Un Destino trasportato da un Vento Primaverile

di Chiisana19
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** To meet.. to get to know each other ***
Capitolo 3: *** Charming Prince ***
Capitolo 4: *** From Suna with Love ***
Capitolo 5: *** Snow ***
Capitolo 6: *** The True Beginning ***
Capitolo 7: *** Alone ***
Capitolo 8: *** Happy Birthday Sakura ***
Capitolo 9: *** Travel ***
Capitolo 10: *** I am the Princess! ***
Capitolo 11: *** Truth ***
Capitolo 12: *** Power ***
Capitolo 13: *** I'm Sorry ***
Capitolo 14: *** Emotions ***
Capitolo 15: *** Poison ***
Capitolo 16: *** I feel.. Love? ***
Capitolo 17: *** Rejection and anger ***
Capitolo 18: *** A step forward ***
Capitolo 19: *** Lies ***
Capitolo 20: *** Close to You ***
Capitolo 21: *** Fear ***
Capitolo 22: *** Intertwined Hands ***
Capitolo 23: *** This is War ***
Capitolo 24: *** Face Off - Part 1 ***
Capitolo 25: *** Face Off - Part 2 ***



Capitolo 1
*** Prologue ***




Un Destino trasportato da un Vento Primaverile


La verità.
La verità non è sempre ciò che appare, ciò che vediamo, ma nasce da dentro di noi e sta a noi scegliere, ma il destino.. beh, il destino non si comanda, o forse sì? Nessuno lo sa con esattezza, ma una cosa è sicura: il destino bisogna imparare ad affrontarlo, e questo, Sakura Haruno, lo sa bene.





Capitolo 1 ~ Prologue


«Mikoto»

A udire il suo nome, la bella donna dai lunghi capelli si voltò. La sua capigliatura fluttuò, facendo ricordare perfettamente un cielo notturno privo di stelle, così come i suoi occhi. Sorrise appena, mentre l’uomo la raggiungeva.

«Mikoto» ripeté questo, con un sospiro «Non ce l’ha fatta»

A quelle parole il suo riso morì all’istante e la sua mano si posò istintivamente sulla bocca leggermente spalancate dallo stupore «La principessa..»
Lui annuì, chiudendo gli occhi «Il medico non ha potuto fare niente»

Mikoto, alla vista del marito così sofferente lo abbracciò con movimenti lenti, ma decisi, ma come aveva ben prevenuto lui non ricambiò.

Fugaku era sempre stato un uomo freddo e serio, ma forte e determinato. Non divulgava le proprie emozioni tramite gesti o parole, ma a Mikoto questo non importava perché col tempo aveva imparato ad amarlo per quello che era, così come a comprendere il suo amore nei suoi confronti, bastava semplicemente vedere il suo sguardo: scuro e profondo, tipico dell’antico clan Uchiha.

«Quando è accaduto?» domandò la donna, dopo aver sciolto l’abbraccio.

«Ieri sera, ma tutti ormai sapevano la sua sorte, la vera novità è un’altra..»

Mikoto piegò di lato il viso, incuriosita dalle parole del marito e senza aggiungere nulla aspettò che Fugaku iniziasse a parlare.

Lui sospirò, chiudendo gli occhi.




**




Dopo la morte lenta e sofferente della figlia il Re, Nawaki Senju si era chiuso nelle proprie stanze, per coltivare in solitudine la sofferenza di quella seconda e tragica perdita. Era sempre stato un sovrano pacifico ed allegro; odiava la guerra e ogni sorta di violenza.

Per molti era considerato un Re fasullo o vigliacco perché non era in grado neanche di padroneggiare una spada o un’arma ninja, ma non gli importava perché lui aveva sempre creduto ad una visione placa per il suo regno: il Paese del Fuoco, e questo era uno dei tanti motivi che aveva spinto anni prima Fugaku a diventare il suo più fedele consigliere e capo della squadra Anbu.

Erano due uomini completamente opposti, ma l’Uchiha lo rispettava per quello che era. Onorava il suo cuore puro e buono, ma in quel momento la paura che questo marcisse per sempre lo preoccupava notevolmente.

Fugaku lanciò un ultimo sguardo alla fanciulla stesa sul letto, con i capelli corti e rossi-castani, così simili alla defunta Regina. Erano molto simili e belle e quando l’uomo ripensò all’età della bimba quasi cedette alla sofferenza; era addirittura più piccola di suo figlio minore perciò poteva ben immaginare il dolore che in quel momento stava provando il Re.

Afflitto, lasciò la stanza semibuia illuminata dalle candele e camminò lungo il corridoio, ma non appena giunse alla sua meta si bloccò: la soglia che portava alla stanza in cui si era chiuso il Re poco tempo prima era aperta e al suo interno non vi era nessuno.

Senza pensarci Fugaku iniziò a correre, mentre i suoi occhi mutarono. Con la luce tetra della notte era impossibile non notarlo: lo Sharingan, l’abilità oculare che per generazioni era sempre appartenuta al suo clan.

Si avvicinò alla finestra, e quando i suoi occhi speciali videro al di là delle mura un’ombra allontanarsi riprese a correre.

Istintivamente si buttò dalla persiana del secondo piano, atterrando con leggiadra e grazia al suolo - da far invidia persino ad un gatto -, mentre il suo mantello scuro si mosse per colpa del vento. Riprese a correre più velocemente, superando il portone che conduceva al bosco.

Il Paese del Fuoco era famoso per le sue temperature alte e la fitta selva che circondava l’intera area; per chi non era pratico della zona era molto facile perdersi e questo fu il pensiero che spinse Fugaku ad accelerare la sua andatura.

Mantenendo il suo Sharingan l’uomo saltò su una frasca e rimase in ascolto; dopo pochi secondi udì un ramo spezzarsi. Si voltò alla sua destra e a pochi metri di distanza riconobbe la figura del Re allontanarsi di corsa.

«Maestà!» esclamò.

Fece pressione su entrambe le gambe e in un attimo saltò in avanti, fino ad atterrare dinanzi all’uomo in fuga, bloccando così la sua corsa «La prego si fermi!»

Questo però negò col capo e si guardò attorno per cercare un’altra via di evasione, ma dopo aver fatto due passi l’Uchiha gridò di nuovo, questa volta con tono autoritario.

«Nawaki!»

Il Re, rendendosi conto della sia situazione si fermò, dando le spalle al suo consigliere e amico. Non aveva senso scappare, Fugaku era un abile guerriero e, in più, stava scappando come un codardo, proprio come lo accusavano molti dei suoi sottomessi, ma in quel momento non gli importava. Il suo cuore era distrutto in mille pezzi.

Si accasciò a terra stremato, poggiando ipalmi sul terreno umido e sporco; forse gli era addirittura entrata qualche spina, ma non gli importava.

«È ingiusto» mormorò, mentre le sue spalle cominciarono a tremare per trattenere i singhiozzi, così come le lacrime «Voglio solo morire Fugaku»

Il capo degli Anbu, a quella visione, si sentì impotente, ma decise comunque di avvicinarsi e piegarsi sulle ginocchia di fronte a lui «Maestà capisco il suo stato d’animo, ma il Paese del Fuoco ha bisogno di voi» provò a dire.

Non era mai stato bravo con le parole, così come a confortare la gente, ma in quel momento non sapeva cos’altro fare, però poteva concepire il suo dolore.

«Tu hai due figli giusto?» sussurrò ad un certo punto il Re, non appena si calmò.

Fugaku chiuse un attimo gli occhi, tornati ormai da tempo al suo colore naturale «Si»

«E il più grande tra poco diventerà membro della squadra speciale» continuò il primo alzando il volto, ma non gli occhi bruni «Sei fiero di lui, vero?» sussurrò ancora, con tono diroccato.

Fugaku immaginò i suoi due eredi, così diversi, ma allo stesso tempo simili, sia a lui che alla moglie «Di entrambi» rispose basso, ma accennando un sorriso per quel ricordo.

Il Re non aggiunse altro, rimase solo in silenzio, così come l’Uchiha.

Non aveva mai provato in vita sua un simile dolore, ma poteva immaginare che, per poterlo digerire, reclamasse solo e soltanto tempo, ma a lui questo non importava; sarebbe rimasto lì anche tutta la notte se fosse necessario.

«Mi dispiace» sussurrò ad un certo punto il sovrano, alzando finalmente le iridi e posandole sulla figura vestita interamente di nero, mimetizzandosi perfettamente in quella notte tetra.

Fugaku sospirò col naso, poggiando una mano sulla sua spalla «La prego.. torniamo al castello»

Questo annuì e si mise in piedi, seguito subito dopo dall’amico.

Iniziarono a camminare con passo lento sotto il cielo coperto da nuvole, sicuramente pronte a scaricare una forte e pesante pioggia, visto che si trovavano nel pieno periodo autunnale.

Camminarono per circa dieci minuti fino a quando le loro orecchie non captarono un rumore sospetto: sembrava un forte fragore che aveva appena colpito il terreno, simile ad un terremoto.

«Cos’è stato?» domandò immediatamente il Re, che per tutto il tempo era rimasto dietro Fugaku.

Questo, dopo aver attivato lo Sharingan, guardò nella direzione in cui avevano sentito il boato. Sembrava privo di pericoli, ma era comunque giusto controllare; se fosse stato diversamente per prima cosa avrebbe condotto il Re al sicuro.

«Stia dietro di me»

A passo svelto attraversarono gli alti alberi, fino a raggiungere una stradina secondaria fatta di terra e affiancata da un ruscello di media profondità.

Vicino a questo si trovava quella che sembrava una carrozza di legno scuro capovolta, priva di animali da straporto, forse scappati. Era leggermente bruciato, rilasciando di conseguenza uno sgradevole odore emanato dal fumo.

Attorno ad esso si trovavano altri residui come legno, cibo, barili e armi Ninja, ma quello che fece sbiancare il volto del Re fu scorgere la presenza di una decina di cadaveri a terra in una pozza di sangue. Erano circa sette uomini e una donna, per lo più molto giovani. Questa aveva la gola tagliata e gli occhi verdi spalancati che ancora proiettavano il dolore e la paura provati in quegli ultimi attimi. A quella visione Nawaki trattenne un conato di vomito, non abituato a certe visioni, a differenza di Fugaku.

«Sembra ci sia stato un combattimento..» disse sospettoso il moro «Strano che le sentinelle non l’abbiano sentito» aggiunse, guardandosi attorno per trovare qualche indizio. Ormai era pur certo che lì attorno non vi era più nessuno, altrimenti lo Sharingan l’avrebbe guidato, così come i suoi sensi affini nell’individuare il chakra dei nemici.

«A quanto pare non è rimasto in vita nessuno» concluse in un sospiro, lanciando un ultimo sguardo al cadavere della donna dalla gola squarciata.

«Fugaku vieni!» l’urlo improvviso del Re lo fecero voltare, notando la figura dell’amico vicino al torrente, mentre cercava di tirare qualcosa.
Velocemente lo raggiunse.

«È ancora viva, aiutami!» disse lui col fiatone.

Senza esitazione Fugaku prese in braccio la figura bagnata e la poggiò sull’erba secca. Notò immediatamente che era piccola e la sua tempia macchiata da una linea di sangue che arrivava fino al collo. Che strano, prima quando aveva usato lo Sharingan non aveva percepito niente.
«Una bambina?» domandò, più a se stesso che al Re, che continuava a guardare con attenzione il viso sporco della bimba priva di sensi.

Il sovrano poggiò la mano sulla sua guancia morbida, ma quando constatò la sua temperatura glaciale sobbalzò «Presto, torniamo al castello» esclamò deciso, mentre Fugaku annuì serio, prendendola in braccio e coprendola col suo mantello, tentando di tenerla al caldo.

«Manderò alcuni uomini a perlustrare la zona per trovare indizi»

Dopo pochi minuti raggiunsero le mura. Nawaki guidò Fugaku fino alle sue stanze, dato che il camino era acceso, mantenendo così la stanza ad un elevato calore. Fugaku poggiò la bimba sul letto e il Re andò a chiamare il medico, che immediatamente visitò la piccola figura da capo a piedi.

«Come sta?» domandò il sovrano dopo un tempo che gli parve infinito.

Era rimasto tutto il tempo lì vicino ad osservare ogni suo movimento, mentre i suoi occhi scuri ogni tanto si posavano su quel visino che pian piano riprendeva il suo colore roseo.

Fugaku era rimasto per tutto il tempo in piedi fermo e poggiato al muro, avvolto nel proprio mantello con lo stemma del clan Uchiha posto sulla schiena.

«Bene direi» disse infine l’ometto dai buffi baffi grigi «Non ha riportato gravi danni, l’unica cosa che mi preoccupa è la botta alla testa, ma se la caverà» concluse con tono tranquillo, mentre finiva di bendare la testa della piccola.

Una volta finito il lavoro si rimise in piedi, a differenza di Nawaki, che non aveva intenzione di staccare gli occhi da quella bambina. Ancora una volta non riuscì a trattenersi nel toccarla, ma stavolta lo fece sulla fronte e nello stesso istante questa, nonostante dormisse profondamente, tirò un sospiro di pace, facendolo leggermente sorridere.

L’accarezzò ancora fino a quando una ciocca dei suoi capelli non lo sfiorarono, e solo in quel momento, anche grazie alla luce del camino, si rese conto del loro colore insolito.

«Ha i capelli rosa» mormorò, attirando l’attenzione dell’Uchiha, ma senza cambiare la sua posizione.

Immediatamente il Re ebbe una visione del suo albero di ciliegio in giardino, durante la primavera, lo stesso giorno in cui era nata..

“Sakura” pensò, assorto.

Rimase altri secondi fermo e dopo aver confabulato con se stesso si mise in piedi, osservando l’amico «Fugaku, avverti il medico, questa storia non deve saperla nessuno» disse con decisione.

Non aspettandosi tale richiesta Fugaku alzò un sopracciglio «Perché?»

Il Re esitò prima di parlare.




**




Alla fine del racconto, Mikoto rimase statica «E cosa ha intenzione di fare con quella bambina?» domandò triste. Quella storia l’aveva abbastanza turbata.. povera piccola.

«La vuole adottare, ma tenendolo nascosto» rispose secco Fugaku, togliendosi il mantello con un sospiro rumoroso, scompigliandosi i capelli.

La donna strabuzzò gli occhi, non aspettandosi una risposta del genere «Ma ormai tutto il regno saprà della morte della principessa» disse sicura, ma allo stesso tempo dispiaciuta.

Il capo della famiglia scosse la testa, mantenendo gli occhi chiusi «No, Nawaki aveva intenzione di dirlo stamattina e gli unici che sanno della sua morte e del ritrovamento della bambina sono solo io e il medico» spiegò velocemente «In più, per colpa della malattia nessuno a parte noi o pochi domestici hanno mai visto la principessa» terminò, aprendo gli occhi e guardando la moglie ancora confusa da tale scoperta.

Doveva ammetterlo; il Re l’aveva pensata bene. Tutti i locali del Paese del Fuoco erano a conoscenza della rara malattia della principessa che aveva portato anni prima alla morte la Regina durante il parto, troppo debole per reggere la fatica e, dato il dolore della perdita prematura della sua unica erede avvenuta poche ore prima non aveva esitato un attimo a prendere quella decisione, in più era fermamente convinto che quei particolari capelli rosa gli ricordassero ogni volta la principessa Sakura. C’era anche da contare che la bambina sembrava addirittura coetanea della figlia deceduta.. quale fortuna spacciata. Poteva capire del perché il Re avesse preso tale opportunità al volo.

«Non sei d’accordo di questa sua scelta?»

Le parole della moglie lo risvegliarono dai suoi pensieri, tornando a guardarla con durezza «Ha perso una moglie e successivamente una figlia, quindi comprendo il suo dolore e io non sono nessuno per impedirgli tale decisione»

La mora annuì lentamente, guardando il pavimento di legno. Non aveva idea di cosa si provasse a perdere un figlio e la persona di cui il cuore batte forte, ma conosceva l’istinto di un genitore, perciò era felice per il Re e anche della bambina trovata.

«Mikoto» alzò lo sguardo, incrociando gli occhi scuri del marito «Non dove saperlo nessuno»

La sua voce dura e decisa la fecero un attimo tremare, ma capì immediatamente le sue motivazioni, perciò annuì «Neanche Itachi e Sasuke?» provò a dire; infondo erano sempre i loro figli.

Fugaku rimase un attimo a riflettere su quelle parole «Forse lo dirò ad Itachi» rispose dopo poco.

Nel giro di pochi mesi Itachi sarebbe entrato nella Squadra Speciale al castello, insieme a lui, perciò gli sembrava doveroso avvertirlo di questa storia che – se lo sentiva – non avrebbe sospettato nessuno. Troppe coincidenze. In più Itachi era un ragazzo intelligente e scaltro, non avrebbe mai tradito la sua fiducia.

Mentre per quanto riguarda Sasuke..

«Con Sasuke voglio aspettare. È ancora troppo piccolo»

Mikoto intanto era tornata alle sue faccende, ma allo stesso tempo sorrise «Stamani si è svegliato presto. Ha deciso di allenarsi sul retro con gli shuriken» spiegò con tono dolce, indicando la porta che portava al giardino posteriore della casa.

Fagaku annuì serio «Vado da lui»

La donna lanciò un ultimo sguardo al marito, prima che questi sparisse dietro la tenda e il suo sorriso si illuminò ancora di più..

La distesa d’erba sul retro non era tanto grande, ma ospitava comunque un piccolo laghetto dove nuotavano tranquillamente tre carpe giapponesi. A pochi metri di distanza si stagliavano diversi alberi che conducevano direttamente alla Foresta della Morte, che attorniava l’intera area del Paese del Fuoco.

Fugaku mosse qualche passo, scorgendo immediatamente una piccola figura tra due tronchi. Sapeva che i suoi figli avevano attaccato diversi bersagli e si divertivano ad esercitarsi con le armi ninja quindi non rimase troppo sorpreso quando vide il figlio più piccolo mirare ad uno di questi.

Rimase fermo qualche minuto per osservarlo.

Lui, a differenza di Itachi, era la copia sputata di sua madre. I suoi capelli erano molto più scuri e lucenti, mentre gli occhi ossidiana forti e decisi. Occhi degni di un Uchiha.

Il bambino manteneva una posizione immobile, con la gamba destra avanti e il braccio sinistro alzato, dove stringeva un shuriken a quattro punte che sfiorava la sua spalla destra, quasi simile ad un abbraccio. Quando Fugaku aveva scoperto che Sasuke era mancino era rimasto sorpreso, a non lo considerò un difetto.

Le iridi del bambino continuavano a guardare dritto e concentrati il suo obbiettivo appeso ad un ramo poco distante che, per colpa del vento, oscillava leggermente.

Fugaku vide immediatamente il fantasma di sé stesso accanto al figlio e senza accorgersene accennò un sorriso, tornando poi serio «Devi tenere più alto il gomito»

A quelle parole improvvise Sasuke abbandonò la posizione di attacco, ma mantenendo comunque al braccio alzato.
«Papà..» pronunciò sorpreso, non aspettandosi la sua presenza.

L’uomo senza aggiungere nulla si avvicinò a lui, intimandogli di riprendere la posizione di prima. Questo lo fece e tornò a guardare l’oggetto da colpire, stavolta con notevole tensione; aveva una paura matta di fallire di fronte a suo padre.

Improvvisamente sentì il suo tocco freddo sul gomito sinistro, alzandoglielo leggermente.

«Prova adesso» sussurrò Fugaku.

Si allontanò di due passi e rimase in attesa.

Sasuke tornò a concentrarsi come prima, cercando di non pensare alla presenza del padre e dopo aver ripreso il controllo dell’oscillazione del bersaglio, ispirò leggermente.

Nel momento in cui il suo braccio si mosse e la mano lanciò lo shuriken trattenne il fiato, fino a quando questo non colpì perfettamente il punto rosso segnato con la vernice.

Sorridente rimase a guardare il suo operato.
«Ce l’ho fatta!» esclamò felice.

Fugaku annuì, posando la sua mano sui capelli setosi del figlio che, ancora spensierato, si voltò verso di lui «Bravissimo Sasuke» mormorò, per poi abbassarsi al suo livello di altezza, tenendo un ginocchio solo poggiato sul terreno «Sono fiero di te»

Sasuke arrossì grato e iniziò a correre per riprendere la sua arma, sempre sotto l’occhio vigile e fiero del padre.

“Sono sicuro che diventerai un Anbu migliore di me”

Ancora una volta un sorriso scappò dalle sue labbra, mentre Mikoto non riuscì a nascondere il suo viso ornato dalla contentezza, dato che aveva visto tutta la scena dalla finestra.

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Capitolo 2
*** To meet.. to get to know each other ***



Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





  Capitolo 2 ~ To meet.. to get to know each other  

 


[ Tre mesi dopo ]


Sasuke non stava più nella pelle.

Per lui quella sarebbe stata la prima volta che avrebbe visto di persona il castello del Re del Paese del Fuoco. Certo, aveva una visione chiara di come era strutturata la loro terra, Itachi glielo aveva spiegato, regalandogli persino una cartina.

Oltre alla loro superficie era presente anche il Paese del Vento, il Paese del Fulmine, il Paese della Terra e il Paese dell'Acqua, che naturalmente rappresentavano uno dei cinque elementi e ognuno di essi presentava diversi villaggi, tra cui la capitale, governata da un Re.

La loro si chiamava Konoha - che aveva già visitato con sua madre e suo fratello - dove vivevano i paesani e avvenivano i diversi scambi di commercio, mentre lui e la sua famiglia si trovavano nel cuore della Foresta della Morte, esattamente nella Valle dell’Epilogo.

Ormai aveva perso il conto di quante volte avesse chiesto a suo fratello di raccontare la storia che accompagnava quel luogo. Molti anni prima, quando ancora i suoi genitori non erano nati, il suo tris nonno, Madara Uchiha, fu il primo a voler utilizzare per un bene superiore le loro abilità oculari innate per la sicurezza del Paese del Fuoco.

Grazie al suo coraggio e tenacia Madara aveva ottenuto la fiducia del Re, che a quel tempo era Hashirama Senju, dando vita così ad una nuova forma di sicurezza molto più potente e valorosa: i ninja, chiamati nella loro terra anche Anbu.

Col tempo anche altre valorose famiglie che possedevano abilità ereditarie si unirono al gruppo ninja, che decisero di risiedere in un villaggio diverso dalla capitale, per essere esatti la Valle dell’Epilogo, dove fu costruita ai pressi di una cascata la statua di Madara e Hashimara, in segno del loro ricordo e della nascita dei ninja.

Sasuke guardò davanti a lui suo padre, che guidava a testa alta il gruppo Anbu. Sua madre lo aveva avvertito di questa improvvisa ‘gita’ solo la sera prima, spiegandogli che ci voleva circa un giorno di cammino, alcune ore al massimo – se si correva veloce come facevano loro, sia chiaro – per raggiungere il palazzo reale che si trovava vicino la capitale.

Sapeva che suo fratello era stato uno dei cinque prescelti che avrebbero dipeso al fianco di suo padre nel palazzo del Re, mentre il resto degli altri ninja si dedicava più a missioni secondarie o a proteggere il Paese dalla criminalità, naturalmente sotto la guida di Fugaku.

Come Madara anche suo padre era diventato consigliere e capo, ormai era una tradizione e Sasuke sapeva che prima o poi quel ruolo sarebbe andato a suo fratello. Itachi era un ninja valoroso e riverito. Desiderava tanto diventare come lui, per questo quando gli capitava occasione si esercitava con armi o le tecniche ninja, ma sfortunatamente lo Sharinga non era ancora apparso.

Tranquillo Otouto, lo Sharingan non è uguale per tutti. Tende a manifestarsi quando un Uchiha è soggetto a forti stress emotivi o in situazioni dove la sua vita è in pericolo” gli aveva spiegato una volta Itachi, dandogli come suo solito un colpetto sulla fronte.

Per suo fratello infatti fu così. Lui non ricordava quell’episodio perché aveva solo tre anni; sua madre li aveva portati alla capitale per fare delle compere quando ad un certo punto, mentre erano al mercato, un gruppo di ladri aveva aggredito Mikoto, che naturalmente non si aspettava simile sorpresa, per di più il suo unico pensiero fu quello di tenere al sicuro i suoi figli.

Li nascose sotto un carro e mentre non prestava attenzione uno di quei ceffi la colpì alla testa, facendola cadere a terra. Lui piangeva abbracciato ad Itachi e gli altri due – era un gruppo di tre – cercavano di acciuffarli, ma quando uno di questi ferì Sasuke al braccio Itachi non ci vide più anzi, iniziò a farlo per il meglio.

La rabbia e la paura che in quei minuti Itachi aveva accumulato per se stesso, ma soprattutto per la sorta di sua madre e Sasuke face risvegliare lo Sharingan, riuscendo ad abbattere uno due tre criminali, fino a quando non intervennero degli Anbu in loro aiuto, richiamati dalla folla impaurita.
Sicuramente suo padre quel giorno era scoppiato dalla felicità, ma era troppo piccolo per ricordarsene.

Guardò ancora una volta le ampie spalle di Fugaku e strinse i pugni, fino a farli diventare bianchi; anche lui un giorno gli avrebbe dimostrato il suo vero valore, era una promessa!

«Sasuke!»

Sentendosi chiamare, il bambino si voltò sorpreso, mentre alcuni Anbu lo superavano. Lungo il gruppo numeroso Sasuke vide una saetta correre tra i ninja fino a raggiungerlo con un ampio sorriso.

«Naruto vieni anche tu?» domandò sorpreso non appena questo si fermò davanti a lui, iniziando a riprendere fiato per la corsa.

Naruto faceva parte di un’altra forte e famosa famiglia ninja, gli Uzumaki. Quando l’anno precedente fece la sua conoscenza rimase alquanto sorpreso di scoprire che il loro Clan fu proprio il primo – dopo il loro – a unirsi alla squadra speciale, ma soprattutto del loro aspetto completamente opposto.
Lui era biondo con grandi occhioni azzurri e la pelle leggermente olivastra. Gli abiti normali che indossavano quando giravano per il Paese erano sempre accessi e caldi, come il loro carattere.

Naruto era l’unico figlio maschio di Minato Namikaze e Kushina Uzumaki, una coppia valorosa che aveva perso la vita quando il loro unico discendente aveva soltanto un anno di vita. Quella fu una delle battaglie più violente e sanguinose avvenute nel Paese del Fuoco, ma non aveva mai chiesto l’origine di tale conflitto. Sapeva solo che suo padre aveva tributato onore ai genitori di Naruto, dedicando loro un intero tempio vicino alla Valle dell’Epilogo.

Ma nonostante il suo passato turbolento Naruto non aveva mai nascosto il suo carattere allegro e vivace, proprio come in quel momento.

«Il nonno ha detto che non potevo perdermi l’inaugurazione dei nuovi Anbu» spiegò lui sorridente, iniziando a camminare l’uno di fianco all’altro «E poi questa è la prima volta che vedrò il castello, non vedo l’ora!» continuò euforico, alzando al cielo le braccia.

«Anche per me» ammise il più pacato dei due bambini.

Per tutta la durata del viaggio i due rimasero sempre insieme, anche quando si accamparono durante la notte, sotto lo sguardo vigile di Fugaku. In realtà l’uomo non voleva portare anche Sasuke, era ancora troppo piccolo, ma Itachi lo aveva praticamente costretto, dichiarando che ci teneva ad avere anche la presenza del fratello minore, così aveva acconsentito a quella sua richiesta. Quando poi Jiraya, padre del suo amico defunto Minato, aveva pregato di portare anche Naruto, non esitò ad accettare. In loro due vedeva in misura notevole se stesso e il vecchio amico d’infanzia – che gli mancava terribilmente - perciò non vi vedeva nulla di male nel fargli condividere insieme quella nuova esperienza. Sperava solo che durante la loro permanenza non combinassero guai..

Il giorno dopo al sorgere del sole il numeroso raggruppamento riprese il suo cammino, questa volta con passo più veloce, dato che la cerimonia si sarebbe svolta nel tardo pomeriggio, prima che il sole tramontasse.

Dopo tre ore di cammino, dove Sasuke non faceva altro che alzare gli occhi al cielo ogni volta che sentiva uno sbadiglio numeroso da parte di Naruto, iniziarono a scorgere tra le fronde degli alberi il palazzo.

Una volta giunti di fronte al portone fatto di legno e acciaio questo si aprì, mostrando di conseguenza tutta la sua magnificenza.

Naruto e Sasuke rimasero senza fiato; quel luogo era enorme!

L’edificio aveva la forma del classico ferro di cavolo, circondato da alte mura dipinte di bianco. L’architettura invece era quella del classico tempio shintoista, mentre al certo di esso si stagliava il meraviglioso giardino che, nonostante il freddo fosse passato da poco, era ben curato.

Cerano molti alberi sparsi qua e là mentre al centro, fino alla scalinata che portava all’entrata, c’era una piccola stradetta fatta di mattoni grigio chiari.

«Tuo fratello è proprio fortunato» sussurrò Naruto, ancora con la bocca spalancata che si guardava attorno. In quel momento si sentiva una piccola formichina.

E Sasuke non era da meno «Già»

Improvvisamente il gruppo di fermò di colpo e Sasuke e Naruto, che erano rimasti incantanti da quel panorama, rimasero in ultima fila, non capendo quello che stava succedendo.

Un attimo dopo la grande porta si aprì e da essa uscì fuori un uomo che non aveva ancora raggiunto la mezza età. Aveva un sorriso amichevole e docile ed osservava i presenti con calma e attenzione. Le mani erano intrecciate dietro la sua schiena, mentre il suo corpo era fasciato da un kimono reale di colore oro, rosso e nero.

I due bambini per vedere meglio si sposarono, osservando da dietro le gambe di un Anbu la scena. In quell’istate un uomo salì le scale e si fermò al fianco del nuovo arrivato e Naruto tirò leggermente la manica blu dell’amico, indicandoli.

«Sasuke è tuo padre» mormorò, spostando poi i suoi occhioni sull’individuo sorridente appena giunto «Quello allora è il Re» continuò, ammirato.

Quella era la prima volta che lo vedevano, sembrava una persona così buona.

Improvvisamente questo sciolse le mani, alzandole in aria «Sono felice di accogliere qui nella mia casa gli uomini e le donne che hanno deciso ormai dal giorno dell’Epilogo di mettere al primo posto la loro vita per il bene e la sicurezza per il Paese del Fuoco» iniziò a parlare ad alta voce.

L’eco delle sue parole rimbombò per tutto il giardino.

«Per me questo è un gesto di forza e coraggio, pertanto non vedo l’ora di conoscere i nuovi membri Anbu che faranno parte della sicurezza della corona» riprese il suo discorso, scrutando con attenzione tutti i presenti «L’evento si svolgerà poco prima del tramonto, intanto siete ben accolti a palazzo»

Terminate le sue parole Naruto e Sasuke si ritrovarono spaesati tra i ninja che iniziarono a camminare lungo la strada per raggiungere mete differenti.
«Sasuke»

I due bimbi si voltarono, mentre Fugaku li raggiunse con la sua solita calma. Il moretto fece due passi raggiungendolo, non prima di essersi osservato intorno.

«Dov’è Itachi?» domandò curioso.

Sapeva che suo fratello, insieme agli altri ninja scelti, si trovava a palazzo già da due giorni e sperava almeno di vederlo prima dell’importante evento.

«Si sta preparando» rispose soltanto l’uomo.

«Signor Fugaku possiamo vedere il castello?» la saetta bionda raggiunse immediatamente il padre del suo migliore amico, intrecciando le mani sotto il mento e addolcendo gli occhi.

A quella scena Fugaku trattenne a stento una risata «Per noi è accessibile solo la sala principale dove troverete un po’ da mangiare, mentre il giardino potete visitarlo tutto» spiegò, scompigliando i capelli di Naruto «Vedete di non combinare imprevisti»  raccomandò, con sguardo duro.

Entrambi annuirono e lui si voltò, ma dopo aver mosso un passo sentì qualcuno afferrare la sua divisa.

«Padre» sussurrò timido Sasuke a testa basta «Mi vieni a chiamare quando toccherà a Itachi?» domandò, incerto.

Intenerito da tale gesto Fugaku si abbassò alla sua altezza, poggiando un ginocchio per terra «Certo. Siamo qui per questo, no?» lo confortò, accarezzandogli leggermente la testa.

A Sasuke brillarono gli occhi e rimase a guardare il proprio genitore allontanarsi. Lui non era mai stato un uomo che regalava certi gesti, orano praticamente considerati rari, così come quello che gli offrì alcuni mesi prima, quando lo aveva aiutato a lanciare gli shuriken; sicuramente era felice per Itachi e quella sorta di soddisfazione non era riuscito a trattenerla neanche con lui..

Sorrise ancora, mentre seguiva a passo lento Naruto che aveva raggiunto un angolo nascosto del giardino vicino le mura, con alcuni alberi.

«Che facciamo?» domandò annoiato Naruto, portando entrambe le braccia dietro la testa.

Sasuke scrollò le spalle, iniziando a guardarsi attorno, quando qualcosa attirò la sua attenzione «Lì ci sono due altalene» propose.

A sentire quelle parole Naruto scomparì in una nuvola di fumo per come era corso veloce fino a quella semplice giostra fatta da due corde e un paletto di legno.

Iniziò a dondolarsi felice, cercando di raggiungere il punto più alto, mentre Sasuke sbuffò; certe volte si comportava proprio da poppante. Lo raggiunse lentamente, ma poco prima di sedersi anche lui vide Naruto saltare senza paura dall’altalena, atterrando poi con un tonfo, ma senza cadere.

«Guarda ho portato con me due kunai e qualche shuriken» disse felice, estraendo dalla propria divisa arancione quelle armi apparentemente piccole, ma allo stesso tempo letali.

Sasuke piegò leggermente il capo, guardandolo confuso; non si sarebbe mai aspettato da parte di Naruto tale comportamento. Solitamente il biondo preferiva il combattimento corpo a corpo a differenza sua, che eleggeva le tecniche ninja.

«Non credo si possano usare qui» disse sicuro, alzando un sopracciglio, facendo sbuffare il biondino.

«Ma noi siamo forti futuri ninja!» esclamò chiassoso, agitando le braccia «E quando saremo grandi anche noi entreremo a far parte della squadra speciale personale del Re!» disse sicuro, stringendo un pugno all’altezza del viso, guardandolo con determinazione «E io diventerò più forte di mio padre!» concluse, prendendo con una mano il suo kunai.

Sasuke rimase ad ascoltarlo in silenzio. Anche se la sua espressione esprimeva freddezza anche il suo cuore urlava quelle stesse parole, forse con ancora più ardore. Lui ormai aveva deciso: sarebbe diventato forte quanto Itachi e forse anche di più!

Naruto, che intanto era rimasto con un sorriso a trentadue denti, iniziò a girare con l’indice arma, fino a quando qualcuno non gliela strappò improvvisamente dalla sua presa.

«Ehi!»

«Mh, interessante..»

I due bambini rimasero bloccati quando una terza figura si era letteralmente materializzata davanti a loro in una nuvola di fumo.

Osservava interessato l’oggetto che aveva sottratto, portandosi pensieroso una mano sotto il mento ricoperto, così come la bocca, da una fascia nera. I suoi occhi erano scuri e quello sinistro era ferito da una cicatrice verticale, mentre i capelli grigi. Indossava la tipica divisa da Anbu, col famoso marchio – simbolo del Paese del Fuoco – sulla parte esterna del bicipite destro.

«E tu chi sei? Ridammelo!» si lamentò Naruto, saltando nella sua direzione per cercare di riprendersi il suo kunai, ma il giovane uomo, che avrà avuto più o meno superato i vent’anni, lo portò più in alto, per impedire al biondino di arrivarci.

«Tu sei Naruto Uzumaki giusto?» presuppose questo, ancora pensieroso e senza smettere di grattarsi il mento, spostando poi i suoi occhi sulla seconda figura.

Naruto tentennò «E tu come..»

«Sasuke Uchiha.. somigli molto a tua madre» continuò questo, non badando alla confusione di Naruto. Anche Sasuke rimase abbastanza sconcertato.
Chi era quel tizio? E come mai era maledettamente familiare?

«Come ci conosci?» domandò posato Sasuke, mentre il giovane dai capelli grigi cominciò ad armeggiare l’arnese con disinvoltura, mentre l’altra mano era comodamente immersa nella tasca.

«Dei forti futuri ninja dovrebbero saperlo, no?» disse questo, mentre da dietro la sua maschera si intuì la presenza di un sorriso benevolo, riconsegnando poi al suo proprietario l’arma.

Naruto l’afferrò al volo scocciato «Hai sentito Sasuke? Questo tipo si crede chi sa..» un leggero boato bloccò la sua frase e immediatamente si voltò nella sua direzione «Dov’è finito?» domandò con gli occhi fuori dalle orbite, mentre il leggero fumo si dissolse.

Anche Sasuke rimase particolarmente sorpreso, ma improvvisamente qualcosa gli fece pensare che quell’uomo non era uno qualsiasi.
“Che fosse lui? Il Ninja Copia..?” pensò meravigliato.

Gliene aveva parlato Itachi una volta, descrivendolo come un Anbu di tale livello che di fronte a lui anche il nome dei più grandi Ninja mai esistiti venivano messi in ombra e che a differenza di tutti loro non era nato in una famiglia che apparteneva alla squadra speciale, ma era cresciuto da solo come guerriero, così come le sue abilità.

A Sasuke sarebbe piaciuto tanto parlare con una persona così valorosa, ma forse era troppo presto.. infondo, aveva ancora tempo per diventare un degno Anbu.

Voltò un attimo lo sguardo verso il giardino – mentre Naruto continuava imperterrito a borbottare – quando ad un certo punto i suoi occhi vennero attirati da un colore insolito vicino ad un arbusto.

“Rosa?”

Assottigliò curioso gli occhi e osservò meglio, rendendosi conto che si trattavano di capelli e che la proprietaria, quando si accorse di essere stata scoperta, spostò la testa, così come il corpo, dietro il tronco dell’albero.

«Naruto..» lo chiamò il moro, ma senza staccare gli occhi dalla figura nascosta.

L’interessato si voltò curioso e, dopo aver seguito l’occhiata perplessa dell’amico, si rese conto anche lui della figura minuta. Senza pensarci sorrise, e si avvicinò velocemente.

«Ciao!»

Forse troppo velocemente perché la bambina – solo in quel momento se ne resero conto – corse via, superando due cespugli lungo le mura, scomparendo.

«Ehi non scappare» esclamò Naruto iniziando a rincorrerla e Sasuke dovette fare lo stesso dato che aveva paura che Naruto si cacciasse nei guai, dato che il suo era praticamente un dono naturale, ma anche perché, gli doleva ammetterlo, era rimasto alquanto attirato dal quel colore femminile.

I due superarono l’albero dove si era rifugiata e poi i due cespi. Corsero lungo una piccola stradina fatta di sassolini e dopo aver girato l’angolo del muro del palazzo si ritrovarono in un’altra distesa d’erba di media grandezza, circondata da altri alberi e abbellita da un delizioso laghetto ornato da delle rocce bianche.

Si fermarono, per vedere meglio quella nuova area scoperta.

«Wow» commentò incantato Naruto, quando con la coda dell’occhio vide qualcuno muoversi alla sua sinistra. Si voltò, seguito da Sasuke, osservando la bambina che si era ancora una volta nascosta, questa volta tenendo poggiata la schiena sul muro bianco, all’ombra.

«Ciao» riprovò Naruto, sempre sorridente, ma senza avvicinarsi; non aveva intenzione di spaventarla di nuovo «Dai non essere timida» aggiunse, quando vide che l’interessata non accennava a muoversi, ma anzi, continuava a spingersi lungo la parete, come se questa potesse assorbirla da un momento all’altro.

Il biondo si sedette sull’erba con un tonfo davanti a lei sotto la luce del sole, mentre l’amico rimase in piedi poco distante.

«Io sono Naruto, mentre lui è Sasuke. Tu come ti chiami?» provò ancora Naruto. Di natura era sempre stato un bambino amichevole, non aveva mai avuto problemi a socializzare con gli altri e poi, come si poteva dire di no a quel suo bel faccino? – citazione di suo nonno.

La bimba lo guardò titubante, grattandosi nervosamente un braccio.

 «Sakura» sussurrò.

Quella mattina si era svegliata presto come al solito e una delle sue domestiche l’aveva aiutata a fare un bagno e poi vestirsi perché quel giorno, le spiegarono, era un evento importante e sarebbe dovuta essere pronta. L’unico problema è che si stava annoiando ad aspettare così era sgattaiolata fuori in giardino per giocare da sola come al solito, fino a quando non era stata attirata dalle voci di alcune persone e quando si era avvicinata aveva visto due bambini e un giovane uomo dai capelli grigi che in un attimo era scomparso, come per magia.

Naruto e Sasuke intanto, non appena udirono il nome della bambina ammutolirono.

«S-sei.. la principessa?» balbettò Naruto, incredulo.

Alla sua reazione Sakura gonfiò le guance; ogni volta che qualcuno scopriva la sua identità cambiavano sempre comportamento, non li sopportava!

«Allora è vera la voce! Tu sei guarita!» non aspettandoselo Sakura sbatté diverse volte le palpebre, piegando di lato il capo confusa.

Tre mesi prima si era svegliata in un letto, non riconoscendo niente e nessuno. Non aveva idea di dove fosse e aveva provato una paura matta, fino a quando non era apparso un uomo dall’aria così benevola e rassicurante che la rasserenò all’istante, spiegandole che mentre stava giocando aveva battuto la testa e aveva perso i sensi e a quanto pare la memoria, ma allo stesso tempo era guarita da una strana malattia.

Tutte le persone attorno a lei gioirono per quella notizia, anche se la sua testa non ricordava niente, ma non le importava, le bastava solamente che quell’uomo – che scoprì essere il suo papà – fosse felice.

Da quando si era svegliata però aveva sempre giocato per conto suo e forse quella era la sua unica occasione per fare amicizia con qualcuno..

«Volete giocare con me?» mormorò timida, stuzzicandosi le dita delle manine.

Naruto alla sue parole annuì raggiante, ma improvvisamente i suoi occhi azzurri divennero furbi «Prima però devi uscire fuori» l’ammiccò, agitando una mano.

Sakura ingoiò un po’ di saliva poi, accumulato un po’ di coraggio mosse due passi, raggiungendo i due. Rimase un attimo ferma non appena raggiunse la linea invisibile che divideva il giardino dall’ombra, dove si trovava lei e il sole. Guardò i suoi piedi coperti dalle scarpette nere poi si decise. Chiuse un attimo gli occhi, accecata dalla luce, poi si fermò.

Naruto sorrise soddisfatto, rimettendosi in piedi, mentre Sasuke sussultò.

Non appena i raggi illuminarono quella figurina rimase per un attimo incantato. La pelle di quella bambina era così chiara che sotto il sole quasi risplendeva, però non era come la sua - che era cadaverica -, ma leggermente più rosea.

I suoi capelli corti fino le spalle erano, come aveva notato fin dall’inizio rosa, ornati da un fiocco rosso legato attorno la testa, ricordando immediatamente i fiori di ciliegio e in quel momento capì del perché il Re avesse scelto quel nome per la sua erede, mentre i suoi occhi.. erano praticamente la trascrizione perfetta del colore delle foglie a inizio primavera. Non era la prima volta che vedeva una persona con quel tipo di colore, ma i suoi.. erano veramente unici.

«Ciao» sussurrò Sakura, guardando Naruto.

Lui ghignò «Ce ne hai messo di tempo» proferì, strofinandosi il naso con il dorso della mano.

I suoi occhioni poi si posarono curiosi, ma allo stesso tempo timidi sul secondo bambino, completamente opposto all’altro e che per tutto il tempo non aveva spiccicato parola «Ciao»

Sasuke, rimasto completamente ipnotizzato – o terrorizzato? – da quella bambina ingoiò con difficoltà il groppo formatosi in gola, non sapendo che fare o dire. Sakura, nel frattempo curiosa dal suo comportamento continuò a studiarlo.

Forse anche lui era molto timido e in effetti, ora che lo osservava meglio, le sue guance si erano leggermente arrossate.

Naruto, stufo di quella situazione decise di intervenire, colpendo senza forza la spalla della bambina «Toccata» enfatizzò, seguito subito da un balzo che lo fece allontanare di alcuni metri dai due «Tocca a te, prendermi!»

Sakura gonfiò le guance, mentre Naruto le fece la linguaccia, sicuramente per incoraggiarla a giocare, cosa che infatti funzionò dato che iniziò a correre, ma Naruto continuava a scappare saltando come un coniglio.

Sicuramente era il figlio di un Ninja, pensò Sakura. Non era la prima volta che li vedeva, però non aveva ancora avuto la possibilità di adocchiare con i propri occhi le loro vere abilità a parte qualche salto e addestramento base.

«Non vale!» borbottò la rosa, respirando col fiatone, sotto la risata rumorosa del biondo.

Sasuke intanto aveva incrociato le braccia sdegnato «Naruto sei proprio infantile» lo brontolò, chiudendo gli occhi. Sapeva che il suo amico trovava quasi tutto divertente, ma rincorrersi come due pazzi era proprio da.. da bambini!

Improvvisamente sentì dei passi avvicinarsi e quando aprì gli occhi sentì una piccola mano toccargli il braccio, che era ancora incrociato con l’altro. Sorpreso vide Sakura allontanarsi di corsa, mentre Naruto lo indicò divertito.

«Sta a te Sasuke!»

Il moro roteò gli occhi, guardando offeso da un’altra parte «Io non gioco» bofonchiò con tono nervoso, facendo scappare un sbuffo al biondino.

Anche Sakura rimase a guardarlo sorpresa, non capendo il suo comportamento, così si avvicinò di alcuni passi, ma rimanendo comunque a debita distanza, dato che forse la sua era una tattica per farla cadere nella sua trappola.

«Non lo sai fare?» domandò innocente, accennando un sorriso timido e buono.

Sasuke la guardò in difficoltà, mentre le sue gote si tinsero come il suo fiocco «Certo che sì!» esclamò in difficoltà.

Alla sua reazione Sakura accennò un sorrisetto furbo, portandosi innocentemente le mani dietro la schiena «Allora hai paura?» lo provocò.

Naruto si morse il labbro per trattenere l’ennesima risata, mentre Sasuke sentì perfettamente la sua vena della tempia gonfiarsi come un pallone «Io non ho mai paura» rispose sicuro, indurendo il viso.

Sakura riprese a correre, stavolta divertita.

«Allora prendimi!»

Sasuke spalancò la bocca, ma quando i suoi occhi videro lo sguardo soddisfatto di Naruto non ci pensò un attimo ad iniziare a correre senza sosta nella sua direzione.

I tre iniziarono a giocare e ridere come pazzi attorno quell’area verde illuminata dal sole, fregandosene di tutto il resto. Nello stesso istante, l’ombra di una figura nascosta tra la vegetazione di un albero che stava da poco rimettendo le foglie osservava divertito la scena.

“Che visione piacevole” pensò, senza riuscire a trattenere un sorriso sotto la maschera “Meglio lasciarli un po’ soli” dichiarò, sparendo in un attimo.

Non avevano idea di quante tempo fosse passato, ma a loro non sembrava importare. Il tempo in quel momento non era di loro interesse e, sebbene stessero correndo da minuti, o forse ore, non si erano mai stancati. Ogni tanto si fermavano, soprattutto per Sakura che, a differenza loro, non era abituata fisicamente, ma dopo aver recuperato il fiato necessario riprendeva immediatamente con un grosso sorriso sulle labbra.

Per più di una volta era toccato a lei acchiappare i due ragazzi, cosa che era risultato abbastanza difficile per colpa delle loro capacità accresciute. Solo una volta Sasuke, dopo aver fatto un balzo vicino a un albero era inciampato su una radice, permettendo così a Sakura di toccarlo.

Sasuke sbuffando aveva ripreso a correre, nascondendo comunque un lieve sorriso che non sfuggì a Naruto. Per un attimo aveva pensato che forse l’aveva fatto di proposito per aiutarla, ma decise comunque di non badarci.

La rosa ridendo si nascose dietro un tronco per scappare da Naruto quando ad un certo punto qualcuno fece la sua comparsa, interrompendo così il loro passatempo.

«Sasuke. Naruto»

Un uomo vestito da Anbu scrutò i tre con sguardo duro, ma allo stesso tempo curioso. Sakura riconobbe immediatamente lo stemma del Paese del Fuoco a forma circolare con un piccolo triangolo, disegnata vicino la spalla destra della sua divisa. Solitamente quelli che avevano l’insegna sull’abito facevano parte della Squadra Speciale del Re.

«Sakura» una seconda voce prese parola e senza pensarci Sakura la raggiunse felice.

«Papà!» esclamò, saltando poi tra le braccia dell’uomo che la sollevò in aria e lei rise divertita.

«Ecco dove si era cacciato il mio fiorellino» esclamò il Re, posandola di nuovo a terra, accarezzandole la testa. Alzò le iridi scure, scrutando i due ragazzi leggermente tesi avvicinarsi a Fugaku, che era rimasto immutato.

Sorrise comprensivo «Vedo che avete fatto amicizia» ipotizzò, avvicinandosi ai due «Grazie per aver fatto compagnia a Sakura» li ringraziò, prendendo poi la bambina in braccio, iniziando ad allontanarsi.

L’Uchiha adulto, che per tutto il tempo era rimasto in silenzio, guardò i due bambini, seguendo poi l’amico «Forza andiamo, sta per iniziare l’evento» li incoraggiò.

I due fecero come richiesto, ricordando solo in quel momento il vero motivo per cui erano venuti lì, ma prima guardarono dispiaciuti Sakura, così come faceva lei, che li scrutava dalla spalla del padre, per poi salutarli tristemente con la manina.

«Ciao» mormorò.

I due non poterono fare a meno di ricambiare, sotto lo sguardo attento di Fugaku.





**




Era appena iniziato il crepuscolo e la luce era divenuta tendete al rosso e l’aria leggermente più gelida. Tutto il cortile del palazzo era stato occupato da diversi cittadini, mentre nelle prime file, con maniacale ordine, si stagliavano quasi tutti gli Anbu del Paese del Fuoco per poter assistere alla cerimonia. Tra questi c’erano anche Sasuke e Naruto, che osservavano curiosi la celebrazione.

Sopra la scalinata si trovavano i cinque nuovi Ninja scelti, tra cui Itachi, in ginocchio – dando le spalle a tutti – di fronte al Re, affiancato dal suo fedele consigliere e capo della Squadra Speciale.

Sakura si trovava insieme ai tanti membri che lavoravano a palazzo poco distante, sulla destra.

Nawaki si avvicinò di alcuni passi, osservando dall’alto i suoi cittadini.

«Figli miei! Il cielo, il vento e la terra sorridono benevoli su di noi. Per anni abbiamo vissuto e dormito sogni tranquilli grazie alla forza e il coraggio di uomini e donne che si sono sempre sacrificati per la nostra rara e bellissima terra»

Un forte boato partì dal fondo, seguito da fischi e applausi. Per un attimo Naruto stava per fare lo stesso quando Sasuke lo bloccò, indicandogli che il gruppo Ninja in cui si trovavano era rimasto immobile e in silenzio, per portare rispetto al sovrano che esponeva il discorso.

«Oggi è divenuto il momento di cedere questo ruolo a nuovi giovani che guideranno il Paese del Fuoco per un futuro libero e pacifico. I loro cuori sono grandi e la loro mente aperta, per questo li ho scelti insieme al mio fidato amico per poter proteggere la corona e la loro casa»

A parlare il Re indicò col braccio i ragazzi e successivamente Fugaku, che non aveva mosso un muscolo fino a quel momento. Con un cenno del capo cinque servitori si avvicinarono, portarono davanti a loro una stoffa ciascuno, tenendo il capo chino, in segno di rispetto.

Uno ad uno, Fugaku afferrò il panno scuro col simbolo della casata reale e del Paese del Fuoco, attaccandolo sulla spalla destra dell’armatura, proprio come aveva lui. Fece l’operazione a tutti quanti sotto lo sguardo sorridente del Re, fino a raggiungere Itachi, l’ultimo della fila, nonché il più giovane.
Per tutto il tempo era rimasto in ginocchio col capo abbassato e quando arrivò il suo turno si mise in piedi, guardando dritto e impassabile il volto di suo padre che allacciava con disinvoltura il simbolo di quella semplice figura.

I due, così medesimi nell’aspetto, ma diversi dentro, si guardarono intensamente per un millesimo di secondo e Fugaku cercò di sfruttare quel momento per trasmettere il più possibile la fierezza e l’emozione che stava provando per quell’evento così importante.

Itachi non tralasciò alcuna emozione nel vedere quegli occhi così pieni d’orgoglio solo rivolti per lui.

Fugaku tornò al proprio posto e i cinque Ninja si voltarono verso il popolo.

«Da questo momento siete divenuti gli Anbu personali del Re e della sua casata!» terminò il sovrano e per la seconda volta un forte fragore riecheggiò l’aria da parte degli uomini e delle donne che avevano assistito alla cerimonia.

Nonostante il trambusto Itachi rimase immobile, scrutando il sole che stava lentamente scomparendo dietro le montagne distanti; solo per un attimo i suoi occhi scuri volarono sulle prime file, notando immediatamente la piccola figura a cui era tanto affezionato, senza neanche provare a nascondere il lieve sorriso che ornò il suo viso.

Il Re intanto raggiunse l’amico, esaminando a testa alta l’orizzonte davanti a lui «Immagino che tu sia felice Fugaku» gli sfuggì, curioso di sapere il reale stato d’animo del suo consigliere.

«Lo sono»

Nawaki annuì e per un attimo esitò «Senti, stavo pensando..»

Fugaku non staccò gli occhi dalla folla, ma le sue orecchie erano concentrare ad ascoltare le sue parole divenute improvvidenze incerte.

«Dato che d’ora in poi sia te che tuo figlio starete molto tempo qui potresti portare anche il tuo secondo erede insieme al suo amico» sputò infine con un lieve sospiro, come se si fosse appena liberato da un’opprimente peso.

Fugaku, non aspettandosi una proposta simile, boccheggiò leggermente «Ma Sasuke e Naruto non sono ancora Anbu..»

«Lo so, ma non ho potuto fare a meno di vedere la felicità di Sakura prima» disse l’uomo, osservando la sua splendida bambina poco distante a sbuffare, mentre una delle domestiche cercava di sistemare il nodo del suo fiocco «A quanto pare vanno molto d’accordo e sinceramente mi farebbe piacere che lei abbia degli amici»

Il consigliere ascoltò attentamente il suo discorso, mentre dentro di sé non poté fare a meno di confermare quelle parole.

«E poi, potresti sfruttare l’occasione per addestrarli un po’, che ne dici?»

Senza pensarci Fugaku squadrò la prima fila, notando immediatamente i due piccoli bambini. Mentre Naruto sorrideva e saltellava felice per la gran festa, Sasuke era rimasto immobile e con immensa sorpresa scorse che il suo sguardo era unicamente rivolto alla figlia adottiva del Re.
In un attimo pensò a lui quando vide la prima volta Mikoto e il suo cuore perse un battito.

«Ci penserò..»

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Capitolo 3
*** Charming Prince ***



Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





Capitolo 3 ~ Charming Prince  



[ Due anni dopo ]


Finalmente dopo due settimane suo padre era tornato da una missione che l’aveva spinto fino alla terra del Paese dell’Acqua.

Non aveva idea di cosa avesse combinato, però era felice che fosse tornato illeso, anche perché così sarebbe tornato a palazzo.

Quando due anni prima aveva proposto sia a lui che Naruto di seguirlo era rimasto sorpreso, ma allo stesso tempo elettrizzato. In questo modo aveva la possibilità non solo di stare più tempo con lui e Itachi, ma anche di allenarsi in maniera più intensa.

Certo, essere un autodidatta non faceva male, infondo le radici di ognuno sono in grado di crescere solo grazie a determinato impegno e con un pizzico di determinazione – e pazienza -, ma grazie anche all’aiuto di suo padre o di Itachi poteva imparare più velocemente e al meglio tutte le abilità Ninja.

Alcune volte, quando Fugaku decideva di tenerli a casa per ovvi motivi, lui e Naruto si allenavano insieme e sotto le direttive di Jiraya – suo nonno -, anche lui grande Ninja rispettabile e solo da poco aveva imparato a padroneggiare il Katon, l’arte del fuoco, nonché l’elemento che per generazioni la sua famiglia aveva sempre dominato con grande abilità; in più era abbastanza soddisfatto, dato che suo fratello lo aveva imparato a dodici anni, mentre lui già a dieci.

Anche Naruto era divenuto più forte e rapido. Inizialmente aveva mostrato enormi difficoltà nelle arti Ninja, ma a forza di allenarsi con lui, suo nonno e suo padre era migliorato parecchio e, sebbene non abbia mai avuto grandi doti e competenze nelle tecniche delle arti magiche come lui, Naruto si era dimostrato per la prima volta un ragazzo con un’alta, quasi innaturale, quantità di chakra.

Anche suo padre inizialmente era rimasto sorpreso da tale scoperta.

Grazie a questo punto a suo favore controllava alla perfezione alcune tecniche come la moltiplicazione del corpo, arrivando già ad un massimo di tredici cloni, record abbastanza elevato per la sua età. Ogni tanto però si intestardiva e tentava in tutti modi di ricreare il Rasengan, una tecnica creata personalmente da su padre, ma nonostante i suoi sforzi e l’alta concentrazione di chakra non era ancora in grado di produrlo.

Non solo, in quei due anni, oltre ad alcune ore dedicate agli allenamenti, erano sempre in compagnia di Sakura. Anche lei quando aveva saputo della notizia era esplosa di gioia perché così poteva giocare con loro o semplicemente essere la loro spettatrice o tifosa – termine usato da lei. Certe volte lui e Naruto si mettevano in competizione per fare bella figura davanti alla rosa, ma ogni volta finivano con un netto pareggio.

Sasuke, dopo esser stato accecato da un raggio di sole, si fece ombra con la propria mano e in quel momento vide il palazzo davanti a lui. Sorrise; finalmente dopo due settimane avrebbe rivisto Sakura.

Superate le mura Sasuke e Naruto seguirono come al solito Fugaku, raggiungendo l’area dedicata all’addestramento degli Anbu, tutti sotto la vigile osservazione di quest’ultimo.

Sasuke riconobbe immediatamente la figura di suo fratello mentre svolgeva un allenamento corpo a corpo con una sua compagnia, anche lei membro del Clan Uchiha. Molte volte si fermava a casa loro tutta sorridente e quando lo incrociava, strizzava con leggera pressione la sua povera guancia, facendolo quasi lacrimare.

Fugaku li guidò fino all’angolo dell’area, indicando loro dei fantocci fatti di paglia «Ragazzi, andate a scaldarvi e quando sarete pronti sfruttate un manichino per cercare migliorare le tecniche in cui siete più scadenti»

«Lei non starà con noi Signor Fugaku?» domandò sorpreso Naruto, dando così voce ai pensieri di Sasuke.

Questo negò col capo «No, devo fare rapporto della missione al Re. Se avete bisogno chiedete a qualcun altro, ma senza disturbare troppo» disse freddo, per poi allontanarsi.

Come gli era stato ordinato i due ragazzi cominciarono il loro allenamento quotidiano. Quando Sasuke si sentì pronto si mise difronte al manichino, cercando di raggruppare più chakra e concentrazione possibile.

Restò per diversi secondi immobile poi, scosse le braccia, realizzando la tecnica del Katon. Si portò la mano sinistra davanti la bocca e da essa uscì fuori una vampata di fuoco di notevole grandezza che colpì in pieno il manichino che iniziò a bruciare all'istante.

Sasuke sorrise soddisfatto.

«Otouto»

Sobbalzò quando sentì la voce di suo fratello a poca distanza; era talmente concentrato che non si era accorto dalla sua presenza.

«Itachi»

Il maggiore dei due Uchiha guardò prima lui e poi il manichino con sguardo freddo, dandogli poi le spalle «Vieni con me» disse soltanto e Sasuke non poté fare a meno di seguirlo.

Lo guidò fino alla parte opposta in cui si trovavano, dove non vi era nessuno. Lì vicino si scorgeva un tavolo di legno su cui era posti sopra di esso diverse armi Ninja, classificate per peso e grandezza, mentre poco distanti sostavano i bersagli.

«Che facciamo?» domandò curioso Sasuke, studiando con i suoi occhi scuri i diversi coltelli e shuriken poggiati sul banco.

Itachi tornò a guardarlo, mantenendo una certa distanza «Voglio insegnarti una cosa. Guarda»

Totalmente interessato Sasuke studiò la figura del fratello, molto più alta e slanciata. Il suo fisico non era particolarmente allenato come quello del padre, anche se fisiologicamente erano identici, soprattutto il colore di capelli, leggermente più schiariti rispetto ai suoi o quelli di Mikoto.

Vide Itachi posizionare le mani, pronto a creare quella che sembrava una semplice tecnica Ninja, ma quando le sue mani si mossero Sasuke rimase confuso, non riconoscendo i gesti appena ideati. Una volta concluso, Itachi tenne bassa la mano destra, stringendosi il polso con la sinistra, mentre dalle sue dita scaturirono piccole scariche elettriche azzurre, ma che durarono un attimo.

Itachi sospirò, mentre gli occhi di Sasuke rimasero abbagliati.

«Cos’era?» domandò.

Il maggiore sorrise. Sapeva che avrebbe attirato la sua attenzione, anche se ancora non aveva imparato a padroneggiare bene quella nuova perizia e forse non ci sarebbe mai riuscito.

«Una nuova tecnica che ha creato il Ninja Copia. Si chiama Mille Falchi, o se preferisci Chidori» spiegò brevemente.

Tempo addietro aveva spiegato a Sasuke che il Ninja Copia era divenuto suo maestro e se lui era diventato a tutti gli effetti un Anbu reale era solo grazie a lui.

«Prova tu adesso» disse convinto, aiutando il fratello a sistemare le mani nel modo giusto.

Sasuke dilatò gli occhi, non aspettandosi una richiesta simile. Si guardò le braccia incerto, ma dopo aver tentato si bloccò «Ma.. ho imparato a padroneggiare da poco il Katon» provò a dire insicuro, senza guardarlo in viso.

Sapeva che Itachi aveva assunto la sua solita espressione fredda e distaccata, sicuramente si stava già pentendo di avergli proposto di imparare quella nuova capacità così affascinante, ma allo stesso tempo difficile, o così sembrava.

«E allora? Il fatto che tu sappia già farlo significa che hai una dote innata per le tecniche magiche»

Alzò di scatto la testa, non aspettandosi una risposta, o meglio, un complimento simile da parte sua.

«Ma anche tu ce l’hai» affermò sicuro e alle sue parole il maggiore sorrise, quasi intenerito.

«No. Le mie perizie migliori sono le illusioni» rispose pacato, sorridendogli.

A quelle parole Sasuke si rabbuiò.

In quel momento si rese realmente conto che lui ancora non aveva risvegliato lo Sharingan. Non era ancora capitata l’occasione giusta e più passava il tempo più Sasuke ci rinunciava; certo, grazie a tutti gli allenamenti svolti in quei due anni aveva avuto l’opportunità di non pensarci ma, quando capitava, si sentiva insignificante. Ogni volta aveva paura di alzare lo sguardo e incrociare gli occhi delusi e amareggiati di suo padre; solo immaginarlo gli faceva male il petto.

Non ricevendo risposta Itachi riaprì gli occhi, notando lo sguardo spento e abbattuto del fratello. In un attimo comprese e addolcendo il viso si avvicinò a lui lentamente «Tranquillo fratellino, vedrai che lo Sharingan si farà vivo» disse sicuro.

Alzò il braccio destro e senza esitazione colpì la fronte del minore con l’indice e il medio, risvegliandolo così dai suoi pensieri. Sasuke lo guardò, massaggiandosi la zona colpita.

«Devi solo essere paziente, ok?» continuò, stavolta scompigliando i suoi capelli scuri e Sasuke non poté fare a meno di trattenere un sorriso.

«Dai, riprova»



**



Non aveva idea da quanto tempo fosse lì a provare. Ormai Itachi se ne era andato lasciandolo da solo dato che aveva altre priorità a cui dedicarsi, ma non aveva intenzione di mollare. I movimenti delle braccia le aveva memorizzate quasi subito, anche se ogni tanto le sbagliava, ma non era un problema dato che all’inizio era successo anche col Katon.

Chiuse un attimo gli occhi e si concentrò ancora, questa volta più intensamente, tanto che non percepì più i rumori che lo circondavano; avvertiva unicamente un lieve tepore, forse il suo chakra che fluiva dentro di lui.

Rimase fermo altri secondi fino a quando non si sentì predisposto. Mosse velocemente le mani, eseguendo alla perfezione i movimenti fino a stringere col destro il polso sinistro, mentre tra le dita sentì un lieve pizzicore. Strabuzzò leggermente gli occhi quando realizzò che attorno alla sua mano scorrevano piccole scariche elettriche azzurre simili a quelle che gli aveva mostrato poco tempo prima Itachi.

Completamente assorto perse la contrazione e di conseguenza le saette scomparvero, ma lui non ci badò, troppo felice per quello che era appena accaduto.
“C’è l’ho fatta!” pensò trionfante.

Dal tetto del palazzo intanto la figura del Ninja Copia osservava soddisfatto il ragazzino.

“Impressionante” pensò e ancora una volta un sorriso indulgente spuntò da sotto la sua maschera nera.

Il moro continuava a guardare la sua mano sinistra, mentre il suo sorriso non aveva intenzione di sciogliersi; non vedeva l’ora di dirlo a Itachi! Si guardò attorno per vedere se si trovava lì attorno quando i suoi occhi furono catturati da una figura che poteva scrutare dalla finestra del primo piano.

Era Sakura, e dalla sua posizione poteva ben intuire che stava seguendo una noiosa lezione, tenendo il gomito poggiato sul banco e il mento sulla mano. Un anno prima aveva spiegato a lui e Naruto che le sue mattinate erano dedicate alle lezioni di diverse materie, importanti e che una ‘principessa deve obbligatoriamente conoscere’ – aveva fatto il verso di suo padre – così, mentre loro si allenavano lei studiava.. non la invidiava per niente.

Ad un certo punto la rosa voltò lo sguardo e i loro occhi si incrociarono. Sasuke sussultò, mentre Sakura, quando lo riconobbe, lo salutò improvvisamente energica con la mano. Sorrise e lei fece lo stesso.

Con un gesto veloce la rosa gli fece intendere che si sarebbero visti dopo e lui annuì, felice di rivederla dopo tanto tempo. Rimasero diversi secondi a scrutarsi fino a quando lei tornò a seguire svogliata la lezione; sicuramente l’insegnante l’aveva beccata a guardare fuori dalla finestra.

Il moro trattenne una risata, mentre con la coda dell’occhio vide Naruto avvicinarsi affaticato.

«Sasuke io ho fameee» si lamentò, massaggiandosi la pancia nel momento in cui questa iniziò a brontolare senza sosta «Dai andiamo a mangiare qualcosa e poi chiamiamo Sakura-chan» continuò, tirandolo dalla manica della sua maglietta scura.

Sbuffò, anche se anche lui, solo in quel momento, si rese conto di avere un certo appetito.

«Ramen!» gridò euforico Naruto, attirando l’attenzione di quasi tutto il castello, lanciandosi sulla brodaglia offerta dalla servitù, mentre Sasuke avrebbe voluto sotterrarsi dalla vergogna.
 
Nel frattempo Sakura aveva raggiunto il luogo d’incontro già da diversi minuti. Si ritrovavano sempre dopo pranzo nell’area verde in cui, due anni prima, si erano conosciuti.

Ormai la bambina considerava Naruto e Sasuke i suoi – unici – migliori amici ed era felice.

Non li vedeva da due settimane perché il padre di Sasuke era partito da una missione quindi non potevano tornare al castello, ma quella mattina, durante la lezione di geografia dedicata al Paese della Terra aveva notato Sasuke dalla finestra mentre si allenava.

Lo aveva salutato più felice che mai e lui le aveva sorriso e per un attimo aveva sentito le sue gote accaldarsi. Non era la prima volta che accadeva, ma non ci aveva mai badato, fino a quando, pochi mesi prima, aveva notato che la cosa non accadeva con Naruto, ma sinceramente non gli dava tanta importanza.

Dato che quel giorno la servitù aveva preparato il ramen aveva già previsto il ritardo dei due amici all’incontro, dato che si trattava della pietanza preferita del biondo. Una volta rimase letteralmente a bocca aperta quando questo aveva mangiato precisamente quattro scodelle maxi di ramen, uscendone illeso.

Lei al suo posto avrebbe vomitato tutto, così come Sasuke, ma infondo era Naruto e lei gli voleva bene proprio per la sua singolarità.

Mentre li aspettava ai piedi di un albero continuava a scrutare curiosa il libro che aveva trovato la sera prima nella grande biblioteca. Non sapeva perché, ma era rimasta incuriosita dalla sua tematica: medicina. Certo, più di una volta aveva sentito suo padre confabulare col loro medico di corte però quel libro trattava l’argomento con aspetti differenti.

Il giorno precedente, prima di andare a letto, aveva scoperto nel primo capitolo che da qualche parte esistevano dei Ninja nati con doti mediche, simili a quelle che avrebbero avuto un giorno Naruto e Sasuke. Nel paragrafo successivo però aveva decifrato che quella era un’abilità talmente rara e utile che molti iniziarono a bramarla o addirittura rubarla – anche se non c’era scritto come -, tanto che col tempo questi Ninja si erano estinti e al giorno d’oggi non esistevano più.

Aprì la pagina del terzo capitolo, molto più ricca di immagini rispetto alle pagine precedenti, notando la struttura intera dei muscoli e ossa del corpo umano, mentre nella seconda facciata il disegno di due mani che rilasciavano una luce verdastra.

“Chakra curativo” lesse, osservando rapita quelle scritte.

«Sakura-chan!»

Presa in contropiede Sakura chiuse con un tonfo il libro quando udì l’urlo di Naruto. Poggiò il libro di fianco a lei e quando vide i due ragazzi avvicinarsi corse verso di loro.

«Siete tornati!» esclamò felice, abbracciandosi entrambi con le braccia attorno al collo. Dato che era più piccola, Sakura era leggermente più bassa rispetto a loro, o almeno rispetto a Sasuke, nato che Naruto era quasi alto quanto lei, però si mise comunque sulle punte per arrivare meglio.

Quando si staccò Sasuke guardava da tutt’altra parte imbarazzato, mentre Naruto le sorrise con la sua solita smagliante dentatura.

«Che facevi?» domandò curioso, lanciando uno sguardo all’oggetto abbandonato sotto l’albero.

Sakura si strinse le spalle, iniziando a giocare con l’orlo del suo vestitino rosso «Leggevo» mormorò, portandosi una ciocca dietro l’orecchio. Rispetto a due anni prima i suoi capelli rosati si erano allungati e ora le superavano di poco le spalle.

«Ma come fai? Io odio leggere» sbuffò Naruto, conoscendo ormai i gusti dell’amica.

Sasuke lo sguardò di sbieco, tenendo le mani dentro le tasche dei pantaloni bianchi «Fai prima a dire che non lo sai fare» lo prese i giro, mentre Sakura ridacchiò sotto i baffi.

Il volto di Naruto diventò paonazzo e senza paura lo fronteggiò con sguardo furente «Cos’hai detto brutto teme?» ringhiò e Sasuke fece lo stesso.

«La verità dobe» enfatizzò, colpendo la sua fronte con la propria.

Iniziarono a ringhiare tra di loro come due animali selvatici, mentre Sakura alzò gli occhi al cielo.

«Ragazzi..»

Naruto si allontanò con un balzo, raggiungendo la rosa «Adesso ti faccio vedere io!» senza neanche dare il tempo a Sakura di controbattere il biondo la spinse dietro di se, proteggendola col suo corpo «Non riuscirai a rapire la principessa, brutto mostro!»

Sasuke ghignò, seguito da un verso di stizza, senza abbassare i suoi occhi dal suo avversario «E invece ci riuscirò!»

Capendo solo in quel momento le loro intenzioni, Sakura incrociò le braccia, guardandogli in cagnesco «Perché devo essere sempre io quella che viene rapita e poi salvata?» si lamentò, obbligando i due ragazzi ad abbandonare le loro posizioni e osservarla sorpresi.

«Perché tu sei una femmina Sakura-chan, per di più una principessa» spiegò con ovvietà il più vivace dei tre, grattandosi confuso la chioma bionda «Solitamente nei libri accade questo e il suo salvatore è sempre il principe azzurro, cioè io!» si vantò, toccandosi il petto col pollice e gonfiandolo d’aria col naso.

Sasuke roteò gli occhi, anche se doveva ammettere che aveva ragione. La rappresentazione del principe azzurro sembrava la copia sputata di Naruto in versione adulta.

«Per una volta non può essere Sasuke?»

I due ragazzi spalancarono gli occhi dallo stupore.

Ormai erano due anni che giocavano al principe azzurro – Naruto – che salvava la principessa – Sakura – dal cattivissimo mostro – Sasuke. Perché dovevano fare quel cambiamento? E poi.. ai due ragazzi i loro ruoli erano sempre piaciuti.

Sasuke per un attimo ci pensò; se doveva essere sincero gli sarebbe piaciuto interpretare anche solo una volta quella parte. Del resto era destinato a diventare un Anbu e soccorrere Sakura sarà uno dei tanti doveri che dovrà prima o poi compiere.

«Ti sembra uno che ha l’aria del principe azzurro?» starnazzò Naruto, indicandolo scettico. Per un attimo Sasuke lo incenerì con lo sguardo, ma non disse nulla perché sapeva che aveva ragione.

Sakura però negò col capo, mantenendo le braccia incrociate «Non deve mica per forza avere i capelli biondi e gli occhi chiari, no?» affermò convinta.
I due rimasero fermi e silenti, non sapendo cosa rispondere.

«Quindi che facciamo?» domandò dopo poco Sasuke, curioso di sapere cosa frullava nella testa dell’amica.

Questa si portò pensierosa una mano sul mento fino a quando il suo viso non divenne timido e incerto.

«Vi va di esplorare tutto il giardino? Come dei veri Ninja..» domandò dubbiosa, mentre i due rimasero in ascolto rapiti.

«Forte! Possiamo essere il gruppo Ninja più forte che sia mai esistito, tanto da diventare leggendari!» in un attimo gli occhi di Naruto si trasformarono in due stelle lucenti istigando Sakura ad abbandonare tutta la sua aurea negativa che le era sorta nel voler proporre quella sua nuova – e folle - idea.

Sasuke sorrise convinto «Ci sto»

«Ma cosa dobbiamo cercare?» domandò improvvisamente Naruto, grattandosi confuso la fronte.

Alla sua interpellanza Sakura ghignò per poi indicare improvvisamente un punto davanti a lei «C’è solo un modo per scoprirlo, seguitemi!» urlò impazzita, superandoli e iniziando a correre lungo il giardino.

Naruto e Sasuke si guardarono e dopo aver accennato un sorriso la raggiunsero con un balzo.

I tre ragazzi corsero lungo il prato sotto gli occhi divertiti dei servitori reali. Superarono con un balzo una piccola buca quando ad un certo punto la rosa bloccò entrambi con le braccia «Attenti, c’è un nemico d’avanti a noi!» sussurrò, dopo essersi nascosta dietro un cespuglio.

Naruto e Sasuke fecero lo stesso, notando immediatamente uno degli uomini delle cucine appoggiare sull’egawa una cesta ricca di succose mele rosse. Naruto oramai era entrato perfettamente nella parte, Sasuke invece rimase immobile e serio.

«Ci penso io a distrarlo» velocemente uscì dal suo nascondiglio e senza dare il tempo all’uomo di capire le sue intenzioni prese velocemente uno dei frutti.

«Ehi rimettila a posto!» gridò isterico, cercando di raggiungerlo.

In quell’esatto momento Naruto colse il segnale e spingendo Sakura anche loro ne razziarono una a testa, sotto gli occhi scioccati del povero servitore.

I tre amici continuarono a correre divertiti e non appena capirono di averlo seminato si fermarono vicino le mura ovest del castello, un’area che prima d’ora non avevano mai utilizzato per i loro giochi. Stanca e col fiatone Sakura si sedette poggiando la schiena, osservando distratta la rossa mela appena rubata. Sapeva che era sbagliato, ma non poteva negare che al tempo stesso era stato troppo divertente. Essere Ninja era molto più bello rispetto ad una noiosa e formale principessa.

«Bravo Sasuke» lo elogiò Naruto, addentando soddisfatto il frutto.

I tre ridacchiarono e senza aggiungere altro cominciarono a mangiare con soddisfazione il loro bottino. Inaspettatamente Naruto, dopo essersi pulito il liquido con la maglietta notò un piccolo tunnel ai piedi delle alti barriere, chiuso da alcune sbarre di ferro, sicuramente per impedire alla pioggia di allagare il grande vivaio.

«Ehi ragazzi.. perché dobbiamo esplorare il giardino quando abbiamo a disposizione un intero bosco?» confermò convinto, indicando tra le sbarre l’uscita dall’altra parte.

Sakura osservò lo scavo dopo essersi seduta sulle ginocchia, sbuffando «Non so se il mio papà vuole..»

«Forza andiamo!» sia Sakura che Sasuke guardarono l’amico confusi «I veri Ninja leggendari non si fanno sconfiggere da niente e nessuno!» disse convinto e senza esitazioni fece un balzo, molto più alto rispetto a quelli che solitamente Sakura era abituata a vedere.

Rimase sorpresa fino al momento in cui sentì dall’altra parte dalla spessa parete l’atterraggio poco leggiadro del biondo, che dopo poco li incitò ancora a seguirlo.

La ragazzina abbassò lo sguardo non avendo idea di come fare. Suo padre non le aveva mai dato il permesso di uscire, neanche una volta e la sua unica possibilità che aveva era il cancello principale che sicuramente non avrebbero mai aperto senza un consenso del Re.

Aprì la bocca pronta a richiamare Naruto e dirgli di smettere di giocare, quando la voce di Sasuke la precedette.

«Ti aiuto io»

Si voltò sorpresa verso di lui, notando solo per un momento i suoi occhi neri e profondi studiarla con attenzione. Non aveva idea di cosa avesse in mente di fare, ma decise comunque di fidarsi.

Si mise in piedi di fronte a lui e dopo aver continuato a scrutare l’amico Sasuke si avvicinò ancora di più a lei, facendola leggermente agitare. Lo vide piegarsi appena nella sua direzione e in un attimo sentì la mano di Sasuke afferrare le sue ginocchia obbligandola a cadere di schiena, ma prima che questa colpì il suolo sentì l’altra mano tenerla.

Istintivamente aveva stretto il suo collo con le braccia, trovandosi per la prima volta pericolosamente vicina al suo viso pallido, ma perfetto.

In quel momento si sentì veramente immedesimata nella parte della principessa che veniva salvata dal suo principe, da Sasuke. Aveva ragione, anche lui come Naruto poteva tranquillamente rispecchiare quella parte, nonostante il suo aspetto.

In un attimo sentì Sasuke piegarsi sulle ginocchia e la sua presa farsi più forte. In un attimo Sakura percepì una forte corrente d’aria che le spettinò leggermente i capelli, ma non vide nulla perché dalla paura aveva chiuso gli occhi, nascondendo quasi del tutto il volto sul suo collo.

Quando si rese conto che erano atterrati dall’altra parte, la ragazzina riaprì le sue iridi verdi, notando che Sasuke si era piegato su un solo ginocchio, mentre lasciava lentamente la presa sulle sue gambe, aiutandola a mettersi in piedi.

Una volta fatto la rosa lo guardò imbarazzata, accorgendosi che anche per lui era lo stesso e, per cercare di nasconderlo, manteneva il capo voltato da tutt’altra parte, mentre un evidente rossore investiva le sue gote magre.

La ragazzina non poté fare a meno di sorridergli timida, stringendosi nelle spalle «Grazie Sasuke-kun»

Lui in risposta fece un versetto, non avendo ancora il coraggio di guardarla.

Naruto intanto, ignaro dello stato d’animo che albergava i suoi amici, li afferrò per un braccio, tirandoli verso il bosco «Da questa parte!»

I tre si incamminarono tra gli alti arbusti, ritrovandosi completamente inghiottiti dalla foresta, tanto che quasi non si riuscivano più a vedere il tetto del palazzo. Sakura cominciò a guardarsi attorno disorientata e non aveva idea di dove stessero andando.

«Ragazzi» li richiamò timida, obbligandoli ad arrestare la loro escursione «Per me è la prima volta fuori dalle mura» continuò, leggermente impaurita.

Non aveva idea di come fosse il mondo esterno. Suo padre le aveva semplicemente detto che era pericoloso e per il suo bene preferiva tenerla al sicuro con lui al castello e lei gli credeva però, allo stesso tempo, era sempre stata curiosa di vederlo coi propri occhi.

In quel momento stava facendo qualcosa di sbagliato e questo la turbava parecchio.

«Vuoi tornare indietro?» domandò Sasuke, guardandola serio.

In fondo la capiva, non era mai stata nella Foresta della Morte e anche lui la prima volta si era sentito abbastanza agitato, però era sempre stato in compagnia dei suoi cari quindi al contempo si sentiva al sicuro.

Sakura scosse leggermente la testa, sorridendo appena «Mi piacerebbe vedere un po’ il bosco»

Naruto alle sue parole le sorrise e senza pensarci le strinse una mano, dimenticando ormai del tutto del gioco che avevano iniziato «Ti facciamo strada allora»

Lei annuì e con l’altra mano tremante si congiunse anche a quella di Sasuke che ricambiò la stretta; in quel momento Sakura si sentì completamente protetta.

Ripresero a camminare lungo i piedi degli alti alberi, spiegando a Sakura le diverse indicazioni che portavano alla capitale e al loro villaggio, la Valle dell’Epilogo.

«È un bel posto?» domandò curiosa.

Durante la lezione di geografia che aveva studiato – spinta solo dalla curiosità di dove vivessero i suoi due amici – aveva ben chiara la storia che la caratterizzava, però un conto era sicuramente vederlo con i propri occhi; sembrava davvero un bel luogo e a giudicare dall’espressione di Naruto e Sasuke in quel momento qualcosa le diceva che era sicuramente così.

«Si! Un giorno ti ci porteremo» disse convinto Naruto.

I tre continuarono a camminare per diversi minuti, fino a quando le loro orecchie non captarono un suono dolce e familiare. Dopo aver superato una leggera salita fatta di terriccio e foglie secche guardarono davanti a loro.

«Un ruscello» enunciò Sakura sorridendo appena, mentre Naruto lasciò la sua mano.

«Oh bene, ho una sete!» proferì questo, contendo.

Una volta raggiunto iniziò a bere raccogliendo l’acqua con una mano, iniziando poi a camminare curioso attorno a lui, per cercare di capire se erano mai stati in quella zona della selva.

Sasuke e Sakura intanto si erano lasciati la mano, rimanendo fermi lungo la riva ad osservare l’acqua fredda scorrere, talmente limpida che si poteva vedere il fondo e qualche pesciolino nuotare tranquillo.

Il moro scrutò la zona, mentre l’amica mantenne gli occhi fissi sull’acqua. Senza rendersene conto si portò la mano sulla tempia, esattamente dove si trovava la piccola cicatrice dove anni prima aveva battuto e, in un attimo un piccolo flash apparve davanti a lei.

Non vedeva nulla. Ricordava solo le sue urla seguite da quelle di un’altra persona. Tanto calore, un fitta alla testa, il gelo, poi.. il buio. Strinse gli occhi, mentre le sue tempie cominciarono pulsare fastidiosamente.

Sasuke notando la sua espressione sofferente si avvicinò «Tutto bene?»

Sakura riaprì gli occhi e immediatamente il dolore, così come quella strana sensazione svanì «Si» mormorò incerta, studiando l’area attorno a sé «Dov’è Naruto?» domandò poco dopo, fissando il moro.

Lui in risposta scrollò le spalle «Si sarà leggermente allontanato» spiegò, ma notando l’espressione dalla rosa mutare leggermente continuò «Tranquilla, sa ritrovare la strada»

E su questo ne era convinto. Non era la prima volta che lui e Naruto si mettessero insieme o da soli a girovagare per la Foresta della Morte. Diverse volte si erano persi, ma per loro fortuna Jiraya aveva dedicato loro una piccola lezione dedicata alla natura, insegnandogli a leggere la terra e il cielo, in modo tale che in futuro possano sempre ritrovare senza problemi la strada di casa.

«Si sta facendo buio»

Il sussurro di Sakura lo risvegliò dai suoi pensieri e anche lui alzò lo sguardo davanti a sé, confermando che il sole era quasi del tutto tramontato, lasciando nel cielo una combinazione infinita di colori che mischiavano perfettamente la fine della giornata e l’inizio della notte; l’Ovest e L’Est.

«Forse è meglio rientrare» disse Sasuke, volandosi verso il ruscello che spariva da una piccola discesa «Naruto!»  il moro chiamò l’amico, ma dopo che il suo ego venne inghiottito dai fitti fusti senza ottenere risposta corrugò le sopracciglia scure; non poteva essersi allontanato così tanto.

Preoccupata anche Sakura si avvicinò, raggiungendo la discesa vicino a massi rocciosi e cespugli «Naruto andiamo, dobbiamo tornare a casa!» urlò lei, portandosi una mano vicino la bocca per intonare meglio la sua voce, ma ancora una volta il suono del ruscello e il cinguettio degli uccellini furono gli unici suoni che udirono.

Improvvisamente gli uccelli smisero inspiegabilmente di cantare, ma Sakura non se ne accorse minimamente, a differenza di Sasuke, che iniziò a studiarsi attorno. Non appena capì cosa stava succedendo iniziò a correre.

«Sakura!» urlò il nome dell’amica cercando di raggiungerla, mentre lei si voltava nella sua direzione, confusa.

Nello stesso istante una grossa sagoma nera che era rimasta nascosta tra le rocce uscì allo scoperto vicino a lei, facendole scappare un grido e cadere a terra sul terriccio.

Sasuke di buttò istintivamente su di lei, facendo cadere entrambi a terra e proteggendola col suo corpo con le braccia allargate, osservando leggermente impaurito la figura appena comparsa.

Si trattava di un uomo calvo alto e grosso, con una lunga cicatrice sulla guancia sinistra. Indossava abiti trasandati e in mano stringeva un coltello.

«Bene, bene.. cosa abbiamo qui?» rise questo, scrutando i due ragazzini che tremarono percettibilmente.

Intanto un altro ceffo spuntato da chissà dove si avvicinò a loro. A differenza dell’altro aveva i capelli e una leggera barba scura, mentre le sue braccia erano piene di tagli. Anche lui stringeva un’arma appuntita.

«A quanto pare la fortuna è dalla nostra parte, eh?» disse il nuovo arrivato.

Sasuke indietreggiò strisciando con le gambe, obbligando Sakura a fare lo stesso, in modo tale che potesse vedere i due criminali davanti a lui, tenendo così l’amica al sicuro.

«Non capita tutti i giorni di trovare la principessina fuori dalle mura»

Alle sue parole Sasuke dilatò gli occhi, avvertendo immediatamente il corpicino di Sakura tremare come una foglia al vento. Istintivamente le strinse una mano, cercando allo stesso tempo di infondersi coraggio.

«State indietro!»

Senza esitazioni Sasuke usò l’altra mano per afferrare l’unico shuriken che teneva legato alla cintura, lanciandolo in direzione del pelato, ma questo senza difficoltà lo scansò con un leggero movimento con la testa, che andò a colpire il tronco di un albero.
I due risero.

«Sai ragazzino, prima di lanciare un’arma devi prima imparare ad usarla»

Sakura strinse gli occhi, troppo impaurita da quella assurda situazione al quale non si era mai trovata, così come Sasuke. Tutti i suoi allenamenti, tutte le sue fatiche e tutti i suoi sogni costruiti erano completamente svaniti, lasciando così al suo destino un ragazzino instabile che non aveva idea di che cosa fare.

«Avanti prendili» disse quello sbarbato al compare che in un attimo si lanciò su di loro.

Preso dall’istinto Sasuke si mise in piedi, e dopo aver stretto il braccio di Sakura si lanciò lungo la discesa al fianco del ruscello, rotolando sulla terra umida. Dopo essersi messo in piedi il moro notò che sia lui che Sakura erano ricoperti di fango.

Vide i due uomini scendere dallo stesso punto e preso dal panico strinse ancora una volta la mano della rosa «Corri Sakura!» gridò e lei non obbiettò.

Continuarono a correre lungo la distesa d’acqua mentre Sasuke cercava allo stesso tempo di orientarsi, ma la paura mista alla preoccupazione per le sorti dell’amica non l’aiutavano affatto. In un attimo vide una chioma bionda spuntare dalla vegetazione.

Naruto, con una guancia arrossata e ferita da un taglio, correva verso di loro con occhi impauriti.

«Naruto!» lo chiamò Sasuke e questo li raggiunse, ma in quel momento si rese conto che c’era una terza persona che li inseguiva e che arrivava dalla stessa direzione dell’amico, anche lui muscoloso e con aria minacciosa.

«Ragazzi correte!»

Una volta riuniti i tre ragazzi scelsero un’altra direzione, sicuramente a caso, ma a loro in quel momento l’unica priorità era mettersi al sicuro. Naruto correva leggermente più avanti, mentre Sakura era l’ultima, ma grazie alla presa di Sasuke riusciva bene o male a tenere i loro passi.

Aveva già il fiatone e una leggera fitta alla milza, ma il suo istinto la spingeva a non mollare.

«Dobbiamo tornare a palazzo» esclamò Sasuke, anche lui ormai col respiro affannato per colpa della stanchezza.

Scesero lungo un piccolo pendio che Naruto e Sasuke riconobbero prontamente, capendo che quella era la direzione giusta; dovevano solo resistere un altro po’. Il sole ormai era calato del tutto e non si vedeva quasi niente. Sakura non aveva idea di dove stesse mettendo i piedi e con gli occhioni lucidi si voltò dietro di lei, notando in lontananza i tre uomini inseguirli imperterriti come lupi affammati.

Completamente invasa dalla paura strinse gli occhi «Sasuke» sussurrò.

In un attimo sentì il suo piede destro rimanere aggrappato a terra e una forte fitta colpì la sua caviglia, obbligandola a farla cadere in avanti e ruzzolare per terra col muso, ormai già sporco di fango e sudore.

Non appena la mano di Sakura scivolò dalla sua presa, Sasuke si arrestò di colpo, trovando la rosa a terra e la sua caviglia incastrata su una radice che spuntava dal terreno.

«Resisti Sakura!»

In quel momento si sentì un idiota, un codardo, un debole, mentre le parole di suo padre rimbombarono nella sua testa:

“Mi raccomando Sasuke non dovete mai, e dico mai uscire dalle mura del palazzo, intesi?”

La sua era stata una semplice richiesta, una sola, e lui l’aveva infranta, o peggio dimenticata. Il giorno in cui aveva riportato lui e Naruto per la seconda volta a palazzo era così felice che non aveva badato troppo alle sue raccomandazioni; ma non aveva intenzione di arrendersi.. non aveva intenzione di far soffrire Sakura per un suo errore.

Con un balzo la raggiunse, liberando il suo piede. Intanto anche Naruto si era fermato, pronto a dargli una mano, ma il moro lo bloccò.

«Naruto!» gridò a squarcia gola «Naruto corri a palazzo. Chiama mio fratello presto!»

Naruto, con ancora il terrore piantato negli occhi, guardò l’amico atterrito «Ma voi..»

«Vai!»

Naruto strinse i pugni e si morse il labbro, per poi sparire nell’oscurità della notte, non prima di aver lanciato un ultimo sguardo preoccupato ai due, però sapeva che quella era l’unica soluzione; se avessero preso anche lui nessuno sarebbe accorso in loro aiuto.

Sasuke, dopo aver tirato un sospiro di sollievo, aiutò la rosa a rimettersi in piedi, notando velocemente il suo viso contratto in una smorfia di dolore e il piede destro che non si poggiava nel tutto.

«Tieniti Sakura, ti reggo io» disse lui, cercando di prenderla per la seconda volta in braccio per poter saltare e correre più veloce, ma poco prima di riuscirci sentì qualcuno tirare i suoi capelli, facendogli scappare un grugnito di dolore.

«Presi!» gridò uno due tre, spingendo Sasuke a terra e obbligandolo a lasciare la presa sull’amica, che gridò non appena colpì con forza la schiena sulla terra piena di sassi.

In pochi secondi anche gli altri due aggiunsero e mentre il tipo con i tagli teneva il moro schiacciato al suolo con una mano, l’altro afferrò Sakura per i capelli, facendole scappare l’ennesimo strillo sofferente.

«Lasciala stare!»

Il tipo pelato con la cicatrice guardò divertito entrambi, avvicinandosi poi a Sasuke, che non aveva intenzione di abbassare lo sguardo.
«Sta zitto impiastro»

Un attimo dopo sentì il piede dell’energumeno colpire con forza bruta la sua mandibola, facendogli per un attimo perdere il respiro. Sentì un lieve dolore al labbro e al naso, che col passare dei secondi diveniva sempre più intenso. I suoi occhi, che avevano cominciato a vedere sfocato, ripresero a funzionare e i suoni attorno a lui ridiventare percettibili, riconoscendo immediatamente tra questi l’eco lontano del grido di Sakura che lo chiamava preoccupata.

«Ferma ragazzina!»

Il tipo che la teneva stretta la strattonò ancora i capelli, costringendola a rimanere seduta per terra, dato che aveva cercato di raggiungere il moro.

Sasuke la guardò leggermente confuso, mentre la sua lingua assaporò un gusto caldo e metallico, facendogli capire che si trattava di sangue. Con la paura che facessero lo stesso trattamento anche a Sakura riprese ad agitarsi, ma senza risultato.

«Vediamo, adesso cosa me ne faccio di te?» disse tra se e se l’uomo calvo, osservando pensieroso Sasuke sotto gli occhi divertiti dei due compari «Direi che sei completamente inutile e l’unica soluzione sia ucciderti, tanto abbiamo ciò che ci serve» ghignò.

Il cuore di Sasuke perse un battito a udire quelle parole, ma al contempo cercò di non darlo a vedere, mantenendo il suo guardo freddo e minaccioso, a differenza di Sakura.

Quando udì le intenzioni dei tre uomini sulla sorte dell’amico riprese a divincolarsi come un animale in gabbia, cercando di trattenere il dolore ai capelli e alla caviglia, nel momento in cui una leggera lacrima sporcò ancora di più il suo viso.

Malgrado la presa forte la rosa non aveva intenzione di desistere e il tizio con la cicatrice, infastidito, si avvicinò velocemente a lei, dimenticandosi di Sasuke.

«Sta zitta mocciosa!»

Nel momento in cui la sua grossa mano colpì il piccolo volto di Sakura facendole voltare il capo, Sasuke rimase bloccato per terra con occhi sgranati. Vide come al rallentatore Sakura che cercava di non perdere i sensi per colpa della botta appena ricevuta, mentre la sua guancia era diventata rossa, così come il liquido che iniziò a perdere dalle labbra sottili, fino a sporcare il mento e il suolo.

Sasuke sentì solamente i battiti del suo cuore battere con forza all’interno della gabbia toracica, come se volesse uscire. Una strana sensazione dentro di lui lo fece esplodere. In un attimo vide attorno a lui sfocare e subito dopo diventare più nitido, osservando alla perfezione l’ambiente che lo circondava, nonostante l’oscurità.
Il suo corpo iniziò a tremare di rabbia e un attimo dopo urlò.

«Non la toccare!»

Senza neanche sapere come riuscì a liberarsi dal tipo che lo tratteneva a terra, senza provare la minima fatica o dolore che aveva provato fino a qualche minuto prima.

«Prendilo!» gridò quello senza capelli e Sasuke sentì un movimento dietro di lui, quasi al rallentatore, permettendogli di schivare la lama che stava per colpire la sua spalla. Afferrò con forza il polso dell’uomo, obbligandolo a lasciare la presa dell’arma e subito dopo lo colpì con un calcio allo stomaco, facendolo rotolare per la discesa.

I due rimasti guardarono terrorizzati il ragazzino, che adesso puntava minaccioso lo sguardo su loro due.

In quel momento Sakura tentò di aprire gli occhi e, poco prima di riperdere nuovamente i sensi, vide Sasuke in piedi, con occhi di un colore simile a quello del sangue.

Il moro senza esitazione corse verso di loro e mentre quello che teneva ancora Sakura cominciò a rabbrividire, l’altro ghignò divertito, rigirandosi il coltello tra le dita come se fosse un giocoliere esperto.

«Che ti prende.. è solo un ragazzino»

In un attimo Sasuke fu davanti a lui e lo colpì con un pugno sul viso, ma nonostante tutta la forza e l’impegno che ci aveva messo l’avversario sentì solamente il solletico. Divertito, l’individuo privo di capelli colpì con una ginocchiata Sasuke sullo stomaco e subito lo atterrò con un pugno sulla nuca, facendolo cadere a terra e sputare sangue.

Addolorato Sasuke alzò lo guardo, osservando poco distante la figura minuta di Sakura vicino a lui. Non ancora del tutto arreso, alzò una mano nella sua direzione per cercare di aiutarla, senza neanche accorgersi dell’uomo che stava per trafiggere la sua schiena con la lama.

«Muori!»

Ma, un attimo prima di farlo, qualcosa colpì il fianco dell’individuo, talmente forte che lo fece volare diversi metri, fino a colpire il tronco di un albero, facendogli mancare per diversi secondi il respiro. Due secondi dopo il suo compare face la stessa fine.

Il tizio con la cicatrice alzò lentamente lo sguardo, finché un rivolo di sangue fuoriuscì dal suo naso e ancora una volta incrociò quelle iridi rosse, ma stavolta erano di qualcun altro.

Livido di rabbia Itachi osservò negli occhi quel bastardo che pochi istanti prima stava per uccidere suo fratello «Ora capirai cos’è il vero dolore» mormorò.

Un secondo dopo i loro sguardi si incrociarono e l’uomo iniziò ad urlare terrorizzato, rotolando per testa e stringendosi con forza il capo, come se stesse per scoppiare. Dopo qualche secondo perse conoscenza, come se si fosse semplicemente addormentato.

Itachi sospirò e senza esitazioni raggiunse immediatamente Sasuke, voltandolo a pancia in su, constatando immediatamente che i suoi occhi erano mutati nel famoso Sharingan.

«Sasuke..» sussurrò lui, accarezzandogli amorevolmente una guancia sporca «Sei al sicuro ora»

Alle sue parole il minore regolò il suo respiro e le sue iridi tornarono nere come la pace, ma il suo sguardo era vago, come se non capisse cosa stava realmente accadendo. Un attimo dopo una seconda figura apparve vicino a loro, controllando la bambina sdraiata.

«Maestro Kakashi?» domandò Itachi, osservando l’uomo con la maschera studiare la principessa con notevole attenzione.

Dopo aver tirato un sospiro chiuse gli occhi «Sta bene»

Stando attento la prese in braccio e dietro di loro apparvero altri Anbu, tra cui Fugaku, che osservò allarmato la scena. Dopo aver constatato le sorti della bambina che pian piano stava riprendendo i sensi, raggiunse i suoi figli, fissando con rabbia il minore ancora disteso a terra.

«Mi hai disobbedito!» urlò fuori di sé, mentre Sasuke rimase immobile, non del tutto cosciente.

«Papà..»

Fugaku alzò gli occhi sul maggiore e dopo aver incrociato lo sguardo severo di Itachi strinse i denti, rimettendosi in piedi «Muovetevi!» tuonò glaciale, dando a tutti le spalle, intenzionato a tornare a palazzo  «E arrestate quei bastardi»

Non aveva idea di come l’avrebbe presa il Re, ma su una cosa era sicuro; nonostante la sua collera nei confronti di Sasuke per avergli disubbidito, era comunque fiero che suo figlio avesse difeso fino alla fine Sakura, rischiando addirittura la sua vita, degno di un vero Anbu, ma soprattutto, che finalmente avesse sbloccato il suo Sharingan.

Itachi intanto prese in braccio Sasuke, raggiungendo il suo maestro con calma, avviandosi verso il castello.

Sasuke, riaprì un attimo gli occhi, riconoscendo senza alcuna difficoltà le stelle luminose che abbellivano il cielo notturno. Spostando lievemente il viso, vide vicino a lui - in braccio a qualcun altro - Sakura che, anche lei, lo stava scrutando con occhi stanchi. Senza pensarci allungò ancora una volta la sua mano verso di lei con notevole difficoltà e questa volta, lei ricambiò la stretta.

Gli sorrise riconoscente.

Alla fine l’aveva davvero salvata come un degno principe azzurro.

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Capitolo 4
*** From Suna with Love ***



Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





Capitolo 4 ~ From Suna with Love  
 


Dopo quell’episodio avvenuto nel bosco erano succede diverse cose.

Prima di tutto Fugaku aveva scoperto che i tre ceffi erano dei semplici fuggiaschi del Paese del Vento, una delle terre più vaste, ricercati per rapina e tre omicidi. Decise di riportarli personalmente alla capitale del loro Paese d’origine, lasciando il loro destino nelle mani di altri, dopo aver avuto naturalmente il permesso da parte del Re.
Dire che questo avesse digerito con difficoltà la vicenda fu poco.

Quando era venuto a conoscenza della cosa era quasi svenuto dalla paura e non appena vide le condizioni in cui riversava la figlia non aveva trattenuto le lacrime. Naturalmente la ramanzina non era mancata, promettendo a se stesso e all’intera guarnigione e non fare uscire mai più Sakura fuori dalle mura.

Per quanto riguarda Naruto e Sasuk, furono messi in punizione per due mesi interi, rimanendo anche loro segregati in casa, anche per cercare di guarire il più velocemente possibile.

Naruto alla fine ne era uscito con un semplice livido sullo zigomo e sotto l’occhio, evidenziando maggiormente il colore dei suoi occhi, mentre Sasuke, incluso qualche livido e taglio, si era ritrovato due coste incrinate per colpa della ginocchiata ricevuta. Sakura invece riprese a camminare solo dopo due settimane, dato che si era lussata la caviglia.

In sostanza, i tre amici non si videro per almeno tre mesi di fila.

Sasuke per tutto quel tempo parlava a malapena, soprattutto quando era presente la figura del padre che dopo quella sera non gli aveva più rivolto parola. Il solo pensare di aver distrutto in mille pezzi con un semplice errore la sua fiducia l’aveva completamente abbattuto, nonostante fosse riuscito finalmente ad attivare per la prima volta lo Sharingan, ma a Sasuke questo non importava più.

Mikoto era rimasta sempre la stessa, portandogli ogni giorno durante la guarigione il pranzo a letto con la sua pietanza preferita, nella speranza di tirarlo su di morale, ma tutti i suoi sforzi furono invanì. Anche Itachi provò a parlare con lui, ma per la prima volta si sentì inutile.

Dai otouto, capita a tutti di sbagliare. L’importante è che tu e i tuoi amici stiate bene, no?

Il silenzio fu l'unica risposta che ottenne.

Solo dopo essere guarito del tutto, esattamente due mesi e mezzo dopo, Fugaku, per la prima volta, entrò in camera sua intenzionato a parlare.

«Quello che hai fatto è imperdonabile Sasuke» aveva iniziato lui con voce dura, facendo sentire ancora peggio il figlio «Mi hai deluso e per colpa di questo tuo errore hai messo in grave pericolo non solo la tua vita, ma anche quella di Naruto e della principessa»

Ad ogni parola Sasuke sentiva qualcosa penetrargli il petto con rabbia, come se il coltello dell’uomo con la cicatrice l’avesse infine davvero trafitto con più pugnalate. Non aveva il coraggio di guardarlo, mentre a testa bassa continuava a stropicciare il lenzuolo bianco del suo letto.

La voce di suo padre era fredda e decisa; era la prima volta che usava su di lui quel tono, o forse era meglio dire che l’adoperava la prima volta in generale, dato che Itachi non aveva mai fatto niente di così sbagliato.

Quello che però Sasuke non sapeva era del perché Fugaku avesse deciso dopo due mesi di mutismo di riparlare con lui.
 





Il giorno precedente, il capo degli Anbu stava tranquillamente camminando lungo il corridoio del secondo piano del palazzo, ornato da un lungo e profumato tappeto rosso. Ad un certo punto, da dietro una colonna dove sopra stava poggiato un vaso di fiori freschi, spuntò una piccola figura.

Fugaku riconobbe immediatamente la bimba con i capelli rosa, con indosso una camicia da notte bianca e i piedi nudi; quello destro era ancora fasciato, nonostante ormai camminasse da qualche settimana.

«Signor Fugaku» sussurrò timida lei, uscendo dal suo nascondiglio e obbligando l’uomo ad arrestare la sua camminata «La colpa non è di Sasuke» continuò lei, stuzzicandosi le dita delle mani.

Fugaku la guardò dalla sua elevata altezza, non intenzionato ad addolcire la sua occhiata «Non ho mai detto questo. La colpa è di tutti e tre» disse secco e conciso.

Sakura abbassò dispiaciuta il capo, ingoiando leggermente un po’ di saliva dato che lagola era divenut improvvisamente asciutta.

«Volevo chiederle scusa»

Non aspettandosi un responso simile Fugaku si ammutolì, ma Sakura non se ne accorse, continuando a parlare con voce bassa e timida.

«So che ci siamo messi in pericolo da soli, ma nonostante la paura Sasuke non mi ha mai abbandonata. Lui è il mio eroe» l’ultima frase la disse con un sorriso, sotto l’espressione sorpresa dell’Uchiha.

Decisa, alzò i suoi occhioni verdi su di lui, chiamando completamente tono «La prego non sia ancora arrabbiato con lui, non lo merita. Papà dice che errare è umano..» esclamò, senza neanche dargli il tempo di dire qualcosa «Lui e Naruto mi mancano tanto. Sii buono e ci perdoni, non lo faremo più»

Per la seconda volta Sakura riabbassò la testolina rosata, mentre il suo tono mutò ancora, divenendo più basso e dispiaciuto, quasi tremante.

«Sicuramente anche Sasuke starà soffrendo per averla fatta arrabbiare»

Fugaku sussultò a quelle parole.

Quella bambina aveva solo otto anni e mezzo e, nonostante lui conoscesse la sua reale storia, gli sembrava comunque di avere davanti ai propri occhi un degno membro della casata reale del Paese del Fuoco.

Questo pensiero lo turbò appena, mentre la sua mente volò su Sasuke e il suo istinto paterno prese il sopravvento. Come stava lui? Era triste? Arrabbiato? Deluso? Turbato..? Non lo sapeva, perché per colpa del suo dannato orgoglio e senso del dovere l’avevano obbligato a trascurare una delle persone più importanti della sua vita.
Aveva messo davanti il lavoro al suo ruolo di padre e questo non lo accettava.

Con un sospiro si scompigliò i capelli scuri «Fra qualche giorno li riporterò qui» mormorò, ma per Sakura furono le parole più belle del mondo.

Senza esitazioni si lanciò sull’uomo, abbracciando una sua gamba e nascondendo il viso ornato dalla contentezza.

«Grazie signor Fugaku»

Il capo Anbu non riuscì a trattenere un sorriso.

 





Dopo quel ricordo Fugaku tornò con i piedi per terra, scrutando il figlio minore che ancora non l’aveva degnato di uno sguardo.

In quel momento si sentì di aver fallito come padre. In quei mesi non si era accorto minimante dello stato d’animo che albergava il bambino, nonostante le continue avvertenze da parte della moglie o il figlio maggiore.

Non aveva idea se era ancora in tempo per salvare il suo rapporto con Sasuke, ma voleva tentare lo stesso. Se per caso, nonostante tutti i suoi sforzi, avesse fallito una piccola parte dentro di lui continuava a ripetergli che forse se lo meritava anche.

Allungò lentamente una mano verso di lui, sfiorando la sua gamba coperta dal lenzuolo «Però.. sono felice che tu stia bene»

Sasuke, credendo di non aver sentito bene, alzò di scatto il viso, come se qualcuno lo avesse improvvisamente bagnato con una secchiata d’acqua ghiacciata, ma quando incrociò il lieve sorriso del padre, dovette confermare che sì, aveva udito perfettamente.

Ricambiò con timidezza il suo sorriso e Fugaku accarezzò ancora la sua gamba.

«E poi hai finalmente risvegliato lo Sharingan, no?»

Sasuke arrossì leggermente, ma annuì con la testa, mentre il suo cuore prese a battere all’impazzata «Non sei più arrabbiato?» sussurrò, guardando distratto il simbolo della casata reale sulla sua spalla.

«No»

Sasuke per la prima volta sentì i suoi occhi tremare, senza neanche rendersi conto che erano diventati lucidi.

«Vieni qui» proferì lui con tono dolce, aprendo le braccia e accogliendo il figlio in un caloroso abbraccio paterno. In quel momento si sentì l’uomo e il padre più fortunato al mondo ad avere un figlio così forte e fiero, ma allo stesso tempo con un grande animo.

«Fra una settimana tu e Naruto potrete ritornare a palazzo»

Questa volta Sasuke non riuscì a non sorridere dalla gioia, senza staccare il volto dal petto caldo e protettivo del padre.
“Non ti deluderò più, te lo prometto”.


**
 
[ Tre anni dopo ]
 
L’inverno era arrivato particolarmente violento quell’anno. Il Paese del Fuoco era famoso per il suo clima caldo e soleggiato, soprattutto durante l’estate, mentre durante le stagione fredde le temperature scendevano, ma mai in maniera così elevata come in quei giorni.

Sakura si strofinò leggermente le mani infreddolite, nonostante il camino continuasse a scaldare la sua camera da letto, dove si era rinchiusa per leggere ancora una volta il suo libro preferito.

Il tomo di medicina che aveva casualmente trovato qualche anno prima lo aveva infine terminato, nonostante le numerose a difficoltà nel comprendere determinati termini, nascondendolo poi nella sua stanza. In biblioteca, successivamente, ne aveva trovati molti altri che affrontavano lo stesso argomento, senza però accennare al chakra curativo; a quanto pare quella tecnica non esisteva più da anni, senza dare così la possibilità a qualcuno di immagazzinare più informazioni possibili.

Da qualche mese invece ne aveva recuperato un altro che spiegava alla perfezione l’intera casata del clan Uchiha, la famiglia di Sasuke. Incuriosita si era messa a leggerlo, conoscendo così l’origine della sua famiglia e le loro abilità innate. Uno dei capitoli era praticamente dedicato a tutti i tipi di arte oculare, scoprendo che in realtà non esisteva soltanto lo Sharingan.

Attraverso le diverse figure aveva capito che esteticamente non era solamente di colore rosso, ma anche che attorno a l’iride e alla pupilla si disponeva un tomoe, fino ad arrivare ad un massimo di tre e, a seconda del numero di tomoe lo Sharingan sarebbe stato in grado di sviluppare nuove abilità.

All’inizio Sasuke ne aveva mostrato solo uno, ma esattamente sei mesi prima era apparso il secondo, durante un allenamento con un Anbu che non si era risparmiato benché avesse davanti a lui un rivale molto più debole.

Dopo aver scoperto tutte quelle novità decise di tenersele per sé, riportando il libro al suo posto, anche perché sicuramente Sasuke era molto più informato di lei e non c’era bisogno che gli facesse una breve lezione.

Riportò la sua attenzione sul volume che stava sfogliando in quel momento, scaldandosi con il respiro caldo.

Col tempo aveva imparato a memoria i nomi delle ossa e muscoli più importanti e anche ad individuali, sfruttando il proprio corpo come cavia. Suo padre non sapeva di questa sua passione a differenza di Naruto e Sasuke, anche se in realtà non aveva mai parlato loro dell’esistenza dei Ninja medici.

Il pussare alla porta la risvegliarono e velocemente chiuse con un tonfo il libro e lo nascose sotto il letto, per poi aprirne un altro a caso che si trovava sulla sua scrivania.
«Avanti» disse sbrigativa, iniziando a leggere per finta il tomo appena scelto.

Un viso conosciuto e sorridente sbucò dall’uscio «Sakura..»

«Papà!»

Sakura gli regalò un accogliente sorriso, mentre l’uomo entrò in camera, dopo aver chiuso la porta. Si avvicinò curioso a lei, che innocentemente teneva le mani intrecciate dietro la schiena.

«Cosa fai?» domandò curioso, allungando il collo.

«Leggevo un po’..» disse lei in difficoltà. Abbassò leggermente lo sguardo per cercare di capire quale cavolo di argomento trattasse quel volume «.. un po’ di storia» farfugliò, ma per sua fortuna suo padre non se ne accorse.

«Lo sai che non mi piace interromperti fiorellino, ma ho bisogno che tu ti prepari» disse calmo, accarezzandole con dolcezza la testa di colore rosa.

Sakura piegò il capo di lato, curiosa «Perché?»

«Tra poco arriveranno come ospiti il Re del Paese del Vento insieme ai suoi parenti»

Il Paese del Vento era una delle più vaste terre della zona. Il suo clima era tipicamente asciutto e ventoso e la maggior parte della sua superficie era ricoperta in gran parte dal deserto; di conseguenza le tempeste di sabbia erano un normale avvenimento.

Non conosceva alla perfezione le abilità dei Ninja del Paese del Vento, ma fortunatamente, fin dall’inizio dei tempi, c’era sempre stato un trattato di pace con il Paese del Fuoco, stipulato dopo una grande battaglia durante il periodo di Madara Uchiha e Hashirama Senju, rimasto tutt’oggi illeso.

Inizialmente il Paese del Vento era composto solo da terre desertiche impossibili da coltivare ma, col passare degli anni, il primo Re riuscì ad ottenere alcune delle terre fertili sul confine col Paese del Fuoco, dando così inizio ad una grande alleanza. La sua capitale era Suna, chiamata comunemente anche Villaggio del Sabbia – chissà perché – e, a differenza loro, l’abitazione del Re si trovava proprio al centro di essa.

Per Sakura quella era la prima volta che conosceva il sovrano di un’altra terra, dato che in passato era sempre stato suo padre ad essere invitato, lasciando lei lì da sola ad attendere il suo ritorno.

Sorrise emozionata, mettendosi in piedi «Va bene»

L’uomo sorrise e dopo averle dato un leggero bacio sulla fronte leggermente spaziosa raggiunse la porta «Ti aspetto nella sala principale»

Una volta uscito Sakura raggiunse il suo bagno personale, dandosi una rinfrescata. Dato che quel giorno era particolarmente freddo preferì indossare un abito dalle maniche lunghe di colore rosso e rosa, risaltando così i suoi capelli. Ormai erano diventati lunghi, fino a raggiungere metà schiena.

Decise di tenerli sciolti, legandoci attorno la sua solita fascia rossa, in modo tale che la frangia non le coprisse i suoi occhioni verdi.

Infilate le ballerine nere uscì dalla camera, pronta a raggiungere suo padre. Camminò lungo il corridoio, intenzionata a raggiungere le scale che l’avrebbero condotta al pian terreno, ma non appena il suo sguardo si posò sulla finestra constatò con sorpresa che gli Anbu si stavano addestrando come ogni mattina, sfidando il freddo pungente. Il cortile dedicato ai loro allenamenti era privo di tetto, ma circondato da quattro mura, formando così un quadrato perfetto.

Senza farsi vedere si avvicinò al vetro, cercando con gli occhi due figure a lei conosciute. Immediatamente fu attirata dal colore acceso dei capelli di Naruto, mentre colpiva senza sosta con pugni e calci un manichino appeso ad una trave con la corda. Arrabbiato, dato che questo mentre oscillava l’aveva colpito in faccia, si lanciò letteralmente su di lui, ma dato che la fune non era in grado di reggere il suo peso si spezzò, facendolo cadere a terra come un sacco di patate, sotto lo sguardo scioccato degli altri Anbu.
Sakura si portò una mano davanti alla bocca, per cercare di non scoppiare a ridere, ritornando poi a scrutare l’area di allenamento e finalmente vide anche Sasuke.

Era talmente concentrato che non si era nemmeno reso conto della figuraccia che aveva appena fatto il biondo. Con occhi seri e duri osservava davanti a lui quello che sembrava Itachi, che se ne stava tranquillo con le braccia lungo il corpo, completamente avvolto da un mantello, sicuramente per proteggersi dalle temperature gelide.
Rapita dalla situazione Sakura osservò il maggiore che, come un fulmine, scattò verso di lui con un kunai in mano, ma Sasuke, dopo aver attivato lo Sharingan scansò senza difficoltà il suo attacco, contrattaccando con un altro kunai.

I due si guardarono soddisfatti, ma allo stesso tempo concorrenziali e ancora una volta ripresero a battersi; un continuo gioco tra attacco e schivata.

Sakura rimase un attimo a contemplare l’immagine di Sasuke. In quei tre anni era cresciuto tanto, soprattutto in altezza, così come Naruto. Il suo fisico stava cominciando ad essere più teso e robusto grazie ai muscoli che stava sviluppando, specialmente quelli delle gambe, sebbene fosse un semplice tredicenne.

I suoi capelli, diventati più lunghi, erano di conseguenza diventati più ribelli, ma per evitare che gli dessero noia agli occhi teneva quasi sempre legata una fascia azzurra sulla fronte, abbinata alla maglietta a collo alto che indossava.

Sakura sorrise appena e rimase ancora a guardarlo, ma non appena lo vide fermarsi per riposare un po’ si staccò dalla finestra, con la paura di essere scoperta. Riprese a camminare, ricordando solo in quel momento che suo padre la stava aspettando.

Con passi veloci raggiunse il grande portone di legno scuro ed entrò nella sala principale. Era una delle stanze più grandi dove si rivelava sia il trono di suo padre che il lungo tavolo dove poter discutere di affari con altri uomini importanti.

Alla sua entrata Sakura avvampò dalla vergogna quando diverse paia di occhi si voltarono nella sua direzione.

«Sakura» disse sorridente suo padre, mettendosi in piedi e incoraggiandola a raggiungerlo «Vieni, ti presento il Re del Paese del Vento, il mio amico Rasa»

Arrivata al suo fianco, la rosa osservò davanti a lei l’uomo appena indicato. Il suo sguardo era serio, ma non come quello del signor Fugaku. La sua pelle era abbronzata e i capelli rossi, leggermente scoloriti, forse a causa dell’età.

Come le era stato insegnato, la ragazza si inchinò leggermente, in segno di rispetto.

«È un piacere conoscerla»

Questo sorrise, cambiando totalmente espressione facciale «Altrettanto» disse, con voce decisa e profonda «Questi sono i miei figli: Temari, Kankuro e Gaara»

Il Re indicò con la mano i tre ragazzi che si trovavano in piedi dietro di lui. Sakura li scrutò uno ad uno, domandosi se quelli fossero realmente fratelli.

L’unica ragazza, sicuramente la più grande, aveva la stessa espressione iniziale del padre, mentre i suoi capelli erano legati in quattro codine bionde. A differenza sua indossava un abito tutt’altro che femminile. Il secondo portava una casacca nera con il cappuccio calato, mostrando così i suoi capelli castani, anche se la sua attenzione fu attirata più che altro dagli strani disegni sul viso di colore viola. E infine l’ultimo - sicuramente il più piccolo dato che era il più basso - le fece salire un brivido lungo la schiena; i suoi occhi azzurri evidenzianti da un pesante trucco color nero la scrutavano intensamente, come se in quel momento potesse leggere all’interno della sua anima, provocandole un forte disagio. I capelli erano rosso fuoco e l’espressione raggelante, ma fisiologicamente era quello che assomiglia di più al padre. Anche lui aveva un segno disegnato sul volto, esattamente sulla parte sinistra della fronte, vicino il sopracciglia.. sembrava una scritta, ma da quella distanza non leggeva bene.

Sakura rimase diversi secondi a contemplarsi, cosa che sicuramente fecero anche loro, mentre il Re ospite riprese a parlare «Lei invece è la mia consigliera, la vecchia Chiyo e suo nipote Sasori»

In quel momento Sakura si accorse di altre due figure, rimaste in piedi di lato, poco distanti dai figli.

La rosa osservò sia la vecchia signora, che il ragazzo che l’affiancava. Il colore dei suoi capelli era molto simile a quello di Gaara, però si dovette ricredere quando incrociò le sue iridi scure, molto più profonde e inespressive; non sembrava neanche umano e il modo in cui l’osservava non le piaceva per niente.

La sala rimase in silenzio. Sakura aveva salutato i presenti con un formale inchino che solo Gaara e Kankuro avevano ricambiato – quest’ultimo persino sorridente – obbligando così il Re a riprendere parola, per cercare di rompere il ghiaccio.

«Finalmente conosco tua figlia Nawaki.. non ti somiglia per niente» scherzò lui con un ghigno e incrociando le braccia muscolose al petto.

Alla sua battuta suo padre sospirò «Me ne sono reso conto»

Ridacchiarono divertiti, mentre Sakura cercava di non pensare agli occhi di Sasori perché sì, ne era convinta, non avevano smesso un attimo di squadrarla.

«Ragazzi noi andiamo, dobbiamo discutere di alcune faccende. Chiyo, controlla i miei figli» disse improvvisamente il Re dai capelli rossi, dando una pacca amichevole all’amico, iniziando ad allontanarsi, mentre la vecchia fece un gesto col capo.

I ragazzi rimasero per diverso tempo in silenzio. Sakura non aveva idea di come iniziare un discorso per provare ad interagire con loro dato che un futuro, avrebbero dovuto farlo davvero.

Al suo posto ci pensò la bionda a rompere il silenzio, iniziando a stiracchiarsi le braccia con fare svogliato «Io mi sto annoiando. Gaara, andiamo a fare un giro?» domandò con tono seccato.

Kankuro roteò gli occhi, mentre Gaara, dopo aver lanciato un ultimo sguardo alla rosa annuì lentamente, iniziando ad incamminarsi verso la porta, seguito dai fratelli.

Sakura, ancora leggermente confusa, batté gli occhi. Cioè l’avevano mollata così, su due piedi? Molto simpatici, davvero..

Sbuffò scocciata, incrociando le braccia al petto.

In quel momento sentì qualcuno avvicinarsi e quando riconobbe il volto della vecchietta la guardò curiosa.

«Fammi vedere le tue mani»

La sua voce era consumata dalla vecchiaia, ma era comunque alta e ben udibile. Le sue mani si erano aperte a coppa nel momento in cui le aveva proposto quella piccola richiesta e, malgrado Sakura si sentisse titubante, face come richiesto, per educazione.

Le sue piccole, bianche e curate mani furono studiate da quell’occhietti neri, come se stessero esaminando un diamante prezioso. Continuava a rigirarle e toccarle con lieve carezze, soprattutto sul palmo, dove si trovavano le linee incise sulla pelle.

«Come sospettavo..» borbottò lei, chiedendole in un pugno dolcemente «Le tue sono speciali»

La rosa alzò la testa di scatto e vide la consigliera del Re sorriderle. Subito abbassò la testa, imbarazzata «Prego?»

«Davanti a te hai ancora una lunga strada da percorrere.. Sakura Senju»

Il tono che utilizzò per dire il suo cognome non le piacque affatto. Sembrava una signora gentile, ma improvvisamente era cambiata, anche se la sua espressione era rimasta la stessa.

Tentando di essere più educata possibile Sakura si liberò le mani, regalandole un sorrido forzato «E’ stato un piacere conoscerla, ma adesso devo andare»

Non aspettò risposta e con passi svelti raggiunse la porta che pochi minuti prima avevano solcato i figli del Re del Paese del Vento.

Ripercorse la stessa identica strada, lanciando uno sguardo veloce alla finestra per vedere il campo di allenamento completamente vuoto; sicuramente gli Anbu avevano finito di esercitarsi.

Salì le scale fino a sopraggiungere al secondo piano, col pensiero fisso di chiudersi in camera sua per poter aspettare l’arrivo di Naruto e Sasuke. Girò l’angolo del corridoio completamente deserto, ma quando pose una mano sulla maniglia della porta una presa forte e poco amichevole le bloccarono l’arto.

La porta venne richiusa con un tonfo, che echeggiò lungo la corsia e Sakura alzò gli occhi, più spaventati che sorpresi, incrociando quegli inquietanti di Sasori. Non aveva idea di come avesse fatto a raggiungerla così velocemente.

Lui la lasciò andare, ma la mano rimase poggiata sopra l’uscio, impedendole di aprirlo.

«Scusa, ma vorrei entrare» dichiarò infastidita, gonfiando le guance.

Sasori in risposta spostò completamente il suo corpo davanti alla porta e Sakura fece istintivamente un passo indietro. Ora che lo vedeva da più vicino dovette riconoscere che il ragazzo avrà avuto a malapena venti anni, forse anche diciotto. Continuava a studiarla con attenzione con quei occhi così seri, ma allo stesso tempo belli, donandogli quasi un tocco femminile, ma la sua bellezza veniva completamente offuscata dalla sua aria grave, o almeno era quello che pensava Sakura.

«Non è molto educato lasciare da soli gli ospiti principessa»

Per la prima volta udì la sua voce e la rosa dovette ammettere che questa rispecchiava la sua figura: fredda e inumana.

«E non è educato impedire ad una persona di entrare nella propria stanza»

La ragazza non era riuscita a trattenere la lingua e la sua testardaggine, da sempre stato uno dei suoi più grandi difetti. Poteva anche essere la figlia del Re e di conseguenza avere un comportamento regale e rispettoso verso il prossimo, ma quando qualcuno non le portava rispetto – soprattutto senza alcun motivo - riusciva a stento nel trattenersi.

Alle sue parole sul volto di Sasori sgorgò un’emozione simile al divertimento.

«Solo perché sono il cugino dei figli del Re non significa che debba ricevere un trattamento diverso» mormorò, afferrando privo di tatto il polso e strattonandola, avvicinando così il viso al suo.

Non aspettandosi tale gesto Sakura dilatò gli occhi, rimanendo bloccata, senza neanche rendersi conto che l’altra mano del rosso aveva agguantato una ciocca che le sfiorava la gota, sicuramente sfuggita al suo nastro, iniziando a tastare con le dita i suoi filamenti.

«I tuoi capelli sono così rivoltanti..»

I’intonazione che aveva utilizzato era rimasta bassa e calma, come se in quel momento non avesse detto nulla di offensivo. Non sapeva se erano state le parole o i suoi modi, fatto stava che quel piccolo aggettivo aveva fatto sentire Sakura fiacca e.. brutta. Per la prima volta si sentì brutta.

«Sakura»

Una terza voce si destò dal corridoio, obbligando Sasori a lasciare la presa. Sakura, riconoscendo la voce, non riuscì a trattenere un sospiro di sollievo, ricominciando a respirare regolarmente; solo in quel momento si rese conto che le sue ginocchia stavano leggermente tremando.

«Sasuke..» sussurrò lei, mentre il moro raggiunse i due ragazzi con passi lenti.

Il nuovo arrivato posò i suoi occhi neri come la pece sulla figura del ragazzo mai visto prima, studiandolo dalla testa ai piedi, per poi posarli subito dopo verso l’amica, divenendo leggermente più dolci.

«Stai bene?»

Lei, ancora leggermente scossa annuì, portandosi il ciuffo che aveva toccato un attimo prima Sasori dietro l’orecchio

«Finalmente vedo un Uchiha con i propri occhi»

La voce bassa e tranquilla del rosso obbligò entrambi a voltarsi, notando immediatamente il suo sorrisetto, simile ad un ghigno, ornare le sue labbra pallide.

Sasuke, per niente intimorito, assottigliò gli occhi. Quel tipo avrà avuto la stessa età di Itachi, ma non era altissimo e quei suoi occhi sembravano quasi privi di vita. Da lontano aveva notato il modo brusco con cui aveva afferrato Sakura e il suo istinto gli aveva suggerito di buttarsi su quella brutta faccia per riempirla di pugni, ma dato che in questo modo sarebbe finito solo nei guai aveva preferito mantenere la calma.

«Vattene» disse a tono, seguito da un gesto col capo.

Per fortuna lui non obbiettò e fece come richiesto, ma poco prima di farlo guardò ancora una volta la rosa.

«Alla prossima.. Sakura»

La fanciulla sentì un lungo e fastidioso brivido lungo la schiena. Il modo in cui aveva pronunciato il suo nome le aveva ricordato lo stesso che aveva utilizzato poco prima la consigliera del Re ospite; che ce l’avessero con lei?

Sasuke intanto aveva seguito per tutto il tempo il ragazzo, fino a quando non scomparve dietro l’angolo e solo in quel momento sospirò col naso, riportando la sua attenzione sull’amica.

«Chi era?»

Sakura si morse il labbro, stringendosi con la mano destra il gomito, tenendo il braccio sinistro disteso «Un membro del Paese del Vento, nipote del Re» spiegò veloce.
Chissà perché durante le presentazioni Re Rasa non aveva specificato il suo grado di parentela..

Solo in quel momento realizzò che se non fosse stato per l’intervento del moro forse Sasori avrebbe continuato ad importunarla. Felice alzò lo sguardo, di nuovo sorridente.

«Grazie Sas’ke-kun»

A quel nomignolo il ragazzo roteò gli occhi. La rosa aveva cominciato a chiamarlo con quello stupido appellativo già da qualche mese, però – non aveva idea del perché – non le diceva mai niente; forse perché infondo non gli dispiaceva.

«Naruto sta arrivando col pranzo» cambiò velocemente discorso, notando con la coda dell’occhio il sorriso di Sakura scomparire.

«Mangiamo in camera mia?»

Lui annuì e insieme entrarono.

Come il resto dell’intero palazzo, anche quella stanza era abbellita con mobili eleganti e raffinati. Il colore scelto delle tende era di un semplice color panna, mentre la coperta e le fodere dei cuscini rosse e bianche.

Vicino alla scrivania Sakura aveva chiesto al padre di aggiungere una piccola libreria dove poteva collocare tutti i libri che finiva di leggere; preferiva collezionarli piuttosto che riportarli nella grande biblioteca del terzo piano ad accumulare di nuovo polvere.

Sasuke si lanciò con un sospiro sul materasso morbido, affondando leggermente tra le lenzuola, iniziando a togliersi dalla mano sinistra le garze che aveva cominciato a legarsi da qualche tempo attorno al palmo e le dita, dato che ogni volta che si esercitava a mani nude o col Chidori rischiava sempre di ferirsi.

Sakura invece si sedette sulla sedia della scrivania, assorta nei suoi pensieri. Le parole di Sasori continuavano a rimbombarle nella sua testa.

Rivoltanti.

Insicura prese tra le dita una sua ciocca, osservandola distratta. Nessuno prima d’ora aveva mai offeso il suo aspetto estetico, anche se era già consapevole della sua fronte leggermente più grande della norma, ma era stata comunque sempre attenta nel nasconderla.

Ma in quel momento, ora che ci rifletteva, nessuno a parte suo padre le aveva mai fatto un complimento alla sua immagine; che in realtà fosse davvero orribile agli occhi degli altri? Per un attimo cedette a quei pensieri, ipotizzando che, dato che si trattava della figlia del Re, nessuno poteva permettersi di deridere il suo aspetto, preferendo tenere per sé quel giudizio.

Per un attimo perse un battito quando la sua mente volò su Naruto e Sasuke; che anche loro la considerassero così?

«Sasuke..» sussurrò lei e lui rimase sdraiato a pancia in su, ascoltandola «Secondo te i miei capelli sono brutti?»

Il moro corrugò la fronte e alzò il busto coi gomiti, per riuscire a vedere l’amica che continuava a squadrare con occhi assorti il lungo ciuffo rosato. Lei alzò un attimo gli occhioni verdi su di lui, dato che era rimasto in silenzio e Sakura si pentì, riabbassando la testa.

«Niente, lascia stare»

Sasuke non aveva idea del perché gli avesse fatto una domanda così assurda, forse era stata colpa di quel Sasori; chissà cosa le aveva detto.. per un attimo si pentì di non averlo pestato a sangue, ma preferì cacciare quei pensieri, ritornando alla realtà.

Anche se erano passati cinque anni Sasuke ricordava ancora perfettamente le sue commozioni quando vide per la prima volta quella tinta così inusuale. Tutte le volte che ci pensava non poteva fare a meno di ringraziarli perché, alla fine, erano stati proprio quelli che gli avevano permesso di scorgere quella piccola bambina timida nascosta dietro l’albero.

Certo, non era il suo colore preferito però, ora che ci rifletteva, lo considerava molto bello su di lei. Con i suoi occhi verdi creavano sempre un bel contrasto, ricordandogli ogni volta la primavera e i delicati fiori di ciliegio. Doveva ammettere che il Re ci aveva proprio preso nello scegliere il nome della figlia.

Sasuke tornò a guardarla, notando immediatamente il suo muso lievemente abbattuto, forse delusa dal suo mutismo. Impacciato provò a dire qualcosa, percependo immediatamente le guance andare a fuoco.

«Sono unici nel suo genere» sputò la prima cosa che gli venne in mente nel modo più impacciato e ridicolo che potesse fare. Si portò le mani dietro la testa, osservando scocciato il soffitto, non avendo il coraggio di vedere la reazione di Sakura che, ne era convinto, si era voltata verso di lui con il suo gran sorriso.

«Ho portato il cibo!»

Con la grazia di un elefante il tornado Naruto fece la sua classica entrata in scena, aprendo con un calcio la porta, dato che le sue mani erano completamente occupate.
Tutto sorridente si avvicinò a Sakura, porgendole un vassoio ricco di polpette di riso e carote.

«Questo è per Sakura..»

Lei lo accettò, sorridente «Grazie Naruto-kun»

Con tre lunghi passi raggiunse il letto, dove Sasuke si era messo a sedere a gambe incrociate e a piedi nudi, lasciando le scarpe per terra.

«Questi cosi schifosi per Sasuke..» borbottò il biondo con area schifata in direzione del piatto ricco di verdure cotte, tra cui pomodori – al suo commento Sasuke ringhiò appena.

«E il ramen per me. Buon appetito!» concluse felice, mettendosi a sedere per terra come un indiano, non prima di aver unito le mani in segno di preghiera. Spezzò le bacchette e iniziò a mangiare gli spaghetti, o meglio divorare.

«No sporcare il pavimento come l’ultima volta» lo minacciò la rosa con occhi furenti, ricordando l’episodio della settimana scorsa dove Naruto, dato che si era scottato la lingua, gli era quasi sfuggita tra le mani la ciotola, salvandola in tempo, peccato che metà brodo fosse finito sul pavimento.

Naruto però era troppo concentrato sul suo pasto per poterla ascoltare ,e dopo aver ingoiato il boccone, si massaggiò soddisfatto la pacia.

«Finalmente un po’ di calore. A forza di allenarci all’aperto mi si era congelato il naso, dattebayo!» borbottò, toccandosi col pollice la parte interessata «Sakura-chan, prima mentre salivo ho incrociato tre tipi. Quello con i capelli rossi mi ha guardato con una faccia..»

Mentre raccontava Naruto osservava l’amica e allo stesso tempo ispirava rumorosamente con le labbra gli spaghetti. Sasuke fece una faccia schifata.. possibile che quel dobe non sapesse mangiare come le persone normali?

La rosa invece ridacchiò, capendo perfettamente dalla sua descrizione che si trattava di Gaara «Sono i figli del Re Del Paese del Vento, sono ospiti al castello, ma credo che andranno via stasera»

Alzò con non curanza le spalle e ritornò a mangiare. Quei ragazzi si erano dimostrati menefreghisti e poco amichevoli, quindi prima se ne andavano e meglio era.
«Erano proprio buffi» ridacchiò sotto i baffi Naruto, bevendo il brodo.

Sasuke afferrò con la bacchetta un pezzetto di peperone «Anche tu lo sei dobe» disse tranquillo.

Per poco Naruto non soffocò con la brodaglia, mentre il suo viso divenne rosso sia dalla rabbia che dalla fatica nel trattenere i colpi di tosse «Stai zitto teme!»

