Back to school

di Mahlerlucia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Science research ***
Capitolo 2: *** What about all this mess? ***



Capitolo 1
*** Science research ***



Questa mini-long partecipa alla challenge "Goodbye Summer" ideata dal gruppo Facebook

Boys Love - Fanart & Fanfic's World

 

Fandom: Altri manga/anime yaoi
Manga: Yarichin Bitch Club
Autore: Tanaka Ogeretsu
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life
Personaggi: Yui Tamura, Kyousuke Yaguchi (Yacchan)
Tipo di coppia: Yaoi



Pacchetto utilizzato: 'Back to school'

Parole - prompt da inserire: laboratorio, compiti, raduni, dormitori, lavori di gruppo
Canzone: Snoop Dogg & Wiz Khalifa ft Bruno Mars - 'Young, Wild and Free'



 

Science research


 

We're just having fun
We don't care who sees
So what we go out
That's how it's supposed to be
Living young and wild and free...

 
 

La prima campanella di settembre risuona nella tua testa assonnata come un tarlo pronto a ricordarti chi sei e perché ti trovi in un posto tanto isolato dal mondo. Fortunatamente, non tutti i mali vengono per nuocere, dato che nel pomeriggio ti riunirai agli altri membri del famoso ‘club di fotografia’. La posta in gioco è diventata decisamente più interessante ora che sei ufficialmente uno studente del secondo anno: la caccia alle ignare matricole torna ad essere aperta!
Dopo aver assistito alla cerimonia allestita per il rientro di fine estate, decidi di fare una passeggiata nel cortile, giusto per perlustrare alcuni tra i territori maggiormente frequentati dalle le tue vecchie conoscenze. E magari anche da quelle nuove.
Non rilevi nulla per cui valga la pena affannarsi troppo, solo qualche viso già sperimentato che ti scruta in maniera guardinga ed evitante. Neanche avessi la peste bubbonica! Qualcuno, fra loro, avrebbe persino da ridere sul colore scelto per il tuo golfino: nulla a che vedere con la triste divisa ufficiale dell’istituto.
Che vadano tutti a farsi fottere!

Senti un piccolo oggetto sbattere violentemente contro la tua fronte. Imprechi guardando il pavimento, cercando di comprendere chi possa essere stato tanto stupido da prenderti di mira con una gomma da cancellare. Sulla sua parte superiore noti immediatamente un disegno osceno fatto a penna.
Yuri, non può essere altrimenti.

Sollevi lo sguardo in cerca della sua espressione derisoria. Non ha avuto nemmeno la decenza di nascondersi per evitare di farsi scoprire. Continua a fissarti sorridendo e leccando avidamente un oggetto sottile ed allungato che si ritrova tra le mani.
Preferisci non approfondire la questione, visto e considerato che conosci piuttosto bene il livello di maturità del soggetto in esame: non arriva oltre la scuola dell’infanzia.

“Stupido Yuri! Cosa ti salta in mente?”

La sua risposta è una sonora linguaccia con tanto di dita arricciate sulle guance. In ultimo ti saluta, per poi scappare a gambe levate in cerca di qualche personale gratificazione fisica. Quando si tratta dei compiti dettati da Akemi, Yuri risulta essere sempre il primo della lista sia per quanto riguarda la rapidità che la quantità. Non si può di certo dire lo stesso per ciò che concerne la qualità, ma sorvoliamo sui dettagli di poco conto. Almeno per lui.
Ti sei sempre chiesto come faccia a non porsi mai dei limiti morali; eppure, riesci sicuramente a comprenderlo meglio rispetto ad una anno fa, quando non ti saresti nemmeno avvicinato ad un ragazzo con meri scopi lussuriosi.
Che ingenuo che ero... Rischiavo seriamente di perdermi tutta questa gran goduria!

I tuoi pensieri vengono bruscamente interrotti da un paio di mani che ti afferrano saldamente per le spalle, fino a scaraventarti contro il muro esterno della palestra adibita agli allenamenti e alle partite dei membri del club di basket. Non fai in tempo a lamentarti per il dolore accorso alla schiena che qualcuno ti solleva tirandoti per il bavero. Apri appena gli occhi prima di sentire un colpo diretto a lato del naso, seguito dal rumore sinistro di una lacerazione interna. Tenti di reagire come meglio ti riesce, ma la vista si annebbia e il dolore ti rende ben presto troppo fiacco per poter quantomeno mandare al diavolo chi si sta prendendo gioco di te in quel modo tanto vile.

“Così impari a scoparti chiunque ti capiti a tiro, schifoso pervertito che non sei altro!”

Cos’hai detto?!
Ti passi una mano sul viso per levarti il sangue che ha iniziato a colare dalle narici, ma finisci solamente per impiastricciarti ulteriormente la faccia e la manica del maglione. Sollevi il viso per inquadrare lo stronzo che ti ha ridotto in quello stato, per poi scoprire che in realtà sono in tre. Un codardo e due complici che si lasciano comandare a bacchetta allo scopo di mantenere un certo status sociale.
Certo, altrimenti non ce l’avresti fatta a menarmi, idiota! Poi chiediti perché quello che vorresti scoparti non ti fila neanche da sbronzo!

Senti la testa pulsare in maniera incontrollata. Tenti di alzarti per andare in infermeria, ma senza prima fare i conti con la tua completa incapacità di mantenere un equilibrio minimamente stabile. Ti accasci al suolo con il capo tra le mani, aggrappato alla speranza di poterti liberare presto da quella spiacevole sensazione di dolore mista a confusione e annichilimento mentale.

“Scusami... Ti senti bene?”

Sollevi appena la testa per capire chi stia cercando di rivolgerti la parola con una soavità ed una calma a cui non sei mai stato abituato. Un ragazzo dai capelli ramati e gli occhi color ambra si sta avvicinando con aria sinceramente preoccupata. Si accuccia al tuo fianco mentre allunga un braccio verso il tuo viso.
In un primo momento pensi che possa trattarsi di un altro scagnozzo dell’idiota che aveva deciso di vendicare la sua inutile gelosia. Ma qualcosa nel suo sorriso riesce a distogliere la tua convinzione da questo pensiero senza fondamenta. Per non parlare della delicatezza mostrata nel gesto di ripulire il sangue dal tuo viso con la manica del suo stesso golfino.

“Finché non smetterà di sanguinare resterò qui.”

