Never Say Never

di HermioneJeanGranger97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Captolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 44 ***
Capitolo 46: *** Capitolo 45 ***
Capitolo 47: *** Capitolo 46 ***
Capitolo 48: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Prologo


Corro. Corro e non capisco dove sto andando.
Davanti a me, dietro e ai lati, solo il buio.
Sotto ai piedi riesco a vedere delle mattonelle di un pavimento e l’unica cosa che la mia testa mi dice è di correre.
-Corri senza fermarti!- mi dice anche l’istinto.
Ed è quello che faccio, corro.
Ho il respiro bloccato e per quanto voglia urlare non riesco.
E come se fossi immobilizzata.
Non vedo, non sento e non riesco a parlare.
Mi sento soffocare, ma che diavolo sta succedendo?
Ad un certo punto inciampo, ma non so su cosa. Cerco di rialzarmi, ma quello che sembra un macigno pesante mi blocca la schiena e io ho tanta paura.
Adesso mi sento strattonare e cerco di ritirarmi, ma proprio non riesco a muovermi.
Rose, Rose… Qualcuno mi sta chiamando.
Cerco di urlare per farmi sentire, per dire ehi sono qui, aiutatemi!

***

Mi fa male pensare che lei per quanto percepisca il legame forte che ci unisce, alla fine di noi e di quello che siamo non si ricorda niente di niente.
Non ha ricordo alcuno a cui aggrapparsi, a differenza mia che ne ho fin troppi.
Ecco perché mi rifugio qui dentro, sdraiato sul divano bordeaux ad occhi chiusi, con il caminetto accesso, le cui flebili fiamme non possono che farmi tornare in mente come esse danzassero così bene sul suo viso, di come la illuminassero.
Non posso fare a meno di ricordare di come ci siamo baciati per la prima vera volta, di come sentire le sue labbra sulle mie mi facesse sentire così bene.
Non posso non ricordare di come i suoi occhi si accesero poco prima che buttasse all’aria la paura che le trasmettevo e mi si lanciasse addosso, con impeto e voglia di me, la stessa che avevo io.
La volta in cui l’abbracciai così forte e decisi che ci sarei rimasto così per sempre, avvolto nel profumo della sua pelle e la forza delle sue braccia.
Ed è stato proprio in quell’abbraccio che capii quanto cazzo ne fossi innamorato. Per davvero. Di quanto quella focosa attrazione che provavo per lei, si fosse trasformata in qualcosa di più profondo e viscerale.
E la volta in cui facemmo l’amore? Si, perché con lei non ho mai pensato di fare solo del semplice sesso, di una semplice unione carnale. No, con lei ho fatto l’amore quello vero.
Quello che speri non finisca mai, dove ti prendi ogni secondo per assaporare ogni centimetro di pelle, dove i baci sembrano sempre troppo pochi, dove le mani non riescono a fare altro che stringersi sempre più forte, dove il cuore batte talmente tanto veloce che pensi di morirci lì, tra le sue braccia. Il cervello non sembra neanche funzionare più, perché in quei momenti fai parlare solo il cuore e lo stomaco, l’impulso e la voglia, fai parlare solo l’amore. E nel momento in cui il mio corpo si unì al suo, ho creduto davvero di trovarmi in paradiso.
Ma, nonostante quello che provassi io, in quel momento non riuscii a fare altro che a preoccuparmi di come si sentisse lei, se le facesse male, se le piacesse stare con me, volevo solo che la sua prima volta fosse speciale ed unica.
Questo penso sia l’amore, mettere prima il bene dell’altro. E in quel momento, per quanto volessi solo sentirla mia più velocemente possibile e sempre più nel profondo, non riuscivo a fare altro che pensare a lei e a quello che aveva deciso di donare solo a me.
E speravo con tutto me stesso, che per tutta la vita, lo volesse fare solo ed esclusivamente con me.
Sì, sono giovane, avete ragione, ma non esisterà al mondo nessuna come lei, non esisterà al mondo qualcuna che riuscirà a farmi sentire semplicemente Scorpius.

-Volevo solo che sapessi quanto ti amo-

Le dissi con fare semplice, senza smettere di guardarla negli occhi. Volevo che lei non lo sentisse solo con le orecchie, ma che me lo leggesse in faccia.

-Perché piangi?- le chiesi poi, quando l’unica risposta che ottenni furono lacrime che scendevano dai suoi occhi.

-Perché ti amo anche io Scorpius Hyperion Malfoy, con tutta me stessa-

E fu in quel momento che mi sentii l’uomo più fortunato al mondo. Glielo leggevo in faccia, nella stessa maniera in cui lei poteva farlo con me. Eravamo l’uno lo specchio dell’altro.

Grazie per essere arrivate/i fino a qui!

Come storia l'avevo già pubblicata, scrivendola in maniera diversa. Come stava venendo non era nei miei gusti, perciò avevo deciso di bloccarla e riscriverla tutta. Adesso sono convinta di come stia venendo fuori e sono molto più contenta e soddisfatta.
Fatemi sapere anche voi cosa ne pensate!! 

Ci vediamo al primo capitolo vero e proprio della storia,
Un bacio Herm :*

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


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Capitolo 1


-Sai non riesco a credere che tuo fratello riesca a dimenticarsi qualcosa ogni santissimo anno- mi domanda Eveline alla mia destra, mentre stiamo percorrendo il corridoio del treno per raggiungere il nostro ultimo scompartimento.
È lì che ci siamo incontrate per la prima volta, entrambe con l’intenzione di nasconderci e realizzare con calma che stavamo andando davvero ad Hogwarts.
È proprio in quello scompartimento che per la prima volta abbiamo riso e scherzato insieme, è in quello scompartito che ogni anno, come se fosse una tradizione, vogliamo cominciare il nostro anno ad Hogwarts.
-Ormai mi sono arresa all’evidenza-le rispondo sbuffando.
-Ma adesso non pensiamoci più, perché quest’anno dobbiamo realizzare che è il nostro ultimo anno Rose, te ne rendi conto?- mi domanda con un sorriso a trentadue denti.
-Io non ci credo ancora. Finito quest’anno diventeremo definitivamente adulte e inizieremo la vita che abbiamo sempre desiderato- le rispondo con la stessa aria sognante.
-Già, devo ammettere però che un po’ di strizza ce l’ho- mi confessa Eve con una risatina.
-Sarebbe sciocco non avercela, non credi?-le rispondo ancorandola da un braccio - ma dato che saremo insieme, affronteremo ciò che il destino ha in serbo per noi-
-Quando hai quell’aria così saggia, mi spaventi- mi dice prendendomi in giro, per poi girasi ad aprire lo scompartimento che ormai da sette anni ci accompagna nel nostro viaggio.
Noto però che si è bloccata sull’entrata con gli occhi sgranati e la bocca in una smorfia di disgusto. Curiosa mi arrampico su di lei e ciò che vedo non mi piace per niente.
-Che siate dannatamente schifosi non ve l’ha mai detto nessuno?- domando ironicamente alle due figure sdraiate sul sedile dello scompartimento, aggrovigliate come due anguille, viscide e schifose.
Sento Eve muoversi di lato, di modo che io possa fare un passo ed entrare nello scompartimento. Allo stesso tempo però la sento sbuffare. Ma non ci do peso.
Noto anche la barbie bionda sbuffare e alzarsi, rischiando di far cadere la ragazza a terra.
-Ti ha mai detto nessuno Weasley che sei dannatamente irritante?-mi domanda con quel tono beffardo, guardandomi con quell’aria da figo, credendo di potermi anche solo fare un certo effetto. Beh un certo effetto me lo fa: schifo!
Ha tutti i capelli arruffati, le labbra gonfie come un canotto e la camicia sbottonata fino all’orlo che mette in risalto il fisico atletico grazie al Quiddich.
Ma a me non frega una cippalippa del suo fisico atletico, o dell’aria dannatamente sexy che ha in questo momento, voglio che sparisca dal mio scompartimento.
-Detto da te Malfoy è un complimento- gli rispondo sorridendogli beffardamente.
-Detto questo, potreste cercarvi un altro scompartimento, grazie, questo è già occupato- continuo, ignorando la figura femminile dietro Malfoy che sembra stia cercando di darsi una sistemata.
-Ti stai rivolgendo a te stessa mentre lo dici vero Weasley? Perché lo scompartimento era occupato dal sottoscritto- mi risponde Malfoy indicando se stesso.
-In realtà questo scompartimento è mio e di Eve da quando veniamo ad Hogwarts-
-E questo secondo te dovrebbe importarmene?-mi domanda, scoppiando poi in una risata.
-Dai Rose, andiamocene, sicuramente ne troveremo un altro- sento dire da Eve dietro di me, mentre cerca di tirarmi dalla maglietta.
-Non esiste proprio. L’abbiamo fatto per sei anni di fila, di certo non rinuncerò per il nostro settimo anno- le rispondo continuando a guardare Malfoy con aria di sfida.
-Non pensavo che fossi così sentimentale Weasley- dice Malfoy, ghignando.
-E questo secondo te dovrebbe importarmene?- gli rispondo utilizzando le stesse sue parole e scimmiottando il tono derisorio che aveva utilizzato prima.
Non fa in tempo però a rispondermi, che sento un botto alle mie spalle. Mi giro spaventata che possa essere successo qualcosa ad Eve, quando la noto appoggiata al muro con gli occhi preoccupati che puntano sotto di lei. Seguendo la sua traiettoria noto una figura stesa a pancia in giù sul pavimento.
La figura inizia a vibrare, scossa dalle risa e riconosco subito quei capelli neri sempre in disordine e quella risata delicata.
-Che diavolo ci fai per terra Al?- domando a mio cugino, ormai seduto per terra, sempre sotto i piedi di Eve.
-Sono scivolato-mi risponde con voce soffocata dalla risata, che lascia sfogare subito dopo avermi risposto.
-Comunque - continua dopo essersi ripreso e rimesso in piedi - mi spiegate come fate già a litigare? Non siamo neanche arrivati ad Hogwarts!- domanda Al a me e al furetto, con uno sguardo tra il divertito e l’esasperato.
-E’ lei che si trova sempre in mezzo!-
-E’ lui che si trova sempre in mezzo!-
Esclamiamo sia io che Malfoy all’unisono.
-Sembrate due bambini, Santo Salazar- esclama Al - comunque Scorp ho bisogno di te perciò sistemati e muovi il tuo culetto verso il sottoscritto-
-Stai scherzando Al?! Sono occupato-gli risponde il furetto biondo senza muovere neanche un muscolo.
-Sono sicuro che la bella Amelie non si offenderà, non è vero?- chiede Al direttamente alla ragazza che stava con la barbie platinata, col solito sorriso di quando vuole ottenere qualcosa con facilità.
D’istinto mi giro per vedere la ragazza che Al ha appena chiamato Amelie e non riesco a rimanerne sorpresa.
Amelie Brown, mia compagna di Casa e di dormitorio, si limita semplicemente a sorridere ad Al, poi si avvicina a Malfoy, gli sussurra qualcosa all’orecchio che lo fa ridere e poi, come se niente fosse, esce dallo scompartimento.
Prima non l’avevo riconosciuta perché l’Amelie che conosco io aveva i capelli biondo platino, invece questa Amelie li aveva di un intenso blu notte. Ma la faccia da schiaffi era rimasta uguale.
-Bene, adesso potete pure smammare, io ed Eve dobbiamo cambiarci- esclamo buttandomi sul sedile sul quale non si erano di certo sdraiati le due anguille.
Però aspetta … scatto sull’attenti e -Non ti sarai rotolato anche qui sopra vero?- chiedo allarmata ad un Malfoy intenzionato a seguire Al.
Sentendo però la mia esclamazione, si gira, mi mostra il solito ghigno e riprende la traiettoria.
-Tranquilla Rose, lanciamo un bel gratta e netta e ripuliamo tutto, va bene?- mi chiede Eve con voce divertita.
-E secondo te un semplice gratta e netta basta? Non è che per caso ti sei portata a dietro un lanciafiamme? Io l’ho sbadatamente lasciato a casa- e con la risata di Eve che riempie lo scompartimento, iniziamo a cambiarci.

***

-Tanto per fare l’insegnate di Babbanologia non è importante sapere bene Pozioni- esclama con determinazione Eve.
-Ed è la centesima volta che me lo ripeti, ma comunque quest’anno devi prendere la sufficienza, altrimenti l’anno non lo passi- le ribadisco con estrema calma.
-Lumacorno sa che sono una frana, ma che mi impegno, perciò chiuderà l’occhio come sempre-
-Peccato che quest’anno è l’anno dei M.A.G.O. e non ci sarà nessun Lumacorno a sostenerti-
Ogni anno facciamo questo discorso. Non ho mai conosciuto una persona così impedita in Pozioni come lo è Eve. Riesce a far esplodere ogni, e sottolineo ogni, pozione che facciamo.
Non ho mai capito perché abbia continuato dopo i G.U.F.O., dato che è una frana fin dal primo anno. Ma è anche vero che Lumacorno l’adora ed ha sempre cercato di aiutarla il più possibile.
-Senti, cara mia Rose, quest’anno cercherò qualcuno che mi aiuti okay? Ovviamente non lo posso chiedere alla mia migliore amica, perché sembra sempre indaffarata, ma un cristiano di sicuro lo trovo. D’accordo?- e come ogni anno mi rinfaccia il fatto che non l’aiuto.
Io ci ho provato, giuro. Eravamo durante il nostro terzo anno e le avevo promesso che l’avrei aiutata. Proprio durante la nostra prima lezione, con un’esplosione, ha bruciato tutti i miei capelli.
Proprio perché io sono dannatamente fortunata, sono dovuta andare in giro con un taglio maschile che metteva in risalto le mie orecchie a sventola, perché Madame Chips non era riuscita a trovare nessun incantesimo che mettesse apposto i miei capelli.
Adesso ovviamente sono ricresciuti, ma ci è voluto il triplo del tempo. Da quel giorno ho promesso che, per quanto volessi bene ad Eve, non l’avrei più aiutata, almeno non in Pozioni.
-D’accordo mostriciattolo-le rispondo sorridendole- a proposito di impegni, devo andare alla riunione dei Caposcuola- dico alzandomi e dirigendomi verso la porta dello scompartimento.
-Mi raccomando non spaventarli troppo- esclama Eve con un sorriso, poco prima che chiuda la porta.

La riunione si trova all’incirca a metà treno, perciò compio un bel tragitto.
Arrivata davanti allo scompartimento mi basta un’occhiata per capire che è ancora vuoto e che tutti devono ancora arrivare. Decido perciò di iniziare a sedermi, sicuramente tra poco saranno qui.
Ho sempre desiderato diventare Caposcuola. Il motivo preciso non lo so, probabilmente è legato alla mia mania di tenere sempre sotto controllo tutto e che tutto deve essere minuziosamente organizzato e pianificato. Mi fa sentire adulta il controllo e quale ruolo migliore se non il Caposcuola, per sentirti adulta?
Mamma ovviamente è stata contenta, papà era stra orgoglioso. Mio fratello, cretino qual è, non ha smesso di prendermi in giro. Ma da un immaturo come lui di certo non mi aspettavo altro.
Io ed Hugo siamo proprio gli opposti. Io ordinata, lui disordinato. Io attenta su tutto, lui sbadato su tutto. Io troppo matura per la mia età, lui troppo immaturo per la sua età. Io troppo seria, lui troppo giocherellone. Siamo d’avvero gli opposti, l’uno dell’altro.
Non dico di non sopportare mio fratello, ma non riesco a non irritarmi per suoi atteggiamenti, pensieri, opinioni. Non riusciamo a stare per più di cinque minuti in una stanza senza litigare come matti.
I miei pensieri vengono interrotti dalla porta dello scompartimento che si apre per mostrare il volto di un ragazzo. Gira lo sguardo fino a incontrare il mio e fa nascere sul suo viso un enorme sorriso.
-Siamo in anticipo noi o gli altri sono in ritardo?- mi domanda mentre entra completamente nello scompartimento.
Ha una voce profonda e roca, dannatamente sexy. Per non parlare del resto.
È decisamente alto, moro e con due grandi occhi marroni. Ha un fisico asciutto sotto la divisa dei Serpeverde e il sorriso che gli incornicia il viso è fottutamente attraente.
-Probabilmente siamo noi in anticipo, ma manca poco prima che arrivino- gli rispondo sorridendo.
Come si fa a non sorridere davanti a sto gran pezzo di manzo? Come lo definirebbe mia cugina Lily.
Strano però che non l’abbia mai visto. Di sicuro uno così non passa inosservato.
-Bene e io che pensavo di essere in ritardo- esclama per poi porgermi la mano -comunque sono Alex Sheppard, Caposcuola dei Serpeverde-
-Rose Weasley, Caposcuola dei Grifondoro- gli rispondo stringendo un po’ imbarazzata la grande mano che mi porge. Non so se sia io ad avere un caldo improvviso o se è la sua mano ad essere così dannatamente calda.
La porta dello scompartimento si apre di nuovo, dalla quale fanno capolinea piano piano tutti gli altri.

Bene, che la riunione abbia inizio.

Tutti i Prefetti si mettono seduti sulle sedie, mentre noi Caposcuola ci disponiamo in piedi davanti a loro.
Alla mia destra mi ritrovo Alex, mentre alla mia sinistra mi trovo Linda Pool, Caposcuola Tassorosso e Shaw McMillan, Caposcuola Corvonero.
Stiamo in silenzio per un minuto e decido di prendere la parola.
-Bene, io sono Rose Weasley, la Caposcuola dei Grifondoro. Vogliamo iniziare dai turni notturni di pattuglia?- domando e per almeno mezz’ora rimaniamo a discutere su come debbano essere fatti i turni e chi debba stare con chi.
Alla fine la fortuna sta volta è voluta venire a mio favore, perciò mi trovo in coppia una volta a settimana con Alex, il grande figo Caposcuola dei Serpeverde. Anche lui sembra contento, dato che continua a sorridermi e a guardarmi.
-Vogliamo discutere del Ballo in Maschera o decidiamo le date delle prossime riunioni?-domanda Mcmillan con quel fare da so-tutto-io.
Non sono mai riuscita a sopportarlo, un motivo in più per non voler stare con lui di pattuglia. Un po’ mi dispiace per Linda, ma ho sentito che, nonostante abbia un gran cuore, sappia essere anche altrettanto cazzuta quando la si fa arrabbiare.
-Secondo me iniziare a capire come dividerci i compiti per il Ballo non sarebbe male- risponde Alex, con quella sua voce sexy e roca.
Siamo tutti più o meno d’accordo e dopo un paio d’ore siamo riusciti a dividerci i compiti in modo equo e a rimettere a tacere qualsiasi polemica proveniente soprattutto dai Prefetti del quinto anno.

Santo Merlino, io non ero così rompi pluffe!

Finita la riunione noi Caposcuola ci fermiamo per fare il primo rapporto da consegnare alla Preside. Per fortuna essendo la prima non ci vuole molto a scriverlo e nel giro di una quindicina di minuti abbiamo finito tutto.
Sto giusto per raggiungere il bagno, prima di recarmi da Eve, quando Alex mi richiama.
-Ehi, scusami se ti disturbo, ma volevo farti sapere che sono molto contento che sia tu la mia compagna di ronda. Voglio dire Linda credo mi odi, o almeno dagli sguardi che mi lancia è ciò che percepisco, mentre McMillan è davvero insopportabile. Tu invece non mi odi e non sei affatto insopportabile- conclude con un sorriso che fa nascere delle dolci fossette sulle guance.
Da questa distanza noto anche una piccola spruzzata di lentiggini che gli ricopre il viso e ciò lo rende ancora più adorabile.
-No, tranquillo non ti odio e, a titolo informativo, anche tu non sei insopportabile- gli rispondo lasciandomi scappare una risatina davvero idiota.
-Sono contento. Bhe ci vediamo in giro Rose- mi saluta sorridendomi.
-Certo ci vediamo in giro-rispondo continuando a sorridere come un ebete anche quando lui si è voltato per raggiungere la parte di treno occupata solitamente dai Serpeverde.
Riprendo la mia corsa verso il bagno, apro la porta, mi ci tuffo e non riesco a non levarmi questo dannato sorriso.
So che non lo conosco per niente, voglio dire, ho saputo della sua esistenza due ore fa!
Ma non so se vi sia mai capitato di incontrare una persona, parlarci per pochi attimi e avere la sensazione che potesse diventare importante.
Un amico importante o magari qualcosa di più, ma sempre importante.
E’ la sensazione che ho provato quando ho conosciuto Eve e poi è diventata la mia migliore amica.
Adesso, quella stessa sensazione, la sto provando mentre penso ad Alex. Solo che ovviamente spero che non diventiamo solo dei semplici amici. Ehehehehehe!
Mentre mi lavo le mani, allo specchio noto che il sorriso da deficiente è ancora lì, sul mio viso incorniciato da una massa informe di colore rosso fiamma.

Devo subito raccontarlo ad Eve.

Mi butto a capofitto sulla porta, ma questa maledetta non si apre. Sapevo di non averla chiusa. Sono claustrofobica e ho sempre la fobia di rimanere chiusa dentro, perciò evito di chiudere porte e di sbrigarmi a fare quello che devo fare.
Ma questa maledetta continua a non aprirsi neanche dopo che ho utilizzato l’incantesimo Alohomora!
Mentre continuo a tirare su e giù la maniglia, inizio ad urlare per farmi sentire. Ma tutto ciò che ottengo è una risata, bella forte anche.
Quella maledetta risata io la riconosco e quel bastardo me la pagherà appena uscirò da qui.
-Maledetto bastardo fammi uscire subito!- strillo.
-Non esiste Weasley.  La prossima volta impari a non interrompere- mi risponde quel decerebrato, continuando a ridere di gusto.
-Tu stai scherzando non è vero?- gli strillo scioccata.
Sto babbuino da quattro soldi mi ha rinchiusa in un bagno, perché prima l’ho interrotto mentre faceva l’anguilla con quell’altra?!
-Apri subito- gli strillo di nuovo, ma dall’altra parte non sento né una risposta nè la sua risata.

No, no, no ,no ,no ,no ,no, NO!

Non se ne può essere andato, io devo uscire assolutamente da qui dentro.
-Malfoyyyyy- strillo con quanto più fiato ho in gola.
Ma è possibile, questi studenti sono sempre fuori nel corridoio e adesso che me ne serve anche solo uno, non ce n’è?! Ma miseriaccia!
Le gambe iniziano a formicolarmi e la testa a girami.
No … io devo uscire.
Mi manca l’aria.
La stanza sembra chiudersi intorno a me.
I polmoni si chiudo.
La gola si secca.
Chiudo gli occhi, continuando a battere la mano sulla porta nella speranza che qualcuno mi senta.
Cado a terra con le gambe molli quanto una gelatina.
Giuro che se esco da qui, Malfoy dovrà guardarsi le spalle ogni fottuto maledetto secondo.
Credo di star per svenire, dalle orecchie non sento neanche più un suono.
Neanche uno.
Gli unici pensieri che mi frullano nella mente sono tutti i modi più cruenti per uccidere Malfoy e come poter uscire da qui, subito!
Ad un certo punto cado in avanti, con la faccia a terra e sento qualcuno scuotermi.
Aria. Aria che entra nei polmoni.
Inizio a fare respiri profondi, tanto che riesco a sentire l’aria entrare e uscire da me, come se fosse solida.
Continuo a tenere gli occhi chiusi, perciò non so chi mi abbia portato fuori. Chiunque sia gli devo un favore.
-Tutto bene? Weasley non ti sentivo più, mi hai spaventato- mi arriva la sua voce dritto nell’orecchio sinistro e se avessi anche un po’ di forza, giuro che gli caverei gli occhi.
Non ho neanche la forza per mandarlo al diavolo. Ma il favore se lo può mettere …
-Weasley ti prego dimmi che stai bene?- mi domanda, dimostrando ulteriormente quanto sia effettivamente un coglione.
-Se … non … te … ne … vai- inizio lentamente e minacciosa, ma non riesco a continuare, la gola brucia troppo.
-Non posso andarmene, se Al venisse a sapere che sei stata male per colpa mia, mi uccide- esclama allarmato.
Faccio tre respiri profondi e, con grande sforzo e disgusto dato dall‘aiuto di Malfoy, riesco a mettermi seduta con la schiena contro il muro.
Lo incenerisco con lo sguardo più cattivo del mio repertorio, mentre lui continua a guardarmi con quella faccia da cane bastonato. Mi sta solo facendo saltare ancora di più i nervi.
-Allora, stai bene?- mi ridomanda.
-Tu non hai idea di che ti combinerò, gran pezzo di merda- sibilo tra i denti.
La faccia un filino spaventata che ha in questo momento, mi da una grande soddisfazione.
-Scusami Rose, giuro che non pensavo stessi male. Volevo vendicarmi perché hai fatto saltare una grande scopata, ma non pensavo che potessi sentirti male, altrimenti non lo avrei mai fatto- esclama spaventato, sembrando quasi davvero preoccupato.
Peccato che io so di che pasta sia fatto, perciò non ci cascherò come quelle cretine che si porta a letto.
-Oltre che un porco senza pudore, sei anche un pessimo attore, caro dongiovanni-gli rispondo acida.
-Ti giuro Rose che non volevo- cerca ancora di scusarsi, mettendo addirittura una mano sul mio braccio.
-Primo non sei autorizzato a chiamarmi Rose, secondo leva immediatamente quella mano, prima che te la amputo- gli rispondo, ritraendo subito il braccio schifata.
-Senti sai che c’è? Mi hai stufano. Ti ho chiesto scusa, ti ho detto che non volevo, ma come al solito ti comporti come un’acida zitella. Da come rispondi noto che stai bene, perciò me ne posso anche andare. Saluti Weasley- detto questo, scatta in piedi e si dirige infuriato lontano da me e lontano dalle mie mani che vorrebbero strangolarlo.
Adesso è lui quello arrabbiato?
Io sono quella furiosa!




Ciao!
Grazie per essere arrivate/i fino a qui!
Questo è solo il primo capitolo, ma fatemi comunque sapere che cosa ne pensate!!
Al prossimo,
Un bacio, Herm :*

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


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Capitolo 2


La scuola è iniziata da una settimana e sento pesante il macigno dell’ultimo anno.
I professori non fanno altro che ricordarci quanto sia importante quest’anno per il nostro futuro, quanto gli esami siano difficile, quanto studio dovremo affrontare.
Sin dal primo giorno di lezioni ci hanno riempito di compiti fin al midollo, tanto che anche io ho avuto difficoltà con le consegne.
Non oso immaginare come mi ritroverò una volta che inizieranno gli allenamenti di Quiddich.
Domani pomeriggio ci saranno le selezioni, e nonostante sappia che il ruolo di cacciatrice mi sarà affidato di nuovo, una certa dose di nervosismo mi trapassa il corpo.
Ho ottenuto il ruolo durante il mio secondo anno e sono riuscita a mantenerlo per tutti gli anni avvenire. Ovviamente papà avrebbe preferito che io fossi una portieressa, ma l’adrenalina che mi scorre nelle vene e mi trapassa tutto il braccio mentre segno un gol, non ha prezzo.
Questa notte però dovrò svolgere la mia prima ronda da Caposcuola.
Sono felice, ma sono più elettrizzata dal fatto che ci sarà Alex con me.
Durante la settimana ci siamo scambiati saluti e sorrisi tra i corridoi e durante le lezioni. Non riesco ancora a concepire come non mi sia mai accorta di lui in tutti questi anni.
Mentre sto raggiungendo il nostro punto di incontro per la ronda, non riesco a fare a meno di sorridere.
Il sorriso non fa che aumentare quando lo noto appoggiato al muro con la testa bassa. Ha un semplice paio di jeans e una felpa, che, non riesco a non notare, evidenzia i muscoli del braccio.
Sentendo probabilmente i miei passi, alza la testa e il viso è incorniciato dal suo fantastico sorriso.
-Hei- esclamo un po’ imbarazzata.
-Hei- mi saluta con la sua voce roca e profonda.
Una volta che l’ho raggiunto, iniziamo la ronda in un imbarazzante silenzio.
Non riesco a sciogliere i muscoli, mi sento dannatamente agitata. Lo guardo di sott’occhio molto spesso, ma lui sembra rilassato e tranquillo.
-Allora, agitata che questo sia il nostro ultimo anno?- mi domanda all’improvviso facendomi spaventare.
-Ehm, si e no. Tu? - gli domando. Ho le guance a fuoco e ringrazio Merlino e tutti i Santi che i corridoi siano semibui.
-Un po’ si in effetti, anzi un po‘ molto- risponde lasciandomi sorpresa. Non mi aspettavo una risposta così sincera, mi sarei aspettata più una risposta da maschio-alfa che non ha paura di niente.
-Bhe credo sia normale avere paura del futuro, non sai mai cosa ti possa capitare. Ma credo che se una persona è sicura di quello che vuole e di quello che è, allora non c’è da preoccuparsi di niente- rispondo senza neanche prendere fiato.
Forse devo darmi una calmata.
-Tu sei sicura di quello che vuoi e di quello che sei?- domanda Alex girandosi verso di me con uno sguardo curioso.
Con il viso così in penombra è ancora più bello.
-Bhe si- rispondo sincera, perché sono consapevole di chi sono e di ciò che voglio. Lo sono sempre stata.
-Come fai a saperlo?- mi domanda sembrando ancora più curioso.
-Quando ogni mattina mi guardo allo specchio, sono fiera della persona che sono, orgogliosa di ciò che faccio ogni giorno, dell’impegno che ci metto. Sono fiera degli obbiettivi che mi sono prefissata e sono sicura di potercela fare- gli rispondo con estrema calma questa volta. Non voglio sembrare una vanitosa imbecille.
-Posso sapere gli obbiettivi?- mi domanda un po’ timoroso.
Non sono mai stata con un ragazzo è vero, ma qualche uscita l’ho fatta ed è la prima volta che qualcuno si mostra così interessato a me.
-Vorrei diventare una medimaga per i bambini- gli rispondo fiera.
Mi sono sempre piaciuti i bambini, hanno un animo così puro, indifeso.
I nostri vicini di casa hanno due gemellini, maschio e femmina, di 7 anni. Il loro padre biologico li ha abbandonati quando ne avevano solo 2 e in quei due anni gliene ha fatte passare di cose, tanto che i bimbi sono finiti ricoverati in ospedale e salvi per miracolo. Prima che la madre dei bimbi conoscesse il compagno attuale, un grandissimo uomo, in estate, cercavo sempre di darle una mano. Quando i bambini sono usciti dall’ospedale erano impauriti, sperduti, senza più quell’animo puro che a quell’età bisogna avere. Ho iniziato a parlare con loro, a giocare con loro e molto spesso ho dovuto guarire ancora ferite non rimarginate del tutto.
E durante il tempo passato con quelle splendide creature, ho scoperto di voler diventare una medimaga per bambini.
-Wow, un progetto importante, ma di nobile animo-mi sorride Alex e sembra che mi guardi con uno sguardo fiero.
-Grazie- gli sorrido di rimando-tu invece? Cosa vorresti fare?- gli domando un pochino imbarazzata. Non sai mai come la gente possa reagire quando poni loro domande personali.
-Amo Pozioni. Ci sono un miliardo di Pozioni diverse per ogni scopo che ti poni, ma non esauriscono mai. Puoi giocarci e creare mille fragranze a tuo piacimento. Il mio sogno sarebbe diventare un Pozionista- mi risponde Alex con sguardo sognante.
-Bhe tu non scherzi mica- gli rispondo con una risatina -mi piacciono le persone ambiziose- mi lascio scappare senza neanche accorgermene. Appena riesco a connettere e a realizzare ciò che ho appena detto, divento un’aragosta vivente.
Il suo sguardo sorpreso di certo non aiuta.
Ma che accidenti ho nel cervello.
-Bhe, a me piacciono le persone con un animo nobile- mi risponde con un sorriso gigante che gli incornicia tutto il viso, lasciandosi scappare una risatina.

***

E’ stata la ronda più bella che io abbia mai fatto. Dopo quel momento un po’ imbarazzante, non abbiamo smesso un secondo di parlare. Abbiamo parlato di scuola, delle nostre materie preferite. Delle nostre famiglie e delle vacanze che passiamo con loro. Ci siamo raccontati aneddoti divertenti della nostra infanzia o dei nostri anni ad Hogwarts.
Che fosse bello l’avevo visto con i miei occhi, ma che fosse anche simpatico, divertente, umile e gentile, beh un po’ mi ha sorpresa.
Siamo soliti pensare che un bel ragazzo vada associato all’aggettivo stronzo (cof cof Malfoy cof cof), ma Alex è l’eccezione che conferma la regola probabilmente.
E’ esattamente quello che sto raccontando ad una Eve molto interessata, mentre stiamo pranzando. E’ felice per me.
-Ti piaciucchia tanto eh?- mi schernisce in modo bonario.
-Di certo non mi è indifferente- le rispondo con un sorriso imbarazzato.
-Chi è che non ti è indifferente scusa?- mi domanda mia cugina Lily, mentre sta prendendo posto accanto a me e Roxy, accanto ad Eve.
-Buongiorno anche a te Lily- le rispondo cercando di sviare discorso.
Amo mia cugina ma è dannatamente pettegola.
E’ un anno più piccola di me, ma se ci vedeste da fuori sembrerebbe di sicuro lei la più grande. Ha un visino ovale in cui spiccano due grandi occhi color cioccolato, con un nasino a patatina e una bocca carnosa. Tutto incorniciato dai suoi lunghi, lisci capelli rosso fiamma.
Tanto è bella, quanto schietta. Fin dal primo anno ad Hogwarts ha avuto orde di ragazzi che le stavano dietro per il suo caratterino stuzzicante. Adesso è diventata un’ottima ammaliatrice. Nonostante questo, ha un grande cuore, è fedele e mai toccare le persone che ama, perché potrebbe essere l’ultima cosa che fate nella vostra vita. Durante il terzo anno ha appeso uno dell’ultimo per le mutande nella torre di Astronomia perché aveva osato dire a nostra cugina Molly quanto fosse noiosa. Inutile dire che non ci ha più riprovato.
-Buongiorno fiorellino, chi non ti è indifferente?- mi ridomanda con nonchalance, facendo scappare a tutte una risatina.
-Mi prometti di non fare battute oscene?-
-Giuro sul nostro sangue Weasley- mi risponde con un tono leggermente melodrammatico. So comunque che è la verità, altrimenti non avrebbe messo di mezzo il dna Weasley. È sacro per noi.
-Okay, si chiama Alex, è il Caposcuola dei Serpeverde- non faccio in tempo a finire che Lily sputa tutto il succo dalla bocca e Roxy rimane con la forchetta a mezz’aria. Entrambe mi stanno guardando con una faccia scioccata.
-Ma che vi prende?- domando sorpresa dalle loro reazione. Anche Eve le guarda con uno sguardo tra il divertito e il dubbioso, probabilmente per la loro sanità mentale.
-Che ci prende? Ma dove vivi io mi chiedo!- mi risponde Lily, sbattendosi una mano sulla fronte.
-Io sapevo che vivevi nel tuo mondo Rosie, ma diamine stiamo parlando di Alex Sheppard, Santa Priscilla- esclama più forte ancora Roxy.
Roxy è sempre stata un tantino diretta, ma mai ai livelli di Lily, perciò mi sorprende che mia cugina dalla pelle scura, dai grandi boccoli nero pece che le incorniciano il viso, mettendo in risalto i suoi occhi miele, adotti un comportamento tanto melodrammatico.
-Abbassate la voce e piantatela. Ditemi piuttosto che vi prende- sussurro stizzita dal loro comportamento.
Io non vivo nel mio mondo, Santo Godric!
Sento Lily sospirare e con la coda dell’occhio la vedo scuotere la testa.
-Rosie, io te l’ho sempre detto che devi uscire di più. Comunque Alex Sheppard è sempre stato l’acerrimo nemico di Malfoy, un po’ come lo sei tu, ma per tutte le questioni maschili- mi risponde Lily scandendo ogni parola e con un tono di voce che useresti con i bambini.
-E c’è bisogno di fare tutte queste scene?- domando loro ancora dubbiosa.
Io vivrò pure nel mio mondo, ma loro sono così esagerate.
-Nooo, le scene le facciamo perché è dannatamente sexy- risponde Lily seria.
Ma non riusciamo ad esserlo per molto, perché ci basta vedere gli occhi affamati di Lily per scoppiare tutte a ridere.
-Stai buona stallona, è di Rosie- esclama Roxy, mentre sento le mie orecchie diventare bordeaux.
-Ehi, quasi quasi mi offendo per aver anche usato insinuare che possa provarci con Sheppard. Sono consapevole che è di Rose- esclama Lily, cercando di sembrava offesa.
-Ehi piano, abbiamo solo fatto una ronda, mica ci stiamo per sposare- rimetto a bada i pitbull.
Se non le fermo adesso, sarà la fine.
-Ti stai aprendo al mondo dei ragazzi Rose, per noi è importantissimo. Un po’ come se iniziassi a camminare per la prima volta- mi risponde Lily facendomi l’occhiolino.
-Eve ti prego, aiutami- l’unica che riesce a tenerle buone è Eve. Come? Non lo so.
-Okayyy, non avevi per caso le selezioni di Quiddich tu?- mi domanda Eve, facendomi quel sorriso da “ti ho di nuovo tolto dalle loro grinfie, perciò mi devi un favore”.
Mi alzo subito e con un veloce saluto mi dileguo, fregandomene del fatto che manchi ancora un po’ alle selezioni.

***

Alla fine ho deciso di mettere la divisa da Quidditch, prendere la mia fantastica Firebolt, una pluffa e iniziare ad esercitarmi un po’.
Ogni volta che la pluffa attraversa il cerchio, il mio cuore fa una capriola. Mi sento potente, forte, ho il controllo su tutto quello che ho tra le mani.
Cerco di iniziare dal tiro più facile e piano piano aumentare di difficoltà. Ogni tiro è preciso, con la giusta dose di forza ed equilibrio.
-Scendi bellezza, non hai bisogno di allenarti- vengo interrotta da Donald McLaggen, portiere e capitano della squadra.
All’inizio non andavamo per niente d’accordo. Litigavamo e ci tiravamo certi insulti, che una volta ci siamo presi pure a botte durante il nostro secondo anno.
Adesso invece, sarà che siamo cresciuti, sarà che siamo cambiati, sarà che la punizione della McGranitt ci ha tolto ogni voglia di litigare, siamo diventati amici.
-C’è sempre bisogno di allenamento- gli rispondo mentre gli atterro d’avanti.
-Touche. Comunque oggi mi dovete dare una mano coi novellini, ricoprire uno come Fred come cacciatore e soprattutto James come cercatore, sarà una faticaccia-
-Non esiste, io devo fare le selezioni McLaggen-
-Forse non mi sono spiegato. Tu, i gemelli Birds e Bisquits non avrete bisogno di nessuna selezione. Siete nella squadra da anni, conosco la vostra forza, la vostra bravura, il vostro controllo. - mi risponde con un tono deciso che non ammette discussioni.
-Ho bisogno di voi soprattutto per il ruolo del cercatore. Tu e Bisquits riuscite a cavarvela anche se il terzo cacciatore non sarà il massimo. Ma ti voglio ricordare che nella squadra di Serpeverde c’è tuo cugino Albus come cercatore e l’unico a tenerlo a bada era tuo cugino James, suo fratello. Avevano gli stessi geni, gli stessi movimenti, gli stessi insegnamenti. Dobbiamo trovarne uno che ne sia all’altezza. Hai capito?-
-Si, signor Capitano- gli rispondo con un sorriso.
L’anno scorso era James il Capitano, perciò McLaggen oltre ad essere sotto pressione per cercare di essere all’altezza di James, deve riuscire anche a riorganizzare una squadra che l’anno scorso ha battuto tutti i record.
Bell’affare!
-Molto bene- mi risponde rivolgendomi anche lui un sorriso.
-Ecco gli altri- esclama guardando dietro le mie spalle.
In lontananza noto Emma Bisquits, settimo anno, cacciatrice. Si è unita alla squadra durante il nostro quarto anno, rubando il ruolo ad uno del settimo. Devo dire che non ho mai avuto un’intesa con nessuno come ce l’ho con lei. Sappiamo capire ciò che faremo solo con uno sguardo. Il terzo cacciatore entrerà a far parte di un duo già ben assestato.
Al suo fianco ci sono i gemelli Birds. Sono due battitori fenomenali. Sono entrati nella squadra al loro primo anno e adesso, che sono al quinto, hanno salvato il fondoschiena della squadra un milione di volte. Sono alti e ben piazzati e la loro intesa, molti dicono, può essere associata a quella dei miei zii Weasley, quando anche loro erano battitori. Ne ho parlato con zio George e mi ha confermato tutto con un sorriso triste sulle labbra.
Mi è sempre dispiaciuto non poter conoscere lo zio Fred. Se zio George è il mio preferito adesso, non immagino che uomo fenomenale sarebbe stato con zio Fred affianco.
-Molto bene squadra-esclama McLaggen riportandomi alla realtà.
-Siamo qui perché quest’anno siamo stati privati di due dei nostri giocatori fenomenali e dobbiamo pregare Godric di riuscire a rimpiazzarli come si deve. Vi ho voluti qui perché la cosa più importante che James mi ha insegnato come capitano, è il dialogo con i propri giocatori. Siete qui perché ho bisogno di ogni vostro parere, giudizio, idea. Tutto con estrema sincerità e schiettezza. E’ l’ultimo anno di molti di noi e non ho nessuna intenzione di tornare a casa con un due di picche attaccato sul mio fondoschiena-conclude con il fuoco negli occhi.
Non posso essere che d’accordo. E’ il mio ultimo anno prima di entrare nella mia vita vera e non ho intenzione di rinunciare alla gloria che abbiamo avuto l’anno scorso.
McLaggen guarda l’orologio al polso, chiede ai gemelli di andare a prendere il materiale e io noto che dall’entrata del campo stanno arrivando le nostre possibilità.
Speriamo bene!

Ci abbiamo messo più del dovuto per dividere i vari gruppi da selezionare. La metà delle persone era venuta qui solo per guardare da vicino la fantomatica squadra vincitrice e molti primini erano semplicemente curiosi di capire come funzionasse il Quidditch ad Hogwarts.
Santo Merlino, come in tutto il mondo!
Alla fine abbiamo mandato via anche chi voleva presentarsi come battitore dichiarando che eravamo già a posto così. Stessa cosa per coloro che volevano essere portieri.
Morgana, quanti piagnistei inutili. Imparate in fretta che la sottoscritta ha poca pazienza e non sopporta le lagne da bambini di due anni.
Alla fine siamo rimasti con due ragazze e tre ragazzi da vedere per il posto vacante di cacciatore e una decina di ragazzi (neanche una femmina con il mio disappunto) per il ruolo di cercatore.
Iniziamo con i cacciatori. Le due ragazze sembravano quelle più motivate, ma alla fine sono le prime ad andarsene, di nuovo con il mio disappunto.
I tre ragazzi non erano male, anche se avevano poca stabilità sulla scopa e poca fermezza per quanta riguarda il tiro. Probabilmente il nervosismo e l’agitazione hanno fatto la loro parte.
Solo uno di loro però è riuscito a far gol a McLaggen, sorprendendo tutti.
Io stessa, che conosco anche i punti deboli di McLaggen, faccio fatica a fare gol, perché è un ottimo portiere. Uno dei migliori negli ultimi vent’anni. L’anno scorso in tutte le partite ha ricevuto solo due gol. Un record!
-Danny Bell, nuovo cacciatore della squadra di Grifondoro- esclama McLaggen con un sorriso sollevato sul viso.
Meno uno, andato.
Adesso toccava al tasto dolente: il ruolo del cercatore.
Per prima cosa li abbiamo divisi a coppie. Mentre i gemelli Birds lanciavano loro contro i bolidi, loro dovevano schivarli e allo stesso tempo acciuffare per primo il boccino.
In fretta e furia ci siamo ritrovati solo cinque di loro e con mia grande sorpresa il primino ostinato è riuscito a superare il primo turno.
In mezzo a quegli omoni spuntava questo piccoletto, che metteva tanta tenerezza. Emma, molto più docile di me, aveva cercato di convincerlo che era troppo piccolo e che avrebbe sicuramente fatto faville nei prossimi anni. Lui non aveva battuto ciglio e si era limitato a dire con voce decisa : “voglio fare il provino e farò questo provino”
Dopo aver acciuffato il boccino sotto il naso dell’avversario del sesto anno, si è messo in mezzo agli altri per aspettare che gli venga posto il prossimo ostacolo.
Inizio dentro di me a sperare che questo primino ce la faccia. La grinta che emettono i suoi occhi è uno dei motivi importanti per i quali lo voglio in squadra.
-Bene, bravi per essere arrivati fino a qua- di nuovo è la voce del capitano che mi porta alla realtà -ciò che dovrete fare adesso non sarà difficile. Farò scappare il boccino e uno alla volta cronometrerò quanto ci mettete per acchiapparlo. Alla fine i due che avranno stabilito il miglior tempo, si sfideranno ancora tra di loro. Chi acchiappa il boccino, acchiappa il ruolo del cercatore della squadra di Grifondoro. E’ tutto chiaro?-
Dopo che tutti hanno fatto di sì con la testa, uno ad uno vengono cronometrati.
Abituati alle prestazioni di mio cugino James, adesso ci ritroviamo tutti con il morale a terra. Manca solo il piccoletto da cronometrare, ma i restanti quattro avevano impiegato il doppio del tempo che ci avrebbe impiegato James.
Il piccoletto salta sulla scopa e si gira a guardare McLaggen con sguardo di sfida.
Okay, io lo voglio nella squadra. Dai piccoletto, fai vedere chi sei!
McLaggen lascia andare il boccino, aspetta un paio di secondi per dare il via allo scricciolo.
Lui non scatta come tutti gli altri. Si gira lentamente e inizia a squadrare il campo con estrema calma, ignorando le risatine provenienti da quegli energumeni imbecilli.
-Secondo te che sta facendo?- mi sussurra Emma preoccupata.
-Sta scrutando il campo- le rispondo in un sussurro - E’ inutile che quegli imbecilli ridono, perché è cos’ che fa un cercatore … cerca!- continuo alzando la voce per farmi sentire.
Gli idioti patentati smettono di ridere nell’esatto momento in cui il piccoletto scatta in avanti, in alto, sempre più in alto.
Così come è velocemente scattato, così si è velocemente fermato.
Dopodiché si gira lentamente mostrando a tutti un bellissimo sorriso e il boccino stretto nella mano destra.
Lentamente torna da noi e appoggia il boccino sotto i piedi di Mclaggen che non riesce a dire una parola. In realtà tutti siamo scioccati.
-Quanto ci ho messo?- esclama il piccoletto con voce timida, ma allo stesso tempo squillante.
-Per due secondi non eguagliavi il record di James- sussurra McLaggen ancora con gli occhi spalancati fissi sull’orologio.
-Non ci credo!- esclamano i gemelli Birds all’unisono.
-Bene, credo non ci sia bisogno di nessun’altra prova. Abbiamo il nuovo cercatore della squadra dei Grifondoro- esclamo contenta girandomi a guardare i mammut imbecilli di prima - prego, potete lasciare il campo- dico loro con un sorriso pieno di soddisfazione.
Iniziano a borbottare che non è un trattamento equo, che l’ultima prova va fatta.
-Volete essere umiliati ancora, oppure raccogliete la poca dignità che vi è rimasta e lasciate questo campo?- esclama con estrema calma McLaggen, ma con altrettanta fermezza.
Borbottando e schiacciando i piedi come degli scimmioni, escono dal campo.
-Allora, come ti chiami piccoletto?- chiede Emma con voce dolce.
-Thomas Wood- risponde lui con un sorriso altrettanto dolce.
-Bene, Thomas Wood sei il nuovo cercatore dei Grifondoro- esclama McLaggen in tono quasi commosso.


Grazie Mille per essere arrivate/i fino a qui!!
Siamo al secondo capitolo, presto la storia prenderà il via!!!
FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE!!!
Al prossimo,
Un bacio Herm :*



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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


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3 Capitolo


Finalmente anche questa giornata è finita e possiamo gustarci la deliziosa cena che gli elfi di Hogwarts ci hanno preparato.
La scuola è iniziata da un mese e come avevo previsto tra lezioni, compiti, impegni da Caposcuola e gli allenamenti di Quiddich, sono distrutta.
Alex si è dimostrato sempre meglio ad ogni ronda che abbiamo fatto e quest’ultima settimana siamo riusciti un paio di volte a studiare Pozioni insieme, dimostrandosi un vero maestro.
Danny, il nuovo cacciatore si è integrato nella squadra. E’ già migliorato tantissimo e devo dire che se continuiamo così diventeremo un Trio ben assestato.
Thomas è colui che non mi ha stupita, ma allo stesso tempo mi ha folgorata. Voi vi chiederete come sia possibile. Bene, non lo so neanche io.
E’ migliorato tantissimo con la postura e la velocità, nonostante non abbia ancora eguagliato il record di James. Ci preoccupa un po’ la sua fisicità minuta, ma cosa possiamo aspettarci da un bambino di undici anni. I gemelli hanno giurato che ci avrebbero pensato loro, con la minaccia da parte della sottoscritta che se avessero esagerato avrebbero smesso di utilizzare gambe e braccia per il resto della vita. Mi hanno risposto con un sorriso, ma sanno che non scherzo.

-Buona sera ragazzi, posso avere la vostra attenzione per un momento?- la voce della preside mi trascina di nuovo in Sala Grande, azzittitasi all’istante.
-Molto bene. Volevo ricordare ai vecchi che tra un mese si terrà il Ballo in Maschera di Halloween e spiegare ai nuovi in cosa consiste. Allora innanzitutto il ballo si terrà qua in Sala Grande dalle 20.00 alle 22.30 per i ragazzi che vanno dal primo al quinto anno e dalle 20.00 alle 24.30 per i ragazzi del sesto e settimo anno. Voglio ricordare ai miei studenti che conosco tutto di voi, facce, nomi, età, quindi se credete di fregarmi, vi sbagliate di grosso e ve ne pentirete amaramente- la preside si ferma soprattutto sul tavolo dei Grifondoro e Serpeverde.
Chissà perché non me ne stupisco.
-Inoltre non si terrà la cena, perché sarà allestito un buffet per tutti. Vorrei ricordare che la presenza di alcolici è severamente proibita, perciò se becco qualcuno cercare di fare il furbo, se la vedrà direttamente con me- continua la preside lanciando uno dei suoi sguardi severi che potrebbe uccidere pure un basilisco, figurarsi noi comuni imbecilli.
Girano voci che un paio di anni fa, un gruppo di ragazzi di nascosto abbia portato alcolici al ballo e che la McGranit ne fosse venuta a conoscenza. Bene, si è anche detto che tutti quei ragazzi avessero dovuto scontare una punizione per tutto l’arco dell’anno e che ancora tutt’ora ne stiano pagando le conseguenze.
-E’ obbligatorio l’indosso di una maschera a vostro piacimento. Durante il ballo, fin dai tempi, è usanza una tradizione alla quale potete scegliere se partecipare oppure no. Comunque al segnale di un insegnate dovrete cambiarvi dame e cavalieri per tre canzoni e balli consecutivi. Si è decisa questa usanza per permettere agli studenti di riallacciare i rapporti incrinatisi dopo la Seconda Guerra Magica. Sono fiera che abbia funzionato e spero che partecipiate in molti-
Non ci sarebbe neanche bisogno di esortare i propri studenti, perché è la parte che preferiscono di più e che aspettano con ansia.
-Proprio per questo motivo è stata decisa un’uscita ad Hogsmeade per tutti tra un paio di settimane, anche per il primo e secondo anno, accompagnati però dagli insegnati. Sulle vostre bacheche affisse nelle vostre Sale Comune avrete tutti i dettagli. Esorterei i ragazzi del primo e del secondo anno a dare un’occhiata, dato che ci sarà scritto il gruppo a cui apparterrete e l’insegnate a cui sarete affidati. Detto questo, buona notte cari ragazzi- conclude la preside con un sorriso più rilassato e materno.
Nonostante sia severa e puntigliosa, la McGranitt è la mia insegnate preferita.

***

Voi non avete idea contro quale inferno io mi stia dirigendo.
Oggi è la giornata dell’uscita ad Hogsmeade per comprare i vestiti da indossare al ballo e purtroppo o per fortuna, dipende dai punti di vista, sono in dolce compagnia di Eve, Lily e Roxy.
Ci stiamo dirigendo verso la filiale aperta da poco di Madame Malkin: Abiti per tutte le occasioni, figlia della famosa Madama McClan.
Sono riuscite a trasportarmi per due motivi: il primo è che non ho un abito, secondo, la promessa che ci saremmo dirette da Mielandia dopo aver finito con la tortura.
-Smettila di avere quella faccia da funerale Rose, lo stiamo facendo per te- esclama stufa Lily.
-Esatto. Non puoi presentarti come una stracciona al ballo con un accompagnatore come Alex Sheppard- continua Roxy con un sorriso un poco malizioso.
-E io per la centesima volta vi ribadisco che non ci vado con lui- ribatto stufa della loro insistenza.
Da quando la preside ha comunicato del ballo, non hanno smesso un secondo di autonominare Alex mio accompagnatore.
Volete sapere dove sta la falla nel loro piano?
Bhe Alex non mi ha chiesto niente, perciò …
-In questo momento. Mancano ancora due settimane al ballo, quanto ci scommettiamo che ti inviterà?- mi domanda Lily con un tono volutamente malizioso.
-Eve, aiuto- chiedo alla mia migliore amica che segue i nostri continui battibecchi con un sorriso sulle labbra.
-Dai ragazze, basta adesso. Siamo arrivate, dobbiamo impegnarci e rimanere concentrate. E’ il nostro ultimo anno, nessuna si può permettere di presentarsi come una stracciona- esclama Eve risoluta, aprendo la porta del negozio.
-Bhe io avrò ancora l’anno prossimo, ma non sarà niente senza di voi. Perciò faccio finta che sia l’ultimo anche per me- esclama elettrizzata Lily.

Superata la porta tintinnante del negozio, dovunque io giri lo sguardo è pura pelle d’oca. Mi manca già l’aria.
Ci sono abiti di qualsiasi genere e di tutti i colori. Non sapevo neanche che potessero esistere tutti quei colori lì. E inoltre noto un’intera parete dedicata a un sacco di tipo di scarpe diverse.
Mi fa già male la testa.
- Molto bene, chi vuole incominciare?- sento chiedere da Eve.
- Se tutte cercassimo degli abiti e poi li provassimo tutte insieme? Non faremmo prima? - chiedo speranzosa di uscire da lì al più presto.
- Questa volta hai avuto una buona idea Rosie -
-Emm.. Grazie Lily. Bene, ci vediamo dopo- dico dirigendomi il più lontano possibile da quelle matte.
Tutte e tre hanno uno sguardo da pazze. Fanno un pochino paura, in effetti.
Okay, non ho la più pallida idea da dove iniziare. Non so neanche da cosa voglio travestirmi, perciò non so neanche che devo cercare.
Forse non è stata una buona idea voler fare da sola. Ma se torno in cerca di Eve o delle mie cugine, me lo rinfaccerebbero per il resto della mia vita, e questo non posso accettarlo.
Decido di iniziare a vedere in generale che abiti hanno, magari mi viene un’illuminazione.
Troppo semplice.
Troppo pomposo.
Troppo corto.
Troppo lungo.
Troppo scollato.
Troppo accollato.
E questo di che colore è?
Oddio, questo è trasparente!
Okay, se continuo così non troverò proprio niente, altro che illuminazione.
-Guarda un po’, prima sentimentale adesso anche femmina, continui a stupirmi-
Devo davvero specificare di chi sia questa voce?
-Malfoy se sparissi dalla mia vista all’istante riusciresti a stupire la sottoscritta- gli rispondo annoiata, senza degnarlo di uno sguardo.
-Io ti stupirei in qualsiasi momento Weasley- mi risponde con quel tono arrogante che lo distingue.
-L’unico modo con il quale potresti stupirmi è se mi dimostrassi di avere un cervello. Per esempio, sparendo!- dico continuando a dargli le spalle e allo stesso tempo cercando di continuare la mia estenuante ricerca.
-Vuoi scommettere?- mi domanda con quel tono beffardo.
Mi giro lentamente.
Mi sta facendo saltare i nervi. Inoltre mi distrae dalla ricerca, già dura di per sé.
-Vuoi scommettere che riuscirei a stupirti in qualsiasi momento Weasley? Al ballo per esempio?- continua guardandomi negli occhi.
E’ appoggiato ad uno degli scaffali con le braccia conserte e quella faccia da schiaffi tipica di lui.
-La tua vita è noiosa fino a questi livelli Malfoy?- gli rispondo, cercando di togliere quel dannato ghigno dalla sua faccia.
-Ti brucia ancora eh?- mi domanda ampliando il suo ghigno.
-Cosa?-
-Lo scherzetto sul treno, ti brucia ancora, non è vero?-
Rimango per un attimo allibita. Che fosse uno stronzo lo sapevo, ma non maligno.
-Quello non era uno scherzo Malfoy, potevo davvero farmi male- ribatto con tono acido.
-Dai Weasley …-
Non ho intenzione di subire altre offese da questo idiota.
-Senti, soffrire di claustrofobia non è uno scherzo. Ma d’altronde come si può spiegare la comprensione e l’empatia ad un fottuto imbecille come te-
-Bonjour finesse- esclama ridendo - mi mancavano le tue dolci parole-
-Dalla sottoscritta non riceverai mai dolci parole, razza di furetto spelacchiato-
-Questo lo vedremo- continua imperterrito con quell’aria da altezzoso.
-Non mi interessa, continua a vivere nei tuoi sogni- ribatto, prima di girarmi con tutta l’intenzione di andarmene.
-Aspetta, vogliamo scommettere o no?- mi domanda, mentre sento i suoi passi dietro di me.
Merlino, che spina nel fianco.
-No- rispondo secca, con la speranza che sparisca.
-Neanche se vincere la scommessa voglia dire liberarsi del sottoscritto?-
Mi blocco e mi giro sorpresa dalle sue parole.
-Che cosa vorresti dire scusa?-
-Esattamente quello che ho detto. Se vinci ti liberi di me- mi risponde serio.
Scruto ogni minimo dettaglio del viso per cercare anche solo un lieve sintomo di “presa per i fondelli”, ma non ce n’è alcuno.
E’ serio, molto serio. Mai visto così serio.
-In cosa consiste questa scommessa?- domando non del tutto convinta comunque.
Sul suo viso nasce subito un ghigno alla Malfoy. E te pareva.
-Se riesci a stupirmi al ballo, ti lascerò stare fino alla fine dell’anno. Ma - e il ghigno si fa ancora più ampio - se io stupirò te, dovrai farmi un favore fino alla fine dell’anno- conclude fiero di se.
Questo ha perso definitivamente ogni sanità mentale posseduta fino a quel momento.
Io di certo non farò nessun tipo di favore, cadessero Merlino, Morgana e tutti i santi dal cielo.
-Scordatelo, non ti farò nessun favore-
-Stai già dicendo che la scommessa l’ho vinta io?- mi domanda con un sopracciglio alzato e il ghigno da “sono figo e so di esserlo”.
Come mi irrita lui, nessuno proprio.
-Assolutamente no. E’ ovvio che vincerò io-
-Bene allora non ti dovrai preoccupare di niente. Accetta e smettila di fare tutte queste storie-
In questo momento potrebbe anche uscirmi il fumo dalle orecchie, per quanto mi irriti sto ragazzo.
-Se accetto e se vinco, sparisci dalla mia vista adesso e per sempre?- domando per essere sicura che non mi freghi.
E’ Scorpius Malfoy, mai fidarsi. E’ subdolo e calcolatore. Non perché si chiami Malfoy di cognome, ma perché si chiama Scorpius di nome.
-Esatto- risponde, accompagnando il tutto con un accenno della testa - se vinco io, mi devi un favore per tutto l’arco dell’anno, ricordatelo bene- continua scandendo le parole come se fossi una decerebrata dura di comprendonio.
-Ho capito imbecille. Adesso smamma- lo “saluto” girandomi e velocizzando la ricerca, prima che le tre matte vadano in escandescenza.
All’improvviso però mi balena un sorriso sul viso che sa di vittoria.
Malfoy sarà pure Malfoy, ma io sono una Weasley e non ha idea delle alleate che ho a disposizione.

***

Siamo entrate da poco ai Tre Manici di Scopa e le pazze non riescono a fermarsi. Parlano di vestiti, di borse, di scarpe, di gioielli, di pettinature, di trucco. Insomma tutte cose di cui non so niente. Alla fine ad interromperle arriva Madame Rosmerta, bella nei suoi anni, e ci porta le nostre quattro Burrobirre, la mia con lo zenzero.
-Come fa Rosmerta una Burrobirra, non la fa nessuna- esclama Eve con ogni semichiusi, estasiati.
-Io non ci credo!- esclama all’improvviso Lily, facendo scattare tutte.
Il suo sguardo è rivolto alle mie spalle, perciò mi giro per capire che diavolo le prende.
Appena noto Lysander Scamandro sedersi a due tavoli da noi, sorridere e parlare con una ragazza abbastanza carina, capisco tutto.
Quando eravamo bambini, Lysander è stato il primo vero e proprio spasimante di Lily. La venerava completamente.
Una volta arrivati ad Hogwarts e Lily si è ritrovata sommersa da ragazzi che la veneravano, Lysander ha smesso di farlo. Non la guardava più di nascosto, non le cedeva più il posto, non le apriva più le porte delle aule. Niente di niente.
Lily se n’è accorta solo un paio di anni fa quando Lorcan, il fratello gemello di Lysander, le ha fatto notare che suo fratello non era più il cagnolino di nessuno. Da quel giorno, consapevole o no, non lo saprei dire, ha iniziato Lily a cercare le attenzioni di Lysander. Lei odia essere ignorata.
Quest’anno si è messa in testa che Lysander cederà al suo fascino, senza magari capire che è lei ad essere caduta nel suo.
-Lily finiscila -la rimprovera divertita Roxy.
-Io non la finisco, ho appena iniziato- le risponde Lily con il fuoco negli occhi.
All’improvviso si alza e senza dire niente, si dirige a passo di marcia verso Lysander.
-Ma che diavolo fa?- domanda Roxy allarmata, ma in realtà è ciò che ci stiamo chiedendo tutte.
Arrivata fino al loro tavolo, Lily si siede dandoci le spalle e, mentre Lysander sembra leggermente compiaciuto, l’accompagnatrice è sicuramente infastidita.
-Vi state divertendo?-chiede Lily con nonchalance.
-Assolutamente si-le risponde tranquillo Lysander.
-Andrete al ballo insieme?- domanda Lily, sempre con lo stesso tono, mentre fa scivolare i capelli sulla spalla sinistra.
Quando muove i capelli, vuol dire che ha tutta l’intenzione di attaccare.
Lysander si lascia scappare una risatina prima di ritornare serio e guardare Lily con sguardo divertito.
-Hai bisogno di qualcosa Lily?- domanda Lysander.
-In realtà si, ma prima devi rispondere altrimenti non so se posso farti la prossima domanda- gli risponde Lily cambiando tono di voce.
E’ quel tono di voce suadente che le permette di ricevere tutto ciò che vuole, simile a quello che usa Albus. Sarà un dono di famiglia.
Lysander in tutta risposta ridacchia, mentre la sua accompagnatrice appare sempre più infastidita.
-Se ti rispondo io, te ne vai?- ecco appunto.
-Cara, ritira gli artigli. Mai mostrare ad un uomo le proprie debolezze, possono usarle contro di te- esclama Lily con un tono del tutto tranquillo, come se stesse parlando del tempo.
La ragazza che accompagna Lysander però non sembra altrettanto tranquilla.
-No, non andiamo al ballo insieme- sibila tra i denti, ignorando ciò che ha appena detto Lily.
-Fantastico- esclama Lily, battendo le mani a modo di bambina - allora ci puoi venire con me- continua rivolgendosi a Lysander.
Mentre noi tre al tavolo guardiamo Lily come se fosse un’aliena, Lysander non sembra affatto sorpreso. Anzi incrocia le braccia, si appoggia allo schienale e alza un sopracciglio, guardando Lily con aria divertita e compiaciuta.
-E chi ti dice che non ci vado con un’altra?- le domanda.
Sento Lily lasciare andare una risatina e spostare i capelli sulla spalla destra.
-Vai al ballo con una e poi hai un appuntamento con un’altra? Non sei affatto quel genere di ragazzo- ribadisce Lily con tono serio.
Ha abbandonato del tutto il tono suadente di prima. Anche Lysander sembra sorpreso, non saprei se dalle parole di Lily o dal tono che ha usato.
Sembra pensarci un attimo, per poi rispondere con un sorriso e un semplice “Va bene”.
Lily augura un buon proseguimento di appuntamento con un tono volutamente sarcastico, per poi girarsi e ritornare da noi, totalmente basite e scioccate.
-Bhe che sono quelle facce? Ve l’ho detto che quest’anno sarebbe cambiato- dice bevendo un sorso della sua Burrobirra.
-Quindi se adesso dico che andrò al ballo con Lorcan non farà nessun effetto, perché Priscilla santissima, tu ci vai con Lysander!- esclama ancora scioccata Roxy.
-Stai scherzando vero?- domando sussurrando.
Prima ero scioccata? Bhe adesso è anche peggio.
Lorcan era l’unico che come me considerava il Ballo in Maschera una cretinata pazzesca, quindi vi partecipava solo per stare con gli amici, rifiutandosi di chiedere a qualcuno di accompagnarlo.
Adesso, non va solo al ballo, ma accompagnerà anche Roxanne, sua migliore amica da tempo immemore.
-No, all’inizio ero scioccata pure io, pensavo mi stesse prendendo per il culo- esclama Roxy.
-E poi che è successo?- domanda maliziosamente Lily.
-Per tutta la settimana dovunque andassi mi trovavo la scritta “Vuoi venire al ballo con me?” su ogni superficie. Prima sulla lavagna della McGranitt durante la lezione e ho rischiato un infarto; dopo sul mio cuscino prima di andare a dormire; poi su qualsiasi libro aprissi, che fossero miei o quelli della biblioteca. Finché ieri sera non mi ha aspettata fuori dalla Sala Comune con la proposta scritta sul petto senza maglietta e … bhe, ho dovuto accettare perché mi ha giurato che avrebbe continuato finché non gli avessi risposto di si-conclude Roxy con la faccia rivolta verso il basso.
Bhe adesso ho visto di tutto: Roxanne imbarazzata.
-Si, certo perché il petto senza maglietta non ha contribuito per niente- esclama Lily divertita.
-Lily- esclama Roxy, dandole una sberla sul braccio.
Ridiamo tutte insieme.
-Bhe io vado con John, un mio compagno di Erbologia, per vostra informazione- esclama Eve dopo esser riuscite a riprenderci.
Come migliore amica ovviamente io sapevo tutto, perciò era un’informazione riservata solo a Roxy e Lily.
-E anche tu hai una storia avvincente come quella di Roxy?- domanda Lily tirando una gomitata a Roxy.
-Assolutamente no, il primato rimane suo- ridacchia Eve.
-Ricapitolando io vado con Lysander, Roxy con Lorcan, Eve con John e Rose con Alex. Quest’anno siamo proprio fortunate- esclama Lily tutta eccitata.
Stavo giusto per mandare al diavolo Lily, quando sento qualcuno chiamarmi.
Dal sorriso malizioso di Lily e quello divertito di Roxy, posso solo immaginare di chi si tratta.
-Ciao Alex- esclamo quando entra nel mio campo visivo il volto del ragazzo.
-Posso rubarti alle tue amiche per qualche secondo?-domanda rivolgendo un sorriso mozzafiato a tutte.
-Certo- rispondo alzandomi e seguendolo fuori dal bar.
L’aria fresca mi sobbalza sul viso caldo dall’imbarazzo e i miei piedi seguono Alex verso una panchina senza che io dica loro niente.
-Come stai? Ti sei divertita?- mi chiede appena ci sediamo sulla panchina, rivolgendomi sempre un sorriso.
-Tutto bene, grazie tu? Comunque si, con quelle pazze non ci si annoia mai-
E se ripenso solo a tutto ciò che è successo in questa ultima mezz’ora … ancora non ci credo.
-Bene, grazie. Sei venuta ad Hogsmeade per comprare il vestito?- mi chiede un po’ timoroso.
-Si, se non l’avessi fatto, mia cugina Lily me l’avrebbe fatta pagare cara- dico cercando di smorzare un po’ la tensione.
Non ci riesco molto, dato che tutti i miei muscoli rimangono in tensione.
-Tu, sei qui per lo stesso motivo?- chiedo.
Lo vedo agitarsi un poco prima di rispondermi che - No, il vestito ce l’ho già-
-Allora come mai sei ad Hogsmeade?- mi viene spontaneo chiederlo. Ma mi pento subito, dato che il suo viso si tende in una smorfia, prima di riservarmi uno sguardo serio.
-Sono venuto per chiederti una cosa- comincia titubante.
Se lui è così agitato, non riesco a non esserlo anche io. Cerco comunque di apparire il più tranquilla possibile.
-Certo, dimmi pure- dico sorridendogli, senza evitare che un accenno di nervosismo passi attraverso la mia voce.
Prende un respiro, si guarda velocemente intorno e poi riposa di nuovo lo sguardo su di me.
-Ti andrebbe di venire al ballo con me?- me lo chiede con estrema calma, ma gli occhi tradiscono un accenno di panico.
Involontariamente il mio volto e tutto il corpo si rilassano e senza neanche pensarci gli rispondo di sì.
Anche lui lo vedo rilassarsi e sorridermi apertamente.
-Fantastico- esclama alzandosi in piedi.
-Ci mettiamo d’accordo sull’orario in un altro momento, ti lascio andare dalle tue amiche- esclama tutto contento, come quando regali ad un bambino il giocattolo che ha sempre desiderato.
-Certo, assolutamente- gli rispondo mentre mi alzo anche io dalla panchina.
Dopo esserci guardati per un paio di secondi, lui si gira e se ne va.
Io rimango un attimo a guardarlo, ancora incredula, ma maledettamente felice.
Probabilmente entro con uno strano sorriso sulle labbra, perché appena mi siedo Lily esclama: -Che bello quando ho maledettamente ragione-.



GRAZIE PER ESSERE ARRIVATI/E FINO A QUI!!
FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE E A PRESTISSIMO POSTERò IL PROSSIMO!!
UN BACIO,
Herm :*

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


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4 Capitolo


-Rose Minerva Weasley se non esci da quel bagno adesso, ti disintegro- e per la ventesima volta mentre tento di asciugarmi dopo aver fatto una doccia supersonica, mi arriva la voce soave di mia cugina Lily.
-E io ti ho risposto Lily Luna Potter che ho quasi finito- ribatto cercando di non ridere.
Avevamo deciso di preparaci tutte insieme per il ballo nel dormitorio mio e di Eve, ma se avessi saputo che Lily sarebbe stata così rompi pluffe, non avrei di certo accettato.
Si è fatto la doccia per prima, insistendo che era colei che ci metteva più tempo a prepararsi. Poi l’ha rifatta dopo Eve, insistendo che non aveva messo la sua crema idratante. Poi di nuovo dopo Roxy, insistendo che i capelli non erano venuti morbidi come dovevano essere.
Non avevo fatto in tempo ad entrare in doccia, che Lily richiama il bagno con l’intento di farne un’altra.
Tutte eravamo euforiche ed agitate, ma lei stava sfociando nel ridicolo.
Una volta indossato l’intimo e dato una spazzolata ai capelli bagnati, spalanco la porta trovandomi Lily con la mano a pugno alzata all’altezza della mia testa, intenta a tirare un altro cazzotto alla porta del bagno.
-Era ora Merlino- esclama appena mi vede.
-Che ci devi fare ancora in bagno?- le chiedo metà infastidita, metà divertita.
-Una doccia ovviamente. Avrò messo poca crema idratante, sembro malata- esclama con l’intento di chiudermi la porta in faccia, ma adesso ero stufa.
-Adesso basta, stai esagerando-esclamo bloccandole la porta.
-Ma che ti prende eh? Sei Lily Potter, da quando ti fai prendere dal panico?-continuo, aprendo completamente la porta del bagno, prendendo Lily da un braccio e tirandola fuori da lì, all’interno della stanza.
-Non sto andando in panico- esclama con voce stridula.
-Ne sei proprio sicura?- le domando scettica.
La vedo prendere un respiro e sedersi sul letto di Eve, prendendo la testa tra le mani.
Lancio un’occhiata alle altre e lentamente ci avviciniamo, lasciandole il tempo di parlare.
-Voi non capite - inizia, respirando profondamente - Lysander non è come gli altri. Lui non si lascia abbindolare come tutti. Con lui devo sudare, impegnarmi e molto spesso non basta neanche. Negli ultimi due anni ho provato di tutto, ho cercato di attirare la sua attenzione in tutte le maniere. Adesso che ci sono riuscita, credo, non so cosa fare. Lui mi spinge a dare il massimo, mi spinge a superare certi limiti che nessuno è mai riuscito a fare. Quando mai io ho chiesto a qualcuno di uscire con me? Mai, perché sono sempre stati gli altri a faticare. Mi fa una fottuta paura- conclude con un sussurro esasperato.
Noi ci guardiamo incredule. Non abbiamo mai visto Lily abbassare così tanto le sue difese, perché è lei che spinge gli altri ad abbassarle e ad affrontarle.
-Secondo te io non ho una fottuta paura di uscire con Lorcan?- domanda Roxy prendendole le mani per farsi lasciar guardare in faccia.
-Ma sai perché so che questa sera andrà bene? Perché qualcuno mi ha insegnato che le paure vanno affrontare, abbattute, massacrate. Io devo dimostrare a me stessa che niente e nessuno può mettermi K.O. I consigli che ci rifili, saggiamente, valgono anche per te stessa. Vuoi permettere ad un ragazzo di abbattere Lily Potter?- conclude Roxy dolce, ma risoluta.
-Lui non è uno qualsiasi- risponde Lily in un sussurro.
-Lo sappiamo tesoro, ma neanche tu sei una qualsiasi- le risponde Eve in tono dolce.
Sembra scattare qualcosa in Lily, perché si alza, ci guarda, prende il mio vestito e, tornata quella di sempre, esclama: -Vuoi mostrarci le tue chiappe sode ancora per molto?- mi rimprovera maliziosamente.
Sì, è ritornata quella di sempre.

***

Non siamo semplicemente fantastiche, siamo meravigliosamente stupende.
Davanti allo specchio, una accanto all’altra, incutiamo un po’ di timore per l’immensa bellezza che emaniamo.
All’estrema sinistra c’è Roxy, con il suo travestimento da vedova nera. Ha un completo pantaloni e giacca molto aderenti in pelle, che metteno ancora di più in risalto la sua figura magra e slanciata. Ai piedi ha degli stivali con il tacco neri che gli arrivano fino al ginocchio. Ha un trucco non molto elaborato sugli occhi, coperti da una maschera nera e semplice. Il tutto mette in risalto le sue labbra carnose dipinte di un colore bordeaux profondo. Infine i capelli sono lasciati sciolti e ribelli.
Lorcan rimarrà sicuramente di stucco.

Lily è al suo fianco travestita da angelo. L’abito bianco perla stile impero, le mette in risalto il seno e le arriva fino alle caviglia, da cui spuntano dei sandali con il tacco dello stesso colore dell’abito. Gli occhi verdi risaltano sotto la maschera bianca e le labbra sono dipinte di un rosa pastello, molto naturale. I cappelli sono adornati da una coroncina di fiori bianchi, ma le ali nere che le spuntano da dietro la schiena, sono un qualcosa di spettacolare.
Così bella, non può di certo preoccuparsi della serata. Lys non riuscirà neanche a spiccicare parola.

Eve è al suo fianco, travestita da scheletro, sembra appartenere ad un altro mondo. Ha uno smoking, i cui pantaloni neri a vita alta e la grande fascia mettono in risalto il suo vitino da vespa. Ha una camicia celeste e il papillon nero è lasciato slacciato.  Il tutto è completato con una giacca nera taglio maschile. Risaltano i suoi cappelli, tinti per questa occasione di un blu, che alle punte sfumano nel celeste della camicia. Ha deciso di acconciarli con due trecce che partono dall’alto e finiscono sulla vita. La maschera nera, fine ed elegante, mette in risalto i suoi occhi viola, sempre per questa occasione, mentre il resto del viso ha un trucco elaborato, ma bellissimo. Roxy, la maga di ogni trucco, si è davvero superata sta volta. Ai piedi ha delle scarpe nere a punta lucide, con un cinturino che mette in evidenza il piccolo piede e la bella caviglia di Eve.
John è troppo fortunato ad avere come accompagnatrice al ballo uno schianto come lei.

E poi ci sono io, nel mio travestimento da vampira. Più mi ammiro allo specchio, più non riesco a capacitarmi di quello che vedo: io , magnifica dalla testa ai piedi. Ho il corpo fasciato da un abito nero pece a sirena monospalla, dalla quale parte un intreccio oro e nero che ricopre tutto il braccio. Gli occhi azzurri hanno un trucco che dona profondità al mio sguardo, incorniciati da una maschera nera e fine con un elaborata rosa posizionata sul mio occhio sinistro. Il bello è il trucco che ho scelto per le labbra, ovviamente poi praticato da Roxy: un rossetto color rosso sangue, da cui poi, dall’angolo delle mie labbra, parte una goccia di sangue che finisce sotto il mento. Ho scelto di raccogliere solo i cappelli davanti in una mini codina, arricciarli di più e, con l’aiuto di Eve, li ho tinti di un rosso più scuro e profondo. Ai piedi ho un paio di scarpe a punta con il tacco dello stesso color rosso sangue del rossetto.
Mi sento bellissima, e sono sicura che Malfoy rimarrà come uno stoccafisso e io passerò il mio ultimo anno in santa pace.

-Siamo proprio stupende, secondo me qualcuno oggi finisce in infermeria con un infarto- mi riporta alla realtà la voce estasiata di Lily.
-Speriamo di no, perché in tal caso la colpa è solo tua Lily- dice Roxy.
-E perché mai?-
-Perché tutto questo è opera tua- le risponde Eve maliziosamente. Un po’ inquietante anche, fatto da lei.
-Bhe non è colpa mia invece, se la materia di base è già perfetta. Io l’ho resa ancora più perfetta.- dice Lily tutta soddisfatta guardandoci.
-Bhe, tutti torti non ne hai eh, siamo proprio stupende- dico ridacchiando un po‘ ansiosa.
Prendo un bel respiro per calmare l’ansia che inizia a pervadermi. Spero proprio di non fare la stupida, di non diventare bordeaux dall’emozione ogni due per tre.
-Vogliamo andare? Il ballo inizia tra pochi minuti, non vorremmo fare attendere i nostri cavalieri no?- dico per sdrammatizzare.
-Eccitata di vedere come ci rimarrà il tuo Alex, eh Rosie?- mi dice Lily, sicuramente più eccitata di me di vedere la sua reazione.
-Mai quanto lo sei tu di vedere la reazione di Lysander, eh Lily?- arriva in mio soccorso Roxy ridendo.
-Vogliamo parlare di quanto lo sei tu per quella di Lorcan?- ribatte Lily maliziosamente.
-Okay, siamo tutte eccitate lo abbiamo capito, adesso vogliamo scendere?- dice Eve ridendo e aprendo la porta del nostro dormitorio.
-Eve, da quanto sei così scurrile?- ribatto, vedendo le sue orecchie andare in fiamme.
Scendiamo le scale ridendo e prendendo in giro Eve, imbarazzata da morire.

***

Siamo esattamente davanti al portone, in un religioso silenzio, ad aspettare i ragazzi. Cerchiamo di essere il più tranquille possibile, ma ognuna di noi esprime un certo timore.
Ad un certo punto alle mie spalle arrivano delle risate e istintivamente mi giro. Sono loro nei loro bellissimi smoking.
-Sono arrivati- sussurro alle altre, tirando anche un respiro profondo per calmare i nervi.
Non appena ci notano, ci raggiungono di tutta fretta e le facce scioccate che hanno mi fanno sentire un po’ meno nervosa.
Bhe, abbiamo fatto colpo.
-Bhe che vi stupite a fare?- domanda ironicamente Lily, cercando di rompere il religioso silenzio in cui eravamo caduti.
-Bhe che fossi bella lo sapevo Lily, ma … - si interrompe Lysander lanciando uno sguardo che parla da solo all’intera figura di Lily.
E per la prima volta, signori e signore, vedo Lily Potter arrossire.
-Okay, che facciamo entriamo? Il ballo ci aspetta- esclama divertito Lorcan, prendendo sotto braccio Roxy.
Sento la presenza di Alex affianco a me e mi prendo due minuti per osservarlo. Ha semplicemente uno smoking nero e una maschera bianca, ma è dannatamente sexy lo stesso e inevitabilmente il mio cuore fa una piccola capriola.
-Sei bellissima sai?- sento la voce di Alex all’orecchio, mentre mi prende per il braccio e ci avviciniamo al portone.
-Grazie - rispondo non osando guardarlo -anche tu non sei male - gli dico, sempre non azzardandomi a girarmi verso di lui.
Godric, mi sento una deficiente.
Lui in tutta risposta ridacchia, probabilmente consapevole della mia faccia bordeaux.
Intanto siamo appena entrati in Sala Grande e voglio proprio vedere che reazione avranno gli altri. Quest’anno abbiamo cercato di superarci, abbiamo voluto scioccare.
Il centro della sala è stato liberato dai tavoli, per ospitare un’immensa sala da ballo, dove qualcuno già ha iniziato a ballare.
Sulla parete alla mia sinistra, c’è una lunga fila di tavoli, che ospitano un rifinitissimo buffet e, nell’ultimo tavolo, una grande quantità di bevande.
Sulla parete parallela, quindi alla mia destra, ci sono infiniti tavolini che possono ospitare 2, 4, 6 studenti alla volta, abbelliti da tovaglie arancioni e nere alternativamente e con un centrotavola di fiori neri e arancioni.
Dove di solito c’è il tavolo dei professori, c’è una band che già ha cominciato a suonare.
La cosa più bella però è il soffitto incantato. Proietta un cielo stellato, dando un senso di profondità e da cui, ogni tanto, cadono delle stelle cadenti luminosissime, magnetiche, che danno un tocco magico a tutta la sala e che non ti permettono di abbassare lo sguardo.
-Abbiamo fatto proprio un bel lavoro- esclama Alex guardandosi in giro.
-Davvero ragazzi, siete stati fantastici- esclama Eve, sorridendoci.
Dopo aver ricevuto complimenti da tutti, decidiamo di avvicinarci al buffet e di trasportare tutto il cibo possibile.
Ho ansia, ciò significa molta molta fame.
Assicuratici di aver preso tutto, tutti insieme ci dirigiamo in un tavolo da sei, a cui aggiungiamo due sedie, riuscendo comunque ad essere tutti comodi.

-Che la più bella sia Roxy nessuno lo mette in dubbio, ma vorrei fare i miei complimenti anche a voi ragazze- rompe il ghiaccio Lorcan, guardando un’imbarazzatissima Roxane con un sorriso malizioso.
-Molto gentile Lorc, ma neanche voi scherzate eh- risponde Lily guardando Lys sfacciatamente, il quale però non fa altro che ridacchiare divertito.
-Come facciate ad essere così belle e a mangiare tutte quelle cose, però rimane un mistero- esclama Alex sorpreso e forse non abituato al nostro regime alimentare.
-Ovvio, gene Weasley- esclamo, facendo ridere tutti.
-Già, credimi ti ci abituerai presto- esclama Eve - io ho perso le speranze-
Continuiamo a mangiare e a ridere tutto il tempo, fino a che Lys si alza dal tavolo e dà il via alla catena di inviti per ballare in pista.
Alex è davvero un ottimo ballerino e non riesco a smettere di pensare come questo ragazzo si mostri sempre più perfetto.
-Deduco che il sangue che cola dalle labbra sta a significare che sei travestita da vampiro- esclama ad un certo punto Alex, spostandosi un po’ per guardarmi in faccia.
-Wow, che ragazzo perspicace - gli rispondo sorridendo.
Più andiamo avanti con la serata, più mi sto abituando alla presenza di Alex, riuscendo ad essere sempre più me stessa.
-Ma purtroppo non lo sono altrettanto perché non capisco da cosa sia travestito tu invece- continuo ridacchiando.
-Questo perché sono travestito da “niente”, letteralmente- mi risponde ridacchiando anche lui.
-Niente?- domando non capendo bene cosa voglia dire e facendolo ridere più forte.
-Si, Niente. Ho pensato: tutti si vestono da qualcosa, allora perché non decidere di non travestirsi?- mi domanda divertito dalla mia espressione.
-Dato che tutti si sono travestiti, tu hai deciso di non farlo, giusto?- domando un po’ dubbiosa.
-Esatto- esclama lui sempre più divertito.
-Geniale- esclamo d’istinto.
Questo dimostra come sia un ragazzo originale, che non segue la massa, ma che cerca sempre qualcosa che faccia bene a se stesso e che piaccia a lui.
Si, sono fottuta, avete pensato bene.

-Allora ragazzi e ragazze, pronti per la parte più divertente della serata?- la voce calda di Neville blocca tutti all’istante.
-Adesso, al via della prima canzone le dame cambieranno il loro accompagnatore, ballando per un’intera canzone con il cavaliere della dama alla loro sinistra. Mi raccomando siate leali e divertitevi più che potete. Pronti, partenza …. Via!-sembra più eccitato Neville, che i ragazzini del primo anno.
Faccio un sorriso ad Alex e mi giro per capire chi sarà la sua prossima accompagnatrice: mi è andata più che bene, è Eve.
Mi giro e mi accorgo che è Lorcan ad aspettare di ballare con me. Quest’anno è proprio cominciato bene.
Ci sorridiamo a vicenda e iniziamo a ballare.
-Alla fine anche tu hai ceduto eh?-gli domando divertita.
-Già, quest’anno ho deciso di fare questo enorme sforzo- mi risponde anche lui divertito.
-Alex Sheppard eh? Non l’avrei mai detto- esclama, cogliendomi di sorpresa.
-Davvero? E perché mai?- chiedo curiosa.
-Non lo so, mi sembra molto tranquillo per una piperina come te- dice sorridendomi e girandosi a guardare alla nostra sinistra.
-Magari è proprio quello che mi serve-
-Nha, non saresti Rose se non fossi così. Tu hai bisogno di un piperino che sia peggio di te e che sappia tenerti a bada-esclama risoluto, dando un’altra occhiata alla nostra sinistra.
-Di solito non si dice che gli opposti si attraggono?- domando, buttando uno sguardo alla nostra sinistra, cercando di capire che cosa lo attragga.
-Secondo te chi è?- mi domanda, cogliendomi di nuovo di sorpresa.
-Chi?- gli domando, non capendo a cosa si stia riferendo.
-Quello che balla con Roxy. Non ha smesso un attimo di ridere-esclama preoccupato.
E’ sempre la stessa storia, non cambieranno mai.
Si ostinano a considerarsi migliori amici, fratello e sorella. Solo che, ogni volta che Lorcan o Roxy escono con qualcuna o qualcuno, puntualmente due ore prima dell’appuntamento li senti litigare come dei matti.
Se alla fine non rinunciano all’appuntamento, non si parlano per più di una settimana. Solitamente a cedere è Roxy, mentre Lorcan un paio di fidanzate le ha avute. Ad un certo punto però, quando si sono stufati immagino, ritornano a parlarsi come se non fosse successo niente.
-Dai Lorcan, magari è simpatico- esclamo divertita.
-Si ma è venuta al ballo con me- esclama nervoso e un po’ arrabbiato.
-E’ lei ne è a conoscenza. Stiamo parlando di Roxy, la persona più fedele di questa terra- esclamo un po’ infastidita.
Ammettesse che le piace e facciamola finita.
-Hai ragione- mi risponde con un tono rammaricato - e che quando la vedo con qualcun altro non capisco più niente- mi confessa senza imbarazzo, prendendomi di sorpresa.
-Quest’anno è particolare. E’ cresciuta, si è fatta più bella e molti, troppi ragazzi stanno iniziando a notarlo. Io devo proteggerla capisci? Non posso permettere che qualcuno le manchi di rispetto- continua con una strana luce negli occhi.
-Non credi però, che facendo così, le chiudi molte esperienze?- domando cercando di utilizzare le giuste parole.
In questi anni ho notato che per Lorcan l’argomento Roxy è molto delicato. Basta una parola sbagliata per farlo scattare come una molla.
-Che tipo di esperienze?- mi domanda scontroso.
Ecco, che vi ho detto?
-Magari conoscere qualcuno che non le manchi di rispetto- rispondo con estrema calma.
-Conosce me che non le manco di rispetto-mi risponde serio.
Cerco di trattenere una risata, ma è quasi impossibile.
Ma io dico, si sente quando parla?
Vengo salvata dalla voce di Neville che ricorda a tutti che la prima canzone è finita, e adesso, con l’inizio della seconda, le dame balleranno con il secondo cavaliere.
Io e Lorcan ci separiamo, sorridendoci comunque.
Mi giro per conoscere il mio nuovo cavaliere.

Mi raccomando sorte, dalla mia parte devi stare!

Davanti a me c’è un ragazzo alto, moro, con indosso uno smoking di color bianco, ma con qualche striatura d’oro. La maschera oro gli copre interamente la faccia, lasciando scoperta solo la bocca. Mai visto una bocca così piena.
Mi rivolge un sorriso e mi fa un cenno con la testa, come se volesse chiedermi il permesso.
Sorrido a mia volta.
Si vede che è un esperto nel ballo. Ha una presa solida che aggancia la parte inferiore della mia schiena e l’altra tra la mia, mi accarezza delicata.
-Di che casa sei?- mi domanda con una voce roca all’improvviso all’orecchio. Vengo percorsa da un milione di brividi in tutto il corpo.
Non mi ero neanche accorta che si fosse tanto avvicinato, mi stavo lasciando cullare dai suoi movimenti.
-Grifondoro- rispondo un po’ stordita- e tu?-
-Serpeverde- risponde sempre con quella voce profonda.
-Ho notato che sei accompagnata da Alex Sheppard- sussurra vicino al mio orecchio.
Non riesco a controllare che i brividi non trapassino il mio corpo.
-Si, lo conosci?- domando cercando di risultare disinvolta.
-Bhe è al mio stesso anno ed è Serpeverde- ridacchia facendo scontrare le labbra con il mio orecchio.
Merlino, è una mia impressione o la temperatura è aumentata?
Cerco di staccarmi un po’, ritornando alla realtà. Se Alex mi vedesse così stretta ad uno, di certo non ne sarebbe felice.
Peccato che il mio cavaliere non ha nessuna intenzione di lasciarmi. Anzi, mi stringe ancora di più a se.
-Sei quindi del settimo anno?- domando sussurrando. Improvvisamente mi si è bloccata ogni capacità comunicativa.
-Si, anche tu, vero Rosie?- sussurra sempre al mio maledettissimo orecchio e scioccandomi più del dovuto.
-Come fai sapere chi sono?-
-I tuoi sorrisi e le tue movenze sono cose a cui non puoi non fare caso- mi risponde con estrema semplicità, senza nessuna incertezza, senza usare un tono per sedurmi. No.
Il tono è semplicemente sincero.
-Grazie- rispondo super imbarazzata.
Come faccio a dirgli che non ho la più pallida idea di chi sia lui?
-Tranquilla, sono a conoscenza del fatto che tu non sappia chi sono- dice, allontanandosi e guardandomi in faccia.
Finalmente posso prendere un respiro e calmarmi. Il mio cuore però non è dello stesso avviso quando i miei occhi verdi incrociano i suoi grigio ghiaccio.
-Però ti ho già visto da qualche parte. I tuoi occhi … - comincio a parlare senza rendermene conto.
-Bhe frequentiamo alcune lezioni insieme, sicuramente mi hai già visto- mi risponde ridacchiando.
Ho già sentito anche questa voce, ma allo stesso tempo non l’ho mai sentita. Come è possibile?
-Quali lezioni frequentiamo insieme?- domando cercando di capire. Fino adesso ha accoratamente evitato di dirmi il suo nome, perciò deduco che non voglia che io sappia chi sia.
-Vorrei potertelo dire però … - dice staccandosi senza lasciare la mia mano - la canzone è finita e le regole sono regole - continua prima di baciarmi la mano, sorridermi e raggiungere la ragazza con cui avrebbe ballato.
Non riesco a fare altro che rimanere come una deficiente in mezzo alla pista per almeno una decina di secondi.
All’improvviso ho assolutamente bisogno di bere qualcosa.

***

La serata è quasi finita. Tra poco dobbiamo recarci nei nostri dormitori.
Dopo il ballo con quel ragazzo non sono riuscita a rimanere concentrata al cento per cento, nonostante comunque Alex sia stato un’ottima distrazione.
Dopo una quindicina di minuti mi ha raggiunto al tavolo con gli altri e, mano per la mano, siamo rimasti a parlare e a scherzare tutto il tempo.
Stavo proprio per raggiungere il portone con Alex attaccato al mio fianco che scherzava con gli altri, quando all’improvviso all’orecchio sinistro sento un sussurro:-Ho vinto, cara piccola rosellina-
D’istinto mi blocco, fermando al tempo stesso Alex che preoccupato mi chiede che succede, mentre non riesco a togliere gli occhi dal ragazzo che sta camminando davanti a me, con uno smoking bianco a striature oro.
Merda, era Malfoy.



SALVEEEE!
Questo è il fantomatico ballo!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e fatemi sapere cosa ne pensate!
Qui sotto vi lascio le immagini dei vestiti delle ragazze!
Un bacio,
Herm :*





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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


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5 Capitolo



-Ho vinto, cara piccola rosellina-
-Ho vinto, cara piccola rosellina-
-Ho vinto, cara piccola rosellina-

Apro gli occhi infastidita.
Ho passato tutta la notte a rigirarmi nel letto e a svegliarmi di colpo, perché la mia mente non è riuscita a liberarsi da quella semplice frase.
Come non sia riuscita a riconoscerlo ancora non lo so. Oppure si, dato che per la prima volta non si è comportato da stronzo narcisista.
Ma nonostante questo, il mio corpo doveva sentirlo, doveva assolutamente percepirlo, non farsi abbindolare come se fossi una cretina qualsiasi.
Non riesco a togliermi la sensazione delle sue mani, delle sue labbra che mi sfiorano l’orecchio, della sua voce.
La voce.
I suoi sussurri profondi.
Involontariamente altri brividi mi percorrono tutta, esattamente come è successo ieri sera.
Tolgo di scatto le coperte che mi fasciano il corpo, ancora più infastidita.
Ho bisogno di una doccia fredda per schiarirmi le idee.

Non è concepibile che io sia stata così idiota. Non è proprio concepibile.
Continuo a ripetermi mentre mi lavo e mi vesto. Non riesco a non pensare ad altro.
Dopodichè rientro in camera ed Eve, come le altre, sta ancora dormendo profondamente.
Con la coda dell’occhio noto che sono le otto e un quarto quasi e dato che è Domenica, sicuramente Eve non la rivedrò prima delle dieci.
Decido quindi di inviare la lettera che non ho ancora spedito a casa e di fare colazione con lei più tardi.
Camminare mi farà sicuramente bene. Mi aiuterà ad accettare la stupidità che mi ha offuscato la mente ieri sera.
Mentre mi sto dirigendo verso la guferia, sento una mano afferrarmi il polso, un’altra posarsi sulla mia bocca e il mio corpo trascinato dentro un aula che, deduco dalla puzza che mi colpisce le narici, è in disuso da anni.
Cerco di urlare e di svincolarmi, ma non riesco a fare niente di tutto questo.
-Calma, rosellina, non voglio farti del male- mi sento sussurrare all’orecchio.
Brividi di disgusto e di piacere mi trapassano. Ormai tutto il mio corpo e tutta la mia mente hanno imparato a riconoscere quella tonalità di voce.
Dopodiché mi sento lasciare libera e sfrutto l’occasione per correre il più lontano possibile da lui.
-Ma sei per caso impazzito?- esclamo spaventata.
E’ vero che Hogwarts è un posto sicuro, ma se uno ti prende all’improvviso e ti trascina via, tu ti caghi addosso indipendentemente da dove ti trovi, Santo Merlino!
-Calmati, non ti voglio mica stuprare- esclama divertito.
-Non è questo il punto. Non puoi trascinare la gente e toccarla … e bloccarla … e sussurrarle all’orecchio come ti pare e piace- continuo con un accenno di panico nella voce.
-Non sembrava che ieri sera ti dispiacesse così tanto- dice ancora più divertito e soddisfatto.
Morgana, che nervoso che mi da.
-Non so proprio di cosa stai parlando- esclamo, non credendo neanche io a quello che dico.
Non posso però dargli altra soddisfazione, ha già vinto la scommessa, perciò se lo deve far bastare. Il mio orgoglio non può subire un altro attacco.
-Ah no Rossa?- mi domanda con quel fare da stronzo che solo lui sa fare, prima di incrociare le braccia e appoggiarsi al muro alle sue spalle.
-No- ribatto, cercando di non fare caso all’aria dannatamente sexy che ha. Nonostante non lo ammetterei con nessuno neanche sotto tortura, non posso di certo mentire a me stessa.
-Okay, farò finta di crederci- ribatte ridacchiando.
-Allora che cosa vuoi?- domando più acida che posso.
-Bhe, ho vinto una scommessa no?- mi ricorda con quell’aria da schiaffi.
Merda! Adesso che cosa vuole?
Torno indietro con la mente per cercare di capire se mi abbia mai dato degli imput, ma solo adesso mi rendo conto che ho accettato una scommessa senza sapere quale sarebbe stata la sua volontà in caso di vittoria.
-Perciò- alzo la testa allarmata dal tono di voce soddisfatto che ha - sono venuto a reclamare il mio premio - continua staccandosi dal muro e facendo due passi in avanti verso di me.
Involontariamente ne faccio due indietro, urtando così un banco e facendo ridacchiare ancora di più lui.
-Se pensi anche solo lontanamente che io possa venire a letto con te o cose del genere, te lo scordi- esclamo determinata a non cedere neanche sotto tortura.
Se lo può proprio scordare.
-Per quanto sono sicuro che farebbe molto più piacere a te che a me- ghigna maliziosamente - non è questo che ti voglio chiedere-
Ma guarda sto gran pezzo di cornuto.
A me farebbe piacere? Ma dove vive, su Marte? Semmai è lui che ne otterrebbe tutti i vantaggi, sto porco!
-E allora cosa diavolo vuoi?- domando spostandomi di altri due passi indietro, quando noto che lui continua a camminare verso la sottoscritta.
Perché diavolo si vuole avvicinare? Ci sento anche se sta a dieci metri.
-So che hai un’ottima media in Pozioni, giusto?- mi domanda, utilizzando però un tono neutro e lasciandomi non poco sorpresa.
Che diavolo centra adesso?
-Bhe si, perché ti interessa tanto scusami?- domando scettica.
Ricordate? Mai fidarsi di Scorpius Malfoy. Può tirare fuori la peggiore delle torture anche da una cosa che tutti i comuni mortali considerano banale.
Lo vedo tentennare, indeciso se continuare o no.
-Ho bisogno di … una media perfetta … per ciò che vorrei … fare una volta uscito da qui - inizia a parlare con non poca difficoltà.
Peccato però che io non abbia ancora capito cosa potrebbe importarmene a me.
In tutta risposta alzo il sopraciglio e faccio un cenno con la testa per indicargli di proseguire e chiarirsi.
-Ho bisogno che tu mi faccia ripetizioni e mi aiuti a migliorare in Pozioni- esclama tutto d’un fiato.
Ci metto un paio di secondi a capire che cosa abbia appena detto. E ce ne metto altri due per realizzare e uno per scoppiare a ridere.
Inizio a ridere di gusto, tanto che inizia a farmi male la pancia.
Cerco di trattenermi, ma appena alzo la testa e lo guardo in faccia, ricomincio ancora più forte.
Lui non fa niente, si limita a guardarmi con le braccia conserte e una faccia scocciata.
Cerco di riprendermi e fare dei respiri profondi, per riprendere a respirare normalmente.
Non posso crederci, ridacchio ancora tra me e me.
-Stai scherzando vero?- domando con il fiatone derivato dalle risate.
-Perché ti fa tanto ridere?- ed è palese il fatto che sia tanto infastidito.
Oh è una vera goduria per la sottoscritta.
-Perché non può essere vero- esclamo decisa.
-Perché?- mi domanda, come se davvero non riuscisse a capire.
-Perché … - cerco di rispondere, senza però riuscire a trovare un vero motivo.
Pensa Rose, pensa.
Bhe innanzitutto siamo acerrimi nemici, non ci diamo una mano a vicenda.
Inoltre lui per me non l’avrebbe mai fatto, perché io invece si?
In aggiunta mio cugino Albus, nonché suo migliore amico, ha un’ottima media, potrebbe aiutarlo anche lui. Perché chiedere a me?
-Visto non lo sai neanche tu- ribatte scocciato dopo un paio di secondi.
-Perché chiederlo a me? Hai Albus che ha un’ottima media, quasi al di sopra della mia- ribatto più forte di lui.
-Lo chiedo a te perché ti voglio ricordare che hai perso una scommessa. Inoltre hai detto bene, ha quasi una media al di sopra della tua- ribatte alzando la voce.
-L’hai voluta fare tu questa scommessa- dico alzando anch’io la voce.
Adesso che fa, urla anche? Ma vedi tu!
-E tu hai accettato, perciò devi aiutarmi- mi urla addosso.
-Io non devo fare proprio niente- ribatto urlando anche io.
Ma come si permette di urlarmi addosso, sto pezzo di cretino. Non può costringere la gente a fare ciò che non vuole.
Maledetto lui e maledetta questa scommessa.
-Ma che ti costa? Non ti ho mica chiesto la Luna?! Ti ho solo chiesto di aiutarmi con una maledetta materia-continua, urlandomi ancora di più addosso.
-La smetti di urlare?- domando urlando io stessa.
Lo so non ha senso, ma mi manda fuori di testa sto ragazzo.
-Stai urlando anche tu- ribatte frustrato.
Rimaniamo per alcuni minuti in silenzio, con il fiatone e uno sguardo omicida rivolto verso l’altro.
Non ha senso tutto questo. Chiedere una scommessa solo per delle stupide ripetizioni?
Non ha alcun senso, Merlino!
-Non ha senso- dico, cercando di non urlare -Fare una scommessa solo per chiedermi delle ripetizioni? E’ sciocco-
-Certo perché se fossi venuto a chiedertelo normalmente tu mi avresti detto di si- esclama ironicamente -Guarda che casino stai facendo-
-Io non sto facen …- inizio, ma lui non mi permette di continuare.
-Okay, mi spieghi dove sta il problema? Ti fa tanto schifo l’idea di potermi aiutare?- mi domanda con un accenno di amarezza nella voce.
-No, non mi fa schifo- ribatto d’istinto.
-Allora dove sta il problema?- mi domanda un poco frustrato, prima di prendere una sedia e buttarcisi sopra.
Dopodiché alza lo sguardo e con gli occhi sembra pregarmi di dargli una risposta sincera.
Non mi ha mai pregata. Mi ha sempre rivolto la parola per insultarmi o deridermi.
Adesso mi prega non solo di dargli una risposta che si possa chiamare tale, ma lo fa perché vuole davvero capire perché io non lo voglia aiutare.
Peccato che non riesco a trovare una risposta neanche dentro di me.
Non so perché mi venga difficile solo pensare di aiutarlo. Non lo so.
So solo che è la prima volta che si mostra così affranto e mi rendo conto che non mi  fa sentire bene.
Mi sento, non saprei, triste?
Ma come è possibile provare tristezza per una persona che per sette anni non ha fatto altro che insultarti? Odiarti?
Probabilmente mi sto facendo un sacco di paranoie inutili e provo compassione per lui perché, a differenza sua, io sono umana e so provare sentimenti che possono essere chiamati tali.
-Non capisco- decido di dire alla fine.
E’ ciò che sento no? Non capisco più niente, perciò più sincera di così non lo potevo essere.
-Cosa non capisci?- mi domanda, non smettendo mai di guardarmi negli occhi.
Occhi grigio ghiaccio. Colore perfetto per una personalità fredda come il ghiaccio quale è la sua.
Ma in questo momento riesco a notare delle piccole pagliuzze gialle, mai notate prima, neanche ieri sera, che danno un tocco di calore in tutto quel mare di pura acqua solida.
-Non capisco perché dovresti volere il mio aiuto- sussurro, abbassando lo sguardo.
I brividi che mi trapassano il corpo e il cuore a mille ogni secondo di più che passo in quel mare di ghiaccio, non mi permettono di ragionare.
-Non capisci perché vorrei l’aiuto della studentessa migliore della scuola?- mi domanda divertito.
Sono scioccata. Mi ha appena fatto un complimento?
-Senti, il fatto che non ti sopporto non centra niente con la tua intelligenza e bravura scolastica- continua ancora più divertito dalla faccia da pesce lesso che sono sicura di avere in questo momento.
-Nonostante non sopporti il tuo caratterino da pazza sclerata, sono consapevole della tua estrema intelligenza- continua, quando nota che le mie facoltà di comunicazione sono fuori uso.
-Non ho chiesto ad Albus, non solo perché non ha la tua ottima media, ma anche perché non ha la tua stessa voglia di imparare, la tua voglia di sapere sempre cose nuove, la tua curiosità. Ho scelto te perché so quanto ti appassiona lo studio e, non so se l’hai notato, ma ho solo un anno a disposizione per imparare e chi meglio di te può farlo? Non potevo di certo venire lì e chiederti “Ehi Rose, mi aiuti con Pozioni?”, perché probabilmente mi avresti preso a schiaffi e a pugni. L’unica cosa che mi è venuta in mente è una scommessa. E’ quale miglior premio della fuoriuscita del sottoscritto dalla tua vita per convincerti?- conclude.
Per tutto il discorso non ho osato fiatare, sono rimasta letteralmente stregata dalla sua voce.
Non abbiamo mai parlato civilmente. Ci siamo sempre rivolti toni arrabbiati, infastiditi, sbuffi e urli.
Invece adesso ha utilizzato un tono “normale”, quel tono amichevole che usi con i tuoi amici mentre fai una chiacchierata.
E sorprendentemente, noi stiamo facendo una chiacchierata.
Sarà stato il tono, la sua voce, le sue labbra, i suoi occhi, non lo so, ma non ho saputo far altro che sussurrare un “va bene”.


***


Subito dopo colazione mi è arrivato un biglietto in cui specificava l’ora e l’aula dei sotterranei che avremo utilizzato per le ripetizioni.
Ancora adesso non riesco a credere a tutte le parole carine che mi ha detto proprio poche ore prima.
Per tutta la colazione ho rimuginato e rimuginato con la testa tra le nuvole, tanto che Eve ha dovuto richiamare la mia attenzione un sacco di volte.
Non le ho raccontato niente perché Malfoy mi aveva chiesto di non dirlo a nessuno e dato che avevo fatto trenta, perché non fare trent’uno?
Mi sto dirigendo nell’aula decisa, facendo attenzione a non beccare nessuno, soprattutto Alex.
Cavolo non ho riservato neanche un pensiero alla fantastica serata passata con lui ieri.
Tutta colpa di quel maledetto furetto.
-Sei in ritardo- esclama non appena varco la porta.
Non c’è nessuna traccia della voce amichevole, siamo ritornati all’astio.
Buono a sapersi.
-Se non vuoi fare sapere niente a nessuno, ho bisogno di tempo per arrivare qui- gli rispondo con lo stesso tono, chiudendo la porta.
Mi giro e lo trovo già bello e pronto per lavorare.
Siamo nella solita aula di Pozioni, ma oggi non essendoci lezioni, siamo sicuri che nessuno si avvicinerà. Quest’aula puzza a chilometri di distanza.
Non oggi però, dato che non sento niente.
-Hai fatto qualcosa? Solitamente puzza di capra quest’aula- domando, mentre prendo posto di fronte a lui.
-Si, ho aspirato la puzza. Non possiamo di certo lavorare bene altrimenti- risponde, mentre apre il libro.
-Da cosa vuoi incominciare?- domando, cercando di capire a quale pagina si sia fermato. Ma non riesco a leggere da qui.
-Con il Distillato della Morte Vivente- esclama prima di ritornare a guardarmi.
E’ seduto con la schiena appoggiata alla sedia, il colletto della camicia sbottonato e le maniche tirate sui gomiti, che mettono in evidenzia gli avambracci tonici.
I capelli sono tutti sparati a zero, come se ci avesse passato la mano un miliardo di volte.
O qualcuna gliel‘ha passata, penso un po‘ infastidita.
Nonostante tutto è maledettamente sexy e ciò mi imbarazza, mi mette a disagio.
È già la seconda volta che noto quanto sia bello e non va per niente bene. Non posso dimenticarmi che è di Malfoy che parlo.
-Difficile, ma ce la faremo- esclamo, cercando di riprendere la concentrazione.
-Dimmi tutto ciò che sai sul Distillato?- gli domando in tono professionale.
-E’ una pozione potente che spedisce chi la beve in un sonno profondo simile alla morte- mi risponde sicuro, senza neanche sbirciare dal libro.
Bene almeno sa che stiamo facendo.
-Prova a dirmi tutti gli ingredienti che ti ricordi e poi iniziamo con la preparazione-

Sono stupita. Dopo avermi detto tutti gli ingredienti senza scordarsene uno, si è dimostrato anche abbastanza bravo con la preparazione.
Mentre lui procedeva in assoluto silenzio, l’ho dovuto correggere solo un paio di volte e non sembrava infastidito. Annuiva determinato a non sbagliare mai più.
Le uniche volte in cui l’ho visto così concentrato erano durante le partite di Quiddich.  
L’unico difetto che ho riscontrato è che odia aspettare, vorrebbe ottenere tutto subito.
Ma con l’arte delle Pozioni devi essere molto paziente.
Adesso è seduto che guarda soddisfatto e anche un po’ sudato, la pozione che ha preparato.
-E’ perfetta- esclamo contenta.
Bhe se ti riesce una pozione così difficile, non puoi non esserne felice.
-Siamo stati bravi- esclama ancora estasiato dal suo risultato.
-In realtà l’hai fatta tutta da solo, perciò se ti impegni puoi ottenere molto di più di un Accettabile- ribatto decisa.
-Bhe Lumacorno non è un’insegnante come lo sei tu- dice, alzando lo sguardo per guardarmi.
Non posso fare altro che arrossire. Ma che gli prende oggi?
-Bhe, adesso è meglio se andiamo a pranzo- ribatto, cercando di far finta di non aver sentito niente.
Mi giro per prendere la giacca, mentre con la coda dell’occhio noto che tutto orgoglioso rovescia in una piccola provetta il Distillato, prima di far evanescere il resto dal Calderone.
Inevitabilmente sorrido anche io.
-Mi sa che in Sala Grande non ci sarà niente- sento la sua voce alle mie spalle.
Mi giro per capire che sta dicendo, quando noto il suo sguardo fisso sull’orologio alla parete che segna le due passate.
Merda, il pranzo è finito.
Non faccio neanche in tempo a pensare che ho una fame da matti, quando il mio stomaco decide di farsi sentire per tutta l’aula, facendo ridacchiare il furetto spelacchiato davanti a me.
-Io ho una soluzione se ti va- mi dice con un sorrisetto - così mi permetterai anche di sdebitarmi-
-In che cosa consiste?- chiedo un po’ agitata.

***

Se ci beccano siamo nei guai.  
Non ho mai ricevuto una punizione in vita mia, di certo non voglio riceverla durante il mio ultimo anno.
Diamine sono pure una Caposcuola, dovrei dare l’esempio.
-Tranquilla non succederà niente- ridacchia Malfoy mentre addenta il panino.
Si avete letto bene, il Panino.
Siamo nelle stra maledette cucine di Hogwarts, dove gli elfi ci hanno portato una montagna di panini, succo di zucca e torta al cioccolato, con mio grande piacere.
E’ la mia preferita, sapete!
-Sono Caposcuola io, dovrei dare il giusto esempio- esclamo prima di addentare il mio panino.
Ehi, già che ci sono, ne approfitto.
-Tutti vengono qui, anche gli insegnanti quando non riescono a venire in Sala Grande-
-Io non ci sono mai venuta, perciò non lo fanno tutti- esclamo scioccata dall’idea che gli insegnanti vengano qui di nascosto.
Non riesco però a non immaginarmi un Lumacorno e la sua panciotta lanciarsi su mille delle leccornie preparate dagli elfi.
-Questo perché sei maledettamente noiosa-esclama, lanciandomi uno sguardo beffardo.
Adesso lo riconosco!
-No, questo perché rispetto le regole e non sono una maledetta idiota- ribatto, non riuscendo comunque ad offendermi di quello che mi ha detto.
-Mi stai per caso dando del maledetto idiota?- ribatte, scimmiottando la mia voce sulle parole “maledetto idiota”.
-Si in effetti. Ma dato che tu mi hai dato della noiosa, siamo pari- rispondo con un sorriso prima di tuffarmi sul panino.
Mi giro a guardarlo stupita, quando alle mie orecchie arriva la sua risata.
Non avevo mai sentito una risata così pura, che riesce a riempire tutta una stanza.
Una risata contagiosa, dato che inizio a ridere anche io, con il cuore che batte forte.
-Che hai da ridere?- gli domando dopo essermi ripresa, continuando comunque a sorridere.
-Mai visto … azzannare un … panino … da una … ragazza- mi risponde interrompendosi per prendere fiato.
-Bhe non so che ragazze hai conosciuto, ma quando una Weasley ha fame e le si offre un panino, questo è lo spettacolo che otterrai- ribatto, non riuscendo a non sorridere ancora.
-Facciamo la gara a chi finisce prima?- mi domanda con un sorriso malandrino sul viso.
-Hai fegato ragazzo a sfidare una Weasley- ribatto.
-Ti devo ricordare che ho già vinto una scommessa contro una Weasley?- mi risponde gongolando.
-Touche. 1, 2 ,3, via - dico e ci buttiamo entrambi sui vari vassoi pieni di cibo proprio di fronte a noi.


Ciao a tutti!
Questo è ciò che la scommessa ha portato!
Ve lo aspettavate? Ne siete rimasti delusi? Scioccati?
Fatemi sapere che ne pensate!
Ci vediamo al prossimo capitolo.
Un bacio,
Herm :*

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


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6 Capitolo


-Dove stai andando? Non è ancora ora di andare- sento la voce assonnata di Eve, mentre sto per aprire la porta del dormitorio.
-Approfitto del mio anticipo per spedire la lettera a casa- rispondo in un sussurro per non svegliare le altre.
In tutta risposta Eve alza un pollice per farmi capire che aveva capito. (Scusate il gioco di parole:P).
Erano due maledettissimi giorni che cercavo di spedire sta lettera, ma puntualmente c’era sempre qualcosa che me lo impediva.
Prima Malfoy che mi trascina in un aula per chiedermi di fargli ripetizioni di Pozioni.
Poi gli allenamenti di Quiddich, il tema per Trasfigurazione, le ricerche per Incantesimi, lo studio in generale, non sono riuscita neanche a respirare.
Oggi però riesco ad arrivare in Guferia senza nessuna interruzione.
Grazie Godric.
Se non l’avessi spedita oggi, mamma avrebbe potuto avere un collasso.
Mi avvicino ad Herny, il mio gufo preferito messo a disposizione dalla scuola.
Il nostro primo incontro avvenne durante il mio primo anno. Mi ricordo che ero elettrizzata dall’essere ad Hogwarts, dallo star per spedire la mia prima lettera a casa, dalle lezioni frequentate e cosa più importante, dall’aver conosciuto Eve. Saltellavo quando entrai per la prima volta in Guferia e ricordo che il primo gufo ad aver attratto la mia attenzione fu proprio Herny. Anche lui saltellava da tutte le parti, facendo arrabbiare molti vecchi gufi. Rappresentava esattamente ciò che stavo sentendo io in quel momento.
Perciò decisi che la mia prima lettera sarebbe stata spedita da lui.
Non feci in tempo ad avvicinarmi che planò fin sopra la mia spalla e iniziò a becchettarmi sulla tempia. Fu contento del compito a lui affidato e da quel giorno, ogni volta che mi sono recata in Guferia per spedire una lettera, lui era lì ad aspettarmi. Decisi di chiamarlo Herny durante il mio secondo anno, ma non ricordo perché.
Come da tradizione, mi picchietta sulla mano impaziente di partire, mentre lego la lettera alla sua zampettina.
Sempre da tradizione, aspetto di vederlo scomparire all’orizzonte prima di andarmene.
-Anche tu qui? Mi segui per caso?-
Ero talmente concentrata su Herny, che ho fatto un salto di un metro e mezzo quando mi arriva la voce ridacchiante di Malfoy alle orecchie.
-Fino a prova contraria c’ero prima io, perciò sei tu che mi segui- rispondo ridacchiando.
-Touche- mi risponde mentre alza il braccio e vedo planare un bellissimo barbagianni.
Wow, anche i gufi possono avere un’aria così regale?
-Bella eh? Lei è Stella- esclama appena nota la mia faccia sorpresa.
-Stella? E’ un nome strano per un gufo-ridacchio, mentre mi avvicino.
-E perché? Se pensi che lei sia bella e luminosa come una stella, non dovrebbe impressionarti- esclama, mentre le accarezza il muso e la guarda con aria estasiata.
-Sono invitata al matrimonio?- domando ridacchiando, mentre inizio ad accarezzarla pure io.
Ha un pelo liscissimo e vellutato e devo ammettere che da vicino Stella è proprio bella. Mai quanto Herny, però.
-Continua a rifiutarmi, chissà perché. Quando gli ricapita un uomo perfetto come me?- esclama con finta aria solenne, stando al gioco.
-Magari non sei così perfetto- esclamo, mentre lo guardo allacciare la lettera e dare un tenero bacio sulla testolina dell’animale prima di lasciarlo andare.
-Impossibile- esclama girandosi verso di me con un sorriso malizioso.
-Tutto è possibile- esclamo con un sorriso malizioso. O almeno cerco.
-E’ possibile anche organizzare un’altra lezione di ripetizioni?-mi domanda.
-Certo, quando sei disponibile?- gli domando imbarazzata.
Negli ultimi due giorni, o meglio, da quando mi ha chiesto di fargli da insegnante, il nostro rapporto sembra lo stesso, ma allo stesso tempo sembra cambiato.
Continuiamo a battibeccarci e a tirarci frecciatine, ma senza quella cattiveria e quell’odio di prima.
Possibile che è bastano un pomeriggio per cancellare sette anni? Non saprei.
So solo che mi viene naturale parlare con lui adesso.
Bhe, in realtà, quando mi devo rivolgere a lui con un tono diverso da quello derisorio di sempre, mi sento un po’ in imbarazzo, perché nonostante mi venga spontaneo, mi sembra anche strano.
Ahhh, ve l'ho detto che mi manda fuori di testa questo ragazzo!
-Oggi pomeriggio dopo le lezioni andrebbe bene?- mi domanda con quel tono che ormai definisco amichevole, riportandomi alla realtà.
E’ così strano non vedergli costantemente un ghigno o un sorriso malizioso sul viso; non lo fa sembrare Malfoy.
-Certo, va benissimo. Stessa aula?-
-Stessa aula-

***

-Voi non avete idea di quello che vi devo dire-esclama mia cugina Lily mentre si siede di fianco ad Eve.
Appena concordatomi con Malfoy, sono ritornata in dormitorio ed Eve era pronta per la colazione.
Siamo scese in Sala Grande in religioso silenzio. Mai parlare ad Eveline Zeno di prima mattina. E’ intrattabile.
-Lily abbassa la voce- esclama Eve in tono abbastanza scontroso.
Che vi avevo detto?
-Tesoro è prima mattina per tutti, ma ti voglio ricordare che c’è stato un ballo e non ne abbiamo ancora parlato-esclama Lily, fregandosene altamente della regola “non rompere le pluffe ad Eve di prima mattina”.
-E io ti voglio ricordare che l’abbiamo passato insieme, tesoro-esclama Eve facendomi ridacchiare.
-Okkkay ragazze, perché non ne parliamo stasera?-dico impedendo a Lily di rispondere con un’occhiata. Lei mi guarda un po’ infastidita, ma poi si limita ad annuire e a riempire il piatto con la colazione.
-Hola chicas- esclama felice Roxy sedendosi di fianco a me e provocando uno sbuffo in Eve.
-Non parlare così forte, qualcuno è suscettibile- esclama Lily con nonchalance puntando un dito verso Eve e beccandosi un’occhiataccia da quest‘ultima.
-Comunque stasera ci fermiamo a parlare del ballo e non mi interessa se l’abbiamo vissuto insieme, io voglio i dettagli piccanti post-ballo- continua Lily rivolta a Roxy con uno sguardo malizioso.
-Va bene, anche se non ce ne sono- esclama Roxy riempiendosi il piatto.
-Ceeeerto. Sappiamo tutti che la strada fino alla Torre dei Corvonero è abbastanza lunga-risponde Lily facendo imbarazzare Roxy.
Sento il suo corpo emanare calore!
-Non so di cosa stai parlando- sussurra Roxy.
-Non avevamo deciso di parlarne stasera?-esclama Eve massaggiandosi le tempie.
-Comunque non ne avremmo il tempo adesso-esclamo evitando una guerra-dobbiamo andare a lezione- continuo alzandomi dalla panca.
Dopo aver salutato le mie cugine, ci dirigiamo verso l’aula di Pozioni.
-Pronta per due ore con Lumacorno?- domando per cercare di fare un po’ conversazione, anche se so già che sarà inutile.
-Ti prego Rose-mi risponde Eve, massaggiandosi di nuovo le tempie.
-Non hai dormito stanotte?-le domando preoccupata.
-Non tanto-ribatte con un sussurro frustrato.
-Incubi?-
-Si-
Non ho bisogno che mi dica altro.
Restiamo in silenzio finchè non entriamo a prendere i posti in prima fila in aula Pozioni. Tiriamo fuori il materiale e aspettiamo, sempre in silenzio, l’arrivo del professore.
-Buongiornissimo ragazzi- esclama la voce di Lumacorno un secondo dopo il suono della campanella.
-Buongiorno- risponde assonnata la classe, facendo ridacchiare il prof.
-Sono sicuro che vi sveglierete quando ci metteremo al lavoro-esclama con una voce squillante - però quest’oggi voglio che lavoriate in coppia Grifondoro-Serpeverde- continua sempre più felice, ottenendo un lamento da tutta la classe.
Dopo la Seconda Guerra Magica, Lumacorno ha sempre avuto l’abitudine di far lavorare gli studenti di case diverse insieme.Il suo obbiettivo sarebbe rafforzare i rapporti tra gli studenti, di modo che Hogwarts diventi una forza unica come lo è stata durante la Guerra.
Peccato che le ore di Pozioni non sono emergenze che hanno bisogno di una forza unanime come è successo con la Seconda Guerra.
-Nessun lamento cari. La pozione è semplice e sono sicuro che vi divertirete. Ho pensato che le dame-continua Lumacorno girandosi verso la cattedra per tirare fuori due cilindri, uno di colore verde e l’altro bordeaux - possono prelevare il nome del loro cavaliere di oggi da questi cilindri. Ovviamente le dame di Grifondoro dal cilindro verde e le dame di Serpeverde da quello bordeaux. Signorina Zeno, vorrebbe cominciare lei?- domanda Lumacorno girandosi per sorridere verso un’ infelice Eve.
La vedo alzarsi e strisciare verso la cattedra e il cilindro verde. Lancia uno sguardo al professore, poi infila lentamente la mano nel cilindro e la ritira fuori ancora più lentamente.
Non appena apre il bigliettino e legge il nome, il colorito della pelle diventa un po’ giallognolo e dopo esser stata esortata dal professore, in un sussurro dichiara il nome del suo “cavaliere”: Albus Potter.
Al si alza dal fondo dell’aula e raggiunge Eve ed insieme si dirigono verso alcuni banchi vuoti alla nostra sinistra.
Li seguo con lo sguardo e noto Albus cercare di sorriderle, mentre Eve non la smette di fissare i propri piedi.
In realtà non mi stupisce. Dovete sapere che nei primi anni qua ad Hogwarts Eve ha  avuto una cotta per Al. Ogni volta che stava con noi o lo intercettavamo in mezzo ai corridoi scambiandoci due parole, diventava rossa e se riusciva, se la svignava pure. Durante il terzo anno mi ha chiesto di incontrare Al quando lei non era presente, di modo che sarebbe stato più facile per lei dimenticarlo.
L’anno scorso è riuscito fuori il discorso e lei mi ha giurato che era riuscita totalmente a “tirarlo fuori dalla sua mente momentaneamente mal funzionante“, testuali parole.
Solo che da quello che vedo, non mi sembra proprio.
Magari è in imbarazzo perché era palese che le piacesse Al nei primi anni, quindi adesso si vergogna.
-Signorina Weeeaasleeyyyy- scatto sulla sedia quando sento la voce del prof perforare il mio orecchio destro.
-Oh, sono contento che sia ritornata tra noi- esclama Lumacorno, facendo ridere la classe -adesso potrebbe pescare il suo cavaliere?!-
-Oh, mi scusi- dico certa che le mie orecchie siano diventate rosse quanto i miei capelli.
Subito dopo infilo la mano dentro al cilindro verde e quando leggo il nome del mio “cavaliere” ne sono più che contenta.
-Alex Sheppard- esclamo, non tanto brava a mascherare la mia felicità.
Quando mi giro verso Alex posto due banchi dietro di me, il suo sorriso a trentadue denti mi fa capire che non sono l’unica entusiasta.
-Prego, venga pure davanti signor Sheppard- esclama ancora più contento Lumacorno.
I suoi due migliori studenti di Pozioni lavorano insieme con il sorriso sulle labbra.
Il suo sogno si sta avverando.
-Ehi- mi sussurra Alex appena mi si è seduto di fianco.
-Ehi- gli sussurro di rimando, non potendo fare a meno di sorridere.
Aspettiamo in silenzio mentre tutte hanno ricevuto il proprio cavaliere.
Malfoy è capitato con Cindy, l’altra mia compagna di dormitorio. Mentre lei sembra felice, lui non lo sembra affatto.
L’ho beccato un paio di volte guardarmi con uno sguardo strano, ma non facevo in tempo a chiedergli niente, che toglieva subito lo sguardo per puntarlo davanti a se.
-Potete cominciare- esclama tutto pimpante Lumacorno, riportandomi alla realtà.
Mi giro con un sorriso verso Alex, quando mi rendo conto di non sapere che diamine dobbiamo fare.
-Alex, scusami, non ho sentito. Cosa dobbiamo preparare?- gli domando in un sussurro mentre lui apre il libro.
-La pozione obliviosa- mi risponde ridacchiando.
-E’ facile, perché stai aprendo il libro?- gli chiedo stranita. L’abbiamo imparata al primo anno e non ho ben capito il motivo che spinge Lumacorno a farcela rifare al settimo. Ma dato che ero sovrappensiero, non lo saprò mai.
-Sto cercando di perdere tempo. Se dovessimo iniziare subito, finiremmo troppo presto-mi risponde con un tono imbarazzato.
-Dai su, ammetti che non vuoi mostrare la tua bravura a tutti- lo schernisco bonariamente e per risposta ricevo un sorriso colpevole.
Nonostante abbiamo cercato di prendere più tempo possibile, siamo riusciti a finire la pozione in un’ora soltanto.
Abbiamo cercato di far finta di chiacchierare su chi dovesse fare cosa, ma alla fine Lumacorno ci ha notati immobili a non far niente.
-Allora, coppia 2, avete già finito immagino eh-esclama avvicinandosi per guardare la nostra pozione perfettamente pronta.
-Sapete che vi dico? Sfruttate l’ora che ci rimane per studiare le altre materie. Per quanto riguarda la mia, oggi avete finito-esclama Lumacorno, sorridendoci orgogliosamente.
Non avevo capito bene. Potevamo uscire e andarcene? In sette anni non l’aveva mai fatto.
Io e Alex ci guardiamo, senza capire se dovessimo alzarci o no.
-Forza, fuori da questa aula-esclama Lumacorno con finta voce impetuosa, dopo aver notato le nostre facce perplesse.
Comunque non ce lo facciamo ripetere due volte. Prendiamo le nostre cose e corriamo fuori dall’aula, con le chiacchiere invidiose dei nostri compagni alle spalle.
Una volta chiusa la porta alle nostre spalle, ci guardiamo e scoppiamo a ridere.
-Non ci credo, se l’avessi saputo, avrei finito quella pozione molto prima- esclama Alex dopo esserci ripresi.
-Avremmo finito, perché ti avrei seguito a ruota- ribatto, mentre iniziamo a camminare, uno affianco all’altro.
-Ci sediamo qui?- mi domanda indicando le scale che portano ai sotterranei.
Annuisco per poi sedermi di fianco a lui.
-Devo ammettere però che ci sai fare- esclama girandosi a sorridermi.
Ci so fare con cosa, scusami?
Non appena nota la mia faccia perplessa esclama -Con Pozioni, intendo. Non ho mai lavorato così bene con qualcuno-
Non posso fare altro che arrossire.
Continua a guardarmi come se fossi la cosa più bella che abbia visto nella sua vita, con un luccichio che gli fa brillare gli occhi.
-Neanche io ho mai lavorato così bene con qualcuno-ammetto alla fine.
E il suo sguardo mi impone di abbassare la testa e iniziare a giocherellare con le stringhe delle scarpe.
Non riesco proprio a sostenere quello sguardo.
-Sai quando sono stato ancora meglio?- mi domanda dopo un paio di minuti di silenzio.
-Quando?- gli sussurro, senza togliere lo sguardo dalle mie scarpe.
-Al ballo. Con te- esclama, facendomi alzare la testa sorpresa.
Non mi è passato per l’anticamera del cervello che potesse star parlando di me.
-Non so se l’hai mai notato o hai fatto finta di non notarlo, ma ho sempre avuto un debole per te- continua, facendomi sgranare ancora di più gli occhi.
-Si, giuro- ridacchia -Fin dallo smistamento ti ho notato. Una piccoletta dai capelli rossi che si guardava in giro meravigliata con un sorriso sulle labbra. E ho continuato a notarti e a guardarti durante questi anni. Crescevi e diventavi sempre più bella; studiavi e diventavi sempre più curiosa e intelligente; giocavi e diventavi sempre più forte. Non ho mai avuto il coraggio di dirti una parola. Mai. E quando a Settembre ti ho vista sul treno, ho pensato : ehi Alex è il tuo momento, non sprecarlo- conclude con un sorriso così bello, che fa sorridere anche me.
Non riesco a realizzare appieno quello che mi ha detto.
Come può una ragazza normale come me piacergli così tanto?
Come ho fatto a non accorgermene prima?
Come ho fatto a non notare lui, la sua figura alta, asciutta?
-Ti ho scioccata eh?- esclama ridacchiando.
-Un po’ si in effetti- esclamo impanicata.
Non so cosa possa aver pensato, ma un lampo di panico gli attraversa gli occhi.
Così, come aveva fatto lui poco prima, mi affretto ad aggiungere -In positivo, mi hai scioccata in positivo-
-Perciò se ti chiedessi di studiare insieme oggi pomeriggio, ti farebbe piacere?- mi domanda un po’ timoroso.
E’ proprio dolce però. Un pezzo di sticchio come lui si imbarazza a chiedere ad una come me di studiare insieme.
-Assolutamente si- ribatto in tutta fretta.
Non si sa mai che cambi idea.

***


Pov Scorpius

Okay tutto il materiale è pronto.
Mi raccomando Scorpius, devi rimanere più concentrato possibile sulla pozione.
Non puoi permetterti distrazioni. Neanche se la distrazione è lei.
No, anzi, soprattutto se è lei.
Ancora non posso credere che abbia accettato, ero convintissimo che non l’avrebbe fatto.
Ringraziando Salazar, mi sbagliavo.
Potrà essere una vera rompipluffe, ma è davvero un’ottima insegnate. E intelligente. E dannatamente sexy.
No,fermati. NIENTE distrazioni.
Avevo deciso di arrivare con dieci minuti di ritardo per farla arrabbiare un po’. Sapete è dannatamente scopabile e attraente quando si arrabbia.
Però il Karma me l’ha voluto girare, perché adesso ero io che la stavo aspettando da almeno mezz’ora.

E quella mezz’ora sarebbe diventata un’ora. E quella ora, sarebbe diventata due.





Hola a todos!
Questo è il nuovo capitolo, un po' di passaggio, sì, ma ne arriveranno delle belle!
FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE!
Un bacio,
Herm:*

P.S. Volevo specificare che Roxy è una Corvonero, per quello Lily fa la battuta dicendo che "é lunga la strada che porta verso la torre dei Corvonero", ma non avendo amiche tra le corvi, Roxy passa i pasti nel tavolo dei Grifondoro con le cugine.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


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Capitolo 7



Finalmente era arrivato il mio momento preferito: Le partite di Quiddich.
Stavo seduta sul mio letto con un sorriso sul volto, eccitata all’idea di poter risentire l’aria sulla faccia, l’adrenalina su tutto il corpo, il cuore battermi all’impazzata, l’euforia dagli spalti e di vedere finalmente in azione la nuova squadra di Grifondoro.
Ero allo stesso tempo nervosa. Allenarsi da squadra è diverso che essere una squadra.
Eravamo migliorati sempre di più. La sintonia tra i cacciatori era arrivata alla stelle e il piccolo Thomas sembrava inarrestabile. Speravo con tutta me stessa che bastasse per superare mio cugino Al.
Si, stavamo per giocare contro i Serpeverde.
-Ehi cacciatrice, pronta per la battaglia?- mi domanda Eve appena uscita dal bagno.
-Assolutamente si-le rispondo, saltellando fuori dal letto.
-Gli ultimi allenamenti come sono andati?- mi chiede mentre sta sistemando il letto.
E’ un vizio che le è rimasto. Non le importa che ci siano degli elfi, lei sistema e riordina tutte le sue cose. Negli anni ha trasmesso questa tendenza anche alla sottoscritta e ciò ha reso mia madre entusiasta.
-Molto bene devo dire, ma non so se basterà con Al- dico mentre entro in bagno per fare una doccia veloce.
-Devi avere fiducia Rose. E poi sarebbe comunque la prima partita, se va male avete il tempo per recuperare- mi risponde Eve dalla stanza.
-Si certo-
Ovviamente non era possibile.
Recuperare la squadra di Serpeverde era impossibile.
Tassorosso quest’anno è molto peggiorata. Tutti i migliori giocatori se ne erano andati l’anno scorso e, avendo visto un paio di allenamenti, non sembrava che il capitano fosse riuscito a rimpiazzarli per bene.
Su Corvonero non ero ancora sicura. Avevo visto anche un paio dei loro allenamenti e uno era andato talmente bene che ho pensato alla possibilità che potessero vincere la Coppa quest’anno, l’altro invece è stato l’esatto contrario: una catastrofe.
Eccitata e nervosa, esco dal bagno pronta per indossare la mia divisa e schiacciare quelle Serpi, rendendole una poltiglia.
Stavamo giusto attraversando il quadro, quando mi ritrovo un Alex tutto sorridente.
-Hei- mi saluta, staccandosi dal muro sopra il quale era appoggiato.
-Hei- gli rispondo sorpresa.
Che diavolo ci faceva lì?
-Uh, che sbadata, ho dimenticato qualcosa in camera- si defila Eve con una pessima bugia.
Non riesco a non ridacchiare della sua pessima capacità di mentire.
-Allora, pronta?- mi domanda Alex non appena Eve trapassa il quadro.
-Assolutamente, vi schiacceremo- dico convinta, ma sempre con una dose di divertimento. Non si sa mai che si arrabbi.
Comunque sia gioco contro di lui, o meglio contro la sua Casa, dato che lui non gioca a Quiddich, purtroppo.
-Immagino- ridacchia -mi ero venuto a rassicurare- continua facendo un passo verso la sottoscritta.
-A rassicurarti?- domando iniziando ad impanicarmi.
-Si. Non vorrei mai che in caso di nostra vittoria, tu non mi parlerai più- continua con un sussurro, avvicinandosi sempre di più.
-Oh, no no, continuerò a parlarti- dico, arrossita dalla testa ai piedi- si si- sussurro quando noto che la sua faccia è ad un centimetro dalla mia.
Merlino, credo che adesso sverrò.
Sento la sua mano appoggiarsi sulla parte inferiore della mia schiena e l’altra posarsi sulla mia guancia ardente.
Sapete quanto possa essere pesante la divisa da Quiddich?
O, meglio, quanto calore può emanare un corpo grande come quello di Alex?
Vi rispondo io: tantissimo!
Non riesco a fare niente, se non guardarlo in quegli occhi grandi e dolci, che mi guardano ancora come se fossi la cosa più bella del mondo.
Sento la mano sulla schiena spingermi verso di lui e involontariamente alzo la testa.
Dio quanto è alto e quanto è bello. Ancora più bello da quaggiù.
Lui si avvicina ancora di più, invogliato dal mio gesto. Piano piano si avvicina  al mio viso, tanto che potrei contare tutte le lentiggini che ha sul naso e ancora più lentamente, facendomi sospirare di sollievo e gridare “finalmente” nella testa, mi bacia.
Un bacio delicato, gentile, dolce.
Un bacio che ci permette di assaporarci con lentezza estenuante.
Un bacio anche un po’ intimorito e imbarazzato.
Un bacio dannatamente bello.
Ha delle labbra così morbide che il culetto di un bambino può accompagnare solo.
E vogliamo parlare del sapore?
Ha un sapore dolce, ma non saprei definirlo. Potrebbe essere un mix di pesca, fragola e zucchero, tanto zucchero.
Ecco, il suo sapore sa di zucchero a palate.
Non tenta di andare oltre: niente lingua, niente presa ferrea sulla vita, niente bacio focoso. Rimaniamo lì, ad assaporarci in un dolce e tenero bacio. Lentamente.
Quando ci stacchiamo, non abbiamo neanche il fiatone. Rimaniamo fronte contro fronte e sorridiamo.
Così da vicino è ancora più bello, con le guance rosse e gli occhi che gli brillano.
-Adesso sono sicuro che non parleremo poi tanto- sussurra e il fiato che sa di zucchero mi investe il viso.
-No, infatti- sussurro anche io, ritornando poi a sorridere.
Rimaniamo così per almeno un minuto, credo, non so. Dopodichè mi da un veloce bacio a stampo e si allontana.
Brrrr, che freddo.
-Ti lascio andare a colazione con le tue amiche. Noi ci vediamo dopo- esclama tutto contento.
-Certo- annuisco mentre lui mi fa un ultimo sorriso, prima di allontanarsi.
Wow, ragazzi. Ho appena baciato Alex Sheppard.
-Ehi, posso uscire?- chiede timidamente Eve.
Mi giro per mostrarle un sorriso a trentadue denti e  inizio a saltellare.
-Eveeeee- le urlo quasi, prendendole le mani, iniziando a girare e a saltellare insieme.
Lei non fa altro che assecondarmi e ridere.
-Cosa è successo?- mi domanda, divertita dal mio comportamento infantile.
-Mi ha baciata- esclamo fermandoci.
-Cosa?- urla, tanto che ho paura che l’abbiano sentita in tutta l’Inghilterra.
-Siiiiii- urlo più forte e riniziamo a saltellare e a girare, proprio come se fossimo delle bambine a cui hanno dato il loro lecca-lecca preferito.

***

Siamo negli spogliatoi pronti per la partita.
Thomas sembra tranquillo nonostante sia il più piccolo e Danny, al contrario, è visibilmente nervoso.
McLeggan è stato bravo ad incoraggiare tutti, soprattutto quelli nuovi. Agli allenamenti è sempre stato diretto e sincero, quando doveva comunicarci cosa sbagliavamo, ma senza mancarci di rispetto, dimostrando che non c’è più traccia del bambino arrogante qual’era.
-Molto bene ragazzi, in campo prego- negli spogliatoi arriva la voce di Madame Care, l’insegnante di volo.
Nonostante sia giovane, credo abbia sulla trentina d’anni, si è fatta amare da tutti gli studenti e riesce a rimettere in riga quelli più maleducati. Inoltre e’ un arbitro incorruttibile.
Noi prendiamo le nostre scope e, usciti dallo spogliatoio, voliamo fino al centro del campo. Lancio uno sguardo ad Emma alla mia destra, che mi annuisce, e uno a Danny alla mia sinistra, che guarda per terra un tantino giallognolo.
Speriamo non sia così per tutta la partita.
Davanti a me c’è tutta la squadra dei Serpeverde e in alto troneggia mio cugino.  Notato il mio sguardo su di lui, mi sorride per poi tirar su un sopracciglio indicando Thomas, il piccoletto.
Gli rispondo con un sorriso malizioso. Si renderà subito conto di chi ha davanti.
Alle mie orecchie arriva il fischio di Madame Care e lascio ad Emma il compito di intercettare la palla.
-Buongiornissimo a tutti cari- no, non è Lumacorno, ma Daniel Care, il figlio di Madame Care.
Credo sia del terzo anno o del quarto, non ne sono sicura, ma è il miglior commentatore che io abbia mai sentito. Sprizza felicità da tutti i pori della pelle ed è divertentissimo. È talmente vivace che un paio di volte ha rischiato di cadere dalla tribuna.
-Siamo qui quest’oggi per assistere alla tanto attesa partita di Grifondoro contro Serpeverde. Per i vecchi sanno già di chi sto parlando, ma cari abbiamo persone nuove in campo e sulle tribuneeee- esclama saltellando come un bambino.
-Allora, vediamo da chi inizio? Serpeverde o Grifondoro? Dato che la bellissima Emma Bisquits, cacciatrice della squadra di Grifondoro, ha conquistato la pluffa, direi di iniziare da loro- esclama, ottenendo dalle tribune oro e bordeaux cori e urli.
-Iniziamo dal capitano, Donald McLeggan. Quest’anno ha avuto l’arduo compito di sostituire James Potter come capitano, ma ha mantenuto il suo ruolo da portiere. Eh meno male aggiungerei, perché io quella non l’avrei di certo parata, no no- esclama, riferendosi alla parata di McLeggan.
Non posso essere più che d’accordo, ma adesso ho la pluffa tra le mani e non posso concentrarmi su quello che dice.
-Ed ecco qui, la bella e intelligente Rose Weasley. Cacciatrice dal suo secondo anno, ha fatto venire i capelli bianchi a non pochi portieri e cacciatori. Adesso dribla un bolide scagliato da Matthew Star, uno dei battitori dei Serpeverde, e a tutta velocità si avvicina la porta. Ed ecco a voi, il momento che attendavamo signori e signore. La cacciatrice Rose Weasley e il portiere Scorpius Malfoy. Si care primine, l’attraente Scorpius Malfoy è il portiere dei Serpeverde- continua con la cronaca Daniel.
Non c’è nessuno tra me e Malfoy, solo l’aria. Cerco di capire da che parte si potrebbe lanciare, di modo che io possa tirare dalla parte opposta.
Vengo colta di sorpresa dal suo sguardo.
Mi sta guardando con puro odio. Non mi guardava così neanche prima, quando ancora non sapevamo di poter parlare senza azzannarci per forza.
I suoi occhi sono puro ghiaccio, freddi e immobili. Tiro la pluffa senza pensare e lui la para facilmente.
Prima di rilanciarla al suo compagno, mi lancia uno sguardo di pura soddisfazione, ma gli occhi iniettano veleno.
-Eh cara Rosie, sarà per la prossima volta. Adesso la pluffa è tra le mani di Nott, che lancia a Zabini, che lancia a Word, il quale si butta a tutta velocità sugli anelli avversariiiii-
Sono riportata alla realtà da Daniel e dalla sua voce acuta. Non mi ero accorta di essermi fermata a guardare un Malfoy che mi rigetta veleno addosso.
Non capisco, non eravamo in una specie di tregua?
Che diavolo ho fatto adesso?
-Goooooooolll. Dieci a zero per Serpeverde. Wo, wo, wo, wo-
Cosa?
Mi giro per vedere Word dare il cinque a Zabini e poi verso Daniel. Il tabellone segna dieci punti per Serpeverde.
Merda!
Mi lancio a capofitto su Nott che ha la pluffa in mano, ma Danny mi precede e riesce a rubargliela. Si sta per girare verso Emma, quando vedo Word rubargli la pluffa di mano con una sola spallata.
Emma intercetta il tiro di Word verso Nott e si dirige verso di me. Non fa in tempo a darmi il segnale, che Star commette fallo su Emma.
-Wooo, Star, stellina, non è così che ci si comporta- esclama melodrammaticamente Daniel, facendo scoppiare a ridere tutta la tribuna.
-Rose, vai tu- mi grida McLeggan, dopo che Madame Care fischia il rigore per noi.
Prendo la pluffa tra le mani e guardo Malfoy.
Sono sicura di non aver fatto niente, perciò quello sguardo di odio inizia a darmi sui nervi.
E più aspetto il fischio di via di Madame Care che sta discutendo con Star, più la mia rabbia sale.
-Forza Rose- sento dalle tribune e non riesco a fare a meno di sorridere quando riconosco la voce di Alex.
Mi giro e spicca tra le tribune verde e argento con il sorriso sulle labbra. Noto un suo amico che gli rifila una spallata, ma lui non se ne preoccupa. Continua a sorridermi e ad alzare pollici in su per me.
Il fischio di Madame Care mi riporta a far girar la testa verso Malfoy. Ero pronta a sostenere il suo sguardo d’odio, ma non stava più girato verso di me, ma bensì verso la tribuna, proprio dove poco prima c’era Alex a sorridermi.
-Ehi Malfoy, non mi piacciono le cose facili- esclamo con rabbia, facendo in modo che guardasse verso di me e la pluffa tra le mie mani.
-Io credo proprio il contrario, invece- esclama prima di mettersi in posizione.
Non ho capito bene a cosa si stia riferendo, so solo che con quell’atteggiamento possiamo anche cancellare la tregua messa in atto.
La rabbia si protrae dal mio corpo al solo braccio destro, quello con cui tiro. Senza smettere di fissarlo con odio, tiro indietro il braccio e punto sull’anello di sinistra, dato che tende a coprire più quello destro.
-Ehhhhhhh dieci a dieci, cari signori. E uno pari per Rose e Scorpius-
Sento un brivido percorrermi la schiena e non è dovuto al gol, ma all’accostamento del nome mio e di Malfoy.
Suona strano direi. Sono sempre stata abituata a sentire Weasley e Malfoy, la rossa e il biondo, la Grifondoro e il Serpeverde, il caldo e il freddo.
Mai Rose e Scorpius.
Non saprei dire se per l’odio dimostratomi da Malfoy, per la battuta criptica o per i brividi provati dall’accostamento dei nostri nomi, il resto della partita l’ho affrontato sovrappensiero e infastidita.
Neanche le urla di incoraggiamento di Alex sono riuscite a riportarmi su il morale. Sta di fatto che adesso ci ritroviamo a venti pari e il gol è stato brillantemente segnato da Danny, il quale è riuscito a ristabilirsi e a tirar fuori il giocatore che c’è in lui.
-Fermiiiiiiii, Albus Severus Potter è sfrecciato verso la cattura del boccino. Accipicchia però, quest’anno ha un degno avversario. L’anno scorso lui e suo fratello James se le davano di santa ragione e quest’anno Grifondoro è riuscito nell’impossibile: trovare qualcuno degno del Potter Serpeverde. Questui si chiama Thomas Wood, frequentante il primo anno-
La voce stridula di Daniel blocca tutti all’istante.
Al e Thomas stanno sfrecciando verso l’alto, spalla contro spalla e l’unica difficoltà di Thomas sta nella corporatura. Al è il doppio di lui.
Noto però che nonostante sia minuto, cerca in tutti i modi di rallentare Al e di velocizzare la propria corsa verso il boccino. E ciò con mia grande soddisfazione, irrita un sacco mio cugino.
Tze, beccati questa.
Sono uno di fianco all’altro, entrambi con il braccio alzato e teso per acchiappare il boccino.
Il braccio di Al è nettamente più lungo perciò -Severus acchiappa il boccino. Serverus di Serpeverde acchiappa il boccino. La partita termina con la vittoria delle serpi sui grifoni con centosettanta punti a venti- esclama Daniel più eccitato che mai.
Mi fa dannatamente irritare.
E’ dei Grifondoro ed è contento della vittoria dei Serpeverde?!
Tutta la squadra dei Serpeverde si lancia contro Al per abbracciarlo, mentre esplode la tribuna verde argento.
Io non riesco a fare altro che scendere in picchiata, buttare la scopa e dirigermi più incazzata che mai verso gli spogliatoi.
-Carissimi, la prima partita è finita. Ci vediamo alla prossima con un’altra entusiasmante vittoria eeeeee … zucca, zuccotti e zuccotini-  mi accompagna la voce di Daniel Care, il peggior commentatore della storia.

***

-Vuoi stare ferma, maledizione-esclama Lily.
Siamo nel nostro dormitorio io, lei, Eve e Roxy.
Le nostre compagne sono alla festa organizzata da quelle maledette Serpi per la vittoria di stamattina.
Oggi pomeriggio Lily ci ha prese una per una e ci ha minacciato di non parlarci più se non avessimo fatto un pigiama party e non avessimo parlato del ballo. Non capisco questa sua insistenza. Eravamo tutti insieme al ballo, so per certa che lei e Lysander si sono divertiti come non mai.
Perciò adesso stavamo facendo questo benedetto pigiama party. Peccato che l’idea di pigiama party di Lily è molto lontana dalla mia.
Ci ha convinto a provare delle maschere per il viso create da lei che puzzano di broccoli. E una di quelle sta cercando di posizionarla sul mio viso, ma non riesco a stare ferma perché la puzza mi fa mancare l’aria.
-Non respiro, Merlino- ribatto ad una Lily con la faccia verde, ma che riesce comunque ad incenerirmi con lo sguardo.
-Se bella vuoi apparire, un po’ devi soffrire. E stai tranquilla tempo un‘ora e la maschera sarà assorbita e ritornerai con una pelle bella, lucida e profumata- ribatte Lily sibilando con i denti. In tutta risposta sbuffo infastidita.
Alla fine i Serpeverde hanno vinto e io ho giocato una partita di merda.
Malfoy mi odia, ancora più di prima, e non so il perché.
Alex non l’ho più visto né dopo la partita e né a cena. 
E adesso mi ritrovo la faccia ricoperta di un qualcosa che puzza di broccoli.
Ditemi vuoi se oggi non è una giornata del cavolo?! (tanto per rimanere in tema).
-Ohh, finito- esclama Lily allontanandosi con un sorriso dalla mia faccia.
Ringraziamo tutti insieme Morgana per aver fatto finire questa tortura.
-Adesso care mie, vi mettete tutte qui -inizia Lily indicando il centro della stanza -ci sediamo e mi raccontate tutto tutto tutto. Allora, chi vuole iniziare?- domanda, sedendosi e guardando tutte noi divertite con uno sguardo malizioso.
-Io direi di aprire una finestra prima, perché questo odore di broccoli è nauseante- esclama Roxy, prima di sedersi.
-E dato che sei così elettrizzata Lily, perché non inizi tu- esclama Eve, mentre sta aprendo una delle finestre della camera.
-Se proprio insistete- esclama Lily felicissima.
Aspetta che Eve si sieda e lancia uno sguardo a tutte, prima di iniziare a raccontare.
-Voi non avete idea. Per tutta la serata è stato fantastico. Divertente, gentile, protettivo. Perfetto. Inoltre è un bravissimo ballerino, chi l’avrebbe detto- esclama con aria sognante Lily.
-Alla fine della serata ci stavamo dirigendo verso la Sala Comune dei Grifondoro e aspettavo con ansia che mi baciasse. Voglio dire, dopo una serata così una ragazza la baci no?- domanda Lily retorica.
-Aspetto e chiacchieriamo, aspetto e chiacchieriamo, fine a che mi stanco di aspettare e sto per baciarlo io. Volete sapere che fa?- domanda infuriata.
-Cosa?- domanda un po’ timorosa Eve.
Sapete, Lily non si può di certo classificare nel genere di ragazza tranquilla e serena, perciò …
-Mi ha rifiutata, sto razza di coglione- esclama scattando sull’attenti.
Non ho capito bene, l’ha rifiutata?
Mai nessuno aveva rifiutato un bacio a Lily. Anzi, dato che erano sempre stati gli altri a baciarla per prima, nessuno aveva mai spinto Lily all’attacco.
-Non è vero- sussurra Roxy.
Eravamo tutte stupite.
-Si invece. E sapete cosa mi ha detto? Si è azzardato di dire che non era il momento giusto e che volevo baciarlo solo perché avevamo passato una bella serata- continua Lily, mentre percorre grandi falcate per tutta la stanza.
-Ma che ne vuole sapere dico io. Cosa? Niente. Come può pensare che io lo possa voler baciare solo per quello. Davvero crede che io sia così superficiale? Diamine è di Lysander che parliamo. Non mi permetterei mai di usarlo o di dargli una specie di contentino. Era la prima volta che volevo baciare un ragazzo perché lo desideravo davvero, non per ringraziarlo o perché era carino, ma perché davvero ne sentivo il bisogno. E sto razza di imbecille mi rifiuta?-
Adesso si è fermata in mezzo alla stanza con gli occhi increduli e il fiatone dato dalle urla.
Si, per tutto il discorso non ha fatto altro che urlare disperata.
-Perché non ti siedi e ti calmi Lily? L’hai detto anche tu, è di Lysander che parliamo, magari l’ha fatto per un altro motivo-cerco di dire con estrema calma.
Lei mi guarda senza capire, senza muovere un muscolo. Mi guarda come se davanti avesse un alieno e non sua cugina.
Incrocia le braccia e con aria fiera mi dice -Ah si? E quale sarebbe quest’altro motivo, genietto?-
Cerco di non fare caso al tono un po’ dispregiativo che ha usato quando mi ha chiamata genietto e vado avanti.
-Come hai detto tu stessa, il bacio lo usi o come ringraziamento o solo perché uno è carino, di certo non puoi non pensare che non sia un atteggiamento superficiale questo- dico con calma, ricevendo un’occhiataccia - probabilmente a Lysander non piaci come la bella Lily - continuo bloccando la sua protesta - lui vuole che il vostro bacio sia vero, sentito- concludo.
-Bhe Rose non ha tutti i torti- esclama Roxy, mentre Lily ritorna a sedersi con noi- ti ricordi quella mattina com’eri agitata? Perché eri consapevole che Lysander non era come gli altri. Dovresti fare lo stesso ragionamento con il bacio. Dato che lui è un uomo, non uno stupido ragazzino con gli ormoni a palla, che riesce a guardare oltre la tua bellezza, ha preferito dare più importanza al vostro primo bacio- conclude Roxy con voce dolce.
Adesso capisco perché Lily aveva bisogno di parlare con noi. Aveva bisogno della sua coscienza.
Vedete, Lily praticamente è quella più esperta con i ragazzi ed è quella che si vergogna meno. Dato che Lysander non lo vede come gli altri, non riesce a comportarsi come farebbe normalmente con qualsiasi ragazzo le si porrebbe davanti.
Perciò entriamo in campo noi, più sentimentali, e coloro che le direbbero quello che pensano, fregandosene altamente delle reazioni di Lily.
Nei suoi primi anni ha cercato di farsi delle amiche al di fuori della famiglia, ma alla fine si erano tutte dimostrate delle false arroganti, che le si erano avvicinate solo perché era la figlia di Harry Potter e come delle fedeli cagnoline, le dicevano sempre si. Bhe Lily, le ha mandate tutte al diavolo.
-Scusami se prima ti ho chiamata genietto, ma Lys mi manda fuori di testa- la voce rammaricata di Lily mi porta alla realtà.
Come si fa ad essere arrabbiate con quegli occhioni?
-Tranquilla, non è un problema- le dico sorridendole.
È davvero non lo è. Io e Lily siamo fatte così. Litighiamo, ma mai per più di due secondi.
-Allora vi farò sapere i prossimi aggiornamenti dell’evoluzione della storia, ma adesso voglio sapere i vostri.- continua Lily, come se fino adesso non fosse successo niente.
L’adoro anche per questo. Non si abbatte mai fino in fondo e dona a tutte le amiche le attenzioni che meritano.
Perciò adesso tirerà fuori dalla sua mente Lys, per concentrarsi al cento per cento su di noi.
-Cara Eve, fino adesso non ti ho sentito parlare. Che ci racconti di John?- domanda Lily sempre con quell’aria maliziosa.
-In realtà niente di così sconvolgente. Abbiamo ballato, parlato e alla fine siamo arrivati ai dormitori. Ci siamo salutati, dati la buonanotte e basta- esclama tutto d’un fiato Eve.
-E che tipo di buonanotte hai ricevuto?- continua l’attacco Lily.
-Niente di quello che pensi. Un bacio sulla guancia e basta- esclama Eve, mettendo a tacere tutte le fantasie di Lily.
-Niente di niente?- domanda un po’ dispiaciuta.
-Niente-
-Bhe allora Roxy, tu che ci dici?- esclama tornando all’attacco.
-Più o meno quello che ha detto Eve- si affretta a dire Roxy.
Ma per soddisfare Lily non bastano mai poche parole.
-Che vuol dire più o meno?- che vi ho detto?
-Bhe … non ci siamo baciati, ma abbiamo parlato molto e … non lo so, sembrava che non ci conoscessimo da anni. Voglio dire, non sembrava che stessi parlando con lo stesso Lorcan, ma alla fine stavo parlando con lo stesso Lorcan. Capite?-
-No- esclama Lily, interessatissima ed eccitata che qualcun’altra abbia qualcosa da raccontare.
-Bhe abbiamo parlato, tanto, ma le sensazioni erano diverse, il modo in cui mi guardava era diverso, il modo in cui mi parlava. Tutto era diverso, ma allo stesso tempo uguale- esclama Roxy rossissima il volto.
-Oh, finalmente vi state dando una svegliata- esclama Lily felice come una pasqua.
-Che vuoi dire?-
-Scherzi vero? Quante volte ti ho detto che l’amicizia tra uomo e donna non esiste? Quante volte ti ho detto che non era normale il vostro rapporto da “migliori amici”? Un migliore amico non ti costringe a non uscire con nessuno, non minaccia i tuoi spasimanti di castrazione, non ti sorride come fa lui- conclude Lily con soddisfazione.
Lei ama avere ragione.
-Bhe anche Al lo fa con te o con Rose, ma questo non vuol … - inizia Roxy, venendo interrotta da Lily.
-Al è mio fratello ed è il cugino di Rose, non un ragazzo qualsiasi. Non puoi paragonare le due cose-
-Ha ragione Lily. Il primo ballo per la tradizione l’ho fatto con Lorcan e non ha smesso di toglierti gli occhi di dosso per un secondo. Si è infastidito da morire quando ha notato che ridevi per tutto il tempo con il tuo cavaliere- esclamo dando man forte a Lily.
Dovevano darsi una svegliata, Merlino.
-Davvero?- domandano all’unisono sia Lily che Roxy.
Annuisco non riuscendo a non ridacchiare per lo sguardo malizioso di Lily e stupefatto di Roxy.
-Visto- esclama Lily dando una gomitata a Roxy - avanti così chica- continua, facendo ridere tutte.
-Adesso cara manchi solo tu- si intromette Eve con un sorriso un po’ malandrino.
-Sai qualcosa che noi non sappiamo?- domanda Lily incuriosita dallo sguardo di Eve.
Non posso far altro che raccontare tutto. Del ballo, dell’ora passata con lui dopo che Lumacorno ci ha lasciati liberi, delle ore di studio insieme e, incitata da Eve, del bacio di stamattina, che ha causato non pochi urli, strilli e sorrisetti per niente innocui.
Veniamo interrotte da un fogliettino che entra nella stanza, dritto verso di me.
-Cosa dice?- domanda Roxy incuriosita come le altre.
-Usciresti per favore?- leggo ad alta voce.
-Nient’altro? Nessuna firma?- mi domanda Eve.
-Ma quale firma vuoi che ci debba essere, è ovvio che sia Alex- esclama Lily, quasi più contenta di me.
Non chiedetemi il motivo, ma per una frazione di secondo mi sono passati davanti agli occhi due occhi grigio ghiaccio con delle pagliuzze oro.
-Bhe per scoprirlo basta solo che vada no?- dico alzandomi e dirigendomi verso la porta.
Scendo le scale con le risate delle altre. Probabilmente Lily avrà fatto qualche battuta sconcia.
Appena esco, un senso di delusione mi passa. Nessun paia di occhi grigio ghiaccio.
-Hei- mi saluta Alex, esattamente come quella mattina.
-Hei- saluto, tornata di buon umore.
Come posso anche solo aver pensato a quel decerebrato, quando ad aspettarmi c’è un bellissimo ragazzo, altrettanto valido.
-Volevo assicurarmi di non esser considerato una serpe bastarda. Eri abbastanza arrabbiata dopo la partita-
Godric, quanto è dolce?
-Assolutamente, non dopo che hai fatto il tifo per me. Volevo ringraziarti a proposito- dico contenta che sia stato così premuroso.
E adesso anche un po’ in colpa per aver pensato a due occhi grigio ghiaccio.
-Non ce n’è bisogno, ma un’idea ce l’avrei- esclama prima di avvicinarsi e stampare la sua bocca sulla mia.
Dopo due secondi di sorpresa, ero pronta al nostro primo bacio focoso, ma lui non era della stessa idea.
Esattamente come stamattina, mi bacia lentamente e ogni centimetro della mia bocca è ricoperta dal suo sapore zuccherato.
-Buona notte- sussurra una volta staccatosi da me.
-Buona notte- sussurro prima di vederlo girarsi e andarsene.
Era venuto, mi aveva baciata e poi se ne era andato.
Aveva fatto la stessa cosa stamattina e non sapevo se sentirmi euforica o triste.
Voglio dire un ragazzo dopo che ti bacia è normale che scappi? Se fosse stato un ragazzo timido l’avrei pure capito, ma raramente l’ho visto arrossire o imbarazzarsi.
Magari bacio da schifo ed è troppo gentile per dirmelo.
Bene, adesso si che mi sento uno schifo.
Entro in camera e le ragazze mi guardano speranzose, ma vista la mia faccia funebre si sgonfiano subito.
-Che è successo?- domanda subito Eve.
-Mi ha baciata, di nuovo. Ed è scappato, di nuovo- dico riprendendo il posto di prima.
-Cosa vuol dire che è scappato di nuovo?- domanda con discrezione Lily.
Credetemi per i suoi standard quella si chiama discrezione.
-Stamattina mi ha baciata e poi mi ha subito liquidata dicendomi che ci saremmo visti dopo. Adesso mi ha liquidata dandomi subito la buona notte- esclamo un po’ affranta.
-Magari non gli è mai successo di trovarsi così intimo con una ragazza- cerca di tranquillizzarmi Eve.
-Chi? Alex Sheppard?- domanda Lily scettica.
-No, quello che intendevo è che magari non gli è mai piaciuta così tanto una ragazza che si trova spaesato. Non hai detto tu stessa che è dal primo anno che prova a parlarti?- domanda Eve, riferendosi al racconto di prima.
-Bhe si- confermo.
Era esattamente ciò che mi aveva detto lui.
-Allora non c’è da preoccuparsi. Voglio dire, se proprio ti disturba, prova a domandarglielo-
-Sei impazzita Roxy? E se mi dice che scappa perché bacio da schifo? O che so, mi puzza l’alito?- domando scandalizzata.
Le ragazze ovviamente scoppiano a ridere di gusto. Peccato che io sono serissima.
-Rose stai scherzando spero?- mi domanda Lily, ma capisce che non sto scherzando quando alza la testa e nota il mio sguardo serio.
-Okay, avevo promesso di non dirlo, ma vedo che è importante che tu lo sappia. Hai presente Malcom Deeppet, quello con cui ti sei frequentata durante il quinto anno?-
Certo che me lo ricordo. Come si possono dimenticare i baci a centrifuga e gli appuntamenti romantici in mezzo alle lucertole.
-Si, purtroppo- le rispondo scossa da brividi di disgusto.
-Bhe mi aveva confessato che non aveva mai baciato una ragazza che sapesse baciare bene come te-
-Ti voglio ricordare che uno così non avrà mai baciato non più di due ragazze e mezzo-
-E qui che ti sbagli cara. Quello lì zitto, zitto si è baciato un bel po’ di ragazze, tra cui la sottoscritta prima di te. Puoi anche solo immaginare l’affronto al mio orgoglio quando ha affermato con tutta convinzione che tu fossi più brava di me a baciare- esclama Lily, fintamente oltraggiata, facendo ridacchiare tutte.
-Comunque togliti dalla testa che il problema sei tu e se continua vai e affrontalo cara. Siamo noi che comandiamo, la gonnella vince su tutto-
-Lily- esclamiamo tutte in coro.
Ma non possiamo fare a meno di ridere. Come potremmo fare senza le sue battute sfacciate? Sapete che noia!
Ma veniamo interrotte dalla porta che si apre e due figure intente a mangiarsi la faccia e tutto il corpo entrano in stanza.
Non appena Lily, immagino, fa schioccare la gola, le due sanguisughe ci mostrano i loro volti.
Dire che siamo scioccate è niente, quando Albus ci sorride con tutte le labbra gonfie e una mano posata sul sedere di Cindy.


HOLA!
Ecco a voi il nuovo capitolo! Grazie per essere arrivati/e fino a qui!!!
Devo ammettere che molte più persone di quanto mi immaginassi leggono la storia, ma mi piacerebbe sapere anche cosa ne pensate.
Se la trama vi intriga, cosa pensate succederà, quale personaggio vi piace e quale no, se la scrittura vi piace, insomma VOGLIO SAPERE I VOSTRI GIUDIZI, soprattutto quelli costruttivi! :)

Ci vediamo al prossimo capitolo
un bacio, Herm :*


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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


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Capitolo 8


Stavo puntando con fare deciso la Sala Comune dei Grifondoro.
Eve da un paio di giorni non sembrava più lei. Avevo cercato di parlarle, ma non c’era stato verso.
-Sto bene- mi rispondeva. Oppure -Ti fai paranoie inutili-
Una che va in giro con la faccia da mulo dalla mattina alla sera, che se si permette di mangiare due piccoli bocconi al giorno è tanto, che ti risponde in malo modo e ha perennemente gli occhi gonfi, è sicuramente una mia paranoia.
Merlino, odiavo quando Eve si chiudeva, soprattutto quando lo faceva con me.
Ero la sua migliore amica, poteva dirmi qualsiasi cosa, non mi sarei mai permessa di giudicarla.
Avevo deciso che quella storia doveva finire e dato che oggi finivamo le lezioni prima del dovuto, l’avrei costretta a seguirmi e a raccontarmi tutto. Anche con la forza.
Lei è consapevole, come lo sono io, di quello che le succede se trattiene troppo dentro l‘emozioni. Non ho nessuna intenzione di rivederla così.
Per questo stavo salendo le scale del dormitorio, dentro il quale sicuramente l’avrei trovata rannicchiata sotto le coperte e l’avrei trascinata via da lì a calci in culo.
Arrivata davanti al nostro dormitorio, spalanco la porta e mi ci fiondo dentro.
Come avevo previsto, Eve era sommersa dalle coperte.
-Forza guerriera alzati- esclamo, prima di iniziare a tirarle le coperte.
-Non esiste, io sto bene qui-mi risponde scontrosa, tirando le coperte dalla parte opposta.
-E io dico che tu uscirai da qui con o senza la voglia di farlo- esclamo tirando fuori la bacchetta e puntandogliela addosso.
L’avevo detto che avrei utilizzato la forza.
-Adesso sta a te la scelta. O scendi da quel letto di tua spontanea volontà o ci penso io -le dico perentoria, facendo agitare la bacchetta tra le due dita della mano destra.
Non so cosa abbia spinto Eve, ma con uno sguardo omicida verso la sottoscritta, fa scattare le coperte ed esce finalmente dal suo letto.
-Molto bene. Adesso vieni con me a prendere un po’ d’aria- dico tirandole addosso un paio di jeans e una felpa.
-Sono tuoi questi- mi ribatte infastidita.
-Non importa, non hai mica la malaria. Dai muoviti, ti do cinque minuti- le dico mentre mi siedo sul mio letto e inizio a fissarla, attendendo che si cambi e si muova.

