Il segreto sulla tua pelle

di Freya Crystal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Candore ***
Capitolo 2: *** Nobile ***
Capitolo 3: *** Stregata ***
Capitolo 4: *** Ancora ***
Capitolo 5: *** Perduti ***
Capitolo 6: *** Amami ***
Capitolo 7: *** Non chiudere gli occhi ***
Capitolo 8: *** Lividi ***
Capitolo 9: *** Quando le stelle urlavano ***



Capitolo 1
*** Candore ***


 
 
 
 
 
 
Candore













Personaggi: Minto Aizawa/Kisshu Ikisatashi
Genere: azione
 
 






Il vento di novembre non è gentile, si contorce, sussulta, scatta.
Minto si muove leggera tra i vortici, l'arco teso. Non perde di vista il nemico nemmeno per un secondo. Il Chimero la insegue, ma lei è pronta. La freccia si conficca esattamente sulla sua fronte, stordendolo.
Il vento si ribella, infuria, ferisce. Minto ha la pelle gelata e i polmoni in fiamme, mentre combatte. Corre verso Purin, per proteggerla, ma all'improvviso non riesce a muoversi. Una risata lasciva, sommessa, le cola sulla pelle come seta e s'insinua in lei, oltre il vestito. Un respiro estatico contro il collo, delle braccia impertinenti attorno alla vita...
"Sei un uccellino dispettoso" sussurra l'alieno.
Minto gli pesta un piede, carica un colpo col gomito e si volta su se stessa. Si è liberata. Ma lui non demorde. Altrettanto rapido la spinge a terra, la sorpresa provata per la sua prontezza già dissipata sul volto conturbante, e le immobilizza i polsi. La pressione delle sue mani le fa sfregare la pelle contro l'asfalto. Minto lacrima per il bruciore, il respiro irregolare.
"'Sta' ferma, da brava..."
Una ciocca di capelli scuri le solletica la guancia. Reprime un brivido. Immersa in quell'oro malato ha paura, sente che sta per perdersi.

Kisshu libera un verso strozzato, le mani che corrono istintivamente al petto. L'umana gli ha sferrato una potente ginocchiata a tradimento.
Intravede le sue gambe snelle, bianche, a pochi passi da lui.
Alza il viso per guardarla. Un rivolo di sangue gli cola dal labbro e lui lo ripulisce con la lingua, chiedendosi cosa si proverebbe a sollevarle il vestito, perdersi nella curva dei suoi fianchi sottili e assaggiarla.
"Toccami un'altra volta e non camminerai più."
La voce di lei non è che uno sfarfallio agitato, limpido. Kisshu osserva quel volto di bambina su cui sono incastonati gli occhi di un'adulta. Fiera, spigolosa, candida. Non riesce a resistere di fronte a qualcosa che non è ancora stato sporcato. Sorride, soddisfatto, gli occhi che non smettono di posarsi lenti sul suo corpo. Quando si dissolve e riappare in aria percepisce un leggero bruciore allo zigomo.
È riuscita a colpirlo.
Per la prima volta, Kisshu dimentica Ichigo.
Ride. Fremente, appagato.







 
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Spazio dell'autrice
Ciao! Questa sarà una raccolta di flash con personaggi, pairing e generi misti. In questo caso non oltrepasserò il rating arancione. Spero vi piaccia!
 





 
 
 
 
 
 


 

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Capitolo 2
*** Nobile ***


 
 
 
 
 
 
Nobile













Personaggi: Zakuro Fujiwara/Keiichiro Akasaka
Genere: sentimentale
 
 