Nessuno mai si è premurato tanto per te. Nessuno mai si è avvicinato per chiederti come stai con sincero interesse, specie in una situazione del genere. E nessuno mai ti aveva guardato con quegli immensi occhi innocenti di cui ti sei perdutamente innamorato. E all’istante.
Un angelo apparso in un attimo di scarsa lucidità mentale appositamente per sincerarsi delle tue condizioni. Un ragazzo dall’avvenenza indescrivibile. Il primo essere umano capace di portare il tuo cuore dove non era mai stato in grado di arrivare prima, e senza alcun biglietto di ritorno.
Un angelo che non mi lascerò sfuggire per nulla al mondo!
 

***

 
Yaguchi Kyousuke.
Non ci hai messo poi molto a scoprire le generalità di quel ragazzo venuto in tuo soccorso in quello sfortunato frangente. Frequenta la sezione D del primo anno, la stessa di quel Toono che si è unito al vostro club pur essendo ancora vergine. D’altronde, era convinto di essere capitato nel club di fotografia... poverino!
Tornando alle cose serie, Yaguchi gioca a calcio ed è iscritto al relativo club della scuola. È un attaccante e il suo allenatore lo reputa uno dei migliori elementi del suo team ancora in erba.
Resta solo da scoprire quale sia il numero del suo dormitorio! Devo saperlo assolu- Eh?

Yaguchi si trova proprio lì, a meno di una decina di metri dal tuo naso. Sta interloquendo con alcuni ragazzini che in quel contesto ti risultano essere solamente d’intralcio. Ride e gesticola in maniera vistosa, come se stesse spiegando qualcosa d’importante a quel raduno di gente utile solo a deturpare la tua visuale. C’è da dire che il buon Yacchan – come lo avevi più volte sentito soprannominare dai suoi coetanei – non è particolarmente alto e questo gioca a suo svantaggio. O forse no. Già, probabilmente questo particolare potrebbe farlo apparire ancora più innocente ed angelico di quanto già non lo sia. Anzi, è sicuramente così.
Poco importa ora. Le tue intenzioni sono ben altre, anche se il movente ti appare fin da subito estremamente ‘inconsueto’. Non ti sei ancora fermato un istante a chiederti la ragione di questo, non hai mai avuto pazienza a sufficienza per poterlo fare. O magari arrossire come un pomodoro e andare in iperventilazione ogni volta che appare all’interno del tuo campo visivo – anche solo in lontananza – sono reazioni che contempli come ‘normali’ e umanamente sostenibili?
Nah, non è affatto da te! Inutile scappare o nascondersi dietro a nomenclature apparentemente dispregiative. Suvvia!

Il diretto interessato sembra essersi accorto della tua presenza, anche se insiste nel vano sforzo di fingere indifferenza. Decidi di attendere la dipartita dei suoi amici per provare un nuovo approccio, sperando che sia migliore dei precedenti.

“Ehi, brutta donna!”

No, non ci siamo proprio!

“Non mi chiamo ‘brutta donna’. Sono Kyousuke!”

Maledizione, l’ho fatto di nuovo!

“Ah, davvero?! Beh... Cosa c’era di tanto interessante da raccontare a quei... a quei...”

“Sono i miei compagni di squadra. Parlavamo delle prossime partite che dovremo affrontare durante il torneo. Cose che di sicuro non ti riguardano.”

“Tu credi?”

“Io credo. Anzi, ne sono convinto al cento per cento. E ora scusami, ma... devo andare a prepararmi.”

No, non esiste!
Ti piazzi davanti a lui con un balzo, bloccandogli il passaggio. Arrivi persino ad allargare le mani per imprimergli al meglio la tua volontà. È già una fatica non di poco conto doverlo cercare per i corridoi della scuola, figurarsi se una volta che hai la possibilità di scambiarci due parole in maniera diretta, te lo lasci scappare con tanta leggerezza.
Dal canto suo, Yaguchi reagisce in modo contrariato, storcendo la bocca e portando le braccia al petto in segno di completa chiusura nei tuoi riguardi. L’impresa pare diventare sempre più ardua ma...
… È il momento giusto!

Muovi qualche passo nella sua direzione, costringendolo ad indietreggiare fino a quando non si ritrova a diretto contatto con la superficie fredda e liscia degli armadietti posti all’ingresso della scuola. Blocchi ogni sua possibilità di fuga con le mani, mostrandogli uno sguardo denso di soddisfazione e desiderio. Non conta se stai diventando rosso dalla punta dei capelli a quelle degli alluci. L’occasione è troppo ghiotta per perdersi dietro ad ogni inevitabile sintomo di questa nuova ‘malattia’ che pare averti colpito senza alcun preavviso. Men che meno ti pare opportuno perdere tempo dietro ad inutili chiacchiere che potrebbero rendere superfluo ogni sforzo perseguito. Se di sforzi possiamo parlare.

“Toglimi le tue luride mani di dosso!”

“Luride?”

“Sì, caro il mio Inodoro-senpai!”

Caro il mio Inodoro-senpai. Caro il mio Inodoro-senpai. Caro il mio Inodoro-senpai.
Ho capito bene? Mi ha definito ‘suo’. Suo e suo soltanto? Io? Caro? Io? Siamo sicuri?
Ti fissa con aria di sfida, come a volerti dimostrare di non temere la tua reazione e di aver comunque la situazione sotto controllo nonostante la tua ostinazione. La sua faccia tosta non ti è mai dispiaciuta e dovrai pur ammetterlo in sua presenza, prima o poi. In fondo, che ti costa?

“Queste sono le stesse mani che metti chissà dove a innumerevoli persone che girano per questa sperduta scuola di montagna.”

“Ah, interessante! Sei geloso per caso, Brutto?”

“Geloso di te?! Ma fammi il favore! Piuttosto che concedermi a te come uno di quei poveracci che frequentano il vostro insulso club preferisco rimanere vergine a vita!”

Bingo!
Voglio dire... fino ad un certo punto! Beh, almeno sono certo che sia ancora vergine. Sì, è ancora così puro e casto, in attesa della persona giusta. Ed eccomi qua, presente e pronto. Perché sono io. Devo essere per forza io! Giusto?
Sollevi il suo viso prendendolo per il mento. Osservi la sua fronte corrugarsi in una smorfia di disgusto piuttosto forzata, utile giusto a lasciarti intendere che non ci sarebbe stata la famosa trippa par gatti. Ma, a tal proposito, è davvero troppo presto per nascondere gli artigli e lasciarlo andare al suo noioso destino.
Quando si ripresenterà nuovamente l’occasione di una tale vicinanza tra voi? Probabilmente fra un milione di anni, o forse – nella peggiore delle ipotesi – mai più!