Le avevo detto di cambiarsi in cinque minuti, mentre lei ce ne aveva impiegati venti. Dopodichè abbiamo discusso per altri dieci minuti prima che riuscissi a convincerla a venire in giardino con me e adesso eravamo sedute sotto il nostro albero a guardare il lago nero davanti a noi.
Ho deciso di aspettare un poco prima di parlarle. La conoscevo, stava ancora metabolizzando di essere stata portata fuori dal suo rifugio, se avessi parlato adesso mi avrebbe schiantata e buttata nel lago. Senza rimorso ovviamente.
-Allora, che diavolo ci facciamo qui?- mi chiede ad un certo punto, sempre con quel tono scontroso tipico di lei negli ultimi due giorni.
-Non lo so, me lo vuoi dire tu?- cerco di utilizzare un tono pacato, ma non credo di esserci riuscita perfettamente.
-No, dato che mi hai trascinata tu qui-
Devo ancora specificare che utilizza quel tono scontroso che mi fa venire voglia di prenderla a schiaffi?!
-Bho Eve, forse in questi giorni sei un tantino strana?- le domando, nonostante non abbia bisogno di risposte.
-Non sono strana. Sei tu che ti fai mille paranoie-
-Adesso basta- esclamo facendola girare verso di me con occhi sgranati.
Merlino, mi aveva fatto perdere la pazienza. Non mi interessava più rischiare di finire nel lago, lei doveva sapere esattamente quello che pensavo.
 -Hai idea di come stai andando in giro ultimamente? Non sei più la mia Eve. Fin dalla mattina sei scontrosa e antipatica. Non mangi niente, se non vieni minacciata dalla sottoscritta. A lezione sei disattenta e se un professore ti dice qualcosa, rischia di rimanere incenerito dal fuoco che ti esce dagli occhi. Non ti azzardare ad interrompermi- esclamo ancora più forte, quando lei cerca di interferire.
-Non parli più con nessuno, non parli più con me. Non hai idea di quanto sola mi sia sentita. Non osare dirmi che non hai niente, perché non sono stupida Eveline, sono la tua migliore amica e sono preoccupata va bene?-
-No sei paranoica- mi urla addosso, alzandosi in piedi.
Ma che diavolo le prende? Da quando Eve mi urla addosso? Da quando Eve urla?
-Paranoica? No, sei tu che non ti rendi conto di quello che sei diventata- le urlo di rimando.
Mi sento già male. Non abbiamo mai e dico mai litigato.
-No, sei tu che non ti rendi conto. Ti devi fare gli affari tuoi Rose. Essere migliori amiche non vuol dire che devi sapere tutto di me, ogni minimo sentimento, ogni minimo pensiero, ogni minima idea. Lasciami in pace- mi urla, prima di girarsi con l’intento di andarsene.
D’istinto la prendo per il braccio e la giro verso di me.
-Non osare andartene Eve. Non pretendo di sapere tutto, ma se permetti cerco di fare di tutto per evitare che tu diventi come qua …-
-Vuoi urlarlo a tutti? Vuoi urlare a tutti quello che mi è successo così sarai al centro dell’attenzione come sempre? Rose Minerva Weasley intelligentissima, bravissima, bellissima, fortissima e guardate affianco a lei la sua migliore amica. Aspetta com’è che si chiama? Ermenegilda? Ma chissene frega, tanto è una nullità- inizia ad urlarmi ancora più addosso di prima.
Ma di che diavolo sta parlando?
-Sai benissimo che non mi permetterei mai di preoccuparmi di te per mettermi al centro. Io ti voglio bene Eve per quello che sei, al diavolo quello che dicono gli altri-
-Al diavolo per te che sei la star di Hogwarts, non di certo per me-
-Stai così da due giorni perché pensi che io non ti tratti come dovresti essere trattata? Perché se è così non so a cosa tu ti stia riferendo. Non ho fatto nulla- cercando di capire se alla fine ero io il problema.
Ma come è possibile? Ho cercato di essere la migliore migliore-amica che potessi essere, proprio perché Eve è sempre stata l’unica a non vedermi come una Weasley, ma solo come Rose. E alla fine, mi sento dire che, nonostante l’impegno, non ho fatto niente di tutto ciò?
E se fosse, perché me ne sta parlando solo adesso. Non ha senso.
-Lo vedi? Non ho fatto niente io, non so a cosa tu ti stia riferendo. Non tutto gira intorno a te, diamine- esclama Eve frustrata.
-E allora qual è il problema?- esclamo tanto frustrata quanto lei.
-Fatti gli affari tuoi Rose-
-Non vuoi dirmelo? Perché?-
Cosa è successo di così tanto grave che ha spinto Eve a chiudersi così a riccio. Cosa non potrà mai dirmi.
-Perché non sono affari tuoi e basta - dice allontanandosi -Se osi seguirmi Rose ti schianto- mi dice con due occhi iniettati di sangue.
Nonostante sia scioccata come non lo ero mai stata, dato che Eve non ha mai utilizzato con nessuno questo tono, figurarsi con me, decido comunque di inseguirla e raggiungerla, mentre percorre il giardino a tutta velocità.
-Se pensi di esserti liberata di me, hai preso un abbaglio bello forte- le dico mettendole una mano sulla spalla.
All’improvviso però, si gira, leva con una manata la mia mano e mi grida addosso con tutto il fiato che ha nel corpo -Lasciami stare!-
D’istinto faccio due passi indietro, stupefatta dalla Eve che mi trovo davanti.
Tutte le forze mi hanno abbandonato il corpo, tanto che non riesco fare altro che rimanere lì immobile a fissare una Eve che se va.
Non do neanche peso ai pochi volti che vedo in lontananza che fissano prima me, poi Eve.
Cosa mi sono persa per non capire quanto Eve stesse male. Per quello mi odia, probabilmente sta male da troppo tempo ed ha affrontato tutto questo da sola.
Ma come posso rimediare, se non so neanche che cosa la fa star male così tanto.
Non capisco niente Merlino.
Se stava così male, perché non è venuta a parlarmene?
Dopo l’ultima volta l’avevo pregata di raccontarmi sempre tutto, dalla cosa più minuscola alla più importante. Non mi importava cosa, l’importante era riavere la mia migliore amica.
Adesso sta succedendo di nuovo e tutto va troppo di fretta, che non riesco a stare al passo.
-Vedo che non deludi solo i nemici, ma anche gli amici- mi schernisci una voce alle mie spalle.
Mi giro e incontro due occhi grandi grigio ghiaccio.
Adesso non ce la faccio proprio a reggere anche lui.
-Senti Malfoy, non è il momento. Se ti annoi trovati qualcos’altro da fare- gli ribatto stancamente, prima di girarmi con l’intento di andarmene.
-Certo Weasley, scusa mi ero dimenticato che dobbiamo stare tutti ai tuoi comodi- sento la sua voce alle mie spalle e la sua risata maligna poco dopo.
-Cosa diavolo vuoi da me, eh?- gli urlo girandomi verso di lui, irritata dalla sua risata, dal suo comportamento, dalle sue parole.
-Oh niente, solo che pensavo fossi diversa- esclama con nonchalance, mettendo le mani in tasca.
-Senti non ho tempo per le tue stupide e noiose opinioni-
-Dobbiamo prendere un appuntamento per parlare con la signorina del reame?- continua utilizzando quel tono di scherno che utilizzava prima.
-Ma quale diavolo è il tuo problema? Pensavo fossimo in una specie di tregua- esclamo esasperata.
Ho già dovuto affrontare Eve, una inaspettata Eve, adesso mi tocca subirmi pure il vecchio Malfoy?
-Io invece pensavo fossi più intelligente e attenta- esclama guardandomi con un odio mai visto nei suoi occhi.
Quasi ne ero spaventata. Ma che diavolo succede a tutti oggi?
-Cosa vorresti dire?- gli domando, senza riuscire a resistere a quello sguardo di puro odio freddo.
-Oh, non lo sai? Bene, adesso sono sicuro che non sei quella che credevo-
-Ma cosa credevi eh? Non sono disposta a stare ai tuoi giochetti Malfoy- esclamo incazzata più che mai.
Prima mi tocca una Eve che non vuole dirmi un cazzo, adesso pure Malfoy fa il misterioso.
Oggi potrei arrivare a strapparmi i capelli uno a uno, Santo Merlino.
Malfoy in risposta, con due falcate mi raggiunge e a due centimetri dalla faccia e con il tono più cattivo che gli abbia mai sentito esclama -No, Weasley, sono io che non sto ai tuoi giochetti-, prima di darmi una spallata e andarsene verso il castello.
Prendo due respiri profondi perché non mi ero accorta di aver smesso di respirare.
Io e Malfoy avevamo fatto una marea di litigate in questi sette anni, ma non mi aveva mai rivolto uno sguardo così maligno. Non era mai stato così criptico, mi aveva sempre detto le cose chiare e dirette, senza giri di parole.
Non sapevo se essere più triste e infastidita per la litigata con Eve, o più arrabbiata e spaventata per la litigata con Malfoy.
Decisi di ritornare a sedermi sotto il mio albero preferito a guardare il lago. Nascosta dal tronco, ero sicura che nessuno mi avrebbe visto e gocce salate inevitabilmente scesero sulle mie guance.


***

Dopo quelle che credevo fossero ore mi era arrivato un bigliettino di Alex che mi chiedeva di studiare con lui. Non ne avevo molta voglia, ma dopo ho pensato che mi avrebbe fatto bene. O meglio speravo.
Solo che eravamo in biblioteca da un’oretta e io non ho ascoltato una parola di quello che ha detto Alex. Neanche una, ma lui non sembra essersene accorto.
Non riuscivo a non rivivere la litigata con Eve prima e quella con Malfoy dopo.
Continuo a pensare a cosa possa aver fatto di male, a cosa avessi potuto fare meglio, a come mi sarei dovuta comportare.
La mia frustrazione sale ogni secondo di più, quando ritorno al punto di partenza con niente in mano.
Alex intanto continua a parlare, come se io fossi attentissima a tutto ciò che gli sta uscendo dalla bocca.
Un po’ mi dispiace.
Nonostante stessi cercando di fare di tutto per essere presente con lui, molte volte ha dovuto richiamarmi o sventolarmi la mano sulla faccia. Segni evidenti che la persona che sta con te fisicamente, non è in realtà con te mentalmente. Ma lui sembra non essersi accorto di nulla.
-Per oggi credo possa bastare no?- mi domanda ad un certo punto, riportandomi alla realtà, di nuovo.
-Si, certo- esclamo alzandomi subito.
-Ti va se ti accompagno a cena?- mi domanda prendendomi per mano, una volta che abbiamo sistemato tutto il tavolo.
Un piccola scarica di piacere mi attraversa il braccio quando la sua mano tocca la mia.
E’ esattamente ciò di cui ho bisogno ora: tranquillità.
-Assolutamente si- gli rispondo più coinvolta adesso.
Cammino a fianco a lui, con la mia mano tra la sua e le conseguenti scosse di piacere fanno si che per cinque minuti filati io possa avere una distrazione che possa essere chiamata tale.
-Rose, posso dirti una cosa prima che entriamo?- mi domanda Alex, due metri prima dell’entrata in Sala Grande.
-Certo- gli rispondo un po’ preoccupata.
Adesso ci manca solo lui, Santo Godric.
Non faccio in tempo a pensare a niente che si fionda sulle mie labbra e finalmente mi bacia come si deve.
C’è voglio dire: non dico che i primi due baci non siano stati belli, ma sembrava che mancasse qualcosa, chiamato trasporto.
Non siamo più dei bambini e per quanto all’inizio mi avesse fatto piacere, dopo mi ero resa conto che non mi aveva lasciato niente di speciale. Solo l’amarezza della sua fuga dopo ogni bacio.
Ma questo qui ragazzi, sì che si chiama bacio.
Mi ha presa dal sedere, tirato su fino alla sua vita permettendo alle mie gambe di intrecciarsi su essa. Le mie braccia sono incollate al suo collo per spingerlo il più vicino a me e le mie mani tirano i suoi capelli, elettrizzate dalla passione che mi sta trasmettendo.
La sua lingua gioca con la mia vogliosa, frenetica, impaziente.
La mia lingua gioca con la sua elettrizzata, eccitata, infuocata.
Le lingue si permettono una pausa, solo per permettere prima ai miei denti e poi ai suoi, di giocare e mordicchiare le rispettive labbra.
Sembra che non siamo mai sazi l’uno dell’altra e che non lo saremo mai.
Non chiedetemi quando abbiamo deciso di staccarci o se qualcuno avesse o meno visto qualcosa, perché non saprei rispondere a niente.
Ancora ancorata alla sua vita, appoggiamo fronte contro fronte e ho un fiatone che nessuno mai mi aveva fatto venire.
Mi sono resa conto solo adesso che mi aveva appoggiata al muro dietro di noi. Non chiedetemi neanche quando sia successo, perché non ne ho la più pallida idea.
-Wow- e il suo sussurro si infrange su tutto il mio viso -se avessi saputo che baciare te avrebbe significato questo, l’avrei fatto molti anni fa- continua non allontanando la sua fronte dalla mia.
-Oh, avresti dovuto si- esclamo d’istinto, facendolo ridacchiare.
Dopodiché mi lascia andare delicatamente per terra e si allontana un poco per guardarmi negli occhi.
-Questo perché voglio che tu sappia che quando hai bisogno io ci sono. Non mi piaci solo perché sei bella, intelligente e brava a Quiddich. Mi piaci perché sei gentile, divertente e sai tirare fuori gli attributi quando sono necessari. Hai capito?- mi domanda Alex, non togliendo, neanche per sbattere le palpebre, i suoi occhi dai miei.
D’istinto mi avvicino, gli prendo il viso tra le mani e lo bacio con delicata decisione. 
Come posso essere così fortuna ad avere un ragazzo che ci tenga così tanto a me?
-Ho capito- gli sussurro piano contro le labbra sue.
Perciò, mano nella mano, entriamo in Sala Grande e ci stacchiamo solo quando siamo costretti, per raggiungere i nostri rispettivi tavoli.
Una volta seduta cerco inconsciamente la mia migliore amica per raccontarle tutto, ma non la trovo da nessuna parte. Non riesco a non scattare subito in modalità “mamma orsa”.
D’istinto cerco anche l’altro decerebrato con cui ho litigato, ma non mi fermo per guardare due occhi grigio ghiaccio, bensì per vedere mio cugino Al mangiare, letteralmente, la faccia di Cindy White.
All’improvviso dentro al mio cervello si accende una lampadina:

due figure intente a mangiarsi la faccia e tutto il corpo, entrano in stanza.

le due sanguisughe ci mostrano i loro volti.

Albus ci sorride con tutte le labbra gonfie e una mano posata sul sedere di Cindy.

Eve non ha mai dimenticato Al. Come cazzo ho fatto a non capirlo prima?!



E SIAMO ANCORA QUA, EH GIA'
Questo è il nuovo capitolo! Spero vi sia piaciuto!
So che molte cose sembrano incomprensibili o criptiche, forse perchè lo sono, ma giuro che tutto verrà chiarito!
Un bacio,

Herm:*

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Capitolo 10
*** Captolo 9 ***


Ciao a Tutti!
Volevo subito scusarmi per il ritardo, ma questa settimana ho avuto un sacco di cose da fare.
HO PENSATO PERO' DI POSTARE DUE CAPITOLI, QUESTO CHE LEGGERETE E QUELLO DOPO!
Spero vi faccia piacere! :)
Fatemi sapere anche cosa pensate dei capitoli o della storia in generale.
Un bacio,
Herm :*


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Capitolo 9


Oggi è il mio fottuto compleanno e lo sto passando di merda.
Divento maggiorenne per tutta la comunità magica, compio diciassette anni e nessuno dei miei parenti e amici si è degnato di dirmi una parola.
Non ho nessuna intenzione di passare il mio compleanno a mangiarmi il fegato, perciò sono diretta alla sala Comune per dire due paroline alla mia migliore amica.
Avrei iniziato da lei con la carneficina.
Dopo la litigata della settimana scorsa, siamo più unite che mai. O era quello che credevo fino a ieri.
Non appena il mio solitamente brillante cervello aveva capito che Eve soffriva per Al, ero corsa nei dormitori.
Ci era bastato uno sguardo per farci scoppiare a piangere e abbracciare con milioni di scuse da entrambi le parti. Non appena ci eravamo calmate, Eve aveva iniziato a parlare e non aveva più finito. Ha ammesso che era pazza di Al, che si vergognava per i suoi sentimenti verso mio cugino, che aveva paura di deludermi. Si è scusata per le parole che mi aveva urlato e per il comportamento. Alla fine non ero riuscita ad arrabbiarmi per non essere venuta da me subito; l’importante era che la mia migliore amica sapesse che io c’ero e ci sarei sempre stata.

Bhe, almeno fino a che non si è scordata del mio compleanno.
Con la rabbia che infuoca il mio corpo, sbatto la porta dei dormitori, pronta all’attacco. Peccato che la stanza è vuota e non c’è nessuna traccia di Eve.
Tutto è in penombra e dal bagno non proviene nessun rumore.
Mi butto sul letto frustrata.
-Ahhhh porco Merlino- esclamo portando le mani sul naso.
Qualcosa di duro aveva sbattuto contro il mio naso.
Corro in bagno per paura che mi esca sangue, ma per fortuna è solo rosso e indolenzito.
Ma miseria, oggi non dovrebbe essere la giornata più bella di questo mondo?
Divento maggiorenne, ovvero  il primo passo importante che mi permette, uscita da Hogwarts, di iniziare la mia vita da adulta.
Iniziamo bene se l’unica cosa che ottengo è qualcosa che cerca di fracassarmi il naso.
Aspetta … che cosa c’è sul mio letto?
Appena mi pongo la domanda, mi fiondo nella stanza che ospita i nostri letti e accendo tutte le lanterne con un colpo di bacchetta.
Sul mio letto c’è una maledettissima scatola. Ma che diavolo ci fa lì?
Se è uno scherzo di Al, appena lo becco lo ammazzo.
Mi avvicino con cautela alla scatola e la guardo con attenzione, cercando di trovarci nascosto il simbolo dei Tiri Vispi Weasley.
Accertatami che la scatola è a posto, la apro con ancora più cautela.
Con la paura di trovarmi un pugno pronto a colpirmi, appena alzo completamente il coperchio, mi abbasso con le mani sopra la testa.
Silenzio.
E’ tutto ciò che sento. Forse e sottolineo forse, non è uno scherzo di quel decerebrato di Al.
Piano piano mi arrampico su letto per vedere cosa contiene la scatola.
Sembra un vestito di un blu notte, il mio colore preferito. Lo tiro fuori con cautela e ne rimango estasiata.
E’ lungo fino ai piedi e senza spalline. Dalla scollatura a cuore fino al bacino è aderente e tutta la parte è impreziosita dal drappeggio. La seconda parte del vestito sembra ricoperta da milioni di volant.
Lo adoro.
Noto che insieme c’è un bigliettino e con le mani che mi tremano per l‘emozione, lo prendo e lo leggo.

Carissima Rose,
Perché non indossi quell’incantevole vestito e non raggiungi la Stanza delle necessità?
P.S. se osi non metterti quelle scarpe, ti rovino.

L’ultima parte è scritta frettolosamente e mi fa ridere. Sicuramente è Lily.
Però non oso contraddirla quando noto le scarpe: sono fini ed eleganti.
Scarpe a punta fine, con un tacco non più alto di dieci centimetri di colore blu notte, quello dell’abito.
Sono favolose.
Tutto e’ favoloso.
Cerco di fare il più in fretta possibile.
Mi faccio la doccia, indosso l’intimo, asciugo i capelli decidendo di lasciarli mossi al naturale e mi trucco solo con un filo di matita e con il rossetto Bordeaux che Roxy mi ha lasciato dopo il ballo.
Dopodiché mi fiondo in camera e con molta difficoltà, indosso l’abito.
Credo che anche questo sia opera di Lily, perché mi fascia alla perfezione e mi ci sento a mio agio.
Io l’ho detto che è una maga sta ragazza. O no scusate, una strega!
Mi do un’ultima occhiata allo specchio e mi fiondo, per quanto i tacchi consentono, fuori dalla stanza e dalla Sala Comune.
Ignoro qualsiasi sguardo ricevo, sono troppo contenta.
Contenta che non si siano dimenticati di me, del mio compleanno e di indossare un abito che mi fa sentire bellissima.
Il cuore batte forte, sia per la corsa che per l’agitazione.
Appena mi ritrovo a guardare la parete vuota che dovrebbe ospitare la Stanza delle Necessità, l’euforia scema.
Come faccio ad entrare adesso?
Non faccio in tempo a pensare a niente, che mi compare un portone enorme davanti.
Con la mano che mi trema leggermente, tiro giù la maniglia e …
-Sorpresa- una miriade di voci mi arrivano alle orecchie.
Non ci credo.
La sala davanti a me ospita alla mia sinistra un tavolo con un sacco di regali. A fianco ad esso ce n’è un altro con un enorme buffet e per ultimo c’è il tavolino che ospita la torta più bella che io abbia mai visto.
Non riesco ad andare avanti, che tre paia di braccia si allacciano al mio corpo.
-Auguri maledetta stronzetta- Lily.
-Auguri Rosie- Roxy.
-Tanti auguri favola- Eve.
-Non ci credo- è l’unica cosa che riesco a sussurrare.
Appena le tre koala si staccano da me, riesco a vedere gli altri. C’è tutta la squadra di Quiddich con i rispettivi fidanzate e fidanzati, Lysander, Lorcan, Albus con Cindy ed Alex, bellissimo nel suo smoking.
Cerco di non farmi infastidire dalla presenza di Cindy e di gioire per la presenza di tutti gli altri.
Alex è il primo ad avvicinarsi e mi bacia con un piccolo bacio a fior di labbra e poi, senza staccarsi, mi sussurra Auguri.
Oh, mi sento in paradiso.
Riesco solo a sorridere e basta.
Le risatine alle nostre spalle fanno si che ci stacchiamo e piano piano tutti gli altri si avvicinano per abbracciarmi e farmi gli auguri.
Mai avuto un compleanno così bello.
Una volta ringraziato tutti per la loro presenza, posso occuparmi della sala.
Davanti c’è un piccolo palco abbellito con nastri, fiocchetti e tanti striscioni con scritto “Auguri Rose”. Alla mia destra c’è un piccolo bar, da cui fa capolinea Lorcan, pronto a servire quello che spero non sia alcol, ma non ci metterei la mano sul fuoco.
Il soffitto è un cielo stellato, da cui sembrano cadere stelle cadenti. Wow, favoloso.
-Cara Rosieee, vieni qui grazie- sento la voce squillante di Lily richiamarmi dal palco.
Appena mi giro lei, Roxy ed Eve, bellissime nei loro abiti, sono in piedi sul palco, con un sorriso sulle labbra.
Mi avvicino incuriosita ed Alex è a fianco a me.
-Volevamo dirti due paroline - inizia con voce tremante per l’emozione Lily - siamo tutti qui per te, ma adesso voglio parlarti solo per me. Ogni volta che ho avuto bisogno di parlare tu eri lì. Ogni volta che ho avuto bisogno di piangere, tu eri lì. Ogni volta che ho avuto bisogno di ridere tu eri lì. E purtroppo c’eri anche quando era opportuno darmi una bella strigliata- esclama con finta amarezza, facendo ridere tutti.
-Perciò oggi sono qui per ringraziare zia Herm e zio Ron di non aver scelto di giocare a scacchi quel giorno e di aver creato una meravigliosa cugina e amica per me. E sono qui per ringraziare te, per essere la fantastica persona che sei- conclude Lily con un sorriso orgoglioso sulle labbra.
Non posso fare a meno di asciugare una gocciolina che scende dagli occhi, perché ragazzi, è la prima volta che sento Lily parlare così.
E mi ha commossa.
-Adesso tocca a me- esclama Roxy - non sono brava a parlare e questo lo sai, ma un ringraziamento a zia Herm e a zio Ron è d’obbligo. Per aver creato un angelo che ci ha sempre sostenuto, che ci ha sempre protetto, che ci ha sempre voluto bene per le persone che siamo. Ti ho sempre voluto un grande bene fin da subito, perché già sentivo che saresti diventata una delle persone più importanti per me. Non posso dirti semplicemente un grazie, perché non basterebbe, ma te ne voglio dire uno ogni giorno, per il resto della vita. Cugine di sangue, amiche per scelta. Ti voglio bene Rozie- conclude Roxy con il nomignolo con cui mi chiamava da bambina.
Non riusciva a non dire la z al posto della s, perciò per almeno sette anni mi ha chiamata Rozie e in questo momento, sto anche frignando come se fossi una bambina.
So quanto possa essere timida Roxy e quanto le viene difficile parlare di quello che sente, perciò so quanto coraggio ha dovuto avere per dire quelle semplici parole.
Sono così orgogliosa di lei.
-Bhe, un ringraziamento a Herm e Ron, l’ho faccio anche io, dato che ci siamo- esclama con voce commossa Eve, facendo ridacchiare tutti.
Ha già le lacrime agli occhi e io sto cercando di contenermi, ma se parla Eve non so quanto ci riuscirò.
-Allora, da dove inizio? Sei stata la prima persona a rivolgermi la parola, la prima a sostenermi, a sgridarmi, ad ascoltarmi, ad insegnarmi, a sapere tutto di me. La prima con cui ho pianto, ho riso, ho scherzato. Non riesco a quantificare il bene che ti voglio, perché non è possibile. Ti voglio solo ricordare che dovunque andrai, io verrò. Qualunque cosa farai, io la farò. Qualunque cosa penserai, io la penserò. Questo perché ormai non siamo solo amiche o migliori amiche, per me sei proprio come una sorella e non si può fare a meno di una sorella, giusto? Sei la migliore amica-sorella che una persona possa avere ed auguro a tutti di avere sempre una persona come te affianco. Sei splendida così come sei e per favore non cambiare mai. Ti voglio augurare ancora tantissimi auguri favola-
E se ci vedeste da fuori, sicuramente sarebbe imbarazzante. Le ultime parole le ha dette singhiozzando, secondo voi io sono messa meglio?
Corro da loro e le abbraccio più forte che posso, perché sono io che auguro a tutti di avere almeno una persona di fianco splendida, come ce li ho io.
-Siete … fantastiche, giuro-singhiozzo con loro che fanno altrettanto.
Ad un certo punto la sala diventa buia e dall’angolo spuntano Al ed Alex con la bellissima torta che avevo visto prima.
E’ a forma di libro aperto gigante, con le pagine un po’ giallognole, come se avesse tanti anni. Agli angoli ci sono delle rose rosse e blu notte e in mezzo la scritta: “tanti auguri Rose”.
Intorno alla scritta vi sono le candeline che immagino siano diciassette.
-Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri rossa, tanti auguri a te-
Hanno iniziato a cantare nell’esatto momento in cui Al ed Alex hanno portato di fronte alla sottoscritta la torta.
Potete quindi immaginare il mio imbarazzo.
-Esprimi un desiderio- esclama la voce di Eve.
Voglio accanto a me tutte queste persone, per sempre.

***

Dopo la torta ho aperto i regali. Mai visto regali più belli. Ognuno di loro mi aveva regalato almeno due cose. Libri a volontà, gioielli a volontà, caramelle dai Tiri Vispi Weasley, materiale scolastico.
Non mi sarebbero importati i regali, fin da bambina non erano stati la mia priorità. L’importante era sapere che ognuno di loro era lì perché conosceva la vera Rose e le voleva comunque bene.
-Adesso c’è la parte divertente- esclama Lily - avvicinatevi cari- continua, posizionandosi sul palco, sopra cui poco prima aveva detto cose fantastiche su di me.
-Cara Rose, volevo informarti che i regali non sono finiti qua. Ce n’è un ultimo, il più importante e per scovarlo dovrai arrivare al tesoro prima di tutti noi. Cosa che farai di sicuro, dato il tuo maledetto cervello- esclama facendo ridere tutti.
-La caccia inizierà da qui e l’indizio che vi darò, vi porterà al prossimo indizio, il quale vi porterà al prossimo indizio ancora e così via, fino al tesoro finale. Ovviamente ha programmato tutto la sottoscritta, perciò se qualcuno osa anche solo cercare di fare il furbo - esclama, guardando i gemelli Birds che ridacchiano in risposta - se la vedrà male. Ricordate sono pur sempre una Weasley-
-Allora dividetevi a coppie, così è più divertente - esclama Lily maliziosamente.
-Stai con me?- esclama Alex, girandosi a guardarmi.
-Certo, con chi sennò- esclamo, dando uno sguardo ad Eve che si era avvicinata a Roxy.
Probabilmente sentendosi osservata, si gira a guardarmi e mi lancia un sorriso malizioso, strano fatto da lei.
-Okay le coppie sono: Alex e Rose - inizia Lily con quello sguardo da “occhio Rosie, io vedo tutto” - Roxy ed Eve, Al e Cindy - e non riesce a trattenere un piccolo cenno di disgusto - Lys e Lorc, i gemelli Birds, Emma e Richard, Danny e Sam, Thomas e Allison, tra l’altro cara devi farmi sapere dove hai preso quell’abito favoloso e … infine abbiamo McLeggan e la ragazza di cui, scusa tesoro, non ricordo il nome- conclude facendo ridacchiare tutti.
E’ incorreggibile quella ragazza.
-Bene adesso avvicinatevi e prendete il primo indizio. Al mio via iniziate la caccia.-
Tutti ci avviciniamo per prendere dalla scatola che ha in mano il primo indizio.
Sono euforica perché non ho mai fatto una caccia al tesoro e devo assolutamente sapere qual è il regalo.
Lily sa che i miei punti deboli si chiamano competizione e curiosità, perciò ha fatto bene ad organizzare una caccia al tesoro.
-Pronti, partenza … VIA!-

-Mangi, bevi e ti diverti,
 con occhi vigili e aperti,
 che tu sia allievo o insegnante,
 guarderai tutto con aria sognante.-

-Ti viene in mente niente?- mi domanda Alex, dopo aver letto il primo indizio.
-Sinceramente appena ho sentito mangi e bevi ho pensato alla Sala Grande, ma non capisco cosa possa centrare con “ guarderai tutto con aria sognante”- dico sinceramente confusa.
-Può essere legato o all’aria sognante che si ha quando per la prima volta si vede Hogwarts oppure … - inizio alzando il viso verso il soffitto - oppure è l’aria che hai quando alzi gli occhi per vedere il soffitto della Sala Grande. E’ incantato- esclamo convinta.
In Sala Grande la cosa che ti fa sognare di più, che tu sia del primo o dell’ultimo anno per quanto mi riguarda, è il soffitto. E anche se non fosse come l’aveva pensata Lily, non mi interessa.
-Hai ragione, corriamo-esclama Alex, prima di prendermi per mano e correre fuori dalla stanza diretti alla Sala Grande.
Probabilmente è già finita la cena, o almeno lo spero. Ciò starebbe a significare che insegnanti e studenti sono nelle rispettive stanze e Sale Comuni, così noi possiamo stare tranquilli.
Tutti i pochi studenti rimasti nei corridoi appena ci vedono passare ridacchiano e si sussurrano tra di loro.
Ma a me non importa perché non sanno che magnifica sorpresa i miei amici mi hanno organizzato. Non hanno la più pallida idea di quanto bene ci si sente ad essere così amati.
Arriviamo davanti al portone della Sala Grande e nella nostra direzione vola un bigliettino, fatto con la stessa carta bordeaux con la quale è fatto quello del primo indizio.
Alex lo afferra subito e lo apre:

-Che sia Veritaserum, Amortentia o Obliviosa,
 Da Lumacorno dovrai andare,
 Le tue abilità dovrai dimostrare
 Se dal calderone la tua lei vorrai creare-

-L’aula di Pozioni- esclamiamo all’unisono prima di buttarci a capofitto verso l’aula di Pozioni.
Come è successo prima, appena arrivati davanti alla porta dell’aula, c’è un bigliettino bordeaux ad aspettarci.
Questa volta sono io ad afferrarlo e a leggerlo.

-Stelle e pianeti vorrai imparare
 Da lassù dovrai guardare
 Forza Rose sei arrivata
 Il tuo regalo è a portata-

-Oddio, corriamo sulla torre di Astronomia- grido contenta ed euforica, prima di prendere Alex e iniziare a correre.
Meno male che ero allenata, altrimenti sarei di sicuro morta.
Ci siamo fermati sulle scale a riprendere un po’ di fiato, prima di lanciarmi ad aprire la porta della torre.
Ciò che mi trovo davanti è magnifico.
Una montagna di cuscini di colore bordeaux, oro, argento e verde. Candele posizionate a formare un cuore intorno ai cuscini, che emanano un profumo che assomiglia alla ciliegia. Il tutto incorniciato dal cielo stellato che la Torre di Astronomia ci offre.
-Cosa significa?- domando incantata.
-Volevo che fosse qualcosa di speciale- esclama Alex posandosi davanti a me.
Mi sorride e poi mi prende le mani, per trascinarmi con lui sui cuscini.
-Cosa volessi fosse speciale?- gli domando in un sussurro, senza staccare gli occhi dai suoi, mentre ci sediamo.
Prende un respiro prima di iniziare a parlare - Ti ho già detto che per me sei sempre stata speciale e non lo dico perché voglio impressionarti, ma perché è la verità. Fin da subito ho saputo che eri unica e adesso che ti conosco, posso dire che sei anche meglio di come ti immaginassi. Sei bella- dice accarezzandomi una guancia - sei intelligente - dice dandomi un bacino sulla tempia - sei buona e gentile - continua portando una mano sul mio cuore - sei divertente e simpatica, e come baci tu - dice, avvicinandosi a due millimetri con le sue labbra alle mie - non bacia nessuno - completa, dandomi un bacio delicato.
Non riesco a muovere un solo muscolo, sono completamente estasiata da quello che sta facendo e da quello che sta dicendo.
Non mi è mai capitato di vivere un’esperienza del genere e che a farla sia un ragazzo così bello e perfetto come Alex, è solo la ciliegina sulla torta.
-Perciò se risponderai di sì, renderai tutto ancora più bello- continua staccandosi per guardarmi fisso negli occhi e di nuovo trovo quello sguardo, lo sguardo da “sei la cosa più bella che io abbia mai visto”.
-Di sì a cosa?- domando con difficoltà.
Lui mi lancia un sorriso prima di girarsi e iniziare a frugare tra i cuscini. Non appena smette e si gira di nuovo verso di me, tra le sue mani ha una scatola di velluto blu.
Continuando a sorridermi la apre e al suo interno c’è un bellissimo braccialetto ricoperto da tantissime mini rose rosse e blu, simili a quelle che c’erano sulla torta.
-Vuoi diventare ufficialmente la mia ragazza Rose?- mi domanda Alex e io non so se essere più stupita dalla domanda, dal braccialetto, da tutto ciò che è intorno a noi o dal suo sorriso.
Comunque sia non riesco a non esclamare un forte “sì” e a buttarmi tra le sue braccia e sulle sue labbra.
Lui fa in tempo a spostare la scatola del braccialetto dalla mia traiettoria e a rispondermi con energia al bacio.
L’ho già detto che sa di zucchero? E che è un grande baciatore?
Tantissimi brividi mi attraversano il corpo e le sue mani che viaggiano sulla mia schiena non aiutano.
Inoltre il vestito mi da poca libertà di movimento, ma non mi interessa. Cerco di dare tutto con le mie labbra.
Quando ci stacchiamo abbiamo il fiatone e le labbra gonfie come non mai. Meno male che il rossetto di Roxy appena asciutto non lo stacchi neanche con un miracolo.
Con un sorriso ancora più ampio e con le mani che gli tremano leggermente, mi allaccia il braccialetto sul polso destro.
-Ancora tanti auguri- sussurra sulle mie labbra, prima di continuare con quello che stavamo facendo prima.
Baciarlo è sempre una bella emozione. Non saprei definire se sia gioia, felicità, euforia, eccitazione. So solo che è bella e mi infonde serenità, tranquillità.
Ecco cosa mi trasmette Alex: tranquillità.
E non riesco ancora a credere che mi abbia fatto tutto questo. E’ davvero magnifico qui, così romantico. Forse un po’ troppo, ma non oso di certo lamentarmi.
Ho sempre amato i romanzi rosa, soprattutto quelli babbani, e quando le protagoniste affermavano di volere il principe azzurro, io desideravo il cattivo.
Pensavo che fosse più intrigante, interessante, più vero, perché non mostrava agli altri solo quello che gli altri volevano. Lui mostrava se stesso.
Quando notavo che le scene erano troppo sdolcinate e romantiche, le saltavo, perché erano più veri e interessanti i litigi. Tutto sembrava più reale. Per questo tendevo a leggere romanzi rosa in cui i protagonisti erano l’esatto opposto e tutto iniziava con una bella litigata.
Adesso con le labbra di Alex sulle mie, le sue mani, la splendida sorpresa, iniziavo a pensare che forse anche i gesti un pochino più romantici potevano essere considerati veri, anche se più tranquilli e meno stressanti di una litigata.
-Vogliamo tornare dagli altri? E’ anche grazie a loro se siamo qui- esclama Alex, non appena ci siamo ripresi da quest’ultimo bacio.
-Ah si?- gli domando con un sorriso, ancora più contenta.
-Bhe in questi giorni ho parlato con le tue cugine ed Eveline e ho chiesto loro quale sarebbe stata l’opzione migliore per chiederti di diventare ufficialmente mia. Loro hanno pensato che tutto quello che vedi adesso - dicendo questo, con la mano fa segno a tutto quello che ci circonda - e la storia della caccia al tesoro, fosse un modo intrigante e romantico allo stesso tempo. Hanno detto che sarebbe stato quello che ti piaceva di più. E per fortuna ha funzionato- esclama felice, prima di alzarsi e aiutare me a fare altrettanto.
Dannato vestito. Bello eh, ma maledettamente scomodo.
-Se bella vuoi apparire, un po’ devi soffrire- mi raggiunge la voce di mia cugina Lily.
Si, si al diavolo la bellezza!
Mano nella mano, ci dirigiamo verso la stanza delle necessità. Non riuscivo a togliere lo sguardo dal braccialetto. Era meraviglioso.
Ripenso a tutta la serata. A come ero indiavolata solo poche ore prima e a come sono contenta adesso.
Stiamo per aprire la porta quando fermo Alex per il braccio. Lui mi guarda stranito, ma notato il sorriso a trentadue denti sul mio viso, lo vedo rilassarsi.
Mi avvicino a lui e gli cingo il collo con le braccia, mentre lui posa le mani sulla mia vita.
-Mi sono resa conto di non averti ancora ringraziato, fidanzato- sussurro prima di lasciargli un leggero bacio sulle labbra.
Mi viene così dannatamente facile.
-Non ce n’è bisogno, fidanzata- mi sussurra di rimando.
Dopodiché mi stacco da lui e mano per la mano rientriamo nella stanza delle Necessità.
Peccato che non era quello che avevamo lasciato!


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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Ciao a Tutti!
Volevo subito scusarmi per il ritardo, ma questa settimana ho avuto un sacco di cose da fare.
HO PENSATO PERO' DI POSTARE DUE CAPITOLI, QUELLO CHE HO POSTATO PRIMA DI QUESTO (CAPITOLO 9) E QUELLO CHE LEGGERETE ADESSO (CAPITOLO 10)!
Spero vi faccia piacere! :)
Fatemi sapere anche cosa pensate dei capitoli o della storia in generale.
Un bacio,
Herm :*


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Capitolo 10

Dell’aria tranquilla e amichevole che c’era prima, non ne era rimasto niente.
La stanza era impregnata di studenti che ballavano, seguendo la musica ad alto volume che si infondeva in tutta la stanza.
Era forte e pompante, tanto che iniziavano a farmi male le orecchie.
C’era uno strano odore di wisky e di altra roba che non sapevo identificare, ma era aspro e pungente.
Nonostante fossi in questa scuola da sette anni, riuscivo a riconoscere solo un paio di persone tra quelle che riuscivo a vedere dalla mia posizione.
Ma che cazzo sta succedendo?
Davanti alla mia visuale compare il volto incazzato di mia cugina Lily.
-Rose, giuro che non era quello che avevamo programmato- esclama inviperita - Scorpius è entrato mentre noi vi stavamo aspettando e hanno iniziato ad entrare tutte queste persone con mille bottiglie in mano. Abbiamo cercato di mandarli via, devi vedere Al come è infuriato. Ma non è servito a nulla, hanno messo la musica e hanno iniziato a ballare e a bere, senza degnarci neanche di uno sguardo- conclude Lily con la faccia rossa.
Per quanto possa essere incazzata lei, non potrà raggiungere i miei livelli.
Più andava avanti con la spiegazione, più il mio sistema nervoso si inalberava.
Ma che cazzo vuole ancora?
Dalla litigata della settimana scorsa, non c’eravamo più parlati. Neanche per le nostre solite battutacce.
Ricevevo solo sguardi d’odio in ogni circostanza: durante la colazione, il pranzo, la cena, ad ogni lezione in comune e soprattutto, ogni qual volta beccava me ed Alex studiare insieme.
La sottoscritta? Nonostante fossi irritata, cercavo di rifilargli la mia più totale indifferenza.
Ma adesso l’avrei trovato e me lo sarei mangiato.
Non appena ho capito che Lily non aveva più niente da dirmi, ho iniziato a cercarlo per tutta la stanza delle Necessità, che pareva essersi ingrandita.
Spingevo e sgomitavo, senza preoccuparmi delle occhiatacce che ricevevo. Dovevano solo azzardarsi a dirmi una parola, che li avrei schiantati tutti, senza pietà.
Alex mi correva dietro, cercando di fermarmi, ma mi è bastato uno sguardo per fargli capire di non intromettersi.
Questa cosa la dovevo risolvere io.
All’improvviso lo noto sopra dei divanetti che poco prima non c’erano, con una biondina che gli sussurrava e gli leccava l’orecchio, mentre lui rimaneva indifferente.
Merlino Santo, un po’ di dignità.
Cerco di ignorare il disgusto provocato dalla biondina e mi dirigo verso quella faccia da schiaffi.
Non mi ha notata fino a che non mi sono parata davanti a lui.
-Auguri rossa, piaciuta la sorpresa?- mi domanda con quel dannato ghigno.
-Se ti stai riferendo alla merda che hai portato qui dentro, no pezzo di stronzo- esclamo cercando di trattenermi dal non prenderlo a schiaffi.
-Oh, mi dispiace. Volevo solo movimentarla un po’- continua, scrollandosi la biondina di dosso e avvicinandosi per prendere il bicchiere appoggiato sul tavolino.
L’unica cosa che lo salva dall’essere ammazzato di botte.
-No, tu volevi rovinarla. Come tutto ciò che mi riguarda. Sei talmente insoddisfatto e infelice della tua vita, che se non rovini la mia, non sei contento. Perché gli altri devono soffrire come soffri tu, devono essere insoddisfatti come lo sei tu. Perciò è a me che dispiace per te, perché fai pena- grido più incazzata che mai.
Lui mostra totale indifferenza, come se non gli avessi detto niente.
-Secondo me, sarai tu ad essere insoddisfatta - esclama con un sorriso malizioso, indicando Alex dietro di me.
-Non ti permettere di mettere in mezzo persone che non c’entrano. E’ tra me e te- esclamo ancora più arrabbiata.
-Rose adesso basta, lascialo perdere. E’ solo invidioso di non essere circondato da persone favolose come lo sei tu. Non dargli questa soddisfazione- esclama Alex appoggiandomi una mano sulla spalla, rimanendo dietro di me.
-Wow, da quando ti fai difendere da un damerino pazzo?- esclama Malfoy ridacchiando, prendendo un altro sorso dal bicchiere di prima.
-Non ti permettere di offendere Alex- esclamo inviperita in direzione di quel furetto spelacchiato.
-Io non ho offeso nessuno, rossa. Ho detto solo la verità- mi risponde con quell’aria fiera.
Ma di cosa dovrebbe essere fiero, io mi domando. Dovrebbe vergognarsi, sto stronzo.
-Sei ridicolo, lo sai Malfoy?-
La voce è di Alex, ma non gli ho mai sentito tanta cattiveria. Mi giro sorpresa e noto che lo sta guardando con gli occhi intrisi d’odio.
Lily mi aveva avvisato della loro rivalità, ma non pensavo arrivasse a questi livelli.
-Io ridicolo Sheppard? Sei tu quello ridicolo, che si illude, quando sappiamo tutte e due come andrà a finire- gli risponde Malfoy, con lo stesso tono d’odio.
-Tu non sai un bel niente- esclama Alex di rimando.
-No, carino, è lei che non sa niente- continua Malfoy, indicando me con la testa.
-Non ti azzardare … - inizia Alex, sorpassandomi e avvicinandosi di un passo al tavolino.
Malfoy si alza di rimando e con un balzo raggiunge Alex.
-Non ti azzardare a fare che, Sheppard? Vuoi davvero metterti nella posizione di darmi ordini? A me?- continua Malfoy, avvicinandosi ancora di più.
Faccio un passo avanti e cerco di dire qualcosa, ma mi blocco notando lo sguardo cattivo di Alex.
-Chi ti credi di essere eh? Ti voglio ricordare che sei solo figlio di un fottuto mangiamorte-
Alex non fa in tempo a finire la frase, che Malfoy gli tira un cazzotto.
Iniziano a darsele di santa ragione, frantumando anche il tavolino e facendo scappare la biondina di prima.
Rimango allibita e immobile per due secondi, scioccata dalla situazione.
Che cazzo mi sono persa?
Alla fine inizio ad urlare di fermarsi, di smetterla di comportarsi da idioti, ma loro non mi degnano neanche di uno sguardo.
Arrivano Al, Zabini e Nott che riescono a dividerli.
Al tiene Malfoy, Zabini Alex e Nott rimane in mezzo con le braccia alzate per impedire ad entrambi di ricominciare.
-Non ti azzardare mai più a dire una parola su mio padre- esclama Malfoy, tenuto ancora da Al.
Ha un po’ di sangue che gli esce dal labbro superiore, ma per il resto è intatto.
-Ho detto solo la verità- esclama Alex, cogliendomi di sorpresa.
Lui invece sembra messo un po’ peggio. L’occhio sinistro è arrossato e sembra che tra poco sia di una bella tonalità di viola. Dal naso gli esce un po’ di sangue e sul labbro inferiore ha un profondo taglio.
Nonostante questo non riesco a provare pena, ma solo fastidio.
Per quanto Malfoy sia uno stronzo apocalittico, non mi sono mai permessa di mettere di mezzo il passato della famiglia.
Tramite mia madre ho saputo quanto il signor Malfoy abbia dovuto fare per rialzare il buon nome della famiglia. Ha dovuto dimostrare più di quanto tutti noi possiamo solo immaginare e attraversare cose di cui mia madre non ha neanche avuto il coraggio di dirmi. So solo che ha dovuto avere una grande forza.
Mi ha insegnato a non giudicare una persona dal nome che ha, per questo ho sempre giudicato Malfoy dalle azioni che ha compiuto. E sono più che certa che se si comporta da stronzo non è per ciò che la famiglia ha trascorso o gli ha insegnato.
Ne posso essere più che certa perché mia madre mi ha spiegato che il signor Malfoy ha voluto crescere il figlio senza la stessa costrizione che ha ricevuto lui e che la madre di Malfoy è una persona semplice e carina.
Perciò non mi è piaciuto il modo in cui Alex l’ha definito. Può essere tutto Malfoy, tranne che solo un fottuto figlio di mangiamorte.
-Ti conviene tenere la bocca chiusa Sheppard, siamo quattro contro uno- esclama gelido Nott.
-Rose, perché non ve ne andate da qui?- mi domanda Al, girandosi a guardarmi.
Ci metto un paio di secondi a capire che si sta rivolgendo a me e dopo aver annuito, prendo Alex per mano e inizio a trascinarlo via.
Non prima di aver lanciato uno sguardo a Malfoy e di notare la sua delusione.
Una piccola morsa mi stringe lo stomaco, mentre io e Alex usciamo dalla stanza delle Necessità.


***

Pov Eveline


Nonostante non era quello che avevamo programmato e all’inizio ero stata infastidita che avessero rovinato tutto, alla fine avevamo deciso di unirci agli altri.
Ero cosciente dell’incazzatura di Rose, ma la stavo cercando per chiederle di non perdere troppo tempo con loro, ma di divertirsi con noi.
Nonostante questo, non riuscivo a trovarla da nessuna parte. La stanza era buia, la musica alta e la gente mi impediva di fare due passi consecutivi.
Lily stava ballando con Lysander e si stava decisamente divertendo.
Roxy l’avevo vista poco prima parlare con Lorcan su un divanetto.
E io mi stavo sedendo su uno sgabello vicino al baretto che avevamo posto prima.
Ero stanca, avevo girato quella stanza per almeno una mezz’ora piena. E ogni minuto diventava sempre più grande.
Tutti si stavano divertendo e io non sapevo che cosa fare. L’unica amica era Rose e non la trovavo. Non ero di certo arrabbiata, sicuramente si stava divertendo con Alex e non riuscivo a prendermela se per una volta si divertiva nel modo in cui una ragazza della sua età dovrebbe fare. Inoltre l’indomani avremmo fatto una chiacchierata lunga che mi avrebbe ripagata.
Non sapevo cosa fare anche perché non ero tipo da feste. Le uniche feste a cui avevo partecipato erano quelle fatte in Sala Comune, dopo le partite di Quiddich di Grifondoro e ogni volta avevo Rose di fianco a me.
Erano chiassose, ma non come questa. E mi sentivo un po’ a disagio.
Non potevo di certo disturbare Roxy o Lily. Lily per la prima volta si stava divertendo con il ragazzo di cui era innamorata, anche se non riusciva ancora a capirlo e Roxy per la prima volta non stava litigando con Lorcan.
Non me la sentivo proprio di infastidirle con la mia presenza.
Il mio sguardo viene catturato dalla figura di Al e di quella di Cindy, che ballano uno attaccato all’altro.
E non posso reprimere un conato di vomito.
Al per me non era mai stato solo il cugino di Rose o il figlio del gran Harry Potter. Per me era sempre stato il primo bambino ad avermi rivolto la parola.
Mi ricordo che ero nello scompartimento con la piccola Rose e ad un certo punto entra questo bambino, con gli occhi verdi e i capelli nerissimi sparati in tutte le direzioni. Mi guarda, mi sorride e poi si presenta, con quella voce dolce di un bambino di undici anni. Era rimasto con noi per tutto il resto del viaggio e non aveva smesso di rivolgermi la parola, di scherzare e di ridere. Proprio come Rose, non aveva avuto paura o disgusto per la visione del mio viso scarno e denutrito, come avevano fatto tutti i bambini che avevo incontrato prima di loro.
Per tutto il viaggio il mio stomaco non aveva smesso di fare capriole e salti mortali, ma allo stesso tempo quegli occhi verdissimi mi ispiravano serenità.
Poi, piano piano, la mia timidezza e la mia diffidenza, l’avevano allontanato e adesso se ci salutavamo in mezzo ai corridoi era già tanto.
Durante il mio quinto anno credo, avevo promesso a Rose che Al era uscito dalla mia testa. Ma non sapevo di quanto mi fossi sbagliata, fino a che non l’ho visto impastrugnarsi con Cindy.
Il mio cuore aveva smesso di battere e avevo avuto una grande voglia di piangere.
Lui ovviamente non sapeva quanto male mi stesse facendo, come non lo sa adesso. mentre lo guardo baciarsi senza pudore in mezzo alla sala con Cindy.
Come poteva guardare me, quando poteva avere una come Cindy?
Non riesco ad essere arrabbiata. Cindy è una bella ragazza, di quella semplice e naturale bellezza, non di quelle volgari di Amelie Brown, per esempio.
E’ minuta, con dei favolosi capelli biondo cenere e dei dolci occhietti verde mare.
E’ l’unica del nostro dormitorio con cui io e Rose abbiamo mai parlato. Nonostante sia amica di Amelie e Jacquiline, l’altra nostra compagna di dormitorio e fedele braccio destro di Amelie, è dolce e solare.
Ogni qual volta Amelie e Jacquiline sparlano o sparano cattiverie su qualcuno, lei non le asseconda mai. O legge un libro, o fa i compiti, o si sistema le unghie, o guarda uccellini inesistenti fuori dalla finestra.
Non ho mai capito cosa l’abbia spinta a diventare amica loro, dato che molto spesso hanno lanciato cattiverie anche su di lei. Ma non ho neanche mai avuto il coraggio di chiederglielo, perciò non lo saprò mai.
Rimango lì a fissarli. Al le avvolge la vita con entrambe le mani, mentre continuano a ballare e a baciarsi.
Lei gli sussurra qualcosa all’orecchio e lui sorride, facendo fare al mio stomaco una piccola, ma grande capriola.
-Qualcosa da bere?-
Alle spalle trovo un ragazzo mai visto. Ha gli occhi e i capelli neri e mi sorride mentre mi mostra un bicchiere pieno di un liquido rosa salmone.
-Tranquilla, non c’è niente di pericoloso dentro- esclama ridacchiando, notando il mio sguardo scettico.
-Mi dispiace non bevo- dico, mentre mi rigiro a guardare la coppia felice.
-Neanche se significa dimenticare ciò che ti fa star male?- mi domanda, sempre alle mie spalle.
-Cosa vorresti dire scusa?- chiedo girandomi di nuovo verso di lui un po’ imbarazzata.
Lui tira su un sopracciglio e poi con la testa indica dietro di me -Ti ha lasciato per quella?- mi domanda subito dopo.
-Oh, no no- mi affretto a rispondergli.
Figurati se Al mi lascerebbe per lei. Non mi guarda neanche, se non come la migliore amica di sua cugina. Credo, almeno.
-Allora come mai sei là a fissarli con aria triste da un quarto d’ora?- mi domanda incuriosito.
Peccato che lo conosco da cinque secondi e non ho nessunissima intenzione di raccontare i fatti miei a uno di cui non so neanche il nome.
Notato il mio sguardo diffidente, mi sorride e mi avvicina il bicchiere.
-Okay, non mi vuoi raccontare niente. Ci sta. Fidati però quando ti dico che questo potrebbe aiutarti a sorridere e ad alleggerirti la mente- esclama, mettendomi tra le mani il bicchiere.
Alle narici mi arriva un forte odore familiare, accompagnato da quello dolce della pesca.
-Che cos’è?- chiedo un po’ intimorita.
-Vodka e pesca. La Vodka è una bevanda babbana, ma credimi è buonissima- esclama felice il ragazzo.
Non ha la più pallida idea che la conosco meglio di lui.
Non so cosa mi spinga a farlo ma, dopo aver lanciato un ultimo sguardo ad Al e Cindy, butto giù tutto il bicchiere.
-Wow, vacci piano. Se solitamente non bevi, starai male dopo- esclama compiaciuto il ragazzo.
Mi bruciano da morire la gola e lo stomaco, ma sono una ragazza di sedici anni e ho tutto il diritto di divertirmi.
-Perché non me ne fai un altro?- gli chiedo con una voce un po’ roca.
Il ragazzo mi sorride e si affretta subito a fare quello che gli ho chiesto.

***

-Ne hai bevuti almeno cinque, adesso basta- esclama ridacchiando il “barista”.
-Non … credo siano … affari tuoi- gli rispondo con difficoltà.
La testa gira, lo stomaco è in subbuglio, ma non ho intenzione di fermarmi.
Voglio continuare finchè la mia testa smette di pensare e il mio cuore di farmi così male.
-Bhe te li sto facendo io, perciò sono affari miei- esclama il ragazzo, sempre ridacchiando.
Non sono sicura di cosa lo faccia ridere, ma me ne infischio se la causa sono io.
-E io … sono grande … quindi … so badare a me stessa- sbiascico.
Lui continua a ridacchiare e sta iniziando a darmi sui nervi.
La vescica richiama attenzioni e ho bisogno di camminare. Senza degnare di uno sguardo il tipo, afferro la bottiglia di Vodka e cerco di squagliarmela.
-NO bella, questa costa l’occhio di Merlino in persona- esclama il ragazzo, prima di rubarmi la bottiglia.
-E se ti prometto di pagarla il doppio? Me la lasci?- domando fiera di me.
E’ la prima frase di senso compito che riesco ad articolare dopo un bel po’ di tempo.
-Sai che ti dico. Mi piaci, te la regalo- esclama il ragazzo, lasciando sul bancone la bottiglia e andando a servire altri due.
Sorridendo tra me e me, cerco di scendere dallo sgabello, ma non ricordavo fosse così alto.
Perciò mi risiedo, riprendo un po’ di funzioni vitali e piano piano metto giù il primo piede.
Riuscita a stabilire il primo, metto il secondo e barcollando leggermente, riesco a mettermi in piedi.
Mi giro, ignoro i capogiri e afferro la bottiglia, con l’intento di trovare un bagno.
Faccio un passo e prendo un sorso, un altro passo e un altro sorso, facendo scivolare sempre di più il liquido un po’ aspro giù nella mia gola e nel mio stomaco.
Credo che il ragazzo avesse ragione.
Mi sento leggera, libera e non ricordo neanche più il motivo per il quale io abbia iniziato a bere. So solo che adesso mi sento talmente leggera, da sentirmi quasi felice.
Continuo la mia ricerca, fino a che non sbatto contro qualcuno.
-Ehi, stai attento- esclamo. Stavo quasi facendo cadere la bottiglia.
Cerco di fare un passo per andarmene, ma quel qualcuno mi mette una mano sulla spalla.
-Eve?-
Boom.
Nonostante non abbia più la facoltà di capire, riesco a riconoscere la sua voce. Come potrei non farlo, se il mio cuore e il mio stomaco si scatenano, quando c’è lui.
Cerco di non fare caso alla sua mano, alla sua voce, allo sguardo preoccupato che mi sta rifilando e continuo per la mia strada.
Lui non è dello stesso parere. Mi blocca per il braccio con cui tengo la bottiglia e l’avvicina al viso - Vodka? Sei per caso impazzita?- mi domanda, rubandomela dalle mani.
-Che diavolo fai? Sei tu quello impazzito- esclamo, cercando di riprendermela, ma non riesco neanche a fare un salto, che perdo l’equilibrio e cado per terra.
-Ehi, tutto bene?- mi arriva un po’ ovattata la voce preoccupata di Al, ma non riesco a non iniziare a ridere. Lì, stesa per terra.
Rido e mi sento leggera, rido non sapendo neanche il perché, ma rido e di gusto anche.
-Sei ubriaca fradicia? L’hai bevuta tutta tu? Sei impazzita! Sai quanto fa male questa roba?- mi domanda arrabbiato.
Ma che si arrabbia a fare? Sono grande e libera di fare quello che mi pare. Lui è l’ultima persona che mi può dire quello che devo fare.
-Sai, non credo siano affari tuoi. Sono grande e vaccinata, perciò posso fare quello che voglio- esclamo con il tono più arrabbiato che riesco ad utilizzare, anche se inizia ad essere difficile parlare.
-Grande? Dato che sei grande, allora ti scoli una bottiglia intera?- continua lui, perforando le mie orecchie.
-Ma cosa te ne importa- esclamo, cercando di rialzarmi.
-Non ti muovi da qui. Adesso vado a cercare Rose, così ti riporta in dormitorio- esclama, posando le mani sulle mie spalle e impedendomi di muovermi.
Non ho mai avuto il viso di Al così vicino e non riesco a non pensare a quanto sia bello e perfetto.
Ma nonostante questo, non riesco a non arrabbiarmi, quando mi da l’ordine. Non sono una bambina da sgridare.
-Io non vado da nessuna parte, né in dormitorio né in nessun’altro posto. Perché non ritorni dalla tua fidanzata e mi lasci stare?- esclamo infastidita dalla sua finta premura, dato che lo fa solo perché altrimenti Rose lo ucciderebbe se sapesse che mi ha lasciato in queste condizioni da sola.
Scaccio le sue mani e cerco di rialzarmi, ignorando la sensazione di freddo dopo che le sue mani hanno lasciato le mie spalle.
-Perché adesso hai bisogno di me- esclama ancora più arrabbiato, mentre riesco finalmente a rimettermi in piedi.
Il suo tono però, non fa altro che infastidirmi ancora di più.
-Io ho sempre bisogno di te, ma non ci sei mai. Adesso che non ti voglio, rimani? Sei strano- ribatto, prima ancora di accorgermi di star dicendo una cosa del genere ad Al.
Ma che diavolo ho nel cervello?
Lui mi guarda con occhi sgranati -Cosa?-
-Oh, non fare finta di non aver sentito. Ho sempre bisogno di te. Quando mi sveglio, quando vado a dormire, durante le lezioni, soprattutto quelle di Pozioni. Quando sono triste, quando sono arrabbiata. E per la maggior parte di tempo è colpa tua, dannazione- continuo con un tono infastidito.
Vorrei che la mia bocca smettesse di parlare, ma non ci riesco.
-Colpa mia?-
-Sei diventato sordo per caso? Certo colpa tua!- continuo, nonostante il mio cervello mi dica di fermarmi.
-Adesso sparisci, per favore. Mi stai dando sui nervi con quella finta faccia preoccupata e sorpresa- esclamo, prima di cercare di superarlo.
Ma di nuovo non è della mia stessa opinione, dato che mi si para davanti, bloccando ogni mia via di fuga.
-Di che diavolo stai parlando? Sono davvero preoccupato per te- esclama, cercando di guardarmi negli occhi, ma tolgo di fretta lo sguardo.
Non sarebbe una buona idea perdersi in quegli occhioni verdissimi.
-Se, certo. Vuoi anche far finta di essere innamorato di me, come lo sono io di te?- domando sarcastica, senza rendermi conto di quello che sto dicendo.
-Cosa?- domanda scioccato.
Oh, ma davvero allora è scemo.
Come se non si vedesse lontano mezzo chilometro che sono pazza di lui dal primo anno.
-Non fare finta di non saperlo. Sono cosciente di quanto ridicola divento ogni volta che ci sei tu nei paraggi. E se adesso non ti levi, ti tiro un calcio nelle palle- grido, questa volta arrabbiata e lui finalmente mi lascia andare.
Non voglio immaginare come sarà imbarazzante la prossima volta che lo incontrerò.
Per adesso voglio solo andare in bagno e poi a dormire.
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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


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Capitolo 11


E’ passata una settimana dalla mia festa di compleanno e tra me ed Alex le cose vanno a gonfie vele.
Devo ammettere però che quando io e Alex siamo usciti dalla stanza delle Necessità, ero parecchio infastidita. Ancora adesso se ripenso al modo in cui ha apostrofato Malfoy, un senso di fastidio si agita nello stomaco.
Sono riuscita comunque a limitare i danni che Malfoy gli ha provocato con le poche cose che so sul Pronto Soccorso, perciò adesso si ritrova solo l’occhio sinistro leggermente violaceo.
Più di una volta, sia quella sera che questa settimana, avevo avuto la voglia e la curiosità di chiedere ad Alex il perché l’avesse chiamato in un modo così maligno e cosa dovessi sapere che Malfoy sa, invece.
Non ne ho mai avuto il coraggio. Si lo so, sono una Grifondoro, il coraggio dovrebbe essere pane per i miei denti, ma voi non avete idea di quanto Alex mi abbia spaventato quella sera.
So che si dice di non stuzzicare mai quelli buoni e tranquilli, perché quando si arrabbiano, sanno essere anche peggio di coloro che hanno la testa calda.
Credo sia adatto per uno come Alex.
In questi giorni è stato perfetto. Mi veniva a prendere ogni mattina davanti alla Sala Comune e andavamo insieme a fare colazione, anche se poi ognuno finiva sul proprio tavolo di appartenenza. Quest’oggi invece, l’ho convinto a pranzare con noi e sono stata contenta di vederlo a suo agio con le mie cugine ed Eve.
Poi siamo sempre andati a lezione insieme se ce l’avevamo in comune, altrimenti ci salutavamo con un bacio prima di raggiungere le rispettive lezioni.
Ogni pomeriggio siamo stati insieme a studiare, parlare, scherzare e non sono mai stata più contenta di così.
Alex si è mostrato sempre perfetto, perciò non voglio rovinare il tutto per la mia stupida curiosità. Stiamo insieme da una settimana, magari non si sente pronto a raccontarmi una cosa così grande. Immagino sia importante, perché altrimenti non si sarebbe arrabbiato così tanto con Malfoy quando ha cercato di dirmelo.
Malfoy.
Per quanto riguarda quel maledetto rovina feste, non gli ho rivolto più la parola. In un paio di occasioni ha cercato di darmi da parlare con battutine del tipo “La festa di compleanno come è andata?”, oppure “ Ti sei divertita rossa, con quel damerino pazzo?”. L’ho semplicemente ignorato e l’ho scacciato dalla mia mente, come una mosca fastidiosa.
Dopo essercene andati, Malfoy mi aveva rifilato quello sguardo deluso e per una frazione di secondo mi aveva destabilizzata.
Ma, dopo essere ritornata alla realtà, mi sono resa conto che non può essere deluso proprio di niente. E’ vero, Alex aveva esagerato con le parole, ma lui aveva iniziato il tutto, aveva acceso la mina. In poche parole, se l’era cercata e non dovevo sentirmi in colpa per niente.
Sono i sensi di colpa infondati che riempiono la mia mente, mentre mi dirigo verso la biblioteca.
Per fortuna il professor Delby di Difesa contro le Arti Oscure mi aveva autorizzato l’accesso al Reparto Proibito.
Era la materia più difficile per me quest’anno. Gli argomenti girano tutti verso gli incantesimi di magia oscura.
Non ce li stanno insegnando, ma ce li stanno soltanto mostrando.
Da anni credono che mostrando ai propri studenti cosa il male può creare, dove li può portare e cosa li può far diventare, esempio lampante la figura di Lord Voldemort, li dissuada da prendere quella strada.
Io penso non sia necessario. Voglio dire, la maggior parte dei nostri genitori vengono dalla guerra, dalla lampante dimostrazione di cosa la malvagità possa fare. Dalla distruzione, dalla sofferenza, dalla fatica e dalla paura.
Questo basta e avanza.
E invece doppiamo fare un tema sulla parola “male”.
Perciò ho pensato: quale posto migliore del Reparto Proibito?
Isolato, silenzioso e impregnato di magia oscura. In realtà un po’ mi fa paura, ma se voglio ottenere il massimo dei voti anche in Difesa, qualche sacrificio lo dovrò pur fare.
Ci ho messo una settimana per convincere il prof. Non voleva rilasciarmelo per paura che avessi doppi fini. Ma come gli viene in mente che la studentessa migliore della scuola e figlia di due dei salvatori del mondo magico, abbia secondi fini.
E’ pazzesco. E anche incoerente, se ad ogni lezione sentiamo magia oscura da tutte le parti.
Devo ammettere che essere la figlia di Hermione Granger e Ronald Wesley e nipote del famoso Harry Potter, ha aiutato la mia causa.
Per una volta sono stata contenta di essere vista solo come la figlia e la nipote e non solo come Rose, cosa che preferisco.
Importante è stato anche l’aiuto della Preside, che ha capito che il mio unico scopo è quello scolastico.
Quando mi avvicino all’avvoltoio denutrito di Madame Pince e le mostro il permesso, non mi sfugge lo sguardo scandalizzato e disgustato.
Non mi tocca neanche, dato che me lo rifila tutte le volte che purtroppo la incontro.
Senza dire una parola, prende le chiavi e mi apre il cancello del reparto proibito.
-Quando hai finito, avvisami. Devo chiudere- esclama con disprezzo.
-Grazie- cerco di essere gentile, ma lei mi sbatte il cancello del Reparto Proibito in faccia.
Carina!
Dopodichè inizio a fare un giro per gli scaffali. Sono enormi, alti e tutto sembra così intriso di oscurità, che ho anche paura di rimanere per più di due secondi con lo sguardo fisso su un solo libro.
Dato che sono qui per fare una ricerca, di certo non posso stare qua tutto il tempo a scappare dai libri.
Cerco di capire da cosa possa iniziare, quando sento un rumore alle mie spalle.
Mi giro di scatto spaventata, portando involontariamente una mano sulla bacchetta, ma davanti a me non c’è nessuno. Spostando lo sguardo noto due libri per terra e mi affretto a raccoglierli e a riporli al loro posto.
Do un paio di sguardi in giro e apro bene le orecchie per capire se c’è davvero qualcuno o i libri sono caduti da soli.
Cosa impossibile, imbecille che sono. Come fanno i libri a cadere da soli?
Dopo un paio di secondi, alla mia destra cadono altri libri e per lo spavento caccio un urlo.
-C’è qualcuno?- domando spaventata, dopo aver riposto i libri appena caduti.
Questa volta alzo la bacchetta davanti a me, con l’intento di schiantare qualsiasi deficiente che crede di poter scherzare con la sottoscritta.
-Ti ho spaventata?- mi sussurra una voce all’orecchio e non posso fare a meno di saltare in aria.
Mi giro pronta a  prendere a calci l’idiota, ma due paia di occhi grigio ghiaccio mi immobilizzano sul posto.
Ci impiego un paio di secondi per realizzare che a due centimetri dal mio viso ho quel cretino di Malfoy che sogghigna.
Ce ne impiego altri due per alzare il braccio e con la mano aperta, tiragli il più forte ceffone che la mia forza mi permette.
-Ma sei per caso impazzito?- grido con tutto il fiato di cui dispongo.
Questo ragazzo ogni giorno che passa, si dimostra sempre più deficiente.
Ho ancora il cuore che mi batte all’impazzata e non riesco a riportare il fiato ad una velocità regolare.
-Qua la pazza sei tu- esclama lui, dopo essersi allontanato e aver appoggiato una mano sulla guancia colpita dalla sottoscritta.
-Mi hai spaventato a morte, razza di coglione- esclamo incazzata, portandomi una mano sul cuore, che non vuole tranquillizzarsi.
Non ho mai preso uno spavento del genere.
-Tu hai bisogno di sano relax ragazza. Cos’è il tuo lui non ti soddisfa?- sogghigna, dopo essersi ripreso dal mio schiaffo.
Peccato che non ha nessun diritto di fare il simpaticone e di dare giudizi su nessuno.
-Ne vuoi un altro? No, perché adesso ho riscaldato la destra, ma la sinistra è ancora disponibile- sibilo tra i denti.
-Ti piace violento Weasley? Non me lo sarei aspettato da una suora come te- mi risponde con un sorriso malizioso sulla faccia.
-E io che pensavo avessi più spirito di sopravvivenza-
Ma come osa, sto razza di porco depravato.
-Hai deciso di non rispondere alla domanda. Mhm, interessante- esclama sempre più soddisfatto.
-La smetti di sparare idiozie? Un concetto serio riesci a partorirlo da quella mente depravata?-
-Oh, potrei partorire un sacco di pensieri dalla mia mente depravata, ne vuoi conoscere qualcuno Weasley?-
Ma che diavolo fa? Usa con me il tono da seduttore?
Bene, vuole finire di vivere molto giovane questo ragazzo.
-Ti imbarazzo o ti faccio arrabbiare Rossa? Perché in questo momento sei bordeaux in faccia- esclama con una risatina.
-Secondo te potrei mai essere imbarazzata dai tuoi pensieri maniaci?- gli rispondo con un tono nervoso.
Per quanto mi facciano incazzare le sue parole, non posso mentire a me stessa, se non ammetto che mi imbarazzano un po’.
Come fa ad essere così sfacciato? Un minimo di pudore.
Ma dal suo viso divertito e dal suo sorriso malizioso, noto che non sa neanche cosa possa significare il pudore.
-Ahhh, quindi sei una finta suora. Una di quelle che zitte zitte cavalcano selvaggiamente il proprio uomo-
-Ma senti quello che dici? Fai dannatamente schifo- esclamo imbarazzata.
Non so neanche come si cavalca un uomo. Non so neanche come si faccia l’amore in generale.
Sapete, sono vergine e non me ne vergogno, perché sono una di quelle poche ragazze a cui importa ancora.
Ma la sua sfacciataggine, mi fa vergognare un po’.
-Ne sei sicura? Secondo me ti piacerebbe molto- esclama divertito.
-Secondo me è a te che piacerebbe, idiota - grido arrabbiata, nervosa, infastidita e imbarazzata.
-Proviamo, per capire a chi piacerebbe di più?- e dai suoi occhi passa un velato desiderio.
Ma a me non importa.
-Porco- esclamo, mi giro, prendo un libro a caso sullo scaffale e glielo lancio addietro. Ma i suoi dannati riflessi da portiere fanno si che non lo becchi.
-Dai Weasley, non fare finta di non volerlo … - ridacchia, prima di deviare un altro libro lanciato dalla sottoscritta.
-E’ rabbia o desiderio represso, eh Rossa?- continua, sposandosi in tempo, prima che il terzo libro gli centri la testa.
Maledizione, questo sarebbe stato un bel gol.
-Chi tace acconsente, si dice, sai?- esclama, prima di fare due falcate, raggiungermi e bloccare il polso con cui gli stavo per lanciare il quarto libro.
Avrei puntato le palle sta volta, magari gli sarebbe passata la voglia di fare il simpatico.
-Sono tanti questi libri sai Weasley?-mi riporta alla realtà.
Se qualcuno entrasse in questo momento, non gli darei torto se pensasse male.
Ho la schiena appoggiata agli scaffali, il braccio lanciatore bloccato sopra la testa dalla sua presa ferrea e il suo viso a due centimetri dal mio.
Scariche di brividi e formicolii mi partono dal braccio e si propagano in tutto il corpo.
Lo stomaco non fa altro che attorcigliarsi su se stesso.
Lo sguardo di desiderio che mi trapassa, non mi permette di fare o di muovere nessun muscolo.
Sono bloccata, incastrata, immobile.
Credo di aver perso anche la facoltà di respirare.
Il suo di respiro?
Lo sento sulle labbra, sul naso, su tutto il viso, ed è irregolare, accelerato e ciò mi permette di comprendere che il mio fa altrettanto. Ballano insieme, si assaggiano insieme.
Sa di fresco, come la menta, anche se un forte odore di cioccolato si insinua insistente tra le mie narici.
-Anche adesso mi rifiuteresti, eh Rose?- mi sussurra sulla bocca, tanto che riesco a percepire sulla mia, i movimenti che fa quando parla.
-Tutti questi libri … non basterebbero … per rimetterti la testa … apposto- sussurro con difficoltà, dato che la gola si è del tutto seccata, anche se cerco di utilizzare comunque un tono di disprezzo. Dal sorriso malizioso che gli si forma, non credo di avercela fatta.
-Hai di nuovo sviato la domanda- sussurra sempre maledettamente vicino.
-Perché … non ha bisogno di una risposta- cerco di non lasciarmi sfuggire un gemito, quando la sua presa lascia il mio polso e attraversa con estrema lentezza tutto il braccio.
-Giusto, non ne ha bisogno- esclama, prima di portare la mano che bloccava il mio polso dietro la mia nuca e baciarmi.
Avete capito bene ragazzi: Scorpius Malfoy mi sta baciando. A me, Rose Weasley.
Nell’esatto momento in cui le sue labbra fameliche toccano le mie, da tutti i pori della pelle partono brividi, scariche di energia e desiderio, mai provate prima.
Mi immobilizzano tutta, corpo e mente, tanto che non riesco a decidere se mandarlo al diavolo o rispondere al bacio.
I brividi mi dicono di assecondarlo, che non ho mai provato niente del genere, neanche con Alex.
Oh, mio dio Alex!
Distinto tiro su la bacchetta, che non credevo ancora di avere in mano, e lo schianto.
Malfoy vola con un forte tonfo sugli scaffali della libreria dietro di lui.
Sono scioccata.
Di lui che mi ha baciato, dei brividi di piacere provati, di aver pensato, anche se per una frazione di secondo, di ricambiare quel bacio, di aver pensato ad Alex solo per puro caso e di averlo schiantato.
-Sei impazzita?- mi domanda lui, dopo essersi rialzato e scrollato tutti i libri cadutigli addosso a causa dello schianto. Poi in una frazione di secondo, mi punta la bacchetta addosso.
Di rimando alzo la mia ancora più in alto.
-Il pazzo sei tu. Come osi baciarmi, sono fidanzata- esclamo arrabbiata.
Arrabbiata soprattutto per quello che avrei voluto fare realmente. Ma è di Malfoy che parliamo, non posso essere attratta da uno così. E’ ridicolo.
-Fidanzata? Tremavi, porco Salazar. Tremi anche quando ti bacia quel damerino?-mi domanda infuriato, sempre con la bacchetta puntatami addosso.
Non faccio in tempo a rispondere, che la porta del Reparto Proibito si apre e compare la figura magra di Madame Pince.
-Ma che diavolo avete combinato, razza di maleducati. Sapete quanto valore hanno questi libri eh? Vi voglio dalla Preside, adesso- strilla, ma nessuno dei due osa abbassare né lo sguardo né la bacchetta.
-Mi avete sentita? O devo chiamare direttamente la Preside?- grida ancora più forte Madama Pince.
Appena noto che Malfoy inizia ad abbassare la bacchetta, inizio a farlo anche io.
Ma non smettiamo di guardarci in cagnesco.
-Dalla Preside, adesso- strilla, se è possibile, ancora più forte Madame Pince.
Con un ultima occhiata di odio, ci giriamo per seguire una incazzatissima bibliotecaria, che non smette di borbottare per tutto il tragitto.

***

-Ha capito signora Preside? Il Reparto Proibito. E’ inaccettabile- esclama per quella che sarà la centesima volta l’avvoltoio denutrito.
Sono seduta sulla poltrona della Preside con il furetto rincoglionito a fianco a me.
Non ci credo. Adesso dovrò scontare la mia prima punizione in sette anni di carriera scolastica immacolata, tutto perché l’unico scopo della barbie platinata è rovinarmi la vita.
-Si tranquillizzi Irma, adesso risolverò la faccenda. Ritorni pure in biblioteca- mi colpisce la voce dura della McGranitt.
-Ah Irma, per cortesia, potresti non mettere a posto il Reparto Proibito? Ci penseranno i due ragazzi qua davanti a me. Poi ti farò sapere tutti i dettagli- ritorna a rimbombare la voce dura della McGranitt.
Non so né cosa pensare, né cosa potrei dire per discolparmi.
Mi spavento un pochino, quando la porta dell’ufficio della Preside si chiude dietro Madame Pince.
-Non ho nessunissima voglia di sentire né le vostre ragioni, né le vostre scuse. E’ imperdonabile che due studenti del settimo anno come voi, non abbiano ancora capito che non si usa in quel modo una bacchetta. Potevate farvi del male e, come ha detto giustamente Madama Pince, i libri che sono contenuti nel Reparto Proibito sono antichi e preziosi, non giocattoli. Ho pensato che sabato prossimo, 28 Novembre, per essere sicuri che non vi sbagliaste, alle ore 24.00 vi voglio davanti alla biblioteca. Voglio che sistemiate tutto i libri del Reparto Proibito che avete fatto cadere o che sono fuori posto e tutti i libri che quel giorno, nella biblioteca in comune, i vostri compagni utilizzeranno. Non voglio che facciate neanche un secondo di ritardo. Adesso andate e pensate alle vostre azioni- conclude la McGranitt, prima di ricominciare a guardare le carte su cui si stava occupando prima.
Senza neanche avere il coraggio di guardarla, ci alziamo, la salutiamo e usciamo dall’ufficio.
Avevo una rabbia che mi infuocava dentro e avrei voluto prendere a schiaffi quel cretino che mi stava camminando affianco.
Prima la partita di Quiddich, poi la festa di compleanno rovinata e adesso la mia prima punizione.
Tutto per colpa sua.
-Spero che adesso sarai contento- esclamo ad un certo punto, esasperata dalla rabbia che ho dentro. Devo scaricarla a tutti i costi e dato che lui è la causa di tutti i miei mali, sono legittimata a prendermela con lui.
-Forse non ti sei accorta, ma la punizione me la sono beccata anche io- esclama con nonchalance, come se stessimo parlando del tempo.
Merlino, quanto mi fa innervosire.
-Non importa, questa è solo la conseguenza delle tue azioni, mentre io mi ci sono trovata in mezzo- grido, fermandolo da un braccio.
-In mezzo? Mi hai schiantato- esclama infastidito.
Ah, adesso non è più così tranquillo.
-Mi hai baciata, razza di coglione- gli urlo di rimando.
-E hai il coraggio di dire che non ti è piaciuto? Dai Weasley …-
-Si ho il coraggio, perché sono fidanzata e adesso non riuscirò a non sentirmi in colpa. Tutto quello che vivo o che provo, puntualmente arrivi tu e lo rovini. Prima la partita di Quiddich, poi la festa di compleanno e adesso questo. Tu tiri fuori la parte peggiore di me- esclamo esasperata da tutto, da questo ragazzo e da quello che ne consegue.
Lui sembra all’inizio sorpreso, poi confuso e alla fine arrabbiato.
Si avvicina di nuovo al mio viso e con il solito sorriso malizioso mi sussurra -No, Rose, io tiro fuori la vera te-, prima di girarsi e andare via, lasciandomi lì imbambolata, percossa dai brividi di piacere che non riesco a trattenere.


Ciao a tutti!
Ecco il nuovo capitolo!
Fatemi sapere che ne pensate!
Un bacio,
Herm :*

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 12 ***


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Capitolo 12


Per tutta la settimana, non avevo fatto altro che ripensare al bacio e alla punizione.
Ogni notte pensavo e riflettevo, ma non riuscivo comunque ad accettare tutte le sensazioni che avevo provato.
Fastidio.
Rabbia.
Piacere.
Desiderio.
Con Alex era stata dura. Ho cercato di comportarmi come se non fosse successo niente, come se non l’avessi tradito.
Ogni qual volta compariva Malfoy nei dintorni, baciavo Alex come se fosse stata l’ultima volta, ma puntualmente il sapore di zucchero che mi colpiva non mi entusiasmava. Io volevo il cioccolato.
Poi mi pentivo subito e mi davo schiaffi in faccia da sola. Ma come potevo mentire a me stessa?
Alla fine ieri, durante la ronda, sono scoppiata a piangere dopo l’ennesima delusione che mi trapassava con un bacio di Alex e gli ho confessato tutto.
All’inizio mi ha guardato con rabbia e delusione. Ero sicura che mi lasciasse. Merlino, avevo baciato un altro!
Ma dopo un paio di minuti, mi ha chiesto come potesse essere successo. Gli ho spiegato tutto, dall’inizio alla fine.
La ricerca nel Reparto Proibito, della comparsa improvvisa di Malfoy, del nostro litigio, del bacio, del fatto che l’avessi schiantato, della comparsa di Madama Pince e della conseguente punizione.
Lui mi ha ascoltato senza mai interrompermi e la rabbia cresceva sempre di più nei suoi occhi.
Dopo tutto il racconto si è preso due secondi e poi ha iniziato a parlare.
-Come si è permesso? Non gli bastava che ti avesse rovinato la festa? Adesso vuole rovinare anche la nostra relazione? Ma perché non ammette che ti vuole anche lui e gli rode che tu abbia scelto me. Sarebbe più coerente con se stesso. Non ha rispetto, educazione, senso del pudore. E’ solo uno stronzo egoista - più che parlare, urlava per tutti i corridoi, arrabbiato più che mai e dopo due settimane, avevo rivisto quello sguardo d’odio.
Non avevo avuto il coraggio di chiedergli di abbassare la voce per evitare che insegnati o studenti ci sentissero, ho solo seguito con lo sguardo ogni suo movimento e non sono riuscita a dirgli niente.
-Adesso ti tocca pure affrontare la tua prima punizione, questo perché non riesce a stare al suo posto. Salazar, quanto lo odio- ha continuato, prima di fermarsi e girasi a guardare me.
Sorpresa dal suo improvviso cambiamento, gli sono finita contro.
Lui mi ha guardata, mi ha preso il viso tra le mani e dopo avermi baciato leggermente sulle labbra, mi ha sussurrato -Giurami che non hai provato niente quando ti ha baciata?-
-Lo giuro- ho risposto d’istinto. Era troppo arrabbiato e se gli avessi detto che ero stata percorsa da brividi e da scariche d’energia per tutto il tempo, che ne ero percossa ancora tutt’ora se solo ci pensavo e che volevo il cioccolato e non lo zucchero, ragazzi mi avrebbe lasciata seduta stante. Come sarebbe stato giusto, d’altronde.
Ma io non potevo permetterlo. Alex era il primo ragazzo che avessi mai avuto, mi voleva veramente e mi rispettava, come ogni donna vuole essere voluta e rispettata.
Non potevo perdere tutto. Perdere tutto per uno stupido bacio preso con la forza. Ero arrabbiata, confusa, e probabilmente suggestionata da tutti i libri che ho letto, avevo  perso la lucidità per pochissimi secondi.
Solo un paio di secondi con uno stronzo come Malfoy, non potevano essere paragonati a due settimane con uno fantastico come Alex.
Stavamo insieme da un paio di settimane e ci sarebbe stato tutto il tempo per togliermi dalla mente quello che, alla fine, era stato solo un momento.
E’ inutile che mi faccia prendere dal panico. Io non voglio Malfoy, punto. Voglio Alex.
Dopo il mio giuramento, mi aveva baciata per tutta la ronda con una passione che non gli avevo ancora visto.
Mi aveva anche chiesto se volessi essere accompagnata alla punizione, ma gli ho detto che non doveva preoccuparsi. Cosa avrebbe dovuto fare con la McGranitt e la Pince presenti? Niente. E gli ho giurato che se avesse anche solo osato parlarmi, lo avrei schiantato di nuovo.
Lui sembrava rassicurato dalle mie parole e di conseguenza stavo meglio anche io.
Stavo meglio perché mi ero tolta un peso, anche se non ero stata del tutto sincera, ma la voglia di dimenticarmi di quell’inutile bacio c’era, perciò potevo star tranquilla.
O meglio era ciò che pensavo ieri sera.
Adesso invece che sto percorrendo il corridoio per raggiungere la biblioteca, la mia sicurezza non è così tanto forte.
La mia mente non voleva lasciarmi stare, continuava a ripropormi i suoi occhi grigio ghiaccio, il suo sguardo famelico, le sue labbra, la sua voce, il suo corpo. Non mi lasciava in pace.
Ma non mi sarei arresa, io avrei combattuto questi sentimenti idioti e li avrei allontanati da me. Io voglio Alex.
-Bene, signorina Weasley, è arrivata anche lei- mi sorprende la voce della McGranitt.
Non mi ero accorta di essere arrivata davanti alla biblioteca.
Di fianco c’è Madame Pince e di fianco a lei, il mio incubo, che mi guarda con un ghigno sulle labbra.
Distolgo subito lo sguardo e lo pongo sulla McGranitt. L’indifferenza è l’arma migliore.
-Sapete perché siete qui. E’ incorreggibile quello che avete fatto. - inizia con voce dura la McGranitt - Dovrete risistemare il Reparto Proibito e tutta la biblioteca in comune, ovviamente senza magia. Potrete andarvene solo quando avrete sistemato e riordinato tutto.- continua la McGranitt.
Cosa? Questo vuole dire che saremo solo noi due soli?
-Verrà a controllare Madame Pince domattina e se mi comunicherà che ci sarà anche solo un libro fuori posto, ve ne pentirete- dice la McGranitt, con Madame Pince che annuisce solenne - adesso entrate e se osate comportarvi di nuovo in questa maniera …- lascia in sospeso la frase, guardandoci con le labbra strettissime.
-Entrate adesso. Madame Pince ha già aperto il Reparto Proibito- esclama, indicandoci con la mano la porta della biblioteca.
Entriamo in religioso silenzio e, davanti a lui, mi dirigo verso il Reparto Proibito.
Non mi ero accorta che schiantando Malfoy avevo fatto cadere tutti i libri di quello scaffale.
Merlino sono almeno un centinaio e sono tutti accatastati uno sopra l’altro. Di fianco alla montagna di libri, c’è un tavolino con un foglio. Mi avvicino per leggerlo e scopro essere la lista di tutti i libri e la loro posizione che dovranno ricoprire sullo scaffale.
-Qui c’è scritto tutto- esclamo a Malfoy, girata di spalle.
-Tutto cosa?- mi domanda dietro di me.
-La lista dei libri e la loro posizione. Io inizio dal primo e tu dall’ultimo- esclamo, portando il foglio e il tavolino davanti alla montagna di libri.
-E se volessi iniziare io dal primo?- mi domanda con strafottenza.
Vuole già farmi arrabbiare? Bene, non è quello che otterrà.
-Va bene, tu inizi dal primo e io dell’ultimo- esclamo con calma, iniziando a leggere l’ultimo libro sulla lista e abbassandomi per cercarlo su quella montagna.
Iniziamo il lavoro in religioso silenzio. Ogni tanto l’ho beccato che mi fissava, ma io non l’ho degnato neanche di uno sguardo.
Credo che qualche volta abbia anche voluto fare una delle sue battutine, ma alla fine ha deciso, saggiamente, di non aprire la bocca.
-Non vuoi più rivolgermi la parola per sempre, Weasley?- mi domanda dopo dieci minuti abbondanti di silenzio. La voce è un po’ roca, probabilmente perché non è mai stato tanto zitto nella sua vita come oggi.
Gli lancio uno sguardo e noto che è in piedi con le braccia conserte. Decido di ignorarlo, leggere il prossimo libro della lista e iniziare a cercarlo nella montagna.
-Devo dedurre di sì- esclama con una risata divertita.
Io continuo ad ignorarlo, ignorando anche il colpo allo stomaco che mi ha colpito dopo aver sentito quella risata.
-Okay, quindi tutto quello che dirò - inizia, riprendendo con nonchalance la punizione -non otterrà risposta-
Forse l’ha capito che deve stare zitto.
-Perciò - no, non l’ha capito - se ti dicessi che sei stata una stupida avventata a raccontare tutto a Sheppard, non mi schianti di nuovo?- domanda posizionando un altro libro sullo scaffale e facendo bloccare la sottoscritta.
Come diavolo fa a saperlo?
Si gira a guardarmi e quando mi nota sbigottita, mi rifila un’altra risatina.
-Perché sei così sorpresa? Pensavi che stesse buono come un cagnolino? Ma un po’ lo conosci almeno?- continua, sempre più divertito.
Ma di che diavolo parla?
-Non sai di che parlo, vero?- mi domanda con il solito ghigno made in Malfoy.
Che fa, mi legge nella mente?
-Non ti leggo nella mente - esclama, facendomi sgranare ancora di più gli occhi -semplicemente conosco Sheppard più di te. Vuole mostrare agli altri quanto è perfetto, quando in realtà è solo …- si blocca all’istante.
Ma di che diavolo parla?
Vuole per caso continuare il discorso che aveva aperto durante la mia festa?
-Solo cosa?- domando con un sussurro roco.
Non poteva lanciare una bomba simile e poi tirarsi indietro.
-Ah, quindi mi parli? Buono a sapersi- esclama, cercando di sviare discorso.
Ma non lascerò perdere.
-Non cercare di cambiare discorso. Prima alla festa lanci la pietra, adesso ne rilanci un’altra. Dimmi quello che mi devi dire e poi facciamola finita- esclamo decisa.
Odio quando non mi si vengano dette le cose chiaramente.
-Io non ti dirò proprio niente, fattelo dire dal tuo fidanzatino- esclama con un tono disgustato, prima di leggere un altro libro e riporlo sullo scaffale.
Rimango a guardarlo per un paio di secondi, poi decido di continuare il mio lavoro.
Sicuramente domani Alex mi dovrà rispondere a qualche domanda.
Perché Malfoy lo sa e io no?
E mi dovrà anche spiegare che diavolo ha combinato dopo che gli ho detto tutto.
Che si fossero rimessi le mani addosso lo escludevo. Sia Alex che Malfoy erano a posto: niente lividi, niente tagli, niente rossori strani.
Ma si saranno di sicuro parlati. Che diavolo gli avrà detto Malfoy? Che tremavo come una foglia? Se così fosse Alex stamattina non sarebbe stato così tranquillo.
Ma perché non mi aveva raccontato niente, perché non mi aveva detto di aver parlato/discusso con Malfoy?
Odio non sapere cosa sia successo con chiarezza e odio pormi tutte queste domande, senza potermi rispondere.
Potrei chiederlo a Malfoy, ma sicuramente non me lo direbbe. Dovrò aspettare domani.
Intanto avevamo sistemato tutto il Reparto Proibito e, sempre in silenzio, ci stavamo dirigendo verso la parte che tutti gli studenti utilizzavano sempre.
Il sabato e la domenica erano i giorni in cui gli studenti si rinchiudevano come topi da laboratorio, perciò non mi stupisco quando noto la miriade di libri sparsi per tutta la biblioteca.
-Come ci dividiamo?- domanda Malfoy, quando abbiamo raggiunto l’atrio all’entrata della biblioteca.
-Non lo so, io potrei iniziare dai tavoli, mentre tu da qui- dico, guardando tutti i libri accatastati di fianco alle panche che solitamente sistemava Madame Pince.
-Okay- mi risponde, girandosi per iniziare il lavoro.
Io annuisco e faccio altrettanto.
Continuiamo la punizione, uno all’estremità opposta della biblioteca rispetto all’altro. Gira un silenzio tombale, rotto solo dai libri appoggiati ai loro rispettivi posti.
Questo silenzio mi permette di pensare purtroppo. Di pensare al bacio, alle mie sensazioni, alla reazione controllata di Alex, perché diciamocelo è stata molto controllata rispetto a ciò che mi sarei aspettata, al segreto di Alex che a quanto pare Malfoy conosce, a ciò che si potrebbero esser detti, al motivo per il quale Alex non ha deciso di parlarmene.
Nonostante mi sia ripromessa di non pensarci più e di andare avanti, la mia mente ritorna sempre al punto di partenza: il bacio.
Perché l’ha fatto?
Perché il suo unico scopo è rovinarmi la vita.
Perché mi vuole rovinare la vita?
Perché la sua è insoddisfacente.
Sì, ma perché non potrebbe rompere le pluffe a qualcun altro?
Perché tu sei l’unica idiota che sente brividi di piacere se la persona che odia da sette anni la bacia.
Ecco, mi sono ripetuta queste domande e queste risposte per almeno una ventina di minuti, fino a che non ho deciso di prendere la pluffa al balzo e di chiederlo direttamente a lui.
Del segreto di Alex me ne occuperò. Tanto sono più che certa che Malfoy non aprirebbe bocca, perciò lo chiederò ad Alex e poi mi comporterò di conseguenza.
Adesso voglio rispondere alla domanda che mi assilla da tutta la settimana e una volta ricevuta la mia risposta, posso iniziare a cancellare definitivamente tutta la faccenda e concentrarmi solo sui baci con Alex. Anzi, solo sulla mia relazione con lui.
Ho già liberato quattro tavoli e me ne manca solo uno, poi potrò partire all’attacco.
Sto iniziando ad innervosirmi, perché non riesco ad immaginare l’ipotetica risposta che posso ricevere.
Non riesco neanche a capire che tipo di risposta vorrei ottenere: mi ha baciata perché in realtà gli interesso o solo perché davvero il suo unico scopo è rompermi le pluffe.
Subito dopo aver anche preso in considerazione l’ipotesi di piacergli, mi prendo subito a schiaffi, perché a me non dovrebbe interessare, dato che voglio solo Alex.
Ma, per quanto cerchi di convincermi, l’idea di piacergli prende sempre più forma nella mia mente ogni secondo di più.
Ma perché, Merlino? Perché dovrebbe interessarmi una cosa del genere. E’ di Malfoy che parlo, anche se fosse non potrei fidarmi di uno come lui. E’ arrogante, strafottente, stronzo, prepotente, ficcanaso, è tutto ciò che non vorrei del mio ragazzo ideale.
Invece Alex è gentile, carino, educato, rispettoso, perfetto insomma. Che diavolo me ne frega di quel furetto spelacchiato che quest’anno ha deciso di mettersi d’impegno per rovinarmi la vita.
E di nuovo, nonostante cerco di rimproverare me stessa e la mia mente, non riesco a fare a meno di pensare al bacio con Malfoy e ai brividi che mi ha trasmesso.
Ho perso il conto di quante volte io abbia baciato Alex, ma mi basta un bacio di Malfoy per andare così in panico?
Non è possibile. Tutto questo è dovuto dal fatto che mi abbia preso di sorpresa e …
Niente non riesco a trovare altre scuse.
Appoggio l’ultimo libro sullo scaffale e mi dirigo verso l’atrio.
Lui è girato di spalle, piegato sul tavolino con la lista della posizione dei libri. Ovviamente io non ne ho bisogno, dato che passo molto tempo qui dopo le lezioni e nei week end, ma non posso dire lo stesso di lui.
Rimango a fissarlo, non sapendo come iniziare.
Conosco abbastanza Malfoy da sapere che utilizzare una parola sbagliata può portare a tragedie infinite. Se ci vado diretta, mi scoppia a ridere in faccia e potrei schiantarlo di nuovo. Dato che non voglio un’altra punizione, meglio cambiare strategia.
Se ci giro troppo intorno, si innervosisce, facendo innervosire me, con il rischio che lo schianti ancora e una punizione mi basta e mi avanza.
Cercherò di fare una via di mezzo.
Mi schiarisco la gola per fargli capire che sono dietro di lui e non appena si gira, inizia a guardarmi con un sopracciglio alzato.
-Non avevi deciso di non parlarmi più?- mi domanda con il  solito ghigno soddisfatto e incrociando le braccia.
-Ti devo chiedere una cosa- gli rispondo, cercando di non apparire infastidita dal suo comportamento.
-Ti ho già detto di chiedere al tuo fidanzatino- ribatte, per poi girarsi e continuare con la punizione.
Che razza di maleducato, porco Godric.
-Non c’entra con quello, ma …- non riesco a continuare, è troppo imbarazzante e anche un tantino disperato.
-Con cosa allora?- mi esorta con nonchalance, sempre rimanendo di spalle.
-Con quello che è successo l’altra volta- dico, girando un po’ la cosa, ma allo stesso tempo facendogli capire che sto parlando del bacio.
-Perché cosa è successo l’altra volta?-
Mi sta prendendo per il culo vero? O vuole solo farmi innervosire, cosa che di certo non mi stupisce.
Cerco di fare un respiro profondo e calmarmi. Se mi agito, finisce male.
Probabilmente incuriosito dal fatto che non ho risposto alla sua domanda, si gira con un sorriso malizioso.
-Ah, parli del bacio?- domanda, per poi appoggiarsi con le braccia conserte al tavolino dietro di lui -Dimmi tutto Rossa-
Cerco di non farmi rimbambire da quegli occhi grigio ghiaccio e dai brividi che mi stanno trasmettendo e di rimanere con la mente lucida.
-Volevo sapere il perché- sputo tutto d’un fiato. Sempre tenendo i suoi occhi nei miei, riesco a notare un velo di desiderio passargli attraverso.
-Perché ti interessa?- mi domanda con un tono divertito.
Buon per lui se la cosa lo diverte, dato che non ci trovo nulla di divertente.
-Perché … - inizio, senza sapere cosa dire.
Mi trovo in difficoltà. Pensavo iniziasse a deridermi, cosa che in parte sta facendo, ma non pensavo iniziasse a fare domande difficili.
Sì sono domande difficili, perché se non so rispondere a me stessa, non so rispondere neanche a lui.
-Non lo sai? Io lo ipotizzo, ma non ho intenzione neanche di dirti questo- esclama, non smettendo di guardarmi come se fossi la cosa più divertente.
Carino da parte sua.
-Hai intenzione di rispondere perché l’hai fatto o no?- gli domando infastidita da quel dannato sguardo derisorio.
Ce la fa a guardare le persone in modo normale?
-Finchè non saprai rispondermi alla mia domanda, io non risponderò alla tua-
Merlino quanto è irritante.
-Ma che ti costa?  Devi solo dirmi il perché mi hai baciata- rispondo spazientita.
Da lui ottengo una risatina.
-Te l’ho detto, tu dimmi perché t’interessa così tanto e io ti dirò perché l’ho fatto-
-Merlino, se sei fottutamente irritante- dico, se è possibile, ancora più irritata di prima.
-Secondo me sono fottutamente sexy- ribatte lui, cogliendomi di sorpresa.
Ma che diavolo c’entra adesso?
-Non riniziare con questi giochetti Malfoy-
-Perché? Hai paura che ti baci di nuovo?- dice, cogliendomi ancora di sorpresa.
È per caso impazzito? Secondo lui lo farei di nuovo avvicinare? Finisce al San Mungo se osa anche solo pensarlo.
Scema la prima volta, ma non la seconda.
-Ma non scherziamo! Se osi anche solo farlo … - inizio a minacciarlo, ma con due falcate, me lo ritrovo a due centimetri dal viso.
Sembra un dejavù.
Poi, che cosa avevo detto prima? Che lo avrei schiantato? E allora perché non riesco a muovere neanche un muscolo?
-Cosa fai Rossa? Mi schianti di nuovo? Secondo te, potrebbe fermarmi?- mi sussurra, mentre lo stesso velo di desiderio di prima, gli attraversa lo sguardo.
E io non riesco a non pensare a niente, se non all’odore di cioccolato che tanto avevo desiderato di sentire per tutta la settimana.
-Sei … - perché cazzo non riesco a parlare?
Merlino se mi sento un’idiota, ma provate voi a resistere a due occhi grigio ghiaccio che ti trapassano tutta, poi ne riparliamo.
-Sono cosa? Tutto ciò che vuoi e non riesci ad ammetterlo?- domanda ad un filo dalle mie labbra.
Adesso basta!
Per quanto fossi ricoperta da adrenalina pura, non potevo farmi abbindolare come una cretina qualsiasi, ne andava del mio orgoglio.
D’istinto alzo le braccia e lo spingo più lontano possibile da me.
Non avevo calcolato però che potesse aggrappare un mio braccio, portarmi con lui e, cosa più orribile, vederlo sbattere la testa nell’angolo dello spigolo del tavolino.
Prima che cadesse svenuto per terra, ho visto nel suo sguardo profondo e vero dolore, cosa che mi ha spezzato il cuore.
-Malfoy?-
-Malfoy?-
-Malfoy?-ho iniziato a chiamarlo e a scuoterlo più forte possibile, fregandomene della posizione ambigua in cui ci trovavamo.
Mi sono trovata a cavalcioni su di lui.
Più lo scuotevo e più lui non si muoveva.
Okay Rose calmati. Avvicino l’orecchio alla sua bocca semiaperta e per fortuna un leggero respiro si infrange sulla mia pelle.
Di punto in bianco mi sono ricordata di essere una maledettissima strega e cazzo ho una bacchetta.
Mi affretto a prenderla e ad usare l’incantesimo Inerva. Passano i secondi, ma lui non osa muoversi e inizio a pensare a tutti i modi possibili che posso utilizzare per portarlo in infermeria il più in fretta possibile. Con la testa non si scherza mai.
Ad un certo punto, sento due mani prendermi per la vita e stringerla.
-Maledizione, Rossa, ti conviene spostarti da lì- esclama cercando di alzarsi.
-Se ti impedisce di muoverti, non mi alzo per niente- controbatto decisa.
-Se non vuoi che ti scopi seduta stante, levati- controbatte lui con gli occhi chiusi, rafforzando la presa sulla mia vita e con una voce intrisa di desiderio famelico.
-Sei un maledetto porco- esclamo togliendomi subito da lui- vedo che stai bene se hai voglia di scherzare- continuo infastidita, ignorando la forte stretta che ha colpito nel basso.
-No, non ho proprio voglia di scherzare- esclama, portando una mano sulla nuca.
-Allora vu … oh, Morgana, sanguini- esclamo, non appena noto la mano che aveva portato alla nuca ricoperta di sangue.
Scaccio immediatamente la mano che stava per riposizionare dietro la nuca e, impugnando la bacchetta, inizio a ripulire la ferita e a cucirgliela per quanto mi è possibile.
Tramite diversi libri lasciatemi da Madama Chips, avevo iniziato ad imparare gli incantesimi più semplici: come pulire una ferita, cucirla in base alla profondità in caso di non possesso del Dittamo, rimarginare ferite lievi, far scomparire lividi o rossori, cose così insomma.
La ferita di Malfoy era abbastanza profonda, ma non troppo e la mia cucitura poteva fermare il sangue finchè non fossimo arrivati da Madama Chips.
-Che diavolo fai Weasley?-
-Stai fermo, sto cercando di rimediare ai danni- gli rispondo frettolosamente. Se le cuciture non vengono fatte correttamente, potrebbero ottenere l’effetto contrario.
-Facendo una cucitura a croce? L’hai mai fatta almeno?-
-Sta fermo- gli ribatto, ignorando il fatto che sapesse cosa fosse una cucitura a croce.
Volevo fare un lavoro pulito e senza procurare danni, perciò ci avevo messo una decina di minuti buona, con le continue lamentele del deficiente che non riusciva a stare fermo un attimo.
-Fatto- esclamo contenta del risultato. Per non averla mai fatta sono stata davvero brava.
-Adesso - dico, togliendomi la giacca e posizionandogliela sotto la testa -stai fermo qui. Finisco di mettere a posto gli ultimi libri e poi andiamo in infermeria- completo, bloccando ogni suo tentativo di muoversi.
-Sto bene, Weasley- dice, cercando ancora di alzarsi.
-La smetti di complicare le cose? Hai sbattuto la testa, devi stare fermo- ribatto, posizionando entrambi le mani sul suo torace.
Morgana, potevo sentire tutto anche attraverso la stoffa della maglietta e della felpa che aveva indosso.
-Non l’ho sbattuta mica per colpa mia- ribatte infastidito.
-Non ho detto questo. So che è colpa mia, se non ti avessi spinto non sarebbe successo. Ma per favore, per una buona volta vuoi ascoltarmi e stare fermo?- esclamo con una punta di panico nella voce.
Vederlo svenuto e immobile mi ha fatto stare malissimo, un dolore che non credevo fossi in grado di provare.
Stavo cercato di aiutarlo nella migliore delle mie possibilità, perché ero cosciente che fosse colpa mia. Non volevo di certo fargli male, volevo solo allontanarlo, da me, dal mio corpo, dalla mia mente e dalla mia maledettissima bocca.
Non so per quale motivo, ma per fortuna aveva deciso di ascoltarmi.
Mi guarda per un paio di secondi con uno sguardo che non saprei decifrare, mentre lo prego con lo sguardo di non muoversi da lì.
Accertatami che non si sarebbe mosso, mi alzo e inizio a sistemare gli ultimi libri il più velocemente possibile. Il fatto che sapessi ogni loro posizione e lo scaffale di appartenenza, ha fatto si che nel giro di una decina di minuti io abbia finito tutto.
Malfoy per tutto il tempo è rimasto sdraiato e in silenzio, aiutando i miei nervi a non esplodere.

Dopo aver finito tutto, mi avvicino e lo guardo preoccupata.
-Come stai?- gli domando accovacciandomi vicino.
-Bene, non c’è bisogno che io vada in infermeria- ribatte aprendo gli occhi e cercando di alzarsi.
-Devi invece. Non puoi sapere con certezza cosa possa portare una botta così- ribatto, mentre lo aiuto ad alzarsi.
-Non ti preoccupare Weasley, domani andrò in infermeria e …-
-No che non lo farai. Purtroppo ti conosco e se non ti ci accompagno con la forza, l’infermeria non la guarderai neanche con il binocolo- lo interrompo, mentre rimetto velocemente la giacca e mi avvicino per prendergli il braccio e aiutarlo.
Lui però lo sposta e mi guarda con fastidio -non sono un bambino Weasley, non ho bisogno dell’accompagnamento-
-Senti non lo faccio solo per te, ma anche per me. Ho bisogno di sapere che stai bene- ribatto alzando un po’ la voce.
Perché deve rendere sempre tutto così difficile, Merlino.
-Sto bene-
-Lo voglio sentire da Madama Chips- cerco di pregarlo con lo sguardo. Prima aveva funzionato, magari avrebbe funzionato anche sta volta.
-Okay io vengo da Madama Chips, se tu continuerai a farmi da insegnante di Pozioni- ribatte deciso e anche soddisfatto.
Ancora con questa storia? Dall’ultima volta avevo notato che tutto questo aiuto non era necessario. E’ anche vero che ho bisogno di sentire che sta bene, altrimenti non riesco a stare bene io.
Sbuffo infastidita, ma non posso fare altro che accettare.
-Okay, va bene, adesso andiamo però-

***

Madama Chips stava medicando Malfoy, che non faceva altro che guardarmi con aria soddisfatta. Per tutto il tragitto, non aveva fatto altro che farmi ripetere fino allo sfinimento che gli avrei dato una mano con Pozioni.
Aveva smesso solo quando l’ho minacciato di strappargli le palle a forza di ginocchiate.
Madama Chips, non appena entrati in infermeria, era comparsa dalla porta del suo ufficio con un solo grido.
Le avevo appena finito di raccontare cosa era successo. Malfoy però aveva cambiato versione. Invece di dire che ero stata io a spingerlo, aveva affermato con convinzione che era scivolato su un libro. Era talmente stato convincente, che stavo per crederci anche io. Nonostante tutto gliene sono grata. Una punizione mi basta e mi avanza.
-Sei stata molto brava, signorina Weasley. Cucitura perfetta e pulita- mi riporta alla realtà la voce di Madama Chips.
-La ringrazio. In realtà bisognerebbe ringraziare i suoi libri- ribatto con un sorriso imbarazzato.
-Diventerà un ottima medimaga se continua così- esclama sorridendomi affettuosamente, cosa strana per lei, prima di rigirasi verso Malfoy.
-Adesso lei, signor Malfoy, si stenderà qui, così domattina potrò visitarla velocemente. Mi raccomando, stia attento la prossima volta- continua, rimproverandolo leggermente.
-Certo, Poppy- esclama lui, sorridendogli.
-Ah, questi ragazzi.- esclama divertita prima di girarsi verso di me -rimanga anche lei, signorina Weasley. La vedo molto provata, si rilassi e prima di stendersi prenda questa, la aiuterà- esclama, porgendomi una bottiglietta di un azzurrino chiaro.
Le annuisco in risposta e dopo averci dato un’ultima occhiata, ritorna nel suo ufficio.
Rimango due secondi a fissare la bottiglietta, mentre sento lo sguardo di Malfoy su di me.
-Grazie Weasley- esclama all’improvviso. Alzo il viso meravigliata.
-Che c’è, so essere educato a volte sai?- mi dice, divertito dalla mia espressione.
-Prego, Malfoy- sussurro, ancora scioccata da cosa le mie orecchie hanno appena sentito.
-Bhe, mettiamoci a dormire. Se Poppy ritorna tra cinque minuti, cosa che farà sicuramente, inizia a dare di matto se non ci trova a letto- esclama Malfoy, prima di infilare le gambe sotto le lenzuola.
Io faccio altrettanto, dopo aver bevuto la bottiglietta che poco prima Madama Chips mi aveva dato, e mi sdraio decidendo di dargli le spalle.
Se continua a fissarmi così di certo non mi addormento.
-Buonanotte Rossa- sussurra, cogliendomi nuovamente di sorpresa.
-Buonanotte- sussurro di rimando, non volendo chiamarlo Malfoy. Sembrava un modo freddo, mentre il soprannome “Rossa” non mi dispiaceva. Ovviamente non l’avrei ammesso neanche sotto tortura.
-Rossa, lo sai che devi farmi da insegnate di Pozioni vero?- mi domanda divertito.
-Dormi, imbecille- gli rispondo, non riuscendo a trattenere un sorriso che nasce sul mio viso.
Arrivo tra le braccia di Morfeo con la sua risata nella testa.




ECCO IL NUOVO CAPITOLO!
GRAZIE INFINITE PER ESSERE ARRIVATI FINO A QUI!
FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE,
UN BACIO,
HERM :*

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


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Capitolo 13



-Rossa-

-Rossa-
-Mhhhm- rispondo al sussurro che mi arriva all’orecchio.
-Alzati, dobbiamo andare- continua il sussurro.
Apro leggermente l’occhio sinistro e mi trovo il viso ghignante di Malfoy a due centimetri dalla faccia.
-Andare dove?- sussurro ancora addormentata. La mattina non riesco a connettere molto velocemente, perciò impiego un po’ a capire che ho Malfoy davanti a me.
Scatto sull’attenti e lo guardo furiosa.
-Che cavolo fai?- gli domando, mentre il freddo mi colpisce il corpo.
Do un’occhiata in giro e noto bianco, bianco dappertutto. Sono in infermeria.
Questo dettaglio piano piano mi riporta alla mente tutte le cose successe ieri in biblioteca, durante la punizione e mi calmo un po’.
-Calmati, sei così scontrosa già appena sveglia?- mi domanda lui divertito, mentre si siede nel letto dietro di lui.
Evito di rispondergli, ho ancora la testa tutta annebbiata.
-Comunque ti ho svegliata perché Poppy ha detto che dobbiamo sloggiare-
Riesco solo ad annuire e piano piano scendo dal letto.
E adesso che faccio?
Lo guardo un po’ imbarazzata perché non saprei come salutarlo. C’è non posso mica dirgli ci vediamo Malfoy, mi sembra troppo freddo, distaccato; ma neanche ci vediamo Scorpius. Merlino, suona così strano anche solo pensarlo.
-Allora, insegnate di Pozioni, le va di venire con me a fare colazione nelle cucine?-
Lo guardo un po’ sorpresa. Sono sorpresa dal tono amichevole con cui me lo chiede, dalla domanda in sé, dallo strano formicolio che mi attraversa lo stomaco.
Come ogni volta, lui non fa che ridacchiare.
-L’orario della colazione ormai è passato. Dato che ieri ho perso troppe energie, ho bisogno di una colazione che possa essere chiamata tale- risponde lui al mio sguardo sorpreso - ricordo che l’ultima volta ti sei divertita- continua, guardandomi divertito.
Era vero, l’altra volta mi ero divertita, soprattutto quando l’ho battuto alla gara di panini. Ma come sempre, lo ammetto solo a me stessa.
-E dato che hai bisogno di mangiare anche tu, ho pensato che ti sarebbe piaciuto accompagnarmi- continua, sempre più divertito.
Che fa, ha capito che ho ammesso, nella mia mente, di essermi divertita con lui?
Non è la prima volta che sembra leggermi nel pensiero.
Non sono però convinta di andarci, comunque. Punto primo perché è sempre lo stesso Malfoy che per molti anni non ha fatto che deridermi, quindi non mi posso fidare al cento per cento. Poi se ci dovesse vedere qualcuno, come lo spiego ad Alex?
Sai, ho rischiato di ucciderlo e per i sensi di colpa l’ho portato in infermeria, dove Madama Chips mi ha consigliato di restare e poi siamo andati nelle cucine a fare colazione la mattina dopo.
Mi ammazza.
-Pensi che Sheppard potrebbe arrabbiarsi?-
O sono io che sono troppo prevedibile, o lui mi conosce troppo bene, o, la mia opzione preferita, lui legge nella mente.
Come cavolo fa a sapere tutto quello che penso?
-Hai perso la lingua o prima o poi mi rispondi?- domanda. Devo davvero specificare che il tono che usa è divertito?
-No è che …- cerco di dire qualcosa. Ma Merlino mi sono svegliata da cinque minuti, non ho la forza di collegare tutto, ponderare e prendere decisioni in fretta.
-Okay, vieni o no nelle cucine con me?- mi ridomanda, questa volta usando un tono un po’ speranzoso.
-Non lo so e se qualcuno ci dovesse vedere?- gli domando un po’ intimorita.
Ma di cosa dovrei aver timore poi? Di una sua risposta arrabbiata, di un suo possibile fastidio, di lui arrabbiato e infastidito con me?
Non è di certo la prima volta e non sarà di sicuro l’ultima.
-So un milione di modi con i quali gli altri non ci vedranno. Chiamasi passaggi segreti, Rossa- esclama soddisfatto.
Non ho esattamente capito da cosa, ma non importa.
-Dai, su, ti giuro su qualsiasi cosa che ho di più caro che sarò bravissimo e rispettosissimo- esclama.
Non posso fare a meno di guardarlo scettica. Lui bravo e rispettoso? Ma neanche su un altro pianeta.
-Non fare quella faccia, poi potresti pentirtene e io te lo rinfaccerò per il resto della tua vita- dichiara, rimproverandomi con aria solenne.
Non chiedetemi perché, ma non riesco a trattenere una risata. Spontanea e vera.
Lo noto guardarmi con lo stesso strano sguardo di ieri sera, ma cerco di non farci caso.
Probabilmente come suona strano a me ridere con lui, suona strano anche a lui.
-A patto che resti tra di noi- esclamo tornata seria. Non posso permettere che Alex lo venga a sapere. So che non sto facendo niente di male, ma lui di sicuro non la penserebbe come me e non ho voglia di litigare. Soprattutto dopo il bacio, tra lui e Malfoy i rapporti sono sul filo di un rasoio, di certo non lo voglio alimentare ancora di più.
Oh, no. Ho pensato al bacio. Merlino, via via via!
Lo scaccio come un fastidioso moscerino.
-Okay, Rossa, affare fatto- esclama con un sorriso - andiamo-
Ci dirigiamo verso l’uscita dell’infermeria. In silenzio attraversiamo tutti i passaggi segreti, ma non mi sento in imbarazzo o a disagio. Sembra una di quelle cose che fai tutti i giorni e che ti vengono naturali.
E ancora una nuova domanda si propaga nella mia mente: Perché mi viene naturale passeggiare con uno che per sette anni non ha fatto che rovinare ogni mio momento?

Arriviamo davanti al quadro che ospita le cucine. Come l’ultima volta è bastato fare il solletico alla pera per far comparire la maniglia ed entrare.
Ed esattamente due secondi dopo la nostra entrata, siamo stati travolti dagli elfi.
Non so per quale motivo, ma io li trovo adorabili. Non sopporto il loro atteggiamento servile, ma non riesco a non sorridere quando vedo quegli occhioni teneri e giganti.
-Signorino Malfoy- esclama un elfo. Era esattamente come tutti gli altri, solo che un occhio era azzurro, mentre l’altro blu.
-Terry- esclama felice il ragazzo di fianco a me. Si avvicina e le stringe la mano, con un sorriso adorabile sul viso.
Stomaco la smetti di agitarti? Sicuramente è la fame!
-Che cosa desidera il signorino e la signorina?- continua l’elfa sempre più felice.
Ma che diavolo…?
-Allora, per me andrebbe bene il solito, mentre tu Rossa che vuoi?- continua Malfoy, girandosi a guardarmi.
-Emm, se c’è una fetta di torta al cioccolato e  … un bicchiere di succo di zucca-gli rispondo un po’ imbarazzata.
Non faccio in tempo a finire, che tutti gli elfi, soprattutto Terry, si catapultano a preparare la nostra colazione.
-Intanto signorino, vi potete sedere- ci arriva la voce ovattata di Terry, mentre dentro un armadio cerca di tirare fuori una bottiglia gigante tre volte lei.
-Ti aiuto Terry- cerca di alzarsi Malfoy, ma l’elfa scuote la testa velocemente e con uno schiocco di dita, trasporta la bottiglia sul bancone.
-Non serve signorino, è sempre troppo gentile con me- continua l’elfa, dopo aver posato una gigantesca fetta di torta al cioccolato davanti alla sottoscritta.
-Va bene signorina? Altrimenti …-
-No no Terry, va benissimo, grazie- le rispondo subito.
-Oh, signorino, finalmente ne ha portata una gentile ed educata- esclama l’elfa, simulando quello che sembra un sorriso, mentre si gira a guardare Malfoy.
Detta così sembrava che Malfoy portasse tutte le ragazze lì e ciò mi infastidisce.
Crede di potermi paragonare a tutte quelle? Crede che io casca ai suoi piedi perché è stato, per una volta, premuroso?
In tutta risposta mi fiondo sulla torta, la mia preferita. Me la gusto tutta, alla faccia dei pali della luce che Malfoy sicuramente avrà portato qui.
Intanto avevano portato la colazione anche a lui e il bicchiere di succo di zucca a me.
-Desidera altro, signorino?- domanda Terry.
-No, grazie Terry- risponde Malfoy sorridendole nello stesso modo in cui aveva fatto prima.
-Ai su… prego, signorino- si corregge Terry, prima di ritirasi insieme agli altri elfi.
Era evidente che Terry e Malfoy avevano un rapporto tutto loro. Ma non avevo intenzione di chiedergli niente. Ero ancora infastidita da quello che aveva detto Terry sulle altre.
-E’ la tua preferita, giusto?- mi domanda Malfoy, mentre beve dal suo bicchiere.
-Si- non ho voglia di parlare con lui.
-La prendi tutte le mattine in Sala Grande- cerca di portare avanti la conversazione.
-Si, lo so- rispondo, cercando di trattenere il fastidio che mi si agita dentro.
Lui mi guarda un po’ stranito, ma decide di lasciar correre.
-Allora, quando la facciamo la prossima lezione?- mi domanda con nonchalance.
Ma l’ha capito che non ho voglia di parlare con lui?
-Quando sei libero-
-Oggi pomeriggio?-
-Non posso, sono con Alex-
Dal suo viso sembra passargli un filo di fastidio, ma non mi importa. Almeno io passo il tempo con il mio ragazzo, non porto le ragazze nelle cucine per fare colpo e poi portarmele a letto.
-Stasera?- continua imperterrito, ignorando il mio ostentato tono irritato.
-Non lo so, devo vedere- dichiaro come se fosse chiusa la conversazione, mentre finisco il mio bicchiere di zucca.
-Allora mi dici perché adesso sei infastidita?- mi domanda sembrando curioso.
Ma che se ne vada al diavolo, come se non lo avesse capito.
-Non sono infastidita- ribatto, decidendo di far finta di niente. Se lui vuole giocare, ha trovato pane per i suoi denti.
-Perciò sei scontrosa, così senza motivo-
-Se non sono infastidita, non sarò neanche scontrosa-ribatto al suo sguardo divertito.
-Dai Rossa, sono stato bravo e rispettoso, che ho fatto adesso?-mi domanda nascondendo, senza riuscirci, un tono di lamento.
-Niente, sei stato bravo e rispettoso- ribatto utilizzando le sue parole.
Tranne che per il fatto che mi ha portata qui come se fossi una di quelle rintriciullite che porta di solito.
-Okay, non me lo vuoi dire. Però penso che centri qualcosa Terry, non è vero?- mi domanda serio.
-Non centra niente Terry- gli rispondo un po’ più calma. Con Terry era stato fantastico, più che rispettoso. L’ha trattata come non mi sarei mai aspettata da uno come lui.
E’ quello che ha detto che non mi è piaciuto, ma forse lui davvero non l’ha capito.
-E allora cosa c’è?- mi domanda di nuovo.
Cerco di ribattere che non c’è niente, quando lui mi interrompe.
-Senti Rossa, so che c’è qualcosa che non va. Dopo anni so riconoscere ogni tuo livello di fastidio, anche quando cerchi di nasconderlo- mi ribatte deciso.
Secondo me mi legge nella mente e basta. Non centra il fatto che da sette anni non gli ho rifilato altro che sguardi infastiditi e irritati.
Lui mi guarda con quegli occhi grigio ghiaccio che mi traforano, curioso di sapere cosa mi da fastidio.
Ma non glielo posso dire. E’ pur sempre lui, mi prenderebbe in giro a vita.
-Dai Rossa, devo pregati ogni volta di parlare?-
Ma il mio orgoglio … se ne può andare al diavolo.
-Quante ne hai portate qui?- decido di domandargli, ostentando nonchalance, anche se il cuore ha iniziato a battere più forte del dovuto.
-Chi?- mi domanda confuso.
-Quante ragazze hai portato qui?- gli ridomando, non riuscendo come avevo fatto prima, a mostrarmi più di tanto tranquilla.
Lui mi guarda confuso, poi sorpreso e infine malizioso.
-Perché?- ed ecco che il ghigno made in Malfoy è tornato alla riscossa.
-Ti devo ogni volta dare una motivazione per ricevere una semplice risposta?- ribatto, cercando di rigirargli la frittata.
Eh che pluffe, ce la faceva a darmi un cavolo di risposta?
-Tante- mi risponde tranquillo.
La sua tranquillità mi manda in bestia. Ma crede davvero di riuscire a fregare me, Rose Weasley?
Per un paio di secondi lo guardo stupefatta e incazzata dalla sua serenità, poi di scatto mi alzo con l’intento di andarmene.
Lui mi blocca per un braccio ed esclama -dove stai andando?-
Mi giro infervorata -Via, ecco dove sto andando. Se pensi di ottenere doppi fini con me Malfoy, hai sbagliato di grosso-
-Stai scherzando Weasley? Ti ho portata qui per fare colazione e ti ho promesso che sarei …-
-Si si, saresti stato bravissimo e rispettosissimo- lo interrompo, scimmiottando la sua voce.
-Non ci credi?- mi domanda infastidito anche lui.
-Certo che no, se poi affermi di portare qui tutte le deficienti che ti vengono appresso-
-Perché non ammetti di essere fottutamente gelosa? Saresti più sincera- mi grida a due centimetri dal viso.
Non ricordavo che fosse così alto però, per fronteggiarlo mi verrà un torcicollo.
Ma adesso non ho tempo per preoccuparmene.
-Gelosa? Ti piacerebbe furetto spelacchiato- grido di rimando.
-E’ la verità, pazza squinternata-
-Come mi hai chiamata, razza di stronzo?- grido più inviperita che mai.
-Perché tu? Furetto spelacchiato!- grida anche lui.
Rimaniamo un paio di secondi a fissarci con odio, sempre rimanendo maledettamente vicini.
Dopodichè lui si allontana di un passo e scoppia a ridere.
Rimango totalmente basita. E la pazza squinternata sarei io?
-Che diavolo hai da ridere?- gli domando, dopo che lui continua appoggiando una mano sulla pancia e l’altra sul bancone.
Infastidita più che mai dalla sua risata, mi siedo sulla sedia con le braccia conserte.
Aspetto, ma lui continua a darmi uno sguardo veloce e a ridere.
Sbuffo infastidita -hai finito?-
-Si … è che … riusciremo mai a parlare civilmente, io e te?- mi domanda con difficoltà, dopo essersi calmato ed essersi seduto di fronte a me.
-Se la smettessi di fare l’idiota- ribatto ancora irritata.
-Dai Weasley, non è mai sempre colpa di una sola persona. Ci metti anche tu del tuo- ribatte divertito.
Ma che cappero ci trova di divertente? E poi io non ci metto proprio niente, non è colpa mia se è irritante.
-Okay, facciamo così- inizia, guardandomi serio negli occhi -Io ti assicuro che non ti ho portato qui con secondi fini. Volevo solo trovare un modo per ringraziarti per avermi aiutato ieri sera. Ma tu devi credermi però-
Continuo a guardarlo e purtroppo, per la mia sanità mentale, non riesco a trovare traccia di bugia.
Però, non so se per orgoglio o per il fatto che quegli occhi mi mandano sempre in pappa il cervello, riesco solo ad annuire.
-Bene-dice sorridendomi, cosa che non mi aiuta -ti va qualcos’altro?- mi domanda, come se fino a due minuti prima non ci stessimo urlando addosso.
-No, grazie- gli rispondo, abbassando lo sguardo.
-Come va la testa? Non te l’ho ancora chiesto- continuo, cercando di non pensare a quello sguardo su di me.
-Molto bene. Poppy stamattina mi ha svegliato e ha detto che è tutto apposto- mi risponde lui.
-Meno male- gli sussurro in risposta. Almeno posso alleviare un po’ i sensi di colpa.
-Allora, stasera puoi per le ripetizioni?- mi domanda all’improvviso.
Prima ovviamente ero arrabbiata, perciò non volevo dargli la soddisfazione di esser libera.
-Certo, posso- gli rispondo alzando la testa e fermando in tempo un sorriso che mi stava nascendo spontaneo sulle labbra.
Ma che diavolo mi sta succedendo?

***

Per fortuna Alex mi aveva comunicato di dover far un’importante ricerca di gruppo, perciò oggi pomeriggio non ci saremmo visti.
Dico per fortuna perché non riesco a togliermi dalla mente tutto quello che è successo con Malfoy. Per fortuna non mi aveva più baciata, ma le sensazioni le sentivo comunque e non andava bene.
Avevo passato tutto il pomeriggio a cercare di fare i compiti con Eve, ma anche lei si era accorta che c’era qualcosa che non andava. Non potevo dirle delle ripetizioni, ma non ce la facevo più. Dovevo parlarne pur con qualcuno e chi meglio della mia migliore amica?
Avevo iniziato dal principio, quindi dalla scommessa. Poi ero passata al ballo con Malfoy; alla chiacchierata in cui aveva affermato che la mia bravura scolastica e il mio intelletto non c’entravano niente con le nostre litigate; allo sguardo d’odio durante la partita di Quiddich; alla litigata subito dopo quella con Eve; al bacio nel Reparto Proibito; alla reazione di Alex; alla punizione; alla botta e all’infermeria; infine, alla colazione di stamattina e alla lezione di stasera.
Lei era restata in silenzio, emettendo gridolini soprattutto nella parte del bacio. Alla fine mi aveva guardato con occhi sbarrati e mi aveva rimproverato per non averle raccontato tutto. Non aveva di certo torto, perciò sono riuscita a guardarla solo con uno sguardo dispiaciuto.
-Penso che alla fine siate più simili di quanto crediate, per quello litigate sempre. Siete entrambi forti, testardi, orgogliosi e fieri. Non volete mai abbassare la testa e il vostro orgoglio personale alla fine vi guida sempre. Ma come tutti Rose state crescendo e maturando. E effettivamente, queste sono le prime volte che vi rivolgete la parola senza gridarvi e insultarvi, è ovvio che ti destabilizzi un po’. Ma per favore, non iniziare a precluderti un qualcosa che possa renderti molto felice, solo perché ti spaventa-
Non ero riuscita a risponderle niente. Eravamo semplicemente ritornate a fare i compiti. O meglio lei, perché io continuavo a ripetermi nella mente le sue parole. E’ la persona che mi conosce di più al mondo, anche più della mia famiglia. Non ha mai rinunciato a farmi sapere cosa ne pensasse di qualsiasi cosa le parlassi e tenevo molto conto della sua opinione.
Anche adesso che mi sto dirigendo nell’aula di Pozioni dopo aver cenato, non riesco a capire come stare con Malfoy mi renda felice. E’ la frase che più mi ha colpito, perché mi è sembrata quella più vera.
Ma perché Merlino? E meno male che ho un certo cervello, eh.
-Ben arrivata- mi arriva la voce di Malfoy, mentre entro nell’aula.
-Si, eccomi- gli rispondo, mentre mi siedo davanti a lui.
Come l’altra volta aveva già tutto pronto: calderone, libro ed ingredienti vari. Aveva di nuovo le maniche alzate e la camicia sbottonata, e, la mia sanità mentale già mal equilibrata, non ne gioiva.
-Vorrei fare l’Amortetia- esclama e dopo avergli annuito, iniziamo a lavorare.
Esattamente come la volta scorsa, non aveva avuto molto bisogno del mio aiuto, solo la pazienza gli mancava.
Non capivo quali difficoltà avesse: era veloce, preciso e attento. Cosa mai gli potrei insegnare io che lui non sa?
Per di più l’Amortetia non è una pozione assai facile, ma lui non ne sembrava turbato.
-Perfetta - esclamo dopo aver controllato il tutto - Sai che non capisco in cosa tu debba essere aiutato?- gli domando, non riuscendo più a controllarmi.
Non ero arrabbiata, irritata o infastidita, ero solo curiosa.
-Mi aiuti a concentrarmi- mi stupisce, mentre chiude il libro e si gira verso di me.
-Ah si?- gli domando stuzzicandolo.
-Si, il fatto di doverti stupire con le mie capacità, mi sprona a dare il massimo- esclama divertito. Non capisco se mi stia prendendo in giro oppure no, però un’altra risatina esce dalle mie labbra.
-Allora insegnante, le va di scoprire se per caso la pozione è venuta?-mi domanda con un sorriso malizioso.
-Ovvero?- non capendo dove vuole arrivare.
-Sono curioso di sapere che profumi senti-mi risponde con nonchalance, alzandosi per cedermi il posto.
Non so quanto possa essere una buona idea espormi così tanto a Malfoy. Però devo ammettere che sono curiosa di sentire cosa sente lui invece.
-Okay- inizio sedendomi - a patto che … - dico girandomi a guardarlo con uno sguardo finto innocente - tu faccia altrettanto con me-
Lui mi guarda maliziosamente e poi annuisce.
-Bene - dico girandomi per annusare la pozione ad occhi chiusi - sento il profumo delle rose nel mio giardino - continuo con un sorriso.
Quelle rose li ha piantate papà appena ha saputo che la mamma era rimasta incinta di me. Poi le aveva fatto promettere che, se avesse mantenuto le rose in vita fino alla mia nascita, io mi sarei chiamata Rose. Ecco svelato l’arcano motivo.
-Poi il profumo di pergamena nuova- esclamo sempre sorridendo, ottenendo da Malfoy l’appellativo di “secchiona”. Questa volta però non mi sento infastidita, dal tono ho capito che voleva solo scherzare.
-E infine sento il profumo del cioccolato - cosa assai normale se si pensi che la mia torta preferita sia al cioccolato.
-Finito - esclamo alzandomi dalla sedia -adesso tocca a te -
Dopo avermi lanciato uno sguardo divertito, chiude gli occhi e inizia ad annusare.
-Sento odore di zucchero filato - esclama con un sorriso quasi dolce.
Zucchero filato? Non pensavo esistesse nel mondo dei maghi.
-Poi terriccio, quello che ti rimane attaccato ai guanti o alle scarpe dopo una partita di Quiddich- esclama contento - e poi … ciliegia, un fortissimo odore di ciliegia- conclude girandosi verso di me.
Mi guarda in modo strano, con quello sguardo che gli avevo visto solo un paio di volte: ieri sera e stamattina.
-Che c’è?- gli domando imbarazzata.
-Niente e che fino a poco tempo fa non sopportavo le ciliegie- mi risponde, sempre guardandomi a quel modo.
-E adesso si?- domando con una nota di panico nella voce, quando noto che si è alzato e si è posto a pochi centimetri da me.
-A quanto pare- sussurra, avvicinandosi sempre di più.
Faccio un passo indietro, ma vengo subito bloccata dal banco alle mie spalle.
-Sai dove ho sentito quell’odore di ciliegia, Rossa?- mi domanda, poggiandomi due mani sulla vita.
-Dove?- gli domando, mettendo le mani sul suo torace per fermarlo, ma sono senza forze, prosciugate da quegli occhi.
-Sulle … - sussurra appiccicato alle mie labbra - tue labbra - continua sfiorandole e trapassandomi con l’odore di cioccolato, tipico di lui ormai.
-Tremi- afferma con desiderio, riferendosi alle milioni di scariche che attraversano il mio corpo.
Non so cosa dire. Sarebbe inutile dire di no, tanto mi sente.
Ad un certo punto, chiude gli occhi, prende un forte respiro e si allontana da me.
Il mio corpo reclama e si lamenta per il freddo improvviso da cui sono stata sopraffatta.
Mi lancia un ultimo sguardo, il solito strano, prima di prendere la giacca e uscire dall’aula.
Mi affloscio sul banco, cercando di riprendere a respirare regolarmente.
Porco Godric!



RIECCOMI QUI CON IL NUOVO CAPITOLO.
HO FATTO UN TRAILER DELLA STORIA, VI LASCIO QUI IL LINK SE VOLESTE VEDERLO!
FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE DEL CAPITOLO, ANCHE DEL VIDEO SE VI VA!
UN BACIO,
HERM :*
https://youtu.be/TqfZ76u-2t4

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


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Capitolo 14


Finalmente avevo avuto una settimana diciamo tranquilla. Con Alex le cose andavano bene, soprattutto perché non avevo avuto il coraggio di chiedergli niente, né per quanto riguarda l’ipotetico confronto con Malfoy, né per quanto riguarda il segreto che Malfoy conosceva ed io no. Stavamo insieme da poco, non volevo di certo costringerlo ad aprirsi e a confidarsi se non se la sentiva.
Allo stesso tempo dentro di me c’era qualcosa che mi faceva sentire che forse era molto meglio se io non sapessi niente.
Con Malfoy invece non avevamo avuto ancora l’occasione di parlare, sembrava volesse evitarmi a tutti i costi, cosa di cui gli ero grata. Nonostante facessi finta di niente, ogni qual volta lo incontravo nei corridoi non riuscivo ad evitare che la mia mente riproponesse la scena del quasi bacio avvenuto durante la nostra ultima lezione di ripetizioni. Inevitabilmente il mio corpo andava in subbuglio e subito dopo mi prendevo a schiaffi da sola, per darmi poi dell’imbecille rincretinita. Dovevo smetterla!

Per fortuna le mie dure ore di studio passate in questa settimana, mi permettono di avere una mattinata da passare come mi piace.
Eve ovviamente sta ancora dormendo, perciò prendo la mia divisa per gli allenamenti di Quiddich e la mia Firebolt, e mi dirigo per un allenamento extra verso il campo.
Il Quiddich è la migliore distrazione al mondo!
Arrivata al campo, per fortuna vuoto, vado a prendere il materiale e inizio subito l’allenamento.
Come sempre l’adrenalina passa dal mio braccio e si propaga in tutto il corpo quando segno un gol. Parto dal tiro più semplice fino ad arrivare a quello più complicato, di modo che possa riscaldare il braccio e non ritrovarmi con uno strappo domattina.
-Lo sapevo, me lo sentivo- sento ad un certo punto una voce divertita alle mie spalle.
Mi giro per vedere un bel ragazzo biondo, con la divisa dei Serpeverde e il suo immancabile ghigno.
Non so se rimanerne infastidita o sorpresa!
-Che fai, mi segui?- gli domando un poco infastidita più dal mio stomaco in subbuglio che per la sua presenza, mentre mi raggiunge con la sua scopa.
-Ti piacerebbe Rossa- mi risponde, sempre ghignando.
-Piacerebbe a te- esclamo.
-Finalmente riesco a trovarti senza il tuo bell’imbusto- esclama guardandomi con uno sguardo tra il divertito e l’infastidito.
-Malfoy, attento a quello che dici perché potrei davvero buttarti giù- esclamo, non riuscendo ad ottenere il tono perentorio che avrei voluto, distratta dai suoi capelli scompigliati dal vento e dalla divisa che gli si appiccica al corpo.
Morgana, Merlino, Godric, pure Salazar, aiutatemi vi prego.
-Si certo Rossa, sei uno scricciolo- esclama lui, lanciandomi uno sguardo che percorre la mia figura intera.
Cerco di non farci caso, ma inevitabilmente la parte più bassa di me non può fare a meno di essere piacevolmente colpita.
-Scommettiamo? Riesco a segnarti almeno dieci gol- esclamo in fretta e un po’ accaldata.
Lo sguardo malizioso che mi rifila non fa che peggiorare la situazione.
-Scommettiamo? L’ultima volta ti è andata male- dice lasciandosi scappare una risata.
-Bhe c’è sempre una prima volta per tutto, ma sei hai paura ti capisco- esclamo con nonchalance.
Lo sguardo fiero che lo contraddistingue mi fa sorridere divertita.
-Paura? Fammi vedere che sai fare Rossa- esclama prima di raggiungere a tutta velocità la porta dietro di me, con la quale mi stavo allenando prima.
Non riesco a trattenere un sorrisetto divertito. Non cambia mai, il suo orgoglio da maschio alfa sarà sempre predominante.
-Con piacere, Malfoy- esclamo, girandomi verso di lui con uno sguardo di sfida.
E rimaniamo ad allenarci e a prenderci in giro tutto il tempo.
Non mi ero mai divertita tanto con il Quiddich e soprattutto con Malfoy. Non sembrava neanche più lo stesso ragazzo che per tutti questi anni aveva infastidito me e la mia vita. Non sembrava lo stesso ragazzo che circa un mese fa, mi guardava con odio e mi ha rovinato la festa.
Per tutto il tempo avevamo scherzato e ci eravamo rifilati le nostre solite battute, ma con lo scopo di divertirci e non ferirci.
Mi aveva fatto più piacere di quanto mai mi sarei immaginata. Forse, e sottolineo forse, sto capendo perché Al gli è tanto amico. E’ divertente, spiritoso e maledettamente competitivo. Ogni gol che segnavo era un duro colpo al suo ego, ma non aveva smesso un secondo di ridere e riprovare con ancora più determinazione di prima.
Stavo anche capendo perché le ragazze gli morissero ai piedi. Con il sudore della fatica e il vento che gli scompigliava i capelli, non aveva smesso un secondo di essere incredibilmente sexy. Inoltre era maledettamente sfacciato e il sorriso malizioso che rivolgeva al mio corpo non mi faceva sentire a disagio, ma accaldata, piacevolmente accaldata.
Lo sapete ormai, non riesco a mentire a me stessa, per quanto desideri non provare ciò che lui mi fa provare.
Dopo un bel po’ di ore, abbiamo deciso di andare a fare la doccia e di andare a pranzo insieme. Non mi ero neanche accorta che avessi saltato la colazione.
-Hai visto? Ho fatto più di dieci gol, perciò ho vinto- esclamo, non appena lo vedo uscire dallo spogliatoio.
Ragazze, ha i capelli bagnati e un sorriso che potrebbe uccidere la resistenza ad ammettere quei brividi che mi percorrono il corpo.
-Suvvia, Rossa, ti ho fatto vincere- esclama, non smettendo di guardarmi con quell’aria maliziosa.
-Suvvia, Malfoy, non mentire a te stesso- esclamo, mentre ignoro il suo sguardo e le conseguenze che hanno sul mio corpo.
E la risatina che gli esce dalle labbra, come ogni volta, non aiuta i miei ormai deboli nervi.
-Allora, sei libera per un’altra lezione insegnate?- chiede con naturalezza mentre iniziamo a camminare per rientrare a scuola.
-Adesso?- gli domando un po‘ imbarazzata, perché inevitabilmente la scena dell‘Amortentia riappare nella mia mente.
Non fa in tempo a rispondermi che veniamo interrotti da un bigliettino che plana verso di me. Lo prendo e lo apro per leggerlo:

Hei fidanzata,
perché non mi raggiungi sulla Torre di Astronomia? Ho una sorpresa!
Il tuo Alex.

Sento un grugnito dietro il mio orecchio e mi giro spaventata. Malfoy mi sovrasta più di una testa con una faccia visibilmente infastidita. Sicuramente è riuscito a leggere.
-Tranquilla, il fidanzatino chiama. Devi andare- esclama con troppo fretta.
Mi sento un po’ imbarazzata e sorpresa.
-Mi dispiace … - cerco di dire, ma con mio grande stupore non posso certo non affermare che Malfoy infastidito dall’idea di me e Alex insieme, non mi sorti una strana sensazione dentro di me. Non saprei dire con esattezza se sia felicità o meno.
Lui fraintende il mio sguardo probabilmente e, dopo avermi lanciato uno sguardo incazzato, si gira e se ne va, dritto verso la scuola.
-Hei, aspetta- istintivamente cerco di rincorrerlo, ma è troppo veloce. Le sue gambe sono decisamente più lunghe delle mie.
-Non aspetto un cazzo, Rossa. Vai dal fidanzatino che ti rende tanto felice- esclama, continuando a camminare con me dietro alle calcagna.
Entra nella scuola e poco dopo che riesco a farlo io, lui sta varcando il portone della Sala Grande.
Non posso di certo rincorrerlo lì dentro, darebbe troppo nell’occhio e susciterebbe troppi sguardi ficcanaso non graditi.

***

Sono appena arrivata nella Torre di Astronomia. Davanti a me c’è Alex tutto sorridente, circondato dagli stessi cuscini verdi, argento, oro e bordeaux della mia festa di compleanno e un cesto di vimini nella mano.
-Che succede?- domando, avvicinandomi a lui con un sorriso sulla faccia.
Adesso che ce l’ho davanti, posso godermi la felicità che quel bigliettino mi ha suscitato comunque.
-Sorpresa- esclama baciandomi leggero sulle labbra, non appena ho preso posto affianco a lui.
-Per cosa?- domando guardandolo felice. Non posso fare a meno di guardarlo e pensare che sono proprio fortunata ad averlo di fianco a me.
-Facciamo un mese insieme- esclama un po’ scioccato dalla mia domanda.
Che cosa? E’ già passato un mese?
-Non te lo ricordavi?- chiede un po’ deluso dalla mia faccia sorpresa.
No dai, oggi è iniziata benissimo la giornata e sta continuando anche meglio, ci manca solo che litigo con Alex perché non tengo il conto dei giorni.
Mi affretto a mettermi tra le sue gambe e a mettergli le mani al collo.
-Sono passati talmente tanto veloci questi giorni con te, che non me ne sono resa conto. Scusami. Si dice che quando stai bene, non ci fai caso al tempo che passa- esclamo metà imbarazzata e metà dispiaciuta.
Però alla fine è vero. Erano passati talmente in fretta, che sembra ieri il mio compleanno e sembra ieri il giorno in cui lui mi ha chiesto di diventare la sua ragazza.
-Sei perdonata solo perché sei maledettamente bella- esclama, prima di baciarmi delicatamente.
-Allora, che abbiamo qui dentro?- domando sorridendogli.
-Abbiamo il nostro pranzo- esclama felice, prima di mettere il cesto sulle mie gambe.
Siamo rimasti a mangiare panini, a ridere e a baciarci tutto il tempo. Era da un po’ che non stavamo soli soletti senza libri in mano o l’ansia e lo stress per lo studio.
-A natale che fai di bello?- mi domanda, mentre sono ancora sulle sue gambe.
-Sto con la mia famiglia, ovviamente- gli rispondo felice e appagata -tu?-
-Pure io- dice baciandomi.
-Tieni tanto alla tua famiglia, non è vero? Ogni volta che ne parli ti brillano gli occhi- continua sorridendo, come se fosse fiero di me.
-Si, li adoro. Sono tutti speciali a loro modo e non sarei ciò che sono senza il loro sostegno- ribatto, non resistendo a baciare quelle labbra così vicino a me.
-Tu invece? Non so niente- continuo, curiosa di sapere un po’ di lui.
Alla fine volente o nolente i Weasley li conoscevano tutti e tutti sapevano che eravamo una grande famiglia unita, nonostante fossimo trecentomila e che ognuno avesse un‘entità ben distinta.
-Con i miei ho un rapporto favoloso. Fin da bambino sono stato un mammone - inizia ridacchiando - per me mia madre è la persona più importante della mia vita. Mio padre invece, all’inizio può risultare severo, ma è grazie a lui se so amare. Ho sempre ammirato il modo in cui guarda la mamma e ho sempre sperato di incontrare un giorno una ragazza e guardarla come lui guarda lei - continua, perforandomi con il suo sguardo da “sei la cosa più bella che ci sia”.
Sono contenta che speri questo, ma allo stesso tempo sento agitarmi un po’ lo stomaco. So che lui mi ha sempre voluta, ma è anche evidente che non sono al suo livello. Mi piace, mi trovo bene, ma ritrovarmi a pensare di stare con lui tutta la vita, ce ne passa di tempo.
E di conseguenza mi sento un po’ in colpa. Lui mi guarda così profondamente e sono sicura di non guardarlo come lui fa con me.
-Alla fine - continua sempre sorridendomi - c’è mio fratello più grande. Ha cinque anni più di noi ed era anche lui Serpeverde. Da bambini avevamo un rapporto conflittuale, ma adesso andiamo d’amore e d’accordo- conclude.
-Sono contenta - gli rispondo, ignorando i sensi di colpa. Non posso farmi sempre prendere dall’ansia e iniziare a farmi mille paranoie. Lui ha anni, mentre io ho un mese; è normale che la differenza dei nostri sentimenti per l’altro esista.
-Io invece con Hugo non vado molto d’accordo - continuo. Se mi chiudo è la fine.
-Siamo uno l’opposto dell’altro. Da bambini giocavamo e ridevamo insieme, poi arrivati ad Hogwarts e crescendo, i nostri caratteri si sono evoluti e formati, diventando incompatibili. Ogni tanto ci penso e non posso fare a meno di pensare a quanto sarebbe bello riavere mio fratello-
Non mi ero resa conto di provare questo triste rimorso, finchè non l’ho confessato ad Alex.
-Magari è solo una fase. Siamo nel pieno dell’adolescenza, forse quando sarete più grandi si risolverà tutto- e un po’ spero che Alex abbia ragione.
Siamo rimasti tutto il pomeriggio a parlare. Come l’Alex che conosco, è stato premuroso e affettuoso.

***

-Perciò ti ha fatto una sorpresa. Che dolce- esclama la voce di Roxy.
Non appena ero entrata mano per la mano con Alex e ci eravamo salutati con un bacio veloce prima di dirigerci verso i nostri tavoli, le mie cugine mi avevano tartassato di domande.
Perciò dopo aver raccontato loro della sorpresa e del pomeriggio fantastico passato con lui, non avevano smesso di fare commenti sconci (Lily) e romantici (Roxy).
-Si, dolcissimo, ma la sottoscritta vuole sapere se oltre ai baci c’è stato qualcosa- chiede Lily, la solita pervertita.
-E io ti ho già risposto di no- esclamo un po’ spazientita.
-Dai, state insieme da un mese, non dico di andare subito al sodo, ma qualche toccatina qua e là-
-Lily- esclamiamo scandalizzate io, Eve e Roxy.
-Oh, dai, non fate le puritane. E’ normale, siamo giovani, gli ormoni partono che è una meraviglia e se vi lasciaste andare un pochino di più, sapreste quanto sia fantastico e antistress una bella scopata-
-Lily- non ci abitueremo mai alla sua sfacciataggine.
-Bhe quando proverete, capirete- esclama guardandoci maliziosamente e dopo lancia uno strano sguardo verso Lysander.
-Lily … non è che tu e Lys … ci devi per caso dire qualcosa?- chiedo incuriosita.
-Ma per favore. Non vuole - esclama un po’ esasperata - non che non ci abbia provato, ma lui dice che è presto. Merlino, mi farà impazzire - esclama mettendosi le mani nella testa.
Non possiamo fare a meno di ridacchiare.
-Si, ridete ridete, intanto sono io quella che non ce la fa più. Merlino è bello, sexy e secondo me con quelle mani farebbe faville. Perché deve farmi morire così-
-Lily probabil … - inizia Roxy, ma Lily la interrompe con un’occhiataccia.
-Non iniziate con la storia che lui vede oltre la mia bellezza. L’ho capito, ma è comunque frustrante- continua, prima di girarsi e guardarlo di nuovo.
-Vedrai, quando meno te lo aspetti, ti stupirà- esclama comprensiva  e dolce Eve, guadagnandosi un’occhiata di ringraziamento da parte di Lily.
-Comunque - si rigira con il solito sguardo felice della solita Lily -ho una bella notizia per Capodanno. Forse i miei ci lasciano la casa in montagna - esclama felice come una pasqua.
-Davvero?- esclamo felice anche io.
E’ da anni che cerchiamo di convincere zia Ginny a lasciarcela, ma adesso forse si è convinta perché siamo più grandicelli.
-Appena ho la conferma vi faccio sapere. Ovviamente potete invitare chi volete, per esempio io ho invitato già Lys e Lorc- continua, dando una gomitata a Roxy, che arrossisce come un peperone.
-Tu puoi invitare Alex- continua guardandomi maliziosamente.
-Lo farò- le rispondo ormai arresa.
-Però …- continua guardandomi preoccupata - Al ha invitato Scorpius, Zab e Nott-
Cosa?
La guardiamo tutte con occhi sgranati.
-Non sarà pericoloso? Alex e Scorp non si sopportano, soprattutto dopo il bacio- esclama all’improvviso Eve.
Che cazzo…? È impazzita?
Non faccio in tempo a dire niente, che entrambe le mie cugine si girano verso di me.
-Se adesso non spieghi ciò che ha detto Eve, lo chiedo a Scorp- inizia Lily con sguardo malizioso - da qui- continua malefica.
Dopo aver lanciato uno sguardo di rimprovero ad Eve che mi guarda dispiaciuta, mi preparo all’estenuante tortura a cui sarò sottoposta.

 



SONO CONSAPEVOLE CHE NON SUCCEDE NIENTE DI ECCLATANTE, MA ANCHE I CAPITOLI DI PASSAGGIO SONO IMPORTANTI!
STANNO ARRIVANDO LE VACANZE DI NATALE... CAPODANNO ... E NON DICO ALTRO :P
SONO STUPITA, LA STORIA VIENE LETTA DA PIU' PERSONE DI QUANTE POTESSI IMMAGINARMI!
GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!
LASCIATEMI UN PICCOLO COMMENTO SE VI VA!
AL PROSSIMO CAPITOLO.
UN BACIO,
HERM:*


P.S. MI SONO ACCORTA DI NON AVERVI MAI MOSTRATO COME MI IMMAGINO LILY, ROXANNE ED EVELINE, PERCIO' IN COPERTINA HO SCELTO DI METTERE LORO!

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***



Capitolo 15


Finalmente erano arrivate le vacanze natalizie.
Eve, Roxy, Lorc, Lily, Lys, Alex ed io stavamo sul treno diretti verso casa.
-Volevo assicurarmi che Rose te l’avesse detto- sta dicendo la voce maliziosa di mia cugina Lily.
-Tranquilla, me l’ha detto- le risponde Alex ridacchiando.
Per la milionesima volta Lily si sta rassicurando dell’invito che ho fatto ad Alex.
Per fortuna zia Ginny ci aveva voluto lasciare la casa in montagna e avremmo passato il Capodanno lì.
-Perciò dobbiamo organizzarci- esclama Lily eccitata - le camere, i pasti, le gite che faremo, come passeremo il Capodanno, i vest … -
-Lily, prendi respiro- esclama Lys divertito, portandole una mano sulla coscia e facendo ridere tutti.
-Non è colpa mia se ci sono un miliardo di cose da fare- esclama fintamente oltraggiata.
-Perciò alla fine chi saremo con esattezza?- domanda Lorc seduto con Roxy sulle gambe leggermente imbarazzata. Lo si può notare dal fatto che continui a grattarsi dietro l’orecchio, segno che è a disagio. Ma allo stesso tempo le fa piacere, altrimenti non avrebbe permesso a Lorc di toccarla.
-Noi dentro a questo scompartimento più Al, Scorpius, Zab e Nott- esclama Lily.
Mi giro verso Alex. Non gli avevo detto della presenza delle serpi, ma noto solo uno sguardo infastidito. Sentendosi osservato si gira verso di me e mi sorride tranquillo. Meno male non si è arrabbiato.
Dopo aver raccontato tutto alle mie cugine, avevo pregato loro di non dire niente sul bacio con Malfoy, né oggi, né domani, né mai, soprattutto con Alex nei paraggi.
Iniziava a capire che tra me e Malfoy non ci sarebbe mai stato niente e che se io avevo scelto di stare con lui, un motivo c’era.
Ero comunque agitata all’idea di avere Alex e Malfoy così vicini, ma speravo non sarebbe successo niente.
-Quando partiamo?- domanda sempre Lorc.
-Il 29 mattina noi partiamo dalla Tana e ci incontriamo di fronte alla casa. Papà ha preparato tutte le rispettive passaporte. Con lo stesso metodo ritorniamo a casa l’1 pomeriggio- conclude Lily.
Mentre continuiamo a chiacchierare, da sotto la porta dello scompartimento entra un bigliettino con su scritto 
Per Rose, in una calligrafia elegante. Eve, vicino alla porta, si abbassa per prendere il bigliettino e me lo passa.
Con gli occhi di tutti puntati su di me, lo apro.

Ti auguro un felice natale, Rossa.

Solo una persona mi chiama Rossa sulla faccia della terra. Il mio cuore è felice, batte e si dimena, ma faccio di tutto per trattenere un sorriso. Cerco di sembrare spaesata, di modo che gli altri non capiscano che io ho individuato il soggetto del bigliettino.
-Chi è?- chiede Alex. Non riesco a decifrare il tono che usa, sono troppo concentrata a fare la faccia da “non ne ho la più pallida idea”.
-Chi ti chiama Rossa?- domanda un po’ irritato, mentre vedo Eve e le mie cugine trattenere un sorriso. Loro sanno.
-Nessuno, altrimenti avrei saputo chi mi manda il bigliettino- rispondo con la massima calma.
-E’ impossibile che tu non sappia niente- ribatte lui.
-E invece ti dico che non ne ho idea- ribatto un po’ infastidita.
-Non ipotizzi nessuno? Perché io un’idea ce l’avrei eccome- esclama ancora più irritato.
Io lancio uno sguardo agli altri, che stanno cercando di rendersi più invisibili che possono.
-Non iniziare- gli sibilo tra i denti.
Ci manca che litighiamo prima delle vacanze, dopo le quali possiamo vederci solo a Capodanno.
-Io inizio eccome invece, dato che quel maledetto Malfoy sta sempre in mezzo- scatta arrabbiato in piedi Alex.
-E io ti dico che non è Malfoy, perché non mi chiama Rossa- mento meglio che posso.
-Come fai a saperlo? Come fai sempre ad essere sicura che lui in realtà non ti voglia? Da quando siamo insieme non ha fatto altro che interferire nella nostra storia e tu non fai altro che difenderlo- esclama ancora più arrabbiato.
Peccato che sta facendo innervosire anche me.
Dopo la rissa al mio compleanno e il bacio, Malfoy ed Alex si odiano ancora di più di prima. Ogni volta che lo becchiamo nei corridoi Alex si irrigidisce e mi trattiene a sé come se potessi scappare. Più di una volta ho cercato di tranquillizzarlo, ma è ostinato a non capire niente. Anzi, ogni volta mi accusa di difendere Malfoy.
Peccato che adesso stia diventando pesante.
-Io non difendo proprio nessuno. Sei tu che esageri ogni volta-
-Io esagero? Stai scherzando spero- praticamente l’avranno sentito anche in Alaska, dato che ha urlato talmente forte che tutti nello scompartimento siamo saltati in aria.
-Adesso calmati, stai esagerando amico- inizia in tono gelido Lorcan.
-Se Rose dice che non ne ha idea, è perché non ne ha idea- esclama altrettanto gelida Lily.
Alex lancia loro uno sguardo infastidito e sembra voglia ribattere, ma dopo ci ripensa e si gira verso di me.
-Non ne hai assolutamente idea?- mi domanda sembrando calmo.
-No- ribatto secca.
Lo vedo fare un lungo respiro, prima di sedersi di nuovo al suo posto.
Per tutto il viaggio, mentre gli altri parlano, scherzano e giocano, io ed Alex siamo stati in silenzio. Potevo capire che fosse geloso, ma stava davvero superando ogni limite. Alla fine dopo quel bacio nel Reparto Proibito, Malfoy si è sempre comportato in modo rispettoso nei miei confronti.
Ha smesso di farmi battute davanti ad Alex, ha smesso di parlarmi davanti ad Alex, ha smesso di guardarmi davanti ad Alex. Si mostra in giro con una ragazza diversa ogni settimana e fa bella mostra delle sue doti da seduttore in mezzo ai corridoi e davanti a più persone possibili.
Addirittura fa il bravo anche quando rimaniamo soli o per le lezioni, o per le ricerche, o quando ci è capitato di allenarci insieme. Dopo quell’avvicinamento avuto durante la lezione sull’Amortetia, non ha mai neanche osato sfiorarmi.
Perciò, su cosa si basava tutta questa gelosia di Alex? E’ rimasto attaccato ad un fatto successo quasi un mese fa, ha avuto tutto il tempo per metabolizzarlo.
Nel momento in cui ha deciso di continuare la storia con me, ha anche deciso di accantonare il fatto no?!
Sono stufa di continuare a rassicurarlo sul fatto che voglia lui e basta, ma lui è ostinato a vedere ciò che vuole vedere.

-Rosie-

-Rosie-

-Mhhm- rispondo al sussurro e alla mano che mi sta scuotendo.
-Manca poco all’arrivo- continua. Alzo una palpebra e mi ritrovo il viso sorridente di Alex.
Tanto stavo riflettendo che non mi ero accorta di essermi addormentata.
Mi tiro su seduta, sentendomi tutta dolorante per la brutta posizione in cui mi ero addormentata.
-Quanto manca?- domando, mentre lentamente riprendo le mie facoltà.
-Poco più che un quarto d’ora- risponde Alex.
Mi guardo intorno per vedere che nello scompartimento non era rimasto nessuno.
-Dove sono gli altri?-
-I gemelli Scamandro hanno raggiunto gli ultimi amici da salutare e le tue amiche sono in bagno da almeno mezz’ora- mi dice Alex, continuando a sorridermi.
Che le altre fossero in bagno ovviamente era una scusa. Probabilmente avevano cercato di lasciarci un po’ di spazio per chiarire.
Il sorriso che Alex ostenta in questo momento un po’ mi destabilizza. È sempre stato così, un momento prima era infuriato, un momento dopo era mortificato o sorridente.
-Per quello che è successo prima, mi dispiace. Ormai lo sai quanto Malfoy mi mandi in bestia, ma avevo promesso di avere fiducia in te, mentre il mio comportamento di prima ha dimostrato solo il contrario- esclama guardandomi dispiaciuto negli occhi.
-Lo so che Malfoy ti manda in bestia, ma non puoi di certo dire che da quel bacio poi non sia stato al suo posto. Non lo sto difendendo - continuo vedendo la sua faccia sorpresa - sto dicendo che non puoi continuare così. Lui ignora noi, noi ignoriamo lui. Stai semplicemente mettendo in difficoltà la nostra storia, ma ti giuro che di lui non devi temere. Tu continui a dichiarare che lui ha un debole per me o che io gli piaccio, ma ti voglio ricordare che ne ha sempre una diversa e che di me non gli interessa niente- concludo decisa a finire questa storia.
-Lo so, ma tu non sai quante ragazze abbiano scelto lui alla fine- sussurra Alex.
-Che vorresti dire?-
-Per me ci sei sempre stata tu, ma non ti nego che ho cercato in altre qualcosa di te. Lui però si è sempre messo in mezzo e me li ha portate tutte via, una per una. Ma non ho nessuna intenzione di permettere che questo succeda con te- dichiara sempre più deciso ad ogni parola che pronuncia.
Mi ha lasciata basita, non ero l’unica a cui Malfoy rovinava la vita. Cos’era un passatempo?
-Non lo sapevo- gli sussurro dispiaciuta, mettendomi sulle sue gambe -Se me ne avessi parlato, sarei stata più comprensiva. Scusami - gli sussurro prima di lasciargli un bacio delicato.
-Lo so, ma mi vergognavo. Pensavo che poi mi avresti considerato uno sfigato- ammette, non riuscendo a guardarmi negli occhi.
-Non pensavo mi considerassi così superficiale - dico in tono divertito - ma ti posso assicurare che l’unico che si dovrebbe vergognare di qualcosa è lui, non tu- dico, abbracciandolo.
Alex è sempre stato così rispettoso, perché dovrebbe vergognarsi di rispettare le donne, piuttosto che scegliere di usarle. Anzi, dovrebbe essere fiero del comportamento da uomo che sceglie di adottare.
Alex risponde al mio abbraccio, lasciandomi un bacio sul collo.
-Lo sapevo che non eri come le altre- mi sussurra all’orecchio.
Mi allontano per guardarlo e baciarlo. Finalmente ci baciamo come non facevamo da tanto: con passione.
Mi ha preso con una mano per la vita, mentre l’altra spinge la mia nuca verso di lui. Le mie mani sono intrecciate al suo collo e lo spingo più che posso verso di me.
Voglio risentire i brividi che ho sentito quando mi ha baciata per la prima volta così, voglio risentire le scariche. Ma purtroppo, non riesco a sentire niente, se non un piccolo formicolio.
Ma perché, cazzo?
Alex è perfetto, in tutto il suo lui. Mi rispetta, mi tocca lievemente, mi bacia delicato, mi guarda come se fossi la cosa più bella di questo pianeta, perché miseriaccia non riesco a sentire più di un piccolo formicolio.
Probabilmente adesso sono ancora mezza addormentata e … niente, non posso continuare, perché non si tratta solo di questo momento. Si tratta di tutti i momenti in cui ci prendiamo un po’ più di tempo per baciarci ed esplorarci. Ogni volta che Alex mi guarda o mi bacia, non sento neanche un decimo di quello che ho senti …
Ferma, ferma, ferma! Che diavolo sto pensando? Sono per caso impazzita?
Per di più mentre sto baciando Alex, Merlino!
Non posso pensare al furetto mentre sto con Alex, gli manco di rispetto così.
E di nuovo non posso fermare i sensi di colpa che si insinuano nel mio corpo.
Ci stacchiamo, interrotti dal fischio del treno.
Oh, mi ci vogliono proprio queste vacanze …

***

-Le mie ragazze- esclama papà, mentre io ed Eve ci avviciniamo.
Con quel faccino adorabile, mio padre è sempre stato il giocherellone della famiglia, colui che ci fa ridere quando siamo tristi e ci fa sentire delle bambine con i suoi abbracci.
-Papi- esclamo, abbracciandolo più forte che posso. Potrò avere anche quarant’anni, ma papi rimarrà sempre papi.
-Ogni volta siete sempre più belle- esclama, mentre lascia me e abbraccia Eve.
Non posso fare a meno di sorridere intenerita da mio padre che abbraccia Eve proprio come se fosse figlia sua.
-Tuo fratello dove è?- mi domanda un po’ arreso ormai ai continui ritardi di Hugo.
-Starà arrivando immagino-
Non facciamo in tempo a fare nient’altro che vediamo mio fratello correre da lontano.
-Ciao papi- esclama non appena ci ha raggiunto.
-Ciao campione- lo saluta mio padre, dandogli un’affettuosa pacca sulla spalla.
-Bene, ci siamo tutti, adesso possiamo andare- esclama mio padre, prendendo i bauli mio e di Eve.
Ci dirigiamo tutti insieme alla macchina babbana, che papà ormai ha imparato a guidare quando eravamo piccoli.
Per tutto il tragitto verso casa ci riempie di domande su Hogwarts, sui compiti, sul Quiddich.
Ci ascolta estasiato, rimpiangendo gli anni che passava lì insieme a mamma e zio Harry. Li considera i suoi migliori anni, nonostante tutte le avventure sgradevoli che hanno dovuto vivere ed affrontare.
Arrivati a casa, mamma ci aspetta con un’enorme sorriso sulle labbra e il grembiulino con scritto “Non è leviosa, ma leviosà” regalatogli da papà per il loro anniversario. E’ quello che usa per le grandi occasioni, perciò avranno qualcosa di importante da comunicarci.
-I miei bambini- esclama non appena entriamo in casa.
Dopo averci abbracciato tutti, saliamo nelle nostre camere a posare i bauli e poi ritorniamo giù per la cena.
Non appena entro in cucina, mamma sta controllando qualcosa ai fornelli e papà l’abbraccia da dietro e le sussurra qualcosa che la fa ridacchiare.
-Prima che facciate un altro fratellino o un’altra sorellina, potreste avvisare? Cosi ce ne andiamo ai Caraibi?- esclamo divertita, mentre prendo posto ed Eve, ridacchiando, fa lo stesso.
-Rose, non incominciare- mi rimprovera mamma imbarazzata, mentre papà sembra più imbarazzato di lei.
Io amo i miei genitori, davvero.
-Allora che c’è da mangiare?- rompe mio fratello il silenzio imbarazzante che si è creato.
-Tutti i vostri piatti preferiti naturalmente- esclama mamma felice, mentre con l’aiuto di papà, porta tutto a tavola.
Wow, questa volta si è superata!
Ci sono le lasagne, piatto preferito di Eve. Ci sono le bistecche impanate e le patatine fritte, piatto preferito di Hugo. E c’è la torta al cioccolato, il mio piatto e dolce preferito.
Iniziamo a mangiare, raccontandoci tutto ciò che ci viene in mente. Mamma e papà ci raccontano del lavoro e dei litigi in famiglia, che non sono mai pochi dato quanti siamo. Io, Eve ed Hugo raccontiamo di Hogwarts e di tutte le belle avventure che ti capitano inevitabilmente, se hai la fortuna di studiare in una scuola così straordinaria.
Non racconto però loro di Alex, penso sia ancora presto. Mi sono sempre ripromessa che avrei presentato ai miei il ragazzo che avrei considerato o avrei sperato, sarebbe diventato l’uomo della mia vita. E considerare così Alex era troppo presto.
E’ ovvio che non racconti loro di Malfoy e delle sue malefatte. Papà di sicuro si presenterebbe a casa sua e lo schianterebbe, per poi arrestarlo con una scusa banale. Ancora meno non posso raccontar loro di come il nostro rapporto sia cambiato: a papà verrebbe un infarto, mentre mamma inizierebbe a dare i numeri.
Quando ero più piccola tornavo a casa e raccontavo di questo ragazzino dai capelli biondi e di tutte le cose che mi combinava. Papà ovviamente avrebbe voluto ucciderlo, ma mamma sa tenerlo a bada.
Mamma invece ha sempre pensato che Malfoy facesse così solo perché voleva attirare la mia attenzione. Perciò se le avessi raccontato di tutto ciò che era successo, soprattutto il bacio, non avrebbe più smesso di tormentarmi.
-Allora- inizia mamma interrompendo i miei pensieri, mentre tutti stiamo finendo il dolce - abbiamo qualcosa da comunicarvi -
Si gira a guardare papà e, come sempre, si guardano come se ci fossero solo loro e nessun altro al mondo. Lo prende per mano e gli sorride, prima di iniziare a parlare.
-Avevamo pensato di rinnovare le promesse di matrimonio - esclama felice la mamma.
-E’ favoloso - esclama Eve.
-Grande, io ci sto! - esclama Hugo.
-Oddio, è fantastico- esclamo, contenta che i miei genitori si amino nonostante le difficoltà e i caratteri differenti che hanno.
-Quando succederà?- continuo, non smettendo di saltare sulla sedia emozionata.
-Pensavamo questa estate, volevamo che finiste bene la scuola quest’anno. Tu hai i M.A.G.O., mentre Hugo ha i G.U.F.O., perciò dovrete rimanere concentrati- esclama papà, più emozionato che mai.
-Come è successo?- chiede Eve, commossa anche lei.
-E’ una storia lunga e affascinante - esclama mamma frettolosamente, ma non mi sfugge il velo di tristezza che le passa attraverso gli occhi - ma adesso è tardi e dovete andare a dormire- esclama, alzandosi e iniziando a sparecchiare.
Cerco di guardare papà, che invece guarda ogni movimento della mamma concentrato.
Non so bene cosa sia successo, ma di certo lo scoprirò.