Finito di mangiare i tre riportando i piatti sporchi nelle cucine, sotto gli occhi riconoscenti dei servitori. Camminarono e chiacchierando lungo i vasti corridoio, facendosi ogni tanto degli scherzetti, ma col passare del tempo cominciarono ad annoiarsi.

«Che facciamo? Fuori è troppo freddo» borbottò Naruto, guardando fuori dalla finestra il cielo completamente ricoperto da nuvole bianche.
Sakura si portò pensierosa una mano tra i capelli.

«Che ne dite del dojo? Infondo è al chiuso» propose lei.

«Non viene utilizzato?» domandò Sasuke, iniziando a seguire la rosa.

Sakura sapeva che il piccolo dojo veniva sfruttato raramente per gli allenamenti speciali dedicati agli Anbu, per questo motivo era sicura di trovarlo vuoto «Qualche volta, ma credo che ora sia libero»

Naruto aumentò il passo, incrociando le mani dietro la testa «C’è solo un modo per scoprirlo» proferì, facendo l’occhiolino.

Per loro fortuna, una volta entrati, non trovarono nessuno, così decisero di rimanere in quella piccola saletta a forma cubica. Molte pareti raffiguravano ritratti di guerrieri Ninja del Paese del Fuoco durante un combattimento, mentre il pavimento era rivestito da un tappeto blu notte, leggermente morbido.

I ragazzi, poco prima di entrare, si tolsero le scarpe, rimanendo a piedi scalzi.

Naruto corse al centro della sala «Sakura-chan guarda, finalmente posso mostrarti la mia tecnica della moltiplicazione!»

Lei rimase ferma a guardare curiosa l’amico, affiancata da Sasuke, che aveva chiuso gli occhi e assunto una posa annoiata, con la mano sinistra poggiata sul fianco.
Naruto si concentrò ad occhi chiusi e, dopo aver posizionato le mani una ventina di altri Naruto apparvero in una nuvoletta di fumo.

Sakura guardò con occhi brillanti la scena, cercando di invidiare il Naruto originale, con scarsi risultati. Un secondo dopo tutti quanti sparirono e il biondino rimase solo al centro del dojo con le mani dietro la nuca e un gran sorriso soddisfatto.

«Forte!» commentò Sakura, raggiungendolo.

«Già» si vantò, toccandosi il naso con l’indice «Sono molto più bravo di questo teme qui»

Preso in causa Sasuke assottigliò gli occhi, incrociando le braccia al petto «Non sfidarmi Naruto»

«Tanto perderesti» lo sfidò.

I due iniziarono a fronteggiarsi come al solito, pronti ad uno dei tanti combattimenti corpo a corpo che svolgevano durante gli allenamenti, ma poco prima di iniziare la rosa si avvicinò a loro, scrollandoli.

«Mi insegnate qualcosa?» li pregò, facendogli completamente dimenticare la loro sfida.

I due la guardarono come se fosse impazzita – oppure lo era davvero.

Naruto si allontanò da Sasuke, grattandosi incerto la nuca, scompigliando ancora di più i suoi capelli color oro.

«Ma.. Sakura-chan tu sei una principessa» disse incerto.

«E allora?»

Lui si morse il labbro, cercando di trovare le parole adatte, sperando che l’amica non si offendesse «Di solito le principesse non combattono»

Sapeva che quello non era il comportamento degno di una reale, ma non le importava. Più di una volta aveva desiderato imparare qualche mossa Ninja, specialmente quando rimaneva a vedere gli Anbu allenarsi; l’avevano sempre affascinata le loro abilità.

«Ma io voglio imparare qualche mossa, così per curiosità, anche perché in questo modo potrò difendermi da sola»

Quella mattina il comportamento di Sasori l’aveva presa in contropiede, senza neanche darle il tempo di ragionare o agire per difendersi. Per questo motivo aveva pensato che forse, se avesse accumulato qualche perizia, la sua sicurezza sarebbe aumentata e di conseguenza, di fronte a simili episodi futuri, ne sarebbe uscita illesa.. o almeno sperava.

Naruto continuava a guardarla confuso, mentre Sasuke sembrava aver letto i suoi pensieri. Anche lui credeva che quella voglia di imparare fosse dovuta all’episodio avvenuto con Sasori.

Con sguardo serio si mise di fronte alla rosa.

«Colpiscimi»

Questa strabuzzò gli occhi «Come?»

«Non esitare, colpiscimi»

Sul serio, voleva che lo ferisse? No, non poteva farlo, e se gli avesse fatto male? Certo, era più grande di lei e il suo corpo era pronto e allenato, ma non voleva rischiare di combinare qualcosa di spiacevole.

Alzò leggermente i pugnetti, mentre il suo corpo era rimasto rigido come un paletto di legno, a differenza di Sasuke, che sembrava tranquillo di fronte a lei, senza neanche tenere le braccia alzate per difendersi.

«Convinta» la spronò ancora.

Sakura ispirò col naso e dopo aver chiuso gli occhi mosse a caso il braccio verso il moro, sperando di non fargli male. Sorprendentemente Sasuke bloccò il suo pungo con la mano, come se fosse stata una semplice pallina di carta.

«Non devi avere paura quando aggredisci il tuo avversario» la rimproverò, mentre lei riaprì gli occhi.

Naruto, che per tutto il tempo era rimasto a guardare sorrise, avvicinandosi ai due amici.

«E le tue gambe devono essere posizionate così. In questo modo hai più libertà di movimento sia nello schivare che nell’attaccare»

Il biondo spiegò alla ragazza la giusta posizione degli arti inferiori, che fino a quel momento erano rimasti impiantati come rocce. La rosa seguì le sue indicazioni, cercando di imitarlo, portando la gamba destra più avanti a quell’altra, stando leggermente piegata sulle ginocchia.

Naruto e Sasuke sorrisero soddisfatti e quest’ultimo la incoraggiò ancora, indicando il suo palmo aperto vicino il petto .

«Riprova adesso»

«E ricorda Sakura-chan, per qualsiasi cosa hai anche il piano B» aggiunse tranquillo Naruto, facendola confondere.

«Cioè?»

I due ragazzi divertiti scrutarono all’unisono verso il basso, per poi rialzare lo sguardo. Sakura seguì la loro indicazione, rimanendo sempre più confusa, ma quando notò le loro gambe leggermente divaricate che davano spazio ad un punto che per i maschi era considerato ‘delicato’ arrossì leggermente, scoppiando poi a ridere.

 Beh, sicuramente quella era la mossa più sicura.


**


Naruto e Sasuke continuarono questo loro nuovo ruolo da insegnanti per diverso tempo, rimanendo abbastanza soddisfatti e divertiti.

Alla fine Sakura si era dimostrata una brava allieva, sicuramente grazie alla sua determinazione. Naturalmente i suoi muscoli non erano particolarmente abituati all’attività fisica - e la cosa la imbarazzò abbastanza – però per essere  stata la sua prima volta se l’era cavata piuttosto bene.

Grazie a Sasuke aveva imparato a liberarsi da una presa da dietro, utilizzando il peso del corpo avversario come fonte di vantaggio. Il moro le aveva spiegato che quella era ad una semplice tecnica di difesa che apparteneva alle mosse di arti marziali.

Naruto invece le insegnò il procedimento migliore per come tenere e caricare un pugno, sia col destro che col sinistro, nel caso in cui un suo avversario fosse riuscito a fermare l’altro suo braccio. Durante la piccola lezione aveva provato a colpirlo al petto, riuscendoci dopo l’ennesimo tentativo, peccato che non avesse calcolato la resistenza del biondino; per un attimo pensava di aver colpito una corazza di ferro.

Aveva cominciato a saltellare dal dolore, mentre Sasuke prese la sua mano tra le sue, aprendo le sue dita per controllarle. Fortunatamente non si era fatta niente, ma le nocche erano diventate subito rosse, così decisero di smettere, non prima di aver rubato di nascosto del ghiaccio delle cucine per far allievare il dolore alla rosa.

«Scusami Sakura-chan» ripeté ancora Naruto, mentre lei continuava a premere il ghiaccio avvolto dentro un telo sulla mano lesa.

Lei sorrise, negando col capo «Non fa niente Naruto-kun»

I tre raggiunsero la sua camera, notando che questa era lievemente illuminata dai pochi raggi solari che erano sfuggiti dalla copertura delle nuvole, scomparendo lentamente dietro l’orizzonte.

Naruto sbadigliò rumorosamente, buttandosi a pancia in giù sul letto «Sono stanco morto» parlottò, chiudendo gli occhi.

Anche Sakura lo raggiunse, dopo aver lasciato il ghiaccio sul comodino.

Spinse leggermente l’amico col gomito, per farlo spostare «Naruto togliti le scarpe» mormorò lei, rilassandosi completamente non appena la sua testa sprofondò sul morbido cuscino.

Sasuke sorrise, e dopo aver chiuso la porta, li sopraggiunse «Lasciatemi un po’ di spazio» si lamentò, salendo a carponi sul letto, schiacciando involontariamente la milza del biondo col ginocchio.

«Ahia teme! Mi hai fatto male!» si lamentò questo, accarezzandosi la parte pestata, mantenendo comunque la stessa posizione.

Sasuke sbuffò, sdraiandosi dall’altra parte di fianco «Non è colpa mia se sei grasso»

Naruto alzò la testa di scatto «Grasso?!»

I due si lanciarono saette con gli occhi mentre Sakura, che si trovava in mezzo ai due a pancia in sù strinse le loro mani, portandole al petto.

«Vi voglio bene» frusciò, ormai vicina al mondo dei sogni.

Inteneriti i due ragazzi, dopo essersi scrutati, sorrisero, cedendo anche loro al potere di Morfeo.


**


Fugaku continuava a cercare con evidente nervosismo lungo i corridoi del palazzo. I domestici gli avevano riferito che i ragazzi non erano mai usciti quel giorno per colpa del freddo rigido e dopo minuti di ricerca si era unito a lui anche Nawaki, dopo aver salutato Rasa, ripartito con i suoi parenti per il proprio Paese.

«Tranquillo Fugaku, sicuramente sono in camera di Sakura» disse lui sorridente, con le mani incrociate dietro la schiena.

L’uomo grugnì in risposta, non accentando quell’improvviso ritardo da parte dei ragazzi. Tutte le volte che dovevano tornare a casa si ritrovavano davanti al portone nel momento in cui il sole cominciava a calare, peccato che suo figlio e Naruto non si fossero presentati e come se non bastasse era sparita pure la principessa.

I due camminarono lungo il corridoio del secondo piano, mentre dalle finestre riuscivano a scorgere la luce delle torce che illuminavano l’ampio cortile, dato che oramai era calata la notte.

Nawaki bussò lievemente sull’uscio della stanza della figlia, ma dato che dall’altra parte non ricevette risposta, decise di aprirlo.

La stanza era completamente immersa dall’oscurità, solo una parte era leggermente illuminata grazie al chiarore che arrivava dalla finestra.

I due uomini si affacciarono e quando videro il letto occupato strabuzzarono gli occhi.

Naruto, sul lato del bordo russava rumorosamente, forse per colpa della sua posizione a pancia in giù. Sasuke invece si trovava sull’altro lato, dove si trovava il muro, dormendo tranquillo di fianco, mentre i capelli di Sakura gli solleticavano leggermente il naso. La ragazza dormiva tranquilla tra i due, stringendo con una leggera presa le loro mani.

Quella scesa non l’avrebbero dimentica così facilmente, ne erano sicuri.

Il Re sorrise, richiudendo la porta senza il minimo rumore.

«Forse è meglio lasciarli dormire» sussurrò, mentre Fugaku, ancora con la bocca socchiusa annuì sconcertato.

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Capitolo 5
*** Snow ***



Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





Capitolo 5 ~ Snow  
 


Sakura si mosse appena.

Un piacevole calore avvolgeva il suo corpo, nonostante il lieve dolore a tutti i muscoli. Solo in quel momento si ricordò dell’allenamento improvvisato del giorno precedente svolto insieme a Naruto e Sasuke.

Sentendo la sua schiena intorpidita decise di muoversi, mettendosi in posizione fetale, stringendo tra le dita quello che sembrava il lenzuolo. Sicuramente la sera prima si era addormentata senza neanche mettersi sotto le coperte, ma per buona sorte non aveva patito il freddo.

Pochi minuti dopo sentì un lieve movimento vicino a lei, mentre il tessuto le sfuggì tra le dita, per poi percepirlo sulle spalle, facendola sospirare.

Sasuke intanto si era messo in piedi. Si era svegliato da una trentina di minuti, senza riuscire a riprendere sonno per colpa della rumorosa e fastidiosa russata del biondo.

Aveva aperto gli occhi infastidito, pronto a dargli un calcio sul sedere per farlo cadere dal letto, ma quando lo fece, la prima cosa che riconobbe furono i capelli di Sakura sparsi sul cuscino, che gli solleticavano lievemente il viso.

Per tutta la notte era rimasta a pancia in sù, leggermente schiacciata tra lui e Naruto, mentre la presa delle loro mani si era sciolta; sicuramente si erano mossi durante il sonno.

Restando sdraiato con la testa poggiata sul cuscino il moro era rimasto a contemplare il suo viso, notando solo in quel movimento il profilo perfetto del suo nasino leggermente appuntito.

Il suo corpo emanava un piacevole calore, ma qualcos’altro attirò la sua attenzione che, prima di allora, non aveva mai notato: il suo profumo.

Non era come quello di Itachi, simile al muschio verde del bosco, oppure a quello di sua madre, mescolato ai saponi che utilizzava per pulire i loro vestiti; no il suo era.. buono, semplice, pulito. Sembrava che al suo posto vi fosse un bellissimo e ricco vaso di fiori selvatici appena colti, e l’aroma che emanavano era proprio come quello che piaceva a lui: fruttato, mischiato a qualcosa di più intenso, come la menta, oppure acido, come l’arancia.

Era rimasto minuti interi ad odorarlo, come se fosse una droga, mentre i suoi occhi continuavano a guardare la sua pelle chiara e liscia.

Improvvisamente Sakura si lamentò nel sonno, voltandosi verso la sua direzione in posizione fetale. Era arrossito di botto quando si ritrovò il suo viso vicinissimo al suo, fino a sfiorare il suo naso che un attimo prima l’aveva considerato perfetto. Le sue piccole mani invece avevano stretto tra le dita la sua maglietta blu, come se stesse cercando un appiglio.

Quella situazione l’aveva messo a disagio e senza capire il perché il suo cuore aveva iniziato improvvisamente a battere velocemente, come se fosse impazzito; pertanto decise di alzarsi.

Facendo attenzione si liberò dalla sua presa e un ghigno divertito spuntò dalle sue labbra quando vide il suo viso contrariato. Cercando di fare il più piano possibile, Sasuke scese dal letto, non prima di aver coperto il corpo della ragazza con una parte del lenzuolo.

Si sgranchì le braccia e le spalle, lanciando uno sguardo disgustato al lago di saliva che Naruto stava lasciando sopra la federa del letto.

La stanza era leggermente illuminata da una luce biancastra e Sasuke sbuffò non appena comprese che non c’erano raggi di sole, ma solo nuvole. Si avvicinò alla finestra per confermare il clima invernale che avrebbe tempestato, forse per giorni, le terre del Paese del Fuoco, quando i suoi occhi si posarono su un colore che per lui era del tutto nuovo: bianco.

Guardò incantato il panorama davanti a lui, come se si fosse svegliato in un altro luogo.

Senza pensarci raggiunse il letto e salì a carponi, per raggiungere Sakura che dormiva ancora nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata. Le sfiorò con due dita la spalla, scuotendola appena.

«Sakura»

La rosa sentì in un sussurro il suo nome, destandola dal suo sonno.

«Sakura»

Strinse gli occhi, per poi aprirli lentamente, per cercare di farli abituare alla luce del mattino. Vicino a lei riconobbe la figura del moro, che continuava a scuotere la sua spalla con dolcezza.

«Sas’ke..?» borbottò lei, stiracchiandosi le braccia, mentre lui la invitò con la mano a seguirlo.

Ancora intontita dal sonno Sakura si grattò l’occhio, ma facendo come richiesto, scendendo dal fondo del letto, dato che Naruto occupava ancora la parte in cui di solito saliva e scendeva.

Sasuke si avvicinò alla finestra «Guarda»

Confusa la ragazza lo affiancò, osservando oltre la tapparella e in un attimo i suoi occhi seguirono un pallino bianco che si posò sul vetro pulito, divenendo una piccola goccia d’acqua. Dilatò gli occhi quando vide il cortile del palazzo completamente ricoperto da un gigantesco tappeto bianco, così come gli alberi lontani della foresta, al di là delle mura.

«Sta nevicando..» sussurrò affascinata, continuando a guardare ipnotizzata quei fiocchi di varie dimensioni cadere a raffica dal cielo.

Quella era la prima volta che la vedeva, così come Sasuke, dato che nel Paese del Fuoco le temperature erano sempre elevate.

Sorrise felice e senza esitazioni corse verso il proprio letto, buttandosi sopra con un salto «Naruto svegliati! Svegliati!» gridò saltando e scuotendolo come una furia.

«Non ho finito io il ramen!» gridò lui alzando il busto di scatto, mentre un lungo filo di bava scendeva dalla sua bocca, i capelli ancora più scompigliati.

Sakura strinse la sua felpa arancione, impazzita «Naruto sta nevicando! Sta nevicando!» iniziò a tirarlo, costringendolo a scendere giù dal materasso, rischiando di fargli sbattere il muso sul pavimento, dato che era ancora rincoglionito dall’improvvisa desta.

Una volta giunto alla finestra guardò fuori, confermando le parole dell’amica.

«Wow..»

Anche Sasuke non riusciva a smettere di osservare quello spettacolo, nuovo ai suoi occhi, mentre la reazione di Sakura l’aveva quasi fatto scoppiare a ridere, ma poteva benissimo immaginare la sua contentezza.

«Andiamo a giocare fuori? Vi preeego» Sakura unì le mani sotto il metto, facendo gli occhi dolci ai due.

«Ma fa freddo»

Naruto trattenne un brivido solo per aver immaginato la temperatura che si presentava fuori, così come Sasuke.

«Vi presto io degli abiti pensati, dai!» tentò ancora lei, ricominciando a tirargli l’indumento e saltellando come un coniglio.

I due ragazzi si guardarono e solo con una semplice occhiata capirono che entrambi avevano lo stesso pensiero.

«Ok!» dissero all’unisono, mentre Sakura fece un ulteriore balzo, molto più alto rispetto gli altri, mandando a quel paese le fitte ai muscoli.

Corse verso il suo armadio, fregandosene di avere ancora addosso il vestitino del giorno precedente. Si mise delle calze nere spesse, un kimono pesante dalle maniche larghe per coprire l’abito e degli scarponi al posto delle ballerine.

Uscì dalla camera seguita dai due ragazzi, raggiungendo il terzo piano che, oltre ad essere dedicato alla biblioteca, si trovavano anche gli alloggi di tutto il personale del palazzo. Guardandosi attorno e controllando che non vi fosse nessuno, Sakura aprì la porta del grande salone dove si trovavano gli abiti dei servitori, cercando nella parte invernale.

Prese per i due amici altri kimono scuri, sperando che fossero più o meno della loro taglia e anche due sciarpe.

«Tenete»

Glieli porse, mentre i due cominciarono a vestirsi. Come sospettava gli stavano leggermente grandi, però non erano troppo d’intralcio e la cosa più importante era che li teneva abbastanza al caldo.

Corsero al pian terreno, decidendo di uscire da una delle porte posteriori che conduceva ad un’altra area del giardino, vicino le mura. Naruto si lanciò letteralmente sulla distesa bianca che fino a qualche ora prima si trovava l’erba, costatando che quella notte era caduta mezzo metro di neve, visto che i suoi piedi erano rimasti inghiottiti.

«Che forza!» urlò lui, alzando le braccia e aprendo la bocca con la lingua di fuori, mentre alcuni fiocchetti gli bagnavano il viso e i capelli.

Sasuke lo raggiunse, con lunghi e lenti passi, per rischiare di non scivolare per terra. Si voltò verso la porta, notando che Sakura era rimasta sulla rampa di legno sotto il tettuccio.

«Sakura hai cambiato idea?» domandò lui, prendendo con la mano un po’ di neve.

Lei negò col capo, impacciata «No è che.. mi dispiace rovinarlo» disse sincera, indicando con la testa il manto perfettamente liscio che ora era stato rovinato dall’impronte dei due ragazzi.

Naruto invece non sembrava importare e continuava a girare su se stesso, fino a quando non sentì un pugno ghiacciato sulla nuca.

«Ehi!» esclamò, notando che il moro riprendeva tra le mani altra neve, creando una palla «Ma che fai?» borbottò, mentre lui divertito si voltò verso Sakura.

Sakura, capendo le sue intenzioni, si irrigidì «Sasuke ti proibisco di..»

Le sue parole morirono quando la palla di neve si spaccò sulla sua faccia, bagnandola tutta. Rimase a bocca aperta, mentre piccoli residui di ghiaccio le entrarono sotto il kimono, dato che non indossava una sciarpa.

Incenerì il moro che era scoppiato a ridere e approfittando della sua distrazione formò anche lei velocemente la sua arma tra le mani, correndo nella sua distrazione, rischiando più di una volta di inciampare come un’imbranata.

Sasuke aprì gli occhi, schivando in tempo la sfera congelata, peccato che dietro di lui Naruto ne aveva creata una ancora più grande, colpendolo in pieno e bagnandogli i capelli.

«Ora siamo pari teme» gli fece la linguaccia il biondo.

I due cominciarono a rincorrersi per tutto il giardino, cercando di colpirsi a vicenda. Sakura rise, poi si abbassò appena in tempo per schivare un colpo partito da Naruto.

«Tutto qui quello che sai fare?» lo beffeggiò, raccogliendo altra neve.

Il biondo ridacchiò, facendo un lieve salto per scansare la sua pallina, ma nel farlo cadde di sedere. Sakura corse verso di lui e lo raggiunse, sdraiandosi sulla schiena, iniziando ad agitare le braccia sù e giù, creando la forma di un angelo sul manto di neve.

Sasuke si sedette di fianco a lei, mentre il suo volto pallido era lievemente arrossato sulle gote e sul naso, così come quelli dei suoi amici.

«Signorina Sakura!» una voce improvvisa richiamò i tre ragazzi, che si voltarono verso l’entrata da cui erano usciti. Sulla rampa di legno si trovavano due domestiche, che guardavano preoccupate la scena.

«Rientri in casa, rischia di ammalarsi» parlò l’altra, facendo sbuffare la ragazzina «La prego, se le succede qualcosa suo padre si arrabbierà»

Sakura si mise a sedere, iniziando ad ammassare la neve in una piccola montagnetta «Un po’ di neve non ha mai fatto male a nessuno» borbottò lei, rendendo l’accumulo un grande globo.

Le donne sospirarono, tornando dentro.

Sakura con muso mogio continuò a raggruppare la neve, non curante del freddo che stava cominciando ad avvertire alle mani.

Naruto si avvicinò a lei, aiutandola «Facciamo un pupazzo di neve?» provò a dire con un lieve sorriso, sperando di far tornare felice l’amica.

Per sua fortuna funzionò e la rosa annuì felice, mettendosi in piedi «Voi create il corpo e la testa, io vado a cercare dei bottoni!» pronunciò felice, rientrando con difficoltà in casa.

Sasuke si scompigliò i capelli, per cercare di togliersi le gocce schiacciate sulle punte del capelli. Naruto aveva iniziato a far rotolare la palla che aveva creato Sakura, rendendola pian piano sempre più grande.

Il moro di mise all’opera, raccogliendo più neve possibile, ma quando vide la notevole dimensione del globo ghiacciato di Naruto schioccò la lingua.

«Teme guarda che la testa deve essere più piccola del corpo» lo richiamò, buttando fuori lentamente un soffio d’aria, che in breve tempo, per colpa della bassa temperatura, diventò immediatamente una piccola nuvola di fumo.

«Sakura ha detto a me di fare il corpo» brontolò lui, indicandosi col pollice, riprendendo il suo lavoro.

Il moro alzò un sopracciglio, incrociando le braccia «No, non l’ha detto»

«E invece si! Quando ha detto ‘corpo’ ha guardato me!» continuò lui, intestardito.

L’Uchiha borbottò tra sé, stringendosi meglio la sciarpa scura che gli aveva prestato Sakura. Dato che avevano smesso di correre stava cominciando ad infreddolirsi, mentre le sue mani erano ormai diventate due cubetti di ghiaccio; probabilmente il sangue aveva anche spesso di circolare per come erano – più del solito - biancastre.

Decise in ogni caso di lasciarlo perdere e tornare al suo lavoro «Certe volte tu sei proprio..»

«Trovati!»

I capelli rosa di Sakra risaltarono ancora di più grazie al colore bianco della neve quando la ragazza tornò trionfante con due grandi bottoni neri «Ho rubato anche una carota dalla cucina» ridacchiò, mostrando loro la verdura.

I due sorrisero e Naruto sistemò su una collinetta il corpo ciccione del pupazzo. Successivamente aiutò Sasuke sollevare la testa, stando attenti a non romperla, per poi posarla sopra quella più grande. Sakura si avvicinò, incastrando i due bottoni per fare gli occhi e infine la carota, rendendola un lungo e buffo naso.

Batté le mani soddisfatta «È bellissimo!»

I due ragazzi annuirono felici, confermando le sue parole; in effetti pur essendo la loro prima volta, era venuto proprio bene.

Sakura sorrise ancora, quando ad un certo punto starnutì, attirando l’attenzione dei suoi amici. Pochi secondi dopo ne fece altri due e istintivamente si portò la mano fredda alla testa diventata improvvisamente pesante.

Preoccupato, Sasuke si avvicinò a lei «Stai bene Sakura?» domandò, sfiorandole la schiena.

Lei si abbracciò il corpo che aveva iniziato a tremare, negando col capo «Ho freddo.. mi fa male la testa» sussurrò, mentre le sue guance divennero sempre più rosse.

Naruto la prese velocemente per mano, aiutandola a raggiungere la rampa di legno, oltrepassando la soglia.

«C’è qualcuno? Sakura sta male!» gridò, attirando l’attenzione di due domestici che in quel momento stavano passando.

Guardarono preoccupati la figlia del loro sovrano e dopo aver poggiato una mano sulla sua fronte sbiancarono.

«Presto venga con noi» dissero allarmati.

Mentre uno la prese in braccio per portarla in camera, l’altro andò a cercare il medico. Naruto e Sasuke seguirono il primo, ma quando arrivarono alla camera della rosa ribadì loro di rimanere fuori, così che potesse cambiarla.

Cinque minuti dopo l’uscio si aprì e i due ragazzi raggiunsero l’amica che era stesa sul suo letto sotto le coperte, con addosso una camicia da notte e una stoffa bagnata sulla fronte.

«Sei proprio un’imbranata Sakura-chan» la prese in giro Naruto, mentre lei in risposta fece divertita una linguaccia nella sua direzione.

I tre rimasero insieme a chiacchierare, mentre il medico la visitò con cura.

Sasuke decise ti togliersi il kimono e la sciarpa datogli in prestito, dato che stava cominciando a sudare, quando improvvisamente la soglia si spalancò.

«Sakura!»

Nawaki guardò preoccupato la figlia e senza esitazioni si avvicinò velocemente al suo letto, costringendo Naruto ad allontanarsi, per dargli un po’ di spazio.

«Papà..» sussurrò Sakura stanca con un sorriso.

La sua pelle era leggermente pallida, ma grondava di sudore per colpa dell’alta temperatura che scaldava la stanza e la medicina che il medico le aveva fatto prendere pochi minuti prima. Il suo naso era rosso come una mela e ogni tanto doveva ispirare forte, dato che continuava a colargli.

Sasuke rimase ad osservare la scena quando vide comparire la figura seria di suo padre.

«Perché sei uscita con questo freddo?!» gridò improvvisamente il Re, facendo sussultare i tre ragazzini, soprattutto Sakura; non aveva mai usato quel tono col lei..

«Volevo provare a giocare e..» provò a dire con voce debole, ma lui non le fece terminare la frase.

«E ti sei ammalata! Questa è l’ultima che farai qualcosa di sconsiderato!» il tono della sua voce non era cambiato. Si era messo in piedi e continuava a guardarla con occhi furenti.

Il medico intanto si schiarì la voce «Maestà è solo un po’ di febbre..»

«Non mi interessa! Da questo momento in poi di proibisco di uscire!» urlò fuori di sé, agitando le braccia «Resterai sempre chiusa a palazzo e non ammetto obbiezioni!»

Sakura sentì i suoi occhi inumidirsi. Non sapeva se la voglia di piangere era dovuta a quell’improvvisa e assurda punizione o per i modi cattivi e coarti di suo padre che per la prima volta aveva visto usare, specialente su di lei; non sembrava più neanche lui.

Anche Naruto e Sasuke trasalirono ad udire quelle parole, non aspettandosi un castigo tanto duro.

«Ragazzi andiamo» mormorò Fugaku, spingendo con delicatezza i due ragazzi dietro la schiena, uscendo dalla camera.

Sasuke lanciò un ultimo sguardo al letto, dove Sakura aveva cominciato a piangere silenziosamente, guardando ancora la figura furibonda di suo padre che parlava col medico.

L’uomo chiuse la porta e tirò un sospiro, poggiando la mano sulla fronte.

«Non è giusto.. Sakura non più rimanere tutta la vita rinchiusa in casa. Perché l’ha fatto?» si lamentò subito Naruto, sbattendo un piede per terra.

Fugaku arricciò le labbra. Lui invece lo capiva eccome: la folle paura del Re di riperdere una figlia l’avevano spinto a fare un gesto tanto insensato, tutto per un po’ di febbre.

«Non potete capire la paura che allarma Re. Vi ricordo che Sakura aveva una rara malattia che miracolosamente ha superato, poi quello che è accaduto tre anni fa l’aveva già parecchio innervosito, ma questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso»

Sasuke ascoltò con attenzione le parole di suo padre. Non aveva idea di cosa significasse avere paura per le sorti di un figlio, però tutto quello pareva così esagerato..

«E pensa davvero che tenere rinchiusa sua figlia possa tenerla al sicuro?» enunciò serio, attirando l’attenzione dell’Anbu.

Sospirò «Noi non possiamo fare nulla Sasuke»

I due ragazzi abbassarono il capo, mentre lui regalò loro una leggera carezza tra i capelli ancora impregnati dalla neve sciolta «Forza torniamo a casa.. oggi salteremo gli allenamenti»

Alla fine, quello che era cominciato come uno dei giorni più belli di sempre, si era concluso come uno dei peggiori mai avvenuti.

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Capitolo 6
*** The True Beginning ***



Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





Capitolo 6 ~ The True Beginning 
 

[ Due anni dopo ]

Sasuke aveva aspettato quel giorno da tutta la vita: la selezione per diventare ufficialmente Anbu.

Suo padre aveva dato la notizia una settimana prima e quando nell’elenco aveva pronunciato anche il suo nome e quello di Naruto aveva provato un vero e proprio senso di compiacimento, o meglio, quello l’aveva fatto il biondo: durante il discorso aveva interrotto Fugaku, iniziando a starnazzare come un matto, richiamando l’attenzione di tutti, mentre Jiraya si era dato uno schiaffo sulla fronte.

Lui in confronto era rimasto fermo e in silenzio, ma dentro non era riuscito a contenere la gioia. Forse aveva anche rischiato un infarto dato che il suo cuore aveva perso tipo tre battiti; e dopo sette lunghi giorni ecco che finalmente era arrivato il momento.

Come ogni anno la maggior parte dei Ninja del Paese del Fuoco si radunavano alla Valle dell’Epilogo ai piedi delle grandi statue, vicino alla cascata, mentre i giovani prediletti si presentavano in piedi davanti al capo famiglia Uchiha.

Oltre a lui e Naruto erano stati scelti altri tre ragazzi più grandi di uno o due anni, che avevano visto ogni tanto in giro e ad allenarsi.

Fugaku preparò tutto l’evento come da tradizione, che per anni avevano sempre seguito con rispetto e devozione. Finito il discorso e presentato i giovani e futuri Anbu, diede loro la parola per fare il giuramento:

‘Io prometto solennemente di proteggere la mia terra, la mia casa e il suo popolo, senza dimenticare che un vero ninja eccelle in ogni cosa, primeggia nel suo ambiente e primeggia con sé stesso, ma senza abbandonare i propri compagni considerati fratelli. L'invisibilità è una questione di pazienza e di agilità, ma senza la saggezza tutto si oscura’.

Come era ben prevenibile, Naruto si era leggermente inceppato all’inizio – sicuramente per colpa dell’agitazione -, ma per fortuna non aveva fatto la figura dello sciocco come suo solito.

Una volta recitata la promessa era avvenuta l’ultima fase della commemorazione: il marchio.

Uno ad uno i ragazzi se lo erano fatto tatuare sulla parte esterna del bicipite destro, mentre Sasuke sul sinistro, essendo mancino.

Finita la cerimonia vennero consegnate loro le divise e la folla li acclamò. Tra di loro Sasuke riconobbe sua madre che, tratteneva a stento le lacrime, mentre Itachi era assente. Quattro sere prima gli aveva riferito che, insieme al Ninja Copia, sarebbe partito per una missione dalla massima importanza, sperando comunque di tornare in tempo per assistere all’evento, ma a quanto pare non ce l’aveva fatta; questa consapevolezza lo tormentò per quasi tutto il tempo.

La serata invece era stata dedicata ai festeggiamenti, come sempre. La Valle dell’Epilogo fu ornata completamente da tanti striscioni e fiocchi colorati e le strade illuminate da fiaccole, mentre i lunghi tavoli arricchiti di pietanze e bibite di ogni tipo. Per loro era come festeggiare un secondo Capodanno.

La mattina dopo Sasuke si era svegliato leggermente più tardi rispetto al solito, trovando sua madre in cucina.

«Mamma..» la chiamò lui assonnato, con indosso una maglietta nera e i pantaloncini corti fino al ginocchio del medesimo colore. Per darsi un tocco in più si era messo anche due gomitiere e delle garze legate sulle gambe, un’altra invece attorno alla coscia destra sopra il pantalone.

«Buongiorno Sasuke!» lo salutò lei raggiante, voltandosi verso di lui con un piatto tra le mani «Tieni, ti ho preparato la colazione» dichiarò felice, poggiandolo sul tavolo dove era seduto.

«Grazie»

Sasuke accennò un sorriso, iniziando poi a mangiare, cercando di non grattarsi il punto in cui era stato fatto il marchio; era davvero fastidioso.

Mikoto rimase diversi secondi a contemplarlo, senza riuscire a trattenere la felicità.

«Sono fiera di te bambino mio! E anche tuo padre» enunciò sincera, cercando di sistemare i suoi capelli sempre scompigliati, nonostante le sue proteste «Ora che sei ufficialmente un Anbu sei libero di girare dove vuoi, ma con discrezione, non dimenticarlo»

Tornò a sistemare i piatti sul lavabo, mentre Sasuke sospirò «Lo so mamma»

La donna si asciugò le mani sul grembiule bianco legato attorno la vita, guardandolo curiosa «Pensavi di andare da qualche parte oggi?»

Il moro ingoiò l’ultimo boccone, pensieroso.

La sera prima lui e Naruto avevano considerato quel giorno di festa molto importante, ma al contempo non era stato perfettamente tale data l’assenza di una persona a loro familiare, dai lunghi capelli color confetto e gli occhioni verdi.. motivo per cui avevano deciso di andare quella mattina al castello.

«Andrò da Sakura insieme a Naruto» spiegò velocemente, iniziando a pulire il piatto vuoto.

Mikoto sorrise «Bravo.. si vede che le volete bene»

Sasuke, a differenza di Itachi, era sempre stato un ragazzo molto più silenzioso e calcolatore, ma bastava poco per capire attraverso il suo viso l’emozione che stava provando e, ogni volta che tornava dal palazzo del Re, Mikoto aveva sempre scorso quell’ormai inconfondibile luccichio nei suoi occhi, lo stesso che aveva colto in Fugaku anni prima.

«Io vado»

Sasuke uscì sbrigativo dalla cucina, mettendosi le scarpe poggiate vicino l’entrata.

«D’accordo tesoro, ci vediamo stasera» lo salutò lei con un sorriso che il moro ricambiò appena, prima di uscire di casa.

Si incamminò lungo le vie del suo villaggio che, nonostante il sole fosse sorto da poche ore, era già sveglio. I residui della festa erano quasi del tutto spariti e la gente camminava tranquilla per strada.

Quella giornata era particolarmente nuvolosa e sicuramente ci sarebbe stata acqua.

Sasuke voltò l’angolo, riconoscendo da lontano la casetta dove Naruto e Jiraya abitavano da sempre. Bussò alla porta con due semplici colpi secchi e dopo pochi minuti sentì dei passi pesanti avvicinarsi.

«Buongiorno teme.. ieri ho decisamente bevuto troppo» disse un Naruto ancora dormiente, dopo aver fatto un rumoroso sbadiglio che avrebbe ucciso chiunque.

Sasuke arricciò il naso infastidito, allontanandosi di un passo «Infatti ti puzza ancora l’alito» commentò seccato, agitando la mano davanti al viso per farsi aria.

Il biondo imbarazzato si grattò la nuca sorridente, mentre Sasuke riprese a camminare, dandogli le spalle.

«Andiamo»

Naruto, dopo aver chiuso la porta lo raggiunse con un balzo, dirigendosi verso l’uscita del villaggio, circondato dagli alti alberi della foresta.

«Ti fa ancora male teme?» domandò Naruto, non appena iniziarono a correre, indicando con lo sguardo il marchio che spuntava leggermente dalla manica corta.

Sasuke ripensò alla leggera fitta che aveva percepito nel momento in cui glielo stavano applicando, riuscendo perfettamente a sostenere il dolore dall’inizio alla fine. Per tutta la serata invece aveva avvertito un lieve fastidio, mentre quella mattina gli era venuta persino voglia di sfregarselo.

«Non più» disse soltanto, saltando il tronco di un albero morto.

Naruto annuì, guardando il proprio con soddisfazione  «Non vedo l’ora di farlo vedere a Sakura-chan!»

Sasuke sorrise appena; anche lui non stava più nella pelle.

Per la prima volta arrivarono a palazzo in pochissimo tempo, dato che per tutto il tratto avevano corso e saltato tra gli alti rami degli alberi. Prima per loro era proibito, perché non erano ancora ufficialmente dei Ninja e determinate regole – sebbene esagerate – le dovevano rispettare.

«Che bello» proferì Naruto, portandosi le mani intrecciate dietro la testa, superando le mura «Ora che siamo Anbu possiamo fare tutto quello che vogliamo» schernì sotto i baffi.

Sasuke lo incenerì con lo sguardo, spingendolo lievemente con una spalla «Non montarti la testa zucca quadra»

I due camminarono lungo l’immenso cortile, ma non appena arrivarono in cima alle scale videro una figura scura ad aspettarli, con addosso il mantello della divisa della Squadra Speciale. Riconoscendolo, Naruto guardò l’amico che si era fermato, allontanandosi di due passi.

«Ti aspetto all’entrata» disse soltanto, lasciando i due da soli.

Sasuke lo ringraziò mentalmente, senza staccare gli occhi dalla figura di suo fratello che si avvicinava lentamente.

«Otouto..»

Sasuke notò immediatamente che i suoi occhi erano ornati da piccole occhiaie scure, rispecchiando la stanchezza dovuta sicuramente alla missione. I suoi capelli erano legati dietro la nuca in una coda bassa, dato che continuava a farli crescere, nonostante le critiche di Mikoto, mentre un piccolo taglio fresco sporcava la sua guancia magra e leggermente scavata.

«Mi dispiace non essere stato presente ieri» mormorò lui, col suo solito sorriso tirato, ma sincero.

Sasuke si morse l’interno guancia. Quando ieri aveva riconosciuto solo sua madre tra la folla ci era rimasto parecchio male perché sì, per lui il giudizio di suo padre era importante – il sorriso che gli aveva donato mentre pronunciava il giuramento lo aveva reso orgoglioso –, ma alla fine aveva capito che per lui l’unica cosa importante era riconoscere tra quella moltitudine di persone lo sguardo felice e fiero di suo fratello.

Ma infondo, non era colpa sua se gli era stata assegnata una missione.

«Non fa niente» disse soltanto con tono serio e tranquillo, ma tenendo gli occhi bassi.

Restò in silenzio diversi secondi, ma quando percepì i suoi inconfondibili polpastrelli sulla sua fronte rise appena, tornando a guardarlo dal basso verso l’alto.

«Sono fiero di te» proferì lui, senza sciogliere il sorriso «Ricorda: solo perché tu sei diventato ufficialmente un Anbu due anni dopo rispetto a me non significa nulla, ok?»

Ancora una volta Itachi si dimostrò il fratello perfetto, dato che aveva percepito – non aveva idea come – tutti i pensieri complessi che si era fatto. Itachi era diventato Anbu a soli tredici anni, affidandogli senza esitazioni la protezione della corona, considerato il rango più alto di tutti, mentre lui a quindici, come suo padre e la maggior parte dei loro colleghi, ma ancora non sapeva quale sarebbe stato il suo ruolo.

Sasuke vide il palmo di suo fratello staccarsi, portandola dietro la sua nuca e senza neanche dargli tempo di dire o fare qualcosa, sentì la sua mano spingere la sua testa verso di lui, fino a toccare le proprie fronti con una lieve percossa.

«Tu non sarai mai secondo a me, ricordatelo sempre Otouto»

Sasuke chiuse gli occhi e curvò leggermente verso l’alto gli angoli delle labbra, abbandonandosi a quell’abbraccio fraterno.
«Grazie Nii-san»


**


Ogni suo passo riecheggiava sul pavimento di legno scuro del lungo corridoio.

Entrò nel suo piccolo e semplice nascondiglio: la biblioteca reale. Ogni volta che Sakura metteva piede in quel luogo aveva la netta sensazione di riuscire nuovamente a respirare e il suo animo si tranquillizzava in un attimo, come per magia, attribuendo quel beneficio all'odore dei libri antichi o al silenzio rigenerante.

Alla fine suo padre era stato di parola: dopo essersi ammalata per aver giocato fuori sotto la neve non era più uscita, sia durante le stagioni calde che quelle fredde. La sua vita ormai era vissuta solo dentro quelle immense mura che delle volte la facevano quasi soffocare, tanto che non le bastava neanche aprire la finestra della sua camera e sporgere il viso, per sentire il vento fresco accarezzarle le gote.

Naruto e Sasuke non avevano esitato un secondo a lasciarla da sola e ogni volta che venivano a trovarla anche loro subivano più o meno la stessa punizione che le aveva imposto suo padre. Da una parte le dispiaceva, ma dall’altra non poteva smettere di ringraziare il cielo per avere avuto la fortuna di conoscere due ragazzi così speciali dove il suo affetto per loro cresceva giorno dopo giorno.

Sakura, una volta entrata, guardò tra gli scaffali; ormai aveva divorato la maggior parte dei tomi più interessanti negli ultimi due anni, ma con sua immensa fortuna aveva trovato qualcosa di singolare la sera prima.

Mentre gironzolava tra gli alti ripiani, con in mano una candela per farsi luce, si era ritrovata in un piccolo angolino, constatando che le letture presenti non erano particolarmente interessanti. Era pronta a girare i tacchi e continuare a esplorare quando con la coda dell’occhio notò che il cero aveva illuminato qualcosa di luccicante. Dopo essersi avvicinata scoprì che si trattava di una piccola maniglia e che davanti a lei si trovava quella che sembrava una porta segreta ben nascosta.

Senza pensarci provò ad aprirla, ma sfortunatamente era bloccata – rimase per tipo dieci minuti a tirare, col risultato di farsi male alle mani -, riuscendo solamente ad aprire un piccolo spiraglio, e dopo aver avvicinato di nuovo la candela, notò che dall’altra parte si trovava l’esterno, come se fosse una piccola finestra, ma non fu quello ad attirare la sua attenzione: aguzzando meglio la vista notò che sul muro accanto, alla sua destra, scorgeva una lunga fila di sbarre orizzontali fatte interamente di metallo – leggermente arrugginite – che spuntavano dalla parete e che scorrevano verso l’alto.

Questo le ricordò immediatamente un dettaglio che aveva studiato durante l’ora di storia: la sua insegnante le disse che molti castelli, specialmente quelli antichi come quello in cui viveva, erano forniti di una o più uscite segrete, che solitamente portavano sotto terra o sul tetto.

La ragazza perciò dedusse che quelle aste servissero proprio per raggiungere la parte più alta della fortezza.

Non aveva idea del perché fosse bloccato e inutilizzabile. Solo di una cosa era certa: la sua debole forza non sarebbe mai bastata per riuscire ad aprire quella piccola porta, per questo motivo, con evidente sconforto lasciò perdere quella piccola scoperta.

Quello però non fu il suo unico ritrovamento: continuando a ispezionare aveva notato in un angolino nascosto una scala e senza esitazioni l’aveva usata per poter giungere fino ai ripiani più alti che prima di allora non aveva mai visto. Scoprì che lì si trovavano volumi di diverse famiglie nobili che erano vissute, o forse vivevano, nel Paese del Fuoco: Inuzuka, Nara, Hyuga, Yamanaka, Aburame.. e tanti altri che non aveva mai sentito. Per un attimo si era chiesta del perché tutti quei libri fossero stati collocati in quella zona quasi nascosta della biblioteca ad accumulare polvere, a differenza di quello degli Uchiha, trovato anni prima tra i primi scaffali in bella vista.

Mentre confabulava ne vide un altro più impolverato rispetto agli altri, posizionato all'estremità del ripiano: ‘La famiglia reale Senju’.

Senza alcuna esitazione lo aveva liberato da quello spazio troppo ristretto, ripulendolo con l’orlo del vestitino. Era molto grande e le pagine leggermente ingiallite, però era ben tenuto; la curiosità di conoscere meglio la stirpe dalla sua famiglia la spinsero a sfogliarlo, iniziando così a leggere le prime pagine.

«‘Il Clan Senju fu la prima famiglia ad emigrare nelle terre ancora desolate del Paese del Fuoco. In pochi anni giunse anche il Clan Uchiha, che insieme fondarono quella che tutt’ora è divenuta la capitale: Konoha.’ » lesse a bassa voce, sempre più rapita.

Per sua sfortuna però dovette rimetterlo a posto, dato che uno dei servitori era venuto a chiamarla, intimandole di andare a dormire; così si ripromise di continuare il giorno dopo.

Ed ora eccola lì, a risalire le scale allegramente per tornare all’ultimo scaffale dove aveva tenuto nascosto il libro. Lo riprese tra le mani e si mise a sedere su un angolino del piano, che sembrava più che altro una cantina.

«‘Butsuma Senju arrivò nelle terre di Kohoha con i suoi quattro figli: Hashirama, Tobirama, Kawarama e Itama’»

Sakura guardò i vecchi ritratti dei suoi antenati, sfiorando la carta rigida con le dita, riprendendo poi la lettura.

«‘Col passare degli anni il figlio maggiore Hashirama fece amicizia con Madara Uchiha, dando vita ad una nuova e fedele unione, dimenticando tutte le lotte e i dissapori che per diversi anni i Senju e gli Uchiha avevano eseguito per riuscire a possedere il dominio totale della ricchezza che quella terra donava’»

Sakura arricciò il naso; suo padre non le aveva mai detto che un tempo loro e gli Uchiha fossero nemici.

«‘In pochi anni Madara e Hashirama fondarono Konoha, scegliendo quest’ultimo come Re, mentre gli Uchiha decisero di utilizzare le loro abilità innate per proteggere la famiglia reale’.. e questo già lo so» aggiunse Sakura con un sorriso.

Voltò pagina, leggendo di sfuggita tutti i commerci e le alleanze che negli anni i due Clan avevano svolto con le altre terre, che col tempo si erano sviluppate al contempo. Continuò ancora a sfogliare quando il disegno di un grande albero genealogico disegnato in due pagine la fermarono.

Lo rigirò in verticale per guardarlo meglio.

A quanto pare Hashirama fu l’unico dei quattro fratelli a essersi sposato e messo su famiglia. Dilatò gli occhi quando lesse il nome della moglie.

«Mito Uzumaki» sussurrò lei.

Quindi lei e Naruto erano parenti lontani? Che forza!

Ritornò a guardare, scoprendo che Hashirama aveva avuto un solo figlio - riconoscendo il nome di suo nonno - che a sua volta aveva avuto due..

Strabuzzò gli occhi. Aspetta.. due figli?!

Sakura rimase a guardare il nome di suo padre, affiancato da un'altra denominazione che non poteva leggere a causa di uno sfregio fatto con dell’inchiostro nero.

Suo padre non le aveva mai detto di avere avuto un fratello.. che fosse morto? E poi perché il suo nome era stato cancellato? Sfogliò velocemente altre pagine, sperando di trovare qualche inizio, ma non appena arrivò alle ultime carte scoprì che alcune di esse erano state strappate.

“Ma perché?” pensò, sempre più confusa.

Fece mente locale, cercando di capire o trovare qualsiasi indizio, così da ottenere una risposta plausibile.

Era a conoscenza del conflitto avvenuto tra il Paese del Fuoco e il Paese del Fulmine perché quest’ultimo, che si trovava in una zona prevalentemente montuosa nel nord-est, aveva intenzione di invadere un pezzo di terra costiera che apparteneva al Paese dell’Acqua, ma suo padre non era ancora nato quindi.. cos’era accaduto quando l’attuale Re era giovane?

«Sakura-chan!»

Sentì il suo cuore bloccarsi dalla paura, ma gli angoli della bocca spostarsi involontariamente verso l'alto, dando vita a un enorme sorriso.

Naruto, come suo solito, era spuntato improvvisamente davanti a lei come un pipistrello, tenendosi appeso al soffitto grazie al suo chakra, totalmente concentrato sul palmo dei piedi.

«Smettila di spaventarmi Naruto-kun!» rise lei, spingendolo leggermente sulla spalla, mentre lui si staccò, facendo una capriola in aria e sedendosi al suo fianco con disinvoltura.

«Che leggi?» domandò curioso, incrociando le gambe e allungando il collo.

A Sakura si illuminarono gli occhi e velocemente ritornò alle prime pagine che aveva letto pochi istanti prima «Naruto guarda cos’ho scoperto!» ritrovato il disegno dell’albero genealogico, la rosa indicò col dito il nome scritto della moglie del primo Re del Paese del Fuoco «Visto? Siamo parenti!»

Naruto strabuzzò gli occhi, riconoscendo il cognome ereditato da sua madre.

«Fooorte! Fammi vedere!» disse euforico, prendendo tra le mani il libro per vedere meglio.

«Preferirei perdere il braccio sinistro che essere parente di un dobe»

Sasuke li aveva raggiunti con un balzo, rimanendo piegato sulle ginocchia e guardando svogliato il grande tomo gravato sulle gambe di Naruto.

Sakura sorrise, portandosi una ciocca dietro l’orecchio «Ciao Sas’ke-kun»

Lui ricambiò lo sguardo e successivamente il saluto, con un gesto del capo. Finalmente dopo una settima poteva rivedere quel sorriso che fin da subito era sempre stato capace di fondergli sicurezza e benessere.

«Parli così perché sei invidioso teme» borbottò Naruto, facendogli la linguaccia «Quindi Sakura-chan posso considerarmi un membro della famiglia reale anch’io?»

La rosa scrollò le spalle, portandosi le gambe al petto «Credo di si»

Anche se la sua risposta fu incerta Naruto sorride in ogni caso a trentadue denti, guardando il moro con aria soddisfatta «Capito teme? D’ora in avanti dovrai portarmi rispetto, dattebayo!» lo canzonò, alzando in aria il mento.

La ragazza ridacchiò, mentre Sasuke roteò gli occhi «Non lo farei neanche se fossi l’attuale Re» sputò velenoso, prendendo il libro tra le mani, sperando che Sakura si fosse sbagliata, ma a quanto pare era vero.

Con un gesto di stizza lo chiuse con un tonfo – alzando di conseguenza un po’ di polvere nell’aria - e lo incastrò in uno spazio a caso dello scaffale, mentre Naruto continuava a sghignazzare appagato.

Sakura invece, dopo essersi scrollata il vestitino azzurro iniziò a scendere dalle scale, rimettendola subito dopo nel posto in cui l’aveva trovata; tanto per Naruto e Sasuke era una sciocchezza scendere da quell’altezza con un balzo.

«Comunque Sakura-chan guarda!» disse Naruto raggiungendola.

Sakura si sedette su una poltrona e guardò l’amico che si alzava fino la spalla la manica della sua maglietta arancione. Riconoscendo il disegno saltò sul posto, mentre Sasuke si mise seduto di fianco a lei.

«Avete il marchio!» esclamò felice, prendendo tra le mani l’avambraccio del biondo per vederlo meglio.

«Già! Abbiamo fatto il giuramento ieri»

Cavolo se l’era dimenticata! Per l’intera settimana i due ragazzi non erano venuti ad allenarsi e di conseguenza a trovarla proprio perché dovevano prepararsi per la cerimonia che, come le avevano spiegato una volta, consisteva in una grande celebrazione ben organizzata, seguita da una festa per completare la giornata.

Quando le avevano annunciato che sarebbero diventati ufficialmente Anbu era scoppiata dalla gioia, perché sapeva che quello per loro era uno dei principali obbiettivi da raggiungere; praticamente si stavano preparando da tutta una vita.

«Mi sarebbe piaciuto esserci..» mormorò, sfiorando con le dita il disegno circolare vagamente simile al simbolo del Paese del Fuoco «Come ve l’hanno fatto?» domandò curiosa, mettendosi a gambe incociate sul divano.

Naruto saltò sul ripiano del caminetto spento, tenendo le gambe penzoloni.

«Ammetto che è stato davvero straziante» ammise, sfiorandosi la zona interessata «In poche parole ci pungevano la pelle con una punta macchiata d’inchiostro, in questo modo il marchio resterà a vita sotto la pelle»

Sakura rabbrividì appena, scuotendo la testa «Mi viene male solo a pensarci»

«Quello del teme l’hanno fatto pure storto» scoppiò a ridere il biondo, indicando l’interessato con l’indice, mentre con l’altra mano si premeva la pancia.

Sakura si voltò alla sua destra per guardare il moro, che aveva irrigidito innervosito la manipola.

«Non è vero» ringhiò, incrociando le braccia.

«Si che è vero!»

Sakura prese il braccio sinistro dell’amico per vedere se quelle parole fossero veritiere, mentre lui la lasciò fare. In effetti, la prima curva della linea circolare era leggermente più ristretta, mentre la seconda linea che scendeva verso il basso terminava con un piccolissimo ricciolo e non con un movimento fluido.

A giudicare dall’espressione contrariata di Sasuke anche lui se ne era accorto ma, orgoglioso com’era, non l’avrebbe mai ammesso.

La rosa sorrise, ritornando al suo posto.

«A me piace, si distingue dagli altri, no?» disse con sincerità, mentre Sasuke girò il volto dall’altra parte, per non farle vedere il suo viso lievemente arrossato per aver ricevuto quel piacevole complimento.

Sakura si portò le ginocchia al petto, poggiando su di esse il mento «E che ruolo vi hanno assegnato?» domandò curiosa.

Sasuke alzò le spalle con movimento svogliato «Ancora non lo sappiamo. Lo annunceranno domani»

La rosa piegò leggermente il capo di lato, lanciando uno sguardo al biondo per avere conferma; questo infatti annuì, continuando a far oscillare le sue gambe.

«Questo per noi è diciamo l’ultimo giorno di libertà» scherzò, agitando le mani.

«Credete che vi prenderanno nella Squadra Speciale della famiglia reale?» domandò la ragazzina con un lieve luccichio agli occhi.

Sapeva che gli Anbu indossavano diversi ranghi nella loro terra e che venivano scelti in base alle abilità in cui eccellevano: chi era il più portato nella corsa e combattimento corpo a corpo ad esempio, veniva scelto per il ruolo della sorveglianza della capitale, chi invece aveva una buona conoscenza delle mappe, veleni e piante svolgevano solitamente missioni di cattura o ritrovamento di criminali.

Tra queste e tanti altri la difesa della famiglia reale era considerata la più importante perché veniva data a coloro che si erano dimostrati i più forti, abili e arditi, eccellendo in quasi tutte le conoscenze che ogni Anbu dovrebbe avere.

Se fosse stato per lei, quei posti li avrebbe dati senza esitazione ai suoi amici che, a parere suo, se lo meritavano eccome.

«Non saremo noi a deciderlo» mormorò Sasuke, risvegliandola dai suoi pensieri.

«A me basta non diventare la sentinella del confine. Sai che rottura stare tutti i giorni nello stesso posto a fare la guardia?» bofonchiò Naruto stizzito, tenendosi la guancia con una mano.

Sasuke e Sakura ridacchiarono, immaginando un povero Naruto, di natura vivace, obbligato a stare fermo tutti i giorni in mezzo a un bosco a controllare ogni minimo rumore sospetto. Non avrebbe retto neanche una settimana, ne erano sicuri.

«Quindi oggi non vi allenate..» ipotizzò la rosa.

Naruto saltò con un balzò, seguito da un ‘Hop!’.

«Non abbiamo bisogno di farlo Sakura-chan. Ora noi siamo imbattibili!» disse lui, dando un pugno all’aria e successivamente un calcio rotante, facendo ridere l’amica.

Sasuke si scompigliò ancora di più i capelli, sbuffando «Se mio padre ti sentisse ti prenderebbe a calci nel sedere testa quadra»

E non stava bleffando. Lui e Naruto erano due persone che brandivano quel ruolo in maniera completamente diversa; per lui, proprio come gli avevano insegnato Fugaku e Itachi, era importante essere pazienti, controllati, calcolatori, ma soprattutto non esaltare mai le proprie abilità. Naruto invece faceva completamente l’opposto, però si era sempre dimostrato un ragazzino determinato e cocciuto che non si arrendeva mai e sicuramente quel lato del suo carette sarebbe stato molto utile e importante in futuro.

«Non è qui oggi?» domandò intanto Sakura, riferendosi al capo della Squadra Speciale.

Sasuke negò col capo, poggiando svogliato la nuca sullo schienale della poltrona «Ieri mi ha detto che doveva restare alla Valle dell’Epilogo per delle questioni importanti, ma non ha voluto dirmi cosa»

Per Sakura non fu difficile scorgere gli occhi leggermente dispiaciuti del moro, consapevole che lui tenesse molto a fare bella figura col padre; sicuramente non aveva ben gradito la scelta del genitore di tenerlo a disparte.

Si mise in piedi di scatto, ondeggiando il suo vestitino con un con un gran sorrido, scrutando gli amici «Andiamo a mangiare?»

Naruto gioì, alzando il pollice e facendo l’occhiolino «Mi hai rubato le parole di bocca Sakura-chan»

Sasuke non poté fare a meno di ringraziarla con lo sguardo.


**


Per tutta la giornata i ragazzi restarono insieme a vagare per il castello, sotto gli occhi curiosi dei domestici. Dopo il pranzo erano tornati in biblioteca, ma per colpa delle lamentele di Naruto decisero di fare un salto al dojo. Restarono lì per la gran maggior parte del pomeriggio, fino a quando non arrivò, per la felicità del biondo, l’ora di cena.

Finito il loro pasto i ragazzi avevano ancora un paio di ore per rimanere insieme, così decisero di raggiungere la camera di Sakura, peccato che in quel momento si era appena aperta una turbolenta discussione.

«.. insomma dovevi vedere le tipe che gli correvano dietro» rise Naruto, lanciando uno sguardo ammiccante al moro, che naturalmente ignorò «Sembravano delle galline che inseguivano il proprio contadino»

Sakura accennò un sorriso, seduta sul letto, mentre Sasuke sulla sedia della scrivania girata al contrario, con le braccia poggiate sullo schienale  e infine Naruto sul bordo della finestra aperta.

In quel momento il ragazzo con gli occhi chiari stava raccontando a Sakura che la sera prima, durante la festa, una decina di ragazzine si erano avvicinate a Sasuke come una mandria inferocita, riempiendolo di complimenti e acclamazioni per essere diventato Anbu.

«Piantala»

Sakura indagò con la coda dell’occhio l’interessato, notando che la sua espressione era diventata leggermente imbarazzata, provocandole un leggero fastidio alla pancia. Forse non aveva digerito bene i ravioli..

Naruto intanto incrociò le braccia al petto «Infondo non è giusto, nessuna è venuta a complimentarsi con me o a fare gli occhioni dolci» assottigliò gli occhi, guardandolo truce «Che cosa ci hanno trovato in te di così speciale? Che cos’hai più di me?»

«Oltre al cervello?» commentò acido, con un lieve ghigno.

Mentre i due si lanciavano saette invisibili con gli occhi, Sakura si immaginò l’Uchiha circondato da tantissime ragazzine molto più carine di lei, riempiendolo di lodi e ammirazioni. Infondo le capiva, Sasuke fin da bambino doveva ringraziare madre natura per avergli donato una bellezza molto tetra, ma allo stesso tempo affasciante, così come il suo carattere e la sua intelligenza.

Era ricco di tante qualità e la sua sensibilità era molto difficile da comprendere. A primo impatto sembrava una persona menefreghista che non era capace neanche di vedere al di là del suo naso, ma non era così; anche lui, come Naruto, era una persona che lottava per le persone a cui voleva bene e questo Sakura l’aveva capito molti anni prima, nel bosco, quando l’aveva protetta con tutte le sue forza da quei criminali, rischiando addirittura la sua vita. Lui provava amore, solo che lo dimostrava in un modo tutto suo.

Chissà se anche quelle tipe che erano interessate a lui lo conoscevano nel profondo come lo conosceva lei. Se erano consapevoli dei suoi gusti, i suoi sogni, cosa gli piaceva, cosa non gli piaceva.. oppure la loro era solo superficialità?

Ancora una volta sentì il suo stomaco chiudersi quando immaginò Sasuke sorridere e accettare i commenti di un’altra ragazza che non fosse lei.

«Io rinuncerei al ramen per ricevere così tante attenzioni da parte delle ragazze, mentre te facevi il menefreghista!» sbraitò ancora Naruto, agitando le mani «Solo Sakura-chan mi accetta per quello che sono!»

Sasuke roteò gli occhi scocciato «Quelle tipe erano insopportabili. Odio la gente appiccicosa»

E lo pensava davvero! In tutta la sua vita le avrà viste massimo una decina di volte e molto spesso di sfuggita, dato che ogni volta che provavano a conversare con lui scappava con la coda tra le gambe. Sembrava che per loro fosse diventata quasi una gara: vince la prima che conquista il cuore del bellissimo Sasuke Uchiha! Che scemenza.

Loro non erano speciali. Loro non erano.. come Sakura.

Sorpreso dai suoi stessi pensieri il moro lanciò istintivamente uno sguardo all’interessata, che osservava distratta un punto impreciso del pavimento; sembrava quasi triste e questo l’allarmò.

«Tu secondo me hai dei seri problemi perché non ti smuoveresti neanche se ti trovassi davanti una donna tutta nuda, a differenza di mio nonno!»

Naruto intanto continuava a starnazzare livido di invidia e con un movimento di anca si mise in piedi sulla finestra aperta «Guarda Sakura-chan ti faccio vedere!»

La rosa lo fissò curiosa mentre Sasuke, quando riconobbe la posizione delle mani davanti al viso, dilatò gli occhi «Naruto non ci prov..»

«Oiroke no Jutsu!»

In un attimo la figura del biondo fu circondata da un’enorme nuvola di fumo che si dissolse poco dopo. Sakura per poco non cadde dal letto, cercando di coprirsi al meglio gli occhi dalla vergogna. Naruto si era trasformato in una sua versione femminile, con i lunghi capelli biondi legati in due codine, ma non fu questo che sconvolse la ragazza, ma il suo.. abbigliamento inesistente.

«Ciao Sas’ke-kun» cinguettò questa, agitando una mano e ammiccando un sorriso malizioso, mentre delle nuvolette fumo coprivano – per fortuna - le sue forme nude e seducenti.

«Idiota!»

Senza pensarci Sasuke colpì il volto femminile di Naruto con un calcio talmente violento che questo perse l’equilibrio, cadendo dalla finestra. Naruto tornò nella sua forma normale e quando toccò terra cominciò a rantolare dal dolore, toccandosi la faccia con entrambe le mani.

«Che male.. sei forse impazzito?!» gridò verso l’alto, dove Sasuke si era affacciato.

Il biondino fece un salto, rientrando nella camera di Sakura che ancora non aveva il coraggio di guardarlo.

«Maledizione Sasuke io stavo scherzando! Guarda come mi sono conciato!» si lamentò lui, indicandosi la maglietta arancione e i pantaloni neri ricoperti di fango, così come le braccia e i capelli, dato che fino a poche ore prima aveva piovuto.

«Sei proprio un bambino.. ti sembrano scene da fare davanti a Sakura?!» lo riprese l’Uchiha, adirato.

La ragazza si morse le labbra impacciata mentre Naruto sbatté diverse volte gli occhi, ragionando un attimo su quelle parole.

«Ecco io.. non ci avevo pensato eh, eh» ridacchiò lui, grattandosi la nuca imbarazzato «Scusa Sakura-chan»

Lei sorrise, anche se le sue guance continuavano a rimanere rosse «T-tranquillo Naruto, infondo è stato divertente» scherzò, raggiungendolo «Non a caso io sono l’unica ragazza che ti accetta per quello che sei, no?»

Gli occhi azzurri di Naruto brillarono, mentre lei riprese a parlare, guardando i suoi abiti «Però è meglio che tu ti dia una lavata. Se vai al piano inferiore i domestici ti presteranno dei vestiti e ti prepareranno un bagno caldo»

«Grazie Sakura-chan. Ci vediamo dopo!»

Una volta sparito dietro la porta, Sakura rimase in piedi in mezzo alla stanza, voltandosi verso l’amico col capo piegato «Non sei stato troppo duro?»

Lui sbuffò, tornando a sedere sulla sedia «Credimi, quello sa fare solo tante scene»

«Se lo dici tu..»

La rosa raggiunse la finestra, ma invece di chiuderla si appoggiò sul bordo con i gomiti, guardando davanti a lei il bosco fitto e il cielo notturno, ornato da diverse nuvole che coprivano le stelle, ma non la luna tagliata a metà, permettendole di illuminare tutto il panorama con una luce chiara e argentea.

Sakura ispirò col naso l’aria fresca, ma piacevole della notte, scrutando con occhi curiosi quel paesaggio che ormai conosceva a memoria.

«Mi manca molto, sai?»

Le mancava uscire e Sasuke lo sapeva bene. Non aveva idea di come Sakura accettasse quella scelta di suo padre; se fosse stato al posto suo forse avrebbe provato a parlargli – dato che il suo carattere non era minimamente paragonabile a quello di Fugaku - o semplicemente sgattaiolare fuori ogni tanto, ma invece Sakura no.. Sakura era troppo buona, troppo onesta per farlo e il Re doveva considerarsi fortunato.

Rimase a studiare il profilo della rosa che continuava a esaminare il bellissimo scenario, come se avesse il potere di vedere ancora più lontano e scorgere le terre degli altri Paesi, anche solo per sapere come erano fatte. Lui dal giorno dopo lo avrebbe saputo mentre lei.. forse si sarebbe dimenticata anche la semplice sensazione dell’erba sotto i piedi nudi.

Sakura avvertì la figura di Sasuke avvicinarsi a lei, ma non si mosse, restando in attesa di qualcosa che anche lei non conosceva.

«Ti va di uscire?»

La fanciulla si voltò, trovando il ragazzo in piedi dietro di lei che la osservava con i suoi soliti occhi seri e profondi, ma stavolta ornati anche da una leggera punta di speranza.

Sospirò «Lo sai che non posso Sas’ke»

Sasuke mosse due passi, obbligandola ad allontanarsi dalla finestra, permettendogli così di salire sul bordo della finestra con un balzo, dove pochi minuti prima si trovava Naruto. Allungò la mano aperta verso di lei.

«Fidati di me»

Si morse incerta le labbra. Non le piaceva disubbidire a suo padre, non l’aveva mai fatto e non era neanche sua intenzione provarci, ma il modo in cui Sasuke la stava pregando, le stava offrendo la mano, la stava aiutando.. la spinsero ad accettare la sua presa.

Facendosi aiutare salì anche lei sul ripiano della finestra e istintivamente si avvicinò al suo petto, stringendo con le dita la maglietta nera quando vide la notevole altezza. Sasuke, sfruttando quel suo avvicinamento poggiò una mano sulla sua vita sottile, mentre l’altra dietro le gambe, prendendola in braccio come cinque anni prima, per aiutarla a scavalcare le mura.

Sakura, leggermente arrossita da quel contatto osservò il suo vestitino azzurro svolazzare per colpa del vento, mentre le sue mani si aggrapparono al collo del moro. Questo controllò sia a destra che a sinistra, per appurare che non vi fosse nessuno e senza fatica saltò su un ramo spesso di un albero vicino e subito dopo sul tetto del palazzo.  I bordi erano rivestiti da diverse tegole, mentre al centro vi era un spiazzo completamente pari fatto di cemento – piccolo dettaglio che da terra non era possibile scorgere -, permettendo così ai Ninja di ispezionare la zona senza difficoltà.

Sakura assottigliò lo sguardo, notando una piccola sbarra sbucare vicino il bordo, esattamente nella parte opposta in cui si trovavano. Quindi aveva visto giusto: le aste che aveva scoperto oltre la porta segreta della biblioteca conducevano davvero sul tetto.

Nel frattempo Sasuke raggiunse l’angolo che puntava a Ovest e dopo aver controllato che non fosse troppo scivoloso lasciò pacatamente Sakura.

Lei verificò attentamente dove mettere i piedi, sperando di non ruzzolare giù e quando alzò i suoi occhi verdi rimase incantata dal panorama ancora più ampio.

«Si riesce a vedere tutto.. persino Konoha» disse meravigliata.

Sasuke sorrise appena, mettendosi una mano dentro la tasca, mentre i suoi occhi scrutavano la sua stessa direzione «Già..»

Sussultò appena quando percepì le dita di Sakura stringere la sua mano, scoprendo poco dopo che il suo intento era solo quello di mettersi a sedere sul bordo del tetto, tenendosi al suo arto per non scivolare di sotto. Per quale diavolo di motivo provava una sensazione simile alla delusione?

Cercò di non badarci, seguendo il suo esempio, tenendo le gambe penzoloni, mentre lei le strinse al petto.

Rimasero in silenzio a contemplare lo spettacolo che si presentava ai loro occhi. I tetti rossi delle case di Konoha erano leggermente illuminati da alcune luci, che da quella distanza sembravano tante piccole lucciole messe insieme, mentre attorno la maestosa città si adocchiava soltanto l’oscurità della Foresta della Morte, che sembrava una grande tappeto disteso, fino a scomparire oltre l’orizzonte.

La luna illuminava il tutto, permettendo anche ai due ragazzi di riconoscere l’ombra lontana delle montagne del Paese del Fulmine. Nella parte est invece, oltre le colline, il verde lasciava spazio al giallo della sabbia, che circondava la città di Suna, anche se era troppo distante per scorgerla, così come il mare che portava alle isole del Paese dell’Acqua. 

«Quanto mi piacerebbe vedere tutto questo» ruppe il silenzio lei, fantasticando su tutte quelle terre che sembravano così vicine, ma allo tempo stesso troppo lontane da raggiungere.

Sasuke la studiò con la coda dell’occhio, alzando una gamba e poggiandosi sopra il gomito «Prima o poi tuo padre cambierà idea»

«Lo spero» sussurrò, voltandosi verso di lui con un sorriso dolce «Grazie Sas’ke.. per tutto»

Non era la prima volta che glielo diceva però, in quel momento, sperava profondamente di essere riuscita a trasmettere con quella semplice parola tutto ciò che dentro di lei aveva cominciato ad albergare con dolce indolenza. Tempo addietro, in uno dei tanti libri fiabeschi, aveva letto un aforisma: farfalle nello stomaco; che fosse quella la sensazione? Ogni volta che lui la sfiorava, la guardava, le parlava, le sorrideva.. non poteva esserne certa , ma desiderava con tutto il cuore che quel semplice ‘grazie’ fosse penetrato dentro il suo petto con forza, rendendola la cosa più bella e speciale che avesse mai ricevuto.

E Sasuke lo aveva percepito eccome, non a caso si era voltato di scatto verso di lei. I loro volti si ritrovarono vicini e i respiri umidi e pesanti si confondevano con l’aria notturna che li circondava. Vista da quella distanza, Sakura sembrava ancora più bella; poteva vedere ogni dettaglio, dalle piccole lentiggini sul naso alle labbra leggermente screpolate, ma comunque belle e morbide al tatto – o così parevano. Quest’ultimo pensiero lo fece deglutire nervoso, ma allo stesso tempo non poteva che sentirsi attratto.

Non se ne era reso conto, ma il suo corpo lo aveva spinto ad avvicinarsi ancora di alcuni centimetri, mentre Sakura non riusciva a capire che cosa stava succedendo, dato che il suo cuore aveva cominciato a rimbombarle persino nelle orecchie.

Un soffio li divideva e Sasuke percepì lo stesso identico profumo che lo aveva stordito qualche anno prima. I colori dei loro occhi si mescolò come semplici acquarelli e il giovane si ritrovò a confermare ciò che aveva meditato mentre erano in camera: Sakura non era come quelle ragazzine insistenti, lei era speciale e glielo voleva dimostrare.

Fu quando diminuì ancora la distanza che ad un certo punto, con la coda dell’occhio, notò qualcosa di insolito dietro di lei, restando imbambolato e senza minimamente accorgersi della posizione in cui rimasero per diversi secondi.

Ancora scossa, Sakura si allontanò di scatto, come se si fosse svegliata all’improvviso e seguì la direzione dello sguardo confuso del ragazzo, alle sue spalle. Verso l’orizzonte una luce rossastra illuminava una parte del bosco, mentre in cielo si elevava quello che sembrava del fumo.

«Che cos’è?» domandò la rosa.

«Non lo so»

Sasuke si mise in piedi, seguito dalla ragazza e attivò lo Sharingan.

“È troppo lontano” pensò stizzito, cercando di capire che cosa stava succedendo.

Ad un certo punto videro nello stesso punto un chiarore ingrandirsi, seguito subito dopo da un boato, simile ad un tuono che riecheggiava l’aria. Sakura sussultò, quasi spaventata.

«Sasuke!»

I due ragazzi si voltarono di scatto, mentre davanti a loro atterrò una figura scura, facendo svolazzare il suo mantello. Sasuke riconobbe lo Sharingan di suo fratello.

«Itachi..»

Questo si mosse veloce verso di lui, lanciando un’occhiata alla rosa, che si strinse nelle spalle. Per un attimo si allarmò, pronta a ricevere una ramanzina da parte del maggiore degli Uchiha, che sarebbe poi andato a spifferare la sua piccola uscita fuggiasca, ma dovette ricredersi quando questo riprese a parlare.

«Muoviti dobbiamo tornare a casa!» disse lui serio, confondendo ancora di più Sasuke, dato che anche lui pensava di ricevere una paternale.

«Perché cosa..?» improvvisamente si bloccò, ripensando alle parole del fratello.

Tornò a guardare quella fonte di luce e solo in quel momento si rese conto che si trovava proprio nella direzione in cui si trovava la Valle dell’Epilogo, il loro villaggio.

«Vieni Sakura» disse veloce, mentre Itachi saltò senza esitazioni dal tetto.

Sakura, capendo la gravità della situazione non fece domande e si avvicinò al ragazzo, lasciandosi prendere nuovamente in braccio, per tornare nella propria camera.

«Andiamo» ordinò Itachi, saltando dalla finestra.

Sasuke piegò le ginocchia pronto a raggiungerlo, ma prima di poterlo fare si sentì afferrare dalla maglietta «Sasuke.. stai attento» proferì la rosa, per poi lasciarlo andare.

Lui le rispose con un sorriso e questo le bastò per rassicurarla, mentre il ragazzo sparì alla sua vista. Si affacciò dalla finestra, seguendo le due figure nel cortile correre verso il portone delle mura.

Scese le scale, Sasuke si sentì affiancare da qualcun altro, mentre Itachi correva leggermente più avanti rispetto a lui.

«Che succede?» domandò Naruto preoccupato, con i capelli ancora umidi e un abbigliamento nuovo.

«Qualcuno ha attaccato la Valle dell’Epilogo» rispose lui freddo e sbrigativo, costringendo Naruto ad aumentare la velocità, saltando tra gli alti alberi.

Sakura unì le mani e le portò al petto, osservando i tre Anbu sparire tra la vegetazione oscura, per poi correre fuori dalla camera per poter avvertire suo padre.

Correvano come non avevano mai fatto.

Tutto quello che intralciava loro la strada diventava un semplice ostacolo da superare. Più si avvicinavano e più la luce rossastra diveniva intesa, così come l’odore pungente del puzzo di legno bruciato, che li premeva ancora di più ad aumentare l’andatura.

Non avevano idea di come avessero raggiunto in così poco tempo il loro villaggio, ma una piccola parte di loro li aveva maledetti per averlo fatto, altrimenti non avrebbero assistito a quello spettacolo agghiacciate.

La Valle dell’Epilogo era quasi del tutto rasa al suolo, mangiata dalle fiamme che lo stavano pian piano logorando. Le case erano incendiate, alcune già crollate in macerie, altre mostrando ancora l’instabile scheletro annerito e ancora leggermente fiammeggianti. Non si vedeva un movimento, non si sentiva una sola voce.

«Dividiamoci» disse freddo Itachi, per poi correre lungo la strada e venire inghiottito dal fumo.

Naruto guardava con occhi sussultanti la scena, mentre cenere e micce continuavano a piovere sulle loro teste «Io vado da mio nonno!» e senza aggiungere altro anche lui svanì in quell’inferno, sotto l’occhiata ancora tentennante di Sasuke.

Solo quando la figura del biondo scomparì dal suo campo visivo si ricordò che anche lui aveva delle persone care in quel luogo che considerava casa.

“Mamma..!”

Trattenendo il respiro riprese a correre tra il fumo nero, mentre i suoi occhi, per colpa di esso, divennero fastidiosamente lucidi. Seguì lo stesso identico percorso che quella stessa mattina aveva intrapreso, anche se in quel momento sembravano due luoghi differenti.

Trafelato, si inoltrò attraverso il villaggio infuocato, mentre attorno a lui sentì una sgradevole sensazione di morte. Formulato quel pensiero si accorse che alcune delle sagome annerite a terra che si trovavano sparse per strada avevano forma umana, spingendolo ancora di più a muovere velocemente le gambe toniche.

Finalmente da lontano scorse la sua casa.. o quel che ne restava.

L’ingresso era letteralmente crollato e continuava imperterrito ad avvampare. Sasuke non ci pensò un attimo e cominciò a spostare i grossi massi di cemento e legno con le mani.

«Mamma!» gridò disperato, sperando di essere arrivato in tempo.

Continuò ancora a scavare, ma dato che era inutile, fece il giro dell’edificio, scoprendo che l’entrata del dojo vicino al giardino sul retro era ancora intatto. Lo raggiunse in pochi balzi, sperando che suo padre avesse portato Mikoto al sicuro, rimanendo nascosti.

«Mamma! Papà!» li chiamò, ma non rispose nessuno.

Si bloccò davanti la porta scorrevole, mentre la mano alzata cominciò visibilmente a tremare.

Infine si decise, trovando davanti a lui solo buio, poi.. li vide.

I bellissimi occhi di sua madre erano aperti, ma a differenza delle altre volte non sprigionavano luce, vita. I suoi capelli erano sparsi sul pavimento in legno, mentre venivano sporcati dal suo stesso liquido vitale e quello di Fugaku, anche lui riverso a terra sopra il suo corpo, mentre i suoi occhi erano dannatamente chiusi. Vicino a loro una katana impregnata di sangue.. il loro sangue.

Sasuke sentì le sue ginocchia traballare, al tal punto che non riuscirono più a tenerlo in piedi, facendolo cadere a terra con un tonfo, mentre i suoi occhi non riuscivano a staccarsi da quella scena agonizzante.

Un movimento vicino i corpi dei suoi familiari lo fece sussultare, mentre nel buio della notte vide due occhi scrutarlo. La sua pupilla ristretta dal colore giallo lo fecero rabbrividire.  

«Sasuke!»

L’urlo di Itachi sembrava un eco lontano, mentre quelle iridi, che per tutto il tempo lo avevano studiato con attenzione e divertimento, scomparirono nell’oscurità, mentre quello che sembrava un mantello svolazzò, mostrando il suo colore scuro con macchie rosse. Rimase con lo sguardo puntato, fino al momento in cui Itachi, dopo essere giunto e scrutato i corpi privi di vita dei due genitori si mise in ginocchio davanti a lui, scuotendolo.

«Sasuke!»

Lui però sembrava non sentirlo, sembrava non vederlo, così come l’ambiente che li circondava, quando ad un certo punto sentì una fitta atroce sullo zigomo destro, obbligandolo a voltare di lato il capo e sbattere gli occhi innumerevoli volte, come se si fosse improvvisamente ridestato.

«Dobbiamo uscire, subito!» gridò fuori di sé Itachi, stringendo con forza il colletto della sua maglietta, mentre l’altra mano era ancora stretta nel pugno che aveva usato per colpire il fratello.

Solo in quel momento Sasuke notò che il fuoco aveva cominciato a diffondersi nel dojo. Gli occhi duri di Itachi continuavano a fissarlo. Si mise in piedi di scatto e insieme corsero fuori, giusto in tempo prima che il tetto crollasse su di loro.

Il maggiore tirò un sospiro leggero, guardandosi intorno con lo Sharingan attivo, mentre Sakuke crollò nuovamente a terra, osservando l’edificio bruciare.

«Itachi, io..» ma la sua voce già tremante si bloccò, come se un masso si fosse incastrato lungo la trachea, impedendogli di parlare.

“Io l’ho visto”

Quelle iridi tornarono nuovamente nella sua testa e solo in quel momento realizzò: i suoi genitori erano morti, e il bastardo che li aveva uccisi aveva usato la stessa katana di suo padre, sicuramente mentre tentava di proteggere se stesso e Mikoto, ma lui.. lui era rimasto guardare quell’assassino senza riuscire a reagire.

Il dolore gli strinse la gola con mani crudeli, facendolo rimanere inginocchiato, con nessuna forza o voglia di rialzarsi. L’urlo straziante che uscì dalle sue labbra echeggiò l’aria ormai devastata dalle fiamme, mentre Itachi rimase immobile in piedi davanti a lui, affrontando a modo suo quel dolore.

Sasuke poggiò la fronte sull’erba bruciata e strinse le mani e gli occhi, che avevano cominciato a perdere lacrime amare come non avevano mai fatto.

Quando li riaprì questi avevano assunto la classica colorazione rossa; al centro gravitavano tre tomoe nere, ma presto il suo Sharingan assunse una nuova forma, come un fiore rosso a sei punte.


**


L’intera popolazione del Paese del Fuoco si era radunata a palazzo. Il numero delle persone era così ampio che non tutti riuscivano a stare dentro l’immenso cortile, accettando comunque di partecipare ai funerali anche fuori dalle mura. Tutti erano vestiti di nero, tutti restavano in silenzio, mentre il Re, in cima alla scalinata, parlava con voce grave.

«Oggi, preghiamo per la scomparsa di innumerevoli vittime che da sempre hanno donato l’onore e la speranza agli uomini e le donne che vivono in questa terra. Possa il cielo accogliervi nella sue casa, possa la sua voce cantare il vostro nome con l’amore che meritiate, così che noi possiamo sentirli e mai dimenticare quella che è considerata da oggi ‘la Notte della Strage’»

Sakura alzò leggermente lo sguardo umido, osservando al suo fianco Sasuke, che riservava la propria attenzione ad un punto impreciso davanti a lui. Naruto invece si trovava dietro di loro, con accanto Jiraya, che fortunatamente ne era uscito con una ferita lungo il braccio e alla testa, senza riportare gravi danni. La ragazza si avvicinò lentamente di un passo e, loquacemente, strinse la mano abbandonata del moro, ma lui non ebbe alcuna reazione e non ricambiò la stretta, ma allo stesso tempo non la rifiutò.

«Preghiamo che le nostre voci e il nostro amore vi giungano, preghiamo che da oggi dormiate in pace, sperando che un giorno possiate ricevere giustizia, poiché tra tutti voi è caduto anche un grande uomo, un guerriero, un capo, un padre.. un amico» le ultime parole tremarono appena, mentre delle lacrime amare scapparono anche dalle iridi del Re.





Il giorno dopo i funerali le voci si erano diffuse in tutte le terre e i cinque Re decisero di riunirsi.

«La Squadra Speciale del Paese del Fuoco è stata completamente sterminata. Solo in pochi sono sopravvissuti»

«Konoha e la famiglia reale non possono rimanere scoperte, è troppo pericoloso!»

«Prima dobbiamo scovare i criminali che hanno causato tutto questo!  Sono sicuramente pericolosi perché non hanno lasciato la minima traccia»

«No! La priorità è garantire sicurezza ai cittadini e al suo Re!»

«Forse il loro reale obbiettivo è quello di attaccare tutte le nostre terre. Non possiamo permetterglielo, devono essere fermati!»

«Ho una soluzione al problema..» Re Rasa si mise in piedi, interrompendo la discussione «Ognuno di noi invierà per la salvaguardia del Re e della capitale un numero totale di Ninja per un periodo limitato, mentre il Villaggio della Sabbia ospiterà sotto mia supervisione i pochi superstiti per far continuare loro allenamenti e mansioni, dato che la Valle dell’Epilogo è andata distrutta. Solo quando avranno superato il lutto potranno tornare a loro scelta nel paese natio» tutti rimasero in silenzio, per valutare quelle parole «Nel frattempo, verranno create altre squadre apposite, che partiranno alla ricerca di questi banditi»

Tutti annuirono convinti, girandosi poi verso l’unico Re che non aveva espresso alcun parere.

«Lei cosa ne pensa Re Nawaki?»

Questo chiuse gli occhi pensieroso, cercando di immaginare al suo fianco Fugaku, ricordando quello che da sempre avevano considerato fondamentale: la sicurezza del popolo.

«Accetto la proposta»





Sakura continuava ad asciugarsi con la manica del vestito le lacrime che non smettevano di bagnarle imperterrite il viso.

«Ci rivedremo.. vero?» sussurrò la ragazza, stringendo con tutta la forza che aveva il petto di Naruto.

Lui sciolse l’abbraccio, portandosi le mani dietro il collo.

«Tienilo tu per me, ok Sakura-chan?» disse lui con un sorriso tirato, poggiando sulla mano dell’amica la sua collana con attaccato un cristallo azzurro, appartenuta un tempo a suo padre.

Lei non disse nulla, mentre Naruto, dopo averla guardata un’ultima volta iniziò a scendere le scale.

Tirò su col naso, senza neanche avere il coraggio di guardare e dire addio anche a Sasuke, non lo accettava.

«Non è giusto» mormorò, dando le spalle al moro.

Rimase in silenzio, lasciando che le piccole e salate gocce cristalline bagnassero il pavimento come pioggia. Sentì un movimento dietro di lei, subito dopo un respiro caldo sulla nuca, facendola rabbrividire.

«Sakura..» strinse ancora di più gli occhi, portandosi la collana al petto «Grazie»

Il suo cuore non reggeva; quel ‘grazie’ era un addio e lei lo sapeva, ma non riusciva a parlare. Un singhiozzo le scappò, seguito subito dopo da tanti altri. Per lei tutto quello era troppo straziante e presa dalla disperazione iniziò a correre, entrando dentro il palazzo, non degnando di uno sguardo Sasuke che era rimasto immobile e assorto da indecifrabili pensieri. 

Corse in camera sua e si buttò sul letto, dando finalmente sfogo a tutto il suo dolore, stringendo forte la catenina.

Non lo aveva guardato.. non lo aveva salutato.. non ci era riuscita, e lei si sentiva un mostro.

Si alzò dal letto e raggiunse la finestra, osservando i suoi unici amici superare le mura per dirigersi verso un futuro lontano dalla loro casa, lontana da lei.. per sempre.

«Mi mancherete..»



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La storia è ufficialmente iniziata.

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Capitolo 7
*** Alone ***



Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





Capitolo 7 ~ Alone
 

[ Otto anni dopo ]

La notte era tetra e silenziosa, abbellita dal luccichio delle stelle e dai riflessi lunari che elargivano luce ai folti cespugli degli alberi che esibivano le prime fioriture, segno che l’inverno era giunto alla fine.

Un gufo continuava a cantare tranquillo, cercando con i suoi occhietti vispi una preda da divorare, così come tanti altri volatili; non a caso quell’insignificante sputo di terra prendeva il nome di ‘Paese degli Uccelli’.

Un’ombra veloce e scattante saltò da un ramo a all‘altro, facendo scappare con un leggero sbattere d’ali i volatili notturni.

La figura si appollaiò su un ramo, studiando con occhi attenti la piccola casetta fatta interamente di legno, nascosta nel cuore del folto bosco. Controllato che non vi fosse nessuno atterrò con leggiadra sul tetto, per poi calarsi sulla finestra ed entrare con estrema facilità, ritrovandosi la fonte del suo interesse steso su un materasso a dormire.

Con passi tranquilli lo raggiunse, sedendosi sopra il ripiano del letto in assoluto silenzio, mentre l’uomo continuava a riposare ignaro. Solo il rumore di una spada che veniva sfilata da un fodero lo obbligarono ad aprire gli occhi e subito dopo iniziare a tremare, quando si rese conto che sopra la sua testa una lama si calava dal soffitto, puntando alla sua gola.

«Dove si trovano i prigionieri?»

Lo sconosciuto era imperturbabile, senza muovere di un millimetro la katana che stringeva con entrambe le mani, mentre la sua voce era ovattata per colpa della maschera che indossava.

L’uomo dai capelli lievemente lunghi, legati da un codino dietro la nuca, ingoiò nervoso un groppo rimasto bloccato lungo la gola, muovendo leggermente il sovradimensionato pomo d’Adamo «N-non so di che parli» balbettò.

La figura seduta rimase in silenzio e con un movimento veloce rimise la sua katana dentro la propria custodia, prendendo poi l’uomo dal colletto del kimono, sbattendolo sul muro e alzandolo di pochi centimetri. La maschera dalle sembianze feline non permetteva di vedere alcun frammento di pelle, a parte le iridi degli occhi che l’uomo giurò di aver visto di un rosso scarlatto.

Prese con velocità quasi inumana un kunai dalla cintura, puntandoglielo sul punto in cui si trovava la giugulare.

«Va bene, va bene te lo dico! Ma non uccidermi!» disse la vittima, alzando le mani in segno di resa e sudando freddo, mentre il combattente allentò leggermente la presa, permettendogli di continuare «Sono in una cantina, ma si accede solo con la chiave»

«Dov’è?» esigette lui, freddo.

Il tipo col codino mosse lentamente la mano, mostrando una corda legata al suo collo, dove una piccola chiave era stata allacciata.

«Ecco.. tieni» disse lui, sfilandosela.

Il giovane mascherato rimise al suo posto il kunai, accettando l’oggetto.

«Ti prego, lasciami andare ora» pregò questo con voce lagnosa.

La figura vestita di nero si allontanò di due passi, ma al suo fianco spuntò un altro suo complice, con una statura estremamente più alta, ma con indosso la stessa maschera.

«Non saremo noi a decidere il tuo futuro» pronunciò il nuovo arrivato, prendendo l’uomo col codino di peso e portandolo via, nonostante gli urli e gli schiamazzi di protesta.

Il ragazzo, rimasto da solo, si sfilò la maschera, permettendo ai lunghi ciuffi neri di ricadere in maniera disordinata sulla fronte pallida, solleticando le ciglia dei suoi occhi scuri. Uscì dalla finestra dal quale era entrato e si incamminò a passo svelto al luogo di ritrovo.

 


«Non capisco perché Sasuke mi abbia messo in coppia con te» sbuffò la ragazza dai capelli rossi, sistemandosi con un gesto di stizza gli occhiali dalla montatura nera.

Il ragazzo seduto, con la schiena poggiata al tronco, si stiracchiò le braccia, portandole dietro la testa per stare più comodo «Perché oltre ad essere una racchia sei pure incapace»

Ridacchiò appena quando improvvisamente, dopo un leggero movimento d’aria, avvertì un pugno colpire il suo naso e in un attimo la sua faccia si trasformò in semplice acqua.

«Prova a ripeterlo faccia di pesce!» urlò questa, pronta a dargli anche un calcio, quando un’ombra comparve da alcuni cespugli poco distanti.

«Piantatela» disse freddo, guardando i due compagni.

«Sasuke!»

La rossa lo raggiunse felice, mentre quello seduto, ripresosi dal colpo, si mise in piedi con un colpo d’anca, notando che il moro si trovava da solo.

«Dov’è Jugo?» domandò annoiato, grattandosi una guancia.

«Sta portando via l’obbiettivo. Tieni» spiegò veloce, lanciandogli la chiave che era riuscito a ottenere «Le persone imprigionate si trovano dentro una cantina»

L’unica ragazza presente si portò la mano su un fianco, ondeggiando la sua lunga chioma dal taglio scalato «Allora andiamo. Prima finiamo e prima potrò farmi un bagno» borbottò, incamminandosi verso la casetta di legno dal quale era giunto Sasuke.

I due presero a seguirla, restando leggermente più indietro rispetto a lei.

 Il ragazzo dai capelli chiari si avvicinò all’orecchio di Sasuke «Come se cambiasse qualcosa» sussurrò lui divertito, ma questo non bastò dato che anche la rossa era riuscita a sentirlo, fulminandolo intimidatoria con lo sguardo.

Una volta sopraggiunti, iniziando ad ispezionare attorno la piccola residenza, fino a quando non trovarono una botola nascosta da alcune foglie e rami secchi. Dopo averla aperta con la chiave cinque gradini li dividevano da un piccolo sottosuolo completamente avvolto dall’oscurità, mentre un fastidioso odore di muffa e chiuso riempiva l’aria.

«Come si fa a resistere in un posto simile..» sussurrò la ragazza, camminando lungo il corridoio vicino Sasuke e stringendo lievemente l’orlo della sua divisa, dato che aveva attivato lo Sharigan per vedere meglio. Arrivati alla fine del galleria sotterranea trovarono un’enorme gabbia fatta di acciaio, dove al suo interno si trovavano uomini e donne di diverse età, rannicchiate tra di loro per darsi un po’ di calore.

Il giovane dai capelli bianchi, per vedere meglio, accese una torcia che si portava sempre appresso dentro il piccolo marsupio, mentre questi tremarono spaventati «Tranquilli, ora siete al sicuro»

Lì guardò attentamente, notando che nessuno di loro era ferito o trascurato, sembravano semplicemente scossi. Intanto Sasuke aveva sfilato la sua katana, tagliando con un semplice movimento il lucchetto, aprendo così le sbarre.

«Sono tutti?» domandò la rossa, mentre questi cominciarono ad uscire.

Suigetsu annuì «Tutti e tredici» confermò, aiutando un uomo di mezz’età ad uscire «Avete idea del perché vi abbiano rapito?»

Questo scosse la testa, ancora leggermente instabile «Il giorno in cui ci hanno portati qui hanno detto che ci avrebbero venduti a un uomo, ma non sappiamo per quale motivo, la maggior parte di noi sono solo dei semplici contadini»

La ragazza assottigliò gli occhi, pensierosa «Che facciamo Sasuke?» domandò infine al moro, che per tutto il tempo era rimasto impassabile.

«Il nostro compito è finito. Ritorniamo a Suna e facciamo rapporto»




Ci misero circa una settimana per ritornare al Paese del Vento.

Dopo aver portato in salvo i prigionieri questi furono affidati ad un’altra squadra, incaricata a riportarli nelle loro rispettive abitazioni, loro invece si erano incamminati verso Suna insieme all’uomo col codino, per poi consegnarlo alle autorità, che avrebbero provveduto ad un lunghissimo interrogatorio.

Quelle tredici persone erano scomparse due mesi prima, ma non erano le uniche. Sasuke, insieme ai suoi compagni, aveva faticato parecchio per ritrovarli, ma alla fine ci erano riusciti, a differenza di altre squadre. In quel momento avevano un totale di settantatré rapimenti e cinquantuno di questi non erano ancora stati ritrovati. Ormai erano mesi che accadeva per tutte le terre e Suna aveva deciso di prendere le redini in mano.

Sasuke era oramai divenuto un Ninja fidato del Paese del Vento, così come Naruto, e in tutti quegli anni erano rimasti sotto la supervisione del Re e dei Ninja più anziani. Oltre a loro due e Itachi, durante la Notte della Strage, si erano salvati anche il Ninja Copia – che durante l’attacco si trovava fuori dalla Regione -, Jiraya e uomo dalla personalità molto eccentrica di nome Gai, insieme a suo figlio Rock Lee.

Lui e Naruto non facevano altro che svolgere missioni su missioni, dalla più semplice alla più difficile. Delle volte li mandavano insieme, mentre in altri casi – come quello ad esempio – veniva messo in coppia con altri tre Ninja: Suigetsu, Karin e Jugo.

Il primo era un ragazzino più piccolo di due anni, originario del Villaggio della Nebbia, capitale del Paese dell’Acqua. Dopo la morte del fratello maggiore aveva cominciato a viaggiare in lungo e largo combinando qualche piccola infrazione, senza mai separarsi dalla sua immensa spada, un tempo appartenuta al defunto fratello, fino a quando Suna non aveva adocchiato le sue abilità, riuscendo in poco tempo a mettere dalla propria parte le sue prestazioni. Naturalmente la loro strategia fu: ‘lavora per Suna e noi dimenticheremo tutti gli errori che hai commesso’.

Karin invece era una ragazza dal carattere forte e autoritario, che abbandonò anni prima per motivi sconosciuti la sua terra natia, il Villaggio dell’Erba, per recarsi lì a Suna. Molto spesso Sasuke rivedeva in lei le ragazzine che lo assillavano quando era più giovane, però doveva ammettere che era un’abile e fidata compagna.

Infine Jugo, nominato da tutti come il ‘gigante buono’, sicuramente più grande di loro. Non sapeva molto su di lui, ma poco gli importava dato che ogni volta che partivano per una missione svolgeva gli ordini senza mai lamentarsi. Parlava a malapena, ma durante i combattimenti poteva essere paragonato ad una forza portante distruttiva.

Ormai il gruppo era rientrato da circa un’ora e Sasuke, dopo aver fatto rapporto, aveva deciso di tornare nel loro quartiere, situato nella parte Nord di Suna, costituito da diversi alloggi solo ed esclusivamente per loro e per i Ninja che erano di passaggio.

Rimase seduto a gambe incrociate vicino la finestra, continuando a lucidare la sua katana.

Pochi mesi dopo la Notte della Strage il ragazzo, di nascosto, era voluto tornare alla Valle dell’Epilogo, nonostante fosse proibito. Oramai non era rimasto più niente; le case erano diventate cenere e gli alberi semplici tronchi spogli. Quando si recò nel vecchio dojo si era messo a scavare tra i pezzi di legno bruciati, fino a trovare con sua immensa sorpresa la katana di suo padre: Kusanagi.

Sapeva che era la stessa arma che aveva tolto la vita ai suoi genitori, ma non gli importava. Da quel giorno decise di tenersela sempre stretta a sé, sia come ricordo che come stimolo per ricordargli quella notte, soprattutto quegli occhi.

Molto spesso si svegliava in un lago di sudore perché non faceva altro che sognarli, tanto che nel primo anno trascorso a Suna aveva quasi perso la ragione, con tutte le intenzioni di scappare via e cercare solo vendetta. Tuttavia, grazie all’aiuto di Naruto e Itachi aveva ripreso il controllo di sé, mentre il Ninja Copia - che faceva di nome Kakashi - decise di diventare suo maestro, dato che oramai il maggiore degli Uchiha non aveva più bisogno dei suoi consigli. Gli aveva insegnato a padroneggiare alla perfezione il chidori e a far fluire all'interno della sua Kusanagi il chakra di tipo fulmine, ma non solo..

Durante la Notte della Strage il dolore che aveva patito era stato talmente forte e improvviso che aveva risvegliato in lui lo Sharingan Ipnotico, noto anche come ‘l’occhio divino che vede la verità della creazione senza ostruzione alcuna’. Era una forma avanzata dello Sharigan ed era molto rara; fino ad allora solo lui Itachi e Madara ci erano riusciti, anche se Sasuke non aveva ancora imparato a padroneggiarlo a dovere, per questo Kakashi si era reso volontario per il suo addestramento, dato che aveva avuto già a che fare con Itachi.

Col passare degli anni anche lui era divenuto forte e l’aiuto di Kakashi non era più indispensabile, anche perché negli ultimi due anni lui e l’Uchiha maggiore avevano preso la brutta abitudine di sparire per notevolmente tempo, senza neanche sapere chi o che cosa li spingesse a stare così lontani.

Improvvisamente alcuni passi leggeri lo risvegliarono dalle sue lontane reminiscenze e un attimo dopo la porta si aprì, dal quale sbucò la figura di Karin con indosso una canotta e dei pantaloncini; anche lei si era tolta la sua divisa da Ninja.

Si sedette accanto a lui sul pavimento in legno, stringendo con una mano un libro.

«Non ti sembra già abbastanza lucida?» domandò divertita, indicando la katana tra le sue mani.

In risposta Sasuke alzò le spalle, riprendendo il suo lavoro. Karin, mordendosi il labbro, continuò a scrutarlo.

Si era tolto di dosso l’armatura da Anbu, che un tempo apparteneva alla sua terra anche se, da come aveva capito, aveva subito alcune modifiche. Indossava i pantaloni scuri tenendo i piedi scalzi e la maglietta a mezze maniche nera, dove poteva vedere perfettamente il marchio della vecchia Squadra Speciale.

Senza chiedere il permesso lo sfiorò con le dita, studiandolo con attenzione «Sai, esiste un modo per toglierlo..» sussurrò, mentre al suo tocco Sasuke rimase impassabile «Basta semplicemente bruciarlo con del ferro ardente. Sicuramente è un’operazione dolorosa però..»

«Non ho intenzione di farlo» la interruppe lui brusco.

Karin ritirò la mano con un leggero sospiro, iniziando poi a leggere.

Col tempo la ragazza si era abituata ai suoi modi bruschi e distaccati, anche se una piccola parte di lei poteva comprenderlo: assistere con i propri occhi alla morte dei genitori era veramente orribile. Chissà prima di allora che tipo di ragazzo era Sasuke, se avesse mai sorriso.. Karin se lo domandava spesso, dato che fin da subito aveva avvertito una certa attrazione per lui e che provava tutt’ora.

Il ragazzo invece ispirò col naso frustrato, poggiando la spada al suo fianco. Per lui era divenuta un’abitudine rispondere a tono con tutti, il suo cuore si era come congelato e le sue emozioni spezzate, eppure sapeva di sbagliare, ma non riusciva a controllarsi. Infondo Karin era una delle poche persone che gli era stata accanto tutti quegli anni da quando si era trasferito a Suna e sapeva che non meritava un simile trattamento, per questo decise di rimediare.

«Cosa leggi?» farfugliò impacciato, cercando di nasconderlo col suo solito tono frigido.

A Karin brillarono comunque gli occhi, mostrandogli felice la copertina del vecchio tomo «Il Paese del Fuoco. Voglio solo controllare se i rapimenti possono essere collegati a questa terra» disse fiera con un sorriso, sistemandosi la montatura scura sul naso.

Sasuke rimase a guardare con sguardo fisso la copertina, che mostrava il simbolo a forma di foglia circolare, mentre lontani ricordi iniziarono a fluire nella sua mente.

«Infondo è stata la tua casa.. pensi possa centrare in un qualche modo?» provò a dire lei, cercando di trovare un argomento di cui parlare.

Il ragazzo non mosse un muscolo. A quei tempi suo padre era praticamente la voce portante del Re che dava unicamente importanza al bene del suo popolo; non si era mai preso la briga di agire su di loro con saggezza o forza – dato che al suo posto lo aveva sempre fatto Fugaku -, così come non mosse dito neanche per cercare di scoprire cosa accadde quella notte, nonostante un suo caro amico e consigliere avesse perso la vita.

«Il Re è un uomo gentile, ma codardo, non avrebbe alcun motivo per fare questo» commentò soltanto, mentre i suoi occhi vagarono sul pavimento in legno.

Karin esaminò il suo profilo distaccato e si avvicinò leggermente a lui, sfiorando la sua spalla con il braccio «Però vi ha cacciati..»

Sasuke chiuse gli occhi, mentre l’ombra di un ricordo lontano colpì la sua mente come una bastonata; un piccolo corpicino stremante, lunghi capelli rosa e due bellissimi occhi che non era riuscito a rivedere un’ultima volta.

«Non aveva scelta»

Karin si avvicinò ancora di più a lui, che non sembrava accorgersene, quando la porta dal locale si spalancò all’improvviso, facendola sussultare e allontanare di colpo dal moro.

«Finalmente a casaaa!» gridò felice Suigetsu, saltando sopra il tavolo con un agile balzo.

Sasuke rimase indifferente, ormai abituato ai suoi modi simili a Naruto, mentre Karin alzò il mento stizzita, seguito da un piccolo verso.

«Che c’è Karin, ti mancavo?» la prese in giro il nuovo arrivato dai capelli bianchi, mostrando i denti leggermente appuntiti.

Questa esibì un’espressione infastidita, girando il capo dall’altra parte con aria superiore «Preferirei farmi un buco alla pancia piuttosto!»

Suigetsu fece per rispondere quando nel giro di trenta secondi l’uscio fu nuovamente aperto con forza, facendo tremare persino i vetri.

«Teme!»

Karin roteò gli occhi. Già non sopportava quel pesce fritto di Suigetsu, se si aggiungeva nella stessa stanza anche quell’uragano pazzoide di Naruto rischiava seriamene si avere una crisi di nervi.

«Non hai ancora imparato a bussare biondino?» sputò velenosa, massaggiandosi la tempia, ma questo non la degnò di uno sguardo, raggiungendo velocemente l’amico.

Solitamente Naruto era il primo a rispondere alle frecciatine degli altri, ma in quel momento la sua espressione era troppo seria mentre consegnava a Sasuke quella che sembrava una lettera, facendo allarmare i due ragazzi.

«Sasuke.. mi è arrivata questa da Itachi e Kakashi» disse sbrigativo, agitando la piccola pergamena davanti al suo naso.

Sasuke, non aspettandoselo, aggrottò le sopracciglia, aprendola tra le mani.

Nella stanza regnò il silenzio più totale, mentre Karin e Suigetsu rimasero ad osservare gli occhi inespressivi di Sasuke diventare pian piano sempre più desti e sorpresi. Finito di leggere alzò di scatto il viso, mentre Naruto ricambiò lo sguardo, sorridendo leggermente.

«A quanto pare torneremo a casa»



**



Sakura finì di spazzolarsi i lunghi capelli, restando a confabulare la sua immagine riflessa. Nel corso degli anni era cambiata molto rispetto a quando era piccola.

I suoi capelli si erano allungati fino alla vita, permettendo così alle domestiche di abbellirli con diverse acconciature, mentre la sua frangia era scomparsa, dando spazio ad un semplice ciuffo, solitamente bloccato con una, massimo due forcine, oppure semplicemente dietro l’orecchio.

Fisicamente invece non aveva mostrato eccessivi mutamenti. A parte la statura media, le sue curve erano rimaste molto acerbe, soprattutto quelle del seno e la totale mancanza di attività fisica aveva reso le sue braccia e le gambe molto secche e prive di muscoli; con indosso quella camicia da notte poi sembrava ancora più magra.

Suo padre non l’aveva mai fatta uscire, nemmeno una volta in tutti quegli anni, anche solamente per leggere qualche libro in giardino sotto l’ombra di qualche albero durante le stagioni calde, ma forse era colpa sua. Il suo carattere buono e composto non le avevano permesso anche solo di provare a iniziare una conversazione con suo padre, soprattutto quando doveva trattare un argomento che non gradiva e questo lo capì dopo pochi mesi che era avvenuta la famosa Notte della Strage:

«Papà?»

«Si fiorellino?»

«Ecco io.. io volevo chiederti se.. ecco se hai un fratello o una sorella»

«.. no, perché me lo chiedi?»

«Niente. Lascia stare»

Ricordava ancora come l’espressione di suo padre era visibilmente variata, facendole intuire la risposta che non era minimamente intenzionato ad elargire e lei voleva rispettare quella sua scelta, così come quella presa dieci anni prima.

L’argomento ‘fratello misterioso’ era quindi stato chiuso per sempre dentro un cassetto, mentre la voglia di provare a chiedere a suo padre di annullare quella punizione non era mai stata abbandonata, solo che non sapeva quando e come iniziare il discorso.

Si mise in piedi, dopo aver controllato un’ultima volta il suo viso pulito e privo di trucco, uscendo poi dalla sua camera e raggiungendo la sala principale dove suo padre la stava aspettando.

«Papà» lo chiamò lei, non appenò entrò.

L’uomo alzò lo sguardo dal tavolo, dove erano disposte diverse buste e lettere aperte, regalandole un solare sorriso «Sakura.. vieni entra»

Questa superò la soglia, raggiungendolo «Volevi parlarmi?»

«Si fiorellino.. di una cosa molto importante che sto preparando da mesi» disse lui, congedando il domestico che si trovava vicino a lui con un gesto della mano.

Sakura assottigliò gli occhi curiosa «Di cosa si tratta?»

L’uomo si posizionò meglio sulla sedia, schiarendosi la voce «Come ben sai tra una settimana esatta raggiungerai finalmente la maggiore età» iniziò a dire e quando incrociò gli occhi verdi della ragazza che lo ascoltava con interesse continuò «Queste che vedi sono tutte le lettere di conferma da parte degli invitati per il tuo compleanno»

Sakura osservò gli innumerevoli pezzi di carta posti sotto il suo naso che erano appena stati indicati.

«La maggior parte sono membri di grandi clan familiari o parenti dei Re delle altre terre» dichiarò emozionato, prendendone una «Pensa, verrà anche Gaara con i suoi fratelli»

A udire il nome del rosso Sakura non riuscì a nascondere la lieve curvatura delle labbra. Esattamente tre anni prima Re Rasa aveva perso la vita per una fortissima e improvvisa febbre, scegliendo poco prima di perire come suo erede il figlio minore: Gaara. Alla fine si era dimostrato un ragazzo sveglio e acuto, gestendo al meglio tutti gli affari del suo Paese e le alleanze con le altre terre, mantenendo pure solida la scelta fatta di suo padre per come gestire i Ninja dei loro villaggi.

Col tempo si erano pure avvicinati, ma solo come amici, ma qualcosa le diceva che suo padre avrebbe preferito qualcosa di più.

«Mi fa piacere» sorrise sincera, portandosi una ciocca dietro l’orecchio «Volevi solo dirmi questo?»

L’uomo sospirò, negando col capo «No, in realtà ci sarebbero altre due questioni. La prima è che ho richiesto al Re del Paese del Vento una Squadra Speciale numerosa che possa controllare il perimetro durante la festa fino al giorno seguente; mi sembrava doveroso tenerti informata»

Sakura roteò gli occhi divertita, conoscendo le esagerate fissazioni di suo padre riguardo la sicurezza.

«Grazie. E la seconda?»

Il Re si portò le mani intrecciate davanti la bocca, chiudendo gli occhi. In quel momento sembrava che Nawaki avesse una notevole difficoltà nel parlare, cercando di trovare le parole adatte per iniziare il discorso nel migliore dei modi.

«Sakura.. compirai ventuno anni e sai bene quanto me che da quel momento sarai a tutti gli effetti una donna» proferì lui con voce lenta e seria e questo cominciò ad allarmarla «Io sto cominciando ad accumulare anni e tu sei la mia unica erede perciò ci tengo che tu trovi il prima possibile l’uomo che sposerai e che un giorno prenderà il mio posto»

Sakura avvertì il proprio cuore fermare i battiti cardiaci per diversi secondi, mentre le sue mani poste lungo i fianchi cominciarono fastidiosamente a sudare. Voleva scappare da quella stanza prima che lui continuasse e sentire con le proprie orecchie quelle parole, ma sapeva che non aveva scelta.

«In poche parole Sakura.. le persone invitate non vengono soltanto per una semplice visita di cortesia, ma per chiederti la mano. Per me è molto importante che tu quella sera prenda una decisione»

Lo aveva detto.. lo aveva detto davvero, eppure si sentì una stupida perché sapeva come funzionavano certe cose, era stata preparata, ma in quel momento si rese conto che non lo era affatto e forse non lo sarebbe stata mai stata.

«Deve essere per forza la sera del mio compleanno?» mormorò e solo in quel momento sentì che la sua voce stava tremando appena.

Il Re fortunatamente non se ne accorse, ma continuava a rivolgere alla figlia uno sguardo sconfortato «Le proposte sì, ma la tua risposta no, però allo stesso tempo non accetto che tu non scelga nessuno. Me lo potrai dire il giorno dopo, così che tu possa dormirci sopra, ok?»

Sakura chiuse gli occhi, cercando di trattenere nel miglior modo possibile le lacrime che non riuscivano più a resistere nell’uscire «Io.. io ora devo andare a letto, sono stanca» balbettò, dando le spalle all’uomo e raggiungendo con passi svelti la porta chiusa.

«Sakura io lo faccio solo per te, credimi. Voglio solo che tu sia felice e al sicuro»

“Ma io non sono felice!” avrebbe voluto urlare, invece come ogni volta lo fece nella sua testa, accumulando tutto il dolore in quel suo piccolo e sofferente cuore che stava iniziando pericolosamente a incrinarsi.

Si voltò leggermente verso di lui, accennando il suo solito sorriso gentile «Lo so. Buonanotte»

Una lacrima sporcò il suo viso e scappò fuori, sotto lo sguardo dispiaciuto del Re.

Corse a perdifiato, fino a raggiungere la camera e una volta chiusa di stese sul letto, nascondendo il viso sul cuscino, permettendo così a quelle gocce salate di venire assorbite dalla federa rossa.

Non era la prima volta che dava sfogo alle sue emozioni la sera prima di andare a dormire, però dovette ammettere che quel momento le aveva ricordato il giorno in cui Naruto e Sasuke se ne erano andati, lasciandola per sempre sola. Quel giorno aveva vagito fino a prosciugare tutte le lacrime e provare un forte dolore alla gola per colpa dei continui singhiozzi.

In quel momento non si sentiva così diversa rispetto a otto anni prima.

Per colpa di tutte quelle giornate di solitudine si era ritrovata spesso a rimuginare il loro ricordo, così come tutti i momenti passati insieme a giocare e divertirsi, domandosi se anche loro pensassero a lei oppure se l’avevano dimenticata.

Forse Naruto no – la sua collana la teneva costantemente legata al collo, nascondendola sempre sotto la piccola scollatura, dato che la catenina era molto lunga -, mentre Sasuke.. forse Sasuke la odiava e non poteva biasimarlo.

Quel giorno non l’aveva salutato e guardato in viso, mentre lui si era rivolto a lei con quella voce così abbattuta, sicuramente ancora frastornato per la recente perdita dei suoi genitori. Per diversi mesi aveva provato a parlare con suo padre per cercare di convincerlo a indagare più a fondo su quello che era accaduto la Notte della Strage, ma non ne aveva alcuna intenzione, troppo impaurito di ricevere qualche altra conseguenza.

Più di una volta si era chiesta perché non fossero tornati, ma subito dopo si pentiva e cercava di non pensarci perché la sua mente cominciava a riempierla di tante, tantissime risposte che la facevano sempre di più intristire: erano arrabbiati o delusi perché da parte del Re non avevano ricevuto la giustizia che meritavano, o perché erano divenuti dei forti e impavidi Ninja che davano più importanza al loro ruolo, ritenendo il periodo passato insieme inutile e stupido, oppure perché durante una missione erano..

No, non voleva minimante pensarci.

Si mise seduta, asciugandosi con le dita il viso umido e arrossato; in quel momento era suo dovere pensare ad altro. Lei, che lo volesse o meno, era una principessa e doveva seguire le sue mansioni, ovvero scegliere il suo futuro marito la sera del suo ventunesimo compleanno, diventando finalmente maggiorenne.

In un attimo si bloccò. Maggiorenne..

Sapeva perfettamente cosa significasse raggiungere la maggiore età: ogni persona acquisiva in linea di principio la possibilità di agire,  così come la propria autonomia. Se le cose stavano così allora..

Da quella notte sarebbe stata svincolata, giusto? Suo padre non avrebbe avuto più potere su di lei, o almeno non del tutto.

Perché non ci aveva pensato prima?

«Potrei provare a chiederglielo» sussurrò tra se e se, diventando sempre più sicura.

Sì, aveva deciso!

Alla fine della festa avrebbe detto a suo padre la sua indispensabile scelta, ma in cambio voleva di nuovo essere libera, uscire dal palazzo e non solo in giardino, ma per tutta la sua terra e di subito dopo anche le altre. Suo padre non poteva opporsi, ne era sicura!

Si strinse fiduciosa il cuscino al petto, trattenendo la felicità appena conseguita; non vedeva l’ora che arrivasse quel giorno perché il desiderio di uscire dopo dieci lunghi anni da quella gabbia era talmente grande che l’idea di dover scegliere un uomo che non amava non era più considerato un problema.

E poi chissà, una volta uscita e iniziato a vagare per le terre poteva dedicarsi anche alla ricerca di Naruto e Sasuke.. sperando che loro si ricordassero di lei.

Sicura di se stessa si legò i capelli in una lunga treccia, mettendosi sotto le coperte, ma poco prima di addormentarsi si immaginò un ragazzino quindicenne che le offriva la mano sorridente, chiedendole di fidarsi di lui, per donarle finalmente - anche se per poco - un momento di libertà dopo tanto tempo.

“Spero di rivederti presto”



**



«Avete fatto come vi ho chiesto?»

Il ragazzo, più avanti rispetto agli altri alzò la testa, restando comunque inchinato «Si. Gaara e i suoi fratelli non si sono accorti di nulla. Il piano sta filando liscio come stabilito»

L’uomo seduto sorrise «Molto bene»  con un movimento lento si inumidì le labbra con la lingua, mentre il suo pupillo posto in piedi vicino a lui ghignò.

«Finalmente il giorno tanto atteso sta per compiersi»



**



__________

Naruto, Sasuke,

per una serie di eventi non possiamo tornare a Suna. Le ricerche e le risposte in parte trovate durante il nostro lungo itinerario ci impediscono di uscire allo scoperto, ma soprattutto di avere contatti con persone innocenti, tra cui voi.

Non dovete angustiarvi della nostra salute, ma sappiate che non era nostra intenzione escludervi da questa astrusa iniziativa perché meno siamo e meno il nemico comprenderà i nostri movimenti.

Sono anni ormai che il nostro interesse è solamente dedicato a questi individui imprudenti e finalmente gli ultimi mesi ci hanno portato a ottenere importanti scoperte che, sfortunatamente, ci hanno condotto ad un resoconto spiacevole, obbligandoci a richiedere il vostro aiuto, dato che noi non ci possiamo permettere di prendere iniziativa: dovete recarvi al Paese del Fuoco, per presentarvi come Ninja speciali mandati al controllo della sicurezza del Re durante il compleanno della principessa Sakura.

Possiamo immaginare il vostro disappunto, ma dovete sapere che forse gli uomini a cui stiamo dando la caccia, in un tempo che oramai sta divenendo sempre più oblungo, vogliono presto attaccare il nostro paese natio. Non abbiamo conferma di tale pericolo, per questo motivo non abbiamo fatto massima a Re Gaara, ma almeno possiamo mantenere in pace i nostri animi sapendo che ci sarete voi per qualsiasi cosa, sperando comunque che non accada nulla e che tutti restino al sicuro, dimostrando che ci siamo sbagliati.

Vi chiediamo di non cercarci per nessuna ragione e di bruciare la lettera quando avrete assimilato al meglio queste nostre parole. Esigiamo inoltre che nessuno sappia o scopra di questa vicenda.

Post Scriptum: Non dovete far riconoscere la vostra identità per tutta la durata della missione, neanche con gli altri Ninja scelti.
Siate sempre prudenti.

Kakashi e Itachi
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Dopo aver letto e riletto quelle parole fatte di inchiostro Sasuke aveva bruciato come richiesto la lettera. Naruto aveva spiegato che era arrivata quella mattina stessa legata alla zampa di un corvo, sicuramente inviato da Itachi.

Da una parte Sasuke si sentiva appagato, visto che finalmente, dopo mesi e mesi di silenzi suo fratello si era fatto sentire, richiedendo per lo più il suo aiuto, ma dall’altra deluso. Non aveva idea di cosa stessero combinando lui e Kakashi e la voglia matta di partire alla loro ricerca, andando contro le loro richieste era forte; sicuramente anche Naruto la pensava come lui.

Chi stavano cercando? Cosa avevano scoperto? Ma soprattutto, perché tenere tutti all’oscuro se una minaccia incombeva forse tutte le terre?

Più domande si poneva e più accumulava solo confusione, però conosceva Itachi; lui era sempre stato un fratello maggiore molto protettivo nei suoi confronti e aveva sempre agito con saggezza e furtività, così come il Ninja Copia, perciò non avevano ragione di preoccuparsi ulteriormente, ma la voglia di conoscere più a fondo la situazione era tanta.

Dopo quattro giorni esatti, Itachi e Kakashi avevano inviato un altro corvo, che aveva consegnato loro due lettere – forse falsificate -  della richiesta come Ninja a discapito della protezione del Re durante la festa di compleanno della principessa, con tanto anche di sigillo e firma di Re Gaara.

Il giorno dopo si erano recati al luogo di incontro con gli altri Anbu, esattamente fuori dalle mura di Suna. Avevano indossato la loro divisa, che rispetto ai tempi in cui Fugaku era ancora vivo, erano cambiate notevolmente.

Il mantello scuro non c’era più, dando così più libertà di movimento ai giovani Ninja. Indossavano tutti dello stesso colore dei pantaloni scuri leggermente aderenti e una canottiera nera che teneva nude le braccia e le spalle e sopra di essa veniva infilata un’armatura leggera, ma ben compatta di un bianco quasi consumato, vicino al grigio. Infine, scelta presa anni prima dal Re defunto, tutti i membri indossavano per la loro incolumità una maschera bianca con fattezze solitamente animale. Lui aveva scelto quella del gatto, Naruto invece la volpe.

Naruto, per dare un tocco in più al suo aspetto si teneva legato al collo una sciarpa lunga e rossa, che a quanto pare non gli dava per niente fastidio durante un conflitto, con i bordi leggermente consumati, mentre le braccia erano coperte da delle gomitiere nere.

Anche Sasuke aveva rivestito gli arti superiori, comprese anche le mani e le caviglie da diverse bende che oramai erano diventate tutt’uno con lui, mentre la sua fedele katana se ne stava al sicuro dentro il suo fodero posto dietro la schiena.

Dato che nella lettera Kakashi e Itachi avevano sottolineato che era importante mantenere nascosta la loro identità si erano anche coperti con un fazzoletto opaco il marchio, dato che le spalle e i bicipiti erano una delle poche parti del corpo esposte.

Una volta giunti i due ragazzi si accorsero che anche gli altri Ninja – che insieme a loro erano circa una ventina – indossavano le loro rispettive maschere bianche.

Mancano ancora due ore al sorgere del sole e il gruppo era partito già da diverso tempo, correndo lungo la valle desolata del Paese del Vento, ricca solo di polvere e sabbia. Per raggiungere da Suna la città di Konoha ci volevano almeno quattro giorni di cammino, ma dato che loro avrebbero per tutto il tempo corso partirono solo due giorni prima, così da arrivare a destinazione a fine mattinata il giorno della festa.

«Ehi teme..»

Sasuke, seduto ai piedi di una roccia, era rimasto a contemplare il paesaggio arido. Il gruppo si era fermato al crepuscolo per trovare un riparo e accendere un grande falò, dato che durante la notte nel deserto la temperatura si abbassava di notevoli gradi.

Naruto lo aveva raggiunto con due piatti caldi simili a poltiglia, sedendosi di fianco a lui. 

«Non ti sembrano un po’ strani questi tipi?» sussurrò appena, porgendoli quella che gli toccava essere la loro cena.

Sasuke studiò da dietro la maschera i Ninja che mangiavano o parlavano tranquilli tra di loro, mentre altri si scaldavano davanti al fuoco.

«Non so perché ma.. mi sento nervoso. Non riesco neppure a riconoscere nessuno» borbottò, spostando leggermente la maschera per iniziare a mangiare. Una leggera espressione di disgusto ornò le sue labbra, ma non aggiunse altro.

Al moro doleva ammetterlo, ma non poteva che confermare le parole dell’amico; aveva percepito quella strana sensazione dal momento in cui erano partiti. Anche se indossavano le maschere, molti di loro riuscivano comunque a riconoscersi, ma quei tipi invece sembravano spuntati improvvisamente da un momento all’altro.

Mescolò pensieroso la brodaglia, iniziando poi a mangiarla «Le maschere servono a questo dobe»

Naruto sbuffò, lasciando la ciotola ancora mezza piena su una roccia «Sai cosa intendo»

Sasuke non rispose, anche se aveva capito perfettamente cosa alludeva il biondo.

Che Kakashi e Itachi avessero ragione? Una voce dentro di lui gli diceva di rimanere sempre in guardia, anche con i propri compagni, eppure non doveva essere così irrequieto, visto che tutti erano stati scelti appositamente dal Re di Suna. Certo, loro erano riusciti a mescolarsi solo perché suo fratello era un buon stratega e forse aveva chiesto il permesso al Re, oppure aveva usato su di lui lo Sharingan Ipnotico; non aveva idea di come fosse riuscito ad ottenere la firma di Gaara.

«Anche te stai pensando a lei?»

Sasuke sussultò appena, studiando con la coda dell’occhio la postura pensierosa di Naruto. Era sicuro che dietro la maschera i suoi occhi azzurri trasmettessero angoscia o qualcosa di simile, il tono della sua voce ne era una conferma.

«Sai.. una parte di me vorrebbe mandare al diavolo tutto, anche solo per rivederla»

Sapeva perfettamente di chi stava parlando. Il suo corpo si mosse nervoso, cercando di trovare una posizione più comoda per la sua schiena, dato che la roccia non era paragonabile alla morbidezza di un cuscino.

In tutti quegli anni aveva sempre pensato a lei, sempre, soprattutto la sera, prima di andare a dormire. Gli mancava la vista di quel rosa così strano, ma allo stesso tempo ipnotico, o ai suoi occhi simili a smeraldi. E quel sorriso..

«Credi che anche Sakura abbia pensato a noi in questi anni?»

Da quanto tempo non udiva con le proprie orecchie quel nome? Una sensazione di angoscia lo pervase, facendolo sospirare leggermente.

«Non siamo più dei bambini Naruto»

Questo scosse la testa, sicuramente divertito, ma continuando a guardare il lontano falò che illuminava le loro maschere «Smettila di fare il pezzo grosso. Anche a te manca, non puoi negarlo!»

Voleva farlo, ma non ci riusciva.

Ricordava ancora quella sera, poco prima della strage, quello che la tua testa – o cuore – lo stava spingendo a fare. La sua mente in quel momento si era come rabbuiata da tutto ciò che li circondava, lasciando solo spazio al suo istinto da quindicenne. Ancora oggi non aveva risposta del perché stava per fare quell’assurda azione, però non poteva negare che erano stati i secondi più belli e intensi della sua vita. Neanche durante una missione pericolosa era mai stato così irrequieto.

«Se anche fosse non possiamo fare nulla. Il nostro destino era già segnato, non siamo mai stati fatti per essere amici» disse con tono freddo e sicuro, obbligando il biondino a voltarsi di scatto nella sua direzione, sicuramente sconcertato «Pensaci Naruto: se noi non l’avessimo portata fuori dalle mura non sarebbe stata aggredita. Se non l’avessimo assecondata suo padre non l’avrebbe rinchiusa come un animale dentro il palazzo.. tutte le conseguenze che ha subito sono dovute solo perché non siamo mai stati al nostro posto»

Le sue erano tutte scuse, lo sapeva, ma col passare degli anni, per cercare di allievare quella sensazione di angoscia si era quasi obbligato a crederci, così che smettesse per sempre di tormentarsi.

Naruto rimase diversi secondi in silenzio, forse per contemplare quelle sue parole. Con un movimento semplice alzò le gambe, ma senza unirle al petto, mentre i gomiti si poggiarono ad essi, obbligandolo a curvare leggermente la schiena. La sua maschera tornò in direzione del falò.

«Ma se quel giorno non fossimo stati lì tu non avresti risvegliato lo Sharingan, ma soprattutto.. anche noi saremmo morti quella notte»

Aveva ragione. Aveva dannatamente ragione maledizione! Certe volte la sensibilità e l’astuzia del suo amico lo stupivano. In un attimo si comportava come un bambino capriccioso e infantile e nell’attimo dopo si trasformava in un ragazzo, ormai divenuto uomo, saggio e determinato. Se glielo avessero detto quando erano ancora bambini non ci avrebbe mai creduto.

«Non puoi pensarla davvero così, lei ci ha sempre voluti bene» continuò lui, con voce decisamente dolce e allo stesso tempo malinconica.

Sasuke chiuse gli occhi, cercando di non pensarci «Le persone cambiato Naruto e sono certo che Sakura abbia fatto lo stesso»

Il suo cuore però sperava il contrario, che tutte le sere anche lei pensasse a loro, insieme a tutte le follie che avevano fatto insieme.

Sentì Naruto ridacchiare «Lo dici solo perché quel giorno non ha avuto il coraggio di salutarti»

Le sue mani tremarono appena, dando così conferma alle sue parole. Anche lui quel giorno aveva provato una fatica immensa a dirle addio, ma aveva sperato che quel suo ‘grazie’ le fosse arrivato chiaro e conciso, che fosse riuscito a trasmetterle quello che veramente provava in un’unica e semplice parola e invece lei era scappata in lacrime, senza neanche guardarlo. Dire che ci era rimasto male era il minimo, ma non poteva di certo rimproverarla; infondo, non tutti affrontano allo stesso modo il proprio dolore.

Itachi ad esempio, dopo la Notte della Strage, era diventato semplicemente più silenzioso e protettivo, viaggiando di continuo, mentre lui più freddo e distaccato, dando solo importanza alle missioni che gli assegnavano.

«Però so che dentro di te hai sempre mantenuto per lei un piccolo spazio speciale»

Dopo attimi di silenzio Sasuke continuava a percepire solo il battito del suo cuore colpire con forza la gabbia toracica.

Gli diede le spalle, sperando di addormentarsi il prima possibile.

«Sciocchezze»

La mattina seguente, poco prima dell’alba erano ripartiti e nel pieno pomeriggio intravidero da lontano i familiari alberi che indicavano l’inizio della famosa foresta del Paese del Fuoco. Nel momento in cui iniziarono a correre ai piedi di essa Sasuke giurò di aver percepito un sospiro appagato da parte del biondo che lo affiancava, come se avesse aspettato da una vita quella piacevole sensazione.

Anche per lui era stato lo stesso, doveva ammetterlo. Correre e saltare tra le chiome verdi, mentre l’odore pungente di terra e umido colpiva le narici non era paragonabile alla sabbia che accecava gli occhi o al vento che spettinava i capelli.

Gli era mancato davvero.

In meno di due ore giunsero finalmente davanti alle familiari mura, mentre uno dei loro compagni si avvicinò al portone chiuso fatto interamente di legno e acciaio. Dopo aver mostrato alle tre guardie i loro permessi questa si aprì, dando al gruppo la possibilità di entrare.

Naruto trattenne il respiro e Sasuke cercò di non badarci.

Nel corso degli anni il cortile era rimasto lo stesso; notaro che il giardino era diventato semplicemente molto più rigoglioso, sicuramente grazie agli innumerevoli fiori colorati piantati con cura e ordine. L’erba era brillate e gli alberi ricchi di foglie; persino l’albero di ciliegio era fiorito, segno che quel giorno l’inverno era giunto alla fine, dando così spazio al primo giorno di primavera.

Si fermarono davanti alla lunga scalinata e Sasuke, con la coda dell’occhio, notò alla sua destra l’ombra di un uomo che camminava sopra le mura; a quanto pare queste erano sorvegliate da diverse sentinelle armate di arco e freccia. Sicuramente non erano Ninja, ma semplici guerrieri assunti dal Re.

Un attimo dopo un uomo iniziò a scendere le lunghe scale, raggiungendoli. Indossava la semplice divisa da servitore e i suoi capelli scuri erano pettinati all’indietro. La sua persona era seria e autoritaria.

«Il Re si scusa se non può accogliervi calorosamente di persona, perciò al suo posto ha mandato me» spiegò velocemente, parlando ad alta voce per farsi sentire «Come potete vedere il perimetro esterno è già sotto controllo, il vostro compito è quello di pattugliare l’area interna, ma senza disturbare la festa che si terrà nella sala principale del palazzo»

Naruto si guardò attorno, mentre diverse donne e uomini camminavano lungo il giardino indaffarati.

«Per quanto riguarda la suddivisione delle postazioni vi lascio il libero arbitrio. Per qualsiasi questione siete liberi di chiedere. Grazie per la vostra collaborazione»

Senza aggiungere altro riprese a salire le scale, scomparendo alla loro vista.

Tutti rimasero fermi e quando cominciato a confabulare per architettare le loro collocazioni Naruto si avvicinò a Sasuke.

«A quanto pare il Re ci tiene molto al compleanno di Sakura» gli sussurrò all’orecchio, continuando a guardare una donna che, grazie all’aiuto di una scala, attaccava un nastro colorato vicino l’entrata.

In effetti molti servitori erano occupati ad abbellire l’intero castello.

Sasuke annuì appena e prima di mettersi ad ascoltare le direttive dei loro compagni allungò l’occhio su una particolare finestra che si trovava al secondo piano sulla sinistra, sperando di intravedere anche per un solo secondo un inconfondibile riflesso rosa.



**



Sakura continuava a camminare nervosa per tutta la camera.

Indossava una semplice camicia prolungata azzurra, fino a sfiorare le caviglie magre, mentre i suoi lunghi capelli si erano da poco asciugati grazie al calore del camino, dato che un’ora prima le era stato preparato un bagno caldo dove potersi lavare con cura. Le temperature non erano ancora del tutto calde e delle minacciose nuvole erano ben visibili lungo l’orizzonte, mentre il sole stava cominciando a calare, creando un magnifico gioco di colori e sfumature.

Sapeva che la maggior parte degli ospiti stavano o erano da poco già giunti a palazzo, ma lei non poteva ancora prepararsi perché suo padre l’aveva praticamente costretta ad aspettare una delle tante domestiche per farsi aiutare.

Per questo motivo Sakura, sfruttando ancora quei rimanenti minuti di solitudine, aveva deciso di confabulare con se stessa, cercando di memorizzare al meglio il piano che aveva preparato con cura per un’intera settimana.

Dopo essersi dedicata alla presentazione dei diversi pretendenti avrebbe preso da parte suo padre, dichiarando il nome dell’uomo scelt0, ma allo stesso tempo aveva intenzione di ricevere in cambio il permesso di poter uscire finalmente da quel posto che oramai era divenuto troppo stretto per lei. L’agitazione e lo stress di tutti quei pensieri però avevano preso il sopravvento, facendola agitare ancora di più.

Sperava con tutto il cuore che suo padre accettasse. Glielo doveva dato che per tredici lunghi anni non si era mai lamentata e quel giorno era persino diventata maggiorenne.

Si prese tra le dita una ciocca, cominciando ad accarezzarla con le dita, quando qualcuno bussò energicamente alla sua porta, facendola sussultare.
«Avanti» sussurrò flebilmente.

Una giovane apparì sulla soglia, sorridendo raggiante.

