hai di me. Forse non sarà necessario usare la pietra della maledizione, ma se lo fosse, non avere esitazioni-

Algrim si allontanò, e Malekith si rese conto che gli mancava il peso della sua mano addosso.

*************

Il palmo gli bruciava terribilmente lungo la ferita del giuramento di sangue, grazioso monito per il futuro a non “nuocere a nessuno” nemmeno per istinto e dopo essere stato provocato con una bottiglia spaccata sulla testa.

Quella peste di una mortale non era asgardiana, dunque in teoria era esclusa dal suo giuramento, ma era ospite personale della regina di Asgard, e quindi era comunque protetta.

Accidenti alle leggi di Odino!

Ed in più “Resta fermo” “Togli quella mano” “Te la sei cercata, non puoi negarlo”.

E Loki poteva solo restare imbronciato e zitto, mentre sua madre lavorava per togliergli le schegge che si erano infilate sottopelle attraverso i capelli.

**************

Era al limite della demenza pensare che Loki si sarebbe presentato a cenare con loro, eppure Thor ci aveva sperato.

Dal suo posto a tavola Thor scrutò ansioso sua madre che tornava in sala, e si aspettava di vedere apparire dietro di lei la figura alta di suo fratello.

Non avvenne.

Frigg era sola.

Avrebbe cenato da solo, ospite di sua madre, a quanto pareva, dato che anche Jane si era scusata, e Darcy era rimasta a farle compagnia.

-Mi dispiace vedere tanta delusione nel tuo sguardo, figlio mio-

-Perdonami, Madre. Dimentico sempre che le cose non si aggiustano facilmente come vorrei io-

Frigg gli sorrise e per la seconda volta in due giorni si fermò ad accarezzarlo.

-Non c'è nulla da perdonare-

Si sedette a tavola di fronte a lui, e Thor trovò qualcosa di incredibilmente confortante in quel momento.

-E Jane? Non puoi dirmi che cos'ha?-

-Non posso farlo senza tradire la sua fiducia. Sarà lei stessa a parlartene quando si sentirà di farlo, per ora ti basti sapere che non è nulla di grave e si riprenderà presto. Comunque sia, se per caso a te fosse venuta l'idea di fare una passeggiata in terrazzo fino alla sua stanza,stasera, diciamo che te lo sconsiglio-

Thor arrossì e rimase zitto.

Non ebbe il coraggio di chiedere “se” sua madre sapeva della sera prima.

**************

Davanti a lui si stendevano centinaia di pianeti e miliardi di esseri viventi.

Heimdall scrutava ogni cosa in cerca di un segnale qualsiasi da riferire ad Odino, ed il fatto che non vedesse nulla non sapeva se dovesse essere motivo di sollievo o di preoccupazione

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Cantuccio dell'Autore


Bentornati! Voglio ringraziare Nicol99, Francis Joy ed EliseCS che hanno aggiunto la storia tra le seguite. Un mondo di grazie, anzi, nove mondi <3


E adesso le note:

-Avete mai notato che si parla tanto di girlpower e di “io decido da sola” e poi, dopo anni di personaggi femminili che cercano di riscattare gli stereotipi, ancora nessuno ha parlato esplicitamente di ciclo?

Insomma, Vedova Nera, Carol Denvers, Peggy Carter, Pepper Potts, Wanda Maximoff... tutte immuni alla sindrome premestruale? O tutte le vicende guardacaso iniziano subito dopo i giorni del mestruo e si concludono poco prima di quello successivo? O magari sono proprio loro che, sapendo di avere poco tempo a disposizione, si spicciano a sconfiggere i cattivi per poi potersene tornare in pace su un divano ad ingozzarsi di cioccolato quei pochi giorni al mese? Misteri della biologia della Marvel, temo...

-Algrim e Malekith. Andiamo, non sono shippabilissimi? Adesso grazie a me sì.


Al prossimo capitolo


Makoto


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Capitolo 6
*** Rún ***


Un mondo oscuro

6

Rún

*

Dopo aver mangiato si sentiva molto meglio.

In parte per il cibo in sé, in parte per la compagnia, ma il malumore era quasi passato e stava riuscendo a godersi la serata.

La prima giornata del ciclo era sempre infernale per lei, ed ovviamente quando era partita per Asgard in tutta fretta non aveva controllato se aveva in borsa almeno un antidolorifico. Cosa che non era, quando poi era andata a controllare.

E poi c'erano tutte quelle cose che Frigga aveva detto loro, sul ciclo femminile, sulle quattro fasi, sulle energie di ogni fase... era incredibile!

-Darcy? Tu credi a tutto quello che ci ha detto la regina a proposito delle mestruazioni?-

La sua assistente le rispose con la bocca piena del dolce al miele che stava ancora sbocconcellando.

