From Doomsday to Doomsday

di Yu_Kanda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1: Bruciare i Libri ***
Capitolo 2: *** Chapter 2: Macchinazioni ***
Capitolo 3: *** Chapter 3: Decisioni ***
Capitolo 4: *** Chapter 4: Doppio Gioco ***
Capitolo 5: *** Chapter 5: Notizie ***
Capitolo 6: *** Chapter 6: Ripercussioni ***
Capitolo 7: *** Chapter 7: Cospiratori ***
Capitolo 8: *** Chapter 8: Sorprese ***



Capitolo 1
*** Chapter 1: Bruciare i Libri ***



DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D.Gray-man, è tutto in mano ad Hoshino sensei... Se fosse stato altrimenti... Lavi e Kanda sarebbero assieme da un bel pezzo!

ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!

ATTENZIONE! Razzismo e violenza! Ci tengo a precisare che non approvo né incoraggio in alcun modo il razzismo. Per restare fedele al periodo storico scelto mi devo adeguare al modo di pensare del tempo, e quindi usare termini, ideologie e comportamenti propri delle fazioni coinvolte nella Seconda Guerra Mondiale. Se i riferimenti al Nazismo e alla sua ideologia vi offendono, non leggete. Voglio che sia chiaro che io non approvo in nessun modo le azioni dei Nazisti e che non sono razzista, sto semplicemente usando il periodo storico come sfondo.


PUBBLICATA PER IL LAVIYU FESTIVAL, 6 Giugno - 10 Agosto 2009



FROM DOOMSDAY TO DOOMSDAY

Chapter 1 – Bruciare i Libri



Kanda percorse in fretta il corridoio che conduceva all'ufficio del Generale Tiedoll, chiedendosi cos'altro potesse essere successo da farlo chiamare con tutta quell'urgenza.

Da quando quella maledettissima guerra era cominciata (1), aveva avuto un gran brutto presentimento riguardo le implicazioni che essa portava con sé. Quindi dal momento in cui il Giappone aveva espresso l'intenzione di entrare a far parte della fottuta Alleanza (2), e lui era stato scelto come vittima sacrificale per accontentare i futuri alleati Tedeschi, non aveva avuto un attimo di pace; ogni giorno un problema diverso, una ribellione in un punto diverso, spie e collaborazionisti da debellare...

Credeva che il suo compito fosse unicamente di collaborare con gli alti ufficiali Tedeschi per arginare la fuga di informazioni che ultimamente affliggeva entrambi i loro eserciti, ma si era ben presto reso conto di essere quasi allo stesso livello di un ostaggio, e la cosa gli piaceva molto poco.

Anzitutto era stato praticamente costretto ad indossare un'uniforme Tedesca invece della sua, con la giustificazione di 'non mettere a disagio la popolazione', secondariamente era stato assegnato in tutto e per tutto al corpo speciale delle Schutzstaffel (3) con poteri esecutivi e tutti i relativi doveri.

Non che essere in forza alle tanto temute SS lo turbasse più di tanto, solo trovava estremamente seccante di doversi occupare di compiti che non riguardavano minimamente la sua nazione.

Bussò alla porta del Generale Tiedoll. Questi era un uomo assai bizzarro per come la vedeva lui, troppo alla mano e dal cuore tenero per essere un Generale del Reich.

Non si era quindi stupito più di tanto quando gli erano state riferite le voci secondo cui l'uomo aveva origini Francesi.

La sempre cordiale voce di Tiedoll lo invitò ad entrare, e Kanda aprì lentamente la porta, presentandosi a rapporto formalmente, come si conveniva con qualcuno di così alto rango.
 
- Ah, Yuu-kun, sei tu. Ti aspettavo, siediti. - l'uomo gli fece un cenno con la mano, indicando la sedia davanti alla massiccia scrivania.

Il modo di fare del Generale irritava l'ufficiale Giapponese ogni giorno di più, ma era un suo superiore e non poteva minacciarlo come avrebbe fatto con una qualsiasi altra persona.

Kanda soppresse un commento tagliente all'uso così informale del proprio nome, limitandosi a serrare la mascella, e si sedette dove gli era stato indicato.

- La pregherei di non usare il mio nome con tanta leggerezza. - disse semplicemente, ravviandosi distrattamente i lunghi capelli corvini.

- Oh, perché mai Yuu-kun, tutti i miei soldati sono come figli per me, lo sai. - si lamentò Tiedoll in modo vergognoso, guardandolo con le lacrime agli occhi.

- CHE. - sfuggì dalle labbra di Kanda senza che potesse impedirselo. - Perché mi avete convocato con tanta urgenza? - chiese quindi in tono piatto.

- Ho ricevuto degli ordini dal comando, direttamente dall'ufficio del Cancelliere. E non sono piacevoli. - rivelò l'uomo scuotendo il capo tristemente.

- Cosa è piacevole in una guerra? - ribatté Kanda in tono sarcastico. - Dunque? - aggiunse rivolgendo al Generale uno sguardo impaziente.

- C'è da fare un po' di pulizia tra i simpatizzanti ebrei. - disse infine Tiedoll, sospirando.

- Che novità. - sentenziò il giovane ufficiale in tono crudo.

- Questa volta Hitler vuole dare un chiaro esempio a tutti coloro che diffondono scritti offensivi per il Reich; il tuo compito consiste nel radunare quanti più libri possibile contenenti quei testi sovversivi, e bruciarli poi nella piazza principale sotto gli occhi di tutti.

- Fantastico. - Kanda si portò una mano al viso. - Chi sarà il mio interprete questa volta? Le mie conoscenze della lingua Tedesca sono tuttora molto limitate.

- Farò in modo che ci sia qualcuno in grado di comprendere i tuoi ordini, sta tranquillo. - lo rassicurò Tiedoll con fare paterno, cosa che Kanda detestava più di ogni altra, dopo il suo insistente chiamarlo per nome. Come l'uomo avesse imparato la sua lingua era un mistero, ma riusciva benissimo ad usarla per irritarlo, e questo era un dato di fatto.

- Molto bene, è tutto? - chiese, spazientito; non vedeva l'ora di congedarsi, per prepararsi mentalmente alla terribile seccatura che l'aspettava di lì a poco.

- Per ora sì, puoi andare. Ti manderò un attendente entro un paio d'ore. Inizia dalla Biblioteca Centrale, poi perquisisci tutti i luoghi in questa lista. - il Generale gli porse un foglio, che Kanda lesse con finto interesse.

- Sarà fatto. - rispose, alzandosi. Quindi salutò sull'attenti, e Tiedoll annuì sorridendo.

- Aspetto il tuo rapporto domani in serata. - il giovane fece cenno affermativo col capo e lasciò la stanza.



"Chissà quale imbecille mi toccherà questa volta," si domandava Kanda contrariato oltre ogni dire, mentre si dirigeva di nuovo al suo ufficio.

"Nonostante mi abbiano aggregato alla Sicherheitsdienst,
(4) mi ritrovo a svolgere questi compiti insulsi di propaganda."

Al giovane ufficiale sfuggivano le ragioni per cui venisse chiamato in causa sempre lui per risolvere queste cose riguardanti l'ala intellettuale che si opponeva al regime. Poi un pensiero lo fulminò.

"E se fosse... Se la fuga di notizie venisse proprio da lì? Forse sospettano che ci sia qualcosa di grosso dietro, e sperano che io gli tolga le castagne dal fuoco."

- CHE. - sbuffò, scurendosi ancora di più in volto.

"Mi stanno solo usando..." Aggiunse mentalmente.

Questo pensiero peggiorò notevolmente l'umore di Kanda, che si richiuse alle spalle con violenza la porta dell'ufficio.



Dopo solo cinque minuti che il suo attendente temporaneo lo aveva raggiunto, Kanda già desiderava di ucciderlo. Una dannatissima recluta, che tra l'altro sapeva il giapponese tanto quanto lui il tedesco! Imprecò sottovoce, mentre si dirigevano alla Biblioteca Centrale per portare a termine quanto gli era stato ordinato.

Nessuno fece resistenza al prelievo dei libri, perché ignoravano quale sarebbe stato il loro destino, si disse Kanda, altrimenti...

Bè, sarebbe stato assai più problematico. Visitarono anche ogni posto il cui nome era nella lista di Tiedoll, sequestrando una quantità incredibile di volumi; quasi avevano riempito tutti e sei i camion che componevano il loro convoglio.

Tuttavia il gestore dell'ultimo negozio di libri gli creò qualche problema, dannato vecchiaccio con le occhiaie! Anzitutto faceva troppe domande cui lui non era minimamente intenzionato a rispondere, secondariamente si opponeva al sequestro dei suoi amatissimi libri con una cocciutaggine che sconfinava nel ridicolo. E conosceva la sua lingua per giunta! Lo capiva e gli rispondeva a tono!

- Ascoltami bene vecchio, non ho né tempo né voglia di discutere con te. - esclamò Kanda esasperato dalle insistenze dell'anziano libraio. - Eseguo solo degli ordini e non posso fare eccezioni. Ora fatti da parte, volente o nolente noi prenderemo quei libri. - concluse quindi facendo cenno ai suoi soldati di procedere.

- Non lo permetto! - ringhiò minaccioso il vecchio, e con somma sorpresa di tutti i presenti si scagliò su Kanda.

Il Comandante delle SS non ne sembrò affatto sorpreso, e rimase immobile con un ghigno sul volto.

Due delle sue Schutzstaffel gli furono davanti in un istante facendogli da scudo, e con perizia bloccarono l'assalto dell'uomo riducendolo all'impotenza.

- CHE. - fu il solo commento di Kanda, mentre si girava per lasciare quel posto, seguito dai soldati con i libri e dai due che lo avevano protetto.

Il vecchio li inseguì fuori del negozio, cercando di strappare i numerosi volumi dalle mani degli uomini del Reich.

- Arrestatelo. - ordinò Kanda in tono gelido, continuando a camminare senza nemmeno voltarsi indietro a verificare gli eventi.

- Che succede? - udirono gridare all'improvviso, e Kanda si voltò di scatto scorgendo un giovane correre loro incontro trafelato. Aveva incolti e vistosi capelli rossi e un'aria spaurita.

Gli stessi due soldati si pararono nuovamente davanti al loro Comandante impugnando le pistole, e il ragazzo fissò l'ufficiale Tedesco come se fosse una visione mentre si avvicinava al gruppetto di militari senza rallentare la corsa.

L'ufficiale in questione lo guardò, le lunghe ciocche corvine che gli incorniciavano il volto perfetto, gli occhi gelidi e impassibili che lo scrutavano senza tradire alcuna emozione, le labbra sottili appena incurvate in un ghigno compiaciuto, e il vento... il vento che faceva ondeggiare il resto della sua lunga chioma, legata appena sotto la nuca in una coda bassa. Quegli occhi... No, non poteva essere Tedesco, che ci faceva a capo di un plotone di SS?

