THE SEVEN

di Martymm07
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** UNA PERSONA FRA TUTTE ***
Capitolo 2: *** Forse in due non è meglio ***



Capitolo 1
*** UNA PERSONA FRA TUTTE ***


UNA PERSONA FRA TUTTE Era giunto il momento per cambiare, finalmente potevo dimostrare il mio valore e quel giorno cambiò per sempre la mia vita. Gli aspiranti agenti speciali dovevano dirigersi nell'aula delle illusioni, così chiamata perché chiunque vi entri vede le cose che più desidera. Era lì che si sarebbe tenuta la prova dalla quale si poteva uscire da soli o con un partner, diventare un duo all'accademia era un riconoscimento importante, poiché non tutti erano in grado di legare la propria vita con un'altra persona, per di più un estraneo. Quello di diventare un duo era stato il mio sogno da quando ero più piccola, poter avere qualcuno sempre al tuo fianco che ti aiuti e che ti sostenga tutto il tempo significherebbe non essere soli mai. Non fraintendetemi io non sono sola, non dirò di essere una sfigata che non riesce a farsi degli amici per far sembrare la narrazione più interessante, non sono qui per farvi divertire ma per raccontarvi la mia storia. Comunque ci sono tante persone nella mia vita, una delle più importanti è la mia migliore amica, Melissa, Mel per gli amici, lei é semplicemente fantastica, ogni volta che ho bisogno di lei lei c'è per me abbiamo un sacco di interessi in comune, tra questi anche lei come me vuole diventare un agente con il suo nuovo partner, potrebbe sembrare strano, tuttavia anche lei come me vorrebbe incontrare qualcuno che le stia sempre accanto, forse vi starete chiedendo, visto che siamo così vicine perché abbiamo entrambe bisogno di qualcun'altro? Bhe é una domanda che a volte mi faccio anche io, però é diverso è una sensazione strana che nessuna delle due riesce a spiegare. Comunque eravamo pronte per cambiare la nostra vita, per questo esattamente alle nove di mattina varcammo le porte dell'aula. Una luce abbagliante mi fece abbassare lo sguardo atterra sul terreno tenero e fangoso, intorno a me gli alberi erano altissimi e i rami morosi accarezzavano il cielo, mentre il vento produceva dolci suoni, che spezzavano il silenzio della natura. Era una giungla, uno dei luoghi che tanto avevo desiderato vedere, non sapevo perché, ma stare in quel posto mi faceva sentire felice, ero libera nessuno poteva dirmi cosa fare, o quello che dovevo essere, ero semplicemente me stessa, quasi mi dimenticai perché ero lì, quasi... Quando dopo dieci minuti iniziarono le sfide, una più complessa e difficile dell'altra, e dopo un'ora ero distrutta, non riuscivo più nemmeno a camminare dalla stanchezza, quando senti una strana sensazione, era un tepore, un calore gentile e delicato, non conoscevo la sua origine, pensai che qualcuno avesse acceso un fuoco o qualcosa di simile, così andai a controllare di che cosa si trattava e quando arrivai sul posto, trovai della legna bruciata e delle impronte, probabilmente di un ragazzo per la grandezza dell'orma. Non sapevo cosa fare in teoria non potevano esserci altre persone in quanto quella era la mia illusione, allora com'era possibile che ci fossero tracce di qualcun'altro? Ancora oggi mi ricordo che non realizzai subito la cosa, poiché sembrava troppo bello per essere vero, tuttavia l'unica spiegazione possibile era che c'era qualcuno sulla mia stessa lunghezza d'onda, qualcuno che sarebbe diventato da lì a poco la persona più importante della mia vita, il mio partner.

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Capitolo 2
*** Forse in due non è meglio ***


