Happiness is a butterfly

di alaska_young
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** what's the worst that could happen to a girl who's already hurt? ***
Capitolo 2: *** ultraviolence ***
Capitolo 3: *** the less I know the better ***
Capitolo 4: *** everybody said you're a killer, but I couldn't stop the way I was feeling ***



Capitolo 1
*** what's the worst that could happen to a girl who's already hurt? ***


If he's a serial killer, then what's the worst

that could happen to a girl who's already hurt?




Courtney si guardò per l’ennesima volta la mano con l’anello di fidanzamento; era stata colta da un senso di vuoto nel riguardarlo durante quel mercoledì pomeriggio nel suo studio.

Tra soli tre mesi avrebbe sposato Scott, aveva un buon lavoro, una casa con mutuo da pagare, ma quel senso di incompletezza non la lasciava.

Alle 19 dopo un incontro con un cliente ed alcune scartoffie da sistemare, come da routine, andò a casa dove vide che il suo futuro sposo la aspettava.

“Tesoro sono a casa!” Annunciò la mora non appena arrivò sull’uscio di casa.

“Hey Court! Com’è andata a lavoro?” Il ragazzo con le lentiggini le si avvicinò e le diede un bacio a stampo sulle labbra avvolgendole con una mano i fianchi.

“Un po’ noioso, non c’era molto da fare.” Fece spallucce e guardò in alto.

“Senti, pensavo di andare con i ragazzi al bar stasera, forse farò un po’ tardi, ti dispiace?”

“Figurati, vai pure.” Lo baciò di nuovo e sorrise a stento mentre lo vide mettersi la giacca per poi uscire.

Courtney girovagò per la casa, ascoltando il silenzio che la circondava.

La sua casa aveva cominciato ad essere così vuota e silenziosa da quando la relazione con il suo storico ex, Duncan Nelson, era finita.

Sorrise mentre beveva un sorso di vino: quel ragazzo la faceva uscire di testa con la sua musica ad ogni ora del giorno, con i film horror a tutto volume pur di spaventarla ed averla attaccata a sé oppure quando provava qualche pezzo rock con la sua chitarra, ma finivano con il fare l’amore.

Scosse la testa; lei era una donna felicemente fidanzata ed a breve sarebbe diventata la signora Wallis, il punk ormai era un capitolo chiuso della sua vita.

Prese il suo palmare e chiamò la sua migliore amica, Gwen, per evitare la solitudine.

“Gwen ti va di passare di qui? Scott è uscito e io sono sola.”

“Dammi 20 minuti.” 

Cosa farebbe senza di lei?

Nonostante fosse sposata con Trent, trovava sempre del tempo per Courtney.

Dopo quella che sembrò un’eternità arrivò la ragazza dai capelli corvini con due pizze in mano.

L’ispanica sorrise e l’abbracciò, per poi farla entrare.

Risero tutta la sera tra vino e pizza, ricordando i tempi passati e di come le cose erano cambiate.

“Allora, sei pronta per il matrimonio?”

Courtney non si faceva mai trovare impreparata: aveva già prenotato il ristorante, deciso la torta, stampato gli inviti, parlato con il prete, deciso il colore dominante della sua cerimonia ed era quasi sicura del suo vestito da sposa, per non parlare di quelli delle damigelle!

“Certo! Ho già deciso tutto lo sai! A proposito la settimana prossima, di martedì, verresti con me..” Stava tirando fuori l’agenda per controllare i suoi impegni quando Gwen la bloccò.

“Court…è che io sono la tua migliore amica, non credo che dovrei nemmeno dirtelo, ma sai che sono anche la migliore amica di..” Fece un sospiro per prendere coraggio “…di Duncan. E non credo sia il caso di invitarlo, ci sono stati talmente tanti alti e bassi tra di voi, che non so come prenderebbe la notizia del matrimonio. Poi non sono nemmeno sicura di come reagiresti tu nel vederlo.”