-Certo, perché non dovrei? Fa molto più figo dire “Sono nei giorni della Strega, dunque sono una sciamana che viaggia tra i due mondi e vede i diversi piani dell'esistenza” piuttosto che “sono sclerata perché ho questo cazzo di ciclo!”-

Scoppiò a ridere.

Certo, per Darcy doveva essere stata una manna dal cielo (letteralmente) scoprire quelle cose.

-In effetti fa una figura migliore- concesse.

-Ed immagina quando torneremo sulla Terra e fonderemo il nostro culto di sacerdotesse che seguono il ciclo femminile! Sarà una figata pazzesca!-

Per un attimo Jane si immaginò Darcy vestita con qualche tunica e con monili vichinghi, e che officiava strane cerimonie a proposito delle fasi del ciclo.

E la cosa grave era che non doveva nemmeno fare troppo sforzo ad immaginarlo.

-Sarebbe una specie di setta new age di adoratrici del ciclo-

-Ed anche un ottimo posto per dei vampiri-

-Eh?-

-Jane... per favore... ti ricordo che hai tre lauree, non farmi spiegare certe battute-

Lentamente la comprensione illuminò il suo cervello, che però era fatto per ben altre cose che comprendere battutacce a doppio senso... poi il disgusto... poi una risata isterica che non riusciva a fermare in nessun modo.

**

“Sarebbe una buona idea uscire”

Il pensiero le era spuntato in mente senza motivo, ed ormai Frigg sapeva che più una cosa sembrava senza motivo più era interessante assecondarla. Stavolta non era un senso di minaccia, anzi il pericolo che aveva percepito solo il giorno prima si era quasi acquietato.

-Vieni, Thor, usciamo in terrazza. È una bella serata-

***

-Jane, ti va di uscire un po'? È tutto il giorno che sei chiusa qui dentro-

-In effetti non sarebbe male come idea. Va bene, fammi mettere le scarpe ed usciamo-

Oltre alle scarpe presero anche i mantelli, perché l'aria della notte di Asgard era fresca.

Accanto a lei Darcy canticchiava qualcosa che poteva essere tra le tracce della sua “epica colonna sonora”.

****

-Jane! Non mi aspettvo di trovarti qui fuori!-

Il modo in cui il viso di Thor si era illuminato quando l'aveva vista le aveva fatto un effetto strano.

-Sì, abbiamo deciso di uscire a prendere un po' d'aria-

-Sono contento che lo abbiate fatto-

Forse davvero non c'era nessun motivo di preoccuparsi. Forse avrebbe potuto dirgli che le servivano un paio di giorni perché aveva il ciclo.

Si avvicinò a lui ed a Frigga, e colse un sorriso di incoraggiamento della regina.

Frigga era davvero una gran donna, pensò Jane.

-Thor. Vuoi... accompagnarmi?-

-Certo-

Lui le offrì il braccio e lei vi si appoggiò.

Scambiò una veloce occhiata con Darcy che le fece segno di ok con entrambi i pollici alzati.

Ok, no... era meglio appartarsi.

Alle loro spalle, prima di essersi allontanati abbastanza, sentì Darcy che chiedeva a Frigg di spiegarle di nuovo la questione delle fasi delle energie. O delle energie delle fasi.

****

Asgard vista dall'alto era una meraviglia.

Loki la accarezzava con lo sguardo da dietro la vetrata della finestra della sua stanza.

All'interno aveva tenuto solo una lanterna accesa, e, se si sforzava di mettere a fuoco, il vetro della finestra faceva da specchio e gli rimandava la sua immagine invece che quella dell'esterno.

Le rughe sul viso corrucciato, i capelli più lunghi, il viso che si era fatto più scavato, l'abitudine che aveva preso non ricordava più quando di stare con le mani intrecciate dietro la schiena. Loki si vedeva cambiato.

“Per fortuna tra di noi non c'è bisogno di formalità. Preferirei morire di fame piuttosto che sedere alla stessa tavola con Thor”

“Potrei farti compagnia io”

“Un'altra volta, magari”

Loki stava ancora pensando al suo colloquio con Frigg di quella sera, ed era ancora convinto che decidere di restare da solo fosse stava la scelta migliore.

Il cibo era buono, il vino anche, e l'ancella che glieli aveva portati era graziosa. Per il momento si sarebbe accontentato.

Per il momento quello che gli occupava la mente era altro: l'Aether, possibili scappatoie al suo giuramento, cosa fare quando ne sarebbe stato sciolto...

Ogni tanto la parola Svartálfar gli attraversava la mente, ma adesso che era fuori dalla cella era ben deciso a non farsela pesare come una minaccia.

E poi c'era la questione del bracciale intrecciato di rune.

Loki lo sollevò per scrutarlo alla luce della lampada.

Era pesante, di bronzo lucidato, e le rune incise formavano un intrico impossibile da sciogliere.

Odino gli aveva detto di non provare a liberarsene, ma si era rifiutato di dirgli quali avrebbero potuto essere le conseguenze.