“Potresti fare un tentativo prima di giudicare, non credi?”

Scoppia a ridere dinnanzi alla tua repentina richiesta. Non una risata di quelle da considerarsi realmente sarcastiche, sia chiaro. Piuttosto, si potrebbe interpretare come un insieme di versi gutturali dal retrogusto tetro, quasi spaventoso. Yacchan è davvero un angelo capace di tramutarsi in un diavolo in cerca della sua personale vendetta.
Vendetta che non tarda ad arrivare, dritta e concisa su di un punto per te piuttosto delicato. E non solamente per te, ben inteso.
La sua ginocchiata imprime tutta la sua rabbia esattamente nel tuo bassoventre, costringendoti ad accasciarti e, di conseguenza, a mollare l’infausta presa su di lui. Yaguchi non si lascia di certo sfuggire l’opportunità di potersi divincolare dalle tue grinfie levandosi l’ingombro della tua presenza di torno. E perché non approfittarne per mandarti ancora una volta a quel paese? Oltre al danno la beffa, come tuo solito.
 

***

 
Lavoro di gruppo... in che senso? L’unico lavoro di gruppo che conosco si chiama ‘orgia’.
Fingi di prestare attenzione alle indicazioni del professore di scienze mentre stabilisce quali dovranno essere i temi centrali delle ricerche che ciascun gruppo dovrà affrontare. Quello al quale sei stato assegnato d’ufficio – ovvero, senza chiedere il tuo parere nemmeno per errore – tratterà l’apparato circolatorio. Cuore, sangue, palpitazioni, emorragie. Insomma, tutto ciò che riguarda quel mondo interiore capace di prendersi ogni tua certezza mandandola in frantumi al cospetto di un ragazzetto alto appena un metro e sessanta.
Ogni elemento del gruppo avrà dei compiti precisi e suddivisi tra recupero del materiale, stesura della ricerca, controllo finale ed esposizione. Giusto per non farti mancare nulla, a te spetterà la parte più infausta: racimolare le fonti su cui poter far lavorare tutti gli altri. E in soli due giorni di tempo.
Questo vorrà inevitabilmente dire che dovrai rinunciare alle tue attività pomeridiane predilette, oltre al fatto che sarai costretto a rintanarti in biblioteca o in uno dei laboratori informatici che solitamente preferisci frequentare per altre questioni decisamente più alla tua portata.

Avverti Akemi dei tuoi impegni cercando di non lasciarti coinvolgere troppo dai suoi sguardi e dalle sue battutine di rito. D’altronde, si è sempre divertito a prenderti in giro per ogni sciocchezza da quando hai avuto la sfortuna d’incontrarlo. Ma tu conosci bene il suo piccolo segreto. Piccolo, appunto. E chi vuol intendere, intenda!
Torni sui tuoi passi, riportando stranamente la mente a questioni ben più serie. Il laboratorio informatico è popolato da qualche nerd intento a fare approfondimenti di vario genere, non per forza inerenti a temi didattici. Fortuna che usano le cuffie per coprire i loro naturali peccati di lussuria.
Bloccato nelle tua postazione volutamente isolata, digiti tutto quello che ti sovviene alla mente riguardante il funzionamento del cuore e della circolazione sanguigna; rileggi frettolosamente i titoli dei paragrafi per essere certo di non andare fuori tema e mandi in stampa. Nell’attimo in cui sei obbligato ad alzarti per andare a recuperare i fogli all’interno del vano della stampante, riconosci qualcuno di molto familiare in una buffa sagoma contornata da un unico codino laterale. Ad ogni modo, è modo sempre piacevole da guardare.

Decidi di cambiare scrivania, sedendoti – guarda caso – proprio di fianco a lui. In un primo momento finge palesemente di non averti riconosciuto, continuando a fissare lo schermo sul quale è stato avviato un noiosissimo video in cui viene spiegato come avvengono i movimenti di rotazione e di rivoluzione della Terra.

“Facile! Io sono il Sole e tu sei la Terra che gira intorno alla mia meravigliosa aura.”

“Continuo a far finta di non averti sentito, idiota!”

Eppure, ha ammesso che stava fingendo. Eppure, ti ha risposto. Eppure, continui a non perdere la speranza, nonostante la tracotanza delle tue affermazioni senza alcun senso. Chissà, forse lo assumerebbero se i vostri ruoli all’interno del tuo ipotetico Sistema Solare venissero drasticamente invertiti; ma non sarebbe proprio da te arrivare a tanto.
Yaguchi recupera gli auricolari del suo telefono e li posiziona in modo tale da concentrarsi sulla voce narrante del video e non sulle tue elucubrazioni dai toni alquanto spocchiosi.
Sicuramente il professor Hanata avrà stressato l’anima anche alle classi popolate da matricole sprovvedute. E guarda caso vi è capitato lo stesso ruolo, ovvero quello di chi si deve fare in quattro per racimolare il materiale su cui gli altri scriveranno, leggeranno ed esporranno.
Siete destinati a condividere persino la stessa sfortuna.
 

***

 
Qualcosa sarebbe andato storto, te lo sentivi. Non ti eri preso la briga di rileggere a dovere gli articoli che avevi scaricato da internet e siete finiti per andare ben oltre la consegna del professor Hanata. La cosa buffa è che nemmeno gli altri si sono premurati di farlo al posto tuo. Insomma, il lavoro era stato preso sottogamba da tutti e quattro i componenti del tuo gruppo, con il risultato finale di un fin troppo generoso cinquanta su cento. Voto ampiamente recuperabile entro e non oltre la lezione successiva, ovvero il prossimo lunedì.
Questo per te significa solo una cosa: week end mandato a ramengo!

Al termine della lezione decidi di andare a perlustrare i corridoi in cerca di qualcuno su cui poter sfogare il tuo nervosismo. Solamente una volta giunto al piano terra riesci a trovare quello che realmente stai cercando: Yacchan.
Si trova in compagnia di suo cugino Kashima e di Toono. I tre stanno discutendo a proposito di una ricerca che non sembra essere andata a buon fine. Che caso.
Non sarà che Hanata ha riservato lo stesso trattamento anche a te, mio caro Yaguchi?

