OGNI FAMIGLIA HA UN LATO OSCURO

di Flying_girl
(/viewuser.php?uid=1120665)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.ABOUT ME ***
Capitolo 2: *** 2.CENTRO COMMERCIALE E CARTE REGALO ***
Capitolo 3: *** 3.LIBRERIA ***
Capitolo 4: *** 4. MI SCAMBIANO PER UN'ALTRA PERSONA ***



Capitolo 1
*** 1.ABOUT ME ***


La caldaia oggi non vuole collaborare. Fuori ci saranno almeno venti gradi sotto zero, ma la mia doccia mi fa arrivare solo acqua presa direttamente dal polo. Sto per sciacquarmi i capelli pieni di sapone, quando una goccia di sapone mi finisce negli occhi rendendomi mezza cecata. La mia sfortuna mi perseguita anche durante le vacanze di Natale quindi, che gioia.
-Vanessa!- mi chiama mio padre -Hai intenzione di uscire dalla doccia?- mi chiede.Non gli rispondo, anche perché non so cosa rispondere. Mio padre mi chiama ancora una volta e allora mi decido ad uscire. Spengo il getto della doccia e mi infilo il mio accappatoio, quello con il simbolo di spider-man, (regalo gentilmente offerto dalla zia Ruth, che fa la sarta di professione) ed esco dal bagno.
Davanti a me si presenta una fila di almeno quattro persone: mio padre, mia sorella maggiore, Josephine, e i miei altri due fratelli, sempre più grandi di me, Micah e James, che sono seduti per terra ai lati del piccolo corridoio che porta al bagno, l’uno davanti all’altro e guardano il cellulare.
-Alla buon ora- dice mia sorella -Mi chiedo come tu possa ancora avere i polmoni, con tutto il tempo che passi là dentro avresti dovuto sviluppare le branchie- appena finisce, con delicatezza praticamente inesistente, mi sposta da davanti alla porta e si chiude in bagno.
Papà non la sgrida neanche, so che infondo le dà ragione, ma non è colpa mia se ci metto tanto; e poi se sapete che ci metto tanto cosa mi fate fare la doccia per prima. Bah, misteri della famiglia Rodriguez.
Appena entro in camera davanti a me fa capolino un tremendo disordine. Vestiti ammucchiati sulla sedia della scrivania, libri di scuola malamente lanciati sul letto, a cui tra l’altro mancano le coperte. O meglio, le coperte ci sono, ma sono tutte per terra. Forse dovrei mettere un po’ apposto. Do una scrollata ai capelli per asciugarli con il cappuccio dell'accapatoio, e poi indosso l’intimo. Successivamente indosso i miei vestiti da casa invernali, i più brutti che ho: calze antiscivolo rosa, pantaloni della tuta grigi che erano di James, una maglietta a maniche corte azzurra, e sopra un enorme maglione verde militare, sformato, e decisamente troppo grande per me. Prendo il primo elastico che mi capita a tiro e raccolgo i capelli ancora umidi in uno chignon disordinato. Mi guardo allo specchio, sembro un barbone scappato da casa: perfetto!
Proprio per rovinare il momento mia madre entra in camera.
-Che cos’è quella roba che hai in dosso?- mi chiede con voce quasi scandalizzata. Mia madre è la persona più alla moda che io conosca, e mentre lei dei vestiti come i miei ora non li metterebbe nemmeno sotto tortura, io allo stesso modo non metterei i suoi. Mi chiedo da quando sono piccola come sia possibile che siamo parenti.
-Oggi è il mio giorno libero ricordi? Niente vestitini, niente feste alla moda, oggi solo pigiama e schifezze- le sorrido con quel sorriso furbo che le da fastidio. Ma mia madre, nonostante quel sorriso gli dia fastidio, non si arrabbia, e anzi mi guarda e sorride anche lei. Io ritorno seria, quando lei ricambia il sorriso ha qualcosa in mente. Infatti neanche due secondi dopo torna anche lei seria -Oh beh, allora divertiti cara, io, tuo padre, e i tuoi fratelli andiamo al centro commerciale a comprare i regali per gli zii, i cugini e gli altri. Sai, quel centro commerciale dove ha appena aperto la grande libreria? Dicono sia la più fornita dell’intera regione. Però ovvio, se te la vuoi perdere…- detto questo esce da camera mia lasciando, come ogni madre, la porta aperta. Psicologia inversa? Davvero? Che colpo basso!
