Il divieto

di Anonima Italiana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Questi matrimoni non s'hanno da fare ***
Capitolo 3: *** Disappunto ***
Capitolo 4: *** Ritorno a Middleham ***
Capitolo 5: *** Riconciliazione ***
Capitolo 6: *** Due sorelle ***
Capitolo 7: *** The kingmaker's pawn ***
Capitolo 8: *** Isabella e Giorgio ***
Capitolo 9: *** Punto di rottura ***
Capitolo 10: *** Love and marriage- parte I ***
Capitolo 11: *** Love and marriage- parte II ***
Capitolo 12: *** Aria di tempesta ***
Capitolo 13: *** La rivolta ***
Capitolo 14: *** Il mondo capovolto ***
Capitolo 15: *** Processo a Jacquetta ***
Capitolo 16: *** La fuga di Anna ***
Capitolo 17: *** I piani di Warwick ***
Capitolo 18: *** La tempesta ***
Capitolo 19: *** Verso la verità ***
Capitolo 20: *** La decisione di Edoardo ***
Capitolo 21: *** Margherita D'Angiò ***
Capitolo 22: *** Due fratelli ***
Capitolo 23: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Inghilterra, 1469 circa

Riccardo di Gloucester cavalcava di buona lena verso Londra, diretto alla corte del fratello, re Edoardo IV.  Il vento gli sferzava il viso, ma la sua eccitazione e la fretta di arrivare erano talmente grandi che nemmeno se ne accorgeva, e continuava a spronare White Surrey per arrivare il prima possibile.
La gioia provata dal giovane era legata al motivo per cui si stava recando a corte; pochi giorni prima aveva chiesto a Richard Neville, ex tutore suo e del fratello Giorgio, la mano di Anna, la minore delle sue figlie. Anna e Riccardo erano da tempo innamorati, ed erano riusciti a tenere nascosto il loro sentimento in attesa che la ragazza raggiungesse l’età legale per potersi sposare, e in attesa che Riccardo  consolidasse la propria posizione come cavaliere a corte, il che gli avrebbe permesso di ottenere incarichi di rilievo , in modo da poter cominciare a pensare di condurre una propria vita indipendente e crearsi una famiglia.

Richard Neville aveva acconsentito con gioia: da sempre aveva sperato di maritare entrambe le figlie con i fratelli del re, cosa che gli sembrava anche dovuta visto che se Edoardo era diventato re una buona parte del merito era dovuta alla sua abilità di stratega, con cui aveva affiancato il giovane cugino nella battaglia contro re Enrico; lotta che alla fine aveva dato i risultati sperati. Edoardo era salito al trono con il nome di Edoardo IV, e i suoi amati fratelli avevano ricevuto i titoli di Duca di Clarence e Duca di Gloucester.
 
Inoltre provava per Riccardo un affetto sincero, dato che gli era stato affidato a soli otto anni e l’aveva praticamente cresciuto lui, e segretamente aveva sempre sperato che si potesse giungere a un’unione matrimoniale di questo tipo, che- cosa non secondaria-  avrebbe portato notevoli vantaggi e prestigio anche a lui e alla sua famiglia, rendendolo uno degli uomini più potenti del Regno. Se poi la cosa rendeva felice anche la sua Anna, tanto meglio!

E’ vero, prima di fare la sua proposta Riccardo avrebbe dovuto chiedere il permesso di suo fratello il re; ma dato che era suo fratello minore e oltretutto uno dei suoi più fedeli sostenitori, pensava che fosse una cosa trascurabile, comunicarglielo prima o dopo. Inoltre, Edoardo IV appena salito al trono aveva sfidato ogni regola e la disapprovazione dei suoi alleati, Warwick compreso, sposando Elisabetta Woodville, vedova di un cavaliere combattente per la fazione opposta, di cui si era innamorato; il giovane duca pensava quindi che il fratello potesse certamente comprendere che, quando c’è di mezzo l’amore, non è detto si stia lì a badare assiduamente alle convenienze.
Riccardo sospirò. Sapeva bene di non essere ben visto alla corte del fratello: il suo carattere riservato e riflessivo, in aperto contrasto con quello gaudente e gioviale di Edoardo e Giorgio, mal si adattava a una corte dove intrighi, pettegolezzi, complottismi la facevano da padrone dietro alla facciata di divertimento e gioia e vivacità che il carattere guascone di Edoardo tendeva a realizzare. A corte la facevano da padroni  personaggi eclettici come Anthony Woodville, uno dei fratelli della regina, poeta, artista, intrattenitore, filosofo tra i più apprezzati; Riccardo era solo il “fratellino di sua maestà”, quello che sembrava voler rovinare il divertimento a tutti con la sua sola presenza considerata cupa e guastafeste, quello che al limite si poteva dileggiare di nascosto per la sua gobba che, nonostante non gli avesse mai impedito di fare il proprio dovere  quando c’era da sedare qualche rivolta o da essere al fianco del fratello per qualunque cosa, di certo non lo aiutava a rendere attraente il suo aspetto fisico.

Con il matrimonio tutto ciò sarebbe finito: d’accordo con Anne, anch’essa poco propensa per la vita di corte, sarebbero rimasti a vivere al Nord, avrebbe aiutato il suocero nel governo di quella parte del paese e sarebbe così rimasto nella terra che amava, vicino agli amici più cari, vivendo la SUA vita.
Lì non era più il fratellino del re, il guastafeste serioso, il gobbetto: lì era solo e semplicemente Riccardo.
Sì, quel giorno la vita sembrava decisa a sorridere al
più giovane degli York.  Cosa mai avrebbe potuto andare storto?


 

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Capitolo 2
*** Questi matrimoni non s'hanno da fare ***


Appena arrivato a palazzo, il tempo di rifocillarsi e rendersi presentabile dopo un lungo viaggio a cavallo, Riccardo fu subito chiamato nella sala delle udienze dal fratello, già avvisato del suo arrivo;  e qui ebbe una sorpresa: trovò anche Giorgio, l’altro fratello. Riccardo si stupì, visto che aveva annunciato a Edoardo che la sua non sarebbe stata una semplice visita ma che doveva parlargli di una cosa importante; ma il re sembrò non aver prestato  più di tanto attenzione alla cosa, visto che spiegò di aver convocato anche  Giorgio perché aveva qualcosa di importante da dire a entrambi i fratelli.
 
- Fratelli,ho una notizia da comunicarvi: il mese scorso nostro cugino Richard Neville ha proposto come mogli per voi le sue figlie, Isabella per Giorgio e Anna per Riccardo. - 

Mettersi sull’attenti per gli altri due fu automatico.
Edoardo continuò con un sorrisetto divertito.
 
- Ma state tranquilli: il vostro momento di mettere la testa a posto non è ancora arrivato! Ho rifiutato entrambe le proposte.- 

La maschera dell’indifferenza scese sui volti di Giorgio e Riccardo, in trepida attesa che il re continuasse.
 
- E’ vero, nostro cugino mi ha molto aiutato a conquistare il trono; ma voi siete cresciuti con lui, sapete meglio di me che uomo ambizioso egli sia, e sposando  le sue figlie a voi che siete i miei fratelli il suo potere aumenterebbe, forse azzerando i suoi limiti. E’ un alleato fedele, ma gli alleati vanno tenuti sotto controllo e soprattutto, va fatto loro capire molto chiaramente quale sia il loro posto.- 

- Gli alleati fedeli vanno anche adeguatamente ricompensati, se vuoi che il loro posto continui ad essere accanto  a te-  intervenne Giorgio.

- Ma certo, ovvio!- si affrettò a concordare il re. – Pensate sia un’ingrato? Ma c’è un’ampia scelta di altre valide ricompense: terreni, titoli, proprietà…- 

Edoardo cominciava ad andare sul vago, come se stesse ripetendo una lezione a pappagallo. Giorgio e Riccardo si scambiarono un’occhiata complice: non avevano certo bisogno di chiedere da dove venisse quell’idea.
 
- Forse avresti dovuto sentire anche il nostro parere- disse Riccardo, preoccupato dalla piega che stavano prendendo gli avvenimenti.

- Sì, forse- concesse il re – Ma del resto, noi siamo i tre soli di York, no? Sempre uniti, sempre d’accordo, nessuno di noi andrebbe mai contro gli altri. E a tutti noi interessa rendere sicuro il trono per il bene del Paese, giusto? E un vostro matrimonio con la ragazze Neville non rientra esattamente in quest’ottica, anzi. Ma non preoccupatevi: in caso moriate dalla voglia di fare piani matrimoniale, l’Inghilterra è piena di belle ragazze forse anche più  adatte di loro…basta solo guardarsi intorno e saper scegliere, magari anche non troppo lontano. -

Giorgio e Riccardo non risposero, avevano capito che il discorso del loro fratello si poteva considerare concluso. E avevano anche capito chiaro e tondo il messaggio di Edoardo: per loro, Isabella e Anna Neville dovevano essere considerate come se nemmeno esistessero.
 
(fine seconda parte)


N:B: storicamente, non so se Edoardo IV abbia messo un vero e proprio veto ai due fratelli di sposare Isabella e Anna Neville, di certo quando cominciarono i problemi tra lui e il conte Warwick mostrò chiara contrarietà a entrambe le nozze rifiutando il proprio consenso. Alcuni storici affermano che Anna e Riccardo erano stati  promessi sposi ancora bambini, e che Riccardo si adeguò al veto del fratello per fedeltà ma con molta contrarietà; tuttavia non ci sono prove a sostegno di quest'ultima tesi.
Nella serie tv invece, si parla proprio di divieto, sebbene non esista la scena che ho descritto. Nella finzione, Edoardo rifiuta a Warwick il consenso per un matrimonio con le figlie, ma non dice nulla ai fratelli; quando però scopre che Giorgio ha sposato segretamente Isabella, si arrabbia dicendo proprio "L'ha sposata nonostante lo avessi espressamente vietato". Per la mia storia quindi sono partita da questa affermazione.

 

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Capitolo 3
*** Disappunto ***


Dopo essersi congedati con fredda cortesia dal fratello Re, Riccardo e Giorgio percorrevano in silenzio i corridoio del palazzo reale, entrambi in preda alle proprie emozioni e pensieri.

Riccardo era confuso e perplesso: prima di tutto perché  non immaginava che , prima che lui facesse la sua proposta, Warwick aveva già parlato con Edoardo proponendo le sue figlie come moglie per lui e Giorgio. Perché il suocero non gliene aveva parlato? Cosa doveva pensare di questo atteggiamento? Ma soprattutto, come poteva risolvere l’enorme problema che gli si poneva davanti dopo il colloquio che aveva appena  avuto? Non intendeva andare contro il suo re e fratello, ma ovviamente non intendeva nemmeno rinunciare ad Anna.

Anna… il solo richiamare alla mente il suo nome gli procurò un lieve sorriso involontario. I suoi capelli ramati stretti in una treccia che Riccardo non vedeva l’ora di poter sciogliere, i dolci occhi azzurri che sapevano sorridergli senza farsi accorgere da chi stava loro attorno, la sua voce che lo chiamava dolcemente “Dickon….”durante i loro incontri segreti…la sua Anna, che dopo pochi giorni di separazione già gli mancava da morire.

- Sappiamo entrambi da dove arriva in realtà questo veto, vero?!-

La voce irosa di Giorgio lo riscosse improvvisamente dai suoi pensieri. Sì, in effetti potevano esserci ben pochi dubbi che, dietro quell’ostinato rifiuto di voler riconoscere pubblicamente a Warwick i meriti che gli spettavano ci fosse la loro cognata, la regina Elisabetta Woodville.

L’odio tra il loro cugino e la regina non era certo un segreto per nessuno: Warwick pareva essere uno dei pochi a rimanere indifferente alla bellezza e al fascino della sovrana, certamente era uno dei tanti contrariati dalla conseguente ascesa della famiglia Woodville. Dal giorno dell’incoronazione, Elisabetta aveva portato con sé a corte una lunga serie di fratelli e sorelle che, man mano, venivano maritati con i rampolli delle più influenti famiglie, per non parlare degli incarichi prestigiosi dati in segno di particolare riconoscimento sia al padre che ai fratelli della regina; in questo modo però, ben poco rimaneva per tutti gli altri, in particolare per quelli come Richard Neville che più di molti altri poteva essere considerato degno dell’attenzione e del rispetto del re, visto che si era battuto duramente al suo fianco per la vittoria degli York. Se Edoardo sedeva su quel trono, lo doveva in gran parte al conte di Warwick, ma distratto e abbagliato dalla benevolenza della famiglia della moglie, aveva scelto di metterlo da parte.
Warwick non era certo rimasto a guardare o subire:  pur mantenendo una correttezza formale, aveva sempre espresso in vari modi la sua disapprovazione verso la regina, arrivando a quello che per lei era stato lo sgarbo più grande: rifiutando di mandare le sue figlie come dame di corte, come da lei espressamente richiesto.  Da allora Elisabetta aveva deciso che, se guerra doveva essere, che lo fosse su entrambi i fronti.
 
- Dovremo tollerare di essere trattati ancora come bambini? Edoardo ha quasi rovinato i rapporti diplomatici con la Francia, si è inimicato molti dei suoi alleati  per sposare quella donna, e noi invece dovremmo aspettare che sia lui a decidere per noi?!-

Riccardo osservò meglio Giorgio; certo, il secondo dei fratelli era sempre stato un po’ una testa calda, riluttante all’obbedienza, ma questa reazione in questo contesto gli sembrava un po’ troppo veemente. In fondo Giorgio, come Edoardo, era un gaudente che amava divertirsi, di sicuro con aveva in programma piani matrimoniali di alcun tipo. E se anche fosse, non essendo propriamente un sentimentale, Riccardo scommetteva che per lui sarebbe andata bene chiunque, a parte le sorelle Woodville.  Per lui invece il problema era molto più serio, vista la posta in gioco.
 
- Forse  possiamo aspettare qualche tempo e poi provare a riprendere l’argomento per fargli cvapire quanto sia assurdo questo suo atteggiamento…- fece Riccardo molto poco convinto, e più per calmare il fratello.

-Già, siamo sempre noi a dover aspettare che schiocchi le dita, come dei cagnolini…-

- Devi renderti conto che non è solo nostro fratello, è anche il nostro sovrano e noi gli dobbiamo obbedienza!- replicò Riccardo.

- Oh certo, gli dobbiamo obbedienza…e la storia dei “tre soli di York”  vale solo quando fa comodo a lui, vero? Quando non gli serviamo, siamo trattati come dei vassalli, per non dire peggio!-

Riccardo rinunciò a replicare. Conosceva perfettamente la frustrazione che Giorgio covava dentro di sé, anche se non era mai riuscito a capire da cosa gli derivasse.  Sembrava non essere contento di essere uno degli uomini più importanti del regno e una delle personalità più in vista della corte, sembrava sempre volere dell’altro.

Comunque ora non aveva tempo né voglia di preoccuparsi dei tormenti del fratello, visto che dopo il colloquio con Edoardo ne aveva già abbastanza dei suoi. Doveva tornare a Middleham al più presto, chiarirsi con Warwick, parlare con Anna; soprattutto questo, voleva stringerla tra le braccia e rassicurarla del suo amore, e che avrebbe trovato una soluzione. In quel momento sentiva che averla vicina era tutto ciò di cui aveva bisogno.

Arrivati nei pressi delle scuderie, dopo aver ripreso i loro cavalli ed esservi montati sopra, i due fratelli si salutarono; Giorgio rimase per qualche minuto a guardare Riccardo scomparire velocemente per la strada in una nube di polvere, in preda a una ridda di pensieri e sentimenti che l’altro non avrebbe mai immaginato, e che avrebbero presto portato a conseguenze imprevedibili per tutti.
 

Nota dell'autrice:  avrei voluto fare un dialogo migliore, che cominciasse a delineare soprattutto la personalità di Giorgio e facesse intuire il motivo della sua contrarietà al divieto. Avrei anche voluto evitare gli spiegoni, ma purtroppo non ce l’ho fatta. Chiedo venia e spero di migliorare presto!

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Capitolo 4
*** Ritorno a Middleham ***


Qualche giorno dopo….

Richard Neville, conte di Warwick, stava esaminando alcuni documenti quando uno dei servitori bussò alla porta con un annuncio.

- Milord, Sua Grazia il Duca di Gloucester è qui e chiede di essere ricevuto con urgenza.-

- Fallo passare. –

Dunque Riccardo era già tornato…non aveva certo perso tempo, pensò Warwick con un sorrisetto, mentre si accingeva a ricevere il suo ex pupillo e futuro genero, preparato a ciò che sicuramente egli aveva da dirgli.
Non fu deluso, Riccardo irruppe nella stanza  e non perse tempo in convenevoli.

- Cos’è questa storia della proposta di matrimonio? Perché non mi avete detto nulla? Pensavate forse che non sarei venuto a saperlo?!- 

- Affatto, mio caro Gloucester, ma dato che ormai sei un uomo e sei capace di ragionare con la tua testa,  non ho ritenuto necessario informarti di quanto accaduto il mese scorso tra me e vostro fratello il Re. O forse il tuo interesse per mia figlia è stato intaccato ora che hai scoperto che tuo fratello non considera le mie figlie all’altezza dei suoi fratelli?-

Riccardo fece un profondo respiro.

- Non si tratta di questo, lo sapete bene. Amo Anna, ma Edoardo è mio fratello e il mio re , e gli devo la mia lealtà. Avrei preferito sapere prima cosa era successo per non essere colto di sorpresa e sapere cosa replicare. Così invece….-

- …comunque  ormai quel che è fatto è fatto-

Warwick troncò l’obiezione del giovane, dato che gli interessava andare subito al nocciolo della questione.

- Dunque, sua Maestà ti ha informato di quanto accaduto, del fatto che io ho chiesto come mariti per le mie figlie voi due fratelli, e che lui ha sdegnosamente rifiutato facendomi chiaramente intendere che pretendevo troppo, e che le mie figlie non erano alla vostra altezza..perchè, in parole povere, è questo che è accaduto.-

- Sono sicuro che mio fratello non intendeva mancarvi di rispetto…- lo interruppe Riccardo, rendendosi conto che era inutile cercare di giustificare l’ingiustificabile.-

- Credetemi, ho inteso perfettamente. Intendeva proprio quello. Comunque… sono curioso di sapere cosa ha ribattuto quando l’avete informato della proposta di matrimonio ad Anna. Perché gliel’avete detto, vero….?- domandò Warwick scrutando il viso del giovane.

Riccardo non rispose. Dal giorno del colloquio con il fratello si sentiva in colpa per non aver avuto il coraggio di ribellarsi subito, di cercare di farsi ascoltare, di imporsi in una questione così importante per l sua vita.
Warwick lo guardò severamente.

- Lo immaginavo.  A quanto pare, forse ti ho giudicato male: pensavo che saresti stato in grado perlomeno di difendere l’onore della tua futura moglie e ribattere a chiunque la offendesse ritenendola non degna. “La lealtà mi lega” – recitò con un sogghigno- ma…lealtà verso chi? E’ questo il punto. Non certo verso mia figlia-

Riccardo stava per rispondere quando l’attenzione di entrambi fu catturata da un improvviso e sommesso vociare dietro la porta d’ingresso.   Richard Neville andò immediatamente ad aprire per vedere cosa fosse, e fu così che entrambi poterono vedere chiaramente  Anna  e Isabella che cercavano di allontanarsi in gran fretta per non dare l’impressione di essere state appena dietro la porta della stanza (come invece era stato realmente).

- Stavate origliando?!- gridò arrabbiato Warwick all’indirizzo di entrambe le figlie.- Vergogna, non è un comportamento degno di due giovani lady bene educate come voi!-

Isabella si fermò un attimo e volgendosi verso il padre cercò di superare il senso di timore che egli spesso le ispirava:

- Perdonateci, padre, non volevamo origliare, ma eravamo nella stanza del ricamo quando Anna ha visto in cortile il cavallo di Sua Signoria il duca, ed è corsa subito qui per salutarlo e io l’ho seguita e…-Neville liquidò con un gesto sgarbato la figlia maggiore, zittendola.

- Le tue giustificazioni non sono di alcun interesse in questo momento-

Mentre Isabella si zittiva mortificata, Anna si era fermata per aspettare la sorella, e senza avvicinarsi guardava dalla parte di Riccardo con uno sguardo ferito e arrabbiato, pieno di lacrime, in cui si leggeva una profonda delusione.  Solo in quel momento Riccardo si rese conto che doveva aver sentito perlomeno l’ultima parte della conversazione; e aveva sicuramente inteso male tutto ciò che era stato detto.
Ma dopo averlo fissato in quel modo per qualche doloroso secondo, Anna si voltò e corse via uscendo dalla stanza.
Superando in malo modo la sorella maggiore che cercava di seguirla, Riccardo provò a rincorrerla e chiamarla a gran voce, ma inutilmente: Anna sparì dietro a una delle porte che davano sui numerosi corridoio del grande castello, lasciandolo lì da solo, dato che anche Isabella uscì dalla stanza  senza nemmeno una parola di saluto, non prima però di avergli rivolto una sdegnosa occhiata di disapprovazione.
Che si vergognassero, lui e suo fratello, pure se era il re d’Inghilterra: non avrebbero trovato una moglie migliore di Anna nemmeno se fossero andati fino a Gerusalemme!

(fine quarta parte)

 

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Capitolo 5
*** Riconciliazione ***


Nei giorni che seguirono, Riccardo tentò in tutti i modi di incontrare Anna, inutilmente: aveva affidato dei biglietti alla sua cameriera  Martha, quando aveva visto che rimanevano senza risposta aveva tentato di farsi dire dalla ragazza dove avrebbe potuto trovarla;  appurato che la giovane non avrebbe certo tradito la sua padrona per lui,  era persino arrivato a intercettare Isabella supplicandola di intercedere per lui presso la sorella. Ma anche con lei, niente da fare: ogni volta, Anna era impegnata, era in chiesa con la madre, era indisposta e non poteva essere disturbata per nessun motivo. pareva che entrambe le giovani donne  avessero eretto un muro protettivo nei confronti della sua amata, il che da una parte gli faceva piacere, dato che voleva dire che in caso di bisogno Anna aveva delle persone affezionate su cui contare, ma dall’altra gli rendeva impossibile  avvicinarla per spiegarle il vero significato di ciò che aveva udito.
Non poteva togliersi dalla testa gli occhi pieni di lacrime di Anna, quel giorno, dopo aver sentito del suo colloquio con Edoardo; ciò che lo tormentava da giorni era il fatto che lei si fosse sentita delusa e ferita, che magari pensasse che anche lui pensasse che lei non fosse una donna degna di uno del suo rango.
DOVEVA assolutamente trovare il modo di spiegarle bene cosa era successo, e soprattutto di dirle che a lui non importava nulla di ciò che pensava suo fratello: lui l’amava, e avrebbe trovato il modo di risolvere  la questione che si era creata, di fare accettare a Edoardo che, per quanto lo riguardava, doveva accettare il fatto che non si sarebbe lasciato imporre nulla per nessun motivo. La sua sposa l’aveva già scelta, e nemmeno il potente re d’Inghilterra sarebbe riuscito a impedirgli di essere felice con lei.
Dopo giorni di attesa e di tentativi andati a vuoto, alla fine decise di passare alle maniere forti. Sapeva che Anne amava occuparsi di persona di un piccolo giardino privato, il suo preferito tra quelli di Middleham; vi passava lungo tempo anche nei pomeriggi di inizio primavera, quando non si occupava di piante e fiori passeggiava o sedeva su una panca leggendo, ricamando o altro. Decise così di entrarvi di nascosto, e rimanere lì finchè non l’avesse vista recarvisi; a questo punto, non potendo più evitarlo,  sarebbe stata costretta ad ascoltarlo.
Scavalcare il muro esterno del giardino ricoperto di edera non fu affatto un problema;  era deciso a rimanere nascosto fino a quando Anna non fosse passata, allora non avrebbe più potuto  evitarlo e sarebbe stata costretta ad ascoltarlo. Certo, pregava che non dovesse passare troppo tempo…
Per fortuna, le sue preghiere furono esaudite: dopo meno di un’ora vide la porta che dava da una delle sale del castello al giardino aprirsi, e uscirne Anna. Era avvolta in un semplice mantello blu per ripararsi dall’aria ancora frizzantina delle prime giornate primaverili, e avanzava sul sentiero a pochi passi da lui. Quando fu a poca distanza Riccardo uscì dal suo nascondiglio afferrandole un braccio, facendola sussultare per la sopresa.

- Anna….- Rimasta per un attimo senza parole Anna recuperò immediatamente il suo contegno e gli si rivolse in modo del tutto indifferente.
-
- Buongiorno  a voi, Milord di Gloucester-

- Anna, ti prego, non fare così…ascoltami…- 

La giovane si divincolò dalla sua presa cercando di passare oltre, ma Riccardo non demordeva.

- Temo di avere ascoltato anche troppo Milord, vi assicuro che non è necessario sprechiate il vostro tempo prezioso per darmi alcuna spiegazione. –

- No, Anna credimi, devi avere sentito qualcosa che hai frainteso…-

- Ho sentito che io e mia sorella non saremmo delle degne cognate per vostro fratello il Re! Ho sentito che non hai avuto il coraggio di replicare, che te ne sei andato senza nemmeno replicare, figuriamoci raccontargli la verità su di noi! Forse hai capito che non ne vale la pena, del resto come darti torto? Il fratello del re può sicuramente ambire a qualcosa di meglio, una principessa straniera o meglio ancora, una delle sorelle della regina, in fondo ne ha talmente tante che c’è solo l’imbarazzo della scelta!- inveìì Anna  perdendo le staffe, e tornando senza accorgersene al tono confidenziale che avevano preso da quando erano fidanzati. 

Nonostante la situazione e la tensione fra di loro, Riccardo non potè evitare di rimanere per un attimo ammaliato dagli occhi fiammeggianti e orgogliosi con cui Anna lo fissava; occhi che esprimevano una passione che il giovane duca avrebbe preferito vedere in ben altra piacevole situazione. Tuttavia, tornò subito consapevole del fatto che, se non avesse risolto il pasticcio nel quale si era cacciato, tale situazione sarebbe rimasta, appunto, solo immaginata.
 