- CHE.

La sua visione emise un suono di disprezzo, e si voltò verso il soldato dietro di sé con aria seccata.

- Che sta dicendo? - domandò all'uomo, che doveva essere il suo attendente.

- Oh, chiede che accade, Signore. - rispose prontamente questi.

- Digli che stiamo portando via un sovversivo e di stare alla larga. - ribatté l'ufficiale, ma il nuovo arrivato lo anticipò.

- Arrestate mio nonno? Perché mai? - esclamò preoccupato, fermandosi ansimante di fronte a Kanda.

Dunque era Giapponese, si disse Lavi. Avrebbe dovuto capirlo al volo, di certo non poteva essere Italiano. Piuttosto ovvio ora il motivo per cui era al comando, ma non altrettanto il perché indossava un'uniforme Tedesca anziché quella del suo esercito.

Kanda lo squadrò da capo a piedi.

"Quindi è il nipote di quest'uomo, nessuna meraviglia che mi capisca anche lui," si disse.

- Si è rifiutato di consegnare i libri e mi ha aggredito, sono entrambe ragioni valide per il suo arresto. - lo informò prontamente Kanda, fissando con freddezza il volto sbalordito del giovane dai capelli rossi.

- Lavi! Non interferire o sarai preso anche tu. Vogliono bruciare i libri in Opernplatz! (5) - lo esortò il vecchio libraio in una lingua che nessuno dei presenti comprese a parte lui.

- Cosa ha detto? Dimmelo subito o sarà peggio per te. - ordinò Kanda, al limite della sua pazienza.

- Che non devo interferire... - mentì parzialmente Lavi, confuso dalle parole del suo mentore.

- Saggio consiglio. Ora fatti da parte. - gli intimò l'ufficiale, e Lavi li guardò allontanarsi portando via il suo maestro e tutore.

Il gruppo caricò libri e libraio nelle camionette del Reich, e partì di gran carriera, ma Lavi sapeva dov'erano diretti per il gran finale, li avrebbe raggiunti là. Doveva parlare ancora con quell'uomo, convincerlo che il suo vecchio non voleva fare niente di male...

Se lo imprigionavano non l'avrebbe mai più rivisto vivo, ne era certo.

Prese una scorciatoia per la piazza in questione, camminando più veloce che poteva.



Kanda osservava gli studenti Tedeschi ammassare pubblicazioni di ogni sorta in vari mucchi al centro della piazza, mentre i suoi uomini facevano altrettanto con ciò che avevano sequestrato quel giorno.


- CHE. - emise di nuovo un suono seccato augurandosi che facessero in fretta, così da concludere una volta per tutte quell'insulso compito, quando vide uno degli studenti lasciare il gruppo più vicino e dirigere verso di lui: era il giovane dai capelli rossi che aveva incontrato solo qualche ora prima, il nipote del libraio, ma gli sfuggiva il suo nome.

- Non sono pericoloso, voglio solo parlare. - precisò Lavi sollevando le mani davanti a sé in segno di resa, prima che l'altro giovane chiamasse la sua guardia personale. Vide che questi sollevava un sopracciglio con fare seccato.

- E di cosa, sentiamo. - ritorse Kanda in tono minaccioso.

- Mio nonno. Non è pericoloso, è solo uno studioso e uno storico, per quello tiene così tanto ai libri, e non intendeva farvi del male, davvero! - l'espressione di Lavi rasentava la supplica. - Voleva solo allontanarvi dai suoi preziosi libri... Non siamo sovversivi né collaborazionisti, e non siamo nemmeno Ebrei. Per favore, fatelo liberare! - esclamò con enfasi, e nella foga afferrò le maniche dell'uniforme dell'ufficiale Giapponese, fissando il suo unico occhio verde smeraldo in quelli scuri di lui.

Kanda si chiese come avesse perso l'altro, mentre, colto di sorpresa dalla determinazione sul volto di Lavi, pensava a cosa rispondere.

- Non dovete credergli, Herr (6) Kanda. Mente. - la voce del suo attendente interruppe quelle considerazioni, e Kanda si voltò verso di lui con aria interrogativa. - Porta un nome Ebreo, non può non esserlo. E' solo uno schifoso bugiardo, e merita di essere punito come tale! - concluse il soldato.

- Oddio no, non è vero! - Lavi trasecolò, non aveva considerato quel particolare.

Lasciò la presa su Kanda, indietreggiando di un passo, sentendosi perduto.

- Il vecchio ti ha chiamato Lavi. E' una parola Ebrea. - insistette il soldato Tedesco, in tono accusatorio. - Chi ti avrebbe battezzato con un nome Ebreo se non uno di loro?

- Lo ammetto, Lavi ha un significato nella lingua Ebraica, ma non è il mio vero nome. - si difese il giovane. - Bookman, mio nonno, è uno studioso, come cercavo di spiegare, e pensava che sarebbe stato più facile per me raccogliere informazioni sul loro modo di vivere con un nome Ebreo... - Lavi si accorse che si stava mettendo nei guai sempre di più ad ogni parola che pronunciava.

- Sentito? Spiavano gli Ebrei, non possono essere dei loro. - il tono di Kanda era quasi divertito, l'ingenuità di quel ragazzo appariva disarmante; era certo che non stesse mentendo, chiunque avrebbe cercato una scusa migliore.

- Herr Kanda? - il soldato credette di non aver inteso bene le parole del suo Comandante.

- Se spiano gli Ebrei non ci riguarda. Che leggano i loro scritti è discutibile, ma bisogna conoscere il proprio nemico per affrontarlo, no? - l'inflessione dell'ufficiale Giapponese continuava ad essere sarcastica, cosa che a Lavi lasciava presagire una conclusione catastrofica.

Sospirò rassegnato, aspettandosi di essere imprigionato con il suo mentore.

- Cosa ne facciamo allora, Comandante? - chiese confuso l'attendente.

- E' innocuo. - stabilì Kanda, lasciando strabiliato il suo sottoposto. - Puoi andare. - disse poi rivolto a Lavi.

- E mio nonno? Se lo deportano... Senza di lui resterò solo... - mormorò Lavi, guardando Kanda con aria disperata.

- Tuo nonno sarà interrogato domani, puoi venire al comando se credi. Ma ti consiglio di non farlo. - gli voltò le spalle tornando a prestare attenzione ai movimenti nella piazza. - Cercherò di ottenerne il rilascio, ma non posso prometterti nulla. Ora vattene, prima che cambi idea. - aggiunse in tono brusco, ma la voce tradiva un velo di interesse, anche se Lavi non lo colse.

L'attendente lo fissò sgomento. Aveva appena sentito il suo terribile Comandante senza cuore dire che si sarebbe preoccupato di qualcuno? Impossibile. Di sicuro l'aveva detto per togliersi di torno quel seccatore, sì, ecco, doveva essere così.

Lavi annuì sorridendo con gratitudine, ma non se ne andò. Rimase tra gli studenti ad osservare, mentre uno dei soldati gettava benzina sui cumuli di tomi sparsi tutt'attorno nella piazza e dopo di ciò porgeva a Kanda una torcia accesa.

Sperò che Bookman non stesse a sua volta guardando, quando l'ufficiale Giapponese gettò la torcia contro il mucchio più grande con freddezza e noncuranza, per poi ordinare ai suoi uomini di procedere con i rimanenti.

Era la sera del 10 Maggio 1933, il giorno in cui fu dato fuoco alle cataste di libri per distruggere la memoria della gente, e le fiamme delle pire nel centro della piazza di Berlino illuminarono il cielo a giorno, levandosi alte nell'aria tiepida.

Kanda voltò le spalle al rogo e si diresse ad una delle jeep per fare ritorno al Quartier Generale.




Note:

1) Kanda si riferisce all'invasione della Cina da parte del Giappone, avvenuta nel settembre del 1931.

2) Kanda fa riferimento all'alleanza denominata "Asse" di cui il Giappone entrerà a far parte a pieno titolo solo nel 1936, mentre la Seconda Guerra Mondiale scoppierà nel 1939.

3) Schutzstaffel: il nome per esteso delle SS.

4) Sicherheitsdienst: La divisione di intelligence delle SS, la polizia segreta del Reich.

5) Opernplatz: la piazza principale di Berlino.

6) Herr: "Signor" in tedesco.



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Capitolo 2
*** Chapter 2: Macchinazioni ***


DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D.Gray-man, è tutto in mano ad Hoshino sensei... Se fosse stato altrimenti... Lavi e Kanda sarebbero assieme da un bel pezzo!


ATTENZIONE
YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!

ATTENZIONE! Razzismo e violenza! Per restare fedele al periodo storico scelto mi devo adeguare al modo di pensare del tempo, quindi se i riferimenti al Nazismo e alla sua ideologia vi offendono, non leggete. Ci tengo a precisare che non approvo in alcun modo il loro operato, sto solo usando l'ambientazione come sfondo.




Chapter 2: Macchinazioni




Dopo che Kanda se ne fu andato Lavi rimase per ore a contemplare i libri che bruciavano; il crepitio delle fiamme alimentate dal vento gli dava una sensazione di impotenza, mentre guardava le scintille ricadere, danzando, sulle ceneri di quella montagna di sapere che stava andando perduto per sempre.

Mestamente, voltò le spalle alle pire ormai quasi del tutto consumate, e si diresse verso la sua attuale 'casa'.

Il posto altro non era che un rifugio per dissidenti, e - a suo parere - anche un covo di spie e sediziosi. Era sicuro al novanta per cento che tra la gente che alloggiava lì ci fossero almeno cinque tra soldati Inglesi e Polacchi sotto mentite spoglie, più diversi 'oppositori del Reich' di nazionalità varie facenti parte di imprecisati complotti. Anche il giovane che era diventato un suo caro amico era certamente uno di loro, ma a Lavi importava poco fintanto che non veniva coinvolto nelle loro pericolose macchinazioni.

E adesso era coinvolto.

Completamente.

Sospettava che avessero convinto il vecchio Bookman a passare dalla loro parte venendo meno al ruolo di 'osservatore', e questo era davvero grave. Il suo mentore era famoso per imparzialità e capacità di mantenersi al di sopra degli eventi: lasciarsi coinvolgere in una guerra non ancora 'attiva' che era lì solo per osservare era un terribile segnale di allarme.

Significava che l'anziano studioso temeva per le sorti del mondo.

- Hey, Lavi. - lo salutò l'allegra voce del suo supposto 'amico' quando scivolò silenziosamente dentro l'edificio. - Tutto bene?

Lavi scosse il capo, fissando il ragazzetto dai capelli bianchi in modo molto eloquente.

- Che sta succedendo Allen? - chiese in tono accusatorio. - Perché le SS si muovono?