“ Ma certo Gwen! Figurati se invito quello scimmione con la faccia piena di metallo! Non riuscirei a vederlo, non sopporto la sua faccia; vorrei prenderlo a pugni!” Fece una smorfia di disgusto, perché la rabbia era giustificata dopotutto.

 

 

 

Duncan guardava fuori dalla finestra: pioveva a dirotto, ma lui amava quel rumore così rilassante.

Courtney si sollevò leggermente dal letto coprendosi con il lenzuolo; i capelli erano spettinati e gli occhi semi aperti.

“Hey” lo salutò dopo essersi svegliata.

“Hey” lui rimase girato verso la finestra, seduto sul bordo del letto.

Courtney sapeva che quando faceva così, sembrava strano, ma stava pensando a qualcosa. Dopo poco si accese una sigaretta e la mora storse il naso per l’odore di fumo, ma gli si avvicinò lo stesso.

Gli diede dei soffici baci sulle spalle muscolose e nude, mentre il suo sguardo rimaneva fisso sulla pioggia che scorreva fuori dall’appartamento.

“Duncan tutto bene?” avvolse con le esili braccia il petto del punk e lo guardò in modo sospetto.

Sapeva di non potersi aspettare molto da questa relazione di solo sesso, ma lei non poteva negare a se stessa che cominciavano a ritornare a galla i sentimenti perduti per il ragazzo.

“Niente Court, sono solo stanco, non ho dormito bene, hai russato stanotte.” Sapeva che lui poteva essere un vero stronzo quando era irritato.

“Allora ti lascio solo, così magari puoi recuperare un po’ del sonno di cui ti ho privato!” Alla velocità della luce l’ispanica cominciò a vestirsi.

“Bene. Meglio.” Borbottò il ragazzo.

La ragazza era livida di rabbia e voglia di rispondere. 

Perché Duncan, che fino a ieri sera la coccolava e le diceva che era bellissimo, ora la stava cacciando? Perché erano entrambi troppo testardi per ammettere i loro veri sentimenti?

“Puoi dirmi cos’hai?!” La mora alzò ancora la voce pronta a lasciare l’appartamento.

“E’ colpa tua Courtney, vattene da qui.”

“Cosa? Cosa significa? E guardami quando ti parlo!” Andò su tutte le furie e si avvicinò a grandi passi a Duncan.

“Vattene via da qui Courtney!!” Il silenzio calò tra i due. Le lacrime si fecero strada sul viso della giovane mentre il punk manteneva un’espressione marmorea.

“Solo perché hai paura delle tua emozioni non devi incolpare me, ma su una cosa hai ragione. Me ne vado e non voglio più vederti Duncan Nelson, sei la mia disgrazia.” Uscì sbattendo la porta mentre il punk la seguiva con lo sguardo vedendola uscire dal vialetto.

Cominciò ad urlare e maledirsi, perché l’aveva lasciata andare di nuovo? L’aveva persa di nuovo?

 

 

 

Una volta per tutte lui l’aveva ascoltata e non si era fatto più vedere, ma nonostante questo lei ci sperava ancora di incrociare i suoi occhi color ghiaccio per sbaglio anche solo per qualche secondo in un bar.

A fine serata Gwen salutò Courtney e tornò a casa.

La mora andò nel suo studio, dove tutto era diviso tra carte d’ufficio, della casa e del matrimonio.

Aprì la scatola contenente gli inviti del matrimonio accuratamente sistemati in ordine alfabetico, ma la ragazza andò fino all’ultima per la quale si era angosciata tanto.

Nelson, Duncan. L’unica non in ordine, l’unica fuori posto, come lui.

Leccò la busta e la sigillò: domani le avrebbe spedite.

 

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Capitolo 2
*** ultraviolence ***


Non appena si svegliò Courtney trovò al suo fianco il ragazzo dai capelli rossi a cui stava per giurare amore eterno.

“Buongiorno bellezza.” La voce addormentata del ragazzo fece capolino alle orecchie della ragazza, questa sorrise andando ad abbracciare Scott.

Lui prese a baciarla con foga per poi entrare con le mani nelle mutande.

“Scott sono in ritardo devo andare a spedire gli inviti.” Disse la donna tra un gemito e l’altro.