- Non mi interessa nessuna principessa, né tantomeno le sorelle della regina! – replicò Riccardo.- Perdonami Anna, mi sono lasciato prendere alla sprovvista, non  sono stato in grado di farmi valere come avrei voluto. Ma credimi se ti dico che non ho bisogno che qualcuno scelga per me: io la mia sposa l’ho già scelta, ed è l’unica donna al mondo che amo e desidero avere con me per il resto della mia vita. Sei tu, amore mio.-

Mentre lo ascoltava, Anna non potè trattenersi dall’asciugare una lacrima furtiva che inevitabilmente prese a scorrerle lungo la guancia; in quel mentre fu avvolta dal caldo abbraccio di Riccardo, al quale si lasciò andare nonostante i suoi razionali buoni propositi di staccarsi e cacciarlo via. Lasciò che la stringesse forte a sé mentre posava il capo sulla sua spalla e mentre anche le sue stesse braccia si allacciavano saldamente alla vita di lui.

- E quindi….?-

- E quindi non ti devi preoccupare, amore mio. Ti chiedo solo di avere pazienza ancora un poco: desidero aspettare qualche settimana, giusto il tempo di lasciare sbollire la cosa, e poi tornerò a corte e stavolta parlerò chiaro a Edoardo di noi e del nostro matrimonio. Sono sicuro che, alla fin fine, accetterà la mia scelta e ci darà la sua benedizione. E noi, in cambio, chiameremo il nostro primogenito Edoardo…-

- E se invece fosse una primogenita?- lo stuzzicò Anna. Riccardo stette al gioco. – Elisabetta, ovvio!- rispose ridendo, mentre Anna fingendosi nuovamente offesa replicava ridendo: - Sfrontato!- dandogli un buffetto.
 
Riccardo l’attirò di nuovo a sé cercando le sue dolci labbra, incurante del fatto che qualcuno avrebbe potuto vederli dalle finestre. Allora era vero che una delle cose migliori era fare la pace dopo aver litigato…


(fine quinta parte)
 

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Capitolo 6
*** Due sorelle ***


- Fa ancora molto  freddo, oggi- disse Isabella ad Anna, mentre quest’ultima, tutta scarmigliata, rientrava nella stanza del ricamo dove entrambe le sorelle erano impegnate nella tessitura di un arazzo che raffigurava San Giorgio e il drago. Anna, ancora immersa nei suoi pensieri, non colse subito l’ironia nella voce dell’altra.

- Non direi, anzi; mi sembra che il tempo cominci a scaldarsi bene. –

- Non è l’unico, a quanto pare- ridacchiò Isabella sollevando lo sguardo dal ricamo.Cominciando a capire, anche Anna si ritrovò a ridere, felice.

- Oh Izzy, mi ero davvero sbagliata sai? Richard mi ha spiegato tutto, è vero, la situazione non è bella per nessuno, ma ha detto che non ha intenzione di arrendersi…parlerà ancora con il re e lo convincerà ad accettare il nostro fidanzamento! Vuole solo aspettare un poco per lasciare sbollire la cosa….dovremo avere pazienza,ma ce la faremo!-

Isabella sollevò lo sguardo dal proprio lavoro  non ancora finito. Nonostante  conoscesse bene il caratterino di sua sorella, sapeva anche quanto fosse forte l’amore tra lei e Riccardo, era sotto gli occhi di tutti che quei due si adoravano ed erano fatti l’uno per l’altra; uno di quei felici casi in cui i sentimenti riuscivano a combinarsi  i sentimenti personali dei due sposi e gli interessi delle famiglie. 
In effetti, a parte Edoardo che però era influenzato negativamente dalla regina e dalla sua famiglia, non conosceva nessuno che non vedesse un matrimonio come quello dei due casati Neville- York come ideale per tutti.
Isabella sospirò: era felice per Anne, ma anche lei avrebbe desiderato qualcosa di simile.

- Senti Anne, ma…Richard ti ha per caso detto cosa ne pensa George?-

Ad Anne sembrò una domanda strana.  Cosa c’entrava George? Il vanesio fratello maggiore di Richard, cresciuto assieme a loro, molto affascinante ma anche molto attento alle apparenze, probabilmente avrebbe esaminato il veto alla luce degli interessi che potevano o meno derivargli.
 
- No, non ha detto nulla riguardo George. Ma tanto lo conosciamo, no?- 
- Sì, lo conosciamo-

Isabella fece un piccolo sospiro e si alzò cominciando a riporre il materiale da lavoro nella scatola posata sul tavolino accanto al telaio. Inutile turbare la gioia di sua sorella con i suoi pensieri o le sue domande.

Anne e Isabella erano molto legate, ma in quel momento la più giovane delle Neville era molto presa dal problema riguardante il proprio fidanzamento per voler indagare a fondo sul velo di preoccupazione e tristezza che sembrava affliggere la sorella maggiore. Certo, sapeva che sua sorella aveva una segreta simpatia per il duca di Clarence, ma dato che lui non sembrava averla mai ricambiata in particolare modo (perlomeno non come Riccardo con lei), non si era mai troppo interrogata sulla possibilità che il sentimento potesse essere ricambiato.  Anzi, per lei tale possibilità era solo remota, purtroppo per Isabella. “Povera Izzy”, pensò Anna, che subito la abbracciò per consolarla. Poi, prendendola per mano, Anna tentò di coinvolgerla scherzosamente in un accenno di danza, dicendo:

- Dai su, aiutami ad esercitarmi! Altrimenti finirà che al mio matrimonio non sarò pronta e farò brutta figura - 

Riscuotendosi dai suoi pensieri Isabella stette allegramente al gioco: - D’accordo, non sono proprio come il tuo Riccardo ma cercherò di fare del mio meglio- disse la giovane cercando di imitare il cipiglio che a volte prendeva il duca di Gloucester durante le occasioni mondane.
Anna non si offese, e a sua volta ridendo cercò di imitare l’atteggiamento di Giorgio: - Se vi impegnerete Milady farò in modo di riservarvi almeno una danza con Milord Clarence-

- E sia!- rispose Isabella ridendo e volteggiando assieme alla sorella.

La tempesta pareva così passata, ma le due sorelle in realtà non sapevano che ancora doveva arrivare…

(fine sesta parte)

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Capitolo 7
*** The kingmaker's pawn ***


Circa un mese dopo….

Isabella si trovava da sola nella sua stanza, e aveva congedato anche le sue cameriere che l’avevano aiutata a vestirsi con cura quel giorno. Indossava un bel vestito verde scuro (colore principale della casata dei Neville) decorato – a parte che nelle maniche- con piccoli gigli dorati, e aveva lasciato i lunghi capelli neri sciolti lungo la schiena.
Non era molto abituata a stare sola, solitamente divideva la maggior parte del suo tempo con Anna, che però da pochi giorni era partita per andare a trovare la loro cugina Alice, sposata con Francis Lovell, il migliore amico di Riccardo.  La giovane non riuscì a trattenere un sorrisetto malizioso, al pensiero che sicuramente negli stessi giorni, anche Riccardo sarebbe stato casualmente ospite di Francis al castello….
E la sua partenza era stata provvidenziale, o per meglio dire probabilmente pilotata dai suoi stessi genitori. Viste le implicazioni che ciò avrebbe avuto e considerato il legame tra Anna e Riccardo, per ora il padre delle due ragazze aveva deciso di tenere anche Anna all'oscuro di quanto stava per accadere.

Per Isabella, che emozionata non riusciva a stare ferma e continuava a percorrere la stanza su e giù, quello era un giorno speciale: in barba a qualunque  disposizione del fratello re, Giorgio, duca di Clarence, aveva deciso di chiedere la sua mano.  E ora, stava aspettando che il padre la convocasse per ufficializzare il fidanzamento (che comunque per ovvie ragioni sarebbe stato tenuto nascosto).

Non erano in pochi ad aver notato, nel corso del tempo, una simpatia fra la maggiore delle Neville e il giovane duca di Clarence, ma a differenza tra quella intercorsa tra Anna e Riccardo era sempre sembrata una cosa meno intensa e puramente formale, insomma non si pensava che la coppia potesse avere un futuro; e invece a insaputa di molti, anche loro avevano saputo coltivare un sentimento reciproco.
Anche se, a voler essere del tutto onesti…non erano in pochi nemmeno quelli che pensavano che il sentimento vero e proprio fosse più dalla parte di lei che da quella di lui: le sorelle Neville erano due tra le giovani ereditiere più in vista d’Inghilterra, non solo per ricchezza ma anche come lignaggio, senza contare che imparentarsi con un abile e ambizioso stratega come Richard Neville non era certo una mossa di poco conto per qualcuno altrettanto ambizioso. Come  Giorgio, appunto….
 
Isabella si riscosse sentendo bussare alla porta. Era sua madre, Lady Neville, che sorridente era venuta ad annunciarle che il momento fatidico era arrivato.


- Vieni Isabella, tuo padre e Giorgio ti stanno aspettando-  disse la madre, prendendo per mano la figlia maggiore e fermandosi un attimo ad ammirarla con orgoglio.

- Come sto, madre? Come vi sembro?- chiese la giovane emozionata.

- Sei bellissima, figlia mia, una delle future spose più belle che abbia mai visto. E sei anche brava, educata e intelligente, una vera signora. Tuo padre e io siamo molto orgogliosi di te-

Isabella sorrise raggiante, e assieme le due donne  scesero lo scalone, dirette alla sala delle udienze del castello, dove le aspettavano Richard Neville e Giorgio .
Quando le due donne entrarono, i due uomini interruppero la loro conversazione voltandosi verso di loro, e rispondendo con un elegante inchino alla loro riverenza. Poi Giorgio avanzò sorridendo verso Isabella e le prese le mani tra le sue; i due giovani rimasero per qualche secondo a guardarsi sorridenti sotto gli occhi benevoli dei genitori della futura sposa, mentre Lord Neville posando una mano su una spalla di entrambi annunciava contento:
 

.- Oggi è un giorno felice per le nostre famiglie, che con la vostra unione rinsalderanno un’amicizia forte e di antica data-

- Mentre Neville parlava Giorgio, bello come sempre nel suo abito rosso scuro , si era chinato a baciare la mano di Isabella; quando si rialzò rispose:

- Il più fortunato e felice oggi sono io, con una futura moglie così bella e amorevole. Spero di riuscire a renderla felice come sicuramente lei renderà felice me-

Isabella arrossì di piacere e sorrise felice ed emozionata. Il suo sogno si stava finalmente avverando…
Poi il gruppetto si sedette al tavolo dove era stato preparato un piccolo rinfresco, e dove trascorsero il resto del pomeriggio parlando dei progetti a riguardo del matrimonio. Nessuno di loro menzionò nemmeno una volta Anna e Riccardo o il divieto del re, come se nulla fosse accaduto, come se non importasse nulla a nessuno. 

Ma, una volta finito il rinfresco e partito Giorgio, Isabella rimasta sola nella sua stanza, mentre si preparava per la notte non potè fare a meno di pensare alla sorella, a suo avviso più sfortunata. Non riusciva a capire l’atteggiamento di Riccardo: se davvero amava Anna, se davvero ci teneva alla loro unione, perché non si decideva a parlare francamente con il re spiegandogli tutta la situazione? Anna le aveva spiegato che Riccardo intendeva aspettare il momento migliore per affrontare la questione, in modo da lasciare sbollire l’ira di Edoardo; ma secondo lei la cosa i tempi di attesa si stavano allungando troppo, e non era giusto nei confronti della povera Anna.
Giorgio invece….lui non aveva avuto alcun timore del fratello e delle sue assurde imposizioni.  Lui aveva trovato il coraggio di ribellarsi e seguire il proprio volere. Nonostante fosse considerato il più superficiale e vanesio dei fratelli, tutto ciò voleva pur dire qualcosa, no?

Soffocando un lieve senso di colpa nei confronti di Anna  per averla esclusa da un momento così importante e averla ingannata (seppure per necessità, come aveva sottolineato suo padre), la giovane donna si infilò sotto le coperte, concentrandosi sulla gioia di quel giorno, promessa di una sicura e futura felicità, addormentandosi con il sorriso sulle labbra.
 
(fine parte settima)

Nota dell'autrice: torno con questa storia dopo parecchio tempo, causa difficoltà nello scriverla. Difficoltà che continuano, si sta rivelando più complicata del previsto, sopratutto nella descrizione dei sentimenti dei personaggi...ma li amo molto e quindi voglio cercare di portarla a termine. Se notate delle incongruenze e imperfezioni siate buoni! :)

 

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Capitolo 8
*** Isabella e Giorgio ***


Estate 1469

Musica,divertimenti e leccornie di ogni tipo si susseguivano da ore al banchetto nuziale di Giorgio, duca di Clarence e Isabella Neville, sposatisi quella mattina alla presenza dei familiari e di buona parte della corte reale. Non un matrimonio segreto dunque, ma una vera e propria sfida a Edoardo IV, dato che vi partecipavano tutti coloro che avevano qualche motivo di astio nei confronti del sovrano.
 
Al tavolo principale, gli sposi erano bellissimi:   Isabella indossava un abito di seta bianca con maniche in filato oro, sul capo un alto copricapo avvolto in pizzo bianco; Giorgio indossava un abito di velluto viola scuro. Entrambi apparivano felici e sorridenti: lei, già calatasi nel ruolo di perfetta padrona di casa, dirigeva con cenni la distribuzione delle portate ai tavoli, in modo che non mancasse mai nulla a nessuno; lui disponeva la carne nel piatto di lei e spesso si chinava a sussurrarle qualcosa all’orecchio, facendola  ridere di cuore. Seduti ai lati di ognuno degli sposi, i rispettivi genitori: accanto a Isabella Lady e Lord Warwick, e accanto a Giorgio Cecilia Neville, duchessa di York. Infine, seduta accanto al padre, Anna, la quale cercava come tutti di ignorare il posto vuoto dall’altra parte della tavola, accanto alla duchessa: quello di Riccardo.

Quando Anna era stata informata che in sua assenza era avvenuto il fidanzamento ufficiale, ci era rimasta un poco male: la sua famiglia non si fidava di lei, e la cosa che le aveva fatto più male era stato il silenzio di Isabella, con la quale era abituata a condividere tutto. Ma il padre le aveva spiegato che il particolare momento che stavano attraversando era davvero molto delicato, e sarebbe quasi certamente stato foriero di grossi cambiamenti non solo per la famiglia, ma per l’intera Inghilterra: anche lei quindi era chiamata a fare la sua parte, e se questo voleva dire mettere momentaneamente in disparte sé stessa e i propri desideri così doveva fare. In fondo- aveva aggiunto Warwick – la colpa non era tanto sua quanto di Riccardo, che al contrario di Giorgio aveva mostrato indecisione e tentennamento riguardo alla loro situazione.

- Davvero deludente, mia cara figlia. Non è certo questo che gli ho insegnato in tutti questi anni- aveva aggiunto fissando Anna.

La quale, di fronte all’evidente disappunto paterno, si era fatta piccola piccola e non era riuscita a ribattere nulla in difesa del suo amato. La giovane sapeva che la particolare situazione creatasi aveva inasprito i rapporti tra suo padre e il suo ex pupillo, al punto che ultimamente quando Riccardo veniva a farle visita a Middleham  lui e Warwick si scambiavano a malapena un saluto di cortesia. Lei non aveva mai fatto notare a nessuno quanto soffrisse per questa situazione, e quanto non vedesse l’ora che tutto si aggiustasse.


Alla fine la giovane aveva accettato questo stato di cose, riconciliandosi anche con la sorella e condividendone la felicità, seppure con una sorta d’invidia: era stata chiesta lei in sposa per prima, quello avrebbe dovuto essere il suo giorno. Ma Giorgio, che tutti consideravano vanesio e superficiale, alla fine si era mostrato più deciso nel ribellarsi all’assurda imposizione di Edoardo, mettendo i propri interessi sopra a tutto; erano in molti a dubitare che l’avesse fatto esclusivamente per amore, sta di fatto che si era mostrato più deciso nei propri propositi di Riccardo. Ma Anna scacciò alla svelta questi pensieri: era un giorno di festa, la festa di Isabella, e lei aveva tutta l’intenzione di stare dalla parte della sorella e perché no, di godersi la giornata. Lei comprendeva le motivazioni e l’agire di Riccardo ed era sicura che anche loro presto sarebbero giunti al grande passo.

Dato che il banchetto durava da qualche ora, Anna sentì il bisogno di sgranchirsi le gambe: chiese quindi al padre, ottenendolo, il permesso di alzarsi per andare a salutare alcune giovani dame, figlie di amici di famiglia, che conversavano dall’altra parte della sala. Dopo aver  chiacchierato un po’ con le amiche, si accomiatò da loro e si alzò passeggiando ancora un poco per la sala, mescolandosi alla folla degli ospiti. A un certo punto sussultò, sentendo due mani posarsi sulle sue spalle affettuosamente.

-Non temere, piccola mia, un giorno avrai anche tu una festa altrettanto importante-  sussurrò Warwick all’orecchio della figlia, osservando assieme a lei la grande sala piena di invitati.

Anna sorrise. - Sì, padre, avete ragione. Credo che questo matrimonio servirà a far capire a Sua Maestà che sbaglia ad esservi così ostile, e così darà ascolto a Riccardo che da tempo si sta prodigando per risolvere la situazione- 

-Certo…sicuramente...- rispose Warwick con espressione che sua figlia interpretò come fortemente dubbiosa, mentre volgeva uno sguardo al posto vuoto accanto a Cecilia Neville.  La figlia sospirò: certo non avrebbe potuto aspettarsi altro tipo di risposta.

Ma quel giorno, assistendo dapprima alla cerimonia in chiesa e poi al fastoso banchetto, Anna aveva ritrovato il proprio ottimismo: voleva fortemente credere che tutto sarebbe andato per il meglio. Anche perché non riusciva nemmeno a immaginare quale alternativa la aspettasse se così non fosse stato.
E mentre gli sposi aprivano le danze anche lei accettò la mano che il padre le porgeva invitando anche lei a ballare e scacciando, per l’ennesima volta, il lieve senso di colpa nei confronti dell’amato.
In fondo, Il Signore non turba mai la gioia dei propri figli se non per prepararne loro una più certa e più grande…o no?


Nota dell'autrice: Isabella Neville e Giorgio di Clarence si sposarono l'11 luglio 1469 a Calais.
Per la descrizione del matrimonio ho ripreso quella fatta da Philippa Gregory nel romanzo "La futura regina", terzo della serie da cui è stata tratta la serie tv "The White Queen".
La frase finale invece è, ovviamente, una citazione omaggi de "I promessi sposi" di Alessandro Manzoni.

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Capitolo 9
*** Punto di rottura ***


 
Londra, quello stesso giorno


Riccardo era appena tornato dalla cavalcata mattutina, durante la quale per l’ennesima volta aveva cercato di schiarirsi le idee riguardo al discorso da fare a suo fratello il re prendendolo di petto riguardo al famoso divieto. I tempi ora gli sembravano maturi, e durante quel periodo aveva lavorato costantemente cercando di preparare Edoardo: ogni tanto lasciava cadere piccoli accenni al fatto che ormai la sua posizione era consolidata,  che era quindi tempo anche per lui di pensare di trovarsi una moglie e mettere su famiglia. Edoardo aveva anche recepito il discorso e aveva anche buttato lì alcuni nomi, ma Gloucester aveva abilmente glissato lasciando intendere al sovrano che preferiva prendere da solo le proprie decisioni

Il giovane duca stava recandosi nelle sue stanze private quando improvvisamente si vide venire incontro  un servitore agitatissimo.

- Milord, meno male che siete tornato! Venite con me, presto!-

- Cosa succede, James?- chiese Riccardo mentre, a passo svelto affiancava l’agitato uomo.

- Sua Maestà il re è fuori di sé dalla rabbia! Ha ricevuto non so quale brutta notizia riguardante il conte di Warwick, e da allora è infuriato…Nemmeno Sua Maestà la regina riesce a calmarlo!-

Al sentire il nome Warwick, Riccardo si allarmò.
Arrivati davanti alla porta dello studio privato del re, Riccardo congedò James ed entrò senza troppe formalità, data la situazione. La scena che gli si presentò davanti fu questa: Edoardo, paonazzo e ansimante, appoggiato all’enorme tavolo di mogano, che con voce alterata diceva:

- No! Non è possibile, non ci posso credere!-
Mentre accanto a lui sua moglie, la regina Elisabetta, tenendolo per un braccio cercava di calmarlo con poco successo:

- Edoardo, ti prego calmati! Spiegami almeno cosa è accaduto!-

All’apparire di Riccardo Elisabetta volse verso di lui uno sguardo di sollievo: riconosceva che il cognato più giovane, dal carattere calmo e riflessivo e molto affezionato al fratello maggiore, sapeva sempre trovare le parole migliori per appianare i malumori del re, consigliandolo e facendolo ragionare.

- Fratello, mi hanno avvisato che hai ricevuto brutte notizie! Cosa è accaduto? Calmati, ti prego, ci stai facendo preoccupare!- disse Riccardo in modo concitato avvicinandosi a Edoardo, che ansimando provò a calmarsi e spiegare. 

- Sapevo che Warrick era furioso ma non avrei mai immaginato che sarebbe arrivato al punto di sfidarmi in maniera così plateale, disobbedendo al suo re! E fosse solo lui…anche Giorgio….-  

- Cosa c’entra ora Giorgio? – chiese Riccardo. 

- Giorgio ha sposato Isabella, ignorando il mio esplicito divieto!- 

Elisabetta e Riccardo si guardarono costernati. A quest’ultimo soprattutto si gelò il sangue, non solo per l’inaspettata rivelazione, ma per tutto ciò che un simile atto di sfida poteva significare, e non solo per la sua situazione personale
 
- Ne sei sicuro?!- chiese Elisabetta. 

- Io non sono più sicuro di niente! Abbiamo sempre combattuto fianco a fianco ogni battaglia, e a Mortimer Cross tutti videro che in cielo splendevano tre soli, TRE SOLI ! Il prodigio venne interpretato come un segno divino per me, Riccardo e Giorgio, i tre figli di York…come può ora un fratello tradire gli altri due?!- 

Con tutta la buona volontà, il duca di Gloucester non poteva dare una risposta a questa domanda di Edoardo. Era rimasto completamente senzaparole alla notizia di ciò che Giorgio aveva fatto.
 
- E chi altri è nel complotto? Non vedo nostra madre qui…è sicuramente andata al matrimonio di Giorgio, il suo figlio prediletto!- 

- Ma perché mai la tua stessa madre dovrebbe addirittura complottare contro di te, favorendo un figlio piuttosto che un altro?- chiese Elisabetta. Edoardo scosse la testa amareggiato.

- Non riesco proprio a immaginarlo –

In realtà, tutti e tre sapevano benissimo come stavano realmente le cose: Cecilia Neville, la madre dei tre fratelli York, fin da subito aveva disapprovato l’unione del figlio maggiore con quella donna di umili origini e la cui famiglia oltretutto fino a poco tempo prima aveva combattuto attivamente per la fazione opposta dei Lancaster, coloro che le avevano inflitto i dolori più atroci della sua vita: l’uccisione di suo marito Riccardo di York e del loro figlio secondogenito, Edmondo.
Non era certo colpa di Elisabetta ciò che era successo, ma purtroppo il risentimento di Cecilia (unito a una naturale antipatia) era troppo forte; la nuora cercava sempre di essere molto paziente e di tenere presente ciò che causava il comportamento della donna, ma non era per nulla facile.

- Cosa intendi fare ora?- chiese la sovrana al marito.

- Stavolta non potrò fare finta di nulla, queste intemperanze vanno fermate. Mi recherò personalmente  da Warrick e Giorgio, così saranno costretti a dirmi in faccia quello che pensano di fare. Riccardo, tu verrai con me-

A queste parole Riccardo si sentì mancare la terra sotto i piedi; la situazione stava precipitando a livelli inimmaginabili, e lui era letteralmente in trappola. Non poteva far mancare il proprio appoggio al re, come avrebbe potuto motivare tale scelta? Ma è indubbio che non poteva nemmeno trovarsi nella stessa sala in mezzo a Warwick, Giorgio ed Edoardo sperando che non sarebbe saltato fuori nulla riguardo alla propria situazione con Anna! Che terribile pasticcio!
Al diavolo la diplomazia, decise improvvisamente Gloucester: a cosa gli era servita finora? Solo a creare tensioni con i Neville, a far pensare ad Anna di non essere poi così importante, e procrastinare i propri desideri. Bell’affare davvero!

- Edoardo ascolta….forse non è il momento più adatto per una cosa del genere, però…devo dirti una cosa. In privato -

Edoardo congedò Elisabetta che uscì, un tantino piccata per non poter sentire cosa Riccardo aveva da dire.

- Cosa c’è? Avanti, non farmi preoccupare pure tu- tentò di scherzare il sovrano con un sorriso tirato rivolto al fratello minore.

- Ecco…- continuò Riccardo, deglutendo nervosamente.- Io…sono fidanzato. Con Anna Neville -

Allibito, Edoardo pensò di non avere capito bene.

- CON CHI??????-

- E’ successo prima che tu ci parlassi della tua contrarietà alle nostre unioni con le figlie di Warwick.- spiegò Riccardo sudando freddo- So che avrei dovuto parlartene da tempo, e anche prima di fare la proposta,ma non avevo pensato….-

Il fratello maggiore scoppiò in una risata sarcastica e incattivita. Era davvero furibondo.

- Oh  no, certo! Qui a quanto pare nessuno pensa mai a nulla, soprattutto al fatto che il re sono IO, le cose dovrebbero essere sottoposte al MIO giudizio e le decisioni  finali spettano a ME! A quanto pare è una nuova usanza quella di fare le cose alle spalle del proprio sovrano – 

- Ti prego, ascoltami- fece Riccardo tentando di avvicinarsi, ma l’altro lo bloccò con un gesto della mano. 

- No, ascoltami TU, e molto attentamente: da oggi in poi basta con le “sorprese”, da oggi si fa solo quello che dico io. Per quel che ti riguarda stavolta passerò sopra al tuo comportamento: sei sempre  stato un buon fratello, mi hai sempre sostenuto e inoltre sei ancora molto giovane, tutti possono sbagliare.  Ma una te la posso assicurare: scordati di Anna Neville! Sono stato chiaro?- 

Senza nemmeno aspettare una risposta qualunque dal fratello minore, Edoardo lo congedò malamente rimanendo solo nello studio.
Riccardo uscì dalla stanza in preda all’ira e alla preoccupazione: aveva perso quasi del tutto la fiducia del re e peggio ancora: lui e Anna avrebbero pagato per colpa di quella testa calda di Giorgio.
 
Era davvero tutto perduto?

Nota dell'autrice: anche qui, per la prima parte del capitolo ho ripreso (battute comprese) l'omonima scena della seconda puntata di "The White Queen", modificando solo il ruolo di Riccardo.

