Eight years later...

di Federica_97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

 

Il costante squillo di un cellulare riempiva una delle sale da ballo di quella scuola tanto prestigiosa americana e non aveva intenzione di smetterla. Sovrastava persino la musica classica che usciva dallo stereo della sala.

Uno sbuffo spazientito rimbombò tra le pareti vuote, afferrò il cellulare dalla sua borsetta e rispose, sicuramente era qualche call center che cercava di venderle qualcosa:

“Pronto? Ma vi sembra il modo? Maleducati, se non rispondo la prima volta significa che non mi interessa nulla!”.

“Mina, devi tornare in Giappone”. Dall'altro lato della cornetta, una calma voce maschile arrivò alle orecchie della mora.

“Ma chi sei? Se è uno scherzo non è divertente, sono le undici di sera”.

“Sono Shirogane”.

La mora ci mise qualche istante per ricordare tutto. Shirogane... L'americano!

“Ryan?!”, urlò prestandogli la massima attenzione. “Sono anni che non ci sentiamo, come st...”.

“Sto bene grazie, scusami la cafonaggine ma ho davvero bisogno di ricontattarvi tutte, non ho tempo”.

Mina annuì soltanto. Shirogane non era un cafone e per esserlo stato doveva essere davvero preoccupato. “Che succede?”. Solo in quel momento vide il suo riflesso allo specchio. I lunghi capelli raccolti e il misero body lasciavano scoperta parte della schiena; e sbiancò appena vide quello che da anni non vedeva.

“Da quanto tempo questo è qui!?”. Osservò il marchio alato blu che era ricomparso sulla sua pelle.

“Non credo da molto. Per favore, torna. Abbiamo bisogno della squadra al completo”.

La mora ripercorse mentalmente tutto ciò che era successo otto anni prima, tutte le battaglie, le sue amiche...

“Non lo so io...”. Aveva un lavoro, non poteva mollare tutto per tornare indietro. Ma sapeva anche che non poteva lasciare soli i suoi amici, nonostante non si sentissero da anni. “Io ti uccido”. Gli disse soltanto, riattaccando.

 

 

Dall'altro lato del mondo invece, un certo biondo digitava al computer.

“Ryan, siamo sicuri?”.

“Ho appena parlato con Mina, nonostante tutti i chilometri di distanza il simbolo è ricomparso. Quindi sì, Kyle, siamo sicuri”. Digitava ancora, aprendo i file aggiornati di tutte le ragazze. “Mina è in America, penso che tornerà presto. Lory in Italia, prenderà il primo aereo stanotte stesso. Paddy è rimasta qui, non ci metterà molto ad arrivare”. Guardava il grande monitor. “Pam non credo che sarà dei nostri molto presto. Sta girando un film”.

“E Strawberry?”.

Ryan fece roteare la sedia guardando il suo migliore amico. “A Londra. Devo ancora chiamarla”.

“Il fatto che non l'abbia ancora fatto lei significa che non si è accorta del simbolo”.

“O semplicemente non sa come mettersi in contatto con noi”. Gli fece notare. In tutti quegli anni non si erano più sentiti, aveva cambiato tre volte numero di telefono. Era ovvio che nessuna di loro poteva contattarlo.

Prese il cellulare aspirando profondamente. Se era come la ricordava, non ci avrebbe messo molto a strangolarlo per telefono.

“Buona fortuna amico”. Kyle parve leggergli il pensiero e ridacchiò.

Alzò gli occhi azzurri al cielo e compose il numero.

 

 

A Londra invece era appena finita la lezione di letteratura, una certa ragazza dai capelli rossi passeggiava allegra come suo solito accanto alle colleghe di corso, ridacchiando e parlando del più e del meno.

“A me mancano solo due esami prima della laurea, a te Strawberry?”.

“All'incirca cinque, Bea, sono ancora molto indietro rispetto a voi due”, sbuffò.

“Non ti preoccupare, tesoro, prenderai anche tu la laurea molto presto”, le sorride un'altra ragazza.

Lei annuì per nulla scoraggiata, era riuscita ad arrivare fin lì, quindi poteva benissimo conclude!

Il cellulare squillò. Era sicuramente suo padre, che nonostante fosse lì da anni ormai, non si era ancora tranquillizzato del tutto. La chiamava ogni tre ore massimo; compreso la notte!

“Scusatemi ragazze”, le salutò fermandosi in una panchina lì vicino. Una volta tirato fuori il cellulare non riconobbe il numero. Ma sicuramente era sempre suo padre col cellulare di qualche collega.

“Pronto? Papà sto bene e ho appena finito la lezion...”

“Strawberry, ciao”.

Aggrottò le sopracciglia, non riconosceva la voce. “Scusa?”.

“Non mi riconosci?”.

Avvertiva una punta di divertimento nella sua voce. Rimase in silenzio per qualche secondo. “Dai è uno scherzo?”.

“No, affatto. Questo significa che non ti sei ancora accorta di niente e quindi ho speranza di sopravvivere”.

Fissava il numero, quella voce così profonda le ricordava qualcuno, ma non riusciva a capire chi fosse. Proprio in quel istante, da sotto la sua gonna non troppo corta vide spuntare una sorta di segno rosato.

Forse manco un battito o due, sapeva perfettamente cos'era.

“Shirogane...?”. Lo sussurrò quasi, ma Ryan la sentì bene: “oh, finalmente!”.

“No tu... non puoi... io...”.

“Sì sì, sussurrerai cosa senza senso un'altra volta. Adesso ascoltami bene perché non ho intenzione di ripetermi”. Non le diede il tempo di ribattere. “Non so esattamente cosa stia succedendo ma abbiamo bisogno di tutte voi. Devi tornare”.

“Ma che cosa cavolo dici?! Io ho le lezioni, gli esami!”.

“Ho bisogno di te, Strawberry”. La rossa non risposte, sembrava preoccupato e serio. Però a pensarci, Ryan era sempre serio. “La squadra ha bisogno di te”. Si corresse.

“Me ne pentirò sicuramente”, mormorò la rossa sbuffando. “Non saprei come trovare dei biglietti aerei così in fretta”.

“Ho pensato io a tutte voi, guarda le mail, avrai i dettagli del volo. A presto”. Riattaccò, lasciandola confusa e con mille domande in testa.

“A presto!”, fece il verso arrabbiata.

Si ricominciava? Dopo otto anni che non vedeva nessuno, si sarebbero davvero riunite tutte?

Chissà...

 

 

 

 

Buongiorno ragazze mie!

Sì sì, lo so! Devo completare l'altra storia ma il capitolo è in fase di completamento. Quindi presto sarà pubblicato!

Ho questa storia in mente da secoli, praticamente.

Il primissimo capitolo rivela ben poco, ma da come avete capito le nostre ragazze sono già quasi adulte e tra poco si riuniranno tutte dopo anni!

Chi mi conosce da benissimo che la coppia principale delle mie storie è e sarà sempre Ryan e Strawberry. Li amo, che ci posso fare?

In ogni caso, grazie mille per essere arrivati fino a qui e spero che vi piaccia/incuriosisca un pochino!

A presto, un bacio!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

 

“No, forse non ci siamo capiti: la mia valigia era azzurro cielo e dentro avevo tutto!”. Una ragazza dai lunghi capelli blu stava discutendo con lo staff dell'aeroporto. Aveva alzato così tanto la voce da attirare l'attenzione di ogni persona presente lì dentro.

“Signorina Aizawa, non si preoccupi che non appena sarà ritrovata la spediremo direttamente al suo indirizzo...”. Un povero ragazzo di turno quel giorno cercava in tutti i modi di calmarla. Ma niente da fare, era fuori di sé.

“E io, secondo te, come faccio senza vestiti e niente?! Santo cielo!”.

Erano solo le 9.30 del mattino e già Mina aveva un diavolo per capello.

“Mina?”. La voce di una ragazza poco familiare la fece voltare. “Sei davvero tu?”.

La squadrò dalla testa ai piedi incredula: “Lory?”.

Lei annuì sorridendo felice. “Ma sei bellissima!”, l'abbracciò forte.

“Grazie, ma stai benissimo anche tu. Cosa hai fatto ai capelli?”, ricambiò l'abbraccio dell'amica.

“Niente di particolare, li ho scalati un po'. Via le trecce e gli occhialoni et voilà! Un'altra ragazza”. La ragazzina dalle lunghe trecce verdi non esisteva più. Adesso al suo posto c'era una donna bellissima dagli occhi grandi e verdi non più nascosti dietro gli occhialoni spessi. “Tu invece, sei più bella di quanto ti ricordassi. Cosa hai fatto in questi anni?”.

“Io ho aperto una scuola di danza a San Francisco. E adesso sono tornata presumo per il tuo stesso motivo”, fece spallucce. “E mi hanno perso la valigia!”. Alzò nuovamente la voce per farsi sentire dal ragazzo dietro di lei.

“Coraggio, capita a tutti. La ritroveranno”, ridacchiò.

“Si ma io avev...”

“Lory?! Mina!?”. Strawberry era forse quella meno cambiata di tutte, nonostante l'età. “Ma siete uno spettacolo!”. Le abbracciò senza dare a nessuno delle due il tempo di capire cosa stesse succedendo o, più semplicemente, chi le aveva tramortite in quel modo.

“Strawberry?”, domandò Mina. “Che domande, certo che sei tu. Cafona come sempre!”. Ricambiò l'abbraccio.

“Mi sei mancata anche tu, snobbetta!”. Sorrise. “E Lory, sei meravigliosa!”.

La verde sorrise. “Anche tu sei bellissima. Vedo che hai fatto crescere i capelli. Ti stanno benissimo”.

“E tu non porti più gli occhiali”.

“Già”. Ridacchiarono tutte e tre insieme.

“Ma da dove arrivate, ragazze?”. Domandò Straw guardando l'orario.

“Io dall'America. Sono atterrata circa mezz'ora fa e già mi hanno perso tutto. Voi?”.

“Io da Firenze. E anche io ero già qui mezz'oretta fa”.

“Anche io! E vengo da Londra. Com'è possibile che siamo tutte qui allo stesso orario provenienti da paesi diversi??”.

Mina scosse la testa. “Per favore ragazze, stiamo parlando di Shirogane. E' stato lui ad architettare tutto. Ovvio che siamo qui alla pari”.

Un ''AH'' generale uscì dalle bocche delle due ragazze. La mora aveva ragione, era proprio da Ryan essere così maniacale e perfettino!

“Bene! Avete idea di dove andare? La mia mail non conteneva indirizzi o altro”. Disse Strawberry guardando il cellulare.

“No, ma credo al caffè Mew. No?”, azzardò Lory.

“E se non ci fosse più? Non possiamo essere sicure che lo abbiamo tenuto. Sono passati anni ormai”. Ragionò Mina.

“Già”.

Proprio in quel momento un uomo del tutto sconosciuto si avvicinò. Era vestito elegante, l'aria di uno serio e molto professionale.

“Scusatemi, signorine. Non ho potuto far a meno di sentire la vostre discussione. Il signor Shirogane mi manda a prendervi. Siete la signorina...” apri un taccuino: “Lory Midorikawa, Mina Aizawa e Strawberry Momomiya?”. Le tre annuirono. “Bene, venite con me. Dopo di voi”. Fece loro segno di avviarsi verso l'uscita e le seguì.

 

Le strade di Tokyo erano sempre molto affollate, ma d'altronde come tutte le grandi città.

Le ragazze avevano quasi dimenticato tutte le strade e quella che stavano percorrendo non era per niente famigliare. Non facevano altro che chiedersi dove le stesso conducendo. E se fosse solo un pazzo che le aveva adescate per ucciderle? Strawberry non riusciva a togliersi quel pensiero dalla testa. Ma forse stava solo esagerando, al solito suo.

“Signorine, siamo arrivati”. La macchina si fermò su un vialetto di quella che sembrava una villa tanto lussuosa.

“Ma dove siamo?”. Chiese Strawberry tirando giù la sua valigia.

“E' bellissima”. Commentò Lory alzando gli occhi verso quello che probabilmente era il quarto piano dell'abitazione.

“E' più grande della mia. Ne sono gelosa”. Disse Mina.

“Benvenute, ragazze. O bentornate. Non saprei”. Una voce maschile molto gentile le accolse.

“Kyle?!”, esclamarono all'unisono. Era bellissimo. Molto più di quello che ricordavano. Era elegantissimo, col suo solito codino lungo. Il viso più marcato... più uomo!

“Siete tutte bellissime”, sorrise dolce abbracciandole. “Adesso entriamo”. Fece loro strada all'interno dell'abitazione.

Dentro era ancora più bella di come potessero immaginarla. L'arredamento stile antico dava ad essa un tocco di raffinatezza unico. Il grande tappetto rosso posto al centro era uno goduria per gli occhi. Per non parlare delle scale che conducevano di sopra; spaziose, pulite, eleganti.

“Wow”. Mormorò la rossa ammirando il grande lampadario di cristallo appeso al soffitto.

