Il destino ci vuole uniti

di Basiileia90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un arrivo importante ***
Capitolo 2: *** Una decisione importante ***
Capitolo 3: *** Parlarsi affianco, senza capirsi più ***
Capitolo 4: *** Orgoglio cieco ***
Capitolo 5: *** Brezza leggera ***
Capitolo 6: *** Furor ***
Capitolo 7: *** Ostacoli ***
Capitolo 8: *** Risvolti ***
Capitolo 9: *** Sensazioni ***
Capitolo 10: *** Dopo la tempesta ***
Capitolo 11: *** L’unione fa la forza ***
Capitolo 12: *** La forza dell’amore ***
Capitolo 13: *** A un passo dal cuore ***
Capitolo 14: *** Dubbi e sensazioni ***
Capitolo 15: *** Finally ***
Capitolo 16: *** Dimostrazioni ***



Capitolo 1
*** Un arrivo importante ***


Era mattina e stranamente il sole splendeva su Londra...quasi fosse di buon auspicio! L’estate stava finendo ed era bene godersi quelle ultime giornate di sole, che presto avrebbero lasciato il posto all’uggiosità, tipica della cittadina inglese. Georgie stava seduta fissando l’armadio aperto davanti a se: che cosa sarebbe stato adatto indossare per l’incontro coi fratelli? Quel vestito era decisamente troppo semplice, quello troppo elegante, quello troppo scollato... “ Georgie!!” -diceva fra se e se- “ ma quando mai ti sei preoccupata dell’apparenza?! Con Abel e Arthur poi... saranno i modi di fare vittoriani per i quali è così importante avere un aspetto sempre curato e rispettabile...” Era consapevole però che non avrebbe dovuto incontrare la regina Vittoria, bensì i suoi fratelli... ma perché tutte queste sciocchezze? Erano tre anni che non rivedeva quelli che erano stati i pilastri della sua vita e lei si preoccupava di quale vestito indossare? L’ansia le giocava brutti scherzi ma la verità è che non sapeva più nemmeno lei come apparire...ormai non sapeva nemmeno più chi fosse veramente. Negli ultimi  tre anni aveva vissuto in maniera così diversa dal resto della sua vita, tutto era così diverso... insomma una crisi d’identità era di certo lecita! Superato questo momento di crisi Georgie nel pomeriggio fu pronta per dirigersi al porto; accompagnata dal padre, salí sulla carrozza appositamente preparata per l’occasione. 

“Arthur ormai ci siamo....”

“Ehi fratellino che ti prende? Non mi dirai che sei agitato? Ah non ti riconosco più!” Scherzó Arthur 

“Chissà come sarà cambiata....ho paura di non riconoscerla più...”

“ Beh, non può che essere diventata ancora più bella.”

“Non mi riferivo solo a quello... tre anni sono tanti e chissà...magari ci ha fatti venire per informarci di qualcosa di importante, magari di un matrimonio...oh Arthur ho paura di essermi perso qualcosa, ho paura di cosa potrei trovare...”

Il fratello gli si avvicinò e lo abbracciò. Era comprensibile anzi, lui stesso ci aveva pensato... insomma non era così impossibile che tra la nobiltà inglese un giovane si fosse fatto avanti chiedendo la mano della contessina Gerald. Ma comprendeva come questo pensiero  fosse doloroso per il fratello. Non aveva mai smesso di pensare a Georgie pur essendo cambiato, maturato. Quante volte dopo il suo ritorno Jessica aveva provato a sedurlo? Ma Abel l’aveva sempre rifiutata, Georgie era nella sua mente e nel suo cuore, e non si sentiva di usare qualcun altra per dimenticarla, come invece aveva fatto in passato. Aveva ben sperimentato che non era servito a nulla.

Dopo circa mezz’ora la nave arrivó in porto: Georgie avvolta in un bellissimo vestito verde smeraldo, quasi color dei suoi occhi, stava letteralmente aggrappata al padre, come avesse bisogno di protezione. Che poi, protezione da chi? Possibile che temesse così tanto l’incontro con i Buttman?

Abel ed Arthur una volta scesi dall’enorme imbarcazione, cercarono faticosamente di allontanarsi da quel punto così affollato del porto; fuori dalla folla, così per caso, si ritrovarono davanti il conte e Georgie. 

L’emozione che provarono in quel momento non si può descrivere: Georgie rivide i due amati ragazzi è noto compiaciuta che erano diventati ancora più affascinanti, erano ormai degli uomini. La figura di Georgie era come distinguersi da tutto il resto: aveva quasi vent’anni, ormai era una donna a tutti gli effetti. Pur essendo vestita ed acconciata in maniera molto semplice, appariva estremamente raffinata, una vera principessa. 

Si corsero incontro finendo per stringersi in un forte abbraccio. Nessuno proferì parola. In certi momenti le parole non servono. I tre, stretti nell’abbraccio, si sentirono rasserenati: forse quella complicità c’era ancora, forse non era tutto perduto.

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Capitolo 2
*** Una decisione importante ***


Erano passati 3 anni dall’ultima volta che si erano visti: l’Australia attendeva i fratelli Buttman, ma Georgie, ora che aveva ritrovato il padre, non si sentiva di lasciarlo e rinunciò a partire con i fratelli. Era un modo per recuperare il tempo perso  e perché no, entrare a far parte di quel mondo, almeno provarci...forse non era tutto così male!

In effetti Georgie divenne di li a poco una vera “lady”, aveva imparato e si era adattata  ai modi e agli usi di quel mondo, senza mai abbandonare la sua genuinità. Era solita trascorrere molto del suo tempo presso il piccolo atelier che aveva aperto assieme alla sua amica Emma, e il suo ruolo era principalmente quello di disegnare abiti, ma non mancava di produrne di belissimi con le sue mani . Adorava inoltre passeggiare per le vie più povere di Londra oppure passare ore al mercato in compagnia di Joy. Insomma, la scalata sociale non aveva di certo cambiato il suo animo dolce e umile. Nonostante la sua permanenza a Londra e lo status  acquisito, non vi fu mai occasione per lei di incontrarsi con Lowell: l’ultima volta che lo aveva visto era stata la sera del suo debutto in società. Era stato un addio a tutti gli effetti. Venne a sapere dopo qualche mese infatti, che essendo guarito dalla grave malattia, ci sarebbe stato di lí a breve il matrimonio tra il suo primo amore ed Elise. Così fu; matrimonio e dopo un anno e mezzo il primo figlio. Georgie non sapeva se essere felice per lui, era certa che ormai quella storia si era definitivamente conclusa ma sentire parlare di lui le faceva ancora  un certo effetto.  Trascorreva le sue serate a scrivere lunghissime lettere ai fratelli, affinché il loro rapporto non si sgretolasse, raccontava ogni cosa che per lei fosse significativa: non voleva tagliarli fuori dalla sua vita è così voleva che anche loro avessero fatto. Le mancavano, tanto. Molte volte Georgie era stata tentata dal fare le valigie e prendere la prima nave per raggiungerli, ma qualcosa la frenava, e non era solo il padre o la nuova vita che tutto sommato le stava piacendo. Era quasi imbarazzo, imbarazzo nei confronti dei suoi fratelli, non sapeva come avrebbe potuto vivere la quotidianità insieme a loro ora che tutto era cambiato. Allo stesso tempo era certa che non avrebbe potuto evitarlo per sempre.

“Georgie, tesoro sei qui?” chiese dolcemente il conte Gerald bussando alla porta della stanza di Georgie.

“Sí papà, entra pure.”

“Immaginavo di trovarti qui, e immagino che starai scrivendo il resoconto della tua giornata ad Abel e ad Arthur!”

Georgie sorrise imbarazzata...in effetti Quella era ormai la sua abitudine serale e si sentiva infantile a volte nel raccontare frivolezze ai fratelli, ma era l’unico modo non invasivo per mantenere un contatto.

“ Georgie senti, io a tal proposito avrei pensato ad una cosa...”

Georgie lo guardò con aria interrogativa arrivando addirittura a preoccuparsi.

“Insomma, sono passati 3 anni dall’ ultima volta che vi siete visti e io non lo trovo giusto. Alla fine è per me che sei rimasta...”

“ È vero ma...ne abbiamo già parlato, io..io non saprei come comportarmi. Tornare in Australia sarebbe un tuffo nel passato e io forse non sono ancora pronta: tornare nella stessa casa, noi tre come da piccoli senza però mamma Mary...io non ce la faccio! Ci sarebbe troppa tensione e imbarazzo da parte di tutti.”

“Ed io è per questo che pensavo a fare venire Abel ed Arthur qui a Londra. La casa è grande, avrebbero un alloggio dove trascorrere la loro permanenza. Poi se decidessero di rimanere più tempo, Abel potrebbe tornare allo studio del Sig.Allen e Arthur... Arthur troverebbe sicuramente qualcosa da fare!”

“‘A proposito di Arthur... non so se abbia tutta questa voglia di tornare a Londra, hai dei bruttissimi ricordi... e poi Abel... ora entrambi si stanno dedicando alla fattoria.... non so se sarebbero disposti a lasciare tutto...”

“Beh, lascia scegliere a loro!”

Georgia sembrava convincersi poco a poco. Infine il padre le disse “ Forza, che aspetti a scrivere anche questo invito nella lettera?!”

Il conte sembrava più contento di lei nel rivedere i ragazzi, perché era sicuro che avrebbero accettato; in fondo quella era stata la famiglia presso cui la sua bambina era cresciuta, era molto affezionato ai due giovani. E Georgie in cuor suo sapeva che non aspettava altro che una piccola spinta da qualcuno per trovare il coraggio di incontrare quelle due persone così tanto importanti.

Dopo qualche mese Quella busta di carta finalmente arrivò in Australia 

“Abel!! È arrivata una lettera di Georgie!”

Abel corse dal fratello per leggere il contenuto dello scritto: appena arrivava qualcosa dall’ Inghilterra gli si riempiva il cuore di gioia. L’amava, ancora, sempre più”

I due fratelli lessero tutto d’un fiato, fino in fondo quei fogli profumati di rose

“Arthur finalmente. Finalmente è pronta per rivederci. Sapevo che sarebbe successo e che sarebbe stata lei a chiedercelo!”

Arthur sorrise: in quegli anni si erano promessi che non avrebbero in alcun modo insistito per far tornare Georgie a casa oppure semplicemente per incontrarla. Aveva bisogno di stare lontana da loro, di vivere appieno la sua nuova  vita per capire che cosa fosse meglio per lei, senza condizionamenti. 

Alla fattoria buttman però l’euforia era tale che i due giovani già stavano preparando i bagagli!

Georgie nel frattempo era molto pensierosa e si interrogava su che cosa i fratelli avessero deciso fino a che, un giorno, arrivò una lettera 

“Prenderemo la prima nave disponibile e saremo da te. Grazie per la proposta, non aspettavamo altro”

 Profondamente rasserenata, Georgie corse ad avvisare il padre, felice come non mai di rivedere i suoi amati fratelli.

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Capitolo 3
*** Parlarsi affianco, senza capirsi più ***


“Senza dubbio passerò a trovarlo e magari proverò a chiedergli se io e Arthur possiamo alloggiare da lui durante la nostra permanenza” riferendosi al Sig. Allen

Georgie, che non aveva ancora parlato da quando erano seduti si irrigidì; anche se ormai aveva imparato a nascondere le sue emozioni, non fu indifferente all’affermazione  di Abel. Erano tornati a Londra per ritrovarsi e lui già cercava un altro alloggio? 

“Abel ma che dici?! La casa è talmente grande. Ho già pensato di riservare la stanza degli ospiti a te e a Arthur: ampia, luminosa, così accogliente! Inoltre potrete essere serviti e riveriti, abbiamo una cuoca eccezionale, Amber, e diverse domestiche che vi tratterebbero da signori”

“Conte Gerald, noi siamo degli umili contadini australiani!” Ribattè Arthur 

“Ma Georgie?! A lei non pensate? Era così impaziente di vedervi, così euforica nel scrivere la lettera di invito. Vedete, non ha ancora detto alcuna parola perché si sta offendendo per il fatto che voi vogliate cercare un altro alloggio.”

Georgie, chiamata in causa, venne “ridestata” da quelle parole, così imbarazzanti. Parve fulminare con lo sguardo il padre. “Papà ma che dici... si insomma...mi farebbe piacere se rimanessero, ma a loro la scelta...”

Abel la guardava cercando di capire che cosa che cosa la sorella  stesse pensando: che cos’era successo a Georgie? Perché aveva perso la sua esuberanza? Perché era così assente in quella conversazione?

Dopo pranzo i due giovani  andarono nella loro stanza a riposare mentre Georgie si sedette sull’altalena nel giardino del padre. Dopo non molto  apparve Abel che si era fermato a fissarla: quanto era bella, quanto avrebbe voluto abbracciarla, baciarla. Doveva trattenersi.

“ Abel...”

“Ti stavo guardando... vuoi toccare i cielo?”

Georgie gli sorrise amorevolmente: quante volte da bambini si erano divertiti sull’altalena, e come la spingeva in alto il suo adorato fratello.... ed ecco un velo di nostalgia. 

“Abel ascolta, vorrei parlarti di prima. Mio padre ultimamente è strano, è felicissimo che siate qui e mi sembra anche abbastanza agitato. Non sentitevi obbligati a rimanere qui... cioè non voglio cacciarvi...però ecco, sentitevi liberi...”

“Perché ci hai chiesto di venire?”

L’aveva presa male. Ma Georgie non stava cercando un modo carino per cacciarli, assolutamente no. Voleva che fossero liberi di scegliere senza pressioni.