- Le SS si sono messe in moto? - il giovane Inglese gli rivolse un'occhiata sbalordita. - Quando? Come?

- Da quanto tempo non so, ma poche ore fa hanno preso mio nonno e acceso roghi di libri nella piazza principale. - lo informò Lavi sedendosi su una sedia accanto a lui, l'aspetto davvero stanco e provato.

Allen sembrò molto sorpreso di apprendere una cosa del genere, quasi ne fosse spaventato. Il suo corpo fu chiaramente percorso da un brivido, ed il giovane Inglese fissò Lavi completamente colto alla sprovvista dalla notizia, sbattendo le palpebre con aria scossa.

- Hanno arrestato Bookman? - esclamò voltandosi verso la ragazza che gli era accanto. - Che si fa? - le disse in tono preoccupato.

- Andrò ugualmente a cantare per la 'corte' Nazista. - confermò lei con decisione, posando la mano su quella di Allen in un gesto rassicurante. - Sono sicura che potrò raccogliere moltissime informazioni sui loro piani semplicemente sedendo un po' ai tavoli dopo ogni canzone.

Lavi non riusciva a credere a quello che le sue orecchie avevano appena udito: quindi ciò che gli aveva appena detto non significava nulla per loro?

- E' solo a questo che pensate? - scattò Lavi amareggiato. - Potrebbero deportarlo, o ucciderlo domani, e voi pensate a cantare! - si alzò di scatto, allargando le braccia in un gesto sdegnato di impotenza.

I due amici lo fissarono sconcertati, il giovane che di solito si mostrava sempre allegro appariva così disperato, così spezzato nell'animo che quasi non riuscivano a riconoscerlo. La guerra è crudele, pensarono entrambi, stringendo forte le rispettive mani e scambiandosi uno sguardo d'intesa. Poi Allen si voltò di nuovo verso Lavi, aprendo la bocca per dire all'amico quanto gli dispiacesse per quello che gli era successo quando qualcos'altro catturò la sua attenzione.

- Lenalee... Sii prudente, ti prego. - si intromise la voce di un uomo, appena uscito dalla stanza adiacente.

- Te lo prometto, fratello. - rispose la ragazza cinese sorridendo mentre si preparava ad uscire. - Lavi, mi dispiace davvero... Ma dobbiamo continuare a lottare per la libertà. Presto scoppierà la guerra, non possiamo farci trovare impreparati.

Lavi scosse il capo incredulo, trapassandoli tutti con lo sguardo, seguendo la ragazza che lasciava la stanza con rabbia impotente. Non era così sicuro che questa guerra sarebbe scoppiata tanto presto come sembravano esserlo i suoi sedicenti 'amici'.

"Sicuro", si disse, "sulle nostre spalle però."

- Komui, come procede? - Allen chiese all'uomo Cinese, ignorando le proteste di Lavi, molto più interessato ai risultati delle misteriose ricerche che l'uomo cinese stava conducendo nel più assoluto segreto. Altra cosa che faceva sospettare al giovane che le attività che venivano svolte in quel 'rifugio' non fossero affatto legali.

Questo contribuì ad irritare Lavi ancora di più nel suo attuale stato mentale. Pensava che il ragazzetto Inglese fosse troppo giovane anche solo per capire quel che stava facendo, figurarsi immaginare le conseguenze che quel genere di azioni potevano portare.

- Niente di fatto, non riusciamo a forzare il codice. - rispose l'uomo scuotendo la testa tristemente. - Ma Reever è ottimista, non ci diamo per vinti.

- Certo, continuate a complottare, vedrete la fine che vi aspetta. - borbottò Lavi in tono duro, voltando le spalle ad Allen, deciso a lasciare soli i cospiratori. - Io mi arrangerò da solo con quell'ufficiale.

- Che ufficiale? - all'improvviso l'attenzione dell'Inglese fu tutta concentrata su di lui, ed una mano gli afferrò il polso trattenendolo dall'allontanarsi oltre.

- Oh, adesso ti interessa? - lo apostrofò Bookman jr., rivolgendogli uno sguardo davvero arrabbiato.

- Non puoi fidarti degli ufficiali Tedeschi Lavi, finirai come tuo nonno. - lo ammonì l'Inglese assumendo un'aria grave. Si alzò a sua volta, un'espressione preoccupata dipinta sul suo viso da bambino che faceva apparire la strana cicatrice sul suo occhio sinistro ancora più evidente.

- Immagino di no, ma lui si è offerto di aiutarmi. - Lavi allargò di nuovo le braccia scuotendo la testa più volte, e sospirò. - Non ho molte alternative, devo tentare.

Anche Allen sospirò, chiedendosi come il suo amico potesse essere così pazzo da credere alla parola data da un ufficiale delle SS.

- Chi è questo 'lui', conosci almeno il suo nome? - insistette Allen, pensando a come la cosa poteva essere usata a loro vantaggio se confermata.

- Ho sentito che lo chiamavano Kanda. - mormorò Lavi richiamando alla mente con la sua memoria fotografica l'immagine del giovane Giapponese. Vide l'albino sgranare gli occhi udendogli pronunciare il nome di Kanda spaventato, e non poté fare a meno di provare un brivido di gelo a sua volta. Non l'aveva mai visto così scosso, ed aveva un gran brutto presentimento a riguardo.

- Tu hai parlato personalmente con QUEL Kanda? - rantolò Allen incredulo. Questo era male, pensò Allen, molto male! - Il Comandante dei reparti speciali delle SS? Uno degli uomini più freddi e spietati che ci sono attualmente nei loro ranghi? E si è offerto di aiutarti?

- Bé sì... il nome era Kanda. - ammise Lavi, altrettanto sconvolto da quella rivelazione. Era la prima volta che vedeva l'ufficiale Giapponese, non avrebbe mai pensato che potesse essere così crudele e pericoloso visto il suo contegno calmo e misurato.

- E tu gli hai creduto? - l'Inglese era sempre più sgomento dall'ingenuità dell'amico.

- Perché non avrei dovuto? - si difese Lavi. - Sembrava sincero.

Oh certo, forse. Non ne era più tanto sicuro adesso che sapeva che l'ufficiale Giapponese era un bastardo senza cuore.

- Tu sei pazzo Lavi, ti ha solo preso in giro. - Allen l'afferrò per le spalle, scuotendolo leggermente nel tentativo di riportarlo alla realtà. - Vuole di sicuro usarti contro Bookman. - affermò come se fosse un fatto certo, ricevendo in risposta uno sguardo interrogativo.

"Voi non siete migliori di lui," pensò Lavi liberandosi dalla stretta del giovane albino.

- Dimmelo tu allora, visto che sembri sapere così tante cose di questo Kanda, cosa dovrei fare? - chiese Lavi in tono amaro, vedendo che non c'era soluzione per la situazione disperata in cui si trovava. A quella richiesta, sebbene velata di sarcasmo, Allen sembrò ponderare per un attimo sulla risposta da dare all'amico, strofinandosi il mento con due dita.

- Stai al gioco. - gli suggerì, una strana luce negli occhi chiari che a Lavi non piacque per niente. - Ti ha chiesto di andare da lui? - l'albino era molto curioso di sapere tutti i dettagli; era una situazione pericolosa ma interessante, se Lavi fosse riuscito in qualche maniera ad ingraziarsi il pericoloso Comandante, allora poteva valere la pena di rischiare.

- No, al contrario. Mi ha consigliato di non farlo. - rivelò Bookman jr aumentando le perplessità di Allen con quell'affermazione. - Ha detto che avrebbe 'cercato di ottenerne il rilascio' e di andarmene a casa.

- I Nazisti non fanno mai niente per niente, è strano. - rifletté l'Inglese, strofinandosi il mento con le dita. - Forse si aspetta che tu gli offra qualcosa in cambio.

- E cosa? Informazioni su di voi? Non è che sappia granché, e sareste spariti prima che io abbia finito di parlare... - puntualizzò Lavi lanciando un'occhiata sospettosa agli altri occupanti della stanza, e l'altro giovane sembrò di nuovo pensieroso.

- Si dice in giro che non abbia interesse per le donne, Lenalee non è mai riuscita ad avvicinarlo. Magari apprezza di più qualcos'altro.... - Allen allargò le braccia in segno interrogativo.

- Non sono sicuro di ciò che mi stai suggerendo di fare... - mormorò il giovane, rabbrividendo a quelle insinuazioni. Non poteva negare che Kanda fosse affascinante, ma...

- Non ti sto suggerendo nulla, era solo un'ipotesi sul perché si interessi a te. - precisò Allen, stringendosi nelle spalle ma valutando con attenzione ogni reazione di Lavi. Il ragazzo Inglese avrebbe apprezzato molto di potersi liberarsi di uno come Kanda in un modo così semplice, se davvero Lavi fosse stato il suo tipo e l'ufficiale delle SS fosse attualmente intenzionato ad averlo.

- Non si è affatto interessato a me, anzi voleva liberarsi del fastidio per come la vedo io. - si lamentò Bookman jr, facendo il broncio. - Oh, tutta questa situazione è assurda! - brontolò poi voltando le spalle all'albino, intenzionato ad andarsene a dormire e dimenticarsi dell'intera maledetta faccenda.

- Devi decidere tu. - Allen sospirò, dando all'amico un'affettuosa pacca sulla schiena. - Come hai sottolineato, noi ci sposteremo subito se dovessero trattenerti. Buona fortuna Lavi, ne avrai bisogno. - detto questo l'abbracciò, sperando davvero che non si sarebbe cacciato in guai peggiori, e di conseguenza coinvolgendovi anche tutti loro. Tornò quindi a confabulare con i compagni, lasciando il giovane Bookman da solo con i suoi pensieri.

Lavi annuì, ancora arrabbiato con il suo sedicente amico, lasciandolo senza aggiungere altro ed infilandosi nella sua stanza. Aveva davvero bisogno di dormire prevedendo la splendida giornata che lo aspettava l'indomani.


Lavi fece assai fatica a prendere sonno quella notte: ripensava agli eventi della giornata ed era preoccupatissimo per la visita del giorno dopo al comando delle SS.

Si domandava quanta verità ci fosse nelle parole di Allen, e quante speranze avesse di uscire indenne da quella brutta storia insieme al suo vecchio.

Inoltre... Se davvero la guerra stava per scoppiare, se Hitler si stava muovendo per preparare il terreno ad un'invasione del mondo su vasta scala come temeva Bookman, allora tutti loro erano condannati. Era dunque questa la guerra che il suo mentore bramava tanto di osservare? Un catastrofico conflitto che avrebbe certamente finito per coinvolgere il mondo intero? Lavi non riusciva a crederlo.

L'alba lo trovò ancora a girarsi nel letto, in dormiveglia, preda di incubi funesti.

Sospirando, si vestì e sgattaiolò silenziosamente fuori dal rifugio, salendo sul primo tram disponibile.