Dato a tutti la buona notte, io ed Eve siamo andate nella camera che dividiamo da sempre ormai.
-Solo a me sembrava triste Herm?- mi domanda Eve, mentre ci mettiamo il pigiama.
-In realtà no, anche io me ne sono accorta. Tanto comunque mi farò raccontare cosa è successo - inizio, mentre mi siedo sul letto - non penso però sia qualcosa di grave, altrimenti non avrebbero scelto di rinnovare le promesse-
-Già hai ragione- risponde, mentre prende posto di fronte a me, sul suo letto.
Inizia a fissarmi, agitata e indecisa se parlare oppure no.
-Parla Eve- le dico, mettendomi comoda. Quando inizia così vuol dire che è una cosa lunga.
-Sei sicura che la storia del bigliettino non abbia conseguenze?- mi domanda lentamente.
-Che vorresti dire-
-Hai trattenuto un sorriso quando hai letto il bigliettino e subito dopo sei riuscita a mentire con disinvoltura. Non è che stai mentendo anche a te stessa?- domanda, sempre con cautela.
Peccato che non capivo dove volesse andare a parare.
-Non ho capito cosa intendi Eve- rispondo sinceramente disorientata.
-Okay. Ti piace Malfoy?- mi domanda senza troppi giri di parole.
-Cosa?- domando senza pensare.
-Hai capito che ti ho chiesto. Si o no-
Rimango un attimo basita. Non mi aspettavo che mi rivolgesse una domanda così diretta, ma come sempre, non riesco a mentire alla mia migliore amica.
-Non credo. Voglio dire, non dico di non rabbrividire ogni qual volta mi guarda o mi tocca, ma credo sia dovuto solo al fatto che sia un bel ragazzo e inizio a notarlo. Ammetto anche che è cambiato e che è molto divertente e simpatico. Continuiamo a farci battute e a prenderci in giro, ma in modo differente, lo scopo è diverso. Riusciamo a stare nella stessa stanza senza litigare ed azzannarci, ma arrivare a dire che mi piace, non credo. Nonostante tutto non riesco a smettere di pensare a tutto ciò che mi ha combinato in questi anni, a tutti gli insulti, a tutte le litigate. Sei o sette anni non si possono cancellare grazie a solo un mese circa di buoni rapporti-
Iniziavo finalmente a capire cosa avessi in testa. Per questo amavo parlare con Eve, inconsapevolmente la mia testa iniziava a buttare fuori tutto ciò che pensavo seguendo un filo logico.
-Ti ricordi quando ti ho detto di non precluderti un qualcosa che ti avrebbe reso felice, solo perché ti spaventava?- mi domanda Eve, alzandosi per andare in bagno.
Annuisco.
-Bene, non scordartelo- esclama, mentre entra in bagno e chiude la porta. C’è qualcosa che non mi sta dicendo, oppure è convinta che mi piaccia Malfoy, ma non riesco ad ammetterlo.
Se fosse la seconda opzione, vorrebbe dire che del mio discorso non ha sentito un emerito cappero oppure non mi crede. Ma lei sa che non le mentirei mai, neanche se dovesse davvero piacermi Malfoy.
Mi alzo, seguendo il mio istinto, e frugo nelle tasche della mia giacca per tirare fuori il bigliettino di Malfoy.
Ti auguro un felice natale, Rossa.
Per almeno cinque minuti buoni rimango a guardare quel semplice bigliettino. Non so cosa pensare.
Dopo esser scappato arrabbiato dopo che Alex mi aveva inviato il biglietto per farmi la sorpresa per il nostro mesiversario, non mi aveva più parlato per tre giorni. Ogni qual volta lo beccavo nei corridoi o a lezione, cercavo di capire cosa pensasse attraverso lo sguardo, ma lui dopo una rapida occhiata, abbassava sempre la testa. In quei due secondi nei suoi occhi non notavo niente, il nulla, impassibile.
Dopodichè una mattina mi aveva aspettata fuori dalla Sala Comune e mi aveva chiesto quando fossi libera per un’altra lezione di ripetizioni. Mi ero un po’ infastidita dal suo cambio di umore, ma non avevo fatto in tempo a dirgli niente che lui si era scusato.
-Mi dispiace di essere scappato così e che non sopporto per niente Sheppard. Mi dispiace dirtelo Rossa, ma quello non fa proprio per te-
E me l’aveva detto guardandomi negli occhi con uno sguardo maledettamente serio.
Alla fine avevamo riniziato a prenderci in giro e l’ora di lezione di ripetizioni che avevamo passato insieme quel pomeriggio, era stata una delle più divertenti passate insieme.
I restanti giorni avevamo fatto come sempre: ci ignoravamo in presenza di Alex per non creare casini e ci “salutavamo” con un accenno del capo. Però almeno sapevo che non era più arrabbiato con me e il bigliettino che stringevo in mano ne era la conferma.
Seguendo sempre il mio istinto, ho preso un pezzo di pergamena e ci ho scritto frettolosamente quattro parole.

Tanti auguri anche a te, maledetto furetto!

Dopodichè sono scesa lentamente in salotto e ho spedito il bigliettino con Leotordo, il gufo della casa. Poi sono corsa su, più veloce che potevo.
Nell’esatto momento in cui mi sono infilata nel letto, Eve usciva dal bagno. Abbiamo spento tutte le luci e, dopo esserci augurate la buona notte, ho raggiunto le braccia di Morfeo con le parole del bigliettino incise nella mente.






ECCOMI DI NUOVO QUI!
SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO, FATEMI SAPERE QUALCOSA!!
UN BACIO,
HERM :*

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


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Capitolo 16



-Buon natale stronzette- urla una voce, interrompendo il mio beato sonno.
Non capisco cosa stia succedendo, so solo che il mio letto continua a sobbalzare e vengo svegliata del tutto, dopo che una forte botta colpisce il mio viso.
-Ma che cazzo fai?- sbotto, scattando seduta a guardare addormentata e incazzata una Lily divertita.
Ieri, la vigilia, siamo venuti alla Tana e come da tradizione, noi nipoti ancora frequentanti Hogwarts siamo rimasti a dormire dai nonni.
-Dai Rosie è natale e voi state dormendo- esclama felice, continuando a saltare sul mio letto.
Mi giro per guardare Eve, mentre Roxy sta facendo la stessa cosa di Lily, sul suo letto.
-Voi siete totalmente matte- esclama Eve, addormentata con gli occhi ancora chiusi.
-E io vi do cinque minuti per scendere, i regali e la colazione vi aspettano- esclama Lily, scendendo dal mio letto e uscendo con Roxy dietro di lei.
Sbuffo infastidita. Volevo continuare a dormire.
Nonostante questo, ci alziamo, andiamo in bagno e dopo circa quindici minuti ci ritroviamo in cucina.
E’ impregnata di un profumo delizioso, tra bacon, uova, salsicce, latte, caffè, biscotti e la mia deliziosa torta al cioccolato.
Ci sediamo e con un buongiorno assonnato, iniziamo a mangiare.
-Facciamo in fretta, voglio aprire i regali- esclama emozionata Lily.
-E noi volevamo dormire, ma non tutto si può ottenere dalla vita- gli risponde scontrosa Eve.
Ricordate … “Non rompere le pluffe ad Eve di prima mattina!”.
-Buongiorno belle ragazze- esclama Al felice, entrando e sedendosi di fronte ad Eve.
-Oh, finalmente qualcuno felice- esclama divertita Roxy.
-Chi è che non è felice?- domanda Al sbalordito, mentre si riempie il piatto. Roxy lancia un’occhiata verso me ed Eve.
-Vorrei sfidarvi ad essere felici, dopo che degli uragani come voi ci hanno svegliato- esclamo prima di portarmi un’abbondante fetta di torta al cioccolato alla bocca.
Da loro ottengo solo risate.
-Ma oggi è natale- esclama Lily saltellando sulla sedia.
-E l’abbiamo capito, Merlino- sbuffa Eve esasperata.
-Okkayyy- interrompe nonna quella che sarebbe stata una guerra bella tosta - ho sistemato tutti i vostri regali sotto l’albero, perciò appena finito, vi aspettano- esclama regalandoci un bellissimo sorriso.
Non vedevo l’ora di vedere di che colore sarebbe stato il suo maglione quest’anno.
-Quando arriveranno gli altri Al?- domanda ad un certo punto Lily.
-Gli altri chi?-
-I tuoi amici- gli risponde ovvia.
-Ah, il 28. Mi hanno detto che partiranno dal Manior e arriveranno qui alla Tana per la mattinata tardi o il pomeriggio presto-
-E cosa facciamo quel giorno? Organizziamo qualcosa di speciale o …-
-Cosa vuoi organizzare Lily, sono semplicemente dei Serpeverde- esclamo infastidita.
-Scorpius non mi sembra semplicemente un Serpeverde per te, ormai- mi risponde Lily maliziosamente. Mannaggia a me il giorno in cui le ho raccontato del bacio.
Le rispondo solo con un’occhiataccia più velenosa possibile.
Non eravamo più nemici come prima, ma detta come l’aveva detto lei, pareva che avessi una tresca con lui all’insaputa di Alex.
-E Sheppard?- domanda mio cugino un po’ sorpreso. Ecco, che vi ho detto?
-Non ascoltare tua sorella Al, per favore- gli rispondo in tono esasperato.
Lily incrocia le braccia con una faccia sempre più maliziosa. A che cavolo starà pensando, proprio non lo so.
-A proposito dei tuoi amici Al - si intromette la nonna - avevo pensato che tu e Scorpius potevate dormire nella stanza di Charlie, mentre Benjamin e Theo in quella di George- conclude nonna con un velo di tristezza.
Sapevamo tutti a cosa stava pensando, Zio Fred.
-In realtà nonna non possiamo tutti dormire in quella di Charlie? Alla fine Ben e Theo vengono qui per la prima volta, magari si sentono spaesati- chiede Al con quello sguardo di quando vuole ottenere qualcosa. Ecco perché è stato smistato in Serpeverde, per il suo essere subdolo.
-Si forse hai ragione tu, non sia mai che si dica che dai Weasley non ci si trovi bene- esclama nonna oltraggiata - vado a preparare la stanza-
-Ma … - tenta di interromperla Al, ma lei si è già volatilizzata - ma non arrivano mica oggi?!-
-Lo sai come è nonna Al- esclama divertita Roxy.
 
Non appena abbiamo finito la colazione, ci fiondiamo tutti in salotto, dove troviamo tre assonnati Louis, Lucy ed Hugo.
-Buongiorno- esclama Lily allegra - e buon natale-
In risposta ottiene solo dei mugolii strani, che fanno ridacchiare tutti.
La tradizione vuole che il primo regalo della sottoscritta sia quello che faccio ad Eve, perciò rubo un pacchettino da sotto l’albero e glielo consegno.
-Buon natale Evie- le dico, abbracciandola. Lei mi sorride e scarta il regalo velocemente.
E’ semplicemente una cornice con due foto di noi due: la prima a sinistra del nostro primo anno, la seconda a destra del nostro settimo anno fatta il giorno del mio compleanno.
-E’ bellissima Rosie- esclama abbracciandomi fortissimo -Sei la migliore amica-sorella che potessi desiderare- mi sussurra all’orecchio.
Dopodichè si stacca e mi sorride malandrinamente. Si abbassa a prendere il mio regalo sotto l’albero -e questo è per te-
Lo scarto alla stessa velocità con cui lei ha scartato il mio e … sgrano gli occhi.
Non ci credo!
Anche lei mi aveva fatto una cornice con una foto del nostro primo anno e del nostro settimo anno.
-Siamo proprio sorelle- esclamo abbracciandola.
Da bambina desideravo ardentemente una sorella, ma Eve non l’avrei scambiata per nessun’altra sorella al mondo. Non lo eravamo di sangue, ma per scelta, è ciò era più importante e significativo.
Successivamente entrambe ci buttiamo a capofitto per aprire gli altri. Da tutti gli zii e cugini ho ricevuto materiale scolastico, libri, scorte dal negozio Tiri Vispi Weasley. E, ovviamente, da nonna Molly avevo ricevuto un bellissimo maglione made in Weasley blu notte con una grande R bianca. Lo amo e non esito ad indossarlo sopra il pigiama. E’ morbidissimo e caldissimo, come la nonna.
Ad interrompere la nostra apertura dei regali, sono stati gli zii Harry e Ginny e i miei genitori. Ci fermiamo a salutarli velocemente e poi corriamo a continuare il nostro lavoro.
Noto che sotto l’albero ci sono due regali in più. Uno sicuramente sarà di Alex, ma l’altro?
Ne apro uno e trovo un braccialetto in oro bianco con un milione di roselline. Ovviamente c’è anche un biglietto: Tanti auguri di buon natale, bellissima fidanzata.
-Di chi è?- domanda improvvisamente mia madre con nonchalance, mentre piano piano mi sento mancare le forze.
Godric non avevo detto loro niente di Alex!
-Emm … un amico- esclamo imbarazzata.
-Un amico speciale Rosie?- domanda maliziosamente mia zia Ginny. Avete capito perché Lily è così?
-Non dire sciocchezze Ginny- esclama rabbioso mio padre.
-Non dire sciocchezze tu Ronald- esclama rabbiosamente mia zia -non ci sarebbe di sicuro niente di male. Stanno crescendo e Rose non è né una bambina, né tantomeno stupida-
-Perché non facciamo parlare Rose?- interviene bonariamente zio Harry.
Ecco di solito lo amavamo perché cercava sempre di mettere a tacere la moglie e il cognato e di permettere a noi poveri plebei di dire la nostra, ma adesso avrei decisamente preferito sprofondare in chilometri e chilometri di fango e terra.
Tutti si sono girati a guardarmi: papà rabbioso, mamma speranzosa, zio Harry divertito, Hugo scioccato, Louis annoiato, Lucy curiosa e zia Ginny, Eve, Roxy e Lily maliziose.
-Ecco … c’è questo ragazzo di nome Alex … è carino, dolce, premuroso, super rispettoso con me. Ci siamo conosciuti alla riunione dei Caposcuola sul treno e dopo ci siamo frequentati e … durante il mio compleanno … cisiamofidanzati- esclamo tutto d’un fiato l’ultima parte.
-Non ho capito l’ultima parte Rose- esclama mio padre.
Prendo un respiro e mi calmo. Alla fine Alex è un bravissimo ragazzo e, come ha detto mio zia, non ero più una bambina, perciò mio padre doveva accettarlo.
-Ci siamo fidanzati- esclamo decisa e con uno sguardo di sfida.
-Cosa?-esclamano mamma e papà all’unisono. Solo che mamma con tono felice, mentre papà l’esatto opposto.
-Oddio tesoro è fantastico. Devi assolutamente farcelo conoscere- continua mamma, venendo ad abbracciarmi.
-Non credo sia il caso- dico imbarazzata.
-E perché mai?- chiede mamma sospettosa.
-Bhe, la sapete la mia filosofia. Stiamo insieme da poco, non voglio farvelo conoscere fino a che non ne sarò sicura-
-O meglio dire, per non rischiare che zio Ron lo mandi sotto una tomba- esclama Lily divertita e facendo ridacchiare tutti.
-Io sono contenta, se lo sei tu- esclama mamma, guardandomi fiera e orgogliosa.
Non posso fare a meno di sorriderle contenta anche io.
-Io non sono contento per niente. Dimmi almeno che è un Grifondoro- esclama papà, alzandosi dal divano.
Ecco il mio sorriso era svanito. Dal mio sguardo papà avrà intuito qualcosa, perché subito dopo, con voce strozzata, mi chiede se è un Serpeverde.
Non posso fare a meno di sbiancare notevolmente. Non amo particolarmente deludere i miei e so quanto questo possa deludere papà.
-Non ci credo- sussurra, prima di buttarsi a peso morto sul divano.
-Cos’ hai contro i Serpeverde? Io lo sono- scatta Al innervosendosi.
-Tu sei mio nipote e il mio figlioccio, non mi frega niente se sei in Serpeverde, sempre il mio nipotino Al rimani- esclama papà -ma Rosie, non deve assolutamente stare con un Serpeverde-
-Papi per favore- esclamo scioccata -Alex è un bravissimo ragazzo, mi ha sempre rispettata, non mi ha mai sfiorato contro la mia volontà. E’ galante, gentile e molto simpatico- esclamo guardandolo negli occhi, cercando di fargli capire che non stavo mentendo.
-Ed è pure un gran pezzo di gnocco- esclama Lily convinta, ricevendo uno scappellotto da zia Ginny.
-Che c’è? Se lo vedessi pure tu diresti la stessa cosa- esclama Lily, allontanandosi dalle mani della madre e facendo ridere tutti.
-Secondo me, indipendentemente che sia Grifondoro, Serpeverde, Tassorosso o Corvonero, zio Ron romperebbe comunque le pluffe- esclama Roxy - è sempre della sua bambina che stiamo parlando. Anche papà farebbe casino, per non parlare di zio Harry. Quando ha scoperto che Lily usciva con McLeggen durante il quarto anno, si è presentato a casa sua con bacchetta sfoderata e l’ha minacciato di morte prematura, lenta e dolorosa se avesse osato toccare la figlia- continua Roxy, scioccando tutti - perché ci stupiamo di zio Ron?- domanda con nonchalance.
-Lo vedete perché io amo mia nipote?- domanda papà guardandola grata.
Sapevo che papà voleva solo proteggermi, ma la sua bambina era comunque cresciuta e doveva capire che, anche se fossi cresciuta, non avrei mai smesso di volere il mio primo eroe, il mio primo amore, il mio primo protettore, il mio grande e grosso papà. Mi avvicino e mi metto  sulle sue gambe.
-Potrò stare con Alex o con altri mille ragazzi, ma il mio eroe rimarrai sempre tu- gli dissi, abbracciandolo forte. Era vero, papi sarebbe rimasto sempre papi.
-Mi giuri che ti tratta bene?- mi domanda.
-Si-
-E giurami che, se ti dovesse anche solo sfiorare contro la tua volontà, tu verrai da me e me lo dirai?-
-Assolutamente si-
Ci guardiamo per un paio di secondi e poi lo vedo annuire leggermente.
-Grazie papi- lo abbraccio ancora più forte.
-Ehi Rosie, ce ne un altro per te qui- esclama Eve, alzando un pacchetto argento.
Scendo da mio padre e prendo il pacco in mano. Lo apro velocemente e all’interno trovo una scatola di velluto blu notte. La apro con mani tremanti, anche se non so a cosa sia dovuto, e all’interno ci trovo la più bella collana che io abbia mai visto.
Ha una piccola catenina in oro bianco e il ciondolo è una bellissima ciliegia di un rosso fuoco, simile ai miei capelli.
-Wow- esclamano mamma ed Eve insieme.
-Chi te la manda?- chiede Eve.
Cerco di trovare un nome, un bigliettino, qualsiasi cosa che mi faccia capire il mittente, ma non trovo niente.
-Non lo so, non c’è niente di niente- esclamo un po’ dispiaciuta. Odio non potermi sdebitare, anche se non so come avrei potuto sdebitarmi con una collana del genere. Chiunque me l’avesse regalata, l’avrà pagata una cifra.
Due paia di occhi grigio ghiaccio fanno capolinea nella mia mente, ma sarebbe impossibile. I nostri rapporti erano molto migliorati, ma un regalo del genere sarebbe stato troppo anche se me l’avesse fatto Eve, figurati lui.
-Oltre che un fidanzato perfetto, hai anche un ammiratore segreto. Quest’anno tua figlia fa faville- esclama Roxy divertita, ricevendo un’occhiataccia e uno sbuffo da papà. Non possiamo fare altro che ridere.
-Ma che hai addosso?- esclama ad un certo punto Lily, guardando una strana coperta con cui Roxy si era avvolta.
-E’ un regalo di Lorcan- esclama imbarazzata -e’ una coperta fatta di tutte le nostre foto, da quando siamo piccoli, fino ad adesso-continua, togliendola e mostrandocela -la prima è di quando siamo proprio piccoli piccoli, l’ultima è del Ballo in Maschera di Halloween-
-Oh, che cosa dolce- esclama Lucy.
-Ti stringerai tutte le notti eh Roxy?- esclama Lily maliziosamente, dandole una gomitata e facendola arrossire ancora di più.
-Hai qualcosa da raccontarci anche tu Roxy?- domanda zia Ginny, con lo stesso sorriso malizioso della figlia.
-Assolutamente no. Non è la prima volta che Lorcan mi fa un regalo di natale, perciò perché vi stupite tanto?-domanda più decisa di quanto mi aspettassi. Wow, era un’ottima attrice!
-Perché non chiedete a Lily- continua guardandola un po’ malvagiamente - chi le ha regalato quel tenero porta chiavi?-
Tutti ci giriamo verso Lily e tra le mani ha un portachiavi fatto da orsacchiotto gigante di color nocciola. È tenero e familiare.
-L’ho già visto quell’orsacchiotto da qualche parte- esclamo senza pensare.
-Per forza. E’ il primo orsacchiotto che Lysander mi ha regalato quando avevamo cinque anni, come primo regalo di natale- esclama felice Lily, continuando a rigirarselo tra le mani e guardarlo con aria estasiata.
-Ci devi dire qualcosa Lily?- domanda zio Harry un po’ infastidito. Ecco questo non lo capivo: difendeva le proprie nipoti, ma con sua figlia poteva essere peggio che di mio padre.
Bhe non di mio padre, lui è il più ossessivo, ma sicuramente veniva dietro di lui.
Così rimaniamo tutta la mattinata a parlare e a scherzare.
Piano piano la casa si riempie di tutti gli Weasley e, esattamente un secondo dopo, nonna Molly ci informa che il pranzo è servito.
Mmm, ho una fame!!


***

Pov Eve



Avevamo appena finito di mangiare un pranzo che solo alla Tana e preparato da Molly, può esistere. Mi ero talmente riempita che potevo assomigliare ad un ippopotamo, ma non mi interessava.
Rose era insieme alla famiglia in salotto, ma io avevo bisogno di aria, perciò avevo deciso di sgattaiolare fuori e sedermi sulla panchina che dava su tutta la distesa, adesso piena di neve.
Amavo questa famiglia, tutta, dal primo all’ultimo, ma c’erano dei momenti in cui invidiavo Rose per aver avuto una tale fortuna. Era in questi momenti che non potevo fare a meno di pensare alla mia, di famiglia.
Disastrosa, distruttiva e senza speranze.
Erano in questi momenti che mi mancava la mia mamma, nonostante tutti i suoi difetti.
Erano in questi momenti che maledicevo Merlino e tutti i Santi, perché non avevo fatto niente per meritarmi tutto questo male.
Tutto questo male gratuito.
Allo stesso tempo ringraziavo Merlino e tutti i Santi, per avermi fatta incontrare Rose quel primo e ormai lontanissimo primo giorno di scuola e la conseguenza di essere entrata a far parte di una famiglia come i Weasley, con tutte le loro stranezze.
 -Che ci fai qui tutta sola?- mi paralizzai.
Che Godric ci faceva lui qui?
Continuo a guardare la distesa, notando con la coda dell’occhio, lui che decide di sedersi di fianco a me. Troppo vicino, dato che il suo braccio sfiora il mio e ciò non promette bene per i miei già deboli nervi.
-Non ne vuoi parlare?- mi arriva di nuovo la sua bellissima voce, ricordandomi che non gli avevo ancora risposto.
-No, scusami. Stavo solo riflettendo- cerco di dire con tono naturale, ma non credo di non esser riuscita comunque a lasciar trapelare un tremolio nella mia voce.
-Su cosa?- domanda -se posso saperlo ovviamente- continua velocemente.
Non potevo di certo dirgli la verità. Nessuno doveva saperlo, altrimenti avrebbero iniziato a guardarmi con compassione e io, soprattutto da Al, non volevo questo.
-Niente di speciale. Avevo solo bisogno di cinque minuti, non mi sono ancora abituata al gran baccano che la famiglia Weasley riesce a praticare- cerco di dire ridacchiando.
Non era assolutamente vero, amavo la famiglia Weasley proprio perché,  con il suo gran baccano, permetteva ai miei pensieri di darmi un po’ di tregua.
-Già, non sei l’unica- esclama sorprendendomi.
-Che vorresti dire?-domando - se posso saperlo, ovviamente- continuo nello stesso modo in cui aveva fatto prima lui. In questo modo lo faccio ridacchiare e il mio stomaco da una grande festa.
Non adesso, ti prego!!
-Certo che puoi saperlo, so di potermi fidare - mi stupisce talmente tanto, che non riesco a non girami e a guardarlo come se fosse un alieno.
-Perché mi guardi così? - mi domanda divertito.
-Bhe non pensavo di certo che riponessi tanta fiducia in me-esclamo senza pensare.
-In realtà ti voglio ricordare che sei la migliore amica di Rose, la persona più diffidente di questo mondo, perciò se tu sei entrata nel suo cuore, vorrà dire pur qualcosa- esclama e io non posso far a meno di rimanerne un po’ delusa.
Ma poi, cosa mi dovevo aspettare, mi ha sempre guardata solo in quel modo e dovrei esserne abituata ormai.
-Inoltre - continua guardandomi più serio questa volta -mi hai sempre trasmesso molta fiducia, sin dalla prima volta che ti ho vista-
Questo ragazzo continua a stupirmi stasera. Probabilmente la mia faccia da pesce lesso che ho adesso non gli permette di fare altro che ridacchiare.
-In realtà, devo confessarti che un po’ mi dispiace- continua iniziando a guardare il terreno e continuando a stupirmi più che mai.
-Di cosa ti dispiace?- domando in un sussurro.
-Quel primo giorno sul treno di ben sei anni fa, sei stata la prima bambina a non guardarmi come il figlio del gran Harry Potter e hai parlato, scherzato e riso con me, solo perché ero Al. Dopo sinceramente non so cosa sia successo e ci siamo ritrovati a non parlarci più-
Okay, sono morta e sono finita in un mondo parallelo in cui tutti i miei sogni si avverano?
-Sei serio?- gli domando, sempre in un sussurro. Non riesco a credere alle mie orecchie.
-Certo- dice, ritornando a guardarmi negli occhi e a sorridermi come solo lui sa fare.
-Perché me lo dici solo adesso?- domando un po’ sospettosa.
Vero che è Al, ma so benissimo che uno dei difetti di Al è essere un calcolatore nato.
Perciò o ha un secondo fine o mi sta prendendo in giro, non vedo nessun lato positivo.
-Vuoi la più sincera verità? Non lo so - e nonostante la mia mente mi dica di stare attenta, il mio cuore batte forte e nel suo sguardo leggo pura sincerità. Mai vista nei suoi occhi.
Inevitabilmente abbasso la testa e arrossisco. Non sento tanto freddo adesso però.
Rimaniamo in silenzio per un paio di minuti: io con lo sguardo basso e lui che alterna il suo tra la distesa davanti a noi e me.
-Ti ho scioccata eh?- domanda un pochino nervoso.
-No, no, mi hai stupita. Non me lo immaginavo proprio- esclamo troppo in fretta.
-In realtà non sapevo se dirtelo oppure no, avevo paura che mi lanciassi una fattura- ridacchia.
-Non sono mica Rose- ridacchio anch’io.
-Infatti, non lo sei - e il tono che usa mi fa rabbrividire da capo a piedi.
E’ serio, maledettamente serio e non posso fare a meno di perdermi nei suoi occhi verdissimi.
-Ti va se proviamo ad essere amici?- mi domanda in un sussurro.
Ha uno sguardo speranzoso e il sorriso un po’ nervoso che gli ho visto solo sei anni fa e poi mai più, mi fa capire che non è Al lo sbruffone che sta parlando, ma Al bambino, quello che ho conosciuto la prima volta sul treno.
-Va bene- gli sussurro di rimando e non posso fare a meno di essere felice.
E’ vero, magari non proverà mai quello che provo io, ma almeno adesso potrò parlarci e scherzarci, potrò averlo vicino e magari, un giorno, inizierà a provare ciò che provo io. Mai dire mai.
-Ehi bellezze, venite dentro? C’è la torta enorme come merenda- ci arriva la voce lontana di Rose.
Scattiamo sull’attenti. Eravamo rimasti a guardarci come incantati.
Al mi sorride come mai aveva fatto prima e poi esclama -andiamo, amica, prima che ci affatturi-
-Hai ragione, amico. Poi la torta enorme di Molly, chi se la vuole perdere- rispondo ridacchiando.
Forse sarebbe rimasta solo un’amicizia o forse sarebbe diventata qualcosa di più, di certo adesso era troppo presto per deciderlo. Ma non posso fare a meno di sorridere come un’ebete, mentre entriamo di nuovo nel gran baccano prodotto dalla famiglia Weasley.


ECCOMI DI NUOVO QUI!!
NUOVO XAPITOLO PER VOI!!
FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE!!
UN BACIO,
HERM :*

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


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Capitolo 17


Siamo tutti in salotto: i nonni abbracciati proprio di fronte al camino, Al subito vicino a loro con un sorriso enorme sulla faccia, Lily e Roxy sedute sul divano che parlottano, Hugo e Lucy ai piedi della poltrona con un‘enorme scacchiera magica tra di loro, Louis è sulla poltrona annoiato come sempre, infine Eve ed io all‘inizio delle scale.  
Stanno per arrivare gli amici Serpeverde di Al e io sono un fascio di nervi.
Le mani mi sudano e il cuore batte più veloce del dovuto. Sono emozionata nel rivedere quel dannato furetto e questo non va bene.
Stamattina ho letto una lettera fantastica di Alex in cui mi diceva che gli mancavo e che non vedeva l’ora di domani per vedermi, e io tremavo all’idea di rivedere Malfoy. Dopo quello che mi aveva detto sul treno, come potevo anche solo essere felice di rivedere quel ragazzo che ha reso la mia vita e quella di Alex, il mio fidanzato, un inferno.
Sento uno strano rumore arrivare dal camino e alzo subito la testa. A sgattaiolare fuori è Zabini, Benjamin Zabini, maledettamente identico al padre.
-Ben- esclama felice Al, prima di dargli una pacca affettuosa sulla spalla.
-Ehi amico, come stai?- risponde l’ospite con voce profonda.
-Tutto bene. Ti pres … -ma mio cugino viene interrotto da un altro scoppiettio del camino, da cui spunta Theo Nott questa volta.
-Buongiorno a tutti- esclama uscendo leggiadro dal camino e rivolgendo a tutti quelli nella stanza un sorriso sornione. Poi si ferma su Al e dopo avergli dato una pacca forte, esclama -ehi amico, caldo questo posto. Mi piace-
Al gli sorride riconoscente e grato e poco dopo sentiamo l’ultimo scoppiettio, che fa uscire Malfoy.
Il battito inizia ad accelerare più del dovuto.
Era così bello anche l’ultima volta?
Smettila Rose, lui è lo stronzo che ha reso la tua vita e quella di Alex un inferno bestiale! Dovresti odiarlo più di prima, miseriaccia!
-Salve a tutti -esclama felice, portando i suoi occhi su di me.
E non posso fare a meno di notare come quello sguardo strano che mi rivolge sempre più frequentemente, mi infonde un formicolio al basso ventre.
Subito dopo, mentalmente, mi prendo a schiaffi più forte che posso.
Come faccio a far capire al mio corpo che la deve smettere di comportarsi come una ragazzina in fase pre-mestruale? Con gli ormoni a palla e l’umore altalenante?
-Allora nonni e cari cugini - mi riporta alla realtà la voce felice e anche un pochino nervosa di Al - loro sono Theo Nott - continua Al indicando Nott alla sua sinistra -e questo è Benjamin Zabini - indicando Zabini alla sua destra.
Non sembrano tanto tranquilli, dato lo sguardo un po’ severo di nonno. In realtà fa così, non perché sono Serpeverde o sono figli di ex mangiamorte, ma perché vuole valutare che amici possano essere per Al. Ha sempre fatto così, con qualsiasi amico, amica, ragazzo o ragazza noi nipoti abbiamo scelto di presentare. Lui doveva controllare e vigilare che i suoi nipoti fossero circondati di persone corrette e fedeli.
-Oh, cari ragazzi - si presenta nonna Molly, avvicinandosi - io sono la nonna di Al. Sono contenta di vedere che avete scelto di stare con noi -
-E’ un piacere nostro Molly- gli risponde sorridendo Malfoy, prima di essere stritolato da nonna.
Oh, mio Merlino, la sua voce è così … non saprei dire, così bella e sconvolgente.
-Io sono il nonno di Al invece- inizia nonno, con un tono di voce un po’ scontroso - ciao Scorpius- continua allegro, lasciandogli una leggera pacca sulla spalla.
Ovviamente dopo anni, aveva capito che Malfoy era un ottimo amico per Al, nonostante tutti i difetti.
Se sapesse tutto ciò che ha combinato a me…
-Ciao Arthur- e il mio cuore riceve un’altra pugnalata.
Ma che diavolo mi succede?
Dopo una presentazione di tutti, anche non necessaria dato che frequentavamo la stessa scuola, la nonna ha servito il pranzo più buono che io abbia mai mangiato. Probabilmente voleva fare bella figura, “non sia mai che si dica che dai Weasley non ci si trovi bene”.

***

Mentre i ragazzi si stavano sistemando nella camera, noi ragazze avevamo deciso di chiacchierare un po’ nella stanza di mio padre.
-… perciò mi ha inviato questa lettera super dolce, in cui mi ha raccontato tutto quello che ha fatto in questi giorni-esclama mio cugina Lily.
Di chi starà parlando secondo voi? … Bravissimi, Lysander!
-Tu sei completamente cotta, altro che- la prende in giro Roxy, dandole una gomitata.
-Ma finiscila Roxy - esclama Lily - mi piace questo si, ma non ne sono cotta-
-Ma se non la smetti un secondo di parlare di lui, di quello che dice, di come bacia e via dicendo- continua Roxy.
-Non è colpa mia se è un grandissimo fottuto baciatore- esclama maliziosamente.
Sì, per la nostra sanità mentale, Lysander aveva deciso di baciare Lily.
-Sei sempre la solita- ridacchia Eve.
-Poi senti chi parla- esclama Lily girandosi verso Roxy, dopo aver sorriso ad Eve malandrinamente - vogliamo parlare di te che dichiari a Lorcan il tuo amore profondo durante la notte-
-Non è vero- esclama Roxy con voce squillante -siamo solo amici-
-Si certo. “Oh, Lorcan, sei meraviglioso” - esclama Lily, imitando una Roxy addormentata - “Ti prego, dimmi che anche tu mi ami”-
-Ma finiscila- esclama Roxy spingendola sul letto e facendoci ridere tutte.
-Hai capito la piccola Roxy- esclamo tra le risate.
-Rose non ti ci mettere anche tu- esclama ridendo anche lei.
Veniamo interrotte da nonna che entra nella stanza -ragazze, la merenda è pronta se volete scendere-
Ci catapultiamo fuori dalla porta, correndo e spingendoci, ma queste maledette sono più veloci di me.
Mentre passiamo di fianco alla stanza dei ragazzi ci blocchiamo tutte.
-E’ il tuo stemma Scorpius, non credere di prendermi in giro- urla la voce di mio cugino Al.
Ci guardiamo tutte stupefatte. Ma che succede? Al non ha mai urlato così ferocemente nella sua vita.
-Io continuo a dirti che non so di cosa stai parlando- gli risponde la voce calma di Malfoy.
-Ah no? Perché non ammetti che ti piace e la facciamo finita. È mia cugina, porco Salazar, puoi farlo con tutte il coglione, ma non con quelle della mia famiglia- continua Al, più incazzato che mai.
Tutte si girano verso di me, sorridendomi maliziosamente.
-Che volete? Non sono mica l’unica cugina di Al?!- sussurro, un po’ imbarazzata e un po’ compiaciuta.
-Certo, perché Malfoy tratta tutte le cugine di Al allo stesso modo, giusto Rosie?- mi sussurra di rimando Lily.
Non riesco a risponderle, perché veniamo interrotte dalla voce di Malfoy.
-E anche se fosse? Che cosa cambierebbe Al? Rimarrebbe comunque la stessa storia-
Tutti rimaniamo immobili, sia quelli dentro che fuori dalla stanza.
Che cazzo sta dicendo quel furetto spelacchiato?
-Ragazze, forza, altrimenti si raffredda- saltiamo in aria, spaventate dalla voce della nonna.
La porta della stanza si apre velocemente e un Al infuriato e scioccato ci compare davanti.
-Che diavolo fate qui?-
-Niente Al, la nonna ci ha chiamato per la merenda. Venite anche voi?- domanda innocente Lily, ma Al si gira a guardare me con uno sguardo indecifrabile.
Sembra voglia chiedermi qualcosa, magari se avessi sentito qualcosa  o quanto io abbia sentito, ma prima che possa dire una parola, mi fiondo giù dalle scale.
Mi serve assolutamente una fetta gigantesca di torta al cioccolato!

***

Finalmente il giorno della partenza è arrivato. Siamo tutti disposti a cerchio intorno ad uno stivale vecchio e logoro, la nostra passaporta.
-Quanto manca?- domanda Nott.
-Due minuti esatti- esclama Lily eccitata. È da tutta la mattina che continua a saltare come un maledetto canguro.
Io invece, dopo aver sentito ciò che ho sentito, non sono poi così tanto contenta di fare questa vacanza. Ogni volta sento i suoi maledetti occhi addosso e se farà così anche quando sarà presente Alex, sarà la fine.
Ma che diamine gli è venuto in mente ieri?
Da quel momento non riesco a fare a meno di risentire e risentire nella mia mente quella maledetta frase. Stanotte non ho dormito neanche un paio d’ore e adesso sono distrutta. Non poteva tenerselo per se?
Ciò che mi da più fastidio è ciò che provo, quando il pensiero di interessare a quel maledetto furetto provoca in me brividi senza sosta.
Eve non è riuscita a darmi una spiegazione. Speravo che lei mi aiutasse a capire, ma l’unica cosa che mi ha detto è stata: “non ti lasciar scappare qualcosa che ti rende felice, solo perché ti spaventa”.
Sinceramente ha un po’ rotto le pluffe con questa storia. Malfoy non mi rende felice, perciò non sussiste il problema di esserne spaventata.
Vengo interrotta da Lily che esclama il conto alla rovescia per l’attivazione della passaporta. Ci affrettiamo tutti ad acchiappare un pezzo di stivale.
3 … 2 … 1 …
Una forza ci trascina e il mio stomaco si contorce. Vorrei vomitare, ma non riesco neanche a pensarlo, che cado sul terreno freddo e ghiacciato.
-Hai capito i Potter- sentiamo dire da Zabini.
Non possiamo dargli tutti i torti quando ci rendiamo conto della casa che ci troviamo davanti.
E’ grande, molto grande, ed è tutta rivestita in legno color nocciola. Si estende in due piani e davanti a noi c’è una lunga scala che porta all’entrata in vetro.
-Entriamo o aspettiamo gli altri?- domanda Roxy, sbattendo i denti.
-Ho mandato una foto a Lys della casa, perciò sanno dove devono andare. Aspettiamo pure dentro- esclama Lily, prima di bloccarsi e girarsi a guardare me.
-Cara Rosie maggiorenne, non è che con la tua fantastica bacchetta magica, puoi alleviare noi povere e disgraziate minorenni dalla fatica di trasportare le valige?- mi chiede sbattendo le ciglia.
-Se non ti fossi portata tutto l’armadio, questo problema non ci sarebbe- esclamo, cercando di non ridere.
-Eddai Rosie- gli da man forte Roxy.
-Io ho tanto freddo- continua Eve, guardandomi divertita.
-Siete davvero senza speranza- esclamo ridacchiando -spostatevi, mostricciattole-
Prendo la bacchetta e, con un piccolo movimento del polso, sollevo le valige mie e delle tre povere disgraziate minorenni.
Tutti insieme ci dirigiamo verso l’entrata, che Lily non ha impiegato due secondi ad aprire. Appoggio le valige di fianco alla porta e mi beo dell’immagine del salotto.
C’è un’enorme divano a forma di U che riempie tutto il salotto, ai cui piedi si trova un gigante tappeto morbido. Davanti al divano c’è un altrettanto enorme televisore, ai cui piedi si trova un tavolino a forma di slitta. Tutto è arredato con modernità, ma i segni delle altezze dei figli sullo stipite che porta alla cucina, dà quel piccolo tocco di familiarità.
Alla nostra più estrema destra si trova una scala a chiocciola che sicuramente porterà alle camere da letto.
-Allora- inizia la voce sempre più allegra ed eccitata di Lily -possiamo lasciare le valige qui e intanto che aspettiamo gli altri, preparo un tè per riscaldarci un po’-
Con una grande caciara, ci dirigiamo nella cucina, altrettanto moderna e altrettanto familiare, con i disegni dei James, Al e Lily bambini sul frigo.
 -Vogliamo fare qualcosa oggi pomeriggio?- domanda Nott sedendosi sullo sgabello del grande tavolo in legno della cucina.
-C’è un fantastico paesino babbano qui vicino. Dovrebbe essere il periodo delle festicciole e delle fiere-risponde Lily, mentre prepara l’acqua per il tè.
Veniamo interrotti dalla porta che si apre.
-Lily?- domanda la voce di Lysander e non posso fare a meno di notare come lo sguardo di Lily si sia accesso.
-Siamo di qua- esclama un po’ burbero Al, ricevendo uno scappellotto da Lily.
Due secondi dopo vediamo entrare Lysander, Lorcan ed Alex.
Alex vaga un po’ con lo sguardo infastidito sui Serpeverde, ma quando trova i miei occhi il viso gli si illumina di un meraviglioso sorriso. Avevo bisogno di quel sorriso, perché la mia mente stava diventando una totale cretina.
-Ehi- mi sussurra, dopo essersi precipitato a baciarmi.
-Ehi- gli rispondo un po’ imbarazzata, coscia di tutti gli sguardi su di noi.
Dopodichè prende posto vicino a me, prendendomi per mano.
-Allora, che cosa facciamo?- esclama Lily con una voce più alta del dovuto, attirando, per fortuna, l’attenzione di tutti.
Lysander è affianco a lei che la guarda divertito, ma che mi sono persa?
-Possiamo mettere le valige a posto e dopo aver pranzato, passare il pomeriggio nel paesino babbano- propone Al.
Intanto Lysander aveva, con l’uso della bacchetta, fatto appoggiare davanti ad ognuno di noi, un bicchiere di tè fumante.
-Grazie a Merlino- esclama Eve estasiata, guadagnando una strana occhiata da Al di fronte a lei. Non posso fare a meno di sorridere compiaciuta.
Dopo che anche Lys e Lily si sono seduti intorno al tavolo con noi, iniziamo ad organizzarci per le stanze.
Alla fine noi ragazze staremo nella camera di Lily, Al e i suoi amici nella sua camera, mentre Alex, Lys e Lorc in quella degli ospiti.
-La camera dei miei e quella di James sono off limits- spiega Lily.
Rimaniamo a riscaldarci un po’ con il tè e con le chiacchiere, anche se non posso fare a meno di notare come Lorcan guardi Roxy estasiato, Lys divertito Lily, Al scioccato Eve. Quest’ultimi ho deciso di tenerli d’occhio, dopotutto Eve è la mia migliore amica e non posso permettere ad Al di fare sciocchezze.
Ovviamente il furetto spelacchiato non ha smesso di guardarmi un attimo e la mano rigida di Alex agganciata alla mia, mi fa capire che purtroppo non sono l’unica ad essermene accorta.


Pov Scorpius

Date le mie capacità culinarie conosciute da pochi, mi sono offerto di cucinare il pranzo per tutti.
Farò semplicemente una carbonara e come secondo un’insalatona. Mi hanno detto di non volersi riempire troppo, perciò sul secondo sono stato molto leggero.
Cucinare mi rilassa e in questo momento ne ho proprio bisogno per sopportare la coppia felice. Sheppard è un gran coglione e spero con tutto me stesso che la Weasley lo capisca in fretta.
Quando ho ricevuto la risposta al mio biglietto, ne sono rimasto stupito. I nostri rapporti erano migliorati, lei si era dimostrata molto meglio di quanto le mie fantasie avrebbero mai potuto immaginare, ma non pensavo di certo che mi avrebbe risposto con così tanta velocità.
Mi aveva chiamato maledetto furetto e non avevo potuto fare altro che ridere. Ero maledetto perché le sarei rimasto nella testa per tutta la notte e questo mi faceva eccitare a più non posso.
Lei mi eccita sempre, qualsiasi cosa scelga di fare. E’ divertente, solare, competitiva, intelligente e maledettamente sexy. Per non parlare di come tutto il mio corpo si infuoca quando penso al bacio nel Reparto Proibito.
Non so cosa mi sia preso, ma quando ho sentito il profumo dello shampoo, della sua pelle, la sua voce sussurrata e i brividi che la mia mano che la sfiorava le facevano venire, sono impazzito. L’odore di ciliegia delle sue labbra ancora perseguita i miei sogni.
E inevitabilmente il mio corpo si infuoca di nuovo. Salazar, come può volere quel damerino, quando può avere me?
Ho notato anche che indossa la collana che gli ho regalato. Ho preferito non firmarla per non spaventarla. Peccato che Al aveva notato lo stemma dei Malfoy dietro il ciondolo e non aveva mancato di prendermi quasi a calci in culo appena mi ha visto. Di certo non ho migliorato la situazione ammettendo che possa interessarmi la Weasley e il fatto che possa averlo sentito, mi eccita e mi spaventa allo stesso tempo.
Ho notato come stia attenta a non avvicinarsi troppo e a non trovarsi sola con me e adesso che c’è il fidanzatino rincoglionito, sarà anche più divertente. Secondo me non si è resa conto del modo in cui mi guarda, attratta, infastidita, poi di nuovo attratta. E’ maledettamente eccitante sapere di non esserle indifferente.
-Ehi cuoco- mi arriva alle spalle la voce del mio migliore amico.
-Ehi- mentre continuo a controllare l’acqua per la pasta. L’unica cosa negativa di essere attratto dalla Rossa è Al. Non gliel’ho detto, come avrei fatto per altre ragazze, perché so quanto potesse essere geloso delle ragazze della sua famiglia, soprattutto della Rossa.
Ma come sempre, l’aveva capito lo stesso da solo. Non sapevo se l’avesse accettato oppure no, ma dopo quella litigata di ieri si è comportato come al solito.
-Devo parlarti- esclama ad un certo punto Al con un tono serio.
Mi giro altrettanto serio -certo, dimmi-
Ha chiuso la porta della cucina e ha la bacchetta appoggiata sul tavolo. Okay, è una cosa seria.
-Come fai a capire se sei attratto da una ragazza?- mi domanda con gli occhi verdissimi dentro ai miei grigi.
-Stai scherzando?-
Dopo tutte le ragazze che si è fatto, mi chiede una cosa del genere?
-Non dico solo con il corpo, ma anche con il cuore-
Lo guardo scioccato. Lo sta davvero chiedendo a me?
-Non fare quella faccia. Ho notato che Rose non la guardi solo pensando con il tuo cazzo, perciò non provare a fare il finto tonto- esclama duro e diretto.
-Io guardo la Rossa …-ma mi interrompo dato lo sguardo di Al. Devo stare attento, perché altrimenti potrei passare Capodanno al San Mungo con un grave problema al mio amico dai bassi fondi.
Nonostante questo, mi blocco più per il fatto che non riesco a mentire al mio migliore amico, l’unico che mi ha sempre capito, l’unico che non mi ha guardato come un Malfoy e ha voluto conoscere e valutare Scorpius.
-Okay, forse, non la guardo solo così- ammetto senza pensarci.
Salazar, sto impazzendo e questa è la mia fine.
-Come lo capisci?-
-Perché ti interessa tanto?- domando ghignando. Ho notato anche come guarda Eveline, attratto e scioccato, da cosa non lo so, ma è maledettamente scioccato.
-Non fare lo scemo, so che l’hai capito- dice leggermente nervoso.
Mi giro per buttare la pasta dentro il pentolone che sta bollendo, mentre Al sbuffa impaziente e infastidito.
-Io non ho capito proprio niente- continuo con nonchalance, trattenendomi dal ridere.
Nonostante sia il mio migliore amico, adoro stuzzicarlo.
-Salazar, quanto sei insopportabile- sbuffa e non posso fare a meno di lasciarmi andare una risatina.
-Io l’ho ammesso, perché non lo fai anche tu? Ammettere è il primo passo per capirlo Al- dico serio, girandomi a guardarlo.
Verde dentro grigio e capisco che sta meditando. Non lo fa quando dovrebbe e lo fa quando non dovrebbe.
-Okay, lo ammetto. Sono fottutamente attratto da Eve, contento?- esclama scioccato, alzandosi dalla sedia e iniziando a camminare avanti e indietro -ma continuo a non capire se è solo una cosa passeggera oppure no-
-Già per il fatto che te lo stai ponendo, la risposta è no- gli rispondo tra il divertito e lo sbalordito. Al non è mai andato fuori di testa per le ragazze, perciò…
-Ma come è possibile? Ce l’ho avuta vicino per sei anni, perché solo adesso?-mi domanda fermandosi a guardarmi stralunato.
-E’ la stessa cosa che posso domandarmi io per la Rossa, ma queste cose succedono e basta- gli rispondo semplicemente.
-Per favore Scorp. Dalla festa di Rose non riesco a togliermela dalla mente, il suo viso, i suoi occhi, le sue labbra e non mi sono mai accorto di lei, se non quando mi ha detto che è innamorata di me da ubriaca marcia- continua Al velocemente, marciando avanti e indietro, tanto che faccio fatica a capire quello che vuole dire.
-Vogliamo parlare di questa settimana passata alla Tana? E’ così timida, fragile, arrossisce sempre quando le dico qualcosa o quando si accorge che la guardo e questo mi manda letteralmente fuori di testa- continua come un fiume in piena - mi fa sentire maledettamente potente, forte e mi fa sentire nelle mani il controllo. E questo non va bene okay? Non va bene che io mi senta così forte, ma allo stesso tempo così vulnerabile. Lo stomaco si attorciglia e le mani mi prudono per la voglia di stringerla a me e farle capire che di me si può fidare, che su di me può contare, perché io la voglio proteggere, voglio che sia mia. Il cuore batte forte e il corpo riceve scariche elettriche ogni qual volta incontro i suoi bellissimi occhi. E tutto questo, non va maledettamente bene- conclude con il fiatone Al.
L’ho lasciato sfogare e l’ho ascoltato come faccio sempre. Gli lascio due secondi per meditare su tutto quello che ha detto, perché è esattamente la risposta alla domanda che mi aveva posto prima: ”Come fai a capire se sei attratto da una ragazza?”.
-Ho capito- esclamo un po’ divertito - solo che non ho capito perché non dovrebbe andare bene- domando lentamente.
-Perché? Ho una fottuta paura che lei mi piaccia solo perché so che è innamorata di me. Sai quanto mi piace sapere che le ragazze sono attratte da me, sai quanto mi renda fiero e potente, non voglio sentire qualcosa per lei se è solo per il mio ego, va bene? Lei non se lo merita, perché non è le altre deficienti che ci scopiamo, Scorp, lei è una ragazza coi fiocchi e ha bisogno di uno che la tratti con i guanti-
Questo è scemo.
-Ti sei reso conto che il fatto che tu la voglia tenere lontano da te, che ti preoccupi per lei, che ti batte il cuore e tutte le cose che provi quando stai con lei, forse non sono dovute semplicemente dal tuo ego?- domando retorico.
-Se ti piacesse solo per soddisfazione personale, non ti staresti neanche fasciando la testa in questo modo-continuo, sempre con estrema calma.
-Si, ma l’ho notata solo perché lei mi ha detto di essere innamorata di me- esclama esasperato.
-Si e io mi sono accorto di volere Rose solo dopo averla baciata- esclamo -cazzo Al, per due come noi ci vogliono cose estreme per capire chi vogliamo veramente e il fatto che dopo mesi siamo qui a parlarne e a preoccuparci, non è solito per noi. Vorrà dire pur qualcosa- esclamo con veemenza.
-Hai baciato mia cugina? Quando?- mi domanda un po’ rabbioso.
-Bhe questa è un’altra storia, ma non è questo il punto Al- rispondo un po’ intimorito dal suo sguardo.
-E qual è il punto Scorpius?-
-Il punto è che Rose e Eve non sono le altre e questo lo sappiamo. Sappiamo che non abbiamo mai avuto nessun rimorso a trattare le ragazze senza guanti, mentre con loro cerchiamo di essere il più delicati possibili. Sappiamo dell’effetto sconosciuto e nuovo che hanno su di noi, perché sentiamo che non si tratta solo di un qualcosa di carnale. Sappiamo che sono ragazze come si deve e sappiamo che non meriterebbero due stronzi come noi. Sappiamo che siamo noi stronzi puttanieri ad avere bisogno di loro- concludo senza pensare realmente a quello che dico, butto fuori tutti i pensieri che mi avvolgono quando penso a Rose e a ciò che ormai è per me.
Al abbandona il suo sguardo arrabbiato e si accascia sulla sedia.
-Sono scioccato- sussurra con gli occhi sgranati.
-Ehi, questo è l’effetto che mi fa tua cugina- ridacchio un po’ nervoso.
-Lei sta con Sheppard però- afferma un po’ malandrinamente.
-Non per molto ancora- rispondo burbero.
-Sei geloso eh?- domanda più che divertito.
-E’ semplicemente la verità. Tua cugina è intelligente, prima o poi capirà quanto è coglione Sheppard- esclamo, girandomi a girare la pasta. Ho bisogno di rilassarmi, altrimenti potrei andare di là e spaccare la faccia a quel damerino pazzo che non è altro.
-Lo spero anche io. Non è male, ma non è te- esclama divertito Al.
-Quindi, cosa hai intenzione di fare con Eve?- domando per togliere l’attenzione dalla coppia felice. Non voglio mica guastarmi la giornata.
-Penserò bene a cosa possa significare tutto questo, anche se mi sei stato di grande aiuto, amico- mi risponde Al, poggiandomi una mano sulla spalla.
-Figurati amico-rispondo sorridendogli.
Ad un certo punto una botta forte arriva dalla porta.
-Piccioncini, il tempo per una scopata ve l’abbiamo lasciata, adesso ho fame- esclama divertito Nott.
 -Si anche per due cari,ma adesso prendetevi una pausa, voglio la Carbonara- gli da man forte Zabini.
Quanto sono idioti.




ECCOMI DI NUOVO QUI!
DEVO ESSERE SINCERA, IL POV. SCORPIUS MI SPAVENTA UN PO', MA SPERO 
CHE VI PIACCIA COMUNQUE!
FATEMI SAPERE CHE NE
PENSATE,
UN BACIO H
ERM:*
Ho pensato di lascrivi la collana che Scorpius regala a Rose!!
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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


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Capitolo 18


Questa mattina mi ero svegliata presto. Come ieri non ero riuscita a dormire più di tanto.
Il paesino che avevamo visitato era proprio carino, ma le continue occhiate di Malfoy e la rigidità di Alex non mi facevano stare a mio agio.
Tutti i miei movimenti erano monitorati dal furetto e qualche volta ero riuscita pure a sorprenderlo, per ottenere solo un sorriso malizioso seguito dal solito sguardo strano. Cercavo di rifilargli le mie più cattive occhiatacce, ma dovevo ammettere a me stessa che non avevo fatto un bel lavoro.
Alex non aveva ancora detto niente, ma si vedeva che non gli andava a genio e decideva di lasciare stare probabilmente per la mia promessa fatta sul treno.
Mi baciava, mi abbracciava e mi aveva comprato anche un braccialetto carino ad una delle tante bancarelle, ma non riuscivo comunque a fregarmene del costante sguardo di Malfoy. Non era solo il mio corpo a percuotermi ogni volta, ma adesso ci si metteva pure la mia mente, perché ogni volta mi rifilava il bacio avvenuto nel Reparto Proibito.
Oh, Merlino, aiutami tu!
Questi pensieri occupano la mia mente anche adesso che mi sto dirigendo in cucina, stufa di rigirarmi nel letto in continuazione.
Appena arrivata, apro il frigo e mi prendo un generoso bicchiere di latte fresco, che può aiutare a raffreddare anche la mia mente, che fuma ormai per i troppi pensieri.
-Sveglia anche tu?- salto in aria con il rischio di buttare tutto all’aria.
-Scusa, non volevo spaventarti- continua ridacchiando.
-Tranquillo Lorc- gli rispondo con una mano ancora sul petto -che ci fai già sveglio?-
-Sono sempre stato mattiniero- mi risponde, prendendo il latte dal frigo -tu, invece?-
-Anche. Se dormo troppo mi viene il mal di testa-invento. Non posso di certo svelare a nessuno perché sono sveglia stamattina.
Ci sediamo in silenzio a bere il nostro rispettivo latte.
-Allora … -inizio per rompere il silenzio -è stato bello il regalo che hai fatto a Roxy per natale- cerco di dire con nonchalance, anche se non riesco a trattenere uno sguardo compiaciuto, che nascondo velocemente dietro il bicchiere.
-Ve l’ha mostrato eh?- dice un po’ imbarazzato -bhe, quest’anno volevo regalarle qualcosa di diverso-
-Bravo, hai fatto colpo- dico, sempre proteggendomi dietro il bicchiere.
-Che vorresti dire?-
-Niente di che. Vorresti che dicessi qualcosa?- domando innocentemente.
-No,no- risponde lui troppo velocemente. Rimango a fissarlo un po’.
Non so se non l’abbiano capito o non hanno il coraggio di dirlo, ma in entrambi casi sono degli stupidi.
Si vogliono entrambi, si rispettano entrambi, sarebbero una bellissima coppia e si stanno facendo un sacco di paranoie inutili. Sarebbero evidenti anche se a guardarli fosse un bambino di cinque anni.
-Rose, posso chiederti una cosa?- mi domanda all’improvviso serio Lorc.
-Ma certo-
-Ecco … secondo te -inizia titubante, rimanendo con lo sguardo rivolto verso il bicchiere -Roxy l’ha capito?-
-Capito cosa?- domando, non sinceramente convinta di quello che mi sta chiedendo.
-Ha capito che …-lo vedo prendere un respiro profondo -ha capito che non è più lo stesso per me?-
-Lorc, scusami, mi stai chiedendo se …- adesso tentenno io, non saprei proprio come potrebbe reagire.
-Se Roxy ha capito che mi sono innamorato di lei- conclude per me tutto d’un fiato Lorc.
Sono scioccata. Pensavo che non l’avesse ancora capito, di certo non avrei mai pensato che ne fosse così consapevole. Sorrido contenta che almeno uno di loro si sia svegliato.
-Sinceramente, penso che sappia dei propri sentimenti, ma che non sia sicura dei tuoi- rispondo con evidente felicità.
-Cioè?- mi domanda, iniziando a giocare con il bicchiere con le dita.
-Nel senso che ha capito che è cambiato qualcosa, dal modo in cui parlate, vi guardate, vi toccate, ma non ha ancora capito se è solo lei che l’ha notato o sei proprio tu che sei cambiato. Anzi, siete voi che siete cambiati-
-Perciò se … riuscissi a trovare il coraggio … lei sarebbe favorevole, giusto?- mi domanda, continuando a non alzare lo sguardo.
-Certo che si- rispondo decisa, di modo che non possa avere neanche un ripensamento.
Spero con tutta me stessa che Lorc lo faccia, perché se aspettiamo Roxy, ciaone proprio. Lei è timida, riservata, insicura e non parlerebbe dei suoi sentimenti mai, se non costretta. Lorc potrebbe essere quella spinta che le fa prendere coraggio. Anzi senza sarebbe, è quella spinta.
Lui mi guarda finalmente con un sorriso che gli ricopre tutta la faccia, contento delle mie parole.
-Solo Lorc -inizio seria. So quanto Lorc le voglia bene, ma Roxy è Roxy comunque per me. Lui mi guarda con un velo di panico negli occhi.
-Se osi farle del male, sarà l’ultima cosa che farai nella vita-
-Mi prendo a calci nelle pluffe da solo se oso anche lievemente fare del male a Roxy- mi risponde serissimo.
-Molto bene- gli sorrido, prima di finire il mio bicchiere.
-Prepariamo la colazione e poi chiamiamo gli altri?- domando alzandomi e appoggiando il bicchiere nel lavandino.
-Assolutamente si- esclama Lorc.

***

Questa mattina abbiamo deciso di passarla sulla pista da sci. Non amo particolarmente sciare, ne sono completamente negata, perciò noi ragazze abbiamo deciso di fare un paio di giri con gli slittini.
-Mi raccomando, se succede qualcosa, chiamateci- dichiara Al.
-Certo perché ho bisogno di te per essere salvata- gli risponde divertita Lily - ci penso da sola grazie-
-Voi invece ci chiamate eccome- risponde Lys, dando man forte ad Al. Lui e Lily si guardano per un paio di secondi, poi lei annuisce con un sorriso malizioso.
E’ incorreggibile, davvero.
-Lo dice lui va bene, lo dico io no?- domanda irritato Al.
-Tu non hai mica una bocca sensuale come la sua- gli risponde Lily con nonchalance, salendo sullo slittino che avrebbero usato lei e Roxy. Con le risate di tutti noi e il sorriso malizioso di Lily verso Lys, partono verso la pista.
-Che cazzo intendeva, Scamandro?- domanda Al verso un Lys divertito.
-E che ne so io- risponde Lys, alzando le mani -lo sai come è fatta tua sorella-
-Non ti azzardare a toccare Lily con un dito, mi sono spiegato- ribatte Al, puntandogli addosso un dito.
-Finiscila Al, Lily non è più una bambina- esclamo un po’ irritata dal suo comportamento.
-Lily non è più una bambina? Ha sedici anni-
-E tu ne hai diciassette, che grande uomo vissuto che abbiamo davanti- gli rispondo schernendolo.
Dai è ridicolo!
-E’ piccola per i ragazzi- esclama convinto.
-Le vuoi fare la morale, quando tu ne hai una diversa alla settimana? Bell’esempio- ribatto ancora più infastidita.
Cos’è, maschilismo?
-Non c’entra questo- esclama, lanciando uno sguardo allarmato verso Eve.
-C’entra eccome. Tu te la fai con la prima che capita, mentre lei desidera Lys, Lysander capisci? Amico di famiglia e bravissimo ragazzo. È solo fortunata- esclamo alzando un po’ la voce e ricevendo da Lys uno sguardo di ringraziamento.
-Lascialo nel suo brodo, Rose. Quando crescerà, capirà- interrompe il battibecco con voce un po’ troppo gelida Eve.
La guardiamo tutti un po’ stupiti, soprattutto Al, che sembra voglia dire qualcosa, ma poi ci ripensa.
-Hai ragione, andiamo- esclamo, sorridendo compiaciuta.
Beccati questa Al, non ti basterà schioccare le dita con la mia intelligentissima e bravissima migliore amica.

Passo un paio d’ore con le ragazze a scherzare e a ridere sugli slittini e con la neve. È bianca e soffice, non sembra neanche vera per quanto sia vellutata. Tutto è coperto di bianco, tanto che gli occhi iniziano a fare un po’ male.
Dopodichè abbiamo deciso di andare a prendere una cioccolata calda e dalla nostra postazione al bar, grazie alla vetrina in vetro, riusciamo a vedere i ragazzi.
Alterno lo sguardo tra Alex e Malfoy con la paura che da un momento all’altro possano picchiarsi. Noto che più di una volta Alex lancia sguardi infastiditi verso Malfoy, che ghigna e sorride maliziosamente. Spero non stia facendo battute su di me o sul nostro rapporto.
L’occhio mi cade su Lorc che sta salutando da questa parte e non posso fare a meno di chiedermi se sia giusto raccontare o meno a Roxy la conversazione di stamattina. Se dovessi parlare le rovinerei la sorpresa e invece se decidessi di non farlo, magari poi potrebbe arrabbiarsi con me.
Nessuno però, mi nega comunque di indagare.
-Come mai Lorc non la smette di guardare da questa parte?- domando fintamente stranita -neanche Alex fa così- mi giro per guardare una Roxy imbarazzata -non si fida a lasciarti neanche con noi?- domando, questa volta divertita.
-Ma non dire sciocchezze Rose-
-Vuole guardare semplicemente lo splendore di Roxy- inizia Lily, maliziosamente -questa tuta ti fa proprio un bel culo-
-Lily- esclama Roxy diventando rossa rossa.
-E come l’ho notato io, l’ha notato pure lui- continua Lily.
-Smettila, siamo solo …- inizia Roxy, interrotta da Lily.
-Smettila di dire che siete solo amici, perché non è vero. A momenti neanche Lys mi spoglia con lo sguardo come fa Lorc con te-
-Non è vero-sussurra Roxy.
-Accettare che ti piaccia un ragazzo perfetto per te come Lorcan, non è un delitto- dice Eve con tono dolce.
-Lo so, è solo che …- si interrompe Roxy. Ci lancia uno sguardo, prima di abbassare di nuovo la testa.
Aspettiamo, ansiose che per la prima volta Roxy parli.
-Se non dovessi piacergli?- domanda timidamente e con un’occhiata riesco a fermare in tempo Lily - so che è cambiato il nostro rapporto, ma se fossero solo fantasie nella mia testa? Quest’anno è cambiato tutto e io non so come gestire la cosa-
-Per questo che ci siamo noi- esclama Lily sorridendole -se hai bisogno di consigli di ogni genere, noi siamo qui-
-Lo so che siete fantastiche-
-Qualcuno ogni tanto mi dice: non precluderti qualcosa che ti rende felice, solo perché ti spaventa- le dico, lanciando uno sguardo divertito ad Eve - inoltre, ti fidi di me se ti dico che quel ragazzo è stra cotto di te?-
-Come fai a saperlo?- sussurra Roxy.
-Basta avere degli occhi sai?- esclama Lily, sempre ostentando il suo tatto.
Ma come sempre, non possiamo fare a meno di ridacchiare.
-Io mi fido di te Rose e anche di tutte voi-inizia Roxy guardandoci e sorridendoci -cercherò di lasciarmi andare un po’ di più, d’accordo?-

***
Pov Eveline

Finalmente eravamo tornati a casa al calduccio. Dopo esserci tutti cambiati e riscaldati, ci eravamo stesi sul divano gigante del salotto.
Io ero alla fine di una estremità, a fianco a me c’era Rose in braccio ad Alex con cui parlavo, cercando tutta me stessa di ignorare gli sguardi provenienti dal cugino dagli occhi verdi.
Di fianco a loro vi erano Lily che cercava in continuazione l’attenzione di un Lysander divertito, che faceva finta di ignorarla parlando con Lorc, che aveva tra le gambe un’imbarazzatissima Roxy.
Di fianco vi erano Zabini, Nott e Scorpius che parlavano di Quiddich credo, anche se Scorpius non sembrava tanto preso dalla conversazione, più che altro dalla mia migliore amica in braccio al ragazzo.
E alla fine c’era Al, nell’altra estremità del divano, che non smetteva un secondo di fissarmi, ignorando addirittura il comportamento della sorella.
Non riuscivo di certo a star tranquilla e a parlare con disinvoltura, se lui continuava imperterrito.
Da quel giorno alla Tana, più di una volta Al mi aveva rivolto la parola, con una scusa o con un’altra. Ieri, mentre passeggiavamo per il paesino, si era avvicinato con la scusa del freddo e aveva iniziato a parlare senza sosta di qualsiasi cosa.
Oggi, dopo che i ragazzi ci avevano raggiunti per un’altra cioccolata, si era seduto vicino a me e continuava a sfiorarmi il braccio con il suo.
Mi rivolgeva attenzioni che prima non mi sognavo neanche di ricevere: mi lasciava il bagno, mi faceva entrare per prima in una stanza, aspettava che iniziassi a mangiare io prima di iniziare lui, molte volte l’ho beccato ad osservarmi, mi sorrideva come mai aveva fatto e un sacco di altre cose che mi facevano gongolare all’interno.
La notte stava risultando difficile dormire, con i suoi occhi verdissimi e con il suo sorriso smagliante nella mia testa.
Ovviamente non capivo questo suo improvviso avvicinamento, ma ne ero talmente lusingata, che per il momento non mi ponevo troppe domande.
Troppe domande avrebbero significato troppi pensieri, i quali avrebbero significato una mia istintiva lontananza e saremmo arrivati al punto di partenza, come era già successo in passato.
-Ecco qui ragazzi- mi riporta alla realtà la voce di Lily.
Ero talmente immersa nei miei pensieri che non mi ero accorta di niente, né di aver smesso di parlare con Alex e Rose, né di Lily che se ne andava dal salotto per prendere un mazzo di chiavi, che ora stringeva in mano.
-Queste sono le chiavi delle terme che abbiamo di sotto- continua sorridendo - pronti a scatenarvi?-

***

Erano le terme più belle che io avessi visto, anche perché erano le uniche.
Alla sinistra vi era una gigantesca vasca dalla quale usciva del fumo, derivato dall’acqua calda che conteneva. Alla destra vi erano due piccole-medie saune, che avrebbero ospitato all’incirca una decina di persone.
Tutte le pareti erano colorate di azzurro, che mettevano in risalto le ombre che l’acqua proiettava, grazie alle luci semiforti.
Io avevo deciso di prendermi un lettino della vasca con l’acqua calda e rilassarmi. Adesso capivo perché Lily aveva richiesto il costume.
Nella mia mente ovviamente, alleggiava il corpo scolpito e attraente di Al. Era poco più alto di me, ma le spalle larghe, gli addominali scolpiti, le gambe toniche e il sedere più sodo e perfetto che io avessi mai visto, compensavano alla grande.
Sento qualcuno sdraiarsi accanto a me, ma decido di non aprire gli occhi, perché il mio corpo che trema mi ha già fatto capire di chi si tratta.
-Ti stai rilassando?- mi sussurra con la sua voce fantastica.
-Mhh mhh- è tutto ciò che riesco a partorire. La sua vicinanza mi manda in pappa il cervello.
-Sei ancora arrabbiata con me?- mi domanda, sempre sussurrando.
-A cosa ti riferisci?- gli sussurro di rimando. Ehi, sono riuscita a formulare una frase completa e che abbia senso, pretendo gli applausi.
-Per la storia di Lily- mi sussurra ovvio.
-Non sono mica arrabbiata, solo non capisco-
Prego, altri applausi per il mio autocontrollo!
-Cosa non capisci?-e la sua voce mi appare più vicina e inevitabilmente tremo.
Goodbye autocontrollo!
-Tu hai il diritto di farti una vita, perché lei no? Ti capirei se si trattasse di un decerebrato, ma è di Lysander che parliamo. Ti è andata anche bene- gli sussurro ostentando sicurezza, mentre il mio cuore accelera notevolmente i battiti.
Piano tesoro, prima che ti sente!
-Lo so, hai ragione- sussurra sempre più vicino, tanto che il suo alito si infrange sulla mia guancia.
Oh Merlino, adesso scoppio!
Meno male che siamo immersi nell’acqua calda e posso usare quella come scusa per la mia faccia rossa come un pomodoro.
-Ma è della mia sorellina che parliamo, non riesco ad essere totalmente indifferente-
Sento qualcosa sfiorarmi la gamba e mi irrigidisco di rimando.
-Lo immagino- riesco a sussurrare con moltissima difficoltà.
Rimaniamo in silenzio per alcuni secondi, con il suo respiro che si infrange sulla mia guancia e quella che sembra la sua mano, che sfiora la mia gamba.
Oh Godric, ho paura che senta il battito impazzito del mio cuore.
-Hai un buon profumo sai?- sussurra all’improvviso.
Giro di scatto la testa verso di lui e apro finalmente gli occhi. Ecco, forse era meglio dove stavo.
Mi ritrovo il suo viso ad un centimetro dal mio e due grandissimi e verdissimi occhi mi bloccano sull’attenti.
-Cosa hai … detto?- sussurro scioccata e paralizzata da quegli occhi.
-Che hai un …- deglutisce - un buon profumo-
-Grazie- sussurro, consapevole di essere diventata un’aragosta.
Mi domando se una persona possa scoppiare per l’imbarazzo oppure fumare come una locomotiva a vapore. Credo che mi si adattano entrambi in questo momento.
E il pollice che mi accarezza lievemente la gamba mi sta facendo impazzire e d’istinto, stringo le gambe.
Mi sento maledettamente imbarazzata ed eccitata.
Il suo sguardo cambia leggermente, un lieve velo di desiderio gli passa attraverso gli occhi e ciò non aiuta i miei nervi.
Lo voglio baciare, abbracciare, stringere più che posso. Voglio sentire le sue mani su tutta la mia figura e le labbra baciarmi su tutto il corpo. Lo voglio, tanto.
Non riesco a pensare adesso razionalmente, perché non è matematicamente o fisicamente possibile quando ho Al nei dintorni, figurati ad un centimetro da me.
-Hai le lentiggini- sussurra leggermente sorpreso, prendendomi un po’ alla sprovvista.
-Mhmm mhmm- se parlo, potrei perdere il controllo.
-Adoro le lentiggini- continua con voce roca.
Oh Morgana, ho bisogno di un massaggio cardiaco al più presto.
-Adoro le trecce- continua imperterrito, lanciando uno sguardo alle trecce che porto.
Io amo le trecce!
-Anche … io- voi non avete idea della fatica primordiale per dire due cavolo di parole.
-Lo so- sussurra divertito, non smettendo di avere quel velo di desiderio nello sguardo.
Non è che in realtà è un sogno? Magari mi sono addormentata e sto sognando tutto. O magari sono morta e sono in paradiso.
Intanto il pollice ha iniziato ad accarezzarmi con più sicurezza e una scarica manda in visibilio tutto il mio corpo.
-Hai … freddo?-mi domanda, accentuando il desiderio nei suoi occhi.
Oh Merlino, mi ha sentita!
-Ragazzi non è che potete continuare dopo? È arrivata la pizza-
Saltiamo letteralmente in aria, mentre uno Scorpius assai divertito ci guarda a braccia conserte.
-E secondo te a noi può interessare della pizza, Scorp?- domanda rabbiosamente Al dietro di me.
-Bhe se si ha fame, immagino di si- esclama continuando a guardarci maliziosamente.
Esco dalla piscina consapevole dello sguardo di Al addosso, prendo a velocità supersonica l’asciugamano e mi copro.
-Io ho molto fame, grazie Scorpius- dico imbarazzatissima, capendo subito dopo quanto maliziosa possa sembrare come frase.
Oh, Merlino, mi vorrei prendere a schiaffi a due a due finchè non diventano dispari.
-Allora vado eh- e scappo letteralmente, mentre mi arriva la risatina di Scorpius e lo sbuffo sonoro di Al.
Ma che cavolo era appena successo?
Arrivo dagli altri con la faccia rossa e tutta accaldata.
-E’ successo qualcosa Eve?- mi domanda compiaciuta e maliziosa Rose.
Ecco perché andavano d’accordo lei e Scorpius: erano irrimediabilmente due stronzi.


SCUSATEMI!


ECCOMI QUI!
SCUSATEMI TANTISSIMO PER IL MADORNALE E INACCETTABILE RITARDO!
HO INTENZIONE DI FARMI PERDONARE, PUBBLICANDO ALMENO TRE CAPITOLI PER TRE GIORNI CONSECUTIVI!
GRAZIE A COLORO CHE SONO ARRIVATI FINO A QUI!
UN BACIO,
HERM :*

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***



Capitolo 19


Capodanno è arrivato. Tutti abbiamo indossato magnifici vestiti per la serata, che stiamo attenti a non sporcare mentre sparecchiamo la tavola.
Devo ammettere che il cenone preparato da Malfoy può quasi superare quello di nonna Molly e purtroppo devo ammettere anche che è davvero un gran cuoco. Tutto ciò che abbiamo mangiato era squisito, anche la torta al cioccolato.
-Rose, li lavi tu con la bacchetta?- mi chiede mia cugina Lily, mentre entro in cucina trasportando gli ultimi piatti.
-Certo-
Meno male che la maggior parte di noi ha la bacchetta che può utilizzare, perché lavare questi piatti alla babbana sarebbe stato un inferno.
Sono sola in cucina, mentre gli altri, ipotizzo, stiano sistemando il salotto per il gioco che abbiamo organizzato di fare dopo.
Si chiama “Hai mai alcolico” e diciamo che la presenza di alcool non mi mette a mio agio, ma è Capodanno e ho deciso comunque di lasciarmi andare, nonostante sia cosciente di non reggere una cippalippa.
Dal salotto arrivano risate e gridolini, perciò mi affretto a finire per raggiungere prima gli altri.
-Sicura di non volere una mano?-
Come faccio a trattenere sti maledetti brividi? Non c’è per caso una specie di cura?
Sento i suoi passi avvicinarsi e dopo una manciata di secondi, si appoggia al bancone di fianco a me.
-No, grazie- rispondo sembrando tranquilla, non distogliendo però lo sguardo dai piatti che sto lavando con la bacchetta.
Sapete ci vuole concentrazione se si vuole che l’incantesimo venga perfetto.
-Se so cucinare, so anche lavare dei piatti- esclama divertito.
-Tranquillo, ho finito- mi affretto ad aggiungere e non posso fare a meno di lanciare uno sguardo verso la porta.
Ti prego Merlino, fa che non entri Alex.
-Il tuo fidanzatino è geloso fino a questo punto?- domanda un po’ infastidito.
-Non lo sarebbe se qualcuno si facesse gli affari propri- esclamo senza pensare e un po’ infastidita.
Ritorno a guardare i piatti, notando che ne sono rimasti davvero due contati, ignorando il suo sguardo persistente su di me.
-Che vuoi dire?- domanda sorpreso.
Ah, fa pure il finto tonto?
Non mi ero resa conto come mi innervosisse sapere che rovinava la vita anche ad Alex e mi innervosiva ancora di più il fatto che lui facesse finta di niente.
-Sai bene cosa voglio dire- gli rispondo più gelida di quanto volessi, mentre ripongo con un gesto frettoloso gli ultimi piatti al loro posto.
-Invece non lo so- risponde con lo stesso tono gelido, rimanendo sempre appoggiato al bancone.
Ignoro lui e il suo fare fastidioso, e mi dirigo verso la porta per raggiungere gli altri.
-Non provare ad andartene Rossa- esclama, prendendomi per un braccio.
Mi giro verso di lui e con uno sguardo gelido e infastidito, cerco di liberare il braccio dalla sua presa.
-Altrimenti che fai?- gli domando utilizzando il vecchio tono di sfida.
-Che cosa ti ha raccontato quel damerino da quattro soldi?- continua lui, rafforzando un po’ la presa.
-Lasciami Malfoy- dico ignorando la sua domanda, tirando di più il braccio intrappolato.
-Non lo farò, finchè non mi dirai che cosa ti ha raccontato- esclama avvicinandosi.
Oh, no no!
D’istinto faccio un passo indietro e lo guardo ancora più infastidita.
Perché deve sempre infastidirmi così tanto?
-Mi stai facendo male, mollami- esclamo cercando di sembrare addolorata.
Il realtà quella presa non mi fa affatto male, anzi i brividi che mi trasmette sono dolorosi.
-I tuoi occhi ardenti dicono il contrario Rossa- si avvicina ancora, divertito.
-Smettila di essere così dannatamente egocentrico- esclamo arrabbiata, tirando forte il braccio. Finalmente riesco a liberarmi e, dopo avergli lanciato la più brutta delle mio occhiatacce, mi affretto a raggiungere gli altri.
-Tu smettila di essere così dannatamente sexy- mi raggiunge la sua voce, mentre varco il salotto.
Per fortuna tutti sono impegnati in qualcosa … bhe, non tutti. Alex è appoggiato al muro alla mia sinistra e lo sguardo d’odio che ha, mi fa tremare.
-Che diavolo vuole dire?- mi domanda in un sussurro rabbioso.
Mi affretto ad avvicinarmi e gli appoggio le mani sul petto.
-Ti prego, lascialo perdere- inizio, cercando di ignorare le mani che tremano - è una bella serata, è Capodanno e il suo ego ferito lo fa comportare come un’idiota-
Alex mi guarda negli occhi, mentre cerco di calmarlo, ma non sembra funzionare.
-Perché cerchi sempre di difenderlo? Perché non riesci a vedere come è fatto realmente?- mi domanda con rabbia, allontanando le mie mani dal suo petto.
-Perché non riesci a capire quanto sia subdolo ed egoista? Perché non lo capisci eh?- continua alzando un po’ la voce.
-Io non ho mai detto che non è subdolo o egoista, sto solo cercando di dirti di non abbassarti ai suoi livelli. Io voglio te e basta- cerco ancora di calmarlo, ma il suo sguardo inizia a spaventarmi.
Lui mi guarda, ma per la prima volta non sembra credere a quello che dico.
-Forse non è lui ad essere egoista, forse lo sei tu, vero piccola Rosie?-mi domanda con tono gelido e inquietante.
D’istinto mi allontano di due passi, spaventata da quella voce, da quel tono, da quegli occhi cattivi.
Sembra essersi trasformato. Non sembra più l’Alex che fino ad adesso ho conosciuto, sembra tutt’altra persona.
All’improvviso però, Alex ritorna Alex di sempre: i suoi occhi si ammorbidiscono, le spalle si rilassano e il sorriso confortante di sempre, gli compare sul suo viso.
Questo non fa altro che spaventarmi di più. Può una persona cambiare tanto velocemente?
Si avvicina e cerca di prendere le mie mani, ma non posso fare a meno di allontanarmi spaventata.
-Scusami Rosie, davvero, non volevo arrabbiarmi così tanto, ma non riesco a controllarmi con quel maledetto Malfoy- esclama Alex, utilizzando il tono affabile di sempre, ma non riesco comunque a calmarmi. Voglio solo allontanarmi il più in fretta possibile.
-Va bene, posso capirlo- cerco di sorridere, senza fargli capire che in realtà sono terrorizzata - raggiungiamo gli altri okay?-
Lui cerca di darmi la mano, ma mi giro in fretta e raggiungo il tavolo allestito dagli altri.
Mi siedo tra Eve e Lily, ignorando le due sedie all’altro lato del tavolo. Per il momento non voglio stare vicino ad Alex.
Cerco con lo sguardo Malfoy e lo trovo esattamente di fronte ad Eve, che mi guarda con uno sguardo quasi preoccupato.
Il mondo si sta ribaltando: Alex è il maligno e Malfoy il buono.
Adesso non esageriamo va!
-Allora- inizia la voce felice di Zabini - siamo qui per ubriacarci cari e, quale modo migliore, se non “Hai mai alcolico”?-
-Allora il gioco è semplice: il giocatore prescelto dovrà affermare di “non aver mai” fatto qualcosa e coloro che hanno fatto quella cosa scelta dal giocatore, dovranno bere. Il compito del “riempi il bicchiere” spetta a Scorpius, lo stronzo che non si ubriaca neanche a morire, perciò possiamo essere sicuri che i bicchierini saranno riempiti nel modo corretto fino alla fine del gioco- continua Zabini facendo ridere tutti -prego Scorp, riempi i bicchieri-
Malfoy con un colpo di bacchetta, riempie il bicchiere di un liquido giallo ambra di ognuno di noi.
-Bene, inizio io, così capite come funziona -continua Zabini, elettrizzato -allora … “Non ho mai … preso una E a scuola” e adesso devono bere tutti coloro che hanno preso una E a scuola- conclude soddisfatto.
Ovviamente io, Al, Lys e, con mia grande sorpresa, Malfoy beviamo il nostro bicchierino.

-Non ho mai … -inizia la voce di Lys, prima di guardarci con un sorriso malizioso - fatto sesso in luogo pubblico-
-Partiamo già così Lys?- domanda divertito Al, prima di prendere il suo bicchierino e bere.
Con mio poco stupore gli unici che lo seguono sono Zabini e Malfoy.
-Ehi, siamo qui per divertirci no?- gli rifila un altro sorriso malizioso Lysander.

-Non ho mai …- inizia mia cugina Lily - fatto sesso da ubriaca -
-Lily- esclama indignato mio cugino Al, facendo ridere tutti.
-Che vuoi? Almeno sai che sono sempre stata consenziente -esclama di rimando lei sfacciatamente, facendo ridere ancora di più noi altri.
-Io adoro tua sorella- esclama Nott, asciugandosi le lacrime.
-Stai attento a quello che dici- gli risponde gelido Al - bevi e stai zitto-
Ovviamente seguono Not, Al, Zabini, Malfoy e, con mio grande stupore devo ammettere, Alex, Lorc e Lys.
-Fate tutti schifo- esclamo senza trattenermi - non riuscite a tenervelo nelle mutande quando siete ubriachi?- domando, non sapendo chi guardare più schifata.
-Tocca a te Rossa- mi risponde Malfoy, dopo aver bevuto il suo bicchierino -non iniziare a fare la puritana -
Adesso so esattamente chi guardare più schifata, sto razza di furetto spelacchiato!

-Non ho mai … - inizio infastidita, decidendo comunque di ignorare il coglione che mi sta davanti - preso un’un insufficienza a scuola- continuo, non sapendo cos’altro dire.
-Ciò conferma solo quello che ho detto- esclama divertito Malfoy, ricevendo uno scappellotto bello forte da Al.
-Nott non è l’unico che deve stare zitto qui- continua Al, prendendo e buttando giù il bicchierino. E’ seguito da tutti, ma tutti per davvero.
-Sono l’unica a non aver mai preso un’insufficienza? Non ci credo- rimango allibita davvero.
Mafloy sembra voler ribattere, ma una gomitata da Al lo ferma.
-Rosie, se sei un fottuto genio, non è mica colpa nostra- esclama divertita Eve al mio fianco.
-Tocca a te, mostricciatola- esclamo sorridendole.
Alla fine non era colpa mia se avevo ricevuto il cervello di mia madre!

-Non ho mai … - inizia Eve con un sorriso sulle labbra - avuto un animale domestico-
-Ma che domanda è?- si lascia scappare Nott.
-Una bellissima domanda- gli risponde rabbioso Al, lasciando di stucco un po’ tutti, tranne me e Malfoy che siamo visibilmente compiaciuti. Ci lanciamo uno sguardo d’intesa, prima di bere dal nostro bicchierino, seguiti da tutti gli altri.
Poco dopo mi giro verso Eve, che tiene lo sguardo basso senza trattenere un sorriso.
-Una bellissima domanda- le sussurro nell’orecchio, ricevendo in risposta una gomitata bella forte.

-Non ho mai … - inizia Alex, interrompendo il silenzio un pochino imbarazzante che si era creato - giocato una partita di Quiddich-
-Ma in che mondo vivi Sheppard?- esclama scandalizzato Malfoy, anche se in realtà lo siamo un po’ tutti.
Come si fa in tutta la vita a non giocare a Quiddich?
-In un mondo normale Malfoy- esclama infastidito Alex.
-Non sai che ti perdi Sheppard- esclama Nott, prima di buttare giù il bicchierino.
Ovviamente nella stanza tutti buttiamo giù il nostro, con tanto di trasporto. Questa volta sono fiera di buttare giù il mio bicchierino, perché è inconcepibile che non si sia mai giocato a Quiddich.
Lo sguardo compiaciuto di Malfoy mi fa capire che ha inteso i pensieri che mi attraversano la mente. E’ un po’ inquietante il fatto che sappia sempre quello che penso, ma allo stesso tempo mi rende … completa? Felice? Onorata?
Ma che cazzo sto penando, Santa Morgana?

-Nono ho mai … - inizia Roxy - baciato uno sconosciuto -
-Si va bhe, ma volete fare ubriacare solo noi povere Serpi?- esclama mio cugino, prima di buttare giù il suo bicchierino.
A che numero è arrivato? Credo abbia bevuto ad ogni domanda, ma questo non sembra avere effetto su di lui, è assolutamente sobrio.
-Non è mica colpa nostra se voi povere Serpi siete viscide e senza morale- gli ribatte Roxy con un sorrisetto divertito.
-Ehi, ci piace divertirci, questo non vuol dire che siamo senza pudore- inizia Malfoy con un sorriso malizioso - immagina, le migliori serate le ho fatte con le tue care amiche Corvonero, sai Roxanne?- continua, bevendo il suo bicchierino.
-Non ci credo neanche se me lo fai vedere - gli ribatte lei un po’ schifata.
-E poi ti voglio far notare … -inizia Nott - che anche il tuo caro amico Lorcan ha bevuto-
Tutti ci giriamo per notare Lorcan che sta abbassando il bicchierino proprio in quel momento, con un sorriso divertito sulla faccia.
-Fai proprio schifo - sussurra Roxy, schifata al massimo.
-Okkayy- interrompe il momento Lily- a chi tocca?- chiede cercando di essere il più disinvolta possibile, ma lo sguardo nervoso che rifila a Roxy, fa capire tutto il contrario.
-A me -risponde Lorc, lanciando anche lui uno sguardo allarmato verso Roxy.

Prende un bel respiro e inizia a parlare -non ho mai … - si interrompe per rilanciare un sguardo verso una Roxy infastidita - detto Ti Amo a nessuna -
Lo sguardo che le sta riservando parla da solo, come ha fatto Roxy a non accorgersi di niente, a non capire che Lorc è dannatamente, interamente, totalmente pazzo di lei.
Ognuno di noi l’ha capito e ognuno di noi non riesce a non guardarli con uno sguardo che la dice lunga, mentre Roxy tiene giù la testa verso le sue mani, facendo finta che non stia succedendo nulla.
-Allora, non beve nessuno?- interrompe il silenzio creatosi un divertito Zabini - perché se è così, tocca a Lorc bere-
-Perché scusa?- domanda stranito il prescelto.
-Perché nessuno ha fatto quello che hai appena detto. Sono le regole-
Mentre Lorc lancia uno sguardo a tutti, Malfoy con estrema lentezza prende il suo bicchierino e lo svuota velocemente, lasciando ognuno di noi di stucco.
-Non ci credo- esclama Lily parlando per tutti.
Una risata alla mia sinistra interrompe ogni domanda che ci passa per la testa; Alex è praticamente sdraiato sul tavolo, mentre lascia andare la sua risata derisoria.
-Che hai da ridere Sheppard?-
Alex in tutta risposta, sbatte forte una mano sul tavolo e ride più forte.
Lancio uno sguardo a Malfoy che, ignorando Alex, mi rifila lo strano sguardo che mi fa tremare da un po’ di tempo a questa parte.
D’istinto cerco di chiedergli scusa con lo sguardo, perché non è educato da parte di Alex reagire così. Alla fine non conosco e non conosce Malfoy bene, magari come potrebbe conoscerlo Al, e per quanto abbia stupito in positivo anche me, ridere è davvero di pessimo gusto.
Lui in tutta risposta mi sorride, che fa sorridere anche me di rimando, e mi fa l’occhiolino.
-Vuoi continuare ancora per molto?- domanda Al, visibilmente infastidito dalla risata di Alex.
-Devo ammettere che hai stupito anche me Scorp- continua Nott, dandogli una pacca sulla spalla, ignorando la poca delicatezza di Alex.
-Giuro che non vi sto prendendo per il culo, ma è una storia lunga che non mi va di raccontare- gli risponde Malfoy e non riesco a non notare un velo di tristezza passargli per lo sguardo.
Questo mi stupisce ancora di più: Malfoy ha sofferto per amore!
Ha sofferto per una ragazza, sofferto per davvero, e la consapevolezza che Malfoy possa aver amato qualcuna crea in me un senso di … fastidio? Sì, un formicolio di fastidio in tutto lo stomaco.
-Assolutamente amico - gli rifila un’altra pacca Nott.
Dopodichè si gira verso Alex e con un colpo di bacchetta silenzia la sua incontrollabile risata.

-Bene, continuiamo- continua Nott con nonchalance, seguito e apprezzato da tutti - tocca a me perciò … non ho mai, purtroppo devo ammetterlo, giocato a Strip Poker-
E come se non fosse successo niente, Al, Malfoy e Zabini buttano giù il loro bicchierino.
-Dobbiamo assolutamente giocarci, non è possibile che rimani nostro amico senza aver mai giocato a Strip Poker- esclama maliziosamente Malfoy.
-Io di certo non mi oppongo-esclama contento Nott, facendo ridere tutti noi.
-Bhe re dello Strip Poker, tocca a te- continua riferendosi a Malfoy.

-Purtroppo -inizia con il solito sorriso malizioso -non ho mai fatto una cosa a tre -
-Se certo- esclama ridendo Lys.
-No, davvero. Stava per succedere, ma poi mi sono addormentato. Ero troppo sbronzo- gli risponde, lasciando andare una risata e facendo ridacchiare un po’ tutti.
Bhe io di certo non rido, mi fa schifo solo il pensiero che abbia quasi fatto una cosa a tre, è disgustosa Santo Merlino!
Con mio stupore beve solo Zabini, per poi lasciarsi andare ad un sorriso straffottente.
-Non voglio neanche farvi sapere che cosa vi perdete cari signori e signore- esclama subito dopo.
-Le signore qui presenti sono disgustate solo all’idea- ribatte Lily con la stessa faccia schifata di noi altre.
-Provare per credere-
-Ben, devo prenderti a cazzotti per farti tacere?- esclama rabbioso Al, facendo ridere tutti. Non smetterà mai di trattarci come se avessimo cinque anni e avessimo ancora bisogno di protezione, non capirà mai che quasi quasi siamo noi a proteggerlo!
-Dai papà orso, tocca a te per finire il giro- esclama Zabini divertito.

-Non ho mai - inizia mio cugino, ignorando uno dei suoi amici più cari - ricevuto una foto nuda da qualcuno -
-Ma riuscite a fare domande decenti? Come facciamo a bere noi, se tutte queste schifezze sapete già che non le abbiamo fatte?- esclama un po’ inviperita Lily, mentre ancora una volta solo le Serpi bevono.
In effetti non ha tutti i torti.
-Bhe, nuovo giro, nuova corsa - inizia Zabini - vi promettiamo che faremo domande un po’ meno … inopportune- lanciandoci un sorriso malizioso che non promette nulla di buono.
Sospiro esasperata!

***

Le domande erano state, come promesso, meno inopportune, e per questo adesso mi ritrovavo un po’ barcollante, mentre cercavo di raggiungere insieme agli altri il piazzale davanti alla casa dove avremmo fatto scoppiare i fuochi di Capodanno.
Zabini e Nott si erano offerti volontari per il compito di accendere i fuochi, ovviamente comprati dai Tiri Vispi Weasley.
-Ragazzi mancano solo cinque minuti- esclama Lily emozionata, mentre è ancorata al braccio di un Lysander evidentemente contento. L’alcol ha fatto bene ad entrambi, dato che da quando abbiamo smesso di giocare, non fanno altro che toccarsi con ogni scusa possibile.
-Sicuramente hanno quasi finito di preparare tutto- esclama Al piuttosto allegro, mentre continua, cosciente o no, a girare attorno ad Eve, visibilmente felice.
Anche loro con ogni scusa immaginabile, cercano di stare più vicino possibile all’altro, continuando a guardarsi senza sosta, a sorridersi molto spesso e a sfiorarsi con estrema delicatezza.
-Mancano tre minuti- esclama saltellando Roxy, facendo ridacchiare un Lorcan abbracciato alla sua schiena con uno sguardo da pesce rincoglionito.
Sento una mano poggiarsi sulla mia spalla e mi giro per incontrare gli occhi lucidi a causa dell’alcol di Alex.
-Ehi- mi arriva il suo sussurro, insieme all’odore dell’alcol.
Reprimo una smorfia disgustata - ehi-
-Manca … esattamente - inizia abbracciandomi da dietro - un minuto … al nostro primo … Capodanno - conclude con quella che crede essere una voce sensuale, ma che io scambio per sbiascichi insensati.
Riesco solo ad annuire, dato che non riesco a togliermi di dosso questo senso di fastidio; è lo stesso che ho provato quando lui ha riso di Malfoy, solo accentuato dalla sua vicinanza. Se fosse per me di certo non sceglierei di stare tra le sue braccia in questo momento; è l’alcol che rallenta ogni mio movimento, senza però fermare la mia mente.
E’ questa la scusa che posso raccontarmi per quello che succederà da qui a trenta secondi?
Fatto sta che non mi rendo conto di niente!

10 …
Sento le mani di Alex prendermi la vita e girarmi verso di lui.

8...
Il sorriso un po’ sbilenco del mio ragazzo compare davanti ai miei occhi, mentre non riesco a non pensare di non voler essere con lui adesso.

6...
Il suo viso si avvicina, mentre io vorrei solo scappare.

5...
Sono totalmente immobile, mentre nella mia mente compaiono solo due occhi grigio ghiaccio.

4...
Il mio braccio inerme viene preso e mi sento tirare, per finire contro un petto forte.

3...
I miei occhi sgranati e stupiti incontrano due paia di occhi grigio ghiaccio che mi guardano famelici.

2...
Il mio corpo viene percosso da brividi, mentre con estenuante lentezza, avvicina il suo viso al mio.

1...
La sua bocca incontra la mia e vengo ripercossa da scariche di energie che non pensavo di desiderare così tanto.

All’inizio sono talmente stupita che non reagisco, rimango immobile mentre il suo forte odore di cioccolato mi invade tutta, mentre le sue labbra morbide giocano delicate con le mie, mentre le sue grandi mani imprigionano la mia vita.
Subito dopo vorrei rispondere al bacio, vorrei farmi invadere per sempre da queste scariche di energie, dalle sue mani, dalle sue labbra, ma non faccio in tempo a pensarlo che altre mani imprigionano le mie spalle e vengo catapultata all’indietro, lontano da lui.
Tutto avviene velocemente: Alex gli tira un pugno in faccia, arrabbiato e infuriato; l’altro, infastidito dall’interruzione, non impiega però che due secondi per rispondere con un altro pugno e, come era successo alla mia festa di compleanno, iniziano a darsele di santa ragione. Ma questa volta non riesco a fare niente, se non rimanere a guardarli stupita, senza capire se  più per il bacio o per l’emozioni che mi ha trasmesso, di nuovo.
Di corsa arrivano gli altri che cercano di separarli, senza molto successo, mentre le ragazze raggiungono me, ancora confusa e destabilizzata.
-Che è successo Rose?- mi domanda mia cugina Lily, mentre i ragazzi cercano ancora di dividerli.
-Mi ha baciata- sussurro spaesata, cercando di non far caso alle scariche d’energie che mi trapassano il corpo.
Le altre inizialmente mi guardano senza capire, poi però Eve sgrana leggermente gli occhi e si copre la bocca con una mano.
-Scorpius?- mi domanda un po’ intimorita, mentre io non riesco a fare altro che annuire.
Rimango totalmente inerme anche quando i ragazzi riescono a dividerli e a portare Malfoy in casa e Alex lontano vicino al bosco.
Rimango lì, con l’immagine nella testa dello sguardo di speranza sul volto di entrambi, che mi hanno rifilato prima di essere allontanati.
Rimango lì, con la testa che mi dice di raggiungere Alex, perché è lui il mio ragazzo e sarebbe giusto così.
Rimango lì, mentre il cuore e l’impulso di riprovare quelle maledette scariche mi dicono di raggiungere Malfoy, mi suggeriscono la scelta più sbagliata che io possa mai fare.

Sei sicura che sia proprio sbagliata questa scelta?
Mi sento chiedere da una voce nella mia testa, ma non posso di certo ascoltarla, non posso e basta.
La mia testa, il mio corpo, il mio cuore sono totalmente stupiti, elettrizzati, euforici, confusi, spaesati, destabilizzati.
Adesso che cazzo faccio?

ECCOMI DI NUOVO QUI!
FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE EH!
UN BACIO,
HERM:*



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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***



Capitolo 20


Credo di essere rimasta lì a fissare il vuoto per almeno una decina di minuti, continuando a ripetermi che dovevo assolutamente raggiungere Alex, mentre le mie gambe non si muovevano di un millimetro.
Le ragazze continuano a pormi domande alle quali non rispondo, continuano a scuotermi e continuano a guardarmi con quello sguardo preoccupato.
-Rose, per favore, vuoi dire qualcosa?- Eve.
-Mi hai detto di fidarmi di te, anche tu puoi fidarti di noi, lo sai vero?- Roxy.
-Bacia così dannatamente bene che non riesci a fare altro eh?- Lily, ovviamente la solita.
Ma non mi importa di quello che dicono, io devo andare da Alex.
Finalmente riesco a muovere la testa, non so con quale forza di gravità, per cercare di capire dove si fosse nascosto.
Riesco ad individuarlo subito, seduto appoggiato con la schiena ad un albero e con la testa tra le mani.
Ignorando le mie cugine, bloccate da Eve, mi dirigo verso di lui, senza pensare esattamente a quello che gli voglio dire, a quello che voglio fare.
Mi avvicino lentamente e ad ogni passo la confusione nella mia testa aumenta, il cuore accelera e le mani iniziano a sudare.
Lo sapete, adoro avere il controllo su tutto e questa situazione, di cui non ne sono il comandante, mi spaventa e mi disorienta.   
Arrivo davanti a lui, mi abbasso appoggiandogli le mani sulle ginocchia piegate, decidendo di lasciarmi guidare  dall’istinto, dato che la mia razionalità e il mio autocontrollo sono fuori uso.

Come è giusto che sia, non posso farmi di certo scappare uno come Alex per uno come Malfoy.
Nonostante negli ultimi tempi mi abbia mostrato molto più dello sguardo strafottente e delle solite battutine sarcastiche, aver scelto di baciarmi allo scoccare della mezzanotte di Capodanno, sottraendomi dalle braccia del mio ragazzo, è l’atteggiamento tipico del Malfoy che conosco da sette anni.
Stronzo, subdolo e calcolatore.
Ciò ha confermato la mia premura di non lasciarmi abbindolare da delle futili scariche dovute al nostro primo bacio, da sporadici sorrisi sinceri, da un piccolo spicchio di un Malfoy diverso.
Ha confermato la mia saggia decisione di non farmi scappare un ragazzo speciale come Alex Sheppard.

Rimaniamo in silenzio per un paio di minuti, quando Alex finalmente sceglie di alzare la testa e far incontrare i suoi occhi cioccolato con i miei verdi.
Mi guarda con uno sguardo ferito e deluso, che mi colpisce dritto nelle viscere, che fa nascere in me i tanto ormai familiari sensi di colpa.
-Come hai potuto?- mi domanda in un sussurro, che non fa altro che farmi stare ancora più male.
-Io non … - cerco di dire, non sapendo esattamente cosa sia più giusto fare.
Come al solito, non posso mentire a me stessa affermando che il bacio con Malfoy non abbia suscitato niente in me, questa sarebbe una bugia bella e buona, ma non posso di certo mandare tutto all’aria con Alex, il primo ragazzo che mi abbia fatto sentire speciale, voluta, desiderata, la mia prima storia importante.
Mi schiarisco la gola e questa volta parlo più decisa.
-Io non volevo assolutamente che succedesse tutto questo, non ne sapevo nulla. E’ stato lui a baciarmi, io non ho assolutamente risposto al bacio- inizio, ignorando la voce che mi ricorda che volevo eccome rispondere al bacio - Non voglio assolutamente che tu arrivi a pensare che non sei niente per me o che ti sto usando per qualche scopo, o non so … ti giuro che non era mia intenzione ferirti e che mi fa star male vederti così, giuro, mi fa star male - ho continuato, scegliendo di non abbassare mai lo sguardo.
Alla fine non ho fatto altro che dire la verità. Non sto con Alex perché lo amo è vero, ma mi piace e ci sto bene, perciò ferirlo è l’ultima cosa che voglio fare.
-Bellissimo discorso Rose - inizia con un sussurro, continuando ad avere quello sguardo ferito - ma l’unica cosa che volevo sentire, non l’hai detta -
Ma a cosa si sta riferendo?
-Intendo - inizia, probabilmente accortosi del mio sguardo perso e perplesso - che non hai detto che quel bacio non ti ha fatto nessun effetto, che non ha significato nulla, che lui non significa nulla - continua, lasciandomi spiazzata.
-Bhe, pensavo fosse ovvio-
-Ovvio cosa Rose? Che non ti interessi? Ne sei proprio sicura?- mi domanda con un tono scettico, alzando un sopracciglio.
-Certo che ne sono sicura- esclamo infastidita, alzandomi.
Ma è per caso impazzito? Saprò se mi interessa o meno Malfoy e l’unica cosa di cui sono certa è che la risposta sia No!
Malfoy non mi piace, soprattutto dopo stasera.
-Perciò, riusciresti a guardarmi negli occhi e a dirmi che quel bacio non ha significato nulla e che lui non suscita neanche una piccola emozione in te?- continua con quel tono scettico, alzandosi anche lui.
Mi avvicino di un passo e punto con determinazione i miei occhi nei suoi - stammi bene a sentire, perché non lo ripeterò più - inizio con un tono visibilmente infastidito - quel furetto spelacchiato non suscita in me neanche una piccola emozione, tanto meno le sue labbra schifose appoggiate sulle mie con forza - continuo, cosciente di star esagerando - anzi, l’unica emozione che suscita in me è schifo e disgusto per la totale mancanza di rispetto nei MIEI confronti, non di certo nei tuoi, dato che ridi delle sue di emozioni - dico freddamente.
Lui è letteralmente stupito, ma non me ne importa niente.
-Se non hai capito a cosa mi stia riferendo - continuo imperterrita - te lo dico subito. Mi sto riferendo al momento in cui hai riso perché Malfoy ha ammesso di esser stato innamorato e di aver detto Ti Amo ad una persona. E la vuoi sapere un’altra cosa?- domando retorica, fregandomene di una qualsiasi risposta che possa volermi rifilare -Vuoi sapere perché penso mi abbia baciata? Non perché ha un interesse per me o un debole o come lo vuoi chiamare, ma perché voleva infastidire te, voleva farti arrabbiare, voleva mancarti di rispetto, nello stesso modo in cui tu l’hai fatto con lui - continuo, ormai senza sosta - non ti azzardare a dire che lo difendo, anzi, l’unica qui che dovrebbe sentirsi offesa sono io- esclamo alzando un po’ la voce - l’unica che si deve sentir sempre sotto accusa da te, nonostante più di una volta ti abbia detto che di Malfoy non mi interessa, l’unica che si sente usata per dimostrare all’altro chi è il più forte, l’unica che deve sempre stare attenta a quello che dice o a quello che fa. Ma adesso o inizi a fidarti di me, inizi a capire che non sono le altre e che non sceglierò Malfoy, inizi a capire che se sto con te è perché voglio te, o mando al diavolo tutto- concludo finalmente con il fiatone.
Alex è totalmente basito, ma non lo sarà mai quanto lo sono io di me stessa.
Coscia che la prima parte del discorso sia molto enfatizzata, la seconda proprio per niente. Non avevo capito di pensare a tutto ciò fino a questo momento, quando ho deciso di parlare con l’istinto e di fregarmene del suo pensiero. È la prima volta che mi sento così fiera di me, così … affascinata da me stessa e dalla mia grinta.
Lui continua a guardarmi, ma subito dopo si fionda sulle mie labbra.
All’inizio cerco di respingerlo, ma lui rafforza la presa sulla mia nuca, baciandomi con passione.
Decido di rispondere al bacio nella stessa maniera, facendomi guidare di nuovo dall’istinto.
Con questo bacio magari vuole farmi capire che finalmente non ci sarà nessun Malfoy nella nostra storia e che ha capito che io voglio solo lui. Speriamo.
Veniamo interrotti da qualcuno che dietro di noi si schiarisce la gola. Ci giriamo per ritrovarci mia cugina Lily che ci sorride maliziosamente e ci mostra un mazzo di chiavi tra l’indice e il pollice della mano destra.
-Ho interrotto qualcosa?- domanda sempre più maliziosamente.
-Che vuoi Lily?- domando un po’ divertita, mentre mi raggiunge la risatina di Alex all’orecchio.
-Ho qualcosa per voi, se volete - ci dice, sbandierando ancora il mazzo di chiavi.
Alzo il sopracciglio in tutta risposta.
-Sono le chiavi delle terme. Ho pensato che volevate passare un po’ di tempo insieme, dato gli ultimi avvenimenti- continua ghignando apertamente.
Ma guarda che faccia tosta!
Intanto Alex si è avvicinato a mia cugina per rubarle le chiavi e subito dopo si è girato verso di me con un sorriso felice, senza nessun rimasuglio del dolore che aveva prima.

***

Ci siamo precipitati nelle terme senza preoccuparci di capire la situazione in casa. Ovviamente dal salotto, appena entrati, le chiacchiere hanno cessato, ma noi abbiamo tirato dritto senza preoccuparci di niente.
Una volta arrivati alla terme Alex si gira verso di me e mi sorride, sereno, tranquillo, felice, come se non fosse successo niente. Io invece, che non ho la sua stessa capacità di dimenticare in fretta, sono ancora un po’ destabilizzata da tutta la confusione.
Non riesco a togliermi dalla mente che forse sono proprio io quella utilizzata, usata come mezzo per ferire l’altro, e, inevitabilmente, mi sento ferita e un pochino delusa.
Non credo che Alex lo faccia di proposito, lo capisco dai suoi occhi che gli piaccio davvero, ma noto anche una gocciolina di orgoglio quando nota Malfoy guardarci in cagnesco.
Lo capisco un po’. Dopo anni passati ad essere scartato da tutti e da tutte per colpa di Malfoy, adesso che ha una persona che ha scelto lui per la prima volta, si prende qualche rivincita.
Malfoy invece non mi stupisce per niente. Anzi, dovevo pensarlo fin da subito che c’era qualcosa sotto. Alla fine aveva iniziato ad “interessarsi” a me con un tono diverso dal fastidio, proprio nello stesso periodo in cui io e Alex ci eravamo avvicinati. E dopo tutto quello che aveva combinato a me in sette anni, non mi risultava difficile credere che avesse reso la vita un inferno a qualcun altro.
Però dovevo ammettere che l’essere utilizzata da Malfoy mi faceva rimanere male più di quanto dovesse, più dell’idea di essere utilizzata da Alex.
-Cosa vogliamo fare?- interrompe Alex i miei pensieri, prendendomi le mani e continuando a sorridermi come se non fossi rimasta a guardare il vuoto fino ad adesso.
Questi sbalzi d’umore di Alex mi destabilizzano ulteriormente.
Ah, Morgana!
-Non so, tu cosa vuoi fare?- gli rispondo, non capendo neanche io il tono uscito dalla mia bocca. Neutrale? Indifferente? Menefreghista?
Ma che cavolo ne so.
So solo che ho bisogno di qualcosa che mi faccia smettere di pensare!
-Possiamo fare un bagno?- mi domanda un po’ intimorito, più dalla proposta che dal mio tono di voce.
-Non abbiamo il costume però-
-Bhe l’intimo è un po’ la stessa cosa no?!- mi risponde sorridendomi maliziosamente stavolta. Allo stesso tempo si avvicina di un paio di passi e mi appoggia le mani sulla vita, portando la sua fronte sulla mia.
Chiudo gli occhi cercando di calmarmi, di svuotare la mente.
Ho Alex davanti a me, un ragazzo carino, gentile, simpatico, il ragazzo che la maggior parte delle mamme vorrebbe per la propria figlia.
Intanto nella testa mi passano le immagini di quei maledetti occhi grigio ghiaccio che mi perseguitano da troppo tempo ormai, la sensazione dei brividi che mi trapassano ogni qual volta risento su di me quelle labbra e… BASTA!
Alla fine, se Alex è sereno, perché non dovrei esserlo io?
Rimando indietro la mia coscienza, pronta a rispondermi con mille motivi diversi, e rispondo al bacio che, solo ora mi accorgo, Alex mi sta dando.
Ad un certo punto la mano di Alex trapassa tutta la schiena, arrivando alla cerniera dell’abito, che inizia a slacciare lentamente.
Ignorando il fatto che non sento brividi, ne scosse d’energia, continuo a baciarlo, spingendo maggiormente la sua bocca sulla mia, con la speranza di provare qualcosa in più che non sia un semplice formicolio.
E non posso fare paragoni, non DEVO fare paragoni.

Anche perché non c’è paragone!

Sento la voce maliziosa di mia cugina Lily, che scaccio come se fosse una mosca fastidiosa.
Ritorno con la mente alle terme, ad Alex e lo lascio fare, lo lascio fare perché è giusto così.
Ma all’improvviso spinge con forza il suo bacino contro il mio, premendo il suo evidente amichetto attivo e felice contro di me.
Mi spavento talmente tanto che istintivamente mi stacco subito, rischiando di inciampare nell’abito, che senza accorgermene era finito per terra lasciandomi in intimo.
-Che fai?- domando nel panico.
-Scusami Rosie, non volevo- ribatte mortificato con le mani sollevate.
-Se stai pensando di andare oltre- inizio imbarazzata e anche un po‘ infastidita, ma decisa a non dargli false speranze -non è questo il momento-
-Scusami Rosie, davvero- continua dispiaciuto.
So che è dispiaciuto, so che non lo ha fatto con cattiveria, ma non sono sicura di voler fare la mia prima volta con Alex. Almeno non adesso.
-Senti - gli dico, prendendogli le mani e sorridendogli appena.
Mi devo dare una calmata, Santo Merlino!
 - Non è colpa tua, solo che io … ecco … - è più facile pensarlo che dirlo. So che Alex è un ragazzo a modo, perciò non mi prenderebbe mai in giro, ma è imbarazzante comunque.
-Tranquilla Rosie, ho capito - mi sorride apertamente, come se fosse orgoglioso di me. Mi abbraccia, lasciando un piccolo bacio sul mio collo.
-Anzi sono contento, più di quanto tu possa immaginare.- inizia stringendomi più forte, mentre io non riesco a fare altro che rimanere immobile - Ti aspetterò e quando sarai pronta, lo sarò anche io- mi sussurra con voce dolce e consolatoria.
Rimaniamo per un paio di minuti così, io mezza nuda abbracciata a lui che non smette di stringermi con fermezza.
-Un bagno ti va di fartelo comunque?- mi domanda, staccandosi e accarezzandomi dolcemente una guancia.
È proprio un cucciolo però.
E questa sua dolcezza non fa che aumentare i sensi di colpa che provo ogni qual volta mi accorgo che, forse, non è esattamente ciò che desideravo da questa storia.
Nonostante ciò, cerco di non fare caso a niente, cercando di finire in bellezza una serata che non scorderò mai.
-Perché no?- gli dico con il tono più tranquillo del mio repertorio. Sembra abbia fatto centro, perché lui si spoglia rimanendo solo in mutande e, insieme, entriamo nella vasca con l’acqua calda.



RIECCOMI QUA!!
SPERO CHE IL CAPITOLO VI PIACCIA! FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE!
UN BACIO,
HERM :*

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


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Capitolo 21


Siamo sul treno diretti verso Hogwarts per continuare il nostro anno scolastico.
Dopo Capodanno la tensione era palpabile, ma grazie a tutti gli altri che hanno cercato di tenere Alex e Malfoy sempre l’uno nella parte opposta all’altro, non era successo più niente.
Dal mio canto non ho risposto a nessuna domanda posta dalle ragazze. Non avevo voglia di parlarne, di discutere e non volevo che Alex potesse sentire una parola di troppo e pensare male. Volevo dimenticare tutto e decidere che alla fine non fosse successo niente di che.
Più di una volta avevo beccato Malfoy guardarmi con quello sguardo strano, per poi parlare fitto fitto con Al e i suoi amici.
Io? L’avevo semplicemente ignorato.
Mi ero concentrata su Alex e sulle ragazze, che a differenza mia avevano avuto molte soddisfazioni da Capodanno.
Lily non ha fatto altro che elogiare le doti baciatore di Lys. Adesso, uno di fianco all’altra, si stuzzicano e si sfiorano, consapevoli o no non saprei dirlo, ma appaiono come due calamite che non riescono a separarsi.
Roxy imbarazzata ma felice, ci aveva confessato che Lorc, proprio allo scoccare della mezzanotte, l’aveva abbracciata forte a se e l’aveva baciata con trasporto.
Anche adesso che sono abbracciati sul sedile del treno, posso notare la loro felicità e la loro voglia di stare insieme.
Eve invece, con grande sorpresa di Roxy e Lily ma non mia, ci aveva confessato che Al, preso dalla felicità, l’aveva abbracciata e stampato un bacio a stampo. Non sapete che giri di parole per dircelo, Santo Merlino.
Lei aveva da subito cercato di giustificarlo, di non credere a secondi fini come invece eravamo fermamente convinte noi. La posso capire. Per quanto avessi notato lo sguardo e l’interesse di Al verso Eve in questi giorni, anche io all’inizio ne ero rimasta sorpresa e confusa. Purtroppo non avevo ancora avuto l’occasione di parlargli e di confrontarmi con lui, ma dovevo farlo al più presto.
Nonostante la protezione nei confronti di Eve, non posso che essere felice per lei. Dopo Capodanno li ho notati molte volte parlare, giocare, scherzare insieme e speravo con tutta me stessa che Al non stesse facendo il coglione, perché l’avrei davvero ridotto a poltiglia.
Vengo riportata alla realtà da un forte colpo proveniente dalla porta dello scompartimento, dalla quale fa capolinea la testa sorridente di mio cugino Al.
Parli del diavolo…
-Ciao a tutti- ci saluta dando uno sguardo veloce a tutto lo scompartimento, per poi fermarsi su Eve -posso rubarti per cinque minuti?-
Dire che Eve sia rossa come un’aragosta vivente è un eufemismo, ma nonostante ciò, mi lancia uno sguardo e un sorriso e si dirige verso mio cugino.
-Hai capito la piccola Eve?!- esclama maliziosamente Lily, non appena chiusa la porta dello scompartimento.
-Non iniziare Lily- le rispondo ridacchiando.

***
Pov Eveline


Abbiamo appena attraversato la porta del primo scompartimento libero che abbiamo trovato.
Con imbarazzo mi siedo sul sedile, aspettando che lui faccia la stessa cosa sul sedile di fronte. In realtà, sempre con il sorriso sulle labbra, decide di sedersi di fianco a me, troppo vicino per i miei gusti, soprattutto per la mia sanità mentale.
Dopo Capodanno avevamo passato molto tempo insieme, grazie alla sua iniziativa, ma non mi ero ancora abituata al fatto di potergli parlare o ridere.  Nonostante ne fossi felice, un briciolo di panico e paura mi persuadeva sempre tutto il corpo.
Paura che mi prendesse in giro, paura che una volta conosciuta non gli sarei piaciuta neanche come amica, paura di possibili figuracce, paura di un sacco di cose.
-Hai fatto un bel viaggio?- mi chiede, riportandomi alla realtà.
-Si, grazie. Tu?- gli domando, tenendo il mio sguardo sulle mani intrecciate che ho sulle gambe.
Se è così vicino non riesco a guardarlo.
-Si, grazie- mi risponde ridacchiando.
Inevitabilmente lo stomaco si contorce in mille capriole diverse e non posso fare a meno di arrossire.
Rimaniamo in silenzio, lui girato verso di me, io con lo sguardo fisso sul pavimento.
-Ho un sacco di domande da farti, ma non saprei da dove iniziare- esclama all’improvviso, facendomi scattare la testa verso di lui.
Continua a sorridermi come se mi stesse parlando del tempo, come se l’affermazione che gli è appena uscita dalla bocca non fosse niente di che.
Allora perché il mio cuore ha iniziato a battere e le mani a sudare?! Perché sono entrata in panico?
-Chiedimi quello che vuoi- cerco di dire con tono tranquillo, anche se sono terrorizzata dalle domande che mi potrà proporrere.
Ti prego fa che non mi chieda niente del mio passato, fa che non mi chieda niente del mio passato, fa che non mi chieda niente del mio passato… continuo a ripetermi come un mantra.
Se venisse a sapere qualcosa, allora saprei con certezza che mi vorrebbe affianco a se solo per compassione e pena. Io non posso permetterlo.
-Da quando abbiamo deciso di essere amici, ho pensato che alla fine non sappiamo niente di concreto l’uno dell’altra- inizia mostrandomi un po’ di titubanza nella voce - tante volte arrivo a pensare di voler sapere tutto di te, dalla prima virgola all’ultimo punto - continua, questa volta più deciso - altre volte ho invece il timore di chiederti qualcosa … non vorrei essere indiscreto ecco- continua, prendendo una delle mie mani e stringerla tra le sue.
Ecco, se mi tocca è la fine. Bye bye cervello!!
-No…- sussurro abbassando lo sguardo sulle nostre mani - chiedimi quello che vuoi- continuo con un lieve tremolio nella voce.
-Se non vuoi, non è un problema. Era solo una proposta- sussurra anche lui, tanto che sento il suo alito sfiorarmi il viso accaldato.
-Mi piace conoscere le persone che ho vicino a me, che voglio vicino a me- continua sussurrando, inconsapevole dell’effetto disastroso che ha sulla mia persona - sono un curiosone - ridacchia, facendo ridacchiare anche me.
Molto spesso ho notato, proprio come adesso, quanto Al sia attento ad ogni parola che usa, premuroso di non volermi far passare un messaggio negativo. Adoro questa sua protezione e delicatezza nei miei confronti.
Alzo la testa e sorridendogli più tranquilla gli dico che davvero per me non è un problema.
E quando glielo dico sono sicura. Voglio ancora che non sappia del mio passato, c’ho messo anni per farlo sapere a Rose, ma magari se si tratta di futuro, sogni e desideri, non credo ci sia nulla di male.
-Okay, allora possiamo fare un gioco- esclama contento, girando tutto il busto e incrociando le gambe nella mia direzione, senza lasciare la mia mano che giace immobile tra le sue.
-Che gioco?- domando contagiata dal suo buon umore. Alla fine anche io volevo conoscere molte cose di lui.
So che mi avrebbe distrutta conoscere il vero Al, ma non mi importava.
-Allora, a turno facciamo una domanda, alla quale entrambi dobbiamo rispondere- esclama più contento di quanto mi aspettassi.
-Le domande possono essere di qualsiasi genere, così possiamo conoscere le curiosità che abbiamo l’uno sull’altra-
-Sembra divertente- gli rispondo, girandomi totalmente verso di lui e appoggiando la schiena alla parete dello scompartimento dietro di me.
-Okay allora inizia tu dai, le signorine vengono sempre prima-
-Allora … non lo so … Qual è il tuo colore preferito?-
Mi pento subito della domanda. Ma che razza di domanda è?
Adesso mi sarebbe scoppiato a ridere in faccia e avrebbe avuto pure ragione.
-Il verde, ovviamente. Il tuo?-
Non ci credo. Neanche un minuscolo rumore di risata repressa, nessun tipo di stiracchiamento alla gola o nessun tipo di colpo di tosse. Sembrava davvero curioso.
-Il blu- dico ancora imbarazzata dalla banale domanda che gli ho appena posto.
Meno male non ha riso, altrimenti sarei sprofondata. Anzi, si è leggermente protratto verso la mia direzione, come se non volesse farsi scappare nessuna mia parola.
-Adesso tocca a me … vediamo- e si mette la mano sotto il mento - ce l’ho. Quand’è il tuo compleanno?-
-Il 7 Marzo -
-Molto bene. Il mio è il 23 Dicembre. E’ un po’ brutto perché mi ritrovo ad avere regali due in uno, ovvero Natale e Compleanno insieme.- conclude ridendo.
Ricambio la risata, perché fargli sapere che ne sono già a conoscenza mi pare brutto e un pochino disperato. Inoltre adesso è di nuovo il mio turno e non so più che chiedergli. Non perché non abbia domande, semplicemente ho paura di fare quella sbagliata, porgli una domanda che lo mette in difficoltà.
E meno male che siamo alla terza domanda! Come ci arrivo alla fine io?
-Allora, tocca di nuovo a me, si … a me … emmh … il tuo piatto preferito?-
-Tutte le torte di nonna Molly. In realtà tutto ciò che fa lei è buono, ma le torte sono un qualcosa di paradisiaco-
-Io in realtà non ho un piatto preferito, che sia un dolce o un primo o un secondo. A me va bene qualsiasi cosa, basta che non ci sia il formaggio-
-Okay, recepito. No formaggio, capitano- e mette la mano sulla tempia come se fosse sull’attenti.
Rido di gusto, mi viene spontaneo. E’ proprio scemo, ma sta volta in modo positivo.
Ci poniamo altre domande di questo genere: che genere di musica ascolti, cosa fai nel tempo libero, quale squadra di Quiddich tifi, qual è la materia preferita … e via dicendo.
Non riesco a smettere di ridere per l’ennesima battuta di Al, che non ha mai smesso di prestare attenzione a ciò che gli rispondevo e non ha ancora lasciato la mano che prima aveva stretto tra le sue. Ormai mi sono abituata al calore delle sue mani, è piacevole, mi infonde serenità e riesco ogni tanto con il mio pollice ad accarezzare le sue.
Grande passo avanti ragazzi.
-Okay - si riprende Al asciugandosi gli occhi umidi per le troppe risate - adesso possiamo alzare un pochino il livello delle domande - dice con un sorriso malandrino.
-Va bene, tocca a te- cerco di mostrarmi tranquilla, ma non lo sono per niente. Cerco di non fare caso al cuore che batte e alle mani che tremano, non voglio fare la parte della sfigata terrorizzata.
-Giusto. Allora premessa: se non vorrai rispondere alla domanda non mi arrabbierò- mi risponde sorridendomi.
Probabilmente non sono riuscita a mascherare il panico che mi assale, nonostante tutto l’impegno. Ma esattamente come prima, sono contenta della premura che ha nei miei confronti.
-Dicono che quel John con cui sei andata al Ballo, ti abbia invitata perché ha una cotta per te. Solo per curiosità volevo sapere, perché hai accettato il suo invito?-
Sono spiazzata da questa domanda. Sono passati due mesi dal Ballo in Maschera, perché aspettare adesso per chiedermelo?
-Perché è sempre stato gentile con me. Mi ha sempre salutata dovunque mi incontrasse e si è sempre fermato per chiedermi come stavo. Qualche volta abbiamo studiato anche assieme e ho scoperto che oltre ad essere intelligente è anche un simpatico ragazzo- rispondo comunque sincera.
Nello sguardo di Al sembra passare un lieve fastidio, che viene subito mascherato con un sorriso.
-Quindi ti piace?-mi domanda, rafforzando un po’ la stretta intorno alla mia mano.
-In realtà dovresti rispondere alla domanda anche tu. Ovviamente mi dirai perché hai invitato la ragazza con cui sei venuto al ballo- gli dico sorridendogli, facendo finta che non mi avesse chiesto niente.
Pare pensarla anche lui allo stesso modo.
-In realtà mi ha invitato lei. Dato che non potevo andarci con la ragazza che volevo, ho accettato di andare con lei- dice semplicemente, senza rendersi conto del mio cuore che sprofonda.
C’è una ragazza che gli piace, ma lui, invece che prendere coraggio, ha scelto la via più facile.
Dopotutto è Serpeverde, ma è anche un Potter e … C’è una ragazza che gli piace …
Forse questo gioco non mi piace più tanto come prima.
D’istinto cerco di togliere la mia mano incastrata tra le sue, ma lui non me lo permette rafforzando la presa.
-Adesso tocca a te- dice Al sorridendo.
-Ah giusto … Cosa farai dopo la scuola?- gli chiedo la prima cosa che mi passa per la mente, senza nessun tipo di entusiasmo.
Forse è meglio cambiare proprio argomento.
Non riesco comunque a prestare attenzione. Forse con questo gioco vuole farmi capire che vuole essere mio amico e niente di più, togliermi ogni dubbio o pensiero, senza però risultare indelicato.
Peccato che mi faccia soltanto incazzare. Vuole essere solo mio amico? Allora perchè siamo in un fottuto scompartimento soli e soletti?
-… o Auror. Secondo te quale sarebbe meglio?-
-Emm … cosa? - gli domando, facendogli capire di non aver sentito una parola.
Sti cazzi! Non mi importa di quello che dice!
-Ti sto annoiando non è vero?- dice un po’ dispiaciuto.
Ecco, la rabbia si è dissolta come neve al sole.
Managgia a me e ai suoi occhi verdissimi.
-No, no assolutamente. E che quando rifletto molto spesso non mi accorgo di quello che succede - dico senza prendere fiato, sentendomi un po‘ in colpa.
D’altronde non è colpa di nessuno se io sono innamorata di lui, mentre lui no.
-Cosa mi hai chiesto?- gli chiedo un po’ imbarazzata, ma mostrandomi interessata a ciò che mi vuole dire.
E’ vero che magari da lui vorrei qualcosa di diverso da un’amicizia, ma se è solo questo che posso ottenere, meglio di niente.
-Ho detto che sono indeciso tra Auror o Pozionista e secondo te quale sarebbe meglio- mi risponde sorridendo, accarezzando la mia mano tra le sue.
Sono sorpresa di come mi guarda. Sembra davvero curioso e ansioso di sapere ciò che gli risponderò.
Mi prendo due secondi di tempo. Alla fine sono fermamente convinta che nessuno debba dirti ciò che vuoi essere o diventare, né i tuoi genitori, né i tuoi amici, né soprattutto io che lo conosco da poco.
Allo stesso tempo questa fiducia che ripone in me e nel mio giudizio mi fa sentire orgogliosa.
-Sai, penso che nessuno ti dovrebbe dire ciò che è meglio per te. Hai ancora un anno davanti a te o se vuoi andare con calma, in realtà, hai tutta la vita. Penso che spetta a te decidere-
Lo vedo avvicinarsi pericolosamente e vado nel panico più totale, schiacciando più che posso la schiena contro la parete.
Che ha intenzione di fare? Che ho detto di male eh?
-Sai, sei proprio fantastica. Ti confido un segreto. Le poche ragazze che mi hanno chiesto ciò che volevo fare da grande o comunque una volta uscito da qui, hanno saputo solo rispondere che Auror è più figo che essere Pozionista- e detto questo mi da un bacio delicato sulla guancia.
Gli sorrido per ringraziarlo del complimento e poi abbasso la testa per l’imbarazzo. Non oso immaginare il colorito della mia faccia.
E solo che mi sorge una domanda spontanea: che razza di ragazze ha frequentato fino ad adesso? Ci credo che ci dura un settimana poi!
-Adesso tocca a te, mi devi dire che cosa vorrai fare- probabilmente si è allontanato, perché la voce non è più vicina come prima e quando decido, finalmente, di alzare la testa, lo noto fissarmi con un enorme sorriso sulla faccia.
-In realtà sono indecisa anche io. Mi è sempre piaciuto insegnare, ma non eccello in nessuna particolare materia, perciò cosa insegnerei poi?! Ho pensato che, essendo nata babbana, diventare un‘insegnate di Babbanologia non sarebbe male. Non ne sono comunque convinta- ridacchio per scacciare l’imbarazzo - inoltre mia madre ha sempre voluto che facessi l’università babbana, ma come potrei se non risulto, ovviamente, frequentante in nessuna scuola superiore babbana? Non saprei proprio-
-Sei una nata babbana?- mi chiede Al sbalordito -Non lo sapevo- continua. Sembra deluso. E per un momento penso che sia deluso dal fatto che io sia una Nata Babbana, ma poi …
-Non lo sapevo e sai perché? Perché sono un babbuino.- esclama arrabbiato con se stesso.
-Sono un totale idiota. Come ho fatto in 6 anni a non scoprirlo. Ma dove vivevo io dico? Dove? Sulla Luna? Su Marte? Ma io non ci posso credere. Avresti tutte le ragioni ad essere arrabbiata con me, dai come si fa a non sapere una cosa del genere? Come?-
Sono totalmente basita. Ma che diavolo gli è preso?
E perché mai dovrei essere arrabbiata con lui?
D’istinto appoggio la mia mano libera sulle nostre intrecciate, facendo si che ritornasse a guardarmi.
-Ti vuoi calmare?- gli chiedo sorpresa ancora dalla sua reazione.
Gli importa davvero così tanto sapere di me?!
-Non sono assolutamente arrabbiata con te -gli sorrido cercando di calmarlo.
-E’ normale che tu non lo sappia. L’unica persona che lo sa della scuola oltre alla Preside e alcuni professori, è Rose. Glielo confidai al nostro Primo Anno e le confessai che mi vergognavo delle mie origini, perciò le feci promettere di non dire niente a nessuno. Non ho mai trovato nessun’altro di cui fidarmi per raccontarglielo, questo significa che se tu lo sai è perché io ho deciso di fidarmi Al. Non dovresti ess …-
Il mio discorso viene bloccato dalle sue labbra che si posano sulle mie. Ci metto un paio di secondi per realizzare che Albus Severus Potter, la mia cotta da secoli, mi sta baciando. A me, Eveline Zeno.
Per quei due secondi la paura si impadronisce di me. Ma quei due secondi passano molto velocemente quando l’adrenalina, più forte della paura, mi spinge a ricambiare.
Ho lo stomaco in subbuglio, le gambe tremano il triplo di prima e le mie braccia, non si sa come e con quale coraggio, sono ancorate al collo di Al.
Sento le sue labbra sulle mie, una delle sue mani sulla nuca che preme e l’altra sulla schiena che mi abbraccia e non mi viene in mente nessun altro posto in cui in questo momento vorrei essere.
Soprattutto i primi anni che mi accorsi dei sentimenti che provavo per Al, fantasticavo su un nostro ipotetico bacio, senza mai davvero pensare che un giorno sarebbe successo per davvero. Ovviamente non era neanche lontanamente paragonabile il baciatore Al dei miei sogni con quello reale.
Il reale Al sa baciare dannatamente bene.
Che abbia esperienza si nota, dal modo in cui muove labbra e mani. Spero però non si noti la mia NON esperienza, ma in questo momento non posso di certo interessarmene.
Non mi interessa neanche il fatto che questa dannata esperienza l’abbia ottenuta attraverso un miliardo di ragazze durante gli anni.
Non mi interessa niente. In questo momento riesco solo a pensare: mi sta baciando. Mi sta baciando. Mi sta baciando.
Piano piano, dopo secoli, ci stacchiamo. Nonostante la felicità e l’adrenalina non ho il coraggio di riaprire gli occhi.
E se fosse tutto un sogno? E se se ne va? E se si pentisse?
Nonostante questi pensieri, riesco ancora a sentire le sue mani sul mio corpo, le mie braccia sul suo collo e le nostre fronti che istintivamente si sono appoggiate l’una contro l’altra.
Non so se stare zitta, se parlare, se muovermi o se stare ferma.
-Non hai idea da quanto tempo lo voglia fare- sussurra Al sulle mie labbra dopo interminabili minuti.
Non riesco a partorire una frase che sia coerente, non riesco neanche a pensare, a respirare.
Rimaniamo ancora così per altri due minuti, quando all’improvviso decide di prendermi per il sedere e mettermi a cavalcioni su di lui.
-Cosa fai?- sussurro, mentre involontariamente mi aggrappo al suo collo e lui appoggia il suo viso tra il mio collo e la mia spalla.
-Voglio sentirti più vicina- sussurra lasciandomi un bacino sul collo, mentre il mio corpo trema sotto le sue mani e la sua voce.
-Perché?- domando, cercando di non sembrare una disperata.
-Tu non hai idea dell’effetto che hai su di me vero?- sussurra, lasciandosi scappare una risatina.
-Non hai idea di come il tuo profumo mandi in bestia tutta la mia testa? Come le tue labbra mi chiamino e come il tuo corpo mi elettrizza?- continua, mentre aumenta la stretta delle braccia attorno alla mia vita.
Come faccio a dire qualcosa con lui che fa così, me lo spiegate? Sento il battito del mio cuore che tra poco mi esplode dal petto, tutto il mio corpo non fa che fremere e lui davvero crede che io possa anche solo avere la sua percezione di me?
Non so neanche il mio nome adesso!
Strofina delicatamente il suo naso sul mio collo, per poi lasciarci piccoli baci che non fanno altro che peggiorare la mia situazione già precaria.
Adesso capisco perché le ragazze impazziscono.
Mi blocco sul posto! Le altre ragazze…
Mi allontano tanto velocemente che finisco col sedere sul pavimento dello scompartimento.
-Ma che…- esclama sbalordito, frastornato.
Mi alzo altrettanto velocemente e punto i miei occhi arrabbiati nei suoi disorientati.
-Credi davvero che io possa essere una di quelle galline senza cervello a cui basta una tua carezza per andare fuori di melone?- esclamo senza prendere fiato.
-Credi davvero che io possa essere abbindolata? Possa essere presa in giro dal primo deficiente in piena fase ormonale con la convinzione che io sia una scema? Qua, l’unico scemo sei tu, se credi davvero di poter fare ciò che vuoi con me!-esclamo portando la mia tonalità di voce fino a note ancora sconosciute.
Senza aspettare una sua risposta, apro la porta dello scompartimento, la sbatto più forte che posso e corro in direzione del bagno.
Che gran pezzo di merda!



PROBABILMENTE MI ODIERETE!
DOPO QUASI UN MESE DI ASSENZA VI PRESENTO UN CAPITOLO INCENTRATO SU ALBUS ED EVE, SENZA TRACCIA DI ROSE E SCORPIUS, PERCIO' CAPISCO PERCHè MI VORRESTE RIEMPIRE DI POMODORI IN FACCIA!!
COMUNQUE SIA SPERO NON LO FACCIATE!!
PERSONALMENTE ADORO AL ED EVE INSIEME, E VOGLIO SPECIFICARE CHE EVE NON E' PAZZA, E' SOLO ESTREMAMENTE INSICURA E NON RIESCE A CREDERE FINO IN FONDO DI NON ESSERE UN'ALTRA PREDA PER AL.
SPERO CHE PIACCIANO ANCHE A VOI INSIEME!
SCUSATEMI PER L'IMPERDONABILE RITARDO E VI RINGRAZIO PER ESSERE ARRIVATI FINO A QUI!
UN BACIO,
HERM :*

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***



Capitolo 22


Pov Scorpius

Non avevamo fatto in tempo a ritornare, che le lezioni erano iniziate. Prima ora del lunedì iniziare con Difesa è davvero un trauma, peggiorato dalla presenza della Rossa in compagnia del damerino pazzo.
Inevitabilmente non riesco a non pensare a Capodanno, alle sue labbra sulle mie nuovamente.
Preso dall’alcool e dalla rabbia di vederla abbracciata con lui, non ero riuscito a trattenermi e l’avevo baciata, allo scoccare della mezzanotte.
Da una parte non ne sono pentito, il suo corpo aveva reagito esattamente come l’ultima volta: tremando, dimostrandomi che non le sono per niente indifferente.
Dall’altra invece, ho rovinato quel piccolo rapporto che avevo creato con lei. Non mi guarda più, non risponde alle mie provocazioni e ogni volta che cerco di avvicinarmi per scusarmi, lei riesce a svignarsela più veloce della luce.
Il sorriso soddisfatto che il damerino mi rifila ogni qual volta lo becco in Sala Comune, accentua il nervosismo dentro di me.
Non riesco davvero a capire come una tosta come Rose voglia un pappamolle come Sheppard.
Per un peperino sexy come lei, ci vuole un altrettanto peperino sexy come me, Santo Salazar!
Lei ha bisogno di uno che le tenga testa, che la sfidi, che la faccia arrabbiare, che la stuzzichi, che la renda viva in poche parole. Un morto come lui come può tenere accesa la fiamma che ha negli occhi una leonessa come lei? Come?
I miei ormai abituali e quotidiani pensieri vengono interrotti dal rumore della porta dell’aula che viene aperta, susseguito da un rumore di passi.
Con fare annoiato mi giro verso il professore.
Con stupore il cuore inizia a battere e quegli occhi neri come la pece rincontrano i miei grigio ghiaccio dopo tanto tempo.
Non sono preparato ad un suo ritorno, a rivederla più bella che mai davanti a me.
Non sono preparato a riprovare e a rivivere ciò che lei mi provoca.

***

Pov Rose

-Buongiornissimo a tutti- esclama Daniel, contento ed eccitato come suo solito.
Oggi c’è la partita contro Corvonero e dobbiamo batterli senza nessun rimorso. Non possiamo permetterci un’altra sconfitta, altrimenti possiamo scordarci la Coppa quest’anno.
-Siamo qui pronti per una nuova sfida. Mamma… volevo dire, Madame Care ha dato il fischio d’inizio. La pluffa viene intercettata dalla bellissima Rose Weasley, che passa all’altra bellezza della squadra Emma Bisquits, che con poche mosse, segna il primo punto per Grifondorooooooooooo- urla Daniel, saltellando come un pazzo scatenato.
Bene se iniziamo così, li stracceremo di sicuro.
-Grifondoro quest’anno, con modestia e oggettività da parte del sottoscritto, ha riorganizzato una squadra fortissima. Un applauso al capitano McLeggan che ha fatto questo miracolo!- ridacchia fiero della sua battuta.
Non faccio molto caso a quello che dice, so solo che dopo quindici minuti dall’inizio della partita siamo 50 a 0 per noi Grifoni.
I Corvonero non sono neanche riusciti ad avvicinarsi alla nostra porta, perciò adesso hanno formato una barriera davanti al loro portiere per limitare i danni.
Peccato che ad un certo punto Thomas ha preso velocità, puntando la tribuna dei Grifoni.
Dalla mia postazione riesco a vedere uno dei battitori di Corvonero impugnare la mazza e lanciare con molta forza uno dei bolidi contro Thomas, ignaro di tutto.
D’istinto mi lancio, gridando a Thomas di stare attento, ma tutto succede in un secondo.
Il bolide cambia improvvisamente traiettoria puntando la sottoscritta. Non riesco nè a rallentare, né a scansare il bolide, che mi colpisce forte nello stomaco tanto da farmi precipitare.
L’ultima cosa che vedo è il buio.


Mi sveglio con un dolore allucinante allo stomaco, tanto che non riesco ad aprire gli occhi.
Percepisco di essere sdraiata su un qualcosa di morbido, immobile. Cerco di portare le mani allo stomaco, ma il dolore me lo impedisce, addirittura mi tappa le orecchie e non riesco a percepire niente.
Cerco di ricordare cosa mi sia successo e l’immagine di un bolide che sfreccia verso di me mi appare davanti.
La partita di Corvonero!
-Rose?- sento una voce vicino e una mano che delicatamente mi scuote una spalla.
Vorrei rispondere, ma non riesco proprio. Il dolore che mi pervade non mi permette di fare niente e mi confonde le idee.
-Madame Chips - sento dire da un’altra voce, questa volta con un tono più alto -credo stia per svegliarsi-
Sento dei passi frettolosi avvicinarsi sempre di più.
-Signorina Weasley?- sento chiaramente la voce di Madame Chips -riesce a sentirmi?-
Vorrei aprire gli occhi, muovere una mano, un mignolo, ma il dolore sembra aumentare.
-Volete allontanarvi tutti? Le state troppo addosso! Si, anche lei signorina Zeno- esclama inviperita Madame.
Non faccio in tempo a pensare di voler muovere le labbra per far capire a tutti che sono sveglia, che il buio si impossessa di me, di nuovo.

***

Pov Eveline


Quella maledetta megera!
Come possiamo stare tranquilli, quando Rose è stesa sul lettino dell’infermeria da tre giorni senza averci dato nessun segno di vita! Come?
Nessuno era riuscito a fare niente. Gli studenti e i professori sulle tribune erano riusciti solo a gridare scioccati, i giocatori in campo si erano immobilizzati, increduli e inermi.
Poco prima che Rose toccasse il suolo, la Preside era riuscita a rallentarle la caduta, di modo che il corpo svenuto si posasse con delicatezza sul terreno del campo.
Un secondo dopo tutti si erano agitati, chi spingeva, chi si spintonava per arrivare prima e avere la miglior visuale sul corpo di Rose.
Io a differenza degli altri non ero riuscita a muovere un muscolo. Ero come bloccata, bloccata dall’idea che Rose si fosse fatta davvero male questa volta.
Il primo pensiero era stato: Cosa faccio senza Rose?
Poi mi sono maledetta subito. Non era la prima volta che si faceva male a Quiddich, ma tutte le volte, le magiche mani di Madame Chips, l’avevano fatta ritornare come nuova.
Questa volta però, tutto sembrava diverso. Non riuscivo a togliermi di dosso, anche adesso che sono passati più di tre giorni, questa costante e perenne sensazione negativa.
Sembrava aumentare sempre di più.
I miei pensieri vengono interrotti dalla porta della Stanza delle Necessità.
Si, dopo che Madame Chips ci ha cacciati tutti, sono corsa via e mi sono nascosta qui.
Avevo però ordinato alla Stanza di non far entrare nessuno, perciò quando spunta il viso di Al dalla porta, non posso che rimanerne sorpresa.
-Che ci fai qui?- gli domando infastidita, alzandomi dal divanetto che avevo ordinato alla Stanza di far apparire.
Dopo quello che era successo sul treno, ero riuscita ad evitarlo, a depistarlo.
Che Al fosse uno stronzo lo sapevo, ma non pensavo riuscisse a fare lo stronzo anche con me, la migliore amica della cugina preferita.
A Rose non avevo raccontato nulla, perché non avrebbe esitato ad ucciderlo, e poi, volevo vedermela io questa volta.
Fino ad adesso ero stata brava a mascherare ogni mio momento di riflessione giornaliero, mentre la notte era risultato più difficile.
Era diventato complicato dormire, la mia mente non faceva altro che farmi rivivere tutto con estrema minuzia. Ogni parola sussurrata, ogni bacio, ogni carezza, ogni abbraccio, ogni brivido, ogni sensazione.
Era un’agonia!
-Ti ho vista scappare e volevo assicurarmi che stessi bene- sento la sua voce esitante arrivarmi alle orecchie, mentre entra completamente nella stanza.
-Non dovevi- rispondo duramente - ma comunque sto bene-
Rimango immobile, mentre lui si avvicina di un paio di passi con un’espressione scettica sul volto.
-Ne sei sicura?-
-Lo vuoi per caso sapere meglio di me?- gli rispondo beffarda, facendogli sgranare gli occhi.
Ma che ha da stupirsi? Dopo quello che ha fatto, si aspettava la docile Eve pronta al suo servizio?
Inoltre la mia preoccupazione adesso è rivolta solo ed esclusivamente a Rose.
-Non era certo questo quello che intendevo- mi risponde con estrema calma -vorrei solo …-
-Senti Albus, dimmi velocemente cosa vuoi e vattene- lo interrompo.
Non ho né voglia, né tempo da sprecare per sentire le infinite parole che ha da riversarmi. Voglio rimanere qua e continuare a piangere in santa pace.
-Volevo solo parlare con te- esclama, avvicinandosi ulteriormente.
-Non ti avvicinare, tanto te ne devi andare- dico con una nota di panico.
-Allora forse non mi sono spiegato - inizia con un lieve tono di rimprovero - non me ne vado Eveline- continua addolcendo la voce.
Nonostante sia infastidita dal suo comportamento, non posso frenare il mio stomaco che sobbalza al suono del mio nome.
-Gli amici si vedono nel momento del bisogno- esclama, continuando a camminare nella mia direzione.
Il mio cuore, già di per se fragile, subisce un altro colpo. Si dice che gli uomini siano duri di comprendonio e Al è il primo in classifica.
Come può non notare ciò che provo per lui, il modo in cui lo guardo, il modo in cui gli parlo, il modo il cui il mio cuore muore ad ogni suo sorriso.
Come può non notare la ferita che mi provoca ogni volta.
Come può chiamarmi amica e poi baciarmi in quel modo.
La mia mente mi riporta a quel giorno sul treno e la mia coscienza mi ricorda, come ogni volta, che io non sono diversa, che lui mi considera come tutte le “amichette” che si porta a letto.
Ma io non sono loro, io ho una dignità!
Prima rispetto me stessa e poi gli altri!
Non permetto a nessuno di prendermi in giro!
E la rabbia inevitabilmente cresce.
-E baci tutte le amiche?- gli domando dura, tanto che lo faccio bloccare sul posto.
-Le abbracci e dici loro che il loro profumo manda in bestia tutta la tua testa, che le loro labbra ti chiamano e che i loro corpi ti elettrizzano?- continuo, avvicinandomi io questa volta.
Se mi dice anche solo una parola sbagliata, lo riempio di botte!
-Sai Albus, forse sei tu quello che non ha capito- continuo fermandomi proprio di fronte a lui, puntando i miei occhi nei suoi.
-Io e te- dico puntando il mio dito prima su di me e poi su di lui - non siamo amici. L’amicizia è un sentimento reale se condiviso, non un mezzo di convenienza-
-Ma che stai dicendo?- sussurra sbalordito.
-La verità Albus-
-Ma quale verità? Io voglio essere davvero tuo amico- esclama cercando di prendermi la mano.
- Oh Merlino, e baci anche Scorpius così come hai baciato me sul treno, maledetto coglione?- gli grido più forte che posso.
Adesso mi sono stufata.
-No, Scorp non è sexy come te- esclama con un sorriso malizioso.
Peccato che io non ci trovo niente da ridere.
-No, va bhe. Io non ci credo- esclamo, prima di superarlo diretta alla porta - Richiamami quando sarai cresciuto Potter- esclamo, prima di sbattergli la porta in faccia e iniziare a correre verso il bagno di Mirtilla Malcontenta.
Lì potrò piangere in santa pace.

***

Pov Rose


Corro. Corro e non capisco dove sto andando.
Davanti a me, dietro e ai lati, solo il buio.
Sotto ai piedi riesco a vedere delle mattonelle di un pavimento e l’unica cosa che la mia testa mi dice è di correre.
Corri senza fermarti! mi dice anche l’istinto.
Ed è quello che faccio, corro.
Ho il respiro bloccato, e per quanto voglia urlare, non riesco.
E come se fossi bloccata.
Non vedo, non sento e non riesco a parlare.
Mi sento soffocare, ma che diavolo sta succedendo?
Ad un certo punto inciampo, ma non so su cosa. Cerco di rialzarmi, ma qualcosa mi blocca la schiena e io ho tanta paura.
Adesso mi sento strattonare, e cerco di ritirarmi, ma proprio non riesco a muovermi.
Rose, Rose… Qualcuno mi sta chiamando.
Cerco di urlare per farmi sentire, per dire ehi sono qui, aiutatemi!

Apro gli occhi di scatto e mi tiro su a sedere, con il fiatone e il cuore che mi batte all’impazzata.
Sono senza fiato, mi fanno male la gola, i polmoni, e ritorno a respirare come se non lo facessi da tanto tempo.
Mi guardo intorno e scopro di essere ancora in infermeria.
-Rose, tutto bene?-
Mi giro verso la direzione da cui ho sentito chiamarmi e due paia di occhi grigio ghiaccio mi guardano preoccupati.
E’ in piedi proteso verso di me appiccicato al letto e poco dietro di lui una sedia, sulla quale probabilmente era seduto, dato che ci è appoggiata la giacca della divisa.
Vorrei essere infastidita dalla sua presenza, ma sono ancora troppo spaventata dal sogno strano che ho appena vissuto e avere qualcuno affianco mi fa sentire più tranquilla, anche se è lui.
-Chiamo Madame Chips?- chiede con lo stesso tono di prima.
Riesco a fare di no con la testa, mentre cerco di calmare i nervi.
-Sei sicura? Guarda che ci me …-
-No davvero, ho detto di no- sussurro con voce roca e più dura di quanto volessi.
L’ultima cosa che voglio adesso è avere Madame Chips ansiosa di visitarmi e preoccupata di sapere come sto.
-Piuttosto, che ci fai qui?- domando con un tono più tranquillo.
Non mi sono dimenticata di quello che ha fatto, ma saperlo qui in infermeria, mi ha fatto più piacere di quanto voglia ammettere.
-Compagnia- risponde con il solito ghigno che ha, sedendosi sul letto di fianco a me -e poi, bloccata qui, non mi puoi scappare-continua, sfiorandomi la mano con la sua.
Ha la testa abbassata, mentre lo guardo scioccata da ciò che sta dicendo e facendo.
Questo non è assolutamente il Malfoy che conosco. Fino all’anno scorso avrebbe gioito vedendomi in infermeria, invece adesso lo vedo preoccupato.
Rimaniamo in silenzio per un paio di minuti, con lui che sfiora delicatamente la mia mano e io totalmente basita e scioccata. Probabilmente sono i farmaci che mi avrà dato Madame Chips che mi rendono così rincoglionita.
-Volevo scusarmi- inizia sussurrando, sempre con gli occhi fissi sulle nostre mani - non è stato per niente carino quello che ho fatto a Capodanno. Non dovevo baciarti davanti al tuo ragazzo - continua con una nota di disgusto sulla parola “ragazzo”.
Ecco non mi sarei di certo aspettata delle scuse. Lo guardo stupefatta, perché altro non so fare, tantomeno dire.
-Però - continua alzando la testa e puntando i suoi occhi nei miei, perforandomi - non mi pento. Quello che hai provato tu, l’ho provato anche io Rose. I brividi, l’energia, la voglia, il desiderio. -continua, mentre una lieve nota di famelico desiderio gli attraversa gli occhi - non posso credere che tu voglia uno come lui. Tu- rafforza la presa sulla mia mano - hai bisogno di uno come me che ti rende viva, che non smette mai di far vivere quella fiamma che hai dentro-
-Ma che stai dicendo?- esclamo nel panico, togliendo la mia mano nelle sue e allontanandomi quanto mi permette il letto su cui sono stesa.
-Sei per caso ammattito?- continuo alzando la voce, ignorando il bruciore allo stomaco e alla gola.
-No Rose, io …-
-Smettila di chiamarmi Rose, io per te sono Weasley, Malfoy- esclamo più dura che posso.
O sto ancora sognando, o mi sono svegliata in un mondo parallelo.
-Perciò vuoi negare l’attrazione che c’è tra noi, Rossa?- domanda alzandosi dal letto, con il vecchio tono beffardo del vecchio Malfoy.
Adesso iniziamo a ragionare.
-Che hai tu, io non provo assolutamente niente- esclamo decisa - e poi se sono fidanzata con Alex, vorrà dire pur qualcosa-
-Non vuol dire proprio niente, perché uno così non ti piace- ribatte infastidito.
-Ma che ne vuoi sapere tu!-
-Io lo so meglio di te a questo punto-
-Senti l’ho già detto anche a lui- inizio guardandolo negli occhi, decisa a farmi ascoltare -non sarò il prossimo mezzo grazie al quale vi farete male a vicenda. Non vi sopportate, vi volete prendere a parole o a botte o duellare fino al duemila-mai, non è un mio problema. Solo, lasciatemi fuori dalla vostra guerra-
-Ma quale guerra?-
-Quella grazie alla quale gli hai reso la vita impossibile, Malfoy- ribatto alzando la voce.
-Non so cosa ti abbia raccontato, Weasley, ma la guerra l’ha sempre iniziata e finita lui- ribatte infastidito.
-Se certo, Alex? Malfoy per tua sfortuna ti conosco e conosco anche lui, adesso vuoi farmi credere che tu sia un santarellino?- gli domando beffarda.
-Non ho detto che sono un santarellino Weasley, ascolta bene. Ho detto che la guerra se la crea lui nella sua testa. Io non ho mai fatto niente!- esclama con un tono sempre più irritato.
-Se e io ci credo- ribatto, lasciandomi scappare una risatina sarcastica.
Apre la bocca per ribattere, ma veniamo interrotti dalla porta dell’infermeria che si apre.




RIECCOMI QUI, PIU' VELOCE DELLA LUCE!
PER QUESTO CAPITOLO HO UN PO' DI COSE DA DIRE!
  1.  IL PRIMO POV E' QUELLO DI SCORPIUS E IL LASSO TEMPORALE E' IL PRIMO GIORNO DI LEZONI DAL RITORNO DELLE VACANZE.
  2. IL SECONDO E' QUELLO DI ROSE E SIAMO ALLA  PARTITA TRA GRIFONDORO E CORVONERO E IL LASSO TEMPORALE E' DI UNA SETTIMANA DAL RITORNO DELLE VACANZE.
  3. IL TERZO E' DI EVE E SONO PASSATI TRE GIORNI DALL'INCIDENTE DI ROSE ALLA PARTITA.
  4. L'ULTIMO E' ANCORA DI ROSE ED E' PASSATA UNA SETTIMANA DALL'INCIDENTE.
ECCO VOLEVO CHIARIRLO PERCHE' NON ERO SICURA SE SI FOSSE CAPITO BENE. IN REALTA' NON SO SE SI CAPISCE ANCHE SCRITTO COSI'  :P

COMUNQUE COME AL SOLITO VI RINGRAZIO PER ESSERE ARRIVATI FINO A QUI E SE VOLETE LASCIARMI UN PENSIERINO NELLE RECENSIONI NON MI DISPIACEREBBE!
ALLA PROSSIMA!
UN BACIO,
HERM :*

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


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Capitolo 23


Pov Scospius

Sono passati nove giorni, nove fottutissimi giorni da quando Poppy, entrando in infermeria, ha interrotto la nostra conversazione e mi ha obbligato ad uscire.
Ero arrabbiato, confuso e preoccupato dalle cazzate che Sheppard le avesse potuto raccontare.
Negli occhi della Rossa quel giorno non c’era solo rabbia per quel dannato bacio, ma sembrava ferita, delusa.

-non sarò il prossimo mezzo grazie al quale vi farete male a vicenda … -

Ma che cazzo avrà voluto dire?
Ma che cazzo gli avrà raccontato quel pazzoide?
Ho cercato di chiedere anche ad Al per scoprire se sapesse qualcosa, ma pure lui era in alto mare come me.
Chiedere a Sheppard era fuori discussione: l’avrei sicuramente mandato al San Mungo, senza bacchetta!
Inoltre, avevo come la sensazione che, se mi fossi anche solo avvicinato a quel deficiente pappamolla, avrei peggiorato la precaria situazione con la Rossa.
Per non farci mancare niente, era riapparsa pure Lei.
Da quel fottuto lunedì, me l’ero ritrovata dovunque andassi, pronta con le sue moine e le sue carezze a farsi perdonare la merdata che aveva fatto anni addietro.
All’inizio avevo deciso di fargliela pagare, di vendicarmi, ma alla fine avevo ceduto.
Una sera mi ero nascosto in una delle aule in disuso per non essere disturbato, quando è entrata lei.
Mi aveva trovato nelle peggiori condizioni in cui qualcuno mi avesse mai visto: piangente.
Non riuscivo a togliermi dalla testa l’espressione delusa e le parole ferite della Rossa, e inoltre, quella mattina, mamma mi aveva mandato una lettera in cui mi diceva che la mia sorellina non stava bene, di nuovo. Era la terza influenza in un mese.
Lei ha sempre saputo i miei punti deboli, ha sempre saputo il modo in cui imbambolarmi, ha sempre saputo come fregarmi. Ma quella sera, non era stata lei ad usarmi, ma io.
Avevo sempre pensato che il sesso fosse un buon deterrente per sfogare la rabbia, e perché non sfruttare l’occasione d’oro che mi stava servendo su un piatto d’argento?
Non fate quelle facce schifate, sono pur sempre un uomo e non avrei resistito per sempre. Inoltre, dovreste vederla nuda … è uno schianto!
Ed è proprio il suo corpo nudo a popolarmi la mente, mentre salgo il sentiero diretto alla Stamberga Strillante.
Dopo quella lettera, mamma me ne aveva spedita un’altra dopo tre giorni circa, in cui mi diceva che finalmente Megan era guarita.
Con non pochi sforzi, ero riuscito a convincere lei e papà a portarla oggi a Hogsmeade per farmela vedere, abbracciare.
La mia sorellina è sempre stata la parte migliore di me, per questo in pochissime persone sanno della sua esistenza.
Voglio che un raro fiore come lei sia destinato a pochissimi.
Superata la piccola collinetta, noto subito un batuffolo rosa affianco alla mamma e non posso trattenere un sorriso.
-Scoppy- esclama correndomi in contro. La prendo in braccio e la stringo a me. Mi era mancato il suo profumo delicato, proprio come lei.
-Come stai, piccola peste?-
Si stacca da me per lanciarmi un sguardo torvo. Non sopporta quando la chiamo peste, perché lei è una “principessa”.
-Adesso bene, tu?- continua, mostrandomi comunque il suo sorriso dolce.
-Bene- le dico, iniziando a camminare verso nostra madre.
Dopo i vari convenevoli tra baci, abbracci, come va il lavoro, come va la scuola, la mamma è andata a prenderci delle cioccolate calde, mentre io e Megan ci sediamo su un pezzo di tronco.
-Allora, hai trovato la fidanzata?- esclama tutta contenta.
Ogni volta che mi rivede mi pone questa domanda. Non vede l’ora che mi trovo qualcuna, così lei può avere un’amichetta con cui giocare. Ho sempre cercato di colmare questo vuoto che ha, alla fine stare tutto il giorno al Manior e con i nostri genitori deve essere una palla. Io da bambino per fortuna avevo Zab e Nott, ma lei invece non ha nessuno.
-Ci sto lavorando- le rispondo sorridendole.
Non so per quale scherzo, ma la mia mente mi ha fatto comparire davanti a me due occhi verdi, accentuati da una fiamma rosso vivo.
-Ohhhh, allora questa volta è vero!- esclama, battendo le mani tutto contenta.
-Cosa è vero?- le domando un po’ preoccupato. Voi non avete idea di quanto sia sveglia questa bambina!
-Che stai lavorando la tua fidanzata - mi risponde con fare ovvio - hai fatto quel sorriso strano, quello quando mamma ti porta il salmone o quando vedi i tuoi amici o quando giochi con me o quando giochi a Quiddich: felice-
Che vi avevo detto?
Sento le mie guancie accaldarsi per l’imbarazzo. Lei è l’unica che riesce ad imbarazzarmi come un bambino.
-Allora, quando la conosco?- continua, sempre più contenta.
-Meg, aspetta - le dico, lasciandomi scappare una risatina - non è ancora sicuro- dico, lasciandole un briciolo di speranza.
Non le posso di certo dire che, in realtà, solo vedendomi mi ucciderebbe.
-Ancora? Vuol dire che prima o poi lo sarà- esclama con fare da so-tutto-io. Non si lascia mai sfuggire nulla, mannaggia a lei.
-Eccomi qua- sentiamo la voce della mamma - le vostre cioccolate- esclama, portando con la bacchetta le tazze fumanti verso di noi.
Rimaniamo lì a ridere e a scherzare, con Megan che mi riempie la testa di domande.


***

Pov Eve

Il lago nero riesce a farmi sentire meno sola oggi. Con la sua aria triste e afflitta, rispecchia l’umore che ho.
Oggi è il suo anniversario, l’anniversario della sua morte.
Cinque anni e il dolore non riesce a diminuire. Non era di certo una madre modello è vero, mille difetti, mille incomprensioni, mille torti subiti, ma era l’unica a non avermi mai abbandonata.
L’unica che trovavo, quando ritornavo a casa.
Le condizioni in cui riversava ogni volta che rientravo erano solo un piccolo dettaglio futile. L’abbraccio e l’amore che mi trasmetteva era sempre lo stesso.
Avevo cercato in tutti i modi di aiutarla, di farla smettere, ma l’amore che provava per me non era abbastanza per mollare lo schifo che ingeriva. Avevo cercato di salvarla, ma non c’ero riuscita.
Cosa potevo fare più di quanto non avessi già fatto? Ero piccola, una bambina, senza mezzi, senza aiuti … avevo solo lei!
Poi un giorno si era ammalata gravemente, ma neanche questo le aveva dato la forza di dire basta. E una fredda e solitaria mattina mi aveva abbandonato anche lei.
Mi asciugo l’ennesima lacrima che scende sulla mia guancia, ben nascosta dall’albero gigante al quale ero appoggiata.
-Posso?-
Scatto sull’attenti, spaventata dalla voce e dalla presenza inaspettata che mi ritrovo davanti.
Senza darmi tempo di ricompormi, si siede di fianco a me, allungando le gambe tanto da sfiorare le mie.
-So che c’è un motivo valido per il quale tu hai deciso di nasconderti qui, ma questa volta non potrai fare niente per mandarmi via-continua con decisione, volgendo lo sguardo verso il lago, mentre io non riesco a non guardare lui scioccata.
-Se non vuoi dirmi ciò che ti fa stare male così tanto, mi va bene - continua puntando i suoi occhi verdi nei miei - ma permettimi comunque di starti accanto qui, in silenzio - conclude, prendendo una mano nelle sue e portando l’altra a sfiorarmi la guancia, come a scacciare le lacrime che avevano riniziato a scendere.
Come per magia, tutto il dolore che avevo cercato di reprimere, aveva lasciato il mio corpo, per lasciarsi andare ad un pianto liberatorio, mentre lui porta le sue braccia intorno a me, come se volesse cullarmi e proteggermi.
L’unica a cui avevo permesso di starmi vicino in questi momenti era Rose, solo e soltanto lei. Mai avrei immaginato che avrei permesso a qualcun altro di fare altrettanto, soprattutto se questo si chiamava Albus Severus Potter.
Le sue braccia mi infondono tranquillità, sicurezza, protezione e il pianto che solitamente durava ore, è finito in una manciata di minuti.
Forse ho solo finito le lacrime, chissà.
Mi rialzo mettendomi seduta, con la schiena appoggiata al tronco dell’albero, mentre con delicatezza lui sottrae le lacrime dal mio viso.
-Sei bella anche adesso sai?- sussurra sorridendomi.
-Cretino- dico lasciandomi scappare una risatina, seguita da lui.
-Non voglio sapere il perché, ma dimmi che qualcuno ti ha fatto del male e lo massacro- dice guardandomi serio, scrutandomi con i suoi occhi verdissimi.
-No no, non centra niente con Hogwarts o con i ragazzi- gli rispondo, non riuscendo comunque a trattenere un piccolo sorriso.
-Molto bene- dice quasi sollevato -comunque sia ti devo le mie scuse- continua, rafforzando la presa della mano nella mia.
Ha delle mani così morbide, calde, rassicuranti e grandi quanto la mia faccia.
-Per quello che ho fatto sul treno- continua, ignorando di nuovo lo strapiombo che il mio cuore inevitabilmente ha fatto.
-Non so se non te ne sei accorta, oppure fai finta di niente, ma quel giorno nella Stanza delle Necessità ti ho mentito- continua abbassando il viso.
-Ti ho mentito quando ti ho detto che … - dice abbassando sempre di più la voce - voglio essere tuo amico - continua sussurrando.
Voglio andarmene, non voglio sentire che ha da dire. Non oggi almeno!
-Ma- dice alzando di scatto la testa - voglio essere qualcosa di più. Voglio essere un amico, un confidente, un aiuto, una spalla su cui piangere, il coglione che ti fa ridere, voglio sostenerti, proteggerti, cullarti, abbracciarti, stringerti … - si avvicina tanto da sfiorare le mie labbra - baciarti fino a non aver più respiro-
Ecco, il respiro non ce l’ho io adesso!
Per tutto il tempo non ho fatto altro che rimanere immobile, scioccata, sorpresa, confusa, destabilizzata.
-Mi scuso perché quel giorno non avrei dovuto lasciarti andare con l’idea che ti eri fatta- continua sempre ad un centimetro dalla mia faccia - mi scuso per essere stato un vigliacco, un codardo, ma ero ancora frastornato dall’emozioni che mi trasmetti, che mi fai vivere solo tu- continua allontanandosi, senza lasciare però i miei occhi.
-Non ho mai provato niente del genere, non ne sono abituato. Non sono abituato a sentire la mancanza di una ragazza, non sono abituato a sentire il mio cuore battere e il mio stomaco andare in giuggiole solo a vederla, solo a pensarla. Non sono abituato a sentire questa perenne sensazione di protezione che ho, questa sensazione di sapere se stai bene, cosa stai facendo, se sei tranquilla, se sei serena, se sei felice insomma. Non sono abituato, ma non vuol dire che non sia vero, sentito, reale. - continua senza sosta, mentre lo guardo imbambolata come una cretina.
-Vederti così mi fa più male di quanto potessi mai immaginare, e probabilmente adesso è il momento peggiore per dirtelo, ma mi sono reso conto che non ce la faccio più. Non posso stare qui e sentirti così lontana, non poter far niente per alleviare il dolore o la tristezza che hai negli occhi. Se me lo concederai ovviamente, voglio essere qui a darti conforto, oggi, domani e tutti i giorni. Più vado avanti, più capisco quanto tu mi piaccia Eve e non come una semplice amica- conclude con un leggero fiatone.
Adesso io che dovrei dire scusate?
Come mi chiamo, lo sapete? Perché io non ci sto capendo niente.
Ho il cervello fuori uso, riesco solo a sentire il mio cuore battere all’impazzata.
-Eve, dì qualcosa per favore?- mi chiede in tono quasi supplichevole, mentre mi guarda leggermente spaventato.
Sapete che vi dico? Chissene frega di tutto e di tutti!
Mi butto su di lui, o meglio sulle sue labbra. Lo bacio come non ho mai baciato nessuno, e quando lui si aggrappa alla mia nuca per stringermi più a sè, mi sento in paradiso.
Le lingue danzano tra di loro, i denti fanno spazio e si aggrappano alle labbra dell’altro, senza saziarsi mai.
Le braccia l’uno dell’altra stringono, come se avessero paura che l’altro possa scappare.
I cuori battono all’unisono, gli stomaci sono popolati da farfalle in piena festa e le gambe tremano, tutto il corpo trema, sovraccaricato da tutte le emozioni.
Ci stacchiamo solo quando i nostri polmoni chiedono venia, appoggiando la fronte sull’altro e i sorrisi ad incorniciare i nostri visi.
-Mi sto sentendo male- sussurra con difficoltà, lasciando trasparire il sorriso sul suo viso.
-Non dirlo a me- esclamo senza pensarci, facendomi scappare una risatina felice.
Lui mi guarda con gli occhi lucidi, felici, orgogliosi e io non posso fare a meno di ributtarmi su quelle labbra gonfie e piene.
Se è un sogno, non svegliatemi!

