Un mondo oscuro di Smeralda Elesar (/viewuser.php?uid=70303)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La gemma della realtà ***
Capitolo 2: *** Asgard ***
Capitolo 3: *** Svartálfar ***
Capitolo 4: *** La tela del Wyrd ***
Capitolo 5: *** Il giuramento del principe ***
Capitolo 6: *** Rún ***
Capitolo 1 *** La gemma della realtà ***
Desclaimer: questa storia è
dedicata ad Alie_NationZone. Non so se bazzica ancora questo
fandom, ma ai tempi in cui EFP era molto più vivace lei è
stata per me un'imparegiabile compagna di delirio. Forse addirittura
questa idea di Darcy che trova l'Aether al posto di Jane è una
cosa che avevamo tirato fuori in una delle nostre meravigliose chat.
E dunque a te, compagna di delirio e
cacciatrice di assurde situazioni Thorki! Skål!
dovunque tu sia.
Invece a tutti voi che mi conoscete per
la prima volta, benvenuti in
Un mondo oscuro
1
La gemma della
realtà
*
Asgard, prigioni nei
sotterranei
La cella era pulita, bianca, asettica.
E, privilegio non trascurabile dovuto
forse al suo lignaggio o forse ad una premura personale di Frigga,
era una cella singola in cui Loki, principe cadetto e adesso
criminale, era unico ospite.
Loki fece scorrere lentamente le lunghe
dita sulla parete del campo di forza, tracciando con la punta dei
polpastrelli gli intrecci geometrici che vibravano di energia e di
seidr sotto il suo tocco.
Non erano quelli a trattenerlo davvero.
Più che altro una cella di
Asgard gli sembrava un'ottima alternativa a certe cose che aveva
visto sul pianeta artificiale del Titano Folle, cose che sarebbero
state riservate a lui come punizione per il suo fallimento.
Già che non avesse recuperato la
gemma dello spazio, il Tesseract, era grave, ma che addirittura nel
tentativo avesse perduto la gemma della mente che gli era stata
affidata era imperdonabile.
Anche se in teoria Thanos non sapeva
che lui sapesse da cosa esattamente derivava il potere di controllare
le menti nel suo scettro.
Loki lo aveva compreso non subito ma
molto presto, ed aver perso una gemma dell'infinito gli sarebbe
costato molto, molto caro.
Dunque meglio una cella, anche se il
suo orgoglio ne usciva un po' ammaccato.
Ci sarebbe rimasto abbastanza a lungo
affinché Thanos si dimenticasse di lui, poi avrebbe trovato un
modo per fuggire.
Per il momento si accontentò
dell'ennesima guardia che, confuso dalla sua illusione che mostrava
la cella vuota, era corso a dare l'allarme sulla fuga del dio degli
inganni.
**
Un luogo remoto,
imprecisato, molto umido, buio e freddo.
-Jane! Jaaaneeee!!! Mi senti? C'è
nessuno? Ehi!-
Accidenti, ma perché tutte le
cose strane capitavano a lei?!
Insomma, Darcy aveva anche fatto la sua
buona azione quotidiana andando a cercare Jane per farle vedere
quegli strani dati sulle anomalie gravimetriche!
E dunque era questa la ricompensa che
il karma le riservava? Farla precipitare nelle miniere di Moria?
-Jane! Qualcuno, per favore, riesce a
sentirmi?-
Oltretutto quella cosa rossa dentro il
monolite di pietra non le piaceva per niente.
Sibilava, si muoveva, sembrava viva.
Ed in un posto del genere poteva
trovarsi di tutto!
Accanto a quel gigantasco blocco di
pietra il rilevatore di distorsioni magnetiche impazziva
letteralmente, ed il continuo bip le stava perforando il cervello.
Tutto attorno a lei c'era il vuoto, e
poi, lontane ed irraggiungibili, pareti lisce scavate nella nuda
roccia.
Se quella cosa era stata messa in
isolamento voleva dire che era una cosa pericolosa, e lei non voleva
avere nulla a che fare con roba del genere: Jane era un'astrofisica
con tre lauree, Thor era un dio, Erik era sopravvissuto all'essere
manipolato da una divinità psicopatica, e invece Darcy... era
solo Darcy. Punto.
Iniziava ad avere davvero paura, perché
insomma, quanto avrebbe potuto resistere? Magari era una cosa
temporanea. Sì, ecco... prima o poi sarebbe tornata al punto
in cui era inciampata ed avrebbe dovuto cadere dalla scala.
Sarebbe stato meglio scendere tutta una
rampa rimbalzando sul sedere che essere intrappolata con quella...
quella cosa.
Però non riusciva a togliersi
dalla testa le parole della ragazzina.
“A volte ritornano, e a volte
no”.
A volte no... a volte no...
Ma andiamo! Perché avrebbe
dovuto essere proprio lei l'”A volte no”?!
-Calma, Darcy... stai calma...
DANNAZIONE, CHE DIAVOLO STA SUCCEDENDO?!!!-
Per la rabbia tirò un calcio
all'unica cosa che aveva vicino, ovvero il monolite di roccia.
Fu un attimo.
Non si era resa conto che avrebbe perso
l'equilibrio, né certo aveva intenzione di mettere le mani
proprio lì, tra i due margini dove sentiva la cosa contorcersi
e sibilare, eppure successe proprio quello: per evitare di cadere nel
vuoto si aggrappò all'unico sostegno disponibile.
L'analizzatore di distirsioni
magnetiche le pendeva dal polso con la sua cordicella, e Darcy fece
in tempo a pensare per un attimo “spero di non averlo
danneggiato” che si rese conto dei numeri sul quadrante che
impazzivano e poi di un crack e di una pioggia di scintille dallo
strumento.
Poi si rese conto di una striscia di
cenere rosso sangue che si avvolgeva attorno al polso e spariva sotto
la sua pelle.
-AAAHHHH!!!! Basta, basta,
BASTAAAA!!!!-
Era la cosa che c'era là dentro!
Ed era davvero viva!
Darcy tentò di scacciarla, ma
quella era come fumo.
Le sembrava di scacciare uno sciame di
insetti minuscoli.
Che schifo!
Continuò a gridare ormai in
preda al panico, senza riuscire a vedere nulla se non la strana
luminescenza rossastra dove la sostanza scorreva dentro di lei.
Adesso ne era certa: sarebbe morta lì,
divorata da quella cosa, nel freddo e nell'oscurità.
Le veniva da vomitare!
Si accasciò a terra ed il suo
ultimo pensiero prima di svenire fu “Voglio tornare da Jane!”
***
Londra, un vecchio
fabbricato abbandonato in periferia.
Darcy era sparita ormai da un'ora.
Era inciampata mentre scendeva le
scale, e quello era normale amministrazione per la sua stagista, ma
quello che non era normale era che invece di scendere le scale
ruzzolando era sparita nel nulla.
Proprio come la lattina gettata dai
ragazzini!
Ma Darcy non era una lattina, né
tantomeno era ricomparsa in un punto improbabile ma comunque vicino a
loro.
E adesso Jane era preoccpata da morire,
perché non avrebbe mai voluto che le succedesse qualcosa di
male.
Il fasometro funzionava fin troppo
bene, e registrava continue variazioni di campi elettromagnetici.
Se avesse potuto utilizzarlo per
seguire i valori dove lo sfasamento era maggiore sarebbe stata una
buona cosa, ma lo strumento era impazzito e dava ora valore zero ora
valori altissimi.
Ed anche lei sarebbe impazzita se non
avesse trovato Darcy!
Si voltò di scatto per seguire
quella che le era sembrata una lieve traccia ed all'improvviso le
sbattè contro.
-Darcy! Oh, mio dio, finalmente! è...-
Ci mise qualche secondo a rendersi
conto che la sua amica non la stava abbracciando ma che era svenuta
addosso a lei.
****
A molti mondi di
distanza, nel buio e nell'ombra di un'astronave creduta distrutta
L'astronave a forma di falce era un
enorme relitto. Era lo scheletro abbandonato di un tempo passato,
coperta di polvere ed affondata nel terreno dove si era incagliata
cinquemila anni prima.
Eppure in quel relitto morto da
millenni qualcosa si stava risvegliando.
Un guizzo di luce rossa percorse il
buio all'interno dell'astronave.
Un essere antico, in animazione
sospesa, ebbe un fremito, ma non era abbastanza per destarlo del
tutto.
Malekith non era più prigioniero
del sonno, ma nemmeno era sveglio.
Dopo centinaia di anni di buio
assoluto, Malekith aveva ricominciato a sognare.
*****
Per Thor l'ennesima chiamata di
Heimdall fu un sollievo: lo dispensava dal partecipare a
festeggiamenti a cui non era incline.
La sua decisione di non tornare più
su Midgard a meno che non fosse strettamente necessario e di non
rivedere più Jane Foster gli stava costando più del
previsto, ed ogni giorno la fermezza della sua volontà era
messa alla prova.
Dunque era ben felice di svolgere tutte
le missioni che Padretutto gli affidava.
Ciò che non si aspettava era di
trovare anche suo padre Odino sotto la cupola di Bifrost.
-Padre, cosa succede? È qualcosa
di grave?-
-Potrebbe essere. Se è davvero
come ha detto il Guardiano allora una cosa così grave non si
vedeva da cinquemila anni-
-Di che si tratta, Heimdall?-
-Una reliquia dell'universo, mio
principe. Una che non avevo nemmeno mai visto di persona perché
tenuta lontana da tutte le forme di vita. Adesso ha trovato una forma
di vita a cui aggregarsi-
-Quale reliquia?-
-La gemma della realtà:
l'Aether-
-Ma è impossibile! Padre,
l'Aether era l'arma dagli elfi oscuri ed è stata distrutta
millenni fa da tuo padre Borr-
Odino gli mise una mano sulla spalla
per farlo voltare e guardarlo in viso mentre gli parlava.
-Non è mai stata solo un'arma. È
una gemma dell'infinito, ed è impossibile distruggerla. Era
stata nascosta in un mondo remoto e dimenticato, nella speranza di
arginare il suo potere e di far credere che non esistessse più
affinché nessuno la cercasse, ma adesso è tornata allo
scoperto, e nel momento peggiore per di più-
-Perché nel momento peggiore?-
-La convergenza dei mondi si avvicina,
Thor. Presto l'Aether potrebbe essere di nuovo un pericolo per tutti
i nove regni. Per questo ti chiedo di andare nel mondo in cui si
trova adesso e di riportarlo qui ad Asgard dove possiamo tenerlo
sotto controllo-
-Come farò? Non so nulla io,
delle gemme dell'infinito-
-Sarà facile: dovrai riportare
qui l'essere vivente a cui si è aggregato-
-Come lo riconoscerò?-
-Oh, lo riconoserai facilmente. Vedi,
Thor, le Norne hanno un modo bizzarro di intrecciare i destini degli
esseri viventi-
-Il tuo modo di parlare non è
chiaro, padre-
-Non posso spiegarti adesso. Ho bisogno
che tu parta subito. Va, riporta la gemma ad Asgard. Dopo ci sarà
tempo per tutte le spiegazioni-
-Va bene, allora partirò
immediatamente. Heimdall, dimmi tu quando-
-Adesso-
Il fascio di luce di Bifrost lo
avvolse, e solo quando fu partito Thor si rese conto che non aveva
nemmeno chiesto in quale mondo fosse diretto.
_________________________________________________________________________________________________________________
Note:
il fasometro esiste davvero. Ecco la sua descrizione
dall'enciclopedia Treccani “ Strumento
per misurare lo sfasamento ϕ tra
intensità di corrente e tensione, e quindi il fattore di
potenza cos ϕ di
una corrente alternata
”
Cantuccio dell'Autore
Breve storia striste:
Era il 2014, ed io, ammaliata
dall'apparizione di Tom/Loki al ComicCon del 2013, mi ero appena
finita una maratona di film di Thor ed Avengers, ed in fiduciosa
attesa di Ragnarok mi ero lanciata nella scrittura di un post “The
Dark World” intitolata “Il sacro vincolo
dell'ospitalità”.
Oggi se penso a quando mi lamentavo di
“Dark World” mi prenderei a ceffoni da sola.
E dunque eccomi qui: torno alle storie
lunghe a capitoli per scrivere di Thor come vorrei che fosse stato,
perché se vuoi che una cosa sia fatta bene devi fartela da
solo.
Non aspettatevi aggiornamenti regolari.
Potrebbero passare dei mesi. E se sparisco non temete: Heimdall mi
tiene d'occhio e darà l'allarme se sarò in pericolo.
Makochan
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Capitolo 2 *** Asgard ***
Un mondo oscuro
2
Asgard
*
Londra, nei capannoni di
cui al capitolo precedente
-Ti prego, ti prego, ti prego, fa che
non sia morta!- ripeteva Jane mentre cercava di trovare il battito
del cuore nel polso inerte di Darcy.
In uno sprazzo si ricordò che la
prima regola quando si ha a che fare con persone svenute è
metterle sul fianco per evitare la cosa della lingua. Jane non
ricordava se il rischio era che cadesse o che Darcy la inghiottisse,
ma non ci teneva a scoprirlo.
Afferrò il giubbotto della
ragazza e la tirò sul fianco verso di lei, poi tornò a
cercare segni di vita.
E se fosse morta? Se avesse riportato
danni gravi per colpa sua che l'aveva trascinata a cercare quegli
strani fenomeni?
Trovò il polso e le posò
due dita sotto il pollice.
Batteva.
Jane tirò un sospiro di
sollievo.
Già il fatto che fosse viva la
confortava.
Magari Darcy era solo svenuta per lo
shock. Dopotutto l'apparecchio che le pendeva dal polso era rotto,
con il vetro spaccato e sembrava aver preso una brutta botta da
qualche parte, ma sul corpo di Darcy non si vedevano segni.
Il fasometro era caduto a terra quando
Darcy era sbucata dal nulla per cadere addosso a lei, ma forse
funzionava ancora.
Jane provò a spegnerlo e poi a
riccenderlo. Niente.
Allora provò ad assestargli un
paio di colpi con la mano aperta, ed allora lo strumento lampeggiò.
-Sì!-
Peccato che il fasometro segnasse
valori di sfasamento assurdamente alti, che addirittura sforavano i
valori di taratura dello strumento.
Che diavolo stava succedendo? Va bene
che i valori erano stati sempre strani da quando erano entrati in
quella zona, ma adesso si stava esagerando!
La risposta le arrivò poco dopo,
sotto forma di una colonna di luce ben visibile attraverso i vetri
sporchi del capannone.
**
Darcy riprese conoscenza lentamente.
Per prima cosa pensò che stava
davvero scomoda. Poi che doveva aver battuto la testa molto forte
perché le faceva malissimo.
E doveva aver sbattuto forte anche
perché stava vedendo una cosa troppo assurda per non essere
un'allucinazione: c'era Thor, alto, in armatura, muscoloso e mièmiè
alla mano, e poi c'era Jane, minuta ed arrabbiata, che lo stava
prendendo a schiaffi.
***
-Dov'eri finito?!-
-Jane, mi dispiace, davvero! Ho dovuto
distruggere il ponte dell'arcobaleno per salvare il popolo di
Jotunheim dalla follia di mio fratello, e con il Bifrost distrutto la
connessione tra i mondi è andata perduta per molto tempo-
Lo schiocco di un'altro schiaffo
echeggiò sotto la volta di plastica.
-E New York allora? Come ci sei
arrivato?-
-Non con Bifrost. È stato un
azzardo provare a spedirmi lì, ma dovevo tentare perché
Loki è una responsabilità di Asgard-
-Ed io che ti cercavo non ero una
responsabilità abbastanza importante?-
-Non potevo. Non sarei potuto tornare
indietro ad Asgard se non con il Tesseract, e non avrei potuto
mantenere la mia responsabilità verso i nove regni. In più
tentavo di proteggere la Terra da interferenze esterne. Io sono un
guerriero, Jane, dove ci sono io c'è il pericolo per le
persone che amo. Non volevo rischiare che ti fosse fatto del male a
causa mia-
Stavolta niente schiaffo.
La spiegazione di Thor era abbastanza
convincente, ed il fatto che lo avesse fatto per proteggerla bastava
quasi a ripagarla dei due anni che aveva speso a non riuscire a
dimenticarlo. Quasi.
-E adesso invece? Perché sei
tornato?-
-Sono stato mandato qui da mio padre
Odino. C'è una cosa che devo riportare ad Asgard-
-Ah, quindi sei qui solo per una
consegna?-
Thor aprì bocca per rispondere,
ma prima che potesse farlo furono distratti da un lamento alle loro
spalle.
Jane dimenticò immediatamente
tutto per tornare da Darcy, che tossiva e tentava di mettersi a
sedere.
-Sto bene, sto bene... sono allergica
alla pennicillina... e se dovesse succedermi qualcosa... voglio
essere cremata, ok?-
-Darcy, sono io, Jane-
-Oh, sei tu. Credevo di essere in
ospedale-
Darcy si stropicciò gli occhi ma
ancora Jane non si fidava a lasciarla e preferì tenerle un
braccio dietro le spalle.
-Sai che ho sognato Thor? E che tu lo
prendevi a schiaffi? E poi ho sognato un sacco di altre cose strane.
Devo aver battuto forte la testa-
-Ehm... Darcy... Thor non è
stato un sogno. Thor è...-
Il biondo dio del tuono si avvicinò
a loro e posò un ginocchio a terra per trovarsi allo stesso
livello.
-Sono contento di rivederti, Darcy
Lewis-
-Ah, ma guarda! Sei davvero qui!
Aspetta... ma se tu sei vero... allora anche l'altro sogno era vero!
Oh, no! Toglietemi di dosso questa cosaaaaa!!!-
Jane non ci capiva più niente:
prima Darcy spariva, poi sbucava fuori dal nulla svenuta, poi ancora
iniziava a vaneggiare di sogni strani e di... di cose... Non era
preparata ad affrontare situazioni del genere lei!
E nemmeno Thor, probabilmente.
Ah, no. Thor sapeva esattamente cosa
fare.
Mise le mani sulle spalle di Darcy, e
lei sembrava ridicolmente piccola a confronto, e poi cominciò
a parlarle.
-Va tutto bene. Ci siamo noi. Sei
stata coraggiosa, Darcy, molto coraggiosa. Hai reso orgogliosi i tuoi
antenati. Guarda me adesso, va bene? Guarda solo me-
Piano piano Darcy smise di strillare e
fece davvero come aveva detto Thor: incollargli gli occhi addosso.
Jane si rese conto che Darcy le stava
stringendo la mano solo quando iniziò ad avertire la perdita
di sensibilità per mancanza di circolazione, ma non ebbe il
coraggio di sottrarsi.
-Darcy, adesso voglio che tu mi dica
cos'altro è successo. Puoi farlo?- Chiese Thor. Jane non
ricordava che fosse così gentile. Accidenti, quanto le era
mancato!
-Ma io non lo so cosa è
successo! Stavo cadendo dalle scale, solo che non sono caduta. O
meglio sì, sono caduta, ma non ero a terra. Mi sono trovata in
una specie di grotta enorme, e dentro non c'era nulla, solo questo
blocco gigantesco di pietra con dentro una cosa strana, tipo polvere
rossa, ma che si muoveva, si muoveva da sola, capite?-
A quelle parole Jane vide Thor sgranare
gli occhi e formare con le labbra una parola che non riuscì a
comprendere, ma non fermò il racconto di Darcy.
-E allora ho iniziato a chiamare
qualcuno, ma non mi poteva sentire nessuno, e così mi sono
arrabbiata, e Jane, scusa, ho rotto il rilevatore di anomalie
gravimetriche. Ma non l'ho rotto io, è quella cosa che lo ha
fatto scoppiare! E poi mi sono arrabbiata ancora di più, e gli
ho tirato un calcio, solo che stavo per cadere di sotto, e per non
cadere mi sono aggrappata al bordo, ed allora quella cosa è
uscita e mi entrava sotto la pelle dalle mani, e... e... e poi non lo
so! Io volevo solo tornare qui, dove c'eri tu, e poi mi sono
svegliata a terra e pensavo fosse un sogno-
Così come era partita in quarta
a raccontare la su astrana esperienza, Darcy si azzittì
all'improvviso.
Guardò prima lei, poi Thor, poi
di nuovo lei, ma Jane non aveva nessuna spiegazione per quello che
era successo.
-Prima di partire da Asgard mio padre
mi disse che le Norne avevano un modo bizzarro di intrecciare i
destini degli esseri viventi. Adesso che vi ho trovate comprendo cosa
volesse dire-
-Ti dispiacerebbe spiegarlo anche a
me?-
Thor si alzò in piedi, le tese
la mano e la aiutò ad alzarsi, poi passò ad aiutare
Darcy, molto malferma sulle gambe.