«Buonasera milady» disse con un inchino «Scusate per il ritardo, sono costernata»

Sakura aveva sempre odiato tutte quelle formalità, anche perché la ragazza che aveva di fronte la conosceva ormai da anni, ma alla fine non era colpa sua dato che era praticamente obbligata a farlo.

«Non c’è problema» rispose dopo qualche secondo d’incertezza.

«Grazie milady»

La giovane donna si avvicinò, mentre Sakura notò solo in quel momento che tra le mani stringeva qualcosa coperto da un telo chiaro. Questa lo aprì, rivelando l’abito che avrebbe indossato quella sera. Lo poggiò con cura sul letto e invitò la rosa a sedersi di fronte alla grande specchiera.

Per diversi minuti la domestica continuò a pettinare con cura i suoi lunghi capelli, per poi profumarli accuratamente con oli e fragranze deliziosi. Una volta raccolto il ciuffo e la maggior parte delle ciocche all’indietro, creò un’accurata crocchia composta da diverse trecce, mentre il resto dei capelli li fece scendere lungo la schiena come una dolce cascata. Abbellì il tutto con un fermacapelli arricchito di pietre preziose a forma di rosa, incastrandolo nel chignon - un piccolo dono che le aveva regalato suo padre l’anno prima.

Tinse le sue guance con un colore leggermene più roseo, così come le labbra, mentre i suoi occhioni verdi vennero risaltati da un trucco semplice e leggero, naturalmente scelto da lei, dato che odiava riempirsi la faccia con quella roba.

Infine l’aiutò ad indossare l’abito. Suo padre aveva scelto un bravo sarto per crearlo, dato che due settimane prima si era presentato per prendere le sue minute misure con un nastro.

Alla fine aveva realizzato un bellissimo kimono. Esso aveva un busto molto aderente grazie alla fascia legata in vita, creando un bel fiocco dietro la schiena. Questo era nero, il tessuto del torso e della gonna invece erano di un bellissimo color smeraldo mentre le lunghe e larghe maniche di un bianco con una sfumatura verde-acqua. Il suo petto era leggermente scoperto, permettendo di ammirare il collo da cigno e le scapole esposte.

Stando attenta a non farsi vedere aveva persino infilato la collana di Naruto dentro la tasca, dato che con quel décolleté non riusciva a nasconderla perfettamente nell’assente scollatura come faceva di solito.

Si mise i piedi, guardando la sua figura rispecchiata, mentre la ragazza dietro di lei continuava a lisciarle i capelli con la spazzola.

«Siete bellissima. Stasera nessuno riuscirà a staccarvi gli occhi di dosso» disse felice, guardando finalmente il lavoro ultimato «Ora è meglio che andiate, vi staranno aspettando»

Sakura annuì incerta e dopo aver indossato le ballerine nere uscì dalla propria camera.

Ormai era calata la notte e l’intero palazzo era completamente addobbato e illuminato da torce o candele. Per tutto il tragitto non aveva incontrato nessuno, segno che tutti si erano recati alla sala dove si sarebbe svolta la cerimonia.

Una volta giunta di fronte al portone si bloccò sul posto quando notò davanti ad essa un Ninja vestito in un’armatura che non aveva mai visto, così come la maschera inquietante che copriva il suo volto. Non aveva idea se questo la stesse osservando, però aveva notato che il suo corpo si era leggermente irrigidito poi, con momenti lenti si era messo di lato per farla passare, mentre quella buffa sciarpa rossa continuava a svolazzare.

Non appena Sakura gli passò accanto gli lanciò uno sguardo incuriosito, notando che da dietro la maschera si nascondeva una capigliatura bionda. Per un secondo la sua mente volò lontano, facendole ricordare un volto sorridente e allo stesso tempo buffo, ma quando la soglia si aprì dovette smettere di farlo.

Col cuore a mille guardò gli innumerevoli paia di occhi voltarsi nella sua direzione contemporaneamente, mentre un irritante silenzio riecheggiò la sala ben illuminata.

Doveva ammettere che suo padre e il personale avevano fatto un bel lavoro perché, oltre ai diversi fiocchi e nastri appesi, la tavola era ben arricchita di pietanze squisite, mentre la maggior parte degli ospiti se ne stava in piedi a parlare tra loro.

Ripreso il controllo di sé Sakura fece un lieve inchino, osservando tutti i presenti con aria formale «Vi ringrazio per essere venuti qui stasera» pronunciò e con suo immenso piacere constatò che la sua voce non tremava «Spero che passiate una bella serata»

Tutti i presenti sorrisero, riprendendo a parlare tra di loro, rialzando così il brusio generale.

Sakura si incamminò lungo la folla, ricambiando il sorriso che gli ospiti le lanciavano ogni volta che incontravano le sue iridi, fino a quando non raggiunse il Re, intento a parlare con altri uomini di alta borghesia.

«Padre»

Questo si voltò sorridente «Fiorellino mio sei bellissima! Il sarto ha fatto un ottimo lavoro»

Sakura arrossì grata e lui si avvicinò ancora di più a lei «È meglio che tu vada a salutare e ringraziare i nostri ospiti» aggiunse in un sussurro, facendole capire le sue vere intenzioni: conoscere e ricevere le proposte per ottenere la sua mano.

Lei annuì, regalandogli un sorriso tirato mentre lui le posò un delicato bacio sulla fronte scoperta e spaziosa «Buon compleanno»

«Grazie»

Suo padre tornò a parlare con alcuni ospiti così Sakura prese a camminare lungo il salone, ricevendo complimenti di ogni tipo, seguito da sdolcinate e orribili dichiarazioni.

«Principessa siete bellissima»

«I miei occhi sono stati ammaliati da cotanta bellezza»

«Non ho mai visto una creatura così bella. Il Re deve essere molto fiero»

«Non riesco a staccarvi gli occhi di dosso»

Le veniva da vomitare per tutta quella falsità che le elargivano. Tra tutti nessuno aveva attirato la sua attenzione, nonostante alcuni di essi avessero un aspetto abbastanza piacevole ai suoi occhi. Forse per quella serata si erano persino preparati le battute da recitare, tenendole al sicuro e scritte su un foglietto dentro la tasca per quanto erano squallide e commedianti.

Tirò un sospiro affranto, quando ad un certo punto vide qualcun altro avvicinarsi a lei.

«Sakura»

Riconoscendo la sua inconfondibile voce bassa e ferma la rosa si voltò con un sorriso, finalmente sincero «Buonasera Gaara» nello stesso istante riconobbe anche i fratelli dietro di lui «Temari, Kankuro»

La bionda abbassò leggermente il viso, per simulare un inchino mentre Kankuro ricambiò il saluto.

In tutti quegli anni anche il giovane Re non era molto cambiato, oltre alla statura e i capelli leggermente più lunghi e di conseguenza più scarmigliati.

Gaara la guardò con i suoi intensissimi occhi azzurri «Buon compleanno»

Come al solito era diretto e schietto, ma Sakura preferiva molto di più la sua onesta persona che quella falsa degli altri invitati.

«Grazie»

«Gaara noi andiamo al tavolo del buffet» enunciò Temari, trascinando con un braccio il secondo fratello, scomparendo tra la folla.

I due si ritrovarono da soli. Il rosso rimase immobile e tranquillo e questo la fece rasserenare.

«Ti stai divertendo?»

Lei lo guardò, gonfiano le guance «Non molto..»

«Neanche io»

Trattenne una risata, mentre l’espressione del ragazzo non era minimamente mutata «Mi dispiace che tu sia stato costretto a venire»

«Ogni tanto fa piacere vedere un po’ di verde» proferì lui dopo alcuni secondi, forse per elaborare la risposta giusta.

Lei annuì divertita; il suo animo finalmente si era rasserenato «Come procede a Suna?»

Lui alzò le spalle un poco, ma senza staccare i suoi occhi azzurri dal suo volto «Tutto nella norma. Stiamo continuando a mandare alcune squadre per il ritrovamento di persone misteriosamente scomparse»

La rosa aggrottò le sopracciglia, sorpresa «Non ne sapevo niente»

Gli occhi di Gaara esitarono un attimo, così come le sue labbra prima di parlare «A quanto pare tuo padre ha preferito essere discreto nei tuoi riguardi»

Non sapeva perché, ma apprezzava il fatto che Gaara fosse sempre così delicato, ma allo stesso tempo schietto. Fin da ragazzini si era mostrato un ragazzino molto particolare, soprattutto quando si trattava di istaurare un discorso con l’altra persona; solo Temari e Kankuro sembravano abituati ai suoi modi, ma col tempo si era ritrovata a farlo pure lei e forse fu proprio questo che spinse i tre fratelli a instaurare con la sua persona una sorta di amicizia, sebbene l’inizio burrascoso quando si erano conosciuti da piccoli.

«Ho saputo anche che molti uomini sfrutteranno questa serata per chiederti la mano»

Sakura si risvegliò dai suoi pensieri, tornando a guardarlo.

«Già..» tirò un sospiro affranto, mentre il suo istinto fu quello di prendersi una ciocca per rigirarsela tra le dita, ma si trattenne.

«Non mi sembri molto entusiasta»

A quel ragazzo non sfuggiva proprio niente; era sempre stato un bravo osservatore e lei una pessima attrice.

«Infatti non lo sono, ma stiamo comunque parlando della mia terra ed è mio dovere prendermi cura di lei. Sarebbe indecoroso ribellarsi per motivazioni così puerili» decise di essere sincera, almeno con lui. Sapeva che anche Gaara non digeriva bene certe formalità quindi aveva preferito condividere i suoi pensieri con qualcuno che la pensasse al suo stesso modo perché, forse, le avrebbe fatto bene sfogarsi un poco.

«Sei una brava persona Sakura» pronunciò lui con tono fermo e sincero «E credo che saresti una Regina perfetta»

Sakura sentì le sue braccia riempirsi di pelle d’oca, mentre lui continuò «Quindi se vuoi, puoi anche aggiungere me nella lista dei pretendenti»

Questo, di certo, non se l’aspettava, per niente!

Sicuramente suo padre avrebbe fatto i salti di gioia, mentre lei provava solo vergogna e confusione, ed era più che sicura che tutto quello si poteva benissimo percepire dal suo volto arrossito.

Gaara si schiarì la voce, grattandosi lievemente la guancia «So che non è la dichiarazione perfetta, ma non voglio che tu fraintenda. Tu sei una principessa che deve trovare presto marito e io un Re che è salito sul trono troppo presto ed è mio dovere cominciare a guardarmi attorno per trovare la futura e giusta Regina di Suna»

Lei rimase in silenzio, notando allo stesso tempo il rosso parlare con una certa difficoltà.

«Noi non ci amiamo, lo so bene, ma io e i miei fratelli ti rispettiamo e in questi anni ho visto in te una buona amica perciò, se sceglierai me, prometto che ti onorerò sia come amico che come marito, altrimenti.. spero di trovare un’altra donna che rispecchia appieno le tue qualità»

La gola le era diventata improvvisamente secca. Aveva ascoltato con la dovuta attenzione tutte le parole che erano uscite dalla sua bocca, percependo solo pura sincerità. Non c’era niente che trovava sbagliato, perché Gaara aveva ragione, su tutto, e il rispetto e la sensibilità che aveva usato su di lei la fecero quasi commuovere.

Gli sorrise nel modo più dolce e gentile possibile, portandosi una mano chiusa sul petto «Grazie Gaara»

Lui abbassò lievemente il capo come risposta, quando tra la folla comparve una terza persona.

«Maestà» questo si inchinò, mentre Gaara si voltò nella sua direzione «Temari e Kankuro hanno richiesto la sua presenza»

Lui annuì e dopo aver guardato con occhi intensi la figura della rosa le diede spalle, salutandola «Ci vediamo dopo Sakura»

Lei rimase immobile, mentre lo osservava allontanarsi e raggiungere i suoi fratelli. Intanto, il giovane che era appena sopraggiunto si avvicinò a lei, studiandola con attenzione.

«È da tanto che non ci si vede»

Sakura trattenne un brivido, cercando di non dar peso a Sasori.

Quando Gaara era divenuto Re la consigliera di suo padre, la vecchia Chiyo, si era ritirata, cedendo così quel ruolo a Temari, mentre loro cugino Sasori era rimasto a lavorare per la corte. In quegli anni lo aveva incrociato ogni volta che Gaara veniva trovarla, ma a differenza della prima volta che lo conobbe non ebbe mai – per fortuna - un incontro ravvicinato e spiacevole con lui. Però percepiva sempre i suoi occhietti studiarla, come se la volessero mangiare, o le sue mani tremare, per poterla toccare. Tutto in lui le incuteva spiacevoli sensazioni, proprio come in quel momento.

«Non mi saluti più?» la canzonò lui, avvicinando di un passo e scrutando il suo corpo coperto dal pregiato kimono «Devo ammettere che questi anni ti hanno reso davvero splendida agli occhi degli uomini, persino ai miei» sussurrò, avvicinando pericolosamente le sue labbra all’orecchio.

Sakura cercò di far finta di niente, mentre il fiato caldo di Sasori continuava a colpire il suo collo scoperto «La ringrazio»

Se fossero stati da soli non ci avrebbe pensato un attimo ad andarsene, lasciandolo lì su due piedi, ma in quel momento non poteva permetterselo e lui lo sapeva bene e voleva sfruttare al meglio quell’occasione.

Lo sentì ridere appena e allontanarsi un poco per incrociare i suoi occhi spauriti «Curioso che tu usi il ‘lei’ con me e non col Re in persona»

Vide che la sua mano si allungò dietro di lei, prendendole una ciocca rosa per rigirarsela tra le dita con disinvoltura. Il suo corpo aveva cominciato a tremare leggermente; pensare che quei palmi sfiorassero i suoi capelli le facevano provocare un senso di inquietudine.

«Le consiglio di allontanarsi» disse nel modo più fermo e severo possibile, lanciandogli uno sguardo di sfida che a lui sembrava solo far divertire.

Si portò i filamenti rosa sulle labbra, iniziando ad annusarli con disinvoltura «È proprio questo quello che mi attira di te» sussurrò, ghignando appena «All’apparenza sembri un delicato fiore, ma dentro sei piena di spine pronte a pungere chiunque provino a trapparti.. forse il nome Sakura non ti si addice così tanto»

Sasori lasciò andare finalmente i suoi capelli, allontanandosi di tre passi. Sakura riprese finalmente a respirare regolarmente, sperando che il disagio provato non si notasse. Quella situazione l’aveva spossata tutto d’un colpo.

«Buon proseguimento di serata principessa» sogghignò lui, lasciandola finalmente in pace.

Improvvisamente Sakura sentì l’aria mancarle e la testa scoppiare. Sembrava che la stanza si fosse improvvisamente ristretta, senza neanche darle il tempo di godersi la poca brezza rimasta.

Senza degnare nessuno con lo sguardo raggiunse l’uscita posteriore, che portava ad una pedana di legno coperta da un tettuccio, mentre tre scalini conducevano ad una parte del giardino, sotto gli occhi divertiti di Sasori.

Sakura scostò la tenda e uscì, respirando a piedi polmoni l’aria fresca e pungente di quella sera. Il lieve sudore sulla fronte si ghiacciò all’istante, facendola leggermente rabbrividire, ma non aveva freddo, mentre i suoi occhi scrutarono il cielo notturno che pian piano veniva coperto da dei nuvoloni minacciosi e carichi di pioggia.

La serata non stava andando come aveva programmato; certo, era partita con l’idea che ci sarebbero state molte persone a riempirla di lodi e ammirazioni e a lei toccava pure dargli spago, però.. era troppo. Suo padre sembrava dare più importanza a quella stupidissima scelta, mentre tutti gli uomini erano risultati solo dei farfalloni incapaci. Per fortuna Gaara si era dimostrato diverso, facendole lievemente migliorare il suo umore abbattuto, ma un attimo dopo Sasori aveva rovinato tutto.

«Dannazione»

Con un gesto di stizza diede un calcio alla colonna di legno che sosteneva il tettuccio – rischiando di farsi persino male – cercando di sfogarsi in un qualche modo, quando un movimento improvviso alla sua destra la fece sussultare e voltare contemporaneamente.

Appoggiato al muro, non troppo distante da dove era entrata, si trovava un Ninja che le mostrava il profilo con le braccia incrociate, che per tutto il tempo era rimasto in silenzio ad osservarla, o almeno credeva dato che con quella maschera indosso non poteva confermarlo.

«S-scusa.. non pensavo che ci fosse qualcuno» sussurrò imbarazzata, stringendosi le spalle.

Toccò anche lei il muro bianco con la schiena e guardò davanti a lei il giardino abbellito da due alberi e cespugli, mentre un vento leggero smuoveva le loro foglie verdi.

Scorse con la coda dell’occhio il Ninja non troppo distante da lei, costatando che il suo abbigliamento era praticamente simile a quello che aveva incontrato prima di entrare, però lui era privo di sciarpa e le braccia e le caviglie erano ricoperte da alcune garze bianche.

«È la prima volta che presti servizio alla corte?» domandò lei curiosa, provando a fare un po’ di conversazione.

Questo non si mosse di un millimetro, continuando a guardare davanti a sé. Sakura si morse incerta il labbro, riprovando con tono ancora più amichevole.

«Guarda che sei libero di parlare, hai il mio permesso»

Ancora una volta rimase in silenzio e a Sakura scappò un sorriso, mentre poggiava anche la testa sul muro, attenta a non sciupare la sua capigliatura  «Non sei un tipo molto socievole, eh?» scherzò e finalmente vide leggermente le sue braccia muoversi in una movenza lieve.

Lo guardò con attenzione. Per colpa del buio e la maschera non vedeva bene, ma poteva giurare che il Ninja avesse i capelli scuri e leggermente lunghi. Era abbastanza alto e slanciato e i muscoli delle braccia erano ben sviluppati, così come le gambe, coperte da un paio di pantaloni neri.

Le sue iridi improvvisamente caddero su un fazzoletto scuro legato attorno all’avambraccio, peccato che questo si fosse leggermente allentato e fu in quel momento che vide spuntare da sotto di esso qualcosa.

Sembrava una specie di tatuaggio e non appena formulò quel pensiero solo una cosa le venne in mente: il marchio.

Quel Ninja aveva il marchio tatuato che si facevano i guerrieri della sua terra quando divenivano ufficialmente Anbu, però non era possibile.. oltre ai suoi amici in pochi erano sopravvissuti e il giovane di fianco a lei sembrava sicuramente un suo coetaneo.

Assottigliò gli occhi, sperando di non essere colta in flagrante. Non riusciva a vederlo del tutto, spuntava solo la linea esterna, però quel ricciolo imperfetto le ricordava qualcosa e poi.. si trovava sul braccio sinistro.

Contemplò per diversi secondi quelle piccolissime informazioni che con facilità aveva immagazzinato e senza rendersene conto sorrise di gioia, cercando di trattenere la contentezza che in quel momento riempì il suo intero animo. Forse era sbagliato arrivare a conclusioni così affrettate, ma a quanto pare il suo cervello era stato totalmente accecato dall’adrenalina ancora prima che se ne rendesse conto.

Ricordava perfettamente il giorno in cui studiò quel semplice ormone che spinge il corpo umano ad aumentare la frequenza cardiaca, restringere il calibro dei vasi sanguigni, dilatare le vie aeree bronchiali ed esaltare la prestazione fisica; in sostanza, portava a migliorare la reattività dell'organismo e in quel momento lei lo stava perfettamente subendo alla lettera.

Con profondi e lunghi respiri silenziosi tentò di placarsi, alzando gli occhi verso il cielo, scrutando senza interesse la luna che stava pia piano per essere ricoperta dalle nuvole.

«Sai.. una volta ero amica di due ragazzi e il loro unico sogno era quello di diventare quello che sei tu ora» iniziò tranquilla, senza muoversi «Ma per una serie di motivi ci hanno allontanato, però non ho mai smesso di pensare a loro»

Lo sentì muoversi appena, ma decise comunque di continuare «Ogni giorno spero tanto di rivederli, soprattutto per ringraziali e scusarmi»

Sapeva che la sua voce aveva iniziato a traballare, ma non le importava. In quel momento voleva solo sfruttare al massimo quella possibilità che il fato le aveva donato.

«Il giorno in cui dovevamo dirci addio non sono riuscita a farlo a dovere con uno di loro e forse lui ora mi odia e penso anche di meritarmelo, ma spero comunque di avere la possibilità un giorno di dirgli che mi dispiace»

Restò almeno dieci secondi in attesa, mentre il rumore del vento era divenuto più forte. Si staccò decisa dal muro, girandosi completamente verso di lui, mentre i suoi occhi erano divenuti umidi.

«Quindi, per favore Sasuke, puoi toglierti quella maschera? Così posso dirtelo in faccia..» proferì con un dolce sorriso, così come la lacrima che scappò al suo controllo.

Il Ninja sussultò, facendola leggermente ridacchiare.

«Guarda che ti ho riconosciuto. Il tuo marchio è inconfondibile» spiegò sbrigativa, indicando col capo l’avambraccio su cui si trovava legato il fazzoletto che lo aveva tradito.

Questo si toccò il punto interessato e con movimenti incerti si portò la mano sulla maschera, alzandola leggermente verso l’altro, ma senza toglierla del tutto. Un mare di nero incontrò il suo verde, facendole scoppiare il cuore in tanti battiti forti e dolenti che le fecero quasi venire un attacco di tachicardia, mentre quella sensazione inconfondibile allo stomaco era ritornata dopo tanti anni.

«Ciao» sussurrò lei, senza sciogliere il sorriso «Sei tornato..»

Dal suo viso non traspariva nulla, o ameno sembrava, lui era sempre stato molto bravo a nascondere le sue emozioni. Il suo volto da ragazzino era stato sostituito da uno molto più maturo e spigoloso, anche se i suoi occhi erano sempre rimasti gli stessi.

«Solo per stasera» mormorò lui.

Anche la sua voce era leggermente cambiata.

Sakura mosse irrazionalmente le gambe verso di lui, fino a fermarsi ad una distanza abbastanza ravvicinata. Non riuscì a trattenersi e con uno slancio allacciò le sue braccia esili attorno la sua vita stretta, ma solita, mentre i suoi muscoli si indurirono all’istante.

«Mi sei mancato tanto Sas’ke»

Sasuke non si mosse di un centimetro, anche se il suo istinto gli suggeriva di posare le mani fasciate sulla sua schiena, per percepire meglio quel corpicino che gli stava donando calore, ma non riusciva a muoversi.

Non avevano idea di quanto tempo fossero rimasti in quella posizione, ma non gli importava perché sapevano che non sarebbe mai bastato un semplice abbraccio per recuperare tutti quegli anni che li avevano slegati.

Sakura si staccò lentamente e imbarazzata, mentre una sensazione di gelo le fece rabbrividire le braccia.

«C’è.. c’è anche Naruto?» domandò timida, guardandosi le punte delle sue ballerine che spuntavano da sotto la gonna del vestito.

Lui annuì, senza staccare un attimo i suoi occhi dalla sua figura «Controlla la porta principale»

Istintivamente sorrise, dandosi da sola la conferma che il ragazzo che aveva incrociato prima di entrare era veramente il suo amico Naruto Uzumaki. Finalmente dopo otto anni erano tornati e li aveva rivisti.

Sasuke invece pensava ancora di sognare; tutto quello era accaduto troppo in fretta e non aveva avuto modo neanche di prepararsi. La continuò ad osservare dalla sua altezza e in quel momento solo una cosa le venne in mente di dire..

«Buon compleanno Sakura»

La rosa alzò il volto di scatto. Udire il suo nome da quelle labbra dopo tanto tempo le aveva riempito ancora di più l’animo di gaiezza, facendole ampliare il sorriso, talmente tanto che i suoi muscoli facciali stavano cominciando a chiederle pietà.

Improvvisamente un boato di risate riecheggiò lievemente l’aria notturna che li circondava, facendo ricordare a Sakura che dentro si stava ancora svolgendo la festa dedicata a lei. Guardò abbattuta l’ingresso coperto con la tenda e poi Sasuke, che non aveva smesso un attimo di fissarla.

«Ci rivedremo?» domandò speranzosa, sorridendo appena.

Voleva rivederlo alla fine della festa, voleva rivederlo il giorno dopo, poi quello dopo, e quello dopo ancora, come quando erano bambini.

Sasuke però chiuse gli occhi ispirando col naso e dopo avergli riaperti, parlò con voce dannatamente seria «Il mio posto ormai è a Suna»

Attimi di silenzio erano scesi su di loro, mentre qualcosa dentro di lei si era inevitabilmente rotta, come se quelle parole fossero state in realtà una lunga e affilata lama che le aveva perforato il petto senza pietà. Non aveva idea di quale espressione avesse ornato il suo viso, fatto stava che quello di Sasuke era invece rimasto medesimo, come se quello che aveva appena affermato non fosse così importante.. che se lei non fosse così importante.

Si era ritrovata con gli occhi lucidi senza nemmeno rendersene conto, mentre il suo cervello urlava solo cattiverie veritiere.

Ti odia! Non vuole più vederti! Non siete più amici! Non gli interessi più!

Faceva male, faceva dannatamente male.

«Capisco» infine fu l’unica parola che fuoriuscì con difficoltà dalle sue labbra bianche e raggrinzite dal freddo. Eliminò con velocità la lacrima che macchiò il suo viso e come aveva fatto fino a quel momento con gli ospiti, gli regalò un sorriso finto e tirato.

«Se stasera mio padre accetterà la mia proposta allora verrò a trovarti» disse soltanto, raggiungendo con passi lenti la tenda, scostandola, ma prima di rientrare lo guardò un’ultima volta, rendendosi conto che questa volta era lui che non aveva il coraggio di guardarla.

«È stato bello rivederti Sas’ke»

Rientrò dentro e per colpa delle risate degli ospiti non riuscì ad udire la sua risposta diroccata.

«Anche per me..»

Sakura raggiunse la parte opposta della sala, cercando di darsi una controllata con lunghi e lenti respiri. I suoi occhi erano ancora lucidi e non le permettevano di vedere bene attorno a lei le persone che non sembravano neanche accorgersi del suo stato d’animo.

Con impedimento evitò di usare la manica del vestito per non sporcarla dal trucco e dopo aver ripreso il controllo di sé alzò il viso.

Il petto le faceva ancora male, così come lo stomaco che le si era chiuso con violenza, nonostante non avesse ancora mangiato qualcosa. Ormai cominciava ad essere tardi e notava che alcuni ospiti stavano iniziando a congedarsi.

Non vedeva l’ora di correre in camera, togliersi quel vestito e mettersi sotto le coperte per piangere tutte le lacrime che minacciavano ancora di uscirle ogni volta che pensava all’amico appena ritrovato, ma che un attimo dopo aveva perso di nuovo, senza che le potesse fare qualcosa per impedirlo.

Girò un attimo il viso e notò immediatamente il Re vicino al tavolo del banchetto e in quel momento si ricordò della proposta che voleva fargli; forse con lui sarebbe andata meglio, i questo modo il suo animo si sarebbe almeno calmato un poco.

Sospirò, pensando che alla fine non aveva trovato il pretendente giusto, o forse sì, ma non se la sentiva. Gaara si era dimostrata una brava persona, seria e rispettosa nei suoi confronti e rispetto a tutti gli altri vinceva a mani basse però.. lei non lo amava.

Amare. Era una parola così complessa, così difficile da comprendere.

Senza rendersene conto i suoi occhi tornarono alla porta esterna coperta dalla tenda, pensando a Sasuke. Scosse la testa, che centrava lui ora? Doveva pensare ad altro..

Ispirò col naso per darsi coraggio e dopo aver contato fino a tre fece un passo e successivamente un altro, fino a raggiungere - anche troppo velocemente - la figura di suo padre.

«Papà»

Questo, che stava ridendo divertito ad una battuta, si voltò verso di lei «Sakura, dov’eri finita?» domandò sereno, mentre lei si torturò le dita lunghe e affusolate.

«Potrei parlarti un attimo?.. in privato?» sussurrò.

Nawaki sbatté diverse volte gli occhi sorpreso, ma acconsentì, congedando gli uomini con cui stava parlando. Raggiunsero una parte leggermente più isolata, così che Sakura potesse parlare con più tranquillità.

«Cosa devi dirmi?» domandò lui radioso.

Sakura non riusciva a smettere di stuzzicarsi le mani «Senti papà io ci ho pensato tanto e..» la paura e l’agitazione le avevano bloccato la gola, che cercò di inumidire ingoiando un po’ di saliva «.. e vorrei che tu accettassi una mia ambizione»

«Certo fiore mio, tutto quello che vuoi»

Sakura respirò, era giunto il momento.

«Come hai detto tu.. o-oggi sono, ecco.. sono finalmente diventata una donna adulta e credo che.. sia pronta.. sia pronta a conoscere meglio l’esterno»

Aveva una voglia matta di schiaffeggiarsi la faccia e successivamente strapparsi i capelli. Aveva provato e riprovato quel discorso per un’intera settimana e ora tutto quello che si era preparata era sparito in un lampo. Forse avrebbe dovuto scriversi tutto su un biglietto come avevano sicuramente fatto i suoi pretendenti..

Il Re infatti continuava a guardarla confuso «Non capisco Sakura, cosa vuoi..»

«Voglio il permesso di uscire fuori papà!» sputò infine, tutto d’un fiato «E non parlo solo del giardino..» aggiunse in un mormorio, tenendo gli occhi bassi.

Ce l’aveva fatta, finalmente dopo tredici lunghi anni lo aveva detto.

Alzò leggermente gli occhi e quando incrociò quelli duri del Re tutta la sicurezza che aveva accatastato in quel momento si disintegrò come polvere.

«Non posso permettertelo Sakura» anche la sua voce non prometteva nulla di buono, ma lei voleva comunque tentare.

«Perché? Fino ad oggi ho sempre accettato tutto quello che volevi, ma adesso sono adulta e..»

«I pericoli ci sono comunque»

Tentennò un attimo. Lei lo sapeva bene cosa c’era là fuori, non era più una bambina, ma lui sembrava che non l’avesse ancora capito. Alzò completamente in viso, mentre il suo sguardo divenne più serio, così come la sua voce.

«E pensi che tenermi chiusa qui possa solo farmi bene?»

Il Re di certo non si aspettava una reazione simile, infatti rimase in silenzio, boccheggiando e Sakura se ne approfittò «Io sono stanca papà.. non voglio più restare rinchiusa qui»

Nawaki si portò stanco la mano sugli occhi, massaggiandoseli.

Quando lì riaprì Sakura giurò di non averli mai visti così gravi «Questa è l’ultima volta che te lo ripeto: la mia risposta è no» disse autoritario «E ora non ne voglio più parlare»

La rosa rimase con la bocca leggermente aperta, finché suo padre, senza aggiungere altro le diede le spalle, ritornando tra gli invitati.

Sakura lo ricorse iniziando a urlare, incurante di attirare l’attenzione tutti «Papà! Papà ti prego aspetta, io..»

Ma nel momento in cui sfiorò la sua mano questo la allontanò con uno strattone, rivolgendole l’espressione più cattiva e contrariata che Sakura avesse mai visto, facendola sussultare.

«Basta Sakura! Resterai chiusa dentro questo palazzo per tutta la vita, che tu lo voglia o no!»

La mano della ragazza, che era rimasta alzata, l’abbassò lentamente, sentendo i suoi occhi bagnarsi all’istante. La sala venne immediatamente riempita dai brusii della gente, facendo vergognare ancora di più la giovane per aver dato quello spettacolo così umiliante.

Senza dire niente corse verso la porta principale e uscì, mentre un singhiozzo sfuggì al suo controllo, sotto gli occhi furenti, ma allo stesso tempo dispiaciuti del Re.

Non raggiunse la sua camera, voleva stasarsene in un luogo dove si sentiva più sicura, dove si sentiva se stessa, per questo motivo si ritrovò nella biblioteca del terzo piano. Prese la scala e salì sullo scaffale più altro, nascondendosi in unangolo, abbracciandosi le gambe al petto e scaricando tutta la tristezza e la delusione che quella serata le aveva portato.

Non solo era costretta a rimanere lì per sempre, ma doveva persino in un futuro prossimo sposarsi con un uomo che non amava, solo per affari, solo per compiacere il desiderio di suo padre e l’unica persona che poteva aiutarla o starle vicino l’aveva abbandonata quella sera stessa, subito dopo averla ritrovata.

Di certo non si era immaginata così il suo ventunesimo compleanno.

E ancora una volta, senza che lei potesse ostacolare il suo destino, era rimasta sola, questa volta per davvero.



**



Una figura in nero raggiunse con un balzo una zona del giardino completamente privo di luce «Nella sua camera non c’era» proferì, osservando la figura nascosta dall’ombra dell’albero.

«Non fa niente.. procediamo col piano»









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Capitolo 8
*** Happy Birthday Sakura ***



Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





  Capitolo 8 ~ Happy Birthday Sakura  




Le nuvole avevano completamente ricoperto il manto notturno del cielo, senza neanche dare la possibilità alla luna di illuminare con i suoi raggi argentei quella terra così ricca di verde.

Dal cielo erano cominciate a cadere le prime piccole e innocue gocce di pioggia, creando così una danza rilassante e piacevole, rilasciando allo stesso tempo un odore forte di umidità.

Sasuke, incorante di bagnarsi, continuava a lucidare con movimenti ritmici e distratti la sua katana stretta gelosamente al petto. Si trovava seduto su una roccia del cortile, vicino a un albero, mentre continuava a studiare con occhi attenti dietro la maschera altri due Ninja poco distanti da lui, anche loro con ancora il volto coperto.

Gli ospiti si erano congedati da poco, ma era come se fossero passate diverse ore. Il padrone di casa, così come i suoi dipendenti avevano spento le luci, lasciando tutti gli addobbi appesi, sicuramente per dedicarsi alle pulizie generali la mattina seguente.

Il ragazzo non riusciva a non lanciare ogni tanto sguardi malinconici sulla finestra di Sakura, dato che una strana sensazione continuava ad attanagliarli lo stomaco. L’aveva fatta piangere e si sentiva un vero e proprio idiota.

Non aveva idea del perché si fosse comportato in quel modo con lei perché non se lo meritava, per niente, ma in quegli attimi si era sentito strano, non più lui, come se qualcun altro avesse preso il controllo della sua mente, proprio come quella notte quando aveva quindici anni e l’aveva portata sul tetto.

E qual era per lui l’unico sistema per uscirne? Fare lo stronzo.

Dannato istinto.

Come se non bastasse aveva udito persino da fuori l’urlo improvviso e incollerito del Re e quando si era leggermente affacciato senza farsi notare, aveva scorto la figura di Sakura correre via, nascondendosi il volto con le mani per non mostrare nuove lacrime – stavolta non dipese da lui. La voglia di raggiungerla gli aveva persino fatto tremare le ginocchia, ma sapeva perfettamente che non aveva alcuna autorizzazione per farlo, infondo era lì con un compito da eseguire, così come Naruto; non erano più i bambini di una volta.

Diede un’ultima lucidata alla sua fedele spada quando con la coda dell’occhio scorse una figura avvicinarsi. Non gli ci volle molto a riconoscere quella stravagante sciarpa.

«Ehi teme..» lo chiamò Naruto, raggiungendolo «Sono andati via tutti?»

«Si..»

Il biondo si sedette al suo fianco a gambe incrociate, poggiando sull’erba i palmi delle mani leggermente dietro la schiena, così che il suo volto potesse sollevarsi appena senza troppi sforzi verso l’alto.

«Sai.. ho incrociato Sakura-chan, anche se lei non poteva riconoscermi» sussurrò, chiudendo leggermente gli occhi, così che le gocce d’acqua non lo accecassero «È diventata davvero molto bella»

Sasuke rizzò la sua schiena mentre la sua immaginazione lo riportò a quando stava facendo la sentinella alla porta posteriore della sala. Quando l’aveva vista uscire ci mise meno di un secondo a riconoscerla, osservando rapito quella lunga cascata di capelli che non sembravano veri per quanto belli, oppure al suo corpo magro, ma attraente, reso aderente grazie al kimono realizzato con stoffe raffinate.

Nonostante le forme acerbe era diventata una davvero una bella donna e tutto in lei sembrava collocato nel posto giusto. Se avesse avuto un corpo più mascolino e formoso come quello di Karin ad esempio, non gli avrebbe fatto lo stesso effetto, ne era sicuro.

Un lieve sibilo fuoriuscì dalle sue labbra, come se volesse confermare le parole di Naruto, che incuriosito, si voltò verso di lui.

«Perché l’hai vista anche tu?»

Sasuke irrigidì i muscoli, rispondendo velocemente a tono.. forse troppo a tono.

«No»

Naruto ormai lo conosceva meglio di chiunque altro, era come un secondo fratello per lui e sicuramente a quel maledetto non sfuggiva mai niente. Infatti arricciò le labbra come un gatto e assottigliò gli occhi divertiti, avvicinando il suo viso al moro, dato che a differenza sua teneva la maschera a forma di volpe leggermente alzata.

«Stai mentendo»

Scoppiò a ridere quando Sasuke allontanò seccato la sua faccia con la mano; beccato.

Il biondino ritornò al suo posto ancora divertito, mentre i suoi occhi si posarono su altri due Ninja poco distanti. Così di sfuggita sembrava che confabulassero tra di loro e quella sensazione l’aveva avuta dal giorno in cui erano partiti da Suna.

Mai nessuno aveva rivolto loro parola per tutta la durata della missione, tranne il Ninja a cui avevano affidato il ruolo come leader, che per di più non avevano mai visto – cosa strana dato che oramai avevano incontrato almeno una volta tutti i membri della Squadra Speciale di Suna. Senza esitazione aveva scelto lui e Sasuke per controllare l’esterno delle due porte dove si sarebbe svolta la festa, mentre gli altri non avevano la minima idea di dove fossero stati collocati per tutta la durata della serata, così come in quel momento.. tranne quei due che continuavano a parlottare, come se stessero nascondendo qualcosa.

Istintivamente si mise la maschera, rivolgendosi al moro «Piuttosto Sasuke.. non ti sembrano un po’ strani?» disse sospettoso con voce bassa, indicando i due interessati con un lieve cenno del capo.

Sasuke alzò un attimo lo sguardo e poi lo riabbassò, rimettendo nel suo fodero la katana «È da quando sono arrivato che li vedo piuttosto tesi. E gli altri non sono ancora tornati»

Naruto annuì, contento che anche l’amico avesse notato quel particolare «Credo che ci stiano controllando» disse serio, mentre Sasuke si mise in piedi.

«Tieni gli occhi aperti Naruto»

Lui sorrise, facendogli l’occhiolino «È quello che so fare meglio»



**



Un lampo illuminò l’ambiente e un attimo dopo un tuono rimbombò lontano, facendo risvegliare di colpo Sakura. Alzò il volto poggiato sulle ginocchia, rendendosi conto solo in quel momento che si era addormentata in biblioteca, mentre fuori un potente temporale incombeva, così come la pioggia che colpiva i vetri delle finestre.

Si grattò stanca un occhio, percependo ancora il volto umido per colpa delle lacrime perse poche ore prima. Uscì dall’angolino dello scaffale e si strofinò le braccia leggermente infreddolite, dato che la biblioteca, a differenza delle altre stanze del palazzo, non era riscaldata.

Una volta scesa dalle scale raggiunse la finestra, contemplando le gocce che pian piano cadevano sempre con più violenza.

La voglia di piangere tornò ancora a tormentare il suo animo quando rammentò perfettamente la reazione di suo padre durante il festeggiamento. Non era sua intenzione farlo arrabbiare, ma soprattutto litigare con lui, ma in quel momento – non sapeva neanche lei perché – la voglia di difendere i suoi desideri e ambizioni aveva preso il sopravvento, facendo fuoriuscire il suo lato più ostinato e forte che solo con Sasori aveva usato.

Infondo suo padre le voleva bene, sapeva che lo faceva solo perché aveva paura della sua sorte, ma prima o poi avrebbe dovuto cambiare idea, solo che non era ancora il momento giusto e lei doveva accettarlo.

Si portò dietro l’orecchio un piccolo ciuffo sfuggito al chignon e sicura di sé uscì dalla biblioteca, intenzionata a raggiungere le stanze di suo padre per scusarsi e fare pace con lui, nonostante l’ora tarda, senza minimamente accorgersi dell’ombre che saettarono lungo il giardino privo di luci.



**



Sasuke osservava attento attorno a sé, mentre la pioggia continuava a bagnarlo da capo a piedi e rendendo più difficile la visibilità, nonostante qualche lampo lontano illuminasse per millesimi di secondi la superficie circostante.

Naruto era poco distante, anche lui con gli abiti appiccicati come seconda pelle.

I due Ninja non riuscivano più a vederli, ma Sasuke era convinto che non fossero più nello stesso punto in cui li avevano scorsi, per questo motivo Sasuke decise di attivare lo Sharingan, unica fonte di luce riconoscibile in quella notte tempestosa.

Continuò ancora a scrutare l’ambiente quando notò una veloce ombra avvicinarsi minacciosa al biondo e, senza esitazione, gridò.

«Naruto!»

Per fortuna il compagno era rimasto in ascolto e concentrato, percependo in anticipo i passi veloci che sfruttavano il rumore della pioggia per nasconderli. Prese velocemente un kunai e deviò con facilità uno shuriken a sei punte, piantandolo al suolo e con un calcio rotante colpì lo stomaco del suo assalitore, facendolo allontanare di qualche metro.

«Cosa credevi di fare?» urlò Naruto furente, mentre Sasuke lo affiancò.

La nuova figura rise divertita, massaggiandosi la parte percossa, mentre un secondo uomo comparve davanti a lui.

Erano i Ninja che c’erano prima, ne erano sicuri, però si erano tolti la maschera e indossavano un lungo mantello nero con delle strane nuvolette rosse. Sasuke esitò, riconoscendo in un ricordo lontano quell’abbigliamento, seguito da due occhi gialli che lo fecero rabbrividire, ma quelli di quei due di fronte a loro erano diversi.

L’uomo che aveva attaccato Naruto era fisicamente più alto e robusto, con capelli grigi e piccole iridi tendenti al fucsia, anche se sotto quella tormenta era difficile scorgerli. L’altro, decisamente più inquietante, si presentava con la testa quasi completamente coperta, sia da un grande cappuccino bianco, che da un bavaglio nero che gli copriva la maggior parte del volto; l’unica parte scoperta erano gli occhi di un colore verde brillante, privi di pupilla.

«Chi siete?» interpellò freddo Sasuke, portando una mano dietro le spalle, stringendo l’impugnatura della sua katana.

«La domanda giusta è: chi siete voi» disse con un ghigno divertito il più alto «Come avete fatto a ricevere il permesso del Re?»

Naruto strinse i denti, preparando le sue gambe per scattare «Di che stai parlando bastardo?»

L’altro rimasto impassabile, così come la sua voce bassa e dura «Non importa.. tanto vi elimineremo»

Sasuke adoperò velocemente lo Sharigan, sfoderando la sua arma «Provateci»

«Ti prego Kakuzu lasciali a me. Ho proprio bisogno di un po’ di sangue umano da sacrificare» ghignò l’uomo dai capelli grigi, facendo un passo in avanti e muovendo la sua lunga falce a tre lame – che notarono solo in quel momento -, mentre l’altro negò col capo stizzito.

«Non capirò mai i tuoi metodi religiosi Hidan»

Questo si voltò, col viso furibondo «Sempre meglio che pensare solo ai soldi!»

«Vi consiglio di non distrarvi»

I due si voltarono, parando giusto in tempo una serie di shuriken a quattro punte che Naruto aveva lanciato nella loro direzione, cominciando a correre.

Un lampo squarciò il cielo, mentre il biondo fece una capriola per aria, atterrando alle spalle di Kakuzu. Hidan mosse la sua arma pronto a colpirlo, ma un’altra lama deviò il suo attacco. Sasuke, con lo Sharingan attivo, aveva raggiunto i tre e con un movimento veloce colpì l’avversario, stracciando solo un pezzo della sua veste.

Il fazzoletto legato all’avambraccio si sciolse, rivelando agli occhi stupidi di Hidan il marchio.

«Ah, quindi siete voi.. i superstiti della Notte della Strage» sogghignò, mentre Kakuzu e Naruto si allontanarono per combattere tra di loro.

Sasuke lo fulminò con i suoi occhi rossi, mentre i tamoe continuavano a roteare lesti dietro la maschera, per studiare al meglio il nuovo avversario «Voi eravate lì, vero?»

Questo ridacchiò, alzando una mano in segno di resa «Ci hai scoperto»

La mascella del moro si indurì «Perché l’avete fatto? Che cosa volete?»

«È inutile parlartene, visto che userò il tuo sangue per il mio rito» proferì lui, indiandolo con la sua falce.

Corse nella sua direzione e Sasuke fece lo stesso e in un attimo le loro armi si incrociarono di nuovo, con un suono forte e deciso che fece quasi tremare la terra, mentre la pioggia continuava a irrorare i loro tessuti già appesantiti dall’acqua assorbita.

Naruto intanto atterrò lontano sul fango formatosi nel cortile, sfiorandosi la guancia graffiata dal kunai dell’avversario, mentre il sangue si mischiò con lo scroscio che cadeva dal cielo infinito.

«Certo che sei un osso d’uro, eh?»

L’altro sorrise divertito «Io sono immortale. Per sconfiggermi devi trafiggere i miei cinque cuori» spiegò, toccandosi il petto con la mano.

Naruto fece un’espressione quasi disgustata, portandosi poi le mani davanti al viso «Bene, vorrà dire che ti prenderò a calci in culo per cinque volte. Tecnica della moltiplicazione!»

In un attimo Kakuzu si ritrovò circondato da una trentina di copie, lasciandolo abbastanza di stucco; prima d’ora non aveva mai incontrato nessuno con così tanto chakra in corpo che gli permettesse di controllare numerosi duplicanti .

Le copie cominciarono ad attaccarlo e lui le respinse con facilità, ma ogni volta Naruto ne ricreava un’altra, confondendosi tra i suoi simili, cercando di farlo stancare il prima possibile. Con un movimento veloce lo raggiunse e con un calcio lo fece cadere a terra e contemporaneamente lo ferì alla spalla con un kunai.

Per evitare il secondo attaccò, Kakuzu si tolse il mantello che venne strappato, rimanendo solo con dei pantaloni dal colore verdastro.

«Lasciatelo dire: sei proprio brutto» commentò Naruto sorpreso, guardando quel corpo che non poteva essere considerato umano.

La sua pelle mostrava dei tagli profondi, ricuciti con delle fibre nere; sembrava che qualcuno avesse assemblato con pezzi diversi la sua corporatura, come una bambola di pezza.

“Sicuramente si è impiantato lì i suoi cuori” ipotizzò Naruto, attaccandolo nuovamente per cercare di trovare il primo possibile un punto debole, mentre questo cominciava a cedere per colpa della stanchezza.

Contemporaneamente poco distante Sasuke evitò l’ennesimo attacco della falce di Hidan. Stanco di quella continua lotta tra colpi e schivate concentrò il suo chakra sulla mano sinistra, attivando il chidori e in un attimo le lingue di fulmine ricoprirono l’intera katana, illuminando il suo viso bagnato e gocciolante da una luce bluastra.

Corse determinato verso Hidan, che ancora osservava la scena interdetto e quel momento di distrazione gli fu letale; provò a piegarsi di lato, ma Sasuke fu più veloce e in un attimo la sua lama raggiunse il suo petto, che venne colpito. Nello stesso istante uno schizzo di sangue sporcò il terreno.

Si portò sofferente la mano sulla lunga, ma non mortale ferita, guardando truce il suo avversario. Si guardò attorno e il quel momento vide che anche Kakuzu non se la stava cavando molto bene. Avevano commesso il madornale errore di aver sottovalutato quei due ragazzini.

«Kakuzu andiamocene!» gridò nella sua direzione pronto a scappare, ma questo negò.

«Non mi sono mai ritirato in un combattimento» ribadì pieno di rabbia.

Naruto raggiunse Sasuke, eliminando simultaneamente le sue copie rimaste.

«Sasuke lascialo a me.. voglio provare una cosa» disse il biondo sicuro, mentre Sasuke gli lanciò uno sguardo autorevole, ma al contempo confuso.

«Che hai in mente?»

Le iridi chiare continuavano a sfidare Kakuzu, che aspettava poco distante la sua prossima mossa, mentre le sue labbra si curvarono in un sorrisetto quasi satirico «Fidati di me»

Fece due passi in avanti e concentrandosi creò due copie - Sasuke dilatò gli occhi quando capì le intenzioni dell’amico – e successivamente una di queste creò la famosa sfera denominata Rasengan, mentre l’altra introduceva il chakra di tipo vento, in questo modo il Rasengan prese le sembianze di un grande shuriken.

Sasuke rimase ad osservare sorpreso la scena, così come i due avversari. Quella tecnica era il massimo della manipolazione della forma e se usata correttamente poteva risultare devastante. Naruto aveva già provato diverse volte ad usarla, ma aveva fallito miseramente, però era sempre durante gli allenamenti, mentre in quel momento..

Sasuke arretrò di qualche passo, sperando che il biondo riuscisse nel suo intendo.

Naruto rimase diversi secondi fermo, senza sfoggiare alcun suono e dopo aver raccolto la concentrazione perfetta iniziò a correre insieme alle sue copie verso Kakuzu, dato che Hidan era più distante. Lo svantaggio di quella tecnica era che non poteva lanciarla quindi il biondo doveva solo affidarsi alle sue abilità per riuscire ad adoperarla al meglio.

Kakuzu cercò di colpirlo con le sue fibre nere che uscivano dal suo corpo, ma Naruto e le sue copie le evitarono senza la minima fatica. In un attimo quel grande e luminoso shuriken colpì il suo petto.

«Rasenshuriken!»

Nell’aria si propagò un’esplosione, costringendo Sasuke e Hidan a coprirsi gli occhi, mentre una nuvola di fumo ricoprì il centro in cui si stava svolgendo quell’improvvisa battaglia.

Kakuzu sentì come un’infinita moltitudine di aghi fatti di chakra trafiggerlo, talmente tanti che neanche Sasuke riuscì a contarli con lo Sharingan. Quando la polvere di terra si abbassò, il moro corse verso l’amico, afferrandolo al volo prima che toccasse esausto terra con la schiena, a differenza di Kakuzu che si trovava sdraiato al suolo, ancora miracolosamente vivo.

«Kakuzu!» gridò Hidan con occhi granati.

Sasuke aiutò Naruto a sedersi e concentrandosi attivò il chidori sulla mano sinistra. Senza esitazione lo raggiunse con un balzo e subito dopo colpì il punto in cui lo Sharingan gli mostrava dove ancora batteva l’ultimo cuore rimasto – quel tipo se li era piantati cinque – e in un attimo finì di esalare il suo ultimo respiro senza ulteriori sofferenze.

«Maledetti bastardi!»

I due Ninja spostarono il loro sguardo dall’uomo privo di vita al suo compagno, che continuava a indietreggiare e stringendosi la mano al petto dove si trovava la ferita. Gli diede poi le spalle e senza aggiungere altro scappò dolorante.

Sasuke tirò un sospiro di sollievo e raggiunse Naruto, aiutandolo ad alzarsi, offrendogli la mano.

«Idiota. La sai bene che quell’attacco ti ha rotto un braccio l’ultima volta» lo riproverò lui, mantenendo il suo sguardo sul suo corpo, controllando che fosse tutto apposto.

Per fortuna Naruto sembrava semplicemente solo un po’ ammaccato e il suo carattere scherzoso e vivace non si fece mancare.

«Prima o poi lo devo provare per abituarmi, no?» enunciò imbarazzato, grattandosi la nuca, lanciando poi un’occhiata nel punto in cui Hidan era scappato «Lo seguiamo?»

Sasuke, per studiare meglio l’area attorno a loro si tolse la maschera; quel tipo lo aveva riconosciuto perciò oramai non aveva alcun senso celare la loro identità. Nel frattempo la pioggia cominciò a diminuire, mentre delle grandi pozze di fango si erano formate ai loro piedi.

«No, controlliamo il castello. Sicuramente non erano soli»



**



Sakura pervenne al pian terreno, giungendo nella parte sud del castello, dove si trovava la camera da letto di suo padre. Ogni tanto i lampi illuminavano i corridoi completamente deserti; sicuramente tutti i domestici erano andati a dormire, anche se quel silenzio pareva molto surreale, ma fece comunque finta di niente.

Si fermò davanti la grande porta e allungò la mano esitante. Aveva una paura matta di farlo arrabbiare ancora, però allo stesso tempo ci teneva tantissimo a scusarsi con lui, lasciandosi alle spalle quella brutta serata.

Convinta bussò alla porta con tocchi leggeri, ma dato che non rispose decise comunque di entrare, intenzionata a svegliarlo lei personalmente.

Come si aspettava la stanza era completamente immersa nel buio, ma Sakura rimase comunque sorpresa quando vide il letto vuoto e sfatto del Re. Si guardò attorno e grazie alla leggera luce che rifletteva dalla finestra vide l’uomo in piedi davanti ad essa.

«Papà..?» sussurrò, avvicinandosi di due passi, notando che questo gli dava le spalle «Papà mi dispiace se sono entrata così a quest’ora, ma ci tenevo tanto a parlare con te e..»

Improvvisamente un lampo illuminò la stanza e quello che vide le fece bloccare le parole in gola.

Il petto di suo padre era letteralmente trafitto da una parte a l’altra con una lancia metallica. Vide la sua sagoma muoversi come una marionetta e davanti a lui apparve la presenza di un altro uomo, che continuava a tenere stretta l’asta che, con un movimento veloce, la rimosse dal suo torace, facendolo cadere incurante a terra in una pozza di sangue.

«Papà!» gridò Sakura terrorizzata, osservando i suoi occhi chiusi e le labbra accostate, dove un rivolo rosso macchiava il suo mento.

Si piegò sulle ginocchia vicino a lui, ma senza avere il coraggio di toccarlo, mentre il suo corpo cominciò a tremare percettibilmente.

«Papà..» i suoi occhi, ormai lucidi, si spostarono verso l’alto, notando quelli freddi e cattivi dell’uomo che aveva appena infilzato il Re.  Notò che era abbastanza giovane e indossava un mantello nero con delle strane nuvole rosse, così come i suoi capelli. Il suo volto era completamente ricoperto da innumerevoli piercing e non traspariva nulla.

Un secondo dopo, dalla penombra, un’altra persona molto più bassa comparve di fianco a lui e Sakura lo riconobbe subito.

«Sasori..» sussurrò con voce traballante, così come la sua mano che si era lievemente alzata verso la sua figura per ricevere qualsiasi forma di aiuto. Era confusa, impaurita, stava succedendo tutto troppo in fretta, eppure si rivolse a lui come se fosse la sua unica ancora di salvezza, dimenticando tutte le controversie avute.

«S-Sasori p-presto.. c-chiama un dottore..»

Le sue guance oramai erano rigate dalle lacrime, come se qualcosa avesse rotto l’interruttore che le teneva sigillate. Non sapeva cosa fare, il suo corpo era come bloccato e nonostante la sua voce implorante Sasori non si mosse, anzi sogghignò.

«Ormai è tardi» pronunciò con voce talmente glaciale e perversa che le arrestò il fiato «Il Re è morto»

Non voleva sentire. Non voleva guardare. Il terrore che provava l’aveva completamente sbarrata, tanto che non riusciva nemmeno più a piangere. Suo padre non era.. lui non era veramente..

Morto.

Non riusciva neanche a pensarlo, eppure il suo corpo era lì a terra che continuava a macchiare sempre di più il pavimento con quel liquido cremisi, proprio sotto il suo naso; il suo petto non si muoveva e i suoi occhi erano chiusi.

.. e Sasori era complice dell’assassinio di suo padre.

«Lei non dovrebbe essere qui» la voce del giovane più alto era ferma e continuava a rimanere tranquillo, studiando la piccola figura che era entrata nella camera con sua immensa sorpresa, senza però impedire le sue intenzioni.

Sasori mosse due passi e quando raggiunse la ragazza si piegò su un ginocchio, per arrivare alla sua altezza; solo in quel momento Sakura si rese conto che indossava la stessa mantella dell’altro.

«Tranquillo non ci causerà problemi, vero Sakura?» nel momento in cui pronunciò il suo nome, strinse con cattiveria il suo mento, permettendo così di incrociare con i suoi occhi divertiti quelli scossi di lei.

La lasciò andare con poca grazia, ma ancora prima di rendersene conto, Sakura sentì una fitta atroce alla testa e lungo la nuca, facendole scappare involontariamente un grido. Qualcuno le aveva afferrato i capelli, tirandoli verso l’alto, mentre il chignon si sciolse appena.

«Che ce ne facciamo di lei Pain?»

La giovane, con un singhiozzo strozzato aveva seguito la direzione della mano che la stringeva con irruenza, cercando con scarsi risultati di liberarsi. Si girò leggermente, notando che il tipo che l’aveva afferrata aveva i capelli biondi e un lungo ciuffo che gli copriva l’occhio sinistro, mentre il suo volto traspariva divertimento; era talmente turbata che non si era neppure accorta del suo arrivo. Provò ancora a districarsi dalla sua presa, ma questa divenne ancora più forte, facendole scappare un altro gemito di dolore.

Con un ultimo strattone le bloccò la testa, mentre alcuni filamenti rosati le caddero sul viso, appiccicandosi alle gote umide, mentre l’uomo dai capelli rossi – leggermente più sbiaditi rispetto a quelli di Sasori – si mise davanti a lei, osservandola con una tale intensità che si sentì quasi ipnotizzata.

«Provi dolore, non è vero?» sussurrò lui, sfiorandole la guancia rosata in una carezza troppo dolce per aver assopito per sempre fino a un attimo prima una vita innocente «Ma i tuoi occhi sono buoni, non verrai mai corrotta dall’oscurità»

Non capiva quello che stava dicendo. Le sue parole erano folli, così come l’occhiata che perforava senza alcuna pietà la sua anima. Era sempre stata una persona razionale, le bastava poco tempo per elaborare le informazioni e reagire, proprio come era successo prima in biblioteca, ma in quel momento il suono della sua mente, sempre pronta a respingere le difficoltà, non era per niente credibile, anche se era più corretto dire che era scomparsa, lasciandola sola; il suo corpo era orrendamente irrigidito e mal nascondeva l'evidente terrore, ma era consapevole di dover in un qualche modo reagire.

Eppure quella paura continuava ad accrescere furiosamente, fino a comprendere le proprie certezze svanire.

Improvvisamente, dopo diversi secondi di funebre quiete, l’assassino si allontanò insieme alla sua mano, tornando in piedi e rivolgendo la sua attenzione al biondino dietro di lei.

«Uccidila»

Sakura dilatò gli occhi, guardando il sangue fresco sul pavimento espandersi lentamente, mentre il tipo dietro sbuffò «Dobbiamo proprio? Volevo divertirmi un po’ prima..»

Volevano ucciderla, proprio come avevano fatto con suo padre. No, non poteva.. non poteva finire in questo modo.

Non seppe come o perché, ma quel semplice pensiero la invasero di un coraggio talmente elevato che le permise di non pensare più a nulla, se non al desiderio di salvarsi. Chiuse gli occhi e presa da un istinto che non credeva di avere, strinse i denti per trattenere il dolore alla testa e con un movimento veloce colpì a caso col gomito il ragazzo che si trovava dietro di lei.

Nel momento in cui sentì la presa allentarsi mosse il capo e si liberò del tutto. Nonostante le gambe tremassero percettibilmente riuscì comunque a mettersi in piedi e a raggiungere la porta, correndo lungo il corridoio.

Il biondo intanto continuava a toccarsi le parti basse dolorante «Cazzo..»

Sasori ridacchiò, sempre con i suoi modi freddi e calmi, mentre Pain fulminò entrambi con un’occhiata.

«Prendetela»

Sakura non aveva più il fiato e sapeva che non era dovuta alla stanchezza. Le faceva male la gola, il petto, la testa, le gambe, tutto.. eppure l’adrenalina che in quel momento percorreva il suo corpo era talmente forte che riusciva comunque a correre speditamente.

Svoltò l’angolo del corridoio e trattenne stentatamente un grido quando vide uno dei servitori più fedeli di suo padre seduto con la schiena ricurva, mentre il muro in cui era appoggiato era macchiato da una striscia verticale fatta di sangue, così come la pozza che si trovava sul pavimento in legno. Con la mano ancora davanti alla bocca riprese la sua corsa, riconoscendo finalmente oltre lo sguardo sfocato la porta principale.

Uscì col fiatone e alzando leggermente la gonna del vestito per non inciampare iniziò a scendere dalla lunga scalinata principale.

Si guardò un attimo attorno per vedere se ci fosse qualcuno, mentre le sue ballerine si sporcarono per colpa delle profonde pozzanghere, nello stesso momento la pioggia leggera le inumidiva i capelli e il kimono. Scorse da lontano il grande cancello delle mura che stranamente era socchiuso, ma poco prima si pensare che forse era salva sentì qualcosa stringere la sua caviglia, arrestando improvvisamente la sua corsa che l’aveva condotta alla fine della gradinata, facendola di conseguenza cadere in avanti.

Sentì i suoi capelli sciogliersi del tutto e bagnarsi di fango, così come l’abito.

Alzò leggermente il viso stanco e tremante e quando guardò di sfuggita alle sue spalle, adocchiò il suo piede legato a qualcosa di bianco e molliccio, simile ad argilla. Notò che questa era stata lanciata dal tipo biondo che aveva colpito prima e che quella roba fuoriusciva direttamente dalle sue mani.

«Presa» ghignò questo, mentre Sasori lo accostò con passi lenti.

Un attimo dopo anche l’altro ragazzo con i capelli arancioni li raggiunse con un balzo talentante rapido che sembrava si fosse materializzato lì per magia. Tutti e tre la osservavano con occhiate differenti, ma allo stesso tempo con una nota comune: malignità.

«Era l’ora che arrivaste» disse improvvisamente il biondo, parlando a qualcun altro.

Sakura, rimasta ancora a terra girò lo sguardo, notando che davanti a lei si stavano avvicinando una decina di Ninja che erano camuffati come Naruto e Sasuke. Un brivido di terrore attraversò il suo corpo; anche loro facevano parte di quel piano?

Intanto Sasori attirò la sua attenzione, riportandola nel presente «Sai Sakura, è stato facile ingannare quello stolto di tuo padre. Per tutta la serata non si era neppure accorto che tutti i Ninja che Suna ha mandato in realtà erano impostori»

Più udiva le sue parole e più si rendeva conto che quella era la realtà, non un incubo che ti svegliava inaspettatamente nel cuore della notte col cuore in gola. Strinse gli occhi con forza, per cercare di non ascoltarlo.

«.. ma capita quando un Re, oltre ad essere codardo, è pure sciocco»

Un singhiozzo le scappò dalle sue labbra nel momento in cui gli uomini appena giunti si avvicinarono a lei, togliendosi le maschere, ma lei non aveva il coraggio di guardarli, troppo sconvolta da tutto quello che le stava accadendo.

«Ragazzi!»

Improvvisamente tutti si voltarono, notando che dal barlume del giardino si stava avvicinando con difficoltà un loro compagno piuttosto alto, che si stringeva il petto per cercare di fermare il sangue che aveva ormai ricoperto la sua mano e gran parte della tunica.

«Che hai fato Hidan?» domandò sorpreso il biondo, mentre questo li raggiunse.

«I due Ninja che erano nel gruppo infiltrato.. abbiamo provato ad ucciderli perché cominciavano ad avere sospetti, ma non ci siamo riusciti» spiegò col fiatone, ancora con evidente turbamento.

«Siete proprio due incapaci» sputò Sasori, facendo digrignare i denti a Hidan.

«Kakuzu è stato ucciso!»

Tutti sussultarono da tale notizia. Kakuzu, tra tutti loro era praticamente l’uomo più difficile da sconfiggere, grazie alla sua tecnica del trapianto dei cuori.. com’era possibile?

L’unico rimasto impassibile, Pain, lo scrutò quasi con irrilevanza, riportando la sua attenzione sulla ragazza ancora sdraiata a terra che, a giudicare dall’espressione esanime, sembrava avesse perso quasi del tutto la cognizione di ciò che le accadeva attorno «Non importa. Uccidete lei e poi penseremo a loro»

Il ragazzo col ciuffo sorrise, mentre Sasori lanciò un’occhiata enigmatica alla rosa, mentre uno dei tanti Ninja vicino a lei strinse un kunai dalla cintura. Sakura, ormai con occhi spenti e sfocati, guardò l’ombra dell’uomo muoversi nella sua direzione e lei non ebbe più la forza neanche di reagire.

Chiuse semplicemente gli occhi, in attesa, udendo poco dopo un gemito strozzato che, con sua immensa sorpresa, non era uscito dalle sue labbra. Sentì il tonfo di un corpo che cadeva pesantemente al suolo e un attimo dopo percepì la sua caviglia liberarsi, mentre due braccia forti la issarono da terra.

Stanca, aprì lentamente gli occhi, riconoscendo – nonostante gli anni – l’espressione tesa e preoccupata di Naruto che esibiva, a differenza di come l’aveva visto poche ore prima, la maschera sollevata sulla testa, coprendogli parte della fronte e i capelli ribelli. Con una presa ferrea continuava a tenerle il busto alzato con una mano dietro la schiena, mentre le sue gambe rimanevano distese a terra.

«Sakura! Stai bene?» domandò lui veloce, mentre lei spostò gli occhi.

Davanti a loro stava invece Sasuke, dandogli le spalle, mentre con la mano sinistra stringeva la sua katana con la lama macchiata di sangue; sicuramente era stato lui a uccidere quell’uomo e poi svincolarla da quella stretta.

«Che le avete fatto bastardi?» gridò ancora Naruto, stavolta in direzione dei suoi assalitori, che parevano tranquilli nonostante il loro improvviso arrivo.

«Nulla.. visto che siete arrivati in tempo» li beffeggiò il tipo biondo.

Sakura continuava a rimanere appoggiata all’amico d’infanzia, come se tutto il suo succo vitale fosse stato completamente prosciugato. Era stanca e l’unica cosa che in quel momento sentiva di voler fare era chiudere gli occhi e dormire, per poter dimenticare anche solo per un attimo ogni cosa, sperando che i sogni le donassero un po’ di sollievo.

Sasuke si voltò finalmente nella sua direzione, senza annullare il potere dello Sharingan. Le lanciò uno sguardo intenso e la rosa giurò di aver scorso un’ombra di preoccupazione. Questo la fece leggermente tranquillizzare, ma ancora non riusciva a muoversi.

«Sakura..» sussurrò il moro, continuando a scrutarla con inconsueta trepidazione, ragione per cui accrebbe in lui una forte e irrefrenabile rabbia  «Chi diavolo siete?» aggiunse subito dopo con tono irato, riportando l’attenzione su di loro.

Il tipo col ciuffo ti portò in modo teatrale una mano sul petto «Sai ci offendi parecchio giovane Uchiha dato che tuo fratello ci conosce molto bene» recitò con finto dispiacere, mentre Sasuke dilatò leggermente gli occhi «Siamo l’Akatsuki, vedo di memorizzartelo bene»

Quindi la minaccia che Itachi e Kakashi avevano accennato nella lettera.. erano loro?

Naruto digrignò i denti, trattenendo un ringhio «Si può sapere che volete? Perché volevate uccidere Sakura?!»

«Visto che abbiamo fatto fuori il Re pensavamo che anche la figlia meritasse un trattamento simile» risposte con tono pacato Sasori, indicando la ragazza ancora immobile tra le braccia del biondo, che alle sue parole aveva sussultato, così come Sasuke.

«Voi..»

«Esatto» ghignò, confermando.

Pain, che per tutto il tempo era rimasto in silenzio, decise di intervenire, sempre con i suoi modi calmi e pacati «Lo ucciso io, davanti ai suoi occhi»

Sasuke e Naruto trasalirono, non aspettandosi tale notizia. Nel frattempo Sakura aveva perso altre due gocce salate dagli occhi, mischiandosi con quelle leggere della pioggia, a differenza di Sasuke, che tremò d’ira, rivolgendo a Pain lo sguardo più minaccioso e cruento che potesse fare.

«Provi dolore per lei, Sasuke Uchiha?» disse lui tranquillo, piegando leggermente il capo di lato, come se stesse studiando con interesse le sue reazioni.

«Come conosci il mio nome?»

A rispondere fu il tipo dai capelli biondi, con voce seccata «Chiedi a quello stronzo di tuo fratello. Per colpa sua Kisame e Zetsu sono morti!»

«Basta Deidara» intervenne Sasori con un’alzata di mano, rivolgendosi al moro «Peccato che siate arrivati in tempo. Prima di ucciderla mi sarei divertito un po’ con lei, proprio come avevo fatto anni fa.. te lo ricordi Uchiha? Anche quella volta hai impedito le mie intenzioni»

Si leccò provocatorio le labbra e Sasuke non ci vide più. Mosse un passo nella sua direzione pronto a tagliargli di netto la testa dal collo con la sua Kusanagi, quando la voce di Naruto lo bloccò.

«Sasuke ti sta solo provocando. Non lo ascoltare e ragiona! Quelli sono in quattro con diversi scagnozzi e noi solo in due, in più bisogna portare al sicuro Sakura» affermò con voce non troppo alta, così che solo l’interessato potesse sentirlo.

Il moro stinse con forza l’impugnatura, fino a far diventare le nocche bianche, nonostante fossero fasciate dalle garze bagnate, mentre Sasori continuava a sfidarlo con lo sguardo lievemente intrattenuto.

«Hai paura Uchiha? Eppure tuo fratello non ha esitato ad attaccarci..»

Stanco di sentire la sua voce deriderlo, Sasuke scattò nella sua direzione, attivando il chidori sulla mano destra. Cercò di colpire il rosso che era rimasto immobile quando Deidara si mise in mezzo entusiasta, facendo fuoriuscire dalle sue mani dell’argilla, che successivamente esplose come una bomba.

Sasuke atterrò poco lontano, evitando in tempo di essere colpito, obbligando Naruto a intervenire. Cercando di essere il più delicato possibile lasciò andare la ragazza ancora scossa, che rimase seduta sulle proprie ginocchia e la schiena leggermente ricurva.

«Resta qui Sakura» sussurrò lui, correndo verso i quattro.

Lanciò uno shuriken nella direzione di Deidara, che utilizzò ancora una volta l’argilla, ma stavolta per difendersi, ma Naruto aveva previsto i suoi movimenti: con uno slancio superò quella strana creta e strinse con violenza il suo polso, cercando di tagliarlo con un kunai, ma Sasori riuscì a fermarlo, provocandogli sopra il marchio scoperto un leggero graffio con l’arma che aveva improvvisamente impugnato.

Sasuke intanto aveva ripreso a correre, sfruttando la loro distrazione per cercare di colpire Sasori alle spalle con la katana, ma improvvisamente una lancia volò nella sua direzione, piantandosi sul terreno e sfiorando il naso, costringendolo ad arrestare il suo attacco; nel frattempo alcuni filamenti scuri del lungo ciuffo svolazzarono davanti al suo viso.

«Basta così» mormorò Pain, tenendo ancora il braccio alzato da dove spuntava una nuova asta «Buttate a terra le armi o le taglierà la gola»

Sasuke e Naruto sussultarono e contemporaneamente si voltarono verso Sakura, scoprendo che uno dei Ninja che indossava la loro stessa armatura aveva portato minaccioso la lama di un kunai sulla gola della giovane, mentre questa non accennava a muoversi, come se non si rendesse conto che in quel momento c’era a rischio la sua vita.

Sasuke indurì la mascella e senza dire nulla lanciò a terra la Kusanagi; stessa fine fece il kunai di Naruto.

Si avvicinarono con passi lenti, fino a rimanere schiena contro schiena, mentre il resto dei Ninja che oramai non indossavano più le maschere li avevano circondati.

Deidara e Hidan risero compiaciuti, al contrario di Sasori e Pain che ancora una volta non trasparirono alcuna emotività.

Dopo aver studiato la situazione appena creata Sasuke lanciò con la coda dell’occhio uno sguardo al biondo, che ricambiò.

«Naruto..»

Questo annuì deciso, aspettando il segnale. Nel momento in cui lo Sharingan del moro di modificò, Naruto portò veloce le mani davanti al viso.

«Tecnica della moltiplicazione del corpo!»

Una decina di copie circondarono inaspettatamente i quattro, distraendoli, mentre un altro uccise l’uomo che teneva imprigionata Sakura, colpendolo alle spalle. Simultaneamente, Sasuke attivò lo Sharingan Ipnotico – il suo occhio sinistro perse una lacrima di sangue – e in un attimo gli uomini che li avevano accerchiati caddero violentemente  a terra, urlando terrorizzati per colpa dell’illusione che gli aveva imposto.

Sfruttando quel momento di confusione Sasuke recuperò col piede la katana e uccise gli unici due uomini - sempre agonizzanti – rimasti in piedi e insieme a Naruto si allontanarono con un balzo, avvicinandosi a Sakura.

Il moro prese in braccio la ragazza ancora scossa e quasi addormentata e insieme cominciarono a scappare lungo il cortile.

«Fermateli!»

Udirono l’esclamazione da lontano di Deidara e subito dopo gli uomini cercarono di riprendersi, dato che il potere di Sasuke non era ancora del tutto ultimato e di conseguenza il suo effetto si era già esaurito. Superarono il portone e in un attimo si ritrovarono ai piedi degli alti alberi della Foresta della Morte.

Saltarono da ramo a ramo e dopo diverso tempo si fermarono per vedere se erano inseguiti. Sasuke confermò grazie allo Sharingan che gli scagnozzi gli stavano già alle calcagna.

«Ci penso io» disse Naruto, portandosi nuovamente le mani davanti al viso, ricreando tre copie, ma stavolta solo una di se stesso, mentre le altre due avevano preso le sembianze di Sasuke e Sakura. Tutte e tre scesero dall’albero e subito dopo presero a correre nella direzione da cui stavano scappando.

«Così accumuliamo un po’ di tempo» spiegò Naruto.

Sasuke annuì e dopo aver scorso una zona sicura e riparata la raggiunse con un balzo insieme al biondo, poggiando su una roccia la ragazza che ancora non aveva aperto bocca o mosso un muscolo però, nel momento in cui sentì il corpo di Sasuke staccarsi dal suo, la rosa reagì d’istinto, afferrando con dita tremanti e deboli i bordi scuri della sua veste, iniziando a piangere e poggiando la fronte sul suo petto coperto dall’armatura.

Sasuke si irrigidì sul posto, ma non l’allontanò.

«Sakura tranquilla, è finita» provò a rassicurarla il biondo, regalandole una delicata carezza sulla testa.

«E’ m-morto.. è morto» cominciò lei a farfugliare, come se si fosse svegliata solo in quel momento da un lungo sonno «N-non lasciatemi a-ancora sola.. v-vi prego»

Sasuke e Naruto si scambiarono un’occhiata colpevole e mentre il moro lasciò che la ragazza si sfogasse, l’altro sorrise appena, anche se lei non poteva vederlo.

«Sei al sicuro ora. Non ti lasceremo più»



**



«A Orochimaru non farà piacere» borbottò Deidara, dando a uno degli uomini uccisi un lieve colpetto col piede.

Pain rimase ad osservare il punto in cui i tre ragazzi erano spariti e successivamente i loro tirapiedi «Non ha importanza, il nostro obbiettivo era uccidere il Re ed è quello che abbiamo fatto» si voltò verso i compagni e con la stessa voce continuò «Informatelo che il piano è andato a buon fine e che ora può avere il controllo sul Paese del Fuoco come avevamo progettato»

«E la principessa?» domandò il rosso.

Pain si allontanò, dandogli le spalle «Non è un problema. Tanto non era realmente sua figlia»

«Però a quanto pare nessuno ne è al corrente» sussurrò tra sé e sé Sasori, rigirando tra le mani il fermaglio a forma di rosa che aveva appena raccolto da terra, lo stesso che quella sera aveva indossato Sakura.




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Capitolo 9
*** Travel ***



Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





  Capitolo 9 ~ Travel  




I tre ragazzi continuavano a camminare lungo il bosco da più di un’ora ormai.

Il cielo era ancora nel pieno della notte, ma per fortuna aveva smesso di piovere, ragione per cui un forte odore di umidità disturbava i loro respiri, così come l’aria gelida che rabbrividiva la pelle scoperta.

Sakura non era in grado di correre veloce o saltare sugli alberi, perciò erano costretti ad andare a piedi. A quanto pare i membri dell’Akatsuki avevano deciso di lasciarli andare, dato che da diverso tempo Naruto aveva richiamato le copie che aveva sfruttato per distrarre gli scagnozzi.

Sasuke guidava il gruppo, mentre Naruto chiudeva la fila.

Sakura continuava a camminare col fiato affannato, mentre le sue gambe cominciavano a sentire i primi sintomi della stanchezza. La sua mente era così distolta per colpa degli avvenimenti subìti che non si rese nemmeno conto della radice che spuntava dal terreno. Priva quasi del tutto di vitalità cadde a terra sulle proprie ginocchia e le mani in avanti.

Naruto la affiancò velocemente, mentre Sasuke arrestò i suoi passi per voltarsi.

«Stai bene Sakura?» domandò l’amico biondo preoccupato, stringendole leggermente le spalle con un braccio.

Notò che la ragazza continuava a tenere il volto abbassato e a respirare faticosamente, come se avesse corso senza sosta. I lunghi capelli sciolti toccavano terra, anche se molti di essi rimanevano comunque appiccicati alla sua fronte per colpa del sudore.

Ansioso guardò il moro «Teme dobbiamo trovare un riparo. Sakura è troppo provata»

L’Uchiha annuì leggermente, anche lui confermando le parole del compagno, attivando così lo Sharigan. Controllò l’aria circostante, camminando tra gli alberi, mentre Naruto prese in braccio Sakura, facendole poggiare la testa sulla spalla.

Dopo circa dieci minuti Sasuke riuscì a individuare una piccola grotta che si trovava lungo un crepaccio non troppo alto; per i due giovani fu piuttosto semplice raggiungerla con un balzo.

Una volta entrati Naruto fece sdraiare la rosa vicino la parete, ormai quasi del tutto addormentata. Presa dall’istinto per stare più comoda e fondersi calore la ragazza si mise in posizione fetale, a differenza dei due Ninja, che si sedettero poco distanti.

In pochi minuti la giovane cadde in un sonno profondo.

«Che facciamo ora teme?» sussurrò Naruto, osservando con occhi distratti un sasso davanti a lui, tenendo i gomiti poggiati sulle ginocchia.

Sasuke invece si era tolto dalla schiena la katana, sempre protetta dal fodero, per potersi poggiare alla parete di roccia umettata.

Con un sospiro si scompigliò i capelli, cercando di ragionare «Dobbiamo tornare a Suna e informare Gaara» fu la sua unica risposta sensata.

I Re di tutte le terre dovevano essere informati dell’omicidio di Nawaki e che una nuova minacciata era in agguato.

«Secondo te l’obbiettivo di quei tizi era solo uccidere il Re?» domandò pensieroso il biondo, togliendosi la sciarpa dal collo.

Sasuke rimase in silenzio, ragionando su quelle parole. Se Itachi e Kakashi si erano spinti così tanto per cercare un modo per fermarli, significava che le loro intenzioni erano sicure e pericolose. C’era anche da considerare che uno di quei seguaci era addirittura Sasori, uno degli uomini più fedeli e vicini al Re di Suna; sicuramente era stato lui a far in modo che i Ninja mandati per la missione fossero dei loro scagnozzi, ma – non capiva come – suo fratello e Kakashi l’avevano più o meno predetto.

Senza alcun dubbio il loro intervento li aveva presi in contropiede, anche se disgraziatamente il loro piano era andato in ogni caso a buon fine. Ma ora la domanda giusta era: come si sarebbero mossi?

«Ho paura che il loro piano miri a molto di più» disse infine, con voce roca.

Naruto si scompigliò spossato i capelli e le sue iridi azzurre si posarono irrazionalmente sulla ragazza rannicchiata poco distante «Povera Sakura. È successo tutto così in fretta..» sussurrò, diroccato.

Sasuke non risposte, rimanendo in silenzio.

Quando aveva visto la rosa in quello stato di shock qualcosa in lui era scattato, quasi ad una rabbia cieca. Si era sentito debole e incapace, perché aveva permesso a quei bastardi di far provare a Sakura la stessa esperienza che era capitata a lui otto anni prima. Come una visione si era ritrovato in quella stessa notte, mentre il villaggio bruciava e il sangue dei suoi genitori sporcava il tatami del dojo, peccato che al suo posto si era ritrovata involontariamente Sakura. Poteva percepire perfettamente  la sua sofferenza alla vista di un padre che veniva brutalmente ucciso.

Ma la cosa peggiore era che Sakura, a differenza sua, era sempre stata una ragazza dall’animo buono, che non era in grado di sfruttare quel dolore per renderlo un suo punto di forza, come aveva fatto lui.

Era stata abituata contro la sua volontà a rimanere rinchiusa dentro una gabbia, senza neanche avere la possibilità di imparare a cadere e subito dopo rialzarsi, o semplicemente ad abituare il proprio corpo alla stanchezza e alla fatica, impedendole di sostenere persino una camminata lungo i boschi.

Una parte di lui odiava il Re, perché per colpa del suo egoismo, invece di fare del bene a sua figlia, aveva invece aumentato le probabilità di non riuscire a farla sopravvivere in un mondo fatto non solo di scoperte mozzafiato, ma anche di dolore e pericoli.

Sakura era l’ultima persona che lo meritava.

Ispirò col naso e con una mano sfiorò la sua katana poggiata al suo fianco «Riposati dobe, faccio io la guarda»

Questo annuì grato «Svegliami quando è il mio turno»

Cercò la posizione migliore e una volta trovata si addormentò anche lui, iniziando come al solito a russare leggermente.

Sasuke lanciò un’occhiata all’amico e subito dopo a Sakura, che era rimasta nella stessa posizione in cui l’avevano lasciata. Notò immediatamente il tappeto di brividi che circondava le sue braccia e le gambe – dato che alcuni pezzi di stoffa si erano strappati leggermente – e, una volta alzato, prese la sciarpa di Naruto, posandola come meglio poteva sulle sue spalle. Questa era ancora inumidita, ma almeno le poteva donava una sensazione più gradevole.

Mancavano non troppe ore all’arrivo della luce, ma lui per tutto il tempo rimase vigile, sfruttando il gentile silenzio notturno per poter ripensare ancora a ciò che era accaduto in meno di ventiquattrore. Era sempre stata una persona eccessivamente riflessiva, soprattutto per Naruto, ma faceva parte della sua natura, ormai l’aveva accettato, così come subìre tutte le conseguenze che la sua mente elaborava.

È colpa tua. Dovevi stare più attento. Hai permesso che accadesse. Se Itachi fosse stato lì..

Si passò una mano tra i capelli, sbuffando contrariato. Era utile, in quel momento non era in grado di trovare le risposte che cercava.

Si accomodò meglio sulla parete, osservando soprappensiero la luce dell’alba colorare di un azzurro rasserenante la foresta di quel naturale scenario, senza neanche rendersi conto che i suoi occhi si erano congiunti lentamente, mentre veniva cullato dal suono dell'improvvisa pioggia che aveva ripreso a cadere dal cielo.



**



Quando si destò, disturbato dal canto assiduo di un uccello, Sasuke sentì il sangue gelarsi nelle vene. Naruto non era lì accanto a lui, dove era certo che fosse poche ore prima. Si era alzato di furia senza pensarci e, nonostante fosse una grotta molto piccola, si guardò comunque attorno, come per sincerarsi che non ci fosse davvero. Fortunatamente Sakura era ancora lì dormiente, ignara di tutto.

Sospirò, cercando di darsi una calmata.

Alla fine non aveva motivo di preoccuparsi; l’amico era un abile combattente e sapeva cavarsela da solo. Dandosi dell’idiota si rimise per terra col sedere dolorante, dato che la roccia non era il massimo del confort e nello stesso istante due occhi verdi cominciarono a sbattere.

Sakura alzò leggermente il busto, cercando di abituare le iridi chiare ai raggi mattutini che riuscivano a filtrare nella caverna. Sentì qualcosa scivolare lungo la spalla e notò una sciarpa rossa con i bordi sciupati. In un attimo tutto le ritornò in mente: la festa, suo padre, lei che veniva aggredita e poi salvata dai suoi amici.

I suoi occhi si inumidirono all’istante, ma cercò comunque di non piangere, dato che nelle passate ore lo aveva fatto a sufficienza.

«Buongiorno»

Si voltò di scatto e solo in quel momento riconobbe la sagoma di Sasuke poco distante da lei. La scrutava con i suoi occhi color pece e un leggero brivido colpì la sua colonna vertebrale.

«Stai bene?» domandò poco dopo, mantenendo comunque un tono fermo.

Lei annuì e sollevò del tutto il petto, portandosi una ciocca dietro l’orecchio «Si, grazie» rispose, guardandosi attorno «Dove siamo?»

«In una grotta. Ieri notte eri troppo stanca» spiegò veloce, stringendosi appena la garza attorno alla mano, dato che si era allentata.

In realtà la usava come scusa per non poterla guardare, cosa che faceva anche lei del resto, esaminando poco interessata attorno a sé, leggermente imbarazzata.

«Ho portato la colazione!»

Improvvisamente, un pimpante Naruto fece la sua comparsa, stringendo al petto una quantità elevata di frutti selvatici, posandoli per terra. Non appena vide l’amica sveglia i suoi occhi brillarono.

«Buongiorno Sakura-chan!»

«Ciao Naruto-kun» rispose lei timida e un attimo dopo si sentì stritolare da una presa forte, decisa e facilmente riconoscibile.

«Finalmente posso salutarti a dovere» mormorò lui felice al suo orecchio, facendole scappare il suo primo sorriso. Gli era mancato tantissimo anche a lei, per questo motivo ricambiò senza esitazioni la stretta.

Una volta staccati, Sakura prese la sciarpa, ricordando solo in quel momento che l’amico l’aveva avuta indosso il giorno prima, mentre controllava la porta principale in cui si svolgeva la festa. Sicuramente gliel’aveva prestata quella notte per non farle patire il freddo.

«Tieni, ti ringrazio»

Lui l’accettò esitante, non avendo idea del perché ce l’avesse lei «Eh? Ma io non..»

Improvvisamente si bloccò, lanciando un’occhiata a Sasuke, che continuava a ordinare le bende bianche senza badare a loro. L’Uzumaki scorse un lieve rossore all’altezza delle sue gote e una risata minacciò di scappare dalle sue labbra, ma fortunatamente riuscì a trattenerla, così come la voglia di sfotterlo.

«Comunque spero ti piaccia la frutta. Non sono il massimo, ma almeno recuperi un po’ di energie» proferì subito dopo, prendendo dalla montagna di cibo una bella mela rossa, porgendola alla ragazza che, riconoscente, accettò.

Se la rigirò tra le mani e senza far morire il sorriso li guardò «E’ bello rivedervi.. anche se le circostanze potevano essere migliori» emise in un sussurro, anche se la tristezza che l’aveva caratterizzato era ben distinguibile.

Nella grotta cadde un silenzio surreale, rotto solo dal cinguettio allegro degli uccelli, dato che il temporale della notte scorsa era oramai passato.

Il primo a rompere il silenzio fu Sasuke, mettendosi in piedi e rimettendo il fodero dietro la schiena «Forza dobbiamo muoverci, ci vogliono almeno quattro giorni di cammino»

Naruto annuì e mise tutti i frutti dentro un sacco, legandolo alla cintura, aiutando poi Sakura a scendere dal dirupo dove si trovava la grotta.

Ripresero a camminare tra gli alberi e Sakura addentò affamata la mela, ricordando solo in quel momento che la sera prima non aveva preso nulla durante la festa.

«Dove andiamo?» domandò poco dopo, mentre Naruto l’affiancava, a differenza di Sasuke, che si trovava leggermente più avanti.

«Ti portiamo a Suna. Lì sarai al sicuro e in questo modo possiamo riferire l’accaduto al Re» spiegò il moro con i suoi soliti modi freddi e distaccati.

Sakura pensò immediatamente al sovrano di Suna e immediatamente un altro ricordo impestò i suoi pensieri «Sasori.. Sasori è il cugino di Gaara. Credete che sia coinvolto in questa storia?»

La sua voce era diventata incerta perché aveva paura di ricevere una risposa affermativa. In tutti quegli anni Gaara si era dimostrato un buon amico, sia con lei che con suo padre, e anche un bravo sovrano; non avrebbe mai creduto che il rosso fosse in grado di architettare qualcosa di così diabolico.. a differenza di Sasori.

Naruto intanto aveva portato alla bocca l’ennesima bacca rossa, sporcandogli lievemente le labbra e i denti «Non credo. Alla fine della festa è stato uno dei primi a venire via e sicuramente Sasori ha sfruttato il suo ruolo per portare a buon fine il loro piano»

Sakura aggrottò le sopracciglia, guardandolo «Voi allora perché eravate lì?»

«Itachi e il Ninja Copia. A quanto pare li stanno controllando da molto tempo» Sasuke precedette Naruto, superando un tronco abbattuto che bloccava loro la strada

«Ma in realtà ne sappiamo quanto te» continuò con un’alzata di spalla Naruto, senza nascondere un ulteriore sospiro affranto.
 


Per tutta la giornata i ragazzi camminarono lungo gli alti alberi della Foresta della Morte, anche se ogni tanto si fermavano per far riposare Sakura per una decina di minuti. La ragazza aveva osservato con maniacale curiosità tutto ciò che i suoi occhi erano in grado di catturare, dai deliziosi fiori sbocciati, ai piccoli animali che scappavano non appena captavano le vibrazioni dei loro passi. Per molti forse quel percorso poteva risultare povero e monotono, ma per lei era tutto il contrario.

Quando il sole aveva cominciato a calare erano finalmente giunti al limite del bosco e di conseguenza alla terra del Paese del Fuoco.

Sakura notò sorpresa che pochi metri più avanti era ben visibile il verde che veniva inghiottito dal colore giallastro della renella, in uno gioco particolare di sfumature. Si vedevano addirittura gli amassi rocciosi e le dune di sabbia per quanto il paesaggio si presentasse pianeggiante e limpido.

Ad un certo punto Sasuke si fermò e Naruto raggiunse un grande albero vicino ad una roccia dove ancora l’erba non era del tutto morta.

«Potremo accamparci qui. Da domani ci vorranno altri due giorni di cammino» dichiarò Naruto, buttandosi a terra con uno sbuffo stanco, tirando fuori dal suo sacco diversi mirtilli che aveva raccattato durante il giorno, allungando poi il braccio in direzione della rosa, che in quel momento gli stava passando accanto.

«Tieni Sakura-chan»

La giovane sorrise, riconoscente «Grazie Naruto-kun»

Dopo essersi seduta poco distante, affamata, cominciò a mangiarli, anche se non la saziavano del tutto, ma sempre meglio di nulla. Si pulì le labbra con il palmo della mano e subito dopo guardò i due ragazzi, mentre Sasuke poggiava al centro di un cerchio fatto di pietre dei rametti raccolti.

«Secondo voi il popolo del Paese del Fuoco se la caverà?» domandò ad un certo punto pensierosa, osservando le lingue di fuoco che Sasuke era stato in grado di alimentare grazie al Katon. Non ricevendo risposta da parte degli amici, Sakura affondò leggermente il volto tra le gambe, circondandole con le braccia.

«Spero che nessuno rimanga coinvolto» bisbigliò, fissando con occhi incantati le fiamme che la scaldavano poco a poco.

«Questo piano lo stavano architettando da anni» ruppe improvvisamente il silenzio il moro, attirando l’attenzione dei due.

«Di che parli teme?»

Sasuke abbassò le palpebre, mangiando una bacca rossa assorto «La Notte della Strage.. quando vidi i miei genitori non ero l’unico presente. C’era un altro individuo e indossava lo stesso mantello con le nuvole rosse»

Sakura e Naruto boccheggiarono appena, soprattutto quest’ultimo, perché in quegli anni non gliene aveva mai parlato.

«E chi era?» domandò Sakura.

Sasuke ci mise diversi secondi a rispondere, osservando le fiamme rosse e arancioni così dannatamente simili a quella notte «Non era presente»

“Quegli occhi li riconoscerei ovunque” proseguì internamente, aggiungendo un po’ di legna al piccolo falò.

Sakura si torturò agitata le mani, dato che l’argomento era piuttosto delicato per loro, ma ci teneva a non rimanere esclusa da un argomento che rimirava anche lei, dato che era accaduto nella sua terra «Quindi.. sono loro che hanno causato la morte di quasi tutti gli Anbu?»

Naruto annuì appena, confermando quei lemmi che l’avevano abbastanza sconcertato. Se avesse saputo che erano stati loro che avevano quasi tentato la vita di suo nonno gli avrebbe uccisi all’istante; contando anche che avevano provocato la distruzione del loro villaggio e la morte dei genitori di Sasuke. Senza farsi notare lanciò un’occhiata all’amico.

Non poteva nascondere di essere rimasto un tantino deluso dal silenzio di quel piccolo dettaglio, però non voleva far scoppiare per un suo egoismo una discussione inutile. Quell’argomento era sempre stato un tabù per Sasuke e lui voleva rispettare le sue decisioni. Non era nessuno per obbligarlo a parlare di qualsiasi cosa.

Si schiarì la voce, cercando di riordinare le idee «Beh, in effetti tutto torna: Fugaku oltre ad essere stato il consigliere del Re era un abile capo e guerriero. Eliminato lui e tutti i membri della Squadra Speciale hanno avuto il via libera»

«Ma perché farlo a distanza di anni?» aggiunse sempre più confusa Sakura.

Nessuno trovò risposta a quella questione abbastanza complessa.

«Forse non avevano previsto l’intervento di Re Rasa» ipotizzò Sasuke, con un’alzata di spalla.

Da quel momento l’argomento non venne più toccato.

Dopo aver mangiato un po’ di frutti raccolti, Naruto si era arrampicato su una roccia per vedere meglio l’ambiente, dato che aveva costretto dopo una lunga discussione il moro a fare lui stavolta la guardia quella notte, dato che l’ultima volta non lo aveva svegliato per fare a cambio.

Sakura nel frattempo si era sdraiata vicino al fuoco, ma non riusciva ad addormentarsi. Ormai era sopraggiunta l’oscurità e gli animali notturni che provenivano dalla foresta poco distante si facevano sentire. Le stelle erano ben visibili, così come la luna, dato che quella era stata una giornata particolarmente soleggiata e priva di nuvole e di conseguenza quella sera non si soffriva troppo il freddo.

Dopo essersi rigirata l’ennesima volta Sakura si issò sulle braccia, mettendosi in piedi, sotto gli occhi vigili di Sasuke, seduto vicino la roccia con la schiena poggiata.

La giovane raggiunse un posto poco distante, dove la sabbia cominciava a ricoprire il suolo e curiosa si liberò i piedi dalle ballerine nere, sfiorandola per la prima volta, provocandole una sensazione strana, ma al contempo piacevole. Si mise a sedere, prendendone un po’ anche con le mani, mentre un fresco venticello le scompigliò i capelli.

Osservò attenta tutti i piccoli granelli che le cadevano dal pugno, come se la sua mano si fosse trasformata in una clessidra e poco dopo riportò la sua attenzione all’orizzonte desertico, molto diverso dal bosco che aveva sempre scrutato dalla finestra della sua vecchia camera.

Tirò un sospiro rumoroso e nostalgica si strinse le gambe al petto, poggiandovi sopra il mento, nascondendo le labbra. Poco dopo avvertì qualcuno sedersi a gambe incrociate vicino a lei e quando l’esaminò con la coda dell’occhio vide che si trattava di Sasuke, che studiava anche lui il panorama che si presentava dinanzi a loro.

I suoi capelli leggermente lunghi e scuri si muovevano in una danza leggera e perfetta, anche se tutto in lui era perfetto; dalle iridi pece profonde come l’oceano, al fisico forte e tonico. Le sue mani erano grandi e le garze che le circondavano le facevano sembrare ancora più belle e protettive.

«Sai, è strano..» mormorò infine la ragazza, fissando di fronte a lei «Fin da bambina ho sempre volto vedere tutto questo e ora.. » si bloccò, perché la sua voce era divenuta roca, per trattenere un groppo formatosi in gola.

Si chiuse di più a riccio, per cercare di darsi conforto «Mi manca» sussurrò, nascondendo il viso sulle ginocchia, per non far vedere a Sasuke l’innocua lacrima che le sfuggì da un occhio.

Sasuke la lasciò parlare, percependo il dolore che la stava nuovamente tormentando. Non aveva idea di come confortarla a parole, perché sapeva che non tutti erano uguali; Itachi per esempio aveva modi diversi per sfogarsi, così come Suigetsu, quando si ritrovava a pensare alla morte del fratello a cui era sempre stato affezionato. Il vero problema era che lui era sempre stato una vera schiappa quando si trattava di rasserenare qualcuno – a differenza di Naruto -, però conosceva Sakura e sapeva che anche percepire la sua presenza lì la faceva stare meglio, per questo l’aveva raggiunta. Però voleva fare di più, non voleva vedere ancora quel viso così puro rigato dalle lacrime.

«Anche loro mi mancano.. ogni giorno» mormorò, notando che la rosa si era voltata verso di lui «Credo che sia impossibile dimenticare qualcuno a cui volevi bene»

Sakura studiò il suo profilo. In quel momento sembrava che l’amico fosse da un’altra parte con la mente, così come il suo viso che traspariva rancore, e lei non poteva fare a meno di assecondarlo; alla fine avevano subito la stessa esperienza, con l’unica differenza che Sasuke era ancora un ragazzino che a modo suo ne era uscito a testa alta, o almeno lo faceva credere. Ma nonostante questo lui era lì con lei, pronto a darle un po’ di sollievo a modo suo.. e a lei questo bastava.

«Grazie Sas’ke-kun»

Il Ninja sentì l’intero corpo fremere dopo aver udito il nomignolo che aveva sempre detestato, ma che in quel momento considerava il più bello del mondo. Dopo tanti anni finalmente lo aveva udito di nuovo dalle sue labbra, facendolo rasserenare. Sakura era sempre stata l’unica a capirlo, accettarlo, ma soprattutto a farlo stare bene con un nonnulla, ed era felice che fossi lì al sicuro con loro.. con lui.

Improvvisamente sentì un peso leggero sulla spalla sinistra e quando voltò il viso si ritrovò il suo naso immerso tra i filamenti rosei; Sakura si era addormentata e senza accorgersene si era poggiata a lui. Restò immobile, attento a non svegliarla, rimanendo allo stesso tempo folgorato da quel profumo che l’aveva fin da subito inebriato.
Dopo tanto tempo lo aveva odorato di nuovo.

Ricordava ancora la prima volta che l’aveva percepito; anche quella volta lei stava dormento, ed erano tutti insieme nel suo letto. Negli anni quell’aroma fruttato non era per nulla cambiato anzi, sembrava che si fosse ancor più intensificato.

Girandosi leggermente verso di lei, lasciò che Sakura scivolasse addosso a lui, ma allo stesso tempo la tenne con una mano su una spalla. Con un movimento veloce e deciso si mise in piedi e la prese in braccio, riportandola vicino al fuoco. Poco prima di sedersi dall’altra parte non riuscì a trattenere la sua mano che le spostò una ciocca finita sul viso, sistemandola al suo posto dietro l’orecchio.

Naruto intanto aveva visto tutta la scena da lontano, con un sorriso intenerito che gli abbelliva le labbra.



**



Durante i due restanti giorni di viaggio, per buona sorte, il gruppo procedette senza inconvenienti.

I tre ragazzi avevano camminato lungo l’arida terra del Pese del Vento in pace e tranquillità, godendo degli spettacolari, quasi singolari paesaggi - alla quale Sakura non era abituata – e alle notti limpide, illuminate da un sole gentile di giorno e dalla luna crescente di notte. Solo il cibo era considerata la parte dolente, dato che la vegetazione era totalmente scarsa, così come la selvaggina; di conseguenza dovevano affidarsi ai frutti che aveva raccolto Naruto.

Per tutto il tempo Sasuke aveva guidato il gruppo, mantenendo una ridotta distanza, senza mai prendere parte alle conversazioni, ma allo stesso tempo era sempre il primo ad accettarsi che i suoi compagni non fossero stanchi. In caso contrario, rintracciava sempre un punto giusto in cui ripararsi.

L’ultimo giorno per Sakura fu il più devastante. Sebbene Naruto la obbligò a mangiare la maggior parte degli avanzi rimasti, la carenza di energie cominciò a farsi sentire, soprattutto perché l’acqua era difficile da trovare e il sole continuava a battere furioso su di loro, bruciandole quasi la testa. Fortunatamente Naruto le aveva prestato la sciarpa per farsi ombra, ma cominciava davvero a cedere fisicamente.

Era oramai il tardo pomeriggio e i suoi passi erano divenuti sempre più lenti e difficili, contando poi che la sabbia non aiutava. Un piccolo giramento di capo la obbligò a fermarsi, cercando di imporre ai propri occhi di riprendersi, dato che avevano cominciato a vedere sfocato. 

«Sei stanca Sakura-chan?» domandò subito preoccupato Naruto, stringendole appena la vita, pronto a sorreggerla se fosse caduta.

Lei gli regalò un sorriso, togliendosi un po’ di sudore dalla fronte col polso «No tranquillo, ce la faccio»

Sasuke, che intanto aveva arrestato la sua andatura, si voltò verso di loro «Guarda, siamo arrivati » alzò un dito di fronte a lui e Sakura allungò il collo, seguendo la sua direzione.

Davanti a loro, lungo l’orizzonte, si poteva scorgere una gigantesca conca fatta di roccia e al suo interno si trovavano un numero infinito di abitazioni, tinte di un colore che si abbinava bene a quello dell’ambiente desertico, così come il palazzo del Re, che si trovava proprio al centro, dove si scorgeva alla perfezione persino il tetto.

«È.. bizzarra» sussurrò Sakura sorpresa, ma allo stesso tempo incuriosita.

Non aveva idea che i paesi delle terre si diversificassero così tanto e doveva ammettere che Suna era molto singolare. Prima di all’ora aveva avuto modo di studiare in che modo era stata edificata dai suoi abitanti, ma un conto era leggerlo e l’altro vederlo con i propri occhi.

«Teme la facciamo a corsa? Così arriviamo poco prima del tramonto» suggerì Naruto, mentre Sasuke annuì.

«Sempre che tu ce la faccia» lo schernì lui, lanciandogli un’occhiata di sfida, che Naruto prese subito al volo.

«Per chi mi hai preso?» sbuffò, piegandosi poi sulle ginocchia, dando le spalle alla rosa «Salta su Sakura-chan»

Capendo le sue intenzioni la ragazza esitò, torturandosi dispiaciuta le mani «Sei sicuro? Non è che..»

«Non crederai veramente alle parole del teme, vero? Io sono una roccia!» pronunciò lui sicuro, mentre i suoi trentadue denti vennero illuminati dai raggi solari.

Incerta si avvicinò al biondo e allargò le gambe, sedendosi poi sulla sua schiena, in modo che Naruto, non appena percepì lievemente il suo peso, si sollevasse sulle gambe senza la minima fatica, stringendole le cosce con le braccia, così che non cadesse. Nel medesimo tempo lei portò le braccia attorno al suo collo.

I due ragazzi iniziarono a correre sotto lo sguardo stupido di Sakura, che ogni tanto doveva togliersi i capelli davanti al viso o proteggere la vista, per impedire ai granelli di sabbia di accecarla. In pochi minuti raggiunsero le mura della città e Sakura osservò curiosa dinanzi a sé.

«Dirigiamoci a palazzo» disse sbrigativo Sasuke e i due ripresero a procedere velocemente, senza dare il tempo alla rosa di controbattere e sotto gli occhi curiosi dei cittadini che passeggiavano.

Giunti al loro obbiettivo, Naruto mise a terra Sakura e i tre superarono la grande entrata che, come quello del Paese del Fuoco, era aperto al pubblico. Camminarono lungo l’immenso corridoio abbellito da un tappeto rosso, ma quando pervennero al portone che conduceva nella zona personale dedicata al Re e ai suoi fedeli, due guardie armate li bloccarono.

«Alt! Da qui non si passa»

Sasuke rimase ordinato, scrutandoli con i suoi occhi freddi «Richiediamo con urgenza di rivolgerci al Re»

«Da qui non passa nessuno senza permesso» obbiettò ancora la guardia, pronto ad usare le maniere forti, quando qualcuno si avvicinò a loro.

«Che succede qui?»

Tutti i presenti si voltarono e mentre le sentinelle si inchinarono con rispetto, Sakura fece un passo avanti verso la nuova arrivata.

«Temari!»

Riconoscendola, la bionda frenò sorpresa la sua camminata «Sakura?» sibilò, intimando subito dopo con un gesto della mano ai due uomini di tranquillizzarsi, facendoli capire che non erano una minaccia.

Allo stesso tempo anche Kankuro sopraggiunse, affiancando la sorella.

«Sakura, che ci fai qui a Suna? Tuo padre ti ha lasciato il permesso di uscire?» domandò questo alquanto meravigliato.

La rosa abbassò leggermente lo sguardo, ma cercò comunque di non farsi prendere dalle emozioni e si rivolse a loro con determinazione «Ti prego Temari, dobbiamo parlare con Gaara»

Questa aggrottò le sopracciglia bionde, frastornata «In questo momento mio fratello non c’è. È partito giusto ieri per un incontro col Re del Paese dell’Acqua» spiegò veloce, mentre i tre si guardarono nervosi «Per quale motivo hai così fretta di incontrarlo?»

Sakura, ancora una volta, esitò a rispondere, mordendosi il labbro con forza. Per fortuna, capendo il suo disagio, Sasuke parlò per lei.

«Il Re del Paese del Fuoco è stato ucciso»

«Cos..?»

I due fratelli dilatarono gli occhi dallo stupore, non aspettandosi una notizia simile. La bionda tornò a guardare la ragazza e questa annuì lentamente, stringendosi le spalle.

«Se non ci fossero stati loro sarei morta anch’io e ora la mia terra è in mano ad una specie di organizzazione criminale» aggiunse con voce bassa, indicando i due amici con un cenno veloce con la testa.

Temari ragionò attentamente a quelle parole e senza esitazione si voltò di scatto verso il fratello minore con la sua contraddistinta fermezza «Kankuro, invia un falco a Gaara e spiegagli l’accaduto»

Questo annuì serio, scomparendo a passo veloce dallo stesso punto in cui era giunto pochi istanti prima.

«Sono sicura che rientrerà il primo possibile quando leggerà l’annuncio urgente» enunciò la giovane, scrutando intensamente la rosa, anche se nei suoi occhi verdi scuri si poteva ben scorgere un’ombra simile al dispiacere che Sakura notò, per questo le sorrise grata.

«Grazie Temari»

Reggendo il volto fiero, la ragazza si rivolse ai due Ninja «Quegli uomini vi hanno seguito?»

«No, in questi giorni non abbiamo avuto problemi» spiegò Naruto sicuro, con un’alzata di spalla.

«Ma meglio prevenire che curare..» parlottò inquieta, massaggiandosi il mento, dedicandosi poi nuovamente a loro con più determinazione «Vi chiederei se controllaste la principessa fino all’arrivo del Re»

Il biondo le sorrise felice, toccandosi il naso con il palmo della mano «Bene menomale! Perché volevo chiedertelo io»

A quella sua uscita Sasuke si trattenne nel volersi schiaffeggiare la faccia e subito dopo dargli un pugno sulla nuca, dato che l’amico si era dimenticato di parlare con la consigliera del Re, alias sua sorella, non a caso infatti questa lanciò al ragazzo un’occhiataccia alquanto gelida. Naruto difatti rabbrividì.

Tornò poi a guardare a Sakura e solo in quel momento si rese conto che la giovane principessa, oltre al lieve sudore e alla pelle del viso arrossata – sicuramente per colpa del sole – presentava i capelli sporchi e spettinati, così come l’abito che aveva indossato alla festa, leggermente strappato in più punti.

«Vai a riposarti Sakura. Ti vedo molto provata» disse la bionda, facendole un leggero sorriso, parlando poi ai due Ninja con tono completamente differente «Grazie per il servizio che offrite a Suna»

Pochi minuti dopo i tre uscirono dall’entrata principale del palazzo, camminando lungo le strade renose della città.

«Secondo me quella tipa odia gli uomini» ipotizzò Naruto con voce annoiata, tenendo le mani incrociate dietro la nuca, evidenziando i bicipiti sviluppati.

Sakura trattenne una risatina, mentre Sakuse roteò gli occhi; certe volte la sua stupidità superava il limite.

Per il tempo in cui i due amici le facevano strada, Sakura si guardava attorno curiosa, rendendosi conto che quella era una realtà completamente diversa a cui era sempre stata abituata - anche se in realtà non aveva idea nemmeno di come fosse Konoha.

Avevano addirittura affiancato quello che sembrava un adorabile mercato, da cui proveniva un tripudio di voci, grida, colori e odori. La voglia di immergersi in quella calca era forte, ma decise comunque di rinunciarvi, dato che forse avrebbe avuto modo di visitare Suna in futuro.

A forza di camminare, la rosa notò che l’ambiente chiassoso e ricco di persone stava divenendo sempre più tranquillo e vuoto, anche se attorno a loro si trovavano comunque diverse case, o almeno credeva.

Dopo circa dieci minuti Naruto si fermò di fronte ad una semplice abitazione molto simile alle altre, molto piccola, anche se composta da due piani. Entrarono dentro e salirono le scale; nel momento in cui varcarono una porta, Sakura capì che si trattava di un appartamento, o meglio monolocale.

«Finalmente! Non vedo l’ora di dormire su un materasso» commentò Naruto, seguito da uno sbadiglio.

Non era eccessivamente molto grande, dato che in un’unica stanza si trovavano due semplici letti, un divano, un cucinotto e un’altra porta sulla sinistra. Sakura si guardava ancora attorno e il biondo si fermò al centro della stanza, saltando su un tavolino e allargando le braccia.

«Benvenuta a casa nostra Sakura-chan!»

Lei, che era abituata alla raffinatezza e spaziosità del castello, trovava tutto quello molto diverso e bizzarro, ma allo stesso tempo non poteva fare a meno di considerarlo anche molto confortevole, ricordandole un senso di familiarità.

«È carina» disse sincera.

Naruto intanto con un balzo goffo, che fece tremare il pavimento, aveva raggiunto l’armadio, cominciando a cercare qualcosa, mentre la ragazza notò solo in quel momento che Sasuke non c’era; non era neppure entrato, ma lei per tutto il tempo era stata troppo presa a guardarsi attorno per accorgersene.

L’amico tornò da lei, porgendole degli asciugamani e vestiti puliti «Ecco tieni. Lì c’è il bagno dove puoi darti una rinfrescata, intanto ti preparo un letto» disse sorridente, indicando con un gesto del capo il divano dal tessuto rosso sbiadito.

«Grazie Naruto-kun, ma non c’è bisogno che vi scomodiate» proferì lei, leggermente dispiaciuta, ma accettando comunque gli abiti.

Naruto ridacchiò, scompigliandole i capelli sulla testa «Smettila! A me fa solo piacere.. e anche a Sasuke» aggiunse infine con un occhiolino.

Sakura sentì le guance scaldarsi e rapidamente si fiondò verso l’unica porta presente, che naturalmente conduceva al bagno, anche questo molto piccolo, ma ben curato.

Si tolse con difficoltà il kimono stracciato, notando che il suo corpo, soprattutto le braccia e le gambe, si erano lievemente sporcate di sabbia, rimasta appiccicata sicuramente per colpa del sudore. Anche il viso non era messo granché; le occhiaie erano ben visibili, mentre il trucco era praticamente scomparso, per colpa della pioggia e le lacrime versate. Per poco non le venne un infarto quando si specchiò.

L’ultima volta che aveva avuto modo di farlo era stato nella sua camera, dopo che una dei tanti servitori si era dedicata a curare la sua persona per la festa. In quel momento invece sembrava una persona completamente diversa.

Con un sospiro si pettinò con le dita i capelli con difficoltà, dato che erano ricoperti di fastidiosi nodi. Subito dopo aprì il rubinetto per riempire la vasca.

Non aveva idea di quanto tempo rimase chiusa in bagno, però nel momento in cui aveva immerso il corpo in quella distesa d’acqua calda aveva tirato un sospiro ristoratore. Con l’aiuto di una spugna si era tolta come meglio poteva tutti i granelli attaccati ed immerse i lunghi capelli più volte, usando poi gli unici saponi presenti per donarsi una fragranza più piacevole.

Soddisfatta uscì e, senza che lei lo impedisse, la sua pelle si riempì di fastidiosi brividi, obbligandola a legarsi il più velocemente possibile l’asciugamano attorno la sua corporatura esile; poco dopo fece la stessa cosa con i capelli, così che non bagnassero più di quanto aveva già fatto il pavimento.

Una volta asciugata prese tra le mani i vestiti che le aveva prestato Naruto, ovvero un pantalone scuro e una maglietta arancione e blu, peccato che quando li indossò le stavano tre volte tanto, ma sempre meglio che rimettere il kimono sporco e sbrindellato. 

Con l’aiuto di un nastro preso dal vestito si legò i capelli ancora umidi in una lunga treccia, uscendo poi dal bagno, seguita da una vampata di vapore. Quando Naruto, già sdraiato sul suo letto la vide ridacchiò divertito.

«Scusa Sakura-chan, ma non avevo altro da prestarti» disse allietato, indicando con un sguardo gli abiti che indossava la ragazza.

Lei alzò le mani sorridente – anche se queste erano nascoste dalla lunghezza delle maniche -, sedendosi poi sul divano con un cuscino e una coperta già pronti.

«Fa niente» lo rassicurò, mettendosi a gambe incrociate e stringendo il guanciale al petto, come se fosse un peluche «In questi anni avete sempre vissuto qui?» domandò curiosa.

Naruto annuì «Il quartiere nord di Suna ha reso tutte le abitazioni disponibili ai Ninja, compresi quelli di passaggio che chiedono accoglienza. All’inizio Sasuke stava qui con suo fratello e io con mio nonno da un’altra parte, ma da quando Itachi ha cominciato a stare via per lunghi mesi vengo spesso qui»

«Diciamo che in realtà ti sei auto-trasferito»

I due ragazzi si voltarono all’unisono verso l’entrata, scorgendo la figura di Sasuke che aveva appena parlato con tono scocciato, mentre con entrambe le mani stringeva delle buste dal quale proveniva un profumino invitante.

«Cibooo!» gridò il biondo impazzito, raggiungendo il moro «Finalmente il mio ramen! Quanto mi era mancato» dichiarò con i lacrimoni agli occhi, annusando poi la ciotola coperta, così che il brodo non si versasse.

«Tieni»

Sasuke porse alla ragazza una busta e quando lei curiosò il suo interno vide diverse polpettine di riso e degli squisiti dongo. Un enorme sorriso spuntò dalle sue labbra, regalando al ragazzo uno sguardo riconoscente dato che, dopo tutti quegli anni, si era ricordato del suo piatto preferito.

«Grazie Sas’ke-kun»

Lui voltò il viso dall’altra parte, facendo un lieve verso con le labbra. Poco dopo, anche lui si mise a sedere sul proprio letto, cominciando a mangiare i suoi piatti a base di pomodoro, non prima di aver posato sul tavolino diverse bottigliette d’acqua.

«Speriamo che il Re torni presto» enunciò Naruto a bocca piena, soffiando rumorosamente uno spaghetto rimasto ciondoloni dalle labbra, facendo scappare un’espressione schifata al compagno.

«Già..» sussurrò Sakura, finendo la seconda polpettina.

Finita la seconda ciotola di ramen, Naruto si tolse l’armatura, cambiò maglietta e rimase in boxer – Sakura nel frattempo si era coperta imbarazzata gli occhi –, infilandosi poi sotto le coperte.

«Io me ne vado a letto. Buonanotte Sakura-chan!»

«Buonanotte Naruto-kun»

Dopo cinque minuti la stanza venne completamente sommersa dal pesante respiro del biondo, con tanto di perdita di saliva. Sakura lo scrutò intenerita prima di poggiare a terra il piatto vuoto, sistemandosi poi la coperta sul corpo e il cuscino dietro la testa.

Un silenzio imbarazzante era piombato in quella stanza e Sakura non fece altro che continuare a guardare assorta il soffitto. Non seppe con esattezza quanti minuti trascorsero da quando aveva profondato la testa sul guanciale, ma improvvisamente l’ambiente venne immerso nel buio: Sasuke si era messo in piedi, sistemando le tende della finestra, per impedire sicuramente ai raggi del mattino di penetrare e disturbare il loro riposo, ostacolando al contempo le luci presenti in strana di colorare il piccolo locale. Lei non si era neppure accorta dei suoi movimenti, troppo concentrata ad ascoltare i rumori che provenivano dall’esterno; a quanto pare Suna era una città anche notturna.

Con la coda dell’occhio vide l’ombra del ragazzo ritornare nel proprio letto, affondando le ginocchia sul materasso e provocando un sinistro cigolio. Non aveva idea cosa stesse guardando o pensando, ma a lei basta semplicemente avere la consapevolezza che Sasuke – così come Naruto – fossero lì, accanto a lei.

Arrossì appena. Solo in quel momento si rese conto che quella semplice situazione non era soltanto piacevole, ma la tranquillizzava del tutto. Il silenzio che albergava in quelle quattro mura per lei era quasi assordante, ma gradevole, riuscendo perfettamente a captare il respiro rilassato del moro.

«Sakura»

Quel semplice richiamo sussurrate la fece quasi sobbalzare.

«Sì?» non a caso la sua voce aveva tremato appena.

Restò immobile anche quando avvertì il corpo di Sasuke muoversi appena sul letto con un sospiro stanco, ferse per voltarsi verso di lei.

La rosa deglutì a fatica a forza di immaginare quelle pagliuzze nere che la scrutavano fino a trapassarle l'anima, oppure era semplicemente l’attesa di udire ancora una volta il suono della sua voce. A quanto pare stava esitando.

«Dimmelo se stai scomoda»  

Furono ancora pochi gli istanti in cui dovette trattenere il respiro, per poi essere sostituito da una risata gioiosa e  controllata, per non svegliare Naruto. Ancora una volta Sasuke si era dimostrato il ragazzo premuroso che era sempre stato, ma che mai era stato in grado di tramandare per colpa del suo freddo temperamento.

«Sto bene, grazie»

Lentamente si volse verso di lui, riuscendo a distinguere grazie alla fioca luce che penetrava dalla tenda,  il suo profilo rivolto verso l’alto. Anche lui era sdraiato a pancia in su, con una gamba piegata e una mano dietro la testa, dimenticando la funzione del cuscino, abbandonato ai piedi del suo letto. Per diversi minuti la rosa restò immobile in quella posizione a osservare la sua virile corporatura, leggermente scossa dal solo respiro.
 
Fu l’avvento della stanchezza a obbligarla a sospirare appena, girandosi in un fianco e occultando una mano sotto la guancia.

«Notte Sas’ke» sussurrò con un sorriso, mentre lui ricambiò con un cenno del capo, anche se lei non riuscì a vederlo.

Poco tempo dopo Sasuke controllò la figura sdraiata sul divano e quando constatò che questa dormiva finalmente serena, poté rilassarsi anche lui e cadere nel mondo dei sogni.



 

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Capitolo 10
*** I am the Princess! ***



Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





  Capitolo 10 ~ I am the Princess!  




«Accidenti!»

Un rumore sordo e vicino obbligò Sasuke a svegliarsi di soprassalto, riuscendo a trattenere il lieve gemito nel momento in cui l'aria gli aveva invaso improvvisamente i polmoni. Si misi a sedere e studiò il vecchio e piccolo monolocale, trovando Naruto ancora addormentato – le coperte erano tutte per terra e la sua posizione alquanto strana – e infine Sakura, intenta a fare qualcosa davanti uno scaffale del cucinotto semibuio.

Per arrivarci era salita su una sedia e gli abiti che indossava non l’aiutavano molto a mantenere l’equilibrio. La lunga treccia che cadeva lungo la schiena era leggermente scompigliata e alcuni ciuffi fuoriuscivano dal suo intreccio, accarezzandole le delicate guance.

Si voltò verso la finestra coperta dalla vecchia tenda e istintivamente le sue labbra si arricciarono infastidite, dato che un raggio di sole riusciva comunque a filtrare nella piccola stanza. Una volta abituato scese dal letto, raggiungendo la ragazza silenziosamente.

«Ehi..»

Questa sussultò e per poco con cadde come un frutto maturo dal proprio albero «Oh.. buongiorno Sasuke-kun! Scusa, ti ho svegliato?»

L’Uchiha la studiò. In quel momento, con indosso i pantaloni e la maglietta di Naruto sembrava ancora più piccola di come appariva e la pettinatura arruffata le donava un’aria estremamente puerile e soave. Con quella inusuale visione per lui era estremamente difficile arrabbiarsi con la persona che aveva disturbato il suo sonno. Se invece fosse stato Naruto.. sicuramente sarebbe volato qualche mobile.

Scosse la testa «Non fa niente. Che stai facendo?» si scompigliò i ciuffi, rendendoli ancora più ribelli, aiutando poi la rosa a scendere dalla sedia.

«Volevo prepararvi la colazione, ma non avete niente oltre a quei biscotti andati a male» disse dispiaciuta, indicando la busta mezza piena poggiata sul piccolo tavolino di forma rettangolare.

Sasuke li studiò con una veloce occhiata, riconoscendoli. Una leggera nausea risalì lungo il suo stomaco; l’ultima volta che li aveva assaggiati aveva quasi vomitato per quanto erano dolci, senza contare che le sue papille gustative la mattina erano particolarmente sensibili.

«Sono di Naruto» sbuffò, sedendosi sull’altra seggiola «Andremo a prendere qualcosa quando si sveglierà» continuò, indicando con un cenno del capo il biondo, che in quel momento si stava grattando nel sonno le natiche.

Sakura mise la sedia al suo posto e anche lei seguì l’esempio dell’amico, che teneva gli occhi chiusi e la testa lasciata leggermente indietro. A quanto pare aveva bisogno del suo tempo per svegliarsi del tutto, dato che era stato destato contro la sua volontà e questo, a Sakura, provocò un ulteriore disagio. Cominciò a torturarsi le mani, così come il labbro e dopo alcuni secondi si schiarì la voce, per attirare l’attenzione del moro, che tuttavia rimase nella sua posizione, però sapeva perfettamente che la stava ascoltando.

«Senti Sas’ke.. ancora non ti ho ringraziato come si deve» vide l’amico alzare il capo e guardarla confuso «Per avermi salvato la vita.. di nuovo» specificò, sistemandosi una ciocca sciolta dietro l’orecchio.

Sasuke rimase a contemplarla, non aspettandosi un’uscita del genere. I ringraziamenti che gli aveva riservato i giorni precedenti a lui erano più che bastati, mentre lei pensava di non averlo fatto come si deve. Certe volte la sua sensibilità lo sconcertava, ma allo stesso tempo lo toccavano, perché non tutti i giorni si aveva la possibilità di conoscere una persona che dava più importanza prima agli altri e poi a se stessa.

Aveva subìto una grave e traumatizzante perdita, era stata costretta di punto in bianco a scappare dalla propria casa e infine le era toccato dormire in una foresta, in mezzo al deserto e in quel piccolo buco che in confronto al castello era difficile chiamarlo alloggio. E lei lo ringraziava, dopo che non era riuscito a salvare Nawaki.

In questo doveva ammettere che Sakura non aveva ereditato niente dal Re - compreso l’aspetto - dato che in quegli anni lui si era praticamente comportato nel modo opposto.

E poi quel ‘di nuovo’.. sicuramente la rosa si riferiva a diversi anni prima, quando erano stati aggrediti nel bosco, ma quel giorno non era stato lui a portarli entrambi in salvo, ma Itachi; lui stava quasi per essere ucciso, ma la ragazza considerava lui l’eroe della situazione, così come in quel momento. Non poteva fare a meno di chiedersi perché.

Ritornò con i piedi per terra, grattandosi con difficoltà la guancia e disse la prima cosa che gli venne in mente «Ho solo fatto ciò che è giusto»

Un’uscita peggiore non poteva farla.. era così ridicolo e incapace! Eppure Sakura sembrava accettare comunque la sua risposta, dato che gli aveva regalato uno di quei sorrisi che lo facevano irrigidire come un allocco.

Improvvisamente sentirono un leggero mugolio e quando si voltarono, videro un Naruto sveglio che si grattava la testa bionda tutta scompigliata, guardandosi attorno confuso «Avete visto il mio ramen?»

Sakura scoppiò a ridere, mentre Sasuke portò gli occhi al cielo «Che testa quadra»

Improvvisamente sentirono dei pesanti passi echeggiare fuori il corridoio e poco prima di capire cosa stava succedendo, la porta d’ingresso si spalancò, facendo entrare una ragazza più o meno della loro età, con lunghi capelli rossi e occhiali da vista.

«Sasuke!» berciò subito questa e quando i suoi occhi videro la figura del moro seduto lo raggiunse quasi correndo «Sei tornato! Allora Suigetsu non mentiva quando ti ha visto ieri sera al mercato!» disse felice, abbracciandosi con impeto al suo braccio lasciato penzoloni.

«Staccati Karin» sbuffò questo infastidito e lei per fortuna obbedì, ma non sembrava offesa per i suoi modi.

Si sistemò la montatura, guardandolo con le guance arrossate «Allora com’è andata la..»

Si bloccò sul posto quando le sue iridi tendenti al carminio si posarono sulla seconda figura femminile presente – per la prima volta - in quella stanza, che la fissava curiosa, ma allo stesso tempo sorpresa per i suoi modi estroversi.

«Non hai ancora imparato a bussare rossa?» la beffeggiò Naruto, mettendosi in piedi e incrociando le braccia, incurante di indossare solo i suoi amatissimi boxer verdi con i cuori rosa.

Intanto una seconda persona sopraggiunse nel piccolo abitacolo, dato che la ragazza non aveva chiuso la porta, mostrando gli angustianti denti appuntiti «Salve a tutti!»
Karin intanto scrutava dalla testa ai piedi la rosa con aria scocciata «Chi è lei?» domandò subito.

L’interessata si mise in piedi, sperando di non risultare troppo ridicola con quegli abiti, porgendole in maniera gentile la mano, che la rossa accettò con restia «Piacere, sono Sakura»

Il tizio coi capelli bianchi tendenti all’azzurro sbucò vicino a lei, facendole l’occhiolino «Suigetsu. Forti i capelli» disse, indicandoli con l’indice.

Sakura arrossì leggermente, sfiorandosi una ciocca ondulata.

Sasuke, che per tutto il tempo era rimasto in silenzio, si scompose leggermene la capigliatura nera, rivolgendosi ai nuovi arrivati «È la principessa del Paese del Fuoco»

I due dilatarono appena gli occhi, lanciando poi un’occhiata all’interessata che, intimidita, si strinse nelle spalle.

«E come mai sei qui?» domandò il più giovane.

Naruto sbuffò «È una lunga storia»

Per fortuna di Sasuke, Naruto aveva preso in mano la situazione, spiegando per filo e per segno tutto quello che era accaduto in quei giorni. Suigetsu era rimasto impassabile, tenendo le mani dietro la nuca, mostrando così i suoi bicipiti magri, ma allo stesso tempo ridefiniti, mentre lo sguardo di Karin diveniva sempre più pensieroso.

«Capisco.. quindi ora state aspettando il Re per decidere sul da farsi?» domandò la rossa, incrociando le braccia sotto il seno pronunciato.

«Non possiamo fare di testa nostra come Itachi e Kakashi» borbottò Sasuke, facendo zittire così i presenti.

Il fatto di non poter muovere un dito lo innervosiva parecchio. Il suo istinto gli diceva di tornare indietro nel suo paese natio ed elaborare un piano per cercare di far fuori quei bastardi, riportando così Sakura a casa e tenere al sicuro gli abitanti, ma d’altra parte sapeva che era una pessima idea che portava solo al suicidio. In più era indispensabile che i Re sapessero dell’accaduto, perché non avevano idea di cosa avessero in mente ancora quei tipi.

«Ehi rossa.. non potresti prestare qualcosa a Sakura-chan?» disse improvvisamente Naruto, rompendo così il silenzio che aveva infestato la stanza.

La giovane dai capelli rosa si irrigidì all’istante e quando vide l’espressione scocciata della ragazza agitò davanti al busto le mani «Oh no, non ce n’è..»

«Vieni» la bloccò lei con uno sospiro frustrato, intimandole di seguirla con un gesto della mano.

«Vedi di non farle indossare quella tua solita robaccia che ti ritrovi nel guardaroba» la beffeggiò Suigetsu, trattenendo una risata. Un attimo dopo sentì un potente cazzotto sullo zigomo e la sua testa si trasformò velocemente in acqua, bagnando il pavimento.

«Faccia da pesce»

Sakura strabuzzò gli occhi, poi la pedinò, raggiungendola con una veloce corsa ma, poco prima di uscire dal monolocale, lanciò uno sguardo al biondo che le sorrideva rassicurante. Ispirò appena col naso e rimase dietro Karin, che cominciò a scendere le scale, ma invece di uscire dalla palazzina come aveva ipotizzato, si avvicinò semplicemente all’uscio del pian terreno, scoprendo che la giovane risiedeva nell’appartamento sotto quello di Naruto e Sasuke.


Questo era praticamente la copia sputata di quello dove abitavano gli amici, con l’unica differenza che i mobili erano sistemati in maniera differente, in più possedeva un tocco molto più accogliente e femminile.

«Su entra»

Sakura sussultò e solo in quel momento si rese conto che era rimasta ferma sulla soglia. Si fermò al centro della stanza, mentre le sue mani si grattavano agitate all’altezza dell’addome. Karin intanto aveva raggiunto un armadio abbastanza grande, controllando i vari capi che vi erano appesi e piegati con cura.

«Provati questi, anche se non credo che ti staranno alla perfezione» borbottò, lanciando uno sguardo alla rosa e questa fece lo stesso.

In effetti fisicamente non erano molto simili. Karin era leggermente più alta, ma non era quello il problema; il suo seno era molto generoso e in quel momento era ben visibile grazie alla canotta blu scura, che esibiva leggermente la pancia piatta fino all’ombelico. Le sue gambe lunghe e lisce invece erano vestite da un pantaloncino e dei calzettoni lunghi e scuri, lasciando comunque un pezzo di coscia scoperta, rendendo il suo aspetto appena provocante.

Le sue forme erano molto più accentuate, o meglio dire, femminili, mentre lei pareva un stecchino. Per un attimo si sentì insignificante, ma cercò di cacciare via quei pensieri eccessivamente troppo immaturi. Si era sempre considerata una ragazza sostanzialmente mediocre, quasi anonima se non fosse per i capelli e il titolo da principessa.

Non era la prima volta che criticava il suo corpo, ma mai prima d’ora si era particolarmente soffermata a studiare i minimi dettagli, forse perché aveva finalmente modo di confrontarsi con una ragazza molto più bella.

Scosse la testa, sorridendo lievemente e accettando gli indumenti offerti «Non importa. Grazie mille»

Cominciò a sfilarsi il lungo pantalone di Naruto, sostituendolo con dei pantacollant aderenti corti, molto simili a quelli che indossava la proprietaria, così come le calze che le arrivavano poco sotto le ginocchia. Quella era la prima volta che portava un abbigliamento che mostrava agli occhi degli altri le sue gambe. Sperava che la giovane le concedesse un kimono o un qualsiasi abito lungo, ma a quanto pare doveva accontentarsi di quel nuovo e singolare stile.

«Come ti chiami?» domandò curiosa, spogliandosi anche della maglietta.

Karin, che le stava dando le spalle, le lanciò un’occhiata di sbieco «Karin»

«E conosci Naruto e Sasuke da molto?»

Questa sbuffò, sistemandosi sul naso la montatura con l’indice «Pochi mesi dopo che arrivarono qui a Suna» rispose e la rosa percepì chiaramente il suo tono addolcircisi, ma questa si riprese subito, scuotendo la testa «Molto spesso andiamo in missione insieme» aggiunse poco dopo, incrociando le braccia.

«Quindi sei una kunoichi?» esclamò sorpresa, divenendo incuriosita «Questa è la prima volta che ne conosco una, sai?»

Osservò la canottiera verde, simile ai suoi occhi,
dopodiché la indossò; era molto aderente, ma per fortuna le copriva la pancia, anzi le stava leggermente lunga, ma le piaceva comunque.

«Chiacchieri troppo per i miei gusti» sbottò la giovane voltandosi, per scrutare l’abito superiore che le stava leggermente grande «Te l’avevo detto che non ti sarebbero stati»

In risposta Sakura scrollò le spalle, sorridendo appena «Tranquilla, preferisco questi agli abiti extralarge di Naruto» ridacchiò, raccattandoli e piegandoli con cura.

Karin alzò un sopracciglio, esaminandola con attenzione. In otto anni Sasuke non aveva mai parlato del suo paese natio e di conseguenza le persone che conosceva, a parte Naruto naturalmente. Un senso di curiosità nacque dentro di lei e senza neanche accorgersene prese parola.

«Conoscevi di già Sasuke?» sussurrò appena, dandosi poi della scema per aver fatto una domanda simile ad una sconosciuta.

Sakura invece rimase tranquilla, annuendo e sistemandosi un ciuffo rosa sfuggito dalla treccia «Si. Anche Naruto, da quanto eravamo bambini»

Karin la osservò, abbracciandosi il busto «E.. com’era?»

Pensierosa, la giovane si portò un dito sul mento, cercando le parole giuste.

Prima d’ora nessuno le aveva mai chiesto un’opinione su Sasuke. In passato aveva sempre trattato le conclusioni per conto suo, senza mai farsi influenzare da nessuno perché era una delle poche persone che poteva permettersi di dichiarare di conoscere veramente l’Uchiha e in quel momento, ci teneva davvero a dimostrarlo.

Le era bastato udire la voce quasi supplicante di Karin per farle capire quando in realtà ci tenesse ad ottenere una risposta abbastanza soddisfacente, nonostante cercasse di nasconderlo.

«Beh, non è cambiato tantissimo. Forse è un po’ più freddo, ma credo sia dovuto alla Notte della Strage» enunciò, rabbuiando leggermente il tono di voce, per poi riprendersi «Però è rimasta una persona determinata, che prende seriamente il suo ruolo, lottando con tutto quello che gli è rimasto in corpo per tenere al sicuro le persone a cui tiene.. anche se cerca sempre di nasconderlo con i suoi modi distaccati»

Karin era rimasta immobile, mentre lei le sorrise appena «Immagino te ne sia accorta anche tu» aggiunse poco dopo.

Alle sue parole la rossa fece una smorfia, ma subito dopo fu sostituito da un’espressione abbattuta «Io credo invece che mi odi»

Sakura restò a guardarla stupida, studiando i suoi occhi abbassati e atterriti, facendole provare una sensazione simile alla tenerezza.

«Se lo facesse davvero scapperebbe o ti incenerirebbe con lo sguardo tutte le volte» disse sicura, attirando la sua attenzione «Credimi Sasuke non ti odia, solo che non è molto portato a istaurare rapporti e perciò usa metodi abbastanza particolari per uscirne, perché detesta sentirsi impacciato. Ma se alla fine accetti e capisci i suoi modi gli farai soltanto piacere, credimi»

Tutto quello che diceva lo credeva davvero. Negli anni in cui avevano passato diverso tempo insieme aveva capito il suo carattere strano, accettandolo e comprendendo allo stesso tempo che Sasuke in questo modo si sentiva benaccetto. A differenza dell’amico non era mai stata una brava osservatrice, perciò per cogliere certi dettagli ci impiegava molto più tempo, ma era stato proprio grazie a questo che alla fine aveva imparato a cogliere chi era veramente Sasuke Uchiha.

Sorrise leggermente, osservando distratta i vestiti di Naruto che stringeva al petto.