Kanda stava andando a fare l'odiato rapporto sull'ingrato compito cui aveva adempiuto il giorno precedente, quando, mentre apriva la porta per uscire, qualcuno gli sbatté addosso cercando di entrare.

Con sua somma sorpresa riconobbe nel seccatore il giovane dai capelli rossi che aveva contribuito ad 'animare' la faccenda "libri da bruciare" il giorno precedente.

E del quale aveva arrestato il nonno.

Già quello. L'aveva scordato.

- Non si usa più bussare? - Kanda apostrofò il giovane in tono brusco, indietreggiando di un passo e sorreggendosi alla porta, per evitare di finire in terra a causa della spinta ricevuta.

- Oh, già, certo... Temevo mi vedessero... - si scusò Lavi grattandosi imbarazzato la testa.

A quell'affermazione Kanda lo guardò più attentamente, ed i suoi occhi si spalancarono per lo stupore: indossava una divisa del Reich!

- Dove l'hai presa! Come hai fatto a... - l'inquisì immediatamente l'ufficiale a metà tra lo sbalordito e il furioso, con un tono tutt'altro che amichevole che fece tremare il povero malcapitato.

- Ecco io non volevo, ma lui ha detto che mi sarebbe stato più facile parlarti. - si giustificò Lavi, sorridendo nella speranza di essere perdonato.

Kanda prese un profondo respiro tentando di calmarsi ed evitare di uccidere seduta stante l'idiota davanti a sé.

- "LUI"? Lui chi? - chiese l'ufficiale Giapponese incredulo.

Kanda aveva già un'idea dell'unico idiota che poteva aver fatto una cosa simile, ma voleva la conferma dalla bocca di quest'altro idiota.

- Oh ecco, non so il nome, è un tipo col volto mezzo coperto. - Bookman jr gesticolò per aiutare la sua descrizione. - E' stato così gentile da aiutarmi, devo avergli fatto pena...

Kanda scosse il capo contrariato: Toma, come sospettava. Se quell'arpia dell'altro Comandante SS assegnato con lui agli ordini del Generale Tiedoll, Howard Link si fosse accorto della cosa avrebbero avuto tutti un mucchio di problemi. Quell'uomo era un gran bastardo quando si trattava delle regole e dei fottuti doveri di un ufficiale delle SS!

Maledizione.

Prese mentalmente nota di uccidere il suo attuale attendente più tardi. Perché gli idioti si riconoscono a vicenda, e lui sapeva bene di essere circondato da idioti, e... Oh, cazzo!

- Vieni dentro e spiegami che succede. - intimò al giovane facendosi da parte, e richiudendo la porta dopo che fu entrato.

- Ecco, è per il mio vecchio. Sono molto preoccupato e volevo sapere se ci sono notizie. - confessò Lavi lanciando uno sguardo speranzoso al Comandante delle SS ed avanzando di un passo verso di lui. Kanda sospirò, avrebbe dovuto saperlo che l'idiota non si sarebbe arreso. Si diresse in silenzio verso la scrivania rovistando tra un mucchio di scartoffie. Afferrò uno dei fogli e l'osservò a lungo prima di parlare ancora.

- E' sotto custodia, ancora non lo hanno interrogato. - disse infine il Comandante delle SS, e Lavi accasciò le spalle, abbattuto, chinando la testa.

- Non c'è niente che si possa fare? - chiese quindi, una vena di disperazione nella voce; l'altro scosse il capo.

- Bisogna solo aspettare. - concluse in tono piatto.

- Se... se è perché non ho nulla da offrirti in cambio, io... Ecco... Puoi avere me. - mormorò Lavi avvicinandosi allo scrittoio senza distogliere il suo unico occhio da quelli scuri dell'ufficiale Giapponese.

Kanda trasecolò, e il fatto che l'altro gli aveva appena dato del tu passò in secondo piano.

- Tu cosa? - esclamò incredulo.

- Non ho che il mio corpo da offrirti, quindi... - Kanda lo stroncò immediatamente.

- E' stato Toma a suggerirti una cosa così intelligente, vero? - notando lo sguardo interrogativo di Lavi l'ufficiale Giapponese si spiegò meglio. - L'imbecille che ti ha dato la divisa.

- Uh, no. Mi è stato detto che non hai interesse per le donne, così io ho creduto che... - Lavi avrebbe davvero voluto scusarsi, ma l'altro non lo lasciò finire.

- No. - Kanda serrò la mascella: ancora quelle dannate voci, se solo avesse pescato chi era che le metteva in giro... - Se considero una perdita di tempo correre dietro alle donne non significa che-- Oh, maledizione! - Kanda si portò una mano al viso.

Perché mai si stava giustificando con questo idiota poi, aveva dell'incredibile!

"DEVO LIBERARMI DI LUI.", gridava la sua mente sentendo che il suo già compromesso autocontrollo stava per abbandonarlo.

All'improvviso ebbe un'idea geniale: avrebbe passato la patata bollente al Generale Tiedoll. Così si toglieva due problemi in un sol colpo, il rapporto, e l'idiota. Ma prima...

- Dimmi chi è stato. - ordinò in tono minaccioso, ma ricevette di nuovo uno sguardo interrogativo. - Chi te lo ha detto! - ringhiò Kanda, e Lavi trasalì al nuovo cambio di tono.

- Ah, ecco... Uno studente che era con me in piazza ieri. - mentì Bookman jr, sperando di essere creduto. - Non so chi fosse, raccontavo l'accaduto e... - Kanda lo prese per un braccio, trascinandolo con sé.

- Andiamo, ti porto da qualcuno che può aiutarti. - scattò in tono furioso, costringendo il povero giovane sotto shock a seguirlo.

Persino gli studenti adesso! Se scopriva la fonte molte teste sarebbero cadute, si ripromise Kanda.


- Mi dispiace! - continuava a lamentarsi Lavi.

- Sta zitto e cammina! - continuava a ripetergli Kanda.

"Maledizione, se lo dice ancora una volta gli sparo qui in corridoio!", pensò Kanda esasperato, le dita che si contraevano per l'irritazione mentre camminava con passo rabbioso per il corridoio trascinando un lamentoso Lavi accanto a sé.

Arrivati davanti all'ufficio del Generale Tiedoll Kanda lasciò andare la manica della sua vittima accingendosi a bussare, quando questa parlò di nuovo.

- Davvero Kanda, mi dispiace! - il tono supplichevole che il giovane continuava a tenere irritò Kanda oltre il limite di sopportazione.

- Chiudi quella dannata bocca! - tuonò l'ufficiale Giapponese. - E non prenderti tutta questa confidenza! Devi rivolgerti a me come Herr Kanda, e non intendo ripeterlo una seconda volta!

- Oh, sì certo, mi dispiace...

Kanda roteò gli occhi, e stava per strangolare Lavi quando la porta davanti a loro si aprì.


All'interno dell'ufficio, Tiedoll stava ascoltando il rapporto di un altro ufficiale, quando entrambi gli uomini udirono un alterco piuttosto concitato proprio al di là della porta.

Il Generale sorrise, riconoscendo la voce di Kanda ed immaginando che l'altro dovesse essere il suo attendente visto che rispondeva in giapponese.

Il suo interlocutore si voltò perplesso, non riuscendo a comprendere una sola parola del discorso ma anch'egli immaginando si trattasse del Comandante Kanda, visto che era l'unico ufficiale a non parlare quasi affatto il tedesco.

Con un cenno del capo chiese al Generale Tiedoll il permesso di aprire la porta, e l'uomo dette il proprio assenso annuendo.


Kanda si voltò di scatto udendo il rumore dietro di sé, e si trovò a fissare il volto perplesso di Howard Link.

- Che sta succedendo? - chiese l'uomo senza scomporsi, fissando Kanda con interesse.

- Niente. - fu la risposta gelida di Kanda. - In ogni caso non ti riguarda.

Gli sguardi dei due ufficiali si incontrarono, e ognuno dei due sostenne quello dell'altro con aria di sfida, entrambi troppo sicuri di sé per concedere qualcosa all'avversario.

Lavi si mosse a disagio, presagendo che sarebbe diventato il bersaglio successivo di quell'uomo con la treccia.

- Chi è questa nuova recluta, non l'ho mai vista prima. - chiese Link accorgendosi solo allora che il giovane accompagnatore di Kanda non era il solito attendente.

Le iridi dell'ufficiale si dilatarono leggermente, e un sottile panico si impadronì di lui: come giustificare la presenza di Lavi?

- Oh, Yuu-kun, entra! - gli arrivò la voce di Tiedoll dall'interno, e Kanda questa volta l'accolse neanche fosse la luce di un faro in una notte senza stelle.

- CHE. - il giovane corrugò la fronte al suono del proprio nome, ma fu grato che il Generale l'avesse sollevato dal rispondere a quella domanda, ed entrò senza proferire parola, seguito da Lavi e da un insoddisfatto Howard Link.







Grazie a tutte coloro che hanno commentato facendomi sapere le loro impressioni e soprattutto ciò che è piaciuto di più della storia! Lo apprezzo moltissimo. Se a volte mi sfugge di aggiungere le risposte ai vostri commenti vi assicuro che non è perchè mi sono scordata di voi, ma che purtroppo il tempo è tiranno e non ho avuto modo di scriverle =___=
Se accade provvedo a rispondere nel capitolo successivo^^;;

Rebychan: Mi stuzzicava troppo vederli in questi panni, per una volta con Kanda in una posizione di potere. YES! Confesso che ho goduto a maltrattare Bookman, toglierlo di mezzo così è stato... appagante! XD Sì lo ammetto. u.u Per adesso ancora non si sa che fine farà il vecchiaccio, ma mi riservo di narrarlo con dovizia di particolari nei prossimi capitoli. Farà il suo dovere, lo prometto. *annuisce*

artemis89: XD Grazie per i complimenti, lieta che i miei sforzi siano apprezzati^^ Quando mi è stata proposta questa ambientazione, non ho potuto fare a meno di immaginare Kanda che bruciava i libri al vecchio Bookman... E non ho potuto resistere, ho dovuto scrivere questa storia XD

Ermellino: Concordo in pieno che Yuu sia dannatamente sexy in uniforme, qualunque essa sia...

Colgo l'occasione per segnalare che ho dovuto fare alcune piccole modifiche al capitolo uno, per una piccola incongruenza di date storiche^^

Come sempre, se ci sono problemi con l'HTML, vi prego di segnalarmelo così che io possa correggere gli errori!

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Capitolo 3
*** Chapter 3: Decisioni ***


DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D .Gray-man, è tutto in mano ad Hoshino sensei... Se fosse stato altrimenti... Lavi e Kanda sarebbero assieme da un bel pezzo!

ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!