-Jane Foster, per me sarebbe un grande
onore se tu volessi tornare ad Asgard con me-
-Ad Asgard? Io? Dici davvero?-
-Nel modo più assoluto. Ciò
che Darcy ha trovato deve essere portato al sicuro ad Asgard, insieme
a lei, e adesso che ci sei anche tu... credo che sia arrivato il
momento di mostrarti il mio mondo, Jane, come tu mi hai mostrato il
tuo tempo fa-
Jane avrebbe potuto pensare al suo
lavoro, alle ricerche, a sua madre che la aspettava a casa
chiedendosi dove fosse finita la figlia che non usciva mai di casa e
che all'improvviso spariva per delle ore... forse avrebbe potuto
pensare a Richard, ma la verità era che l'unica cosa a cui
riusciva a pensare era Thor che le apriva le porte del suo mondo.
-Ci sto!-
Il suo sorriso... aveva dimenticato
quanto potesse essere bello il suo sorriso!
-Bene. Allora usciamo da qui. Heimdall
ha bisogno di spazio-
Thor prese in braccio Darcy, che per
lui pesava meno di nulla, e mentre Jane li seguiva digitò in
fretta un messaggio a sua madre.
Sto bene.
Sono con Darcy.
Abbiamo rilevato importanti anomalie
gravitazionali in un sobborgo di Londra. Non rientrerò stasera
e nemmeno domani, ma mi farò sentire.
Ti voglio bene.
Jane.
Premette invio e si affrettò a
raggiungere Thor.
Era certa che su Asgard avessero tante
cose meravigliose, ma che tra queste non ci fosse una rete telefonica
funzionante.
****
Il paesaggio era verde ed oro. Verde di
alberi di tutte le specie, alcuni da frutto ed altri da legna, ed oro
per la distesa di grano maturo che ondeggiava nel sole abbagliante
del primo pomeriggio.
E poi l'azzurro del cielo, il profumo
di salsedine della brezza che saliva dal mare, il canto del vento tra
le fronde...
Era di una bellezza commovente.
Ed era solo un miraggio; l'illusione
creata da una mente disperata.
Loki lo lasciò svanire con un
cenno stizzito quando ne ebbe abbastanza di compatire sé
stesso, almeno per quel giorno.
*****
Non era mai capitato che, al rientro da
una delle sua missioni, Odino fosse al Bifrost ad aspettarlo; ed
invece la prima cosa che Thor vide una volta all'interno di Bifrost
fu suo padre con due einherjar a ciascun lato.
-Thor. A meno che l'Aether non abbia
cambiato il suo comportamento in questi cinquemila anni e non abbia
scelto due portatori invece che uno solo, devo pensare che tu ti sia
preso una libertà che non ti avevo concesso-
Tuttosommato era meno del rimprovero
che Thor si era aspettato. Sapeva che suo padre non avrebbe approvato
la presenza di Jane ad Asgard.
-Abbiamo due ospiti invece che una
sola, padre. Di certo Valhalla ha abbastanza spazio per aggiungere un
posto a sedere-
Lo vide stringere la presa su Grungnir,
e nell' unico occhio del padre balenò una rabbia che da secoli
voleva dire per lui “per questo faremo i conti dopo”.
-C'è posto a sufficienza per
tutti coloro che ne sono degni-
-Padre, Jane Foster mi è rimasta
fedele per due anni dopo che io ero scomparso dal suo mondo. La sua
lealtà merita più considerazione-
-Discuteremo di questo più
tardi. Chi delle due porta l'Aether?-
Thor indicò Darcy, che sembrava
indecisa se essere imbarazzata, colpevole, oppure entusiasta
dall'essere ad Asgard alla presenza di Odino in persona.
-Molto bene. Guardie. Prendetela in
consegna-
-Cosa? In consegna? Padre, non è
una criminale!-
Due einherjar si mossero ad un cenno
del padre degli dei, ma non arrivarono mai a “prendere in
consegna” Darcy Lewis: primo perché Thor si mise tra
loro, facendo da scudo alla ragazza, e secondo perché, quando
uno di loro arrivò a toccarla, un'esplosione di energia spazzò
l'intera cupola di Bifrost e travolse tutto ciò che era vicino
a Darcy.
Thor era abbastanza vicino da essere
sbalzato via.
Era impressionante la forza che si era
scatenata.
Si rialzò in tempo per vedere
Darcy che vacillava e Jane che correva vicino a lei per sostenerla
prima che sbattesse a terra.
-Questo non doveva succedere- fu il
commento di Odino -Restate qui. Tutti voi. Verranno dei guaritori a
prendervi, e poi ci occuperemo di rimandare su Midgard l'altra
mortale-
Quasi nessuno si era accorto
dell'arrivo di un drappello di quattro guardie che scortavano una
persona, se non qando la persona si fece avanti e parlò per
loro.
-Non sarà necessario, mio
signore: Jane Foster sarà mia ospite. E sarò io ad
accompagnare la sua compagna nella camera della guarigione-
La donna si voltò verso di loro
con un sorriso.
-Benvenute ad Asgard, fanciulle. Io
sono Frigg, sposa di Odino e regina di Asaehim-
*****
Un'esplosione di energia.
Potente, incontrollabile, splendida.
Anche in fondo ai sotterranei ed
attraverso le pareti della cella, Loki l'aveva avvertita con la
potenza di una supernova.
Scattò in piedi dal letto su cui
era stato stravaccato con aria indolente solo per ricordarsi subito
che era prigioniero. Era rinchiuso in una fottuta cella nei
sotterranei di quello che avrebbe potuto essere il suo regno!
Imprecò tra i denti per la
stizza.
Prima o poi avrebbe fatto pagare loro
anche quello: il non poter soddisfare la curiosità su che
accidenti era stato a produrre quel fenomeno.
Era stato troppo breve per capire cosa
fosse, ma già sapeva di desiderarlo, e sapeva che avrebbe
fatto di tutto per impossessarsene.
******
Nella camera della guarigione Thor e
Jane non erano stati ammessi perchè non intralciassero il
lavoro delle guaritrici.
Era entrata solo Frigg con Darcy, e
loro due erano stati lasciati fuori ad aspettare.
Fortuna che le camere della guarigione
erano tutte su un lato del palazzo, e che il loro corridoio si
affacciava su un portico che offriva una veduta spettacolare di
Asgard.
-Qui è bellissimo- disse Jane,
appoggiata alla balaustra.
-Sì, è una meraviglia, e
non lo dico solo perchè è la mia casa. Sono contento
che ti piaccia-
Jane si voltò a guardarlo.
-Perché mi hai portata qui. Non
avevi deciso addirittura di non cercarmi più?-
-Vero, avevo deciso così per
proteggerti, ma il destino ci ha fatto reincontrare in circostanze
troppo importanti per essere ignorate. Inoltre, dopo tutto l'impegno
che ti ho visto mettere nelle tue ricerche, ritengo che tu meriti di
vedere con i tuoi occhi quanto le tue teorie siano esatte-
-Sì, è molto confortante
sapere di non essere pazza. C'è altro, per caso?-
-Sì- Thor le prese la mano tra
le proprie.
-Volevo passare del tempo con te qui,
nella mia casa. Le due cose che amo di più riunite assieme. È
stata una mia debolezza, ma non ho saputo resistere-
Thor era cambiato, non c'erano dubbi.
Ed era cambiato in meglio. E Jane si
sentiva l'essere più felice e fortunato della terra (o dei
nove regni come avrebbe detto Thor) in quel momento.
-Sono contenta che tu non abbia saputo
resistere-
Alzò una mano ad accarezzarlo
sulla guancia ispida di barba, proprio dove poco prima lo aveva
schiaffeggiato,
-Jane...-
-Cosa?-
-Io... ecco, io...-
Jane era completamente persa nello
sguardo azzurro del dio del tuono, ma non tanto ancora da accorgersi
di essere osservata.
Si voltò un istante prima che
Frigg, appena uscita sulla balconata, dicesse loro.
-Perdonate se mi intrometto. Potete
entrare a vederla. Devo spiegarvi molte cose-
*******
Tutto considerato Darcy non se la
passava affatto male.
Insomma, l'avevano piazzata su un
lettino di metallo ed avevano fatto un sacco di strane cose con la
loro magia, ma non l'avevano maltrattata.
Anzi la regina era stata molto gentile.
Le aveva chiesto il permesso prima di
poterla toccare, ed il contatto con le sue mani delicate ma decise le
aveva dato conforto in tutta quella confusione che stava vivendo.
Quando Frigg rientrò nella
stanza Jane e Thor erano con lei.
-Ehi, ciao! Jane, devi vedere cosa
fanno qui dentro! Sono sicura che ti piacerebbero molto tutte queste
cose fantascientifiche-
-In questo momento vorrei vedere solo
te che stai bene. Come ti senti?-
-Alla grande. Davvero! Insomma, tutto
questo è fighissimo!-
-Questa signorina ha uno spirito
incredibilmente forte- sorrise Frigg -Non mi meraviglierei se
l'Aether l'avesse scelta intenzionalmente-
-Era un complimento?-
-Per molti versi sì-
-Ah, ok-
-Madre, cosa sai dirci?-
-L'Aether ha una volontà
propria. Sarà molto difficile indurlo a lasciare la ragazza-
-Scusatemi- si intromise Jane -Che
cos'è questo Aether? È pericoloso?-
Non è che Jane l'avesse proprio
tranquillizzata con quella domanda, e nemmeno l'aveva tranquillizzata
l'esitazione della mamma di Thor prima di rispondere.
-La tua domanda non è semplice,
mia cara. L'Aether è una forza primordiale, che esisteva
ancora prima dello spazio e del tempo. Prima della materia. Prima che
l'universo intero prendesse la forma che conosciamo oggi-
-Così mi sa che è
complicato- borbottò Darcy.
-Forse hai ragione. Lasciate che vi
mostri le cose dall'inizio-
In quel momento Darcy decise ancora di
più che Frigga le piaceva: si muoveva elegante, parlava come
una regina, e con un solo gesto delle mani aveva riempito la stanza
di luci colorate.
Forse Jane riconosceva stelle, galassie
e pianeti, ma per Darcy la definizione luci colorate bastava a
rendere l'idea.
-Sei sono le costanti che reggono
l'universo come lo conosciamo noi. Tre di esse reggono la realtà
materiale: il tempo- un bagliore verde fiorì tra le sue dita e
lei lo liberò nell'aria a fluttuare.
-Lo spazio- stavolta un bagliore blu.
-La materia, ovvero la realtà-
Una luce rossa.
-E poi tre reggono la realtà
degli esseri sensenti: potere, mente ed anima-
Tre luci, una viola, una arancione ed
una gialla, galleggiarono verso l'alto ad unirsi alle loro compagne
in un perfetto semicerchio sopra le loro teste.
-Cosa vuol dire che reggono?- chiese
Jane.
-Vuol dire che una gemma dell'inifinito
è l'entità primordiale da cui si è originata
quella costante, e dunque, se trovata ed unita ad una volontà
che può sopportarne il potere, dà potere assoluto sulla
costante stessa-
-Potere assoluto sulla costante
stessa?-
-Sì. Ad esempio il Tesseract, la
gemma che è stata causa della guerra di New York, è la
gemma dello spazio. Chi riesce a sopportare il suo potere può
spostarsi in qualunque punto nello spazio, oppure piegarlo alla sua
volontà-
L'esempio era stato chiarissimo persino
per Darcy. Finchè avevano parlato di costanti lei ci aveva
capito poco, ma adesso sapeva esattamente di cosa si trattava.
-Figo! Quindi adesso ho i super poteri!
Che avete detto che fa questa cosa rossa?-
Non si aspettava che la regina la
guardasse così preoccupata.
Venne in fretta verso di lei e le si
sedette accanto sul tavolo della fucina dell'anima; le mise una mano
sulla spalla, e questo era esattamente il gesto che faceva sua madre
quando doveva dirle qualcosa di importante.
-Ascoltami molto attentamente adesso,
Darcy Lewis. Il potere delle gemme richiede un certo prezzo per
essere utilizzato. Le gemme consumano l'energia del loro portatore, e
nel tuo caso sarebbe troppo pericoloso tentare di usare il potere
dell'Aether. Sei un'essere umano. Nessun essere umano può
resistere a lungo a... a questo-
Di solito, quando sua madre era così
seria, la ramanzina aveva a che fare con alcol, sostanze che alterano
lo stato di coscienza oppure le sue possibilità lavorative nel
futuro a breve termine; Darcy avrebbe preferito uno di quegli
argomenti.
-Vuol dire che potrebbe farmi del
male?-
-Esatto. Anzi è meglio per te
che tu non sappia cosa controlla la gemma che custodisci, ed è
di assoluta importanza che tu non tenti mai e poi mai, per nessuna
ragione al mondo, di usarne il potere. Ne va della tua vita. Mi hai
capito?-
-Sì, signora, ho capito-
-Promettimi che non tenterai nemmeno-
-Non lo farò-
-Bene. Sei una ragazza assennata, e mi
fido della tua parola-
Jane stava guardando in alto, tre le
stelle che ancora riempivano la stanza; ne sfiorò una con le
dita e ci passò attraverso con un bagliore di verde.
-Signora, hai detto che ognuna di
queste gemme dà potre sulla costante che ha generato. E se
finissero nelle mani sbagliate?-
-Le conseguenze sarebbero devastanti.
Per questo noi di Asgard ci impegnamo a proteggerle e custodirle.
Abbiamo guerrieri che sanno contenerne il potere senza restarne
schiavi-
-Dunque è questo che fa Thor
quando va in giro per lo spazio?- chiese Darcy -Raccogliere queste
gemme e portarle qui?-
-Fa tante altre cose, ma uno dei suoi
compiti è recuperare manufatti che è meglio che siano
custoditi ad Asgard. Ma adesso basta parlare di queste cose. È
quasi sera, e voi sarete stanche, per cui suggerisco di accompagnarvi
nelle stanze preparate per voi. Seguitemi-
Darcy scese dal tavolo ed
immediatamente trovò Jane e Thor pronti a sorreggerla-
-Ehi, ehi, ragazzi... è molto
bello che ci teniate tanto a me! Però in questo momento so
stare in piedi da sola, grazie-
-Stai bene, sei sicura?-
-Per ora sì-
-Ve l'ho detto: questa signorina ha un
temperamento invidiabile. Venite con me. Tu no, Thor. Credo che
queste siano faccende da donne. Ci rivedremo questa sera, se vorrai
cenare con noi-
********
Jane si sentiva una vera principessa.
Le stanze messe a disposizione sua e di
Darcy erano bellissime: soffitti di legno massiccio che profumavano
di resina, lenzuola che scivolavano come seta sulla pelle e coperte
dai colori cangianti, e poi ancora un mobile intero per la cosmetica.
Più che dal make up asgardiano
Jane era affascinata dalle boccette traslucide, dai pettini in avorio
e madreperla e dai monili dentro i cassetti.
Lei li sfiorava appena, conquistata
dalla loro bellezza ma timorosa.
Lo stile di spille e gioielli era
quello che lei aveva ormai imparato ad associare ai popoli del nord:
intrecci, fiori e foglie, e rune.
Jane aveva imparato a leggerle, ma
sapeva che ogni runa aveva un significato più profondo che una
semplice lettera.
Forse avrebbe potuto chiedere a Frigg
di insegnarle qualcosa.
Quella donna le ispirava fiducia. Non
sarebbe stato affatto male averla come suocera.
Sentì un leggero bussare alla
porta.
-Avanti- rispose subito senza pensarci.
Si aspettava Thor, Darcy, o la stessa
Frigg, non due ragazze più giovani di lei e vestite di bianco,
ognuna con un cesto sotto braccio.
Erano tutte e due di carnagione chiara
e con capelli ricci di un bel biondo ramato, ed erano letteralmente
identiche. Dovevano essere gemelle. L'unico modo per distinguerle era
tracciare una mappa delle efelidi che avevano sulle guance, sempre
che anche quelle non avessero disposizione identica.
-Oh... ehm... ciao-
Loro si inchinarono con grazia.
-Lady Jane Foster, io mi chiamo Gnà,
e questa è mia sorella Fulla. La regina Frigg ci ha mandate ad
aiutarti a prepararti-
Cosa? Frigg credeva che lei avesse
bisogno di aiuto?
Poi però le venne in mente il
tavolo da toletta, e le tante ampolle di cui lei non conosceva il
contenuto, e forse un aiuto le sarebbe servito.
Per non parlare dei vestiti che aveva
visto preparati sul letto e che non aveva idea di come iniziare ad
indossare.
-Grazie. Il vostro aiuto è molto
apprezzato-
*********
Darcy non ci credeva!
Era immersa fino al collo in una vasca
di marmo bianchissimo con venature azzurre incastonata nel pavimento,
praticamente una piccola piscina, l'acqua era calda e la schiuma
aveva un buonissimo profumo di fiori.
Ed aveva due persone al suo servizio
che le versavano addosso acqua pulita da una brocca d'argento.
I vestiti preparati per lei avevano
stoffe color cioccolato ed ornamenti in oro giallo e rosso.
Insomma.
Aveva nel sangue una sostanza
pericolosa e supercattiva, ma tutto il resto andava alla grande!
**********
Thor ci mise più cura nel
prepararsi di quanta ce ne avesse messa negli ultimi due anni.
Normalmente gli andava benissimo
qualcosa di dignitoso ed i capelli raccolti in modo che non gli
cadessero in faccia, ma quella sera voleva essere di nuovo un
principe perché sapeva che Jane sarebbe stata una principessa.
***********
-Sei arrivato puntuale all'ora di cena.
Deve essere un effetto della convergenza che si approssima-
Thor non potè fare a meno di
sorridere.
-Ci sono prodigi che ogni tanto si
manifestano nel mondo, madre-
In quel momento, da un corridoio
laterale fecero il loro ingresso Darcy e Jane.
Thor la guardò per un attimo a
bocca aperta.
Era bellissima. Il vestito blu e la
stola di seta argentea la avvolgevano come se non avesse mai
indossato altro, ed i capelli castani le incorniciavano il viso in un
modo del tutto nuovo adesso che era acconciata alla maniera
asgardiana.
Un fermaglio, una bella piuma di cigno
in argento, le teneva l'acconciatura raccolta su un lato della testa,
mentre dall'altro lato un ciuffo era stato lasciato libero di formare
dei boccoli.
Era una principessa. Lo era sempre
stata.
-Hai ragione Thor- ripetè sua
madre accanto a lui- Ci sono prodigi che ogni tanto si manifestano
nel mondo-
************
La tavola era imbandita con piatti
d'argento e calici di cristallo iridescente. Jane non si sarebbe
stupita a scoprire che si trattava di diamanti.
La tovaglia, che raffigurava scene di
caccia in bianco su uno sfondo marrone, era probabilmente stata
tessuta dalla stessa Frigg con il suo leggendario telaio, di cui Jane
aveva letto nel periodo in cui voleva conoscere meglio le leggende
sulla patria di Thor.
Le portate emanavano un profumo
buonissimo.
Jane Foster aveva partecipato a qualche
cena importante, nonostante tendesse a preferire il suo laboratorio
alle serate mondane, e tuttavia nessuna cena sarebbe mai stata
importante quanto quella: era a tavola con la regina di Asgard, che
era anche sua suocera.
Tutte le donne hanno un certo timore
della suocera, legato probabilmente ad una variazione genetica del
cromosoma X.
Jane aveva avuto paura di comportarsi
nel modo sbagliato, di non conoscere l'etichetta, di essere goffa,
impacciata, fuoriluogo... troppo umana per la regina di Asgard.
Ed invece Frigg aveva spiegato loro le
usanze asgardiane come se fossero solo parte della conversazione,
dando loro suggerimenti su come comportarsi ma senza metterle in
imbarazzo, e poi l'aveva lasciata parlare.
Di solito Jane non poteva portare a
tavola i suoi argomenti di conversazione preferiti, ma con Frigg era
diverso: sembrava che la regina fosse molto interessata
all'astrofisica, alle usanze midgardiane, alla struttura sociale... a
tutto in pratica.
Faceva domande come se davvero le
interessassero quelle cose, non solo per circostanza.
Jane sapeva riconoscere la voglia di
imparare quando la vedeva.
-Vi ringrazio per tutte le informazioni
che mi state dando. Noi di Asgard ci siamo ritirati dagli altri mondi
da molto tempo ormai, ed è interessante vedere come sono
cambiati nel frattempo-
-Perché? Asgard non cambia?- le
scappò di domandare.
-Cara, devi sapere che i mondi non
cambiano da soli, ma sono cambiati dalle popolazioni che li abitano.
La vita di un Ase dura quanto diverse generazioni dei mortali, e
dunque i cambiamenti dei regni abitati da esseri longevi sono molto
più lenti-
-Non so se è un bene tutto
questo cambiamento, considerato tutto quello che sulla terra non va
bene-
-Mia cara, il cambiamento non è
negativo né positivo-
-No?-
-No. È semplicemente necessario.
Lasciate che vi mostri una cosa. Venite con me-
Jane lanciò uno sguardo
interrogativo a Thor, che le sorrise leggermente ed annuì.
Tutti insieme si alzarono da tavola e
seguirono Frigg; fuori dalla sala dove avevano cenato c'era una
terrazza che era una delle più alte di Asgard, e da lì
lo sguardo si perdeva nel buio ed in una marea di luci.