Camminai per qualche minuto quando mi resi conto che c'era un ragazzo seduto su un trono spezzato, non faceva nulla di particolare, sembrava stanco forse come me anche lui aveva sostenuto diverse prove e adesso era stremato. Non volevo avvicinarmi troppo velocemente avrebbe potuto pensare che fossi un illusione e forse un nemico da battere, tuttavia se fossi andata lì zitta zitta e troppo silenziosamente sarei sembrata ancora più sospetta, così scelsi il metodo migliore, d'altronde bastava un saluto per presentarsi e dimostrargli che non ero né un'illusione né un test da superare. "Ciao, io sono Tania, Tania Moore, piacere" Okay non era stata la migliore delle presentazioni, però mi ero impegnata per sembrare abbastanza normale. Ero convinta che si sarebbe presentato anche lui, bensì tutto quello che fece fu guardarmi storto e come se niente fosse continuò a fare quello che non stava facendo, in quanto eravamo ancora bloccati in una giungla amazzonica. Non chiedevo di diventare migliori amici e di prenderci la mano, sarebbe stato sufficiente se mi avesse detto il suo nome in modo tale da poter collaborare meglio e finalmente riuscire ad andarcene da lì. "Senti non dobbiamo andare per forza d'accordo ma almeno dimmi il tuo nome così possiamo metterci al lavoro e collaborare per scappare da quest'inferno" "Senti tu non mi interessa quello che vuoi fare, nessuno ha chiesto il tuo aiuto." E con queste parole decise di andarsene in fretta e furia. Non volevo restare da sola e cosa ancora più importante non volevo dargliela vinta, così lo seguì, lui andava a destra io andavo a destra lui svoltava a sinistra io svoltavo a sinistra, copia ogni suo movimento, fino a quando non si stufò e decise di collaborare. Insieme ricostruemmo una specie di mappa, e notammo come ci fosse ancora una parte che non avevamo perlustrato. Ci incamminammo e per la prima volta in vita mia mi era difficile conversare con qualcuno, insomma da come avrete capito sono una persona loquace e mi piace parlare con le altre persone, d'altro canto é bello quando anche l'altra persona è coinvolta nel dialogo, tuttavia non era questo il caso. Non ero sicura di come riuscire a comunicare ma non volevo arrendermi, allora stavo per sputare una serie di domande a raffica per sciogliere il ghiaccio, però venni interrotta dall'apparizione di un enorme portone nascosto dalle enormi radici di un albero secolare. "Finalmente!" esordì l'essere antipatico al mio fianco, nonostante la rabbia e la delusione anche io ero sollevata. Avrei voluto poter chiarire la situazione e appianare il conflitto nato tra di noi, in un certo senso si poteva dire che ero triste... Non comprendevo il perché, però allontanarmi da lui mi provocava un senso di amarezza. Lì per lì non ci feci caso, eppure sapevo cosa quel sentimento significasse. Mentre scalavo le immense radici della sequoia, lui più avanti di me buttava sempre un occhio per vedere cosa stessi facendo come ad aspettare una mia parola, sia per chiedergli aiuto per la scalata, sia per domandargli se poteva aspettarmi, per mia grande sorpresa non feci nessuna delle due cose, non volevo mostrarmi debole davanti a lui, era questione di orgoglio e di dimostrargli che a differenza di quello che pensava io ero in gamba e sapevo cavarmela da sola. Nemmeno il tempo di terminare tale pensiero, che appoggiando il piede su una parte tenera del ceppo che stava reggendo tutto il mio corpo, persi l'equilibrio e caddi all'indietro, pensai subito a come si sarebbe spiaccicato il mio corpo e a quante ossa mi sarei rotta se fossi precipitata da tale altezza. Fu un attimo, e non mi accorsi neppure che a reggermi non erano più le mie mani o i miei piedi, ma il ragazzo che per tutto questo non aveva fatto altro che fregarsene di me. Ero terrorizzata, eppure anche sollevata perché potevo affermare che allora gli importava qualcosa di me. Dopo alcuni minuti e molti respiri affannosi insieme giungemmo alla porta, " Quindi c'è l'abbiamo fatta. Comunque grazie per avermi aiutata." " Non ti ho aiutata, ti ho salvato la vita, come puoi immaginare é un tantino diverso" " Sì sì come ti pare" Va bene le cose carine che avevo pensato su di lui me le rimangiavo tutte quante. Passato il momento smielato, andato evidentemente in fumo, tentai di aprire la porta, spinsi tirai, diedi calci, pugni, spallate quelle fecero davvero male, ma niente il portone non si muoveva di un millimetro. Allora provò anche lui, credendo di essere più forzuto, però non si mosse. Mi scervellai per dieci minuti buoni quando avevo la risposta sotto il naso, sulle mastodontiche porte brillavano due raffinati pomelli di ottone, perciò ragionandoci su, intuì che probabilmente servissero altrettante due persone per aprirla. Proposi la mia idea al mio scorbutico compagno e lui per la prima volta concordó con me. Entrambi posizionammo le mani sulle eleganti manopole e la gigantesca entrata si aprì.

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