“Ma allora lo vedi che abbiamo molte più cose in comune di quanto tu possa anche solo lontanamente immaginare, Brutto?”

I tre si girano all’unisono nella tua direzione. Ognuno reagisce in maniera differente e la cosa non ti stupisce poi molto: Kashima mette in mostra il suo tipico sorriso beota, Toono ti guarda con gli occhi fuori dalle orbite dallo stupore e, dulcis in fundo, Yaguchi non perde occasione per inscenare quell’aria scocciata che pare essere ancor più forzata rispetto ai vostri precedenti incontri. In presenza di quei due ingenui vuole mettere in funzione solamente la sua parte più magnanima, quella che ti ricorda inesorabilmente il giorno del vostro primo incontro.
Un angelo pronto a venire in mio soccorso... Un bellissimo angelo che si preoccupa per me... Yaguchi...

“Tamura-senpai! Sono contento di vederti. Ieri non c’eri al-”

“Kashima, per favore!”

Toono non ha mai sopportato l’idea di parlare della sua adesione allo Yarichin Club all’infuori delle quattro mura ad esso adibite. Ancora non ha superato il fatto di essere stato ingannato dagli addetti all’organizzazione delle attività dell’istituto quando ai suoi occhi lo avevano fatto passare per un innocuo ‘club di fotografia’.
Kashima si volta verso quel ragazzino – che tanto lo attraeva – sia con l’intento di scusarsi che di rincuorarlo. In fondo, ora che stanno fingendo di uscire insieme, non hanno davvero più nulla da temere. All’incirca.
L’unico che pare essere rimasto fuori da ogni forma di conversazione è proprio il tuo target, il piccolo calciatore dai capelli indomabili, il double face dalle innumerevoli doti nascoste. Anche troppe.

“Ieri sono stato molto impegnato a terminare una stupida ricerca che mi tocca pure sistemare. Come se avessi tempo prezioso da perdere per queste cazzate...”

Yaguchi solleva il viso cambiando espressione: non più la solita maschera di disappunto dovuta ai troppi presenti incomodi, bensì una nuova parvenza di stupore denotabile anche dalla maniera in cui ha disteso le dita di entrambe le mani che poco prima teneva strette a pugno.

“Mi spiace. Corre voce che il professor Hanata sia molto esigente. Ha avuto da ridire anche sul lavoro svolto da Kyousuke. A me, onestamente, sembrava ben fatto.”

“Oh, grazie Yuu. Allora ci stai a darmi una mano questo week-end?”

Che cosa? No, assolutamente! Siamo sulla stessa barca e lo saremo anche questo fine settimana. Che tu lo voglia o no! Tutt’al più... so io come convincerti! Non mi sfuggirai, Yaguchi!

“Non se ne parla proprio. Dato che anche la mia ricerca faceva schifo secondo quel gran genio di Hanata, direi che possiamo lavorare insieme per sistemare quello che non va bene.”

“Certo! E io mi dovrei far aiutare da uno che avrà fatto un lavoro anche peggiore del mio? No, grazie!”

“Sabato, dopo pranzo sono da te. Tanto so qual è il numero del tuo dormitorio.”

Non è affatto vero, ma sei disposto a corrompere Kashima – o chiunque altro! – pur di fartelo dare. Ti saresti persino intrufolato tra gli archivi presenti in segreteria se fosse stato necessario. Nulla ti avrebbe impedito di sfruttare al meglio quella succulenta occasione arrivata come una manna dal cielo. O sarebbe meglio dire, arrivata grazie ad un professore esigente, ma giusto. Giustissimo! Che più giusto non si può!

“Ma come diavolo fai a-”

“A presto, verginelli!”

Scappi via senza lasciargli alcuna possibilità di replica. Non hai nessuna voglia di ascoltare le sue futili lamentele.
Sono i fatti che contano. E arriveranno presto. Prestissimo!











 



Angolo dell'Autrice


Ringrazio in anticipo tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia piccola flashfic! :)

Ecco mi di nuovo nel fandom di Yarichin Bich Club, ancora una volta con la mia coppia preferita: Kyousuke Yaguchi (Yacchan, per chi lo conosce nella sua versione buona e smielata) e l’amico – pazzo – tutto blu Yui Tamura.
Nell'opera originale Yaguchi si affeziona ad un altro ragazzo, suo coetaneo (Toono). Quest'ultimo però ha una tresca con suo cugino (Kashima) che lui ha sempre invidiato per i suoi modi di fare perennemente cordiali e gentili, arrivando persino ad imitarlo in tutto e per tutto. 
Poco prima di tutto ciò, Yaguchi incontra casualmente Tamura, coinvolto in una rissa al termine della quale è risultato 'sconfitto' e dolorante. Decide di soccorrerlo tamponandogli il naso sanguinante con la manica del suo maglione. Da lì in poi, Tamura-senpai perderà letteralmente la testa per lui sbagliando, ovviamente, nei modi.

In questo caso il Pov è quello di Tamura. La storia è scritta alla seconda persona e al tempo presente (salvo i flashback).
L’idea iniziale era quella d’impostare il tutto in un’unica OS, ma non ho potuto fare a meno di dilungarmi in alcuni dettagli che ho adorato riprendere dal canon. Nel prossimo capitolo (che dovrebbe concludere la storia) arriveranno i famosi ‘fatti’ di cui parla Tamura al termine di questo primo capitolo. ;)

Ringrazio di tutto cuore le mie compagne di avventura senza le quali non avrei mai potuto partecipare a questa meravigliosa challenge di fine estate ideata sul nostro gruppo, la nostra piccola creatura nata grazie alla nostra amicizia e che è già arrivata a spegnere la sua prima candelina.
* kiss kiss *

Grazie ancora a tutti coloro che passeranno di qua! **

A presto,

Mahlerlucia

 

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Capitolo 2
*** What about all this mess? ***



Questa mini-long partecipa alla challenge "Goodbye Summer" ideata dal gruppo Facebook

Boys Love - Fanart & Fanfic's World

 

Fandom: Altri manga/anime yaoi
Manga: Yarichin Bitch Club
Autore: Tanaka Ogeretsu
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life
Personaggi: Yui Tamura, Kyousuke Yaguchi (Yacchan)
Tipo di coppia: Yaoi



Pacchetto utilizzato: 'Back to school'

Parole - prompt da inserire: laboratorio, compiti, raduni, dormitori, lavori di gruppo
Canzone: Snoop Dogg & Wiz Khalifa ft Bruno Mars - 'Young, Wild and Free'



 

What about all this mess?