Mia madre sa che non posso resistere ad una libreria, ma oggi è il mio giorno libero dopo tre estenuanti mesi di scuola. Non gliela darò vinta, non uscirò da questa camera, e tantomeno da questa casa!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2.CENTRO COMMERCIALE E CARTE REGALO ***


-Papà puoi abbassare la radio?- chiede Josephine seduta dietro di me -non riesco a sentire che cosa mi dicono negli audio- si lamenta. Mio padre con tanta pazienza abbassa il volume. Alla fine mia madre ha vinto. Anche durante il mio giorno libero è riuscita a trascinarmi fuori da casa, facendomi cambiare il mio abbigliamento da “plantigrado” (come lo definisce lei) e convincendomi a mettere un outfit quantomeno…ma chi prendo in giro, mi ha fatto indossare il completo con i pantaloni più elegante di tutti. La detesto. James e Micah, rispettivamente uno alla mia sinistra e l’altro dietro con Josephine, intanto stanno parlando di quale squadra potrebbe vincere il torneo sportivo studentesco contro la più grande rivale del nostro liceo. James parteggia per la pallavolo, Micah invece parteggia per la squadra di arti marziali. Ma è mai possibile che sanno parlare sempre e solo di sport quei due? Arriviamo al centro commerciale, e neanche il tempo di parcheggiare l’auto che “la crociata Rodriguez”, (io e i miei fratelli) è già scesa dall’auto e si dirige verso le scale mobili, incitando i genitori a muoversi. -Bene ragazzi- dice mia madre non appena arriviamo nella grande piazza centrale da dove si vedono tutti i negozi -ci vediamo in questo esatto punto tra due ore Okay? James, Micah, non date fastidio al commesso del Game Shop. Josephine non cercare di dare consigli di moda alla gente che non conosci per renderti utile, e soprattutto non dare fastidio a Sophia, lo so che siete amiche, ma sono sicura che stia lavorando. Vanessa…beh, vedi solo di ricordarti di ritornare qui okay?- mia madre ci guarda tutti e quattro come se sapesse già che ci dimenticheremo delle sue raccomandazioni. Io e i miei fratelli annuiamo e ci dirigiamo in direzioni diverse. -Vanessa!- mi chiama mia madre. Io mi giro e me la ritrovo a pochi passi da me. -Che c’è?- le chiedo. -Tieni prendi questo- e mi passa una specie di carta magnetica che ricorda un bancomat -è una carta regalo da venticinque euro- spiega lei. -Io e tuo padre abbiamo notato che in questi mesi ti sei buttata a capo fitto nello studio, molto più dei tuoi fratelli, ottenendo risultati grandiosi; così abbiamo pensato di farti un piccolo regalo prima che Babbo Natale ti faccia i suoi-. Io la guardo paralizzata. Non so che dire. Probabilmente è il più bel regalo che qualcuno mi abbia mai fatto, di slancio l’abbraccio e lei ricambia. Poco dopo ci stacchiamo. -Grazie mamma- le dico prendendo la carta regalo e iniziando a correre verso la libreria. Non vedo l'ora di usarla.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3.LIBRERIA ***


Come sempre è affollatissima. Cioè no, chiariamoci. Di sicuro e meno affollata del negozio di scarpe di Nike qui davanti, o del negozio di abbigliamento qui all’angolo. Ma per noi piccoli topi di libreria, la quantità di gente che c’è qui in questo momento è molto alta. Vedo mamme che si aggirano tra gli scaffali dei libri per i ragazzi tra gli undici e i tredici anni. Ragazzi che leggono senza una reale voglia la descrizione di qualche libro o ne fanno la parodia leggendola ad alta voce. Vedo una ragazza che mano a mano che passa vicino agli scaffali sfiora delicatamente i bordi dei libri con le dita. Poi si blocca, di colpo. Ne prede uno dalla libreria e lo accarezza con la stessa dolcezza di una mamma che accarezza il suo bambino, e sorride malinconica. No, malinconica non è la parola giusta; ma la ragazza sorride, e non è un sorriso di felicità quello che fa. La ragazza posa delicatamente il libro sullo scaffale e ne accarezza il dorso per l’ultima volta, poi torna a girare per gli scaffali. 