Karin, intanto, era rimasta attenta e stupita da quelle parole dette con tanta naturalezza. Non aveva mai creduto che dentro Sasuke si celasse una parte così.. sensibile. Pensava che il ragazzo fosse semplicemente provato da un passato sfortunato e doloroso che lo avevano spinto ad eliminare tutta la sua parte umana e invece stava scoprendo che per tutto quel tempo era sempre stata cieca, senza neanche provare a capire cosa si celasse davvero dietro quel muro fatto di serietà e menefreghismo. In quel momento si sentì una vera stupida.

«Si vede che lo conosci bene» mormorò seria, senza nascondere il proprio disorientamento.

Sakura rise e senza neanche darle il tempo l’abbracciò «Grazie per essergli rimasta accanto in questi anni» sussurrò grata «Sono sicura che lui l’abbia apprezzato molto»

Karin sussultò, avvertendo le proprie guance assumere lo stesso colore dei suoi capelli. Quella tipa era veramente strana; si era mostrata aperta e gentile, come se fossero state amiche da sempre, mentre lei non aveva nascosto neanche per sbaglio la sua riluttanza, come aveva sempre fatto.

Era sempre stata ostile con le altre persone, specialmente quelle femminili – lei preferiva definirsi allergica -, forse per colpa degli offuscali ricordi che la sua mente aveva quasi irrazionalmente rimosso. Sapeva che era sbagliato rivolgere al mondo un atteggiamento diversamente morale e avere un passato triste non era una scusa giusta per giustificarsi, eppure non era mai riuscita a fare altro. Nel momento in cui qualcuno rispondeva ai suoi modi immediatamente finiva nella lista nera.

Nella sua breve vita solo Suigetsu, Naruto e Sasuke erano stati in grado di tenerle testa senza abbandonare i loro discernibili caratteri, forse accettandola ineluttabilmente  per quella che era, mentre quella ragazzina.. sebbene avesse perso in pochi giorni tutto e tutti la stava abbracciando come una vera amica. Ma quello che veramente la sconvolse fu altro: mai nessuno prima d’ora l’aveva ringraziata con sentita sincerità.

Avvertì le proprie mani tremare, mentre una strana e piacevole sensazione simile al calore riempì il suo petto che per troppo tempo era rimasto al freddo.

«F-forse è meglio tornare dagli altri» balbettò impacciata, dopo che la rosa sciolse la stretta.

Le due tornarono al piano superiore e una volta entrate videro Naruto e Sasuke vestiti con i soliti abiti da Ninja, ma senza l’armatura chiara e la bandana che gli copriva il marchio.

I presenti studiarono il nuovo aspetto della ragazza, che si era sciolta i capelli, tenendoseli lisci dietro la schiena.

«Stai bene Sakura-chan» commentò compiaciuto il biondo, facendola arrossire, restituendogli subito dopo i vestiti.

Anche Sasuke la scrutò con attenzione e senza rendersene conto i suoi occhi si posarono sulle sue cosce nude, bianche e lisce, che sembravano morbide al tatto. Si morse l’interno guancia, cercando di dare importanza a qualcos’altro lì presente in quella piccola stanza.

Suigetsu invece diede una spallata alla compagna, facendola quasi cadere «Mi spiace Karin, ma alla principessa le donano molto di più i tuoi stracci»

«Chiudi il becco» ringhiò, irritata.

«Mi dispiace contraddirti, ma i pesci non hanno il becco»

I suoi occhiali si sfocarono appena, non permettendo ai presenti di osservare i suoi occhi colmi di rabbia, mentre con impeto caricò un pugno, pronta a colpirlo in faccia, quando improvvisamente uno strano picchiettio sul vetro della finestra bloccò l’immediata rissa.

Karin rimase col pugno alzato in aria, dando così la possibilità allo spadaccino di controllare appena con gli occhi, dato che aveva coperto con entrambe le mani il viso.

«Che cos’è?» domandò, riconoscendo quello che sembrava un volatile in attesa, poggiato su cornicione.

Naruto raggiunse velocemente la finestra e l’apri, notando che attorno alla zampetta dell’animale vi era legata una pergamena col simbolo della Sabbia.

«C’è lo stemma del Re» disse sorpreso, prendendo il pezzo di carta e leggendolo.

Pochi secondi dopo alzò gli occhi azzurri sui presenti, restando serio «Gaara è tornato»



**



Il palazzo di Suna era esattamente come Sakura ricordava.

Quando erano arrivati le due guardie – diverse da quelle incontrate il giorno precedente – li fecero passare non appena Naruto mostrò il messaggio con lo stemma del Re. Rapidamente sopraggiunsero nell’area principale, aperta solo al Re e ai suoi ospiti. Naturalmente quella zona della reggia era molto più ridefinita e ricca di dettagli, soprattutto la sala principale.

Una volta giunti, Sakura vide poco lontano Gaara in piedi, affiancato da Temari e Kankuro, che li raggiunsero velocemente. Anche lui la fissava attento con i suoi occhi chiari, dove si poteva perfettamente scorgere un pizzico di preoccupazione. Non appena la distanza che li distaccava cessò Gaara fece un ulteriore passo, senza aggiungere altro.

 «Sakura» disse semplicemente, simile ad un saluto «Quando ho ricevuto l’annuncio dei miei fratelli sono tornato il prima possibile. Stai bene?»

Come al solito manteneva il suo carattere serio e ordinato, anche se il luccichio dei suoi occhi lo tradivano, compreso il tremore alla mani. Probabilmente il suo istinto gli aveva consigliato di abbracciarla o di regalarle un qualsiasi contatto fisico per trasmetterle un po’sollievo, ma essendo sempre stato un ragazzo composto si era trattenuto, forse ritenendolo poco professionale.

Senza curarsi di quel piccolo dettaglio Sakura annuì un poco, sorridendo appena «Si, grazie a loro» pronunciò, indicando i due amici che l’affiancavano, per poi riprendere subito a parlare con determinazione «Gaara, Sasori vi ha tradito»

Questo rimase impassabile, a differenza di Kankuro e Temari, che boccheggiarono appena.

«Come?» sussurrò Kankuro.

«È un membro di questa associazione criminale che si fa chiamare Akatsuki» spiegò sicura, facendoli ancora di più ammutolire.

Naruto decise di intervenire, portando un piede in avanti «A quanto pare ha falsificato le richieste dei Ninja scelti per mandare al loro posto degli scagnozzi durante la festa, infatti siamo gli unici ad essere tornati»

Il rosso lo studiò con attenzione, che fino a quel momento non aveva trasparito nulla «E voi allora perché facevate parte del gruppo?»

«Mio fratello e il suo mentore li stanno controllando da diverso tempo e ci hanno chiesto di prendere parte alla missione e, come avevano previsto, questi si sono mossi» disse serio il moro e i tre fratelli rimasero in silenzio «Non abbiamo potuto fare niente per il Re»

Sakura abbassò leggermente il capo, ma non appena percepì un lieve tocco alla sua mano notò che Naruto le stava regalando un leggero sorriso, per incoraggiarla.

«Voi siete i pochi sopravvissuti alla strage» pronunciò poco dopo pensieroso il rosso, scrutando il loro marchio tatuato sul bicipite «Vi ringrazio per aver svolto al meglio il vostro ruolo. Suna ne sarà riconoscente» continuò, facendo un lieve inchino in segno di gratitudine.

Si voltò poi verso la sorella «Temari, dov’è Sasori?»

«Non è tornato con noi dopo la festa e sua nonna Chiyo non si trova da allora, ma pensavamo che fosse semplicemente partita per approfondire i suoi studi, come ha sempre fatto»

Sakura sussultò appena; che anche lei facesse parte di tutta quella storia?

Gaara rimase fermo, forse per elaborare tutta quella situazione che si era manifestata troppo velocemente. Con un sospiro si rivolse all’altro fratello «Kankuro prepara un reclamo urgente e spediscilo ai Re, devo assolutamente parlare con tutti loro per decidere come muoversi»

Questo annuì serio, raggiungendo poi l’uscita della sala.

«Avete detto che due Ninja li stanno controllando, giusto?» domandò ad un certo punto Temari, rivolgendosi ai due ragazzi, che annuirono «E cos’hanno scoperto sul loro conto?»

Naruto alzò le spalle, scuotendo la testa «Non lo sappiamo»

«Dove si trovano adesso?»

«Se lo sapessimo li avremmo già avvertiti» rispose serio Sasuke, stringendo lievemente un pugno.

Tutta quella situazione lo stava mandando in bestia.

Itachi era là fuori chissà dove, intenzionato a gestire qualcosa di molto più grande di loro e lui non poteva fare nulla, semplicemente perché gli era stato ordinato di mettersi da parte.

Suo fratello era sempre stato l’unico Ninja che aveva ottenuto senza alcuna incertezza il suo rispetto. Fin da bambino lo aveva ammirato e mai aveva smesso, per questo motivo era riuscito ad accettare – anche se con riluttanza - il suo misterioso allontanamento, ma in quel momento, per colpa di quelle inaspettate vicende, tutto si stava capovolgendo, persino i suoi pensieri. Forse il reale motivo che aumentava il suo nervosismo era la consapevolezza di non ricevere da parte di Itachi la stessa fiducia che gli aveva sempre concesso con certezza.

Se fosse così non ti avrebbe affidato quella missione.

Era vero, eppure non riusciva a impedirsi di formulare quei pensieri troppo egoistici per la sua persona. Ispirò col naso, cercando di placare quelle sciocche riflessioni, lasciandosi andare ad un ghigno condisceso.

Nel frattempo Gaara riprese a parlare, attirando di nuovo l’attenzione di tutti «Ho bisogno di parlare con loro per capire con chi abbiamo a che fare..» mormorò, pensieroso «Vorrei il vostro aiuto per cercarli e riportarli qui a Suna il prima possibile»

Sakura sussultò appena, guardando poi i due amici che annuirono, accettando senza esitazioni quella loro nuova e tempestosa missione.

«Sakura, tu devi restare qui, al sicuro»

Scosse leggermente la testa, osservando incerta Gaara che, a differenza sua, la fissava con uno sguardo che non ammetteva repliche.

Aprì comunque bocca per provare a dire qualcosa, ma Naruto la procedette «Tranquilla Sakura-chan, prima partiamo e prima torneremo» enunciò col suo solito sorriso rassicurante, facendole rimangiare quello che stava per dire.

«Vi chiedo di mantenere segreta questa missione, non sappiamo ancora quanto sono pericolosi questi uomini» pronunciò infine Gaara, riflessivo.

I due giovani annuirono di nuovo e Sasuke, prima di uscire dalla sala, si voltò verso Sakura, con i suoi modi dannatamente seri «Qui sarai al sicuro. Torneremo presto»

Subito dopo i due varcarono la soglia, sotto gli occhi abbattuti della rosa. Solo Naruto si voltò un’ultima volta verso di lei, dedicandole uno dei suoi raggianti sorrisi e strizzando gli occhi.

Sakura si forse il labbro inferiore. Tutto quello lo trovava ingiusto: suo padre era morto e lei non aveva potuto fare nulla per aiutarlo, oltre a ciò, aveva lasciato a quei pazzi criminali non solo la sua casa e la sua terra, ma anche la vita di ogni popolano che abitava su quella superficie che per anni aveva sempre e solo vissuto nella piena pace e tranquillità. Non poteva rimanere ancora una volta ad aspettare e guardare tutto da una finestra, lasciando che altri facessero quello che tecnicamente spetterebbe ad un sovrano, ma soprattutto, non aveva intenzione di far rischiare la vita di Naruto e Sasuke.

In quel momento toccava anche a lei; per ventuno anni era rimasta rinchiusa in una gabbia al sicuro dai pericoli esterni e ora che finalmente era svincolata non era minimamente propensa a riacquisire quel ruolo. Era stanca di essere debole.

Strinse i pugni e senza mostrare alcun tentennamento si voltò verso il rosso, che al contempo si era girato verso di lei.

«Ti prego Sakura, non chiedermelo..» mormorò diroccato, capendo perfettamente le intenzioni della ragazza non appena i suoi occhi azzurri, per la prima volta, oscillarono di fronte a quelli verdi di lei.

Una strana sensazione lo  pervase, come se qualcuno gli stesse puntando a tradimento una freccia dietro la  nuca, approfittando del suo smarrimento; uno smarrimento che con una sola sfogliata gli aveva provocato un sensazione simile alla paura.

Perché? Infondo era solo una ragazzina. La prima volta, quando l’aveva conosciuta anni addietro in quell’immenso e raffinato castello circondato dal verde aveva pensato che fosse come tutte le altre, che dava importanza ad aspetti troppo superficiali per i suoi gusti.

Molto spesso, come i suoi fratelli, aveva commesso quell’errore.

Gaara ricorda: un vero Re non deve dar retta ai suoi occhi e non deve credere a quello che vede. Gli occhi vedono solo ciò che è limitato. Guarda con il tuo intelletto e scopri quello che conosci già, allora imparerai come si vola.*

Ancora rammentava perfettamente le parole di suo padre, mentre era sofferente su quel letto, in punto di morte.

Con un semplice, quanto profondo lemma gli aveva permesso finalmente di slacciare la sua reale coscienza, così che riuscisse a osservare il mondo come era giusto fare, come un Re doveva dimostrare, per questo era stato in grado di vedere ciò che veramente celava dietro quella sottile figura simile ai petali di ciliegio che, sfortunatamente, solo una volta nella sua vita aveva avuto modo di sfiorare durante i suoi viaggi.

«Non voglio che tu sia ancora in pericolo, io..» 

Sakura era dolce, gentile, onesta e mansueta, ma..

«.. ci tengo a te»

Perché in quel momento si sentiva soverchiato come una debole preda di fronte al suo cacciatore?

.. gli occhi vedono solo ciò che è limitato.

Solo in quel momento se ne rese conto. Credeva di essere riuscito a cogliere ciò che alludeva suo padre, ma si sbagliava.

Ora capiva.

La vera Sakura Senju era proprio lì, davanti a lui, insieme ad uno sguardo che mai prima d’ora aveva avuto modo di mostrare al mondo e lui, in quel momento, era appena stato il suo primo testimone.

Sussultò stentatamente non appena i suoi freddi e lisci palmi sfiorarono la sua mano, stringendola in una presa totalmente opposta alla commozione che lo aveva  frastornato.

Sakura sospirò «Gaara, ascolta..»



**



«Sta succedendo tutto così in fretta..» mormorò Naruto, finendo di sistemarsi le gomitiere scure.

I due Ninja erano tornati velocemente nel loro abitacolo e senza esitazioni indossarono la loro armatura, spiegando allo stesso tempo per filo e per segno a Suigetsu e Karin l’improvviso incarico che gli era appena stato assegnato.

Il biondo immise gli shuriken nella cintura e quando incrociò per un secondo gli occhi dell’amico gli lanciò un’occhiata di sbieco «Sasuke conosco quella faccia» borbottò, mentre questo faceva finta di nulla «Vedi di non farti prendere troppo la mano da questa missione»

«Non so di cosa tu stia parlando» replicò questo per le mire, ordinando la katana dietro la schiena, finendo poi di sistemarsi le garze attorno le mani.

«Naruto ha ragione Sasuke, non devi farti troppo coinvolgere. Non conosciamo i pericoli che si stanno avvicinando» provò a dire Karin, per poi uscire a camminare lungo le strade di Suna, intenti a raggiungere il portone principale.

«Ho tutto sotto controllo, voglio solo trovare il prima possibile Itachi e Kakashi e uccidere poi quei bastardi»

La ragazza lo guardò preoccupata, a differenza di Naruto, che tirò un sospiro.

«Come parlare ad un muro» borbottò infine.

Per Sasuke quella era un’occasione d’oro; era come se Gaara avesse letto nella sua mente e non lui vedeva l’ora di partire e cercare suo fratello, per contribuire finalmente a quella assurda storia e cercare, al contempo, di risolverla.

In pochi minuti raggiunsero l’entrata delle mura, ma prima di partire, fecero mente locale di tutto quello che avevano frettolosamente brandito.

«Se dovesse succedere qualcosa o venissimo a conoscenza di qualche informazione io e Suigetsu vi aggiorneremo» disse Karin autorevole, tenendo le braccia incociate, per non mostrare le sue mani leggermente tremanti per colpa del nervoso che stava accumulando.

Si sentiva sempre inquieta quando Sasuke partiva senza di lei. Non perché non si fidasse di lui anzi, fino ad ora si era dimostrato il Ninja più forte e valoroso, ma.. provare un po’ di preoccupazione per una persona a cui si era affezionati era normale, no?

«Grazie rossa» disse Naruto, alzando il pollice verso l’altro, ma questa non vi badò, rivolgendo la propria attenzione solo all’altro compagno.

«Buona fortuna Sasuke»

Il Ninja però sembrava assorto e irrequieto, tanto che forse non comprendeva bene quello che gli stava capitando attorno. Diede le spalle a tutti e senza proferire niente prese a muovere i primi i passi verso quella che sarà una nuova e – forse – lunga vicenda.

«Ehi!»

Che fu improvvisamente bloccata da un urlo che un nonnulla lo riportò nella realtà, non appena le sue orecchie riuscirono a riconoscere il proprietario.

Tutti si voltarono, trovando poco distante una figura familiare che correva verso di loro con un braccio alzato, mentre i lunghi capelli rosa ondeggiavano in maniera disordinata.

«Aspettate!» gridò ancora Sakura, raggiungendoli e cercando di riprendere il prima possibile un po’ di fiato.

«Sakura-chan, che ci fai qui?» domandò Naruto abbastanza sorpreso, così come gli altri.

«Non è ovvio? Vengo con voi» proferì con un sorriso, sistemandosi meglio lo zaino in spalla e il lungo mantello beige legato attorno al collo, avvolgendo quasi completamente il suo esile corpo fino le caviglie.

Alle sue parole – dette anche con troppa genuinità per i suoi gusti - Sasuke indurì lo sguardo, rivolgendosi a lei con freddezza «Torna al palazzo Sakura»

Lei si irrigidì leggermente, non aspettandosi una reazione simile, ma rimase al suo posto «Ho già parlato con Gaara e mi ha dato il permesso» spiegò sicura.

«Sakura.. questo viaggio è rischioso per te» provò ad intervenire Naruto, lievemente ansioso, anche se da una parte non gli dispiaceva la presenza dell’amica in quel viaggio.

«Non mi importa! Quegli uomini hanno ucciso mio padre e si sono impadroniti del mio regno e io non ho intenzione di rimanere ancora una volta guardare tutto dietro a delle mura, mentre delle persone innocenti portano a repentaglio la loro vita»

Tutti rimasero in silenzio, sorpresi dalle sue parole, ma soprattutto per il modo in cui lo aveva detto; era sempre stata una ragazza pacata e riflessiva, ma in quel momento sembrava che una nuova Sakura fosse uscita allo scoperto, molto più determinata e ostinata.

Sasuke assottigliò ancora di più gli occhi e tornò indietro, fronteggiandola, tanto che la sua ombra la coprì appena «Qui non importa a nessuno che cosa ne pensi. Così aumenti la probabilità a quei tipi di ucciderti, in più ci rallenteresti e basta. Perciò torna indietro»

Il tono di Sasuke era diventato particolarmente minaccioso, tanto che Karin percepì un piccolo brivido lungo la spina dorsale. Sakura invece non sembrava temerlo, anzi, lo fronteggiava con tenacia, nonostante l’evidente differenza di altezza.

«Ho già preso la mia decisione e non ho intenzione di cambiare idea. Tu non sei nessuno per impedirmelo!»

Il moro si abbassò leggermente sulla schiena, sfiorando quasi i loro nasi, mentre i suoi occhi divennero ancora più minacciosi non appena assunsero il loro tipico colore scarlatto «Non ho problemi a mollarti qui» sussurrò intimidatorio.

Naruto si avvicinò, pronto a intervenire in quell’assurda situazione che si era inaspettatamente creata, ma non appena il moro gli intimò con un cenno della mano di rimanere al suo posto fece come richiesto. Non era il tipo da farsi comandare da qualcuno, specialmente se quel qualcuno era Sasuke, ma in quel momento era abbastanza chiaro che l’amico non era in vena di altri ‘fastidi’, contando anche il fatto che aveva attivato lo Sharingan. Persino Karin e Suigetsu l’avevano capito, dato che si erano allontanati di un passo.  

Sakura tremò leggermente e Sasuke ghignò soddisfatto, rimanendo a guardarla per qualche istante con freddezza per poi riprendere nuovamente lo sterrato impolverato, pronto finalmente a partire, ma ancora una volta la voce di Sakura lo bloccò.

«E invece farai quello che ti dico io!» il suo grido autoritario portarono non solo Naruto, ma anche Sasuke a dilatare gli occhi, anche se questa volta continuò a dargli le spalle «Io sono la principessa e ti sto ordinando di portami con voi! Non puoi rifiutare perché il marchio che porti sulla tua pelle indica che ancora appartieni al Paese del Fuoco!»

Sasuke si voltò leggermente verso di lei, mentre i suoi occhi continuavano a scrutarla con stupore.

In quel momento, nella sua testa, solo una cosa cominciò a rimbombare con vigore: ha ragione.

Strinse i denti non appena calunniò con un’occhiata il marchio sul bicipite sinistro, per cercare di trattenere la frustrazione. Per la seconda volta tornò indietro, mantenendo tuttavia la sua compostezza fiera e distaccata, nascondendo il reale sentimento che albergava nel suo petto.

Si appressò ancora prima di parlare «Sta bene. Ma quando ti ritroverai in pericolo.. non contare su di me» mormorò con ostilità, mentre Sakura gonfiò le guance, arrabbiata.

«Bene!»

«Bene»

I due si diedero le spalle e Naruto decise di riprendere la situazione in mano, dato che le acque si erano finalmente calmate; alla fine aveva preferito usare il metodo mettersi da parte e aspettare che quell’assurda discussione finisse da sola, così com’era cominciata e a quanto pare aveva funzionato.

«Ok.. allora è meglio andare» dichiarò incerto, con un sorriso tirato.

Karin annuì, sistemandosi la montatura e lanciando un’occhiata alle ampie spalle di Sasuke «Direi di sì»

Sakura gli regalò un sorriso e Suigetsu la colpì leggermente con un pugno sulla spalla «Certo che sei un tipetto combattivo, eh.. mi piaci sempre di più»

Tutti i presenti fecero finta di nulla quando sentirono perfettamente un verso stizzito da parte del moro.

La ragazza si rivolse poi alla rossa «Grazie di tutto Karin» proferì felice e per la seconda volta la prese in contropiede, abbracciandola «Spero di rivederti presto»

Questa arrossì, mentre Naruto e Suigetsu risero sotto i baffi. Sbuffò rumorosamente e impacciata ricambiò con tre semplici pacche sulla schiena.

«Controllati le spalle, mi raccomando» ribadì a caso, anche se Sakura prese con serietà le sue parole, facendole l’occhiolino.

Pochi minuti dopo Karin e Suigetsu osservavano dall’entrata delle mura i tre ragazzi allontanarsi, divenendo sempre di più dei piccoli puntini neri lungo il paesaggio dai colori giallastri.

In pochi minuti, questi raggiunsero la cima della conca dove si trovava Suna, cominciando a camminare lungo il deserto.

«Avete idea di dove iniziare a cercare?» domandò improvvisamente Sakura, alzandosi il cappuccio beige del mantello sulla testa per coprirsi dal forte sole, nonostante fosse ancora mattina.

Proprio come l’ultima volta Sasuke camminava avanti a tutti, anche se la sua andatura era più irrigidita e meccanica; sicuramente non aveva ben gradito la presenza della rosa in quel viaggio, ma a lei non importava. E poi ormai poteva cavarsela anche da sola, non aveva bisogno di lui.. o almeno sperava. Almeno aveva la fortuna di contare sempre su Naruto, perché sapeva che l’amico le sarebbe rimasto sempre accanto.

L’Uzumaki, capendo che il compagno si era chiuso nel mutismo più assoluto, decise di rispondere lui «Sasuke ha detto che forse merita iniziare verso Nord, dove si trova il Paese del Fulmine, ma senza una traccia o la possibilità di percepire il loro chakra è come cercare un ago in un pagliaio» sbuffò frustrato, scompigliandosi i capelli biondi.

«Perché l’hanno disattivato?»

Naruto alzò le spalle «Forse per non farsi scoprire da quelli dell’Akatsuki»

Sasuke rimase in ascolto, riflettendo. Sapeva che quello era il metodo peggiore, ma non aveva idea di come iniziare. Forse viaggiare e accumulare qualche informazione ai passanti dei villaggi vicini era l’unica cosa migliore da fare, dato che erano privi di indizi e le terre davanti a loro erano immerse.

«Ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima!» sbottò improvvisamente Naruto, schiaffeggiandosi rumorosamente la fronte, obbligando i due a fermarsi e voltarsi verso di lui, curiosi.

Naruto sorrise vittorioso.

«Ragazzi.. so chi può aiutarci!»



**



La sala principale era completamente sommersa nella penombra e le nuvole che quel giorno coprivano il cielo non aiutavano a rendere un poco più visibile quell’ambiente. Un uomo si sedette soddisfatto su una sedia, davanti al lungo tavolo, sotto i diversi occhi dei suoi scagnozzi.

«Finalmente, dopo tanti anni la mia vendetta si sta realizzando» disse questo con voce tetra, ma al tempo stesso ironica. I suoi occhi gialli si posarono poi su Pain, che era rimasto fermo e indifferente.

«Dove si sono diretti quei Ninja?»

«Saranno tornati sicuramente a Suna»

Questo rimase un attimo in silenzio, picchiettando pensieroso le lunghe e cadaveriche dita sul bracciolo della seggiola.

Riordinate le idee, riprese parola «Non posso rischiare che tutto il mio lavoro vada di nuovo in fumo.. manda alcuni tuoi uomini a cercarli e uccidete quei ragazzini»

Deidara, con le braccia incrociate e il fondoschiena poggiato sul tavolo, parlò annoiato «Ma lo sai anche tu che quella non è la vera figlia.. e poi non sono una minaccia»

«Eppure sono riusciti ad uccidere uno dei vostri» disse un secondo uomo, rimasto in piedi di fianco a quello seduto, lanciando uno sguardo intimidatorio da dietro la sua montatura nera.

Il biondo aprì la bocca pronto a rispondergli per le rime, ma l’individuo dalle iridi allungate e decisamente inquietanti li bloccò con un gesto della mano, rivolgendosi nuovamente al rosso.

«Fate come vi ho detto»

Sasori, poco distante, rimase in silenzio, continuando a scrutare con maniacale attenzione il fermaglio, rigirandoselo tra le dita sottili, mentre una fragranza gradevole gli inebriava i sensi.




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* Frase ispirata dal romanzo 'Il gabbiano Jonathan Livingston' di Richard Bach.

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Capitolo 11
*** Truth ***



Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





  Capitolo 11 ~ Truth  




Pioveva.

Pioveva forte, abbastanza da inzupparla dalla testa ai piedi, facendola rabbrividire ogniqualvolta che una sottile lacrima dolce riusciva a penetrare il suo mantello. Per lei era così assurdo constatare che il meteo cambiasse così repentinamente in base alla regione in cui si trovavano.

Il Paese della Pioggia. Naruto negli ultimi due giorni li aveva guidati fin lì, rendendo le sabbiose e dorate dune di Suna un vecchio ricordo, dando spazio ad una superficie molto più verde e umida. Prima di allora non aveva mai avuto modo di conoscere quel semplice spazio di terra, essendo estremamente piccolo, venendo di conseguenza trascurato dai libri geografici. Sapeva che confinava a est col Pese del Fuoco – la sua casa -  e a ovest col Paese della Sabbia, anche se il loro obbiettivo era un altro luogo: il Paese della Cascata.

«Ho conosciuto questa piccola comunità tre anni fa durante una missione» aveva spiegato Naruto «Stavo inseguendo un criminale di livello A, ma quando ho raggiunto il limite del Paese dell’Erba sono stato attaccato da alcuni uomini pagati dal tizio che stavo cercando»

Sakura lo aveva ascoltato interessata, camminando al suo fianco.

«Naturalmente li ho fatti fuori, ma uno di questi usò su di me un veleno di tipo paralizzante, ma me ne accorsi solo alcune ore dopo perché il suo effetto non era immediato» continuò scocciato, incrociando le braccia dietro la nuca «Alla fine raggiunsi non so come il Paese della Cascata, ma non riuscivo più a stare in piedi e pensavo di rimare lì fino a quando non sarei guarito da solo.. quando qualcuno venne in mio soccorso»

La rosa notò con sorpresa che l’espressione di Naruto era divenuta nostalgica, anche se un lieve sorriso abbelliva il suo volto.

«Mi portò a casa sua, dove vivevano altre persone e lì mi guarirono, e una volta ripreso mi aiutarono anche a trovare quel criminale, utilizzando il loro potere innato»

Lei fu subito incuriosita «E di cosa si tratta?»

«Di un’abilità oculare, ma completamente diversa da quella di Sasuke» chiarì Naruto con un sorriso «Comunque sia rimasi sempre in debito con loro e quando mi capitava andavo sempre a trovarli» le sue guance divennero leggermente rosse e anche quel piccolo dettaglio a Sakura non sfuggì «Perciò sono sicuro che anche stavolta non avranno problemi ad usare il loro potere per aiutarci a trovare Itachi e Kakashi»

Dopo aver raccontato la sua piccola avventura sia Sasuke che Sakura avevano deciso di dargli fiducia – anche perché non avevano altre piste da seguire - e, finalmente, dopo due lunghi giorni, erano quasi arrivati.

Per tutto quel lasso di tempo Sasuke e Sakura non si era mai parlati, nemmeno una volta, e il moro non le aveva neanche lanciato per sbaglio un’occhiata, a differenza della giovane, proprio come stava facendo in quel momento.

Ormai il sole era calato dietro le alte colline del Paese dell’Erba, così il trio aveva deciso di accamparsi vicino un piccolo ruscello, accendendo un falò. Sakura si era seduta di fronte a questo con le gambe trascinate al petto, mentre dall’altra parte, seduto su un masso a guardare il cielo finalmente privo di minacciose nuvole stava l’Uchiha. Il suo viso era parzialmente illuminato dal fuoco scoppiettante che li separava, come una barriera, una barriera che si era formata da quando avevano varcato le mura di Suna.

Quella situazione stava cominciando ad esserle particolarmente stretta; lei e il moro non avevano mai litigato in quel modo, o meglio, lo avevano già fatto da piccoli, ma essendo sempre stati dei semplici litigi infantili riuscivano costantemente a risolverlo quasi subito. In quei giorni invece si erano entrambi intestarditi e nessuno dei due era intenzionato a fare il primo passo per cercare di lasciarsi tutto alle spalle.

Sakura, per più di una volta, si era quasi tentata nel farlo, ma poco prima di riuscirci si ritirava. Pensava che Sasuke ce l’avesse veramente con lei perché non gradiva la sua presenza, considerandola solo un peso – sue testuali parole per giunta -, quindi, dirgli semplicemente un banale ‘scusa’ le risultava alquanto ridicolo.

Dall’altro canto Sasuke non smetteva di autodefinirsi ‘idiota’.

Quando Sakura si era presentata alle porte di Suna il suo petto si era improvvisamente risvegliato come una fiamma rovente; era felice di appurare che in quell’improvvisa missione avrebbe avuto modo di compierla costantemente con la sua presenza accanto. Al contempo, era rimasto abbastanza colpito dalla sua determinazione nel prendere così seriamente il suo ruolo e il bene della sua terra, ma.. non appena rammentò la sua figura sporca, bagnata e priva di forza vitale mentre quei bastardi stavano per ucciderla si era ricreduto.

Gli era venuto quasi naturale comportarsi in quel modo, sperando di farle cambiare idea, rischiando addirittura di farsi odiare, e invece la testardaggine di quella ragazzina aveva avuto la meglio e lui odiava perdere. Per questo si era improvvisamente chiuso a riccio, per nulla intenzionato a cercare di risolvere quella ridicola discussione. Certe volte il suo orgoglio era veramente una palla al piede, anche se non l’avrebbe mai ammesso.

Sakura intanto si sistemò sulle spalle la mantella beige col cappuccio che le aveva prestato Gaara, che a detta sua, era meglio per la sua incolumità che tenesse nascosti i suoi capelli troppo riconoscibili.

Poggiò stanca il mento sulle ginocchia, mentre i suoi ricordi ritornarono al dibattito fatto col Re giorni prima:

«Gaara ascolta.. voglio andare con loro»

«È pericoloso Sakura»

«Ne sono consapevole, ma non posso lasciarli andare da soli. Stiamo parlando della mia terra e non ho intenzione di rimanere con le mani in mano! Per tutto questo tempo mi hanno tenuta contro la mia volontà, al sicuro e ora che ho la possibilità di fare qualcosa per il bene del mio popolo non mi voglio ritirare indietro.. ti prego Gaara»

Per lei fu abbastanza facile riconoscere l’incertezza trasparire dai suoi occhi azzurri, permettendole di continuare con risolutezza.

«Non fare lo stesso errore di mio padre»

Alla fine il rosso l’aveva lasciata davvero andare, mentre Temari le sorrise appena, forse soddisfatta, dato che finalmente aveva tirato fuori il suo carattere combattivo, incurante di chi avesse davanti.

Si sistemò meglio lo zaino sotto la testa, utilizzandolo come cuscino e, dopo essersi coperta il più possibile con il mantello – dato che indossava ancora gli abiti di Karin e parte delle gambe erano scoperte – chiuse gli occhi, cullandosi dei suoni notturni che li circondava.

In pochi minuti cadde nel mondo dei sogni e Sasuke se ne approfittò per osservare finalmente la sua figura.



**



Il giorno seguente un minaccioso temporale scoppiò all’alba, obbligando i tre a ridestarsi dal sonno e riprendere il viaggio con passo affrettato.

Dalle nubi nere che erano state trasportate dal vento si rovesciò sulle loro teste un’innaturale quantità d’acqua, arricchita da fulmini e tuoni. La vicinanza dei due Ninja fortunatamente placò la paura di Sakura; per lei non era affatto piacevole trovarsi all’aperto durante quel nubifragio, che su certi aspetti poteva diventare davvero pericoloso.

Nonostante il cappuccio e la mantella la rosa si bagnò quasi del tutto, compresi i due ragazzi, ma sembrava che a loro non desse il minimo fastidio.

«Cavolo questo tempo non ci voleva, non si vede niente! Se fossi un banditore ne approfitterei..» commentò Naruto, osservando pensieroso l’area confinante.

«Tieniteli per te questi stupidi commenti, dobe» ribadì Sasuke, corrugando la fronte «Nel pomeriggio dovremmo essere giunti al Paese della Cascata»

“Sperando che questo tempo non ci rallenti” continuò pensieroso, allungando gli occhi scuri sulla giovane che camminava poco più avanti rispetto a lui, ormai del tutto inzuppata.

Prima di allora non aveva mai attraversato quei territori. Era consapevole che al centro di quei luoghi vi fosse una larga cascata, talmente grande che era in grado di nascondere l’unico villaggio presente, anche se Naruto aveva spiegato loro che quelle persone risiedevano al di fuori del paese.

«Si, l’importante è superare il fiume. Una volta fatto mancherà poco alla nostra meta» spiegò Naruto, scrollandosi le gocce che, fastidiose, lo stavano quasi accecando.

Sakura si sfiorò con le dita il petto, osservando decisa la strada che le si presentava dinanzi. Sapere che mancava poco a raggiungere quella nuova e improvvisa meta le faceva quasi tremare le ginocchia dall’emozione. Fino a due giorni prima quella missione pareva solo un abbaglio lontano, invece ora, grazie – forse - all’aiuto di alcune persone, avevano la possibilità di affrettare notevolmente i tempi.

In un silenzio spezzato solo dalla pioggia scrosciante i tre raggiunsero finalmente il canale di cui aveva parlato Naruto. Per colpa di quella tempesta - che per un attimo si era finalmente placata -, il letto d’acqua si era notevolmente alzato, scorrendo ad un’innaturale velocità. Inoltre, il suo colore azzurro e trasparente era stato sostituito da quello marrone del fango. Ogni tanto era possibile vedere qualche ramo spezzato, trascinato via dal forte fluente.

«L’ultima volta era più tranquillo» giudicò il biondo, grattandosi il capo e osservando confuso la violenta corrente.

Sasuke roteò gli occhi «Forza andia..» improvvisamente si bloccò, rassodando la schiena.

Sakura, non capendo, lo sguardò e senza rendersene conto prese parola «Che succede?»

Il ragazzo poggiò velocemente il palmo sul terreno bagnato e chiuse gli occhi, concentrandosi. Pochi secondi dopo fece una smorfia e lì riaprì, borbottando un’imprecazione tra i denti.

 «Si sta avvicinando qualcuno» disse serio, rialzandosi sulle gambe «Anche piuttosto in fretta»

Attivò immediatamente lo Sharingan per guardarsi attorno, ma poco prima di farlo, sia lui che il biondo videro qualcosa volare verso di loro.

«Giù Sakura!»

Naruto portò velocemente la mano sulla testa della ragazza, abbassandola. Pochi attimi dopo una freccia si conficcò sul terreno.

Delle urla intimidatorie risuonarono lungo la valle e dagli alberi, esattamente dal punto in cui era partita la freccia. Un attimo dopo uscirono in corsa una quindicina di uomini con le armi sguainate.

«Chi sono?» domandò Sakura, dopo essersi ripresa.

Il biondo la spostò dietro il suo corpo, mentre Sasuke lo affiancò, sfoderando la katana dalla schiena.

«Mercenari» borbottò Naruto.

Sasuke gli lanciò uno sguardo di sbieco «Sei peggio di un uccello del malaugurio dobe»

«Ehi, non è mica colpa mia!»

«Ragazzi!»

Un’altra ondata di frecce volò nella loro direzione e nel momento in cui Naruto prese in braccio Sakura per portarla lontano, Sasuke le respinse con un semplice movimento della sua Kusanagi, spezzandole a metà. In un attimo i nemici si divisero, sicuramente per cercare di bloccarli il prima possibile.

Sasuke si ritrovò dinanzi sette individui, tutti con sembianze trasandate e poco rassicuranti. Per nulla intimidito li provocò, ghignando appena e due di questi corsero all’unisono verso di lui. Per l’Uchiha fu abbastanza facile schivarli senza l’aiuto dello Sharingan, per poi colpirli alla schiena con un colpo veloce e letale.

Con l’altra mano attivò poi il Chidori e, approfittando della pioggia, tastò il terreno, permettendo alle lunghe lingue azzurre di correre velocemente sugli altri rimasti, fulminandoli, ma senza ucciderli.

Naruto intanto aveva stretto tra le mani un kunai, ferendo con movimenti veloci tre degli otto mercenari che lo avevano raggiunto e successivamente circondato. Frattanto, Sakura rimaneva nascosta dietro un albero a osservare l’amico battersi con destrezza.

Vide un altro uomo correre in direzione del biondo, ma ancora una volta questo l’ho scansò, ma approfittando della sua distrazione un secondo utilizzò una tecnica Ninja – sorprendendo Naruto. Questo lanciò verso di lui uno shuriken, su cui era legato un filo estremamente sottile e successivamente un kunai; Naruto cambiò la loro traiettoria con il proprio kunai, ma non si rese conto del cavo che circondò il suo corpo, sbloccandolo come un salame e facendolo cadere in ginocchio, sotto gli occhi divertiti dei suoi avversari.

La ragazza, poco distante, si irrigidì immediatamente, mentre le sue dita strinsero con forza la corteccia dell’albero, graffiandosi appena. Si guardò attorno agitata e, non appena i suoi occhi verdi videro poco distante un grande e massiccio bastone non esitò a stringerlo tra le mani. Correndo il più velocemente possibile raggiunse l’uomo che impugnava il filo, colpendo con tutta la forza che aveva la sua testa priva di capelli.

Sofferente cadde a terra con un rantolo di dolore, attirando così l’attenzione non solo dei suoi compagni, ma anche di Naruto, che cercava di liberarsi da quella stretta divenuta in quel momento leggermente più allentata.

Dilatò lo sguardo spaventato non appena vide uno di quei tizi avvicinarsi minaccioso a lei.

«Scappa Sakura!»

Questa fece due passi indietro, pronta a fuggire, tuttavia non si rese conto che il mercenario che aveva appena bastonato si era già ripreso dal suo colpo, afferrandole adirato la sottile caviglia. La ragazza ebbe solo il tempo di sussultare sorpresa prima di percepire uno strattone così violento che le fece perdere l’equilibrio, cadendo di sedere sull’erba bagnata. I l suo cappuccio volò via, liberando i suoi filamenti rosei.

Sasuke, udendo l’urlo di Naruto, si voltò velocemente.

Il suo sangue si gelò. Aguzzata la vista riconobbe in un istante i suoi capelli rosa che sfioravano appena il terreno, dato che uno di quei bastardi continuava a stringere con forza il suo piede, mentre un altro si stava avvicinando a lei con una katana sguainata.

«Sakura!»

Scattò, correndo verso di loro con il cuore in gola. Pochi metri lo distanziavano dalla scena, ma a Sasuke sembravano non finire mai. Tutta la fiducia e la sfrontatezza che gli avevano permesso di affrontare quegli uomini in un attimo scomparve, risucchiati dal terrore che i suoi occhi gli stavano imponendo di vedere. L’adrenalina scorreva sempre più veloce nel suo corpo: era l’unico mezzo a sua disposizione che in quel lasso di tempo gli avrebbe permesso non solo di arrivare in tempo, ma anche di non rimanere succube dalla paura che altrimenti lo avrebbe bloccato.

Sakura, contrariamente, fissava con occhi terrorizzati la lama alzata sulla sua testa, pronta per colpirla.

Si coprì il volto con entrambe le braccia, preparata ad avvertire per la prima volta quel dolore fisico, ma improvvisamente tutti i presenti vennero investiti da una nube di fumo, simile a nebbia. Sasuke arrestò sorpreso la sua corsa.

Con un balzo agile, un’ombra atterrò tra Sakura e l’energumeno e, dopo aver sfilato quella che sembrava una pergamena dalla cintura, vi pennellò sopra qualcosa.

«Ultra Illustrazione Animale!»

Due tigri minacciose presero forma, spuntando fuori come per magia dalle linee d’inchiostro. Le bestie dal colore bianco e nero si scagliarono furiose contro i nemici, obbligandoli a scappare verso il bosco, compreso quello che aveva agguantato Sakura, incurante della ferita alla testa che continuava a sanguinare.

Una volta svaniti, le due tigri tornarono dal loro padrone, dissolvendosi poi in uno spruzzo d’inchiostro, macchiando così il terreno del medesimo colore.

Sakura scrutò incuriosa il ragazzo che era appena intervenuto in loro soccorso, notando che a primo impatto somigliava molto a Sasuke. Aveva la carnagione chiara, mentre i capelli e gli occhi di un nero intenso. Oltre al rotolo, portava una spada coperta da un fodero dietro la schiena.

Il suo abbigliamento era interamente scuro, lasciando leggermente scoperta la pancia pallida, dove si potevano ammirare gli addominali ben ridefiniti.

«Sai! Che ci fai qui?» domandò improvvisamente Naruto, lanciando poco distante il filo che lo aveva aggrovigliato.

Questo, mantenendo la sua espressione vaga, si voltò verso di lui, mentre Sakura percepì un lieve brivido; quel ragazzo era forse più inquietante di Sasori e Gaara messi insieme.

«Dovrei farti io questa domanda Naruto» come il suo volto, anche la sua voce era ferma e composta.

Sasuke intanto raggiunse i tre, lanciando un’occhiata a Sakura per controllare che stesse bene, ma nel momento in cui questa percepì la sua occhiata, obbligandola a girarsi, lui deviò lo sguardo.

«Volevamo raggiungere il tuo villaggio, ma siamo stati aggrediti da quei banditi» spiegò intanto Naruto.

Il nuovo arrivato sospirò stanco, chiudendo gli occhi «Questo è il terzo attacco in un mese, per questo mi sono spinto un po’ oltre» disse sbrigativo, rialzando poi le palpebre «Sei tornato per rivedere Hinata?»

A udire quel nome Naruto boccheggiò appena, cercando di nascondere il suo imbarazzo «N-no!»

Meravigliato, Sai piegò leggermente il capo di lato «Strano. L’ultima volta avevo avvertito una sorta di alchimia e Ino mi ha spiegato che tra di voi c’è una forte attrazione sessuale»

Alle sue parole dette con – troppa - leggerezza Sakura strabuzzò lo sguardo, mentre Naruto diventò paonazzo. La voglia di buttarsi nel fiume in piena per fuggire lontano da quella situazione venutasi a creare era tanta.

«P-piantala Sai! Non è vero niente!»

Il nuovo arrivato però non diede molta importanza alle sue parole e come nulla fosse si voltò lentamente verso gli altri due ragazzi «Loro sono amici tuoi?»

Naruto tirò un sospiro, nascondendo comunque il volto ancora arrossato con la mano «Sì. Ti presento Sasuke e Sakura»

La ragazza, accennando un sorriso, fece un passo in avanti, inchinandosi appena, lasciando che le ciocche bagnate scendessero ai lati del viso «Grazie per il tuo aiuto»

Sai la studiò attentamente, in particolare i suoi capelli lunghi e rosa. Alcuni filamenti si erano appiccicati al suo viso per colpa della pioggia, che per fortuna si era lievemente placata. Sasuke si innervosì appena quando notò quelle iridi scure soffermarsi con notevole attenzione al corpo della compagna.

Pochi secondi dopo si rivolse a lei con un sorriso stramaledettamene finto e odioso «Rispetto a Ino sei una racchia»

Naruto si colpì rumorosamente la fronte con la mano, Sasuke e Sakura, al contrario, rimasero immobili, anche se quest’ultima aprì leggermente le labbra sconvolta.

La rosa sentì chiaramente la vena sulla tempia pulsare e gonfiarsi notevolmente «Ma come ti permetti brutto..!»

«Calmati Sakura! Sai non lo fa di proposito, è semplicemente così» intervenne subito Naruto, mettendosi davanti a lei e bloccandole il braccio che si era alzato, pronto a colpire il viso di Sai che era rimasto ordinato, come se non avesse detto nulla di male.

«Se non è per Hinata, cosa ti ha spinto a tornare?» domandò subito questo, mentre Sakura tentò di calmarsi, dando così la possibilità a Naruto si voltasi e lanciare un sospiro, scompigliandosi i capelli ancora gocciolanti.

«È una storia lunga. Te la spiegherò una volta arrivati»

Detto questo, il gruppo attraversò il fiume grazie ad un piccolo ponte di legno – molto resistente per fortuna di Sakura -, entrando così ufficialmente nella terra del Paese della Cascata. Anche questa zona era ricca di verde, ma allo stesso tempo anche da diversi correnti.

Naruto le spiegò che tutti questi si radunavano sino al villaggio principale, dove si trovava una cascata immensa, chiarendo quindi per quale motivo derivava il nome di quel piccolo sputo di terra.

Camminarono lungo uno di questi, che per colpa della pioggia oramai cessata si era leggermente alzato, così come la sua corrente, fino a quando, dietro gli alberi, non trovarono un piccolo e grazioso accumulo di case fatte interamente di legno, dove da alcune di esse fuoriusciva dal camino del fumo scuro.

Sakura lo trovò minuziosamente grazioso, tanto che accennò un sorriso, incantata.

«Sai!»

Improvvisamente, una ragazza uscita da un abitacolo, corse verso di loro felice e, senza degnare nessuno si buttò tra le braccia del ragazzo, stringendolo con impeto.

«Sei tornato presto» aggiunse poco dopo, con un sorriso smagliante.

I suoi lunghi e lisci capelli biondi erano legati in una coda alta, lasciando comunque libero un lungo ciuffo che le copriva leggermente parte del suo viso, compreso l’occhio destro.

«I mercenari erano tornati, ma li ho respinti» spiegò Sai, rivolgendole un sorriso che pareva pressoché finto, a differenza del suo tono di voce.

Questa annuì felice, per poi posare le sue iridi azzurre come il cielo su una figura famigliare «Naruto?»

Questo mostrò la sua brillante dentatura, agitando una mano «Ciao Ino»

In un attimo, questa unì elettrizzata le mani, lasciando che i suoi occhi si illuminassero come stelle «Sei tornato! Hinata ne sarà entusiasta!»

Ancora una volta il povero Ninja si ritrovò ad arrossisse come un bambino e stavolta Sakura non riuscì a trattenersi. Acchiappò leggermente la sua gomitiera, obbligandolo ad abbassarsi verso di lei, portando subito dopo una mano davanti le labbra.

«Io e te dopo faremo un discorsetto» sussurrò, scaltra.

Naruto la guardò scosso, ingoiando rumorosamente impacciato il magone rimastogli in gola.

«Certo che sei stato via a lungo stavolta»

I due giovani si girarono curiosi verso un altro ragazzo appena giunto. La sua espressione pareva abbastanza annoiata e i suoi capelli scuri erano legati in una coda alta, mentre le sue orecchie erano abbellite da due semplici orecchini neri.

«Mi dispiace, ma sono stato parecchio impegnato» spiegò Naruto impicciato, grattandosi la nuca.

«N-Naruto-kun?»

Ad udire la sua voce il biondo si bloccò di botto, divenendo rigido come un pezzo di legno. Si voltò lentamente e quando i suoi occhi incrociarono quelli particolari della giovane che lo osservava con evidente timidezza per poco non svenne.

«C-ciao Hinata»

Sakura nel frattempo aveva studiato attenta tutta la scena. Era facile intuire che tutti quei ragazzi – che avranno avuto più o meno la loro età – conoscevano molto bene Naruto, come lui del resto. Questa famosa Hinata inoltre, che Sai e la ragazza bionda avevano nominato, appariva molto legata all’amico e la loro reazione ne era stata la piena conferma.

Era davvero molto graziosa e il suo volto ricordava quello di una bambola di porcellana, forse grazie ai longilinei capelli scuri adornati da una frangia perfetta, risaltando al contempo la sua pelle lattea e gli occhi chiari, quasi trasparenti; Sakura non aveva mai visto un colore simile, ma non poté pensare che fossero davvero molto belli, quasi magnetici.

«Loro chi sono?» domandò improvvisamente la ragazza con la coda, che non si era ancora staccata da Sai, indicando lei e Sasuke con un gesto del capo.
«Sono suoi amici» rispose per lei quello che sicuramente era il compagno.

«Finalmente sei tornato»

Tutti i presenti si voltarono all’unisono verso un’ulteriore figura che era appena comparsa, osservando Naruto con un lieve sorriso. Sakura notò immediatamente la notevole somiglianza che c’era tra lui e la giovane di nome Hinata, con l’unica differenza che i suoi capelli erano più tendenti al marrone.

«Ehi Neji» lo salutò Naruto, divenendo immediatamente serio, anche se le sue labbra si curvarono lievemente verso l’alto «Mi dispiace essere arrivato così all’improvviso, ma in questi giorni ne sono capitate di tutti i colori»

Questo lo esaminò col suo singolare sguardo, rivolgendosi a lui con tono amichevole «Non è un problema, sei sempre il benvenuto qui lo sai. Cosa ti ha spinto fin qui?»

Era arrivata la parte più difficile, si ritrovò a pensare l’Uzumaki, grattandosi nervoso una guancia «Ho bisogno del tuo potere oculare per trovare delle persone»

Alle sue serie parole i presenti si fecero attenti, finché il ragazzo di nome Neji prese di nuovo parola «È meglio parlarne in casa, così vi asciugate»

Tutti seguirono il giovane, conducendoli in una delle abitazioni più grandi. Li fece accomodare in una stanza, dove al centro giaceva un grande tavolo di legno circondato da alcune sedie. Neji si mise a capotavola, anche Naruto e Sakura – Sasuke stette in piedi - presero posto a sedere, mentre gli altri si disposero in diversi punti della stanza.

Improvvisamente la ragazza di nome Hinata porse timida a Sakura un asciugamano, senza nascondere l’improvviso rossore che le aveva avviluppato le gote, facendo provare alla giovane principessa una sorta di tenerezza.

Lo accettò volentieri, sorridendole grata «Grazie»

Questa in risposta fece un lieve inchino e la rosa iniziò a strofinarsi i capelli, per cercare di eliminare l’acqua che era stata assorbita dai lunghi filamenti.

«Allora, spiegaci meglio questa storia» prese parola Neji, incrociando le mani sotto il mento.

Sasuke intanto lo fissava con attenzione, in particolar modo i suoi occhi. Fino ad ora era sempre stato a conoscenza che solo gli Uchiha possedessero delle abilità di tipo oculari, ma a quanto pare si era sbagliato, o meglio, nessuno glielo aveva mai detto.

Non poteva di negare di essere rimasto alquanto sorpreso dell’episodio che giorni prima aveva raccontato loro Naruto, soprattutto perché in quegli anni non gliene aveva mai parlato. Era davvero curioso di conoscere cosa erano davvero in grado di fare, anche perché, apparentemente, parevano dei semplici ragazzini che vivevano distaccati rispetto al mondo che li circondava. 

Naruto intano prese parola, le sue iridi azzurre erano maledettamente serie «Improvvisamente è uscita fuori un’organizzazione criminale. Si fa chiamare Akatsuki, vi dice niente?»

Per alcuni secondi regnò il silenzio.

«Ho sentito qualche voce al Villaggio della Cascata, ma credevo che fossero dei semplici mercenari che avevano combinato qualche crimine poco rilevante» spiegò con un’alzata di spalle Sai, dopo che nessuno aveva risposto.

«Invece si sono dimostrati astuti e pericolosi. Nessuno di noi ha idea di cosa stiano tramando, a differenza di suo fratello e il suo mentore» illustrò Naruto, indicando Sasuke, che rimase fermo e in piedi con le braccia incrociate.

Lui e Neji si scrutarono a vicenda per alcuni istanti, ritornando poi attenti alle parole del biondo che avevano ripreso a scorrere con irruenza.

«Ma per tenere al sicuro noi e Suna hanno deciso di muoversi nell’ombra, per questo motivo Re Gaara ci ha incaricato questo compito. Ha intenzione di capire meglio la faccenda per poter agire, ma per farlo dobbiamo trovarli e riportarli alla Città della Sabbia»

Nella stanza calò ancora una volta un’inquietante calma, spezzata sempre dalla voce autoritaria di Naruto «Tecnicamente non dobbiamo rivelare a nessuno questa missione, ma so che di voi posso fidarmi»

Automaticamente i suoi occhi si posarono sulla figura di Hinata che arrossì all'istante, ma allo stesso tempo gli regalò un lieve sorriso gratificante, che lui ricambiò appena.

«Si sono già mossi immagino» domandò annoiato il ragazzo con la coda, mantenendo entrambe le mani dentro le tasche e una spalla poggiata al muro.

Naruto annuì, mentre Sakura si morse il labbro.

«Hanno conquistato il Paese del Fuoco, uccidendo il Re»

Tutti i presenti boccheggiarono appena per la notizia appena udita. Non capitava tutti i giorni che uno dei cinque sovrani venisse così facilmente assassinato da qualche pazzo furioso.

Dopo altri interminabili secondi fatti di irruenta silenziosità Ino incrociò scocciata le braccia sotto il seno generoso, ondulando la sua lunga coda «Beh, alla fine c’era da aspettarselo. La sua morte non mi fa né caldo, né freddo»

I tre ragazzi, soprattutto Sakura, si voltarono verso di lei sconcertati, soprattutto per il tono che aveva utilizzato.

«I-Ino non dire così» balbettò appena Hinata, avvicinandosi a lei di qualche passo, ma questa non pareva ascoltarla.

Sakura, che fino a quel momento aveva tenuto stretti in un pugno i palmi sotto il tavolo, scrutò con i suoi occhi verdi la figura della ragazza che addirittura appariva soddisfatta da quella notizia. Anche Neji e il ragazzo con la coda non sembravano molto scossi da tale notizia e, senza rendersene conto, il suo cuore precedette il cervello.

«Cosa vorresti dire con questo?» mormorò, trattenendo appena il tremore alle mani.

Solo Sasuke lo notò, e la voglia di sfiorarle i lunghi capelli per farla calmare era tanta, ma si trattenne.

Ino lo guardò con sufficienza, senza sciogliere la sua posa «Re Nawaki era un farabutto! Per colpa sua i nostri genitori sono stati banditi dal Paese del Fuoco!»

Alle sue parole dilatarono gli occhi, sbigottiti.

«Cosa..?»

«Quasi tutti noi lo siamo!» aggiunse, stavolta con rabbia, indicando i presenti col braccio.

Sai però la raggiunse in un attimo, stringendole appena le spalle per farla tranquillizzare «Calmati Ino»

Naruto si voltò verso il capotavola, ancora sconvolto «Neji è vero?»

Questo tirò un sospiro, chiudendo gli occhi «Sì, anche se non sappiamo come siano andate realmente le vicende. Quando è accaduto non eravamo neppure nati»

Stanca di sentire tutte quelle accuse, Sakura colpì con rabbia il tavolo, mettendosi in piedi «Nawaki non può averlo fatto! Lui teneva al suo popolo!» gridò, fino a quando i suoi occhi non divennero leggermente lucidi per colpa del nervosismo che stava accumulando.

Non aveva intenzione di restare lì ferma ad ascoltare quelle persone offendere la memoria di suo padre. Certo, anche lei era a conoscenza del fatto che lui era sempre stato un uomo pacifico e contro la violenza, per questo motivo si era rifiutato di imparare l’arte del combattere, ma di conseguenza aveva spinto anche alcune persone a nominarlo persino ‘codardo’, ma non era così; a lui importava solo che la sua terra fosse al sicuro dalle minacce che incombevano, così come lei.

Ino però non si lasciò intimidire dai suoi modi e stizzita schioccò la lingua sul palato «Beh, a quanto pare non abbastanza» sputò velenosa, assottigliando poi gli occhi «E tu chi sei per difenderlo così a spada tratta?»

«Sono sua figlia, Sakura Senju, principessa del Paese del Fuoco!»

Sicuramente nessuno dei presenti si aspettava una confessione così accesa, e le loro espressioni stupefatte ne erano una chiara conferma. Anche Ino rimase in silenzio, interdetta, ma dopo essersi ripresa cercò di nascondere il proprio stupore, indurendo il suo bel volto.

«Ho sentito parlare di te. A quanto pare il tuo caro papà ti ha sempre tenuta al sicuro nel vostro grande castello, non è vero?»

Sakura ricambiò lo sguardo. Le sue nocche stavano diventando sempre più bianche per come stringeva vigorosa i pugni, mentre le unghie rischiavano addirittura di ferire i palmi, conficcandosi con irruenza nella carne morbida.

«Lo faceva solo per proteggermi» mormorò, pregando di non cedere alle emozioni, dato che la sua voce si era leggermente incrinata.

«Quello non significa proteggere! Mio padre, così come quello di Shikamaru, Neji e Hinata sono stati traditi dal loro stesso sovrano per chissà quale ragione, obbligandoli a vivere lontani da tutti, perché considerati sporchi traditori!»

Ad ogni parola Sakura sentiva come se qualcosa le perforasse il petto con rabbia.

«Ci hanno cresciuti con le loro sole forze, insegnandoci tutto ciò che è giusto e sbagliato, così che un futuro non capiti anche a noi questo ingiusto trattamento. Questo significa proteggere!» schiamazzò con decisione, anche se il suo tono si abbassò lievemente, divenendo quasi prepotente «E tu sei solo una ragazzina viziata che non sa nemmeno cosa significhi lottare, perché tanto ci saranno sempre i tuoi amici a difenderti, non è vero?»

Dall’occhio della rosa una lacrima sfuggì al suo controllo, obbligando Sasuke a muovere un passo, sciogliendo le braccia incrociate. Per tutto il tempo era rimasto in silenzio, per cercare di ordinare al meglio quelle scoperte che sembravano cadute dal cielo troppo violentemente, come la pioggia che li aveva accolti quella mattina.

Lui non era a conoscenza della loro versione dei fatti, ma conosceva Sakura e sapeva perfettamente che lei era l’ultima persona a meritare un simile trattamento che viene solitamente usato solo a uomini che hanno preferito vendere la loro dignità per uno stupido ed egoistico tornaconto. Sakura non era così, e non lo sarebbe stata mai.

«Adesso basta» tuonò, con il suo solito tono basso e freddo «Sakura non ha colpe per quello che ha fatto suo padre e neanche io e Naruto sappiamo di questa strana vicenda avvenuta anni fa, dato che anche noi apparteniamo al Paese del Fuoco»

Neji si voltò velocemente verso il biondo, sorpreso «È vero Naruto?»

Questo annuì, dispiaciuto «Sì e di questa storia non ne abbiamo mai sentito parlare, neanche una volta»

Ino intanto si liberò dalla stretta di Sai con uno strattone, raggiungendo poi la porta «Se dipendesse da me vi caccerei all’istante» disse sprezzante, per poi uscire dall’abitazione, seguita da Sai.

Anche il ragazzo di nome Shikamaru seguì poco dopo l’esempio dei suoi amici, lasciando nella stanza Neji e Hinata, che per tutto il tempo era rimasta appartata in un angolo della stanza, stringendosi le spalle.

Dopo attimi di incertezze, il giovane seduto a capotavola si alzò, aiutandosi con le mani poggiate al tavolo «È meglio che ve ne andiate Naruto» mormorò infine, con tono leggermente abbattuto, e forse anche dispiaciuto.

Naruto strabuzzò gli occhi, guardandolo sconcertato «Cosa?»

«N-Neji-san le intenzioni di Naruto-kun e dei suoi amici però non sono sbagliate» provò ad intervenire la ragazza, mantenendo comunque un tono calmo e gentile, completamente opposto da quello che aveva usato pochi istanti prima Ino.

«Io però non posso dimenticare la sofferenza che ha subito mio padre e neanche tu dovresti Hinata» la rimproverò lui, ma mantenendo la solita compostezza, costringendo in ogni modo la mora ad abbassare lo sguardo affranta «Andatevene Naruto, o sarò costretto a ricorrere alle maniere forti» aggiunse subito dopo Neji, rivolgendosi ai tre.

Questi non dissero nulla e, come gli era stato detto, uscirono dall’abitacolo fatto interamente di legno, ma poco prima di farlo, Naruto e Hinata si lanciarono un’ultima occhiata rammaricata.

Raggiunto velocemente il limite del piccolo villaggio, i giovani non avevano spiccicato parola, troppo sconvolti per quello che era appena successo.

«È tutto così assurdo..» mormorò Naruto, passandosi stanco una mano sulla fronte, spostandosi all’indietro la capigliatura sbarazzina.

Anche Sakura annuì, leggermente. Un fastidiosa fitta all’altezza dello stomaco continuava ad obbligarla a rimanere con la schiena leggermente ricurva, come se le parole di quella Ino l’avessero trafitta senza la minima pietà. Erano rimaste incatenate a forza nel suo cervello come un fastidioso nastro che continuava a girare, eppure voleva cercare di distruggerle, come se non fossero mai esistite, ma a quanto pare era impossibile eliminare ciò che a quanto pare risultava quella che doveva essere un’iniqua concretezza.

Suo padre aveva commesso molti errori con lei, doveva dargliene atto, ma per Konoha, il suo popolo.. si era sempre comportato egregiamente. Fugaku, Rasa, così come suo figlio e tutti i sovrani che negli anni si erano recati al Paese del Fuoco lo avevano dimostrato col rispetto che gli riservavano. E poi.. perché arrivare ad una decisione come l’esilio? Normalmente le persone a cui veniva riservato tale provvedimento erano traditori o uomini che avevano preferito rivolgere le spalle alla propria terra.

Che quei ragazzi non fossero a conoscenza di una realtà più ragguardevole?

Sasuke, di fianco a lei, la scrutò attento, senza farsi notare. La sua mano ricoperta dalle garze voleva soltanto  scostarle il suo solito ciuffo ribelle dal volto, permettendogli di vedere perfettamente i suoi occhi – sicuramente – avvolti dai pensieri più intricati. Poteva ben immaginare ciò che la sua testa stava elaborando, come la sua del resto, però era chiaro che tra loro, indubbiamente, era stata lei a subire più duramente quel colpo forte e inatteso.

Sospirò appena, aumentando il passo e superando entrambi «Non possiamo permetterci d’indugiare, dobbiamo trovare una nuova pista da seguire»

Naruto lo guardò, incerto, confermando poi le sue parole dette con serietà. In quelle circostanze Sasuke si era sempre dimostrato il migliore a mantenere la giusta concentrazione, impedendo così che la missione subisse qualche intoppo.

Camminarono per diversi minuti, fino a quanto non udirono un improvviso boato che fece addirittura tremare il terreno sotto i loro piedi. Si voltarono sconcertati e immediatamente il loro sguardo si posò su una nuvola di fumo scura che si elevava velocemente in cielo. Quello che avevano avvertito sembrava quasi un’esplosione.

«Cos’è stato?» domandò intimorita Sakura.

Naruto non ci mise molto a capire che proveniva dal villaggio.

«Hinata..»

Senza pensarci prese a correre, seguito dai suoi compagni.




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Prossimo aggiornamento Domenica 10 Novembre.

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Capitolo 12
*** Power ***



Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





  Capitolo 12 ~ Power  



Prima di allora Hinata non aveva mai avuto modo di conoscere la paura.

La sua famiglia l’aveva sempre protetta, curata e tenuta al sicuro, semplicemente perché le volevano bene, acquisendo  all’interno del suo cuore un posto speciale, anche se con lei era estremamente difficile farsi odiare.

Era felice. Le persone che la circondavano la rendevano felice eppure, ultimamente, le era capitato di immaginare una vita diversa. Ogni volta che accadeva avvertiva l'amaro salirle in bocca perché sapeva di non essere ancora del tutto pronta ad affrontare una realtà discorde senza i suoi amici.. senza Neji.

Molte volte aveva provato a fare il primo passo, ma subito dopo si pentiva; era come se qualcuno l’afferrasse a forza per un braccio, impedendole di andare avanti, ma lei sapeva perfettamente che quella presa era semplicemente la sua codardia. Ed erano proprio quelli i momenti in cui si sentiva veramente infantile ed egoista.

Perché qualcuno doveva abbandonare la propria casa calda e accogliente e gli amici più cari?

Sicuramente perché non avevano avuto modo di conoscere Naruto Uzumaki. Ragazzo bizzarro, ma affasciante per i suoi occhi ancora acerbi. Grazie a lui aveva finalmente aguzzato la vista, permettendole di avere una consapevolezza più vera di ciò che effettivamente la circondava, ma che mai aveva avuto modo di toccare con mano. Naruto gliel’aveva offerta, ma ancora non si riteneva abbastanza forte da riuscirci.

E si pentiva, ogni giorno.

Ancora non aveva idea del perché la iridi cerulee del ragazzo fossero state così influenti su di lei, ma non le importava. Lo ammirava e sperava davvero, un giorno, di divenire come lui, di provare veramente cosa significasse avere in mano la propria vita, anche se le esperienze erano pressoché molto scandenti.

Non a caso, quando aveva avvertito quell’improvvisa esplosione il suo corpo si era irrigidito. Per lei quella condizione era del tutto nuova e ora, ancora di più, si deplorava di non essere stata abbastanza forte da voler conoscere cosa davvero celasse il mondo. Cosa fosse davvero la vera paura.

I suoi occhi spauriti rimasero fissi sulla figura di Neji che la proteggeva come un valoroso protettore, mentre Ino, al suo fianco, cercava faticosamente di fermare il sangue di Sai che sgorgava da una spalla.

In un attimo si erano ritrovati prigionieri ancora prima di riuscire a scontrarsi e per lei fu quasi istintivo urlare a gran voce, nella sua mente un unico nome.
Naruto.

Tremò percettibilmente quando un tipo biondo puntò su di loro minaccioso un kunai, obbligando suo cugino e Shikamaru a chinare il capo, arresi. 

«Ve lo richiedo per l’ultima volta» apostrofò, rigirando intimidatorio la sua arma tra le dita, come un giocoliere «Stiamo cercando tre mocciosi, una di questi è una ragazzina dai capelli rosa, li avete visti?»

Nessuno di loro accennò il minimo suono, anche se conoscevano perfettamente la risposta e questo la fece quasi sorridere per la fierezza che provò nei confronti dei suoi amici.

Fino a un attimo prima li avevano bistrattati e successivamente scacciati con motivazioni troppo inflessibili e ricche di risentimento per i suoi gusti, ma a differenza di qualsiasi altro individuo meschino loro preferivano comunque tacere e preservare quell’informazione che, a quanto pare, per quei banditi era decisamente importante.

Un attimo dopo gli occhi di Hinata furono immediatamente attratti da un piccolo foglietto che in quel momento svolazzò vicino il suo viso, seguito subito dopo da tanti altri, creando attorno a loro un’eccentrica gabbia, come se qualcuno avesse il pieno controllo su di loro.

«Il nostro mondo è particolarmente vasto, perché pensi che si siano fermati proprio nella nostra piccola comunità?» pronunciò infine Neji, tuttavia,  il tipo che indossava la lunga mantella nera con delle nuvolette – così come i due compari – lo fronteggiò divertito.

«Chiedilo a Konan. È stata lei a trovare le loro tracce e guarda caso queste conducevano proprio a questo schifo di posto»

La ragazza nominata rimase poco distante immobile, mentre attorno  alla sua figura alcuni foglietti bianchi continuavano a svolazzare liberi; sicuramente era lei la burattinaia che li smuoveva a suo piacimento. La sua espressione era seria e fredda, i capelli corti erano di un particolare blu, ornati da una rosa fatta di carna. Gli occhi inespressivi e truccati pesantemente erano arancioni, oltre a ciò un piccolo piercing spuntava al centro del labbro inferiore.

Stanchi di quel oblungo mutismo da parte dei giovani il secondo uomo più alto e con i capelli argentati ghignò appena «Se non parlate..» improvvisamente la sua mano scattò sul collo di Hinata, alzandola di peso «Verserò il suo sangue per divertirmi»

Neji dilatò gli occhi spaventato, così come gli altri, mentre Hinata strinse con le proprie mani quelle del suo assalitore, cercando di espirare più aria possibile. I  suoi piedi ondeggiarono appena, dato che non toccavano più terra.

«Lasciala stare!»

Tutti i presenti si volsero verso il bosco, riconoscendo immediatamente la figura furente di Naruto, affiancata da quella di Sasuke, che aveva già estratto la sua katana.

Deidara sorrise soddisfatto «Certo che voi Ninja siete proprio prevedibili!»

«Lasciala andare bastardo!» ribadì ancora Naruto, stringendo i denti con rabbia e rivolgendosi a Hidan.

«Detto fatto»

Un attimo dopo la giovane dai capelli scuri venne brutalmente scaraventata a terra. La sua gola bruciante la costrinse a tossire leggermente, recuperando allo stesso tempo un po’ d’aria. Ino l’abbracciò leggermente, scrutandola con preoccupazione.

«Dov’è la principessina? Si nasconde come suo padre?» li beffeggiò il biondo, guardandosi attorno divertito.

«Ora siamo noi i vostri avversari» sibilò Sasuke, sfidandolo con lo sguardo, che naturalmente Deidara accettò al volo.

«Hidan lasciami l’Uchiha, sono proprio curioso di testare le sue capacità»

Questo sghignazzò, annuendo «Io mi divertirò con l’altro.. Konan, usa gli ostaggi se le cose si mettessero male» aggiunse subito dopo, rivolgendosi alla donna che era rimasta ferma ad osservare la scena.

Deidara face un balzo verso di loro, mantenendo comunque una sicura distanza, anche se il suo occhio chiaro si posò solo sul moro.

«Fatti sotto Uchiha, non vedo l’ora di usare su di te la mia arte!»

Questo attivò lo Sharigan e insieme si allontanarono, esattamente vicino al punto in cui vi era stata l’esplosione. Alcune fiamme scaldavano l’aria e bruciavano al contempo tutto ciò che toccavano.

Naruto intanto rivolse la sua attenzione a Hidan, che era rimasto vicino a Hinata e gli altri ragazzi. Quando le sue iridi si posarono ancora una volta su di lei, in particolar modo sul suo collo arrossato, strinse i pugni.

«Sembri parecchio innervosito» commentò sarcastico il suo sfidante, sfoderando la falce a tre lame «Ammetto che l’ultima volta mi avete stupito, soprattutto tu che hai ucciso Kakuzu, ma non mi farò fregare una seconda volta. Qui dietro di me ci sono tante belle vittime che posso usare per i miei riti ogni volta che tu mi ferirai»

Naruto assottigliò gli occhi, estraendo uno shuriken con una mano e un kunai con l’altra «Ti ucciderò ancora prima che tu possa riuscirci bastardo»

Senza aggiungere altro corse ad una velocità impressionante verso di lui e contemporaneamente creò una decina di copie che lo attaccarono tutte insieme. Queste però scomparvero in una nuvola di fumo perché Hidan, con un movimento circolare della sua arma, le aveva ferite contemporaneamente. Naruto invece riuscì a schivarlo in tempo, provando subito dopo a colpirlo con un calcio rotante.

Hidan però fu più veloce e alzò un braccio per pararsi e subito dopo per agguantare la sua gamba, bloccandolo. Poco prima di rendersene conto il biondo fu scaraventato a terra per diversi metri, ma per fortuna l’armatura da Anbu attutì il colpo.

Hinata sobbalzò appena di fronte a quella scena, ma Naruto le lanciò una veloce occhiata rassicurante, riportando poi la sua attenzione al suo rivale, stringendo appena la sciarpa rossa che si era allentata e che allo stesso tempo svolazzava per il leggero vento.

«Avanti, dov’è finita la tua spavalderia?» commentò l’uomo con aria stancata, poggiando la falce sulla spalla, stringendola con una sola mano.

Naruto ghignò prima di rimettersi in piedi con un abile kip up* «In realtà mi stavo soltanto scaldando» con un movimento veloce rimise il kunai al suo posto, portando poi le mani davanti al viso «Tecnica dei duemila corpi concatenati!»

Improvvisamente Hidan si ritrovò circondato da un numero quasi infinito di tanti duplicati di Naruto.

«Com’è possibile creare così tante copie?» sussurrò terrorizzato, guardandosi attorno e stringendo nervoso la sua arma.

Allo stesso tempo anche Neji e gli altri ragazzi osservarono impressionati la sua tecnica.

L’uomo cominciò ad abbatterli ogni volta che si avvicinavano, senza difficoltà, ma quelli erano decisamente troppi e lui non poteva continuare all’infinito. Solo in quel momento capì la strategia del biondo: cercava di farlo stancare, per riuscire così a colpirlo con un ultimo attacco devastante, proprio come aveva fatto con Kakuzo.

Strinse i denti infuriato, abbattendone altri, senza trovare alcun piano per uscire da quella situazione.

Naruto intanto guardava soddisfatto il suo lavoro, quando ad un certo punto tanti piccoli foglietti volarono attorno a lui e le sue copie, iniziando a modellarsi, ricordando vagamente degli origami, prendendo però le sembianze di tantissimi shuriken.

«Che succede?» sibilò sorpreso, mentre questi cominciarono a colpire tutti i suoi duplicati, eliminandone quasi la maggior parte.

Hidan sghignazzò «Ti devo un favore Konan» proferì, lanciando un’occhiata soddisfatta alla donna che stava ritirando i suoi foglietti.

«Non siamo qui per giocare, Pain ci ha dato un compito preciso. Sbrigarti ad ucciderlo» disse questa con tono che non ammetteva repliche, facendolo leggermente irritare.

«Sei così debole che hai bisogno dell’aiuto della tua compagna?» urlò improvvisamente Naruto, provocandolo.

 I muscoli facciali di Hidan si indurirono, così come la sua mandibola «Chiudi il becco moccioso!» sbraitò, indicandolo con la sua falce «Adesso assaggerai la mia lama!»

Nello stesso momento in cui Hidan corse verso di lui con irruenza, Naruto si concentrò il più possibile, aprendo entrambi i palmi delle mani, da cui fuoriuscì con movimenti circolari il suo potente chakra, creando in questo modo il famoso vortice di energia che aveva realizzato suo padre.

Prese anche lui a volare verso l’avversario, mentre i due Rasengan fluttuavano e brillavano di luce propria.

«Rasenrengan!»

«Muori!»

I due sfidanti si fronteggiarono in un potente colpo, creando addirittura una micidiale onda d’urto, facendo volare via i foglietti di Konan, che guardò la scena sbigottita.

Naruto aveva provato a colpire Hidan con uno dei due Rasegan, ma lui ancora una volta era stato più veloce, riuscendo a ferirlo con la sua falce, ma questa volta, poco prima di essere scaraventato a terra, Naruto allungò l’arto sinistro, colpendo l’uomo con l’altra sfera di energia, esattamente all’altezza del cuore.

Entrambi volarono in parti opposte per diversi metri, provocando perfino una profonda crepa sul terreno. Hidan boccheggiò appena, prima che il suo cuore cessasse immediatamente di battere, mentre Naruto aprì stanco e con lentezza gli occhi, esaminando la sua ferita sullo stomaco e poi il nemico, steso poco lontano a terra.

Sorrise compiaciuto, abbandonando poi il capo sull’erba bruciata.

“Questo è per Hinata stronzo”

Chiuse gli occhi, lasciandosi completamente avvolgere dalla stanchezza che lo aveva inghiottito, anche se le sue orecchie riuscirono comunque a captare  una voce lontana e allo stesso tempo preoccupata.

«Naruto-kun!»



**



Deidara scrutava divertito il ragazzo, muovendo impaziente le dita con le unghie leccate di nero.

«Finalmente posso giocare un po’ con te» esclamò svagato, allungando poi i palmi verso di lui.

Sasuke, con lo Sharingan attivo, si mise in posizione, pronto a difendersi. Se non errava, quel tipo aveva l’abilità di rilasciare una strana argilla di tipo esplosiva, quindi la cosa migliore da fare era evitare i suoi attacchi, cercando poi di avvicinarsi il più possibile per colpirlo con un unico e mortale colpo.

Improvvisamente, come aveva previsto, dalle sue mani uscì una marea di argilla bianca. Rimase a studiarla con attenzione, lasciando che i tomoe ruotassero senza sosta attorno la sua pupilla, quando ad un certo punto questa prese la forma di strani esseri.

«Ma che buffonata è questa?» mormorò Sasuke, stringendo con più veemenza l’elsa della sua katana, lasciando comunque che questi si avvicinassero a lui con una camminata impacciata e scoordinata «Sono patetici»

Alzò sicuro la Kusanagi colpendone uno, ma contro ogni sua aspettativa il fantoccio ne rimase illeso, cominciando ad agitarsi più velocemente, così come gli altri. Sorpreso, cominciò a deviare i loro attacchi con agilità, grazie soprattutto allo Saharigan, che prevedeva tutti i loro movimenti. Saltò diverse volte verso l’alto, colpendoli ogni tanto con qualche calcio, ma questi parevano non sentirli, perché subito dopo avanzavano nuovamente verso di lui.

Stanco di quella situazione attivò il Chidori sulla mano destra e con un movimento veloce colpì uno di questi, che finalmente non si rialzò più da terra. Con la coda dell’occhio però rilevò un piccolo filo di argilla; questo partiva dalla mano di Deidara, fino a collegarsi al fantoccio abbattuto. Pochi secondi dopo questo si rialzò, come se avesse riacquistato vitalità.

«Ed è solo l’inizio Uchiha» commentò divertito Deidara, creandone un numero ancora più maggiore, di diverse forme e dimensioni.

Sasuke fu costretto ad allontanarsi dato che si avventavano su di lui senza sosta. Saltò sul ramo di un albero, ma i fantocci riuscivano comunque a raggiungerlo.

«Comincio ad annoiarmi» sbuffò il biondo.

Saltando sull’ennesima fronda Sasuke avvertì il suo piede bloccarsi e quando abbassò lo sguardo notò che un pezzo di argilla lo aveva afferrato. Un attimo dopo anche il suo intero corpo venne completamente sommerso da quella viscida sostanza bianca, bloccando completamente i suoi movimenti. Chiuse gli occhi, mentre l’argilla lo inghiottì del tutto.

Deidara sorrise soddisfatto e con un leggero movimento di polso fece esplodere tutta quella massa fatta di argilla. Un enorme boato riecheggiò nell’area, tanto che alcuni alberi vennero abbattuti o presero fuoco.

«Infondo non era così in gamba» sussurrò divertito, osservando soddisfatto l’enorme nuvola di fumo che si era creata.

Improvvisamente però da questa spuntò quello che sembrava un pezzo di tronco, cadendo poco distante da Deidara, che lo squadrò sconcertato. Un attimo dopo Sasuke atterrò lì vicino, senza alcun danno, solo i suoi abiti erano lievemente coperti di polvere, così come la pelle del viso.

«Cosa? Ha usato la tecnica della sostituzione?» mormorò il biondo nel tempo in cui Sasuke tornò a guardarlo con i suoi occhi scarlatti.

Il giovane col mantello nero digrignò leggermente i denti, ma la sua espressione rimase comunque intrattenuta «Ammetto che non te la cavi male, ma rispetto ad Itachi sei molto più noioso»

Udendo ancora una volta dalle sue labbra il nome del fratello Sasuke assottigliò ostile lo sguardo «Chiudi il becco»

Piegò le ginocchia e dandosi uno slancio iniziò a correre velocemente verso di li. Deidara dilatò gli occhi, dato che quel gesto lo aveva preso alla sprovvista e con un gesto veloce della mano  riuscì ad impugnare un kunai e deviare la sua katana in tempo, prima che questa gli fendesse la gola.

Con l’altra mano fece sputare fuori altra argilla, che esplose immediatamente, obbligando Sasuke ad arretrare con un balzo.

Il biondo alzò leggermente la mano e quando toccò la sua guancia sentì le sue dita macchiarsi di sangue. Mai nessuno era riuscito a ferirlo prima ad ora.

«Maledetto, non ti conviene provocarmi! Adesso assaggerai il mio ‘drago C2’!» sbraitò fuori di sé, unendo entrambe le mani.

Sasuke rimase a guardare serio e attento.

Improvvisamente la palla di argilla che aveva composto sui palmi prese forma come i fantocci, ma stavolta divenne molto più grande, fino a divenire un grande e minaccioso drago bianco. Il suo proprietario balzò sulla sua testa, guardando dall’altro verso il basso l’Uchiha.

“Immagino che anche quel mostro abbia la capacità di esplodere. Devo essere prudente” pensò Sasuke, muovendo appena la sua Kusanagi.

«Sono proprio curioso di vedere la tua prossima mossa!» gridò Deidara, per farsi sentire, allargando soddisfatto le braccia per la sua magnifica opera appena creata.

Sasuke creò nuovamente il Chidori, ma stavolta sulla mano sinistra, trasferendo di conseguenza il suo chakra lungo la lama della katana, che prese brillare.

Piegandosi sulle ginocchia saltò verso l’alto, riuscendo a colpire una parte del petto di quello strano essere, scoprendo con sorpresa che questa non riuscì a rigenerarsi, sebbene fosse fatta di argilla. Naturalmente però quell’attacco non era bastato per abbatterlo.

«Quella è una tecnica del Ninja Copia, vero? Sei bravo ad utilizzarla, te ne devo dare atto, ma non ti basterà per contrastare la potenza del mio drago!» esclamò Deidara, ordinando alla sua creatura con un movimento della mano di spalancare le sue fauci.

«Colpiscilo!»

Con lo Sharigan Sasuke osservò che da questo sputò qualcosa, che volò velocemente verso di lui. Si rese conto che si trattava di un drago molto più piccolo e che quando toccava qualcosa esplodeva a comando. Fece un balzo laterale, per schivare l’attacco, ma venne comunque spinto via dall’onda d’urto, facendo capire al moro che quelle esplosioni erano decisamente più potenti.

Deidara rimase molto colpito per come era riuscito a scansare facilmente il suo attacco, ma non demorse. Concentrato,  si portò la mano davanti viso, pronto a lanciarne un altro, quando ad un certo punto vide volare verso di lui un’enorme palla di fuoco.

Il suo drago spiccò il volo per evitarla, ma sventuratamente era molto più lento per colpa dell’eccessiva dimensione e un attimo dopo una delle sue ali venne letteralmente staccata, obbligando il biondo a saltare lontano, per non rischiare di essere abbattuto insieme al suo animale.

Guardò scioccato la sua creatura schiantare a terra, provocando una lieve scossa al terreno e alzando al contempo una notevole nuvola di polvere. Sasuke, sempre con la sua katana sguainata, gli tagliò di netto la testa e poco prima di esplodere si allontanò di nuovo con un balzo.

Deidara si coprì turbato il viso con il braccio e la manica ella mantella, dato che l’esplosione aveva sprigionato una notevole quantità di calore che infastidiva gli occhi, posando poi il proprio sguardo furente sull’Uchiha.

«Maledetto bastardo! Come ti sei permesso di distruggere così la mia arte?» strepitò fuori di sé, esaminando il cratere che si era formato, esattamente dove si trovava poco prima il suo drago – non più - indistruttibile.

Sasuke alzò la lama verso di lui, torvo «Non preoccuparti, farai la sua stessa fine»

Deidara, intimorito, fece un passo indietro, quando improvvisamente i due sentirono un forte rimbombo, obbligandoli a voltare all’unisono il viso nella stessa direzione in cui lo avevano percepito.

Sasuke notò immediatamente il corpo senza vita di Hidan e poco distante anche quello dell’amico, svenuto.

«Naruto..» sussurrò preoccupato, pronto a raggiungerlo, ma Deidara si approfittò della sua distrazione, giocando la sua ultima carta.

Senza farsi notare depose il palmo della mano sulla superficie, rilasciando altra argilla, che venne immediatamente inghiottita dal terreno.

Poco prima che Sasuke se ne rese conto una potente esplosione lo colpì al piede destro, come una mina. Volò per diversi metri, così come la sua Kusanagi, restando inaspettatamente privo di forza e a pancia in giù.

Percepì un sapore acre e metallico all’altezza della bocca, mentre una ferita profonda alla tempia perdeva una buona quantità di sangue, sporcando il suo viso e gli abiti. Le sue gambe erano divenute pesanti e le orecchie fischiavano, sicuramente per colpa dell’impatto ravvicinato.

«Finalmente ti ho preso maledetto!» sbraitò soddisfatto Deidara, raggiungendolo.

Il giovane si guardò attorno, per cercare di capire cosa era accaduto mentre loro combattevano, riportando poi la sua attenzione allietata sul moro «A quanto pare il biondino è riuscito a fare fuori Hidan, peccato che ora ucciderò te, lui, i vostri amici e infine la tua amichetta dai capelli rosa»

Sasuke alzò leggermente lo sguardo sofferente, ma allo stesso tempo infuriato.

«Anzi no, forse la torturerò un pochino prima» continuò il biondo, portandosi pensieroso un dito sul mento, assaporando già quell’opportunità, aumentando notevolmente la rabbia di Sasuke, peccato che non riuscisse a muoversi; quell’esplosione lo aveva letteralmente abbattuto.

Poco distante, tra i cespugli, Sakura osservò terrorizzata la scena.

Naruto e Sasuke le avevano detto di nascondersi vicino al fiume dove si trovava il ponte da cui erano arrivati, ma quando aveva sentito quelle potenti detonazioni non aveva resistito, sperando di tornare il più velocemente possibile al piccolo villaggio.

L’area era quasi del tutto rasa al suolo. Hidan pareva morto, mentre Naruto aveva perso i sensi; un profondo taglio ricopriva parte del suo addome, ma non sembrava grave, dato che l’armatura lo avevano più o meno protetto. Vicino a loro si trovavano invece i ragazzi, bloccati da degli strani fogli svolazzanti.

Sasuke invece sembrava quello messo peggio. La sua espressione era molto sofferente e perdeva sangue in più punti, tanto che forse non aveva più le forze per rialzarsi, dato che Deidara rimaneva tranquillo vicino a lui.

«Sasuke..» sussurrò lei, mordendosi il labbro, serrando poi gli occhi, per non assistere al violento calcio che il biondo gli inferì, facendogli non solo sputare dell’altro sangue, ma anche voltare il corpo a pancia in giù.

Non poteva rimanere lì a guardare, non poteva! Doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa, ma le gambe le tremavano percettibilmente nonostante fosse seduta sulle ginocchia, così come il resto del suo corpo. Si strinse abbattuta la testa con le mani, chiudendo gli occhi.

E tu sei solo una ragazzina viziata che non sa nemmeno cosa significhi lottare, perché tanto ci saranno sempre i tuoi amici a difenderti, vero?

Le parole di Ino riecheggiarono nella sua testa con odio, facendole stringere involontariamente una mano e affondando al contempo le unghie nella terra, sporcandole. I suoi occhi lievemente lucidi tornarono a guardare la scena, con più determinazione.

No, stavolta non sarebbe rimasta a guardare.

“Cosa posso fare? Pensa Sakura, pensa!”

Scrutò con attenzione l’ambiente, soffermandosi poi sui ragazzi imprigionati. Sicuramente avevano intenzione di sfruttarli a loro favore come ostaggi perciò prima doveva pensare a loro.

“Devo trovare un modo per liberarli, ma come?”

Continuò a studiare tutto ciò che le sue iridi verdi le mostravano, fino a quando queste non si posarono sulla katana abbandonata di Sasuke. Era molto distante rispetto a lui, Deidara e alla terza figura che si stava avvicinata a loro, ma allo stesso tempo adiacente ai ragazzi bloccati. Notò al contempo che lì vicino si trovavano altri cespugli abbastanza folti e, dopo aver elaborato un piano veloce, si mosse cauta, sperando di non essere scoperta.

«Konan, sei sicura che Orochimaru non voglia l’Uchiha?» domandò intanto il biondo, annoiato, spingendo con cattiveria il piede sulla testa di Sasuke, facendola lievemente affondare sul terriccio e scappare alle stesso tempo dalle sue labbra un gemito trattenuto.

La donna, che li aveva raggiunti con passo lento, non esitò a rispondere con calma «Pain ha detto di eliminarli»

Deidara arricciò contrariato le labbra, tornando poi ad osservare il moro «Peccato.. erano dei buoni avversari» commentò, ma non appena alzò i suoi occhi verso la compagna, vide alle sue spalle una figura minuta uscire da alcuni arbusti, prendendo senza esitazioni la spada di Sasuke.

«Ma che..?»

Sakura raggiunse velocemente col cuore in gola i giovani imprigionati, che la guardarono sorpresi.

«Che fai, devi scappare!» gridò Ino, cercando di avvicinarsi a lei, ma venne subito graffiata da uno di quei foglietti svolazzati, obbligandola ad arretrare, mentre Sai controllò preoccupato la sua ferita.

Sakura impacciata alzò sopra la testa la katana, cercando di tagliare quei maledetti pezzi di carta «Non ho intenzione di mollarvi qui» gridò, agitando a caso la lama, ma questi, come se fossero uno stormo di uccelli, si spostarono velocemente, evitando il suo attacco.

Sakura si fece prendere dal panico, ma tentò di riprovare, quando ad un certo punto percepì una stretta energica agguantare i suoi capelli, facendole scappare un grido di dolore e paura.

«Ti conviene non ribellarti» mormorò Konan, che continuava a stringere con la mano i suoi lunghi capelli rosa che si erano liberati dal cappuccio, strattonandoli e vincolando la ragazza ad abbassare la katana.

Abbattuta, si sedette sulle ginocchia. Sentì immediatamente i suoi occhi inumidirsi e, subito dopo, a lacrimare senza sosta, bagnando addirittura la poca erba rimasta sotto di lei, mentre la sua gola cercava di bloccare con scarsi risultati alcuni singhiozzi.

Nel frattempo, Deidara le raggiunse divertito.

«Che c’è.. volevi fare l’eroina?» la derise, abbassandosi poi su di lei, per vederla meglio in viso «Sei veramente una stupida, non puoi fare niente contro di noi! E ora assisterai alla morte del tuo amico»

Sakura estese i suoi occhi, osservando impaurita il giovane avvicinarsi minacciosamente al moro, ancora sdraiato a terra.

Indebolito, Sasuke alzò lievemente il viso, verso di lei.

Nel momento in cui i loro sguardi si incrociarono Sakura provò un enorme vuoto. In un attimo, tutto quello che avevano passato insieme sino a quel momento le passarono davanti come un lampo, ricordandole che, ancora una volta, come anni prima, Sasuke era quasi morto per lei, mentre impotente osservava quella cruenta scena.

No, questa volta non poteva rimanere ferma, perché sapeva perfettamente che Itachi non sarebbe arrivato anche stavolta in loro aiuto, dipendeva tutto da lei, solo da lei e del suo coraggio che pian piano sentiva che stava riempendo il suo petto. 

E tu sei solo una ragazzina viziata che non sa nemmeno cosa significhi lottare, perché tanto ci saranno sempre i tuoi amici a difenderti, vero?

Ancora una volta quelle parole le diedero la spinta necessaria per reagire. Alzò velocemente gli occhi, notando poco distante un bastone carbonizzato che ancora bruciava di una leggera fiamma. Un’idea malsana si intrufolò nella sua mente, anche se alla fine era obbligata ad accontentarsi dato che era la sua unica possibilità, ma Konan non aveva intenzione di mollare la presa e lei doveva trovare un modo per liberarsi; Deidara aveva quasi raggiunto Sasuke.

Presa ormai dall’istinto strinse con entrambe le mani l’impugnatura della katana di Sasuke, attirando così l’attenzione della donna.

«È inutile. Non puoi usarla contro di me» mormorò questa, tirandole appena le ciocche verso l’alto, ma la ragazza non parve accorgersene anzi, si voltò verso di lei con sfida, ghignando appena.

«E chi ha detto che voglio usarla su di te?»

Konan assottigliò le sopracciglia confusa, così come la fronte, ma poco prima di capire cosa avesse in mente di fare vide la lama della spada volare dietro la nuca della giovane con un movimento scoordinato. I lunghi capelli che stringeva vennero tagliati, uno ad uno, obbligando la donna ad allontanarsi un poco per non farsi colpire, ritrovandosi tra le mani una ciocca rosa, mentre altri vennero trasportati via dal vento.

Tutti i presenti fissarono scioccati il gesto che la ragazza aveva appena fatto e subito dopo questa, sentendosi libera, iniziò a correre verso il pezzo di legno che aveva puntato.

«Konan fermala!» gridò Deidara in sua direzione, leggermente allarmato.

La compagna indurì lo sguardo già livido di rabbia, tanto che dal suo viso cominciarono a staccarsi altri piccoli pezzetti di carta, ma poco di attaccarla Sakura riuscì a prendere il bastone ardente – un’espressione di dolore ornò il suo viso – lanciandolo poi verso i foglietti.

Nel momento in cui uno di questi venne toccato prese immediatamente fuoco, seguito subito dopo dagli altri come una lunga catena, diventando cenere.

«Presto scappate!» gridò Sakura verso i ragazzi, che si trovarono in un attimo liberi.

Questi non se lo fecero ripetere e raggiunsero il fitto bosco, ma Sakura prese a correre con decisione nella direzione opposta, verso il moro.

«Brutta mocciosa!» esclamò il biondo a pugni stretti.

Cercò di fermarla, ma la ragazza agitò a caso la lama e, come aveva ben previsto, il biondo la evitò con facilità, costringendolo però a scansarsi, dando così l’opportunità alla rosa di raggiungere l’amico steso a terra, proteggendolo col suo corpo.

«Sa.. Sakura» mormorò questo sorpreso, ma allo stesso tempo preoccupato, mentre lei gli stava le spalle, stringendo ancora la sua Kusanagi.

Deidara la guardò furioso, ma lei ricambiò lo sguardo con decisione «Se vuoi davvero ucciderlo prima devi passare sul mio corpo!»

Sasuke strinse appena gli occhi per trattenere il dolore, lasciando che un rivolo di sangue uscisse ancora dalle sue labbra divenute pallide «S-Sakura.. non fare la stupida.. scappa»

«Non ho intenzione di mollarti qui!» sbraitò lei, voltandosi.

Sasuke sussultò quando colse delle lunghe lacrime salate tappezzarle il viso.

«Non ti lascerò morire Sasuke, mai!»

Rimasero a scrutarsi, lui sbigottito, lei determinata.

Quelle semplici, ma forti parole lo avevano letteralmente scosso, ridandogli finalmente quella poca forza che gli serviva per insorgere. Non gli importava se avevano litigato, non gli importava cosa gli avrebbero fatto quei bastardi, non gli importava di Itachi, Suna o Konoha.. a lui bastava che lei gli rimasse accanto, come aveva sempre fatto. E quello che contava ora, era proteggerla come lei aveva appena fatto con lui, con tutte le sue forze.

Senza capire il motivo percepì i suoi occhi mutare, ma non nello Sharigan classico, ma in quello Ipnotico, fino al momento in cui percepì una lacrima di sangue colare dal suo occhio sinistro. A differenza della prima volta però non provò dolore anzi, una strana e nuova forza fluì dentro di lui, tanto che ogni fibra del suo corpo iniziò a tremare.

«Che scena vomitevole. Ma dato che queste sono le tue ultime volontà ti accontento subito» proferì infine Deidara, rigirando tra le dita un kunai.

Impaziente rassodò la presa sull’impugnatura e lo puntò nella direzione della rosa, che per darsi coraggio strinse con una mano il braccio di Sasuke, chiudendo poi gli occhi. La lama cadde impetuosa verso di lei, ma poco prima di sfiorarla si bloccò all’istante.

Deidara sussultò sorpreso quando vide il suo polso bloccato da una presa possente. Sasuke continuava a stringere con rabbia il suo arto, mentre con l’altro braccio aveva spostato Sakura al suo fianco.

Questa, non appena aprì gli occhi, constatò immediatamente che la figura del ragazzo era circondata da una strana aura violacea, insieme a delle particolari fiamme nere, ma Sasuke non sembrava rimanerne scottato. Il suo occhio continuava a perdere sangue, sporcandogli la gota. Le sei stelle dello Sharingan Ipnotico fissavano con ira quelli terrificati di Deidara, che cercava inutilmente di liberarsi.

Un attimo dopo il biondo vide formarsi sopra la testa dei due giovani un’ombra gigantesca, sempre di quello strano colore, prendendo poi la forma di una gigantesca creatura umanoide, anche se la sua immagine era ancora molto sfocata. Attorno all’Uchiha invece si era modellata una specie di barriera, che allo stesso tempo proteggeva Sakura.

«Cosa diavolo è?» sbraitò terrorizzato, strattonando ancora il braccio, per poi cadere a terra, dato che il ragazzo aveva mollato la presa.

Percepito il pericolo imminente Konan attivò i foglietti, creando sulla propria schiena delle grandi ali, per poter volare via verso il bosco.

Sakura intanto posò delicatamente una mano sul petto dell’amico, dato che la sua espressione continuava a rimanere furente e le fiamme attorno a loro sembravano aumentare.

«Sasuke..?»

A sentire la sua voce il moro si calmò un poco, ma senza staccare le sue iridi dal suo avversario, che aveva cominciato ad allontanarsi all’indietro, strisciando.

«Non fai più lo sbruffone ora?» tuonò con voce ferma, assottigliando lo sguardo, ma un attimo dopo questo si riaprì di nuovo e lo Sharingan Ipnotico dell’occhio sinistro brillò ancora di più di luce propria.

«Amaterasu!»

Deidara rimase immobile, fino a quando delle particolari fiamme nere apparvero all’improvviso attorno a lui e in un attimo il suo mantello scuro venne quasi del tutto incenerito. Iniziò a gridare terrorizzato, rotolando per terra, sperando di spegnerle, ma queste continuavano imperterrite, fino a raggiungere la sua carne, riuscendo a consumare persino quella.

Il suo schiamazzare divenne di dolore, tanto che Sakura strinse gli occhi e voltò la testa per non guardare, anche se il suo strillo disperato di aiuto continuava a perforarle i timpani, fino a quando non cessarono. Le fiamme, non avendo quasi più nulla da estirpare morirono da sole, mentre della figura di Deidara non vi era rimasto più niente, solo cenere.

Sasuke, che aveva scorto tutta la scena, respirò affannosamente e quando percepì una fitta atroce alla testa si portò una mano su essa. In un attimo l’aura viola attorno a lui sparì. Cadde come privo di forze all’indietro, ma Sakura riuscì ad afferrarlo in tempo, poggiandolo delicatamente sul terreno.

«Sasuke!» gridò, inginocchiandosi e scostandogli i capelli dal viso perlato di sudore.

Era pallido e respirava a fatica e solo in quel momento la ragazza notò una grave ferita sul suo petto, abbastanza profonda e circondata da gravi ustioni. L’armatura non c’era più e la maglietta nera era stata strappata in diversi punti; sicuramente se l’era procurata quando aveva preso in pieno l’esplosione di Deidara e ora il suo corpo cominciava a cedere.

«Sasuke, ti prego guardami!» provò ancora, stringendogli delicatamente le guance sporche, scuotendolo un poco, ma lui non apriva gli occhi.

Disperata poggiò le mani sulla ferita, che si macchiarono immediatamente del suo liquido cremisi.

Pensati lacrime di dolore scapparono inesorabilmente dai suoi occhi «Non devi morire, capito?! Non devi morire!» iniziò a ripetere disperata, ma il sangue non smetteva di sgorgare.

Abbassò la testa, appoggiando sul suo petto muscoloso la fronte, sporcando anch’essa di rosso.

«Non devi morire» sussurrò, ancora una volta.

Konan, che osservava la scena dietro alcuni cespugli aggrottò gli occhi e attorno a lei svolazzarono dei fogli, divenendo delle letali lame, ma poco prima di lanciarle sulla giovane qualcosa la obbligò a bloccare il suo attacco.

Sakura percepì uno strano formicolio all’altezza della mani e senza smettere di piangere alzò lievemente il viso, notando solo in quel momento che una luce verdastra stava scaturendo da esse, ancora posate sulla lesione di Sasuke, mentre questa cominciò a chiudersi, come per magia.

Guardò sorpresa lo scenario, così come Konan, ma non appena scorse i ragazzi che avevano preso in ostaggio avvicinarsi fu costretta ad allontanarsi silenziosamente, prima di lanciare ancora una volta un’occhiata sbigottita alla giovane dai capelli rosa.

Così come era apparso, il chiarore dalle sue mani svanì e Sakura si guardò i palmi delle mani lievemente imbrattate dal sangue dell’Uchiha. Non appena vide con la coda dell’occhio qualcuno avvicinarsi si voltò spaventata, riconoscendo – per fortuna - Neji e gli altri ragazzi.

«Aiutatemi vi prego!» gridò verso di loro, senza esitazione.

Questi la raggiunsero e prontamente Ino posò l’indice e il medio sul collo di Sasuke, all’altezza della carotide «Il battito è debole. Va curato al più presto, ha perso troppo sangue» disse seria.

Un attimo dopo Neji e Sai lo presero di peso e Sakura notò che anche Shikamaru e Hinata avevano issato su Naruto, anche lui svenuto, portandosi le sue braccia attorno al collo e facendogli strisciare i piedi.

Lei rimase immobile, in ginocchio, continuando a girare e rigirare i suoi palmi.

«Sei stata tu?» domandò Ino sorpresa.

Sicuramente aveva visto pure lei quello che aveva fatto, anche se la domanda giusta era: cosa aveva fatto?

«Io.. io non lo so»



**



Pain, appoggiato al muro, continuava a eludere i fastidiosi brividi risalire lungo la colonna vertebrale, dato che il freddo dalla leggera brezza serale aveva infreddolito la parete. I suoi occhi scuri continuavano a scrutare il cielo dell’Ovest ancora rosseggiante, a differenza di quello dell’Est, divenuto scuro e che al contempo ospitava già una gran e visibile quantità di stelle.

Quel giorno era stato perfettamente privo di qualsiasi nuvola, anche se lui, per tutto il tempo, era rimasto assorto, mentre una strana sensazione gli aveva continuamente attanagliato lo stomaco. Solo quando riconobbe un ombra svolazzare verso di lui questa, finalmente, scomparve del tutto, obbligandolo quasi a tirare un sospiro.  

La donna dai capelli blu atterrò con leggiadra davanti al palazzo, lasciando poi che le sue ali si ritirassero. Di fronte, ad attenderla all’entrata vi era Pain, che la scrutava con attenzione.

«Konan» pronunciò questo simile a un saluto e insieme raggiunsero la sala principale, dove si trovavano Sasori, Orochimaru e il suo scagnozzo.

«Dove sono Deidara e Hidan?» domandò quest’ultimo alla compagna, mentre lei chiuse un attimo gli occhi.

«Sono morti» disse con tono fermo.

Alle sue parole tutti, compreso Sasori - che smise di scrutare il fermaglio -, si volsero sconcertati, ma lei continuò, rivolgendosi al compagno dai capelli arancioni «Sarei rimasta lì per cercare di portare a termine il tuo ordine Pain, ma qualcosa mi ha spinto a tornare, per informarvi»

«Di che stai parlando?» domandò Sasori, leggermente incuriosito, così come gli altri.

«La ragazzina.. possiede il chakra curativo»

A tale notizia ognuno ebbe una reazione diversa, anche se alla fine li accumunava una sola emozione: stupore.

«È impossibile. I pochi che erano rimasti sono morti per mano nostra» intervenne subito l’uomo occhialuto, ma Konan non si scomodò.

«L’ho vista. Ha sanato il suo compagno da morte certa, ma non credo sia stato volutamente»

Orochimaru, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, sorrise divertito.

La lunga e viscida lingua gli inumidì le proprie labbra pallide «La cosa si fa interessante»

«Maestro, cosa intendete fare ora?» domandò l’uomo di fianco a lui.

«Lo sai che ho sempre avuto un debole per questa perizia Kabuto e io non ho intenzione di perdere tale opportunità» commentò satirico, posando poi i suoi occhi giallastri sui tre ragazzi rimasti «Voglio quella ragazzina»

Sasori sorrise; non vedeva l’ora di sfiorare di nuovo quei capelli rosa.




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* Il kip-up è una mossa acrobatica in cui una persona passa da una posizione supina a una posizione eretta. È usata in attività come breakdance, ginnastica, arti marziali e wrestling professionale.

Vorrei ringraziare tutte le persone che fino ad ora hanno commentato o solamente letto la mia storia, tanto da inserirla tra le preferite, seguite o ricordate. Per me è veramente una grande soddisfazione (:
Grazie mille di cuore!
A presto Ninja

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Capitolo 13
*** I'm Sorry ***



Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





  Capitolo 13 ~ I'm sorry  



Sakura non smetteva di scrutare attenta i due amici stesi sul letto.

I suoi occhi spenti, ma vigili,  li fissavano come se si trovassero oltre il riflesso di uno specchio, facendola sentire ogni qualvolta sotto accusa o sporca di un qualche crimine, anche se tecnicamente non lo aveva commesso. Si vergognava di se stessa; percepiva la voglia incontenibile di allungare le mani verso quelle due figure riflesse, per poterle accarezzare e constatare che nonostante le contusioni erano lì con lei, ed erano vivi.

Neji aveva dato ordine di metterli entrambi in uno dei piccoli abitacoli che usavano principalmente per gli ospiti e che, fortunatamente, era rimasto intatto. Avevano medicato i due ragazzi con cura in più punti e per fortuna sembravano riprendersi ad ogni minuto che passava.

La ragazza era rimasta accanto a loro tutta la notte, seduta su una sedia in mezzo ai due letti.

Il giorno dopo il ragazzo con la coda – Shikamaru - si era recato al Paese della Castana, sotto ordine di Ino, per comprare alcuni farmaci utili, senza naturalmente nascondere il proprio risentimento.

«Non solo mi è toccato vedere la mia casa prendere fuoco, ma ora sono anche costretto da una scocciatura a snobbare» aveva borbottato, mentre al suo fianco Sai, con la spalla fasciata e bloccata gli sorrideva come suo solito, offrendosi di accompagnarlo.

Al suo commento Sakura si era irrigidita, sentendosi immediatamente in colpa.

«.. però grazie a loro ci siamo salvati» aveva però continuato con le braccia incrociate, lanciando a lei e ai due amici assopiti un sguardo decisamente profondo.

Non voleva sbagliarsi, ma a Sakura le era parso di aver addirittura scorso un lieve sorriso sulle sue labbra.

Al contempo Neji aveva chiesto a Sai di realizzare alcune delle sue illustrazioni a perlustrare la zona; in questo modo non sarebbero stati impreparati.

In effetti aveva ragione: non era da escludere ipotizzare un qualsiasi altro attacco da parte di quei pazzi. Sicuramente scoprire di aver perso due membri non gli avrebbe fatto molto piacere.

Sperava col tutto il cuore che questi non esigessero vendetta. Agitata cominciò a torturarsi le dita, stando comunque attenta alle fasciature che si era fatta attorno le mani. Quando aveva afferrato il ramo ardente per poter bruciare i foglietti di Konan si era scottata superficialmente la pelle, che era divenuta rossastra e dato che non avevano smesso un attimo di pulsare aveva preferito bendarle, anche se tecnicamente si era accorta del dolore solo alcune ore dopo; la sua attenzione era perlopiù dedicata ai suoi amici.

«Vuoi qualcosa da mangiare?»

Sussultò appena, mentre Hinata le stava offrendo generosamente un piatto composto da deliziose palline di riso. Senza dire nulla però la ragazza rifiutò, tornando poi a guardare con occhi attenti il volto chiaro e addormentato di Sasuke.

«S-sai, sei stata molto coraggiosa» disse poco dopo la mora, sedendosi sul letto di Naruto, stando attenta a non dargli fastidio, mentre il piatto lo appoggiò sul comodino vicino.

La giovane ispirò rumorosamente, chiudendo gli occhi, mentre un fastidioso dolore all’altezza dello stomaco la fece quasi tentare di accettare il pasto appena offerto «Io non ho fatto niente. Dovresti dirlo a Naruto e Sasuke quando si sveglieranno»

Hinata abbassò i suoi occhi perlacei, per poi posarli sulla figura placata del giovane Ninja, pensierosa «Fa strano rivederlo su un letto»

Sakura, incuriosita, si voltò verso di lei «Sei stata tu a soccorrerlo tre anni fa?»

Alla sua domanda la giovane arrossì leggermente «S-si, anche se all’inizio avevo esitato. Mio cugino Neji preferisce restare lontani dal mondo esterno per tenerci al sicuro, ma..» si bloccò un attimo e prima di continuare spostò accuratamente dalla fronte del ragazzo un ciuffo biondo «Quando lo vidi la prima volta capì che Naruto-kun non poteva essere una persona cattiva»

La voce di Hinata era dolce, buona.. innamorata e per un attimo Sakura provò invidia per lei, perché quell’emozione era talmente forte e profonda che poteva percepirla anche dal suo bellissimo sguardo. Allo stesso tempo però era felice che una persona così benevola si fosse legata a Naruto, così come lui del resto, ormai era chiaro.

«Ti devo un favore allora» disse con un sorriso, che Hinata ricambiò timida.

Si portò una ciocca lunga dietro l’orecchio e Sakura provò l’istinto di fare lo stesso, ma solo in quel momento si ricordò della pazzia che aveva fatto per liberarsi dalla stretta di Konan; ormai i suoi lunghi capelli non c’erano più e lei non aveva idea di che aspetto avessero in quel momento.

«V-voi siete amici?» domandò improvvisamente la mora, attirando la sua attenzione.

Non appena si voltò nuovamente verso di lei osservò il suo viso divenire ancora più rosso, stringendosi nelle spalle. Sicuramente si era pentita di averle posto una domanda così evidentemente sospettosa.

Istintivamente le venne da sorridere «Sin da bambini. Per me Naruto è come un fratello, tranquilla» la prese in giro divertita, facendole l’occhiolino, provocando alla giovane ancora più imbarazzo.

«N-no! E-ecco io..»

«Ehi»

Le due si voltarono all’unisono – Hinata tirò un sospiro sollevato -, osservando la figura di Ino che squadrava le due ragazze con i suoi occhi azzurri. La sua guancia destra era coperta da un cerotto, così come su diversi punti delle braccia, ma nonostante questi restava comunque bellissima.

Sakura si irrigidì leggermente quando vide la bionda scrutarla con attenzione.

«Quei capelli sono orrendi» la rosa fece una smorfia infastidita, abbassando il viso, ma lei continuò «Se vuoi posso aiutarti a sistemarli»

Hinata sorrise all’amica, a differenza di Sakura, che strabuzzò leggermente gli occhi, non aspettandoselo. Lanciò uno sguardo alla mora che con un gesto del capo la incoraggiò, mettendosi in piedi.

Dopo attimi di esitazione Sakura fece lo stesso, seguendo le due ragazze, fino a raggiungere un’altra stanza. Ino la fece sedere su una sedia e si mise dietro di lei con un paio di forbici – come minimo aveva usato quella scusa per trafiggerla -, mentre Hinata osservava la scena in piedi, con le mani unite e stese lungo il bacino.

Ino studiò bene la situazione: i capelli rosa, dato che erano stati tagliati con un colpo deciso, non erano per niente precisi. La parte destra era leggermente più corta rispetto a quella sinistra, creando quasi una linea obliqua.

I capelli superavano leggermente e disordinatamente le spalle. Il ciuffo era invece rimasto del tutto intatto, ma andavano comunque sistemati. Con decisione iniziò a tagliare con cura, aiutandosi con le dita della mano sinistra, mentre l’altra maneggiava quasi con maestria le forbici.

«Ammetto che ti ho valutata male» iniziò a dire con voce altezzosa, rompendo il silenzio che si era creato, ma subito dopo divenne seria «Grazie per averci salvato»

Sakura, che osservava con occhi distratti il pavimento in legno li chiuse, stanca «Come ho già detto a Hinata non dovete dirlo a me, ma a Naruto e Sasuke»

«Però se non fosse stato per te il tipo dai capelli scuri non avrebbe reagito e forse noi saremmo morti per colpa di quella stronza» rispose la bionda con le rime, tagliando un altro ciuffo che si unì agli altri per terra, ma dato che non ricevette risposta sbuffò seccata «Oltre ad essere viziata sei pure modesta»

«Non sono viziata!» sbraitò Sakura, ma senza muoversi, finché ad Ino non scappò una risata divertita.

«Certo, come no»

Hinata intanto osservava la scena appaga. Lei e Ino si conoscevano da quando erano nate e, nonostante di carattere fossero sempre state completamente diverse, col tempo aveva capito che la giovane non era cattiva, ma semplicemente orgogliosa. Alla fine il suo cuore era buono e puro e lo apriva solo alle persone che avevano meritato la sua fiducia, come Shikmaru – suo migliore amico – o Sai, anche se all’inizio il suo carattere eccentrico dovuto ad un passato tragico lo aveva abbastanza penalizzato.

Sicuramente le gesta di Sakura non erano sfuggite ad Ino, per questo motivo aveva preso in mano le redini, per poter rimediare a quella presentazione iniziata male e che forse sarebbe potuta mutare in un qualcosa di più avvenente.

La giovane principessa non appariva come la bionda l’aveva descritta all’inizio, o almeno secondo Hinata. Pareva semplicemente una ragazza energica, ma allo stesso tempo fragile, pronta a fare qualsiasi cosa per raggiungere i suoi scopi onorevoli. Aveva visto come Naruto-kun le aveva riservato diverse attenzioni e in un primo momento si era pure sentita invidiosa, ma allo stesso tempo aveva notato che le iridi azzurre del ragazzo trasmettevano un qualcosa di particolare, un qualcosa che le ricordava molto Neji quando le rivolgeva un sorriso fraterno, mentre, quando si posavano su di lei divenivano più profondi e.. affascinanti.

Si era data della stupida per aver dubitato solo per un attimo di lui.

«Ecco fatto, credo di aver finito» disse improvvisamente Ino, osservando soddisfatta da dietro il taglio.

Hinata scrutò il viso della rosa con attenzione e un dolce sorriso spuntò dalle sue labbra «Stai benissimo Sakura-chan»

Questa, leggermente ansiosa, alzò una mano, accarezzando con i polpastrelli i suoi capelli perfettamente lisci, costatando che erano stati sistemati in un preciso caschetto che le sfiorava appena le spalle, anche il ciuffo sinistro era stato sistemato più o meno nella stessa lunghezza.

«Manca solo un tocco finale, vediamo..» ribadì pensierosa Ino, aprendo un cassetto e curiosandoci. Appagata tirò fuori una fascia nera, sistemandola poi sulla testa rosa, mentre il ciuffo lo portò dietro l’orecchio «Ecco fatto! Ora sei perfetta»

Sorridente le porse uno specchietto davanti al viso e Sakura lo strinse appena, per potersi specchiare meglio.

Rimase in silenzio, ammirandosi: sembrava completamente un’altra persona, ma il risultato finale la soddisfaceva molto.

«Mi piacciono. Grazie Ino» proferì timida, ma allo stesso tempo riconoscente, sorridendole.

Ino ricambiò «Fattelo dire, ti risaltano molto di più il viso e quando ad una ragazza donano i capelli corti significa che ha una bellezza fuori dal comune» pronunciò sicura, incrociando le braccia sotto il seno, ondeggiando la sua lunga coda.

Sakura arrossì appena e si mise in piedi, mentre una strana sensazione di freschezza alla nuca la fece rabbrividire. Era sempre stata abituata ad averli lunghi, ma pettinata in quel modo si sentiva più libera e carina, per una volta.

Le tre ragazze tornarono nella stanza dove si trovavano i due letti, scoprendo che Sai e Shikamaru erano, a quanto pare, ritornati dal Paese della Cascata e insieme a Neji proferivano tra loro. Non appena questi notarono la loro presenza smisero di parlare, voltandosi completamente verso di loro.

Neji fece alcuni passi avanti e dopo aver raggiunto la rosa la guardò attentamente negli occhi «Non ti abbiamo ancora ringraziata per quello che hai fatto. So che non meritiamo il tuo perdono per come vi abbiamo trattati, ma vi siamo riconoscenti»

Se non fosse stato per il tono di voce benevolo, Sakura avrebbe giurato che in quel momento ce l’avesse a morte con lei, ma forse era colpa del colore singolare delle sue iridi, che lo rendevano molto più duro, a differenza di Hinata.

Colpita e allo stesso tempo compiaciuta gli regalò un sorriso grato «Tranquilli, è acqua passata ormai»

Il giovane annuì leggermente, lanciando un’occhiata a Naruto steso sul letto «Potete stare qui il tempo necessario per far riprendere Naruto e l’altro ragazzo» tuttavia, non appena scrutò la seconda figura addormentata non riuscì a trattenersi «Lui è un Uchiha, vero?»

Sakura, in un primo momento, rimase alquanto sorpresa, ma poi si riprese. Sicuramente il clan Uchiha era uno dei più riconosciuti in tutte le terre, soprattutto per le loro singolari abilità e senza ombra di dubbio a Neji non era sfuggita la presenza del suo Sharigan.

«Si, lui e suo fratello sono gli ultimi rimasti» spiegò, con un sospiro affranto.

«Cosa?»

La domanda improvvisa di Ino le fece aprire gli occhi, notando immediatamente le espressioni sorprese dei presenti.

Boccheggiò appena, non aspettandoselo «Non.. sapete niente della Notte della Strage?»

«I nostri genitori ci hanno proibito di ricevere qualsiasi informazione che arrivasse dal Paese del Fuoco» spiegò Shikamaru, utilizzando quel suo solito tono stanco.

Sakura si morse nervosa il labbro. Quella vicenda, quando era venuta a saperla – di punto in bianco per giunta – l’aveva abbastanza destabilizzata. Fin da quando era bambina aveva sempre avuto una memoria positiva di suo padre: un Re buono, giusto, pacifico e contrastante ad ogni sorta di violenza; forse anche troppa dato che una semplice febbre lo aveva costretto a rinchiuderla fino ai suoi ventuno anni a palazzo, però poteva ben capire le sue scelte azzardate.

Sua madre era morta durante il parto, stanca e consumata per una malattia incurabile e sconosciuta e che lei stessa aveva ereditato. Tutti l’avevano data per spacciata e invece, contro ogni supposizione, era improvvisamente guarita. La sua paura quindi era ben giustificata insomma, ma non quello che l’aveva spinto a bandire degli uomini – forse – innocenti; per questo motivo la voglia di conoscere accuratamente quella assurda storia era tanta.

Si strinse lievemente le mani bendate, per fondersi coraggio, cercando di usare un tono di voce chiaro, ma al contempo benevolo «So che per voi è un argomento delicato, ma ci terrei molto se mi spiegaste meglio questa vicenda»

Vide il volto dei ragazzi rabbuiarsi appena, ma non dissero nulla, così decise di continuare «Non ho idea di come mio padre gestisse il suo regno, perché lo faceva minuziosamente e sotto l’ala protettiva del padre di Sasuke. Io sono sempre stata messa in disparte, obbligata a rimanere chiusa a palazzo»

Sapeva che la sua voce si era leggermente abbassata, non le era mai piaciuto spiattellare agli altri i suoi problemi, però voleva dimostrargli che ci teneva davvero alla loro storia e per fortuna Hinata sembrò accorgersene, dato che per la prima volta fu lei a prendere parola.

«A-anche noi non sappiamo alla perfezione quest’avvenimento, perché i nostri padri hanno preferito taciuto però, da quello che siamo riusciti a scoprire, sembra che poco prima di essere banditi fosse scoppiata una battaglia»

Sakura assottigliò le sopracciglia, impensierita «Sui libri non c’è niente del genere» sussurrò, più a se stessa che a loro «Forse c’era stata una sorta di rivolta?» ipotizzò, ma questi negarono col capo.

«Non lo sappiamo» sbuffò Shikamaru, incrociando le braccia.

Sakura si portò una mano sotto il mento «I vostri genitori erano semplici popolani di Konoha?»

«No, erano membri di famiglie nobili. Io e mia cugina facciamo parte del Clan Hyuga» spiegò sbrigativo Neji.

Ad udire quel nome Sakura si irrigidì. In un attimo la sua mente volò nel suo posto segreto, dove aveva trovato e successivamente letto non solo dei tomi riferenti alla sua famiglia e a quella di Sasuke, ma anche di altri clan, tra cui proprio gli Hyuga. Strinse gli occhi, cercando ricordare più informazioni possibili che malauguratamente aveva letto molti anni prima.

«Nella biblioteca reale c’erano dei libri sulle vostre famiglie, li ho letti tutti, ma nessuno di questi accennava all’esilio o ad uno scontro» frusciò, sempre più spossata, così come Ino che scosse la testa, massaggiandosi una tempia con le dita.

«Questa storia sta cominciando ad essere sempre più strana» commentò stanca, guardando poi tutti «Forse è meglio continuare un altro momento»

Sakura si morse l’interno guancia, abbracciandosi appena il busco con le braccia «Si, forse è meglio»

Anche gli altri acconsentirono, decidendo poi di uscire dalla piccola capanna, per lasciarla sola. Solo le due ragazze rimasero insieme a lei. La giovane dai capelli rosa si sedette con uno sbuffo sulla solita sedia tra i due letti, Hinata su quello di Naruto e Ino su un’altra seggiola, portandola di fronte a Sakura e sedendosi al contrario, per tenere così le braccia poggiate sullo schienale.

«Sakura..» disse ad un certo punto seria, obbligando la giovane ad aprire gli occhi e sollevare lievemente la testa, dato che l’aveva abbandonata all’indietro; le era venuto un forte mal di testa.

«Tu eri a conoscenza della tua abilità?» continuò poco dopo, prendendo Sakura alla sprovvista, così come Hinata, che sussultò appena.

«Di che parli?» domandò la rosa confusa, mettendosi in posizione eretta.

«Quando ho soccorso Sasuke ho visto che la sua ferita era quasi del tutto rimarginata. Hinata l’ha addirittura controllato col suo potere oculare e ha visto che tutti i danni interni erano stati cicatrizzati. Con ferite simili poteva morire sicuramente di emorragia interna»

A tale notizia Sakura dilatò gli occhi, volgendo lo sguardo verso il moro, che continuava a dormire tranquillo, nonostante le innumerevoli fasciature. Subito dopo aprì i palmi delle mani, scrutandole. Era capitato tutto così in fretta che si era dimenticata di quello che era accaduto, di quello che lei, a quanto pare, aveva eseguito.

«Io.. io non lo so. Non ho mai fatto niente del genere e in quel momento volevo soltanto che Sas’ke guarisse» mormorò, mentre le sue mani cominciarono a tremare appena.

Ad un certo punto sentì un tocco gentile sfiorare la sua spalla e quando si voltò incrociò quello gentile di Hinata «Sakura-chan, posso provare a fare una cosa?»

Si turbò appena, ma le diede comunque il consenso, annuendo col capo.

Hinata si mise in piedi e chiuse gli occhi, come se si stesse concentrando. Si portò davanti al viso la mano destra e quando riaprì le sue iridi queste presero un colorito ancora più perlaceo, mentre i vasi sanguigni attorno ad essi e sulle tempie di gonfiarono notevolmente. Sakura sobbalzò appena, ma rimase immobile, lasciando che quelle pupille trasparenti studiassero attente il suo corpo.

Quindi era quella la loro abilità oculare? Era molto diversa da quella di Sasuke; chissà cosa era in grado di fare..

Pochi secondi dopo Hinata riabbassò il braccio e tornò normale, rivolgendosi a Ino che era rimasta in silenzio «Nel suo corpo scorre un’alta quantità di chakra, ma è come se fosse bloccato» disse sicura.

La bionda divenne pensosa «Forse perché non l’ha mai manifestato fino ad ora»

Sakura, sempre più confusa attirò la loro attenzione, agitando le mani «Aspettate, quindi mi state dicendo che anch’io possiedo del chakra?»

Hinata annuì, sorridendole «E non uno qualsiasi, ma quello curativo»

Ino e Sakura trasalirono, particolarmente quest’ultima. Un ricordo lontano riaffiorò la sua mente, quando aveva scovato quel particolare libro di medicina, che spiegava la tecnica della medicazione attraverso il potere del chakra, un’abilità talmente rara e bramata che le poche persone che la possedevano erano ormai passate a miglior vita per chissà quali motivi. 

«Ma, io credevo che quest’abilità non esistesse più..» parlottò, ancora sconcertata.

Ino però le sorrise, colpendo appena la sua spalla con un pugno «Beh, a quanto pare ti sbagliavi fronte spaziosa!»

A quell’assurdo appellativo Sakura aggrottò le sopracciglia e istintivamente si tastò la fronte che in effetti era sempre stata un po’ più grande del normale.

«Forse dovresti riprovarci, così a forza di usarlo lo sbloccherai del tutto» propose Hinata con una alzata di spalle.

Sakura aprì la bocca per controbattere, ma Ino la precedette, unendo decisa le mani con un sonoro applauso.

«Bene! Facciamolo allora!» un attimo dopo si strappò senza ritegno il cerotto dalla guancia, mostrando così una lunga, ma sottile lacerazione rossastra «Avanti, togliermi dalla faccia questo orribile taglio!»

«Cosa?»

«Avanti fallo! Così Sai potrà riprendere a disegnare il mio bel faccino» esclamò sognante Ino, continuando ad indicarsi il punto.

Sakura però boccheggiò appena, agitando le mani «N-no! Non so come fare e.. e se per caso facessi peggio?»

«È chakra curativo non distruttivo, al massimo farai solo cilecca» borbottò la bionda, roteando gli occhi e continuando ad avvicinare il proprio volto.

Sakura però non era del tutto sicura, così Hinata decise di intervenire in suo soccorso.

«Chiudi gli occhi Sakura-chan e concentrati» proferì calma e lei, incerta, lo fece «Il chakra è una forma di energia mista alla forza del corpo e quella spirituale. Per attivarlo ci vuole esercizio ed esperienza, ma l’importante è che tu diventi tutt’una con lui, devi sentirlo scorrere dentro di te»

Mentre parlava, Hinata aveva stretto leggermente la mano della ragazza, facendole sfiorare poi la guancia di Ino, in una dolce carezza.

«Fa parte di te, devi solo scavare a fondo e trovarlo»

Sakura, ormai del tutto presa dalle sue parole, sentì che attorno a lei non udiva più alcun suono, non percepiva nessuno, era solo lei. Le sembrava quasi di cadere nel vuoto, circondata dal profondo e infinito nero e per un attimo si spaventò anche, ma subito dopo percepì un forte calore partire al centro del suo petto, che pian piano cominciò a divampare lungo tutto il suo corpo: le braccia, le gambe, la testa, il busto.. un piccolo bagliore sbocciò da quell’interminabile buio.

Era quello il chakra?

«Lo sento..» sussurrò, mantenendo comunque gli occhi chiusi

«Ora prova a concentrarlo tutto sulla tua mano»

Hinata la lasciò andare, rimanendo in attesa.  

Alcuni secondi dopo vide il volto di Ino illuminarsi da una luce verdastra, che fuoriusciva dalla mano bendata della rosa. Era molto lieve e durò pochi attimi, però era riuscita a sprigionarlo.

Nel momento in cui Sakura sentì il formicolio diminuire – lo stesso che aveva percepito quando si era poggiata a Sasuke – riaprì gli occhi, ma senza togliere il palmo dalla pelle nivea di Ino.

«Allora?» domandò questa ansiosa.

Sakura ingoiò rumorosamente prima di togliere con una lentezza infinita il suo arto e, senza volerlo, smise di respirare, mentre Hinata sorrise soddisfatta: il taglio era completamente sparito, senza lasciare la minima traccia, come se non ci fosse mai stato; la gota di Ino sembrava addirittura più lucida, come se fosse stata eliminata in ugual modo la pelle superficiale screpolata.

«Ce l’ho fatta» disse Sakura, ancora meravigliata.

Elettrizzata Ino toccò la parte liscia che fino a pochi secondi prima era lesa, sorridendo poi alla rosa «Niente male per essere una novellina fronte spaziosa!» commentò, regalandole un occhiolino.

Hinata però sciolse il sorriso che fino ad un attimo prima aveva abbellito il suo viso fatto di porcellana, divenendo immediatamente seria «Comunque Ino-chan è meglio tenere segreta questa sua abilità»

La bionda, confusa, alzò un sopracciglio «E perché scusa? È molto rara, ma soprattutto utile!»

La giovane sospirò, guardando assorta le sue mani unite in grembo «S-si, è vero. Una volta però ho letto qualcosa inerente a questa capacità e so che è molto ricercata, soprattutto da uomini che hanno scopi malvagi»

Alle sue parole Sakura sentì un leggero brivido percorrerle l’intera spina dorsale, lasciando che tutte le informazioni che aveva letto sul libro tornassero nuovamente a galla «Anch’io ne sono a conoscenza e credo che abbia ragione Hinata. Non voglio mettervi ancora in pericolo per colpa mia perciò preferisco che rimanga tra noi»

Le due rimasero serie, mentre Ino si issò dalla sedia, alzando leggermente le mani in segno di resa «Come volete, terrò le labbra sigillate» enunciò rassegnata, posizionando poi il braccio a novanta grandi, chiudendo il palmo con un pugno, in segno di vittoria.

«Ora se volete scusarmi devo mostrare a Sai questa meraviglia. A dopo!» commentò radiosa, indicando con un cerchio il suo volto, per poi uscire fuori, sotto lo sguardo divertito delle due ragazze.

Sakura, dopo aver scorso la lunga coda di Ino scomparire dall’uscio si voltò nella direzione della mora, che sistemava con cura le coperte di Naruto. A primo impatto sembrava una ragazza molto timida – cosa che infondo lo era – e riservava, ma da quando era arrivata lì si era subito mostrata gentile e onesta verso di lei e questo non poteva tralasciarlo. Lei e Ino si erano dimostrate pure di cuore, aiutandola come potevano; era la prima volta che qualcuno le riversava quelle attenzioni al di fuori di Naruto e Sasuke, da sempre stati i suoi unici amici.

Senza rendersene conto un dolce e ampio sorriso abbellì le sue labbra, che un attimo dopo parlarono da sole «Grazie Hinata-chan, per tutto»

Questa, non aspettandoselo, irrigidì la schiena, così come le sue gote, che si tinsero di un inconfondibile colore scarlatto «N-non ho fatto niente»

Si guardarono per diversi secondi, appagate, quando ad un certo punto udirono un lamento, seguito dal fruscio delle coperte.

«Aaah, la testa..»

Naruto, che si era appena svegliato, aveva leggermente alzato il capo, accarezzandolo con la mano fasciata. I suoi occhi però rimasero serrati, sicuramente per trattenere il dolore.

Le due ragazze sorprese pronunciarono all’unisono il suo nome, sollevate, obbligandolo ad aprire le sue iridi azzurre, incrociando immediatamente il volto angelico della Hyuga, che si trovava ancora seduta sul suo letto.

«H-Hinata..?» ci mise pochi secondi per riordinare le idee e quando lo fece si mise seduto di scatto «Hinata! Dov’è finito quel bastard.. ahia!»

Una fitta atroce colpì il suo ventre, obbligandolo a stringere i denti e toccarsi il punto con la mano, rendendosi conto che la sua armatura era stata sostituita da una semplice maglietta bianca. Il suo busto era stato fasciato con cura.

Hinata, preoccupata, allungò le mani verso di lui, obbligandolo a distendersi di nuovo «N-Naruto-kun non devi muoverti, o la ferita si aprirà»

Ripresosi, il biondo si guardò attorno, scrutando poi la giovane «Che è successo?»

«Hai sconfitto uno degli uomini dell’Akatsuki, ma hai riportato una grave ferita e sei svenuto» spiegò veloce Sakura, obbligando il ragazzo a spostare la sua attenzione verso di lei.

Per il ragazzo non fu difficile notare il radicale cambiamento che presentava l’amica. Boccheggiò appena, scrutando confuso le ciocche rosa dell’amica «Sakura-chan i tuoi capelli..»

Sakura lo guardò confusa, ricordando pochi attimi dopo il suo ‘nuovo look’ «Cosa? Oh, sì hai visto? Ho voluto accorciarli» disse scherzosa, toccandosi le punte.

Naruto rimase a contemplarla, ammettendo che l’amica non stava male, anche se in generale, sulle ragazze, preferiva molto di più i capelli lunghi. Riprese poi a esaminare la stanza e solo in quel momento notò il secondo letto, riconoscendo i capelli neri del compagno sbucare dalle coperte.

«Anche Sasuke..?»

Sakura lanciò uno sguardo al moro, sospirando «Lui era messo peggio di te, però è riuscito a battere Deidara e pian piano si sta riprendendo»

Il biondo abbassò il capo pensieroso – dato che alla fine aveva preferito tenere le spalle poggiate sul ripiano del letto -, osservandosi le mani, anche quelle bendate: sicuramente l’utilizzo del doppio Rasengan gli aveva provocato qualche escoriazione, ma a lui importava poco; quel che contava era che quel bastardo di Hidan fosse morto, ed era felice che anche Sasuke fosse riuscito a sconfiggere l’altro: altri due in meno!

«N-Naruto-kun.. stai bene?»

La domanda timida e sussurrata della giovane dai capelli scuri lo obbligarono a rialzare lo sguardo, incrociando quei particolari occhi perlacei che gli avevano sempre rivolto piacevoli attenzioni.

«Si, grazie Hinata» disse sorridente, facendo di conseguenza arrossire la ragazza.

Pochi secondi dopo Naruto si stiracchiò le braccia, portandole verso l’alto e senza esitazione si scostò le coperte di dosso, poggiando i piedi sul pavimento, ma senza alzarsi.

«Fermo Naruto che fai?» proferì subito Sakura, avvicinandosi di un passo al letto su cui era sdraito.

«Non sento più le gambe, ho bisogno di sgranchirle e poi non è della mia natura restare fermo in un letto tutto il giorno» borbottò lui, ma senza smettere di mostrare la sua brillante dentatura.

«Ma così rischi di peggiorare!»

Naruto fece un gesto con la mano, mettendo poi forza alle braccia, per aiutarsi a mettersi in piedi piano «Sciocchezze, ormai sto bene! Non dimenticarlo Sakura-chan, io sono una roccia!»