 

You know what?
It's like I'm seventeen again
Peach fuzz on my face
Lookin', on the case
Tryna find a hella taste…


 

Sabato mattina.
Sei al piano di sotto, disperso tra decine di matricole. Qualcuno fra loro ti saluta, altri corrono a nascondersi non appena riescono a riconoscerti. Scene di ordinaria codardia in quella scuola pregna di gente capace solo di chiedere senza concedere nulla in cambio. La stragrande maggioranza di loro era semplicemente interessata a perdere la verginità per spuntarla all’interno di qualche scommessa idiota o patti di bassa – bassissima! – leva.
Tutti pronti a donarsi per un mero tornaconto. Beh, non esattamente tutti. E guarda caso, la più infida gatta da pelare è capitata proprio a te. Ma non è forse più divertente così? Dover lottare per la conquista della propria preda prediletta... non la rende ancor più desiderabile?
I sogni ad occhi aperti – ma pure chiusi – si moltiplicano di giorno in giorno e prendono man mano nuove e più ‘interessanti’ pieghe; inutile specificare che il finale è l’unica cosa che si ripete allo stesso modo in ogni singolo episodio. E non negare! L’alzabandiera non mente mai!

Una volta giunto dinnanzi alla porta della sua stanza, senti lo stomaco rivoltarsi più volte su se stesso. Inizi a tremare e ad avvertire un intenso calore sulle tue guance e... nel bassoventre. Più volte tenti di alzare il braccio per posare la mano sull’uscio e deciderti a bussare. All’ennesimo tentativo punti direttamente alla maniglia, sperando con tutto te stesso di doverla semplicemente abbassare per poter entrare. Sarebbe comunque stato troppo semplice, ma tentar non avrebbe arrecato torto a nessuno, forse.
È aperta!

Spalanchi rumorosamente quell’ostacolo rivelatosi meno insidioso di quanto credessi. Il sorriso beffardo che tenti di mettere in mostra si spegne a ridosso dello squallido spettacolo che ti si para davanti agli occhi: un caos indescrivibile, un disordine mai visto neanche nella stanza del ‘club’ a seguito delle peggiori orge di cui sei stato attivo protagonista. Insomma, non per forza ‘attivo’ dato che sei uno switch a tutti gli effetti, e per tua stessa ammissione.
Ma che cazzo... Che diavolo è successo qua dentro?

“Non mi dovevo fidare di quell’idiota di Kashima. Mi ha dato sicuramente il numero di stanza sbagliato. Questi stupidi vergini...”

“No, Yuu ti ha dato le giuste indicazioni e per questo me la pagherà. Ad ogni modo, benvenuto nella mia umile dimora, Inodoro-senpai! Purtroppo non ho nulla da offrirti e... sono piuttosto sicuro del fatto che questo disordine ti stia infastidendo. Mi sbaglio forse? Eh, peccato. Penso proprio che non riusciremo a sistemare le nostre ricerche qui!


La sua voce. La sua incredibile, meravigliosa e possente voce.
Come può fuoriuscire con tutto questo vigore da un corpo tanto minuto? Sì, ok. Piccolo, ma pur sempre ben messo dal punto di vista della tonicità e dell’elasticità muscolare. D’altronde, è pur sempre l’asso prediletto del club di calcio dell’istituto.
Ti volti con estrema lentezza, completamente ammaliato dal suono emesso dalla punta della sua scarpa che scivola ripetutamente sul suolo. Sembra volerti indicare una piastrella posizionata in malo modo, tra gli altri difetti presenti in quella stanza e ben visibili ai tuoi occhi increduli.
Yacchan si trova poggiato allo stipite della porta, con le palpebre semi-chiuse rivolte al pavimento, le gambe incrociate e le braccia conserte. Indossa ancora il pigiama e stranamente tiene i capelli sciolti. Un occhio è quasi completamente nascosto dalla famosa ciocca che solitamente racchiude in quel codino che ha da sempre attirato la tua vivace curiosità.
Maledizione! È anche più figo del solito! Calma... e facciamo le cose per bene!

“Ehi, Brutto! Hai forse bisogno della mamma per tenere la stanza un minimo in ordine? Non dico che tu debba lucidare pure le copertine dei libri, ma qui si sente quasi puzza di letame!”

Disastro. Non ci sono altre parole per poter definire le tua entrata a gamba tesa su questioni di cui non sai nulla.

“Stai dicendo che non sarei capace di sistemare questa quattro cianfrusaglie?!”

“Cianfrusaglie?! Ci sono sacchi piani di foglie e d’immondizia sul pavimento e... persino sul letto!”

Il tonfo della porta brutalmente richiusa ti fa quasi saltare in aria dallo spavento. Yaguchi ti fissa con una parvenza di nervosismo che poc’anzi non saresti riuscito ad individuare con tanta facilità. Probabilmente hai parlato più del dovuto, come tuo solito. E, sicuramente, lo avrai fatto incazzare, senza nemmeno doverti sforzare di trovare complessi giri di parole. Ormai hai imparato a conoscerlo quanto basta per cogliere quel guizzo d’ira nonostante i suoi palesi – quanto futili – tentativi di nascondere il suo reale stato d’animo. Puoi affermare di averlo in pugno, o quasi.
Incroci le braccia e lo guardi sogghignando. Le sue mani si stringono in due pugni pronti a stamparti lividi in piena faccia. Poco importa se rischia lui stesso di farsi male con la tua pellaccia dura.
Dai, Yacchan! Incazzati! Diventi ancora più eccitante quando sprizzi rancore da ogni poro...

Ma non ti concede alcuna soddisfazione. Al contrario, risponde al tuo sorriso beffardo con uno sbuffo degno delle peggiori considerazioni possibili ed immaginabili. Deglutisci lentamente sperando di non doverti ritrovare infognato nell’ennesima incomprensione verbale dalla quale potresti uscire perdente e umiliato.

“Facciamo un accordo, Inodoro-senpai!”