“Complimenti per l'arredamento. Molto sofisticato. Mi chiedo chi è stato il vostro arredatore d'interni”. Commentò Mina sincera. “E' stato impeccabile”.

“Grazie mille, Mina. Ma l'ho arredata io senza l'aiuto di nessuno. Eccetto quello di Kyle, si intende”.

Ryan Shirogane fece il suo ingresso con la sua solita aria che gli attribuiva un fascino unico. Mani in tasca, pantaloni classico e camicia leggermente sbottonata.

Capelli biondissimi, poco più lunghi di quello che ricordavano le ragazze. Spettinati. Molto probabilmente era appena uscito dalla doccia.

“Sei di nuovo rimasto sveglio tutta la notte?”, domandò Kyle a mò di rimprovero.

Lui fece spallucce. “Bentornate, ragazze. State benissimo”, le salutò lui mantenendo le distanze.

“Anche tu stai benissimo. E l'ho sempre detto che avevi dei gusti unici”. Disse Mina.

“Grazie”. Passò lo sguardo su ognuna di loro fermandosi su Strawberry. “Se non chiudi la bocca entreranno le mosche”. La prese in giro.

“Sempre gentile, direi, Shirogane”. Incrociò le braccia al petto.

Lui fece spallucce abbozzando un sorrisetto. “Bene ades...” un tonfo sordo non gli permise di finire la frase. “Mi distruggerà casa”, sospirò sconfitto.

“Signorina Fong non è possibile che rompa un servizio di piatti al giorno!”. L'uomo che le aveva accompagnate strillava esasperato.

“Ma dai che sarà mai! Abitate in una casa del genere e vi lamentate di due piattini rotti. Che tirchi!”. Uscì dalla cucina una biondina imbronciata.

“Paddy!?”, le ragazze non credevano a quello che vedevano.

“Ragazze, finalmente!”. Saltò addosso ad ognuna di loro abbracciandole strette. “Mi siete mancate tutte!”. La bambina che conoscevano non c'era più. Adesso era una donna anche lei. Formosa ai punti giusti, i capelli biondo oro corti alla spalle e un abbigliamento che non lasciava molto all'immaginazione, con la sua mini mini gonna di jeans.

Continuava a blaterare qualcosa su quanto noioso fosse il maggiordomo di Ryan e su come la rimproverasse sempre.

“Hai un maggiordomo”. Disse Strawberry, non era una domanda.

“Già”. Fece il biondo. “Quindi?”.

“Che eri pieno di soldi lo sapevo già, ma così...”.

La ignorò. “Quindi mi confermate che tutte avete nuovamente il simbolo?”.

Loro annuirono.

“Ci spieghi cosa sta succedendo? E' l'acqua Mew?”.

“Non credo ragazze, non abbiamo rilevano acqua Mew negli ultimi anni” spiegò Kyle. “Quindi crediamo che sia qualcos'altro a riattivare i vostri poteri”.

“Seguitemi”. Ryan si avviò verso l'interno della casa. Aprì una porta che molto probabilmente portava alla cantina della casa. Una scala a chiocciola lo confermò.

“A me non piacciono le cantine” mormorò Straw stringendosi le braccia.

“Non dirmi che nonostante la tua età hai ancora paura di qualcosa che non esiste?”. La schernì Mina.

“Ma cosa vuoi, uffa”, mise il broncio e continuò a scendere le scale. Ma quello che si ritrovò davanti non era una cantina normale, come in quei film dell'orrore americani che lei aveva visto, ma bensì una vera e propria sala computer. Apparecchiature tecnologiche di qualsiasi tipo. Monitor di qualsiasi dimensione.

“Non è fighissimo?”, chiese Paddy. “Non me le fanno toccare ma sono veramente belle”.

Le ragazze annuirono mentre Ryan digitava qualcosa alla tastiera.

“Guardate”, indicò una donna sullo schermo.

“Allora? E' una bella ragazza, sei un guardone adesso?”. Chiese Mina confusa.

“No, ha qualcosa che non va. Guardate i suoi occhi”, fece notare Strawberry. “E' un alieno?”.

“No, non credo proprio che sia un alieno”. Ryan continuava a digitare. “In questa immagine è sempre lei”. Indicò stavolta un uomo.

“Ma com'è possibile? Poco secondo fa era una donna”.

“Ecco infatti. Non sappiamo ancora cosa sia, ma una cosa è certa. Riesce a cambiare aspetto a suo piacimento tutte le volte che vuole”. Disse Kyle. “E sembra che sia responsabile di oltre trenta sparizioni di persone”.

“Un serial Killer?” chiese Lory.

“Abbiamo paura che non sia nemmeno di questo mondo”.

“Allora è un alieno”, confermò Mina.

“No ragazze. Gli alieni che abbiamo conosciuto non erano capaci di fare queste cose. Ricordate Ghish? Era capace di teletrasportarsi e altre cose del genere ma non cambiava aspetto e non rapiva persone”. Fece notare Strawberry. “Quindi che facciamo? Se il motivo per cui i nostri poteri sono tornati è lui, vuol dire che in un certo senso è una minaccia, giusto?”.

Ryan annuì.

“E come credi che noi potremmo fermarlo se non sappiamo nemmeno che aspetto abbia?”. Domandò Lory, confusa.

“Per questo vi aiutiamo noi, pesciolina”. Tre ragazzi dalla pelle pallida si materializzarono nella stanza.

Non ci misero molto a capire chi fossero e non ci misero molto a rendersi conto che, a parte l'aspetto più maturo, non erano cambiati tanto. Eccetto Tart, lui era molto più alto di quello che ricordavano.

“Allora, perché siete imbambolati con la bocca aperta? Avete visto un fantasma?”. Domandò Ghish avvicinandosi a Strawberry. “Ciao micetta”, sorrise come fece la prima volta che si incontrarono.

“Ciao...” mormorò, incredula.

“Ecco, ve lo avrei detto ma evidentemente ai nostri amici piacciono le entrate ad effetto”, sbuffò Ryan.

Pie e Lory rimasero a guardarsi senza proferire parola, mentre in sottofondo una scatenata Paddy faceva mille domande ad un povero Tart; già stanco di stare lì.

“E come potete aiutarci?”, chiese Mina.

“Noi siamo in grado di vedere oltre l'aspetto umano, bambolina”.

“In poche parole, se una cosa non è umano o semplicemente di questo mondo, loro riescono a vederla prima di noi”. Spiegò Kyle in parole semplici.

Loro annuirono.

Sembrava l'inizio di qualcosa di catastrofico. Uno di quei lavori di gruppo che quasi mai andavano a buon fine. E Ryan si chiedeva se era stata una buona idea coinvolgere anche i loro primordiali nemici.

 

 

 

Buon salve amiche mie! Sono tornata e spero che vi piaccia il nuovo capitolo! Siamo ancora agli inizio quindi non si rivela nulla di che, ma le ragazze si sono riunite e come ben vedete, per la gioia di molti di voi anche i nostri tre fratelli alieni sono del team!

Che dire? Spero veramente che non vi abbia annoiato! Grazie mille al solito per essere arrivati fino a qui!

Un bacio grande a presto!!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

 

Shirogane continuava a battere sulla tastiera del computer mentre tutti lo osservavano curiosi.

“Kyle, mi dici le coordinate dell'ultimo avvistamento?”.

L'amico gliele digitò direttamente in modo da accorciare il lavoro.

“Ecco ragazze, l'ultima volta è stato avvistato qui-” indicò un punto sulla mappa,

“E' il parco dietro la nostra vecchia scuola”, intervenne Lory.

“-quindi se vi va di andare in perlustrazione, io sarei ben felice di guidarvi da qui”. Completò Ryan.

Le ragazze annuirono. “Non so voi, ma io sono piena di energia!” esclamò Paddy.

“Tu sei Paddy, non mi meraviglio” la riprese Mina, “Ma ci sto anch'io”.

“Andiamo!” parlarono all'unisono Lory e Strawberry.

“Noi veniamo con voi, chiaramente”, fu la risposta di Ghish.

Il biondo annuì: “siete fuori allenamento, ciò significa che qualsiasi cosa, e dico QUALSIASI, vi allontanerete subito da lì. Senza storie e senza fare le eroine della situazione. Non sappiamo se e cosa troverete”.

“Sissignore, grande capo!” lo presero in giro le ragazze. “Non abbiamo intenzione di morire, quindi sta pure tranquillo, Shirogane”.

Il giovane annuì, alzandosi dalla sedia. Si diresse verso uno scaffale quasi nascosto in un angolo al buio, tiro fuori una valigetta totalmente nera e bombata.

“Questi sono vostri”, consegnò ad ognuna di loro un medaglione. Non li vedevano da anni.

Se li rigirarono tra le mani.

“Mew Paddy metamorfosi!”. La prima a ritrasformarsi dopo anni di fermo era stata -ovviamente- Paddy. Fremeva dalla voglia di riassumere le sue sembianze da scimmietta.

“Noto con grande dispiacere che abbiamo gli stessi costumi infantili” osservò Mina. E la seguì prendendo le sembianze di Mew Mina.

Poi Lory, e infine Strawberry.

A parte i capelli diversi di tutte le ragazze, non era cambiato nulla.

“Sembro una bomboniera malconcia” si accarezzò le orecchie Straw.

“Per me sei sempre la più bella, micetta” Ghish le accarezzò le coda percorrendola rapidamente.

Lei lo ringraziò con l'espressione, anche se non era per nulla convinta. “Allora, andiamo?”.

“Aggrappatevi a noi, arriveremo lì in pochi secondi” prese parola Pai, rimasto zitto fino a quel momento.

La prima a tendergli la mano fu Lory, che lui afferrò. Paddy si aggrappò alla schiena di Tart, facendogli roteare gli occhi infastidito.

“Tortorella, vieni?”, Ghish le porse la mano.

“Solo perché costretta” la afferrò, mentre Strawberry afferrava quella di Tart.

“Ragazze mi raccomando, niente stupidaggini e se vi dico di rientrare, voi rientrate!” urlò il biondo prima che si smaterializzassero.

Le ragazze e gli alieni si ritrovarono proprio sul punto indicato da Ryan, mentre si guardavano intorno. Il parco era stranamente deserto.

“Mi sono venute le vertigini” si lamentò Mina “nemmeno trenta piroette di fila mi fanno questo effetto”.

“C'è una insolita quiete” osservò Lory.

“Già” fu d'accordo la leader del gruppo.

Ragazze, tutto bene? Mi sentite?”.

“Forte e chiaro, biondino”, rispose Ghish. “Vedi qualcosa dal tuo bel monitor?”.

Nulla, stranamente non passa anima viva”.

“Abbiamo notato, non è una cosa da tutti i giorni”. Paddy si guardò intorno, cercando di sentire almeno qualche odore. Ma niente.

Ragazze, dietro ai cespugli c'è qualcosa. State attente”.

“Mi avvicino io,” Strawberry mosse qualche passo in avanti, con cautela.

Sta attenta, non fare stupidaggini”, la riprese il biondo.

“Sta tranquillo, è un gattino”, lo rassicurò la rossa, prendendo in braccio l'animaletto. “Ma come siamo belli, che ci fai qui tutto solo?” continuava a parlare con lui con una vocina stupida.

“Mew Berry sta attenta!”, Ghish non fece in tempo ad avvertirla che subito quel micetto mutò forma, aggredendola con un unghiata dritta alla spalla. L'alieno la tiro a sé sottraendola dalle grinfie di quella...cosa.

Ragazze cosa è successo?!”, Ryan continuava a chiedere spiegazioni.

“Mew Berry è stata colpita dal ''tenero gattino''” spiegò la mew blu.

“Sto bene” dichiarò lei prima che il biondo potesse farle qualsiasi domanda. Le sanguinava la spalla copiosamente, ma poteva benissimo affrontare tutto.

L'essere lì davanti a loro mutò nuovamente, prendendo stavolta le sembianze miste di un uomo.

Aveva denti aguzzi, occhi color ghiaccio troppo innaturali per essere umani. E pelle molto chiara. Somigliava molto agli alieni, ma non era uno di loro.

“Chi cavolo sei?” la mew gialla fece qualche passo avanti, ma fu bloccata da Tart che afferrandola per un polso l'aveva tirata indietro.

“Perdonatemi la cafonaggine, non mi sono presentato,” anche la sua voce pareva mettere i brividi “io sono Barag”.

“E cos'è, un nome voodoo?”, Paddy non riusciva proprio a starsene zitta.

La ignorò: “io so da settimane che mi state col fiato sul collo. Cosa volete da me?”.

“Cosa vuoi tu dalla nostra gente! Sappiamo che te ne vai in giro a rapire persone!”. Fece Straw arrabbiata. Teneva una mano schiacciata sulla ferita sanguinante.

“Sta tranquilla, loro lasciano questo schifo di mondo senza soffrire”, si leccò i canini aguzzi.

“Ora te lo faccio vedere io chi lascia questo mondo, brutto essere!”, Lory richiamò a sé la sua arma, colpendolo col suo getto d'acqua. Ma niente parve scomporlo.