Era stato un bluff?

O ci sarebbero davvero state conseguenze spiacevoli?

Quale sarebbe stata la cosa peggiore che avrebbe potuto succedergli? Odino non avrebbe davvero mutilato o ferito gravemente il suo migliore alleato solo per una ripicca, giusto?

Giusto?

*****

-Mia madre ti ha detto la verità: per noi uomini di Asgard il ciclo femminile è un dato di fatto. Sappiamo che è un potere che è solo delle donne e non ci intromettiamo-

-Non vi mette in imbarazzo?-

-Solo perché in certi giorni le nostre donne sono più irritabili e più forti, e rischiano di batterci a duello. Quello sì che è imbarazzante-

-Io non potrei mai batterti a duello- obbiettò Jane.

-Tiri certi schiaffi che con un po' di allenamento potrebbero mettermi in seria difficoltà-

Jane rise al ricordo di lei che schiaffeggiava Thor quando erano a Londra.

Era finita per appoggiarsi a lui, e Thor le aveva messo un braccio attorno alle spalle.

-Sono contenta di essere qui con te-

-Anche io lo sono. Quando tutto questo sarà finito vorrei parlare di noi, lo sai? Di cosa fare nel futuro-

Ah. Quella sì che era una discussione interesante.

-Sei stato lontano così tanto tempo che credevo mi vessi dimenticato- confessò lei piano, stretta nel suo abbraccio.

Thor la strinse più forte e la fece girare per guardarla negli occhi.

-No, Jane, questo mai! In questi mesii che siamo stati lontani io non ho mai smesso di pensare a te, e sapevo che anche tu mi stavi cercando. So di averti fatto soffrire. Mi dispiace, Jane-

******

Che cosa avrebbe potuto essere? Non una punizione fisica grave, perché Odino non poteva permettersi di fargli del male al momento, e quindi perché preoccuparsene?

Il bracciale gemello era stretto al polso di Thor, e allora? Non era mai stato un problema liberarsi di Thor.

Loki decise che lo avrebbe fatto: avrebbe provato ad aprire il bracciale con il suo seidr anche solo per il gusto di ribadire a Padretutto che lui non era una cane che poteva tenere al guinzaglio.

Si concentrò, fece scorrere le dita lungo le rune intrecciate, e poi, dove aveva individuato una leggerissima discontinuità tra Ehiwaz ed Isa, tentò di scardinare l'incantesimo.

*******

-È stato difficile, una volta ricostruito il ponte dell'arcobaleno, resistere alla tentazione di raggiungerti, ma alla fine il Wyrd ha voluto lo stesso che ci incontrassimo ancora-

Ok, forse Jane avrebbe dovuto usare una delle sue tre lauree per capire come resistere al fascino degli occhi di Thor innamorato di lei.

O forse no, dato che le piaceva sentirsi dire quelle cose, da quel dio, con quella voce.

Tranne che...

-Thor? È una cosa normale?-

-Cosa?-

Jane indicò il suo polso destro, dove uno strano bracciale aveva iniziato a brillare di simboli di rune incise.

Thor sgranò gli occhi. Dunque non era normale.

-Oh, no... Loki! oh, n...-

Non riuscì a finire la frase, perché all'improvviso Thor sparì nel nulla, lasciandola sola, al buio, e molto, molto delusa.

********

Thor non capiva.

Era stretto a Jane, stavano discutendo di progetti per il futuro, ed all'improvviso si era sentito risucchiare nel vuoto come quando viaggiava con Bifrost, e poi lo schianto di metallo contro metallo ed il suo braccio destro bloccato come se fosse legato a qualcosa.

Dovette stringere gli occhi nella penombra per rendersi conto che il “qualcosa” era il braccio sinistro di Loki, attaccato allo stesso Loki, che non sapeva se essere sconvolto oppure furioso.

La sua prima reazione fu dare uno strattone ma i bracciali rimasero incollati e Loki, preso alla sprovvista, rischiò finire a terra.

Non ci fu bisogno che Loki aprisse bocca perchè Thor capisse che, potendo, lo avrebbe incenerito.

Poi fu il suo turno di provare, e stavolta Thor tenne il braccio fermo.

Niente. Per quanto Loki tirasse e si sforzasse anche a costo di slogarsi il polso, restavano attaccati.

Si guardarono negli occhi solo un istante, tempo di leggere ognuno la consapevolezza dell'altro, prima di cominciare ad urlarsi contro.