"La crema va girata con movimenti circolari a pause alterne."
Keichiro parla con voce morbida, lo sguardo attento.
"Non bisogna mai alzare la fiamma, altrimenti il fondo si brucia."
Una ciocca di capelli gli sfugge distratta dalla coda e gli cala sul viso. Profuma di buono. Non ci sono fantasmi sulle sue labbra, né ombre. Zakuro lo guarda e dimentica le grida.
"Quando inizia ad addensarsi bisogna mescolare più energicamente, senza perdere il ritmo."
Ha un profilo nobile, elegante. Sembra un duca d'altri tempi strappato dalle pagine di un romanzo classico.
Zakuro schiude le labbra e lui vi avvicina un cucchiaio di legno. La crema ha una consistenza ottima, niente grumi, così come il suo volto è privo d'inganni.
"È buona?"
Kei sorride e i suoi occhi sono scrigni dischiusi su viali in fiore. Non ci sono spalle girate, corpi vuoti al suolo, mani fredde come marmo. Zakuro vede laghi limpidi, tranquilli. Vi s'immerge in punta di piedi.
"Fin troppo."
"Bene, mancano solo le mele. Il succo di limone è ottimo per evitare che si anneri –
Zakuro ha sempre le intuizioni giuste.
Non si è sbagliata nemmeno stavolta.
Crema, mele, limone – niente ha un sapore più buono del suo.
"Anzi, squisita è la parola giusta" mormora sulle sue labbra, inseguendo il filo della propria risposta.
Kei non distoglie lo sguardo. Un velo liquido gli attraversa le iridi chiare. Le prende il viso tra le mani a coppa e china il volto verso di lei, sfiorandola con un'ultima, breve occhiata – per chiederle il permesso. Come un duca d'altri tempi.
Zakura si lascia andare. Si perde in quel bacio che gli ha rubato e lascia che le si stringa addosso.
Pezzo dopo pezzo, minuto dopo minuto, le sue barriere s'infrangono al suolo e scivolano via assieme ai vestiti.
Alcuni raggi solari filtrano dalla finestra e si posano sulle loro schiene nude, sulle loro mani intrecciate. Mani che si cercano, mani che si stringono, senza mai lasciarsi.






 
~●~






Spazio dell'autrice
Una Kei/Zakuro non poteva mancare, ho scritto davvero troppo poco su di loro, ma li adoro! Spero che la flash vi sia piaciuta! Baci.
 





 
 
 
 
 
 


 

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Capitolo 3
*** Stregata ***








 
Stregata






Personaggi: Ichigo Momomiya/Profondo Blu
Generi: introspettivo, triste






 


Ichigo trema. Non riesce a respirare. 
Morirà, lo sa. 
Non può che aspettare di fronte al proprio inferno. Le avevano detto che gli incubi sono marci, deformi, colmi di mostri, eppure il suo ha l'aspetto di un angelo caduto col mantello da principe.
Profondo Blu la guarda in silenzio e la ferisce con la sua bellezza allucinata. Ha il viso bianco come una lapide e capelli corvini che ricordano un rovo di serpi. Ichigo scava nei suoi occhi, s'aggrappa alle ombre che gli corrompono le pupille. Cerca un calore familiare, lontano.
Niente
Azzurro vuoto. Morto.
Profondo Blu non reagisce. Ha le palpebre calanti che richiamano un tramonto prossimo a tingersi di buio. La sua pelle è una tela muta e Ichigo non sa gridare, mentre lo guarda. Il mondo inizia a crollare in una danza affranta, mentre lei si sporca di quella vista.
Come può un essere tanto perfetto provocare morte e devastazione? Come può essere sbagliato?
"Ichigo..."
Qualcuno la chiama, ma lei non ne distingue la voce. 
È stanca. 
Per un attimo si chiede cosa si proverebbe a sparire. Sparire via con quell'essere, dimenticare ogni cosa, se stessa. Non ha idea di quale sortilegio le abbia scagliato contro, ma lui canta per lei, l'attira a sé, e per un istante, per un solo, malato attimo, Ichigo immagina di seguirlo — di uccidere le sue compagne, di uccidere se stessa. Una febbre segreta alimenta quello scenario e Ichigo è disgustata da se stessa, mentre sogna di unirsi a quel demonio angelico.
Profondo Blu incede verso di lei. Gli occhi come abissi, i capelli un manto di tenebre pronto a inghiottirla. 
Vorrebbe sprofondarvi dentro. Vorrebbe essere portata via.  
Non sa più chi è.