ATTENZIONE! Razzismo e violenza! Per restare fedele al periodo storico scelto mi devo adeguare al modo di pensare del tempo, quindi se i riferimenti al Nazismo e alla sua ideologia vi offendono, non leggete. Ci tengo a precisare che non approvo in alcun modo il loro operato, sto solo usando l'ambientazione come sfondo.




Chapter 3 - Decisioni




Il Generale Tiedoll sedeva dietro una pesante scrivania, circondato da mucchi di scartoffie, la tazza del caffè ormai vuota da tempo abbandonata in un angolo tra una pila e l'altra; con ampi gesti delle braccia li invitò ad entrare, un'espressione gioviale sul volto.

- Vedo che mi hai portato la nuova recluta come ti avevo chiesto, bene, bene. - disse l'uomo sorridendo mentre valutava il nuovo arrivato.

Kanda sollevò un sopracciglio, ma non contraddisse il suo superiore.

- Signore, il soldato Michael Der Finder mi ha parlato di un giovane corrispondente alla sua descrizione - si intromise il Comandante Link indicando Lavi - che ha ostacolato Herr Kanda ieri durante il sequestro dei libri. Credo dovrebbe controllare...

- Oh, è tutto a posto Herr Link, il ragazzo è in regola. - affermò Tiedoll sotto lo sguardo strabiliato di Kanda. - Ora se vuoi scusarci, abbiamo delle cose da discutere sul suo assegnamento.

- Ah, certamente... Con permesso Herr General. - l'uomo si inchinò, quindi lasciò la stanza.

Seguendo con lo sguardo Link che usciva, il Giapponese prese nota che avrebbe dovuto spellare vivo quel Michael per aver fatto la spia... Dannatissima recluta assillante!

- Perché? - chiese subito Kanda.

- Bé, non vogliamo che questo povero ragazzo finisca male, vero? - Tiedoll fece loro cenno di sedersi, ma solo Lavi lo fece.

- Non mi ha risposto, Signore. Perché ha mentito? - insistette Kanda.

- Yuu-kun, Herr Link è una persona infida. - l'uomo fece una pausa, fissando Kanda negli occhi con espressione seria. - E sono sicuro che se mi hai portato qui questo ragazzo hai una buona ragione.

Il Giapponese sospirò, avanzando di un passo verso la scrivania del superiore, affiancando Lavi.

- Herr Link diceva il vero. Lui è il nipote del libraio che abbiamo arrestato ieri. - rivelò al Generale senza tanti giri di parole.

- Oh, davvero? - Tiedoll si fece improvvisamente molto interessato alla vicenda, e Kanda si maledisse per aver portato Lavi da lui. Sarebbe finita male, se lo sentiva.

- Sì. - confermò cercando di non apparire irritato dalla curiosità di Tiedoll. - Pare che siano due storici, e si erano mescolati agli Ebrei del ghetto per studiarne il modo di vivere. - Kanda ignorò l'espressione supplice di Lavi, continuando il resoconto dei fatti. - Il vecchio è un fanatico dei libri e si è opposto al sequestro, quindi l'ho fatto arrestare.

- Ed ora ti senti in colpa. - concluse il Generale, annuendo bonariamente.

- No! - scattò subito Kanda, sulla difensiva. - Io ho fatto solo il mio dovere. - precisò serrando i pugni, quindi puntò il dito contro Lavi. - Poi è comparso lui e ci ha raccontato questa storia fantasiosa.

- Tutto qui? - l'ufficiale annuì. Tiedoll sorrise all'altro giovane, spostando totalmente su di lui la sua attenzione. - E tu? Come ti chiami figliolo?

- L-Lavi. - rispose Bookman junior, incerto se usare più quel nome vista la piega che stava prendendo la situazione.

- Oh. Un nome Ebreo. - commentò Tiedoll, pensieroso.

- N-no, non sono Ebreo, che dannato guaio! - gemette Lavi prendendosi la testa tra le mani.

- CHE. Sii uomo e dì al Generale quel che hai detto a me. - sibilò Kanda con disprezzo. - Quest'idiota vorrebbe che liberassimo il suo vecchio.

- Yuu-kun, non essere rude e lascialo parlare. - Tiedoll si rivolse al giovane dai capelli rossi con fare paterno. - Coraggio Lavi, come mai sei qui? Non sei un soldato vero?

- Ecco, alcuni studenti che conosco mi hanno consigliato - notò lo sguardo di Kanda che lo fulminava, e modificò quel che stava per sfuggirgli di bocca - di chiedere clemenza al Comandante che aveva prelevato mio nonno, così sono venuto qui.

- Da solo? Che coraggio. - Tiedoll sorrise divertito. - E la divisa?

- Bé... Un soldato mi ha visto spaesato, ed ha chiesto cosa cercassi, e quando gli ho spiegato, lui ha - ehm - detto una cosa come 'non riuscirai mai ad avvicinare Herr Kanda vivo conciato così' e mi ha portato in un posto pieno di divise, dandomene una...

Tiedoll scoppiò a ridere, con sommo disappunto di Kanda e sotto lo sguardo stupito di Lavi.

- Toma, era di sicuro Toma, vero Yuu-kun? - indovinò il Generale tra le lacrime, cercando di porre un freno alle risa.

- L'idiota numero due, sì. - confermò il giovane ufficiale in tono tagliente, incrociando le braccia al petto.

- Lavi, hai documenti con te? - chiese Tiedoll, ora di nuovo serio, riflettendo su come risolvere al meglio quella faccenda aiutando il giovane; questi annuì, porgendo una tessera al Generale. - Ah, sei Italiano. Questo ci aiuta molto.

- Sono... Italiano? - mormorò Lavi, pensando a cosa diavolo avesse combinato il vecchio con i loro documenti.

- Ascolta figliolo, non c'è modo di far liberare tuo nonno se non si dimostra senz'ombra di dubbio che è un fedele suddito del Reich. - Bookman junior sospirò, abbattuto. - Ma se ti arruoli proverai di essere leale alla nazione, ed entro un mese tuo nonno sarebbe discolpato.

Kanda sgranò gli occhi: quell'idiota? Arruolato?

Anche Lavi era senza parole, ma capiva assolutamente la situazione: ormai aveva già addosso la divisa, non faceva poi molta differenza cosa diventava, se la cosa lo manteneva in vita.

- Accetto. - disse semplicemente.

- Ma Generale, non ha senso! - protestò energicamente Kanda, vedendosi già costretto a fargli da balia. - Non sappiamo nemmeno chi sia veramente costui!

- Suvvia Yuu-kun, questo giovane parla perfettamente il giapponese, è perfetto per diventare il tuo attendente personale.

- C-cosa? - Kanda non credeva alle proprie orecchie. Quell'idiota? Ad assillarlo ogni dannatissimo giorno della sua vita?

- Inoltre è Italiano, un alleato. Il suo arruolamento non sarà rigettato. - il Generale agitò la mano con aria condiscendente. - Sai anche il tedesco vero ragazzo? - Lavi annuì. - Benissimo! Allora è deciso.

Kanda scosse la testa sconsolato, mentre il giovane Bookman si chiedeva se i suoi guai fossero finiti o stessero appena per iniziare.

- Sarò al suo servizio quindi? - domandò temendo la risposta.

- Certamente. Gli farai da assistente ed interprete e magari riuscirai anche ad infilargli nella zucca un po' di tedesco! - l'uomo annuì ripetutamente, ed il suo pupillo gli rivolse uno sguardo rovente.

Kanda grugnì un'imprecazione, seguita da una seconda, una terza... Lavi, notando il profondo disappunto del suo futuro superiore, non poté fare a meno di sentirsi incastrato in una situazione più grande di lui, che lasciava presagire unicamente sviluppi spiacevoli.

- Posso andare? - chiese infine il Giapponese.

- Direi di sì, - consentì Tiedoll, strofinandosi il mento con fare pensieroso, come se stesse cercando di riepilogare mentalmente tutte le cose che doveva discutere con Kanda per assicurarsi di non aver tralasciato niente - ma lui viene con te. - aggiunse rivolgendo a Lavi uno dei suoi sorrisi, quindi spostando di nuovo lo sguardo su Kanda. - Da oggi è sotto la tua responsabilità. Occupati delle formalità necessarie, Yuu-kun.

- CHE. - digrignando i denti, Kanda afferrò Lavi per un braccio e lo trascinò fuori dalla stanza quasi di peso, ignorandone le lamentose proteste.

Tiedoll li guardò uscire sempre sorridendo, soddisfatto del proprio operato.

 


- Dove mi stai portando? - chiese Lavi in tono supplice.

- Sta zitto e cammina. - sibilò Kanda visibilmente furente, strattonando la sua nuova palla al piede.

"Me e le mie brillanti idee," recriminava tra sé l'ufficiale.

- Ma Yuu... - il giovane dai capelli rossi non fece in tempo a terminare la frase che si ritrovò sbattuto contro il muro più vicino, un braccio dolorosamente piegato dietro la schiena. - AWW! Perché? - gemette pietosamente, confuso.

- Non osare mai più chiamarmi per nome. - gli ruggì contro Kanda, rispondendo in tal modo alla domanda, il volto a pochi millimetri dal quello del giovane per essere sicuro che questi cogliesse la luce letale nei suoi occhi. - Mai più, capito?

- Ma il Generale... - protestò debolmente Lavi, ottenendo soltanto che la stretta sul suo braccio si inasprisse.

- Al Generale non posso impedirlo, a te sì. - dichiarò Kanda in tono mortale, aggiungendo l'altra mano a stringergli la gola, e Lavi non dubitò che avrebbe messo in atto quelle minacce.

Tuttavia era più forte di lui, doveva scoprire perché lo infastidiva così essere chiamato per nome.

- Hai un bel nome, è un peccato. - rantolò Lavi, voltandosi, per quanto gli era possibile in quella morsa d'acciaio, a guardare il suo torturatore e rivolgendogli un sorriso malizioso.

Risultato? Un altro giro.

Ancora un po' e gli avrebbe spezzato il braccio, eppure il giovane stolto continuava a guardarlo con quell'aria di sfida. Un cambiamento interessante, osservò Kanda compiaciuto.

- Non ti riguarda. Vedi di stare al tuo posto e non avrai guai. Altrimenti... - gli sussurrò all'orecchio sempre più minaccioso.

- Herr Kanda! - chiamò una voce da in fondo il corridoio. - Che succede?

Toma. Maledizione.

- E' tutto a posto. - rispose gelido il Giapponese, lasciando lentamente andare il suo futuro attendente personale. - Stavamo puntualizzando una cosa.

- Oh, Lavi... Vedo che avete già fatto amicizia. - commentò Toma in tedesco, riconoscendo il giovane e scambiando con lui un sorriso complice.

- Già. Siamo amici intimi. - convenne Bookman junior nella stessa lingua e in tono altrettanto ironico, massaggiandosi il braccio offeso.