“Se la tua intenzione era farmi la doccia, okay. Ma prima chiedi”. Stavolta fu lui ad attaccare. E le mise al tappeto con un una sola mossa.

I tre fratelli cercarono di attaccarlo ma anche per loro fu una delusione. Quella cosa era davvero forte. Sbalzati via come foglie al vento.

“Cuore di Mina!”. La mew blu cercò di attaccarlo ma senza risultati.

Una risatina sfuggì all'essere “credete davvero di potermi fermare con quei giocattoli?” le bloccò l'attacco prima che potesse rendersene conto e anche lei, come le sue amiche, era a terra.

“Facciamo così, vi lascio in pace -per ora- appena troverete un modo per farmi almeno un graffio allora vi considererò avversari degni della mia attenzione”. Sparì in pochissimi istanti, probabilmente prendendo la forma di una formica o chissà quale altro minuscolo insetto.

Rimasero tutti in silenzio a fissare il punto dove poco prima c'era quell'essere strano.

Ragazze rientrate”. La voce di Ryan li riportò alla realtà.

“Andiamo via”, i tre fratelli le afferrarono scomparendo.

 

* * *

 

 

“Magari siamo semplicemente fuori allenamento. Ahi!” una smorfia di dolore dipinse il viso della rossa.

“O magari abbiamo sottovalutato il fatto che quella cosa è più forte di tutti voi messi insieme” Ryan le puliva la ferita. “Vuoi stare ferma? Trenta secondi, non di più” la rimproverò.

“Il biondo ha ragione, non siete voi fuori allenamento. Ha steso anche noi senza nemmeno volerlo davvero” Tart teneva la busta del ghiaccio poggiata sulla fronte di Paddy, che poverina non si sarebbe risparmiata un bel livido.

Le altre invece se ne stavano sedute sulle poltrone, con qualche livido ma niente di grave. Se iniziavano a farsi pestare adesso, non osavano immaginare più avanti.

“Vi va del thè?” Kyle era appena entrato in salotto con la teiera piena e un vassoio di biscotti. “Riposatevi adesso, è stata una pessima idea mandarvi lì fuori”.

Le ragazze accettarono volentieri. Tutte sfinite per il viaggio e per il -non- combattimento. Una bella tazza di thè era quello che ci voleva.

 

 

* * *

 

 

La sera era ormai calata e sotto l'invito del padrone di casa, e di comune accordo, avevano deciso di rimanere a dormire tutte lì. Ikisataski compresi.

Avevano cenato e si erano dirette tutte nella propria camera da letto.

La villa era così grande da avere una stanza per ognuno di loro.

Mina era felice che ''nessuno potesse invadere il suo spazio'', e quindi fare un lungo bagno caldo.

La Mew verde invece, tutto sommato non le sarebbe dispiaciuto condividere la stanza con qualcuna della sue amiche, ma andava bene anche così.

Paddy... lei era Paddy. Quando tutti erano già rintanati nelle loro camere sgattaiolò fuori della sua, per infilarsi dentro quella di Tart. Che apparentemente infastidito, le concesse di rimanere con lui. Perché infondo ci sperava che venisse da lui durante la notte.

L'unica ancora fuori dal letto e a gironzolare per l'ultimo piano della casa, era Strawberry. Ancora un po' scossa per quello che era successo.

Si piantò davanti ad una delle camere da letto e bussò.

Un profondo ''avanti'' le diede il consenso ad entrare.

La stanza era abbastanza piccolina a differenze di tutte le altre che aveva visto. Sfoglia, come se l'era immaginata. Un comodino, l'armadio e il letto. Poco arredata e abbastanza buia. L'unica cosa ad abbellirla era una foto sul comodino. L'aveva vista così tante volte che ormai sembrava quasi come se quel giorno fosse stata lì anche lei.

“Ciao” mormorò.

Ryan si voltò, era rimasto girato per tutto il tempo fuori sul balcone a fissare le luci della città.

“Ciao, tutto bene?”. Le chiese. Era vestita da notte, il sotto di una tuta ormai scolorita e una misera canottiera nera. I capelli lunghi lasciarti sciolti ricadevano davanti alle spalle.

Lei annuì: “ero solo venuta a vedere come stai”.

“Sto bene, perché non dovrei?”.

Lei lo raggiunse, guardando quello che tanto attraeva quel ragazzo così misterioso.

Le luci della città erano belle e, forse colpa degli stessi geni, attraevano anche lei.

“Perché ti conosco, e so che ti senti in colpa per quello che è successo oggi”, lo fissò. “Ma non è colpa tua”.

Lui sospirò. “E se lo fosse? Sono stato incosciente a mandarvi lì fuori dopo anni di fermo. E' ovvio che sarebbe finita male, dovevo aspettarmelo”.

“Sai qual è il vero problema? Tu hai la mania del controllo, non sopporti che le cose possano andare diversamente da quello che prevedi per poi sentirti in colpa quando succedono cose come questa,” gli poggiò una mano sul braccio “ma Ryan ascoltami, sei umano anche tu. Tutti sbagliano e mai niente va come previsto. Puoi essere genio quanto vuoi, ma la vita è imprevedibile. Fattene una ragione”.

Il biondo la guardò, voltandosi completamente verso di lei: “hai ragione, e la cosa che mi infastidisce di più e non capire dove si nasconde”. Allungò una mano e lei per istinto indietreggiò leggermente: “magari però avrei potuto evitare questo”, le scostò i capelli portandoglieli dietro la spalla, notando che la ferita era ancora rossa. Gliela sfiorò delicatamente rendendosi conto che era anche un po' gonfia.

“E come? Non potevi saperlo”, gli prese la mano accarezzandola. “Nessuna poteva”.

Lui annuì poco convinto. Ma era vero, non sopportava l'idea che potesse sbagliare. Se qualcuno dei suoi calcoli non risultava essere giusto, usciva fuori di testa.

E lei sapeva leggergli dentro come pochi.

“Adesso va a dormire e togliti quell'espressione di fallimento dal volto. Chiaro?”.

Lui abbozzò un sorriso. “Sì, capo, chiaro!”.

La rossa scosse la testa: “cretino”, lo etichettò per poi fare qualche passo indietro.

“Buonanotte, Shirogane”, lo salutò prima di aprire la porta.

“Notte, Momomiya” rispose prima che chiudesse la porta alle spalle.

Ma quella notte Strawberry non si diresse in camera sua. Aveva un'idea che le balzava in testa e magari, ragionandoci un pochino, sarebbe arrivata ad un conclusione.

Quindi, zitta zitta e senza far rumore scese i quattro piano dell'abitazione per poi dirigersi in laboratorio e passare lì l'intera notte.

 

 

Buon salve a tuttiiii!!! Sono tornata prestissimo direi, con un nuovo capitolo!

Allora premetto che io NON sono brava a descrivere gli scontri ecc.. sono più portata alle belle parole e quant'altro. Però davvero, ho fatto del mio meglio e spero vi piaccia. Chiaramente è il primissimo ''scontro incontro'', quindi niente di chissà quale importanza. Ma vi prometto che dai capitoli prossimi farò capire un po' più di cose!

Bene! Detto ciò, vi ringrazio sempre per esserci e seguire le mia idiozie. Spero davvero che possano piacervi.

Lo so che probabilmente vi starete chiedendo: ''ma come, dopo 8 anni non ha cambiato nemmeno i costumi?''. Ebbene no. Perché secondo me sono parte fondamentale dell'essere loro stesse e cambiarli è un po' come perderle. A me piacevano così come sono! A voi? Fatemi sapere, accetto tutto, in bene e in male.

Adesso vi saluto perché altrimenti non la smetto più.

Un grande abbraccio e a presto!

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

 

Quella mattina un po' freddolosa di inizio autunno a svegliare le ragazze fu un invitante profumino di crossaint appena sfornati.

Fece loro tornare in mente mille ricordi diversi. Sentivano quell'odore tutte le volte che varcavano la soglia del caffè Mew. Era un po' come tornare bambine.

Kyle era sempre stato un cuoco eccezionale, non avevano mai veramente capito se fosse più una passione o una copertura; ma una cosa era certa: i suoi dolci erano deliziosi.

“Che profumino!”, Paddy si lanciò letteralmente giù dalle scale.

“E fa piano” borbottò Ghish stropicciandosi gli occhi.

“Buongiorno ragazzi, dormito bene?”. La voce calda e accogliente di Kyle li mise subito di buon umore. “Servitevi pure, sono tutti per voi”. Sorrise gentile.

Le ragazze ricambiarono in saluto e non se lo fecero ripetere due volte, afferrando ognuna un crossaint.

“Buongiorno. Vedo che non ti smentisci mai”, Ryan era appena sceso in salotto.

“No” sorrise Kyle. “Mangia”. Gliene porse uno che il biondo afferrò.

“Grazie papà”, lo prese in giro addentando il suo cornetto. Si guardò intorno notando che mancava, al solito, solo Strawberry.

“Probabilmente sta ancora dormendo”. Disse Mina, dando voce ai pensieri dell'amico.

“Al suo solito”, disse lui. “La vado a svegliare”. E senza dire nulla salì le scale.

Non ci mise molto a tornare indietro quasi correndo.

“Che succede, Ryan?”. Si preoccupò Lory.

“Strawberry non è in camera sua”, disse lui.

“Oh! E dove può essere?” chiese Paddy.

“Tranquilli probabilmente si è addormentata su qualche divano”, disse Mina.

Kyle scosse la testa. “Impossibile, la casa viene pulita tutte le mattine da cima a fondo. Se fosse stata da qualche parte addormentata mi avrebbero avvertito”.

Le ragazze si guardarono.

“Okay, ci pensiamo noi a trovarla” disse Pai, rimasto al suo solito in disparte per tutto il tempo.

Il biondo invece lo bloccò con un cenno di mano: “forse so dov'è”, una luce brillò nei suoi occhi. “Viene pulita l'intera casa eccetto il laboratorio”. Si avviò alla porta, scendendo le scale.

“Ma è ridicolo cosa mai dovrebbe andare a fare Strawberry in laborat-” le parole di Mina le morirono in gola.

Strawberry era veramente in laboratorio. Addormentata china sulla tastiera. Coi capelli cosparsi sulla scrivania a coprirla quasi tutta.

Ryan la osservò e notò che al computer c'erano tante pagine aperte. Per capire cosa stesse facendo lì c'era solo un modo.

“Strawberry”, la svegliò con calma posandole le mani sulle spalle. Era gelata. “Svegliati dormigliona” la scosse un po', posandole sulle spalle la coperta lì vicino.

Lei aprì lentamente gli occhi, sbattendo le palpebre più volte prima di rendersi conto che non stava sognando.

“Cosa...?”. Mormorò con la voce impastata dal sonno. Si tirò su guardando ad uno ad uno i suoi amici. “Che ci fate tutti qui?”. Si strinse la coperta addosso.

“Che ci fai tu qui” la riprese Ryan osservandola. “Hai dormito in laboratorio?”.

In un attimo si rese conto di dov'era e della nottataccia passata davanti ai monitor.

“Oh!”. Scattò in piedi. “Certo che stupida. Mi sono addormentata!”.

“Va tutto bene tesoro. Tu stai bene?”, le chiese Kyle.

“Hai sfasciato qualcosa di utile alla missione?” la prese in giro Mina.

“Sì Kyle, sto bene. Grazie mille” gli sorrise. “No Mina, simpatica come sempre”.

“Ci nasci”, fece spallucce lei.

“Quindi, che facevi qui?” domandò nuovamente Lory, curiosa.

“Sì, giusto!”. Si voltò verso Ryan. “Ti ricordi ieri sera quando sono stata in camera tua-”

“Che ci facevi in camera sua, nee-chan?”, domandò maliziosa Paddy.

La ignorò: “-mi hai detto che non riesci a capire dove possa nascondersi il coso”.

Lui annuì. “Allora?”.

“Credo di averlo capito”, fece lei. “Magari mi sbaglio, o magari ho ragione. Non lo so”. Lo superò piantandosi davanti all'enorme cartina della città appesa al muro. “Guarda cervellone” segnò un punto sulla cartina col pennarello. “Questo è uno dei punti dove sono scomparse delle persone e...” si spostò leggermente “qui invece ne sono sparite altre” segnò un altro punto.

“Quindi?” Ryan continuava a non capire.

“Fammi finire, sta zitto” lo rimproverò. “Qui invece dove siamo state attaccate noi” segnò ancora una volta un punto. “Non noti nulla?”.

Lui scosse la testa. “Mi spiace”.

Lei sospirò e tracciò delle linee unendo tutti i punti appena segnati. “E' un triangolo Ryan! E cosa c'è esattamente in mezzo a tutti questi punti?”.

Kyle si avvicinò. “Il caffè Mew”.

“Esatto!” batté la mano sulla scrivania. “Il caffè Mew!”.

Il moro si avvicinò alla tastiera e iniziò a battere su essa. “Non ha tutti i torti, Ryan. Non è assurda questa teoria”.

“Quindi fatemi capire, quella cosa si nasconderebbe dentro il caffè?”.