 
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Spazio dell'autrice
Personalmente scrivere di questi personaggi mi ha sempre affascinata, immagino che seppur per pochi istanti Profondo Blu, complice la presenza di Masaya, abbia esercitato un fascino misterioso su Ichigo. Spero che la flash vi sia piaciuta e alla prossima!
Chi fosse interessato può trovare un contest indetto da me sul forum, vi lascio il link:
https://www.freeforumzone.com/d/11655300/Il-triangolo-no-solo-Tokyo-Mew-Mew-One-Piece-/discussione.aspx
 
 




 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Ancora ***


 

Ancora







Personaggi: Ichigo Momomiya/Kisshu Ikisatashi
Generi: slice-of-life







Ichigo si accasciò a sedere, esausta. La metro odorava di fumo ed era piena zeppa. Sospirò, appoggiandosi al vetro. Un bambino piangeva ininterrottamente nel passeggino, uno straniero alto bisticciava al telefono e la ragazza seduta di fianco a lei continuava ad alzare il volume del suo mp3. Le girava la testa. Non era mai stata una persona organizzata, mantenere quel ritmo di vita frenetico le risultava sempre più difficile. Londra era spettacolare, ma comportava spiacevoli disagi.
Un istante dopo, o così le parve, un brusio insistente la scosse come uno schiaffo e Ichigo si ritrovò confusamente a guardare gente che saliva e scendeva dalla metro. Gli edifici al di là del vetro non avevano nulla di familiare.
Cavolo
Era successo. Di nuovo.
Si era addormentata, la metro aveva superato il quartiere in cui sarebbe dovuta scendere. Barcollando, si alzò in piedi in fretta e furia e si precipitò fuori, senza riuscire a evitare qualche spintone.
Ichigo si mise le mani nei capelli. Come diavolo c'era finita a Covent Garden?
Superò la calca e si diresse verso il tabellone di marcia, in attesa della prossima metro. La stazione era così affollata che ognuno badava alle proprie faccende. Per questo quando Ichigo sentì un braccio cingerle la vita e un istante dopo svanì nel nulla nessuno se ne accorse.
Fu il vento ad accoglierla quando i suoi piedi toccarono nuovamente il suolo. Ichigo avvertì il respiro di qualcuno solleticarle l'orecchio e una mano saldamente premuta sul suo ventre. Due dita fredde indugiarono sulla porzione di pelle lasciata scoperta dalla maglietta e si mossero lente verso il basso, assaporando quel contatto.
"Sei una micetta distratta."
Una voce calda, suadente, le scivolò sul collo e produsse una bassa risata. Macchine, clacson, voci — tutto finì in secondo piano.
Ichigo si liberò dalla stretta e ruotò su se stessa. Kisshu la fissò compiaciuto, lo sguardo attento, scintillante di furbizia. Sembrava si aspettasse il premio del secolo.
"Devi smetterla di piombare dal cielo e teletrasportarti chissà dove."
Lui fece spallucce e alzò le braccia in un gesto teatrale.
"Lo farei, se non continuassi ad addormentarti ovunque."
"Non è affar tuo."
"Certo, certo... e con questa fanno quattro, non c'è di che."
Quattro volte che Ichigo finiva magicamente sul tetto del college, evitando ritardi ingiustificabili.
Kisshu le si avvicinò e sollevò una mano verso il suo viso. I graffi che lei gli lasciò sul dorso servirono soltanto a incrementarne il divertimento. "Comincio a pensare" avvicinò pericolosamente il volto al suo, "che tu lo faccia apposta. Lo so che ti piace vedermi apparire all'improvviso" soffiò a mezze labbra.
"Da morire" replicò lei, sarcastica. Ma non suonò convincente.
Kisshu le prese il mento tra le mani e la costrinse a guardarlo. "Io non me ne vado. Ci sarà una prossima volta."
Scoprì leggermente i denti in un sorriso ferino, vivace, attirandola a sé più vicino che poté. "E sono sicuro che ti piacerà più di tutte le altre" sussurrò sulle sua labbra inconsciamente dischiuse.





 
 
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Spazio dell'autrice
Rieccomi! Il titolo può essere inteso sia come avverbio che come sostantivo. Questa flash partecipa alla "Challenge delle parole quasi intraducibili" indetta da Soly Dea sul forum di EFP con il prompt Inemuri, che indica la capacità di addormentarsi per breve tempo in un luogo pubblico. Penso di scrivere altre flash sulle parole intraducibili, dato che offrono molti spunti. Alla prossima! 