“Perché mi mancate. Sono successe tante cose, passati tanti anni...vorrei riavervi qui con me... anche se adesso ognuno ha la sua vita... “

“Ad esempio?”

“Ad esempio cosa? “

“Cos’è cambiato in questi anni?” Stava cercando informazioni. Voleva sapere se Georgie era stata chiesta in sposa... era il suo chiodo fisso ma non poteva chiederlo in modo diretto.

“Abel sei impazzito? Me lo chiedi anche ?”

“Non mi riferisco a quella storia, ma a quello che è successo in questi anni mentre eravamo lontani”

“Beh, ho cercato di integrarmi in quella che è la vita di una “proper lady”, ho continuato il lavoro all’atelier, passo molto tempo con Emma, Joy e Catherine. Ah! Sai che sto imparando a suonare il pianoforte? Con qualche difficoltà s’intende! Però sembra sia fondamentale nell’educazione delle ragazze di buona estrazione sociale” Georgie parlava con leggerezza della sua quotidianità nella nobiltà inglese , come voler far capire che, nonostante ne facesse parte, riconosceva la poca importanza di quelle convenzioni.

“Beh, sarai stata istruita a dovere per entrare a far parte di questo nuovo mondo, lo credo bene. Ma dimmi...c’è qualche novità che dobbiamo sapere, per la quale ci hai convocati?”

Georgie lo guardò con aria interrogativa ma anche con amarezza: “ Cosa ci deve essere Abel? Dove vuoi arrivare? È così tanto difficile capire che la mia era solo voglia di rivedervi? Si è vero, sono passati tre anni, durante i quali molte cose sono cambiate, ma pensi che mi sia dimenticata del resto? Credi che mi sia dimenticata del mio passato, della mia infanzia...di VOI DUE?!”

Abel si sentí rimproverato, rendendosi conto di aver esagerato; abbassò il capo in segno di scusa.

“ Scusa Georgie, credevo che in questa tua nuova vita non ci fosse più spazio per me e Arthur. In fondo sono  passati tre anni prima che ci incontrassimo e noi volevamo darti il giusto tempo prima di vederci...”

“A me sembrano scuse Abel. Forse sono io  Quella che è stata allontanata dalla vostra vita, avreste potuto benissimo chiedere voi un incontro con me. Io fatico a non sentirmi un’estranea e credimi che voi non mi aiutate a pensare il contrario....”

“Ma che stai dicendo?! Sei stata tu a voler restare qui a Londra!”

“ Abel accidenti! Avevo appena ritrovato mio padre, come potevi pensare che io lo lasciassi andare così?”

“ Pensavo che non avresti lasciato andare noi.. ma forse c’era una ragione in più per la quale non sei tornata”

“Credi che sia rimasta per Lowell?”

“Per chi sennò”

“ Ma tu che ne sai, Abel? Che ne sai di cosa è successo dopo che ve ne siete andati?! Lowell ha la sua vita con Elise, e io gli ho detto addio la sera del ballo perché era giusto così, l’amore tra di noi non poteva bastare per superare tutti i problemi. Sono rimasta solo per mio padre, non ho anteposto nessun altro, a parte lui, a voi”

Abel rimase spiazzato da come Georgie gli avesse riposto. Era matura, seria e molto determinata. Si sentì in colpa e si vergognò per quello che aveva detto... in fondo che sapeva di lei adesso? Effettivamente non aveva mai nemmeno provato a chiederglielo tramite le tante lettere che si erano spediti in questi anni. 

La tensione venne interrotta dall’ arrivo di Francis,  la domestica. 

“Contessina Gerald, il sig. Christopher è arrivato. La attende per la lezione di pianoforte. Dice che ha una sinfonia sublime da farle imparare!”

“Grazie Francis, arrivo subito. Serva qualcosa a Christopher nel frattempo.”

“Subito contessa, con permesso”

Abel percepì nuovamente la distanza, la sua sorellina che dava ordini alla domestica? E poi chi diavolo era questo Christopher? “Sarà un vecchio maestro di musica” penso tra se e se.

Abel e Georgie si diressero verso la sala degli ospiti senza parlarsi.

“Mia cara dolce Georgie ben trovata! Come si sente? La trovo un poco turbata. La musica è comunque la miglior medicina per ogni malanno!” Disse in tono galante mentre quello che doveva essere un vecchio maestro, era in realtà un giovane assai attraente, interessante. Forse era il pericolo tanto temuto da Abel.

“Che maleducato! Mi scusi non mi sono presentato. Sono Christopher, figlio del conte Adam. Se vuole può assistere alla lezione, deve sapere che non sono un maestro ma un amico di Georgie. Sa era spaventata all’idea di prendere lezioni di pianoforte da un professionista, allora mi sono offerto di aiutarla. Il pianoforte è uno strumento che amo moltissimo, ma può essere solo che una passione, un passatempo. Gli impegni pubblici si faranno sempre più impegnativi andando avanti.” La cordialità di quel giovane avrebbe messe di buon umore chiunque, tranne Abel, che fissando la mano che Christopher gli aveva teso rispose con aria di sfida “ Io sono Abel Buttman, un amico di infanzia di Georgie, quasi un fratello si potrebbe dire!” Il sarcasmo di Abel fece innervosire Georgie che continuava a pensare a quanto sarebbe stato difficile, se non impossibile, recuperare il loro rapporto.

 

 

 

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Capitolo 4
*** Orgoglio cieco ***


“Ci ha accusati di essere noi i colpevoli di questa situazione, capito? Noi avremmo dovuto scriverle prima di incontrarci, noi avremmo dovuto fare il primo passo! La contessa capito? Adesso le è tutto dovuto, si è abituata in fretta devo dire. Noi avremmo dovuto fare tutto mentre lei imparava a suonare i pianoforte insieme al suo nuovo damerino”

Arthur osservava il fratello senza rispondere, capendo che la sua rabbia aveva ingigantito tutto. Era come accecato dall’ira, soprattutto dopo aver conosciuto Christopher. 

“Abel ascolta, cerca di calmarti, non è il modo giusto per affrontare questa situazione. Sapevamo che non sarebbe stato facile, è vero Georgie sta vivendo una vita completamente diversa dalla nostra ma, scusami se lo penso, scommetto che l’avrai subito aggredita”

“ Ma che diavolo dici?!”

“ Dico che ti conosco e non stento ad immaginare come siano andate le cose. L’avrai incolpata di essere rimasta a Londra e di essersi dimenticata di noi”

“ E non è così?”

“Beh da un certo punto di vista... ma forse è anche vero che potevamo muoverci prima per rivederla. Abel la scoperta di non essere nostra sorella l’ha sconvolta, è normale che si sia dovuta adattare alle convenzioni dell’aristocrazia per essere inclusa e ben voluta in quella che è la sua vera famiglia. Non deve essere stato facile per lei.”

“Tu sei impazzito, l’aria di Londra non ti fa bene” disse Abel pentendosi immediatamente di quello che aveva detto .

Arthur fortunatamente non volle capire l’allusione del fratello e continuó “ Abel nel bene e nel male noi siamo rimasti uniti e siamo usciti da situazioni terribili. Ma lei, dopo aver scoperto di non essere legata a noi da alcuna parentela si è sentita abbandonata... credo che se in tutta questa storia c’è una vittima, quella sia proprio Georgie”

Arthur nonostante tutti i soprusi subiti, le droghe e i loro effetti, era tornato il giovane amorevole di un tempo. Estremamente razionale, dolce, mai egoista sempre pronto a capire il comportamento altrui.

Abel ebbe modo di riflettere su quelle parole e nonostante gli costasse non poté che essere d’accordo; ma più di tutto gli faceva rabbia il fatto di non essere stato vicino a Georgie come avrebbe voluto in anni così decisivi, così ricchi di eventi.

Nel frattempo, nella grande sala col pianoforte Georgie non riusciva ad eseguire nemmeno brevissime sinfonie come normalmente faceva.

“Georgie quello è un SI”

“ Come scusa ?”

“Il SI, la nota musicale”

Georgie lo guardava con aria sconfitta, in procinto di mettersi a piangere. 

“E va bene, rimanderemo la lezione alla settimana prossima. Che succede?”

“Nulla....”

“ Sai che può parlarne con me. Quando siamo tra di noi lasciamoci alle spalle tutte queste convenzioni, formule di saluto, suvvia!”

“Se tuo padre ti vedesse...” scherzó Georgie 

“Sarebbe invidioso di me che sono in compagnia di una graziosa ragazza....”

Georgie arrossì. Non era innamorata di Christopher, però le faceva piacere che qualcuno fosse così dolce con lei. Le ricordava Lowell in molti aspetti, ma Christopher era molto più brillante, a tratti anticonformista. Dal canto suo, Christopher era visibilmente interessato a Georgie, così pura ma allo stesso tempo diversa dalle ragazze aristocratiche, restie    e saccenti. Rimaneva incantato dalla sua umiltà. Del resto, un matrimonio del genere sarebbe stato accolto bene anche dalle rispettive famiglie. 

Georgie decise di lasciar andare prima del previsto il suo maestro e si diedero appuntamento per la settimana dopo. Salí nella sua camera per disegnare alcuni vestiti che erano stati commissionati, così da poter rendere le bozze ad Emma, che li avrebbe cuciti. Nel corridoio incontro Arthur che amorevolmente la prese in giro. 

“Contessina Gerald, come si sente quest’oggi?”

“Arthur ti prego!” Rise

“Fatti abbracciare sorellina mia...”

“Prima ho discusso con Abel...”

“So tutto. Sai com’è fatto, però non ci fare caso. Ti vogliamo un bene incredibile, e non siamo venuti prima era per lasciare che ti ambientassi, che scegliessi cosa fare senza condizionamenti. Non ci siamo dimenticati di te, sei stata il nostro pensiero fisso ogni giorno. Sarà difficile recuperare il nostro rapporto è superare tutti gli imbarazzi, ma io lotterò per questo.”

Tra le lacrime Georgie lo strinse “vi prego non ve ne andate....”

“Saremo qui finché vorrai, per starti vicino, proteggerti, sempre”

Abel assisteva alla scena spiando dalla porta semiaperta della sua stanza; ammirava e invidiava il fratello per la sua fiducia. In cuor suo sperava però di poter davvero riavvicinarsi alla sua Georgie, chiedendosi se lei lo avrebbe mai visto come qualcosa in più di un fratello.

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Capitolo 5
*** Brezza leggera ***


I giorni passavano alla residenza Gerald, e nonostante la situazione non si fosse sciolta del tutto, si iniziava a respirare un’aria più leggera. Abel e Georgie non erano più tornati sull’argomento della loro discussione, ma è come se entrambi avessero ammesso i loro errori e fossero pronti a ricominciare. Infatti erano molto più disponibili l’uno verso l’altra, in perfetta armonia. Il conte era felice che la figlia potesse conciliare la sua vecchia vita con quella nuova: era ben consapevole che la ragazza australiana che correva nei campi non poteva trasformarsi in tutto e per tutto e forse era giusto così. Il conte non voleva in nessun modo rinnegare il passato di Georgie, anzi per lui il compromesso era fondamentale.

Una mattina Georgie si diresse verso il suo atelier, accompagnata dai fratelli, impazienti di vedere il piccolo regno della ragazza.

“Ehilà chi si vede!”

“Ciao Emma! Sono venuta a portarti le bozze con i nuovi vestiti e...guarda chi c’è!”

“Oh cielo, i tuoi fratelli? Come state?!”

I due si sentirono subito ad agio: Emma li aveva accolto così calorosamente!

“È così avete creato questo piccolo paradiso per donne tutte da sole...che dire complimenti” disse Arthur 

“Beh non proprio. L’aiuto di Dick è stato fondamentalmente per il lavoro più grosso: dovete pensare che questo era un enorme stanzone abbandonato e fatiscente. Inoltre il conte Gerald ci ha aiutato economicamente” ribatté Emma.

“Quindi Georgie disegna e tu confezioni gli abiti”

“Beh solitamente. Anche se Georgie si dedica moltissimo anche a cucire, non solo a disegnare. Principalmente lavora da casa e porta il prodotto finito direttamente in negozio. È meglio non attirare le chiacchiere della gente...”

“ Che c’è di male?” La guardò sbalordito Abel

“ Oh assolutamente nulla. Però si sa i nobili...la figlia di un conte tra le famiglie più importanti di Londra che lavora come sarta in un atelier. Di solite le contesse si limitano ad indossarli gli abiti, mica a crearli!”

“Georgie ma veramente devi nascondere anche la tua più grande passione?!”

“Abel, non è la fine del mondo. In fondo non mi viene vietato nulla, continuo a fare ciò che voglio, seppur con contegno” 

Abel capí che doveva interrompere qualsiasi discorso avesse in mente al riguardo: era assurdo che Georgie  dovesse nascondersi per dedicarsi alla sua passione, ma in fondo non valeva la pena insistere e mettere ancora più distanza tra sé e quel mondo, tra sé e Georgie.

Arthur intervenne sia per cambiare discorso sia per evitare che calasse il silenzio “ Comunque io vedo solo abiti per fanciulle... ai noi uomini non pensi? “

Scoppiarono tutti e quattro in una risata sonora. 

“Beh fratellino con tutti questi puzzi e merletti ti ci vedo proprio!” Momenti del genere mancavano molto a tutti quanti. 

“Ragazzi sentite, che ne dite se questa sera veniste a cena da me? Dick sarebbe felicissimo di vedervi!”