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Capitolo 10
*** Love and marriage- parte I ***


 
I giorni seguenti furono caratterizzati all’insegna dello scompiglio più totale.
Qualche giorno dopo le nozze Edoardo aveva convocato a palazzo Warwick e Giorgio, per esigere spiegazioni riguardo a quanto accaduto. Il colloquio non era stato dei più pacifici: erano volate parole grosse, recriminazioni accuse da ambo le parti; nessuno dei tre presenti aveva ceduto di un millimetro riguardo alle proprie posizioni e così il clima di odio si era consolidato ancora di più. Tra le altre cose il sovrano si era rifiutato di cedere alla richiesta del fratello di ricevere Isabella a palazzo e riconoscerle il posto che le spettava alla corte come sua moglie; aveva anzi intimato a Giorgio di non azzardarsi a condurre la novella sposina in nessuna delle proprietà della loro famiglia, altrimenti li avrebbe sfrattati con solo gli abiti che avevano addosso.

In un tale clima qualunque tentativo di Riccardo di perorare la propria causa  con il fratello maggiore fallirono miseramente dato che il sovrano, seppure non rifiutasse di parlare con lui, gli fece capire che la questione era chiusa e che aveva ben altri problemi che lo affliggevano, non c’era bisogno che qualcuno gliene aggiungesse altri.
 
 Avrebbe voluto parlare anche con Giorgio, ma dato che  il fratello si era stabilito momentaneamente a Middleham in un’ala del castello messa a disposizione dei novelli sposi  un possibile incontro privato era fuori discussione.   
                                 
L’unico a cui poteva rivolgersi in quel frangente  era Francis Lovell, il suo migliore amico: per lui, quasi come un altro fratello dato che si erano conosciuti ancora bambini quando entrambi erano stati affidati a Richard Neville. Con lui aveva davvero condiviso tutto: i duri anni dell'allenamento, le difficoltà della lontananza dalla famiglia, e ovviamente Francis aveva visto nascere e consolidarsi l'amore fra lui ed Anna.
La fedeltà della famiglia Lovell agli York non era in discussione, ma Riccardo sapeva che Francis, essendo sposato con Alice (cugina di Anna e Isabella), a causa di questo legame di parentela era stato costretto a partecipare al matrimonio. Perciò si recò a trovarlo nel palazzo in cui i due sposi vivevano. 
 
- Allora, com’era il matrimonio di mio fratello?- tentò di scherzare Riccardo, tanto per rompere il ghiaccio. Francis fece spallucce.

- Come tutti i matrimoni, suppongo. Sposi felici, famiglie sorridenti, cibo e vino  a profusione…le solite cose. Devo dire che….- e il giovane si fermò, come se stesse riflettendo sull’opportunità di continuare o meno.

- Che cosa?- lo incalzò Riccardo.

- Ecco, devo dire che Giorgio mi sembrava molto felice. Anzi, non lo vedevo così felice da tempo. Era molto premuroso con Isabella e in più di un momento l’ho sorpreso a guardarla in maniera molto…ecco…molto simile a te con Anna- spiegò Francis.
– Non me lo sarei mai aspettato da lui ma….in effetti è stato proprio così, sono certo di non essermi sbagliato-

Riccardo si prese qualche minuto per riflettere in silenzio. Possibile che tutti loro si fossero sbagliati nel giudicare Giorgio?
Suo fratello era universalmente ritenuto una testa calda, vanesio e amante delle gozzoviglie; immagine che egli sembrava alimentare volentieri, a dire la verità. Ma lui stesso sapeva perfettamente cosa voleva dire essere etichettato con superficialità e pregiudizio, e quanto questo tipo di atteggiamento non fosse per nulla piacevole da sopportare; che Giorgio avesse reagito indossando la maschera che gli volevano affibbiare? Non tutti siamo uguali, non tutti reagiamo allo stesso modo.
Il giovane duca sospirò: in quei giorni non sapeva più cosa pensare di nessuno.

In quel momento Francis tossicchiò leggermente. –Nient’altro da chiedermi?-
Riccardo arrossì lievemente; sapeva a chi il suo amico si riferisse.
L’altro con un sorrisetto magnanimo disse:- Beh, comunque anche Anna era molto carina alla festa…molto felice per sua sorella, anche. Mi è sembrato si sia divertita, ha ballato molto, anche io ho ballato con lei…-

- A quanto pare allora anche tu ti sei divertito parecchio- lo interruppe Riccardo stizzito. Francis proruppe in una risata: era proprio questa la reazione che si proponeva di ottenere dall’amico.  Il serioso Gloucester geloso per lui era uno spettacolo da non perdere, quando poteva; e inoltre punzecchiarlo un poco non gli avrebbe certo fatto alcun male. 

- Non temere mio caro Dickon ; ormai sono un vecchio uomo sposato. E lo saresti anche tu a quest’ora, se non avessi aspettato tanto a esplicitare le tue intenzioni. E io non sarei stato costretto a indossare al matrimonio di qualcun altro l’abito che avevo fatto realizzare appositamente per il tuo-

A questo punto fu Riccardo a sorprendere l’amico rivolgendogli un sorrisetto enigmatico:

- Non preoccuparti mio caro Lovell e soprattutto tieni pronto il tuo bell’abito: se tutto va come sto organizzando, presto avrai modo di sfoggiarlo di nuovo. E stavolta in qualità di testimone…- 
 


Era da poco finita la cena e Anna si trovava nella propria stanza,dove leggeva tranquillamente un libro.
Peccato che vari elementi non conciliassero la concentrazione necessaria per la lettura: in primis la piacevole serata estiva, in cui la lieve brezza che entrava dalla finestra aperta faceva venire voglia di ben altre cose che stare nella propria stanza a leggere.
Poi, il pensiero che attorno a lei vi erano solo coppie felici: Isabella e Giorgio, novelli sposini che vedeva solo ai pasti dato che passano la maggior parte del tempo da soli nelle stanze a loro riservate; i suoi genitori, una coppia non più giovane e certamente di tipo diverso rispetto sia a quella degli sposi che da lei e Riccardo: Lord e Lady Warwick erano due persone di carattere ed educazione  rigide, e sicuramente poco inclini a sentimentalismi vari, ma dopo tanti anni di matrimonio e due figlie era indubbio che si fosse sviluppata tra loro una certa complicità e armonia.
Per un attimo pensò perfino alla coppia reale, alla bella regina Elisabetta che suo padre non poteva nemmeno sentire nominare ma che a lei e a sua sorella , nelle rare occasioni in cui si erano incontrate, era apparsa sorridente e disponibile: anche loro avevano sfidato tutto per amore, e continuavano a farlo assieme,  dimostrando di essere una coppia unita e serena.
Infine, i due amanti del libro che stava leggendo - “Tristano e Isotta” di  Thomas- vinti da un amore totale e impossibile, pieno di ostacoli e difficoltà: un po’ come quello suo e di Riccardo, le venne da pensare. Insomma, l’unica sola era lei.

Alla fine, Anna si risolse a chiudere il libro sbuffando frustrata, del tutto indifferente alle sofferenze d’amore di Tristano e Isotta, che a dirla tutta, in quel particolare frangente della sua vita sembravano un po’ due uccellacci del malaugurio.

Proprio in quel momento sentì bussare alla porta della sua stanza: era Martha, la giovane cameriera venuta a chiederle se aveva bisogno di qualcosa prima di ritirarsi per la notte.
 
- No Martha, grazie, sono a posto, puoi andare- rispose  gentilmente, notando però che la ragazza invece di uscire dalla stanza le veniva incontro con fare circospetto tirando fuori da una delle ampie maniche un biglietto e posandolo sul tavolo accanto al quale Anna era seduta.

- E’ per voi milady- sussurrò la ragazza facendo un breve inchino e uscendo subito dopo. Appena sola, Anna aprì il biglietto:

“Incontriamoci in giardino”

Tre parole senza alcuna firma, della quale non c’era alcun bisogno dato che la giovane Neville aveva riconosciuto immediatamente la calligrafia del suo innamorato.

Dopo aver atteso ancora un po’ per avere il favore dello scuro, scese di soppiatto  e uscì da una porta laterale un poco nascosta che dava sul suo giardino preferito. Cominciò a percorrerlo scrutando qua e là i sentierini, cercando di non affrettare troppo il passo per non destare sospetti in caso fosse stata vista da qualcuno. Improvvisamente si sentì afferrare per un braccio e tirare in un angolo un po’ nascosto, stretta da un paio di forti braccia alle quali non si ribellò di certo, e che anzi ricambiò con una stretta altrettanto forte.

- Meno male! Cominciavo a temere di dover assaltare il castello e annientare i due dragoni per riuscire a rivedere la mia principessa…!- scherzò Riccardo stringendo la sua innamorata  a sé e riempiendola di baci. I due dragoni a cui si riferiva erano, ovviamente, il conte e la contessa di Warwick.

- In realtà, ho aspettato che si ritirassero – rispose Anna sciogliendosi dall’abbraccio e staccandosi.Riccardo fu preso alla sprovvista da quella improvvisa freddezza.

- Non sei venuto al matrimonio di tuo fratello-

- Non ne sapevo nulla, credimi! Giorgio non mi ha raccontato nulla, ho saputo del matrimonio solo quando me l’ha detto il re…non mi sarei mai aspettato una cosa simile!-

- Non sono tutti indecisi quanto te, sembra-

- Anna, che ti succede? Tu hai sempre capito perché sono stato costretto ad agire così. Io volevo solo fare la cosa giusta per tutti, in modo da non creare malcontento o disagi. – mentre pronunciava queste parole Gloucester si rese conto di quanto fosse diventata ridicola quella situazione: aveva ottenuto l’esatto contrario di ciò che si era ripromesso, per tutti. Bell’affare davvero!

- E comunque, NESSUNO mi ha detto del matrimonio di Giorgio e Isabella…nemmeno tu-

Stavolta toccò ad Anna accusare il colpo.

- Non ho potuto farlo, mio padre me lo ha proibito per via della situazione che si era creata…temeva che qualcuno potesse fare qualcosa per impedire le nozze-

Riccardo ci rimase male: Warwick aveva davvero pensato che lui potesse fare la spia a Edoardo? Era la conferma dell’allontanamento tra lui e il suo ex tutore, che per molti anni era stato quasi come un padre per lui e Giorgio.  La cosa lo addolorava molto più di quanto volesse dare a vedere.

Anna lo osservava seria; non era nemmeno tanto arrabbiata, ma sicuramente stufa della situazione che si era venuta a creare- e che, a quanto pare, andava di giorno in giorno peggiorando- questo sì. Lei si fidava di Riccardo, lo amava e capiva come fosse diviso dentro di sé; ma certamente non si poteva continuare in questo modo, non era giusto per nessuno. Anche lei avrebbe voluto trovare una soluzione che mettesse tutti d’accordo, ma era giunta alla conclusione che purtroppo non era possibile. Per un attimo si lasciò prendere dallo sconforto.

- E’ chiaro che abbiamo sbagliato entrambi. Dovevamo essere più accorti, meno fiduciosi…forse non c’è più speranza per noi!-

Riccardo le prese le mani nelle sue, stringendole forte.

- No Anna, c’è sempre speranza…- il giovane si interruppe un momento, guardandola  negli occhi. Sapeva che quanto stava per dire era qualcosa di molto grosso rispetto al modo in cui erano stati educati, ma a mali estremi…estremi rimedi….

- Forse…fuggire è l’unica soluzione, chiedere asilo a qualcuno che possa aiutarci-

Per un attimo anche la giovane lady rimase senza parole. Solo immaginare cosa avrebbe implicato la parola “fuggire” nella loro situazione, con le loro famiglie, le provocava il panico. Ma si fece coraggio: non avrebbe permesso che qualcun altro decidesse della sua vita come se fosse ancora una bambinetta!

- Allora se è così fuggirò: sono pronta ad andare!-

- Devi esserne convinta…-

Il cuore di Anna batteva a mille: nemmeno lei aveva mai immaginato di poter essere tanto audace e coraggiosa.

- Ma io sono convinta…non sono più la bambina che conoscevi, ormai. Tutta questa storia mi ha insegnato che nella vita devo prima di tutto capire cosa è meglio per me, e poi prendere quella strada senza paura-

Riccardo la fissava orgoglioso: la strada che intendeva Anna, e lui assieme a lei, una volta presa non consentiva ritorno. Ma lei si stava dimostrando coraggiosa come un soldato, degna  figlia di suo padre da quel punto di vista. Anche lui del resto stava radunando tutto il suo coraggio mentre, con la salivazione azzerata e il cuore che sembrava scoppiargli in petto, stava per farle una proposta…

- Anna…vuoi sposarmi?-

Lei rimase letteralmente senza fiato. Certo, la promessa a parole era stata fatta…ma sentirla dichiarare in questo modo, e nella situazione che stavano vivendo, era per entrambi un’emozione mai provata in tutta la loro vita.

- Ma cosa dirà il re? E’ già tanto arrabbiato! E la regina, con tutti i Woodville?! E….mio padre….?!- Gioia, paura e coraggio si stavano dando battaglia dentro di lei

Riccardo le poso dolcemente un dito sulle labbra per zittirla.

- Sposandoci, sarai una duchessa mia pari e pari a tua sorella. E comunque…non pensiamo più a loro. Abbiamo già pensato abbastanza, e senza grandi risultati. Ora pensiamo solo a noi due, a quello che vogliamo noi. Ti amo, Anna  -

- Si, Dickon- rispose finalmente lei, sorridendo felice.

Non ci fu bisogno di altre parole visto il bacio che subito dopo i due innamorati si scambiarono, nella calda  notte estiva illuminata dalla luna che, come innumerevoli volte nel corso della sua millenaria esistenza, guardava benevola a due cuori innamorati che si accingevano a vivere quella che, in fondo, è la più grande avventura umana: l’amore.

Nota dell'autrice: in questo capitolo, un po' più lungo rispetto ai precedenti, ho voluto omaggiare il sesto episodio di "The White Queen"- mio preferito ovviamente- quello dedicat
o ad Anna e Riccardo. Ho quindi ripreso, oltre al titolo del capitolo, anche alcune delle battute principali modificando leggermente la scena del giardino e della proposta di matrimonio. 
 

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Capitolo 11
*** Love and marriage- parte II ***


 
Per concertare il proprio piano Riccardo aveva avuto bisogno dell’appoggio di Francis e Alice.

La cosa era molto semplice: Anna avrebbe chiesto il permesso di recarsi di nuovo in visita alla cugina per passare da lei la fine dell’estate, ma in realtà sarebbe stata condotta da Riccardo nel monastero di St. Martin’s le Grand, dove avrebbe trovato rifugio per alcune settimane, giusto il tempo di fare arrivare i documenti necessari e cucire l’abito da sposa; poi si sarebbero sposati con una cerimonia segreta ma legale, alla presenza di Lord e Lady Lovell come testimoni.
I due coniugi in realtà erano disponibili a ospitare i loro amici per tutto il periodo necessario, ma Riccardo non aveva voluto incomodarli troppo: non riteneva giusto rischiare di attirare anche su di loro l’ira di Edoardo o quella di Warwick, nel caso la fuga si fosse scoperta.
L’unica cosa che aveva accettato era di passare la settimana successiva alle nozze nel palazzo , dato che non poteva certo passare la prima notte di nozze e i primi giorni del matrimonio nella cella di un convento!
Per aiutare sua cugina Alice aveva comunque già ordinato una vasta scelta di tessuti pregiati per l’abito da sposa, e aveva allertato le proprie sarte per la sua realizzazione. Il tutto ovviamente pagato dal duca di Gloucester, che per l’occasione non aveva voluto badare a spese: lui e Anne non avrebbero avuto il matrimonio che avevano progettato, ma era determinato a non privare la sua sposa perlomeno della gioia di un abito adeguato all’occasione e al suo rango.

Quando il priore del monastero scoprì che la fanciulla che aveva accettato di ospitare su richiesta del duca di Gloucester era nientemeno che la figlia del potente conte di Warwick, tentennò al solo pensiero di inimicarsi un uomo ben noto per non andare tanto per il sottile; ma le assicurazioni di Riccardo sul fatto che la giovane fosse la sua fidanzata, che fosse lì per sua libera scelta e soprattutto una generosissima donazione al monastero ebbero il potere di riportare il priore alla calma, dando disposizione che alla giovane dama fosse assegnata la cella migliore, dotata di varie comodità che ai religiosi erano ovviamente vietate come un letto morbido, varie coperte, molte più candele, alcuni mobili e un catino con brocca per lavarsi.

Così Anna trascorse alcune settimane nel monastero preparandosi al proprio matrimonio. Ogni giorno passava lunghe ore in compagnia di Alice e delle sarte che lavoravano alacremente al suo vestito; ogni giorno al calare della sera Riccardo veniva a trovarla per cenare con lei e aggiornarla sulla progressiva preparazione dei documenti legali per la cerimonia, in particolare la dispensa papale.

E finalmente arrivò il giorno tanto atteso. Anna fu svegliata prima dell’alba dalla cameriera che sua cugina le aveva mandato per aiutarla in quel periodo, preparata e vestita di tutto punto con uno stupendo abito azzurro con ricami d’oro. Come già accaduta durante le prove per la preparazione dell’abito, non potè impedirsi di pensare alle persone che, in altre circostanze, sarebbero state accanto a lei in quel momento: sua madre e Isabella che l’avrebbero aiutata a prepararsi, ammirando l’abito, la pettinatura e calmando la sua emozione, suo padre che l’avrebbe accompagnata all’altare…la giovane sposa non potè evitare un sospiro: nonostante tutto la sua famiglia le mancava . Ma quella punta di malinconia fu presto scacciata dalla gioia e dall’emozione per quanto stava per compiersi: finalmente avrebbe coronato il suo sogno d'amore!

E così Anna Neville fu condotta nella chiesa del monastero, dove all’altare la stava già aspettando Riccardo, altrettanto emozionato e felice, che indossava un elegante abito blu e oro; arrivata all’altare entrambi si inginocchiarono e iniziò la cerimonia, alla sola presenza- oltre che degli sposi e del sacerdote- di Alice e Francis come testimoni dei rispettivi amici, e del sacrestano e della cameriera che in quel periodo aveva servito Anna come ulteriori testimoni della validità della cerimonia.
Che, date le circostanze, fu di breve durata; dopodichè gli sposi e i testimoni partirono alla volta di palazzo Lovell, dove, nonostante fossero solo loro quattro, i padroni di casa avevano organizzato un piccolo rinfresco giusto per non togliere agli amici la possibilità di festeggiare almeno un poco, nonostante la segretezza della cosa.


Arrivò infine il momento tanto atteso e non meno emozionante della prima notte di nozze. Date le circostanze, il cerimoniale della “messa a letto” pubblica degli sposi non fu rispettato, optando per qualcosa di più classico e sicuramente meno imbarazzante per gli interessati. Ovvero, Anna fu preparata per la notte dalle cameriere , che ciarlando allegre e con qualche battutina maliziosa l’aiutarono a indossare una bella camicia da notte piuttosto scollata (consentita solo alle novelle spose) e a spazzolare i lunghi capelli ramati lasciandoli poi liberi lungo la schiena. Dopo di che, salutandola sorridenti se ne andarono lasciandola sola nell’attesa del suo sposo. La sposina rimase per un po’ seduta alla toeletta, e nel tentativo di tenere sotto controllo l’emozione, si sforzò di concentrarsi seriamente su quanto l’attendeva.

Poco prima del matrimonio di Isabella Lady Warwick aveva chiamato a sé entrambe le figlie per quel tipo di colloquio strettamente privato che ogni madre, prima o poi, si trovava a dover affrontare con una figlia in procinto di sposarsi, per istruirla su cosa capitava in camera da letto tra gli sposi e quali fossero i doveri di una buona moglie. Anche se l’interessata era solo Isabella, la donna aveva ritenuto che la cosa fosse di interesse anche per Anna e quindi aveva richiesto anche la presenza della figlia minore. Alle ragazze aveva spiegato che l’atto carnale che si compie nel matrimonio solitamente era doloroso per la donna ma che era suo dovere sopportare visto che era l’unico modo per generare figli; soprattutto è dovere per una sposa obbedire e compiacere il proprio sposo (e in tal modo, facendo felici anche Dio e la propria famiglia) accettando la propria condizione.

Nessuna delle due ragazze quel giorno capì granchè riguardo alla questione, visto che la loro madre non entrò in dettagli di altro tipo; e in seguito, Anna non riuscì a ritornare sull’argomento con la sorella. A dire la verità il primo giorno Isabella non sembrava contentissima ma un poco sofferente, ma in seguito le cose erano probabilmente migliorate visto che quei due- quando si univano al resto della famiglia- erano tutti sorrisetti e moine.
Nel periodo in cui attendeva in convento anche Alice- in quanto donna maritata- aveva ritenuto suo dovere provare a informare la giovane cugina riguardo a queste questioni; ma quando quest’ultima l’aveva informata del colloquio avuto con la madre, la giovane Lady Lovell si era fermata lì non volendo il ruolo della zia. Solo, con un sorrisetto, aveva bisbigliato ad Anna che sì, era così come le era stato detto, ma…poteva anche essere diverso. In meglio. E non dipendeva solo dalla moglie, ma anche dal marito.

Insomma la confusione a riguardo dello spinoso argomento regnava sovrana nell’animo della nostra sposina. E l’emozione dell’attesa si era fatta talmente snervante che per provare a stemperarla si alzò e cominciò a girare nervosamente per la stanza, controllando se particolari di nessuna importanza erano a posto, e soprattutto controllando il buon funzionamento delle candele; fu così che la trovò Riccardo quando, indossando anche lui una semplice camicia da notte, entrò nella stanza.
Anche il giovane era in preda a una profonda emozione: si era ripromesso di tenere a freno il proprio desiderio per rispettare l’innocenza di sua moglie, ma era anche agitato dalla consapevolezza


Tutti questi pensieri svanirono nel momento in cui, entrando nella stanza, vide Anna girata di spalle, con i capelli rossi sciolti e la manica della camicia da notte scivolata giù, che lasciava intravedere la spalla nuda.

Tanto bastò per far abbandonare qualunque proposito di contenimento al neo sposo, il quale si diresse rapido verso Anna e l’abbracciò da dietro affondando il viso nell’incavo del suo collo e cominciando a baciarla in quel punto, facendola sussultare per la sorpresa (e non solo).

“Come sei bella…quanto ho aspettato questo momento” sussurrò all’orecchio di Anna, mente le sue mani entravano nella scollatura accarezzandole piano i seni. Lei sussultò di sorpresa e piacere a quel contatto e, abbandonando prontamente il controllo delle candele, volse il viso verso quello di lui mentre con una mano gli accarezzava il volto cercando le sue labbra per un bacio che, ovviamente, trovò subito.
Senza badare troppo al come, i due giovani si ritrovarono sul letto,e Riccardo baciò di nuovo la spalla nuda di Anna cercando di abbassarle ulteriormente la camicia da notte, ma la ragazza fece lievemente resistenza posandogli le mani sul petto; si misero entrambi a ridacchiare, come se stessero giocando . Ma quando Anna cercò a sua volta di abbassare la camicia da notte, vinta dalla curiosità di toccarlo, lui capì che era venuto il momento che lo preoccupava abbastanza.

Sospirando, Riccardo si sfilò dalla testa la parte superiore della camicia, denudando non solo la parte davanti del proprio corpo, ma anche – e soprattutto- la propria schiena curva e la spalla più alta dell’altra. Anche se notoriamente tutti sapevano del suo problema, da vestito era sicuro che non si notasse poi troppo visto che faceva imbottire gli abiti appositamente per cammuffare l’imperfezione che lo affliggeva.
Ma adesso il nervosismo stava prendendo il posto delle altre emozioni positive : come avrebbe reagito Anna? La sua paura più grande era che si spaventasse o che lo trovasse repellente a tal punto da cacciarlo via; non credeva sarebbe riuscito a sopportarlo.

Ma mentre era preda di questi infausti pensieri Anna si era avvicinata e aveva posato una mano proprio sulla curvatura della spinta dorsale, muovendola piano come a toccare curiosa o a fare una piccola carezza.


- Ti fa male?-

Lui provò a ostentare indifferenza.

- Qualche volta. Adesso no- si affrettò ad aggiungere.

- Dimmi la verità Anna: ti provoco disgusto?-
Lei lo guardò stupita, la mano sempre sulla sua schiena.

- Assolutamente no! Perché me lo chiedi?-

- Perché non è certo un bel vedere. Alcuni degli epiteti con cui mi chiamano li conosci anche tu….a corte, qualcuno pensa che sarebbe ben crudele per una fanciulla come dover sposare un essere deforme come me-

A questo punto fu lei che lo abbracciò forte da dietro, baciandogli una spalla.

- Dickon, non me ne importa nulla della corte e di qualunque cosa dicano o facciano! Io ti conosco, sei un uomo valoroso e leale, un buon amico e fratello. Io ti amo per come sei e non per la tua schiena, che comunque non mi sembra poi tanto diversa dalla mia!- disse, stringendosi forte a lui.

Quando un cuore è innamorato basta poco per scacciare dubbi e tormenti; e nel caso di Riccardo quel poco (ma per lui voleva dire molto…) era appena stato pronunciato.

Felici i due giovani innamorati ricominciarono a baciarsi e abbracciarsi con passione…

…e a questo punto, corre l’obbligo di tirare le cortine del baldacchino e “stendere il sipario” sulla prima notte di nozze della giovane coppia. Uguale a migliaia di altre, si suppone…eppure per gli interessati, diversa e speciale perché “loro”.

(fine undicesima parte)



Nota dell'autrice: per la seconda volta mi sono cimentata nella descrizione di una scena di sesso. Devo dire che trovo la cosa particolarmente difficoltosa, e difatti  è stato un "parto" molto sofferto, tant'è che ho preso una drastica decisione: arrivare solo fino all'inizio vero e proprio del "ciupa-dance" (come direbbe Luciana Littizzetto) e poi, discretamente, sorvolare lasciando tutto all'immaginazione del lettore. 
Chiedo quindi scusa se la scena non risulterà soddisfacente come avrebbe dovuto; spero peraltro- di nuovo- che non sia troppo brutta o banale.