- Se continuate a parlare tedesco in modo che io non capisca vi farò frustare. - li informò candidamente Kanda.

- Sì, Signore! - scattò sull'attenti Toma, scusandosi nel suo giapponese approssimativo. - Non lo farò più, Signore!

Lavi lo fissò costernato, chiedendosi a quel punto cosa esattamente lo aspettasse.

Era passata la mezzanotte quando infine Lavi fece ritorno al suo alloggio, se così lo poteva definire.

 


Cercò di fare meno rumore possibile, ma una volta dentro si accorse che era assolutamente inutile: tutti erano intenti ad adempiere i più disparati compiti e nemmeno si erano accorti del suo arrivo.

- Hey. - salutò il giovane Bookman, avvisando in tal modo che era rientrato.

In molti si voltarono per ricambiare il saluto e chiedere com'era andata, ma si bloccarono raggelati dallo spettacolo che si trovarono di fronte.

- A-Allen... - un ometto con gli occhiali spessi si aggrappò alla manica dell'Inglese, che, percependo la nota di panico nella voce del compagno, si girò subito verso di lui.

- Che ti prende Johnny? - chiese l'albino notando l'espressione terrorizzata dell'amico, e questi gli indicò in direzione di Lavi.

Ad Allen cadde la mascella quando il suo sguardo si posò su Bookman junior.

- Lavi! Che diavolo è successo! - esclamò gesticolando verso l'altro giovane, interrompendo qualunque cosa stesse facendo un attimo prima ed avvicinandosi a lui.

Lavi notò il silenzio che era caduto improvvisamente nella stanza, realizzò che tutti lo stavano fissando, e di riflesso si guardò addosso: "Oddio, la Divisa!"

Rise nervosamente grattandosi la nuca, mentre pensava a come giustificare l'accaduto e rassicurarli.

- Ecco, non è come credete...

- Indossi un'uniforme delle SS Lavi, non mi dirai che è uno scherzo o che l'hai rubata! - lo incalzò Allen in tono accusatorio.

- No... - rispose debolmente il giovane dai capelli rossi.

- Sanno che sei qui? - prima ancora che Lavi potesse obiettare, Allen continuò. - Lascia stare, ti avranno senz'altro fatto seguire.

- No, impossibile, solo Yuu sa che vivo nel ghetto, e non... - l'Inglese lo interruppe, sempre più allarmato.

- Chi è questo tizio? - chiese a bruciapelo; vedendo che Lavi abbassava lo sguardo con aria colpevole, Allen fece subito due più due. - Kanda? E' lui? Ti permette di usare il suo nome? - il giovane era allibito da quella scoperta.

- Ehm, sì e no... - confessò Lavi; il suo interlocutore apparve confuso. - Sì, è il nome di Kanda, e no, non mi permette di usarlo, ma ogni tanto mi scappa detto...

- Lavi che significa? Parli di quel Kanda come se foste amici... - il ragazzo albino lo prese per le spalle, scuotendolo con forza. - Quell'uomo è un mostro, faresti meglio a stargli lontano! Invece? Vuoi spiegarmi?

- A me non sembra che Kanda sia terribile come dici... - obiettò Lavi, subito sulla difensiva. "Certo, se si ignora la sua tendenza a diventare violento," aggiunse mentalmente.

- Lavi! Ti prende in giro, ti sta usando! - lo mise di nuovo in guardia Allen, sperando di riuscire a farlo ragionare questa volta, e il giovane dai capelli rossi sollevò lentamente il capo a guardarlo.

- Non sono sicuro. - rispose; a quelle parole Allen scosse il capo con aria rassegnata, ma Lavi continuò. - Ciò di cui invece sono certo è che non avevo altra scelta per far liberare mio nonno.

- Non capisco. - il giovane albino temeva di ascoltare quel che l'altro gli avrebbe risposto, ma pose ugualmente la domanda. - Dove vuoi arrivare?

- Dovevo dimostrare la mia fedeltà al regime, mi sono arruolato Allen. - l'Inglese lo fissò a bocca aperta, era peggio di quel che pensava. Molto peggio. - Non fare quella faccia, sai anche tu che è così. Ora le accuse cadranno.

- Non ci contare. - Allen scosse il capo, guardandolo come si fa con un povero illuso.

- Sono l'attendente personale di Kanda, non hanno motivo di dubitare di me. Riuscirò a far liberare il mio vecchio.

- Kanda ha voluto... - mormorò Allen.

- No, mi ha assegnato a lui il Generale Tiedoll. In realtà a Yuu non sono affatto simpatico... - si strinse nelle spalle. - Non ho potuto evitarlo, è la mia unica speranza.

- Finirai nei guai Lavi. - Allen scambiò occhiate eloquenti con tutti gli altri presenti. - Domani non ci troverai più qui. Spero per te che ciò che hai fatto serva a qualcosa.

La sera dopo, al suo ritorno, Lavi trovò l'appartamento vuoto.

 


Kanda si accorse subito che qualcosa non andava nella sua nuova palla al piede, perché.. la suddetta seccatura quella mattina non era affatto seccante. Per la precisione, non aveva proferito parola da che era entrato nel suo ufficio con dei documenti da visionare.

L'ufficiale era rimasto molto sorpreso di riceverli in giapponese, e si domandava come avesse fatto Lavi a trascriverli in così breve tempo. Ora il giovane era in piedi alle sue spalle, immobile, in attesa che finisse di leggere, e Kanda trovava la cosa estremamente irritante.

- CHE. - sbottò esasperato dal prolungarsi del silenzio. - Allora?

- C-come? - Lavi trasalì, colto di sorpresa dalla domanda.

- Sei distratto. Deconcentrato. - il Giapponese incontrò lo sguardo del suo attendente, e vi lesse incertezza. - La vita privata è affar tuo, ma se influenza il tuo rendimento allora diventa anche mio. - Lavi distolse lo sguardo mordendosi un labbro, ma non rispose. - Se non vuoi dirmi qual'è il problema perché temi di essere punito, prometto di non farlo. - Kanda sospirò, smise di prestare attenzione ai documenti e tirò indietro la sedia intenzionato ad alzarsi.

- Non ho più un posto dove stare. - disse semplicemente il giovane dai capelli rossi. - O meglio, sono rimasto solo e credo che dovrò andarmene da dove vivevo, non posso più permettermelo.

- Capisco. - Kanda sollevò un sopracciglio. - I tuoi amici studenti sono scappati appena vista la divisa. - Lavi annuì, l'espressione triste. - Allora puoi fare a meno di loro, non ti erano affatto amici.

Il commento dell'ufficiale sorprese molto il giovane Bookman, non credeva avesse considerazione per i sentimenti degli altri, amicizia inclusa.

- Ritengo che una sessione di addestramento ti possa giovare. Seguimi. - senza aspettare risposta Kanda si alzò guadagnando la porta. - Risolveremo la questione alloggio più tardi. - aggiunse mentre uscivano.

 


Lavi non aveva mai faticato tanto in vita sua. Non si aspettava che il Giapponese intendesse insegnargli i rudimenti del combattimento corpo a corpo, ma doveva dargli ragione: ora si sentiva molto meglio.

Inoltre, sembrava che Kanda avesse apprezzato molto il suo impegno, a giudicare dal ghigno soddisfatto che gli incurvava appena le labbra.

Altrettanto soddisfatto era stato il loro pubblico, tutte le reclute avevano smesso di esercitarsi per guardarli, e Lavi immaginava che avrebbero avuto materiale su cui sparlare per mesi; non dovevano aver visto spesso - vale a dire MAI - il loro Comandante addestrare personalmente una recluta...

Fuori dalle docce, Kanda riprese distrattamente l'argomento 'alloggio' mentre si asciugavano.

- Appena sei pronto andiamo a prendere le tue cose. - stabilì l'ufficiale, senza neanche degnarsi di chiedere il parere dell'attendente. - Starai nel dormitorio con le altre reclute.

- Ah... Ecco... - Lavi lo guardò imbarazzato non sapendo come rifiutare.

- Che c'è? - sbuffò il Giapponese visibilmente irritato.

- Io ho... molti libri. - Bookman junior vide che il suo superiore sembrava quasi divertito da quella confessione.

- Certo, rari e preziosi. Li terrai nel mio ufficio per ora, insieme a tutto ciò che hai di valore. - Kanda immaginava che ci fossero in mezzo molti titoli 'proibiti' ma non gli importava affatto.

- Grazie. - Lavi gli sorrise, lieto di poter conservare al sicuro le cose del suo mentore fino al ritorno di quest'ultimo.

- Non ringraziarmi. Lo faccio solo perché mi sei utile. - precisò Kanda in tono piatto, stringendosi nelle spalle. Ma Lavi ormai si era convinto che il giovane Giapponese non fosse così spietato come voleva far credere a tutti, quindi non smise di sorridergli.

Kanda sbuffò seccato dall'atteggiamento sempre così informale dell'attendente, facendogli cenno di seguirlo appena furono pronti.


Allen vide un'auto delle SS fermarsi davanti al loro ex-rifugio, e sebbene si aspettasse una cosa del genere, rimase scioccato nel vederne scendere Kanda in persona, seguito obbedientemente da Lavi, mentre l'autista aspettava a motore acceso. Osservò mentre entravano, ed aspettò pazientemente di vedere cosa succedeva: dopo nemmeno mezz'ora Kanda e Lavi uscirono, e quest'ultimo aveva con sé una valigia. Poi l'autista scese e caricò nel bagagliaio tre scatoloni, che l'Inglese era sicuro dovessero contenere i libri di Bookman.

E così Lavi era passato completamente al nemico. Kanda l'aveva plagiato senza difficoltà, rifletté il ragazzo albino mentre faceva cenno al compagno accanto a sé di avvisare Johnny. L'uomo, che rispondeva al nome di Tup annuì e corse via, per quanto la sua stazza gli permettesse di fare. Lavi sembrava davvero in confidenza con quel Kanda, da come gli sorrideva e gli parlava e lui lo lasciava fare, il che aveva dell'incredibile considerato che l'ufficiale delle SS era famoso per non fidarsi di nessuno e non legare con nessuno.

Allen sospirò. Forse Lavi era più bravo di quel che credeva a farsi benvolere dal prossimo, e la cosa poteva tornargli molto utile. Con un ghigno soddisfatto abbandonò la sua postazione di guardia, non appena la camionetta militare fu ripartita.

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Capitolo 4
*** Chapter 4: Doppio Gioco ***


DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D. Gray-man, è tutto in mano ad Hoshino sensei... Se fosse stato altrimenti... Lavi e Kanda sarebbero assieme da un bel pezzo!

ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!




Questo capitolo di "From Doomsday to Doomsday" è pubblicato per il LAVIYU FESTIVAL!


Benvenuti al LaviYu Festival, evento giunto alla sua seconda edizione!