 
 





 

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Capitolo 5
*** Perduti ***




Perduti








Personaggi: Ryou Shirogane/Retasu Midorikawa
Generi: sovrannaturale, dark
Nome sul forum: _ Freya Crescent _







La neve imbiancava le strade, dipingendo i tetti delle case. La città dormiva quieta sotto le sue lente carezze, immune al gelo.
"Dove siamo?"
Retasu si strinse nel proprio cappotto, il naso arrossato, le labbra livide. Un lampione solitario rischiarava parzialmente il paesaggio, all'orizzonte il profilo aguzzo di una cattedrale troneggiava su una radura spianata.
"A casa."
La voce di Ryou era un sussurro ovattato, un'eco distante che si perdeva tra la neve.
"Come?"
Retasu lo sentì cingerle la vita. Quando la fece voltare notò che alcune ciocche di capelli gli adombravano gli occhi, le sue mani erano bollenti, come se le avesse tenute per ore vicino a un camino.
"Ryou... va tutto bene?"
Lui le sollevò delicatamente il mento per portare i loro visi alla stessa altezza, e le  sorriso obliquo. Il calore era insopportabile.
"Così mi fai male" riuscì soltanto a esalare Retasu.
Qualcosa non andava. Ma lui non le diede ascolto. "Ssh..." disse soltanto.
Le prese il viso tra le mani, tracciando cerchi immaginari col pollice sulla sua pelle gelata. Ogni movimento aveva la ruvidezza dell'asfalto e creava solchi profondi.
"Ryou, cosa...?"
Lui avvicinò le labbra alle sue, fissandole.
Il calore era doloroso, intollerabile.
"Ti voglio solo uccidere."
Retasu sentì le proprie labbra scontrarsi inevitabilmente contro quelle di lui. Provò a respingerlo, ma non ci riuscì. Non era abbastanza forte. Premé le mani sul suo petto, la bocca ostinatamente chiusa mentre Ryou le mordeva il labbro inferiore, la lingua che le cozzava contro i denti cercando un accesso negato. Retasu non riuscì a impedirglielo e nell'esatto istante in cui le sue difese s'infransero sentì la pelle ardere. 
Fuoco. Fuoco maledetto.
Il bacio di lui ne soffocò l'urlo. Retasu percepì le piaghe sbocciare sul viso, le braccia, le gambe. Le vene le stavano scoppiando, le ossa le si stavano spezzando.
Le labbra di Ryou erano una prigione, mano a mano che la violavano il fuoco aumentava. Le sue mani la stringevano disperatamente a sé, impedendole di muoversi.
Fermati, avrebbe voluto gridare, fermati!
Soffocata da quel bacio, sentì il proprio corpo 
— carne, sangue, ossa — sfaldarsi al suolo.
Neri scarafaggi emersero dalla poltiglia che n'era rimasta e strisciarono via. Ryou sorrise loro indolente, le pupille rosse di sangue.




 
**




Retasù balzò a sedere sul letto. La gentile brezza estiva agì come un balsamo su di lei, mentre ascoltava il proprio battito impazzito. Ryou si rigirò nel letto.
"Va tutto bene?" lo udì mormorare con voce impastata.
Retasu si voltò verso di lui, il respiro che faticava a tornare regolare. "Sì, era solo un incubo."
Ryou non disse niente. Aprì appena gli occhi e l'attirò più vicina a sé. La luce della luna gli accarezzò il volto, si distese placida sulle sue labbra serrate e risalì sino a illuminargli la fronte.
Retasu trattenne il respiro.
Forse era soltanto un'allucinazione, ma gli occhi di Ryou rilucevano di rosso sangue.
Uno scarafaggio zampettò sul davanzale della finestra, le lunghe antenne tese.
Nessuno dei due lo vide nascondersi dietro la tenda.



 




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Spazio dell'autrice
La flash partecipa al contest Codici casuali indetto da kira_bakapot sul forum di EFP. La lunghezza e uno dei rating sono determinati dai codici casuali che ho sorteggiato. Per quanto riguarda il finale ho volutamente lasciato intendere che non è certo se si tratti di un'allucinazione o di realtà, in caso fosse tutto vero immaginate un Chimero-parassita in azione. Alla prossima e grazie per aver letto!