Erano della città sottostante,
del Bifrost che sembrava un nastro cangiante, e poi delle stelle e
dei drappeggi in cielo.
Jane li identificò come
interferenze elettromagnetiche simili a quelle che producono l'aurora
boreale sulla terra, il che aveva perfettamente senso perché
Asgard era al vertice dei nove mondi come il polo nord era al vertice
della Terra.
-Guardate. Noi ne vediamo solo una
piccola parte perché la sua immensità non permette
nemmeno a noi di abbracciarlo tutto con un solo sguardo, ma questo è
Yggdrasil-
Jane ne aveva letto.
-Yggdrasill? Non è l'albero del
cosmo? Ma... non vedo alberi-
-Credo che “albero” sia
stato interpretato in senso troppo letterale. Yggdrasill non è
una cosa fisica: Yggdrasill è il flusso di energia che scorre
perennemente attraverso il nostro universo-
-Un flusso di energia? Vuol dire che si
muove?-
-Yggdrasil è il
movimento. È energia in movimento dall'inizio dei tempi. Se si
fermasse, se non ci fosse cambiamento, l'universo si
cristallizzerebbe e poi finirebbe per implodere-
Tutte quelle informazioni in una volta
le stavano facendo girare la testa.
Cercò Thor e Darcy dietro di sé
per avere la conferma di non stare impazzendo.
-Dunque... Yggdrasill... è il
nome che voi di Asgard date alla costante di espansione
dell'universo?-
Frigga le sorrise ed annuì.
-Sei molto intelligente Jane Foster.
Dovrebbero avere più considerazione di te su Midgard-
Il complimento la fece arrossire, e
sperò che nella penombra non si notasse troppo.
Sentì la mano di Thor che si
posava sul suo braccio in segno di incoraggiamento.
Forse era strano, ma in quel momento
Jane si sentiva veramente a casa.
*************
Più tardi, al buio, nella notte,
quando si era già distesa nel letto, Jane sentì un
leggero bussare alla finestra del balcone.
Per un attimo si disse che non era
saggio andare ad aprire, ma poi una sbirciata veloce le fece
riconoscere la sagoma di Thor contro il cielo stellato, ed allora si
alzò immediatamente.
Sentì sotto i piedi la
consistenza del tappeto di lana spessa e poi il freddo gelido del
marmo ma non si fermò a pensare alle scarpe.
-Thor! Che cosa ci fai qui?-
-Volevo vederti e stare un po' con te.
Da solo-
Per un attimo Jane pensò che
fosse molto romantico da parte di Thor spuntare nel bel mezzo della
notte per bussare al suo balcone.
-Vieni, non posso stare molto tempo.
Non voglio mancare di rispetto a mia madre-
Ah, certo...
-Sì... ehm... allora restiamo un
po' qui fuori, va bene? È così bello-
-Sì. È bellissimo-
Ma Thor stava guardando lei.
Jane pensò che erano due idioti
a stare così uno di fronte all'altro, lei senza scarpe, e
davanti al balcone aperto, dunque gli fece cenno di affacciarsi alla
balconata.
-Sei stato bravo prima, quando eravamo
ancora a Londra- gli disse tanto per dire qualcosa di cui le
importasse davvero -A calmare Darcy, intendo. Lo hai fatto altre
volte?-
-Sì, mi è capitato
spesso-
-Ah. Non sapevo che anche i semidei di
Asgard avessero attacchi di panico-
-Cos'è un attacco di panico?-
-Quello che ha avuto Darcy prima-
-Ah, si chiama così su Midgard?
Io ho fatto quello che di solito è quello che si fa quando un
compagno di battaglia sta morendo vicino a te, per non lasciare che
la sua anima varchi le soglie del Valhalla in preda al rimpianto ed
al dolore-
Jane sgranò gli occhi.
-Sei serio? Pensavi che Darcy sarebbe
morta?-
Thor sembrò imbarazzato.
Probabilmente era consapevole di aver appena distrutto l'atmosfera
romatica tra loro...
-L'Aether è un potere enorme-
tentò di giustificarsi -Non sapevo se avrebbe resistito, e
dunque...-
-Ma non morirà, non è
vero?-
-No, Jane, certo che no. Se è
sopravvissuta al primo impatto ha buone speranze di cavarsela adesso
che è qui ad Asgard. Mia madre riuscirà a guarirla,
vedrai-
Solo allora lei si rilassò.
-Grazie per avermi portata qui. E
grazie per avermi fatto conoscere tua madre. Mi piace molto come
persona-
-E lei apprezza te. Ti stima. Volevo
che vi incontraste per farle capire che persona meravigliosa sei-
Senza preavviso Thor le mise le mani
sulle spalle e la baciò piano.
-Adesso devo andare. Ci rivedremo
domattina, mia signora-
Gli bastò stendere la mano per
richiamare Mjollnir, e con quello potè semplicemente salire in
piedi sul balcone e lanciarsi nel vuoto.
Jane pensò che come uscita di
scena era troppo teatrale e forse anche da spaccone, ma che in fondo
Thor era anche quello e che lei non se ne sarebbe lamentata.
____________________________________________________________________________________________________________________
Cantuccio
dell'Autore
Allora, come sta andando? Guardate che
vi vedo dal contatore delle visite, potete esprimere liberamente la
vostra opinione. Siamo ancora in democrazia, approfittatene finché
non arriverà Loki a strillare “In ginocchio!”.
Vi lascio le note, se aveste voglia di
approfondire qualche aspetto della storia
-Jane indossa un fermaglio per capelli
a forma di piuma di cigno sia perché nella mitologia norrena
il cigno è uno degli animali sacri, legato soprattutto alle
valchirie, sia perché Natalie Portman/Jane Foster è
stata protagonista de “il cigno nero”.
-Yggdrasill e la costante di espensione
dell'universo sono un mio headcanon pseudoscientifico. Prendetelo per
buono e ringraziate che non sono scesa in dettaglio con le
spiegazioni scientifiche.
-Stessa cosa per Asgard che, essendo in
cima ai nove regni, è una sorta di polo nord cosmico. Asgard
farebbe la gioia dei terrapiattisti, se solo esistesse davvero.
Se ho dimenticato qualcosa fatemi
sapere nelle recensioni.
Per oggi ho finito, ci risentiamo al
prossimo capitolo.
Makoto
|
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Capitolo 3 *** Svartálfar ***
Un mondo oscuro
3
Svartálfar
*
Asgard
era bella dovunque Jane posasse lo sguardo. Erano rimasti sempre
entro il perimetro del palazzo reale, che somigliava di più ad
una cittadella a sé stante, e lì c'erano porticati,
giardini, fontane, ed arene per il combattimento.
Al
passaggio suo e di Thor lei poteva sentire addosso molti sguardi;
attività che si fermavano, gesti che rimanevano a mezz'aria,
occhi sgranati...
-Thor...
sbaglio o ci guardano tutti?-
-Non
sbagli. Tu sei una leggenda qui ad Asgard. C'è chi dice che tu
sia una strega che ha rubato il senno del principe reggente per
incatenarlo a lei con una fattura-
-Cosa?!-
-Sul
serio. Ti credono una maga molto potente. Tu sai quanto io sia
cambiato durante il mio esilio su Midgard, sebbene sia durato solo
pochi giorni. Ci sono persone che non credono che sia stato io a
crescere, ma tu ad imprigionarmi con malìe e fatture-
Jane
non sapeva se ridere, o essere offesa, oppure sconvolta.
Insomma...
Jane Foster, la strega di Midgard?
…
Ok,
c'era da ridere!
**
Dall'alto di una delle torri Odino
osservava Thor, il dio del tuono e principe reggente di Asaehim, che
se ne andava in giro con un logoro mantello anonimo ed a braccetto
con la sua mortale.
-Non è stata solo l'ospitalità
a guidarti, non è vero, mia regina?- chiese a Frigg accanto a
lui.
-Non me lo chiederesti neanche, se non
fossi certo che è così-
Per un attimo solo Odino si concesse un
sorriso, ma fu subito cancellato dalla preoccupazione.
-Cosa hai visto?-
-Non ne sono sicura. La visione non era
chiara, ed ho paura di cosa vedrò quando sarà
abbastanza vicina da essere compresa-
Certo. Il dono della veggenza poteva
essere una benedizione ed allo stesso tempo una maledizione, perché
conoscere il futuro, quelle rare volte che si manifestava
chiaramente, non dava nessuna garanzia di riuscire a correggerlo.
-Frigg...- iniziò lui, ma sua
moglie alzò una mano per fermarlo.
-Fidati di me-
Odino potè solo accettare ancora
una volta quello che era un dato di fatto.
Il peso che portava Frigg come regina
degli Aesir non era meno gravoso di quello che portava lui come re.
Le posò piano una mano sul
braccio, e fu sollevato quando lei non si irrigidì né
si sottrasse.
-Mi dispiace, mia signora. Hai sofferto
molto, nel tempo, a causa delle mie decisioni. Mi chiedo se riuscirò
mai a meritare il tuo perdono-
Lei scosse la testa e gli dedicò
un lieve sorriso malinconico. Coprì la sua mano con la sua in
un gesto di affetto che raramente potevano concedersi, se non in
momenti strettamente privati.
-Sei il sovrano di Asgard. Devi fare
ciò che va fatto. Non ti biasimo per delle decisioni che hai
dovuto prendere-
Non c'era bisogno di mettersi a
rivangare una per una quante e quali fossero le suddette decisioni.
-Lei come sta?- si decise a chiedere
Odino alla fine, senza bisogno di specificare di chi stesse parlando.
-Come al solito: si annoia, tormenta i
morti senza onore, costruisce la sua nave di unghie, ed aspetta la
tua morte-
-Bene. Tutto nella norma, allora-
***
C'era qualcosa di diverso.
Loki lo sentiva come un
ronzio distante, smorzato; era espressione di un potere immenso e
tuttavia assopito.
Per il principe caduto le
ore nella sua cella si tingevano di aspettativa.
****
Thor si era allontanato da
un po' ormai. E Jane si annoiava.
Sì, Asgard era bella,
ma dopo che le era stato detto “resta qui, aspetta che io venga
a prenderti” come una scolaretta, lei sentiva più viva
che mai la tentazione di andarsene in giro a scoprire ogni cosa di
quel mondo straordinario.
Ed invece doveva restare al
bordo di una delle arene, che per di più in quel momento era
vuota e dunque lei non poteva nemmeno osservare qualche interessante
tecnica di combattimento.
C'era solo la rastrelliera
delle armi.
Erano l'unica cosa che
potesse attirare la sua attenzione, e la interessavano perché
aveva visto che alcune avevano un funzionamento che coinvolgeva
parecchie leggi fisiche.
Si avvicinò un po' ma
senza toccarne nessuna. Rimase solo ad osservarle. Magari avrebbe
chiesto a Thor di fargliene provare qualcuna quando fosse tornato.
-Sei qui per fare pratica di
scherma?-
Jane si voltò ed alle
sue spalle c'era una donna con i capelli neri, un'armatura, ed
un'aria poco amichevole; ricordava di averla vista per poco tempo
quando gli amici di Thor erano venuti a riprenderlo nel New Mexico.
-Allora? Non si usa
rispondere nel tuo mondo?-
Solo allora Jane si scosse.
-No, non sto facendo
pratica. Stavo solo osservando le armi-
-Dovresti fare di meglio che
osservare- e la oltrepassò in fretta. Se si fosse avvicinata
di pochi centimetri era certo che l'avrebbe colpita con una spallata,
ma anche così Jane aveva percepito tutto il disprezzo nella
voce della donna. Tanto disprezzo non si può solo immaginare.
La donna rimase un attimo
ferma davanti alla rastrelliera, poi prese una lancia a doppia punta.
-Ti dispiacerebbe smettere
di fissarmi?-
Jane nemmeno se ne era resa
conto, ma era rimasta a seguire i suoi movimenti.
-Scusami, non volevo
metterti in imbarazzo-
-In imbarazzo? Sarebbe
meglio parlare di vergogna, ma per te, Jane Foster, non per me-
-Scusa tanto, si può
sapere perché ce l'hai con me?-
-Perché? Perché
tu sei spuntata dal nulla, sei solo una mortale, e adesso hai la
sfrontatezza di farti vedere in giro per Asgard insieme a Thor-
-Mi ha invitata lui qui, e
dunque se hai qualcosa di cui lamentarti non prendertela con me. E
comunque, con chi ho il piacere di parlare?-
Lei storse la bocca come se
avesse appena assaggiato qualcosa di molto amaro, segno che Jane
l'aveva offesa più di quanto avesse intenzione.
-Tu non conosci nemmeno il
mio nome, mentre io ho dovuto sentire il tuo ripetuto fino alla
nausea. Prima del mutismo assoluto, ovviamente. Ebbene, io sono Sif,
e sono uno dei migliori guerrieri di Asgard-
-Molto piacere, io invece
sono uno dei migliori scienziati di Midgard. Abbiamo altro da dirci?-
-Sì. Ti sfiderei a
duello per farti mangiare la polvere e poi vedere come fa la tua
scienza a curarti, ma battermi con un essere inferiore come te
sarebbe un disonore-
Sif sbattè con
malagrazia la lancia di nuovo al suo posto e poi le voltò le
spalle per andarsene.
Ad ogni passo Jane aveva la
netta impressione che avrebbe voluto calpestare lei.
*****
Ad Asgard c'erano tante cose
meravigliose, ma tra queste ne mancava giusto una: un carica batterie
per l'IPod.
Ed a Darcy iniziavano a
mancare le sue canzoni.
Accanto a lei la regina
parlava con due guaritori anziani, e non ci voleva un genio per
capire che non riuscivano a venirne a capo.
Ed intanto Darcy poteva solo
fissare lo schermo di Franklyn tristemente buio, spento, scarico.
L'aveva trovato poco prima,
quando per la giornata le avevano consentito di indossare gli abiti a
cui era abituata e dalla tasca era quasi caduto Franklyn.
“Dunque, Darcy,
ragiona... avrai pure imparato qualcosa in questi mesi appresso a
Jane, no? Una batteria serve ad accumulare carica elettrica, e
l'elettricità è un flusso di elettroni. Chissà
se qui hanno qualcosa che genera flussi di elettroni?”
Era contenta del suo
raggionamento scientifico, almeno fino a quando non vide le vene
della sua mano brillare di luce rossa.
Il suo urlo fece scattare la
regina ed i guaritori immediatamente al suo fianco.
-Darcy! Darcy, smettila
subito! Guarda me! Guardami, Darcy!-
Era la regina che l'aveva
afferrata per le spalle e la scuoteva.
Si sentì strappare
Franklyn dalle mani, e quello non le piaceva. Per niente.
Lei non se ne rese nemmeno
conto, ma poco dopo il seidmadr colpevole di averle sottratto il suo
IPod era stato colpito da una forza sconosciuta e lei era svenuta per
la seconda volta in due giorni.
******
La scossa era stata più
forte stavolta. Era un sogno abbastanza forte da essere realtà.
Malekith riaprì i
suoi occhi pallidi per la prima volta dopo cinquemila anni,
risvegliato dalla potenza dell'Aether che brillava come un faro rosso
a centinaia di mondi di distanza.
********
Il cuore gli batteva tanto forte da
potergli schizzargli fuori dal petto.
Un battito rapido, forsennato, che
scoppiava fino in gola a mozzargli il respiro.
Le tempie gli stavano scoppiando, e
nello stomaco una voragine si era aperta e minacciava di inghiottire
qualsiasi cosa come il cuore oscuro di un buco nero.
In mente aveva inchiodata una sola
parola che avrebbe dovuto essere leggenda.
Svartálfar.
Loki stava soffocando nel
terrore.
Svartálfar.
Non era possibile. Il popolo
degli Elfi oscuri era stato distrutto da Borr, padre di Odino.
Eppure...
Svartálfar.
Stava così male che era ad
un passo dal chiamare aiuto, quando, all'improvviso come era
iniziata, la crisi allentò la sua stretta.
Lui si trovò a terra,
boccheggiante, che cercava di riprendere fiato e di calmare il dolore
al petto premendovi una mano sopra.
Non era ancora del tutto lucido
perché in testa aveva ancora quella parola.
Svartálfar.
*********
Heimdall vedeva.
Non come i mortali e nemmeno come
gli dei. Il suo era un dono incredibile persino tra gli Aesir, per
questo era stato scelto per essere il Guardiano.
La sua coscienza viaggiava tra i
mondi, controllando ora tutto, ora un particolare che aveva attirato
a sua attenzione.
I suoi occhi vedevano il
movimento dei nove mondi all'interno di Yggdrasill e tutti gli esseri
viventi al suo interno. Un numero sterminato di anime, ognuno con la
sua vita ed il suo posto nella trama immensa del Wyrd.
Dall'alto di Asgard lo sguardo
d'oro di Heimdall si spingeva giù, fino ai mondi di mezzo, e
poi ancora più in fondo, nelle tenebre dei mondi sotterranei.
Oltre quelli c'era un'oscurità
che nemmeno lui riusciva a sondare, e non sapeva se oltre il limite
dei suoi sensi esistessero altre forme di vita oppure no.
Probabilmente sì, esistevano, ma lui non poteva vederle.
All'improvviso una vibrazione
nuova, sconosciuta, pericolosa attrasse i suoi sensi.
“Non è possibile”
pensò subito.
Ed invece era possibile: c'erano
presenze nuove ai confini più profondi dell'Yggdrasill, e
portavano le vibrazioni basse tipiche dei mondi sotterranei.
Non tanto basse da poter
provenire da Helheim, ma nemmeno abbastanza alte da poter essere
quelle del popolo delle fucine di Nidavellir.
C'era un unico regno che
corrispondeva a quello stadio della materia, ma era un regno
distrutto e senza vita da secoli.
Svartálfheim.
**********
-Mi dispiace... non volevo- tentò
di giustificarsi Darcy.
Era vero: lei non aveva mai avuto
intenzione di creare tanto scompiglio.
Frigg le sistemò meglio la
coperta attorno alle spalle e le mise tra le mani un bicchiere di
cristallo con dentro qualcosa di colore verde chiaro e trasparente.
-Coraggio, bevi questo. Ti ridarà
forza-
Darcy obbedì e trovò
che non era per nulla spiecevole. Sapeva vagamente di resina come
certi sciroppi, a dire la verità.
-Non è stata colpa tua-
riprese Frigg -L'Aether sta tentando di fondersi con te a livello
subatomico, e prima o poi una cosa del genere sarebbe successa. Penso
che sia più urgente che mai trovare il modo di rimuoverlo-
-Madre, come sta?-
Ah, bene... anche Thor e Jane
erano stati informati.
-Adesso sta meglio. Thor, credo
che dobbiamo parlare al più presto con tuo padre-
***********
Non era strano che il Guardiano
di Asgard chiedesse di parlare con il sovrano di Asgard, quello che
era strano era stato che Odino aveva riconosciuto nella voce di
Heimdall qualcosa che somigliava alla paura.
Lo attendeva nella sala del
trono, e quando Heimdall si presentò bussando di persona,
senza farsi annunciare e senza scorta armata, Odino comprese che
c'era davvero qualcosa di grave.
-Heimdall. Sembri sconvolto-
-Lo sono, mio signore. Mai avrei
creduto di vedere una cosa come questa-
-Deve essere una minaccia grave.
Mostrala anche a me-
Heimdall si sfilò l'elmo e
chinò la testa per permettere ad Odino di posare la mano sulla
sua fronte.
************
Non c'era luce.
Tutte le strumentazioni di bordo
funzionavano emettendo o assorbendo campi di energia, e la luce era
solo un occasionale effetto collaterale dovuto alla dispersione
dell'eccesso di energia.
Loro, il popolo degli Svartálfar,
erano creature che esistevano da prima della luce e che della luce
non avevano alcun bisogno.
Malekith percepì una
presenza alle sue spalle, ma sapeva già chi era ancora prima
di voltarsi.
-Algrim- gli si avvicinò
per andargli incontro e si strinsero le mani -Sapevo che saresti
stato tu il primo a ridestarti. Algrim Il Forte è un nome che
porti con onore-
-Con onore e con desiderio di
dimostrare a chi ci ha scacciato che è ancora un nome da
temere-
-Presto, amico mio. Molto presto,
non appena anche gli altri si saranno ridestati. Poi faremo rotta
verso Asgard e verso l'Aether-
*************
Svartálfar.
Frigga trasalì appena
entrata nella sala del trono.
Battè le palpebre e si
guardò attorno ma nessuno aveva parlato: lei sola aveva
sentito un'eco da un mondo lontano.
-Thor. Frigga. Vi avrei mandati a
chiamare io tra poco-
L'urgenza nella voce di suo
marito non era mai buon segno. Frigga lo aveva imparato.
-Cosa succede, Padre?-
-Heimdall mi ha informato di aver
visto un grave pericolo che incombe su Asgard. Gli Svartálfar
si sono ridestati-
Svartálfar. Ecco dunque
cosa significava ciò che aveva percepito poco prima.