-Loki! Che ti è saltato in mente?! Hai rovinato tutto!-

-Chissene frega di cosa ti ho rovinato! Se avessi saputo che mi sarei trovato incollato a te non ci avrei provato!-

-Ah, quindi hai provato a liberarti del sigillo? Padre ti aveva detto di non farlo!-

-E tu sai tutto sull'obbedienza ad Odino, non è vero? E comunque non è mio padre-

-Sta zitto e pensa a come liberarci!-

-Perché sono sempre io quello che deve pensare per tutti e due?-

-Loki, o fai subito qualcosa per risolvere questo guaio oppure me ne fregherò della legge del non colpire un avversario disarmato!-

-Ma cosa credi, che io mi diverta ad essere così appiccicato a te? Questa non è nemmeno una punizione, è uno scherzo infame! E non posso fare nulla contro queste rune-

-Vuoi dire che non puoi staccarci?-

-No che non posso! Lo avrei già fatto!-

-E allora...-

La soluzione era una sola a quel punto: o amputare una mano a Loki oppure...

-MADREEEE!!!!-

********

-Sono stata a colloquio con vostro padre. Dice che lui ha tracciato quelle rune e lui solo ha il potere di scioglierle, dunque dovrete aspettare la sua presenza. Ed ha aggiunto che al momento è molto impegnato-

Loki imprecò tra i denti.

Thor imprecò a voce alta e ricevette subito un'ammonizione da Frigg.

-Ha avuto almeno la grazia di dire per quanto tempo sarà impegnato?- chiese Loki, curandosi di mettere più veleno possibile in ogni parola.

-Non lo ha specificato, comunque fossi in voi non mi aspetterei la sua presenza prima di domani mattina. Mettetevi pure a dormire. Buonanotte-

Thor sperò di esserselo solo immaginato, tuttavia gli era sembrato di sentire una traccia di divertimento nella voce di sua madre.

-Ah, Thor... non preoccuparti: ho provveduto io a scusare il tuo... ehm... comportamento presso le nostre ospiti-

Frigga li lasciò, ed a loro non rimase altro da fare se non restare avviliti ed incollati, seduti uno accanto all'altro sul divano del salottino delle stanze di Loki.

Le lampade alle pareti illuminavano di una luce ambrata che però non era confortevole, anzi in quel momento li infastidiva.

-Non posso credere che abbia fatto una cosa simile!- ringhiò Loki.

-Non posso credere che Padre abbia messo di mezzo me. Avrebbe potuto fare in modo che il bracciale ti fulminasse se tu avessi cercato di togliertelo-

-Oh, ti ringrazio per il pensiero! Purtroppo io sono ancora di qualche utilità qui ad Asgard-

-Purtroppo davvero-

-Cos'è'? Ti rode che io solo abbia certe capacità e che Odino sia arrivato a sospendere la mia pena pur di avere il mio aiuto? Per te non lo ha fatto, quando eri in esilio su Midgard-

-Come avrebbe potuto, dato che tu lo avevi fatto sprofondare nel Sonno? Sei paranoico, fratello-

-Non sono paranoico! E non sono nemmeno tuo fratello-

-Sì, sì, come vuoi... adesso voglio dormire almeno qualche ora-

Thor si alzò, convinto di poter raggiungere il letto e di poterci sprofondare fino all'alba, ma quando provò a fare il primo passo si trovò bloccato.

Suo fratello era ancora seduto, e poiché il suo braccio era ancora attaccato...

-Loki, smettila di fare i tuoi stupidi scherzi-

-Non è uno scherzo. Se vuoi andare a nanna fai pure, ma io non ho intenzione di seguirti. Non sono un dei tuoi cani, Thor!-

-Bada a te, Loki!-

-Altrimenti? Non puoi infierire su un avversario disarmato e non puoi nemmeno danneggiare il migliore alleato di tuo padre-

Una soddisfazione malsana scintillava nelle iridi di Loki, e tanto bastò a Thor per farlo infuriare.

-Sei uno stupido!-

-Di tante cose che potevi dirmi hai scelto proprio la più banale e la meno esatta-

Thor provò a fare un bel respiro per calmarsi, e gli riuscì abbastanza bene.

-Ascolta, vorrei solo dormire qualche ora. Ti ricordo che abbiamo problemi più importanti da affrontare-

-Non nell'immediato. Potrei continuare questo giochetto fino all'alba di domani, lo sai?-

-Ed io potrei staccarti quella lingua biforcuta una volta per tutte!-

Loki si alzò di scatto per litigare alla sua stessa altezza.

-Provaci! Davvero, provaci! E poi spiega a tuo padre che ti sei fatto provocare come un ragazzino stupido-

C'erano limiti che Loki non doveva sorpassare, ed invece si metteva sempre d'impegno per fargli perdere il controllo.

Senza pensare Thor lo aveva afferrato di nuovo dal collo.

-Adesso basta!-

-Smettetela tutti e due-

Si voltarono entrambi. O meglio, Thor si voltò, mentre Loki dovette accontantarsi di ruotare il collo quel tanto che gli permetteva la stretta del fratello.

Se la regina aveva deciso di intervenire di persona voleva dire che avevano davvero esagerato.