Tutti e quattro accettarono anche se Arthur poco prima di partire finse di sentirsi poco bene. “Abel, Georgie voi andate lo stesso, Emma ci rimarrà malissimo se tutti ci assenteremo.” 

Abel insisteva, quasi non fosse convinto dalle parole del fratello. A quel punto Arthur chiese a Georgie se potesse portarle un poco di latte caldo, affinché la giovane di allontanasse. Una volta soli il maggiore dei fratelli chiese spiegazioni “Allora pensi che ci caschi? Si può sapere che stai tramando?”

“E va bene... ogni venerdì sera il conte Gerald invita alcuni suoi conoscenti e tra di loro vi è un tale che...si insomma, ho dedotto che possa essere un lontano parente di Maria...”

“ Maria Dangering?!”

“Proprio lei. Quel tale deve essere uno zio da parte della madre. Vorrei sapere come sta, e se posso fare qualcosa per lei...le devo la vita”

“Adesso è tutto chiaro..beh che dire...spero ti possa aiutare”

“Lo spero anche io. Ah, grazie Georgie per il latte! Divertitevi e salutami tanto quei due!”

Abel e Georgie si incamminarono verso la carrozza che li attendeva. 

“Sono felice per questa serata... voglio così tanto bene ad Emma”

“Si vede che siete molto amiche”

“È una persona splendida! Ah proposto, sei andato a trovare Joy?”

“Si certo, sono passato da casa sua pochi giorni fa, sembrava felice di vedermi”

“E lo credo bene....” sorrise maliziosa 

“Beh cos’è quel sorrisetto?”

“Avanti...lo sai anche tu che è innamorata di te!”

“ Ma Georgie, è una bambina!”

I due continuarono a stuzzicarsi per tutto il viaggio e Abel non faceva altro che guardarla con gli occhi dell’amore, un amore che mai si era spento. Anche Georgie stava bene con lui, anche se il rapporto non era quello di prima. Ad ogni modo sentiva di avere accanto a se un uomo speciale. “Siamo arrivati. Mi aiuti a scendere?”

“Vieni piccola”

Georgie lo guardò sorpresa, arrossendo un poco. “Piccola” che strano effetto sentirsi chiamare così. Abel invece avrebbe voluto mordersi la lingua fino a non parlare più. “No Georgie scusa...non so cosa mi sia preso”

“Stai tranquillo Abel, non è successo nulla”

Abel era visibilmente in preda all’imbarazzo e fece tanta tenerezza a Georgie, la quale posò le sue mani sul suo viso. “Abel va tutto bene... Sono sempre stata la tua piccola”

Abel non sapeva più quali emozioni provare. Che cosa intendeva Georgie? L’imbarazzo venne interrotto da una donna corpulenta che stava strillando “Se ti prendo te la faccio pagare! Ehi voi due, scommetto che è vostro figlio! Bene bene”

Abel spalancando gli occhi “ma che figlio, cosa dice?” 

“Quel ragazzino laggiù! Quel piccolo diavolo che giocando tra il mio bucato, ha sporcato tutta la biancheria!”

“Signora mi spiace ma quello non è nostro figlio...noi non abbiamo figli “

“Ma come? È il connubio tra voi due! Occhi verdi, capelli riccioli e scuri

“Le ripeto che non sono il padre “

“Abel, Georgie! Che ci fate li? Salite!”

“Emma ma li conosci?!”

“Certo che sí, Grace. E posso assicurarti che non sono i genitori di quel bambino....sono praticamente fratelli!”

Abel aveva provato una strana sensazione nell’essere scambiato per marito di Georgie, addirittura per padre. Possibile che solo Georgie lo vedesse come un fratello, a differenza di tutti gli altri?

“Oh scusate... Non ho molta pazienza con i bambini e mi era sembrato che....”

“Non si preoccupi, davvero”

Chiarito l’equivoco, i due ospiti salirono in casa dei loro amici. 

Arthur invece raggiunse lo studio del conte Gerald per chiedere informazioni circa quel parente di Maria. Spiegò al conte quanto fosse importante per lui incontrare la ragazza per ringraziarla a dovere. Non c’era stata ancora occasione dopo la sera della fuga dalla cella. Il loro addio era stato così sbrigativo. Ma Maria, nonostante il poco tempo, gli aveva dichiarato il suo amore. Arthur capí di provare un certo interesse per lei e non poteva più resistere. 

“Oh caro figliolo, ne parlerò con il marchese Jacob, sai siamo buoni amici da  una vita e penso proprio che non ci saranno problemi. Affronterò il discorso questa sera stessa, così potrò farvi incontrare la settimana prossima. D’accordo?”

“Non so proprio come ringraziarla.... ha un cuore grande proprio come quello di Georgie!”

Per gli altri due, la serata trascorreva tra chiacchierate e scherzi. Anche Abel era a suo agio, pur assentandosi per fantasticare: sembrava che lui e Georgie fossero davvero una coppia di innamorati a casa di amici... quell’episodio così banale gli riempiva il cuore di gioia.

“Abel ti dispiace se aiuto Emma a lavare i piatti?”

“Certo che no! Rimarrò qui con Dick”

“Finalmente! Ora possiamo fare dei discorsi da uomini!” Disse Dick 

“Cosa faresti tu adesso?” Intervenne Emma

Tra di loro era sempre così, un battibecco continuo. Si vedeva che si amavano proprio dal loro continuo stuzzicarsi. Georgie invidiava molto Emma su questo aspetto e sperava di trovare un amore così grande anche lei.

“Sai Abel... mi è capitato qualche volta di sentire parlare Emma e Georgie, conosco poco la vostra storia ma so che non siete realmente fratelli. Credo che l’avrei capito comunque da come tu la guardi...”

“Pare che lo capiscano tutti a parte lei... ma ormai non è più un problema. Prima, quando lei non sapeva la verità, potevo ancora sperare. Adesso tutto questo rimane una mia fantasia.”

“Non dire così. In fondo siete stati separati per un po’ di tempo, le cose potrebbero cambiare. Subito dopo la scoperta era praticamente impossibile che Georgie ricambiasse l’amore per te, non solo per via di Lowell.... Adesso ha metabolizzato la situazione.”

Quelle parole avevano acceso una speranza ormai svanita, che per Abel aveva il sapor dell’illusione.

“Dick non so che pensare...e poi lei..ecco io vorrei chiederti..si insomma... ha un altro uomo?”

“Beh, Georgie di certo non si confida con me. Però credo che se ci fosse qualcuno sarebbe venuto fuori; Emma si sarebbe lasciata sfuggire qualcosa sicuramente!”

“Se scoprissi qualcosa...”

Dick lo anticipó “non esiterò a dirtelo”

“Sei un amico”

“Ehilà uomini! Noi qui avremo finito.”

“Oh si... bene direi che possiamo andare”

Uscirono dalla modesta abitazione degli amici e si avviarono. La carrozza non c’era ancora ed era molto freddo.

“Stai tremando”

“Tranquillo Abel, ormai sono abituata al clima di Londra” lo rassicurò

“Sarà. Ad ogni modo tieni il mio mantello”

E la avvolse con esso.

Dopo qualche minuto arrivo la carrozza ed ebbero modo di dirigersi verso casa.

Una volta arrivati si salutarono e dopo essersi dati la buonanotte Georgie lo rincorse nel corridoio

“Abel! Volevo ringraziarti per questa serata. Sono stata davvero bene e sono felice che ci fossi anche tu. Magari potremmo replicare...” 

Abel avrebbe voluto baciarla ma si limitò a sorridere “ Sicuro! Erano anni che non passavo una serata così. Buonanotte Georgie”

“Buonanotte Abel”

 

 

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Capitolo 6
*** Furor ***


Erano passate ben due settimane da quando Arthur aveva fatto quella confidenza al conte Gerald ma quest'ultimo non aveva più affrontato la questione, anzi, pareva volesse evitare il ragazzo a tutti i modi. Dal canto suo Arthur soffriva per questo atteggiamento ma non aveva di certo il coraggio per chiedergli qualcosa...per lui era già stato molto difficile parlargli di Maria prima, figuriamoci adesso! Perlomeno decise che avrebbe atteso il momento giusto, motivo per cui tendeva molto ad allontanarsi da Georgie e Abel, che invece trascorrevano molto tempo insieme, nella speranza che, vedendolo da solo, il conte gli avrebbe parlato.

Nel frattempo Georgie trascorreva molto tempo con Abel, senza mai sacrificare la sua nuova vita e le persone che ne facevano parte.
"Benissimo Georgie! Per oggi abbiamo finito. Devo dire che stai migliorando moltissimo" disse Christopher
"Ti ringrazio... è tutto merito tuo!" 
"Senti ma, visto che siamo in confidenza...posso chiederti del tuo amico, Abel?"
"Cosa vorresti dire?"
" No intendo... è sempre così, come dire, poco socievole?"
Georgie non si aspettava tanta audacia e rimase imbarazzata da quella domanda.
"Non volevo offenderlo, non fraintendermi. E' solo che quando mi si presenta non lo so...c'è un tale, come dire, astio. Devo confessarti che la sua presenza mi mette in difficoltà. Non capisco cosa possa avere contro di me...." 
"Christopher, devi sapere che il carattere di Abel è molto difficile. Ma non pensare che ce l'abbia con te. Mi vuole un gran bene, a modo suo, e nella sua vita ha dovuto affrontare molte situazioni complicate..." cercò di giustificare Georgie.
" E tu allora cosa dovresti dire?! Hai scoperto solo pochi anni fa le tue vere origini. Non per questo sei un morto che cammina!!"
Se avesse potuto, Georgie avrebbe voluto sprofondare. Come poteva dire al suo carissimo amico che Abel, oltre che per indole, era turbato perchè da sempre innamorato di lei? Come poteva spiegare che in fin dei conti Abel, come del resto Arthur, erano turbati quasi quanto lei da quella situazione visto che erano loro la famiglia che l'aveva accolta? Non se la sentiva. Non si sentiva di rivelare chi fosse davvero Abel. Era troppo difficile, impossibile, capire la loro situazione. Era troppo lunga quella storia, destinata alla conoscenza di pochi.
"Scusa Georgie... non volevo. Non conosco bene nè lui nè te ma...a questo proposito... insomma, io vorrei avere un bel  rapporto con tutte le persone che ti stanno intorno, che ti amano perchè vorrei iniziare a conoscerti meglio. Vorrei che ci vedessimo oltre le nostre lezioni, ti va? Vorrei accompagnarti al prossimo ballo, la settimana prossima, ovviamente col permesso di tuo padre. Ma prima volevo avere la certezza che fossi d'accordo, sai penso che nonostante siamo nobili, dobbiamo scegliere noi stessi le persone di cui circondarci"
" Eh adesso Abel?" Questo fu in grado di pensare Georgie, prima ancora di capire se a quel ballo avesse voluto veramente essere accompagnata da Christopher. Alla fine accettò ma non era sicura di aver fatto la scelta giusta...continuava a preoccuparsi per la reazione di Abel, oppure quella era una scusa dietro la quale si nascondeva?

Mentre rifletteva, arrivò Abel, sorridente e rilassato come non mai.
"Ehi Georgie! Ho una bella notizia da darti!"
"Che succede!?"
"Sono appena stato dal Sig.Allen. Da domani inizio a lavorare per lui ad un grande progetto: "Daisy""
"Cioè? Chi sarebbe?"
"Come chi sarebbe?! La nave più grande, più tecnologica che ci sarà in circolazione!"
"Oh Abel, come sono felice per te!!"
"E per questo, non potrai dirmi di no alla proposta che sto per farti. Vorrei che festeggiassimo, la settimana prossima, io e te, visto che  Arthur ultimamente non si sa a che cosa pensi! Ah ah ah"
" Molto volentieri- rispose timidamente- dobbiamo solo fare in modo che la nostra serata non coincida con il ballo"
"Il ballo? Perchè hai intenzione di andare? Tuo padre mi aveva detto che non saresti andata questa volta perchè solitamente ti annoi"
"Mio padre?"
"Sì, ne ho parlato anche con lui prima. Volevo essere sicura che ti lasciasse uscire con me senza problemi"
"Ah.. beh, sì, solitamente mi annoio, ma perchè sai a questi balli se si è da soli non si riesce a vivere l'anima della serata. A volte qualche cavaliere mi chiede di ballare ma solo per poco, poi rimango nuovamente sola"
"E invece che succede questa volta?" Abel intuì che c'era qualcosa che Georgie aveva paura di dire
" Invece questa volta è diverso. Ci sarebbe Christopher ad accompagnarmi, me l'ha chiesto e io ho accettato." disse tutto d'un fiato come se così facendo potesse ridurre la portata di quello che gli stava riferendo. L'aveva detto.
" Mi scusi Contessa per aver pensato che avrebbe trascorso una serata in un rozzo locale assieme ad un rozzo come il sottoscritto anzichè in un palazzo incantato insieme al principe azzurro" Abel venne assalito da una rabbia tale da farsi uscire questa risposta che diede a Georgie con tanta amarezza
"Abel come tuo solito stai esagerando. La proposta mi è stata fatta prima che tu mi dicessi tutto. Che cosa ti cambia rimandarla alla sera prima o dopo?"
" Avevo già preparato tutto cara mia, Ad ogni modo ti tolgo un peso, ritiro tutto, fa come se non ti avessi proposto nulla"
" Accidenti Abel! Non ingigantire tutto come tuo solito. Non posso dire di no a Christopher ormai."
" Bene. Allora vedi di tenertelo buono, perchè non ho intenzione di stare dietro a una che ogni sera ha un uomo diverso!"
Georgie rimase pietrificata, e Abel pure: non pensava che la rabbia potesse arrivare a tanto, non gli era mai successo. Impulsivo lo era sempre stato ma arrivare a ferire in qualche modo la donna che amava quello no, non era mai capitato. Georgie anzi che sentirsi dire quelle parole, che intanto risuonavano nella sua testa, avrebbe preferito ricevere uno schiaffo. Schiaffo che non esitò a dare ad Abel.
" Sparisci"
"Georgie non so cosa mi sia preso...ti prego perdonami"
"Impara a controllarti"
" Georgie hai ragione, ti prego scusa! Sai che non lo penso!"
" HO DETTO CHE TE NE DEVI ANDARE! CHE COSA FAI ANCORA QUI?!" 
Con una forza che non pensava nemmeno di possedere chiuse fuori dalla porta Abel, sbattendola forte , tra lacrime, singhiozzi e rabbia.