 

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Capitolo 6
*** Amami ***




 

Amami







Personaggi: Minto Aizawa/Zakuro Fujiwara
Genere: angst, introspettivo









"Amami."
La voce di Minto è un sospiro infranto che scivola sulla sua pelle nuda. Zakuro non è che un silenzio inquinato di bugie.
"Amami..."
Lei la guarda e non dice niente. Le accarezza i capelli e la ferisce con quello sguardo indecifrabile che parla di lande ghiacciate. Non sarà mai come desidera. Minto aspetta, corrosa dal tormento. Minto aspetta e prega, ma niente, niente —
Zakuro è un abisso meraviglioso in cui annegare. La bacia e spegne l'angoscia soltanto per spargerla con più violenza contro il suo corpo. Le sue dita sono una gabbia bianca, le sue labbra un altare sacrificale.
Minto è piccola e tremante sotto di lei. Non ha più scudi, si è tolta le proprie maschere assieme ai vestiti. Le stringe le braccia attorno alla vita, s'aggrappa alla sua schiena come se temesse di vederla svanire in un battito d'ali. Zakuro continua a guardarla, non si nasconde. "Mi dispiace. Non ci riesco."
Fa male.
Minto s'abbandona contro di lei. Affonda le dita tra i suoi capelli, chiude gli occhi, lascia che la sua maledizione si prenda tutto, anche le lacrime che non riesce a trattenere.
Un sospiro le scivola dalle labbra umide quando Zakuro le bacia la nuca. Minto le morde dov'è ancora impresso il sapore del suo rossetto ai lamponi, come a volerlo incidere sulla pelle. La prega di baciarla ancora, di non fermarsi, di non andarsene, ma Zakuro non l'ascolta, le dita che abbandonano il sentiero di quella supplica.
Minto vorrebbe fermare il tempo. Zakuro è un'illusione sempre più dolorosamente bella, sempre più dolorosamente vicina.
È come morire.
"Non posso darti quello che cerchi" è la verità che non ha voluto ascoltare, l'inferno da cui si è lasciata graffiare.
Zakuro è una visione lunare tra la nebbia, una sirena spietata che stringe il suo cuore pulsante tra i denti. Denti che mordono, spezzano, distruggono.
"Sei bellissima" le mormora con tenerezza, togliendosi il trench e avvolgendolo intorno alle sue spalle. "Un giorno mi dimenticherai."
Minto sente quelle parole rimbombare contro le pareti, la pelle, le ossa. Un'eco bugiarda intrisa di rimpianto. S'abbandona alle sue braccia, incapace di respirare, di andarsene, di scacciarla.
La voce di Zakuro è lieve, dolce come non lo è mai stata. È impossibile pensare a un epilogo tragico, eppure di quell'amore disperato può soltanto conservare il ricordo di un bacio rubato.
Si è spogliata di tutto sotto i suoi occhi. Cuore, pudore, decenza. E lei l'ha rifiutata.
Zakuro le allaccia la cintura del trench alla vita e risale fino ai bottoni, sfiorandole inavvertitamente il seno per chiuderne uno.
Minto sente la pelle andare a fuoco, tendersi verso il suo tocco, reclamare di più. Vorrebbe lasciarsi amare. Con foga, con violenza, perché sarebbe il solo modo per sporcare tutto quanto e annientarlo per sempre.
Minto la detesta. Detesta il suo sorriso mesto, la gentilezza del suo sguardo. Zakuro non le sta rendendo le cose più semplici. Non vuole, non riesce a dirle addio.
"Non mi arrendo. Un giorno mi amerai anche tu."






 
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Spazio dell'autrice
Questa è la mia prima yuri in assoluto. Stavolta ho utilizzato il prompt won delle challenge sulle parole quasi intraducibili di Soly Dea, che indica "la difficoltà di una persona nel rinunciare a un’illusione per guardare in faccia la realtà." Ho sempre visto nella Minto/Zakuro una one-sided, ma nulla esclude che le cose possano essere andate diversamente. Spero vi sia piaciuta, alla prossima! 