In un attimo rimase in piedi sulle proprie gambe, ma dovette goderselo per pochissimi istanti dato che subito dopo le due ginocchia cedettero, ma per sua fortuna Hinata lo aveva preso in tempo, obbligandolo ad allacciare un braccio attorno le sue spalle, dato che era più alto. A quella scena Sakura sbuffò, ma tanto sapeva che l’amico era un testone e decise di lasciarlo fare.

Notò che Hinata aveva praticamente cambiato colore, ma non intendeva lasciarlo andare, mentre Naruto le sorrideva felice, ringraziandola. Rimase a scrutarli diversi secondi, costatando che tra quei due c’era una forte e bellissima sintonia. L’interesse di Hinata era più che evidente, ma ora che poteva anche scorgere Naruto, vide che i suoi occhi erano più luminosi del solito e riservavano alla giovane di fianco a lui uno sguardo che fino ad ora non aveva mai scorto in lui e questo la rese felice.

«Se è così allora.. Hinata! Perché non accompagni Naruto a fare una passeggiata? Così si riprende un po’» disse con nonchalance, rimettendosi a sedere sulla sedia.
L’interessata alle sue parole per poco non svenne «C-c-c-cosa.. n-no io..»

«Splendida idea! Andiamo Hinata!»

Hinata, ormai diventata bordeaux, fu costretta a farsi trascinare via dal biondo, nonostante camminasse come un bradipo, ma poco prima di varcare la soglia lanciò un’occhiata preoccupata alla rosa, che la salutava con la mano e le sussurrava col labiale un finto rammarico ‘scusa’.

Per l’intero pomeriggio Naruto aveva letteralmente rapito la povera Hinata, obbligandola ad accompagnarlo in diversi posti attorno al piccolo vilaggio, sotto gli occhi attenti, ma divertiti di Neji. Giunta la sera il ragazzo aveva proposto a Naruto di riposare nel loro alloggio, nella camera degli ospiti, in modo tale che Hinata accorresse immediatamente per un suo bisogno, dando di conseguenza un letto su cui riposare a Sakura, dato che la sua parte testarda aveva preso completamente il sopravvento.

Non aveva intenzione di lasciare Sasuke.

Nonostante però il letto libero, la giovane dai capelli corti non si era un attimo schiodata da quella sedia, persino di notte. Il giorno dopo si era più volte tartassata il cervello perché le era venuta l’idea malsana di provare il chakra curativo sul moro, che continuava a non mostrare segni di recupero, benché la ferita stesse guarendo – a detta di Ino che medicava le sue fasciature.

“Il suo corpo sta recuperando, ma ha bisogno del suo tempo” aveva detto.

Per quasi tutta la giornata si era mangiata le mani perché ogni volta che si convinceva a farlo, un attimo dopo ci rinunciava. Hinata era stata pure molto gentile con lei, perché le aveva portato da mangiare e quando Naruto non si teneva occupato con qualcun’altro approfittava del momento per farle compagnia, così come la bionda.

Più tempo stava con le due ragazze e più Sakura avvertiva una sorta di piacevole armonia, che fino ad all’ora aveva dimostrato solo con Naruto e Sasuke.

Infine era calata nuovamente la notte e per colpa degli innumerevoli pensieri e le precedenti notti insonne, Sakura cedette alla stanchezza, poggiata al letto di Sasuke, senza neanche accorgersene, sotto gli occhi divertiti delle giovani, che decisero di lasciarla riposare, non prima di aver poggiato sulle sue spalle una coperta di cotone.



**



Un profumo di legno e muschio giunse alle narici del giovane steso supino e per la prima volta i suoi occhi si schiusero. Rimase a guardare attento il soffitto, per cercare di ricordare con chiarezza cosa fosse accaduto. Istintivamente portò una mano davanti al viso, coprendosi quasi del tutto i suoi occhi che bruciavano appena, nonostante l’assenza di luce.

Un leggero movimento alla sua destra attirò la sua attenzione e una volta spostato lo sguardo riconobbe il colore dei suoi capelli, illuminati dai raggi lunari che filtravano dalla finestra vicina. Sakura, seduta su una sedia, si era addormentata appoggiata al materasso del letto sul quale era stato coricato, col capo rivolto nella sua direzione, mentre le braccia le utilizzava come appoggio. Un senso di beatitudine e tenerezza riempì il suo petto, svegliandolo del tutto e subito dopo un tenue sorriso mozzò le sue labbra. 

Con una certa cautela e difficoltà, dovuta alla forzata immobilità, alzò il braccio, per sfiorare quei filamenti profumati. Pochi istanti dopo la ragazza tirò un sospiro e contemporaneamente le sue palpebre sbatterono diverse volte, lasciando che le lunghe ciglia carezzassero gli zigomi, fino a quando il suo verde non si mischiò con un nero pece inconfondibile.

Credendo di sognare Sakura alzò il busto superiore dolorante – specialmente la schiena -, scrutando con attenzione il giovane che aveva riposto velocemente il braccio al suo posto. Campendo che quello che aveva davanti non era frutto della sua fantasia tentennò appena.

«S-Sasuke!» mormorò lei avvicinandosi di più a lui, che aveva abbassato lo sguardo «Stai bene?»

Il moro fece un lieve movimento, tastandosi la fasciatura sul petto che sbucava dalla maglietta bianca e sbottonata. Non gli faceva male, ma tirava appena ogni tanto.
«Si..»

La sua voce era bassa e abbastanza roca, obbligandolo a tossire un poco, sicuramente per colpa della disidratazione. Sakura infatti se ne accorse e trattenendo i dolori muscolari si mise in piedi, facendo cadere la coperta.

«Aspetta» disse sbrigativa. Accese una candela per illuminare la stanza e riempì un bicchiere d’acqua con la caraffa, poggiati sul tavolino, portati accuratamente da Hinata quel pomeriggio.

«Ecco tieni»

Sasuke accettò l’oggetto e senza esitazione bevve tutto d’un fiato, provocandogli una piacevole sensazione di freschezza lungo la gola. Sakura rimise il bicchiere al suo posto e tornò a sedere, controllandolo preoccupata.

Sasuke si scompigliò i capelli, rendendosi conto che una garza era stata legata attorno le sue tempie.

«Quanto ho dormito?» domandò in un sussurro, osservando distratto le coperte.

«Quasi tre giorni»

Alla sua risposta Sasuke trattenne un’imprecazione, stringendo i denti e chiudendo gli occhi, mentre la sua mano si era nuovamente poggiata sulla sua testa, coprendosi l’occhio sinistro che ancora pulsava lievemente. Odiava essere debole e un peso per gli altri. Sicuramente il teme lo avrebbe preso in giro senza esitazione il mattino dopo.

Sakura, nel mentre studiava attenta le sue azioni, capì perfettamente che il ragazzo stava cercando di accettare quella condizione che lo stava irrimediabilmente  irritando. Presa dall’istinto e dalla tensione accumulata in quelle ore si alzò di slancio verso di lui, poggiando leggermente il ginocchio sul materasso e senza dargli il tempo di fare qualcosa lo abbracciò forte con le braccia attorno al collo, poggiando la fronte sulla sua spalla, stando comunque attenta a non fargli troppo male.

Sentì immediatamente i suoi muscoli contrarsi e nonostante il moro non ricambiasse il suo abbraccio non le importò; finalmente aveva aperto gli occhi e stava bene, per lei contava solo quello.

«Finalmente ti sei svegliato, ho avuto tanta paura»

Sasuke intanto aveva leggermente sbarrato gli occhi, che subito dopo divennero atterrati quando udì quelle parole; per tutto quel tempo si era preoccupata per lui sebbene avessero litigato e questo lo face sentire ancora più debole e abbattuto.

Le dita di lei, prima ancorate con fermezza sulla sua schiena, si erano distese in modo tale che sciogliessero a malincuore quell’abbraccio che tanto l’aveva appagata, riportando il suo busto eretto. Aveva issato la testa fino a incontrare gli occhi abbassati e stanchi di lui e il suo unico istinto fu quello di alzare il suo volto per potersi nuovamente perdere e specchiare in quel profondo petrolio nero, ma si trattenne.

Rimasero in silenzio, forse per cercare di elaborare al meglio quello che era appena accaduto e Sakura si sentì una sciocca per aver ceduto con tanta facilità.

Sasuke indurì le labbra sottili e dopo aver ingoiato un po’ di saliva provò a dire qualcosa «Gli altri?»

Una sensazione di sollievo riempì l’animo di Sakura, mentre con movimenti lenti cercava di sistemarsi al meglio sulla sedia «Stanno bene, Naruto si è svegliato ieri»

Quella percezione però durò pochi attimi perché ancora una volta vide che il ragazzo non accennava ad incrociare i suoi occhi, era come se cercasse di nascondersi o evitarla; pensare a quest’ultima possibilità la fece quasi sussultare, così come il suo cuore, che aveva cominciato a pompare forte.

Lui era ancora arrabbiato con lei, non c’erano altre spiegazioni. Malgrado quello che era accaduto tre giorni prima non era cambiato niente. In quei momenti, quando lo aveva protetto da Deidara pensava – sperava – che le cose si fossero sistemate da sole e invece il dannato orgoglio del ragazzo non aveva intenzione di cedere, ma lei poteva capirlo, perché sapeva che la colpa era solo e unicamente sua.

Qui non importa a nessuno che cosa ne pensi. Così aumenti la probabilità a quei tipi di ucciderti, in più ci rallenteresti e basta. Perciò torna indietro.

Le sue brusche parole proferite alle porte di Suna la colpirono improvvisamente a tradimento, provocandole quasi visibilmente un tremolio corporeo. Cominciò a torturarsi l’orlo della garza legata attorno le mani; a questo punto aveva intenzione di rimediare, di abbattere quel muro che li aveva divisi. Non aveva intenzione di lasciare che tra di loro si elargisse nuovamente quella fastidiosa barriera.

Ispirò col naso, anche se le sue parole ci misero diverso tempo prima di uscire dalle sue labbra.

«Senti Sasuke io.. volevo chiederti scusa» sputò infine, guardando agitata le coperte, non notando di conseguenza il corpo del ragazzo tentennare «Non volevo litigare con te quel giorno e se anche adesso non hai voglia di parlami ti capisco. Però.. ci tenevo a dirtelo»

Lo aveva detto, ce l’aveva fatta.

Solo in quel momento prese consapevolezza che in tutti quei giorni aveva evitato l’argomento non per una questione di superbia, ma perché aveva paura, paura di lui, di una sua reazione negativa, peggiorando così quel rapporto che per anni era sempre rimasto solido nonostante i trascorsi.

Sasuke d’altro canto si sentì ancora più idiota. Quella ragazzina aveva il potere di buttarlo a terra con delle semplici e oneste parole, divenendo quasi la sua nemica più tenibile. Un calcio tra i denti non era nulla in confronto a quello che aveva appena ascoltato e capì che oramai non aveva più senso tenere alta quella messinscena ridicola; Sakura non lo meritava e quello che gli aveva appena detto ne era la prova – una delle tante.

Tirò un sospiro e posò sugli occhi una mano, consapevole di quello che stava realmente per fare.

«Sono io che devo dirti scusa» e lo pensava davvero.

Aprì leggermente un bulbo oculare, spostando appena due dita, per poter vedere la reazione della ragazza, e come si era aspettato questa aveva strabuzzato lo sguardo, ma quando aprì la bocca per parlare lui la interruppe bruscamente.

«Non lo ripeterò più»

Un attimo dopo le labbra di Sakura si richiusero, anche se una lieve risata sfuggì al suo controllo, obbligandola a coprirsele con il palmo, mentre lui, senza farsi vedere, sorrise appena; finalmente era tornato tutto come prima.

Sakura lo guardò «Comunque non dovevi intervenire in quel modo tra me e Deidara, altrimenti non ti saresti stancato, e poi..» improvvisamente, le parole che aveva cominciato a pronunciare con determinazione si erano improvvisamente interrotte, dato che aveva prontamente ripensando a quelle del ragazzo che l’avevano trafitta come una lama invisibile «.. e poi avevi detto che non mi avresti più protetta»

Sasuke rimase in silenzio, anche se quell’assordante frase aveva completamente colmato senza esitazioni i suoi pensieri.

[…] Ma quando ti ritroverai in pericolo.. non contare su di me.

Parole dettate al vento, senza una ragione, senza una logica e prive di verità perché sapeva che lui ci sarebbe stato per lei, in qualsiasi momento, anche se l'aveva fatto arrabbiare.

«Non fare la noiosa» disse con un sbuffo divertito e guardandola finalmente in viso, constatando solo in quel momento la nuova capigliatura della giovane.

Irrazionalmente alzò un braccio e con un movimento veloce toccò le punte corte, smuovendole.

Sakura seguì la sua mano e quando questa mosse i suoi filamenti percepì un brivido. Dal suo sguardo capì che reclamava una spiegazione, ma lei lo accontentò con una semplice alzata di spalle.

«È strano, ma mi piacciono» proferì soltanto, facendo ondulare il caschetto.

Sasuke rimase a guardala attento. Il suo viso sembrava molto più limpido e pulito - nonostante la presenza di un piccolo graffio in fase di guarigione sullo zigomo -, il suo collo lungo e bianco era ben visibile e risaltava allo stesso tempo le scapole. La fascia nera che teneva in ordine il ciuffo le donava un’aria infantile, rendendola molto più bella.. E in quel momento ci credette davvero anche lei, non appena il ragazzo cominciò ad accarezzare i suoi ciuffi rosati collocati sulla guancia, regalandole uno sguardo così intenso che si ritrovò a rammentare quella famosa notte di otto anni prima, quando si trovavano insieme sul tetto ad osservare il paesaggio che li circondava.

«Ti ho mai detto che preferisco le ragazze con i capelli corti?» le disse maledettamente serio, dopo infiniti attimi fatti di assoluto silenzio.

Trattenne il fiato, rimanendo ferma a guardarlo, senza neanche avere il coraggio di dire qualcosa. Lui invece pareva tranquillo, come se avesse semplicemente detto quello che pensava.

“Svegliati Sakura! Stiamo parlando di Sasuke Uchiha”

Cacciò malamente la sua stessa voce che le aveva impestato la testa, cercando al contempo di nascondere le gote arrossate.

«È meglio che riposi ora» pronunciò poco dopo lui, indicando col capo il letto accanto.

I dolori muscolari, a quell’imposizione, ripresero senza sosta ad infastidire la sua schiena, il collo e le gambe.

Sorrise. Finalmente poteva dormire in un letto, sognando sogni tranquilli, perché Sasuke stava bene.

«Sì» mormorò, mettendosi sotto le coperte, ma prima di chiudere gli occhi, li posò su di lui, che scrutava distratto il soffitto.

«Buonanotte Sas’ke-kun»

Non appena sentì il suo respiro farsi pesante Sasuke si volse verso di lei, rimanendo nuovamente rapito da quel volto angelico. Il suo animo si placò all’istante; sapere che la giovane sarebbe rimasta vicino a lui come aveva fatto nei giorni precedenti lo fecero rilassare del tutto, mentre la stanchezza si impossessò un'altra volta dei suoi occhi ancora palpitanti. 

«Buonanotte Sakura»

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Capitolo 14
*** Emotions ***



Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





Capitolo 14 ~ Emotions  



Confusione.

Ultimamente, l'unica parola che gli permettesse di descrivere appieno il suo stato d'animo non era altra che quella.

Confuso, perché suo fratello aveva deciso di metterlo da parte come se fosse stato semplice pattume.

Confuso, perché inspiegabilmente non era stato in grado di gestire al meglio quella missione che andava sempre di più a degenerare.

Confuso, perché Sakura, nell’ultimo periodo, era la prima persona a cui andava a pensare ogni qualvolta che si svegliava, come in quel momento.

Non appena aveva aperto gli occhi un fastidiosissimo raggio di sole quasi lo aveva accecato, obbligandolo a portarsi frustrato un braccio sul viso. Persino la leggera fitta che attraversava il suo petto gli impose quasi a togliersi le bende per potersi sfregare la ferita, ma si trattenne, come era sempre riuscito a fare con le proprie emozioni negli ultimi otto anni.

Guardò attraverso il braccio fasciato il soffitto, cercando di non badare troppo al bruciore che ancora non aveva abbandonato la sua vista.

Emozioni.. lui ne aveva provate tante nella vita, per questo motivo aveva cercato di sopprimerle per sempre dalla sua personalità. Lo rendevano debole, vulnerabile, insicuro, eppure non poteva negare che al contempo lo avevano reso vivo. Sì, vivo.

Da quando aveva rivisto Sakura qualcosa dentro di lui era tornata a vivere, senza riuscire a porsi una spiegazione plausibile e questo lo irritava. Lo irritava notevolmente.

Non aveva il coraggio di muovere un muscolo, eppure voleva scendere da quel letto divenuto troppo rovente per il suo corpo. Forse aveva davvero ragione: le emozioni ingannavano gli uomini, rendendoli deboli, vulnerabili e insicuri.

«Buongiorno! Ti ho portato la colazione»

Mantenne l’occhio destro sulla trave che aveva attirato la sua attenzione, cercando di non badare alla protagonista che dalla scorsa notte – e i giorni precedenti – aveva tempestato i suoi pensieri più profondi, tanto da tingere di un colore decisamente più accentuato la sua carnagione pallida.

Nel frattempo, una raggiante Sakura era entrata dalla soglia, chiudendola poi con un calcio, dato che le mani erano occupate a tenere un vassoio. Aveva raggiunto il letto del ragazzo, poggiandolo poi sul comodino vicino, mentre Sasuke era rimasto fermo; sicuramente aveva ancora bisogno di qualche minuto per svegliarsi del tutto.

Divertita raggiunse la finestra, prendendosi la decenza di coprirla appena con la tenda, bloccando così la luce mattutina che baciava senza ritegno la figura del moro.

Tornò indietro, sedendosi sulla sedia e senza pensarci prese con due dita una prugna «Per guarire in fretta hai bisogno di energie» affermò rallegrata, agitando la mano vicino al ragazzo, che contrariato si mise a sedere, poggiando la schiena sullo schienale, senza guardarla.

Sapeva che era sbagliato rinnegare ciò che albergava dentro di lui, per questo motivo, infine, si convinse a posare lentamente i propri occhi su di lei, lasciando che il suo sorriso cagionasse – inspiegabilmente - un notevole peggioramento alla ferita all’altezza del petto, oppure era qualcos’altro? Sinceramente in quel momento non gli importò più di tanto, dato che ancora una volta quella ragazzina era riuscita ad eliminare immediatamente ogni suo dubbio, convincendosi che fin dal primo giorno che l’aveva scorta dietro quell’albero lui le aveva sempre voluto bene, come Naruto.

Sì, lui voleva bene a Sakura.

Scrutò velocemente la prugna offerta prima di accettarla senza lamentarsi «Grazie»

Sakura intanto aveva irrigidito la schiena, così come la sua espressione, che era divenuta indiscutibilmente sconvolta, quasi spaventata «S-Sasuke..»

Il ragazzo, che aveva appena ingoiato il frutto, sputando successivamente il nocciolo, si voltò curioso verso di lei, esaminando il suo improvviso cambiamento d’umore. Alzò un sopracciglio confuso, lasciando che lei continuasse a  farfugliare.

Ad un certo punto lei alzò il braccio, indicando il suo viso «Il.. il tuo occhio..»

«Cosa?»

Velocemente la rosa sparì di corsa in un’altra stanza, sotto lo sguardo sempre più sconcertato del giovane, obbligandolo a posare delicatamente una mano sullo zigomo, riaccorgendosi solo in quel momento del bruciore che non aveva smesso un attimo di tormentarlo da quando si era svegliato. Pochi istanti dopo la ragazza ritornò, con in mano quello che sembrava uno specchietto e senza esitazioni lo portò davanti a lui, così che potesse scorgere il suo riflesso.

«Cosa ti è successo?» domandò in un sussurro, lasciando che lui stringesse il piccolo cosmetico.

Boccheggiò scioccato, mentre la sua iride nera destra continuava a guardare quella sinistra, che non era più scura. Un colore violaceo ricopriva non solo la pupilla, ma anche completamente la sclera – la zona bianca -, seguito da una strana conformazione ottica formata da iridi concentriche. Già conosceva l’aspetto di quell’arte oculare, ma qualcosa di diverso, e che nei libri non aveva mai letto, era presente: l’occhio presentava delle tomoe con un disegno simile al classico Sharingan.

Sakura invece continuava a rimanere confusa. La notte scorsa non le era sembrato di averlo notato, ma forse era dovuto all’assenza di luce. All’inizio gli aveva fatto quasi impressione, ma ora che poteva osservarlo meglio doveva ammettere che era affasciante, forse ancora di più dello Sharingan e a Sasuke donava molto.

«Ho ottenuto il Rinnegan» mormorò dopo attimi di silenzio lui, continuando a specchiarsi «Nessun Uchiha prima d’ora c’era mai riuscito»

Sakura senza pensarci parlò «Perché hai usato il Susanoo?»

Sasuke si voltò sorpreso verso di lei, abbassando contemporaneamente lo specchietto, poggiandolo sulle gambe «Come lo conosci?»

Dandosi della stupida, la rosa iniziò a mordersi il labbro, mentre le dita delle mani cominciarono a tormentarsi. Quando aveva trovato e letto il volume sugli Uchiha non aveva detto niente a nessuno, per paura che glielo vietassero, però ormai non poteva più tener nascosto quel piccolo segreto; sperava soltanto che Sasuke non si arrabbiasse per aver sbirciato senza permesso un argomento che riguardava la sua famiglia.

«Da bambina ho letto un libro sul vostro Clan e oltre alla vostra stirpe spiegava anche le diverse capacità oculari»

Il moro annuì soltanto, osservando un punto impreciso della stanza «Ho già provato diverse volte a richiamare il Susanoo dato che ho lo Sharingan Ipnotico, ma non c’ero mai riuscito, solo Itachi»

Sakura tirò un sospiro interno dato che dalla sua voce non sembrava affatto adirato.

«E il Rinnegan come si risveglia?» domandò subito dopo curiosa, dato che nel libro non era presente e di conseguenza non conosceva perfettamente le sue doti.

Sasuke sospirò appena, scompigliandosi i capelli già in disordine «Nessuno lo sa. La leggenda dice che quest’occhio apparteneva all’Eremita delle Sei vie della Trasmigrazione, per questo motivo viene chiamato anche Occhio delle Sei Vie, ma può essere ottenuto da qualsiasi uomo»

«Quindi non importa essere un Uchiha?»

Lo sguardo eterocromo del giovane saettò sulla figura di Sakura, facendole provocare un leggero brivido lungo la schiena «I libri dicono che viene donato solo a coloro che si riterranno degni dall’Eremita»

Alle sue parole Sakura non riuscì a trattenere un sorriso, alzando leggermente le spalle «Beh, a quanto pare te lo sei meritato, sempre se questo Eremita esista davvero»

Sasuke però non pareva dello stesso avviso. Tornò a considerare distratto un punto davanti a sé, affondando leggermente la schiena e poggiando la nuca sul ripiano del letto. La sua mano si avvicinò lentamente sul suo viso, iniziando a tastare con movimenti monotoni lo zigomo sinistro.

Prima di allora non si era mai posto il quesito sull’identità reale o meno dell’Eremita, sebbene sua madre gli avesse raccontano diverse mitologie legate a lui, ritenendolo quasi un Dio. Non era mai stata una persona particolarmente legata alla credenza, ma in quel momento un altro problema era sorto in lui.

Una sensazione simile alla frustrazione aveva preso a infastidire il suo stomaco, obbligandolo quasi a rimettere il frutto appena ingerito. Lui aveva lottato e sacrificato anni della sua vita per diventare il più forte possibile, ma non sarebbe mai diventato come suo padre, come Itachi, Madara..

Se davvero esisteva, se davvero il suo compito era quello di trovare un prescelto, perché lui? Il membro più debole, piccolo e differito dell’ultima stirpe degli Uchiha?

«Madara Uchiha lo meritava, io non ho fatto nulla» mormorò, coprendosi completamente il volto con una mano, come se si vergognasse.

Madara Uchiha non solo aveva lottato e sacrificato molto di più rispetto a lui per tutta la sua intera esistenza, ma aveva portato la sua famiglia alla gloria, ottenendo il rispetto e la fiducia da parte del popolo del Paese del Fuoco e della casata reale.

Sakura rimase ad osservarlo a lungo. Quella era la prima volta che lo vedeva così abbattuto. Quando erano più piccoli era sempre stato in competizione con gli altri, specialmente con Naruto, senza avere problemi nell’esaltare le sue capacità, considerandosi molto più forte e abile rispetto al biondo – che naturalmente non accettava la cosa -; invece la persona che aveva dinanzi pareva completamente l’opposta.

Rispetto ai due ragazzi non aveva mai amato elogiare la propria persona, lo considerava un comportamento infantile e ridicolo, ma allo stesso tempo li capiva: erano nati e cresciuti in un’ambiente in cui dovevano dimostrare fin dall’inizio il loro onore, dato che un futuro anche loro sarebbero diventati dei grandi e valorosi Ninja, specialmente Sasuke, che apparteneva al Clan più riverito. Per questo motivo da ragazzini avevano adoperato quella strategia per migliorarsi ogni giorno.

Non poteva permettere a Sasuke di buttare al vento tutto il suo duro lavoro.

«Hai salvato me»

Le sue parole erano uscite senza pensarci, con tono serio e sicuro, così come i suoi occhi che osservarono la reazione sorpresa del moro, che si era voltato verso di lei. Non aveva idea se la leggenda dell’Eremita fosse vera, oppure aveva ricevuto quell’occhio proprio per quell’azione che già in passato aveva eseguito, non le importava, le bastava soltanto che Sasuke capisse che quello che aveva ricevuto doveva accettarlo, ma soprattutto che si sentisse fiero.

Sorrise appena, portandosi timida una ciocca dietro l’orecchio e quando anche le labbra dell’Uchiha si mossero leggermente verso l’alto la porta d’ingresso si spalancò di colpo, facendoli entrambi sussultare, tanto che i vetri delle finestre tremarono.

«Teme!»

Sasuke roteò gli occhi frustrato, mentre il fulmine biondo e ancora leggermente zoppicante raggiunse il letto, sotto lo sguardo divertito di Sakura e Hinata, che era entrata poco dopo e – fortunatamente – con meno teatralità.

«Finalmente ti sei svegliato dormiglione!» tuonò lui felice, regalandogli una pacca dietro la schiena diversamente fragile, facendo di conseguenza trattenere al moro un ringhio furioso e dolorante «Ma che hai fatto alla faccia? Sei ancora più inquietante» continuò lui, osservando accigliato il suo occhio sinistro.

Sasuke, già fiacco, poggiò la nuca sullo schienale, puntando lo sguardo sul soffitto, lasciando che il ciuffo gli coprisse appena l’oggetto che aveva attirato l’attenzione dell’amico  «Era meglio se rimanevo addormentato ancora qualche giorno» mormorò scoraggiato.

Le due ragazze risero divertite, mentre il volto di Naruto divenne rosso dalla collera «Ho solo detto la verità teme! Perché devi essere sempre così romp..»

«Naruto non è così che si tratta una persona in convalescenza»

Tutti i presenti si voltarono verso l’ingresso, riconoscendo immediatamente la figura di Neji, affiancato da Ino, Sai e Shikamaru che teneva annoiato una mano dentro la tasca dei pantaloni.

L’Uzumaki sbuffò spazientito, incrociando le braccia «Neji ti ricordo che lo sono anch’io»

Ino, senza prestare attenzione alle lamentele del ragazzo, si avvicinò al letto di Sasuke. regalandogli un sorriso gioioso «Siamo felici che tu ti sia ripreso» proferì, poggiando le mani sulle spalle di Sakura, ancora seduta sulla sedia.

Alle sue parole anche gli altri annuirono. Sasuke invece rimase in silenzio.

«Ti ringraziamo molto per l’aiuto che ci hai offerto»

L’espressione di Neji era fermamente seria e i suoi occhi trasparenti sembravano duri e inespressivi, contraddicendo quasi le sue parole che invece erano state pronunciate con tono benevolo e riconoscente. Tra lui e Sasuke cominciò quello che sembrava un semplice gioco di sguardi, sfruttando quel momento per scambiarsi i loro veri pensieri.

Fu Sasuke infine a cedere, abbassando leggermente il capo, ricordando una sorta di inchino «Nessun problema»

Trattenne un secondo ringhio quando Naruto si buttò a peso morto di fianco a lui, facendo traballare il materasso. Quel ragazzo non si rendeva conto che la sua presenza equivaleva a quella di un disastroso tornato oppure ad un forte terremoto..?

«Sasuke ho una bellissima notizia! Neji ci aiuterà a trovare Itachi e il maestro Kakashi!»

Sia l’interessato che Sakura lo guardarono sbalorditi, portando poi la loro attenzione sugli altri.

«Sul serio?» mormorò Sakura, contenta.

Sai sorrise come suo solito, chiudendo gli occhi e annuendo col capo «Ve lo dobbiamo dopo quello che avete fatto per noi»

La rosa non riuscì a trattenere la felicità, portandosi quasi emozionata le mani strette al petto «È fantastico! Grazie di cuore»

«Procederemo questo pomeriggio e da domani potrete già ripartire» annunciò Neji convinto, pronto ad uscire dall’abitacolo, ma le parole affrante di Naruto lo bloccarono.

«Ma io e il teme abbiamo bisogno di altri giorni per guarire del tutto»

Sasuke strinse leggermente i pugni, confermando mentalmente le parole dell’amico, senza neanche rendersi conto dell’occhiata dispiaciuta di Sakura puntata sul suo volto, divenuto immediatamente rigido, soprattutto la mandibola.

«Non è un problema. Ino ha creato con le proprie mani un unguento speciale con delle erbe curative della zona che in poche ore è in grado di cicatrizzare le vostre ferite che fortunatamente non erano troppo profonde» spiegò con uno sbadiglio Shikamaru, mentre la bionda annuì.

«Basterà utilizzarla ogni ventiquattro ore per qualche giorno» disse lei, facendo l’occhiolino ai due interessati, che interiormente tirarono un sospiro di sollievo.

Sakura, ancora seduta, si scrutò le mani poggiate sulle gambe, osservando pensierosa i palmi leggermente aperti e ancor fasciati. In quel momento si sentiva egoista e meschina; col quell’abilità scoperta da poco forse era in grado di accelerare i tempi di guarigione dei suoi amici, ma allo stesso tempo sapeva di non potere.

Un’idea malsana si intrufolò nella sua testa, immaginandosi nel cuore della notte mentre guariva le ferite dei suoi amici che dormivano tranquilli, ma così avrebbe solo destato sospetti il mattino dopo. Alzò abbattuta lo sguardo, incrociando prima quello serio di Ino e poi quello dispiaciuto di Hinata, che contemporaneamente le ribadivano un’unica petizione: non devi farlo.

Si morse l’interno guancia per trattenere la frustrazione, scrutando Ino che le sorrise appena, dirigendosi poi verso la porta, ondeggiando così la sua lunga chioma bionda, rendendosi conto che anche gli altri erano usciti, tranne Naruto e Hinata.

Con la coda dell’occhio vide un leggero movimento vicino a lei e quando si voltò vide che Sasuke si era scostato le coperte, tenendo i palmi delle mani aperte e distese lungo la vita, cercando di farsi una leggera pressione per potersi mettere in piedi.

Istintivamente si avvicinò a lui, poggiando una mano sulla sua schiena leggermente tesa per colpa dello sforzo che stava facendo «Sasuke vuoi alzarti un po’?» questo annuì e lei non ci pensò un attimo ad affiancarlo «Vieni, ti aiuto»

Mentre Sakura aiutava Sasuke, Naruto rimase ad osservarli divertito, soprattutto per l’espressione contrariata del moro, dato che odiava particolarmente essere soccorso, ma visto che da solo in quel momento non ne era assolutamente in grado – e soprattutto perché a farlo era Sakura - subiva in silenzio.

Si avvicinò ai due, pronto a prenderlo un po’ in giro come al solito, ma quando vide l’ultima figura rimasta nella casa superare l’uscio fece un passo indietro.

Rimase per un attimo con gli occhi scombussolati verso la porta prima di lasciare che le sue labbra parlassero da sole «Ragazzi torno subito»

Non osservò le loro reazioni perché immediatamente i suoi piedi scattarono veloci, o almeno per quello che riuscivano a fare. Una volta uscito dall’abitacolo i raggi del sole lo accecarono appena, ma si riprese subito, osservando i capelli lisci, scuri e ondeggianti della ragazza che si stava allontanando da lui.

«Ehi Hinata!»

Questa, sobbalzando appena, si voltò, fissando immobile il biondo che si avvicinava a lei, con quel suo inconfondibile sorriso «N-Naruto-kun..»

Il suo volto era sicuramente arrossato, ne era consapevole, ma lui non sembrava curarsene, anzi, si portò impacciato una mano dietro la nuca, grattandosela «Senti io.. non so ancora come ringraziarti dopo aver convinto Neji. È solo merito tuo»

Ancora una volta la bontà di Naruto la fecero sorridere, mentre le sue spalle si strinsero appena con incertezza «L-lo fatto con piacere»

Anche la prima volta che lo aveva conosciuto l’aveva ringraziata senza problemi, stupendola un poco dato che in vita sua non aveva mai conosciuto un uomo che era stato in grado di mettere da parte con così tanta facilità il proprio orgoglio davanti uno sconosciuto, ma lei era più che convinta che in realtà a Naruto non gli importava, semplicemente perché era una persona priva di arroganza; ormai ne era sicura.

«Ci aiuterai anche tu questo pomeriggio?» domandò lui allegro, anche se le sue iridi azzurre riflettevano anche quella che sembrava speranza.

«N-naturalmente. Due paia di occhi sono meglio di uno»

I denti splendenti del biondo quasi l’accecarono «Grazie. Comunque Hinata volevo chiederti un piccolo favore, se per te va bene»

Presa alla sprovvista, la ragazza non riuscì a trattenere la timidezza, mentre i suoi occhi vagarono agitati sull’erba brillante che stavano calpestando «C-certo»

«Potresti aggiustarla?»

Al suo piagnucolio Hinata alzò il volto, osservando sorpresa la sciarpa lunga e rossa che legava il suo collo, mentre le mani impugnavano i due bordi leggermente consumati.

«Alcuni mesi fa un bastardo a cui davo la caccia durante una missione mi ha lanciato una palla di fuoco e non sono riuscito a salvarla»

Sembrava molto dispiaciuto e il suo viso ricordava quello di un bambino che aveva appena rotto il suo giocattolo preferito. Hinata non riuscì ad arrestare un sorriso benevolo, sfiorando con i polpastrelli quella strana e buffa sciarpa.

Dopo che lei e Naruto si erano conosciuti lui cercava sempre di venire e trovarli il più spesso possibile, ma per colpa delle innumerevoli missioni che Suna gli affidava non gli era molto possibile. Ogni volta però le prometteva sempre un suo ritorno, rendendola la ragazza più felice del mondo, per questo motivo un giorno si era sentita in dovere di fare qualcosa per lui.

Un giorno era andata a fare una passeggiata con Ino per il Paese della Cascata e la sua attenzione era stata catturata da un piccolo negozio di tessuti. Dopo aver preso in prestito un libro in biblioteca e aiutata dalla bionda a comprare l’apposito materiale si era decisa a cucire con i ferri quella semplice e banale sciarpa. Ci mise circa tre mesi, ma solo alla fine del lavoro si era resa conto che era venuta decisamente troppo lunga. Aveva intenzione di buttarla via per ricominciarne un’altra da capo, ma Ino l’aveva praticamente minacciata e così, due settimane dopo, quando Naruto era tornato, si era decisa nel regalargliela. Ancora ricordava la sua espressione sorpresa, ma allo stesso tempo elettrizzata mentre se la legava al collo. Forse quella volta l’Uzumaki aveva rischiato un crampo ai muscoli facciali a forza di sorridere.

«P-potevi t-tranquillamente buttarla N-Naruto-kun» mormorò infine, continuando a guardare quella sciarpa che, osservata bene, si vedeva che era stata realizzata da mani poco esperte.

«Non lo farei mai! L’hai fatta tu con le tue stesse mani e ho intenzione di tenerla sempre con me» le parole del biondo erano decise e severe, tanto che quasi urlò, facendola sussultare appena «Non me la sono mai tolta da quando me l’hai regalata»

I suoi occhi incrociarono quelli suoi, decisamente più sicuri, provocandole un notevole aumento del battito cardiaco, tappandole quasi le orecchie. Naruto era divenuto serio, come la sua voce quando aveva pronunciato quell’ultima frase e Hinata sentiva sempre di più un piacevole calore inebriare tutto il suo corpo.

Trattenne il fiato quando i suoi capelli furono spastati dietro l’orecchio con naturalezza dalla sua mano callosa, finché non si rese conto che il suo bel viso si stava pericolosamente avvicinando al suo.

«I-i-io N-Narut.. i-io..»

Questo, notando lo spaventoso rossore e le ginocchia tremolanti si allontanò di un passo, sbattendo gli occhi «Tutto ok?»

Incespicò pesantemente, come se fosse in apnea, cercando allo stesso tempo di non svenire come una sciocca davanti a lui – ancora una volta.

Intanto Sakura, affiancata da Sasuke che camminava con difficoltà, si avvicinarono a loro. La rosa notò immediatamente la pelle bordeaux della giovane e senza esitazioni la raggiunse.

«Stai bene Hinata?»

Nel momento in cui la ragazza avvertì il tocco dell’amica sul suo braccio si risvegliò del tutto, lanciando imbarazzata uno sguardo ai tre «Ho dimenticato una cosa!»

Naruto e Sakura aprirono bocca per fermarla, ma la mora era già corsa via come una saetta, chiudendosi nella propria abitazione sotto gli occhi confusi dei due, mentre Sasuke, dietro di loro, alzò un sopracciglio.

«Sei proprio un imbranato dobe»

Naruto rimase ad osservare la porta di legno chiusa, alzando con un gesto veloce le spalle «È solo molto timida. L’ultima volta mi è svenuta tra le braccia»

Sakura ridacchiò, immaginando la scena e ammiccando uno sguardo complice all’amico, spingendolo con una spallata «Beh, alla fine è normale Naruto»

Questo, risvegliandosi, si voltò verso di lei curioso, piegando il capo «Cosa è normale?»

Alle sue parole la rosa sbatté diverse volte le palpebre, scioccata, portando poi la sua attenzione al moro per avere conferma di quello che stava pensando. Il loro amico non era così cieco e.. baka, vero?

«Te l’ho detto che è un imbranato»

A quanto pare Sasuke aveva capito appieno i suoi pensieri e non ci pensò minimamente a commentare la cosa, facendo scattare di conseguenza il nervo a Naruto, che naturalmente non aveva ancora capito un accidente, ma a lui gli bastava che le parole imbranato e baka uscissero dalla bocca dell’Uchiha per fargli perdere la ragione.

«Se lo ripeti ancora una volta non mi farò problemi a prenderti a calci nel sedere»

Sasuke schioccò la lingua sul palato, per niente intimorito «Imbranato»

Sakura roteò gli occhi, a differenza di Naruto, che  si arrotolò minaccioso le maniche della maglietta, spostandosi poi dietro la schiena i bordi della sciarpa, mentre Sasuke rimaneva fermo, pronto a fronteggiarlo.

«L’hai voluto tu!»

Sakura si allontanò spossata, per nulla intenzionata ad osservare l’ennesima lotta dei due, che alla fine era sempre più verbale che fisica. Tra l’altro non si facevano scrupoli a litigare anche quando erano mezzi malconci, ma almeno stava a significare che fortunatamente stavano decisamente meglio.

«Ahia teme! Quello era il mio occhio!»

Sospirò. Sarebbe stata una lunga giornata.




**



Oramai era giunto il crepuscolo.

Come da tradizione, ad ovest il cielo si era infiammato dai bellissimi e distinguibili colori del tramonto, permettendo al sole di rivolgere alla terra il suo ultimo saluto. Alcune piccole stelle erano già pronte ad illuminare il futuro cielo notturno, così come il pallido spicchio di luna.

Shikamaru e Sai avevano accesso attorno il grande prato dalle torce, che rischiaravano l’oscurità incombente. Sakura lasciava che alcune di queste scaldassero leggermente il suo viso, mentre di fianco a lei Naruto e Sasuke continuavano a tenersi il broncio.

Quella mattina la situazione gli era sfuggita di mano e forse non era stata una buona idea lasciarsi soli – per cinque minuti. Sasuke aveva colpito con un pugno Naruto sull’occhio e quest’ultimo, non accettando l’uno a zero, gli aveva lanciato un sasso senza farsi vedere, colpendolo in pieno sul labbro, spaccandoglielo. Non si parlavano da allora e le loro parti lesionate erano finalmente sgonfiate, tranne il colore della pelle che era diventata tendente al rosso violaceo.

Insieme a loro si erano riuniti tutti i ragazzi di quella piccola comunità che li aveva accolti, osservando in attesa Neji e Hinata poco più avanti rispetto a loro, con gli occhi chiusi e le mani unite, sicuramente per concentrarsi. Nessuno osava fiatare.

Sakura osservava attenta i due cugini mettersi spalla contro spalla.

«Naruto come faranno a capire dove si trovano Itachi e Kakashi?» sussurrò la giovane, avvicinandosi al suo orecchio, ma senza stancare le sue iridi verdi sulle due figure.

«Useranno il Byakugan, la loro abilità innata» spiegò lui, sorridendole.

«Come quella di Sasuke?»

Sentendosi chiamare in causa, il moro si volse verso di loro, ascoltando anche lui il biondo, ma senza farsi notare.

«Sì, ma sono completamente diverse. I loro occhi gli permettono di poter guardare “oltre le cose”, sia di un ostacolo materiale che il corpo di una persona, ma naturalmente sono grado di fare ben altro»

Sakura annuì lievemente, ricordando perfettamente quando Hinata, giorni prima, aveva cominciato a scrutare il suo corpo dopo aver mutato i suoi occhi, confermando la presenza del chakra curativo.

In quello stesso istante Neji e Hinata dilatarono gli occhi, lasciando che le vene attorno le iridi accrescessero considerevolmente.

Naruto riprese a parlare «Tra le tante cose rientra anche la capacità di avere una visuale perfetta dell’ambiente in cui si trovano e zoomare per chilometri in una direzione e riconoscere allo stesso tempo il flusso di chakra delle persone e in questo caso, quello di Itachi e Kakashi, anche se è stato disattivato»

Sakura rimase sorpresa, ma allo stesso tempo affascinata, riportando la sua attenzione sui due cugini, che continuavano a guardare con notevole impegno attorno a loro. Anche Sasuke restò in silenzio, ammettendo a se stesso che un potere simile era veramente utile su diversi aspetti.

«Per caso sei invidioso teme?» sghignazzò Naruto sottovoce, ricevendo un’occhiataccia da parte dell’amico, che si leccò istintivamente il taglio sul labbro.

«Piantala o ti faccio nero anche l’altro occhio»

Sakura fulminò entrambi con lo sguardo, intimandoli di tacere.

«Trovati!»

Tutti i presenti sobbalzarono all’esclamazione improvvisa di Hinata, che continuava a guardare dritto verso il bosco, mentre Neji, sorridente, le regalò fiero una pacca sulla spalla, puntando anche lui nella sua stessa posizione, confermando le sua ricerca.

«Brava Hinata!» gridò Naruto euforico, alzando i pugni al cielo.

«Dove si trovano?» aggiunse subito dopo Sasuke, senza muovere un muscolo, in attesa. Solo in quel momento si rese conto che i suoi palmi chiusi in un pugno tremavano stentatamente per colpa dell’agitazione.

«Si trovano a nord, a circa 120 chilometri da qui. Si sono accampati ai piedi della montagna più alta e quei luoghi non appartengono a nessuno»

Alla spiegazione dettagliata di Neji, Ino tirò un fischio divertito, incrociando le braccia sotto il seno «Se non volevano farsi trovare da nessuno ci sono riusciti eccome»

«Sicuramente hanno scelto quel posto per non insospettire i Re delle altre terre, che seccatura» Shikamaru borbottò come al solito con tono annoiato, grattandosi la fronte con movimenti lenti.

Sakura arricciò il naso, osservando i presenti confusa «Non vive nessuno lì?»

«Mentre li cercavo ho scorto qualche piccolo villaggio, ma gli abitanti sembravano innocui» spiegò Hinata, regalandole il suo solito sorriso rassicurante.

L’intero gruppo rimase in silenzio, sicuramente per elaborare al meglio tutte quelle informazioni appena raccolte. Ci pensò infine Sasuke a rompere il silenzio con i suoi modi bruschi e freddi.

«Partiremo domani all’alba»

Sakura annuì, osservando in lontananza l’ultimo pezzo di sole rimasto, prima di scomparire del tutto dietro le alte colline.

Finalmente la loro missione poteva riprendere nuovamente.



**



«Ehi Fronte Spaziosa, emozionata?»

Sakura si voltò sorpresa verso Ino, che era irrotta nella stanza senza neanche bussare, seguita da Hinata, che poco prima di farlo, aveva controllato se la rosa fosse presentabile.

Per quella notte Naruto l’avevano fatto dormire insieme a Sasuke nella piccola baracca – a rischio e pericolo -, permettendo così alla giovane di avere più privacy. Hinata le aveva ceduto la camera degli ospiti, con il proprio bagno personale, che quella mattina aveva sfruttato per darsi una lavata veloce, anche ai capelli.

«Un po’» disse con un sospiro, stringendosi appena l’asciugamano attorno al colpo ancora ricoperto di piccole goccioline, mentre la pelle d’oca ricopriva la maggior parte della sua pelle esposta all’aria gelida di quella mattina.

«Dato che ripartirete per un lungo viaggio ho pensato di regalarti questa» enunciò Ino raggiante, agitando un indumento rosso che Sakura notò solo in quel momento «Ho notato che quella che indossi si è un po’ sporcata e scucita e non è mai bello vedere una ragazza così carina vestita da stracciona»

Alle sue parole la ragazza si voltò verso il letto, dove giacevano gli abiti che le aveva prestato Karin il giorno in cui era partita da Suna. In effetti la maglietta verde, oltre ad essere imbrattata di terra in più punti si era anche lacerata, a differenza dei pantaloncini e le calze nere, che sembrano rimaste illese.

«Sei molto gentile Ino, ma non ce n’è bisogno» provò a dire riconoscente, ma la bionda non volle sentire ragioni, lanciando davanti al viso quella che sembrava una maglia a kimono, con spacchi laterali e priva di maniche.

«Prendila e provatela, tanto io non la indosso più» borbottò lei, sedendosi curiosa sul materasso con le gambe accavallate.

Hinata ridacchiò, finché Sakura non si decise di chiudersi in bagno per vestirsi, ma poco prima di uscire constatò che anche le calze, infine, si erano bucate e quando le aveva indossate il buco sulla coscia di ampliò, così decise di tenere solo i pantaloncini. Si segnò mentalmente di ricomprare dei vestiti nuovi a Karin quando l’avrebbe rivista.

Una volta uscita Ino trattenne una risata isterica, mentre Hinata la guardò attenta con i suoi occhioni perlacei «Credo ti stia un po’ grande Sakura-chan»

Questa arricciò le labbra contrariata, osservando il kimono che le copriva quasi del tutto i pantaloni corti. Nonostante fosse senza manicotti e aderente le stava comunque grande, nascondendo ancora di più le sue poche forme.

«È naturale, il suo seno è uguale al mio quando avevo dodici anni» commentò Ino, arricciando le labbra piene.

Alla sua annotazione Sakura roteò gli occhi, lanciando comunque un’occhiata alle rotondità perfette e piene della bionda messe in evidenza, così come quelle di Hinata «Grazie della tua opinione Ino, davvero»

«Forse ho un’idea»

Le due guadarono con curiosità la mora, che cominciò a cercare con sicurezza dentro un cassetto vicino, fino a tirare fuori una cinta nera. Sorridente si avvicinò alla rosa, legandogliela attorno la vita, rendendo così il kimono ancora più stretto e comodo. Improvvisamente sembrava fosse diventato adatto al suo fisico magro.

«Perfetta! Da quando ti intendi di moda Hinata?»

«B-beh, ho imparato dalla migliore» proferì la giovane, regalando un sorriso alla bionda che, fiera, alzò al cielo il mento, facendo ondulare la sua lunga coda.
«Modestamente»

Sakura rimase in silenzio, osservando con tenerezza le due ragazze e poi l’abito rosso. Lo accarezzò come se fosse la cosa più preziosa a mondo, tanto che i suoi occhi mutarono leggermente.

Quando viveva ancora al castello veniva continuamente colmata da vestiti molto più complessi e sfarzosi da parte di suo padre, ma in ognuno di essi non aveva mai percepito quella strana e piacevole sensazione di amore, così come quando le domestiche la riempivano di complimenti lusinghieri. Si era resa conto che si sentiva appagata solo quando li facevano Naruto e Sasuke perché nei loro occhi leggeva sincerità e in quel momento stava provando le stesse identiche emozioni che quasi le fecero inumidire gli occhi.

«C-c’è.. c’è qualcosa che non va Sakura-chan?»

La domanda insicura di Hinata la fece risvegliare, obbligandola ad asciugare le iridi poco prima che queste perdessero delle lacrime innocenti.

Regalò loro un sorriso sincero «Per la prima volta nella mia vita mi sento più forte e bella, perché delle persone mi hanno riservato tante attenzioni e complimenti e non perché sono la principessa, ma perché lo pensano davvero.. ed è tutto merito vostro ragazze» disse sincera, osservando le due senza timore «Siete le prime vere amiche che io abbia mai avuto»

Non aveva idea se anche per loro fosse lo stesso, ma non le importava perché in quei giorni si era trovata bene, come se fossero da sempre state insieme.

Hinata, commossa, le strinse con le forza le mani, sotto lo sguardo sorridente di Ino «Lo stesso vale per noi»

«Non ho idea di come tu sia riuscita a sopravvivere solo con amici maschi, ma da oggi è acqua passata» aggiunse la bionda, mettendosi in piedi per raggiungerle, poggiando subito dopo un gomito sulla spalla della mora, che ancora non aveva mollato la presa.

«Quando questa storia sarà finita sarai libera di venire a trovarci ogni volta che vuoi» aggiunse la Hyuga con sicurezza, mentre il cuore di Sakura scoppiò di gioia, così come il suo sorriso.

«Grazie»

Le tre ragazze decisero di uscire dalla piccola dimora in legno, accorgendosi solo in quel momento dalla finestra che il sole era appena sorto, iniziando a scaldare l’aria mattutina. Gli uccellini avevano già cominciato a cinguettare, posti sui rami degli alberi.

Una volta chiusa la porta videro tutti i ragazzi in attesa al centro della grande raduna. Tra loro Naruto e Shikamaru avevano l’aria assonnata; sicuramente non era il loro passatempo preferito svegliarsi presto. 

«Era l’ora Ino» sbadigliò il ragazzo con i capelli legati dal solito codino, costringendola a regalargli scocciata un scappellotto dietro la nuca, ma questo naturalmente non bastò a destarlo dal suo stato semi dormiente.

«Chiudi il becco Shikamaru»

Neji si voltò serio verso Naruto e Sasuke, che avevano nuovamente indossato le loro divise da Anbu, completamente ripulite dalla terra e dal sangue «Ricordatevi di andare verso nord, in metà mattinata dovreste già individuare la montagna»

Sasuke annuì, mentre Naruto gli sorrise, porgendogli la mano «Ancora una volta mi hai aiutato Neji e io vi sono ancora una volta debitore»

Il giovane ricambiò lo sguardo e la stretta, muovendo appena il capo «Quando vuoi Naruto»

I suoi occhi chiari si posarono poi su Sasuke, che era rimasto statico. Grazie alla divisa si poteva ben notare la sua muscolatura sviluppata, in particolar modo quella delle braccia e delle gambe, redendo di conseguenza la sua figura molto più fiera e tenebrosa. Nel suo sguardo non traspariva nulla, ma Neji sapeva che in realtà era ricco di gratitudine che era in grado di leggere.

«A Gaara farà piacere sapere che avete contribuito alla nostra ricerca»

Sakura sorrise appena, percependo perfettamente il disagio di Sasuke nel ringraziare quella piccola comunità che poteva essere tranquillamente considerata famiglia. Fortunatamente anche Neji comprese la sua difficoltà.

«Non amiamo molto farci notare, ma lo terrò a mente» commentò con un’alzata di spalle.

Naruto trattenne un commento poco consono, che sicuramente avrebbe fatto incazzare il moro, quando un tocco gentile sul suo braccio lo fece voltare.

«N-Naruto-kun mi d-dispiace se non sono riuscita a sistemare la sciarpa» affermò immediatamente Hinata, osservando dispiaciuta l’abbigliamento legato come al solito attorno il suo collo, regalando così un tocco personale alla sua armatura.

Alle sue parole sorrise, stringendole appena la mano «Tranquilla Hinata, così ho una scusa per ritornare ancora»

Come aveva ben immaginato la ragazza divenne paonazza, ma lui non vi diede peso; ormai era quasi divenuta una routine per lui e infondo non gli dispiaceva, ma questa volta però, la giovane fece qualcosa di diverso.

Boccheggiò appena quando percepì le sue labbra morbide sulla sua guancia che immediatamente prese fuoco - come il resto del suo volto. Sembrava che Sasuke l’avesse colpito in pieno con il suo micidiale Katon e sicuramente anche per Hinata era stato lo stesso dato che il suo colorito era diventato esattamente come quello della sua sciarpa.

«C-ciao Naruto-kun»

Lui le strinse ancora di più la mano, per poi lasciarla andare e raggiungere i due compagni, che si erano già avvicinati al limite del bosco.

«Fate buon viaggio e tenete gli occhi aperti» proferì col suo solito tono pacato Sai, mentre Ino, al suo fianco, agitò euforica il braccio verso di loro, l’altro invece abbracciava il collo del compagno.

«Ciao fronte spaziosa!»

La rosa regalò loro un ultimo saluto, per poi sparire tra gli alti arbusti. Un senso di nostalgia attanagliò immediatamente il suo animo.

Naruto l’affiancò velocemente, permettendo alla sua lunga sciarpa svolazzava in diverse direzioni per colpa del vento che si era leggermente alzato su di loro.

«Ehi Sakura-chan, posso farti una domanda?» interpellò improvvisamente il biondo assorto, attirando così l’attenzione della rosa che, senza smettere di camminare al suo fianco, si volse curiosa «È davvero normale che qualcuno arrossisca o svenga quando si parla a qualcuno che consideri importante?»

Comprendendo la sua domanda Sakura sorrise illuminata, tanto che i suoi occhi assunsero quella che sembrava una forma a cuore. Che lui avesse..?

Naruto, nel frattempo, aveva mantenuto il viso calato sulla terra che calpestava e sembrava veramente impensierito da quei pensieri che lo avevano improvvisamente trafitto. Il leggero rossore sulle guance tra l’altro  non mentiva, così come la sua mano che continuava ad accarezzare il bordo bruciacchiato dello scialle regalato.

Finalmente aveva compreso! Per giunta da solo!

«Sì Naruto, è normale» mormorò la ragazza, annuendo appena e intenerita.

Il biondo indugiò un attimo prima di sorridere appagato e riconoscente, mentre Sasuke, poco più avanti rispetto a loro, fece un verso stizzito «Il fatto che tu l’abbia capito prospetta cattivi presagi»

In un attimo il giovane compagno lo affiancò, colpendo con forza la sua fronte con la propria, arrestando così la loro camminata «Non provocarmi teme! E poi capito cosa?!»

La Principessa dischiuse la bocca.

Come non detto. Non aveva capito assolutamente niente!

«Lascia stare» sospirò l’Uchiha, staccando la fronte e scompigliandosi i capelli, permettendo al ciuffo di nascondere il Rinnegan, al quale non si era ancora abituato.

Peccato che Naruto, di natura, fosse decisamente testardo, tanto da bloccargli non solo nuovamente l’andatura, ma anche di colpire ancora una volta con una leggera testata le loro fronti, facendole arrossare «No adesso me lo spieghi!»

Sasuke assottigliò gli occhi, minaccioso e ricambiando la pressione della sua testa quadra «Altrimenti che fai, mi tiri un altro sasso? Questa volta non mi limiterò ad un semplice pugno»

Sakura si grattò stanca le sopracciglia e senza dire nulla li superò, lasciando che questi le rivolgessero un’occhiata confusa.

«Sarà un lungo viaggio» mormorò, più a se stessa che a loro, senza comunque nascondere il lieve sorriso che spuntò dall’angolo delle sue labbra rosee.

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Capitolo 15
*** Poison ***



Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





Capitolo 15 ~ Poison 
 

«Quanto ci vuole ancora?»

Sasuke, in piedi vicino ad un piccolo dirupo affiancato da una cascata, si voltò al richiamo della voce di Sakura. La giovane si era seduta su un masso poco distante, mentre Naruto continuava ad osservare il panorama adagiato sul limite del precipizio, ombreggiandosi gli occhi dal colore caldo del sole.

Questo aveva intrapreso la sua lunga discesa verso Ovest, scaldando senza interruzione quelle terre lontane, sebbene si stessero avvicinando lungo l’orizzonte delle minacciose nuvole. Una brezza leggera smuoveva l’erba e i fiori, che grazie all’arrivo della Primavera erano finalmente sbocciati in cima a quelle maestose colline.

«Se continuiamo di questo passo anche domani in tarda mattinata» rispose il moro, scroccandosi appena una spalla con movimenti circolari.

Dopo una lunga camminata avevano raggiunto il Paese della Cascata, comprando qualche scorta di cibo – anche se Ino e Hinata si erano prese la briga di riempire lo zaino di Sakura.

Come di consuetudine la giovane aveva preferito rimettersi la sua mantella beige con il cappuccio calato per nascondere i capelli, cosa molto più facile dato che adesso erano corti. Sicuramente il loro trio non passava inosservato, per questo motivo, durante quella piccola sosta, la rosa aveva avvertito su di lei qualche occhiata strana o incuriosita da parte degli abitanti. Fu quasi istintivo nascondersi il più possibile col copricapo il volto e i ciuffi che spuntavano dalla fronte quando, presa in contropiede, avvertì un braccio possente avvolgerle le spalle minute, avvicinando di conseguenza il suo viso al petto di Sasuke.

Quell’improvviso contatto – o meglio dire abbraccio – l’aveva notevolmente stordita, e sapeva perfettamente di essere arrossita come una bambina. L’odore del ragazzo era penetrato nelle sue narici, provocandole una piacevole sensazione di benessere, tanto che alla fine si era lasciata del tutto andare a quella piacevole vicinanza.

Non aveva idea se anche per Sasuke fosse stato lo stesso, dato che a differenza sua teneva i muscoli completamente irrigiditi, però non l’aveva lasciata un attimo e lei aveva cercato di godersi il più a lungo possibile quel momento.

Finita la visita avevano ripreso il loro viaggio per diverse ore, fino a quando non era sopraggiunto il tardo pomeriggio. Naruto, dato che avevano saltato il pranzo, aveva implorato ai due di fermarsi per poter mangiare ed ora.. eccoli lì, vicino a quel lungo burrone.

Sakura aveva ringraziato mentalmente Naruto perché i suoi piedi avevano cominciato ad accusare la stanchezza; non era ancora abituata a camminare con quei sottili sandali.

Rimesso il cappuccio e preso lo zaino fece una leggera corsetta per raggiungere i due amici, che avevano già ripreso la scampagnata.

«Sei felice di rivedere tuo fratello Sas’ke?» domandò la giovane sorridendo, stringendosi le braghe della sacca posta dietro la schiena.

«Solo quando avremo capito meglio tutta questa dannata storia» sbuffò Sasuke, stringendosi appena la benda attorno il braccio, dato che si era allentata.

La rosa rimase ad osservarlo con la coda nell’occhio, in particolar modo le sue mani grandi e callose. Se ripensava al loro tocco forte e protettivo percepiva le proprie gote prendere fuoco. Per quale motivo si sentiva così improvvisamente agitata? Tutto solo per un banale abbraccio.. avevano addirittura dormito insieme nello stesso letto una volta, che diamine!

Scosse turbata la testa, tossendo lievemente, cercando di trovare un qualsiasi argomento che l’aiutasse a dimenticare il prima possibile quei – piacevoli - ricordi.

«Non credete che sarebbe meglio avvertire Gaara dei nostri progressi?»

In quei giorni si era completamente dimenticata di Gaara e dato che l’attacco da parte Hidan e Deidara aveva fatto perdere loro diverso tempo forse era il caso di rassicurare il Re per spiegarli che la loro ricerca aveva avuto, malgrado tutto, una risvolta positiva.

«Meglio di no Sakura-chan. Solitamente le missioni restano segregate fino alla loro conclusione per questioni di sicurezza e i messaggi vengono al massimo inviati da Suna per annunciarci di qualche novità e non il contrario»

Sakura si girò verso Naruto sorpresa, mentre questo superava con un abile balzo una piccola buca «E Gaara come fa a capire se qualcosa è andato storto?»

«Il Re ha un potere molto singolare e grazie alla sabbia è in grado di vedere qualunque cosa, anche i nostri movimenti, per questo Suna è considerata una delle città più impenetrabili» spiegò sbrigativo Sasuke, spostando un ramo che intralciava il suo cammino.

Sakura conosceva le abilità di Gaara, suo padre una volta glielo aveva spiegato, ma se doveva essere sincera non le era mai importato più di tanto perché saper controllare la sabbia non le sembrava una dote così singolare rispetto allo Sharingan di Sasuke, però forse l’aveva valutato male.

Il gruppo continuò ancora a camminare lungo il bosco, sempre accompagnato da qualche piccolo ruscello, fino a quando l’erba venne sostituita da roccia e gli alberi divennero meno fitti, permettendo ai tre di vedere il panorama.

«Siamo arrivati al limite della Terra della Cascata» enunciò Naruto, indicando col dito l’alta montagna di cui aveva parlato Neji.

A primo impatto sembrava ancora molto distante.

«Finalmente» sospirò la ragazza, togliendosi per un attimo il cappuccio, dato che stava cominciando ad avere caldo. Delle piccole goccioline di sudore le inumidivano persino la fronte.

«Vuoi fare una pausa Sakura-chan?»

Lei sorrise e negò col capo, iniziando a procedere lungo la discesa, attenta a non scivolare «No tranquillo, possiamo proseguire fino al tramonto»



**



Il sole era ormai pronto a rischiarare per altri pochi istanti la superficie prima che le sue fiamme venissero inghiottite dall’azzurro della sera. I tre amici avevano finalmente raggiunto le pendici della catena montuosa che li avrebbe condotti direttamente al rilievo più alto, che in quel momento sembrava molto più vicino. Alla loro sinistra il sole affondava dietro i monti, rosso e gonfio, tingendo le piccole cime sconnesse di una luce color sangue.

Quei luoghi erano particolarmente singolari perché, nonostante vi fosse la presenza di un grande ammasso roccioso, attorno ad essa si stagliavano diversi campi dai colori differenti. Il terreno era completamente collinare, tanto che su diversi punti l’erba era stata spazzata via dal passaggio di alcune frane, sicuramente causate per colpa delle piogge.

«È.. così strano. Siete mai stati qui?» domandò Sakura, osservando ammaliata la natura che li circondava, così come Naruto, che continuava a camminare senza alcuna paura lungo i pendii.

«Mai»

Anche Sasuke si osservava attorno circospetto. Non conosceva quelle zone, pertanto era fondamentale tenere i sensi attivi, per qualsiasi evenienza.

«Guardate, lì c’è un villaggio»

I due ragazzi inseguirono il dito di Sakura, che indicava una conca poco distante, dove infondo ad essa si potevano notare dei piccoli tetti fatti di legno, dove del fumo scuro fuoriusciva da alcuni comignoli. Molti vivai erano stati creati nei pressi delle case e sembravano abbastanza ricchi di alimenti; si poteva ancora notare l’ombra di qualche contadino mentre finiva di zappare la terra.

«Potremo chiedergli ospitalità per la notte» proferì Naruto, che continuava a tenere le iridi assottigliate, per poter vedere meglio.

Ad un certo punto un gelido vento si alzò improvvisamente, scompigliando loro i capelli. Sakura tentò di tenerli fermi alzandosi il cappuccio, ma un brivido di freddo sfuggì comunque al suo controllo.

«Buonasera, principessa del Paese del Fuoco»

Il gruppo si bloccò, voltandosi di scatto verso gli alti pendii rocciosi, in posizione di difesa. Sasuke strinse il braccio della rosa, spostandola dietro la sua schiena, sfoderando poi la sua katana, così come Naruto, che l’affiancò.

Seduta in equilibrio su una roccia si trovava Konan con le gambe accavallate. La corrente continuava a scombinare la sua chioma corta e l’abito nero con le nuvole rosse, mentre la sua mano accarezzava amorevolmente un origami a forma di cigno.

«Ancora tu?» sputò Naruto, stringendo l’elsa del suo kunai «Che c’è, vuoi fare la fine dei tuoi amici?»

In risposta, la donna rimase impassabile, anche se alcuni foglietti cominciarono a svolazzare attorno a lei «I miei compagni erano sciocchi e altezzosi, ma io sarò molto più prudente»

Senza esitazione strinse l’origami nel suo palmo, distruggendolo, e un attimo dopo la terra tremò.

I tre ragazzi furono costretti a tenersi al suolo fino a quando, attorno a loro, non sputarono in superficie degli strani individui. Erano completamente bianchi e sulla loro schiena spuntavano delle eccentriche spine, ma a parte questo presentavano una fisionomia quasi umana. 

«Chi diavolo sono questi?» mormorò Sasuke, stringendo i denti e contemporaneamente la sua Kusanagi.

Il suo occhio destro si tinse di rosso, permettendogli di capire meglio la situazione; erano circondati da una cinquantina di quei inquietanti burattini, compresa Konan.

«Vi presento i cloni di Zetsu, un nostro vecchio compagno ormai deceduto» spiegò lei, dopo essere atterrata con un balzo aggraziato.

“Devo ammettere che Kabuto ha fatto un ottimo lavoro” pensò, osservando soddisfatta l’esercito che l’affiancava.

«Sakura resta sempre dietro di noi, d’accordo? Prendi questo» sussurrò il biondo, senza staccare i suoi occhi dai nemici, allungando alla rosa un altro kunai, che esitante, lo accettò.

Quei Zetsu sembravano particolarmente minacciosi, ma allo stesso tempo deboli. Il loro ghigno fece quasi accapponare la pelle a Sakura, ma cercò comunque di fondersi coraggio, stringendo con entrambe le mani l’arnese, mentre Naruto e Sasuke parevano molto più tranquilli.

«Sasuke io terrò a bada questi cosi, tu occupati di lei» riprese Naruto, indicando col mento i loro avversari.

Sasuke annuì senza obbiettare e con un balzo superò l’armata bianca, correndo in direzione della donna.

«Mi spiace, ma non sono qui per giocare con te» dichiarò lei, allungando la mano verso di lui.

Sasuke si sentì lacerare da sottili e minuscoli pezzi di carta, come se fossero affilate lame. Uno di questi riuscì a graffiare la sua guancia, anche se tentava inutilmente di bloccarli con la sua arma, ma ogni volta questi si scansavano, come se fossero un grande stormo.

Approfittando della sua distrazione, diversi Zetsu lo assalirono, anche se Naruto cercava in un qualche di attirarli a sé con le sue copie, ma ogni volta che ne abbatteva uno, subito dopo ne puntava un altro da sottoterra, come se fosse un fungo.

«Dannazione, ma quanti ce ne sono?» esclamò Naruto, tagliando a metà l’ennesimo nemico.

Konan fissava allietata la scena.

Come aveva ben previsto, i Zetzu si erano rivelati dei diversivi perfetti, ottenendo così l’affetto disiderato: dividere i due Ninja dalla loro compagna. Naruto continuava a richiamare copie ogni volta che venivano distrutte e allo stesso tempo cercava di uccidere più nemici possibili con semplici colpi di kunai, così come Sasuke, che aveva attivato il Chidori sulla sua katana.

Sakura osservava agitata la scena, riuscendo ad aiutare in qualche modo le copie di Naruto, colpendo alle spalle quei strani fantocci con il kunai. Quella era la prima volta che lo utilizzava e sapeva perfettamente che i suoi movimenti erano decisamente scoordinati e scarsi, ma cercava comunque di rendersi utile.

Inaspettatamente gridò sorpresa quando si sentì sollevare con facilità in aria per diversi metri, dopo aver avvertito qualcosa avvilupparle il corpo. Per colpa di quell’improvvisa presa aveva persino perso l’arma e lo zaino.

«Sakura!» sbraitò Naruto, preparandosi a distruggere la sottile corda che era manovrata da Konan, ma questa lo bloccò.

«Siete fastidiosi» affermò lei a voce alta, sovrastando il frastuono della battaglia.

La sua pelle cominciò a mutarsi. Dei piccoli foglietti si staccarono dal suo volto, volando in direzione di Naruto che, in difficoltà cercò di scansarli, poi fu costretto a difendersi da altri Zetsu che si investirono su di lui. Sasuke, nel frattempo, era troppo distante e impegnato per accorgersi della situazione, anche se i cadaveri a terra andavano ad aumentare.

Soddisfatta di aver ottenuto la giusta calma, Konan si voltò verso la sua prigioniera. Stretta da un sottile cavo attorno al busto, Sakura non riusciva a compiere alcun movimento, dato che le teneva persino bloccate le braccia. Osservò terrorizzata la donna che volava dinanzi a lei, grazie ad alcuni foglietti che avevano realizzato sulla sua schiena delle grandi ali, mentre altri di questi non smettevano di svolazzare attorno a loro.

«Chissà cosa ha intenzione di fare Orochimaru con te» mormorò curiosa, avvicinando il proprio viso al suo «Sono sicura che Sasori sarà felice di rivederti» allungò la mano per prenderle una ciocca rosa, rigirandosela tra le dita.

A udire quel nome, Sakura rabbrividì.

«Lasciami andare!» gridò, allontanando la testa per liberarsi, ma in un attimo, la presa attorno al busto si strinse notevolmente, facendole quasi mancare il respiro. Percepì un leggero bruciore attorno le braccia, come se la corda avesse attraversato la stoffa del mantello, raggiungendo così la sua cute.

«Non farmi arrabbiare»

Detto ciò, Konan fece un gesto con le dita. Sakura vide i foglietti agitarsi, iniziando a graffiare le sue gambe  e il viso. Sussultò quando uno di questi incise più in profondità la pelle della sua gola.

Strinse gli occhi, trattenendo il dolore.

«..!»

Un leggero spostamento d’aria indusse Sakura a riaprirli lentamente e un attimo dopo  ebbe modo di tonare a respirare regolarmente.

Sasuke, con la katana sguainata e macchiata di sangue aveva mutilano con un rapito fendete in aria la mano della donna, allentando così il cavo che l’aveva avviluppava.

Konan si ritrasse con aria seccata, mentre il suo arto mancato prese pian piano a ricomporsi grazie ai foglietti.

Non appena Sakura percepì il proprio corpo precipitare per colpa della forza di gravità trattenne un sussulto lungo la gola, ma L’Uchiha fu più veloce. L’afferrò velocemente con entrambe le braccia – anche se la sua mano stringeva ancora la Kusanagi -, riportandola poi a terra senza alcun danno. Non appena i suoi piedi sfiorarono il suolo la giovane si liberò dai fili che ancora le cingevano il corpo, voltandosi poi insieme a Sasuke, che fronteggiava la nemica senza alcuna parola.

Sakura rimase immobile, poggiando preoccupata le mani sulla schiena irrigidita del Ninja.

Ancora una volta l’aveva salvata.

«Naruto ce la fai a badare a quei cosi?» gridò Sasuke, senza smettere di scrutare iracondo il volto di Konan, che a sua volta lo osservava furiosa.

«Per chi mi hai preso teme?» esclamò offeso Naruto poco distante, uccidendo un altro Zetsu, tagliandogli la testa di netto.

Si portò velocemente le mani davanti agli occhi e in un attimo un numero elevato di copie circondò gli scagnozzi di Konan, riprendendo una forte e violenta battaglia, permettendo così a Sasuke di dedicarsi personalmente alla donna.

Frustata, Konan digrignò i denti, squadrando i due ragazzi dall’alto. Si portò una mano all’interno della tasca e tirò fuori una piccola fiala trasparente, che conteneva un liquido scuro.

«Konan, se quei bastardi dovessero intralciarti usa questo»

«Che cos’è?»

«Tu usalo, impregnando un kunai»

Non aveva idea del perché Sosari le avesse dato quella piccola ampolla che all’apparenza sembrava innocua, ma volle comunque tentare. Prese dalla cinta una sua arma e senza esitazione ruppe con l’altra mano il vetro, permettendo così al viscido fluido di ricoprire completamente la lama. Immediatamente sentì il suo palmo bruciare, ma non se ne curò.

«Sakura, non muoverti capito?» mormorò Sasuke, mentre lei annuì, senza staccare le sue mani.

«Sasuke il suo punto debole è il fuoco. Se riesci a colpirla forse non sarà in grado a controllare come si deve quei foglietti» ipotizzò la giovane, ricordando perfettamente quando pochi giorni prima aveva liberato i loro amici dalla prigionia della donna, utilizzando un rametto ardente.

Lui annuì silenziosamente. Strinse con forza la sua Kusanagi e dopo aver fatto alcuni passi in avanti la puntò su Konan, che ancora si librava in aria grazie alle possenti ali fatte di carta.

«Chidori»

Konan sorrise, osservando la lunga e minacciosa lingua elettrica «Non ti conviene provocarmi Uchiha» esclamò calma, lanciando su di lui le sue armi cartacee come una grande onda anomala, ma poco prima che questi lo investissero, un pezzo di tronco prese il suo posto, mentre la figura del moro scomparve in una nuvola di fuma.

«Cosa?»

Si guardò attorno agitata e con un movimento veloce lanciò lontano il suo kunai imbrattato. Nello stesso istante Sasuke comparve alle sue spalle, muovendo le mani velocemente. La katana era posta dietro la sua schiena, dentro il fodero.

«Katon, Goukakyuu No Jutsu!»

La donna si voltò terrorizzata e quando vide un enorme palla di fuoco volare verso di lei, creò il più velocemente possibile una barriera fatta con i suoi volantini bianchi, che in un attimo avvamparono. Sasuke osservò serio la scena, ma non appena i pezzetti inceneriti di carta toccarono il suolo notò che Konan era improvvisamente scomparsa.

Atterrò velocemente, guardandosi attorno.

“Dov’è finita?”

Un fastidioso vento ricoprì l’aria e Sasuke seguì con lo Sharigan quei dannati foglietti raggrupparsi, fino a ricreare la figura di Konan, come se fosse un puzzle. Assottigliò gli occhi adirato mentre la donna gli regalò un ghigno divertito. I suoi occhi ambrati si mossero leggermente alle spalle del giovane, dove altri volantini continuavano a far ondeggiare e mantenere il kunai che puntava alla sua schiena. Rise divertita dato che Sasuke non sembrava essersene accorto, a differenza di Sakura.

Vedeva l’arma fluttuare minacciosa e dimenticando le parole dell’Uchiha sentì i suoi piedi scattare nella sua direzione nel momento in cui il kunai trasvolò velocemente verso di lui.

«Sasuke!»

Colto alla sprovvista il moro ruotò appena il viso verso di lei,  che abbracciò con uno slancio la sua schiena, obbligandolo a buttarsi a terra sulle ginocchia. Nello stesso istante Konan si scagliò su di loro con due Shuriken.

Rimase in ginocchio, lasciando che il suo occhio destro si mutasse nello Sharingan ipnotico. Una lacrima di sangue macchiò la sua guancia, ma lui mantenne concentrata la sua vista sulla figura della donna, che si avvicinava velocemente.

Sorrise leggermente non appena si rese conto che l’aveva perfettamente inquadrata per il suo attacco.

«Amaterasu!»

A udire quell’attacco Konan osservò terrorizzata l’avversario, ricordando perfettamente quello che era successo a Deidara. Tentò di allontanarsi, ma le fiamme nere avevano calpito alcuni suoi foglietti, permettendo alla caldana scura di divampare verso di lei.

Strillò dal dolore quando percepì la sua fortissima vampa avvolgerle il corpo. Notò la sua rosa – che solitamente le abbelliva la capigliatura - volare verso terra, ma prima di toccare il suolo divenne cenere, così come il suo esercito di Zetsu.

Rimase a terra, cercando di trattenere quell’insopportabile spasimo. I suoi occhi ammirarono un’ultima volta il cielo già scuro e privo di stelle, completamente ricoperto da minacciose nuvole cariche di pioggia.

«P-Pain.. non v-volevo f-fallire.. io..»

Si lasciò andare, permettendo a quel doloroso inferno di inghiottirla completamente.

Sasuke tirò un sospiro stanco, distogliendo lo sguardo dalla figura dell’avversa oramai quasi del tutto carbonizzata, permettendo così alle sue fiamme nere di estinguersi. Captava ancora la presa salda di Sakura attorno al suo corpo, ma decise di non scansarla; sicuramente quell’ardua quanto breve battagliava l’aveva scossa un poco.

Non appena aveva scorso con un’occhiata lontana il suo corpo sospeso in aria non ci aveva pensato un attimo a schivare i fantocci bianchi per poterle raggiungerle. Per un attimo, la sua gola aveva persino fatto scappare un grido che pronunciava il suo nome, ma fortunatamente era stato arrestato in tempo.

Si arruffò il ciuffo, frastornato per quelle emozioni decisamente troppo forti per lui.

«Maledizione teme stavi per colpire anche me!» si lamentò Naruto, raggiungendo i suoi amici e scrollandosi un po’ di polvere dalle braccia nude.

Non appena aveva notato l’attacco di Sasuke centrare i fantocci e le sue copie di era allontanato immediatamente con un balzo. Sapeva che le fiamme dell’Amaterasu erano praticamente inestinguibili perciò, per evitare di rimanere incenerito, aveva preferito ricorrere ad una fugace fuga.

Osservò i due ragazzi, ancora piegati per terra. Sasuke si tastava leggermente l’occhio destro; sicuramente utilizzare quella mossa gli provocava ancora qualche fastidio, mentre Sakura non sembrava intenzionata a mollare la schiena del moro, tenendo poggiata la fronte su essa.

«Sakura-chan stai bene?» domandò Naruto, avvicinandosi a lei.

Bloccò la mano in aria quando i suoi occhi azzurri videro un kunai conficcato al centro della sua schiena, mentre un rivolo di sangue macchiava il suo mantello.

«Sakura!»

Sasuke seguì confuso l’amico e quando cercò di voltarsi, sentì la presa di Sakura scivolare, come se si fosse improvvisamente spenta. Si mosse velocemente, prendendola al volo, prima che rovinasse a terra.

«Merda»

Tenne la ragazza col busto alzato, mentre questa pareva priva di coscienza.

Una piccola goccia sfiorò il suo viso divenuto pericolosamente pallido e un attimo dopo tante altre piccole lacrime fredde bagnarono i loro corpi, cadendo dal cielo. Sasuke sfiorò la sua fronte: scottava terribilmente.

Naruto intanto aveva estratto il kunai con un movimento veloce, facendo scappare alla giovane un gemito, osservando poi attentamente la lama. Avvertì un odore strano e senza esitazioni lo avvicinò al suo naso.

«C’era del veleno sulla lama» i suoi occhi divennero terrorizzati, così come quelli di Sasuke «Dobbiamo cercare aiuto»

Sasuke annuì serio, prendendola saldamente tra le braccia. Non appena sentì Naruto sfilare la sua katana si fece aiutare a issarla sulle sue spalle, stringendo poi le sue gambe per non farla cadere, lasciando che le sue braccia ciondolassero davanti a lui, sopra le spalle.

Presero a correre lungo la discesa, intenzionati a raggiungere il piccolo villaggio che avevano scorso prima.

Ad ogni secondo che passava Sasuke percepiva il suo stomaco contorcersi; era colpa sua. Quel kunai aveva sicuramente mirato a lui, ma Sakura si era messa in mezzo, prendendolo al posto suo, solo perché non se ne era accorto.

Indurì la mascella, aumentando ancora di più il passo, percependo sul suo collo il respiro caldo di Sakura che diveniva sempre più corto e delicato.

Raggiunto il piccolo isolato completamente zuppi i due ragazzi si guardarono attorno, notando che i pochi abitanti si erano già rintanati nelle loro abitazioni, mentre una luce giallastra fuoriusciva dalle finestre.

«Ehi! C’è qualcuno?!» gridò Naruto disperato, ma nessuno rispose.

Con alcuna intenzione di arrendersi, il biondo raggiunse a caso una dimora, cominciando a battere forte un pugno sulla porta «Aprite per favore!»

Continuò a colpire senza ritegno il legno, rischiando quasi di romperlo, finché i suoi occhi non cominciarono a inumidirsi, e non era per colpa della pioggia. Ad un certo punto l’uscio si aprì, permettendo al volto freddo  e duro di un uomo di spuntare appena dallo spiraglio, senza dare la possibilità ai due ragazzi di vedere l’interno.

«La nostra amica sta male, ci serve un medico» esclamò Naruto sbrigativo, indicando la giovane svenuta dietro di lui, sorretta da Sasuke, ma questo, dopo averli scrutati – special modo la spada che ancora stringeva con una mano - negò col capo.

«Andate via»

Chiuse senza ripensamenti il portone in faccia a Naruto, rischiando di colpire il suo naso.

Questo rimase sconcertato e a bocca aperta, raggiungendo poi con un balzo un’altra casa, leggermente più piccola, ripetendo le stesse azioni. Questa volta fu una donna ad aprire, anche lei con atteggiamenti intimiditi e distaccati.

«N-non posso aiutarvi, mi dispiace»

Al secondo rifiuto, Naruto provò ancora su un altro uscio, ma stavolta non aprì nessuno, sebbene le luci fossero accese.

Disperato, si portò le mani sui capelli gocciolanti, lanciando uno sguardo preoccupato a Sasuke.

Il moro tremò di rabbia, tanto che il suo occhio destro si tinse del colore del sangue. Per quale diamine di motivo continuavano a ignorare la loro richiesta d’aiuto?!

Sentiva il corpo di Sakura tremare percettibilmente, tanto che la pelle delle sue gambe era gelata, così come quella delle braccia. In quel momento l’arrivo della notte e della pioggia non l’aiutavano affatto.

«Bastardi apriteci!» gridò Sasuke, fuori di sé.

Il suo incombente urlo agito dall’impulso riecheggiò per tutta la zona, ricoprendo persino il fracasso di quell’acquazzone che picchiava con violenza il terreno e le tegole in legno delle case. I suoi polmoni continuavano a chiedergli più aria, ma nonostante prendesse dei grandi e lunghi affanni non bastavano mai a farlo calmare, almeno un poco. Non vedeva quasi più niente, persino Naruto, che era rimasto col volto scoraggiato sul portico della terza casa.

Sentì le sue mani oscillare, consapevoli che ogni millesimo di secondo perso era rischioso per la ragazza che si portava appresso.  

Perché non se ne era reso conto? Perché aveva lasciato che accadesse? Da quando avevano lasciato Suna non aveva fatto altro che commettere errori, perché? Perché? Perché?

Perché?!

«Q-qualcuno forse può aiutarvi»

I due si voltarono di scatto, notando una giovane contadina affacciata dalla propria piccola abitazione.

Naruto, come se si fosse improvvisamente risvegliato, si avvicinò a lei, fregandosi della reazione alquanto impaurita della ragazza.

«Chi? Dove si trova?»

«A.. a nord. La sua casa si trova in mezzo al bosco, vicino ad una grande cascata» spiegò lei con voce debole, indicando col dito magro e smunto la direzione giusta, dove numerosi alberi davano vita a quella che sembrava una vera e propria foresta.

«Muoviti Naruto!»

Il biondo fece un leggero inchino per ringraziare la giovane e con uno scatto veloce raggiunse il compagno, che aveva quasi raggiunto l’inizio della selva. C’erano diversi ceppi attorno a loro, affiancati da lunghi e spessi tronchi tagliati, posizionati in maniera piramidale, ma a forza di addentrarsi nella foresta questa diveniva sempre più fitta, così come l’oscurità.

«Sa.. Sas’ke?»

Una fievole voce riscosse il moro dai suoi pensieri, facendogli girare appena la testa, ma senza arrestare la sua corsa, riportando subito dopo l’attenzione davanti a lui.

«Resisti Sakura» sibilò con voce ferma e decisa, aumentando al contempo con le mani la presa sulle sue gambe «Non devi addormentarti, hai capito?»

Sentì il suo capo pesante muoversi appena, forse per convalidare le sue parole, le esili braccia invece strinsero con poca forza il suo collo teso. Sentì le sue labbra liberare un respiro greve.

«Scu.. scusami»

Il cuore di Sasuke sembrò esplodere, prima che una pungente sensazione allo stomaco – simile a piccolissimi aghi che gli trapassavano la pancia - gli fece quasi perdere l’equilibrio. 

«Non fare la noiosa» tentò di dire, cercando di nascondere il suo tono sussultante.

Strinse gli occhi, per cercare di cacciare le gocce d’acqua che gli offuscavano la vista, provocandogli un leggero bruciore, anche se qualcosa dentro di lui gli diceva che forse non era proprio del tutto colpa della pioggia. Sentì improvvisamente la fronte di Sakura premere sulla sua spalla, mentre la presa delle braccia si allentò; aveva perso ancora i sensi.

«Cazzo»

Corsero per altri minuti che parvero infiniti.

Sasuke, grazie allo Sharingan attivo, aveva individuato un fiume, seguendo così il suo percorso inverso che proveniva dall’alta montagna. Quel luogo era veramente desolato, molto di più rispetto alla Foresta della Morte, tanto che Naruto stava quasi per perdere le speranze, quando le sue orecchie udirono un frastuono riconoscibile.

«Guarda, la cascata!» esclamò sollevato, individuando tra le folte chiome l’alta caduta dell’acqua che partiva da un precipizio.

Si guardarono attorno, per cercare di trovare quella dannata casa. Mentre Sasuke controllava con i suoi occhi, Naruto salì su un alto ramo di un albero. Alzato lo sguardo vide che sulla destra della cascata, più a meno a metà della sua discesa, c’era un ripiano di terra, che portava ad un’altra strada.

Era notevolmente nascosta e difficile da raggiungerla, ma non per lui.

Con abili e celeri balzi riuscì nel suo intento e quando vide il piccolo abitacolo in legno nascosto tra gli alberi chiamò con un grido Sasuke, che pervenne in un attimo.

«Ehi! Aiuto! Vi prego apriteci!»

Come al villaggio, il biondo cominciò a colpire forte la porta, anche se dalla finestra non rifletteva alcuna luce, come se la casa fosse vuota. Infatti, nessuno gli aprì.

«Cazzo» mormorò Naruto, guardandosi attorno, raggiungendo poi la finestra vicina, guardando all’interno, ma per colpa del buio non vide nulla.

Ringhiò appena e senza esitazioni caricò un pugno.

«Che fai Naruto?» pronunciò Sasuke, ma un secondo dopo l’amico ruppe la finestra, ferendosi le nocche della mano, lasciando che alcuni pezzi di vetro ricoprissero sia il pavimento all’interno dell’edificio che l’erba del giardino.

Naruto entrò dentro senza farsi problemi, pestando coi piedi i pezzetti di cristallo, che si frantumarono ancora di più. Sasuke rimase in attesa speranzoso, ascoltando con attenzione il respiro di Sakura che sembrava sempre più debole.

«Merda non c’è nessuno qui!»

L’Uzumaki uscì con un salto dalla finestra insieme alla sua lunga sciarpa ormai inumidita, che continuava a svolazzare attorno a lui.

Che li avessero imbrogliati? In effetti quella casa sembrava piuttosto vecchia e decaduta, così come l’interno.

I due ragazzi si scambiarono tesi uno sguardo atterrato, non avendo idea di che cosa fare, dato che nessuno di loro aveva mai avuto esperienza con i veleni; non erano neanche in grado di creare una cura.

Ad un certo punto udirono il suono di alcuni rami spezzarsi, mentre dei cespugli venivano scansati. Si girarono all’unisono in direzione della foresta buia, notando l’ombra di alcuni uomini sbucare da essa. Erano in cinque e i loro volti erano poco rassicuranti.

Questi li scrutarono, così come Sasuke, che istintivamente fece un passo indietro, aumentando appena la presa su Sakura non appena notò un coltello ricurvo seminascosto. In quel momento combattere era l’ultimo dei suoi pensieri; era piuttosto disposto a scappare, risultando ai loro occhi un codardo, che prolungare ancora più del dovuto la sofferenza della ragazza.

«Anche voi siete stati fregati?» disse uno di questi divertito, sicuramente il capo, dato che si trovava al centro e fisicamente si presentava come il più robusto.

Sasuke assottigliò gli occhi «Chi diavolo siete?»

Questo ghignò, così come i suoi compagni, continuando ad armeggiare il suo arnese «Amici della donna che ci ha derubato»

«Perdete il vostro tempo. Non c’è nessuno qui e non conosciamo nessuna donna!» sbraitò Naruto, mettendosi in posizione di difesa, dato che quelli cominciarono ad avvicinarsi a loro con passi lenti e ostili.

«Vorrà dire che prima ci divertiremo con voi»

Naruto lanciò uno sguardo preoccupato all’amico, che non aveva intenzione di abbassare il suo sguardo autorevole verso gli energumeni, però allo stesso tempo aveva le mani legate dato che non poteva lasciare Sakura.

Decise di attivare lo Sharingan Ipnotico per usarlo su di loro, ma il biondo lo precedette «Sasuke non possiamo perdere tempo» questo si voltò confuso, ma Naruto non se ne curò, portandosi le mani davanti agli occhi.

Gli uomini scattarono i loro muscoli, pronti ad affrontarli.

«Tecnica della Moltiplc..»

Improvvisamente, un’ombra che apparì dalla foresta bloccò Naruto, mentre questa volò in direzione dei banditi.

Un grido battagliero riempì l’aria, imponendo ai cinque a voltarsi, ma non appena capirono cosa stava per succedere la figura misteriosa atterò su di loro con una gamba alzata. La violenza dell’arto fu talmente potente che provocò un ingente danno al terreno non appena lo toccò, sollevando un gran polverone nonostante la pioggia che continuava a scrosciare.

Gli uomini, completamente terrorizzati e sdraiati a terra, guardarono impauriti la persona appena giunta.

Naruto e Sasuke osservarono sorpresi la scena, scoprendo che la figura era quella di una donna, che squadrava minacciosa e con le braccia incrociate quel gruppo di oppositori.

«Siete proprio insistenti, brutti scimmioni» sputò questa, avvicinando il suo volto al leader – ancora col sedere premuto a terra -, che tremò percettibilmente.

«Sparite!»

Al suo bercio questi piagnucolarono, correndo indolenziti e ricoperti di terra in direzione del bosco. La donna sorrise soddisfatta, ma quando notò altre due persone assodò nuovamente lo sguardo, senza sciogliere le braccia che esaltavano il suo seno prosperoso.

«Volete prenderle anche voi, mocciosi?» sbraitò, senza muoversi.

Naruto, ancora sconcertato, ingoiò un po’ di saliva, cercando poi di nascondere il suo disagio «Lei abita qui?»

«E se anche fosse?»

Il biondo lanciò uno sguardo all’amica ancora svenuta, accumulando così maggiore sicurezza. Fece un passo in avanti con decisione, i pugni stretti fino a far male, dato che le nocche della mano destra continuavano a sanguinare.

«Ci hanno detto che lei può aiutarci» disse serio, indicando col capo Sasuke e Sakura «La nostra amica è stata avvelenata e rischia di morire, la prego»

Alle parole di Naruto quest’ultima sussultò sorpresa, guardando poi la giovane priva di conoscenza, nascondendo comunque le sue emozioni. Nello stesso instante, dal bosco, apparve una seconda ragazza, molto più piccola ed esile, che affiancò la donna.

«Perché dovei farlo?»

Le due guardarono curiose il biondo, che si avvicinò a loro con passi decisi.

Sasuke seguì i suoi movimenti «Naruto..»

Socchiuse appena le labbra, così come quelle della compagna che affiancava la donna quando videro il ragazzo sedersi sulle proprie ginocchia e toccare senza esitazione le mani e la fronte il terreno umido e sporco di fango.

«La imploriamo» pronunciò lui, supplichevole, stringendo con decisione le palpebre, che erano divenuti nuovamente lucidi.

Le due rimasero in silenzio, continuando ad osservare dall’alto verso il basso Naruto che non aveva intenzione di cambiare posizione.

Non appena gli occhi color cioccolato della donna si posarono su Sasuke, anche lui piegò verso il basso la testa, pregante, mentre la sua mascella si indurì; in quel momento non gliene fregava niente del suo orgoglio.

Attorno a loro calò il silenzio, ricoperto unicamente dal rumore della lieve pioggia che continuava a precipitare. La ragazza dai capelli corti e scuri lanciò un’occhiata all’amica, che continuava a mantenere le braccia incrociate e il volto rigido, ma attento, sui due ragazzi, come se li stesse studiando con notevole attenzione.

Fu un tocco leggero sulla sua spalla a costringerla a prosciogliere un sospiro, arrendevole.

«Presto, entriamo in casa»



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Chiedo umilmente scusa per il ritardo, ma (s)fortunatamente si sta avvicinando l’ambita Laurea, perciò in queste successive settimane sarò occupata a dedicarmi alla tesi. Da oggi aggiornerò ogni quattordici giorni, perciò ci rivedremo Domenica 22!
Me ne approfitto anche per ringraziare con tutto il cuore le persone che continuano a leggere la mia piccola storia, sebbene gli ultimi capitoli non abbiano ricevuto tante recensioni. Sono felice e orgogliosa di proseguire insieme a voi questa fantastica avventura** 
Un bacio e alla prossima!
Marti❤️

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Capitolo 16
*** I feel.. Love? ***



Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





Capitolo 16 ~ I fell.. Love?
 

La ragazza dai corti capelli neri aprì velocemente la porta, illuminando l’abitacolo. Sbirciò sorpresa la finestra rotta, ma decise di pensarci dopo, iniziando a togliere tutti gli oggetti posti sulla tavola di legno appostata al centro della stanza. La donna intanto, guidò i due giovani che entrarono velocemente, indicando loro il tavolo di legno.

«Presto, stendila qui» disse seria, sfiorando la superficie con entrambi i palmi.

Sasuke si avvicinò e aiutato da Naruto sdraiarono Sakura ancora priva di sensi a pancia in su. Le sue gambe spuntavano leggermente dai bordi, dato che il ripiano non era molto lungo. Bastava avvicinarsi un poco per sentire il calore che emanava e il fiato irregolare, mentre la sua fronte pallida, come il resto del suo viso, continuava a perdere numerose goccioline di sudore, mischiandosi con quelle della pioggia, provocandole evidenti brividi lungo tutto il corpo.

Le due donne rimasero per alcuni secondi ad indagarla con quel che sembrava stupore. Per un attimo, si scambiarono uno sguardo complice e subito dopo la giovane dai capelli scuri, dopo aver scosso la testa, cominciò ad asciugarla come meglio poteva con un panno, ma l’altra la bloccò, studiando attenta la paziente.

«Shizune, prendi i miei attrezzi»

Questa annuì seria, scomparendo dentro un’altra stanza che Naruto e Sasuke non avevano neppure notato, troppo attenti ad esaminare l’amica sofferente.

«Com’è successo?» domandò seria la bionda, tastando con movimenti pratici il busto di Sakura.

«La lama di un kunai era ricoperta di veleno e ha trafitto la sua schiena» spiegò Naruto, intrecciando le proprie dita con quelle dell’amica, che aveva ripreso a tremare.

«Quanto tempo è passato?»

Sasuke lanciò un’occhiata a quella donna che continuava a toccare dei punti precisi, come se stesse cercando di capire se le sue ossa o organi interni stessero bene. La mano del moro si posò lentamente tra i filamenti rosei, accarezzandoli appena, permettendo i suoi occhi di tranquillizzarsi appena.

«Da poco, il sole era appena tramontato» rispose nuovamente Naruto.

I due ragazzi si voltarono quando sentirono un leggero baccano alle loro spalle; la ragazza di nome Shizune aveva gravato su un ripiano diversi oggetti che per poco non rotolarono per terra. Molti di questi sembravano semplici attrezzi medici.

«Avete ancora la lama?» interpellò di nuovo la donna, posando sulla fronte di Sakura un palmo con le unghie leccate di un rosso scuro.

Naruto annuì, sfilando velocemente dalla cintura l’arma ancora macchiata di sangue; per fortuna non l’aveva buttata. Anche Sasuke ne rimase sorpreso.

Non appena la donna dai lunghi capelli biondi lo agguantò, cominciò a studiarlo accuratamente. Sembrava molto attenta e concentrata, come se quel momento fosse la fase più importante. Avvicinò senza esitazioni la lama al suo viso e non appena riconobbe  un inconfondibile tanfo, si allontanò di scatto allarmata.

«Ma questo..»

Ci passò sopra un dito indice, sporcando la pelle di sangue e di conseguenza dal leggero veleno rimasto, avvertendo dopo pochi istanti un lieve bruciore, ricavando così una risposta alla sua ipotesi.

«Shizune aiutami. Voi tenetela ferma» disse sbrigativa, mentre la compagna annuì, mettendosi al suo fianco. La sua mano stringeva quello che sembrava un bisturi.

Impacciati, Naruto e Sasuke seguirono confusi il suo ordine, trattenendo le braccia e le gambe di Sakura, che ancora non avevano smesso di rabbrividire.

Prendendo un bel respiro, la donna sbottonò il kimono della ragazza, lasciandola a petto scoperto, ma senza togliere la fascia che le copriva il seno. Afferrò il bisturi che teneva Shizune e senza esitazioni lo avvicinò al busto, all’altezza del fegato.

Sasuke sbiancò appena e le sue sopracciglia si assottigliarono «Che stai facendo?» ringhiò, allarmato.

Trattenne il fiato, così come Naruto quando videro la piccola lama provocare un leggero taglio orizzontale, che immediatamente cominciò a perdere sangue. Speditamente, Shizune ci passò sopra uno straccio, per impedire al liquido cremisi di sporcare più del dovuto il corpo della ragazza e il ripiano del tavolo.

«La bacinella»

La bionda aveva lanciato il bisturi, aspettando che Shizune posasse vicino a lei l’oggetto richiesto, il quale conteneva della semplice acqua. I suoi occhi scuri lanciarono uno sguardo eloquente ai due ragazzi - che ricambiarono – e, dopo aver riportato l’attenzione sulla paziente, portò entrambe le mani davanti la ferita appena inferta.

Naruto e Sasuke videro una strana e forte luce verde scaturire dalle sue mani e pochi attimi dopo notarono qualcosa sgorgare dall’incisione che aveva appena eseguito.

Sakura cominciò a urlare e scalciare dolorane nel sonno, obbligando i due giovani, e Shizune, a fare pressione sui suoi arti. Dalle labbra della rosa però, continuavano a scappare gemiti sofferenti, mentre il busto si alzava con movimenti scattanti, come se cercasse di liberarsi da quella terribile tortura.

La donna allontanò la mano che ancora rilasciava quello strano chiarore, lasciando che il liquido scuro, quasi tendete al viola, galleggiasse sul suo dorso, come se fosse una bolla. Versò il fluido dentro la bacinella, mischiandolo con l’acqua, ripetendo poi l’operazione per altre cinque volte, fino a quando non tirò un sospiro stanco.

Shizune guardò l’amica preoccupata, che si asciugò il sudore sulla fronte con la manica del kimono «Ho estratto tutto il veleno, ma il suo corpo ne è rimasto danneggiato» spiegò velocemente, riportando il palmo sulla fronte di Sakura - che sembrava meno sofferente -, l’altro invece si depositò sulla ferita che aveva inciso col bisturi.

«Che significa?» domandò Naruto, esaminando stupito l’incisione scomparsa, non appena la bionda tolse l’arto.

«I suoi anticorpi hanno cercato di distruggerlo, ma non era possibile, per questo le è salita la febbre. I suoi muscoli resteranno per qualche ora irrigiditi e la testa pulserà non appena riprenderà i sensi. Sono i tipici effetti di un avvelenamento»

Sasuke si inumidì le labbra, cercando di elaborare il più fretta possibile quelle informazioni per lui quasi sconosciute «Però ora è salva, giusto?»

I due ragazzi videro la donna indugiare un attimo, che continuava a scrutare il corpo addormentato di Sakura. Chiuse gli occhi, rilasciando un sospiro.

«Sì.. dopo le darò un antidoto che possa assistere le sue funzioni immunitarie a riprendersi più velocemente» mormorò, allontanandosi di qualche passo «Ma per ora lasciamola riposare»

Con un gesto del mento indicò una stanza, incitando i due ragazzi a portare dentro la ragazza. Sasuke la prese attento in braccio e i tre sparirono oltre l’uscio, lasciando le due da sole.

Shizune guardò la sua compagna esitante, ma decise comunque di parlare «Tsunade, ma lei..?»

«Ne parleremo dopo Shizune» la interruppe lei, con tono serio.



**



La sua mente era svuotata, non riusciva a pensare a niente. La sua unica priorità in quel momento era rimanere lì accanto a Sakura, proprio come aveva fatto lei pochi giorni prima.  Neanche una sillaba era fuoriuscita per sbaglio dalle sue labbra, serrate e screpolate. I suoi occhi eterocromi non intendevano staccarsi dal suo corpo steso e rilassato sul letto, rivestito da una pensate coperta.

Erano passate poche ore da quando quella strana tizia aveva salvato in maniera singolare l’amica, ma non riusciva a prendere sonno, a differenza di Naruto. Sicuramente, per colpa dello stress e dell’adrenalina accumulata, il suo corpo aveva ceduto, facendolo addormentare di botto. La sua testa si era abbandonata sul materasso e il sedere sulla sedia.

Ogni tanto, Sasuke sentiva i propri occhi serrarsi, ma non aveva alcuna intenzione di farlo.

Scusami.

Ancora una volta le parole di Sakura rimbombarono nella sua testa, provandogli un fastidioso malore al centro del petto. Lei si era scusata, ancora una volta, ma in quel momento l’unico che doveva farlo era lui. Per colpa di un suo stupido e banale errore Sakura ne aveva pagato le conseguenze; perché era così debole?

Strinse adirato i denti, così come i suoi occhi che coprì con una mano.

I suoi capelli erano ancora umidi e appiccicati sulla fronte, così come i suoi vestiti. Lui e Naruto si erano solo presi la briga di togliersi l’armatura, rimanendo con la canotta e i pantaloni neri, mentre Shizune, l’altra ragazza, aveva spogliato Sakura, facendole indossare una lunga camicia bianca. Prima di lasciarli da soli però aveva anche provveduto a farle ingerire una medicina e a medicare con della garze la ferita presente sulla schiena.

Rivolse la propria attenzione oltre il vetro della finestra, notando i primi colori dell’alba spuntare dalle cime degli alberi.

«Dovresti riposarti un po’. Non fa bene passare la notte in bianco»

Sasuke rimase immobile, dando così le spalle alla donna – che aveva detto di chiamarsi Tsunade – che era appena entrata dentro la camera. Teneva le braccia incrociate e la spalla poggiata sull’uscio, il capo lievemente piegato.

«Lo stesso discorso vale per te» mormorò con voce dura il moro, notando con la coda dell’occhio che la bionda si era avvicinata ai piedi del letto.

«Almeno io ho dormito un po’» ridacchiò, osservando anche lei l’immagine della ragazza addormentata.

I suoi corti capelli erano sparsi sul cuscino e, fortunatamente, la sua pelle aveva recuperato un colorito più vivo,  roseo. Persino il respiro era divenuto più regolare. Gli occhi scuri di Tsunade si assottigliarono un poco quando vide la mano del ragazzo stringere con decisione quella di lei.

Le scappò un sorriso.

«Non devi preoccuparti. Il peggio è passato e la tua amica si sta riprendendo» disse con sicurezza, poggiando entrambi i gomiti sulla testata inferiore del letto, curvando appena la schiena.

Sasuke si voltò appena verso di lei, che ricambiava a sua volta lo sguardo. Affinò appena gli occhi, scrutandola con sospetto.

«Perché non è morta?»

Non appena vide le sue labbra sciogliere il lieve sorriso ghignò appena.

Non era un esperto di veleni o medicina, ma durante quegli attimi di tensione aveva capito perfettamente della gravità della situazione quando Tsunane aveva riconosciuto quella maledetta tossina impregnata sul kunai. Sapeva che esistevano diversi tipi di veleno e sicuramente quello che portava con sé Konan non era affatto inoffensivo.

«Ho visto come la guardavi» spiegò velocemente lui, riportando poi l’attenzione su Sakura, soddisfatto.

Udì una leggera risata «Vedo che non ti sfugge niente»

Mantenendo le sopracciglia e la fronte corrucciate, Sasuke seguì i suoi movimenti. Con cautela, Tsunade si avvicinò ad un Naruto dormiente, osservandolo con uno sguardo quasi materno. Portò delicatamente la mano sul pugno steso sul piumone, dove le nocche erano ancora sbucciate e macchiate di sangue secco per colpa del pugno che aveva diretto alla finestra.

Immediatamente, Sasuke riconobbe la stessa e identica luce verdastra e in un attimo, la ferita dell’amico scomparve, come se non vi fosse mai stata. Rimase ad osservare quella zona appena guarita; prima di all’ora non aveva mai visto una tecnica simile per curare le ferite.

«Chi sei?»

Tsunade fece finta di nulla, raggiungendo la porta rimasta socchiusa «Credo sia il caso di parlarne quando si sveglierà il biondino» proferì allietata, ma un attimo dopo la sua espressione mutò «Sempre che possa fidarmi di voi»

Sasuke rimase in silenzio, ma senza mai abbassare la propria barriera fatta di freddezza e dubbiosità, consentendo comunque alla donna di lasciarlo nuovamente solo nella stanza.

Da quando lui e Naruto erano partiti da Suna per il compleanno di Sakura si erano completamente ritrovati pieni di problemi e domande – soprattutto domande -, e in quel momento se ne era appena aggiunta un’altra. Se doveva essere sincero, non gli importava granché di sapere chi fossero veramente quelle due donne, ma sapeva che Naruto non l’avrebbe pensata allo stesso modo. Lui era la curiosità fatta persona e il fatto che Tsunade avesse salvato la vita di Sakura, l’Uzumaki sarebbe rimasto per sempre in debito con lei; per lui ormai era prevedibile.

Con un sospiro stanco, Sasuke poggiò un gomito sul materasso e la guancia sulla mano, mentre l’altra non aveva lasciato un attimo quella della rosa. Il suo pollice continuava a muoversi meccanicamente, regalandole lente e delicate carezze.

Rimase in quella posizione fino a quando un fastidioso raggio tiepido accecò i suoi occhi stanchi, obbligandolo ad alzare un braccio. Il cielo azzurro era leggermente macchiato da alcune nuvole bianche, consentendo così al sole di scaldare e asciugare la terra dalla pioggia notturna.

Senza rendersene conto, abbassò le palpebre, cullato dai suoni mattutini e dal profumo che emanava la pelle di Sakura.



**



Una pungente sensazione amara, quasi bollente, le invadeva la gola e la bocca socchiusa. Percepiva le sue labbra secche e screpolate, obbligando così la punta della sua lingua di inumidirla appena.

Sakura aprì lentamente gli occhi e prontamente, una fitta allucinante alla testa rispose alla tenue luce che invadeva quella che sembrava una camera. 

Alzandosi a sedere, notò di essere stata spogliata dei suoi abiti e rivestita da una lunga camicia di seta bianca. Ai piedi del letto c’erano i suoi vestiti mentre, seduti malamente accanto a lei su una scomoda sedia, si trovavano Naruto e Sasuke addormentati; il primo alla sua sinistra, l’altro a destra.

Si stropicciò un occhio. Quanto aveva dormito? 

Sakura si portò una mano sulla fronte, constatando che questa non bolliva più come ricordava. Quando il kunai che era diretto a Sasuke aveva colpito lei, un dolore talmente forte e improvviso le aveva bloccato involontariamente un grido in gola. Dopo pochi attimi, uno strano bruciore aveva cominciato persino a divampare dalla sua schiena, arrivando alle braccia, le gambe e infine alla testa, facendole perdere completamente qualsiasi forza vitale. 

Un brivido di freddo percorse tutto il suo corpo e istintivamente si strinse la coperta addosso. Solo in quel momento se ne rese conto: la sua mano era stretta a quella di Sasuke, che continuava a dormire profondamente. Un piccolo sorriso spuntò ai margini della bocca, appurando che pochi giorni prima i loro ruoli erano invertiti.

Alla fine, anche lui le era rimasto accanto, così come Naruto.

Alzò lentamente l’altro braccio, affondando delicatamente le dita tra i capelli scuri e morbidi dell’amico. Rimase a coccolarlo diversi secondi, quando improvvisamente questo alzò di scatto il busco. La sua mano era schizzata velocemente sulla sua cintura, estraendo un kunai, ma quando si ricordò di dove fosse si rilassò all’istante, tirando un sospiro.

I suoi occhi speciali si scontrarono con quelli verdi di Sakura e immediatamente, il suo petto iniziò a scaldarsi notevolmente; i battiti del suo cuore sembravano impazziti.

«Sakura.. stai bene?» mormorò, cercando di abituarsi alla luce del sole, dato dal momento in cui si era svegliato non faceva altro che vedere sfocato. Quando finalmente riuscì a focalizzare meglio la figura della giovane si avvicinò a lei, prudente. L’arma venne abbandonata sulle coperte.

«Mi fa un po’ male la testa. A parte questo sì, sto bene» rispose lei con un sorriso, strofinando leggermente la testa, scompigliando ancora di più i corti capelli.

Rimase completamente impalata quando due braccia forti bloccarono completamente i suoi movimenti. Sasuke, con uno slancio, l’aveva stretta a sé, portando una mano dietro la nuca e spingendola verso il suo petto privo di armatura.

Percepì chiaramente ogni fibra muscolare indurirsi sulla sua guancia, mentre quel piacevole profumo la fece completamente rilassare, come quando si erano recati alla Città della Cascata. Chiuse gli occhi, godendosi quel piacevole momento.

«Sei una stupida» sussurrò lui, che aveva nascosto il viso sulla sua spalla.

Sakura provò a staccarsi per vederlo meglio in viso, ma lui glielo impedì, stringendola ancora più forte, stando comunque attento a non farle male. Decise quindi di rimanere lì, in quella posizione.

Sasuke lasciò scorrere qualche istante di silenzio, come se cercasse di elaborare meglio tutte quelle terribili vicende che li avevano attanagliati in pochissime ore.

«Pensavo davvero di perderti»

Sakura sussultò, tanto che i suoi occhi si dilatarono sorpresi. La voce di Sasuke sembrava quasi incrinata, ma forse era perché aveva la bocca completamente schiacciata sulla sua spalla. Si poteva comunque percepire il dolore che fino a quel momento aveva accumulato e trattenuto e questo la fece dispiacere ancora di più.

Alzò con disinvoltura le braccia sotto le sue ascelle, ricambiando così quella stretta piacevole.

«Non è colpa tua Sas’ke-kun» sussurrò con tono dolce, finché le sue mani non cominciarono ad accarezzare con momenti ripetitivi la sua forte schiena lievemente incurvata.

Sentì finalmente il suo corpo rilassarsi, facendola lentamente allontanare da lui, ma senza lasciarla andare, mentre i suoi arti si fermarono sui suoi fianchi.

Senza volerlo, si ritrovarono faccia a faccia. Erano talmente vicini che potevano persino percepire chiaramente  i loro respiri sfiorare le labbra di entrambi.

«Non farlo mai più» mormorò il moro, spostando una sua ciocca dietro l’orecchio.

Sakura sentì le proprie gote bruciare per colpa di quei polpastrelli che continuavano a vezzeggiare la sua guancia. Quella era la prima volta che Sasuke la toccava in quel modo; persino i suoi occhi sembravano vederla in maniera diversa, parevano.. affascinati.

Irrigidì ogni fibra del suo corpo quando il pollice di Sasuke andò a sfiorare le labbra rosee e poco carnose. Perché si stava comportando in quel modo?

Vide improvvisamente il bel viso di Sasuke avvicinarsi ancora di più al suo con una lentezza estenuante e senza minimamente accorgersene, socchiuse gli occhi. Aspettò impaziente quei secondi che parvero infiniti, rendendo quella sensazione perfetta.. forte troppo perfetta.

Naruto infatti aveva cominciato e grugnire come un maiale e completamente scombussolato aprì gli occhi di scatto.

«Non sono stato io!» urlò disperato, con un movimento talmente veloce che scivolò dalla sedia, cadendo con un assordante tonfo sul pavimento di legno.

Sakura strabuzzò gli occhi e Sasuke si allontanò da lei con un movimento talmente veloce che sembrava quasi che si fosse scottato. Aveva addirittura raggiunto la parte opposta della stanza, mentre con serie difficoltà teneva davanti alla bocca una mano, osservando imbarazzato un punto impreciso della stanza. Il rossore che tingeva la pelle del suo viso era ben visibile.

La rosa, sistemandosi impacciata un altro ciuffo dietro l’orecchio, si schiarì la voce.

«N-Naruto-kun stai bene?» domandò, allungando appena il collo, il poco che bastava per vedere il povero biondo che continuava a massaggiarsi il fondoschiena dolorante.

«Ahi, ahi ahi.. Sakura-chan!»

Con un balzo il ragazzo si alzò di scatto, raggiungendo il bordo del letto dove stava ancora sdraiata l’amica, avvinghiando subito dopo con impeto il suo collo.

«Che bello, ti sei svegliata!»

Sakura, dimenticando completamente quello che stava per accadere pochi secondi prima, ricambiò l’abbraccio. Un lieve e sincero sorriso ornò il suo volto. Proprio come aveva fatto a Sasuke, carezzò con lievi movimenti la sua schiena muscolosa e priva di armatura, ma con ancora la sciarpa rossa di Hinata, che quasi toccava terra.

«Come ti senti?» interpellò subito dopo Naruto, staccandosi da lei e osservandola con occhi attenti.

In risposta, la ragazza accrebbe la propria contentezza, poggiando una mano sul capo ancora lievemente spettinato «Bene. La testa mi pesa un po’»

Naruto annuì felice, voltandosi poi verso Sasuke, notando che questo era rimasto per tutto il tempo con le spalle attaccate al muro e una mano a coprire la parte inferiore del viso.

Confuso piegò il viso di lato, rimanendo comunque seduto sul letto morbido «Teme che hai fatto alla faccia? Sei tutto rosso»

Sakura sussultò appena, così come Sasuke, che incrociò le braccia e volse il capo con aria ingombrata.

«Chiudi il becco dobe»

Le sopracciglia bionde del giovane Ninja si alzarono di scatto verso l’altro, non aspettandosi una reazione così aggressiva da parte del compagno. Aprì la bocca, pronto a rispondergli con le rime, ma la porta della camera di aprì con un movimento veloce, rischiando addirittura di colpire il povero Sasuke, che si spostò in tempo.

«Siete più rumorosi di un branco di poppanti!»

Sakura osservò stupita, ma allo stesso tempo curiosa, la donna che aveva appena fatto irruzione con poca grazia.

«A chi hai dato del poppante, nonna?» esclamò Naruto, privo di gentilezza.

A quelle parole, la nuova arrivata rimase esattamente per cinque secondi scioccata, prima di digrignare i denti e stringere la mano in un pugno «Come mi hai chiamato?!»

«Tsunade!»

Un’altra giovane ragazza entrò nella stanza, arrestando la donna, anche se con serie difficoltà. Si mise davanti a lei e pochi secondi dopo la più grande si calmò con un sospiro irato; i tre amici giurarono di aver visto del fumo fuoriuscire dalle sue narici.

Sakura le scrutò attentamente. La più minuta sembrava una giovane poco più grande di loro, anche se la sua capigliatura corta e scura la rendeva molto più matura.

L’altra invece era completamente opposta. Per essere una donna era molto alta e ben formosa, in particolar modo il seno. I suoi capelli lunghi erano legati in due codine basse che ricadevano lunga la schiena ricoperta da un kimono verde aperto davanti, scoprendo così al petto. Le sue gote erano arrossate e gli occhi lucidi; sembrava lievemente sbronza, o forse era la sua impressione.

«Questo è il trattamento che mi viene riservato dopo che ho salvato la vita della loro amica. Roba da non credere» commentò sprezzante la donna di nome Tsunade, incrociando innervosita le braccia, esaltando ancora di più le sue rotondità.

Sakura strinse lievemente il lenzuolo con entrambe le mani, osservandola intimidita «È stata lei a guarirmi?» sussurrò e non appena questa annuì stizzita e senza guardarla riprese nuovamente a parlare con gratitudine «La ringrazio infinitamente. Le chiedo scusa per i comportamenti sgarbati dei miei amici, ma sono sicura che erano solamente preoccupati per me»

Tsunade, con ancora le braccia conserte, si volse verso di lei, scrutandola con i suoi occhi color nocciola che, per un attimo, si addolcirono non appena videro la giovane ancora sdraiata, ma col capo chinato, in segno di rispetto.

Persino Shizune sorrise addolcita e Tsunade, al suo fianco, ghignò appena «Tranquilla, lo avevo notato» commentò, accennando un’occhiata curiosa al moro poco distante.

Sentendosi scrutato, l’Uchiha la fulminò con lo sguardo.

Tsunade trattenne una risata, e dopo aver fatto un cenno col capo a Shizune – che sparì velocemente dalla porta -, raggiunse con passi lenti il letto.

«Immagino che tu abbia un po’ di mal di testa, vero?» presuppose la bionda, sedendosi sul materasso dove pochi minuti prima si trovava Naruto, ora in piedi vicino a loro.

Sakura annuì. Intanto, la ragazza dai capelli corti e scuri ritornò con in mano un bicchiere d’acqua fresco.

«Bevi questo, hai bisogno di recuperare un po’ di liquidi dato che hai avuto per alcune ore una forte febbre» spiegò chiara Tsunade.

Sakura accettò la bevanda, sorridendo grata a Shizune, che ricambiò gentile. Finito di bere, la rosa poggiò l’oggetto ormai vuoto sul comodino vicino, permettendosi così di esaminare attenta la donna vicino a lei. Una strana sensazione riempì il suo petto. Non aveva idea del perché si sentisse così inaspettatamente sicura vicino ad una persona che aveva appena conosciuto, però qualcosa dentro di lei le diceva che di quella Tsunade poteva fidarsi; infondo, le aveva salvato la vita.

«Lei è un medico?» domandò interessata, stroppiando con entrambe le mani il povero lenzuolo bianco che la copriva.

Tsunade, mantenendo uno sguardo fiero, accennò un sorriso, grattandosi con l’indice la guancia arrossata «Una specie..»

«Ehi, la mia mano è guarita!»

Le tre donne si voltarono verso Naruto, che continuava a rigirare sconvolto le nocche completamente ripulite dai tagli che si era procurato il giorno prima, rompendo la finestra.

«È stata lei»

Naruto si voltò verso Sasuke, che indicò col mento la bionda rimasta seduta. Gli occhi azzurri di Naruto si dilatarono e senza nascondere la sua espressione sconcertata agitò la mano rifiorita.

«Come c’è riuscita?»

Tsunade indurì improvvisamente il viso, alzandosi poi di scatto, facendo spaventare sia Sakura che Shizune, che la osservò dispiaciuta.

«Non credo di aver ottenuto abbastanza della vostra fiducia da permettermi di rivelare a voi mocciosi la mia vita» enunciò con voce sprezzate, osservando con i suoi occhi iniettati di collera prima Naruto e poi Sasuke, che non si fece minimamente intimidire «Potete rimanere qui tutto il giorno per dare il tempo alla vostra amica di riprendersi, ma poi voglio che ve ne andiate»

Con passi pesanti raggiunse la porta, ma poco prima di superarla, la voce fredda e ferma di Sasuke la bloccò «Cos’ha di così misterioso da nascondere?»

Tsunade rimase per alcuni secondi di spalle, rischiando di rompere con la sua eccessiva forza la maniglia della porta. I suoi occhi nocciola scrutarono sprezzanti, ma allo stesso tempo divertiti, il moro.

«Una cosa molto simile al confettino qui presente» affermò soltanto, seguito subito dopo da una risata quasi folle.

I due ragazzi si voltano sorpresi verso la rosa, che repentinamente aveva sussultato sul posto, sorpresa «Come? Io non sto nascondendo niente»

«Ne sei sicura?»

Sakura tentennò.

Shizune, per evitare che la bionda commettesse uno dei suoi soliti danni, la raggiunse velocemente, poggiando entrambe le mani sulla sua schiena, spingendola verso l’uscita «Tsunade vieni, come al solito hai esagerato col sakè»

Con un movimento scocciato però, la bionda si liberò dalla sua presa «Piantala Shizune, non sei mia madre» borbottò, lanciando per l’ultima volta una scorsa quasi irata verso i tre «Ve lo ripeto solo un’ultima volta: entro questa sera vi voglio fuori di qui, altrimenti lo farò io»

Senza attendere risposta, Tsunade li lasciò soli, seguita da una Shizune arrendevole e col capo abbassato, chiudendo subito dopo la porta con un movimento lento e leggero.

Un silenzio raggelante riempì in un’istante la stanza, provocando a Sakura una fastidiosa sensazione di disagio. Le sue dita ripresero costantemente a torturare il lenzuolo, mentre i suoi occhi verdi esaminarono privi di interesse tutte le pieghe che stava provocato.

Nascondere. L’unica cosa che in quel momento stava occultando era irrilevante, ma allo stesso tempo pericoloso. Per ventuno anni non si era mai accorta di quella sua speciale abilità e Hinata e Ino l’avevano aiutata a tenerla segreta, soprattutto per il bene di tutti. Ma com’era possibile che quella Tsunade se ne fosse accorta? Eppure non aveva altre opzioni, l’unica cosa che stava tenendo all’oscuro ai suoi amici era proprio quello.

Doveva parlare con quella donna.

«Di che parlava Sakura-chan?» domandò improvvisamente Naruto.

Sakura si morse velocemente il labbro, prima di regalargli un leggero sorriso, susseguito da un’alzata di spalle «Non lo so»

Sasuke rimase in silenzio; la sua spiensieratezza forzata non gli era sfuggita.



**



Per tutta la giornata i tre ragazzi rimasero in quella camera, che a quanto pare era dedicata  agli ospiti.

Nonostante Sakura si sentisse sicura nel rimettersi in piedi Naruto, a differenza sua, si era intestardito, obbligandola a rimanere sdraiata sul quel materasso comodo. Voleva addirittura imboccarla quando Shizune aveva portato loro il pranzo, ma per fortuna Sasuke era intervenuto.

Dopo quell’imbarazzate episodio lei e il moro non si erano più parlati. Ogni tanto si scambiavano qualche sguardo curioso, ma non appena l’uno si accorgeva dell’altra voltavano immediatamente il viso, imbarazzati. Non aveva idea di cosa stesse ronzando dentro la testa dell’amico, ma di una cosa era sicura: quella mattina stavano per baciarsi.

Ogni volta che ci pensava avvertiva le sue guance andare a fuoco, obbligandola quasi a schiaffeggiarle con entrambe le mani, sperando di arrestare l’evidente rossore. Per tutti quegli anni non si era mai soffermata a pensare cosa fosse per lei Sasuke. Lui, come Naruto, erano sempre stati i suoi migliori amici che le avevano sempre voluto bene nella maniera più unica che rara.

Quando erano cresciuti però - doveva ammettere - che un qualcosa in lei le aveva permesso di differenziare i due ragazzi: il legame con Naruto l’aveva sempre giudicato simile a quello di due fratelli, mentre con Sasuke.. non aveva idea di come descriverlo. Sapeva soltanto che vicina a lui si era sempre sentita bene; quando gli regalava un sorriso, una battuta, un abbraccio o un’altra banale attenzione il suo cuore si scaldava, forse perché era consapevole che il suo carattere freddo e riservato gli impediva di offrire a tutti quel tipo di trattamento e questo la faceva sentire importante per lui, quasi speciale. Ma ora, qualcosa dentro lei, le diceva che forse non era più soltanto per quello.

Che a lei.. piacesse Sasuke?

Una sua mano scattò all’altezza del cuore, percependo senza difficoltà ogni singolo battito che pompava dentro la gabbia toracica, obbligando il sangue a scorrere velocemente lungo le vie venose, scaldandole l’intero corpo, soprattutto il viso.

I suoi occhi verdi si soffermarono sulla figura dell’interessato, che parlava tranquillamente con Naruto, vicino la finestra. I raggi rossastri che filtravano dal vetro illuminavano il suo viso chiaro, rendendolo ancora più perfetto, nonostante i capelli spettinati. Gli avambracci erano intrecciati tra loro, evidenziando così i muscoli scolpiti, così come il marchio. Rimase come ammaliata.

Non aveva mai negato che Sasuke fosse un brutto ragazzo, anzi, il suo fascino tetro e misterioso lo rendevano ancora più attraente come una calamita, ma stavolta, riusciva a scorgere qualcosa di più della semplice bellezza estetica che presentava. Il suo muscolo cardiaco glielo stava dimostrato.

I suoi denti strinsero quasi con ossessione la pelle leggermente screpolata delle labbra, cercando di trattenere quelle forti e nuove emozioni che la stavano sempre di più investendo come una valanga. Ormai il suo cervello aveva deciso di dar retta al suo petto:

Stava davvero provando amore per Sasuke?

Una miriade di domande affollarono la sua mente, provocandole quasi un leggero mal di testa: perché? Da quanto? Com’era successo? Ma soprattutto.. lui cosa pensava di lei?

Cercò di darsi una calmata e l’unica maniera che aveva per farlo era uscire da quella stanza, diventata troppo stretta e soffocante per riuscire a contenere tutte le sue riflessioni decisamente troppo tartassanti.

La sua mente volò senza pensarci alla donna di nome Tsunade, che per tutto il giorno – a parte quella mattina – non si era fatta vedere. Con determinazione si scostò le coperte di dosso, poggiando i piedi nudi sul freddo pavimento in legno scuro.

Notando i suoi movimenti, Naruto la raggiunse immediatamente, lasciando in sospeso il discorso che stava confabulando con Sasuke.

«Sei sicura di farcela Sakura-chan?» domandò preoccupato.

Lei gli regalò un sorriso e, aiutandosi con le braccia, si mise in piedi «Sì. Tranquillo Naruto-kun»

Una piacevole sensazione ai muscoli delle gambe le fece scappare un sospiro di sollievo, permettendo ai suoi arti inferiori di riabituarsi a mantenere il suo peso corporeo. Raggiunse lentamente la porta chiusa, sotto gli sguardi attenti di Naruto e Sasuke, aprendola poi con incertezza.

Davanti a lei si presentò una sala molto più grande e ben illuminata, grazie alla luce del sole che aveva cominciato a tramontare. Un divano e un tavolo chiaro abbellivano l’area, così come la grande libreria ricca di libri. Sakura lì studiò insolita, ma un movimento alla sua destra la costrinse a mettere da parte la sua curiosità.

Un arco privo di porta – con attaccata una tenda corta nella parte superiore - conduceva ad un’altra stanza, sicuramente la cucina. Una volta entrata, dopo aver scostato la tendina color panna, Sakura riconobbe la figura di Shizune, indaffarata a cucinare qualcosa di delizioso, a giudicare dall’odore.

«Mi scusi»

Nell’udire la sua voce bassa e timida, Shizune smise di tritare col coltello la verdura, guardandola sorpresa, ma allo stesso tempo felice.

«Sa dirmi dove posso trovare la signorina Tsunade?»

Sakura mantenne le mani intrecciate lungo il busto e le spalle chiuse, provocando alla mora ancora più tenerezza «Ti prego dammi del tu. Comunque è uscita fuori una mezzoretta fa. La troverai sicuramente vicino la cascata» spiegò lei, indicando col coltello la persiana da dove si poteva scorgere il giardino che attorniava il piccolo abitacolo.

«Grazie»

Shizune ricambiò il suo sorriso, riprendendo poi il suo lavoro.

Sakura, dato che non voleva ancora disturbala, ritornò in salotto, dove l’attendevano Naruto e Sasuke. Quest’ultimo osservava poco interessato il vetro della finestra che il giorno prima aveva rotto l’amico, provocando a Sakura una sorta di dispiacere. Che la stesse evitato?

Ingoiò con difficoltà il magone e cercando di non pensarci troppo raggiunse la porta d’ingresso.

«Vuoi che ti accompagni Sakura-chan?» domandò cordiale Naruto, ma lei negò col capo, facendo scuotere così il suo caschetto ancora arruffato.

«Ce la faccio Naruto-kun, non preoccuparti»

Senza aggiungere altro aprì l’uscio, mentre una leggera follata di vento fresco la fece leggermente rabbrividire, anche se il poco sole rimasto riusciva comunque a scaldarla. Fortunatamente, la camicia che le avevano fatto indossare era abbastanza lunga da coprirla, perciò non si fece troppi scrupoli ad uscire durante quelle ore.

Facendosi guidare dal suo udito, seguì il rumore poco distante dalla cateratta, che colpiva con forza l’acqua del fiume e le rocce che si trovavano in fondo alla discesa. La casetta si trovava in una zona desolata del bosco, su un ripiano di terra che si trovava a metà della cascata.

Essendo scalza, stava comunque attenta a dove poggiare i piedi, sebbene l’erbetta umida le solleticasse piacevolmente entrambe le piante.

Una volta raggiunta, Sakura riconobbe la figura della donna seduta su una roccia, che osservava assorta la schiuma bianca che cadeva con impeto. Piccole goccioline dolci sfiorarono il suo viso quando si fermò alle spalle di Tsunade, che ancora non si era mossa.

«Vedo che ti sei ripresa» pronunciò questa ad un certo punto, facendola sussultare «Un po’ di sakè?»

Solo in quel momento Sakura notò una bottiglia metà piena abbandonata sull’erba, mentre le dita della donna sorreggevano un bicchierino ormai vuoto.

«No grazie. Non bevo» dichiarò timida, avvicinandosi di qualche passo, riuscendo così a vedere il fondo della cascata, anche se la cosa risultava parecchio difficile per colpa della nebbia e degli schizzi che la forza dell’acqua provocava.

«Ti serve qualcosa?»

Sakura si voltò verso la donna, notando che i suoi occhi, simili al colore del cioccolato, erano lievemente arrossati, così come le guance – sicuramente per colpa dell’alcool ingerito -, che non smettevano di scrutarla con curiosità, esibendo in ogni caso un’espressione autoritaria.

Iniziando a torturarsi le mani, Sakura riportò la sua attenzione sullo spettacolo naturale che si presentava dinanzi a lei «V-volevo ancora ringraziarla per avermi salvato e poi.. ecco io..»

Tsunade addolcì lievemente il suo viso, aspettando che la ragazza continuasse.

«Anche lei possiede il chakra curativo?» decise di ammettere infine la rosa, strizzando preoccupata gli occhi.

Quella mattina aveva notato che l’indole della donna era parecchio bellicosa e forte, perciò sperava che con la sua stramba e poco garbata domanda non la facesse troppo arrabbiare. Contando anche il fatto che l’alcool che circolava nel suo corpo non aiutava affatto a mantenere calmi i nervi.

«Pensavo di essere rimasta l’ultima, ma a quanto pare mi sbagliavo»

Sakura riaprì le iridi chiare, osservando sorpresa la donna che aveva letteralmente mutato il suo viso, così come la voce. Continuava a esaminare assorta davanti a sé, senza curarsi delle piccole gocce che si posavano con dolcezza sulla pelle chiara e lucida nonostante l’età.

La sua espressione traspariva dispiacere e tristezza, soprattutto tristezza, e Sakura si sentì contagiare dal suo stato d’animo, benché non conoscesse perfettamente i suoi motivi.

Con movimenti lenti si sedette a gambe incrociate sulla stessa roccia umida, guardandola dal basso verso l’alto, dato che rispetto a lei era decisamente più alta. Si torturò con le dita un ciuffo corto, cercando di trovare le parole adatte per riprendere il discorso. 

«Come l’ha capito?» sussurrò, mantendo lo sguardo sulla figura robusta della donna che fin da subito aveva stuzzicato il suo interesse.

Questa, accennando un sorriso divertito, ma contemporaneamente atterrato, si  voltò verso di lei, facendo ondeggiare le due codine «Anche se non lo dimostro sono abbastanza vecchia da aver accumulato col tempo la giusta esperienza per comprendere le cose come stanno» spiegò concisa, anche se i suoi occhi si assottigliarono «Perché i tuoi amici non ne sanno niente?»

Alla sua domanda, Sakura sobbalzò appena, abbassando poi la sua occhiata. Tanto ormai non aveva più senso nascondere la verità; quello che le rimaneva da fare era fidarsi di quella donna e fortunatamente, il suo istintivo non sembrava contrariato.

«L’ho scoperto da poco e.. non voglio metterli in pericolo» chiarì con voce bassa, stando comunque attenta a non far ricoprire il suono della sua voce dal fracasso della cascata.

«Anni fa ho letto diversi libri sulla medicina, mi ha sempre affascinata. Con mia enorme sorpresa ne ho trovato uno che spiegava questa speciale abilità e allo stesso tempo di quanto fosse bramata. Non voglio che Naruto e Sasuke rischino ancora la vita per colpa mia» mormorò, mentre le sue braccia rabbrividirono appena al ricordo di Naruto e Sasuke feriti e assopiti su un letto.

Con la coda dell’occhio, notò che Tsunade si riempì quasi fino all’orlo il bicchierino di sakè, bevendolo poi tutto d’un sorso «Si vede che vi volete bene, ed è per questo che glielo devi dire» affermò lei con decisione, poggiando poi l’oggetto sulla superficie rocciosa su cui si era aggravata.

«Se sono veramente tuoi amici non hai di che preoccuparti. La stessa cosa vale per me con Shizune» Sakura rimase a scrutarla, sorpresa dalle sue parole «Ci ho messo molto tempo per capirlo, ma per fortuna ci sono riuscita. Non fare il mio stesso errore..»

La donna lasciò la frase in sospeso, facendole capire che ancora non conosceva il suo nome.

«Sakura» disse, con un sorriso.

Tsunade tentennò, poi annuì, ricambiando pensierosa «.. Sakura»

Rimasero diversi minuti in silenzio, facendosi cullare dal suono dell’acqua e i raggi che, oramai, erano quasi del tutto svaniti dietro l’orizzonte, lasciando così attorno a loro un’aria fresca e povera di luce.

In pochissimo tempo, l’aria calda del giorno fu quasi del tutto sostituita da quella fredda della sera imminente.

Tsunade, con un sospiro, si mise in piedi, obbligando la rosa a fare lo stesso.

«Si è fatto tardi. Shizune avrà finito di preparare la cena» affermò la bionda, scollandosi dai pantaloni la poca polvere rimasta attaccata.

Sakura annuì lievemente, iniziando a seguirla con passo lento «Io e i miei amici toglieremo subito il disturbo»

Si bloccò sorpresa quando vide la camminata di Tsunade arrestarsi. Questa restò pochi attimi immobile e, mantenendo il corpo fermo, girò lievemente il capo verso di lei, con un solare e quasi materno sorriso sulle labbra.

«Potete restare per questa notte»

Per Sakura non fu difficile esprimere la propria contentezza.



**



«Bastardi!»

Sasori alzò lievemente lo sguardo assente dal fermaglio, rivolgendolo al compagno di squadra che aveva appena decapitato con un movimento secco, l’ultimo Zetsu bianco rimasto, facendo poi rovesciare con un rapido gesto tutti gli oggetti posti sulla tavola, buttandoli a terra.

«Non è da te farti suggestionare dalla rabbia Pain» commentò il rosso, facendolo innervosire ancora di più.