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Capitolo 7
*** Ostacoli ***


I giorni successivi alla lite tra Abel e Georgie non furono migliori: cercavano con tutte le loro forze di evitarsi, Georgie per la rabbia, Abel per la vergogna.
L’aria era molto tesa per tutti ma tra tutti loro c’era qualcuno che aveva preso coraggio; infatti Arthur aveva deciso di affrontare il conte Gerald perché non ne poteva davvero più di rimanere in sospeso, aveva aspettato anche troppo.
“Scusi, Conte Gerald, posso entrare?” il giovane chiese bussando alla porto dello studio dell’uomo
“Oh no, Arthur. Vieni, entra pure! Stavo sistemando questi volumi, conosci questi autori?”
“Mh..no.”
“Se vuoi posso istruirti circa la letteratura, non è troppo tardi sai? Georgie è diventata una lettrice molto appassionata e credo che le tue potenzialità non siano da meno”
Stava visibilmente tentando di non affrontare la loro discussione. Ma Arthur era deciso ormai. Aveva un obiettivo e lo avrebbe raggiunto.
“Sicuramente, la ringrazio. Ma oggi sono qui per parlarle di un’altra questione. Credo che lei si ricordi di quanto si era detto… mi chiedevo se avesse parlato con il suo amico, lo zio di Maria. Ecco non vorrei sembrarle scortese e approfittare della sua gentilezza ma… sono mai passate tre settimane e….”
E non lo fece finire “Sì Arthur, hai ragione. Mi sono comportato come uno sciocco ma vedi, la notizia che sto per darti non è buona…..”
Arthur, nonostante se lo aspettasse, non poté fare a meno di sentirsi morire. In fondo un po’ di speranza, nel fondo del suo cuore, c’ea ancora”
“Ho parlato con il marchese Jacob spiegando dettagliatamente tutta la vicenda, parlando molto bene di te ma non è a causa tua se non è stato disposto ad accettare…”
Arthur non riusciva nemmeno a rispondere 
“Vedi Arthur, Jacob mi ha spiegato che Maria è stata molto male dopo quanto accaduto, ha perso praticamente parte della sua famiglia e il suo nome è caduto in disonore. Così, è andata a vivere presso dei suoi parenti in campagna, tra i quali c’è lo stesso Jacob e mi ha assicurato che per lei non è stato per niente semplice riprendersi.”
“ Ch..che cosa ha avuto?”
“Il medico di fiducia della famiglia ha parlato di una grave forma di depressione, dalla quale si può dire che non sia totalmente uscita o perlomeno la sua salute è ancora molto precaria. Capisci che vederti renderebbe tutto più difficile? Per lei sarebbe come tornare indietro di tre anni, regredire.”
“Ma io posso salvarla, io devo farlo! Così come lei ha fatto con me!!”
“ Temo che non sia possibile…”
“Conte, ma lei non può fare nulla? Non può convincere il marchese?”
“Probabilmente potrei, ma non voglio farlo… Non prendertela e non pensare che io ce l’abbia con te o che non abbia a cuore la tua richiesta ma la salute di Maria ha la priorità, e temo davvero che incontrarti non sia una buona idea”
Perché? Perché per lui doveva essere tutto sempre così difficile? Quando amava Georgie, aveva dovuto tenersi tutto dentro per il bene di tutti, in particolare di Abel che non avrebbe ammesso “rivali”. Poi era finito in mezzo ai loschi affari di Dangering, dove l’unica luce era quella degli occhi di Maria. Non sapeva se l’amasse oppure no, in quelle circostanze l’amore non poteva esserci ma quando stava con Maria si sentiva bene: Maria sapeva di libertà. Perché non poteva conoscerla davvero, adesso che tutto era finito? Perché non avrebbe potuto salvarla?

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Capitolo 8
*** Risvolti ***


Arrivò il giorno del ballo e nel pomeriggio Georgie passò da Emma sia per portare alcuni abiti che aveva cucito, sia per ritirare quello che l’amica le aveva confezionato per la serata.
Chiaramente quella era un’occasione per raccontarle quanto accaduto giorni prima con Abel.
“Georgie io credo che tu sia troppo dura con Abel, lo sai, è profondamente innamorato di te e molto, molto geloso.”
“Questo secondo te lo autorizza a offendermi e trattarmi in malo modo?”
“Certo che no, ha esagerato però anche tu gli hai sbattuto in faccia dell’uscita con Christopher…”
“Emma ma da che parte stai!?”
“Beh io preferisco Abel. Molto più virile, selvaggio di Chris…”
“EMMA!! Sii seria per una volta”
E scoppiarono a ridere.  Georgie si riteneva sempre più fortunata ad avere Emma come amica: era la persona che più la comprendeva, nonostante non si conoscessero da sempre, riusciva a strapparle un sorriso in ogni occasione, a sdrammatizzare. Come avrebbe fatto senza di lei!
“Comunque Georgie, ti consiglio di stare attenta. Cerca di capire quali sono i tuoi sentimenti e poi valuta che decisione prendere. Però cerca di conoscere al meglio Christopher, sembra perfetto ma in fondo non sai moltissimo di lui. Abel avrà i suoi difetti ma di certo, ma non puoi mettere in discussione il suo bene per te. I nobili nascondono molti lati oscuri, noi gente del popolo, siamo ingenui, ignoranti, sì, ma senza molte maschere”
“Sì, cercherò di farlo….”

In un baleno arrivò la sera, e Georgie si stava preparando aiutata da Maggie, una specie di dama di compagnia. L’abito cucito da Emma le stava a pennello,  i capelli minuziosamente raccolti in un diadema, collane e orecchini che la illuminavano come una dea e... l’immancabile braccialetto! 
La carrozza con su Christopher arrivò sotto la residenza Gerald e Georgie si diresse per salirvi. Abel la guardava malinconico dalla finestra.
“Ehi Abel”
“Fratellino”
“Che succede?”
“Potrei chiederti lo stesso…”
E iniziarono ad aggiornarsi circa le loro vicissitudini amorose.
“Comunque Arthur, il problema non sussiste, ti aiuterò io a raggiungere Maria”
“E come?” gli si illuminarono gli occhi
“Arthur, il problema non sono tanto gli altri che si oppongono: se due persone si amano e sono destinate nulla può fermarli. Il problema è quando dall’altra parte l’amore non è corrisposto….”
“Ti riferisci a Georgie vero?”
“Sì…”
“Abel……”
“Lascia stare Arthur, non ha veramente più importanza”
Nel frattempo, al ballo Georgie e Christopher fecero il loro ingresso nel grande salone, suscitando l’attenzione di tutti, in particolare il giovane non passava inosservato tra le fanciulle presenti, che lo salutavamo con molta confidenza.
Dopo un breve ballo, Christopher, allegro per i numerosi bicchieri bevuti, disse a Georgie una cosa che lascio la ragazza di ghiaccio
“ Georgie cara, non sei stanca? Puoi sederti a riposare, anche perché adesso devo lasciarti per un poco, le mie amiche se ne avrebbero a male…”
“Cioè?”
“Io sono solito ballare con ciascuna di loro Lady Jade, Lady Helen, Lady Matilda….” E continuò la lista dei nomi aggiungendo “ mi chiamano Mozart, per via de ‘Il catalogo delle donne’  ah ah ah”
“Più che altro sei un Don Giovanni allora….”
“ Vedo  che lo conosci!! Beh posso ritenermi soddisfatto come tuo personale maestro! Eh lo sai che sono uno spirito libero tra tutti questi noiosi ben pensanti!”
Delusa come non mai, Georgie si ritirò sulla terrazza assorta nei suoi pensieri: e se Emma avesse ragione? Se Christopher non fosse così perfetto? Beh in effetti si era già rivelato per quel che era, un seduttore senza alcuno scrupolo dei sentimenti altrui. Era certa che non lo facesse per cattiveria, era semplicemente la sua indole. Ognuno ha la sua indole, anche Abel aveva la sua. Improvvisamente quel mondo che da tre anni la aveva in qualche modo accolta non le risultò più così familiare: era sola, abbandonata in mezzo a un centinaio di persone assolutamente noncuranti di lei. Pensò a come sarebbe stata la sua serata se avesse accettato l’invito del fratello (o come vogliamo chiamarlo).
“Dove sarà Abel adesso?- si chiese- Certo! Dal sig.Allen!” Sicuramente è lì che l’avrebbe portata per festeggiare e dove l’avrebbe trovato se vi si fosse recata.
Probabilmente era una pazzia andare nelle zone del porto da sola di notte ma quando vide che Christopher era beatamente ubriaco in mezzo alle sue amiche prese il suo mantello e si fece accompagnare dal cocchiere sino alla studio del Sig. Allen, che fu anche la prima persona che incontrò una volta arrivata.
“Ehi Georgie!”
“Sig. Allen, buona sera”
“Allora, il mio giovane progettista le ha fatto passare una bella serata? Sapesse come era agitato per questa serata, ha rivoluzionato il suo studio! Ah ah ah. Talmente tanto felice che si è dimenticato di chiudere bene la porta e ha mandato la sua dama a chiuderla, che tipo! Ecco le chiavi…”
Georgie non volle risolvere l’equivoco perché era troppo curiosa di vedere che cosa il fratello avesse preparato per lei: una graziosa tavola elegantemente allestita, decorazioni ovunque e fiori i ogni tipo come decorazione. E poi le mimose, il suo fiore preferito. Come poteva avercela ancora con lui?
Chiuse la porta, restituì le chiavi all’uomo e corse alla ricerca di Abel, che trovo poco dopo di fronte all’entrata di uno squallido locale, un bordello.
Abel era titubante, triste ma si stava accingendo ad entrare.
“Ehi tu! Quelle cambiano uomo ogni notte sai..”
Abel era come stordito. Cosa stava succedendo? “Georgie ma… che ci fai da sola in questo squallore????!”
“ Beh…che ci fa tu!”
“Va a casa, non è posto per te questo”
“Infatti. Sono venuta per festeggiare con te il tuo nuovo lavoro, non è tardi vero?”
“Ma il ballo?”
“Sai sono passata nel tuo studio ed è tutto così bello… sarebbe un peccato se tutta la tua fatica andasse sprecata. Allora? Andiamo?”
Non sapeva se essere felice. In realtà non stava capendo più nulla ma non era il momento di chiedersi troppe cose: accettò e s’incamminò con la sua amata verso lo studio.
Quella giornata così nera aveva rivelato una grande sorpresa.

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Capitolo 9
*** Sensazioni ***