***

Pov Rose

Stavo cercando Eve da almeno mezz’ora.
Dopo pranzo mi aveva detto di aver bisogno di un po’ di tempo da sola, perciò avevo deciso di andare in biblioteca e portarmi avanti con i compiti.
Dopo due settimane in infermeria avevo un sacco di cose da recuperare, perciò ho voluto sfruttare l’occasione di avere un pomeriggio libero.
Non avevo concluso comunque quanto avessi immaginato, ero preoccupata per come potesse stare Eve. La morte della madre era stato un trauma che ancora oggi non riusciva ad affrontare e meno stava sola, meglio era.
Stamattina avevo cercato di parlarle, ma non era molto in vena. Conoscevo Eve, non dovevo costringerla, avrebbe deciso lei quando. Mi consolava il fatto di sapere che prima o poi l’avrebbe fatto.
Non averla comunque vicina, anche se muta, in silenzio e triste, mi agitava.
Era quasi ora di cena e non si era fatta vedere per tutto il pomeriggio, perciò mi ero diretta in Sala Comune convinta di trovarla e quando non era successo, ero entrata in modalità “mamma orsa”.
Avevo perlustrato il dormitorio, poi mi ero precipitata in biblioteca, magari mi aveva raggiunta lì. Non trovandola, avevo chiesto a qualche studente se l’avesse vista, ma tutti mi risposero di no.
Ero corsa allora in Sala Grande, magari aveva deciso di anticipare la cena o di prendere i posti.
Avevo beccato Lily e Roxy e pure loro mi confermarono che non l’avevano vista per tutto il giorno.
L’unico posto che mancava era il lago nero.
Sapevo quanto l’ambiente del lago in giorni come questi potesse farla stare diciamo meglio e nello stesso instante in cui avevo partorito questo pensiero, mi ero presa a schiaffi per tutto il tragitto. Per quale cavolo di motivo non ci avevo pensato prima?
Mancavano un paio di metri al nostro albero gigante, quando mi arriva all’orecchio la sua prorompente risata. Mi blocco sul posto, per cercare di capire se avessi davvero sentito quello che avevo sentito.
E un’altra risata, familiare e contagiosa, mi arriva fin sopra al cervello: Albus.
Mi avvicino con estrema lentezza, come un ladro in procinto di controllare se la casa da rubare sia vuota, e la scena che mi si presenta davanti non l’avrei mai immaginata al mondo.
Albus aveva la schiena appoggiata al tronco dell’albero e tra le gambe il corpo di Eve stretto tra le sue braccia. Stavano chiacchierando, anche se le labbra di entrambi avevano un gonfiore derivato da qualcosa che potevo intuire facilmente.
Ma che cavolo sta succedendo?
Quando è successa questa cosa?
Sapevo che avevano stretto un rapporto durante le vacanze, ma ritornati ad Hogwarts non sembrava più lo stesso. Almeno credevo questo. Avevo notato un certo allontanamento, ma come sempre, volevo fosse Eve a parlare e non avevo fatto domande.
Miseriaccia a me!
Stasera in dormitorio non se la scampa di certo!
Indietreggio con ancora più lentezza di prima, stando attenta a non pestare qualcosa che potesse far rumore. Una volta accertatami di essere a debita distanza, corro il più lontano possibile, diretta al castello.
Nonostante avessi il fiatone non potevo reprimere un sorriso.
Ho sempre saputo fossero fatti l’una per l’altro. Prima non potevo di certo espormi, soprattutto quando Eve mi confidò di aver dimenticato Al. E’ come un sogno che si avvera!
Erano felici, lo sguardo di entrambi non mentiva. Di colpo mi venne in mente Alex, il mio ragazzo.
Era venuto a trovarmi in infermeria un sacco di volte, ma più andavo avanti, più notavo un certo distacco. Non volevo sentirmi così, volevo davvero che lui mi piacesse quanto io piacessi a lui, ma non potevo di certo comandare i miei sentimenti.
Oggi non ci eravamo visti per niente, aveva una ricerca con una sua compagna di Erbologia, se non ho capito male.
Quando ieri me l’ha detto, ho notato una punta di delusione quando non ha intravisto in me neanche una piccola goccia di gelosia. Ero riuscita a salvarmi con la scusa che di lui mi fidavo ciecamente, ma dentro di me sapevo che non centrava nulla.
Sono una Weasley, la gelosia è pane quotidiano per me!
Ero della filosofia che le mie cose non si dovessero neanche sfiorare e il fatto di non provare gelosia per Alex, mi creava più domande che risposte.
Inconsapevolmente avevo iniziato a camminare per i corridoi, tanto da ritrovarmi vicino alle aule del primo piano in disuso da anni. Camminare speravo chiarisse le mie idee.
Non faccio neanche in tempo a partorire una singola idea, che vengo interrotta da dei strani rumori provenienti da un’aula. Come Caposcuola ho l’obbligo e il dovere di controllare che cavolo stia succedendo, ma un forte senso dentro di me, mi fa capire che non sarebbe un’ottima idea.

Magari è una coppia che sta amoreggiando, non posso di certo interrompere. Sai che figura poi!
Ma se non fosse una coppia?
E chi dovrebbe essere allora? Ormai non siamo ai tempi oscuri dei miei genitori.
Ma chissene della figura, non posso restare con i dubbi!

Mi avvicino lentamente all’aula da cui provengono i rumori e più mi avvicino, più sento degli schiamazzi strani che mi terrorizzano.

Non credo di farcela!
Sei o non sei una cazzo di Caposcuola? Tira fuori le palle e apri quella fottuta porta!

Presa da una nuova scarica, afferro la maniglia e apro di scatto la porta.
Sulla scrivania vi sono due corpi nudi, di cui uno di schiena alla porta e data la stazza, direi che è un ragazzo. Nella parte bassa della schiena compaiono due gambe affusolate e lunghe, tanto lunghe, ancorate ai fianchi.
Mentre sono letteralmente scioccata, i due ragazzi hanno continuato come nulla fosse la loro “attività”, inconsci della mia presenza.
Mentre sto per riprendere le mie funzioni vitali e correre il più lontano possibile da lì, per poi prendermi a schiaffi e insultarmi fino al duemila-mai, la ragazza, che fino a prima era sdraiata sulla cattedra, scatta seduta, ancorando le sue mani sulle spalle del ragazzo.
In questo modo riesco a riconoscere il volto della ragazza, impregnato in un’espressione di puro piacere, che mi lascia totalmente spiazzata: l’assistente del professore di Difesa, Bethany Krum.
Poco prima che i nostri sguardi si incrociano, verde smeraldo contro nero pece, vengo attratta dalle mani di lei nei capelli di lui, e come non riconoscere quella tonalità di biondo che solo lui ha in questa scuola?
Lei si lascia scappare un grido, tanto forte che lui si stacca e gira la testa verso di me.
Verde smeraldo contro grigio ghiaccio.
Riesco a balbettare qualcosa, prima di uscire da lì e correre più veloce che posso. Mi fermo solo quando sento la porta del dormitorio femminile dei Grifondoro dietro la mia schiena.
Bethany Krum e Scorpius Malfoy?!



RIECCOMI ANCORA QUI!
MOLTE NOVITA' IN QUESTO CAPITOLO. SPERO CON TUTTA ME STESSA CHE VI ABBIANO SORPRESO E CHE NON SIANO STATE BANALI.
NON SO PER QUALE MOTIVO, MA SCOPRIUS MALFOY L'HO SEMPRE IMMAGINATO CON UNA SORELLINA. IMMAGINO UN RAPPORTO FORTE TRA DI LORO, LUI MOLTO PROTETTIVO E LEI INTELLIGENTE E DOLCE. DITEMI CHE NE PENSATE!

POI ABBIAMO EVE E SCOPRIAMO UNA PICCOLA PARTE DELLA SUA INFANZIA. UNO DEI MOTIVI PER I QUALI EVE E' COSI' DIFFIDENTE E' PROPRIO L'AVER AVUTO UNA MADRE POCO PRESENTE MENTALMENTE NELLA SUA VITA E LA SUA MORTE PREMATURA. IN PRATICA EVE E' VISSUTA SENZA UNA MAMMA. MA IL PADRE INVECE?? BHE OVVIAMENTE LO SCOPRIRETE PIU' AVANTI!! E DOVE AVRA' VISSUTO?? SECONDO ME, SE CI RIFLETTETE, LA SOLUZIONE LA TROVERE FACILMENTE ! :P

INFINE IL COLPO DI SCENA, O ALMENO SPERO LO SIA.

PER QUESTO CAPITOLO ASPETTO CON TANTA ANSIA I VOSTRI PARERI!!
ALLA PROSSIMA!
UN BACIO,
HERM :*

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


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Capitolo 24


Non sapevo se essere più scioccata per Al ed Eve o per la signorina Krum e Malfoy.
Alla fine ieri sera Eve mi aveva raggiunta in dormitorio con un paio di panini, preoccupata di non avermi visto a cena.
E chi aveva fame dopo aver visto quello scempio?
Ci avevo messo un po’ per raccontarle quello che avevo visto e lei era rimasta quasi più scioccata di me.
Mi aveva promesso che non l’avrebbe detto a nessuno e sapevo di potermi fidare di Eve.  
Per tutta la notte avevo sognato ad intermittenza tutta la scena. La schiena di lui, le gambe di lei, i gemiti, le spinte, il viso in estasi di lei e il viso preoccupato di lui dopo avermi visto.
Avevo preso un po’ di tregua la sera prima, solo nel momento in cui Eve mi aveva iniziato a raccontare per filo e per segno tutto di lei e Al.
Aveva iniziato dal bacio in treno e di tutto le sensazioni che aveva provato. Era passata al semi litigio avvenuto nella Stanza delle Necessità. Infine a ieri, quando Al inconsciamente aveva reso la pessima giornata di Eve più leggera.
Mi aveva detto di essersi lasciata guidare dalle sensazioni che in quel momento Al le stava trasmettendo con il corpo e con le parole.
Non si fidava ancora al 100%, Eve è di natura molto diffidente, ma aveva deciso di dar loro un’occasione. Aveva deciso di fidarsi di quell’Albus comprensivo e protettivo che aveva visto poche volte in tutti quegli anni, che aveva visto con me e che ieri, aveva visto anche con lei.
Erano rimasti tutto il pomeriggio a parlare, dalla cosa più sciocca a quella più importante, anche se Eve non si sentiva ancora pronta a raccontargli del suo passato.
La capivo. Con me ci aveva messo un secolo, figurarsi con Al di cui non si fidava completamente.
La vedevo maledettamente felice. Mio cugino la rendeva felice. Questo è sempre quello che ho voluto: Eve felice.
Spero che Al non faccia cazzate, perché zia Ginny e zio Harry potrebbero trovarsi con un figlio in meno e con una nipote ad Azkaban.
Alla fine ci eravamo addormentate sul mio letto senza neanche accorgercene ad un orario indecente.
Questa mattina comunque sia, mi sono svegliata presto, stufa di rivivere in continuazione lo schifo visto ieri sera.
Sono arrivata alla conclusione che Malfoy è davvero la persona peggiore che abbia mai conosciuto. Farsela con un’insegnante? Ma è per caso impazzito?
La mia mente riesce solo a partorire un pensiero:
Schifo
Schifo
Schifo

Dopo essermi fatta una doccia, decido di lasciare un piccolo bigliettino ad Eve, in cui le comunico che sarei andata in biblioteca a portarmi avanti con i compiti.
Avevo urgentemente bisogno di distrarmi.
La Sala Comune è sommersa nel silenzio, cosa normale dato che è sabato e sono appena le otto.
Apro il quadro e noto subito una figura appoggiata al muro, che si gira in fretta nella mia direzione.
Grigio ghiaccio contro verde smeraldo.
No, no, no, no.
Aumento il passo, cercando di far finta di non aver visto nessuno, quando vado a sbattere contro un muro.
-Tu non ti muovi da qui, Rossa- dice, prendendomi per le braccia per non farmi cadere.
Una volta stabilizzata, scrollo le sue mani da me, faccio due passi indietro e punto i miei occhi nei suoi.
-Tu ti levi immediatamente- dico con il tono più freddo del mio repertorio - ho cose più importanti da fare-
-Adesso mi devi stare a sentire- continua lui, ignorando totalmente quello che gli avevo appena detto.
-Non credo proprio- sbuffo, prima di fare due passi a destra e cercare di superarlo.
Ma lui mi si piazza davanti di nuovo.
-Non sto scherzando Rossa. Dobbiamo parlare- dice con tono fermo.
Crede per caso di spaventarmi?
-Ah si?- lo derido, cercando ancora di superarlo.
-Si- esclama prendendomi da un braccio.
-Lasciami-
-Mi devo prima assicurare che tu non dica niente a nessuno- continua, rafforzando la presa su di me.
Ci guardiamo con odio, con quell’odio che non avevamo neanche prima di tutto quello che ci è successo.
Non riesco però ad impedire al mio braccio di fremere sotto la sua presa, al mio stomaco di fare due capriole e alla mia testa di prendermi a schiaffi per aver fatto passare l’idea di lui attraente così vicino a me.
Non riesco a proferire parola.
Pure lui si è ammutolito.
Ci guardiamo soltanto.
Rimaniamo così, coi volti a due centimetri, gli occhi che sparano odio e i corpi che si chiamano.
La mia mente mi ripropone il suo sguardo preoccupato, il viso di lei, le gambe di lei, la schiena di lui.
-Dovresti vergognarti- sussurro senza pensarci, dando concretezza a ciò che penso realmente.
-Di cosa?- sussurra confuso.
-Di te e di lei- continuo con una nota schifata nella voce.
Non me ne vergogno, dovrebbe essere schifato pure lui a farsela con un’insegnante.
-La nostra storia è iniziata prima che lei fosse un’insegnante-
-Non importa. Adesso lo è- ribatto d’istinto.
-Gelosa Weasley?- mi domanda con un ghigno soddisfatto.
-Ti piacerebbe, Malfoy- rispondo con un ghigno di strafottenza.
-Forse si- sussurra, come se parlasse più a se stesso che a me.
Faccio finta di non aver sentito niente, preoccupata di non fargli capire come, in realtà, sia imbambolata dalla sua voce che sussurra, dal suo alito che sa di cioccolato che si infrange sul mio viso.
Si lascia scappare un sospiro, prima di chiudere gli occhi e allontanarsi da me.
Un’ondata di freddo colpisce il mio corpo.
Alza la testa per poi guardarmi con uno sguardo deciso.
-Davvero Rossa, ti chiedo solo un favore, di stare zitta e non dire niente a nessuno-
-La coscienza è la tua, a me non interessa con chi te la fai- esclamo più infastidita di quanto volessi.
Okay, lo ammetto, sono infastidita, va bene? Oh!
Il suo viso si rilassa un poco, lasciandosi scappare un mezzo sorriso.
-A parte questo - inizia, appoggiando la schiena sul muro dietro di lui - devo chiederti un’altra cosa-
Sono indecisa se mandarlo a cagare o rimanere.
Ultimamente non ci capisco mai niente con lui nei paraggi. Dopo tutto quello che ha fatto, dovrei prenderlo a calci in culo e andare via da qui.
Invece, non so come, non so perché, annuisco leggermente con la testa.
-L’altro giorno in infermeria hai detto una frase- inizia, portando il suo sguardo su di me - non vuoi essere un mezzo per me e Sheppard. - si ferma per scrutarmi.
Non so cosa voglia trovare, non so dove voglia arrivare.
-Cosa intendevi?- domanda, continuando a scrutarmi.
-Esattamente quello che ho detto - esclamo troppo in fretta.
-Pensi che io ti usi per fare del male a Sheppard?- domanda scioccato.
-E’ l’unico motivo che mi è venuto in mente che spiega perché mi hai baciata- esclamo senza pensarci, con evidente delusione.
Mi pento subito di quello che ho detto. Un conto è pensarlo, un conto è renderlo partecipe di ciò che penso.
Cervello, ci sei? Non puoi permettere alla mia bocca di dire quello che vuole, chiaro?
Non posso dare a lui altre occasioni per farmi del male.
-Stai scherzando Weasley?- domando più scioccato di prima.
Si stacca dal muro per fare due passi verso di me.
-Ti è mai venuto in mente, in quel cervello sublime che hai, che tu possa attrarmi, indipendentemente da quel coglione di Sheppard?- domanda retoricamente.
Lo guardo allibita.
-Attrarti? Non pensare di prendermi per il culo Malfoy- esclamo alzando un po’ la voce.
Essere a conoscenza di poter attrarre Malfoy, mi eccita più di quanto voglia e riesca ad ammettere.
-Non ti sto prendendo per il culo, è questo il problema- esclama forte.
Non so che dire, non so che pensare. Non dovrebbe neanche interessarmi il motivo per il quale mi ha baciata, invece non faccio altro che rimuginarci.
Prima sono incazzata con me stessa per le sensazioni che provo. Poi con lui e con i suoi giochetti.
-Se volessi fare del male a Sheppard, avrei mille modi, mille possibilità. Voglio comunque che tu sappia che tra queste possibilità, tu non ci sei minimamente. Tutto quello che ho fatto, non l’ho fatto per ferirti- esclama guardandomi con decisione.
Gli credo, glielo posso leggere in faccia.
-Allora perché mi hai … - non riesco a ripeterlo, è troppo imbarazzante. Sembra quasi che lo stia supplicando.
Merlino, come mi sono conciata male!
-Baciata?- conclude lui con un sorrisetto, divertito probabilmente dal mio atteggiamento di evidente imbarazzo.
-Te l’ho detto Weasley, mi attrai-
Non riesco a crederci. Lo dice come se stesse parlando del tempo.
-Come faccio ad attrarti se fino a quattro mesi fa mi odiavi?- domando oltremodo perplessa.
-Io non ti ho mai odiato. Non ti sopportavo certo, e in alcuni momenti non ti sopporto neanche ora, ma non ti ho mai odiato- risponde onestamente.
-E di punto in bianco ti attraggo?- chiedo sempre più scettica.
-Oh Rossa, non fare finta di non capire. A questo punto potrei chiederti la stessa cosa, dato che ogni volta che mi avvicino a te inizi a tremare come una foglia-
-Non è vero- rispondo, sapendo che ha maledettamente ragione.
-Proviamo?- mi provoca facendo un passo verso di me.
-No, grazie, passo- esclamo frettolosamente, facendo di rimando un passo indietro e facendo scoppiare a ridere lui.
-Visto?-
Rimango lì a fissarlo, mentre ride e tutto il viso sembra illuminarsi, gli occhi sembrano illuminarsi.
Non iniziare con queste cavolate, Rose!  Mi sgrido da sola.
-Non devi pensarci troppo Rossa- inizia, dopo aver smesso di ridere - sono cose che non si possono spiegare. Avvengono e basta- esclama con nonchalance.
-Se certo, facile per te parlare- gli rispondo beffandolo - a te piacciono tutte, basta che respirano-
-E’ questo quello che pensi?- domanda sembrando stupito.
-E’ questo quello che dimostri- ribatto acida.
-Come riesci a passare da eccitata a incazzata tu, non ci riesce nessuno- ribatte schernendomi.
-E quando mai sono stata eccitata, scusami?- domando un po’ in imbarazzo, cercando comunque di non darlo a vedere.
-Te lo devo proprio dire o lo immagini da te?- mi dice in modo beffardo.
Morgana, che nervoso!
-Ecco appunto- dice, facendosi scappare una risatina.
Ecco appunto cosa, santo Godric?
-Senti Rossa, parlando seriamente, quando lo molli quel coglione di Sheppard?- mi domanda all’improvviso.
-Mi spieghi che problema hai se sto con Alex?- gli domando stufa.
Chiedo aiuto a tutti i Santi possibili e immaginabili! Ma che gliene frega a lui con chi sto!
Dovrebbe preoccuparsi di più per se stesso, dato che passa il tempo a farsela con un’insegnante! Almeno io ho scelto un ragazzo della mia età!
-Non fa per te, semplice- risponde come se fosse una cosa ovvia, ma maledizione non è ovvia.
-E come fai a saperlo tu?-gli domando scettica.
-Perché per quanto non ti piaccia l’idea, io ti conosco molto di più di quel damerino e, forse, anche più di te stessa-
Mi viene da ridere, davvero.
-Secondo me invece sei solo presuntuoso-
-Ah si? Quindi vuoi farmi credere che ti piace Sheppard? Che non ti sei stancata di lui? Avete già scopato o lui ti eccita quanto un vermicolo?-mi domanda guardandomi come se fossi pazza.
-Partendo dal presupposto che non sono affari tuoi Malfoy, sì, Alex mi piace- gli rispondo imbarazzata e infastidita dal solito modo sfacciato che ha di dire le cose.
-Ah Weasley, non hai risposto alla domanda più importante. Avete scopato o no?-
-Non sono domande da fare ad una signorina- ribatto in fretta e visibilmente in imbarazzo questa volta.
Non riuscirò mai a capire come riesca ad essere così sfacciato. Santo Merlino, viene da una famiglia nobile, in cui di solito ti insegnano a muoverti e a parlare in un certo modo, composti ed eleganti; come miseriaccia fa ad uscirsene sempre così?! Dormiva profondamente durante le lezioni di Bon-ton?!
-Ho capito, non l’avete fatto. Guarda che il sesso è importante in una coppia- esclama come se stesse parlando ad una bambina.
-E io ti ho già detto che non sono affari tuoi- esclamo esasperata.
-Ti annoia vero? Ma sei troppo buona per lasciarlo, non è così?- continua, come se lui sapesse tutto.
Io l’ho detto che secondo me mi legge nella mente.
-La smetti?- domando infastidita. Inizia davvero a farmi incazzare. È vero quello che dice, ma saranno pure fatti miei no?!
-Di fare che? Dire la verità? Prima fai pace con te stessa, meglio è per tutti Weasley- ribatte, scostandosi dal muro.
-Tutti chi, scusami? È la mia vita, mica di tutti- esclamo facendo un passo indietro.
Più distanza c’è tra noi, meglio è.
-Davvero Weasley, hai un cervello micidiale, ma non lo sai usare quando deve essere usato- esclama, prima di girarsi e iniziare a camminare verso il corridoio che porta alle scale.
-E che vuol dire, scusami?- gli domando rincorrendolo.
Non può andarsene adesso, siamo nel bel mezzo di una conversazione. È da maleducati.
-Quello che ho detto: aziona il cervello- esclama, ignorando me alle sue spalle.
-Oh Morgana, tu mi mandi in pappa il cervello ogni volta- esclamo senza pensarci, prima di finire contro la sua schiena.
Si è fermato in mezzo al corridoio e inevitabilmente ci sono finita contro.
Lentamente si gira verso di me, abbassando il suo viso per far incontrare i nostri occhi. Mi guarda con quello sguardo strano, quello che non ho mai visto prima del giorno del nostro primo bacio.
Evito di pensare al fremito che mi ha attraversata alla parola “nostro” e cerco di concentrarmi su di lui, qui presente davanti a me.
 -Ti mando in pappa il cervello Rossa?- mi sussurra ad un centimetro dal viso - Ti sei chiesta come mai?- continua sussurrando, portando una sua mano ad accarezzarmi lentamente il braccio morto sul fianco.
-Quello ha lo stesso effetto che ho io su di te?- continua con le domande, ignorando il fatto che adesso il mio cervello e le mie facoltà mentali siano fuori uso.
-Io ce l’ho la risposta, ma come ti ho detto, se azioni il cervello la saprai anche tu- conclude, prima di allontanarsi di scatto e continuare a camminare.
Io rimango lì immobile in mezzo al corridoio.

Ti mando in pappa il cervello Rossa?
Assolutamente si, risponde una vocina nella mia testa.

Ti sei chiesta come mai?
Da oggi non farò altro.

Quello ha lo stesso effetto che io ho su di te?
Assolutamente no.

Oh Godric … Sono attratta da Malfoy! Cazzo, cazzo, cazzo!


E SONO ANCORA QUA, EHH GIA'!
NUOVO CAPITOLO, CHE SEMBRA DI PASSAGGIO, MA CHE IN REALTA' HA DATO UNA BELLA SCOSSA ALLA NOSTRA ROSE.
SI DICE CHE IL PRIMO PASSO PER RISOLVERE UN PROBLEMA E' AMMETERLO ALMENO A SE STESSI, PERCIO' ...
GRAZIE PER ESSERE ARRIVATI FINO A QUI!
ALLA PROSSIMA,
UN BACIO HERM :*

P.S. SE VOLETE LASCIARMI UN COMMENTINO O UN PENSIERINO, IO SONO QUI!!

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


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Capitolo 25


Dire che le parole di quel maledetto mi siano rimaste in mente per tutto il week end è scontato?
Bhe, è stato così. Qualsiasi cosa facessi, la mia mente veniva invasa dalla sua voce e dalle sue parole.
I momenti con Alex sono stati quelli più difficili. Anche baciarlo mi veniva strano, sbagliato. Forse dovevo davvero prendere in considerazione l’ipotesi di lasciarlo, anche per rispetto della persona che è e dei bei momenti che, comunque, mi ha fatto passare. Con questo non intendo dire che Alex non mi piaccia, ma magari potrei vederlo più come amico che come fidanzato.
Non so se lui abbia notato qualcosa oppure no. In caso abbia inteso qualcosa, è stato bravo a mascherarlo.
-Signorina Weasley?- mi arriva all’orecchio la voce del professore - è tra noi?-
Vengo riportata nell’aula di Difesa, dove la presenza di determinate persone (leggete Bethany) rendono ancora più precaria la mia attenzione a qualsiasi cosa si possa svolgere in classe.
-Si, professore scusi- dico un po’ imbarazzata, con sottofondo le risatine della classe.
-Le ho chiesto di porgermi il compito da me assegnatovi- continua il professore, porgendomi una mano.
In fretta tiro fuori la pergamena dal libro e gliela porgo alla velocità della luce.
Non riesco a fare le cose con calma, se, acquattata dietro al professore, lei mi guarda con i suoi occhi nero pece, che non fanno altro che seguire ogni mio movimento.
-Signorina Weasley?- mi arriva all’orecchio la sua voce fastidiosa.
Alzo semplicemente la testa per incontrare una figura alta, snella, per guardare un viso scolpito dagli dei, incorniciato da capelli biondo platino, in cui spiccano i suoi maledetti occhi nero pece.
-Le dispiace fermarsi un momento? Le devo chiedere una cosa- continua una volta che il professore si è allontanato, con quella voce odiosamente sensuale.
Annuisco soltanto, per distogliere più velocemente possibile i miei occhi dai suoi.
Lei rimane lì in piedi di fronte al mio banco, mentre io sistemo la mia roba e gli altri escono dall’aula. Non mi ero neanche accorta che la lezione fosse già finita.
-Ci vediamo dopo Rosie- mi saluta Eve.
-Si- è l’unica risposta che le riesco a dare, con quell’avvoltoio davanti a me. Seguo con gli occhi la figura di Eve attraversare l’aula, uscire e chiudere la porta.
-Può guardarmi, signorina?- mi chiede, cambiando totalmente il tono della voce. Da odiosamente sensuale a odiosamente prepotente.
Alzo la testa lentamente, decidendo poi di ricambiare il suo sguardo da prepotente con uno altrettanto di sfida.
Sono una Grifondoro, una Weasley, nessuno può permettersi di essere prepotente con me. Anche se questo "nessuno" è una fottuta dea perfetta.
-Sono consapevole di ciò che ha visto, ma sono altrettanto consapevole e certa che saprà tenere la bocca chiusa- continua con un sorriso quasi maligno, che mi fa venire voglia di tirarle un cazzotto.
“Lei dovrebbe saper tenere le gambe chiuse invece” penso immediatamente, ma invece mi limito a risponderle:
-So tenere la bocca chiusa, non si preoccupi- con un tono da strafottente.
Se crede di intimidirmi, ha sbagliato persona, sta razza di cretina!
-Ne sono certa- continua, con quella faccia da schiaffi -Può andare-
Mi limito a prendere le mie cose e a dirigermi verso la porta.
-Signorina?- mi richiama -Se osa dire qualcosa a qualcuno, se ne pentirà amaramente- continua con voce ferma, guardandomi con odio.
-Mi sta minacciando per caso?-domando allibita.
Scherziamo spero? Lei osa minacciare me?
-No, assolutamente. E’ solo un avvertimento- continua, indurendo lo sguardo.
-Sa, professoressa, dovrebbe stare attenta alle parole che usa- ribatto, ricambiando lo sguardo perfido con il quale crede di buttarmi giù.
-E’ una minaccia?- mi ributta la palla.
-No, assolutamente. E’ solo un avvertimento- le ributto la palla, per poi aprire la porta e uscire dall’aula.
Mi butto a passo spedito verso i dormitori, prima che mi venga la brillante idea di ritornare indietro e spaccarle la faccia.
Deve ringraziare Merlino che ha trovato me, invece che una studentessa in cerca di gossip da sputtanare in giro, o peggio, alla Mc Granitt.
Per una cosa del genere potrebbe perdere il lavoro e, invece che assicurarsi che non dica niente, magari comprandomi con voti più alti, come farebbe qualsiasi persona, mi viene a minacciare.
Ma quanto è idiota?
-Weasley-
Oh, Godric, ci mancava pure lui adesso.
-Tranquillo non ho detto niente- esclamo, non appena mi raggiunge di fianco, iniziando a camminare con me.
-Cosa ti ha detto?- mi domanda agitato.
-Perché ti importa?-domando confusa.
-Per favore Weasley, non ho voglia di implorarti- risponde, fermandomi per un braccio.
Mi guarda quasi come se volesse supplicarmi di parlare.
-Mi ha detto di tenere la bocca chiusa- gli rispondo con nonchalance.
-Nient altro? Non ti ha minacciata o cose del genere?- mi domanda con lo stesso tono agitato.
Non capisco cosa possa agitarlo, ma vederlo così … ecco, non mi fa piacere.
-No, non mi ha minacciata- per questo decido di rispondergli così.
-Non avere paura di dirmi che ti ha minacciata, Weasley, la conosco. Dimmi se ti ha minacciata- dice, stringendo la mano che ha sul mio braccio, dal quale poco prima mi ha fermato.
-Perché dovrei avere paura di dirtelo, scusa?- domando un po’ contrariata.
Pensa che io possa avere paura di lei? Ma non mi conosceva mica bene lui?
-Non lo so, però… se dici che non ti ha minacciata, sarà così- risponde scettico.
-E’ così- ribatto decisa.
-Un problema in meno- sussurra più a se stesso che a me.
Non ho voglia di capire che cosa voglia dire, perciò tolgo il mio braccio dalla sua mano e cerco di ritornare verso il mio dormitorio.
-Ci vediamo Malfoy-
-No, aspetta Weasley- dice, bloccandomi di nuovo dal braccio.
-Che c’è adesso?- domando stanca. Voglio solo andare nel mio dormitorio e riposarmi un po’.
-Ti voglio ricordare che hai perso una scommessa e a causa di ciò, mi devi delle lezioni di Pozioni- mi risponde con il solito ghigno alla Malfoy.
-E quindi?- domando, non capendo comunque dove voglia arrivare.
-E quindi, dato che la settimana prossima c’è la partita Serpeverde-Tassorosso e ho la settimana piena di allenamenti, questo è l’unico pomeriggio libero che ho. Ti va se facciamo una lezione? E’ da un po’ che non facciamo niente-mi chiede speranzoso.
-Solo oggi? Io sono stanca in realtà e…-
-Dai Weasley, giuro, un’oretta soltanto. Una cosa veloce veloce- mi supplica.
E quando mai mi ricapita di vedere Malfoy supplicarmi?!
-Eh va bene, una cosa veloce eh!- ribatto, mentre prendiamo la strada verso l’aula di Pozioni.
-Vieni so una scorciatoia- esclama all’improvviso, prendendomi per mano e buttandosi verso una piccola entrata alla nostra destra.
Per tutto il tragitto non spiccichiamo parola. Il mio cervello è intento a pregare il mio corpo di ridurre i tremolii che percepisce dalla mia mano allacciata alla sua.
Fa che non senta niente.
Fa che non percepisca niente.
Non mi rendo neanche quasi conto che dopo appena dieci minuti siamo arrivati al corridoio dei sotterranei che portano all’aula.
-Facciamo Imis Desideriis?- mi chiede, mentre sta aprendo la porta dell’aula.

Rimaniamo entrambi pietrificati sul posto.
Io mi preoccupavo delle sensazioni che Malfoy mi fa provare. Mi sentivo in colpa, mi maledivo tutti i giorni perché il mio corpo e la mia mente andavano in subbuglio con Malfoy nei paraggi.
Ma non mi sono mai sognata di andare oltre. I baci tra me e Malfoy sono stati presi con la forza da lui, anche se non nego di aver avuto voglia di rispondere.
Ma per rispetto verso Alex, per la persona fantastica che è e per tutto quello che Malfoy gli aveva combinato, ero sempre riuscita a fermarmi in tempo. Perché era giusto che io mi fermassi.
Ero davvero convinta che Alex fosse giusto, un bravo ragazzo, che mi rispettasse e che mi volesse bene.
Per questo, quando Malfoy ha aperto la porta e me lo sono trovato in mutande mentre baciava e toccava il corpo nudo, coperto solo dalle mutande, di Valery Soon, il mio cuore ha fatto crack.
Sono talmente scioccata che non riesco a dire niente, mentre loro si staccano e lei si copre dietro di lui, che ci guarda scioccato.
Rimaniamo tutti in silenzio per almeno un minuto, dopodichè Alex fa un passo verso di noi con uno sguardo colpevole.
Se osa dirmi “Rose non è come pensi” giuro che potrei mandarlo al San Mungo.
Dopo avergli tirato uno sguardo arrabbiato, mi giro e me ne vado più veloce che posso.
Non cambierebbe la situazione se continuassi a stare lì a fissare quel coglione patentato in mutande.
Sento dei passi dietro di me e aumento l‘andatura del mio.
-Rossa aspetta- sento la voce di Malfoy dietro di me. Per una volta sono contenta che sia lui. Se fosse stato Alex l’avrei appeso per le mutande sulla torre di Astronomia.
Allo stesso tempo però, voglio stare da sola. Voglio calmarmi e capire cosa avessi trovato in Alex di così spettacolare.
Mi infilo nell’apertura dalla quale siamo usciti prima per entrare nei sotterranei, ma Malfoy non demorde, mi sta dietro.
Sulla sinistra noto un masso che fuori esce a modo di panchina, perciò mi ci siedo sopra, stremata, stanca, come se avessi fatto una maratona di chilometri.
Cinque secondi dopo compare Malfoy, che lentamente si siede di fianco a me.
Solo dopo che lui appoggia una mano sulla mia, mi accorgo delle lacrime che stanno scendendo dai miei occhi, di come il mio corpo tremi dato gli spasmi dei singhiozzi.
Con naturalezza, Malfoy mi appoggia un braccio sulle spalle e io appoggio il mio viso sulla sua.
Rimaniamo così, io che piango, lui che mi culla, per quella che mi sembra un’eternità, visto che le lacrime sembravano non finire mai.
-Perché?- domando in un sussurro.
E’ quello che continuo a chiedermi.
-Avevi ragione. Alex non fa per me. - continuo con voce roca e con tono stanco - e non lo penso adesso, ma da un po’. Le tue parole dell’altro giorno mi hanno fatto riflettere, ma non volevo fargli del male, non volevo che stesse male per causa mia, non mi andava di essere l’ennesima ragazza che lo lascia per te.- continuo, mentre la voce si incrina leggermente.
- Ma nonostante questo, non riesco a capire perché l’abbia fatto. Per tutto il tempo io mi sono sentita in colpa, reprimevo e negavo ciò che mi fai provare tu, perché non era rispettoso verso il bravo ragazzo, gentile ed educato che pensavo Alex fosse. Pensavo sul serio che Alex fosse quello giusto, sai quello che molte mamme vorrebbero per le proprie figlie e volevo che lui avesse il meglio. Per questo ultimamente l’idea di lasciarlo prendeva sempre più forma. Perché stare con lui, mentre penso e sono attratta da te, non era di certo rispettoso verso di lui no? - domando retorica - e invece, mentre io mi riempivo di queste pippe mentali, lui si scopava quella, capisci? Io non ci posso credere- concludo, mentre le sue braccia mi stringono più forte.
Mi ha ascoltato per tutto il tempo, fregandosene delle mie lacrime che gli bagnano tutta la giacca della divisa e il collo.
-Non piango perché ne sono innamorata, altrimenti non ti guarderei neanche no? Piango per la totale mancanza di rispetto, per la presa per il culo, per la farsa di tutti questi mesi, mentre cercava di convincermi che lo stronzo egoista fossi tu. Ma guarda che faccia tosta- esclamo arrabbiata, mentre mi allontano da lui.
Mi asciugo il viso, portando lo sguardo sul terreno. Sento il suo sguardo su di me, ma piano piano mi rendo conto di quello che ho detto e mi vorrei prendere a schiaffi, scavarmi una buca bella profonda e scomparire dalla faccia della terra.
Cosa mi è saltato in mente, vacca miseria? Nuovamente avevo parlato senza tener conto delle conseguenze.
-Sai quando sono triste o arrabbiato, fare due tiri mi tranquillizza, mi schiarisce le idee- inizia con tono quasi dolce.
Si, non fate quelle facce, anche io non credevo possibile che Malfoy potesse saper avere un tono così, okay?
-Ti va di farli insieme? Potrebbe aiutarti a stare meglio- mi domanda, sfiorando con una mano la mia appoggiata sul mio ginocchio.
Lo guardo scioccata. Non aveva preso in giro il fiume di parole che gli avevo appena buttato addosso.
Il vecchio Malfoy non avrebbe perso l’occasione di deridermi, dicendo tipo “Ah, quindi sei attratta da me, eh Weasley?! Bhe come darti torto, sono uno schianto”, o una roba del genere.
Il Malfoy che avevo davanti invece, mi stava guardando con dispiacere e mi aveva appena proposto qualcosa per farmi stare meglio.
Il mondo si era ribaltato: Alex mi faceva male, Malfoy mi faceva bene.
-Non guardarmi con quella faccia lì. Per quanto all’80% delle volte io non ti sopporti Rossa, non è mai carino vedere una ragazza piangere, per quanto questa sia una tosta e cazzuta come te- ridacchia di me.
-Grazie per la cazzuta- ridacchio anche io.
Stavo già un pochino meglio. Era possibile?
-Dai- esclama sorridendomi e alzandosi in piedi, per poi porgermi una mano - andiamo a spaccare un po’ di palle-

***

Era stato l’allenamento più riuscito di sempre. La rabbia e la delusione che avevo nel corpo mi avevano spinto oltre ogni limite. Lanciavo la pluffa ad una velocità esuberante, con una forza tale che molto spesso Malfoy mi aveva chiesto di andarci più piano.
Devo dargli ragione anche questa volta: altro che yoga, il Quiddich è il miglior deterrente per la rabbia.
Adesso entrambi eravamo nel rispettivo spogliatoio per una doccia veloce.
Dopo un paio d’ore non riesco ancora a capacitarmi di quello che ho visto. Da Alex non l’avrei mai immaginato. Il detto “non si finisce mai di conoscere le persone” è adatto per una situazione del genere.
Non posso davvero immaginare il motivo di una scelta così.
Non penso che la nostra storia andasse tanto male da portarlo verso le braccia di un’altra, per dirla in modo carino. Almeno se così la pensava, poteva parlarmene, potevamo discuterne; magari avremmo deciso di lasciarci, magari no, ma non l’avremmo fatto con questo amaro in bocca.
Non mi sembrava un ragazzo che si lasciasse trasportare dall’ormone, tipo Malfoy ecco. Mi sembrava un ragazzo più razionale, se penso al modo in cui mi ha baciato per la prima volta, timido e incerto, e al modo in cui è riuscito a fermarsi con me vestita solo di intimo a Capodanno.
Non sono neanche più arrabbiata, solo delusa dalla falsa opinione che mi ero fatta di lui.
Mi infastidisce più il pensiero di come criticava Malfoy. Almeno il furetto ha il coraggio di essere sé stesso, senza maschera e fregandosene altamente dei giudizi altrui.
Meglio una brutta verità, che una bella bugia.
Non sto dicendo che sono d’accordo con il comportamento da puttaniere di Malfoy o la scelta di andare a letto con un’insegnante, che Godric mi benedica, solo apprezzo il suo essere sé stesso sempre, con pregi e difetti.

Una volta vestita e pronta, esco dallo spogliatoio e trovo Malfoy ad aspettarmi fuori.
-Ho una sorpresa- esclama con il suo solito ghigno.
Appena mi avvicino noto che nasconde qualcosa dietro la schiena. Nota la mia faccia perplessa e, allargando il ghigno, tira fuori una bottiglia di vetro con un liquido giallo-ambra al suo interno.
-E quello cosa sarebbe scusa?- domando scettica.
-La seconda cosa che faccio quando sono triste è bere del buon Wiskhy- esclama contento, sbattendomi la bottiglia in faccia.
-Non ho intenzione di bere quella roba- gli dico perentoria - Dove miseriaccia l’hai presa poi?- domando sconcertata.
-Credimi non lo vuoi sapere Rossa- mi risponde come se fosse orgoglioso di se stesso.
Santo Merlino, aiutami tu!
-Poi sei giovane Weasley, se non le fai adesso queste cazzate quando le fai?- mi domanda, cercando di convincermi.
-Perché dovrei bere scusa? Non ha senso- rispondo, cercando di capire dove vuole andare a parare.
Se il suo obbiettivo è farmi ubriacare e poi portarmi a letto, lo castro seduta stante.
-Non c’è una scusa- risponde ridacchiando - Siamo giovani e ci divertiamo- dice malizioso.
-Malfoy, togliti subito dalla testa qualsiasi pensiero da porco maniaco che hai partorito- dico decisa, facendogli scappare una risatina.
-Non c’è da ridere, sono seria. Non sono allocca, ne tantomeno stupida come le ragazze che solitamente ti muoiono dietro-
-Giuro su ciò che ho di più caro Weasley, che non ho intenzione di portarti a letto -risponde con un leggero sorriso sulle labbra - Non dico che mi dispiacerebbe, sia chiaro, ma il nostro obbiettivo oggi è divertirci alla faccia di chi ci vuole male- continua, sbattendomi di nuovo la bottiglia in faccia.
Non riesco a non guardarlo scettica. Vero che oggi mi è stato di grande aiuto, ma non riesco a fidarmi ancora. Voglio dire, è pur sempre Scorpius Malfoy!
-Vuoi fare un voto infrangibile?- domanda, prendendomi palesemente in giro.
Ecco, che vi dicevo?
-Dai Weasley, devi farti sempre pregare per fare qualcosa?- domanda quasi supplicandomi.
-Va bene, ti dico quello che avevo in mente. Se non ti piace, metto via tutto, okay?- continua sorridendomi -Allora potevamo fare “obbligo e verità” … aspetta prima di parlare … con una sola regola: niente cose sconce tipo spogliarello, toccatine o robe varie. Domande per divertirci, per dimenticare la merda che ci sta intorno, che ne dici? Un gioco facile, ma grazie al quale il divertimento è assicurato- domanda speranzoso.
Non ho ancora capito l’obbiettivo che lo spinge a fare questa cosa, non credo sia solo per me, anzi penso proprio che serva più a lui che a me.
-Accetto - dico, mentre su di lui si apre un sorriso spontaneo e vero - ma, ad una condizione-
-Dimmi tutto- chiede un po’ preoccupato.
-Devi dirmi la vera ragione per il quale vuoi fare questo gioco. Lo vedo  dal tuo sguardo e dalla tua insistenza che non lo fai solo per me. Non so neanche se lo fai per me, ma sono sicura, che c’è anche un altro motivo. Qual è?- domando schietta, cercando di capire la reazione che può avere.
Mi guarda immobile sembrando incerto se parlare oppure no.
-Non credo di riuscirtelo a dire da sobrio Weasley- esclama più sincero di quanto mi aspettassi.
Lo guardo in quei suoi solitamente occhi freddi, freddo grigio ghiaccio, ma questa volta ci intravedo una piccola goccia di amarezza.
Non so cosa mi spinga, ma questa volta voglio buttarmi. Ha di nuovo ragione lui: siamo giovani e dobbiamo divertirci.
-Allora iniziamo?- domando, mentre sul viso gli si apre un sorriso eccitato.




NON CI CREDETE VERO? BHE, ECCOMI QUI INVECE!!!!

IN QUESTO PERIODO HO AVUTO UN SACCHISSIMO DI COSE DA FARE, IN PRIMIS IL LAVORO, MA NON VOLEVO E NON VOGLIO DI CERTO INTERROMPERE LA STORIA... ANZI, STA ARRIVANDO LA PARTE INTERESSANTE!
SPERO VI FACCIA PIACERE QUESTO CAPITOLO, DATO CHE ABBIAMO SOLO SCORPIUS E ROSE! BEDDI LORO!!
E' UN MODO PER FARMI PERDONARE DEL MOSTRUOSO RITARDO CON IL QUALE VI HO PORTATO IL CAPITOLO!
IN PIU', ALEX E' QUASI FUORI DALLE PALLE, MA OVVIAMENTE LE PROBLEMATICHE PER LA NOSTRA COPPIETTA PREFERITA NON SONO FINITE QUA :P
CI VEDIAMO AL PROSSIMO CAPITOLO, CHE SPERO DI PORTARVI IL PIU' PRESTO POSSIBILE, MA VOI COMUNQUE FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE, SE SI VA OVVIAMENTE!
UN BACIO,
HERM :*

P.S. NON SO SE VE NE SIETE ACCORTI, MA POCCHISSIMO PRIMA CHE INIZI LA SCENA DEL TRADIMENTO DI QUEL DECEREBRATO DI ALEX, MALFOY CHIEDE SE DURANTE LA LEZIONE DI RIPETIZIONI DI POZIONI DI QUEL GIORNO AVREBBERO FATTO LA IMIS DESIDERIIS (DESIDERI PROFONDI TRADOTTO CON GOOGLE TRADUTTORE DAL LATINO AHAHAHAHA) . QUESTA POZIONE E' DEL TUTTO INVENTATA DA ME E L'IDEA ORIGINALE AVREBBE PORTATO AD UNA SCENA DIVERSA. IN POCHE PAROLE NELLA MIA MENTE STRANA, QUESTA POZIONE PERMETTE A CHI LA BEVE DI SCOPRIRE, ATTRAVERSO IL SONNO E I SOGNI, I  DESIDERI PIU' PROFONDI DELLA PERSONA DI CUI SI E' INSERITO IL CAPELLO DURANTE LA PREPARAZIONE. DISCORSO SIMILE ALLA POZIONE POLISUCCO.
SPERO ABBIATE CAPITO QUALCOSA DI CIO' CHE HO SCRITTO, MA ERA SOLO PER PUNTUALIZZARE QUESTA COSA.
ADESSO ME NE VADO PER DAVVERO!
N BACIO,
HERM :*

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Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


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Capitolo 26



Siamo seduti uno di fronte all’altro sulle gradinate più alte e nascoste del campo da Quiddich.
Malfoy ha trasfigurato due piccoli sassolini in due bicchieri da shottino e li ha posizionati in mezzo tra noi.
Sono un pochino agitata, non so quanto alla fine sia stata una buona idea questo gioco. Sono una Caposcuola e stiamo infrangendo un miliardo di regole.
Se ci beccano, siamo espulsi, sicuro!
Dall’altra parte invece sono contenta, contenta e sorpresa di come Malfoy si stia impegnando a farmi stare meglio. So che non lo fa solo per me, ma una piccola parte dentro di me non può fare a meno di ricordarmi che lo sta facendo anche per me.
-Allora il gioco lo conosci- inizia Malfoy con un sorrisetto - ad ogni verità od obbligo, dobbiamo bere uno shottino, okay?-
-Tutti e due o solo quello a cui è stata posta la domanda?- domando già un pochino preoccupata.
Non reggo per niente l’alcool io, mentre mi ricordo bene come a Capodanno ci siano voluti trecento mila bicchieri per notare qualche instabilità in Malfoy.
-No, solo chi risponde- risponde, mentre riempie i primi bicchierini.
-Allora, iniziano prima le signorine- esclama guardandomi - Obbligo o Verità, Rossa?-
Ho la sensazione che entrambe le scelte siano sbagliate. Mi aveva promesso niente cose sconce, ma che obblighi avrà in mente di farmi fare allora?
Se scelgo Verità, sarebbe anche peggio!
Oh Merlino, che faccio?
-Rossa, ricorda, non serve pensarci molto, rispondi d’istinto- mi consiglia beffandomi un pochino.
-Obbligo- butto d’istinto. La verità mi spaventa di più.
-Ti obbligo a bere tre shottini di seguito-
-Scherzi vero? Vomito seduta stante- esclamo scandalizzata.
-Se ti rifiuti, l’obbligo vale doppio- esclama contento.
Non posso di certo rifiutarmi. Già tre sono troppi, figurarsi sei.
Sotto il suo sguardo attento, mando giù tre shottini e già lo stomaco chiede venia.
Iniziamo bene!
-Obbligo o Verità- domando con un po’ di difficoltà, dato che la gola brucia.
-Verità- esclama maliziosamente.
Ho un paio di domande in testa da fargli, ma non so da quale potrei iniziare.
Da quella che ti preme di più fargli, forse?
Mi domanda una vocina nella mia testa.
Facile a dirsi, difficile a farsi.
-Perché non sopporti Alex?- domando lentamente. Non è questa la domanda più interessante del mio repertorio, ma iniziamo con calma.
-Tutto è iniziato durante il primo anno. Insieme ad un gruppetto di amici, tra cui anche il fratello maggiore, ha iniziato a prendermi in giro per il mio cognome e per la mia famiglia di appartenenza. Da quel giorno ha iniziato a rompere le palle su qualsiasi cosa e negli anni è anche peggiorato. L’ho sempre lasciato fare, finchè non ha iniziato a toccare le mie cose- conclude più sincero di quanto mi aspettassi. Una risposta enigmatica certo, ma più chiara di quanto Malfoy possa essere normalmente.
-Soddisfatta?- mi domanda con un sorrisetto dei suoi.
-Non proprio, ma la bottiglia è ancora piena, perciò di tempo ne ho!- rispondo con un sorrisetto.
-Ecco la Weasley che conosco: determinata e incisiva!- risponde buttando giù il suo shottino.
-Obbligo o Verità?-
Ecco ancora davanti lo stesso bivio. Se gli rispondo obbligo e mi fa bere di nuovo, dovrà raccogliermi con il cucchiaino, ma se rispondo Ver …
Rossa, ricorda, non serve pensarci molto, rispondi d’istinto.
-Verità- chissene. Non ho mica accettato perché sono giovane e devo divertirmi? Bene, facciamolo fino in fondo allora!
-Perché mi odi?- domanda curioso.
Mi ha spiazzata.
Ero pronta a tutto: domande sconce in primo luogo e domande su Alex in secondo luogo, ma mai sul nostro rapporto.
Lui rimane lì a fissarmi, curioso e un po’ ansioso.
-In realtà non ti odio, almeno non ad oggi- inizio con una risatina - Gli altri anni non ti sopportavo, lo ammetto. Eri sempre presuntuoso, spavaldo, arrogante, troppo impulsivo, sfacciato, senza imbarazzo o pudore. Andavi in giro come se fossi il re di questo castello e puntualmente avevi una ragazza diversa ogni settimana. Eri totalmente l’opposto di me. Il 99% delle volte non capivo come potessi fare cose di quel genere, non capivo come Albus potesse volere bene a due persone come noi tanto diverse -concludo guardando il suo sguardo leggermente stupito.
-Parli al passato perché adesso non le pensi più quelle cose?- domanda quasi come se sperasse in una mia affermazione.
-Non dico che non sei presuntuoso o dannatamente sfacciato, penso che non sei solo quello ecco- gli rispondo sincera, buttando giù lo shottino che aveva velocemente riempito, anche per impedirgli altre domande.
-Obbligo o Verità?- gli domando, cercando di troncare quel sorriso soddisfatto che ha sul viso.
Si, siamo proprio gli opposti: lui non si imbarazza mai delle sue emozioni, mentre io ci penso su almeno fino a che il mio cervello non si è fritto.
-Verità- risponde tranquillo.
-Perché tu invece non mi sopporti?- gli ributto la palla. Devo ammettere che sono un po’ agitata dalla risposta che mi può rifilare.
-Per la tua battuta sempre pronta, per il tuo cervello dannatamente sublime, per il tuo modo di sbeffeggiarmi e non abbassarti mai, per la tua testardaggine, per essere sempre stata l’unica a non cadere ai miei piedi. Sei stata la prima a mandarmi a quel paese, a schiantarmi, a tenermi testa insomma.- risponde divertito.
-Distruggo il tuo mondo da playboy- ribatto lasciandomi scappare una risatina.
-Esatto, il mio orgoglio da macho-man- ribatte dopo aver mandato giù il suo shottino.
Entrambi ci lasciamo scappare una risatina, che si conclude con un sorriso sul viso.
-Obbligo o Verità?- mi domanda.
-Obbligo- domando seguendo il mio istinto e il suo consiglio in primo luogo.
-Ti obbligo a stare per tutta la durata della partita seduta sulle mie gambe- propone malizioso.
-Avevi detto niente cose sconce- ribatto imbarazzata da quel sorriso così maliziosamente sfacciato.
-Non è sconcio infatti- ribatte sempre con quella faccia da schiaffi.
Ci guardiamo per una paio di secondi, lui con uno sguardo malizioso, io indeciso.
Sarà stato il fatto che grazie a lui e a questo stupido gioco, oggi io mi sia dimenticata di ciò che è successo, sarà stato l’alcool che pesa su di me come un macigno, sarà perché ho deciso di giocare seguendo il mio istinto, sarà per altri mille motivi, sta di fatto che mi alzo lentamente, ignorando il leggero capogiro, e mi siedo su di lui, che prontamente ha appoggiato la schiena sulla gradinata e ha chiuso le gambe per farmici sedere con comodità.
Ha appoggiato il braccio destro dietro la mia schiena, mentre con la mano del sinistro porta il mio dietro al suo collo. Non riesco ad oppormi, dato il suo viso a pochi centimetri dal mio, con i suoi occhi che incatenano i miei e il suo fottuto braccio che manda scariche elettriche a tutto spiano, che partono dalla schiena e si propagano in tutto il corpo.
A peggiorare la situazione sono le leggere carezze che mi fa con la mano sinistra, appoggiata sul mio braccio destro, lasciato morto sulla mia gamba.
-Ti sembra sconcio?- sussurra, invadendo il mio viso con il suo ormai familiare odore di cioccolato.
Riesco solo a muovere leggermente la testa per fargli segno che no, non mi sembra sconcio, ma comunque le mie facoltà mentali sono state danneggiate.
Rimaniamo così per due minuti abbondanti, ma il mio corpo non accenna a diminuire le scosse da cui è percosso.
Abbasso lo sguardo per guardare le nostre mani, unite, intrecciate. Non so come sia potuto succedere, ma adesso i nostri palmi sono a contatto, mentre le nostre dita si stringono delicatamente.
Lui strofina leggermente il suo naso sulla mia guancia, prima di ricordarmi, sempre in un sussurro, che tocca a me porre la domanda.
Gli lancio un breve sguardo, per poi abbassare velocemente la testa: -Obbligo o Verità?- gli domando.
Rimane in silenzio, mentre la mia testa è piena del rumore che il mio cuore sta facendo. Batte ad una velocità stratosferica, tanto che penso che avrò un infarto se continua così.
-Verità- risponde, sfiorando con le sue labbra la mia guancia, dalla quale parte immediatamente un’ondata di fuoco.
-Perché hai voluto fare questo gioco?- domando, ignorando il bruciore di cui il mio viso è invaso.
Lui si irrigidisce, lo percepisco. La mano posta sulla mia schiena ferma la sua corsa, il viso si allontana leggermente, permettendomi di respirare un pochino meglio e la mano che stringe la mia, scivola via con delicatezza.
Nonostante questo, mi lascia seduta su di lui.
-E’ una storia lunga- dice prendendo un bel respiro -Durante l’estate del mio quarto anno, i miei genitori hanno organizzato una cerimonia al Manior, invitando tutti i loro amici e colleghi. A questa festa erano presenti anche i Krum, con la loro figlia, la bella e affascinante Bethany- continua, facendo sprofondare il mio stomaco - la notai subito, bella nel suo abito nero, irraggiungibile, fino a che non mi chiese di ballare. Mi disse che era di Drumstrang e si sentiva un po’ fuori luogo con tutte quelle persone che non facevano altro che parlare di Hogwarts. Rimanemmo tutta la serata a parlare e a sfottere i più grandi. Non avevo mai conosciuto una ragazza così bella, ma allo stesso tempo intelligente, sveglia, sarcastica e simpatica. Mi aveva totalmente stregato.- continua, non notando quanto avessi perso tutta la curiosità e la voglia di starlo a sentire - Quando mi comunicò che sarebbe dovuta rimanere per tutta l’estate in Inghilterra per un tirocinio, mi precipitai a convincere i miei a farla rimanere al Manior ad alloggiare, e in questo modo passammo tutta l’estate insieme. Posso dire con certezza che fu l’estate più della mia vita- continua il monologo, facendosi scappare un sorriso sulla faccia, che non fa altro che far sprofondare ancora di più il mio cuore- Poi l’estate finì e io dovetti ritornare a scuola, con la promessa che ci saremmo scritti per tutta l’anno. E così è stato, tanto che in una gita ad Hogsmeade è riuscita anche a venire per salutarmi. Quel giorno decisi di fare con lei la mia prima volta, inconsapevole che sarebbe stata l’ultima volta che l’avrei vista o sentita- continua con un tono evidentemente rammaricato - E’ lei la prima a cui ho detto Ti amo, la prima di cui mi sono innamorato, per la quale ho provato dei veri sentimenti e l’unica cosa che mi sono ritrovato in mano è il nulla.- dice in tono arrabbiato - Quando me la sono ritrovata qui, convinta di potersi far perdonare con due carezze e due baccettini, mi ero ripromesso di vendicarmi, di usare lei nello stesso modo in cui lei aveva usato me, ma tutto è stato stravolto quando stamattina mi ha detto che mi ha sempre amato anche lei.- continua affievolendo la voce sempre di più - Non le credo ovviamente, ma non riesco comunque a non pensarci. Ho aspettato per molto tempo che lei mi dicesse una cosa del genere, che lei provasse quello che provavo io, e adesso che è successo, non riesco ad esserne contento. Per questo ho deciso di fare questo gioco, voglio dimenticare, esattamente come vuoi dimenticare tu- conclude, lasciandosi scappare un sospiro.
Non riesco a muovere un muscolo, il cervello è totalmente andato e ho un’improvvisa voglia di piangere.
E’ innamorato di Bethany, capite? Tutto ciò che ha fatto oggi, l’ha fatto solo ed esclusivamente per se stesso, per seppellire il dolore che ha provato, o che magari sta provando.
La piccola speranza che avevo fino a prima è sparita del tutto.
… lo sta facendo anche per me …
Sti gran cazzi!
Vorrei alzarmi, andarmene, ma non riesco a fare altro se non rimanere immobile, con il suo respiro che si infrange sulla mia guancia.
-Weasley- mi chiama - Obbligo o Verità?- mi chiede.
Spero stia scherzando. Dopo quello che mi ha detto, ha ancora voglia di giocare?
Ma poi, perché ci rimango così male se lui è innamorato ancora di Bethany. Che mi interessa di chi vuole, alla fine la vita è sua.
Ha detto che è attratto da te!
Sento dirmi da una vocina nella testa. Ma come posso paragonare le due cose. L’amore è una cosa totalmente diversa dall’attrazione.
D’istinto prendo la bottiglia e butto giù un sorso enorme, sotto il suo sguardo allibito, ignorando la mia gola e il mio stomaco che chiedono pietà.
Mi prendo due secondi e poi mi giro verso di lui - Verità- dico, puntando i miei occhi nei suoi.
-A cosa stai pensando?- mi chiede incuriosito e un po’ stranito, rafforzando la sua presa sulla mia schiena.
-A quello che hai appena raccontato- rispondo con un filo di amarezza.
-E cosa ne pensi?- domanda avvicinando il suo viso alla mia guancia.
-Che tu sei ancora innamorato di lei e penso che la tua attrazione verso di me sia solo un gioco per il tuo ego. Vuoi dimostrare a te stesso che pure io, testarda e orgogliosa, posso cadere ai tuoi piedi, mentre però tu sei innamorato di lei- continuo, sbiascicando qualche parola qua e là.
-Non sono più innamorato di lei, Rossa- ribatte, riprendendo la mia mano nelle sue - E non sono neanche tanto sicuro che … l’attrazione nei tuoi confronti sia solo ego- sussurra, strofinando prima il suo naso sulla mia guancia, per poi continuare la corsa e fermarsi sul mio collo.
Wow, inizia a fare caldo!
-Hai un profumo bestiale- sussurra ancora, sfiorando le sue labbra sul mio collo.
-Che vuol dire che non sei più innamorato di lei?- gli domando in un sussurro.
Per quanto il suo corpo così vicino mi mandi in pappa il cervello, il monologo appena sentito continua a risuonarmi nelle orecchie, come un mantra.
-Quando la vedo, quando le parlo o la scopo, non sento più le emozioni che sentivo prima. Durante la notte non è a lei che penso o di cui mi preoccupo- sussurra con nonchalance, mentre ha ancora la testa incavata nel mio collo.
-Non sono più attratto da lei, da ciò che pensa, da quello che vuole dirmi, se ce l’ho nella mia vita o meno, non cambia- continua, lasciando un bacio leggero sul mio collo.
Ho la testa in totale confusione. Tra l’alcool che rallenta le mie facoltà cognitive e il suo corpo che agita il mio, non sto capendo più niente.
Non riesco a partorire un pensiero, un’idea, mi sto semplicemente facendo cullare dalle sue braccia.
-Però continui a pensare a ciò che ti ha detto stamattina- mi lascio scappare, quasi fosse un lamento.
-E nonostante questo, ho scelto di essere qua con te adesso- mi sussurra in risposta.
-Solo per dimenticare- ribatto decisa.
-La bottiglia mi serve per dimenticare, ma volendo avrei potuto farlo da solo no?- mi domanda, allontanandosi e portando il suo sguardo nel mio.
L’alcool inizia a farmi effetto, dato che lo vedo un po’ sfocato anche da questa distanza.
-Tu invece … - inizia perforandomi con quegli occhi grigio ghiaccio che ha - mi fai vivere-


"Ma io cerco poesia. Una storia che aspetti la pioggia per scendere in starada"
Quest'oggi vi accolgo con un pezzo di canzone bellissimo secondo me!
C'è qualcuno che lo ha riconosciuto?!
A parte questo, scusatemi infinitamente per il ritardo, ma più di così non riesco ad andare avanti! :(
Se vi va, fatemi sapere comunque che ne pensate !!
Grazie infinite se ci siete ancora!
Un bacio,
Herm :*



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Capitolo 28
*** Capitolo 27 ***


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Capitolo 27


Eravamo tutti a pranzo.
Con tutti intendo proprio tutti, dato che di fronte a me vi era seduto Al affianco a Eve e alla mia destra avevo Malfoy.
Eve ed Al stavano sempre meglio insieme e vederli così felici, rendeva felice anche me.
Non sono quel tipo di coppia che sbatte a tutti in faccia la loro voglia di stare assieme, non stanno tutto il tempo a sbaciucchiarsi, facendo sentire noi poveri single degli sfigati emarginati.
Stanno uno di fianco all’altro, ridono, scherzano e per lo più comunicano con gli occhi.
Vederli così affiatati, mi ha fatto rendere ancora di più conto di quanto io ed Alex non eravamo fatti per stare insieme.
Non lo penso per la merdata che ha fatto, quella alla fine è stata solo una conseguenza. Se ti piace davvero una persona, non arrivi a fare tanto. Sono dell’idea che non necessariamente devi amare per rispettare.
Dopo una settimana ancora non riesco a comprendere il motivo, magari non esiste neanche.
Se ci penso non fa male, mi sento soltanto delusa; non è mai piacevole quando una persona ti tradisce, ti manca di rispetto, che questa sia un amico, un fidanzato o un familiare.
Aggiungiamo il fatto che sia stata la prima vera storia che io abbia mai avuto.
Di ragazzi non ne capisco granchè, ma non penso di aver fatto chissà quale sbaglio per spingere una persona bella come Alex fino a tanto.
Sì, penso che sia ancora una bella persona, non è un errore che cambia ciò che sei alla fine.
Ognuno di noi commette errori, io per prima se penso a tutto ciò che è successo con Malfoy, ma ciò non ci porta ad essere delle cattive persone.
Alla fine non è ne il primo e non sarà di certo l’ultimo a tradire!
Comunque sia andata, non saremmo durati per sempre, perciò…
Vengo riportata alla realtà da una mano che delicatamente tocca la mia spalla.
-Possiamo parlare un attimo?- mi sussurra nell’orecchio Alex.
E’ in piedi con gli occhi puntati su di me, mentre ansioso aspetta una mia risposta.
Ne avevamo già parlato durante la ronda di questa settimana, l’altro pomeriggio quando mi ha raggiunto in biblioteca e ieri mattina quando mi ha braccato una volta uscita dalla Sala Grande. Mi aveva chiesto scusa almeno un miliardo di volte, ma non riusciva a capire che, alla fine, il motivo principale secondo il quale non ritornavo con lui non era il tradimento.
Glielo avevo spiegato un miliardo di volte.
-Alex davvero- inizio a parlare, cercando di fargli capire con lo sguardo che non ho cambiato idea rispetto a ieri.
-Rose - inizia prendendomi il polso con una mano - noi dobbiamo parlare -continua indurendo un po’ il tono.
-Alex …  -inizio cercando di togliere il polso, ma lui rafforza velocemente la presa.
-Niente Alex, dobbiamo parlare - continua con tono più duro rispetto a prima, tirandomi improvvisamente dal polso e facendomi scattare in piedi.
Tutto succede velocemente.
Malfoy, seduto alla mia destra, scatta in piedi e fulmineo, libera il mio polso dalla sua presa e si piazza tra noi due.
-Sheppard, non ti vuole parlare, non so se hai capito!- dice con tono che farebbe paura a Voldemort stesso.
Tutta la Sala Grande, da perfetta pettegola qual è, si è spenta in un silenzio tombale, pronta a non perdersi neanche una parola.
-Malfoy, per favore- sussurro, prendendolo da un braccio e tirandolo indietro. Ci manca solo che facciano una rissa con tutti i professori presenti.
-Malfoy dovresti imparare a farti gli affari tuoi- inizia Alex con un sorriso mai visto ad incorniciargli il viso -come Rose non l’ha data a me, sicuramente non la darà neanche a te. Perciò…-
Non ho io stessa il tempo di capire e metabolizzare ciò che ha detto Alex, che Malfoy gli tira un pugno dritto sul naso, facendolo cadere per terra.
Riesco in tempo a tirare Malfoy per un braccio e portarlo il più lontano possibile da Alex, mentre Al, scavalcando il tavolo, si era già piazzato di fronte a Malfoy.
-Non ti azzardare mai più a parlare di lei in questo modo- urla Malfoy, cercando di superare Al e ignorando me che non mollo la presa sul suo braccio.
-Adesso basta- esclama glaciale la Preside, fermando Malfoy che stava cercando di ributtarsi su Alex, rialzatosi in piedi.
Si posiziona con le mani sui fianchi e la bocca in una linea sottilissima di disappunto in mezzo ad Al e Alex, che non smette di sorridere.
Ma che c’avrà da ridere, lo sa solo lui. Questa è una catastrofe bella e buona.
-Vi voglio nel mio ufficio adesso, tutti e due- continua la McGranitt puntando Alex e Malfoy.
Alex si gira e prende subito la via dell’uscita, camminando lentamente tra le file degli studenti curiosi.
Malfoy, dopo un’ultima occhiata della Preside, inizia a camminare, ma viene bloccato dalla mia mano che non avevo avuto ancora il coraggio di togliere.
Si gira lentamente verso ciò che lo blocca, ovvero la mia mano che non ho intenzione di togliere dal suo braccio, e poi continua la traiettoria fino ad arrivare ai miei occhi.
-Tranquilla, non succederà niente. C’è la Preside con noi- mi sussurra dolcemente.
Lancio un’occhiata dietro e noto la McGranitt  con il peggior sguardo che le abbia mai visto.
Lascio d’istinto il braccio di Malfoy.
Dopo avermi lanciato un ultimo sorriso, un sorriso forzato, Malfoy si rigira e a testa alta, come se ne andasse fiero, supera la Preside puntando l’uscita.
-Tutti ai vostri tavoli, adesso- riporta l’ordine la McGranitt prima di seguire Malfoy verso l’uscita.
Oh, Merlino, siamo nella merda!

***


Mentre aspetto ansiosa la sua uscita dal portone della Sala Grande, tento di ricostruire tutto ciò in cui ho creduto fino ad adesso.
Fin dal nostro primo incontro sul treno, Alex mi aveva fatto una bella impressione. Bello, bello davvero, gentile, dolce, educato, un bravo ragazzo insomma. Alla lunga si era dimostrato anche intelligente, premuroso, attento, simpatico. Proprio questa sua indole da ragazzo perfetto, mi aveva riempito di sensi di colpa verso tutto quello che provavo con Malfoy, nonostante io cercassi di reprimerlo con tutta me stessa.
Lo avevo difeso dalle ingiurie di Malfoy stesso, lo avevo rassicurato sulle sue insicurezze derivate dal suo passato, non avevo fatto altro che elogiarlo.
Adesso mi ritrovavo a confrontare l’idea dell’Alex perfetto che credevo di aver conosciuto, con l’Alex che avevo scoperto negli ultimi giorni, o forse mesi.

...come Rose non l’ha data a me, sicuramente non la darà neanche a te. Perciò…-

L’aveva detto con una tale cattiveria, che ancora adesso non riuscivo a realizzare che era stato lo stesso Alex che mi voleva da sempre, che mi aveva fatta sentire amata e desiderata come mai lo ero stata, a dirlo davanti a tutta la Sala Grande, davanti a me.
Se ne era andato senza un briciolo di rimorso, senza neanche degnarmi di uno sguardo. A testa alta, fiero di se!
Con chi cazzo sono stata per tutto questo tempo?
Non mi ero sentita così arrabbiata, umiliata e delusa neanche quando l’ho scoperto con quella lì, mezzi nudi insieme.

Allo stesso tempo mi scioccava il Malfoy che era venuto fuori negli ultimi tempi. Si era scusato per quel bacio rubato a Capodanno; aveva cercato di tirarmi su il morale dopo aver scoperto il tradimento di Alex, anche se aveva utilizzato un modo alquanto bizzarro; si è messo tra me ed Alex oggi, difendendomi senza pensarci su minimamente, dando un pugno in faccia ad Alex davanti a tutti i professori, perciò coscio di beccarsi una punizione assicurata.
Il mondo si era davvero ribaltato!
Non sapevo più cosa pensare, non sapevo quale filo logico seguire, strano per una come me che analizza ogni minimo dettaglio senza farsi mai scappare nulla.

Vengo interrotta dal portone della Sala Grande, dal quale fa capolinea la sua figura.
Appena i miei occhi lo inquadrano, il mio cuore inizia a battere furiosamente.
È vero, non eravamo amici, ma neanche più nemici, perciò non dovrebbe sembrare tanto strano essere lì per ringraziarlo.
Forza Rose, è soltanto Malfoy!
Lui senza degnarmi di uno sguardo tira dritto verso la strada che immagino sia quella dei dormitori. Ma se non lo fermo adesso, non lo farò più.
-Hei Malfoy- esclamo, avvicinandomi a lui.
-Rossa!- esclama sorpreso - Che ci fai qui?-
-Volevo … -inizio tintinnante.  Miseriaccia, quando mai mi è stato difficile parlargli?!
Conto fino a tre e mi schiarisco bene la gola, mentre sul suo viso inizia a nascere il suo famoso ghigno alla Malfoy.
-Volevo solo ringraziarti per quello che hai fatto oggi a pranzo.- tento di dire con nonchalance, ignorando la potente fitta che ha attraversato il mio stomaco alla vista di quel sorriso.
-Figurati Weasley. È a questo che servono gli amici no?- continua con quel sorrisetto.
-Perciò adesso siamo amici?- domando un po’ sorpresa.
Dopo aver scoperto un nuovo lato di Alex, perché mai mi dovrei stupire di esser diventata amica di Malfoy? Ma soprattutto, quando è successo?
-Bhe, non posso definirla un’amicizia solida e consolidata come quella con Al, ma un inizio- mi risponde in tono tranquillo, senza però lasciare quel suo dannato sorrisetto.
Mi confonde quel maledetto sorriso.
-Comunque … avevi un modo specifico con cui ringraziarmi?-
Eccolo lì il motivo per il quale continuava a guardarmi così. Porco maiale che non è altro!
-Sicuramente non quello che avevi in mente tu, Malfoy- rispondo stizzita, puntando lo sguardo sul muro dietro di lui, cercando di nascondergli il rossore derivato dall’imbarazzo.
-E cosa avevo in mente Weasley?- ridacchia accentuando il mio imbarazzo.
Per quanto fossimo diventati “amici”, rimaneva comunque uno stronzo di prima categoria.
-Piantala di fare lo stronzo Malfoy- ribatto utilizzando il tono più acido che avessi nel repertorio.
Dovevo ammetterlo almeno a me stessa: questo suo lato così sfacciato mi dava letteralmente sui nervi.
Ti da i nervi Rose? Ne sei proprio sicura?
O Santo Merlino, ci mancava la voce di Lily dentro la mia testa!
La sua risatina riporta la mia attenzione su di lui che, con tutta la naturalezza di cui possiede, si gira verso di me per esclamare semplicemente - Seguimi Rossa- iniziando poi ad incamminarsi verso le scale.
-Scusami, dove dovrei seguirti?- domando non spostandomi di un millimetro da dov’ero.
-Mi devi ringraziare giusto?- mi domanda fermandosi - seguimi e lo vedrai- continua girando lievemente il suo viso verso di me, mostrandomi subito dopo il ghigno suo distintivo.
-Se me lo dici con quel tono, col cavolo che ti seguo- esclamo più per testardaggine che per paura.
Aveva fatto lo stronzo con me? Bene, non gli basterà un sorrisetto ammiccante per farsi seguire dalla sottoscritta.
-Oh Santo Salazar- esclama divertito dal mio atteggiamento - Rossa, se volessi saltarti addosso, cosa che farei senza indugio a titolo informativo, l’avrei fatto molto tempo addietro. Voglio solo passare una serata tranquilla con la mia amica Rose, va bene?- dice usando un tono maledettamente serio, con i suoi occhi puntati dentro i miei, dentro ai quali riesco a scorgere solo serietà e affidabilità.
-Promettimi che non farai in alcun modo lo scemo- dico solo per stuzzicarlo un altro po’.
-Va bene Rossa, prometto di non fare in alcun modo lo scemo- risponde scimmiottando palesemente la mia voce - Dai, dobbiamo fare sette piani, se non ti muovi adesso ci arriveremo domani- continua, riprendendo la traiettoria di prima.



Dopo sette piani in un tranquillo silenzio, ci siamo fermati davanti ad un muro vuoto e freddo.
Sono cosciente che dietro di esso c’è la Stanza delle Necessità, ma sono curiosa di sapere in cosa Malfoy la trasformerà.
Dopo esser passato davanti al muro per tre volte, compare magicamente un portone in quercia grande, al cui centro c’è una maniglia d’oro sottile ed elegante.
-Prego Rossa, solo per te- esclama Malfoy ponendosi di lato e  indicando con la mano il portone.
Con un piccolo sorriso, faccio un paio di passi in avanti e tiro giù la maniglia in fretta.
Non avrei mai immaginato uno scenario del genere.
Alla mia sinistra vi sono due divani dall’aria invitante e comoda di colore bordeaux e verde bosco. Dietro, posizionato al centro, vi è un caminetto in pietra, impreziosito da piccole lucine, che danno un’atmosfera magica alla sala.
Di fronte vi è una vetrata, che copre anche il soffitto, che mostra un paesaggio bellissimo: montagne imponenti incorniciate da un cielo stellato, che incanta lo sguardo.
 -Ultimamente non facciamo altro che rincorrerci e lasciarci.- sento il suo sussurro dietro l’orecchio, che come sempre mi elettrizza più di quanto io voglia ammettere -Per questo ho pensato che una serata all’insegna del relax, ci avrebbe fatto bene- continua, mettendosi davanti a me.
Non so, forse sarò ripetitiva, ma io non ci sto capendo più niente.
Mai, e sottolineo diecimila volte mai, mi sarei immaginata nella Stanza delle Necessità, trasformata per l’occasione in una stanza relax, con un Malfoy “amichevole”, senza bacchetta in mano, senza sguardi astiosi e di mia spontanea volontà.
Mai mi sarei immaginata di trovarmi qui con lui e di non sentirmi fuori luogo.
Mentre silenziosa cerco di capire quando la mia vita si sia stravolta in questo modo, lui mi ha preso le mani delicatamente e mi ha trasportata lentamente sul divanetto bordeaux, sul quale ci siamo seduti uno girato nella direzione dell’altro, con le mani incastrate tra loro.
La luce del fuoco derivato dal caminetto alla nostra sinistra, in contrasto coi i suoi occhi grigio ghiaccio, gli conferisce un’aria ancora più magnetica, quasi eterea.
Perché in tutti questi anni non mi sono mai accorta della sua bellezza oggettiva?
E’ vero, non ci sopportavamo, ma io ero anche convita che non fosse tutta questa grande bellezza. Mi chiedevo per quale ragione tutte quelle ragazze gli andassero dietro. Adesso mi rendo conto di come la sua bellezza sia una di quelle magnetiche, che non puoi non notare.
Aggiungiamoci il fatto che se porta tutte le ragazze nella Stanza delle Necessità trasformata in questo modo, tutte quelle galline che gli morivano e gli muoiono dietro, non mi appaiono così tanto sciocche e frivole.
Proprio questo pensiero mi guasta un po’ l’umore. Mi fa nascere pensieri che rovinerebbero tutto. Infatti la sala non mi appare più magica come prima, lui non  appare più etereo ai miei occhi.
-Vuoi vedere che indovino quello che ti sta passando per la testa?- mi chiede rafforzando un po’ la presa delle nostre mani, come a richiamare la mia attenzione.
-Sentiamo- dico, non riuscendo io stessa a capire quale tono abbia usato.
-Stai sicuramente pensando a tutte quelle sceme, o un altro nomignolo che usi nella tua testa, che ho portato qui- dice con fare ovvio.
Sgrano gli occhi sorpresa, perché non è possibile che, senza neanche aver aperto bocca, abbia capito ciò a cui stavo pensando.
E’ assolutamente impossibile.
-Ho indovinato vero? Te l’ho detto un sacco di volte Rossa, ti conosco più di quanto pensi- dice con fare altezzoso.
-Ah si? Allora, dimmi un po’ … che sai di me?- chiedo curiosa. Questa volta devo capire se ha una capacità ultraterrena di leggermi nella mente o semplicemente davvero mi conosce.
-La prima cosa che mi viene in mente è il tuo legame con la famiglia.- inizia accarezzando delicatamente le mie mani- Hai una venerazione verso ogni componente, te ne vanti, ma non perché è stata una delle famiglie più importanti per la Seconda Guerra Magica, ma perché è una famiglia che ne ha passate tante, però è sempre riuscita a rialzarsi. Perché ti ha insegnato ad essere te stessa ed a prezzarti per quello che sei. Da loro hai imparato la grinta, sei esplosiva, esattamente come ogni membro della tua famiglia, però ognuno a modo suo-
Questo non lo può sapere anche se dovesse leggermi la mente. Questo lo sa perché mi ha vista con loro, mi ha osservata, mi ha capita.
-La seconda cosa che mi viene in mente è l’innegabile intelligenza che hai. Ma la cosa che mi è sempre piaciuta di te è che non ne  hai mai fatto vanto con nessuno. Sei consapevole di essere forse la più brava dell’intera scuola, ma sei sempre la prima a dare una mano, senza far sentire colui che stai aiutando, un emerito deficiente. Questo l’ho vissuto sulla mia pelle, perciò … - continua con un largo sorriso sulle labbra.
-In realtà tu sei molto bravo. Per questo ancora non ho capito a che ti sono servita- dico con onestà.
Era vero. Ad ogni lezione ha fatto sempre tutto lui, rarissime volte ho dovuto correggerlo.
-Visto? Umile e sensibile. Altre qualità fondamentali che hai. -
Non so se esserne onorata o scioccata. Mi conosce come se fossimo amici da anni. Probabilmente se dovessi chiedere ad Al cosa pensa di me, non tirerebbe fuori neanche la metà delle cose che ha detto lui.
-Ma la cosa che più mi piace è la tua onestà. A te non importa di chi ti trovi di fronte, combatti sempre il giusto. Non importa quello che pensano gli altri, tu segui la strada che secondo te è quella giusta. Non ti fermi davanti ad un bullo, anzi lo distruggi. Non ti piacciono quelli che cercano di fare i furbi, che usano sotterfugi e svincoli per calpestarti, tu vuoi ottenere quello che ti meriti, lotti per quello che credi di meritare. Non scavalchi nessuno, non butti a terra nessuno. Sei onesta fino nel midollo-
Probabilmente se qualcuno mi guardasse da fuori, vedrebbe la mia mandibola spiaccicata al suolo.
Ma come miseriaccia fa? Neanche io stessa direi tutte queste cose dettagliatamente se mi dovessero chiedere come mi descriverei.
Sono letteralmente basita.
-E se vuoi ho altre mille cose da dire su di te, ma mi fermo qui. Non vorrei ti venisse un infarto- dice ridacchiando.
-Non so che cosa dire, sono scioccata- dico con estrema semplicità - Non ho la più pallida idea di come tu possa conoscermi così bene.-
-In realtà basta solo osservarti. Se sai dove guardare, sei una di quelle perone che si leggono facilmente.- mi risponde con nonchalance.
-Io non ci credo. Tu non sei il Malfoy che conosco - cerco di sdrammatizzare, perché non so davvero che dire.
Sono davvero sorpresa di come la persona che fino a cinque mesi fa avrei ufficialmente schiantato senza rimorso e lo avrei considerato come il mio nemico numero uno, sia in realtà la persona che forse mi conosce più di tutte.
-Bhe in realtà non mi conosci Rossa- dice con fare serio, con il viso totalmente sgombro da ogni sorta di tranquillità che vi era fino a dieci secondi fa.
-Adesso vuoi farmi credere che il Malfoy che si fa tutte quelle che respirano, addirittura un insegnate, il Malfoy spocchioso, arrogante, borioso, non esiste?- dico con una punta di ironia.
-Bhe Rossa, ognuno ha difetti e pregi, ma tu non sei mai riuscita ad andare oltre ciò che volevi vedere.- mi ribatte lui, con un pizzico di quella che credo sia amarezza.
-Vuoi farmi credere che io voglia vedere solo quel Malfoy?- gli domando incredula, lasciando di scatto la sua presa - Ti ho beccato a fare sesso con un insegnate in una aula deserta, ti voglio ricordare. Fino a poco tempo fa non facevi altro che metterti tra me ed Alex, baciandomi a tradimento. Non hai fatto altro che riempirmi di insulti e odio, facendomi passare per la matta o l‘esagerata di turno. Mi hai fatto passare sette anni d‘inferno, Malfoy- finisco arrabbiata, per poi alzarmi dal divano.
Adesso vuole far passare lui per il ragazzo perfetto che ha saputo osservarmi per bene, mentre io sono la stronza di turno che non è mai riuscita ad andare oltre la sua corazza da ragazzo con l’anima di ghiaccio??
Questo è matto, altro che!
-Sette anni d’inferno?- mi domanda, alzandosi anche lui.- Non mi sembra che tu non ti sia difesa bene o non abbia le tue colpe, Weasley-
-Dimmi quale mai sarà stato il motivo che ti ha spinto a comportarti in quel modo con me, perché in tutto questo tempo, non l’ho mai capito- esclamo forte ed esasperata.
-Dimmi perché da quanto ti conosco non mi hai mai trattato come stai facendo adesso, ma invece con sufficienza. Dimmi perche hai iniziato ad avvicinarti a me in un modo diverso, solo quando mi hai visto con Alex, che ho saputo dopo fosse il tuo nemico maschile, per dirla semplice. Dimmi perché tutto ad un tratto, ti senti attratto da me, ma allo stesso modo te la fai con un insegnate che è esteticamente ed eticamente l’opposto a me. Dimmi, perché a differenza tua, io non so dove guardare, non so quale Malfoy guardare, e non riesco a leggere niente di chiaro in te- finisco con un leggero fiatone, ma fiera di essermi lasciata andare ogni fottuto pensiero, ogni fottuta domanda, che in questi mesi mi ha fritto il cervello. Voglio sapere, voglio risposte e stasera dovrà essere più che chiaro.
-Non ti ho mai trattato con sufficienza, mi ha sempre intrigato il tuo essere così testarda, il tuo ostinarti a combattermi. - dichiara con tono serio, perforandomi con i suoi occhi -Mi piaceva litigare con te. Te l’ho detto, distruggi il mio essere pagliaccio, mi rigiri e mi rigiri con semplicità, proprio perché sei diversa. Mi piaceva perché in qualche modo davi la dimostrazione che non fossi solo un bel ragazzo, a te non è mai interessata la mia parte estetica, tu mi combattevi perché per te era giusto così-
-Io non ti capisco. Prima non volevo andare oltre ciò che volevo vedere, adesso invece andavo oltre la tua bellezza. Parla chiaro, Santo Godric- dico agguerrita.
L’ho detto, stasera non mi scappa.
-Non ti sei fermata al mio aspetto estetico, mi hai combattuto e mi hai giudicato per quello che facevo .. Non fare quella faccia, come tuo solito! - esclama esasperato - Si ho capito, mi facevo tante ragazze, e allora? Vai a prendere  ogni ragazzo di questa scuola e chiedigli come si comporterebbe al mio posto. Siamo giovani Rossa, finchè posso, mi diverto. - continua con un tono tra l’infastidito e l’annoiato.
-Comunque - rinizia appena nota la mia voglia di non rispondergli. Semplicemente, non voglio ammettere che ha ragione okay? Oh!
Sono consapevole che ogni ragazzo farebbe così, ma non per questo sono obbligata ad accettarlo. Si, siamo giovani, divertiamoci, ma penso ci siano modi e modi di divertirsi.
-Piantala con sta storia che me la faccio con un insegnante, è capitato quella volta e mai più okay? Ti ho parlato di Bethany, ma tu sembra che faccia le orecchie da mercante. E’ questo che intendo quando dico che non vuoi andare oltre a ciò che vedi- esclama lui, sedendosi sul divanetto verde questa volta.
-Piantala tu invece! Cos’altro posso vedere dietro ad un atteggiamento così con un professore?- chiedo infastidita. Ci mancava che adesso mi riparlasse di quella lì!
-Ti ho raccontato quello che è successo tra me e lei. E’ la prima ragazza di cui mi sono innamorato, la prima che mi ha ferito davvero, la prima che mi ha fatto male Weasley! Me la sono ritrovata qui all’improvviso, più bella che mai, in un periodo in cui già di mio non riuscivo a capirci niente … volevo vedere te come ti saresti comportata- esclama, finendo per mettersi le mani tra i capelli.
Perché alla fine mi sento sempre una merda quando mi parla di lei?
Mi siedo anche io, sul divanetto bordeaux però. Non so cosa fare, lui sembra quasi disperato.
-E come ciliegina è venuta pure a dichiararmi amore- sbuffa.
-Non ne sembri contento- dico con lentezza. Non ho nessuna voglia di litigare adesso. Non su questo argomento almeno.
-Te l’ho detto, è da quando la conosco che aspetto che mi dica una cosa del genere e quando lo fa … io smetto di amare lei. Non la penso durante la notte, non mi immagino con lei un giorno al manior, non è lei che vorrei presentare alla mia piccola sorellina. Vorrei presentarle una donna da cui può imparare e da Bethany che impara? Come aprire le gambe! Pff, e me ne accorgo solo ora. Quanto mai posso essere stato idiota?- domanda, senza accorgersi delle mie condizioni vitali.
-Hai una sorellina? E da quando?- domando scandalizzata.
Lui conosce ogni singolo membro della mia famiglia, anche quelli ancora non nati Santo Merlino, mentre io non ho mai saputo niente della sua sorellina? Mai sentito neanche un piccolo accenno in tutti questi anni.
Ma non è che è un trabocchetto per capire se lo sto ad ascoltare? No, perché da lui potrei aspettarmi di tutto e di più.
-Non scandalizzarti, è normale che tu non lo sappia. Cerco di non farlo sapere troppo in giro.- mi risponde con un sorriso quasi divertito.
-E perché? È bello avere una sorellina-
-Lei è speciale. Soprattutto i primi anni che ero qui ad Hogwarts, con tutti quelli che mi prendevano in giro o mi aggredivano di nascosto, non facevo altro che pensare a come si sarebbe comportata Megan al posto mio. Lei è diversa. E’ dolce, gentile, buona, non farebbe male ad una mosca. Ho sempre avuto paura che sporcassero anche la sua persona, come hanno fatto con la mia. Adesso ha solo sette anni, quindi c’è tempo prima che arrivi ad Hogwarts,  ma intanto io ho cercato di far capire alle persone come noi Malfoy non siamo feccia, non siamo persone cattive, o almeno ho cercato di far capire loro che gli sbagli dei miei genitori non sono da accorpare anche a noi figli. Vorrei che quando lei sarà qui, non sarà giudicata e finchè posso proteggerla, lo farò. Per questo cerco di non dirlo a nessuno. Probabilmente gli unici a saperlo sono Zab, Nott e Al. - conclude con un leggero sorriso, ma con gli occhi che gli brillano.
-Lo stai dicendo a me però-
-Rossa, avrai mille difetti, ma non credo proprio che tu sia tanto sciocca da avermi giudicato solo perché mi chiamo Malfoy di cognome. - dice con fare ovvio, ma deciso.
-No, ti ho sempre giudicato per il comportamento di merda che hai avuto- mi lascio scappare.
-Ecco, appunto- dice lui ridacchiando.
Rimaniamo in silenzio per una manciata di minuti, ognuno perso nei suoi pensieri.
In questa serata ho scoperto più cose di Malfoy che in sette anni che lo conosco. Quando Al affermava che non fosse solo quello che voleva mostrare alle persone, io pensavo fosse matto, che prendesse botte forti in testa. Adesso, nel giro di un’ora o poco più, mi sono ricreduta. O meglio, Malfoy è arrogante e presuntuoso, sfacciato e impertinente, ma è anche super attento, profondo nelle sue idee e nei suoi ideali, è premuroso e attento nei riguardi della sorella. Lo è stato anche con me.
-Comunque sia, non hai risposto a tutte le mie domande- dichiaro, non appena mi accorgo che il discorso è sviato su altro.
-Ovvero?- mi chiede un po’ preso alla sprovvista.
-Perché ti mettevi e ti metti sempre in mezzo tra me ed Alex? Perché hai iniziato ad avvicinarti a me, proprio quando io ed Alex ci siamo avvicinati?- questa volta riesco a chiederglielo senza provare imbarazzo. Voglio sapere con esattezza che cavolo gli passa per la testa.
-Rossa quello non fa per te. Tu Sheppard non lo hai mai davvero conosciuto e ciò che è successo oggi, è la dimostrazione di quello che ti ho sempre detto- esclama con una nota di rabbia quando nomina ciò che è successo oggi.
-Non è quello che ti ho chiesto comunque - dico, determinata a fargli rispondere alla domanda questa volta.
-Che vuoi sentirti dire Rossa?- mi domanda con un leggero ghigno malizioso sul viso.
-La semplice verità Malfoy- dico guardandolo torva. Neanche il suo ghigno sexy questa volta mi farà tornare indietro.
Ghigno sexy eh! Finalmente qualcosa di sensato!
Non in questo momento vocina fastidiosa, sono nel bel mezzo di una conversazione importante. SMAMMA!
-Il mio intento non era quello di mettermi in mezzo Rossa. L’attrazione che provavo e provo per te è venuta fuori quando ti ho baciata nel Reparto Proibito. Fino ad allora, non immaginavo di volerti. Pensavo che il continuo fremere alla tua vista, fosse dovuto all’eccitamento per l’imminente litigata che avremmo avuto, poi dopo quel bacio, mi sono accorto che le litigate non centravano niente. Peggio è stato scoprire che stavi con quel deficiente lì- dice con più onestà di quanto immaginassi.
-Perciò sei attratto da me veramente? Non per dare fastidio a qualcuno?- domando con un tono leggermente sorpreso.
Neanche adesso che me lo sta dicendo chiaro riesco a credere di attrarlo realmente.
-Sai benissimo che non ti userei mai per dare fastidio a qualcuno Rossa, neanche se fossimo stati in pessimi rapporti come prima. Inoltre, penso sia una questione di chimica - dice alzandosi per venire a sedersi di fianco a me. Vicino, tanto da sfiorare la sua gamba con la mia e il suo braccio con il mio.
-Non senti quest’energia che ci lega Rossa?- mi domanda in un sussurro, mentre il mio corpo non fa altro che confermare tempestivamente ciò che ha appena detto.
-Non devi vergognarti, non devi negarlo e non puoi neanche spiegarlo. Sono cose che succedono quando le persone giuste si ritrovano al posto giusto- sussurra imperterrito, mentre io non posso che dargli ragione.
Ho sempre voluto trovare qualcuno che mi facesse sentire viva, che mi facesse tremare dall’emozione e questo con Alex non lo provavo.
Perché non riesco ad accettare che con Malfoy invece queste cose succedono?
-Rossa, è inutile che cerchi di trovare risposte logiche- inizia spostando il mio viso verso di lui, facendo incontrare il mio verde smeraldo con il suo grigio ghiaccio - Ti ho sempre detto che queste cose succedono, i sentimenti non sono dettati dalla logica.-
-Ma perché adesso? Perché con te?- sussurro quasi con lamento.
-Non si possono spiegare. Come fai a spiegare perché il tuo corpo si sia proteso verso di me non appena mi sono avvicinato? - sussurra indicando con gli occhi il mio corpo. E anche questa volta non posso che dargli ragione.
Involontariamente mi ero piegata verso di lui, come se qualcosa mi spingesse nella sua direzione.
-Come fai a spiegare la fiamma che ti si accende negli occhi?- sussurra riportando con le dita il mio viso di fronte al suo.
-Come fai a spiegare perché tremi al mio solo tocco- sussurra portando la sua mano a toccare il mio braccio in modo delicato, il quale viene percosso subito dalla pelle d’oca.
-Probabilmente quando cercavi nei tuoi sogni l’uomo delle tua vita, non ti saresti mai immaginata me, l’arrogante e borioso Malfoy, ma devi accettare la realtà Rossa. - mi sussurra vicino al viso, accarezzandolo lievemente.
-Quando ti dico che non vuoi andare oltre, è anche di questo che parlo- mi sussurra sempre più vicino - Non vuoi andare oltre e affrontare le tue paure. Perché è questo che ti blocca. Io ti faccio paura Rossa- continua avvicinandosi fino ad arrivare al mio orecchio - Io ti faccio paura, perché con me ti senti viva-
-Non … è  … vero - cerco di dire con contegno, ma il mio corpo, che lo voglia o no, è completamente in balia di lui e delle sue parole, le quali suonano fin troppo veritiere.
-Dimostrami che non hai paura, dimostrami che ho torto- sussurra provocandomi.
Non dovrei cedere. Per orgoglio soltanto, dovrei dimostrargli come si sbaglia, magari tirandogli un bel ceffone in pieno viso.
Ma perché l’unica cosa che vorrei fare e far tacere quella bocca una buona volta per tutte, con la mia … di bocca?
Sarà l’atmosfera che ci circonda, sarà per il Malfoy che sto conoscendo, sarà perché, semplicemente, ho voglia di farlo e di riprovare ciò che solo con lui ho provato, con la mano afferro i suoi capelli per portare il suo viso indietro e, una volta trovati uno di fronte all’altro, mi fiondo sulle sue labbra
.


Ciao a tuttiiiii!!
Volevo pubblicarlo ieri sera, ma internet aveva deciso di non funzionare proprio in quel momento! MISERIACCIA!
Comunque, Buon Ferragosto passato!!!
Vi ho portato anche un capitolino, piccino piccino... mamma quanto sono da ricovero!!
Cooomunque, fatemi sapere che ne pensate o se vi è piaciuto!
Alla prossima, speriamo presto!
Un bacio,
Herm:*

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Capitolo 29
*** Capitolo 28 ***


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Capitolo 28


Nella mia vita, come ho detto un miliardo di volte, non ne sapevo granché di ragazzi e di conseguenza non ne sapevo granché di baci. Ma con assoluta certezza posso dire che questo è e sarà il miglior bacio della mia vita.
Voluto. Sentito. Grintoso. Passionale. VERO.
Le sue labbra morbide si muovono sulle mie con destrezza e le sue mani che mi accarezzano dalla testa fino alla schiena, mi trasmettono tutto quello che mi ha sempre detto a parole.
Lui mi vuole e mi vuole davvero.
Io? Bhe, io non posso che assecondarlo. Anche se mi mettessi con tutta me stessa per rifiutarmi o per respingerlo, penso che non riuscirei comunque a sottrarmi.
Il mio corpo è accesso come non lo è mai stato. Le mie mani aggrappate ai suoi capelli non fanno altro che stringere, con l’unico obbiettivo di non lasciarlo andare.
Non ho mai provato un’energia così forte con nessuno.
Ci stacchiamo solo per esigenza di respirare.
Il suo viso è accaldato, le labbra gonfie, gli occhi lucidi e intrisi di desiderio. Mi guarda come se non mi avesse mai vista prima di oggi, prima di questo bacio.
Non saprei neanche come spiegarlo. Forse, come dice sempre lui, queste cose non si possono spiegare.
In quest’ultimo periodo non faccio altro che dargli ragione, ma questa volta sono contenta di potergliela dare. La ragione ovviamente!
Tornando seria; son contenta, perché con tutto il lessico di cui dispongo, non riesco a descrivere quello che sento, quello che mi sta trasmettendo, quello che ci stiamo dicendo.
Siamo ancora allacciati. Ho le mani nei suoi capelli, cosa che mi permette di non allontanarlo e lui sulla mia schiena, a mani aperte per stringermi più che può.
Il fiatone derivato dalla foga che ci ha investiti, inizia a calmarsi. Così come i cuori, che battevano furiosi desiderosi di voler scappare dalla gabbia in cui erano prigionieri, iniziano a prendere un ritmo più leggero.
Lentamente riprendo padronanza del mio corpo, tanto da accorgermi di non esser seduta sul divano, ma su di lui.
Sarebbe scontato o sciocco dirvi che non ho la più pallida idea di quando sia successo? No, perché è esattamente la verità.
-Questa è la Weasley che conosco io- sussurra con fatica lui. Ha una voce così roca che quasi faccio fatica a capirlo. O forse, sono in uno stato talmente offuscato da non capire io niente.
Non riesco a pensare a nulla, se non alla mia voglia di ributtarmi su di lui e di rimanere qui, così, a baciarlo tutta la notte.
D’improvviso si avvicina tanto da toccare le mie labbra con le sue e, sempre con il tono roco di prima, mi sussurra :- Non ci devi pensare, lo devi fare e basta-
E saranno state le sue labbra sulle mie, o il desiderio di rivivere in fretta quello che avevo appena vissuto, o il mio istinto o la mia voglia, o che cavolo ne possa sapere io, mi rifiondo su di lui, sulle sue labbra e su tutto quello che mi fa provare.
E’ stata più che legittima la mia paura a volermi lasciare andare, ma adesso, come prima, non riesco a trovare una sola motivazione valida per la quale non lo abbia fatto prima.
Il calore che mi invade, il suo calore che mi trasmette, sono la cosa più giusta in questo momento. Anzi no, mi fanno sentire giusta, mi fanno sentire al posto giusto.
Altro giro, altra corsa. Così dice un detto, ma in questa corsa, come in quella precedente, le sue labbra, le sue mani, il suo corpo, il suo sapore di cioccolato, mi fanno impazzire esattamente come prima. Anzi, di più.
Non chiedetemi quanto siamo rimasti così, a stringerci, a baciarci, a volerci lasciar andare una volta per tutte, perché , come al solito, non saprei rispondervi.
Non saprei esattamente neanche raccontarvi cosa sia successo dopo o come ci siamo addormentati o se abbiamo parlato di qualcosa, cosa di cui dubito fortemente, perché ho solo il ricordo delle sue labbra e dell’emozioni che ho provato.
Un po’ come quando si beve talmente tanto da non ricordare cosa si è fatto la sera precedente. Ecco, io mi ero totalmente, esclusivamente, completamente ubriacata di lui.

***

Mi sveglio leggera e riposata. La mia testa è appoggiata su qualcosa di morbido ma allo stesso tempo duro.
Un profumo leggero e familiare mi investe le narici e lentamente apro gli occhi.
Le immagini della sera prima mi affollano il cervello e non riesco neanche a connettere che sono sveglia, che il mio corpo viene percosso da un brivido leggero ma potente.
Una mano calda e soffice mi sta accarezzando il braccio e ancora addormentata, non faccio altro che bearmi delle sue carezze.
Razionalmente sembra così strano sapere di essere qui, sdraiata su un divano bordeaux tra le braccia di Malfoy, che mi accarezza, conscio o no che io sia sveglia non saprei dire.
Sembra strano, ma suona così maledettamente giusto.
È uno di quei momenti che non vorresti finissero mai, perché ti senti così … giusta.
Sono quei momenti che ti fanno smettere di pensare, per fortuna aggiungerei, ed è la tua beatitudine a parlare.
Rimaniamo così per alcuni minuti, stretti l’uno all’altro, tranquilli e sereni, con i nostri fiati che si allineano.
-Buongiorno Rossa- mi arriva ad un certo punto la sua voce all’orecchio.
Forse non si era accorto che mi fossi svegliata, ma con il fremito di cui il mio corpo è sopraffatto ogni volta che mi sfiora, credo che se ne sia accorto eccome.
E anche questa volta, non fa eccezione.
Mi alzo lentamente per dare a lui il modo di bloccarmi, ma non lo fa e questo mi fa rimanere male più di quanto mi aspettassi. In realtà, capisco di desiderarlo, solo quando mi accorgo di volerlo.
Se iniziamo la giornata con questi pensieri contorti, come ci arrivo a domani?!
-Buongiorno- rispondo comunque con voce assonnata.
Mi guardo intorno per notare come la stanza sia illuminata, nonostante il camino sia spento.
-Come fa ad essere illuminata la stanza, se il camino è spento?- domando girandomi a guardarlo.
Ecco, meglio che rimanevo a fissare il camino, Porco Maledetto Godric!
Ho dormito sul suo petto senza maglietta.
C’è non so se avete capito bene: io, Rose Weasley, ho dormito sul petto di Malfoy  (già qui c’è da stupirsi un botto) senza maglietta. Ho dormito sul suo petto scolpito e liscio e non vorrei fare altro che sotterrarmi.
L’imbarazzo nel vederlo così mezzo svestito, viene superato dalla paura che pure io possa essere mezza svestita e in fretta mi tasto la pancia per ritrovarmi a toccare la stoffa leggera della maglietta che indossavo ieri sera.
Oh Grazie Godric!
-La prima cosa che ti viene in mente dopo quello che è successo ieri, è domandarmi perché la stanza sia illuminata nonostante il camino sia spento?- mi ributta la domanda con un tono tra il divertito e lo scioccato.
Che ci posso fare io se di prima mattina collego le cose molto molto molto lentamente rispetto al normale?
-Bhe, la sai la risposta o no?- domando, facendo finta di non aver avuto paura della mia parziale nudità. Non che lui abbia fatto diversamente, dato che non ha fatto commenti sarcastici sul mio gesto di controllare in che condizioni mi trovassi.
-Io non ci posso credere- esclama ridacchiando, portandosi una mano a massaggiarsi gli occhi.
Questo gesto ha fatto si che ogni muscolo della mano, del braccio e del petto si rafforzasse e peggiorasse la mia lenta ripresa neuronale.
Lui lo fa apposta ad essere così sexy anche di prima mattina, sempre se sia prima mattina.
-Ma che ore sono?- mi lascio scappare la domanda come se stessimo facendo una conversazione normale e non come se fossimo su un divano sul quale abbiamo dormito e poche ore prima baciato come se non ci fosse un domani.
-Stai scherzando Rossa?- mi domanda evidentemente scioccato.
Fossi al posto suo reagirei anche in modo peggiore, ma io non so gestire una situazione del genere. È la prima volta per me e quando non so cosa dire, dico quello che mi passa per la mente.
Aggiungiamoci il fatto che mi sono appena svegliata e i miei neuroni stanno ancora dormendo, ecco che la catastrofe è fatta.
-Okay- dice alzandosi e mettendosi a sedere. Altra cosa che non doveva fare, dato che tutti i muscoli hanno dimostrato il loro splendore. Di nuovo.
E la mia ripresa neuronale diminuisce notevolmente. Di nuovo.
-Vuoi far finta che non sia successo nulla Rossa?- mi domanda con tono serio perforandomi tutta con i suoi occhi grigio ghiaccio.
No che non voglio! Non so gestire solo la situazione!
Ribatto con veemenza dentro di me, senza però avere il coraggio di dirlo anche a lui.
Okay, mi ero svegliata beata, tranquilla, rilassata. Mi ero svegliata convinta di essere nel posto giusto, di aver fatto assolutamente ciò che mi sentivo di fare e lo penso ancora tutt’ora.
Allora perché cazzo mi viene difficile rifarlo, se so che mi fa star bene?
Forse perché è Malfoy a farmi stare bene e il mio orgoglio non riesce ad accettarlo.
Però il tuo orgoglio ieri era molto felice di accettarlo eh!
Esclama la vocina maledetta di Lily. E miseriaccia, non ha tutti i torti però.
Finalmente alzo la testa e lo guardo. Non mi ero neanche accorta di aver abbassato lo sguardo, intimorita forse dal suo, o intimorita da cosa potesse trasmettermi o da cosa potesse capire.
Lo guardo e non riesco a fare a meno di pensare che siamo troppo distanti e che le sue labbra sono ancora gonfie, ma sempre pronte ad abbracciare le mie. A BACIARE le mie.
Oh, Merlino aiutami tu!
Lo guardo come per fargli capire che non mi sono pentita di niente, ma solo non riesco a dirlo.
Non so cosa abbia capito lui, o cosa in realtà la mia faccia gli stia trasmettendo, fatto sta che il suo sguardo d’attesa cambia, trasformandosi nel vecchio sguardo di rabbia alla Malfoy.
-Sei sempre stata una che le cose me l’ha dette in faccia e adesso non riesci ad ammettere che non mi vuoi Weasley? O forse non riesci ad ammettere quanto mi vuoi eh?- mi domanda con tono di voce tra l’arrabbiato e lo sfottò.
Rimango talmente scioccata che non so cosa ribattere. Mi ha sempre capita, soprattutto volte in cui non volevo che fosse lui a capirmi, e adesso che ne ho bisogno, non capisce niente di niente?
-Non fare quella faccia Weasley, fai sempre così- ribatte alla mia faccia sorpresa, alzandosi con uno scatto dal divano.
-Prima mi tendi la mano, facendomi capire che anche tu mi vuoi e poi scappi. Prima avevi la scusa di Sheppard, poi la paura che io ti possa prendere in giro, adesso cosa mi tirerai fuori eh? Che, dato che sei appena uscita da una relazione non ne vuoi un’altra? E chi te la sta chiedendo!- esclama arrabbiato con la voce che gli trema.
Non la sta comunque alzando, utilizza un tono normale, ma sono i suoi occhi a mettermi a disagio. Sembra davvero deluso.
Il fatto è che io non sto dicendo nulla, ma lui continua a farmi male, continua a ferirmi.
-Cosa cavolo c’è di sbagliato a lasciarsi andare eh? Siamo giovani, ci vogliamo, facciamolo e basta no? No, l’intelligentissima e la furbissima di Rose Weasley non può assolutamente lasciarsi andare con il borioso e l’arrogante di Scorpius Malfoy, non sia mai! Il suo orgoglio ne risentirebbe tantissimo- continua sfottendomi malignamente.
Adesso basta! Se è il mio orgoglio il problema, non ha conosciuto la mia dignità.
-Stai esagerando!- esclamo alzandomi anche io dal divano e puntandomi esattamente di fronte a lui.
-Non so esattamente che cosa ti aspetti da me, ma io lo so cosa mi aspetto da me stessa: onestà e rispetto. Non ti permetto di pensare di potermi utilizzare solo a scopo fisico, non ti permetto di pensare che ieri sera ti ho baciato solo perché sei un bel ragazzo. Non ti permetto di deridere quello che sento e quello che ho sentito- inizio decisa - Si, mi fai paura. Questo perché non riesco a capire come tu possa essere attratto da me, dopo tutta la fila di ragazze belle ed esperte che hai addietro. Perché non mi fai sentire tranquilla, mi fai agitare, ma allo stesso tempo mi fai sentire giusta, serena. E scusa se non so gestire la cosa, ma ti voglio far sapere che non tutti hanno la tua esperienza. E per fortuna aggiungerei- concludo il discorso.
Il fatto che lui stia sorridendo, o meglio, ghignando come solo lui sa fare, non so se mi fa arrabbiare o se mi confonde.
Anzi no, mi fa decisamente arrabbiare, perché se adesso pensa di risolvere tutto con un bel ghigno e un bel paio di pettorali, gli tiro un pugno in faccia.
-Ecco la Weasley che conosco- esclama accentuando il suo ghigno.
È la stessa frase che mi ha ripetuto ieri sera e le immagini che vorticano nel mio cervello in questo momento non mi aiutano a rimanere lucida sul presente.
Ma ad un’affermazione del genere, cosa cavolo mai posso rispondere?
Sarà stata la mia faccia palesemente confusa a farlo continuare.
-Vedi, stamattina è stata la prima volta che non ho capito assolutamente niente del tuo comportamento e di ciò che ti passasse per la testa- inizia facendo un passo verso di me -allora ho pensato: in quale situazione la Weasley potrebbe riaccendere i suoi neuroni momentaneamente fuori uso? Semplice!- esclama ad un passo da me - quando la faccio arrabbiare e intacco la sua dignità e il suo orgoglio- conclude con una faccia da schiaffi.
Santo Godric, se non fossi così arrabbiata, scioccata, furiosa e basita, lo prenderei a calci nel culo.
-Tu mi stai dicendo che hai detto quelle cose solo per farmi arrabbiare?- domando cercando di mantenere la calma.
-Non per farti arrabbiare, ma per farti svegliare- mi risponde schioccandomi due dita davanti agli occhi.
Faccio respiri profondi per non commettere un omicidio e rovinarmi la vita a soli diciassette anni.
-Ma quanto puoi essere idiota? Ma che atteggiamento è questo? Dirmi tutte quelle cose cattive, solo per farmi svegliare? Ma tu non sei normale- ribatto arrabbiata.
-Dai Rossa, non volevo mica farti arrabbiare così tanto- ribatte lui ridacchiando.
-Sicuramente con questo atteggiamento me lo farai credere- ribatto, iniziando a cercare le mie scarpe.
Me ne voglio andare adesso.
Pensavo di avere a che fare con un ragazzo, non con un bambino di cinque anni che per attirare l’attenzione della mamma, corre, urla e distrugge tutto quello che incontra.
Le individuo ai piedi del fondo del divano e mi ci fiondo a prenderle come se fossero la mia ancora di salvezza.
-Che stai facendo Rossa?- mi domanda il vecchio furetto spelacchiato alle mie spalle.
-Me ne sto andando- rispondo con fare ovvio.
-Stai scherzando? Era una specie di scherzo- ribatte sedendosi di fianco a me e immobilizzandomi i polsi per fermare le mie mani, pronte a far indossare ai miei piedi le mie scarpe alla velocità della luce.
-E’ uno scherzo del cazzo- ribatto cercando di liberare i miei polsi.
-Uuuuh adesso dici pure le parolacce?- domanda divertito e in tutta risposta gli lancio la mia peggiore occhiataccia.
-Dai Rossa, devo ritornare a pregarti? Stai attenta però, questa volta ho molte più armi con cui pregarti e farti cedere- continua con il suo atteggiamento divertito.
Non posso fare a meno di arrossire. Ma chi me l’ha fatto fare a me di invaghirmi di sto deficiente!
-Okay, ho un’idea per farmi perdonare, ma tu dovrai venire con me, altrimenti non funzionerà- esclama. Mi prende le mani e mi tira su in piedi a pochi centimetri da lui.
Non riesco a non pensare che forse una piccola parte di lui mi vuole solo fisicamente, mentre una parte di me inizia a provare qualcosa che non c’entra niente con l’attrazione fisica.
-So esattamente che sei ancora arrabbiata- inizia portando le sue mani sulla mia schiena. Per quanto fossi imbestialita prima, la sua vicinanza mi ha momentaneamente destabilizzata.
-Ma vorrei spiegarti quello che intendevo dire per filo e per segno davanti ad una bella colazione abbondante, va bene?- mi domanda avvicinandomi di più a lui e involontariamente le mie mani finiscono sul suo petto.

Ho sotto le mie mani il suo petto scolpito e liscio.

Ho sotto le mie mani il suo petto scolpito e liscio.

Ho sotto le mie mani il suo petto scolpito e liscio.

Inizio a sentirmi male!
Rose, Porca Morgana, cos’hai 13 anni, che non riesci a gestire la presenza di un ragazzo mezzo svestito?
Mi rimprovero, ma senza molto successo.
-Rose, hai sentito quello che ho detto?- mi domanda scrollandomi e facendomi alzare lo sguardo su di lui.
Ecco, questo penso peggiori solo le cose!
Però è ora che io mi svegli per davvero, altrimenti finisce male.
-Vuoi parlare di questa cosa davanti a tutti?- domando cercando di sembrare tranquilla e a mio agio, facendo finta che avere tra le mani il suo petto favoloso sia una passeggiata.
-Davanti a tutti?- esclama divertito - Non andremo in Sala Grande a fare colazione, ma nelle cucine- esclama con tono ovvio.
-Ancora? E’ proibito- ribatto con lamento.
-Rossa, sono le sei e mezza, la colazione dove la vuoi fare altrimenti?- mi domanda con un sopracciglio alzato e il ghigno inconfondibile a incorniciarli il viso.
-Le sei e mezza? E come fai a saperlo?- domando scioccata. Cavoli è tanto presto! A che ora siamo andati a dormire ieri?!
-Siamo nella Stanza delle Necessità, possiamo sapere ciò che vogliamo- mi ricorda con fare da so-tutto-io.
Dove cavolo l’ho lasciato il cervello? Mamma mia, se mi sono proprio rincoglionita!
Per orgoglio o per dignità, preferisco rimanere muta. Forse è meglio se rimango muta.
Lui si lascia scappare una risatina e con due dita rialza il mio viso verso di lui.
-Allora, andiamo o no a fare colazione?- mi domanda lentamente, stringendo le dita della mano appoggiata sulla mia schiena e avvicinando il suo viso al mio.
-Ho modo di rifiutarmi?- domando lentamente nello stesso modo che ha fatto lui.
Non vorrei fargli capire quanto sia difficile connettere il cervello e far uscire frasi di senso compiuto dalla bocca con lui così vicino.
-No, assolutamente no- sussurra strofinando il suo naso con il mio. D’istinto chiudo gli occhi e la beatitudine che avevo stamattina, mi invade di nuovo tutta.
Al tempo stesso mi sale una voglia matta di baciarlo, ma per lo “scherzetto”, come lo ha chiamato lui, che mi ha fatto prima, aspetto fino all’ultimo secondo per sgusciare via dalle sue braccia, prendere di fretta le mie scarpe e allontanarmi velocemente.
Quando mi rigiro verso di lui, faccio in tempo a vedere come fosse rimasto immobile sulla sua posizione, come se mi stesse ancora abbracciando, e un secondo dopo lasciare andare le braccia sui fianchi con un sospiro.
-Allora, andiamo o no a fare colazione?- gli domando con un sorrisetto di sfida.
-Assolutamente si- mi risponde mostrandomi il suo perfetto ghigno alla made-Malfoy.

***

Il tratto dalla Stanza delle Necessità fino alle cucine è stato inaspettatamente tranquillo e silenzioso. Non potevamo fare casino, in teoria dovevamo essere nei nostri rispettivi letti a dormire.
Più di una volta l’ho beccato guardarmi e sorridermi. Si avete letto bene, non ghignava, ma sorrideva.
Quel sorriso così tranquillo ha suscitato in me molto di più di quanto volessi, ogni fottutissima volta.
Riuscivo semplicemente a guardarlo e a sorridere di rimando ed ogni volta nella testa mi spuntava la stessa domanda: è lo stesso Malfoy che ho conosciuto io?
E poi di nuovo: ma ho davvero conosciuto Malfoy?
E poi mi prendevo a sberle perché era ovvio che Malfoy non fosse solo arrogante e sfacciato, ma, come mi ha sempre ripetuto Al, c’era molto di più di quello che aveva deciso di mostrare.
-Non hai più fame?- mi domanda, mentre, assorta nei miei pensieri, non mi ero accorta di essere rimasta con la tazza di latte a metà tra la mia bocca e il tavolo delle cucine.
-Si si, stavo solo pensando- dico senza pensare, guardandolo dall’altra parte del tavolo.
Da quando abbiamo iniziato questo specie di rapporto mesi fa, ero sempre stata molto attenta alle parole che mi uscivano dalla bocca e soprattutto attenta a ciò che usciva dalle sue.
Ultimamente invece, mi faccio scappare le cose come se stessi semplicemente parlando con Eve.
Non so quanto possa essere positiva questa cosa. Come sempre, devo ancora analizzarla per bene.
-Vogliamo iniziare subito il discorso, così una volta per tutte mi butti la tazza in testa?- cerca di fare una battuta, ma non sembra tranquillo come al solito.
-Stai sereno, ti butterei al massimo una pentola vuota. Non sprecherei il mio latte per te- cerco di ribattere ridendo, ma penso di non essere allo stesso modo tranquilla come vorrei.
-Okay- inspira ed espira lui, appoggiando lentamente la sua tazza sul tavolo - non è stato da parte mia carino dire quelle cose, lo ammetto, ma volevo solo cercare di capire cosa ti frullasse nella testa. Se fossi seria o se mi stessi prendendo in giro- ammette con il suo solito atteggiamento schietto.
Ecco, non l’ho mai detto forse, ma una delle cose che preferisco di Malfoy è proprio il suo lato schietto.
È vero, qualche volta mi ha fatto impazzire, solo perché ha anche un lato fin troppo sfacciato e malizioso, ma quando è “normale” diciamo, è serio, questo lato così diretto non mi dispiace.
-Ci sono mille modi per sapere se una persona ti sta prendendo in giro o no, perché hai scelto quel modo? Con me poi?- domando più sincera e forse anche ferita, di quanto mi aspettassi.
Rimane pur sempre Malfoy. Succederanno altre mille situazioni di questo genere.
-L’unico modo che ho per farti dire quello che pensi è farti arrabbiare. Succede sempre così.- ribatte con sguardo fin troppo dispiaciuto.
Forse neanche a lui piace così tanto litigare con me. O meglio, non in questo modo.
-Ti devo spingere al limite per farti dire qualcosa che arriva dentro di te, altrimenti tu viaggi solo di testa e razionalità- continua accennando un sorriso.
Non l’ho mai visto come un difetto il mio voler sempre analizzare la situazione e usare il cervello, soprattutto quando credo che il cuore non sia in grado di darmi le giuste risposte.
Ma forse devo iniziare a capire che ci sono situazioni in cui la testa non può proprio permettersi di parlare.
Non me la sento proprio di ribattere, anche perché gli darei ragione. Di nuovo.
-Non mi sembra comunque un valido motivo - cerco quindi di sviare il discorso - per dirmi che mi vuoi solo fisicamente e che io … - eccola qui la mia razionalità. Anzi, non penso che sia razionalità, ma semplice imbarazzo.
Ecco! Lui è sfacciato, o meglio, non prova alcuna timidezza a parlare di quello che prova o di ciò che vuole, mentre io sì.
-Tu cosa Rossa?- mi sprona a continuare.
Ho abbassato lo sguardo verso le mie mani che hanno iniziato a stringere più del dovuto la tazza, mentre la mia bocca non vuole decidersi a parlare.
Così va il mondo. Ci sono persone che riescono a dire quello che provano e altre che, con tutta la buona volontà, non ce la fanno.
Io faccio parte della seconda categoria.
-Che mi vuoi come ti voglio io?- mi domanda lentamente. Questa volta ha un tono diverso. Le altre volte me l’avrebbe detto sbeffandomi o esausto dalla mia testardaggine. Questa volta invece è come se volesse una conferma da parte mia, come se volesse sentirsi dire che lo voglio proprio come lui vuole me, come se davvero avesse dubbi.
Forse è questo che mi spinge a dirlo. Perché ho passato mesi a riempire la mia testa di dubbi e insicurezze fino ad esplodere. Non voglio perdere altro tempo o farne perdere a lui.
-Esatto- sospiro, prima di alzare la testa e guardarlo negli occhi finalmente - tu mi confondi il cervello. Un momento prima sono arrabbiata per qualcosa che hai detto o hai fatto, il momento dopo non riesco a spiccicare parola solo perché ti ho davanti, così bello, perfetto da risultare inumano, con quello sguardo come se tu pensassi la stessa cosa di me- sussurro, riuscendo però a sentirmi comunque libera da un peso.
-Mi fai paura per il semplice fatto che non ho mai provato una cosa del genere per nessuno. Mi destabilizza il modo in cui mi fai spegnere ogni briciolo di razionalità, volente o nolente. Mi destabilizza provare questo con te, quando fino a cinque mesi fa solo vedendoti mi innervosivo, pensavo davvero di odiarti in alcune occasioni. So che sei abituato a non reagire di testa, ma solo con la pancia, ma io, nella mia vita, ho sempre fatto tutto l’opposto- concludo accaldata dall’imbarazzo, ma sentendomi leggera.
Rimane per due lunghissimi secondi in silenzio e immobile, prima di alzarsi e mettersi di fianco a me.
Si gira a guardarmi e non posso fare altro che rimanere incantata da quelle piccole pagliuzze dorate in quel grigio e poco freddo ghiaccio.
-Pensi che sia nuovo o inaspettato solo per te?- mi domanda sorprendentemente dolce, accarezzandomi delicatamente la guancia.
-Rossa, io sono abituato a portarmi a letto le ragazze, senza neanche interessarmi del loro nome. L’unico approccio che conosco è quello fisico. Non nego che verso di te provo un’attrazione fisica pazzesca, ma è da tantissimo tempo che non provo solo quella. Ieri sera, quando siamo rimasti sul divano abbracciati, non mi sono mai sentito meglio, e non abbiamo fatto niente di scabroso. Era da tantissimo che non mi batteva il cuore così- mi sussurra delicato, accennando ad un sorriso.
-E pensi che io abbia mai pensato che un giorno avrebbe riniziato a battere così forte per te? Pure a me è successo inaspettatamente, ma non ho nessunissima intenzione di farmi scappare questa occasione.- conclude continuando ad accarezzarmi la guancia.
L’imbarazzo mi percuote tutta, ma la felicità nel sentirgli dire queste cose supera di gran lunga qualsiasi sentimento di timidezza io possa provare. La sincerità che gli leggo negli occhi mi rende euforica. Mi fa sentire bene.
Neanche il pensiero che una volta questi sentimenti li provava per la signorina Krum, mi fa arrabbiare, perché sono sempre io quella per cui il suo cuore batte così forte adesso.
-Ed è successo davvero così all’improvviso- sussurro felice.
Non avevo capito realmente quanto e cosa provassi per Malfoy fino alla sera prima.
Incredibile come queste cose accadono davvero così … all’improvviso.
-Perciò, adesso che hai capito, non scappi più vero?- mi domanda evidentemente speranzoso.
D’istinto scendo dallo sgabello e mi posiziono tra le sue gambe, ancorando le mie braccia al suo collo.
-No, non scappo più- gli rispondo sul ciglio delle sue labbra.
Il modo in cui socchiude gli occhi, mi fa esultare dentro di me. Il potere che ho e che lui mi dimostra di avere, mi fa sentire più forte di quanto voglia ammettere.
-Hem Hem- sentiamo alle nostre spalle e saltiamo dalla sedia entrambi. Giustamente.
-Scusi signorino, io non volevo disturbarla, signorino, ma vede noi dobbiamo preparare la colazione agli altri studenti e solitamente la professoressa McGranitt la Domenica mattina viene a portarci il menù della settimana. Allora Terry ha pensato di avvisare signorino Malfoy per non ricevere una punizione. Terry sa quanto professoressa McGranitt sia severa. Non è cattiva, Terry non intendeva offendere la professoressa, ma Terry sa che è severa e allora Terry ha pensato di avvisare signorino Malfoy e la signorina molto bella ed educata - conclude Terry con i suoi occhi grandi e lacrimosi.
-Infinite grazie Terry, adesso ce ne andiamo- risponde Malfoy ridacchiando. Si alza dallo sgabello senza però lasciarmi andare un fianco, come per avere la certezza che non scapperò per davvero questa volta.
La sensazione che provo è un mix di emozioni indescrivibile.
-Ma voi signorino e signorina non finite la colazione?- domanda Terry come se fosse sul punto di piangere.
-Tranquilla Terry, abbiamo finito. Grazie infinite per essere stata così gentile. Come sempre d’altronde.- conclude Malfoy abbassandosi per porgerle una mano, senza lasciare me con l’altra.
-O è sempre un piacere servirla… cioè, Terry voleva dire che è sempre un piacere riverderla, sì, rivederla- esclama agitata stringendo la mano di Malfoy e  muovendo la testa su e giù velocissima.
Anche io questa volta mi lascio scappare una risatina, anche se continuo a non capire il rapporto che c’è tra i due.
-Anche io sono stato felice di rivederti Terry- ribatte con un sorriso Malfoy, prima di dirigere lui e me verso la porta delle cucine.
-Ciao Terry- esclamo appena in tempo.
-Ciao anche a lei signorina bella ed educata- esclama di rimando Terry.
-Io adoro quell’elfa- esclamo non appena siamo fuori dalle cucine, sempre con il braccio di Malfoy legato sul fianco.
È un po’ difficile camminare, ma non mi importa. Anche solo il contatto con il suo braccio mi fa sentire bene.
-Come l’hai conosciuta a proposito?- domando curiosa di sapere.
-Era la mia elfa domestica di quando ero bambino. Quando mamma e papà erano fuori per lavoro, io stavo con lei. Poi, quando sono venuto ad Hogwarts, Terry sentiva talmente la mia mancanza, che si è ammalata gravemente- inizia continuando a camminare, ma io non posso far finta di non aver sentito.
Mi fermo di botto e lo blocco sul posto, tanto da farlo girare verso di me.
-Cosa? Mi dispiace!- esclamo realmente dispiaciuta. Non conosco Terry, ma io già le voglio bene.
-E’ stato bruttissimo. Ha preso una brutta depressione, che per gli elfi, essendo creature già di per sé fragili, è assolutamente distruttivo. All’inizio non riuscivamo a capire cosa avesse. Poi quando, nell’estate tra il primo e il secondo anno, sono ritornato a casa, Terry è come rinata. A mia madre è venuto in mente che forse, la causa del suo dolore fossi proprio io, o meglio la mia mancanza. Forse si sentiva inutile, non so. Poi si è venuto a sapere del trattamento non tanto carino che alcuni mi rivolgevano all’inizio, ed è lì che mamma ha parlato con la McGranitt e hanno deciso di far rimanere qui Terry con il compito di sorvegliarmi e curarmi, proprio come faceva quando ero piccolo al Manior. Un modo per far si che Terry stia bene. Ovviamente non può stare con me, ma almeno una volta al giorno vengo sempre a trovarla.- conclude con un sorriso sulle labbra.
-Son contenta che adesso Terry stia bene- dico sorridendo anche io, mentre lui mi riprende tra le braccia, proprio come prima che fossimo interrotti dalla bellissima Terry.
-Io sono sicuro però, che noi stessimo per fare una cosa importante- esclama lui con fare divertito.
-Ah si?- domando facendo finta di non capire e stando al gioco, mentre le mie braccia si erano già ancorate saldamente al suo collo.
-Assolutamente- sussurra abbassandosi ad un centimetro dalle mie labbra.
E forse dopo quelli che mi sembravano secoli, finalmente mi ribacia, con la stessa intensità, con lo stesso desiderio, con la stessa destrezza della sera prima. E non posso fare a meno di sentirmi leggera e beata.


RIECCOMI ANCORA QUI!
UN NUOVO CAPITOLO PER VOI. SONO PROPRIO DIVENTATA BRAVA, MA NON VORREI VIZIARVI TROPPO, ANCHE PERCHE' NON SO QUANTO POSSA DURARE :(
COMUNQUE SIA, GODIAMOCI IL MOMENTO E, SE VI VA, FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE!
ALLA PROSSIMA, SPERIAMO PRESTO!
UN BACIO,
HERM :*

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Capitolo 30
*** Capitolo 29 ***


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Capitolo 29


Mi aveva riaccompagnato in dormitorio subito dopo e, nonostante fossero passate ore, mi sembrava ancora di sentire il suo sapore e il suo calore.
Non riuscivo a realizzare che fosse successo davvero. Non riuscivo a realizzare quante emozioni avessi vissuto in così poche ore.
Ero ritornata in dormitorio in punta di piedi e mi ero messa a letto, senza riuscire ad addormentarmi, ovviamente.
Ero rimasta a guardare il tetto del mio baldacchino e a leccarmi le labbra per sentire in continuazione il suo sapore. Questo fino a che non ho sentito solo la mia bava.
Sì, è una cosa che fa un pochino schifo, ma ormai siamo talmente in confidenza, che certe cose posso anche lasciarmele sfuggire!
Comunque, sono riuscita a svegliarmi da questo stato comatoso, solo perché Eve, la scontrosa mattutina Eve, si è lanciata letteralmente su di me allo scoccare delle nove del mattino.
-Non ti azzardare a muoverti signorina- esclama con finto fare arrabbiato, mentre scende dal mio stomaco.
Ammazza quanto pesa oh!
-Mi devi assolutamente raccontare dove sei stata ieri sera, non mi hai fatto più sapere niente- continua con un tono tra l’interessato e il preoccupato.
Dopo che Malfoy ed Alex erano usciti dalla Sala Grande, ero rimasta talmente scioccata dalla cattiveria di Alex che ero quasi scoppiata a piangere. Poi, grazie soprattutto ad Eve, mi ero ripresa ed avevo deciso di ringraziare Malfoy. Ovviamente l’idea iniziale non era quella di passare la notte con lui e di fare tutto ciò che abbiamo fatto, queste cose succedono e basta (mi ricorda una vocina fin troppo familiare).
-Niente di speciale- cerco di rimanere sul vago. Così impara a saltarmi addosso!
-Fallo decidere a me se è niente di speciale- risponde con uno strano sorrisino. Penso che stare con Al le stia già facendo male.
-Se proprio insisti- cerco di fare l’indifferente.
In realtà non so proprio che cavolo dirle. Ovviamente le voglio raccontare tutto, ho bisogno della mia migliore coscienza-amica e dei suoi pareri, ma non so proprio come fare.
Lei intanto si è seduta a gambe incrociate di fronte a me e io ho fatto altrettanto.
-Allora- inizio lentamente -sono andata a ringraziare Malfoy per … - mi blocco perché dalla tende del mio baldacchino, chiuse ovviamente per l’occasione, proviene uno strano rumore.
-Le altre stanno dormendo o sono già sveglie?- domando in un sussurro ad Eve, che decide subito di sbirciare tra le tendine.
-La Brown è sveglia- mi sussurra non appena ritorna a guardarmi.
-Non posso raccontarti niente se c’è lei nei paraggi. Quella è un segugio che fiuta gossip a chilometri di distanza-
-Rosie, siamo streghe! Lancio un muffliato e il problema è risolto- mi risponde ridacchiando leggermente.
Miseriaccia! E io che pensavo di essermela svignata.
Ho bisogno di tempo per preparami un discorso lineare, Santo Godric!
Posso iniziare dicendole che non avevo intenzione di baciare Malfoy e di dormirci insieme, ma non avrebbe senso, dato che Eve non mi giudicherebbe mai.
Posso raccontarle le cose con razionalità, con distacco.
Ma che miseriaccia dico, che  non riesco neanche a pensarci senza rabbrividire, figurarsi se riesco a parlarne con Eve come se non fosse nulla. Anche perché non è mica stato nulla con Malfoy.
Posso magari improvvisare. Parlo a macchinetta e se lei riuscirà a capirci qualcosa… bhe le daremo un premio per l’intelligenza e la perspicacia.
No, se parlo a macchinetta, mi riempirà di domande finchè non ci avrà capito qualcosa e poi il premio lo daranno a me, se ne esco viva senza un mal di testa allucinante.
-Rosie … uuuuhhhh - sento la voce di Eve, mentre una sua mano mi passa davanti agli occhi.
Ecco, come al solito mi ero persa tra i miei pensieri.
-Dimmi- cerco di fare ancora l’indifferente. Neanche questo mi riesce bene!
-Ti ho chiesto se il muffliato lo lanci tu, dato che la mia bacchetta è sul mio comodino a distanza da qui- parla come se stesse parlando ad una bambina o semplicemente ad una rimbambita. Cosa che sono in questo momento, perciò prendo la mia bacchetta sul comodino e, alla velocità di una lumaca, lancio il muffliato sul baldacchino.
-Molto bene, sono tutta orecchi- esclama a tono di voce normale, ma con una punta di entusiasmo. Non so a cosa sia dovuto l’entusiasmo, dato che neanche noi diretti interessati immaginavamo potesse succedere tanto in così poco.
-Stavo dicendo che sono andata a ringraziare Malfoy per avermi difesa da Alex- inizio già sentendomi in imbarazzo.
In realtà fino a qui c’era anche lei e dopotutto non c’è niente di cui imbarazzarsi, ma dato che so come finisce la storia, mi sto già portando avanti.
-Che già questa me la devi spiegare- mi interrompe lei subito -Da quando tu e Malfoy siete così amici? Io ero rimasta al disgusto giustificato che riversavi su di lui, quando l’hai beccato con la signorina Krum-
-Bhe, se ci penso ancora, forse sono disgustata il doppio- mi lascio scappare con evidente disgusto.
Solo al pensiero, vorrei vomitare.
-E allora che è successo?- mi domanda sempre più interessata.
Alla fine mi sa che se ne esco viva, il premio me lo affideranno sicuro come l’oro.
-Ne abbiamo discusso e gli ho promesso che non avrei fatto la spia, semplicemente perché la coscienza sporca non ce l’ho comunque io- cerco di semplificare il tutto. Se sto qui a raccontarle per filo e per segno ciò che è successo quel pomeriggio, stiamo qui fino a domenica prossima.
-E poi? Non penso che una chiacchierata cambi un rapporto così radicalmente no?- mi domanda incitandomi a parlare.
-Se mi lasci parlare magari te lo spiego- rispondo un po’ stizzita. Già è difficile mettere in fila e in ordine tutto quello che è successo, dato che c’è troppo da raccontare e poco tempo per farlo, se in più mi interrompe ogni due secondi…
-Okay, scusa. Sto muta come un pesce- mi risponde, chiudendosi con le dita la bocca.
Speriamo che basti.
E per fortuna funziona, perché riesco a raccontarle della chiacchierata con la signorina Bethany Krum, l’avvoltoia dei ragazzini (così l’ha chiamata Eve, sorprendendomi e non poco), del momento in cui ho beccato Alex, cosa che le avevo raccontato in modo frettoloso e infine, il modo in cui Malfoy ha deciso di aiutarmi quel giorno.
All’inizio non ero sicura se raccontarle del gioco alcolico fatto sulle gradinate, però alla fine avevo deciso che avevo bisogno di un parere dalla mia migliore amica e lei aveva bisogno di tutte le informazioni possibili.
Avevo tralasciato tutta la storia che Malfoy mi aveva raccontato su di lui e Bhetany, semplicemente perché non era una cosa che riguardava me e non mi andava di “tradirlo”, diciamo così. Anche se sono al cento per cento sicura che Eve terrebbe la bocca chiusa.
-Cioè, tu e Malfoy avete bevuto sulle gradine del campo da Quidditch, infrangendo un miliardo di regole?! Che ne hai fatto della mia migliore amica? Mi devo preoccupare?- mi domanda in modo scherzoso.
In realtà sono più che sicura che sia contenta che inizi a comportarmi come una ragazzina e non come la copia sputata di mia madre.
-Ehi, siamo ragazzi e abbiamo bisogno di divertirci- le rispondo copiando la frase che mi aveva detto Malfoy e facendole la linguaccia.
-Assolutamente e ne sono contenta! Anzi, aggiungerei anche un finalmente- mi ribatte, allargando le braccia, enfatizzando il suo “finalmente”.
-E poi?- mi incita a continuare.
-E poi niente, è successo quel che è successo in Sala Grande- ribatto con un punta di rabbia.
Più passano le ore e più cresce la rabbia verso Alex e le sue parole maligne. Ho riflettuto abbastanza e non riesco a trovare un motivo valido per una tale cattiveria, perciò ho tutto il diritto di incazzarmi a dovere.
-Sinceramente- mi riporta alla realtà Eve- ne sono scioccata anche io. Se dovessi pensare all’Alex di poco tempo fa, non ci avrei scommesso neanche uno zellino-
-Io non ne sono scioccata, o meglio non più. Adesso sono proprio incazzata- ribatto con più enfasi di quanto volessi.
-Okay, andiamo avanti, ti va?- mi domanda in fretta Eve - Raccontami che hai fatto stanotte alla fine- mi richiede, sfoggiando di nuovo quel sorrisetto.
Si, questa è la prova che stare con Al non le fa per niente bene.
-Sono andata a ringraziare Malfoy- inizio per la terza volta e, per la terza volta, non so continuare.
Quando si tratta di parlare, leggete bene parlare, non litigare, di Malfoy le parole mi muoiono in gola.
Però davanti a me ho la mia migliore amica, quella che ha continuato a guardarmi nello stesso modo nonostante sapesse che mi ero baciata con Malfoy nel reparto proibito, mentre stavo con Alex. Quella semplice ragazza che mi conosce benissimo, pregi, difetti, ansie e paure, e mi ha sempre voluto bene, mi ha sempre supportata, senza rimpianti e senza giudizi.
-E mi ha proposto di andare nella stanza delle Necessità per rilassarci un po’-
-Rilassarvi un po’?? Rose … - mi interrompe quasi scandalizzata.
-No, no aspetta… è stata una cosa innocente. - ribatto alla velocità della luce -Non abbiamo fatto cose strane o quella cosa che stai pensando e non dire di no che te lo leggo in faccia- ribatto velocissima, tanto da non prendere neanche fiato.
-E che avete fatto allora?- domanda investigando.
-Ecco… abbiamo parlato, molto, e mi ha fatto capire che mi conosce tanto e che è attratto da me davvero e che anche io lo sono … e poi mi ha detto che io non lo volevo ammettere, e allora mi ha sfidato, dicendo che io avevo paura e io, lo sai benissimo, non ho paura di niente, tantomeno di lui … e poi lui ne era tanto convinto che l’hobaciatoperfarglielocapire- Usain Bolt può proprio farmi un baffo.
Sì, so chi è. Mio padre da quando ha conosciuto la televisione, non fa altro che guardarsi qualsiasi sport babbano esista al mondo e mia madre non ha mai smesso di guardare il telegiornale, nonostante sappia che non c’è più pericolo.
-So che dentro la tua testa probabilmente appare come un discorso lineare e comprensibile, ma non è così- ribatte Eve ridacchiando della mia goffaggine.
E io che pensavo di essere andata bene! Dai, tutti avrebbero capito al posto suo.

Su quale pianeta l’avrebbero capito, scusami? No, perché, a titolo informativo, sul pianeta Terra nessuno!

Esclama la mia vocina fastidiosissima che ha sempre fastidiosamente ragione.
Prendo un respiro e ricomincio.
-Scusami hai ragione- dico, schiarendomi la gola.
- Abbiamo parlato tanto e lui mi ha dimostrato di conoscermi tantissimo- rinizio con calma - Mi ha confessato di essere realmente attratto da me e che non ha nessunissima intenzione di usarmi per infastidire qualcuno. Ha aggiunto che l’unica a non ammettere quello che realmente sente sono io e questo solo perchè ho paura di lui e di come mi fa sentire- ammetto abbassando lo sguardo da quello di Eve.
-Alla fine per dimostrargli che aveva torto e che io non avevo paura di niente, l’ho baciato- concludo in un sussurro talmente debole che ho paura che Eve non abbia sentito e che io debba ripeterlo di nuovo.
Sono sicura che per molti sia facile parlare di ciò che si prova o dei propri sentimenti in generale, ma per me è sempre stato difficile. Forse è una caratteristica che ho preso da papà. Sì, è molto probabile che la colpa sia di mio padre. Miseriaccia a lui!
Le cose sarebbero molto più semplici.
-Davvero? Oddio lo sapevo, Rose- esclama Eve più contenta di quanto immaginassi.
-Lo sapevi?- domando un po’ stranita. Sembra quasi che se lo sia baciato lei Malfoy.
-Certo - mi risponde subito - il vostro continuo litigare è sempre stato quella linea famosa e sottilissima di odio e amore. Non c’è nessuno che stia bene come voi due insieme- esclama convinta, troppo convinta forse.
-Ehi, un attimo- la fermo subito - non stiamo insieme, abbiamo solo ammesso di provare un’attrazione verso l’altro. Sì, non litigheremo come prima e abbiamo capito di poter fare una conversazione quasi civile, ma da qui a fidanzarci mi sembra eccessivo- continuo più decisa che mai.
Okay, ho ammesso che Malfoy mi piace. E posso aggiungere che, forse, non mi piace solo per l’aspetto fisico. Ma da qui a proclamarci amore eterno mi sembra paradossale.
-Oh, non fare la solita esagerata Rosie- esclama forte Eve, riportandomi alla realtà.
Ecco, già stavo per partire per la tangenziale nella mia mente.
Peccato che l’affermazione di Eve mi ha lasciato di stucco.
Io esagerata? E quando mai!
-Quello che intendo dire, permalosona che non sei altro - inizia con il suo solito tono dolce - è che non devi iniziare a mettere il freno a mano solo per paura di una brusca frenata. Se provate qualcosa l’uno verso l’altro, è giusto che la proviate fino alla fine, senza pregiudizi o vecchi rancori; senza le tue solite pippe mentali e la tua diffidenza; senza il tuo voler programmare e analizzare il tutto- conclude con un sorriso dolce e rassicurante.
Vorrei che fosse così facile anche per me, così come per Eve che, fregandosene altamente, si è buttata a capofitto in una conoscenza con Al.
O come Malfoy, che a momenti non si è posto neanche il problema, non gli è interessato se fino al giorno prima litigavamo a bestia e credeva di odiarmi; lui ha seguito solo ciò che gli diceva l’istinto.
-So che per una mente logica e organizzata come la tua, l’amore o l’attrazione, come vuoi chiamarlo, ti spaventa e ti fa scappare via. Ma l’amore che proverai verso qualcun altro, indipendentemente che sarà Malfoy o meno, è un tipo di amore che alla fine tu vivi ogni giorno. Verso di me, verso i tuoi cugini, i tuoi nonni, i tuoi zii, la tua famiglia. Proverai protezione, dolcezza, cura, attenzioni, gelosia. - continua, proprio come se mi leggesse nel pensiero - Tu provaci, se in caso va male e non sarà come ti aspettavi, almeno non avrai il rimpianto di non averci neanche provato- conclude accarezzandomi una mano con la sua.
Detto da lei sembra tutto così facile.
-Aspetta però - esclamo all’improvviso, come se mi si fosse accesa una lampadina - con Alex però non ho avuto tutti questi pensieri, perché?- domando davvero confusa.
Dopo mi sono resa conto che forse con Alex non sarebbe mai durata, però all’inizio non ci ho pensato due secondi a buttarmi e a provarci.
-Seriamente Rose? Vuoi paragonare ciò che ti faceva provare Alex con quello che hai vissuto con Malfoy? Sei sicura di stare bene?- mi domanda quasi scandalizzata.
In effetti non ha tutti i torti. Avevo notato una certa differenza tra i baci di Alex e quel famoso bacio nel Reparto Proibito con Malfoy, anche se ho cercato di nasconderla quanto meglio potessi.
L’ho notata fin da subito e non avevo mai smesso di farlo.
Per questo non oso ribattere. Non amo mai dare troppo ragione agli altri!
-Chi tace, acconsente- ridacchia Eve, beccandosi due secondi dopo un cuscino in faccia dalla sottoscritta.
Iniziamo una piccola lotta per accaparrarci il cuscino, che finisce fuori dalle tende del baldacchino.
Ridere e scherzare con Eve è una delle terapie più funzionali di sempre. Almeno per me.
-Allora, cosa hai provato?- mi domanda, non appena ci siamo riprese.
-Per cosa?- domando un attimo smarrita.
-Dai Rose, nel baciare Malfoy ovviamente- mi risponde dandomi una sberletta sul braccio.
-Non te lo dirò mai- esclamo coscia di star diventando un’aragosta vivente.
-Dai! Io di Al te ne ho parlato!- esclama con un piccolo accenno di lamento.
-Non è che non te ne voglia parlare, semplicemente non lo so descrivere- dico con più sincerità di quanto mi aspettassi.
Questo è l’effetto che mi fa Eve.
-E’ stata talmente forte l’emozione che hai provato da offuscarti la vista, il cervello, il corpo, da offuscarti tutta. L’unica cosa a cui pensavi era quella di voler continuare a baciarlo fino allo sfinimento, di stringerlo e di farti rimanere il suo calore e il suo sapore per sempre. Ti sentivi leggera, beata, ma allo stesso tempo fremevi accaldata. Talmente tanta confusione tra mente, corpo e cuore, che pensi di non saperla descrivere- parla al posto mio Eve.
Sono scioccata, perché è esattamente quello che non riuscivo a raccontare.
-Come hai fatto?- domando a bocca aperta.
-Semplice! È quello che ho provato io quando ho baciato Al per la prima volta- rispondo semplicemente lei.
Rimaniamo per due minuti belli buoni in silenzio, ognuna persa nei proprio pensieri. Non so se sia successo anche a lei, ma, come in una pellicola, mi sfilano davanti tutti i momenti passati solo ieri sera con lui e un altro brivido mi trapassa tutta.
Non so quanto questa faccenda con Malfoy durerà. So solo che non ho mai provato queste cose con nessuno e che non vorrei che smettessero tanto velocemente.
-Ma poi che avete fatto?- mi domanda all’improvviso Eve, riportandomi troppo bruscamente nella mia stanza del dormitorio, sul mio letto a baldacchino.
-Non ricordo benissimo, so solo che abbiamo dormito insieme e l’indomani mattina abbiamo fatto colazione nelle cucine- semplicizzo il tutto, troppo presa a percorrere con la mente le sensazioni di ieri.
Mi è successo sempre così, sin da quando ho messo piede in questa stanza: inizio a percorrere il tutto, le parole, gli sguardi, le sensazioni, i brividi, l’emozioni, e non vorrei smettere mai.
-Ehi bella addormentata nel bosco- mi sventola la mano davanti agli occhi Eve -andiamo a fare colazione con gli altri va- esclama ridacchiando, scendendo al contempo dal letto.
Ancora una volta non mi ero resa conta di essermi imbambolata.
-Ma io l’ho già fatta- ribatto, scendendo allo stesso modo e notando, con mia felicità, la stanza vuota -non ho molta fame.-
-Non importa- ribatte, iniziando a dirigersi verso il bagno -mi farai comunque compagnia-
Sbuffo ributtandomi sul letto. Non ho né sonno né fame, perciò starei qui a contemplare il baldacchino come un’ebete stecchito.
La seconda opzione potrebbe essere quella di stare qua e magari portarmi avanti con i compiti per la settimana, ma so già che, in un modo o in un altro, finirei a contemplare il baldacchino come un’ebete stecchito.
-E poi chi si vuole perdere il vostro primo incontro?- mi arriva la voce di Eve dalla porta del bagno - l’imbarazzo, la vergogna, gli sguardi furtivi - continua la mia stronza migliore amica -ahhhh, non vedo l’ora- esclama come se stesse saltellando.
A questo però non avevo pensato, miseriaccia!
Che cosa gli dirò quando lo rivedrò?

***

-MALFOYYYYYYYY- strillo con più fiato che ho in gola.
Non appena io ed Eve avevamo finito di fare colazione, ci eravamo messe sotto il nostro albero preferito, ignorando la neve che continuava a cadere lieve.  Avevamo continuato a chiacchierare del più e del meno, anche se, alla fine, le nostre conversazione viravano sempre o su Malfoy o su Al.
Questo fino a che quel decerebrato di Scorpius Malfoy non aveva avuto la brillante idea di lanciarmi una raffica di palline di neve.
Praticamente un secondo prima eravamo tranquillamente a chiacchierare, un attimo dopo eravamo sepolte dalla neve.
Le risate mi arrivano forti alle orecchie, mentre cerco di togliermi la neve dalla faccia.
Io quel furetto spelacchiato lo ammazzo.
Non appena riesco ad aprire gli occhi, ci impiego un paio di secondi ad individuare le figure dei proprietari  delle risate che sentivo  poco prima: quel decerebrato e traditore di mio cugino Al e il suo deficiente amico, alias furetto spelacchiato. Erano letteralmente piegati in due dalle risate, con le proprie braccia intorno allo stomaco e i visi rossi contratti dalle troppe risate.
-Avete finito?- domando stizzita, mentre alla mia destra mi giunge la lieve risata di Eve.
-Anche tu ti ci metti?- mi rivolgo ad Eve.
Dovete sapere che io amo la neve, ma odio il freddo e purtroppo per me le due cose sono collegate.
-Rido perché adesso li distruggerai- ridacchia ancora Eve, mentre cerca di togliersi altra neve dal cappellino.
Vedete perché amo la mia migliore amica? Perché mi conosce fin troppo bene.
Mi giro verso i due cretini che stanno ancora ridendo a crepapelle, prendo lentamente la bacchetta dalla tasca del giubbotto e con un leggero tocco di polso, preparo una decina di palline di neve alle loro spalle.
Ancora più lentamente per non essere scoperta, le dirigo verso di loro e, con un ultimo colpo deciso, mando cinque palline addosso ad ognuno, esattamente dietro la loro nuca.
Senza lasciar loro il tempo di uno sguardo sorpreso, ne preparo altre, che li colpiscono in ogni parte del corpo, ricoprendoli quasi tutti.
-Che bei pupazzi di neve che hai preparato Rosie- esclama la mia migliore amica, mentre entrambe ci lasciamo andare ad una risata liberatoria.
Voi dovreste vedere le loro facce: due pesci lessi congelati per bene.
-Volete la guerra?- domanda mio cugino, mentre cerca di liberarsi in fretta dalla neve.
-E guerra sia- completa la frase Malfoy, mentre porta in alto la mano con la bacchetta.
Prendo la mano di Eve e ci ripariamo dietro al nostro albero appena in tempo, dato che molte palline di neve ci avrebbero prese in pieno.
-Pronta?- chiedo ad Eve, mentre tira fuori la sua bacchetta.
So per certa che vinceremo noi questa battaglia.
-Assolutamente si- mi risponde e subito dopo ci lanciamo oltre l’albero pronte alla guerra.
Davanti a noi però non vi è traccia né del biondo platinato, né di mio cugino.
Ci guardiamo un po’ intorno, ma a parte i pochi studenti che avevano avuto coraggio  di prendere un po’ d’ aria congelata, non c’era nessuno.
-Ma dove sono andati?- chiedo, mentre con gli occhi non faccio altro che guardarmi intorno.
-Non lo so- risponde Eve, intenta a guardarsi intorno esattamente come sto facendo io -Non possono essere andati lontani, non ci sono posti per nascondersi, a parte il nostro albero-
Faccio un ultimo giro tondo e i miei occhi vengono catturati da un dettaglio strano. Guardo attentamente e noto un piccolo solco nella neve. Assottigliando gli occhi, riesco a decifrarne una mezza impronta.
E da quel piccolo dettaglio, cerco altre impronte per capire in che direzione possono essersi diretti e osservo come non ce ne siano altre, come non ci siano altri piccoli solchi nella neve, niente di niente.
Nonostante piccoli fiocchi stiano cadendo, lo stanno facendo talmente lentamente, che non farebbero in tempo a riempire con altri piccoli amici soffici i solchi dovuti ad eventuali impronte.
Quelle formatesi quando ci avevano raggiunto, le ho coperte quando li ho travolti con le palline di neve.
Lancio un ultima occhiata in giro e il terreno coperto da neve delicata, appare immacolato, come se nessuno ci avesse mai camminato sopra.
Una lampadina mi si accende nel cervello.
Mi giro verso Eve, dando le spalle a quel minuscolo particolare notato per caso.
-Fai finta di niente- sussurro, chiamando la sua attenzione -ma nel terreno c’è un piccolo solco, come un piccola impronta. Se noti, non ce ne sono altre, come se non si fossero mai mossi. E se davvero non si fossero mai mossi da lì?- domando retoricamente, mentre le mie parole fanno breccia nel cervello di Eve.
Senza che le dica niente, alza con noncuranza la sua bacchetta e sussurra: -Finite incantatem -
Mi giro certa di vederli comparire, ma davanti a miei occhi ancora il nulla.
-Ma come è possibile?- domando esterrefatta -Pensavo avessero usato un incantesimo di disillusione per nascondersi!- parlo con evidente delusione, mentre mi rigiro verso di lei.
-Magari non è …- viene interrotta Eve da una pallina di neve che le arriva dritta in faccia.
Mi rigiro in tempo per beccarne una anche io.
Ci fiondiamo velocemente dietro l’albero e iniziamo a lanciare palline nella direzione in cui crediamo stiano arrivando.
Ormai non ne sono tanto sicura.
-Protego- lancio appena in tempo.
-Non possiamo stare qui. È troppo scoperto- esclama Eve, mentre continua a lanciare palle di neve all’aria.
-Costruiamoci una fortezza- esclamo esaltata.
-Io ti copro- esclama Eve risoluta.
Più veloce che posso, con movimenti decisi e rapidi, compatto la neve in un gigantesco rettangolo solido. Lo costruisco esattamente sia alla destra che alla sinistra dell’albero di un altezza leggermente più alta della nostra.
-Così possiamo prendere fiato- esclamo fiera di me stessa.
-E buttare giù una strategia- esclama Eve con un sorrisetto.
Non abbiamo mai perso una battaglia a palle di neve, proprio perché la prendiamo talmente seriamente, da risultare patetiche per qualcuno, esagerate per qualcun altro, o addirittura divertenti.
-Che hai in mente di fare?- le domando non smettendo di tenere d’occhio la situazione.
-Per prima cosa dobbiamo capire come fanno a non farsi vedere se non usano un incantesimo di disillusione- inizia Eve.
-Pensiamo. Quali altri modi ci sono per … - inizio, ma mi blocco subito, perché mi sono resa conto che il cervello sublime che mia madre mi ha concesso, non serve ad un emerito cavolfiore se non lo attivo ogni tanto.
-Come cavolo abbia fatto a non pensare al mantello dell’invisibilità?- domando più sbalordita che mai.
La faccia stupita di Eve mi fa capire che anche lei è nella mia stessa situazione.
-Siamo delle stupide- esclama sbattendosi una mano sulla fronte.
-Che organizzeranno una bellissima strategia di attacco e vinceranno la battaglia- esclamo impugnando saldamente la bacchetta davanti al viso.
Ci impieghiamo due minuti netti ad organizzarci.
Io vado a sinistra, mentre lei a destra.
Mentre Eve li distrarrà, lanciando loro contro più palline di neve possibili, io li scoprirò da dietro e li ricoprirò di candita e soffice neve bianca.
Oh, quanto è dolce il sapore della vittoria.
Ultima occhiata nella direzione di Eve e lentamente esco dalla fortezza. Davanti a me ancora il nulla, ma ormai so dove guardare.
Punto lo sguardo sul piccolo solco nella neve e, più silenziosa che mai, mi avvicino sempre più.
Eve sta lanciando palle di neve nella direzione in cui prima le ho mostrato il piccolo solco, ma nessuno sembra risponderle.
Mancano poco più di un paio di metri per far si che la mia mano riesca a chiudersi intorno alla stoffa del mantello.
Mi giro nella direzione di Eve per lanciarle il nostro sorriso della vittoria, quando noto Al alle sue spalle.
Sto sporco traditore.
Sono proprio sul punto di urlare di stare attenta, quando due braccia forti e un’inconfondibile odore di muschio bianco mi bloccano il respiro.
-Presa- mi sussurra nell’orecchio.
Sono talmente sorpresa, che per un primo momento rimango immobile.
Come cavolo hanno fatto a fregarci in questa maniera? Come è stato possibile?
-Mi dispiace Rossa, ma abbiamo vinto noi, siete in trappola- continua in un sussurro, mentre con due dita prende il mio mento per spostarmi il viso nella direzione di Eve, intrappolata nella stessa maniera da Al.
Sti stronzi bastardi.
-Non ci siamo arrese, perciò non abbiamo ancora perso- esclamo, cercando allo stesso tempo di liberarmi della sua presa.
Perché cavolo è così forte??
Mi dimeno più che posso, ma non riesco proprio a liberarmi.

-Dai Rossa, devo ritornare a pregarti? Stai attenta però, questa volta ho molte più armi con cui pregarti e farti cedere-

Mi investono le parole che mi aveva detto
stamattina in quel suo solito tono malizioso per farmi andare a fare colazione con lui.
Si dice che le proprie armi si ritorceranno contro prima o poi. È una lezione che Malfoy sta per imparare subito.
Smetto di dimenarmi e lentamente mi giro verso di lui.
-Prima di decidere se arrendermi o no - inizio cercando di sembrare innocentemente sexy ( non so esserlo neanche normalmente, figurasi innocentemente, ma tentare non costa nulla) -voglio sapere come avete fatto a fregarci-
-Semplice Rossa, vi conosciamo- esclama lui maliziosamente e non per niente innocentemente sensuale.
-E cosa vuol dire, esattamente?- domando, abbracciandolo con le braccia, rimaste immobili lungo i fianchi fino al quel momento.
-Sappiamo per certo che siete intelligenti e fate ottime strategie. Ma avete purtroppo la presunzione di sentirvi troppo intelligenti e troppo furbe. Il volervi far scovare un dettaglio piccolissimo - inizia, avvicinandosi sempre di più - vi ha fatto credere di essere un passo davanti a noi- continua puntando le sue mani grandi sulla mia schiena -è questo che vi ha fregate. Vi siete focalizzate su una cosa minuscola, ma non avete guardato oltre -
Sono sbalordita. Ci hanno fregato alla grande queste due serpi maledette.
-Ma ancora non ho capito- inizio passando lentamente le mie mani sulla sua schiena, tenendo con due dita la bacchetta- dove siete finiti-
-Eravamo sotto il mantello dell’invisibilità, dietro di voi, vicino alla sponda del lago nero- risponde ridacchiando, evidentemente per la mia faccia sbalordita.
Non avevamo minimamente pensato a guardarci le spalle, in pratica.
-Okay- sussurro alzando totalmente la testa verso di lui- ammetto che siete stati bravi, ma noi saremo sempre comunque più brave-
-Dai Rossa, siete in trappola- mi sussurra di rimando, stringendomi di più- letteralmente.
-Mai sottovalutare il potere di una donna- rispondo in un lieve sussurro, prima di prendere la mia bacchetta in una presa ferrea e decisa.
-Che cosa vorresti dire Rossa?- dice come se stesse più al mio ipotetico gioco, che per reale “paura“.
-Quello che ho detto- sussurro, prima di lanciare un pietrificus totalus silenzioso.
Lo sento proprio immobilizzarsi, anche se riesco comunque a rubargli uno sguardo sorpreso.
Lo bacio delicatamente, prima di scivolare via dal suo corpo immobile e dirigermi verso Al, il traditore.
Noto con fastidio che Eve è ancora tra le braccia di Al e ridono insieme, come se non fosse in atto una guerra.
Miseriaccia, dovrò fare tutto da sola. Prego nel fatto che Al sia distratto da Eve, così, quando mi avvicinerò tanto da poter attirare la sua attenzione, il sorriso di Eve lo terrà intrappolato.
Cerco di passare dietro l’albero e di conseguenza, cerco di coprirmi dietro la fortezza che prima avevo costruito.
Quando arrivo alla fine e mi affaccio, Al ed Eve sono entrambi davanti a me, uno di fronte all’altro.
Non capisco bene di cosa stiano parlando, ma non mi importa granché.
Alzo la bacchetta e con un movimento esperto, lancio un petrificus anche su Al, che un millesimo di secondo dopo si irrigidisce tutto.
-Abbiamo vinto- esclamo più per tranquillizzare Eve che per altro.
-Cosa?- infatti mi domanda lei, ancora incastrata tra le braccia di Al.
-Li ho immobilizzati entrambi, adesso dobbiamo solo ricoprirli di neve e urlare di gioia per la vittoria- esclamo quasi saltellando.
Eve mi lancia prima uno sguardo stranito, poi ne lancia uno preoccupato verso Al e poi si alza sulle punte per lanciarne uno divertito verso Malfoy.
-Se non amassi Al probabilmente ti sposerei Rose- esclama alla fine con gli occhi che le luccicano dalla gioia.
Scivola via da Al e si avvicina a me - abbiamo vinto, abbiamo, vinto abbiamo vinto- inizia la cantilena.
Dopodichè, mi prende le mani e iniziamo a girare intorno come due bambine, intonando a ripetizione la cantilena.
-Aspetta, prima dobbiamo ricoprirli di neve e poi cantare- dico, fermando temporaneamente la nostra danza della vittoria.
-Dai Rosie, facciamo un’eccezione sta volta. Li hai pietrificati. Sii un pochino elastica- mi risponde sorridendo dolcemente.
Okay, loro ci avevano assolutamente fregato, ma io ho saputo riscattarci e adesso stanno lì immobili a ghiacciarsi il culetto.
Posso ritenermi soddisfatta.
Sapevo che avremmo vinto, ma questa è stata una delle più belle battaglie di neve della mia vita.


TADAAAAA!!
NUOVO CAPITOLONE!!
GRAZIE INFINITE PER ESSERE ARRIVATI FINO A QUI E SPERO INFINITAMENTE CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO.
PRESTO FARO' VENIRE FUORI TUTTI GLI ALTRI PER UNA GRANDE RIMPATRIATA!!
SPERO DI RIVEDERCI PRESTO,
UN BACIO
HERM:*







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Capitolo 31
*** Capitolo 30 ***


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Capitolo 30


-Buonasera bellezze di notte- mi arriva la voce soave di mia cugina Lily, mentre lei, Lys, Roxy e Lorc si siedono al nostro tavolo.
E’ ora di cena, ma il banchetto non è ancora sulle nostre tavole. Oggi pomeriggio ci è arrivata una comunicazione che ci informava di farci trovare in Sala Grande per le sette per una grande notizia.
-Ansiosi di sapere che cosa ci diranno?- domanda Lily sbattendo eccitata le mani sul tavolo.
-Lo sappiamo tutti di che si tratta Lily- rispondo con un tono tra il divertimento e il fastidio.
Mi diverte sempre l’atteggiamento da prima donna di Lily, ma al contempo mi innervosisce.

Oh magari sei nervosa perché hai una persona speciale al tuo fianco!