 

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Capitolo 12
*** Aria di tempesta ***


Una settimana dopo, Francis e Alice facevano colazione nella sala da pranzo del loro palazzo. Da soli,come sempre, dato che il giorno dopo il matrimonio  il duca di Gloucester era sbucato dalle stanze riservategli come ospite giusto il tempo di ordinare ai servitori di lasciare i pasti per lui e sua moglie fuori dalla porta della stanza, ritirandoli poi quando li avessero trovati vuoti, e di non disturbarli per nessun motivo se non qualcosa di estremamente grave; il tutto per almeno una settimana. Dopo di che era rientrato e da allora nemmeno  i padroni di casa avevano più visto lui, né tantomeno la neo duchessa.

- Sai caro, sono preoccupata per Anna- disse Alice al marito-

- Perché? Cosa è successo?-

- Ma come! E’ una settimana che non esce da quella stanza… non so, magari  ha bisogno di qualcosa. Sai, dopo la prima notte di nozze…-

Francis ridacchiò, dato che qualche tempo prima, mentre mettevano a punto il piano per il matrimonio segreto, Riccardo aveva palesato la sua intenzione di chiudersi in camera assieme alla novella moglie per una settimana intera dopo le nozze, con il permesso del padrone di casa ovviamente.
 
- Non temere mia cara, sono sicuro che Anna stia benissimo. Credo proprio che Riccardo si sia  fatto completamente carico del benessere della sua adorata sposa, per questo non si vedono da una settimana…se capisci ciò che intendo- replicò Francis con aria maliziosa, rimediando un’occhiataccia di rimprovero da parte della moglie per le ovvie allusioni. Ma lui prese una mano di Alice portandosela alla bocca e baciandola con trasporto, lanciandole al contempo uno sguardo languido che fece ridacchiare la giovane lady, nonostante la sua resistenza continuasse: 

- Smettila, i servitori potrebbero vederci!-

- Ebbene, cosa vedrebbero mai di strano? A parte un povero marito che cerca di baciare sua moglie, la quale con crudeltà lo tiene lontano…- disse lui con aria da vittima, afferrandola poi per la vita e stringendola a sè, cercando  nuovamente un bacio di ben altro tipo.

I due giovani si interruppero bruscamente , ricomponendosi imbarazzati quando sentirono  qualcuno tossicchiare: era  il maggiordomo di casa che chiedeva la loro attenzione.

- Ehm, Milord, Lady Alice…è arrivato un messaggero da Middleham che chiede di vedere urgentemente Lady Anna.-

- Fatelo entrare subito- ordinò Francis. Pochi minuti dopo Luke Hobbs, uno dei più fidati uomini del conte di Warwick, entrava nella stanza , e dopo essersi inchinato alla presenza dei padroni di casa, annunciò.

- Lord Lovell, sono venuto a chiedervi di chiamare subito Lady Anna. Lord Warwick mi ha mandato qui per scortarla fino a Middleham, con l’ordine di partire appena possibile-

- E’ successo forse qualcosa ai miei zii?- chiese Alice preoccupata. Come spiegarsi altrimenti tanta fretta?

- No Milady, i vostri zii sono in perfetta salute. Ma non sono stato autorizzato a dare informazioni di altro tipo, e del resto nemmeno mi sono state date troppe spiegazioni. Vi chiedo perdono- rispose l’uomo rispettosamente.
Francis chiamò il maggiordomo, ordinando che Tullis fosse portato in cucina a rifocillarsi mentre Lady Anna si preparava per tornare a casa.

- Andrò subito a chiamarla- rispose, avviandosi ai piani superiori. Presentiva aria di tempesta, anzi di uragano…


Giunto fuori dalla stanza da letto dei novelli sposi, bussò con energia; dapprima sentì delle risate, poi soffocate nel silenzio.
Bussò di nuovo, dicendo a voce alta:

- Lady Anna, sono io, Francis. Ho bisogno di parlavi con urgenza-

Pochi secondi dopo la porta si aprì e apparve Riccardo con la camicia da notte evidentemente infilata di fretta. Dando una brevissima sbirciata Francis potè intravedere Anna che ridendo si nascondeva sotto le lenzuola.

 - Che vuoi da mia moglie, Lovell?- fece Riccardo un poco brusco.

- Ehm… a parte che devo ricordarti che sono il padrone di casa, ma…è arrivato uno degli uomini di Warwick che chiede di parlare con Anna al più presto. Deve essere accaduto qualcosa a Middleham…e ho paura che la vostra luna di miele sia finita, caro Dickon-

Riccardo si accigliò alla notizia.

- Perdonami Francis, non intendevo essere scortese. Manda pure la cameriera che aiuti Anna a vestirsi, sarà pronta al più presto - 

Meno di un’ora dopo Tullis fu di nuovo introdotto alla presenza dei padroni di casa a cui si era nel frattempo aggiunta la figlia del suo signore Warwick.  L’uomo fu piuttosto sorpreso di vedere nella stanza anche il duca di Gloucester, della cui presenza non era a conoscenza; evidentemente era anche lui in visita al suo caro amico Francis  Lovell.

- Dimmi , è successo qualcosa ai miei genitori o mia sorella?- chiese subito Anna preoccupata.

- Niente di tutto ciò, milady. Lady Isabella e i vostri genitori stanno bene, ma chiedono che torniate immediatamente al castello, per motivi che non mi è dato conoscere. Dobbiamo partire il prima possibile-

Mentre Alice si allontanava per ordinare alla servitù di preparare le cose più immediate per Anna e Riccardo, quest’ultimo dopo essersi scambiato un’occhiata con Lovell intervenne:

- Va bene, Luke, partiremo al più presto. Inoltre, mi incarico io di scortare Lady Anna fino a Middleham, voglio assicurarmi che il viaggio si svolga senza intoppi e con la massima comodità per Milady-

Per un attimo Luke rimase perplesso. I rapporti tra Warwick e il suo ex pupillo a Middleham erano ben noti a tutti, anche alla servitù, così come era noto il perché il rapporto tra i due si era raffreddato. D’altra parte, il duca di Gloucester era pur sempre un uomo che non si poteva ignorare, e non solo perché nobile e fratello del Re…

- Ma Milord, Lord Warwick ha detto….-

- Non preoccuparti  per Lord Warwick, mi assumo io la responsabilità di qualunque cosa-  rispose Riccardo in tono deciso che non ammetteva repliche.

- Come desiderate Signore- fece Luke inchinandosi.

Nell’ora seguente, mentre venivano sistemati i bagagli più urgenti, Francis accompagnò Riccardo nelle scuderie a prendere il proprio cavallo.

- Cosa sarà mai successo?-

Riccardo sospirò.

- Non  ne ho la più pallida idea-

- Mi auguro sinceramente che non sia qualcosa di serio, anche se dubito che non sia così, altrimenti Warwick non avrebbe richiamato Anna prima del tempo e con così grande urgenza- disse Francis, dando involontariamente voce a ciò che stava pensando anche Riccardo.

- Certo che anche questa non ci voleva, proprio ora che c’è da affrontare la questione del matrimonio. Francamente non oso immaginare come reagirà Warwick alla notizia, soprattutto se ha già altre grane. Non è un uomo che si può prendere per il naso facilmente-

Prendendo le briglie di White Surrey e dirigendosi verso l’uscita, Riccardo rispose all’amico:

- Sai come si dice delle ciliegie, “una tira l’altra”…a quanto pare Nostro Signore ha deciso di rendere il mio cammino e quello di Anna particolarmente complicato. Ma ora che siamo sposati temo proprio che Warwick, Edoardo e chiunque altro dovranno rassegnarsi. Abbiamo aspettato, abbiamo cercato di conciliare tutte le parti in causa: ora che siamo uniti non permetterò a nessuno di separarci. Questa, per ora, è l’unica cosa che posso assicurare – 

I due giovani uscirono e si diressero verso l’ingresso, dove Anna ormai pronta stava accomiatandosi dalla cugina; i quattro giovani si salutarono attenti- davanti ai servitori e agli uomini della scorta- a non far trapelare nulla; poi Riccardo porse ad Anna la mano per aiutarla a salire in carrozza, ma appena prima che lei lo facesse, improvvisamente fece una cosa del tutto inaspettata: le afferrò entrambe le mani e le baciò, mormorandole poi dolcemente: “Non ti preoccupare, andrà tutto bene”.
Anna commossa gli sorrise e senza rispondergli salì in carrozza; il viaggio sarebbe durato alcune ore e forse sarebbero arrivati prima di notte. Doveva prepararsi all’incontro con i genitori e a quanto ne sarebbe seguito.
I due giovani certo non potevano immaginare che, nelle settimane in cui erano stati assenti perché presi dal matrimonio segreto, i loro familiari avevano combinato il finimondo, tanto che l’Inghilterra era sull’orlo di una guerra civile…

(fine dodicesima parte)


 
 

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Capitolo 13
*** La rivolta ***


Qualche ora dopo, nel bel mezzo del viaggio, scoppiò un forte temporale che obbligò il gruppo a cercare una locanda in cui fermarsi; quando tutto finì, Riccardo e alcuni uomini ispezionarono le condizioni della strada, che non apparivano delle migliori, senza contare che si stava avvicinando la sera e rischiavano di ritrovarsi a viaggiare di notte. Fosse stato solo per loro non ci sarebbero stati grossi problemi, erano uomini abituati alla vita militare e a marciare con ogni condizione metereologica ; ma con loro viaggiavano anche Lady Anna e la cameriera che Alice le aveva assegnato come chaperon fino a casa, e per le due donne le cose sarebbero state estremamente più disagevoli. Fu così deciso di rimanere alla locanda per la notte e ripartire il mattino seguente.
Per ovvi motivi i due giovani dovettero prendere camere separate; dopo una settimana passata praticamente  come in una bolla, lontani da tutto e tutti, era un bel sacrificio, ma d’altra parte ancora non si poteva rendere noto il fatto che fossero sposati, e quindi non era consigliabile nemmeno destare sospetti.
Proprio mentre   Riccardo dava le ultime disposizioni agli uomini di guardia vide arrivare  a grande velocità Robert Brackenbury, il suo fedele attendente. L’uomo  era bagnato fradicio, segno che aveva cavalcato anche sotto la pioggia e non si era fermato per raggiungerlo al più presto.


- Milord, finalmente sono riuscito a trovarvi! Non avevate lasciato detto a nessuno dove eravate…per fortuna ho dubitato che foste a casa di Lord Lovell e mi sono diretto lì, ma eravate partito da poco. Dovete venire con me, non c’è tempo da perdere…è un ordine di Sua Maestà il Re!-

Al sentire il nome del principale responsabile di tutta quella ingarbugliata situazione, Riccardo cominciò a sudare freddo.

- Ditemi Brackenbury, cosa è successo?! Perché mio fratello richiede la mia presenza con così tanta urgenza?-

- E’ una cosa troppo lunga da spiegare Milord. C’è stata una rivolta dalle parti dell Midlands, Sua Maestà si è così dovuto allontanare da Londra per sedarla. Ma poi…-

- Poi cosa?! Parla!-

- Ve l’ho detto Milord, la cosa è molto più complicata di quello che sembrava inizialmente. Non c’è tempo di spiegarvi tutto, dobbiamo partire subito. Ci penserà il Re a entrare nei dettagli-

Riccardo scosse il capo.

- No, subito mi è impossibile. A casa di Lord Lovell ho incontrato Lady Anna Neville, la quale ieri è stata richiamata d’urgenza a Middleham dai suoi genitori. Mi sono così incaricato di scortarla fino a casa sana e salva, e non posso certo abbandonarla qui. La accompagnerò fino a destinazione, voi verrete con me e poi partiremo subito per raggiungere Edoardo. In fondo sono poche miglia ancora…- 

Il giovane duca notò che, a sentire il nome di Anna Neville, l’altro aveva per qualche secondo fatto uan faccia tra lo stupito e la disapprovazione, ritornando impassibile subito dopo. Ma decise che non era una cosa  cui badare poi tanto.
 

- Perdonatemi se insisto Milord, io credo davvero che non dovremo perdere altro tempo. La situazione potrebbe diventare sempre più drammatica di ora in ora. Come avete detto voi da qui a Middleham sono poche miglia, potreste fare scortare Lady Anna dai vostri uomini, con loro non avrete nulla da temere per la sicurezza di Milady- 

A questo punto Gloucester si arrese, allarmato. Se Brackenbury si sentiva in diritto di insistere in questo modo, arrivando a dargli un suggerimento non richiesto di quel tipo, voleva dire che la situazione era proprio brutta.

- Va bene Robert, se insistete in questa maniera non posso che acconsentire . Solo, aspettiamo domani mattina, in modo che io possa perlomeno avvisare Lady Anna e accomiatarmi da lei senza passare per un bifolco. Nel frattempo  potrai asciugarti e rifocillarti, altrimenti in queste condizioni rischi di  ammalarti seriamente  -

- Si Milord, vi ringrazio – fece Brackenbury entrando nella locanda dietro il suo signore.

A Riccardo girava la testa. La situazione gli stava completamente sfuggendo di mano, gli sembrava che eventi a lui ancora sconosciuti si accavallassero sempre più fra di loro creando una situazione di panico di cui ancora non conosceva bene la portata. Come se non bastasse il fatto di dover affrontare Warwick per comunicargli che aveva sposato in segreto sua figlia e che, nonostante tutto, la sua posizioni di fedeltà al re non era cambiata di un millimetro.
Mentre si preparava a una notte quasi insonne, maledisse poco cristianamente Edoardo, Giorgio, Warwick, i Woodville e tutti coloro che gli stavano rendendo la vita impossibile.

 

Il mattino dopo, di buon’ora, Anna Neville già pronta attendeva seduta sul letto assieme alla cameriera di venire chiamata per proseguire il viaggio. Pochi minuti dopo, bussarono alla porta, ma quando vide apparire il volto di Riccardo corrucciato capì immediatamente che altri cambiamenti di programma erano in arrivo. Il duca esordì dicendo:

- Desidero parlare con Lady Anna da solo – lanciando un’eloquente occhiata di congedo alla cameriera.

Quest’ultima, nonostante l’espressione di Milord, tentennò un attimo: dopotutto non era conveniente che una donna giovane e non sposata come Lady Anna sostasse nella stessa stanza  con un uomo, anche se costui era il suo promesso sposo (o almeno così si diceva),e anche se costui era un uomo dalla reputazione fin troppo impeccabile (anzi, qualcuno lo riteneva pure un po’ bigotto) come il duca di Gloucester. Ma quando Anna stessa le disse di uscire, non le restò che obbedire. Questi nobili, prima fanno le regole e poi le seguono solo s ne hanno voglia..

Rimasti soli, Riccardo si sedette sul letto accanto a sua moglie prendendole le mani.


- E’ successo qualcosa?-

Il giovane le narrò brevemente quanto accaduto la sera prima
 

- Mio Dio! Cosa mai potrà essere accaduto? Forse Edoardo è in pericolo?- 

- Non lo so, amore mio, ma  è certo che deve essere qualcosa di davvero grave se Brackenbury si è comportato in quella maniera. Temo che non potrò accompagnarti fino a Middleham come avevamo deciso, devo partire subito con lui per rendermi bene conto di persona di cosa sta accadendo-

Anna aveva le lacrime agli occhi. Sposati da pochissimo, oltretutto in segreto a causa delle bizze delle loro famiglie…e ora doveva già separarsi? Per quanto, poi? Non era così che aveva immaginato sarebbe stato…possibile che per loro non ci fosse mai pace?
Riccardo, mortificato e addolorato quanto lei, le spiegò che aveva già predisposto che i suoi uomini la scortassero fino a casa; lui sarebbe partito solo con Brackenbury.
Poi la prese fra le braccia, mentre lei mormoravasolo una frase:

- Torna da me-


- Ti prometto che andrà tutto bene, e che tornerò presto da te. Di questo puoi  essere sicura. E dopo, nessuno oserà più separarci-

Restò qualche minuto per concedersi un forte abbraccio e un bacio d’addio; poi i due giovani scesero nel cortile della locanda, dove ripresero davanti a tutti la loro immagine formale in maniera impeccabile, salutandosi come le consuetudini imponevano, celando a tutti il dispiacere e l’angoscia che li attanagliava mentre per l’ennesima volta erano costretti a prendere strade diverse. E stavolta senza nemmeno sapere quando si sarebbero rivisti.
 


 
A questo punto, corre l’obbligo per chi scrive di mettere per un poco in pausa la storia e spiegare la situazione quasi tragica in cui l’Inghilterra era precipitata in poco tempo.

Già al tempo del matrimonio di Isabella e Giorgio il conte di Warwick stava architettando segretamente una rivolta contro Edoardo, nella quale aveva coinvolto il nuovo genero facendo leva sulla sua ambizione e progettando addirittura di metterlo sul trono al posto del fratello. In questo modo ovviamente gli odiati Woodville sarebbero andati in rovina
Gli invitati al matrimonio infatti, come già detto, erano quasi tutti famiglie cui l’ascesa della famiglia della regina aveva portato via qualcosa o che- come Richard Neville appunto- si erano visti messi da parte dal Re in favore dei nuovi familiari nonostante la fedeltà e i servigi alla casa di York.  Warwick aveva lasciato un breve spiraglio in vista dell’incontro che lui e Giorgio avevano avuto poco dopo il matrimonio con Edoardo, nella speranza che questi- messo di fronte al fatto compiuto- ritornasse sui suoi passi; ma quando anche questo era andato male, ogni remora fu abbandonata. Il conte aveva radunato i propri alleati e costituito un cospicuo esercito; una parte dei nobili aveva teso un tranello a Edoardo, facendogli credere che nelle Midlands era in atto una rivolta, ma una volta che il re vi era arrivato era stato catturato dal suo ex alleato e preso prigioniero a Warwick Castle, una delle proprietà della famiglia Neville nei dintorni di Londra.
Però Edoardo, che non era uno sprovveduto e a cui i fedelissimi non mancavano, era riuscito a fuggire e a rifugiarsi in un posto sicuro, da dove- con l’aiuto dei familiari Woodville- aveva radunato un proprio esercito e aveva dato battaglia al proprio ex alleato; che però quella volta aveva vinto, costringendolo alla ritirata. Purtroppo nella battaglia erano rimasti uccisi Richard e John Woodville, padre e fratello della regina Elisabetta.

La quale nel frattempo, rimasta sola e minacciata (e incinta del sesto figlio)  si era rifugiata nell’abbazia di Westminster assieme alle tre piccole figlie Elizabeth, Mary e Cecily; purtroppo non aveva potuto portare con sé sua madre Jacquetta, perché Richard Neville aveva fatto perquisire a Grafton la casa di famiglia dei Woodville  e vi aveva trovato svariate prove di ciò che da tempo si sussurrava: Jacquetta Woodville si interessava alla magia e la praticava. Lady Rivers era quindi stata tratta in arresto e condotta prigioniera nella Torre di Londra, in attesa che si istituisse il processo a suo carico; e qui come se non bastasse era stata raggiunta dalla tragica notizia della morte del marito e del figlio, che ovviamente l’aveva annichilita.

In assenza di Edoardo, Warwick aveva convocato il consiglio dei nobili e del Parlamento e aveva cercato di fare eleggere re Giorgio; ma a questo punto alcuni si erano tirati indietro; è vero che i Woodville  andavano fermati, ma bisognava pensare prima di tutto all’Inghilterra e al bene del popolo inglese, e mettere sul trono il vanesio Duca di Clarence non era proprio la cosa migliore in tal senso.
Il trono era rimasto così vacante e Giorgio momentaneamente messo da parte a digerire il suo smacco, dato che suo suocera era impegnato con il processo a Lady Rivers e a elaborare un altro piano, più ambizioso del precedente….

Ecco, questa la situazione con cui Anna e Riccardo avrebbero trovato al loro ritorno dopo il matrimonio segreto. Che altro dire se non augurare loro “Che Dio ve la mandi buona”?

(fine 13ma parte)

Nota dell'autrice: 1- La cugina di Anna moglie di Francis Lovell in realtà si chiamava anch'essa Anna. Dato il surplus in questa storia di personaggi con lo stesso nome (Riccardo, Edoardo, Anna, Elisabetta ecc) ho deciso di modificarne il nome, così come ad esempio ho scelto di differenziare Riccardo da Richard (Neville), o Elisabetta da sua figlia Elizabeth dando a uno il nome italiano e all'altro il nome inglese.

2- Nella realtà le rivolte di Giorgio e Warwick contro Edoardo furono due. Ma essendo questo un "what if" ovviamente la sequela di fatti è cambiata, pur cercando di mantenere un minimo di linearità con la storia vera. Ho quindi scelto di mischiare i fatti salienti delle due rivolte (e qui sono ancora all'inizio...), almeno fino a un certo punto. 

3- Nella realtà Richard e John Woodville furono fatti giustiziare da Warwick- seppure in battaglia- dopo un processo sommario.

4- Quando ho scritto che Elisabetta era incinta del sesto figlio, mi riferisco al fatto che la regina, al momento del matrimonio con Edoardo IV, aveva già due figli (Thomas e Richard Grey) nati dal primo matrimonio con Sir John Grey. Quindi per Elisabetta era il sesto, ma il quarto per Edoardo. 

 

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Capitolo 14
*** Il mondo capovolto ***


 
 
 
Come previsto, meno di due ore dopo Anna arrivò a Middleham, dove la prima cosa che la giovane notò fu l’impressionante numero di soldati che circondavano il castello, quasi come fosse  in stato d’assedio. Dato ciò che era successo poco prima la cosa la mise in allarme, ma cercò di mantenere la calma pensando che prima di formarsi una qualsiasi opinione fosse meglio sapere esattamente come stavano le cose; e questo non avrebbe tardato ad accadere.

Nel cortile principale, ad attenderla, sua madre e Isabella. Sole.

Appena scesa dalla carrozza, le due donne abbracciarono brevemente Anna, rientrando poi immediatamente nell’edificio assieme a lei. Le chiesero di fretta notizie sulla sua salute e su come era andato il viaggio, ma dalla loro fretta e dalla loro aria svagata la ragazza capì che c’era qualcosa di anomalo nell’aria, visto che sembravano non ascoltare nemmeno le sue brevi risposte.

- E voi, state tutti bene? Mi sono molto preoccupata per questa chiamata improvvisa. Non vedo mio padre qui con voi…lui sta bene? E come mai tutti quei soldati a guardia del castello? - chiese Anna ansiosa. Le due donne si scambiarono un’occhiata complice, poi Lady Warwick sorridendo forzatamente alla figlia rispose:

- Si, tuo padre sta bene, ora però non è qui. Ma tu vai pure a sistemarti e riposarti dal viaggio…poi parleremo, e ti spiegherò che cosa è accaduto nel frattempo- 

Anna capì che non era il caso di insistere, e inoltre aveva davvero bisogno di rinfrescarsi e riposarsi dal viaggio, perciò obbedì di buon grado all’imposizione materna andando nella sua stanza. Mentre le cameriere disfavano i bagagli e l’aiutavano lavarsi e indossare abiti puliti, alla giovane venne in mente che non aveva visto suo cognato Giorgio; strano visto che lui e Isabella stavano sempre appiccicati e visto che anche con lei non era mai stato meno che educato e cortese. Ma anche stavolta non si soffermò troppo su questo particolare; a pensare a tutte le cose fuori posto che aveva visto in meno di un’ora le stava venendo mal di testa. E oltretutto la sua mente era occupata, come è ovvio, prevalentemente dal pensiero di Riccardo e di cosa avrebbe trovato una volta arrivato da Edoardo. Sarebbe stato in pericolo? Sarebbe stato solo un capriccio del sovrano? Lo sperava, così sarebbe tornato presto da lei e avrebbero potuto rivelare a tutti la loro unione.
 
Mentre era così immersa nei suoi pensieri, sentì bussare alla porta della stanza; era Isabella, che una volta entrata congedò le domestiche per rimanere sola con la sorella.

- Sono così felice che tua sia tornata! – le disse abbracciandola forte. Rispondendo anch’essa affettuosamente, Anna rispose:

- Anche io sono felice di essere di nuovo a casa! Ti porto i saluti di Alice e Francis Lovell e…- la giovane si interruppe vedendo l’espressione tesa e poco interessata alle notizie dei congiunti della sorella. Ma insomma, cosa stava succedendo?! Cosa avevano tutti?!

- Anna, tu sei stata via qualche tempo…..e non sai molte cose. Nostra madre ti spiegherà tutto tra poco, ma …devi tenerti pronta perché davvero potrebbe cambiare la vita di tutti noi, e anche il destino dell’Inghilterra! –
Ad Anna tornò alla mente la conversazione che aveva avuto qualche mese prima con suo padre, quando lui le aveva svelato il fidanzamento di Isabella e Giorgio, accennando anche- con le medesime parole- a un grande cambiamento che forse sarebbe avvenuto e in cui anche lei doveva fare la sua parte…cominciava sinceramente ad allarmarsi.

- E Inoltre….- riprese la maggiore delle sorelle, sorridendo e afferrando le mani dell’altra- c’è un’altra cosa che devi sapere, e volevo essere io a dirtela. Sono incinta-

Per un attimo la giovane lady dimenticò le proprie preoccupazioni e abbracciò felice la sorella.

-Oh Izzy…di già?! Ma è stupendo, sono felicissima! Sarò zia!- per un istante pensò di raccontare anche lei il suo segreto, ma si trattenne: era una situazione  completamente diversa, doveva avere la massima cautela.

- E chissà come è contento anche Giorgio! A proposito come sta? Non l’ho visto prima…- chiese, notando che Isabella ritornava seria, quasi triste.

- Naturalmente anche Giorgio è molto felice ma…non è qui, ora-
Nemmeno lui?! E dove poteva essere?!
Ma prima che potesse porre anche questa domanda, un domestico bussò alla porta:

 - Mie signore, Vostra madre mi manda a dirvi che attende il prima possibile la vostra presenza-

A questo punto le due sorelle uscirono dalla stanza e cominciarono a scendere lo scalone  che le avrebbe condotte al piano di sotto . Anna, due passi dietro Isabella come la consuetudine richiedeva, pur non stando più nella pelle dalla curiosità riuscì a controllarsi assumendo l’atteggiamento della perfetta Lady che le era stato insegnato dalla nascita: tanto ormai mancava davvero poco e avrebbe saputo tutto ciò che c’era da sapere.
 


Appena entrate nella grande sala trovarono Lady Warwick in piedi accanto al camino, che nonostante non facesse ancora freddo era stato acceso tenendo il fuoco basso. Lo sguardo della donna guardava un punto indefinito di fronte a sé, ma quando si accorse dell’arrivo delle figlie cambiò espressione, mettendosi in faccia un sorriso tiratissimo e facendo qualche passo in direzione delle ragazze, rivolgendosi poi ad Anna.
 