Pochi minuti prima il fantoccio si era ripresentato a palazzo dopo tre giorni che avevano mandato Konan a rapire quella mocciosa, ma questo, oltre ad essersi presentato da solo e privo di un braccio, aveva anche dato loro una notizia tutt’altro che positiva.

Kabuto, che per tutto il tempo era rimasto in silenzio, squadrò preoccupato il proprio maestro, seduto comodamente sulla poltrona «Signore ormai è inutile attaccarli in questo modo, dobbiamo intervenire personalmente» ribadì, sistemandosi la montatura con le dita.

Orochimaru sorride divertito, mentre un serpente dalle scure squame si arrotolò attorno al suo braccio pallido «Perché scomodarci quando saranno loro a venire da noi Kabuto?»

«E come intende farlo?» domandò sorpreso, ma al tempo stesso curioso.

Il ghigno dell’uomo si accentuò ancora di più «Ho i miei sistemi. Sasori, procedi colpiano»

Il ragazzo acconsentì lievemente con un gesto del capo, uscendo dalla grande sala.

Pain, intanto, continuava a stringere con forza il bordo del tavolo, mentendo lo sguardo abbassato e la mascella irrigidita.

“La pagheranno cara Konan, è una promessa”.





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Salve a tutti! Come promesso, ecco a voi l’aggiornamento! :D
​Che dire, se siete riusciti ad arrivare fin qui, beh.. rendete umilmente fiero il mio piccolo cuoricino!
I sentimenti veri e propri della nostra protagonista stanno cominciando ad uscire e in questo capitolo avete avuto modo di conoscere, almeno in parte, i primi pensieri di Sakura, ma.. chissà come saranno quelli di Sasuke..? Se volete scoprirlo, appuntamento a prossima settimana! Fortunatamente le vacanze natalizie mi permetteranno di dedicarmi di più alla scrittura perciò, almeno per questa volta, l’aggiornamento non avverrà dopo 14 giorni ;D
Me ne approfitto anche per augurarvi un felicissimo Natale e che possiate come me passarlo in compagnia delle persone a cui volete più bene!** (e anche a scartare tanti regali e bere taaanta cioccolata calda xD)
Con un timido e impacciato inchino vi saluto e vi ringrazio infinitamente per il vostro sostegno, soprattutto se decidete di lasciarmi un commento! Anche semplicemente per capire se l’andamento della storia sia di vostro gradimento, dato che altri personaggi sono venuto allo scoperto^^ (La mia - sfortunatamente no - Tsunade♥)
Un bacione e a prestissimo! *oh, oh, oh*
Marti❤️

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Capitolo 17
*** Rejection and anger ***



Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





  Capitolo 17 ~ Rejection and anger  




Sakura era speciale, ormai ne aveva la piena conferma.

Il giorno prima, dopo un tempo che gli era sembrato infinito, era rientrata insieme a quella strampalata donna - che era nuovamente ubriaca -, rivelando felice a lui e Naruto che per quella notte sarebbero rimasti a dormire lì, andando così contro alle parole che Tsunade aveva sbraitato quella stessa mattina.

Forse anche lei era stata abbagliata dal suo sorriso, oppure dalla sua gentilezza; non aveva idea di come Sakura ci fosse riuscita a farle cambiare così improvvisamente idea; fatto stava che ancora una volta, lo aveva sorpreso.

Lui e Naruto avevano deciso di rimanere nella stessa stanza della ragazza, sfruttando dei piccoli futon per dormire. Non erano il massimo della comodità, ma erano decisamente meglio quelli che dormire su una scomoda sedia, o su un duro pavimento.

Anche quella notte, Sasuke aveva dormito poco che niente, perché per colpa del suo cervello continuava a rivedere quella madornale pazzia che stava per compiere con Sakura.

Era rimasto a pensare, a pensare e ripensare a quello che gli stava ronzando nella testa da quando si era svegliato poche ore prima dell’alba, dopo aver osservato rapito dal basso verso l’alto quegli inconfondibili e splendenti capelli rosa che ricoprivano il cuscino dove teneva poggiata la sua testa profumata.. ecco l’aveva appena rifatto.

Si portò stressato un braccio sul viso, cercando di calmare il suo cuore che aveva cominciato ad agitarsi. Non aveva idea di cosa stesse succedendo, e la voglia di riprendere la ricerca di suo fratello solo per farsi dare un banale consiglio di come affrontare quelle strane, ma piacevoli, sensazioni contrattanti, lo obbligarono quasi ad alzarsi e uscire da quella stanza.

Si sentiva di nuovo il poppante e debole quindicenne che non sapeva neanche come affrontare una delle tante ragazzine del villaggio che gli confessavano senza timore il loro ‘amore’ nei suoi confronti. Per lui quell’argomento era diventato un tabù ormai, soprattutto dopo la morte dei suoi genitori, vivendo una vita piena di faticosi allenamenti e pericolose missioni. Ma, dannazione si trattava di Sakura! La stessa Sakura che giocava con loro al principe che salvava la principessa, la stessa che osservava i suoi miglioramenti nelle abilità Ninja e la stessa che aveva imparato ad accettarlo per quello che era, senza ripensamenti.

Per anni aveva subito le attenzioni eccentriche, o meglio dire esagerate di Karin, riempendo lievemente il suo vuoto che si era completamente propagato dopo aver detto addio alla sua famiglia, alla sua casa e a Sakura, e poco tempo dopo anche a Itachi, troppo impegnato con i suoi strani misteri, ma dentro di lui sapeva che le attenzioni della rossa non erano mai bastate.

In pochi giorni invece, la presenza della rosa aveva reso il suo animo molto più bello e armonioso.

Forse era un tipo strano che non sapeva accontentarsi, o semplicemente un bastardo insensibile, come continuava a ripetergli il teme quando erano ancora piccoli ogni qualvolta che rifiutava – scappava - una confessione amorosa di qualche ragazzina.

Certe volte, invidiava Naruto. Lui era sempre stato bravo a gestire certi argomenti quando si trattava di sentimenti, non a caso era il suo unico amico; lo aveva capito, era leale e sapeva sopportarlo, esattamente come Sakura. Una parte di lui gli consigliava di svegliare il biondo per chiedergli come era riuscito per tutto quel tempo a gestire le emozioni che provava per quella ragazza.. Hinata.

Non era stupido, né cieco. Aveva capito che l’Uzumaki serbasse per quella ragazza affetti decisamente più forti rispetto ad una banale amicizia, ma essendo un baka, oltre ad essere un perfetto imbranato, non aveva capito che anche lei ricambiava appieno quegli stessi sentimenti. Però Naruto lo aveva capito, aveva imparato a conviverci, ad accettarli, mentre lui..

Sospirò.

Sembrava tutto così facile, mentre per lui non lo era affatto. Le sue capacità, così come i suoi interessi, erano stati ben alti, ed era sempre stato uno dei migliori, mentre adesso.. si sentiva un fallito di prima categoria!

Ormai doveva ammetterlo a se stesso: aveva cercato di baciare Sakura, lasciando il via libera al suo corpo e al suo istinto di fare quello che ritenevano necessario, di ottenere quello che desiderava, a quanto pare, da anni, altrimenti non avrebbe tentato di farlo anche quella notte di otto anni prima, sul tetto del palazzo.

Non aveva idea di cosa Sakura pensasse ora di lui e la cosa lo spaventava, per questo aveva deciso di ricorrere alla sua arma più potente: l’indifferenza. Sapeva che era maledettamente sbagliato, suo fratello gli aveva sempre spiegato che la soluzione di ogni problema era solo quella di affrontarli, ma non era ancora pronto per quel tipo di problema.

Forse Sakura si era pentita, o aveva semplicemente rimosso quella piccola svista – e pensare questo gli procurò un terribile fastidio -, fatto stava che avevano ancora una missione da portare a termine e lui non poteva permettere a quegli stupidi pensieri infantili e amorosi di distrarlo da quella seccante e pericolosa situazione.

Lo avevano deconcentrato anche troppo per i suoi gusti.

Si sarebbe comportato come sempre. Una volta ritrovati Itachi e Kakashi sarebbero ripartiti,  avrebbero sconfitto quei figli di puttana, riportato Sakura a casa, dove il trono le spettava di diritto,  e lui avrebbe ripreso a svolgere missioni per Suna. Tutto sarebbe ritornato come prima; niente di più semplice.

Con un movimento veloce si alzò dal piccolo futon blu scuro, scroccandosi una spalla e successivamente il collo. Lanciò uno sguardo veloce all’amico che continuava a russare senza ritegno, insieme ad un filo di bava che gli ricopriva il profilo mento, fino a raggiungere il cuscino, e subito dopo Sakura.

Anche la ragazza dormiva profondamente, sdraiata su un lato e da sotto le coperte suppose che si era sistemata in posizione fetale.

Ancora una volta il suo cuore prese in mano la situazione, obbligando il cervello ad allungare una mano verso il suo viso lindo e chiaro, illuminato dai primi raggi mattutini che riflettevano dalla finestra. I suoi polpastrelli sfiorarono i ciuffi corti posati sulla fronte ampia, spostandoli poi dietro l’orecchio dalla forma piccola e perfetta.

Il respiro caldo che fuoriusciva dal suo naso colpì il suo palmo che, ancora mosso dall’istinto, andò a lambire quelle labbra che poche ore prima stava per sfiorare con le sue.

Chissà se il suo profumo fruttato era imperlato anche in quelle labbra.. la voglia di assaggiarle era veramente tanta.

Un flashback di una Sakura svenuta tra le sue braccia, con un kunai piantato sulla sua schiena lo obbligarono ad allontanarsi di scatto, rischiando quasi di svegliare i due ragazzi. Il suo respirò divenne improvvisamente pensante e ancora spaventato da quella visione osservò la sua mano sinistra tremante.

Non doveva farsi coinvolgere da quelle emozioni, altrimenti non sarebbe riuscito a proteggere Sakura. Preferiva che lei lo odiasse, piuttosto che vederla morire per colpa della sua debolezza.

Si scompigliò i capelli e cercando di non far rumore uscì dalla stanza; aveva bisogno di sfogarsi.

Una volta chiusa la porta Naruto smise di russare e aprì gli occhi, osservando affranto l’uscio da cui era appena uscito l’amico.



**



Sakura si svegliò di soprassalto. Una mano si posò velocemente sulla fronte leggermente imperlata di sudore, così come i pochi ciuffi rimasti appiccicati. Un brutto sogno aveva tormentato il suo riposo, ne era sicura, ma non aveva alcun ricordo. Respirò lentamente, aiutando il suo cuore a ritrovare la calma, così come il suo respiro.

Con una scrollata di spalle decise di non darci troppo peso, dato che non era la prima volta che accadeva, stiracchiandosi poi allegra le braccia verso l’alto.

Volse lo sguardo verso la finestra, costatando che il sole era sorto da poco, mentre i futon dove avevano riposato Naruto e Sasuke erano vuoti. Sfruttando quel momento di privacy decise di spogliarsi della lunga camicia bianca prestata da Shizune, rimettendosi così gli abiti che Ino, Hinata e Karin le avevano regalato. Con sua enorme sorpresa notò che lo strappo sulla schiena provocato dal kunai era stato ricucito, così come il sangue, che era stato rimosso. Sorrise riconoscente, immaginando che l’artefice fosse stata sicuramente Shizune; per ricambiare la sua gentilezza le avrebbe sicuramente ripulito la lunga camicia che aveva adoperato.

Dopo essersi pettinata come meglio poteva con le dita i corti capelli indossò la fascia nera e uscì dalla stanza. Un buon profumo colpì immediatamente le sue narici, guidandola fino alla cucina dove Shizune era intenta a scaldare una teiera. Il suo stomaco brontolò rumorosamente quando vide la quantità di cibo posta sulla piccola tavola.

«’Uongiono Saura-chaan!» sbraitò Naruto a bocca piena, alzando in aria il braccio per salutarla.

Sakura trattenere una risata «Buongiorno»

Guardò il biondo che continuava ad affogarsi col cibo e poi Tsunade, seduta di fianco a lui, con il volto stanco e abbandonato su una mano. Sicuramente le scoppiava la testa per colpa dei postumi della sbornia.

Dopo aver ingoiato rumorosamente il boccone, Naruto afferrò con le bacchette un pezzo di quella che sembrava una frittata «Guarda, Shizune ha preparato i Tamagoyaki(*). Devi assaggiarli, sono la fine del mondo!»

Tsunade, fiacca, si massaggiò le tempie, digrignando i denti «Piantala di urlare moccioso»

Shizune posò divertita la teiera bollente sul tavolo, iniziando a servire dentro i bicchierini un po’ di tisana che rilasciò un piacevole odore di erbe selvatiche.

«Se ti dà così fastidio la mia voce allora tappati le orecchie nonna!» vociò senza indugio Naruto, assottigliando gli occhi, ma non appena riaprì soddisfatto la bocca per mangiare un frutto fresco, un pugno colpì violentemente la sua testa, facendogli scappare un lamento.

Un piccolo bernoccolo spuntò tra i suoi capelli biondi e spettinati, mentre Tsunade continuava a tenere il pugno chiuso soddisfatta. I due presero a litigare come bambini.

Cercando di non badare a loro, Sakura si voltò verso Shizune, che si era appena seduta per gustarsi quella ricca colazione da lei preparata.

«Dov’è Sasuke?» domandò curiosa, dato che il moro non era presente neppure lì.

«È uscito stamattina presto» spiegò la donna con un’alzata di spalle.

Sakura annuì, pensierosa «Vado a chiamarlo»

Uscì dalla cucina, non badando a Shizune che provò a placare Tsunade, che tentava nuovamente di colpire il giovane Ninja che, a sua volta, continuava a fargli la linguaccia.

Una volta fuori, Sakura si strofinò le braccia scoperte con entrambe le mani. Il sole, dato che era sorto da poco, non aveva ancora ben scaldato la terra e a quell’ora la casa di Tsunade era completamente avvolta dall’ombra degli alberi perciò, l’aria era ancora lievemente fresca.

Si guardò attorno circospetta e non appena le sue orecchie captarono un rumore sospetto si diresse in quella direzione. Si immerse completamente nella boscaglia fitta, tanto che gli alti alberi impedivano ai raggi di colpire la sua figura infreddolita. Dopo alcuni metri, gli occhi verdi di Sakura riconobbero la figura forte e tesa di Sasuke, che le dava le spalle.

Indossava la famosa armatura, mentre i suoi avambracci, così come le mani, erano stati nuovamente fasciati dalle solite garze. Sakura osservò attenta gli arti muscolosi dell’amico, completamente ricoperti da uno strato di sudore; sicuramente il freddo che alleggiava attorno a loro non lo percepiva minimamente, a differenza sua.

Mosse un passo verso di lui, notando solo in quel momento che alcuni alberi erano stati colpiti al centro del tronco, provocando una notevole crepa quasi di forma rotonda. Alcuni rami spessi invece erano stati staccati da colpi secchi e decisi, e giacevano a terra attorno a loro.

Si inumidì le labbra con la punta della lingua, sperando di non disturbarlo troppo. Qualcosa le diceva che quella mattina, Sasuke si era svegliato con la luna storta e lei non voleva assolutamente peggiorare il suo umore, allo stesso tempo, non le sembrava giusto ignorarlo. Forse aveva solo bisogno di sfogarsi e lei era ben felice di aiutarlo.

«Sas’ke-kun..» mormorò timida, notando il suo corpo irrigidirsi appena.

Quando le loro iridi si incrociarono, Sakura si sentì impotente. Lo sguardo di Sasuke era molto più freddo e distaccato del solito, e il suo occhio destro continuava a risaltate il famoso colore rossastro dello Sharingan. Sembrava arrabbiato e concentrato allo stesso tempo e sicuramente non aveva apprezzato la sua improvvisa interruzione.

Come il giorno precedente, un forte disagio si impossessò di lei, non riuscendo a capire cosa stava in quel momento pensando l’amico. Dopo quello strano, quanto avvenente episodio non avevano più trovato un modo per parlare da soli, anche se qualcosa dentro di lei le suggeriva che in realtà era Sasuke che cercava in un qualche modo di evitarla, proprio come in quel momento; il suo sguardo assente le fece capire che il ragazzo in realtà non la stava realmente considerando.

Rimase immobile e incerta, non sapendo cosa fare. Sasuke invece si voltò lentamente verso di lei e solo in quel momento la rosa notò un evidente graffio sulla sua mano sinistra, che gli macchiava le bende, gocciolando senza sosta fino al terreno. Una lunga linea sporcava tutto il suo braccio, fino al gomito.

A quella vista Sakura, sbiancò appena, anche se lui pareva tranquillo. Sembrava avesse combattuto con qualcuno, ma non era così; cosa lo aveva spinto a procurarsi da solo quella ferita? Sakura cominciò seriamente a preoccuparsi.

«Sasuke il tuo braccio..» sussurrò lei, muovendo un passo verso di lui.

Bloccò all’istante i suoi piedi quando vide che Sasuke aveva contemporaneamente mosso un suo all’indietro, mantenendo così uguale la loro distanza. Un fastidioso tremolio attraversò  tutto il corpo della rosa, fino a soffermarsi sulle mani.

Perché si comportava così?

«È solo un graffio» disse, con tono talmente freddo che i brividi che percepiva Sakura si dislocarono fino alla spina dorsale.

Si morse incerta l’interno guancia, mentre le sue mani ripresero a torturarsi «Se rientri in casa Tsunade può aiutarti. Shizune invece ha preparato la colazione» provò a dire, accennando un sorriso timido, che fu destinato a durare poco.

Sasuke le diede nuovamente le spalle «Non ho fame»

«O-ok..» balbettò, allontanandosi di qualche passo, ma quando capì che Sasuke non aveva intenzione di seguirla, decise di continuare «Non.. non vieni Sas’ke?»

«Ho di meglio da fare adesso» rispose lui, con voce dura, incolore e dannatamente infastidita.

Non poteva saperlo, ma Sakura era fermamente convinta che in quel momento gli occhi di Sasuke fossero taglienti, e se lei li avesse anche involontariamente incrociati, probabilmente le avrebbe tolto non solo la capacità di parlare, ma anche di respirare. Le sue labbra di schiusero appena, alla disperata ricerca di po’ di ossigeno, che cercava con enorme difficoltà a raggiungere adeguatamente i polmoni.

Ma lei non voleva abbandonarlo, non voleva che finisse così, perché sapeva che il reale motivo che quella mattina lo aveva portato a svegliarsi col malumore era proprio lei. Con passi tremolanti lo raggiunse, sfiorando col naso la sua schiena imponente. Allungò una mano verso di lui, stringendo con le dita i bordi della sua maglietta, avvertendo chiaramente un suo sussulto trattenuto,  distruggendo ancora di più il suo cuore colpevole.

«Sas’ke..»

«Lasciami in pace Sakura!»

Improvvisamente si ritrovò  a barcollare all’indietro, fino a quando il suo equilibrio non le impedì di rimanere in piedi, cadendo rovinosamente a terra di fronte a lui, che si era voltato di scatto. In quegli istanti era trasalita, non tanto per la sua mano che l’aveva allontanata con uno spintone, ma per aver udito quell’urlo d’odio. Sì, odio.

Il volto di Sasuke era sfigurato dall’indifferenza, come se ai suoi piedi si trovasse uno dei tanti nemici che voleva uccidere, e lei credette davvero di morire in quell'istante. Le sue orecchie pativano ancora il dolore di quelle parole, così come il suo cuore.

Un rumore simile ad un vetro che si infrangeva riempì la sua mente divenuta improvvisamente vuota e buia, obbligandola quasi ad arpionarsi con le dita il petto e l’erba sotto di lei, ma si trattenne.

Non era lui, Sasuke in quel momento era diverso, perché?

Percepì quella fastidiosa e ormai riconoscibile sensazione delle lacrime che affogarono i suoi occhi, provocandole un leggero bruciore. Li strinse appena, cercando di cacciarle come meglio poteva, dato che avevano cominciato a offuscare la sua vista e l’ultima cosa che voleva era colpire come un allocca il tronco di uno dei tanti albero che si trovavano attorno a lei.

Senza rendersene conto, si era rimessa in piedi e allontanata con una legger corsa, senza dire niente. Era solo una codarda.

Pensava che dopo l’ultima litigata fosse ormai capace di fronteggiare Sasuke in ogni sua sfumatura, ma a quanto pare si era sbagliata. I suoi occhi, il suo tono, il suo distacco, il suo gesto, l’avevano ferita troppo per cercare di sopportare quella sensazione che fino a ventiquattro ore prima era surrogata da una molto più profonda e piacevole.

Cercò di nascondere i piccoli residui umidi rimasti sulle gote arrossate, entrando poi nella piccola dimora in legno, trovando ancora i tre in cucina.

Fortunatamente, Naruto e Tsunade avevano smesso di litigare, mentre Shizune aveva cominciato a ripulire i primi piatti sporchi adoperati dal loro ospite.

«Tieni Sakura-chan! Ti ho messo da parte un pezzo, per tua fortuna è ancora caldo» enunciò Naruto raggiante, agitando un piatto pieno di cibo non appena la rosa superò la soglia.

In risposta, la giovane sorrise appena e accettò il pasto, iniziando a mangiare con estenuante lentezza.

«Stai bene?» domandò curioso l’amico.

Anche Tsunade la scrutò interessata, con le mani incrociate sotto il mento.

Sakura, dopo aver ingerito con difficoltà il boccone, regalò ai due un sorriso tirato «Sì»

Per nulla soddisfatto, Naruto si mise in piedi. I suoi occhi erano diventati pericolosamente seri e Sakura sapeva che ormai l’amico aveva ben capito la situazione; a quel ragazzo non sfuggiva mai niente.

«Dov’è Sasuke?»

Incerta si morse il labbro, osservando distratta il bordo del tavolo «Ha preferito rimanere ad allenarsi ancora un po’. Sai com’è fatto..» provò a dire, ma sapeva che sarebbe stato inutile.

Naruto era sempre stato un ragazzo con la testa fuori dalle nuvole, ma quando voleva, sapeva osservare e valutare la situazione meglio di chiunque altro. Possedeva una specie di sesto senso che in determinati casi gli permetteva di accendere un campanellino d’allarme e lui sarebbe stato pronto ad intervenire, proprio come in quel momento.

Senza dire nulla raggiunse con lunghe e pesanti falcate la sala e un attimo dopo sbatté con forza la porta d’ingresso. A quel suono, gli occhi si Sakura si strinsero, a differenza di Shizune, che smise di lavare i piatti, asciugandosi le mani e osservando dalla finestra la capigliatura bionda inoltrarsi tra gli alberi.

Tsunade, che per tutto il tempo era rimasta attenta e in silenzio, non mosse un muscolo, osservando con un leggero sorriso la ragazza «Gli uomini sono strane creature. Fattelo dire da una che ha avuto parecchie esperienze»

Sakura arrossì imbarazzata, così come Shizune, che la colpì con sulla schiena lievemente ricurva.

«Tsunade!»

Arricciando le labbra, la donna osservò l’amica «Che c’è? È vero»

La mora roteò affranta gli occhi, facendo scappare un sorriso divertito alla giovane rimasta seduta, che aveva ormai smesso di mangiare, lasciando quasi tutta la colazione intatta. Senza volerlo, le si era chiuso lo stomaco.

Improvvisamente, le tre udirono un forte boato ricoprire l’aria e un secondo dopo ce ne fu un altro, molto più forte e vicino.

Sakura sbiancò appena e immediatamente, la sua preoccupazione volò ai due amici. Si mise in piedi di scatto, facendo quasi cadere la sedia. Tsunade seguì il suo esempio, ma a differenza sua sbuffò scocciata.

«Che stanno combinando adesso?»

Le tre donne raggiunsero l’uscita, ma non appena videro cos’era appena successo sbarrarono gli occhi e simultaneamente le labbra.

Sasuke, piuttosto dolorante, cercava di alzarsi dalla lunga e profonda crepa che aveva appena provocato col proprio corpo sul terreno, cancellando tutta l’erba verde e fresca del giardino. Un albero era stato addirittura abbattuto, con un colpo forte.

L’occhio di Sasuke mutò immediatamente quando vide la figura furente di Naruto sbucare dalla folta foresta.

«Se avete intenzione di ammazzarvi fatelo lontano da casa mia brutti mocciosi!» sbraitò furibonda Tsunade, raggiungendo con pesanti andature il biondo, che sembrava pronto a colpire nuovamente l’amico che si era finalmente rialzato.

«Sei solo un idiota!»

Sasuke ghignò,  ignorando il suo grido e ripulendosi col dorso della mano il rivolo di sangue che aveva macchiato il suo mento.

Intanto, Tsunade bloccò il giovane con una presa ferrea, arrestando così la sua improvvisa collera «Frena i tuoi bollenti spiriti pivello, vi sembra questo il modo di comportarvi!?»

A quella scena, Sakura non riuscì a trattenere i brividi di terrore; non aveva mai visto Naruto e Sasuke litigare in quel modo. Il biondo sembrava quasi accecato da una rabbia cieca che prima d’ora non aveva mai scaturito, mentre Sasuke fronteggiava tranquillamente il suo sguardo funesto, pronto a combattere se necessario, lo si capiva dalla posizione di attacco che aveva sfoggiato.

«Tu sei solo un fottuto egoista! Solo perché il tuo cognome è Uchiha non significa che tu debba comportanti come meglio credi!» vociò ancora Naruto.

Le sue mani erano strette in due pugni e i denti digrignati; se avessero potuto i suoi occhi, solitamente dolci e benevoli, avrebbero incenerito chiunque. Non si rese nemmeno conto che Tsunade aveva smesso di trattenerlo con entrambe le mani  le sue spalle tese.

«Tu invece devi imparare a farti i cazzi tuoi Naruto!» rispose Sasuke allo stesso tempo, facendo così rimbombare le sue grida per tutta la zona, cagionando un fastidioso eco lungo il bosco vicino a loro.

I due continuandolo a lanciarsi spaventose occhiate colme d’odio, provocando a Sakura una sgradevole sensazione. Tutte le volte che aveva assistito ad una litigata di Naruto e Sasuke le era sempre scappata una piccola risata, perché i loro bisticci erano solitamente infantili e divertenti, ma stavolta era diverso, completamente diverso.

Nessuno dei presenti si era però accorto dello strano cambiamento di Tsunade, che continuava ad osservare con occhi tremanti i due ragazzi.

«Che cosa hai detto?» sussurrò improvvisamente, attirando l’attenzione dei due, rivolgendosi poi al ragazzo dai capelli scuri «Tu.. sei un Uchiha?»

«Sì, e allora?» sputò prezzante, riportando la propria attenzione su Naruto.

Ma improvvisamente dovette fare un lungo balzo per cercare di evitare il potente pugno della donna, che immediatamente, colpì il suolo in cui si trovava pochi istanti prima, provocando un enorme cratere e facendo tremare il terreno. I presenti osservarono scioccati la scena, solo Shizune ebbe il coraggio di intervenire.

«Tsunade!»

Si mosse velocemente verso di lei, ma non appena la polvere le permise di vedere il volto infuriato della donna rivolta al ragazzo che aveva appena evitato senza difficoltà il suo colpo, dovette fermarsi.

«Che diavolo ti prende adesso?!» borbottò Sasuke sconcertato, non appena atterrò poco distante.

«Chi vi ha mandato?!»

I tre ragazzi sussultarono all’urlo irato della bionda, soprattutto Sakura, che strinse entrambe le mani, posandole sul petto.

«Cosa?» sussurrò appena, anche se sapeva che nessuno l’avesse sentita.

«Dimmi subito chi vi ha mandato! È stato il Re, non è vero?!»

Sasuke assottigliò gli occhi e la sua fronte si corrugò, osservando ancora perplesso la donna che sembrava avesse improvvisamente perso la ragione «Non so di cosa tu stai parlando brutta pazza»

Dovette scansarsi una seconda volta con un veloce movimento, per poter schivare un ulteriore pugno da parte della bionda.

«Tsunade fermati!» gridò Shizune, disperata.

Sasuke abbassò velocemente il busto, giusto in tempo prima che quel potente colpo distruggesse senza difficoltà l’albero che si trovava dietro di lui. Ancora una volta si allontanò da lei con un salto, per controllare meglio i suoi movimenti. Naruto intanto aveva perso completamente la rabbia che l’aveva martoriato, osservando ancora confuso l’intera scena.

Tsunade, tenendo nascosti gli occhi con i pochi ciuffi biondi che le erano fuggiti dalle due code, rialzò lentamente busto, dando a tutti le spalle. Non appena si voltò, Sakura notò immediatamente uno strano segno sulla sa fronte, che era magicamente comparso, ma fece finta di niente, movendo un passo verso di lei.

«Signorina Tsunade..»

A udire la sua voce, la donna scoppiò «Io mi ero fidata te! Mi sono confidata!»

Non aspettandoselo, Sakura sobbalzò spaventata, fissando i suoi occhi scuri e lucidi, ma senza perdere nessuna lacrima.

«E invece vengo a scoprire che questo moccioso fa parte di quello stupido Clan! Ti ha mandato quel bastardo ipocrita di Fugaku, non è vero?» Tsunade si rivolse nuovamente a Sasuke e, questa volta, le sue parole colpirono immediatamente il suo nervosismo.

I suoi occhi si iniettarono di odio puro, mentre il suo corpo tremò percettibilmente «Non osare parlare di mio padre» mormorò, ma non riuscì comunque a controllare la collera.

I suoi occhi brillarono ancora di più e improvvisamente l’aura viola del Susanoo ricoprì interamente il suo corpo. Una lacrima di sangue scappò dal suo occhio sinistro, sporcando l’intera guancia, ma Sasuke non parve accorgersene.

La figura dell’umanoide non era ancora pienamente completa, ma restava comunque terrificante. Tsunade non si fece intimorire, anzi, si mise in posizione di difesa quando capì che il moro era pronto a fronteggiarla, ma non appena questo lo fece, un urlo acuto bloccò il suo attacco.

«Sasuke basta!»

L’Uchiha sussultò appena quando si voltò verso Sakura, riconoscendo immediatamente quelle fastidiose gocce salate che macchiavano il suo viso. L’ombra del Susanoo si spense, lentamente, così come era apparsa.

Naruto, approfittando di quel momento di calma, si avvicinò a Tsunade, scrutando serio la sua figura «Nonna, non ho idea di quale sia il tuo problema, ma la nostra presenza qui non è dipesa da te. Stiamo cercando altre persone, sotto l’ordine del Re di Suna per scopi onorevoli»

Ormai non aveva più senso nascondere la loro missione. Per ragioni sconosciute, Tsunade li aveva accusati di un qualcosa che sicuramente non centravano affatto, pertanto, per il biondo dire la verità in quel momento risultava la soluzione migliore.

La donna, rimasta per diversi secondi in silenzio a scrutare il terreno, si volse completamente verso di loro, mantenendo uno sguardo serio e attento «Fate tutte e tre parte del Paese del Fuoco..?»

In risposta, Naruto annuì, confermando le sue parole. Sasuke rimase in silenzio, mentre Sakura strinse appena un braccio con la mano opposta.

Tsunade lanciò un’occhiata a Sasuke, indicandolo col mento «Lui è un membro del Clan Uchiha, tu invece?» disse sprezzante, rivolgendosi al biondo.

«Sono un Uzumaki, figlio di Minato e Kushina Uzumaki»

Un piccolo ghigno ornò le labbra secche della donna non appena udì quei nomi, poi si girò verso Sakura «E tu?»

La giovane esitò. Cercò di nascondere il pesante disagio che aveva avvolto il suo animo, ma non ci riusciva. In quel momento, gli occhi di Tsunade non era più dolci, né gentili, ma carichi di una scintilla che era scattata inspiegabilmente a causa loro, a causa lei, ancora una volta. Inghiottì il fastidioso magone bloccato lungo la gola, appurando che questa volta, le risultava alquanto difficile svelare la sua identità, a differenza di come era accaduto nel piccolo villaggio di Ino e Hinata, ma ormai sapeva che non aveva altra scelta.

Abbassò lievemente il capo, cercando di non balbettare e risultare ridicola «Sono Sakura Senju, figlia di Re Nawaki»

In quella piccola area verde scese un silenzio raggelante. Tutti gli sguardi erano puntati sulla giovane principessa, e la più stupita era proprio quella della donna che, con gambe e braccia tremanti, aveva calato nuovamente gli occhi verso il terreno che calpestavano i suoi piedi.

«Andatevene» sussurrò improvvisamente Tsunade, obbligando i presenti a portare la loro attenzione su di lei «Andate via!»

Sakura fece un passo indietro spaventata quando vide Tsunade camminare velocemente verso di lei, ma dovette ricredersi quando, senza calcolarla, la superò, entrando in casa e sbattendo con rabbia la porta, facendo quasi tremare i vetri delle finestre, seguita da una povera e spaventata Shizune, che aveva partecipato in silenzio a quell’assurdo spettacolo.

«Benissimo, non ho intenzione di rimanere in questo posto un minuto di più!» commentò Sasuke con disprezzo, dando le spalle ai due amici «Andrò a cercare Itachi e stavolta niente e nessuno ostacolerà il mio cammino»

Prese velocemente a camminare in direzione della foresta, ma ancora una volta, la sua voce tremante bloccò i suoi passi.

«Sasuke aspetta non possiamo andarcene così!» provò a dire Sakura, sperando di fargli cambiare idea «Anche Tsunade, come Ino, Hinata, Neji e gli altri provano uno strano odio nei confronti della nostra terra. Vuoi davvero trascurare la verità che per tutti questi anni ci hanno tenuto nascosto?»

Quanti segreti le aveva occultato realmente suo padre? Ormai Sakura non pensava ad altro.

Da quanto era morto, scopriva ogni giorno qualcosa di velato e raccapricciante di lui e di come aveva governato in tutti quegli anni la loro terra alle sue spalle; voleva venire a capo di quella stramba situazione. Era suo dovere farlo perché, anche se non aveva idea di come governare al meglio un regno, prima di tutto doveva capire le intere sfumature che nascondeva, rischiando anche di sbatterci il naso se fosse necessario.

Neji non era stato in grado di darle le risposte che cercava perché troppo giovane, ma forse Tsunade poteva farlo, era la sua unica possibilità.

Guardò speranzosa le spalle dell’amico, che per tutto il tempo era rimasto immobile, e rimase tale quando la sua voce fredda e arrogante uscì dalle sue labbra.

«Quando ho detto che niente mi ostacolerà, parlavo anche di te Sakura»

La rosa sussultò appena, cercando di trattenere le dolorose lacrime che minacciarono di uscire da quei piccoli pezzi di smeraldo, anche se Naruto non ebbe difficoltà a notarlo.

«Cercherò mio fratello e risolverò questa situazione, con o senza di voi» continuò poco dopo il moro e, senza voltarsi, raggiunse la foresta con un balzo, iniziando a correre.

«Idiota aspetta!» provò a dire Naruto, ma il ragazzo si era ormai allontanato.

Strinse con rabbia pugni, raggiungendo poi la ragazza che continuava a piangere silenziosamente.

«Non posso andarmene Naruto.. io..» singhiozzò la giovane, cercando di spiegare il suo punto di vista.

Sapeva che la loro priorità era la missione affidata da Gaara, ma in quel momento non riusciva ad trascurare quella nuova e assurda scoperta. Ma per sua fortuna, Naruto capì al volo la situazione e senza dire nulla la raggiunse, abbracciandola con veemenza.

Sakura ricambiò grata la stretta, inebriandosi della dolce fragranza che ricopriva la sciarpa rossa dell’amico.

«Ti prego vai con Sasuke» sussurrò poco dopo, obbligando il biondo a staccarsi da lei.

La osservò addolorato, posando entrambe le mani sulle sue spalle minute «E tu Sakura?»

Ispirando lievemente col naso, la ragazza gli regalò uno dei suoi inconfondibili sorrisi, facendolo ancora di più dispiacere; si vedeva che in quel momento stava terribilmente soffrendo per lo stupido e improvviso comportamento di Sasuke.

«Me la caverò, non preoccuparti»

I suoi occhi azzurri divennero autorevoli, così come la sua presa stretta «Non lascerò che combini qualche stupidaggine, tranquilla. Tornerò a prenderti con Sasuke, noi non ti abbandoneremo più» disse con convincimento.

Questa volta, il sorriso di Sakura fu sincero «Lo so»

Si abbracciarono ancora una volta e, non appena Naruto scomparì lungo le alte chiome degli alberi in una corsa sfrenata, si voltò sicura verso la piccola casa in legno.

Si prese qualche secondo prima di accumulare coraggio e bussare con insistenza alla porta, ma come aveva ben previsto, nessuno le aprì.

«Shizune, ti prego apri» disse con voce bassa e dispiaciuta «Ci sono solo io»

Rimase in attesa per diversi secondi, tenendo la fronte poggiata sull’uscio, fino a quando non captò il rumore di alcuni passi avvicinarsi lentamente, seguiti poi dallo scattare della porta. La figura della giovane donna fece la sua comparsa.

Le iridi scure di Shizune erano stanche e vuote, ma decise comunque di farla entrare. Sakura non disse nulla, notando che nel piccolo salotto c’erano soltanto loro, mentre la cucina era vuota. Non dovette dire nulla per far capire a Shizune cosa stava pensando.

«Ha preso una bottiglia di sakè e si è chiusa in camera. Ho paura che farà qualche stupidaggine come suo solito» dichiarò la mora, grattandosi stanca e con un sospiro la nuca, indicando con un cenno una delle soglie chiuse alla loro destra.

Mortificata nel vedere il suo stato d’animo, Sakura si strinse nelle spalle «Mi dispiace, non era mia intenzione provocare questo trambusto» sussurrò, senza ancora avere il coraggio di guardarla.

Tutta quella situazione la stava soltanto confondendo. La reazione di Tsunade l’aveva notevolmente sorpresa, o meglio dire spaventata. La conosceva da poco, ma qualcosa le diceva che la donna non era solita fare certe sfuriate improvvise, e poi le era capitato nel momento in cui aveva scoperto il cognome di Sasuke. Cosa aveva combinato il Clan Uchiha per farla così arrabbiare e abbattere allo stesso tempo?

«Cosa le è preso?»

Shizune sorrise faticosamente malinconica, ma mantenendo comunque il suo tono gentile «È meglio se te lo fai spiegare direttamente da lei»

Alle sue parole, Sakura percepì un brivido «Non credo abbia molta voglia di vedermi»

Una leggera ilarità sfuggì dalle labbra della giovane dai capelli neri «Credimi, Tsunade è solo una donna testarda e autorevole, ma ha un gran cuore. E poi non farebbe mai del male ad una ragazza» spiegò seria, voltandosi verso la rosa che era rimasta ferma e attenta «Il suo carattere scorbutico è stato notevolmente influenzato dal suo passato»

Le mani di Sakura si strinsero in due pugni lungo i fianchi «Ed è quello che voglio scoprire, per aiutare voi ed altre persone» proferì decisa, raggiungendo la porta della stanza in cui si era rinchiusa Tsunade, sotto lo sguardo curioso di Shizune.

Raggiunto l’uscio, lo colpì cautamente con le nocche «Signorina Tsunade..»

«Va via!»

L’urlo isterico della donna fece trasalire entrambe.

Shizune si schiarì la voce «Se hai bisogno di me mi trovi in cucina» proferì, scansando con la mano la tenda attaccata sull’arco che portava all’ambiente culinario.

Sakura ispirò col naso, riportando la propria attenzione sulla porta «La prego mi apra, voglio solo chiarire meglio questa situazione»

«Peccato che io non intenda farlo!»

Affranta, la giovane si prese una ciocca tra le dita. Emise un sospiro diroccato prima di lasciarsi andare contro il portone con le spalle, appoggiando la testa e chiudendo con forza gli occhi, strisciando fino a terra. Si portò le ginocchia al petto, ma non le strinse con le braccia.

Da quando suo padre era morto non era riuscita a fare nulla di buono. Si sentiva inutile, debole e inerme. Non aveva idea di come un sovrano dovrebbe comportarsi di fronte a certe situazioni, eppure era sempre stata al fianco di suo padre e Gaara. Quest’ultimo, si era addirittura dimostrato fin da subito un buon Re, capace di gestire qualsiasi frangente, anche il più difficile e improvviso.

Il vero problema però stava che lei non era Gaara, né Nawaki o Fugaku, ma Sakura.. semplicemente Sakura. Forse non era forte, non era in grado di padroneggiare armi e possedere abilità innate utili, ma un qualcosa possedeva: bontà d’animo e determinazione. Forse col tempo, sarebbero state queste le risorse che un futuro l’avrebbero resa la Regina che il Paese del Fuoco meritava; doveva soltanto provarci.

Ispirò col naso, prima di lasciarsi andare.

«Per colpa di una grave malattia ho perso prematuramente mia madre, e questo ha obbligato mio padre a rinchiudermi nel castello, terrorizzato di perdere anche me, in questo modo però non mi ha mai dato la possibilità di vedere la mia terra, né di conoscerla. Se non fosse stato per Naruto e Sasuke sarei sempre rimasta sola»

Senza rendersene conto aveva cominciato a parlare, con voce ferma e nostalgica.

«Abbiamo affrontato tante avventure insieme, donandomi un’amicizia che non tradirei per nulla al mondo, ma.. per motivi ancora sconosciuti, otto anni fa la famiglia di Sasuke, così come la maggior parte dei Ninja del Paese del Fuoco persero la vita, obbligando i miei unici amici ad abbandonarmi»

Ricordava ancora ancora quel giorno, ‘La Notte della Strage’. Quella rievocazione era ancora nitida nella sua mente, così come la sofferenza di Sasuke. Per diverso tempo si era odiata per non essere riuscita ad aiutare come meglio poteva l’amico; non le avevano mai dato la possibilità per farlo.

«Ho vissuto otto anni da sola e rinchiusa quando, la sera del mio ventunesimo compleanno, mio padre è stato ucciso. Avrei subito la sua stessa sorte se non ci fossero stati Naruto e Sasuke e adesso ho la possibilità di scoprire il mondo, ma col passare dei giorni vengo sempre di più sommersa dai problemi che forse mio padre negli anni ha causato, tenendomi all’oscuro di tutto»

Ormai le lacrime erano scese inesorabili, fino a macchiare le ginocchia strette al petto. La sua voce era incrinata, ma cercava comunque di rimanere forte.

«Non ho idea di che cosa le abbia fatto, così come ad un gruppo di giovani ragazzi che in poco tempo si sono fidati di noi, però.. sono intenzionata a risolvere tutto, o almeno voglio provarci. So di essere una ragazza debole, mentre gli uomini che hanno ucciso mio padre sono estremamente potenti, ma non m’importa, voglio solo essere la principessa che ogni regno merita di avere. Senza segreti, senza cattiverie, senza vigliaccheria e l’unica cosa che in questo momento posso fare è cercare di aiutarla e rimediare agli errori che ha commesso mio padre, ma per farlo ho bisogno del suo aiuto»

Per un interminabile istante regnò il silenzio. Sakura rimase al suo posto, permettendo alle lente lacrime di farsi strada tra le lunghe ciglia. Aveva lasciato che il suo cuore parlasse, che la sua anima pura e quieta dimostrasse quello che realmente abbrancava la sua mente, mettendosi per la prima volta a nudo con una persona che aveva sentito fin dal primo momento vicina, come se si conoscessero da sempre.

Improvvisamente, la porta si aprì lentamente, cigolando leggera. La ragazza fu costretta a staccare la schiena da essa, evitando così di cadere all’indietro. Non appena il suo sguardo si posò alle sue spalle, trovò un altro paio di occhi che perdevano senza ritegno calde gocce di pianto.

«Chi è stato ad uccidere tuo padre?»




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Buonasera a tutti, ecco a voi il mio regalino di Natale**
Che dire, Sasuke tecnicamente non ve l'ha proprio fatto, ma almeno abbiamo un'idea più chiara di cosa gironzola dentro la sua testaccia dura.. chissà cosa farà Naruto.
Inoltre altro colpo di scena! Secondo voi quale sarà la storia di Tsunade? A voi i commenti e supposizioni, altrimenti, al prossimo aggiornamento, che sinceramente non ho idea di quando avverrà, forse più probabilmente Domenica 12, ma non ne sono sicura, chiedo venia ):
Che dire.. ci vediamo il prossimo anno ragazzi xD 
Spero con tutto il cuore che anche questo capitolo sia stato apprezzato perché vedo che comunque le visualizzazioni ci sono, e tante anche! Grazie infinite a tutti**
Un bacione e alla prossima :*
Marti
 

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Capitolo 18
*** A step forward ***



Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





  Capitolo 18 ~ A step forward  

 


Naruto continuava a correre lungo il bosco. Il sole, che ogni tanto veniva coperto dalle poche nuvole presenti era alto nel cielo, lasciando che alcuni raggi filtrassero dai rami ricchi di fogliame.

Guidato dalla presenza del chakra di Sasuke e dalle tracce che lasciava, Naruto superava senza ripensamenti tutti gli ostacoli che intralciavano la sua andatura rapida.

Anche se il fiato cominciava a mancargli non aveva alcuna intenzione di mollare. I suoi occhi azzurri si assottigliarono quando finalmente riconobbero quella chioma corvina che frecciava tra gli elevati tronchi. Non era molto distante, ma era comunque costretto a procedere velocemente per cercare di stargli dietro e raggiungerlo.

 «Sasuke!» gridò adirato, ma questo non sembrava intenzionato ad ascoltarlo «Sasuke fermati dannazione! Non obbligarmi ad usare nuovamente il Rasengan su di te!»

Finalmente era riuscito ad attirare la sua attenzione. Sasuke infatti aveva rallentato, fino a fermarsi del tutto, dandogli comunque le spalle. Naruto sfruttò l’occasione per riprendere fiato, notando che anche le spalle dell’amico si alzavano e abbassavano velocemente, cercando di recuperare anche lui il respiro perso.

«Provaci Naruto» affannò Sasuke minaccioso, voltandosi leggermente verso di lui, scrutandolo col suo Rinnegan seminascosto dai ciuffi ribelli.

Naruto, che aveva poggiato le mani sulle ginocchia, rialzò il busto, ghignando divertito «Non sfidarmi»

Il moro rimase in silenzio, tornando a guardare nuovamente davanti a sé «Voglio solo trovare mio fratello Naruto, nient’altro»

Pochi metri li distanziavano, ma il biondo decise in ogni modo si avvicinarsi di qualche passo, irrigidendo sia gli arti inferiori che superiori per la frustrazione che lo aveva di nuovo albergato «E non pensi a Sakura?»

Alterato, Sasuke si voltò completamente verso di lui. Lo Sharingan attivo e i muscoli del corpo tesi «Che c’entra lei adesso?!»

«L’hai abbandonata!»

Alla sua accusa Sasuke spalancò leggermente gli occhi, mentre il suo respiro si placò. Lui non aveva alcuna intenzione di lasciarla, ma tutti i problemi che stavano pian piano venendo a galla, tra cui le sue discrepanti emozioni, lo avevano costretto ad agire in quel modo e come al solito l’unico che aveva il coraggio di rinfacciargli le cose come stavano era Naruto.

Lo Sharigan scomparve lentamente, lasciando così spazio al colore tetro e freddo della sua iride «Voglio solo risolvere il prima possibile questa dannata situazione» frusciò spossato, osservando distratto un ramo secco vicino a lui.

«Certo, quindi la tua unica soluzione è scappare non è vero?»

Ancora una volta le parole di Naruto intirizzirono il suo intero corpo, facendogli perdere nuovamente le staffe. Era sempre stato un ragazzo che manteneva la giusta calma e freddezza, soprattutto in battaglia, ma ogni qualvolta che qualcuno feriva o criticava il suo orgoglio perdeva violentemente la ragione e Naruto in questo era sempre stato il migliore.

«Che hai detto?»

Qualsiasi persona al posto di Naruto avrebbe tremato di paura nell’udire quella voce divenuta improvvisamente intimidatoria. Il biondo invece rimase fermo e tranquillo, sfidando senza sgomento il suo sguardo irato.

«Non negarlo Sasuke. Perché lo fai? E non dire perché vuoi cercare Itachi!» il suo tono era comunque calmo, facendo capire al moro che le intenzioni dell’amico erano semplicemente oneste.

La mano fasciata e ferita volò sulla capigliatura scura, spettinandola ancora di più di come aveva già fatto quella folle corsa «Te l’ho appena detto dobe»

«Non mi accontento di questa tua banale risposta»

Irritato da quell'inutile discorso, Sasuke gli lanciò un'occhiataccia e cominciò a camminare nella direzione opposta «Peggio per te»

Naruto osservò la sua schiena allontanarsi, passo dopo passo. Le sue mani tremarono per quanto erano fortemente strette in un pugno. Per la prima volta da quando lo conosceva, Sasuke non era in grado di gestire quell’assurda – o almeno per lui – circostanza che lo aveva improvvisamente investito. Non aveva più una madre o un padre con cui confrontarsi, mentre Itachi aveva preferito mettere al primo posto il suo ruolo, che il benessere del fratello. Lui era stato fortunato perché al suo fianco c’era sempre stato suo nonno Jiraya, Sasuke invece chi aveva in quel momento? Solo lui, per questo motivo non aveva alcuna intenzione di abbandonarlo.

«Io l’ho capito fin dal primo giorno, ok?!»

Sasuke si bloccò sul posto. La sua mente ritornò a poco tempo prima, quando Naruto lo aveva cercato nella foresta:

“Perché ti comporti da stupido?”

“Non sono affari tuoi”

“Lo sono se il tuo dannato carattere continuerà a ferire la mia migliore amica!”

“Non crederti il santarellino della situazione come tuo solito”

“Perché? Perché rispetto a te non faccio lo stronzo con le persone a cui tengo?”

“Non rinfacciarmi niente. Anche se hai trovato l’amore della tua vita come hai capito che quella Hinata era la persona giusta e non una sgualdrina qualsiasi?”

Un attimo dopo, Naruto lo aveva colpito in pieno viso con un pugno e subito dopo col suo Rasegan,  facendolo volare per diversi metri. Beh, doveva ammetterlo: se lo era meritato, dato che aveva offeso la ragazza di cui l’amico era innamorato. Per tutto quel tempo era solo riuscito a far soffrire le uniche persone che considerava care; era soltanto un debole.

Naruto invece aveva capito perfettamente perché l’amico avesse posto quell’improvvisa e irritata domanda. Era dal giorno del compleanno che al biondo non erano sfuggiti gli sguardi che Sasuke rivolgeva a Sakura; erano molto simili ai suoi ogni volta che scorgeva Hinata. Sasuke aveva semplicemente bisogno dello stimolo giusto per affrontare tutto quello e lui glielo avrebbe dato.

«Dal momento in cui Hinata mi ha salvato, rivolgendomi quello sguardo dolce e innocente, ho capito che dentro di me qualcosa era cambiato. Due occhi, due semplici paia di occhi, teme!» sbraitò Naruto, abbassando poi dispiaciuto il capo «So che la nostra situazione è completamente diversa dalla tua, però..»

«Non ho alcuna intenzione di ascoltare le tue inutili chiacchere romantiche. Ora il mio unico obbiettivo è solo quello di trovare Itachi» lo interruppe il moro, osservandolo truce.

Sasuke aveva compreso perfettamente le intenzione dell’Uzumaki;  sperava che con le sue belle e profonde parole riuscisse a farlo ragionare, ma lui non ne aveva alcuna intenzione, non voleva farsi abbindolare come un allocco, rischiando poi di soffrire ancora per colpa della propria maledetta incapacità.

«Sei un codardo»

Sentì le sue gambe rabbrividire per l’ira «Ripetilo se hai il coraggio»

«Sei un codardo! Perché invece di affrontare questa situazione preferisci far soffrite entrambi, sei un fottuto egoista!»

Naruto fu costretto a chiudere gli occhi quando percepì una follata di vento colpire il suo viso, ma un attimo prima di capire cosa stesse succedendo, avvertì una fitta atroce investire il suo mento, obbligandolo a cadere all’indietro sul terreno fresco. Non appena la sua schiena picchiò sul terriccio provò ad alzarsi, ma qualcosa di forte schiacciò il suo stomaco, costringendolo a rimanere sdraiato.

Sasuke, dopo averlo colpito senza esitazione con un pugno, era salito a cavalcioni su di lui, utilizzando il suo stesso peso per tenerlo ancorato a terra. Le sue dita stringevano con forza la sciarpa rossa attorno al collo, permettendogli di tenere la testa e metà del busto alzato verso l’alto, vicino al suo viso agghindato da una rabbia cieca, così come il suo occhio color sangue.

«Tu non puoi capire» sussurrò l’Uchiha, mantenendo la vista abbassata, così che i suoi ciuffi scuri coprissero gli occhi divenuti subitamente sofferenti.

Naruto, cercando di liberarsi appena dalla sua stretta soffocante, posò entrambe le mani su quelle chiuse e frementi dell’Uchiha «Allora dammi la possibilità per farlo»

«No invece! Per tutto questo tempo siamo sempre stati bersagli mobili e non ho intenzione di fallire!» scoppiò, scuotendolo appena.

Decise infine di lasciarlo con uno strattone, rimanendo seduto per terra con la testa chinata e le dita incastrate tra i suoi filamenti scuri e lisci.

Naruto, tastandosi il collo, copiò la sua testa posizione, cercando di non badare troppo alle fitte sul mento «E perché diavolo dovresti fallire?!»

«Perché me ne sono innamorato!»

L’urlo di Sasuke riecheggiò per l’intera foresta. Lo Sharingan scuoteva velocemente le tre piccole tomoe attorno la pupilla con movimenti circolari, trasmettendo a chiunque lo guardasse il suo stato d’animo: dolore, rabbia, frustrazione.. solo e unicamente per sé stesso.

Naruto, dopo attimi di silenzio, alzò scettico un sopracciglio biondo «Guarda che l’avevo già capito»

Sasuke aggrottò la fronte, osservando l’espressione divertita del biondo, che si sistemò meglio a sedere sul muschio morbido.

«Quello che continuo a domandarmi teme è perché continui a farti male da solo. Pensi che a Sakura non siano già bastati questi otto anni e la morte di suo padre? In un solo giorno si è ritrovata sulle spalle una responsabilità molto più grande di lei e ogni giorno veniamo sommersi da nuove rivelazioni, come quella di nonna Tsunade, per questo ha deciso di rimanere da lei e tu hai intenzione di abbandonarla nel momento del bisogno, solo per un tuo fottuto ed egoistico timore!»

Ad ogni parola l’espressione di Sasuke divenne sempre più afflitta. Una strana sensazione gli bruciò la bocca del suo stomaco, obbligandolo quasi a poggiarci sopra la mano. Era quella la sensazione del senso di colpa?

Naruto accennò un sorriso scontento «Davvero preferisci farti odiare, piuttosto che affrontare queste nuove sensazioni che solo lei saprà donarti..?»

Sasuke chiuse un attimo gli occhi, scostandosi le ciocche nere dalla fronte leggermente imperlata di sudore «Ho già perso tanto Naruto, e ora ho anche rischiato di perdere lei, per colpa della mia debolezza. Non voglio che questo diventi un’ulteriore distrazione»

«Ma non è una distrazione, anzi, ti donerà ancora più forza, credimi!» strepitò Naruto, agitando in aria le braccia, cercando di essere il più convincente possibile «Quando vidi Hidan aggredire Hinata non ci avevo più visto dalla rabbia. Il mio corpo aveva accumulato una forza talmente infrangibile che mi ha permesso di sconfiggerlo, solo perché il mio unico pensiero era quello di salvarla»

Sasuke sentì la mano dell’amico colpire con una sonora pacca la sua spalla, usandolo come appoggio per rimettersi in piedi «Per una volta lascia che sia il tuo cuore a decidere e non la tua indole Ninja»

Come al solito, Naruto aveva ripreso a sorridere contagiosamente con la sua dentatura sbiancante «E ora andiamo a cercare Itachi e Kakashi»

La mano aperta del biondo che si bloccò davanti al suo viso richiamò l’attenzione di Sasuke, alzando lievemente lo sguardo verso l’alto.

«Ma lei..»

«Starà bene vedrai, è una ragazza in gamba e poi.. le ho promesso che sarei tornato a riprenderla insieme a te e io mantengo sempre le promesse, ormai dovresti saperlo» ribadì con tono scherzoso, strizzando un occhio «E comunque non ti preoccupare, anche se ti sei comportato da stronzo lei ti avrà sicuramente già perdonato»

Sasuke arricciò leggermente le labbra dubbioso, ma ancora una volta Naruto lo scrollò dai suoi pensieri negativi.

«Forza, andiamo teme»

Guardò per alcuni secondi il suo viso e infine la mano offerta, accettandola, facendosi aiutare per rimettersi in piedi.

“Grazie dobe”



**



«Quindi anche la donna che ti ha avvelenato faceva parte di questa ‘Akatsuki’?» domandò sorpresa Shizune, togliendo dal fuoco la teiera rovente.

Sakura annuì, osservando distratta il liquido caldo della tisana che la mora le stava generosamente servendo dentro il bicchierino.

Dopo che Tsunade era uscita dalla camera in lacrime erano rimaste in silenzio per assorbire il proprio dolore, raggiungendo poi la cucina dove Shizune era rimasta ad attendere. Un lieve sorriso aveva ornato le sue labbra quando incrociò la figura di Tsunade che aveva finalmente abbandonato il suo nido.

Le tre si erano messe a sedere sul tavolo per ascoltare meglio la storia di Sakura, così la giovane donna aveva deciso di preparare un infuso speciale. Per affrontare certi argomenti dolorosi una tisana calda era la medicina migliore – almeno secondo lei.

«Ne avete mai sentito parlare?» domandò Sakura, portandosi alle labbra il bicchiere, attenta a non scottarsi.

Tsunade, che per tutto il tempo aveva tenuto le dita incrociate sotto il mento, chiuse un attimo gli occhi, lasciando che il vapore che rilasciava la bevanda scaldasse lievemente le sue gote «Sì»

Alla sua rivelazione, Sakura sbarrò gli occhi «Anche voi li avete incontrati?»

Shizune, tornata a sedere, decise di intervenire «Ci sono solo giunte delle voci. Queste terre desolate non appartengono a nessuno perciò non hanno motivo quei criminali di arrivare fin qui»

La rosa elaborò quelle parole. Quelle zone non erano governate da uno dei cinque Re, perciò gli uomini e le donne che abitavano lì erano completamente indipendenti.
Avevano la possibilità di vivere come volevano, ma soprattutto non erano controllati.

«Per questo si è spinta fin qui signorina Tsunade?» mormorò la giovane, voltandosi nella sua direzione, costatando che la donna era rimasta nella stessa identica posizione, senza neanche bere un sorso della sua tisana.

In risposta, annuì lievemente.

«Perché?»

Tsunade, dopo aver rilasciato un sospiro la guardò attentamente con i suoi occhi nocciola «Sul serio tuo padre non ti ha mai raccontato niente?»

Sakura negò col capo, provando un enorme vuoto. Non aveva idea del perché suo padre l’avesse tenuta all’oscuro di quella misteriosa vicenda. Forse per proteggerla, ma non ne vedeva il motivo.. probabilmente la realtà era che suo padre era sempre stato semplicemente un uomo codardo ed egoista, preferendo tacere piuttosto che affrontare la veridicità, nonostante appartenesse oramai al passato.

«Aspetta qui»

Sakura e Shizune osservarono curiose la donna che aveva appena lasciato la cucina. Solo pochi minuti dopo tornò con in mano un vecchio tomo dalla copertina rossa e polverosa.

Lo poggiò con un tonfo sul tavolo, ripulendolo con uno straccio, dando così la possibilità alla rosa di leggere il titolo scritto con un carattere corsivo e dorato.

«Conosco questo libro» sussurrò, accarezzando la scritta ‘Senju’ con i polpastrelli, iniziando poi a sfogliarlo. Non era esattamente quello che aveva letto quando si trovava a casa, però era molto analogo.

Tsunade, sorpresa, si era voltata verso di lei, dopo essere tornata a sedere «Lo hai letto?»

Sakura annuì, leggendo a caso le prime parole che trovò impresse sulla carta «Sì, uno molto simile. Anni fa l’ho trovato casualmente nella biblioteca reale, così ho avuto modo di conoscere la mia stirpe» spiegò con un sorriso «Hashirama è stato il primo Re e insieme a Madara Uchiha hanno fondato la città di Konoha»

Alla sua sintetica spiegazione Tsunade sorrise, squadrando anche lei quelle pagine ingiallite «Esatto»

«Perché mi sta mostrando questo libro signorina Tsunade?» domandò improvvisamente la rosa, obbligando la donna a spostare nuovamente la sua attenzione su di lei.

«Per raccontarti quello che tuo padre ha voluto tenerti segreto»

Fremette appena quando sentì le sue parole ricche di determinazione, così come i suoi occhi castani che continuavano a scrutarla.

«Come ben sai prima di tuo padre sul trono c’era tuo nonno, ma a differenza di come i libri recitano lui in realtà ebbe due figli»

«Lo so» la interruppe Sakura, accennando un sorriso tirato.

Non aspettandoselo, Tsunade strabuzzò gli occhi, così come Shizune.

«Quando trovai il vecchio tomo c’era disegnato un grande albero genealogico e grazie a quello sono venuta a conoscenza che papà ha avuto un fratello che non ho mai conosciuto, ma non ho idea di chi sia perché il suo nome e la sua storia sono stati eliminati. Ho provato a chiedere a mio padre, ma non ha voluto rispondermi»

La donna rimase in silenzio, elaborando il più in fretta possibile le parole che aveva appena esternato la ragazza. Tirò un sospiro rumoroso col naso, mentre le sue iridi si chiusero «Tuo padre non aveva un fratello, ma una sorella»

Sbigottita, Sakura strinse lievemente la piccola tazza con le dita, guardando attentamente ogni sua mossa «E lei come..»

«Perché sono io»

Gli occhi taglienti di Tsunade nel dire quelle parole le avevano tolto per un istante la possibilità di respirare, portandola a schiudere leggermente le labbra alla disperata ricerca di ossigeno.

«N-no.. no aspetti! Mi sta dicendo che lei..» farfugliò parole sconnesse, cercando allo stesso tempo di mettere un po’ di ordine ai suoi pensieri «Che lei è mia zia?!» continuò, stavolta con tono sconcertato.

L’espressione seria di Tsunade le fece capire che le sue supposizioni erano esatte. Quella che aveva dinanzi era davvero la sorella di suo padre. Per fortuna era ancora seduta perché altrimenti le sue gambe non avrebbero retto il suo peso, dato che avevano cominciato a tremare pericolosamente.

«Ma.. perché se ne è andata? Perché il suo nome è stato cancellato?»

«Non è stata una mia scelta, ma di Nawaki»

Lo sguardo di Tsunade venne velato da una tristezza talmente profonda che Sakura si sentì risucchiare insieme a lei. Finalmente, avrebbe scoperto la verità.

«Cosa lo ha spinto a fare una cosa del genere?»

Gli occhi color caffè della donna, divenuti improvvisamente lucidi, si schiusero appena, così come le labbra carnose, lasciando che le parole del suo passato uscissero da sole come un fiume in piena.

Fin da piccola sono sempre stata una persona determinata e sognatrice. Non mi interessava possedere il trono perché le mie ambizioni erano altre, a differenza di mio fratello minore. Io ero la sorella manesca e visionaria, mentre lui quello buono e realista. Per nostro padre non fu difficile scegliere il prossimo erede.

Con gli anni però notai che dal mio corpo stava scaturendo un’abilità speciale che nessun membro prima di allora aveva mai avuto: il chakra curativo. Dopo questa scoperta mi sono particolarmente avvicinata alla medicina, rendendola la mia più grande passione. Ogni giorno volevo soltanto migliorare le mie capacità per il bene del mio popolo e la mia famiglia.

Un giorno però, un giovane uomo arrivò da molto lontano, chiedendo asilo a nostro padre che senza esitazioni accettò. Fu ospite per tre lunghi giorni e dopo averci ringraziato se ne andò, ma poco tempo dopo nostro padre si ammalò improvvisamente, obbligandolo a rimanere fisso a letto e celebrare la successione della corona, scegliendo naturalmente Nawaki.

Io sono sempre stata fiera di lui, accettando senza polemiche la decisione di nostro padre, ma volevo comunque aiutarlo, dato che io ero l’unica che aveva le possibilità per farlo. Scoprì troppo tardi però che la causa della sua morte non fu una misteriosa malattia, ma un letale quanto doloroso veleno.

«Mi dispiace»

Il sussurro improvviso di Sakura la testarono per un attimo dal suo racconto e quando incrociò quelle iridi dal colore così brillante le sorrise appena, grata.

Dopo quell’episodio decisi di studiare anche i veleni. Non avevo le prove, ma qualcosa mi diceva che il viaggiatore che era stato ospite fu l’artefice di quella disgrazia, ma Nawaki non mi credette, perché secondo lui non aveva senso uccidere il Re e andarsene, senza ottenere nulla in cambio.

Comunque sia passarono gli anni e tuo padre si sposò, come ben sai, con Mei Terumi, la figlia del Re del Paese dell’Acqua. Quello fu il periodo più pacifico che il Paese del Fuoco avesse mai vissuto, fino a quando.. il viaggiatore fece ritorno.

Nawaki decise di accoglierlo come aveva fatto nostro padre, andando contro le mie parole, così provai dargli fiducia, ma capì troppo tardi di aver fatto un madornale errore. Una notte, dato che ero rimasta in piedi a studiare, vidi l’uomo che si aggirava per il palazzo. Sfortunatamente venni scoperta, ma per me fu la prova dei miei sospetti.

Il giorno dopo raggiunsi immediatamente la Valle dell’Epilogo, dove si trovava il nuovo capo della Squadra Ninja, Fugaku Uchiha. Gli spiegai la situazione, ma lui decise di discuterne col Re che, naturalmente, non volle darmi retta. Quel giorno io e Nawaki litigammo violentemente e così decisi di muovermi da sola.

Tornai alla Valle dell’Epilogo, riuscendo a radunare dalla mia parte diverse famiglie Ninja, per cercare di fermare quell’uomo che, ne ero sicura, avrebbe combinato qualche cosa. Quella notte una violenta guerra civile scoppiò nel Paese del Fuoco solo perché il Re non voleva credermi, ma in questo modo abbiamo dato la possibilità al viaggiatore di agire.

Quella stessa notte riuscì ad avvelenare la Regina con una tossina completamente diversa da quella che aveva portato alla morte nostro padre. Era letale, ma allo stesso tempo ci impiegava mesi o addirittura anni ad intaccare completamente il corpo, in base alla sua quantità, portando la vittima ad una lenta e sofferente morte che ricorda vagamente una malattia autoimmune. Dopo quella notte l’uomo sparì improvvisamente e Nawaki accusò sia me che i Ninja che mi avevano aiutata di alto tradimento, scegliendo per noi l’esilio. Io provai a spiegarli che Mei non si era ammalata, come gli aveva spiegato il suo medico personale, ma era stata semplicemente avvelenata e io ero l’unica che potevo salvarla, ma lui non volle sentire ragioni.

Delusa dal comportamento di mio fratello decisi quindi di accettare l’esilio e il mio nome fu cancellato. Da quel momento non facevo più parte della famiglia Senju. Viaggiai per tanto tempo fino a quando non trovai questo luogo. Shizune che all’epoca era solo una bimba rimasta orfana mi ha accolta e da allora siamo sempre state insieme.

Sakura continuò a rimanere in silenzio, aspettando la fine di quell’assurdo racconto. Delle lacrime amare erano sfuggite al suo controllo, ma le sue mani non avevano la forza necessaria per asciugarle.

«Solo alcuni anni dopo scoprì che Mei era rimasta incinta e che la figlia di mio fratello aveva contagiato la sua stessa malattia, ma la verità era che il feto durante la gravidanza era stato semplicemente infettato, provocando così alla bambina lo stesso avvelenamento e di conseguenza la stessa sofferenza che l’avrebbe portata ad una morte prematura»

Tsunade poggiò stanca la schiena sul ripiano della sedia, mentre le sue labbra si incresparono in un ghigno beffardo «E invece.. vengo a scoprire che tu sei sopravvissuta. Com’è possibile?»

Il labbro inferiore della rosa fu immediatamente usato per trattenere il suo nervosismo, cercando di trovare una risposta adatta «Forse è stato il chakra curativo..?»

«No. I veleni possono essere di varia natura, ma tutti non possono essere sconfitti se non vengono completamente assorbiti dall’organismo che hanno inquinato. Certo, se tu non avessi avuto il chakra saresti morta all’istante due giorni fa. Ti ha solo permesso di sopravvivere più a lungo, ma saresti comunque morta» spiegò concisa la bionda, grattandosi la fronte «Non hai nessun ricordo di come tu sia riuscita a salvarti?»

Sakura portò la sua attenzione sul poco liquido rimasto -ormai raffreddato - dentro il bicchiere. Osservò assorta il suo riflesso, ricordando solo in quel momento un lontano, quasi obliato flashback.

«Papà mi ha solamente raccontato che quando ero piccola, mentre giocavo in giardino, feci un brutto incidente colpendo fortemente la testa. Da quel giorno sono misteriosamente guarita, ma non ho alcun ricordo prima di questo episodio»

La sua mano si posò involontariamente sulla tempia, dove ancora si scorgeva la piccola cicatrice, anche se ormai non era più ben visibile come lo era anni prima «Il medico di corte ha presupposto che forse la botta ha come risvegliato il cervello, permettendo al mio stesso corpo di guarire da solo»

Ad una tale spiegazione, Tsunade negò contrariata la testa, lasciando che alcuni ciuffi biondi solleticassero i suoi zigomi «Impossibile»

«Il poco veleno che circolava nelle tue vene deve essere stato sicuramente rimosso. Sei sicura di non aver alcun ricordo?» provò a dire Shizune con tono gentile, che per tutto il tempo era rimasta in ascolto.

Ancora una volta, Sakura smentì con la testa, provocandole una spiacevole sensazione al petto. Al momento si sentiva inutile.

Per diversi attimi, nella cucina regnò il silenzio. Shizune decise di sfruttare l’occasione per pulire i bicchieri, mentre le due donne rimasero a sedere, ognuna ad elaborare pensieri diversi.

«Dimmi Sakura, quanti anni avevi quando hai fatto questo incidente?»

Sakura la guardò confusa, così come Shizune, che smise immediatamente di pulire i bicchierini di porcellana.

«Sei anni, più o meno. Perché?»

Come se qualcuno l’avesse appena fulminata, Tsunade si alzò in piedi di scatto, rischiando addirittura di far cadere la sedia all’indietro. Shizune guardò ogni sua azione, anche se il suo sguardo, per la prima volta, divenne serio.

«Tsunade?»

«Forse ho la risposta alle nostre domande, ma voglio esserne sicura» disse risoluta, osservando la rosa, rimasta seduta, con un sorriso gentile «Vieni Sakura, voglio portarti in un posto»



**



La luce del tramonto colpiva con un inconsueto calore i volti dei due giovani Ninja.

Per tutta la giornata, Naruto e Sasuke avevano perlustrato con notevole attenzione quella sconosciuta terra, fino a raggiungere i piedi dall’alta montagna dove la sua cima impervia era ancora spolverata dalla neve, divenuta in quel momento di un rosso sangue.

La foresta era quasi del tutto eclissata, lasciando spazio alle meravigliose catene montuose che rendevano il terreno scivoloso, instabile, ma soprattutto privo di vegetazione.

«Dannazione ormai il sole sta tramontando» borbottò il ragazzo dei capelli biondi, osservando con occhi socchiusi l’enorme palla di fuoco calare dietro le alte rocce «Sei sicuro che i tuoi occhi non stiano invecchiando?»

Sasuke trattenne un’offesa poco consona, digrignando i denti «Smettila di dire stupidaggini e concentra il tuo chakra» ribatté irritato.

I suoi occhi speciali tornarono a ispezionare l’ambiente naturale. Data l’assenza dei grandi arbusti, era molto più semplice individuare qualsiasi cosa di sospetto anche con l’uso della propria vista. Quei luoghi erano letteralmente desolati e perfetti per rimanere nascosti da qualsiasi minaccia.

«Sono molto vicini, me lo sento» sussurrò grave, più a se stesso che all’amico, che si era allontanato di qualche metro.

La presenza di un ruscello aveva attirato l’attenzione del biondo, scoprendo che il liquido lindo proveniva dalle ripide discese della montagna. Si trattava certamente di acqua piovana, penetrata nel terreno e poi zampillata in superficie, oppure dallo scioglimento dei ghiacciai che si erano formati durante l’inverno ormai concluso, dato che si trovavano nel pieno della primavera.

Lì vicino si trovava addirittura un piccolo lago, sicuramente generato dalla notevole pioggia che aveva bagnato il terreno pochi giorni prima. Naruto camminò lungo la riva, attento a non impantanare i piedi nel fango, notando che un altro scorrimento acqueo biforcava verso una discesa, creando così una cascata abbastanza grande.

Raggiunta con un balzo, Naruto osservò la parete umida e rocciosa, ricoperta da tante piccole goccioline dolci. Mosse un passo per allontanarsi, quando i suoi occhi intercettarono qualcosa: un piccolo corridoio oltre la cateratta. Spinto dall’istinto decise di raggiungerla, sperando di non scivolare e bagnarsi; l’acqua era particolarmente fredda.

Boccheggiò appena quando scoprì un’apertura sulla pietra umettata, simile ad una minuscola grotta. Entusiasta, sporse leggermente il viso oltre la discesa d’acqua.
«Sasuke ho trovato qualcosa!» gridò, tornando poi a scrutare il luogo scoperto.

Poggiò una mano sulla parete, piegandosi leggermente sulle ginocchia per vedere meglio l’interno, ma come sospettava, la poca luce – che per giunta era otturata dalla cascata – non gli permetteva di scorgere l’interno. Sasuke lo raggiunse velocemente, osservando anche lui sorpreso l’avviamento.

Prese un sasso da terra e decise di lanciarlo, per capire quanto fosse infondato. Aspettarono diversi secondi prima di udire il piccolo macigno colpire il suolo. A quanto pare la grotta non scorreva per lunghezza, ma altezza.

«Sembra parecchio profonda» ipotizzò Naruto grattandosi una guancia, lasciando un po’ di spazio a Sasuke, permettendogli di studiare meglio con i suoi occhi l’oscurità del sottosuolo.

Al moro bastarono pochi secondi prima di prendere una decisione «Andiamo»

Naruto trasalì quando vide l’amico compiere un semplice balzo e scomparire nelle tenebre della grotta. Avvertì con facilità il suo atterraggio, ma dato che lui, a differenza di Sasuke, non vedeva assolutamente niente, la cosa non lo aiutava molto a lanciarsi.. e poi lui detestava le altezze!

«Odio quando fa così» sussurrò scocciato.

Strinse con forza gli occhi e, dopo aver accumulato abbastanza coraggio, si decise. Saltò a caso, avvertendo il suo corpo cadere nel vuoto, mentre l’aria, che divenne immediatamente fredda, smosse i suoi capelli e la sciarpa. Dato che il buio non gli consentiva di capire quanto fosse alta la discesa atterrò impacciato, ruzzolando come un imbranato di sedere.

Trattenne un grido frustrato quando sentì il suo didietro bagnarsi completante, così come i piedi e le mani, che si erano poggiate per terra. Sicuramente era penetrata talmente tanta acqua che si era leggermente allagata.

«Cazzo.. Sasuke dove sei?» brontolò Naruto, alzando istintivamente le braccia in avanti e muovendo i piedi che erano completamente inondati. Sperava con tutto il cuore di non colpire la faccia da qualche parte.

Sentiva lo scorrimento dell’acqua provocata dai suoi piedi, ma non quelli dell’amico, che non aveva neppure risposto. Sembrava sparito.

«Sasuke?» mormorò appena, stavolta con una punta di agitazione.

Non era che durante l’atterraggio si fosse ferito? O peggio, era ruzzolato da un’altra apertura e lui aveva sbagliato!? Solitamente le grotte sotterranee erano molto eterogenee, perciò come opzione era possibile e poi.. dannazione quel buio gli impediva di fare qualsiasi cosa; cominciava a irritarsi. Odiava non avere il controllo della situazione.

«Sono qui dobe»

Lanciò uno schiamazzo simile a quello di una ragazzina quando sentì un tocco improvviso sul braccio - ancora sollevato - e subito dopo la voce calma di Sasuke.

«Porc.. dannazione teme! Non farlo mai più!»

Sapeva di essere notevolmente sbiancato. La sua mano si era posata velocemente sul petto, percependo il suo povero cuore, che per tutto il tempo aveva trattenuto i battiti agitati. Provò a voltarsi verso di lui irritato, dato che aveva udito la sua risata divertita, distinguendo il suo Sharingan attivo, unica radiazione luminosa in quella maledettissima buca.

«Tieni la mano sulla mia spalla» disse poco dopo il moro, aiutandolo.

Una volta fatto, Naruto sentì che Sasuke aveva preso a camminare tranquillamente, obbligandolo a fare lo stesso «Vedi qualcosa?»

«Ci troviamo dentro una fossa, probabilmente scavata negli anni dall’acqua. Alla nostra destra c’è un corridoio»

Naruto annuì appena, alzando solo per un attimo il viso verso l’alto, riconoscendo l’apertura da cui erano approdati, notando che penetrava ancora un po’ di luce chiara. In questo modo poté presupporre che erano scesi di almeno una quindicina di metri.

Continuarono a procedere cautamente, con ancora i piedi sommersi, provocando dei delicati suoni acquatici, anche se ogni tanto percepivano anche qualche piccola goccia colare dal soffitto e mischiarsi nella pozza. Il tasso di umidità era particolarmente alto, così come la temperatura gelida. Le braccia dei due Ninja erano completamente ricoperte da un tappeto di brividi, ma non se ne curavano.

Naruto rimase per tutto il tempo in silenzio, cercando di capire i pensieri di Sasuke. L’amico sembrava molto concentrato, lo poteva capire dal suo corpo irrigidito che avvertiva dal tocco posato sulla sua spalla robusta. Tentennò appena quando le sue iridi azzurri riuscirono finalmente a riconoscere qualcosa.

Un piccolo spiraglio di luce si ingrandiva ad ogni loro passo, provocando ai due ragazzi una sensazione di appagamento. Sasuke aumentò notevolmente il passo e Naruto fece lo stesso. Anche se non sapeva dove stava mettendo i piedi – che per diverse volte avevano urtato alcuni massi ancorati al terreno – si mosse sicuro in quella direzione, lasciando addirittura la presa su Sasuke.

Una volta raggiunta, i due ragazzi capirono che il chiarore proveniva da una sottile crepa lungo la parete di roccia. Non era molto spaziosa, ma riuscivano comunque a passarci senza troppe difficoltà. Il primo che si mosse fu Sasuke, strisciando di lato lungo la parete, tenendo le braccia lungo i fianchi e ritirando un poco la pancia per farsi più sottile. Subito dopo fu seguito da Naturo, che immediatamente chiuse gli occhi quando raggiunse l’altra parte della roccia.

I suoi occhi che si erano abituati all’oscurità furono lievemente accecati quando incontrarono la luce di alcune torce attaccate alla parete.

I due ragazzi si guardarono attorno meravigliati. Si trovavano dentro una grande grotta dalla forma circolare. Le mura pietrose erano di un colore chiaro, creando un gioco di luci e ombre grazie al fuoco acceso che era in continuo movimento. Il soffitto era decorato da edere che pendevano fino a sfiorare il pelo dell’acqua, dato che si trovava, alla loro destra, una piccola gora di un colore più azzurro che trasparente.

«Che posto bizzarro» mormorò Naruto, incantato «Chissà dove siamo..»

Sasuke studiò attento ogni particolare, notando che lì dentro non si trovava nulla di rilevante a parte le torce, che sicuramente non facevano parte di quell’area naturale. Innalzò velocemente il volto verso il sopraelevato soffitto, notando un piccolo foro da cui si poteva scorgere il cielo ormai alla fine del crepuscolo; a quanto pare avevano trovato un secondo percorso per raggiungere quel luogo.

«Lassù c’è un’uscita» sussurrò, attirando l’attenzione di Naruto, che stava gironzolando attorno ad alcune stalagmiti di una certa altezza.

«Sembra che qui non ci sia nessuno» borbottò frustrato, incrociando le braccia e chiudendo gli occhi. Le sue gote si gonfiarono contrariate.

Sasuke seguì attento i movimenti del fuoco scarlatto, notando che il bastone che teneva viva la fiamma non era ancora del tutto consumato «Le torce sono state accese da poco. Chiunque risieda in questo luogo è vicino»

Raggiunse il baricentro della sala, mentre Naruto si era seduto a gambe incrociate per terra, iniziando a borbottare. Per un attimo aveva sperato di essere arrivati a buon punto nella loro ricerca divenuta ormai troppo ardua, ma a quanto pare si erano sbagliati. Posò scocciato un gomito sulla coscia e il mento sulla mano, provando a pensare ad una qualche soluzione, quando ad un certo punto vide un’ombra scattare.

«Sasuke!»

Veloce, il Ninja dai capelli scuri estrasse la katana dal fodero, bloccando con precisione la punta di un kunai che stava per colpirlo. Le due lame continuarono a tremare per colpa della tensione che i due rivali elargivano.

Gli occhi di Sasuke dilatarono sorpresi quando incrociarono due iridi rosse maledettamente famigliari. Anche queste parvero riconoscerlo.

«Sasuke?»

L’avversario ritirò la piccola arma e Sasuke osservò scosso il viso pallido e stanco di suo fratello maggiore «Itachi..» mormorò, guardando sia lui che Kakashi, che contemporaneamente aveva aggredito Naruto – che prontamente si era difeso senza difficoltà.

«Cosa ci fate qui?» pronunciò Itachi con voce ferma e autorevole, attirando l’attenzione di Sasuke, che si voltò serio verso di lui.

«Perché avete azzerato il vostro chakra?» aggiunse Kakashi, sistemandosi la bandana che gli copriva la parte inferiore del viso, come sempre.

Naruto, scocciato, incrociò le braccia «La stessa cosa vale per voi»

«Non possiamo rischiare di farci individuare» rispose prontamente l’uomo dai capelli grigi, facendo così scappare un risolino soddisfatto al biondo.

«Beh.. noi ci siamo riusciti»

I quattro rimasero in silenzio. I due Uchiha continuarono a scrutarsi. Sasuke notò immediatamente le lunghe e spesse occhiaie che corniciavano il viso del fratello, rendendolo molto più fiacco ed esaurito di quanto già non fosse. I suoi capelli si erano notevolmente allungati e schiariti, tenuti stretti da una coda bassa con un nastro rosso. Indossava una casacca lunga e scura dove sulla schiena era ben visibile lo stemma del loro Clan, nascondendo così la sua divisa Ninja, a differenza di Kakashi, che non era cambiato di una virgola.

«È stato un gesto sconsiderato spingervi fin qui. Non avete decifrato la lettera che vi abbiamo spedito?» enunciò Itachi, mantenendo il suo solito tono. Gli occhi puntati sul fratello minore, che ricambiava lo sguardo.

«Abbiamo agito come ci avete detto e sfortunatamente avevate ragione su tutto»

Kakashi assottigliò l’espressione, a differenza dell’Uchiha più grande, che rimase impassabile.

«Ci siamo scontrati con l’Akatsuki. Hanno ucciso Re Nawaki, non siamo riusciti ad impedirlo» spiegò Naruto, affranto.

Alle sue parole, a Kakashi sfuggì un sospiro, chiudendo gli occhi e posando una mano tra la capigliatura sbarazzina «Ci sono riusciti davvero allora..»

Itachi, che per tutto il tempo aveva scorto ogni minimo particolare che presentava Sasuke, si voltò coscienzioso verso l’uomo «Non possiamo rimanere ancora isolati Kakashi, dobbiamo agire» pronunciò, dando poi le spalle ai presenti «Vi ringraziamo per il messaggio. Ora dovete andarvene»

Sasuke strinse percettibilmente i pugni, mentre la sua mandibola si irrigidì. Scrutò la schiena del fratello che si allontanava con passi lenti e quieti. In un attimo, vide la sua figura scomparire, prendendo al suo posto l’immagine del padre ormai deceduto. Itachi non voleva il loro – il suo - aiuto, preferiva agire da solo ed eluderlo, proprio come aveva sempre fatto Fugaku.

Ormai non era più un bambino. Non aveva intenzione di restare a guardare e rimanere in silenzio.

«No»

Al suo lemma duro e riecheggiante, Itachi arrestò la sua camminata, ma senza voltarsi.  

Naruto, capendo la tensione che era appena albergata tra i due fratelli decise di intervenire, movendo qualche passo verso di loro «Itachi non potete chiederci di metterci da parte. Nelle ultime settimane sono successe troppe cose che dovete assolutamente sapere»

Kakashi incrociò le braccia curioso, Itachi invece volse leggermente la testa, scrutando con un solo occhio il Ninja dai capelli biondi, che continuò sicuro «È stato un ordine di Re Gaara cercarvi»

«Vi avevamo ordinato di non parlarne con nessuno» disse Kakashi, indagando i due ragazzi.

«Siamo stati costretti a farlo! Quei bastardi sono riusciti ad uccidere il Re, ma fortunatamente abbiamo portato in salvo Sakur.. la principessa» si corresse velocemente Naruto, riprendendo poi a parlare con decisione «L’abbiamo scortata fino a Suna, raccontando a Gaara l’accaduto e dato ha intenzione di liberare il Paese del Fuoco ci ha chiesto di cercarvi, così che possiate esporre tutte le vostre scoperte per riuscire a sconfiggerli»

Kakashi rimase in silenzio, cercando di elaborare quelle parole; lo si capiva perché aveva portato pensieroso una mano sul mento, grattandoselo. Itachi – che intanto non aveva cambiato posizione – si orientò completamente verso di loro, mantenendo la sua occhiata glaciale, ma allo stesso tempo operosa.

«C’è altro che dobbiamo sapere?»

«Ecco.. in realtà ho appena iniziato» dichiarò Naruto con una risata isterica, grattandosi imbarazzato la nuca.

Dato che nessuno aveva intenzione di parlare, Kakashi prese in mano la situazione, sfregandosi stanco la chioma grigia «Ormai è calata la notte. Sfrutteremo queste ore per riposare e capire meglio tutte le vicende accadute»

Naruto annuì serio, seguendo l’uomo che aveva cominciato a camminare verso una zona precisa della grotta.

Itachi si volse verso il fratello, esaminandolo attendo, che al contempo faceva lo stesso. I loro corpi erano immobili, ma entrambi premevano nel voler fare qualcosa. Erano mesi ormai che non si vedevano. Sasuke aveva contato ogni singolo giorno da quando aveva visto l’ultima volta Itachi mentre attraversava il caldo deserto che attorniava Suna.

Era felice di rivederlo, ma non poteva nascondere la delusione che provava. Sapeva che Itachi – come lui del resto – non era mai stata una persona particolarmente emotiva o sentimentale, quindi aveva già anticipato la sua reazione distaccata, però doveva ammettere che quel suo comportamento freddo con cui lo aveva liquidato, ma anzitutto evitato, lo aveva seriamente ferito.

Non sapeva che fare. Gli sembrava stupido comportarsi normalmente dopo gli accaduti, però non aveva intenzione di comportarsi come lui, voleva dimostrargli che dopo tutti quei mesi di silenzi gli era terribilmente mancato e che finalmente aveva la possibilità di passare un po’ di tempo con lui, come quando erano bambini.

Fu infine Itachi a prendere in mano la situazione, prendendolo in contropiede. Lo studiò come bloccato, ascoltando i suoi passi che riecheggiavano quella superficie sotterranea. Una volta raggiunto, Itachi regalò al minore dei due Uchiha un sorriso limpido, nostalgico.. fraterno, mentre le sue dita si posarono armoniosamente sulla sua fronte come un lontano quanto rammarico ricordo che li aveva sempre unificati.

«Sei stato bravo Otouto»

Finalmente aveva ritrovato Itachi.

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Capitolo 19
*** Lies ***



Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





  Capitolo 19 ~ Lies  

 


Tsunade camminava sicura lungo un sentiero sterrato e polveroso. Sakura, che l’affiancava con indosso la sua mantella beige e il cappuccio alzato, osservava distratta gli alberi che le attorniavano. Ormai era da circa tre quarti d’ora che le due avevano intrapreso quell’assurda escursione che la rosa non sapeva neanche dove le avrebbe condotte.

Shizune non si era unita a loro, con la scusa di pulire l’intera casa, in merito alla loro assenza, ma Sakura sapeva che c’era qualcos’altro sotto, lo aveva capito quando aveva scorto lo sguardo serio delle due donne che si erano scambiate prima di salutarsi.

Tutte le verità scoperte sul passato di suo padre e della sua terra natia l’avevano completamente scombussolata, soprattutto la vera identità di Tsunade. A quanto pare il Re si era dimostrato un uomo dalla mente chiusa e ristretta, intenzionato ad ascoltare solo e soltanto il suo ego. Dire che Sakura era rimasta ferita da tale comportamento era poco.

Com’era possibile non credere alle parole della propria sorella, sangue del suo sangue? Forse suo padre aveva semplicemente paura di perdere la corona – altro punto a suo sfavore -, ma Tsunade, come da lei detto, non era mai stata interessata ad ottenere quel ruolo, perciò.. perché suo padre aveva agito così? In questo modo aveva ferito non solo degli uomini innocenti, ma anche lei e sua madre, che ha differenza sua non era riuscita a scampare dalla morte.

Infine, aveva constatato che i Ninja che avevano affiancato Tsunade durante la guerra civile erano sicuramente stati i genitori di Neji, Hinata, Ino e Shikamaru, che oramai vivevano nel Paese della Cascata. Era sicuramente così, l’unica cosa che non le tornava però era perché avessero nascosto quella storia ai propri figli. Anche Fugaku e il nonno di Naruto avevano preferito tacere; che ancora una volta ci fosse lo zampino di suo padre? A quel punto non aveva altre opzioni per poter rispondere a quelle domande decisamente troppo ardue.

Posò stanca una mano sulla fronte. Quella giornata stava divenendo sempre più assurda e sperava che finisse presto. I suoi pensieri volarono verso gli amici d’infanzia; chissà se Naruto aveva raggiunto Sasuke, ma soprattutto se fosse riuscito a farlo ragionare. Sasuke sembrava essere rimasto accecato da quelle vicende che li avevano tormentati dal giorno del suo compleanno, senza mai dargli tregua.

Poteva capire il suo stato d’animo, anche se i loro caratteri erano totalmente diversi. Lei tendeva ad accumulare tutto, cercando di nasconderlo da sorrisi e lacrime silenziose, mentre lui da un atteggiamento freddo e risoluto, usando ogni tanto lo sfogo fisico, come aveva attuato quella mattina.

Un leggero rossore ricoprì le sue guance quando ricordò il disagio che era nato tra loro dopo l’episodio della sera precedente. La sua mano andò a sfiorare con leggerezza le labbra, immaginando che a farlo fosse l’Uchiha dagli occhi eterocromi. Da quando aveva capito i suoi reali sentimenti aveva completamente mutato le sue immaginazioni, rendendole molto più appassionate e profonde nei confronti del moro, chiedendosi come sia possibile che l’avesse capito solo in quel momento. Erano nati improvvisamente, oppure erano sempre stati nascosti da qualche parte nel suo cuore? Chissà..

Scosse energicamente la testa cercando, almeno in quel momento, di non pensarci. Alzò leggermente lo sguardo, notando che Tsunade l’aveva distanziata di qualche passo. Si apprestò a raggiungerla e, una volta fatto, decise di parlare, dato che da quando erano partite non vi era mai stata possibilità.

«Manca ancora molto?» domandò con aria stanca.

La donna si voltò sorridente verso di lei «No, siamo arrivate»

Sakura si morse seccata l’interno guancia, dato che quella era classica risposta che veniva rifilata alla gente per farla tacere, peccato che dovette ricredersi quando Tsunade le indicò col dito, oltre alcuni cespugli, un punto preciso.

Aguzzò meglio la vista, lasciando che la donna scansasse alcuni rami che le coprivano la visuale.

Davanti a loro si mostrava un grande villaggio in mezzo alla foresta, circondato da alte e spesse mura a forma circolare. Nella parte Nord era ben visibile un maestoso castello, attorniato da tante altre piccole abitazioni di diverso tipo e colore.

«È bellissima» sibilò rapita, mentre Tsunade la scortò fino alle alte porte completamente spalancate, permettendo ai cittadini di entrare e uscire a loro piacimento.

«Benvenuta a Tanzaku, l’unica città presente nella zona. Viene molto utilizzata dai viaggiatori quado hanno bisogno di un posto per dormire, ma soprattutto per gli amanti del gioco d’azzardo»

Una volta entrate, Sakura si voltò sorpresa verso la donna, che respirava a pieni polmoni l’aria col naso, come se le fosse mancata quella sensazione di civilizzazione.

«Le piace scommettere soldi signorina Tsunade?» domandò ingenua, facendo scappare alla bionda un sorriso canzonatorio.

«E bere contemporaneamente tanto sakè» affermò felice, scrutando attenta le vetrine dei tanti negozi che incontravano lungo la strada.

Una risata divertita sfuggì dalle labbra di Sakura «L’avevo notato» mormorò, guardandosi poi curiosa attorno.

La maggior parte degli abitanti aveva un’aria molto trasandata e rallegrata; sicuramente non erano dei contadini. Alcuni uomini sistemavano delle bancarelle per il mercato, mentre alcuni bambini correvano gioiosamente attorno ad una piccola fontana. Sakura era molto curiosa di conoscere quella particolare città che a primo impatto sembrava molto diversa da Suna – anche se alla fine non l’aveva realmente visitata nella sua completezza. Interessata, osservò alcune donne dai comportamenti lusinghieri, con indosso abiti decisamente provocatori, attirando così i diversi uomini che adocchiavano con i propri occhi le loro manifeste scollature.

Sentì le guance accaldarsi quando uno di questi posò lo sguardo vizioso su di lei e Tsunade, che lo incenerì immediatamente, la trascinò lontano. Raggiunsero una zona più tranquilla, anche se la maggior parte delle locande erano esageratamene adornate da diversi colori e striscioni; sembrava che quella città fosse nel pieno di una grande festa, oppure era semplicemente così.

«Come mai mi ha portata in questo posto?» interpellò, sempre più smarrita.

Tsunade le regalò un altro sorriso eufonico, mostrando addirittura la dentatura perfetta «Prima dobbiamo fare alcune compere»

Senza darle il tempo di replicare, la donna dai lunghi capelli biondi l’afferrò da un braccio, cominciando a trasportarla lungo le vie della città, piena zeppa di persone esaltate.

«Che genere di compere?»

Tsunade lasciò andare il suo arto non appena il numero delle persone diminuì notevolmente, stando comunque al suo fianco «Nulla di particolare»

Continuarono a camminare per diversi minuti e Sakura se ne approfittò per continuare a studiare quel bizzarro capoluogo. Per un attimo si sentì allegra; passeggiare così, di fianco a Tsunade, la spingeva a credere di essere quasi in una semplice situazione di una mamma – o meglio zia - che si godeva la compagnia della propria figlia, per passare un po’ di tempo insieme. Non aveva idea di cosa si provasse ad avere una madre, ma decise comunque di trarre beneficio da quella piacevole sensazione.

Fin dal primo giorno Tsunade si era dimostrata gentile con lei, salvandole addirittura la vita e senza conoscere i reali fatti che aveva spinto lei e i suoi amici di arrivare fin lì. Era una donna forte e cocciuta, ma allo stesso tempo onesta; aveva ragione Shizune.

La rosa di morse appena le labbra, trattenendo il desiderio di stringere il braccio della donna per quanto era felice.. per quanto lei la stava rendendo felice – anche se inconsapevolmente.

Rimase in silenzio per tutto il tempo, fino a quando non vide Tsunade fermarsi di fronte ad uno dei tanti negozi presenti lungo la via. L’edificio era abbastanza consumato e dai colori spenti rispetto agli altri. Sakura notò una piccola insegnata scritta su legno, ma era troppo rovinata per capire cosa vi fosse scritto, inoltre, sembrava di una strana lingua che non conosceva. La vetrina esponeva una serie infinta di articoli diversi: da abiti logori a oggetti per la casa o accessori.

Non appena Tsunade aprì la porta di vetro, seguito subito dopo dal suono di un campanello, Sakura si decise a seguirla silenziosa. Il suo naso si arricciò appena quando percepì l’odore di chiuso misto a polvere e buffa. Non era molto grande e gli oggetti in vendita erano di tutti i tipi.

Tsunade si approssimò con passo sicuro verso il bancone, dove un ragazzo dall’aria annoiata sfogliava una rivista. Non appena notò di sfuggita la loro presenza sbadigliò appena.

«Salve e benvenut..» si bloccò all’istante quando riconobbe la donna che si era avvicinata con un sorriso inquietante verso di lui, poggiando entrambi i gomiti sul ripiano ed evidenziando così il suo sovrabbondante décolleté.

«Ciao Sora»

Sakura osservò che il giovane era più o meno un suo coetaneo. I suoi abiti rispecchiavano perfettamente l’area del negozio, mentre i capelli, di un colore simile al blu scuro, erano tagliati da un caschetto preciso, un pochino più corto rispetto al suo. L’espressione del suo viso era dura, forse per colpa del taglio degli occhi o delle sopracciglia.

«Ancora tu? Non ti sono bastate le ultime minacce che quei tipi ti hanno fatto? So che sono andati a cercarti dopo che te ne sei andata» disse con voce scocciata, poggiando il mento su una mano.

A Sakura piacquero poco i suoi modi scontrosi, a differenza di Tsunade, che non sembrava farci caso. Forse perché lo conosceva ed era semplicemente abituata, visto che lo aveva chiamato addirittura per nome.

«Sì, credo di averli incrociati, ma non sono qui per questo» proferì velocemente divertita, scuotendo appena la mano, come se volesse scacciare una mosca fastidiosa.
Il ragazzo sbuffò ancora di più, incrociando le braccia «Non mi interessano i tuoi sporchi giochetti, vai a infastidire qualcun altro brutta anziana»

Sakura tentennò immediatamente quando la schiena di Tsunade si irrigidì per colpa di un fremito. Alzò appena una mano per intervenire e dire a quel Sora di essere più gentile, peccato che la donna in sua compagnia l’avesse preceduta, utilizzando un metodo.. decisamente molto più violento.

Un grande tonfo riecheggiò dentro il povero negozio non appena il ragazzo venne letteralmente scaraventato contro il muro solido, creando un’enorme crepa. Sakura sbarrò gli occhi, così come Sora, che iniziò a tremare terrorizzato in direzione di una Tsunade furibonda.

«La mia pazienza ha un limite moccioso. Chi sarebbe un’anziana?!» gridò questa, caricando un pugno nella sua direzione, senza ripensamenti.

Completamente scioccato, Sora alzò le braccia davanti al viso e chiuse gli occhi «V-volevo dire una bella signorina!»

Sobbalzò intimorito quando sentì perfettamente il pugno di Tsunade sfiorare la sua guancia e colpire al posto della sua faccia la parete su cui era stato scagliato, distruggendola ancora di più, come se fosse carta. Sudò freddo quando il volto minaccioso di Tsunade si avvicinò al suo.

«Una bella signorina, eh?» ripeté lei, sospettosa.

Ingoiando rumorosamente il groppo alla gola, Sora annuì energicamente «Sì, sì, sì.. d-davvero graziosa»

Cambiando completamente espressione, la bionda raddrizzò soddisfatta la schiena, scrollandosi di dosso il pulviscolo che aveva cagionato «Bene, vedo che sai fare i dovuti complimenti, bravo. Ora torniamo a noi» disse appagata, tornando dietro il bancone.

Sakura, che era rimasta totalmente scombussolata dalla scena, guardò preoccupata Tsunade, poi Sora, che per rimettersi in piedi aveva posato una mano tremante sopra il ripiano dove pochi minuti prima stava leggendo tranquillamente la sua rivista.

Tsunade, incrociando le braccia, guardò il ragazzino tornato al suo posto leggermente dolorante «Dato che tu sei considerato il migliore informatore e brigante della città volevo semplicemente sapere se l’abitazione dei coniugi scomparsi misteriosamente anni fa fosse ancora intatta»

«E tu mi hai distrutto il negozio solo per sapere questo?!» esclamò irritato, continuando a massaggiarsi la nuca indolenzita per il colpo ricevuto, ma sussultò spaventato quando vide l’espressione della donna divenire nuovamente intimidatoria «C-comunque non è più usufruibile. Hanno provato a metterla in vendita, ma nessuno si è mai offerto, così ora è abbandonata»

Sakura, dato che non capiva bene di cosa stessero parlando, decise di guardarsi un attimo attorno. Sicuramente quel luogo era utilizzato per vendere e ricomprare oggetti usati, dato che la maggior parte di questi erano vecchi e impolverati. I suoi occhi verdi si posarono curiosi su un piccolo scaffale, ornato da alcuni libri.

«Hai la chiave per caso?» domandò intanto Tsunade, ma il giovane negò col capo.

«No. Non sono mai riuscito a procurarmela, ma alcuni miei informatori mi hanno detto che non avevano nulla di valore, quindi ho lasciato perdere»

Tsunade rimase un attimo in silenzio, grattandosi appena il mento col dito smaltato, rivolgendosi poi con spensieratezza «Bene, grazie dell’indicazione» pronunciò allegra, voltandosi successivamente verso la ragazza rimasta alle sue spalle «Tu vuoi qualcosa Sakura?»

La rosa, presa alla sprovvista, sussultò appena, smettendo di leggere i titoli dei libri esposti «Eh? N-no.. sono a posto»

Gli occhi color cioccolato della donna si assottigliarono appena, ma le regalò comunque un sorriso molto più sincero e dolce rispetto a quelli che aveva rivolto a Sora «Ok. Andiamo allora, ma prima, se non ti dispiace, prendo anche questo» aggiunse, rivolgendosi al ragazzo, prendendo una piccola bottiglia di vetro posta lì vicino, contenente del buon sakè.

Il ragazzo boccheggiò «Ma non puo..»

«Ci vediamo!»

Tsunade salutò il commesso, raggiungendo la ragazza e abbracciando le sue spalle minute - che si trovava ancora vicino lo scaffale -, intimandole di raggiungere la soglia che portava all’uscita, facendo nuovamente suonare la campanella.

Una volta fuori, la bionda continuò a trascinarla lontano, fino a raggiungere un piccolo vicolo abbandonato.

«Ecco, tieni» disse allegra, tirando fuori dal suo kimono verde un tomo logoro e intatto.

Sbigottita, Sakura lo prese tra le mani, notando che si trattava del libro che aveva attirato prima la sua attenzione, nel negozio. La sua copertina era di un colore blu scuro, mentre il titolo era ben scritto nella parte centrale: ‘Abilità Magiche: Arti Mediche’.

Rimase statica, a contemplare l’oggetto che le era appena stato donato «Ma come..»

«Ho i miei metodi» ghignò divertita la donna, posando la mano su un fianco e ondeggiando le sue lunghe codine bionde, guardandola poi seriamente «La prossima volta non mentirmi Sakura. Odio le persone che lo fanno»

Sakura trasalì sorpresa, finché le sue gote non si tinsero di imbarazzo «Grazie. Nessuno mi aveva mai fatto un regalo» ammise appagata, offrendole un sorriso che subito dopo divenne un risolino «Anche se tecnicamente l’ha rubato»

Tsunade fece schioccare rumorosamente la lingua sul palato, ruotarono appena gli occhi «Tutto quello che c’è lì dentro è rubato, credimi» borbottò, portando poi i bordi delle labbra carnose verso l’alto, ammorbidendo la sua espressione «Comunque se sei intenzionate a perfezionare le tue doti puoi anche contare su di me»

Sakura la guardò sconcertata, mentre lei alzò leggermente le spalle.

«Ho sempre desiderato avere un allievo»

Sobbalzò meravigliata quando Tsunade avvertì una sottile presa circondare la sua vita, cogliendola di sorpresa. Sakura si era lanciata senza esitazioni su di lei, regalandole un caloroso, quando grato abbraccio, poggiando il capo coperto dal cappuccio sul suo petto.

Il volto della donna diventò paonazzo, non sapendo che fare. Le sue mani indugiarono un attimo, ma poco prima di posarle sulla sua schiena per ricambiare esitante la stretta, la ragazza si staccò da lei, rivelando i suoi occhi licidi, ma il viso sereno.

«Grazie mille» dichiarò compiaciuta, chiudendo gli occhi e piegando appena il viso di lato.

Le braccia della giovane strinsero simultaneamente al petto quel semplice oggetto offerto, divenuto importante quanto speciale – almeno per lei.

«F-forza andiamo» balbettò impacciata la donna, riprendendo a camminare.

Sakura, felice, fece una leggera corsetta per raggiungerla.

«Dove andiamo adesso?» domandò curiosa, tenendosi il tomo ancorato al busto.

Tsunade sospirò appena, serrando gli occhi color nocciola «In un posto che non visito da anni» mormorò, senza guardare la ragazza che la studiava circospetta.

«È lì che spera di trovare le risposte che cerchiamo riguardo alla mia improvvisa guarigione?» domandò curiosa e quando vide la donna annuire appena, sorrise contenta, portando poi l’attenzione sul libro, intenzionata a sfogliarlo un po’.

Tsunade la scrutò con la coda dell’occhio, senza farsi vedere.

“Da una parte.. spero di no”.



**



Anche se a primo impatto non sembrava, Tanzaku era una città notevolmente estesa, forse perché ricca di tante piccole e grandi strade che la faceva sembrare quasi un immenso labirinto. Se fosse stata da sola, Sakura si sarebbe sicuramente persa, Tsunade invece sembrava orientarsi alla perfezione.

La rosa aveva notato che la zona vicino l’entrata delle mura e al grande palazzo, famoso per i viaggiatori che venivano in visita, erano solamente dedicati ai mercati, negozi e svago, mentre la parte Est e Ovest, che era esattamente la direzione che avevano intrapreso – Ovest per essere esatti - era riservata per le abitazioni.

Gli edifici erano molto più piccoli, ma curati, facendo capire a Sakura che l’eccentrico villaggio era particolarmente vivibile, oltre che turistico. Era incredibile come una città, senza l’aiuto e il sostegno di un Re, riuscisse a vivere così agevolmente, prima d’ora non l’aveva mai creduto possibile, ma a quanto pare si era sbagliata.

Ormai il sole era nella fase finale della giornata. Il colore rosso accesso dipingeva con estrema precisione il cielo e le poche nuvole presenti, mentre qualche volatile sopra le loro teste raggiungeva felice il proprio nido lungo il bosco, pronto a fare una bella dormita.

Durante la passeggiata, Tsunade si era fermata ad uno dei tanti chioschi che servivano pietanze calde e deliziose, offrendo a Sakura una copiosa cena che aveva consumato su una panchina. Poteva ritenersi soddisfatta del pasto, peccato che non appena aveva ripreso a camminare, la rosa aveva scorto un ulteriore baracchina che preparava i suoi dolci preferiti. Improvvisamente, la sua pancia si era come svuotata e dopo tante preghiere, Tsunade l’accontentò, dato che non era riuscita a resistere al suo bel faccino implorante.

«Questi Takoyaki sono deliziosi!» esclamò la rosa infervorata, divorando l’ultima pallina zuccherata rimasta, infilzata da uno stecchino di legno.

Buttò dentro un cestino il contenitore di carta ormai vuoto, ma quando tornò al fianco della bionda, notò immediatamente la sua aria smarrita, quasi assente. Insicura, si morse l’interno guancia.

«Signorina Tsunade si sente bene?»

L’interessata sbatté diverse volte le palpebre, come se si fosse improvvisamente svegliata «Sì, andiamo»

Le due imboccarono una delle tante vie presenti, che portavano ad altre abitazioni utilizzate dalle famiglie. Si poteva infatti scorgere i chiarori giallastri che filtravano dalle finestre, dato che la luce stava cominciando a scarseggiare.

Ad un certo punto, Sakura constatò che la sua compagna continuava a camminare dritta e sicura fino ad una vecchia casa, che rispetto alle altre era quasi decaduta. Una parte del tetto era crollato, mentre i muri, che un tempo erano stati sicuramente di un colore più bianco, erano pieni di crepe. Tutte le finestre erano rotte, il giardino smorto e rovinato.

«Sembra abbandonata» ipotizzò Sakura, studiandola curiosa.

Non era molto grande, ma qualcosa le diceva che a suo tempo era stata una casetta davvero confortevole e graziosa. Aggrottò le sopracciglia quando vide Tsunade attraversare il giardino e raggiugere l’uscio di un legno rovinato, mangiato quasi del tutto dalle termiti.

La donna posò una mano sulla maniglia, intenzionata ad aprirla, ma come aveva intuito la trovò chiusa. Esaminò circospetta dietro di lei, controllando che non vi fosse nessuno e, senza un attimo di esitazione, sfondò la porta con una semplice spallata.

«M-ma che sta facendo?»

Sakura sbiancò e istintivamente strinse di più il libro a sé, guardandosi anche lei attorno, sperando che quel fracasso non avesse attirato l’attenzione di qualcuno. Non voleva essere scambiata per una comune ladra.

Tsunade mosse un passo verso l’ingresso, ma prima di entrare del tutto di voltò verso di lei, lasciandole lo spazio necessario per passare «Avanti entra»

La giovane scrutò ancora sconvolta lo sguardo della donna, appurando che era particolarmente serio, proprio come la sua voce.

“Cosa le prende?” pensò scossa, decidendo comunque di addentrarsi.

Una volta fatto, girò su stessa al centro di quello che un tempo, probabilmente, era stato il salotto. Tsunade raggiunse una delle tante finestre, spostando con un movimento veloce le lunghe tende, permettendo così alla luce del tramonto di illuminare l’abitacolo invecchiato.

Sakura arricciò lievemente il nasino, per cercare di trattenere uno starnuto causato dall’eccessiva polvere presente, che rispetto al negozio di Sora era decisamente più forte. Notò che gli unici mobili rimasti lì dentro erano un tavolino, sul quale depose il tomo, tre sedie, di cui due erano a terra, e un mobile dall’aria antica, su cui vi erano poggiati alcuni oggetti di abbellimento, rivestiti da polvere e ragnatele, altri invece erano ruzzolati sul pavimento scricchiolante.

«Cosa ci facciamo qui?» domandò improvvisamente la rosa, sempre più smarrita.

«Stamani non ho finito di raccontarti tutta la mia storia Sakura» disse improvvisamente Tsunade, raggiungendo l’unica sedia rimasta in piedi, sedendosi a peso morto.

Per un attimo, Sakura ebbe paura che questa non riuscisse a reggere il suo peso, ma per fortuna non accadde. Indugiò in silenzio, rimasta notevolmente curiosa dalle parole che aveva appena pronunciato la donna.

«Prima di incontrare Shizune e raggiungere questo luogo sono stata aggredita dallo stesso viaggiatore che ha causato tutti i miei problemi, scoprendo che uno dei suoi obbiettivi ero divenuta io» iniziò a raccontare.

Sakura, per rispetto, non disse nulla, continuando ad ascoltarla.

«Voleva ottenere le mie doti mediche che in passato aveva già rubato ai nostri simili. Sono riuscita a difendermi come potevo, ma rimasi comunque gravemente ferita e priva di chakra per riuscire a guarirmi da sola, ma per fortuna riuscì a spingermi fino a questa città.
Nessuno sembrava intenzionato a soccorrermi, ma per fortuna, lungo la strada, incontrai due persone meravigliose, che non esitarono ad aiutarmi. Mi accolsero nella loro piccola casa che condividevano da poco dato che erano recentemente sposati, venendo a scoprire che anche la donna possedeva il chakra curativo, anche se lieve.
Mi donarono per diverso tempo una casa e una famiglia che in poco tempo avevo perso, dimenticando quasi tutte le vicende che mi erano accadute. Finalmente ero di nuovo felice.
Quando poi incontrai Shizune decise di andare a vivere fuori questa città insieme a lei, rimanendo comunque in buoni rapporti con loro»

«Come si chiamavano?» domandò improvvisamente Sakura, bloccando il flusso delle sue parole.

La ragazza aveva usato istintivamente il passato, perché aveva compreso che ormai quella coppia non c’era più, lo capiva dalla sofferenza che fino a quel momento aveva percepito.

«Mebuki e Kizashi Haruno» rispose questa, con un lieve sorriso nostalgico.

La rosa, addolorata, raggiunse Tsunade, piegandosi sulle ginocchia e sfilandosi il cappuccio. Posò successivamente le mani delicatamente sulle sue ginocchia, accarezzandole appena, guardandola dal basso verso l’alto. In questo modo poteva scorgere il suo viso contratto dal dolore.

«Perché mi sta raccontando questo?» sussurrò, aspettando che la bionda riprendesse il suo discorso.

Tsunade sospirò rumorosamente «Devi sapere che dopo tanti tentativi, alla fine Mebuki rimase incinta. Chiesi sia a lei che a Kizashi di assisterla durante il parto, dato che avevo già avuto esperienze a Konoha e con loro immensa gioia nacque una bambina.. una bambina dai particolari capelli rosa»

Le dita di Sakura si appigliarono sulle sue gambe. Tsunade non la stava guardando, ma lei non ci fese caso dato che avvertì il suo cuore aumentare pericolosamente i battiti, fino a diventare dolorosi. Il respiro affannato.

«Non li avevo mai visti così felici e ogni tanto venivo a trovarli insieme a Shizune. Dire che mi era affezionata a quelle peste è poco. Un giorno però, il viaggiatore tornò.. e non era solo.
Erano tornati per me e Mebuki, così li aiutai a scappare, dato che a differenza mia non avevano mai imparato l’arte del combattimento e per lunghi giorni ci siamo spinti oltre le terre dei Re. Io persi le loro tracce quando siamo riusciti a raggiungere il Paese del Vento, cercando di rallentare i nostri inseguitori, ma fallì.
Pensavo comunque che Mebuki e Kizashi fossero riusciti ad allontanarsi abbastanza così ingannai il viaggiatore, interpretando la mia morte, in questo modo mi avrebbe finalmente lasciata in pace. Decisi comunque di andare a cercare i miei amici, ma..»

La voce di Tsunade si incrinò. Sakura vide due gocce salate cadere dal suo viso rimasto tutto il tempo chinato, e una di queste bagnò la sua mano. Anche i suoi occhi ormai erano divenuti lucidi.

«Ricordo che era notte quando raggiunsi il Paese del Fuoco, trovando nel cuore della Foresta i cadaveri di alcuni nostri inseguitori e in mezzo a loro anche quelli di Mebuki, Kazashi e.. della loro bambina. Fui costretta ad allontanarmi e lasciarli lì perché la rabbia e il dolore che avevo provato mi spinsero a sfogare come mio solito la mia notevole forza, attirando così l’attenzione di alcuni passanti.
Dopo quell’episodio sono tornata qui, emotivamente persa e distrutta. Forse sarei anche morta se non ci fosse stata Shizune, che all’epoca era solo una ragazzina di quindici anni, ma molto più sveglia e matura di me»

Non era psicologicamente pronta ad affrontare tutto quello. Il suo cuore, la sua testa, la pancia, le braccia, le gambe, sembravano pronte e scoppiare o cedere da un momento all’altro. Voleva comunque mantenere la calma, cercando di controllare quelle stesse emozioni che le stavano continuamente martellando con rabbia dentro il cervello, spingendola ad uscire immediatamente da quella casa sporca e consumata, divenuta improvvisamente troppo stretta e priva di aria di quanto già non fosse.

Le sue ginocchia riuscirono per miracolo a reggere il suo corpo, divenuto esageratamente pesante, lasciando da sola Tsunade ad affrontare quei ricordi. Ad ogni passo, il pavimento scricchiolava, ma lei continuava a camminare senza una meta precisa, non sapendo neanche che cosa stesse realmente facendo.

Continuava a negare quella realtà che era entrata prepotentemente dentro di lei, sperando che tutto quello fosse un semplice quanto madornale errore.

I suoi occhi scattarono spaventati verso il basso quando sentì il suo piede calpestare qualcosa e un fastidioso rumore di un vetro che si sgretolava la costrinse ad abbassarsi ai piedi del mobile. Prese tra le mani la piccola cornice ovale scura rivolta verso il pavimento, scoprendo che questa conteneva una piccola fotografia. La liberò dal suo contenitore, scrutando i tre protagonisti della carta istantanea.

«Questo è Kizashi» sussurrò appena, osservando l’uomo robusto e sorridente.

«Questa è Mebuki» continuò, accarezzando delicatamente con i polpastrelli il volto della donna bionda che veniva abbracciata dal compagno.

La voce le tremava «M-mentre lei..»

Chiuse gli occhi, permettendo ad alcune lacrime di uscire con violenza dagli occhi divenuti gonfi e rossi, rendendo il suo viso simile ad un quadro malinconico. Sentiva che l’oscurità la stava pian piano inghiottendo, mentre osservava con la vista offuscata quella bimba di circa tre anni spensierata e in braccio alla propria madre. Un fiocco rosso legato sulla sua testa lodava ancora di più i suoi particolari capelli rosa e, rapidamente, altre gocce salate uscirono senza che lei volesse davvero fermarle.

Perché quella bambina doveva assomigliare particolarmente a lei?

«Hai gli stessi occhi di tua madre»

Sakura trattenne un singhiozzo, cercando di non badare al mormorio di Tsunade che si era alzata, ma senza raggiungerla, forse per darle lo spazio necessario per affrontare da sola quella sofferente verità.

Ma lei non voleva crederci.

«N-no.. non.. non è vero»

Non riusciva neppure a parlare. La sua testa non era neanche in grado di esternare un discorso sensato da quanto era confusa, oppure perché semplicemente non era possibile crearne uno.

«Sakura..»

«Non sono io!» tuonò infine, voltandosi verso la donna, sprigionando tutta la rabbia che provava.

Tsunade, notevolmente esitante, tentò di avvicinarsi con passi lenti e rassicuranti «So che è difficile. Anch’io ho ancora molti dubbi, ma le coincidenze sono così palesi» mormorò addolorata.

Sakura negò violentemente col capo, permettendo così ai ciuffi di quella dannata chioma rosata di spettinarsi appena.

«Pensaci: quando hai battuto la testa avevi sei anni, la stessa età della figlia di Mebuki e Kizashi quando cercammo di scappare. I tuoi capelli rosa li riconoscerei ovunque, ma soprattutto.. sei riuscita a guarire dal veleno perché in realtà non l’hai mai avuto! Non sei mai stata la figlia di mio fratello!»

Il volto sconvolto dalla delusione e dal dolore aveva preso il posto di quello che era solita rivolgere ad altrui, anche quanto le cose andavano male, ma stavolta non ci riusciva; non era umanamente possibile. I due piccoli smeraldi, sempre accesi e brillanti pronti a regalare un poco di conforto o amore, erano feriti a sangue da una verità che non era pronta ad accettare in nessun modo.

«Smettila» mormorò infine, con fievole voce.

Le mani andarono a pressare le tempie, incuranti di stropicciare quella piccola immagine che raffigurava un tempo una famiglia unita e felice.

«Hai detto che la bambina era morta..»

Tsunade annuì appena, ma anche stavolta aveva la risposta pronta «Si è vero, ma a quanto pare tu possedevi già il chakra curativo, ed è stato quello che ti ha salvata» spiegò con voce talmente sicura che le testa di Sakura tornò a pulsare violentemente «Forse quella stessa notte qualcuno ti ha soccorso e Nawaki ha voluto tenerti come sua figlia»

Era troppo, non riusciva ad ascoltare più niente.

[…] Ecco dove si era cacciato il mio fiorellino! […]

Un padre sempre amorevole, sorridente, che credeva nella pace, ma anche un padre che non aveva mai nascosto i suoi difetti, ma che per tutti i suoi ventuno anni era sempre stato perfetto. Come era riuscito ogni giorno a guardarsi allo specchio e a non provare disgusto per se stesso? Come era riuscito a guardarla ogni giorno negli occhi e ha dirle che l’amava, nonostante lei non fosse realmente quella che credeva?

Perché.

Perché.

Perché.

«Perché..»

Ormai una sola parola martellava nella sua testa.

«Perché ha voluto mentirmi? Tutta la mia vita, il mio destino.. accaduti per una bugia!»

Il Destino è un insieme d'inevitabili eventi che accadono secondo una linea temporale soggetta alla necessità che portano ad una conseguenza finale prestabilita’(*).

Lo aveva letto una volta in un libro, ma quello.. quello non era destino, ma falsità. Una semplice ipocrisia.

Le sue labbra si schiusero, alla ricerca di aria, ma la polvere, l’odore di chiuso e la sensazione di panico non glielo permettevano. Doveva uscire da quel luogo divenuto un piccolo cimitero di ricordi. Corse senza riflettere verso la porta rimasta aperta, sforzando i suoi occhi a focalizzare la strada davanti a lei; non si era neppure accorta di stringere ancora la fotografia e di aver dimenticato sul tavolo il libro che Tsunade le aveva regalato.

«Sakura!» esclamò la donna, prendendo il tomo tra le mani e iniziando un inseguimento impavido.

«Lasciami in pace!»

Il sole era del tutto calato. Le strade erano completamente diverse da come le aveva viste non appena erano giunte in quello strano luogo. Un silenzio spettrale era ricoperto dai frastuoni dei loro passi pensati, che riuscivano a marciare senza difficoltà grazie all’illuminazione di qualche lampione. Il numero delle persone era pressoché assente, sicuramente in casa a godersi un buon pasto caldo e il calore confortevole dei propri cari.

Non aveva idea di come ci fosse riuscita ma, senza alcun senso dell’orientamento, Sakura aveva raggiunto il centro della città ornata dalla fontana, dove alcune ore prima era attorniata da radiosi bambini giocherelloni.

Si fece strada impetuosamente tra le persone che le sbarravano la strada, senza curarsi dei loro sguardi curiosi o scocciati, distogliendo così la loro attenzione dalle divertenti esibizioni che quella sera il villaggio aveva preparato.

Superati gli ultimi ostacoli, Sakura corse decisa in direzione del grande portone, sempre rimasto aperto. Ormai non aveva più fiato. La sua milza chiedeva riposo, mentre le sue guance bruciavano nonostante la presenza dell’aria fredda che continuava a respirare con la bocca; i suoi polmoni si erano quasi congelati.

Continuò comunque la sua corsa quando uscì definitivamente dalla città, seguendo l’unica strada presente che l’avrebbe condotta fin dentro la tetra foresta. In altre circostanze avrebbe esitato ad addentrarsi da sola.

«Sakura fermati, è pericoloso!»

Solo grazie a quel grido disperato Sakura capì che per tutto il tempo, Tsunade aveva mantenuto il suo passo e lei non se ne era neppure accorta. Rallentò notevolmente la sua veloce andatura, fino a fermarla del tutto non appena giunse all’avviamento del bosco.

Iniziò finalmente ad imboccare più aria possibile, lasciando che questa gonfiasse notevolmente il suo petto. Anche la donna si presentava nella sua stessa situazione, restando comunque dietro di lei di qualche passo.

Sakura strinse forte le mani in due pugni stesi lungo i fianchi, questa volta stando attenta a non spiegazzare la fotografia, già di per sé rovinata, mentre altre lacrime amare minacciarono nuovamente di uscire «Tsunade.. lei pensa che odiare mio padr.. Nawaki, mi renda un’egoista?»

Non riusciva ad evitare quest’emozioni dure e cruenti. In tutta la sua vita non le aveva provate per nessuno, neppure per Sasori, che aveva assistito senza battito di ciglia alla morte di Nawaki, o Sasuke, che aveva preferito evitarla e ferirla, piuttosto che mostrarsi vulnerabile di fronte a tutti quegli avvenimenti.

Percepì i passi di Tsunade avvicinarsi, fino a percepire sul suo braccio sinistro lo stesso calore che spargeva il suo corpo accaldato per colpa di quella folle fuga «Sei umana Sakura, come tutti. Sicuramente ti ha amato come se fossi stata la sua reale figlia, ma questo non lo giustifica»

Tenne gli occhi chiusi, anche quanto riconobbe il suo tocco gentile sulla spalla, obbligandola a voltarsi verso di lei «Come ti ho già detto: odio le persone che mentono»

La prima cosa che notò non appena riaprì le sue iridi smeraldine fu il lieve quanto sincero sorriso che abbelliva il volto ben tenuto della donna.

«Se poi lo fanno anche alle persone a cui vogliono più bene, sono i bugiardi della peggior specie»

Sakura lasciò che i pollici della bionda accarezzassero le sue guance, per cancellare ogni traccia umida con gesti piacevolmente materni, facendole scaldare il suo cuore sanguinante.

«So che stai soffrendo e che hai bisogno di tempo per accettare tutto questo, ma ci tengo a dirti che non sarai da sola. Puoi contare su di me e anche su Shizune»

Il suo sguardo verde tremò e, sebbene questo avesse esaurito per un attimo le lacrime, le scapò in ogni caso un singhiozzo. Guardò confusa quella persona che per un attimo aveva creduto una zia, che si era dimostrata sincera e diretta. A differenza di come avrebbero fatto altre persone però, Tsunade non si era messa a difendere a spada tratta suo padre, anzi, lo aveva addirittura insultato, per farle capire che quella era la realtà, ma che alla fin fine, sarebbe riuscita ad accettarla, con o senza il suo aiuto.

Un lieve sorriso spuntò dalle sue labbra arrosate, usando il torso della mano per strofinarsi il naso leggermente gocciolante «A-avrei preferito che quella notte fosse stata lei a salvarmi»

Tsunade le circondò amorevolmente le sue spalle con un braccio, strofinandole appena.

«Qual era il mio vero nome?» sussurrò improvvisamente Sakura, scrutandola con curiosità.

Una leggera risata risalì dalla gola della donna «Non credo che questo sia importante» mormorò nostalgica, ricambiando il suo sguardo «E poi credo che Sakura ti si addica perfettamente»

Sakura sfiorò istintivamente e distratta la sua ciocca rosea, quando la sua visuale fu tappezzata da una copertina blu. Riconoscente, recuperò il libro che Tsunade le aveva appena recapitato, mettendo all’interno della prima pagina la piccola fotografia che aveva fino a quel momento stretto nella sua mano con possessione.

Tsunade l’attirò ancora di più a sé prima di rivolgerle amorevolmente il suo sguardo ambrato «Vieni, torniamo a casa»



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* Wikipedia

Salve a tutti!
Finalmente la verità è venuta fuori! Allora che ne pensate? Immagino che molti di voi si erano già fatti un’idea, ma spero comunque che la storia di Tsunade e i genitori di Sakura, per quanto tragica, sia stata apprezzata. Vorrei precisare che sono una persona insopportabilmente perfettina infatti, per dimostrarvelo, vi consiglio di andare a rileggere il primo capitolo e scoprirete infatti che il convoglio che Nawaki e Fugaku avevano visto erano proprio loro, inoltre, il fracasso che avevano sentito era stata proprio provocato da Tsunade (altro dettaglio presente). Lo so, sono un pazza, ma è più forte di me essere così maledettamente attenta ai dettagli xD
Spero che l’idea di voler dedicare questo capitolo solo a Sakura e Tsunade sia stato apprezzato, ma tranquilli! I nostri Ninja preferiti ritorneranno nel prossimo con tante succose novità, ma soprattutto: Sakura e Sasuke si rivedranno! Chissà come avverrà il loro incontro, soprattutto dopo quello che ha scoperto Sakura..
Me ne approfitto per ringraziare di cuore tutte le persone che continuano a seguire, aggiungere la storie nelle proprie liste, ma soprattutto coloro che trovano il tempo di lasciarmi un commento e rendermi ancora più felice e orgogliosa di questa fanfiction**
Vorrei per di più farvi notare, per chi non l’avesse notato, che finalmente, a distanza di mesi, il fandom mi ha cambiato il Nick, anche se il numero 19 è rimasto lo stesso, per me è intoccabile (e guarda caso questo è il capitolo 19.. se questo non è destino xD)
Vi auguro buona Domenica miei cari lettori! Il prossimo appuntamento si terrà Domenica 9 Febbraio (O Dio, già a Febbraio siamo)! Grazie infinite ancora per essere arrivati fin qui con la vostra benamata pazienza!!
Alla prossima :*

Marti

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Capitolo 20
*** Close to You ***



Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





  Capitolo 20 ~ Close to You  

 


Erano partiti al sorgere del sole.

Naruto e Sasuke erano rimasti per tutta la notte all’interno della caverna che per mesi era divenuta il covo segreto di Itachi e Kakashi, sfruttandola per nascondersi e raccogliere più informazioni possibili riguardo all’Akatsuki.

Negli ultimi due anni avevano scoperto che si trattava di un gruppo criminale fondato molto tempo addietro da un uomo sconosciuto, di cui faceva nome Tobi, che decise di radunare tutti gli uomini e le donne che avevano tradito il proprio Paese, puniti successivamente dall’esilio. Il loro unico scopo era quello di vendicarsi e il solo modo per farlo era uccidere i Re e invadere tutte le terre; il classico cliché dei cattivoni insomma.

Dopo aver raccattato diversi scagnozzi però, Tobi aveva accolto tra loro anche un altro uomo di origini sconosciute e, a quanto pare, per ottenere il controllo dell’Akatsuki, questo aveva ucciso il leader senza ripensamenti. Il suo nome era Orochimaru.

Le sue intenzioni erano più o meno le stesse, anche se il suo obbiettivo principale era proprio il Paese del Fuoco – e ancora oggi non avevano compreso il perché -, ma una cosa era certa: era stato lui a causare la Notte della Strage.

Sasuke, a tale rivelazione, aveva tentennato. In un attimo la sua mente era volata a quel giorno, quando aveva incrociato quegli occhi gialli e inquietati che per diverso tempo aveva finalmente eluso e smesso di invadere i suoi incubi.

In quei pochi anni Itachi e Kakashi li avevano intercettati e affrontati, riuscendo ad uccidere qualcuno di loro, ma per quasi un anno avevano perso le loro tracce, supponendo che Orochimaru si fosse ritirato per preparare qualche nuovo e mefistofelico piano diretto al loro Paese natio, per questo li avevano avvertiti scrivendo loro una lettera.

Erano riusciti ad uccidere il Re, certo, ma grazie a Naruto e Sasuke avevano perso altri quattro uomini e questo dava a loro una possibilità di vantaggio, dato che da quel momento in poi Itachi e Kakashi non avrebbero più agito da soli; ormai dovevano accettarlo.

Infine, dopo lunghi e ragionati discorsi, il biondo era crollato in uno dei suoi insopportabili riposini rumorosi, obbligando Kakashi a ristorarsi dall’altra parte della grotta, donando così un po’ di quiete alle sue povere orecchie. Itachi invece si era avvicinato al fratello, con uno strano quanto gradevole sorriso sulle labbra.

«Vedo che hai ottenuto il Rinnegan»

«Ancora non capisco perché mi sia stato donato»

«Non devi dubitare dell’Eremita delle Sei Vie Sasuke»

«Lo meritavi te, non io»

«Sai, papà non te l’ha mai detto, ma era sicuro che un giorno saresti diventato un Ninja migliore di lui.. e anche di me»



«Io sono fiero di te, Otouto»

Quelle parole Sasuke le avrebbe per sempre impresse all’interno del suo cuore. Era convinto che Itachi, una volta scoperto, avrebbe provato soltanto invidia e rabbia e invece la sua reazione era stata esattamente l’opposta. Ancora una volta il fratello si era dimostrato un guerriero perfetto, senza paura e senza rancore. Rispetto a lui aveva ancora molto da imparare, ma qualcosa gli diceva che una volta finita quella avventura che avrebbero condiviso insieme – per la prima volta – ne sarebbe uscito più forte e sicuro.

«Non mi sembra ancora vero che siamo riusciti a trovarvi!» esclamò radioso Naruto, stiracchiandosi le braccia verso l’alto, per poi incrociale dietro la nuca «Finita questa storia voglio una vacanza»

Sasuke roteò gli occhi, mentre il quartetto continuava a camminare lungo la valle rocciosa, per giungere alla foresta poco distante.

«Quindi la principessa si trova ospite da questa donna?» domandò Kakashi pensieroso.

Anche i due giovani Ninja la sera precedente avevano sfruttato il momento di pace e privacy per raccontare loro tutti gli avvenimenti accaduti. Itachi era rimasto come al solito impassabile, mentre il più grande del gruppo si era complimentato con i suoi ex-allievi per il loro temperamento degno di un perfetto Ninja.

«Sì! L’andiamo a prendere e poi torniamo a Suna?» chiese Naruto, senza abbandonare il suo gioioso sorriso, lanciando un’occhiata ai due fratelli Uchiha, che camminavano dietro di lui e Kakashi.

Il maggiore chiuse lentamente gli occhi, sistemandosi il colletto alto e largo della sua mantella, tanto da nascondergli le labbra secche e pallide «Non abbiamo altra scelta»
Malgrado il suo tono basso seguito da un sospiro, Naruto lanciò un’esclamazione di gaiezza, aumentando notevolmente il passo, restando vicino a Kakashi. L’uomo intanto leggeva con spensieratezza uno dei suoi irresistibili libri che si portava sempre appresso.

Sasuke, col volto chinato, pensò all’amica che avrebbe presto rivisto. Il giorno prima l’aveva trattata nei peggiori dei modi, non solo nel bosco quando era venuta a cercarlo con la sua inconfondibile premurosità, ma anche dopo quella “piccola” discussione con Naruto, quando si era intestardito nell’andare a cercare Itachi. Se ci fosse stato lui al suo posto avrebbe utilizzato senza ripensamenti uno dei suoi temperamenti migliori: la stronzaggine, peccato che non si stava parlava di lui, ma di Sakura.

«Stai bene Otouto?» domandò improvvisamente il fratello al suo fianco «Ti vedo pensieroso»

Il minore si voltò leggermente alla sua sinistra, scrutandolo col suo Rinnegan, riportando subito dopo l’attenzione alla polvere che calpestavano ad ogni passo.

«Sto bene»

Itachi mantenne i suoi occhi vigili, così simili ai suoi, ma allo stesso tempo differenti; erano molto più sottili e allunganti, mentre le ciglia lunghe e folte. A primo impatto sembrava lo sguardo di un uomo dolce e armonioso e invece era schietto e glaciale; sì, proprio uguale.

Restò diverso tempo a studiare ogni minimo particolare del moro, specialmente la sua espressione taciturna. Un attimo dopo un lieve ghigno ornò la sua bocca nascosta.

«Ora capisco» bofonchiò divertito, annuendo appena e attirando così l’attenzione del fratello.

«Cosa?»

Itachi mantenne lo sguardo davanti a lui, dove i loro due compagni continuavano a precederli di qualche passo.

«A quanto pare la mamma aveva ragione» sussurrò, più o se stesso che a al minore dei due Uchiha, che gli lanciò un’occhiata ancora più perplessa e scocciata; odiava quando Itachi lo trattava come un bambino.

Una leggera risata scappò al maggiore, che si volse fulgido verso di lui «Niente, lascia stare»

Sasuke roteò gli occhi, ma decise comunque di lasciar perdere; certe volte Itachi era molto più complicato di lui.

Il gruppo continuò per circa due ore ad attraversare il bosco. Kakashi guidava sicuro i propri compagni, seguendo una strada molto più semplice e veloce rispetto a quella che i due giovani Ninja avevano percorso il giorno prima, anche se Naruto non aveva smesso un solo attimo di protestare. Poco distante avevano scorso persino una – l’unica – città, che il Ninja Copia aveva spiegato di chiamarsi Tanzaku, famosa per il suo divertimento e il gioco d’azzardo.

Riconoscendo la zona valicata da un ruscello, Naruto aveva iniziato a correre entusiasta, udendo un attimo dopo il suono familiare di una cascata che schiaffeggiava con forza e prepotenza dei grandi massi. I suoi occhi azzurri brillarono quando finalmente distinse da lontano la casa delle due donne.

Fregandosene altamente della buona educazione, il biondo spalancò la porta prima che Sasuke riuscisse a fermarlo, raggiungendo con passi veloci il centro del salotto.