“In fondo sapevi che sarei venuta da te vero?”
“Perché dici questo?”
“Beh, hai lasciato tutti gli allestimenti nel tuo studio…. Probabilmente mi conosci meglio di quanto non mi conosca io”
“I realtà non lo so Georgie. Continuo a non capire il motivo per cui tu sia qui. Il tuo princip.. ehm, Christopher dov’è?”
“ Non ti basta che io sia qui?”
“Vorrei solo comprendere, tutto qui.”
“Beh in realtà ero al ballo ma avrei preferito fin da subito essere con te, vedere che cosa mi avessi preparato..” Non voleva dargliela vinta. Non voleva ammettere che non c’era uomo al mondo che l’amasse come l’amava lui. Si sentiva in colpa perché effettivamente Abel era come una seconda scelta: insomma, se Christopher si fosse comportato meglio, avrebbe sentito ugualmente la necessità di correre dal fratello? La prima che voleva comprendere le sue stesse azioni, e ancora meglio i suoi sentimenti era proprio Georgie.
“Comunque, la sorpresa avrebbe previsto anche del cibo ma penso che anche tu abbia già cenato”
“Sì, non preoccuparti. Possiamo rimanere qui, è così bello questo studio!”
“ Mhh sono d’accordo, anche perché uscire non è molto sicuro.”
“Tu lo sai bene, vero?” chiese sarcastica Georgie , riferendosi al momento precedente in cui lo aveva sorpreso in procinto di entrare nel bordello.
“Cosa intendi?”
Beh, Georgie non era di certo in quel momento la persona che poteva dare lezioni, motivo per cui cercò di rimediare a quella domanda così inopportuna che gli aveva appena posto.
“Sei un marinaio, sai che gente gira di notte, ma anche di giorno, in luoghi come i porti. Ladri, briganti…. Ne avrai viste di tutti i colori…”
“Oh sì, le taverne poi… sono punti di ritrovo per gente  così…. E non solo per loro!” Stava forse cercando di farla ingelosire?
Georgie arrossì ma non volle cambiare discorso “A proposito, Jessica come sta?”
Il battibecco si stava facendo sempre più acceso e nessuno dei due sembrava disposto a deporre le armi
“Bene, credo. Non è cambiato nulla ma non ho voluto avere più niente a che fare con lei. Ha pur sempre tentato di ucciderti prima che ti imbarcassi per l’Inghilterra…”
“Oh se è solo questa la motivazione, non farti problemi!” scherzò Georgie.
“In effetti non è solo per quello; Jessica sarà perfida e manipolatrice ma è pur sempre una persona che nella vita ha sofferto, probabilmente è diventata così per difendersi. Ecco io non me la sento di prenderla in giro, di usarla come ho fatto in passato.  E’ brutto, molto brutto George. E’ orribile condividere momenti così intimi, concedersi all’altra persona ma non riuscire a unirsi completamente… è orribile senza amore”
La ragazza rimase sorpresa dalla maturità del fratello, dal suo “altruismo”. Ma tanto fu anche l’imbarazzo: perché Abel le parlava delle sue notti con Jessica? Georgie non sapeva praticamente nulla di tutto ciò, e anche se fosse stata più esperta di certo non avrebbe ascoltato piacevolmente quelle confidenze. In fin dei conti le stava dicendo- tra le righe- che anche se fisicamente era con l’altra donna, coi pensieri, col cuore era da un’altra parte. Ma uno strano sentimento, forse gelosia, la induceva a immaginarsi la scena dei due “amanti”.
Un improvviso colpo di vento fece aprire violentemente la finestra, interrompendo i due. Dopo un attimo scoppiò un forte temporale che sembrava volesse travolgere l’intera città: lampi, fulmini e l’acqua che abbondantemente, sempre più, si riversava sui vetri della finestra. 
Attesero che la situazione si placasse ma non fu così, anzi. Le strade si trasformarono in canali ed era impossibile trovare una carrozza per tornare a casa.
“Georgie, credo che per questa notte dovremmo restare qui. E’ doppiamente pericoloso, che dico, impossibile uscire di qui. Sistemati pure sul divano, ora prendo delle coperte nella stanza del Sig. Allen. E’ attrezzato anche per queste emergenze: ci sono sere in cui il lavoro è così tanto che conviene dormire in studio.”
Georgie, impacciata, si mise sul divano e inizio a togliersi scarpe e vestito per essere più comoda. Rimase con la sottoveste ma faceva davvero molto freddo.
Poco dopo arrivò Abel con alcune coperte il quale rimase (piacevolmente) stupito di trovarla così. Non potè fare a meno di arrossire nel vedere quella seta che avvolgeva le sue dolci forme.
“Ecco tieni, spero ti facciano caldo”
“E tu dove andrai?”
Nella sala qui accanto, sulla poltrona dove lavoro, così avrò modo di stendere le gambe sulla scrivania… Buonanotte”
“Buonanotte” fu quello che riuscì a dire ma in realtà avrebbe voluto che rimanesse lì con lei, un po’ perché si sentiva in colpa per le condizioni in cui doveva dormire, un po’ perché voleva averlo accanto.
La giovane faticò ad addormentarsi e quando ci riuscì fece diversi incubi che si riallacciavano a dei ricordi: prima si sognò della notte tempestosa in cui per la prima volta si era trovata a dormire da sola nella sua nuova stanza e poi, di nuovo, come spesso accadeva si sognò di quella notte, quella in cui, sempre durante un temporale, il rumore dei tuoni si mescolava a quelle dure parole “Non sono tua madre, è ora che tu lo sappia!”
Si agitò nel sonno fino a che cacciò un urlo, tanto da farla svegliare. Abel, che non aveva minimante preso sonno, corse da lei per vedere che cosa era successo e la trovò sconvolta, in un bagno di sudore e di lacrime.
“Georgie che succede?! Ehii!! Era solo un brutto sogno”
“A..abel..” e gli si buttò tra le braccia. Quel sogno aveva ridestato in lei la paura di rimanere sola e la cosa più naturale del mondo era quella di sprofondare nel petto di Abel.
“Abel ti prego, rimani qui” lo implorò tremante.
Abel non sapeva come comportarsi, era quello che aspettava da sempre ma non voleva illudersi. Decise quindi semplicemente di sedersi sul divano facendo mettere a Georgie la testa sulle sue gambe, per evitare, per quanto si potesse, qualsiasi contatto fisico che avrebbe riacceso in lui il desiderio.
Georgie invece, cercava di ancorarsi ad Abel più che poteva riuscendo finalmente a calmarsi e ad addormentarsi cullata dalle braccia di quel fratellone che sempre l’aveva protetta.

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Capitolo 10
*** Dopo la tempesta ***


La tempesta si era placata e quella notte buia lasciò il posto al giorno, un giorno dai colori grigiastri, dal profumo umido. Dentro lo studio del Sig.Allen, Abel e Georgie dormivano placidamente sul divano fino a che i primi raggi di un debole sole filtrarono dalle tende della finestra svegliando la ragazza. Georgie ci mise un attimo a rimembrare che cosa fosse accaduto la sera prima: si alzò e guardando teneramente Abel, ripensò a quanto fosse stato dolce poch ore prima, come subito l'avesse tranquillazzata, come sempre era capitato. Cercò di far sdraiare Abel nella posizione più comoda possibile, rendendosi conto di quanto il fratello si fosse fatto bello, di quanto il suo corpo fosse proporzionato, perfetto, muscoloso ma non troppo... stava forse iniziando a guardarlo con occhi diversi. Lo coprì con le coperte e si mise alla ricerca di qualcosa con cui preparare la colazione e, poichè aveva fatto un poco di rumore, Abel si svegliò, anche se continuò a fare finta di dormire per poterla osservare in una scena così quotidiana e familiare. A tratti gli sembrava di essere a casa, in Australia con, non sua sorella, ma la sua donna che, amorevolmente, si stava prendendo cura di lui.

"Ahh! che sonno! Buongiorno Georgie"
"Buongiorno Abel. Come ti senti?"
"Oh io sto benissimo...tu piuttosto, passata l'agitazione?"
"Sì, e grazie a te. MI succede spesso sai, dopo di che non riesco più a prendere sonno. Meno male che c'eri tu"
"La ferita di quella sera è ancora aperta vero?"
" Non posso negarlo... a volte mi chiedo se passerà mai questa paura della solitudine che mi tormenta da quella notte"
" Georgie, lo sai. io e Arthur ci saremo sempre per te. E' vero, siamo stati lontani, però eccoci qua, di nuovo insieme. Non sarai mai sola finchè ci saremo noi. E poi sei circondata da persone che ti amano, vedi tuo padre..."
" Si appunto mio padre, solo lui, a parte voi" lo interruppe.
"Beh ci sono Emma e Dick!"
"Sì certo anche loro.... Ma hanno la loro vita insieme insomma... In questi tre anni mi sono sentita sola tante volte."
"Ma se vivi con un sacco di persone! Tra dame di compagnia e cameriere, maestri di musica, amici, coetanee, incontri per il debutto in società...."
"Tu pensi davvero che basti essere fra molte persone per non sentirsi soli?"
"Certo che no. Però pensavo ti fossi perfettamente adattata a questa nuova vita e di conseguenza alle persone che ne fanno parte."
"Non del tutto. Bisogna sempre stare attenti a quel che si dice, a come lo si dice, a come ci si siede, a come ci si pone, e il vestito, il cappello, i guanti, il decoro e.."
" Okay! Il messaggio è arrivato forte e chiaro. Beh sai che c'è, adesso ci sono io, e Arthr ovviamente, con cui puoi essere schietta, con cui puoi essere te stessa!"
Georgie lo guardò con gli occhi lucidi "Abel, potrò mai ringraziarti abbastanza per tutto?"
Abel che le avrebbe voluto rispondere in tutt'altro modo, disse " Dovere di fratello maggiore proteggere la sua sorellina"
Georgie non si aspettava una risposta del genere....sorellina?
"Georgie penso sia meglio andare a casa di tuo padre, saranno tutti in ansia per la nostra assenza"
" Sì, sono d'accordo."

Poco dopo, alla residenza Gerald

" Sei uno smidollato!! Ti ho affidato mia figlia e te la sei persa quando fuori c'era la tempesta...potrebbe essere successo di tutto!!!!"
" Conte la prego mi perdoni.... E' solo che non ero io...cioè si ero io ma non proprio...io"
"Tu sei un irresponsabile!!! Non vorrei essere nei panni di tuo padre nell'affidarti questioni politiche.. per carità!"
"Ma che succede?! Chritophere che ci fai qui???"
"Georgie!" dissero Christopher e il conte all'unisono, stupiti dall'apparizione di Georgie.
"Papà perdonami...ero con Abel allo studio perchè era impossibile raggiungere casa.. tranquillo sto bene" disse, cercando di traqnuillizare il padre che nel frattempo l'aveva sommersa di domande abbracciandola.
"Ehm scusate..." interruppe Christopher "Georgie io ti devo delle scuse.."
"Non qui, non ora. Magari alla prossima lezione"
"Se ci sarà una prossima lezione!!!!" infuriò Gerald.

Intanto Abel aveva raggiunto la sua camera per cambiarsi gli abiti e improvvisamente entrò il fratello.
"Chi non muore..."
"Arthur è successo veramente un imprevisto"
" Sìsì, ho sentito Georgie raccontare al conte quanto accaduto."
" Guarda che non mi sono dimenticato di te e della tua faccenda, anzi. Pensavo di parlarne a Georgie, sicuramente può aiutarci. E' probabile che abbia incontrato Maria in questi anni in cui eravamo in Australia, ma anche se non fosse, potrebbe farsi avanti per avvicinarla a te.... se è vero che Maria sta così male, la compagnia di un'amica come può essere Georgie non può farle che bene" affermò strizzando l'occhio all'altro in segno di intesa.
" Certo, domani stesso potremmo parlarle. Ma invece, tu non mi dici niente di ieri sera? Georgie doveva essere al ballo, non al porto nel tuo studio"
"Infatti mi ha aggiunto dopo, e non so nemmeno il motivo."
"Avete dormito insieme?"
Abel era stupito da quella domanda così sfacciata. Non si sentiva a suo agio nel parlare proprio di questo con Arthur: il fratello era pur sempre interessato a Maria è vero, ma Georgie, per un motivo o per l'altro, non doveva essergli così indifferente, anche solo in qualità di fratello.
"Arthur ma che dici.."
"Dico che in occasioni come quella... la tempesta, chiusi in una stanza voi due da soli, cerca di capire..."
"Fermo! Non ho sedotto Georgie in nessuna maniera, lei ha dormito da una parte e io da un'altra" anche se non era proprio così.
" Beh qualcosa sarà pur successo! Qualcosa che abbia smosso gli animi."
" Ti assicuro che non servono ulteriori occasioni per smuovere il mio animo...."
"Magari non il tuo animo..." parole quasi profetiche
"Arthur deve essere pronto il pranzo, senti che profumino! Che ne dici di andare giù a vedere?"

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Capitolo 11
*** L’unione fa la forza ***


Per un attimo era come se fossero tornati indietro nel tempo: loro tre, un’altalena e tanta complicità. I tre “fratelli” si erano riuniti nella serra della residenza Gerald, che era diventata nel frattempo il giardino di Georgie, la quale aveva fatto in modo che vi fosse costruita un’altalena.  I Buttman si erano finalmente decisi a raccontare tutto a Georgie circa la questione di Maria. Forse poteva essere d’aiuto al povera Arthur, che stava ormai impazzendo…

“Beh, tante volte mi sono chiesta quale fosse la reale condizione di Maria. Subito dopo la vostra partenza, ero solita passare del tempo con lei: anche se le nostre famiglie si sono rovinate l’un l’altra, Maria non aveva di certo nessuna colpa e nulla c’entrava con i loschi affari del padre e del fratello…. Sapessi Arthur, quanto mi ha parlato di te! Potrei giurare sulla cosa più cara che ho quanto quella ragazza sia innamorata di te.”
“E poi?! Perché poi non l’hai più vista?”
“Beh poi sono arrivati i parenti…. E l’hanno presa in affido. Per qualche settimana abbiamo continuato a frequentarci ma poi le visite sono diminuite sempre più… Dicevano che a Maria non facesse bene frequentare la casa di quelli che erano i carnefici della sua famiglia, hanno parlato di una brutta depressione. Inutile dirvi che questa motivazione mi sembra abbastanza futile… piuttosto credo che i parenti che la ospitano abbiano qualcosa contro di noi, anche se per parentele lontane, il sangue dei Damgering scorre nelle loro vene….”
“Georgie io voglio fare qualcosa… anche tu pensi che ci sia qualcosa sotto! Ti prego aiutami ad arrivare da lei” la pregò Arthur
“Oh Arthur, fratello caro. Sapessi quante volte ho provato nei mesi seguenti a chiedere un incontro con Maria, ma mi è sempre stato negato… inoltre mio padre sembra quasi arreso, come se non potesse farci nulla; penso che papà si senta in colpa- se possiamo dire così- per il fatto che Maria ora sia sola, senza quella che nonostante tutto era la sua famiglia. Anche lui quando era stato deportato in Australia è stato strappato all’affetto dei suoi cari e aveva odiato chi aveva permesso tutto ciò. Forse per lui non sarebbe così strano se Maria ci odiasse.”
“Ma Maria non ci odia, lo hai detto tu che è innamorata di me, te lo ha detto, lo hai percepito tu stessa!!” iniziò a singhiozzare disperatamente.