-Cosa? Padre, non è
possibile! La storia dice che gli Svartálfar sono stati
annientati da Borr, ed il loro mondo ridotto ad un deserto di rovine-
-Ci sono cose che sfuggono alle
maglie della storia, figlio mio, ed io mi fido di più della
Vista del Guardiano che delle leggende. Gli Svartálfar sono
ancora lontani, appena ai margini inferiori dell'Yggdrasill, ma si
stanno preparando, e di certo verranno qui-
-Allora andrò prima io da
loro. Li fermerò prima ancora che partano-
-Non essere avventato, Thor. Si
trovano nei mondi proibiti, quelli sigillati ed irragiungibili
persino da Bifrost, ed in ogni caso sono un nemico che tu non
conosci-
-Non aspetterò di trovarli
davani alle porte della mia casa per conoscerli-
Frigg decise che era il momento
di intervenire. Non era quello il momento per l'ennesima discussione
tra Thor ed Odino.
-Thor! Non essere arrogante. Non
potresti sopravvivere alle condizioni che ci sono in quei mondi e lo
sai bene. Tu non andrai incontro agli Svartálfar-
Raramente Frigg era stata così
autoritaria, e forse proprio perché mostrava di rado quel lato
del suo potere aveva ancora più ascendenza dello stesso Odino.
Thor la scrutò per un
attimo perplesso, ma poi fu lui il primo ad abbassare lo sguardo.
-Va bene, ammettiamo che io non
ci vada. Dobbiamo impedire che arrivino all'Aether o no?-
-Lo impediremo- affermò
lei sicura. Lo sapeva. Lo vedeva.
-Come?-
-I maestri di magia dovranno
lavorare più in fretta- disse Odino.
No, non era quella la soluzione.
Non quella che vedeva Frigg.
-Oppure dovremo chiedere l'aiuto
di qualcuno che ne sappia più di loro, di magia-
-Frigg...- la riprese suo marito
con un vago cenno di ammonimento nella voce.
-Solo come suggerimento. Sappiamo
tutti chi è, in tutta Asgard, l'essere più abile nelle
arti magiche. Anche in quelle non consentite-
-Credevo che fossi tu, mia
regina. Se ti riferisci a Loki, dimentica pure ogni tuo proposito.-
-Loki è superiore a me in
molte cose. Non solo le conosce, ma le padroneggia meglio di chiunque
altro-
Odino scosse la testa.
-Non chiederò il suo
aiuto-
-Asgard ne avrà bisogno,
che tu glielo chieda oppure no-
-E lui cosa chiederà in
cambio?-
-Padre, Madre ha ragione: Loki è
pericoloso, ma gli Svartálfar lo sono di più. Non
avremo altra scelta che rivolgerci a lui, se i seidmadr non
riusciranno a rimuovere l'Aether da Darcy. Ti prego, lascia che io
vada a parlargli-
-Thor, tu dimentichi troppo
facilmente che Loki ti odia. Ed anche me. Forse l'unica che non odia
troppo è...-
Ma Frigg vedeva che non era
quella la strada giusta. Sulla grande tela del Wyrd il disegno che si
andava formando era diverso, ed anche se lei non riusciva a vederlo
del tutto sapeva che non sarebbe stata la sua visita a convincere
Loki.
Sarebbe stato qualcosa che con
lei aveva a che fare, ma non...
-Madre!-
-Cos... Thor... perdonami, ero...
cosa stavi dicendo?-
Le rispose Odino -Stavamo
dicendo, mia regina, della possibilità di mandare te a parlare
con Loki-
No. Non era quello che doveva
succedere.
-Sarebbe una pessima idea. Lui è
scaltro, e capirà che sono andata io per fare leva sulla sua
ultima vulnerabilità. Se pensasse una cosa del genere
odierebbe anche me, e forse più di quanto odia voi due-
-E allora come?- chiese Thor
spazientito -Non possiamo certo mandargli un messaggero-
-Adesso basta- decretò
Odino -Non è un problema che ci interessa risolvere perché
nessuno chiederà l'aiuto di Loki. E questo è un ordine
del re di Asgard-
**************
Passi lungo il corridoio. Loki
avrebbe riconosciuto quella cadenza tra un milione di altre, per
questo provvide a celarsi dietro una coltre di magia.
-Thor. Il principe reggente di
Asaehm, quale onore... Cosa ti porta quaggiù dopo tanto
tempo?-
-Non farmi perdere tempo con i
tuoi trucchi. Fatti vedere, Loki-
La magia che lo nascondeva era
perfetta, e tale sarebbe rimasta per fare dispetto a Thor.
-Mi mostrerò solo se tu
risponderai alla mia domanda-
-Sono qui contro un ordine
diretto di Odino-
Loki decise che come risposta non
gli bastava. E poi era divertente fare stare sulle spine Thor;
osservare la sua confusione nel non sapere dove guardare, mentre lui
gli era proprio di fronte e distorceva la voce in modo che sembrasse
provenire sempre da direzioni diverse.
-E questo dovrebbe cosa?
Impressionarmi? Confondermi? Creare complicità tra noi due?-
-Niente del genere. Era solo
un'informazione- e intanto guardava nella direzione sbagliata. Come
sempre, del resto.
-Un'informazione che non mi
interessa. Non è la prima volta che disobbedisci agli ordini
di Padretutto, e adesso, ringraziando le Norne, aiutarti a scansare
la sua ira o rimediare ai guai da te causati non è più
un problema mio. Anzi ti dirò, se dovesse punirti mi
dispiacerebbe solo di non poter assistere-
-Non si tratta dell'ira di padre
o di spacconate da ragazzi. Si tratta di una minaccia che incombe su
Asgard-
Ah, ecco! Lui lo sapeva che c'era
qualcosa di diverso nell'aria, e adesso la visita del prezioso
principe reggente glielo confermava.
Allora Loki lasciò cadere
il velo dell'illusione e si fece vedere dove era davvero: pochi
centimetri dietro le pareti luminose e vicinissimo a Thor.
Una leggera smorfia di
soddisfazione gli increspò il viso a vedere la sorpresa
allargarsi negli occhi di chi aveva chiamato fratello.
-Oh, dunque una cosa importante.
Lasciami indovinare: c'è qualcosa di grave che minaccia Asgard
e forse più che Asgard, e poiché è qualcosa che
voi non sapete gestire, avete pensato bene di venire qui a riesumare
me dopo avermi seppellito vivo. E secondo te io dovrei anche essere
contento di aiutarvi, ho ragione?-
-Loki, hai la possibilità
di dimostrare che sei pentito per i tuoi errori passati e di fare
ammenda-
Aveva deciso che sarebbe stato
freddo e sprezzante, ma Thor riusciva a fargli perdere la pazienza
come nessun altro al mondo.
-Sei un idiota o che altro?
Secondo te dovrei essere grato di avere l'occasione di tornare a
strisciare supplicado la vostra benevolenza? Davvero, Thor, non
potresti fare di peggio nel riuscire a convincermi nemmeno se tu lo
stessi facendo apposta. Ma continua, ti prego. Quale minaccia incombe
su Asgard così terribile da spingerti a chiedere l'aiuto del
tuo non fratello rinnegato?-
-Non ti dirò nulla più
del necessario. Non sono sprovveduto come tu credi-
Lui lo guardò a lungo.
Thor aveva gli occhi azzurri, ma di un azzurro così diverso
dai suoi! Gli occhi di Thor erano un cielo estivo, raggianti di sole
e calore, i suoi invece erano quasi trasparenti come il ghiaccio.
-Te ne do atto: non sei
sprovveduto come credo io; in effetti sei peggiore, e riesci sempre a
sorprendermi con qualche nuovo picco di stupidità-
-Loki, adesso basta! Questo non è
uno scherzo!-
-E perché no?-
Allora ebbe l'impressione che
Thor, se non avesse avuto un muro di energia a separarli, lo avrebbe
afferrato per il colletto come sempre quando non riusciva a batterlo
con le parole.
Forse in fondo era un sollievo
sapere che certe cose non sarebbero mai cambiate.
Vide Thor respirare a fondo un
paio di volte per calmarsi, e poi tornò all'attacco.
-Sto chiedendo il tuo aiuto per
salvare la nostra casa. Nemmeno di questo ti importa, fratello?-
Lui storse la bocca in una
smorfia di disgusto e di stizza.
-Non è così semplice,
fratello. Mi avete nutrito di menzogne, mi avete umiliato, mi
avete sottratto il mondo che avevo conquistato, e come se non
bastasse mi avete condannato a marcire in cella. E adesso, quando non
sapete più cosa fare, vi ricordate quanto vi farebbero comodo
le stesse capacità che avete seppellito, e venite qui a
chiedere il mio aiuto. Oh, no, Thor! Non vi aiuterei nemmeno se tu o
Odino me lo chiedeste in ginocchio!-
-Loki, ascoltami bene. Asgard brucerà,
e con la Convergenza imminente anche il resto dei nove mondi-
Thor sembrava seriamente preoccupato.
Dunque o era diventato iperansioso
oppure esisteva davvero un serio pericolo capace di preoccupare
persino Odino.
Svartálfar.
Loki dovette reprimere un brivido
quando quel nome gli attraversò di nuovo la mente.
Si costrinse a fingersi indifferente.
-E dunque?-
-E dunque? Loki, sarà tutto
distrutto, compreso tu-
-Ah, Thor, la tua ingenuità è
commovente! E se anche Asgard bruciasse? Per me vorrebbe dire solo
che la cella verrebbe aperta. E quanto ai nove mondi, beh... sai che
esistono mondi al di là dell'Yggdrasill? Ed io so
raggiungerli, dunque non fingere di darti pena per la mia sicurezza.
Lascia che giungano, chiunque essi siano. Io avrei da guadagnare più
dalla distruzione che dalla salvezza di Asgard-
Thor gli tirò un pugno,
dimentico che c'era la parete di energia a separarli, e per Loki fu
una vera soddisfazione vederlo che ritirava con un'imprecazione la
mano scottata.
-Loki, sei meschino e vigliacco!-
Lui si sporse leggermente in avanti, di
nuovo vittorioso e sicuro di sé, per sorridere a pochi
centimetri dal suo viso.
-Se ti fa piacere crederlo non sarò
io a rovinare la graziosa opinione che hai di me-
Non potendo picchiarlo come
evidentemente avav voglia di fare, Thor gli puntò contro un
dito accusatorio.
-Ricorda questo, Loki: se Asgard cadrà
perché tu ti sei rifiutato di collaborare, il mio ultimo atto
non sarà combattere i nostri nemici, ma venire qui in cella a
farti a pezzi-
E si voltò per andarsene.
Loki non resistette alla tentazione di
gridargli dietro -Se
ci sarò ancora, Thor!- e poi in un sussurro più basso
rivolto a sé stesso -Se ci sarò ancora-
La verità era che,
nonostante la soddisfazione di aver fatto imbestialire Thor, gli era
rimasta addosso un'inquietudine fastidiosa.
Svartálfar.
__________________________________________________________________________________________________________
Cantuccio
dell'Autore
Terzo capitolo! Quanto mi era
mancato scrivere in questa sezione! Vorrei ringraziare le tre persone
che hanno messo la storia nelle seguite. Grazie, grazie, e ancora
grazie <3 vi prometto che la porterò a termine.
Ed ecco a voi le vostre amate
note
-Svartálfar:
plurale di Svartálf.
Formato dalla radice svart- ossia “nero, oscuro” (cfr. il
tedesco “schwartz”)
ed “álf”,
“elfo”. Ciò che l'Edda intende per “Svartálf”
non somiglia nemmeno lontanamente a ciò che intende la Marvel,
dunque prendiamo per buono quello che ci fa vedere il film, ok?
Svartálfar
è ripetuto in maniera quasi ossessiva perchè volevo
creare attorno a questo nemico un'aura di timore e di grandezza. E
magari un po' di caratterizzazione psicologica, capito, MCU?
-Una domanda: ma chi accidenti fa
la guardia quando quel povero disgraziato di Heimdall deve dormire? O
anche solo andare un secondo al bagno? Capisco che non è una
domanda epica, ma andiamo... davvero, come fanno?
-”Eco” è un
sostantivo affascinante: al singolare è femminile, per cui ho
messo l'apostrofo, mentre il plurale è maschile. Questo perché
deriva dal nome della ninfa Eco.
Ci risentiamo al prossimo
capitolo!
Makoto
|
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Capitolo 4 *** La tela del Wyrd ***
Un mondo oscuro
4
La tela del Wyrd
*
Il tramonto visto dalla spiaggia era di
una bellezza incomparabile.
Il cielo ed il mare si fondevano in una
linea sfumata di indaco e violetto, e l'aria era tiepida e profumata
di estate.
Sulla volta celeste, Sol si era appena
nascosta sotto l'orizzonte per riposare, ed aveva lasciato posto a
Mani, adesso libero di risplendere della sua luce di perla.
Il boschetto vicino alla spiaggia era
un luogo incantato, con betulle e frassini, e poi, lontano dalla
salsedine, un albero di tasso millenario.
Ma nemmeno rievocare un paesaggio così
dolce e familiare riuscì a calmare il suo spirito, e così
Loki lasciò svanire l'illusione e rimase nel buio artificiale
delle prigioni.
**
Era ormai buio quando Thor bussò
agli appartamenti del Fensalir.
-Thor. Stavolta sei in ritardo per la
cena-
-Perdonami, Madre. C'era una cosa che
dovevo fare-
-Che non dovevi fare, piuttosto- lo
riprese lei gentilmente.
Thor riuscì a sorridere.
-Sei davvero la regina degli dei-
-Odino è un grande re per
Asaehim. La regina non deve essere da meno, non credi? Ora andiamo:
non facciamo attendere oltre le nostre ospiti-
***
Quella sera c'era qualcosa che
preoccupava Thor, Jane lo capiva.
Quando, alla fine della cena uscirono
tutti sulla terrazza, lei fece in modo da restare indietro con lui
mentre Frigg spiegava a Darcy qualcosa a proposito di una certa
collana (il cui nome di sicuro non era Bricioline come lo pronunciava
la sua assistente).
Quando Jane fu sicura di essere sentita
solo da lui gli chiese -C'è qualcosa che non va? A parte la
sostanza malvagia che sta covando Darcy, intendo-
Thor sorrise e scosse la testa.
-Forse hanno ragione a dire che sei una
strega-
-Oh, grazie!-
-É
un complimento. Hai l'intuito di una seidrkona, e la
discrezione e la grazia di una regina-
-E tu non stai per caso tentando di
eludere la domanda distraendomi con i complimenti?-
-Povero me, che sbaglio che ho fatto a
portarti qui! Ancora pochi giorni alla corte di Asgard e saprai
destreggiarti meglio di me in certe situazioni-
Per un attimo risero tutti e due
all'assurdità dell'idea, poi però Thor ridivenne serio.
-Hai ragione, Jane, sono preoccupato. È
giusto che tu sappia perché-
Lei gli fece cenno di continuare. Si
erano fermati del tutto, Thor si era appoggiato con i gomiti al
parapetto, e le voci di Darcy e Frigga erano mormorii incomprensibili
a distanza.
-L'Aether è un pericolo per
tutti i nove regni, ed io vorrei avere la certezza di affrontare
questa minaccia insieme a mio fratello come è stato in
passato. Purtroppo però temo che le nostre strade siano ormai
irrimediabilmente separate-
Ah, dunque c'entrava Loki. Jane lo
aveva visto in qualche spezzone del telegiornale e dei successivi
speciali che avevano fatto sull'attacco a New York, ma sopratutto ne
aveva sentito parlare da Erik Selvig.
Loki non le piaceva, e questa era
l'ennesima conferma.
-Non te l'ho mai chiesto perché
so che è un argomento che ti fa soffrire, ma ora devo
chiedertelo: che ne è stato di Loki dopo New York? Erik mi ha
raccontato delle cose che... Thor, qualsiasi cosa gli abbia fatto
Loki, abbiamo temuto che Erik avesse perso il senno-
-Mi dispiace per quello che ha fatto.
Adesso Loki sta pagando per i suoi crimini: è in cella e ci
resterà a vita-
C'era una tale amarezza e sconforto
nella voce di Thor che Jane non se la sentì di esternare
l'unico commento che le veniva in mente, e cioè “Bene,
se lo è meritato. E forse è troppo poco”.
-Mi dispiace- gli disse solo.
Provò a prendergli una mano e
lui rispose stringendola con entrambe.
-Ti ringrazio per la comprensione, mia
signora. So che non deve essere facile per te-
No, non era facile proprio per niente,
ma il modo di Thor di chiamarla “mia signora” le rendeva
la cosa più sopportabile.
****
Svartálfar.
Le
stanze del Fensalir.
Le
conosceva: ci era stato tante volte da giovane.
Ma
ora c'erano le guardie e le porte erano sbarrate dall'interno.
E
c'era battaglia nelle stanze di Frigg.
Madre!
Il
clangore delle armi nelle sale della regina.
Svartálfar.
Loki era intrappolato dentro i
frammenti spezzati della sua visione.
Svartálfar.
Avrebbe voluto combattere al suo fianco
per difenderla, perché nessuno doveva osare minacciare...
Madre!
E poi c'era solo silenzio, e lui sapeva
che c'era sangue, e lui non voleva vedere, non voleva più
vedere...
Svartálfar!
*****
Ulf era al secondo turno di ronda
assieme a Honir.
Percorrere i corridoi delle prigioni di
notte era noioso, ma ogni tanto il suo compito era quello, ed Ulf non
se ne lamentava perchè essere parte degli Einherjar che
prestavano servizio dentro il perimetro del palazzo reale era un
onore.
Svoltarono l'angolo e già sapeva
che l'ultima cella in fondo al corridoio era quella di Loki.
Lui evitava persino di guardarci dentro
più del necessario, perché incrociare lo sguardo una
sola volta con il principe rinnegato gli era bastato per tutta la
vita.
Erano occhi capaci di inchiodare per il
terrore.
Ulf si chiese di sfuggita se anche
Honir avesse paura di Loki, ed a giudicare da come il suo compagno si
era fatto silenzioso e da come stringeva l'impugnatura della lancia,
nemmeno lui era tranquillo all'idea di passare davanti a quella cella
in particolare.
Ulf sperava che Loki dormisse, o che si
nascondesse con qualche illusione ed ignorasse il loro passaggio, ed
invece appena arrivarono davanti alla cella il principe era lì:
in piedi davanti alla parete, sveglio e che sembrava li stesse
aspettando.
-Guardie! Voglio che andiate a chiamare
il Padre degli dei. Devo parlare con lui immediatamente-
Loro si girarono a guardarlo ma non gli
risposero.
Sembrava pallido, agitato, con il
respiro affannoso. Come tutti i prigionieri dopo un lungo periodo di
reclusione.
Si scambiarono un'occhiata e poi
passarono avanti.
-Non osate ignorarmi! Si tratta della
sicurezza di Asgard!-
Ulf esitò un attimo.
Va bene che Loki era chiamato fabbro di
menzogne, ma l'urgenza nella sua voce sembrava proprio vera.
-Non farti fregare- lo ammonì
Honir accanto a lui, non abbastanza piano da non essere sentito anche
da Loki.
-Bada a come parli tu, bifolco! E tu,
che sembri avere ancora un minimo di buonsenso, vai a chiamare Odino-
Alla seconda volta che veniva ripetuta
la stessa richiesta si erano fermati.
-Perché? Di cosa devi parlargli-
si azzardò a chiedere Ulf.
-Di questioni che solo il re di Asgard
può conoscere. Ora fai in fretta-
-Sì, certo- fece annoiato Honir
-È solo un altro trucco, Ulf, e Padretutto si arrabbierà
con noi che ci siamo cascati. Vieni via, che ne ho abbastanza di
stare a sentire questo pazzo-
Loki sembrò essere stato colpito
da qualcosa.
Prima rimase rigido, ad occhi sgranati,
annientato dall'umiliazione di essere apostrofato così da un
suo suddito, poi però tornò ad essere il principe di
sempre: pericoloso e potente anche se imprigionato.
-Ah, è così, dunque?
Bene!-
All'improvviso Loki aveva in mano un
pugnale, ma invece di usarlo per attaccare in qualche modo se lo
puntò sotto il mento.
-E adesso andate immediatamente da
Odino, oppure giuro che mi taglierò la gola e riterrò
voi due personalmente responsabili della mia morte. E sapete cosa
potrei fare ai miei nemici se tornassi dalla morte in forma di
draugr?-
Ulf si sentì impallidire. Aveva
sentito storie sui draugr: aveva sentito di persone rapite, portate
alla pazzia, dilaniate, rese cieche da qualcosa che aveva strappato i
loro occhi...
L'idea di Loki che si trasformava in un
draugr era terrificante: già da vivo il principe era perverso
e maligno, figurarsi cosa sarebbe diventato se fosse sfuggito alle
barriere del corpo fisico che poteva essere confinato in prigione.
Chissà se una cella avrebbe
contenuto uno spirito malvagio?
Loki premette più forte la punta
del coltello proprio dove correva la vena giugulare, e lungo la lama
scorse una goccia di sangue.