- Bene, mia cara…eccoti qui, finalmente. Ti sarai sicuramente domandata come mai ti abbiamo richiamato a casa prima della fine della tua vacanza, e come mai tuo padre e Giorgio non siano qui. Devi sapere che in tua assenza sono successe molte cose…cose gravi, te lo dico subito. –
La donna fece una breve pausa, come per riprendere fiato, poi riprese, raccontando ad Anna quanto è stato descritto nel capitolo precedente.

Alla giovane cominciò a girare la testa: Edoardo detronizzato e costretto a nascondersi? La Regina Elisabetta ridotta a chiedere asilo nell’abbazia? Lady Rivers imprigionata e accusata di stregoneria?! Il mondo si era davvero capovolto!
E soprattutto….se il Parlamento avesse accettato di eleggere re Giorgio…Isabella sarebbe diventata Regina!! E lei stessa sarebbe stata la sorella della regina d’Inghilterra…
E Riccardo?! Che posto avrebbe avuto? E soprattutto…cosa stava rischiando, adesso che si trovava in viaggio per raggiungere il fratello maggiore?

Notando il pallore della sorella, Isabella gentilmente le si fece accanto prendendola sottobraccio come per sostenerla, mentre Lady Neville, sempre con la stessa espressione tirata, continuava:

- Capisco la tua preoccupazione per tuo padre, ma d’altra parte sai bene che la sua vita è stata per la maggior parte dedicata a battaglie e strategie; il popolo lo ama ed è con lui, per loro è il condottiero che ha liberato l’Inghilterra dalla terribile Margherita D’Angiò e che difende il Mare Stretto tenendo lontani pirati e francesi dalla nostre coste.Possiamo ben sperare sulla buona riuscita di questa sua impresa, anche se ora il momento è difficoltoso- concluse Lady Warwick non troppo convinta dell’ultima frase.

Per qualche minuto nella sala calò un pesante silenzio: la tensione che le tre donne provavano, per motivi differenti, si poteva tagliare con un coltello. Anna intuì che, forse, il peggio stava per venire dalla ripresa della madre.
 
- E un’ultima cosa, Anna…io e tuo padre la diamo per scontata, ma credo sia meglio metterla in chiaro una volta per tutte. Mi è stato riferito che, mentre eri ospite dai Lovell, vi era anche Riccardo di Gloucester…ovviamente anche lui in visita al suo caro amico Francis- fece la donna indirizzando alla figlia uno sguardo di rimprovero misto a disapprovazione come a dire “ma a chi credevate di darla a bere?”

-. Forse quanto sto per dirti non ti piacerà, eppure ormai non sei più una ragazzina ma una giovane donna in età da marito; hai una sorella, una cugina e amiche già sposate quindi non ti è estraneo come funzionano queste cose. La tua situazione con il duca è da tempo stagnante, una vergogna per una famiglia come la nostra che è tra le più nobili e importanti del Regno. Potresti avere qualunque tipo di matrimonio alla tua altezza, ma sei bloccata in una situazione che, in realtà, non esiste dato che nulla è stato formalizzato-

Anna ascoltava impietrita, presentendo che questo discorso non portava a nulla di buono.

- Tuo padre ed io siamo rimasti molto delusi dal comportamento di Riccardo, ma d’altra parte è anche vero che conoscendo la fedeltà che ha sempre portato verso suo fratello Edoardo , forse ci siamo illusi troppo. Però non possiamo certo  permettere che, a causa di un nostro errore di valutazione,  nostra figlia rimanga a fare da tappezzeria al fratello del re- soggiunse Lady Warwick con aria di disprezzo. - Tuo padre ha quindi deciso, appena si potrà, di trovarti un altro marito, certamente più adatto. –

Per la povera Anna fu certamente questa la notizia peggiore, più ancora che tutto ciò che stava accadendo nel Paese. E lo era ancora di più alla luce del fatto che, seppure segretamente…lei un marito ce l’aveva, ora.
Si sentì come se la famosa spada di Damocle le fosse appena caduta sulla testa, e non sapeva nemmeno come reagire.
 
- Oh No! No! Madre, vi prego….!-

.- Non c’è bisogno di fare queste sceneggiate!- la rimproverò la madre, poco o nulla commossa dal dolore della figlia. - Sai bene che il matrimonio deve portare prestigio alle famiglie, i sentimenti non sono tutto. Anche io quando ero giovane come te e sposai vostro padre mi sono trovata nella stessa situazione: ero terrorizzata, ma sapevo che avrei fatto felice la mia famiglia compiendo il mio dovere, e questo mi ha sostenuto.  Vedrai che a te succederà la stessa cosa, anche senza Riccardo di Gloucester come marito- 

A queste parole, Anna non potè resistere: si alzò di scatto dallo scranno e, piangendo, corse letteralmente fuori dalla stanza, diretta al piano superiore con Isabella che cercava di raggiungerla per consolarla.


 
Nello stesso giorno, in un luogo segreto da qualche parte dell’Inghilterra…

Dopo ore di cavalcata senza sosta  Riccardo di Gloucester e Robert Brackenbury  raggiunsero una località di campagna isolata, dove si trovava un vecchio cottage in rovina appartenente alla famiglia di uno dei fedelissimi di Edoardo, in cui l’ex sovrano aveva trovato rifugio con pochissimi uomini , e dal quale stava aspettando di rimettersi per capire che piano usare  contro Warwick.
Appena Riccardo e Brackenbury entrarono Edoardo sollevò lo sguardo dalla mappa che stava esaminando e, col volto tirato e stanco sul quale campeggiava una barba lunga di giorni, fissò il fratello tanto cercato.

- Eccoti qui finalmente! Va bene che non sei più un bambino e non sei obbligato a rendere conto di ogni tuo spostamento, ma almeno un minimo indizio, tanto per non fare ammattire gli altri a cercarti in caso di bisogno!-

Riccardo osservò il fratello, che sembrava invecchiato di parecchi anni in pochi giorni; trattenendo l’impulso di abbracciarlo, rispose:

- Ti chiedo perdono, ma non potevo certo sapere cosa sarebbe accaduto. Ora però sono qui, al tuo fianco, come sempre -

Il maggiore dei fratelli si concesse un piccolo sospiro, come di sollievo. Si alzò e fu lui adabbracciareil fratello che gli era sempre stato accanto nei momenti difficili. Per lui era un po’ una sicurezza.
Edoardo fece sedere Riccardo accanto a sé e fece portare per lui e per Brackenbury del vino e del pane e formaggio, le pochissime cose che potevano concedersi in quel periodo in cui doveva rimanere nascosto. Poi cominciò a fargli un breve resoconto di quanto accaduto nel periodo in cui non si erano visti (e di cui i lettori hanno già letto nel capitolo precedente).

Mentre ascoltava, sempre più attonito, Riccardo a un certo punto smise perfino di mangiare nonostante la stanchezza dell’estenuante cavalcata. Quello che stava ascoltando superava di gran lunga ogni sua peggiore previsione: praticamente un colpo di stato, una guerra civile, la sua intera famiglia passata in pochi giorni dalle stelle alle stalle e seriamente minacciata. E inoltre, c’era quello che nessuno sapeva….
Il giovane non potè evitare di pensaread Anna, che lui finora aveva creduto al sicuro a casa sua con la sua famiglia. Involontariamente (e in maniera piuttosto incauta, a dire la verità) diede voce al suo pensiero in quel momento:
 
- Mi domando come stanno Lady Anna, sua madre e sua sorella…se siano al sicuro e protette il necessario  a Middleham- 

Ma, comprensibilmente, Edoardo non la prese benissimo. Ancora quella storia?! Possibile?! Non era stato abbastanza chiaro? Non è che Dickon aveva di nuovo contravvenuto a quanto da lui ordinato, vero?!
 
 - COOOOOSA?! Fammi capire bene. Io ti sto dicendo che sono stato spodestato dal trono, costretto a nascondermi come un  delinquente, mia moglie e le mie figlie – delle quali non ho ALCUNA NOTIZIA da settimane!- nascoste nei sotterranei di un’abbazia come delle mendicanti, mia suocera imprigionata con l’accusa di stregoneria che rischia di essere condannata a morte, il tutto per colpa del tuo caro Warwick…. E TU MI CHIEDI COME STANNO A MIDDLEHAM?! Scusami se ti dico che non solo non lo so, ma non me ne importa assolutamente nulla!-

Riccardo capì che doveva sforzarsi di ricacciare la sua preoccupazione per Anna e i suoi sentimenti per lei in qualche angolino molto profondo del suo essere, e rimettere la maschera della freddezza e dell’indifferenza.  Date le circostanze, non era sicuro per nessuno – tantomeno per colei che gli era più cara di chiunque- fare trapelare una qualunque cosa potesse ricondurre a ciò che c’era stato fra di loro; e soprattutto, a ciò che c’era ora, e che nessuno sapeva.
In pochi minuti  riuscì nel suo intento: Dio solo sapeva quanto gli costava, ma era una cosa che doveva fare. Per sé, per Anna: se voleva avere una possibilità per un futuro insieme, doveva prima impegnarsi in prima persona accanto a Edoardo per risolvere quel terribile pasticcio. Se di pasticcio si poteva parlare!

- Perdonami fratello, hai assolutamente ragione. Ha parlato per me l’affetto che ho sempre portato per quella famiglia, che per anni è stata anche la mia: ma davanti a quanto accaduto non è più possibile fare finta di nulla. Evidentemente era un affetto malriposto.
Allora, hai già predisposto un piano d’azione?-

In tutto questo nessuno di loro due aveva nominato Giorgio (se non brevemente ai fini del resoconto di Edoardo), nonostante fosse stato sempre ben presente nei loro pensieri. In altre circostanze sarebbe stato lì, al loro fianco; ora invece era il loro principale nemico…


(fine tredicesima parte)

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Capitolo 15
*** Processo a Jacquetta ***


Seduta accanto al piccolo fuoco che aveva acceso per riscaldare e illuminare un poco il sotterraneo in cui erano rifugiate, Elisabetta osservava il figlio Richard che insegnava alle sorelline Elizabeth e Mary un gioco con una palla di stoffa, mentre la piccola Cecily dormiva sopra il giaciglio usato come letto. Lo faceva senza , in realtà, vederli davvero: in quel momento infatti la ex regina era in preda allo sconforto per la terribile situazione in cui era piombata. Non aveva notizie di suo marito né di sua madre da settimane ormai: sapeva solo che Jacquetta era rinchiusa nella Torre in attesa di essere processata per stregoneria. L’angoscia le strinse il cuore in una morsa di ghiaccio: non poteva perdere anche lei, aveva già perduto suo padre e suo fratello John…il Signore non poteva essere così crudele! Lei, la figlia primogenita da sempre amata e coccolata da entrambi i genitori, ora era completamente sola al mondo, costretta a nascondersi e a non poter offrire un riparo adeguato ai suoi figli.
Il figlio maggiore Thomas era stato nominato attendente del patrigno Edoardo e lo aveva seguito, facendo inizialmente da messaggero tra lui e la moglie; ma anche del primogenito  da settimane non aveva notizie. Richard Grey invece era stato delegato dal sovrano ad assistere la madre e le sorelle.

Pensando ai suoi cari in pericolo, a quelli che aveva perduto e ai suoi figli (compreso quello che doveva nascere a breve e che non sapeva nemmeno se avrebbe conosciuto il padre) non potè evitare a una grossa lacrima di scendere lungo la guancia; ma fu subito pronta ad asciugarla. Doveva farsi forza, non poteva farsi vedere così dai suoi ragazzi, dove va essere per loro il sostegno e la guida che per lei  era sempre stata (e lo era ancora) sua madre Jacquetta. I tempi felici sarebbero tornati, doveva solo avere fede.
 
Improvvisamente, i suoi tetri pensieri furono interrotti da colpi concitati contro la porta del nascondiglio. Facendo segno ai figli di zittirsi, Elisabetta si alzò dalla sedia ma rimase immobile per qualche attimo, indecisa se aprire o meno; poteva essere chiunque, anche gli uomini di Warwick venuti a trascinare via lei e i suoi figli.

- Madre! Aprite! Sono io, Thomas!-

Sentendo la voce del figlio maggiore, la donna si riscosse e corse ad aprire, facendolo entrare e stringendolo in un abbraccio che sembrava non dovesse finire più. Suo figlio era vivo! Che gioia poterlo vedere, parlargli, assicurarsi che (per quanto poteva vedere) stava bene…dopo tanti dolori almeno un sollievo!

Il quattordicenne Thomas Grey si lasciò abbracciare e baciare per un po’, in fondo volentieri, dato che era la prima volta che si staccava per così tanto tempo dalla propria famiglia; poi però riprese presto il piglio da attendente e messaggero del sovrano, dicendo alla madre che era venuto ad portarle le ultime, importanti informazioni da parte di Sua Maestà.

- Dov’è mio marito?- chiese ansiosa Elisabetta, porgendo dell’acqua al ragazzo.

- E’ al sicuro madre- rispose il figlio, bevendo una lunga sorsata – ma Warrick non è tornato al Nord come pensava il Re, e così ci ha colti di sorpresa nei dintorni di Londra; per fortuna il mio signor patrigno è riuscito a fuggire nelle fiandre assieme al duca di Gloucester e zio Anthony. Non c’è stata battaglia perché non erano ancora pronti, e forse nelle fiandre riusciranno a trovare rinforzi-

Elisabetta ascoltava ansiosa, riflettendo rapidamente sulla propria situazione. Le speranze di poter uscire di lì e chiedere aiuto a qualche amico erano ridotte al lumicino: non solo i soldati di Neville erano ovunque, ma era estremamente improbabile che avrebbero trovato qualcuno risposto a rischiare la propria vita e quella della propria famiglia per dare aiuto a lei e ai suoi figli.
Non rimaneva altro da fare che aspettare, per quanto duro fosse vivere all’addiaccio nei sotterranei di un’abbazia, soprattutto per una donna nelle sue condizioni.
Per non cadere preda dello sconforto, Elisabetta si fece forza pensando che in quel momento a stare veramente peggio era sua madre…
 
 


 
 
Nella tetra aula di tribunale di Londra, i nobili del Regno, seduti sui loro scranni, attendevano l’inizio del processo a Jacquetta Woodville, Lady Rivers, accusata di stregoneria. L’imputata se ne stava al banco apposito dritta e fiera, anche se qualcosa nel suo sguardo poteva tradire l’inquietudine che dentro si non poteva non provare.
 
- Signori, benvenuti! Ho convocato questa corte perché intendo provare che il matrimonio tra re Edoardo e la regina Elisabetta non è legittimo. Vi dimostrerò che non si trattò nemmeno di un vero matrimonio ma di stregoneria, frutto degli incantesimi messi in atto da quella donna!- disse a voce alta puntando il dito contro Lady Rivers.
La quale si torceva le mani, ripensando a quando, in gioventù, aveva assistito al processo contro una guaritrice che anche lei aveva conosciuto quando era ancora sposata con il suo primo marito, il duca di Bedford,  uomo amante degli studi naturalistici e della cabala.
La donna era stata accusata di stregoneria e non c’era stato nulla da fare: fu condannata al rogo.
Ora Jacquetta riviveva quel terribile momento con sé stessa come protagonista, e davvero non sapeva come uscirne.
Per una buona mezz’ora sfilarono nella sala vari testimoni, che proclamavano di essere amici dei suoi figli e di aver frequentato la sua casa di Grafton per lungo tempo, trovando così varie prove di quanto avveniva in quella casa: ad esempio due statuette di cera raffiguranti un uomo e una donna, carte dipinte a mano raffiguranti i tarocchi, ampolle, imbuti e recipienti di vario tipo, piene di misterioso liquidi che sicuramente erano pozioni magiche.
Tutta gente che lei non aveva mai visto in vita sua: erano ovviamente testimoni falsi prezzolati da Warwick per l’occasione.

Alla fine Richard Neville si rivolse direttamente all’imputata:

- Osate negare quanto affermato dai testimoni?-

- Sì, nego tutto- rispose con forza Jacquetta. Le due statuette? Comuni oggetti di cera spesso realizzati per divertire figli e nipoti e dare loro un’infarinatura dell’arte della scultura. Le carte dei tarocchi? Un regalo di sua zia quando, ancora giovanissima, aveva lasciato la sua terra natale nel Lussemburgo per venire in Inghilterra al seguito del suo primo marito.  Le aveva mostrate spesso per la loro bellezza, ma mai usate. Ampolle, imbuti ecc? Ma sono oggetti di uso comune in qualunque magione avesse anche una distilleria, come Grafton appunto.E in effetti, nessuno fra i giudici si sentì di negarlo.

A questo punto Jacquetta, osservando l’indecisione dei giurati, decise di giocare il proprio asso nella manica.

- Vorrei anche convocare un testimone che attesti la mia reputazione-

- Diteci il suo nome! – intimò Warwick, a dire la verità piuttosto stupito da questo colpo di scena. Dopo un breve attimo di pausa, Jacquett riprese con sicurezza:
 
- Margherita D’Angiò, Vostra Regina consacrata-

Al solo pronunciare il nome di quella che conoscevano tutti come “Regina Cattiva”, nella sala scese un silenzio quasi tombale.

- Che avete detto?!-

- Avete udito benissimo. Ho conosciuto Margherita D’angiò quando aveva 15 anni, fui tra le dame scelte per riceverla al suo arrivo in Inghilterra per sposare re Enrico. Ressi il suo strascico all’incoronazione e fui sempre al suo fianco per molti anni come amica e consigliera. Le tenni la mano per aiutarla nell’alleviarle i dolori del parto quando nacque suo figlio Edoardo. Posso ben dire che sono stata la sua più cara amica, e se mi sarà fatto del male posso assicurarvi che prima o poi la vostra testa sarà esposta su una picca presso le mura della città-

Un mormorìo di orrore e stupore misti assieme percorse l’aula, mentre Warwick taceva: non aveva certo bisogno dell’affermazione di Lady Rivers riguardo una possibile vendetta della D'angiò,  dato che ricordava fin troppo che era la stessa cosa successa alcuni anni prima al suo caro amico Riccardo, duca di York e  suo  zio Ralph Neville: le teste dei due uomini, uccisi durante una battaglia, per ordine della ex regina erano state infilzate su delle picche ed esposte all'entrata della città, assieme a quella di Edmund, il secondogenito figlio del duca di York fatto assassinare per vendetta dalla D'Angiò. 

 - Se una strega è capace di compiere le azioni più turpi e malvagie, incurante del male causato ad altri, per raggiungere i propri scopi…senza dubbio in questa sala c’è una persona simile. Ma non sono io, Lord Warwick – concluse con fermezza Lady Rivers fissando il suo nemico e rincarando la dose .“Ma come si permette?!” protestò qualcuno in sala, ma per il resto la maggior parte dei convenuti rimase in silenzio: era bastato solo il nome della terribile Margherita D’angiò per sgonfiare improvvisamente qualunque accusa contro l’imputata.

Mentre Warwick ingoiava il rospo, ormai consapevole di aver perso, Giorgio – che per tutto il tempo era rimasto seduto poco lontanoad assistere al dibattimento- sbuffò lievemente: evidentemente anche stavolta la Dea Bendata non aveva guardato dalla parte di suo suocero.
Ed infatti, poco dopo, i Pari del Regno emisero una sentenza di assoluzione nei confronti di Jacquetta Woodville, Lady Rivers. La quale da subito fu libera di andarsene dove voleva.
 
E ovviamente, la donna decise di correre subito a fianco della propria figlia e dei nipoti, rifugiandosi anche lei nei sotterranei dell’abbazia. Per madre e figlia riunirsi fu un momento di vera gioia, dato che ora sapevano di poter contare l’una sull’altra e sostenersi a vicenda; tra l’altro la cosa fu provvidenziale in quanto, meno di un mese dopo, Elisabetta diede alla luce il tanto agognato- dopo tre femmine- erede al trono, che fu chiamato Edoardo come il padre.
 
Nota dell’autrice: inizialmente questo capitolo non era previsto. Dato che però il personaggio di Jacquetta mi piace molto, ho deciso di inserirlo anche per spiegare la storia del suo processo, per i dialoghi del quale mi sono attenuta all’episodio n. 4 della serie “The white queen. Ho cercato poi di rendere una dimensione umana Elisabetta Woodville, nella serie personaggio odioso, che però comincia a diventare realmente tale dopo la morte di Warwick. Unica cosa, mi spiace per il fatto che così la storia si allunga…spero non troppo perché inizialmente la mia intenzione era di fare la massimo dieci capitoli. Si vede che non ho il dono della sintesi, eh?

 

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Capitolo 16
*** La fuga di Anna ***


Inverno 1469
 
L’inverno era ormai arrivato in Inghilterra, e anche a Middleham era caduta la prima neve, che aveva imbiancato prati, campi e il castello. Ormai i camini erano accesi nelle stanze a pieno regime, anche se le ristrettezze in cui Lady Warwick, le sue figlie e la servitù dovevano vivere a causa del prolungarsi della rivolta non mancavano certo: ad esempio, i camini venivano usati solo nelle stanze principali, si risparmiava sulle provviste di cibo cucinando pasti più frugali, si riadattava qualche abito usato invece di ordinarne di nuovi.Lady Warwick era stata molto chiara: i tempi erano difficili per tutti e tutti dovevano contribuire e fare la loro parte. Si stringeva la cinghia e si aspettava, quindi.
 
 Quel giorno Anna guardava il paesaggio spruzzato di neve dalla finestra di una delle stanze della madre, con un sentimento diverso dal solito: fino all’anno scorso attendeva la prima neve con ansia e gioia, dato che questa preannunciava i divertimenti natalizi; quest’anno invece dentro di sé non poteva fare a meno di pensare a Riccardo, che forse proprio in quel momento doveva affrontare una marcia nel gelo e nel fango, con poco cibo e nessun rifugio sicuro. Mentalmente recitò una preghiera per raccomandare l’uomo che amava a Dio.
 
Ovviamente era preoccupata anche per suo padre e per Giorgio, un po’ meno però:non lo diceva apertamente, però in fondo se il Paese si trovava in questa situazione la colpa era anche loro.
 
Sbuffando, si staccò dalla finestra e tornò a sedersi al suo posto riprendendo in mano il proprio lavoro di cucito, con poca attenzione visto che quasi subito, essendo sovrapensiero, si punse.


- Ahi!-

- Fa attenzione – le disse Isabella, seduta accanto a lei. La duchessa di Clarence in quel periodo era al centro dell’attenzione di tutta la casa per via della sua gravidanza, che cominciava a farsi evidente. Giustamente le venivano riservate mille attenzioni: il suo posto era quello su una comoda poltrona accanto al fuoco, con una coperta calda posata accanto in caso non bastasse il camino; per lei non valevano le ristrettezze alimentari imposte a tutti gli altri perché “doveva mangiare per due”; doveva fare il meno possibile, in tutti i sensi.Anche ora, sua madre e sua sorella si interrompevano ogni tanto per chiederle se stava bene, per offrirle un piattino di frutta o della birra calda; si parlava dell’erede che sarebbe nato (sempre al maschile, visto che la speranza era quella di un primogenito maschio) e a volte si pensava anche al nome da dargli. Lady Neville insisteva per chiamarlo Richard come entrambi i nonni, cosa che avrebbe fatto particolarmente piacere a Warwick; ma Isabella era incerta e pensava che avrebbe voluto prima consultarsi con Giorgio, che magari avrebbe voluto chiamarlo Edmund come il fratello scomparso.

Nonostante ciò però, la quasi mamma non sembrava particolarmente felice, anzi spesso era piuttosto tesa; non parlava dei propri sentimenti molto volentieri- se non con Anna, l’unica che poteva comprendere questo tipo di confidenze- perché sapeva che non sarebbe stata capita e anzi, forse sua madre sarebbe stata persino contrariata, ma…in questo momento aveva molte preoccupazioni e strani presentimenti. Non desiderava essere regina, non condivideva le ambizioni paterne perché si rendeva che né lei né Giorgio sarebbero stati adatti a due ruoli di tale importanza; lei amava suo marito così com’era, vanesio, fanfarone e amante della mondanità, e non aveva mai preteso di cambiarlo anche se sapeva bene l’opinione che gli altri avevano di lui. In questo momento particolare avrebbe voluto averlo accanto a sé, e saperlo in costante pericolo per delle ambizioni che lei riteneva poggiate sul nulla le procurava una grande angoscia.
Ancora,  non poteva non pensare alla vera regina (o ex tale): la notizia che aveva finalmente partorito l’erede al trono era arrivata qualche tempo prima, e sinceramente pensare che una donna nelle sue stesse condizioni avesse dovuto vivere parte della gravidanza e anche il parto in quelle condizioni aveva aggravato l’angoscia che già provava, sentiva come uno strano presentimento che cercava di scacciare con scarso successo.
 
 
 
Era arrivata anche la notizia dell’assoluzione di Lady Rivers, e anche qui le due sorelle avevano segretamente esultato, dato che loro ricordavano Jacquetta come una donna molto amabile e gentile, che certamente non poteva aver fatto del male ad alcuno e tantomeno essere una strega.
La sua vittoria però- seppure ininfluente da un certo punto di vista- sicuramente mostrava che la ribellione di Warwick verso il trono non stava proprio dando i frutti sperati. Le scarse lettere che arrivavano a Lady Neville mostravano un cauto ottimismo, ma riguardante pochi risultati concreti.
 
 Poche ore dopo, mentre le tre donne stavano riponendo i loro lavori per recarsi nella cappella di famiglia a pregare prima di cena, improvvisamente sentirono nel cortile principale grida di gioia, voci concitate, cavalli che arrivavano scalpitando per poi fermarsi: affacciatesi alla finestra, con loro grande sorpresa videro Richard Neville e Giorgio mentre venivano accolti festosamente dal personale di casa, applauditi come degli eroi.

“Bentornato padrone!”, “Dio vi benedica, lord Warwick”, “Io e la mia famiglia abbiamo pregato molto per il vostro ritorno e quello di vostro genero”, “Per fortuna siete entrambi in salute”: le frasi della servitù si sovrapponevano a quelle dei due arrivati, che rispondevano a saluti e auguri ringraziando e benedicendo tutti.