Mi ricorda la vocina fastidiosamente simile a quella di mia cugina Lily e decido che il suo atteggiamento da prima donna mi innervosisce soltanto, ecco.
-Lo so che lo sapete Rosie, ma non mi interessa- mi risponde sorridendomi come suo solito.
Oh, si che mi innervosisce!
-Cosa pensate che faranno quest’anno?- domanda Eve, probabilmente intuendo il mio disagio e cercando di portare avanti la discussione innocentemente.
-Io spero facciano come l’anno scorso, così li stracceremo di sicuro- esclama mio cugino Al, che questa sera aveva deciso di mangiare con noi.
Altrettanto aveva fatto Malfoy.
Non so se averlo qui con me, dopo tutto quello che abbiamo passato, mi renda euforica o nervosa.
Io opto più per la seconda. Ormai lo sapete meglio di me, io queste situazioni nuove non le gestisco molto bene e … bhe, non vorrei combinare un disastro.
-Al, non per smontarti, ma l’anno scorso siete stati fortunati- esclama Lily.
-Non è assolutamente vero, siamo stati dei fenomeni- ribatte Malfoy con voce sicura.
Sentire la sua voce conferma il fatto che sia decisamente nervosa.
Sentirlo qui vicino a me, sentire la sua aura tranquilla e serena, sapere che possiamo avere un rapporto diverso, sapere di essere qualcosa in più e che prima o poi dovremmo esserlo anche davanti agli altri, mi rende più nervosa del solito.
Perché Malfoy mi rende così tanto insicura?
-Rose? Tutto bene?-
Lo sapevo che sarebbe finita così.
-Si Roxy, perché?- cerco di fare l’indifferente, ma, miseriaccia a me, quando più mi serve non riesco a mentire.
-Ti vedo un po’ strana- mi risponde innocentemente lei, ma io non ci trovo niente di innocente. Io so il perché sono nervosa e tra poco lo sapranno anche loro.
-Non ti devi preoccupare- inizia Lys, anche lui innocentemente - se Sheppard si fa vivo, sta volta non ci torna con le sue gambe in dormitorio- continua con voce dura.
Ecco, l’ultimo argomento che doveva toccare, l’ha toccato.
-Questo è poco ma sicuro- risponde Malfoy troppo duramente, cosa che spinge Lily ad alzare un sopraciglio di sospetto e a spostare uno sguardo interrogatorio su di me. La prima a capire sempre tutto, purtroppo o per fortuna per noi, è Lily, per questo mi concentro su di lei, la quale ha fatto nascere un sorrisino sul suo viso troppo preoccupate per i miei gusti.
In realtà un po’ tutti sono rimasti sorpresi dalla durezza di Malfoy, a parte ovviamente Eve ed Al. Quest’ultimo penso abbia saputo qualcosa da Malfoy, dato che continua a passare uno sguardo divertito da me a Malfoy e viceversa.
-Oh oh, odi a tal punto Sheppard, che la rivalità con Rosie passa in secondo piano, Malfoy?- chiede con fare noncurante Lily, ma io la conosco. Sta tastando il terreno, sta iniziando a mettere su i pezzi nella sua testa e lo farà alla sua maniera ovviamente: sfacciata e maliziosa.
Oh, Morgana, non voglio sapere a cosa sta pensando, mi verrebbero i capelli bianchi adesso!
-Odierei quel damerino a prescindere da Rose- risponde lui e io, come al solito, cerco di non sciogliermi e di fermare la voragine nel petto al suono del mio nome detto da lui - E tanto per la cronaca, io non ho nessuna rivalità con Rose-
-Ah, quindi non è stata lei a buttarti la zuppa durante il vostro secondo anno perché le hai detto che sembrava una carota?- inizia Lily e sta usando quel tono da “non mi fregate cari. Io so già tutto. Ma dato che non mi hai detto niente, cugina traditrice, io ti faccio fare una bellissima figuraccia davanti a tutti”.
-E non sei stato tu a buttarle la pozione, fatta appositamente male da te, per fargliela finire addosso e farle crescere peli di gatto da tutte le parti? E non eravate di certo voi, quelli che si insultavano e si urlavano addosso tutti i giorni da almeno sei anni di fila, giusto Malfoy?- conclude con quel suo cavolo di sopraciglio alzato che mi mette ansia addosso, mentre tutti si fanno scappare una risatina.
-Non nego che non ci siano state delle divergenze, ma la gente cresce, si conosce e può cambiare idea- le risponde tranquillo, come se stesse parlando del tempo.
-Ah, ed è per questo che stavi per prendere a cazzotti Alex, giusto? Perché ormai le vostre divergenze sono acqua passata. Cosa siete, amici adesso?- domanda fin troppo curiosa.
-Penso che tu debba farti una bella tazzona di fatti tuoi Lily- le risponde lui tranquillo.
-E perché? Sono sua cugina, è ovvio che voglio sapere che succede- cambia tono, come se sapesse di aver vinto. Oh, oh, questo significa solo guai.
-Certo, se sarà lei a volertelo raccontare- continua lui con quel tono così tranquillo, che quasi quasi lo invidio.
A me sta per arrivare un attacco di cuore invece.
-Ah- esclama Lily, sbattendo le mani sul tavolo - Lo sapevo che c’era qualcosa da raccontare- esclama sempre più contenta.
Peccato che si sia girata verso di me e subito dopo abbia detto -Su forza, sputa tutto il rospone-, prima di appoggiare i gomiti sul tavolo e protrarsi fino a venirmi quasi in braccio.
-Non so a cosa ti stia riferendo Lily- cerco di dire più sicura che posso.
Un conto è raccontarlo ad Eve, impresa già di per se eroica, considerato quanto io ci abbia messo, figurarsi dirlo davanti a tutti.
-Dai Rose, non scherzare. Ci siamo resi conto tutti di quello che sta succedendo- ribatte lei con quel tono così sfacciatamente malizioso.
Do una rapida occhiata intorno a me e, per quanto gli altri non siano rompi pluffe come Lily, si nota quanto siano tanto curiosi come lei.
Maledetti impiccioni.
-Cosa vuoi sentirti dire?- le dico cercando di tergiversare - Non c’è niente da dire. Abbiamo solo deciso che invece di urlarci addosso, magari possiamo parlarne civilmente, tutto qui- e mi sento morire. Tutto quello che mi sta uscendo dalla bocca sono solo stronzate e sto soltanto sminuendo quello che è successo.
Non oso guardare la faccia di Malfoy, ma il viso incredulo e infastidito di Eve che vedo con la coda dell’occhio, mi basta e mi avanza.
-Ma piantala- ribatte Lily, lasciandosi andare uno sbuffo - Vi attraete da quando abbiamo capito quale sia il mondo delle femmine e quale quello  dei maschi e cosa possono fare insieme se si impegnano- inizia lei, ignorando lo sguardo scandalizzato di Eve e Roxy e quello divertito dei ragazzi - Da un periodo a questa parte non fate altro che stare insieme con una scusa o con un’altra e non provate a negarlo, che gli occhi da falco li ho ben sviluppati. Se state insieme, perché aver tanta remora nel dirlo?- domanda lei come se davvero non ci fosse nulla di male, cosa vera in effetti, peccato che …
-Non stiamo insieme- esclamiamo all’unisono io e Malfoy, io con fare agitato e lui fastidioso.
Mentre gli altri si lasciano scappare una risatina e Lily uno sguardo soddisfatto, la preside Mc Granitt, la mia salvatrice, ci interrompe e inizia a parlare.
Lancio un breve sguardo a Malfoy, che mi sta palesemente fissando. Non so cosa voglia trasmettermi, sembra tranquillo, un po’ troppo forse.
-Buona sera a tutti- esclama la preside, zittendo tutta la Sala Grande.
Improvvisamente sento una mano sul fianco destro e non posso fare a meno di sentirmi più calma.
Non ho di certo bisogno di girarmi per sapere che è lui, non solo perché è l’unico abbastanza vicino per toccarmi, ma soprattutto, per ciò che trasmette al mio corpo e  in questo momento al mio stato d’animo.
Sono già più tranquilla.
Il nervosismo che avevo prima piano piano scivola sotto la sua mano che delicatamente mi accarezza il fianco.
Sono proprio stata una stupida a pensare che averlo qui affianco a me mi innervosisse. Averlo così lontano mi innervosiva.
-Siamo qui riuniti per annunciare il ritorno del Ballo di fine anno- mi interrompe la preside, parlando con un piccolo accenno di sorriso - Per chi non lo sapesse, da una decina di anni si è deciso di tenere un Ballo di fine anno con l’aggiunta di altre scuole di magia. All’inizio era una gara di cultura tra scuole, con Ballo finale annesso. Dopodiché, si era deciso per una gara sportiva e quest’anno abbiamo deciso di trasformarlo in una gara di ballo-
Ecco, la bomba è stata lanciata.
Tutta la Sala inizia ad agitarsi, soprattutto le ragazze.
-Gara di ballo? Non siamo ad Hogwarts, ma in paradiso- esclama mia cugina Lily con gli occhi sognanti.
Da bambine sia io che lei abbiamo frequentato una scuola di danza, fino a che ovviamente, non abbiamo dovuto frequentare Hogwarts.
Mi manca ballare, mi faceva sentire me stessa e libera da ogni pensiero.
-Non ho ancora finito- esclama prorompente la voce della Preside, che riporta in silenzio tutta la Sala Grande.
-Si è deciso che a gareggiare saranno tre coppie per ogni scuola di magia e una giuria valuterà i vincitori della gara. Per decidere chi tra voi gareggerà per Hogwarts, abbiamo deciso di indurre una gara interna, alla quale potranno partecipare tutti quelli che lo desiderano. Per i prossimi due mesi, un week-end si e uno no, si terrà qui in Sala Grande una gara, alla fine delle quali scopriremo quali delle tante coppie che hanno partecipato, saranno le tre a rappresentare Hogwarts.-
-Le scuole di magie con le quali gareggeremo sono: Beauxbatons dalla Francia, Durmstrang dalla Bulgaria, Castelobruxo dal Sudamerica e Ilvermorny dall’America. Lo scopo principale per il quale sono state indotte queste gare è quello di cooperare tra di voi come Scuola e la possibilità di conoscere tradizioni, abitudini e usanze di altre. Come gli altri anni, spero vivamente che anche quest’anno Hogwarts si mostri come la scuola rispettosa, generosa e accogliente che è sempre stata- continua la Preside, utilizzando un tono più severo, come a dire “Se osate far fare a tutti una brutta figura, ve ne pentirete per tutta la vostra vita”.
Non mi viene difficile immaginare la McGranitt farci tutti arrosto!
-Un ultima cosa, poi vi lascio andare-riprende la Preside - Per la gara interna che avverrà ad Hogwarts, io e i professori non saremo gli unici a comporre la giuria. In soccorso sono venuti alcuni dei genitori dei vostri compagni che generosamente hanno deciso di partecipare. I nomi dei genitori vi verranno comunicati più avanti. Adesso, buon appetito e buona notte per dopo- conclude la professoressa, andando a sedersi al tavolo.

***

Da quando la professoressa McGranitt aveva annunciato la gara di ballo, Hogwarts era letteralmente impazzita.
Dovunque andassi si parlava solo di questo e più i giorni aumentavano, più i corridoi si riempivano di gente che discuteva per la musica da scegliere, le coreografie da creare, i vestiti da indossare.
Da quanto avevo capito, c’erano molti studenti che volevano partecipare, molti di più di quanto mi aspettassi.
Mia cugina Lily per esempio era una di questi e il suo unico obbiettivo era diventato quello di convincere Lys a partecipare con lei.
Alla fine, ne sono certa, Lys parteciperà e renderà le nostre giornate più tranquille.
-A cosa stai pensando?- vengo interrotta dalla sua voce.
Ero talmente imbambolata tra i miei pensieri, che non mi ero neanche accorta che fosse arrivato.
-A niente di speciale- gli rispondo, girandomi verso di lui.
Ci eravamo organizzati per un’altra delle nostre famose lezioni, che io ancora non avevo capito a che gli servissero.
Questa volta però avevamo deciso di optare per la Stanza delle Necessità. Meno puzzolente, più attrezzata e più tranquilla.
Una volta chiusa la porta si è seduto di fianco a me. Più distante però, tanto che potevo infilarci un’altra persona tra noi. Non dico che sembrasse agitato, ma di certo non è tranquillo come al solito.
-Più che sapere a cosa stia pensando io, vorrei sapere a cosa stai pensando tu- gli domando, cercando di avvicinarmi.
-A niente di speciale- mi risponde alzando lo sguardo finalmente.
Non c’era traccia di fastidio o disagio, sembrava perfettamente tranquillo.
-Pensavo che non sarebbe male partecipare alla gara- inizia, guardandomi dritto negli occhi.
Cosa vorrebbe dire scusami? Vuole farmi capire che gli piacerebbe strusciarsi addosso ad un’altra?
Che lo facesse, così lo butto nel lago Nero a fare compagnia alla Piovra Gigante.
-Sicuramente troverai qualcuna con cui farlo- gli rispondo volutamente con tono duro.
Non stavamo insieme, era vero, ma vivere le emozioni che abbiamo vissuto, baciarsi come avevamo fatto noi, ci metteva su un piano diverso.
-Lo spero vivamente- mi risponde con quel suo odioso sorrisetto maledettamente malizioso.
-Ma prima mi devi spiegare per quale fottuta ragione pensi sempre al peggio- continua usando un tono più serio.
Io pensare al peggio? Mai fatto!
Sono semplicemente realista.
-Non sto mica pensando al peggio, anzi ti ho appena detto che ne troverai qualcuna sicuramente- gli rispondo senza neanche guardarlo in faccia.
-Rose è di questo che parlo- sento la sua voce più vicina, prima di sentire una sua mano sul braccio come per richiamare la mia attenzione.
-Non ho intenzione di chiederlo a qualcun’altra, ma di chiederlo a te- continua, rinforzando la presa, dato che non avevo ancora avuto l’intenzione di girare la faccia.
Solo che le parole che mi aveva appena rivolto mi costringono a girarmi per lanciargli uno sguardo sorpreso.
-Con me?-
-E con chi senno, scusami?- ridacchia lui e un macigno dal petto si scioglie.
Okay, forse sono realista nella mia vita, ma in questo momento ho proprio preso un granchio.
Probabilmente per quanto mi sforzi, non riesco ancora a credere che voglia me.
Ho passato anni a vederlo con ragazze che erano l’incarnazione della perfezione fisica e della disinvoltura, per questo faccio fatica a credere che possa essere attratto da me, dato che sono totalmente l’opposto.
-Rose, non so più come spiegartelo. Imparerò il latino, se è necessario per farti capire che non ho intenzione di frequentare nessuna a parte te- mi dice, per poi sfiorarmi una guancia.
Mi beo delle sue carezze. Sono delicate e trasmettono protezione.
Lo guardo e mi rendo conto di come mi guarda, di come mi osserva. Ha uno sguardo rapito, come se avesse davanti a se la cosa più bella che abbia mai visto nella sua vita.
E lo sta rivolgendo a me quello sguardo.
Sembra incantato da me.
Affascinato da me.
Paralizzato da me.
-Attento a non guardarmi sempre così- sussurro, per poi avvicinarmi a lui.
-Perché? Non faccio nulla di male- sussurra lui, mettendomi un braccio sulle spalle.
-Perché tutti potrebbero pensare che tu sia innamorato di me- gli sussurro di rimando, chiudendo lievemente gli occhi decisa a farmi cullare.
-Tua cugina Lily ne sarebbe contenta- esclama facendo ridere entrambi.
-Prima mi ucciderebbe per non averle detto niente, cosa che farà comunque appena mi incontrerà da sola. Poi minaccerebbe te di castrazione se oserai farmi del male e alla fine organizzerà matrimonio, numero e nome dei nostri figli-
Ce la vedo proprio Lily a fare queste cose!
-L’ho notato a cena l’altro giorno- ridacchia ancora lui.
-Però- inizia affievolendo di nuovo la voce e avvicinandosi al mio viso -al momento non mi interessa della precaria stabilità mentale di tua cugina-
E mi bacia all’improvviso.
Probabilmente prima o poi accetterò il fatto che mi voglia e che non mi stia prendendo in giro, ma i brividi e l’energia che ogni volta le sue mani, il suo corpo, il suo calore, le sue labbra e il suo sapore mi trasmettono, non lo supererò mai.
È’ qualcosa di talmente forte che mi manda in pappa tutto il cervello, che ogni volta mi destabilizza talmente tanto, che per i prossimi due minuti non riuscirò a capire neanche come mi chiamo.
Non so se stia esagerando o meno, ma è quello che sento.
-Comunque- mi sussurra sulle labbra - partecipi o no alla gara di ballo con me?-
Me lo domanda, ma non sembra proprio una domanda.
Non so come spiegarvelo, ma è come se non accettasse un no come risposta.
-Sai ballare?- gli domando accoccolandomi meglio tra le sue braccia.
-Ci so fare- mi risponde facendo nascere sul suo viso quel suo ghigno alla made-in Malfoy.
Una volta quel ghigno gliel’avrei strappato con i denti se avessi potuto. Inutile dire che, adesso come adesso, glielo stamperei sempre in faccia.
È sexy e sensuale. Maledettamente attraente!
Calma gli ormoni, Weasley!
Ed eccola qui! Guarda tu non mi mancavi per niente!
-Tu sai ballare?- interrompe lui la conversazione che sarebbe nata nella mia testa.
Ma quanto suona strano quello che ho appena detto?
Ve l’ho detto prima che mi manda in pappa il cervello questo qui!
-Ho frequentato una scuola di danza quando ero piccola. Poi ho interrotto per venire qui- gli confido.
A parte Eve e la mia famiglia, non lo sa nessuno.
-Davvero? Allora vinceremo sicuro- esclama lui contento -Io ho lo charme e tu hai la tecnica. Perfetto!-
-Perché lo charme ce l’hai solo tu? Anche io posso essere affascinante se voglio- ribatto più per stuzzicarlo che altro.
Non ci permetterò di diventare una di quelle coppie smielate che quando stanno insieme non sanno fare altro che baciarsi e dirsi parole dolci.
Mi annoiano!
Voglio continuare a litigare con lui, a confrontarmi con lui e a stuzzicarlo su qualsiasi cosa.
Non voglio far morire il pepe che c’è tra noi.
-Non lo nego di certo Rossa- mi risponde prendendomi per la nuca -ma non facciamolo sapere troppo in giro-prima di stamparmi un bacio a stampo.
-Sei per caso geloso Malfoy?- gli domando con una certa dose di soddisfazione.
Tutte lo siamo quando il nostro compagno ci dimostra, anche lievemente, di essere gelose di noi.
Non negatelo, perché non vi credo.
Adesso Malfoy è il tuo compagno? Ma che ci siamo persi?
Oh Santo Godric, ma quando se ne va questa?! È un modo di dire!
Spiegati che qui ci viene un infarto a tutti!
SMAMMA!
-Ti piacerebbe Rossa- interrompe, fortunatamente, la mia conversazione mentale.
 


RIECCOMIIIIII!
CAPITOLO UN PO' CORTINO, MA SPERO COMUNQUE CHE VI PIACCIA! SOPRATTUTTO L'IDEA DELL'ULTIMO MINUTO CHE MI E' VENUTA SULLA GARA DI BALLO!
NON NE SONO ANCORA AL CENTO PER CENTO SICURA, MA VOLEVO DARE QUALCOSA IN PIU'!
FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE!
A PRESTO,
UN BACIO, HERM:*






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Capitolo 32
*** Capitolo 31 ***


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Capitolo 31


POV LILY

Nonostante siano passati giorni, non faccio altro che pensare alla gara di ballo.
Ma quanto sarà divertente!
E soprattutto, dovrò convincere Lys a partecipare con me.
Non solo perché non voglio io stessa partecipare con nessuno che non sia lui, ma soprattutto per non permettere a lui di partecipare con qualcuna che non sia io.
Gli stacco i gioielli di famiglia e li do in pasto alla Piovra!
-Lyyys!- grido spalancando la porta del suo dormitorio.
Rimango leggermente sorpresa quando, guardandomi intorno, capisco che nel dormitorio non vi è nessuno.
-Lys sei in bagno?- domando senza ricevere nessuna risposta.

Ci eravamo dati appuntamento qui alle tre del pomeriggio per studiare insieme, o almeno era quello che credeva lui. Io invece lo avrei assillato fino alla morte per farlo partecipare con me alla gara di ballo.
Così decido di sdraiarmi sul suo letto e aspettarlo lì.
Sul comodino ha una foto di lui e suo fratello di quando erano piccoli e quando ancora nessuno di noi sapeva riconoscerli. In realtà se mi chiedessero chi sia Lys tra i due, non saprei dirlo neanche ora.
Crescendo invece Lorc ha assunto lineamenti più duri e grossolani, mentre Lys più fini e delicati. Nonostante questo, rimangono comunque identici, perciò a primo impatto chi non li conosce non capisce chi sia chi.
Crescendo hanno poi assunto due caratteri ben distinti.
Lys è sempre stato più gentile e paziente, mentre Lorc è sempre stato più scontroso e impulsivo.
Infatti di carattere sono proprio gli opposti. Mai toccare però il gemello o la famiglia, diventano spaventosi.
Come tutti immagino.
Alla mia sinistra invece Lys ha deciso di costruirsi una mini libreria con gli scaffali a cubetti.
Mi alzo per ammirarla.
E’ un fottuto genio in tutte le materie, ma in trasfigurazioni non lo batte nessuno. Se non sbaglio, penso se la sia creata durante il terzo anno, trasfigurando dei piccoli pezzi di legno trovati in giardino.
Non ne ho mai capito l’utilizzo però. Abbiamo la biblioteca più grande della storia, che senso ha crearsene una propria?
Forse dovrei chiederlo a Rose, appassionata com’è alla lettura, saprebbe rispondermi, ne sono certa!
Ciò che mi affascina ogni volta non è la quantità di libri che Lys possiede, quello mi fa spavento a dirla tutta, ma sono le miriadi di foto che, un cubetto si e uno no, abbelliscono la libreria.
Vi sono foto con tutti noi, con la mamma, con il papà, di occasioni particolari che abbiamo vissuto qua ad Hogwarts, i vari balli, le varie gare.
Una nostra in particolare attira la mia attenzione.
È stata scattata l’anno scorso sul treno per Hogwarts da ritorno dalle vacanze estive. Sono seduta su di lui, abbracciata a lui, sorridente e felice.
Non facciamo niente di che e niente di nuovo per noi. Ancora forse non capivo quanto in realtà ci tenessi a Lys e quanto in realtà mi piacesse, e non solo come amico.
Quello che provo quando sono con lui è indescrivibile. Se non lo provassi io stessa, non penserei mai che esista qualcosa di così forte e travolgente che una persona possa provare verso qualcun’altra, soprattutto così giovane.
Non so di certo cosa sia l’amore e non sono neanche certa se quello che provo per Lys sia effettivamente amore.
Posso guardare mia mamma e mio papà e dire con certezza che il loro sia amore.
Non solo da come papà guarda mamma anche dopo tutti questi anni e dopo tre figli screanzati come noi, ma soprattutto per l’amore che provano dopo tutto quello che hanno passato insieme.
Mamma quando mi racconta del periodo della guerra, del dolore e della sofferenza, del male profondo di chi ti muore di fianco, papà non fa altro che starle vicino e dopo, quando magari pensano che noi non li sentiamo, quando pensano di essere soli, e mamma piange, sento le parole di conforto di papà.
Riesco proprio ad immaginarmi la scena: mamma tra le braccia di papà che la culla come se fosse una bambina, che la accarezza come se fosse di cristallo, che la ama come se senza di lei non potesse vivere. Perché senza di lei davvero non potrebbe vivere.
O quando mamma ci racconta che papà è dovuto morire per salvare tutti, ha scelto di sacrificarsi. Leggo negli occhi di mamma paura, dolore, sofferenza, forse rabbia per non aver pensato che lei alla fine sarebbe rimasta sola, senza di lui.
Leggo negli occhi di papà paura, dispiacere, colpa per aver fatto soffrire mamma.
Ma l’amore non va avanti solo con sacrifici o dolori.
Vedo negli occhi di entrambi orgoglio e premura quando ci raccontano il giorno in cui siamo nati, i nostri primi passi, le nostre prime parole. La dolcezza di papà, la forza di mamma.
Noi siamo l’amore di mamma e papà trasformato in carne ed ossa.
Non lo dico perché sono mia mamma e mio papà e in qualche modo sono di parte, lo dico perché è la verità.
E’ ciò che direi se mi chiedessero cosa sia per me l’Amore.
Ritornando a prima, non penso che io e Lys stiamo provando amore, non abbiamo vissuto neanche un terzo di quello che forse vivremo insieme.
Magari lo proveremo o magari tra poco scopriremo che in realtà stiamo meglio come amici, cosa che non mi augurerei neanche se fosse la cosa migliore per noi due.
Fatto sta che ho sedici anni e mi sento ancora piccola per dire di essere in grado di amare qualcuno.
-Vuoi che ti presti qualche libro?- mi interrompe la sua voce divertita.
È appoggiato sullo stipite della porta, con le braccia conserte e gli occhi puntati intensamente su di me.
-Gentile da parte tua, ma preferisco che mi presti qualcos’altro- ribatto volutamente maliziosa, ributtandomi sul letto.
Lui come sempre sorride negando con la testa, mentre lentamente entra nella stanza e chiude la porta del dormitorio.
-Lily dobbiamo fare i compiti- mi sgrida bonariamente, mentre prende posto sulla sedia della scrivania sotto la finestra.
In tutto il suo tragitto non sono riuscita a staccargli gli occhi di dosso.
È bello, è bello da fare male.
-Lo so - ribatto mettendomi seduta a gambe incrociate - però prima ho una domanda da farti-
-Spara-
Mi alzo definitivamente dal letto per dirigermi verso di lui, che prontamente allarga leggermente le braccia, come per invitarmi.
Ributto indietro l’impulso di buttarmi su di lui, per lasciar spazio alla calma e apparire tranquilla ai suoi occhi.
In realtà io amo stare tra le sue braccia, amo sentire il suo calore su di me, ma non voglio di certo apparire come quella che non riesce a controllare i suoi istinti, non voglio apparire come una ragazzetta in piena fase ormonale ecco.
Appena sedutami su di lui, che abbraccia subito la mia vita sottile, vengo incantata dai suoi occhi color nocciola.
Ogni volta che mi guarda, traspare il suo esser buono, la sua ingenuità, la sua gentilezza. In poche parole, la sua anima.
Basta guardarlo negli occhi per capire che tipo di persona sia Lys.
-Volevo chiederti- inizio lentamente, accarezzandogli lievemente la nuca con le dita.
In ogni situazione nella quale sento di esser nervosa o agitata, vorrei prendergli la nuca e accarezzargliela proprio come sto facendo adesso. È una specie di anti-stress per me.
Lui socchiude leggermente gli occhi, come beato dalle mie carezze e questo mi distrae un po’ dall’obbiettivo della mia chiacchierata.
Da vicino riesco a vedere ogni piccola sfaccettatura del suo viso: il naso sottile e delicato, gli zigomi sensualmente pronunciati, il taglio dolce degli occhi.
Potrei morire qui.
-Lily?- mi richiama la sua voce dannatamente sexy, cosa che non aiuta la mia posizione.
-Si?- sussurro di rimando, come un ebete imbecille che non capisce neanche dove si trovi adesso.
Forse è per questo che lui si lascia scappare una risatina divertita.
-Non dovevi chiedermi qualcosa?- mi domanda, lasciandomi un delicato bacio sul naso.
Capite perché poi non capisco più niente io?
Posso mai fare una conversazione con un figo del genere che mi bacia sul naso in un modo così dolce e delicato?
Vi rispondo io, non vi allarmate: NO, MISERIACCIA SANTISSIMA!!
Ma devo assolutamente riprendermi, altrimenti non parteciperà mai con me alla gara di ballo.
Per questo chiudo per due secondi gli occhi, faccio un respiro profondo e ritorno la Lily sfacciatamente guerriera che sono solitamente.
-Oh, giusto- esclamo, avvicinandomi di più con il viso al suo- volevo chiederti se ti andrebbe ti partecipare con me alla gara di ballo- continuo lentamente, per poi finire con un bacio sul naso, proprio come aveva fatto lui.
-Non mi sembra proprio una domanda la tua- mi risponde, lasciandomi una bacio sul collo questa volta.
-Infatti non lo è- rispondo nella medesima maniera.
Non faccio in tempo ad allontanarmi dal suo collo, che sento la sua presa sulla vita farsi più ferrea.
E purtroppo per quanto io possa cercare di controllare le mie reazioni facciali, l’adrenalina che percorre il mio corpo ogni volta che mi tocca non riesco ancora a dominarla.
-Lily, io non so ballare, mi dispiace- ribatte inspirando sul mio collo e facendo sbattere le sue labbra sulla mia pelle.
-Oh, per quello ci sono io- ribatto allontanandomi un po’ da lui per guardarlo negli occhi -Ti insegno tutto quello che vuoi- continuo concludendo con un sorriso sfacciatamente malizioso.
Il sorriso che si lascia scappare, mette in evidenza il leggero rossore che gli incornicia le guance.
È in questi momenti che adoro ancora di più Lys.
È in questi momenti che adoro ancora di più la sua sensuale ingenuità.
-Vuoi che ti mostri qualcosa adesso?- domando prima di alzarmi velocemente da lui e dirigermi verso lo stereo di Taylor, il compagno di stanza di Lys.
-No Lily davvero, non mi va- esclama sbuffando.
-Non era propriamente una richiesta la mia- gli rispondo dandogli le spalle e iniziando ad accendere lo stereo.
Spero vivamente che ci sia qualcosa di carino qui dentro.
Scorro con il dito un paio di canzoni che non ho riconosciuto, quando appare lei, la canzone per eccellenza: solo por un beso.
-Lily, davvero non mi va- continua a lagnarsi, ma mentre partono le prime note, mi avvicino a lui prendendogli le mani.
-Dai, adesso siamo solo io e te- cerco di convincerlo, tirandolo su dalla sedia.

Hay una mujer…
Que domina mis sentidos con solo tocar mi piel …

-E’ semplice questa okay?- gli dico, mentre appoggio le sue mani sulla mia vita e pongo le mie braccia sul suo collo.

Y como a mi también …
A otro hombre esto le puede suceder …

È davvero alto, ma lui protrae la sua testa verso la mia, tanto che quasi le nostre fronti si incontrano.
-Segui la musica e me, vedrai che è semplice- continuo sussurrando, mentre le mie dita non riescono a stare ferme ed a non accarezzare la sua pelle liscia del collo.
-Adesso parte il ritornello e dobbiamo solo andare due volte a destra e due volte a sinistra, cercando di seguire la melodia- gli dico, avvicinandomi più che posso a lui.

Que solo por un beso …
Se puede enamorar …

Con il mio bacino cerco di farmi seguire da lui, che benedetto santissimo, meno male che non sapeva ballare!

Sin necesidad de hablarse solo los labios rosarse
Cupido los flechara …


Ha un movimento deciso e prorompente, sicuro e quasi sfacciato.
Non sembra proprio che non sappia ballare, anzi.
Continuiamo a fare semplicemente questi movimenti ed a non lasciare mai lo sguardo l’uno dell’altro.
Mi trasmette intensità e frenesia e se mi dovessi staccare in questo momento da lui, probabilmente le mie gambe cederebbero.

-Un beso significa amistad, sexo y amor- gli canticchio, avvicinandomi leggermente alle sue labbra, mentre continuiamo con i nostri bacini a seguire la musica.
-Cosa significa?- mi domanda senza allontanarsi neanche di un millimetro da me.
-Un bacio significa, amicizia, sesso e amore- gli rispondo baciandolo velocemente sulle labbra.
Si lascia scappare un sospiro profondo, mentre mi abbraccia più forte intorno alla vita.            

Su boca es tan sensual …
Me cautiva y me excita no me canso de besar
Su lengua es mi debilidad …
Ella sabe los truquitos digan me si hay alguien màs

Continuiamo a ballare così vicini, così uniti, respiro contro respiro, occhi contro occhi, bacino contro bacino.
Siamo chiusi nella nostra bolla e probabilmente non stiamo neanche più seguendo le note che ci sovrastano.
Vorrei baciarlo con tutte le mie forze, stringerlo e non lasciarlo più.

Y solo por un beso … con ella soy feliz

E non posso fare a meno di esser d’accordo con le parole della canzone.
Solo con un suo bacio, io sono felice. Qui, adesso, tra le sue braccia e il suo calore, io sono felice.
Rimaniamo così, stretti forte l’uno all’altro, fino all’ultima nota della canzone, senza dirci più niente.
Rimaniamo abbracciati ancora un po’, prima che io decida di interrompere questo silenzio.
Più stiamo così, più c’è la probabilità che commenta una sciocchezza. Come saltargli addosso, per esempio.
-Sai ballare molto bene, mi dispiace- gli sussurro, sorridendogli maliziosamente.
-Se ballassimo così davanti a tutti, io vivo non ci arrivo al diploma- mi risponde, alzando la sua fronte dalla mia ed ammorbidendo la presa sulla mia vita.
-E perché mai?- gli domando, cercando di avvicinarlo di nuovo a me.
-Per primo mi ucciderebbe tuo fratello, poi i tuoi cugini e a Natale tutta la famiglia al completo- risponde ridacchiando leggermente, anche se nei suoi occhi c’è un pizzico di preoccupazione.
-Ma smettila- ribatto con veemenza -sanno che non sono più una bambina-
-Lily hai sedici anni- ribatte ridacchiando.
-E quindi? Loro a sedici anni si sono rinchiusi tutti in un convento di preti e suore per caso?- ribatto con ancora più veemenza, decidendo di staccarmi totalmente da lui.
-Non sto dicendo questo. Dico solo che a chiunque di noi non farebbe piacere vedere la propria figlia, sorella, nipote, ballare in questo modo con un ragazzo- cerca di dire in tono pacato.
-Non stiamo mica scopando, stiamo ballando- ribatto, stringendo i pugni.
-Non è un semplice valzer Lily-
-Infatti è una semplice bachata Lysander-
-Una bachata alquanto movimentata Lily-
-E’ così che si balla il latino americano, Lysander-
Se ci vedessero da fuori probabilmente sembreremmo due bambini, con le braccia conserte e il muso lungo, pronti a fare una battaglia di linguacce da un momento all’altro.
Rimaniamo per qualche secondo in silenzio, prima che decida lui questa volta di interromperlo.
-Okay- sbuffa all’improvviso sedendosi sul letto- io parteciperei anche con te Lily- esclama agitato, mentre io lo guardo come se si fosse tutto di colpo ammattito, cosa che è appena successa in effetti.
-Ma non posso di certo rischiare di saltarti addosso in mezzo alla Sala Grande davanti a tutti-
Non so se prenderlo seriamente o iniziare a ridere come una matta.
-Ci sono tanti tipi di balli latino americani- inizio, decidendo di prenderla seriamente -ci sono balli più sensuali - continuo sedendomi vicino a lui - e balli più ritmati. Potremmo fare una salsa o una rumba-
-Perché vuoi per forza partecipare con me Lily?- mi chiede, girandosi verso di me con tutto il busto.
-Con chi dovrei partecipare altrimenti scusa?- domando sorpresa.
Possibile che non abbia ancora capito un cavolo di niente sto ragazzo?!
-Ci sono un sacco di ragazzi che vorrebbero partecipare con te- dice con troppa tranquillità, anche se nei suoi occhi sembra passare un guizzo di fastidio.
Ma sono talmente scioccata e anche un po’ delusa, che non ci faccio neanche caso.
-A questo punto mi viene da chiedermi se tu voglia partecipare con me Lysander- dico volutamente stizzita.
Non sono cieca, so che molti vorrebbero partecipare con me, anzi qualcuno me lo ha anche già chiesto.
Li ho rifiutati tutti perché o partecipo con Lys o non partecipo proprio alla gara.
-Io non voglio partecipare alla gara Lily, forse non l’hai capito- risponde stizzito anche lui.
-Certo perché altrimenti tutta la mia famiglia ti ucciderebbe, ohhh- lo prendo derisoriamente in giro.
-Tu non capisci- ribatte lui arrabbiato.
-Io non capisco? Sei tu quello che ancora non ha capito- ribatto allo stesso modo.
-No cara, sei tu. Sai cosa vuol dire averti così vicino? Vuol dire … -sbuffando si interrompe all‘improvviso, per poi prendere un respiro profondo.
Rimango in silenzio aspettando che continui, perché mi sa che alla fine sono veramente io quella che non ha capito niente.
Se fosse davvero questo il motivo, tutti i ragazzi adolescenti non dovrebbero partecipare alla gara; i professori stessi non l’avrebbero neanche dovuta proporre.
Nessuno al mondo dovrebbe ballare più il latino allora!
-Fin da quando eravamo bambini tu sei stata la mia migliore amica, nonostante io abbia sempre provato qualcosa in più dell’amicizia nei tuoi confronti-
-L’abbiamo già affrontato questo discorso Lys- ribatto, sapendo già dove voglia andare a parare.
-Evidentemente non l’abbiamo affrontato bene, altrimenti capiresti che per me non è così semplice accettare di poterti abbracciare, toccare e respirare in modo diverso adesso. Nel modo in cui ti ho sempre voluta- ribatte senza guardarmi in faccia.
-E io ti ho detto che è tutto vero e che devi iniziare a crederci-
-Non è facile-
-Oh, Lys, per favore- ribatto stizzita, per poi prenderlo alla sprovvista mettendomi a cavalcioni su di lui.
-Non credi che sia vero Lys?- gli sussurro, prendendo una sua mano e appoggiandola sul mio cuore, mentre lui non fa altro che guardarmi con occhi sbalorditi.
-Lo senti o no? Batte così forte perché ci sei tu. - dico, tenendo con la mia mano la sua - pensi che per me sia stato facile? Accettare di volerti tutto per me, sperare che non cambiasse niente tra di noi per paura di perderti, per paura che tu mi vedessi solo come una ragazzina, una sorellina da accudire. Ma allo stesso tempo sperare che tu mi baciassi e mi stringessi come se ne dipendesse la tua vita, abbracciarti e fare l’amore con te. Pensi sia stato facile eh?- gli domando addolcendo il tono.
Ne avevamo già parlato non so quante volte, ma puntualmente lui non credeva ai miei sentimenti. Credeva che da un giorno all’altro io mi stancassi di lui e ciao ciao arrivederci.
-Non pensavo tu avessi una così bassa opinione di me. - continuo con un pizzico di rammarico- Se fossi stata incerta non mi sarei mai lasciata andare con te. Il mio obbiettivo è sempre stata la tua felicità, indipendentemente da quello che scegliamo di essere.-
-Io … - inizia, prima di interrompersi e fiondarsi letteralmente sulle mie labbra.
Mi bacia con forza e passione.
Le sue labbra morbide accarezzano le mie e le travolgono completamente.
Mi accendo interamente e non ci metto che due millesimi di secondo a rispondere con altrettanta forza.
Lui finisce con la schiena sul letto e io lo seguo senza pensarci.
Ogni volta che ci baciamo tutto il fuoco che abbiamo dentro viene fuori, prorompente e disorientante.
-Hai capito o no adesso? Io ogni volta che ti tocco, ti sfioro, mi viene voglia di baciarti così forte e non fermarmi più- ribatte con evidente fiatone.
-Non che io mi lamenti eh-gli sorrido maliziosamente, pronta a ributtarmi su di lui.
Ma lui rovina ogni mio piano, dato che, afferrandomi dalla vita, ci rimette a sedere come prima.
Per paura che mi allontani da lui, mi aggrappo al suo collo, riuscendo così a rimanere a cavalcioni su di lui.
Questa volta non cerca di allontanarmi, per fortuna.
-Lily, se partecipiamo alla gara, combiniamo un macello- riprende la conversazione.
-E io ti ho detto che non succederà nulla e che ci divertiremo da morire- ribatto, cercando di controllare il mio tono stanco.
Ancora non capisco tutta questa sua paura di saltarmi addosso.
Santo Merlino, adesso che lo può fare, ci rimette seduti per continuare a parlare, dimostrandomi, quindi, che riesce benissimo a controllarsi.
Mentre per la gara di ballo, si sta facendo più pippe mentali lui che i bambini del primo anno, gasati e infrenabili.
-A cosa stai pensando?- mi domanda, lasciandomi di nuovo un bacio sul naso.
-Al controllo che stai avendo in questo momento- ribatto innocentemente.
Vediamo che si inventa adesso!
-Ovvero?- mi domanda un po’ stranito.
-E’ da un’ora che ti lamenti che durante la gara hai paura di saltarmi addosso come un bambinetto del primo anno, ma vedo che qui, da soli, con un letto, il controllo non lo perdi affatto- dico tenendo ancora un tono innocente, mentre con la mano gli stringo più forte del dovuto i capelli dietro la nuca.
Non ho mai tolto lo sguardo dal suo per vedere nei minimi dettagli una sua possibile reazione.
Tutto ciò che ottengo è silenzio.
Gli occhi mi trasmettono ansia e preoccupazione, e un pizzico di qualcosa che non riesco a capire.
Altro che lui; qui, ci esco pazza io!
-Non hai niente da dire?- cerco di usare un tono neutro, anche se vorrei urlargli addosso.
Continua a rimanere in silenzio e questo non aiuta certo la mia calma zen.
-Okay, senti - dico alzandomi con tutte le mie energie da lui -finché non mi darai una motivazione valida per non partecipare alla gara e per non divertirci insieme, io non accetto un no come risposta- dico guardandolo seriamente negli occhi.
Non so se aspettarmi una risposta o uscire da questa stanza stile film drammatico-romantico americano.
Aspetto un paio di minuti e tutto quello che ricevo è uno sguardo incomprensibile e silenzio tombale.
Perciò, spronata dal mio orgoglio Weasley, mi giro e mi dirigo verso la porta del suo dormitorio.
Non vorrei di certo salutare Lys in questa maniera, ma è anche vero che si deve dare una svegliata.
-Lily- mi blocco all’istante, mentre il mio cuore inizia a battere all’impazzata e la speranza si ripercuote in me.
Rimango in silenzio, continuando a dargli le spalle.
-Parteciperò alla gara con te-
Ci impiego due secondi a metabolizzare le sue parole, ma due millesimi di secondo per girarmi, guardarlo, capire dal suo sguardo e dal suo sorriso che è maledettamente serio e infine buttarmi su di lui urlando come una pazza.
-Sei serio?- gli domando contenta e sorpresa.
-Si- mi risponde semplicemente, prima di baciarmi delicatamente sulle labbra.
-Cosa ti ha fatto cambiare idea?- gli domando, senza trattenere il sorriso sul mio viso.
-Non mi piace vederti triste, delusa o arrabbiata- mi accarezza la guancia con la sua mano forte e delicata - la mia Lily è esattamente quella ragazza che urla, che ride e che mi si butta addosso come un sacco di patate- sorride contento anche lui.
-Però devi ammettere che sono un bel sacco di patate- commento atteggiandomi un po’ da diva.
-Però, bel sacco di patate- inizia con un tono un po’ da rimprovero - mi spieghi come facevi a sapere che lì ci fosse uno stereo e che Taylor avesse proprio quella canzone?-
Ecco, adesso che cavolo gli dico? Che un tempo io e Taylor eravamo più che semplici amici? Questo ritratta tutto e la gara la vedo solo col binocolo.
-Ti fidi di me se ti dico che non lo vuoi realmente sapere?- cerco di dire in modo sicuro, ma dai suoi occhi capisco che lui ha capito e che presto mi butterà fuori dalla finestra, seguita dallo stero e da Taylor in persona.
Cerco di rimanere più sicura di me possibile, nei seguenti secondi silenziosi, ma piano piano la mia sicurezza vacilla.
-Facciamo che questa conversazione finisce qua va- esclama all’improvviso lui.
Non faccio in tempo a sospirare di sollievo, che si butta sulle mie labbra.
Sapete che vi dico?
Sti cazzi di Taylor e del suo stereo!


***

POV ROSE
-1° WEEK END DI GARA (PRIMA PARTE)


Il primo giorno di gara è già arrivato. Sono così agitata che non riesco a stare ferma.
Siamo in giardino ad aspettare che arrivino tutti gli ospiti.
-Rose la pianti di fare avanti e indietro- mi sgrida per l’ennesima volta mia cugina Lily.
Non so perché sono così agitata.
Da piccola avevo fatto delle esibizioni e anche delle gare, ricevendo poi tanti complimenti dalla mia famiglia.
Inoltre, durante le prove con Malfoy, mi sono accorta di non aver dimenticato nulla, che ballare ancora mi emoziona allo stesso modo.
-Sei bravissima Rose e lo sai- cerca di confortarmi Eve.
Ma non è questo il punto!
C’è, non so neanche io quale sia il punto.
So di saper ballare, mi entusiasma ritornare a fare quello che più mi emozionava, però allo stesso modo non riesco ad essere totalmente serena.
Per di più ho scoperto la maestria di Malfoy nel ballare ed affrontare una coreografia come quella che avremmo esibito.
È davvero molto bravo e mi infonde sicurezza ballare con lui.
Perciò proprio non capisco che mi succede!!

Sarà, però ballerai comunque con quel gran bel pezzo di manzo.

E giuro che se questa fastidiosissima vocina non la smette di dire cavolate …
Ahhh non mi viene nessun insulto. Ho la testa in pappa!

-Mamma! Papà! - esclama d’improvviso Roxanne.
Ed ecco che con grande maestosità la famiglia Weasley fa il suo ingresso.
Ci sono davvero tutti, dai nonni, agli zii, fino ad arrivare a tutti i cugini che hanno già terminato la scuola.
Individuo subito la mia di mamma e il mio di papà. Come tutti sono già belli e sistemati per la serata.
Mamma indossa un abito aderente bianco che mette in risalto tutta la sua fantastica siluette, mentre i capelli stretti in un semplice e un poco sbizzarrito chignon, mettono in evidenza il suo viso delicato.
-Rosie- esclama, mentre mi stringe in un caloroso abbraccio. Ecco adesso mi sento più rilassata.
-Sei bellissima mamma- le dico, mentre la stringo un po’ più del dovuto.
Dallo sguardo che mi lancia appena i nostri sguardi si incrociano, sembra abbia intuito che qualcosa non va.
Ah, la mia super mamma.
Cerco di farle capire che non c’è niente di grave e passo a salutare papà.
Poche volte ho visto papà in smoking, ma ogni volta mi stupisce sempre più. Indossa uno smoking blu notte fatto a pennello per lui.
-Bambina mia- mi saluta, mentre anche lui mi stringe tra le sue braccia forti e sicure.
Ho sempre amato gli abbracci di papà. Sono grandi e morbidi, caldi e rassicuranti. Non si possono appieno spiegare, vi farei abbracciare tutti per capire quanto sia bello essere abbracciata da lui.
-Sei fantastico papi- esclamo dopo averlo, purtroppo, lasciato andare.
-Grazie piccola. Ma come mai tu non sei ancora pronta?- mi domanda sorridendomi.
-Sapevo che stavate per arrivare, perciò ho preferito prima salutarvi e poi cambiarmi-
-Ma Rose la festa inizia tra un’ora- mi rimprovera dolcemente mamma.
-Lo so, ma mi devo solo vestire- esclamo come se non mi importasse.
In realtà volevo solo prendere un po’ di tempo. Sapevo che vederli mi avrebbe calmato un pochino.
Ho bisogno decisamente di calmarmi.
-Allora siete pronte per spaccare i culi a tutti?- esclama sopra tutto il baccano mio cugino James.
-James smettila di dire parolacce- lo sgrida zia Ginny dopo avergli rifilato un bel coppolone.
-Culo non è una parolaccia, è una parte fisica di ogni essere umano. - esclama maliziosamente James, prima di guardarsi bene attorno - e c’è chi ne è ben dotato- continua, riferendosi ad una moretta che passava di lì.
Sotto il rumore delle nostre risate, forte e chiaro è arrivato quello dello schiaffo di zia Ginny.
-Ma mamma- piagnucola fintamente James, mentre cerca di trattenere le risate.
-Piantala di fare l’idiota- sbotta zia Ginny.
-Suvvia sorellina, è un ragazzo. È normale- ribatte zio George, mentre viene verso di noi.
-Esatto zio- esclama trionfante James.
-Allora siete pronte per spaccare i culi a tutti?- ci domanda un istante dopo zio George.
Merlino, quanto lo amo!
-Certo zio- ribatto mentre lo stritolo più che posso.
-Prontissime- esclama la voce entusiasta di Lily alle mie spalle.
-Vero, sono molto brave- esclama Eve, dopo aver salutato i miei genitori.
-Però mi sa che ci tocca andare, dobbiamo ancora prepararci- esclama Lily, mentre mi prende per un polso e mi trascina lontano dalla mia fonte sicura.
-Ci vediamo in Sala Grande- ribatte lontana la voce di mia madre.


***


-Sembrerò ripetitiva ragazze, ma siete divine- esclama per la quattordicesima volta in un minuto Roxanne.
Stiamo percorrendo i corridoi dirette alla Sala Grande, fasciate nei nostri abiti.
Roxi indossa un abito blu corto davanti e lungo dietro. Senza spalline e stretto in vita, messa in risalto da una fascia dello stesso colore dell‘abito.
Eve invece aveva optato per un abito lungo fin oltre le caviglie color rosa, anch’esso senza spalline e stretto in vita.
Erano favolose.
Lily invece aveva scelto un abito color beige molto particolare. Bellissimo e indescrivibile.
Io? Io ho scelto un abito rosso fuoco e svolazzante. Speravo che durante la coreografia lui facesse al meglio la sua parte.
-Siete agitate ragazze?- domanda Eve.
-Un pochino si, ma sono sicura che faremo una bella figura- le rispondo certa che la nostra coreografia farà centro nel cuore di tutti.
-Io sono tranquilla invece. Spero che lo sia anche Lys- risponde mia cugina Lily con uno sguardo leggermente preoccupato.
-Sicuramente, anche se vestita così mica lo aiuti porello- esclama Roxy divertendo tutte.
-Fa anche questo parte della coreografia sai?- le risponde Lily, finendo con un occhiolino che parla da solo.
-Sei la solita Lily- la rimprovero bonariamente mentre varchiamo finalmente il portone della Sala Grande.
Lo so che non dovrei più stupirmi. So che i professori e la Preside sono bravissimi, ma ogni anno si superano sempre più.
I tavoli sono spariti per l’occasione, facendo così spazio ai coraggiosi ballerini che hanno deciso di partecipare.
Lungo il lato sinistro sono disposti una miriade di tavolini che, immagino, si riempiranno di bevande e cibo per il buffet finale.
Lungo il lato destro invece vi sono una serie di tribune che ospiteranno i ragazzi e i genitori che hanno deciso di assistere alla serata.
Davanti, dove di solito vi è il tavolo degli insegnanti, vi sono sette imponenti sedute vuote, sulle quali immagino si siederanno i famosi giudici, dei quali ci è ancora sconosciuto il nome.
Come sempre però, ciò che mi stupisce di più è il soffitto, che questa volta hanno deciso di arricchire con due grandi ed enormi lampadari di cristallo, che riflettono con aria magica le luci delle candele poste in tutta la Sala Grande.
-Wow, è tutto ciò che riesco a dire- esclama Eve incantata quanto me.
-Ogni anno è sempre più bella- concorda Roxi.
-Si, concordo pienamente- ci raggiunge una voce alle nostre spalle.
È Lorcan, che con sguardo sognante guarda una Roxi rossa come un peperone.
Ad accompagnarlo ci sono Al, che si è già precipitato a salutare Eve, Lysander e Scorpius.
-Bhe che dire Weasley, complimenti- mi saluta, perforandomi sfacciatamente come suo solito.
-Complimenti a te Malfoy- cerco di dire, prendendo intanto respiri lunghi e silenziosi per far scivolare via l’imbarazzo.
-Raggiungiamo la famiglia?- domanda Al tutto contento, dirigendosi verso l‘angolo in cui spicca una grande quantità di teste rosse.
-C’è un motivo particolare perché scalpiti come un cavallo pazzo Al?- gli domanda Scorpius, mentre elegantemente si pone al mio fianco.
-Lo scoprirete presto- esclama mio cugino, mentre si fa spazio tra la folla.
-Avete già per caso bevuto Malfoy?- gli domando tra il divertito e il rimprovero.
-Oh, no Weasley. Tuo cugino è fuori di testa di suo- mi ribatte lui, mentre con la testa lo indica.
Con un braccio intorno alla vita di Eve, sembra davvero un cavallo pazzo che vorrebbe prendere a calci tutti.
-Povera Eveline- continua Malfoy, lasciandosi scappare una risata.
-Bhe ognuno h .. - vengo interrotta da una mano che si stringe intorno al mio polso.
Mi giro presa in contropiede, ritrovandomi poi il viso di Alex ha due centimetri dal mio.
-Rose ti prego possiamo parlare?- mi domanda, mentre cerca di tirarmi verso di lui.
-Con te non viene da nessuna parte- esclama glaciale Malfoy, mentre con forza libera il mio polso dalla mano di Alex.
Anche Al ed Eve sono ritornati indietro, mentre Malfoy si era già prontamente messo tra me ed Alex.
-Ti prego Malfoy, non iniziamo- cerco di dire per impedire di finire sempre allo stesso modo: con una rissa.
-Ancora in mezzo Malfoy? Perché ci sei sempre di mezzo tu?- ribatte Alex con un tono tra l’arrabbiato e lo schifato.
-Perché a lei non ti avvicini, chiaro Sheppard?- risponde Malfoy, stringendo i pugni.
Iniziamo male, iniziamo molto male.
-Ragazzi, per favore- interviene Al piazzandosi tra i due - è una festa, siamo qui per divertirci, finiamola di fare i ragazzini-
-Io voglio solo parlare con Rose- ribatte Alex, che per un secondo lascia gli occhi di Malfoy per posarsi su di me.
-E io ti ho detto che a lei non ti avvicini- ribatte sempre più glaciale Malfoy.
Cerco di guardarmi in giro per cercare tra la folla i professori o peggio la Preside o… oh Merlino, peggio ancora mio padre.
-Ragazzi ha ragione Al, è una festa, non roviniamola- interviene anche Lys sta volta.
-Ve l’ho detto, voglio soltanto parlare con lei- ribatte di nuovo Alex.
Io non ho nessunissima voglia di parlare con lui, soprattutto dopo l’ultima volta.
Non vorrei ammetterlo ma mi fa paura. Ogni tanto ha quegli strani sbalzi d’umore che non lo fanno sembrare più lui. È come se diventasse un’altra persona.
-Forse non ci siamo capiti Sheppard- incomincia Malfoy facendo un passo verso di lui. Ne avrebbe sicuramente fatto un altro, se non lo avessi preso per un braccio e in qualche modo bloccato.
Si gira lievemente verso di me, come per rassicurarmi, ma non posso di certo stare tranquilla con loro due così vicini e la mia famiglia nei dintorni.
-A lei non ti devi avvicinare- continua, riportando la sua attenzione nuovamente verso Alex.
-E forse non ti è chiaro a te Malfoy- inizia Alex spuntando la parola “Malfoy” come se fosse un insulto -non ti sto chiedendo il permesso. È Rose quella che deve decidere- continua, rivolgendosi a me con una sguardo quasi speranzoso.
Inevitabilmente tutti si girano verso di me, tranne Malfoy, che sembra irrigidirsi ulteriormente.
-Non mi sembra il momento adatto Alex- cerco di dire sicura, ma la folla intorno a noi inizia ad accorgersi che c’è qualcosa che non va nella nostra conversazione e non riesco a stare tranquilla sapendo che vi è mio padre nei dintorni.
-Perché?- urla di colpo Alex, buttandosi nella mia direzione, fermato prontamente da Malfoy e gli altri.
Per fortuna lo allontanano semplicemente, senza iniziare una rissa.
Bhe almeno era l’intenzione di Mafloy, che prontamente si è rimesso davanti a me, e di Lys ed Al, che prontamente si sono piazzati al fianco di Malfoy, ma a quanto pare non di Alex.
Due millesimi di secondo dopo, con uno sguardo omicida cerca di ributtarsi su Malfoy questa volta, ma si blocca a mezz’aria, come se qualcuno di invisibile lo stesse tenendo.
Rimaniamo immobili sui nostri posti per un po’ di secondi, per cercare di capire cosa gli fosse successo.
La risposta arriva quando, davanti ai nostri occhi, dietro alla folla che ormai aveva fatto un po’ di spazio tra noi e loro, spunta una donna.
Vestita con un abito nero elegante, che le conferiva un aura eterea, con passo sicuro e risoluto si dirige verso di noi.
Bacchetta alla mano, ferma e decisa, sguardo guardingo e attento, si ferma a un metro da noi.
-Mamma?- esclama Malfoy con tono tra il sorpreso e l’orgoglioso.
-Caro, mi vuoi spiegare perché questo ragazzo stava per lanciarsi su di te?- pone la donna, che a questo punto ho scoperto essere la madre di Malfoy, con tono quasi scocciato.
Come abbia fatto a non capirlo subito che era la madre di Malfoy non riesco a capirlo. Hanno lo stesso portamento, lo stesso sguardo profondo, la stessa scintilla birichina.
-Ecco mamma … - per la prima volta vedo Malfoy in difficoltà.
Bhe io amo questa donna sappiatelo.
-Magari ce lo vuoi spiegare tu, Rose-
O porca paletta. Esattamente dietro la madre di Malfoy, compare la mia.
Adesso sono nei guai. A beccarci non poteva essere la Preside, no eh?!
Subito dietro le due donne, compaiono mio padre, lo zio Harry e , dulcis in fundus, il padre di Malfoy.
Su di lui non mi posso sbagliare, sono davvero identici.
-Lasci immediatamente mio figlio signora- esclama all’improvviso una donna venuta fuori dalla folla.
O Porca miseriaccia ci mancava la madre di Alex.
-Assolutamente no. Non vede che voleva buttarsi su mio figlio, signora?- risponde con tono spaventosamente tranquillo.
-Ho detto di lasciare mio figlio-
Probabilmente se non ne fossi parte integrante, scoppierei a ridere.
È talmente ridicola e imbarazzante come situazione, che risulta quasi comica.
Il signor Malfoy si avvicina lentamente alla moglie, ferma ancora sulla sua posizione, pronta a ribattere a quello appena detto dalla madre di Alex.
Le sussurra velocemente qualcosa con un leggero sorriso sulle labbra e da qui capisco da chi Malfoy junior l’abbia imparato. La madre di Malfoy in tutta risposta e poco carinamente, alza gli occhi al cielo, sbuffando sonoramente.
Ecco diciamo che da una signora come lei, con il suo portamento e la sua aura eterea, tutto ti aspetti, tranne che sbuffi come una bimba scocciata.
-Okay- esclama con voce chiaramente infastidita - Scorpius spostatevi da lì- continua la madre di Malfoy, mentre la madre di Alex si precipita dal figlio ancora immobile.
Prontamente Malfoy mi prende per mano e velocissimi, ci spostiamo dal raggio di Alex.
Con un colpo secco di bacchetta, Alex riprende ciò che aveva intenzione di fare, però precipitando sonoramente di faccia sul pavimento.
Se non avessi la certezza di aver su di me gli occhi incazzati neri di mia madre, probabilmente mi rotolerei dalle risate, esattamente come sta facendo Malfoy.
-Penso non ci sia niente da ridere signor Malfoy- ci arriva alle orecchie la forte voce della Preside, amplificata.
Mi guardo intorno per capire dove fosse disposta, quando compare dalla folla per posizionarsi con le braccia sui fianchi e lo sguardo severo.
Tutta la Sala Grande era scoppiata a ridere dopo la caduta facciale di Alex, ma la Preside, dalla sua posizione, era riuscita a vederci Malfoy tra tutti.
Io credo di iniziare a venerarla.
-Ciò che è appena successo per questa sera verrà accantonato, si signora Sheppard per questa sera verrà accantonato, ma sappiate che riceverete voi tutti una punizione esemplare.- conclude soffermandosi su tutti noi. D’istinto lancio una sguardo di rimprovero a Malfoy, che mi guarda come se fossi del tutto impazzita.
So che la colpa non è sua, ma il suo tentar di non ridere, non gli sta venendo bene.
-Adesso, tutti i partecipanti alla gara, rimangano in mezzo alla pista, gli altri si pongano sulle tribune-
Tutti all’unisono ascoltano la Preside senza opporre alcuna lamentela.
Chi ne avrebbe avuto il coraggio!
-Buona fortura caro- esclama la signora Malfoy, accarezzandolo velocemente sulla guancia, mentre si lascia andare ad un veloce occhiolino.
Prima di andare sulle tribune, mi lascia un sorriso fiducioso, che non posso fare a meno di ricambiare.
-Forza ragazzo- esclama il signor Malfoy con sguardo fiero, prima di seguire la moglie.
Non mi ha rivolto neanche un veloce sguardo.
Non riesco di certo a pormi nessuna domanda, perché nel mio campo visivo entra il viso infervorato di mia madre.
-Ti stai salvando solo perché c’è una festa di mezzo, signorina. Ma sappi che non la passerai liscia- mi rimprovera mia madre.
-Scusi se mi intrometto, signora Weasley- si fa forte la voce di Malfoy al mio fianco - sua figlia non centra niente con quello che è successo. A dirla tutta è la vittima- conclude con voce seria.
-Che cosa vorrebbe dire questo?- domandano mio padre e mia madre all’unisono.
-Facciamo che ve lo racconto dopo la gara? Per favore non è il momento adesso-
Al contrario di quello che pensavo, i miei genitori si danno una veloce occhiata tra loro, per poi annuire leggermente con la testa.
Magari è stato il mio tono quasi disperato a convincerli che adesso era l’ultima cosa che volessi fare.
-Va bene tesoro- esclama confortante mio padre - ne parliamo dopo- conclude, prima di stringermi in uno dei suoi calorosi abbracci.
-Buona fortuna- mi sorride mia madre, prima di abbracciarmi anche lei.

-Molto bene- inizia la Preside, ricoprendo ancora con la sua voce tutta la Sala Grande - adesso che tutti sono ai loro posti, possiamo finalmente iniziare-
Le tribune erano colme di persone, tant’è che tre file di ragazzi erano seduti per terra davanti alle tribune.
In pista c’erano all’incirca una ventina di coppie che ricoprivano tutte le fasce di età.
Non avevo nessunissima intenzione di guardare verso le tribune.
Non avevo detto ai miei chi fosse il mio partner, ma adesso l’avranno di certo scoperto e, dopo quello che era successo, non avevo intenzione di imprimermi nella mente la faccia scioccata di papà e quella soddisfatta di mamma.
“Hai visto, ho sempre avuto ragione”
Ecco cosa mi avrebbe rifilato.
-Benvenuti in questa nuova gara scolastica- incomincia la Preside, seguita da applausi -sono contenta che come ogni anno partecipiate numerosi e con entusiasmo alle diverse attività della scuola.
Per chi di voi non lo sapesse, ogni anno organizziamo il Ballo di Fine Anno. L’ultimo giorno di scuola ci sarà una giornata dedicata ad una specifica attività, sulla quale la nostra scuola gareggerà con le altre scuole di magia.
Quest’anno abbiamo deciso che si terrà una gara di ballo. Durante il ballo finale a fine giornata, indicheremo la coppia vincente e di conseguenza la scuola vincente.
Queste attività hanno lo scopo di integrazione tra le scuole, cooperazione, conoscenza di tradizioni nuove e sconosciute.
Vi prego, cari ragazzi, di prenderla come una possibilità di arricchire voi stessi e non come una semplice competizione-
A queste parole ovviamente soprattutto i genitori hanno fatto sentire il loro parere favorevole.
In realtà anche io sono di questo parere.
Gli altri anni ho conosciuto tante persone, dalle quali ho imparato qualcosa che, inevitabilmente, mi ha reso una persona migliore.
-Detto questo, quest’oggi siamo qui per iniziare a decretare chi tra questi favolosi ballerini gareggerà per Hogwarts.-
La preside viene interrotta di nuovo da un’insieme di urla, applausi, e vari scalpitii.
-Ci saranno quattro week-end come questo per arrivare a decretare le famose tre coppie che porteranno il nome di Hogwarts. Ovviamente, come già anticipato ai ragazzi, non sarò sola a giudicare, ma ci sarà una vera e propria giuria. Perciò, accogliamo con grande applauso coloro che hanno deciso di accettare questo arduo compito- conclude la Mc Granitt portando una mano dietro di lei, mentre la giuria fa la sua entrata.
Forse sarebbe stato meglio non guardare neanche la giuria, dato che entrambi i miei genitori hanno fatto il loro trionfale ingresso.
Papà porta subito il suo sguardo curioso su di me, che, consapevole, si trasforma in uno sguardo sbigottito. Mamma, al suo fianco, mi sorride prevedibilmente soddisfatta.
Tutta la giuria ha preso il proprio posto e la voce della Preside mi distrae dai miei genitori.
-Come avrete costatato la giuria è composta dal nostro ministero della magia Kingsley Shacklebolt; dal professor Vitious, che oltre ad essere l’insegnate di incantesimi è anche il maestro del coro della scuola;dal signor Harry Potter; dalla signorina Hermione Granger in Weasley, dal signor Ronald Weasley, dal capo del dipartimento per la cooperazione internazionale Aldous Lynwood e, infine, dalla sottoscritta-
Mentre la Preside elencava ufficialmente la giuria, il pubblico non aveva fatto altro che applaudire ed urlare.
Detto tra noi, mi infondeva molta adrenalina.
-Adesso, silenzio cari ragazzi e genitori. Ha ufficialmente inizio la gara. Per decidere chi inizierà, ogni ragazza della coppia partecipante dovrà pescare un numerino da questo recipiente. I numeri ovviamente andranno dall’uno al ventidue. Chi vuole pescare per prima?- domanda sorridente la Preside.

Passano pochi minuti prima che ognuna di noi avesse pescato il proprio numero.
-Siamo il numero tre- esclamo dirigendomi verso Malfoy.
Lui non fa altro che sorridere, non mostrando neanche un briciolo di ansia o agitazione.
-Bene, facciamo sapere presto con chi hanno a che fare- esclama prendendomi la vita con un braccio.
-Non sei per niente agitato? Neanche un pochino?- gli domando basita.
A me iniziano a tremare un po’ le gambe.
-Assolutamente no. E non dovresti neanche tu. Sei bravissima e la coreografia che hai creato è una bomba- dice con tono sicuro, prima di darmi un veloce bacio sulla guancia.
Questo gesto inaspettato mi mette in imbarazzo e quasi quasi cancella un po’ di preoccupazione.
-Adesso che siamo pronti, possiamo iniziare. Light e Wend rimangano in mezzo alla pista, mentre il resto delle coppie si disponga sulle sedute in fondo grazie.-
Mi riporta alla realtà la voce della Preside, che non riesce a trattenere un pizzico di esaltazione per la gara.
Non appena tutti ci siamo seduti sulle rispettive sedute, la Preside fa un gesto elegante con la mano e la Sala Grande si riempie delle prime note e la prima coppia da ufficialmente inizio alla gara di ballo.


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NON CI CREDETE NEANCHE VOI EH, MA SONO RITORNATA!
QUESTO CAPITOLO E' DAVVERO LUNGO, MA DOPOTUTTO MI DEVO FAR PERDONARE PER TUTTA L'ASSENZA E DEVO RINGRAZIARE CHI C'E' ANCORA ED E' ARRIVATO FINO A QUI!
SPERO VIVAMENTE CHE VI PIACCIA E CHE MI FACCIATE SAPERE QUALE PARTE DEL CAPITOLO AVETE PREFERITO!!
QUI SOTTO VI LASCIO I VARI OUTFIT, SPERANDO CHE ANCHE QUESTI VI PIACCIANO!
GRAZIE GRAZIE MILLE!
UN BACIO,
HERM :*


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Capitolo 33
*** Capitolo 32 ***


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CAPITOLO 32


1-Week end di gara di ballo (2 parte)


E’ arrivato il nostro momento.
Già due coppie si sono esibite e il livello è stato più alto di quanto mi aspettassi.
La Mc Granitt ci ha appena presentato e tra pochi secondi sarebbero iniziate le prime note.
Il cuore mi batte più forte ogni secondo di più, trepidante nell’attesa.

I held on as tightly as you held onto me …

Le prime parole quasi sofferenti hanno dato via alla coreografia e, quasi immediatamente, la mano di Scorpius sfiora la pelle della mia spalla per poi lentamente e delicatamente spostarsi sul mio petto.

Seguendo la melodia della canzone, apriamo le braccia insieme, come se fossimo una cosa sola, un unico concentrato di emozioni.

I held on as tightly as you held onto me …

Prendendomi dalla vita mi fa fare un leggero giro.
In questo instante, tra le sue braccia, sorretta dalla sua forza, protetta dalla sua delicatezza, tutta la paura, l’ansia, la preoccupazione svaniscono.
Come svaniscono tutte le persone che ci stanno guardando: la mia famiglia, la sua famiglia, i professori, i nostri compagni di scuola.
Tutto scompare e rimaniamo solo noi, nella nostra piccola bolla, sotto le note quasi fragili della musica.
E danziamo come se fossimo uniti da un unico filo invisibile che ci lega indissolubilmente.
E danziamo come se fossimo un’unica anima pura.
Perché è questo che siamo io e lui.
Due poli completamente opposti, attratti però da una forza più grande di loro, che permette alle rispettive anime vacanti di legarsi e trovare la pura e semplice pace.
Insieme troviamo un equilibrio talmente forte che può disorientare.
Insieme siamo forza prorompente.
Per questo possiamo saltare, volare, cadere, ma ci sarà sempre quel famoso filo che non ci allontanerà mai.

‘Cause, I built a home
For you
For me

***
Pov Scorpius

Until it disappeared
For me
For you

E in questo momento mentre lei si lascia completamente andare sulle mie braccia, sulle mie gambe, sul mio corpo, mi sento vivo.
Rose non si è mai completamente lasciata andare con me, sia nella quotidianità che viviamo, sia durante le prove per questa coreografia.
Ho provato più di una volta a farle capire che mi piace in tutti i suoi aspetti.
Pensate, inizio ad apprezzare pure i suoi difetti.
L’essere testarda, caparbia, precisissima, super orgogliosa, diffidente.

And now, It’s time to leave and turn to dust

E adesso stretta a me, non posso fare a meno di desiderare che questo momento non finisca mai.
Il cuore mi batte, le mani tremano, eppure con lei non ho paura.
Le sensazioni che sto vivendo in questo momento, mi rendo conto di volerle vivere tutti i giorni.
Voglio sorreggerla nei momenti di sconforto.
Voglio camminare con lei.
Voglio stringerla forte a me.
Voglio che lei si fidi sempre di me, come in questo momento, mentre con la vita stretta tra le mie mani, si lascia totalmente andare, sicura che non la lascerò cadere.
Voglio che mi guardi come sta facendo adesso, durante le note finali.
Mi trasmette intensità, adrenalina, cuore, anima.
Non posso fare a meno di sorriderle.
Vorrei baciarla qua davanti a tutti e far sapere che lei è l’unica per me.

Vengo però riportato alla realtà dal forte frastuono che arriva dalle tribune.
Lei purtroppo si allontana leggermente da me per volgere lo sguardo verso il pubblico e sorridere contenta.
Vorrei continuare a sorridere anche io, ma non riesco a fare altro che guardarla, ammirarla, affascinato, stregato, totalmente conquistato.
Leggermente sudata, con il fiatone, con gli occhi in visibilio.
Non mi è mai sembrata più bella di adesso.

***
Pov Sconosciuto


Sento dei passi fuori dall’aula, il che vuol dire che sta arrivando.
Infatti, dopo pochi minuti, la porta dell’aula disabitata che abbiamo scelto per incontrarci, si apre di scatto.
-Scusami per il ritardo, ma ho avuto un contrattempo- dice con tono acido.
-Ovvero?- domando, mentre guardo il suo corpo favoloso appoggiarsi lievemente sulla cattedra.
-Hanno appena iniziato a ballare- ribatte ancora più acidamente.
-Per questo dobbiamo muoverci- continua senza aspettarsi una risposta da me, terminando con un sorriso quasi maligno.
-Non possiamo farlo adesso. Capirebbero subito che ci siamo di mezzo noi- ribatto con l’agitazione che mi sale fin sopra la gola.
Io non vorrei farlo, ma loro non fanno niente per impedircelo.
Anzi, tutto il contrario.
-Non capirebbero un bel niente- ribatte con fare sicuro, quasi strafottente.
-Magari per quanto riguarda te, ma per me non è lo stesso-
Perché non lo vuole capire?
-Aspetta e vedrai- dice, prima di girare lo sguardo verso la porta.
D’improvviso si apre.
Sulla soglia compare una figura nera, sconosciuta e d’istinto tiro fuori la bacchetta per puntarla velocemente sull‘individuo ignoto davanti a me.
-Calmati, è dalla nostra parte- esclama, prima di avvicinarsi al nuovo ospite con le braccia aperte.
Sono totalmente sotto choc.
Perché ogni volta fa quello che vuole?
Prende decisioni senza tenere conto che ci sono anche io.
Siamo una squadra di qua, siamo una squadra di là, e poi non mi fa mai sapere niente di niente, se non all’ultimo.
-Ah si? E quando avresti avuto intenzione di dirmelo?- domando digrignando quasi i denti, mentre abbraccia velocemente il nuovo ospite.
-E poi, vorresti dirmi chi cazzo è questo?- domando guardandoli con odio.
Dopo essersi abbracciati velocemente, hanno iniziato a borbottare tra di loro, come se io non esistessi.
Come se io non fossi lì con loro.
Incredibile!
Non riesco neanche a vedere che faccia abbia.
Indossa una tunica nera con il cappuccio tirato sulla testa, occupata a parlottare, con il viso in penombra nascosto dal buio della stanza.
-Calmati, non ti agitare. Lui è qui per darci una mano- mi risponde finalmente, facendo fare un paio di passi in avanti al nostro ormai caro ospite.
Con la poca luce che entra dalla finestra noto che, oltre ad essere incappucciato, indossa anche una maschera, che gli lascia scoperti solo due iridi color miele.
-E perché se ci vuole aiutare, si nasconde così tanto?- domando sospettosamente -Lo sai, meno persone sanno, meglio è- continuo con tono infastidito.
-Lo so, ho ancora la testa che mi funziona io- ribatte deridendomi -Ma non perdiamo altro tempo. - dice, agitando velocemente la mano, come a scacciare una mosca.
-Ricordi cosa ci mancava per completare il nostro piano?- domanda velocemente subito dopo.
-Certo- sputo fuori la risposta.
Ancora non ho capito dove vuole andare a parare.
Come ogni fottuta volta.
-Lui è ciò che ci manca. Lui completa il tutto- risponde con fare trionfante.
-Ah si? E in che modo?- domando sempre più irritato.
Come al solito deve sempre usare quel fare melodrammatico.
Creare pause, suspense, e con chi, come me, ha poca pazienza, questo fa solo che innervosire.
-Tesoro, sei sempre così impaziente. Nella vita chi va piano, va sano e va lontano-
Ribatte sempre con quel tono dannatamente vincente.
-Io quando parli così non ti capisco proprio! Vuoi muoverti o no? Parla!-
Quasi sicuramente si diverte a farmi incazzare!
-Lui sarà il nostro braccio tesorino- risponde sorridendomi perfidamente.
Se non fossimo dalla stessa parte, mi farebbe quasi paura.
Ahhh… il nostro braccio…
Adesso ho capito!
-Vedi, hai azionato il cervello. Adesso se farete tutti e due quello che vi dico, niente andrà storto e tutti otterremmo quello che abbiamo sempre voluto, chiaro?- conclude, facendoci segno di ascoltare bene.
Mi farà anche paura, ma è anche estremamente utile e intelligente!

***
Pov Rose


Anche l’esibizione di Lily e Lys si era appena conclusa.
Ero convinta avrebbero fatto un numero di latino americano, stile preferito di Lily, ma evidentemente Lys è riuscito a farle cambiare idea.
E forse è stato anche meglio.
La coreografia che hanno ideato ha tirato fuori il meglio di loro.
La complicità che hanno insieme, la fiducia verso l’altro, il sostegno che ricevono sempre l’uno dall’altro, la forza che si trasmettono … oserei dire quasi l’amore che provano.
Hanno fatto decisamente una bellissima e affascinante esibizione.
-Sei preoccupata?- mi domanda Malfoy, mentre seduti sulle sedute in fondo alla sala, aspettiamo l’esito dei giudici.
-No. Credo fermamente nella nostra esibizione- dico sicura.
E’ vero. Per quanto anche gli altri siano stati bravissimi, credo che noi abbiamo dato qualcosa in più di una semplice esibizione.
Non abbiamo semplicemente mosso i nostri corpi a tempo di musica, abbiamo dato ad ogni movimento, ad ogni salto, ad ogni presa, un’emozione specifica e diretta che gli altri hanno potuto ricevere chiaramente.
Per emozionare gli altri, devi innanzitutto emozionare te stessa e a fine esibizione avrei voluto quasi piangere.
Non ho mai provato tanto in così poco tempo.
È sempre stato così con la danza.
Quando ero bambina ed ero arrabbiata con Hugo o con i miei genitori, mi rinchiudevo nella mia cameretta e ballavo fino a stare male.
La danza è sempre stata una valvola di sfogo.
Oppure una chiarificazione di quello che il mio cervello non capisce o non vuole capire.
Non so esattamente come spiegarlo, perché è una cosa che dovreste vivere e sentire voi stessi.
La lettura, immedesimarmi in un personaggio di un libro, immergermi in quel mondo, mi fa scappare da quello a cui non voglio credere.
La danza invece, è come se mi desse due schiaffi, mi riportasse alla realtà e mi facesse fare pace con quello che realmente ho dentro.
Mi fa fare pace con me stessa.
Ecco perché probabilmente adesso, mentre Malfoy mi sta parlando di non so cosa esattamente, io sono più interessata da ciò che mi trasmette essere con lui qui.
O quello che mi ha trasmesso durante l’esibizione.
La paura, l’agitazione sono velocemente scomparse non appena ho sentito che lui c’era con me, che potevo fidarmi ciecamente.
L’adrenalina che ricevevo dal suo corpo, la forza dalle sue mani, l’affetto dai suoi occhi.
Anche adesso, mentre parla parla parla, non riesco a fare a meno di pensare a come mi sia sentita con lui.
Con quello stesso ragazzo con cui fino a poco tempo fa non andavo per nulla d’accordo, con cui l’unico modo di comunicare era quello di urlarci addosso, con cui pensavo di non aver assolutamente niente in comune, di far parte di due mondi completamente opposti.
Anche se, ad essere completamente onesti, continuiamo a far parte di due mondi opposti, solo che abbiamo trovato qualcosa di più forte che ci permette di vivere diversamente le nostre divergenze.
O semplicemente ci siamo accorti che stiamo meglio a fianco uno dell’altro, piuttosto che uno di fronte all’altro con bacchetta alla mano e bocche pronte a sbranarsi.
-Rose, mi stai ascoltando o no?- mi porta velocemente alla realtà Malfoy, sventolandomi nel contempo una mano davanti alla faccia.
-Si, si, assolutamente - rispondo troppo velocemente e leggermente in imbarazzo.
In tutta risposta lui mi guarda come se volesse dire “Certo Weasley e io ti credo”
-Okay, non ti stavo ascoltando, contento?- ribatto con aria di sfida.
-Per niente in realtà- ribatte lui con il solito sorrisetto - anche se adesso sono curioso di sapere a cosa stavi pensando- continua cercando di rivolgermi uno sguardo incuriosito, anche se ha assunto un atteggiamento sicuro, come se sapesse già a cosa stessi pensando.
Ecco, quando fa così mi da inevitabilmente sui nervi!
-E io non te lo dico- ribatto testarda.
-Va bene Weasley, so che non vuoi ammettere quanto siamo stati favolosi insieme- ribatte avvicinandosi troppo per i miei gusti.
-Se la pensi così, buon per te- cerco di tenere duro, anche se averlo così vicino mi manda sempre in pappa.
Mi arriva forte il suo odore pungente di cioccolato e tutto quello che vorrei fare istintivamente è baciarlo e andare via da qui  e …
E basta! Non vado da nessuna parte io!
Rose, riprenditi!
-La pensi anche tu così cara, te lo si legge in faccia- ribatte lui avvicinandosi ancora di più, tanto che devo alzare la testa per guardarlo direttamente negli occhi.
-Scoppy!-
Più per testardaggine che per reale desiderio, gli avrei rifilato un ceffone in pieno viso, se una vocina squillante non ci avesse interrotti.
 -Megan-risponde Malfoy, girandosi con un ampio sorriso verso la direzione da cui è arrivata la vocina.
Spostandosi in avanti, prende in braccio quella che riesco a vedere essere una bimba dai lunghi capelli biondi e gli occhi color miele.
Velocemente stringe le sue braccia piccole intorno al collo di Malfoy, dopo avergli dato un leggero bacio sulla guancia.
-Che ci fai qua piccola peste?- le domanda in tono dolce Malfoy.
Sembra così diverso, non sembra neanche lui.
Un’altra persona proprio.
-Scoppy, quatte volte ti devo dire che non sono una pette? Io sono una principetta- risponde lei con fare sicuro e anche un po’ arrabbiato.
Mi faccio scappare una risatina e in questo modo attiro la sua attenzione.
Sposta di lato la testa come ad osservarmi meglio, socchiudendo un poco gli occhi e arricciando le labbra.
Come fa questa bimba così piccola, con un viso così dolce, a mettermi così a disagio?
-Tu chi sei?- domanda innocentemente, prima di farsi scappare un sorriso.
-Sono Rose piacere- le rispondo sorridendole anche io.
Ecco, adesso mi fa meno paura.
-Lei è una mia cara amica- mi presenta Malfoy, mentre guarda me e la bimba alternativamente.
-E’ la tua fidanzata?- chiede la bimba come se ci stesse chiedendo se ci sarà la torta al cioccolato durante il buffet.
Probabilmente se stessi bevendo qualcosa, come in ogni scena comica che si rispetti, sputerei tutto dalla bocca.
-Megan, quante volte ti ho detto di non fare queste domande inopportune?-
Esattamente come prima, la madre di Malfoy entra in scena come una dea.
Bella nel suo abito e nel suo portamento, sgrida dolcemente la bimba.
-Ma mami io non volevo ettere iponortuna- ribatte la bimba.
Che aspettate aspettate, ha chiamato la madre di Malfoy mami, il che vuol dire che questa bimba dolce è la sorellina di Malfoy.
Ma come ho fatto a non pensarci prima? Mi darei due schiaffi da sola.
La madre di Malfoy, la signora Astoria Greengas in Malfoy, lancia una veloce occhiata alla figlia, per poi fare due passi verso di me.
-Salve signorina Weasley, per quanto immagino lei l’abbia capito, mi presento comunque - inizia porgendomi una mano - sono la madre di Scorpius- conclude, mentre le stringo la mano anche io.
Che mani delicate che ha. Anche molto morbide a dire il vero.
-Piacere di conoscerla, Rose Weasley-
Mi presento un po’ imbarazzata.
Chissà come appaiono le mie mani agli altri.
Ma che razza di domande ti poni? C’è, hai la madre di quel gran pezzo de manzo davanti alla faccia e ti preoccupi di come stanno messe le tue mani?
Ma porco Merlino sei messa male ragazza!!
-Sono qui, oltre per recuperare la tua sorellina disobbediente- inizia la madre di Malfoy - anche per farvi i miei più sinceri complimenti. Siete stati davvero bravissimi- continua sorridendo ad entrambi.
Mi piace un sacco questa donna!!
-Grazie mamma-
-Grazie signora Malfoy-
Rimaniamo un paio di minuti in un silenzio a dir poco imbarazzante, tant’è che le mie scarpe rosse hanno assunto un fascino del tutto inaspettato.
-Okay Megan- rompe il silenzio la voce divertita di Malfoy.
Non ho capito cosa lo diverte, dato che sono stata impegnata ad analizzarmi le scarpe per bene.
-Vai con la mamma adesso, tanto ci vediamo tra pochissimo- continua rivolgendole un sorriso enorme.
-Non posso ttare qui Scoppy?- domanda in tono lamentoso la bimba, che stringe più forti le braccia ancora ancorate al collo di Malfoy.
-Tesoro, adesso tutti devono stare al loro posto- prende parola la signora Malfoy, che nel contempo ha cercato di prendere in braccio la figlia, la quale non ha nessunissima intenzione di staccarsi dal fratello.
-No, dai mami- si lamenta rumorosamente la bimba.
-Principessa, ti prometto che ci vediamo tra pochissimissimo- le stacca dolcemente le mani dal proprio collo, per poi lasciarle una bacio delicato sulla fronte.
-Promettilo?- ribatte la bimba un po’ triste, mentre decide comunque di aggrapparsi al collo della madre sta volta.
Viste così vicine fanno quasi impressione.
Nonostante una sia una donna e l’altra una bambina, sono identiche.
-Prometto- esclama Malfoy portando una mano sul cuore.
-Okay- prende parola la signora Malfoy - ci vediamo dopo ragazzi- ci saluta, mentre si dirige verso le tribune.
-A dopo Scoppy- saluta sorridente la bimba.
-A dopo anche a te, fidanzata di Scoppy- continua allargando di più il sorriso e agitando più velocemente la manina.
Malfoy in tutta risposta ride.
-Lei è fatta così-  si giustifica orgoglioso.
-E’ fantastica- ribatto con un sorriso quasi dolce, come a fargli capire che non me la sono presa di niente.
Anche perché su cosa me la sarei dovuta prendere?!
-Avete un bel rapporto però eh- continuo sorridendo un po’ nostalgica.
Io con Hugo un rapporto così me lo posso proprio sognare!
Malfoy mi lancia uno sguardo stranito e prima di poter dire qualsiasi cosa, la Mc Granitt fa il suo rientro insieme alla giuria.

***

Pov Scorpius

Mi ero appena separato da Rose.
Ovviamente eravamo tra quelli che avrebbero continuato a gareggiare. D’altronde, eravamo stati davvero bravissimi.
Da adesso in poi, dovremmo dare sempre di più per andare avanti e arrivare fino alla fine.
Se questo è l’inizio, non vedo l’ora di arrivare al traguardo.
E mentre cerco di immaginarmi sulla linea d’arrivo, cerco tra la folla la mia famiglia.
Ovviamente vorranno delle spiegazioni e so già in partenza che papà sarà infuriato.
-Scoppy- esclama la mia sorellina, mentre li raggiungo nell’angolo dove si sono disposti.
Prendo nuovamente in braccio la mia sorellina che, fortunatamente, trovo bene.
Un po’ pallida di viso, ma non ha perso né il sorriso né la grinta e sono contento così.
-Scorpius- mi sorride mia madre.
Eccoli lì, uno affianco all’altro. Visti da fuori potrebbero sembrare così austeri e freddi. In realtà mamma è comprensiva e dolce, determinata e grintosa, vispa e solare. Papà è sì severo, ma è anche molto saggio e un ottimo ascoltatore. Inoltre con me è stato anche molto giocherellone.
Se dovessi raccontare tutte le volte in cui abbiamo giocato a Quidditch insieme nel prato del Manior, tutte le risate, nessuno probabilmente mi crederebbe.
O le volte in cui rimaneva con me la sera perché non riuscivo ad addormentarmi e allora decideva di leggermi una storia, di mimarmela per intera, finendo con una battaglia di cuscini.
Sì, avete capito bene. Io, Scorpius Malfoy, giocavo a battaglie di cuscini con mio padre, Draco Malfoy.
La guerra l’ha cambiato radicalmente. Rimane comunque attaccato a valori familiari e di discendenza, senza però tener fede alla purezza del sangue e cose di questo genere.
Proprio per ciò che ha vissuto come figlio, mi dice sempre, gli errori che i suoi genitori non gli hanno impedito di fare, ma anzi lo hanno incoraggiato, una volta nato, ha deciso di fare di tutto per far si che io crescessi come un vero Malfoy e non come feccia di quello che dei Malfoy era rimasto.
Siamo una casata nobile e da nobili moriremo, non da codardi o vigliacchi.
Per molto tempo ha provato rabbia e rancore, fino a che non ha conosciuto mamma e se ne è innamorato.
Tutt’oggi la tratta come il primo giorno in cui l’ha vista, la corteggia come se dovesse conquistarla di nuovo tutti i giorni e la ama come se ne dipendesse la sua vita.
Ecco chi è mio padre.
Colui che ha sbagliato, si è preso le responsabilità dei suoi errori, non quelle dei suoi genitori, è caduto, si è alzato e ha tirato fuori i coglioni.
Sono molto orgoglioso di mio padre!
-Vi è piaciuta l’esibizione?- domando loro, mentre metto giù Megan.
-Sei stato bravissimo tesoro- si complimenta mamma ancora.
-Molto bravo davvero- mi da una pacca papà.
Entrambi però vorrebbero parlare di altro e le loro facce impazienti e arrabbiate non mi contraddicono affatto.
-Okay, forza parlate- sputo velocemente, cercando allo stesso tempo di non sembrare un ragazzino spaventato a morte per il rimprovero che a breve riceverà dai genitori.
Ho una reputazione da difendere.
-Non dovremmo parlare noi, se non sbaglio Scorpius- con tono freddo e severo mio padre fa sentire la sua voce.
-Sono d’accordo con tuo padre- gli da man forte mamma.
Ecco, quando si coalizzano è la fine.
-Okay.- prendo un bel respiro e, con il petto in fuori, parlo - Sheppard all’inizio dell’anno si è messo con la Weasley .. -
-Quale?- mi interrompe papà.
-Rose Weasley. Dopo un po’ però quel coglione si ... -
-Scorpius Hyperion Malfoy, non usare queste parole davanti a tua sorella- mi sgrida velocemente mia madre, mentre Megan ha portato le mani sulla bocca scioccata.
-Hai ragione principessa, scusami- le dico, accarezzandole leggermente la testa.
-Comunque stavo dicendo che quel …  bhe avete capito, si è fatto trovare con qualcun’altra poco dopo e la Weasley giustamente l’ha lasciato. Lui adesso si ostina a metterle pressione e a non lasciarla in pace-
Se dovessi loro raccontare tutte le volte che io e Sheppard ci siamo messi le mani addosso, probabilmente mi metterebbero in punizione fino ai cinquant’anni d’età.
-E tutta in questa storia tu cosa c’entri?- mi domanda mio padre, mentre mi perfora con il suo sguardo severo.
-Sono amico della Weasley- rispondo banalmente.
Loro mi guardano come se mancassero  dei pezzi di puzzle della storia e non capissero fino in fondo quello che è successo.
In effetti non hanno tutti i torti, ma è anche vero che sono i miei genitori e raccontar loro tutto quello che è successo sarebbe da sciocchi.
-Hai idea in quale posizione difficile mi metti Scorpius?- mi domanda mio padre, mentre cerca visibilmente di trattenersi.
Se fossimo stati a casa avrebbe iniziato ad urlare come un pazzo, mentre mamma avrebbe cercato di calmarlo e allo stesso tempo di trattenere le risate.
Dovete sapere un altro aneddoto.
Ogni qual volta papà si arrabbia, diventa tutto rosso e le vene gli si ingrossano tanto e pulsano visibilmente.
Mentre a me incute, devo ammetterlo, un certo timore, mamma si diverte. Quando ero bimbo e le ho chiesto curioso il motivo per quale sembrasse così divertita, mi ha risposto che sembra che papà trattenga una sostanza solida che solitamente ci sforziamo di far uscire.
Più avanti ho capito che si riferiva semplicemente a quando una persona fa la cacca.
Probabilmente dovrei ridere anche io adesso, dopo l’immagine che mia madre mi ha lasciato impresso indelebilmente nella mente, ma non riesco proprio a trovarci niente di divertente.
A me papà arrabbiato non fa per niente ridere.
Adesso, continua a guardarmi, fulminandomi con lo sguardo.
-Non puoi comportarti così. Sai benissimo cosa ci sia dietro- continua lasciando andare una vena di delusione.
So benissimo cosa ci sia dietro, ma se lui fosse al mio posto, son sicuro farebbe la stessa cosa.
-Papà, io non sto facendo niente di male. Difendo semplicemente un’amica- cerco di dire in tono neutro, sminuendo abbondantemente quello che c’è tra me e Rose.
Non penso sia il momento adatto per dirlo.
-Un’amica? Da quando siete amici voi due? Quella Weasley non era quella che non sopportavi della famiglia?- contrattacca di nuovo mio padre.
-Si, ma quest’anno siamo diventati amici- ribatto un po’ sfacciatamente, tono che non piace assolutamente a mio padre.
-Tesoro- interviene prontamente mamma - Sei grande e capisci bene cosa questo può comportare per tuo padre. - continua con voce comprensiva mia madre - Posso capire che siate amici, ma cerca di non intrometterti se puoi. Ti chiediamo solo questo- conclude mamma con un lieve sorriso.
Sospiro rumorosamente.
Come faccio a far capir loro che volente o nolente interverrò sempre?
Non posso mica stare con le mani in mano mentre quel coglione decerebrato di Sheppard infastidisce Rose. Chi mi dice fino a che punto può arrivare?
Chi più di loro potrebbe capirmi?
-Non posso stare fermo- dico guardandoli intensamente negli occhi, cercando di far capir loro che c’è molto di più sotto.
Sembrano capire e sembrano volermi dire qualcosa, ma si bloccano entrambi lanciando lo sguardo dietro le mie spalle.
-Cari signori Malfoy, son contenta di rivedervi ancora-
Ci mancava solo lei!
Bethany, bella nel suo abito blu profondo, si avvicina ai miei genitori per salutarli.
Mamma è contenta di vederla, le è sempre piaciuta un sacco, purtroppo.
Papà storce il naso.
Questa cosa mi avrebbe infastidito molto all’epoca, ma adesso non posso fare a meno di sentirmi capito da mio padre.
E, ciliegina sulla torta, Bethany si gira per salutare la mia sorellina, che con tutta la sua nonchalance, le fa una linguaccia e poi si nasconde dietro mia madre.
-Megan- la rimprovera mia madre.
Bethany cerca di nascondere il suo fastidio dietro un sorriso - Non ti preoccupare Astoria, non mi avrà riconosciuta-
Purtroppo non ha mai capito che a mia sorella lei non è mai piaciuta.
Tutte le volte che è venuta al Manior, Megan si rifiutava di starle vicino o di giocare con lei.
Non che Bethany le abbia fatto mai qualcosa, ma mia sorella è così: o le piaci o non le piaci, non c’è alternativa.
-Allora, come state passando la serata?- domanda con fare cordiale.
-Molto bene grazie, te invece? Il tirocinio come sta andando?- domanda cordialmente mia madre.
Ecco, adesso le da corda e questa da qui non se ne va più.
-Ah- esclama all’improvviso sorpresa- Scorpius vi ha detto del mio tirocinio?- domanda, prima di girarsi verso di me e accarezzarmi il braccio con fare seducente.
-No cara- risponde mio padre con un sorriso divertito - in realtà ci ha scritto tuo padre per chiederci di aiutarti se in caso tu avessi avuto bisogno di qualcosa- conclude mio padre soddisfatto.
-Oh, certo, mio padre- risponde, mettendo in chiara luce la sua faccia da pesce lesso.
Un bel pesce lesso in effetti, ma pur sempre un pesce lesso.
-Comunque sta andando molto bene il mio tirocinio, il professor Delby mi ha già fatto molti complimenti per come sto affrontando la classe- continua come se non avesse appena fatto una gran figura di merda.
È una delle sue doti purtroppo. Affrontare tutto con charme e indifferenza.
-Ne ero certa- le risponde mia madre sorridendo orgogliosa - D’altronde oltre ad essere molto bella, sei anche molto intelligente, vedrai che andrai avanti-
Continua a complimentarsi mia madre, lanciandomi alla fine uno sguardo da “mi piace Scorpius, hai fatto una bella scelta”.
Peccato, cara mamma, che per me Bethany non esiste più.
E soprattutto, tutte le volte che mi guarda così, mi verrebbe da raccontarle cosa mi ha fatto quella grande stronza e menefreghista. Smetterebbe subito di trattarla come se fosse la donna della mia vita e la ribalterebbe come se fosse un semplice calzino da buttare via.
-Grazie mille Astoria- la ringrazia stringendole la mano - Bravo è stato anche vostro figlio questa sera- continua, girandosi poi a farmi un occhiolino.
-Si è stato davvero bravo- risponde sempre mamma, guardandomi anche questa volta orgogliosa.
-Acche la fidanzata di Scoppy è tata blava- come un fulmine a ciel sereno, arriva la voce della mia bellissima e fantastica sorellina.
-La fidanzata?- domanda con tono aggressivo Bethany.
-Megan- dico sorridendo - Rose non è la mia fidanzata, però è vero, è stata bravissima anche lei- rispondo a mia sorella, ignorando completamente il tono di Bethany.
-Ma per favore- scoppia Bethany in una finta risata - non ha avuto né grazia, né eleganza. Tu l’hai oscurata completamente-
-Scusami se non sono d’accordo con te- interviene mio padre - ma secondo me invece sono stati entrambi e in egual modo bravissimi-
Mio padre che difende un Weasley?
Segniamocelo tutti che questo giorno non ricapiterà mai più nella mia vita.
Anzi lo userò quando scoprirà che Rose è davvero la mia ragazza.
O, bhe non so esattamente se stiamo insieme oppure no, ma per me è si, punto.
-Ha ragione Draco, anche per me sono stati bravissimi entrambi. Miglior partner per Scorp non ci sarebbe- mi sorride sincera mia madre.
Due su due. Questo è un miracolo.
-Scusami Astoria- inizia con tono scontroso- ma non sono per niente d’accordo. Non ha né portamento, né eleganza. Urla, strilla, una volta mi ha anche minacciata-
-Come ti ha minacciata?- domanda mamma incredula, mentre papà sbuffa sonoramente.
-Sì Astoria. L’ho rimproverata perché non aveva fatto bene i compiti e mi ha minacciata dicendomi che mi avrebbe aggredito la prossima volta se non le avessi messo un bel voto- continua innocentemente.
-Ma per favore- sbotto.
Un conto è attaccare me, un conto è attaccare, offendere e inventare storie assurde su Rose davanti ai miei genitori.
-Sai benissimo che sei stata tu ad iniziare e lei ti ha semplicemente risposto a dovere e ti ha rimesso apposto - continuo arrabbiato.
-Scorp non so cosa ti abbia raccontato, ma io non ho fatto niente. Mi conosci- cerca di usare un tono deluso, dispiaciuto, come se io davvero potessi credere ad una cosa del genere.
-Proprio perché ti conosco cara Bethany, che non ti credo- dico freddo e gelido.
Caratteristica che orgogliosamente ho preso da mio padre.
-Pensi questo di me? Allora sarà meglio che vado, dato che non sono la benvenuta.-
Senza neanche salutare i miei genitori, o almeno mio madre, si volta e se ne va.
-Scorpius perché l’hai trattata così?- mi domanda quasi arrabbiata mia madre.
-Astoria cara, sei una persona intelligente - interviene mio padre  quasi sbalordito dall’ingenuità di mia madre - sappiamo com’è fatta Bethany e sappiamo da quale famiglia venga Rose Weasley. Credi davvero che abbia mai potuto minacciare un professore per un voto più alto?-
Mia madre fissa negli occhi mio padre, per poi lanciare uno sguardo verso di me.
-E perché Bethany dovrebbe inventare una cosa così brutta?- domanda mia madre, che intelligente e sveglia come è, si sta facendo imbambolare dalla voglia di vedere me e Bethany stare insieme.
-Non sopporta Rose. Non so cosa le abbia fatto, ma so per certo che non è stata Rose ad iniziare- rispondo secco e risoluto.
Non ho nessunissima intenzione di permettere a Bethany di mettere in cattiva luce Rose. Soprattutto con i miei genitori.
-Infatti non mi è sembrata per niente una cattiva ragazza.- inizia mia madre, prima di spalancare gli occhi.
Aspetto con ansia cosa voglia dire, perché capisco dal suo sguardo di indecisione che non mi piacerà quello che starà per dire.
-E’vero anche però, che ti sei beccato non so quante punizione per colpa di Rose Weasley. Dimostrazione è quello che è successo questa sera-
-Ma sei seria mamma?- domando scioccato.
-Non ti permettere di usare quel tono con tua madre- mi sgrida tempestivamente mio padre.
-Scorpius potrà essere anche bravissima, però i fatti parlano- continua mia madre più risoluta - io di Bethany non ho mai sentito una nota negativa-
-Ovvio. Possiamo concederle la maestria di essere più furba di Rose. Rose è più genuina, non ha paura di essere se stessa e non ha paura di schiantarmi se io esagero con le parole o di mettere al proprio posto una mezza insegnante che la minaccia di farle passare le pene di inferno se racconterà qualcosa che non doveva vedere- dico tutto d’un fiato arrabbiato.
Mia madre è sempre stata una persona estremamente intelligente e scaltra.
Non si è mai fatta fregare da qualcuno nella sua vita. Ha sempre combattuto per mio padre e per il suo valore, ha sempre combattuto per la sua famiglia.
Perché cazzo si rincoglionisce tutto d’un colpo adesso??
-Di che parli Scorpius?- mi domanda ancora più stranito mio padre.
-Non posso parlarne adesso- domando indicando con la testa Megan.
Non ho mai voluto fare certi discorsi con lei davanti.
Voglio che sia il più innocente possibile ancora.
-Abbiamo capito- risponde mio padre serio.
Non gli piace quando gli nascondo le cose e quando se ne accorge si arrabbia.
Adesso come faccio a raccontar loro che mi son scopato la mia mezza insegnante?
-Ehi Scorp, ti ho trovato finalmente- Albus, salvatore di questa serata, si avvina a me e alla mia famiglia con un sorrisone a trentadue denti.
-Salve signori Malfoy- sorride Al - ciao piccolina- accarezza mia sorella.
-Ciao Al, quante volte ti ho detto di chiamarmi Astoria?- lo rimprovera con un sorriso mia madre.
-Ha ragione signora Malfoy- ribatte Al imbarazzato.
-Come stai ragazzo?- domanda mio padre - La squadra di Quidditch?-
-E’ come sempre la migliore signore. D’altronde, non che gli altri me ne vogliano, ma noi abbiamo il miglior capitano della storia- mi indica Al battendomi due pacche sulla schiena.
-Come contraddirti- risponde mio padre sorridendo per la prima volta nella serata.
Stranamente Al gli è piaciuto subito, come a mamma ovviamente.
Sarà che essere smistato nei Serpeverde gli abbia dato una marcia in più.
-Bhe che ci fai qui Al?- domando speranzoso che sia venuto qui per portarmi via.
-Niente, abbiamo deciso di andare a prenderci una boccata d’aria e ti sono venuto a chiamare- risponde con naturalezza il mio fantastico migliore amico.
-Bene allora vado, ci vediamo tra un po’ per i saluti- rispondo prendendo già la via del portone.
-Scoppy posso venire anche io?- domanda con occhi da cerbiatto la mia sorellina.
-No tesoro, tu sei troppo piccola. Rimani con mamma e papà- risponde prontamente papà.
-Ma io … - cerca di ribattere Megan, che viene interrotta velocemente da mamma questa volta.
-Se rimani con mamma e papà, ti facciamo vedere la sorpresa che abbiamo in serbo per te-
-E che cota è?- domanda mia sorella curiosa.
 Per attirare la sua attenzione basta nominare la parola “sorpresa” che non capisce più niente.
-Se te lo diciamo che sorpresa è?- risponde papà prendendola in braccio.
-Vai Scoppy, ci vediamo dopo- mi declina frettolosamente mia sorella.
-Ciao Ciao Megan, poi mi racconti tutto- le dico, mentre prendo già la via per uscire.
Davanti al portone riesco già a vedere tutti gli altri. Spicca ovviamente la mia fiamma preferita, che splende più degli altri.
-Ti ho salvato, dì la verità?- mi domanda il mio migliore amico mettendomi un braccio sulla spalla.
-Come sempre-




VELOCE COME UN FULMINE, SONO GIA' RITORNATA!
SPERO CHE IL CAPITOLO VI PIACCIA! CI SONO TANTE COSE SU CUI RIFLETTERE EH ...
TANTE BOMBE DA LANCIARE, PRIMA O POI...
COMUNQUE, DI SEGUITO VI LASCIO IL VIDEO DI QUELLO CHE IO HO IMMAGINATO ESSERE L'ESIBIZIONE DI ROSE E SCORPIUS E IMMAGINO CHE MOLTI VOI CONOSCANO IL FILM DA CUI LA COREOGRAFIA SIA STATA "RUBATA"!
LINK DEL VIDEO:

https://youtu.be/vUmIZmRhZoo

BHE, DETTO QUESTO, CI VEDIAMO AL PROSSIMO CAPITOLO!
UN BACIO,
HERM :*

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Capitolo 34
*** Capitolo 33 ***


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Capitolo 33


-Sono veramente amareggiata-
Era da almeno mezz’ora che la professoressa, nonché preside, McGranitt ci stava rimproverando per ciò che era successo alla serata della gara di ballo.
Non aveva fatto altro che dire quanto fosse delusa e dispiaciuta dal nostro comportamento oltraggioso.
Non le era mai capitato una cosa così imbarazzante, per di più davanti a tutti i professori, alunni e genitori.
Quest’ultimi, a dirla tutta, non è che avessero avuto un comportamento migliore del nostro, miseriaccia.
La madre di Malfoy aveva utilizzato un incantesimo su Alex, facendo così intervenire la madre del ragazzo paralizzato.
Detto tra noi, quando la madre di Malfoy aveva deciso di liberarlo, è stato davvero divertente vederlo finire con la faccia sul pavimento.
Rido solo al pensiero.
Cosa che in questo momento, con la McGranitt davanti arrabbiata, non sarebbe la mossa più giusta.
Eravamo tutti posti in cerchio in piedi davanti a lei, nascosta dietro la sua scrivania con le labbra serratissime e braccia poste sui fianchi.
Ricordava un po’ la mamma.
-Adesso, chi di voi mi spiega cosa è successo?- domanda con gli occhi fuori dalle orbite.
Se mi guarda così non ho nessuna intenzione di rispondere.
Com’è che si dice? Mi avvolgo della facoltà di non rispondere!
-Sheppard continua ad importunare Rose-
Come immaginavo Malfoy non ha avuto la stessa mia intenzione, tant’è che risponde con tono scontroso e furioso, rivolgendo uno sguardo d’odio verso Alex, posto a fianco di Lorcan.
-Non esiste Malfoy- ribatte allo stesso modo Alex - sei tu che ti metti sempre in mezzo-
-Sei pericoloso, ecco perché-
-Per favore signor Malfoy, non esageri- interviene la McGranitt.
Malfoy lascia andare lo sguardo da Alex per rivolgerlo alla preside.
Per un attimo ho pensato che rispondesse alla McGranitt, magari mandandola a quel paese, ma subito dopo prende un respiro profondo e sembra calmarsi, decidendo anche di rimanere in silenzio.
-Qualcun altro ha qualcosa da dire?- domanda un paio di minuti dopo la preside, dopo aver guardato ognuno di noi.
Vorrei dire qualcosa per difendere Malfoy, alla fine ha ragione.
E’ Alex che mi importuna sempre con fare aggressivo e Malfoy interviene per difendermi, come tutti gli altri alla fine.
-Professoressa non dico che Alex sia aggressivo o pericoloso - inizio e percepisco subito lo sguardo scandalizzato di Malfoy.
Lascio perdere e vado avanti - ma è anche vero che Alex si ostina a voler parlare con me senza il mio volere e .. - mi fermo incerta se dire o meno quello che è successo.
Sono Grifondoro, sono figlia del mio coraggioso papà e della mia onestissima mamma, perciò è mio dovere dire la verità e prendere la decisione giusta.
-Ma è vero anche che Alex non ha un comportamento corretto nei miei confronti - dico decisa.
-Ma che stai dicendo Rosie?- mi domanda con fare innocente Alex e questo mi fa arrabbiare.
Vuole davvero passare per quello dolce e tranquillo?
-Dico la verità. Mi afferri per i polsi, usi un tono prepotente e se Malfoy e gli altri non fossero intervenuti ieri sera, mi avresti anche aggredito, non so- dico agitata.
Mi rivolgo con lo sguardo verso la McGranitt convinta abbia uno sguardo o sorpreso o sbigottito o diffidente.
Che ci crediate o no, nessuna delle tre.
Mi guarda preoccupata, come se sapesse già come andrà a finire.
Magari è preoccupata perché si stanno riaccendendo i toni e non vuole che succeda ciò che è successo ieri, ma questo non mi sembra un atteggiamento che la McGranitt assumerebbe.
Voglio dire, con un solo colpo di bacchetta ci rimanderebbe nei nostri dormitori seduta stante.
Perciò ci sarà sicuramente qualcos’altro che la preoccupa.
Prima che qualcuno di noi dica qualcos’altro, ci interruppe con fare frettoloso.
-Basta così, ho sentito abbastanza. Tutti voi avrete una punizione che lo vogliate o meno. Non accetto per nessun motivo un comportamento così dai miei alunni. Per questo ho deciso che le ragazze sistemeranno la biblioteca da cima a fondo e i ragazzi il campo da Quidditch- dice con tono che non ammette nessuna replica.
Ma Malfoy evidentemente non recepisce il messaggio.
-Non ho nessuna intenzione di scontare la punizione con quel pazzoide- dice indicando Alex.
-Su una cosa siamo d’accordo almeno, Malfoy- ribatte sputando il cognome Malfoy come se fosse un insulto, come sempre.
-Peccato per voi che non avete nessuna voce in capitolo- ribatte prontamente la preside- e se non volete ricevere un’altra punizione, è meglio che tacciate-
Tiro una gomitata a Malfoy, che si ferma con la bocca mezza aperta.
Mi guarda confuso e in risposta gli lancio uno sguardo furioso.
Non aggiusterebbe comunque la situazione, perciò la smettesse di fare l’idiota. Tutto ciò che otterrebbe in questo momento non sarebbe nulla di buono.
-Inoltre ho già parlato con tutti i vostri genitori e, ovviamente, sono d’accordo con me- continua la McGranitt.
Non ho nessunissima intenzione di rivedere la mamma arrabbiata.
-Fatevi trovare davanti al portone d’entrata dopo pranzo così sconterete la vostra punizione- interrompe così ogni tentativo di replica - adesso uscite e se osate litigare ancora, ritirerò tutti dalla gara di ballo, dai ruoli di Caposcuola o Prefetto e dalla propria squadra di Quidditch. Ci siamo capiti?- ci minaccia volutamente e chiaramente.
Non ho nessunissima intenzione di perdere nessuno dei tre compiti, perciò testa bassa e in silenzio, mi dirigo velocemente fuori dalla porta.
Cerco immediatamente la figura di Malfoy per star sicura che non commetta altre sciocchezze.
Una volta superato il gargoyle, Alex parte nuovamente all’attacco.
-Siete contenti adesso? Avete ottenuto quello che volevate?- domanda soprattutto a me e a Malfoy.
-Non abbiamo nessunissima intenzione di cadere nel tuo tranello - inizia mia cugina Lily, piazzandosi davanti ad Alex con le braccia conserte - se hai voglia di litigare con qualcuno, trovati qualcun altro. Hai già fatto troppi danni.-
-Andiamo dai- interviene Lys prendendola per un braccio e dirigendosi verso gli altri, che hanno preso la via per la Sala Grande.
-Andiamo su- dico allo stesso modo a Malfoy, ancora lì impalato con sguardo furioso verso Alex.
Lo spingo verso gli altri. Per oggi abbiamo anche dato troppa attenzione ad Alex.
-Scappate pure. Voi Malfoy non sapete far altro che scappare- dichiara con trionfo Alex.
All’improvviso Malfoy si rigira nella sua direzione e se non fossero intervenuti Al e Lys, sarebbe finita come al solito.
-Sei morto Sheppard. Fosse l’ultima cosa che faccio- urla di risposta Malfoy, mentre cerca di liberarsi da Al e Lys.
-Adesso basta- intervengo, piazzandomi di fronte a Malfoy.
-Ma non lo capisci? È quello che vuole. Il suo obbiettivo è vederti infelice, arrabbiato, che mandi a puttane la tua vita, esattamente come ha fatto lui con la sua. Questo perché è invidioso di quello che hai tu -inizio guardandolo negli occhi. Ho attirato decisamente la sua attenzione, sembra essersi sgonfiato.
-La famiglia favolosa che hai, gli amici leali che ti sei scelto, la ragazza che ha sempre voluto. Vorrebbe tutto quello che hai tu, ma non ci riesce -
Con grinta mi giro verso Alex questa volta, ignorando gli sguardi sbigottiti di tutti gli altri.
-E tu, invece di morderti il fegato, perché non cerchi di fare qualcosa di costruttivo per la tua vita? Non è colpa sua se sei infelice. Se invece di preoccuparti di noi, stessi a preoccuparti di te stesso, non avresti chissà quali difficoltà-
-Lo vedi? Alla fine anche tu hai scelto lui- ribatte arrabbiato Alex.
-Non è colpa sua. Sei tu che ti sei fatto trovare mezzo nudo con un’altra- rispondo altrettanto arrabbiata e scioccata.
Non riesco a credere che pure per questo voglia dare la colpa a Malfoy. Mi viene solo da pensare che tutto ciò che mi ha raccontato all’epoca su Malfoy fossero situazioni ingigantite a causa dell’insicurezza che lui ha in se stesso.
Oppure è abituato a dar colpa a Malfoy di tutto e non si rende più conto quando è sua la colpa.
E in questo caso è assolutamente e sicuramente soltanto colpa sua!
-Ma lasciami spiegare almeno- ribatte quasi sconfortato questa volta.
-E io non ho più voglia di sentirti- urla stanca - non mi interessano le tue ragioni, adesso più che mai. Non mi hai nemmeno lasciato un secondo per metabolizzare la cosa e nonostante questo ti ho lasciato parlare un sacco di volte. Quante volte ancora hai intenzione di riempirmi di scuse inutili? - domando, senza voler ottenere nessuna risposta, per questo continuo imperterrita - E adesso come adesso, dopo l’atteggiamento prepotente ed esagerato che hai avuto, avrò mai voglia di risentire le solite ridicole e patetiche scuse? Basta Alex, mi hai stancata. Fatti la tua vita- termino risoluta, per poi girarmi e prendere la via della Sala Grande senza degnare nessuno di uno sguardo.
Non lo sopporto più! Mi ha esasperata come nessuno mai, neanche Malfoy.
Come è riuscito a diventare dal ragazzo gentile e intelligente che era prima a questo?
Non lo riconosco più.
Eppure adesso riesco a capire come mai Malfoy mi dicesse di stare attenta a lui, di allontanarmi, che non era quello che si dipingeva.
Mi sono fatta imbambolare come una cretina!
-Rose- sento la voce di Malfoy alle mie spalle, seguita dai passi di tutti gli altri.
-Aspettaci- lo segue la voce di Eve.
Mi fermo in mezzo al corridoio e subito mi raggiungono tutti.
-Sei stata una grande- si complimenta subito con me Malfoy, sorridendomi fiero.
-Ha ragione Rose- gli da man forte mio cugino Al.
-Sono arrivata al limite. Ha avuto il coraggio di dare la colpa a te, te ne rendi conto?- esclamo ancora arrabbiata e incredula.
-So esattamente che è la cosa sbagliata da dire ma …- inizia, facendo nascere su di sè il solito ghigno made-in-Malfoy - te lo avevo detto-
Di primo appunto gli vorrei tirare una sberla, ma alla fine mi rendo conto che il solo vederlo vicino a me, mi tranquillizza e decido di sorridergli.
-Si lo so- dico facendo comunque finta di essere infastidita.
In realtà spero che Alex da adesso in poi la smetta di rompere le palle e ci lasci in pace.
Solo il pensiero che questa storia possa finire mi fa sentire sollevata.
-La prossima volta ascolterai il fantastico e meraviglioso ragazzo che hai di fronte- ribatte con la solita modestia che lo contraddistingue.
-Adesso non esagerare amico- gli batte una mano sulla spalla Al, facendo ridere tutti.
-Dico la verità- ribatte ottuso.
-Andiamo a mangiare favolosi ragazzi?- si intromette mia cugina Lily.
-E’ meglio va- ribatte Al, prendendo velocemente la mano di Eve.
Insieme ci dirigiamo verso la Sala Grande per il pranzo.
Malfoy si avvicina mettendomi un braccio sulle spalle.
-Vedi perché mi piaci?- mi sussurra piano.
-Perché sono fantastica e meravigliosa più di te- ribatto sorridendogli.
-Questo è poco ma sicuro Rosie- mi sussurra per poi darmi un delicato bacio sulla guancia.
Mi giro per vedere se qualcuno degli altri abbia visto qualcosa e con mia poca sorpresa, Lily mi sorride compiaciuta.
Sembra essere ritornato il sereno.

***

Non vedevo l’ora di rivedere Malfoy.
Lo stavo aspettando nella Stanza delle Necessità dopo cena e l’ultima volta che lo avevo visto, stava lasciando l’entrata del portone per scontare la punizione insieme agli altri.
Ciò che mi preoccupava era la millimetrica distanza che ci sarebbe stata tra lui ed Alex per almeno delle ore.
Non riuscivano a stare vicini neanche per cinque minuti.
Ormai mi veniva naturale preoccuparmi per quello che avrebbe potuto combinare, mi veniva naturale preoccuparmi di lui.
Per tutta la punizione scontata con le altre, non ero riuscita a stare tranquilla e serena, nonostante le altre mi facessero notare che non erano soli e che gli altri ragazzi sicuramente sarebbero intervenuti se fosse successo qualcosa.
E forse, anche il solo fatto di pensare che potesse succedere qualcosa mi innervosiva.
Mi spiego meglio: se non ci fosse stato Alex con loro, il fatto che i ragazzi avessero potuto litigare tra di loro non mi avrebbe neanche sfiorato l’anticamera del cervello, perché so che tra di loro sono tranquilli.
Ma la presenza di Alex guasta l’umore di Malfoy e in automatico già so che la possibilità che litighino e si insultino è davvero alta.
Per di più la McGranitt stamattina ci aveva espressamente detto di non combinare altro e di non litigare più tra di noi, altrimenti sarebbe davvero finita male.
È il nostro ultimo anno qui ad Hogwarts e rovinarlo per uno stupido conflitto sarebbe davvero ridicolo.
Dovremmo divertirci, ridere insieme, creare i migliori ricordi della nostra vita e invece sono qui con l’ansia che quei due possano litigare di nuovo.
Tutto quello che è successo è quasi riuscito a farmi dimenticare della gara di ballo.
La danza mi ha sempre fatto bene, ma ballare con Malfoy, sentirlo così in sintonia con me, mi ha fatto sentire protetta, sicura, felice.
Non so esattamente cosa sia successo quella sera durante la nostra esibizione.
Durante le prove non avevo sentito tutto quelle emozioni e sensazioni, neanche una briciola.
Probabilmente ero più preoccupata alla creazione dei passi e dei movimenti per viverla al meglio. E stessa cosa avrà fatto Malfoy, perché non aveva mai ballato così bene durante le prove.
Penso mi abbia totalmente stregata.
E probabilmente la prova di poter vivere al 100 per cento questo mio ultimo anno con i miei amici, con le mie amiche, con lui serena e spensierata, mi fa arrabbiare ancora di più.
Mi spiego meglio di nuovo: il mio ultimo anno qui ad Hogwarts l’ho sempre immaginato favolosamente. Ho sempre immaginato di fare tutto quello che desideravo fare con le mie amiche, di guardare i corridoi per l’ultima volta con un velo di malinconia, di vivere le ultime lezioni con vivace interesse.
Di vivermelo appieno senza rimpianti.
Invece, nell’ultimo periodo raramente sono stata tranquilla e serena. Poche volte sono riuscita a vivermi i miei amici con tranquillità.
Non ho intenzione di passare il mio ultimo anno con Alex che irrompe nei miei momenti migliori. Non ho intenzione di controllare che Malfoy stia tranquillo e non reagisca alle sue provocazioni, perché alla fine sono solo parole buttate al vento con l’unico scopo di farlo arrabbiare. E di far arrabbiare me.
Voglio vivere il mio ultimo anno felice, vivere la stessa felicità che ho provato per quei tre minuti quando ho ballato con Malfoy.
Non dico che non ci debbano essere screzi o incomprensioni, altrimenti sai che noia, ma neanche vivere sempre così, come se ogni cosa fosse buona per litigare.
Che Alex imparasse a fare la sua vita.
E noi che imparassimo a fare la nostra.
Punto!
-Pensierosa, non è vero?-
Aveva già chiuso la porta dietro di se e, immersa com’ero tra i miei pensieri, non mi ero accorta neanche che fosse arrivato.
-Un pochino- gli rispondo, mentre lui prende posto di fianco a me sul divano.
-Che ti preoccupa?- domanda mentre con la mano mi accarezza la testa.
Il solo tocco delicato e gentile calma il mio nervosismo e vedere nei suoi occhi grigio ghiaccio reale interesse per ciò che mi possa preoccupare, mi fa sentire nuovamente protetta.
Come se sapessi che ci sarà sempre qualcuno a preoccuparsi per me, oltre alla mia famiglia.
Lui mi conosce, io conosco lui, ci conosciamo senza sorprese e dopo quello che è successo con Alex, sono contenta che quel qualcuno sia lui.
-Che è successo durante la punizione? Avete litigato?- domando frettolosamente e con tono ansioso.
È tutto il giorno che mi fascio la testa, porco Merlino!
-Non abbiamo litigato. Madame Care ha sorvegliato il tutto- dice con un sorrisetto sulle labbra - Eri preoccupata esattamente di cosa rosellina?-
Non ho ben capito se mi stia prendendo in giro, però decido comunque di rispondere seriamente.
-Sai esattamente cosa abbia detto stamattina la preside, se litigate, sei fuori da tutto- gli dico guardandolo dritto negli occhi.
Voglio che sia chiaro quello che gli voglio dire, ovvero di smetterla di fare il cretino.
Detto semplice semplice.
-Non sono io che voglio litigare con lui, è lui che esagera sempre con le parole- dice tranquillo, mentre porta l’altra mano ad accarezzare la mia, posta sulle mie gambe.
-So che è lui a incominciare, ma potresti non rispondere alla sue provocazioni? Fallo per me- cerco di convincerlo.
Lui mi guarda come se fosse incerto se dire una cosa o no, ma poi decide di avvicinarsi lentamente a me e di lasciarmi un delicato bacio sulle labbra.
-Solo perché me lo chiedi gentilmente- sussurra sulle mie labbra.
Il tono che usa mi fa sorridere. È una via di mezzo tra l’incantato e il seducente.
Solo lui riesce ad essere così contrastante anche in un momento così.
-Grazie mille- gli sussurro di rimando, lasciandogli io questa volta un bacio delicato sulle labbra.
E poco dopo, porto le mie braccia intono al suo collo e lo abbraccio forte.
Non so per quale motivo lo stia facendo esattamente.
Lui porta le mani sulla mia vita e mi abbraccia altrettanto forte.
Pongo il mio viso affianco al suo, guancia su guancia e chiudo gli occhi.
Nuovamente la sensazione di protezione e serenità fa capolinea in me. Forse è per questo che l’ho abbracciato, perché volevo rivivere la stessa sensazione vissuta durante l’esibizione.
Perché voglio vivere questa sensazione tutte le volte che voglio.
Perché è ciò che voglio ricordare quando ricorderò il mio ultimo anno: serenità e protezione.
Ed è ciò che lui mi fa provare, che solo lui mi fa provare.
Chi l’avrebbe mai detto eh?! Nessuno al mondo.
-C’è qualcos’altro che mi devi dire?- mi domanda senza staccarsi da me. Probabilmente le mie braccia serrate non glielo permetterebbero neanche.
-Grazie- sussurro involontariamente.
-Non che io non ami averti così vicino-inizia staccandosi leggermente da me -ma … - sembra incerto se continuare o no.
In realtà non ne ha bisogno. So cosa vuole dire. Non mi sono mai comportata così con lui, perciò è logico che sia in qualche modo stranito dal mio comportamento. È logico che pensi che ci sia qualcosa in più.
-Ma non ti voglio ringraziare solo per aver scelto di non litigare con Alex- inizio guardandolo fisso negli occhi - ma anche … -
Non so se ho il coraggio di dirglielo.
Qui, con il suo viso tra le mie mani, così vicino a me, lo sento, lo provo,  lo vivo.
E forse in questo momento, occhi contro occhi, mi rendo conto che c’è qualcosa di più forte della serenità e della protezione quando ce l’ho vicino a me.
C’è qualcosa di più potente che mi lega a lui. Che mi fa provare lui.
Non ho il coraggio di renderlo concreto questo pensiero, almeno per il momento.
-Rose … - sussurra per richiamare la mia attenzione.
-Ti volevo ringraziare per tutte le volte in cui mi hai difeso, per tutte le volte in cui hai deciso di fidarti di me e per la magnifica esibizione che abbiamo fatto ieri sera-
Sussurro parola per parola con estrema lentezza.
Probabilmente non ha neanche tanto senso quello che ho appena detto adesso, ma è ciò che riesco a dire al momento.
Vorrei dirgli come mi fa sentire, cosa mi fa provare, le sensazioni che il mio cuore sente tutte le volte, ma, ancora una volta, non riesco a parlare.
Probabilmente lui ha capito lo stesso quello che volevo dirgli in realtà, perché all’improvviso spalanca le labbra in un sorriso enorme e, questa volta, decide di dar vita ad un bacio forte e sentito.
E in questo bacio cerco di trasmettergli tutto quello che a parole non riesco a dirgli.
Lo stringo forte quanto sono forti le emozioni che ogni volta mi fa provare.
Lo bacio con tutta l’energia che ho, tanta quanta è l’energia con cui lui ogni volta mi difende.
Lui mi stringe con forza prorompente, facendomi sentire tutto quello che mi vuole trasmettere lui.
E riesco a sentirmi protetta, serena, tranquilla, emozionata, felice, amata.
E vorrei sentirmi così sempre. Cosa che può succedere, se lui rimane al mio fianco.
È la prima volta da quando abbiamo iniziato questa cosa, che ho l’impressione di non riuscir a vedere una vita senza di lui.
È la prima volta che lo desidero tanto, veramente, concretamente.
È la prima volta che lo sento mio, esclusivamente e solamente mio.
E anche quando ci stacchiamo, con il solito fiatone e le fronti appoggiate una sull’altra, la sensazione non sparisce, anzi si intensifica.
Più prende spazio nel mio cervello, nel mio cuore, più si intensifica la voglia che ho di lui.
E se uno stupido bigliettino non fosse volato sulle nostre teste all’improvviso, glielo avrei anche detto.
Sbattiamo entrambi gli occhi come se qualcuno ci avesse risvegliato da un sogno.
Lo stesso bigliettino, finito sul divano nello spazio piccolo che c’era tra di noi, sembra prendere vita e piazzarsi davanti alla faccia di Malfoy.
-Ma che cazzo è sta roba?- domanda a nessuno in particolare con tono scontroso.
Bhe, non che io non lo sia altrettanto. Se questo bigliettino non contiene un’emergenza, tipo il rischio della vita di qualcuno, giuro che finisco ad Azkaban prima della fine di questa serata.
Mentre cerco di capire cosa sia successo, Malfoy aveva già aperto il bigliettino e letto il contenuto.
La faccia da arrabbiata era passata a preoccupata e all’ultimo, quando aveva alzato lo sguardo su di me, ha assunto un atteggiamento di sfacciata indifferenza.
-Chi è?- domando stranita.
-Nessuno in particolare- risponde frettoloso, alzandosi dal divano.
-E se non è nessuno in particolare, perché non mi dici chi è?- domando sospettosa.
Non ho di certo voglia di litigare adesso, ma se lui palesemente mi nasconde qualcosa, non posso fare finta di nulla.
-Davvero Rose, nessuno. Non preoccuparti- dice cercando di sorridermi.
-Se lo dici tu- dico scrollando le spalle.
-Bene- dice, avvicinandosi e lasciandomi un fugace bacio -ci vediamo dopo- continua prendendo la via della porta.
E pensare che ero convinta che lui mi conoscesse.
Posso mai lasciar correre una cosa così?
Aspetto che esca dalla porta senza neanche dire una parola. Non gli chiedo dove vada, semplicemente perché scoprirò subito che ha da nascondere.
Ho come una sensazione strana che mi dice che questo qualcosa che mi nasconde non mi piacerebbe in nessun modo.
Aspetto due secondi scarsi e riapro velocemente la porta. Riesco a vedere appena in tempo l’angolo del corridoio che ha scelto di percorrere.
È tutto buio e silenzioso, tutti gli studenti saranno nei loro dormitori o nelle proprie sale Comuni.
Inoltre, se fosse stato Al o uno dei ragazzi, per quanto io mi cervella, non riesco a trovare un solo motivo che mi spiega perché non me l’abbia detto.
E la fretta con cui se n’è andato è stata la ciliegina sulla torta.
Un secondo prima eravamo uno appiccicato all’altro, un secondo dopo era fuori dalla porta.
Vi sembra un comportamento normale?
Rispondo io: NO!
E si, lo so, non è un comportamento corretto questo. Seguire una persona, spiarla di soppiatto, ma detto francamente, non me ne frega nulla.
Magari sarò esagerata, magari no, sta di fatto che adesso si è fermato davanti all’Aula di Difesa contro le Arti Oscure e spalancata la porta, la faccia di quella megera di Bethany fa la sua comparsa.
Qualcosa mi trattiene e riesco a mantenere la calma, mentre la porta si richiude dietro di loro, rintanati da soli ... di notte ... dentro l‘aula.
Mi avvicino velocemente alla porta speranzosa di sentire qualcosa.

Non sento un emerito piffero!!

E questo non fa che innervosirmi di più.
Do un’occhiata veloce in giro per vedere se arriva qualcuno e dopo, accertatami che non ci fosse nessuno, spalmo più che posso il mio orecchio sulla porta.
Sento dei rumori all’interno, per questo deduco che non abbiano usato nessun incantesimo di silenzio, però non riesco comunque con esattezza a capire se stiano parlando o, peggio ancora, facendo qualcosa di più intimo.
Il solo pensiero mi provoca brividi di disgusto.
-Non hai capito tu allora- sento chiara la voce di Malfoy.
Grazie a Merlino ha un tono arrabbiato, perciò posso dedurre che non stiano facendo niente di sconcio o disgustoso.
Quasi trattengo il fiato, preoccupata che il solo respirare mi impedisca di sentire qualcos’altro di importante.
Rimango in attesa, ma dopo quell’urlo, non sento altro che rumorini che non riesco a definire.
All’improvviso sale dentro di me la voglia di spalancare la porta e combinare un macello alla Weasley, ma allo stesso tempo magari interrompendoli, interrompo anche la possibilità di capire quello che avevano realmente intenzione di fare.
Malfoy inventerebbe un milione di scuse inutili e banali, Bethany mi farebbe talmente tanto innervosire che la trasformerei in uno scarafaggio e la schiaccerei senza rimpianti.
Forse è meglio che rimanga ad ascoltare.
O forse è meglio che faccio un macello enorme!
Non so che devo fareeeeee!
-Per quanto io te lo spiega non riesci ad arrivarci- urla allo stesso modo Malfoy.
Non sono mai stata così contenta di sentirlo urlare.
Per quanto mi è possibile, mi appiccico ancora di più al legno ormai caldo della porta.
-Sei tu che devi capire che non fa per te- sento la voce isterica della megera- noi due insieme, siamo fatti l’uno per l’altra-
-Te lo dico chiaro e tondo- sento chiaramente e prorompente la voce di Malfoy - io sono davvero innamorato di Rose-
Boom! Sbam!



TADAANNN!
ECCOMI DI NUOVO QUI!
ANCHE QUESTA VOLTA AGGIORNAMENTO LAMPO. SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO E CHE NON SIA SEMBRATO CONFUSIONARIO!
VOLEVO RICORDARE CHE MADAME CARE E' L'INSEGNANTE DI VOLO E ARBITRO DURANTE LE PARTITE DI QUIDDITCH.
DETTO QUESTO, FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE!
UN BACIO,
HERM :*



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Capitolo 35
*** Capitolo 34 ***


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Capitolo 34


Io sono davvero innamorato di Rose.

Continuava a frullarmi nella testa come un mantra.
Ero scappata alla velocità della luce da quella porta. Da loro. Da quelle parole schiaccianti.
Ero volata di ritorno nella Stanza delle Necessità.
Ero impreparata, assolutamente e piacevolmente impreparata.
L’aveva urlato forte e chiaro, senza nessuna punta di indecisione. Sicuro e deciso.
Nessuno sarebbe stato pronto a tale dichiarazione così dal nulla,  ma per quanto mi riguarda, non lo sarei stata neanche fra cent’anni.
Perché?
Perché non sarei mai stata pronta a sentire l’effetto di quelle parole su di me.

Scorpius Hyperion Malfoy aveva appena urlato di essere innamorato di me, Rose Minerva Weasley.

Ero seduta sul divano bordeaux, con le mani sulle guance accaldate, incredula e scioccata.
Non riuscivo a pensare a niente che non fossero quelle sei semplici parole, che, messe una di fianco all’altra, componevano una frase di grande effetto.
Avevo il cuore a mille.
Nonostante fossi ritornata da una buona decina di minuti, il mio cuore non aveva fatto altro che battere, battere forte.
All’altezza dello stomaco avevo una forte fitta che mi bloccava quasi il respiro.
Una fitta costante, forte, incisiva.
Quelle fitte che ti fanno male, ma allo stesso tempo bene, perché sai che è qualcosa di profondo, di sentito, di vero.
Qualcosa che hai la fortuna di provare almeno una volta nella tua vita. Qualcosa di cui non scorderai mai la sensazione e che cercherai sempre di ritrovare e riprovare.
Quel qualcosa che ti fa sentire … felice. Tanto felice.
All’improvviso la porta della Stanza delle Necessità si apre, facendo spazio al suo viso un po’ arrossato e intimorito.
I suoi occhi trovano subito i miei e, lasciandosi scappare uno sguardo sorpreso, entra definitivamente nella stanza.
-Non pensavo fossi ancora qui- chiede quasi incerto, mentre si avvicina con un paio di passi a me.
Con il suo abituale andamento così regale ed etereo, sembra apparire ancora più bello del solito ai miei occhi.
Con il cuore ancora a mille, mi fiondo letteralmente su di lui.
Aggancio con forza il suo collo con le mie braccia, mentre le mie gambe si intrecciano con altrettanta grinta sulla sua vita.
Le mie labbra raggiungono le sue con energia e lascio andare tutta l‘adrenalina che mi corre nelle vene.
Sorpreso da questa grinta inaspettata, all’inizio non risponde al bacio, preoccupato a portare le sue mani sul mio sedere per reggermi e non farmi cadere.
Ma questa sua non risposta dura poco, dato che un paio di secondi più tardi, replica con energia famelica.
Le labbra si incastrano alla perfezione una sull’altra.
Le lingue si incontrano subito per iniziare una danza passionale.
Le mani, le braccia, si aggrappano al corpo dell’altro insaziabili.
I corpi si reclamano per non lasciar spazio alcuno.
Me ne frego dei miei polmoni che chiedono aria, mentre con i denti prendo il suo labbro inferiore tanto forte da fargli uscire sangue.
Non sembra neanche accorgersi, mentre si rituffa sulle mie labbra, mentre con una mano tiene la mia nuca e mi spinge sempre più forte verso di sè.
Il mio corpo, sotto le sue mani, trema incontrollabile e desideroso di sensazioni mai provate prima.
Il cuore mi batte forte, tanto da tapparmi le orecchie.
Lui con delicatezza appoggia la mia schiena sul divano, mentre le sue braccia lasciano il mio corpo, solo per reggersi sulla superficie del divano e non gravare su di me, che non ho nessuna intenzione di lasciarlo invece.
Più per esigenze fisiche polmonari che per voglia, le labbra si lasciano andare.
Insaziabile più di me, si tuffa sul mio collo lasciando una serie di baci. Poi sceglie un punto e inizia a mordicchiare lascivamente un lembo di pelle, tirandola e baciandola al tempo stesso.
Io non riesco a fare altro che tenere gli occhi chiusi inebriata e continuare a stringere la sua chioma con le mani per impedirgli di lasciarmi andare.
Con le gambe strette ancora alla sua vita, cerco di portarlo più vicino a me, come se il mio corpo involontariamente ne stesse chiedendo sempre di più.
Come se non ne fosse mai abbastanza.
All’improvviso lascia il mio collo e, sempre con gli occhi chiusi, sento il suo alito dal profumo delicato di cioccolato arrivarmi sul viso.
Incontrollatamente lascio andare una piccola protesa dalle labbra e apro gli occhi.
Il suo sguardo mi arriva dritto allo stomaco.
Mi guarda come se volesse letteralmente mangiarmi, in modo famelico, vorace, bramoso.
Gli occhi lucidi non lasciano i miei neanche per un secondo, arrivandomi fino nel profondo.
Si lascia scappare un piccolo sorriso dalle labbra, mentre porta lentamente una mano ad accarezzare il mio viso.
Non so cosa stia facendo esattamente, ma il mio cervello è talmente fuori uso che non riesce a chiedersi o a domandarsi niente.
Voglio solo che mi baci forte, che mi stringa con energia. Voglio sentirlo mio.
E questa sua attesa, questo suo rimanere lì a guardarmi, non fa che accentuare il mio quasi fastidioso desiderio.
Una fitta costante al basso ventre richiama le sue attenzioni, il suo corpo sul mio.
Voglio che mi schiacci letteralmente, non mi importa nulla, l’importante è sentirlo su di me.
La sua mano lascia la mia guancia per depositarsi nuovamente sulla superficie del divano su cui siamo sdraiati.
Il suo viso inizia lentamente la sua discesa verso il mio, senza sforzo alcuno.
Trepidante aspetto che le nostre labbra si incontrino di nuovo, ma lui non sembra dello stesso avviso, dato che si ferma a pochissimi, ma pur sempre troppi per me, centimetri.
-Prima di continuare- sussurra lasciandosi scappare un sospiro finale - voglio sapere a cosa sia dovuto - continua con un certo sforzo - tutto questo-.
Di certo l’ultima cosa che vorrei fare adesso è parlare, soprattutto con il cervello andato e fuori uso.
Soprattutto con lui qui su di me.
-Perché no- sussurro con fatica in risposta, facendo incontrare lievemente le nostre labbra e facendogli socchiudere gli occhi.
Stringo forte i suoi capelli e le gambe strette nella sua vita, sperando che basti a farlo tacere e a fargli capire che non è il momento di aprire la bocca!
Probabilmente se fossi stata nella sua posizione, non sarei neanche arrivata fino a questo punto, prima di iniziare un interrogatorio degno di mia madre.
Avrei rovinato il momento ancora prima di iniziarlo.
Lui invece no!
Lui mi fa stare sulle spine, mi fa arrivare ad un punto di non ritorno e poi vuole parlare.
MACCHISSENEFREGA!
-Rossa- sussurra volontariamente sulle mie labbra.
-Non che mi dispiaccia,-continua abbassandosi sul mio collo.
-non che non voglia, - dice baciandomi nello stesso punto di prima.
-non è che non ti desideri -si sposta sull’altro lato del collo -e che Salazar mi maledisse se dicessi di non voler toglierti tutto di dosso in questo momento-continua mordicchiandomi il collo come prima, probabilmente ignorando il tremolio che invade il mio corpo.
-Ma- dice spostandosi di nuovo all’altezza del mio viso- ti conosco Rossa e tu non fai niente per nulla- conclude lasciandomi un veloce bacio a stampo sulle labbra, per poi alzarsi alla velocità della luce dal divano.
Sono talmente sorpresa dalla tempesta di freddo che mi colpisce il corpo improvvisamente, che per un paio di secondi buoni rimango nella stessa posizione, come se ce lo avessi ancora addosso.
Ce ne metto altrettanti buoni per riprendermi e sedermi sul divano con la faccia accaldata e visibilmente infastidita per l’interruzione.
Non riesco a non far caso al vivido rigonfiamento proprio all’altezza del cavallo dei pantaloni.
Normalmente mi sarei imbarazzata, ma adesso come adesso, ne sono quasi orgogliosa. Sorprendentemente mi piace sapere che i miei baci, le mie carezze, il mio corpo abbia un certo evidente effetto su di lui.
Tanto quanto lo è lui, che in piedi davanti a me, non ha nessunissima intenzione di coprirsi, non ha traccia di vergogna o imbarazzo sul viso.
Mi guarda impaziente e guardingo.
-Allora Rossa - ribatte infatti davanti al mio mutismo.
-Sinceramente -inizio alzando lo sguardo su di lui - perché non farlo- continuo incerta.
Incerta perché non so cosa dire, non so come esprimere quello che è per  me.
L’emozioni che ho provato avendolo così vicino sono indescrivibili.
Davanti mi passano come in una vecchia pellicola di film, tutte le immagini di noi.
Tutte le litigate di questi anni dovute all’immaturità e, quella che pensavamo, incompatibilità caratteriale.Tutte le volte in cui ho criticato Al e le ragazzette che gli correvano dietro.
Tutti i dispetti, i giochi e le sfide.
Il bacio nel reparto proibito, che ha dato il via a questa cosa tra noi.
Le miriadi di volte in cui mi ha protetto, abbracciato, baciato. In cui mi ha voluta e mi ha fatta sentire come se fossi la persona più fortunata del mondo.
E poco importa se quelle parole le abbia urlate in faccia a quella megera, perché inconsciamente me le ha sempre dimostrate e io le ho sempre accolte.
Sciocca a non esserci arrivata prima.
Sciocca ad aver perso tutto questo tempo a farmi pippe mentali inutili e infondate, dato che bastava, come dice sempre lui, lasciarsi andare e seguire l’istinto.
Sciocca ad essermi basata su un Malfoy che credevo di conoscere, su un Malfoy immaturo e bambino.
Bastava solo aprire gli occhi del mio cuore e tutto sarebbe stato chiaro e limpido, come in questo momento.
E basta continuare a pensare o analizzare il tutto.
Sono qui con lui e non vorrei essere da nessun’altra parte.
-Perché rimanere qui- dico con tono deciso, alzandomi dal divano -aspettando il momento perfetto- continuo arrivando fino a lui, che mi guarda stranito, come se non stesse capendo niente.
E come dargli torto d’altronde.
-Siamo qui - dico con un accenno di sorriso e portando le mie mani sul suo collo che freme al contatto con la mia pelle.
- e non voglio altro - continuo iniziando lentamente ad arretrare, portandomi lui con me.
Non fa alcuna rimostranza, mi segue continuando a tenere gli occhi dentro i miei. E il famoso grigio ghiaccio non sembra più così invalicabile; delle piccole pagliuzze dorate fanno capolinea in quel piccolo mare ghiacciato, riscaldandolo.
E mentre all’altezza dei miei polpacci sento la sagoma del divano, mi alzo sulle punte per sussurrargli in modo quasi liberatorio - che te-
Sospira anche lui di rimando, socchiudendo leggermente gli occhi, mentre le mie mani ancorate ancora al suo collo, percepiscono il battito accelerato del suo cuore.
-Ne sei sicura Rossa?- chiede con evidente sforzo nella voce, mentre le sue mani stringono sempre di più la mia vita.
Richiamo la sua attenzione stringendo lievemente le mie dita sul suo collo e allontanando il mio viso dal suo.
-Assolutamente si- rispondo senza alcuna esitazione.
Ci fissiamo intensamente per un paio di secondi.
Grigio contro verde. Lui riceve un ultima e fondamentale conferma.
Avvicina il suo viso al mio, mentre con le mani sulla mia vita spinge il mio corpo vicino a sè, tanto che percepisco chiara e tonda l’esigenza che lui ha di me.
E ancora una volta non ne sono imbarazzata, bensì ne sono attratta, desiderosa.
Lascio vagare lentamente le mie mani dal collo fino al suo petto, dove sento chiaramente sotto le dite le pulsazioni del suo cuore.
Sempre lentamente inizio a sbottonare un bottone della camicia alla volta, mentre lui lascia vagare le sue mani sotto il mio maglioncino per toccare la pelle della mia schiena, dalla quale partono incontrollabili brividi.
Avvicina il suo viso al mio, facendo toccare fronte contro fronte e richiamare così la mia attenzione.
Sbottonato l’ultimo bottone però, le mie mani e i miei occhi sono incantati dalla sua pelle liscia e bianca.
La pancia piatta si contrare mentre passo le mie dita elettrizzate sulla sua pelle. Una lenta ascesa che gli fa aumentare rapidamente il fiato.
I miei occhi non riescono a non fissare le mie mani che, arrivate sulle sue spalle larghe e imponenti, continuano il loro percorso sulle braccia forti e non troppo muscolose, portando con sé anche la leggera stoffa della camicia.
Arrivate alle mani, che subito stringono le mie, alzo finalmente lo sguardo su di lui, senza riuscire a non dare un ultimo ma bramoso sguardo sul suo petto cocente.
I suoi occhi ardenti colpiscono i miei.
Questa volta è il suo turno, mentre con le mani prende un lembo di maglioncino da entrambi i lati e me lo fa passare velocemente sulla testa.
Ho una leggera e quasi inesistente canottiera sotto, consapevole che non copra nulla, ma anche questa volta non riesco ad essere imbarazzata.
Lo sguardo famelico, quasi affamato, che non lascia alcun dubbio sul suo desideroso intento, mi fa sentire così … donna.
Mi fa sentire attraente e sexy.
Anche la canottiera lascia il mio corpo, raggiungendo sul pavimento il mio maglioncino e la sua camicia.
Non sapevo fosse possibile, ma nel suo sguardo sembra accendersi qualcosa di forte, rendendo quelle pagliuzzette dorate ancora più splendenti.
E, dopo quelle che sembrano ore, mi bacia.
Mi bacia forte, prorompente, avido ed io rispondo con un’energia che non pensavo di avere.
Le sue mani aperte per prendere più pelle possibile della mia schiena, mi spingono ingorde verso di lui, facendo incontrare per la prima volta la superficie ardente dei nostri petti.
Il mio seno esplode a contatto con la sua pelle tonica e liscia, mentre i cuori iniziano a battere fino all‘inverosimile.
Alla fine le sue braccia mi prendono e le mie gambe si allacciano sulla sua vita, mentre, senza smettere di baciarmi, appoggia delicatamente la mia schiena sulla superficie semimorbida del divano.
Come succede sempre, più per ovvie ragioni di natura fisica che per voglia, le nostre labbra gonfie si lasciano andare e lui, senza aspettare, si fionda sul mio collo.
Inizia una serie di piccoli baci intervallati da delicati morsetti, continuando poi a scendere fino all’incavo del mio piccolo seno.
Non ero pronta ad una scarica così forte; le mani, ritornate sui suoi capelli, non riescono a non stringere forte, mentre ad occhi chiusi mi beo di queste piccole ma grandi attenzioni.
Continua la corsa fino ad arrivare all’addome inferiore, cosa che procura in me una forte e piacevole fitta nel più profondo basso ventre.
Sempre lentamente ripercorre la traiettoria, lasciando sempre più spazio alla lingua che alle labbra.
E, che Merlino mi maledica pure, se vi dico che non ho mai provato questo senso di soddisfacente vulnerabilità. In balia di lui e della sua benedetta e maledettissima esperienza!
E quasi quasi maledico la mia di inesperienza, che non mi permette altro che rimanere qui totalmente e irrimediabilmente immobile e inerme.
Cresce in me sempre di più la voglia di averlo vicino, più vicino possibile.
Sono talmente incantata dal suo tocco così travolgente, che non mi accorgo quasi del suo intento di togliermi i pantaloni.
Alzo fin troppo velocemente il sedere, desiderosa e impaziente, tanto che lui si lascia scappare una risatina divertita.
Lo sento raggiungere il mio viso, solo per sussurrarmi lascivamente un - Calma Rossa-.
Apro finalmente gli occhi per lanciargli di rimando uno sguardo come per dire -Muoviti furetto- che lo fa di nuovo ridere.
Se non fosse che non ho la più pallida  idea di dove mettere le mani, giuro che gli avrei fatto passare la voglia di fare lo spiritoso.
Ma allo stesso tempo mi sono rotta di stare lì come una stocca fissa, e, senza smettere di guardarlo, ho lasciato vagare le mie mani sul suo petto fino ad arrivare alla sua cintura.
Mentre gli lascio leggeri baci sul viso cerco di slacciargli la cintura dei pantaloni, senza molto successo in realtà.
Ha portato le sue braccia ai lati del mio viso per sostenere il suo peso e non schiacciarmi. Allo stesso tempo ha portato il suo viso all’altezza del mio e, senza vergogna o imbarazzo, lascia trasparire chiaramente dal suo viso soddisfatto ciò che le mie mani sulla sua pelle gli provoca.
Ha gli occhi semichiusi e la bocca leggermente spalancata, dalla quale esce il fiato con andamento veloce e deciso. Le guance sono ricoperte da un leggero colorito rossastro e la fronte lievemente ricoperta da uno strato di sudore.
Averlo così vicino a me, così lascivo e visibilmente perso dalle mie attenzioni, mi distrae più del dovuto, tanto che ho qualche difficoltà a togliergli i pantaloni.
Non sembra importare, dato che in una frazione di secondo e con un rapido movimento, che dalla mia angolazione non riesco a percepire, lui se li toglie senza esitare.
E la sua erezione prorompente che vedo mi spaventa e mi eccita più del dovuto.
Il tempo di un secondo si risdraia su di me ed ogni contatto con la sua pelle, inizia a farmi tremare di desiderio impaziente.
Senza averlo programmato, porto le mie mani dietro la mia schiena e slaccio il reggiseno, smaniosa di avere sempre più pelle ha contatto con la sua.
Con fare lascivo, prende con i denti il piccolo laccetto in mezzo alle coppe e lentamente me lo sfila di dosso, senza togliere gli occhi dai miei, sicuro di farmi arrivare forte e chiaro il suo desiderio.
Non so se sia dovuto a come mi guardi in questo momento, non so se sia dovuta alla mia irrefrenabile e sempre in aumento frenesia, fatto sta che neanche in questo momento, con solo un piccolo e leggero lembo di stoffa addosso, riesco a sentirmi imbarazzata.
Non riesco a vergognarmi, perché lo sguardo bramoso e sorpreso con cui mi guarda, mi fa sentire così bella.
Neanche il piccolo seno che la natura mi ha dato lo vedo più come un difetto, perché mi guarda come se per lui fosse perfetto e di conseguenza IO mi sento perfetta.
E mentre non riesce a smettere di baciarmi più pelle possibile, porta le sue grandi e delicate mani a sfiorarmi i fianchi, fino a prendere l’elastico delle mie mutandine.
Senza smettere di baciare e mordicchiare, lascia scivolare su di me la morbida stoffa, facendo crescere sempre più l’attesa, che sembra non finire mai.
Ed eccomi qui, vulnerabilmente nuda davanti a lui, pronta a lasciarmi andare, pronta a donargli ciò che di più bello una donna possa offrire ad un uomo.
E sono contenta che sia lui, non potevo desiderare di meglio. Non potevo che desiderare le sue delicate e passionali attenzioni, le sue lievi e sentite carezze, i suoi amorevoli e bramosi baci.
Le sue mani che vagano su di me con discreta prepotenza.
I suoi occhi incisivi che esprimono l’ardente effetto che ho su di lui.
Il suo corpo insaziabilmente attratto dal mio.
I cuori che battono infrenabili insieme.
E non potevo immaginare di meglio, neanche nelle mie più profonde fantasie.
E non importa tutto quello che abbiamo passato, perché adesso siamo qui ed è ciò che conta.
Non importa se io sono la Weasley che non ha mai sopportato e lui quel maledetto furetto che non ho mai saputo altro che rifiutare.
Adesso siamo solo Rose e Scorpius, soltanto noi.
E dopo aver lasciato andare anche l’ultima protezione che lui aveva indosso, è ritornato a puntare tagliente i suoi ormai caldi occhi grigio ghiaccio nei miei accecanti verde smeraldo.
Mentre lascia piccoli baci sulle mie guance, si posiziona tra le mie gambe frenetiche.
Le mie braccia gli cingono il collo, mentre ad occhi chiusi vivo intensamente questo momento.
-Non voglio farti male- mi sussurra dolce e un po’ preoccupato all’orecchio.
-Tranquillo- gli sussurro di rimando, portando il suo viso all’altezza del mio e facendo incontrare le nostre labbra per un bacio dolce, ma che basta a calmarlo un poco.
Con delicata premura, senza staccare le nostre labbra, accompagna il suo membro verso la mia entrata.
Sento subito un dolore lancinante, che mi fa scappare un piccolo lamento dalla bocca.
Lui si blocca all’improvviso, staccandosi dalle mie labbra per lanciarmi uno sguardo tra il preoccupato e l’intimorito.
Questa sua dolce cura che ha nei miei confronti quasi mi scioglie. Gli sorrido sincera, lasciandogli un piccolo bacio a fior di labbra.
Abituatami abbastanza in fretta, lascio che le mie gambe si intreccino alla sua vita.
Reprimo in fretta il forte fastidio dovuto al movimento repentino e con le mani lo riavvicino a me, facendo incontrare le nostre labbra con forza questa volta.
Questo mio gesto lo invoglia a continuare e, nel momento in cui i nostri bacini si incontrano, entrambi ci lasciamo andare ad un sospiro liberatorio.
Mi lascia un paio di secondi per abituarmi immagino.
Ho il corpo letteralmente in fiamme e, non pensavo fosse possibile, il cuore mi batte come mai aveva battuto.
Ma non è una brutta sensazione anzi. È la più bella sensazione che io abbia mai sentito.
Perché non è una questione solo fisica, ma soprattutto emotiva. Mi sento come se fossi in pace, in paradiso, nel posto perfetto al momento perfetto.
Mi sento perfetta io.
Mi sento perfetta con lui.
E quando rinizia la corsa, più andiamo avanti e più il dolore diminuisce, lasciando spazio ad una sensazione di afrodisiaco benessere.
E la sua bocca, che non fa altro che baciarmi prima un lato del collo, poi l’altro, poi le labbra, poi un seno e poi l’altro, intensifica ancora di più questo stato di pura ecstasy.
E io non riesco a fare altro che tirargli i capelli prima, aggrapparmi alle sue spalle poi, seguirlo in tutto e lasciarmi guidare inebriata.
E più le spinte si intensificano, più si intensifica il piacere.
Lo sento sollevarsi e infrangere il suo alito sul mio viso,  senza mai smettere di spingere.
-Guardami- mi sussurra con un tono che mi ha fatto venire i brividi in tutto il corpo e deve essersene accorto anche lui, che  aumenta le spinte all'improvviso.
Apro gli occhi accogliendo la sua richiesta.
Lui appoggia la fronte sulla mia senza staccare gli occhi dai miei, mentre io non smetto di abbracciarlo, stringerlo, graffiarlo.
Insieme, come fatti di una solo anima, le menti e i corpi raggiungono un picco tale di piacere che non sono in grado di descrivere.
E mentre tremiamo insieme, veniamo insieme, mi accorgo di quanto io sia ufficialmente, irrimediabilmente, totalmente innamorata di Scorpius Hyperion Malfoy.

Con un sorriso che gli incornicia magnificamente il viso, si sdraia di fianco a me, stringendomi con un braccio la vita.
Viso contro viso, cuore contro cuore.
Rimaniamo a guardarci negli occhi e, senza dirmelo, vedo quanto amore lui provi per me. Quanto quelle pagliuzzette dorate si siano intensificate, abbiamo riscaldato quegli occhi non più così tanto di ghiaccio.
-Grazie- gli sussurro d’istinto.
Non so esattamente per quale motivo, magari ce ne sono talmente tanti che non so quale scegliere, tutti di eugual importanza, ma ho comunque sentito il bisogno di dirglielo.
-Grazie a te Rossa- mi risponde, lasciandomi un piccolo bacio assonnato.
Come per magia, ci muoviamo insieme: lui si mette con la schiena rivolta verso la superficie del divano, mentre io appoggio la testa sul suo petto, proprio all’altezza del cuore.
Ed è proprio col battito del suo cuore, che raggiungo le braccia di Morfeo.

***

La mattina dopo mi son svegliata a suon di carezze dalle sue mani così grandi, ma così tanto delicate.
Chi l’avrebbe mai detto che uno come Malfoy potesse essere così dolce e premuroso?
E anche quando apro gli occhi, con la testa ancora appoggiata al suo cuore che batte forte, lui continua ad accarezzarmi con un tocco lento e leggero.
Una strana immagine di lui e di me ogni mattina così, stretti a noi, mi passa davanti agli occhi.
Sarebbe così … bello.
-Buongiorno Rossa- sento la sua voce per niente assonnata arrivarmi da sopra la nuca.
Chissà da quanto tempo è sveglio!
Alzo, con non poca difficoltà, la testa dal suo petto e lo guardo sorridermi felice.
-Giorno- rispondo con voce assonnata, mentre un’ infrenabile voglia di baciarlo mi assale.
E lo faccio senza esitare. E mi piace il pensiero che potrò farlo tutte le volte in cui ne avrò voglia, senza problemi, paranoie o drammi.
Senza vergogna, senza imbarazzo, senza nervosismo.
E mi piace l’idea che lui mi accoglie felice e con lo stesso trasporto che ho io. Mi piace sentire una sua mano sulla schiena vagare vibrante, mentre l’altra mi accarezza la guancia delicata.
Mi piace sentire che il mio corpo nudo a contatto con il suo si sente a suo agio. Si sente protetto, sicuro, a casa.
E questa volta però non ci stacchiamo per motivi fisico polmonari. Mi stacco da quelle fantastiche labbra e da quel buonissimo profumo e sapore di cioccolato, perché le mie braccia, a differenza delle sue, non riescono a sopportare il mio peso per troppo tempo.
Come abbia fatto lui ieri sera, rimane un mistero.
Ieri sera!
Sono certa che rimarrà una delle serata più belle e intense della mia vita. Una di quelle serate di cui, anche fra trent’anni, non mi pentirò assolutamente.
-Buongiorno- ripete lui con fare malizioso questa volta e stringendo lievemente la mano posta sulla schiena.
Mi lascio scappare una risata, fin troppo compiaciuta da quel ghigno made-in-Malfoy che fino a non troppo tempo fa mi dava sui nervi.
-Smettila di fare il cretino- cerco comunque di dire cercando di sembrare infastidita, ma lui non ci casca.
-Non ti crede nessuno Rossa- ribatte infatti, ampliando notevolmente sulla sua faccia il ghigno che lo contraddistingue.
Più per dargli fastidio che altro, punto i palmi delle mani sul suo petto e, con uno sguardo di sfida, inizio ad alzarmi da lui e dal divano.
-Che fai Rossa?- mi chiede tranquillo, nonostante lo faccia troppo velocemente per esserlo del tutto.
-Mi sto alzando- dico con fare ovvio, cercando di trattenere la risata pronta ad uscire.
Messi i piedi sul pavimento freddo, gli lancio una veloce occhiata.
Lo sguardo è un misto tra sbalordito, infastidito, accalorato.
Faccio leva su tutto l’autocontrollo che ho per non scoppiare a ridergli in faccia.
Messa in piedi inizio a fissarlo un po’ sfacciatamente, mentre lui fa vagare il suo sguardo sulla mia figura nuda, completamente nuda.
La scintilla di vibrante interesse che si accende subito nei suoi occhi, mi compiace più di quanto avessi mai immaginato.
Porta le braccia dietro la testa, come se volesse mettersi comodo, mentre io non riesco a non trattenere più del dovuto lo sguardo sul suo petto.
Per la mia sanità mentale, ringrazio Morgana che la parte inferiore del suo corpo sia coperta da un leggero lenzuolo di color verde bosco, che avrà deciso di chiedere alla Stanza delle Necessità stanotte, dato che non ne avevo vista l’esistenza ieri sera.
Con un certo sforzo, distolgo il mio sguardo da quel petto che mi chiama a gran voce, per spostarlo sul pavimento alla ricerca del mio intimo.
Sembrando il più disinvolta possibile, afferro le mie mutandine e le infilo con estrema lentezza, conscia e compiaciuta del suo sguardo su di me.
Si, avete capito bene. Amo avere quello sguardo su di me. Amo sentirmi così bella e amo sapere che sia lui a farmi sentire così.
E mi maledico, mentre sempre con esasperante lentezza infilo anche il reggiseno, di aver perso tempo e non aver scoperto prima queste sensazioni.
Di non essermi lasciata andare verso qualcuno che mi fa così bene.
Indossato l’intimo decido di rigirarmi verso di lui. Non ero pronta a ritrovarmelo in piedi, bello nella sua totale splendente naturalezza.
Uno sguardo visibilmente sorpreso si affaccia inevitabilmente sul mio viso e lui si lascia scappare una risatina soddisfatta.
-Ti piace quello che vedi Weasley?- mi domanda divertito, mentre si avvicina a me.
Lentamente percorro tutta la figura. Le gambe sode e muscolose, il membro imponente, l’addome piatto, il petto scolpito, le spalle larghe, il collo lungo, il viso etero.
I miei occhi non riescono a staccarsi da lui.
Sto ben di dio vuole me e desidera me.
-Io lo prendo come un si- continua a deridermi lui con il solito ghigno non più tanto fastidioso, mentre porta una mano dietro la mia nuca e l’altra delicata sulla vita.
Avvicina il mio viso e il suo insieme, facendo incontrare le nostre labbra.
E sembra un po’ come la prima volta che ci baciamo, la prima volta che le nostre lingue si incontrano, la prima volta che i nostri corpi si sfiorano.
Forse perché per la prima volta entrambi siamo consapevolmente innamorati.
Sposta anche l’altra mano sul mio viso, chiuso così a coppa dalle sue mani soffici e morbide, mentre io sposto le mie sulla sua schiena, spingendolo verso di me.
E probabilmente avremmo anche continuato ad esplorarci, nuovamente, se non si fosse di colpo lasciato scappare una lieve protesta e non si fosse allontanato da me.
-Che c’è?- chiedo spaesata.
-Qualcosa mi ha punto- dice con tono lamentoso, mentre si guarda in giro tenendo una mano sulla sua guancia sinistra.
Non fa in tempo a finire la frase che un bigliettino, esattamente uguale a quello di ieri sera, fa capolinea davanti ai nostri visi.
-Stiamo scherzando?- domando velocemente infastidita.
Non ho nessuna intenzione di lasciarlo andare questa volta. Ma questa quando inizia a farsi una cazzo di vita propria?
Di tutt’altro avviso, lui si ferma a guardare il bigliettino, che continua a svolazzargli in faccia.
Lo sguardo cambia, diventa di colpo preoccupato. Tanto repentinamente, si fionda con le mani sul bigliettino, lo apre e inizia a leggere.
-Devo andare- esclama d’improvviso. Dopo una rapida occhiata, si getta sui boxer e se li infila.
-Dove?- domando visibilmente incazzata.
Questa volta non se ne andrà così! Neanche se mi dichiarerà amore eterno davanti a tutto il mondo magico!
Lui, come se non gli avessi chiesto niente, continua a vestirsi di tutta fretta.
Pantaloni.
-Scorpius- cerco di chiamare la sua attenzione.
Camicia.
-Dov è che devi andare?- chiedo ancora con una certa dose di fastidio.
Se esce da quella porta senza dirmi niente, lo schianto seduta stante!
Calze.
-Malfoy- lo chiamo quasi urlando.
Questa volta funziona, dato che si blocca intento a prendere le scarpe.
Io lo guardo in piedi, ancora con solo l’intimo addosso, eppure questa volta non sembra importare.
Ha uno sguardo preoccupato, tanto preoccupato. In me, nel mio stomaco nasce un dolore mai provato prima.
-Che c’è?- domando addolcendo il tono e avvicinandomi a lui, che si era seduto sul divano con le scarpe vicino ai piedi.
-La Mc Granitt mi ha chiesto di presentarmi nel suo studio- dice con un soffio di voce, mentre inizia ad infilarsi la prima scarpa -c’è mio padre-
Per quanto non osi non credere a queste parole, il suo sguardo parla da sè, non capisco tutta questa fretta di andarsene. Il suo essere così agitato e preoccupato.
Non rispondo subito, incerta su quali parole usare, ma, messa anche l’altra scarpa, è lui stesso a guardarmi e a capire la tacita domanda che non ho il coraggio di fargli.
-Se c’è mio padre, vuol dire che Megan sta male- dice trafelato, mentre si fionda verso la porta della Stanza delle Necessità.
Rimango lì impalata a guardarlo, non certa di quello che dovrei fare.
D’istinto lo abbraccerei, ma è già troppo lontano.
-Vengo con te- esclamo improvvisamente, colta da una lampadina accesasi nel mio cervello.
Senza neanche toccare la stoffa dei miei pantaloni buttati ancora sul pavimento, la sua voce mi blocca.
-No, non ti preoccupare- esclama con fare frettoloso.
Ci sono talmente rimasta male, che non ho avuto neanche la minima accortezza di risollevarmi su in piedi. Ho girato la faccia sorpresa verso la direzione che sapevo esserci il suo corpo, ancora piegata nell’intento di prendere i pantaloni.
Probabilmente si è accorto da solo di essere stato troppo brusco senza motivo, tanto che, dopo aver preso un lungo respiro, si è diretto verso di me.
-Non che non voglia- dice addolcendo il tono e continuando a camminare, accennando un piccolo sorriso.
Mi rimetto dritta, aspettando che lui mi raggiunga.
-Voglio vedermela da solo- dice, accarezzandomi dolcemente una guancia - vai a fare colazione, ci vediamo subito dopo- continua, abbassandosi poi per lasciarmi un veloce bacio.
Si riallontana subito dopo e con grandi falcate raggiunge la porta. Senza neanche degnarmi di un ultimo sguardo esce e se ne va.
Per un minuto buono rimango lì impalata, senza muovermi.
Non ho neanche fame, così, dopo essermi rivestita, decido che sarei rimasta lì ad aspettarlo.

Peccato che Scorpius non si sarebbe fatto vivo se non due settimane dopo.


Sinceramente dovreste prendermi a pomodorate (esiste come parola)  in testa e io ovviamente non dovrei rispondere con nessuna obbiezione alcuna.
Perchè avete ragione e io non ho abbastanza validi motivi per ripresentarmi dopo tre mesi pieni!
E' stato tanto difficile scrivere questo capitolo, oltre per le scene in sè, complicate da descrivere (sapete la linea tra romantico e volgare è molto sottile, secondo me, se si tratta di scene erotiche), anche perchè non volevo risultare banale o, peggio ancora, troppo .
Spero ci sia ancora qualcuno qui con me; in tal caso, fatemi sapere che ne pensate, è davvero molto importante per me.
SCUSATEMI ancora per il ritardo madornale!
Un bacio,
Herm :*

P.S. SECONDO VOI, DATO IL CAPITOLO E LE SCENE DESCRITTE, DOVREI TRASFORMARE LA STORIA IN RATING ROSSO? E' UN DUBBIO ATROCE CHE MI ASSALE DA TUTTA LA STESURA DEL CAPITOLO!


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Capitolo 36
*** Capitolo 35 ***


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Capitolo 35


Due settimane vuote.
Senza vederlo, senza sentirlo. Neanche un piccolo straccio di lettera.

L’avevo aspettato nella Stanza delle Necessità fino all’ora di pranzo. Avevo passato tutta la mattinata a cercare di fare i compiti, a cercare di leggere qualcosa, mentre la mia mente era popolata dalle immagini della sera prima, interrotte talvolta dalla crescente preoccupazione all’aumentare delle ore.
Ero preoccupata sapendolo così tanto agitato. Ero preoccupata perché se n’era andato volendo “vedersela da solo”. Ero preoccupata perché non aveva voluto il mio aiuto e se n’era andato quasi senza neanche degnarmi di un saluto o di uno sguardo.
Ero preoccupata perché non mi aveva dato nessuna spiegazione, se non quel lieve riferimento al padre e alla sorella.
Ero preoccupata perché non sapevo cosa lo agitasse e non sapevo come poterlo aiutare.

Era arrivata l’ora di pranzo e di Scorpius non ne avevo vista traccia.
La prima cosa a cui avevo pensato era stata la possibilità che lui non pensasse di dover ritornare nella Stanza delle Necessità.
Magari si è diretto direttamente verso Sala Grande, mi ero detta tra me e me. Perciò avevo raccolto tutto e mi ero diretta lì il più velocemente possibile.
Mi era bastata una occhiata veloce verso il tavolo dei Serpeverde per rendermi conto che della famosa testa bionda non ce n’era traccia.
Era nata in me, subito dopo, la speranza di trovarlo di fianco ad Al, accanto ad Eve, nel tavolo dei Grifondoro.
Ma anche lì, il nulla assoluto.
Allora poi avevo pensato che magari non avesse avuto fame e che avesse bisogno di stare da solo.
Perciò avevo chiesto subito ad Al, il quale stranito mi aveva risposto che pensava fosse ancora con me.
E in quel momento, conscia che neanche il suo migliore amico sapesse niente, avevo iniziato a preoccuparmi seriamente.
Non era possibile che non avesse informato nessuno, non era possibile che dopo cinque ore non fosse ritornato nemmeno in dormitorio.