Accidenti, stava facendo sul serio!
-Allora?! Volete scoprire a vostre
spese cosa potrei fare?-
Ulf riuscì a non dire “no”,
però non potè fare a meno di scuotere la testa,
spaventato a morte.
-Andate a chiamare Odino- ripetè
Loki.
-Domani mattina...- tentò
debolmente Ulf.
-ADESSO!!!-
Ulf scattò di corsa, lasciando
indietro Honir.
Preferiva di gran lunga affrontare
l'ira di Odino disturbato durante il sonno che l'ira di Loki che lo
perseguitava dall'oltretomba!
******
Era affacciato ad uno dei piani più
alti, alla ricerca dei segnali di vita dei suoi compagni superstiti
nel buio dell'astronave.
-Malekith-
-Lo so già: molti non si sono
risvegliati-
Algrim abbassò la testa.
-Quanti?- chiese Malekith.
-Poco meno della metà. Troppo
tempo è passato per alcuni di loro-
Malekith non rispose. Chiuse gli occhi
e prese un lungo respiro prima di voltarsi.
Battè la mano sulla spalla di
Algrim, l'unico che lo avesse mai compreso davvero, e rimase a
stringerlo forte.
-Gli asgardiani pagheranno anche per
questo. Attendiamo che tutti i superstiti abbiano ripreso le forze, e
poi potremo decidere come distruggere Asgard-
-Siamo ai tuoi ordini, Malekith.
Guidaci ancora una volta-
*******
A tarda sera, al momento di salutare
Jane e Darcy, Thor fu impeccabile e galante fintanto che sua madre
era nelle vicinanze. Quando lei si voltò un attimo però
ne approfittò per fare l'occhiolino a Jane.
La regina lo stava riaccompagnando
fuori dagli appartamenti del Fensalir quando o fermò un attimo
posandogli la mano sul braccio.
-Figlio mio, sei stato ombroso stasera.
Vuoi sedere un attimo con me e dirmi cosa ti turba?-
-Volentieri, Madre. Forse solo tu
potresti aiutarmi a capire-
Le ancelle si erano ormai ritirate dopo
la cena, e Frigga prese da sé due calici ed una caraffa
d'argento.
Era un liquore leggero, adatto per fare
conversazione senza essere storditi dall'alcol.
-Sai che ho parlato con Loki anche se
era stato proibito- iniziò Thor -Sono stato poco e solo per
chiedere se ci avrebbe aiutati in caso di minacce esterne, ma lui ha
rifiutato. Ha detto cose terribili-
Frigga poteva benissimo immaginare che
genere di cose potessero passare per la mente di Loki e qunto
potessero essere esacerbate dalla presenza di Thor.
-La prigionia è la peggiore
delle punizioni per uno spirito come il suo. E mi dispiace che
l'abbia meritata-
-Nonostante tutto anche a me dispiace
sapere che è prigioniero. Vederlo di persona mi ha fatto
capire delle cose, e parlare con lui mi ha fatto venire dei dubbi. È
stato davvero giusto imprigionarlo? È stato giusto
nascondergli le sue vere origini?-
Sua madre gli prese le mani.
-Thor, ascoltami bene. La mente di Loki
è affilata e contorta. C'è del buono in lui, ma a modo
suo. Il fatto che lui non abbia più delle certezze da quando
ha scoperto la sua discendenza dagli Jotnar non deve far vacillare le
certezze che hai tu-
-Non credo di avere più molte
certezze-
-Ma sei in grado di distinguere il bene
dal male. Fidati di te stesso, e non avere mai paura di ammettere i
tuoi errori. Non aver paura di voler cambiare le cose. Adesso vai a
dormire: domani ci aspetta una nuova giornata-
Frigg accompagnò alla porta suo
figlio, e per salutarlo gli accarezzò il viso come faceva
quando era solo un bambino.
Non sapeva perchè l'aveva fatto.
Le era sembrato giusto così, e
stranamente anche Thor non si era tirato indietro imbarazzato come
faceva di solito.
********
Quella sera Jane non
riusciva a rilassarsi. Quello che era successo a Darcy, l'incontro
della mattina con Lady Sif, il fatto che solo in quel momento lei
stava realizzando appieno cosa significasse Asgard, bastava a non
farle venire sonno.
Si alzò dal letto e
prese uno dei cristalli luminescenti che Frigg le aveva prestato.
Bastava scuoterlo perché
si accendesse ed illuminasse la strada con un tenue bagliore
aranciato, e lei avrebbe potuto passare ore a studiare come accidenti
funzionasse.
Ma prima aveva bisogno una
boccata d'aria; si infilò un mantello blu sopra la veste da
notte ed uscì sul balcone.
In realtà era la
stessa terrazza su cui uscivano dopo la cena, che girava tutto
intorno e chissà ancora fino a dove. Forse intorno all'intero
palazzo.
L'unica cosa che metteva un
freno alla sua voglia di esplorare era il fatto che non voleva
abusare dell'ospitalità.
E comunque quello che vedeva
affacciandosi al parapetto era spettacolare: luci a perdita d'occhio,
in basso quelle della città, in alto le stelle ed il velo
luminoso che ondeggiava ogni notte sopra Asgard.
La luna di Asgard, Mani,
aveva un ciclo diverso che la luna della Terra.
E allora come funzionavano
le maree? E la gravità? E le stagioni? Chissà ogni
quanto cambiavano le stagioni ad Asgard?
La fisica di quel mondo la
confondeva e la affascinava oltre ogni dire.
Welcome to the Holy Land
find your peace in blood
and in sand
…
“Aspetta, ma che...?”
Quella sembrava una delle
terribili canzoni spaccatimpani di Darcy, e se lei riusciva a
sentirla poteva significare solo una cosa: che Darcy era vicina!
Si incamminò in
direzione del suono e la trovò rannicchiata a terra, anche lei
infagottata in un mantello e con il cappuccio tirato sulla testa.
Più che alla solita
Darcy somigliava alla strega di Biancaneve, ma la rapidità con
cui picchiettava sullo schermo dell'IPod non lasciava dubbi che fosse
proprio lei.
-Darcy! Ma che ci fai qui
fuori a quest'ora?-
Quando alzò la testa
ed il cappuccio le cadde sulle spalle, Jane fu proprio sicura che era
Darcy, con i capelli raccolti sotto il cappellino viola e gli
occhiali da nerd; era incredibilmente rassicurante vedere qualcosa di
così familiare.
-Oh, Jane, sei tu! Niente,
non mi andava di dormire e così mi sono messa a creare la
playlist giusta-
-La... la cosa, scusa?-
-Sei seria? Jane, come hai
fatto a prendere tre lauree in materie scientifiche senza sapere
cos'è una playlist?-
-Lo so che cos'è! Non
capisco perché devi crearne una a quest'ora di notte-
-Mi sento ispirata. Un
viaggio epico come questo merita una colonna sonora altrettanto
epica-
Ah. Certo. Darcy ed i suoi
voli di fantasia.
-Se ti siedi ti faccio
vedere cosa ci ho messo-
Normalmente Jane si sarebbe
ben guardata dall'accettare la proposta, ma insomma, erano su un
pianeta alieno a chissà quanti mila anni luce da casa, la sua
amica portava in giro una cosa pericolosa, ed in più certi
discorsi che Jane aveva sentito su una cosa chiamata Convergenza non
l'avevano rassicurata per niente. Le ci voleva un po' di normalità.
-Va bene. Fai vedere-
-Evvai! La dottoressa Jane
Foster raggiunge le file dell'esercito del metal!-
-Ho detto che vedrò
la playlist, non che mi piacerà- le disse mentre si sedeva
anche lei per terra, ben attenta a non strofinare la veste da notte
sul pavimento.
-Sì, sì,
certo... allora, ci ho messo “Shining oasis”, poi la
sigla di “Game of Thrones”..-
-Ma qui non ci sono troni da
conquistare-
-Dettagli. Quella è
così epica che sta bene con tutto. E poi “Starlight to
heaven”, il tema de “il signore degli anelli”,
“Incense and Iron”...-
-Incenso e cosa?-
-Metallo-
-Incenso e metallo? Davvero?
Come può...? no, aspetta, non voglio saperlo. E perché
l'hai messa nella playlist?-
-Non tanto per il testo,
però il video è tutto oscuro e fiammeggiante, come il
rosso di questa cosa qui... Eather-
-Aether-
-Eather suona molto meglio.
È un bel nome-
Tutto quello non aveva il
minimo senso. Insomma, Darcy aveva dentro una cosa pericolosa e se ne
stava lì a scegliere canzoni ed a darle un nome come fosse un
animaletto domestico?
-Non ti fa paura?-
-Ti ho appena detto che è
un bel nome-
-Intendevo la gemma
dell'infinito. Non ti spaventa?-
-Ah, quella! All'inizio sì,
ma adesso mi sono abituata. E poi Frigg ha detto che troveranno un
modo di toglierla, quindi va tutto bene. Fino ad allora sarò
Lady Darcy, la custode dell'Eather!-
Jane era allibbita. E Darcy
era completamente fuori di testa.
Ma vederla normale le dava
un senso di sollievo che le scaldava il cuore.
-Sei... strana. Ma in senso
buono. Ora però sarebbe meglio che andassimo a dormire, non
credi?-
-Forse sì. E va
bene... tanto domani mi ficcheranno di nuovo in uno dei loro forni
magici-
Jane sorrise. Era
incredibile come Dacy riuscisse a trovare il lato leggero di ogni
situazione.
Si alzò in piedi,
leggermente anchilosata per la posizione accovacciata, ed aspettò
che Darcy facesse lo stesso.
-Allora buonanotte, Lady
Darcy-
-Buonanotte a te, Lady Jane-
Darcy le fece una riverenza
e poi tornò nella sua stanza attraverso il balcone.
Era una persona
straordinaria, pensava Jane, e gli asgardiani avrebbero fatto meglio
a trovare il modo di farla tornare normale... cioè, normale...
senza Aether, almeno.
*********
Svartálfar.
**********
Odino congedò le guardie
all'ingresso dei sotterranei e proseguì da solo verso la cella
di Loki.
A dire la verità era curioso di
sapere cosa fosse successo, e se tutta la messinscena che Ulf gli
aveva raccontato serviva solo a disturbare il suo sonno per dispetto
oppure aveva un fondamento reale.
Certo che... minacciare una guardia di
suicidarsi e di tornare a tormentarlo dopo morto... avrebbe potuto
essere divertente.
Inoltre Odino voleva controllare di
persona le condizioni di quel figlio che gli aveva dato tanti
problemi e preoccupazioni.
Al suo arrivo si era aspettato di
trovare l'illusione della cella vuota o qualche altro inganno, ed
invece trovò Loki che misurava la stanza a grandi passi.
Sembrava davvero impaziente di vederlo.
Forse dopotutto quella volta non c'era
nessun inganno.
-Loki. Hai chiesto un colloquio con me-
Loki era esattamente come lo ricordava
il giorno del processo: pallido, nervoso, con il viso smagrito. Solo
gli occhi erano diversi, perché in quel momento non c'era
nessuna traccia di sorriso malizioso.
-Ho chiesto udienza, sì-
-Ed hai usato una minaccia alla tua
vita come merce di scambio. Ti sei chiesto se per me la tua vita vale
ancora qualcosa?-
-Altrimenti perché saresti qui?-
-Per curiosità di vedere quale
ennesimo trucco tenterai stavolta. A proposito: so che non puoi avere
con te un pugnale, ed allora come hai fatto a terrorizzare quella
povera guardia?-
Loki sorrise solo per un attimo.
-Un'illusione, Padretutto- face
apparire nella sua mano un pugnale e subito dopo lo fece sparire per
continuare con -Un'illusione, grandi capacità teatrali, e
sfruttando spudoratamente il terrore che ispira la mia fama di
malvagio-
Non era sano che Loki fosse così
compiaciuto. Ne parlava come se avesse compiuto una grande impresa.
-Non sono certo titoli di cui vantarti,
lo sai?-
Loki rispose con un gesto infastidito.
-Basta con questi stupidi giochi. So
che qui ad Asgard è arrivato qualcosa di molto potente, e so
che il popolo degli Elfi del mondo oscuro si è risvegliato.
Non avevo il diritto che me lo diceste?-
Odino non rispose.
Come poteva Loki sapere degli Elfi
oscuri?
L'unica risposta poteva essere che Thor
avesse disobbedito ai suoi ordini.
-Chi ti ha detto degli Svartálfar?-
-Nessuno me lo ha detto. Ma la
Convergenza dei mondi si avvicina, ed io sono, purtroppo o per
fortuna, sensibile a cose che non tutti sono in grado di percepire-
-Hai avuto una visione?-
Vide il viso di Loki contrarsi in
qualcosa che sembrava autentica sofferenza.
-Non sarebbe sbagliato definirla così-
-Perché mi hai mandato a
chiamare? Volevi avvisarmi del pericolo?-
Loki non era poi così bravo a
nascondere le sue emozioni. Si vedeva benissimo che era offeso con
lui.
-Oh, no, io credo che tu lo sapessi
molto bene. Ti ho mandato a chiamare per dirti che avrete bisogno
delle mie conoscenze, e che prima uscirò da qui e ci metteremo
al lavoro meglio sarà per tutti-
-Stai parlando come se tu già
fossi libero. Non lo sei, Loki, e non lo sarai mai. Ed io non
chiederò il tuo aiuto fino a quando non avrò esaurito
tutte le altre possibili risorse che ho a disposizione-
Non si aspettava che Loki picchiasse un
pugno sulla parete della cella.
-Sei un folle! Non ci sono risorse
migliori di me, e tu questo lo sai! Io potrei essere la vostra unica
possibilità di salvezza!-
Odino non riusciva a spiegarsi come mai
Loki fosse così preoccupato. Aveva davvero visto qualcosa che
lo aveva terrorizzato? Oppure tentava di sfruttare il pericolo degli
elfi oscuri per fingere un'alleanza e poi evadere? O forse entrambe
le cose?
-Non mi fido di te, Loki-
Se lo avesse fatto frustare gli avrebbe
fatto meno male.
Erano passati anni, erano accadute
tante cose, e Loki lo guardava con lo stesso sguardo deluso, ferito,
tradito, di quando aveva scoperto di essere “un'altra reliquia
rubata”.
Il principe aprì una volta la
bocca per parlare ma per una volta non riuscì ad emettere un
singolo suono. Per le Norne, che cosa stava succedendo? Loki che non
riusciva a ribattere?
Per un attimo Odino ebbe la tentazione
di aprire la cella per andare a consolarlo.
Questo finché il dolore di Loki
non fu superato dalla rabbia, anzi dalla furia cieca che era un
pericoloso misto del suo retaggio jotun e dell'educazione bellica di
Asgard.
Si scagliò contro la parete
incurante del campo di forza che gli ustionava le mani.
-Tu prova a relegarmi qui! Prova a non
usare le mie conoscenze, e se le succederà qualcosa, io verrò
a mozzarti la testa prima che lo facciano i tuoi nemici!-
C'era la parete a separarli, eppure
Odino sentì tutta la rabbia di Loki come se gli fosse stata
scagliata addosso.
O lui non aveva più l'età
per certe cose oppure Loki aveva una forza fuori dal comune che
veniva dalla disperazione.
-Adesso basta. Non ti darò la
possibilità di scappare, e questo è quanto-
Non avrebbe resistito a quello sguardo
un momento di più, per questo se ne andò finché
poteva farlo come un re che chiude un'udienza e non come un re
spaventato che scappa.
Dentro la cella Loki colpiva ancora lo
schermo invisibile e continuava ad urlare -Fammi uscire di qui o te
ne pentirai! Mi hai sentito? Io te ne farò pentire!-
***********
C'era qualcosa di nuovo nell'aria,
Frigg lo sentiva nella percezione ai confini del Sogno.
I fili della tela del Wyrd si
intrecciavano di nuovo in armonia, ora che un filo che aveva creduto
perduto era appena tornato nell'insieme.
Un filo nuovo eppure conosciuto, verde
cangiante in oro.
Loki.
Nel Sogno, Frigg sorrise.
_________________________________________________________________________________________________________________
Cantuccio dell'Autore
Ragazzi... ma che davvero?! Ci sono
cinque persone che seguono la storia! E dunque grazie dal più
profondo del mio cuoricino ad AryaCat, Creamy761, Lady Tsuky,
Silvermoon00 e Thranduil_Laufeyson. Non so dirvi quanto vi voglio
bene <3 vi meritate un regalo: Questa è “Incense and
iron”, una delle canzoni citate da Darcy
youtube.com/watch?v=uttlRqHpvNs .
E vi meritate anche le note, ma a
quelle ormai dovreste essere abituati.
-Bricioline, il cui nome corretto è
Brisingamen, è la leggendaria collana della dea Freyja. La
storia della collana, di Freyja e dei nani sarebbe da raccontare a
parte.
-Sol e Mani sono le divinità del
sole e della luna nella mitologia norrena. Contrariamente alle
tendenze di quasi tutti gli altri popoli, per i vichinghi il sole era
una divinità femminile, mentre la luna era maschile. Io ne ho
fatto i nomi del sole e della luna di Asgard, che gli asgardiani
considerano femmina e maschio come i loro allievi vichinghi.
-Asgard come è strutturata
secondo l'MCU va contro tutte le leggi della fisica. Sapetelo.
-Ulf, letteralmente “lupo”,
è un nome ancora oggi comune nei paesi nordici.
-I Draugr sono spiriti maligni per cui
vi rimando al link https://it.wikipedia.org/wiki/Draugr
-Ho in mente una brutta immagine di
Odino che dorme con il cappellino da notte ed abbracciato ad una
Grungnir di peluche. E con le gocce calmanti sul comodino.
Vi saluto, e ci risentiamo al prossimo
capitolo. Arriverà prima o poi, abbiate fede e tanta pazienza.
Makoto
|
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Capitolo 5 *** Il giuramento del principe ***
Un mondo oscuro
5
Il giuramento del
principe
*
Essere svegliato prima dell'alba era
normale amministrazione per Thor. Essere convocato nella sala del
trono anche. E tuttosommato lo era anche che suo padre sembrasse
furioso con lui, ma di solito almeno Thor conosceva i motivi della
sua rabbia.
Stavolta poteva solo sospettare che
Odino avesse scoperto della sua chiacchierata con Loki nelle
prigioni.
-Thor. Ti ho mandato a chiamare perché
voglio sapere da te tutta la verità: hai trasgredito il mio
ordine e sei andato a parlare con Loki?-
Ah, ecco. Ovvio che sarebbe stato
quello il motivo.
Thor non aveva voglia di tentare di
negare l'evidenza, e non ne aveva nemmeno ragione.
-Sì, Padre, l'ho fatto-
-Per il momento non discuteremo del
fatto che hai disobbedito ad un mio ordine diretto. Adesso voglio
sapere tutto quello che vi siete detti-
Thor non gli chiese subito come lo
avesse saputo, prima raccontò la sua versione.
-Gli ho detto che una forza minacciava
Asgard, ma senza dirgli quale nemmeno quando mi ha chiesto il nome.
Non volevo rivelargli troppo. Gli ho solo chiesto se sarebbe stato
disposto ad aiutarci se la situazione fosse diventata troppo
pericolosa-
-Gli hai già detto troppo. E lui
cosa ti ha risposto?-
-Cose che nemmeno con il suo odio e la
sua follia mi sarei aspettato. Ha detto che non gli importava nulla
di Asgard, che venissero pure i nemici a raderla al suolo così
avrebbero aperto le porte della sua cella, e che non avrebbe mai
aiutato noi che avevamo disprezzato le sue capacità-
A ripeterlo faceva ancora più
male, ma non aveva senso nasconderlo.
Thor non sapeva che reazione aspettarsi
da suo padre. Sembrava sconfitto. Come se gli fosse caduto addosso un
peso troppo grande quella volta.
-Quando sei andato da lui?-
-Ieri nel pomeriggio-
-Cioè poche ore dopo che io lo
avevo proibito. E quando tu gli hai parlato non voleva aiutarci?-
-No. Per come mi ha risposto è
stato meglio per lui che fosse in cella-
-Allora chissà cosa è
cambiato durante la notte. Potrebbe davvero aver avuto una visione.
Sei sicuro di non esserti fatto sfuggire nulla a proposito degli Elfi
oscuri?-
-Ne sono sicuro. Padre, cosa vuoi dire?
Una visione?-
-Sì-
Allora fu il turno di Odino di
raccontargli come erano andate le cose: gli raccontò di essere
stato chiamato nel bel mezzo della notte, e del trucco che Loki aveva
utilizzato per terrorizzare le guardie.
Quando Thor sentì della minaccia
di trasformarsi in draugr la sua prima reazione fu una risata,
immediatamente troncata dall'occhiataccia di Padretutto.
Ma insomma, come poteva non ridere? Una
cosa del genere era talmente... talmente da Loki! Avrebbe potuto
essere uno degli scherzi che architettava una volta, quando erano
ancora uniti. Quando erano ancora fratelli.