«Ehi Sakura! Siamo tornati!» disse esaltato, guardandosi attorno elettrizzato.

Un’ombra di delusione ricoprì il suo viso quando costatò che nella stanza non vi era nessuno, mentre i suoi compagni erano rimasti fuori, a scrutarlo con diverse espressioni. Naturalmente quello più adirato era Sasuke, che lo aveva diffamato come suo solito.

«Possibile che tu debba sempre urlare? Sei fastidioso»

I presenti si voltarono curiosi in un’unica direzione: l’entrata della cucina.

Tsunade scrutava scocciata e con braccia incrociate il biondo che aveva appena fatto capolino dentro la casa come un uragano, rischiando addirittura di sfondare la porta. Naruto sussultò appena quando vide sia lei che la minuta Shizune - che spuntò timida dietro le spalle dell’amica.

Solo in quel momento il giovane ricordò l’esagerata sfuriata della donna, al tal punto che aveva aggredito per ben due volte il suo compagno. Anche stavolta non sembrava contenta della loro presenza, ma a differenza del giorno precedente i suoi occhi non erano più ornati da una rabbia cieca.

«Nonna?»

I denti di Tsunade ci misero pochi secondi a digrignare frustrati «Ti ho già detto di non chiamarmi nonna!»

Grattandosi una guancia e fregandosi altamente della sua intimidazione, Naruto la guardò confuso «Non.. non sei più arrabbiata con noi?» domandò spontaneo, notando con la coda dell’occhio che Sasuke era entrato circospetto nella piccola abitazione, dopo essersi accertato di non essere nuovamente in pericolo dalla follia della bionda.

Questa sbuffò appena, ma accennò un riso maligno «Ieri mattina ero solo un po’ nervosa, tutto qui» spiegò con un’alzata di spalle, portando poi la sua attenzione ai due nuovi ospiti, che erano entrati cauti dopo Sasuke «Vedo che avete trovato i due famosi Ninja»

Un imbarazzante silenzio calò nella sala, anche se i tre adulti continuavano a scrutarsi con occhiate curiose.

«Tsunade.. pensavo fossi morta» disse ad un certo punto Kakashi, mantenendo il suo solito tono basso, mentre una mano andò ad accarezzare il mento coperto.

Tsunade ridacchiò «Pensavi male Kakashi»

Abbastanza sorpresi, Naruto e Sasuke continuarono ad osservare le amichevoli battute che i due conoscenti si scambiavano con tranquillità. Dai loro modi si capiva che si conoscevano da parecchio tempo.

«Asp.. voi vi conoscete?!» vociò Naruto, indicando col dito indice gli interessati, con movimenti alternati.

Tsunade, senza staccare gli occhi nocciola da Kakashi, ghignò intrattenuta, scuotendo la testa «È una storia lunga moccioso, e non ho voglia di raccontarla»

«Dov’è Sakura?»

Tutti i presenti si volsero velocemente verso Sasuke, che aveva posto la domanda con accento freddo e conciso. L’assenza della rosa lo aveva allarmato dal momento in cui erano entrati e, dato che la ragazza non aveva risposto al richiamo animalesco del biondo, si era leggermente agitato, soprattutto quando aveva individuato la figura di Shizune. Se non era in loro compagnia, allora dov’era?

«È in camera» rispose seria la donna, indicando col mento la stessa porta che accompagnava alla stanza che nei giorni precedenti l’amica aveva potuto avvalersi liberamente.

«Bene! Vado a chiamarla per darle la buona notizia!» proferì felice Naruto, raggiungendo la soglia.

«No» il ragazzo bloccò immediatamente le sue intenzioni, voltandosi confuso verso Tsunade, che aveva parlato in maniera sorprendentemente autorevole «Ha bisogno di stare sola adesso»

Shizune si strinse nelle spalle, dispiaciuta. Sasuke irrigidì la schiena; una brutta sensazione tormentò prontamente il suo stomaco.

«E perché? Che le è successo?» domandò Naruto, con una lieve punta di preoccupazione.

Tsunade studiò entrambi i ragazzi, che solo con i propri occhi esigevano delle risposte ben evidenti e questo le fece intuire tutto, ma volle comunque tentare. Prese un grosso respiro, abbassando le palpebre lentamente.

«Voi non sapevate niente della sua reale identità?»

Naruto e Sasuke si studiarono, solo per un attimo, riportando poi l’attenzione sulla donna. Nessuno dei due ebbe il coraggio, o meglio dire i vocaboli giusti per rispondere a quell’assurda domanda. Di che diavolo stava parlando adesso? Cosa intendeva con la vera identità di Sakura?

«Noi si»

Sasuke - così come Naruto - si voltò sorpreso verso Itachi, che si era rivolto per la prima volta e con disinvoltura a Tsunade, che scrutò interamente la figura del giovane senza vergogna. Sicuramente aveva capito che anche lui era un membro della famiglia Uchiha, dato che aveva arricciano il naso e le labbra carnose.

«Di che state parlando Itachi?» mormorò Sasuke, corrucciando il volto.

Mentre Kakashi portava atterrato i palmi dentro le tasche, il maggiore dei due Uchiha si volse verso il fratello, mantenendo il suo peculiare distacco.

«Sakura non è mai stata la vera figlia del Re»

Sei persone occupavano quella stanza e, sebbene il numero elevato, tutto taceva, almeno in quel momento. Sasuke non aveva idea di che espressione avesse assunto, ma di una cosa era certo: una rabbia indeterminata stava prendendo il controllo del suo corpo, iniziando proprio dalle mani, che avevano iniziato a tremare spaventosamente.

«Non capisco» sussurrò Naruto, che cominciò a guardare confuso e agitato tutti i presenti, che non sembravano intenzionati a ribattere quell’irrazionale attestazione.

Itachi chiuse con pigrizia le sue iridi scure, cercando di essere più pertinente possibile «È stata trovata la stessa notte in cui morì la vera figlia del Re e, approfittando della malattia che aveva sempre costretto la bambina a rimanere nella propria camera, l’ha spacciata per sua figlia»

«Ma Sakura aveva sei anni.. se fosse davvero così se lo sarebbe ricordato» esclamò Naruto, con voce bassa.

«Quando l’avevano trovata presentava una grave ferita alla testa che probabilmente le ha provocato una specie di  amnesia. Nawaki ha sfruttato anche questo vantaggio»

Naruto bofonchiò frasi disconnesse, mentre Tsunade elaborò immediatamente quell’essenziale spiegazione; finalmente i pochi pezzi mancanti del puzzle erano stati ritrovati.

Sasuke invece strinse gli occhi, lasciando che i suoi arti di trasformassero in due pugni idrofobi, finché le sue corte unghie non si conficcarono prepotentemente nella carne. Le nocche divennero vistosamente bianche. Non aveva idea se quell’intollerabile dolore che attanagliava il suo petto fosse per colpa della sofferenza che si stava strascinando Sakura oppure l’ennesimo comportamento cinico da parte di suo padre e del fratello nei suoi confronti; forse entrambi.

«È stato nostro padre a rivelarmelo pochi mesi dopo e dato che Kakashi è da sempre stato il mio mentore non ho voluto tenerglielo nascosto» disse Itachi, continuando a squadrare la collera trattenuta di Sasuke, che aveva immediatamente chinato il viso, consentendo alle sue lunghe ciocche di coprire le sue iridi sporche d’ira.

«Ma io sono tuo fratello» sussurrò appena, anche se il silenzio che albergava la stanza permise comunque ai presenti di udirlo perfettamente.

Naruto sentì un leggero brivido lungo la schiena quando colse le parole funeste, ma soprattutto addolorate dell’amico, anche se Itachi non sembrava curarsene, anzi, pareva tranquillo come suo solito.

«Tu eri ancora troppo piccolo Sasuke e nostro padre non ha mai avuto la possibilità di rivelartelo, oppure ha semplicemente deciso di non farlo»

Sapeva a cosa si riferiva: la Notte della Strage, ma ormai non voleva più prestargli fede. All’epoca aveva quindici anni mentre Itachi – facendo un rapido – ne aveva tredici quando ne era venuto a conoscenza, perciò non credeva minimante alle sue parole. Non voleva presupporre che Fugaku non avesse mai trovato anche una sola dannatissima opportunità per dirglielo entro sette anni!

Suo padre aveva semplicemente deciso di non dirglielo.

Naruto, cercando di calmare le acque, decise di intervenire, grattandosi la testa e liberando un sospiro «Io non ho capito un accidente» si lamentò, sperando che questo potesse bastare per non far scoppiare una nuova guerra in quella casa.

Ricambiò serio lo sguardo quando incrociò quello grato di Sasuke.

Improvvisamente, Shizune tossicchiò appena, attirando così l’attenzione di tutti «Forse è meglio che ti sieda Naruto, così potremo raccontarti meglio tutto e anche a voi. Vero Tsunade?» enunciò serena, anche se l’ultima parte era divenuta molto più minacciosa, mentre i suoi occhi si posarono sulla figura della donna, che naturalmente sbuffò, ma non ribatté.

Prese annoiata una delle sedie presenti, sedendosi al contrario e nel posto a capotavola, intimando così gli altri di fare lo stesso, a differenza di Shizune, che sparì in cucina, sicuramente per preparare qualcosa ai loro numerosi ospiti.

Solo Sasuke rimase in piedi al centro della stanza, continuando a indagare le punte dei suoi piedi. Guardò un’ultima volta irato Itachi e successivamente Naruto, per poi dirigersi verso la porta che alcuni minuti prima aveva indicato Tsunade.

«Dove vai? Ha bisogno di stare sola» disse pigramente la bionda, anche se un leggero ghigno soddisfatto era ben visibile sulla sua bocca.

 Sasuke aveva bloccato i suoi passi, ma rimaneva imperturbabile a guardare dritto l’uscio di mogano che distava a pochi centimetri dal suo naso. La mano già alzata pronta a poggiarsi sul pomello freddo.

«L’ho già abbandonata due volte. Non ho intenzione di farlo ancora»

Senza attendere risposta, il moro sparì dentro la stanza. Naruto sorrise soddisfatto; finalmente quello zuccone si era svegliato. Lanciò uno sguardo alla sua destra e sorprendentemente notò che non era l’unico a provare compiacimento: Itachi sorrideva brioso dietro il colletto.

Non appena Sasuke si chiuse la porta dietro di sé, controllò attentamente la piccola stanza avvolta nel buio, per colpa non solo delle minacciose nuvole che fin da quella mattina avevano intimidito i raggi caldi, ma anche dalle tende tirate.

Notò che l’unico letto presente era sfatto e vuoto, ma non ebbe bisogno di usare lo Sharigan per trovare la ragazza. Il suono di piccoli e trattenuti singhiozzi gli fecero da guida, direzionandolo verso l’altra parte della branda, di fronte alla finestra tappata dal telo scarlatto.

Una piccola e rannicchiata Sakura continuava a far tremare la schiena ricurva, a forza di bloccare il suo amaro pianto. Le gambe erano portate al petto e abbracciate strette, la testa chinata su di esse, permettendo alle lacrime di infrangersi sulle ginocchia dalla carnagione chiara.

Sasuke, in piedi di fronte a lei, nel vederla così sofferente, si era ritrovato a sopprimere ogni impulso omicida nei confronti della persona che aveva causato tutto questo – anche se tecnicamente era già era morta -, convogliando tutte le sue attenzioni sulla sua figura.

Con movimenti lenti e attenti, occupò il posto di fianco al suo, non prima di essersi liberato della sua katana, così che potesse liberamente poggiare la schiena sul materasso, seguita dalla testa. Una gamba era rimasta distesa, mentre l’altra piegata, permettendo al suo gomito di avere un appoggio.

Sapeva che l’amica aveva colto la sua presenza, perché nel momento in cui si era seduto alla sua destra aveva smesso, solo per un misero attimo di respirare, ma a quanto pare la sua angoscia era talmente vigorosa che non riusciva in ogni caso ad arrestarla, riprendendo subito dopo a piangere nella maniera più raccolta possibile.

Sasuke rimase immobile a contemplare qualcosa di inesistente di fronte a lui, lasciando che quei lamentii ferissero le sue orecchie. Erano quelli i momenti in cui voleva essere come Naruto; avere la sua spontaneità, il suo temperamento, la sua mitezza. Forse era stato un errore entrare in quella stanza. Come poteva pretendere di aiutare una persona se non sapeva neanche come fare?

Voleva anche solo tentare di rasserenare Sakura, ma sorprendentemente non fu lui a prendere l’iniziativa. Aveva sentito quelle sue piccole e fredde dita stringergli con notevole intensità il braccio ciondoloni, facendogli immediatamente bloccare il respiro.

Il suo piagnisteo era ancora odierno, ma stavolta era intenzionata a sprigionarlo su un corpo caldo e accogliente e questa volta Sasuke voleva sfruttare appieno quell’occasione. Guardandola brevemente negli occhi non appena alzò il viso nella sua direzione, le aveva preso una mano con delicatezza, spingendola lentamente verso di lui.

La fece posizionare tra le sue gambe, rinchiudendola in un caloroso abbraccio, mentre il suo unico arto inferiore steso prese esempio dall’altro. Avvolse entrambe le braccia attorno alla sua schiena e poggiò fiacco la fronte sulla sua nuca, permettendo alla sua inconfondibile fronte di trovare più comodità nel suo petto burrascoso.

Appagata da quelle piacevoli attenzioni, Sakura si strinse ancora di più al suo corpo vigoroso, lasciando che le sue gocce salate bagnassero la sua maglietta nera priva di armatura – tolta prima assieme alla sua fedele arma. Lasciò che quell’amplesso le infondesse l’amore necessario di affrontare tutto quello, anche se tecnicamente le era bastata la semplice presenza di Sasuke che era tornato da lei per farla stare meglio.

Percepì i suoi polpastrelli callosi scostare le sue corte ciocche, per poi essere sostituiti da qualcosa di più morbido e umido. Sasuke le aveva appena posato un sottile bacio sulla nuca, che immediatamente fu l’artigiano di tanti piccoli brividi che si diffusero in un qualsiasi angolo del suo corpo.

«Non mi importa di chi tu sia Sakura» sussurrò intensamente, vicino al suo orecchio «Io starò sempre al tuo fianco. Non ti abbandonerò più»

Quelle, in quel momento, erano le uniche parole che Sakura avrebbe voluto ascoltare. Ammansita da tale confessione, il suo corpo non ebbe ripensamenti nel rifugiarsi più notevolmente possibile in quella corporatura ospitale.

Sasuke la lasciò fare, sfruttando quella convenienza per drogarsi di quel profumo che fin da bambini lo aveva stregato come una maledizione, una bellissima maledizione. Ancora una volta si chiese perché era stato così stupido da far soffrire in quel modo ignobile una persona così speciale.

«Mi dispiace»

Nel dirlo aveva affondato più del dovuto il volto, coprendo così la sua voce tra i suoi capelli, ma sapeva che la giovane l’aveva comunque sentito, perché scosse la testa, seguito da un movimento sereno sulle sue labbra che percepì da sopra la maglietta umida.

«Non devi scusarti»

Sasuke restò statico.

E comunque non ti preoccupare, anche se ti sei comportato da stronzo lei ti avrà sicuramente già perdonato.

Sasuke sorrise; ancora una volta quella testa quadra aveva ragione.





**



La pioggia aveva iniziato implacabilmente a cadere dal cielo, percuotendo con brutalità il tetto e la finestra chiusa, ricoprendo l’aria di un piacevole e rilassante picchiettio, seguito dal violento rumore di tuoni lontani.

Fu proprio uno di questi che fece svegliare Sakura di soprassalto, che si ritrovò a guardarsi attorno confusa e spossata. Senza rendersene conto si era assopita tra le braccia di Sasuke. Sopra le sue spalle era stata adagiata la calda coperta del letto, mentre il suo capo era rimasto poggiato sul petto del ragazzo, che non aveva staccato un attimo le sue iridi – o meglio l’unica iride - ossidiana da lei.

Si allontanò quel tanto che bastava per guardarlo meglio nel viso, finché una mano era andata a stropicciarsi un occhio.

«Scusa, mi sono addormentata» mormorò a testa china, ponendo completamente il peso del suo corpo sopra le ginocchia flesse «Quanto ho dormito?»

Sasuke, che aveva mantenuto per tutto il tempo la stessa posizione, scrutò con attenzione la sua figura intimidita. Quando l’aveva sentita abbandonarsi completamente su di lui aveva capito che la giovane si era addormentata profondamente, ma non era comunque intenzionato ad andarsene.

Era rimasto ad ammirare il suo viso rilassato, dopo averla posizionata meglio tra le sue braccia. Le sue labbra erano schiuse, e la voglia di assaggiarle era tanta. La sua mano si era addirittura avvicinata ad esse per poter godere di quel contatto, ma l’insicurezza e la paura di svegliarla lo bloccarono un attimo prima di farlo. Strinse appena gli occhi e rimase in attesa, mentre il suo olfatto fiutò l’odore di umidità nell’aria, segno di un’imminente pioggia.

«È appena passata l’ora di pranzo» rispose pacato, cercando di trovare una posizione più comoda; il suo corpo si era intorpidito.

Grazie alla sua risposta, Sakura poté appurare che aveva riposato per circa due ore. Per tutto quel tempo Sasuke era rimasto lì insieme a lei?

«Stai bene?» domandò subito dopo il ragazzo, attirando la sua attenzione, facendole alzare il volto lentamente.

Quindi non era un sogno. Sasuke era lì, era tornato da lei, con tutte le intenzioni di rimanerci. Sorrise grata, fino al momento in cui il suo braccio si alzò piano verso di lui, fino ad accarezzare con gesta mansuete la sua guancia pallida e liscia, priva di imperfezioni.

«Sei tornato..» sussurrò, lasciando che i suoi smeraldi si beneficiassero di quella bellezza tetra.

Sasuke rimase fermo, incapace di fare qualsiasi cosa, totalmente stregato da quel tocco apparentemente semplice, ma intenso, almeno per la sua pelle e il suo cuore.

Non disse niente, lasciando che fossero i suoi occhi a parlare.

Sospirò appena quando l’arto della giovane si ritirò «Abbiamo trovato Itachi e Kakashi»

Sakura sbatté diverse volte le palpebre a tale avviso «Davvero?»

Il ragazzo annuì, aiutandosi con le braccia per rimettersi in piedi, anche se lei rimase al suo posto confusa, guardandolo dal basso verso l’alto.

«Vieni, andiamo da loro»

Contenta, la ragazza accettò la mano dell’amico e una volta aiutata a rizzarsi raggiunsero insieme la porta della camera.

«Sakura-chan!»

Il tempo di mettere un piede in salotto Sakura fu immediatamente travolta da una bufera bionda, che le circondò in una presa decisamente soffocante la vita sottile, facendole addirittura mancare la terra ai piedi per diversi secondi.

Una volta ripreso il proprio equilibrio, la ragazza sorrise, non prima di aver ricambiato l’abbraccio «Ciao Naruto-kun»

Naruto posò impensierito entrambe le mani sulle sue spalle, guardandola dritto negli occhi «Stai bene?»

A vedere il suo sguardo, Sakura si sentì in colpa. Non era sua intenzione farlo preoccupare, ma fino a poche ore prima non era proprio in vena di vedere nessuno. L’unico di cui aveva effettivamente bisogno era solo Sasuke, ma questo desiderio decise di tenerselo per sé.

Annuì timida, portandosi una ciocca dietro l’orecchio «Sì, tranquillo»

Il biondo le fece l’occhiolino, indicando con un cenno del capo il tavolo alle sue spalle, che ancora accoglieva tutti gli ospiti e le padrone di casa. Sakura allungò leggermente il collo, ma l’unica che riuscì a scorgere fu Shizune che stava raccogliendo sopra un vassoio diverse tazze.

«La nonna mi ha raccontato tutto, mi dispiace»

Per fortuna Tsunade si era presa la briga di piegare ogni cosa al suo amico. Anche se rispetto al giorno prima aveva elaborato meglio quelle spiacevoli informazioni non si sentiva ancora pronta ad affrontarle nuovamente a voce alta.

Si avvicinò all’amico riconoscente, posandogli un lieve bacio sulla guancia «Non ti preoccupare, ora sto meglio»

In risposta Naruto rise soddisfatto, specialmente dopo aver scorto il volto diffidato di Sasuke.

«È un piacere rivederti»

Sorpresa, Sakura trasalì appena e Naruto si scansò, per permetterle di vedere l’uomo che aveva parlato. Un sereno Kakashi osservava la giovane con il suo inconfondibile occhio cicatrizzato verticalmente, le mani sempre immerse all’interno delle tasche laterali dei pantaloni scuri.

«Kakashi!» esclamò la rosa felice, raggiungendolo.

Il Ninja ricambiò senza ripensamenti l’abbraccio, rendendolo quasi paterno. Il legame che era nato con Sakura era pari a quello dei suoi ex-allievi. Anche se con la ragazza non aveva avuto modo di condividere ore e ore di allenamento, sudore e fatica, aveva sempre provato una sorta di divertimento nel doverli controllare quando erano ancora dei bambini – su richiesta di Fugaku quando il tempo glielo permetteva.

Quando si incrociavano lungo i corridoi del palazzo o nel giardino, quella bizzarra marmocchia dai capelli rosa lo salutava calorosamente, cercando costantemente di capire perché indossava fisso quella strana maschera che gli copriva il volto.

Secondo me hai le labbra siliconate o i denti sporgenti, per questo ti nascondi” gli diceva ogni volta, facendolo scoppiare in una fragorosa risata.

Posò affettuosamente la mano sulla sua singolare capigliatura, scompigliandola appena «Sei cresciuta molto»

Sakura gonfiò appena le guance, guardandolo imbronciata dalla sua scarsa altezza, dato che gli arrivava massimo alle spalle e quell’attestazione le sembrava più una battura che un complimento.

Rimase comunque a contemplare con gradevolezza la sua presenza quando il suo verde adocchiò un’ombra lì accanto. Non aveva neanche sentito il rumore dei suoi passi avvicinarsi per quanto era stato cauto e silenzioso.

Tipico di Itachi Uchiha.

La sua immagine tenebrosa e a primo impatto minacciosa si proponeva a pochi passi da lei e Kakashi. La copia sputata del defunto Fugaku Uchiha, anche se diverse caratteristiche fisiche erano praticamente simili a quelle del fratello minore, e non parlava dei capelli, la carnagione o gli occhi. Il labbro non troppo carnoso assumeva la stessa identica piega di Sasuke quando era serio o concentrato, mentre le sopracciglia si arricciavano nella medesima linea retta. L’altezza leggermente più elevata, ma il fisico meno muscoloso.

La sua espressione cambiò. In passato non aveva mai avuto modo di legare con il grande Itachi, pupillo e figlio fidato degli Uchiha, destinato a grandi cose. Forse era stato il suo pensiero insicuro di dover scambiare due parole con un ragazzo così talentuoso e ricco di valore, oppure il suo continuo sguardo freddo e distaccato - che mutava solo in presenza dell’amato fratello – a non averle mai permesso di trovare una strada per insinuarsi in quel cuore così distinto.

Ormai però non era più una bambina e quei pensieri erano ridicoli. Per la prima volta aveva una possibilità di conoscere meglio quel giovane, ormai divenuto uomo, e non intendeva sprecarla.

«Ciao Itachi-san» disse infine, nella maniera più naturale possibile, regalandogli addirittura uno dei suoi tipici sorrisi.

Naturalmente non notò il sopracciglio di Sasuke alzarsi dubbioso, dato che tutte le sue attenzioni erano rivolte al maggiore per cercare di scorgere una minima reazione. Infine l’interessato, di tutta risposta, si era limitato in un leggero e semplice cenno che sembrava quasi forzato, ma Sakura se lo fece comunque bastare; era pur sempre un inizio, no?

Naruto, che stranamente era rimasto in silenzio per buoni minuti tornò alla carica, raggiungendo l’amica con lunghe falcate «Sakura ora sappiamo ogni cosa! Sia dell’Akatsuki che della guerra civile scoppiata anni fa nel Paese del Fuoco!» enunciò gesticolando frettolosamente, rischiando addirittura di colpire il povero Kakashi.
Sakura rimase in silenzio, ascoltando ogni singola parola.

«Dobbiamo tornare a Suna e grazie a Gaara riusciremo a salvare la nostra terra!»

La giovane annuì, ma lo sbuffo seccato di Sasuke costrinse entrambi a voltasi verso di lui «La fai troppo facile Naruto. Per uccidere Hidan e Deidara abbiamo rischiato grosso, o te lo sei già dimenticato?»

Le labbra del biondo si arricciarono infastidite «Ma questa volta non saremo soli!»

«Quelli con cui avete avuto a che fare erano solamente i pesci piccoli. Nessuno di noi è a conoscenza delle vere abilità di Orochimaru e neanche dei suoi fedeli uomini»

Tutti i presenti prestarono la loro attenzione su Tsunade, che si era appena messa in piedi tenendo le mani poggiate sul ripiano in legno, indagando con i suoi occhi simili al miele i tre amici con austerità. Sakura ripensò a quello che aveva appena detto la donna: fedeli uomini.

«Parlate di Sasori?» domandò improvvisamente, guardando singolarmente tutti e quattro i Ninja.

Ricordare dopo tanto tempo il rosso le provocava una sorta di rabbia e non spavento o insicurezza come avrebbe pensato, come ogni volta quando aveva avuto l’opportunità di incrociare in passato il suo sguardo. Quel viaggio si stava dimostrando sempre più utile per lei.

Solo Kakashi sospirò affranto «Non solo..»

«Perché questo nome non mi è nuovo?» domandò improvvisamente Tsunade, più a sé stessa che ai presenti, scrutando con disinteresse un punto indefinito, mentre il suo indice si era posato sul mento, strofinandolo appena.

Per Sakura fu istintivo rispondere con un’alzata di spalle «Si tratta del cugino di Re Gaara»

Come se qualcuno l’avesse appena fulminata, la donna sussultò, tornando nuovamente impensierita «Ma certo.. il nipote di Chiyo»

Le labbra di Sakura si schiusero appena; ricordava perfettamente la vecchia Chiyo, quando la conobbe la prima volta nel castello, insieme a Sasori. A primo impatto non le aveva fatto una buona impressione, l’aveva considerata addirittura pazza per quelle bizzarre dicerie che aveva cominciato a proferirle.. che fin da subito conoscesse la sua reale identità? No, era impossibile.

«Lei la conosce signorina Tsunade?»

La bionda annuì sicura, lanciando uno sguardo preoccupato ai presenti «È stata lei a realizzare i veleni che hanno ucciso la Regina e la figlia di Nawaki»

Sakura trattenne il respiro per cercare di non tossire rumorosamente, dato che le era andata di traverso la sua stessa saliva. Anche Naruto iniziò a farfugliare frasi sconnesse.

«Come fai a saperlo nonna?»

«Quando Orochimaru tornò per me e la madre di Sakura c’era anche lei. Aveva cercato di fermarci utilizzando su di noi una tossina paralizzante, ma sono riuscita contrastarla grazie ad una cura che ho creato personalmente. Ne ho una scorta piena in cantina, anche per altri tipi di veleno di natura semplice» spiegò Tsunade sicura, controllando comunque con aria preoccupata la rosa che fissava assorta il pavimento – non era sua intenzione rivelare tale informazione così improvvisamente.

Sakura scosse la testa, cercando di non pensarci e collegare infine tutte quelle notizie «Aspetti.. quindi questo Orochimaru si tratta dello stesso viaggiatore?» ipotizzò infine, anche se ormai la risposta era più che scontata.

Tsunade annuì seria «Parlando con Kakashi e Itachi siamo arrivati a questa conclusione. Le coincidenze sono innumerevoli»

Sakura tentennò, cercando di mettere in ordine tutti i pezzi raccolti «Quindi tutto quello che è accaduto a lei e a noi.. è sempre stato lui?» ipotizzò infine, con voce sconvolta, guardando tutti i presenti, specialmente Sasuke, che era rimasto in silenzio e immerso nei suoi pensieri.

La Notte della Strage.. era stato quindi quell’uomo ad uccidere i genitori del suo amico e tutte quelle persone innocenti? Perché? A che scopo? Com’era possibile che al mondo esistessero persone così maligne?

«Una ragione in più per prenderlo a calci nel culo!» tuonò improvvisamente Naruto, richiamando la sua attenzione, mentre un suo pugno colpì rumorosamente il palmo aperto dell’altra mano.

La fronte corrucciata e lo sguardo deciso, tipico di Naruto Uzumaki quando si intestardiva.

Sasuke roteò gli occhi, a differenza degli altri che risero divertiti, ma allo stesso tempo sicuri delle sue parole determinate: Orochimaru la doveva pagare. Nel frattempo, solo Itachi era rimasto impassabile alla scena, volgendo leggermente il volto verso la finestra vicino la porta, con lo Sharingan attivo.

«C’è qualcuno»

Tutti i presenti irrigidirono i muscoli alle sue parole. Naruto, così come Kakashi, estrassero istintivamente un kunai dalle loro cinture, Sasuke stinse velocemente l’elsa della sua katana presente dietro la schiena, ma senza estrarla. Uscirono cauti dall’abitazione, mentre Tsunade obbligò Shizune e Sakura a rimanere all’interno della casa dietro di lei, anche se quest’ultima allungò lievemente il collo per capire meglio la situazione.

Con entrambi il potere oculare attivo, i due Uchiha si avvicinarono cauti alla folta foresta, guidando i loro compagni, disinteressati della pioggia che li bagnava, troppo impegnati a esaminare la barcollante e lenta ombra che continuava ad avvicinarsi loro.

Sakura assottigliò gli occhi confusa; non sembrava qualcuno di minaccioso. Affiancò Tsunade per cercare di vedere meglio la persona che era appena giunta e quando riconobbe la carnagione diafana e i lunghi capelli scuri il suo cuore sussultò, così come quello di Naruto.

«Hinata?» sussurrò Sakura, raggiungendola con una lieve corsa, nonostante le proteste della bionda.

Naruto, stento ancora a crederci, scosse la testa, riportano la sua arma al proprio posta nella cinta «Hinata!» esclamò sorpreso, ma non appena mosse un passo nella sua direzione vide la ragazza cadere in avanti.

Senza pesarci il biondo si buttò verso di lei con uno scatto, riuscendo ad afferrarla prima che questa colpisse violentemente il terreno «Hinata! Hinata, mi senti?»

Naruto scrutò preoccupato il volto candido nella giovane sporco di terra e sangue, ricoperto da innumerevoli tagli superficiali. Anche gli abiti erano in diversi punti strappati, ma per fortuna Hinata sembrava solo spossata.

Sakura raggiunse preoccupa i due amici, inginocchiandosi sul terreno per accertarsi delle condizioni dell’amica. Il resto del gruppo rimase leggermente distante, per lasciare alla mora un attimo di respiro.

Le sue palpebre batterono diverse volte, fino a mostrare le sue pozze perlacee e lucide. Le sue labbra si incresparono in un lieve sorriso quando focalizzò l’immagine di Naruto che la stringeva preoccupato tra le braccia.

«N-Naruto-kun.. t-ti ho trovato»

«Non sforzarti» disse serio, cercando di controllare la rabbia che sentiva pian piano divampare dentro di lui «Come sei arrivata qui? Che ti è successo?»

Alla sua domanda, l’espressione della giovane divenne atterrita, tanto che il suo corpo cominciò a tremare esageratamente e Sakura strinse spontaneamente una sua mano, per infonderle maggiore sicurezza.

«D-degli uomini hanno attaccato il nostro villaggio» mormorò con difficoltà, per poi riprendere «Mio cugino Neji e gli altri sono stati catturati»



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Prossimo aggiornamento Domenica 23 (:

Marti

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Capitolo 21
*** Fear ***



Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





  Capitolo 21 ~ Fear  

 


Naruto poggiò delicatamente Hinata sul letto morbido che Sakura aveva utilizzato nei giorni precedenti per riposare. La ragazza, dopo quella sconvolgente confessione, aveva perso spossata i sensi e Tsunade lo aveva guidato fino alla piccola camera, in compagnia dei due amici.

La donna dai lunghi capelli biondi teneva la propria mano poggiata sulla fronte di Hinata, scoperta dalla frangia liscia e scura. Lo sguardo di Tsunade era serio, ma fortunatamente non pareva allarmata.

«Tranquillo, è solo un po’ ammaccata, ma starà bene» spiegò al biondo con un lieve sorriso, ritirando la mano e coprendo il suo corpo da una pensate coperta di lana.

Naruto, ancora non del tutto placato, iniziò a giocare con l’orlo della sciarpa «Puoi rimarginare le sue ferite?» domandò, senza staccare i suoi occhi azzurri da quei fastidiosi e lunghi tagli rossi che ricoprivano la maggior parte del suo corpo, specialmente il viso angelico.

«Certo»

Tsunade si sedette sul materasso, pronta a svolgere quel mestiere dopo tanti anni al quale si era abituata a svolgere a Konoha, ma poco prima di iniziare si bloccò, voltandosi pensierosa verso la ragazza dai capelli rosa, rimasta in silenzio e in contemplazione dietro di lei e Naruto, con accanto un serio Sasuke.

«Sakura, vuoi provare?» chiese con naturalezza e un lieve sorriso sulle labbra.

A quella improvvisa proposta la ragazza sussultò, cercando di non dar peso agli sguardi – giustamente – confusi dei due amici.

«Cosa? Io..»

«Puoi sfruttare questa occasione per fare pratica. Non preoccuparti, ti aiuterò io» continuò la donna, lasciandole un po’ di spazio sul materasso.

Il suo tono era dolce, ma i suoi occhi non accettavano repliche e in quei pochi giorni in cui Sakura aveva avuto modo di conoscerla aveva capito che la donna era priva di pazienza, e lei non voleva rischiare di ritrovarsi spiaccicata al muro come quel ragazzo conosciuto a Tanzaku.

Si avvicinò cauta al letto, osservando con dispiacere il viso pesto dell’amica; chissà cosa le avevano fatto quei bastardi.

 «Tu sei in grado di guarirla Sakura-chan?» domandò Naruto notevolmente sorpreso, così come Sasuke, che a differenza del biondo nascondeva il tutto dietro la sua solita maschera di freddezza.

I suoi denti andarono a mordere il labbro inferiore, facendolo di conseguenza arrossare e gonfiare. Sapeva che prima o poi quel piccolo segreto sarebbe venuto a galla e sicuramente Tsunade lo aveva fatto apposta – dato che non accettava questa sua decisione di doverlo tenere segreto ai suoi amici -, ma la paura di una loro reazione negativa non le permetteva di spiegare come si deve quel frangente ricco di tensione.

«Mi dispiace non avervelo detto, ma non ho avuto scelta» provò a dire, agitata, senza neanche avere il coraggio di guardarli. Sentì una lieve carezza sulla sua spalla e per lei non fu difficile riconoscere il tocco di Tsunade.

«Sakura era consapevole che la nostra abilità è molto bramata, l’ha fatto per proteggervi»

La rosa la ringraziò mentalmente, alzando lentamente le sue iridi chiare, che incrociarono per prima quelle eterogene di Sasuke. Come al solito era fermo e impassibile, il solito Sasuke di sempre; se non lo conoscesse come si deve avrebbe detto che in quel momento ce l’aveva a morte con lei, invece pareva tranquillo, così come Naruto.

«Quando l’hai scoperto?» chiese infine il moro e Sakura trattenne un grido di gioia: non era arrabbiato!

«Dopo l’attacco di Hidan e Deidara al villaggio. Senza volerlo sono riuscita a guarirti Sas’ke-kun» spiegò imbarazzata, stringendosi le spalle.

Ripensare a quell’episodio le fece scappare, solo per un attimo, un brivido di terrore. L’immagine di Sasuke ferito mortalmente e ricoperto di sangue non l’avrebbe scordato facilmente.

I due ragazzi rimasero sorpresi, soprattutto l’Uchiha, dato che non era a conoscenza di quel particolare fatto, anche se qualcosa dentro di lui lo fece rasserenare, tanto che, se non fosse stato attento, il lieve sorriso che era intenzionato a spuntare sulle sue labbra sarebbe stato scorto da tutti.

«E questa ragazza proviene da questo cosiddetto villaggio?»

I presenti si voltarono verso l’ingresso, dove un Kakashi scrutava assorto la giovane addormentata.

Naruto annuì, tornando a guardare Hinata «Sì, anche loro provano rancore nei confronti del Re e il Paese del Fuoco, perché i loro genitori sono stati esi..» si bloccò all’istante, mentre i suoi occhi azzurri si dilatarono «Aspetta un attimo! La guerra civile di cui hai parlato prima nonna.. hai detto di essere stata aiutata e non solo te hai subito l’esilio, giusto?»

Tsunade annuì, ma non disse nulla, lasciando che fosse il biondo ad arrivarci.. per una volta.

«I genitori di Hinata, così come quelli di Ino, Neji e tutti gli altri sono stati cacciati perché hanno aiutato la signorina Tsunade» confermò tutto la rosa, con voce dispiaciuta.

Una sua mano si era posata con dolcezza sulla fronte di Hinata imperlata di sudore e senza rendersene conto una lieve luce verdastra illuminò la pelle bianca dell’amica. Sasuke osservò rapito quella particolare tecnica, proprio come la prima volta che era stata utilizzata dalla donna.

Naruto invece non se ne accorse, troppo intento a ripassare quell’inconcepibile storia «È assurdo!»

«Mio padre è stato l’artefice di tutte queste sofferenze, e io non me ne sono mai accorta» sussurrò Sakura immersa nei suoi pensieri, lasciando che un’innocente lacrima solcasse il suo volto, fino a depositarsi sul letto, rimanendo assorbita dal tessuto pesante.

Mentre lei se ne stava al sicuro nel suo castello, moltissime persone avevano sofferto per colpa di un uomo che si era sempre reputato contro la violenza e le ingiustizie.. ingiustizie che per primo aveva causato.

“Devo smetterla di chiamarlo ‘padre’, lui non lo è mai stato” pensò irritata, cancellando la scia umida sulla guancia, dato che le aveva provocato un lieve prurito.
Sasuke, così come Tsunade, la guardarono dolenti, percependo tutte le sofferenze che la ragazza stava di nuovo provando.

«Sakura, vedo che sei già in grado di richiamare il chakra, ma ti manca ancora la giusta concentrazione. Cerca di pensare solo alla ferita, immagino che quando tu sei riuscita a guarire involontariamente Sasuke è andata proprio così, giusto?»

Sakura si volse sbigottita verso Tsunade, che continuava a regalarle un’amabile sorriso rassicurante. La sua mano leggermente più grande si era posata sulla sua, e solo in quel momento notò che aveva attivato il chakra curativo.

«Si, volevo soltanto che la ferita sparisse» disse, ancora sorpresa dalle sue conoscenze.

«Bene, allora sfrutta questa sensazione per aiutare la tua amica»

Sakura annuì decisa e, dopo aver posando anche l’altra mano, riattivò la propria abilità, osservando concentrata il volto di Hinata illuminato da quella singolare luce verde.

Naruto rimase diversi secondi immobile, in attesa. Non riusciva a staccare gli occhi da Hinata. Ogni volta che scorgeva un graffio, un livido o un semplice gonfiore, la sua mente gli mostrava una sofferente Hinata urlare il suo nome in cerca di aiuto, ma lui.. non accorreva. Aveva lasciato che quei figli di puttana la torturassero.

Si alzò di scatto - attirando l’attenzione di tutti - quando il suo cervello andò ben oltre l’immaginazione. Solo perché i suoi vestiti erano strappati non significava che l’avessero davvero..

Scosse la testa e con passi veloci e pensanti uscì tempestoso dalla stanza, raggiungendo l’uscita.

Si fermò al centro del giardino, a pochi metri dalla foresta. Il sole ormai era nel pieno del tramonto e i calori verdi e brillanti della primavera era stati sostituiti da sfumature rosse e gialle, simile ad un gigantesco incendio.

Con difficoltà, il biondo prese dei lunghi e sofferenti respiri, cercando di non pensare alla sua Hinata che veniva violata con la forza. L’ultima volta che gli era venuto un simile attacco era stato durante la Notte della Strage, quando era corso a casa per andare a cercare suo nonno. Il panico si era impossessato di lui quando l’aveva trovata completamente distrutta e le macerie diffuse in più punti.

Aveva cominciato a scavare e alla fine aveva ritrovato Jiraya ancora vivo, anche se un po’ ammaccato. Se non fosse stato per lui, Naruto sarebbe sicuramente morto per colpa dell’agitazione, la stessa che stava provando in quell’esatto momento.

Si coprì sofferente il volto con entrambe le mani, che contemporaneamente strinsero i suoi capelli, fino a farsi male.

«Naruto..»

Malgrado il richiamo di Sasuke, lui non si mosse «Ho.. solo bisogno di un minuto teme. Sto bene» provò a dire, sempre con i suoi lunghi respiri, che si potevano ben percepire, ma a lui non importava.

Improvvisamente sentì una fitta sulla nuca e velocemente si girò verso l’amico, che continuava a tenere il pugno alzato che aveva appena adoperato per colpirlo senza la dovuta grazia.

«Ahia! Ma che ti prende?!» gridò sofferenze, massaggiandosi la zona lesa, ma un attimo dopo ne arrivò un altro sullo zigomo «Che diavolo fai? Adesso mi verrà un livido!»

Sasuke assottigliò gli occhi, e senza dargli il tempo di aggiungere altro lo spinse appena, facendolo muovere all’indietro di qualche passo. Gli occhi di Naruto si assottigliarono, ostili, continuando ad osservare la figura dell’amico completamente tinta di rosso per colpa dei raggi solari.

«Piantala Sasuke non sono in vena!»

Il moro però non sembrava intenzionato a smettere e ancora una volta caricò il braccio sinistro, pronto a colpirlo, ma stavolta Naruto fu più veloce e senza ripensamenti bloccò il suo arto, affondando il ginocchio nel suo stomaco con vigore.

Sasuke trattenne un ringhio di dolore, ma contemperamento ghignò divertito «Sei veramente difficile da spronare. Chissà dove hanno trovato il maestro Kakashi e Jiraya la pazienza per allenarti» disse lievemente divertito, sotto lo sguardo confuso del biondo.

L’Uchiha smise di massaggiarsi il punto in cui era stato percosso, depositando poi una mano sulla sua spalla. Lo sguardo dannatamente serio «Ora è qui ed è al sicuro Naruto. Fatti trovare quando si sveglierà»

Solo in quel momento il giovane capì le vere intenzioni dell’amico e scioccato dilatò gli occhi, così come la bocca, mentre le braccia cominciarono a gesticolare con veemenza.

«Sasuke Uchiha, tu sei un vero e proprio bastardo stronzo di prima categoria!» sbraitò furioso, ma un attimo dopo il suo volto si addolcì, ricambiando il gesto «Ma è proprio per questo che sei il mio migliore amico»

 

**
 

Hinata rimase per alcuni secondi immobile, per cercare di capire cosa fosse successo. In un attimo, il flashback di Neji che le urlava di scappare mentre veniva buttato a terra dal suo avversario la costrinse ad aprire gli occhi di scatto, ma subito dopo richiuderli, dato che erano rimasti accecati dalla lieve luce della lampata posta sul comodino vicino al letto in cui era stata coricata.

Solo in quel momento si ricordò di Naruto e Sakura. Per un giorno intero si era recata verso quelle terre sconosciute, senza disattivare neanche per un attimo il suo Byakugan, fino a prosciugare ogni minimo flusso di chakra che le era rimasto. Gli uomini che erano giunti al suo villaggio l’avevano aggredita più volte, ma per fortuna – grazie a Neji – era riuscita a fuggire, ma qualcosa le diceva che quei tizi l’avessero lasciata andare volutamente.

I suoi muscoli erano ancora intorpiditi, ma almeno il dolore inferto dalle diverse ferite sembrava scomparso e a giudicare dalla finestra doveva aver dormito diverse ore, dato che sembrava da poco sorto il sole e lei era giunta lì durante il crepuscolo. 

Mosse piano la testa ancora poggiata sul soffice cuscino e per poco non sussultò quando riconobbe la figura del Ninja biondo poggiato sul materasso alla sua destra, col viso nascosto tra le braccia e il sedere su una scomoda sedia in legno.

«N-Naruto-kun» sussurrò la giovane imbarazzata, ma allo stesso tempo intenerita.

Anni prima anche lei era rimasta al fianco di Naruto fino al suo risveglio, quando lo aveva soccorso. Sapeva che era da stupidi, dato che quel ragazzo non lo conosceva affatto, ma fin da subito con Naruto si era sempre sentita al sicuro. Quei suoi occhi azzurri erano così belli e rari che sfidava chiunque a non credere nella loro bontà e innocenza.

Al suono della sua flebile voce, il ragazzo alzò il volto di scatto, osservando la giovane con aria fiacca.

«Hinata!»

Notando il suo sguardo ancora scombussolato e le iridi umide, la mora arrossì imbarazzata, iniziando come suo solito a farfugliare «S-scu.. scusa, non volevo svegliarti»

«Non fa niente» disse il biondo, con un lieve sorriso, avvicinandosi con la sedia ancora di più a lei «Come ti senti?»

La ragazza con lentezza alzò il busto, poggiando la schiena sul ripiano del letto «Meglio»

Naruto si scompigliò i capelli agitato. Aveva una voglia matta di chiederle cosa le avessero fatto, ma sapeva che non era una buona idea. Di sicuro la ragazza – conoscendola – era ancora turbata e lui non aveva alcuna intenzione di peggiorare la situazione.

Decise quindi di trovare a caso un qualsiasi altro argomento per poter parlare.

«Sai, è stata Sakura-chan a guarire le tue ferite»

Di sicuro si aspettava di tutto da Hinata, ma non uno sguardo sbalordito seguito da un guizzo improvviso «Alla fine ve l’ha detto?»

La mano di Naruto volò velocemente sulla nuca, grattandosela impicciato «In realtà l’abbiamo scoperto poche ore fa» disse scherzoso, lanciandole uno sguardo alquanto curioso «Mi stupisce che tu già lo sappia»

Le mani di Hinata cominciarono a torturarsi in difficoltà, poggiate sul proprio grembo. Il suo viso, tanto per cambiare, era sicuramente arrossito, dato che non si era mai permessa di dire bugie al biondo. Sperava con tutto il cuore che non si fosse arrabbiamo o offeso.

«Era il nostro segreto insieme a Ino» sussurrò infine, col capo chinato, ma in poco tempo lo rialzò, dato che Naruto era scoppiato a ridere in maniera assordante.

«Voi donne siete troppo fedeli!»

Al suo commento, gli occhi di Hinata si corrucciarono appena, confusi, e solo in quel momento il biondo si rese conto del suo strambo commento.

«C-cioè.. volevo dire, sì, nel senso.. voi prendete seriamente i segreti tra donne, non che siete le uniche fedeli e noi uomini no, ma.. dannazione!»

Si coprì impacciato il volto divenuto rosso, dandosi mentalmente dell’idiota. Quando Sasuke anni prima gli aveva ripetuto più volte di pensare prima di parlare dovette dargli ragione, ma lui era fatto così, e certe volte la sua lingua giocava brutti scherzi, anche se sinceramente non gliene fregava poi così tanto però, se li commetteva davanti alla ragazza di cui si era folgorato non riusciva a rimanere impassabile.

«Tranquillo Naruto-kun, ho capito»

Gli specchi cristallini del ragazzo tornarono a guardare il volto della giovane, costatando che questa stava sorridendo dolcemente come suo solito, così come il suo tono di voce.

Vide la sua piccola mano allungarsi, fino a depositarla sulla sua guancia morbida, dove un leggero livido sbucava all’altezza dello zigomo – maledetto Sasuke.

«Mi sei mancato» proferì armoniosamente Hinata, continuando ad accarezzare quello strato di pelle divenuto improvvisamente accaldato. Le labbra del biondo però non resistettero a piegarsi verso l’alto.

«Anche tu» sussurrò, stringendo il suo palmo con la propria «Tra poco Shizune preparerà la colazione. Vedrai, resterai soddisfatta della sua cucina!» enunciò elettrizzato, dato che stava morendo di fame, ma senza lasciare il suo arto «Così potrai raccontarci meglio quello che ti è successo» mormorò infine, sperando di non risultare troppo invadente o frettoloso.

Vide le sue particolari iridi spegnersi appena e istintivamente si avvicinò ancora di più a lei, con fare protettivo «Te la senti?»

Hinata, di fronte ai suoi modi dolci e delicati non riuscì a non sorridere grata «Certo»

Mentre i due giovani si osservavano incantati, una curiosa Sakura continuava a spiarli dalla fessura della porta lievemente aperta. Si era fermata a origliare da diversi minuti, per vedere come se la sarebbe cavata il biondo in quella bizzarra situazione. Quando aveva udito la sua stupida battuta si era trattenuta nel schiaffeggiarsi una mano sulla fronte, ma il suo amico era notevolmente fortunato, dato che la ragazza di cui si era innamorato era la dolce Hinata; di sicuro Ino al posto suo gli avrebbe regalato senza ripensamenti una bella cinquina.

«Sakura, è pronta la..»

La rosa posò velocemente un dito sulle labbra, intimando a Sasuke di tacere. Lui alzò cinico un sopracciglio, così la ragazza, con un cenno nel capo indicò la fessura da cui si poteva scorgere l’interno della stanza.

«Guarda» sussurrò appena, scrutando Naruto e Hinata ancora intenti a parlare di qualche cosa.

Sasuke, cercando di nascondere la propria curiosità, affiancò la giovane, portando la testa sopra la sua, sfiorando quasi col mento la capigliatura rosea, così come il resto del suo corpo.

«Ero venuta per vedere come stava Hinata, ma ho preferito non interromperli» spiegò intenerita, provando per Hinata una profonda contentezza, dato che conosceva perfettamente i suoi sentimenti, così come quelli di Naruto del resto.

«Avranno altre occasioni per certe smancerie» commentò il moro burbero, ma senza staccare gli occhi da quella scena.

Era la prima volta che vedeva Naruto in certe circostanze. Se doveva essere sincero trovava molto difficile immaginarsi il biondo a scambiare moine con una donna, data la sua indole infantile e goffa. Era sempre stato un ciarlatano, soprattutto da piccoli quando parlavano dell’argomento ‘femmine’, considerandosi molto più bello, desiderato e in gamba rispetto a lui, ma la verità era che quella era semplicemente una maschera per nascondere la sua reale incapacità – proprio come lo era sempre stato lui.

I suoi occhi strabuzzarono appena quando vide l’amico avvicinarsi con invidiosa sicurezza verso la ragazza, fino a poggiare delicatamente le labbra sulle sue, o almeno così credeva, dato che riusciva solo a distinguere la sua capigliatura bionda e le mani di lei irrigidirsi, ma subito dopo rilassarsi, cominciando ad accarezzare quelle ciocche chiare posate sulla nuca.

«Forse è meglio lasciarli soli» sussurrò Sakura, chiudendo lentamente l’uscio, stando attenta a non fare il minimo rumore.

A quanto pare Naruto si era dimostrato molto più competete di lui in quel campo, e la cosa lo fece altamente imperversare. Guardò con la coda dell’occhio la ragazza al suo fianco, che osservava incantata una parte imprecisa del corridoio, con le mani congiunte all’altezza del cuore.

Sembrava volare con la fantasia, o forse era semplicemente contenta per i due amici.. bah, chi le capisce le donne.

Rimase immobile a meditare la sua contentezza, come se in quel momento fosse appena stata lei ad essere baciata. Le bastava così poco per essere felice?

Davvero preferisci farti odiare, piuttosto che affrontare queste nuove sensazioni che solo lei saprà donarti..?

Non aveva idea se le parole di Naruto fossero veritiere. Non si era mai ritrovato in una situazione simile prima d’ora, eppure.. il suo corpo, la sua mente e il suo cuore parlavano da soli. Il desiderio di stringere Sakura e provare quelle percezioni del tutto nuove lo incuriosiva, ma..

Ma?

Quello non era il momento giusto.

Sospirò pesantemente, avviandosi verso la cucina e superando la ragazza ancora immersa nelle proprie immaginazioni «È pronta la colazione comunque»

La rosa fissò la sua schiena allontanarsi e senza rendersene conto una sua mano era corsa a stringere la sua fasciata dalle bende, bloccando così la sua camminata.

Vedere Naruto e Hinata l’avevano in un qualche modo risvegliata, ricordando perfettamente quello che era – quasi - accaduto tra loro pochi giorni prima. Non aveva idea del perché l’avesse fermato. Anche i suoi pensieri erano mescolati perché alla fin fine non era successo niente e loro non si erano mai detti niente quindi era inutile iniziare un discorso che non era mai cominciato, ma lei.. ci teneva a rivelargli i suoi sentimenti.

«Sa.. Sas’ke-kun»

Però aveva paura.

«Ecco io..»

Aveva una fottuta paura.

«Volevo sapere se oggi ripartiremo per Suna»

Si sentì una stupida, una vera e propria stupida.

Si morse impacciata il labbro inferiore, cercando di nascondere il proprio ingombro e mantenendo chinato il viso verso il pavimento. Sapeva che a Sasuke non sfuggiva mai niente, era sempre stato un ragazzo attento, un gran osservatore e il suo bislacco comportamento di sicuro lo aveva immediatamente intrigato.

In quel momento si sentiva troppo insicura, ed era qualcosa che aveva sempre detestato di se stessa. Questa sua incapacità di relazionarsi nel modo giusto con le persone era sempre stato il suo tallone d’Achille. Se non riusciva neppure a convincere il suo defunto ‘padre’ a farla uscire dal palazzo, figuriamoci a dichiararsi a lui col rischio di rovinare tutto.

No, non poteva rischiare.

«Credo di sì, ma prima è meglio sapere quello che è successo a Hinata»

Il moro pareva tranquillo, tanto che si sentì in dovere di posare gradualmente i suoi occhi chiari su di lui. Traspariva la sua tipica espressione, anche se quelle iridi singolari continuavano a indagarla con la dovuta attenzione, come se volesse scavare all’interno della sua anima e imprigionarla in quel petrolio nero.

Di sicuro Sasuke aveva notato qualcosa, ma il suo commento le fece capire che in quel momento non aveva alcuna intenzione di indagare.

Rassicurata, ma allo stesso tempo un tantino delusa sospirò «Ok»

I due raggiunsero insieme la piccola cucina, trovando già tutti i presenti a finire compiaciuti le pietanze preparate da Shizune. Sakura si sedette vicino a Tsunade, che come suo solito risiedeva a capo tavola. La bionda lanciò un’occhiata curiosa alla giovane, ma questa le sorrise appena, cercando di offuscare il suo improvviso malumore.

«Buooongiorno ragazzi!»

Un pimpante Naruto sbucò dall’entrata del piccolo vano, mentre la sua mano stringeva quella di una scossa e tentennante Hinata. Sicuramente era ancora nella fase post-bacio e a Sakura sfuggì un sorriso, ingiungendo alla mora a sedersi vicino a lei.

Questa annuì, portandosi una ciocca dietro l’orecchio, ma quando scorse il viso compiaciuto della rosa arrossì di botto.

«Vedo che sei di bon umore moccioso» commentò briosa Tsunade, posando sul ripiano la propria tazza fumante e profumata, mentre Naruto prese posto vicino a lei e di conseguenza di fronte a Sakura e Hinata.

Itachi, Kakashi e Sasuke invece se ne stavano in piedi, anche se quest’ultimo deteneva la vita poggiata sul ripiano, con le braccia incrociate.

«Si! Grazie a te e Sakura-chan, Hinata si sente molto meglio!» disse Naruto, portando alla bocca un pezzo di pane e facendo l’occhiolino alle due ragazze.

Hinata si strinse nelle spalle, osservando intimidita la  possente figura della donna a capotavola «L-la ringrazio per la sua ospitalità»

Poco prima di uscire dalla camera, Naruto le aveva più o meno raccontato quello che gli era accaduto quando avevano lasciato il suo villaggio, soffermandosi in particolar modo sulla storia di Tsunade, rimanendo molto colpita, soprattutto dopo aver scoperto la verità del perché la sua famiglia venne esiliata dal Re del Paese del Fuoco. Sicuramente a Neji avrebbe fatto piacere conoscere quel dettaglio.

«Non devi ringraziarmi» rispose la bionda con un lieve sorriso, tornando poi a sorseggiare la sua bevanda.

Dietro di lei apparve poi un’altra giovane ragazza, che se la memoria non la ingannava doveva chiamarsi Shizune, con in mano un ricco vassoio ornato di cibo appena disposto.

«Tieni, sarai affamata»

La mora ricambiò il sorriso compiaciuta, prendendo timidamente un biscotto fatto in casa.

«Hinata, giusto?»

L’interessata si voltò appena, notando che l’uomo che aveva appena preso parola indossava una caratteristica maschera scura a coprirgli la parte inferiore del viso, mentre i capelli ribelli erano di un brillante grigio, anche se la sua età pareva molto più sbarazzina.

«Mi dispiace essere così considerevolmente diretto, ma abbiamo bisogno di sapere cos’è successo» disse infine lui, con voce sicura, ma al tempo stesso paterna.

I suoi occhi scuri trapelavano dolcezza, ma il suo corpo diceva il contrario, così come tutti i presenti, tranne Naruto e Sakura, che sembravano semplicemente insistenti di conoscere quell’improvviso avvenimento, specialmente il biondo.

«Si, capisco» sussurrò, abbassando lievemente gli occhi lattiginosi sul piatto vuoto.

Percepì un tocco leggero sulla propria mano, posta sulle ginocchia strette, scoprendo che Sakura aveva allungato la propria per stringergliela e infonderle coraggio, proprio come faceva il suo sorriso, e lei si sentì in dovere di ricambiare, ringraziandola mentalmente.

«Era da poco sorta l’alba quando si sono presentati e non abbiamo idea di come siano riusciti a superare le nostre difese» iniziò a proferire, utilizzando il tono più affidabile che potesse avere.

«Quanti erano?» la interruppe Kakashi, interessato.

Hinata ci pensò un attimo prima di rispondere «In tre, seguiti da uno strano esercito di fantocci» spiegò pensierosa, cercando di metabolizzare al meglio ciò che aveva visto solo ventiquattro ore prima «Due di loro avevano i capelli rossi, l’altro grigi, con indosso una montatura scura»

«Kabuto»

Tutti i presenti si voltarono verso Itachi, che per la prima volta aveva dato voce ai suoi pensieri maledettamente sicuri.

«Li conoscete?»

Gli occhi raggelanti dell’Uchiha maggiore si posarono sulla giovane che aveva appena posto la domanda, detenendo come sempre le labbra nascoste dall’alto colletto scuro della mantella  «Si tratta del pupillo di Orochimaru, l’uomo che sta architettando tutto questo. Gli altri due erano Sasori e Pain, gli scagnozzi migliori dell’Akatsuki»

«Ma perché hanno catturato i miei amici? Cosa vogliono da noi?»

Un fastidioso silenzio calò all’interno della cucina. Nessuno trovò i responsi adatti a quelle domande che apparentemente sembravano semplici e ordinarie.

Kakashi, che sembrava quello più inquieto, si grattò soprappensiero il mento protetto «Hinata tu sei riuscita a scappare?»

Per un attimo la ragazza lanciò uno sguardo a Naruto, incrociando i suoi occhi azzurri onesti e rassicuranti, che la intimavano a continuare.

«S-sì, grazie a Neji» mormorò appena, ripensando al proprio cugino «Però uno di loro, dopo che mi ha visto fuggire verso la foresta non ha fatto niente» aggiunse poi, studiando attenta la figura di Kakashi che era tornata nuovamente taciturna.

«Il loro scopo è evidente: hanno usato Hinata per trasmettere il loro ammonimento perché sapevano che sarebbe corsa da voi in cerca di aiuto» ipotizzò infine l’uomo dai capelli grigi, lanciando uno sguardo indagatore a Sakura, Naruto e Sasuke, che naturalmente detennero uno occhiata grave, soprattutto gli ultimi due.

«Ma perché catturare gli altri?» aggiunse Shizune confusa, rimasta in piedi e con le braccia incrociate.

«Per attirarci nella tana del lupo» mormorò Itachi, con occhi chiusi.

Tsunade aveva preferito rimanere in silenzio per tutta la conversazione, per elaborare meglio quella terribile vicenda. Le sue mani, incrociate, erano state portate davanti alle labbra carnose e mentre continuava a scrutare ogni singola persona chiusa nel proprio mutismo collettivo notò con la coda dell’occhio il corpo di Naruto irrigidirsi e che naturalmente non riuscì a trattenere, dato che scattò in piedi velocemente come una molla.

«Allora cosa stiamo aspettando?» esclamò risoluto, osservando con decisione i propri compagni.

Kakashi sospirò «Calmati Naruto»

La mano del biondo colpì violentemente il ripiano del tavolo, rischiando di far rovesciare i bicchieri colmi «No che non mi calmo! Per colpa nostra Neji e gli altri sono in pericolo e io non ho alcuna intenzione di abbandonarli!»

«Nessuno sta parlando di abbandono, ma questo è il loro gioco, sono preparati a battersi»  rispose ancora il suo ormai ex-maestro, ma dato che Naruto non sembrava intenzionato a placarsi, Sakura decise di intervenire.

«E poi dimentichi Re Gaara» disse lei, scrutandolo con decisione «Non possiamo metterlo da parte. Sicuramente è un alleato molto utile»

Naruto metabolizzò le sue parole, considerandole in effetti veritiere, stessa cosa Tsunade, che per la prima volta prese parola «Sakura ha ragione, prima dovete tornare a Suna»

Il biondo sorrise, lanciando uno sguardo sicuro a Sasuke, Sakura e infine Hinata «Bene allora, muoviamoci!»


 
**
 


Sakura continuava a indagare assorta la schiena di Tsunade, che scambiava amichevolmente qualche parola con Kakashi, affiancato da Itachi e che guidavano assieme la fila.

 «Viene anche lei signorina Tsunade?»

«Ho una faccenda in sospeso con Orochimaru» esclamò risoluta la donna, facendole l’occhiolino «E poi voglio proprio vedere la sua faccia quando scoprirà che sono ancora viva e vegeta»

Le aveva risposto così la donna quando si era unita al loro viaggio di ritorno, a differenza di Shizune. Era rimasta particolarmente sorpresa, ma al tempo stesso appagata; ormai si era molto affezionata a Tsunade e se doveva essere sincera le dispiaceva salutarla così presto.

Prima di partire aveva calorosamente abbracciato e ringraziato Shizune e questa era rimasta ad osservare dalla soglia della porta il gruppo scomprarire lungo la boscaglia. Naturalmente uno scambio affettivo era avvenuto anche con Tsunade e, se la vista non l’aveva ingannata, aveva giurato di aver scorto un luccichio umino lungo le iridi scure della donna mentre salutava la ragazza, promettendole che sarebbe tornata.

Sorrise appena in direzione di Naruto e Hinata, che anche loro camminavano leggermente più avanti rispetto a lei e che continuavano a stringersi la mano, anche se il volto di Hinata era rimasto per tutto il tempo paonazzo. Infine, lei e Sasuke chiudevano la fila.

Le sembrava così strana quella situazione; all’inizio erano solo lei, Sasuke e Naruto ad affrontare insieme quell’irripetibile avventura, e adesso il gruppo si era notevolmente esteso, senza neanche rendersene conto. Tutti insieme con un obbiettivo comune.

In pochissimo tempo la sua vita era cambiata. Il suo destino aveva improvvisamente modificato strada e, nonostante si fosse ritrovata di fronte ad una realtà che non aveva mai affrontato, rimasta per tropo tempo chiusa e al sicuro nella sua grande gabbia dorata, non poteva mai smettere di ringraziare la notte del suo ventunesimo compleanno; la stessa notte che le aveva riportato Sasuke.

Senza farsi notare scrutò il suo viso perfetto, sorridendo appagata.



**
 
 
«Che succede Gaara?»

«.. Stanno tornando»

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Capitolo 22
*** Intertwined Hands ***



Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





  Capitolo 22 ~ Intertwined Hands  

 



Per tre lunghi giorni il numeroso gruppo non si era mai fermato. Con tempi notevolmente discreti erano giunti nei pressi del Paese della Pioggia, in questo modo sarebbero arrivati a Suna il giorno dopo in tarda mattinata. Sasuke aveva spiegato che il Re era sicuramente già consapevole del loro ritorno, perciò li avrebbero accolti preparati.

Per tutto il viaggio nessuno dei membri aveva osato toccare l’argomento che per troppo tempo aveva tormentato le loro preoccupazioni, sfruttando quei brevi momenti di pace per riposare la mente.

Ogni tanto Tsunade affiancava Sakura, per esporle qualche informazione in più di come usare e migliorare la sua tecnica.

Devo ammettere che sei migliorata in pochissimo tempo” le aveva detto fiera, osservando il pesce – pescato da Naruto - che era appena stato riportato in vita dalla giovane. Tsunade aveva sempre sfruttato la sera quando si fermavano per riportarsi per farle fare un po’ di pratica, ma non si era dedicata a prepararla solo in quello.

Possiedi il chakra curativo è vero, ma al tempo stesso godi anche di quello base perciò voglio insegnarti a sfruttarlo a tuo favore

E come posso farlo?

Era rimasta a bocca aperta quando la bionda aveva chiamato Naruto per usarlo come cavia. Il giovane era rimasto fermo a borbottare, rimanendo immobile come gli era stato detto, ma un attimo dopo si sentì spingere lontano per diversi metri da un colpo deciso. Si era massaggiato la fronte dolorante e quando aprì gli occhi capì che Tsunade l’aveva percosso con un semplice colpo di un dito.

Devi concentrare il tuo chakra sulle mani, in questo modo puoi sprigionare una forza tre volte più potente rispetto alla norma. È la mia arma segreta durante i combattimenti

Da quel momento Sakura si era intestardita. Non conosceva le tecniche basi del combattimento come Naruto e Sasuke doveva ammettere che quella capacità poteva rivelarsi molto utile in futuro. Per diverse ore,  invece di riposare, si era isolata dal proprio gruppo, per cercare di accumulare la giusta concentrazione. Una volta ottenuta sfruttava il primo albero adocchiato, utilizzando il suo robusto tronco come bersaglio.

L’aveva colpito senza esitazione con i pugni per diverse volte fino a scavarci una notevole crepa. Le nocche, a forza di colpire, si erano arrossate e indolenzite, ma non aveva alcuna intenzione di fermarsi.

Il chakra è una fonte di potere estremamente delicata, se si sbaglia o si trascura la sua capacità, c’ è il rischio che questo si ritorci contro il possessore.

Lo aveva letto nel libro che le aveva regalato Tsunade, motivo in più per imparare a concentrare meglio il flusso che le scorreva dentro.

Per quella terza notte Kakashi aveva individuato un piccolo accampamento nei pressi di una raduna e come di routine Naruto e il Ninja Copia erano andati a cercare qualcosa per sfamarsi mentre Sasuke e Itachi a raccogliere la legna per il fuoco. Hinata cucinava ciò che le veniva portato e infine lei e Tsunade, invece, si erano come al solito allontanate.

Ormai era notte fonda e il gruppo aveva da poco finito di mangiare. Kakashi si era offerto di fare per quella sera da sentinella, saltando sopra il ramo di un albero per vedere meglio l’area attorno a loro, mentre Sakura era rimasta in disparte.

Vicino a lei si trovava l’albero che aveva utilizzato come vittima e con occhi attenti si osservava le nocche rosse e graffiate. Aveva ancora intenzione di continuare, ma quella sera le facevano più male del solito così aveva preferito smettere. Non voleva rischiare di rompersi qualche osso, anche se sicuramente Tsunade sarebbe stata pronta a guarirla.

Era determinata a diventare più forte, ci teneva. Certo, sapeva che per arrivare ai livelli di Naruto e Sasuke le sarebbero serviti anni e anni di addestramento e duro lavoro, ma questo non le impediva di impegnarsi ogni giorno. Durante quel viaggio aveva rischiato più volte di perdere la vita, mettendo persino in pericolo i suoi amici e lei non aveva alcuna intenzione di essere ancora un peso da portare o proteggere.

Tra non molto avrebbero affrontato faccia a faccia l’uomo che aveva tolto loro tutto e lei non voleva perdere l’occasione di vendicare la morte dei suoi genitori.. anche del Re. Negli ultimi giorni ci aveva pensato tanto a lui e, come forse era ben prevenibile, alla fine aveva deciso di perdonarlo. Le era servito solo di un po’ di tempo per sbollire quelle sconvolgenti vicende.

Alla fine non poteva biasimare Nawaki. Certo, le aveva mentito tacendole ogni cosa, non solo le sue origini, ma alla fine l’aveva salva, cresciuta e amata come una figlia e questo non poteva mai dimenticarlo, non era giusto nei riguardi della sua memoria.

Increspò leggermente le labbra quando l’ennesima fitta colpì la sua mano destra, partendo dalle nocche fino ad arrivare al polso.

«Non devi mai dar peso al dolore»

Sakura trasalì sorpresa, voltandosi alla sua sinistra e riconoscendo la sagoma in piedi di Itachi Uchiha, che scrutava con ammirabile attenzione il paesaggio notturno. Non si era minimamente accorta del suo arrivo.

«Devi sempre sfruttare la sua prestanza per fortificare il tuo corpo»

La sua voce, rispetto a quella di Sasuke era molto più profonda e soave. Ogni parola che usciva dalle sue labbra era scandita con tono conciso e sicuro, proprio come la sua personalità. In quel momento non indossava il lungo mantello, perciò la giovane aveva finalmente l’opportunità di analizzare per intero il suo viso chiaro e spossato, ma comunque affascinante.

Curiosa si strinse le gambe al petto, contemplando anche lei il paesaggio davanti a sé «Tu ci sei riuscito?»

«Sono stato costretto da mio padre, anche se non ho mai accettato questo tipo di mentalità»

Il naso di Sakura si arricciò appena e quando si volse verso di lui si rese conto di essere osservava a sua volta dai suoi occhi ipnotici e profondi «Allora perché me lo stai dicendo?»

Itachi si piegò leggermente sulle gambe, ma senza sedersi, per arrivare meglio alla sua altezza. Ci mise alcuni secondi prima di rispondere «Noi siamo viventi fatti di carne e sentimenti ed è sbagliato mutare il nostro essere per uno scopo così egocentrico» Sakura rimase in ascolto, rapita da quei discorsi quasi filosofici «Provare dolore, amore e paura.. è questo che ci rende uomini. Non devi cambiare ciò che sei»

Una lieve smorfia sfuggì al controllo della rosa, posando le proprie iridi sui fili d’erba umidi sul quale si era seduta, cominciando ad accarezzarli lievemente con le punta delle dita, ma senza strapparli «Forse sono già cambiata..» sussurrò, più a se stessa che a lui.

Sentiva il suo sguardo addosso, paragonandolo quasi ad una lama invisibile che le infilzava la tempia. Itachi infondo era gentile, intelligente, abile, ma soprattutto buono. Ormai non c’erano più dubbi. Il suo animo era semplicemente logorato da una mentalità fredda e autoritaria per divenire uno dei guerrieri più forti, ma dentro di lui era comunque rimasto acceso qualcosa, e quei discorsi ne erano la prova. Davvero Fugaku era stato fiero di un figlio che aveva quasi reso un fantoccio sfornito di umanità?

«Erano belle parole» aggiunse infine, cercando di cambiare argomento, soprattutto i suoi pensieri macabri, voltandosi sorridente e onesta verso di lui «Sasuke è fortunato ad avere un fratello come te»

«Ti sbagli, sono io quello fortunato»

Sakura tentennò, mentre le labbra di Itachi rilasciarono un lieve sospiro «Dopo la Notte della Strage ho avuto paura che Sasuke diventasse una macchina da guerra priva di spirito e commozione, molto più di me» spiegò cauto, osservando un punto indefinito davanti a loro «Ma lui a differenza mia è stato salvato in tempo»

Gli specchi smeraldini di Sakura dilatarono considerevolmente quando scorse un sorriso sincero spuntare sul suo viso. Quella era la prima volta che vedeva Itachi far trasparire una qualsiasi emozione e per un attimo il suo cuore aveva perso un battito, troppo emozionata per aver assistito ad un avvenimento tanto raro, quando bello.

«Perciò credo sia doveroso ringraziarti»

A quest’ultima affermazione il corpo di Sakura sobbalzò prepotentemente, mentre il suo volto , ne era sicura, era arrossito come un pomodoro maturo. Non poteva neanche contare sull’oscurità della notte per non farsi vedere dato che Itachi – indubbiamente come Sasuke  - era un ottimo osservatore.

Troppo imbarazzata si portò impacciata una mano davanti alla bocca, cercando inutilmente di controllare la propria circolazione sanguigna «Cos.. io non ho fatto niente!»
Ancora una volta Itachi la sorprese, rilasciando una lieve e soave risata trattenuta «In questo non sei molto cambiata principessa»

Sbaglio o Itachi Uchiha aveva appena fatto del sarcasmo? Quel ragazzo la sbalordiva sempre di più, era una continua scoperta. Da una parte le era dispiaciuto non aver avuto la possibilità di conoscerlo anni prima al castello, anche se sicuramente Fugaku gli avrà categoricamente proibito di avere rapporti, se non formali, con lei. Chissà che tipo di persona sarebbe stato destinato a diventare.. però forse non era troppo tardi; forse anche lui poteva ancora essere salvato.

«Ciao Otouto»

Sakura lanciò un’occhiata all’Uchiha e quando notò il suo sguardo indirizzato alle loro spalle prese il suo esempio, notando solo in quel momento la presenza di Sasuke che era appena giunto e che continuava ad osservare il maggiore con occhi gravi e sospetti.

Ancora una volta Itachi sghignazzò, rimettendosi in piedi «Vado a riposarmi. E dovresti farlo anche tu» disse, lanciando un’occhiata amichevolmente severa alla rosa, prima di superare la figura del fratello e raggiungere il resto del gruppo disposto poco distante attorno al falò.

Nervosa, Sakura diede le spalle a Sasuke, che naturalmente prese il posto di Itachi, sedendosi per terra con gambe e braccia incrociate. La sua katana non si trovava sulla schiena, evidentemente se l’era tolta come ogni sera prima di averla raggiunta, mentre le mani erano sempre fasciate fino al gomito.

«Che ti ha detto?» enunciò infine con voce autorevole, senza alcuna intenzione di guardarla, proprio come lei.

Ormai stare insieme o vicino a lui le provocava una forte agitazione, soprattutto quando erano soli, ma cercò comunque si nasconderlo, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi «Che è fortunato ad avere te come fratello»

Il sopracciglio del moro si alzò cinico, così come lo sguardo che le riversò «Itachi è particolare, non dar peso alle sue parole»

«Troppo tardi» sussurrò lei, senza rendersene conto. Le dispiaceva sentire quei lemmi uscire dalle labbra di Sasuke. Sapeva che fin da piccolo era sempre stato molto legato a Itachi però forse col tempo il loro rapporto era cambiato.

Dopo la Notte della Strage ho avuto paura che Sasuke diventasse una macchina da guerra priva di spirito e commozione, molto più di me.

Sasuke dopo quel giorno era cambiato, l’aveva scorto pure lei quando si erano rincontrati diversi anni dopo al suo compleanno. Non era più disinvolto, divertente o brioso, era come se una parte dentro di lui fosse morta per sempre e non poteva fare a meno di comprenderlo, tuttavia, durante quel viaggio aveva riconosciuto più di una volta in lui lo stesso sguardo di quel quindicenne burbero, determinato e virtuoso.

Forse Itachi aveva ragione, Sasuke aveva rischiato di essere inghiottito dalle tenebre senza trovare più una via d’uscita e il fratello non era mai stato in grado di porgergli come si deve la mano perché lui per primo era rimasto incastrato. Eppure in tutti quegli anni accanto a lui c’erano sempre stati Naruto, Kakashi, Karin e Suigetsu, lei no. Davvero Itachi considerava lei la più importante e reale fonte della sua salvezza?

«Hai esagerato»

L’aria fresca e notturna continuava ad accarezzare dolcemente il suo viso ma in un attimo dopo quella piacevole sensazione era svanita, tutto attorno a lei era svanito. Senza rendersene conto, Sasuke aveva preso con le proprie mani la sua, studiando con notevole attenzione le nocche ferite. Il calore che sprigionava il tocco delle sue dita era paragonabile ad un gigantesco focolare.

Sasuke era troppo attento e concentrato per rendersi conto di quello che le aveva appena fatto scaturire con quel semplice gesto. Riusciva a percepire la sua pelle callosa e per un attimo si domandò se quelle fossero le stesse identiche mani che utilizzava per infrangere morte e dolore.

Senza volerlo aveva chiuso gli occhi, per godersi appieno quelle piacevoli attenzioni da parte del ragazzo. Chissà se anche lui provava quella sorta di esplosione di colori al centro del petto, se anche il suo cuore aveva cominciato a battere forte per lei.. 

La sua colonna vertebrale fu ricoperta da innumerevoli brividi quando il suo sguardo si era posato su quello duro e serio di Sasuke. Aveva sentito il cuore accelerare i suoi battiti ancora più di quando già stessero facendo, mentre il suo viso era vergognosamente arrossito.

Imbarazzata liberò la propria mano, stringendola al petto, così come le gambe «Non è niente rispetto a quello che abbiamo affrontato finora» sussurrò, utilizzando un tono ironico per cercare di rompere quella spiacevole tensione, ma per sua sfortuna l’Uchiha non lo gradì.

Si avvicinò notevolmente senza il minimo ripensamento con uno sguardo duro «Non scherzare» la sua voce era dannatamente seria e in questi casi era meglio non contraddirlo, anche se tecnicamente non aveva tutti i torti.

Sasuke era bravo a nascondere agli altri le sue emozioni, ma con lei era stato fin da subito onesto. Da quando erano partiti qualche settimana prima da Suna per lui era stata una vera e propria tortura perché ogni giorno provava sempre una forte preoccupazione per lei, Naruto e Itachi. Più di una volta si era ritrovata in pericolo e in quei momenti chissà cosa aveva provato Sasuke; paura? Dolore? Rabbia? Era proprio un’egoista.

Il moro aveva smesso di fissarla, cominciando a scrutare il paesaggio proprio come aveva fatto qualche minuto prima Itachi. Si morse incerta un labbro, mentre i suoi pensieri più logori vennero a galla, senza che lei riuscisse a trattenerli.

«Sas’ke.. è giusto avere paura?» mormorò, poggiando affranta il mento sulle ginocchia.

Con la coda dell’occhio notò che il moro non aveva mosso neanche per sbaglio un muscolo, rimanendo immobile «Tutti provano paura»

E lei ne aveva eccome. Ad ogni ora che passava si rendeva conto che la fine del loro viaggio si stava avvicinando, anche se il suo cuore pregava che, subito finito questo, ne sarebbe ricominciato un altro, ancora una volta insieme a lui.

«Andra tutto bene, vero?»

«Non posso promettertelo» mormorò, ma stavolta si volse deciso, guardandola intensamente negli occhi, permettendole così di profondarci dentro «Ma mi impegnerò perché possa accadere»

Sapeva che da parte del ragazzo non avrebbe mai avuto il giusto conforto, ma lei tutto sommato apprezzava lo stesso i suoi modi. Ogni uomo al suo posto avrebbe usato la classica positività per consolarla, mentre lui preferiva la sincerità, senza costruire castelli in aria. Anche per questo Sasuke era considerato speciale per i suoi occhi.

Completamente presa da quei pensieri piacevoli, Sakura si fece avvolgere dalla stanchezza accumulata che si era improvvisamente presentata, addormentandosi appoggiata alla spalla forte dell’amico. Lui intanto era rimasto fermo, incapace di muoversi o studiare la raduna che si stagliava davanti a loro.

La sua mente era stata nuovamente occupata dal suo profumo, ormai divenuto fonte del suo benessere. Anche diverse settimane prima la ragazza si era addormentata su di lui, quando ancora stavano scappano dal Paese del Fuoco e solo in quel momento si rese conto che i suoi sentimenti si erano notevolmente accentuati. Ricordava di aver provato vigore e conforto, ma stavolta c’era qualcosa in più: la consapevolezza di amare veramente Sakura.
 


**



Come i precedenti giorni, il gruppo si era ridestato all’alba. Per tutto il tempo avevano mantenuto un’andatura veloce, soprattutto quando l’erba e la terra era stati pian piano sostituiti dalla calda e morbida sabbia. Il sole picchiava notevolmente, ma nessuno era propenso a fermarsi per far rallentare gli altri.

«Ecco Suna!» esclamò Naruto euforico, con una mano davanti al viso per farsi ombra.

La città era già ben visibile e tutti tirarono un sospiro di sollievo, anche Hinata, che riprese a camminare sui granelli movimentati con qualche difficoltà; prima d’ora non aveva mai attraversato un deserto e la sua gola cominciava a reclamare una certa sete.

«Ce la fai Hinata?» domandò improvvisamente il biondo con tono premuroso, stringendole amorevolmente la mano per aiutarla.

Lei sorrise, ricambiando la sua stretta «Tranquillo Naruto-kun»

In meno di un ora, poco dopo l’orario di pranzo, il gruppo giunse dinanzi  alle famose porte cittadine, imboccando immediatamente la strada che conduceva a palazzo, sotto gli occhi curiosi e attenti delle persone, che in quel momento sembravano in pieno fermento.

Sakura notò che alcuni di questi stavano preparando delle bancarelle, ornandole con qualche addobbo.

Arrivati di fronte all’immenso palazzo color grano, cominciarono a camminare lungo il solito corridoio aperto al pubblico, fino ad incrociare alcune guardie che gli sbarrarono la strada.

«Fermi! Chi siete?»

«Lasciateli passare»

La voce ferma e autoritaria di Gaara obbligarono i due giovani uomini ad inchinarsi con rispetto e allontanarsi, dando così la possibilità al loro sovrano insieme ai propri fratelli di accogliere quei nuovi e numerosi ospiti. Tsunade rimase un attimo interdetta dall’agiatezza di quel luogo, dato che in passato non aveva mai avuto modo di visitarlo e quando incrociò il viso del giovane Re pensò immediatamente a Rasa. In effetti, esteticamente, si somigliavano molto.

«Bentornati» come suo solito, Gaara mantenne un tono calmo e soave, anche se i suoi occhi cristallini si posarono immediatamente sulla figura di Sakura, per accertassi che stesse bene «Spero che questa improvvisa e problematica missione non vi abbia troppo spossati»

Kakashi fece un passo avanti, posando una mano sul petto con ossequio «Maestà, chiediamo perdono per il nostro silenzio, ma non abbiamo avuto altrimenti»

«I vostri compagni mi hanno già più o meno informato, ma è meglio continuare a parlare da un’altra parte» lo anticipò subito il rosso, indicando con un cenno del capo una porta, incitando i presenti a seguire Kankuro.

Gaara lanciò ancora un’occhiata a Sakura e successivamente a Hinata. Nel frattempo Tsunade si era già incamminata verso la sala dove si sarebbe svolta sicuramente una fugace riunione.

«Temari, ci pensi tu a loro?»

La bionda annuì, aspettando che suo fratello chiudesse le porte.

Le guidò in una direzione completamente opposta, fino a raggiungere una stanza vuota e luminosa. Sembrava una specie di bagno molto lussuoso, dato che al centro giaceva una piccola piscina già colma d’acqua tiepida, dei saponi, teli di seta e asciugamani. Temari prese alcuni di quest’ultimi, offrendoli alle ragazze, che accettarono ben volentieri.

«Che hai fatto ai capelli?» domandò la bionda curiosa, sedendosi sul bordo della vasca insieme alle altre, che cominciarono a pulirsi il viso e parti del corpo dai residui di sudore e sabbia.

Sakura ridacchiò, sfiorando le punte corte «È una lunga storia. Comunque lei è Hinata»

Le due si lanciarono uno sguardo di sufficienza e quando Temari notò le sue labbra secche si apprestò a prendere una bacinella e ripiene alcuni bicchieri di acqua fresca. La Hyuga gioì mentalmente.

«Hinata si è unita a noi perché i membri del suo villaggio sono stati catturati dall’Akatsuki e vogliono sicuramente usarli come ostaggi» spiegò brevemente Sakura, dato che Temari non avrebbe ascoltato insieme ai fratelli tutte le vicende accadute.

Seccata, la bionda incrociò le braccia «Quindi pretendono che noi andiamo direttamente da loro, giusto?»

La rosa annuì, seguita dalla mora «Sicuramente staranno già informando Gaara di tutti gli avvenimenti»

«Non è un problema, durante la vostra assenza mio fratello si è dato da fare. Ha già avvertito gli altri Re e tutti sono intenzionati ad aiutarci a liberare la tua terra»

Colta di sorpresa, Sakura strabuzzò gli occhi, mentre Hinata si portò al petto una mano «Q-quindi scoppierà una vera e propria guerra?»

In quel momento il suo unico pensiero era rivolto a Neji, Ino e gli altri e non poteva fare a meno di preoccuparsi, dato che sicuramente i Re non avrebbero agito con discrezione, a differenza delle innumerevoli missioni al quale Naruto era abituato a svolgere.

Alla sua domanda Temari alzò le spalle «Dipenderà tutto dalla fermezza dei nostri avversari»

Le giovani rimasero per un altro po’ di tempo all’interno di quella stanza dedicata alla balneazione, spiegando a Temari tutto quello che avevano scoperto, compresa anche la vera identità della rosa. Anche lei –giustamente - era rimasta alquanto sorpresa, ma non diede troppo peso alla cosa dato che in quel momento il problema che preoccupava tutti era ben maggiore.

Una volta tornate al punto in cui si erano separate dagli altri la grande porta si aprì e la prima persona che varcò la soglia fu Gaara, seguito da Naruto e Sasuke, che raggiunsero immediatamente le ragazze. Tsunade, insieme a Itachi e Kakashi furono scortati da Kankuro da un’altra parte.

Sakura studiò attentamente i due amici, notando immediatamente i loro volti contratti da un’espressione seria, troppo seria.

«Tutto bene?»

Naruto incrociò le braccia stizzito, ma Sasuke lo precedette, restando comunque pacato «Domani partiremo con un esercito per Konoha»

«Cosa?»

Sakura, così come Hinata sussultarono sorprese. Loro pensavano che quel piccolo ritrovo fosse stato fatto per informare il Re, non di organizzare i loro successivi movimenti. Per un secondo la rosa ci restò male, dato che anche lei era interessata a contribuire a tali decisioni, ma preferì rimanere in silenzio.

Sasuke sospirò, scompigliandosi spossato i ciuffi ribelli della fronte; a quante pare anche lui non era molto a favore di quella improvvisa decisione «I Re hanno deciso ancora prima del nostro arrivo»

“Certo che hanno proprio il brutto vizio di decidere le cose senza prendere in considerazione nessuno” rifletté Sakura, ma un attimo dopo un altro pensiero echeggiò nella sua testa.

«E.. andrete anche voi?» riuscì a dire, cominciando a torturarsi nervosamente le dita delle mani.

Naruto annuì, alzando sicuro un pugno e strizzando gli occhi con aria tutt’altro che scoraggiata «Mi sembra logico Sakura-chan!»

«N-Naruto siamo appena tornati da un lungo e faticoso viaggio, non sarebbe meglio che voi vi riposiate?» enunciò la timida Hinata, che sembrava profondamente contrariata e preoccupata al contempo, proprio come Sakura, che annuì a sua volta.

«Hinata ha ragione. Tutti i Re hanno preso posizione e avere due uomini in meno per loro non fa differenza»

Non potevano andare. Dirigersi verso il nemico così a spada tratta significava morte certa e lei.. Naruto e Sasuke avevano più volte rischiato di perdere la vita, non potevano partecipare anche a quella – quasi – insensata follia. Perché i Re avevano preso la scelta più pericolosa e violenta?

I suoi occhi si erano leggermente inumiditi, ma non aveva alcuna intenzione di piangere, soprattutto di fronte a Sasuke che la stava letteralmente fulminando con lo sguardo.

«Non puoi chiederci questo Sakura»

Annuì appena, imbarazzata, rendendosi conto che in quel momento si stava comportando solo come una bambina capricciosa. Anche Naruto e Sasuke non approvavano quella scelta però loro si assumevano le proprie responsabilità senza proferire parola e poi.. entrambi avevano un conto in sospeso con quegli uomini.

«Sakura»

I quattro ragazzi si voltarono all’unisono, riconoscendo la figura di Gaara avvinarsi a loro gradualmente, dedicando solo il suo sguardo azzurrino alla ragazza dai capelli corti ancora prostrata «Sono felice che tu stia bene»

Un lieve sorriso ornò le labbra di Sakura, anche se molto amaro «Grazie Gaara»

Sicuramente al rosso non era sfuggito niente, neanche il discorso che pochi secondi prima stavano polemizzando, ma nonostante tutto decise di tacere, tenendosi per sé i suoi pensieri «Sei libera di pernottare qui insieme alla tua amica stanotte»

Hinata, presa in causa, sussultò appena, ma poco prima di aprir bocca per dire qualcosa Naruto l’anticipò, abbracciando possessivamente le sue spalle minute e stringendola a sé.

«Grazie maestà, ma Hinata ha già un posto dove dormire» enunciò Naruto con uno dei suoi brillanti sorridi, dimenticando ancora una volta i modi garbati e rispettosi, ma per sua fortuna Gaara non era un tipo fissato troppo con l’etichetta.

In compenso, la mora arrossì come suo solito, rischiando addirittura di svenire davanti a tutti per quell’improvvisa uscita da parte del biondo.

Gaara rimase impassibile, contestando con un semplice cenno col capo «Comunque se vi può interessare stasera si festeggia come ogni anno la fondazione di Suna. So che è molto irrispettoso solennizzare prima di un’imminente battaglia, ma è stata una casualità e il mio popolo è sempre stato legato a questa tradizione»

Per Sakura fu facile collegare quell’informazione a quello che aveva scorto non appena erano giunti a Suna.

«Ti ringrazio Gaara»

«Vieni, ti mostro le tue stanze»

La rosa annuì adagio, ma prima di seguire il rosso lanciò un ultimo sguardo ai suoi amici, notando solo in quel momento l’espressione indecifrabile di Sasuke che le stava riservando. Si morse incerta il labbro, non riuscendo a comprendere il suo stato d’animo. Era arrabbiato per prima?

«C-ci vediamo dopo ragazzi» e senza aggiungere altro affiancò Gaara, iniziando a salire una rampa di scale che era a sua volta vigilata da una delle tante sentinelle presenti.

Naruto, che per tutto il tempo aveva osservato curioso la scena, studiò attento la reazione inattesa di Sasuke, che era rimasto a scrutare il punto in cui era salita Sakura. Le sue labbra si arricciarono scaltre e con voce divertita si avvicinò al suo orecchio, portando una mano davanti alla bocca per non farsi sentire.

«Occhio teme.. il Re è appena diventato il tuo rivale in amore»

Sasuke contrasse la mascella e diede sfogo alla sua migliore espressione irata, prima di lasciar andare il pugno e colpire in pieno il suo naso a patata.
«Ahia! Questa me la pagherai teme!»

«N-Naruto-kun fermo!»

Sakura, intanto, aveva raggiunto il secondo piano. Anche questo era notevolmente esteso, così come i corridoi che erano ben illuminati grazie alla presenza di diverse candele e finestre prive di tende, permettendo così ai raggi solari di far luce e rischiarare i bellissimi affreschi presenti sul soffitto.

Gaara, che camminava leggermente più avanti rispetto a lei, si fermò davanti ad una delle tante porte in legno rosso, aprendola, ma senza entrare, permettendo così alla giovane di vedere il suo interno.

«Spero che questa ti vada bene»

Quella che le si presentava davanti era una semplice camera da letto dalle medie dimensioni. Il letto matrimoniale era ornato da semplici lenzuola chiare, creando un piacevole contrasto con la pavimentazione in parquet scura. C’era persino un’altra porta – sicuramente conduceva al bagno personale – e una terrazzina.

Sakura rimase ad ammirarla, ma senza la dovuta attenzione, mentre le sue braccia continuavano a stringere insicure il proprio busto «Anche troppo. Ti sono davvero molto grata Gaara» disse semplicemente con tono distratto.

Il rosso restò diversi secondi in silenzio, sfruttando quei momenti per scrutarla meglio «Sakura, so che non sei d’accordo di questa iniziativa e che preferivi esserne partecipe, ma in vostra assenza non sono riuscito a tenere a freno l’indignazione dei Re quando ho raccontato loro quello che è successo a Nawaki»

Il sorriso di Sakura divenne amaro, rendendosi conto che per gli altri era un vero e proprio libro aperto, ma in quel momento non riusciva a nascondere la sua indignazione, soprattutto dopo aver incrociato quello sguardo poco piacevole con Sasuke.

«So anche quello che questo viaggio ti ho portato a scoprire»

In un attimo tutto il suo risentimento svanì, lanciando al vecchio amico uno sguardo indagatore. Durante la riunione avevano pure parlato di lei?

Aveva una voglia matta di urlare. Perché l’avevano messa in disparte? Non era una bambina e lei era in grado di assumersi le sue responsabilità! Aveva già in mente di rivelare a Gaara quell’assurda scoperta, ma avrebbe preferito farlo di persona.

Troppo stanca di pensare, Sakura rimase ferma di fronte alla porta, senza riuscire a dire nulla, colta ancora troppo alla sprovvista. Poi prese a ridacchiare, un riso funesto, per via dell'incoerenza che in poco tempo era stata costretta a subire nei confronti della sua persona «Mi dispiace Gaara, so che vedevi in me una futura Regina, ma non sono mai stata la persona che tutti credevamo che io fossi»

Una mano si posò sulla tempia, cominciando a massaggiarla con movimenti circolari per cercare di colmare quell’improvviso dolore alla testa.

«Non mi importa»

Sakura si volse verso il ragazzo, sgranando gli occhioni.

«Anche se tu non sei la reale figlia e non possiedi sangue nobile, Nawaki era intenzionato a cedere a te la sua terra perché ti considerava come tale e mi sembra doveroso rispettare questa sua decisione»

Sakura continuò a pensare a quelle parole dette – come sempre – con spontaneità, percependo perfettamente il rossore che si era appena sprigionato sulle sue gote. Perché la conversazione aveva preso inaspettatamente quella piega imbarazzante?

«Perciò, se tu lo vorrai, alla fine di tutta questa storia puoi sempre prendere in considerazione la mia proposta» la mano si Gaara si posò sulla sua guancia ancora prima che se ne rendesse conto, regalandole una gelida carezza «Buona serata Sakura»

Una volta sparito lungo il corridoio, Sakura si chiuse la porta dietro le spalle, poggiando pesantemente la nuca. Le palpebre dei suoi occhi si abbassarono lentamente, così come il sospiro che sfuggì dalle sue narici. Perché in quel momento si sentiva così frustrata? Ma soprattutto, perché nella sua testa rimbombava solo il nome di Sasuke?

Il quel momento le sembrava di percepire il suo sguardo freddo addosso, come se avesse fatto qualcosa di sbagliato. Era giusto prendere in considerazione le parole di Gaara? Forse era troppo paranoica, forse Sasuke a discrepanza di lei non era minimante interessato a fantasticare un possibile futuro sereno.. con lei.

Sakura lui ha sempre mirato a ben altro, lo sai.

Si lo sa, ma non poteva fare a meno di sperare in un’idea diversa. Sospirò.

 “Perché deve essere tutto così complicato?”

Snervata da quelle assurde ossessioni la giovane raggiunse l’unica porta presente, che come aveva ben ipotizzato conduceva al bagno. Si tolse di dosso la parte superiore rossa che tempo addietro le aveva regalato Ino, poggiandola sopra una seggiola, seguita poi dai restanti vestiti.

Indugiò un attimo di fronte al grande specchio dove poteva perfettamente ammirare il suo corpo nudo. Si rese conto che i suoi avambracci si erano leggermente tonificati - anche se lievemente -, le scapole più scavate e le cosce fortificate. Quel viaggio l’aveva condizionata non solo mentalmente, ma anche fisicamente e per la prima volta si sentì davvero bene, ma..  mancava ancora qualcosa per colmare quella piccola scavatura che le si era formata al centro del petto.

Scosse la testa energicamente, aprendo immediatamente il rubinetto della lussuosa vasca e senza neanche aspettare l’arrivo dell’acqua calda si immerse, percependo immediatamente l’irrigidimento dei muscoli, seguito da un piacevole appagamento.

Rimase immersa fino a quando la sua pelle delle sue mani non si raggrinzì eccessivamente. Prese il primo accappatoio bianco appeso e quando tornò a piedi nudi nella camera decise di controllare l’armadio. Sorrise appena quando notò diversi abiti appesi. Sicuramente Gaara aveva preparato quella stanza per lei già da parecchio tempo dato che i vestiti sembravano coincidere perfettamente con la sua misura.

Curiosa, decise di prendere il primo che aveva attirato la sua attenzione: un semplice kimono lungo e verde con incantevoli motivi floreali rossi e bianchi. La sua forma era molto simile a quello che aveva indossato per il suo compleanno, con l’unica differenza che questo godeva di una gonna leggermente più stretta e corta, lasciandole le caviglie spoglie.

Continuò a specchiarsi girando su se stessa per capire se le stava bene quando un rumore sospetto attirò la sua attenzione. Uscì dal bagno, puntando i suoi occhi sulla porta, pensando che forse qualcuno aveva bussato, ma dovette ricrederci quando un’improvvisa ombra apparve sulla terrazza, facendola saltare sul posto.

Aprì immediatamente la soglia interamente di vetro, discernendo la figura di Sasuke poggiato con la vita sulla ringhiera e le braccia incrociate.

Prontamente le sue guance arrossirono quando il suo occhio ossidiana, insieme al Rinnegan rimasero a contemplare con la sua immancabile attenzione il suo corpo fasciato dal kimono.

Si strinse appena le braccia attorno la vita; in quel momento si sentiva nuda di fronte a lui «Sasuke, che ci fai qui?!»

Osservarla.

Il suo istinto lo aveva vincolato a rimanere immobile e, indugiando, si era accorto che da quando si era presentata davanti a lui l'unica cosa che potesse permettersi in quel momento di fare era proprio osservarla.

I suoi occhi avevano immediatamente catturato la perfetta consistenza della sua pelle, bianca e lievemente rosata in prossimità delle guance. I piedi scalzi insieme ai capelli dal taglio corto le rendevano un’aria puerile eppure il suo corpo fasciato da quel semplice vestito urlava l’esatto contrario.

Senza far trasparire nulla strinse la mascella, dandosi immediatamente dell’idiota per quei pensieri notevolmente poco casti che per la prima volta aveva vagheggiato su di lei. Gli sembrava quasi irrispettoso nei suoi confronti.

Si schiarì la voce, senza cambiare posizione «Naruto vuole partecipare ai festeggiamenti con Hinata, così mi ha costretto a venirti a prendere»

In effetti quella non era una bugia. Per quella sera si era già prefissato un programma completamente diverso, ma come al solito l’amico biondo aveva rovinato tutto e dato che non aveva alcuna intenzione di farsi scervellare il cervello dalla sua irritante voce aveva ceduto subito.

Guarda teme che se stasera non verrai ci penserà Gaara a fare compagnia a Sakura’

Ok, doveva ammetterlo: quel commento l’aveva piuttosto corrucciato e forse era divenuto il secondo motivo del perché fosse giunto lì, ma sicuramente non l’avrebbe mai ammesso al dobe. Certe volte quel tipo si tramutava nel perfetto emblema del male.

Senza dar troppo peso a quell’asserzione contrariata Sakura sorrise contenta, rientrando dentro «Dammi due minuti»

Raggiunge velocemente il bagno, sperando di non inciampare, dato che la stretta gonna non le permetteva di realizzare movimenti complessi, indossando le ballerine posate ai piedi della sedia dove ancora si trovavano i vecchi vestiti impolverati.

Speranzosa, cominciò a cercare dentro alcuni armadietti, trovando diversi oggetti cosmetici. Prese due forcine rosse nascoste in mezzo ad alcuni saponi, adoperandoli per bloccare il ciuffo che continuava a sfuggirle da dietro l’orecchio, dato che si era tolta la fascia dalla testa.

Tornò entusiasta in camera – sperando di non essere troppo ridicola con quei cosi in testa -, notando che Sasuke era rimasto fuori e la guardava con un sopracciglio alzato. Si fermò di fronte all’ingresso e poggiò una mano sopra la maniglia per aprirla, ma Sasuke non si muoveva.

Si voltò confusa verso di lui «Che fai, non vieni?»

L’Uchiha la incitò nel raggiungerlo, mentre un ghigno spuntò dal suo viso. Sakura, una volta avvicinata, seguì il movimento del suo mento, che indicava dietro di lui i sei metri di altezza che portavano direttamente a una delle strade principali di Suna.

«Preferisco da qui»

La rosa sbiancò, capendo le intenzioni dell’amico, ma non disse nulla. Si affacciò leggermente dalla terrazza, ma ancora prima di pensare che forse uscire dalla porta era la scelta più saggia da fare sentì i propri piedi non toccare più il terreno.

In meno di un secondo, dopo un forte vento, si era ritrovata in strada con gli occhi strabuzzati dalla sorpresa, mentre Sasuke la poggiò delicatamente a terra. Tenne comunque le dita strette alla maglia scura del ragazzo, cercando di ingoiare il fastidioso magone che le si era bloccato in gola durante il salto.

Lo sguardo omicida che la rosa gli riservò gli fece capire il messaggio: non farlo mai più. Alzò arreso entrambe le mani e insieme cominciarono a camminare, fino a raggiungere la zona delle bancarelle piene di persone.

Il tramonto era giunto quasi alla sua fine, lasciando comunque una lieve linea rossastra sui tetti delle case e le lontane colline sabbiose che circondavano la città, creando una piacevole sensazione che rispecchiava perfettamente Suna e i suoi abitanti - un’atmosfera completamente diversa rispetto a Tanzaku -, che in quel momento sprigionavano allegria da tutti i pori, proprio come un fulmine biondo che in quel momento stava correndo nella loro direzione con un braccio alzato.

«Ehi! Sakura-chan!»

Sakura sorrise, notando che l’amico portava una semplice maglietta arancione e pantaloni scuri. Anche Hinata, dietro di lui, si era cambiata d’abito, con indosso un elegante quanto semplice kimono color lilla, anche se non aveva idea di come l’avesse ottenuto; forse Naruto l’aveva costretta a comprarlo in uno dei tanti negozi presenti in città. 

«Che bello sei venuta! Vedrai ti divertirai da morire! Faranno scoppiare anche i fuochi d’artificio!» il quel momento Naruto sembrava un bambino spensierato e solo in quel momento la rosa notò qualcosa stretto alla sua mano «Guarda ho pure vinto un pesce rosso e credo che lo chiamerò.. Naruto Junior! Oppure Ramen, che ne dici?»

Rise di gusto, osservando intenerita il piccolo animale dalla lunga coda nuotare tranquillo all’interno della sua bustina di plastica piena d’acqua.

Sasuke invece ebbe una reazione opposta, massaggiandosi affranto la fronte con la punta delle dita «Sei serio?» sbuffò, senza comunque riuscire a infrangere l’allegria che in quel momento attanagliava l’amico.

«Certo! Hinata mi ha già detto che si prenderà cura di lui»

La mora annuì timida, accettando tra le mani il sacchetto, stando attenta a non smuoverlo troppo; non voleva rischiare che Naruto Junior avesse vita breve.

«Tsk» Sasuke alzò gli occhi al cielo, obbligando Naruto a borbottare frasi sconnesse.

Tanto per cambiare, i due cominciarono a bisticciare, mentre le due ragazze presero a girare attorno le gradevoli bancarelle. Molte di queste esponevano cibo appena cotto e mini attività con in palio oggetti o – come era capitato a Naruto – qualche pesciolino da poter tenere in casa come animaletto domestico.

Sakura sorrise gioiosa quando alcuni bambini le superarono in corsa per raggiungere un carretto che liquidava gustosi dolcetti.

«È incredibile, questa è la prima volta che partecipo ad un importante evento» sussurrò appagata, voltandosi vero la mora, che annuì di rimando.

«Già, è tutto così bello»

Dopo un rumoroso scambio d’insulti - attirando per giunta gli sguardi di alcune persone – Naruto e Sasuke affiancarono le due ragazze, entrambi con le braccia incrociare e i volti ruotati in direzioni opposte. 

Continuarono a seguire le due giovani, che allegre si fermavano ad osservare qualche oggetto in mostra che attirava la loro attenzione. In realtà qualsiasi cosa allettava Sakura; provare finalmente quelle piacevoli commozioni le pareva un sogno dato che più di una volta, quando era piccola, aveva provato a chiedere a Nawaki di visitare Konoha durante uno dei tanti festeggiamenti per vedere come venivano svolti, ma ogni volta si bloccava ancora prima di formulare la frase, con la paura di farlo arrabbiare.

Improvvisamente, Naruto arrestò la sua camminata, attirando così l’attenzione dei suoi compagni.

«Nonno.. nonna?»

I quattro guardarono incuriositi una brilla Tsunade, che si avvicinava a loro con passi incerti in compagnia di Jaraiya, anche lui piuttosto alticcio e un bicchierino ricco di sakè in mano. La donna invece stringeva direttamente la bottiglia.

«Ciao ragazzi!» esclamò l’uomo, alzando in aria l’oggetto, facendo cadere qualche goccia trasparente.

Naruto, ancora scombussolato, si grattò confuso la testa, spettinando più del dovuto la sua capigliatura «Vi conoscete?»

Un sorriso smagliate - incredibilmente somigliante a quello di suo nipote - ornò il volto allegro di Jiraiya, che abbracciò fraternamente con l’altro braccio le spalle robuste della donna «Eccome! Io e Tsunade siamo cresciuti praticamente insieme, vero?»

Gli occhi color nocciola - decisamente rossi e lucidi per via dell’alcool ingerito -, fulminarono minacciosi l’amico, soprattutto quando la sua mano si posò con disinvoltura su uno dei suoi seni grandi e sodi.

«Togli le tue mani da lì Jiraiya, o ti spedisco altrove»

L’uomo scoppiò in una fragorosa risata, spostando l’arto, ma senza sciogliere la stretta «Dopo tutti questi anni non è mai cambiata!» affermò divertito, regalando un’occhiata ammiccante a Hinata e successivamente a Naruto - alzando addirittura il pollice -, che sussultò imbarazzato per modi spigliati di suo nonno.

Senza aggiungere altro, i due si allontanarono barcollanti, sparendo tra la folla che stava pian piano divenendo più numerosa, pedinando una direzione precisa.

Cercando di non pensare alla figuraccia fatta, Naruto seguì la rotta delle persone, sorridendo poi emozionato in direzione della mora «Hinata tra poco lanceranno i fuochi d’artificio, cerchiamo un posto tranquillo per vederli!»

«V-va bene» sussurrò lei, stringendosi nelle spalle.

L’Uzumaki prese velocemente la sua mano, iniziando a trascinarla in mezzo alla grande calca, dimenticandosi completamente di Sasuke e Sakura, che naturalmente rimasero impalati al centro del marciapiede sabbioso.

Ingombrata, la rosa cominciò a torturarsi come suo solito le dita, notando con la coda dell’occhio che Sasuke pareva invece piuttosto tranquillo, dato che serbava annoiati sguardi di circostanza alle persone che camminavano attorno a loro.

Anche lei ci teneva tanto a vedere i fuochi d’artificio, ma non aveva idea se l’Uchiha fosse del suo stesso avviso; infondo era stato obbligato da Naruto a sopraggiungere lì perciò, dato che il biondo non si era fatto troppi problemi ad abbandonarli, forse il moro voleva sfruttare quell’opportunità per andarsene.

Si sistemò impacciata una delle forcine, dato che si era leggermente allentata, regalando poi all’amico un sorriso tirato «Sasuke, pensi che da qui riuscirò a vederli?»

Non poteva obbligarlo a restare lì insieme a lei. Anche se vederli da sola le avrebbe causato dispiacere cercò comunque di nasconderlo.. cosa piuttosto difficile dato che Sasuke continuava a guardarla circospetto e a lei stava venendo un fastidioso crampo alle labbra.

 «Vieni»

L’espressione di Sakura sembrava una barzelletta: la sua bocca era rimasta aperta e con un lieve sorriso confuso, mentre gli occhi continuavano a sbattere prepotentemente, provocandole un fastidioso prurito sulle gote, dato che le lunghe ciglia le solleticavano ogni volta la pelle.

Scosse energicamente la testa, raggiungendo Sasuke con una lieve corsetta – dato che non si era fermato ad aspettarla-, che continuava ad avanzare nella direzione opposta rispetto alle altre persone. Che aveva in mente?

Camminarono in completo silenzio, superando il quartiere che era stato interamente ornato per i festeggiamenti; di conseguenza, non c’era nessuno a parte loro. Sasuke la distanziava di tre passi e Sakura cominciava a turbarsi, ma rimase comunque in silenzio.

Improvvisamente, il moro svoltò in un angolo stretto e buio. Lo strano magone che si era formato nella gola della rosa aumentò , ma cercò di darsi coraggio, riprendendo a i propri passi. Nonostante fosse un semplice vicolo era molto lungo e, una volta giunti alla fine, Sasuke guardò verso l’alto, dove si stagliava uno dei tanti edifici presenti attorno a loro. Sakura capì che si trovavano sul retro di una abitazione.

Aprì bocca per chiedere finalmente dove diamine l’avesse portata, ma quando Sasuke le indicò alla loro destra una piccola scala di legno dovette rimangiarsi le parole. Questa portava direttamente al tetto e, una volta salita, capì l’identità di quel luogo.

«Perché siamo sul tetto di casa tua?»

Sasuke non disse niente, raggiungendo il bordo e lasciando penzoloni i piedi ricoperti dai soliti sandali. Anche lui come Naruto non indossava la divisa Ninja, ma un semplice abbigliamento nero con le maniche lunghe. Le bende alle mani erano state tolte e il ciuffo scuro era stato leggermente sistemato davanti l’occhio destro, di sicuro per cercare di nascondere agli abitanti le sei tomoe del Rinnegan.

Un dolce sorriso spuntò sulle labbra sottili di Sakura quando vide davanti a lei per intero il perfetto panorama di Suna, comprese le possenti spalle del figlio minore del clan Uchiha. Si sedette vicino a lui, alla sua destra, mantenendo comunque una giusta distanza.

Le mura della città, insieme a tante altre zone erano completamente al buio, solo il sobborgo dove si apprestava ancora la commemorazione rilasciava una flebile luce giallastra, illuminando così quella quiete notte riarsa.

Ancora una volta Sasuke era stato capace di leggere i suoi sentimenti con un semplice sguardo. Da quell’altezza avrebbero sicuramente ammirato nella loro pienezza i fuochi, senza essere disturbati o rischiare di procurarsi un terribile torcicollo.

Si volse grata verso di lui, ma poco prima di dire qualcosa un’ombra sospetta attirò le sue iridi verdeggianti. Solo in quel momento la ragazza notò la presenza di un piccolo livido violaceo macchiare l’osso del suo zigomo. Senza riuscire a trattenere una risata, Sakura lo sfiorò con le dita, attirando così l’attenzione del suo possessore.

Si volse lentamente verso di lei, scrutandola col suo Rinnegan, riportando poi la sua attenzione davanti a sé, non prima di aver rilasciato un sospiro scocciato.

 «Naruto..» disse saltando, facendo capire alla ragazza la fonte di quel piccolo dettaglio.

La sua ilarità si accentuò «Quando la smetterete di comportarvi come bambini?»

«Mh..»

Quel pomeriggio, quando Naruto gli aveva parlato in quel modo aveva perso immediatamente la testa. Anche a lui non era sfuggito il comportamento preservatore del Re nei confronti di Sakura, ma allo stesso non riusciva a darsi una risposta del perché gli desse così fastidio, perciò aveva voluto usare il dobe come bersaglio di sfogo, peccato che subito dopo aveva ricevuto la sua risposta. Fortuna che in quel momento si trovasse Hinata a colmare la loro furia omicida - che in realtà avrebbe preferito riversare su Gaara, ma sapeva che un’azione del genere era impensabile, ma soprattutto infantile.

Fece un altro sospiro, stavolta atterrato, coprendosi poi con una mano gli occhi. Simultaneamente aveva alzato una gamba, permettendo così al gomito di poggiarlo sul ginocchio per stare più comodo.

Ormai non si riconosceva più.

Dopo la Notte della Strage aveva preferito seguire una filosofia rigida e articolata, senza permettere a nessuno di romperla, persino a Naruto e Itachi. In tutti quegli anni la sua mente era rimasta vuota, dedicandosi solo al compimento delle missioni che gli venivano affidate, senza implicazioni razionali. Era diventato uno strumento sfornito di umanità , eppure..

«Senti Sas’ke, riguardo a oggi pomeriggio.. non volevo farti arrabbiare»

Eppure quando i suoi occhi avevano incontrato i suoi dopo otto anni tutto si era sgretolato.

Si orientò in direzione della ragazza, che come suo solito torturava le piccole e sottili dita poste sul bacino, segno che quel discorso che aveva appena immesso la metteva a disagio. L’insicurezza di Sakura nel dover sbagliare qualcosa lo considerava insensato, ma al tempo stesso unico e singolare. Non aveva mai conosciuto oltre a lei una persona così attenta all’integrità dell’altra persona.

Di sicuro si riferiva al loro discorso fatto a palazzo, cosa che lui aveva completamente rimosso, dato che non gli aveva dato – a differenza sua – un importante peso.

«Non sono arrabbiato» mormorò calmo, lasciando il gomito gravato e il resto del braccio penzoloni.

Un leggero venticello colpì i loro visi, facendo ondulare le capigliature dalla tonalità opposta. Sakura era tornata a sorridere serena dopo le parole dell’amico, dedicando così la sua completa attenzione allo scenario innanzi a loro.

Rimasero per tutto il tempo a meditare il silenzio che guarniva quella notte, fino a quando una fulminea linea incandescente aveva raggiunto un punto alto del cielo notturno ricco di stelle, esplodendo poi in un rumoroso boato che illuminò i loro visi di rosso.

Susuke osservò con discreto interesse lo spettacolo di colori che, a suo avviso, era troppo rimbombante. Non si era mai negato di ammirare lo scenario dei fuochi d’artificio, ma al contempo non lo avevano mai suggestionato come accadeva alla maggior parte delle persone. Forse perché semplicemente non era come le altre persone, non più ormai..

E allora perché il suo cuore aveva preso a battere come ogni essere umano? Perché considerarsi diverso, quando un semplice e lieve tocco sulla sua mano gli provocava tale effetto?

Sasuke dimenticò completamente ogni cosa quando si volse verso Sakura, osservandola attentamente. Lei continuava ad ammirare come una bimba raggiante quei fragori pitturati su una tela scura, mentre la piccola mano si era andata a depositare sulla sua, stringendo con una lieve pressione il suo dito mignolo e l’anulare.

«Sono così belli..» sussurrò lei, ancora con occhi ipnotizzati.

Il calore che si depositò sulle sue guance divenne vigoroso, oppure non poteva fare a meno di considerarlo piacevole. Le suoi iridi rimasero impiantate sulla sua pelle, che grazie alla luce sembrava ancora più liscia. Il suo sorriso, la sua fronte evidente, il profilo del suo naso da sempre considerato perfetto.. tutto ciò che i suoi occhi avvistavano gli provocavano solo fremiti.

«Sono sempre riuscita a scorgerli dalla finestra della mia vecchia camera, ma in questo momento mi sento come se li stessi vedendo per la prima volta» continuò ancora lei, con voce attonita «È bello essere liberi e vedere tutto questo»

Un qualcosa aveva rallentato le immagini. Le tomoe di Sasuke seguirono con ragguardevole attenzione il volto della giovane girarsi in sua direzione, sostituendo quello straordinario sorriso con dei lineamenti impacciati e timidi. Le pupille nere di Sakura continuavano a tremare con irruenza, come se non riuscisse a decidere quale parte del suo viso focalizzare.

Ormai i boati erano un suono lontano, e completamente trasportato da quelle bellissime percezioni, Sasuke vide davanti a lui una giovane e timida Sakura dai lunghi capelli, con indosso un grazioso vestitino verde; la stessa sera in cui avvenne la Notte della Strage, quando si trovavano sul tetto.

Ma stavolta sarebbe andata diversamente.

Lui quella notte, prima che accadesse tutto quello, era così felice. Avrebbe voluto dirglielo, fin dal primo istante in cui aveva compreso quanto le volesse bene, però.. per tutto il tempo che avevano trascorso insieme non era mai riuscito a confessare i suoi sentimenti. Solo in quel momento si rese conto che quelle parole erano sempre rimaste conficcate nel suo cuore , ma di fronte ai suo occhi la sua voce..

Stavolta aveva la possibilità di rimediare, di darsi una possibilità, anche se il suo corpo aveva oramai preso da tempo il controllo della situazione. Non si rese nemmeno conto della sua mano che si era andata a depositare sulla sua guancia, portando una ciocca ribelle dietro la forma perfetta del suo orecchio, accarezzando poi la guancia accaldata e il collo bianco.

Da quella minima distanza riuscì finalmente a scorgere dopo tanto tempo le sue lentiggini sul naso, divenute più astratte. Percepiva il suo respiro caldo e agitato sulla sua pelle anch’essa ardente, mantenendo comunque uno sguardo fermo e deciso, forse per cercare di mantenere integrato il suo orgoglio maschile, ma ancora una volta Sakura lo prese in contropiede, sfoderando la sua arma migliore: nel momento in cui il suo indistinguibile profumo aveva penetrato le sue narici il muro si spezzò, istigandolo a chiudere gli occhi e mandare al diavolo tutto.

Al contatto timido delle loro labbra, entrambi ebbero un fremito lungo la schiena, le braccia, le gambe, lo stomaco e il cuore. I loro respiri si fusero insieme, mentre l’odore fruttato drogò più del dovuto Sasuke, che si avvicinò ancora di più a lei, rendendo quel sottile contatto più deciso.

Finalmente poté convalidare i suoi pensieri più avvallati: le sue labbra erano dolci e morbide.

Ormai era completamente preda del suo stesso istinto, motivo per cui aprì dopo alcuni secondi di esitazione la bocca, chiedendo il permesso con la lingua si assaggiare meglio quel sapore soave.

Dal canto suo, Sakura non aveva ancora realizzato l’accaduto, eppure in quello stesso istante stava succedendo. A differenza di Sasuke aveva spalancato gli occhi, più dalla paura che dalla sorpresa, considerando senza la minima attenzione le palpebre abbassate del ragazzo che al contempo le chiese un contatto più intimo, e lei cedette. Portò le sue mani tremanti sulla sua maglietta nera, stringerla poi possessivamente con le dita, come se avesse il timore di ricevere da parte sua un fuga inattesa.

Avevano continuato quella lenta, umida ed eccitante tortura per un tempo indefinito. Entrambi erano soggiogati da uno scoppio di colori molto più intenso e bello rispetto a quello dei fuochi d’artificio che oramai avevano terminato la loro rappresentazione, ma in quel momento erano troppo presi dalle vicende per accorgersene.

Fu la mancanza d’aria nei polmoni il movente del loro lento distacco.

Le loro fronti rimasero comunque in contatto, così come i loro sguardi ancora sorpresi e scossi. La mano di Sasuke si mosse ancora una volta da sola, ma stavolta il suo pollice calloso sfiorò le sue labbra rosse e gonfie, come se stesse toccando un raro e delicato fiore appena sbocciato.

Sakura ebbe il tempo di sorridere a stento, prima di provare freddo.

Sasuke si era immediatamente staccato, come se lei fosse un grande e doloroso fuoco ardente che lo aveva appena scottato. La sua iride destra si era mutata, prendendo la sembianza del famoso Sharingan. La rosa pensò immediatamente ad un pericolo imminente, ma dovette ricredersi quando scrutò Sasuke mettersi in piedi e allontanarsi di qualche passo, dandogli le spalle e posando una mano sul volto chino.

La ragazza prese il suo esempio, ma non appena una sua mano sfiorò la sua schiena questo si volse lesto verso di lei, lasciando che i suoi ciuffi coprissero i suoi occhi.

 «Ti riporto a palazzo»

Quelle parole le erano sembrate cariche d'odio, eppure non riuscì a dire nulla, permettendo a due innocenti lacrime di sprigionare i suoi pensieri.

Una volta scesi dalla scala i due si allontanarono con passi lenti e distaccati, mentre Itachi Uchiha continuava a guardare dal tetto di un’altra palazzina i due allontanarsi. Un appagato sorriso spuntò sulle sue labbra.



**



Sasuke posò Sakura sulla terrazzina della camera che Gaara le aveva offerto per quella notte. Per tutto il viaggio di ritorno non avevano proferito parola, mantenendo al contempo una notevole distanza. Avevano incrociato persino alcune persone beate, intenzionate a tornare nelle proprie abitazioni, talmente allegre che non avevano minimamente notato la mestizia che stava attanagliando quei due poveri ragazzi.

Sakura non poteva fare a meno di pensarci, perché si era comportato il quel modo? Eppure era stato lui ad aver preso l’iniziativa.. era deluso? Pentito? Oppure l’aveva semplicemente usata?

Quest’ultimo concetto fece accantonare la sua pelle chiara. Sasuke non è, e mai sarebbe stato quel tipo di persona, eppure non aveva altre opzioni a cui pensare.  Alzò leggermente il viso che per tutto il tempo era rimasto reclinato, notando che il moro era messo di profilo, mentre osservava senza il minimo interesse il pavimento in pietra. In quel momento sembrava così inquieto..

«Sas’ke..»

Mosse un piede nella sua direzione, sperando di ricevere da lui almeno una minima spiegazione. Non le importava se fosse stupida o negativa, ci teneva soltanto che lui si aprisse con lei, nient’altro. E invece, come aveva ben presunto, Sasuke le diede velocemente le spalle, pronto a saltare dal balcone.

Il pianto che prima era riuscita miracolosamente ad arrestare prese totalmente il controllo su di lei. Persino un singhiozzo sfuggì dalle sue labbra che pochi minuti prima erano state inumidite dal sapore del moro, mentre ora da quello salato delle lacrime, eliminando completamente la sua gustosità.

Vide il corpo di Sasuke indugiare e i pugni lungo i fianchi stringersi.

«Mi dispiace» sussurrò.

Solo in quel momento lei capì.

I suoi piedi si mossero da soli, allacciando con tutta la forza che aveva in corpo le braccia attorno al suo busto, poggiando ancora in lacrime la guancia sulla sua schiena rigida.

«Ti prego non andartene!» strillò, ormai in preda al panico «Non lasciarmi di nuovo sola» stavolta fu un sussurro, ma sperava con tutto il cuore che il ragazzo percepisse il suo dolore.

Sasuke non l’aveva usata. Non era deluso o pentito, ma aveva paura, solo paura, proprio come lei.

 […] Qui non importa a nessuno che cosa ne pensi. Così aumenti la probabilità a quei tipi di ucciderti, in più ci rallenteresti e basta. Perciò, torna indietro […]

[…] Pensavo davvero di perderti.

Non mi importa chi tu sia Sakura.

Non ti abbandonerò più […]

«M-mi.. mi ha detto che saresti stato sempre al mio fianco. C-che non mi avresti più abbandonata»

Ogni parola, ogni sguardo e qualsiasi tono lui avesse sempre usato con lei da quando si erano ritrovati avevano solo un’unica spiegazione: fin dall’inizio Sasuke l’aveva amata, ma tutte quelle vicende lo avevano spinto ad allontanarsi per tenerla al sicuro, creando un muro, lo stesso muro di cui le aveva parlato Itachi la sera prima, lo stesso muro che forse era veramente stata lei a incrinarlo. Non poteva permettere a Sasuke di ricostruirlo. Mai più.

Lui intanto era rimasto fermo, la braccia sciolte lungo i bracci, mentre quelle di Sakura attorniate attorno il suo torace nel quale al suo interno si svolgeva una guerra cruda e silenziosa. Ricordava bene quelle parole che aveva riservato alla rosa. In quel momento era stata brava ad usarle per imprigionarlo in un angolo.

«Sakura..» sussurrò affranto, cercando di sciogliere delicatamente quella stretta, ma lei l’aumentò.

«Ti prego Sasuke non farlo! Ora ho capito! Ora comprendo appieno i tuoi timori e sono pronta ad affrontarli insieme a te se tu me lo permetterai!»

No, non poteva permetterglielo, lei non lo meritava. I suoi occhi eterocroni si chiusero appena, lasciando che le parole della ragazza continuassero ad uscire come le lacrime che oramai avevano attraversato la sua maglietta, inumidendogli il dorso.

«Io.. io ti amo Sasuke! E.. e f-forse ho iniziato a farlo da quando eravamo ancora due ragazzini che giocavano insieme al principe e alla principessa, ma è stato proprio grazie a questo viaggio che ho potuto comprendere e accettare i miei sentimenti per te»

Statico. Il suo corpo divenne fermo come una roccia, eppure la consistenza delle sue gambe sembravano di tutt’altro materiale; non aveva idea di come riuscisse a restare ancora in piedi.

Lei.. davvero lei..?

«Ti prego.. non lasciare che quella notte offuschi ancora la tua vita, non lasciare che i pericoli là fuori influiscano i tuoi sentimenti, perché ci saranno sempre, ma io sarò pronta a distruggerli, per permettere al tuo cuore di amare»

[…]«Davvero preferisci farti odiare, piuttosto che affrontare queste nuove sensazioni che solo lei saprà donarti..?» […]

[…] «Ma non è una distrazione, anzi, ti donerà ancora più forza, credimi!» […]

[…] «Per una volta, lascia che sia il tuo cuore a decidere e non la tua indole Ninja» […]

Non voleva che lui se ne andasse . Per un attimo si era morsa la lingua, pentita di aver così apertamente liberato i suoi sentimenti, con il rischio che lui la considerasse solo una stupida ragazzina immatura che sperava di avere un amore contraccambiato, ma non le importava. Avrebbe utilizzato qualsiasi mezzo per farlo rimanere lì, con lei.

«Itachi non desidera altro» aggiunse infine stanca, in un sussurro trasportato via dal vento che scompigliò i ciuffi neri del ragazzo, incastrando tra essi qualche granello di sabbia giunto dal deserto.

Percepiva lo sguardo perso e malinconico di Sasuke fermo e dritto davanti a loro, alla ricerca forse di una risposta, eppure i secondi passavano veloci e attorno a loro si riconosceva solo il soave e – al contempo - amaro silenzio. Trattenne il fiato quando udì un verso trattenuto uscire dalle sue corde vocali, forse per dire qualcosa che subito dopo aveva arrestato. 

Il suo abbraccio non voleva comunque scioglierlo. Il corpo dell’Uchiha sembrava fatto di marmo, se non fosse per la presenza del battito accelerato che riusciva a percepire tramite le braccia e l’orecchio posato sulla sua schiena. Ormai stava per perdere le speranze, cercato nuovamente di fermare altre lacrime dolorose, quando d'un tratto Sasuke si voltò verso di lei, stringendole il viso con entrambe le mani.

«Sakura»  sussurrò, arrestando con i pollici il breve percorso di quelle piccole gocce salate «Grazie»

Si era abbassato verso di lei, rapendo le sue labbra in un bacio dolce, ricco di affetto. La sua bocca si era immediatamente schiusa, accogliendo così la sua lingua famelica che in poco tempo la esplorò con ardore. Stavolta, la lacrime presero tutt’altra piega, ricche di un altro sentimento che le aveva fatto persino sfuggire un sorriso, mentre i denti di Sasuke le avevano agguantato il labbro inferiore.

A differenza del primo bacio, questo divenne più feroce, erotico. Il corpo di Sasuke si era completamente aderito al suo, permettendo al suo piccolo seno di rimanere schiacciato. Una sua mano si era andata a depositare sulla sua nuca per accarezzare i capelli neri, incastrando le dita in quei morbidi e lisci filamenti.

La sua mente era ormai usurpata dalla perfezione. Quel momento tutto era perfetto, Sasuke era perfetto. Non si era neppure resa conto che il ragazzo aveva aperto la porta spingendola dentro la stanza senza mai staccare le labbra dalle sue, come se ormai si fossero perfettamente fuse e incastrate tra loro. L’aveva spinta fino al primo muro che avevano imbattuto, bloccandola col suo forte e possente corpo.

Un palmo aperto si era collocato sulla parete chiara al fianco del suo viso, mentre l’altro aveva cominciato ad accarezzare con movimenti insicuri e al tempo stesso impazienti la sua vita. Dopo lunghi e soffocanti minuti, Sasuke staccò lentamente le labbra tumide, mantenendo comunque un contatto tattile con esse. La mano che le stava accarezzando il fianco era pian piano risalita, fino a raggiungere il suo collo che ormai sussultava ad ogni suo respiro per recuperare fiato.

«Sas’ke-kun» bisbigliò lei, posando entrambe le mani sul suo petto accogliente, senza però incrociare il suo sguardo struggente «Non mi interessa Gaara, io voglio stare insieme a te»

Il suo era stato un brusio timido che l’aveva costretta a chinare di più il viso, ma prima di riuscire a deporre anche la fronte sul suo torace Sasuke catturò le sue guance, costringendola a risollevare i suoi occhi verso di lui.

«Meglio, altrimenti l’avrei ucciso»

Un lieve riso increspò le sue labbra, che subito dopo venne sostituito da un sospiro sorpreso quando la sua lingua  si era depositata sul suo collo, regalandole piacevoli baci carnali e bollenti.

Le dita avevano nuovamente ripreso un percorso sparpagliato sul suo corpo, esplorandolo da sopra il kimono che improvvisamente era divenuto ingombrante. L'aveva nuovamente baciata con passione e stavolta il suo arto vorace si era fermato dietro la sua schiena, esattamente all’altezza del nodo che teneva legato il vestito. Improvvisamente, Sakura sentì la propria cassa toracica espandersi meglio per accumulare aria, ma al tempo stesso si sentì soffocare. Il kimono si era allentato, permettendo a Sasuke di sfiorare con una mano la sua piccola rotondità.

Presa dall’istinto, si allontanò un poco a lui, nonostante dietro di lei vi fosse il muro che le impediva di fuggire, mentre i suoi bracci erano corsi a coprirsi i seni.

«Tranquilla» mormorò lui, rigirando tra le dita una sua ciocca rosata «Non farei mai niente senza il tuo permesso»

Gli occhi verdi di Sakura si posarono su di lui, incrociando per la prima volta uno sguardo dolce e sincero.

Le sue gote si tinsero di rosso, cercando comunque di coprirsi ancora «I-io voglio Sas’ke» senza rendersene conto diede voce ai suoi pensieri con ammonimento timido, senza riuscire a fermarsi «Voglio fare l’amore con te»

Volse il viso verso il letto alla sua destra, mentre le sue braccia circondavano il suo corpo incolto. Percepiva l’occhiata di Sasuke addosso creandole – tanto per cambiare – una forte sensazione di sfiducia, ma ci teneva troppo ad essere sincera con lui.

«.. ma ho paura»

Un sottile riso echeggiò per tutta la stanza, obbligando la giovane a volgere l sue iridi smarrite verso di lui, ma ancora prima di analizzare la sua occhiata, il ragazzo la strinse in un abbraccio caldo e possessivo, nascondendo le labbra sul suo collo, mentre il naso si era completamente immerso nei suoi capelli, odorandoli.

«Anch’io Sakura»

Un lieve sussulto scappò al suo controllo, mentre Sasuke rimase immobile. Di sicuro anche lui provava in quel momento un certo imbarazzo e questo la convinse a sorridere grata, ricambiando quella stretta protettiva. Ormai non c’erano più dubbi: si era follemente innamorata di un ragazzo straordinario e..

Sasuke si staccò velocemente da lei, coprendosi imbarazzato per l’ennesima volta le labbra con una mano, borbottando qualcosa.

.. e burbero.

Rise ancora, deponendo delicatamente le dita sul suo zigomo tumefatto, stando attenta a non fargli troppo male. Sasuke chiuse gli occhi, beneficiandosi di quella piacevole carezza, prendendola poi di peso con un movimento veloce, facendole scappare un grido sorpreso.

La posò prudentemente sul grande e morbido letto, sovrastandola col suo corpo, ma prima si sfilò la maglietta nera, buttandola da qualche parte sul freddo pavimento. Le dita di Sakura si erano subito posate sui muscoli incrementati dopo anni e anni di duri allenamenti. Sfiorò persino le diverse cicatrici che col tempo aveva accumulato, ormai divenute parte del suo corpo.

Ripresero a baciarsi con più trasporto, mentre il kimono scivolava completamente dalla sua corporatura minuta, facendola sentire ancora più piccola rispetto a lui. Ormai era quasi del tutto nuda di fronte ai suoi occhi lucidi e carichi di desiderio, eppure l’insicurezza che prima aveva completamente abbagliato il suo cervello era scomparso, forse perché in quel momento, insieme a lui, si sentiva davvero speciale.  Lui era riuscito a dimostrarglielo con i suoi modi insoliti, eppure sentiva di toccare il cielo con un dito.

Abbracciò il suo collo con entrambe le braccia, permettendo così al moro di stringersi ancora di più a lei e, non appena la sua evidente erezione sfiorò la sua parte inferiore un piacevole brivido ricoprì il suo intero corpo, mentre le sue gambe si aprirono istintivamente per farlo stare più comodo e vicino. Aprì un attimo gli occhi per porli sul suo viso perfetto. 

Le sembrava così strano, ma al tempo stesso bellissimo. Davanti a lui si trovava lo stesso identico bambino col quale aveva passato insieme la sua singolare infanzia e ora.. aveva capito di amarlo; aveva capito di essere contraccambiata.

Lei amava Sasuke Uchiha.

Non aveva idea se quella locuzione l’aveva semplicemente pensata o sussurrata, fatto stava che ormai Sasuke si era completamente liberato della sua nudità, aiutando poi lei a fare lo stesso.

Sentiva la sua erezione premerle sull'intimità, aumentandole notevolmente l’eccitazione che l’aveva già da tempo preparata a quell’avvenimento del tutto nuovo. L’occhio ossidiana di Sasuke, assieme al Rinnegan, avevano cercato i suoi smeraldi verdi e lucidi, aspettando un suo consenso. Non appena Sakura posò dolcemente le labbra morbide su di lui percepì l’inatteso atto carnale che la costrinse a gemere sulla sua bocca che ricambiava ardentemente quel bacio carico di passione.

L’aveva penetrata con delicatezza e, nonostante la fitta improvvisa che si era completamente diffusa in tutto il suo bassoventre, Sakura si sentì a protetta, non appena le sue forti braccia l’avevano completamente avvolta dietro la sua schiena.

Aveva nascosto il viso sul suo collo, sperando di controllare come meglio poteva le grida che minacciavano di uscire dalla sua gola secca. Senza rendersene conto, il dolore era pian piano scemato, venendo poi sostituito dal piacere che tutti gli esseri saggiano durante quei avvenentissimi attimi d’intimità.

Fin da subito, Sasuke si era mosso lentamente non appena aveva percepito il suo corpo sotto di lui irrigidirsi, sospirando ogni volta che rientrava dentro di lei con perfetta sincronia. I sospiri che rimbombavano nel suo orecchio accentuavano considerevolmente l’eccitazione che era già nel pieno delle sue possibilità, e quando capì che il corpo di Sakura si era oramai abituato alla sua presenza aumentò gradualmente le spinte, fino a ricoprire la sua pelle da tante piccole gocce di sudore. Ormai i loro gemiti erano l’unica cosa udibile in quella stanza.

«Sa.. Sasuke» pronunciò lei, stringendosi di più a lui. 

L’Uchiha, col viso nascosto nell'incavo del suo collo e i capelli rosa alzò quel che bastava il suo mento per perdersi completamente nei suoi occhi splendenti, stringendole la mano con le dita, tanto da rendere le sue nocche bianche. 

Si morse fortemente le labbra quando l’ ultimo sospiro della ragazza gli fece capire di essere giunta alla fine di quel fantastico percorso, percependo subito dopo anche lui il culmine del piacere, sospirando il suo nome in un soave brusio carico di effervescenza.