Decido di andare a vedere quale era il libro che la ragazza aveva accarezzato con così tanta premura, quindi mi dirigo verso la sezione “young adult”. Piccolo Spoiler su di me: io amo, amo, amo, amo, i libri, e in particolare gli Young Adult, sono fantastici, mi riesco ad immedesimare nei personaggi meglio di come riesco a fare quando leggo un Thriller o un libro di Fantascienza. Anche i Fantasy non sono male però.
Il libro ha il dorso color acqua marina e sotto una striscia più scura che dovrebbe ricordare l’erba. In centro, con la scritta in rosa acceso e scritta in stampatello maiuscolo c’è il titolo: “Fangirl”. Deve essere carino. Lo estraggo dalla libreria e mi metto subito a leggere la trama. Sembra carina. Guardo le pagine: cinquecento. Ed è anche nella media dei libri che leggo di solito. Mi sembra carino, perciò me lo tengo stretto e passo ad un’altra corsia.  
Ne prendo altri quattro di libri prima di controllare il telefono. Manca ancora mezz’ora prima che debba tornare dai miei genitori e i miei fratelli al punto d’incontro. Vorrei rimanere qui ancora un po’, ma so che se ci rimango probabilmente finirei per svuotarla questa libreria. Perciò se pur un po’ a malincuore mi avvicino alla cassa. 
-Benvenuta nella nuova libreria del centro commerciale- dice la commessa alla cassa -ha trovato tutti i libri che voleva?- sorride. Chissà quante volte al giorno la deve dire sta frase a persone che neanche conosce. Un po’ mi fa pena.
Le sorrido di risposta e le poso i cinque i libri sul bancone -Anche di più di quelli che cercavo- intanto tiro fuori la carta regalo che mi aveva dato mia madre poco prima. La tipa strabuzza gli occhi, e non so se è perché ci sono cinque libri sul bancone, o se uno di questi è quel mattone di “Anna Karenina”. Non ci do tanta importanza. 
-Bene sono quarantacinque euro- dice la cassiera.
-Ho questa- dico mostrandole la tessera.
-Bene, allora sono solo venti euro- risponde prendendomi la tessera dalle mani.
Per fortuna che la settimana prima, quando ero uscita con Josephine, la mamma aveva dato ad entrambe venti euro e io non le avevo spesi. Che botta di fortuna. Do i soldi alla ragazza che li prende senza neanche guardarmi mentre da sotto al bancone afferra una borsa di carta e mi mette tutti i libri dentro. 
-Bene, ci vediamo al prossimo acquisto- dice la signora e si concentra su un’ altro cliente facendo tornare il sorriso sulle sue labbra. 
Bene ora che sono fuori dalla libreria mi guardo in torno chiedendomi dove posso andare. Intorno a me ci sono tantissime scelte. Negozi sportivi, negozi di vestiti per cerimonie, un negozio per soli smoking, un negozio per sole scarpe. Un negozio della Disney, uno di tecnologie e robe varie e un altro negozio di solo cibo. L’ultimo mi sembra una scelta davvero molto allettante, peccato che il cibo sia tutto confezionato e che prima tu lo debba comprare, andare a casa, riscaldare…troppo lavoro per una persona pigra come me. Mi metto a girare a caso, noto che davanti al Game stop c’è un piccolo bar. Immagino una bella tazza di cioccolata calda, una brioche al cioccolato, magari anch’essa calda e croccante. Ho deciso. Che bar sia!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4. MI SCAMBIANO PER UN'ALTRA PERSONA ***


Mi dirigo verso il bar del centro commerciale per prendermi una cioccolata calda che, con questo freddo, è proprio l’ideale.
Il locale non è molto grande, il che mi sorprende ogni volta. La temperatura qui è più calda che nel resto del centro commerciale. È arredato come uno di quei vecchi bar che si vedono nei film dove la povera ragazza di turno arriva in un paesino sperduto e dimenticato da Dio. È molto vintage.
Mi siedo ad uno dei tavoli e appena arriva la cameriera, anche lei con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto, ordino una cioccolata calda, chiedendo con gentilezza di mettere anche due o tre marshmallow dentro. La tipa annuisce e guardandomi come se avessi detto che ho appena scoperto l’acqua calda, va a dare l’ordinazione ad una ragazza dietro al bancone.       