Abel, che aveva seguito il dialogo degli altri due in silenzio si pronunciò con quella che si rivelò essere la soluzione: “Probabilmente se l’invito provenisse da Georgie, Maria non avrebbe mai il permesso. Ma se invece fosse qualcun altro a farlo.. ad esempio qualche altra giovane dell’altà società, magari in occasione di un tè…”
Georgie, ammirando fieramente Abel rispose “ Ma certo!! Ottima idea! I parenti di Maria la lasceranno andare di sicuro, perché questi incontri sono occasioni preziose per farle fare una sorta di nuovo debutto in società dopo quanto successo. Infatti, dopo un tale scandalo è raro che i componenti della famiglia coinvolta vengano invitati ai vari banchetti”
“Vedrai Arthur, ce la faremo”
L’obiettivo di Arthur era diventato anche di Abel e Georgie. Dopo tanto tempo i tre tornavano a guardare nella stessa direzione, com’era ai tempi dell’infanzia.

Georgie parlò dell’idea del tè a una sua coetanea, Lady Aurore, una giovane aristocratica vitale, amante delle feste che accettò con molto piacere di organizzare l’evento nella sua dimora. 
Dopo una settimana esatta, il salone di Lady Aurore si riempì di un folla di dame, dagli abiti variopinti e finemente lavorati: Georgie riconobbe alcune delle creazioni sue e di Emma e venna subito investita di complimenti per la sua bravura.

“Ehi Georgie…. Una vocina imbarazzata sussurrò 
“Maria!! Sono così elice che tu sia venuta!!”
“Georgie cara…. Che bello non sei arrabbiata con me…. Scusami, fosse per me accetterei sempre i tuoi inviti ma sai… non è così semplice. Gli zii non mi fanno mancare nulla ma… devo essere molto ubbidiente. Sono loro che decidono per me adesso…”
“ Non devi giustificarti, ho perfettamente inteso le reali motivazioni dei “tuoi” rifiuti. Sono felice che tu non soffra di questa depressione di cui tutti parlano….”
“Beh Georgie, poco ci manca. Sto impazzendo…”
“Maria, questo tè l’ho indirettamente organizzato io, Sicuramente per vederti ma c’è una ragione in più….”
Maria la guardò con i suoi grandi occhi luminosi, che forse luminosi non lo erano più. Erano occhi di chi ha versato molte lacrime, nonostante una luce, seppur debole, un’ultima fiamma di vita. Di speranza.
“Seguimi”
Prendendola per un braccio, Georgie correndo la condusse verso il balcone, dal quale le due si affacciarono.
Guardando verso il basso Maria ebbe un sussulto “….. Arthur!!!!”

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Capitolo 12
*** La forza dell’amore ***


Quando Maria si ritrovò davanti ad Arthur venne assalita da un turbine di fortissime emozioni: era affannata a causa della corsa che aveva fatto per raggiungerlo, era felice ma anche sorpresa, era…..non si può descrivere a parole! Le parole parvero gelarsi nella sua bocca e solo una lacrima che rigava il suo viso fu l’unica reazione visibile.
“Maria… Maria carissima. Quanto ho pensato a te in questi anni, che bello rivederti” nemmeno Arthur riuscì a frenare le lacrime.
“Arthur io..io non so che dire. Dimmi che non sto sognando, sei davvero tu, qui, davanti a me?”
“Sono qui, per te. Sono pronto a lottare contro l’impossibile pur di averti. Ti sono riconoscente perché mi hai salvato la vita due volte: la prima, quando mi hai fatto fuggire dalla prigione mettendo a repentaglio te stessa e la tua famiglia, pur sapendo benissimo le conseguenze che ne sarebbero derivate. E la seconda…”
Maria continuava a fissarlo mentre le lacrime scendevano abbondantemente dai suoi grandi occhi chiari, e con sguardo interrogativo fece cenno ad Arthur di proseguire nel suo discorso.
“Nonostante fossi riuscito a scampare non ero ridotto molto bene, non è stato facile riprendersi sai. Ma c’era qualcosa che mi dava quotidianamente la spinta ad andare avanti, ossia la speranza che un giorno o l’altro ti avrei rincontrata. Ho aspettato a lungo che Georgie dicesse a me e ad Abel di venire a Londra anche per riuscire ad incontrarti…..”
Senza parole. Maria veniva piacevolmente sconvolta sempre di più.
“Ma Arthur io non credevo tu tenessi così tanto a me… pensavo che al massimo mi avresti nuovamente ringraziata, ma non che potessi provare qualcosa per me. Io in quel periodo avevo scoperto di amarti ma tu….tu stavi vivendo il momento più buio della tua esistenza dove eri obbligato ad amarmi o perlomeno a dare questa impressione. Quindi…..”
“Quindi ti sbagli, Maria. Non sono stato obbligato ad amarti, anche perché penso di averlo capito in seguito, col tempo. Io sono innamorato di te e voglio sposarti, se vorrai….”
“Arthur…..!!” e gli si buttò al collo per abbracciarlo. Arthur la baciò e gli sembrò la cosa più naturale del mondo: le sua labbra potevano finalmente fondersi a quelle di Maria in un atto così fisico quanto mistico.
Rimasero accoccolati per tutta la durata del tè, mentre Georgie, assieme ad Abel, li guardava da lontano.

“Contessa Gerald, ma che fine ha fatto Maria? E lei chi è signore?”
Georgie sussultò e cercò di inventarsi qualcosa sul momento “Oh lady Aurore, ero fino a questo momento con lei, ma si è sentita poco bene. Nulla di grave. Però mi ha chiesto se potessi lasciarla sola così che potesse prendere una boccata d’aria nel giardino”
“Sarà per via della depressione di cui tutti parlano… beh quella povera ragazza non c’entra assolutamente nulla con gli affari della sua famiglia e non vedo perché dovrei escluderla. Continuerò ad invitarla e così dirò di fare a tutte le mie amiche” Nonostante l’esuberanza, Lady Aurore aveva un cuore d’oro, ed era molto all’avanguardia rispetto alla mentalità del tempo e dell’ambiente dei nobili.
“Sono assolutamente d’accordo e mi fa piacere che la pensiate così, Maria non se lo merita… Comunque, le presento Abel, un mio carissimo amico venuto appositamente dall’Australia.” Era sempre difficile presentare Abel: con la definizione di amico avrebbe risolto qualsiasi interrogatorio.
“Molto piacere. Beh Georgie che dire, ti sei portata dietro questo bel ragazzo per farci invidia a tutte eh!”
Georgie arrossì, ma anche Abel non fu da meno. Le altre ragazze presenti nella sala in effetti guadavano in modo ammiccante il giovane australiano e Georgie si accorse di essere infastidita da ciò.
“Abel che dici di uscire sul balcone?”
“Certo, andiamo”
Appoggiata sul davanzale, la ragazza cercava di scorgere Arthur e Maria.
“Avranno cercato un posto dove nessuno potesse vederli, dubito che riuscirai a individuarli”
“Spero che possano risolvere e che finalmente possano stare insieme. Non è giusto che due innamorati debbano stare separati”
“Ti stai riferendo a Lowell?”
“In realtà non ci ho minimante pensato- ed era vero- mi riferisco a nostro fratello che ha già sofferto molto, più di noi e credo che avere Maria accanto possa essere la sua rivincita. Io credo sia la donna giusta per lui”
“Scusa Georgie, non volevo insinuare nulla ma..”
“Ma tu pensi sempre che ci sia Lowell di mezzo. Non mi va di discutere ma voglio che sia chiaro una volta per tutte che, sì ho sofferto, ma ora sto bene, non ci penso più. Ho solo voglia di innamorarmi di nuovo”
“Tutto chiaro… scusa ancora”
“……sei proprio un testone eh!” e si lasciò scappare un sorriso
“ Lo sono sempre stato, lo sai” strizzandole l’occhio
“E non solo! Anche impulsivo, geloso…”
“Soprattutto…però solo di te..”
Georgie sorrise quasi compiaciuta e avrebbe voluto continuare il battibecco con Abel se non fosse stato per l’arrivo di una carrozza.
“Abel, sono i parenti di Maria”
“Speriamo che Arthur non si faccia vedere, che dici vado a cercarli?”

Nel  frattempo, anche Arthur e Maria si erano accorti dell’arrivo della carrozza.
“Eccoli Arthur….. ora devo andare, non so quando ci rivedremo ma..”
“Ti tirerò fuori d lì amore mio, lo prometto”
“Non so proprio come potremmo fare Arthur…. Io alla fine sto bene con loro, se non fosse per l’odio che nutrono nei vostri confronti”
“Maria, ti fidi di me?”
“Sì, Arthur”
“Andrà tutto bene, ci riusciremo.

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Capitolo 13
*** A un passo dal cuore ***


Erano passati alcuni giorni dall’incontro tra Maria e Arthur e i tre fratelli stavano pensando ad un modo per risolvere la questione. Georgie aveva raccontato tutto alla sua fidatissima amica Emma, nella speranza che potesse consigliarla, come spesso accadeva.

 

“ Che cosa romantica però! Chissà quali emozioni avranno provato entrambi!! E poi tuo fratello Arthur è proprio un amore...”

“Possiamo solo immaginare... dopo tutto quello che hanno passato poi....”

“Il problema adesso è come fare in modo che possano vivere il loro amore liberamente. Per i primi tempi possono anche vedersi di nascosto ma Arthur vorrà sposarla e quindi....”

“Si sono d’accordo... ma quale potrebbe essere il pretesto per farla uscire di casa?”

“ Non hai qualche amica fidata così da spiegarle la situazione e replicare un incontro come quello del te?”

“Mh no Emma.... non mi fido. È troppo delicata come cosa”

“Altrimenti... fammi pensare a quali attività fate voi gentildonne- strizzando l’occhio alla sua amica- aspetta!! E se chiedessimo a christopher??”

“Emma, sei impazzita?”

“Ma no Georgie! Anche se non gli spieghi proprio tutto, Maria potrebbe prendere lezioni di pianoforte con lui e nel frattempo vedersi con Arthur... per il momento insomma, poi col tempo troveremo una soluzione migliore”

In effetti, non era così male come idea, o perlomeno era l’unica. Georgie non aveva più visto christopher dopo il ballo e si sentiva un po’ in difficoltà all’idea di dover avere nuovamente a che fare con lui. E poi pensava ad Abel: sicuramente avrebbe pensato male.... 

Mentre pensava ad Abel, ecco che lo vide entrare dalla porta del suo atelier, accolto calorosamente da Emma.

“Vieni Abel, la piccola peste è qui!”

“Abel!” Georgie era felice di vederlo e gli corse in contro, anche se evito di buttarglisi al collo come avrebbe voluto.

“Ehi eccoti” 

“Abel ho parlato ad Emma della questione di Maria e si pensava ad una soluzione.....”

E gli raccontarono tutto. Ad Abel prese quasi un colpo ma decise di mascherare la sua gelosia per non sembrare pesante.

Georgie fu sorpresa dal silenzio di Abel e soprattutto dal fatto che sembrava che per lui andasse bene. Cercava un modo per parlargli, per paura che ce l’avesse con lei.

“Abel, io devo finire di aggiustare sei merletti a questo abito da sposa. Hai tempo per aspettarmi? Mi piacerebbe portarti in un posto”

“Certo, vi disturbo se rimango qui ?”

“Ma Abel vuoi scherzare? Ci fa solo che piacere!!” Esultò Emma 

Georgie la prese per un braccio e le sussurrò “ti vuoi contenere? Guarda che lo dico a Dick!” Non poté fare a meno di ridere.

“Senti Georgie, io penso che tu ti debba dare una svegliata.... guardalo!!”

“Emmaaaaa!!!!”

 

Georgie, quando ebbe finito il suo lavoro, decise di passare il pomeriggio con Abel e lo portò in una campagna vicino a Londra. 

Era come tornare a casa. 

“Vedi quel complesso di casette? Lì c’è una fattoria, sono amici di mio padre. Ci riforniamo da loro per il formaggio”

“Oh mi farebbe molto piacere assaggiarlo. Mi manca molto il formaggio della mamma, sai?”

“Manca molto anche a me, tutto il resto però. Ero così spensierata al tempo.... comunque sono felice che voi siate qui adesso. Soprattutto mi fa piacere passare un po’ di tempo con te”

“Dici davvero?” Incredulo 

“Certo Abel! E adesso dobbiamo occuparci insieme di Arthur.... a proposito, che ne dici dell’idea di Emma ?”

“Se è d’accordo Arthur” e non aggiunse altro, però sembrava amareggiato.

“Abel, a me non interessa Christopher, anzi. Se non fosse stato per una buona causa non lo avrei nemmeno più rivisto. Poi comunque farebbe lezione a Maria non a me....”

“Non devi giustificarti” la interruppe Abel

“No Abel ti prego non fare così, lo so che ci sei rimasto male. Però voglio che tu sappia che non provo nulla per lui”

“Perché mi dici questo?”

Georgie se lo stava chiedendo da sola il perché. Arrossì, e questa fu l’unica risposta.

Ad Abel sembrò di percepire qualcosa, anche se non voleva illudersi. Comunque decise di allentare i toni, sapendo, più o meno, di tener Georgie in pugno.

“Però se vedo che si ti avvicina, questa volta un pugno non glielo toglie nessuno eh!”

“Ah si? E perché ?” 

“Per come si è comportato la sera del ballo, ovvio!”

“Beh io ho passato una bellissima serata lo stesso, sai?”

“Quindi dovrei ringraziarlo?”

Scoppiarono a ridere e iniziarono a farsi i dispetti, come quando erano piccoli. Georgie inizio a correre ma, avendo scarpe alte e scomode, inciampò.

“Georgie!! Ti sei fatta male?”