Organizzato dalle fan di tutto il mondo, il Festival si colloca a cavallo dei compleanni di Lavi e Kanda, iniziando il 6 Giugno, data del compleanno di Kanda, e culminando nel LaviYuu day, che è stato scelto esattamente a metà fra le due ricorrenze, l'8 di Luglio, per terminare il 10 di Agosto con il compleanno di Lavi.

Quest'anno l'evento ha un programma con anche contest legati alla coppia, trovate il link alla discussione ufficiale nel mio profilo, e nella discussione il link al sito ufficiale Inglese dell'evento con il programma completo.






Chapter 4 – Doppio Gioco



La mattina seguente Lavi riorganizzò completamente l'ufficio di Kanda, mentre l'ufficiale terminava di analizzare i documenti che aveva lasciato in sospeso dal giorno prima.

O almeno, tentava disperatamente di studiarli; con uno iperattivo come Lavi intorno, Kanda si rese ben presto conto che era impossibile concentrarsi su qualcosa per più di cinque minuti consecutivi, prima che questi lo chiamasse per chiedergli un parere o più semplicemente iniziasse a parlargli di sé e del suo lavoro prima di conoscerlo.

- Devo lasciarli negli scatoloni? - esordì all'improvviso il giovane, indicando tre grossi pacchi ammucchiati nell'angolo più lontano dalla porta, i quali contenevano le cose prelevate nel suo ex-appartamento. Aveva appena terminato di sistemare tutti i libri (che erano assai pochi in verità) presenti nella stanza, creando un intero vano libero nello scaffale.

- Scegli quelli che ti pare fino a riempire il dannato buco, ma fallo in silenzio. - Kanda espirò rumorosamente scoccandogli un'occhiata irritata, poggiando poi un gomito sul bordo della scrivania e la fronte sul palmo aperto della mano, tentando di tornare a focalizzare l'attenzione sul lavoro.

Lavi si affrettò ad obbedire, sorridendo tuttavia al suo giovane superiore con aria speranzosa.

- Yuu, posso spostare anche questi? - chiese ancora, mostrando a Kanda un mucchio di fascicoli accatastati sopra e di fianco ai numerosi manuali di regolamenti militari, il sorriso accattivante di cui era così prodigo di nuovo stampato sul volto.

- Possibile che tu non riesca a stare a bocca chiusa per almeno due minuti consecutivi? - scattò Kanda con un gesto rabbioso, spazzando le carte dalla scrivania e mandandole a spargersi in terra sotto lo sguardo mortificato di Lavi.

- Ma Yuu... - cercò di giustificarsi il giovane, ottenendo solo che Kanda si alzasse dalla sedia sbattendo con violenza entrambi i pugni sulla scrivania, facendolo sussultare per la brutalità di quella reazione.

- Ti ho già mostrato cosa può succederti se continui ad usare il mio nome, o sbaglio? - sibilò Kanda in tono mortale, trapassandolo con lo sguardo. Lavi deglutì a fatica, annuendo più volte.

- O-OK... Ricevuto... - balbettò raggelato, grattandosi nervosamente la chioma ribelle. Yuu sapeva davvero essere terrificante a volte. Rimase impalato a fissarlo mentre il giovane ufficiale tornava a sedersi come se nulla fosse accaduto, freddo e scostante come pochi attimi prima.

- Raccogli quei documenti. - ordinò quindi all'attendente con noncuranza.

Lavi ubbidì in silenzio, porgendoglieli e tornando poi ad occuparsi del riordino senza più proferire parola, dedicandosi questa volta allo schedario dell'ufficiale Giapponese.

Il giorno dopo comparve un nuovo scaffale nell'ufficio di Kanda, con tanto di sportelli e serratura, e grande abbastanza da contenere tutti i volumi appartenuti al vecchio Bookman, ora gli unici averi rimasti a Lavi di suo nonno.

Il giovane si avvicinò al mobile con reverenza, toccandolo come se non credesse a ciò che vedeva il suo unico occhio, quasi si aspettasse che non fosse reale; poi di scatto si voltò verso Kanda, allargando le braccia.

- Grazie, Yuu! - esclamò cercando di abbracciarlo, e ricevendo un gancio allo stomaco in risposta. Lavi si aggrappò all'ufficiale Giapponese ridendo di cuore, quasi il pugno appena incassato non l'avesse per nulla raggiunto.

- TCH! Sei un caso senza speranza, - sentenziò Kanda cercando di divincolarsi – lasciami andare immediatamente o ti farò molto male, è una promessa!

Lavi si scostò da lui lentamente, sorreggendosi alle sue spalle per un momento, per poi barcollare indietreggiando di un passo, il braccio destro premuto contro lo stomaco. Ma il sorriso accattivante era ancora lì, notò Kanda con incredulo stupore. Quel giovane era una causa persa, insegnargli un minimo di disciplina pareva davvero un impresa impossibile.


Quei sommovimenti continuarono per l'intera settimana, suscitando la curiosità di tutti. Ognuna delle reclute era ansiosa di conoscere il nuovo attendente del loro Comandante Giapponese, sicura che non sarebbe durato più di due giorni, e trovandosi estremamente contrariata nello scoprire suo malgrado che aveva torto quando l'ex-attendente del Comandante, una recluta che tutti conoscevano soltanto come Michael, passava ad incassare i soldi della scommessa...

Sebbene non la smettesse un attimo di parlare, Kanda trovava che il giovane dai capelli rossi avesse le qualità necessarie per riuscire nel suo lavoro, pur mancando totalmente di disciplina: metodico, preciso, veloce, istruito. Anche intelligente, benché si comportasse tutto il tempo come un idiota, cosa cui ormai il Giapponese si era rassegnato, visto che si accompagnava anche al sottufficiale che ogni tanto gli aveva fatto da interprete, Toma Sucher.

"Coppia perfetta di idioti," pensò scuotendo il capo.

- Yuu, questo dove lo metto? - provenne in quel momento dall'unico presente dei due sopracitati idioti.

Kanda sollevò di scatto il viso e contestualmente un sopracciglio, scoccandogli uno sguardo omicida, ma l'altro invece che tremare gli rivolse uno dei suoi sorrisi disarmanti.

Un'altra cosa cui doveva arrendersi: Lavi non avrebbe mai smesso di chiamarlo per nome.

In quel momento entrò Toma portando la notizia che la Gestapo aveva sequestrato molte tonnellate di libri riguardanti il marxismo, destinati anch'essi ad essere bruciati.

Era il 22 Maggio 1933.



Lavi si era perfettamente adattato al nuovo stile di vita, e dopo il primo traumatico impatto con la camerata di reclute cui era stato assegnato, vivere promiscuamente con tutte quelle persone ora non gli sembrava più così terribile, anzi si era fatto anche alcuni amici fra quei soldati.

Con due di loro in particolare si intratteneva spesso, un Tedesco dall'aria schiva con cui giocava a scacchi ed un Rumeno piuttosto ingenuo cui vinceva quasi ogni volta metà paga a poker, per poi puntualmente rendergliene buona parte impietosito dai piagnistei del giovane.

Proprio con quest'ultimo Lavi si trovava particolarmente a suo agio, forse perché non si curava affatto di chi fosse o agli ordini di chi servisse, quindi non poneva mai domande su Kanda o sui compiti che questi gli affidava.

Inoltre il giovane Rumeno gli era molto simpatico anche per l'aspetto bizzarro che ricordava il classico vampiro Transilvano, motivo per cui Lavi ad un certo punto gli affibbiò il nomignolo 'Herr Vampir'.

Tuttavia non poteva fare a meno di chiedersi fino a quando gli immigrati dai paesi adiacenti la Germania sarebbero rimasti benvoluti all'interno del sistema, se come tutti sembravano credere il Nazismo si stava orientando all'intolleranza assoluta verso tutti i non Tedeschi.

Purtroppo le cose non erano andate affatto come Lavi sperava, e dal giorno in cui si era arruolato non era riuscito ad avere una singola notizia sul nonno adottivo; il vecchio Bookman sembrava svanito nel nulla, inghiottito dalla burocrazia del Reich a sentire il Generale Tiedoll.

Ma Kanda era stato molto diretto con lui, rivelandogli senza tanti giri di parole che la difficoltà di rintracciare il nonno era senza alcun dubbio dovuta all'inimicizia tra lui ed un altro Comandante delle SS, che a suo avviso si era adoperato perché si perdesse ogni traccia dell'anziano studioso; ed aveva fatto davvero un ottimo lavoro.

Neanche il Generale Tiedoll era riuscito a farsi dire dove lo avessero rinchiuso. Sembrava davvero che quel Link avesse amicizie molto potenti fra le alte sfere.

- Yuu? - la voce di Lavi riscosse Kanda, spezzandone la concentrazione, ed il giovane sollevò la testa dai documenti che stava esaminando, l'espressione contrariata ed un sopracciglio sollevato come sempre nell'udir pronunciare il proprio nome.

- Che c'è adesso? - rispose in tono seccato, rivolgendo al suo attendente uno sguardo truce, aspettandosi ancora qualche richiesta assurda o che il giovane iniziasse a raccontargli cose che lui non voleva ascoltare.

- Pensi che mio nonno sia morto? - chiese invece Lavi in tono triste, lasciando Kanda sconcertato, e soprattutto senza alcuna risposta da dare.

- E' possibile. - ammise l'ufficiale in tono calmo, come se parlasse del tempo. Il volto di Lavi non mostrò reazione, ma gli angoli della bocca gli si incurvarono in una smorfia amara.

- Già... - il giovane annuì e si voltò, tornando a rovistare fra i libri sullo scaffale pretendendo di cercare qualcosa. Kanda sospirò, alzandosi in piedi, attirando in tal modo di nuovo su di sé l'attenzione del giovane Bookman.

- Credimi, sto facendo quanto in mio potere per rintracciarlo, ma tuo nonno sembra essere sparito senza lasciare traccia. - fece una pausa, incontrando lo sguardo triste di Lavi; poi sollevò una mano chiusa a pugno con fare irritato, quasi volesse colpire qualcuno a lui ben noto violentemente con essa. – Persino i soldati che lo hanno portato qui al comando delle SS non sanno dire che fine abbia fatto dopo. O almeno giurano di non saperlo.

- E tu... sei convinto sia opera di quel Link? - azzardò di chiedere Lavi, sebbene timoroso della possibile reazione del suo Comandante a quella domanda.

- Mi sta sfidando, quel maledetto! - scattò Kanda con ira, sbattendo le mani sulla scrivania col solo risultato di gettare in terra metà dei documenti che stava studiando. - Ma non può nasconderlo per sempre, qualcuno parlerà prima o poi!

Lavi sorrise, raccogliendo le carte dal pavimento e riconsegnandole fra le mani di Kanda, che lo fissò per un attimo con sorpresa, rendendosi conto di aver appena ammesso di essersi preso molto a cuore l'intera faccenda.