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Capitolo 7
*** Non chiudere gli occhi ***



 

Non chiudere gli occhi














Personaggi: Retasu Midorikawa/Pai Ikisatashi
Generi: introspettivo, sentimentale









La neve mutila le strade e s'infiltra molesta sottopelle. Pai si stringe addosso il colletto della divisa militare. La sua mente è lontana. Immersa in sentieri sempreverdi e distese di un azzurro tenue.
Aveva i colori della vita, di quella madre terra mai dimenticata. Ed era irraggiungibile.
Le voci dei commilitoni sono un groviglio confuso, lui le sente a malapena.
Distratto. Non è una parola che è abituato a conoscere.
"La tormenta non si placa."
Il tormento. Pai leva lo sguardo al cielo. Una cortina di ferro invalicabile gli restituisce uno sguardo muto. Non si riesce a vedere, oltre quelle nubi.
Allora chiude gli occhi. La sua mente insegue ricordi di pace, dove lei gli sorride. Non serve altro.
"Finirà, invece."



Un mese dopo il cielo si stempera in un giallo smorto che si dirige battagliero verso il verde. Il clima sta cambiando, il suo popolo può smettere di pregare in ginocchio.
Pai continua a combattere. Lei gli ha insegnato che non è l'unico modo per sopravvivere, ma lui non ne conosce altri.
Non ne conosceva altri.
La notte non smette di fargli visita e Pai si chiede come sarebbe fare l'amore con un sogno. Forse allora potrebbe conoscerla.
I giorni passano e il pianeta rinasce. Ha i colori di Retasu.
Non deve più chiudere gli occhi.



 
**


 

"Perché sei tornato?"
"Per la speranza."
Mostro. Così l'aveva chiamato una volta una bambina che l'aveva visto durante una battaglia. Ma Retasu fa scorrere le dita sul suo volto senza ribrezzo, lo scruta curiosa, quieta. Insegue la linea del mento pronunciato, delle guance, della fronte alta, in cerca di una traccia. Non ha paura. Le sue mani sono acqua tiepida contro il vento freddo dell'inverno in arrivo.
"Per la speranza" ripete. "E l'hai trovata?"
Pai fa un passo verso di lei.
"Ce l'ho davanti."
La bacia senza chiedere, un bacio ruvido di sale e di freddo che scioglie la neve, l'orizzonte, il sole. Lei gli permette di stringerla a sé, non scappa, e non è un sogno. Vera, vera tra le sue mani.
"Grazie" le dice a mezze labbra, le parole che si perdono tra i suoi capelli.
"Per cosa?"
"Mi hai insegnato che la guerra non è l'unica risposta."
Retasu alza il viso per guardarlo. Le cicatrici di mille battaglie, quelle interiori, sono nascoste tra le sue ciglia. Pai sembra stanco, eppure è sereno. Retasu non sa cosa aspettarsi dal futuro, s'immerge nei suoi occhi e vive il momento senza rimpianti.
"Tu mi hai insegnato a non avere paura."
L'inverno è vicino, ma loro due sentono soltanto il profumo di casa.








 
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Spazio dell'autrice
Rieccomi, stavolta con kogarashi, che indica "il primo soffio di vento che annuncia l'inverno", sempre tratto dalla challenge di Soly Dea sulle parole quasi intraducibili. Grazie per aver letto e alla prossima!

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Capitolo 8
*** Lividi ***



 

Lividi














Personaggi: Minto Aizawa/Kisshu Ikisatashi
Genere: erotico









Non c'è gentilezza nel tocco fremente delle sue mani, non c'è amore nei sospiri che le scivolano sul collo. Minto gli stringe le gambe attorno ai fianchi, come rovi sanguinanti. Sente le ossa sfregare, la pelle bruciare, ma si lascia sporcare dai graffi, dai gemiti incontrollati, dalla voce roca che le provoca brividi alla schiena.
Kisshu prende senza chiedere, scava nelle sue ombre e le porta a galla. Minto pensa a Zakuro, ch'è come un demonio, e scaccia il suo pensiero con rabbia, affondando le unghie nelle spalle di lui. "Più forte", vorrebbe dirgli, ma non ne ha bisogno. Sono entrambi alla deriva, incapaci di dimenticare.
Kisshu non è Zakuro. Minto non è Ichigo. Ma non importa, non importa.
Farsi male e non volere nient'altro, farsi male ancora e incidere lividi l'uno sulla pelle dell'altra è il solo modo per andare avanti, per sentirsi vivi.
Minto inarca la schiena verso di lui, si tende come la corda di un'arpa spezzata, eppure c'è armonia in quel contatto, nei loro corpi che si scontrano.
"Toccami" esala Kisshu sulle sue labbra. Ha bisogno di sentirla addosso, ovunque, come un fuoco nelle vene. Minto lo bacia e gli morde il labbro inferiore, progettando altri lividi, tracciando altri solchi sulle sue spalle tese. Non c'è amore — bugia — eppure è meraviglioso il modo in cui s'incontrano. Ogni notte, come se fosse l'ultima, ma non è mai l'ultima.
I demoni hanno mani grandi, voce suadente, sguardi languidi, eppure in ogni bacio, in ogni graffio sulla pelle, in ogni livido iniziano a sbiadire. Minto e Kisshu sono in trappola.
Si sta bene, dentro quel vuoto. Si sta bene, tra quelle braccia. Non riescono a farne meno, di quella fame che ha tolto loro l'appetito e che li porta a volere sempre di più. Fame di loro, di quello strano furore che canta sui loro corpi.
Perduti, all'infinito.
Non torneranno più a galla.