Avevo perciò deciso di raggiungere la scalinata che portava all’ufficio della Preside e aspettarlo lì.
Dopo penso un paio di ore, la scalinata silenziosamente immobile aveva iniziato a muoversi, segno che qualcuno stesse scendendo.
La faccia stranita della Mc Granitt che fece capolino, aveva fatto agitare ulteriormente il mio cuore.
E dopo che mi informò del ritorno momentaneo di Scorpius a casa per motivi familiari, aveva iniziato a nascere in me un piccolo accenno di rabbia.
Poteva mandare un bigliettino in cui mi diceva che sarebbe tornato a casa.
Ma subito dopo mi ero maledetta, perché dovevo essere più comprensiva. Probabilmente per ritornare a casa, voleva dire che era successo qualcosa di grave e di conseguenza, l’ultima cosa che potesse venirgli in mente era quella di avvisare una povera cretina come me.

Avevo aspettato la sera.
E la mattina dopo.
E la sera dopo.
E tutte quelle a venire, ma nessun bigliettino mi sarebbe stato inviato.
Entravo in Sala Grande per fare colazione, ma il primo sguardo era rivolto sempre al tavolo delle Serpi, convinta e speranzosa che prima o poi la sua testolina bionda facesse la sua comparsa.
Così in ogni aula di lezione, perché poteva essere che quella mattina non ci fossimo incontrati in Sala Grande, perché avevamo deciso orari diversi per colazione.
Per tutto l’orario del pranzo rimanevo incollata al portone della Sala Grande, fermamente convinta che sarebbe entrato con il suo solito portamento regale.

I pomeriggi li passavo in giardino, convinta che prima o poi lo avrei visto camminare nella mia direzione sulla soffice erba semiprimaverile, con stampato in faccia il solito ghigno.

Ma per tutta la settimana, tutte le mie speranze furono vane.
In tutta questa improvvisa solitudine, Alex aveva un paio di volte cercato di parlarmi di nuovo, convinto che l’assenza di Scorpius gli fornisse più chance.
Ma la mia migliore amica e le mie cugine l’avevano messo al suo posto alla pari di Scorpius.
Lily, con molta nonchalance, gli aveva detto che era ora che finisse di rompere le palle o altrimenti l’avrebbe buttato nel Lago Nero insieme alla piovra Gigante.
Non mi avevano lasciato mai sola, cercavano di farmi svagare, perché senza che io dicessi niente, avevano capito che qualcosa con Scorpius era cambiato e che, grazie a questo, la sua assenza faceva più male del dovuto.
Non avevano fatto particolari domande, strano soprattutto per Lily, ma mi rimanevano vicino, lanciandomi qualche volta, sperando che non me ne accorgessi, sguardi ansiosi e preoccupati.
E ogni notte ripensavo a quella sera, ai suoi baci, alle sue carezze, a lui e il cuore sembrava far sempre più male.

E così iniziò la seconda settimana.
Il lunedì mattina a colazione, Al mi disse che Scorpius aveva mandato un bigliettino in cui si scusava per esser andato via in quel modo, che probabilmente a poco sarebbe ritornato e che avrebbe spiegato il tutto.
E fu proprio la sua indifferenza che mi fece più male in assoluto.
Era vero, non stavamo ufficialmente insieme, ma cazzo, dopo tutto quello che avevamo vissuto quella sera, le cose che ci eravamo detti negli sguardi e negli abbracci, ero convinta che un bigliettino di spiegazioni me lo meritassi anche io.
E non me ne frega un cazzo che Al è il suo migliore amico.
E non me ne frega un cazzo se a fine lettera gli avesse chiesto di salutarmi e di darmi un bacio da parte sua.
E non me ne frega un cazzo di niente.
E tutta la seconda settimana l’avevo passata a riempirlo di impeti sempre meno gentili.

E anche in questa domenica mattina, inevitabilmente,  il primo pensiero è volato su quel bastardo di una serpe biondastra.
Apro gli occhi e il suo viso fa capolino davanti a me.
E nonostante la rabbia, non riesco, neanche dopo tutto questo tempo senza sapere nulla, a non sperare che stia meglio.
Nonostante la rabbia, la voglia di vederlo e di abbracciarlo non smette di farsi sentire.
E, mentre indosso un semplice maglioncino color borgogna e un paio di jeans, non smetto di fantasticare sul momento in cui lo rivedrò.
E mentre scendo le scale del dormitorio con Eve silenziosa al mio fianco, la mente continua a viaggiare, in continua contraddizione tra rabbia e speranza.
E, varcato il portone della Sala Grande, i miei occhi, come d’abitudine ormai, viaggiano sul tavolo dei Serpeverde.
E ancora prima che il mio cervello capisca che la testolina bionda che i miei occhi stanno guardando è reale, è lì in mezzo ad altre cento e passa testoline, il mio cuore inizia a battere.
Attratto forse dal mio sguardo su di sé, immobile sul ciglio del portone della Sala Grande, gira all’improvviso la testa facendo, dopo tanto tempo, rincontrare il grigio ghiaccio dei suoi occhi con il verde smeraldo dei miei.
Il cuore batte sempre più veloce, incontrollatamente più veloce. Lo stomaco si torciglia su se stesso, mentre le gambe iniziano a tremare.
L’istinto mi dice di correre da lui ed abbracciarlo più forte che posso, ma dopo due settimane di preoccupazione e senza uno straccio di spiegazione, l’orgoglio è più forte, la rabbia è più forte, la delusione è più forte.
E dal suo spalancare gli occhi, capisco che sulla mia faccia tutto traspare.
Senza rendermene conto, giro su me stessa, sciogliendo quel legame di sguardi, e prendo la strada diretta al giardino.
Devo prendere aria.

Varcato l’immenso portone in quercia dell’uscita, l’aria fresca del mattino mi colpisce la faccia in fiamme. Individuo il mio albero preferito e mentre mi dirigo di tutta fretta, mi rendo conto di quanta fatica faccia a respirare.
-Rose- mi arriva decisa e chiara la sua voce, mentre mi rendo conto di come il mio cuore stia cercando di urlare sempre più forte per sormontare la testa.
-Rose- sento la sua voce più vicina, mentre accelero di più il passo.
Non voglio parlargli in questo momento, non voglio ascoltare niente.
Non è concepibile che scompaia per due settimane, spedisca un unico messaggio ad Al e poi, come se nulla fosse, ricompaia senza dire nulla.
-Rose- esclama deciso, prendendomi in contemporanea un braccio.
E per quanto io voglia scappare, andare il più lontano possibile da lui, c’è qualcosa che, la pelle della sua mano a contatto con il mio braccio, mi obbliga a fermarmi all’istante.
È lui a posizionarsi davanti a me, che con la testa bassa riesco a vedere solo le sue scarpe.
-Rose- sussurra lievemente, mentre lascia andare lentamente il mio braccio, che inerme si posiziona sul mio fianco.
-Guardami- dice piano con un tono quasi indeciso.
Da una parte qualcosa dentro di me urla di ascoltarlo, di lasciarlo spiegare, perché sicuramente ci sarà qualcosa di importante da sentire.
Dall’altra, orgoglio e delusione forse, mi dicono di andarmene e di non degnarlo di uno sguardo, esattamente nello stesso modo in cui si era comportato lui.
-Mia sorella ha una grave malattia- dice in un sussurro debole e fragile.
Ed è proprio questo a spezzarmi definitivamente il cuore.
Alzo lo sguardo e i suoi occhi lucidi rompono qualcosa dentro di me.
Vorrei abbracciarlo, stringerlo per rubargli un po’ del dolore che sta provando, mentre con lo sguardo triste lui mi prega di farlo.
Ma nonostante questo, non riesco a muovermi di un millimetro. Rimango ferma in piedi davanti a lui, con le braccia inermi sui miei fianchi, con il cuore che scalpita.
-Cosa ha?- domando in un filo di voce, mentre la testa continua a ricordarmi che non ha avuto neanche un secondo in queste due settimane per dirmi cosa fosse successo.
Per quanto sia consapevole dell’amore forte che prova verso la sorellina, dall’altra parte non riesco a dimenticare quanto io sia stata male vedendolo andare via così.
-I medimaghi non riescono a capire di cosa si tratti- inizia con tono malinconico - E’ da mesi che continua avere febbre e stanchezza, ma ha iniziato ad avere anche forti dolori addominali, perciò i miei l’hanno portata al San Mungo. L’hanno ricoverata subito, perché era in atto una forte emorragia interna causata dalla rottura della milza. - continua sempre con voce più sofferente, mentre sembra ripercorrere quei momenti con la mente.
-I medimaghi l’hanno operata e nonostante l’intervento sia andato bene, la febbre non si abbassa e sembra sempre più stanca. L’abbiamo riportata a casa, ma ogni giorno sembra andare sempre peggio. Nonostante riposi e dorma tutto il tempo, appare sempre più stanca e ultimamente inizia ad avere un colorito giallognolo.-
Si ferma prendendo un lungo respiro. Mi guarda come se si aspettasse qualcosa.
Magari un abbraccio, che dici testa di rapa?
Interviene una vocina, la mia coscienza immagino, ma cerco di non farci caso.
Non so cosa mi spinga a rimanerci così male, alla fine non è che sia andato a divertirsi con gli amici. La sorella è stata male, anzi continua a stare male, e non posso, anzi non voglio, pretendere di stare al primo posto.
E allora, che cazzo mi prende?
-I medimaghi stanno cercando di trovarne la causa, magari trovata quella si riesce poi a capire cosa abbia mia sorella e a trovarne la cura-
Ha un’aria stanca, oltre che triste.
-Mi dispiace- mi lascio scappare con un tono leggero.
Non so cos’altro dire. Cosa si dice in questi casi?
-Tutto qui?- mi domanda incredulo e anche un pochino arrabbiato.
-Cos’altro dovrei dirti?- chiedo fin troppo dura.
E mentre lui sgrana sempre di più gli occhi, io mi pento subito di quello che ho appena detto.
Ma posso essere più deficiente di così?
-Ti ho appena detto che mia sorella sta male e tutto quello che sai dirmi è Mi dispiace? Tutto quello che sai fare è rimanere lì impalata come una stoccafisso?- mi domanda mentre la voce si alza sempre più.
Lo sguardo arrabbiato con cui mi guarda mi fa rimanere male, tanto quanto quella sera in cui mi ha girato le spalle.
-Non parli più?- continua la raffica di domande, sempre più incredulo e arrabbiato.
Non so perché, ma dentro di me inizia a nascere un senso di rabbia, uguale a quella provata questa settimana.
Mi infastidisce il modo in cui mi sta parlando, il tono che sta usando.
Non importa se è arrabbiato e stanco. Deluso e triste.
-Te lo ripeto, cos’altro dovrei dirti?- domando arrabbiata e infastidita.
Non chiedetemi che cavolo mi stia succedendo, ma la mia bocca sta facendo tutto da sola.
-Stai scherzando Weasley?- domanda facendo un passo indietro e guardandomi come se davanti a sè avesse un alieno.
E la rabbia si fa più intensa, come il fastidio al sentire il mio cognome uscire dalla sua bocca.
-Cosa dovrei fare scusa?- domando come se davvero non sapessi che basterebbe allungare le mie braccia e stringerlo a me. Come se non sapessi che basterebbe una carezza ed un bacio per alleviare un po’ il dolore che sta provando.
-Io non credo alle mie orecchie- butta fuori tutto d’un fiato - Mi stai chiedendo cosa dovresti fare? Ma ti sei rincretinita tutto d’un colpo?- continua la serie di domande, allargando le braccia e guardandomi con fare sbigottito.
-Smettila di usare questo tono con me Malfoy- ribatto risentita, sputando la parola Malfoy quasi fosse una specie di insulto. E anche questa volta la testa prevale sul cuore che continua ad urlarmi di smettere di fare la deficiente e di buttargli le braccia al collo.
Ma ancora una volta, c’è qualcosa che mi ricorda che lui non ha bisogno del mio aiuto.
-E poi- continuo sotto il suo sguardo sempre più arrabbiato che sorpreso - non eri tu quello che voleva cavarsela da solo?-
E forse è proprio questo che mi fece più male quella sera.
Era stata proprio quella sua semplice frase a deludermi più di tutte. Sentirmi così … inutile.
E mentre quel famoso qualcosa che non mi permette di muovermi, di abbracciarlo, di stringerlo sta facendo finalmente capolinea nella mia mente, qualcosa nel suo sguardo cambia.
-Cosa vuoi dire Weasley?- mi domanda con tono fermo, freddo, senza nessuna traccia di rabbia o sorpresa. Aveva cambiato totalmente e radicalmente atteggiamento.
-Dico esattamente quello che mi dissi tu- rispondo come se non me ne importasse nulla.
SMETTILA! NON ESAGERARE!
Mi urla qualcosa nei meandri del mio cervello, ma che caccio malamente via. Alla fine, era stato lui a deciderlo.
-Perciò adesso di cosa ti stupisci, se sei stato tu a dirmi che te la saresti cavata da solo? Cosa che poi hai fatto, dato che per due settimane non ho saputo neanche come stessi- rincaro la dose, lasciando una generosa dose di delusione.
Perché sì, mi aveva davvero fatta rimanere male sapere che lui non avesse pensato neanche di potersi rivolgere a me per un aiuto.
-Forse non hai capito bene quello che ti ho detto- risponde con tono freddo e glaciale - mia sorella è stata ricoverata in ospedale. Mia sorella di cinque anni non sta bene- continua alzando sempre di più la voce - secondo te, con mia sorella in quelle condizioni, potevo pensare a scriverti letterine d’amore e strappa lacrime?- domanda con il suo famoso tono derisorio, con quel fare altezzoso, come se fossi uno straccio vecchio e logoro da buttare per terra.
-Non ho detto questo- rispondo infastidita dal quel suo vecchio atteggiamento che mi mandava sui nervi mesi fa e mi manda sui nervi anche adesso.
E non mi importa un fico secco, se forse la possibilità che io me lo meriti questo suo fare alla vecchia maniera sia davvero alta.
-E cosa vuoi dire esattamente?- domanda sempre con quel fare spocchioso.
-Un bigliettino per sapere cosa fosse successo non ti costava mica cinquecento mila galeoni d’oro- rispondo stizzita - tanto che ad Al una letterina gliel’hai mandata-
E sembra quasi cambiare qualcosa in lui, nei suoi occhi grigio ghiaccio nei quali sembrano quasi del tutto sparite le pagliuzzette dorate che tanto ho imparato ad amare. Quasi però, tanto che in una frazione di secondo, ritorna come prima.
-E’ stato Al a mandarmi una lettera per sapere come stavo, la mia era di risposta- ribatte infastidito - critichi tanto me, ma tu ti sei per caso fatta sentire in queste due settimane eh? - domanda rialzando di nuovo la voce.
-Tu hai detto di volertela cavare da solo, che, in poche parole, il mio aiuto non ti sarebbe servito- ribatto ferma nella mia convinzione, ignorando il fatto che non avesse scritto ad Al per fargli sapere cosa stesse succedendo, ma era stato Al ad essersi informato sul suo migliore amico.
In poche parole, ho ignorato il senso di colpa nato in me.
-Adesso ho bisogno di te, cazzo Weasley- l’ha detto così velocemente, con un tono quasi disperato, che il mio cuore ha riniziato a sbattere sulla gabbia toracica come se volesse uscire fuori.
E proprio questa sua esternazione così chiara, imprevedibile, che smonta due settimane di preoccupazione, rabbia e delusione, mi ha lasciata senza parole.
Ed è stata questa mia scelta di stare in silenzio ed immobile a farlo arrabbiare ancora di più, tant’è che con un bel “vaffanculo Weasley” e una bella spallata di accompagnamento, ha preso la direzione del portone per rientrare al castello e lasciare me lì come un’idiota.
Perché diciamocelo chiaro, sono decisamente l’idiota più idiota di tutto il mondo magico.

***

Pov Scorpius

Son ritornato da almeno un’ora nella Sala Comune e, nonostante mi fumasse il cervello, il comportamento di Rose non l’avevo ancora capito.
Non capivo come potesse rispondermi con tale indifferenza.
Ero arrabbiato, ma soprattutto deluso. Avevo passato due settimane di merda e le avevo superate solo grazie al pensiero di lei e me insieme, di noi.
Grazie al profumo della sua pelle, al sapore dei suoi baci, grazie al modo in cui mi guardava e mi faceva sentire.
Non vedevo l’ora di ritornare ad Hogwarts solo per risentire su di me quelle mani così delicate, di abbracciarla e farmi stringere finché non avessi avuto più fiato e sentirmi così di nuovo bene, felice.
Non vedevo l’ora di liberare la mente e sentirmi il cuore un po’ più leggero, perché sapevo  con certezza che solo lei poteva farmi sentire un po’ meglio.
Non vedevo l’ora di sentire la sua voce delicata dirmi che sarebbe andato tutto bene, mentre mi avrebbe guardato con i suoi occhi splendidamente verde smeraldo.
Avevo superato con dignità queste due settimane infernali, evitando di piangere davanti ai miei genitori, davanti a mia sorella, solo pensando a lei e a quanto mi facesse star bene.
E invece tutto quello che avevo ricevuto era stato un bello schiaffo in pieno viso.

Tu hai detto di volertela cavare da solo.

Ma chissenefotte di quello che avevo detto! Pure un cazzo di cieco si sarebbe accorto che sto male e che l’unica cosa di cui ho bisogno è un suo abbraccio.
Ma evidentemente non ha avuto le palle di dire chiaramente che si è pentita di quella notte, di noi insieme e si è aggrappata alla prima scusa plausibile.
Ed è proprio questo pensiero a farmi più male in assoluto.
Cazzo mi sono totalmente innamorato e ancora una volta, il mio cuore viene buttato nel cesso.
Eppure quella sera tutto sembrava, tranne che pentita. Addirittura avevo pensato che con quel “grazie” in realtà mi stesse dicendo anche quanto si fosse innamorata di me, ma, conoscendola, non me lo avrebbe detto così semplicemente.
Lei è logica razionale e ci avrebbe pensato su ancora per molto, molto tempo.
Eppure a me non era interessato, perché glielo potevo leggere negli occhi e questo mi bastava per sentirmi l’uomo più fortunato del Mondo Magico.
E ancora una volta, mi sono sbagliato e tutto quello che ho ricevuto è stato un bel calcio nelle palle.
-Ciao Scorpius- è una voce femminile facilmente riconoscibile a distogliermi dai miei pensieri.
Di tutto risposta tiro gli occhi verso l’alto. Ci manca pure sta rompi pluffe oggi.
-Sembri triste- mi chiede portando una sua mano sul mio braccio.
E sarebbe stata anche invitante con lo sguardo lascivo, le labbra piene, coi lunghi capelli neri, la scollatura profonda e le gambe sensualmente chilometriche e accavallate, se non fosse che oramai preferisco indomabili peli di carota, forme più morbide e sguardo più genuino.
E c’era stato un tempo in cui se mi si fosse stato offerto un corpo del genere, mi sarei tagliato tutto l’amico dei bassi fondi piuttosto che rifiutarlo.
Ma ora, con lei seduta sul divano dalla pelle verde di fianco a me, tutto quello che volevo era che mi si lasciasse in pace.
-Che vuoi Brown?- domando scontroso. Ignoro il suo sguardo fintamente dispiaciuto.
Ai tempi d’oro le piaceva essere trattata male, diceva che il tutto sarebbe stato più divertente.
Non mi ha mai creato problemi, l’importante era passare la serata. Dove e come, domande alle quali non mi serviva una risposta, se un corpo come quello della Brown richiamava le mie attenzioni.
Adesso come adesso, solo averla seduta di fianco a me mi fa girare il cazzo.
-Ci divertiamo un po’?- domanda abbassando il tono, credendo di essere sexy e stringendo un po’ la presa, come per richiamare la mia attenzione -Come ai vecchi tempi- continua imperterrita, avvicinandosi al mio orecchio.
Se fosse stato come ai vecchi tempi, se una donna mi si fosse avvicinata all’orecchio e mi avesse parlato in modo così impudico e lussurioso, mi avrebbe mandato in pappa il cervello e tutto l’apparato.
Quest’oggi, se quella donna non porta selvaggi capelli rosso fiamma, puri e genuini occhi verde smeraldo, sinceramente non me ne può fregare che un cazzo.
Scanso il braccio dalla sua presa e mi alzo dal divano.
-Sinceramente Brown, lasciami perdere- dico in tono scontroso, dirigendomi subito dopo alle scale che portano ai dormitori.
-Scorpius un giro veloce- insiste lei con tono quasi di lamento.
La Brown con il suo fare così vizioso era stata una delle migliori, ma adesso come adesso mi chiedo come fossi riuscito a scendere così in basso.
-Scorp- mi richiama lei con evidente polemica nella voce.
E continuo ad ignorala, perché in questo momento l’ultima persona che vorrei sentire è proprio lei.
-Se fossi stata pel di carota, non te ne saresti andato così- dice con tono strafottente.
E probabilmente se non fosse stata una donna, l’avrei massacrata di botte.
Non sarei comunque riuscito a fare finta di nulla. Mi blocco immediatamente sul posto e mi giro lentamente verso di lei, con le braccia incrociate e in piedi con una minigonna che assomiglia più ad un top, un crotop vedo e non vedo, sexy ovviamente e con una faccia da schiaffi.
-Primo - inizio in tono glaciale - non ti azzardare mai più a chiamare Rose pel di carote-
-Secondo hai proprio ragione, se fossi stata Rose non me ne sarei andato. Ho deciso che passerò le mie serate con una donna con la D maiuscola- e dopo averle sorriso con il mio solito ghigno strafottente, prendo e me ne vado in camera, prima che ci ripensi e la schianto seduta stante.
Potrebbe che solo imparare da una come Rose.
Per quanto fossi arrabbiato con lei, non avrei permesso a nessuno, ne tantomeno a una sottospecie di ragazzina come la Brown, di offenderla o dirle qualcosa.
Sbatto troppo forte la porta del mio dormitorio che divido con gli altri.
Non mi aspettavo di ritrovarli tutto qua, con uno sguardo quasi intimorito.
-Che succede Scorp?- mi chiede subito Al, e inevitabilmente non posso che sentire una crepa nascere nel mio cuore.
È così simile a lei. Il colore degli occhi, anche se quelli di Al sono più scuri.
Il taglio degli occhi, anche se quelli di Rose sono più innocenti. Lo stesso sguardo preoccupato; si, quello è decisamente uguale.
Zab, seduto sul mio letto, non fa che guardarmi come se davanti a sè avesse un alieno, mentre Nott seduto sul proprio letto sembra impaziente.
-Tua cugina- dico semplicemente, dirigendomi verso il bagno. Voglio farmi una doccia e lasciar andare via il magone che ho da troppo tempo.
-Che è successo con Rose?- domanda incerto Al.
Solo dal tono con cui mi pone la domanda, so già che ha capito tutto.
Ero arrivato stamattina all’alba e mi ero diretto nei Dormitori per lasciare la sacca dentro la quale avevo messo un po‘ di cambi per il ritorno a casa. Ovviamente i ragazzi mi avevano sentito arrivare e, quando neanche dopo dieci minuti dal mio arrivo, mi ero fiondato alla porta di uscita, Al mi aveva fermato.
“Dove vai?” mi aveva chiesto e quando gli dissi che volevo vedere Rose, mi aveva fermato e mi aveva  detto che non sarebbe stato il momento giusto. Nonostante avessi insistito per sapere il motivo, non aveva aperto più bocca.
Dopodiché l’avevo rivista lì davanti al portone della Sala Grande e non avevo resistito. È stato più forte di me.
-Come se non l’avessi capito- ribatto duro, troppo forse. Sembra guardarmi un po’ dispiaciuto, mentre Zab e Nott mi guardano curiosi.
-Noi no però-interviene subito Nott, indicando se stesso prima e Zab dopo.
-Si è arrabbiata perché non mi sono fatto sentire in queste due settimane- dico sbuffando e buttandomi sul letto di Zab.
Avevo bisogno di parlare, altrimenti sarei scoppiato.
-E’ impossibile- dice Nott con tono sbalordito -non sei andato a divertirti, sei andato a casa-
E aveva ragione, cavolo se aveva ragione.
-Infatti - lo appoggia Zab - le hai detto che tua sorella è stata male?-
-Ma che razza di domande fai? Ovvio- rispondo scontroso, ma ritornare a litigare con Rose adesso, è più difficile che in tutti gli anni addietro.
Perché non voglio litigare con lei, ci voglio fare l’amore.
-Non si sarà arrabbiata per questo- la difende Al -ci deve essere un altro motivo - continua lasciandomi sbalordito.
-Non puoi difenderla anche adesso Al- ribatte un po’ deluso dal mio migliore amico.
Capisco che è la sua cugina preferita, ma non sempre può andarle a favore.
-Non la sto difendendo - risponde subito - semplicemente la conosco troppo bene. Sei sicuro che non ti abbia detto altro?- mi domanda Al sospettoso.

Tu hai detto di volertela cavare da solo.

E di nuovo la sua voce ottusamente infastidita fa capolinea nel mio cervello.
Ancora non riesco a crederci!
-Quando le ho fatto notare che anche lei non si era fatta sentire per niente, mi ha risposto che io le avevo detto che potevo benissimo cavarmela da solo. C’è ti rendi conto Al?- ribatto con più veemenza di quanto volessi - Non è riuscita a schiodarsi dalla sua posizione, neanche quando le ho detto di mia sorella e di cosa le è successo. Indifferenza, solo questo- continuo alzandomi dal letto - Niente di niente Al- e glielo urlo con tutta la rabbia che ho dentro, quasi come se fosse colpa sua.
Perché vederla indifferente a me, mi ha fatto più male di quanto voglia ammettere. Mi ha fatto male non vederla felice nel vedermi; magari preoccupata, si, ma almeno felice.
E invece niente di niente!
-Né un abbraccio, né una parola di conforto. Pura e semplice indifferenza- dico fin troppo deluso.
Qualcosa mi blocca lo stomaco, quasi non mi permette di respirare. Più passa il tempo e più il dolore aumenta.
-Scorp- sento la voce di Al arrivarmi nella orecchie, mentre mi rendo conto che una piccola lacrima scende sulle mie guance.
Veloce come un fulmine mi risiedo sul letto e abbasso la testa, sentendomi così indifeso e vulnerabile come mai nella vita.
E tutto il carico delle ultime due settimane, la fatica di rimanere impassibile davanti alla faccia così stravolta della mia sorellina, il dolore di mia madre, la tristezza di mio padre, l’indifferenza di Rose, viene tutto su, in un pianto rumorosamente silenzioso.
-Scorp Rose si è sentita inutile - inizia Al sedendosi di fianco a me - Lei odia sentirsi inutile per le persone che ama-
E non mi fanno sentire meglio le sue parole, perché quando la pregavo con lo sguardo di abbracciarmi, quando la supplicavo di stringermi, lei non lo ha fatto.
Quando poteva rendersi “utile” non lo ha fatto.
Quando le ho urlato di abbracciarmi, non lo ha fatto e questo ha fatto male, molto male.
Vorrei dirlo ad Al, vorrei urlargli che io sono andato avanti grazie al pensiero che avevo di noi, ma il pianto silenzioso mi blocca anche il respiro.
-E’ vero ha fatto male a non farsi sentire, ma lo sai quanto è orgogliosa- cerca nuovamente di difenderla Al.
Ma io non voglio più sentire niente.
-Basta Al- dico cercando di non far tremare troppo la voce, anche se dalle sguardo dispiaciuto che hanno, non sono propriamente stato bravo.
-Vado a farmi una doccia- dico loro voltando le spalle e prendendo la direzione del bagno.
Poco prima di chiudere la porta sento la voce di Zab dire chiaramente - In amore non vince mai l’orgoglio- e non posso che essere più che d’accordo.
Rose ha messo davanti a me l’orgoglio, ha pensato più a se stessa che a me in quel momento, nonostante io le avessi detto che avevo bisogno di lei.
E adesso, sotto l’acqua calda, le lacrime scendono vertiginosamente e, nonostante la rabbia, la delusione, il dolore, non riesco a non volerla qui con me, tra le mie braccia.

EEEEEEEE Ciaoooo!!
Eccomi di nuovo qui, abbastanza in fretta direi no?
In questo capitolo Rose e Scorpius ritornano a litigare! Ottosi, orgogliosi, delusi!
Che ne pensate? Rose ha fatto bene? Scorpius ha fatto bene?
Se volete la mia, mentre scrivevo il capitolo la voglia di prendere a schiaffi Rose era tanta, mentre urlavo dentro la mia testa: abbraccialo, abbraccialo, abbracialo!
A questo punto mi prenderete per pazza, dato che i personaggi sono miei e decido io cosa far loro fare, ma una delle caratteristiche di Rose oltre la testardaggine è l'orgoglio e molto spesso prevale su tutto.
Bhe, fatemi sapere la vostra!
Un bacio,
Herm :*

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Capitolo 37
*** Capitolo 36 ***


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Capitolo 36

Pov Eveline

-Sei contenta?-mi urla nell’orecchio Al per sovrastare la musica.
Oggi è il mio compleanno. Divento anche io maggiorenne.
Non ho mai davvero festeggiato il mio compleanno. Quando ero piccola non c’erano abbastanza soldi per una festa con gli amichetti e, in realtà, non c’erano neanche gli amichetti con cui farla.
Mamma mi portava sempre un pupazzetto, con una piccola letterina di accompagnamento, in cui scriveva quanto mi amasse e quanto fosse felice che io facessi parte della sua vita.
Poi ero arrivata ad Hogwarts e avevo pregato Rose di non far sapere in giro quando fosse il mio compleanno, che di festeggiarlo non mi interessava.
Passavamo tutto il giorno insieme e la sera ci rifugiavamo nel suo baldacchino e mangiavamo un sacco di schifezze.
E non mi ero mai resa conto di quanto volessi una festa così, finchè oggi non l’ho avuta.
Appena Al ha scoperto che non avessi mai avuto una festa di compleanno, mi ha confidato Rose, si è messo subito all’opera.
Ha trasformato la Sala Comune dei Serpeverde, solita ad altri generi di festa, in un ambiente più confortevole.
In tutte le pareti sono appesi striscioni con scritto “Auguri Eve”, i quali sono illuminati da una lieve lucina; il soffitto è ricoperto da palloncini di ogni colore, illuminati alternativamente dalle luci psichedeliche. In fondo alla stanza vi è una specie di bancone, anch’esso decorato con dei fili intrecciati tra loro, sui quali sono appesi alternativamente una piccola lucina color oro e un palloncino con stampato sopra il numero 17.
Al bancone ci sono Lily e Lys che servono alcolici di dubbia provenienza, dato che Al non mi ha voluto dire niente. Inoltre, servono la semplicissima torta panna e fragole, che Al ha commissionato a Madame Rosmerta per me. E non so se sapesse che è la mia preferita o gli è andata di fortuna, perché non ha risposto neanche a questo.
Comunque, ci sono tante persone qui nella Sala Comune dei Serpeverde e almeno la metà di loro non li conosco proprio.
In realtà non è che mi importi chissà quanto, l’importante è che ci siano le persone giuste di fianco a me.
-Si, tanto- gli ho risposto per poi allontanarmi dal suo viso e sorridergli apertamente.
Da quel giorno al Lago Nero Al ha fatto esattamente quello che mi aveva detto. È sempre stato di fianco a me, mi ha sempre sostenuta, mi ha fatta ridere.
Ma la cosa che mi piace di lui è il modo in cui mi guarda.
Partendo dal presupposto che i suoi occhi sono i più belli che io abbia mai visto, dove hai la sensazione di poterci affogare tranquillamente dentro e smettere di sentir dolor alcuno.
Tolto questo, mi guarda in ogni momento in cui può farlo, come se fosse incantato da me, come se una calamita portasse il suo sguardo sempre sulla mia figura.
E mi piace tanto, ma tanto.
All’inizio mi imbarazzava, incredula che Al potesse vedere solo me. E all’inizio, avevo anche pensato che lo facesse esclusivamente solo per farmi capire che delle altre non gli importava niente e che di lui io mi potessi fidare.
Come se avesse capito che di lui non mi fidavo, per quanto ne fossi innamorata, non mi fidavo e questo era il suo modo per urlarmi che invece dovevo farlo.
Poi qualcosa sembra esser cambiato. Non sembrava semplicemente guardarmi, lui mi osservava, mi teneva d’occhio e, quando pensava non  me ne accorgessi, mi mangiava letteralmente con lo sguardo.
E l’imbarazzo è stato sostituito da qualcosa di più profondo, più viscerale, che partiva direttamente dallo stomaco.
Così anche quando mi baciava o mi abbracciava, sembrava sempre che mi volesse dire qualcosa in più , come se avesse paura di dirlo a voce alta, ma voleva comunque farmelo sapere.
Come in questo momento, mentre balliamo, mi guarda come se volesse trasmettermi tutto il sentimento che prova, come se fosse innamorato anche lui.
È un po’ come se mi guardassi allo specchio.
È lo sguardo che di rimando vedevo ogni qual volta mi riflettevo sullo specchio del bagno e mi ripetevo “basta Eve, lui non ti vuole”, ogni giorno, così da poterlo dimenticare. Ma inevitabilmente il mio sguardo si accedeva al solo pensiero di lui.
Ed è un po’ lo sguardo di amore che rivolgevo al mio riflesso, quello che vedo nel suo.
-Vuoi andare a bere qualcosa?- gli chiedo, mentre riporto le mie braccia sul suo collo e lui le sue sulla mia vita.
La musica è ritmata, ti pompe nelle orecchie , ma Al non ha intenzione di staccarsi dal mio corpo, preferendo muoversi accennando qualche movimento.
-Certo- mi urla di rimando, mentre, sempre con il braccio disposto sulla mia vita, mi dirige verso il bancone delle “bevande”.
Nonostante ci sia tanta gente che sbatte le braccia e i propri corpi a destra e a manca, non ci mettiamo tantissimo a raggiungere Lily e Lys.
Lui le circonda il corpo da dietro, mentre le sta dicendo qualcosa all’orecchio che la fa ridere. Al di tutta risposta, stringe un po’ le dite che ha sul mio fianco, infastidito. Non cambierà mai d’altronde.
-Scusate- urla sbattendo nel contempo l’altra mano sul bancone - vorremmo qualcosa da bere-
Lys lo guarda un po’ tra l’imbarazzato e lo stranito, mentre Lily lo sta definitivamente cenerendo con lo sguardo.
-Hai finito di fare il bamboccio?- urla Lily, mentre Lys si sposta per preparare i due cocktail.
-Non faccio il bamboccio- esclama lui di risposta, con un tono di lamento, come se ad un bambino gli fosse stato tolto il suo lecca-lecca preferito.
Come non dare ragione alla sorella, in pratica. Lei infatti di rimando alza un sopracciglio, dubbia sulla sanità mentale del fratello.
Mi scappa una risatina.
-Bha- esclama forte - Comunque, ti stai divertendo Eve?- mi chiede subito dopo con un sorriso a trentadue denti sulla faccia.
-Si tanto- le rispondo non trattenendo neanche io lo stesso sorriso, mentre Lys ci appoggia i nostri cocktail rispettivamente davanti alle nostre facce.
Il familiare odore di vodka riempie le mie narici, mentre un odore più dolciastro fa capolinea subito dopo.
-Cos’è?- chiedo a Lys, prima di prendere il mio bicchiere super colmo per i miei gusti astemi e assaggiare il liquido, di cui non riesco a distinguerne il colore con tutte le luci di sottofondo.
Il sapore forte della vodka punge subito le pareti della mia gola, che trova un po’ si sollievo nel sapore dolciastro non ancora riconosciuto.
-Vodka e pesca- mi risponde Lys, dando un nome al sapore sconosciuto -Com’è?- chiede con un sorriso.
-Buono- rispondo prendendone un altro sorso.
-Il tuo com’è?- chiede Lys ad Al, che pur di non staccare il braccio dalla mia vita, tiene il bicchiere con la mano sinistra.
Capite quello che vi dicevo prima? E’ come se non volesse lasciarmi mai.
Non che mi dispiaccia, anzi mi fa fin troppo piacere.
-Molto buono Lys, grazie- risponde dopo essersi scolato un sorso fin troppo lungo.
Lo beve come se fosse acqua e questa cosa non mi fa tanto piacere.
Al è giovane, ha partecipato a più feste di quanto io voglia ammettere, ma non riesco a spaventarmi un pochino quando noto come l’alcol non gli faccia chissà quanto effetto.
So che non dovrei incolparlo o paragonarlo a mia madre, che in quanto tale, avrebbe dovuto avere ben cose più importanti alle quali aggrapparsi, ma inevitabilmente, non riesco ad esserne un pochino preoccupata.
-Tutto okay?- mi chiede in un orecchio.
Lily e Lys si sono allontanati per servire un gruppo di ragazzi, per questo non entrano nel mio campo visivo, mentre Al mi fa roteare per farsi guardare in faccia.
-Si tutto okay- rispondo comunque, non fin troppo convinta, forse è per questo che mi guarda preoccupato.
-Sai che puoi dirmi qualsiasi cosa- mi dice, mentre si avvicina con il proprio viso al mio e mi lascia un lieve bacio sulle labbra.
Inevitabilmente mi sento un pochino meglio.
Avrei piacevolmente approfondito il bacio, se qualcosa non mi avesse toccato la spalla.
Mi giro fin troppo velocemente, colta di sorpresa poi da due occhi nero pece.
Davanti a me avevo niente che di meno della signorina Bethany Krum, assistente del professor di Difesa contro le Arti Oscure, bellissima nel suo abito lungo fino ai piedi, troppo casual per una festa come questa.
-Si?- domando senza trattenere un dose di sorpresa.
-La Mc Granitt mi ha detto di darti questa- dice con quel tono suadente che la contraddistingue, porgendomi una busta.
Ignorando lo sguardo fin troppo di cortesia che rivolge ad Al, prendo con mani tremanti la lettera che immagino mi stia consegnando per conto della Preside.
-Grazie- dico seccata dal fatto che continui a guardare Al, nonostante se ne possa anche andare adesso.
Evidentemente per lei i ragazzi giovani, o meglio gli alunni maschi, hanno un fascino particolare.
Non riesco a fare nulla, neanche a pensare di prenderla per i capelli e strapparglieli tutti, perché Al, dopo aver salutato con poca cortesia, devo dire, l’assistente Krum, mi sta già portando via da quella megera.
Non le è bastato Scorpius? No, adesso anche Al.
Ma non esiste!
-Come mai l’hai invitata?- chiedo ad Al, mentre continua a dirigermi verso quelle che penso siano le scale dei dormitori.
-Cosa?- mi chiede mentre chiude la porta delle scalinate, impedendo alla musica di arrivarci così forte.
-Come mai l’hai invitata?- chiedo un pochino dura, mentre sciolgo l’abbraccio.
-Io non ho invitato nessuno- risponde riavvicinandosi e riprendendomi dalla vita.
-E allora che ci faceva qui?- chiedo sempre con lo stesso tono, mentre mi riallontano da lui, ignorando lo sguardo dispiaciuto.
-Per portarti quella busta- dice con fare ovvio, lasciando andare un accenno di fastidio.
Nonostante questo non prova di nuovo ad abbracciarmi.
Lascio il suo sguardo per posarlo sulla busta. Mi rendo subito conto che la busta non è fatta della solita pergamena che i maghi usano per scrivere, ma di carta, la carta che usano i babbani.
È una semplice busta rettangolare, dove su un lato vi è la famosa V che richiude la busta con un po’ di colla, mentre sull’altro vi è un piccolo rettangolo trasparente nell’angolo in basso sulla destra, dove compare il mio nome e il mio cognome, con il vecchio indirizzo di casa mia.
Ho paura ad aprirla e una piccola parte di me mi dice di non farlo, che farebbe solo male. Dall’altra però la curiosità è più forte.
Dopo aver lanciato un ultimo sguardo ad Al, la apro con le mani che tremano, tirando poi subito fuori una lettera scritta con una calligrafia disordinata.
Riconosco subito la calligrafia di mio padre e il cuore inizia a battere alla velocità della luce. Adesso so per certo che farà male.

Cara Eveline,
Saranno almeno dieci anni che non ci vediamo più, che non ti sento più.
La prima cosa che ti voglio dire è che mi manchi, mi manchi figlia mia e voglio rivederti. Dopo quello che ho combinato son sicuro che tu non vorrai, ma io ti devo spiegare cosa succedeva in me, perché l’ho fatto e perché ero così. Lo devo fare, ma guardandoti in faccia figlia mia.
Voglio farti vedere l’uomo che sono diventato, la casa che mi sono costruito, che ho costruito per noi.
Oggi compi quindici  anni e sono convinto che tu sia diventata una bellissima e fantastica donnina. Una grande donnina che capirà quando le spiegherò tutto. So che sei abbastanza grande adesso per capire, per ascoltarmi, per riuscire a perdonarmi.
Ti ho cercato dappertutto, ma non sono riuscito a trovarti. Tutt’ora adesso non so dovei sei, con chi sei, ma spero che prima o poi questa lettera ti arrivi e che tu capisca che tuo padre ti ha sempre voluto bene.
Ti prego di rispondermi se mai riceverai questa lettera; ti lascio scritto qui sotto il mio nuovo indirizzo.
Ti prego di ritornare da me bambina mia.
Ricordati che ti amo tanto.
Il tuo papà.

7/03/2022, Cowley, Oxford.                                           Indirizzo di casa: East Ave, 80.


Ho fatto fatica a finire di leggere tutto, perché la vista si è del tutto appannata a causa delle lacrime che hanno iniziato a scendere copiosamente.
Erano almeno dodici anni che non vedevo più mio padre e, a quanto ho capito da questa lettera, lui mi ha cercata ma non mi ha trovata.
-Eve- mi abbraccia forte Al, mentre inizio a piangere incontrollatamente.
Mi stringe forte, mentre l’unica cosa a cui io riesco a pensare sono tutte quelle volte in cui ho visto mio padre picchiare mia madre.
E’ l’unica immagine che io ho di lui. Non ho nessun ricordo di quando mi abbraccia per confortarmi, perché non l’ha mai fatto.
Non ho nessun ricordo di lui che gioca con me o che mi legge una favola, perché non l’ha mai fatto.
Non ricordo che mi sgridasse, perché magari correvo troppo veloce con la bici e lui si preoccupava per me. Non ricordo nulla di questo, non ricordo di aver mai avuto un padre.
Non ho la più pallida idea di come questa lettera sia finita tra le mani della Preside e, di conseguenza nelle mie, ma speravo fosse la prima e l‘ultima.
Non mi importa di mio padre, non mi è mai importato. Perché adesso deve presentarsi e rovinare la mia vita? Proprio adesso che sto trovando un equilibrio.
-Che cosa c’è scritto?- chiede Al con un tono incerto, mentre non smette di stringermi.
Prendo un respiro profondo e lascio andare il porto sicuro che sono le braccia di Al e gli consegno semplicemente la lettera.
Lui mi guarda un po’ intimorito, mentre non sa che fare. Gliela porgo letteralmente sulle  mani, incitandolo a prenderla e  a leggerla.
-E’ di mio padre- dico con voce infranta - Non lo vedo, ne lo sento da tanti anni- cerco di spiegargli sinteticamente.
Dopo un lungo sguardo, prende la lettera, iniziando a leggerla.
Sul viso riesco chiaramente a scorgere l’incomprensione, mentre la fronte si aggrotta e gli occhi veloci trapassano le parole scritte dalla calligrafia caotica di mio padre.
Il fatto che io permetta ad Al di leggere una parte fondamentale della mia vita, mi fa capire quanto io in realtà mi fidi di Al, ed è per questo che, finito di leggere la lettera e scorto sul suo viso un miliardo di domande, inizio a raccontare.
-Mio padre e mia madre, per quanto io ricordi, non sono mai andati d’accordo.- inizio sotto il suo sguardo attento -Litigavano sempre, urlando, insultandosi e tirandosi le peggio cose addietro. E non si limitavano neanche quando c’ero io-
-Non so quando, né come, ma mio padre è peggiorato con gli insulti, con le urla, fino a che non è arrivato il primo schiaffone. E da quella sera ce ne sono stati tanti, insieme a spintoni. E da quella sera, molto spesso succedeva che mi svegliavo e la mamma aveva la faccia tumefatta.-
-Tutti sembravano far finta di nulla, come se la mamma non urlasse di smetterla, come se le urla di rabbia di papà fossero silenziose come una mosca. È proprio in quel periodo che mamma ha iniziato a bere. Probabilmente l’alcol le permetteva di non sentire dolore.-
-Ero molto legata a mamma, perché, conscia che la situazione fosse peggiorata, aveva cercato di proteggermi sempre. Quando iniziava a percepire che papà si sarebbe arrabbiato, anche da ubriaca marcia, riusciva a convincermi che era arrivata l’ora di chiudersi in camera e di giocare a “nascondino”, come lo diceva lei. In un modo o nell’altro, è sempre riuscita a proteggermi da papà, tant’è che non mi ha mai toccata. Mi urlava addosso, si arrabbiava con me sempre, mai un abbraccio, mai una carezza, mai uno schiaffone. Non so se sia dovuto alla mamma, ma papà non mi ha mai picchiata-
-Solo una sera l’inferno scoppiò all’improvviso e mamma non riuscì a percepirlo. L’alcol le annebbiava la mente ancora prima che io mi svegliassi la mattina. Avevo notato che la mia mamma non era più quella di una volta, anche se la forza con cui mi abbracciava, con cui mi diceva che mi voleva bene, è sempre stata la stessa. Quella sera però anche mamma era strana, tanto, fin troppo silenziosa. Non capisco ancora tutt’ora il perché, ma papà si alzò di colpo e aggredì la mamma. La prese per il collo e iniziò a stringerla, tanto che mamma divenne rossa. Mi appesi per il suo braccio, cercando di spingerlo a lasciare la mamma. Ma come poteva una bambina di sei anni fargli qualcosa? Mi spinse via e iniziai a piangere, ad urlare che doveva lasciare la mamma. Iniziai a prenderlo per i pantaloni e a tirare. Questo mio insistere permise che la sua presa lasciasse il collo di mamma, che prontamente si mise davanti a me. Con un forte spintone finimmo per terra e mamma mi protette con il suo corpo. È il quel momento che mi sussurrò che era ora di giocare a nascondino. Ma io non volevo lasciare la mamma lì. Mentre papà fece il giro del tavolo e incombeva su di noi, la mamma mi disse che sarebbe finito tutto subito, se io avessi iniziato a giocare a nascondino. E così allora lo feci. Corsi via e mi rifugiai in camera mia- dovevo fermarmi a respirare.
La testa mi scoppiava, il cuore scalpitava, tremavo dalla testa ai piedi e non riuscivo a far altro che piangere.
Al aveva deciso di sedersi sulle scale e poco dopo ha permesso a me di sedermi su di lui, mentre le sue braccia strette nel mio corpo mi cullano dolcemente.
-Non so quanto tempo passò, ma le urla di mamma, il rumore di oggetti che si rompevano, le urla di papà non cessarono. La mamma un giorno per gioco mi insegnò come chiamare i soccorsi. Adesso come adesso, immagino che tutto fosse tranne che un gioco. Il mio istinto mi disse che era ora che facessi quello che mi aveva insegnato mamma. Chiamai i soccorsi-
-Non ricordo esattamente la telefonata, o come arrivarono, o come entrarono in casa, dato che mi ero rifugiata sotto il letto e avevo iniziato a piangere. Ricordo di aver smesso solo dopo aver sentito la voce fragile di mia madre dirmi che tutto era finito e che io ero stata bravissima. La casa era piena di persone in divisa da Polizia, che sarebbero per i babbani come i nostri Auror, che mi dicevano che sarebbe andato tutto bene e che tutto era finito.-
-Da quel giorno non vidi più mio padre, non lo sentii più. Cambiammo casa, mamma trovò un altro lavoro, anche se non smise mai di bere. Morì cinque anni dopo per una malattia, ma neanche il giorno del suo funerale mio padre per fortuna si presentò.-
-Non ho intenzione di rivedere quell’uomo. L’uomo che ha distrutto la mia mamma, l’unica persona che mi abbia mai voluto bene. Ho paura, non mi piace sapere che questa lettera sia stata inviata al mio vecchio indirizzo, dove io e mamma siamo andate a vivere dopo la scomparsa di mio padre. Non mi piace pensare che lui possa averle fatto del male anche dopo e, forse proprio per questo, lei non smise mai di bere. Non lo voglio nella mia vita. Voglio che mi stia lontano-
Concludo singhiozzando, spaventata, impaurita, terrorizzata.
Non voglio pensare che ci sia anche una piccola possibilità che lui sappia chi sono realmente e dove sono.
Al con mani tremanti e occhi lucidi asciuga le mie guance, baciandole alternativamente.
Mi guarda con uno sguardo misto a rabbia e dispiacere, ma non sembra provare pena per me e questo mi tranquillizza.
Uno dei motivi per il quale ho il terrore di raccontare a qualcuno tutta questa storia, è proprio la paura che poi le persone mi guardino come una piccola creatura indifesa.
Solo Rose era a conoscenza di tutto quanto, e proprio come Al in questo momento, non aveva avuto pena per me.
-Non permetterò mai a questa bestia di avvicinarsi - richiama la mia attenzione Al con sguardo deciso - Hai capito Eve? Non permetterò che ti faccia altro male- conclude prima di baciarmi forte, come se volesse prendersi un po’ del mio dolore.
E le nostre labbra si aggrappano una all’altra, le braccia stringono il corpo dell’altro come a confortarsi e a proteggersi a vicenda.
Perché Al è la mia àncora di salvezza. È il mio porto sicuro.


Pov Rose

Nonostante la musica pompasse nelle mie orecchie come un forte tamburo, la mente non smetteva di pensare.
Dopo la litigata di ieri mattina, non lo avevo più rivisto, se non a lezione stamattina, dato che non si era presentato a colazione.
Gli volevo assolutamente parlare, ma sembrava sempre che lui scappasse.
Arrivava giusto un minuto prima dell’arrivo del professore in aula e, suonata la campanella di fine lezione, si fiondava fuori dall’aula.
Neanche a pranzo e a cena si era presentato. Oggi pomeriggio avevo aiutato Al a sistemare la Sala Comune dei Serpeverde e anche in questo caso non si era fatto vivo.
Ero stata in questa maledettissima Sala verde e buia per tre ore di fila e di lui non si era visto neanche un capello.
Avevo sbagliato tutto, lo sapevo perfettamente.
Sapevo di aver esagerato e di non aver saputo gestire al meglio i miei sentimenti, ma soprattutto le mie paure. Ma tutto sembrava così nuovo.
Inoltre sentirmi ignorata da lui e inutile, mi aveva fatto più male di quanto avrei mai potuto immaginare.
Non mi ero mai sentita così fragile, così vulnerabile. Non mi era piaciuto stare con le mani in mano, senza poter far nulla e senza poterlo aiutare.
Senza sapere cosa fosse successo o come stesse.
La cosa che mi aveva fatto più male alla fine, era stato il mio orgoglio. Mi volevo prendere a schiaffi da sola. Come ero riuscita a stare immobile ancora non lo capivo. Cazzo mi aveva urlato letteralmente addosso il bisogno che aveva di me e l’unica cosa che ero riuscita a fare era rimanere impassibile.
Non volevo e mi faceva male pensare che lui pensasse che non me ne fregava niente di lui. Avevo passato due settimane infernali proprio per il motivo opposto.
Neanche quando ne avevo parlato con Eve, ero riuscita a capirci qualcosa.
Santa Morgana che idiota ero stata.
Anche questa sera, nonostante fosse il compleanno di Eve, riuscivo a farmene una ragione.
Mi dispiaceva non essere del tutto me stessa e dare le giuste attenzioni che Eve meritava, ma per fortuna c’era Al, che non la lasciava mai.
Mi permetteva così di friggermi il cervello e riempirmi di insulti fino all’inverosimile.
Mi permetteva di stare seduta su questo divanetto, con un bicchiere ancora colmo di liquido in mano, con lo sguardo puntato sull’entrata dei dormitori, conscia che ne sarebbe prima o poi saltato fuori.
E come se lo avessi chiamato, la sua figura elegante nel suo smoking, fa capolinea nella Sala Comune.
Nonostante fosse piena di gente e le luci psichedeliche che riempivano la stanza davano fastidio alla vista, l’ho riconosciuto, perché il cuore l’avrebbe riconosciuto tra mille.
Tanto che ha iniziato a battere furiosamente, come ogni volta ormai, senza controllo da parte della sottoscritta. Così lo stomaco che si ribalta su se stesso e le gambe che iniziano a tremare.
Lascio subito il bicchiere sul tavolino posto di fronte a me, mentre, senza togliergli gli occhi di dosso, mi dirigo nella sua direzione.
Non sembra essersi accorto di me, mentre immobile sul suo posto, gira lo sguardo su tutta la Sala, salutando con un cenno del capo magari qualche suo compagno.
I miei occhi sono incollati magneticamente alla sua figura slanciata, mentre le luci ogni tanto illuminano il suo viso perfetto, dando un colpo bello forte al mio stomaco.
Nonostante cammino veloce e con passo deciso, i ragazzi e le ragazze che ballano in mezzo alla pista mi rallentano la strada.
Con una gomitata di qua e uno spintone di là, sono a meno di un metro da lui, che proprio mentre sto per chiamarlo, decide di iniziare a camminare davanti a sé.
Ma porco Merlino!
Con lo sguardo cerco di non perderlo, mentre aumento il passo per raggiungerlo il prima possibile.
Sono a tre passi da lui finalmente, la schiena che riconoscerei tra mille sembra avvicinarsi sempre più.
-Scorpius- esclamo,  fermandolo finalmente da un braccio.
Si gira con sguardo sorpreso e subito dopo lo fa vagare su tutta la mia figura.
Lo sguardo famelico che ho imparato a riconoscere, sparisce in un secondo, sostituito da uno arrabbiato.
-Che vuoi?- mi domanda con voce dura, liberando il suo braccio dalla mia stretta.
-Possiamo parlare?- domando pregandolo con lo sguardo, ignorando la fitta di dolore che ha colpito il mio stomaco.
-Per dirmi cosa Weasley?- continua lui, spuntando con arroganza il mio cognome. Proprio come ieri, l’uso del cognome mi infastidisce. So che lo fa perché è arrabbiato e mi vuole ferire, ma è come se ritornassimo indietro e fa male.
-Per dirti che mi dispiace- dico urlando, cercando di sovrastare la musica che sembra diventare sempre più forte e prorompente.
Ignoro lo sguardo arrabbiato che ha, continuando a puntare i miei occhi nei suoi, cercando di fargli capire quanto non mi piaccia questa situazione e che mi dispiace per il comportamento che ho avuto ieri. Qualcosa lievemente fa capolinea nei suoi occhi, nonostante la rabbia prevalga.
-Seguimi- dice sempre con lo stesso tono, dirigendosi verso l’uscita della Sala Comune.
Passa con fare deciso tra i suoi compagni che non smettono di menarsela come pazzi. Non sembra aver difficoltà, mentre io, esattamente come prima, non posso che tirar qualche gomitata o spintone. Non che lo voglia fare apposta, ma è tutto il giorno che cerco di parlargli e non voglio assolutamente perdere adesso quest’occasione.
Passiamo velocemente il muro in pietra, lui davanti ed io dietro. Si ferma all’incirca dopo un paio di metri dall’entrata, appoggiandosi con la schiena sul muro e incrociando le braccia.
Inizia a guardarmi con uno sguardo misto tra rabbia e impazienza.
Adesso che ce l’ho davanti, ho il fiato corto e faccio fatica a sostenere quello sguardo così arrabbiato e, quello che fa più male, deluso.
-Volevo … -inizio con voce tremante. Purtroppo, orgogliosa come sono, ho sempre fatto fatica a chieder scusa e ad ammettere che avevo sbagliato. E qui, con lui così davanti a me, faccio ancora più fatica.
-Volevo dirti che mi dispiace- inizio cercando di essere un poco più decisa - Non dovevo arrabbiarmi così tanto - continuo con la gola secca - Solo che non sentirti per due settimane, dopo che te ne sei andato in quel modo, ci sono rimasta male- dico, cercano di spiegargli le mie ragioni.
Alterno il mio sguardo tra il pavimento e il suo, giusto in tempo per vedere un movimento di disappunto sulla sua faccia.
Okay, non sto migliorando la situazione.
Prendo un bel respiro e continuo - Non mi è piaciuto vederti andar via così, non mi è piaciuto non sapere cosa ti stesse succedendo, perché voleva dire non saper come aiutarti - continuo, mentre lo sguardo nei suoi occhi non passa.
-Non hai capito niente, come al solito Weasley- mi interrompe all’improvviso, con tono freddo.
-Fammi finire- gli urlo quasi addosso, mentre il fastidio al sentire il mio cognome cresce.
Che palle!
-Allo stesso modo so di aver esagerato - continuo sotto il suo sguardo così penetrante.
Mi mette in seria difficoltà.
-So che non avrei dovuto reagire così e che avrei dovuto semplicemente ascoltarti in quel momento e … bhe che avrei potuto … non so … abbracciarti …  sostenerti ecco- dico in tono vergognosamente tremante.
-E non l’hai fatto perché?- chiede più deluso che arrabbiato, sempre nella stessa posizione, con gli occhi puntati su di me.
Mi mette in soggezione quello sguardo. Sapere di averlo deluso mi fa stare male e, inoltre, è l’ultima cosa che vorrei.
-All’inizio ero arrabbiata e delusa. Non ti eri fatto sentire, neanche uno straccio di lettera e … ci sono rimasta male- rispondo con voce decisa sta volta - Non ho fatto altro che preoccuparmi per due settimane, giorno dopo giorno.-
Non sembra molto contento della risposta, dato che lo sguardo ritorna arrabbiato come prima.
Ma che cavolo si vuol sentir dire? Che sono stata un’idiota?
Era vero, ma doveva essere a conoscenza anche delle mie sensazioni.
-Solo questo?- mi domanda con lo stesso tono di rabbia della litigata di ieri.
-Ho detto all’inizio, se non te ne sei reso conto- ribatto infastidita.
-Dopodiché, non so cosa mi sia successo- dico trasmettendogli nello sguardo tutta la verità di queste parole - probabilmente la delusione di essermi sentita inutile per te, mi ha bloccata. Non …  Non lo so-
Non sembra crederci, mentre continua a guardarmi arrabbiato.
-Ma che cazzo dici?- esplode di colpo, staccandosi dal muro. Di tutta risposta faccio un passo indietro, sorpresa.
-Non dovevi fare altro che ascoltarmi, abbracciarmi e dirmi che tutto sarebbe andato bene. Non dovevi mica fare chissà che cosa Weasley! Dovevi solo esserci- continua alzando sempre di più la voce - Non ti dico che non avevi il diritto di preoccuparti, anzi almeno una cosa giusta l’hai detta! Ma non mi venire a prendere per il culo. Ti ho urlato che avevo bisogno di te eppure non ti sei mossa di un millimetro-
Ero pietrificata sul mio posto. Sapevo esattamente quanto avesse ragione, ma sentirglielo dire con così tanta rabbia e delusione, mi spezzava qualcosa all’altezza del cuore.
E questa volta non potevo permettermi di rimanere lì immobile, non potevo permettermi di fargli passare il messaggio che di lui non me ne fregava niente, non potevo fargli ancora male e, di conseguenza, farlo a me.
Anzi, non è che non potevo, non volevo.
-Mi dispiace okay? Ho sbagliato!- urlo allo stesso modo, facendo un passo in avanti -Hai tutte le ragioni ad essere arrabbiato e deluso da me-
-Non me ne faccio niente di niente della ragione adesso, Weasley- continua imperterrito.
-Smettila di chiamarmi Weasley- urlo infastidita.
Che palle, aveva rotto!
-E tu smettila di comportarti da idiota- urla di rimando.
Non sapevo più cosa dire o fare. Mi ero scusata, avevo spiegato le mie ragioni, avevo detto di aver sbagliato, eppure lui continuava a guardarmi con quello sguardo.
Iniziavo a volerlo prendere a schiaffi!
-Senti mi dici tu che miseriaccia devo fare o dire? Perché sembra che tutto quello che dico o faccio non basti- esclamo tra l’infastidita e la delusione, lasciando andare un sbuffo sonoro.
-Infatti non basta, dato che ancora una volta sei lì imbalsamata come una mummia- esclama con il tono beffardo tipico di lui.
Adesso però stava esagerando, se voleva litigare e farmi incazzare, ci stava riuscendo alla grande.
-Cosa dovrei fare? Prenderti a schiaffi?- esclamo facendo un altro passo verso di lui - Magari inizi a capire che le parole mi dispiace e ho sbagliato equivalgono a delle scuse, razza di cretino-
-Oh Santo Salazar Weasley, non capisci vero?- mi domanda sembrando quasi esasperato.
Se lui è esasperato, io cosa dovrei dire allora?
-Sinceramente? No, non sto capendo niente- rispondo involontariamente.
Era vero! Non sapevo cos’altro avrei potuto fare. Era tutto il giorno che cercavo di parlargli, immaginavo con la mente come avrebbe potuto reagire, avevo strutturato mille e mille discorsi di scuse, uno più imbarazzante dell’altro.
Fatto sta, che non avevo fatto altro che pensare a lui e al modo in cui far pace, ma tutto mi sono immaginata tranne questo muro invalicabile di rabbia, delusione e scherno.
Per di più adesso ha assunto il suo vecchio atteggiamento misterioso, che mi da ulteriormente sui nervi.
Come se lui sapesse qualcosa che io non so, che io non afferro.
Un po’ come all’inizio, quando sembrava leggermi nella mente o quando cercava di far intendere che sapeva che io fossi attratta da lui, ancora prima di capirlo io stessa.
Urgh, che nervi!
L’unica cosa positiva, se così possiamo dire, è che ha smesso di guardarmi con rabbia intramontabile e delusione cocente.
Mi guarda con scherno e come se io fossi una stupida che non capisce.
-Come al solito, devo far tutto io- esclama all’improvviso, con quel ghigno alla sua maniera, facendo un passo verso di me.
Non riesco neanche a rendermi conto del cambio repentino di umore, che si fionda sulle mie labbra.
E vorrei non ricambiare, vorrei spingerlo via e insultarlo, ma quelle labbra di nuovo sulle mie dopo tanto tempo, quelle mani strette sulla mia vita, il suo calore, il suo sapore, fanno svanire tutto quanto.
E dopo quello che sembra un secolo infinito, il mio corpo viene percorso dagli ormai famosi brividi, da quelle elettrizzanti scariche di energia, che mi fanno sentire viva.
E la rabbia, il fastidio, la delusione, sembrano sparire come per magia, facendo spazio ad un senso di pace e sollievo.
Ci stacchiamo uno dall’altro, facendo coincidere subito dopo le nostre fronti.
-Sei un coglione- gli sussurro con un sorriso sulle labbra.
-Ne vai comunque matta per questo coglione- ribatte con il suo solito ghigno alla made-in-Malfoy.
Di tutta risposta lo allontano da me, dandogli uno schiaffetto sulla spalla e lasciando andare una risata.
Lui, ridendo con me, si riavvicina abbracciandomi la vita, permettendomi di allacciare le mie braccia al suo collo.
-Io così comunque non ti sto dietro- gli dico lasciandogli un bacio a fior di labbra -Mi farai diventare pazza-
-Come se non lo fossi già- ribatte, dandomi un bacio sul collo.
-Senti chi parla- cerco di ribattere, trattenendo il sospiro che involontario mi stava per uscire dalla bocca.
-Si- sospira sul mio collo - io di te sono pazzo eccome- mi sussurra nell’orecchio.
Sicuro, ne sono piacevolmente pazza anche io.



TADAAAAN!
Eccomi ritornata!
Mi piace un sacco questo capitolo! Come l'ho scritto, ciò che succede! Tutto! Strano, dato che non sono mai contenta io!
Spero che vi piaccia anche a voi e che mi lasciate un pensierino in allegato!
Al prossimo Capitolo!
Un bacio,
Herm :*

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Capitolo 38
*** Capitolo 37 ***


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Capitolo 37


È passata una settimana dal chiarimento tra me e Scorpius e, a differenza di quando stavo con Alex, Scorp non ha più tirato fuori il discorso. Abbiamo passato una settimana tranquilla, tra lezioni, compiti, baci e carezze. Proprio come una coppia.
Quando ci penso, come in questo momento, mi sembra talvolta ancora strano, insolito. Più ci penso e più mi sembra surreale il rapporto creatosi tra noi. Abbiamo passato anni a non sopportarci, a litigare, mentre adesso siamo uniti da qualcosa di forte, vero.
Allo stesso tempo però mentre sto con lui, mentre le mie mani sono ancorate alle sue, mentre il mio viso è inebriato dal suo profumo, mi sembra tutto così naturale. Abbracciarlo, baciarlo, non mi mette più a disagio. Non c’è più quella piccola parte di me che me lo impediva, non c’è più paura o spavento. C’è solo la voglia di stare per sempre così.
Dopotutto ho ammesso a me stessa di essere innamorata di lui e ciò semplifica le cose.
Aver fatto l’amore con lui invece non significa niente, eh?!
E, dopo quella che mi è sembrata un’eternità, la vocina fastidiosamente simile a quella sfacciata di Lily, fa capolinea tra i miei pensieri.
Ovvio che aver fatto … aver fatto l’amore con lui sia stata un’ulteriore conferma.
Non mi sono mai fidata così tanto di qualcuno, non mi sono mai sentita così me stessa e giusta.
Ho sempre fantasticato sulla mia prima volta, sui pro e sui contro, sul dolore e sul piacere. E per quanto la fantasia di una persona sia senza limiti, non sarei mai riuscita ad immaginarmi tutto questo.
Ad immaginarmi il corpo esplodere e il cuore scoppiare, ma allo stesso tempo la sensazione di serenità e calma interiore. Tutto così contrastante e incoerente, esattamente come è l’amore.
Diviso tra mente e cuore, razionalità e irrazionalità, calma e subbuglio, passione e dolore.
Ed ogni sera soprattutto, mentre sono nel mio letto pronta per rifugiarmi tra le braccia di Morfeo, penso e rivivo tutte queste emozioni, che a parole non possono essere definitivamente spiegate.
Come in questo momento, coricata e protetta dalle coperte, occhi chiusi, volto sereno, non vedo l’ora che la notte passi, per poterlo vedere e sentire.
Quasi non mi accorgo di un piccolo fastidio insistente sulla guancia. Porto la mano sul viso, pronta a scacciare malamente quel piccolo insetto irritante. Mi ritrovo invece a colpire un semplice pezzo di carta.
Apro gli occhi e mi alzo dal letto. Esattamente all’altezza delle mie ginocchia, con non poca difficoltà, mi accorgo di questo piccolo medio rettangolino, sulla cui superficie mi accorgo esserci una scritta.

Ti va di raggiungermi nella Stanza delle Necessità?

Ovviamente non ha bisogno di firma o altro, so esattamente  questa calligrafia a chi appartiene.
 

***

Entrata dal portone che mi conduce alla Stanza delle Necessità, lo trovo sdraiato sul famoso divano verde bosco, accompagnato dal famigliare divano bordeaux.
Dopo quella notte la Stanza delle Necessità è diventata il nostro rifugio, nel quale ci nascondiamo dalle occhiate indiscrete e quasi inquietanti di Lily, dal sorrisino soddisfatto di Al e quello dolce di Eve. Un posto dove possiamo stare da soli,  insieme, in tranquillità.
Dove la luce rilassante emanata dal caminetto gli incornicia il viso, facendolo apparire ancora più bello di quel che è. Ogni volta che lo guardo lo è sempre di più, ogni giorno.
Saranno gli occhi dell’amore?
Ma perché mi devi sempre interrompere? Sto cercando di fare un discorso serio!
Hei, sono la tua coscienza, prenditela con te stessa!

Ignoro volutamente questa vocina fastidiosa e irritante, esattamente nel momento in cui lui si accorge della mia presenza e si alza dal divano.
-Sei stata veloce- mi saluta, dirigendosi velocemente verso di me con un sorriso soddisfatto.
-Già, la prossima volta mi toccherà fare il giro più lungo- dico cercando di togliergli quel maledetto sorriso.
-Assolutamente no- ribatte veloce - quando ti chiamo, dovrai esser sempre più veloce- continua cercando di farmi innervosire.
-Malfoy, vuoi per caso finire nel Lago Nero a far compagnia alla Piovra Gigante?- dico fingendomi irritata. Peccato che quel sorriso tutto mi provoca, tranne che rabbia.
E poi, siamo pur sempre Rose e Scorpius, non potremmo mai smettere di irritarci a vicenda.
-Weasley … - sospira il mio cognome allargando il sorriso e diminuendo la distanza fra noi.
-Si Malfoy?- domando cercando di non fargli notare cosa mi provoca quel suo modo di sospirare.
Da quella volta non è più successo niente di troppo intimo fra noi. Lui è sparito per due settimane, poi abbiamo litigato e neanche dopo aver fatto pace siamo riusciti a stare per più di mezz’oretta insieme. Tra lezioni, compiti, allenamenti, doveri da Caposcuola, la voglia di lui è cresciuta sempre più.
Ed ogni sera, ogni qual volta il mio cervello mi costringeva a rivivere quelle sensazioni, la voglia cresceva ininterrottamente.
E adesso, qui davanti a me, con quel sorrisetto alla made-in-Malfoy, quel suo viso, quel suo corpo, non fa che aumentare il desiderio che è sepolto da troppo tempo in me.
La sua voce, i suoi occhi che mi trapassano …
-Ciao- mi lascio scappare, mentre le sue mani si arrampicano sulla mia schiena e le mie dietro al suo collo.
-Ciao- mi sussurra di rimando, con la testa nell’incavo del mio collo, permettendo al suo fiato di infrangersi sulla mia pelle.
E rimaniamo per un paio di secondi così, probabilmente per assaporare ogni momento insieme, per sfruttare questi piccoli momenti e sentire qualcosa di più dell’altro.
-Mi sei mancata- dice all’improvviso, senza spostarsi dal mio collo.
Ed è così sincero quando lo dice, che per un secondo rimango destabilizzata. Lo abbraccio più forte, per sussurrargli subito dopo quanto anche lui mi sia mancato.
Ed è vero che ci siamo visti tutti i giorni, è vero che ci siamo abbracciati e baciati, ma mi era mancato comunque questo tempo libero per poterlo respirare come volevo.
Non so come spiegarvelo.
Sapere di poter respirare la sua pelle, il suo profumo come voglio, sapere di poterlo toccare quanto voglio, sapere di poterlo guardare fino a farmi bruciare gli occhi e sapere quanto lo voglia fare anche lui, mi rende in pace.
Mi sento con la persona giusta, nel posto giusto, tra le braccia giuste, inebriata dal profumo giusto.
E dopo quella che mi è sembrata un’eternità, le sue labbra si posano sulla pelle del mio collo con decisione, per dare inizio ad una scia di baci che arrivano fin sotto il mento, per continuare la corsa sull’altro lato del collo.
E la pace interiore viene sostituita sempre più dal desiderio, tenuto e conservato per troppo tempo.
E le mie braccia si spostano lentamente dal suo collo al suo petto, attraverso il quale sento accelerare il battito del suo cuore.
Lo accarezzo piano, desiderosa di sentire ogni suo muscolo, ogni sua vibrazione.
Sempre senza fretta, raggiungo anche l’ampia schiena, che percorro a mani aperte per sentire più superficie possibile. Nonostante la sua parte superiore del corpo sia ricoperta da una leggera e semplice maglietta a maniche corte, sento sotto le mie dita le pulsazioni del suo corpo ricoperto da brividi.
Non mi sono accorta neanche di aver chiuso gli occhi.
Sento la sua bocca, che continua a lasciarmi baci più o meno delicati, arrivare fino alla mia e un secondo dopo buttarcisi sopra, sorprendendomi.
La sorpresa dura davvero un istante piccolissimo, prima che io risponda al suo bacio.
E sembra un po’ la prima volta che le nostre labbra si sono incrociate.
Le gambe mi tremano, lo stomaco si torciglia su se stesso, il cuore sembra scoppiare, mentre il mio corpo si avvicina inevitabilmente al suo, senza lasciar spazio alcuno.
Scariche di adrenalina mi percorrono tutta, desiderosa di averlo sempre più vicino a me.
E come se fossimo una cosa sola, ci spostiamo insieme verso il divano, seguiti dalla stessa voglia di essere di nuovo uniti.
Nel lento tragitto ci stacchiamo velocemente uno dall’altro solo per togliere le rispettive magliette e permettere così alla pelle infuocata di toccarsi, di ricongiungersi, di sentirsi.
E ogni centimetro di pelle a contatto con la sua, non fa che aumentare una fitta quasi dolorosa nel mio basso ventre.
E lentamente ci sdraiamo sul divano, lui mi porge delicatamente sotto di lui.
Esattamente come la volta scorsa, quasi senza fatica, mi spoglia completamente, alternando carezze, baci, sospiri.
Esattamente come la volta scorsa, quasi senza imbarazzo, lo spoglio completamente, alternando carezze, baci, sospiri.
Ogni momento sembra esser sia troppo lento per la voglia di risentirlo mio, indubbiamente e totalmente mio, sia troppo veloce per la fretta con cui questo momento sta per finire.
E quei suoi occhi così magnetici, illuminati da bellissime e calorose pagliette dorate, che attraversano continuamente la mia figura con sguardo perso, quasi come se stesse vivendo un sogno, provocano dentro di me un senso di calore, di fuoco.
E finalmente si posiziona fra le mie gambe. I gomiti appoggiati ai lati della mia testa. Il suo viso a pochi centimetri dal mio, col fiato al sapore di cioccolato che si infrange sul mio viso.
E io non posso fare a meno di accoglierlo, incrociando le mie gambe alla sua vita. Abbracciando con le mie braccia la sua schiena. Avvicinando sempre di più il mio viso al suo, perché anche la minima distanza fra noi sembra troppa.
E nonostante un picco di dolore mi attraversa in una linea dritta dal basso fino alla testa, non smetto di volere di più, non smetto di volerlo sentire nuovamente mio.
Il suo sguardo lascia trasparire la preoccupazione, che cerco di far scomparire subito baciando delicatamente quel viso così perfetto.
Un bacio delicato su ogni guancia, un altro delicato sulle labbra, mentre le mani lo accarezzano, come a confortarlo.
E al tempo stesso quel dolore passa via, piano piano sostituito da un desiderio quasi incontrollabile.
Prima ancora che riesca a capire qualcosa, il mio corpo reagisce per me, spingendosi verso di lui.
Un impulso involontario che penso abbia fatto più male a lui che a me, noto sorridendo sotto i baffi.
Sapete ormai quanto mi faccia piacere vedere, sentire quanto effetto io abbia su di lui. Mi fa sentire così … potente.
E questo mio gesto fa ripartire la corsa, non più dolorosa, bensì piacevole e soddisfacente.
Forse fin troppo lenta. Nei suoi occhi ormai affaticati, mi accorgo di un accenno di ansia, preoccupazione.
È vero, all’inizio ha fatto più male anche rispetto all’altra volta, ma non voglio che questo gli impedisca di vivere qualcosa di piacevole con me. Non voglio che per lui sia un peso.
Cerco attraverso lo sguardo di fargli arrivare questi miei pensieri, perché a voce alta non avrei mai il coraggio di farlo.
Lo stringo più forte sia con le braccia che con le gambe e lo bacio con passione, per fargli capire che il dolore è scomparso ed è rimasto solo il piacere di stare con lui, di essere unita con lui.
E il messaggio sembra essere arrivato, dato che le spinte aumentano, così come i respiri che si infrangono uno sul viso dell’altro e i battiti dei cuori impazziti, pronti per uscire dalla gabbia in cui sono rinchiusi.


Frecce elettriche … attraversano il corpo.
Un arcobaleno di colori colpisce le palpebre.
Una schiuma di musica cade sopra le orecchie.
E’ il gong dell’orgasmo.
                                                                                               (Anais Nin)


***


Non so se sia possibile, ma è stato anche più bello dell’altra volta. Più travolgente.
I nostri corpi sono ancora legati uno all’altro, nonostante sia passato un minuto buono.
Ma non mi pesa averlo così vicino a me. Sopra di me. Dentro di me.
Ha la testa appoggiata sul mio petto, mentre le mie braccia sembrano proteggerlo.
Un lenzuolo si è posizionato leggermente e quasi subito sui nostri corpi che non sembrano abbiano voglia di separarsi.
I respiri piano piano si placano, lasciando spazio ad uno regolare e delicato.
I battiti si calmano, dando quasi vita alla calma e alla pace interiore che sentiamo.
E questo è uno di quei momenti che non potranno mai essere dimenticati.

-Rose- mi chiama con un sussurro, mentre si libera da me.
Si alza sui gomiti per portare il suo viso all’altezza del mio, liberando con un movimento delicato il mio corpo dal suo.
Nasce in me un senso di abbandono, frenato subito dallo sguardo che mi sta rivolgendo.
È profondo, mi arriva fin dentro al cuore.
Mi incatena a lui, senza possibilità di alcuna via d’uscita.
È forte, da mozzarmi quasi il fiato.
-Volevo solo che sapessi quanto io ti amo-
Non ha staccato neanche per un millesimo di secondo il suo sguardo dal mio. L’ha detto con serena decisione. L’ha affermato senza nessuna traccia di tentennamento o paura.
L’ha detto con amore profondo.
E sono talmente felice, che quasi mi commuovo.
E lo faccio per davvero, dato che porta una mano delicata sulla mia guancia per raccogliere le gocce salate che scendono piano.
-Perché piangi?- mi domanda con voce quasi tremante, senza smettere però di accarezzarmi il viso.
Non pensavo di reagire in questa maniera, non pensavo che mi avrebbe fatto un effetto così forte e potente.
Ma è inutile che io continui ad usare la testa o a paragonare ciò che la mia mente partorisce con quello che poi succede nella realtà.
È impossibile, perché quando sono con lui il mio cervello si spegne completamente e il mio cuore  parla da se.
E, nonostante quel giorno lo abbia sentito affermare con la stessa decisione di essere innamorato di me a Bethany Krum, in questo momento quelle parole hanno un significato più profondo, intimo, vero.
-Perché ti amo anche io Scorpius Hyperion Malfoy, con tutta me stessa-


***

Pov Sconosciuto

-E’ tutto pronto?- mi chiede per la centesima volta.
-Sì, vuoi chiedermelo ancora?- dico con tono scontroso.
Anche io non sto più nella pelle, anche io non vedo l’ora che tutto abbia inizio, per far sì che finalmente abbiano quel che si meritano, ma la mia pazienza ha un limite.
-A che ora arriva?- mi domanda sempre con lo stesso tono ansioso.
Non posso fare a meno di alzare lo sguardo verso l’alto.
-Sarà qui a momenti- ribatto con tono acido.
Finalmente quei maledetti avranno quel che si meritano. Finalmente la mia vendetta sarà compiuta e la cosa che più mi stupisce, ma allo stesso tempo mi rende più contenta, è il fatto che anche una delle persone più care loro sia dalla nostra parte.
Quando si presentò davanti a me quella sera, chiedendo se potesse partecipare e potesse darci aiuto, pensavo mi stesse prendendo in giro e per un attimo un panico folle mi aveva raggiunto fin nelle viscere. Non era possibile che qualcuno avesse potuto scoprire qualcosa, non era possibile che fossimo stati neanche per un secondo sbadati o, peggio per lui, che potesse aver aperto bocca con qualcuno.
Dallo sguardo però con cui si rivolgeva a me e dalle parole che uscivano dalla sua bocca, avevo capito che in tutto e per tutto stava dalla nostra parte e che, per fortuna, nessuno aveva capito niente.

-Voglio farla sentire vuota, nello stesso modo in cui mi sento io-

Aveva esclamato con voce dura. Dai suoi occhi sembrava proprio che trasparisse odio.
Per sicurezza, nelle settimane successive non avevo tolto il mio sguardo dalla sua figura, cercando ovviamente di non farmi scoprire.
Era in gamba. Tutte le volte che incrociavo il suo sguardo nei corridoi o a lezione, non lasciava trasparire nulla. Anche quando si trovava il loro presenza sembrava davvero volesse loro bene, tanto che alcune volte avevo dubitato della sua lealtà nei nostri confronti.
Poi puntualmente ci incontravamo e tutto ciò che faceva trasparire era odio.
Non voleva però che il terzo componente del gruppo sapesse della sua esistenza. Il motivo? Non lo sapevo, ma poco importava, dato che era necessario più il suo aiuto, che la conoscenza tra i due.
Vengo riportata alla realtà dall’apertura della porta del bagno di Mirtilla Malcontenta dentro cui siamo rifugiati.
Con il solito mantello e cappuccio sulla testa, che impedisce ai nostri occhi di vedere chi ci sia dietro, fa capolinea con la bacchetta alzata in mano, la cui punta è illuminata da un fascio lieve di luce.
Tra la sua bacchetta e la luce lunare che penetra dalle finestre, riesco a vedere ai piedi del nostro alleato un corpo completamente nudo e senza vita.
Il viso perfetto e il corpo scolpito e sodo fa nascere su di me un sorriso soddisfatto, mentre le mie orecchie vengono raggiunte da un conato di vomito.
-Disgustoso-
-Sei soltanto geloso del suo corpo da favola- ribatto prontamente, mentre il mio corpo si abbassa sulla figura inerme.
Porto una mano ad accarezzargli la schiena fredda e la pelle morbida, rovinata da sottili e leggeri graffi.
-Uhh sembra che si siano divertiti- mi lascio scappare con un mezzo tono tra l’infastidito e l’eccitato.
-Non dire idiozie, non lo farebbe mai- ribatte con tono più acido del solito, facendo scattare con forza un calcio sul fianco della figura ancora immobile sul pavimento.
Questo mi fa decisamente arrabbiare.
Tiro fuori la bacchetta e gliela punto sotto la gola.
-Osa un’altra volta fare una cosa del genere e ti ammazzo seduta stante.-
Lo sguardo di terrore che attraversa il viso di questo emerito idiota, mi calma un poco.
-Adesso basta- parla la figura incappucciata, attraverso una voce deformata - se non ci muoviamo, si sveglierà e tutti i nostri sforzi saranno stati vani-
Meno male che qualcuno parla la mia lingua.
-Hai ragione- commento, prima di dirigermi verso il lavandino e prendere tra le mani l’ampolla di vetro contenente quello che può sembrare all’inizio fango.
-Mi raccomando - dico semplicemente, prima di lasciare andare l’ampolla tra le sue mani.

***
Pov Rose

Vengo svegliata da una forte brezza che mi attraversa la schiena. Non faccio neanche in tempo ad aprire gli occhi, che mi rendo conto che nonostante la mia nudità, ho fin troppo freddo. Mi accorgo anche di come il peso del corpo di Scorpius sia inesistente, come se sopra di me non avessi nessuno.
Scatto velocemente seduta e dopo una occhiata fulminea intorno alla stanza, mi accorgo che della presenza di Scorpius non ci sia davvero traccia.
Un veloce panico mi assale, ricordando il senso di abbandono provato in quelle due settimane infernali, prima di accorgermi di un lieve bigliettino piegato sul mio cuscino.

Non preoccuparti, sono andato a prendere la colazione

Non appena leggo quelle parole, il panico affiorato poco prima, svanisce come un soffio di vento, puft!
Mi copro il corpo nudo con il lenzuolo che ci ha protetti per tutta la notte. Un sorriso spontaneo fa capolinea sul mio viso.

-Volevo solo che tu sapessi quanto ti amo-

Queste parole risuonano nella mia mente come se ci fosse lui qui davanti a me a ripeterle. Come se ci fossero i suoi occhi profondi, profondo grigio ghiaccio riscaldato da quelle fantastiche pagliette dorate che infondono calore.
E più rivivo queste parole, rivivo gli attimi passati con lui, la forza, la passione, l’amore che provo solo con lui, e più mi rendo conto di quanto io lo ami e forse nella vita non proverò mai più un sentimento così profondo.
Forse penserete che sia esagerata, che sia troppo giovane e che mi innamorerò altre mille volte, ma con tutta onestà, vi posso dire che vi sbagliate.
Perché, non so ovviamente se dureremo tutta la vita o per poco, fatto sta che questo fuoco che sento dentro quando sto con lui, non lo proverò con nessun altro.
Nessuno sarà in grado di prendere il suo posto e di farmi sentire così giusta.
Con ancora il sorriso sulle labbra, incantata da me stessa e da cosa provo, sento la porta della Stanza delle Necessità aprirsi.
Spunta il suo viso, incorniciato da un sorriso amorevole, mentre, bacchetta alla mano, viene seguito da un vassoio.
-Ti sei svegliata?- mi domanda, mentre con un sorriso gentile si avvicina a me. Lancia alcuni sguardi ai nostri vestiti per terra, mentre lui ha indosso un paio di jeans e un maglioncino leggero a maniche lunghe.
-Ti sei cambiato?- domando tranquilla, mentre con lo sguardo seguo il vassoio che si posiziona sulle mie gambe.
Non mi ero accorta di avere così tanta fame.
C’è una tazza di tè fumante con muffin al cioccolato, di fianco ad un piatto di uova e pancetta, con una ciotola abbondante di porridge e un calice di succo.
Mi dispiace però un po’ non vedere una fetta di torta al cioccolato.
-Si già che c’ero- risponde un po’ agitato. Mi lascio scappare uno sguardo stranito, mentre lui continua a sorridermi amorevolmente.
-Allora- inizia, sedendosi di fianco a me e posizionando un braccio dietro le mie spalle -cosa vuoi iniziare a mangiare?-
Per tutta risposta prendo un muffin al cioccolato e ne do un grande morso, cosa che lo fa ridacchiare sotto i baffi.
-Che c’è?- domando, con ancora tutto il pezzo di muffin in bocca, che rischia di uscire fuori.
Questo lo fa ridere di gusto e io non posso fare a meno di guardarlo incantata.
È proprio bello mentre ride. C’è, in realtà è bello sempre, ma quando ride lo è ancora di più.
-Cosa facciamo oggi?- mi domanda mentre mi porge il calice di succo.
Ne bevo una lunga sorsata, così da mandar giù il grosso pezzo di muffin.
-Abbiamo organizzato la partita con gli altri, ti ricordi?- gli domando lanciandogli uno sguardo e al tempo stesso prendendo un altro grande pezzo di muffin.
-Ah si- risponde veloce -me ne ero dimenticato-
Lo guardo di nuovo stranita, perché sembra che ci sia qualcosa che non vada. Ho una sensazione strana.
Rimaniamo in silenzio per un paio di minuti, mentre io continuo a mangiare, cercando di eliminare questa sensazione strana che mi pervade tutta, mentre lui non fa altro che guardarmi, senza distogliere mai lo sguardo.
-Che c’è?- gli domando con un sorriso.
Lo guardo negli occhi, dritto in quel mare di finto freddo ghiaccio. Il suo viso si avvicina lentamente al mio, mentre inconsapevolmente cerco di trovare quelle pagliette dorate ormai famigliari, che mi infondono calore, senza però nessun risultato.
Prima ancora che io mi domandi dove siano finite quelle dolci pagliette dorate che lo contraddistinguono quando è con me, le sue labbra sono sulle mie.
Per un attimo tutto intorno a me sparisce, ci siamo solo noi, io e lui, Rose e Scorpius … e questa fastidiosissima sensazione di ansia.
Anche il suo modo di baciarmi mi stranisce. Non sento passione, non sento il fuoco, i brividi che solo lui può trasmettermi.
È delicato, impaurito, timoroso e avrei dato retta a questa sensazione strana, ne avrei dato voce, se un tonfo forte e chiaro non fosse arrivato dalla porta della Stanza delle Necessità.
Ci stacchiamo l’uno dall’altro spaventati. Saltiamo giù dal divano e i miei occhi non credono a quello che vedono.
Esattamente con la porta spalancata dietro di se, una copia spudorata di Scorpius nuda come mamma l’ha fatto, si trova davanti a noi con faccia arrabbiata e furiosa.
Non la punta verso di me però, che sono immobile sul mio posto protetta dal lenzuolo, con lo sguardo verso quella copia sputata di Scorpius, pietrificata, incredula, stupefatta.
Faccio in tempo a vedere la copia nuda di Scorpius puntare verso quella che ho di fianco a me, con il volto impregnato di rabbia furente, prima di vedere tutto quanto girarmi attorno e sentire, un secondo dopo, la testa colpire con forza il pavimento della Stanza delle Necessità.
Poi fu tutto buio.




ED ECCOMI RITORNATA!
NUOVO CAPITOLO, NUOVI COLPI DI SCENA! NE SONO SUCCESSE DI COTTE E DI CRUDE! :p
DITEMI CHE NE PENSATE!
AL PROSSIMO (SPERO PRESTO) CAPITOLO!
UN BACIO,
HERM :*

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Capitolo 39
*** Capitolo 38 ***


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Capitolo 38

Corro. Corro e non capisco dove sto andando.
Davanti a me, dietro e ai lati, solo il buio.
Sotto ai piedi riesco a vedere delle mattonelle di un pavimento e l’unica cosa che la mia testa mi dice è di correre.
Corri senza fermarti! mi dice anche l’istinto.
Ed è quello che faccio, corro.
Ho il respiro bloccato e per quanto voglia urlare, non riesco.
E come se fossi bloccata.
Non vedo, non sento e non riesco a parlare.
Mi sento soffocare, ma che diavolo sta succedendo?
Ad un certo punto inciampo, ma non so su cosa. Cerco di rialzarmi, ma qualcosa mi blocca la schiena e io ho tanta paura.
Adesso mi sento strattonare e cerco di ritirarmi, ma proprio non riesco a muovermi.
Rose, Rose… Qualcuno mi sta chiamando.
Cerco di urlare per farmi sentire, per dire “ehi sono qui, aiutatemi!”

***
Pov Eveline


Ormai Rose era dentro l’infermeria da più di quattro ore e ancora nessuno ci aveva fatto sapere niente.
Questa mattina un’agitata Cindy mi aveva chiamato di tutta fretta farfugliando qualcosa su Al, Rose e un incidente. In un primo momento mi ero arrabbiata.
Come si era permesso Al di mandare Cindy, una sua ex, a chiamarmi? Come si era permesso di rivolgerle la parola alle sei e mezzo della mattina? E soprattutto che cavolo ci facevano insieme a quell’ora?
In un secondo luogo poi Cindy aveva parlato chiaramente e tutte le domande le avevo accantonate.
-Rose ha avuto un brutto incidente. Ha detto Al di scendere, che bisogna andare subito in infermeria-
Mi ero semplicemente infilata un maglione sopra il pigiama e le scarpe ai piedi e mi ero precipitata fuori dalla Sala Comune.
Lì ad attendermi c’era Al, bianco in volto e visibilmente scosso.

Flashback:

-Vuoi spiegarmi che cavolo è successo a Rose?- gli domando preoccupata -Pensavo fosse con Scorpius-
Ho il cuore che mi batte a mille, mentre sento già le lacrime uscire dai miei occhi. E vedere Al così preoccupato, come mai l’ho visto nella mia vita, mi agita ancora di più.
Anche lui indossa ancora il pigiama, con un maglione appoggiato sulle spalle.
-Stamattina Scorpius ci ha svegliati con forza, urlando di essersi svegliato nel bagno di Mirtilla Malcontenta nudo e dolorante.- inizia con il fiatone Al, mentre nella mia testa iniziano a formarsi trecentomila domande diverse - Sapeva benissimo che doveva esser successo qualcosa e per questo è corso subito nella Stanza delle Necessità. Lì ha trovato Rose e un altro Scorpius, con i suoi vestiti indosso-
-Un altro Scorpius? Ma che vuol dire?- la mia intenzione non era quella di interrompere Al, ma le parole mi sono uscite senza permesso dalla bocca.
Che cavolo significa? E se Scorpius in realtà si è svegliato nel bagno di Mirtilla, quello nella Stanza delle Necessità con Rose, chi cavolo è?
E Rose? Perché Rose si trova in infermeria? Che le è successo?  
Mi sta scoppiando la testa.
-Sì, un altro Scorpius. E quello vero ci ha raccontato che un secondo dopo aver dato un pugno al finto Scorpius, Rose è precipitata sul pavimento, perdendo i sensi- continua il racconto Al, con una nota di panico nella voce.
Mi lascio scappare un urlo di sorpresa e angoscia, mentre le lacrime scendono sempre più forte.
-Ha provato a chiamarla, a farla svegliare con l’incantesimo innerva, ma Rose non dava segni di vita. L’ha portata subito in infermeria e ha chiamato la Preside. Dopodichè è venuto a chiamare noi.-
Siamo a pochi metri dall’infermeria, ne vedo già la porta.
Insieme a noi arrivano anche Lily e Lys. Un senso di colpa mi attraversa lo stomaco. Non ho neanche pensato di avvisare io stessa Lily, ma subito dopo mi accorgo che sta arrivando con Lys dalla direzione da cui ci sono i dormitori di Corvonero.
Gli altri invece sono tutti radunati davanti alla porta dell’infermeria, con Madama Chips che impedisce loro l’entrata.
-Adesso basta- urla per l’appunto quest’ultima - Quando la Preside deciderà di farvi sapere qualcosa, sarà lei stessa a comunicarvelo- esclama perentoria, guardando ognuno negli occhi. Dopodichè, addolcisce il tono -So quanto siate uniti e volete bene alla vostra amica. Andrà tutto bene. Siate fiduciosi- detto questo, dopo un ultimo sguardo, apre la porta dell’infermeria e si rifugia dentro.

Fine Flashback

E dopo quattro lunghissime ore, nessuno, neanche la Preside aveva fatto la propria comparsa.
Non sapevamo ancora niente. Sapevamo solo grazie ad Hugo, che ci aveva raggiunto poco dopo, che erano arrivati i genitori, Hermione e Ron.
-Chi può fare una cosa del genere?- rompe il silenzio in un sussurro Roxy.
-Un matto- risponde Lily con rabbia. Non aveva ancora versato una lacrima, a differenza mia e di Roxy che non riuscivamo a smettere.
Esattamente come il fratello, faceva avanti e indietro, sbattendo i piedi con rabbia sul pavimento.
-Un emerito deficiente- continua sempre più arrabbiata - un emerito idiota pazzo, che deve soltanto essere rinchiuso-
-Lily calmati- cerca di dirle Lys con l’intento di abbracciarla, ma un solo rapido sguardo da parte di lei lo fa desistere.
-Non mi calmo per un cazzo. Che cosa le ha fatto che le impedisce di svegliarsi?- domanda a Lys con rabbia, quasi come se la colpa di tutto questo fosse sua.
-Non sappiamo ancora nulla- le risponde Lys restando calmo - Ha sbattuto forte la testa, magari è per quello che fa fatica a svegliarsi. Oppure, dato che ancora non sappiamo nulla - calca l’ultima frase per metterla in evidenza - si è già svegliata e le stanno facendo degli accertamenti-
-Ma che cavolo dici? Se si fosse svegliata la Preside o qualcuno ce lo avrebbe detto- gli risponde Lily, stringendo forte i pugni - E poi mi spieghi cosa ci farebbero qui gli zii? Oppure il signore e la signora Malfoy? Se tutto fosse andato per il meglio e non ci fosse niente di cui preoccuparsi, non avrebbero chiamato i rispettivi genitori- urla fino allo sfinimento Lily.
Lily ha un carattere forte, è istintiva, impulsiva, talvolta strafottente e troppo sicura di sé, si arrabbia facilmente e ha poca pazienza, insomma una degna figlia di sua madre, ma questa rabbia non sembra solo rabbia.
Magari è il suo modo di piangere. Magari è il suo modo per mandare fuori il dolore.
È una di quelle persone che non piange, non si strappa i capelli, ma urla, strilla, si arrabbia e aggredisce tutti, o bhe, in questo caso Lys.
Quest’ultimo però non sembra spaventato o arrabbiato, appare calmo, tranquillo e forse è anche questo a far infuriare Lily.
-I genitori sono stati chiamati perché qualcuno ha creato una pozione polisucco, proibita e vietata, usandola per di più su un altro studente- continua Lys sempre pacato.
-Come fai a sapere che è stata usata proprio una pozione polisucco?- domanda con voce furente Al, fermando finalmente la sua corsa.
Ci giriamo tutti sorpresi, io forse più di tutti.
Ha la faccia bassa, il corpo che trema e i pugni si stringono forte su se stessi, facendo diventare la pelle delle nocche bianca.
Per quanto fossero simili lei e Al, quest’ultimo non aveva ancora aperto bocca; aveva continuato a fare avanti indietro davanti alla porta dell’infermeria, ogni tanto fermandosi davanti ad essa per fissarla per un paio di secondi, come se potesse vederne attraverso e poi ricominciava a camminare.
-Conosci qualche incantesimo o qualche altra pozione che permette di prendere le sembianze di qualcuno?- domanda sempre con lo stesso tono Lys.
Inizia ad irritare pure me. Come fa ad essere così calmo?
-No- risponde Al sputando quelle semplici due lettere, per poi riprendere la corsa.
Mi ero avvicinata un paio di volte, ma avevo ricevuto uno sguardo fin troppo duro e distaccato, che in questo momento non riuscirei a sopportare.
La mia migliore amica era lì dentro da più di quattro ore e io non potevo fare niente. Rose è una delle persone più importanti per me e senza di lei probabilmente non riuscirei ad andare avanti.
È stata come una sorella per me, fin dal nostro primo incontro. Mi ha supportato, sopportato, protetto. Ha sempre camminato di fianco a me, senza abbandonarmi, soprattutto nei momenti più difficili, nei quali io non volevo vedere nessuno.
Lei se n’è fregata e ha buttato giù quel muro invalicabile con la sua testardaggine e la sua forza.
Vorrei avere la stessa grinta per abbattere quella maledetta porta, che adesso mi separa da lei.
Sono emotivamente distrutta e lo sguardo freddo di Al non riuscirei a sopportarlo proprio per niente.

Esattamente davanti a me un Lorcan abbattuto abbraccia il corpo di Roxy, che appare così piccola e fragile tra le sue braccia.
Una fitta d’invidia mi attraversa lo stomaco. Vorrei che Al lo facesse con me.
Lorc alza lo sguardo, come se avesse percepito il mio e mi lascia un sorrisino di scuse, rivolgendo poi uno sguardo alla figura camminante di Al.
Non dovrebbe di certo essere lui quello a scusarsi, ma il fatto che se ne dispiaccia e che mi abbia capita, mi spinge comunque a ringraziarlo con un mezzo sorriso.
-Ma non l’ha usata su Rose- continua Lily racchiusa nella sua bolla di rabbia - l’ha usata su Scorpius. Perciò che cosa ha fatto a Rose?- domanda ancora verso Lys.
Sembra quasi che nessun altro di noi esista, sembra quasi che ci sia solo lui e che solo lui possa avere le risposte.
-Questo non lo so Lily, ma non possiamo fasciarci la testa prima di rompercela-
Non pensavo che Lys potesse conoscere proverbi babbani, ma per quanto razionalmente ha ragione, c’è qualcosa dentro di me che non riesce a farmi stare calma.
-E questa chi te l’ha insegnata?- domanda Lily con lo stesso tono scontroso.
Sembra che Lys non possa dire niente, che per Lily sarebbe comunque sbagliato.
-Tua zia Hermione- risponde lui, come se stessimo parlando del tempo e davanti a se non avesse una Lily infuriata pronta a schiantarlo seduta stante.
-A nessuno viene in mente, invece, chi possa aver usato la pozione polisucco?- domanda Lorcan, che stringe ancora Roxy, che sembra essersi un pochino calmata.
Non ho ben percepito il tono o a chi si stia rivolgendo.
-Qualcuno che non ha un cazzo da fare che rompere le palle agli altri- risponde prontamente Lily, rivolgendo lo sguardo furente verso l’altro gemello.
-Io un’idea ce l’avrei- si intromette Roxy in un sussurro fragile, ma pur sempre udibile.
-Parla- si sfoga su di lei Lily, cosa che non piace per niente a Lorcan.
-Vedi di darti una calmata okay? Non sei l’unica preoccupata qui-
Sorpresa dal tono duro con cui Lorc le si rivolge, Lily fa un passo indietro, per poi abbassare la testa.
-Hai ragione- dichiara Lily sempre con lo stesso tono arrabbiato.
Probabilmente sa di aver esagerato a rivolgersi così duramente verso Roxy, ma
evidentemente non è un buon motivo per diminuire la rabbia -Non volevo rivolgermi così con te Roxy, scusami-
Roxy le rivolge un piccolo sorriso che però non le raggiunge gli occhi, arrossati e stanchi.
-Non preoccuparti- continua con tono debole - Comunque ho pensato alla persona che non ha mai sopportato Scorpius e che ha sempre voluto Rose-
Per un secondo rimaniamo immobili, anche Al si è fermato, tutti rivolti verso Roxy.
-Sheppard- esclama con la voce piena di rabbia Al.
Come abbiamo fatto a non pensarci prima? Eppure è così semplice e scontato.
-Non è fin troppo banale?- domanda Lys, fissando un punto del pavimento con sguardo quasi perso.
-Che vuoi dire?- ribatte Lorc.
-Quello che intendo è che, per il poco tempo in cui l’ho conosciuto, lo abbiamo conosciuto, mi è sembrato un ragazzo sveglio. Non penso avrebbe fatto una cosa così grave, sapendo che ci saremmo rivolti a lui- conclude Lys con fare ovvio.
E non è che abbia tutti i torti poi.
-E a chi altri ti rivolgi scusa? Ti devo ricordare tutte le volte che ha insultato Scorpius o ha insultato Rose?- domanda con la stessa furia Lily.
Penso che se Lys si fa scappare anche solo un’altra parola, Lily lo schianta davvero.
Non so perché sia così arrabbiata con lui.
Voglio dire, la rabbia che ha in questo momento è dettata anche dalla preoccupazione che ha per Rose e Scorpius, ma penso che nei confronti di Lys ci sia dell’altro, per quanto poco prima Lily abbia aggredito anche Roxy.
Eppure con lei si è scusata, mentre ad ogni parola di Lys, Lily si arrabbia sempre più.
O Santa Morgana, il cervello sta per scoppiarmi.

-Poi mi ha detto che da grande vuole fare il pozionista-

All’improvviso la voce di Rose compare nella mia testa.
È vero! Rose mi aveva raccontato che Alex da grande avrebbe voluto fare il pozionista. E, bhe, la pozione polisucco non è facile, anzi è molto difficile e chi meglio di lui avrebbe potuto prepararla?
-Rose mi ha raccontato una cosa su Alex- alzo un poco la voce, sorpresa io stessa dall’illuminazione.
-Eh dicci no?- continua Lily con questo suo tono scontroso.
Aspetto un secondo, quasi speranzosa che Al mi difenda ed impedisca alla sorella di parlarmi così, come aveva fatto Lorc poco prima per Roxy, ma anche questa volta le mie speranze sono vane.
-Mi ha detto- esclamo un poco scontrosa anche io, divisa tra rabbia, preoccupazione e anche un pizzico di gelosia - che Alex avrebbe voluto fare il pozionista da grande-
Sembrano sorpresi dalle mie parole. Ovviamente non potevano saperlo loro, non l’avrei saputo neanche io se Rose non me ne avesse parlato.
-Ecco un’altra prova- esclama con un pizzico di vittoria Lily, rivolgendosi sempre principalmente a Lys.
-Non vuol dire niente- ribatte Lys con un pizzico di superiorità, ricordandomi un po’ Rose nei primi anni di scuola, quando metteva in mostra la sua intelligenza, comportandosi da so-tutto-io.
-Io stesso, per quanto non voglia fare il pozionista nella vita, sarei in grado di riprodurre la pozione polisucco se volessi- continua Lys, alzando un poco la testa verso l’alto.
-Questa volta sono d’accordo con Lysander- ci arriva forte e chiara la voce di Al, immobile sul posto questa volta, con il volto diretto verso Lys -Tra le mie opzioni, c’è la carriera da pozionista, ma non per questo mi metto a fare pozioni proibite o vietate-
Continua a guardare gli altri quando parla, a me continua a non rivolgere neanche uno sguardo.
Anche io soffro come sta soffrendo lui, eppure non faccio altro che pensare a come possa avvicinarmi, a come possa confortarlo.
-E poi- continua sempre con lo stesso atteggiamento impenetrabile - Stamattina mentre uscivamo dai dormitori di Serpeverde, lui era sdraiato sul divano della Sala Comune, perciò non poteva essere allo stesso tempo nella Stanza delle Necessità con Rose e Scorpius-
Ecco, questo non me lo aspettavo.
Rimaniamo tutti in silenzio, storditi e scioccati dalle parole inaspettate di Al.
Forse ha ragione Lys, non sarebbe stato così sciocco da fare del male a Rose o a Scorpius, sapendo che, partendo da noi e arrivando probabilmente fino alla Preside, che sapeva degli scontri, ci saremmo tutti rivolti a lui.
Ma a questo punto, chi cavolo era stato a far loro del male?
Chi si sarebbe spinto a prendere le sembianze di Scorpius? E Rose? Che cosa aveva fatto a Rose?
E siamo al punto di partenza.
Ma per fortuna o per sfortuna, finalmente la porta dell’infermeria veniva aperta dopo quattro ore e mezza di attesa.
Come un corpo unico, ci siamo girati verso la porta e ci siamo raggruppati tutti insieme davanti al signor Malfoy, che velocissimo, ha richiuso la porta dietro di se.
-Sapevo di trovarvi ancora qui- esclama, accennando quello che Rose avrebbe chiamato ghigno alla made-in-Malfoy.
-Dicci cosa è successo Draco- esclama subito Al, rivolgendosi al padre di Scorpius in tono fin troppo confidenziale. Non pensavo che Al, figlio del gran Harry Potter, nemico dell’uomo che adesso abbiamo davanti ai nostri occhi, fosse così in confidenza con la famiglia Malfoy, con Draco Malfoy.
A me solo guardarlo mi incute quasi terrore!
-Non posso dirvi ancora qualcosa di certo, Albus- esclama con voce ferma - posso solo dirvi che Scorpius si riprenderà presto, entro domattina sicuramente potrà uscire dall’infermeria-
L’aria sembra essersi alleggerita un poco per tutti, quasi come se ci fossimo sgonfiati, liberati da un peso.
Solo che c’è un altro grande masso sopra i nostri cuori.
-La signorina Weasley invece non si è ancora svegliata e per quanto ci abbiamo provato, sembra proprio non volerlo fare. Se entro un paio di giorni non si sveglia da sola, verrà portata al San Mungo-
Cosa?
Un vortice mi attraversa lo stomaco, creando una fitta costante e dolorosa, mentre il cuore fa male, fa tanto male. Come se un pugno gli si fosse chiuso contro e stesse stringendo forte, quasi a soffocarlo.
Non riesco a vedere nulla, né la porta dell’infermeria, né il signor Malfoy, né i miei compagni, con gli occhi pieni di lacrime che hanno iniziato a scendere copiosamente.
C’è questa costante fitta di dolore che mi appanna il cervello, che non mi permette di pensare o di controllare le mie emozioni.
Mi comporto come se Rose fosse morta, ma non lo è cazzo, non lo è! Stupida cretina! Mi urlo nella testa.
Ma non riesco a far smettere questa acuta fitta che mi attraversa ogni muscolo del corpo, ogni vena, ogni filamento.
Ho questa sensazione di terrore che mi dice che la storia non è finita qua e che a Rose è davvero successo qualcosa di grave.
In questa impetuosa tempesta interiore, all’improvviso compare un accenno di calore, che arriva dalla mia mano destra.
Ci impiego fin troppo poco a capire che questo calore arriva dalla mano di Al, che finalmente si stringe forte alla mia.
-So che può essere difficile ragazzi, ma non sappiamo ancora a cosa stiamo andando incontro- mi arriva ovattata la voce del signor Malfoy -Può essere che domani mattina la signorina Weasley e Scorpius escano insieme dall’infermeria, o che la signorina Weasley ci metta un po’ di più, oppure che davvero la porteremo al San Mungo. Fatto sta che adesso non hanno bisogno di persone che piangono, tremano e si disperano, hanno bisogno dei loro amici, della forza dei loro amici e che questi amici abbiano fiducia che tutto alla fine si sistemerà, anche se magari ci potrà volere più tempo del previsto-
Punta lo sguardo su ognuno di noi, uno alla volta, come a sostenerci o a rimproverarci, non saprei dirlo con esattezza.
Poi, esattamente come è arrivato, se ne va, richiudendo alla velocità della luce la porta dell’infermeria dietro di sè.
Anche questa volta rimaniamo in silenzio, non sapendo cosa dire, cosa pensare.
Bhe, non tutti.
-Ma cosa ne vuole sapere lui?- domanda con la stessa rabbia che l’ha contraddistinta fino adesso, Lily.
-Lily adesso basta, hai stufato- le ribatte il fratello con voce fredda e dura.
-Ho stufato?- domanda Lily rossa di rabbia sul viso, con Lys alle spalle proteso in avanti, come se volesse afferrare Lily da un momento all’altro.
-Ho stufato? Io sono libera di dire quello che penso e se non ti sta bene, caro Albus Severus Potter, ti tappi le orecchie e non mi senti- continua più infuriata che mai - Inoltre se penso che il signor Malfoy non ne sappia niente e non ne capisca niente, lo dico e basta! - sbatte il piede forte contro il pavimento.
-Ne sa più di noi, dato che è il capo del reparto malattie magiche del San Mungo, ragazzina viziata che non sei altro- ribatte Al, sbattendo anche lui un piede sul pavimento, nello stesso quasi ridicolo modo della sorella.
-Echissenefrega- gli urla Lily a pochi centimetri dal viso.
-Echissenefrega di quello che dici tu- urla di rimando Al.
Oh Santo Godric, ci mancava una lita tra fratelli!
-Basta-
Mi son totalmente dimenticata della presenza di Hugo, che adesso dietro a tutti noi, immobile, con la faccia impassibile, sembra molto più grande della sua età e probabilmente anche più maturo di noi in questo momento.
-Ha ragione il signor Malfoy. Mia sorella e quell’altro non hanno bisogno delle vostre urla o dei vostri piagnistei, ma della vostra forza. E questa stessa forza dovreste darvela uno all’altro-
Rimaniamo tutti pietrificati, anche quando lui si gira e se ne va, continuando a borbottare, con la cugina Lucy subito dietro di lui.
-Scusa Al-
-Scusa Lily-



UNA SETTIMANA DOPO
SAN MUNGO: REPARTO MALATTIE MAGICHE
3° PIANO

Pov Scorpius

Tutto questo bianco è davvero nauseante. Non capisco come papà possa stare tutti i giorni in un ambiente così freddo e poco accogliente.
Eppure, se tutto andrà bene, anche io un giorno sarò qui, ad aiutare esattamente come fa lui. Probabilmente mi ci abituerò.
Ma adesso non è a questo che devo pensare!
Cinque giorni fa l’hanno spostata esattamente in questo reparto, di cui, ironia della sorte, mio padre ne è il Capo.
Forse è stata più una fortuna che sfortuna, dato che posso sapere cose che, se non fossi stato suo figlio, non avrei mai saputo.
Dopo aver esasperato la Preside e mia madre fino allo sfinimento, sono riuscito ad ottenere il permesso di venire qui oggi e venire a trovare Rose.
Ma prima, devo assolutamente passare da mio padre e farmi dire tutto, tutto quello che continuano a nasconderci.
Esattamente un paio di giorni fa ho ricevuto una lettera da mio padre in cui mi diceva che Rose si era finalmente svegliata, ma purtroppo aveva avuto gravi ripercussioni, perdendo la memoria.
Ho riletto quella lettera almeno un migliaio di volte, speranzoso che le parole cambiassero forma e che mi dicessero invece quanto Rose stesse bene e che presto sarebbe ritornata a casa.
Invece no, quelle maledettissime parole sono sempre rimaste le stesse.
Non riesco ad accettare un mondo in cui Rose non si ricordi di me, non si ricordi dei suoi amici, della sua famiglia.
Non si ricordi di quello che abbiamo passato, di quello che abbiamo fatto insieme, di quello che ci siamo detti.
Non posso accettare il fatto che lei non si ricordi quanto io la ami!
E non posso stare fermo, mentre gli adulti confabulano tra di loro e non vogliono dirci come questo sia potuto accadere.
Voglio sapere chi è stato a farle questo, a farci questo, e ridurlo a pezzettini. Finirò ad Azkaban, ma poco mi importa!
Finalmente, in questo mare di bianco candido scorgo la porta imponente di legno massiccio dell’ufficio di mio padre.
Lo riempirò talmente tanto di domande, che dovrà schiantarmi per impedirmi di sapere che cavolo è successo a Rose.
Apro la porta, senza bussare, senza pronunciare la mia presenza. Sono quasi certo che mamma abbia avvisato papà e che lui sia pronto del mio arrivo.
Proprio come immaginavo, lo trovo seduto dietro la sua scrivania elegante e professionale come lui, con in mano una tazza enorme da cui esce del fumo.
E’ seduto comodo sulla sua seduta girevole in pelle di drago nera con uno sguardo quasi strafottente, come a dire “Sapevo già che saresti arrivato”.
Sulla mia sinistra vi è una grande specchiera dello stesso legno della scrivania, all’interno della quale si possono intravedere miriadi di libri di medicina.
Sull’altro lato vi è il lettino famoso che ogni dottore deve avere. Non ho mai capito perché papà avesse voluto un lettino per pazienti, dato che, essendo il capo, gli è proibito fare visite private nel suo ufficio. Questo perchè è il luogo in cui vi sono tutti i fascicoli di tutti i pazienti del Reparto, racchiusi accuratamente in una cassettiera bloccata da una magia, posta dietro le spalle di mio padre.
La scrivania è stranamente ordinata e pulita, non vi è nessun fascicolo aperto, nessun libro da consultare, cartacce varie. Tutto fin troppo stranamente ordinato.
Un'altra prova che afferma che mio padre già sapeva del mio arrivo e che mamma parla troppo.
-Vedo che mi stavi aspettando- dico, chiudendo dietro di me la porta del suo ufficio.
-Vedo che bussare alla porta sia troppo faticoso- ribatte con tono severo.
Anche quando ero piccolo e con la mamma venivamo a vedere papà al lavoro, ho sempre avuto il brutto vizio di entrare senza bussare, abitudine che lo ha sempre fatto arrabbiare.
Piano piano ho imparato a bussare e quando non lo faccio, l’unico scopo è quello di irritarlo. E in questo momento mi va proprio di irritarlo!
-Allora? Da dove vuoi iniziare?- domando con nonchalance, mentre mi siedo su una delle due sedie poste di fronte alla scrivania.
Per quanto sia cambiato, rimane comunque un uomo che viene da una famiglia benestante e attaccata alle buone maniere. Perciò, la mia domanda diretta, senza girare intorno ai soliti convenevoli, lo irrita ancora di più.
Per questo mi guarda come se volesse strozzarmi.
-Come sta andando la giornata Scorpius Hyperion? La scuola? - risponde infatti con tono alquanto irritato.
Ahia, mi ha chiamato con tutti e due i nomi. Forse è meglio non tirare troppo la corda!
-Molto bene grazie. Tu padre?- mi arrendo a domandargli. Non voglio rischiare di irritarlo troppo, altrimenti otterrei l’effetto contrario: mi sbatterebbe col culo per terra seduta stante e con un calcio ben assestato mi rimanderebbe ad Hogwarts.
-Molto bene, grazie a te- mi sorride trionfante -Di cosa volevi parlarmi?- chiede subito dopo, prendendo un sorso dalla tazza fumante.
Non ho la più pallida idea di  cosa ci sia dentro. Puzza terribilmente pure!
-Volevo sapere esattamente, cosa hai trovato su Rose?- chiedo quasi troppo velocemente. Non vedo l’ora che inizi a parlare.
-Lo sai Scorp che non posso dirtelo, sono questioni troppo personali- risponde con un accenno di delusione - Sai benissimo che senza il permesso dei genitori non posso dirti niente-
-Papà … - sono un po’ incerto.
Per quanto la famiglia Weasley non gli stia simpatica, non mi ha mai impedito di essere amico con Al, soprattutto dopo aver saputo la sua permanenza tra i Serperverde, o con gli altri in generale.
Forse però, confidargli che sono innamorato pazzo di Rose Weasley, che ci amiamo e che stiamo insieme, sia troppo per lui.
Prima o poi glielo dovrò pur dire, ma non mi sembra questa l’occasione giusta.
-Papà è la cugina di Al, il mio migliore amico. Fa parte della famiglia del cinquanta per cento dei miei amici, i genitori stessi di Rose mi conoscono, non penso possano avere qualche problema- dico cercando di convincerlo e di pregarlo con lo sguardo -sono tuo figlio-
Sempre con la stessa tazza in mano, dalla quale esce sempre meno fumo e, per fortuna, anche meno puzza, mi lancia uno sguardo penetrante.
-Scorpius se potessi lo farei. Inoltre, non vorrei che finisse come l‘ultima volta-
Ero quasi certo che una delle motivazioni per le quali non mi dicesse niente fosse per colpa di quella faccenda.
Con lo sguardo cerco di fargli capire che non succederà un’altra volta e che non sarò così stupido.
-Non ho più undici anni papà, so come affrontare la situazione e so per certo con chi tenere la bocca chiusa e con chi no- dico con voce ferma.
Inoltre sa che lo direi solo ai miei amici, che conosce alla perfezione e che, guarda caso, fanno parte della famiglia della paziente in cura.

Lo vedo tentennare, sospirare profondamente e chiudere gli occhi.
Sembra stanco e forse lo è davvero. Mamma mi ha detto che da quando hanno portato qui Rose, papà non ha fatto altro che studiare libri su libri di malattie magiche e medicina per capire cosa le potesse essere successo. Due giorni fa si è svegliata e sicuramente potrà aver ottenuto dei risultati in più.
Questo silenzio fin troppo rumoroso viene interrotto da un barbagianni che entra all’improvviso dalla finestra aperta dell’ufficio di papà. Papà non ne sembra neanche spaventato, come se sapesse che prima o poi questo barbagianni avrebbe fatto la sua entrata. È girato completamente dalla parte di mio padre, al quale porge la lettera che ha bloccato nella morsa del becco color nero pece.
Senza esitazioni mio padre la prende tra le mani, offrendo un biscottino di ringraziamento all’animale, che un secondo dopo riscompare nell’aria fresca attraverso la finestra.
Mio padre apre velocemente la lettera e la legge con occhi veloci. Piano piano sul suo viso nasce un sorriso soddisfatto, che subito dopo rivolge nella mia direzione.
-Ecco qui il lascia passare- esclama contento.
Probabilmente il mio sguardo stralunato, gli ha fatto intuire che non ho capito niente, per questo si affretta a spiegare.
-Sapendo che saresti venuto qua e immaginando il motivo della tua visita, ho mandato una lettera ai genitori della signorina Weasley, nella quale chiedevo loro il consenso di raccontarti quello che sta passando la tua amica. Questa - dice indicando la lettera - è il via libera-
Impiego due secondi a capire le parole di mio padre e sul mio viso, sono certo, nasce un sorriso di sollievo e anche di ringraziamento verso i genitori di Rose.
Non oso pronunciare parola, per non rischiare di dire la cosa sbagliata e impedire così a mio padre di parlare.
Non sono mai stato così agitato come in questo momento.
Papà nel frattempo appoggia la lettera in un cassetto alla sua destra della scrivania e rivolge nella mia direzione una sguardo serio.
-Come sai la signorina Weasley si è svegliata due giorni fa. Non ricordava nulla di quello che era successo e non ricordava neanche il proprio nome. Ho fatto subito degli esami per accertarmi che almeno fisicamente fosse tutto apposto e, a parte una piccola botta sulla testa, dovuta probabilmente alla collisione con il pavimento dopo lo svenimento, non ha nulla di grave.
-Accertatomi che la botta ricevuta alla testa non fosse grave tanto da farle perdere la memoria, mi sono affrettato a farle esami più specifici. Nel sangue abbiamo trovato delle tracce di aconito, una pianta tossica e velenosa. L’uso di tale pianta anche nella medicina è vietata. L’ingerimento di soli 6 mg porta la morte di un uomo adulto. Come ha fatto una ragazzina così giovane a salvarsi?
Ne avrà sicuramente ingerita una quantità minima, che comunque comporta rallentamento della respirazione, ronzio alle orecchie, disturbi alla vista. Questo può essere il motivo per il quale la ragazza sia di colpo svenuta.
Ma come ha fatto a sopravvivere senza l’intervento di nessuno? È rimasta cinque giorni senza mangiare, svenuta, immobile sul letto.
-Ho esaminato centinaia di volte il sangue che le abbiamo prelevato, speranzoso che prima o poi ne venisse fuori qualcosa. Ho trovato piccolissime e quasi inesistenti tracce di Valeriana e acqua di fiume di Lete. La Valeriana come saprai è una pianta naturale che viene usata dai babbani per favorire il sonno e nella medicina come calmante naturale. In netto contrasto con l’aconito dunque.
Infine abbiamo l’acqua del fiume Lete. Ho fatto delle ricerche e ho scoperto che dal greco Lete significa oblio, dimenticanza. Per quanto riguarda invece Virgilio, poeta romano scrittore dell’Eneide, Lete è un fiume in cui le anime dei defunti sono pronte ad entrare nuovamente in corpi terresti. Se si parla invece di Dante, poeta e scrittore della Divina Commedia, Lete è un fiume collocato  sulla cima del Purgatorio, che ha la capacità di cancellare definitivamente il ricordo e qualunque traccia di peccato.
-Sono arrivato dunque a due conclusioni. La prima è che chiunque le abbia fatto ingerire l’aconito non aveva intenzione di ucciderla, ma di avvelenarla, indebolirla, per questo motivo la dose sarà stata la minima sopportabile.
La seconda è che la Valeriana e l’acqua del fiume Lete hanno in qualche modo a che fare con il sonno, con la dimenticanza e con la memoria. E subito dopo mi sono preso a schiaffi, perché sviato dall’aconito, non mi sono subito reso conto che sia la Valeriana che l’acqua del fiume Lete fanno parte della pozione della Memoria.
-Quest’ultima però, come spero saprai,  ha lo scopo di accrescere la memoria, non di farla perdere e che il terzo ingrediente di cui la pozione è composta sono le bacche di Vischio.
Ho provato a cercar traccia di esse nel sangue della ragazza, ma nonostante tutti i miei sforzi, non ne ho trovato alcuna. Perciò mi sono chiesto: se sostituissimo le bacche di Vischio con l’aconito, la pozione della Memoria può invertire i suoi effetti?
Ho chiesto consiglio ad un esperto di pozioni di mia conoscenza, che mi ha confermato questa possibilità. L’aconito essendo velenoso e tossico, ha accentuato gli effetti della Valeriana e con ciò chiariamo il sonno immobile in cui la signorina Weasley sembrava esser caduta. In secondo luogo, sempre a causa dell’aconito, è accresciuto anche l’effetto dell’acqua di fiume Lete che, storicamente conosciuta come l’acqua dell’oblio, della dimenticanza e della cancellazione dei ricordi dei peccati, ha colpito duramente e negativamente la parte del cervello dedicata alla conservazione e all’immagazzinamento dei ricordi, causandone quindi la perdita e la loro cancellazione.
-Questo è quello che abbiamo scoperto fino ad adesso. Ma questa è la parte facile. Adesso bisogna capire come invertire il procedimento, trovarne la cura.
Il problema più grave è capire quanto aconito la ragazza abbia ingerito. Se avesse ingerito una quantità esagerata sarebbe morta in poche ore, dunque possiamo intuire che ne abbia ingerito il minimo indispensabile per l’avvelenamento.
Bisogna capire anche se la durata della perdita della memoria sia proporzionale alla quantità di aconito ingerito e quindi capire se una volta espulso dal suo corpo la ragazza riacquisterà la memoria. Come se fosse l’aconito il blocco, il muro che impedisce alla ragazza di ricordare.
In caso tutti questi ragionamenti siano sbagliati, ovvero l'aconito non sia la causa della perdita della memoria, come potremmo mai aiutare la ragazza a riacquistare la propria identità?
Che l’aconito sia il principale responsabile o no della perdita della memoria, è lo stesso necessario che venga espulso, rimane comunque una pianta tossica e velenosa. E anche qui ci si pone davanti un dubbio: come facciamo a tirar fuori un veleno che non ha antidoto?-
-Questo è tutto ciò che sappiamo. Queste sono tutte le domande che ci poniamo. Stiamo studiando su tutti i libri possibili, stiamo contattando tutte le persone che potrebbero darci una mano. -

Per tutto il discorso non ho osato fiatare, soprattutto perché non volevo far vedere a mio padre le lacrime che inevitabilmente, parola dopo parola, hanno iniziato a scendere sul mio viso.
Chi può essere così crudele da rischiare di ammazzare una ragazza così giovane?
Che male poteva aver mai fatto Rose per meritarsi così tanta cattiveria?
-Scorpius- sento la voce di mio padre dispiaciuto, ma non ho ancora il coraggio di alzare la testa.
-Voglio stare due minuti da solo per riflettere-
La mia voce non sembra neanche la mia. È completamente distrutta dal dolore che provo in questo momento. Non ho mai provato così male nel cuore.
E forse è proprio per questo che, alzatomi dalla sedia e direttomi verso la porta, non ho avuto il coraggio di guardare mio padre negli occhi. Non voglio che sappia quanto questo mi faccia male. Non voglio che questo dolore accecante che provo possa distrarlo dal suo lavoro.
-Scorpius- mi blocca la voce ferma di mio padre, mentre con la mano sopra la maniglia, apro la porta del suo ufficio.
-Non credere che io non abbia capito cosa provi per lei. Non credere che tuo padre sia cieco. Non credere in alcuno modo che io possa essere influenzato da ciò. Non credere che io non sappia scindere il mio lavoro di Medimago con il mio essere padre, protettore, confidente.- continua addolcendo il tono -Sono tuo padre prima di tutto e ogni volta che tu avrai bisogno di me, sappi che io sono qui-
Mi avrebbero fatto piacere le sue parole se non fossi stato accecato da tanto dolore.
Decido dunque di aprire completamente la porta e andarmene.
Ho solo voglia di stare da solo.



ECCOMI DI NUOVO QUI RAGAZZE/I
SONO TORNATA ABBASTANZA IN FRETTA NO? IN QUESTO CAPITOLO SPERO DI AVERVI FATTO CAPIRE COME ROSE SIA FINITA IN QUELLO STATO! ADESSO PENSO INIZI LA PARTE PIU' BELLA!
FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE RAGAZZUOLI!
AL PROSSIMO CAPITOLO!
UN BACIO,
HERM:*


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Capitolo 40
*** Capitolo 39 ***


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Capitolo 39

Pov Scorpius

Dopo aver lasciato l’ufficio di mio padre ieri pomeriggio, distrutto da tutte quelle parole, non avevo avuto il coraggio di andar a far visita a Rose. Probabilmente le sarei scoppiato a piangere in faccia e avrei peggiorato la situazione.
Non riuscivo a credere che qualcuno le potesse aver fatto questo. Continuavo a domandarmi che male avrebbe mai potuto fare Rose per meritarsi questa disgrazia. E poi, continuavo a pensare a come si sentisse lei lì. Sola, in una stanza d’ospedale, senza sapere chi fosse lei stessa, la sua famiglia, i suoi amici.
Volevo soltanto che la situazione fosse più semplice. Un abbraccio, un bacio e tutto il male che le era stato fatto andasse e volasse via da lei, da noi.
Ma purtroppo non vivevamo nel mondo delle fiabe e non potevamo fare niente di così semplice.
Avevamo comunque deciso di fare qualcosa.
Ieri sera alla fine, come avevo promesso alla Preside e a mia madre, ero ritornato ad Hogwarts. Avevo raggiunto subito gli altri e avevo raccontato loro tutto quello che mi aveva detto mio padre. Al e Lily erano quasi a conoscenza di tutto quello che sapevo io. Erano riusciti ad estrapolare qualcosa dalla bocca del padre, ma io avevo comunque portato più informazioni di loro.
Siamo rimasti nella stanza delle Necessità fino a tardi, per cercare di capire come potessimo aiutare Rose e mio padre. Avevamo cercato di capire innanzitutto chi le avesse fatto questo. Trovato il colpevole potevamo costringerlo a dirci quanto Aconito avesse ingerito e se il colpevole della perdita della memoria alla fine fosse proprio il veleno.
Avevamo pensato a mille nomi, ma nessuno di quelli secondo noi poteva aver fatto questo a Rose. Per via del carattere debole, per via delle basse capacità pozionistiche o d’intelletto, per via dell’alibi concreto di trovarsi fisicamente in un altro luogo nell’ora dell’incidente.
O forse perché di base non riuscivamo a capacitarci di tale cattiveria e non riuscivamo a trovare un motivo valido che spiegasse tale malvagità.
Allora avevamo deciso di trovare un altro modo per aiutare Rose e mio padre.
Se non riuscivamo a trovare il colpevole, allora avremmo comunque potuto cercare un indizio che ci portasse alla cura. O, perchè no, la cura stessa.
Alla fine avevamo deciso di ritrovarci tutti insieme il pomeriggio seguente in biblioteca e cercare in tutti i libri possibili e immaginabili di pozioni, di medicina, di veleni qualche indizio, qualche traccia che potesse essere utile.

E dopo tre ore di libri letti, riletti, sfogliati, stropicciati per bene, non siamo riusciti a trovare niente di concreto.
Abbiamo occupato i due tavoli più grandi della biblioteca sotto lo sguardo severo di Madame Pince.
Non capisco quale sia il problema di quel vecchio avvoltoio. La biblioteca è piena di libri che hanno lo scopo di essere utilizzati dagli studenti per ricerche ed esami, per quale cazzo di motivo deve continuare a guardarci come se le stessimo rubando qualcosa?
Non l’ho mai sopportata né come donna, né come bibliotecaria, ma oggi come oggi la mia sopportazione verso quella donna svanisce più rapidamente.
-Lasciala stare Scorp. Pensa a sfogliare quel libro più velocemente possibile- continua a ricordarmi Al, mentre la mia irritazione cresce sempre più.
-Non la sopporto- ribatto a denti stretti- ci guarda sempre disgustata. Ma dico, l’hai vista?-
In tutta risposta Al ridacchia, passandomi il quarto libri di veleni che mi accingo a leggere quest’oggi.

Veleni: Classificazione per metodo di assunzione ed effetti.

Ho letto talmente tante parole, anche difficili, che ho il cervello fuori uso e fumante.
Non ho mai letto così tanti libri nella mia vita e non mi aspettavo neanche francamente che la biblioteca ne avesse così tanti.
-Ragazzi- ci arriva lamentosa la voce di Lys.
Cattura ovviamente l’attenzione di tutti, che ci blocchiamo all’istante per ascoltare quello che ha da dirci.
Non che me ne vogliano gli altri, ma personalmente punto su Lys.
E’ intelligente, curioso, scaltro e sveglio più di tutti noi e spero vivamente che trovi qualcosa.
Mi ricorda un po’ Rose sotto questo punto di vista, anche se lei è decisamente meglio, ovviamente. Più intelligente, più curiosa, più sveglia.
E tu sei decisamente di parte!
SMAMMA!
Stavo dicendo che punto su Lys, il cervellone del momento.
-Questo è un indice di tutti i veleni presenti nel mondo sotto ogni forma possibile. Ho trovato l’Aconito tra i peggiori, questo perché non c’è nessun tipo di antidoto presente al mondo Scorp- dice guardandomi con sguardo dispiaciuto -Conferma quello che ha detto tuo padre-
Sbuffo forte portandomi le mani tra i capelli. Anche io avevo trovato la stessa conferma di Lys in tutti i libri di veleni che avevo letto fino ad adesso. Speravo avesse trovato qualcosa di meglio!
-Io penso che sia impossibile che non esista un antidoto- esclama di colpo Al -Magari non esiste un antidoto vero e proprio, ma esisterà sicuramente qualcosa con la quale questo veleno potrà essere tolto dal corpo di Rose- esclama risoluto.
-Io sono d’accordo con te- esclama Lorc - Esisterà un incantesimo o una magia o qualcos’altro che non venga chiamato antidoto, ma che permette comunque di eliminare un veleno-
Non so per qualche motivo ma queste parole scatenano qualcosa nel mio cervello.
-Allora smettiamo di cercare antidoti e cerchiamo qualcos’altro che abbia permesso in passato di eliminare veleni dal corpo di una persona- esclamo all’improvviso chiudendo il libro.
Hanno ragione.
Sappiamo già che l’Aconito è uno di quei veleni senza antidoto, quindi, per quale motivo stiamo cercando qualcosa che non esiste?
Mi sale un pizzico di rabbia nel constatare che fino ad adesso abbiamo solo perduto tempo!
Doveva esserci subito chiaro che il nostro scopo doveva esser quello di cercare un antidoto-non antidoto.
Un qualcosa che agisse come un antidoto, ovvero che avrebbe eliminato il veleno, ma che alla fine non era un antidoto vero e proprio.
Il mio sguardo cade sulla figura di Eve che cammina lenta e concentrata a trovare un libro sulla medicina babbana tra gli scaffali della sezione Babbanologia.
Fino ad adesso abbiamo sbagliato il pensiero di base sul quale la nostra ricerca si stava basando, ma adesso che abbiamo una rotta nuova, qualcosa scatta nel mio cervello.
Raggiungo Eve, intenta a sfogliare con mani veloci un libro dalla copertina vecchia e consumata.
-Trovato qualcosa?- domando, mentre con gli occhi cerco un titolo interessate tra i tanti libri che ci circondano.
Oltre a me, quella che sta soffrendo di più è proprio Eve. Noto quanto sia dimagrita in questa settimana. Come sia triste e con il viso pallido, con gli occhi circondati sempre da insistenti occhiaie nere. Non dorme, non mangia e non l’ho più vista sorridere, neanche per finta.
Al è preoccupato, non sa come aiutarla, non sa se può aiutarla, non sa se lei vuole essere aiutata.
Ma come può Al porsi queste domande davanti ad un viso così stravolto?
Quasi quasi mi viene voglia a me di abbracciarla e dirle che andrà tutto bene.
Tiro un veloce sguardo verso Al, che, come sospettavo, ci sta guardando dal tavolo su cui stavo seduto due secondi fa con lui.
Lo guardo con uno sguardo da rimprovero, indicando poi con un cenno della testa Eve. Vorrei tirargli un forte scappellotto dietro la testa e dirgli di muovere quelle sue chiappette d’oro e sostenere la sua ragazza, che evidentemente sta soffrendo. E anche tanto.
Lui abbassa la testa con sguardo sconsolato. Forse non sa davvero che cosa fare. Bhe vorrà dire che dopo gli parlerò.
-Sto cercando rimedi od operazioni che con la magia non si possono fare e di conseguenza forse tuo padre non conosce- mi risponde all’improvviso la voce stanca di Eve- ma al momento non ho ancora trovato niente-
-Buona tattica. E’ quello che è venuto in mente anche a me- le dico cercando di sorriderle.
La cosa non va in porto, dato che non ha alzato neanche un secondo lo sguardo dal libro.
Anzi, mi gira le spalle e cammina verso la fine della sezione, per allungare un braccio e tirar fuori un secondo libro.
Recepito il messaggio, continuo la mia ricerca di un libro che possa darmi qualche risposta.
Con lo sguardo veloce leggo troppi titoli che non c’entrano niente con l’antidoto-non antidoto.
Libri sul giardinaggio babbano, sulla tecnologia babbana, sulla scuola babbana. Ma nulla che riguardi la medicina babbana.
Continuo per una decina di minuti buona a cercare un titolo interessante di un libro, il cui contenuto si sarebbe poi reso utile.

Emocoagulazione ed emostasi. Immunoematologia e trasfusione.

All’improvviso i miei occhi cadono su questo titolo lungo e impronunciabile, ma che a sensazione, mi dice esser quello giusto. Lo tiro fuori dallo scaffale con mani tremati.
La copertina è a sfondo blu cobalto, mentre la scritta del titolo è rosso ciclamino. In basso vi è un immagine di uno schema a sfondo giallo pergamena, con mille frecce in direzione diverse che spiegano qualcosa che io non riesco ad afferrare.
Sfoglio le prime pagine, per poi fermarmi davanti ad una scritta gigante:

Trasfusioni di Sangue
Le trasfusioni consistono nel trasferimento di una certa quantità di sangue da un soggetto (donatore) a un altro (ricevente), per via endovenosa.
Questa procedura viene adottata a scopo profilattico o terapeutico. La terapia trasfusionale è necessaria e rappresenta una procedura salvavita in caso di:
Incidente con grande perdita di sangue
Interventi chirurgici maggiori
Fase acuta della coagulazione intravascolare disseminata
Emorragie
Avvelenamenti
Ustioni

Aspetta aspetta! Avvelenamenti?
Ho riletto quelle parole scoperte per caso una decina di volte, prima di rendermi conto che l’Aconito ha avvelenato Rose e che questo libro mi sta dicendo che le Trasfusioni di Sangue sono utilizzate in caso di avvelenamento.
Prima di informare gli altri e dar loro una falsa speranza, decido di sedermi al tavolo già stra colmo di libri e leggermi tutto quello che questo semplice libro di medicina babbana ha da raccontarmi.
Cosa fossero le Trasfusioni di Sangue, quando e perché si eseguono, come si eseguono e cosa più importante, i rischi e le controindicazioni.
Ho avuto serie difficoltà a capire alcune parole, ma una sensazione mi diceva chiaro e tondo che questo è il libro che stavamo cercando.
Dopo essermi reso conto che le Trasfusioni di Sangue sono il nostro antidoto-non antidoto, ho avvisato gli altri e ho spiegato loro la mia idea.
Dopo altre due ore e mezza, insieme agli altri, come un unico cervello, siamo riusciti a capire anche gli spiegamenti più difficili, aiutandoci con altri libri per la spiegazione di parole di cui non sapevamo il significato.
E dopo cinque ore totali di ricerca forse abbiamo trovato l’antidoto-non antidoto di cui Rose ha bisogno e dopo una settimana nera e buia, in fondo al tunnel riesco a scorgere una piccola scintilla di luce accecante.

***

Dopo aver rimesso tutti in ordine, sotto lo sguardo da avvoltoio assassino di Madame Pince, abbiamo deciso di avvisare la Preside. Avvisata la Preside avevamo intenzione di inviare una lettera a mio padre con il libro annesso, sempre se la preside avesse acconsentito ad inviarglielo.
Ma ero abbastanza fiducioso. La Preside adorava Rose e sapeva quanto bene noi le volessimo. Inoltre l’avremmo inviato a mio padre, un Medimago rispettosissimo, che avrebbe riportato sano e salvo il libro indietro.
Continuavo a darmi forza nella testa, da solo. Continuavo a ripetermi che tutto sarebbe andato bene e che anche questo ostacolo avremmo risolto.
Avevamo deciso di andarci tutti insieme, perché più eravamo meglio sarebbe stato.
Tutto bello, fino a che, arrivati davanti alle scale dell’ufficio della Preside, non ci siamo ritrovati due Auror alti e robusti, con addosso la loro divisa terrificante, con sguardo severo e bacchetta alla mano.
Ci siamo bloccati tutti all’istante, sorpresi dalla loro presenza.
-Che ci fate qui?- ci chiede quello a destra con voce scontrosa.
-Vorremmo parlare con la Preside- dico con voce ferma. Il loro fare ingiustificatamente burbero mi da sui nervi.
Non avevamo fatto niente, perciò potevano pure smetterla di guardarci come se avessimo commesso un omicidio.
-In questo momento non potete farlo. È impegnata- risponde con lo stesso tono del collega, l’altro Auror sulla sinistra.
Ogni nostra ipotetica risposta viene bloccata dalle scale dell’ufficio della Preside che hanno iniziato a muoversi, segno che qualcuno stesse per scendere.
Come se l’avessimo chiamata, la figura snella e il volto severo della Preside fanno capolino da dietro il gargoyle. Nonostante il viso severo, non riesce a smascherare la sorpresa nel vederci tutti lì.
-Che ci fate qui ragazzi?- domanda con un misto tra sorpresa e rimprovero.
-Volevamo parlarle Preside- ribatto con tono urgente. Voglio farle capire, anche attraverso lo sguardo che non tolgo dal suo, quanto sia importante quello che  abbiamo da dirle.
-Riguarda la signorina Rose Minerva Weasley, per caso?- domanda con lo stesso tono scontroso l’uomo che non avevo notato esser sceso con la Preside. -Siete gli amici e i parenti stretti?-
Che cazzo ci fanno gli Auror qui ad Hogwarts?
-Sono loro i ragazzi di cui le parlavo- ribatte per noi la Preside con voce decisamente irritata -E come le ho detto prima nel mio ufficio, senza la presenza dei genitori lei non si rivolge ai miei studenti-
E’ chiaro e accecante come il sole di mezzogiorno che se la Mc Granitt avesse potuto li avrebbe spediti fuori dalla scuola a furia di calci. Altrettanto irritato è il signor Auror sceso con la Mc Granitt, che alterna lo sguardo tra noi e la Preside, irritato dalla Legge sulla Protezione dei minorenni.
-Bene, quando abbiamo intenzione di chiamarli i genitori?- domanda con tono scontroso verso la Preside, le cui labbra sono confinate in una linea sottilissima.
Oh, adesso si che la Preside è arrabbiata!

***
Pov Rose


Tre giorni fa mi sono svegliata frastornata e circondata da tanto bianco da accecarmi gli occhi.
Mi sono svegliata in una stanza vuota, esattamente ed egualmente tanto quanto lo ero io dentro di me.
È stata una sensazione talmente inquietante e devastante che con le parole è difficile da spiegare.
Vi immaginate la paura che provereste voi a svegliarvi in una stanza vuota dopo quella che vi è apparsa un’eternità e con i pensieri che vi devastano la testa?
È stata la sensazione più brutta che io abbia mai provato. Ho iniziato a piangere come una matta, impaurita da tutto quel bianco accecante che mi circondava e dal buio nero pece della mia mente.
Dopo poco delle persone vestite anch’esse di bianco, sono entrate nella stanza con l’intento di farmi calmare. Invano, dato che adesso ero circondata pure da facce sconosciute e con in mano una siringa con l’ago più grande che io avessi mai visto, o almeno da quando io ne avessi memoria.
E la cosa divertente era che tutto ciò che riuscivo a ricordare della mia vita era legato a quel posto e al momento in cui i miei occhi si sono aperti. Ancora più spaventoso no?
Il sonno ricordo esser popolato da una costante sensazione di oppressione e inquietudine.
Qualcuno o qualcosa che mi rincorreva.
Qualcuno o qualcosa che mi bloccava.
Spaventosamente inquietante.

E dopo tre giorni in questo posto maledetto, l’unica cosa che ho capito è che il mio nome è Rose Minerva Weasley. Niente di più, niente di meno.
Sono rimasta tre giorni dentro a questa stanza bianco accecante, mangiando e cercando di capire come io fossi riuscita a finire lì dentro.
Questo perché le uniche persone che mi vengono a trovare si fanno chiamare Medimaghi e non hanno nessuna intenzione di dirmi niente.
Cammino avanti e indietro dentro questa stanza piccolissima con quattro mura bianche, con un letto bianco dalle candide lenzuola bianche e con una scrivania altrettanto bianca, accompagnata da una piccola sedia. Indovinate di che colore? Bianca!
Se rimango qui un altro minuto, di sicuro impazzisco e vado fuori di cervello.
La cosa frustante è che ho provato un paio di volte ad uscire dalla stanza, ma me lo proibiscono.
Perché?
Questo chiedetelo a loro, dato che con me non parlano.
E, ciliegina sulla torta, l’unico a parlare con me è un signore dai capelli biondi, che tendono quasi al bianco (arghhhh!), che dice esser il Capo di questo reparto, di cui ovviamente non mi dice il nome.
Entra, sta ore a parlare facendomi domande strane alle quali non so neanche dare un significato, figurarsi una risposta.
Ha un atteggiamento strafottente e mi tratta come se avessi cinque anni e non capissi niente.
Come se lo avessi chiamato, la maniglia della porta di questa stanza orribile si apre, facendo spuntare la faccia di quel maledetto Dottore.
-Ah già sveglia! Perfetto!- esclama con un sorrisetto fastidioso.
Blocco la mia camminata e inizio a guardarlo, dirigendomi subito verso il letto.
Più distanza c’è meglio è. Mi irrita da morire questo qui.
-Allora, che hai fatto oggi di bello?- domanda, prendendo la sedia nell’angolo e sedendosi sopra.
Ecco, questa è una di quelle domande sciocche e insensate.
-Ma che vuole che abbia fatto qui dentro, scusi?- ribatto irritata.
Lui in tutta risposta sorride, ghignando quasi, e scrivendo qualcosa su quella maledettissima cartella che ha sempre in mano.
-Hai già fatto colazione?- domanda sempre con lo stesso tono irritantemente tranquillo.
-Lo sa che me la portano in camera alle sette e mezza- ribatto, incrociando le braccia.
Sono domande di routine. Come se questo posto non lo gestisca lui e non sapesse tutto quello che succede qui.
Lo vedo come gli altri medimaghi lo venerano quasi. Come senza il suo consenso non muovono neanche gli occhi. Come pendono dalle labbra di questo Dottore.
-Hai qualche domanda interessante da pormi? Qualche sensazione o dolore di cui vorresti parlarmi?- domanda non staccando gli occhi da quella cartellina, anch’essa bianca.
Se continuo a vedere altre cose bianche, giuro che … non lo so, ma farò sicuramente qualcosa di folle.
-No, niente di niente- ribatto scontrosa- come ieri, l’altro ieri e l’altro ieri ancora-
E nonostante io sia palesemente infastidita, lui non fa altro che sorridere.
-Bene- continua con lo stesso atteggiamento tranquillo - Se non hai particolare cose da chiedermi, me ne posso anche andare-
Si alza dalla sedia, l’appoggia al muro ed è pronto ad uscire dalla porta, ma qualcosa dentro di me scatta.
-Io voglio uscire da questa stanza, adesso- esclamo con voce squillante, con troppa forza forse.
Ma non ce la faccio più a stare chiusa qui dentro!
-Voglio sapere cosa mi è successo, perché sono rinchiusa qui dentro- continuo alzando la voce.
Lentamente si gira nella mia direzione e questa volta, anzi per la prima volta, mi rivolge uno sguardo serio.
Mentre continuo a guardarlo, aspettando che finalmente mi dia delle risposte concrete e non che mi ponga delle domande sciocche, lui sembra tentennare.
E anche per la prima volta sembra sgonfiarsi di tutta la sicurezza e strafottenza che lo ha contraddistinto fino ad adesso.
-Sediamoci signorina- si arrende alla fine, riprendendo la sedia di prima. Una volta sedutosi sopra, con una mano invoglia me a sedermi sul letto.
Si prende un minuto buono prima di iniziare a parlare, mentre il mio cuore inizia a battere più veloce ad ogni secondo che passa.
-Non abbiamo voluto dirle niente, perché non sapevamo esattamente cosa le fosse successo - inizia scandendo lentamente le parole, come a scegliere quelle più giuste e adatte.
-Abbiamo fatto degli esami specifici, grazie ai quali siamo riusciti a capire come le hanno fatto perdere la memoria-
Cosa? Perso la memoria? Come ho fatto a non pensarci prima?
Ecco perché non ricordo niente di ciò che è successo prima del mio arrivo qui. Ecco perché non so niente della mia vita, di quello che ero; ecco perché non ricordavo neanche una semplicissima cosa, come il mio nome.
-Ecco perché si trova qui dentro, perché noi siamo coloro che la aiuteranno a ritrovare ciò che le hanno fatto perdere. Siamo in un ospedale-
Continua sempre con andamento lento, prendendosi del tempo per non sbagliare parole forse.
Ma non importa le parole che usa o la discrezione e la sensibilità che sta dimostrando in questo momento, nessuno sarebbe pronto a sentire tutto questo.
E per di più, non è stato un incidente, dato che, testuali parole, stanno cercando di capire come hanno fatto a farmi perdere la memoria.
Vuol dire che qualcuno ha voluto che io perdessi tutto, qualcuno ha voluto farmi del male.
Ma perché? Che cosa mai avrò potuto fare di male per meritarmi questo?
Chi può essere così cattivo e senza morale da fare questo ad un’altra persona?
Dov’è finita l’umanità?
-Abbiamo deciso di non farla uscire per non recarle altri danni- continua, mentre il mio cervello non fa altro che domandarsi perché sia successo a me.
-Non è facile accettare di aver perso tutto, l’iterazione con altri pazienti, potrebbe indurla ad atteggiamenti aggressivi, situazioni sgradevoli che vogliamo evitare-
E per quanto siano, razionalmente parlando, giuste e corrette queste parole, irrazionalmente non lo è affatto, dato che non credo che tutti i pazienti qui dentro siano rinchiusi nelle proprie stanze.
-Io voglio uscire- esclamo con forza -Voglio prendere aria. Sono tre giorni che non vedo altro che la sua faccia odiosa e questa stanza opprimente. Voglio cambiare aria. Adesso!- continuo alzandomi dal letto e sbattendo con forza un piede sul pavimento.
-Non voglio fare che due passi per cinque minuti, senza esser circondata da tutto questo bianco nauseante- continuo urlando.
Di tutta risposta il Dottor dei miei stivali si alza dalla sedia, la ripone con tranquillità, come se non gli stessi urlando letteralmente addosso, e poi si rigira verso di me.
-So che è difficile stare qui dentro, ma finchè non avrà metabolizzato almeno in parte la sua situazione, da qui non la posso fare uscire- dice con voce abbastanza tranquilla, ma comunque con decisione, come a dirmi che non ci sarà modo di fargli cambiare idea.
-Stando qui dentro non metabolizzerò proprio un bel cavolo di niente- ribatto decisa.
-E invece ce la farà sicuramente signorina-ribatte lui con lo stesso tono che non ammette repliche.
Bhe, chissene importa, io replico eccome!
-Come faccio a metabolizzare la cosa, stando qui dentro chiusa, senza fare altro che mangiare, bere e dormire?- domando quasi disperatamente.
Perché è quello che sono. Disperata!
-So per certo che le piace leggere. Le farò avere dei libri che le saranno molto utili mi creda- ribatte, facendo ritornare su quella faccia da schiaffi che si ritrova quel fastidiosissimo ghigno.
-Non voglio leggere!- esclamo forte, nonostante qualcosa dentro di me si sia mosso. Una sensazione di benessere, lieve e calorosa.
-Sono sicuro che cambierà idea, signorina- risponde, per poi girarsi e dirigersi verso la porta.
-Non se ne può andare così- ribatto velocemente, cercando di afferrargli un polso e bloccarlo.
Peccato che qualcosa di invisibile bloccasse il mio corpo e non riuscissi a muovere neanche un muscolo.
-Non riesco a muovermi. Non riesco a muovermi. Non riesco a muovermi- dico prima in un sussurro e dopo alzando sempre di più la voce, quasi fino ad urlare.
-Cosa mi ha fatto?- domando urlando -Cosa mi ha fatto? Cosa mi ha fatto?-
Continuo disperatamente ad urlargli addosso, mentre girato di spalle esce dalla stanza, sbattendo la porta.
Stronzo maledetto di un Dottore disgraziato!
Nell’esatto momento in cui sento un click dalla porta, che dichiara la chiusura definitiva di quest’ultima, il mio corpo viene liberato, come per magia.
Cado sulle mie ginocchia e incontrollatamente inizio a piangere, singhiozzando forte.
Voglio uscire da qua.
Rivoglio la mia vita.
Perché è successo a me? Cosa ho fatto di male?
E piango, piango per la prima volta dopo il mio risveglio.
Piango per la rabbia, perché non vogliono farmi uscire da qui.
Piango per la paura, perché qualcuno mi ha volontariamente fatto del male, del male davvero brutto.
Piango per la tristezza, perché nessun altro, a parte quel dottore maledetto, mi è venuto ancora a trovare.
Ho una mamma? Ho un papà? E degli amici? Magari un fratello o una sorella?
Se la risposta è si, perché non ho ancora visto nessuno?
Piango quindi perché sono sola, maledettamente e disparatamente sola.

***

Sono passate esattamente 22 ore da quando il signor Dottore dei miei stivali mi ha detto che qualcuno ha fatto sì che io perdessi la memoria.
Ho passato le prime 10 di queste 22  ore infernali a chiedermi il motivo che possa spingere una persona a farmi del male.
Le restanti 12, di conseguenza, cosa possa aver fatto io di male per spingere un altro essere umano a tanta crudeltà.
Eppure dentro di me sento di non essere una persona cattiva, ma è anche vero che ad ogni azione comporta una conseguenza.
Per meritarmi questo, devo aver pur fatto qualcosa di male, devo aver fatto male anche io a qualcun altro.
Ma cosa?
Qualsiasi cosa sia, dovrà esser stata terribile e imperdonabile. E, ciò, mi fa star ancora più male.
Rimanere rinchiusa qui dentro come se fossi in un carcere, più che in un ospedale, non migliora l’opinione di me stessa che inizia a crescere dentro di me.
Sento di essere buona, ma anche i buoni commettono azioni cattive per rabbia o per disperazione.
E forse, questa ipotetica azione imperdonabile che ho fatto e per colpa della quale mi ritrovo qui adesso, fa sì che nessuno mi venga a trovare, che nessuno abbia voglia di farlo.
E, al passare delle ore, l’opinione di me stessa cade sempre più in basso, proporzionalmente all’aumentare del dolore e della tristezza.
Quasi quasi penso di meritarmelo!
I miei pensieri deprimenti vengono interrotti da qualcuno che bussa deciso alla porta.
Questo qualcuno non aspetta neanche che io risponda, che entra nella stanza subito dopo.
-Sono contento di vederti già sveglia- dichiara con la solita aria di beffa che mi riserva.
Già sono messa male emotivamente, se ci si mette anche lui oggi, è la volta buona che gli tiro una sedia in faccia.
Seduta a gambe incrociate sul mio letto, gli tiro solo uno sguardo, cercando di metterci tutta la rabbia che solo al guardarlo sento nel corpo.
-Che hai fatto di bello oggi?-
Prima domanda di routine, alla quale mi rifiuto di rispondere.
-La colazione te l’hanno già portata?-
Seconda domanda di routine, alla quale mi rifiuto di rispondere.
Non ho voglia di passare la mia giornata a sentire queste stronzate. Forse se smetto di rispondergli e faccio finta che davanti a me non ci sia nessuno, presto se ne andrà e io potrò ritornare a sfracellarmi il cervello.
-Ti hanno tagliato la lingua per caso?- domanda con tono derisorio.
Cosa cazzo ha da ridere lo sa solo lui. E poi, io sono una paziente, una sua paziente, del reparto di cui lui è il Capo. Comportarsi così è decisamente poco professionale e poco rispettoso.
E, diciamoci la verità, capo o non capo, ad uno così un sedia in testa gliela tiri senza rimorso.
-Okay- continua con lo stesso tono e sono anche certa, senza guardarlo, che sul viso abbia quel ghigno che ti fa venir voglia di prenderlo a schiaffi -Oggi avevo una sorpresa per te, ma vedo che non sei dell’umore adatto- continua, mentre subito dopo sento la sedia strisciare sul pavimento. Non mi ero neanche accorta si fosse già seduto. La verità è che trovo affascinanti le mie mani al momento.
-Dirò alle persone qua fuori di venire un altro giorno- continua tranquillo, come se mi stesse dicendo quanto buono sarà il purè di patate del pranzo di quest’oggi.
Alzo di scatto la testa, per istinto.
Ci impiego comunque tre secondi buoni e lunghi a capire le parole che gli sono appena uscite dalla bocca, tanto che lui arriva alla porta ed è pronto a spalancarla.
Qualcosa di forte mi blocca lo stomaco e il respiro.
-Aspetta- sussurro con voce roca, dopo 22 ore e mezza di mutismo selettivo.
Sono invasa di colpo da una moltitudine di sensazioni ed emozioni.
Felicità perché finalmente qualcuno è venuto a trovarmi e ciò significa che a qualcuno importa di me.
Paura perché una piccola parte di me crede che possano guardarmi con odio o disprezzo.
Trepidazione perché non vedo l’ora che entrino e scoprire chi siano.
Ansia perché non ho la più pallida idea di come dovrò comportarmi.
Curiosità perché non vedo l’ora che mi raccontino qualcosa su di me e su chi sono.
Preoccupazione perché magari non hanno nessunissima intenzione di raccontarmi niente.
Tutto questo in una frazione di secondo, mentre con voce tremante faccio sapere al Dottore dei miei stivali che ho di fronte, che voglio che queste persone entrino.
Mi lancia uno sguardo misto di talmente tante emozioni che non so riconoscerne alcuna, prima di aprire la porta, sporgersi con il viso e fare un cenno con una mano alle persone che probabilmente aspettano nella stanza d’attesa.
Nei pochi secondi che passano prima che varcano la soglia della mia porta, la trepidante curiosità cresce a tal punto che mi butto fuori dal letto.
I piedi nudi toccano il fresco pavimento, passo velocemente le mani sulla tunica che indosso, anch’essa bianca, cerco di passare altrettanto velocemente le mani nei capelli nella speranza che non siano troppo orribili, irrigidisco la schiena e alzo il viso, cercando di mascherare l’ansia e la preoccupazione dietro ad un sorriso molto tirato.
Non so se il mio intento di apparire normale sia andato a buon fine, ma non mi importa più di tanto quando sulla soglia della mia porta compaiono due adulti, un uomo ed una donna.
L’uomo ha i capelli rosso carota, molto simili ai miei, anche se io tendo di più ad un rosso fuoco. Occhi azzurri e un grande naso, alto e abbastanza robusto. Ha un semplice pantalone nero e una maglietta bianca indosso. Sorride ampiamente, mentre gli occhi si riempiono di lacrime silenziose.
Mi guarda come se fossi la cosa più preziosa che abbia mai visto nella sua vita e dentro di me nasce un senso di protezione infinita verso quest’uomo. Attraverso il suo sguardo mi sento protetta, sicura.
Al suo fianco la donna appare minuta e più piccola, anche se dallo sguardo traspare la forza e la grinta che la contraddistingue. Ecco perché forse di colpo mi sento più forte anche io.
Capelli raccolti in uno chignon disordinato dal quale scappano riccioli color castano, occhi grandi dello stesso colore, dai quali scendono copiose lacrime.
Indossa un semplice vestito rosa pastello che la  fa sembrare quasi una fata.
Si bloccano entrambi sulla porta, impietriti, mano per la mano e mi guardano senza alcuna traccia di disprezzo e questo mi rende inevitabilmente più tranquilla.
-Mamma e papà?- domando con voce tremante e mi accorgo di come anche io stia silenziosamente piangendo.
Non so cosa mi abbia spinto a domandarlo, forse il senso di protezione che traspare dagli occhi dell’uomo e la forza che traspare dagli occhi della donna.
Forse è il modo in cui mi fanno sentire, una sensazione che solo i tuoi genitori possono farti sentire: casa.
Non stacco neanche un secondo i miei occhi dai loro, neanche quando di colpo mi getto tra le loro braccia e inizio a piangere copiosamente.
E tra le loro braccia finalmente la tristezza e il dolore scompaiono dal mio cuore.
Avevo sicuramente bisogno dell’abbraccio dei miei genitori, avevo proprio bisogno di sentirmi protetta, più forte, di sentirmi a casa.
Non so quanto duri questo abbraccio, mentre io continuo a piangere e i miei genitori mi sussurrano parole di conforto e amore.
-Stai tranquilla amore, risolveremo tutto insieme- sussurra la donna che sento essere mia mamma.
-Ci siamo noi con te principessa, non devi aver paura- sussurra l’uomo che sento essere mio papà.
E io tra le loro braccia mi sento proprio una principessa!
E anche quando ci stacchiamo, i nostri occhi non interrompono il legame e noto che dai loro occhi sembra essere svanita un po’ di quella paura che li aveva sicuramente oppressi fino a quel momento.
-Ti ricordi di noi?- domanda la donna con un tono poco speranzoso.
Forse sapeva già la risposta, ha uno sguardo talmente intelligente, ma chissà cosa l’avesse spinta a domandarmelo lo stesso.
Non ho avuto il coraggio di rispondere a voce alta, non ho voglia di deluderli, ma è bastato uno sguardo per farle capire la verità.
È delusa, si vede chiaramente, anche se sono certa sapesse già la risposta. Ma non si è mai pronti comunque, una piccola goccia di speranza c‘è sempre.
In risposta mi abbracciano più forte, perché anche se nella mia mente sono degli sconosciuti che non ho mai visto nella mia vita, nel mio cuore so per certo che sono due delle persone più importanti che ne fanno parte.
Nel mio cuore so per certo che sono il mio papà e la mia mamma e la mia testa a questo non può proprio ribattere.
-Dai sediamoci- esclama papà, mentre ognuno di noi cerca di ritornare alla realtà.
Mi giro verso il letto ed è così che noto due sedie bianche comparse quasi dal nulla, che ovviamente prima vicino al mio letto non c'erano.
Ed è così che noto che il Dottore dei miei stivali si era volatilizzato non so quando ovviamente e aveva anche richiuso la porta.
Mi siedo a gambe incrociate sul letto, mentre i miei genitori si posizionano sulle sedie. Entrambi mi tengono per mano e il legame indissolubile tra noi lo sento.
-Allora? Che hai fatto di bello in questi giorni?- mi domanda con un sorriso papà.
-Ronald- esclama con disappunto la mamma, lanciandogli uno sguardo da rimprovero.
-Che c’è Herm?- domanda papà confuso.
Questa piccola scenetta mi infonde una sensazione di familiarità e mi lascio scappare una piccola risata.
Dopo tanto ma tanto tempo, riesco a non sentirmi arrabbiata o triste.
Entrambi mi guardano subito dopo e anche sui loro volti nasce un sorriso spontaneo.
-Perciò tu ti chiami Ronald- dico finalmente tranquilla -mentre Herm da cosa deriva?- domando curiosa.
Non vedo l’ora di sentire tutto quello che hanno da raccontarmi. La paura, la preoccupazione o l’ansia sono svanite nell’esatto momento in cui i miei occhi hanno incrociato i loro.
Ma nei loro occhi compare come un ombra, che mascherano subito dietro ad un sorriso.
Non oso immaginare come sia difficile e dolorosa per loro questa situazione.
Una figlia che non ricorda chi siano; è terribile solo pensarlo.
-Deriva da Hermione- mi risponde, cercando di sembrare tranquilla, anche se una nota di disperazione le traspare dalla voce.
Forse non è una buona idea farmi raccontare qualcosa. Non voglio ferirli o farli stare male e se chiedere qualcosa, anche solo i nomi, procura loro sofferenza, non voglio sentire più nulla.
Sembrano percepire qualcosa, sembrano capire cosa mi passi per la testa.
-Sai perché ti abbiamo chiamato Rose?- domanda all’improvviso papà con un sorriso.
Li guardo scambiarsi una dolce occhiata, per poi riportare lo sguardo su di me.
Ovviamente è una domanda banale, dato che non ricordavo neanche come mi chiamassi, figurarsi il perché, ma non sembra propriamente una domanda con l’intento di capire se ricordo qualcosa o meno.
Non so come spiegarlo, sembra solo che abbiano la necessità di raccontarmi qualcosa su di me che mi lega a loro.
-La casa in cui viviamo, l’abbiamo scelta perché il retro è circondato da una lunga e prosperosa siepe di rose rosse, bianche e rosa- inizia a raccontarmi con un sorriso tenero papà.
Il mio cuore batte velocemente, mentre la curiosità che mi divora mi permette di non perdermi neanche una piccola parola.
-L’abbiamo comprata proprio per questo. Tua madre se ne prendeva sempre cura- continua lanciando uno sguardo dolce verso di lei.
-Si e non facevo altro che sgridare tuo padre che puntualmente, mentre giocava con i suoi fratelli o con i tuoi cugini, ci finiva sempre contro- lo interrompe lei con finto fare arrabbiato.
-Si, è vero- ridacchia papà, grattandosi la nuca imbarazzato - non lo facevo apposta però-
Non so come si siano conosciuti, non so come si siano innamorati, non so cosa abbiamo affrontato insieme, ma sono certa che come si amano loro non si ama nessuno.
Dopo più di quindici anni, si guardano ancora negli occhi e non hanno timore di gridare il loro amore.
-Comunque- interrompe la magia la voce di papà - Quando tua madre è rimasta incinta di te, le ho promesso che, esattamente come mi sarei preso cura di voi due, mi sarei preso cura di quella siepe, proprio come se fosse mia figlia. Questo perché tua madre ci teneva tanto e, già non va contraddetta normalmente, figurati incinta- ridacchia papà, mentre mamma gli lascia uno scappellotto amorevole.
-Ronald, mi fai passare come un tiranno- ribatte, ma il sorriso di vittoria e di scherzo che ha sul viso, tutto la fa sembrare che infastidita o arrabbiata.
Questo loro rapporto così amichevole e unico, mi rende felice e orgogliosa.
Si, sono orgogliosa di avere due genitori così fantastici.
-Perché lo sei, tesoro- continua papà ridacchiando e io non posso fare a meno di ridere con loro -Comunque, quando sei nata e ti ho vista per la prima volta, sembravi così fragile e così graziosa come le rose che per nove mesi avevo accudito sotto lo sguardo vigile di tua madre. Le rose hanno petali delicati, che se non curati marciscono velocemente. Le rose hanno anche un fascino tutto loro, capaci di catturare lo sguardo di chiunque. E appena ti ho vista, mi sei sembrata tanto delicata, quanto bellissima. Inoltre, i tuoi capelli avevano questi piccoli boccoli a forma di rosa. Ecco, tutto di te mi faceva ricordare le fantastiche rose del nostro giardino e … bhe, tu saresti stata la rosa più bella di tutta la casa- conclude con la voce commossa dal ricordo papà.
Non che io e mamma fossimo diverse. La mamma continua ad asciugarsi le gocce salate che le scendono sulle guance e io ho la vista appannata, dato che i miei occhi si sono riempiti di lacrime pronte a scendere.
Dopo tanto tempo chiusa qui dentro, finalmente piango lacrime di gioia. Un po’ mi dispiace non ricordare niente, ma la sensazione di pace che provo riscalda comunque il mio cuore.
D’istinto mi butto ad abbracciarli, perché so per certo che l’amore che provano tra loro, è ugualmente proporzionale a quello che provo io nei loro confronti. Questo perché io sono il frutto del loro amore e dopo tanto tempo insieme, riesco ancora a percepirlo.
Nell’esatto momento in cui le braccia dei miei genitori toccano il mio corpo, un dolore allucinante mi pervade la testa. Una fitta acuta che mi circonda tutto il cranio.

-Sai perché ti abbiamo chiamato Rose?- sento arrivare al mio orecchio. Mi guardo intorno, prima di accorgermi di trovarmi in un salotto accogliente.

-Tesoro- sento urlare da una donna.
-Dottore, veloce- sento urlare da un uomo.

Mi guardo intorno confusa e impaurita, mentre una fitta costante continua ad invadermi la testa.
Con la vista sfocata riesco a riconoscere sul divano la sagoma di un uomo con in braccio una bambina piccola.
-No, papi, pecchè?- domanda con voce emozionata la bambina.
Cerco di avvicinarmi un po’, ma qualcosa mi blocca il corpo.

-Rose, che succede?- continua ad urlare la voce di una donna.
-Andate fuori da questa stanza adesso- irrompe una voce maschile, forte e chiara.
-Scordatelo Malfoy, si tratta di mia figlia- ribatte allo stesso modo un’altra voce maschile - Che le sta succedendo?-


-Perché appena ti abbiamo vista ci sei sembrata così bella e così delicata, proprio come una piccola rosa appena nata- risponde l’uomo con un sorriso, mentre accarezza il viso dolce della bambina.
-Come le rose della mamma- esclama contenta la bimba, mentre si lascia cullare dalle braccia del papà.
Nel frattempo la fitta aumenta sempre più, tanto quanto una forza che mi prende dalle spalle e mi spinge all’indietro.
Cerco di divincolarmi, cerco di urlare, ma una forte sensazione di panico e paura mi blocca dal fare tutto questo.