Le tre donne scesero di corsa in cortile: nonostante tutto, erano felici di rivedere i loro uomini sani e salvi. Richard Neville baciò le mani a sua moglie, mentre Giorgio sceso da cavallo fu accolto a bracci aperte dalla commossa Isabella; abbraccio che il duca ricambiò con molto più affetto di quanto lui stesso si aspettasse. In quegli ultimi mesi aveva seguito il suocero nella sua missionefacendo spesso la figura del cagnolino agli occhi di tutti, e inimicandosi la propria famiglia; oltretutto inutilmente, almeno finora. Sua moglie era davvero l’unica persona da cui percepiva affetto sincero e disinteressato e gli era mancata molto: lei non lo giudicava e che non aveva mire di alcun tipo su di lui, e ora che aspettava un figlio gli era venuto il dubbio di essere manchevole nei suoi confronti; d’altra parte se fosse riuscito nella sua aspirazione di diventare re d’Inghilterra al posto di Edoardo lei sarebbe diventata regina e avrebbero entrambi guadagnato il doppio di quel posto in società che ora veniva loro negato.
Che soddisfazione vedere tutticoloro che li avevano finora snobbati inchinarsi al loro cospetto e obbedire ai loro ordini!

Dopo un breve abbraccio anche tra padre e figlie, i nostri rientrarono nel castello, dove la padrona di casa cominciò a impartire ordini per preparare tutto ciò che poteva servire allo scopo di rifocillare i due uomini appena ritornati dopo mesi di assenza.  Comprensibilmente, ogni aggiornamento riguardo all’attuale situazione familiare e del Paese venne rimandato al giorno dopo, e dopo la cena ognuno si ritirò nelle proprie stanze per riposare.


Il mattino dopo, una volta finita la colazione, un servitore annunciò ad Anna che la sua presenza era richiesta dai suoi genitori nello studio del padre. La giovane quindi vi si recò; la sua entrata interruppe una conversazione evidentemente già iniziata molto prima da entrambi i coniugi Neville. Suo padre vedendola la salutò con un caloroso sorriso e le si avvicinò abbracciandola con affetto.

- Buongiorno, mia carissima figlia! E’ da così tanto tempo che non ti vedo…lasciati guardare- disse Warwick, una volta sciolto l’abbraccio, rimirandola orgoglioso, mentre sua moglie sorridendo annuiva convinta.
Una punta di sospettò si insinuò immediatamente in Anna: i suoi genitori non erano mai stati particolarmente espansivi nelle loro manifestazioni di affetto- invero nemmeno tanto frequenti- ed in particolare suo padre  non aveva mai ecceduto. Affetto sì, ma misurato.  D’altra parte l’educazione dell’epoca, soprattutto per gli uomini, era questa.
E poi, perché Isabella e Giorgio non erano presenti? Non erano forse loro i favoriti, anche in vista del nipote atteso?
Il sospetto si aggravò alle seguenti parole di Warwick: 


- Sai, prima della mia partenza con tua madre abbiamo discusso molto della tua situazione e del tuo futuro- cominciò, cingendo le spalle della figlia con un braccio. – Purtroppo, per una volta la nostra ingenuità e buona fede ci hanno traditi: abbiamo acconsentito a un fidanzamento che ci sembrava perfetto sotto
ogni punto di vista, ma quanto accaduto in seguito ci ha mostrato chiaramente che abbiamo sbagliato.-


Avendo capito dove il discorsa sarebbe andato a parare, Anna cercò di intervenire, ma venne subito bloccata dal padre.

- Sì mia cara, so cosa stai per obiettare: ma nessuno è perfetto e succede anche ai migliori genitori di sbagliare. Spesso l’amore per i propri figli acceca…e ovviamente noi siamo stati guidati dal desiderio della tua futura felicità- sorrise, guardando la moglie che ovviamente confermò ogni parola.

- Una volta preso atto dei propri errori però, sarebbe grave perseverare in essi, giusto? E’ necessario correggerli e voltare pagina quando si è ancora in tempo-

- Anna ha sofferto molto per la situazione che si è venuta a creare- intervenne Lady Warwick.

- Hai perfettamente ragione mia cara- concordò il marito. – Ed è logico che sia così, dopotutto: nostra figlia è stata disprezzata e trattata alla stregua di un soprammobile. E’ veramente incredibile che sia potuta succedere una cosa simile!-

- I nostri cuori di genitori hanno sofferto molto per questo. Forse avremmo dovuto intervenire molto prima per porre fine a questo scempio!- asserì di nuovo la donna. 

- Non posso che essere d’accordo con te, mia diletta. Tuttavia- sorrise, di nuovo rivolto alla figlia- non è certo troppo tardi per rimediare: e, nonostante tutte le preoccupazioni che ho avuto in questo periodo, mi sono dato da fare anche in questo senso, trovando un’altra persona che apprezza la nostra cara Anna quanto noi, e che sicuramente saprà apprezzarla e valorizzarla ancora di più dopo che si saranno sposati-

A queste parole, Anna fu pervasa dall’angoscia, aspettando l’inevitabile continuazione.

- Marito mio, nessun padre è più meritevole di te! E chi…?-

Warwick fece un ampio sorriso, pronto a giocare il proprio asso nella manica.

- Edoardo di Lancaster-

Lady Neville rimase a bocca aperta, letteralmente: sapeva perfettamente- dato che lui stesso glielo aveva anticipato già da tempo- che era alla ricerca di un marito per la figlia minore, e che se non poteva essere il fratello del re non si sarebbe accontentato comunque di uno qualunque. Ma stavolta aveva decisamente superato qualunque aspettativa.

Alla povera Anna tremarono le ginocchia così forte che dovette sedersi senza chiedere il permesso ai genitori. Non sarebbe riuscita ad immaginare nulla di peggio nemmeno con tutta la sua fantasia, nonostante fosse consapevole della situazione critica.


- Ma…mio caro…ma come? Il figlio di Margherita D’Angiò?- la voce flebile di Lady Neville, non ancora ripresasi dalla notizia, risuonò nella sala come unica voce.

- Proprio lui!- le rispose felice come una Pasqua Warwick.

- Ma padre… non è possibile…il figlio della Regina Cattiva?!- mormorò altrettanto flebilmente Anna. Richard Neville scoppiò in una risata.

- Che bambina che sei figlia mia!! Eh ma la colpa è anche mia, in fondo, che ho sempre raccontato a voi figlie da piccole le storie della Regina Cattiva….quando era una nostra nemica. Ma sono passati molti anni da allora; voi siete donne ormai, e lei…beh, lei potrebbe non essere più tanto nemica-

- Perché? Non lo è più ora?- sua moglie cominciava a riprendersi dalla notizia, cercando mentalmente di capirne di più. Cosa stava combinando nuovamente il suo impossibile consorte?! Warwick guardò prima la moglie e poi la figlia con sguardo soddisfatto.

- Mia cara, questa è una sorpresa che ho tenuto apposta per questo momento. Ho preso da tempo contatti con la nostra ex regina, la quale in questi anni di esilio in Francia ha sempre desiderato riprendere il trono spettante a suo figlio. Considerata la situazione, anche lei ha ritenuto opportuno sotterrare l’ascia di guerra che ci ha sempre diviso e unire le nostre forze contro Edoardo di York. Il matrimonio tra Anna e Edoardo di Lancaster sancirà la nostra alleanza, e…in caso di vittoria…- si interruppe per un momento assaporando la genialità (secondo lui) della sua trovata- Anna diventerà regina d’Inghilterra!-

- Ma Isabella?- proruppe Anna, che davvero non sapeva che altro dire. Suo padre si strinse nelle spalle.

- Ho proposto il nome di Giorgio alla ex regina, ma lei giustamente vuole favorire il proprio figlio. Proverò  a fare un altro tentativo, tuttavia dobbiamo tenerci pronti a qualunque evenienza. –

Per la povera Anna era troppo. Scoppiò in lacrime attaccandosi al braccio del padre, cercando di perorare la propria causa.

- Padre vi prego! Non potete..non è giusto!-

Warwick guardò interrogativamente la moglie, la quale rispose scocciata: - Ha reagito così anche con me quando le ho comunicato la nostra decisione di trovarle un altro marito. A quanto pare nostra figlia ha altre preferenze. –

L’atteggiamento di Richard Neville cambiò improvvisamente, ridiventando l’uomo duro che era. Staccandosi la figlia dal bracciò la fissò con sguardo severo e disse:


- Ah , è così?! Contesti le mie decisioni per il tuo bene e quello della famiglia?! Ingrata che non sei altro!- mentre la povera Anna lo fissava senza vederlo, con lo sguardo annebbiato dalle lacrime.

.- Bene, vorrò dire che dovremo agire ancora più in fretta. Ordina alla servitù di cominciare a fare i nostri bagagli- si rivolse alla moglie distogliendo per un attimo l’attenzione dalla figlia.- Partiremo per Calais appena possibile, raggiungendo Margherita D’Angiò e suo figlio. Che tu lo voglia o no, è ininfluente. Sono stato chiaro?!-

Anna non potè fare altro che tornare nella sua stanza, e mentre sua madre si affannava a dare ordini alla serivitù, lei adducendo la scusa di un malessere riuscì a passare la giornata lì. Se dapprima versò tutte le sue lacrime, una volta finite queste cominciò a fare andare il cervello al massimo: DOVEVA assolutamente trovare una soluzione a questa vera e propria disgrazia. E doveva trovarla in fretta, dato che più di due giorni per i preparativi di certo non sarebbero stati impiegati. Lei non solo non poteva sposarsi visto che era già moglie di Riccardo, ma se anche così non fosse stato l’ultimo uomo sulla faccia della Terra che avrebbe voluto sposare era proprio Edoardo di Lancaster, noto per la sua crudeltà estrema.  

Dopo ore passate a riflettere, l’unica soluzione possibile nell’immediato appariva una sola: fuggire chiedendo asilo ai monaci dell’abbazia dove si era sposata e dove già aveva soggiornato poco tempo prima. Non le avrebbero negato riparo e lei avrebbe avuto un posto dove stare una volta abbandonata la famiglia. Da qui avrebbe aspettato di rintracciare Riccardo e riunirsi a lui.
Ma doveva agire in fretta, subito! Non c’era tempo da perdere!

Preparata una sacca con le cose più necessarie Anna attese la notte e, infilatasi il mantello, scese piano le scale percorrendo- forse per l’ultima volta, pensò lei- i corridoio e le stanze del castello natìo; uscì da un porta di servizio che dalle cucine dava vicino alle stalle dei cavalli ed, entrata, salì sul proprio cavallo e partì, nel cuore della notte. Per i familiari aveva lasciato un breve biglietto in cui diceva: “Vi voglio bene, ma non ho nessuna intenzione di sacrificare la mia vita sposando Edoardo di Lancaster. Che non sono comunque libera di sposare.  Sono costretta a fuggire ma, spero presto, capirete meglio il perché e avrete spiegazioni più esaustive. Addio, Anna”.
 
(fine quattordicesima parte)

Nota dell’autrice: capitolo lungo e dalla lavorazione sofferta. Purtroppo ho dovuto tagliare una scena tra Isabella e Giorgio per non renderlo ancora più lungo, spero di inserirla altrove.

2-Forse la Anna di questa storia risulta più intraprendente di quella della serie tv, almeno in questo periodo della sua vita; ma ricordatevi che, nel capitolo “Love and marriage”, lei ha già capito che, se non vuole essere una pedina nelle mani degli altri, deve agire da sola. E lo ha fatto sposando Riccardo di nascosto. Quindi ora anche questa soluzione non appare così improbabile.

3- Più avanti verranno spiegati bene i motivi della cattiva fama di Edoardo di Lancaster.

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Capitolo 17
*** I piani di Warwick ***


Il mattino dopo…
 
Giorgio era seduto sul letto accanto a sua moglie Isabella, cercando di rimboccarle bene le coperte perché non sentisse freddo. Il Duca di Clarence era già vestito di tutto punto, mentre la duchessa era ancora a letto, e probabilmente per quel giorno vi sarebbe rimasta, dato che non si sentiva molto bene.

- Non avremmo dovuto rimanere alzati a parlare fino a tardi ieri sera-  disse Giorgio preoccupato.

- Ma no, perché? Non ci siamo visti né sentiti per settimane!- rispose sua moglie. Giorgio le diede un bacio sulla fronte.

- Credo che comunque ti farebbe bene mangiare qualcosa. Appena scendo ti farò mandare una piccola colazione, e mangerai ciò che ti senti-

Si alzò e si avviò verso la porta della stanza, ma non fece in tempo ad aprirla perché al suo posto lo fece Richard Neville, che in quel momento aprì la porta della loro stanza sbattendola ed entrò furioso agitando un foglio in mano, diretto verso Isabella, mentre sua moglie poco dietro di lui cercava di trattenerlo e la poca servitù in giro se la filava di gran carriera.

- DOV’E’ TUA SORELLA?! TU DEVI PER FORZA SAPERNE QUALCOSA! AVANTI, PARLA!-

Isabella si sollevò a sedere atterrita, mentre suo padre le sventolava la lettera che Anna aveva lasciato la  notte della sua fuga.  La poverina- che ovviamente non sapeva nulla e che dall’atteggiamento del padre certo non poteva capire- istintivamente fece un cenno di diniego con il capo, ma a Warwick ovviamente non bastò, perché riprese a inveire contro la figlia.
A questo punto intervenne Giorgio, che dimentico di essere in casa del suocero lo fermò prendendolo per un braccio.

- Ma che fate, siete impazzito?!-

- Fino a prova contraria questa è casa mia, quella- disse indicando Isabella- è mia figlia e quindi faccio quello che mi pare!-

- Fino a prova contraria “quella” adesso è anche mia moglie. E oggi non sta bene, ha bisogno di riposo e voi venite qui a urlare e spaventarla! E poi cosa ne sa Isabella di dov’è Anna? Avete provato a cercarla altrove?-

- Magari è uscita a cavalcare presto…vuol dire che si è rimessa, no?- si intromise timidamente la giovane duchessa.

Warwick si calmò prendendo fiato e contemporaneamente osservando i due giovani. Il loro atteggiamento lo convinse che davvero erano all’oscuro di quanto accaduto, anzi: non sapevano nemmeno che Anna fosse fuggita. Pensavano che fosse ancora in camera sua con la scusa di un malessere, come il giorno precedente. Porse il biglietto lasciato la notte precedente a Giorgio dicendogli di leggere ad alta voce; quando finì, il duca e sua moglie erano entrambi esterrefatti. “Ma pensa te, la piccola Anna…chi l’avrebbe mai detto?” pensò tra sé Clarence. “Del resto, come biasimarla: chi mai vorrebbe sposare uno stroxxxo simile?”.
Isabella invece cominciò ad agitarsi: - Ma padre, non direte sul serio, vero? Non potete volere davvero maritare Anna con Edoardo di Lancaster?-

- Dopo tutto quello che sua madre ha fatto alle nostre famiglie…!- rincarò Giorgio con sguardo arrabbiato.

Warwick alzò gli occhi al cielo: inutile discutere con chi non voleva sentire ragioni. Persino sua moglie, nonostante affermasse di sostenerlo, gli aveva dato l’impressione di non gradire del tutto quest’idea.
D’altra parte cosa ne potevano capire tutti loro di queste cose? Cosa ne sapevano dei suoi sforzi? A loro bastava starsene tranquilli a godersi la loro vita, frutto di quello che LUI aveva conquistato. Comodi, eh…
 
 - Allo stato attuale delle cose è la strategia migliore da tentare. Margherita D’Angiò ha ancora molti simpatizzanti  in Francia, e se riuscissimo a unire le nostre forze potremmo avere più probabilità di sconfiggere Edoardo. Senza contare che l’ambizione di quella donna è senza limiti e ciò in casi come questo è un bene-

Poi Richard Neville passò a rendere edotti Giorgio e Isabella del suo piano: andare a Calais e lì incontrarsi con Margherita D’Angiò e suo figlio. Avrebbero dovuto recarvisi entro pochi giorni, ma la fuga di Anna aveva scombussolato i suoi piani, oltre a rendere quasi inutile un eventuale viaggio visto che uno degli scopi dello stesso era proprio siglare il fidanzamento ufficiale tra i due giovani.
 
- Ho dato ordine ai miei uomini di cercarla ovunque, non è possibile che da sola sia andata tanto lontano. Dovremo rimandare la nostra partenza, ma non di molto. Altrimenti, partiremo ugualmente e vedremo il da farsi una volta là-

Mentre Isabella non sapeva più cosa pensare di suo padre, Giorgio si rese conto- una volta di più- di essere una pedina nella mani del suocero, che poteva gettare o riprendere lui e sua moglie a piacimento. Non era certo questo a cui aveva pensato quando aveva accettato di mettersi contro il proprio fratello.
Il senso di frustrazione che da qualche tempo montava in lui crebbe ancora un poco di più, quel giorno.
 


 
 Anna aveva cavalcato tutta la notte senza fermarsi  nonostante la paura, ed era letteralmente distrutta quando giunse al monastero di Saint Martin  dove solo poco tempo si era sposata. Quando il monaco di guardia aprì il portone e se la trovò davanti, rimase stupito per un attimo, ma poi la fece entrare e, alla sua richiesta di rifugio, acconsentì immediatamente, accompagnandola  presso la stessa cella che l’aveva ospitata poco tempo prima. Poi andò ad avvertire il priore, il quale non fece troppe domande: ricordava bene  che, secondo i documenti in loro possesso, la giovane donna era la duchessa di Gloucester, quindi moglie di unod egli uomini più importanti del regno e cognata del re.
La situazione in cui versava il Paese non gli era certo sconosciuta e – nonostante non potesse certo immaginare i dettagli della storia- non fece alcuna fatica a collegare Anna con gli intrighi messi in atto dal padre. Non fece troppe domande, sicuro come era che la giovane donna dovesse avere parecchi buoni motivi per agire come stava facendo. E del resto la moglie del duca di Gloucester non poteva essere persona rifiutabile in alcun modo….
 
Dal canto suo, una volta insediatasi nella  cella messale a disposizione, Anna trascorse qualche giorno prima di decidersi a comunicare con qualcuno, nel timore che qualunque suo movimento avrebbe potuto tradire il suo nascondiglio .
Le dispiaceva dover mettere in mezzo altre persone (oltretutto in questo particolare momento per il Paese), d’altra parte essendo sola e con pochissimi mezzi aveva bisogno di un supporto. E ovviamente l’unica persona che poteva contattare in quel momento era Alice.

Mandò quindi un messaggio a sua cugina, la quale poco dopo averlo ricevuto si recò subito da lei. Del resto, Alice non era del tutto all’oscuro di quanto accaduto, almeno in parte: casa sua era stato il primo posto dove gli uomini di Warwick incaricati della ricerca della giovane figlia erano stati, pochi giorni prima.  Ovviamente non avevano trovato nessuno, ma Lady Lovell- già in pensiero per il marito, che in quel periodo come molti nobili combatteva a fianco del sovrano- aveva dovuto aggiungere anche la preoccupazione per la sorte della cugina, almeno fino a che non aveva ricevuto il suo messaggio.
Appena ritrovatesi le due giovani si abbracciarono.

- Anna! Come stai? E cosa sta succedendo? Qualche giorno fa sono venuti gli uomini di tuo padre a cercarti…ero molto preoccupata!-

- Sì, sto bene ma…non sai le ultime novità!-...E Anna prese a narrare ad Alice tutto ciò che era accaduto dal suo ritorno a casa fino a pochi giorni prima, mentre l’altra giovane ascoltava allibita, soprattutto il finale.

- Fidanzarti con Edoardo di Lancaster?! Mio zio ha forse perso il senno?!- sbottò Alice alla fine del racconto.

- Purtroppo no, è fin troppo lucido. A quanto pare sono una pedina facente parte del suo piano, così come credo proprio lo siano stati finora Isabella e Giorgio- sospirò tristemente Anna.

- D’accordo l’ambizione, zio Richard è famoso per quella, e ammettiamo pure che in taluni casi sia stata una dote che ha portato fortuna la vostro nome e alla vostra famiglia. Ma non avrei mai immaginato che potesse arrivare a questi punti- continuò Alice infervorata.
– Come può fidarsi della D’Angiò dopo tutto ciò che ha fatto alla nostra famiglia? A Edoardo di Lancaster poi non affiderei nemmeno un gatto, figuriamoci far sposare una figlia a un simile mostro!-

(E qui devo fare una breve digressione riguardante la figura di Edoardo di Lancaster: pare che il figlio di Margherita D’Angiò, nonostante la giovane età, avesse  mostrato fin da ragazzino di amare una preoccupante tendenza alla crudeltà. Ad esempio, quando aveva 11 anni, il giorno del suo compleanno sua madre come “regalo” gli diede l’opportunità di decidere il destino di due prigionieri- che tra l’altro erano due alleati di Richard Neville- , e il ragazzino dopo averci pensato ben bene decise di decapitarli.  Da allora pare che ogni anno, in occasione del suo compleanno, il giovane Lancaster scegliesse con entusiasmo questo tipo di rituale per festeggiare. Ecco perché generalmente veniva considerato un mostro.)

Anna scosse il capo sconsolata.

- Non ne ho proprio idea. Sembra tutto così assurdo! E pensare che ero così sicura che, proprio a causa della sua ambizione, alla fine avrebbe preso positivamente il fatto che Riccardo e io ci fossimo sposati di nascosto senza avvisare nessuno. E ora…non so proprio cosa fare!-

Alice pose affettuosamente una mano su quella di Anna.

- Intanto, sei stato molto coraggiosa a prendere questo tipo di decisioni per la tua vita. E poi, puoi sempre contare su di me, non preoccuparti. Solo…non sei in contatto con tuo marito da molto tempo, vero?-

Era un tasto molto dolente per la giovane lady. In quei lunghi mesi, non solo non aveva ricevuto notizie di suo marito dato che egli stesso era impossibilitato a mandargliene a causa della segretezza che dovevano mantenere, ma non aveva nemmeno avuto il conforto di potersi aprire con qualcuno e parlare della propria preoccupazione (per lo stesso motivo). Le uniche notizie che aveva avuto erano quelle ufficiali che giungevano tramite suo padre e che ovviamente riguardavano  la situazione generale della rivolta. Al pensiero gli occhi le si riempirono di lacrime.

Sua cugina l’abbracciò nuovamente.
-Su, non fare così…e non angustiarti troppo. Sono qui anche per portarti buone notizie!-

- Notizie di Riccardo?- fece Anna speranzosa, asciugandosi gli occhi con un fazzoletto.

- Anche…ma non solo!- rispose l’altra con entusiasmo.

In definitiva, nelle Fiandre Edoardo & soci avevano trovato gli aiuti sperati, ma anche grazie ad essi le sorti si erano ribaltate clamorosamente: mentre Warwick era impegnato nel processo contro Jacquetta Woodville, gli alleati del sovrano avevano riguadagnato terreno sconfiggendo l’esercito dell’ex amico, il quale aveva dovuto ritirarsi. Elisabetta con la madre e i figli avevano finalmente potuto lasciare i sotterranei di Westminster e tornare nella casa di Grafton. A quanto pare la “rimonta” di Edoardo verso il trono si faceva più sicura ogni giorno che passava….

Ecco perché suo padre aveva ideato un piano di riserva, pensò Anna!

Alla fine della visita, le due giovani donne avevano convenuto che per la fuggiasca sarebbe stato, stavolta, più sicuro rimanere stabilmente all’interno dell’abbazia: Alice l’avrebbe volentieri ospitata, ma Anna non voleva che fosse coinvolta in qualche guaio per causa sua, soprattutto visto che casa sua era stato il primo posto dove gli uomini di suo padre erano venuti a cercarla, e probabilmente sarebbe rimasta per un bel po’ sotto osservazione da questo punto di vista. Le visite non sarebbero comunque mancate.
E presto,forse, tutto si sarebbe sistemato per il meglio, e avrebbe rivisto Riccardo…

(fine diciassettesima parte)

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Capitolo 18
*** La tempesta ***


Qualche tempo dopo…

Da ormai due mesi Anna Neville era rifugiata nell’abbazia di Saint Martin's  ; al sicuro, visitata quasi quotidianamente da Alice…ma pur sempre come in esilio. Il tempo trascorreva davvero troppo lentamente tra preghiere, letture dalla biblioteca e realizzazione di indumenti per i poveri, ovvero le uniche attività di cui la giovane poteva occuparsi. Vista la situazione non sarebbe stato giusto lamentarsi, ma Anna sentiva la mancanza di una vita più attiva e sociale; inoltre, era come essere rinchiusi in un mondo ovattato dove le notizie di ciò che accadeva all’esterno filtravano lentamente e molto frammentate.
Grazie agli aggiornamenti di sua cugina  Anna ora sapeva che Riccardo stava bene e che il pericolo della guerra civile era stato scongiurato; ma non aveva più saputo nulla, ad esempio, della sua famiglia, che giustamente continuava ad amare nonostante tutto.

 
Un tardo pomeriggio, dopo una breve passeggiata in uno dei giardinetti interni del monastero, Anna tornò nella propria cella visto che si avvicinava l’ora della frugale cena. Mentre attendeva cercò di leggere qualche pagina della Bibbia che ovviamente non poteva mancare nella cella di un monastero, ma tempo pochi minuti e abbandonò sbuffando ogni tentativo. Non era proprio in vena quella sera.

Trascorso un po’ di tempo sentì nel corridoio esterno un rumore di passi e si alzò così per andare ad aprire al monaco che  le avrebbe portato il pasto (era sicura che fosse lui a quell’ora, del resto non c’era molta gente che frequentava un’ abbazia) e, dopo aver lasciato la porta socchiusa, tornò al tavolo per togliere alcune cose che si trovavano sopra e fare così spazio al vassoio.
Mentre era girata a compiere questa operazione sentì che i passi avevano raggiunto la porta della cella e, senza voltarsi, disse: - Avanti padre, venire pure…-


- Padre?! Non ricordavo di essermi dato alla castità! -

Al sentire quella voce ben nota e amata Anna sussultò e si voltò diventando rossa per l’emozione e la sorpresa.

- Riccardo!-

Il duca di Gloucester fece appena in tempo a poggiare il vassoio che teneva in mano che sua moglie gli volò letteralmente tra le braccia, e finalmente i due giovani poterono riunirsi con immensa gioia dopo molti mesi.

Ma cos’era successo nel frattempo? Riccardo era riuscito a sistemare le sue faccende personali parlandone con Edoardo? E come era la situazione del Paese?

Per saperlo dobbiamo tornare un po’ indietro e cercare di fare un po’ d’ordine tra l’intricata situazione dell’Inghilterra e gli ancor più intricati intrecci tra i nostri personaggi….
 
Come raccontato da Alice, la riconquista di Edoardo era avvenuta lentamente ma  felicemente: dopo aver sconfitto Warwick e i suoi, il re aveva marciato sulla città di York (principale roccaforte della sua famiglia) riconquistandone il governatorato; da qui era ripartito per Londra, dove era stato accolto trionfalmente riprendendosi il trono.