La rossa annuì. “Lo hai venduto a qualcuno?”.

“No, è ancora mio”.

“Allora ci renderà più facile le cose” Strawberry si stiracchiò.

“Facile cosa, micetta?”. Chiese Ghish, ancora mezzo addormentato.

“Non so perché ma ho la sensazione che ci toccherà andare a perlustrare quell'edificio” sospirò Mina.

“L'idea era quella”.

Il biondo scosse la testa. “No, nemmeno per sogno”.

“Invece ci dobbiamo andare, se è come dice Strawberry forse abbiamo una possibilità di capire come fermare quella cosa”, Lory cercò di far ragionare l'amico.

“Hanno ragione”. Anche Kyle aveva preso le parti della ragazza.

Il lungo sospirò di Ryan le fece sorridere: “Okay, ma vengo anch'io stavolta con voi”.

“Io vado a fare una doccia calda veloce e arrivo!” Strawberry corse via, senza dare a nessuno il tempo di parlare e sparì attraverso la porta che conduceva di sopra.

Il sonoro POOF che emise Mash quando si materializzò le fece sobbalzare di paura.

“Mi ricordo di te!” esclamò Ghish afferrando il robottino.

“Alieni Ryan, Alieni!” il piccolo si era così tanto spaventato che aveva abbassato le orecchie pelose.

“Lascialo andare” disse Ryan “Che succede Mash?”

“Sento un campo di energia di sopra” svolazzò dietro la sua spalla, spaventato che Ghish potesse fargli qualcosa.

“Lo sento anch'io, in effetti” Pai drizzò le orecchie, alzando gli occhi al soffitto.

“Proprio sopra di noi” disse Tart “Potrebbe essere lui?”.

Kyle si mise al monitor e intercettò un puntino rosso lampeggiante che segnava proprio la loro abitazioni. “Non è lui” disse poi “il campo di forza è diverso”.

Pochi secondi dopo il frastuono che sentirono proprio sopra la loro testa era chiaro segno che non erano più da soli.

Corsero di sopra ed ebbero solo il tempo di vedere una strana luce bianca accecante che spariva nel nulla.

Una ragazzina era riversa a terra in malo modo, e si lamentava di quanto male le facesse il fondoschiena; probabilmente per via della caduta.

“Chi sei tu?”Ryan si avvicinò a lei, cauto. La ragazza alzò gli occhi e per poco non gli prese un colpo, guardando i suoi occhi gli sembrava di rivedersi allo specchio. Erano identici ai suoi.

“Scusatemi l'intrusione” si alzò facendo allontanare l'americano di qualche passo.

“E' umana, niente paura” aveva chiarito Pai.

La ragazza posò gli occhi su di loro, ad uno ad uno. Sistemandosi i lungi capelli rossi fragola che erano ormai tutti in disordine.

“Mi chiamo Nekory” disse, si fissò a guardare Kyle e gli sorrise.

L'uomo ricambiò, anche se un po' incerto.

“Lo so che voi non mi conoscete, ancora. Ma io conosco tutti voi” si frugò le tasche ed estrasse una card che si rivelò essere una carta d'identità. La passò a Kyle, l'unico che probabilmente non avrebbe dato in escandescenze.

La lesse.

Nekory Kathrine Shirogane.

Nata a Tokyo il 25-11-2022

Capelli: rossi.

Occhi: azzurri.

Segni particolari: una voglia sulla coscia.

Il moro spalancò la bocca, non tanto per aver letto e capito il perché del suo cognome ma di più per la sua data di nascita.

Gli amici rimasero in attesa, ma lui sembrò non voler spiccicare parola.

“E allora!?” esclamò Paddy, curiosa e poco paziente.

“Vabbè! Pessima idea” si riprese la card e la intascò. “Mi chiamo Nekory Kathrine Shirogane. Nel vostro tempo non sono ancora nata, ho 14 anni”.

Ryan spalancò la bocca, capendo: “sei mia...?”

Lei annì. “Tua e di...” si guardò intorno, ma non la vide. “Dov'è Strawberry?”.

La Mew bird spalancò la bocca e indicò verso le scale, come a dirle ''di sopra''.

Il viso della ragazzina si rilassò visibilmente: “okay, visto che è lei quella che sicuramente darà di matto, vi spiego brevemente quello che sta succedendo”, si piantò davanti a Ryan.

“Papà, cioè tu del futuro, mi ha mandata qui” iniziò. “Siamo entrambi ben consapevoli che rischiamo grosso”.

Lui annuì.

“Vi stavate preparando per andare al caffè Mew, giusto?”.

“Esattamente” fu Lory a parlare, che fino a quel momento sembrava la meno sconvolta di tutti.

“Okay, non fatelo”

“Perché? Abbiamo forse capito dove-”

“Sì, si nasconde lì. E se ci andrete catturerà te, papà” guardò il biondo “ e la mamma per riportarti tra noi gli darà l'unica cosa che lo renderà invincibile”.

“Wow” perfino Paddy non aveva battutine da fare.

“Cosa vuole se è già invincibile?” aveva chiesto Pai.

“Non lo è. I suoi poteri diminuiscono giorno dopo giorno. Lui vuole l'acqua Mew”.

“Sul nostro pianeta non c'è più acquaMew da anni”, Kyle si era fatto più serio del solito.

“Ed è qui che vi sbagliate. Mark Aoyama, dentro di lui c'è ancora acqua Mew. E se ti fai cattura, papà, lui ricatterà mamma per averla”.

“E lei cederà” sospirò il biondo. La ragazza annuì.

“La realtà in cui vivo è mostruosa”. Mormorò ancora, a capo chino. “Metà della popolazione è stata uccisa e perfino alcuni di voi non ce l'hanno fatta..”

Mina rabbrividì stringendosi istintivamente vicino a Ghish che la guardò senza protestare e senza fare battutine.

“Che succede?” La voce di Strawberry la fece sobbalzare. “Perché siete tutti riuniti a centro di salone? Dobbiamo andare!”.

Nekory sorrise e corse verso di lei, senza darle il tempo di capire chi o cosa l'avesse tramortita si ritrovò abbracciata da una ragazza che non conosceva affatto.

“Mi sei mancata tanto” aveva detto, con la lacrime che uscivano dai suoi occhi blu.

La Mew gatto guardò i suoi compagni, confusa.

Mina sorrise, intenerita da quella scena.

“Adesso ti spieghiamo tutto, vieni qui”. Kyle la fece sedere.

Strawberry era ancora più confusa.

Le spiegarono tutto quello che aveva detto Nekory e per poco la sua bocca spalancata non toccò il pavimento.

 

 

“Stai... bene?” Nekory era incerta, aveva paura di un rifiuto.

Lei scosse la testa continuando a fissarla. Era tanto somigliante a lei quando aveva la sua età ma era anche maledettamente somigliante a Ryan.

“Tu sei mia figlia, davvero?”.

Nekory annuì “vostra” precisò, indicando il biondo in disparte.

Strawberry lo guardò e arrossì di botto distogliendo lo sguardo.

“Mamma ascolta, lo so che è assurdo e sto mettendo a rischio la mia nascita venendo qui. Ma credimi, preferisco non nascere se devo vivere ancora in un mondo come il mio” gli occhi si velarono di lacrime, ancora. “Zia Mina, zia Lory, zio Tart e zio Pai non ci sono più”.

Le ragazze chiusero gli occhi, amareggiate.

“E tu” completò poi. “Tu, mamma, non ci sei più”.

Ryan a quell'affermazione si staccò dalla parete e andò vicino a lei, poggiandole le mani sulle spalle.

“Ha eliminato la squadra perché si sentiva minacciato?”.

Annuì. “Ha eliminato mamma per abbattere te” confessò. “Da quando lei non c'è ti sei chiuso in te stesso. Lui sapeva che per farti smettere di cercare modi per distruggerlo, doveva distruggere lei”.

Shirogane deglutì a fatica. Quella ragazzina stava rivelando tutto ciò che lui in otto anni non era mai riuscito a dire veramente.

Strawberry lo guardò, di sottecchi, ma non disse nulla.

“Ma non ha fatto i conti con me e zio Kyle” si alzò dalla poltrona dove era seduta. “Siamo riusciti ad aprire questo varco temporale e posso usarlo solo due volte, una per andare e una per venire. Se falliamo, sarà tutto perduto”. Azionò il suo orologio da polso che presto fece da proiettore.

“Questo è il mondo in cui vivo” scorreva immagini di città completamente distrutte, poca gente, pochissime abitazioni ancora in piedi. Uno scenario apocalittico.

Lory si coprì la bocca con la mano, con gli occhi pieni di lacrime.

“E questi sono gli appunti che abbiamo usato per farmi arrivare qui” azionò un altro meccanismo e in pochi secondi tanti file scritti comparvero.

“Sono gli appunti di mio padre...” mormorò Ryan, leggendoli.

“Già. Il nonno pensava che i viaggi nel tempo fossero possibili, e aveva ragione”.

“Wow... siete una famiglia di genietti” ridacchiò Paddy.

Lei sorrise “sono più intelligente di papà”.

“Ehi” fece contrariato.

“E' vero!” rise “dai, mi hai aiutata a venire qui, ma gran parte del lavoro lo abbiamo fatto io e zio Kyle”. Poi si rifece seria. “Ora però, dobbiamo trovare Mark e cambiare il mio futuro”.

Tanti paia di occhi si posarono su Strawberry che subito si agitò “Io non so dov'è Mark!” esclamò, agitando le mani. “Non lo vedo da anni”.

“Io so come trovarlo, però”

“Eh certo, uguale a tuo padre tu” sbuffò la rossa.

“Scendiamo di sotto, mi serve il laboratorio” fece per andare ma la mano di Ryan la bloccò delicatamente per un braccio.

“Lo sai che cambiare il passato non necessariamente significa cambiare il futuro, vero?”.

Lei annuì. “Tu lo dicevi sempre, ma abbiamo comunque voluto rischiare. Ti ho lasciato solo dall'altro lato con la promessa che sarei tornata vincitrice. Non so cosa faresti se perdessi anche me”.

Lui ispirò una gran quantità d'aria e annuì, facendole segno di avviarsi. Evidentemente sapeva già come muoversi dentro quella casa.

La seguirono tutti, eccetto Ryan e Kyle.

“Tu dici che potrebbe funzionare?” chiese allora il moro.

“Non lo so, ma se ho preso la decisione di mandarla qui da sola forse c'è qualche possibilità, non credi?”.

“Io credo che tu non avresti mandato tua figlia qui da sola se non ci fosse più di una possibilità”. Kyle fece qualche passo verso di lui.

“O forse l'ho mandata qui perché ho capito che non c'erano più speranze per noi, lì” Ryan si avviò scendendo in laboratorio.

 

 

 

* * *

 

 

“Quindi Mark è ancora in grado di trasformarsi?”

Nekory annuì.

“E tu ci riesci?”

Lei annuì ancora, all'ennesima domanda di Paddy.

“Lo sai che anche nel mio tempo tu sei così?”.

“Così come?”.

“Così...te” ridacchiò. “Anche adesso che non c'è più Tart, cerchi sempre di essere te stessa e non ti abbatti mai”. Si coprì la bocca con le mani. “Non devo rivelare niente scusami!” rendendosi conto dell'errore bloccò sul nascere il fiume di domande che stavano per nascere dalla gola di Paddy.

“Ma uffa!” protestò lei, incrociando le braccia al petto.

“Guarda” si concentrò e pochi attimi dopo le spuntarono le orecchie e la coda da gatto, nere come quelle della madre.

“Wow! Anche tu riesci?!” Paddy era emozionata.

“Eh già. Da piccola avevo problemi a controllarmi, poi mamma mi ha insegnato e ora se non sono io a volerlo, loro non spuntano”.

Strawberry le osservava da lontano mentre attendeva i risultati della ricerca di Ryan.

“E' molto bellina, somiglia a te” Ghish le si era avvicinato.

“Già. Non provarci con mia figlia, però” lo troncò.

“Ma che dici!” sbuffò. “E' una bambina, non ci penso nemmeno”.

“Ecco bravo, perché sennò ti uccido” lo ammonì, divertita.

L'alieno capì lo scherzo e la spintonò leggermente.

“E' tutto così assurdo” mormorò la rossa continuando a guardare la figlia.

“Il fatto che sei maturata e sei riuscita a crescere una figlia o il fatto che tu l'abbia avuto proprio dall'unico uomo che non sopportavi nemmeno?”. Mina era lì vicino e si era intromessa.

“Ah-ah-ah” fece finta di ridere “è assurdo tutto, punto”.

“Trovato!” Ryan si voltò verso le ragazze. “Germania”.

“E come ci arriviamo in Germania?” chiese Lory.

“Vi porto io” si offrì subito Pai, con troppa enfasi per passare in osservato. Arrossì leggermente.

Strawberry sospirò, chiudendo gli occhi per qualche secondo.

“Devo andarci io, o non vi ascolterà”.

“Io vengo con te, mamma” Nekory si era alzata.