-AHHHHHHH-
-Rose smettila-
-Andate fuori ho detto-
-E io ho detto che non ci vado fuori-

La fitta alla testa aumenta, il panico mi sovrasta, cerco di urlare ma non ci riesco e tutto quello che vorrei è rimanere qui, a vedere quell’uomo che abbraccia quella piccola bambina.
Voglio rimanere qui e sentirmi protetta come successe quella volta sul divano, tra le braccia del mio papà.
Voglio sentirmi protetta come tutte le volte che papà mi abbraccia e mi dice che sono la sua rosa preferita.

-Papàààààà- urlo con tutto il fiato che ho in gola.
Sento delle mani che mi tengono forte le braccia, mentre la fitta alla testa non smette di far male.
-Togliete le vostre manacce da mia figlia adesso- tuona la voce forte di mio padre, mentre il pianto della mamma arriva sempre più forte alle mie orecchie.
Finalmente le forti mani che mi bloccavano si staccano dal mio corpo e, dopo quella che mi è apparsa un’eternità, le braccia di mio papà mi stringono forte.
Nell’esatto momento che sento il calore di mio padre, il suo profumo, la sua forza, il dolore della fitta alla testa diminuisce, diventando un lieve fastidio.
Smetto di urlare finalmente. Prendo fiato.
Non penso di aver mai urlato così tanto nella mia vita.
Le urla vengono rimpiazzate da un pianto liberatorio, mentre la paura lascia lentamente il mio corpo.
Sento solo i miei singhiozzi incessanti e la voce delicata di mio papà che mi sussurra che andrà tutto bene e che è tutto finito.
Per il resto la stanza è pervasa da un silenzio agghiacciante.

Ci impiego una decina di minuti buoni a tranquillizzarmi, ma non per questo ho intenzione di lasciare andare mio padre.
Una volta aperto gli occhi davanti a me trovo il Dottore affiancato da due energumeni e mia madre, seduta su una delle sedie con faccia stravolta, spaventata.
I suoi occhi colmi di lacrime incontrano i miei e non riesco a non chiamarla vicino a me, dato che adesso ho bisogno della sua forza più che mai.
Non faccio in tempo ad allargare un braccio nella sua direzione che si avvicina subito a noi e inizia ad accarezzarmi il volto, asciugandomi le lacrime e buttando via definitivamente anche la più piccola goccia di paura o terrore.
-Cosa è successo amore mio?- mi domanda la mamma, mentre continua ad accarezzarmi il viso e a lasciarmi delicati baci sulla guancia.
Il terrore le devasta il viso.
-Ho avuto una grande fitta alla testa - inizio, con la gola che brucia un po’ - ho ricordato quando papà per la prima volta mi disse perché mi avete chiamata Rose-
Lo dico tutto d’un fiato.
-Ti sei ricordata qualcosa?- mi domanda incredulo il Dottore.
-Oh tesoro- mi abbraccia invece forte la mamma.
-Ma come è possibile?- domanda uno dei due infermieri energumeni.
-Forse un’emozione forte e il legame profondo che ha con i genitori l’hanno aiutata- esclama ancora incredulo il Dottore.
Non mi importa cosa mi abbia spinto a ricordare quell’episodio, adesso voglio solo stare con la mia mamma e con il mio papà e sentirmi forte, protetta, di sentirmi a casa.
-Lasciamoli soli per dieci minuti, il tempo che si calmi del tutto- esclama con tono professionale il Dottore- Dopodichè vi devo chiedere di lasciare la stanza. Abbiamo bisogno di accertarci che fisicamente sia tutto apposto-
Nessuno di noi tre sembra aver sentito, dato che occhi chiusi e testa basta, stringo forte due delle persone più importanti della mia vita e loro stringono più forte me.
-Ti vogliamo così tanto bene tesoro- esclama la mamma, mentre papà mi lascia un bacio sulla fronte.


ECCOMI RITORNATA!
SCRIVERE I CAPITOLI DIVENTA SEMPRE PIU' DIFFICILE, PERCHE' E' COMPLICATO TRASFORMARE A PAROLE TUTTO QUELLO CHE HO NEL CERVELLO!
COMUNQUE, SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO E CHE APPREZZERETE IL RISULTATO DEL MIO SFORZO!
GRAZIE PER ESSERE ARRIVATI FINO A QUI!
UN BACIO,
HERM :*





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Capitolo 41
*** Capitolo 40 ***


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Capitolo 40


Pov Scorpius

-Io sottoscritto, Capitano John White, dichiaro ufficialmente iniziato l’interrogatorio del signorino Scorpius Hyperion Malfoy, con la presenza vivida dei genitori, Draco Malfoy e Astoria Greengas in Malfoy e la Preside della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, Minerva Mc Granitt- esclama con voce fiera l’auror burbero che avevamo incontrato ieri con la Preside.
Aveva espressamente obbligato ogni genitore degli amici più intimi di Rose, a presentarsi il giorno seguente per una serie di interrogatori.
Esattamente cosa stessero cercando da noi ancora non lo sapevo, l’unica cosa certa è che lo sguardo di vittoria con il quale continua a guardarmi, mi da letteralmente sui nervi.
È seduto al posto che solitamente spetta alla Preside, dato che è suo l’ufficio, ma quest’oggi questo signore si sente il padrone del mondo. Siede con schiena dritta e braccia appoggiate sui braccioli, come se davvero fosse lui il direttore di questa scuola. Protetto dai due energumeni che lo hanno accompagnato ieri, posti rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra.
Invece i miei genitori e la Preside sono seduti sulle poltrone alle mie spalle, ai quali è stato imposto l’obbligo del silenzio.
-Dica chiaramente che rapporto aveva con la signorina Rose Minerva Weasley- afferma sempre con lo stesso tono trionfante.
-Ho un rapporto amichevole- ribatto incisivo, mentre i miei occhi non lasciano neanche per un secondo i suoi.
-Definisca rapporto amichevole- continua il Capitano, mentre la piuma posta sulla scrivania non smette di scrivere incessantemente.
Avevamo iniziato questo interrogatorio da un minuto e mezzo e già ero in difficoltà.
Che cazzo significa “definisca rapporto amichevole”? Significa esattamente quello che ho detto no?
Ma non potevo di certo rispondergli in questa maniera. Ho già la sensazione che mi odi, perciò mi conviene fare il bravo.
-Vuol dire che siamo amici- cerco di ribattere in modo tranquillo.
-Perciò chi dice che siete amanti, mente- ribatte un secondo dopo il Capitano.
Prendo un respiro profondo e cerco di bloccare il mio volto che involontariamente stava per girarsi verso i miei genitori.
Sono sicuro che non abbiano nulla in contrario se dovessi affermare di amare Rose, mio padre me lo aveva anche espressamente detto, ma non volevo parlarne loro in questa maniera.
-No, non mente- dichiaro sputando fuori le parole, sperando che uno sputacchio finisse involontariamente nell’occhio del Capitano John White.
-Perciò quando ha definito il vostro rapporto amichevole, da amici, è stato lei a mentire- afferma convinto.
Adesso scavalco la scrivania e gli tiro un pugno sui denti!
-Io e Rose siamo tantissime cose insieme, amici, confidenti e amanti. Definire in una sola parola il nostro rapporto sarebbe poco rispettoso e per niente veritiero- mi lascio scappare istintivamente.
Di tutta risposta dal signor Capitano ottengo una risatina -Sei giovane e inesperto, non parlare come se fosse l’amore della tua vita-
Questo mi fa arrabbiare, perché è vero che sono giovane, è vero che sono inesperto, ma sono certo che non ho mai amato Rose come nessuna e uno sconosciuto, burbero e frustrato, è l’ultimo che si può permettere di giudicare il nostro rapporto o ciò che ci lega.
-Pensavo fossimo ad un interrogatorio, non ad una seduta psicologica sul vero amore- ribatto duro.
-Stai attento a rivolgerti in quel modo con me, ragazzino- ribatte altrettanto duro.
Non ho mai conosciuto persona tanto odiosa e antipatica.
-Bene- esclama con voce trionfante, dato che non ho ribattuto.
Pensa di aver “vinto”, in realtà non mi ritengo così sciocco o ingenuo. So il potere che ha in mano e so quanto potere non abbia in mano io, sarebbe davvero stato stupido rispondere e iniziare una guerra persa già in partenza.
Chiamatela furbizia se volete o istinto di sopravvivenza, non mi importa!
-Perciò conferma quindi che con la signorina Rose Minerva Weasley lei avesse un rapporto di amicizia e attrazione fisica?- semplifica offensivamente le cose la testa di rapa che ho davanti a me.
-Si, confermo- ribatto comunque, speranzoso che si chiuda in fretta questo discorso.
-E’ vero che lei si trovava con la signorina Weasley la mattina dell’incidente?-
-Si e no- ribatto incerto su cosa voglia sapere.
-O è si o è no- ribatte con fare beffardo.
Io inizio a pensare che abbia problemi seri nel cervello, sto coglione. Cosa avrà da beffeggiare, lo sa solo lui!
-Si, se intende che l’ho soccorsa io quella mattina, no se intende che sono stato con lei al suo risveglio- ribatto con tono deciso.
Mi lancia uno sguardo confuso, eppure mi sembra di esser stato chiaro.
-Dov’era lei quando la signorina Rose Minerva Weasley si è svegliata nella Stanza delle Necessità?- continua senza sosta.
-Mi sono risvegliato nel bagno di Mirtilla Malcontenta, al Secondo piano-ribatto, senza lasciare andare quegli occhi beffardi.
-Descriva cosa è esattamente successo dal suo risveglio in questo bagno, fino al suo arrivo e allo svenimento della signorina in questione-
-Mi sono svegliato nudo, sdraiato sul pavimento del bagno-inizio ripercorrendo con la mente ogni piccolo momento prima della catastrofe - di fianco a me c’era una specie di sostanza liquida di color grigio brillantinato e sembrava come se l’ampolla dentro cui fosse contenuta, fosse caduta per terra, quindi c’erano tutti i pezzi di vetro rotti. Sapevo di trovarmi nel posto sbagliato, dato che la sera prima mi ero addormentato con Rose nella Stanza delle Necessità, perciò corsi subito in quella direzione-
-Nudo?- domanda con tono scettico il Capitano White.
-Una sensazione mi diceva che era successo qualcosa di grave a Rose, quindi l’ultima mia preoccupazione era che qualcuno mi vedesse nudo- esclamo forte.
In tutto quello che gli ho raccontato l’unico particolare importante per questo imbecille è stata la mia nudità.
Io l’ho detto che ha dei problemi!
-Vada avanti- mi ringhia addosso.
-Appena entrato nella Stanza delle Necessità ho trovato Rose e una copia sputata di me stesso baciarsi. Appena si sono accorti della mia presenza, si sono staccati e un secondo dopo Rose è svenuta sul pavimento-
-Così? Da sola? Nessuno l’ha toccata o le ha lanciato un incantesimo?- mi domanda con fare sospettoso il Capitano.
Mica ci contavo che credesse alle mie parole!
-Ass … - "Assolutamente no" stavo per ribattere, prima di esser interrotto dalla voce di mio padre alle spalle.
-Non sono ancora riuscito a farle sapere, Capitano White, che il dottore in cura della signorina Weasley sono io- inizia con fare solenne papà. C’è anche una nota di strafottenza, quella nota di quando un Malfoy pensa di parlare con un inferiore.
Palesemente papà considera il signor Capitano non alla sua altezza. Perfetto!
-Attraverso gli esami abbiamo capito che il motivo per il quale la signorina Weasley sia svenuta in quel modo è dettata dalla quantità eccessiva di Valeriana, una pianta calmante che, presa in eccesso, ha addormentato la signorina seduta stante. Quindi, non è svenuta, si è solo addormentata- conclude con il suo fare professionale.
-Partendo dal presupposto che non potrebbe parlare, signor Malfoy, volevo solo capire se suo figlio centri o meno in tutta questa faccenda. Perciò faccia silenzio e non intervenga con i suoi consigli medici non richiesti- ribatte tutto d’un fiato la peste bubbonica che ho di fronte a me, fin troppo burbero però.
Sono certo che papà non abbia replicato solo grazie alle signore che gli siedono accanto. La mamma gli avrà stretto fin troppo forte la mano e la Mc Granitt gli avrà rifilato il suo sguardo da rimprovero peggiore dell’intero universo.
-Quindi lei conferma di non aver alcun collegamento con lo svenimento della signorina Weasley?- domanda con un tono leggermente scettico.
-Si, confermo- ribatto deciso.
Neanche in un mondo parallelo mi sognerei di fare del male a Rose.
-Lei immagina chi possa aver preso le sue sembianze? Ha qualche nome?- continua la raffica di domande.
-No, alcun nome- dico cercando di non far emergere dentro la mia testa l’immagine della faccia da pesce lesso di Sheppard.
-Sicuro? - mi domanda con tono sempre più scettico e meno burbero.
Non capisco perché avrei voluto fare del male a Rose. Non capisco perché pensa che sia stato io, quando palesemente sono stato attaccato anche io.
-Sicurissimo- ribatto più deciso questa volta.
Purtroppo sapevo per certo che Sheppard si trovava nella Sala Comune dei Serpeverde in quel momento, perciò scartato lui, l’unica verità era che non avevo nessun collegamento o nessun altro sospetto.
Per la prima volta non ribatte immediatamente con un’altra domanda, ma prende un respiro e un sorso dal calice che uno dei suoi energumeni gli aveva portato poco prima.
Mi lancia uno sguardo carico di sospetto, prima di prendere il fascicolo color giallo pergamena, il cui titolo dichiarava : Caso Rose Minerva Weasley.
Stacca gli occhi dai miei, per girare qualche pagina di quel fascicolo e leggere qualche riga qua e là, sembra senza seguire un filo logico. Da questa distanza purtroppo non riesco a captare neanche una piccola parolina.
-Che rapporto ha con la signorina Bethany Krum?- domanda di colpo, senza staccare gli occhi dal fascicolo che ha in mano.
Bhe, questa devo dire che non me l’aspettavo. Che c’entra Bethany adesso?
-Siamo amici- mi lascio scappare, prima di mangiarmi la lingua.
Cazzo, adesso lei era un’insegnate ed io un alunno, tutto dovevamo essere tranne che amici.
-Bethany è un’amica speciale quanto lo è Rose?- domanda con fare tranquillo.
-Non si azzardi mai più a paragonare Bethany a Rose- scatto in piedi accecato dalla rabbia.
Ma come si permette questo razza di coglione spelacchiato a paragonare quello che Rose è per me, rispetto a quello che è Bethany.
-Ciò che provo per Rose non è neanche lontanamente paragonabile a quello che abbiamo avuto in passato io e Bethany- esclamo involontariamente, lasciandomi scappare fin troppo del rapporto tra me ed una cazzo di insegnate.
Ma che hai nel cervello Scorpius?
-Esattamente cosa c’è stato tra lei e l’insegnante Bethany Krum?- sapevo per certo che l’aveva fatto apposta a chiamarla chiaramente insegnante.
-Abbiamo avuto una relazione quando io frequentavo il quarto anno qui ad Hogwarts e lei l’ultimo anno alla scuola di magia e stregoneria di Drumstrang- ho cercato di essere il più chiaro possibile, speranzoso che non ne traesse le conclusione che voleva lui.
Era vero che una volta tornata ad Hogwarts come insegnante, eravamo andati di nuovo a letto, ma a parte Rose, non c' erano stati altri testimoni.
Per quanto ne sapessi io almeno! Penso con una nota di panico.
-E quanto è durata questa relazione?- domanda scrivendo personalmente con una penna di piuma d’oca una didascalia piccola sul fascicolo che ha ancora in mano.
-Un anno e mezzo penso- dichiaro, risedendomi sulla poltrona.
Non oso immaginare la faccia della mamma. Chissà quante pippe mentali si sta facendo nella testa. Magari sta già organizzando il matrimonio tra me e Bethany, la mia insegnate!
Sono sicuro però che appena conoscerà Rose, tutto cambierà e potrà fantasticare su un nostro matrimonio, magari.
-E adesso in che relazione siete?- domanda continuando a scribacchiare qua e là.
-Gliel’ho detto, siamo amici- ribatto quasi stanco da queste continue domande.
-E da amico, sa dove è finita la sua amica? Dove si è nascosta?- domanda con troppa nonchalance per risultare naturale.
-Cosa vuol dire, dove è nascosta?- sono comunque sorpreso nel scoprire che Bethany sembrasse scomparsa.
Non riesco inevitabilmente a non collegare la sua scomparsa come conseguenza a quello che è successo a Rose. Non so esattamente come possano essere legate le due da estranei, ma io so che non scorreva buon sangue tra loro. E riflettendoci, Rose era l’unica a sapere della scappatella tra me e la mia insegnante e l’unica che potesse rovinarle la carriera. Ma Rose alla fine non aveva parlato, io stesso mi ero quasi dimenticato dell’accaduto, non c’era perciò pericolo.  
Quindi, perché farle del male?
Rimane comunque sospetto il fatto che scompaia giusto nelle settimane successive all’incidente che è stato inferto a Rose.
-Esattamente quello che ho detto. La sua amica è scomparsa esattamente da dieci giorni. Nessuno ha sue notizie.- risponde, staccando finalmente i suoi occhi dal fascicolo, per puntarli su di me - Da amico, lei non sa dove possa essere?-
Ogni volta che pronuncia la parola amico sembra voler intendere che ci sia qualcosa in più, come se fossimo amanti.
-Non so dove possa essere- esclamo con fare duro, infastidito dal suo continuo insinuare un rapporto fisico tra me e Bethany. Inesistente!
-Lei conferma quindi di non esser in alcun modo coinvolto con la sparizione o la fuga della signorina Bethany Krum?- domanda ormai come se fosse un mantra.
-Si confermo- ribatto allo stesso modo.
Mi lancia un ultimo sguardo sospettoso, prima di riprendere in mano il fascicolo, girare qualche pagina e scribacchiarci qualcosa sopra.
Aspetto impaziente che mi dica che questo strazio è finito e che posso ritornare nel mio dormitorio a sognare ad occhi aperti il giorno in cui riavrò la mia Rose.
-Sono quasi certo che lei non c’entri nulla in tutta questa faccenda- dichiara con tono amichevole, alleggerendo il viso e lasciando trasparire un’aria simpatica.
Sembra un’altra persona.
-Vorrei scusarmi con i presenti se ho avuto un atteggiamento scontroso, ma il mio lavoro è capire chi abbia fatto del male a questa ragazza innocente. Ho capito subito quanto tu tenga a lei signorino, perciò ti metto in guarda- esclama guardandomi con fare preoccupato - so da fonte certa che una delle persone più care a Rose centri con tutta questa faccenda e il mio compito è scoprire chi sia. Se è vicina a Rose, penso che in questo momento sia anche vicino a tutti voi ragazzi. State attenti e osservate per bene. Qualsiasi cosa vi sembri sospetta, sentitevi liberi di riferirla o a me o alla vostra Preside- conclude con un piccolo sorriso di incoraggiamento.
Questo cambio repentino di carattere mi ha un poco destabilizzato e il disprezzo provato fino a poco tempo prima per questo uomo, svanisce tutto d’un colpo.
Mi sento quasi in colpa per aver pensato che fosse un coglione fuori cervello!
-Adesso siete liberi di andare. Dichiaro ufficialmente finito l’interrogatorio con il signor Scorpius Hyperion Malfoy- dichiara con voce solenne, senza alcuna traccia di beffa.
Con un piccolo sorriso incerto stringo la mano al Capitano Auror John White, prima di girarmi e dirigermi alla porta dell’ufficio della Preside.
Quest’ultima mi lancia uno sguardo amorevole e comprensivo, prima di fare un passo in avanti e dirigersi verso il Capitano Auror.
Mia madre si avvicina a me, mi prende la mano e mi conduce fuori con lei dalla porta, mentre mio padre, subito dietro di noi, ci segue con un cipiglio preoccupato sul volto.
Chissà cosa lo preoccupa esattamente. Alla fine il Capitano White aveva affermato che fosse quasi certo della mia innocenza e si era sbilanciato fin troppo oltre.
Adesso, l’unica cosa che dovevo fare era capire quale di noi fosse il traditore.
Dentro di me c’è qualcosa che mi dice che è impossibile che qualcuno di noi possa aver fatto del male a Rose, ma l’Auror ne sembra così certo.
Scendiamo l’ultimo gradino delle scalinate che ci porta definitivamente fuori dall’ufficio della Preside.
-Scorp, devo dirti una cosa importante- esclama di colpo papà, facendomi bloccare sul posto. La preoccupazione è l’unica emozione che traspare dalla sua voce.
Mi giro lentamente nella sua direzione, con mamma al mio fianco.
Un accenno di panico mi assale, dato che il mio primo pensiero vola a Rose e alle sue condizioni.
-Non centra Rose. Sta meglio in realtà- dichiara velocemente papà e mi tranquillizzo all’istante.
Ma se Rose non c’entra niente, allora di che cosa è preoccupato?
-Non so se te l’hanno detto già, oppure hanno pensato male di non farlo, ma io non posso rischiare che tu venga a trovare Rose e commetta un macello- ribatte sempre velocemente papà, mentre mi lancia uno sguardo più che preoccupato.
-Il giorno in cui mi hanno chiamato per te e la signorina Weasley, ho visitato anche il terzo ragazzo che ha preso le tue sembianze-
Tutto mi aspettavo, tranne che mi avrebbe parlato di questo e francamente, a tutto pensavo per arrivare a scoprire chi fosse, tranne che chiedere a mio padre.
Che stupido idiota che sono stato!
-No, non mi hanno detto niente- ribatto velocemente - tu sai chi è?- chiedo con veemenza.
-Draco tesoro, sei sicuro?- cerca di chiedere mamma, mentre lancia uno sguardo profondo verso il marito.
-Non posso tradire mio figlio- le risponde lui, perforandola con lo sguardo - Io mi fido-
Tre semplici paroline quasi mi fanno commuovere. Non mi aspettavo di certo tutto questo. Mi lascio scappare un sorriso riconoscente.
-Ho visitato il terzo ragazzo e lo abbiamo portato al San Mungo, prima di tutti. È un reato usare la Pozione Polisucco, peggio se con lo scopo di ferire altri studenti, perciò al ragazzo sarebbe poi stato posto un esame psichiatrico-
-Ci son voluto tre giorni prima che si svegliasse e prima che arrivassero gli esami base a cui lo avevamo sottoposto. Appena a Pozione svanì, il corpo inerme sotto di essa era quello di Alex Sheppard. Anche gli Auror lo sanno, ma vi pongono comunque delle domande per capire chi di voi lo ha aiutato. È lui la fonte certa su cui si basa il Capitano White-
Sono letteralmente scioccato -Come fai a sapere tutte queste cose?-
-Bhe hanno interrogato il ragazzo al San Mungo, nel mio reparto, di cui sono il Capo e per cui tutte le responsabilità sono le mie. Dovevo per forza essere presente durante l’interrogatorio- dichiara papà con fare serio.
Figlio di Puttana, maledetto bastardo che non è altro!
Altro che non combinare macello. Appena lo becco lo ammazzo di botte alla babbana, a quel damerino pazzo!
La rabbia incontrollabile quasi mi acceca la vista. Vorrei andarci adesso al San Mungo e spaccargli quel musino da peste nera che si ritrova.
E già che ci sono mi faccio dire tutto. Come l’ha avvelenata, come farle ritornare la memoria e chi è il traditore che lo ha aiutato.
Anzi …
-Chi è il traditore? Chi è quel figlio di puttana che ha tradito Rose?- domando pervaso dalla rabbia. I miei hanno sempre odiato le parolacce, ma in questo momento non importa né a me, né a loro, dato che nessuno dei due ribatte.
-Non lo sa Scorpius. Non l’ha mai visto in faccia e camuffava la voce quando parlava. Ha detto che l’unica a sapere chi sia questa terza persona è Bethany Krum, ecco perché la stanno cercando. Ha saputo solo che fa parte della vostra cerchia di amici-
Non ci credo. Non è assolutamente vero quello che mi sta dicendo.
-Si è inventato tutto, quel pazzoide che non è altro- esclamo sempre più arrabbiato. Sono talmente incazzato che mi prudono le mani e non vorrei altro che la testa di Sheppard!
-Durante l’interrogatorio, con il consenso dei genitori e del ragazzo stesso, hanno usato il Veritaserum-
Ah bhe, questa si che è una sorpresa!
-Perché? Perché le hanno fatto questo?- domando con i nervi a fior di pelle.
Voglio sapere almeno il motivo, assolutamente poco giustificato, che li ha spinti a fare questo a Rose.
Papà sembra tentennare, sembra incerto se rispondermi oppure no. Ma alla fine, la mia faccia disperata probabilmente, lo convince.
-Lui dichiara di esser innamorato di Rose e voleva farle dimenticare il tradimento, così da farla ritornare da lui. Di Bethany non si sa bene il motivo preciso. Uno può essere che lei sia innamorata di te e voleva togliere di mezzo Rose oppure perché Rose era l’unica a conoscenza delle vostre scappatelle, tra alunno ed insegnante-esclama papà calcando l’ultima frase con evidente rimprovero.
-Come ti è saltato in mente di farti un insegnante, razza di disgraziato?- mi domanda di colpo papà, arrabbiato.
-Se tu lo sai … anche il Capitano White lo sa?- domando spaventato. Non riesco a decidere se esserlo più per mio padre o per il Capitano Auror.
Ci mancava solo che mi sbattessero fuori dalla scuola per colpa di quella stronza di Bethany.
-Ovvio che lo sa, razza di ragazzino sconsiderato- esclama papà con voce arrabbiata- solo grazie a me e a tua madre non ti hanno già sbattuto fuori-
-In che senso?- domando alternando lo sguardo tra la mamma, che mi guarda anche lei con sguardo da rimprovero, e papà, che se potesse mi strozzerebbe.
-Nel senso che abbiamo cercato di farti passare come un povero ragazzino abbagliato da una ragazza più grande.- mi risponde papà quasi ringhiando - Favorevole la situazione in cui già lei si trova-
Non sono sicuro di volerli ringraziare. Tutto sono tranne che uno stupido ragazzino.
-Non ti azzardare a farti mai più un’altra insegnante o ti diseredo, chiaro?- tuona papà, puntandomi un dito contro.
Annuisco soltanto.
-Bene- sospira alla fine.
Bene un corno, dato che tutto sapevamo, tranne chi fosse il traditore che c’è tra noi. Sheppard inutile come al suo solito!
-E mi raccomando, quando vieni a trovare Rose, non combinare nessun macello- inizia papà con voce perentoria - altrimenti non te la farò vedere mai più-
Io sono letteralmente scioccato!
-Come faccio a non tirargli neanche un pugno in faccia a quel pezzo di m … - ribatto arrabbiato.
-Se ti sento dire un’altra parolaccia Scorpius Hiperyon … - mi interrompe la voce infastidita di mamma, che non aveva ancora spiccicato parola. Il che era grave, dato che la sua parlantina era conosciuta da tutti.
-Scusa- ribatto in un sussurro, abbassando la testa.
-So che è difficile, guardare negli occhi colui che le ha fatto male, Scorpius lo capisco- continua la voce della mamma,in modo più dolce e prendendomi le mani - ma devi pensare che adesso la nostra priorità è curare Rose, starle vicino, aiutarla. E lei ha tanto bisogno di te-
-Non si ricorda neanche di me, mamma- le rispondo con voce tremante.
Mi manca, mi manca tanto. Lei, la sua pelle, i suoi capelli, le sue labbra. Mi manca anche litigarci, ridere, la sua voce. Tutto, tutto quanto.
E per colpa di persone senza fegato come Sheppard o cattive come Bethany, lei sta soffrendo e sto soffrendo anche io.
-La sua memoria, la sua testa magari- dice, tirandomi su il viso con un dito -ma sono sicura che il suo cuore se lo ricorderà, se quello che c’è tra voi è vero-
-E’ verissimo mamma- dico un po’ infastidito, mentre lei non smette di sorridermi.
-Lo so tesoro- risponde con voce dolce -davvero- incalza la dose, dopo il mio sguardo scettico.
In realtà più che scettico sono sorpreso. L’ultima volta non ha fatto altro che parlarmi di quanto sia fantastica Bethany, mentre in questo momento mi spinge tra le braccia di Rose.
Non me lo aspettavo, da lei soprattutto. Ma probabilmente, dopo tutto quello che è successo, sicuramente si sarà resa conto di quanto Bethany sia falsa e subdola.
O semplicemente ha intuito quanto io ami Rose.
-Ma proprio perché quello che c’è tra voi è verissimo, in questo momento ciò che deve prevalere in te è l’amore per lei e non l’odio verso Sheppard- continua mamma, sputando fuori il nome di Sheppard con fin troppa forza.
-E’ difficile mamma. Per colpa di quello str … - mi blocco sotto lo sguardo di avvertimento di mamma - Per colpa di quello lì, Rose non si ricorda niente e di nessuno. E sicuramente starà male e si sentirà così triste-
E io non riesco proprio a stare fermo sapendo che quel coglione di Sheppard le ha fatto male, che la colpa di tutto è sua e di quella megera.
Almeno un pugno di sfogo …!
-E sfogando la tua rabbia su di lui, mi spieghi come le sarai d’aiuto?- mi domanda mamma con un sopracciglio alzato, come se mi avesse appena letto nel pensiero.
-Più che aiutare lei, aiuto me- dico di getto, lasciandomi scappare il ghigno che mi contraddistingue.
-Salazar, quanto assomigli a tuo padre quando fai così- ribatte mamma trattenendo un sorriso, mentre alterna lo sguardo tra me e papà.
-Scorp, tesoro- ritorna però seria la mamma - pensa anche a papà-
Papà si è fidato di me, di nuovo, dopo tutto quello che è successo l’ultima volta.

È successo l’estate prima del mio inizio di primo anno ad Hogwarts. Spesso andavo a trovare papà al lavoro con mamma; vederlo tra quei corridoi, rispettato per il suo lavoro e per la sua persona e non più disprezzato per il suo passato, mi rendeva così orgoglioso di lui.
Mi piaceva vederlo circondato da persone che pendevano dalle sue labbra. Mi pareva un eroe ai miei occhi di bambino.
Un giorno mi chiese di aiutarlo nel suo lavoro e ciò mi fece sentire così onorato.
Ho sempre voluto, fin da bambino, fare lo stesso lavoro di papà ed essere come lui, perciò quale migliore occasione per iniziare, affianco al miglior Medimago dei nostri tempi.
Quando chiesi a papà perché decise di fare il Medimago, lui mi rispose che era tempo che lui aiutasse le persone, come non aveva fatto prima. Si era così impegnato per ripulire il nome dei Malfoy, aveva combattuto davanti alle brutte occhiate che la gente gli riservava, giustamente. Quando iniziò a lavorare, nessuno voleva che fosse lui il dottore dei propri familiari, nessuno voleva che un vecchio Mangiamorte fosse a contatto con i familiari già di per se fragili. Non fosse mai che li portasse sulla brutta strada o che facesse loro del male. Non importava quanto mio padre avesse lavorato e sudato per arrivare fino a lì, non importava che lui avesse già pagato i suoi errori e anche quelli della famiglia, non importava niente, se non quel marchio impresso sulla pelle.
Fino a che non arrivò questo piccolo bambino al San Mungo. Aveva tre anni e soffriva di attacchi di rabbia acuta, che lo spingeva a far male sia a se stesso che agli altri.
Il padre era un vecchio amico di papà, perciò impose al San mungo di farlo curare unicamente da mio padre.
Così inizio la sua carriera. I colleghi e la gente si resero subito conto dell’impegno e della devozione di mio padre, dei miglioramenti esponenziali di questo piccoletto. Nel giro di un anno poté ritornare a casa e iniziare a vivere una vita più semplice.
Agli occhi della gente un adulto che salva un bambino così piccolo fa sempre scena. Soprattutto se questo adulto era stato un crudele Mangiamorte in passato.
Così papà iniziò ad occuparsi dei bambini e più bambini venivano salvati, o parzialmente curati da permettere comunque loro di vivere una vita, più venivano abbattute anche le ultime rimostranze. Ed è così che papà, anno dopo anno, arrivò ad essere considerato il miglior Medimago dei nostri tempi.
Ed è così che arrivò quel giorno, il giorno in cui mio papà mi chiese di aiutarlo con un piccolo paziente della mia età.
Mi chiese di parlargli, di diventargli amico, di farlo sentire meno solo. Di giocare con lui, di farlo ridere, perché era davvero tanto tempo che quella piccola creatura non lo faceva.
E poi, il nostro obbiettivo finale era quello di curarlo, a tal punto che il bimbo sarebbe poi riuscito a venire con me ad Hogwarts.
E ci riuscimmo.
Riuscimmo a farlo guarire, così  che l’1 Settembre si trovava sull’Hogwarts Express con me e i miei amici, Zab e Nott.
A metà viaggiò se ne andò dal fratello, che non avevo mai visto nella mia vita, dato che non era venuto neanche mai a trovarlo.
E poi tutto cambiò. Ancora il motivo non lo sapevo.
Durante lo Smistamento aveva deciso di mettersi in fondo e di non rivolgermi neanche uno sguardo, neanche quando fummo smistati nella stessa Casata.
Non mi guardò mai più, come se non fossimo amici o come se io e il mio papà non gli avessimo salvato la vita. E mi arrabbiai molto, moltissimo.
Una mattina scesi presto le scale per scrivere una lettera alla famiglia, ed è lì che scoprii il perché smise di parlarmi.
C’era un gruppetto di alunni, tra il quarto e il quinto anno, con in mezzo questo bambino.
-E’ il figlio di un maledetto Mangiamorte- sentii dire dal bambino con voce cattiva.
-Finalmente l’hai capito Alex. Noi con certa razza non ci mischiamo- ribatté il ragazzo più vicino a lui, tanto simile a lui. Il fratello.
Ecco perché aveva smesso di parlarmi, per via del passato di mio padre.
Ma mio padre aveva sudato tutto quello che aveva. Per lui, per la moglie, per i figli.
E la mia rabbia salì ancora di più e decisi di vendicarmi.
Per tutta la settimana dovunque andassi Alex, il fratello e gli amici mi prendevano in giro, facendo sempre riferimento al passato da Mangiamorte di mio padre.
Un mattina nei corridoi non ce la feci più e urlai tutto il mio dolore e la mia rabbia.
-Ognuno di noi ha un passato- urlai loro in faccia, senza smettere di guardare Alex negli occhi - c’è chi come mio padre ha sbagliato, ma ha avuto le palle di rialzarsi e rimettere a posto le cose. C’è chi invece è nato pazzo e codardo e preferisce nascondersi in una bella verità. Sei un ingrato, sei qui grazie a me e a mio padre. Se non fosse stato per noi, staresti ancora marcendo dentro ad un ospedale psichiatrico a strapparti i capelli e a piangere come una femminuccia. Straresti ancora lì a rischiare di ammazzarti un giorno si e l’altro pure, solo, senza nessuno, neanche la tua famiglia, che non ha fatto altro che vergognarsi di te dal giorno in cui sei nato. Sei soltanto un pazzo e questo rimarrai per sempre-
Urlai ogni singola parola in faccia a quegli idioti, scandendone ogni sillaba, di modo che tutti gli studenti e i professori sapessero chi avessero davanti.
Non volevo arrivare a tanto, ma la rabbia mi investì e le parole vennero fuori da sole.
Alex e il fratello non fecero niente, anzi Alex iniziò a piangere con le mani tra i capelli, quasi se li volesse strappare.
Scappai da loro e da tutti gli altri.
Dopo poco venni a scoprire che il fratello aveva raccontato tutti ai genitori e il padre di Alex si presentò al lavoro da mio padre, minacciandolo di fargli perdere tutto, lavoro, famiglia, casa.
Nonostante cercassi di spiegare a mio padre che la colpa non era mia, ma che erano stati loro a portarmi ad urlare a tutti la verità, non volle sentire ragioni. Mi obbligò a non presentarmi più al suo lavoro e che mai, mai più mi avrebbe chiesto aiuto.
Da quel momento Sheppard dava la colpa a me di tutti i suoi mali, per ogni singolo episodio negativo gli succedesse a scuola, che fosse con le ragazze, che preferivano me, che fosse per i suoi compagni, che preferivano me, che fosse per il Quidditch, dove io ero il preferito. Tutto secondo Sheppard era stata colpa mia. Dentro la sua testa, anno per anno, si è montato un film tutto da solo, nel quale lui è sempre la vittima e io sempre il carnefice.
Alla fine i Sheppard non riuscirono a fare granché alla mia famiglia, eravamo comunque Malfoy e mio padre sapeva il fatto suo. Da quanto ho capito i Sheppard erano pieni di debiti e mio padre si preoccupò di saldarli tutti.

Ritorno alla realtà, con mio papà e con mia mamma.
-Vi prometto che non combinerò nessun disastro-dico guardando serio negli occhi di mio padre.
Entrambi mi guardano con serietà e con fiducia, perché si fidano davvero di  me e papà finalmente mi ha perdonato.
-Posso farti una domanda che mi frulla da un po’ nella testa?- domando a papà.
-Dimmi- risponde con serietà.
-Se il Capitano White sapeva già tutto, perché sei intervenuto durante l’interrogatorio, facendo intendere che non vi conoscevate e che probabilmente il Capitano non sapeva neanche che Rose fosse sotto la tua attenzione medica?-
Magari in tutto sto macello, l’ultima cosa a cui dovrei pensare è questa, ma proprio non riesco a togliermelo dalla testa.
-Lo scopo era stuzzicare la tua rabbia. Io sarei intervenuto, lui mi avrebbe trattato male e tu saresti esploso.- risponde papà con fare ovvio.
Peccato che di ovvio non c’era niente e io non ci avevo ancora capito nulla.
-Gli interrogatori vengono fatti affinché il sospettato arrivi al limite e si faccia scappare qualche verità, che a mente lucida non direbbe.- continua papà dopo il mio sguardo confuso - Un po’ come quando ti sei lasciato scappare di aver avuto già qualcosa con Bethany, dopo che White ha paragonato lei a Rose-
Adesso si che ho capito!
-E nonostante questi giochetti- dico infastidito - White non ha ancora capito chi di noi sia il traditore?-
Dentro di me continua ad esserci quella speranza che mi dice che sia impossibile che qualcuno di noi possa aver fatto questo a Rose.
Non trovo, per quanto ci pensi, una motivazione valida secondo la quale qualcuno di noi  abbia voluto farle del male.
-Non è facile Scorp- risponde mio padre -Nessuno di noi avrebbe mai immaginato che tra voi ragazzi ci fosse qualcuno disposto a preparare una pozione per farle perdere la memoria, figurarsi cercarlo tra i suoi amici più intimi.- continua papà, senza staccare gli occhi da me.
Neanche lui, riesco a leggerglielo in faccia, è riuscito ancora ad oggi a capire tanta crudeltà, anche se con il lavoro che fa ne avrà visto di situazioni del genere.
Forse, essendo ragazzi giovani pieni di speranze e sogni, nonostante gli screzi dell’adolescenza, tale disperazione non dovrebbe vivere nei nostri cuori, non dovremmo sentire una rabbia cieca che ci spinga a fare del male agli altri.
Giovani ragazzi, che vivono i primi amori perduti, le prime insicurezze, non dovrebbero arrivare a pensare di inventarsi una pozione con lo scopo di distruggere l’esistenza di una giovane ragazza come tutti.
-E’ impossibile però che qualcuno non si sia tradito- affermo con decisione, anche se dentro di me vorrei che nessuno si tradisse.
Vorrei che alla fine di tutta questa faccenda, il fatto che ci sia un traditore tra noi sia una falsa pista, che in realtà tutti noi vogliamo bene a Rose e che nessuno le volesse far del male.
Ma l’Auror sembrava così serio durante l’interrogatorio e l’uso del Veritaserum, la pozione della verità, distrugge ogni menzogna possibile. Non si mente con il Veritaserum.
-Scorp, non è così facile come può sembrare- ribatte la mamma -Siete giovani, avete ancora una vita d’avanti. Commettere tale malvagità ti rinchiude ad Azkaban per metà della vita e nessuno di noi vorrebbe mandarci un innocente-
E lo so che mamma ha ragione, so che la situazione è difficile e che ogni genitore sta soffrendo esattamente come i propri figli, sta cercando di proteggerli in tutti i modi, ma non vedo l’ora che finisca questa situazione, non vedo l’ora che Rose torni a casa e non vedo l’ora che si ritorni alla vita di prima.
-Neanche io voglio mandarci un innocente- sussurro sconsolato - voglio solo che Rose torni da me-
In tutta risposta mamma mi abbraccia e per la prima volta dopo dieci giorni, lascio che il dolore scenda via dal mio corpo.
Il profumo di mamma mi invade le radici e, anche se sono più alto di lei e più robusto, tra le sue braccia mi sento un bambino di cinque anni che, spaventato dal buio, si ripara tra le braccia della mamma e si sente finalmente protetto dai possibili mostri che possono attaccarlo.
-Non sei solo Scorp- mi sussurra la mamma, mentre inizio a singhiozzare - Ci siamo io e papà, ci sono i tuoi amici e vedrai che unendo le nostre forze, lei ricorderà di nuovo e tutto ritornerà alla normalità-
Continua stringendomi più forte in un’ultima presa, prima di lasciarmi andare.
-Devi essere forte, devi esserlo per lei, per voi e non smettere mai di credere che tutto questo finirà e che alla fine tutto andrà bene- mi sorride la mamma in un sorriso di incoraggiamento, senza smettere di accarezzarmi il viso per scacciare via quelle lacrime che non smettono di scendere giù.
-Quando tua madre mi sposò- interviene la voce di papà- tutti iniziarono ad etichettarla come la moglie del Mangiamorte traditore e dovunque andassimo ci guardavano dalla testa ai piedi, come se fossimo feccia e non avessimo il diritto di camminare nelle loro strade- continua la voce di papà, che lancia uno sguardo di scuse alla mamma- Io mi arrabbiavo sempre, perché la gente non riusciva a separare i miei errori da tutto ciò che mi circondava. Tua madre invece non faceva altro che sorridere e girare per le strade con fare allegro, come se nulla la toccasse. Schiena dritta, sguardo fiero e mi obbligava a tenerle la mano, perché tutti dovevano sapere che era mia moglie e che non ci doveva essere niente di cui vergognarsi- continua sorridendo alla mamma -Le chiedevo come facesse a non interessarsi del giudizio altrui, come facesse a sfidare quelle persone con aria orgogliosa e testarda, senza paura.-
-Gli risposi-interviene la voce della mamma- che ognuno di noi commette errori, nessuno escluso, l’importante è capirli, accettarli e abbatterli, superarli. Inoltre in quel momento lui aveva bisogno della mia forza, della mia grinta, della mia fiducia. Ero sicura che prima o poi avrebbe abbattuto tutte le maldicenze e avrebbe gridato al mondo chi fosse davvero Draco e non Draco Malfoy- continua mamma senza smettere di sorridere fiera nella direzione di papà.
-E nonostante avessi alcuni dubbi,- continua questa volta papà- nonostante non riuscissi a capacitarmi di come fossi stato fortunato, è soprattutto grazie alla fiducia di tua madre che sono andato avanti. -
E se non fossi disperato, in questo momento mi imbarazzerei davanti ai loro sguardi.
-Non smettere di credere in Rose, non smettere di credere in voi, esattamente come feci io. Non smisi di credere in tuo padre e non smisi di credere nella nostra famiglia, nonostante tutto intorno a noi mi dicesse il contrario. Lotta anche per lei, se pensi che non lo faccia già da sola- dice mamma con un sorriso - anche se per quel poco che l’ho conosciuta, mi sembra intelligente e tosta-
-Si, anche fin troppo testarda- ribatte papà con il ghigno alla made-in-Malfoy che ci contraddistingue.
-Si, è una delle sue qualità- ribatto allo stesso modo, mentre mamma ci ammira con un sorriso sulle labbra.
Papà sembra che voglia ribattere, ma una voce alle nostre spalle lo interrompe.
-Scorp- sento arrivare la voce di Al- sei qui- corre fino a noi.
-Sei già stato interrogato? Che ti hanno detto? Come è andata?-domanda a raffica senza quasi prendere fiato.
-Si sono già stato interrogato. Sembra andato tutto bene- ribatto, sperando che non si nota che abbia singhiozzato tra le braccia della mamma.
So che Al non mi giudicherebbe, ma me ne vergogno un pochino lo stesso.
-Hai pianto per  caso?- domanda guardandomi con fare preoccupato, distruggendo ogni mia speranza.
-Ciao Al- interviene mia madre con voce alta, come ad annunciare la loro presenza.
-Oh Santo Salazar- esclama Al sorpreso- signori Malfoy, non vi avevo visto scusatemi- cerca di dire Al imbarazzato.
Come fosse riuscito a non vederli rimane un mistero, dato che erano esattamente uno dietro di me e l’altra affianco.
-Ti credo proprio Al- ribatte mio padre con un sopracciglio alzato, fintamente sospettoso e diffidente.
-Scusatemi davvero- ribatte imbarazzato Al, grattandosi dietro la nuca.
-Comunque, hai dato il libro a tuo padre?- domanda subito dopo nella mia direzione.
-Si, me lo ha dato prima- ribatte mio papà, con un sorrisetto palesemente divertito questa volta.
Gli è sempre piaciuto Al a papà. Non credo c’entri solo il fatto che sia stato smistato tra i Serpeverde, ma penso anche per essere una delle poche persone che abbia visto Scorpius e Draco, non i Malfoy. Che non si sia fermato alla apparenze e che abbia preferito decidere da solo e non con la massa.
-Che ne pensi Draco? Le cose del sangue possono funzionare?- domanda Al.
-Le cose?- domanda mamma confusa.
-Trasfusioni di sangue Al- risponde papà divertito sempre più- Devo dire che non siamo sicuri funzionino per l’esattezza- continua più serio- anche noi avevamo pensato alle Trasfusioni, ma è una procedura babbana e al San Mungo non abbiamo l’attrezzatura giusta per metterla in atto. Inoltre non sappiamo se sia l’opzione esatta per esportare un veleno di questa portata. Non sappiamo se Rose possa sopportarle e se ci sia qualcuno che le possa fare da donatore-
-In tutti i libri che ho letto papà, dicevano che l’Aconito fosse un veleno mortale, ma Rose non è morta. Questo vuol dire che magari le Trasfusioni in questo caso funzionerebbero- cerco di dire speranzoso.
-Hai ragione, non è morta, ma il motivo esatto non lo sappiamo. Sheppard ci ha detto che ha usato 1 mg di aconito per avvelenarla e la Valeriana per calmarne gli effetti. Se le facessimo una Trasfusione, elimineremmo anche le tracce di Valeriana che ha nel corpo, ovvero le uniche cose che non permettono al veleno di agire. E se facendo così, attivassimo l’effetto del veleno e lei morisse? Non siamo certi di nulla Scorp- cerca di spiegarmi mio padre.
Ma ci dovrà pur essere una cavolo di soluzione. Non possiamo respingerle tutte.
Ma allo stesso tempo non voglio neanche rischiare che Rose muoia.
-Ma le trasfusioni cancellerebbero anche le tracce di Aconito nel contempo no? Esattamente come farebbero con quelle di Valeriana- ribatte Al.
-Hai ragione. Ma non stiamo parlando di un veleno qualunque. E non posso permettermi di rischiare di far morire una ragazza così giovane- esclama deciso papà.
-Ma quel veleno va tolto a tutti i costi. Me lo hai detto anche tu- esclamo di rimando- Potrebbe star morendo anche adesso lentamente, dato che lo ha ancora nelle vene-
Papà ci lancia uno sguardo preoccupato.
-So perfettamente che il veleno va esportato a tutti i costi, ma devo essere sicuro che non ci sia ripercussioni gravi Scorpius-
-Quel libro ti spiegherà tutto papà- cerco di pregarlo con lo sguardo.
-E io lo leggerò con attenzione- ribatte - ma non posso dirvi che tutto funzionerà al meglio, che abbiamo trovato una soluzione e che tutto finirà. Non posso darvi false speranze. Dobbiamo, devo e dovete, essere oggettivi e calcolare tutto quello che è possibile calcolare-
So che è una situazione critica e che papà ce la sta mettendo tutta. So che nel suo lavoro è più meticoloso che mai e che non farebbe niente di niente se non ne fosse al 100% sicuro, ma vorrei così tanto che funzionasse da offuscarmi il giudizio.
-Vi prometto che stasera stessa, insieme al mio team, ci impegneremo a capire tutto sulle Trasfusioni di Sangue e su tutto quello che ne consegue. Vi prometto che faremo di tutto per far si che funzioni- dice mio padre, senza staccare i suoi occhi dai miei- ma voglio che sappiate che non faremo nulla sulla base della speranza. Se siamo certi che funzioni, allora lo faremo, ma se non ne siamo certi, lavoreremo per un’altra soluzione-
-Grazie signor Malfoy- dice Al- Davvero, da parte di tutta la mia famiglia-
Sì, grazie papà!

ECCOMI RITORNATA! VELOCCISIMA STA VOLTA!
IN QUESTI GIORNI SONO PIU' ISPIRATA CHE MAI, PERCIO' VI ANNUNCIO CHE HO GIA' I PROSSIMI DUE CAPITOLI PRONTI E NON VEDO L'ORA DI FARVELI LEGGERE.
SPERO VI PIACCIA QUESTO DI CAPITOLO, INTANTO E SPERO CHE MI DICIATE LA VOSTRA OPINIONE.
GRAZIE PER ESSERE ARRIVATI FINO  A QUI, AL 40° CAPITOLO (ANCORA NON CI CREDO).
UN BACIO,
HERM :*

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Capitolo 42
*** Capitolo 41 ***


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Capitolo 41


Pov Rose


I miei genitori se ne erano appena andati.
Che strano chiamarli genitori. Fino a stamattina non sapevo neanche di averli dei genitori, non sapevo le loro facce, i loro nomi.
Invece adesso so chi sono, che facce hanno e anche i loro nomi. Il suono della loro voce, il profumo della loro pelle e la forte sensazione di sentirsi a casa quando li ho vicini.
Ho la testa ancora un po’ indolenzita, ma alla fine sono contenta di aver ricordato quel piccolo episodio.
Ho descritto loro tutto. Il salotto in cui mi sono ritrovata, l’uomo seduto sul divano e le sue parole, rivolte alla piccola me che gli sedeva sulle ginocchia.
Ho ricordato qualcosa che ha fatto parte della mia vita, questo vuol dire che c’è speranza di guarigione, no?
Vengo interrotta da qualcuno che bussa alla mia porta.
-Avanti- dico, mentre mi alzo a sedere sul letto, con la schiena appoggiata al muro.
-E’ pronta la cena signorina- mi dice l’infermiera dai lunghi capelli neri e da due occhi azzurrissimi - Il Dottore mi ha detto che se lo desidera potrà cenare con gli altri al gran buffet- continua con un sorriso.
Quasi cado dal letto a sentire quelle parole.
Mi fa uscire da questo buco infernale di camera.
-Grazie- dico con un sorriso, sbalzando giù dal letto -Grazie davvero- continuo uscendo dalla stanza quasi saltellando.
-Di niente signorina- mi liquida l’infermiera, ritornando alla sua postazione.
A primo impatto rimango un po’ delusa. Speravo che uscita da qui avrei visto più colori, oltre che il solito nauseante bianco candido; invece i muri, le piastrelle del pavimento, la scrivania dell’infermiera, tutto è di nuovo colorato di bianco.
-Segua la freccia blu- mi arriva la voce dell’infermiera, mentre la sua mano mi indica il muro davanti a lei.
Faccio un passo verso sinistra, prima di rendermi conto della freccia color blu che costeggia il muro ogni metro e mezzo.
-La porterà nella Sala Grande dove si terrà il buffet di questa sera- continua l’infermiera con un sorriso cordiale.
Gliene rivolgo uno anche io come ringraziamento, prima di seguire l’unica traccia di colore in questo mare bianco.
Superati i primi cinque metri, la freccia mi indica di girare a destra. Percorro la traiettoria indicatami e, una volta girato l’angolo, mi accorgo che alla fine del lunghissimo corridoio, si trova una grande porta rossa a due ante con scritto in giallo la parola “mensa”.
Il lungo corridoio, ogni cinque metri, ha una porta verde acqua, che immagino siano le altre stanze degli altri pazienti. Ogni due porte vi è un altro corridoio altrettanto bianco e lungo, anch’esso corredato da altre porte verde acqua.
Non ho contato esattamente tutti i corridoi, concentrata più sulla luminosissima porta rossa, ma penso che ce ne siano almeno una decina, quindi immaginatevi quanti metri mi separano da quell’unica fonte di luce, finalmente colorata di un colore che fosse diverso dal bianco.
 Accelero il passo, sperando di arrivare il prima possibile.
-Signorina- sento all’improvviso una voce provenire da una porta alla mia destra.
-Per favore mi faccia uscire- sento di nuovo questa voce roca, nonostante tutte le porte alla mia destra siano chiuse e da nessuna di esse fa capolino nessun viso.
Mi do un’ultima occhiata intorno, prima di sentire un urlo disumano arrivare dalla porta esattamente posta di fronte a me.
Un urlo lungo e straziante, che si interrompe nel momento in cui qualcuno batte forte sulla porta.
La vedo vibrare per un paio di secondi e subito dopo l’urlo straziante riparte.
Sono immobile sul mio posto, mentre la paura vibra dentro di me, tanto forte quanto la porta che continuo a fissare impaurita.
L’urlo continua senza sosta, mentre sento arrivare dei passi veloci alla mia destra, la direzione da cui io stessa sono arrivata.
I passi si fanno sempre più vicini e un attimo dopo due infermieri grossi e veloci, si dirigono nella mia direzione.
-Che cosa hai fatto?- mi abbaia uno contro, mentre l’altro tira fuori velocemente un pezzetto che sembra legno e rapidamente lo punta verso la serratura della porta, dalla quale arriva interrottamente l’urlo straziante del paziente.
-Vai via da qui- mi abbaia di nuovo lo stesso omone e di tutta risposta mi tuffo nella direzione della porta rossa.
Punto i miei occhi su quel colore così vivo e familiare, correndo il più forte possibile, senza tener conto dei piedi nudi che sbattono sul pavimento freddo e delle voci inquietanti che continuano ad arrivare dalle porte che mi circondano.
Senza esitazione spingo forte le grandi ante rosse che mi trovo davanti e mi ci butto contro senza arrestare la corsa.
Mi trovo buttata dentro una grande stanza color azzurro chiaro, dal pavimento in marmo di color nocciola. Sulla mia sinistra e davanti, appoggiati ai muri, vi sono due tavoli grandi coperti da un sacco di cibo. Grandi ciotole di vetro trasparente contengono primi piatti, mentre grandi vassoi d’acciaio contengono secondi e contorni. Su un piccolo tavolino rotondo posto in mezzo alla stanza vi sono appoggiati piatti, bicchieri e posate. Un tavolino simile all’angolo destro della stanza, invece, porta bevande in bottiglie di diversa grandezza.
Inoltre, un grande divano di un profondo color borgogna, riempie tutto il lato destro della stanza.
Davanti ad esso vi è un piccolo tavolino trasparente dalle gambe dorate, su cui sono posanti piccoli pacchetti quadrati e rettangolari di diverse dimensioni e impacchettati da coloratissime carte regalo.
Infine due grandi finestre riempiono la stanza di luce aranciata, da una delle quali riesco a scorgere dietro le colline il sole tramontare.
Dopo dieci giorni passati a guardare solo bianco su bianco, l’immagine e i colori del tramonto sono il quadro più bello che io abbia mai visto nella mia vita, nonostante la mia memoria parta dal giorno in cui sono arrivata qui. Sono certa, comunque, che paesaggio più bello non ho mai ammirato.
E sarei rimasta lì ad ammirare quella luce calorosamente arancione, se la porta alle mie spalle non si fosse mossa.
Dalle due ante fa capolino il viso dolce della mamma, seguito subito da quello di papà.
-Sorpresa- esclama subito dopo quest’ultimo.
-Grazie- dico felice di rivederli di nuovo.
-Come stai?- mi chiede subito la mamma abbracciandomi -Ti sei ripresa un po’?-
-Bene- rispondo, stringendola allo stesso modo.
Sono vestiti esattamente come prima, anche se papà ha in mano un piccolo sacchetto. Con gli occhi gli domando di cosa si tratta.
-Sono delle pantofole- mi sorride -così non camminerai più a piedi nudi- continua, tirando fuori dal sacchetto un paio di pantofole di pelo dello stesso colore del divano.
Non so se fosse il mio colore preferito, fatto sta che il Borgogna lo sarà da oggi in poi.
Li ringrazio, prendendole tra le mani e infilandomele subito ai piedi.
Morbide e calde. Mi piacciono.
-Abbiamo un’altra grande sorpresa in realtà- esclama con voce felice papà, prima di dirigersi alla porta e aprire una delle due ante.
Entrano due signori di una certa età. Lei stringe forte il braccio dell’uomo, entrambi con i capelli rossi come mio papà e con le lacrime agli occhi.
Hanno uno sguardo dolce e caloroso.
Si fermano un paio di passi dopo, mentre papà dietro di loro chiude la porta.
-Loro sono Molly e Arthur Weasley, i tuoi nonni paterni- dichiara papà con un sorriso sulle labbra. Cerco di sorridere nello stesso modo anche io nella loro direzione.
-Rosie- sussurra la donna, con voce flebile.
D’istinto apro le braccia e, senza farselo ripetere due volte, si gettano su di me, soffocandomi quasi.
Hanno uno sguardo così malinconico, che non ho resistito.
-Ma guarda come sei dimagrita- dice subito la donna, dopo che papà e l’uomo a cui era stretta fino a poco tempo fa, l’hanno quasi staccata con la forza da me -Te lo danno da mangiare? Perché in caso ci penso io. Ti faccio la torta che ti piace tanto? La vuoi? Eh? Te la porto? Se vuoi ti porto tutto quello che vuoi-
Sono un pochino spaventata da tutte queste domande, mentre le sue mani mi stringono le guance affettuosamente.
-Mamma, lasciala respirare ti prego- interviene papà, tirandola delicatamente indietro da un braccio.
-Sono la nonna Ronald. È mio compito preoccuparmi che mangi e stia bene- lo sgrida la signora, mentre l’uomo che è entrato insieme a lei, le è affianco e mi guarda senza smettere di sorridere affettuosamente.
-Perché non vi sedete?- domanda papà un po’ rosso in viso -Così faccio entrare gli altri-
-Gli altri?- domando subito con un pizzico di paura nella voce.
-Ti vogliamo far vedere la famiglia- mi spiega mamma, con un sorriso incoraggiante- Magari ricorderai qualcos’altro-
Non so esattamente come mi senta adesso.
Sono un po’ spaventata, ma dall’altra parte non vedo l’ora di poter aver la possibilità di ricordare qualcos’altro.
Inoltre da quando mi sono svegliata non ho fatto altro che lamentarmi perché nessuno mi fosse venuto a trovare, adesso che sono tutti qui, non posso e non voglio mandarli via.
-Se non te la senti, non ti devi preoccupare- interviene subito l’uomo che una volta, son certa, chiamavo nonno - Facciamo un’altra volta-
-No, no- ribatto velocemente - Voglio vederli tutti- continuo con un sorriso largo sul viso.
Con lo stesso sorriso come risposta, papà si dirige alla porta e fa entrare altri due signori di una certa età, anche se questa volta entrambi hanno capelli color castano, come la mamma.
Quest’ultima mi stringe delicatamente con un braccio la schiena, mentre mi presenta i signori appena entrati. Hanno un sorriso dolce e affettuoso ad incorniciare loro il viso.
-Loro invece sono Jean e Adam Granger, i nonni materni- me li indica mamma.
Hanno gli occhi pieni di lacrime, nonostante non smettano di sorridere, mostrarmi due dentature bianchissime.
Sorrido loro, sperando di apparire abbastanza tranquilla, mentre allargo le braccia per farmi abbracciare.
Il loro abbraccio non è stritolatore come quello dei Weasley, ma percepisco lo stesso l’emozione e l’affetto.
-Se hai bisogno di qualcosa- inizia il signore con voce profonda - faccelo sapere pure Rosie- continua lasciandomi delicatamente andare.
-Sì cara- concorda la donna -Molti libri ti aspettano- dice, facendomi l’occhiolino e, al contempo, accarezzandomi una guancia.
Non sono stati invasivi come la signora Weasley, ovvero la nonna Weasley, ma altrettanto affettuosi e carini.
-Grazie- dico loro, prima che si siedano di fianco ai signori Weasley sul divano.
Lancio loro uno sguardo veloce.
Sono due coppie completamente l’opposto, nel modo di porsi, di abbracciarmi, anche nel modo di sedersi. I Granger più rigidi, i Weasley più morbidi, ma tutti e quattro mi guardano con amore e affetto.
Nel frattempo papà apre di nuovo la porta per fare entrare un ragazzo dai riccioli color rosso carota, uguale a quelli di papà, gli occhi azzurri e il naso costeggiato di lentiggini.
Ha un piccolo sorriso sulle labbra e un po’ intimorito mi dice -Ciao Rosie-
Rimane immobile sulla porta, nella stessa identica posizione che sento essere anche io.
Ci guardiamo negli occhi e sento che tra noi c’è un legame profondo, ma allo stesso tempo distaccato.
-Lui è il tua fratellino Hugo- lo presenta mamma. Mi giro verso di lei, giusto in tempo per notare un piccolo movimento della testa che indica nella mia direzione.
-Non abbiamo un bel rapporto io e te?- domando d’istinto, mentre lui rimane ancora immobile davanti a me.
Non è ovviamente un’accusa la mia, ma pura curiosità.
-Non tanto- ribatte con un lieve accenno malinconico nella voce.
-E come mai?- domando sempre più curiosa.
 Sento che c’è qualcosa che ci blocca, ma allo stesso tempo sento di volergli bene, tanto bene.
-Tu dici sempre che siamo incompatibili caratterialmente- continua, abbassando lo sguardo.
Forse vuole nascondermi le lacrime che iniziano a scendergli dal viso, ma non ha fatto in tempo ad abbassare la testa.
Mi avvicino di due piccoli passi, per poi posargli le mani sulle spalle -Non so se ci sia un reale motivo o meno per non sopportarci, alla fine siamo pur sempre fratelli e i fratelli litigano- dico sorridendogli - Che ne dici se cerchiamo di andare d’accordo d’ora in poi? Magari ci accorgiamo di non essere totalmente incompatibili-
Lui alza la testa e sorride felice, per poi annuire forte.
Vorrei abbracciarlo, stringerlo, ma c’è qualcosa, come un piccolo muro, che non mi permette di farlo.
Lui di tutta risposta mi porge una mano e mentre gliela stringo esclama -affare fatto- e ci sorridiamo a vicenda.
Penso che possa ritenersi un buon passo avanti. Se neanche lui, come me, è riuscito ad abbracciarmi, è perché non andavamo per niente d’accordo, ma piano piano sono sicura che riprenderemo tutto il tempo perduto.
Papà riapre la porta per la quarta volta, facendo entrare tre adulti, due uomini e una donna.
Un uomo e la donna hanno la stessa tonalità di capelli rossi tra loro e la stessa di papà. Mentre il terzo uomo ha i capelli neri e sembra arrivare da un altro pianeta.
-Loro sono : George Weasley, … - esclama papà, presentando l’uomo dai capelli rossi, che non smette di sorridermi.
-Io aggiungerei lo zio preferito-interrompe l’uomo, esclamando con voce allegra e facendomi l’occhiolino.
Rido divertita.
Mi piace un sacco quest’uomo. Non chiedetemi perché esattamente, ma mi piace un sacco. Penso che sia una di quelle persone che mi faceva un sacco ridere.
-Sì certo- sorride papà- mentre loro sono Ginny Weasley e Harry Potter- indicando la donna dai capelli rossi e l’uomo dai capelli neri, che si tengono per mano.
-Ed io sono la zia preferita, ovviamente- esclama la donna sorridendomi e venendomi subito ad abbracciare.
-Mi sei mancata così tanto- mi sussurra nell’orecchio, mentre anche io la stringo forte. Sento delle gocce cadermi sulla spalla su cui è appoggiato il suo viso, mentre gli uomini dietro di lei ci guardano commossi.
Un attimo dopo mi lascia andare, lasciandomi un bacio sulla guancia.
-Dai piagnona, sediamoci anche noi- esclama l’uomo dai capelli rossi, accarezzando la schiena della donna, che in tutta risposta gli tira un pugno sul braccio.
-Ma che ho detto?- domanda l’uomo, massaggiandosi il braccio appena colpito.
-Stai attento a come parli, George Weasley- ribatte la donna dai capelli rossi, mentre anche loro tre si siedono sul divano.
La nonna Weasley non si lascia però sfuggire uno scappellotto sulla testa di colui che si definisce il mio zio preferito, con sguardo di ammonizione.
La faccia dell’uomo dai capelli rossi porta tutti a farsi scappare una risatina.
-Ma mamma-
-Mamma un corno- ribatte lei con le mani sui fianchi -Non prendere in giro tua sorella e -dopo aver dato un altro sguardo di rimprovero - siediti bene, non sei più un bambino-
Il nonno Weasley posa una mano sul braccio della moglie come a calmarla, mentre il figlio borbotta sotto voce.
Distolgo lo sguardo solo perché sento la porta riaprirsi, altrimenti sarei rimasta ore a guardare questa splendida e divertente famiglia.
Ad entrare sono tre ragazze dall’aspetto molto diverso tra loro e un ragazzo.
Una di loro ha i miei stessi capelli rossi, anche se i suoi sono lisci come spaghetti e mi fissa con uno sguardo d’ammirazione, con occhi profondi color nocciola.
La ragazza sulla sua sinistra ha capelli ricci neri, occhi color miele e anche lei mi guarda con un fiero sorriso sulle labbra.
L’ultima ragazza ha la testa bassa e riesco a guardare solo il biondo dei suoi capelli, mentre il ragazzo affianco a lei, capelli neri e occhi verde smeraldo, la guarda preoccupato.
Inizio a guardarla anche io e una sensazione di panico cresce in me.
Non so in realtà se sia proprio panico. È una sensazione diversa dalla paura che magari ho provato prima, quando nel corridoio ho sentito quelle urla e poi il terrore che ho provato alla presenza degli infermieri grandi e grossi. È più preoccupazione forse, che panico. Provo preoccupazione per questa ragazza dai capelli dorati.
Continuo a fissarla, nella speranza che alzi la testa e che io possa vederla negli occhi. Ho come la sensazione che, se dovessi guardarla negli occhi, scoprirei tutto ciò che le passa per la testa.
E forse questo mio insistere nel guardarla, ha fatto sì che finalmente alzasse gli occhi su di me.
È bastato un secondo in quel mare di lacrime, per far si che mi si buttasse addosso e iniziasse a piangere ininterrottamente.
La stringo più forte che posso, mentre lei piange e il ragazzo dai capelli neri mi guarda addolorato.
-Rosie- continua a ripetere ad intermittenza la ragazza che stringo tra le braccia.
E per la prima volta dentro di me, nasce un vuoto dentro. Forse posso chiamarlo proprio senso di colpa.
Non che verso la mia famiglia non provi nessun senso di colpa, ma forse loro sono più bravi a mascherare il loro dolore e a non farmi stare ancora più male.
Ma non è solo questo.
Sento che questa ragazza è come se fosse parte integrante di me, una parte importantissima di me. Sento che questa ragazza ha bisogno di me.
Ecco l’esatte parole. Sono certa che questa ragazza abbia bisogno di me e, se io non ricordo niente, come faccio ad aiutarla?
Ecco i sensi di colpa da dove derivano. So per certo che fosse, non dico compito, forse mia responsabilità renderla tranquilla, serena e felice.
E se non mi ricordo di lei, non posso fare niente di tutto ciò.
Si slaccia da me lentamente, mentre occhi dentro occhi, le riesco a leggere tutto il dolore che sta provando.
Nessuno osa fiatare, neanche respirare quasi.
-Come ti chiami?- le domando, cercando di essere il più delicata possibile.
-Eveline- mi risponde sbuffando, per non riniziare a singhiozzare.
-Non piangere per me Eve- dico, accarezzandole il viso -Sono certa che tutto si sistemerà e che alla fine ritorneremo a casa- continuo sorridendo, cercando di infonderle coraggio.
-E se non dovesse succedere?- mi domanda, abbassando lo sguardo e riniziando a singhiozzare.
-Quasi quasi mi offendo- le dico in tono scherzoso- pensavo avessi fiducia in me-
Lei alza di colpo la testa, fissandomi direttamente negli occhi. Se mi concentro riesco a vedermi riflessa nelle sue pupille.
-Certo che mi fido di te- esclama velocemente.
-E allora non c’è niente di cui preoccuparsi- le dico continuando a sorriderle, cercando di mascherare l’inquietudine che mi ha travolto quando ho sentito il dolore che le sta schiacciando il cuore.
-Ti va di presentarmi questi ragazzi qui?-le chiedo quasi in tono felice, come se così facendo infondessi un po’ di felicità anche in lei.
Annuisce nella mia direzione, prima di voltare il viso nella loro.
-Loro due sono le tue cugine: Lily e … -
-Io sono la tua cugina preferita- esclama quasi subito la ragazza dai capelli rossi, lisci come spaghetti.
-Non l’ascoltare Rose- interviene l’altra, sventolando una mano, come a scacciare una mosca - E’ una bugiarda. Sono io la tua cugina preferita-
-Ma smettila di dire idiozie Rox, sono io- ribatte l’altra, picchiettando sulla mano della cugina che continuava a svolazzare per aria -Guarda, abbiamo anche lo stesso colore di capelli- continua portando avanti la massa rosso fuoco.
-Bhe, cosa c’entra- sbuffa l’altra- allora io e Rose abbiamo gli stessi capelli mossi e crespi come cespugli-
-E vanne fiera- dice con voce derisoria - Anzi, bisognerebbe proprio fare qualcosa. Vi ricordate quella maschera ai cetrioli? L’altra volta ve l’ho fatta per il viso, ma questa volta possiamo fare qualcosa per i capelli- continua battendo le mani, felice come una bambina.
-Ma non ci pensare proprio. Non ho intenzione di rimanere un’altra settimana con l’odore di muffa e cavolfiore che mi segue dovunque vada- replica la ragazza dai capelli ricci con viso disgustato.
-Ma piantala. Se bella vuoi apparire … - inizia la ragazza dai capelli rossi.
-Un po’ devi soffrire- concludo io con un sorriso sulle labbra divertito.
-Visto? Anche Rose è d’accordo con me- esclama la rossa con tono di vittoria.
-Non sarai mica d’accordo con questa pagliacciata vero? Ti ricordo che l’ultima volta quasi la stavi strozzando- ribatte la riccia, guardandomi sconvolta.
-Ragazze- dico divertita- non so neanche a cosa vi stiate riferendo, perciò non prendetevela con me- alzo le mani in segno di resa.
-Eve, mi aiuti tu con queste due?- domando poi alla ragazza bionda al mio fianco, che finalmente ha smesso di piangere.
Lei si gira con sguardo sorpreso, tanto da spalancare gli occhi che rischiano di uscirle fuori dalle orbite.
-Che c’è?- dico quasi spaventata da quello sguardo.
-Dicevi sempre che ero l’unica a tenerle a bada e che in caso avessero esagerato, avresti chiesto aiuto sempre a me- dice commossa, ma finalmente con un sorriso che non parla solo di tristezza o malinconia, ma anche di felicità, mentre ripensi ad un ricordo lontano, ma che ti regala comunque gioia.
-Quindi mi aiuti tu?- chiedo speranzosa, mentre giocando mi nascondo dietro di lei, come se dovesse farmi da scudo.
-Assolutamente si- esclama convinta, mentre si pone le mani sui fianchi.
-Ragazze, vi sembra adesso il caso di discutere sulla maschera al cavolfiore?- inizia, ma viene interrotta dalla rossa.
-In realtà è al cetriolo- esclama con voce un po’ saccente -Il cavolfiore non so neanche se abbia delle proprietà particolari. Volete che mi informo?- domanda innocentemente, anche se sul viso le compare un sorriso furbetto.
-Lily, non è questo il momento- ribatte Eve con voce quasi divertita -Anzi, perché non fai entrare gli ultimi ragazzi?-
-Prima perché non le presenti il tuo?- domanda la rossa, allargando il sorriso -Di ragazzo, se non si fosse capito-
-L’avevamo capito tutti, sorellina maledetta- ribatte divertito il ragazzo dai capelli neri.
-Sono Albus Potter e sono il tuo cugino preferito, su questo non c’è alcun dubbio- si presenta con un largo sorriso sul volto, sventolando una mano come a salutarmi.
Tutti si lasciano scappare una risata, io compresa, contagiata più da quel sorriso che da altro.
Sì, penso proprio che lui sia il mio cugino preferito. Sono cose che sento, un po’ come è successo con lo zio George, se non erro si chiama così.
-Ciao Al- lo saluto, mentre mi rimetto dritta, lasciando libera Eve e ponendomi al suo fianco.
-Perciò state insieme?- domando con un tono un filino malizioso, mentre Al allarga il sorriso ed Eve diventa rossa come un peperone.
-Era anche ora- ribatte di colpo la zia dai capelli rossi, alzandosi dal divano per dirigersi verso Eve.
Le sorride, per poi appoggiarle le mani sulle spalle.
-Se quel decerebrato di mio figlio ti fa soffrire, sentiti libera di venire da me- le dice con fare materno - lo sistemo io poi- continua facendole l’occhiolino.
-Mamma- ribatte Albus -Sono tuo figlio, dovresti proteggere me- esclama con fare esageratamente e fintamente sconvolto. Tanto da portarsi una mano sul cuore pure.
Santo Godric! Rido tra me e me, anche se non so esattamente chi sia questo Godric, ma mi piace come suona.
-Ma finiscila- esclama la zia Ginny - E’ di Eve che parliamo, c’è molta più probabilità che il coglione della coppia sia tu- esclama lei convinta, prima di accarezzare per un’ultima volta Eve.
-Ah, grazie mamma- ribatte Al, non riuscendo totalmente a nascondere il sorriso che gli è nato sul volto.
-Io sono d’accordo con mamma- esclama la rossa dai capelli lisci.
-Non avevo dubbi- ribatte Al.
-Bene- si intromette questa volta lo zio dai capelli neri - Prima che la situazione degeneri, facciamo entrare gli ultimi ospiti?- domanda non riuscendo comunque a nascondere un sorriso divertito.
-No, aspetta- esclama Al- Papà, tu da che parte stai?-
Lo zio dai capelli neri tentenna un attimo prima di rispondere.
-Sono contento che tu abbia trovato una ragazza così dolce come Eve- cerca di dire in tono tranquillo, mentre la moglie e la figlia lo guardano con un sopracciglio alzato.
Si somigliano tantissimo in questo momento e incutono anche un poco di timore, ci credo che lo zio dai capelli neri ha difficoltà ad essere al cento per cento tranquillo.
-Non hai mica risposto alla domanda Harry- ribatte questa volta mio padre, mentre tutti lo guardano con un sorriso divertito.
-Grazie Ron- lo ringrazia lo zio, mentre tutti si lasciano scappare in una risata generale, mentre lo zio sbuffa.
-Non siete per niente di aiuto- borbotta sotto le nostre risate.
-Dai forza papà- incalza la dose Al- non sono mica mamma e Lily. Io non ti mangio-
-Albus Severus Potter è di tua madre che parli- si alza la voce di zia Ginny- Se non vuoi finire a casa con un bella fattura, ti conviene chiudere la bocca-
E il terrore cresce negli occhi di Al, così come le nostre risate.
Non so cosa sia una fattura, ma deve essere qualcosa in cui la zia Ginny è formidabile e Al lo sa bene.
Io amo questa famiglia.
-Scusa mamma- esclama infatti.
Sentiamo bussare di colpo alla porta, da cui subito dopo fa capolino un faccino incorniciato da capelli castani e occhi marroni, simpatici.
-Possiamo ridere anche noi?- domanda tenendo ancora la porta semi chiusa -Ciao Rosie- mi saluta, non appena posa il suo sguardo su di me.
-Ma certo- esclama mamma -scusateci ragazzi se vi abbiamo fatto attendere- continua aprendo completamente la porta.
-Colpa di papà che non risponde- borbotta Al, mentre i tre ragazzi entrano totalmente nella stanza.
Per un attimo penso di veder doppio, per poi rendermi conto che al mondo esistono i gemelli e che io ne ho una coppia davanti a me.
Che stupida!
Il terzo ragazzo invece ha una folta chioma biondo quasi bianco e due grandi occhi grigio ghiaccio.
Una volta incontrato il suo sguardo, un brivido mi attraversa il corpo e il cuore inizia a battere furiosamente.
C’è una forza che mi attrae e che mi spaventa allo stesso tempo. Ha un viso impenetrabile e non riesco a capire se sia felice, triste o se mi conosca solamente.
C’è chi mi ha sorriso malinconicamente, c’è chi mi ha sorriso per incoraggiarmi, chi per dimostrami quanto fosse orgoglioso di me e chi ha pianto disperatamente.
Questo ragazzo invece sembra che non provi assolutamente nulla. Ed è questo a spaventarmi.
Mi inquieta sapere o capire o sentire, come volete voi, che questo ragazzo per me non provi nulla. Nel vedermi non provi nulla.
-Rose- mi chiama la voce di Eve e finalmente riesco a distogliere lo sguardo, anche se il cuore non smette di battere.
-Si?- domando confusa.
-Loro sono i gemelli Lysander e Lorcan, mentre il ragazzo biondo è un amico di famiglia, Scorpius- me li presenta Eve, ma questa volta cerco di non guardare l’amico di famiglia.
Forse è qui solo perché è un amico di famiglia e non perchè sia mio amico, questo spiegherebbe il suo comportamento. È qui per cortesia.
E il solo pensiero mi apre una voragine dentro. Non mi piace pensare che questo ragazzo sia qui per la mia famiglia e non per me.
Perché? Mi chiederete. Cosa ha di speciale?
Bhe, non lo so, vi dico solo quello che provo.
Vengo interrotta questa volta dalla voce di papà, che annuncia l’inizio del banchetto.
Come un orda unanime i giovani, più papà e lo zio George, si buttano sul buffet, mentre gli altri li guardano sconsolati.
Io invece non posso fare altro che sorridere orgogliosamente per la fantastica famiglia che mi ritrovo davanti.
Sono contenta che abbiamo organizzato questo mega incontro, sono contenta che siano venuti a trovarmi, sono contenta che non si siano dimenticati di me.


***


Finalmente tutti hanno avuto qualcosa da mangiare, mentre con una chiacchiera qua e là, continuo a conoscere la mia famiglia.
Ognuno di loro, con una scusa o con un’altra, mi raccontano qualcosa che li lega a me.
Cerco di mascherare il più possibile il fatto che non ricordo assolutamente niente di quello che mi dicono, tanto quanto loro cercano di mascherare la loro delusione quando se ne accorgono.
Ogni tanto quando mi allontano da Eve, noto il suo sguardo malinconico su di me. Penso che lei sia, oltre mia madre, colei che sta soffrendo di più. Ogni tanto le ritornano le lacrime agli occhi, ma Al le è affianco e cerca di farla ridere il più possibile.
Mi piacciono come coppia e non penso, a differenza di Lily e zia Ginny, che Al sia un coglione. Anzi, penso proprio che ne sia innamorato. Cerca in tutti i modi di farla sorridere e quando non ci riesce, ci rimane proprio male.
Devo ammettere però che Eve si è ripresa da quando è arrivata un’ora fa. Ogni tanto sorride e non ha più il viso pallido di quando è entrata.
Al mi ha anche confidato che è la prima volta che non la vede smettere di mangiare.
Passi da gigante.
Inoltre, penso anche che non siano l’unica coppia qui dentro e non sono l’unica ad essermene accorta.
Zio Geroge e zio Harry non fanno altro che guardare di sottecchi Lysander e Lorcan, soprattutto quando si avvicinano alle rispettive figlie.
Lily mi fa morire dal ridere, dato che ogni motivo è buono per avvicinarsi a Lysander, spero sia lui. Bhe quello con il viso gentile, per capirci.
Prima gli prende la mano, poi gli accarezza il braccio e ogni volta che lui parla, lei non fa altro che guardarlo sorridendogli, con un sorriso tra l’incantato e il malizioso.
Zio Harry sta letteralmente uscendo fuori di testa. Anche perché non se la può prendere con Lysander, che poverino è vittima quanto lui.
Lysander di tutta risposta cerca di tenere a bada Lily e ammonirla con occhiatacce chiare, ma lei continua imperterrita.
La adoro!
Invece la mia cugina dalla pelle olivastra e dai folti capelli ricci e neri, che ho scoperto che si chiama Roxanne, fa tutto in modo più innocente rispetto a Lily.
Lei si incanta proprio ad ascoltare Lorcan, che ha palesemente occhi solo per Roxanne.
In una scena mi hanno fatto morire.
Roxanne ha fatto un passo indietro per far passare mia nonna, facendo così però ha urtato una gamba del tavolino pieno di bevande, perciò stava per finire con il sedere per terra. Ma, in suo soccorso, attento e di buoni riflessi, è arrivato Lorcan che l’ha presa subito per il braccio e l’ha rialzata, talmente tanto velocemente che lei ha sbattuto contro di lui e Lorcan l’ha fermata con un braccio, posandolo dietro la sua schiena.
Si sono incantati a guardarsi negli occhi per una decina di secondi, finchè zio Geroge non si è stiracchiato la gola e con nonchalance ha infilato un braccio tra i due e ha portato indietro Roxanne.
Proprio come in un film romantico, in realtà comico-romantico dopo l’intervento di zio Geroge.
Siamo scoppiati a ridere tutti, con lo zio George che perforava con lo sguardo Lorcan, che guardava Roxanne, rossa come un peperone.
Bellissima scena!
Nonna Weasley continua invece a portarmi robe da mangiare, che dopo poco, ho iniziato a distribuire tra gli invitati, altrimenti sarei scoppiata presto.
Ma lei imperterrita, continua a portarmi a ruota qualsiasi cosa commestibile le passi sotto le mani, continuando a borbottare cosa del tipo “La mia nipotina ha bisogno di mangiare”, “Ma guarda come sei dimagrita”, “Sei proprio sicura che ti diano del cibo commestibile qui dentro?”, senza tenere conto che tutto ciò che stiamo mangiando arriva proprio dalle cucine dell’ospedale.
Ma sono comunque contenta di avere una nonna così premurosa.
Gli altri nonni invece cercano di lasciarmi più spazio, sorridendomi da lontano o lasciandomi una carezza sul viso quando passo loro accanto.
Mamma e papà non fanno altro che chiedermi se sono contenta, se sto bene, se mi fa male la testa o altre domande di questo genere. In realtà è più mamma adesso a non smettere di farmi domande, mentre papà cerca di tenerla a bada.
A quanto ho capito la famiglia Weasley ha delle donne di tutto rispetto. E io non posso che esserne più che orgogliosa.
Testarde, premurose, schiette e determinate. Donne con la D maiuscola, non c’è che dire.
E continuo ad ammirare la mia famiglia, con la terza fetta di torta al cioccolato che nonna Molly mi ha letteralmente appoggiato sulle mani, seduta sul morbido divano borgogna.
-Sarei dovuto venire prima, non è vero?- mi domanda una voce alla mia sinistra e di tutta risposta butto la torta all’aria.
-No, la mia torta- esclamo d’istinto, mentre cerco di raccogliere i pezzi.
Una terza mano cerca di fare altrettanto, bianca lattea, con lunga dita affusolate.
Alzo la testa per ringraziare colui che mi ha aiutata, ma i ringraziamenti mi si bloccano in gola.
Due occhi grigio ghiaccio entrano a contatto con i miei.
Ed esattamente come la prima volta, un brivido mi attraversa il corpo, tanto che la mano mi trema e rischio di far cadere per la seconda volta le fettine minuscole di torta al cioccolato. Invece il cuore batte furiosamente nel petto, tanto che riesco a sentire i battiti che mi rimbombano nelle orecchie.
Tum tum!
Tum tum!
Tum tum!
-Questa l’appoggiamo pure qui-mi dice il ragazzo dai capelli biondi, prendendomi dalle mani il piattino con la torta, per appoggiarlo sul pavimento.
Ha una voce così calda, profonda, roca e sexy.
E direi anche di fermarci qui eh?!
Una voce simile a quella di mia cugina Lily mi invade la testa, con tono malizioso e sfacciato.
Questa è la conferma che sto diventando ufficialmente pazza.
Anche se fino a tre secondi fa non pensavo mica di essere una pazza, ma sono certa che la colpa della mia attuale confusione mentale sia di questo ragazzo dagli occhi grigio ghiaccio profondissimi, che ho di fronte a me.
Sì, non ho dubbi. È colpa sua.
Forse dovrei allontanarmi.
Oh forse, dovresti spegnere la testa e smettere di dire una raffica di cazzate una dietro l’altra, proprio come se fossi una pazza!
Ed eccola ritornata.
Oh Santo Godric, aiutami tu.
-Uno dei tuoi pregi, anzi difetti- mi riporta alla realtà la sua voce calma, mentre non smette di guardarmi con profondità - è che pensi troppo, Rossa. Un sacco di volte ti ho detto di non farlo- continua con un piccolo ghigno.
Non so come sia possibile, ma sembra ancora più bello con quel ghigno lì. Sembra proprio fatto apposta per lui. Sembra che gli sia stato cucito addosso e che se fosse stato fatto su un altro viso, avrebbe avuto un risultato decisamente sgradevole.
Mentre su di lui, appare giusto. Perfetto. Etereo.
-Sono fatta così immagino- ribatto cercando di sembrare tranquilla, anche se il fiato bloccato in gola non mi permette di farlo.
-Sì, sei fatta così- ribatte lui.
Sembra voglia aggiungere altro, glielo leggo in faccia. Qualcosa di sfrontato forse, dato che sembra avere uno sguardo un po’ malizioso.
Decide comunque poi di non farlo, quindi potrei anche essermelo immaginato.
-Ti stai divertendo?- mi domanda, senza staccarmi gli occhi di dosso e questo non mi aiuta a star tranquilla.
Involontariamente porto lo sguardo sulla torta appoggiata sul pavimento, dato che in questo momento anche le più piccole sfumature del cioccolato diventano interessanti.
-Sì, sono contenta che mi siate venuti a trovare- dico, lasciandomi scappare un pizzico della tristezza che ho provato in questi giorni.
In realtà dentro la mia testa mi sarei voluta fermare al “Sì”, ma qualcosa mi ha spinto a dire altro e soprattutto con un tono che non gli è sfuggito di certo.
-Rossa volevamo venirti a trovare, ma avevi bisogno di metabolizzare la cosa- ribatte con tono dispiaciuto, quasi ferito.
Immagino che anche per loro sia stato difficile non vedermi, non abbracciarmi. So che tutto, sempre razionalmente parlando, sia andato per il verso giusto, ma irrazionalmente, non posso dire di non esserci stata male o di non averne sofferto. Solo perché era giusto così.
-Non abbiamo fatto altro che pensare a come stessi qui da sola- continua con lo stesso tono di scuse -Se fosse stato per noi saremmo stati qui giorno e notte, Rossa, te lo posso assicurare. I tuoi genitori in primis, tutta la tua famiglia, i tuoi amici - e mentre parla mi posa una mano sul braccio, come a richiamare la mia attenzione e io non posso fare altro che accogliere questa richiesta - io-
E lo posso leggere nei suoi che se avesse potuto, sarebbe stato qui con me fin dall'inizio.
Eppure, questo suo atteggiamento va in contrasto con il comportamento che ha avuto solamente un’oretta fa.
Si è presentato con un viso impenetrabile, quasi come se fosse lì per cortesia e non per affetto, adesso, invece, se avesse potuto sarebbe stato con me giorno e notte.
-Grazie?!- dico in tono incerto, quasi come se fosse una domanda. Non sono certa di volerlo ringraziare.
Abbasso di nuovo la testa, mentre la sua mano posta sul mio braccio non fa che riscaldare sempre più la mia pelle sotto di essa.
-Cosa ti turba?- mi domanda e sembra davvero non capire -A cosa non credi?-
Non sono sicura di voler rispondere. Alla fine, è solamente un amico di famiglia. Perché mai mi dovrebbe interessare se prima è in un modo e poi in un altro.
È solo un amico di famiglia.
È solo un amico di famiglia, mi ripeto.
Ma faccio il brutto errore di rialzare di nuovo la testa e di guardarlo negli occhi.
-Quando sei entrato, sul tuo viso non ho visto alcuna emozione- mi lascio scappare dalla bocca, senza riuscire a distogliere lo sguardo o a controllare il tremolio della mia voce - Adesso invece dici che saresti stato qui anche giorno e notte. È incoerente- concludo.
Non sembra sorpreso dalle mie parole, sembra quasi che se lo aspettasse un commento così.
-E’ così che vinco il dolore- ribatte con voce sconsolata - facendo come se non esistesse-
E nei suoi occhi non riesco a scorgere che pura e semplice verità.
-Non si combatte il dolore soffocandolo- dico cercando di non dar peso alla tristezza che mi invade, vedendone così tanta nei suoi occhi - Si combatte affrontandolo-
E si lascia scappare un sorriso triste. Il sorriso più triste che io abbia mai visto.
-Lo so, per questo sono qui adesso Rossa- dice quasi sospirando, cercando di mostrarmi un sorriso un po’ meno triste.
Mi lascia sbalordita. Mi viene da pensare che sia io la sua fonte di dolore, il dolore che vuole affrontare, perciò non so se sorridergli, incoraggiandolo, o iniziare a piangere.
E quest’ultima è diventata di colpo la cosa più sensata da fare. Cerco comunque di trattenermi, non voglio di certo renderlo più triste ancora.
-Sei l’unico a chiamarmi Rossa sai?- dico cambiando totalmente argomento e quasi con tono allegro, cercando di sorridergli amichevolmente.
Magari riesco a togliergli un po’ di tristezza dagli occhi e allo stesso tempo toglierne a me stessa.
-Si- si lascia andare ad un sorriso più sincero finalmente - All’inizio non ti piaceva neanche pensa-
-Davvero?- dico sorpresa -Mi piace invece-
Ed era vero, troppo vero. Mi piaceva il modo con cui lo diceva, sembrava così dolce e sensuale allo stesso tempo, così intimo.
In realtà potrebbe essere anche banale, dato che i miei capelli sono rossi e chiamarmi Rossa è la cosa più scontata di questo mondo, ma detto da lui suonava così bello.
-Si?- mi chiede allargando il sorriso sul volto -Son contento-
E per un paio di secondi rimaniamo in silenzio, occhi contro occhi. Ed è così che mi accorgo delle pagliuzze dorate che ha in quel mare ghiacciato. Infondono calore, in me e in lui, nel suo sguardo e nel mio cuore, che non ha ancora deciso di darsi una calmata. Probabilmente tra poco mi uscirà dal petto.
-Cosa c’è?- mi domanda, accarezzandomi il braccio con la mano che mi aveva appoggiato prima per attirare la mia attenzione e che ancora non aveva tolto.
-Niente perché?- domando un pochino imbarazzata, conscia di essermi incantata in quelle pagliuzze dorate.
-Mi guardavi in modo strano- dice tranquillo, anche se c’è una nota lieve di vittoria nella voce.
Come se avesse ottenuto quello che cercava. Come se fosse soddisfatto di qualcosa.
Forse si è accorto del mio incessante battito cardiaco e se ne è sentito lusingato.
Bene Rose, continua a sembrare una piovra lessa ai suoi occhi, brava!
-Dai cosa c’è?!- incalza lui, allargando il sorriso di trionfo sul volto -Con me non ti devi mica sentire in imbarazzo-
Certo detta così poi, sicuramente smetterò di sentirmi un peperone vivente con le orecchie fumanti, pronta ad esplodere.
E, se è possibile, sotto quello sguardo così vivido, il cuore batte ancora di più.
-Ho visto delle pagliuzze dorate nei tuoi occhi- e la bocca ha parlato senza nessun tipo di consenso logico da parte della sottoscritta.
Bene, ogni funzione vitale si è disconnessa.
Bye, Bye!
-Sei sempre stata l’unica ad accorgertene sai?- ribatte con tono dolce questa volta.
Sembrano quasi brillargli gli occhi.
-Si? È impossibile-controbatto troppo velocemente.
-Perché impossibile?- domanda con fare curioso.
E adesso che cavolo gli rispondo. Che ne so io perché è impossibile. L’ho detto così, per dire. Non so neanche perché gli ho detto della pagliuzze dorate. Devo imparare a chiudere la mia dolce e tenera boccaccia.
È per questo che alzo solo leggermente le spalle in risposta.
Ecco, da adesso in poi parlerò solo a gesti.
Prima ti preoccupavi di passare per una pazza, figuriamoci adesso!
Una sola parola per descriverti vocina: irritante!
-Non me lo vuoi dire- inizia, allargando il sorriso e guardandomi con un cipiglio strano negli occhi - Okay, facciamo così. Vado a prendere due fette di torta- dice alzandosi dal divano - Se la finisci prima tu non mi risponderai, se la finisco prima io, invece si. Scommettiamo?- domanda alla fine, porgendomi una mano.
Ma che cavolo di proposta era questa?
-Che scommessa stupida- mi lascio scappare, senza però, facendo scomparire il sorriso dal mio viso.
Se continua a sorridermi così, è ovvio che non possa neanche io smettere di sorridere.
È sleale e lui lo sa.
-Se non accetti, potrei anche pensare che hai paura e che dai per scontato che vinca io- dice con chiaro tono trionfante.
Ma pensa che faccia da culo che si ritrova questo qui.
-Non ho paura- esclamo alzandomi anche io dal divano -E poi, non sono scema. Ho mangiato una quantità di torta industriale, a differenza tua che hai mangiato poco e niente -dico con lo stesso tono trionfante con il quale mi sta parlando lui - E’ ovvio che vincerai tu-
-Visto? Hai paura- esclama di nuovo lui, incrociando le braccia e lanciandomi uno sguardo di superiorità.
-Sei sordo? Te l’ho appena spiegato- dico un po’ irritata -Non ho paura, sei tu che sei sleale perché hai paura di perdere- continuo, iniziando però a sorridere soddisfatta -Se dobbiamo scommettere, scommettiamo ad armi pari-
E quasi quasi gongolerei, se non risultassi poi un emerita deficiente.
-Cosa hai in mente?-mi domanda curioso, facendo allo stesso tempo un passo in avanti nella mia direzione.
È così alto da questa prospettiva. Ha due spalle larghe e la maglietta a maniche corte che ha indosso, stringe leggermente sui muscoli delle braccia, enfatizzati dal fatto che le abbia incrociate.
Non riesco a trattenere lo sguardo e lo lascio correre sul resto del corpo. La pancia piatta, la vita snella e le gambe toniche. Sembra così perfettamente perfetto, non saprei come altro descriverlo. Forse, sembra che abbia anche una parvenza quasi eterea, con quei capelli biondi quasi bianchi e gli occhi chiari.
-C’è qualcosa di interessante che attira la tua attenzione?- mi domanda sventolandomi una mano davanti alla faccia.
-Eh?- domando confusa.
E ogni minuto che passa, la mia persona sprofonda nell’abisso dell’imbarazzo e della vergogna.
Brava Rose, bravissima. Applausi incessanti per la tua testa di cavolo che ti ritrovi.
-Ti ho chiesto-inizia ridacchiando compiaciuto -se c’è qualcosa di interessante che attira la tua attenzione-
Io mi rifiuto categoricamente di risponde a questa imbarazzatissima domanda.
-Mi avvolgo la facoltà di non rispondere- dico con tono fiero.
E questa da dove l’ho tirata fuori?
Brava Rose, questa volta te li meriti proprio gli applausi.
-Eh?- mi domanda divertito, ma confuso.
Poverino, anche se non è mica l’unico a non sapere che ho detto.
-Se ti può consolare, manco io l’ho capito- ridacchio come un cavolo di oca giuliva.
Ohhh, Santa Morgana!
E, adesso chi cavolo è Morgana?!
BASTA! STO AMMATTENDO PER DAVVERO!
-Torniamo al nostro discorso ti va?- mi domanda compiaciuto.
Certo io sto facendo la figura della piovra lessa e lui se la ride. Fantastico.
-Dimmi che avevi in mente per la scommessa- continua con il sorriso sulle labbra -sempre se non hai paura di perdere-
-Ma piantala- dico cercando di sembrare più altezzosa possibile - ti ho già detto un infinità di volte che non ho paura-
Sta per ribattere, proprio nel momento in cui arriva nonna Molly, con un altro piattino stracolmo di pasticcini questa volta.
-Tieni Rosie a nonna- esclama mettendomi tra le mani il piattino -Mangia cara, hai perso molto peso- continua iniziando a fissarmi.
Mi toccherà mangiare almeno un pasticcino, altrimenti non si schioderà mai da qui.
Per questo prendo un pasticcino alla crema e ne do un morso bello grande.
Mmmhhhh, buono!
-Scorpius caro, prendine uno anche tu-dice nonna dopo avermi sorriso -anche su sei dimagrito tanto -continua nonna dandogli una pacca amorevole sul braccio -ad Hogwarts non fanno più i banchetti di una volta?-
-Hogwarts è sempre la migliore Molly, c’è cibo in abbondanza, non preoccuparti- risponde Scorpius, sorridendo nella direzione della nonna e afferrando al contempo un pasticcino.
-Cosa intendi che Hogwarts è sempre la migliore?- domanda nonna un poco infastidita e quasi a Scorpius non va di traverso tutto.
-Come scuola dico - si velocizza a rispondere -Come banchetti scolastici Hogwarts è la migliore, anche se sanno tutti che tu Molly sei la migliore in assoluto e in tutto il mondo-
Nonna in tutta risposta si lascia andare ad un sorriso soddisfatto, prima di girarsi e trotterellare verso il banchetto, per servire sicuramente tutti gli altri invitati, assicurandosi che tutti mangino.
-Uuuu- sospira Scorpius - l’ho scampata bella-
Sorrido divertita.
-Nonna spaventa tutti eh-
-Mhh mhh- annuisce lui con la testa, mentre finisce l’ultimo boccone di pasticcino.
È bello anche con un po’ di zucchero a velo a incorniciargli le labbra.
Non faccio in tempo a dirgli qualcosa, magari che si è sporcato, che si passa la lingua sulle labbra e la più forte scarica di adrenalina, mai sentita nella mia vita, mi attraversa il corpo.
Sono scioccata dalla fitta costante e sconosciuta che sento nel basso ventre e, purtroppo, lui sembra accorgersi che c’è qualcosa che non va.
-Cosa c’è?- mi domanda credendosi innocente, se non fosse per quel ghigno malefico che gli incornicia il viso.
-Niente- mi affretto ad aggiungere- Mi chiedevo chi fosse Hogwarts?- domando in fretta, unendo l’utile al dilettevole.
Unendo, in poche parole, il salvataggio delle mie chiappe da un’altra ennesima figuraccia, alla mia curiosità.
Intelligente, Weasley, intelligente!
-La nostra scuola, dove studiamo appunto- dice con una risata, anche se sembra esserci rimasto un po’ male.
Tiè, bell’imbusto, ti ho fregato questa volta!
Ma che cavolo dico? Sono davvero impazzita.
-E com’è questa scuola?- domando, cercando di togliermi dalla mente lo zucchero a velo, la sua lingua e quelle maledette labbra.
-E’ fantastica. Ci sono quattro case Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde ed in ognuna delle quali  vieni smistato al primo anno, in base alle qualità e ai valori da cui sei più contraddistinto-inizia con un sorriso quasi sognatore sul volto -Si parte a Settembre e si torna a Giugno, perciò ci passi un sacco di tempo lì, tra lezioni, mangiate fantastiche nella Sala Grande, feste, balli, giocate a Quidditch e ovviamente, tutto con i tuoi amici-
Sono quasi invidiosa di non ricordare nulla di questa magnifica scuola. Tutto nel suo sguardo mi dice quanto sia bello frequentare Hogwarts, quanto sia emozionante.
-Cos’è il Quiddicht?- chiedo sempre più curiosa.
-E’ il nostro sport- risponde con fare ovvio.
Peccato che prima di oggi io non l’abbia mai sentito nominare, perciò non è così ovvio come sembra.
-C’è tanto da spiegare e da raccontare- risponde con un sorriso dolce -Se vuoi ogni tanto ti mando delle lettere e ti spiego tutto quello che vuoi?- mi chiede con una nota quasi incerta nella voce.
È la prima volta da quando abbiamo iniziato a parlare che non sembra così sicuro di sé. E mi piace vederlo anche in questi aspetti.
-Certo, perché no- rispondo con un sorriso incoraggiante- A patto che nella prima lettera mi spieghi tutto sul Quidditch-
-Affare fatto Rossa- mi sorride di rimando.
Sono contenta che sia venuto a parlarmi. Almeno ho conosciuto una bella persona e soprattutto ho capito che non è venuto qui solo per cortesia verso la mia famiglia, ma soprattutto per me.
E mi rende felice, tanto felice.
-Allora, riuscirai a dirmi cosa avevi in mente per la scommessa, oppure no?- mi domanda rifacendo comparire sul suo viso quell’affascinante ghigno che solo lui riesce a fare, secondo me.
Anche se ha un sapore familiare, devo ammettere.
-Se devo essere sincera, non mi è venuta nessuna idea in mente- dico con un sorriso di scuse sulle labbra.
In quel momento volevo solo ribaltare la situazione, ma adesso ho rifatto la figura della scema.
-Allora ti tocca accettare la mia sfida- ribatte con un tono che non ammettere repliche, prima di girarsi e dirigersi verso il piccolo spazio riservato ai dolci.
Mi siedo sconsolata sul divano.
Sono stanca. Non mi aspettavo che rimanere circondata da persone per così tanto tempo dopo il mio isolamento, perché così va chiamato, mi stancasse così tanto, ma, dopo uno sguardo generale alla mia famiglia, non posso che esserne felice di questa stanchezza.
-Il cavaliere dalla dura corazza, dici che ti lascia un pochino a noi?- mi domanda la voce della vera mia cugina Lily, che affiancata da Roxanne ed Eveline, sta davanti a me con un sorriso divertito sulle labbra.
-Penso di si- rispondo contenta che si siano avvicinate. Mi piacciono queste ragazze. Mi sento a mio agio con loro e il mio cuore finalmente ha riniziato a battere in modo normale.
-Bene- risponde contenta, prima di prendere posto al mio fianco, Roxanne sul pavimento di fronte a me ed Eveline sull’altro fianco.
-Come ti senti?- mi domanda con un tono preoccupato Roxanne- Zia Herm ci ha raccontato cosa è successo stamattina-.
-Molto meglio grazie- rispondo con un sorriso per rassicurarla -E’ stato improvviso, ecco tutto-
Annuisce di risposta, anche se non sembra tanto convinta della mia.
-Non vi permetterò mica di diventare subito un gruppetto deprimente- esclama Lily scandalizzata -Siamo qui per divertirci care donzelle, perciò - dice girandosi nella mia direzione -Ti racconterò tutti i momenti più piccanti e divertenti che abbiamo vissuto insieme-
-Lily- la rimprovera Roxanne, mentre io annuisco sorridendo nella direzione di Lily.
-Ho voglia di ridere- ribatto e invogliando Lily ad iniziare.
-Vediamo- dice picchiettandosi un dito sul mento -Da cosa posso iniziare?-
-A me viene in mente quanto avete rubato i vestiti di Al, mentre eravamo a farci il bagno nel laghetto dietro casa dei nonni-interviene Roxanne con un sorriso divertito sulle labbra.
-Sii- batte le mani Lily- quella è stata per di più un’idea tua- mi indica con un dito- e Al non ti ha parlato per una settimana intera, dato che è dovuto ritornare a casa nudo come mamma l’ha fatto. Avevamo cinque o sei anni se non ricordo male- continua, ridendo di gusto. Seguita da noi altre ovviamente.
-Sono stata cattiva però- esclamo cercando di farmi capire nonostante le risate.
-Si un pochino Rose- ribatte Eve, in cui finalmente riesco a scorgere un po’ di pura felicità.
-E quella volta in cui abbiamo spalmato sulla faccia di Gregory Smeeth una marmellata intera, perché si era permesso di dire che essendo delle femmine non potevamo giocare a Quidditch come i maschi?- continua Lily - La faccia che ha fatto me la ricordo ancora adesso-
Continuiamo a ridere e lo avremmo fatto ancora per molto, se Scorpius non ci avesse interrotto.
-Non ditemi che state ridendo di me?- annuncia così la sua presenza, con in mano i due piattini e le due fette di torta al cioccolato -Non sarebbe di certo carino, sapete-
-Ah Rose, questa te la devo dire- esclama di colpo Lily, alzandosi dal divano e affiancandosi a Scorpius- A questo bel cavaliere qui, gli hai ribaltato sulla testa una ciotola di porridge intera durante il tuo secondo anno -continua Lily, guardando verso Scorpius -Vuoi dire tu perché?- con un sorriso furbetto.
-Ero un bambino sciocco e immaturo- inizia Scorpius guardandomi con un’aria di scuse -e ti dissi che sembravi una carota. Ma tu mi avevi chiamato barbie ambulante e io ti ho solo risposto a tono- dice di tutta fretta, cercando ti tirare su le mani come segno di resa, prima di rendersi conto di averle occupate da due piattini di fette di torta al cioccolato.
Cerco di fare la faccia più arrabbiata del mio repertorio, ma non riesco a trattenermi dal ridere troppo a lungo, con i suoi occhi lievemente spaventati che mi guardano.
Anche gli altri ridono con me e questo mi fa sentire parte di una gruppo forte. Nonostante io non ricordi assolutamente quel momento, sento di avere un legame speciale con ognuno di loro.
-Ma che ci fai con queste torte in mano ancora?- domanda Roxanne tra le lacrime derivate dalle risate.
-Una è per Rose e una è per me- dice tranquillamente Scorpius, prima di sedersi di fianco a me.
È la prima volta che mi chiama col mio nome e fa uno strano effetto sentirlo uscire dalla sua bocca.
Papà mi disse che mi chiamarono Rose perché ero delicata e preziosa come una rosa e con loro mi sentivo una principessa.
Il mio nome sulle labbra di Scorpius invece mi fa sentire proprio come una rosa rossa, anzi rosso fuoco accecante.
Un po’ come il fuoco che sento dentro ad averlo così vicino a me e con la sua gamba che tocca la mia.
-E perché continui a tenerle in mano tu?- domanda Lily, sedendosi di fianco a Roxanne sul pavimento.
-Perché fa parte di una scommessa tra me e lei, impicciona- ribatte Scorpius con un sorriso straffottente sul volto.
-Ma come osi chiamarmi impicciona, razza di barbie platinata- controbatte Lily sfoderando la sua miglior linguaccia.
-Allora, iniziamo questa scommessa o no?- domando, interrompendo la risposta di Scorpius sul nascere.
-Ovviamente Rossa- mi risponde subito, porgendomi la mia fetta di torta.
Mi prendo la mia fetta e me la porgo sulle gambe, mentre Lily chiede in cosa consiste questa scommessa.
-Lo vedi allora che sei un’impicciona?- ribatte Scorpius ridendo e sembra sempre più bello. Soprattutto quando sorride.
-Allora- continua riportandomi subito alla realtà, prima che iniziassi di nuovo a straparlare con la mia mente -Chi finisce prima di mangiare vince. Se vinco io rispondi alla domanda, se vinci tu no. Semplice, vero?- mi domanda prima di porgermi la mano.
-Scommettiamo?- domanda subito dopo.
-Scommettiamo- rispondo decisa, prima di stringergli la mano.

E fu così che iniziò il secondo ricordo della giornata.


CIAOOOOO!! ECCOMI DI NUOVO QUI!
NUOVO CAPITOLO E NUOVE SORPRESE, SPERO!
FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE, SE VI PIACE IL CAPITOLO, SE VI STA PIACENDO LA STORIA E LA SUA EVOLUZIONE, COSA VI ASPETTATE CHE SUCCEDA E COSA NO.
INSOMMA, QUELLO CHE VI PARE :p

GRAZIE INTANTO PER ESSERE ARRIVATI FINO A QUI! ALLA PROSSIMA!
UN BACIO,
HERM :*

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Capitolo 43
*** Capitolo 42 ***


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Capitolo 42



-Guarda un po’, prima sentimentale adesso anche femmina, continui a stupirmi-
Sento dire da una voce maschile.
Mi accorgo subito di trovarmi in un negozio di vestiti.
Ci sono due ragazzi. Io e Scorpius.
-Malfoy, se sparissi dalla mia vista all’istante, riusciresti a stupire la sottoscritta-
Gli rispondo sembrando annoiata.
Non lo guardo neanche, mentre continuo a passare le mani tra i vestiti.
Sembra che non voglia neanche ascoltarlo, mentre lui mi risponde con tono arrogante -Io ti stupirei in qualsiasi momento Weasley-
-L’unico modo con il quale potresti stupirmi e se mi dimostrassi di avere un cervello- gli rispondo quasi sbuffando.
Non siamo Rose e Scorpius, ma Weasley e Malfoy. Così distaccato e freddo.

-Rose- sembra urlare una voce femminile, ma non sembra arrivare da qualcuno presente in questo momento.
-Chiamate subito mio padre- continua una voce maschile questa volta. Ma non voglio ascoltarli, voglio vedere che è successo di così spettacolare in quel negozio.


-Vuoi scommettere?- mi domanda invece Scorpius del negozio, con tono beffardo.
-Vuoi scommettere che riuscirei a stupirti in qualsiasi momento Weasley? Al ballo per esempio?- continua ghignando.
Appoggiato agli scaffali con le braccia conserte, non riesco a capacitarmi di come la Rose nel negozio riesca a stargli di fronte con aria quasi schifata.


-Rose tesoro- interrompe la visione una voce femminile.
-Un altro ricordo Malfoy?- domanda una maschile.
-Sembrerebbe di sì e tutto quello che dobbiamo fare è non intervenire- ribatte un‘altra voce maschile.
Sento sulle mie braccia la presa di due mani e, subito dopo, il corpo alzarsi come in volo.
Stringo un po’ gli occhi, per riuscire a concentrarmi al meglio su questi due ragazzi, che non hanno smesso di parlare nel frattempo.
Distratta però dalle urla di coloro che erano con me alla festa, non riesco a sentire più la voce o le parole di Rose e Scorpius nel negozio.
Non riesco a sentire ciò di cui stanno parlando, ma riesco a vedere soltanto due sagome sfocate che muovono qualcosa all’altezza del viso, dove so esserci le loro bocche. Qualche gesto o passo qua e là, niente più.
-Non possiamo mica stare a guardare, mentre si contorce in questa maniera- esclama di colpo una voce maschile, che noto solo adesso essere così simile a quella di Scorpius -Dobbiamo fare qualcosa papà-
-Intervenire in questo momento, potrebbe essere più un danno che una guarigione o un aiuto vero e proprio- ribatte una voce maschile duramente, come se non accettasse nessun tipo di replica.
-Continuate a tenerle le braccia, non voglio che rischi di farsi del male di nuovo- continua l’ultima voce maschile che ho sentito prima, mentre sento due mani stringere ancora di più la presa su di me.
Non voglio stare a sentire queste cose. Sento il mio corpo scalciare, muoversi senza sosta, mentre, stringendo di più gli occhi, ritorno finalmente al negozio in cui sono capitata.


-Dalla sottoscritta non riceverai mai dolci parole, razza di furetto spelacchiato- finalmente sento dire dalla me, con fare deciso.
Sembra davvero che mi irriti tantissimo la presenza di Scorpius, in netto contrasto con quello che ho conosciuto un’oretta e mezza fa.
Mi fa strano, ed anche un po’ di fastidio, sentirmi parlare con lui in quel modo.
Chissà che sarà successo, per far sì che non riesca neanche a guardarlo.
-Questo lo vedremo- continua lui imperterrito, sempre con quell’aria da altezzoso, che ha assunto dalla prima parola che mi ha rivolto in questo negozio.
Bhe, neanche lui sembra lo stesso. Sembra che anche lui non mi sopporti granchè.

-Malfoy sta in quello stato da troppo tempo, devi fare qualcosa- vengo nuovamente interrotta, dalla voce di mio padre questa volta.
-Chi è il Dottore qui?- esplode una voce maschile, simile a quella del Dottore che mi ha in cura. È decisamente alterato.
-Sono io quello che sa che cosa fare. In questo momento dobbiamo solo aspettare che finisca di ricordare ed evitare che si faccia male, solo questo- continua sempre di più alterato -Se non vi sta bene, andatevene fuori-
Non sento chi controbatte o cosa, perché finalmente alle mie orecchie arriva la voce di Scorpius nel negozio.

-Aspetta, vogliamo scommettere o no?- sento domandarmi dal ragazzo biondo nel negozio, mentre allo stesso tempo cerca di rincorrermi, intenta a scappare da lui.
Ho un espressione davvero infastidita sul volto.
-No- rispondo seccamente. Sembra quasi che voglio che sparisca al più presto.
-Neanche se vincere la scommessa voglia dire liberarsi del sottoscritto?-
Sia la me di adesso che la me di allora si bloccano a quelle parole, mentre non posso fare altro che guardare questi due ragazzi con aria confusa io nel presente e con aria sorpresa, la me del passato.
-Che cosa vorresti dire scusa?-
-Esattamente quello che ho detto. Se vinci ti liberi di me- mi risponde serio Scorpius del passato.
Scruto palesemente il suo volto, con aria indecisa e diffidente -In cosa consiste questa scommessa?-
-Se riesci a stupirmi al ballo, ti lascerò stare fino alla fine dell’anno. Ma - inizia con il ghigno che lo contraddistingue e che, solo per me del presente a quanto noto, lo fa sembrare ancora più attraente- se io stupirò te, dovrai farmi un favore fino alla fine dell’anno-
Non sembra invece aver effetto sulla me del passato, che sembra non voglia far altro che tirargli un pugno sui denti.

-Papà è da più di cinque minuti che non fa altro che urlare e strapparsi i capelli- sento interrompere di nuovo il ricordo dalla voce di Scorpius del presente però, impregnata di panico e paura.
-Basta- irrompe la voce del mio Dottore -fuori da questa stanza-

-Se accetto e se vinco, sparisci dalla mia vista adesso e per sempre?-
Sento domandare dalla me del passato, che non ha fatto altro che guardare Scorpius con aria irritata, mentre lui in tutta risposta non ha fatto altro che guardarmi con aria di superiorità.
Sono certa, arrivata a questo punto, che non ci sopportavamo noi due.
Mi domando quindi, come sia riuscita a passare dal non sopportarlo, quasi a disprezzarlo, a sentire il mio cuore battere come un cavallo impazzito.
Cerco di spingere la mia mente, che possa così darmi una risposta concreta. Ma non sembra funzionare, dato che sono circondata dal nulla.
-Esatto. Se vinco io, mi devi un favore per tutto l’arco dell’anno, ricordatelo bene- dice lui scandendo le parole in modo lento.
In tutta risposta gli do dell’imbecille e me ne vado, il più velocemente possibile.
Rimango un paio di secondi a guardare lo Scorpius del passato fissarmi con un sorriso di vittoria sul volto, mentre con gli occhi non smette di rincorrere la mia figura, che scompare dietro ad uno scaffale poco dopo.
Un attimo soltanto e poi, qualcosa di improvvisamente forte mi riporta indietro in un vortice prepotente.

Cerco di aprire gli occhi, mentre mi rendo conto che dalla mia bocca non fa che uscire un urlo costante e straziante, un po’ simile a quello che ho sentito nel corridoio per arrivare qui, questa sera.
Probabilmente, mi rendo conto, urlo a causa della fitta di dolore acuto che, solo adesso, percepisco arrivarmi dalla testa, esattamente come stamattina.
Vorrei aprire gli occhi, vorrei dire loro che sono qui, ma la fitta è troppo dolorosa e vorrei che smettesse subito.
Esattamente nel momento in cui prego che questo bruciante inferno finisca, il buio mi circonda.

***

Non ti preoccupare, ci sono io con te.
Ricordati che tutto andrà per il meglio e che ti porterò fuori da qui.
Ricordati che ti amo, piccola.

Sono  queste le uniche parole che continuano a frullarmi  nella mente buia e dolorante.
Sono queste le uniche parole che ho sentito in questo lungo e inquietante buio infernale ed opprimente.
E sono questa le prime parole che ricordo e che continuano a volteggiare nella mia testa, anche quando i miei occhi si aprono lentamente e vengono colpiti subito dalla luce accecante del muro bianco del soffitto della mia stanza.
Mi hanno riportata indietro, perfetto. Sono già consapevole che rimarrò chiusa qui dentro fino alla fine della mia permanenza. O peggio ancora, fino alla fine della mia esistenza, se non mi ritorna la memoria.
Ed è con questo pensiero che ricordo il motivo per il quale sono svenuta.
Ho ricordato la scommessa tra me e Scorpius in quel negozio di vestiti. Ricordo anche però il mio sguardo sempre infastidito e irritato ed il suo beffardo e derisorio.
Sembravamo due persone completamente diverse e opposte a quelle durante la festa con la mia famiglia.
Non dico che sembrava ci odiassimo, ma comunque provavamo qualcosa di molto simile nei confronti l’uno dell’altro.
Ma la cosa più strana che ricordo, era il nostro modo di chiamarci per cognome.
Weasley e Malfoy.
Detti in modo che risultassero quasi come un insulto nei confronti dell’interlocutore. Esprimevano proprio il disprezzo gettato sull’altro e confermavano il rapporto conflittuale che vivevamo in quel momento.
Così diverso da quello che avevo sentito di avere alla festa organizzata dai miei genitori.
Mi porto una mano alla testa, come se tutti questi pensieri la indolenzissero, come se mi facesse male il solo pensiero di aver avuto uno Scorpius che mi detestasse.
Ed è con questo gesto involontario che sento una benda che mi fascia la testa. Passo la mano sulla stoffa ruvida, accorgendomi così che copre l’intera circonferenza.
Mi alzo a sedere sul letto, spaventata di avere magari altre fasciature in altre parti del corpo.
Dopo uno sguardo sull’intera figura, mi accorgo che l’unica cosa ad essere fasciata è la testa.
Volto lo sguardo verso la finestra alle mie spalle e mi accorgo così del sole che sta per albeggiare.
Bene, è mattina presto. Mi piace vedere come la luce del sole finalmente conferisce una parvenza meno inquietante in questa stanza.
Voltando lo sguardo dall’altro lato della stanza, noto che la scrivania posta di fronte al mio letto è piena dei pacchettini regalo che mi hanno portato alla festa ieri sera.
In realtà non sono neanche sicura che sia passata solo una notte. L’ultima volta avevo dormito per cinque giorni filati e quando mi sono svegliata, non ricordavo neanche di essermi addormentata.
Vengo attirata da un mugolio alla mia destra e quasi non cado giù dal letto.
Su una sedia, c’è il corpo addormentato di Scorpius, con la mano rivolta verso di me, come se poco tempo prima stringesse la mia.
Per quanto fossi riuscita a mantenere una parvenza di equilibrio, non sono riuscita a trattenermi dal lanciare un urlo.
Di tutta risposta lui si sveglia di soprassalto spaventato e si guarda intorno in cerca del pericolo.
-Che succede?- mi domanda con sguardo preoccupato e addormentato.
-Mi hai spaventata, ecco che succede- replico trattenendo una risata.
Ha i capelli tutti arruffati, che uniti alla faccia buffa che si ritrova in questo momento, mi diverte moltissimo.
-Ma stai bene vero?- mi domanda allarmato, senza nessuna traccia di divertimento.
-Si, sto bene- ribatto diventando seria anche io.
Continua a guardarmi, come se si stesse accertando che dica la verità. Mi fissa con sguardo estremamente serio e preoccupato, mentre si rimette seduto sulla sedia.
-La testa ti fa male?- mi domanda senza smettere di guardarmi, come se da un momento all’altro dovessi riniziare a gridare.
-No- ribatto, spaventata di dire qualcosa che possa preoccuparlo ancora di più.
Non mi piace vederlo così agitato. Agita anche me.
-Sei sicura?- incalza infatti la dose.
-Si, te lo avrei detto in caso- ribatto cercando di non sembrare agitata anche io.
Io sono agitata perché lo è lui, non perché mi faccia male la testa o altro, ma sono sicura che lui non lo capirebbe se dovessi tentennare nel rispondere.
Sicuramente penserebbe subito che stia mentendo.
Si alza dalla sedia, per sedersi sul letto di fianco a me. Sembra voglia prendermi la mano, ma poi ci ripensa.
Una volta seduto guarda verso il pavimento, quasi con aria sconsolata, mentre la mano che prima aveva cercato di afferrare la mia, forma dei cerchietti sulle lenzuola del letto.
-Cosa c’è?- domando preoccupata. Non mi guarda negli occhi e questa è la cosa che più mi spaventa. Così non capisco cosa prova o cosa vuole dirmi.
-Ci siamo spaventati tantissimo- sussurra con un filo di voce -io mi sono spaventato tantissimo- continua alzando gli occhi su di me.
Ed è in questo modo che mi accorgo di quanto dolore stia provando. Forse è per questo che non vuole guardarmi negli occhi, perché è abituato a nasconderlo. Come mi disse lui stesso sul divano borgogna, che dipingeva la stanza che ha contenuto tutta la mia famiglia.
-Non volevo farvi spaventare- dico, chiedendogli scusa con gli occhi.
-Non è stata mica colpa tua- risponde, cercando di fare un sorriso.
Non so che dire.
Vorrei solo che tutta questa tristezza andasse via da quel viso,  sul quale vorrei che ritornasse un sorriso vero e sincero.
Inoltre mi sento maledettamente in colpa. So per certo che sta così a causa mia e non so cosa fare per risistemare le cose.
-Hai ricordato qualcosa?- mi domanda sempre in un sussurro, riabbassando però lo sguardo.
Faccio lo stesso  anche io verso la sua mano, così vicina ma, allo stesso tempo, così lontana dalla mia. Ho un’improvvisa voglia di stringergliela.
-Si- rispondo -Ho ricordato qualcosa su di noi- continuo.
Non so se gli possa far piacere o meno. Da una parte può esserne contento, dato che ho ricordato qualcos’altro e soprattutto qualcosa che ci lega, ma dall’altro potrebbe farlo soffrire, dato che ricordare qualcosa, significa che io me ne sia dimenticata. Può soffrire continuando a ricordarsi che mi sono dimenticata di lui.
-Davvero?- domanda invece sorpreso, alzando la testa per guardarmi-Ti va di dirmi che cosa?- mi domanda, accennando finalmente ad un sorriso che non parla solo di tristezza.
Gli sorrido di rimando.
-Eravamo in un negozio- inizio -Non sembrava ci sopportassimo granché. Mi hai proposto una scommessa-
Con gli occhi sembra rivivere quel momento vissuto con me, mentre sul viso, il sorriso si allarga un po’ di più.
-Si, direi più che non ci sopportassimo proprio- ridacchia - Ma ci è sempre piaciuto scommettere-
Ridacchio contagiata da lui. Alla fine sembra contento che io abbia ricordato qualcosa su di noi e ciò rende felice e più tranquilla anche me.
-Perché non ci sopportavamo?- domando curiosa di sapere di più su ciò che è successo tra noi.
-Siamo sempre stati in conflitto io e te-inizia con un sorriso divertito sulle labbra -Abbiamo due caratteri forti e ci siamo sempre scontrati. Non ricordo esattamente come iniziò questa rivalità, ma per molti anni non abbiamo fatto che litigare e litigare. Fino a poco tempo fa- si blocca, indeciso se continuare o meno.
Ma adesso che ha iniziato, sono più curiosa che mai.
-Cosa è successo poco tempo fa?- domando, invogliandolo a continuare.
-Ci siamo conosciuti- mi risponde con lentezza, come a scegliere con cure le parole da usare -Abbiamo scelto di andare oltre alle semplici apparenze. Siamo diventati amici-
Amici?
Ci rimango un po’ male. Cerco di nasconderlo dietro un sorriso, anche se devo ammettere a me stessa che non vorrei solo che fossimo amici.
So che lo conosco da poco. Se conto dal giorno in cui ho perso la memoria, praticamente è uno sconosciuto. Ma come è successo con la mia famiglia, sento che c’è qualcosa di più profondo che mi lega a lui e che non voglio sia definito sotto la parola “amici”.
Forse alla fine me ne sono innamorata e lui non mi ha ricambiato. Forse è per questo che ci definisce amici.
Ma anche Lysander e Lorcan sono amici miei, eppure non li ho trovati addormentati sulla sedia nella mia stanza.
Ecco, già inizia a fumarmi il cervello.
-Abbiamo fatto pace quindi- cerco di portare avanti il discorso, trattenendo una nota di lamento che stava per uscirmi dalla bocca.
-Si, abbiamo fatto pace- conferma lui, continuando a sorridermi.
E più continuo a guardare quel viso sorridente, illuminato dai suoi bellissimi occhi grigio ghiaccio, più il cuore batte veloce.
E più continuo a guardare quelle labbra, muoversi lentamente, più mi accorgo dell’incredibile voglia di baciarlo.
Penso che abbia delle labbra morbidissime, dal sapore dolce anche.
E anche il suo viso si fa serio quanto il mio.
Rimaniamo un minuto buono in silenzio, mentre non smettiamo di guardarci. Come per magia, le pagliuzze dorate che gli riscaldano quel mare di freddo ghiaccio, fanno capolino nei suoi occhi.
E sembrano ingigantirsi, mentre i volti sembrano avvicinarsi, attratti uno all’altro.
E la voglia di baciare quelle labbra morbide cresce.
Veniamo interrotti da un violento bussare alla porta della mia stanza.
-Io non ci credo- sussurra lui, buttando fuori quelle parole quasi in un ringhio.
Si alza dal mio letto sbuffando, per dirigersi alla porta.
-Si?- domanda senza nessuna cortesia alla persona che ha appena bussato.
-Il Dottore chiede se la ragazza si è per caso svegliata- risponde la persona dall‘altra parte, mentre riconosco in quella voce quella dell’infermiera dai capelli neri e dagli occhi azzurrissimi.
-Si, è sveglia- risponde Scorpius scontroso, aprendo completamente la porta.
-Tuo padre si arrabbierà perché non l’hai avvisato subito, lo sai questo?- domanda l‘infermiera, dopo avermi lanciato un sorriso di saluto.
Mi è sempre piaciuta. Discreta, gentile e sempre disponibile ad ascoltare i miei scleri.
-Tanto quanto si arrabbierà se non lo andrai ad avvisare subito tu- ribatte Scorpius infastidito.
L’infermiera gli rivolge uno sguardo arrabbiato, prima di girarsi e andarsene.
Scorpius sbuffa sonoramente e richiude la porta.
-Il Dottore è tuo padre?- domando sorpresa.
Mi ha letteralmente sconvolto. Forse è il motivo per il quale lui si trova qui adesso.
Dato che è il figlio del Dottore che mi ha in cura, è qui per dare una mano al padre e fare poi da tramite con la mia famiglia, soprattutto con i miei cugini ad Hogwarts. Se non sbaglio si chiama così la scuola che frequentano e che una volta frequentavo anche io con loro.
Ecco, prima, da stupida quale sono, ho quasi pensato che volesse baciarmi. E invece, col cavolo.
Inizio ad immaginarmele le cose, altro che a ricordarle.
-Si, è mio padre- ribatte lui, prima di prendere la felpa adagiata sulla sedia ed indossarla.
-Te ne vai?- domando quasi allarmata. Ecco un’altra conferma che è qui solo per cortesia.
Si blocca sul posto, per poi girarsi a guardarmi. Mi guarda sospettoso, come se avesse capito che c’è qualcosa che non va.
-A quale conclusione strana sei arrivata adesso?- mi domanda sorprendendomi.
-Che vorresti dire?- domando, senza riuscire a mascherare una nota di panico nella voce.
-Hai lo sguardo solito di quando sei arrivata ad una conclusione tutta tua- risponde sedendosi sul mio letto, nella stessa posizione di prima -Però il novanta per cento delle volte, è sbagliata- conclude sorridendomi e prendendomi una mano tra le sue.
Ha la mano calda e la pelle morbida.
Abbasso lo sguardo sulle nostre mani intrecciate e noto come la sua mano protegga perfettamente la mia. Sono nate per stare incrociate una all’altra.
-Non so di cosa parli- sussurro in risposta, mentre il mio sguardo rimane incollato sulle nostre mani unite.
-Ti prego, non mi far andare via con questo dubbio- richiama la mia attenzione, alzandomi il viso con l’altra mano libera e pregandomi quasi con lo sguardo.
È davvero bello e questo mi distrae.
-Davvero non c’è niente- continuo sulla mia strada.
Sarebbe davvero imbarazzante fargli sapere che mi passa nel cervello. Non credo riderebbe di me o cose di questo genere, non si prenderebbe gioco di me, ma è comunque imbarazzante.
-Io non ti credo- continua, accarezzandomi una guancia. Si la sua pelle è davvero morbidissima e calda. E si, mi infonde calore e infinite scariche di adrenalina.
-Perché sei qui?-  domando incantata, da quegli occhi splendenti e da quelle labbra attraenti -Perché sei rimasto con me stanotte?-
In realtà come avrete capito, razionalmente e a suon di logica, non mi sarei mai permessa di fargli questa domanda, nonostante la curiosità. Ma quando ce l’ho così vicino, mentre riesco anche a sentire il profumo dolce della sua pelle, il cervello mi si spegne automaticamente.
-Perché sei una delle persone più importanti della mia vita- esclama con sincerità, non smettendo un secondo di accarezzarmi e di guardarmi negli occhi.
Non mi aspettavo di certo una risposta del genere e soprattutto, non mi sarei mai aspettata di essere guardata da lui come se fossi la persona più preziosa della sua vita.
Mi sta trasmettendo esattamente tutta l’importanza che ho, attraverso lo sguardo, attraverso quel mare ghiacciato, accesso e infiammato da quelle piccole pagliuzze dorate.
-Davvero?- domando sorpresa, mentre non riesco a trattenere un sorriso felice.
Aveva ragione lui. Tutto quello a cui ero arrivata era del tutto sbagliato.
Non è qui per cortesia verso i miei amici o la mia famiglia, è qui solo ed esclusivamente per me.
-Assolutamente si, Rossa- ribatte sorridendomi anche lui - Adesso però- continua alzandosi dal letto e slacciando le nostre mani -devo proprio andare. Se mio padre arriva, sicuramente dovrò aspettarlo e subirmi una ramanzina degna di lui- esclama, iniziando a dirigersi verso la porta.
Sono un po’ scossa dal freddo improvviso che ho provato appena si è allontanato, perciò non riesco a spiccicare neanche una parola in risposta, se non rimanere a sorridergli come un ebete.
-Ci vedremo sicuramente presto Rossa- mi saluta già con una mano sulla maniglia della porta.
-Ricordati che mi devi una lettera sul Quidditch- dico in fretta, mentre lui spalanca la porta.
-E tante altre- mi risponde con un ultimo sorriso e un ultimo sguardo, prima di chiudersela dietro le spalle.
Rimango per un paio di secondi immobile, con la testa impregnata dal colore dei suoi occhi e dalla forma delle sue labbra.
Sto per scendere dal letto e farmi una piccola passeggiata, abitudine che mi schiarisce sempre le idee, quando la porta si riapre.
-Ho dimenticato una cosa importante- esclama rientrando nella stanza e dirigendosi verso di me con grandi falcate e un sorriso sornione.
-Cosa?- domando confusa da tutta la situazione.
Senza dire una parola, mi prende il viso tra le sue mani e faccio in tempo a scorgere quelle bellissime sue pagliuzze dorate, prima che le sue labbra si appoggino sulle mie con delicatezza, ma allo stesso tempo con decisione.
Mi impietrisco sul posto all’istante, mentre il cuore inizia a battere furiosamente e le gambe a tremare.
Lo stomaco si contorce su se stesso, mentre una voglia infrenabile di averlo sempre con me, mi colpisce in pieno.
Il tempo di capire cosa è successo e porto le mie braccia sulla sua vita, alzandomi al contempo dal letto.
Non è un bacio focoso o passionale, è semplicemente un toccarsi le labbra con dolcezza.
Niente lingua o morsetti alle labbra, ma un delicato incontro di anime, che non chiedevano altro che rincontrarsi di nuovo. Riesco a percepire il suo di cuore, che batte furiosamente come il mio, uniti dallo stesso ritmo frenetico.
È tutto così … magicamente bello.
Si stacca lievemente da me, appoggiando la sua fronte sulla mia, senza staccare le mani dalle mie guance accaldate.
-Ti ho mentito prima- sussurra piano, mentre un forte odore di cioccolato mi investe il viso -Non siamo amici- continua, accarezzandomi delicatamente con il pollice.
-Meno male- mi lascio scappare, avendo finalmente il coraggio di aprire gli occhi e incontrare i suoi.
Mi sorride felice e sembra che voglia aggiungere altro, ma dei passi provenienti dal corridoio fanno scoppiare la bolla dentro cui ci eravamo rifugiati.
-Ecco mio padre- esclama -Devo proprio andare adesso- continua frettolosamente.
Si prende però due secondi per guardarmi ancora negli occhi e lasciarmi un piccolo bacio, prima di fuggire correndo fuori dalla porta.
-Scorpius- sento che lo chiama il padre dal corridoio.
-Scusa papà, ma devo proprio scappare - gli risponde, mentre man mano la sua voce si allontana.
In tutto ciò io sono rimasta ancora ferma sul mio posto, con il sapore delle sue labbra sulle mie.
Cioccolato.
Penso che sia il mio gusto preferito.
-Ti sei svegliata finalmente- mi saluta infastidito il Dottore, entrando nella stanza.
-Si- gli rispondo, ricevendo in risposta uno sguardo confuso. Forse è dovuto al fatto che continuo a sorridere come una rincitrullita.
-Siediti che ti visito- mi ordina, addolcendo però il tono.
Mi siedo sul letto, mentre lui si prende la sedia su cui si era addormentato Scorpius la sera prima.
-Quando ti sei svegliata, hai avuto dolori particolari?- mi domanda mentre inizia piano piano a togliermi la benda dalla testa.
-Solo un po’ indolenzita, ma niente di particolarmente doloroso- dico guardando il suo viso per la prima volta.
Ha la stessa tonalità di occhi di Scorpius, anche se non le sue pagliuzze dorate, lo stesso naso e lo stesso colore dei capelli.
Nel complesso si assomigliano tantissimo.
Continuo a guardarlo, anche mentre appoggia la benda sul letto e, guanti alle mani, esamina la pelle che essa ricopriva.
Alla fine non sono riuscita a chiedere a Scorpius a cosa fossero dovute le bende.
-Che ha da guardare signorina?- mi prende in contro piede il Dottore, che non mi ero resa conto di fissare ostinatamente.
-Niente- mi affretto a rispondere- Scorpius le assomiglia tantissimo-
-E’ mio figlio- risponde semplicemente, prima di spostarsi dall’altro lato della testa ed esaminare anche quella.
Abbasso lo sguardo sulla parete davanti a me.
-Come mai avevo le bende?- domando alla fine, mentre il Dottore non fa che picchiettare e schiacciare piccoli pezzetti di pelle.
-Mentre rivivi un ricordo- inizia lentamente -il dolore che provi è tale da spingerti a farti del male. Ti prendi a sberle, ti graffi e urli. Devo accertarmi che non siano lesioni gravi- continua con tono lento e serio.
Il dolore era tale da farmi male?
Eppure mentre ricordavo della scommessa con Scorpius, non ricordo di aver provato dolore.
Quando ho ricordato la prima volta che papà mi disse perché mi avessero chiamato Rose, ricordo di aver percepito una costante fitta alla testa, ma non me l’avevano bendata in un secondo momento.
Si, me l’ha controllata esattamente come sta facendo adesso, ma non ricordo di aver provato tanto dolore da essere medicata o altro.
Forse ho talmente la testa confusa e scombussolata da tutto quello che è successo, che l’unica cosa che dovrei fare è smettere di pensare e basta.
Basta domande, basta dubbi, basta paranoie.
-Dobbiamo parlare- mi riporta alla realtà la voce del Dottore, che si è allontanato dopo aver finito di visitarmi.
Annuisco soltanto, un po’ spaventata dalla faccia seria con la quale mi sta guardando.
-La testa superficialmente non ha niente-inizia tranquillizzandomi un po’- hai dei graffi leggeri e niente di particolare o dannoso-
Si prende un secondo prima di parlare, prendendo al contempo un lungo respiro.
-Come sai, avevamo molti dubbi e domande su come aiutarti - inizia, sempre con lo stesso tono lento e attento -Abbiamo forse trovato una soluzione, ma voglio che ti sia chiaro subito che non siamo certi funzionerà al cento per cento. La nostra attuale e primaria preoccupazione è che il tuo corpo espella al più presto l’Aconito, nel caso poi ti si ritorcesse contro, ma non sappiamo con esattezza se, estratto il veleno, ritorneranno i tuoi ricordi. Tutto chiaro fino a qui?- mi domanda.
Anche in questo caso non riesco a fare altro che annuire. Di colpo mi son ritrovata la gola secca e il corpo percosso da brividi di paura.
-Bene- sospira in risposta -Abbiamo pensato che la procedura corretta siano le Trasfusioni di sangue -continua con tono professionale -Trasferiremo nelle tue vene sangue puro e pulito, esportando al tempo stesso il sangue che attualmente hai nel corpo ed avvelenato. Non sappiamo come possa reagire l’Aconito davanti ad una Trasfusione, o come potrebbe reagire il tuo stesso corpo. Al momento è l’unica soluzione che abbiamo. Stiamo raccogliendo tutte le attrezzature necessarie per attuare la pratica nel modo più sicuro possibile.-
Si ferma un secondo, come a voler capire cosa mi frulla nella testa.
Forse in qualche libro, non ricordo esattamente, ne avevo già sentito parlare di Trasfusioni di sangue.
Non mi ero mai posta un pensiero fisso, dato che fino ad adesso non ne avevo mai avuto bisogno. Ma comunque, nonostante adesso ne abbia invece, non so se farmi un’idea positiva o negativa.
Ho paura, tanta paura e questo mi offusca il giudizio. Al tempo stesso però, non vedo l’ora di tornare alla mia vita e dalla mia famiglia, perciò se le Trasfusioni di sangue sono il ponte che mi porterà a tutto questo, fanculo la paura!
-Sono qui per lasciarti questo libro- continua il Dottore, alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso la scrivania di fronte al mio letto.
-C’è tutto ciò che devi sapere sulle Trasfusioni di sangue, di modo che tu ti faccia un’idea- dice, portandomi il libro -Data la tua maggiore età, nonostante io ne abbia parlato con i tuoi genitori, ho bisogno del tuo consenso per iniziare-
Ho tra le mani un libro dalla copertina blu cobalto, la cui scritta del titolo è rosso ciclamino. In basso vi è un’immagine a sfondo giallo pergamena, sul quale vi è disegnato uno schema con mille frecce, il quale cerca di spiegare qualcosa, che io però non riesco ad afferrare.
Pure il titolo è impronunciabile!
-Cosa pensano i miei genitori?- domando con gli occhi fissi sul libro appena consegnatomi.
-Non voglio che ti influenzino con il loro giudizio- ribatte il Dottore, rimettendo la sedia a posto -Fatti prima un’idea tua, poi ti dirò quella dei tuoi genitori- continua dirigendosi verso la porta.
-C’è un posto qui in ospedale, dove posso leggere?- domando frettolosamente, non appena noto la sua mano sulla maniglia.
Gira lentamente la testa, serio e con un sopracciglio alzato.
-Credi che ti farò uscire da qui?- mi domanda quasi sorpreso - Soprattutto dopo esser svenuta per la seconda volta-
-Sono svenuta perché ho ricordato qualcosa, non perché mi sono sentita male- ribatto velocemente.
Soprattutto dopo la festa con la mia famiglia, la voglia di uscire da questa stanza è aumentata.
-E se ricordassi qualcos’altro e non ci fosse nessuno ad aiutarti? Come la mettiamo?- mi domanda incrociando le braccia e, se è possibile, alzando ancora di più il sopracciglio.
-Questa struttura è piena zeppa di infermieri, non ci credo che non ci sia una sala lettura, per di più non sorvegliata da qualcuno- dico infastidita.
Non voglio stare qui dentro. Voglio sentire l’aria che c’è là fuori, voglio vedere il cielo e non attraverso una finestra, voglio sentite l’odore dell’erba e il vento che mi corre incontro.
Sono quasi due settimane che sono rinchiusa qui dentro e sto iniziando a stancarmi seriamente.
-Ovvio che c’è signorina- ribatte il Dottore, anche lui infastidito -ma non mi sembra il caso che lei lo visiti-
-E a me non sembra il caso di stare chiusa qui dentro come se fossimo in carcere- ribatto quasi urlando e alzandomi dal letto -Ho metabolizzato la cosa, so che ho dimenticato tutto, la mia famiglia, i miei amici, probabilmente anche il ragazzo che amo, ho metabolizzato tutto cazzo. Adesso, però voglio uscire da qui. Non ce la faccio più- stringo forte i pugni delle mani, mentre una goccia di acqua salata mi scende dall’angolo destro dell’occhio.
Il Dottore mi rivolge uno sguardo tra il sorpreso e il dispiaciuto e non ribatte subito alle mie grida. Sembra stia meditando se farmi uscire o no, per questo non oso dire nient’altro. Una parola sbagliata e magari ci muoio qui dentro!
-Va bene- sospira alla fine, ma mi blocca subito -Se osi stare male un’altra volta o se osi creare conflitto con un altro paziente, ti rinchiudo in questa stanza a vita. Chiaro?- mi domanda con tono deciso.
Mi sembra che stia esagerando un po’. Voglio dire, prima voleva che metabolizzassi la cosa e che l’affrontassi dentro di me, adesso quale cavolo è il problema? Perché si ostina così tanto a tenermi qui rinchiusa?
Bhe, ci sono due motivi per i quali non oso chiedere.
Primo: non sia mai che cambi idea e non mi faccia più uscire. Non ho intenzione di stare qui un altro minuto in più.
Secondo: mi sono ripromessa di non farmi più domande o dubbi, perciò chissene se sento che c’è qualcosa sotto che non mi sta dicendo. Tanto non uscirò da qui domani, quindi ho ancora tempo in abbondanza per rispondere ad eventuali domande in sospeso.
-Chiarissimo- rispondo con un sorriso sulle labbra- andiamo?- domando subito dopo.
-Ti accompagnerà l’infermiera. Due minuti e sarà qui- risponde il Dottore, prima di aprire la porta e chiudersela velocemente alle spalle, tutto in un batter d’occhio.

***

Dopo aver attraversato almeno cinque o sei corridoi bianchi con le porte verdi acque, finalmente l’infermiera mi ha portata oltre un portone in legno scuro, massiccio, che mi ha portata alla più bella terrazza che io abbia mai visto.
Non so dirvi esattamente quanto sia grande o meno, so solo che è immensamente bellissima. È cosparsa da mini tavolini in stile francese, i quali sono occupati dagli altri pazienti, con il mio stesso camice e la mia stessa faccia stralunata, probabilmente. Qualcuno legge in solitaria, qualcun altro gioca a carte o a biglie con altri pazienti. Qualcuno sta semplicemente in piedi con il viso rivolto verso l’alto, come se volesse annusare l’aria.
-Fai la brava Rose- mi ricorda l’infermiera, prima di invitarmi con la mano a farmi avanti.
In fondo alla terrazza, sotto il portico, vi sono gli stessi tavoli da buffet che avevamo avuto io e la mia famiglia per la nostra rimpatriata. Non vedo l’ora di riassaggiare la torta al cioccolato.
Mi sto giusto dirigendo da quella parte, quando un ragazzo alto attira la mia attenzione.
È girato di spalle, vicino alla ringhiera della terrazza, che ci protegge dal vuoto che c’è sotto.  Troppo vicino, mi accorgo con un occhiata più approfondita.
Lancio uno sguardo all’infermiera che mi ha accompagnato, ma mi accorgo che è occupata a parlare con un altro paziente.
Mi do subito un’occhiata in giro e, neanche a farlo apposta, tutti i dieci infermieri che ci fanno da guardie, sono occupati, in un modo o nell’altro. Chi gioca con i pazienti, chi dando loro da mangiare, chi insegnando loro a leggere.
Ritorno sul ragazzo, giusto in tempo per vederlo alzare una mano davanti al suo viso ed essere, un secondo dopo, come se esistesse una barriera invisibile, catapultato all’indietro.
Sbatte forte la testa e la schiena sul pavimento di marmo della Terrazza.
Prima che gli infermieri intervengano, riesco ad individuare un viso gentile e giovane, forse anche mio coetaneo.
Sembra svenuto, e, non posso domandarmi o capire altro, che in un baleno lo portano dentro e gli infermieri e il ragazzo spariscono dietro il portone in quercia.
Sono scioccata e basita.
Solo un paio di pazienti hanno girato la testa verso quel ragazzo, appena catapultato via e lontano come se fosse stato di pezza, nessuno che si sia alzato in piedi o che ne sia rimasto colpito.
-Siamo abituati- spunta una signora sulla mia sinistra - in molti si dimenticano della barriera di protezione-
Detto questo mi sorride, o almeno cerca di farlo, nonostante mi mostri una dentatura quasi del tutto nera e marcia, e se ne va.
-Barriera di protezione?- domando, ma non sembra le sia arrivata la mia voce, dato che continua a camminare in direzione del buffet.
L’avrei rincorsa e anche raggiunta, se una donna non si fosse messa davanti e non mi avesse chiesto dove potesse trovare la sua amica Peggy.
-Mi dispiace, non lo so- cerco di dirle e poi superarla, ma lei non demorde, riponendosi davanti.
-La prego, lei dovrà pur averla vista- continua allargando ancora di più i suoi occhi, quasi come se le stessero per uscire fuori dalle orbite.
-Davvero, mi dispiace- le dico, facendo un passo indietro -Non lo so-
Inizia decisamente a spaventarmi.
-Lei lo deve sapere- esclama alzando il tono e afferrandomi da un braccio.
E inizia anche a farmi male, dato che stringe la presa sempre di più.
-Mi lasci o chiamo l’infermiera- cerco di dire con tono deciso, ma quegli occhi così spaventosamente grandi, mi incutono timore.
-Bugiarda- urla forte, prima di spingere entrambe le mani sulla mia pancia e buttarmi all’aria.
Qualcosa di duro e forte mi ha scaraventato lontano, come se le sue mani si fossero improvvisamente trasformate in pietra, e se non fosse stato per il divano, posto esattamente a sette metri da me, mi sarei decisamente fatta più male.
Il colpo della botta mi ha comunque frastornata.
-Sei impazzita?- domando non appena mi rialzo dal divano, dirigendomi verso di lei -Le ho detto che non lo so e non lo so- ribatto di colpo arrabbiata più che mai.
Non so esattamente per cosa sia arrabbiata.
Alla fine sono in un ospedale psichiatrico, posto pieno zeppo di matti, dai quali puoi aspettarti solo pazzie e comportamenti strambi.
Io non sono come loro, ho solo perso la memoria, dovrei comportarmi con più razionalità e meno impulso.
Ma non ce la faccio.
Forse sono arrabbiata perché già so che il Dottore non mi permetterà più di uscire dopo questa, conscia del fatto che, mia o meno la colpa, ho litigato con un altro paziente.
-Io non sono pazza- ribatte questa donna, mettendosi le mani tra i capelli secchi e tanto scompigliati -Tu sei pazza-
-Sei tu quella che mi ha aggredito, non io- ribatto arrivando esattamente alla posizione in cui mi trovavo prima.
Ho un’improvvisa rabbia che mi divampa dentro e tutto quello che vorrei è spaccare la faccia a questa pazza che ho davanti, che mi ha rovinato l’unico momento in cui ero riuscita a non essere rinchiusa in quella maledettissima stanza bianca.
-Non è vero, sei tu che mi hai aggredito- ribatte stringendo i pugni sulla testa e sempre più forte le ciocche di capelli intrappolate tra le dita .
-Io? Io non ti ho toccata, bugiarda- le urlo letteralmente in faccia e se non fossero intervenuti gli infermieri, le avrei tirato pure un pugno in viso.
-Lasciatemiiiiiiii, lasciatemiiiii- inizio ad urlare nella speranza che quei due scimmioni aggrappati alle mie braccia mi lascino andare.
La rabbia che improvvisamente mi ha colpita dentro, non mi permette di ragionare.
-Dai, signorina, faccia la brava- mi risponde quello alla mia sinistra.
-Esatto signorina, stiamo cercando di aiutarla-continua quello alla mia destra.

Altro che aiutarmi, credono che sia fessa?

Io per risposta, inizio a scalciare e ad urlare ancora più forte, fino a che non sento un pizzico sulla schiena e nel giro di due minuti cado a terra, sostenuta da quei due babbioni.




Ciaooooo! Rieccomi qui!
Spero che il capitolo vi piaccia! Piano piano Rose inizia a ricordare e questa volta ha ricordato qualcosa su lei e Scorpius!
Si baciano anche! Quante gioie in questo capitolo eh!
Bhe, spero che mi facciate sapere qualcosina anche voi!
Un bacio,
Herm:*



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Capitolo 44
*** Capitolo 43 ***


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Capitolo 43


Pov Scorpius

Una volta tornato ad Hogwarts non ero riuscito a fare altro che rinchiudermi dentro la Stanza delle Necessità.
Baciarla è stata la cosa più stupida che potessi fare, dato che adesso il dolore e la sua mancanza sembravano ancora più forti.
Ma non avevo resistito. Lei ha ricordato qualcosa di noi, di come, se ci pensiamo bene, tutta questa storia iniziò, La scommessa, e ne parlava con un sorriso sulle labbra e probabilmente non si rendeva neanche conto di guardarmi nello stesso modo in cui faceva la vecchia Rose.
Perciò per quanto mi riguarda, ad un certo punto, non ho più pensato di ritrovarmi con la Rose alla quale avevano strappato via tutto, ma mi ritrovavo con la mia Rose, la rossa per eccellenza.
E fa male pensare che lei sappia di noi, mi fa male pensare che lei senta e percepisca cosa siamo insieme, ma, rinchiusa lì dentro, non possa fare altro che aspettare che le ritorni la memoria. Mi fa male pensare che lei per quanto percepisca il legame forte che ci unisce, alla fine di noi e di quello che siamo non si ricorda niente di niente.
Non ha ricordo alcuno a cui aggrapparsi, a differenza mia che ne ho fin troppi.
Ecco perché mi rifugio qui dentro, sdraiato sul divano bordeaux ad occhi chiusi, con il caminetto accesso, le cui flebili fiamme non possono che farmi tornare in mente come esse danzassero così bene sul suo viso, di come la illuminassero.
Non posso fare a meno di ricordare di come ci siamo baciati per la prima vera volta, di come sentire le sue labbra sulle mie mi facesse sentire così bene.
Non posso non ricordare di come i suoi occhi si accesero poco prima che buttasse all’aria la paura che le trasmettevo e mi si lanciasse addosso, con impeto e voglia di me, la stessa che avevo io.
La volta in cui l’abbracciai così forte e decisi che ci sarei rimasto così per sempre, avvolto nel profumo della sua pelle e la forza delle sue braccia. Ed è stato proprio in quell’abbraccio che capii quanto cazzo ne fossi innamorato. Per davvero. Di quanto quella focosa attrazione che provavo per lei, si fosse trasformata in qualcosa di più profondo e viscerale.
E la volta in cui facemmo l’amore? Si, perché con lei non ho mai pensato di fare solo del semplice sesso, di una semplice unione carnale. No, con lei ho fatto l’amore quello vero.
Quello che speri non finisca mai, dove ti prendi ogni secondo per assaporare ogni centimetro di pelle, dove i baci sembrano sempre troppo pochi, dove le mani non riescono a fare altro che stringersi sempre più forte, dove il cuore batte talmente tanto veloce che pensi di morirci lì, tra le sue braccia. Il cervello non sembra neanche funzionare più, perché in quei momenti fai parlare solo il cuore e lo stomaco, l’impulso e la voglia, fai parlare solo l’amore. E nel momento in cui il mio corpo si unì al suo, ho creduto davvero di trovarmi in paradiso.
Ma, nonostante quello che provassi io, in quel momento non riuscii a fare altro che a preoccuparmi di come si sentisse lei, se le facesse male, se le piacesse stare con me, volevo solo che la sua prima volta fosse speciale ed unica.
Questo penso sia l’amore, mettere prima il bene dell’altro. E in quel momento, per quanto volessi solo sentirla mia più velocemente possibile e sempre più nel profondo, non riuscivo a fare altro che pensare a lei e a quello che aveva deciso di donare solo a me.
E speravo con tutto me stesso, che per tutta la vita, lo volesse fare solo ed esclusivamente con me.
Sì, sono giovane, avete ragione, ma non esisterà al mondo nessuna come Rose, non esisterà al mondo qualcuna che riuscirà a farmi sentire come fa lei, come riesca a farmi sentire semplicemente Scorpius.

-Rose. Volevo solo che sapessi quanto ti amo-

Le dissi con fare semplice, senza smettere di guardarla negli occhi. Volevo che lei non lo sentisse solo con le orecchie, ma che me lo leggesse in faccia.

-Perché piangi?- le chiesi poi, quando l’unica risposta che ottenni furono lacrime che scendevano dai suoi occhi.

-Perché ti amo anche io Scorpius Hyperion Malfoy, con tutta me stessa-

E fu in quel momento che mi sentii l’uomo più fortunato al mondo. Glielo leggevo in faccia, nella stessa maniera in cui lei poteva farlo con me. Eravamo l’uno lo specchio dell’altro.
Ed è proprio questo il momento in cui due lacrime scendono dai miei occhi. Sono in questi attimi di ricordi che il dolore si fa più intenso e decidere di baciarla, non ha fatto altro che aumentare la sofferenza e il male nel cuore che sto provando.
Non ha fatto altro che incrementare la voglia di averla di nuovo di fianco a me, magari qui, stretti l’uno all’altro, con la luce del camino ad illuminarci la pelle sotto le nostre dita. La voglia di baciarla fino a consumare ogni centimetro di labbra, di guardarla negli occhi e leggere quanto anche lei mi voglia. Di stringerla e sentirla mia, dieci, venti, mille volte, fino a non aver più fiato.
E avrei probabilmente iniziato a singhiozzare, se non avessi percepito il rumore della porta aprirsi.
Scatto sull’attenti e punto lo sguardo sulla porta della Stanza delle Necessità, spalancata e con nessuno dietro di essa.
Giro veloce lo sguardo sul resto della stanza e di nuovo non riesco a vedere nessuno.
Bacchetta alla mano, mi dirigo piano verso l’uscita, senza smettere di lanciare sguardi all’interno della stanza.
Una volta arrivato sull’uscio, spingo fuori di poco la testa e anche nel corridoio semi buio non sembra esserci nessuno ad aspettarmi.
-Lumos- dico puntando davanti a me. Seguo il fascio di luce, ma nessuna ombra fa capolino.
Rientro nella Stanza delle Necessità, chiudendo velocemente la porta. Sto per mandare un messaggio ai ragazzi e scrivere loro di venirmi a prendere, quando, una volta giratomi verso il caminetto e il divano su cui poco prima ero sdraiato, la figura snella e slanciata di Bethany Krum fa la propria comparsa.
Tutto sembra, tranne che una fuggitiva.
Ha indosso un abito stretto in vita e lungo fino a metà delle cosce, con le spalline a bretelle e il tessuto sembra un delicato lino. Indossa un paio di sandali di perline color pesca, che si intonano con quello dell’abito.
I capelli perfettamente lisci e il viso perfettamente truccato e sistemato.
Vi sembra una fuggitiva questa?
Ha un sorriso di cortesia sul viso, mentre continua a guardarmi dalla testa ai piedi, ignorando palesemente la mia faccia incazzata e la mia bacchetta alla mano.
-Te lo ricordi?- mi domanda con fare tranquillo -me lo hai regalato tu- continua facendo una giravolta su se stessa.
Partendo dal presupposto che no, non me lo ricordo, in questo momento non sarebbe di certo la cosa più importante su cui discutere.
Sto giusto per dirglielo e schiantarla seduta stante, quando rinizia a parlare.
-Immagino che quel decerebrato di Sheppard abbia detto tutto- continua sempre con la stessa aria tranquilla, come se stessimo parlando del più e del meno, non come se lei fosse una delle responsabili che ha fatto del male alla ragazza che amo.
-Me lo sarei dovuta aspettare, naturalmente. Da uno smidollato così non mi potevo di certo aspettare forza e grinta- continua, facendo apparire sul tavolino di cristallo posto davanti al camino quella che sembra una bottiglia di vino elfico.
Sono incredulo, esterrefatto, basito, scioccato, sorpreso. Avrei una miriadi di stati d’animo di questa portata.
Ci deve finire pure lei al San Mungo, dato che sta dimostrando di essere totalmente fuori di cervello.
-E immagino anche -continua riempiendosi un bicchiere - che tu sia incazzatissimo con me, dato che ho rovinato la storiella d’amore con la ragazza dei tuoi sogni - prosegue, alzando il bicchiere come segno di saluto e berne subito dopo la metà del contenuto.
-Ma- mi blocca non appena cerco di parlare -sono altrettanto sicura che ti farà piacere sapere chi sia il colpevole nel vostro gruppo. Dico bene?-
Quest’aria di sufficienza con cui mi parla, fa salire il mio istinto omicida.
-Sarebbe una storia interessante da raccontarti- continua facendo due passi davanti al camino. Quasi quasi ce la butto dentro.
-Ma potrei anche scegliere di non farlo- sorride quasi con aria cattiva.
Mi sale la rabbia fino al cervello e ci impiego due falcate per raggiungerla e afferrarla per il collo.
-Non ti ammazzo seduta stante, solo perché ho promesso a mio padre di fare il bravo questa volta e perché non vedo l’ora di vederti marcire all’inferno, in una buia cella di Azkaban, circondata dai Dissennatori che ti porteranno via dal tuo visino questo sorriso soddisfatto- dico con voce glaciale, stringendo la presa sul collo -Mentre io invece mi riprenderò la ragazza che amo e vivrò una vita felice insieme a lei-
Il corpo mi trema dalla rabbia e dall’odio che sto provando verso colei che mi ha portato via la persona più bella della mia vita. Se non avessi davanti a me il viso di Rose che mi dice quanto mi ama, l’avrei sicuramente ammazzata senza rimorso.
-Ti è sempre piaciuto esser così violento- risponde con difficoltà, senza però lasciare andare quel sorriso sul suo viso -E devo ammettere, che è la parte di te che mi è sempre piaciuta di più- continua, portando una mano sul mio fianco. Sarebbe sicuramente scesa in basso, se non l’avessi lasciata e non mi fossi allontanato con aria disgustata.
-Non ti permettere neanche di sfiorarmi- le dico con disprezzo. Solo l’idea di fare di nuovo sesso con lei, mi fa venir voglia di vomitare.
Come abbia fatto prima a non accorgermi di quanto in realtà fosse meschina e subdola, rimane un mistero. Come ha fatto la sua bellezza a farmi diventare così cieco?
-Adesso ti disgusto così tanto?- mi domanda deridendomi -Eppure ricordo come fossi disgustato anche da lei un tempo-
-Non sono affari tuoi- le urlo quasi addosso, allontanandomi di un altro paio di passi.
Più distanza c’è tra noi, meglio è.
-Ricordo come la disprezzavi, come la ridicolizzavi in tutti i modi, come la chiamassi con nomignoli offensivi. Nel mio caso invece, ricordo come ti rifugiavi tra le mie gambe e come ti divertivi, mentre ti facevo credere di essere importante e forte, mentre ti facevo credere di essere un uomo- dice con la voce intrisa di cattiveria.
Non sembra in nessun modo impaurita da me, dal mio viso pieno di disprezzo, odio e rabbia, dalla mia bacchetta che talvolta lascia scappare delle piccole scintille. Continua imperterrita ad avere quell’aria di chi sa di aver vinto e ne gode la sensazione di potenza.
-Come hai detto tu, è solo passato ed è ciò che rimarrai- dico con tono freddo e gelido.
Il corpo continua a tremare di rabbia, mentre cerco di tenere a mente il viso di Rose che mi permette di non combinare nessuna cazzata. Mi ricorda che un giorno tornerà a casa con me ed io devo essere qui per accoglierla, il che significa che non posso rischiare di finire ad Azkaban insieme alla megera che mi ritrovo davanti.
-Sì, sono passato- mi risponde, riempiendosi di nuovo il bicchiere che poco prima, afferrandola per la gola, era finito per terra -Un passato difficile da dimenticare comunque-
-Questo è quello che credi tu cara- dico con tono sicuro.
-Questo è quello che mi dimostri- ribatte immediatamente -Vedo come mi guardi, riconoscerei tra mille quello sguardo nei tuoi occhi. Non puoi mentire a me. A te stesso, agli altri, alla ragazza che credi di amare, ma non a me- continua e, purtroppo, riesco a capire dai suoi occhi che crede davvero in quello che dice.
-Sono stato innamorato pazzo di te è vero- dico con naturalezza, mentre cerco di tenere a bada la bacchetta - ma, mi dispiace informarti che non lo sono più e su questo ne sono più che certo-
-Pfu- si lascia scappare, come se non credesse ad una parola di quello che le ho detto -Povero ragazzino illuso-
-La tua arroganza prima o poi ti farà finir male - le dico come avvertimento.
Lei di tutta risposta mi sorride come se ne andasse fiera e mi gira le spalle.
-Ti starai domandando per quale motivo le abbiamo fatto questo- dice all’improvviso -Per quanto riguarda per quello smidollato di Sheppard, voleva solo che lei ritornasse da lui, sai, ne è completamente innamorato- inizia a parlare deridendo i sentimenti di quell’altro pazzo che l’ha aiutata a far del male alla ragazza di cui lui dice di esser innamorato. Per quanto mi riguarda, non mi sognerei mai di fare del male a Rose, neanche se un giorno lei dovesse capire di non amarmi più.
-Per quanto riguarda me, togliti dalla mente di essere tu il problema - continua beffeggiando me questa volta.
La lascio parlare, mentre con un movimento di bacchetta lancio un Patronus in direzione dell’ufficio della preside. È ora che la stronza che mi ritrovo davanti finisca dove è giusto che stia: a marcire in una cella.
-Mi ha sempre divertito il modo in cui pendevi dalle mie labbra. Credevi a qualsiasi cosa che ti dicessi, per esempio come mi fossi accorta di essermi innamorata di te e di come fossi tornata solo ed esclusivamente per te - continua lasciandosi andare ad una risata -Dovevi vedere la tua faccia. Preoccupato di come poter gestire la situazione con l’altra- continua sempre ridacchiando - Pensavi davvero che lo avessi fatto perché tu hai deciso di convincerti che amavi lei? Perché ti volevo solo per me? Ma per favore! L’ho fatto perché dopo tutti i sacrifici che ho fatto per arrivare qui, non potevo di certo permettere ad una ragazzina troppo curiosa di rovinarmi la carriera. Ci ho impiegato anni per arrivare ad Hogwarts, la più prestigiosa scuola di magia e stregoneria, non avrei di certo permesso ad una ficcanaso qualunque di rovinare tutti i miei sacrifici-
Non mi interessa fondamentalmente niente di quello che sta dicendo. Non mi interessa perché lo abbia fatto, sto solo cercando di mantenere la calma e non permettere alla mia rabbia di prendere il sopravvento e ammazzarla.
Perché lo potrei fare, senza alcun rimorso. Potrei schiantarla talmente tante volte da ridurla ad un ammasso di cenere inutile. Potrei perciò sfogare tutta la rabbia e il dolore che ho provato e che sto provando da troppo tempo su di lei, tanto la colpa in parte è anche sua.
-Ma il miglior momento di tutta questa storia è successo quando alla porta del mio dormitorio si è presentata l’ultima persona che pensavo lo avrebbe mai fatto- si gira questa volta verso di me con un sorriso felice sul volto, divertito e soddisfatto.
-Una tra le persone che credevamo tutti le volesse più bene, si è presentata alla mia porta chiedendo vendetta. Chiedendomi come potesse fare per farla pagare a Rose e a tutta la felicità di cui disponeva. Di come potesse toglierle tutto, facendola sentire vuota e triste come si sentiva lei ogni giorno standole accanto. Come poteva far pagare a Rose, tutta la felicità che ogni giorno le sbatteva in faccia, incurante del dolore che lei provava, dato che la tua amata Rose, a detta sua, è sempre stata solo narcisista ed egoista. Ti interesserebbe sapere di chi stiamo parlando?- mi domanda con nonchalance.
Non vedo l’ora di sapere di chi si tratta, nonostante quel sorrisetto continua a farmi sempre di più arrabbiare.
-Chi?- domando quasi ringhiando.
-Se me lo chiedessi in modo gentile magari … - inizia facendo scintillare uno sguardo malizioso sul viso.
Una volta probabilmente mi avrebbe eccitato da morire vederla qui, con quell’aria da donna vissuta pronta per farsi servire da me. Mi sarei sentito onorato e uomo, come mi ha ricordato lei poco prima.
Ma, tenendo a mente le parole di Rose, i suoi occhi, le sue labbra, il suo viso, l’unica salvezza di questa situazione tragica, mi viene solo da vomitarle addosso tutto il disprezzo e il ribrezzo che provo solo ad immaginarmi con Bethany di nuovo.
-Tu non hai capito un cazzo allora- le dico con voce ringhiosa - Neanche se fossi l’ultima donna sulla Terra ti scoperei ancora-
In tutta risposta lei mi continua a guardare con quell’aria provocante, accarezzandosi un braccio con una mano, arrivando fino alla spallina del vestito.
-Te l’ho detto prima -inizia portando giù la spallina -non puoi mentire a me-
Alzo velocemente la bacchetta, pronto ad usarla su di lei, ma qualcun altro pensa bene di togliermela.
-Expelliarmus- sento dire da una voce dietro di me.
Ho il tempo di godermi per un secondo la faccia sconvolta e anche un po’ intimorita di Bethany, prima di accorgermi che colei che mi ha appena disarcionato è la Preside.
-Signorino Malfoy, si allontani- mi intima subito dopo, rimproverandomi con uno sguardo.
Al suo fianco compare la figura austera del Capitano White che, in un secondo, blocca il corpo di Bethany con un paio di corde che sembrano esser fatte di piante.
-Signorina Bethany Krum, la dichiaro in arresto per tentato omicidio nei confronti della signorina Rose Minerva Weasley- inizia il capitano avvicinandosi alla ragazza intrappolata - Lei ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirà o farà, potrà essere usata contro di lei in tribunale. Ha diritto ad un avvocato, se non dovesse permetterselo, le sarà assegnato uno d’ufficio. Ha compreso i suoi diritti?- domanda con voce fredda e glaciale, iniziando a trascinarla fuori dalla Stanza delle Necessità, dove ad aspettarla si trovavano giusto i famosi due auror che fin dalla prima volta avevano accompagnato il capitano White.
-Aspettate- dico senza pensarci, buttandomi verso Bethany -Dimmi chi è tra noi il traditore?- le domando quasi disperatamente.
-Ce ne occupiamo noi adesso, signorino Malfoy. La ringrazio comunque per la collaborazione- mi riprende il Capitano, piazzandosi davanti a me, facendo muro sulla visuale che avevo di Bethany.
-No, me lo deve dire. È stato lei stesso a dirmi di stare attento- ribatto deciso -Adesso ho la possibilità di sapere chi sia e voglio saperlo-
Cerco di superare il capitano, ma mi pone una mano sulla spalla in una stretta decisa  bloccando la mia corsa.
-Non è il momento, figliolo-ribatte lui, lasciandomi uno sguardo di ammonizione.
Che palle, Porco Salazar!
-Venga con me nel mio ufficio, signorino - interviene la Preside e sotto il suo sguardo severo e deciso, se ci tengo alla vita, non mi conviene obbiettare.
Ci incamminiamo giusto con due passi verso l’ufficio della Preside in tempo per sentire Bethany dal fondo del corridoio esclamare con voce quasi contenta:
-Io mi farei una bella chiacchierata con Eveline Zeno se fossi in te, biscottino-

***
Pov Rose

-Ti avevo avvisato signorina, niente litigi o incomprensioni con altri pazienti- continua a ribattere il Dottore dei miei stivali, mentre cerco di fargli capire che non è stata mia la colpa.
-E’ stata lei ad aggredirmi e con tutta onestà non ho ancora capito il perché- ribatto per quella che credo sia la centesima volta -Io non le ho fatto nulla-
Mi era sembrato strano che ieri non mi avesse sgridata subito non appena i suoi occhi avevano incrociato i miei, ma maledico me stessa per aver pensato di essermela scampata.
Stamattina, dopo colazione, avevo chiesto di poter fare una passeggiata fuori da questo buco di stanza, ma tutto quello che avevo ricevuto era una strigliata di mezz’ora sulle regole, il rispetto e la stupidità con cui avevo affrontato la situazione.
Si, perché secondo il Dottore che ho davanti, ero stata davvero stupida a rispondere alle provocazioni di una paziente che, ovviamente, non stava bene con il cervello. A differenza mia, che avevo perso la memoria ma non le mie facoltà cognitive per capire come ci si dovesse comportare davanti ad una malata di mente.
Tirarle un pugno in faccia secondo lui non era la soluzione corretta e matura.
Vorrei vedere lui, rinchiuso qui dentro da quando ha memoria e mentre si gode l’unico momento di libertà, una pazza lo aggredisce e lo spinge via con una forza incredibile.
Bhe, non vi dico che mi ha risposto quando gli ho fatto sapere che succedevano delle cose strane. Ad esempio, un ragazzo che viene rivoltato come un calzino da quella che la signora aveva chiamato barriera di protezione. Peccato che sembrasse invisibile questa protezione.
Con tutta la nonchalance di cui disponeva mi ha risposto che stavo vaneggiando e che probabilmente i calmati che mi avevano iniettato avevano rallentato anche le mie facoltà celebrali.
Praticamente mi ha dato della matta.
-Non mi interessa chi abbia aggredito chi, lei doveva stare al suo posto punto- ribatte decisamente irritato -Le ho detto che non doveva in nessun modo litigare con nessuno e lei che fa? A momenti prende a sberle una paziente decisamente più instabile di lei, attirando su di se gli occhi di tutti. Ci sarà pur un motivo se non la faccio uscire da qui no?- esclama alla fine con voce esasperata.
Se lui è stanco e frustrato, io che cavolo dovrei dire allora?
-E perché non me lo dice allora questo fantomatico motivo?- gli domando sbuffando sonoramente.
Sono sempre stata quasi sicura che sotto ci fosse un motivo più importante del semplice metabolizzare il tutto.
-Adesso non è importante- ribatte portando avanti il camice blu che tiene in mano da un’ora -Adesso si infili questo, che dobbiamo andare-
Mi verrebbe quasi voglia di sbattere i piedi e domandare “se non lo facessi, cosa fa? Mi porta via il mio peluche preferito?”, ma lo sguardo serio che mi sta rivolgendo mi blocca dal farlo. Tanto prima o poi lo scopro che cavolo mi nasconde.
Senza smettere di sbuffare, mi infilo il camice che mi sta porgendo e sbatto sonoramente un piede per terra. Non sono riuscita proprio a resistere.
Tira gli occhi verso l’alto esasperato, mentre si dirige fuori dalla stanza. Lo seguo in silenzio, mentre percorriamo i corridoi fastidiosamente tutti uguali. A differenza dell’altra volta, non sento nemmeno un minimo rumore venire dalle altre stanze dei pazienti e ciò rende il tragitto ancora più pesantemente silenzioso.
Superiamo una porta dal color giallo arancione. La grandezza e il modello è lo stesso che ho varcato quel giorno in cui la mia famiglia ha deciso di fare una grande rimpatriata. Probabilmente ogni sezione ha un colore diverso, dato che è tutto irritantemente uguale. Come facciano i dottori a lavorare in un posto del genere, non lo so, per questo forse hanno la mia stima.
-Adesso- inizia il dottore fermandosi davanti ad una porta scorrevole dal color bianco -Qui è dove faremo le trasfusioni di sangue. Ci vorranno più o meno quattro ore per farlo ripulire del tutto - continua aprendo la porta e facendomi segno di entrare.
Mi trovo dentro una stanza totalmente bianca, con mia disperazione. Vi è solo un lettino pieghevole e due asticelle alle cui estremità vi sono attaccate due sacche, una trasparente e l’altra invece sembra contenere del sangue. Da entrambi i lati parte un tubicino trasparente, che finisce appoggiato sul lettino.
-Siediti, che intanto che ti prepariamo, ti spiego cosa succederà- continua il dottore, invogliandomi a sdraiarmi.
Adesso che sono qui, mentre mi sdraio e focalizzo cosa sta per succedere, sento un’infrenabile voglia di piangere. Ho paura e non so come potrei reagire.
-Allora- inizia il Dottore, prendendo una sedia e sedendosi di fianco a me, mentre due medi maghi maneggiano i due tubicini che poco prima erano appoggiati sul lettino.
-Abbiamo due sacche. Una vuota per contenere il sangue avvelenato che uscirà dal tuo corpo, mentre una contiene il sangue pulito che sostituirà quello vecchio. I medi maghi stanno attaccando due aghi che metteremo nelle tue vene delle braccia. Questo sarà il filo conduttore-
Aghi? Non ho intenzione di mettere nessun ago dentro la mia pelle!
-So che può spaventare, ma sentirai un semplice pizzichino e prima che tu ti accorga del dolore, avremo finito- cerca di sorridermi il Dottore.
È la prima volta che mi sorride come incoraggiamento e lasciando da parte il fatto che in questo modo assomiglia ancora di più a Scorpius, questo non mi permette comunque di stare tranquilla.
-So che può essere difficile affrontare tutto questo da sola- inizia alzandosi dalla sedia -Per questo ho pensato di portarti supporto morale- continua aprendo la porta.
Fanno capolino subito i visi dei miei genitori.
-Rosie- esclama subito mamma, venendomi ad abbracciare.
L’abbraccio più forte che posso, perché voglio sentire la sua energia e forza, di cui ho assolutamente bisogno adesso.
-Mamma- sussurro cercando di trattenere le lacrime. Non pensavo di averne così paura; alla fine, mi avevano assicurato che non fosse niente di mortale.
-Siamo con te tesoro, sempre- mi dice, abbracciandomi più forte prima di lasciare posto a papà.
-Principessa- esclama sorridendomi, ma neanche questo suo sorriso riesce a tranquillizzarmi.
-Ricorda che i coraggiosi sono coloro che affrontano le proprie paure e non scappano-
Dovrebbe infondermi coraggio, ma la mia risposta sono solo delle gocce salate che iniziano a scendere dai miei occhi.
C’è qualcosa che mi terrorizza e non so cosa sia di preciso.
-Iniziamo- mi arriva la voce del Dottore, mentre mio padre e mia madre si siedono giusto di fianco a me sulle due sedie comparse magicamente.
Non voglio di certo focalizzarmi su questo adesso, dato che il mio sguardo viene attratto dai due enormi aghi che andranno a finire dentro le mie vene.
-Ma che cazzo- esclamo indietreggiando per quanto mi fosse possibile sul lettino -Non mi metterete quelle cose dentro la pelle-
-Rosie … -cerca di dire mamma, ma ad interromperla è il Dottore.
-Signorina, non deve avere paura di niente, sappiamo quello che facciamo- esclama.
-Non me ne frega niente se sapete quello che fate, io quelle cose non me le metto- esclamo con voce quasi disperata.
-Ne va della sua vita-ribatte fermo il dottore, mentre i medi maghi cercano di appropriarsi delle mie braccia.
-Non me ne frega un cazzo- mi agito presa dal panico improvviso da cui sono stata travolta.
Il Dottore mi lancia uno sguardo di scuse, prima di lanciarmi addosso un pezzetto di legno, dal quale sono riuscita a vedere spuntar fuori solo un piccolo fascio di luce prima di svenire.
Non so come, non so perché, ma così come il panico era arrivato, così se ne era andato.
In questo improvviso buio la paura è di colpo sparita. Puf, come per magia.
Magia. È da un po’ che mi gironzola questa parola nella testa, chissà perché mi piace tanto immaginarmi le cose che appaiono e scompaiono così di colpo.
Chissà perché ogni qual volta succede qualcosa di strano, la prima parola che mi viene in mente è magia.