Un accordo? Di che diavolo stai parlando, Yaguchi? Mi stai forse concedendo una possibilità? Hai capito che con me puoi stare sereno e pensare solo a divertirti? La tua testolina bacata è giunta finalmente a una conclusione del genere per caso?

“Uhm, sentiamo. Dai, spara!”

“Caro Inodoro-senpai...”

“Tamura-senpai! O Tamu-senpai, se ti piace di più!”

“Per gli dèi, come diamine vuoi tu! Caro Tamura-senpai, se pulisci per bene la stanza magari poi... dico... magari, potremmo pensare alle ricerche di scienze. Ma solo se la stanza diventerà abitabile e non puzzerà come in questo preciso momento. Ci stai?”

Eh? Mi hai preso per scemo?

“No, scusa. Tu hai creato questo macello qui dentro e adesso... dovrei pensare io a sistemare tutto? Mi hai preso per la tua domestica?”

“Più o meno. Se non riusciamo a lavorare in questa stanza, sarai costretto a tornare nella tua e fare il lavoro in solitaria. Guarda, un vero peccato. Mi piange il cuore solo a pensarci, sul serio!”

La sua risata spezza il silenzio presente tra di voi, allo stesso modo con cui si permette di frantumare ogni tua previsione per quella mattinata di fittizio studio condiviso. Grugnisci indispettito, per poi ritrovarti a torturare il labbro inferiore. Non t’importa poi molto della stanza a soqquadro, ciò che è stato annientato è ben altro. Si tratta di qualcosa d’intangibile, di illusorio quanto realistico, un elemento a cui ci leghiamo spesso per sopravvivere e che i più tendono a chiamare orgoglio.
Quel ghigno portato all’esasperazione assume toni sinistri che cominciano persino ad inquietarti. Ancora una volta sta rivelando la sua vera essenza di fronte ai tuoi occhi. Ricordi solo in quell’istante quanto quel privilegio sia raro e prezioso nei tuoi confronti.
Questo vorrà pur dire qualcosa, maledetto Yaguchi!

“Da dove dobbiamo iniziare a sistemare questo disastro?”

“Ehm... no, forse non hai capito una cosa: tu pulirai, non io. Io l’ho già fatto tante volte.”

Dischiudi le labbra per cercare di ribattere a quell’idiozia appena sentenziata dal ragazzo per cui saresti disposto a fare qualunque cosa. Persino umiliarti in quel modo. Qualche sacrificio è necessario quando la posta in gioco è così alta, agognata e ‘prelibata’. Comunque...

“Sei un-”

“Qualunque cosa sono, tornerò fra mezzora. E voglio trovare tutto in ordine. Altrimenti... niente ricerca insieme!”

Forse è arrivato il momento di tirare fuori gli artigli o, meglio ancora, i propri assi nella manica. Non può di certo averla vinta sempre lui. Non in ogni dettaglio delle sue assurde richieste dal tono ricattatorio e decisamente poco affidabile.
Pensa davvero che una singola sessione di studio condivisa sia sufficiente per uno come te? È realmente convinto del fatto che a te importi qualcosa di quel vano lavoro che vi ha affidato il professor Hanata? Povero illuso.
Conti già sulla tua personale rivincita, non appena tutta questa assurda situazione te ne darà l’opportunità. Non vedi l’ora di poter dare vita ad ogni tua recondita fantasia quando vi ritroverete a tu per tu tra quelle quattro mura.

Non ti lascia nemmeno il tempo per rispondere. Se ne va di corsa, così come si è palesato giusto qualche minuto prima su quell’uscio già spalancato. Si limita a salutarti con una sonora linguaccia e un sorriso di circostanza seguito da un artefatto ‘Grazie per il tuo duro lavoro, Tamura-senpai. Ci vediamo dopo.’
Ma sarebbe passato davvero? O è stato solo un infimo piano escogitato con l’unico scopo di evitare di passare ulteriore tempo assieme a te? Cerchi di non pensarci mettendoti all’opera.
Per prima cosa porti fuori tutti quei sacchi pieni di cose che in camera non ci dovevano restare neanche per errore. Dai una veloce spazzata al pavimento e spolveri le superfici più in vista. Sistemi il letto pensando solo per un attimo a dove si potessero trovare le lenzuola di ricambio. Pochi secondi si rivelano più che sufficienti per ritrovarti a sentirti ridicolo di fronte a questa stupida preoccupazione. Una lieve scrollata dalla finestra basterà e avanzerà.

Venti minuti più tardi ti ritrovi seduto a terra, con le gambe divaricate e la testa che ciondola in avanti. Un colpo di sonno ti ha sorpreso all’improvviso, quando ancora stavi spolverando la scrivania e la cassettiera. Non sei per nulla abituato a svegliarti ad un orario umano il sabato mattina; figurarsi poi fare le pulizie in territorio altrui.
Ah, Tamura. Come ti sei ridotto per... per...

Morfeo si sentiva decisamente solo senza la tua preziosa compagnia.
 

***

 
“Che cazzo-”

Yaguchi ha mantenuto la parola data ed è tornato a controllare lo stato in cui versa la sua camera dopo averla lasciata in balia della tua totale inesperienza nel mondo delle pulizie domestiche. Non indossa più il pigiama, o almeno così ti è sembrato di primo acchito. Con gli occhi semichiusi e la lucidità ancora annebbiata dal sonno, non puoi certo pretendere di poter distinguere le cose nei minimi dettagli. Ma c’è un particolare che sicuramente non ti sarà sfuggito: il codino. È tornato al suo posto, di nuovo pronto a salvaguardare quello splendido viso d’angelo entrato ufficialmente a far parte della risoluzione definitiva della stragrande maggioranza dei tuoi sogni erotici.

“Ah, ma allora ci sei ancora! Pensavo te la fossi data a gambe dopo non più di cinque minuti.”

Qualcosa vorrà pur significare, che dici?!

Brutto! Sei già tornato?”

“Volevo solo verificare che non mi stessi sfasciando la stanza.”

“E che ti frega?”

“Come ‘che mi frega’? Dove andrei a dormire altrimenti?”

“Camera mia è grande, c’è posto abbondante per due. Anche se il letto è uno solo.”

Inodoro-senpai, sei davvero un povero illuso, ma quasi ammirevole!”