-A te, nel pomeriggio, ha detto che
Asgard avrebbe potuto bruciare, e poi qualche ora dopo mi ha chiamato
disperato perché doveva a tutti i costi aiutarci. È
molto strano-
-Tutto ciò che ha a che fare con
Loki è strano. È complicato e contorto in modi che noi
non possiamo nemmeno immaginare-
-Questo è vero. Tuttavia io
credo che non mentisse quando ha parlato con me. Credo che sia andata
così: quando ha parlato con te non si rendeva realmente conto
della minaccia, ma poi, quando la visione gli ha mostrato la realtà,
si è reso conto del pericolo ed ha deciso di collaborare-
-E tu Padre? Tu cosa decidi? Non volevi
l'aiuto di Loki per nulla al mondo. Che farai adesso?-
-Ho avuto modo e tempo di riflettere.
Credo davvero che Loki sia la risorsa migliore che abbiamo, e sarei
uno sciocco a non sfruttarla-
-E lui sa che parli di lui come di una
pedina da gioco?-
-Non mi riguarda. Il punto è che
sì, io acconsentirò a trattare con lui pur di avere le
sue conoscenze, ma non gli concederò fiducia. Né lo
farai tu o nessun altro, e questo, Thor, è un ordine che non
deve essere messo in discussione-
**
-Andrà tutto bene- le ripeteva
Frigg.
La regina era stata molto gentile: le
aveva spiegato tutto quello che doveva fare, le aveva portato di
persona tutto ciò che potesse servirle, ed era rimasta a farle
compagnia ed a consolarla.
Eppure lei non riusciva a smettere di
piangere, e non riusciva a smettere di sentirsi una completa idiota
perché stava piangendo.
Ma insomma, erano troppe cose tutte in
una volta! E la gemma dell'infinito, ed il viaggio ad Asgard, e non
poter fare sapere a nessuno sulla Terra che lei stava bene... ed in
più quella notte le era venuto il ciclo!
***
-Mia signora, il principe Thor chiede
di vedervi-
-Grazie, Fulla. Fallo accomodare e
riferisci di aspettarmi-
Certo che suo figlio aveva scelto
proprio il momento adatto per presentarsi!
Probabilmente era una questione
importante se aveva chiesto espressamente di lei, ma la regina non se
la sentiva proprio di lasciare sola Jane Foster in quel momento.
Aveva smesso di singhiozzare, ma era
ridotta lo stesso ad un fantasma di sé stessa.
-Ascolta, Jane, devo andare a vedere
cosa è successo. Mi sembra di capire che non vuoi che dica a
Thor che sei nei giorni del sanguinamento, giusto?-
Lei scosse la testa inorridita.
Per le Norne, ma cosa insegnavano alle
ragazze su Midgard?!
-Va bene, va bene, non gli dirò
nulla. Posso lasciare Gnà a farti compagnia? O vuoi che le
dica di chiamare Darcy-
-Io... può chiamare Darcy?-
-Certo. Aspetta qui, ci vorrà
solo qualche minuto-
Appena fuori dalla stanza, Frigg chiamò
l'ancella, le disse di accompagnare Lady Darcy nella stanza di Lady
Jane, e di restare a loro disposizione.
Era indecisa se dire o no alla ragazza
quale fosse la ragione del malessere di Jane, ma non sapeva se la sua
ospite se ne sarebbe vergognata e dunque alla fine decise di restare
in silenzio.
Raggiunse Thor nel salottino, ed a
giudicare dalla sua espressione nemmeno lui aveva passato una nottata
tranquilla.
-Buongiorno, Madre-
-I segni sul tuo viso mi dicono altro.
Vieni, siediti con me raccontami cosa è successo-
****
-Sia ben chiaro- la voce di Odino
risuonava autoritaria come solo il padre di tutti gli dei avrebbe
potuto essere, nonostante nella sala del trono ci fossero solo lui,
sua moglie e suo figlio.
-Loki è un criminale con cui
stiamo scendendo a patti. Non c'è spazio né tempo per
tentare di redimerlo, ed a mio parere anche se ci fossero non ci
sarebbe la possibilità-
-Sei troppo rapido a condannare-
obbiettò Frigg.
-Sono troppo realista per rischiare
ancora con lui. Io gli proporrò delle condizioni e sarà
solo questo: uno scambio di servizi. Non dimenticate mai, nemmeno per
un momento, che per lui l'affetto che ancora nutrite nei suoi
confronti è una debolezza da sfruttare. Non incoraggiatelo. Ne
va della salvezza di tutti noi-
*****
Odiava piangere!
La sensazione degli occhi che
bruciavano e della gola chiusa era orribile, ed in più il
pianto era una reazione patetica, buona per gli incapaci ed i
deboli.
Prima c'era stata l'offesa, poi lo
scagliarsi contro le pareti della cella solo per scorticarsi le mani,
poi la cieca furia distruttiva, poi ancora il senso di impotenza ed
infine il lasciarsi andare con le spalle contro il muro e la fronte
sulle ginocchia e piangere.
Ed in un momento imprecisato c'era
stato il sentirsi soffocare dai propri vestiti, di cui gli restava
addosso solo la maglia di tela strappata nei punti in cui aveva
affondato le dita.
Loki non sapeva nemmeno quanto tempo
fosse passato da quando Odino se ne era andato.
Aveva in mente sprazzi confusi di piani
su come uscire dalla cella, per fare di persona quello che quegli
idioti guerrafondai urlanti non sarebbero stati capaci di fare, ma in
quel momento era ancora troppo scosso per riuscire a pensare
lucidamente.
Non si accorse nemmeno della breccia
nel muro di energia in tempo, altrimenti...
Scattò in piedi per pura memoria
muscolare, ma tempo che riuscisse ad evocare qualche runa il varco si
era già richiuso.
Lo sforzo improvviso gli aveva fatto
venire le vertigini, ed a Loki non restò altro da fare che
trovare a tentoni il muro alle sue spalle e scivolare di nuovo a
terra.
Che. Vergogna.
E che irritazione la voce di Odino che
aveva la pretesa che lui comprendesse più di due parole alla
volta!
-Loki. Asgard ha bisogno del tuo aiuto
ed io sono disposto a concederti una sospensione della pena. Accetti
un accordo?-
Doveva pensare in fretta. Sospensione
della pena. Accordo. Dannazione, la testa gli pulsava come se si
stesse spaccando!
-Accetto, accetto!- disse in fretta.
-Bene. Ti saranno portati cibo, vino,
ed acqua per lavarti. Renditi presentabile e poi manda una guardia a
chiamarci-
Lui ebbe solo la forza di annuire. Per
pensare come fregarli avrebbe avuto tempo più tardi.
******
-Jane, come stai?! Anche tu
hai trovato qualcosa di strano?-
Jane ebbe solo la forza di
guardare per un attimo Darcy, poi l'ancella che l'aveva accompagnata
ed era ancora accanto a lei... e poi scoppiò a piangere di
nuovo.
Oltretutto aveva mal di
pancia, ed era lontanissima da casa, e Darcy era in pericolo, e tutto
le stava capitando troppo all'improvviso.
-Mia signora, posso fare
qualcosa?-
L'ancella (Gnà, se
lei non ricordava male) era gentile, ma Jane voleva solo che se ne
andasse.
Fece solo segno di no con la
testa.
*******
Un giuramento. Certo. Era il minimo che
Loki dovesse aspettarsi come richiesta.
Odino e Thor erano tornati nella sua
cella, e lui si era davvero reso presentabile ed aveva sistemato un
po' del casino che aveva combinato in giro prima di mandarli a
chiamare.
Non voleva che capissero quanto era
sconvolto.
Thor era rigido, pronto ad uno scontro
anche se non aveva con sé quel suo ridicolo martello. Non lo
guardava, forse ancora offeso dale parole che erano volate tra loro
solo poche ore prima.
Odino aveva in mano una pergamenta
arrotolata dentro cui Loki non riusciva a sbirciare nemmeno con il
seidr.
-Che dovrei fare?- chiese seccato
-Leggere?-
-Giurare sul tuo sangue e leggere a
voce alta subito, senza prima sapere cosa c'è scritto. E bada
che l'ho scritto io, dunque mi accorgerò se salterai anche
solo una sillaba. Se lo farai, o se non leggerai fino alla fine,
riterrò il giuramento non valido ed il nostro accordo nullo.
Mi hai capito, Loki?-
Le provocazioni stavano riuscendo
benissimo, ma Loki aveva più di tutto fretta di uscire e di
mettersi al lavoro, e dunque si ripromise di non raccoglierne.
-Ben architettato, senza dubbio. Va
bene, sono disposto a giurare-
Nessuno sottolineò che non era
“disposto”, era “obbligato”.
Odino abbassò Grungnir in modo
che la punta fosse a portata di Loki.
-Quando sei pronto- gli disse solo. E
no, non gli avrebbe dato quella pergamena nemmeno un secondo prima
del sangue.
-Molto astuto da parte tua: la lancia
dei re di Asgard annulla la magia. Così dovrò ferirmi
davvero, non è così?-
-Non hai mai mancato di intelligenza-
Lui annuì a quel riconoscimento
inaspettato ed amaro.
Non aveva voglia di perdere altro
tempo, dunque premette il palmo della mano aperta dove la lama era
più affilata.
Subito sentì il bruciore della
ferita, ma sapeva che per un giuramento del genere non sarebbe
bastato un graffio. Strinse i denti e premette più forte per
fare in modo che il suo sangue macchiasse la lama e restasse
visibile, a scanso di equivoci.
Odino lo osservò solo un attimo
dopo che ebbe alzato la mano ferita, e gli porse la pergamena.
Loki sapeva che non aveva scelta, e
dunque iniziò a leggere con la sua voce migliore. Quella che
avrebbe usato un giorno per fare un discorso a dei sudditi che lo
apprezzassero.
-Io, Loki di Asgard, figlio di...- si
dovette interrompere, perché, davvero, Odino non poteva
davvero essere stato così... così stronzo, ecco! Bè,
che importanza aveva? Tanto lui non aveva ascelta se non pronunciare
ogni singola parola. Si schiarì la voce e continuò -...
figlio di Laufey degli Jotnar, giuro sul mio sangue che non tenterò
di impossessarmi della gemma dell'infinito, e non tenterò di
usarne il potere in nessun modo. Giuro di proteggere Asgard e tutti i
suoi abitanti, e di non nuocere con intenzione a niente e nessuno né
con azioni né con omissione di agire o di consiglio, fino a
quando la minaccia rappresentata dagli elfi oscuri non sarà
cessata e fino a quando il sovrano di Asgard non mi libererà
dal giuramento-
Restituì la pergamena in punta
di dita, come avrebbe restituito un pezzo di carne marcio.
-Bene, ho giurato. Adesso?-
Persino Thor sembrava imbarazzato ed
aveva gettato ad Odino un'occhiata come a dire “era davvero
necessario?” quando aveva sentito il riferimento a Laufey.
-Adesso il tuo custode. Dammi il
braccio-
-Non ho almeno il diritto di sapere chi
sarà a controllarmi? O come?-
-No-
-Bada a te! Ora stai esagerando!- e
subito dopo la rabbia gli venne un atroce sospetto -Aspetta... non
vorrai dire... Thor?! No, seriamente... Thor?!!-
Certo, chi altri gli avrebbe potuto
essere affibbiato come... custode?
Anche se il diretto interessato
sembrava sconvolto almeno quanto lui. Padretutto non doveva averlo
informato del suo ruolo in tutta la vicenda, e lui era stato
ovviamente troppo stupido per farsi due domande prima di essere colto
alla sprovvista.
-Sì: sarà Thor. Adesso
dammi il braccio se vuoi uscire da questa cella-
Lui lo fissò con uno sguardo che
avrebbe potuto incenerirlo. Peccato che aveva appena giurato con il
sangue di non attaccare nessun asgardiano, altrimenti Odino avrebbe
già salutato di persona i suoi antenati deceduti nei secoli
precedenti.
-Stai attento, Padretutto. Dovresti
sapere che umiliare il nemico senza avere la certezza di riuscire a
schiacciarlo è molto pericoloso-
Però alla fine stese il braccio
sinistro. Non aveva ascelta.
Odino gli chiuse attorno al polso un
pesante bracciale di bronzo, intarsiato con giri e giri di rune. Un
incantesimo molto complicato, in cui sarebbe stato difficile trovare
un punto debole; difficile ma non impossibile.
L'altro bracciale, gemello, fu chiuso
al polso destro di Thor, che guardava a terra e sembrava sinceramente
in imbarazzo. Almeno aveva quella decenza.
-Tanto per curiosità- provò
a domandare Loki mentre osservava il bracciale in controluce con aria
critica -Che succederebbe se tentassi di liberarmi da questo?-
-Non farlo- lo ammonì Odino.
-Perché?-
-Tu non farlo e basta. Sarà
meglio per te-
Non sarebbe stato possibile ottenere
altra risposta da Odino, e Loki non voleva nemmeno perdere altro
tempo.
Raddrizzò la schiena e fece un
bel respiro -Complimenti. Pare che io sia incastrato per bene. E
adesso portatemi dall'Aether-
********
Frigg aspettava. Che altro poteva fare?
Sapeva che Loki avrebbe giurato, ma
finché non lo avesse visto con i suoi occhi nella stanza che
aveva preparato per lui non si sarebbe sentita tranquilla.
Intanto ingannava l'attesa spiegando a
Jane ed a Darcy tutto quello che su Midgard era andato perduto a
proposito del ciclo femminile.
Ed erano veramente tante cose!
Non sapeva se erano più sorprese
le due ragazze quando lei aveva detto che i giorni del sanguinamento
sono preziosi perché aprono la porta verso altri mondi, oppure
lei quando, dalle loro spiegazioni, aveva capito che su Midgard il
ciclo era considerato niente più che una fastidiosa funzione
fisiologica.
Frigg era allibita.
Jane e Darcy pure.
Ma almeno Jane aveva smesso di
singhiozzare.
*********
-Madre ti ospiterà nei suoi
appartamenti. Per ora è lì che si trova Darcy ed i
pochi guaritori che sanno della presenza dell'Aether-
Loki non diede nemmeno segno di averlo
sentito. Camminava al suo fianco rigido, altero, con la grazia del
principe che era stato ma anche con qualcosa in più.
“Che cosa ti è successo,
fratello?” Loki era cambiato. Era cresciuto, in un certo senso,
ma portava troppe cicatrici come testimonianza del prezzo che aveva
pagato.
-Ehi! Ti dispiace dare un segno di vita
quando parlo con te?-
-Ho capito, Thor, non sono sordo-
-E allora perchè non rispondi?-
-Ho mai risposto alla banalità?-
-Sei insopportabile-
-Non parlarmi più del necessario
e non avrai motivo di lamentarti di me-
-Loki, se ce l'hai con me per la storia
del bracciale, ti giuro che non lo sapevo-
-Posso anche crederti. Ma non è
per il bracciale che ce l'ho con te-
-Ed allora per cosa?-
-Io comincerei dal fatto che esisti e
respiri ancora-
C'era un limite alla pazienza, specie a
quella del dio del tuono.
Senza pensare Thor aveva agguantato suo
fratello dal bavero e lo aveva sbattuto contro la colonna più
vicina.
Era stato un gesto istintivo. Gli era
mancato, in effetti.
-Non ti picchio adesso perché
hai un compito da svolgere e perché non sarebbe corretto
picchiare chi non può rispondere ai miei colpi. Metti tutto in
conto per quando sarai libero dal giuramento-
Lo lasciò andare e Loki per pima
cosa pensò a sistemarsi di nuovo la casacca.
-Mettilo in conto tu. Sarai tu a pagare
il prezzo più alto- gli rispose secco.
Thor scosse la testa. E dire che quella
avrebbe potuto essere un'ottima occasione per recuperare qualcosa di
buono, se ancora c'era, da quel fratello che non aveva più...
ma le premesse non avrebbero potuto essere peggiori!
Padre aveva fatto uno sbaglio
imponendogli il bracciale e la sua custodia.
-Andiamo. Madre ci aspetta- gli disse
prima che la situazione degenerasse in altro modo.
**********
-Loki!- la prima, vera reazione di
Frigga nel trovarselo davanti sano, salvo e senza catene, sarebbe
stata correre ad abbracciarlo, ma sapeva che Loki non l'avrebbe presa
bene.
-Benvenuto. Sono contenta di avere il
tuo aiuto-
-Ti ringrazio. Posso vedere l'Aether?-
Non si aspettava nessuna reazione
calorosa, ma forse era perchè Thor era presente. O forse
perché l'orgoglio di Loki era troppo ferito e lui si era
troppo chiuso in sé stesso. Comunque fosse non era quello il
momento di discuterne.
-Certo, vieni con me. Thor, tu puoi
andare. Ti manderò a chiamare se avrò bisogno di te-
Per un lungo momento Thor scrutò
prima lei e poi Loki. Sembrava che volesse chiedere qualcosa, ma alla
fine non lo fece.
-Va bene. Ci vedremo dopo, Madre-
***********
Darcy era per l'ennesima volta distesa
sul piano della fucina dell'anima.
Si era quasi abituata alle luci strane,
ai guaritori, alle loro parole incomprensibili, e dunque era
relativamente tranquilla.
Lasciava ciondolare la testa appena
oltre il piano del tavolo, e stava giusto pensando di risistemarsi
gli occhiali prima che cadessero definitivamente a terra, quando lo
vide: dalla sua prospettiva Loki era a testa in giù, ma i
capelli neri e l'aria torva da psicopatico erano identici alle foto
che aveva visto lei di New York.
-Ma che ci fa lui qui?!-
Era scattata a sedere troppo in fretta
ed aveva finito per cappottare giù dal tavolo.
Si rialzò meno peggio che
poteva, massaggiandosi il ginocchio ammaccato.
I guaritori la osservavano confusi, ma
evitavano accuratamente di girarsi verso Loki.
Per fortuna Frigg prese in mano la
situazione.
-Signori, potete lasciarci soli per il
momento? Vi ringrazio-
Più che uscire dalla stanza i
tre seidmadr sgusciarono via con tutta la fretta che la dignità
permetteva loro.
Una volta rimasti solo loro tre anche
Frigg sembrò più rilassata.
Darcy invece non era rilassata per
niente, e dal tavolo dietro di lei, dove si era appoggiata, prese una
bottiglia di vetro da rompere ed usare come arma in caso di
emergenza.
-Darcy, cara, puoi stare tranquilla.
Lui è Loki...-
-Lo so chi è, per questo non sto
tranquilla-
-Oh, bé, capisco che nel tuo
mondo non abbia una buona reputazione, ma ti assicuro che è
qui per aiutarci-
-Se lo dite voi...-
-Posso giurartelo. Loki, vieni avanti.
Lei è Darcy Lewis, la fanciulla che è stata scelta
dall'Aether come custode-
Qualcosa passò in un lampo negli
occhi chiari di Loki, qualcosa che non le piacque affatto: la fissava
come lei di solito fissava i pacchetti extralarge di M&M's.
Strinse più forte la bottiglia.
-Onorato di fare la tua conoscenza,
Darcy Lewis-
La sua voce era fredda, incolore. Si
vedeva che non gliene fregava nulla di tutte quelle formalità.
-Sì, ok, anche per me è
un piacere. Ti avviso che nella mia mente non c'è nulla di
interessante, quindi non entrarci-
Chissà se quel flettere le dita
era espressione di un inconscio desiderio di strangolarla? Neanche
troppo inconscio.
-Sappi che non ci sarebbe nulla che mi
potrebbe interessare. Io mi occupo solo dell'Aether-
Lei lo scrutò sospettosa. Non
era stupida. E per principio non si fidava delle persone con la
fronte troppo alta.
-Sei sicuro?-
Lui fece un gesto di stizza come per
scacciare un insetto particolarmente molesto.
-Ritengo che sia sciocco e
superstizioso da parte tua avere paura di me solo per quello che hai
sentito dire sul mio conto. Non vuoi concedermi una possibilità?
Potresti raccontare di essere uscita indenne da un confronto con il
dio degli inganni, e non sarebbe cosa da poco-
Darcy era ancora sospettosa. Negli
occhi verdi di Loki c'era qualcosa di irrequieto che la faceva stare
in guardia.
-Solo una possibilità. E non
fare mosse false-
Lentamente, posò la bottiglia di
nuovo sul tavolo ma sempre a portata di mano.
-Come dici tu. Adesso posso vedere la
gemma?- Loki le tese la mano.
Lei guardò velocemente Frigg, e
solo quando lei annuì allungò a sua volta la mano per
toccare quella di Loki.
Aveva delle belle mani. Aveva l'aria da
maniaco omicida, ma sulle mani niente da eccepire.
Erano forti, sicure, asciutte quando
toccavano la sua pelle seguendo la linea delle ossa, dei tendini,
delle vene sottopelle.
Loki le voltò la mano con il
palmo verso l'alto e lì si vide benissimo Eather che scorreva
nelle sue vene.
-Che ne pensi, Loki?- chiese Frigg.