“No, tu resta qui con tuo padre, aiutalo a capire come fermare quella cosa”.

La ragazzina incrociò le braccia al petto gonfiando le guance con fare contrariato e Ryan rivide Strawberry alla sua stessa età. Stessa espressione, stesso modo di fare. Non riuscì a trattenere una risata.

“Perché ridi?” chiese allora la rossa. “E' capricciosa come te”.

“Sei tu quella capricciosa” rise ancora.

Lei scosse la testa divertita.

“Allora micia, andiamo?” Ghish le porse la mano. “Ti accompagno, così se si rifiuta di venire lo rapiamo”.

“Non si rifiuterà” lo rassicurò Strawberry, prendendo la sua mano.

Ryan diede lui le coordinate e in pochi attimi dopo si smaterializzarono.

Nekory fu accanto a Ryan pochi secondi dopo ed istintivamente lo prese per mano.

“Andrà bene, me lo sento” disse la piccola, guardando il padre.

Lui annuì e le sorrise “andrà bene, promesso”.

 

 

BUON SALVE A TUTTI!!!

Questa non la aggiornavo da un po', ma poi l'ho ripresa in mano.

L'idea iniziale era di far comparire Nekory dopo, quando Barag aveva già preso l'acqua Mew, ma poi nella mia testa le cose non avrebbero più avuto un ordine. Quindi eccola qua!!

Non mi sono soffermata molto sulla reazione di Ryan e Strawberry, eccetto lo sconcerto iniziale. Ma avremo tempo di far elaborare alla coppia che avranno un futuro insieme!

Per adesso ci sono cose più importanti, secondo me.

Che ne dite della piccola Nekory? Io la trovo simpatica (certo l'ho inventata io!) e per di più mi piace l'idea di renderla intelligente quanto -e anche più- di Ryan ma infantile quanto Strawberry.

Insomma, alla fin fine è sempre l'unione tra i due, non poteva essere tutta pappa o tutta ciccia!

Ma che sto dicendo? Vabbè! Adesso mi ritiro spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto!

Pam? Ovvio che non mi sono dimenticata di lei! Apparirà presto, promesso!

A presto, un grande bacio!

P.S. Scusatemi gli errori che sicuramente ci saranno.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

 

Il freddo della Germania era più intenso di quello di Tokyo e Strawberry se n'era resa conto nell'istante esatto in cui con Ghish aveva messo piede sul suolo tedesco.

Si strinse nel suo misero maglioncino, aveva perfino dimenticato la giacca.

L'alieno invece ispirò profondamente, l'aria fredda che gli entrava nei polmoni.

“Ma non hai freddo?” chiese, indicando le sue braccia lasciate scoperte dalla mezza manica della sua maglia.

Lui scosse la testa: “soffro più il caldo, micetta. Mai il freddo” sorrise leggendo il bigliettino che Ryan gli aveva consegnato. “Dovremmo esserci” lesse la via sulla grande etichetta appesa al muro.

“Okay, andiamo a cercare Mark” si incamminò leggendo i numeri civici, erano al 25A e dovevano arrivare al 48A quindi un po' più avanti avrebbero trovato l'abitazione del moro.

“Ma tu sai perché è qui?” chiese curioso Ghish, seguendola.

Lei scosse il capo “so che si è laureato un paio di anni fa, ma non sapevo che si fosse trasferito qui. Eccoci!” si fermò davanti ad un piccolo condominio che dava accesso tramite una rampa di scale, la percosse e si fermò a leggere i cognomi dei condomini.

Aoyama. Suonò. Nessuna risposta.

“Magari è a fare la spesa” azzardò la rossa.

“O magari con la fortuna che abbiamo si è trasferito poco fa”, l'alieno si era già scoraggiato. “O peggio, lo ha già catturato Barag”.

“Oh ma cos'è quest'ansia? Smettila” sbuffò lei, riprovando.

“Scusate, posso aiutare?”. Un signore sulla sessantina si affacciò dal portone, fissando i due ragazzi.

“Buongiorno, scusi se la disturbiamo. Stiamo cercando Mark Aoyama” Strawberry si allontanò dai citofoni per guardare meglio l'uomo.

“Oh certo, Mark. Bravo ragazzo” commentò l'anziano. “Al momento credo non sia in casa, ma dovrebbe tornare a breve. Esce sempre la mattina presto e torna intorno alle dodici”.

Lei annuì “allora lo aspettiamo qui, grazie mille”.

“Si congela qui fuori, vi verrà un malanno. Venite dentro”. Si scostò facendo loro segno di entrare. “Posso offrirvi qualcosa, se vi va. Sono sempre solo e un po' di compagnia non mi farebbe male”.

La rossa fissò il suo amico che in risposta alzò le spalle come a dire ''cosa vuoi che possa farci?'', e si incamminò piantandosi davanti al signore.

“Intervento chirurgico riuscito male” si indicò le orecchie, che avevano attirato l'attenzione dell'uomo facendogliele scrutare curioso.

“Oh, mi spiace”

“Non importa, me le porto dietro ormai da un po'” sogghignò.

Strawberry alzò gli occhi al cielo ed entrò prima di lui. L'appartamento dell'uomo era solo al primo piano della struttura, tutto sembrava così in ordine dentro quella casa.

Profumava di pulito, nonostante l'avanzata età dell'uomo. Magari aveva qualcuno che gli faceva le pulizie durante la settimana.

“Vi offro una cioccolata calda?” chiese lui, cortese.

“Molto volentieri, la ringrazio” accettò Strawberry.

L'anziano sparì dietro il muro. “Allora, come mai cercate Mark?” chiese dalla cucina.

“Diciamo che abbiamo un paio di questioni in risolte e volevo parlargli” la rossa rimase sul vago. “Vieni qui!” disse a denti stretti e a bassa voce, facendo segno a Ghish di non curiosare in giro.

“Oh capisco cara, sei la sua fidanzata?”.

“Una volta, adesso non più” rispose lei, tranquilla. “Lei signore lo conosce da molto?”

“Chiamami solo Jon, ti prego” sorrise e le porse la tazza con il liquido bollente. Ne poggiò anche una per Ghish che prese posto accanto all'amica.

“Okay, Jon” soffiò dentro la tazza.

“Comunque non da molto. Lui è qui da un annetto, credo. Non di più”.

Lei annuì, attenta.

“Ma so che è un bravo ragazzo, sempre educato. Mai un richiamo, una lamentela o altro. Da parte di nessuno dei condomini”.

“Lui è così, quasi invisibile” sorrise la ragazza.

“Solitamente passa a salutarmi quando rientra, quindi penso che tra poco lo rivedrai”.

“Che bellezza” sbuffò l'alieno finendo la sua cioccolata.

“Ghish smettila di essere maleducato”.

“Okay scusa ma io non lo sopporto quello. Mister perfezione mi è sempre stato antipatico”.

Strawberry si battè una mano sulla fronte, incapace di dire qualsiasi altra cosa.

Il campanello di casa li fece sobbalzare e per poco non si rovesciò il contenuto della tazza addosso.

“Questo deve essere lui” Jon sorrise e andò ad aprire. “Mark, prego accomodati”.

“La ringrazio signor Jon ma devo sistemare la spesa. Vado un po' di fretta”.

I due ragazzi si alzarono dalla sedia al suono di quella voce.

“Le ho preso la frutta, come mi aveva chiesto” gli porse una busta. L'uomo la prese e si scostò leggermente per permettere al moro di vedere oltre la sua sagoma.

Per poco non rovesciò le buste a terra quando riconobbe Strawberry.

“Strawberry?” mormorò con un fil di voce, sgranando gli occhioni marroni.

“Ciao Mark” sorrise lei, avvicinandosi.

“Ciao damerino” anche Ghish la seguì.

“La pianti? Sei insopportabile” sbuffò lei. “E' un amico, sta tranquillo”, conosceva bene Mark e la sua espressione di paura si manifestò sul volto non appena vide l'alieno.

“Possiamo parlare? E' importante”.

Gli occhi del giovane si posarono prima su di lei e poi sul verde e capì che c'era qualcosa che non andava.

Allora annuì, spostandosi per farli uscire.

Salutarono l'anziano e andarono di sopra, al quinto piano, nel suo appartamento.

 

 

“Quindi facendola breve, un essere dai poteri soprannaturali mi sta cercando per impossessarsi nell'acqua Mew che vive ancora dentro di me?”

“Allora visto che sei sveglio? Non ti ci facevo, sai?” lo schernì Ghish che se ne stava appeso a testa in giù sul lampadario.

Mark gli lanciò un'occhiataccia.

“Ignoralo” disse lei “comunque sì. Hai capito benissimo”.

“E quindi se io non vengo con voi è probabilmente che mi trovi lo stesso -o che usi qualcuno di voi per arrivare a me- e mi prenda l'acqua Mew diventando invincibile?”.

Lei annuì ancora. “E il futuro della terra è orribile se quell'essere si impossessa della tua acqua Mew”.

“E voi come fate a sapere che...” si bloccò quando Strawberry gli afferrò la mano.

“Fidati di me, ti prego. Non te lo chiederei se non fosse importante. Vieni con noi e avrai chiaro tutto”.

“Io...” Mark sospirò “va bene, verrò con voi. Ma anche Snack deve venire, non posso lasciarlo da solo”.

La rossa lo guardò confusa mentre lui dall'altra stanza portava con sé una gabbietta piccola con dentro un piccolo criceto grigio.

“Ma quanto è carino!” esclamò lei, accarezzandolo da dietro la sbarre.

“Ecco, ci mancava anche il topo”. Ghish incrociò le gambe, volteggiando. “Allora andiamo o dovete ancora giocare col topo?” sbuffò.

“E' sempre così simpatico?”.

“Come l'aglio”.

 

 

* * *

 

 

Il brontolio dello stomaco di Nekory non sfuggì alle orecchie dell'americano, che si voltò a guardarla.

“Hai fame?”.

Lei arrossì, diventando quasi lo stesso colore dei suoi capelli e annuì, timida.

“Non ti vergognare” le sorrise lui, staccandosi dal monitor. “Kyle starà sicuramente preparando il pranzo, tra poco mangiamo”.

Lei annuì ancora guardando l'orologio. Erano le 13.55.

Di Strawberry e Ghish ancora nulla.

“Torneranno” disse Ryan “Tua madre tornerà, sta tranquilla”.

“Io non...”

“Avevo il tuo stesso sguardo sai? Quando ho perso i miei genitori e Kyle usciva, io rimanevo da solo e avevo sempre paura che lui non tornasse e lo aspettavo, davanti alla finestra” si sedette di fronte a lei, così vicino che poté sentire distintamente il suo profumo di fragole. “E poi quando lo vedevo rientrare facevo finta di niente, come se non lo stessi aspettando da ore” le scostò una ciocca dietro l'orecchio.

Nekory lo abbracciò, sedendosi su di lui e nascondendo il viso nel suo petto.

Il biondo rimase un attimo scioccato ma poi ricambiò l'abbraccio. Infondo lui non conosceva quella ragazzina, ma l'istinto gli diceva solo che voleva tenerla al sicuro, voleva proteggerla.

Lei invece riconosceva quella due forti braccia a cingerla, e si abbandonò a lui.

Un frusciò di voce si alzò dal piano di sopra e la porta del laboratorio lasciata aperta ne faceva distinguere qualcuno.

“Andiamo, sono arrivati” la fece alzare delicatamente e si rimise in piedi salendo.

Le ragazze erano tutte in cerchio attorno a Mark che gli chiedevano mille cose.

''Hai notato cambiamenti?''

''Ti senti strano?''

''Sapevi dell'acqua Mew dentro di te?''.

“Lasciatelo respirare, suvvia” Kyle cercò di allontanarle dando il benvenuto al ragazzo.

“Ciao a tutti” si grattò la nuca imbarazzato da tutte quelle attenzioni.

Il biondo lo fissò e lo salutò con un cenno di capo.

“Sai che nel mio tempo siete molti amici?” ridacchiò Nekory, sussurrandogli quella frase.

“Ma dai?” Shirogane stentava a crederci. Non si erano mai sopportati.

“E tu chi sei?” Mark si avvicinò a Nekory che in risposta divenne rossa quanto un pomodoro.

“Ci...ciao... io sono Ne...Nekory” si torturò le mani.

Ryan capì il perché di quell'imbarazzato e imprecò qualcosa in inglese.

What a fuck!? Anche tu no, però!”.

Risero tutti all'imprecazione del biondo e Mark parve più confuso di prima.

“La piccola Neko-chan è cotta di Mark!” esclamò Paddy trovandola dolce.

“Non è vero, smettila!” le spuntarono le orecchie come succedeva a Strawberry quando era imbarazzata. Stavolta però, senza che lei lo volesse.

“Dai lasciatela in pace, cattivi” la rossa prese le difese della figlia, parandosi davanti a lei e sorridendole.

“Mi spiegate perché è uguale a te?” chiese Mark guardando Strawberry. “E' tua sorella?”.

Lei scosse la testa. “Figlia” mimò.