-Thor, adesso lascialo andare. E tu, Loki, ricordati che non sei più un bambino e che certi atteggiamenti dovresti averli superati da un pezzo-

La stretta di Thor si allentò lentamente e molto di malavoglia.

Frigg li osservò ancora qualche momento prima di annuire convinta.

-Così va meglio. Il vostro comportamento non è stato degno dell'educazione che avete ricevuto. Adesso, se volete scusarmi, vorrei tornare a riposare-

L'immagine di Frigg sparì poco a poco, e lasciò i due colpevoli in silenzio ed a testa bassa.

Essere rimproverati in quel modo era stato ancora più umiliante che essere incatenati assieme.

-Madre ha ragione. Sono atteggiamenti che dovremmo aver superato tutti e due- disse Thor a voce bassa.

Accanto a lui Loki non rispose subito, ma teneva le labbra serrate come per non lasciar uscire qualcosa.

-Ammetto di aver esagerato- disse alla fine. Non erano delle scuse ma comunque meglio di niente.

-Scusami, Loki. Se non vuoi dormire posso aspettarti. Avrei dovuto chiedertelo-

Di nuovo quelle labbra strette e gli occhi chiari di Loki che lo evitavano.

-No. Andiamo. Domani abbiamo del lavoro da fare-

Appiccicati in quel modo sembravano i bambini di una volta, che si tenevano per mano, ma la realtà era ben diversa.

Arrivati in camera da letto avrebbe potuto essere comico il modo in cui ci dovettero salire, ovviamente senza potersi spogliare perché non sarebbero riusciti a sfilare quella manica.

Thor stava pensando di dire qualcosa, ma Loki spense in fretta la lampada accanto al letto e gli diede le spalle. Il braccio che non poteva muovere gli doveva stare scomodissimo.

Ritenne più saggio allora restare in silenzio, e spense anche lui la sua lampada sporgendo appena il braccio e stando attento a non dare troppo fastidio a Loki.

Per dormire anche lui avrebbe voluto girarsi e dargli le spalle, ma se lo avesse fatto entrambi si sarebbero slogati qualcosa; preferì non creare altro disagio e rimase disteso con il braccio libero dietro la testa e l'altro più vicino possibile a Loki per non farlo svegliare troppo anchilosato il mattino dopo.

*********

Quella era una delle storie più assurde ch Jane avesse mai sentito.

Frigg l'aveva accompagnata di persona nella sua stanza dopo che lei era tornata da loro in lacrime, e le aveva assicurato che doveva esserci una spiegazione più che ragionevole per quanto successo.

Solo che quella non le sembrava una spiegazione ragionevole!

Thor e Loki erano incatenati assieme? Appiccicati perché Thor era il custode di Loki finché non fosse finita la minaccia degli elfi oscuri e Loki non fosse tornato in cella? Eh, no... non era ragionevole per niente!

Però era parecchio divertente.

**********

Svartálfar!

Madre!

Loki si svegliò perché stava soffocando.

Aveva in gola un rantolo che non riusciva ad emettere tanto era inchiodato dal terrore.

Era bagnato di sudore freddo, ed i capelli gli si erano incollati alla fronte e sul collo.

Il cuore martellava furioso nel petto, tentando di sfuggire a quella parola terribile.

Svartálfar!

Svartálfar!

Svartálfar!

Tentò di portarsi le mani al viso, ma il suo braccio sinistro rimase bloccato da qualcosa.

Ah, già. Thor. Ed il bracciale di Rune.

Era ancora talmente annichilito dal terrore che non ebbe nemmeno la forza di arrabbiarsi per quello.

Perchè la visione non cambiava? Non aveva forse messo da parte il suo orgoglio pur di salvarla? Non aveva deciso di mettere da parte il rancore verso Odino e di usare tutto il sapere in suo possesso pur di cambiare il destino che aveva visto in Sogno?

Ed allora... perché?

Se non fosse stato incatenato a Thor si sarebbe alzato per camminare e sfogare la tensione con il movimento, ma poiché non voleva rischiare nemmeno di svegliarlo e di farsi chiedere “che succede?” era costretto a restare immobile.

Lo irritava, ma era meglio che dover dare spiegazioni a Thor.

Loki si chiese se ancora una volta non avesse fatto l'errore di essere presuntuoso, e se tutta la sua abilità con il Seidr non sarebbe stata inutile. O se, peggio, come in tanti racconti che aveva letto “ci si imbatte nel proprio destino proprio sulla strada presa per evitarlo”.

No! Si rifiutava di accettarlo!

La partita era ancora tutta da giocare, e lui non avrebbe perso senza prima aver dato fondo ad ogni astuzia lecita o illecita in suo possesso.

***********

Fu svegliato dalla consapevolezza che c'era una presenza che si avvicinava.

Scattò a sedere con gli occhi sbarrati, ancora carico di adrenalina dopo la visione della notte, ma l'intruso non era né un elfo oscuro né nessun altro nemico di Asgard.