“Dai cinque minuti Court, è da un po’ che non stiamo soli.” Continuò a baciarla, ma quella si scansò e si alzò dal letto lasciando il fidanzato a bocca asciutta.

“Devo spedire quegli inviti tesoro.” Sorrise e gli mandò un bacio dalla porta.

Dopo aver fatto colazione con del caffè corse nell’ufficio postale più vicino e consegnò la scatola con gli inviti.

Poi corse nel suo ufficio per incontrare il primo, o in questo caso la prima, cliente della mattinata pronta a parlare del suo divorzio.

Dopo un’intensa mattinata Courtney uscì per la pausa pranzo che si svolse nel ristorante sotto lo studio legale dove lavorava.

Incredibilmente riuscì a liberarsi prima delle 17 e così fece un salto in un luogo in cui era solita andare qualche anno prima: dopo circa 40 minuti di auto arrivò all’Accademia di Belle Arti di Toronto.

Gwen, che prima studiava lì, ora insegnava nella struttura ed era una professoressa eccellente; aveva uno spirito creativo che ai ragazzi piaceva molto e riusciva a far sognare molta gente.

Poco più là, all’incrocio tra Richmond Street e University Avenue, si trovava un bar con l’insegna rossa al neon che recitava “THE BUTCHER”.

Ora il bar era chiuso, era presto per aprire ma la mente della mora cominciò a vagare mentre ricordava quante volte aveva ballato dentro a quel locale.

Era sempre pullulante di giovani, per lo più ragazze, che puntualmente facevano gli occhi dolci al barista dalla cresta verde ed il sorriso malizioso.

Nonostante i documenti falsi per entrare, Duncan riconosceva sempre i minorenni e si divertiva vederli credere di essere ubriachi con drink analcolici.

Sei crudele.” Gli diceva sempre l’ispanica incrociando le braccia al petto.

Il mondo lo è per primo.” Rispondeva pronto lui prendendole il volto con una mano per poi baciarla, fino a quando quei suoi occhi da cerbiatta non si addolcivano di nuovo.

Ed era stato in quello stesso bar, sotto gli occhi di Duncan, che qualcuno aveva trovato la ragazza, l’aveva raccolta e cercato di aggiustare ciò che il punk aveva rotto dentro di lei.

In un primo momento sembrò funzionare; Scott era fantastico, la faceva ridere, le faceva scordare ogni brutto momento ed era sempre vicino a lei.

Ma poteva mentire a tutti tranne che a se stessa, Scott non era Duncan.

“Hey Court! Che ci fai qui?” Gwen la abbracciò forte.

“Passavo per di qui, per un cliente sai, quindi ho pensato di fermarmi qui a prenderti!” Grande Courtney, gran bella balla.

Beh già che ci siamo allora mi puoi dare un passaggio da Trent? Gli ho detto che l’avrei raggiunto finito il lavoro.”

“Ovvio, sali.”

In quel tragitto parlarono degli inviti spediti, del vestito e tutti gli argomenti che deviassero verso il matrimonio.

“Court grazie mille! Ti scrivo!” La corvina scese dall’auto per andare nel negozio di musica del marito.

La mora pensava a come fossero felici e che magari questa felicità arriva solo dopo il matrimonio, quando ormai si è una coppia “finché morte non vi separi”.

Chissà.

Durante la settimana arrivarono messaggi a Courtney da ogni persona che avesse invitato al matrimonio, ringraziandola.

Tutti si erano fatti sentire eccetto Duncan.

Probabilmente avrà stracciato l’invito, io l’avrei fatto.

Fece spallucce per poi sentire il telefono suonare; erano i suoi genitori.

“Ciao mamma! Si hai visto? Si sì, mi hanno già chiamata...no, non credo..”

Improvvisamente sentì un’auto sgommare nel suo vialetto, bussare alla porta freneticamente ed urlare senza sosta.

“Mamma ti devo lasciare, credo sia arrivato un pacco per me saluta papà.”

Si avvicinò alla porta spaventata mentre le urla si facevano più distinte.