“Nono Abel, sto bene!”

“Contessa, si è dimenticata forse di come si corre sui prati, ossia scalzi?”

“Ha ragione, caro ingegner Buttman!” 

“Ho visto che ti sei ferita. Vieni, ti porto sulla riva di quel ruscello così possiamo pulire Gamba dal sangue” e la prese in braccio. Che strano! Erano anni che non lo facevano e Georgie, per la prima volta, provò emozioni strane.

Arrivati sulla riva del ruscello ebbero modo di vedere che la calza di Georgie si era letteralmente strappata, e Abel arrossì quando, per aiutarla, le tirò su il vestito, scorgendo pizzi e merletti della sua biancheria. Anche Georgie provò imbarazzo ma tuttavia le faceva piacere aver conservato un rapporto così “intimo” con lui.

“Scusa Georgie, non volevo. È solo che non volevo ti bagnassi il vestito. Non ho approfittato della situazione.”

“Non c’è problema Abel, davvero. Insomma sei Tu....”

“Che faccio, ti aiuto?”

“Certo” sorridendo.

Abel le sciacquò la gamba massaggiandogliela, e a Georgie sembro di morire. Quel contatto stava scatenando in lei emozioni forti, di desiderio. 

 

“Ecco fatto, ora possiamo andare”

“...Abel..” sentendosi quasi svenire 

“Georgie che succede?”

Non lo sapeva nemmeno lei, non voleva parlargli di che cosa aveva appena scaturito nel suo animo ma allo stesso tempo avrebbe voluto capire.

“Niente, andiamo a casa e... grazie, sei stato molto gentile”

“Ci mancherebbe. Prendermi cura di te è il mio ruolo no?”

“Da sempre...”

“ Per sempre, in qualsiasi situazione, comunque vada”

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Capitolo 14
*** Dubbi e sensazioni ***


L’idea di affidare Maria alle lezioni di pianoforte di Christopher risultò essere l’unica praticabile. I tre spiegarono al giovane- senza rivelargli le vere motivazioni- che si sarebbe dovuto recare a casa di Maria per proporle delle lezioni senza mai dire di essere stato mandato da  Georgie, perlomeno in presenza degli zii. 

Le lezioni si sarebbe svolte presso la residenza di Christopher.

 

“Per me non c’è alcun problema... Georgie ti unirai a noi?”

Ad Abel questo ‘altro’ damerino stava già dando sui nervi per le troppe libertà che andava prendendosi.

“No Christopher, direi di interrompere le nostre lezioni. In questo momento ho altro a cui dedicarmi e poi anche mio padre non credo che ce lo permetterebbe.”

“E cosa avresti di più importante da fare scusa?” Per la prima volta la sua galenteria nei confronti di Georgie stava lasciando il posto all’arroganza.

“Beh, innanzitutto ho un atelier da mandare avanti assieme ad Emma. E poi Abel e Arthur sono venuti dall’Australia per me, ho voglia di passare del tempo con loro.”

Entrambi i Buttman sorrisero compiaciuti sentendosi come i vincitori ad una gara in cui avevano sconfitto il più temuto degli avversari.

“Come vuoi Georgie. Comunque io non porto rancore e quindi vi aiuterò. Questa povera fanciulla non deve essere segregata in casa e quindi farò questa opera buona. Speriamo ne valga la pena insomma..” con fare sornione 

 

“Quel tipo riesce a fare innervosire pure me” sussurrò Arthur al fratello

“Questa cosa mi consola fratello”

“Bene carissimi, adesso vado ed entro questa sera vi farò sapere se la dolce prigioniera ha accettato.”

All’unisono e con fare forzato di chi anziché ringraziare vorrebbe fare tutt’altro, i tre emisero un sonoro “grazie”.

Poco dopo anche Abel se ne andò per raggiungere il suo studio e finire di lavorare al progetto della nave “Daisy”.

Arthur e Georgie rimasero soli è quella fu l’occasione per parlare un po’.

“Cos’hai provato quando l’hai vista?”

“Credo che non si possa dire a parole. Io posso giurarti di amarla, nonostante non abbiamo vissuto mai momenti felici, nonostante l’abbia conosciuta mentre mi stavano consumando poco a poco, nonostante tutto.”

“ Sono felice per te, e sento che riuscirai a coronare il tuo sogno di sposarla. Magari non sarà facile ma faremo di tutto e ci riusciremo!”

“Si sono d’accordo! L’amore mi riempie di forza e speranza! Ma piuttosto, dimmi un po’ che succede fra te e Abel... vi vedo molto strani ultimamente”

Georgie avrebbe desiderato moltissimo confidarsi con qualcuno circa la situazione con Abel, ma credeva che quella persona non dovesse essere proprio Arthur. Forse Emma l’avrebbe aiutato a fare chiarezza sui suoi sentimenti. 

“Ma niente di che. Stiamo elaborando un sistema per poterti aiutare e per questo passiamo molto tempo insieme....”

“Mhh sicura? E Christopher?”

“Se non fosse perché ti voglio troppo bene e voglio che in tutti modi si risolva la situazione di Maria non lo avrei più visto. Si è vero per un certo periodo c’è stato interesse ma qualcosa è cambiato dopo il ballo, per come si è comportato intendo”

“Oppure c’entra Abel?”

“Ma che dici! Abel è solamente geloso e si preoccupa perché ha paura che Christopher mi ferisca”

“Sappiamo anche che cos’altro pensa Abel..... e quella sera in cui avete dormito insieme ?”

Georgie stava morendo di imbarazzo, anche perché poco sapeva circa certo argomenti.

“Arthur tu sei impazzito... non abbiamo dormito insieme, cioè si nello studio però...però era per una buona causa, il temporale sai...”

“Georgie dai! Sii sincera. Provi esattamente le stesse cose di un tempo per Abel?”

“Non sarebbe possibile, ora so che non è mio fratello. Questo non vuol dire che io gli voglia meno bene, e lo stesso vale per te, però inevitabilmente è come se lo conoscessi da un altro punto di vista....”

“Quindi potresti guardarlo con altri occhi?”

“Arthur ma dove vuoi arrivare?!”

“Vorrei che ti confidassi con me.... io credo che Tu abbia qualche interesse per Abel e non ci sarebbe nulla di male.”

“Beh forse, non lo so, dipende da cosa intendi”

“ Potresti innamorarti di Abel, ad esempio?”

Georgie sentì mancare il terreno sotto ai piedi  e venne salvata dall’arrivo di Emma

“Ehiii Georgiee! Ho visto Christopher che stava uscendo di qui... avete dato ascolto al mio consiglio?”

“Eh già Emma... ti ringrazio per l’interessamento!” Scherzò Arthur, un po’ scocciato per l’interruzione del suo interrogatorio a georgie.

Emma si rese subito conto che Georgie era imbarazzata e decise di prenderla in disparte per chiederle che cosa fosse successo...

“Bene, spero riuscirete a salvare Maria dalla prigionia... Ora, se puoi scusarmi, devo parlare con Georgie di alcune questioni riguardanti l’atelier, questioni abbastanza urgenti.” Emma fu convincente, tant’è che pure Georgie aveva creduto a quella scusa, Arthur le lascio quindi sole.

“Non mi dire che ci sono dei nuovi problemi con gli ordini della contessa Bernis...”

“No nessun problema, è solo che ti ho vista molto tesa... è successo qualcosa con Arthur?”

Forse era arrivato il momento di confidarsi con Emma, che di esperienza ne aveva sicuramente di più; magari l’avrebbe aiutata a capire che cosa le stesse succedendo. E iniziò a raccontarle della domanda di Arthur....

“Beh tu che mi dici quindi? Ti è indifferente Abel?”

“Emma io sono confusa, non lo so.... però si ecco in questo ultimo periodo stanno succedendo delle cose strane, e io mi sento diversa dentro...”

“Ma quella sera in cui avete dormit..”

“No non è successo assolutamente nulla!” La interruppe subito Georgie.

“Comunque Georgie non ci sarebbe niente di male. Ormai dovresti aver metabolizzato il fatto che Abel non è tuo fratello, nonostante siate cresciuti insieme. Sarebbe del tutto normale se tu lo guardassi con altri occhi, e poi diciamocelo.... anche da sorella non negheresti che Abel sia proprio un gran bel ragazzo!”

“Sei sempre la solita....”

“Sarò anche sempre la solita, ma rispondimi una volta per tutte”

“Beh..si... lui è così.... così passionale... l’altro giorno avevo il cuore a mille quando per caso mi sono ferita cadendo: lui mi ha aiutata a pulire la ferita e per farlo mi ha sollevato il vestito...”

“E?” Chiese incuriosita Emma

“E lui si è scusato per essere andato oltre e mi ha chiesto se poteva continuare. Ecco io.... volevo che non si fermasse mai...”

“Hai capito la sorellina eh!!!”

“Emma ti sto facendo una confidenza, ti prego.. già è difficile, vorrei che mi aiutassi...”

“Hai ragione, scusa. Ma quando si tratta di Abel... ehm si dicevamo. Beh lui è molto passionale quindi immagino che ti sarai sentita sciogliere mentre lui ti toccava. Però dimmi, in che senso non volevi che si fermasse?”

“ Se lui si è preso una tale confidenza è perché comunque sa che il nostro rapporto è speciale, nonostante tutto siamo cresciuti insieme. Però non è tanto questo, seppur mi faccia piacere non aver perso quella complicità.

Questa volta però era una sensazione diversa, mi ha fatto piacere essere guardata da lui, considerata da lui in quel modo...”

“Hai mai provato queste cose con Lowell?”

“Lowell ha provato a volte a sedurmi...” -arrossì-“ però era piuttosto impacciato anche lui... Abel invece ha esperienza” e lo disse con un tono quasi scocciato.

“Un marinaio si sa, ogni porto a cui approda...”

“Ecco appunto, chissà quante donne avrà toccato così” si ingelosì all’idea che qualcun’altra avesse potuto ricevere da Abel quelle stesse attenzioni

“Sarai mica gelosa?”

“Provo fastidio all’idea Emma, e tutto ciò è assurdo.”

“Niente è assurdo mia cara, penso che tu ti stia innamorando...”

“Cosa devo fare?”

“Passa del tempo con lui e magari non so fatti avanti, senza illuderlo troppo s’intende....”

“In che senso?”

“Nel senso che appena capirai i tuoi sentimenti, potrai farti avanti, dichiararti”

“E se gliene parlassi?”

“ Non saprei.... e se poi ti accorgessi che in realtà non sei così interessata a lui? Lo illuderesti e lo faresti soffrire inutilmente”

“Impossibile! Nemmeno con Lowell succedevano queste cose!”

“Eccolaa! Bene, ti sei risposta da sola. Ora è tutto chiaro?” 

Effettivamente Emma le aveva fatto sputare il rospo, forse.

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Capitolo 15
*** Finally ***


Quindi cara signorina Maria, mi piacerebbe moltissimo impartirle delle lezioni di pianoforte. Ho sentito dai suoi vecchi insegnanti che era molto portata per il pianoforte, sarebbe un peccato se lei abbandonasse questa sua passione”

Christopher aveva mantenuto la parola. Si era recato presso casa di Maria per invitarla a riprendere la sua passione per la musica.

“Beh mi piacerebbe ma... non sono più tempi come prima, non posso più espormi in città come prima...”

“Ma verreste a casa mia! I vostri zii conoscono mio padre, e penso che questo non crei problemi. Non è così?”

I parenti di Maria in effetti erano d’accordo, il giovane musicista era stato molto bravo a non farsi scoprire.

Dopo numerosi tentennamenti, Maria accettò e si decise che le lezioni sarebbero iniziate la settimana seguente.

“Signorina? A questo punto direi che possiamo lasciare i vostri zii ai loro innumerevoli impegni, e occuparci del programma da seguire. Vorrei sapere che cosa ha suonato fino ad ora, e creare un percorso adatto al suo livello, per migliorare sempre più.

“Certamente. Con permesso zii...”

 

Finalmente rimasero da soli

“C’è un secondo fine alla mia proposta”

Maria impallidì. Aveva paura di essere diventata la vittima di un mascalzone.

“Non intendevo quello anche se.... no comunque è Georgie che mi manda. So che la qui presente signorina dolcezza non avrebbe il permesso da parte degli zii di vedere l’amichetta. E quindi sono intervenuto io. Sono il suo Salvatore sa?”

“....Arthur!”

“Chi? Ah si, il fratello dell’altro.

Comunque se vuole potremmo fare un’ora di lezione e l’altra ora la lascio ai vostri affari. Agli zii diremo che ciascuna lezione ha la durata di due ore”

“Oh si sarebbe perfetto, grazie”

 

Nel frattempo, Georgie cercava continuamente un contatto con Abel, nella speranza di fare luce sui suoi sentimenti, anche se forse non c’era più così bisogno.

“Ehi posso entrare?” Chiede bussando alla porta della camera di Abel.

“Certo! Vieni pure dentro”

“Che sta facendo? Stai ancora lavorando al progetto della tua nave?”

“Esattamente. Sto sistemando la progettazione per mandarla a dei conoscenti del Sig.Allen che possono far conoscere “Daisy” in tutto il mondo!”

“Sono così fiera di te, Abel. Promettimi che mi porterai con te quando salperai!”

“Oh ovvio che sia così! Dove ti piacerebbe andare?”

“Mh ancora non lo so.... mi piacerebbe torna in Australia ovviamente però a volte mi chiedo come possa essere gratificante girare tutto il mondo!!””