Lui era ancora assorto nella sua
osservazione, e mano a mano che la cosa rossa reagiva al suo tocco
Loki abbandonava l'aria corrucciata per lasciare spazio a qualcosa di
più genuino.
Sembrava contento. Come un bambino la
mattina di Natale.
-Non ci credevo... è davvero
l'Aether! È la gemma dell'infinito!-
Alzò gli occhi e per la prima
volta Darcy lo vide sorridere.
Il suo sorriso non era male. Era
esaltato, febbricitante, ma Darcy doveva ammettere che aveva un certo
fascino.
-Abbiamo qui ad Asgard già due
delle gemme dell'infinito... Perché non avete ancora ucciso il
corpo ospite?!-
Crash!
E meno male che aveva tenuto la
bottiglia a portata di mano!
************
-Algrim-
Ormai lo sentiva avvicinarsi.
-Si sono risvegliati tutti. I lavori di
riparazione sono già iniziati- gli disse lui.
Il brulicare che vedeva nei livelli
sottostanti dell'astronave ne era la prova.
Dall'altezza a cui si trovava, Malekith
vedeva il movimento di un formicaio: tante operaie, pochi soldati.
Troppo pochi. Ma quei pochi erano tutto quello che restava e si
sarebbe dovuto accontentare.
-C'è segno di qualcuno che
potrebbe sopportare abbastanza a lungo il potere di una maledizione?-
-Più a lungo di me?-
-So che sarebbe impossibile. Nessuno
può eguagliare la tua forza. Qualcuno che non muoia
immediatamente, almeno-
Algrim venne accanto a lui,
appoggiandosi alla stessa balaustra, prima di rispondere.
Anche lui guardava in basso, al viavai
di esseri che si muovevano, ombre tra le ombre.
-Nessuno di loro resisterebbe per più
di poche ore, e non sappiamo quanto tempo potrebbe volerci per
distruggere le difese di Asgard o recuperare l'Aether. Ci serve più
tempo possibile-
Malekith non ripose. In quel momento
nemmeno gli interessava, forse, perché stava esaminando
un'altra questione.
Algrim era accanto a lui, e lui non ne
era infastidito. Chiunque altro si fosse permesso di mettersi come
suo pari sarebbe stato giustiziato all'istante.
E poi il suo nome, Algrim il Forte,
significava davvero che lui era il più forte di tutti. Più
forte anche di lui.
E la sua forza non era una minaccia al
suo potere, poiché Algrim l'aveva sempre usata mettendola
spontaneamente al suo servizio.
Non per paura o per minaccia, ma perché
era convinto della loro missione: togliere la luce agli esseri che
l'avevano imposta.
Malekith era il padrone della magia,
Algrim era padrone della forza fisica.
Le loro abilità si completavano
in modo troppo perfetto per decidere di trattarlo come una semplice
pedina.
-Se solo avessimo altre pietre della
maledizione non sacrificherei te-
Era inutile persino dirlo, perché
i se non vincono le battaglie.
E tuttavia lo aveva detto.
Sentì la mano di Algrim stretta
sulla sua spalla. Anche lì, ne sentiva la forza ma era priva
di minaccia.
-Per me è un onore la
considerazione che hai di me. Forse non sarà necessario usare
la pietra della maledizione, ma se lo fosse, non avere esitazioni-
Algrim si allontanò, e Malekith
si rese conto che gli mancava il peso della sua mano addosso.
*************
Il palmo gli bruciava terribilmente
lungo la ferita del giuramento di sangue, grazioso monito per il
futuro a non “nuocere a nessuno” nemmeno per istinto e
dopo essere stato provocato con una bottiglia spaccata sulla testa.
Quella peste di una mortale non era
asgardiana, dunque in teoria era esclusa dal suo giuramento, ma era
ospite personale della regina di Asgard, e quindi era comunque
protetta.
Accidenti alle leggi di Odino!
Ed in più “Resta fermo”
“Togli quella mano” “Te la sei cercata, non puoi
negarlo”.
E Loki poteva solo restare imbronciato
e zitto, mentre sua madre lavorava per togliergli le schegge che si
erano infilate sottopelle attraverso i capelli.
**************
Era al limite della demenza pensare che
Loki si sarebbe presentato a cenare con loro, eppure Thor ci aveva
sperato.
Dal suo posto a tavola Thor scrutò
ansioso sua madre che tornava in sala, e si aspettava di vedere
apparire dietro di lei la figura alta di suo fratello.
Non avvenne.
Frigg era sola.
Avrebbe cenato da solo, ospite di sua
madre, a quanto pareva, dato che anche Jane si era scusata, e Darcy
era rimasta a farle compagnia.
-Mi dispiace vedere tanta delusione nel
tuo sguardo, figlio mio-
-Perdonami, Madre. Dimentico sempre che
le cose non si aggiustano facilmente come vorrei io-
Frigg gli sorrise e per la seconda
volta in due giorni si fermò ad accarezzarlo.
-Non c'è nulla da perdonare-
Si sedette a tavola di fronte a lui, e
Thor trovò qualcosa di incredibilmente confortante in quel
momento.
-E Jane? Non puoi dirmi che cos'ha?-
-Non posso farlo senza tradire la sua
fiducia. Sarà lei stessa a parlartene quando si sentirà
di farlo, per ora ti basti sapere che non è nulla di grave e
si riprenderà presto. Comunque sia, se per caso a te
fosse venuta l'idea di fare una passeggiata in terrazzo fino alla sua
stanza,stasera, diciamo che te lo sconsiglio-
Thor arrossì e rimase zitto.
Non ebbe il coraggio di chiedere “se”
sua madre sapeva della sera prima.
**************
Davanti a lui si stendevano centinaia
di pianeti e miliardi di esseri viventi.
Heimdall scrutava ogni cosa in cerca di
un segnale qualsiasi da riferire ad Odino, ed il fatto che non
vedesse nulla non sapeva se dovesse essere motivo di sollievo o di
preoccupazione
_____________________________________________________________________________________________________________
Cantuccio dell'Autore
Bentornati! Voglio ringraziare Nicol99,
Francis Joy ed EliseCS che hanno aggiunto
la storia tra le seguite. Un mondo di grazie, anzi, nove mondi <3
E adesso le note:
-Avete mai notato che si parla tanto di
girlpower e di “io decido da sola” e poi, dopo anni di
personaggi femminili che cercano di riscattare gli stereotipi, ancora
nessuno ha parlato esplicitamente di ciclo?
Insomma, Vedova Nera, Carol Denvers,
Peggy Carter, Pepper Potts, Wanda Maximoff... tutte immuni alla
sindrome premestruale? O tutte le vicende guardacaso iniziano subito
dopo i giorni del mestruo e si concludono poco prima di quello
successivo? O magari sono proprio loro che, sapendo di avere poco
tempo a disposizione, si spicciano a sconfiggere i cattivi per poi
potersene tornare in pace su un divano ad ingozzarsi di cioccolato
quei pochi giorni al mese? Misteri della biologia della Marvel,
temo...
-Algrim e Malekith. Andiamo, non sono
shippabilissimi? Adesso grazie a me sì.
Al prossimo capitolo
Makoto
|
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Capitolo 6 *** Rún ***
Un mondo oscuro
6
Rún
*
Dopo aver mangiato si sentiva molto
meglio.
In parte per il cibo in sé, in
parte per la compagnia, ma il malumore era quasi passato e stava
riuscendo a godersi la serata.
La prima giornata del ciclo era sempre
infernale per lei, ed ovviamente quando era partita per Asgard in
tutta fretta non aveva controllato se aveva in borsa almeno un
antidolorifico. Cosa che non era, quando poi era andata a
controllare.
E poi c'erano tutte quelle cose che
Frigga aveva detto loro, sul ciclo femminile, sulle quattro fasi,
sulle energie di ogni fase... era incredibile!
-Darcy? Tu credi a tutto quello che ci
ha detto la regina a proposito delle mestruazioni?-
La sua assistente le rispose con la
bocca piena del dolce al miele che stava ancora sbocconcellando.
-Certo, perché non dovrei? Fa
molto più figo dire “Sono nei giorni della Strega,
dunque sono una sciamana che viaggia tra i due mondi e vede i diversi
piani dell'esistenza” piuttosto che “sono sclerata perché
ho questo cazzo di ciclo!”-
Scoppiò a ridere.
Certo, per Darcy doveva essere stata
una manna dal cielo (letteralmente) scoprire quelle cose.
-In effetti fa una figura migliore-
concesse.
-Ed immagina quando torneremo sulla
Terra e fonderemo il nostro culto di sacerdotesse che seguono il
ciclo femminile! Sarà una figata pazzesca!-
Per un attimo Jane si immaginò
Darcy vestita con qualche tunica e con monili vichinghi, e che
officiava strane cerimonie a proposito delle fasi del ciclo.
E la cosa grave era che non doveva
nemmeno fare troppo sforzo ad immaginarlo.
-Sarebbe una specie di setta new age di
adoratrici del ciclo-
-Ed anche un ottimo posto per dei
vampiri-
-Eh?-
-Jane... per favore... ti ricordo che
hai tre lauree, non farmi spiegare certe battute-
Lentamente la comprensione illuminò
il suo cervello, che però era fatto per ben altre cose che
comprendere battutacce a doppio senso... poi il disgusto... poi una
risata isterica che non riusciva a fermare in nessun modo.
**
“Sarebbe una buona idea uscire”
Il pensiero le era spuntato in mente
senza motivo, ed ormai Frigg sapeva che più una cosa sembrava
senza motivo più era interessante assecondarla. Stavolta non
era un senso di minaccia, anzi il pericolo che aveva percepito solo
il giorno prima si era quasi acquietato.
-Vieni, Thor, usciamo in terrazza. È
una bella serata-
***
-Jane, ti va di uscire un po'? È
tutto il giorno che sei chiusa qui dentro-
-In effetti non sarebbe male come idea.
Va bene, fammi mettere le scarpe ed usciamo-
Oltre alle scarpe presero anche i
mantelli, perché l'aria della notte di Asgard era fresca.
Accanto a lei Darcy canticchiava
qualcosa che poteva essere tra le tracce della sua “epica
colonna sonora”.
****
-Jane! Non mi aspettvo di trovarti qui
fuori!-
Il modo in cui il viso di Thor si era
illuminato quando l'aveva vista le aveva fatto un effetto strano.
-Sì, abbiamo deciso di uscire a
prendere un po' d'aria-
-Sono contento che lo abbiate fatto-
Forse davvero non c'era nessun motivo
di preoccuparsi. Forse avrebbe potuto dirgli che le servivano un paio
di giorni perché aveva il ciclo.
Si avvicinò a lui ed a Frigga, e
colse un sorriso di incoraggiamento della regina.
Frigga era davvero una gran donna,
pensò Jane.
-Thor. Vuoi... accompagnarmi?-
-Certo-
Lui le offrì il braccio e lei vi
si appoggiò.
Scambiò una veloce occhiata con
Darcy che le fece segno di ok con entrambi i pollici alzati.
Ok, no... era meglio appartarsi.
Alle loro spalle, prima di essersi
allontanati abbastanza, sentì Darcy che chiedeva a Frigg di
spiegarle di nuovo la questione delle fasi delle energie. O delle
energie delle fasi.
****
Asgard vista dall'alto era una
meraviglia.
Loki la accarezzava con lo sguardo da
dietro la vetrata della finestra della sua stanza.
All'interno aveva tenuto solo una
lanterna accesa, e, se si sforzava di mettere a fuoco, il vetro della
finestra faceva da specchio e gli rimandava la sua immagine invece
che quella dell'esterno.
Le rughe sul viso corrucciato, i
capelli più lunghi, il viso che si era fatto più
scavato, l'abitudine che aveva preso non ricordava più quando
di stare con le mani intrecciate dietro la schiena. Loki si vedeva
cambiato.
“Per fortuna tra di noi non c'è
bisogno di formalità. Preferirei morire di fame piuttosto che
sedere alla stessa tavola con Thor”
“Potrei farti compagnia io”
“Un'altra volta, magari”
Loki stava ancora pensando al suo
colloquio con Frigg di quella sera, ed era ancora convinto che
decidere di restare da solo fosse stava la scelta migliore.
Il cibo era buono, il vino anche, e
l'ancella che glieli aveva portati era graziosa. Per il momento si
sarebbe accontentato.
Per il momento quello che gli occupava
la mente era altro: l'Aether, possibili scappatoie al suo giuramento,
cosa fare quando ne sarebbe stato sciolto...
Ogni tanto la parola Svartálfar
gli attraversava la mente, ma adesso che era fuori dalla cella era
ben deciso a non farsela pesare come una minaccia.
E poi c'era la questione del bracciale
intrecciato di rune.
Loki lo sollevò per scrutarlo
alla luce della lampada.
Era pesante, di bronzo lucidato, e le
rune incise formavano un intrico impossibile da sciogliere.
Odino gli aveva detto di non provare a
liberarsene, ma si era rifiutato di dirgli quali avrebbero potuto
essere le conseguenze.
Era stato un bluff?
O ci sarebbero davvero state
conseguenze spiacevoli?
Quale sarebbe stata la cosa peggiore
che avrebbe potuto succedergli? Odino non avrebbe davvero mutilato o
ferito gravemente il suo migliore alleato solo per una ripicca,
giusto?
…
Giusto?
*****
-Mia madre ti ha detto la verità:
per noi uomini di Asgard il ciclo femminile è un dato di
fatto. Sappiamo che è un potere che è solo delle donne
e non ci intromettiamo-
-Non vi mette in imbarazzo?-
-Solo perché in certi giorni le
nostre donne sono più irritabili e più forti, e
rischiano di batterci a duello. Quello sì che è
imbarazzante-
-Io non potrei mai batterti a duello-
obbiettò Jane.
-Tiri certi schiaffi che con un po' di
allenamento potrebbero mettermi in seria difficoltà-
Jane rise al ricordo di lei che
schiaffeggiava Thor quando erano a Londra.
Era finita per appoggiarsi a lui, e
Thor le aveva messo un braccio attorno alle spalle.
-Sono contenta di essere qui con te-
-Anche io lo sono. Quando tutto questo
sarà finito vorrei parlare di noi, lo sai? Di cosa fare nel
futuro-
Ah. Quella sì che era una
discussione interesante.
-Sei stato lontano così tanto
tempo che credevo mi vessi dimenticato- confessò lei piano,
stretta nel suo abbraccio.
Thor la strinse più forte e la
fece girare per guardarla negli occhi.
-No, Jane, questo mai! In questi mesii
che siamo stati lontani io non ho mai smesso di pensare a te, e
sapevo che anche tu mi stavi cercando. So di averti fatto soffrire.
Mi dispiace, Jane-
******
Che cosa avrebbe potuto essere? Non una
punizione fisica grave, perché Odino non poteva permettersi di
fargli del male al momento, e quindi perché preoccuparsene?
Il bracciale gemello era stretto al
polso di Thor, e allora? Non era mai stato un problema liberarsi di
Thor.
Loki decise che lo avrebbe fatto:
avrebbe provato ad aprire il bracciale con il suo seidr anche solo
per il gusto di ribadire a Padretutto che lui non era una cane che
poteva tenere al guinzaglio.
Si concentrò, fece scorrere le
dita lungo le rune intrecciate, e poi, dove aveva individuato una
leggerissima discontinuità tra Ehiwaz ed Isa, tentò di
scardinare l'incantesimo.
*******
-È stato difficile, una volta
ricostruito il ponte dell'arcobaleno, resistere alla tentazione di
raggiungerti, ma alla fine il Wyrd ha voluto lo stesso che ci
incontrassimo ancora-
Ok, forse Jane avrebbe dovuto usare una
delle sue tre lauree per capire come resistere al fascino degli occhi
di Thor innamorato di lei.
O forse no, dato che le piaceva
sentirsi dire quelle cose, da quel dio, con quella voce.
Tranne che...
-Thor? È una cosa normale?-
-Cosa?-
Jane indicò il suo polso destro,
dove uno strano bracciale aveva iniziato a brillare di simboli di
rune incise.
Thor sgranò gli occhi. Dunque
non era normale.
-Oh, no... Loki! oh, n...-
Non riuscì a finire la frase,
perché all'improvviso Thor sparì nel nulla, lasciandola
sola, al buio, e molto, molto delusa.
********
Thor non capiva.
Era stretto a Jane, stavano discutendo
di progetti per il futuro, ed all'improvviso si era sentito
risucchiare nel vuoto come quando viaggiava con Bifrost, e poi lo
schianto di metallo contro metallo ed il suo braccio destro bloccato
come se fosse legato a qualcosa.
Dovette stringere gli occhi nella
penombra per rendersi conto che il “qualcosa” era il
braccio sinistro di Loki, attaccato allo stesso Loki, che non sapeva
se essere sconvolto oppure furioso.
La sua prima reazione fu dare uno
strattone ma i bracciali rimasero incollati e Loki, preso alla
sprovvista, rischiò finire a terra.
Non ci fu bisogno che Loki aprisse
bocca perchè Thor capisse che, potendo, lo avrebbe incenerito.
Poi fu il suo turno di provare, e
stavolta Thor tenne il braccio fermo.
Niente. Per quanto Loki tirasse e si
sforzasse anche a costo di slogarsi il polso, restavano attaccati.
Si guardarono negli occhi solo un
istante, tempo di leggere ognuno la consapevolezza dell'altro, prima
di cominciare ad urlarsi contro.
-Loki! Che ti è saltato in
mente?! Hai rovinato tutto!-
-Chissene frega di cosa ti ho rovinato!
Se avessi saputo che mi sarei trovato incollato a te non ci avrei
provato!-
-Ah, quindi hai provato a liberarti del
sigillo? Padre ti aveva detto di non farlo!-
-E tu sai tutto sull'obbedienza ad
Odino, non è vero? E comunque non è mio padre-
-Sta zitto e pensa a come liberarci!-
-Perché sono sempre io quello
che deve pensare per tutti e due?-
-Loki, o fai subito qualcosa per
risolvere questo guaio oppure me ne fregherò della legge del
non colpire un avversario disarmato!-
-Ma cosa credi, che io mi diverta ad
essere così appiccicato a te? Questa non è nemmeno una
punizione, è uno scherzo infame! E non posso fare nulla contro
queste rune-
-Vuoi dire che non puoi staccarci?-
-No che non posso! Lo avrei già
fatto!-
-E allora...-
La soluzione era una sola a quel punto:
o amputare una mano a Loki oppure...
-MADREEEE!!!!-
********
-Sono stata a colloquio con vostro
padre. Dice che lui ha tracciato quelle rune e lui solo ha il potere
di scioglierle, dunque dovrete aspettare la sua presenza. Ed ha
aggiunto che al momento è molto impegnato-
Loki imprecò tra i denti.
Thor imprecò a voce alta e
ricevette subito un'ammonizione da Frigg.
-Ha avuto almeno la grazia di dire per
quanto tempo sarà impegnato?- chiese Loki, curandosi di
mettere più veleno possibile in ogni parola.
-Non lo ha specificato, comunque fossi
in voi non mi aspetterei la sua presenza prima di domani mattina.
Mettetevi pure a dormire. Buonanotte-
Thor sperò di esserselo solo
immaginato, tuttavia gli era sembrato di sentire una traccia di
divertimento nella voce di sua madre.
-Ah, Thor... non preoccuparti: ho
provveduto io a scusare il tuo... ehm... comportamento presso le
nostre ospiti-
Frigga li lasciò, ed a loro non
rimase altro da fare se non restare avviliti ed incollati, seduti uno
accanto all'altro sul divano del salottino delle stanze di Loki.
Le lampade alle pareti illuminavano di
una luce ambrata che però non era confortevole, anzi in quel
momento li infastidiva.
-Non posso credere che abbia fatto una
cosa simile!- ringhiò Loki.
-Non posso credere che Padre abbia
messo di mezzo me. Avrebbe potuto fare in modo che il bracciale ti
fulminasse se tu avessi cercato di togliertelo-
-Oh, ti ringrazio per il pensiero!
Purtroppo io sono ancora di qualche utilità qui ad
Asgard-
-Purtroppo davvero-
-Cos'è'? Ti rode che io solo
abbia certe capacità e che Odino sia arrivato a sospendere la
mia pena pur di avere il mio aiuto? Per te non lo ha fatto, quando
eri in esilio su Midgard-
-Come avrebbe potuto, dato che tu lo
avevi fatto sprofondare nel Sonno? Sei paranoico, fratello-
-Non sono paranoico! E non sono nemmeno
tuo fratello-
-Sì, sì, come vuoi...
adesso voglio dormire almeno qualche ora-
Thor si alzò, convinto di poter
raggiungere il letto e di poterci sprofondare fino all'alba, ma
quando provò a fare il primo passo si trovò bloccato.
Suo fratello era ancora seduto, e
poiché il suo braccio era ancora attaccato...
-Loki, smettila di fare i tuoi stupidi
scherzi-
-Non è uno scherzo. Se vuoi
andare a nanna fai pure, ma io non ho intenzione di seguirti. Non
sono un dei tuoi cani, Thor!-
-Bada a te, Loki!-
-Altrimenti? Non puoi infierire su un
avversario disarmato e non puoi nemmeno danneggiare il migliore
alleato di tuo padre-
Una soddisfazione malsana scintillava
nelle iridi di Loki, e tanto bastò a Thor per farlo infuriare.