“COURTNEY APRI SUBITO QUESTA PORTA!” Era Gwen, non la vedeva così arrabbiata da anni.

“Ho anche un campanello se non ti ricordi.” Sputò acida la mora aprendo la porta.

“Che diavolo ti dice il cervello?!” A grandi passi entrò in casa scostando Courtney. 

“C-che vuoi dire? Di cosa stai parlando?”

“Courtney...perché diavolo hai invitato Duncan al tuo matrimonio?!”

 

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Capitolo 3
*** the less I know the better ***


 

SCOTT WALLIS              E              COURTNEY BARLOW

 

sono felici di annunciare il loro matrimonio

il 25 maggio alle ore 10.00,

 presso la chiesa di Saint Lewis.

 

 

Duncan non era un tipo mattutino, ma quel lunedì mattino aveva promesso a Gwen che prima che lei andasse a lavorare avrebbe bevuto un caffè con lei. 

Così ebbe il tempo di leggere con calma la posta: tra le pubblicità trovò una busta candida che poteva giurare sapesse di vaniglia. La aprì e trovò lo scempio.

Corse dall’amica alla velocità della luce, senza nemmeno controllare di aver chiuso la porta di casa.

“Vuoi dirmi che significa!?” Ringhiò in faccia alla ragazza pallida quasi sbattendole in faccia l’invito.

“Buongiorno anche a te Duncan.”prese il foglio e rimase incredula; stupida Courtney perché è così testarda?

“Gwen non sono in vena di scherzi, cosa significa?!” Scandì per bene le parole prima di alzarsi per fumare.

“Quello che leggi, lei è andata avanti Duncan non poteva aspettare per sempre che tu decidessi quali fossero i tuoi sentimenti per lei?”

“E quindi si sposa con il primo contadino che passa?” Inspirò il fumo della sigaretta, ma non lo sentì perché la sua mente era altrove in quel momento. 

“Si forse è stata un po’ affrettata, ma Duncan, voi due non avete più parlato o cercato di risolvere.” 

“Perché la futura mogliettina è più testarda di un mulo!” Finita la sigaretta ne accese un’altra.

Era infastidito dall’evento, glielo si leggeva in volto, guardava fisso un punto della strada lasciando un alone di mistero in chiunque tentasse di leggere la sua espressione.

“Duncan sai che non devi venire per forza, vero?” La ragazza gli mise una mano sulla spalla e cercò di calmarlo.

“No verrò, la principessa mi vuole come ospite e io non posso deluderla.” Fece un grande respiro e buttò a terra metà sigaretta, spegnendola con il piede.

Mise le mani in tasca e si diresse a casa, oppure da qualche parte lontano dai ricordi.

Gwen si precipitò a casa dell’amica, per fortuna non è a lavoro.

“Perchè diavolo hai invitato Duncan al tuo matrimonio?!” La guardava con aria sconvolta, credeva che per una volta avrebbe fatto la scelta giusta e i due finalmente non si sarebbero più dovuti vedere.

“Perchè no?” Fece spallucce mentre Gwen, esasperata, cercava di farla ragionare.

“Courtney ne abbiamo parlato una settimana fa! Ti avevo detto che sarebbe stata una pessima idea! Cavolo te ascolti mai qualcuno che non sia te stessa?!” Si mise le mani sulla fronte cercando di mantenere i nervi saldi.

“Te l’ha detto lui?” 

“Si, ci siamo trovati stamattina per un caffè ed era fuori di sé, non se lo aspettava e nemmeno io…”

“Che vuoi dire?” L’ispanica guardò l’amica con aria interrogativa e quella sospirò.

“Non pensavo che nessuno dei due fosse così testardo da non rivelare quello che provavate l’uno per l’altra, dai Court non avete mai smesso! E poi, scusa le parole ma, ti sei trovata un rimpiazzo che ti sei tenuta per paura di non trovare nessun altro. Ce l’avevi già qualcuno che ti aspettava!”