 
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Spazio dell'autrice
Ciao! Torno dopo un lungo periodo di assenza dovuto agli impegni. In questo caso per la Challenge delle parole quasi intraducibili di Soly Dea ho usato la parola Manabamate, che indica "uno dei sintomi più evidenti dell’innamoramento, cioè l’improvvisa e inspiegabile mancanza di appetito persino davanti a un piatto prelibato". Grazie a chiunque abbia letto e voglia lasciarmi un commento, alla prossima!

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Capitolo 9
*** Quando le stelle urlavano ***



Quando le stelle urlavano














Personaggi: Zakuro Fujiwara, Minto Aizawa
Genere: angst, dark









Zakuro ride e sparge schegge di vetro nel vento. Sono lorde di sangue, ma la sua pelle è perfetta — bianco lunare, algido candore.
Zakuro ride e la sua risata risuona contro l'asfalto, dipingendo tutto di rosso. Minto s'aggrappa a un ceppo caduto e alza il viso per guardarla. La sua figura longilinea si staglia in controluce, come un lupo che regna dall'alto sulla propria rupe.
Fermati. Quella supplica si perde nella notte — forse Minto non l'ha nemmeno gridata — e il sangue le impasta la bocca. Zakuro incede verso di lei, il rumore dei tacchi sull'asfalto che la ferisce come la scarica di un mitra.
Ogni passo è un battito di morte, mentre la luna graffia i corpi di Retasu e Purin abbandonati al suolo.
Ichigo rantola con la gola tagliata e tutto è tinto d'atrocità — rosso, c'è troppo rosso —, i suoi capelli e il suo vestito sono imbrattati di sangue. Minto ha il tempo di guardare la sua amica un'ultima volta. Poi Zakuro la calpesta, il tacco che preme contro il suo ventre. Vorrebbe chiudere gli occhi. Vorrebbe non vedere, non sentire.
Ichigo non è che un fiore appassito, uno stelo squarciato che soffoca sotto la pioggia.
Fermati. Non
Minto ha sempre le intuizioni giuste. Mi distruggerai, urlava un tempo contro le stelle, morirò per questo amore, morirò, e le stelle urlavano con lei.
Zakuro le si avvicina. Le afferra la nuca, sospira. Ha un sorriso che è una lama cremisi e il buio è in lacrime, mentre la guarda.
I denti affondano nella carne, rompono violano, spezzano. Ogni suono svanisce, rimane solo un fruscio, l'odore di sangue mischiato a quello di violette. Zakuro ha un buon profumo, e ha dei bei capelli — Zakuro la sta uccidendo, eppure Minto non riesce a pensare ad altro.
La morte non ha logica. La morte non ha pietà.
L'ultima. Sono l'ultima su cui sono state le tue labbra.
Il destino è beffardo.
Minto chiude gli occhi, stordita dal dolore — ma non si sveglia.
Non sta sognando.








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Spazio dell'autrice
Questa è chiaramente una death-fic, ho immaginato una Zakuro letale che uccide tutte le sue compagne, vittima di una misteriosa manipolazione mentale orchestrata dai nuovi nemici. Se fosse stata una OS avrei fornito una spiegazione, un background per spiegare cosa le fosse successo, ma in una flash ho preferito concentrarmi unicamente sul momento clou. Avevo voglia di qualcosa di dark! Perdonate la mia crudeltà e l'esperimento folle. Alla prossima!

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