Osservi il suo sguardo perdersi per la stanza, scrutare ogni angolo in cerca di qualcosa da ridire, anche una piccola scemenza su cui poter mettere becco per invitarti ad andartene. Ti mancavano ancora alcune cose da sistemare, ma non poteva di certo pretendere le grandi pulizie di primavera nel giro di poche decine di minuti. Oltretutto, vi trovate in pieno autunno. Così, giusto per precisare.
In un primo momento ti sembra quasi infastidito dal pensiero di dover alzare bandiera bianca di fronte al patto che lui stesso aveva deciso di formulare con te. Un accordo dalle sembianze coercitive, ma pur sempre utile per portarti al tuo obbiettivo primario: passare del tempo con Yacchan. Le modalità non hanno bisogno di ulteriori approfondimenti.
Qualche istante dopo arriva persino a sorridere, ad abbassare la testa muovendola prima a destra e poi a sinistra, per diverse volte consecutive. Deve chinarsi di fronte all’evidenza e la cosa pare costargli non poco.

“Hai davvero sistemato tutto quello schifo che c’era qui dentro?”

“A quanto pare...”

“E ora mi tocca pure tenere fede al patto.”

“E non solo a quello!”

“Cosa diavolo intendi dire?”

“Che nella stesura del patto ci sarebbe una piccolissima clausola. La mia!”

“E di chi altro? Dai, sentiamo questa cazzata, l’ennesima di tante!”

Non c’è nulla da sentire. Le dimostrazioni dirette talvolta valgono molto più delle parole.
Afferri i crini avvolti dall’elastico e lo attiri a te. Lo blocchi immediatamente con un braccio dietro la schiena, onde evitare che possa anche solo pensare di sfuggirti di nuovo, specie dopo aver esaudito i suoi desideri di vendetta. Ti cingi sulla pelle del suo collo bianco e gli rilasci un morso tutt’altro che tenero; così, giusto per ricordargli un attimo chi dovrebbe comandare tra voi due. Avverti la sua assoluta volontà di tirarti ancora una volta una ginocchiata in pieno stomaco o, peggio ancora, sui gioielli di famiglia. Blocchi velocemente la sua gamba, nel goffo tentativo di prenderlo in braccio issandolo dalle natiche.

Yacchan non riesce ad evitare di maledirti in tutte le lingue a lui conosciute, così come non può tentare di liberarsi dalla tua presa, prima di cadere supino sul letto che ti eri degnato di sistemare un minimo; e per un motivo ben preciso.
Protesta, si dimena, cerca di graffiarti e di morderti a sua volta. E tu lo lasci fare, ebbro di sentire ognuno di quei singoli e violenti contatti carnali come parte della vostra unione in piena realizzazione.

“Idiota-senpai, lasciami o ti tiro un calcio sui denti!”

“Che bello! Così poi ti toccherà medicarmi!”

“Non dire stronzate!”

Porti il tuo viso a pochi centimetri dal suo, fino a far incontrare prima le fronti, poi le labbra.
Un bacio sofferto, cercato, macchiato di quel sangue che era fuoriuscito dopo il pesante morso impresso su quello stesso labbro inferiore che poc’anzi tu stesso avevi iniziato a seviziare a causa dell’ansia. Ma nulla ti avrebbe fermato; niente ti avrebbe fatto desistere da quel momento che attendevi e bramavi oramai da mesi.
Gli sollevi la maglietta e accarezzi il suo petto tonico e caldo. Solleciti i suoi capezzoli sino a farlo gemere. Ma lui continua ad insultarti – anche in maniera piuttosto colorita, come consuetudine – tra una rimostranza libidica e l’altra. Le su unghie smettono ben  presto di graffiarti per aggrapparsi alle tue braccia, alle tue spalle; per chiederti in maniera implicita di non fermarti, di non dare retta alle sue remore e alle sue reticenze.

Abbassi l’elastico dei pantaloncini sportivi, così come quella dei suoi boxer. Liberi il suo sesso turgido dalla gabbia formata da quel doppio strato di cotone oramai inutile. Ne lecchi la sommità, provocandogli una scossa di piacere in grado di farlo urlare dalla sorpresa. Lo vedi contorcersi sulla schiena chiedendoti di smetterla, sostenendo di non essere d’accordo, di non averti mai autorizzato a fare una cosa del genere.
Ma tu non credi alle sue parole. Credi solo a quello che il suo piccolo corpo eccitato sta mostrando ad ogni tua carezza, a ogni tuo tocco, delicato o feroce che sia. Reazioni che dicono molto più di lunghi e contorti discorsi di rifiuto perpetrato nel tempo. Sì, quel tempo irrimediabilmente sprecato per nulla.

“Tamura, se ti azzardi a mettere le tue luride mani o... altro... in quel posto, io... io, giuro che non ti rivolgerò mai più la parola. E so... Aaah! E so benissimo quanto questa cosa ti darà fastidio!”

La tua lingua continua a scivolare imperterrita per la sua intera lunghezza, mentre ti sforzi di prestare attenzione alla sue parole. L’istinto ti ha già invitato più volte a trovare un modo per non farlo più parlare, ma la razionalità – o quello che ne rimane – è riuscita a farti desistere fino alla fine da tale intento. Del resto, la minaccia a cui Yacchan ha appena accennato non è proprio il massimo della vita. Non potresti mai sopportare di essere ignorato dalla persona a cui tieni di più in assoluto.
La tua bocca arriva ad avvolgere totalmente il suo membro, muovendosi in maniera sempre più decisa con l’unico intento di arrecargli quanta più goduria possibile.
Le sue grida di piacere diventano musica per le tue orecchie; le sue dita strette tra le ciocche blu dei tuoi capelli si tramutano ben presto in piccoli tentacoli dai quali non vorresti mai più essere liberato.

Lo senti venire direttamente tra le tue labbra, stordito da quel turbine di emozioni che si stanno impadronendo di lui e dei suoi pensieri per la prima volta. Ingoi gran parte di quel seme, come ricordo di quella mattina che di sicuro nessuno di voi due riuscirà a dimenticare tanto in fretta.

Yaguchi riprende lentamente fiato, senza avere né la forza e né il coraggio necessari per poter controbattere.
La sua mano rimane sulla tua testa, ancorata ai tuoi capelli, terrorizzata all’idea di lasciarti andar via dopo quello che è appena successo.
Ed è stupendo così: la sua bocca tace, i suoi gesti parlano, urlano, si rivelano.
 