“COSA!?” Mark balzò indietro “Lei è...e tu sei...!”

“Non l'ha avuta ad otto anni e tenuta nascosta al mondo, sta calmo” si intromise Ryan. “Nekory non è nel nostro tempo, è venuta qui ad aiutarci per la battaglia contro Barag”.

“Il nemico” disse Mark.

Annuì. “Il nemico. Lei nascerà, stando alla sua carta d'identità-”

“E se non ho cambiato gli eventi futuri” aggiunse lei.

“-tra due anni e mezzo circa”.

“Okay...” mormorò il moro guardando ancora la ragazzina. Si soffermò sugli occhi. “Oh porca miseria!”.

Ryan fece spallucce, con noncuranza all'analisi del moro. In realtà voleva apparire meno turbato di quanto in realtà fosse davvero.

“Mark ascolta, so che magari è un colpo ma devi assolutamente ascoltarmi” Nekory fece un bel respiro facendo sparire le sue orecchie. “Sei in pericolo, non so se mamma te lo ha già detto”.

Lui annuì “qualcosina”. Guardò Strawberry.

“Lei sa spiegarlo meglio di me”

“Te la faccio breve, il nuovo nemico cerca l'acqua Mew che è rimasta dentro di te”.

“Io? Ma non l'avevate eliminata tutta alla battaglia finale di otto anni fa?”.

“Così sembrava, ma stando ai dati hai davvero qualcosa di...speciale”. Ryan lo disse quasi disgustato e non si risparmiò un'occhiataccia dalla figlia.

“Se iniziate a litigare, non andiamo da nessuna parte. Tutti voi!” alzò la voce guardando Ghish. “Tu sei il più terribile di tutti, ti conosco bene” accusò l'alieno.

Il verde alzò le mani in segno di resa, promettendo di fare il bravo. O almeno di provarci.

“Dicevo che, sono qui perché con gli appunti di mio nonno siamo riusciti ad aprire un varco temporale e adesso l'unica nostra priorità è proteggere te” guardò ancora Mark. “Fino a che non riuscirai a farlo da solo, si intende”.

“Da solo?”.

Lei annuì, azionando nuovamente il suo orologio, fece vedere delle ricerche salvate di Ryan del futuro.

“Stando ai dati di mio padre -quello del futuro- se mamma non avesse consegnato l'acqua Mew al nemico, tu saresti stato in grado di riprendere le sembianze di...” ci pensò non ricordando il nome.

“Il cavaliere blu” completò Strawberry. Nekory annuì.

Nemici, nemici, nemici!” Mash si era appena materializzato e svolazzava in cerchio agitato.

Pochi istanti dopo il pavimento sotto i loro piedi iniziò a tremare e dovettero lottare per mantenere l'equilibrio.

“Nekory va insieme a Kyle!” Ryan la lanciò praticamente fra le braccia dell'amico che prontamente l'afferrò.

“Ma io posso aiutarvi!” aveva esclamato la ragazzina ma senza essere sentita da nessuno, erano tutti in cerchio per capire da dove sarebbe comparso il nemico. E poi lo videro apparire, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

“Avete qualcosa che mi appartiene, e adesso esigo che me la consegniate”. Sembrava arrabbiato, la sua spavalderia che avevano conosciuto in precedenza era sparita.

“Dovrai passare sul nostro cadavere prima!” Paddy si piantò davanti a Mark che immobile non sapeva come aiutarle.

Fu seguita da Lory e Mina e infine da Strawberry. Si scambiarono degli sguardi e in un lampo si trasformarono, cercando di proteggere Mark dalle grinfie di quel mostro.

“Adoro i vostri tutù, ma non riuscirete a fermarmi col vostro arcobaleno di colori accecanti”. Le sbalzò via con una folata di vento e le ragazze caddero a terra, non se lo aspettavano.

“State bene?” chiese la leader rialzandosi.

“Mai state meglio, non preoccuparti” Lory si rimise in piedi insieme alle compagne.

Gli alieni invece che fino a pochi istanti prima erano rimasti in disparte si erano fatti avanti.

“Mi hai davvero stancato. Non ti permetterò di fare loro ancora del male!” Ghish richiamò a sé i suoi sai impugnandoli saldamente e lo attaccò.

Barag schivò i primi attacchi ma l'alieno sembrava più veloce di lui e lo graffiò sul viso.

“I suoi movimenti sembrano più lenti” notò MewMina.

“Nekory ha detto che la sua forza vitale diminuisce, per questo vuole l'acqua Mew”. Paddy ricordò le parole della piccola.

La rossa annuì. “Attacchiamolo insieme, magari abbiamo possibilità”.

Lory annuì e richiamò la sua arma, ma non ebbero il tempo di formulare frasi che Ghish era a terra. Rimaneva lo stesso più forte di loro.

Fu il turno di Pai e Tart attaccarlo ma anche se il piccolo alieno lo aveva bloccato con delle radici innaturali, lui era riuscito a liberarsi.

“State bene?” Lory corse da loro aiutandoli ad alzarsi.

“Sì, ma è impossibile riuscire a fronteggiarlo. E' sempre un passo avanti a noi” l'alieno viola si asciugò la goccia di sangue che era appena uscita dalla sua bocca.

Barag si avvicinò a Mark con passò lento, mentre il ragazzo indietreggiava impaurito.

“Mi serve solo l'acqua Mew, non ti ucciderò insulso umano” lo afferrò per il collo ma Strawberry lo allontanò, parandosi davanti al moro.

“Prenditela con una della tua stazza, mostro” allargò le braccia in segno di protezione verso l'ex fidanzato.

“Strawberry non fare stupidaggini!” Mina corse verso di lei seguita dal resto della squadra ma Barag le bloccò subito, stordendole con un campo di energia.

Le mew mew caddero a terra, incapaci di muoversi, assistendo alle scena inermi.

“Con piacere, carina” l'afferrò per il collo sollevandola da terra e bloccandola alla parete.

La mew rosa afferrò il suo braccio con entrambi le mani, incapace di potergli far mollare la presa. Era troppo forte e la stava strangolando.

“Strawberry!” Ryan corse verso di loro assumendo le sembianze di Art, ma il nemico lo sbalzò via con l'altro braccio sbattendolo alla parete.

Il piccolo micio grigio cadde a terra riprendendo le sembianze del giovane.

La ragazza lo seguì con la coda dell'occhio allungando una mano verso di lui, ma le forze la stavano già abbandonando, non riusciva a respirare.

Vide solo una strana corda avvolgere il braccio di Barag e tirarlo via con forza, facendogli mollare la presa sul collo della mew mew, che cadde a terra tossendo.

Gattonò verso il biondo che era riverso a terra a pancia in giù.

“Ryan, ehi” lo scosse leggermente facendogli aprire gli occhi “andiamo su, alzati” lo aiutò facendo fatica a parlare. Poi alzò gli occhi per vedere chi era stato a salvarle la vita.

“Pam...” mormorò.

La new viola se ne stava ferma in alto sulla rampa di scale, con lo sguardo gelido a fissare il nemico.

“Vediamo se riesci a strangolare me” lo fronteggiò ancora con la sua frusta mettendolo in difficoltà.

Barag ormai era allo stremo delle forze e dopo un paio di colpi andati a segno dall'arma della modella, si ritirò. Senza pronunciare alcuna parola.

Mew Pam si avvicinò andando ad aiutare le sue compagne.

“Siete tutte intere?” chiese, aiutandole ad alzarsi e sciogliendo la trasformazione.

“Ciao Pam...!” esclamò Mina contenta di vederla e la modella le sorrise.

“Ci hai salvato la vita, te ne siamo grate” era stata Lory a parlare.

“Ci mette tutte al tappeto e tu lo metti in fuga a colpi di frusta! Sei la migliore!” Disse Paddy abbracciando l'amica.

La ragazza sorrise guardando Strawberry e Ryan che se ne stavano ancora mano nella mano.

“E voi, state bene?”

La rossa annuì tastandosi il collo, ormai rosso e livido.

“Mamma!” Nekory la travolse abbracciando entrambi i ragazzi “Potevo aiutarvi, perché mi tenete in disparte!?”.

“Perché è perico...pericoloso..” tossì ancora.

“Non parlare, o ti farà ancora più male” l'avvisò Ryan.

Pam guardò la ragazzina e poi fissò i suoi amici.

“Credo proprio che dovreste spiegarmi”.

“Credo proprio di sì” il biondo guardò il suo salotto “ma prima dobbiamo rimettere apposto questo casino”.

 

 

* * *

 

 

La sera era calata presto e quel terribile giorno pareva volgere al termine, finalmente.

Gli amici avevano cenato e infine si erano ritirati nelle loro stanze, stremati.

L'unica ad essere ancora in cucina, da sola, era Strawberry. Poggiata al ripiano della cucina sorseggiava una bevanda da una tazza in ceramica.

“Che ci fai tutta sola al buio?”.

“Mark, mi hai fatto prendere un colpo” si porto la mano sul petto, altezza cuore.

Il moro ridacchiò: “scusami, non era mia intenzione”.

“E tu, che ci fai qui?”.

Fece spallucce “non riesco a dormire”.

Lei annuì, bevendo ancora. “E' cioccolata calda, mi da sollievo alla gola”, spiegò.

“Capisco...” si avvicinò a lei “mi dispiace non essere riuscito a proteggerti oggi...” mormorò a viso basso. “Io non so come attivare i miei poteri, non capisco”.

Lei scosse la testa “non è colpa tua, davvero” lo rincuorò.

“Ma tu hai rischiato di essere uccisa per colpa mia, non riesco a capacitarmi”.

“Mark, sul serio, no. Lo avrei fatto per chiunque di voi. Non è colpa tua” lo fissò negli occhi e gli sorrise.

Lui annuì avvicinandosi ancora di più. La ragazza lo fisso di sottecchi intuendo le sue intenzioni. Il moro fece per baciarla ma lei si allontanò.

“Mark io... lo sai che...”.

“Sì, scusami” si allontanò. “Perchè non vai a parlare con lui, invece?”.

Lei lo fissò confusa.

“Andiamo Strawberry, lo sappiamo bene tutti e due il motivo per cui la nostra relazione è terminata” Mark sospirò “E ora Nekory ne è la conferma”.

Lei rimase in silenzio, senza guardarlo.

Una musica soave giunse alle orecchie dei ragazzi che si voltarono verso il salone.

“E' un pianoforte?” chiese Mark guardando l'orologio. Segnava le 23.10 di sera.

Lei sorrise e annuì, capendo chi era a produrre quella musica.

“Io vado, okay? Buonanotte” lo salutò cordialmente e percorse il salone fermandosi dietro una porta socchiusa.

Erano poche le cose che Ryan Shirogane non sapesse fare, e il fatto che lui avesse un'intera stanza solo per il pianoforte non stupì la ragazza.

Si avvicinò cauta senza volerlo disturbare e rimase a guardarlo suonare quelle note di una melodia a lei sconosciuta; a memoria.

Gli si formava una ruga proprio in mezzo alle sopracciglia quando era concentrato a fare qualcosa, e lei lo sapeva bene.

Rimase a guardarlo suonare, a braccia conserte.

“Mi sono accorto di te nell'istante in cui hai varcato la porta” le parole di Ryan la fecero sobbalzare, ma lui non smise di suonare e non la guardò.

Strawberry si avvicinò, sedendosi accanto a lui. Le sue dita scorrevano veloci sui tasti neri e bianchi.

“Come mai non sei a dormire?” la guardò stavolta, smettendo di suonare.

Lei alzò le spalle “non riesco a dormire”.

Il biondo notò la sua voce un po' roca per via del gonfiore che si stava formando sulla sua pelle del collo.

“Ti fa tanto male?” glielo sfiorò con delicatezza, facendola arrossire. “Mi piace quando arrossisci per nulla” sorrise.

“Nekory?” chiese, cercando non far sentire quanto forte battesse il suo cuore in quel momento.

“Lei dorme, era distrutta”.

“E' bizzarro, non trovi?” lo fissò da sotto la frangia.

“No” rispose lui, semplicemente. “Secondo me non è bizzarro. La vita è imprevedibile, lo hai detto tu. Ricordi?”.

Lei annuì “ma lei e figlia nostra... insomma, mia e tua. Non lo trovi...strano?”.

Il biondo riflettè, lo trovava strano? O semplicemente era una dei suoi sogni che si era avverato, anche solo se in parte.

“Un po'” rispose infine. Lei rimase in silenzio. “Strawberry, ascoltami” le accarezzò i capelli, giocando con alcune ciocche. “Non so se...” ispirò “per me è difficile”.

“Cosa è difficile?” farfugliò, incantata dai suoi occhi.

“Non sono bravo con le parole, lo sai. Mi conosci” ruotò il busto un po' più verso di lei. “Non sono capace di esprimermi a parole”.

“Prova...prova a farlo coi fatti...” mormorò sentendosi nuovamente le guance accaldate. Dentro quella stanza faceva maledettamente caldo, o forse era solo lei?