 La prima cosa fatta dal re ritornato al suo posto era stata ovviamente liberare dall’esilio la moglie Elisabetta, le figlie e il neonato principe Edoardo che egli ancora non aveva conosciuto; per un periodo mentre il re sistemava le cose più urgenti e trascurate degli ultimi mesi  la famiglia era stata mandata a Grafton, la tenuta di campagna della famiglia Woodville, ritenuta più sicura e tranquilla per tutti. Ma erano già in atto i preparativi per un ritorno a corte in grande stile della regina e delle principesse, e inoltre per la cerimonia di presentazione del piccolo Principe di Galles.

E gli avversari?
Beh, qui la storia si fa più lunga, e purtroppo anche più dolorosa. Gli uomini di Richard Neville alla fine erano riusciti  a scovare il nascondiglio di Anna, ma naturalmente non avevano potuto fare nulla contro il diritto di asilo che veniva applicato nei luoghi religiosi; erano quindi ritornati a Middleham a mani vuote, riportando solo la notizia del ritrovamento della giovane.
A questo punto Warwick, con grande rabbia, aveva dichiarato alla famiglia che Anna doveva essere considerata una traditrice della propria famiglia e lasciata al destino che si era voluta scegliere da sola, rifiutando le decisioni di suo padre: per gli accordi con Magherita D'angiò si sarebbe trovata sicuramente un'altra soluzione, visto che anche la ex regina avendo pochi alleati non poteva certo fare la schizzinosa e perdere quei pochi che aveva.
 
 
Era stato così deciso di partire comunque alla volta della Francia dove li aspettava la D’Angiò; certo senza  Anna come pedina da usare la trattativa si apprestava a diventare molto più difficile di quanto sarebbe stato altrimenti, ma Richard Neville era un combattente e d era abituato a lottare fino al limite di ogni possibilità;  e anche stavolta non vedeva alcun motivo di non provare qualunque soluzione pur di arrivare in una posizione che lo ponesse perlomeno vicino al trono.
Isabella e Giorgio erano quindi ritornati in cima alla personale “lista di pedine” dell’ astuto “creatore di re”, forti anche dell’erede che presto sarebbe nato e che- a questo punto- DOVEVA a ogni costo essere maschio.

La partenza avvenne quasi subito dopo, in una mattinata fredda e ventosa, con un mare molto agitato: nulla faceva presagire una traversata tranquilla e questo agitò non poco la duchessa di Clarence che, quasi al termine della gravidanza, avrebbe gradito rimanere  comodamente a casa propria piuttosto che imbarcarsi in una traversata via mare per andare al cospetto di una ex regina alleatasi con loro per mero interesse (dato che nessun altro la supportava), ma che certamente visti i trascorsi guerreschi e familiari non poteva che disprezzare tutti loro. E oltretutto….senza Anna. Oh, come sentiva la mancanza della sorella! A volte pensava a lei con rabbia per averla lasciata sola in quella situazione, sena per di più curarsi delle conseguenze che la sua azione aveva avuto sulla famiglia;  molto più spesso invece la invidiava per il coraggio che aveva dimostrato a rifiutarsi di seguitare ad essere una pedina nelle mani del padre, e avrebbe tanto voluto avere anche lei almeno una parte
 
I cattivi presentimenti di Isabella aumentarono quando, arrivati al porto, mentre si preparava a salire sulla nave notò gli stallieri che faticavano a imbarcare Midnight, il cavallo di suo padre; l’animale, incappucciato, invece di lasciarsi condurre tranquillamente nitriva e puntava le zampe cercando di ribellarsi, evidentemente riluttante a qualunque tentativo di imbarco.  Solo dopo notevoli sforzi i servitori riuscirono nell’impresa.
Ansimando angosciata, e sentendo delle insolite fitte al ventre, Isabella si rivolse disperatamente alla madre che l’accompagnava:


- Visto? I cavalli sono animali intelligenti…lui  lo sa che c’è qualcosa che non va in questo viaggio! Vi prego madre, torniamo indietro, forse non è troppo tardi per chiedere perdono…-

- Ma che dici? Lo sai che quel cavallo ha un caratteraccio…- rispose Lady Neville, cercando di sostenere la figlia.

- Ci sono problemi?- fece loro Richard Neville sorpassandole piuttosto sgarbatamente per avviarsi sulla passerella per salire sulla nave, con un tono di voce che chiaramente significava che sarebbe stato meglio che di problemi non ce ne fossero…
Rassegnate le due donne salirono al seguito del rispettivo padre e marito, sistemandosi nella cuccetta a loro riservata, mentre il vento si faceva sempre più forte e il colore del cielo era sempre più nero.

Purtroppo le cose non erano destinate a migliorare né dentro né fuori dalla nave: mentre Isabella si metteva a letto tormentata da dolori sempre più forti e che preoccupavano non poco sua madre, il tempo peggiorò dapprima in un  forte temporale, che poi col passare delle ore divenne una vera e propria tempesta.
Purtroppo i timori di Lady Neville si rivelarono fondati: proprio mentre iniziava il temporale la giovane donna entrò in travaglio, terrorizzata perché, a parte la madre, non c’era nessun altro ad assisterla…ed anche l’occorrente per il parto si trovava chiuso in un baule che però era stato messo tra i bagagli, impossibile da recuperare.

In breve tempo la situazione cominciò a degenerare: mentre il temporale si trasformava in una terribile tempesta, il parto si rivelò ben presto più laborioso e complicato del previsto: la partoriente era preda di dolori lancinanti che non si poteva alleviare in alcun modo, se non mordendo un cucchiaio da cucina che la madre era riuscita a procurarle tramite uno sguattero acchiappato al volo mentre, terrorizzato dalla tempesta, cercava di nascondersi nel corridoio adiacente alla loro cabina.  Il ragazzino peraltro era l’unico che poteva prestare un minimo di attenzione alle due donne: il resto dell’equipaggio era impegnato  sopracoperta  a cercare di dirigere comunque la nave durante la tempesta, e si erano completamente dimenticati della presenza delle due donne a bordo.

Tra di loro ovviamente anche Richard Neville e Giorgio, dato che al tempesta sicuramente non distingue tra classi sociali…
I due erano stati peraltro avvisati di quanto stava accadendo di sotto: mentre Warwick aveva ordinato allo sguattero di dire alla moglie di non preoccuparsi perché il porto di Calais non era lontano, Giorgio inzuppato di pioggia e tenendosi in equilibrio come poteva dato il rollare della nave travolta dalle onde, quando poteva faceva su e giù verso la cabina per vedere come andavano le cose; altro non poteva fare, se non angustiarsi sentendo le grida della moglie e chiedere allo sguattero “Allora, è nato il mio primogenito?” quando questi correva fuori dalla stanza portando lenzuola sporche di sangue e cercando di farsi dare altra acqua bollente dal marinaio addetto alla cucina, che rispondeva bestemmiando e gridando che tanto presto sarebbero morti tutti annegati, pure quella strega a cui era venuto in mente di sgravarsi proprio in quel momento.

Ma il peggio doveva ancora arrivare:  col passare del tempo Lady Neville si accorse che il bimbo non si era girato come doveva, e quindi la sua scarsa esperienza in materia non bastava per aiutare la figlia: Isabella aveva bisogno assoluto di un medico e di una levatrice esperta, altrimenti non sarebbe sopravvissuta.
Peccato che, proprio mentre il porto era ormai in vista, Warwick e il comandante si accorsero scioccati che, accompagnata da un terribile stridore , la catena si stava sollevando e nel contempo sui bastioni del castello si stava innalzando lo stendardo con la rosa bianca, lo stemma degli York.


- I francesi chiudono i porti! Rimangono fedeli a Edoardo!-

Mentre Warwick e il capitano gridavano agli uomini di ammainare le vele, Giorgio aiutava il timoniere a cambiare direzione il più velocemente possibile per evitare che la nave si sfracellasse contro la catena; per fortuna riuscirono ad allontanare la nave quel tanto che bastava per trarla in salvo, facendo gettare l’ancora.  Una volta fermati (si fa per dire visto che la tempesta era ancora in corso), fu calata in tutta fretta una piccola barca diretta verso il porto con dei messaggeri il cui compito era informare dell’assoluto bisogno di fare attraccare la nave dato che su di essa era presente una duchessa reale in travaglio ed in pericolo di vita. I messaggeri vennero ricevuti dalle autorità, ma la trattativa si protrasse alcune ore…e nel frattempo la povera Isabella, ormai sfinita da un travaglio di quel genere affrontato in mezzo a una tempesta che non accennava a placarsi, partorì una bimba che  visse solo pochi minuti, alla quale fu dato il nome di Anne.
Vista l’inutilità delle richieste di aiuto, Lady Neville aveva cercato di aiutare la figlia come poteva rigirando il nascituro con le sue proprie mani, ma tutto era stato inutile. I genitori non ebbero nemmeno il conforto di poter battezzare in extremis la povera creatura, prima di gettarla in mare chiusa in una piccola cassettina rimediata fortunosamente.

Qualche ora dopo finalmente le trattative andarono a buon fine: le autorità francesi diedero alla nave il permesso di attraccare e ai suoi passeggeri quello di scendere. La famiglia potè raggiungere il proprio palazzo (che era anche quello dove i due giovani si erano sposati qualche mese prima), e a Isabella furono prestate le necessarie cure da parte di persone competenti…ma ormai era chiaro che quanto successo avrebbe lasciato segni indelebili nell’animo dei nostri protagonisti …

(fine diciottesima parte)


 
 
 
 

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Capitolo 19
*** Verso la verità ***


Londra, Palazzo Reale, qualche giorno dopo la fuga a Calais
 
Dopo essersi reinsediato sul trono, Edoardo era oberato di lavoro: oltre a varie questioni lasciate in sospeso nei mesi della rivolta, c’era da organizzare la presentazione del principe di Galles, premiare i più fedeli e valorosi lord che si erano schierati con lui durante la rivolta, sostenere le famiglie di coloro che erano morti (ivi compresi i soldati provenienti dal popolo)….e svariate altre cose. Per fortuna poteva contare su svariati collaboratori, tra cui suo fratello Riccardo (per l’occasione premiato con la nomina a Lord Ciambellano) e suo cognato Anthony Woodville.

Quel giorno Edoardo si trovava appunto nel suo studio personale assieme a Riccardo, entrambi intenti a esaminare carte e discutere nomine, quando improvvisamente la porta si aprì ed Elisabetta fece irruzione nella stanza, seguita dalla madre Jacquetta e dal fratello Anthony. Il re alzò appena la testa:


- Non adesso, sono molto impegnato-

- E’ giunta voce che Warwick si sia alleato con Margherita D’Angiò- disse Anthony, attirando immediatamente l’attenzione sovrano e del duca.
Jacquetta si fece avanti, tendendo una lettera a Edoardo:

- Mi ha scritto mio cugino che vive in Borgogna:  Warwick è intenzionato a fare sposare sua figlia Anna con Edoardo di Lancaster-

A nessuno dei presenti sfuggì l’espressione attonita del duca di Gloucester alla notizia.

- Vi sentite bene Milord?- fece premurosa Jacquetta, con un lungo sguardo indagatore.

Dissimulare: ecco la parola d’ordine da seguire, pensò Riccardo.

- Certo! Mi stavo solo chiedendo…come è possibile che voglia dare sua figlia in sposa a un simile mostro?!-

Edoardo scosse il capo: dopo tutto ciò che era accaduto, faticava a riconoscere quello che era stato il migliore amico suo e della sua famiglia, il migliore alleato, un secondo padre per i suoi due fratelli.

- Ma così facendo Giorgio non avrà più nulla da guadagnare- riflettè Elisabetta

- Giorgio è spinto dall’avidità e dall’ambizione. Non sarà certamente contento di queste ultime novità- rispose saggiamente Anthony.

- E inoltre bisogna vedere se il conte riuscirà a portare in porto i suoi piani- e a questo punto Jacquetta lanciò un’eloquente occhiata a Riccardo.
- Comunque, non dovete temere per la vostra amica, Lady Anna; a quanto pare la giovane ha rivelato una forza d’animo notevole visto che si è apertamente ribellata al padre, scappando di casa, proprio per il rifiuto di questo matrimonio-

Tutti rimasero stupiti dalla rivelazione: i presenti conoscevano Anna Neville come una ragazzina fragile e innocua, nessuno avrebbe mai sospettato che dentro di sé covasse questa ansia di ribellione.

- Scappata? E dove….?- non potè fare a meno di chiedere il povero Riccardo, a cui ormai non importava nulla delle beghe reali.

- A dire la verità, non si sa: Warwick sta abilmente riuscendo a nascondere a tutti questo particolare. Ma mio cugino ha delle spie molto valide, quindi la notizia è certa- rispose Jacquetta, che subito dopo si congedò ed uscì accompagnata dal figlio.

-Rimasero i due sovrani e Riccardo.

- C’è un’altra cosa che devi sapere…- disse Elisabetta rivolta al marito che la guardava con aria interrogativa. E gli fece il resoconto della terribile traversata e del parto andato male di Isabella.

Dopo aver ascoltato attentamente le parole della moglie, Edoardo inspirò profondamente, rimanendo in silenzio: dove aveva portatotutto quell’odio, quelle lotte, quei rancori?
Dov’era la loro famiglia, un tempo unita? Soprattutto, dove erano loro, tre fratelli che si erano sempre voluti bene e avevano affrontato tanto insieme?
Il sovrano e il duca si guardarono sconsolati. Forse, nonostante tutto, in quel difficile momento anche Giorgio sentiva la loro mancanza e avrebbe  avuto bisogno del loro appoggio…
Dopo qualche minuto Riccardo decise di lasciare Edoardo alle sue riflessioni e si congedò: per quanto dispiacere provasse per Giorgio, aveva altro a cui pensare…
 
 


Meno di due ore dopo Francis Lovell notò un cavallo che correva furioso fino all’entrata del proprio cortile; sceso a vedere cosa stava accadendo, vide il suo amico Dickon scendere dallo stesso cavallo in uno stato di agitazione e sconvolgimento in cui poche volte gli era capitato di vederlo.

- Che succede? Di nuovo Edoardo?-

- No…Anna! Anna è scomparsa, è scappata di casa e non ha seguito la sua famiglia a Calais! Warwick voleva fidanzarla con quel bxxxdo di Edoardo di Lacaster e così lei è fuggita da sola, ma nessuno sa dove sia!-

Sul volto di Francis si dipinse un sorrisetto furbo, come di chi sa qualcosa in più dell’interlocutore, cosa che fece arrabbiare  ancora di più il già agitato Riccardo.

- Che diavolo ci trovi di così divertente?!-

- Nulla, assolutamente nulla….solo che…sei capitato proprio nel posto giusto e dalla persona giusta!- rispose Francis invitando l’amico in casa.

E qui, finalmente, il duca fu messo al corrente di quanto accaduto alla propria consorte in sua assenza, di dove si trovasse e di come fosse stata come sempre aiutata da Alice, che non aveva informato del fatto nemmeno suo marito se non una volta tornato a casa dopo la ribellione, con l’imposizione di mantenere il segreto fino a quando le acque non si fossero calmate del tutto.
Appena l’amico ebbe finito il racconto, Riccardo lo abbracciò:


- Grazie per tutto quello che avete fatto per noi! Temo non riuscirò mai a sdebitarmi…-

- Suvvia…gli amici a cosa servono altrimenti?- fece Francis- Ora però sarà il caso che tu vada finalmente da tua moglie.-

Non c’era bisogno di farselo ripetere due volte. Riccardo saltò in groppa al cavallo e lo spronò al galoppo verso l’abbazia, incurante del fatto che ormai fosse quasi sera.
 


…ed ecco che ora i nostri due beniamini si sono felicemente ritrovati. In pochi giorni Anna potè così lasciare l’abbazia e trasferirsi temporaneamente a casa Lovell, per poco tempo, dato che ora Riccardo era partito per Londra ben deciso a rivelare tutto a Edoardo. E stavolta non ci sarebbero stati santi o impedimenti di sorta...

(fine 19ma parte)

Nota dell'autrice: come già in altri capitoli, parte dei dialoghi (precisamente nel colloquio dentro lo studio di Edoardo) sono stati ripresi dalla puntata "The Bad Queen" di "The White Queen".
 

 

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Capitolo 20
*** La decisione di Edoardo ***


 
Palazzo Reale, due giorni dopo
 
Re Edoardo era di nuovo nel suo studio, a occuparsi di tutti gli arretrati che per fortuna erano quasi terminati. Quel periodo era stato molto impegnativo, tuttavia per fortuna sembrava che le cose si fossero sistemate…se non alcune questioni familiari che lo angustiavano, e per le quali non riusciva a prendere una decisione.
Alcuni colpi alla porta risuonarono improvvisamente, scuotendolo dalla sua concentrazione; neanche il tempo di pronunciare per intero la parola “Avanti!” che Riccardo entrò di corsa, completamente trafelato e in evidente stato di sovraeccitazione. Il sovrano  previde immediatamente qualche movimentata novità.


- Edoardo, ti devo parlare- esordì Riccardo, che oltre a essere sovraeccitato sembrava pure stranamente emozionato.
-  Perdonami se ti interrompo ma è una cosa della massima urgenza e importanza-


- Su, parla- disse l’altro, pensando contemporaneamente “Sento puzza di Anna Neville”.

- Si tratta di Lady Anna? Sei riuscito a scoprire se sta bene?-

Il duca parve preso in contropiede.

- Ehm…come fai a saperlo?-

- Mio caro, ti conosco meglio di quanto tu creda- sorrise Edoardo, soddisfatto di averci azzeccato - Sei sempre stato fedele di carattere  e incline agli affetti; sei cresciuto con quella famiglia, è quindi normale che, nonostante tutto, ti interessi della loro sorte. Se vuoi aiutare in qualche modo la giovane Anna fai pure, anzi potrei io stesso prenderla sotto la mia protezione, visto che ribellandosi a suo padre ha dimostrato fedeltà alla corona….-

- Mi fa molto piacere sentire tutto ciò perché…vedi…io e Anna ci siamo sposati. Lei ora è la duchessa di Gloucester, Edoardo- lo interruppe Riccardo, “sparando” la notizia- bomba.
Il sovrano non credette alle proprie orecchie.

- COOOSA?! SPOSATI?! Ma che diavolo stai dicendo?!-

- E’ accaduto alcuni mesi fa, appena prima della rivolta. So che avrei dovuto parlartene prima ma avevo paura di mettere in pericolo Anna, e comunque c’è stata la rivolta…-
Sua Maestà era visibilmente arrabbiato: possibile che ognuno facesse come gli pareva?! Aiutare una donna in difficoltà era doveroso, ma sposarla era un altro paio di maniche. Anche se sospettava che questo matrimonio non avesse nulla a che fare con la semplice solidarietà.

- Sono senza parole- commentò guardando severamente il fratello - Anche tu ti sei sposato senza il mio permesso?! Come Giorgio!-

- Ti prego, ascoltami…- fece paziente Riccardo, ma Edoardo non era disposto a mollare tanto facilmente.

- E cosa pensavi di guadagnare mettendomi di fronte al fatto compiuto e facendomi passare per fesso?-

- Non pensavo di guadagnarci nulla. Ma sei stato tu a costringermi a prendere questa decisione- sbottò Riccardo che cominciava ad arrabbiarsi.

- Ah, e così adesso sarebbe colpa mia?!-

- Non sto dicendo questo…dico solo che se tu avessi provato ad ascoltare sia me che Giorgio forse molto di quanto accaduto ce lo saremmo risparmiati..-Edoardo si offese.

- Ma come?! Vi ho sempre ascoltati!-

Riccardo non si lasciò intimidire.

- No, non lo hai fatto davvero.  Se così fosse stato ci avresti perlomeno consultati prima di emanare stupidi “divieti”, io avrei avuto la possibilità di parlarti subito delle mie intenzioni (e ammetto che avrei dovuto farlo comunque). E forse anche Giorgio avrebbe avuto il coraggio di esporre le proprie intenzioni, si sarebbe sentito più considerato. Non hai voluto tenere conto dei nostri sentimenti, o di quello che pensavamo a riguardo. La tua esperienza persnale non ti ha insegnato nulla? Tu hai voluto sposare la donna che amavi contro tutti, perchè per noi avrebbe dovuto essere diverso?-

Mentre Riccardo parlava a Edoardo vennero  in mente all’improvviso due  episodi  avvenuto qualche anno prima: sposati da poco, lui ed Elisabetta avevano organizzato una festa all’aperto a cui ovviamente avevano partecipato anche i Neville. Durante la giornata, aveva visto Riccardo che mostrava orgoglioso alla giovane Anna un falcone che aveva allevato e addomesticato da solo; la ragazza però si era mostrata impaurita, timorosa che potesse beccarla. Allora suo fratello con molta pazienza le aveva mostrato come familiarizzare con l’animale, aiutandola a dargli da mangiare. Dopo alcuni tentativi Anna ce l’aveva fatta, ma quello che aveva colpito il sovrano era stata l’espressione di gioia del fratello minore mentre guardava la giovane esultare; dato soprattutto il suo problema alla schiena, la posizione che aveva assunto per aiutarla non doveva essere del tutto indolore per lui, ma egli non sembrava nemmeno farci caso, intento com’era a gioire per la felicità della sua amica.

Sempre durante quella festa, Giorgio aveva gareggiato con John Woodville in una gara di tiro con l’arco, perdendo per poco; non avendo un carattere molto sportivo si era allontanato di malumore, ma Edoardo poco dopo lo aveva visto di nuovo sorridente scherzare con Isabella che gli faceva i complimenti facendogli notare che comunque aveva mancato di poco il bersaglio.

Il sovrano dovette constatare di essere stato, riguardo ai due fratelli, poco attento e sensibile.


- E adesso, cosa dovrei fare secondo te?-

- Quello che vuoi, a questo punto. Ti avviso che a me poco importa di quale decisione prenderai, se vuoi posso rinunciare anche alla carica di Lord Ciambellano, al denaro e ad altro, ma se questo ci permetterà di vivere in pace lo farò volentieri. –

Riccardo ormai era veemente e aveva gli occhi che lanciavano fulmini.


- Ma ti avviso, se deciderai di prendere decisioni più gravi e vendicative, prenditela SOLO con me : puoi farmi e dirmi tutto ciò che ti pare, ma lascia stare Anna!-

Edoardo rimase nuovamente stupito: possibile che la piccola e insignificante Anna Neville fosse stata capace di accendere una tale passione?

- Non sarà necessario nulla di tutto ciò- rispose dopo qualche attimo di riflessione.

- L’Inghilterra ha bisogno di pace, e non credo di poterla mantenere senza riappacificare anche la nostra famiglia. Puoi portare tua moglie a corte, sarò lieto di salutarla ufficialmente come sorella e, se lo desidera, potrà avere il posto che le spetta come dama della regina. –

Riccardo, ancora su di giri per l’accorato discorso di poco prima, reagì con un moto di incredulità di fronte a queste parole
 

- E un’altra cosa: ho deciso di perdonare Giorgio. Ci stavo pensando da tempo ed ero indeciso sul da farsi  ma le tue parole oggi mi hanno fatto capire che questa è la decisione giusta. E vorrei che fossi tu ad andare da lui a comunicarglielo – Edoardo sorrise affabile, incrociando le braccia dietro la schiena.

- Che dici, pensi di riuscire a staccarti ancora un po’ dalla tua Anna?-Anche Riccardo sorrise, di rimando al fratello. E ancora meglio, si avvicinò e lo strinse in un caloroso abbraccio.

- Grazie, fratello!- disse semplicemente.Edoardo ricambiò, un poco commosso; poi congedò il fratello minore e ritornò al proprio lavoro, pensando che era bello sentirsi di nuovo vicino ai propri fratelli. Anche se Elisabetta non sarebbe stata per nulla d’accordo.
Il re d’Inghilterra, che in realtà prevedeva nuovi grattacapi (ma stavolta di natura coniugale) sospirò, pensando che comunque non si poteva sempre riuscire a contentare tutti. Qualcuno di scontento ci sarebbe sempre stato…

 (fine 19ma parte)

 

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Capitolo 21
*** Margherita D'Angiò ***


Calais

Isabella si era ripresa fisicamente dal parto, seppure con fatica, ma il dolore per la morte della sua bimba non se n’era mai di certo andato. La giovane passava le giornate quasi completamente chiusa nella sua stanza, da sola: solo la madre e due cameriere potevano entrare ogni tanto. Piangeva, pregava e pensava costantemente alla piccola cassettina bianca che si inabissava nelle gelide acque del mare; a tratti le sembrava quasi di impazzire, provava un costante senso di vuoto e di freddo pensando che, se solo avesse saputo imporsi e avesse avuto il coraggio di Anna, avrebbe potuto rifiutare quel maledetto viaggio, e ora sarebbe da qualche parte al sicuro occupandosi della sua piccola Anne.

Giorgio era andato  a trovarla subito dopo il loro arrivo, una volta prestatele le prime cure; ma davanti a un dolore così profondo non era riuscito nemmeno ad avvicinarsi , rimanendo impalato ai piedi del letto della moglie, capace soltanto di dire “Mi dispiace” e basta. E questo aveva innervosito ancora di più Isabella, che per reazione gli aveva vomitato addosso tutta la sua sofferenza, dicendogli che tutto quanto era accaduto era colpa sua e di suo padre, che l’avevano costretta a mettersi in viaggio quando invece avrebbe dovuto essere in isolamento…e se non fosse stato per la loro maledetta ambizione non sarebbe accaduto nulla: la loro figlia sarebbe viva, i suoi fratelli non gli si sarebbero messi contro, l'Inghilterra non sarebbe stata preda di una rivolta che aveva fatto dei morti, non si sarebbero inimicati la regina Elisabetta e anche Anna sarebbe lì con lei.
Dopodichè la poverina si era buttata sul letto a piangere e l'aveva cacciato fuori.
 
 
Il duca di Clarence non aveva battuto ciglio e aveva ascoltato in silenzio tutti gli insulti e le accuse; poi,sempre in silenzio, se ne era andato e da allora non aveva più trovato il coraggio di visitare sua moglie. Si informava della sua salute presso le cameriere, ma per il resto passava il suo tempo in giro a cavallo  o per le taverne della città, annegando i suoi dolori nel vino e nei bagordi, con cui cercava di annegare il proprio dolore.
 