Mi ritrovo in un corridoio in vecchio stile gotico, con ampie volte sul soffitto e torce fiammeggianti ad illuminare il pavimento in pietra.
-Sei una piccola carotina- esclama un bambino biondo, verso una bimba dai capelli rossi.
-E tu un furetto spelacchiato- ribatte la bimba quasi come se le stesse per uscire del fumo dalle orecchie.
-Ma come ti permetti di chiamarmi così- ribatte il bimbo che si e no avrà dodici o tredici anni. Punta sulla bimba un bastoncino di legno, simile a quello che poco prima avevo visto in mano al Dottore.
-Quasi quasi ti trasformo in quello che sei davvero- dice per poi far comparire un bel ghigno sadico.
-Vediamo se ci riesci- controbatte la bimba, tirando fuori dal mantello un bastoncino simile a quello del bambino e del Dottore -Magari sei troppo lento e prima che tu te ne accorga, squittirai l’incantesimo, degno del furetto spelacchiato che in realtà sei- continua la bimba, calcando per bene il poco gentile nomignolo con cui si rivolge al bimbo di fronte, al quale sembra che gli stia per venire una crisi di nervi.
Nello stesso momento da entrambi i pezzetti di legno fuoriescono due scintille e, subito dopo, gli stessi pezzetti di legno vengono spazzati via, nell‘aria. Volano via dalle mani dei proprietari nello stesso identico modo e tempo.
-Ho vinto- esclamano entrambi i bambini, prima di accorgersi che entrambi avevano egualmente perso ed egualmente vinto.

Un fumo simile a nebbia condensata mi attraversa lo sguardo, facendo scomparire i bimbi davanti alla mia vista.

Mi ritrovo questa volta dentro una Sala Grande, occupata da quattro grandi tavolate imbandite da un’esorbitante quantità di cibo.
Proprio in mezzo a queste tavolate vi sono due ragazzi, uno dai capelli biondi, l’altra dai capelli rossi. Sembrano più grandi questa volta, forse hanno quindici anni.
-Mi hai buttato giù dalla scopa, razza di cretino che non sei altro- urla senza ritegno la ragazza, che noto subito stringere lo stesso identico bastoncino di legno della bimba di prima.
-Oh, ma piantala Weasley- risponde il ragazzo con fare da snob -Se non ti reggi sulla scopa, non è di certo colpa mia-
Reggersi sulla scopa?
-Non credere che sia sciocca o stupida Malfoy- ribatte la ragazza, facendo liberare delle scintille dal pezzo di legnetto che continua a stringere con forza nella mano.
-Ragazzi per favore, vi stanno guardando tutti- cerca di mitigare il terzo ragazzo, capelli neri, molto simile a mio cugino Al. È l’unico vicino alla coppia litigante, mentre il resto della sala si tiene a distanza, nonostante non smetta di seguire la conversazione, preoccupati di non perdersi neanche una parola.
-E’ tua cugina che blatera cose a caso- gli risponde il ragazzo dai capelli biondi -Vaneggia perché è gelosa che Serpeverde ha di nuovo vinto-
Sono quasi certa che lo avrebbe ucciso con lo sguardo, se gli occhi avessero la capacità di uccidere un individuo.
Il ragazzo biondo però, non sembra aver nessun timore di fronte alla rabbia accecante della rossa, anzi ne sembra quasi divertito.
-Io ti disintegro Malfoy- ribatte con disprezzo la ragazza, mentre sempre più frequenti scintille escono dal pezzetto che ha in mano.

Al momento non saprò come finirà la storia, dato che un altro sprazzo di nebbia mi copre la visuale.

Mi ritrovo dentro quella che sembra un aula di una scuola. Ci sono banchi, un professore che non fa altro che blaterare e dimenarsi, agitando un bastoncino di legno ed alunni che non fanno altro che sbadigliare, sussurrarsi nell’orecchio e ridacchiare tra di loro.
Solo una ragazza sembra interessata, mentre con la testa china, scrive velocissima su un pezzo di carta vecchio, logoro e giallognolo con quella che sembra una piuma.
-Adesso, alziamoci tutti- esclama il professore, facendo spostare i banchi verso l’esterno dell’aula
con un gesto della mano.
Nessuno degli alunni presenti in aula sembra scioccato, anzi, sembrano per la prima volta interessati da ciò che dice il professore.
A differenza mia, che credo mi stia per arrivare un altro attacco di panico. Non so se avete capito bene, ma quell’uomo, con un gesto semplice della mano, ha spostato una ventina di banchi come se fossero delle foglie secche spazzate via dal vento.
-Tirate fuori le bacchette- continua il professore, girandosi verso la lavagna per scrivere due semplici parole: Expeto Patronum.
E che cavolo significa?
-Ricordate qualcosa di veramente importante che vi renda felici e con voce chiara e decisa esclamate l’incantesimo. Si, signor Malfoy?- domanda poi il professore, rispondendo alla mano alzata del ragazzo biondo, di mia ormai troppa familiare conoscenza.
-Crede che pensare a Weasley mangiata dai libri degna della secchiona so tutto io che è, sia un ricordo abbastanza felice e divertente?- domanda il ragazzo con un ghigno divertito sulla faccia, mentre i ragazzi intorno a lui si lasciano scappare una risata.
Tranne mio cugino Al, che lo guarda con fare disperato.
-Se questo è il primo ricordo felice che ti viene in mente, sei proprio triste Malfoy. Quasi quasi mi fai pena- ribatte la Rossa, bloccando la risposta del professore sul nascere e facendo levare un “ooohhh” dal resto della classe.
-Basta così- interviene il professore -Altrimenti sarò costretto a mandarvi dalla Preside-
I ragazzi si ammutoliscono all’istante e il professore subito dopo da il via all’esercitazione.
Punto lo sguardo sulla me ragazza in coppia con una minuta dalle lunghe trecce bionde.
-Expecto Patronum- esclamo con fare convinto e, quando dal mio bastoncino di legno esce una piccola scintilla di luce, la mia faccia si imbroncia all’istante.
-Ho sbagliato sicuramente ricordo- dico a me stessa, mentre chiudo gli occhi per concentrarmi meglio.
Di soppiatto esattamente dietro di me, compare il ragazzo biondo, che mi sussurra all’orecchio qualcosa che somiglia a “Sono sicuro che tu stia pensando a quanto io sia favoloso” o una roba del genere.
Se non fosse intervenuto un’altra volta mio cugino, portandolo via, sono sicura che gli avrei fatto del male serio. La mia faccia è diventata rossa e stringo talmente forte gli occhi e la bacchetta alla mano, che sembra sia pronta a scoppiare.
-Non ti far distrarre- cerca di trattenere il sorriso la ragazza dalle lunghe trecce bionde.
-Mi bastano due paroline da quel decerebrato per farmi distrarre, secondo te?- le rispondo forse un po’ troppo infastidita per sembrare naturale.
In tutta risposta la ragazza bionda si mette una mano sulla bocca per trattenersi dal ridere.
-Expecto Patronum- dico dopo un paio di secondi e, riaperto gli occhi, una bellissima ed elegante volpe fa capolino da quella che tutti continuano a chiamare bacchetta. Gli studenti, il professore, la me del presente, sono completamente affascinati dalla volpe che corre intorno a loro, la quale decide poi di dirigersi verso la faccia infastidita del biondo più irriverente sulla faccia della Terra e schiantarsi su di essa.
La Rose dell’aula si lascia andare ad una forte risata prima di esclamare: -Ti sta fin troppo bene.-
Di tutta risposta lui alza la bacchetta lanciando l’incantesimo e facendo comparire un enorme serpente, che alza la testa con fare elegante e regale. Quest’ultimo porta  lo sguardo sulla ragazza dal Patronus della volpe e subito dopo spalanca le sue fauci con fare aggressivo, sibilando con forza.
La rossa smette di ridere e dalla propria bacchetta rilascia andare di nuovo la volpe di poco prima, che si posiziona con altezzosa grinta di fronte al serpente.
-Sai Malfoy chi è tra i peggiori predatori dei serpenti?- domanda la Rose dell’aula con la stessa altezzosità mostrata dall’animale -Le volpi-

Faccio in tempo a vedere la volpe attaccare il serpente, prima che un altro tornado di nubi mi travolga.

Sto percorrendo delle grandi scale di pietra che culminano con un grande portone in quercia.
Davanti vi è una donna dall’aria austera, con occhi piccoli e guardinghi e uno strano cappello a punta sulla testa, che fa pandan con il lungo soprabito ricamato con eleganti ghirigori.
-Benvenuti a tutti nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts- dice con fare professionale, mentre il gruppo di piccoli bambini che le sta di fronte, non fa altro che guardarsi continuamente intorno.
Scuola di magia e stregoneria?
-Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde saranno le case in cui sarete smistati. Da quel momento saranno la vostra casa e la vostra famiglia- continua la donna, ma non riesco ad essere totalmente concentrata sulle sue parole, mentre continuo a notare come i quadri che costellano il gigantesco muro alle sue spalle e nei dintorni delle scale non fanno altro che muoversi e i personaggi all’interno salutarsi e abbracciarsi.
Forse questa è la prova che io stia ammattendo sul serio.
-Entriamo adesso- vengo riportata alla realtà dalla orda di bambini che, eccitati, non vedono l’ora di entrare nel portone di quercia.
La stessa Sala Grande arredata dalle quattro grandi tavolate fa la sua comparsa, anche se questa volta i tavoli sono immacolati.
È gremita di studenti, mentre sull’altare in fondo, dietro ad un altro grande tavolo dorato vi è l’intero corpo insegnante, che sorride ai nuovi arrivati.
In centro, vi è uno sgabello, su cui vi è appoggiato quello che sembra un cappello vecchio e logoro.
La professoressa di prima rinizia a parlare, ma non riesco a fare altro che guardare il soffitto della sala con aria sognante, che ritrae un cielo stellato del più bel giorno d'estate.
Il mio sguardo viene attratto anche da tutte le candele che circondano la sala, che volteggiano per aria da sole, senza che niente e nessuno le sostenga.
-Rose Weasley- sento chiamarmi dalla stessa professoressa. La piccola me si adagia con un broncio leggermente impaurito sullo sgabello posto al centro dell’altare e subito dopo, le viene posto sul capo il capello vecchio e logoro di poco prima.
Pensavo di aver visto tutto e di più, ma, quando da una piccola rientranza del capello fuoriesce una voce solenne, quasi rischio l’infarto.
-Grifondoro- esclama il cappello, mentre la piccola me si lascia andare in un sospiro.
A differenza della me del presente, quella del passato che mi attraversa lo sguardo sembra felice e a suo agio, nonostante sia circondata da capelli parlanti e candele volanti.

L’ormai familiare nube mi riattraversa lo sguardo e fa scomparire tutto quello che ho intorno.

Mi ritrovo dentro una capanna, grande ed enorme, tanto quanto l’omone che non smette di sorridere alla piccola dai capelli rossi che gli sta di fronte.
-Sei proprio come tua madre. La strega più brillante della tua età- dice l’omone con fare paterno e amorevole, mentre la bimba lo ringrazia con un sorriso commosso.

Sono la strega più brillante della mia età?
Sono una strega?

Mi basta formulare concretamente questa domanda nella mia testa per rispondermi un sonoro Sì, sono una strega!



***
Pov Scorpius

-Se fossi in te, farei una chiacchieratina con Eveline Zeno, biscottino-

Continuavano a ronzarmi nella testa queste semplici ma misteriose parole. Non riuscivo a credere che la traditrice potesse essere Eve, perché, quello che intendeva Bethany era proprio questo, nonostante non lo avesse detto specificatamente.
Dopo aver raccontato alla McGranitt tutto quello che era successo la sera dell’arrivo di Bethany ad Hogwarts e tutto quello che mi aveva detto, ero ritornato nel dormitorio, terrorizzato nel poter guardare semplicemente negli occhi Al.
Come cazzo potevo dirgli una cosa del genere?
Probabilmente mi avrebbe mandato prima a fanculo e poi al San Mungo, riempiendomi di insulti senza rimorso.
Io stesso non riuscivo a credere che potesse essere Eve, parole poi sottointese da Bethany, l’ultima ragazza alla quale credere.
Ma ne sembrava così contenta di darmi questa mazzata finale, giusto in tempo per l’uscita di scena, che non riuscivo fino in fondo a non crederle.
Il colpo finale è arrivato la mattina seguente, quando due Auror ben addestrati e con facce serie, arrestarono Eveline davanti tutta la Sala Grande.
Nessuno di noi era riuscito a fare nulla, solo Al, che aveva iniziato ad urlare come un matto, mentre Eve aveva iniziato a piangere chiedendo cosa stesse succedendo.
La portarono semplicemente via dalla Sala Grande, impedendo ad Al di inseguirla.
Nonostante fossero passate delle ore, non avevo ancora avuto il coraggio di dire niente ad Al, il quale si era gettato precipitosamente nell’ufficio della Preside a chiedere spiegazioni.
Io ovviamente lo avevo seguito, certo che Al potesse combinare una cazzata bella e buona.
-Come ha potuto permettere che l’arrestassero?- continua ad urlare da una decina di minuti buoni in faccia alla Preside, che sembra aver un eccellente autocontrollo mai visto prima.
-Si sieda signor Potter- dice comunque con fare deciso, ma Al non sembra percepire l’imminente disastro apocalittico.
-No che non mi siedo. Mi deve spiegare per quale cazzo di motivo hanno arrestato Eve- sbraita Al, agitando furiosamente le mani.
-Non voglio sentire parolacce nel mio ufficio, signor Potter- dichiara con voce chiaramente infastidita la Preside, mentre cerco di prendere Al da un braccio e spingerlo sulla seduta di fianco alla mia.
-Non toccarmi- mi aggredisce, con le pupille verdi accesso quasi fuori dalle orbite.
Sembra totalmente fuori controllo, Porco Salazar.
-Lei sa benissimo che è innocente e non sta facendo niente per aiutarla- sbraita di nuovo Al in faccia alla Preside, alla quale si assottigliano sempre più le labbra in una linea drittissima.
Adesso si incazza sicuro.
-Se non si siede su questa sedia, signor Albus Severus Potter, sarò costretta ad usare la forza-
E se Al non si fosse immediatamente seduto, sarebbero stati guai seri. Cerco di nuovo quindi di spingerlo come avevo cercato di fare prima e, per grazia di tutti i santi nel mondo stellato, questa volta Al decide di sedersi.
-Allora?- domanda subito dopo quasi ringhiando -Ci spiega che caz … che cosa è successo ad Eve?- continua sforzandosi di avere un tono calmo, dato che lo sguardo della Preside dichiara morte certa e veloce, se non avesse smesso di fare l’insolente. (e l’idiota, aggiungo io).
-Ieri sera è stata arrestata la signorina Krum, la quale, sotto l’effetto del Veritaserum, ripeto sotto l’effetto del Veritaserum, ha dichiaro che il terzo componente del gruppo è la signorina Zeno- ci spiega la Preside, lasciandosi scappare un sospiro.
Probabilmente è stanca pure lei di tutta questa faccenda e sorprendentemente dispiaciuta per noi. Ci guarda comprensiva, con preoccupazione amorevole e materna, chiedendosi cosa avessimo fatto di male per meritarci questo.
Lancio uno sguardo ad Al, che guarda la Preside come se di colpo si fosse ammattita.
-E’ una bugia, non lo capite?- esplode, alzandosi dalla sedia -Non capite che si tratta tutto di un complotto di quella megera per colpire ancora Rose? Non capite che sta mentendo? Conosce anche lei stessa Eveline, secondo lei sarebbe capace di una cosa simile?- continua in una raffica di domande Al, con tono disperato e spiritato anche.
-Mi dispiace dirle signor Potter che con la pozione Veritaserum non si può mentire e che …- stava cercando di dire la Preside, prima che Al la interrompesse in un urlo disumano.
-Se si ha tanta forza di volontà, si riesce a mentire anche con il Veritaserum-
-Al stai esagerando- cerco di dirgli, mentre lo prendo per un braccio e lo tiro indietro. Per un attimo ho avuto il terrore che volesse strozzare la Preside con le proprie mani e finire in bellezza la sua giovane vita.
O forse quello sarebbe successo comunque, dato lo sguardo severo e direi proprio incazzato della Preside.
-Se non vuole essere espulso immediatamente dalla mia scuola, le consiglio di uscire dal mio ufficio, calmarsi e dopodichè mi aspetto delle scuse da parte sua, signor Potter-
Senza farmelo ripetere una seconda volta, trascino con forza Al fuori dall’ufficio della preside, tirandolo dal braccio e tappandogli la bocca per sicurezza.
Lo spintono con forza giù dalle scale, mentre mi morde forte la mano che blocca la sua bocca ed inizia ad urlarmi addosso i peggiori insulti.
-Ma sei per caso tutto scemo?- urlo per sovrastare le sue di urla- E’ con la Preside che stavi parlando, ti sei tutto di colpo rincretinito?-
-Lei non sta facendo niente per aiutarla, nonostante Eve faccia parte della scuola esattamente come gli altri, sta lì seduta su quella poltroncina d’oro, a guardarci con pena. Bhe, io non ho bisogno della sua pena, ho bisogno che Eve venga rilasciata, dato che è assolutamente innocente e lo sai anche tu- ribatte con forza Al, mentre cerco di portarlo il più lontano possibile dall’ufficio della Preside.
Non sia mai che senta le sue urla e decida di cacciarlo a furia di calci dalla scuola.
Non oso ribattere comunque alle sue parole, sto ancora cercando un modo per dirgli di Bethany, anche se sono sicuro non sia questo il momento adatto.
-Scorp- mi chiama di colpo Al, non appena giriamo l’angolo in fondo al corridoio -Sei d’accordo anche tu che Eve sia innocente vero?-
Continuo a camminare, prendendomi forse un po’ troppo tempo per rispondere e questo infastidisce Al.
-Scorpius- mi chiama con voce dura, bloccandomi da un braccio.
Cerco di non assumere una faccia colpevole, ma nello stesso momento in cui cerco di farlo, è questo ad insospettire Al.
-Non crederai alle parole di quella stronza?- mi domanda incredulo, mentre non oso spiccicare parola.
Non vorrei neanche io credere ad una cosa del genere, dato che in prima persona ho vissuto in tutti questi anni la loro amicizia. Ho visto con i miei occhi il legame indissolubile che lega Rose ed Eve, o meglio, le legava.
Ma adesso come adesso, dopo tutto quello che è successo, non voglio sperare in niente e in nessuno, solo in me stesso e nelle mie sensazioni e una molto forte, troppo, mi dice che Eve centra qualcosa.
-Ammazzati insieme a quella stronza Malfoy- esclama con disprezzo Al, avendo probabilmente letto lo stesso nei miei occhi i miei veri pensieri.
Non oso rincorrerlo, sono sicuro che potrebbe prendermi a pugni in faccia e non voglio sfidare la sorte, dato che fino ad adesso ha deciso di non farlo.

***
Pov Rose

Apro leggermente gli occhi e il primo sguardo lo porto sulle braccia. All’altezza dell’interno gomito ho due cerotti sporcati da un piccolo puntino rosso, probabilmente dove vi erano attaccati gli aghi.
Sono di nuovo nella mia stanza, dalle cui finestre si sprigiona la luce della luna. È notte.
Mi tiro su a sedere con un po’ di difficoltà, dato che mi dolgono le braccia. Mi do un’occhiata in giro, ma la stanza dentro cui sono prigioniera non è cambiata di una virgola.
Dentro di me è cambiato qualcosa invece: la consapevolezza di ciò che sono veramente.
Una strega.
Non so perché non me lo avessero mai detto, dato che è una delle parti più importanti della mia vita.
Ho un sacco di ricordi, alcuni dei quali appena sognati tra l’altro, legati a quella forza travolgente che vive in me.
Per la prima volta ho ricordato qualcosa che servisse solo a me stessa, qualcosa che spiegasse chi sono io e non le persone che mi stanno intorno. Per la prima volta sento di essere me stessa e di poterlo essere fino in fondo.
Questa consapevolezza mi fa sentire più forte e grintosa, più decisa ad uscire finalmente da questo posto.
Fa sparire dentro di me quel vuoto costante che non mi permetteva di capire nella completezza chi fossi.
Mi fa sentire Rose.
E riesco, dopo infiniti svenimenti, ad addormentarmi tranquilla, serena per la prima volta da quando sono chiusa qui dentro.



RIECCOMI QUI!!
SPERO MI FACCIATE SAPERE COSA NE PENSATE DEL CAPITOLO, DELLA STORIA, SE ROSE RIACQUISTERA' TOTALMENTE LA PROPRIA MEMORIA, SE EVELINE E' COLPEVOLE O NO, BHE QUALSIASI COSA VOGLIATE FARMI SAPERE!
GRAZIE PER ESSERE ARRIVATI FINO A QUI, AL PROSSIMO CAPITOLO!
UN BACIO,
HERM:*

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Capitolo 45
*** Capitolo 44 ***



CAPITOLO 44


Pov Eve

Mi hanno rinchiusa in questa stanza da una decina di minuti e ancora non ho capito perché mi abbiano portato via.
Le uniche parole che sono riuscita a sentire, mentre i due Auror mi portavano via sotto le urla di Al che cercava di aiutarmi, erano state “è in arresto per tentato omicidio nei confronti di Rose Minerva Weasley”, e bhe spiegava tutto quello che avevo bisogno di capire.
Non riesco a credere davvero che sia successo. Non sarei riuscita a fare del male a Rose neanche sotto tortura, figurarsi tentare di ucciderla.
Non ho ancora smesso di piangere, unica cosa che mi è permesso fare in questa stanza semi buia, arredata da un solo tavolo, una sedia e un lampadario oscillante sul soffitto.
Davanti a me vi è uno specchio, o meglio un vetro specchio, quello solito nei film polizieschi babbani. Non sapevo che anche la stanza interrogatori del mondo magico fosse esattamente arredata così.
Ma non importa, dato che non riesco ancora a credere di trovarmi qui, mentre vogliono arrestarmi per il tentato omicidio di Rose.
Come possono credere che io possa averle fatto questo? Alleandomi con Alex e Bethany Krum? Ancora più surreale.
Rose è l’unica famiglia che mi è rimasta, dopo di lei non ho nessun altro.
-Signorina Zeno- mi riporta alla realtà una voce.
Non mi sono neanche accorta della porta che si apriva e del Capitano White che si sedeva su una sedia, esattamente di fronte a me.
Mi guarda come se fossi già colpevole, come se desse per scontato che io l’abbia fatto.
-Do ufficialmente inizio al suo interrogatorio, signorina Eveline Zeno- parla con voce dura, senza staccare gli occhi dai miei, che non hanno smesso di piangere ancora.
-I suoi colleghi Alex Sheppard e Bethany Krum hanno entrambi affermato che lei sia la terza complice del reato. Ha qualcosa da dire?- mi domanda senza troppi giri di parole, mentre la piuma posta al lato del tavolo inizia a scrivere, con un solo colpo di bacchetta da parte del Capitano.
-Non centro nulla - sussurro con fatica, mentre mi sale un singhiozzo profondo.
-Erano sotto l’effetto del Veritaserum- mi fa notare con voce eloquente, come a dimostrarmi che loro non potevano mentire in quel momento, mentre io si.
-Io non centro- ribatto allo stesso modo di prima.
Che cosa vuole sentirsi dire? Che centro qualcosa, che ho tentato di uccidere l’unica persona che rappresenti una specie di famiglia per me?
-Sarebbe d’accordo se le facessimo bere un po’ di Veritaserum?- mi domanda, ma senza neanche aspettare una risposta da parte mia, con un cenno veloce della mano apre la porta della stanza.
La persona, che aspettava solo questo momento per entrare, fa un paio di passi per raggiungermi e posa esattamente di fronte a me un’ampolla piccola, che conterrà sicuramente la pozione del Veritaserum.
-Se è d’accordo, lo dica a voce alta- continua la voce del Capitano White.
Se bere del Veritaserum significa che mi lasceranno andare e che potrò quindi ritornare a casa, facciamolo.
-Sono d’accordo- cerco di dire con voce sicura e decisa.
Non voglio dargli l’impressione di averne paura, anche se ne ho. Sto pur sempre bevendo una pozione sotto interrogatorio per tentato omicidio, perciò anche se sono sicura di essere innocente, ho comunque paura che possa travisare delle parole, dato che il Capitano White sembra dare già per scontato la mia colpevolezza.
-Beva allora- mi incita a farlo con sguardo vittorioso.
Prendo tra le mani la piccola ma potente ampolla e ne butto giù il contenuto in un solo sorso.
Chiudo gli occhi e prendo un profondo respiro, prima di ritornare a guardare la faccia soddisfatta e vittoriosa del Capitano White.
-Come si chiama?- inizia.
-Eveline Zeno-
-Quanti anni ha?-
-Diciassette-
-Il nome di sua madre e di suo padre-
-Abbey e Raphael Zeno-
Ho risposto alle domande con fare meccanico, senza rifletterci su. Dentro di me sento leggerezza, un senso di rilassante calore, che sembra abbia svuotato la mia mente da ogni tipo di pensiero.
È una cosa abbastanza ovvia, dato che il Veritaserum, pozione della verità, invoglia a dire la verità senza pensarci.
-Okay, funziona- sembra aver sussurrato il Capitano, prima di scrivere qualche riga su quello che assomiglia ad un fascicolo.
-Che rapporto ha con la vittima?- mi domanda senza smettere di scrivere sul rapporto che ha davanti a sè.
-E’ l’unica famiglia che mi è rimasta. È una sorella, un’amica, tutto- rispondo con voce rotta dal pianto.
Più il Capitano White mi guarda con quell’aria da “sei colpevole ed io lo so”, più mi sento una merda.
Non dovrei, dato che so di non aver fatto niente e di non averlo neanche mai pensato, ma mi mette comunque in soggezione.
-Lei non ha una famiglia?- continua con le domande.
-Mia madre è morta a causa dell’alcoolismo quando io avevo dodici anni, mentre mio padre è sparito quando ne avevo sette-
Non mi è mai piaciuto raccontare come si sia sfasciata la mia famiglia. Come, da un giorno all’altro, io abbia perso tutto e tutti, di come mi sia ritrovata sola e abbandonata senza qualcuno che lottasse per me.
-Rose però è la sua famiglia adesso, come mai?-
Mi viene quasi da sorridere, nonostante continuano a scendermi le lacrime.
-Rose mi ha sempre voluto bene, mi ha accettata fin dal primo giorno in cui mi ha visto. Non le è importato che avessi una madre alcolizzata e un padre violento, lei e la sua grandiosa famiglia mi hanno accolto a braccia aperte-
-Non è mai stata gelosa della grandiosa famiglia di Rose?-
-Qualche volta sì, soprattutto all’inizio. Ho sempre desiderato una mamma che pensasse prima a me e poi all’alcool, ho sempre sperato in un papà che mi abbracciasse invece che mi picchiasse. Quando sono diventata più grande invece ho solo capito quanto io fossi stata fortunata ad aver incontrato Rose quel giorno sul primo treno per Hogwarts e di conseguenza ad aver incontrato tutta la sua famiglia-
Lancio uno sguardo sul Capitano White che aveva smesso di scrivere sulla carta ingiallita del fascicolo, ma me ne pento subito. Sul viso ha un’espressione chiara di scetticismo, come se non credesse ad una parola che sto dicendo.
Ho bevuto il Veritaserum, come potrei mentire?
-Perciò non è mai stata gelosa di Rose e della sua fortuna?- mi domanda di nuovo.
-Gliel’ho detto, magari all’inizio sì, ma poi ho cap.. -
-Sì, sì certo, poi ha capito quanto fosse stata fortunata- mi interrompe il Capitano, scimmiottando le parole dette da me poco prima.
Mi infastidisce e non poco.
-E’ la verità- ribatto dura, smettendo finalmente di piangere.
-Ma certo signorina- ribatte quasi sorridendo il Capitano White - E’ esattamente quello che hanno detto i suoi complici amici -
Cosa?
-La gelosia può essere dura da controllare- continua con aria vittoriosa - per questo è quasi sempre il movente principale di un omicidio-
-Io non ho tentato di uccidere Rose- ribatto dura, ma con una lieve nota di disperazione nel finale.
Non so quanto possa servire questo interrogatorio, se il Capitano White è già convinto che io sia colpevole. Le mie paure quindi non erano infondate, dato che è riuscito a capirci quello che gli serviva dalle mie parole.
-Quindi può dirci o aiutarci a capire come mai, tra tutti, hanno fatto il suo nome?- mi domanda con tranquillità.
Sembra quasi che sia un gioco per lui.
-Non lo so, questo dovete chiederlo a loro- ribatto decisa.
Non ho intenzione di permettere a nessuno di insinuare che io possa aver tentato di uccidere la mia migliore amica-sorella, come ci piace definirci.
-L’ho fatto signorina e mi hanno risposto le stesse cose che ha detto lei. Gelosia per la fortuna di Rose di avere una famiglia che lei ha sempre desiderato-
-La gelosia l’ho provata i prima anni, dopodichè mi sono sentita fortunata anche io-
Non so se sia dovuto al tono determinato con cui ho parlato, ma per la prima volta il Capitano White mi guarda con sguardo confuso.
-Ha mai avuto rapporti con Alex Sheppard e Bethany Krum?- mi domanda di colpo, riniziando a scrivere sul fascicolo con aria frettolosa, come se avesse paura di dimenticarsi cosa voglia scriverci sopra.
Adesso sono io un attimo confusa.
-Con Alex solo quando si è frequentato con Rose … -
-E prima?- mi interrompe il Capitano White, di nuovo.
-No mai, non l’ho mai visto prima di allora- ribatto, mentre il Capitano inizia a sfogliare con velocità le pagine che compongono quel fascicolo.
Ovviamente non ho la più pallida idea di cosa stia cercando.
-Mmm- mormora, fermandosi di colpo come se finalmente avesse trovato quello che cercava.
Scorre con gli occhi frettolosi le righe della pagina su cui si è fermato e poi mi rivolge uno sguardo impassibile.
-Con Bethany Krum, invece?-
-No, per me è sempre stata solo l’assistente del Professor Delby di Difesa contro le Arti Oscure-
Mi lancia un ultimo sguardo confuso, prima di rinziare a sfogliare le pagine.
Mi prendo un momento per girare lo sguardo sulla stanza.
Il vetro-specchio riporta la figura del Capitano White chino sul tavolo intento a dimenarsi per sfogliare le pagine il più velocemente possibile. Mi sposto un pochino di lato per guardare il mio volto stravolto dalle lacrime, nonostante abbiano smesso da un po’ di scendere.
Ho un luccichio strano negli occhi però, come se non fossi veramente io quella riflessa. Probabilmente sono talmente stravolta e ancora sotto shock da avere anche più paranoie del solito.
L’Auror che ci aveva portato il Veritaserum prima è scomparso insieme all’ampolla, noto solo adesso.
Per il resto il lampadario continua ad oscillare e la stanza a sembrare semibuia e vuota. Uno scenario un po’ terrificante, se ci penso bene.
-Che rapporto aveva con suo padre?- mi domanda di colpo il Capitano White, smettendo di trafficare smaniosamente con le pagine di quel maledetto fascicolo.
-Non lo avevo-ribatto con voce neutrale, senza capire io stessa che tipo di emozione sento nel parlare ad uno sconosciuto di mio padre.
-L’ha sempre maltrattata o c’è stato un tempo in cui invece non lo faceva?- continua, sembrando quasi attento nello scegliere le parole giuste.
Era successo qualcosa che io non avevo probabilmente afferrato, dato che aveva smesso di guardarmi come se fossi un’assassina da un momento all’altro.
-Non lo so, ero troppo piccola- ribatto sempre senza emozione, tanto da risultare estranea anche a me stessa.
-Ha mai notato dei comportamenti strani in suo padre?- domanda, tirando fuori un foglio dal fascicolo.
-Magari l’aggrediva improvvisamente o cambiava personalità da un giorno all’altro?- continua con le domande dopo il mio sguardo confuso.
-Non me lo ricordo, le ho detto-rispondo evidentemente dura.
-Non ricorda niente di niente su suo padre?- continua il Capitano White, senza smettere di guardarmi attentamente negli occhi.
-Dove vuole arrivare scusi?- ribatto infastidita -Le ho detto che non so niente, punto e basta-
Se dovesse chiedermi ancora di mio padre, probabilmente impazzirei.


Se qualcuno avesse guardato la scena dal di fuori si sarebbe reso conto del repentino cambio di sguardo di Eveline Zeno.
Da un momento all’altro, secondo il Capitano White, non era sembrata più la stessa.
Quel luccichio, che Eveline stessa aveva visto in sé nel vetro-specchio, lo aveva notato anche il Capitano White.
Uomo con oltre trent’anni di carriera, passato da essere un’assistente Auror, ad un Auror vero e proprio ed infine ad un Capitano di una delle tante divisioni che vi erano nel Dipartimento degli Auror, aveva sempre avuto uno spiccato senso dell’osservazione.
Riusciva a captare dettagli ed emozioni che molti suoi colleghi non erano in grado di vedere.
Per questo si era accorto subito di come la sofferente, triste e spaventata ragazza che si era ritrovato davanti all’inizio dell’interrogatorio, si era trasformata improvvisamente in un’altra persona, più dura, impassibile, come se dentro di sè non vivesse nessun tipo di emozione, neanche più la paura.
Ma come era possibile questo?
A questa domanda il Capitano White però non riusciva a rispondere. Sapeva solo che, volente o nolente, questa ragazza aveva partecipato al tentato omicidio di una ragazza innocente.
Sapeva che il padre di questa ragazza era affetto da una malattia mentale chiamata Disturbo della personalità, ecco spiegato il suo essere così violento. Si stava quindi chiedendo se questa ragazza non avesse ereditato questa malattia dal padre.
Ma come poteva non ricordarsi di quello che faceva?
L’unica soluzione sarebbe stata quella di ricoverarla e farle una visita psichiatrica.

***
Pov Rose

Quella mattina mi ero svegliata con una forte e chiara consapevolezza di me e non ci avevo messo che pochi attimi per dirlo subito al Dottore.
-Sono una strega- esclamo con voce radiosa, saltando giù dal letto.
-Cosa intendi per “una strega”?- mi domanda attento, mentre cerca di sembrare tranquillo intanto che prende la sedia posta nell’angolo della stanza.
-Vuol dire che ho ricordato che Hogwarts è una fantastica scuola di magia e stregoneria e che io ne solo la strega più brillante della mia età- manca quasi che inizio a saltellare come una bambina alla quale hanno dato il proprio lecca lecca preferito.
-Identica a tua madre proprio- ribatte il Dottore, lasciandosi andare però ad un sorriso contento -Hai ricordato altro?- domanda subito dopo.
-Ho ricordato quando sono stata smistata in Grifondoro e quando ho imparato l’incantesimo Expecto Patronum- rispondo senza togliere il sorriso dal mio viso.
Ho voluto evitare di raccontare gli infiniti litigi tra me e suo figlio. Vagli a spiegare che il mio Patronus volpe ha ucciso il suo patronus serpente e che non ho fatto altro che chiamare suo figlio furetto spelacchiato, sicuro mi chiude qui dentro e butta la chiave. E poi, voglio cercare di convincerlo a farmi andare a leggere su quella terrazza e fargli sapere dell’amorevole rapporto che avevo con il figlio, non mi sembra il giusto passo per intavolare la discussione.
-Molto bene. Ti senti stanca o hai dolori particolari di cui parlarmi?- mi domanda sedendosi sulla sedia, mentre io non riesco a stare ferma sul mio posto.
-No, anzi, stanotte ho dormito benissimo per la prima volta-
È stata la notte più tranquilla che io avessi vissuto da quando mi hanno rinchiuso qui dentro. Niente sogni, niente incubi, niente buio opprimente o sensazione di panico, tutto calmo e sereno.
-Anche io ho buone notizie- dice il Dottore, tirando fuori una cartelletta -Le trasfusioni di sangue hanno funzionato e hanno ripulito il tuo sangue perfettamente. Perciò l’Aconito è stato definitivamente eliminato-
Oggi è iniziata bene e continua meravigliosamente.
-Fuori pericolo?- domando con un sorriso a trentadue denti sulla faccia.
-Fuori pericolo- conferma il Dottore.
Veniamo interrotti da qualcuno che bussa alla porta. Presa da un’eccessiva euforia mi ci catapulto quasi sopra e ne spalanco l’entrata.
-Ciao Rose- mi saluta l’infermiera dai lunghi capelli neri e dagli occhi azzurrissimi -Ho una lettera per te- dice, porgendomi una busta intestata a me in una calligrafia elegante e raffinata.
-Grazie mille- dico con un sorriso, prima d richiuderle la porta dietro.

A Rose Weasley

-Posso aprila?- domando al Dottore -Oppure ha bisogno ancora di me?-
Il primo pensiero che ho avuto è stata la promessa di Scorpius di riempirmi di lettere durante tutta la mia permanenza in ospedale, quindi sono elettrizzata di scoprire che cosa mi ha scritto. Il Dottore lancia uno sguardo veloce sulla calligrafia con la quale è stato scritto il mio nome e poi, con il ghigno che ho imparato a riconoscere anche sul viso di Scorpius, mi saluta -Certo, ti lascio tranquilla-
Non appena si chiude la porta dietro di sé, mi butto sul letto a gambe incrociate e apro la lettera più veloce che posso, la srotolo per bene e mi accorgo di trovarmi una lettera più lunga di quanto mi aspettassi: un foglio intero scritto fitto.

Cara Rossa,
Innanzitutto volevo farti sapere quanto mi dispiace non essere stato lì con te durante la Trasfusione di sangue, ma gli adulti (leggi mio padre) ha pensato bene che ti avrei distratto. In realtà secondo me voleva solo farmela pagare per quella mattina in cui sono scappato senza dargli la possibilità di riempirmi le orecchie con il suo sproloquio genitoriale. Sai, sa essere veramente pesante!
Ma, ho anche un’ottima notizia, in realtà spero che ti faccia piacere. Domani pomeriggio ho convinto gli adulti (leggi mio padre) a venirti a trovare, perciò aspettami.
Inoltre, ti avevo promesso una lettera intera su cosa fosse il Quiddcht e perché sia il nostro sport e il migliore nel mondo, ma l’altro giorno mi sono ricordato di un libro che farà sicuramente al caso tuo “Il Quiddicht attraverso i secoli” dall’autore con un nome impronunciabile, ma formidabile Kennilworthy Whisp. Domani quando verrò a farti visita, sarà la prima cosa che ti darò.
Inoltre mio padre mi ha detto che ti ha mostrato quanto sia favolosa la Terrazza Wonders e ciò che hai combinato. Dopodiché mi sono fatto raccontare la versione anche dall’infermiera Tich (capelli neri e occhi azzurrissimi) e sono totalmente ed imprevedibilmente d’accordo con mio padre. Sì, hai letto bene, sono d’accordo con lui.
Ma solo perché mi preoccupo per te!
E, inoltre, questa tua marachella, renderà più complicata la mia intenzione di convincere papà a portarti su quella Terrazza nell’orario del tramonto, perché, fidati di me, è il miglior tramonto che tu possa vedere nella tua vita.
Ma vedrò di inventarmi qualcosa.

Albus mi costringe a scriverti che gli manchi tanto e che appena potrà verrà a trovarti anche lui.
Lily invece vuole che ti ricordi quanto tu sia forte, grintosa e sexy (giuro sono parole sue, anche se mi trovo perfettamente d’accordo) (pasticcio incomprensibile)  Scusa, Albus tuo cugino è un emerito deficiente!
Roxy ti fa sapere che ti vuole un sacco bene e che manchi anche a lei.
I gemelli Scamander non vedono l’ora di riaverti qui, dato che le tue cugine sono diventate due matte senza cervello più del solito e hanno bisogno che qualcuno le tenga a bada.
Ecco, io ho scritto tutto, adesso se la vedono tra di loro.
Lysander ha appena ricevuto un calice di succo in testa e Lorcan un piatto di Porridge. Buona colazione!
Come avrai capito manchi a tutti quanti!

Finalmente mi lasciano solo.
Manchi soprattutto a me e anche tanto. Mi manca parlare con te, ridere con te e soprattutto litigare con te. Poi è più divertente fare la pace no?
Comunque, non vedo l’ora di rivederti e di riabbracciarti!
Un bacio,
Tuo Scorpius

P.S. Sono Lily, scrivo velocissima prima che torni l’innamorato. Mi raccomando tiralo un po’ su, dato che sembra un morto che cammina. E, non voglio di certo metterti pressione eh, ma ad Hogwarts qualcuna inizia a puntarlo! ;)
Ti voglio bene ricordatelo sempre.

E meno male che mi vuole bene, altrimenti avrebbe trovato metodo migliore per farmi rodere il fegato. Sono consapevole della bellezza di Scorpius, ma non mi sono mai posta domande su cosa potesse fare ad Hogwarts senza di me, mi ero fidata delle sue parole e dei suoi occhi.
E nonostante continuo a crederci in quegli occhi grigio ghiaccio riscaldati ed illuminati da pagliuzze dorate, il pensiero che altre possano provarci mi da comunque fastidio.
Tolto questo, sono contenta di ogni singola parola scritta in questa lettera.
Partendo dal fatto che mi verrà a trovare, fino alla possibilità che grazie a lui uscirò da questa stanza opprimente.
Anche se non mi va tanto a genio che lui sia d’accordo con suo padre a proposito della litigata con la paziente durante la mia prima gita sulla Terrazza, che avevo appena scoperto si chiamasse Wonders (Meraviglie), dato che non avevo fatto niente io alla fine.
Continuando dai saluti di tutti i ragazzi a quelli di Scorpius, che mi hanno fatto più piacere di quanto mi aspettassi. Quelli dei ragazzi mi hanno strappato una risata e quelli di Scropius mi hanno commosso, dato che manca anche a me parlare con lui, ridere e, bhe, baciarlo. Lui non ha fatto menzione del bacio che ci siamo dati, ma questo può essere dovuto al fatto che fosse circondato dagli altri, impiccioni e ficcanaso, soprattutto mia cugina Lily a quanto ho notato.  
O almeno spero sia questa la ragione.
Adesso che ci penso però l’unica a non essere stata menzionata è stata Eveline e mi è un po’ dispiaciuto. Poteva almeno farsi scrivere che era a lezione, o che ne so io, e salutarmi comunque.
Bhe, non è di certo questo il momento per rovinare la prima lettera che ho ricevuto da Hogwarts. Per paura di perderla o altro, individuo l’unico cassetto sulla destra in alto che c’è nella scrivania e ce la infilo dentro con delicatezza, appoggiandola sopra ai pochi libri che la mia famiglia mi ha regalato.
Poco prima di appoggiarci sopra la lettera rimessa apposto con cura, un libro attira il mio sguardo: Storia di Hogwarts di Bathilda Bath.
Ha una copertina scura di pelle, con inserti e ghirigori illuminati in oro in alto rilievo. Il titolo in una scrittura ricercata e distinta, viene risaltato da uno stemma, che immagino sia quello della scuola. In alto a sinistra un leone, che mostra con fierezza la propria maestosa criniera, guarda in faccia un serpente, che mostra invece la propria lingua biforcuta in risposta.
In basso a sinistra, vi è un tasso dall’aria tenera che sembra voglia arrampicarsi, oppure scappare dalla presenza reale dell’aquila, che punta lo sguardo sul tasso dal suo angolo in basso a destra.
In mezzo hanno una grande H gigante, che sta a riprendere il nome della scuola, Hogwarts.
Rimango un minuto buono ad ammirare questo stemma, la rilegatura del libro e a toccare con mano lieve i ghirigori e il titolo in oro messi in rilievo.
Questa è la scuola a cui appartengo, nella quale ho vissuto sicuramente i miei anni migliori, dove ho imparato piano piano ad essere una piccola donnina.
Sento di avere il bisogno di leggere questo libro, perciò mi avvicino al letto, appoggio la schiena sul muro alle mie spalle e giro la copertina.
Entro nel magico mondo di Hogwarts, la scuola di magia e stregoneria più illustra dell’Europa.


***

Alla fine ieri sono stata tutto il giorno a leggere di Hogwarts, della sua storia, dei suoi fondatori, delle sue battaglie e delle sue vittorie.
Stamattina invece mi sono svegliata presto, molto prima che portassero la colazione, ansiosa di vedere di nuovo Scorpius.
È una vera tortura stare in camera senza fare nulla, senza neanche sapere che ore siano. Continuo a toccarmi i capelli, nella speranza che lavarli non li faccia diventare più crespi e folti di quanto non lo siano normalmente. Chiedo all’infermiera se magari posso avere un elastico o un ferma capelli, ma mi informa che è vietato ai pazienti esser dotati di tali oggetti, non possono rischiare che si facciano del male.
Quando le ho fatto notare che non ero a tutti gli effetti una malata di mente, lei mi ha semplicemente risposto che sono le regole e vanno rispettate.
Le ho chiesto se potessi avere una vestaglia un po ‘ più carina, non so più femminile, ma con un sorriso cordiale mi ha fatto sapere che tutte le vestaglie dovevano essere uguali per tutti.
In poche parole, sono sicura di ritrovarmi con dei capelli che assomigliano più ad un cespuglio sregolato, un sacco di juta come indumento e un paio di ciabatte ad abbellirmi i piedi.
Niente trucco, niente acconciatura particolare, l’unica cosa che mi rimane è la speranza che le ultime notti passate tranquille non mi facciano avere una faccia troppo trasandata o disperata, dipende dai punti di vista.
Neanche nel piccolo bagno dove di solito mi portano a farmi la doccia o le altre mie cose non c’è possibilità di specchiarsi, questione di sicurezza, perciò ho davanti a me solo l’ignoto.
Passo la mattinata a fare avanti ed indietro, saltando ogni volta che qualcuno bussa alla porta.
La visita del Dottore è stata divertente, dato che ha passato tutto il tempo a prendermi in giro.
“Ti vedo distratta oggi, come mai?”
“Se non la smetti di toccarti i capelli, ti cadranno uno ad uno”
“E’ inutile che guardi la porta, non arriverà prima di oggi pomeriggio”
E via così fino all’infinito, con un ghigno divertito costantemente stampato sul volto.
Una vera tortura.
Per fortuna se n’è andato abbastanza in fretta, facendomi sapere che aveva cose importanti da fare ed io stavo più che bene.
Bhe, ovviamente fisicamente parlando, dato che non ho ricordato più niente da quando ho capito di essere una strega.
Mi hanno portato il pranzo, minestrina come primo, carne bianca e patate scotte e insipide come secondo.
Ho mangiato alla velocità della luce, credendo quasi che una volta finito di mangiare, il pomeriggio, e  quindi il momento in cui sarebbe arrivato Scorpius, sarebbe arrivato in fretta.
Ovviamente mi sbagliavo.
Per passare il tempo, ho riletto la lettera che mi ha inviato ieri almeno una cinquantina di volte, tanto da poterla ridire a memoria con tanto di intonazione nella voce.
La stavo giusto rileggendo per … bhe, ho perso il conto, quando qualcuno bussa forte alla porta.
Come se avessi una molla sotto al sedere, scatto volando in direzione della porta, prima di inciampare e finire con la faccia a terra.
-Okay, Rose, calmati. È solo Scorpius, miseriaccia- sussurro a me stessa, mentre mi rimetto in piedi e faccio un respiro profondo.
Con le migliori intenzioni di risultare tranquilla e un’ultima sistemata ai capelli disastrosi, apro la porta.
-Ciao Rossa- mi saluta con un enorme sorriso sul volto e un piccolo libro sotto il braccio.
Jeans scuri e maglia a mezze maniche verde militare, colore che fa risaltare inevitabilmente quel grigio ghiaccio dei suoi occhi.
-Ciao Scorpius- dico imbarazzata.
Sembra ancora più bello dell’ultima volta che l’ho visto, anche se non mi sembrava possibile.
Dopo un paio di secondi troppo lunghi, mi sposto dalla porta con un salto, per permettergli così di entrare nella stanza.
Lui cerca di non farmi notare che sta ridacchiando, ma la mia goffaggine farebbe ridere chiunque.
-Questo è il libro di cui ti ho parlato ieri- dice appoggiando la giacca di pelle sulla sedia e porgendomi il libro.
Chiudo la porta e mi giro nella sua direzione. Oggi mi viene difficile guardarlo negli occhi, mentre non riesco a non smettere di fissare il resto. Collo, spalle, pancia piatta, gambe, tutto sembra così perfetto in lui.
Io? Mannaggia alle regole di questo ospedale che mi fanno sembrare una scappata di casa.
Mentre rimango come una babbuina a fissarlo, lui continua a tenere il braccio sospeso per porgermi il libro di Quiddicht che non aspettavo l’ora di leggere.
-Rose- mi richiama ridacchiando.
-Si grazie- mi riprendo, dandomi qualche schiaffo mentalmente, e non so quale spirito di mago devo ringraziare ma riesco a recuperare tra le mie mani il famoso Il Quiddicht attraverso i secoli.
Sembra un libro vecchio, anzi più che vecchio consumato, letto e riletto da un migliaio di occhi, affascinati quanto me di sapere di più su questo sport.
Sono curiosa di sapere come mai questo sport sia così amato.
-Allora come stai?- mi domanda prendendo posto sulla sedia, mentre io ripongo il libro insieme agli altri, nell’unico cassetto della scrivania.
-Molto bene- rispondo, sedendomi poi sul letto, di fronte a lui -Ho ricordato qualcos’altro, te lo ha detto tuo padre?- domando con un sorriso.
-Davvero?- mi domanda sobbalzando sulla sedia -Cosa?-
-Ho ricordato che sono una strega della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, smistata in Grifondoro e che il mio Patronus è una volpe-
Evito di dire anche a lui che il mio Patronus ha attaccato il suo, tanto lo so già che non andavamo d’accordo prima di superare le nostre barriere.
-Sono contentissimo per te Rose- mi dice, prima di alzarsi e abbracciarmi.
Il profumo delicato della sua pelle mi arriva subito alle narici, mentre le sue braccia si allacciano alla mia vita.
Mi tira su con forza e mi fa volteggiare, mentre mi stringo al suo collo e rido, ridiamo insieme in realtà.
-Vuoi vedere qualche magia?-mi domanda, rimettendomi giù delicatamente.
Tira poi fuori una bacchetta di legno massiccio, dalle venature marroncino chiaro. Tutta la struttura è impreziosita da una serie di puntini, che fanno pensare ad un’insieme di stelle, a delle costellazioni.
-Non si possono fare magie fuori da Hogwarts se si è minorenni- ribatto senza pensarci.
-E’ vero Rossa, ma io sono maggiorenne- risponde prima di agitare la mano e un lungo fascio di luce azzurra fuori esce dalla bacchetta.
Ho riconosciuto subito l’incanto Patronus, dato quanto ne ero rimasta piacevolmente sorpresa, ma mi sarei aspettata di vedere un serpente, non un lupo bianco e candido come la neve e con due incredibili occhi grigio ghiaccio uguali a quelli di Scorpius.
-Cosa?- si lascia scappare Scorpius, anche lui evidentemente sorpreso dal suo nuovo patronus.
Intanto il lupo con fare lento si avvicina a me e dopo un attimo di panico, nonostante sappia che è un patronus e quindi non mi farebbe niente di male, l’animale mi strofina il muso sulla mano, come a cercare coccole.
Una lieve sensazione di fresco mi arriva sulla mano, mentre cerco di accarezzare il lupo, agitando la mano nel nulla.
-Pensavo fosse un serpente il tuo patronus-  dico senza staccare gli occhi dal lupo, che allontanatosi da me, si è lasciato andare ad una veloce corsa intorno alla stanza, prima di posizionarsi sul letto, con il muso intento a fissarci.
-Come fai a sapere che era un serpente?- mi domanda Scorpius incredulo.
-Durante la lezione dei Patronus, la mia volpe ha attaccato il tuo Patronus e ricordo fosse serpente- dico tranquilla, ancora affascinata ed attratta dalla bellezza pura del lupo bianco dagli occhi grigio ghiaccio.
-Ha gli occhi uguale ai tuoi- continuo sovrappensiero, mentre finalmente riesco a slacciare i miei da quelli dell’animale e puntarli su quelli di Scorpius, che mi guarda con sorpresa. Riesce per questo ad annuire soltanto nella mia direzione.
Sembra stia meditando su qualcosa a cui non riesce ad arrivare e alterna lo sguardo da me al lupo.
-Cosa c’è?- domando un po’ preoccupata.
-Si dice che un Patronus di una persona cambi raramente, può succedere solo in presenza di un trauma o di una forte emozione-mi spiega, anche se non riesco ad arrivare a capire quello che mi vuole dire.
-Prova a lanciare l’incanto Patronus- dice subito dopo, mettendomi letteralmente in mano la sua bacchetta.
-E’ la bacchetta a scegliere il mago, non posso usare la tua come se fosse la mia. E ti voglio ricordare, che per me è come se la usassi per la prima volta, non posso mica lanciare un incantesimo che non ho mai fatto prima- rispondo con fare agitato.
Nel momento in cui le mie mani hanno toccato la sua bacchetta ho avuto una sensazione strana, come se fosse estranea, come se non fosse adatta a me.
Infatti, come il signore Olivander ricorda nel libro “La storia di Hogwarts” è la bacchetta a scegliere il mago e ognuno di noi nasce con una bacchetta a cui si è destinati.
-Te lo insegno io l’incantesimo, adesso. Ho bisogno di vedere il tuo Patronus- insiste Scorpius -e, tanto per specificare, non è la prima volta che lo fai questo incantesimo. Sei o non sei la strega più brillante della tua età?- mi domanda con un sorriso di incoraggiamento.
Cerco lo sguardo del lupo e ci rimango male quando non lo vedo più seduto sul letto.
-Dove è andato?-domando.
-Ho smesso di usare l’incantesimo e lui se n’è andato- risponde Scropius, per poi riportare il mio viso su di lui con una mano e di conseguenza la mia attenzione su di sè.
-Io credo in te, la mia bacchetta crede in te, tu devi credere in te stessa- mi incoraggia, mentre le mani iniziano a sudarmi.
-Come funziona?- domando e non riuscendo a resistere ai suoi occhi, porto lo sguardo sulla bacchetta dal legno massiccio che ho tra le dita.
-Pensa ad un ricordo felice, potente ed esclama con voce chiara Expeto Patronum- risponde Scorpius, mentre mi faccio quasi distrarre dagli infinti puntini di stelle da cui è cosparsa la bacchetta.
Lui si allontana di un passo.
Facile dire pensa ad un ricordo felice, dato che ne posso contare due sulle dita.
Il primo ovviamente è quando ci siamo riuniti tutti insieme, io e la mia famiglia. Chiudo gli occhi per focalizzare ogni singolo volto, i loro occhi, i loro sorrisi, le loro espressioni.
Gli abbracci con i quali mi hanno accolto e le parole di conforto che mi hanno riservato.
Così per i miei amici, che non si sono arresi e stanno combattendo insieme a me. Il loro sostenermi in continuazione e il non abbandonarmi mai.
Il secondo ovviamente è il bacio con Scorpius, che mi ha fatto sentire un’adrenalina in tutto il corpo mai provata prima. Mi ha stretta a sé e mi ha guardata come se fossi la persona più preziosa nella sua vita, mi ha fatto sentire bella, protetta, amata.
Quale ricordo scegliere?
Come far a capire quale dei due sia più potente?
Decido di fare un mix e concentrarmi su ogni viso, ogni abbraccio, ogni emozione che mi hanno fatto provare.
Con il loro aiuto sono riuscita a ricordare qualcosa della mia vita passata, episodi importanti e significativi, quindi perché credere di non riuscire a lanciare questo incantesimo grazie a loro.
-Expecto Patronum- dico credendomi decisa, ma in realtà sono terrorizzata.
Aspetto un paio di secondi prima di riaprire gli occhi e rendermi conto che davanti a me ho il nulla.
Bhe non che mi aspettassi altro.
-Se non credi in te, neanche lei crede in te- mi sussurra nell’orecchio Scorpius, abbracciando il mio braccio con il suo e la mia mano con la sua.
Il cuore inizia a battere furiosamente e le gambe quasi a tremare. So che vuole solo aiutarmi, che le sue intenzioni sono buone, ma è davvero difficile.
Rimango in un primo momento immobile sul mio posto e poi decido di abbassare il braccio e girarmi su me stessa per guardarlo negli occhi.
-Non ce la faccio così- dico in un sussurro con un tono dispiaciuto, perché ho capito che ci tiene tanto che io ci riesca, anche se non ho capito il perché ancora.
-Non fa niente, ritenteremo un’altra volta- mi sussurra di rimando, prima di portare una mano ad accarezzarmi il viso.
In automatico chiudo gli occhi, beata di sentire il suo calore sul mio viso.
-In realtà … -cerco di dire, prima di essere interrotta da lui, o meglio dalle sue labbra sulle mie.
E tutto intorno a me si spegne, anche l’intenzione di dirgli che il mio “Non ce la faccio così” è riferito alla sua vicinanza, che mi manda in confusione e all’aria ogni mia facoltà mentale.
Mi bacia lentamente, come ad assaporare ogni attimo di questo momento e io faccio altrettanto, gustandomi le sue labbra morbide dal sapore dolce del cioccolato.
Porto le mie mani ad allacciarsi sul suo collo, alzandomi in punta di piedi per avvinarmi di più a lui, che rafforza la presa sulla mia vita.
-Scusa non ho resistito- mi sussurra contro le labbra, dopo essersi leggermente staccato da me.
-Non ti preoccupare- gli sussurro di rimando, terminando in un sorriso.
Ogni volta che mi è vicino, che è con me, sono insolitamente troppo felice. Mi fa sentire serena, tranquilla.
E quando mi ritrovo le sue labbra così vicino, capisco quando dice che non resiste, perché sento anche io una forza al di sopra delle nostre facoltà che ci spinge uno verso l’altro.
Ecco perché le mie labbra toccano di nuovo le sue, perché neanche io riesco a resistergli.
Voglio sentire le farfalle nello stomaco che danzano e percepire il tremolio delle mie gambe, mi fanno sentire vulnerabile. Voglio sentire il battito del mio cuore accendersi ed unirsi al suo in un unico suono distinto, in un’unica corsa, questo mi fa sentire potente insieme a lui. Voglio sentire le sue mani su di me, la sua presa ferrea che mi stringe, la quale mi fa sentire protetta da lui. Voglio baciare e accarezzare quelle labbra morbide in un modo lento e dolce, assaporando delicatamente quel suo dolce sapore al cioccolato, che mi manda in bestia il cervello.
Vorrei farlo fino all’infinito se mi fosse possibile farlo.
Ed ogni volta che ci stacchiamo è una pugnalata di vento ghiacciato, che rompe la bolla di cristallo in cui ci rifugiamo ogni santissima volta.
Rimaniamo fronte contro fronte per un paio di secondi, prima di venire interrotti da un bussare incessante alla porta.
-Non è possibile- ringhia Scorpius infastidito -Ogni volta, finisce così- continua allo stesso modo, prima di lasciarmi un bacio a stampo e andare ad aprire la porta.
-Padre- saluta l’ospite che ci ha appena interrotto.
-Hai una bacchetta in mano perché … ?- domanda il Dottore con tono tra il divertito e il rimprovero.
Immagino che il divertito si riferisca alle labbra gonfie si Scorpius, il quale le sfoggia con orgoglio, mentre io mi sento avvampare dalla vergogna sotto il suo sguardo eloquente di saluto. È ovvio e chiaro cosa stessimo facendo poco prima che bussasse alla porta e di conseguenza perché Scorpius l’avesse salutato come se davanti a se avesse uno Schiopodosparacoda.
Il tono da rimprovero immagino e ipotizzo sia dovuto al fatto che siamo in un Ospedale e avere una bacchetta in camera di una paziente sia vietato
-Mostravo a Rose qualche magia- risponde con non curanza Scorpius alzando le spalle.
Godric quanto è piena di sotto intensi questa frase.
-Magie tipo?- domanda il Dottore con un ghigno sulla faccia.
Morgana, che imbarazzo. Datemi una buca dentro cui sotterrarmi per favore. Possibilmente, adesso!
-Tipo l’incanto Patronus papà- ribatte Scorpius deciso, guardando il padre con le sopracciglia alzate, come a significare “Ti sembra il momento di fare battute idiote come se avessi quindici anni?”.
Oh bhe, io l’ho interpretata così, poi non so.
-E’ vietato tenere una bacchetta Scorpius- continua con fare professionale questa volta il Dottore, facendo finta di nulla davanti al rimprovero del figlio.
Il Dottore è riuscito a passare dall’essere un quindicenne in fase di crescita ad un adulto fatto e finito, nel giro di una frase e mezzo. Wow, incredibile.
-Sai che Rose non è pericolosa come gli altri- ribatte immediatamente Scorpius.
Bhe, fate pure come se non ci fossi, nessun problema.
-E’ comunque vietato, non importa se Rose non è come gli altri, a tuo giudizio ovviamente- ribatte allo stesso modo.
Perfetto, mi vado a preparare un caffè?
-Non è solo il mio giudizio, è un dato di fatto-
-Questo lo dici tu. Nel mio reparto ogni paziente è uguale a tutti gli altri-
-Allora non sei obbiettivo, se metti tutti sullo stesso piano-
-Stai attento a come parli del mio lavoro Scorpius Hiperyon Malfoy-
Da una parte sono terrorizzata da questo scambio di battute, dato che li vedo entrambi agitati. Ma dall’altra so che devo intervenire, altrimenti finirà male, tipo che Scorpius viene cacciato dal padre e, alla fine, da un’intera giornata con lui ci passo una mezz’ora scarsa.
-Non credo sia motivo di litigare- intervengo con voce un po’ intimorita -E’ una bella giornata oggi no?-
Entrambi mi guardano come se si fossero dimenticati che nella stanza ci fossi anche io, con uno sguardo misto tra il confuso e il sorpreso.
Ah, bhe, grazie tante.
-Voglio dire, c’è anche il sole fuori- dico puntando il dito verso la finestra, che mostra un cielo soleggiato, ma anche pieno di nubi nere che preannunciano un temporale, mi accorgo lanciando uno sguardo veloce.
Per rendere il tutto meno imbarazzante, insomma.
Alle mie spalle li sento ridacchiare entrambi, almeno sono riuscita nel mio intento no?
-Okay Rossa, hai bisogno di uscire da qui- esclama Scorpius continuando a sorridermi e affiancandomi, posandomi poi un braccio dietro la schiena.
-Assolutamente no- ribatte in fretta il Dottore - Lei sa benissimo che da qui dentro non può uscire, soprattutto non dopo quello che ha combinato- mi rivolge uno sguardo serio.
-Non potrà mica rimanere rinchiusa per tutta la vita qui dentro papà- esclama veloce Scorpius.
-Non può uscire- controbatte tirando uno sguardo a Scorpius, come se ci fosse qualcosa che sanno solo loro e del quale non possono parlare davanti a me.
-Non succederà niente, se ci sono io con lei- ribatte il ragazzo biondo di fianco a me con tono deciso, ricambiando lo sguardo del padre.
Continuano a guardarsi negli occhi in una conversazione muta, mentre io cerco di trattenermi dall’urlare la mia presenza nella stanza.
Non voglio rovinare il momento con la mia testardaggine o curiosità di sapere che cavolo hanno da dirsi che non possono farmi sapere.
Se tutto andrà come spero, ovvero che riuscirò finalmente ad uscire di nuovo da questa stanza in compagnia di Scorpius, sarà proprio a lui che chiederò tutto e lo obbligherò a parlare.
-Hai detto che ti saresti fidato di me- parla all’improvviso Scorpius.
Si lanciano un altro paio di sguardi in un tacito botta e risposta, che mi obbliga a trattenere nuovamente la mia curiosità e il mio fastidio, dato che iniziano ad essere un poco irritanti. È brutto quando sei lì e loro ti ignorano palesemente.
-Va bene-sospira alla fine il Dottore -Ad una condizione- dice, porgendo la mano verso Scorpius -Dammi la bacchetta-
Dopo un piccolo cenno di tentennamento, Scorpius porge la bacchetta al padre.
-Una volta che te ne andrai da qui, te la ridarò- dice, riponendo la bacchetta del figlio in una tasca interna del camice che indossa.
Dopodichè ci lancia uno sguardo indecifrabile, alternando lo sguardo da me a Scorpius, fino al braccio che continua a tenere sulla mia vita.
-La responsabilità è tua- dice soffermandosi sul figlio - ma non per questo la responsabilità non sarà anche tua- soffermandosi su di me questa volta.
Io non oso neanche fiatare per timore che possa cambiare idea e anche Scorpius noto con la coda dell’occhio che risponde al padre con un solo accenno del capo.
Dopodichè il Dottore prende la via della porta e prima di andarsene definitivamente ci raccomanda di fare “i bravi”, mostrandoci il suo miglior ghigno alla made-in-Malfoy.

***

Siamo arrivati da una decina di minuti sulla Terrazza Wonders, vuota e isolata. Sarà quasi l’ora di cena, perciò il fatto che tutti i pazienti siano nelle loro stanze mi fa piacere. Mi fa piacere stare sola con Scorpius, che mi ha dato la sua giacca di pelle, dato che le nubi nere iniziano a far tirar su un venticello un po’ troppo fresco.
Siamo seduti su un dondolo sotto il portico e Scorpius ha un braccio sulle mie spalle. Mi piace un sacco annusare il suo profumo e guardare le sue labbra da una prospettiva così vicina, da farmi accorgere di ogni sfaccettatura, dalle piccole fossette quando ride fino al suo mordicchiarsi il labbro inferiore quando pensa intensamente a qualcosa che non riesce ad afferrare.
Un po’ come in questo momento, che cerca di ricordarsi l’ultima volta che Al è caduto dalla scopa.
Mi stava giusto raccontando degli episodi di Albus con il Quidditch e con la sua scopa imbizzarrita.
-Bhe, non ricordo, porco Salazar- si arrende alla fine - E poi Al dice sempre che se le scope volanti avessero un’identità, la sua sarebbe sua madre. Decide lei cosa fargli fare ed Al rischia di cadere una volta sì e l‘altra pure- ridacchia.
-Ma non sarebbe meglio comprarne una nuova?- domando con fare ovvio. Perché rischiare la morte tutti i giorni non ha proprio senso.
-L’ha fatto. Ma alla fine, nonostante se ne lamenti sempre, non riesce a sbarazzarsene. È la prima scopa che i suoi gli hanno regalato, ci è affezionato-
Rimaniamo un attimo in silenzio, mentre tremo leggermente sotto l’aria gelida del vento.
-Hai freddo?- mi domanda subito Scorpius -Se vuoi entriamo-
-No, no- ribatto veloce -Voglio stare qui- gli sorrido.
Piuttosto che entrare in quella stanza così in fretta, mi congelo le chiappe. E poi, avere freddo è la scusa più utile per farsi abbracciare da lui, quindi tanto meglio.
-Mi dispiace che con queste nubi nere tu non possa vedere il tramonto, sarebbe stato bellissimo- continua con un sorriso di scuse.
-Non importa- dico guardandolo negli occhi -Ci sarà sicuramente un’altra occasione-
E lo spero con tutto il cuore che possa esserci un’altra possibilità per stare insieme.
-Assolutamente si- ribatte lui con un sorriso.
Rimaniamo un po’ in silenzio a guardarci fisso negli occhi ed è così che mi accorgo del velo di malinconia che vi è dietro a quel superficiale grigio ghiaccio.
È contento di stare con me adesso, ma tutta la situazione che ci circonda probabilmente non lo lascia essere completamente sereno e felice. Come dargli torto.
Anche in questo caso riesco a capire come si sente, dato che anche io provo felicità nel stare con lui qui tra le sue braccia e invasa dal suo profumo, ma sento in egual modo che c’è quel senso di incompletezza che aleggia sopra le nostre teste.
Lui sa esattamente cosa è successo tra noi, sa cosa abbiamo vissuto insieme, quante volte abbiamo riso e quante litigato. Il primo bacio, il primo abbraccio.
Mentre dal canto mio non ho altro che fugaci ricordi sparsi qua e là, rimembrati nei miei momenti di ritorno al passato, e sensazioni ed emozioni vissute nel presente rinchiusa in un ospedale psichiatrico.
E vorrei così tanto ricordarmi di noi che mi strapperei i capelli.
-La prima volta che ti ho vista sul treno per Hogwarts- inizia con un accenno di sorriso sul volto -ho pensato che fossi la bambina più bella del mondo. Ho cercato in un primo momento di avvicinarmi a te, ma nel momento in cui mi sono accorto del modo in cui mi facevi stare zitto e smontavi tutte le mie certezze, ho pensato davvero di odiarti. Nei primi anni ne ero quasi certo, fino a che tuo cugino Al, con una battuta dietro l’altra, mi ha fatto capire che in realtà non ti sopportavo perché eri più testarda di me, più orgogliosa di me e molto più determinata-
Non ha tolto neanche per un attimo il suo sguardo da me, parlando con lentezza per esser certo che sentissi ogni singola parola, senza trattenere al tempo stesso quel tremolio nella voce, per dimostrare quanto fosse emozionato nel parlarmene.
-Non abbiamo mai smesso di litigare, sembrava che ogni occasione fosse buona. Io ti stuzzicavo, tu ribattevi e io contro ribattevo, così fino all’infinito, per sei lunghi anni. Ad un certo punto penso che litigavamo solo per abitudine, come se fosse un hobby, dato che avevamo iniziato anche a litigare su cose inesistenti-
Mi sta raccontando di noi, perché come al solito ha capito più di quanto mi aspettassi e ha intuito il mio bisogno di conoscere la nostra storia. Ha capito la mia necessità attraverso i miei occhi, senza che io dicessi una parola. Incredibile.
-Ad un certo punto, durante una delle nostre litigate, ti ho baciato. Mi stavi tirando dei libri addietro e per fermarti ti ho presa da un braccio e non appena ti ho avuta così vicina, non ho resistito. Da quel momento in poi, non ho capito più niente- continua lasciandosi andare ad una risatina.
-All’inizio pensavo fosse solo fisica la cosa, ma dentro di me sapevo che con te non poteva esserci solo questo. Più mi rifiutavi, più mi attraevi e dato che sei sempre stata più testarda e razionale di me, ci ho messo un po’ a convincerti di seguire il tuo istinto. Dal momento in cui l’hai fatto, tutto è venuto da sé- conclude, accarezzandomi una guancia.
-Quindi è bastato solo un bacio per farti cambiare idea su di me?- domando un po’ stranita.
Voglio dire, per sei anni non abbiamo fatto altro che litigare e lui addirittura pensava pure di odiarmi. Con un solo bacio, è sparito tutto questo?
Prima di rispondermi, lo vedo sorridere apertamente, come se fosse quasi certo di questa domanda.
-Il bacio è stato il punto di lancio, ma poi ho conosciuto Rose e non più solo Weasley- risponde con fare ovvio.
-E Rose cosa ha avuto in più di Weasley?- domando curiosa.
-Rose ha smesso di guardarmi con sufficienza, inveendomi contro ed ha iniziato a parlare con me e non contro di me- risponde con la stessa nonchalance di prima, anche se non sono propriamente soddisfatta di questa risposta.
-Ha iniziato a ridere con me- continua, sotto il mio sguardo un po’ dubbioso -a raccontarsi e quando ho scoperto quanto fosse speciale, non ho potuto fare altro che innamorami di Rose-
Nei suoi occhi sembra che voglia dire molto di più, che vorrebbe buttarmi addosso ogni singolo minuto impiegato per scoprirmi, per conoscermi, per amarmi. Leggo quanta storia ci sia dietro, ma nonostante questo, non comprendo il motivo per il quale non lo fa.
-Quando l’hai capito?- domando prendendogli l’altra mano e stringendogliela -Quando hai capito di esserti innamorato di me?-
Nel momento in cui pongo la domanda, mi accorgo di quanta ansia io abbia nell’attendere la risposta. Sento di non averci mai parlato così profondamente.
-C’è stata una volta in cui mi hai abbracciato forte. Ci siamo stretti uno all’altra e mi hai sussurrato grazie. Mi hai ringraziato perché non stavi vivendo un momento esattamente tranquillo e io cercavo di aiutarti in qualche modo, di proteggerti. Mi hai ringraziato e, non so cosa sia scattato esattamente in me, ma vederti così sciolta con me, sentire quanto tu ti fidassi finalmente di me e, di conseguenza, quanto io ci sperassi nella tua fiducia, mi ha fatto capire quanto io fossi legato a te, quanto in realtà mi avessi fregato e io mi fossi innamorato- mi risponde con gli occhi che gli luccicano e questo permette alle famose pagliuzze dorate di risplendere -Non è facile da spiegare a parole- ridacchia alla fine.
Rimango in silenzio, insicura di ciò che dire. Nei suoi occhi ci sono così tante emozioni che vivono al solo ricordare i nostri momenti, che mi fa sentire male. Io non ho la più pallida idea di ciò di cui sta parlando, di quello che abbiamo vissuto insieme.Voglio ricordare quello che siamo stati, come siamo arrivati fino a qui e voglio commuovermi esattamente come sta facendo lui adesso.
-Sai cosa ho imparato grazie a te?- mi domanda alzandosi dal dondolo.
-Cosa?- domando un po’ sorpresa dal repentino cambio di situazione.
-Quanto in realtà mi piaccia ballare- mi risponde con un sorriso, mentre mi tira su dalle mani.
Siamo ancora sotto il portico, anche se in piedi, e non più protetta dal suo calore, il vento si fa sentire più forte sulla mia pelle.
-Hai sempre ballato fin da bambina, poi hai interrotto per venire ad Hogwarts- fa due passi indietro, portandomi con sé -Hogwarts è una scuola in cui non smettono mai di esserci eventi di ogni tipo e quest’anno vi era una gara di ballo. Abbiamo partecipato insieme- continua portandoci in mezzo alla terrazza Wonders, dove il vento sembra più forte.
-E siamo qui in mezzo a congelarci le chiappe perché … ?- domando rabbrividendo.
Lui ha semplicemente una maglietta a mezze maniche sopra, mentre io ho ancora la sua giacca di pelle, eppure non vedo alcun brivido da parte sua, mentre io sento di star diventando un ghiacciolo vivente.
-Per ballare ovviamente- risponde avvicinandosi a me per lasciare le mie mani ed allacciarle sulla mia vita. Inevitabilmente sposto le mie sul suo petto.
-Non si può ballare senza musica- cerco di dire, mentre la sua vicinanza già mi crea qualche problema con le mie funzioni celebrali. Bhe, non è più una novità ormai!
-Ti faccio vedere la nostra coreografia, mentre cerco di canticchiarti la melodia-dice con fare allegro, mentre si posiziona all’improvviso alle mie spalle.
-Cosa fai?- domando contagiata dalla sua felicità.
-E’ così che iniziamo- mi sussurra, mentre porta la sua mano sulla mia spalla per poi farla scendere lentamente sul mio petto.
Sono completamente immobile sul mio posto, mentre mi canticchia la melodia della canzone, e, con mia grande sorpresa, non ho alcun imbarazzo a seguire i suoi movimenti. Mi lascio completamente guidare da lui, mentre apre entrambi le nostre braccia, seguite dalla forza del vento che sembra sempre più forte.
-I held on as tightly as you held onto me- continua a canticchiare nel contempo, mentre prendendomi dalla vita mi fa fare un leggero giro.

Nel momento in cui i miei piedi toccano il terreno, mi accorgo di avere di fronte a me lo stesso Scorpius, anche se vestito in un abito elegante. Seguendo una forza travolgente nata in me, danzo con lui sotto le note della canzone che poco prima mi stava canticchiando.
Mi afferra dalla schiena e mi tira su ed è grazie a questo gesto che i miei occhi attraversano quello che sembra un soffitto di stelle luminose. Dopo un paio di giravolte ritorno giù, tra le sue braccia, protetta come mai mi sono sentita.
Sempre sorretta dalle sue braccia,  faccio una spaccata mentre i miei occhi non riescono a staccarsi dalle affollate tribune di studenti, genitori e insegnati, che applaudono incessantemente.

‘Cause, i built a home
For you
For me

Until it disappeared
For me
For you

E proprio sotto le note di queste parole dolci e quasi sussurrate dal cantante, mi lascio andare all’indietro, per essere presa dalle braccia di Scorpius, che porta il suo viso all’altezza del mio.
E in questo secondo velocissimo mi accorgo degli occhi lucidi di Scorpius, della forte emozione che sta passando attraverso di essi, fino ad arrivare ai miei, al mio cuore. Sembra quasi di star cadendo per terra, dato il tremolio delle gambe.
Continuiamo a danzare e sembra quasi che voglia farmi capire quanto abbia voglia di stringermi a sé, camminando affianco a me, sorreggendomi e proteggendomi nei momenti di sconforto e quanto orgoglio provi nel costatare quanta fiducia io gli stia dando, mentre, senza alcun timore di cadere, mi lancio tra le sue braccia stringendomi forte a lui.

And now, It’s time to leave and turn to dust

Ed esattamente come prima, nel momento in cui i miei piedi toccano il terreno, sento sulla mia pelle il ritorno del forte vento della Terrazza Wonders, mentre Scorpius non smette di canticchiare le ultime note della canzone.
Non c’è bisogno che lui mi dica come continui la coreografia, le sue note finali, perché la stessa forza travolgente sentita in me fino in quel momento non ha smesso un secondo di guidarmi, anche quando sono ritornata nel mio tempo.
Ho rivissuto quel momento della gara di ballo di cui Scorpius mi ha parlato poco prima che iniziassimo a ballare.
Non so esattamente il motivo per quale io non abbia sentito alcuna fitta alla testa, alcun dolore, alcuna sensazione strana che mi facesse capire che stavo rivivendo un ricordo.
Lo sguardo sul soffitto stellato durante una presa o le tribune gremite di gente durante una spaccata sono stati gli unici indizi che mi hanno permesso di capire che in realtà non ero più sulla Terrazza Wonders.
Ma le mani dello Scorpius sulla Terrazza insieme a me e quelle dello Scorpius durante la gara di ballo sono state le medesime. Sentivo di star vivendo sia il presente che il passato.
Concludiamo la coreografia uno davanti all’altro con un leggero fiatone tra di noi, mentre le mani si stringono e le fronti si sorreggono una all’altra.
-Quando ballammo durante la gara-inizia Scorpius in un debole sussurro -ricordo che la prima cosa che percepii fu la necessità di baciarti, lì davanti a tutti, per far sapere loro quanto avessi bisogno di te e di nessun’altra- continua, portando una mano ad accarezzare la mia guancia -Quel giorno lì però non me lo permisi- conclude ghignando nel suo modo distintivo, poco prima di ributtare le sue labbra sulle mie.




Coff, Coff!
Si non ci credete neanche voi! Se vi può consolare non ci credo neanche io di essere finalmente ritornata!
RINGRAZIO INFINITAMENTE TUTTI QUELLI CHE SONO ARRIVATI FINO A QUI, sempre se sia rimasto qualcuno.
Bhe, grazie comunque!
Se vi va di farmi sapere che ne pensate, io sono qui che vi aspetto!
Un bacio enorme,
Herm :*

P.S. scusatemi infinitamente per il ritardo!

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Capitolo 46
*** Capitolo 45 ***




Capitolo 45


-Quest’anno dobbiamo realizzare che è il nostro ultimo anno Rose, te ne rendi conto?- mi domanda con un sorriso a trentadue denti.
-Io non ci credo ancora. Finito quest’anno diventeremo definitivamente adulte e inizieremo la vita che abbiamo sempre desiderato- le rispondo con la stessa aria sognante.
-Già, devo ammettere però che un po’ di strizza ce l’ho- mi confessa Eve con una risatina.
-Sarebbe sciocco non avercela, non credi?-le rispondo ancorandola da un braccio - ma dato che saremo insieme, affronteremo ciò che il destino ha in serbo per noi-



-Comunque sono Alex Sheppard, Caposcuola dei Serpeverde- esclama per poi porgermi la mano.
-Rose Weasley, Caposcuola dei Grifondoro- gli rispondo stringendo un po’ imbarazzata la grande mano che mi porge.



-Ti andrebbe di venire al ballo con me?- mi chiede Alex con estrema calma, ma gli occhi tradiscono un accenno di panico.
Involontariamente il mio volto e tutto il corpo si rilassano e senza neanche pensarci gli rispondo di sì.



-Ho vinto, cara piccola rosellina-
Merda, era Malfoy.



-Ho vinto una scommessa no? Perciò- alzo la testa allarmata dal tono di voce soddisfatto che ha - sono venuto a reclamare il mio premio - continua staccandosi dal muro e facendo due passi in avanti verso di me.
-Se pensi anche solo lontanamente che io possa venire a letto con te o cose del genere, te lo scordi- esclamo determinata a non cedere neanche sotto tortura.
-Per quanto sono sicuro che farebbe molto più piacere a te che a me- ghigna maliziosamente - non è questo che ti voglio chiedere-
-E allora cosa diavolo vuoi?- domando spostandomi di altri due passi indietro, quando noto che lui continua a camminare verso la sottoscritta.
-So che hai un’ottima media in Pozioni, giusto?- mi domanda, utilizzando però un tono neutro e lasciandomi non poco sorpresa.
-Bhe si, perché ti interessa tanto scusami?- domando scettica.
-Ho bisogno di … una media perfetta … per ciò che vorrei … fare una volta uscito da qui - inizia a parlare con non poca difficoltà -Ho bisogno che tu mi faccia ripetizioni e mi aiuti a migliorare in Pozioni- esclama alla fine tutto d’un fiato.



-Non ha senso- dico -Fare una scommessa solo per chiedermi delle ripetizioni? E’ sciocco-
-Certo perché se fossi venuto a chiedertelo normalmente tu mi avresti detto di si- esclama ironicamente -Guarda che casino stai facendo-
-Io non sto facen …- inizio, ma lui non mi permette di continuare.
-Okay, mi spieghi dove sta il problema? Ti fa tanto schifo l’idea di potermi aiutare?- mi domanda con un accenno di amarezza nella voce.
-No, non mi fa schifo- ribatto d’istinto.
-Allora dove sta il problema?- mi domanda un poco frustrato, prima di prendere una sedia e buttarcisi sopra.
Dopodiché alza lo sguardo e con gli occhi sembra pregarmi di dargli una risposta sincera.
-Non capisco- decido di dire alla fine.
-Cosa non capisci?- mi domanda, non smettendo mai di guardarmi negli occhi.
-Non capisco perché dovresti volere il mio aiuto- sussurro, abbassando lo sguardo.
-Non capisci perché vorrei l’aiuto della studentessa migliore della scuola?- mi domanda divertito.
Sono scioccata. Mi ha appena fatto un complimento?
-Senti, il fatto che non ti sopporto non centra niente con la tua intelligenza e bravura scolastica- continua ancora più divertito dalla faccia da pesce lesso che sono sicura di avere in questo momento.
-Nonostante non sopporti il tuo caratterino da pazza sclerata, sono consapevole della tua estrema intelligenza-


-Sai quando sono stato ancora meglio?- mi domanda Alex dopo un paio di minuti di silenzio.
-Quando?- gli sussurro, senza togliere lo sguardo dalle mie scarpe.
-Al ballo. Con te- esclama, facendomi alzare la testa sorpresa.
-Non so se l’hai mai notato o hai fatto finta di non notarlo, ma ho sempre avuto un debole per te- continua.



-Vuoi urlarlo a tutti? Vuoi urlare a tutti quello che mi è successo così sarai al centro dell’attenzione come sempre? Rose Minerva Weasley intelligentissima, bravissima, bellissima, fortissima e guardate affianco a lei la sua migliore amica. Aspetta com’è che si chiama? Ermenegilda? Ma chissene frega, tanto è una nullità-



-Vedo che non deludi solo i nemici, ma anche gli amici- mi schernisci la voce di Malfoy alle mie spalle.



-Vuoi diventare ufficialmente la mia ragazza Rose?- mi domanda Alex e io non so se essere più stupita dalla domanda, dal braccialetto, da tutto ciò che è intorno a noi o dal suo sorriso.
Comunque sia non riesco a non esclamare un forte “sì” e a buttarmi tra le sue braccia e sulle sue labbra.



-Anche adesso mi rifiuteresti, eh Rose?- mi sussurra sulla bocca, tanto che riesco a percepire sulla mia, i movimenti che fa quando parla.
-Tutti questi libri … non basterebbero … per rimetterti la testa … apposto- sussurro con difficoltà, dato che la gola si è del tutto seccata, anche se cerco di utilizzare comunque un tono di disprezzo. Dal sorriso malizioso che gli si forma, non credo di avercela fatta.
-Hai di nuovo sviato la domanda- sussurra sempre maledettamente vicino.
-Perché … non ha bisogno di una risposta- cerco di non lasciarmi sfuggire un gemito, quando la sua presa lascia il mio polso e attraversa con estrema lentezza tutto il braccio.
-Giusto, non ne ha bisogno- esclama, prima di portare la mano che bloccava il mio polso dietro la mia nuca e baciarmi.
Avete capito bene ragazzi: Scorpius Hyperion Malfoy mi sta baciando. A me, Rose Minerva Weasley.



-Ma che ti costa? Devi solo dirmi il perché mi hai baciata- rispondo spazientita.
Da lui ottengo una risatina.
-Te l’ho detto, tu dimmi perché t’interessa così tanto e io ti dirò perché l’ho fatto-
-Merlino, se sei fottutamente irritante- dico.
-Secondo me sono fottutamente sexy- ribatte lui, cogliendomi di sorpresa.
-Non riniziare con questi giochetti Malfoy-
-Perché? Hai paura che ti baci di nuovo?- dice, cogliendomi ancora di sorpresa.
-Ma non scherziamo! Se osi anche solo farlo … - inizio a minacciarlo, ma con due falcate, me lo ritrovo a due centimetri dal viso.
Sembra un dejavù.
-Cosa fai Rossa? Mi schianti di nuovo? Secondo te, potrebbe fermarmi?- mi sussurra, mentre lo stesso velo di desiderio di prima, gli attraversa lo sguardo.
E io non riesco a non pensare a niente, se non all’odore di cioccolato che tanto avevo desiderato di sentire per tutta la settimana.
-Sei … - perché cazzo non riesco a parlare?
-Sono cosa? Tutto ciò che vuoi e non riesci ad ammetterlo?- domanda ad un filo dalle mie labbra.


-Sono curioso di sapere che profumi senti nell‘Amortentia- mi risponde con nonchalance, alzandosi per cedermi il posto.
-Sento il profumo delle rose nel mio giardino - dico con un sorriso.
-Poi il profumo di pergamena nuova- esclamo sempre sorridendo, ottenendo da Malfoy l’appellativo di “secchiona”.
-E infine sento il profumo del cioccolato - cosa assai normale se si pensi che la mia torta preferita sia al cioccolato.
-Sento odore di zucchero filato - esclama lui con un sorriso quasi dolce.
-Poi terriccio, quello che ti rimane attaccato ai guanti o alle scarpe dopo una partita di Quiddich- esclama contento - e poi … ciliegia, un fortissimo odore di ciliegia- conclude girandosi verso di me.
Mi guarda in modo strano
-Che c’è?- gli domando imbarazzata.
-Niente e che fino a poco tempo fa non sopportavo le ciliegie- mi risponde, sempre guardandomi a quel modo.
-E adesso si?- domando con una nota di panico nella voce, quando noto che si è alzato e si è posto a pochi centimetri da me.
-A quanto pare- sussurra, avvicinandosi sempre di più.
Faccio un passo indietro, ma vengo subito bloccata dal banco alle mie spalle.
-Sai dove ho sentito quell’odore di ciliegia, Rossa?- mi domanda, poggiandomi due mani sulla vita.
-Dove?- gli domando, mettendo le mani sul suo torace per fermarlo, ma sono senza forze, prosciugate da quegli occhi.
-Sulle … - sussurra appiccicato alle mie labbra - tue labbra - continua sfiorandole e trapassandomi con l’odore di cioccolato, tipico di lui ormai.
-Tremi- afferma con desiderio, riferendosi alle milioni di scariche che attraversano il mio corpo.
Non so cosa dire. Sarebbe inutile dire di no, tanto mi sente.
Ad un certo punto, chiude gli occhi, prende un forte respiro e si allontana da me.
Il mio corpo reclama e si lamenta per il freddo improvviso da cui sono stata sopraffatta.
Mi lancia un ultimo sguardo, il solito strano, prima di prendere la giacca e uscire dall’aula.
Mi affloscio sul banco, cercando di riprendere a respirare regolarmente.
Porco Godric!



-Sorpresa- esclama Alex, baciandomi leggero sulle labbra, non appena ho preso posto affianco a lui.
-Per cosa?- domando, guardandolo felice. Non posso fare a meno di guardarlo e pensare che sono proprio fortunata ad averlo di fianco a me.
-Facciamo un mese insieme- esclama un po’ scioccato dalla mia domanda.



Ti auguro un felice natale, Rossa.
Tanti auguri anche a te, maledetto furetto!



10 …
Sento le mani di Alex prendermi la vita e girarmi verso di lui.
8...
Il sorriso un po’ sbilenco del mio ragazzo compare davanti ai miei occhi, mentre non riesco a non pensare di non voler essere con lui adesso.
6...
Il suo viso si avvicina, mentre io vorrei solo scappare.
5...
Sono totalmente immobile, mentre nella mia mente compaiono solo due occhi grigio ghiaccio.
4...
Il mio braccio inerme viene preso e mi sento tirare, per finire contro un petto forte.
3...
I miei occhi sgranati e stupiti incontrano due occhi grigio ghiaccio che mi guardano famelici.
2...
Il mio corpo viene percosso da brividi, mentre con estenuante lentezza, avvicina il suo viso al mio.
1...
La sua bocca incontra la mia e vengo ripercossa da scariche di energie che non pensavo di desiderare così tanto.



-Volevo scusarmi- inizia sussurrando Malfoy, sempre con gli occhi fissi sulle nostre mani - non è stato per niente carino quello che ho fatto a Capodanno. Non dovevo baciarti davanti al tuo ragazzo - continua con una nota di disgusto sulla parola “ragazzo”.
Ecco non mi sarei di certo aspettata delle scuse. Lo guardo stupefatta, perché altro non so fare, tantomeno dire.
-Però - continua alzando la testa e puntando i suoi occhi nei miei, perforandomi - non mi pento. Quello che hai provato tu, l’ho provato anche io Rose. I brividi, l’energia, la voglia, il desiderio. -continua, mentre una lieve nota di famelico desiderio gli attraversa gli occhi - non posso credere che tu voglia uno come lui. Tu- rafforza la presa sulla mia mano - hai bisogno di uno come me che ti rende viva, che non smette mai di far vivere quella fiamma che hai dentro-
-Ma che stai dicendo?- esclamo nel panico, togliendo la mia mano nelle sue e allontanandomi quanto mi permette il letto su cui sono stesa.
-Sei per caso ammattito?- continuo alzando la voce, ignorando il bruciore allo stomaco e alla gola.
-No Rose, io …-
-Smettila di chiamarmi Rose, io per te sono Weasley, Malfoy- esclamo più dura che posso.
O sto ancora sognando o mi sono svegliata in un mondo parallelo.
-Perciò vuoi negare l’attrazione che c’è tra noi, Rossa?- domanda alzandosi dal letto, con il vecchio tono beffardo del vecchio Malfoy.
-Che hai tu, io non provo assolutamente niente- esclamo decisa - e poi se sono fidanzata con Alex, vorrà dire pur qualcosa-
-Non vuol dire proprio niente, perché uno così non ti piace- ribatte infastidito.
-Ma che ne vuoi sapere tu!-
-Io lo so meglio di te a questo punto-



Riesco a riconoscere il volto della ragazza, impregnato in un’espressione di puro  piacere, che mi lascia totalmente spiazzata: l’assistente del professore di Difesa, Bethany Krum.
Poco prima che i nostri sguardi si incrociano, verde smeraldo contro nero pece, vengo attratta dalle mani di lei nei capelli di lui, e come non riconoscere quella tonalità di biondo che solo lui ha in questa scuola?
Bethany Krum e Scorpius Malfoy?!



Ti mando in pappa il cervello Rossa?
Assolutamente si, risponde una vocina nella mia testa.
Ti sei chiesta come mai?
Da oggi non farò altro.
Quello ha lo stesso effetto che io ho su di te?
Assolutamente no.
Oh Godric … Sono attratta da Malfoy! Cazzo, cazzo, cazzo!



Mi sono ritrovata davanti agli occhi Alex in mutande, mentre baciava e toccava il corpo nudo, coperto solo dalle mutande, di Valery Soon, e il mio cuore ha fatto crack.



-Ho aspettato per molto tempo che lei mi dicesse una cosa del genere, che lei provasse quello che provavo io, e adesso che è successo, non riesco ad esserne contento. Non sono più innamorato di lei, Rossa.- esclama con forza.
-Tu invece … - inizia perforandomi con quegli occhi grigio ghiaccio che ha - mi fai vivere-



Ma con assoluta certezza posso dire che questo è e sarà il miglior bacio della mia vita. Voluto. Sentito. Grintoso. Passionale. VERO.



-Mi fai paura per il semplice fatto che non ho mai provato una cosa del genere per nessuno. Mi destabilizza il modo in cui mi fai spegnere ogni briciolo di razionalità, volente o nolente. Mi destabilizza provare questo con te, quando fino a cinque mesi fa solo vedendoti mi innervosivo, pensavo davvero di odiarti in alcune occasioni. So che sei abituato a non reagire di testa, ma solo con la pancia, ma io, nella mia vita, ho sempre fatto tutto l’opposto-



E danziamo come se fossimo un’unica anima pura.
Perché è questo che siamo io e lui.
Due poli completamente opposti, attratti però da una forza più grande di loro, che permette alle rispettive anime vacanti di legarsi e trovare la pura e semplice pace.



Porto le mie braccia intono al suo collo e lo abbraccio forte.
Non so per quale motivo lo stia facendo esattamente.
Lui porta le mani sulla mia vita e mi abbraccia altrettanto forte.
Pongo il mio viso affianco al suo, guancia su guancia e chiudo gli occhi.
Nuovamente la sensazione di protezione e serenità fa capolinea in me. Forse è per questo che l’ho abbracciato, perché volevo rivivere la stessa sensazione vissuta durante l’esibizione. Perché voglio vivere questa sensazione tutte le volte che voglio.
Perché è ciò che voglio ricordare quando ricorderò il mio ultimo anno: serenità e protezione.
Ed è ciò che lui mi fa provare, che solo lui mi fa provare.
-Grazie- sussurro involontariamente.



Scorpius Hyperion Malfoy aveva appena urlato di essere innamorato di me, Rose Minerva Weasley.



E mentre tremiamo insieme, veniamo insieme, mi accorgo di quanto io sia ufficialmente, irrimediabilmente innamorata di Scorpius Hyperion Malfoy.



-Tu hai detto di volertela cavare da solo, che, in poche parole, il mio aiuto non ti sarebbe servito- ribatto ferma nella mia convinzione, ignorando il fatto che non avesse scritto ad Al per fargli sapere cosa stesse succedendo, ma era stato Al ad essersi informato sul suo migliore amico.
In poche parole, ho ignorato il senso di colpa nato in me.
-Adesso ho bisogno di te, cazzo Weasley- l’ha detto così velocemente, con un tono quasi disperato.



-Mi dispiace okay? Ho sbagliato!- urlo allo stesso modo, facendo un passo in avanti -Hai tutte le ragioni ad essere arrabbiato e deluso da me-



-Io così comunque non ti sto dietro- gli dico lasciandogli un bacio a fior di labbra -Mi farai diventare pazza-
-Come se non lo fossi già- ribatte, dandomi un bacio sul collo.
-Senti chi parla- cerco di ribattere, trattenendo il sospiro che involontario mi stava per uscire dalla bocca.
-Si- sospira sul mio collo - io di te sono pazzo eccome- mi sussurra nell’orecchio.
Sicuro, ne sono piacevolmente pazza anche io.



-Volevo solo che sapessi quanto io ti amo-
-Perché piangi?-
-Perché ti amo anche io Scorpius Hyperion Malfoy, con tutta me stessa-



Corro. Corro e non capisco dove sto andando.
Davanti a me, dietro e ai lati, solo il buio.
Sotto ai piedi riesco a vedere delle mattonelle di un pavimento e l’unica cosa che la mia testa mi dice è di correre.
-Corri senza fermarti!- mi dice anche l’istinto.
Ed è quello che faccio, corro.
Ho il respiro bloccato e per quanto voglia urlare, non riesco.
E come se fossi bloccata.
Non vedo, non sento e non riesco a parlare.
Mi sento soffocare, ma che diavolo sta succedendo?
Ad un certo punto inciampo, ma non so su cosa. Cerco di rialzarmi, ma qualcosa mi blocca la schiena e io ho tanta paura.
Adesso mi sento strattonare e cerco di ritirarmi, ma proprio non riesco a muovermi.
Rose, Rose… Qualcuno mi sta chiamando.
Cerco di urlare per farmi sentire, per dire “ehi sono qui, aiutatemi!”



Come se avessi trattenuti il fiato per diversi minuti, riapro gli occhi boccheggiando, mentre le braccia di Scorpius mi stringono a sé e mi sorreggono.
-Rose- mi chiama agitato- Cosa è successo?-
Mi passano davanti come in una pellicola vecchia di un film ad una velocità supersonica le immagini vissute fino a quel momento.
Mi bastano giusto due secondi per sussurrare ad uno Scorpius che mi guarda allarmato un flebile - Ricordo tutto-


RIECCOMI RITORNATA!
VOGLIO SUBITO DIRVI CHE HO APPENA FINITO DI SCRIVERE L'EPILOGO, PERCIO' LA STORIA E' UFFICIALMENTE FINITA. NON VEDO L'ORA DI FARVI LEGGERE TUTTO.
NON VOGLIO DIRVI QUANTI CAPITOLI ESATTAMENTE MANCANO, VOGLIO TENERVI UN PO' IN SUSPANCE :p

DETTO QUESTO, GRAZIE MILLE PER ESSERE ARRIVATI FINO A QUI, SPERO MI FACCIATE SAPERE COSA NE PENSATE!
AL PROSSIMO CAPITOLO.
UN BACIO,
HERM :*

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Capitolo 47
*** Capitolo 46 ***



Capitolo 46


È passata una settimana da quando ho vissuto quel fatidico momento con Scorpius, che mi abbia permesso di ricordare una bella fetta di ciò che mi ero dimenticata.
Man mano che i giorni passavano, ogni notte rivivevo episodi della mia infanzia o della mia adolescenza che ancora non avevo ricordato. Piano piano tutta la mia vita stava prendendo forma nei miei ricordi.
Neanche il Dottore stesso è riuscito a capire come mai in quel preciso momento la mia mente ha deciso di ricordare.
Mi avevano fatto mille esami, tutti quelli possibili ed immaginabili, ma per fortuna non avevano trovato niente di grave in me.
-Vivere emozioni forti spesso aiuta- aveva cercato così di darmi una spiegazione.
Semplicemente avevo ricordato.
Ecco il motivo per il quale secondo il Dottore era arrivata l’opportunità di uscire da questa orribile e striminzita stanza bianca.
E stavo giusto mettendo tutti i miei oggetti personali, quali regali dei parenti, libri vari, cambi d’intimo e, ovviamente, le mie fantastiche pantofole bordeaux nel borsone che mamma mi aveva portato ieri.
Inoltre per la prima volta dopo tanto tempo indossavo un semplice pantaloncino di jeans chiaro e una canotta nera, pronta per indossare le scarpe da tennis e uscire da qui.
Vengo interrotta da qualcuno che bussa alla porta.
-Possiamo entrare?-sento domandarmi da fuori, mentre riconosco subito la voce del Dottore.
-Certo- urlo in risposta, prima di chiudere definitivamente la cerniera del borsone.
Sento la porta aprirsi e la figura del Dottore viene seguita da un uomo alto, robusto, sulla cinquantina d’anni che indossa una divisa, quella degli Auror.
Ero consapevole che ci fosse un’inchiesta su ciò che mi era successo, ma non ero a conoscenza di ciò che avevano scoperto.
-Sono il Capitano John White, piacere di conoscerla signorina- mi porge la mano.
-Piacere mio- gli rispondo stringendogliela, mentre il Dottore ha fatto comparire due sedie alle loro spalle e subito dopo, con una mano, invita me a sedermi sul letto.
-Come saprà abbiamo aperto un’inchiesta su ciò che le è successo- inizia il Capitano White, dopo che tutti hanno preso posto a sedere.
Annuisco alle sue parole.
-Con il permesso dei suoi genitori, voglio spiegarle cosa le è successo e successivamente farle qualche domanda- continua il Capitano con voce professionale e seria.
Ancora una volta riesco solo ad annuire.
-Come il Dottore sono certo le ha già spiegato, le è stata somministrata una pozione della Memoria. Cambiandone qualche ingrediente, ciò ha permesso a coloro che le volevano fare del male, di farle dimenticare tutto quanto- inizia il Capitano White.
Il Dottore ovviamente mi aveva spiegato a grandi linee quello che mi avevano fatto e se non ricordo male, l’avvelenamento da Aconito è stato il principale motivo.
O meglio, sostituendo un ingrediente con il veleno Aconito, la pozione ha invertito gli effetti e sono viva solo grazie alla generosa quantità di Valeriana, pianta calmante, che con la stessa pozione mi hanno fatto ingerire.
Questo perché la Valeriana è riuscita a calmare gli effetti del veleno, finchè non è stato espulso dal mio corpo grazie alle Trasfusioni di Sangue.
-I responsabili di quello che le è accaduto sono tre, che so lei conoscere: Alex Sheppard, Bethany Krum ed Eveline Zeno-
-Cosa scusi?- non sono riuscita a trattenermi dall’urlare questa domanda -Eve?- continuo, sicura di aver capito male.
Non è di certo possibile che Eve centri in questa faccenda. È la mia migliore amica, la sorella che non ho mai avuto, ma che ho sempre voluto, ci conosciamo e ci vogliamo bene da quando ho memoria.
-Sì, signorina. Eveline Zeno- conferma la voce del Capitano White, nella quale riesco a scorgere un velo di compassione.
-Non è possibile- continuo dura alzandomi dal letto e incenerendo con uno sguardo il Capitano dei miei stivali davanti a me.
-E’ dura da spiegare … -inizia quest ultimo, prima di essere interrotto dalla sottoscritta, con voce sempre più irritata.
-Non c’è niente di duro da spiegare, dato che sono più che certa che Eve non centri nulla-
-Signorina, mi creda, mi faccia spiegare prima- insiste il Capitano di fronte a me, che non smette di guardarmi con un filo di compassione, mista però questa volta ad una schietta determinazione.
Sarà forse stata la curiosità a farmi risedere, o lo stupore di ciò che le mie orecchie stavano sentendo, o peggio il timore di poter sentire che una delle persone più importanti della mia vita aveva cercato di uccidermi.
-Lei sa benissimo cosa ha passato la signorina Zeno nella sua vita. Una madre alcolizzata che è morta quando lei aveva solo dodici anni ed un padre violento che è sparito dalla sua vita quando ne aveva sette- inizia il Capitano.
Sapevo al cento per cento tutto quello che Eve aveva dovuto subire durante gli anni più fragili per un individuo, perché sono proprio questi gli anni in cui le figure guida dei genitori possono commettere più traumi in assoluto. Sono quegli anni in cui si creano le peggiori ferite, che il bambino poi adulto continuerà a provare a rimarginare. Nella maggior parte dei casi però, purtroppo non ci si riesce mai del tutto.
-Però la signorina Zeno non era a conoscenza di un importante caratteristica del padre. Egli soffriva di una malattia mentale chiamata Disturbo di personalità. A causa di questa, nei momenti di violenza o delirio, era come se diventasse un’altra persona, tanto che all’inizio, quando si è bambini o ancora troppo giovani, nei momenti di ritorno alla lucidità, si rivivono costantemente quei momenti di rabbia accecante. Andando avanti con il tempo e senza nessun tipo di aiuto psichiatrico o psicofarmacologico, la malattia ti deteriora, tanto che un giorno non riuscirai mai più a ritornare a quei momenti di lucidità, fino ad arrivare alla follia pura e infine alla morte. Purtroppo è una malattia genetica, che la signorina Zeno ha ereditato dal padre. Essendo lei una strega e non una babbana, è riuscita, a detta sua, a trovare una pozione che indebolisse gli effetti della malattia e che calmasse la sua rabbia interiore. Inoltre ci ha confidato che quando ha iniziato a collaborare con Alex Sheppard e Bethany Krum, alla fine di ogni incontro si obliava, così da non rivivere quei momenti di rabbia in cui la spingevano a voler progettare vendetta nei suoi confronti. Ecco il motivo per il quale, né lei né i suoi amici, avete mai sospettato di lei. Attraverso i complici, inoltre, siamo riusciti a risalire a tutto quello che la signorina Zeno ha fatto. Inconsapevolmente però, nel momento in cui ci ha confessato di obliarsi, ha confessato la sua colpevolezza-.
Alla fine di questa lunga spiegazione del Capitano White, sia lui che il Dottore seduto al suo fianco mi guardano con un chiaro sguardo di compassione, che non maschera la palese pena che provano per me.
In non riesco a dire nulla, non riesco a formare un pensiero o un’idea su tutto quello che il Capitano White mi ha appena spiegato.
Non riesco ad odiare Eve, non riesco a provare rabbia nei suoi confronti, ne rancore, riesco solo a pensare a tutta la sofferenza che la mia migliore amica ha provato in tutti questi anni.
Inevitabilmente i sensi di colpa affiorano in me, colei che le aveva promesso che non l’avrebbe mai più fatta sentire sola o abbandonata, colei che le aveva promesso una famiglia, che le aveva donato la propria famiglia, cercando sempre di non farla sentire esclusa o fuori luogo.
Evidentemente avevo sbagliato tutto, dato che alla fine non aveva mai smesso di starci così male, tanto da arrivare a farne agli altri, a me.
E soprattutto, non mi ero mai resa conto di questi attacchi violenti, di questa rabbia che covava dentro di sé. Non mi ero accorta di niente, nonostante vivessi con lei da anni, dato che non ci passavo solo il tempo ad Hogwarts, ma anche le estati e le festività, che dal secondo anno in poi aveva trascorso a casa mia.
Con la mia famiglia, tutta la mia famiglia, che non ha fatto altro che proteggerla, senza sapere nello specifico cosa Eve avesse vissuto (tranne i miei genitori che sapevano tutto, ma non per questo l’hanno mai guardata con pena o compassione).
La famiglia Weasley l’aveva accolta come fosse una di noi e, in realtà, con il passare degli anni, era diventata a tutti gli effetti una di noi.
-Si è mai accorta di qualcosa che non andasse nella sua amica, signorina Weasley?- mi domanda il Capitano White, riportandomi alla realtà.
-No, mai- ribatto in un sussurro, cercando di trattenere le lacrime che inevitabilmente volevano scendere dai miei occhi, concretizzando in acqua salina il dolore che sto provando.
Con lo sguardo fisso sul pavimento, cerco di riportare a galla più ricordi possibili, per cercare indizi che, con la strada spianata da maggiori informazioni, mi sono stati invisibili fino ad oggi.
Mi salgono alla mente le notti che passava agitandosi e dimenandosi nel letto, vivendo incubi su incubi. Mi aveva assicurato che fossero incubi che ripercorrevano la violenza che il padre aveva rigettato su di lei e sulla madre, tranquillizzandomi sul fatto che con il passare degli anni, erano sempre meno frequenti.
Ma adesso non posso che chiedermi se effettivamente quegli incubi raccontassero della violenza del padre e non di quella di Eve.
-Dove si trova adesso?- pongo la domanda in un sussurro flebile, tanto che ho il dubbio se mi abbiano sentito.
Quando non ricevo risposta, sto per riproporre la domanda, ma ad interrompermi è la voce del Dottore.
-Si trova in una stanza privata e isolata del reparto psichiatrico nel San Mungo-
Adesso è sola, spaventata, impaurita.
La prima cosa che mi verrebbe da fare sarebbe correre da lei, stringerla forte e dirle che tutto sarebbe finito bene, se ad affrontarlo fossimo state insieme.
Ma chissà che, dopo tutto quello che è successo, lei mi voglia rivedere. Chissà che, nonostante io non riesca ad odiarla, lei non riesca a fare se non questo, se non riesca che a provare ribrezzo nei miei confronti.
-Posso vederla?- domando con la voce più decisa questa volta.
Purtroppo c’è ancora una piccola parte di me che non crede alla possibilità che Eve possa aver voluto farmi questo. C’è una piccola speranza che giace in me, che ha bisogno che sia lei a dirmi in faccia tutta la verità, tutto ciò che le è passato per la mente durante questo periodo.
-Non è consigliabile signorina- ribatte velocemente il Dottore -E’ appena riuscita a ricordare-
-Io ho bisogno che sia lei a raccontarmi questa storia- e con tutta me stessa avrei voluto avere una voce decisa, forte, determinata, non fragile e di lamento, quasi fosse una preghiera supplichevole.
-Prima le vorrei fare qualche domanda su Alex Sheppard e Bethany Krum- risponde questa volta il Capitano e, nonostante il mio sguardo non si sia ancora staccato dal pavimento, riesco a riconoscere un tono di timida amarezza, come se l‘ultima cosa che volesse fare fossero proprio queste domande.
Annuisco in risposta.
-Che rapporto aveva con i due complici?- mi chiede quindi il Capitano.
-Con Sheppard ho avuto una relazione di quasi tre mesi, prima di scoprire che mi tradiva con un’altra- rispondo frettolosamente, nella speranza che si finisca presto e che in fretta io possa parlare con Eve.
-Ha mai notato in lui atteggiamenti aggressivi nei suoi confronti?-
-Dopo che l’ho scoperto con un’altra, ne abbiamo parlato, ma ho deciso comunque di non continuare la relazione. Lui invece non ha mai smesso di insistere, reagendo anche in modo esagerato-
Come quando mi ha aggredita in Sala Grande, e se non fosse stato per Scorpius, mi ci avrebbe trascinata fuori con forza. O quando, durante la prima serata della gara di ballo, mi si era completamente gettato addosso e, se non fosse stato per l’intervento di Scorpius prima e della signora Malfoy dopo, non so come sarebbe andata a finire.
-Cosa intende per esagerato?- mi domanda il Capitano White.
-Urla, insulti e aggressioni verbali accese e, se non fossero intervenute terze persone, sono quasi certa che sarebbero state anche fisiche- dico con decisione.
A differenza di Eve, nei confronti di Alex ne provo tanta di rabbia. Sarà perché si era dipinto come il ragazzo perfetto, sarà che aveva sempre denigrato la persona di Scorpius, sarà che l’avevo trovato con un’altra e questa mancanza di rispetto non l’avevo ancora digerita, sarà che si era dimostrato l’esatto opposto di quello che immaginavo e mi sentivo al cento per cento presa in giro. Ciliegina sulla torta, aveva anche cercato di uccidermi. Robe da pazzi!
-Dove si trova adesso lui?- chiedo con una piccola nota di disprezzo nella voce.
Penso di non aver provato mai odio così forte per qualcuno.
-In una stanza privata e isolata nel reparto psichiatrico nel San Mungo- ripete le stesse parole di prima il Dottore.
In un primo momento non ho afferrato esattamente il significato di quelle parole, ma ci impiego una decina di secondi per capirle.
-Ospedale psichiatrico?-
-Ecco il motivo per il quale non potevo farla uscire dalla stanza signorina- controbatte alla mia domanda il Dottore, con quello che sembra un accenno di sorriso -Non potevamo rischiare che vi incontraste, nonostante lui fosse ben custodito. Per maggiori sicurezza, ho comunque deciso di limitarle le uscite dalla propria stanza-
Sapevo che c’era qualcosa sotto del semplice “metabolizzare il tutto”, ma questa ulteriore conferma non fa altro che far crescere dentro di me l’odio verso Alex. Per colpa sua ero finita qui dentro e sempre per colpa sua mi ero ritrovata segregata nella mia stanza, come se fossimo stati in un carcere.
-Spero buttiate la chiave e non lo facciate più uscire- mi lascio scappare dalla bocca con tono di evidente disprezzo e odio.
Per quanto all’inizio fossi stata contenta di conoscerlo, in questo momento, mentre ripercorro velocemente il nostro percorso, dal giorno in cui l’ho conosciuto fino ad adesso, non riesco a fare altro che odiarlo. Non riesco a provare pena per lui, non riesco a mettermi nei suoi panni, non riesco a scusarlo per la malattia mentale di cui sicuramente soffre, che gli permette di star qui rinchiuso, piuttosto che in una cella di Azkaban.
-C’è una motivazione valida per cui mi ha fatto questo?- domando nuovamente con lo stesso tono, mentre la voce del Capitano White mi spiega quanto il dolore di avermi perso a causa del suo tradimento, lo ha portato a scegliere di preparare una pozione della Memoria, così da farmi dimenticare tutto, speranzoso che così facendo sarei ritornata da lui.
C’è, ma questo è completamente fuori di cervello!
Rimaniamo in silenzio per un minuto buono, mentre la sensazione di vomito che mi ostruisce dallo stomaco fin alla gola non fa che aumentare.
-Di Bethany Krum, invece, che mi dice?- ritorna all’attacco il Capitano White.
Mi prendo un secondo per riflettere sulla risposta.
Alla velocità della luce, solo al sentir quel nome, la mia mente si riempie dell’ immagine dei corpi nudi di Krum e Scorpius sulla cattedra di un’aula in disuso e, inevitabilmente, la sensazione di vomito si fa sempre più forte.
-E’ l’assistente del professor Delby di Difesa Contro le Arti Oscure- dico seccata.
Non riesco proprio a togliermi queste immagini rivoltanti dalla testa.
-Lei era a conoscenza del rapporto intimo tra il signorino Scorpius Malfoy e l’assistente dell’insegnante Bethany Krum?-
Ha scandito ogni parola molto lentamente, forse troppo, non smettendo neanche per un secondo di guardarmi negli occhi, così da notare il mio sgranare le palpebre sempre più, fino all’ultima parola.
Non so di certo cosa rispondere e, preoccupata, lancio uno sguardo al Dottore, che è comunque sempre il padre del suddetto ragazzo.
Quest’ultimo mi lancia uno sguardo penetrante, prima di annuire quasi impercettibilmente con la testa.
-Si ne ero a conoscenza- rispondo quindi subito dopo.
-Non ne ha parlato con nessuno perché?- domanda sospettoso il Capitano White.
Bella fregatura Rose, adesso che miseriaccia rispondi?
-L’ha minacciata?- mi domanda subito dopo il Dottore, penetrandomi con lo stesso sguardo di prima e cercando, allo stesso modo, di annuire. Gesto apparso ancora più impercettibile, dato che adesso lo sguardo del Capitano White era fisso sul Dottore, che ostinatamente non lasciava il mio.
-Sì- rispondo incoraggiata dallo stesso gesto di prima -Mi ha fermato dopo una lezione e mi ha detto chiaramente che se avessi parlato, sarebbero stati guai seri-
Ed è così che mi riaffiora alla mente la faccia da schiaffi con cui quel giorno mi disse “se osa dire qualcosa a qualcuno, se ne pentirà amaramente” .

E solo in questo momento noto un particolare fascicolo tra le gambe del Capitano White dalla copertina giallo vecchio e logoro, sul quale adesso sta scrivendo con una piuma d’oca nero pece.
-Bene signorina- si alza all’improvviso il Capitano White, mettendo il fascicolo sotto braccio -sono contento che alla fine lei stia bene- mi saluta, porgendomi la mano -e le auguro davvero il meglio da questa vita- continua, mentre io gli stringo la mano, ringraziandolo con un sorriso sulle labbra.
-Spero di rivederla presto per una Burrobirra questa volta, Dottor Malfoy- si gira verso il Dottore in piedi di fianco a lui.
-Con assoluto piacere- ribatte stringendo forte la mano che il Capitano gli sta porgendo.
Ed è così che dopo l’uscita del Capitano dalla porta, in quattro e quattr’otto nella stanza rimaniamo soltanto io e il Dottore dei miei stivali.
Se mi fermassi a pensare a come sto, a cosa ho passato e per colpa di chi, mi rinchiuderebbero di nuovo qui dentro.
-Se ho avuto l’intuizione giusta- inizio a parlare con voce neutra, senza neanche rendermi conto del perché- Krum ha fatto questo per paura di perdere il lavoro, non penso l’abbia fatto per l’amore che nutre verso Scorpius, anzi non penso neanche l’abbia mai amato- dico l’ultima frase quasi con disprezzo, ricordando quel giorno passato con Scorpius, sulle gradinate del campo da Quiddtch e con una bottiglia di Whisky incendiario. Ricordo di come mi abbia raccontato di lei, della loro storia, di come l’abbia lasciato da un giorno all’altro e quanto lui ci abbia sofferto. Poi è ritornata, se lo è portato a letto e dopodichè gli ha confessato di amarlo, senza però mai dimostrarglielo.
Ricordo di come Scorpius ha sempre diffidato delle sue parole, e io delle sensazioni di Scorpius mi fido.
-Lei dove si trova?- domando iniziando a giocherellare con la cerniera del borsone al mio fianco.
-Ad Azkaban- ribatte secco il Dottore -E comunque, hai intuito bene. Aveva paura che parlassi-
Sono allibita. Se avessi voluto parlare, l’avrei fatto molto tempo fa, sarei andata dalla Preside e le avrei rovinato senza dubbio la carriera.
Perché non l’ho fatto?
Perché per quanto non mi piacesse l’idea di un’insegnante con un alunno, non erano affari che mi riguardavano. Come dissi a Scorpius di fronte al ritratto della Sala Comune dei Grifondoro, dove mi aveva fermato per parlarmene, la coscienza era la loro!
E comunque sia, non mi sembra decisamente un motivo concreto per farmi questo.
In realtà cercare di ammazzare una ragazza o farle dimenticare tutto, quale sia la sua identità, chi sia la sua famiglia, chi siano i suoi amici, in poche parole tutta la sua vita, è un’azione che non potrà mai avere giustificazioni.
-Sheppard mi amava davvero e per far sì che ritornassi da lui dopo il tradimento, si è alleato con Krum- continuo, tassello dopo tassello, cercando di mettere ordine a tutto il macello che ho nella testa.
Che mi amasse davvero penso sia un eufemismo. Quando ami una persona vuoi il suo bene, che sia felice, indipendentemente se questa felicità gliela dia tu o un altro.
Ricordo le parole che mi disse sui gradini fuori dall‘aula di Pozioni: -Non so se l’hai mai notato o hai fatto finta di non notarlo, ma ho sempre avuto un debole per te-.
Ricordo il modo in cui mi guardava, come se fossi la persona più bella sul pianeta.
Questo poteva essere amore quello che provava per me, un amore forte però separato da una linea sottilissima con l’ossessione.
Ricordo le scenate fatte durante le feste natalizie.
La prima è arrivata a causa del bigliettino da parte di Scorpius con gli auguri di natale.
La seconda, perché Scorpius aveva deciso di intavolare con me una conversazione mentre lavavo i piatti della cena di Capodanno; ricordo come per la prima volta in quella litigata fuori dalla cucina, Alex mi sia apparso per un attimo uno sconosciuto. Aveva negli occhi una scintilla di pazzia.
E infine, tutti quei tentativi disperati di riportarmi da lui, insultandomi ed aggredendomi.
Ecco, questo non è amore, è ossessione. Quest’ultima cosa non è mai buona!
-Non ho ben capito perché Eve mi abbia fatto questo invece- la mia voce si trasforma in un sussurro questa volta -La mia famiglia l’ha sempre protetta, accolta, l’ha trattata come se fosse una di noi. Ma lei è una di noi, cazzo-esclamo all’improvviso.
Più inizio a razionalizzare, più mi rendo conto che, per quanto sia arrabbiata con Krum e Sheppard, Eveline è quella con cui lo sono di più.
In un primo momento mi sono sentita in colpa, perché non l’avevo protetta come le avevo promesso, però adesso sono arrabbiata, perché non si è confidata con me, perchè non mi ha parlato di questo suo disagio, di questa sua malattia, di questa rabbia repressa dentro di se.
Perciò sì, non sono arrabbiata per quello che mi ha fatto, ma perché sono sicura che l’avremmo potuta aiutare e, come sempre, insieme l’avremmo superata e sconfitta.
-Ho davvero bisogno di parlare con lei- dico alzando lo sguardo sul Dottore e cercando di pregarlo.
Voglio che si accorga attraverso le mie iridi verdi che ho davvero bisogno di chiarire con Eve.
-Potrebbe essere pericoloso signorina- ribatte senza troppa forza in realtà.
-Mi dia cinque minuti con lei, la prego. Mi faccia circondare da cinquanta infermieri se lo crede necessario- ho le lacrime agli occhi e sono quasi certa di star per mettermi a piangere.
-Ci sono delle regole che le conviene rispettare questa volta- inizia il Dottore con voce ferma -Dovrà stare minimo a due metri di distanza, potrà solo parlare, niente abbracci e niente carezze- continua senza smettere di fissarmi negli occhi -E se vuole un consiglio, cerchi di parlare lentamente, non urli e non la guardi troppo spesso negli occhi. Non avrà più davanti a se la stessa amica di sempre, quella che conosceva-


***


E invece, a dispetto delle parole del Dottore, di fronte mi ritrovo esattamente l’amica che ho sempre conosciuto.
L’area riservata e privata del reparto psichiatrico del San Mungo si trova al piano inferiore del piano Terra. Non ci sono finestre ai lati dei corridoi che compongono il reparto, perciò non vi è nessuna traccia della luce del sole, ma sono illuminati da inquietanti lampadari che oscillano ininterrottamente, spargendo la luce un po’ di qua e un po’ di là.
Ogni cinque metri dei muri di pietra, vi è una porta massiccia in ferro, senza serratura, ma con solo una piccola finestrella all’altezza del viso.
Ed è proprio attraverso questa finestrella che mi permettono di guardarla.
È sdraiata su una branda, sorretta da gambe arrugginite e sulla quale vi è posto un materasso sottilissimo. Ha indosso solo la camicia che anche io ho indossato per tutta la mia permanenza, anche se la sua sembra strappata in alcuni punti e ricoperta da macchie indefinibili.
Osservo il suo corpo minuto sdraiato quasi immobile sulla branda, se non per la pancia che va su e giù, seguendo il flusso della lenta respirazione.
Osservo i suoi capelli biondi, sparsi, spenti e rovinati, non più splendenti e acconciati dalle trecce che lei tanto amava.
L’infermiere di fianco a me che mi ha accompagnato, sotto ordine del Dottore, dopo un minuto buono, ha la brillante idea di sbattere forte una mano sulla porta e di urlare con voce severa -Svegliati-
-Non c’è bisogno di trattarla così- urlo in faccia all’infermiere, che mi gela con uno sguardo.
Sicuramente ne parlerò con il Dottore di questa faccenda.
La mia rabbia verso l’infermiere viene interrotta da un mugolio proveniente all’interno della stanza.
Quando all’inizio vi ho detto che Eve è sempre rimasta la mia amica di sempre, mi riferivo alla luce negli occhi che l’ha sempre contraddistinta e con la quale mi sta guardando adesso.
Spalanca gli occhi stupefatta, non appena si ritira su a sedere sulla branda e i suoi occhi incontrano i miei.
-Rose?- sussurra sorpresa e un attimo dopo le si riempiono gli occhi di lacrime.
Si lancia verso la porta, iniziando a piangere ininterrottamente e disperatamente, lasciandosi scappare parole che non riesco a capire.
-Stai lontana- interviene l’infermiere con la stessa voce severa di prima ed Eve, dopo uno sguardo terrorizzato nella sua direzione, si ritrae, lasciandosi andare con le ginocchia sul pavimento.
-Le ho detto che non c’è bisogno di trattarla così- urlo infervorata, alternando lo sguardo dall’infermiere, che non fa altro che guardarmi in modo glaciale, ed Eve, che non ha smesso ancora di piangere e si copre il viso con le mani.
-Non mi insegni il mio lavoro signorina- mi richiama la voce severa dell’infermiere.
-Io non le voglio insegnare proprio nulla- ribatto allo stesso modo -Le dico solo di non trattare così la mia amica-
-Non è più la sua amica signorina, prima se ne rende conto, meglio è- ribatte lui, trattenendo quello che sembra un ghigno.
-Forse non l’avete capito voi- controbatto irritata -So io chi è la mia amica, non voi. So com’era, so com’è adesso e se le dico, infermiere, che è la mia amica, è così. Punto-
Probabilmente dovrei odiarla per il male che mi ha fatto, ma proprio non ci riesco.
-Hanno ragione loro, Rose- richiama la mia attenzione la voce fredda di Eve.
Porto lo sguardo attraverso la finestrella e non la trovo più piegata su se stessa a piangere, ma in piedi, con il viso stravolto sì, ma impregnato di glaciale freddezza.
-Non sono la Eve che hai conosciuto. Io ho cercato di ammazzarti e l’amica che ti ricordi, non l’avrebbe mai fatto-
-Mi hanno raccontato della malattia di cui soffri Eve, non ce l’ho con te- dico sorpresa dal cambio repentino di comportamento. Sorpresa dal distacco con cui mi sta parlando.
-La malattia ingigantisce solo gli stati d’animo di cui soffro. La Eve che conosci tu, sarebbe venuta da te e ti avrebbe chiesto aiuto, da smidollata quale era. La Eve che hai davanti adesso, affronta da sola ciò che la fa soffrire. Mi dispiace averti fatto quello che ti ho fatto, ma la Eve che hai davanti ha capito quanto non sia giusto che una persona abbia così tanta fortuna e una così tanta sfortuna- il tono di voce è rimasto lo stesso glaciale distacco.
Non posso credere a quello che i miei occhi stanno vedendo e le mie orecchie sentendo.
-Cosa vuoi dire?- domando in un sussurro, mentre dentro di me la speranza che tutto questo sia solo un incubo orribile dal quale devo ancora svegliarmi, si affievolisce sempre più.
-La Eve che conoscevi tu ti ha sempre ringraziato per il sostegno che le hai sempre regalato, per la famiglia che le hai donato e si è sempre sentita fortunata ad averti conosciuto quel giorno sull’Hogwarts Express. La Eve che hai davanti, non accetta che lei non possa avere una famiglia da cui tornare, una vera famiglia. Una mamma, un papà, magari dei fratelli o delle sorelle. La Eve che hai davanti non accetta più alcun tipo di elemosina da parte tua- e una lieve nota di disprezzo fa capolino dalla sua voce.
Mi disprezza e il mio cuore fa un altro crack.
-Tutto quello che ho fatto per te, non era per elemosina- dico con la voce che mi trema -L’ho fatto perché sei la mia migliore amica, la sorella che non ho mai avuto e ti voglio un sacco di bene- cerco di trattenere le lacrime.
-Non capisci allora- mi schernisce con una risatina e questo fa ancora più male -La Eve che hai di fronte non ti vuole bene, ti disprezza e disprezza tutto quello che tu hai avuto dalla vita e lei no-
La scintilla che ha sempre contraddistinto l’anima pura della mia migliore amica è scomparsa.
Nonostante le lacrime mi stanno offuscando la vista, continuo a puntare il mio sguardo su di lei, dalla quale ricevo solo disprezzo e disgusto.
Non posso credere di non essermi mai accorta di questo lato di Eve, non posso credere che non me ne abbia mai parlato, non posso credere che oggi, probabilmente, sarà l’ultimo giorno in cui la rivedrò.
Un forte dolore all’altezza del cuore mi impedisce di respirare regolarmente.
-Non ci credo- sussurro -Sono sicura che la mia migliore amica sia ancora qui con me-
Non credo neanche ad una parola di ciò che ho detto, ma per non cadere per terra e iniziare a piangere disperatamente, devo tentare anche di non far morire l’ultima piccolissima briciola di speranza che giace in me.
-Testarda come sempre- ribatte con voce dura -Se vuoi convincerti che tutto questo non esista, fai pure, ma prima o poi te ne farai una ragione e continuerai la tua fantastica vita. Quella chiusa qui dentro sono io- continua con una filo di rabbia nella voce.
-ED E’ TUTTA COLPA TUA- mi urla addosso, prima di lanciarsi contro la porta e iniziare a prenderla a pugni -DI TUTTE QUELLE VOLTE CHE MI HAI IMPEDITO DI ESSERE ME STESSA, DI TUTTE QUELLE VOLTE IN CUI MI HAI OSCURATO, PERCHE’ ESISTEVI SOLO TU. LA FORTISSIMA E BRAVISSIMA ROSE WEASLEY, AFFIANCATA SEMPRE DALLA SFIGATA E SMIDOLLATA DELLA SUA MIGLIORE AMICA. TU NON MERITI LA FAMIGLIA CHE HAI. IO AVEVO BISOGNO DI UNA FAMIGLIA, NON TU -
Ho fatto un passo indietro, bloccata dalle sue urla quasi disumane, che buttano fuori tutto l’odio che prova nei miei confronti.
Gli occhi azzurri dolci che la contraddistinguevano sono scomparsi, coperti da due occhi blu impregnati di disprezzo, rabbia, dolore e tutto questo per causa mia.
-Ahhhh- urla sbattendo continuamente i pugni sulla porta, l’unica barriera che ci divide e che non le permette di aggredirmi.
Perché è quello che vorrebbe fare e, probabilmente, immobile come sono, glielo permetterei anche.
-Adesso basta- sento la voce severa dell’infermiere, mentre con un colpo di bacchetta richiude la finestrella. Nell’esatto momento in cui si sente il rumore secco del ferro contro ferro, anche le urla di Eve si azzittiscono e cala un silenzio innaturale intorno a noi.
Io in tutto questo non ho fatto altro che rimanere immobile sul mio posto, tenendo le braccia lungo i fianchi e lo sguardo fisso sulla finestrella.
Una flebile, scintilla di speranza c’è ancora in me, che spera che quella finestrella si apra e che ci esca la Eve con cui ho passato tutti questi anni.
La Eve con cui potevo essere me stessa al cento per cento, senza paura di giudizi o incomprensioni.
Rivoglio la mia fortissima migliore amica.
Ed è in questo momento che cado sulle mie ginocchia iniziando a singhiozzare sonoramente, rompendo così il silenzio che si era creato.
Il viso straziato dal disprezzo e dall’odio di Eve non fa che venirmi in mente e più continuo a imprimermelo nella mente, più la briciola di flebile speranza svanisce.
Provo un dolore inspiegabile, straziante, che sancisce la rottura in mille pezzi di una piccola fiammella della mia anima.
L’infermiere ha la brillante idea di dire -Bhe, io te l’avevo detto che non era più la tua amica-
L’avrei sicuramente ucciso a mani nude anche, dato che non mi hanno ancora consegnato la mia bacchetta, se non fosse che il dolore che provo è più forte della rabbia.
Ho per sempre perso una delle persone più indispensabili della mia vita e non potevo fare niente più per aiutarla.



RIECCOMIIIIII!!!
L'ULTIMA PARTE DEL CAPITOLO L'HO SCRITTA CON IL MAGONE IN GOLA! POVERA ROSE! POVERA EVE! POVERA ME!
ANYWAY, VI RINGRAZIO SUBITO PER ESSERE ARRIVATI FINO A QUI E SPERO MI FACCIATE SAPERE COSA NE PENSATE!
NON MANCA MOLTO ALLA FINE, SIAMO VICINISSIMI E ANCORA NON CI CREDO!
VORREI RINGRAZIARVI AD UNO AD UNO, E, QUASI QUASI, QUANDO LA STORIA SARA' FINITA LO FARO'!
CI VEDIAMO AL PROSSIMO CAPITOLO!
UN BACIO,
HERM :*

P.S. LO SO CHE NEI LIBRI IL REPARTO PSICHIATRICO DEL SAN MUNGO NON SI COLLOCA AL PIANO SOTTOTERRA, MA HO PENSATO COMUNQUE DI COLLOCARE Lì LA SEZIONE PER COLORO CHE IN REALTA' DOVREBBERO STARE AD AZKABAN, PER COLORO CHE HANNO COMMESSO TENTATI OMICIDI O OMICIDI FATTI E FINITI, NON PENSO SIA GIUSTO COLLOCARLI INSIEME A CHI NELLA VITA NON HA MAI FATTO MALE A NESSUNO!


P.P.S.PURTROPPO IL PROGRAMMA CHE USAVO PER INSERIRE LE COPERTINE DEI CAPITOLI NON FUNZIONA PIU' E NON RIESCO A TROVARNE UN ALTRO. VOI PER CASO NE CONOSCETE QUALCUNO?

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Capitolo 48
*** Epilogo ***


Epilogo
Due mesi dopo


-Io Ron Bilius Weasley riprometto di amarti e onorarti finchè morte non ci separi-
-Io Hermione Jean Granger riprometto di amarti e onorarti finchè morte non ci separi-

E attraverso le lacrime che mi offuscano gli occhi, il prete acconsente mio padre a baciare mia madre.
Questi ultimi due mesi sono volati, tanto che mi sembra di aver varcato l’uscita di quel fastidioso Ospedale solo ieri.
Tutta la famiglia Weasley e Granger mi ha accolto a casa come se fossi una sopravvissuta, tuttavia riconoscere ogni piccola e insignificante sfaccettatura su ogni viso di ogni componente mi ha fatto sentire finalmente a casa.
Abbracciarli, ridere con loro, riconoscere ogni loro movimento come se fossimo riuniti in un giorno qualunque e non per il mio ritorno, mi ha fatto sentire leggera, spensierata, felice.
Sono riuscita, dopo aver passato delle ore a piangere ininterrottamente, a sentirmi meno male e meno sola.
Poi sono ritornata a casa dei miei e ho passato l’ultima settimana di scuola ad Hogwarts.
Scorpius, le mie cugine e i gemelli Scamander mi hanno aiutata tantissimo a recuperare tutto lo studio che mi ero persa, ma nonostante questo con la Preside Mc Granitt abbiamo deciso che i M.A.G.O. lì terrò a fine Agosto.
Tutti hanno cercato di non farmi pressione, di non domandarmi nulla, di non nominare Eve neanche per sbaglio. Hanno cercato tutti di proteggermi.
Nei rari momenti in cui sono rimasta sola con me stessa, non sono riuscita comunque a far altro che piangere.
Davanti alla mia famiglia, ai miei amici, a Scorpius ho fatto esattamente come hanno fatto loro, ho cercato di proteggerli dal mio dolore.
Nonostante siano passati due mesi dal mio ritorno, non riesco ancora a sentir meno la mancanza di Eve. Anche oggi, mentre i miei genitori rinnovano le loro promesse, non riesco a bloccarmi nel cercare tra la folla il suo volto dolce, mentre ride con Lily e Roxy, abbracciata ad Al magari.
Non sono riuscita neanche a togliere la sua roba dalla nostra stanza, o meglio dalla mia stanza.
Per quanto il dolore sia forte, talvolta accompagnato dalla rabbia, non riesco a smettere di pensare che magari un giorno Eve potrà ritornare a far parte della mia vita, potrà ritornare ad essere la mia migliore amica.
In caso non fosse così, sono più che consapevole che rimarrà sempre un vuoto incolmabile in me e nella mia vita.

Tra gli applausi felici scorgo il volto di Scorpius che mi sorride. Non che mi sorprenda, dato che ogni volta che ho girato gli occhi su di lui, l’ho ritrovato a fissarmi, quasi con sguardo estasiato.
In questi due mesi è stato fondamentale per me. Nei momenti peggiori è sempre stato il primo ad accorgersene, quasi come se mi leggesse nella mente e sapesse cosa provassi, soprattutto quando cercavo di non farlo vedere.
Subito dopo esser uscita dall’Ospedale è venuto a trovarmi a casa. Imbarazzante.
Mamma l’ha trattato come se fosse un figlio, papà l’ha minacciato di morte prematura ogni cinque minuti, più o meno. Lenta e dolorosa, ha più volte specificato.
Mi è venuto a trovare ogni giorno e alla fine papà ha smesso di minacciarlo e hanno iniziato a parlare, di Quidditch principalmente, ma hanno comunque iniziato a parlare no?
Ovviamente i miei l’hanno capito subito cosa ci fosse tra me e Scorpius, anche e soprattutto senza che dicessi nulla. Meglio così, mi hanno evitato un’altra e più imbarazzante situazione.
Mi hanno comunque entrambi fatto capire quanto siano felici di me e di Scorpius e che è davvero un bravo ragazzo.

Riesco a fare le congratulazioni a mamma e a papà, giusto in tempo prima di essere sommersa dagli auguri e dalle urla della famiglia Weasley.
-Hai capito il piccolo Ron-Ron- lo schernisce la voce di zio George.
-Non osare chiamare così mio marito- urla di scatto la mamma.
-Dai Herm, non sarai di certo ancora gelosa eh?- ribatte in lontananza la voce divertita di zio Harry, ma non riesco a capire come finisce, dato che raggiungo finalmente il portone che mi porta sulla Terrazza.
Prendo un lungo respiro.
Amo la mia famiglia e il frastuono che riescono a combinare tutti insieme ha attutito il flusso di pensieri che, volente o nolente, mi ha travolto il cervello in questi ultimi mesi. Alcune volte però ho bisogno di una pausa e calmarmi.
-Hey, ti ho trovata finalmente- sento alle mie spalle la voce di Scorpius.
È sempre stato incredibilmente bello, ma oggi con il suo smoking grigio perla ha qualcosa che lo rende ancora più affascinante.
-Prendevo una boccata d’aria- gli sorrido, mentre accolgo le sue braccia sulla mia vita.
La splendida location che i miei avevano scelto per oggi, ha una magica terrazza in pietra levigata che percorre lungo il lato sinistro. Ti permette di ammirare il tramonto, che sembra riempire di rosso aranciato le colline intorno alla villa, che ci sta ospitando.
-Non stai bene?- mi domanda Scorpius preoccupato.
-Si, si, sto bene, non preoccuparti- ribatto velocemente, cercando di stamparmi un bellissimo sorriso sulla faccia.
Lo sguardo dubbioso con cui mi guarda mi fa capire di non esser stata troppo convincente, ma da Scorpius, il quale credo talvolta mi legga nella mente, non potevo aspettarmi altro.
Mi giro tra le sue braccia per riportare lo sguardo verso il sole striato di arancione. Con le mie braccia stringo forte le sue e appoggio la schiena sul suo petto.
Rimaniamo per un po’ in silenzio, rapiti forse dal paesaggio magico davanti a noi, o forse perché alcune volte il silenzio vale più di mille parole.
-Ti ricordi quando avrei voluto portarti sulla Terrazza Wonders per farti vedere il tramonto?- mi domanda piano Scorpius.
Sorrido annuendo.
-Si avvicina molto a questo- continua lasciandomi un bacio sulla guancia.
Mi rigiro lentamente tra le sue braccia, sorridendo ampiamente -Avevi ragione allora. È stato davvero uno spreco che quella sera lì piovesse-
-Un vero peccato- conferma sorridendo anche lui.
Se mi fermo a pensare, non riesco più a sentire stranezza nei nostri abbracci, nei nostri baci, nelle nostre carezze.
Ormai è familiare, naturale e se dovesse un giorno venire a mancare la possibilità di sentire il suo forte profumo di cioccolato … bhe non ci voglio neanche pensare, perché appunto è impensabile per me una vita senza di lui ormai.
E so per certo che per lui è lo stesso, dato che i suoi occhi grigio ghiaccio sono sempre e costantemente riscaldati dalle sue famose pagliuzze dorate.
Non è più lo Scorpius glaciale e freddo che conoscevo prima ed io non sono più la Rose saccente e irritante. Siamo cambiati e lo abbiamo fatto insieme.
-Approfitto per parlarti di una cosa- inizia allontanandosi un po’ da me, senza smettere di sorridere, anche se negli occhi sfocia una  piccola goccia di preoccupazione.
-Certo, dimmi pure-
Con un ultimo sorriso nella mia direzione, abbassa gli occhi per puntarli sulla tasca destra del pantalone, dalla quale fa fuoriuscire un piccolo mazzo di chiavi, con un ciondolo a forma di rosa.
-L’altro giorno mentre passeggiavo per le strade di Londra con Al, ci siamo fermati davanti ad un cartello con scritto vendesi. In quel momento ho pensato a come potrebbe essere se vivessimo tu ed io … insieme- continua lasciando scappare l’ultima parola in un tremolio.
Sono sorpresa, tanto che non riesco a fare altro che tenere la bocca aperta e alternare lo sguardo tra il suo viso sempre più preoccupato e ansioso e la sua mano che tiene tra le dita il piccolo mazzo di chiavi, che oscillano leggermente.
Dentro sono esplose contemporaneamente una miriadi di emozioni: gioia, adrenalina, ansia, felicità, paura.
Il cuore batte furiosamente, mentre la mia bocca continua a non voler spiccicare una parola.
-Rose, che ne dici?- mi domanda Scorpius, abbassando la mano che contiene le chiavi, con tono sempre più preoccupato.
-Non ci credo- riesco solo a sussurrare, prima di buttargli le braccia al collo e baciarlo forte.
-Assolutamente si- urlo quasi, mentre nel contempo gli lascio tantissimi baci a stampo.
Lui risponde prima sospirando, quasi avesse davvero paura di un mio possibile rifiuto. Dopodichè mi prende tra le braccia e mi fa volteggiare, chiaro e forte il suono delle nostre risate felici in sottofondo.

***

Rientrati in sala ci fiondiamo sul buffet, ricco e profumato.
La sala è composta da una serie di volte sul soffitto, abbellite da fiocchi in seta e organza color avorio. Lanterne sono sparse sul soffitto in modo quasi disordinato, le quali però riescono a dare comunque un tocco di magico romanticismo.
Il centro ospita una grande pista da ballo, costeggiata da piccoli e medi tavolini già occupati dagli ospiti, che mangiano, chiacchierano e sembrano davvero divertirsi.
Una persona spicca notevolmente in questa folla gioiosa e festeggiante, un piccolo ma grande puntino nero triste e sconsolato.
Ho cercato egoisticamente di ignorarlo per tutto il tempo, dato che il suo comportamento non aiuta la mia voglia di essere tranquilla, almeno durante il giorno delle promesse dei miei genitori.
Ma, come succedeva spesso, non sono riuscita ad ignorarlo troppo a lungo, dato che è anche l’unico a capire in pieno il dolore che vive nel mio cuore.
-Hey- saluto mio cugino Albus, sedendomi di fianco a lui.
Ha in mano una bottiglia di vino babbano e nell’altra un bicchiere stracolmo di quella bevanda dal forte odore amarognolo. Indossa uno smoking, la cui camicia ha i primi due bottoni slacciati e non vi è traccia né di cravatta né di papillon.
Questo è il meglio che è riuscita a fare zia Ginny probabilmente, dato che all’inizio Al non ci sarebbe voluto neanche venire oggi qui.
Come al solito come saluto ottengo un’occhiata veloce, sta volta accompagnata da un’alzata frettolosa del bicchiere, poco prima di essere svuotato di colpo dalla bocca di Al.
Lo guardo e nonostante abbia riabbassato lo sguardo, nei suoi occhi verdi non splende più quella scintilla che lo caratterizzava. Ha profonde occhiaie e le guance non sono più morbide e paffutelle come prima, bensì scarne e scavate.
Lily e zia Ginny mi han detto di come Al non riesca a fare altro che attaccarsi ad una bottiglia e bere, riuscendo a non toccare cibo per giorni interi, senza uscire dalla sua stanza. La notte lo sentono ancora piangere.
Hanno cercato di aiutarlo, ma tutte le volte in cui sono intervenuti, Al ha reagito male, urlando, sbraitando e lanciando ogni cosa gli si trovasse a tiro.
“Voi non potete capire” , “Sto male”, “Lasciatemi stare”, “Lasciatemi solo”.
-Sembra che si stiano divertendo tutti- dico non sapendo esattamente cosa dire.
In pista tutti ballano, ridono, chiacchierano tra di loro, mentre qui, seduta di fianco ad Al, riesco a sentirmi più vicina al suo stato d’animo che a quello degli altri.
Un po’ come se mi sentissi capita.
-Che si divertano, finchè possono- ribatte secco, riempiendosi di nuovo il bicchiere.
Giro di nuovo lo sguardo verso di lui e la domanda mi nasce spontanea -Come stai?-
So benissimo che sta male, che soffre e probabilmente bere lo aiuta a svuotarsi la mente, ma tanto mi manca la mia migliore amica, quanto mi manca il mio migliore amico.
Ho cercato di lasciargli spazio, il tempo per metabolizzare, per capire o contestualizzare tutto ciò che è successo, ma sembra prendersela comoda e ho paura che si arrivi ad un punto di non ritorno troppo in fretta.
-Che cazzo di domande fai?- mi sbotta infatti, continuando a svuotare e riempire quel cavolo di bicchiere.
-Sono la tua migliore amica, è ovvio che mi preoccupi per te Al- cerco di allontanargli la bottiglia di vino che finalmente aveva appoggiato sul tavolino.
Un’occhiata velenosa da parte sua blocca la mia mano dal continuare la corsa.
-Nessuno ti ha chiesto di farlo, mi pare-
Morgana quanto lo prenderei a sberle!
-Non c’è mica bisogno di chiederlo- rispondo seccata allo stesso modo.
-Tu non pu … -inizia la solita manfrina, ma questa volta la tronco sul nascere.
-Cosa Al? IO non posso capire? Hai sul serio il coraggio di dire che IO non posso capire?- domando enfatizzando la parola IO in modo chiaro e deciso.
Sta volta ho tutta l’intenzione di farmi ascoltare.
Allontano con fermezza la bottiglia da lui, appoggiandola sul tavolino alle nostre spalle e mi rigiro nella sua direzione con rabbia.
-Io sono stata avvelenata dalla mia migliore amica, la sorella che ho sempre desiderato mi ha quasi uccisa e mi ha urlato addosso il suo odio, l’ultima volta che l’ho vista. Il mio migliore amico invece sta cercando di uccidersi, alcolizzandosi tutti i santissimi giorni, senza permettere a nessuno di aiutarlo, esattamente come ha pensato di fare Eve. Non sono riuscita ad aiutare lei e ogni giorno mi maledico per non aver capito niente, per non esser intervenuta e ogni giorno sto male non avendola più con me. Cosa ti fa pensare adesso, che io possa rimanere qui a guardarti inerme fino a che non ti ammazzi anche tu?- non so come io abbia avuto la forza di non urlargli in faccia queste parole.
Qualcosa in lui si è mosso finalmente, perché ha abbassato il bicchiere e ha rivolto tutta la sua attenzione su di me.
-Ti manca talmente tanto che non sei mai andata a trovarla, ma hai continuato la tua vita felice con il tuo fidanzato perfetto, senza però degnarla di un pensiero-mi sgrida non lasciando trapelare neanche un’emozione, scandendo fin troppo bene le parole per uno che ha ingoiato non so quanti litri di vino e alcool.
Comunque sia mi ha lasciata di sasso.
-Io la penso tutti i giorni- dico guardando quegli occhi verde ormai spenti, quasi vuoti -Non sono andata a trovarla perché lei mi odia e la mia presenza non le fa bene-
È vero, lei mi odia e questo è ciò che più mi fa male, dato che io non ho smesso di volerle bene esattamente quanto gliene volessi prima.

.La Eve che hai di fronte non ti vuole bene, ti disprezza-

La sua voce rabbiosa mi risale nella mente, ricordandomi che la mia migliore amica era scomparsa e io non so neanche quando è successo di preciso.
-Non dire stronzate- riecheggia forte la voce di Al nelle mie orecchie -ogni volta che la vado a trovare non fa altro che chiedermi di te-
Lo guardo stupita.
-La sei andata a trovare?- domando in un sussurro sorpreso -E chiede di me?-
-Certo che sono andato a trovarla. È la ragazza che amo e non smetterò di farlo per quello che ha fatto. La colpa non è sua se è malata- ribatte con decisione, marcando il concetto sbattendo forte il bicchiere sul tavolo.

La colpa non è sua se è malata.

Quanto posso essere stata stupida.
Ha ragione Al. Non è la mia migliore amica ad odiarmi, ma la malattia la fa diventare così e io, come pessima migliore amica, non l’ho capito. Anzi sono rimasta a casa, nel mio rifugio, a crogiolarmi nel mio dolore, senza neanche lontanamente pensare al suo.
Lei è lì rinchiusa, da sola, in una stanza senza finestre, al buio, circondata da persone sconosciute. E se aggiungiamo che tali persone si avvicinano a quell’imbecille dell’infermiere che mi ha accompagnato quel giorno da lei, la situazione peggiora sempre più.
-Come sta?- gli domando in un sussurro, mentre inevitabilmente i miei occhi si riempiono di lacrime.
-Male. Per quanto i medimaghi cercano di aiutarla con le medicine e i psicofarmaci, la malattia diventa sempre più opprimente- risponde con rabbia, forse dettata dal fatto che se fossi andata anche io a trovarla, non avrei avuto bisogno di porla questa domanda.
-Ma io riuscirò a farla uscire da lì- continua Al risoluto, sorprendendomi nuovamente -Sono sicuro che prima o poi a vincere sarà lei e io sarò lì quel giorno- ribatte deciso.
Lo guardo negli occhi e finalmente una piccola scintilla del vecchio Al fa una lieve comparsa.
Per quanto stia male a non averla di fianco a se, non ha mai smesso di lottare per lei e con lei, ed è determinato nel salvarla.
Ammiro Al.
Mi vergogno di me stessa.
Ho abbandonato la mia migliore amica, la sorella che ho sempre desiderato e che ho avuto alla fine. Le voglio un sacco di bene e ciò non mi ha comunque permesso di aiutarla e di lottare con lei.
-Non è tardi comunque- fa capolino nei miei pensieri la voce quasi dolce di Al -Se vuoi lottare insieme a me per lei e con lei, non è tardi-
Non è una domanda, ma un’affermazione chiara e decisa.
Mentre lo guardo negli occhi, felicemente sorpresa per la terza volta da Al in poco tempo, le sue iridi verdi mi trasmettono forza e voglia di combattere insieme a me.
D’istinto mi butto tra le sue braccia e stringo mio cugino, nonché il mio migliore amico, più forte che posso.
Mi è mancato un sacco.
-Assolutamente si Al, voglio combattere con voi- gli sussurro, mentre calde lacrime si infrangono sulle mie guance e sulla sua camicia.

***

Questa mattina è la mattina.
Subito dopo quella chiacchierata ci eravamo messi d’accordo per il giorno dopo per andare a trovare Eve insieme.
Sono nervosa, molto nervosa. Non ho la più pallida di come comportarmi con lei, di come lei reagirà alla mia vista.
Se riuscirò ad abbracciarla o, in realtà, se riuscirò semplicemente a parlare e non a piangere e basta.
Sul comodino mi saltano all’occhio le chiavi che ieri Scorp mi ha dato per chiedermi di andare a vivere con lui.
Mi rigiro, con un sorriso dolce sulle labbra, quel metallo sottile tra le dita, soffermandomi sul portachiavi a forma di rosa.
Sto per andare a convivere con il mio acerrimo nemico ai tempi della scuola, chi l’avrebbe mai detto eh?
E, cosa ancora più importante, non vedo l’ora che succeda.
-Quindi non hai cambiato idea- sobbalzo nell’udire quella voce sensuale alle mie spalle.
-Che ci fai qui?- domando, senza trattenere un sorriso. Non riesco a fare altro che ridere ogni volta che lo vedo.
-Sono venuto a vedere come stai- mi risponde, prima di far nascere su di se il suo ghigno, che ormai ho imparato ad amare -Se vuoi me ne vado eh-
-No, no- esclamo velocemente, facendo due passi verso di lui.
Di tutta risposta sorride, prima di allargare le braccia in un invito ad abbracciarlo.
Il suo profumo è delizioso, delicato ma allo stesso tempo forte, mi fa sentire protetta.
Mi abbraccia forte, prima di lasciarmi un bacio lieve sul collo e annusarmi subito dopo.
Inevitabilmente lo stringo più forte, tanto quanto l’esplosione che è nata dentro di me.
-Mi manchi sai- mi sussurra contro la pelle e questo non fa che accentuare i brividi che mi cospargono il corpo.
-Anche tu- sussurro di rimando.
Negli ultimi due mesi non avevamo avuto chissà quante occasioni per stare insieme e, bhe, sotto quel frangente quasi inesistenti, perciò sì mi mancava da morire.
Inizia la corsa di baci per tutto il collo, fino ad arrivare alla mandibola, che bacia anche essa minuziosamente. Una corsa lenta e dolorosamente eccitante.
Averlo così vicino mi destabilizza ogni volta, mi spegne ogni facoltà e ogni possibilità di pensiero. Figuriamoci di parola!
Arriva troppo lentamente, ma allo stesso tempo velocemente, sulle mie labbra, dando così inizio ad un bacio passionale, profondo, desideroso di qualcosa di più non avuto per troppo tempo.
Le mie braccia si attaccano al suo collo per stringerlo ed avvicinarlo a me il più possibile e lui fa la stessa cosa allacciando le sue sulla mia vita.
Ci baciamo con foga famelica, intrecciando le nostre lingue in una danza feroce, dando parola al desiderio che sentiamo dentro.
I miei denti afferrano il suo labbro inferiore, mentre le sue mani mi stringono più forte, sollevandomi di poco dal pavimento.
In questo preciso momento mi rendo conto di quanto averlo con me mi manchi, di quanto abbia voglia di lui e di stringerlo forte a me. Di risentire le nostre pelli a contatto, di avere sotto le mie dita tutto il suo corpo, di afferrarlo e non lasciarlo più. Di avere le sue dita che vagano per il mio corpo, sentirlo bruciare in un fuoco passionale, che solo lui riesce a farmi provare.
Ci stacchiamo dalle labbra uno dell’altro e sento subito nascere in me l’esigenza di avere le sue labbra attaccate alle mie.
Insaziabile, ecco come mi sento.
Continua portando le sue labbra sul mio collo, mentre le braccia e le gambe mi trascinano verso l’indietro. La corsa si blocca solo quando la mia schiena si scontra con il legno duro della libreria.
Ma non mi importa, l’unica cosa che desidero è che lui non smetta di baciarmi e succhiarmi il collo. Io non riesco a fare altro che stringere le mie dita forte nei suoi capelli, vogliosa di sentirlo sempre più su di me.
Le sue mani si insinuano sotto la camicetta che ho deciso di indossare oggi e un sospiro di soddisfazione mi esce dalla bocca.
-Non resisto più- sussurra subito dopo, dando voce anche ai miei pensieri -Ti voglio- continua, prima di staccarsi da me e puntare le sue iridi grigio ghiaccio nelle mie verdi -Adesso-.
Il forte desiderio che sta provando, anzi che stiamo provando, glielo leggo in faccia e questo mi fa rabbrividire ancora di più.
-Adesso- sussurro in risposta, mentre le mie mani si fiondano sull’orlo della sua maglietta, pronte a sfilargliela il più in fretta possibile.
La sua testa sta giusto per spuntare fuori dal buco della maglietta per la fuori uscita della testa, quando veniamo interrotti da qualcuno che ha la fottutissima idea di tossicchiare.
-Porco Salazar- si fa scappare chiaro e tondo Scorpius, sbuffando forte al contempo.
-Ringrazialo Salazar che al posto mio non ci fosse zio Ron ad aprire questa porta- ridacchia in risposta Al, mentre sorride sghembo sorretto sullo stipite della porta.
-Ringrazia Salazar che non ti sto prendendo a pugni- ribatte forte Scorpius, facendo nascere su di se uno sguardo serio, che non riesce a nascondere totalmente una lieve sfumatura di malizia e complicità.
-Adesso che abbiamo fatto i dovuti ringraziamenti, ce ne possiamo andare?- domanda Al nella mia direzione, continuando a sogghignare.
Non voglio neanche lontanamente pensare a cosa fosse potuto succedere se, per disgrazia di Merlino, ad aprire quella porta ci fosse stato mio padre.
Ho i brividi solo al pensiero!
-Roooosee- mi sventola una mano davanti alla faccia Scorp, mentre Al ridacchia qualcosa come “Quasi quasi lo chiamo zio Ron, voglio vedere che combinate”.
Brutta serpe che non è altro.
Gli lancio una brutta occhiata, prima di girarmi verso Scorpius.
Ho paura e sono preoccupata di quello che potrà succedere, perciò ho bisogno di sapere che lui ci sarà con me, anche se non fisicamente.
-Io ti aspetto giù- sento dire dalla voce di Al- Ma non fare troppo tardi che a chiamarti ci mando zio Ron questa volta- ridacchia, prima di sbattere la porta dietro di se ed evitare alla grande il libro che gli ho lanciato addietro.
-Da quando è così spiritoso?- domando stizzita.
Non sono proprio stizzita con Al in realtà, me la sto facendo soltanto addosso.
-Vedrai che andrà tutto bene- ribatte Scorpius con un leggero sorriso sulle labbra, mentre mi abbraccia -Ricordati che rimarrà sempre la tua migliore amica, qualsiasi cosa succeda-
-Lo so- sussurro contro la sua spalla, mentre inspiro il suo profumo -Ma se dovesse ancora odiarmi? Se mi dovesse urlare ancora contro quanto mi disprezzi? Non so se ho voglia di sentirlo di nuovo- mi lascio scappare senza volerlo, quasi in tono di lamento.
-Sappi che non è la tua migliore amica a parlare- controbatte deciso, prima di far incontrare i nostri sguardi -Lei ti vuole bene tanto e forse più di quanto gliene voglia tu. Siete cresciute insieme, avete affrontato tempeste e giornate soleggiate insieme. Questa è semplicemente un’altra tempesta, magari la più forte e impetuosa, ma insieme supererete anche questa- continua con decisione -Se ci credi tu, vedrai che ci crederà anche lei-
Lo guardo sorridendogli lievemente.
Ho paura è vero, ma stare con lui questi dieci minuti ha fatto sì che una parte di paura si sia trasformata in forza e determinazione.
Mi fa proprio bene questo ragazzo e, oltretutto ha ragione, superermo anche questa tempesta insieme.
È la mia migliore amica e non ho intenzione di abbandonarla, per quanto la strada sia tortuosa e difficile, affronteremo anche questa.
-E poi, che ne sai, magari rimarrete a parlare ore e ore su quanto Al sia un emerito idiota e su quanto io invece sia fantastico- continua ghignando alla made-in-Malfoy.
-Ma per favore- ribatto spingendolo di lato -Sei sempre il solito Malfoy- continuo dirigendomi verso la porta.
-Hey- mi chiama prendendomi da un braccio -Hai il coraggio di dire che io non sono fantastico e Al un emerito idiota?- domanda fingendosi oltraggiato.
Non riuscendo del tutto a non sorridere ribatto -Assolutamente. Dico che entrambi siete due fantastici emeriti idioti-
-Nessuno aveva mai osato dirmi una cosa del genere- continua avvicinandosi e prendendomi dai fianchi.
-C’è sempre una prima volta- ribatto fiera, prima di baciarlo velocemente e correre fuori dalla porta.
-Mai dire mai nella vita- continuo urlando, mentre scendo le scale velocemente.  Subito dopo sento la sua risposta in una voce divertita -Appena torni sarà peggio per te Weasley-
Come al solito vuole sempre avere l’ultima parola, arrogante che non è altro.
Ma, purtroppo o per fortuna, è proprio per questo che lo amo.

-Pronta?- mi domanda Al non appena esco fuori casa.
-Prontissima- ribatto afferrandolo per un braccio.
Sono pronta a riprendermi la mia migliore amica.






ED ECCOCI FINALMENTE ALL'ULTIMO CAPITOLO!
POSSO PIANGERE?
GRAZIE INFINITE PER ESSERE ARRIVATI FINO A QUI!
RINGRAZIO ED ABBRACCIO OGNUNO DI VOI PER AVER SCELTO DI INIZIARE E FINIRE QUESTA AVVENTURA INSIEME A ME!

PER L'ULTIMA VOLTA, VI CHIEDO DI DIRMI COSA NE PENSATE DELL'EPILOGO E DELLA STORIA IN SE'!
GRAZIE ANCORA TANTISSIMO!

AD UNA PROSSIMA STORIA, SPERO!

UN BACIO,
HERM:*


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