Il biondo la fissò, senza dire nient'altro trovando nei suoi occhi il consenso per fare quello che da anni avrebbe voluto fare. La baciò. Un semplice bacio casto e senza malizia.

La mew mew ricambiò quel contatto con timidezza, portando una mano sul suo viso.

Si staccarono dopo secondi che a loro erano sembrati ore e si guardarono. Lei arrossì, ancora e ancora.

“Sei bellissima quando ti imbarazzi anche solo per un bacio” poggiò la fronte sulla sua.

Lei sorrise, facendogli la linguaccia.

“Quindi...” cominciò lui “Nekory ha davvero la possibilità di nascere anche nel nostro tempo?”. Il suo sorrisetto malizioso la diceva lunga.

“Può darsi, ma non adesso” si allontanò, divertita. “Quindi giù le mani, Shirogane” rise alzandosi.

Lui la bloccò con uno scattò felino tra il piano e il suo corpo. “Rimani con me, stanotte” le disse scostandole una ciocca dal viso. “Tengo le mani apposto, promesso” disse subito dopo, rassicurando la ragazza.

Lei annuì abbracciandolo e poggiando la guancia al suo petto.

 

 

BUON SALVE A TUTTI!!

Rieccomi, per vostra sfortuna, direi! Ahahah!

Per scrivere questo capitolo ho fatto un po' di fatica, però vi confesso che nonostante ciò l'ho scritto tutto di getto, senza cambiare nulla. Solitamente cambiò idee mille volte e finisco per riscriverlo tipo 3 o 4 volte, non esagero!

Lo scontro...mah! Come ho già detto in precedenza non sono bravissima con queste cose, ma faccio del mio meglio.

Barag è alle strette, visto e considerando che ha bisogno di Mark per riprendere totale forza.

E Mark! Sì, è tornato, purtroppo. Ma secondo me è parte fondamentale dell'anime e non potevo non inserirlo anche qui!

Non fraintendetemi, lo odio tanto quanto voi!

Ma sono rimasta abbastanza fedele al suo carattere. Io Mark non lo vedo come qualcuno che fa scenate o roba simile, è un bravo ragazzo. Un po' carciofo, ma un bravo ragazzo suvvia!

E' anche tornata Pam, Tah Dah! Come promesso.

Però adesso davvero la smetto di scrivere perché altrimenti continuo a blaterare per righe e righe.

Ringrazio ancora tutti coloro che la seguono!

Un bacio grandissimo e a presto!

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

 

Kyle si era svegliato presto, come era solito a fare. Nekory lo aveva piacevolmente sorpreso giù in cucina, mentre, sulle punte, cercava di prendere del cacao dalla dispensa.

“Buongiorno” le sorrise, afferrando la polvere marrone e passandogliela.

“Buongiorno zio...cioè zio Kyle...cioè Kyle...”

“Tranquilla, chiamami pure zio. So che per te dev'essere un abitudine”.

Lei annuì, aggiungendo il cacao al suo latte bollente.

“Come mai sei sveglia così presto?”.

Lei alzò le spalle “sono abituata a non dormire molto”.

“Sei come tuo padre”.

“Eh sì, anche lui non è un dormiglione. A differenza di mamma”.

Lui ridacchiò “sai che arrivava sempre in ritardo da ragazzina? Tuo padre si infuriava sempre”.

“Non credere, non cambierà” lei sorrise “la mamma è così. Le piace dormire” i suoi occhi si fecero vuoti “le piaceva...”.

Kyle le poggiò una mano sulla spalla “lei è sempre con te, anche se non la vedi”.

Nekory annuì “lo so...” mormorò. “A proposito, dov'è? Non ha dormito in camera stanotte”.

“Ah no? Forse è di nuovo giù, in laboratorio”.

“Non credo. Non c'è neanche papà nella sua stanza. Ho controllato”.

“Oh”. Kyle ci pensò un attimo. “Magari sono insieme da qualche parte dentro casa”.

La ragazza sorrise “potrei giurare che ieri sera prima di addormentarmi ho sentito un pianoforte”.

Kyle capì e abbozzò un sorriso “andiamo a vedere se sono nella sala da ballo?”.

“Sì, ma entri prima tu. Non vorrei vederli in...certe situazioni, ecco” fece una smorfia di disgusto.

Il moro rise “non credo che troveremo niente del genere”.

Si avviarono verso l'altro lato del salone fermandosi davanti ad una grande porta socchiusa. Kyle la spinse ed essa si aprì.

Fece segnò a Nekory di guardare dentro, sorridendo.

I due ragazzi se ne stavano abbracciate sul divano, stretti l'uno all'altra. Dormivano profondamente.

Strawberry era praticamente coricata su Ryan che dal suo canto sembrava non disprezzare, visto come le cingeva la vita.

Le labbra della ragazzina si allargarono in un grande sorriso e si avvicinò, poggiando loro addosso una coperta in pile.

Il biondo aprì gli occhi al contatto col tessuto e sbattè le palpebre più volte prima di focalizzare bene Nekory che lo fissava.

Gli fece segnò di fare silenzio e indicò la rossa che dormiva profondamente.

Il biondo la fissò e si rese conto un lampo che si erano addormentati sul divano dopo aver passato l'intera notte a chiacchierare.

Cercò di tirarsi un po' su, mettendosi più comodo ma questo movimento disturbo la ragazza che aprì gli occhi.

Si mise a sedere passandosi le mani sul volto mentre guardava la figlia.

“Buongiorno, che succede?”. Mormorò.

“Buongiorno a voi” Nekory si mise in mezzo a loro due abbracciando la donna.

“Ehi, sicura che vada tutto bene?” chiese lei, preoccupata.

“Sì, solo che non stavo così da anni ormai” fissò il biondo e gli sorrise. “Lo so che per voi è tutto strano. Ma io non riesco a vedervi in nessun altro modo se non come i miei genitori. Siete la mia mamma e il mio papà”.

“Lo capiamo, invece” disse Ryan, con una dolcezza che solitamente non gli apparteneva.

Il brontolio dello stomaco della rossa ruppe un po' quella magia che si era creata tra di loro.

“Scusate” borbottò imbarazzata.

A quel punto Kyle, che era rimasto a guardarli, si fece avanti: “buongiorno ragazzi. Ieri avevo preparato una torta alle fragole, che ne dite se andassimo ad assaggiarla?”.

“Torta?” Strawberry drizzò le orecchie.

“Alle fragole?” Nekory si rimise dritta.

“Arriviamo!” Entrambe le ragazze corsero via per raggiungere la cucina.

Kyle fissò l'amico e rise di gusto alla sua espressione rassegnata.

“Non ridere. E' una tragedia questa” scosse la testa alzandosi dal divano.

 

 

Stavano facendo tutti colazione insieme in silenzio, ancora mezzi addormentati e stanchi per il giorno precedente.

Ghish continuava a sbadigliare sorseggiando una tazza di caffè che si era rivelata la sua bevanda preferita.

“Se continui a bere caffè diventerai isterico” Mina lo riprese, guardandolo di sottecchi. Non si fidava molto di lui.

L'alieno verde fece spallucce senza rispondere.

“Allora Mark” parlò Strawberry guardando il ragazzo seduto di fronte a lei “come hai dormito?”.

Il moro alzò lo sguardo verso di lei “bene, tutto sommato. Questa casa è enorme”.

“Già. Le prime notte facevo fatica anch'io ad addormentarmi” disse Paddy mangiando un boccone di torta.

“E chissà come mai adesso non più, eh Paddy?” Mina la fissò, inarcando un sopracciglio, un sorrisetto malizioso a curvarle le labbra.

La biondina avvampò. “Cosa dici? Io dormo in camera mia e da nessun'altra parte!”

“Io non ho mai detto che dormi da qualche altra parte” Mina rise di gusto, soddisfatta.

“Uffa sei antipatica!” si imbronciò, lanciando un'occhiata a Tart. L'alieno invece non diceva una parola, facendo finta che l'argomento non lo toccasse minimamente.

“Ryan” Pam lo chiamò attirando l'attenzione del ragazzo che le rivolse una sguardo. “Hai idea di come fermare il nemico?”.

Lui scosse la testa “non ancora. Oggi stesso mi metto a lavoro. Mash ha registrato tutto lo scontro. Magari io e Kyle riusciamo a capirci qualcosa”.

L'amico annuì, trovandosi d'accordo con lui.

“Vi aiuto anch'io” si intromise Nekory “ne so un po' di più quindi posso essere utile. Almeno in questo”.

L'americano annuì, in segno di consenso.

“Okay bene” Strawberry si stiracchiò “io devo dirvi che stanotte tornano i miei dal viaggio di lavoro. Quindi il mio soggiorno qui terminerà presto”.

Lory guardò l'amica: “sei sicura che sia una buona idea allontanarti proprio adesso dal gruppo? Siamo costantemente in pericolo, forse è meglio rimanere tutti insieme”.

“Lei ha ragione” Pai si fece sentire “se ci separiamo è più probabile che attacchi il primo che lasci il gruppo”.

“Lo so ragazzi, ma mio padre impazzirebbe se non tornassi a casa. Non posso fare altrimenti”.

Ryan guardò la ragazza ma non disse niente. Avrebbe pensato a sistemare la situazione più tardi.

“Bene, visto che lei va via allora torno a casa anch'io. Ryan e Kyle ci hanno già dato abbastanza asilo politico” Mina finì la sua tazza di thè verde.

“Per noi non è un problema” rispose Kyle. “Separarci adesso significa indebolire la squadra”.

“Possiamo pensare ai nostri alloggi più tardi?” Nekory attirò l'attenzione di tutti. “Adesso dobbiamo capire come riattivare i tuoi poteri” guardò Mark “e come fare affinchè tu riesca a controllarli a tuo piacimento”.

Il moro fissò la ragazzina, sgranando gli occhi: “e come pensi che possa fare?”

“Beh, magari...” Lory parlò timida aspettando il consenso degli amici a continuare, che arrivò in pochi istanti: “possiamo provare come anni prima, no? Se non ricordo male sei diventato il cavaliere blu per proteggere Strawberry. Magari se ti facessimo credere che lei sia in pericolo, i tuoi poteri ricompariranno”.

“Lory ha ragione. Possiamo tentare” disse Pam. “Così Mark non dovrà aver paura quando è solo”.

“Io ci sto, un po' di allenamento farebbe bene anche a noi” continuò Mina.

“La bambolina in blu ha ragione. Alleniamoci anche noi” fece Ghish.

Mina lo guardò minacciosa “se mi chiami ancora bambolina ti tiro un pugno dritto sul naso”.

“Suvvia non litigare” ridacchiò Lory nervosa.

Il biondo sbuffò sonoramente attirando l'attenzione di tutti loro “allenatevi qui, così non darete nell'occhio”.

“Qui?! Ma rischiamo di distruggere casa!” Paddy cercò di farlo ragionare.

“Non qui in casa. Ma in palestra”.

Lo guardarono tutti confusi.

“Abbiamo una palestra interrata che costruimmo appositamente in caso di attacchi di qualsiasi genere. E' insonorizzata e fatta del più resistente materiale che esista. E' tutta a vostra disposizione” spiegò Kyle.

“Aah!” fu un suono generale.

Ryan si alzò facendo strisciare la sedia sul pavimento. “Venite”. Si avviò dall'altro lato della casa seguito dai suoi amici. Percossero pochi metri prima di arrivare dietro alle scale che solitamente usavano per salire.

Aprì un piccola scatolina dentro il muro che si rivelò essere un pannello con tanti piccoli bottoncini. Ne pigiò qualcuno e una porta si aprì.

“Percorrete tutte le scale, troverete una porta. Apritela e sarete arrivati” si scostò. “Per uscire basterà aprire questa porta, non serve altro”.

Le ragazze annuirono e la prima ad avviarsi fu Paddy seguita da Tart. Poi Ghish e Mark seguiti dal resto del team.

Strawberry guardò il biondo “tu non vieni?”.

Lui scosse la testa “sono più utile davanti ad un monitor. Non vi servirei ugualmente lì sotto”.

Lei annuì e guardò Nekory. Lei scosse la testa: “resto con papà anch'io”.
“Dai su vai. Risveglia i poteri del cavaliere blu, ci serviranno”. Ryan fece per andarsene ma Strawberry lo bloccò per la mano.

“Tu non sei inutile come credi. Senza di te non andremo da nessuna parte”.

“Compenso col mio cervellone” abbozzò un sorriso.

“E con la tua grande modestia, aggiungerei” rise lei.

Lui si avvicinò e fece per baciarla ma Nekory si schiarì la voce.

“Non davanti a me, vi prego”.

Strawberry arrossì e corse di sotto, lasciandoli da sola.

“Ma non potevi girarti e basta?” sbuffò l'americano.

“Nah!” lo abbracciò spingendolo verso il laboratorio.

 

 

 

La stanza dove si ritrovarono era grande quanto tutta la casa soprastante. Spoglia, colorata di un giallo ocra. Si guardarono intorno scambiandosi occhiate tra di loro.