Per essere sicura di non dimenticarmi l’appuntamento con i miei genitori e fratelli, imposto sul telefono un allarme che suonerà tra venticinque minuti.
Estraggo dalla borsa di carta il libro che ho visto toccare con tanta delicatezza dalla ragazza misteriosa. Accarezzo la copertina e leggo il titolo: “Fangirl”. Per un attimo mi metto a sfiorare delicatamente con i polpastrelli le cinquecento pagine ancora compatte tra loro. Sopra le pagine si sono come formate delle piccole bollicine di carta. Poi apro il libro esattamente a metà, e facendo attenzione che nessuno mi guardi, avvicino il naso alle pagine. L’odore del libro nuovo, dell’inchiostro sulle pagine. Piccoli attimi di felicità. Velocemente mi allontano e richiudendo il libro come prima, vado alla prima pagina ed inizio a leggere. Il libro mi cattura sin da subito. La protagonista è grande, ma infondo è così piccola, che ti chiedi se davvero debba frequentare il college. La co-protagonista poi, la adoro sin da subito, li conosco i personaggi come lei, fanno tanto i duri ma infondo sono dei teneroni, insomma…ho qualche dubbio che questa lo sia. Il protagonista maschile è il classico bravo ragazzo, o almeno, così sembra.
Sono così presa dalla lettura che appena noto una figura che entra nel mio campo visivo mi spavento, così chiudo di scatto il libro e mi giro. Il mio movimento deve essere così brusco che anche la ragazza che si stava avvicinando si spaventa ma riesce a mantenere la mia cioccolata in equilibrio sul vassoio.
-Mi scusi- le dico io -non volevo spaventarla- metto via il libro nella borsa di carta. Non so perché, ma non voglio che veda il libro che sto leggendo.
-Oh no, stai tranquilla- mi dice la donna che non mi sta guardando, troppo impegnata ad assicurarsi che tutto sia al suo posto sul vassoio. Non è la stesa ragazza che ha preso la mia ordinazione, questa è più adulta, e di sicuro non è una ragazza, insomma è una donna già fatta e finita.
-Mi sono avvicinata io in modo silenzioso e…- cerca di scusarsi la signora mentre alza lo sguardo. Due occhi, uno di un azzurro acceso e l’altro di un marrone chiaro, mi fissano.  La donna, come se spaventata, lascia cadere il vassoio per terra, non cerca di fermarlo mentre cade. Sta solo ferma li. Mi guarda. Forse spaventata non è la parola giusta per prima, forse, scandalizzata lo è. Ecco si, la donna è scandalizzata. Piano piano fa un passo per avvicinarsi a me, poi un altro, un altro, e un altro ancora. Si ferma a circa un metro da me. Il vassoio con la mia cioccolata è per terra, la tazza si è rotta, e tutto il liquido caldo si è rovesciato sul pavimento di marmo bianco.
-Erika?- chiede la donna -Erika sei tu? Bimba mia sei davvero tu? Oh santo cielo- la donna allunga una mano e fa per toccarmi la guancia, ma non fa in tempo neanche a sfiorarmi che un’altra mano compare nella mia visuale e blocca la donna prendendola per un polso. Mio fratello James è in piedi di fianco a me con uno sguardo serio, quasi arrabbiato.
-Vani- mi chiama (odio essere chiamata così per la cronaca, ma non mi sembra il momento di fare polemiche) -alzati, ora. C’è ne andiamo- James molla il polso della donna e prendendo il mio mi fa alzare e mi trascina via.
-James aspetta- gli dico dopo pochi passi -I libri. Devo prendere i libri- mi divincolo e James molla la presa ma non sono abbastanza veloce e allora si dirige lui verso Il mio tavolo a prendere i libri.
La donna è ancora ferma al suo posto. La tazza ed il cioccolato caldo ancora per terra. James si avvicina velocemente quasi correndo, afferra la borsa con i libri, e nello stesso modo torna, senza neanche degnare di uno sguardo la donna che sembra sul punto di scoppiare a piangere.
Tutto questo ovviamente si è svolto nel più totale silenzio del bar quindi…figuraccia del giorno fatta. È pensare che oggi doveva essere il mio giorno libero.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3861226