Piuttosto stavano bussando alla porta, e lui rispose “Entrate” senza quasi pensare.

Il suo strattone aveva svegliato Thor, che però si mise a sedere con calma, sfregandosi il viso stropicciato dal sonno.

-Che succede?-
-Credo che tra poco saremo liberi. Avanti, alzati: non voglio farmi trovare così-

Thor borbottò qualcosa di incomprensibile ma alla fine riuscirono ad alzarsi ed a farsi trovare da Padretutto già svegli e pronti.

Il re di Asgard li scrutava come alla ricerca di qualcosa.

-Spero che vi sia servito da lezione-

Loki dovette fare un grosso, grossissimo sforzo, per non dire tutto quello che pensava.

-Alla buon ora. È stata una stupida ripicca farci questo scherzo-

-Forse, ma è stato molto istruttivo. Sapevo che non avresti resistito alla tentazione di sfidarmi-

-E questo ti fa sentire meglio? Ti dà l'illusione di riuscire a prevedere le mie mosse e tenermi sotto il tuo controllo?-

Odino non potè rispondere perché Thor si mise di mezzo, anche lui arrabbiato, offeso ed umiliato.

-Ed io? Perché coinvolgere anche me?-

-Non ti avevo forse detto che la questione della tua disobbedienza sarebbe stata trattata a parte? Considerala trattata-

Accanto a lui Thor stava per rispondere male, ma Loki sapeva che il loro unico obbiettivo avrebbe dovuto essere tornare liberi prima possibile, quindi gli diede un calcio nelle caviglie per farlo tacere.

Forse Odino lo aveva visto, ma nemmeno gli importava più di tanto.

Con un gesto della mano il Padre degli dei fece segno di allungare le braccia.

Non fece altro che toccare entrambi i bracciali, e subito le rune risposero al suo tocco emetendo un bagliore dorato; quella era l'ennesima conferma di ciò che si mormorava già da tempo: Odino conosceva le rune meglio di quanto lasciasse vedere.

I bracciali si separarono all'istante, e loro furono di nuovo liberi.

Si scambiarono appena uno sguardo rapido e rancoroso, prima di riportare la loro attenzione su Odino.

-E adesso mettetevi al lavoro. C'è una gemma dell'inifinito di cui occuparsi-

************

-Voglio accesso alla bilioteca- Mise subito in chiaro Loki -A tutti i testi della biblioteca-

-Non vuoi vedere di nuovo la ragazza?- gli chiese Frigg. Gli altri seidmadr, anche i più anziani ed esperti, non aprivano bocca ed anzi lo guardavano il meno possibile.

-Non mi serve vederla, per adesso, ma voglio... vorrei... sapere di ogni cambiamento, se ce ne saranno-

-Va bene, hai accesso alla biblioteca. Vuoi che ti siano portati i testi o preferisci andare tu-

-Ci andrò io, e ci andrò subito per cominciare le ricerche. Ti ringrazio, mia signora-

Loki si inchinò per congedarsi e sparì prima possibile.

Frigg avrebbe voluto parlare con lui, avrebbe voluto sapere cosa c'era sotto quella facciata così rigida, fredda, formale, ma sapeva che non era il caso di forzare i tempi: quando e se Loki avesse voluto parlare, lo avrebbe fatto lui.

Ed intanto la tela del Wyrd delineava il suo intreccio.

************

La biblioteca era un posto che gli era mancato.

Risvegliava in lui ricordi meno amari che il resto del palazzo, e Loki vi si rifugiò con un senso di sollievo.

Attorno a lui c'erano scaffali alti fino al soffitto, carichi di tutta la storia di Asgard. Erano libri di incantesimi impregnati essi stessi di magia, e libri incomprensibili per chi non avesse saputo interpretare i significati più nascosti delle rune.

Quell'ala del palazzo non aveva che finestre molto alte ma sottilissime, poco più che feritoie, larghe una spanna per impedire qualsiasi accesso dall'esterno.

Odino aveva compreso che la conoscenza è un bene, una risorsa, persino un'arma, e dunque la custodiva gelosamente come i tesori d'oro e d'argento.

Pochi avevano avuto accesso a quei testi, e Loki era uno di quei pochi. Non sempre con il permesso di Odino, ovviamente.

Dopo il sospiro iniziale Loki si sforzò di riprendere il suo portamento consueto: era lì non per nascondersi come un codardo o per frignare, ma per trovare un modo di separare l'Æther dal corpo ospite.

Che spreco di tempo! Per quanto lo riguardava la lama di un pugnale sarebbe andata benissimo!

Ma finché nessun altro la pensava come lui avrebbe dovuto adattarsi.

Si diresse a colpo sicuro verso i testi che comprendevano le trasformazioni a livello subatomico.

************

-Le riparazioni sono tutte complete. Le ultime prove e poi potremo partire-

Algrim non si allontanò dopo averglielo riferito.