Era stato il sogno di Abel: girare il mondo con Georgie, dopo averla sposata.

“Piacerebbe moltissimo anche a me girare il mondo sai? Mi manca fare il marinaio, vedere tanti e diversi posti, ma quel tipo di vita implica la solitudine. E io credo che la felicità debba essere condivisa con le persone che si amano”

“Potremo girarlo insieme questo mondo....” per georgie fu spontaneo rispondergli così e abel rimase sorpreso 

“Che intendi Georgie?”

La giovane di accorse di aver detto qualcosa di troppo e quanto avrebbe voluto parlare ancora.

“Che se anche tu vuoi girare il mondo si potrebbe partire! Magari potremo dirlo anche ad Arthur!!”

“Ah si sicuro....”

Al rintocco che scandiva le ore Abel si congedò da Georgie

“Georgie io devo andare adesso, questa sera ho un incontro con Jeremy, un giovane ingegnere, presso una taverna vicino al porto. Se vuoi scusarmi”

“Oh si certo. Ti auguro una buona serata” disse dispiaciuta

“Io arrivo sempre troppo tardi. Si vede benissimo che i sentimenti di Abel non sono più gli stessi, ho perso la mia occasione. Non mi ama più e io invece credo di amarlo, come mai ho amato prima” ripetè a se stessa.

 

Dopo qualche ora Abel si era recato alla taverna dove aveva l’appuntamento con il collega. Avendo parlato a lungo di lavoro, i due sentirono la necessità di rendere meno pesante la serata. In fondo erano coetanei, avrebbero potuto diventare anche amici, e ad Abel un amico (che non fosse Arthur) mancava.

“Hai moglie a casa che ti ha aspetta?”

“Ma che dici?” Rispose abel ridendo mentre portava un bicchiere di vino rosso alla bocca

“Ahh allora ho visto giusto! Diligente su un lavoro ma non un così bravo ragazzo!! Bene, siamo in due. E stavo aspettando una buona compagnia per passare una serata indimenticabile.”

“Cioè?”

“ Bed of roses 

“Oh accidenti! Il bordello qui vicino. Non vorrai mica...”

“Oh invece sì. Che c’è di male?”

“Nah, io ho smesso di frequentare certi posti. Quel locale stava già per “indurmi in tentazione” una volta ma fortunatamente mi sono fermato” e invece era stata georgie a fermarlo, e anche questa volta il pensiero di lei lo stava trattenendo.

“Ma se non sei sposato, che problema c’è? E poi nemmeno quello sarebbe un problema. Hai idea di quanto mariti, poveri e ricchi trascorrino le loro serate lì dentro? E poi è solo sesso, che non puoi di certo pretendere da quelle fanciulle adatte al matrimonio.”

“Non stento a crederlo. Però.....”

“Però? Abel avanti, festeggiamo tra le carezze delle dee dell’amore questa collaborazione per “Daisy”

 

Nel frattempo Georgie era andata a casa di Emma e Dick, per trascorrere con loro la serata.

“Voi due coalizzate contro di me....ma non potevi portare anche Abel?”

E Georgie gli spiegò il motivo dell’assenza di Abel, del fatto che fosse con questo Jeremy.

“Oh non ci credo, proprio lui...”

“Lo conosci?”

“Di vista e per sentito dire. Se ricopre il ruolo di ingegnere è solo grazie al padre,anch’esso ingegnere. Altrimenti lui sarebbe solo capace di passare le notti a ubriacarsi e con le prostitute. Al porto lo conoscono tutti, quel lurido che disprezza i poveri. Eppure lui ha una carriera assicurata.”

Il pensiero che Abel potesse trascorrere una serata con quel verme la fece infuriare. Senti il cuore battere a mille per l’agitazione, per la gelosia.

“Dick ti prego, portami nei posti che frequenta”

“Sei impazzita?” Dissero Emma e Dick all’unisono

“Dick io ho bisogno di fermare Abel, io lo amo e sono certa che se non lo fermo lui passerà la notte con qualche altra donna di quelle. Ti prego portami da lui.”

Emma per una volta non fu molto d’accordo con georgie, ma anche lei aveva atteso tanto quel momento in cui l’amica si era finalmente resa conto dei suoi sentimenti. E quindi conviene Dick ad accompagnare Georgie.

Non ci fu bisogno di perlustrare le taverne, Georgie era già diretta verso il Bed of roses. Arrivati di fronte al locale Dick fece per scendere.

“No Dick vado io”

“Questo proprio no. Hai idea della gente che gira in quei posti?”

“Dick lasciami andare!” E corse verso l’entrata, dalla quale entrò.

Le prostitute e i clienti rimasero sorpresi dall’arrivo di una giovane nobile. Abel era lì che stava per raggiungere la stanza insieme a una biondina. Georgie si scagliò contro di lui piangendo di rabbia.

“Perché ogni volta ti trovo qui?”

“Sei folle. Perché vuoi interferire nella mia vita. Sono un uomo libero, e libero di fare ciò che voglio”

“E allora dimmelo negli occhi che non mi ami!!”

“Ma cosa dici? Tu mi hai rifiutato e io dovrei starti dietro ugualmente? Il mondo non gira attorno a te contessa, vattene e lasciami in pace”

“Non me ne vado. Io non lascio l’uomo che amo in questo lurido posto!” Tutto d’un fiato.

Abel non riuscì a credere a quello che georgie aveva appena detto

“Ch...che stai dicendo?”

“Che ti amo. Ti amo, Abel Buttman! Mi ci è voluto tanto  ma ora lo so.”

“Ma georgie tu...”

“Se mi ami ancora, vieni via con me.”

Abel cadde inginocchiandosi con le lacrime agli occhi. Non riuscì a dire una sola parola.

Le altre persone stavano ammirando quella scena quasi come fossero a teatro.

Georgie si abbassò e abbracciandolo gli sussurrò “andiamo a casa”

E posò  le labbra su quelle di lui. Finalmente. Non era la prima volta che succedeva, ma la prima vera, quella sì, quella desiderata da entrambi.

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Capitolo 16
*** Dimostrazioni ***


“Bene ragazzi, eccoci arrivati.”
“Grazie Dick, di tutto... ci vediamo presto”
“Figurati Georgie! Mai avrei creduto di assistere ad una scena del genere..!! Comunque vi auguro una serena notte e... cercate anche di dormire!” Ridacchió Dick, ancora sconvolto ma anche felice per i due amici.
Abel e Georgie erano rimasti muti per tutto il viaggio ed ora erano finalmente soli; scesi dalla carrozza si avviarono verso il cancello per poi raggiungere la porta.
Abel fece per entrare quando improvvisamente si irrigidì.
“Georgie io... vorrei avere chiarezza” si limitò a dire questo
“Te l’ho già detto... non è stato facile per me arrivare a questa conclusione ma credo di non poter più fingere ormai... io sento di provare qualcosa per te che va aldilà del semplice affetto, che dico, ne sono certa.”
“Io non riesco ancora a crederci.... e Christopher o chi per lui? Ti sarà stato proposto qualche rampollo di buona famiglia...”
“Abel ti prego di credermi. Lo so che è difficile. Quando mi rivelasti il tuo amore per me era impossibile ricambiare. Oltre la disperazione per aver saputo di non essere parte della vostra famiglia, oltre Lowell che è stato il mio primo amore, io ti avevo sempre visto come un fratello, che amavo smisuratamente, ma come un fratello... per te è sempre stato diverso, hai sempre avuto la consapevolezza che io non fossi sangue del tuo sangue, per questo è stato così naturale baciarmi. Quel bacio per me è stato fonte di paura, paura di aver commesso chissà quale peccato. Ma ora non è più così. Siamo stati lontani per molto tempo e io ho imparato a guardarti solo come un uomo”
Abel non sembrava ancora convinto. Non voleva illudersi, aveva sofferto tanto. 
“Va bene... magari potremmo riflettere tutti e due e poi decidere  sul da farsi. Che ne dici?” Era come se volesse sviare il discorso, evitarla.
Georgie senti una mazzata, a livello dello stomaco. “Sono arrivata tardi?” Con le lacrime agli occhi.
“Sono solo un po’ confuso”
“Abel....”
“Dai Georgie andiamo a dormire, è tardi”


Si sentiva morire. Stava provando anche lei la sensazione di essere rifiutata. Forse Abel lo stava facendo apposta per fargliela pagare? Pensava fosse impossibile, Abel non era così, soprattutto con lei. Doveva essere qualcosa di più grave, purtroppo.
Togliendosi l’abito ebbe modo di vedersi nello specchio; oramai era una donna a tutti gli effetti e negli ultimi tempi pensava spesso a quanto sarebbe stato bello concedersi al suo amato....
Provó a dormire, tra le lacrime che le bagnavano il cuscino e mille pensieri che le assalivano il cervello. Fu così anche per Abel. I suoi sentimenti non erano cambiati ma non voleva illudersi. Avrebbe rinunciato a Georgie per non rischiare di soffrire allo stesso modo, avrebbe addirittura sposato un’altra, senza amarla magari, per scacciare l’immagine di quel così demoniaco angelo biondo. Sentì bussare.
“Georgie ma che ci fai qui? È tardi e se ti vedesse tuo padre?”
“Abel fammi entrare”
“Georgie ne abbiamo già parlato”
“Ma perché fai così? Lo so che hai sofferto ma se mi ami perché mi rifiuti” la voce stroncata dalle lacrime le impedirono di dire altro. Scoppió a piangere rannicchiandosi a terra, come se ormai fosse inutile fare altro di fronte all‘ irremovibile Abel.
Il giovane invece si sentì in colpa ed ebbe lo scatto istintivo di proteggerla, ancora.
“Ehi, non fare così... vieni alzati. Vuoi andare a bere un poco d’acqua giù in cucina?”
Georgie lo guardava con quegli occhi pieni di lacrime e di amore. “Voglio stare qui con te, non mandarmi via ti prego”
“Georgie ma se tuo padre o qualcun altro capissero che fossi qui, che figura faremmo? Che figura faresti tu...”
“Dimmelo che non mi vuoi senza tirare in ballo mio padre”
“Non è così.... ho solo paura di quello che mi hai detto. Non sono sicuro che anche tu lo sia”
“Cosa devo fare per dimostrarti che ti amo Abel? Non basta la mia parola?”
“Oh sì Georgie ma... riflettici ancora. Io non ho mai avuto dubbi suoi miei sentimenti, ora nemmeno. Ma non vorrei buttarmi a capofitto in qualcosa per cui potresti cambiare idea”
Rimasta in silenzio con lo sguardo basso, disse “Abel”
“Sí”
“Fammi tua” con quanta audacia lo aveva detto!
“Georgie che dici?!”
“Dico che ti amo a tal punto che ti desidero. Mi fai provare emozioni che nessun altro mi ha mai fatto provare” 
Nonostante fossero cose vere, Georgie sfidò l’imbarazzo e volle farsi vedere pronta da Abel. Gli si avvicinò alle labbra, sapendo che con un bacio lo avrebbe convinto. È così fu.
I due presero a baciarsi sempre più energicamente fino a che Abel la spinse sul letto accompagnandola con il suo corpo. Le sue mani iniziarono a toccarle le gambe, spostando la veste e arrivando sempre più in su. Ma Georgie perse l’audacia d’improvviso. Si irrigidì quando Abel arrivo a toccarla. E se ne accorse.
“Che succede?”
“Niente Abel...” provando a sorridere. Oramai non poteva tirarsi indietro.
Ma Abel capì che Georgie non era convinta e volle indagare.
“Stai tranquillo Abel... davvero io lo desidero”
“Sei sicura? Georgie dai...”
“È solo che non so molto come funziona...”
“Ma se sei stata tu a dire di...” prendendola in giro, ma in realtà mettendola in imbarazzo. 
“Abel smettila...”
“Scherzavo! Comunque non c’è molto da sapere, se dici di desiderarmi beh, ecco tutto. È la cosa più naturale del mondo”
“Abel io non ho mai...”
“Posso immaginare, Lowell in fondo è un gentiluomo, avrebbe aspettato il matrimonio”
Georgie si incupì e Abel lo notò subito. La ragazza si ricompose e si sistemò la veste. Improvvisamente provó vergogna.
“Ma che fai?!”
“Scusami Abel, devo andare”
“Lo sapevo.... io non devo fidarmi di te”
Georgie si blocco sulla porta. Stava perdendo la fiducia di Abel.
“Lowell non è un gentiluomo Abel...”
“È che c’entra?”
“Abel lui ha provato a farmi fare certe cose.... con la forza”
Abel si sentì morire. Avevo messo in discussione la sua parola quando in realtà qualcosa di molto più oscuro si celava.
“Georgie vieni qui... tranquilla. Dimmi che è successo”
Lowell ci aveva provato molte volte, lei era innamorata ma non si sentiva pronta. Stava diventando un’ossessione. Lowell un giorno la prese con forza, sdraiandosi sopra di lei bloccandole le braccia e scoprendole il seno. Georgie aveva iniziato a gridare e finalmente lui si era fermato. Dopo si scusò dicendole che era perché la amava troppo. E lei ci aveva anche creduto.
“Io lo uccido”
“Abel ti prego dimentichiamo tutto. Ora lo sai però basta...” disse supplichevole tra le lacrime
“Georgie ti ha violata”
“No Abel, non ci è riuscito. Per fortuna la prima volta sarà con l’uomo che amo davvero...”
“Amore mio...” e si baciarono nuovamente.
Per quella notte però fu sufficiente abbandonarsi nel sonno l’uno all’altra, unendosi in qualcosa di forse ancora più intimo.

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