La mora non sapeva cosa dire: era vero, quante volte, dopo tutto quel tempo, pensava ancora a Duncan? Aveva avuto paura, per questo, davanti alla proposta goffa di Scott, aveva detto di sì,  sorridendo e autoconvincendosi di essere felice.

 

 

 

Era una sera di pioggia, ma i genitori di Scott erano voluti andare a cena in un ristorante della città rinomato a tutti i costi.

Courtney continuava a guardarsi allo specchio: il tubino nero metteva in risalto le sue curve e le scarpe con i tacco facevano sembrare le sue gambe lunghissime.

preferiva i suoi capelli al naturale; la piastra li faceva sembrare degli spaghetti.

La cena era ottima così come la compagnia; Courtney adorava la famiglia di Scott, l’avevano presa a cuore ed erano sempre disponibili con lei in tutto e per tutto.

“Courtney volevo chiederti una cosa…” Scott si alzò in piedi confondendo la ragazza “Io e te stiamo assieme da ormai più di un anno, sonno innamorato di te Courtney Barlow” si inginocchiò e in quel momento la giovane sentì il suo battito aumentare. Scott estrasse una scatola dalla tasca, purtroppo gli cadde e finì sotto il tavolo di fianco. Il rosso si infilò sotto la tovaglia e ricevette un calcio dalla signora seduta a tavola seguito da un’imprecazione.

“Scusa eheh…dove eravamo? Ah già! Courtney, vuoi sposarmi?” Aprì la scatola contenente un anello con un diamante sopra; era meraviglioso.

La ragazza sentiva gli occhi di tutti addosso e in quel momento desiderava che avessero disdetto la cena.

“S-si..si!” Sforzò un sorriso, si fece mettere l’anello da uno Scott incredulo e lo baciò.

Si era sempre immaginata il suo matrimonio fin da bambina: sarebbe stato con un uomo d’affari, avvocato come lei magari e invece tutte le sue speranze si erano dissolte di lì a poco.

 

 

 

 

“Cosa faccio ora Gwen?” 

“Continui la tua vita e poi ti sposi.” Si guardarono rassegnate.

 

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Capitolo 4
*** everybody said you're a killer, but I couldn't stop the way I was feeling ***


Quando la sera il fidanzato della ragazza arrivò a casa era brillo, era uscito con suo fratello a vedere la partita.

Aveva lo sguardo poco lucido ed un ghigno ingannevole sul volto.

“Tesoro sono qui.” Si avvicinò alla futura moglie che si trovava a letto a leggere e cominciò a baciarla con passione.

“Scott sai da alcool.” 

“Non fare così Court.” La supplicò mentre cominciava a spogliarla e baciare prima le spalle nude poi il seno.

La ragazza non potè fare a meno di gemere, dopotutto il rosso era davvero bravo a letto, nonostante la ragazza fosse restia ad ammetterlo.

In modo molto goffo il giovane tolse tutti vestiti alla sua compagna, che fece lo stesso.

Si trovarono uniti in quel legame ancora una volta, ma tra un gemito e l’altro Courtney, presa dall’eccitazione o dal momento, commise un errore fatale.

“Duncan…” gemette, spalancando subito gli occhi rendendosi conto dello sbaglio.

Il ragazzo probabilmente era troppo brillo per accorgersene, infatti continuò la sua operazione fino a quando entrambi non vennero.

“Ti amo tesoro.” La baciò sulla fronte. 

“Anche io.” Era vero, ci teneva a Scott, lo amava, ma forse non abbastanza da passarci il resto della vita assieme.

La mattina quando Courtney si svegliò, ricevette una chiamata dal suo ufficio.

“Courtney, ho un caso interessante per te.”

“Ti sto ascoltando Arthur.”

“Una lite in un bar, però è coinvolto il figlio del procuratore distrettuale, quindi il barista ha richiesto, e quoto, “il miglior avvocato di Toronto”.”

“A che ora mi deve incontrare?”

“Gli ho chiesto di venire alle 9.”

“Perfetto Arthur, grazie.”

Quale idiota farebbe mai rissa con il figlio del procuratore distrettuale?