-Sei uno stupido!-
-Di tante cose che potevi dirmi hai
scelto proprio la più banale e la meno esatta-
Thor provò a fare un bel respiro
per calmarsi, e gli riuscì abbastanza bene.
-Ascolta, vorrei solo dormire qualche
ora. Ti ricordo che abbiamo problemi più importanti da
affrontare-
-Non nell'immediato. Potrei continuare
questo giochetto fino all'alba di domani, lo sai?-
-Ed io potrei staccarti quella lingua
biforcuta una volta per tutte!-
Loki si alzò di scatto per
litigare alla sua stessa altezza.
-Provaci! Davvero, provaci! E poi
spiega a tuo padre che ti sei fatto provocare come un ragazzino
stupido-
C'erano limiti che Loki non doveva
sorpassare, ed invece si metteva sempre d'impegno per fargli perdere
il controllo.
Senza pensare Thor lo aveva afferrato
di nuovo dal collo.
-Adesso basta!-
-Smettetela tutti e due-
Si voltarono entrambi. O meglio, Thor
si voltò, mentre Loki dovette accontantarsi di ruotare il
collo quel tanto che gli permetteva la stretta del fratello.
Se la regina aveva deciso di
intervenire di persona voleva dire che avevano davvero esagerato.
-Thor, adesso lascialo andare. E tu,
Loki, ricordati che non sei più un bambino e che certi
atteggiamenti dovresti averli superati da un pezzo-
La stretta di Thor si allentò
lentamente e molto di malavoglia.
Frigg li osservò ancora qualche
momento prima di annuire convinta.
-Così va meglio. Il vostro
comportamento non è stato degno dell'educazione che avete
ricevuto. Adesso, se volete scusarmi, vorrei tornare a riposare-
L'immagine di Frigg sparì poco a
poco, e lasciò i due colpevoli in silenzio ed a testa bassa.
Essere rimproverati in quel modo era
stato ancora più umiliante che essere incatenati assieme.
-Madre ha ragione. Sono atteggiamenti
che dovremmo aver superato tutti e due- disse Thor a voce bassa.
Accanto a lui Loki non rispose subito,
ma teneva le labbra serrate come per non lasciar uscire qualcosa.
-Ammetto di aver esagerato- disse alla
fine. Non erano delle scuse ma comunque meglio di niente.
-Scusami, Loki. Se non vuoi dormire
posso aspettarti. Avrei dovuto chiedertelo-
Di nuovo quelle labbra strette e gli
occhi chiari di Loki che lo evitavano.
-No. Andiamo. Domani abbiamo del lavoro
da fare-
Appiccicati in quel modo sembravano i
bambini di una volta, che si tenevano per mano, ma la realtà
era ben diversa.
Arrivati in camera da letto avrebbe
potuto essere comico il modo in cui ci dovettero salire, ovviamente
senza potersi spogliare perché non sarebbero riusciti a
sfilare quella manica.
Thor stava pensando di dire qualcosa,
ma Loki spense in fretta la lampada accanto al letto e gli diede le
spalle. Il braccio che non poteva muovere gli doveva stare
scomodissimo.
Ritenne più saggio allora
restare in silenzio, e spense anche lui la sua lampada sporgendo
appena il braccio e stando attento a non dare troppo fastidio a Loki.
Per dormire anche lui avrebbe voluto
girarsi e dargli le spalle, ma se lo avesse fatto entrambi si
sarebbero slogati qualcosa; preferì non creare altro disagio e
rimase disteso con il braccio libero dietro la testa e l'altro più
vicino possibile a Loki per non farlo svegliare troppo anchilosato il
mattino dopo.
*********
Quella era una delle storie più
assurde ch Jane avesse mai sentito.
Frigg l'aveva accompagnata di persona
nella sua stanza dopo che lei era tornata da loro in lacrime, e le
aveva assicurato che doveva esserci una spiegazione più che
ragionevole per quanto successo.
Solo che quella non le sembrava una
spiegazione ragionevole!
Thor e Loki erano incatenati assieme?
Appiccicati perché Thor era il custode di Loki finché
non fosse finita la minaccia degli elfi oscuri e Loki non fosse
tornato in cella? Eh, no... non era ragionevole per niente!
Però era parecchio divertente.
**********
Svartálfar!
Madre!
Loki si svegliò perché
stava soffocando.
Aveva in gola un rantolo che non
riusciva ad emettere tanto era inchiodato dal terrore.
Era bagnato di sudore freddo, ed i
capelli gli si erano incollati alla fronte e sul collo.
Il cuore martellava furioso nel petto,
tentando di sfuggire a quella parola terribile.
Svartálfar!
Svartálfar!
Svartálfar!
Tentò di portarsi le mani al
viso, ma il suo braccio sinistro rimase bloccato da qualcosa.
Ah, già. Thor. Ed il bracciale
di Rune.
Era ancora talmente annichilito dal
terrore che non ebbe nemmeno la forza di arrabbiarsi per quello.
Perchè la visione non cambiava?
Non aveva forse messo da parte il suo orgoglio pur di salvarla? Non
aveva deciso di mettere da parte il rancore verso Odino e di usare
tutto il sapere in suo possesso pur di cambiare il destino che aveva
visto in Sogno?
Ed allora... perché?
Se non fosse stato incatenato a Thor si
sarebbe alzato per camminare e sfogare la tensione con il movimento,
ma poiché non voleva rischiare nemmeno di svegliarlo e di
farsi chiedere “che succede?” era costretto a restare
immobile.
Lo irritava, ma era meglio che dover
dare spiegazioni a Thor.
Loki si chiese se ancora una volta non
avesse fatto l'errore di essere presuntuoso, e se tutta la sua
abilità con il Seidr non sarebbe stata inutile. O se, peggio,
come in tanti racconti che aveva letto “ci si imbatte nel
proprio destino proprio sulla strada presa per evitarlo”.
No! Si rifiutava di accettarlo!
La partita era ancora tutta da giocare,
e lui non avrebbe perso senza prima aver dato fondo ad ogni astuzia
lecita o illecita in suo possesso.
***********
Fu svegliato dalla consapevolezza che
c'era una presenza che si avvicinava.
Scattò a sedere con gli occhi
sbarrati, ancora carico di adrenalina dopo la visione della notte, ma
l'intruso non era né un elfo oscuro né nessun altro
nemico di Asgard.
Piuttosto stavano bussando alla porta,
e lui rispose “Entrate” senza quasi pensare.
Il suo strattone aveva svegliato Thor,
che però si mise a sedere con calma, sfregandosi il viso
stropicciato dal sonno.
-Che succede?- -Credo che tra poco
saremo liberi. Avanti, alzati: non voglio farmi trovare così-
Thor borbottò qualcosa di
incomprensibile ma alla fine riuscirono ad alzarsi ed a farsi trovare
da Padretutto già svegli e pronti.
Il re di Asgard li scrutava come alla
ricerca di qualcosa.
-Spero che vi sia servito da lezione-
Loki dovette fare un grosso,
grossissimo sforzo, per non dire tutto quello che pensava.
-Alla buon ora. È stata una
stupida ripicca farci questo scherzo-
-Forse, ma è stato molto
istruttivo. Sapevo che non avresti resistito alla tentazione di
sfidarmi-
-E questo ti fa sentire meglio? Ti dà
l'illusione di riuscire a prevedere le mie mosse e tenermi sotto il
tuo controllo?-
Odino non potè rispondere perché
Thor si mise di mezzo, anche lui arrabbiato, offeso ed umiliato.
-Ed io? Perché coinvolgere anche
me?-
-Non ti avevo forse detto che la
questione della tua disobbedienza sarebbe stata trattata a parte?
Considerala trattata-
Accanto a lui Thor stava per rispondere
male, ma Loki sapeva che il loro unico obbiettivo avrebbe dovuto
essere tornare liberi prima possibile, quindi gli diede un calcio
nelle caviglie per farlo tacere.
Forse Odino lo aveva visto, ma nemmeno
gli importava più di tanto.
Con un gesto della mano il Padre degli
dei fece segno di allungare le braccia.
Non fece altro che toccare entrambi i
bracciali, e subito le rune risposero al suo tocco emetendo un
bagliore dorato; quella era l'ennesima conferma di ciò che si
mormorava già da tempo: Odino conosceva le rune meglio di
quanto lasciasse vedere.
I bracciali si separarono all'istante,
e loro furono di nuovo liberi.
Si scambiarono appena uno sguardo
rapido e rancoroso, prima di riportare la loro attenzione su Odino.
-E adesso mettetevi al lavoro. C'è
una gemma dell'inifinito di cui occuparsi-
************
-Voglio accesso alla bilioteca- Mise
subito in chiaro Loki -A tutti i testi della biblioteca-
-Non vuoi vedere di nuovo la ragazza?-
gli chiese Frigg. Gli altri seidmadr, anche i più anziani ed
esperti, non aprivano bocca ed anzi lo guardavano il meno possibile.
-Non mi serve vederla, per adesso, ma
voglio... vorrei... sapere di ogni cambiamento, se ce ne
saranno-
-Va bene, hai accesso alla biblioteca.
Vuoi che ti siano portati i testi o preferisci andare tu-
-Ci andrò io, e ci andrò
subito per cominciare le ricerche. Ti ringrazio, mia signora-
Loki si inchinò per congedarsi e
sparì prima possibile.
Frigg avrebbe voluto parlare con lui,
avrebbe voluto sapere cosa c'era sotto quella facciata così
rigida, fredda, formale, ma sapeva che non era il caso di forzare i
tempi: quando e se Loki avesse voluto parlare, lo avrebbe fatto lui.
Ed intanto la tela del Wyrd delineava
il suo intreccio.
************
La biblioteca era un posto che gli era
mancato.
Risvegliava in lui ricordi meno amari
che il resto del palazzo, e Loki vi si rifugiò con un senso di
sollievo.
Attorno a lui c'erano scaffali alti
fino al soffitto, carichi di tutta la storia di Asgard. Erano libri
di incantesimi impregnati essi stessi di magia, e libri
incomprensibili per chi non avesse saputo interpretare i significati
più nascosti delle rune.
Quell'ala del palazzo non aveva che
finestre molto alte ma sottilissime, poco più che feritoie,
larghe una spanna per impedire qualsiasi accesso dall'esterno.
Odino aveva compreso che la conoscenza
è un bene, una risorsa, persino un'arma, e dunque la custodiva
gelosamente come i tesori d'oro e d'argento.
Pochi avevano avuto accesso a quei
testi, e Loki era uno di quei pochi. Non sempre con il permesso di
Odino, ovviamente.
Dopo il sospiro iniziale Loki si sforzò
di riprendere il suo portamento consueto: era lì non per
nascondersi come un codardo o per frignare, ma per trovare un modo di
separare l'Æther dal
corpo ospite.
Che spreco di tempo! Per quanto lo
riguardava la lama di un pugnale sarebbe andata benissimo!
Ma finché nessun altro la
pensava come lui avrebbe dovuto adattarsi.
Si diresse a colpo sicuro verso i testi
che comprendevano le trasformazioni a livello subatomico.
************
-Le riparazioni sono tutte complete. Le
ultime prove e poi potremo partire-
Algrim non si allontanò dopo
averglielo riferito.
Aspettava che lui lo congedasse, ma
Malekith scoprì che non voleva che si allontanasse.
-Sei un aiuto prezioso, Algrim il
Forte. Sei ciò che serve a guidare questo popolo di nuovo alla
sua grandezza-
-Sarai tu a riportare gli Svartálfar
alla grandezza, non io. La tua conoscenza delle arti magiche è
superiore alla forza-
-Ogni regno ha bisogno della forza. Ne
hanno bisogno i soldati per avere un modello da seguire, e ne ha
bisogno la magia, perché da sola la magia è spirito
inconsistente. La magia rischia di far smarrire la realtà.
Abbiamo bisogno della tua forza, Algrim-
-Sono onorato che tu la pensi così-
Algrim rimase in silenzio, e Malekith ne fu insipiegabilmente
infastidito. Gli sembrava un reazione troppo fredda, e sentiva che
Algrim era molto di più.
-Io sono un guerriero. So molto poco
sulla magia, se non gli elementi di base che si imparano da piccoli.
Temo di essere un disonore per la nostra razza, a dire la verità,
dato che ho difficoltà ad eseguire incantesimi che bambini
riescono a padroneggiare ad occhi chiusi. Per questo... per questo
ammiro tanto il tuo potere. Tu vedi, senti ed agisci su livelli che
io non posso nemmeno immaginare-
Malekith non riusciva a crederci.
Sapeva che Algrim era leale, che non nutriva ambizioni che
minacciavano il suo potere, ma non aveva mai sospettato che dietro la
sua lealtà ci fosse vera ammirazione per lui.
Per la prima volta nella sua lunga vita
non sapeva come comportarsi, perché era tirato da forze che
non conosceva e non riusciva a comprendere.
-La magia è il regno dello
spirito, e lo spirito può perdersi-
Guardò un attimo in basso, verso
la voragine che era l'interno dell'astronave, appena rischiarata
dalle emissioni di energia di pochi strumenti.
E se lo avesse fatto? Avrebbe potuto?
-Io ho bisogno della tua forza al mio
fianco. Sappi che ti considero azém-
Algrim spalancò gli occhi.
Azèm! Voleva dire “mio
pari”, “colui a cui concedo completa fiducia”.
Algrim si inginocchiò davanti a
lui prima che Malekith potesse fermarlo e gli strinse le mani.
-Ti ringrazio. Sarò degno di
questo onore-
Era a testa bassa e Malekith non poteva
più vedere il suo viso, ma nel buio sentiva che Algrim lo
stringeva in un modo completamente diverso dal solito.
**************
Loki si sfregò gli occhi
stanchi.
Le rune richiedevano molta
concentrazione per decifrarne tutti i livelli di significato, e lui
aveva passato molto tempo senza leggerle davvero.
Tuttavia le sue richerche, anche se
faticose, erano state utili, e di questo era abbastanza soddisfatto.
Decise di fare una pausa per non
abusare delle sue forze, ed anche perché gli sembrava corretto
tornare negli appartamenti di sua madre all'ora di pranzo anche se
avrebbe mangiato da solo.
Era quasi arrivato all'uscita della
biblioteca quando sentì altri passi che entravano.
“Oh, no! Ci mancava solo questa!”
Lo irritava avere a che fare con
Padretutto, ed era sicuro che fosse venuto a cercarlo apposta; per un
breve attimo pensò di nascondersi con un'illusione e di
svicolare in fretta, ma non appena lo ebbe pensato tutto il suo
essere si era rivoltato: lui era un principe, non sarebbe fuggito
come un ratto!
-Loki. Mi hanno detto che avrei potuto
trovarti qui-
-Sì. Ci sono testi che ho voluto
consultare-
-Ti ho cercato per un altro motivo-
-Davvero?-
Avrebbe preferito che lo avesse cercato
per controllarlo.
-Sì. Volevo dirti che ho dovuto
farlo-
-A cosa ti riferisci, esattamente?-
-Imprigionarti. Rinchiuderti in un
posto abbastanza profondo e sorvegliato da rendere il venirti a
prendere uno spreco di energie-
Ecco, Loki aveva ragione a pensare che
sarebbe stato meglio essere cercato per essere controllato.
Non era preparato per una cosa del
genere, e non sapeva trovare altra reazione che il fastidio.
-E dunque? Ti aspetti la mia
gratitudine per questo?-
-Sarei uno sciocco. Volevo solo dirtelo
ora che posso guardarti in faccia. Puoi tornare alle tue ricerche-
Odino se ne andò dalla
biblioteca e lo lasciò solo.
Era successo tutto troppo in fretta.
Era per quello che Loki non aveva trovato risposte caustiche a quella
patetica ostentazione di generosità interessata.
Solo per quello.
***************
-Che palle!- imprecò Darcy per
l'ennesima volta.
I signori in tunica bianca si voltarono
sorpresi dal rumore improvviso, ma poi tornarono ad ignorarla. Darcy
aveva l'impressione di essere per loro niente di più che una
cavia per un bizzarro esperimento scientifico; l'unico migglioramento
rispetto a Loki era che nessuno di loro l'aveva chiamata “corpo
ospite”.
Era distesa sul solito tavolo di
metallo, simile a quello che tante volte aveva visto nelle serie
crime come tavolo da autopsie, e sopra di lei galleggiava ancora
l'immagine del suo corpo in 3D composta da glitter rosso rame;
c'erano zone in cui il colore era più chiaro, vicino all'oro,
e zone in cui era quasi bronzo.
Le piaceva la sua copia fatta con i
glitter, ma loro avrebbero anche potuto spiegarle cosa stavano
facendo.
-Salute, maestri. Ci sono novità?-
Ah, almeno era arrivata Frigg! La
regina era la migliore in quel posto!
-Mia regina, non c'è molto da
dire. La fusione a livello subatomico procede lentamente, come voi
potete vedere, ma procede. Non possiamo fermarla, e più passa
il tempo più sarà difficile rimuovere la gemma-
-Capisco-
Frigg rimase a testa bassa a
riflettere.
I loro sguardi si incrociarono per
caso, ed allora a Darcy non piacque per niente quello che vide: le
sembrò che Frigg fosse dispiaciuta, anzi che la guardasse come
i condannati a morte.
-Vi prego, signori, lasciateci per il
momento-
I maestri di imagia obbedirono e presto
nella stanza rimasero solo Darcy e Frigg.
-Sono spacciata, non è vero?-
-No, cara non sei spacciata. Ci sono
altre strade che si possono provare. E poi abbiamo Loki adesso. Con
il suo aiuto potremo risolvere questo problema-
-Non è giusto!-
-Oh, tesoro, non devi preoccuparti.
Troveremo il modo di liberarti da questo peso, vedrai-
-Non è questo-
-Ed allora cosa?-
-Mi secca il fatto che potrei avere i
super poteri anche se solo per poco tempo, e non li posso usare! Che
noia! Io credevo che almeno... non lo so... almeno un'onda energetica
avrei potuto farla. Oppure la telecinesi come Carrie. Quello sì
che sarebbe stato figo. E invece... niente! Non posso nemmeno
caricarmi la batteria dell'IPod senza svenire!-
Frigg sospirò. Era
incredibilmnte simile ad una madre terrestre, in certi atteggiamenti.
-Darcy, ascoltami. Ognuno di noi ha un
talento. Un superpotere, se vogliamo chiamarlo così. Anche
senza l'Aether, tu saresti una persona speciale-
-Bella storia. In questo modo siamo
tutti persone speciali!-
-Esatto. Ciò che ci rende
speciali è che siamo uno diverso dall'altro. Non hai bisogno
la gemma dell'infinito per avere i superpoteri. E adesso che ne dici
di andare a pranzo?-
****************
Stava piluccando dal piatto di
malavoglia e senza sentire il gusto del cibo. Era più quello
che spostava con la forchetta che quello che effettivamente metteva
in bocca. E per fortuna non c'era sua madre a testimoniare!
Il problema era che era stato uno
stupido. Ci aveva sperato davvero! Era stato stupido, infantile,
debole.
Quando Odino gli aveva detto di averlo
rinchiuso per tenerlo al sicuro da Thanos, Loki aveva davvero creduto
per un momento che lo avesse fatto perché in fondo gli
interessava che mostriciattolo raccattato a Jotunheim mille anni
prima non finisse squartato dal Titano Folle.
Ma la logica gli diceva che era assai
più probabile che Odino lo avesse rinchiuso perché non
fosse più motivo di imbarazzo presso gli altri otto regni, e
che adesso prendesse come scusa un presunto residuo di affetto per
tentare di riconquistare la sua lealtà e di avere di nuovo le
sue capacità al servizio di Asgard.
Gratis, stavolta, anzi come era sempre
stato finché lui non si era stancato ed aveva rovinato il
giorno della nomina di suo fratello.
Detestava Odino per essere ricorso ad
un trucco così meschino, ma ancora di più detestava sé
stesso che non era ancora riuscito a schiacciare quella parte di sé
che desiderava essere “il figlio degno”.
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Cantuccio dell'Autore
Come avete passato Halloween? Tutto
bene? Vi sono avanzati scheletri nell'armadio?
Io sono tornata a postare dopo
tantissimo tempo, dunque ringrazio per la pazienza tuti quelli che
hanno aspettato quest nuovo capitolo.
Lle note sono queste:
-Forse adesso ho capito perché
durante Dark World Jane tirava ceffoni a tutti: aveva il ciclo ma la
Marvel non lo ha detto pubblicamente.
-La scena del bracciale di rune e di
Thor e Loki appiccicati mi ha fatta rotolare dal ridere mentre la
scrivevo. Non serve a nulla ai fini della trama, spero che vi abbia
divertito quanto ha divertito me.
-Algrim è la più fedele
fangirl di Malekith-sempai. Scusate, mi è uscito così.
Al prossimo capitolo.
Makoto
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