Chi proseguiva imperterrito per la sua strada e senza alcun dubbio, invece, era Richard Neville: certo, era dispiaciuto per la nipotina morta, ma erano cose che capitavano di frequente e non c’era da fare troppe tragedie, altrimenti non si andava più avanti. Per fortuna i due sposi erano giovani e avrebbero sicuramente avuto altri figli (magari maschi). Perciò, bando alla tristezza: c’era da concentrarsi sul vero obiettivo di quel viaggio, ovvero l’incontro con Margherita D’Angiò e soprattutto…come convincerla a portare avanti l’alleanza ora che non poteva più dare in sposa Anna a Edoardo di Lancaster?
Questi sì che erano questioni serie nella vita!

Il giorno dell’incontro tanto temuto la ex regina d’Inghilterra si presentò con grande ritardo; appena entrata, rispose con uno sbrigativo cenno di saluto all’inchino di Warwick, dirigendosi immediatamente impettita e a passo sicuro verso lo scranno che le era stato destinato.  Non ci voleva alcuna particolare abilità per notare che la D’Angiò, evidentemente, era già irritata di suo e che quindi il già non semplice incontro si preannunciava ancora più difficile. Il conte cominciò a sudare freddo, ciononostante mantenne la calma.
Solo una volta accomodatasi sullo scranno la ex regina si rivolse all’uomo:

- Benvenuto, conte di Warwick. E’ una gioia poterci finalmente ritrovare- disse con la stessa espressione che avrebbe avuto se davanti a lei ci fosse stato un qualche curioso animale.

- E’ un onore anche per me, Vostra Grazia-

- Chi l’avrebbe mai detto fino a poco tempo fa, nevvero? La ruota gira, come diceva sempre la mia amica Jacquetta…- fece la D’Angiò,scrutando Warwick dal basso verso l’alto, volutamente, con sguardo non troppo amichevole.

- A proposito…forse è meglio chiarire due cose fondamentali, in vista della nostra futura collaborazione.
Punto primo: non ho affatto gradito quanto accaduto di recente per opera vostra a Jacquetta, che nonostante tutto quanto capitato tra noi io continuo a considerare la mia migliore amica, nonché una delle dame più importanti del regno…e voi l’avete chiamata “Strega”, portata in tribunale, processata come una comune delinquente!- la voce della D’Angiò era vibrante di sdegno, per non parlare degli occhi: se avesse potuto sprigionare fulmini attraverso di essi, Warwick sarebbe stato già bell’è che incenerito.

- Ho dovuto farlo, c’erano delle accuse a suo carico- provò a difendersi l’uomo, ma la ex regina gli intimò con la mano di zittirsi.

- Passiamo al secondo punto- disse poi- come vi ho già detto vostro genero Giorgio non mi piace affatto, né come persona né, tantomeno, come re. Non ha nessuna capacità, e se finora ha ottenuto qualcosa deve ringraziare in primis suo fratello il re, e poi voi che avete deciso di tenervelo come burattino. Ma a me che importa di lui? Io ho già un figlio, Edoardo, nato come principe di Galles, e se proprio devo decidere di combattere lo farò per lui, per restituirgli il suo diritto di nascita- 

Richard Neville non provò minimamente a difendere il genero.

- Sono totalmente d’accordo con voi, Vostra Grazia- affermò, felice di poter sfruttare quel minimo appiglio- Ho fatto un errore di valutazione, ma Giorgio può comunque essere utile in altri ambiti…-

- A proposito- lo interruppe nuovamente Margherita D’Angiò- non vedo qui vostra figlia Anna, che in teoria dovrebbe sposare mio figlio. …-

Mentre la donna parlava  Warwick notò che sia lo sguardo sia il tono erano non troppo velatamente di scherno; il conte cominciò a sudare freddo e sentirsi stranamente inquieto, dato che non riusciva a interpretare questo tipo di atteggiamento, nonostante la consapevolezza che dalla D’Angiò ci si poteva aspettare qualunque cosa.

- In effetti, Anna per ora non ci ha seguito…è voluta rimanere in Inghilterra ad assistere mia nipote Alice, gravemente malata e ora sola dato che suo marito sta combattendo con gli York.  Anna è molto affezionata a sua cugina e…-

A questo punto la ex regina sganciò la bomba:

- Ma che strano! A me invece risulta che sia rimasta sì in Inghilterra, ma con suo marito…-

Lo stupefatto Warwick si girò un attimo verso la propria consorte con sguardo stile “ma che diavolo sta dicendo questa?!”, ma la povera Lady Neville, sbiancata, non potè essergli di grande aiuto.

- Non ne sapevate nulla, vero? Non sapevate nemmeno dove era vostra figlia! E nonostante tutto avete portato avanti questa farsa con me….-  e dicendo così la donna fece segno a una sua dama rimasta in disparte di avvicinarsi, cosa che la donna fece porgendo alla ex regina un fascio di lettere, da cui la donna cominciò a leggere brevi stralci nei quali l’autore (o gli autori) narravano con precisione ciò che stava accadendo in quei giorni alla corte reale inglese.
Ovvero, leggeva la D’Angiò malignamente compiaciuta, lo “scandalo d’amore” tra il fratello minore del re, il duca di Gloucester, e Lady Anna Neville, i quali si erano sposati di nascosto poco tempo prima pur di aggirare la contrarietà di Sua Maestà a tali nozze ma anche i crudeli maneggi del padre della fanciulla, il conte di Warwick, che non aveva esitato a separare i due innamorati. Si raccontava perfino (continuava leggendo la donna, che sembrava piuttosto divertita) che lo spietato Richard Neville avesse rinchiuso la povera Anna in un’altissima torre, dandole solo pane e acqua; ma Riccardo con la forza dell’amore aveva assaltato la torre liberando la sua innamorata.
 
Alla fine della lettura la ex sovrana si rivolse nuovamente al suo interlocutore, che se ne stava impietrito per quanto aveva appena sentito, mentre sua moglie poco più in là sveniva nell’indifferenza generale (compresa quella del proprio consorte) e veniva soccorsa solo da due guardie caritatevoli.
 
- Se vi state chiedendo da chi ho avuto queste notizie, sappiate che nonostante tutto a corte ho ancora delle spie che fanno ottimamente il loro lavoro-  e avvicinandosi all’uomo che non riusciva a riprendersi gli porse le lettere, in modo che egli stesso potesse leggerle e rendersi ancora meglio conto della situazione.

- Alla luce di tutto ciò appare chiaro che la nostra alleanza finisce qui, prima ancora di cominciare. Peccato, vi facevo più furbo -

Dopodichè, facendo un breve cenno alle proprie ancelle rimaste in disparte e senza nemmeno salutare, si incamminò verso l’uscita,  sorpassando  con uno sguardo di sufficienza Lady Neville che si stava pian piano riprendendo, mentre il suo consorte, incredulo per lo smacco subito, si accasciava su una sedia lì vicino,prendendo coscienza della fine dei suoi piani.

(fine ventunesima parte)


 

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Capitolo 22
*** Due fratelli ***


 
 
Giorgio era chiuso nella sua stanza, deciso a evitare per quanto possibile il resto del mondo, soprattutto dopo quanto era accaduto due giorni prima in occasione del fatidico incontro di suo suocero con Margherita D’Angiò. Già il fatto che Warwick avesse preferito portare con sé sua moglie lasciandolo a casa gli aveva fatto sospettare di essere diventato improvvisamente inutile, quanto accaduto poi glielo aveva solo confermato.
Stranamente…non provava nulla. Non era nemmeno deluso, e in quei giorni vedeva sé stesso e tutto ciò che aveva fatto come se fosse successo a qualcun altro. Gli sembrava tutto così irreale. Davvero era stato lui tanto sciocco da mettersi contro i suoi fratelli sperando di diventare re? Davvero  aveva seguito Warwick come un cagnolino non accorgendosi di essere manovrato a tal punto? Davvero aveva creduto che sarebbero arrivati a Calais in breve tempo e quindi non c’era pericolo che Isabella si sentisse male per mare?
Si diede dell’imbecille da solo. Nonostante il carattere svagato e tendente al presuntuoso, era anche troppo onesto con sé stesso per non riconoscere la sconfitta quando ormai ci era dentro fino al collo. Anzi, l’avesse riconosciuta prima, molti dolori sarebbero stati evitati.
 
 Comunque, quel che era fatto era fatto, e a distrarlo dai suoi problemi era arrivata la rivelazione bomba lanciata dalla D’angiò a suo suocero: Riccardo e Anna erano sposati!
Bene bene…e così anche il fratellino buono e caro sotto sotto covava ambizioni sue e si era ribellato al fratello maggiore facendo di testa sua.  E la piccola e buona Anna, che non solo lo aveva sposato in segreto ma era pure fuggita di casa per non sposare Edoardo di Lancaster?
Chi l’avrebbe mai detto, pensò Giorgio con un sorrisetto. I due piccoli di entrambe le famiglie alla fine erano riusciti a mettere tutti in scacco realizzando il loro desiderio, alla faccia di Warwick, Edoardo e di tutti i Woodville. E anche alla sua. Ma lui, in fondo, era contento per loro, li ammirava.

Un pomeriggio decise di uscire per prendere un po’ d’aria e cominciò a vagare per la città, spingendosi appena fuori e sedendosi poi a riposare in riva a un fiumiciattolo.
 

- Finalmente ti ho trovato…cosa ci fai qui?-

Sentendo una voce ben nota e che non si aspettava certo di udire Giorgio sussultò, e voltandosi si trovò di fronte Riccardo, che con uno sguardo molto simile alla pietà lo guardava fisso e rimanendo in piedi di fronte a lui seduto.
 
-Ehilà, ecco qui l’eroe di tutta l’Inghilterra! Cosa ci fai tu semmai…non dovresti essere a corte con la tua mogliettina tra feste e divertimenti?-

Riccardo gli tese la mano, invitandolo silenziosamente ad alzarsi. Giorgio accettò e una volta rialzatosi cercò di ripulirsi alla bell’è meglio i vestiti sporchi e stazzonati, che indossava da giorni. Lo spettacolo non era dei migliori, soprattutto per uno notoriamente conosciuto per essere un damerino.

-Sai che non amo eccessivamente la vita di corte, e comunque ho già fatto la mia parte. Ho saputo di quanto è accaduto a te e Isabella…mi spiace davvero molto, e anche Anna è addolorata-

L’altro sospirò distogliendo lo sguardo.

-E’ per questo che sei venuto qui, per portarmi la tua pietà? Grazie tante, fratello- fece sarcastico.

A Riccardo dispiacque vederlo così. In quel momento gli balenò alla mente un ricordo d’infanzia; rivide sé stesso bambino e Giorgio poco più grande, soli sulla nave che li portava in Borgogna. Lui soffriva il mal di mare e Giorgio per distrarlo gli raccontava le storie dei cavalieri e delle grandi battaglie d’Inghilterra, e di notte lo portava sul ponte della nave mostrandogli le costellazioni e spiegando i loro nomi.
Rivide anche il fratello che, poco tempo dopo, quando erano tornati in Inghilterra a e al sicuro sotto l’ala protettiva di Richard Neville, lo difendeva con forza dai ragazzi del popolo che talvolta lo prendevano di mira per la sua schiena curva, incitandolo a difendersi da solo e non farsi sottomettere o umiliare da nessuno.
Era sempre lo stesso fratello, nel bene e nel male, anche lui come Edoardo nonostante i suoi difetti.


- Ti sbagli, non sono qui per portarti pietà, ma un messaggio da parte di Edoardo: ha deciso di perdonarti, tu e Isabella potete tornare a corte quando volete e sarete i benvenuti-

- I benvenuti, come no…-

Riccardo gli poso’ una mano sulla spalla.

- Perché no? E’ l’occasione buona per ricucire la discordia che si è creata. E del resto, che faresti qui? Warwick ti ha messo da parte, ormai per lui  sei solo un impiccio. A corte Edoardo può benissimo trovarti qualche incarico, e Isabella può fare parte delle dame della regina.-

In effetti, pensò Giorgio, perché continuare come aveva fatto finora? Tutto era andato in fumo, aveva perduto sua figlia e sua moglie lo odiava; a questo punto anche sopportare i Woodville appariva come qualcosa di dolce. E forse, tornando in Inghilterra da soli, vivendo in pace e tranquillità come lei aveva sempre desiderato, avrebbe potuto avere una possibilità in più per ricucire il proprio matrimonio.

- Devo ammettere che stavolta forse hai ragione tu. Del resto- e Giorgio abbozzò un sorrisetto-  l’atteggiamento vincente si è rivelato il tuo… e io ho perso. Ma alla fine va bene così-

- Nessuno ha vinto e nessuno ha perso- gli rispose Riccardo, tendendogli la mano in segno affettuoso- però hai ritrovato i tuoi fratelli-

A questo punto Giorgio accettò la mano tesa e i due fratelli si abbracciarono, per la prima volta dopo molto tempo.

Ora non rimaneva che mettere Isabella a parte della decisione presa, ma Giorgio si sentiva molto meglio ed era certo che ora la strada, seppure faticosa, sarebbe stata tutta in discesa.

(Fine ventunesima parte)

Nota dell'autrice: L'episodio cui fa riferimento Riccardo ripensando  a sè e Giorgio bambini avvenne dopo la morte di Riccardo di York e del figlio Edmund: Cecilia Neville, caduta in disgrazia, rimasta senza mezzi di sopravvivenza  e temendo per l'incolunità dei figli minori, li mandò su una nave in incognito dai suoi parenti in Borgogna. 

 

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Capitolo 23
*** Epilogo ***


Inghilterra, 1485

Su un prato appena fuori il castello di Middleham, tre  bambini di circa cinque anni giocavano spensierati  mentre poco più in là i loro genitori chiacchieravano tra loro, pur con un occhio alla prole. Era una bella giornata estiva e le due famiglie avevano deciso di onorarla organizzando una bella scampagnata. 


- Ho vinto io! Ho vinto io!- esultò saltellando un bambino, toccando il tronco dell’albero che segnava “l’arrivo”.Subito dietro di lui, una bambina dai morbidi riccioli neri scompigliati dalla corsa sbuffò, stizzita per lo smacco della perdita.

- Hai vinto già due volte, John!- si lamentò la sconfitta. 

- Non è colpa mia se ti sei fermata per aspettare Maggie, Fanny- rispose John serafico.

Nel frattempo erano stati raggiunti dagli altri due: un bambino uguale a Fanny ma coi capelli rossi e gli occhi azzurri, piuttosto ansimante, che teneva per mano una bambina più piccola coi capelli biondo-castano e un viso dolce la quale batteva le mani contenta per chiunque vincesse, visto che i presenti erano tutti suoi cugini ed amici, e lei voleva bene a tutti loro. 

- Maggie è piccola e non riesce a correre veloce come noi- fece notare Fanny.

- Ma certo, è ovvio: voi siete femmine e quindi siete più lente, non riuscirete mai a vincere-

Considerazione che fece arrabbiare sia Fanny che Maggie, la quale protestò: - Non è vero che le femmine non possono vincere!-

John fece un gesto come per minimizzare le rimostranze delle due bambine, cercando con gli occhi l’appoggio di Ned, il bambino con i capelli rossi, che nel frattempo essendo un po’ stanco si era seduto ai piedi dell’albero per riposarsi. Il quale però scosse decisamente il dito in segno di diniego: non aveva nessuna voglia di inimicarsi la sorella.

-Adesso vedremo chi vincerà…..pronti? Via!-  e Fanny, alzandosi le gonne in modo ben poco nobile, si slanciò correndo verso un altro albero, prontamente raggiunta da John che non si era lasciato cogliere impreparato. Ma  stavolta l bambina, ben agguerrita, corse con tutta la forza che aveva e riuscì ad arrivare prima.

- VITTORIA!- gridò esultante alla volta di John, facendo con le dita il segno “V”, mentre Ned e Maggie, seduti poco lontano, battevano le mani esultanti all’indirizzo della vincitrice.

 


In quegli anni molte cose erano successe in Inghilterra.
Nonostante il progetto di un’alleanza con Warwick fosse sfumato, Margherita D’angiò non si arrese e riuscì ugualmente a mettere insieme un suo esercito per tentare di riprendersi il trono. La ex regina sbarcò in Inghilterra con le sue truppe, ma si trovò ad affrontare quelle (molto più numerose ed agguerrite) dell’attuale sovrano d’Inghilterra, Edoardo, che stavolta combattè al fianco dei fratelli Giorgio e Riccardo. La battaglia si concluse negativamente per la D’Angiò, la quale nel combattimento perse anche suo figlio Edoardo di Lancaster. Sconfitta, la donna fu portata per qualche tempo a Londra e tenuta prigioniera nella Torre assieme al marito, re Enrico VI, il quale ormai sofferente di problemi mentali da lungo tempo passava il tempo a pregare. Re Enrico fu trovato morto nel       in circostanze misteriose; chi dice avvelenato, chi ucciso nel sonno .  Per intercessione della sua amica Jacquetta alla ex regina venne concesso di tornare nel paese natale, la Francia, dove fu ospitata alla corte di suo cugino, Re Luigi. 
 
Dopo la debacle con Margherita D’Angiò, la scoperta del matrimonio di Anna e Riccardo e l’abbandono da parte di Giorgio e Isabella (tornati in Inghilterra dopo il perdono di Edoardo), Richard Neville non si era perso d’animo e aveva cercato di sfruttare al meglio l’occasione capitatagli. Essendo stato beneficiato anche lui del perdono reale, era ritornato a casa poco dopo gli altri assieme alla moglie, e con un’invidiabile faccia di bronzo era ritornato a corte, mostrandosi più che soddisfatto del “colpo di testa sentimentale” di quella figlia minore che poco tempo prima aveva definito traditrice e come morta per essere fuggita quando lui aveva prospettato un suo matrimonio con Edoardo di Lancaster. Si era mostrato felice di saperla in buona salute e prodigo di baci e abbracci come mai prima d’ora, arrivando a dire che se Anna si fosse confidata prima lui non avrebbe avuto nulla da ridire…certamente, in fondo, il matrimonio di Anna e Riccardo non gli dispiaceva per nulla visto che ora aveva due figlie sposate a entrambi i fratelli del re, facenti parte della linea di successione al trono.
Peccato però che, grazie alla ritrovata armonia, le due coppie avevano fatto fronte comune nell’evitare di farsi di nuovo coinvolgere in eventuali manovre da parte del conte, il quale si era ritrovato una volta di più scornato; era sempre il benvenuto a corte, Edoardo chiedeva i suoi consigli, ma col tempo fu chiaro che più di questo non avrebbe avuto.

Alla fine, essendo un uomo intelligente, accettò di buon grado che il suo tempo era finito e che era ora di fare spazio ai giovani: così cedette ai duchi di Gloucester il castello di Middleham, dato anche che Riccardo aveva ottenuto dal fratello re l’incarico di governare il Nord. Cosa che da subito il giovane duca seppe fare al meglio, guadagnandosi la stima della popolazione come uomo giusto e amministratore capace. Richard Neville e la moglie si ritirarono in un’altra proprietà, da cui ogni tanto (non molto spesso) si muovevano per visitare le figlie, e si può dire che non ebbero mai motivo di dirsi insoddisfatti della loro vita attuale. Anzi, in segreto Lady Neville tirò un bel sospiro di sollievo: finalmente avrebbe potuto vivere tranquilla senza essere soggetta ai colpi di testa del marito!
 
Elisabetta Woodville non era riuscita a  dimenticare quanto accaduto a suo padre e suo fratello, e i tanti pericoli che lei e la sua famiglia avevano corso in quel periodo; e tutto ciò era ricaduto sulle teste delle incolpevoli Anna e Isabella le quali, entrate a far parte delle dame della regina per diritto visto il loro ruolo di cognate della stessa, vennero letteralmente prese di mira dalla sovrana attraversando un periodo davvero difficile. Elisabetta era spesso sgarbata, altre volte le ignorava del tutto, altre volte ancora sfogava su di loro le sue arrabbiature, per qualunque cosa: una volta addirittura invece di aspettare che Anna si facesse avanti per prendere il vestito che si stava togliendo glielo lanciò direttamente addosso, un’altra volta ancora nonostante Isabella fosse evidentemente febbricitante la fece rimanere in piedi per quasi un’ora durante un’udienza che lei stessa protraeva più del dovuto con sciocchezze.
Le due sorelle non ne potevano più, e dato che anche con i cognati la regina mostrava una fredda cortesia di facciata le due coppie presero la decisione di allontanarsi da palazzo andando a vivere ognuna per conto loro: Anna e Riccardo, come già progettato ai tempi del famoso fidanzamento, a Middleham e Giorgio e Isabella nel castello di Foteringay, di proprietà della famiglia York.

Così la vita era continuata, e molto meglio…
 
In quegli anni, infatti, le famiglie erano cresciute: Edoardo ed Elisabetta avevano avuto un altro figlio maschio, il principino Riccardo, consolidando così la successione al trono; Anna e Riccardo avevano avuto due gemelli, Frances Isabella detta Fanny (chiamata così in onore dei suoi padrini di battesimo, Frances Lovell e sua zia Isabella) ed Edward, detto Ned (in onore di suo zio Re Edoardo); nello stesso periodo  Frances  e Alice avevano avuto il figlio John, e pochi anni dopo anche Giorgio e Isabella, dopo vari tentativi falliti, erano finalmente diventati genitori della piccola Margaret.
Le famiglie dei due fratelli York minori si frequentavano spesso nonostante la distanza, e i piccoli cugini erano abituati a rimanere ospiti per periodi anche lunghi presso i rispettivi zii; non così stretta purtroppo era la familiarità con i parenti reali. Dopo le varie vicissitudini accadute, e vista l’impossibilità di rinsaldare i rapporti del tutto se non a prezzo della serenità familiare, sia Riccardo che Giorgio avevano deciso di tenere per quanto possibile i loro figli lontano dalla corte: troppi intrighi, troppe falsità, troppi rancori e false amicizie. Le due coppie andavano a corte regolarmente quando richiesto, lasciando però i figli a casa con le persone fidate; tant’è vero che i tre bambini York non avevano mai conosciuto il loro zio re e i cugini principi e principesse.  Triste, ma talvolta succede.

Riccardo e Anna ovviamente frequentavano con assiduità anche i loro amici Lovell, proprio come nel giorno in cui avevano deciso di fare la scampagnata descritta sopra.

- Certo che è dura la vita: in questi casi non so mai se schierarmi dalla parte di mio figlio o della mia figlioccia- commentò Francis Lovell osservando la scena. Fanny e John proseguivano nei loro battibecchi, seguiti a distanza da Ned e Maggie che parteggiavano ora per l’uno, ora per l’altra. 
Come Anna diceva sempre, fisicamente i due genitori si erano scambiati i due gemelli: Fanny aveva gli occhi e i capelli neri e riccioluti di Riccardo, e Ned i capelli rossi e il fisico gracilino di Anna. Maggie invece aveva preso  dalla madre il carattere mite e affettuoso.

- Sai, guardandoli bene mi ricordano qualcuno…- fece Francis ammiccando a Riccardo e Anna( e riferendosi ovviamente ai comuni ricordi di quando i due si erano conosciutil, ancora bambini, quando Riccardo era venuto a vivere a Middleham affidato a Richard Neville) mentre Alice rideva approvando. Anche Anna rise, rispondendo:

-Mah guarda, se anche i nostri figli da grandi dovessero sposarsi non so quanto la cosa potrebbe farti piacere, caro Francis. Tieni presente che il povero John si ritroverebbe Riccardo come suocero. Non credo vorrei essere nei suoi panni!-

Confermando le parole della moglie, Riccardo guardò l’amico fingendo un cipiglio da paura e mimando con la mano il gesto della decapitazione, come a dire “chi tocca la mia bambina muore”. Poi tornando sereno aggiunse, con voce piena di orgoglio:


- Non so davvero come faremo a trovare marito a quella bambina: più cresce e più nostra di avere ereditato sia il carattere di mia madre che quello di suo nonno Warwick-

- Prevedo che quando arriverà il momento della su presentazione a corte ci sarà un po’ di movimento, allora-  osservò Alice.

Riccardo e Anna si guardarono, poi lui rispose:

- Può darsi, ma per ora non ce ne preoccupiamo. I bambini stanno bene lontano dalla corte, finchè sarà possibile –

- E comunque il caratterino di Fanny si bilancia con quello di Ned, che invece è un bambino tranquillo, così come è tranquilla e affettuosa la piccola Maggie. Si faranno apprezzare tutti e tre.- concluse fiduciosa Anna.

Gli altri approvarono e così la bella giornata di sole tra amici continuò. Una giornata tranquilla come tante, in quell’Inghilterra tranquilla dopo averne passate tante…e che tante ne avrebbe ancora passate.

Ma questa è tutta un’altra storia….

FINE

Note dell'autrice: 

-
Riccardo e Anna ebbero un solo figlio, Edoardo detto Ned, nato nel 1474 e morto ne
l 1484. Sarò strana, ma quando c'è una bella storia d'amore mi piace che segua una famiglia numerosa; e siccome sia nei romanzi che nella serie tv Anna soffre molto per il fatto di aver avuto un solo figlio, ho cambiato la situazione aggiungendo a Ned una gemella, Frances Isabella detta Fanny (che quindi è un personaggio di mia invenzione). Dato che questa storia è un "what if?", ho anche anticipato le date di nascita dei due bambini collocandola nel 1470/ 71 circa. Così come ho anticipato la nascita di Margaret di York, che nella realtà era coetanea di Ned.;

- Francis e Alice non ebbero figli;

- Per tutte le altre differenze con la realtà, vedere Wikipedia.


Poco più di un anno fa (agosto 2018) venivo a conoscenza della bella storia della "Guerra delle due Rose" e dei miei due personaggi favoriti: Riccardo di Gloucester e Anna Neville. Mi si è aperto un mondo e così ho cominciato a scrivere questa storia che in realtà ha avuto una lunga e non semplice genesi, dato che in principio avevo inserito un personaggio da me inventato, ovvero Margaret, sorella maggiore di Isabella e Anna. Personaggio che mi ha davvero preso tantissimo e che ho dovuto togliere a malincuore perchè le sue vicissitudini non solo stava prendendo più piede mettendo in ombra tutto il resto, ma tutto ciò stava trasformando la storia in una telenovela brasiliana. Così ho tolto tutto e cominciato a riscriverla.
Spero vi sia piaciuta con tutti i suoi difetti ovvio.
Grazie a tutti quelli che sono passati per una visita o anche per un semplice commento; e ovviamente grazie a quelli che hanno seguito con ordine la storia.


 

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