“Iniziamo?” disse Ghish fregandosi le mani. “Non combatto con voi da anni, sono curioso di vedere se ancora riuscite a fronteggiarmi”.

“Certo che ci riusciamo, e ti stenderemo come otto anni fa” Mina incrociò le braccia guardandolo con aria di sfida.

“Ah sì, passerotto? Vedremo”.

“Lorichetto. E puoi anche giurarci”.

Mark si avvicinò a Strawberry “sono affiatati qui due, eh?”.

“A parte gli istinti omicidi che Mina sprizza da tutti i pori, sì! Sono affiatati”. Rise.

“Iniziamo? Io non vedo l'ora!” Paddy battè le mani emozionata.

“Ma abbiamo appena finito di fare colazione...” Tart sbuffò.

“Che c'è, Taru-Taru, hai paura di farti mettere sotto da una ragazzina?” lo sfidò.

“Io paura di te? Non dire fandonie, posso batterti a occhi chiusi”.

Le due ragazze si trasformarono, mettendosi spalla a spalla. Lanciando occhiate di fuoco ai due fratelli.

Paddy fece segno a Tart di attaccare.

L'alieno più piccolo, preso di orgoglio, non se lo fece ripetere e si scagliò verso di lei.

Paddy saltò, atterrando alle sue spalle. Gli assestò un calcio dritto alle scapole, facendogli perdere l'equilibrio in avanti.

Tart si girò a guardarla e strinse gli occhi. Mentre lei se la rideva vittoriosa l'afferrò per una caviglia facendola cadere all'indietro e bloccandola per i polsi sotto di sé.

“Prima regola del combattimento: mai abbassare la guardia. Adesso sei in trappola, come fai?”.

Paddy sembrò rilassata e abbozzò un sorrisetto. Lo scostò da sopra di sé tirandogli un altro calcio e si rimise in piedi.

“Seconda regola: non parlare” disse lei.

Ghish e Mina rimasero a guardarli dopo di che si concentrarono a combattere tra di loro.

Ghish richiamò i suoi sai scagliandosi su di lei, ma la mew mew era agile e riuscì a schivare i colpi.

Gli bloccò un polso non appena lui fu vicino e gli fece volare via uno dei sai, facendolo arrivare ai piedi di Lory.

La mew verde guardò Pai. Lui fece spallucce e lei si trasformò. Pam imitò l'amica e combatterono contro l'alieno viola insieme.

Pai usò il suo potere, che fu deviato dalla frusta di Pam. Lory lo colpì con un'agilità che non credeva di avere, tirandogli un calcio allo stomaco.

“Ti ho fatto male? Oddio scusami io non...” non ebbe il tempo di finire che l'alieno la bloccò alla parete. “Non parlare in battaglia, ti distrae”. Pai le sorrise leggermente mentre la lasciava andare lentamente.

Lory arrossì alla vicinanza dell'alieno ma si costrinse a non pensare a certe cose.

Pam aiutò l'amica allontanando l'alieno da essa.

Strawberry e Mark rimasero a guardarli mentre si sfidavano.

Mentre Mina cadeva a terra e Ghish prontamente cercava di bloccarla, ma non ci riusciva perché la mew blu era più furba e non gli dava il tempo di avvicinarsi.

Paddy e Tart si massacravano ma allo stesso tempo sembravano divertirsi. Lei aveva il fiatone, lui anche.

“Hai intenzione di aiutarmi oppure te ne stai lì impalata?” Mina chiamò la sua compagna di squadra spronandola a trasformarsi.

“Mark, se cogli qualche stimolo, qualsiasi, cerca di non respingerlo”.

“Chiaro”. Disse il ragazzo mentre lei correva verso l'amica prendendo la sembianze di MewBerry.

La rosa bloccò l'alieno da dietro ma Ghish fu più agile e in un lampo la scaraventò lontano.

Berry si rimise il piedi in un baleno mentre correva a fargliela pagare.

Spalla a spalla con Mina riuscì a bloccare l'alieno che dopo pochi secondi dovette arrendersi.

Sbuffò, ferito nell'orgoglio.

Paddy si fermò anche, imitata delle altre due amiche.

“Così però non andiamo da nessuna parte. Mark non sembra avere nessuna intenzione di trasformarsi”. La biondina sbuffò.

“Scusate io non riesco...” mormorò mortificato.

“Va bene, proviamo a vedere se così funziona” Ghish afferrò i suoi sai e li punto alla gola della leader mentre lei presa alla sprovvista cacciò un urlo che le graffiò la gola già dolorante.

Li strinse sulla pelle facendola sanguinare un po' e guardò il ragazzo.

“Ti prego io non sento niente. Lasciala andare!” urlò Mark, incapace di fare qualsiasi cosa.

Il verde sbuffò lasciando andare l'amica. “Sei l'essere più inutile che conosca”.

“Ghish non essere cattivo. E mi hai fatto male brutto idiota!” lo spintonò con forza facendolo barcollare.

“Proviamo con qualcos'altro, che ne dite?” Pai si fece avanti aprendo il palmo della mano e facendo materializzare qualcosa su di esso.

Le mew mew sgranarono gli occhi.

 

 

Di sopra i ragazzi avevano attaccato Mash ai cavo e osservavano la registrazione del giorno prima.

Niente sembrava rilevante e utile a capire o anticipare qualche sua mossa.

“Trovato qualcosa?” Nekory passò la tazza di caffè al padre che scosse la testa.

La piccola guardò lo schermo e strinse gli occhi. “Papà torna indietro”.

Ryan la guardò e lo fece “quindi?”.

“Guarda, aspetta” indicò Pai che lo attaccava e pochi minuti dopo era a terra insieme a Tart. “Guarda prima che afferri mamma” indicò con l'indice l'attacco che Barag aveva inflitto alle mew mew.

Ryan scattò in avanti sulla sedia riavvolgendo nuovamente il video a quei minuti.

“E' l'attacco di Pai”. Ragionò lui “ha usato lo stesso attacco di Pai per stendere le ragazze”.

Nekory annuì “allora non è stata una mia impressione”.

“Sembra aver assimilato il suo attacco e poi averlo usato a suo vantaggio” disse Kyle prendendo posto accanto al ragazzo.

“Magari è solo una coincidenza?” azzardò Nekory.

“Non credo alle coincidenze” mormorò il biondo ragionandoci. “E se si nutrisse dei loro attacchi?”.

“Spiegherebbe il perchè sappia sempre come muoversi” rispose Kyle.

“Lo dobbiamo dire alla mamma e alle altre!” Nekory corse via e Ryan la seguì dopo aver staccato Mash dai cavi che lo collegavano ai monitor.

Scese le scale quasi rischiando di mancare qualche gradino.

“Mamma siamo riusciti a scoprire qualcosa!” Nekory si affacciò e spalancò gli occhi quando vide la creatura davanti a lei.

Sembrava tanto un insetto somigliante ad una mosca. Ma aveva canini ed era alto almeno venti metri.

Gli occhi di Nekory balzarono rapidamente sugli alieni che volteggiavano tranquilli e poi si posarono sulle mew mew che affannate cercavano di difendersi dall'attacco del chimero. Mark era in ginocchio senza riuscire a fare niente.

“Porca miseria!” urlò Nekory attirando l'attenzione del chimero.

Il mostro si voltò verso di lei e corse ad attaccarla.

“Nekory no!” Strawberry si alzò e corse velocemente ma non riuscì a raggiungerlo.

La ragazzina si parò il viso con le mani chiudendo gli occhi aspettando che la colpisse, incapace di farle qualsiasi cosa.

Avvertì solo un lieve spostamento d'aria e un colpo di spada infliggere il chimero che in pochi secondi lascio il corpo dell'ospite, una mosca.

Eliminato” Mash lo aveva appena ingoiato.

“Stai bene?” Strawberry si avvicinò a lei ignara di quello che era appena successo e controllò che la ragazzina stesse bene.

Ryan si bloccò sulle scale focalizzando la scena davanti a sé.

“Sto bene...” mormorò ancora spaventata. “Cosa cavolo era quel coso?”.

“Un chimero, io e le altre abbiamo combattuto contro di loro quando eravamo piccole”.

Poi Nekory guardò chi l'avesse salvata e spalancò gli occhi. “C'è riuscito!” esclamò.

Strawberry si voltò verso una chioma biondissima e un vestito blu elettrico svolazzante.

Mark era riuscito a trasformarsi.

Rinfoderò la spada e si voltò a guardare le ragazze.

“Io... penso di avercela fatta”.

Le mew mew si avvicinarono a loro, congratulandosi con Mark.

“Bravissimo!” Esclamò Lory.

“Ci siamo fatti pestare e bastava Nekory per farti riattivare i poteri”. Paddy sorrise, massaggiandosi il collo.

“State tutte bene?” Ghish si avvicinò a loro.

Mina gli lanciò un'occhiata. “Brutto cretino e mentecatto che non sei altro! Potevi ucciderci!” lo picchiò tirandogli degli schiaffi sulle braccia.

“Ma non sono stato io a chiamare il chimero!” cercò di difendersi parando i colpi ma le mew mew era davvero furiosa.

“Okay va bene, basta” Pam la afferrò per la vita e la allontanò dall'alieno.

“Ti ammazzo idiota!” scalciò lei.

“Ragazze basta!” tuonò Ryan, scendendo gli ultimi gradini. “Avete riattivato i poteri del cavaliere blu, questa è la cosa importante”.

“Ha ragione, sta calma su” disse Lory sorridendo gentile.

Mina si ricompose sciogliendo la trasformazione. Prese un bel respiro e cercò di calmarsi per non ucciderlo davvero.

Mark, o meglio, il cavaliere blu guardò i suoi amici cercando di capire cosa dovesse fare.

“Grazie Mark...” mormorò Nekory rossa in viso. Lo spavento che si era presa era del tutto sparito quando realizzò che era stato proprio lui a salvarla.

“Non c'è di che” disse lui “è stato istintivo”.

“Adesso...” cominciò Ryan “devi riuscire a controllare le trasformazioni. La parte più difficile è stata fatta” poggiò una mano sul capo di Nekory. “Vediamo se riesci a tornare normale e poi ritrasformarti”.

Mark annuì. Le ragazze si fecero da parte lanciando che lui si concentrasse per riuscire nell'impresa.

 

 

* * *

 

 

 

Era ormai pomeriggio inoltrato quando le ragazze lasciarono la palestra dove si erano allenate tutto il giorno.

Ryan era ancora chiuso in laboratorio insieme a Kyle a fare ricerche su ricerche che il triplo delle volte portavano solo a vicoli ciechi.

La squadra mew invece era indolenzita, stanca e affamata.

Paddy si teneva a Tart, che ci era andato giù pesante dopo il loro ultimo scontro fisico.

Mina lanciava ancora occhiate a Ghish che in tutta risposta continuava a prenderla in giro, solo per aumentare il suo istinto ad ucciderlo.

Lory e Pai invece, avevano combattuto ancora prima di fermarsi definitivamente per non sfinirsi a vicenda.

Pam e Strawberry si erano allenate tra di loro, puntando tutto sull'agilità dei loro movimenti.

Nekory aveva aiutato Mark a concentrarsi, e dopo svariati tentativi il ragazzo era riuscito a controllare le sue trasformazioni, prendendo le sembianze del cavaliere blu a suo piacimento.

Erano stanche ma soddisfatte del loro lavoro, per lo meno sarebbe servito a qualcosa.

“Io sono distrutta” fece Paddy stiracchiandosi i muscoli indolenziti.

Fecero il giro della scalinata e lì trovarono Shirogane seduto a viso chino.

Le ragazze si lanciarono uno sguardo incuriosito.

“Ehi biondino, batti la fiacca?”. Ghish lo provocò, come era suo solito fare.

Ryan non rispose e non li guardò.

“Ryan che succede?”. La rossa si avvicinò a lui, chinandosi per poterlo guardare negli occhi.

“Mi sono allontanato due secondi... due secondi e basta”, mormorò il giovane americano.

“Che vuoi dire?”. La mew mew guardò i suoi amici che in risposta scossero la testa, ignari quanto lei di cosa stesse blaterando.

“Mash non ha avuto il tempo di avvisarvi, è successo in fretta...”

“Ryan cosa è successo in fretta?” Strawberry gli prese il viso tra le mani costringendolo a guardarla. I suoi occhi erano spenti, quasi vuoti. Occhi di chi non sapeva cosa fare. “Per favore... così mi preoccupi”.

“Kyle” mormorò.

“Cosa è successo a Kyle?” deglutì a fatica formulando quella domanda.

“Barag... Barag ha preso Kyle”.

 

 

 

BUON SALVE A TUTTI!

Non aggiorno da un pochino, per cause maggiori purtroppo. Non ho avuto il tempo di respirare.

Retroscena della mia vita: sono estetista e in questo periodo natalizio gli appuntamenti si accavallano come se non ci fosse un domani. Che stress!

Detto questo che sicuramente non interessava a nessuno, sono tornata!!!

Mi prolungo poco e spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto. Ringrazio tutti coloro che la seguono. A presto un grosso bacio!

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