Aspettava che lui lo congedasse, ma Malekith scoprì che non voleva che si allontanasse.

-Sei un aiuto prezioso, Algrim il Forte. Sei ciò che serve a guidare questo popolo di nuovo alla sua grandezza-

-Sarai tu a riportare gli Svartálfar alla grandezza, non io. La tua conoscenza delle arti magiche è superiore alla forza-

-Ogni regno ha bisogno della forza. Ne hanno bisogno i soldati per avere un modello da seguire, e ne ha bisogno la magia, perché da sola la magia è spirito inconsistente. La magia rischia di far smarrire la realtà. Abbiamo bisogno della tua forza, Algrim-

-Sono onorato che tu la pensi così- Algrim rimase in silenzio, e Malekith ne fu insipiegabilmente infastidito. Gli sembrava un reazione troppo fredda, e sentiva che Algrim era molto di più.

-Io sono un guerriero. So molto poco sulla magia, se non gli elementi di base che si imparano da piccoli. Temo di essere un disonore per la nostra razza, a dire la verità, dato che ho difficoltà ad eseguire incantesimi che bambini riescono a padroneggiare ad occhi chiusi. Per questo... per questo ammiro tanto il tuo potere. Tu vedi, senti ed agisci su livelli che io non posso nemmeno immaginare-

Malekith non riusciva a crederci. Sapeva che Algrim era leale, che non nutriva ambizioni che minacciavano il suo potere, ma non aveva mai sospettato che dietro la sua lealtà ci fosse vera ammirazione per lui.

Per la prima volta nella sua lunga vita non sapeva come comportarsi, perché era tirato da forze che non conosceva e non riusciva a comprendere.

-La magia è il regno dello spirito, e lo spirito può perdersi-

Guardò un attimo in basso, verso la voragine che era l'interno dell'astronave, appena rischiarata dalle emissioni di energia di pochi strumenti.

E se lo avesse fatto? Avrebbe potuto?

-Io ho bisogno della tua forza al mio fianco. Sappi che ti considero azém-

Algrim spalancò gli occhi.

Azèm! Voleva dire “mio pari”, “colui a cui concedo completa fiducia”.

Algrim si inginocchiò davanti a lui prima che Malekith potesse fermarlo e gli strinse le mani.

-Ti ringrazio. Sarò degno di questo onore-

Era a testa bassa e Malekith non poteva più vedere il suo viso, ma nel buio sentiva che Algrim lo stringeva in un modo completamente diverso dal solito.

**************

Loki si sfregò gli occhi stanchi.

Le rune richiedevano molta concentrazione per decifrarne tutti i livelli di significato, e lui aveva passato molto tempo senza leggerle davvero.

Tuttavia le sue richerche, anche se faticose, erano state utili, e di questo era abbastanza soddisfatto.

Decise di fare una pausa per non abusare delle sue forze, ed anche perché gli sembrava corretto tornare negli appartamenti di sua madre all'ora di pranzo anche se avrebbe mangiato da solo.

Era quasi arrivato all'uscita della biblioteca quando sentì altri passi che entravano.

“Oh, no! Ci mancava solo questa!”

Lo irritava avere a che fare con Padretutto, ed era sicuro che fosse venuto a cercarlo apposta; per un breve attimo pensò di nascondersi con un'illusione e di svicolare in fretta, ma non appena lo ebbe pensato tutto il suo essere si era rivoltato: lui era un principe, non sarebbe fuggito come un ratto!

-Loki. Mi hanno detto che avrei potuto trovarti qui-

-Sì. Ci sono testi che ho voluto consultare-

-Ti ho cercato per un altro motivo-

-Davvero?-

Avrebbe preferito che lo avesse cercato per controllarlo.

-Sì. Volevo dirti che ho dovuto farlo-

-A cosa ti riferisci, esattamente?-

-Imprigionarti. Rinchiuderti in un posto abbastanza profondo e sorvegliato da rendere il venirti a prendere uno spreco di energie-

Ecco, Loki aveva ragione a pensare che sarebbe stato meglio essere cercato per essere controllato.

Non era preparato per una cosa del genere, e non sapeva trovare altra reazione che il fastidio.

-E dunque? Ti aspetti la mia gratitudine per questo?-

-Sarei uno sciocco. Volevo solo dirtelo ora che posso guardarti in faccia. Puoi tornare alle tue ricerche-

Odino se ne andò dalla biblioteca e lo lasciò solo.

Era successo tutto troppo in fretta. Era per quello che Loki non aveva trovato risposte caustiche a quella patetica ostentazione di generosità interessata.

Solo per quello.

***************

-Che palle!- imprecò Darcy per l'ennesima volta.