***

 
La ricerca di scienze.
No, non ve ne siete dimenticati. Non vi siete fatti travolgere al punto tale da procrastinare la sua revisione.
Rileggi le scempiaggini che avevi avuto il coraggio di consegnare prima ai tre componenti di quello che doveva essere un gruppo di studio; in seguito, persino al professore Hanata. Come diamine ti è saltato in mente d’inserire un intero paragrafo – lungo ben due facciate! –  dedicato al ‘colon irritabile’? Doveva essere un approfondimento sul sistema circolatorio, non sui disturbi intestinali!
Yacchan legge il titolo di quel paragrafo e scoppia irrimediabilmente a ridere. Non può certo essere altrimenti considerata l’ingenuità e la superficialità dell’errore commesso. L’imbarazzo prende il sopravvento su ogni tua minima probabilità di giustificazione. Non puoi far altro che maledirti a denti stretti, sperando che non abbia fatto in tempo a leggere anche gli errori di battitura presenti nella breve introduzione che ti sei inventato prima di mandare tutto in stampa. Per un attimo immagini l’espressione incredula di Hanata nel momento in cui si era ritrovato a leggere quel ‘sangue capillaroso’.
Non c’è davvero limite alla fantasia... e alla tua pigrizia.

“Ma sai almeno cos’è il colon, Inodoro-senpai?”

No, m’intendo di altri apparati, io!

“Beh, sono almeno dieci anni, se non di più, che l’intero Universo sa che i pianeti del sistema solare sono otto e non nove. Hai stampato una articolo che parla di Plutone leggermente datato: è del settantasei!”

“Non ho avuto tempo di rileggerlo!”

“Prova ad essere sincero di tanto in tanto, almeno con te stesso!”

La sua espressione corrucciata diviene la risposta affermativa di cui avevi bisogno. O meglio, più che affermativa nel vero senso del temine, corrisponde esattamente alla reazione che aspettavi da tempo.
Difatti, la limpidezza caratteriale è sempre stata uno dei principali punti deboli della contraddittoria personalità del piccolo Yaguchi. Oltre ad essere una delle sue facciate a te più gradite, ovvero la più semplice da imputare e screditare in maniera bonaria.

“Perché ho come la sensazione che tu non stia più parlando di questa dannatissima ricerca?”

“Perché la ricerca era solo un pretesto.”

“Ma dai! Non l’avrei mai detto! Grazie per la preziosa illuminazione!”

Punta il suo sguardo sul tuo viso con l’aria di chi vorrebbe mandarti fuori di lì a calci nelle natiche nel giro di un paio di secondi al massimo. Il ché significa che si è ritrovato ad essere colpito per l’ennesima volta dalle tue parole. In fondo non hai detto nulla che già non sapesse, solo che le cose sono andate in maniera decisamente più precipitosa rispetto a ciò che tu stesso avevi inizialmente pianificato. Se di pianificazione si può realmente parlare, specie quando ci sono di mezzo istinti, pulsioni ormonali e scarso – scarsissimo – stoicismo.

Poggi delicatamente una mano sotto il suo mento e ti avvicini a lui. Lo senti deglutire mentre i suoi occhi si fanno enormi. Dischiude appena le labbra nel tentativo di ribellarsi, ma desiste. Non perché lo voglia realmente, sia chiaro.
È la tua bocca ad impedirglielo, dando via ad un bacio dai preliminari pregni di ribellione. Ti ci vuole qualche minuto per calmarlo, per fargli finalmente comprendere che non c’è nulla di sbagliato in quello che state facendo.
Si lascia avvolgere da quella nuova sensazione di piacere sulla quale sembra non avere alcun controllo. O forse è lui stesso a non volerne avere.
Yacchan, ti mangerei di baci se potessi!

“Dai, dimmelo!”

“Cosa?”

“Che ti è piaciuto!”

Ti afferra per il colletto della camicia e questa volta è lui che s’impossessa delle tue labbra, avido come non ti è mai capitato di vederlo prima. L’ammissione più intensa che potesse fare.











 



Angolo dell'Autrice


Ringrazio in anticipo tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia piccola flashfic! :)

Ecco mi di nuovo nel fandom di Yarichin Bich Club, ancora una volta con la mia coppia preferita: Kyousuke Yaguchi (Yacchan, per chi lo conosce nella sua versione buona e smielata) e l’amico – pazzo – tutto blu Yui Tamura.
Nell'opera originale Yaguchi si affeziona ad un altro ragazzo, suo coetaneo (Toono). Quest'ultimo però ha una tresca con suo cugino (Kashima) che lui ha sempre invidiato per i suoi modi di fare perennemente cordiali e gentili, arrivando persino ad imitarlo in tutto e per tutto.
Poco prima di tutto ciò, Yaguchi incontra casualmente Tamura, coinvolto in una rissa al termine della quale è risultato 'sconfitto' e dolorante. Decide di soccorrerlo tamponandogli il naso sanguinante con la manica del suo maglione. Da lì in poi, Tamura-senpai perderà letteralmente la testa per lui sbagliando, ovviamente, nei modi.

Il Pov è quello di Tamura. La storia è scritta alla seconda persona e al tempo presente (salvo i flashback).
In questa seconda ed ultima parte, i nostri due ‘eroi’ si ritrovano nella camera di Yaguchi che presenta qualche lieve problemino di ordine interno (da qui il ‘mess’ del titolo). Il più giovane fra i due propone al suo adorato senpai di riordinare quel caos in cambio dello studio condiviso. Sappiamo tutti benissimo che a Tamura dello studio condiviso, sinceramente... Meh! Inizialmente accetta, ma i suoi piani diventano ben più ‘tentatori’ rispetto a quello che aveva inizialmente escogitato. E si sa, la sua pazienza e la sua tolleranza sono praticamente inesistenti quando si tratta di certe questioni che riguardano il suo ‘angelo’ Yacchan. :)

Ringrazio di tutto cuore le mie compagne di avventura senza le quali non avrei mai potuto partecipare a questa meravigliosa challenge di fine estate ideata sul nostro gruppo, la nostra piccola creatura nata grazie alla nostra amicizia e che è già arrivata a spegnere la sua prima candelina.
* kiss kiss *

Grazie ancora a tutti coloro che passeranno di qua! **

A presto,

Mahlerlucia

 

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