Senza dire niente si era sdraiato al suo fianco, coprendo entrambi col lenzuolo bianco, inglobandola in un abbraccio possessivo, ma al tempo stesso soave. Lei aveva ricambiato la stretta, posando la sua testa rosata sul suo petto, addormentandosi per la prima volta dopo tanto tempo beata.

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Capitolo 23
*** This is War ***



Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





  Capitolo 23 ~ This is War  

 


Le sue pozze eterocrome continuavano a studiare quel corpo caldo e accogliente. Il suo profumo aveva inebriato totalmente le lenzuola, così come la sua pelle lattea, rendendo il suo risveglio ancora più soave. I suoi capelli gli stavano leggermente solleticando il naso, ma non fu quella la fonte del suo rinnovamento.

Il sole non aveva ancora fatto capolino tra le alte colline sabbiose, ma sapeva che non mancava molto all’alba. Questo aveva disturbato il suo sonno: la consapevolezza di quel giorno.

Per un attimo voleva alzarsi e lasciarla dormire in balia di quei sogni allegri e sicuri che la inducevano a sorridere appena, nonostante la sua guancia fosse completamente appoggiata sul cuscino. Eppure non riusciva ad allontanarsi, non riusciva a smettere di osservare la sua schiena nuda, così come il seno, anche se il materasso copriva parte di quelle forme a lui ritenute perfette. Non voleva distruggere quel momento di quiete, però ne era consapevole: prima o poi ci dobbiamo svegliare e realizzare la vera e cruda realtà, ma non era giusto che questo lo subisse anche lei.

Le sue dita smisero di accarezzare la schiena liscia e chiara. Ne tracciava la linea della colonna vertebrale con movenze sottili e verticali, attento a non svegliarla. Non appena terminò quelle inusuali attenzioni, il corpo della giovane venne ricoperto da pelle d'oca, come se si fosse completamente spogliata nel pieno di un inverno rigido e glaciale, così prese il lenzuolo che durante il loro sonno era quasi del tutto scivolato via – coprendo solo le loro parti basse - stendendolo sopra di esso.

Si sollevò attentamente a sedere, continuando a guardare quella visione paradisiaca. Una leggera brezza scuoteva delicatamente le tende, dato che la sera prima non si erano neanche presi la briga di chiudere la porta della terrazza, lasciando che quel piacevole venticello accarezzasse il suo viso dopo tanto tempo rilassato e appagato.

Solo grazie a lei.

Una risata isterica sfuggì al suo controllo, obbligando il moro a posare sopra le labbra ancora imperlate dal sapore di lei una mano. Quello stupido dobe alla fine aveva avuto la meglio su di lui. Le sue parole dettate con serietà e a tempo stesso con credenza gli erano improvvisamente rimbombate la sera prima quando Sakura aveva rivelato il suo amore.

Per una volta, lascia che sia il tuo cuore a decidere e non la tua indole Ninja.

E lui lo aveva davvero fatto. Aveva mandato tutto al diavolo, persino il suo orgoglio, per dare finalmente una possibilità a quel desiderio carnale che da tempo aveva albergato il suo cervello già quando era ancora un ragazzino.

Ciò nonostante, in quel momento, la sua mente era persa, confusa.. impaurita. Alla fine lo aveva davvero ammesso: lui aveva paura. Paura che tutto quello finisse, di perderla, di lasciala sola, e forse.. sarebbe potuto accadere davvero quello stesso giorno che al contempo considerava perfetto. Per questo aveva sempre frenato i suoi istinti, ma alla fine non aveva resistito alle sue lacrime, alla sua voce che reclamava il suo nome e al suo amore.

Voleva solo proteggerla, nient’altro, e fu questo pensiero che lo indusse ad alzarsi dal letto, unico testimone delle loro effusioni, e rivestirsi velocemente.

Si volse verso di lei, e prima di uscire dalla finestra si piegò sulle ginocchia, chiudendo gli occhi e inspirando di nuovo il suo profumo fruttato.

«Perdonami»



**



Un raggio di sole disturbò prepotentemente il suo sonno ristoratore. Un lieve lamento sfuggì dalle sue labbra, mentre i suoi occhi si strinsero ancora di più, affondando il viso sul morbido cuscino. Una piacevole sensazione di vigore la fece sorridere, mentre una sua mano si allungò istintivamente al posto accanto a lei.

Le sue iridi verdi si dilatarono repentinamente quando il suo arto sfiorò il freddo lenzuolo. Alzò subito il busto, aiutandosi con i gomiti, costatando che su quel letto risiedeva solo lei. Si guardò attorno confusa, con i capelli in disordine e il corpo indolenzito.

Dov’era Sasuke?

Incerta, si mise in piedi, utilizzando il telo bianco come seconda pelle per coprire la sua nudità. Poggiò traballante una mano sulla maniglia della porta che conduceva al bagno, ma con un tuffo al cuore rilevò che questo era vuoto. Una goccia dolorosa e pesante come un macigno macchiò la sua guancia rosea, fino a imbrattare il pavimento sul quale camminava con i piedi nudi. Scorse la portafinestra schiusa, mentre le tende continuavano a fluttuare per colpa del vento.

Se ne era andato.

Una seconda lacrima seguì il percorso della prima e istanti dopo ce ne furono altre, costringendola a chinare il volto e coprirlo con una mano, mentre l’altra riusciva a stento a tenere il lenzuolo attorno al corpo che in quel momento non sentiva più realizzato, ma violato.

L’aveva lasciata sola.

Un lieve bussare interruppe il suo spasimo, mentre le dita cercarono di asciugare la scia di quella spregevole sensazione.

«C-chi è?»

«Sakura sono io»

La voce coscienziosa di Temari costrinse la rosa a spalancare immediatamente l’armadio, indossando alla rinfusa una canottiera bianca di seta, lunga fin sotto le ginocchia. Poggiò il lenzuolo sul letto sfatto prima di aprire la porta e regalare un sorriso tirato alla bionda, sperando che i suoi occhi non la tradissero, dato che sicuramente si erano arrossati.

 «B-buongiorno Temari» mormorò agitata, schiudendo completamente l’uscio bianco.

Le iridi verdi e indagatori della sorella del Re studiarono per pochissimi attimi la sua figura, poggiando poi una mano sul fianco «Stai bene?»

Come aveva ben subodorato, a Temari non sfuggì il suo stato d’animo, ma dato che non aveva intenzione di parlarne Sakura annuì soltanto, guardando poi di sfuggita il pavimento tra i loro piedi.

Per sua fortuna la giovane intuì i suoi pensieri, infatti continuò  facendo finta di nulla «Ci tenevo a dirti che mio fratello è appena partito con un esercito per Konoha, gli altri Re hanno già inviato i loro uomini» enunciò, mantenendo la sua espressione seria e fredda, senza il minimo movimento sfuggevole. Certe volte era persino peggio di suo fratello.

«Ho pensato che tu volessi saperlo, dato che Gaara e i tuoi amici hanno preferito farti rimanere qui, al sicuro» continuò, stavolta con tono più cortese, posando una mano sul suo braccio, per confortarla.

Sakura chiuse un attimo gli occhi, per cercare di elaborare meglio quella notizia; erano partiti per Konoha, senza di lei, senza salutarla e consultarla. Ancora una volta erano stati loro a decidere per lei, mettendola da parte.

Cercando di trattenere altre lacrime funeste assentì ancora, portandosi una ciocca ribelle dietro l’orecchio «S-si.. grazie per avermi avvertito» riuscì solo a dire, ingoiando il fastidio magone rimasto incastrato lungo la gola «Tu che farai?» aggiunse, abbracciando con entrambe le braccia il busto.

«Sostituisco Gaara. Suna non può essere lasciata esposta e, se dovesse andare storto qualcosa sarò io a prendere il posto di mio fratello»

Quella asserzione era stata detta con schiettezza, eppure Sakura riuscì a percepire perfettamente il timbro preoccupato della ragazza, che naturalmente aveva cercato di nascondere nel miglior modo possibile. Infondo poteva capirla: vedere i suoi fratelli partire per un’incombente battaglia col rischio di non vederli più e al contempo rimanere lì al sicuro la faceva sentire indubbiamente.. inutile, proprio come lei.

Sospirò appena, tralasciando quel discorso che sicuramente non faceva piacere affrontarlo neanche a Temari.

«Mi dispiace» sussurrò, abbassando lo sguardo.

«Andrà bene, devi solo fidarti di loro»

Sapeva che era giusto pensarlo, ma non ci riusciva. Il dolore, misto alla paura che in quel momento serrava il suo petto non le permetteva di rientrare in camera e tornare a dormire, dato che il sole era sorto da poco e lei e Sasuke quella notte..

Strinse fortemente gli occhi, cercando di cancellare quelle sequenze che fino a qualche ora prima le aveva considerate la cosa più bella che le fosse mai accaduta.

«Poi quel tuo amico.. Naruto, ha lasciato qui la sua ragazza. Se vuoi la faccio venire qui»

La voce della bionda riscosse la sua mente, riportando completamente la sua attenzione sul presente. Naruto.. aveva lasciato Hinata a Suna? Tentennò un attimo prima di rispondere.

«Va bene, grazie Temari»

La ragazza la salutò con un cenno del capo prima di imboccare il grande corridoio, sicuramente per raggiungere la rampa di scale che l’avrebbero portata al piano inferiore. Sakura, socchiudendo appena la porta, rientrò in camera, raccattando i vestiti che la sera prima le erano stati sfilati, per poi indossare in fretta le vesti rimaste in bagno, sulla sedia.

  «S-Sakura-chan» la voce dolce e timida di Hinata ricoprì l’intero vano, mentre una cascata bruna sbucò dalla fessura della soglia, ma senza entrare.

«Hinata!»

Senza esitazione, il suo corpo scattò velocemente, raggiungendo le braccia aperte e accoglienti della sua amica, mentre la spalla per le lacrime salate, considerandola  suo unico appiglio per affrontare quel dolore che non aveva più intenzione di trattenere.

«Se ne è andato Hinata! Mi ha abbandonato!» i singhiozzi non le permettevano di respirare, mentre il tremore del corpo aumentava, così come il dolore che in quel momento aveva profanato il suo cuore non appena aveva ammesso la prima volta ad alta voce la cruda realtà: se ne era davvero andato.

Non riusciva neppure a identificare le lunghe e sottili dita di Hinata che le accarezzavano i capelli, come una mamma che cercava di tranquillizzare il suo bambino dopo il brusco risveglio dovuto da un brutto sogno «Sakura, ti prego non piangere» anche il suo ammonimento sembrava un eco lontano «Sasuke l’ha fatto solo per proteggerti»

Ancora una volta il suo nome echeggiò nella sua testa, provocandole ancora più sconforto, tanto da bloccare i suoi gemiti, mentre un terribile sapore amaro ricompariva il suo palato divenuto subitamente secco «Se è davvero così allora perché in questo momento mi sento come se qualcuno mi avesse uccisa?»

Le sue parole erano uscite velenose, in un tono che non le apparteneva. Sul serio pensava di poterla difendere agendo in quel modo così egoistico? Dopo tutto quello che avevano passato insieme la notte prima?! No, non poteva accettarlo, neanche da parte di Naruto, che a quanto pare pure lui non aveva avuto alcun problema ad andarsene senza dire nulla, lasciando persino Hinata.

«Sai, stamani per la prima volta ho litigato con Naruto-kun» nel dire questo, le braccia di Hinata andarono ad abbracciare il suo stesso corpo che poco prima avevano cercato di consolare la rosa, mentre i suoi occhi perlacei si inumidirono appena «Io volevo partire insieme a lui perché ho intenzione di salvare mio cugino e i miei amici, ma non me l’ha permesso, così mi ha costretta a rimanere qui»

Le labbra di Sakura si schiusero appena, ma non preferirono alcun suono, mentre le unghie della mora si conficcarono attorno i propri avambracci come artigli, graffiandola, benché il tessuto della sua felpa color perla e lilla le ricoprisse la pelle lattea «Mi ha lasciato qui, e non ci siamo detti più niente»

Sakura si odiò. Era così presa da quello che le era accaduto da non tenere minimamente conto delle sensazioni che in quel momento stava provando Hinata. Si immaginò il biondo in crisi, impaurito e indeciso su una decisione che forse l’avrebbero portato in ogni caso a separarsi per sempre con la mora, mettendo comunque al primo posto la sua sicurezza.

Stavolta fu lei ad allacciare le braccia attorno al suo collo, per infonderle temerarietà «Naruto ti ama Hinata, e lui farebbe qualsiasi cosa per te»

Sentì le sue labbra arricciarsi in un sorriso, mentre il suo respirò si placò «La stessa cosa vale per Sasuke-kun»

Sakura la guardò negli occhi, riflettendo. Anche Sasuke aveva scelto quella strada, e poteva capirlo, ma non accettava il modo in cui l’aveva fatto, lasciandola da sola e senza chiedere o prendere in considerazione le sue opinioni, così come Naruto con Hinata.

Entrambe avevano le loro ragioni per andare al Paese del Fuoco e questa volta non aveva alcuna intenzione di mettersi da parte. Stavolta sarebbe toccato a loro scegliere il loro destino.

«Io non ci sto»

Lo sguardo sorpreso di Hinata seguì attentamente i passi decisi della rosa, mentre apriva con risolutezza la porta della terrazza «Cosa vuoi fare Sakura?» mormorò, raggiungendola, mentre la rosa le rivolse un sorriso scaltro.

«Ho un piano Hinata, ma prima voglio che tu sia sicura della tua scelta»



**



L’azzurro cielo ornato da vaste nuvole stava pian piano mutando nel colore caldo del tramonto. In una sola giornata di corsa l’intero esercito dei Re era appeno giunto nella famosa foresta che accerchiava l’intera area del Paese del Fuoco che, a primo impatto, sembrava essere rimasta perfettamente intatta se non fosse per gli innumerevoli focolari che si elevavano verso l’alto e, che al contempo, rilasciando uno sgradevole fumo scuro, confondendosi con le nubi più chiare.

Per Sasuke non fu difficile capire che quelle fiamme pervenivano dalla capitale, Konoha. 

Quando quella mattina si era presentato al portone di Suna aveva già trovato Naruto con sguardo assente e distaccato. Per lui non fu difficile comprendere i suoi pensieri, era bastata una semplice occhiata; non era la paura di morire, non era il timore verso il nemico, ma il tormento nel dover lasciare nella maniera più errata possibile la persona a cui tiene di più, proprio come era stato costretto a fare lui. Sicuramente anche Naruto aveva percepito i suoi pensieri, eppure non aveva detto niente, sicuramente per rispetto.

Sakura. Per tutto il tempo aveva sempre e solo pensato a lei e ai suoi occhi che avranno sicuramente versato ancora una volta lacrime amare, dopo aver accertato la sua assenza e vigliaccheria. Si odiava, eppure non provava il minimo ripensamento, perché per lui quella era semplicemente stata la scelta più giusta, la scelta che aveva preferito il suo cuore e non il vecchio lui; lo spietato e freddo Sasuke Uchiha.

Ancora si domandava di come era possibile che una sola persona insieme al suo sorriso lo avesse cambiato così tanto e in poco tempo, sgretolando quel possente muro che era riuscito a costruire con le sue intere forze, fino a rimanere stremato.

Ormai aveva perso tutto, esattamente otto anni prima, ma lei gli aveva donato speranza, una seconda possibilità e lui non aveva intenzione di lasciarsi sfuggire anche questa, anche a costo di perdere la sua stessa vita.

Sospirò appena mentre Karin, di fianco a lui, lo guardò preoccupata. Anche lei , Suigetsu e Jugo si erano congiunti per quella battaglia che, fondamentalmente, non gli apparteneva, ma Re Gaara era stato chiaro: considerare una terra amica significava anche difenderla, come se fosse la loro stessa casa.

I suoi vecchi compagni di squadra avevano scoperto il suo ritorno il giorno stesso in cui erano tornati e, mentre Sakura era rimasta a palazzo, Karin era giunta a casa sua per dargli il ben tornato, chiedendogli addirittura come stava la rosa e dove si trovasse. Ancora una volta Sakura aveva demolito una barriera, stavolta la malevolenza di Karin che, prima ad ora, non aveva mai risparmiato nessuno – soprattutto le donne.

Itachi invece non si era avvicinato a lui neanche per un momento. Pima della partenza di erano solo lanciati uno sguardo di intessa che valeva più mille parole, per poi raggiungere una delle prime file dove si trovava Gaara e i suoi uomini più fidati, compreso Kakashi. I restanti Re invece erano rimasti nelle proprie terre, donando semplicemente i loro combattenti più vigorosi, solo Gaara aveva preferito condurre la sua presenza, rendendolo, di conseguenza, un rispettoso sovrano.

Anche Sakura avrebbe voluto partecipare, ne era sicuro, ma non poteva permetterglielo, per questo motivo aveva preferito andarsene senza dire nulla. Non voleva rischiare di sbattere la testa contro la sua testardaggine, ma soprattutto discutere e salutarsi malamente dopo quello che era accaduto tra loro, come sicuramente era successo a Naruto con Hinata; non a caso il biondo non aveva mai spiccicato parola per tutto il viaggio.

Si portò stanco una mano fasciata dalle bende sui capelli, scostandosi un poco il ciuffo che ricopriva il suo Rinnegan, mentre con la coda dell’occhio notò la lunga sciarpa rossa dell’amico sbucare nella sua visuale.

«Teme, stai bene?» mormorò questo, sistemandosi distratto le armi poste sulla cinta della sua divisa Anbu.

Loro, Itachi e Kakashi erano gli unici che indossavano la divisa del Pese del Fuoco, mentre i compagni attorno a loro portavano le rispettive vesti del Paese natio, leggermente diverse sia sulla forma che il colore, a differenza delle armi.

Sasuke chinò il capo, chiudendo gli occhi, mentre quell’inconfondibile odore fruttato continuava a ricoprire l’umidità del bosco, stordendolo, come se ormai facesse parte di lui «Sì»

Suigetsu, con le dita intrecciate dietro la testa aprì un occhio per scrutarlo meglio, mentre i suoi denti appuntiti sporsero dalle labbra sottili «Cavolo, è la prima volta che ti vedo così teso. Meno male che Karin non ti ha tartassato come suo solito»

Sentendosi presa in causa, la rossa si girò verso di lui, cercando di colpirlo con un pugno che lui scansò agilmente. Le lenti di Karin divennero sfocate, mentre il suo corpo tremò di rabbia «Che hai detto pesce lesso?!»

«La verità scrofa!» affermò il compagno divertito, facendogli una linguaccia, ma stavolta non riuscì ad evitare il suo cazzotto che trasformò la sua povera faccia in semplice acqua.

Altri uomini attorno a loro li guardarono sconcertati o sdegnati per i loro modi troppo infantili.

Nel tempo in cui Karin e Suigetsu continuavano a litigare rumorosamente – mentre il povero Jugo cercava di separarli – Naruto si avvicinò a Sasuke, dandogli una leggera spinta con la propria spalla con fare amichevole «Tranquillo, ti coprirò le spalle, come sempre»

Sasuke si volse verso di lui, notando per la prima volta in quella giornata una sua espressione più serena, per cercare di dargli un po’ di solidarietà. In risposta fece un leggero cenno del capo e per poco non si scontrò con un ragazzo che si era appena fermato davanti a lui, così come il resto dell’intera armata. Anche Karin e Suigetsu smisero di farneticare.

Un tuffo al cuore colpì appieno i due Ninja quando riconobbero poco distante a loro le mura che, molti anni prima, avevano sempre attraversato per raggiungere il palazzo del Re. Le protezioni erano quasi del tutto distrutte. Molti detriti erano sparsi sull’erba ormai morta, così come il portone, prima unico accesso per entrare.

Il giardino ricco e curato era letteralmente scomparso, così come la magnificenza del palazzo, svigorito e consumato in più punti. Per tutto quel tempo quei bastardi si erano divertiti a distruggere tutto ciò che volevano con le loro stesse mani e qualcosa gli diceva che anche Konoha si trovava più o meno nello stesso identico stato. Speravano almeno che la maggior parte dei cittadini si fossero salvati dalla loro tirannia.

«Sasuke» il moro seguì la voce di suo fratello, che si arrestò di fronte a lui con espressione coscienziosa, mentre il mantello che ricopriva parte della sua divisa fluttuava per colpa del leggero vento «Qualsiasi cosa accada pensa sempre al tuo principale obbiettivo»

Sasuke esitò, così come Naruto, che aveva anche lui udito quelle parole dette in maniera decisamente troppo autorevole. L’Uchiha minore capiva perfettamente il significato delle sue parole, era stato addestrato fin da bambino per comprenderle, però al tempo stesso un’altra frase riecheggiò nella sua testa:

‘Io prometto solennemente di proteggere la mia terra, la mia casa e il suo popolo, senza dimenticare che un vero ninja eccelle in ogni cosa, primeggia nel suo ambiente e primeggia con sé stesso, ma senza abbandonare i propri compagni considerati fratelli. L'invisibilità è una questione di pazienza e di agilità, ma senza la saggezza tutto si oscura’

Il giuramento. Lui non l’aveva mai dimenticato, era sempre stata la sua guida principale ad ogni missione, persino durante l’ultimo viaggio fatto insieme a Sakura.
.. senza abbandonare i propri compagni considerati fratelli. In quel momento Itachi gli stava dicendo di andare contro il principio più importante. Perché?

Suo fratello si avvicinò ancora di più al suo viso, mentre i suoi occhi si mutarono nel famoso Sharingan, ma prima di allontanarsi parlò ancora con aria ostile «Non farti distrarre da nient’altro, mai»

Intanto Gaara aveva mosso alcuni passi in avanti, mentre i suoi piedi che calpestavano i residui delle mura erano l’unico suono che gli uomini riuscivano ad udire attorno a loro in quella terra ormai divenuta desolata.

Gli occhi di Sasuke si indurirono all’istante quando notò immediatamente tre figure comparire in cima alla grande scalinata, tra cui Sasori, con indosso la solita mantella nera con le nuvole rosse. Solo il terzo uomo era vestito normalmente, e, quando inquadrò la sua montatura e i capelli grigi capì che si trattava di Kabuto, lo scagnozzo più fedele di Orochimaru.

Quest’ultimo ghignò allietato, osservando dall’alto la numerosa armata che si era appena arrestata dinanzi a loro con aria minatoria, peccato che loro non sembrassero minimamente intimiditi.

«Devo ammettere che sono onorato» esclamò a gran voce Kabuto, aprendo entrambe le braccia con aria teatrale «Avete radunato un tale esercito solo per noi? La cosa mi commuove, peccato che i veri invitati non siate voi» continuò divertito, mentre Sasori e Pain esaminavano silenziosamente ogni singolo uomo.

Senza il minimo timore, Gaara mosse ancora un altro passo, prendendo parola con calma e risoluzione «Per i crimini commessi siete accusati di infedeltà, assassinio e corruzione. Arrendetevi e liberate i prigionieri e la Terra del Fuoco, altrimenti saremo costretti a ricorrere alla violenza»

Kabuto rimase in silenzio, senza sciogliere il suo viscido riso sarcastico.

«Sarà divertente» sussurrò intanto Sasori, che aveva mosso le dita con le unghie leccate di nero, mentre degli strani filamenti azzurri legati attorno ad essi si mossero all’unisono dei suoi leggiadri gesti.

Kabuto osservò i suoi compagni, e infine i loro avversari «Uccideteli»

Dopo un leggero movimento delle mani la terra cominciò a tremare, allarmando l’intero esercito, a differenza di Naruto e Sasuke, che capirono perfettamente quello che stava succedendo. In un attimo un numero quasi infinito di Zetsu bianchi spuntarono davanti a loro dalla terra. Numericamente erano molti di più, ma fortunatamente non era molti forti e bastava un semplice colpo per abbatterli.

L’uomo dai capelli grigi continuò ad osservare divertito la scena mentre Pain lo superò, senza battere ciglio «Kabuto.. lasciami gli Uchiha» disse soltanto, balzando poi in mezzo ai suoi alleati fantocci.

«Sasori tu controlla i prigionieri e usa le tue marionette se ce ne sarà bisogno» proferì Kabuto, lanciando uno sguardo indagatore a Sasori, che per tutto il tempo aveva soltanto mosso le dita e i suoi piccoli occhi lungo la schiera nemica.

«Non darmi ordini» disse soltanto, prima di fare un balzo e scomparire da un’altra parte, facendo scappare a Kabuto un gesto di stizza.



**



Nel mentre l’esercito di Zetsu corse verso di loro Gaara alzò lentamente un palmo aperto verso di loro, creando un attimo dopo una barriera di sabbia per bloccare - almeno per il momento - la loro folle andatura. Lanciò uno sguardo fermo e deciso agli uomini dietro di lui, trasmettendogli tutto il coraggio possibile per affrontare quell’imminente battaglia, per poi scattare con decisione verso i nemici, seguito subito dopo dalla sua schierata.

Naruto e Sasuke si scambiarono all’unisono un’occhiata. Il biondo gli sorrise come suo solito e insieme si unirono alla calca sfrenata, fino a ritrovandosi faccia a faccia con quei seccanti fantocci. Con colpi forti e precisi laceravano tutto ciò che le loro lame incontravano, mentre attorno a loro gli urli disumati degli uomini che uccidevano o venivano al contempo feriti diveniva un timbro lontano.

Sasuke sentì qualcosa di umido macchiare la sua guancia nel momento in cui la gamba di un ragazzino vicino venne infilzata dall’arto mutato e reso appuntito da uno dei tanti Zetsu, penetrando il suo timpano destro con un urlo atroce. Il sangue andava pian piano ad aumentare ai loro piedi, ricomprendo quasi interamente la polvere e l’erba ormai secca.

Il suono delle lame che si incrociavano, insieme ai gridi di battaglia, erano le uniche vibrazioni che ricoprivano quell’area che per diversi secoli aveva sempre e solo ospitato pace e prosperità. Ormai pareva l’inferno. L’unico appiglio che spingeva loro a continuare era semplicemente sopravvivere ed essere sempre forti, fieri e fedeli.

Naruto, con un semplice movimento del suo kunai tagliò a metà uno dei tanti che stava per uccidere un compagno caduto a terra, per poi formare sull’altra mano un Rasengan e uccidere contemporaneamente altri tre nemici, peccato che ogni volta che ne eliminava uno ne spuntavano subito degli altri, come semplici funghi.

 «Dannazione, ma quanti sono?!» sbraitò frustrato, senza smettere di maneggiare con perfetta movenza la sua arma, mentre Sasuke fulminò con la sua katana un ulteriore avversario.

Con la coda dell’occhio videro Kakashi atterrare vicino a loro, sopprimendone un altro col suo Chidori «I loro fantocci saranno infiniti finché Kabuto sarà in grado di manovrarli. Dobbiamo fermarlo» affermò risentito, lanciando uno sguardo eloquente all’uomo ancora posto in cima alla scalinata, per poi voltarsi velocemente verso i suoi ex allievi «Sasuke, Naruto aiutate gli altri, penserò io a lui. E quando capiterà il momento buono cercate i prigionieri»

I due annuirono, per poi allontanarsi con un balzo che realizzò anche il Ninja Copia per atterrare su uno dei tanti scalini che lo distanziavano da Kabuto. Questo, per nulla sorpreso, accentuò il suo ghigno, guardandolo dal basso verso l’alto.

«Ma bene, finalmente mi trovo faccia a faccia con il famoso Ninja Copia, è un onore» pronunciò questo, incrociando le braccia come se nulla fosse. I suoi occhi oltre le lenti non trasparivano la minima paura, solo superbia e pazzia.

Kakashi, al contrario, si mise in posizione di difesa, mentre la sua mano strinse ancora più del dovuto il kunai ormai coperto interamente di sangue «Arrenditi Kabuto Yakushi»

Ancora una volta il sorriso dell’uomo si accentuò, stavolta mostrando persino i denti «Fammi vedere cosa sai fare»

I due scattarono insieme, fino a scontrare le loro armi sotto lo Sharingan vigile di Itachi, posto ai piedi della gradinata in marmo, anche lui intento ad eliminare le copie dell’uomo che un tempo addietro aveva eliminato con indubbia difficoltà.

Oltre agli Zetsu bianchi, si erano aggiunti inoltre altri zimbelli, stavolta con sembianze differentemente umane. Grazie alla sua impeccabile osservazione capì che si trattavano di perfette marionette in grado di usufruire armi da taglio, manovrate da un unico burattinaio. Dopo l’aggiunta di quest’ultimi, molti uomini cominciarono a mostrare i primi segni di stanchezza e difficoltà, dato che quegli stupidi pupazzi, oltre a saper combattere, erano pure veloci.

Itachi sfruttò la sua vista per seguire i fili quasi invisibili che collegavano le marionette al loro padrone, fino a scorgere la figura di un giovane uomo dai capelli rossi posto vicino l’entrata del palazzo, mentre osservava inespressivo la battaglia che si svolgeva attorno il giardino e parte del bosco.

“È lui” pensò, piegando le ginocchia per raggiungerlo con un semplice salto, ma una veloce figura gli sbarrò la strada, obbligando a rimanere fermo.

Le sue iridi scarlatte riconobbero immediatamente il membro più freddo, rapido e calcolatore dell’Akatsuki, Pain, che con il suo sguardo freddo e penetrante lo invitava ad un incombente scontro.

«Tu e tuo fratello avete ucciso i miei compagni» mormorò questo, aprendo un palmo che un attimo dopo strinse una lancia comparsa dall’interno della sua larga manica scura «Subirai ancora una volta il mio stesso dolore Itachi Uchiha»

I due si studiarono per diversi secondi prima di erigere un rapsodico duello.



**



Naruto tagliò di netto la testa di un suo contendente, colpendone poi un altro con un calcio e bloccandolo a terra, infilzandolo col kunai. Il suo respiro cominciava ad essere affannato, dato che per tutto il tempo aveva preferito adoperare delle semplici tecniche corpo a corpo piuttosto che consumare il suo chakra.

Si volse alla sua sinistra, piegandosi all’indietro giusto in tempo prima che un Zetsu gli perforasse lo stomaco. Un istante dopo questo aprì la bocca, rilasciando un molesto grido, prima di cadere a terra folgorato. Sasuke lanciò un’occhiata a Naruto - con ancora il Chidori attivo sulla mano destra - prima di dargli le spalle e unire la schiena contro la sua, per controllare meglio gli avversari attorno a loro.

«Sasuke! Vedi qualcosa con i tuoi dannati occhi?!» gridò il biondo, aprendo il palmo della mano per iniziare a creare uno dei suoi tanti Rasengan.

Un verso di sdegno uscì dalle labbra del moro, mentre le sue tomoe non smettevano di volteggiare circolarmente attorno l’iride «Non ho il potere della tua ragazza»

Poco distante, Suigetsu mosse la sua grande spada per tagliare di netto quella che sembrava una strana marionetta piuttosto minacciosa, ma subito dopo altri Zetsu bianchi si lanciarono contro di lui «Dannazione, questi fastidiosi cosi continuano ad aumentare!» sghignazzò.

Naruto, dopo aver fatto un salto in aria, evitò altri attacchi veloci e furenti, stessa cosa Sasuke poco distante; erano talmente lesti che non gli davano neppure il tempo di controbattere. Un leggero vento sfiorò la sua nuca e quando si volse prontamente vide un fantoccio volare sicuro in una direzione.

«Prendi questo!»

Peccato che un attimo dopo questo si ritrovò spiaccicato a terra, mentre attorno a loro si elevò un gran polverone.

Naruto si tolse il braccio davanti al viso, e quando riconobbe il sorriso sghembo di Tsunade per poco non gli cadde la mascella dallo stupore «N-nonna?»

«Pensavate di divertirvi senza di me?» disse questa divertita, stringendo ancora il pugno col quale aveva appena atterrato la copia.

Anche Sasuke e gli altri si volsero sbigottiti verso di lei.

Quella mattina la bionda non si era presentata alle porte della città, perciò Naruto aveva sospettato che Jiraya l’avesse obbligata a rimanere al sicuro a Suna, dato che tecnicamente Orochimaru non era consapevole della sua ‘finta morte’.

«Ma che ci fai qui?» pronunciò ancora sorpreso l’Uzumaki, mentre attorno a loro incombeva senza sosta la cruenta battaglia.

Un ghigno ornò le labbra carnose della donna, mentre le sue braccia si incrociarono sotto il prosperoso seno «Mi dispiace, ma l’alcool di ieri sera mi ha fatto svegliare tardi. Alle spalle!» esclamò, caricando le gambe e colpendo con un piede il viso di un altro Zetsu, che stava per abbattersi su Naruto, cadendo a terra pesantemente e privo di vita, come altri suoi compari.

«Vedete di non farvi ammazzare mocciosi!» aggiunse ancora, regalando loro uno sguardo d’intesa e scomparendo tra la folla, pronta a scaricare la sua potente ira.

Naruto sorrise compiaciuto, mentre Sasuke mantenne la sua solita indifferenza, ma un attimo dopo furono costretti a riprendere il loro scontro. Insieme ai fantocci si erano aggiunti ulteriori nemici, stavolta molto più veloci e abili; maneggiavano addirittura delle pericolose armi.

Non avevano idea di come fare, Kakashi aveva incaricato loro di cercare Neji e gli altri, ma quegli stupidi tirapiedi non gli concedevano neanche il tempo di pensare ad un probabile piano da mettere in atto.

«Che facciamo Sasuke?!» vociò Naruto esasperato, togliendosi con un gesto veloce alcune gocce di sudore dalla fronte. Nonostante il sole fosse quasi del tutto scomparso le temperature erano in ogni modo alte e loro non si erano fermati neanche un secondo per riposare.

Naturalmente Sasuke, a differenza dei suoi compagni, teneva ben nascosti i suoi primi segnali di spossatezza. Non poteva permettere alla fatica di avere la meglio; prima di quello avevano affrontato situazioni ben peggiori. Si guardò attorno per studiare meglio la situazione: lo scontro si stava svolgendo principalmente al centro del grande guardino, anche se alcuni uomini si erano addirittura spinti in mezzo alla grande vegetazione. I loro alleati e i tanti Zetsu si erano completamente amalgamati, tanto che era quasi difficile distinguerli – nonostante il colore eccentrico e identificabile dei fantocci.

“Non posso usare l’Amateratsu, ci sono troppi uomini” pensò Sasuke seccato, riportando il suo Sharingan Ipnotico alla sua forma base con le tre tomoe. Le fiamme nere non era in grado di controllarle e lui non poteva rischiare di ferire, o peggio uccidere i loro compari.

«Ehi rossa, riesci a percepire il chakra dei nostri amici?» gridò improvvisamente Naruto in direzione di Karin che, a dispetto ai ragazzi, era quella che cominciava ad avere più difficoltà.

La ragazza non era mai stata un’abile combattete, ma era senza dubbio una buona alleata perché grazie alla sua abilità innata era in grado di percepire il chakra delle persone, anche ad una distanza eccessivamente ampia, riuscendo persino a valutare la sua forza e quantità, determinando quanto fosse pericoloso il rivale.

Rinfoderando la sua arma, Karin si portò una mano davanti al viso, tenendo il dito indice e medio alzati «Ci provo!» esclamò, chiudendo gli occhi e concentrandosi.

Naturalmente non fu molto facile per lei, dato che attorno a loro si stagliavano numerosi individui, perciò spostò il suo potere in direzione del palazzo. Un verso sorpreso scappò dalle labbra rosee quando la sua mente le palesò un chakra notevolmente potente, al tal punto da farle tremare le gambe e non notare lo Zetsu che la stava per attaccare alle spalle.

«Attenta Karin!»

La ragazza si sentì spingere a terra, mentre Suigetsu abbatté l’avversario con la sua spada, ma questo, contemporaneamente, lo colpì al petto col suo braccio mutato.
Gli occhi di Karin si dilatarono quando vide il proprio compagno cadere a terra in una smorfia di dolore «Suigetsu!»

Lo raggiunge velocemente, poggiandosi sulle ginocchia per osservare la parte lesionata, peccato che questa non presentava niente, neanche il minimo rivolo di sangue. Una risatina isterica ripercosse la gola del ragazzo dai capelli bianchi, mentre si sistemava a sedere.

«Ti sei dimenticata che mi posso fondere con l’acqua arpia?» borbottò questo divertito, mentre il taglio dal quale fuoriusciva del semplice liquido limpido si ricompose da solo.

Karin rilasciò uno sbuffo più sollevato che scocciato, colpendolo poi amichevolmente con un pugno sulla spalla «Sei proprio un idiota» mormorò, per poi voltarsi seriamente su Naruto e Sasuke, ancora intenti a respingere le schiere nemiche «Naruto non ho trovato i prigionieri, ma.. ho avvertito qualcosa che non avevo mai sentito prima» strepitò, cercando di trattenere ancora i palpiti.

Naruto fece una smorfia, rivolgendosi al moro di fianco a lui «Orochimaru. Quel bastardo se ne sta tutto tranquillo e al sicuro per godersi lo spettacolo» affermò, ormai incollerito «Sicuramente Neji e gli altri si trovano là dentro» ipotizzò, lanciando un’occhiata alla grande palazzina ormai pressoché decaduta.

«Vai tu Naruto»

Il biondo osservò sconcertato l’amico, che stringeva senza esitazione la sua Kusanagi, mentre le sue inconsuete iridi scagliavano senza paura occhiate ricche di sfida e determinazione a tutti i duplicati vicino a loro.

I pugni di Naruto si strinsero vigorosamente, fino a farli tremare e sbiancare al contempo per l’eccessiva pressione «Non posso lasciarti qui da solo idiota! Kakashi ha chiesto a entrambi di salvarli!»

«Per una volta fai come ti dico zucca quadra» la sua voce era fredda e dura, e per l’amico fu quasi difficile comprenderlo, dato che il rumore della battaglia ricopriva l’intero ambiente.

I denti di Naruto digrignarono, mentre la mascella si indurì, cercando di trattenere la rabbia cieca che in pochi secondi l’Uchiha era riuscito a fargli scaturire – altro che gli Zetsu bianchi. Certe volte la sua testardaggine era inconcepibile.

 «E tu per una volta non ragionare di testa tua!» spolmonò, comprimendo gli occhi turchini.

«Anche in una situazione simile vi mettete a litigare?»

La corporatura snervata e tesa di entrambi i ragazzi si bloccò sul posto quando colsero quella voce canzonatoria e tremendamente familiare. Si girarono entrambi con lentezza, come se il tempo attorno a loro si fosse fermato, oppure per dare semplicemente un momento al loro senno di elaborare quello che speravano non fosse concreto, ma dovettero cacciare quei pensieri speranzosi quando incrociarono le sue iridi verdi e brillanti.

«S-Sakura..?» un brusio soffiò dalle labbra secche del biondo quando ebbe la consapevolezza di avere dinanzi l’immagine della sua amica d’infanzia a pochi metri di distanza, ma il suo sguardo si sbarrò ancora più notevolmente quando anche una cascata liscia e mora si addentrò nel suo campo visivo.

«Hinata.. perché?»

La ragazza in questione si strinse le spalle, ma la sua espressione – a discapito delle altre volte – trasmetteva fiducia e fermezza, anche se le sue labbra non smettevano di sorridere dolcemente «Non potevo restare ferma a far niente. Voglio liberare Neji e i miei amici Naruto-kun, anche a costo di mettermi contro di te»

L’Uzumaki tentennò, ancora troppo sconvolto per la loro inaspettata presenza. Anche gli Zetsu bianchi erano passati in secondo piano.

Sakura mise un piede in avanti, prolungato poi tanti altri passi, fino a sopraggiungere di fronte al Ninja turbato, abbracciandolo con enfasi. Incastrò il volto sul suo collo teso e sudato, annegando poi nel suo mare salato e inumidito.

«Non abbiamo intenzione di cambiare idea Naruto-kun»

Vide Naruto aprire e chiudere la bocca di fronte al suo sguardo dispiaciuto, ma al tempo stesso risoluto, mentre le sue mani tremanti e sporche di sangue e terra tergiversavano per ricambiare quella stretta che, in altre circostanze, avrebbe considerato senza dubbio usuale.

«Stupida!»

I tre ragazzi si volsero sull’unica figura rimasta per tutto il tempo in disparte, che aveva appena cacciato un grido carico di collera solo ed esclusivamente destinato alla rosa, che ancora abbracciava il busto dell’amico. Il corpo di Sakura si irrigidì, solo per un attimo, quando incrociò quella profonda iride scarlatta che fino a qualche era prima era puramente nera, trasmettendole un sentimento ben diverso. Sentiva il suo cuore martellarle nelle orecchie.

Malgrado quello che le aveva fatto non riusciva a provare odio, rancore o delusione. Era durato tutto solo per un semplice attimo, ma poi era scomparso quando lo aveva finalmente rivisto, e non le importava se lui in quel momento provava per lei solo rabbia, le bastava semplicemente trasmettergli i suoi pensieri.

«Cosa diavolo ci fai qui?! Perché sei venuta?!»

Un leggero sorriso piegò le sue labbra, completamente distorto dall’umore che il moro stava scaturendo. Si staccò da Naruto senza smettere di osservarlo soavemente, e quando raggiunse la sua massa forte che fin da bambini le aveva sempre trasmesso sicurezza gli accarezzò affettuosamente una carezza sua una guancia sporcata da schizzi di sangue – fortunatamente non suo.

«Mi dispiace Sas’ke, ma non sei tu a dover scegliere il mio destino» soffiò sulle sue labbra senza la minima discrezione, stringendo poi il suo volto con entrambi i palmi, non appena avvertì la sua titubanza. Lo Sharingan era lentamente dileguato, permettendole finalmente di scorgere il suo colore naturale. Spostò poi il ciuffo che nascondeva un poco il Rinnegan burrascoso, mentre i suoi occhi si chiusero, rilasciando un sospiro lento e pesante «Perdonami»

Sasuke  si era ritrovato a stringere gli occhi disperatamente. Non ci riusciva. Non era in grado in quel momento di mantenere quel contatto  visivo che, insieme a quel tocco simile a fuoco ardente, aveva scosso il suo organo vitale più importante.

Sentì la sua mano staccarsi frettolosamente, così come il suo corpo esile, ma caldo, seguito poi da un richiamo intraprendente «Hinata!»

Capendo le sue intenzioni, la mora annuì risoluta, attivando velocemente il suo Byakugan, guardando in direzione del palazzo «Si trovano sotto terra, nelle prigioni»
Sakura la raggiunse prontamente «So come entrare, andiamo!»

Senza dare il tempo ai ragazzi di capire le loro intenzioni, le due iniziarono a correre senza esitazione lungo il giardino, mentre attorno a loro sovrastavano gridi e scontri battaglieri dei tanti Ninja presenti.

Naruto si risvegliò improvvisamente, guardando terrorizzato le due allontanarsi in quella via fatta solo di morte e terrore «Ferme dove andate? Hinata!» esclamò, pronto a raggiungerla, ma un’altra ondata di fantocci lo costrinsero a bloccare le sue intenzioni «Cazzo, toglietevi di mezzo!»

Sasuke trafisse col proprio Chidori il petto di un Zetsu che si era avvicinato a lui, osservando poi i suoi capelli spiccare facilmente in quella cruenta battaglia, fino a scomparire del tutto. La sua mascella si indurì, unendosi poi a Naruto per cercare di farsi strada.

“Dannazione Sakura, perché?”

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Capitolo 24
*** Face Off - Part 1 ***



Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





  Capitolo 24 ~ Face Off - Part 1  

 


Kabuto si asciugò col dorso della mano il rivolo cremisi che aveva infestato con sapore ferroso il suo palato, macchiando i denti. Il suo ghigno non era mai scomparso, neanche quando Kakashi era riuscito a superare le sue difese corporali e percuotendolo furiosamente con un pugno.

La sua folle ironia continuava a innervosirlo ogni secondo e sapeva che agire così era sbagliato. Sicuramente Kabuto aveva avvertito la sua insicurezza, per questo mostrava senza scrupoli il suo divertimento.

Kakashi, a differenza degli altri Anbu del Paese del Fuoco, era sempre stato un Ninja scaltro e silenzioso; odiava profondamente ogni sorta di violenza, sia fisica che mentale, ma al tempo stesso non aveva mai nascosto il suo carattere positivo, allegro e solare. Aveva sempre creduto fermamente al gioco di squadra e nell’amicizia, al tal punto da considerare tale anche il proprio avversario, donandogli sempre il dovuto rispetto, senza appesantire troppo i suoi precedenti. Questo tipo di mentalità aveva cercato di trasmetterla anche al suo primo discepolo, Itachi, ma sfortunatamente il padre del ragazzo non era mai stato d’accordo con questa sua visione ‘benevola’.

Sebbene la sua – nascosta - sensibilità fosse legata al suo passato che gli aveva strappato via l’amore di un padre, il legame di un amico e la saggezza di un maestro, egli aveva sempre guardato avanti col proprio dolore, facendo della propria esistenza un cammino in salita, senza più guardare indietro.

Kabuto, difatti, non faceva eccezione. Lo considerava un semplice uomo corrotto dall’odio e la sete potere, scegliendo senza esitazione la strada più semplice, proprio come farebbe qualsiasi essere umano debole. Ma lui ancora ci credeva, credeva in quella piccola luce nascosta dentro ognuno di loro, anche a costo di scontrarsi all’infinito.

«Sei veramente ridicolo» Kabuto sputò sprezzante un po’ di saliva mista a sangue vicino i suoi piedi «Non otterrai nulla con la bontà Ninja Copia. Mostrami la tua vera natura!» sbraitò, allargando entrambe le braccia per invitarlo ancora a colpirlo.

Un sospiro attraversò la sua maschera scura, anche se la sua mano continuava a stringere il kunai «Mi dispiace deluderti, ma non intento ricorrere alla scelta più ovvia»
Per la prima volta, il ghigno di Kabuto divenne spazientito, tirando fuori dalla cinta la sua lama, mentre le sue iridi scure brillarono sotto le lenti «Allora non mi lasci altra scelta»

Kakashi saltò agilmente, fino a raggiungere il fitto bosco e mentre i due ripresero un’estenuante lotta ad armi pari, Itachi evitò l’ennesimo attacco di Pain, con un semplice e veloce movimento del kunai.

Lo Sharingan lo aiutava a leggere tutte le sue mosse, consentendogli di anticipare i colpi e scansarli al contempo. Pain si stava dimostrando un nemico piuttosto ostile – anche se fondamentalmente ne era già al corrente – perché, oltre alle sue innate abilità era anche in grado, a quanto pare, di prevedere e contrastare le tecniche avversarie, comprese le sue illusioni.

«Sai, ancora oggi mi domando come sia stato il tuo dolore quella notte..» mormorò ad un certo punto il rosso, rimanendo statico con entrambe le braccia lungo i fianchi «Per tuo fratello fu straziante. Ricordo ancora il suo grido che tagliò la notte.. un dolore così intenso non lo avevo mai percepito»

Le iridi di Itachi si indurirono, solo per un attimo, trasparendo poi la sua solita freddezza, finché Pain non alzò un palmo in sua direzione, stringendo subito dopo una delle sue tante aste «Chissà come reagirebbe quando vedrà anche suo fratello privo di vita in un lago di sangue»

«Sta zitto»

Stavolta non si controllò. Itachi avvertì il proprio corpo fremere. Era sempre stato un Ninja calcolatore,  non permettendo mai a nessuno dei suoi avversari di distruggere la sua bolla perfetta, ma sfortunatamente anche la sua presentava una piccola crepa, ed era Sasuke.

La morte dei suoi genitori fu un grave colpo, non poteva nasconderlo, ma la forza che lo aveva aiutato a rimettersi in piedi a testa alta era proprio il forte desiderio di tenere al sicuro Sasuke. Sapeva che su certi aspetti aveva fallito come fratello, facendosi quasi considerare un ostacolo da superare, ma a lui non importava perché, anche se un giorno avrebbe finito per odiarlo, lui ci sarebbe sempre stato per lui.

«Il dolore potrà anche marcire i nostri cuori e assetare la tua sete, ma io l’ho sfruttata per diventare più forte» pronunciò, estremamente calmo, anche se la sua corporatura trasmetteva l’effetto contrario.

Lo Sharingan mutò, prendendo immediatamente le sembianze di quello ipnotico che, a differenza di Sasuke, sembrava un semplice shuriken a tre punte. Il loro risveglio era stato così improvviso che perse assieme una lacrima di sangue dall’occhio destro. Pain rimase immutato quando i suoi occhi scuri scorsero una strana aura rossastra ricoprire il suo corpo, e solo allora capì: stava risvegliando il Susanoo.

Senza mostrare il minimo timore, Pain accettò la sfida, pronto a battersi. Finalmente stava pregustando anche il dolore di Itachi Uchiha.



**



Sakura guardò attorno a lei. I detriti erano le uniche cose che i suoi piedi calpestavano, talmente tanti che più di una volta avevano sbilanciato la sua corsa. Quel luogo, che un tempo aveva sempre considerato casa, ormai era divenuto solo un accumulo di dolore e distruzione.

I suoi occhi avevano trattenuto, solo per un attimo, il tremore che aveva provocato il loro luccichio. Per lei era tutto confuso; le sembrava così strano attraversare quell’immensa struttura nel quale era cresciuta.. e dove tutto era cominciato.

Quegli uomini le avevano strappato via tutto, senza il minimo ripensamento e anni prima anche a Sasuke e Naruto. Solo ora si rendeva conto quanti i due amici avessero sofferto, solo ora comprendeva il loro dolore, e per farlo, aveva dovuto subirlo sulla sua stessa pelle. E per questo si odiò. Come aveva potuto essere così egocentrica? E pensare che quel giorno non aveva neppure salutato Sasuke..

Sussultò appena quando riconobbe l’ombra del cadavere di un vecchio domestico, seduto, con la schiena poggiata al muro - macchiato di sangue secco - e la testa ciondoloni. Un conato di vomito minacciò la sua gola perché, oltre a riconoscere il proprietario del corpo esanime, ormai era in fase di decomposizione.

Hinata stava di fianco a lei. Neanche una volta le aveva lasciato andare la mano, sicuramente per infonderle quel poco di coraggio che aveva. La ragazza alla fin fine si era dimostrata una persona totalmente differente di come in apparenza dimostrava; quando le aveva proposto la sua folle idea di raggiungere il Paese del Fuoco e prendersi la briga di liberare suo cugino, Ino e gli altri non aveva esitato, cogliendo la palla al balzo. Entrambe avevano paura, non potevano negarlo; fin da bambine erano state abituate alla solita routine, ad essere protette da ogni forma di pericolo e obbligate ad accettare quelle irrazionali condizioni.

Non erano mai state padrone della loro vita, ma ora che avevano la possibilità di farlo erano pronte a tutto. Sakura era rimasta notevolmente colpita dalla mora, perché lei era l’esempio lampante di come un sentimento come l’amore, fin da sempre considerato debole e pericoloso, possa spingere a tanto una persona.

E l’amore di cui lei parlava non era compreso solo Naruto, ma anche i suoi amici e Neji, stessa cosa valeva per lei. Gaara, Ino, Karin, Kakashi, Tsunade e Itachi.. tutti loro avevano preso un posto all’interno del suo cuore, e lei si era lasciata spingere dall’istinto senza neanche rendersene conto.

«Da che parte Sakura?» mormorò improvvisamente Hinata, risvegliandola dai suoi pensieri e facendole finalmente dimenticare l’ambiente deturpato attorno a lei.

Riconobbe immediatamente il corridoio ovest. Erano riuscite ad accedere da una delle tante entrate secondarie affacciate al giardino sul retro, dove fortunatamente non si era ancora spinta la sanguinaria lotta. Il varco era buio e deserto ed era solo distinguibile il lungo tappeto rosso cremisi lievemente impolverato, colmato da alcuni cocci frantumati.

«Di qua, vieni»

Rinvigorì la presa sulla sua mano, superandola di qualche passo e guidandola lungo il varco. La loro andatura era veloce, ma cercavano comunque di non produrre il minimo rumore, dato che non avevano idea se all’interno del palazzo ci fosse qualcun altro oltre loro. Hinata era persino pronta ad usare il suo Bykugan per scorgere qualsiasi nemico.

Dopo aver svolto l’angolo, Sakura si fermò di fronte ad una delle tante porte presenti, anche se questa, a differenza delle altre, era stata realizzata in acciaio. Per buona sorte la trovarono socchiusa, e quando Sakura l’aprì – che generò un lieve cigolio - videro una ripida scalinata scomparire nell’oscurità.

Ingoiato il magone, le due iniziarono a scendere lentamente. Sakura si aiutava con un braccio alzato, per non rischiare di sbattere il naso da qualche parte, fino a quando non scorsero la lieve luce giallastra di una candela accesa, non appena pervennero nelle segrete che suo padre non aveva mai adoperato.

«Neji?» sussurrò Hinata, iniziando a cercare all’interno delle celle, ma tutte sembravano vuote. Iniziò immediatamente a pensare al peggio quando una voce le fece cancellare i suoi macabri pensieri.

«Hinata?»

Il suo cuore perse un battito quando riconobbe il richiamo sbigottito di suo cugino in fondo alla stanza. Lasciata la mano di Sakura, corse velocemente senza pensarci, e quando finalmente identificò il suo viso affranto insieme a tutti i suoi amici si buttò a terra sulle proprie ginocchia, incurante di graffiarsi. Si accostò alle sbarre arrugginite, allungando un braccio all’interno e sfiorando la sua guancia.

Il volto di Neji era tumefatto su uno zigomo, mentre il suo labbro spaccato. I vestiti sporchi e in più punti strappati, ma tutto sommato sembrava stare bene, anche se i suoi polsi erano legati da strane manette appese al muro dietro di loro, impedendogli qualsiasi movimento.

Gli occhi perlacei di Hinata si inumidirono un poco quando vide che anche gli altri si presentavano più o meno nel suo identico stato «Finalmente vi ho trovati!»

«C-cosa ci fai qui?» sibilò Neji, mostrando una notevole difficoltà nel pronunciare quelle semplici parole. Sembrava quasi privo di energia; chissà cosa gli avevano fatto quei bastardi.

«Non lo vedi? Siamo venute a liberarvi» dichiarò Hinata serena, mentre Sakura si affiancò a lei, studiando attentamente la porta della prigione stretta e sporca nel quale si trovavano.

«Fronte spaziosa?»

La rosa riconobbe grazie alla lieve luce la lunga capigliatura di Ino spuntare dall’ombra. I suoi capelli erano sciolti e il viso sporco e i suoi occhi non trasparivano il suo solito sfavillio malizioso; anche lei sembrava sprovvista di forza vitale, come se gliel’avessero prosciugata.

Sakura le regalò un lieve sorriso per trasmetterle un po’ di conforto e solo in quel momento si rese conto quanto le fosse mancata la sua presenza eccentrica e frizzante «Ciao. Speravo di rivedervi in altre circostanze» provò a scherzare, mettendosi poi in piedi, scrollandosi poi di dosso la polvere e i filamenti di fieno che ricoprivano tutto il pavimento.

«Come avete fatto ad arrivare fin qui?» domandò Sai, avvicinandosi alla sbarre, ma un attimo dopo si pentì, indurendo lievemente la mandibola, per cercare di trattenere la fitta ai polsi che avevano quasi lacerato la sua carne.

«Naruto-kun e il numeroso esercito dei Re stanno affrontato l’Akatsuki» spiegò velocemente Hinata.

Senza esitazione aveva attivato il Byakugan per accertarsi le loro condizioni, ma per fortuna sembravano semplicemente ammaccati. Solo il chakra sembrava diverso, come se fosse stato bloccato; forse era per questo motivo che si presentavano così fiacchi.

«C’è una chiave Sakura-chan?» chiese Hinata, voltandosi vero l’amica che continuava a cercare instancabile lungo i muri ammuffiti.

Fece un verso scocciato quando capì che forse – anzi, sicuramente – non si trovava lì «Non riesco a trovarla»

«L’ha portata via sicuramente il tizio con i capelli rossi che ci ha chiusi qui»

Sakura si volse verso Shikamaru, riflettendo alla sua affermazione. Che stesse parlando di Sasori? Ora che ci pensava lui era l’unico che non aveva scorso quando erano giunte fin lì. Un fastidioso brivido ricoprì la sua spina dorsale; che fosse nei dintorni? Non aveva idea di quanto il ragazzo fosse pericoloso, dato che non aveva mai mostrato le sue innate capacità, ma se doveva essere sincera proferiva non scoprirle.

«Che facciamo?» domandò Hinata, più a se stessa che a lei, guardandola affranta.

Sakura si morse l’interno guancia, in difficoltà. Guardò la porta a sbarre bloccata da un semplice lucchetto e un attimo dopo spostò le sue iridi sulle sue mani bianche e graffiate.

Devi concentrare il tuo chakra sulle mani, in questo modo puoi sprigionare una forza tre volte più potente rispetto alla norma. È la mia arma segreta durante i combattimenti.

Inaspettatamente, le parole di Tsunade le rimbombarono in testa ricordandole, durante il loro viaggio di ritorno, i suoi insegnamenti sull’utilizzo e il controllo del chakra, non solo quello curativo.

 Si avvicinò lentamente alle sbarre, sfiorando con le dita la serratura in acciaio «Voglio provare una cosa» sibilò incerta, afferrandolo poi con entrambi gli arti.

Chiuse gli occhi e si concentrò, come aveva sempre fatto, fino a percepire lungo il suo corpo il fiume del suo potere, fino a raggiungere i muscoli dei suoi palmi. Senza esitazione tirò entrambe la mani in due direzioni opposte, come se stesse staccando due semplici pezzi di puzzle, peccato che al loro posto si ritrovò quelli del lucchetto spezzato a metà. Lo guardò ancora sorpresa, dato che non si aspettava di riuscirci, mentre tutti la guardarono sbalorditi.

«Complimenti fronte spaziosa»

Sakura ridacchiò appena, aprendo poi prontamente la cella ed entrando dentro, seguita da Hinata, che abbracciò immediatamente Neji. Esaminò gli strani anelli che li tenevano ancorati  a terra e quando provò a sfiorarli si ritirò velocemente; una sensazione simile ad un’ustione aveva percorso la sua mano, facendola quasi svigorire di ogni fibra muscolare.

«Che cosa sono?» gorgogliò, senza smettere di stringere l’arto leso.

«Catene anti-chakra, basta solo tagliarle» spiegò Shikamaru, indicando poi col mento il suo kunai legato alla cintura.

Hinata annuì, brandendo l’arma e seguendo le sue indicazioni. In effetti queste si spezzarono come semplice carta e in poco tempo i loro amici si ritrovarono liberi, facendogli tirare un sospiro di sollievo. Si rimisero in piedi, anche se con notevole difficoltà, così Sakura decise di usare su di loro il suo chakra, che illuminò i loro visi.

In poco tempo si ripreso e insieme corsero verso l’uscita delle prigioni. La mora teneva legato attorno le spalle il braccio di suo cugino, che rispetto agli altri era quello messo peggio; sicuramente era stato torturato più degli altri. Sakura invece affiancava Ino, chiudendo la fila.

Una volta imboccato il corridoio poco illuminato il gruppo si fermò e Sakura guardò istintivamente la direzione opposta rispetto all’uscita che avrebbero dovuto raggiungere. Se Sasori era veramente in giro non poteva rischiare di mettere ancora una volta in pericolo i suoi amici. Le sue mani cominciarono a sudare per l’agitazione, ma ormai aveva già deciso.

«Hinata portali al sicuro, io vi raggiungo dopo» disse risoluta, senza considerare nessuno.

La Hyuga  strabuzzò gli occhi perlacei, rivolgendole uno sguardo preoccupato «Perché, che vuoi fare?»

Sakura ingoiò il magone rimasto bloccato in gola prima di sorriderle bonariamente «Tranquilla, ci metterò un attimo»

Nessuno fiatò. Il loro istinto di conservazione non gli intimava di replicare o – peggio - seguire quella sua illogica decisione. Hinata sentiva il proprio corpo fremere per la voglia di afferrare le sue spalle e scuoterla fino a quando non avrebbe ripreso il lume della ragione che improvvisamente sembrava essere scemato, ma al contempo non poteva abbandonare Neji, non una seconda volta.

Si morse le labbra per cercare di trattenere l’avvilimento che continuava a provocare in lei l’indecisione di quella scelta, mentre Ino si avvicinò a rilento alla rosa, ancora girata di spalle.

«Stai attenta Sakura» sussurrò la bionda, sfiorandole i capelli che tempo addietro le aveva assestato con amore e cura.

Questa annuì, senza mai voltarsi, neanche quando il corridoio riecheggiò il fragore dei loro passi celeri, fino a divenire un suono lontano.

Il silenzio era divenuto il nuovo protagonista dentro quelle mura che l’attorniavano, ma allora perché un’assordante e fastidioso fracasso continuava a echeggiare nell’orecchie impedendole addirittura di pensare? Non riusciva neanche a distinguere se quelli erano semplicemente i battiti del suo cuore che davano prova della sua pusillanimità. Eppure i suoi piedi agivano al contrario; non si era neppure accorta di aver raggiunto uno dei saloni principali dove scorgevano le scale che conducevano ai piani superiori.

Le immagini dei domestici che pulivano, gli Anbu che controllavano la zona, Kawaki che sorrideva e lei Sasuke e Naruto bambini che giocavano a rincorrersi erano apparsi come fantasmi e lei era la spettatrice che poteva finalmente ammirare quello che un tempo era quel luogo.

La sua mano sfiorò la polverosa ringhiera delle scale; anche quel semplice dettaglio per lei era così strano. Nawaki aveva sempre preteso un perfetto lindore nella sua dimora e le sue narici, fin da bambina, non avevano mai fiutato il minimo acaro. Salì le scale lentamente e per sua sventura il buio diveniva sempre più accentuato, ma per lei non era un problema. Anche ad occhi bendati era in grado di percorrere quell’ambiente.

Il secondo piano a differenza del primo sembrava completamente intatto e il suo cuore ebbe finalmente un attimo di pace. Lasciò ancora che i suoi arti inferiori avessero l’iniziativa, fino a quando non si fermarono di fronte ad una porta a lei troppo familiare.

Il flashback di quando lasciava la sua stanza in piena notte per raggiungere il Re era ancora perfettamente impresso nella sua memoria, compreso anche il ricordo di lei che chiudeva lentamente l’uscio, sperando di non essere scoperta, mentre ora, di fonte a lei, l’entrata era socchiusa.

La sua gola si seccò all’istante eppure il suo cervello cacciò via quella vocina interiore che continuava a gridare: ‘Vattene! Vattene!’, mentre la sua mano sfiorava il legno scuro e liscio, aprendo la porta della sua vecchia camera da letto.

Sentì oramai quella familiare prurigine lungo la gota, fino a giungere sul mento e infine sul pavimento freddo. Si sentì stupida. Stava piangendo per colpa di un ricordo che su molti aspetti avrebbero per sempre segnato la sua vita eppure percepiva, anche se leggero, un lieve senso di trasparenza. Era tornata davvero a casa.

Entrò con passi decisamente troppo pesanti d’entro la sala illuminata dalla luce lunare che filtrava dalla finestra, la stessa dal quale si divertiva a fantasticare sul suo futuro quando avrebbe finalmente avuto la possibilità di conoscere il mondo. Alla fine ci era riuscita, ma non come se lo era sempre immaginato.

Controllò ogni piccolo dettaglio, constatando che tutto era rimasto come lo aveva lasciato, eppure sapeva che qualcuno in sua assenza aveva senza il minimo problema violato il suo intimo spazio. Raggiunse con calma il letto, sedendosi sopra. Strinse un attimo gli occhi e storse il naso quando un’inattesa esalazione di polvere e chiuso infastidì il suo olfatto.

Scosse un poco la testa per cacciare ancora quel fastidioso olezzo che le solleticava il naso fino a quando i suoi occhi colmi di nostalgia non si soffermarono sul comodino chiaro posto vicino il materasso. Immediatamente uno degli oggetti a lei più cari le ritornarono in mente, obbligandola ad aprire velocemente il tiretto. Tirò un sospiro di sollievo quando le sue dita strinsero il filo di seta che tenevano legato il cristallo azzurro, un tempo appartenuto a Naruto.

«Tienilo tu per me, ok Sakura-chan?»

Un lieve sorriso rallegrò le sue labbra a quel ricordo. L’aveva sempre tenuto al sicuro dentro il cassetto, promettendosi che il giorno in cui avrebbe rivisto i suoi unici amici gliel’avrebbe riconsegnato. Si mise in piedi, sistemandolo poi velocemente dentro la tasca – sperando comunque di non perderlo – affacciandosi poi alla finestra.

Sotto di lei gli Zetsu bianchi continuavano incrollabili ad attaccare senza sosta i Ninja oramai feriti e spossati. Riusciva persino a scorgere Itachi ai piedi della grande scalinata combattere con uno dei membri dell’Akatsuki, che indossava la solita tenuta nera con le nuvole rosse. Immediatamente il suo temperamento le intimò di muoversi, nonostante la paura; non poteva rimanere a guardare. Sussultò quando vide Itachi volare per diversi metri quando il suo avversario lo colpì ferocemente allo stomaco.

«Bentornata a casa principessa, o forse non dovrei chiamarti così?»

In un attimo tutta la sua temerarietà scemò. Rimase di spalle ad ascoltare con terrore quelle parole, mentre la sua testa non fu neanche in grado di realizzare il pensiero più incoerente. Immediatamente il suo cervello le consigliò come prima opzione di scappare – persino dalla vetrata se fosse necessario -, ma il suo corpo non reagiva, come se quell’informazione fosse rimasta bloccata all’interno della sua testa.

Strinse fortemente gli occhi, permettendo ad un’altra lacrima rimasta bloccata tra le ciglia di sfuggire lungo la sua gota, macchiandola dalla sua inconfondibile scia salata. Sperava, pregava, che quello fosse soltanto il frutto del suo macabro intelletto, ma dovette ricredersi quando, non appena si volse lentamente, incrociò quegli occhi che già dal primo incontro aveva tormento più di una volta i suoi sogni divenuti incubi.

Sasori continuava a rimanere appoggiato con una spalla sull’uscio, senza abbassare le sue iridi scure e funeree, mentre le sue dita rigiravano con aggraziata delicatezza quello che riconobbe immediatamente come il suo fermacapelli indossato la sera del suo compleanno, un tempo appartenuto alla Regina.

Non aveva udito il suono dei suoi passi avvicinarsi, così come quelli che stava realizzando in quell’esatto momento per raggiungerla, fino a fermarsi a pochi centimetri dal suo corpo irrigidito. Il suo fiato smise di fuoriuscire regolarmente, mentre le sue iridi scorgevano solo il buio e non il volto sadico e divertito del suo invasore.

«Mi stupisce trovarti qui. Non è molto prudente da parte tua, soprattutto dopo quello che ti è successo l’ultima volta»

La sua risata le provocava il voltastomaco, al tal punto che voleva tapparsi le orecchie per non sentirla più, ma ormai le era penetrata dentro, come i ricordi di quella notte. Kawaki in un lago di sangue, lei tremante e inginocchiata vicino a lui che pregava aiuto, ma Sasori rimaneva lì, impassibile che la guardava dall’alto verso il basso, dimostrandole la sua vera natura.

Lei però non era più così, quella Sakura ormai era divenuta solo un ricordo. Questa volta Sasori non avrebbe invaso le sue paure e neanche il suo spirito. Subitamente l’adrenalina le corrose ogni sua piccola cellula, spingendola a congiungere i pugni e lasciare che le sue corde vocali liberassero ogni suo ripensamento.

«Smettila Sasori, perché lo fai? Cosa ti ha spinto ad agire così?» la sua voce non fu così decisa di come aveva sperato, ma dentro gioì quando scorse sul volto del rosso un’istantanea sorpresa che un attimo dopo venne nuovamente nascosta.

I suoi occhietti scuri ripresero a vagare sul suo corpo e automaticamente arretrò appena, ma senza abbassare lo sguardo risoluto «Mi chiedo come tu possa ancora camminare sui tuoi passi. Hai perso davanti ai tuoi occhi i tuoi genitori, i tuoi amici, il tuo padre adottivo e infine la tua casa» iniziò ad elencare lui, con voce fin troppo calma.

Lo odiava. Aveva iniziato a provare odio nei suoi confronti già dal primo giorno che lo conobbe, quando battezzò i suoi capelli rivoltanti, provocandole per la prima volta una sensazione di inettitudine. Quell’uomo era nato col solo scopo di prosciugare l’anima delle persone, utilizzando i metodi più funesti e macabri che possano esistere. Con lei ci era riuscito senza alcuna difficoltà e quei ricordi erano ancora talmente nitidi che a ripensarci le faceva male il petto.

Dopo poco tempo si ritrovò a trattenere nuovamente il fiato quando, ancora una volta, permise al ragazzo di sfiorare la sua ciocca corta, legandosela attorno l’indice e il medio «Sai, la nostra storia è molto simile. Mio padre e mia madre sono stati uccisi per mano di un Ninja di questa terra, provocando in me un trauma talmente ampio che mi costrinse a chiudermi in me stesso e a rifiutare la realtà. Poi un giorno ho incontrato Orochimaru, che mi ha mostrato il baratro dell’oscurità e inevitabilmente mutai il mio carattere e i miei sentimenti, divenendo finalmente il sadico assassino senza scrupoli che ho sempre voluto essere. Anche mia nonna Chiyo si unì a me, anche lei in cerca di vendetta»

Sasori, senza alcuna pretesa, aveva cominciato a raccontare il suo passato e per un attimo, Sakura venne coinvolta emotivamente. Il tono della sua voce era sempre rimasto lo stesso eppure, mentre continuava ad accarezzare con la guardo i suoi filamenti rosei, le era sembrato di scorgere un’emozione del tutto nuova per lui: amarezza.

«Ma il suo cuore era debole e quando ho scoperto che voleva avvertire Gaara dei nostri scopi non ho esitato ha strappare con le mie stesse mani quell’organo irresoluto, lasciando poi che la sabbie del deserto rifocillassero il suo corpo»

In un attimo tutto in lui cambiò, persino la sua presa, che le strappò quasi quel piccolo pezzo di chioma dal cuoio capelluto; istintivamente fece una smorfia, cercando di liberarsi. Il suo cuore aveva ripreso a battere all’impazzata su in gola, impedendole quasi di ingoiare il magone. La stessa donna che aveva assassinato la moglie e la vera figlia di Nawaki era stata brutalmente uccisa dal suo stesso nipote senza alcuna incertezza; come poteva il cuore di Sasori essere così corrotto?

Presa da una profonda sensazione di mestizia, Sakura strinse appena la mano fredda di Sasori che non aveva ancora lasciato i suoi capelli, attirando la sua attenzione, anche se i suoi occhi rimasero comunque spenti «Sasori, posso comprendere il tuo dolore, davvero, ma credimi: la vendetta non ti porterà a niente» mormorò, cercando invano di farlo ragionare.

Il quel momento il suo unico pensiero era quello di scappare e mettersi al sicuro.

Ancora una volta il sorriso divertito che le aveva rivolto le fece accantonare la pelle, ma stavolta aveva qualcosa di diverso, perché un attimo dopo aveva preso le sembianze di un ghigno agghiacciante «Sai, io ti invidio» sussurrò, lasciandole finalmente andare la ciocca, per iniziare a lambire la sua guancia «I tuoi occhi sono sempre rimasti puri, anche quando avevi di fronte il cadavere del Re. Ma cosa succederebbe se al suo posto ci fossero quelli dei tuoi amici?»

Fastidiosi brividi ricoprirono il suo corpo e non per le parole di Sasori, ma per come le aveva pronunciate: follia e demenza, era questo che riusciva ad adocchiare tramite le sue pupille che non smettevano di trapassare il suo – in confronto – debole sguardo.

La sua mascella si indurì appena, cercando di mostrare tutta la sua repulsione; ormai aveva capito la sua psicologia e non aveva intenzione di cascarci ancora «Non funziona più con me Sasori»

Sperava di prenderlo in un qualche in modo in contropiede, dimostrargli che rispetto a poco tempo addietro riusciva a tenergli testa eppure, nonostante il suo sguardo e il tono sinistro, il riso maligno di Sasori venne messo in rilievo ancora di più.

«E allora perché tremi?»

Solo in quell’istante se ne accorse. Le sue ginocchia erano in grado di mantenere il peso del suo corpo solo perché il rosso l’aveva spinta fino alla parete dietro di lei, obbligandola a tenere compressa la sua schiena. I loro corpi combaciavano perfettamente e per Sakura fu quasi istintivo paragonare quel contatto viscido e freddo con quello forte e accogliente di Sasuke. Ma lui non era lì, questa volta non sarebbe giunto per salvarla dalle sue grinfie.

Strinse un attimo gli occhi quando vide il viso del ragazzo avvicinarsi al suo e impulsivamente il suo corpo si tese ancora di più, sperando che il muro dietro di lei la inghiottisse.

Avvertì il suo respiro lambire le sue labbra, subito dopo anche il collo e l’orecchio, fino a sfiorarlo con le labbra sottili e screpolate «È un vero peccato perché tu invece hai sempre stuzzicato la mia curiosità»

Le sue iridi scure e leccate da una forte lussuria le permisero di vedere il suo stesso riflesso spaurito e bloccato dall’orrore. Era inorridita, stava permettendo a quel bastardo di fare tutto ciò che più gli aggradava, per colpa della sua insopportabile debolezza.

Dov’era la ragazza che era riuscita ad affrontare tutto il dolore, l’amarezza e la sfortuna che il destino le aveva riservato? Dov’era? Dov’era?!

«Ti fo ribrezzo, non è vero?»

Le sue mani avevano cominciato a tastare la sua vita con gesti lenti e famelici, fino ad arrivare al suo seno.

Non hai bisogno di cercarla o chiamarla, è sempre stata qui.

Le mani di Sasori strinsero ancora il suo corpo e furono proprio queste l’incentivo che le permisero di ricacciare indietro le lacrime che le offuscavano la vista e alzare entrambi i palmi sul suo petto, per poi spingerlo lontano con la sua smisurata forza. L’imbatto che la schiena di Sasori ebbe non appena colpì il suo armadio provocò un fastidioso frastuono di legno che si frantumava, ricoprendo l’intera stanza. Un attimo dopo fu la risata del rosso l’unico suono che le loro orecchie udirono.

«Vedo che sei diventata un tipetto combattivo» proferì lui divertito, liberandosi dalla crepa legnacea che aveva provocato.

Nei suoi occhi chiari era nata una nuova scintilla, senza paura e senza ripensamenti «Non provare a toccarmi ancora, per te provo solo disgusto!»

Il sorriso che per tutto il tempo aveva ornato l’espressione di Sasori cambiò radicalmente non appena udì quelle parole dette con avversione e con una tale carica da sorprenderlo notevolmente. E lui non si faceva mai sorprendere.

Sakura ebbe solo il tempo di fare un passo per staccarsi dal muro prima di sentire ancora una volta il suo corpo venire schiacciare da esso, stavolta con più forza e rabbia, tanto da farle scappare un gemito. Sasori aveva corso talmente velocemente che non se ne era neppure accorta e ora la sua mano le stringeva pericolosamente il collo, asfissiandola.

Cercò inutilmente di liberarsi, ma la botta presa e la mancanza d’aria non le permettevano di accumulare abbastanza chakra per allentare la sua presa. Continuò comunque a ribellarsi e improvvisamente le venne istintivo colpire con un ginocchio lì dove tutti gli uomini erano vulnerabili, o come una volta le aveva insegnato Naruto da piccoli: ‘’il piano B”.

Sasori trattenne  un lamento e si accasciò quasi a terra, consentendo alla rosa di recuperare finalmente fiato, fino a tossire. Si tastò la gola che fastidiosamente continuava a bruciare, correndo poi fino alla porta e imboccando il corridoio.  Dato ancora lo stordimento e il buio andò a sbattere su una mensola, facendo cadere un vaso di fiori oramai appassito, mentre il terriccio sporcò i suoi piedi.

Riconobbe da lontano la rampa di scale, quando un luccichio attirò la sua attenzione. Notò che si trattava di un kunai abbandonato, forse usato da uno dei domestici che aveva provato a difendersi durante l’aggressione. Si mosse velocemente in quella direzione, ma non appena lo raggiunse sentì una dolente presa sui suoi i capelli e un attimo dopo una percossa colpire la sua guancia, facendola cadere pesantemente a pancia in su. Si toccò la parte lesa, mentre un corpo robusto la tenne ancorata a terra. Girò appena lo sguardo e invece di riconoscere il viso funesto di Sasori notò che si trattava di qualcos’altro.

Sembrava una specie di umanoide con una lunga e minacciosa coda metallica. Il suo volto era nascosto da una maschera nera, a parte gli occhi che, all'istante, Sakura notò che non sprigionavano vita. Strinse i denti dal dolore e cercò di liberarsi, ma la creatura in quel momento era più forte di lei.

«Ti presento Hiruko, la mia più fedele marionetta»

La voce di Sasori irruppe lungo l’atrio, raggiungendo i due e muovendo divertito le dita della mano destra. Sakura notò immediatamente degli strani filamenti azzurri legati attorno ad essi e che si collegavano all’essere che la sovrastava.

«La tua non è stata una mossa saggia.. e pensare che prima di ucciderti volevo divertirmi un po’» continuò ancora il giovane, piegandosi sulle ginocchia per avvicinarsi a lei «Ma sarà comunque divertente vedere il tuo corpo agonizzare per colpa del mio letale veleno»

Sakura sussultò appena quando vide la lunga coda muoversi, fino a fermarsi sopra di lei, pronta a infilzarla. Solo in quel momento notò che la punta era ricoperta da un liquido violaceo, lo stesso che Konan aveva provato ad usare su Sasuke.

La ragazza rimase immobile e Sasori ghignò. Mosse il dito medio e la coda scattò, ma solo in quel momento si rese conto del kunai che Sakura stringeva. Con un movimento veloce infilzò con l’arma il collo della sua marionetta e grazie alla forza accumulata al braccio riuscì successivamente a staccare la sua testa. Trattenne il fiato quando la punta della coda sfiorò la sua guancia, conficcando il pavimento, mentre il corpo  del fantoccio perse completamente forza, accasciandosi a terra e liberandola.

Nel tempo in cui Sasori guardava scioccato la sua perfetta opera distrutta, Sakura si rimise in piedi, iniziando a correre lungo la scalinata ancora indolenzita. Prese immediatamente la stessa direzione dal quale era venuta e quando finalmente scorse da lontano la flebile luce della via d’uscita sorrise rincuorata.

Peccato che questo durò solo un attimo perché un’inaspettata fitta colpì il suo fianco e la sua mano scattò immediatamente su quel punto. I suoi occhi strabuzzarono quando sentì qualcosa bagnare le sue dita, riconoscendolo subito dopo come sangue. Diverse gocce sporcarono il pavimento, così come l’abito rosso che indossava.

Ormai completamente soggiogata dall’adrenalina dimenticò immediatamente il dolore, riprendendo la sua sfrenata corsa, ma sfortunatamente per lei una serie di shuriken bloccarono la sua unica via, conficcandosi sul pavimento e arrestandola, graffiandola persino in più punti.  Si volse velocemente, riconoscendo dal fondo del corridoio la figura adirata di Sasori.

«Lo devo riconoscere, sei una ragazza in gamba» mormorò, ormai completamente soggiogato dalla follia.

Sakura tremò, muovendo alcuni passi dietro, perdendo un attimo dopo l’equilibrio, rovinando a terra e soffocando in gridolino. Rialzò velocemente il busto, tenendo poggiati i gomiti e osservando spaventata il rosso.

Sasori scattò verso di lei che istintivamente indietreggiò, sbattendo contro il muro. Vide come al rallentatore il suo viso che si avvicinava sempre di più, così come l’arma che impugnava, mentre il suo cuore ormai aveva già smesso di battere per quanta paura provasse.

Fu un attimo prima di pensare a due bellissimi occhi ossidiana che la osservavano con la sua solita freddezza, ma al contempo ardore.
“Davvero non ti rivedrò più?” pensò, trattenendo poi il fiato non appena Sasori la raggiunse.

«Muori!»

E istintivamente la sua mano si mosse in avanti.



**



Sasuke ritirò la sua Kusanagi dal cadavere dello Zetzu e finalmente tirò un sospiro di sollievo: era l’ultimo. Si guardò attorno comunque circospetto. Intanto Naruto si asciugò stanco l’eccessivo sudore dalla fronte che aveva persino inumidito i suoi filamenti biondi.

«Finalmente questi stronzi sono finiti» borbottò Naruto, colpendo con un calcio uno dei tanti fantocci riversi a terra, mentre attorno a loro si stanziava un desolabile silenzio, anche se poco lontano si poteva ancora udire la lotta che si era pian piano spostata verso la boscaglia, compresi Karin e Suigetsu.

Anche molti dei loro compagni avevano perso brutalmente la vita. I loro corpi già da tempo privi di vita, continuavano a sanguinare, aumentando attorno a loro notevole pozza di sangue. A quello spettacolo raccapricciante Naruto strinse fortemente i pugni, irritato; aveva sempre disprezzato scene di quel genere, soprattutto quando permetteva ai propri nemici di uccidere suoi alleati.

Sasuke, con ancora con lo Sharingan attivo, scrutò in direzione della foresta «Non abbassare la guardia, Kabuto non è ancora morto» disse grave, continuando ad osservare da lontano tra gli alti tronchi la cruenta e infinita battaglia tra l’uomo e il suo ex-maestro.

Dovette comunque distogliere lo sguardo quando sentì i passi pesanti di Naruto iniziare a correre nella direzione opposta, esattamente verso il palazzo.

«Dove vai Naruto?» esclamò, raggiungendolo con un balzo e arrestando la sua andatura con una mano, poggiandola sulla sua spalla.

«Non ho intenzione di abbandonarle!» enfatizzò il biondo, indicando con un cenno del mento l’edificio dietro di loro.

Sasuke indurì la mascella. Anche per lui la sua unica ambizione era quella di raggiungere Sakura - non aveva smesso un attimo di pensarci -, ma in quel tipo di frangente non potevano permettersi di dedicarsi solo alle due ragazze; i loro compagni e il Re avevano bisogno di loro.

Naruto si scrollò di dosso la sua mano, riservandogli un’occhiata glaciale «So a cosa stai pensando e hai ragione, ma in questo momento non me ne frega un cazzo delle regole di noi Anbu» sputò, stringendo i pugni.

Tra i due iniziò una silenziosa e feroce battaglia di sguardi. Sasuke riusciva perfettamente a leggere ogni sfumatura che attanagliava l’animo dell’amico e poteva persino capirlo perché anche lui in quel momento provava lo stesso. Per tutto il tempo aveva frenato le sue gambe che sembravano solo intenzionate a correre via e abbandonare quella battaglia, per raggiungere Sakura. Il suo pensiero era solo e unicamente rivolto a lei, alla sua pazzia e incoscienza.

Quando si era improvvisamente presentata insieme a Hinata era rimasto troppo sconvolto. Il suo cervello per la prima volta ebbe bisogno di tempo per cercare di elaborare quello che la vista gli stava riservando. Per un attimo si era sentito sollevato per la sua presenza, ma un attimo dopo se ne era pentito, ricordando il contesto in cui si trovavano e la rabbia lo aveva velocemente posseduto, ma quando poi si era allontanata senza esitazione ecco che era subentrata – di nuovo – la paura. La stessa paura che stava provando lui e Naruto in quel momento.

Naruto aprì lievemente la bocca, sicuramente per dire nuovamente la sua con uno dei suoi soliti modi rozzi e volgari, ma improvvisamente un forte boato costrinse i due amici e roteare lo sguardo verso destra, notando immediatamente un gran polverone. Gli occhi di Naruto si assottigliarono appena, per cercare di capire cosa fosse successo, mentre quelli di Sasuke divennero preoccupati.

Grazie allo Sharingan riuscì a distinguere la figura di suo fratello che si rialzava dalla crepa che aveva provocato, senza mostrare alcuna smorfia di rabbia o dolore eppure, la spossatezza che il corpo di Itachi emanava era ben evidente.

«Itachi..» sussurrò nervoso, per poi voltarsi velocemente verso il biondo, che campì immediatamente la situazione.

L’amico annuì serio, portandosi poi le mani davanti al viso «Tecnica della moltiplicazione!»

Prontamente cinque sue copie spuntarono attorno a loro con una piccola esplosione fumogena. Sasuke notò con la coda dell’occhio una di queste correre verso il palazzo e senza indugio lanciò uno sguardo grato al compagno, che ricambiò con un occhiolino. I due poi si lanciarono verso i duellanti.

Itachi si pulì lentamente il rivolo di sangue che era fuoriuscito dalle sue labbra, sporcandogli il mento. Le sue tre tomoe continuavano a roteare e sfidare freddamente il suo avversario che si stava pian piano avvicinando.

«Era da molto che non incontravo un avversario così resistente» mormorò questo. La sua voce sembrava alquanto divertita e appagata eppure il suo volto era rimasto per tutto il tempo immutato. Quello che aveva di fronte era un vero e proprio dissennato.

Itachi rimase statico, tuttavia i suoi muscoli erano pronti a ricominciare e Pain lo notò, preparandosi, ma poco prima di scagliarsi su di lui quattro strane copie gli sbarrarono la strada, attaccandolo. Per lui non fu difficile eliminarla una con un semplice movimento della sua asta, trafiggendola.

«Katon!»

Pain non disse nulla e abilmente si allontanò giusto in tempo con un balzo, prima che un’enorme vampata di fuoco investisse il punto in cui si trovava. Riconobbe senza indugio quell’attacco, così come il suo possessore. Il rosso studiò attentamente i due nuovi arrivati, che affiancarono subito il moro.

«Muoviti Itachi!» Sasuke afferrò un suo braccio, cercando di trascinarlo via, ma il fratello oppose resistenza, liberandosi.

«Non posso lasciarlo vivere » enunciò soltanto, sconcertando i due ragazzi.

L’Uchiha maggiore era a conoscenza del reale pericolo che quell’uomo incombeva su di loro e non aveva intenzione di lasciare che altri compagni innocenti perdessero la vita per un suo fallimento; il suo senso del dovere glielo impediva.

Sasuke lo studiò un attimo prima di parlare «Karin ha rintracciato Orochimaru. Si trova dentro il palazzo»

Finalmente gli occhi di Itachi si dedicarono alla figura del fratello, provocando in lui, per la prima volta, un senso di incertezza. Le sue mani si erano prontamente indurite, così come la mascella, mentre le tomoe smisero di piroettare celermente. I due fratelli erano silenti eppure le loro occhiate non smettevano di comunicare le loro trepidazioni.

Naruto, rimasto leggermente in disparte, avvertì la loro avversione non appena venne pronunciato il nome dell’uomo che aveva disperso nei loro confronti solo dolore. Anche il suo cuore provava una sorta di odio e senso di vendetta nei confronti di Orochimaru, ma, in quell’istante, gli occhi di Sasuke diffondevano qualcosa che andava ben oltre a un semplice pensiero di ritorsione, così come quello di Itachi.

Presa la sua decisione sorrise sghembo, superandoli e squadrando sicuro il suo nuovo avversario sostato a pochi metri, mentre il suo pugno colpì con decisione il palmo dell’altra mano «Lasciatelo a me ragazzi, voi andate»

Itachi non disse nulla, a differenza di Sasuke «Non dire scemenze Naruto, non ti reggi nemmeno in piedi»

Uno sbuffò infastidito sgorgò dalle labbra del biondo «Così mi offendi teme» borbottò divertito, voltandosi appena, per guardare l’amico oltre la sua spalla «Quel bastardo ha distrutto la mia casa e ferito mio nonno e non ho alcuna intenzione di fargliela passare liscia»

Sasuke non disse niente. Delle volte si dimenticava che quella notte l’aveva subita sulla propria pelle anche Naruto, solo che lui a differenza sua non aveva perso Jiraya e grazie al sue eccessivo senso di positività l’aveva superato, o almeno l’aveva sempre dimostrato. Però al contempo conosceva Naruto; quel ragazzo non dimenticava mai niente e se aveva la possibilità di prendere a calci in culo uno degli uomini che aveva provocato sofferenze a lui e ai suoi amici non aveva scampo. Ormai aveva deciso, glielo si leggeva negli occhi, niente e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea.

Ormai tutti lo sapevano: Naruto Uzumaki era la caparbietà fatta persona.

Sasuke mosse appena la testa prima di dargli le spalle «Non farti uccidere»

I due fratelli corsero velocemente nella direzione opposta e finalmente il biondo poté dedicarsi al suo contendente.

Pain non aveva battuto ciglio per quell’improvviso cambiamento anzi, sembrava piuttosto incurioso, soprattutto perché conosceva l’individuo che lo fronteggiava, ma non le sue abilità.

«Naruto Uzumaki, giusto?» domandò soltanto, aprendo poi il palmo della mano e stringendo una delle sue fedeli aste «Dimmi, hai mai provato il vero dolore?»

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Capitolo 25
*** Face Off - Part 2 ***



Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





  Capitolo 25 ~ Face Off - Part 2  

 

Naruto era rimasto immobile, aspettando che il rumore dei passi dei due fratelli si riducesse fino a scomparire, per avere così la possibilità di studiare il suo avversario. Non poteva permettersi di sottovalutarlo, lui sicuramente era una spanna superiore rispetto a Kakuzu, Hidan e Konan; doveva stare attento.

Tutti però avevano un punto debole, giusto?

I suoi occhi azzurri continuavano a scrutare con attenzione e durezza qualsiasi parte di quel corpo che, indubbiamente, presentava diverse lacerazioni, principalmente il viso. Ma oramai si stava abituando ai modi eccentrici di quei pazzi criminali, perché solo questo erano: pazzi.

Pain al contempo faceva lo stesso. Conosceva molto bene i membri di quell’antico Clan – gli Uzumaki -, così come il loro sconsiderato temperamento. Strinse leggermente più del dovuto la sua asta, mentre il suo sguardo puntava solo e unicamente a quello cristallino del biondo, comprendendo perfettamente la sua strategia.

«Ogni tuo tentativo sarà inutile, lo sai questo?» disse con calma, senza neanche battere ciglio, come se già sapesse l’esito di quell’imminente scontro.

E fu proprio questo che fece incollerire Naruto «Per me parli troppo!»

Il suo corpo si era ancora più irrigidito, dato che per tutto il tempo aveva mantenuto una posizione di difesa, anche se Pain non sembrava intenzionato ad attaccare, ma lui disgraziatamente non conosceva le sue tattiche, perciò non poteva rischiare di presentarsi impreparato.

Ad un certo punto notò che l’asta che il rosso aveva per tutto il tempo impugnato si ritirò velocemente lungo la sua larga manica, scomparendo. Non capendo le sue intenzioni, Naruto restò in silenzio.

Pain cominciò a camminare attorno a lui, senza smettere un attimo di ispezionarlo, provocandogli, solo per un attimo, un senso di disagio.

«Nei tuoi occhi riesco a leggere solo rabbia, una rabbia scaturita da un dolore, non è così?» iniziò a proferire calmo, continuando a marciare «Sai, quel giorno sono stato io a distruggere la tua casa, e ho anche attaccato Jiraya, un tempo mio maestro»

Le labbra di Naruto si schiusero appena quando udì quella confessione. Suo nonno.. maestro di quel mostro?

Pain al tempo stesso era rimasto costante «Tutto ciò che conosco me l’ha insegnato lui. Noi due condividiamo la stessa preparazione, quindi dovremmo capirci perfettamente» proferì, ma stavolta qualcosa cambiò in lui. Il suo sguardo divenne astioso «Peccato però che io mirassi alla distruzione, mentre lui alla pace.. proprio come tuo padre»

Stavolta anche il suo respiro di mozzò. Naruto non aveva più la capacità di muoversi, troppo coinvolto da quelle forti emozioni che avevano improvvisamente albergato il suo petto. I suoi genitori erano sempre stati il suo punto debole. Anche se la sua memoria non gli permetteva di vagheggiare i loro volti o il loro amore nei suoi confronti era sempre rimasto affezionato a loro, forse grazie ai racconti che Jiraya gli aveva enunciato quando era ancora bambino, menzionandoli come dei veri eroi.

I suoi denti digrignarono talmente tanto che era possibile persino scorgerli, mentre i pugni si strinsero, per cercare di trattenere la rabbia che oramai non era più intenzionato a trattenere «Non ti azzardare a nominare mio padre!»

Senza aggiungere altro Naruto scattò velocemente verso di lui, caricando sicuro un pugno, peccato che Pain fu molto più veloce di lui e diede inizio ad una serie di parate senza la minima difficoltà, utilizzando gli avambracci alzati per difendere il viso.

Capendo l’inutilità di quelle semplici percosse l’Uzumaki sostituì gli arti superiori con quello inferiore, riuscendo finalmente a colpirlo con un putente calcio, facendolo volare a terra per diversi metri, anche se Pain era riuscito prontamente a schermarlo.

Mentre il rosso si rialzava come nulla fosse, Naruto cercò velocemente di riprendere fiato e solo in quel momento notò il sorriso sghembo dell’avversario.

“Dannazione sono caduto nella sua trappola” pensò, dandosi dell’idiota. Pain lo stava volutamente provocando, istigandolo ad attaccare.

Cercò comunque di non mostrare la sua collera, pensando velocemente ad una qualsiasi alternativa “È  troppo veloce e io sto cominciando ad esaurire il chakra, devo trovare subito una soluzione”

Intrigato Pain si schioccò l’osso del collo, temendo che il suo avversario avesse già esaurito le sue carte. Doveva ammetterlo.. la tenacia e la quantità di chakra che quel ragazzo possedeva era impressionate, era persino riuscito a prenderlo di sorpresa, nessuno prima d’ora ci era mai riuscito. Si prospettava uno scontro davvero interessante.

«Già ti arrendi, Naruto Uzumaki?»

Naruto prese la sua decisione e velocemente fece comparire due compie vicino a lui «Ora vedrai!»

Sapeva che era una follia, ma ci doveva almeno provare. La prima volta che aveva utilizzato quella tecnica aveva soltanto sedici anni e il contraccolpo era stato talmente potente che gli aveva persino rotto un braccio. Kakashi e Jiraya lo avevano avvertito di non utilizzare più quell’attacco, ma in certe situazioni era la più efficace, e poi.. l’ultima volta l’aveva usata su Kakuzu e fortunatamente non era rimasto troppo ammaccato.

Le due copie plasmarono velocemente la sfera azzurra del Rasengan e il chakra di tipo vento - ereditato da sua madre -, permettendo così all’originale di formare il grande shuriken. Pain guardò attento quell’abilità che prima d’ora non aveva mai visto, avvertendo all'istante la forza portante che conteneva.

«Rasenshuriken!»

Naruto portò indietro il braccio e con tutta la forza scagliò sul nemico la tecnica plasmata. Guardò attento l’enorme shuriken bianco volare velocemente verso Pain, che stranamente non provò neanche a scansarsi. Gli occhi cristallini di Naruto si dilatarono quando vide le braccia del suo avversario alzarsi e bloccare il suo attacco senza alcuna difficoltà. 

Il Rasengan venne lentamente dissolto, mentre attorno a Pain si alzava un fastidioso polverone provocato dal vento. Stanco, Naruto si accasciò a terra poggiando un ginocchio, guardando ancora sorpreso il suo oppositore. Com’era possibile? Il suo attacco presentava il massimo livello della manipolazione del Rasengan e, abbinato all’alterazione delle proprietà del chakra, costituiva una tecnica quasi invincibile. Per di più non era neppure esploso.

«Le tue capacità sono inutili su di me, io posso assorbire qualsiasi arte magica» spiegò brevemente il giovane uomo, abbassando lentamente le braccia lungo i fianchi «La mossa che hai sferrato è stata inutile e per di più sconsiderata. In questo modo hai consumato quasi tutto il chakra che ti era rimasto»

Naruto cercò con notevole complessità di rimettersi in piedi e, senza mai abbassare lo sguardo, ghignò soddisfatto «Peccato che tu abbia fatto male i calcoli»

Pain scrutò infastidito il biondo, ma un attimo dopo questo sparì in una piccola esplosione, obbligando il rosso a guardarsi intorno “Dov’è andato?”.

Improvvisamente  sentì diverse prese bloccare i suoi arti. Constatò chetre copie avevano immobilizzato completamente il suo corpo senza neppure dargli la minima possibilità di movimento.

Ebbe solo il tempo di capire la reale e pericolosa situazione prima di scorgere dietro di lui con la coda dell’occhio il vero autore, mentre caricava con entrambe le mani un altro attacco. Le copie lo buttarono a terra a pancia in giù, mentre Naruto si scagliò sulla sua schiena.

«Doppio Rasengan!»

Pain strinse i denti dal dolore, cercando di comprendere come quel ragazzino avesse accumulato in così poco tempo altro chakra, poi ripensò a quando scomparve in una nuvola di fumo “Ora capisco, prima non era stato lui a scatenare quel colpo, ma una sua copia. Ma come è riuscita a rilasciare un attacco così potente?”

Cogliendo  la vittoria imminente, Naruto fu pronto a completare il suo attacco a sorpresa «Sei finito!»

«Shinra Tensei»

Non appena pronunciò quelle parole Naruto si sentì respingere da una strana e potente onda d’urto, che aveva circondato interamente il corpo di Pain, distruggendo persino le sue copie. Volò lontano per diversi metri, avvertendo delle fitte alle braccia e al volto - sicuramente si era provocato qualche graffio -, mentre la polvere ricoprì completamente la sua divisa, così come la sciarpa.

Cercò invano di rialzarsi, anche se il suo corpo era ormai del tutto spossato, ma un’improvvisa fitta alle mani lo fece urlare dal dolore. Un attimo dopo lo avvertì anche sulla schiena e quando riaprì gli occhi notò che una lunga asta aveva trafitto i suoi palmi, legandolo a terra.

Tentò di liberarsi, ma la fitta era talmente vigorosa che gli scappò un ulteriore gemito. Pain nel frattempo gli rivolgeva un semplice sguardo dall’alto verso il basso, senza scaturire alcune emozione.

«Ti consiglio di non muoverti, altrimenti il dolore continuerà a propagarsi»

Naruto, nonostante il notevole supplizio che lo stava tormentando, riservò al suo avversario un’occhiata carica d’odio «Si può sapere cosa ti ha spinto a fare tutto questo Che cosa vuoi da noi? Qual è lo scopo di tutta questa violenza?» non fu facile per lui mantenere un tono duro e furente.

Pain si piegò sulle ginocchia, per avvicinarsi al suo viso «Odio le domande. Le cose succedono senza preavviso e successivamente sta a noi accettarle o rimediare» pronunciò, rendendo ancora una volta i suoi occhi scuri avversi «Quello che sono diventato è solo il frutto degli eventi che hanno distrutto la mia vita, senza darmi alcuna possibilità di scelta»

Naruto tentò nuovamente di liberarsi, osservandolo con astio «Ti sbagli.. si può sempre scegliere»

Pain rimase in silenzio. Quel ragazzo era una piaga; a dispetto dello svantaggioso stato in cui si trovava non era per niente intenzionato ad arrendersi, a differenza di molti altri suoi avversari che, al posto suo, lo avevano letteralmente supplicato di arrestare quell’insopportabile supplizio. I suoi occhi erano furibondi, ma ancora presentavano una luce ricca di speranza, una luce che lui non aveva mai posseduto, per questo l’aveva da sempre detestata.

Negò lievemente con la testa, rimettendosi in piedi «No, non sempre»

Naruto intravide un’ulteriore asta manifestarsi sulla sua mano e quando questa mirò sulla sua schiena – esattamente all’altezza del suo cuore - strinse fortemente gli occhi pronto ad accogliere la sua sorte.

«Addio, Naruto Uzumaki»

Sussultò quando avvertì una forte scossa vicino, talmente energica che si alzò una grande nube di polvere attorno a lui. Aprì con difficoltà gli occhi, sperando che qualche granello di sabbia non si intrufolasse nelle sue iridi, quando da lontano scorse Pain.

Perché si era spostato?

I suoi occhi così come le labbra si dilatarono quando finalmente l’accumulo di polvere si dissolse, permettendogli finalmente di riconoscere la figura che gli dava le spalle e che al contempo lo aveva appena salvato. I lunghi capelli scuri volavano grazie alla leggera brezza, i suoi occhi riservavano solamente intimazione e rancore alla figura di Pain, ma lui questo non poteva saperlo, perché solo un nome in quel momento rimbombava nella sua testa.

«Hinata..»



**



Tutto il mondo si era fermato, tutto era diventato freddo, buoi e silenzioso al tal punto da sentirsi svenire, oppure era morta? Forse era l’opzione più plausibile, eppure avvertiva il battito del suo cuore fracassare la sua gabbia toracica.

In quegli ultimi attimi aveva rivisto tutto, dal primo all’ultimo ricordo che il suo cervello aveva gelosamente conservato dentro la sua robusta corteccia; lei che aveva notato la prima volta dietro un albero Naruto e Sasuke in giardino, gli abbracci di Nawaki, le occhiate gentili di Gaara, la conoscenza di Hinata, Tsunade e Ino perciò.. era davvero morta? Davvero Sasori era riuscito nel suo intento?

Si odiò. Era stata così stupida, debole e infantile che per un suo capriccio aveva abbandonato tutti. Li aveva lasciati, aveva lasciato lui che con tanta fatica aveva sempre e solo cercato di proteggerla. Voleva piangere per cercare di sfogare quella terribile sofferenza che l’aveva attanagliata, provocandole persino un lieve tremore alla mano.

No, quando si è morti non si tremava, ne era sicura.

Sakura aprì lievemente gli occhi, cercando di capire cosa era appena successo. Sussultò spaventata quando riconobbe davanti a lei e a pochi centimetri dal suo viso gli occhi sbarrati di Sasori. Un lieve bruciore ricopriva la sua guancia sinistra e solo in quel momento notò che la lama che il rosso aveva puntato poco prima su di lei le aveva semplicemente graffiato la gota, conficcando il muro.

I suoi occhi si inumidirono quando, lentamente – troppo lentamente – seguì il percorso del suo braccio che era rimasto dritto in direzione del rosso. Le dita della sua mano continuavano a oscillare nonostante queste continuassero a stringere il kunai che aveva trafitto il suo petto all’altezza del cuore. Un rivolo di sangue continuava a sporcare la pelle diafana del suo mento.

Il ragazzo trattenne ancora il fiato e Sakura lasciò immediatamente l’arma, che rimase conficcata nella carne. Un conato di vomito e repulsione attanagliò il suo stomaco, mentre tentava invano di allontanarsi, ma il muro alle sue spalle e il corpo inginocchiato e ormai quasi del tutto inerme di Sasori le bloccavano ogni via di fuga.

Non poteva averlo fatto davvero, non era stata lei, il suo braccio si era mosso istintivamente, ma le sue intenzioni non erano mai state quelle.

Sasori boccheggiò ancora e dopo interminabili secondi guardò la ragazza davanti a lui ancora scossa che si abbracciava il corpo con entrambe le braccia. Mosse a rilento le labbra dal quale non uscì alcuno suono, ma solo il caldo e denso liquido cremisi.

La sua mano, con notevole difficoltà e mancanza di forza aveva lasciato la sua arma, che riecheggiò nel corridoio non appena tastò il suolo. Le sue dita, dove ancora erano ben visibili i filamenti col quale controllava le sue marionette accarezzarono la sua guancia dipinta da quella piccola scalfittura, come se fosse una bella e delicata bambola di porcellana.

Per la prima volta Sakura avvertì da parte sua un tocco del tutto nuovo, più caldo, delicato e.. buono.

«Io.. non volevo.. io..» mormorò improvvisamente lui, anche se il suo palmo continuava faticosamente a lottare per cercare di rimanere alzato per vezzeggiare ancora quel viso.

Sakura vide i suoi occhi scuri mutare, fino a divenire un dolce e chiaro colore castano, quasi ambrato, finché un lieve sorriso ornò le sue labbra divenute improvvisamente pallide. Ma lei era ancora troppo spaventata, non di quello che Sasori aveva cercato invano di fare, ma di se stessa, per quello che aveva appena compiuto.

Si scansò velocemente, in modo tale che la sua mano smettesse di sfiorarla. Gli occhi di Sasori ci misero un attimo prima di ritornare come prima, così come la sua smorfia adirata. 

«Q-quello che ho sempre evitato.. me l’hai fatto provare» soffiò nuovamente con tale sforzo che il liquido rossastro uscì con più ardore dalle sue labbra, sporcandogli persino i denti e il pavimento «A-avrei dovuto ucciderti.. pr-prima che tu..»

Sakura notò all’istante la luce dei suoi occhi sfumare, fino a diventare un colore spento ed esanime, proprio come quello delle sue marionette. Riuscì a scansarsi in tempo prima che il cugino del Re cadesse in avanti e sbattere violentemente il suolo con il proprio profilo, gli occhi ancora dilatati, ma che oramai non scorgevano più nulla, solo il buio eterno. Il sangue dalle sue labbra continuava a sgorgare.

Sakura non aveva idea di quando tempo rimaste ad osservare quella macabra scena. Mai aveva desiderato ardentemente la morte di qualcuno, persino quella di Sasori che era stato uno dei tanti artefici di quell’assurda storia che aveva furiosamente segnato la sua vita, e invece era appena divenuta un’assassina; aveva fatto scivolare via l’anima di una persona con le sue stesse mani e,  nonostante la vittima fosse Sasori e lei ne era uscita illesa, non poteva fare a meno di provare repulsione invece di sollievo.

Guardò le sue mano ancora tremanti; la destra ancora sporca di sangue non suo. Come riuscivano Sasuke, Naruto e qualsiasi altro a togliere senza sforzo la vita di una persona? Senza neppure rimanere segnato o sopraffatto dal pentimento?

Lei in quel momento lo stava provando eccome. Sasori oramai era stato corrotto, non poteva più essere salvato, però aveva scorso qualcosa in lui in quegli ultimi attimi, dalle sue parole, dalla sua voce, i suoi occhi.. sapeva che non si sarebbe mai perdonata – nonostante il suo fosse stato un gesto incondizionato –, ma oramai era andata così.

Sperava soltanto che in questo momento Sasori avesse ottenuto la giusta pace che meritava e che la sua vita non gli aveva mai concesso.

Si mise in piedi lentamente, sperando che le sue gambe si riprendessero velocemente come il suo cervello. Lanciò ancora una volta un lieve sguardo di dispiacere e compassione al cadavere del ragazzo prima di raggiungere finalmente l’ambita uscita dove ancora di svolgeva la battaglia, sperando di essere ancora in tempo per aiutare i suoi amici.



**



Sasuke percepiva solo il suo respiro ansante.

La testa stava scoppiando e i muscoli fremere, tanto che la stretta sulla sua katana vibrava leggermente. Itachi davanti a lui continuava a guidarli verso il creatore che aveva cagionato il suo odio, e il dolore di tante persone innocenti che avevano avuto la sventurata occasione di incrociare il suo cammino.

Attorno a lui si formarono quelle maledette e familiari fiamme ardenti prive di calore, mentre il corridoio principale che li avrebbe condotti alla sala principale del castello si trasformò nel dojo in cui aveva ritrovato anni addietro i corpi di suo padre e di sua madre, di cui la vita era stata strappata dalla stessa spada che la sua mano impugnava con arsura.

E finalmente quel giorno era arrivato.

Dopo otto lunghi anni aveva la possibilità di incrociare quegli occhi che avevano impestato i suoi incubi, nella speranza di provare solo odio e senso esplicito di vendetta, ma in un attimo tutto era scemato.

Esitazione.

Dentro di lui solo e soltanto esitazione.

Non aveva idea di quali emozioni il fratello collaudasse in quel momento, dato che continuava a stare qualche passo più avanti rispetto a lui, permettendogli solo di distinguere le sue possenti spalle, ma percepiva comunque la sua tensione.

Orochimaru se ne stava davanti a loro seduto e tranquillo su una regale sedia a capotavola di un lungo tavolo di legno scuro - esattamente nella parte opposta da dove erano giunti loro -, mantenendo le gambe accavallate e il mento poggiato sulle nocche, come se si trovasse beatamente in casa propria. 

Sicuramente aveva previsto e percepito il loro arrivo, dato che non appena erano entrati nel grande salone era rimasto immutato nella solita posizione a studiare i suoi nuovi ospiti.

I capelli lunghi, scuri e schifosamente unti lambivamo la sua schiena e la pelle cadaverica delle guance scavate. Il suo volto figurava quasi quello di un defunto se non fosse per il ghigno dissennato e le iridi gialle e funeree, ricordando vagamente quelle di un serpente pronto a scattare per mangiare la sua gustosa preda.

Apparentemente pareva un semplice uomo consumato dalla vita, e forse era proprio così; le ultime scoperte ottenute da Tsunade dimostravano che quel tipo aveva architettato soltanto piani raccapriccianti per ottenere scopi personali e inspiegabili.

Ma loro avevano intenzione di fermarlo una volta per tutte.

Sasuke mantenne il proprio tessuto muscolare contratto per cercare di trattenere le sue gambe che avevano solo intenzione di correre da quel bastardo e staccargli di netto la testa.

«Finalmente ho l’onore di incontrarvi» un brivido freddo percorse le schiena di entrambi i fratelli quando udirono la sua voce onerosa e beffarda «Entrambi i fratelli Uchiha di fronte a me, lo considero quasi un onore»

L’ironia pareva l’unico sentimento che in quel momento attanagliava l’uomo e questo fece ancora più innervosire l’umore di Sasuke; lo aveva già portato al limite della sua pazienza con solo due semplici frasi, anche se ricche di istigazione. Per di più sembrava avesse letto i suoi pensieri dato che concentrò la sua attenzione interamente alla sua figura tesa.

«Dall’ultima volta che ti ho veduto sei cresciuto Sasuke.. ma il tuo sguardo non è cambiato molto» nel dirlo, Orochimaru piegò lievemente il capo, come per studiarlo meglio, lasciando che alcuni ciuffi lisci coprissero parte del suo volto, ma lui non parve preoccuparsene.

In confronto Sasuke ebbe una reazione opposta, causando al proprio corpo un sussulto trattenuto, insieme alle sue labbra, che rilasciarono un verso sorpreso.
Quindi lui ricordava il loro velato incontro..

Il suo cervello ci mise poco ad offuscare le sue incertezze. Oramai non era più quel ragazzino quindicenne che tremava davanti a due occhi carichi di pazzia.
Digrignò i denti «Taci!»

Mosse persino qualche passo pronto ad aprire battaglia, ma Itachi glielo impose, arrestando il suo andamento con un gesto veloce del braccio, continuando comunque ad osservare inespressivo il loro avversario palesemente divertito.

«Sasuke non perdere la ragione, vuole solo provocarti» sussurrò poco dopo, capendo perfettamente la sua tattica.

Stavolta Orochimaru dedicò la propria attenzione al primo genito, leccandosi successivamente le labbra pallide e sottili con una viscida e biforcuta lingua; anch’ella figurava quella di un serpente «Che c’è Itachi? Non vuoi vendicare l’uomo che ha distrutto la vostra vita?»

Le sopracciglia del maggiore si aggrottarono leggermente, incassando la minaccia «La pagherai per tutto ciò che hai fatto, compresa la morte dei nostri genitori»

Un risata inquietante echeggiò per tutta la stanza, sorprendendo sempre di più i due fratelli di fronte ad un carattere così seccante.

Orochimaru intanto si portò ancora divertito la mano davanti alla bocca, cercando di trattenere la sua ilarità, mentre i suoi occhi si chiusero «Giovani, audaci e incredibilmente sciocchi» mormorò, riaprendo nuovamente le sue iridi «Non fui io a togliere loro la vita quella notte»

Itachi ebbe una reazione quasi catatonica, a differenza di Sasuke, che immediatamente trasalì. Provò alterato a bloccare le sue chiacchere stupide e senza senso, ma l’uomo lo precedette, conservando la sua solita calma.

«Ne avevo tutte le intenzioni in realtà, ma quando quel bastardo di Fugaku capì che non aveva scampo scelse di togliersi personalmente la vita» spiegò brevemente, indicando in seguito con un cenno del capo l’arma che ancora Sasuke sfoderava «E quella spada.. prima di conficcarla nel suo petto l’ha utilizzata su vostra madre. Ha preferito uccidere con le sue stesse mani la propria amata piuttosto che lasciare a me l’onore. Era veramente un dispotico presuntuoso»

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Non appena Orochmaru finì di sputare quelle parole ricche di disprezzo, ma al contempo con dolente verità, Sasuke decise di non ascoltare oltre, lanciandosi velocemente sul suo avversario, mentre l’ammonimento precedente di Itachi fu completamente obliato.

Richiamato celermente il Chidori sulla propria Kusanagi Sasuke distrusse completamente il tavolo - unico ostacolo che lo separava dal suo avversario - ma poco prima di sfiorare anche solamente la, Orochimaru riuscì a evitare rapidamente il suo attacco funesto, balzando verso l’alto. La sedia su cui era precedentemente oziato fece la fine che un attimo prima avrebbe indubbiamente incassato il suo collo.

Sorpreso dalla sua velocità Sasuke guardò in sua direzione, ma un attimo dopo non riuscì ad evitare il calcio poderoso che colpì il suo volto, scaraventandolo violentemente sul muro, causando una notevole crepa col proprio corpo.

Era stato maledettamente veloce, eppure aveva lo Sharingan attivo, perciò doveva riuscire a prevedere le sue mosse. Come ci era riuscito?!

Orochimaru intanto era atterrato a pochi metri da lui, osservandolo svagato «Troppo avventato Sasuke, ma so che puoi fare di meglio»

Il moro indurì la mandibola, cercando di trattenere il dolore causato dalle percosse ricevute, ma poco prima di liberarsi dalla fessura del muro vide alle spalle del proprio nemico suo fratello scattare nella loro direzione, infilzando la schiena dell’uomo con un kunai, all’altezza del petto.

Sasuke dilatò gli occhi - il destro ancora scarlatto - non tanto della contromossa fulminea di Itachi che avrebbe provocato una morta certa a chiunque, ma dal ghigno di Orochimaru, che oltre ciò non aveva neanche provato a scansarsi.

Anche Itachi rimase sbigottito, continuando a osservare la sua arma incastrata nella sua carne, producendo un lungo fiume rosso sotto il suo abito color avana.

«Non potete uccidermi, io ormai sono immortale!» gridò indomabile l’individuo, colpendo poi velocemente Itachi allo stomaco, facendolo volare di qualche metro a terra, tra le rovine legnose del tavolo.

Senza provare alcun dolore Orochimaru tolse senza alcuna difficoltà il kunai dalla sua schiena, buttandolo poi a terra, dando le spalle a Sasuke «Mi ci sono voluti anni per raggiungere il mio stato attuale, anche se la maggior parte degli uomini e delle donne che mi sono stati forniti erano praticamente inutili e deboli»

Sasuke assottigliò lo sguardo; quindi c’era sempre stato lui dietro ai misteriosi rapimenti di quelle persone.

«Ma alla fine ho capito che per ottenere la vita eterna mi occorreva un ingrediente speciale, un chakra piuttosto singolare. Tsunade e la vostra amichetta lo sanno piuttosto bene»

Sasuke sussultò e immediatamente il suo pensiero volò su Sakura. Quel bastardo aveva ucciso vite innocenti solo per ottenere l’immortalità? Davvero il chakra curativo di Sakura e Tsunade poteva portare ad un’ambizione così fittizia?

Immediatamente le sue domande interiori trovarono una risposta quando notò senza indugio la ferita sulla sua schiena inferta pochi istanti prima rimarginarsi del tutto, proprio come fece notare diverse volte Tsunade davanti a lui.

Orochimaru puntò nuovamente i suoi occhi inquietanti su di lui «E quando avrò finito con voi prosciugherò la principessina del tutto, per poi strapparle il cuore dal petto, proprio come ho fatto a sua madre»

E fu lì che l’ultimo puzzle si unì. Se quella notte Sakura era stata trovata dal Re e da Fugaku era solo per colpa sua. Aveva ucciso la famiglia della ragazza solo per ottenere quel maledetto chakra, solo per una sua convenienza personale, segnando per sempre la vita di quella ragazza che, a differenza sua, aveva sempre sorriso, anche di fronte a tutte quelle crudeli avversità.

Sasuke tremò e in men che non si dica riconobbe la stessa sensazione interiore quando Deidara stava per uccidere Sakara davanti ai suoi occhi. Un’aurea violacea - che oramai poteva facilmente conoscere - ricoprì in suo corpo, mentre le tomoe dei suoi occhi volteggiarono prontamente.

Dandosi una spinta con le ginocchia Sasuke si staccò rapidamente dal muro, portando in avanti la katana, mirando al petto che riuscì con soddisfazione a trapassare con rabbia cieca. Uno schizzo di sangue sporcò il suo zigomo, mentre l’ombra dell’umanoide violaceo prendeva vita, ma Orochimaru non batteva ciglio, neanche per la lesione appena subita.

«È inutile» mormorò divertito, stringendo con una mano la lama e sotto lo sguardo stupefatto di Sasuke. L’uomo non cercò di liberarsi anzi, si avvicinò di poi a lui, anche se questo gli costava infilzare ancora di più la katana tra le sue membra.

«Devo ammettere che mi piaci molto piccolo Uchiha, perché non ti unisci a me?» continuò questo a pochi centimetri dal suo viso, provocando a Sasuke un conato di vomito quando dal suo fiato riconobbe l’odore ferroso del sangue «Nelle tue vene scorre una forza molto più potete rispetto a quella che fino ad ora sei riuscito a scaturire»

Orochimaru afferrò brutalmente il suo collo ma senza stringerlo, pronto ad aspettare una risposta che Sasuke non aveva neanche  bisogno di meditare.

«Vai all’inferno»

Ancora una volta Orochimaru mostrò spensieratezza, stringendo ancora più forte la presa sulla Kusanagi, incurante di tagliarsi il palmo della mano, che macchiò all'istante la lama, impedendo così a Sasuke di allontanarsi.

«Non ho detto che avresti deciso tu» un ghigno spavaldo ornò il suo volto prima di aprire la bocca e far spuntare due lunghi canini simili a quelli di una serpe.

Sasuke tentò di allontanarsi, ma lui fu più veloce e in un attimo si attaccò al suo collo mordendolo in profondità, facendogli scappare un verso sofferente.

Un forte bruciore avvolse la parte lesa e quando Orochimaru si staccò il dolore si divampò in tutto il suo corpo, soprattutto alla testa, mentre uno strano segno simile alle tre tomoe del suo Sharingan sorse all’altezza della spalla sinistra.

Le fitte divennero così forti che Sasuke fu costretto a lasciare la presa sulla sua spada, accasciandosi ai piedi di Orochimaru in ginocchio, portandosi una mano sul punto in cui l’aveva morso. Rantoli di sofferenza uscivano senza sosta dalle sue labbra.

Itachi, ripresosi dalla botta subita osservò da non troppo distante la scena, non riuscendo a cogliere cosa diavolo avesse fatto quel mostro a suo fratello. Lo scontro contro Pain lo aveva già notevolmente stancato e privato di quasi tutto il chakra, per questo era consapevole che le poche forze rimastogli non gli sarebbero bastate per sconfiggere da solo quell’assassino che si era rivelato assai ineguagliabile.

«Sasuke..» mormorò appena, liberandosi dai detriti del tavolo e continuando ad osservare la figura addolorata del minore riversa a terra «Cosa gli hai fatto?»

«Lo vedrai a breve. Uno dei miei tanti esperimenti scoperti negli anni, ma nessuno è mai sopravvissuto al marchio. Sono proprio curioso di vedere se tuo fratello sarà il primo» risposte con voce curiosa e astiosa, per poi rivolgersi completamente a lui «Ma per scoprirlo devo risvegliare la sua rabbia. Dimmi Itachi Uchiha, vuoi avere l’onore di essere l’artefice della pazzia di tuo fratello?»

Itachi ebbe solo il tempo di fare un passo indietro prima che Orochimaru si sfilasse la katana dal suo stomaco, per poi dedicare lo stesso trattamento al maggiore, che soffocò un grido sulla sua gola, sotto gli occhi sofferenti ed estesi di Sasuke.

«I-Itachi!»



**



Era stato talmente colto alla sprovvista che il suo corpo – già bloccato di suo – era rimasto gelato sul posto. Non ci aveva messo molto a riconoscere la proprietaria di quei capelli morbidi al tatto, oppure il suo corpo, che ha differenze di tante altre ragazze che aveva incontrato era armonioso e robusto, in particolar modo all’altezza del petto, ma comunque perfetto e attraente ai suoi occhi.

Rimase per diverso tempo lì immobile con ancora il fiatone dovuto alla fatica della precedente battaglia e per cercare anche di trattenere il dolore inferto dalle armi di Pain, ma oramai quelle fitte erano divenute solo un ricordo lontano quando finalmente il suo cervello realizzò che Hinata era appena giunta vicino a lui, continuando a lanciare occhiate di sfida al rosso, per poi dedicare le sue bellissime perle alla sua figura ancora stesa a terra e ancorata in maniera macabra.

Hinata, con ancora lo sguardo serio osservò le aste che bloccavano Naruto, mentre rivoli del suo sangue sporcavano lentamente la terra ai loro piedi.

“Cosa ti ha fatto.. è atroce” pensò affranta, voltandosi poi nuovamente verso quel mostro, che per tutto il tempo era rimasto fermo ad osservarla indifferente.

«Non ti permetterò di fare ancora del male a Naruto!» disse decisa, posizionandosi davanti al ragazzo, impedendo così a Pain di vedere il corpo proteso del biondo.

Nessuno fiatò.

Dopo aver parlato, Hinata aveva mantenuto i muscoli saldi; in altre circostanze avrebbe tenuto la bocca chiusa o peggio, non avrebbe mai preso l’iniziativa, ma stavolta era diverso; quando c’entrava Naruto la mente della giovane si azzerava, dimenticando completamente il suo temperamento timido e dubitabile.

Naruto a differenza sua non pensava a niente, forse aveva persino dimenticato come si respirava. Era solo in grado di guardare, nient’altro.

Voleva ancora una volta osservare il bel viso di Hinata per cercare di trasmetterle tutto ciò che pensava, dato che precedentemente era ancora troppo sconvolto per farlo. Per la prima volta nella sua vita non sapeva che fare, cosa dire.. era rimasto bloccato. Poi finalmente le sue corde volali ripresero a funzionare quando capì il pericolo che la ragazza stava correndo.

«Hinata che diavolo stai facendo, vattene!» gridò infine con tono più preoccupato che adirato «Lui non è un avversario come tutti gli altri. È pericoloso, va via!»

«No»

Sussultò per la sua risposta decisa.

Hinata non si era mai permessa di usare un tono così freddo con lui, anzi, non lo aveva mai utilizzato con nessuno e questo lo fece ancora di più preoccupare. Comprese all'istante che la ragazza ormai aveva preso la sua folle decisione e lui non sarebbe mai riuscito a dissuaderla.

Hinata intanto strinse i pugni, continuando a guardare la figura poco distante di Pain «Da quando ero bambina sono sempre stata protetta dal mio villaggio e da mio cugino Neji, senza darmi neanche la possibilità di confrontare la mia vera forza» dichiarò risoluta, riprendendo subito dopo «Solo tu Naruto hai sempre apprezzato le mie abilità. Tu sei stato il primo che per la prima volta mi ha fatto credere in me stessa, per questo ti ho sempre ammirato, cercando di essere come te»

Gli occhi cristallini del biondo tremarono appena quando udì quella confessione.

Hinata non gli aveva mai parlato dei suoi reali sentimenti, data la sua eccessiva timidezza, ma a lui bastava guardarla negli occhi per capirlo.. quei bellissimi occhi perlacei che non avrebbe mai dimenticato dalla prima volta che li aveva incrociati.


..


La pioggia continuava a bagnare il suo volto affranto. L’esito di quel dannato veleno aveva cominciato pericolosamente a fare il suo effetto, impedendogli persino di muovere un dito.

Se quel bastardo lo avesse scovato sarebbe sicuramente morto. Come diavolo aveva fatto a commettere un errore così stupido? Non lo avrebbe mai detto al dobe, questo ne era sicuro..

Chiuse gli occhi, cercando di rilassarsi – anche se la cosa risultava alquanto complessa visto che i suoi muscoli erano induriti come una roccia. Cominciò a contare i suoi respiri per accumulare un po’ di tempo quando improvvisamente i suoi sensi percepirono qualcosa; per fortuna la tossina aveva bloccato il suo corpo, ma non le sue percezioni.

In un attimo il suo cuore cominciò a pompare all’impazzata, pensando all'istante che il criminale di livello A fosse riuscito a trovarlo, ma quando le sue iridi scorsero dietro un albero un timida figura dovette ricredersi. Capì immediatamente che si trattava di una ragazza; i lunghi capelli oramai completamente zuppi erano ben distinguibili tra la vegetazione. L’ombrello che si portava appresso era chiuso, sicuramente per non farsi scoprire, ma quando questa comprese che la sua presenza era stata comunque notata sussultò appena, nascondendo il volto ancora una volta dietro il tronco.

Un senso di tenerezza impossessò l’animo di Naruto che tentò di sorridere, invano. Rimasero per diversi minuti in silenzio e il biondo decise di chiudere nuovamente gli occhi, dimenticando la presenza della nuova ospite. Quando avrebbe capito che era immune – o meglio debilitato – se ne sarebbe andata per i fatti suoi, dato che la pioggia aveva persino aumentato la sua discesa, schiaffeggiando il suo viso lievemente pallido per colpa del freddo e del veleno in circolo.

Ma questo non accadde perché, poco dopo, Naruto avvertì una presenza vicino a lui. Alzò velocemente le palpebre, ma la sua vista era appannata, dovuta alla pioggia e il nervosismo latente. Riconobbe l’ombra della ragazza che si era avvicinata discreta, fino al momento in cui un ombrello lo difese dallo scroscio indomabile, e fu in quel momento, dopo aver finalmente focalizzato la sua visuale, che li vide.

Per un attimo pensò che fosse cieca; quel colore era troppa chiaro e innaturale, ma per lui non fu troppo difficile scorgere attorno a essi una commozione carica di preoccupazione.

Perché? Non lo conosceva nemmeno..

La sua gola secca non gli permise di parlare, soprattutto quando vide la sconosciuta toccarlo lievemente con dita fredde e affusolate, portando poi il suo braccio dietro il collo, mentre con tutta la forza che aveva cominciò a trascinare entrambi verso una meta sconosciuta, ma Naruto non si preoccupò. 

Quegli occhi erano tutto fuorché pericolosi.


..


Naruto strinse le iridi cristalline, ritornando nuovamente al presente. Hinata non aveva cambiato posizione, continuando a dargli le spalle.

«Le volte in cui venivi a trovarmi cercavo sempre di sfruttare al meglio quel poco di tempo per starti vicino perché anche solo il tuo sorriso mi rendeva felice, mi ha sempre salvato. Forse per te è una stupidaggine, ma per me non lo è, ed è per questo che ho deciso di battermi.. per proteggerti come tu hai sempre fatto nei miei confronti» stavolta la giovane si volse lievemente, e finalmente il biondo scorse il suo dolce sorriso, rivolto solo unicamente a lui.

«Perché io ti amo Naruto-kun»

Un nuovo sussulto sgorgò dalle sue labbra e anche se il lieve movimento gli aveva provocato una fitta nei punti in cui era stato trafitto Naruto non vi badò. Rimase fermo in quella scomoda posizione cercando di elaborare al meglio le parole che Hinata era riuscita finalmente a dire a voce alta.  La sua iniziativa lo aveva ferito, perché per colpa della sua stupidità non aveva mai avuto l’occasione di dirglielo prima. Aveva sempre fatto lo scemo per nascondere i suoi reali sentimenti che, doveva ammettere, lo terrorizzavano, proprio come era accaduto a Sasuke.

Perché aveva permesso questo? Si sentiva un debole.. altro che Ninja invincibile, era solo un codardo.

Hinata era la vera eroina, dato che era rimasta a guardarlo con uno sguardo che solo al proprio innamorato lo puoi dedicare, per poi sostituirlo col suo potere innato.
La testa di Naruto pulsò.


..


Erano passati tre giorni e grazie alle attenzioni di Hinata, le cure di Ino e all’aiuto di Neji era pronto a ripartire per riprendere la propria missione di livello A. Aveva raggiunto il limite del piccolo villaggio insieme alla giovane, pronto a salutarla e ringraziarla l’ennesima volta per la loro – sua – cordialità.

I suoi occhi velavano un’ombra di tristezza, ne era chiaro e Naruto non aveva alcuna intenzione di dimenticare quella piacevole sensazione. Voleva ancora rivederla. Non aveva idea del perché, ma voleva farlo.

«Tranquilla Hinata, tornerò a trovarti il prima possibile» le disse col suo solito sorriso, colpendola amichevolmente dietro la schiena, come se fosse una sua cara amica.
Naturalmente tale gesto fece arrossire la giovane, stringendo leggermente le spalle «N-non ce n’è bisogno Naruto..»

L’eccentrico sorriso di Naruto si addolcì, avvicinandosi poi di qualche passo e abbassandosi al suo livello di altezza, per poterle parlare a voce bassa «So che ci conosciamo da poco, ma voglio che tu sappia una cosa fondamentale di me.. » enunciò improvvisamente serio, attirando l’attenzione della giovane, anche se l’imbarazzo sulle sue guance non era mai svanito «Quando do la mia parola sono pronto a tutto pur di mantenerla!»

E subito dopo Naruto aveva mostrato la sua dentatura perfetta, raddrizzando la schiena.

«Non lo dimenticare mai Hinata»


..


La mora lo osservò ancora col proprio Byakugan, per poi riportare la propria attenzione su Pain, mettendosi successivamente in posizione di attacco. Si guardarono a lungo, come per studiarsi, e quando Pain provò a muovere un passo vide la giovane colpire fortemente una delle asti che bloccava Naruto, rompendola.
Pain sussultò, così come Naruto, mentre Hinata ne distrusse un’altra con un calcio rotante.

Le labbra di Pain si schiusero appena quando capì le intenzioni della ragazza “Ha capito il mio punto debole..”

Con uno scatto veloce la raggiunse, urtando con un pugno la sua schiena, facendola volare e successivamente rotolare per alcuni metri.

«Hinata!» Naruto guardò inerme il corpo della mora rialzarsi con difficoltà, mentre un rivolo di sangue le colava già dalla fronte, dividendole a metà il viso, fino al mento. Il colpo era stato forte, ma non abbastanza da farla arrendere.

Era riuscita a salvare Neji e i suoi amici, lasciandoli poi in un luogo sicuro, senza minimamente ascoltare le urla di suo cugino che le intimavano di non andare. Tutti non facevano altro che dirle cosa fare; era stufa. Il suo unico scopo era quello di salvare con tutte le armi che aveva Naruto, non le importava delle conseguenze.

Prese a correre in direzione dei due. Grazie ai suoi occhi aveva individuato la presenza di chakra nelle aste, per questo Naruto non riusciva a liberarsi, ma se fosse riuscita a distruggerle magari dava una nuova possibilità al biondo di combattere e a giudicare dalla reazione che le aveva riservato Pain ci aveva visto giusto.

Peccato che il suo avversario non aveva intenzione di lasciarglielo fare ancora perché con un altro poderoso colpo la riallontanò. Stavolta era stato molto più energico e la sua testa aveva persino colpito un grande masso.

Le urla di Naruto erano solo un ego lontano, dovuto sia alla botta che l’aveva stordita, che all’adrenalina. Tuttavia si rimise in piedi, anche se le sue ginocchia tremavano orribilmente per le due percosse appena subite. Il suo corpo non era abituato, né allenato per sopportare tali sussulti, ma ancora una volta divenne l’ultimo dei suoi pensieri.

“Devo cercare di avvicinarmi” pensò, ormai quasi al limite della sua resistenza, mentre Pain non smetteva di osservarla senza il minimo sentimento.

Ormai era chiaro che la giovane non era più in grado di fare molto, per questo il rosso la lasciò raggiungere il suo compagno. A quella visione Naruto indurì la mascella, mentre un fastidioso bruciore agli occhi lo costrinse a chiuderli con forza.

«Basta Hinata, vattene.. ti prego vattene» sussurrò, poggiando la fronte sulla polvere per non vedere l’immagine sofferente di Hinata che era appena inciampata sui suoi stessi piedi, ma che continuava a strisciare per sopraggiungere di fronte a lui.

Una goccia umida bagnò la pelle della sua mano infilzata e quando Naruto alzò lo sguardo incrociò quello di Hinata, notando senza indugio le scie salate e cristalline che deturpavano i suoi magnifici occhi. Le sue dita tremolanti avevano stretto l’asta che bloccava i suoi palmi, ma naturalmente non riuscì neppure a spostarla.

«Smettila. Sai che non hai alcuna possibilità contro di me» la voce dura di Pain attirò l’attenzione di entrambi, ma Hinata continuava a tirare verso l’alto per liberare il suo amato «Non hai speranze, perché non ti arrendi?»

Un singhiozzo sfuggì al suo controllo, non tanto per il dolore fisico, ma quello interiore. Sapeva che la sua era stata una pazzia, ma qualcosa dentro di lei le aveva fatto credere che forse una qualche possibilità la possedeva.

Strinse i denti prima di imboccare più aria possibile per poter parlare «Quando do la mia parola sono pronta a tutto pur di mantenerla»

Naruto non si disse nulla, solo la piccola lacrima che riuscì finalmente a scappare dalla sua ciglia chiara parlò al posto suo. Nel tempo stesso Hinata alzò lievemente il volto con ancora un lieve accenno di spensieratezza.

«Non l’ho mai dimenticato Naruto-kun»

Il biondo ebbe solo il tempo di scorgere il suo volto incrinato dal dolore prima di essere afferrata da una presa ferrea attorno al collo da Pain. Questo la scaraventò ancora a terra alzando un gran polverone e ancora prima di capire le sue intenzioni il rosso strinse una nuova asta, che stavolta affondò sul petto di Hinata.

La guancia di Naruto venne sporcata da uno schizzo del suo sangue.

Nel frattempo, da lontano, Sakura si portò scioccata le mani davanti alla bocca senza riuscire a dire niente, quando improvvisamente un grande boato susseguito da quello che sembrava un terremoto la fecero quasi cadere a terra.

Solo quando riuscì a rialzare il viso riconobbe la figura in piedi di Naruto completamente circondato da un’aura rossa e i suoi occhi intrisi di sangue e odio nella direzione in cui si trovava Pain.

Senza volerlo aveva appena risvegliato la bestia che giaceva in lui.






Chiarimenti: innanzitutto, chiedo infinitamente scusa a tutti voi per l’assenza annuale. Sfortunatamente ho avuto problemi tecnici al computer che mi hanno causato non soltanto la perdita totale di tutto il lavoro che avevo precedentemente pubblicato, ma anche quello già elaborato. Questo, oltre alla mancanza di tempo dovuta al lavoro, mi hanno portata ad un livello di sconforto tale da spingermi quasi a interrompere tutto. Grazie però alla mia persona speciale ho deciso infine di non farlo.
Mi sono rimboccata le maniche riscrivendo tutto e ora sono finalmente tornata, ora più che mai a concludere questa storia che nella mia mente ha già una fine ( con naturalmente infinite precauzioni che terranno al sicuro tutto ciò che d’ora in avanti scriverò – fatelo anche voi a casa, mi raccomando, mio sconsiglio spassionato xD )
Spero con tutto il cuore che questo capitolo sia stato abbastanza soddisfacente da farmi perdonare, ma conoscendomi, non sarò mai pienamente soddisfatta. Detto questo cercherò di pubblicare ogni Domenica come in passato. Spero di “rivedere” tutte le mie precedenti lettrici e, chissà, magari delle nuove ;*

[ Dedico questo capitolo alla mia persona speciale, anche se non lo leggerà mai xD ]

Un bacione a tutti e alla prossima!

Marti

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