I signori in tunica bianca si voltarono sorpresi dal rumore improvviso, ma poi tornarono ad ignorarla. Darcy aveva l'impressione di essere per loro niente di più che una cavia per un bizzarro esperimento scientifico; l'unico migglioramento rispetto a Loki era che nessuno di loro l'aveva chiamata “corpo ospite”.

Era distesa sul solito tavolo di metallo, simile a quello che tante volte aveva visto nelle serie crime come tavolo da autopsie, e sopra di lei galleggiava ancora l'immagine del suo corpo in 3D composta da glitter rosso rame; c'erano zone in cui il colore era più chiaro, vicino all'oro, e zone in cui era quasi bronzo.

Le piaceva la sua copia fatta con i glitter, ma loro avrebbero anche potuto spiegarle cosa stavano facendo.

-Salute, maestri. Ci sono novità?-

Ah, almeno era arrivata Frigg! La regina era la migliore in quel posto!

-Mia regina, non c'è molto da dire. La fusione a livello subatomico procede lentamente, come voi potete vedere, ma procede. Non possiamo fermarla, e più passa il tempo più sarà difficile rimuovere la gemma-

-Capisco-

Frigg rimase a testa bassa a riflettere.

I loro sguardi si incrociarono per caso, ed allora a Darcy non piacque per niente quello che vide: le sembrò che Frigg fosse dispiaciuta, anzi che la guardasse come i condannati a morte.

-Vi prego, signori, lasciateci per il momento-

I maestri di imagia obbedirono e presto nella stanza rimasero solo Darcy e Frigg.

-Sono spacciata, non è vero?-

-No, cara non sei spacciata. Ci sono altre strade che si possono provare. E poi abbiamo Loki adesso. Con il suo aiuto potremo risolvere questo problema-

-Non è giusto!-

-Oh, tesoro, non devi preoccuparti. Troveremo il modo di liberarti da questo peso, vedrai-

-Non è questo-

-Ed allora cosa?-

-Mi secca il fatto che potrei avere i super poteri anche se solo per poco tempo, e non li posso usare! Che noia! Io credevo che almeno... non lo so... almeno un'onda energetica avrei potuto farla. Oppure la telecinesi come Carrie. Quello sì che sarebbe stato figo. E invece... niente! Non posso nemmeno caricarmi la batteria dell'IPod senza svenire!-

Frigg sospirò. Era incredibilmnte simile ad una madre terrestre, in certi atteggiamenti.

-Darcy, ascoltami. Ognuno di noi ha un talento. Un superpotere, se vogliamo chiamarlo così. Anche senza l'Aether, tu saresti una persona speciale-

-Bella storia. In questo modo siamo tutti persone speciali!-

-Esatto. Ciò che ci rende speciali è che siamo uno diverso dall'altro. Non hai bisogno la gemma dell'infinito per avere i superpoteri. E adesso che ne dici di andare a pranzo?-

****************

Stava piluccando dal piatto di malavoglia e senza sentire il gusto del cibo. Era più quello che spostava con la forchetta che quello che effettivamente metteva in bocca. E per fortuna non c'era sua madre a testimoniare!

Il problema era che era stato uno stupido. Ci aveva sperato davvero! Era stato stupido, infantile, debole.

Quando Odino gli aveva detto di averlo rinchiuso per tenerlo al sicuro da Thanos, Loki aveva davvero creduto per un momento che lo avesse fatto perché in fondo gli interessava che mostriciattolo raccattato a Jotunheim mille anni prima non finisse squartato dal Titano Folle.

Ma la logica gli diceva che era assai più probabile che Odino lo avesse rinchiuso perché non fosse più motivo di imbarazzo presso gli altri otto regni, e che adesso prendesse come scusa un presunto residuo di affetto per tentare di riconquistare la sua lealtà e di avere di nuovo le sue capacità al servizio di Asgard.

Gratis, stavolta, anzi come era sempre stato finché lui non si era stancato ed aveva rovinato il giorno della nomina di suo fratello.

Detestava Odino per essere ricorso ad un trucco così meschino, ma ancora di più detestava sé stesso che non era ancora riuscito a schiacciare quella parte di sé che desiderava essere “il figlio degno”.

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Cantuccio dell'Autore


Come avete passato Halloween? Tutto bene? Vi sono avanzati scheletri nell'armadio?

Io sono tornata a postare dopo tantissimo tempo, dunque ringrazio per la pazienza tuti quelli che hanno aspettato quest nuovo capitolo.

Lle note sono queste:

-Forse adesso ho capito perché durante Dark World Jane tirava ceffoni a tutti: aveva il ciclo ma la Marvel non lo ha detto pubblicamente.

-La scena del bracciale di rune e di Thor e Loki appiccicati mi ha fatta rotolare dal ridere mentre la scrivevo. Non serve a nulla ai fini della trama, spero che vi abbia divertito quanto ha divertito me.

-Algrim è la più fedele fangirl di Malekith-sempai. Scusate, mi è uscito così.


Al prossimo capitolo.


Makoto



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