Si vestì scegliendo accuratamente una gonna stretta ed una camicia bianca in pura seta, la sua preferita.

Diede uno sguardo veloce a Scott ancora addormentato nel letto, prese le scarpe senza far rumore, si mise il cappotto ed uscì di casa.

Arrivò in ufficio puntuale come ogni giorno e salutò i colleghi.

“Hey Liz mi porteresti un caffè in ufficio per cortesia?” La segretaria annuì e sorrise.

Courtney sapeva che era molto sottovalutata dai colleghi maschi, solo perché Liz sembrava la classica Barbie: capelli biondi lunghi e grandi occhi verdi. Nonostante il suo aspetto si era rivelata una ragazza molto intelligente e capace nel suo lavoro, per questo la mora l’aveva scelta come sua assistente.

La bionda bussò ed entrò con un bicchierino di plastica con il caffè, sorrise di nuovo e lo lasciò sulla scrivania.

“Grazie mille Liz, sei gentilissima.” 

Dopo un po’ di attesa arrivarono le 9; Courtney con la sua fissazione maniacale per l’ordine sistemò qualsiasi cosa e si sedette a mani incrociate aspettando da un momento all’altro una visita.

Odiava i ritardatari, ma questo caso le avrebbe portato fortuna in caso di una vincita e così strinse i denti.

Erano le 9.34 e stava giocando con le penne quando qualcuno bussò alla sua porta.

“Avanti!” Urlò dopo essere stata presa di sopravvento.

“Courtney, lui è Duncan Nelson, il signore che lavora al bar.” 

Quale idiota farebbe mai rissa con il figlio del procuratore distrettuale? Ecco quale, quello di fronte a lei.

Rimase a bocca aperta per qualche secondo, poi si ricompose e si alzò in piedi furiosa.

“Arthur io vi aspettavo alle 9! Non sono alla completa disposizione di un punk che non sa gestire la rabbia!”

“Courtney suvvia...”

“Oh pensi che l’abbia scelto io Courtney, o è meglio signora Wallis?” Il silenzio calò e i due continuarono a fissarsi negli occhi.

“Siediti. Arthur grazie per averlo accompagnato.”

La porta si chiude dietro le spalle del povero uomo stempiato con gli occhiali.

“Matrimonio?!” Quasi urlò Duncan una volta seduto.

“Non siamo qui per parlare di questo signor Nelson.” La donna cercò di evitare il contatto visivo.

“Evita le formalità principessa, non sono mai stato il tipo.” A sentire quel nomignolo un brivido percorse la colonna vertebrale di Courtney.

“Ok, vediamo raccontami cosa è successo esattamente.”

“Perché lo sposi?” La fissava con gli occhi azzurro oceano che l’avevano sempre fatta impazzire: doveva ammettere, era ancora più bello del solito quel giorno con la camicia nera.

“Duncan basta parlare di me, ti prego. Dimmi che diavolo è successo al tuo maledetto bar.”

“Wow d’accordo Court, diciamo che le cose sono andate così: io avevo bevuto un po’ dato che la mia ex mi aveva appena inviato un invito al suo matrimonio. Poi quel cazzone figlio di papà ha cominciato a sfasciare il locale, all’inizio l’ho chiesto con le buone e poi sono passato ai metodi...” alzò le mani e ghignò.

“Ai tuoi metodi.” La mora si imbronciò e portò le braccia incrociate al petto “Ok posso vedere che fare, magari dovrai pagare una multa o che so, ma loro stavano distruggendo il tuo locale. Diamo un’occhiata, l’udienza dovrebbe essere...mi prendi in giro!” Lesse la data: 24 maggio, il giorno prima del suo matrimonio.

“Che c’è?” Chiesa il punk dondolandosi sulla sedia.

“Pare che questa cosa si prolungherà fino al giorno prima del mio matrimonio...”

“Quindi festeggerai con me il tuo addio al nubilato?” Alzò il sopracciglio e sorrise: si guadagnò una spinta che lo fece cadere.

Fantastico! Insieme al mio ex fino alla fine!

 

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