- Grazie. - disse Lavi in tono pacato. - Se non hai bisogno d'altro torno ad occuparmi delle traduzioni per la riunione di domani.

L'ufficiale Giapponese fece un cenno affermativo col capo, seguendo il giovane con lo sguardo mentre lasciava la stanza.



Quella sera nel dormitorio Lavi si accingeva a spogliarsi per prepararsi ad andare a dormire, la sua espressione solitamente allegra rimpiazzata da una corrucciata.

Si era appena seduto sulla branda, completamente assorto nei propri pensieri, quando gli si avvicinarono due dei soldati con cui aveva legato meglio, apparentemente sul piede di partenza a giudicare dal bagaglio che portavano con loro.

- Notizie di Bookman? - chiese il più basso dei due, un giovane mingherlino dai lineamenti affilati e dal naso prominente. Questi era di origini Turche a quel che diceva, ma la sua famiglia risiedeva in Germania da prima della sua nascita, così lui aveva accettato di buon grado l'arruolamento. - Ti vedo piuttosto abbattuto, ragazzo! - il soldato gli posò una mano sulla spalla, e Lavi gli rivolse uno sguardo addolorato.

- No. - sospirò, rivolgendo ai due amici un sorriso triste. Si strinse nelle spalle. - Yuu dice che potrebbe essere morto. - rivelò quindi con una nota di amarezza nella voce.

- Se insisti a chiamare Herr Kanda per nome uno di questi giorni ti farà frustare. - commentò il giovane magro, ridacchiando con fare allusivo.

- Daysha! - esclamò l'altro soldato, quest'ultimo di origini Austriache, un uomo alto e corpulento ma dall'espressione gentile, strattonando il compagno con aria di rimprovero. - Ti pare il caso di dire una cosa del genere in un momento come questo? - il soldato che rispondeva al nome di Daysha si voltò verso di lui allargando le mani con fare innocente.

- Cercavo solo di tirarlo su di morale. - si difese, tornando poi a rivolgersi a Lavi. - Ehi, su con la vita, amico mio! Herr Kanda esagera sempre, non devi pensare subito al peggio. - assestò all'amico una pacca sulla spalla, cercando di scuoterlo da quello stato di prostrazione. - Lo troverà vedrai.

Lavi annuì lentamente e si alzò in piedi, in attesa di sapere dove fossero diretti i due soldati e per quanto tempo sarebbero stati via.

- Ci proverò. - promise cercando di sembrare convincente, e fallendo a metà. - E' difficile per me vivere in questo ambiente, non sono tagliato per la vita militare. - sorrise ancora, questa volta con maggior convinzione, e Daysha restituì il sorriso, soddisfatto del proprio operato.

- Purtroppo dobbiamo separarci, ma sono sicuro che potremo vederci ugualmente di tanto in tanto, e magari organizzare qualche bella partita a carte. - disse il soldato mingherlino abbracciando l'amico.

Lavi lo fissò sorpreso, la confusione che si faceva strada sul suo volto stanco.

- Volevamo salutarti prima di spostarci. - spiegò Daysha, toccandogli il mento con il pugno chiuso in un gesto giocoso. - E raccomandarti di avere cura di te.

- Siamo stati promossi. Siamo Caporali ora. - rivelò l'altro soldato, annuendo in risposta alla domanda inespressa di Lavi. - Ci trasferiamo nelle camerate dei sottufficiali. Ma resteremo in contatto, è una promessa. Se avrai bisogno di noi potrai sempre contare sul nostro aiuto. - anche il giovane più alto abbracciò l'amico, quindi i tre si congedarono, e Lavi sedette nuovamente sulla branda, guardandoli allontanarsi.


Appena fuori portata d'orecchio, Daysha rivolse al compagno la domanda che gli ballava nella testa dal momento in cui Lavi aveva detto loro di Bookman.

- Marie. Anche tu pensi che Bookman sia morto vero? - l'altro giovane dette un cenno d'assenso col capo, l'espressione grave. - Ci avrei scommesso, sei un grosso bugiardo, sai? - Daysha lo fissò sollevando un sopracciglio con evidente aria d'accusa.

- Non sono io quello che gli ha dato false speranze. - protestò Marie in tono pacato. - Povero Lavi, dovremmo accennare la cosa al Generale Tiedoll, magari potrebbe dare una mano al Comandante Kanda. - i due sottufficiali scambiarono uno sguardo eloquente, e Daysha concordò in pieno, sebbene con qualche perplessità in più dell'amico.

- Non ci vuole un genio ad immaginare chi c'è dietro la sparizione del nonno di Lavi. - il giovane si strofinò il mento con fare pensoso, dondolando la borsa contenente i suoi pochi averi nell'altra mano, mentre entrambi i soldati continuavano a camminare verso il loro nuovo dormitorio. - Herr Link è un uomo pericoloso, si dice che abbia amicizie molto in alto tra i vertici del Reich. Herr Kanda farà bene ad essere prudente.

- Tutti noi faremo meglio ad esserlo. - sottolineò Marie in tono preoccupato. - Molto prudenti.



Di nuovo solo con i suoi pensieri, Lavi prese distrattamente in mano uno dei pochi libri che aveva potuto portare con sé nel dormitorio, intenzionato a leggerlo finché non fosse stato ordinato lo spegnere le luci.

Lo aprì con attenzione, sfogliando le prime pagine ed immergendosi con interesse nella lettura; il volume trattava dei miti Greci, un argomento che Lavi amava particolarmente, ed il giovane si soffermò a lungo sulle leggende relative alle costellazioni.

La nascita dei segni Zodiacali lo aveva sempre affascinato. Rileggeva ogni volta con piacere quegli argomenti, sognando gli eroi che avevano preso parte agli eventi, immaginando ogni singolo dettaglio con estrema precisione.

Stanco, afferrò la sottile striscia di stoffa che faceva da segnalibro, per spostarla sulla pagina cui era arrivato e poi riporre il volume, intenzionato a mettersi a dormire, quando un foglio cadde dal suo interno.

Lavi lo osservò con curiosità, chiedendosi che genere di appunti potesse aver lasciato nel libro, e restando sconcertato dalla scoperta che fece: il foglio era un messaggio di Allen.

"Cerca il Sagittario," era scritto in stampatello su di esso, ed un'immagine del Centauro celeste nell'atto di tendere l'arco verso le stelle che lo circondavano era disegnata con perizia al suo centro.

Aveva tutta l'aria di essere il volantino pubblicitario di un qualche locale, ma non c'erano riferimenti a nessun indirizzo; certo era che Allen stava cercando di indicargli il luogo dove poterlo incontrare, senza rischiare che chiunque avesse aperto quel libro lo scoprisse.

Tuttavia anche lui per il momento brancolava nel buio. La seconda frase che campeggiava intorno al disegno poi era ancora più criptica: "Il fuoco degli astri indica il tuo destino".

Cosa cercava di suggerirgli con quelle parole? Giusto in quel momento fu ordinato lo 'spegnere le luci' e l'analisi di qualunque cosa si agitasse ora nella mente di Lavi dovette necessariamente essere rimandata al giorno seguente.

Il giovane richiuse il libro con il volantino al suo interno e si rannicchiò sotto le coperte per concedersi un meritato riposo.



Strani sogni si impadronirono del subconscio di Lavi quella notte, e si ritrovò trafitto dalla freccia del Sagittario del cui mito aveva letto nel libro; la creatura gli si era avvicinata con fare amichevole come se lo conoscesse, ed improvvisamente non aveva più quattro zampe ma due ricoperte di corta pelliccia, come fosse piuttosto un satiro, e brandiva il suo arco contro di lui.

Il volto dell'arciere fu illuminato dalla luce e Lavi riconobbe in lui Allen, che gli sorrideva con fare rassicurante, e con quel sorriso sulle labbra tese l'arco, scoccando una freccia che gli si conficcò nel cuore; poi la massa biancastra dei capelli del giovane si mutò in criniera, e la sua figura divenne completamente equina, uno stallone bianco, con... con un corno in fronte... e lo calpestò.

Lavi si svegliò di soprassalto, madido di sudore ma lieto che si fosse trattato solo di un brutto incubo; si passò una mano sulla fronte, riadagiandosi poi lentamente sulla branda, il respiro irregolare ed il cuore che batteva all'impazzata.

Il messaggio di Allen era una trappola, ne era certo, ed il sogno gli suggeriva la medesima conclusione; tuttavia il giovane era deciso a decifrarlo e ad incontrare l'ex-amico. Magari nel suo ambiente qualcuno poteva aver avuto notizie dell'attuale luogo di prigionia in cui era tenuto suo nonno.

La giornata passò fra l'interminabile riunione dei vertici delle SS, in cui si decisero misure di sicurezza da adottare per prevenire manifestazioni popolari contro il Reich, visti i recenti disordini dovuti all'ordine di scioglimento dei partiti facenti parte del sistema elettorale dell'ormai defunta repubblica di Weimar, e l'organizzazione delle forze che avrebbero messo in atto tali misure.

Lavi quindi non ebbe un solo istante per riflettere sul misterioso volantino ed il suo invito a cercare il Sagittario. Così quando a sera rientrò nella camerata era piuttosto impaziente di studiarne immagine e frasi. Il fuoco degli astri, a cosa mai poteva riferirsi?

- Ehi, Lavi! Stando al servizio del Comandante Kanda ti sei ridotto a leggere l'Oroscopo? - lo canzonò un'altra recluta vedendo che fissava rapito l'immagine sul volantino. - Brucia quella roba, è meglio, ti spillano solo soldi!

Brucia... La parola echeggiò nella mente di Lavi come il responso di un oracolo, ed il giovane si riscosse all'istante, l'unico occhio esageratamente aperto a causa della rivelazione che lo aveva appena colpito.

- Oh, era giusto quello che stavo per fare! - rispose ridacchiando, grattandosi con fare impacciato la nuca; immediatamente dopo frugava tra le sue cose sotto la branda alla ricerca di una candela.

Avrebbe dovuto pensarci subito, uno come Allen non poteva che ricorrere a quel tipo di protezione per un eventuale messaggio! Semplice, ma allo stesso tempo insospettabile, proprio perché troppo stupido come metodo per far filtrare informazioni in codice...

Trovata la candela l'accese senza curarsi se qualcuno lo stesse osservando, e posizionò il foglio sulla fiamma, badando bene che ne venisse lambito ma non arso, e presto delle scritte blu apparvero fra le stelle attorno alla figura del Sagittario. Inchiostro simpatico, proprio come sospettava!

Memorizzò al volo l'indirizzo indicato e spense la candela, nascondendo di nuovo il volantino nel libro; l'indomani che aveva la mattinata libera si sarebbe recato in quel posto.



Lavi vagava ormai da più di un'ora per il quartiere segnalato nel messaggio, ma del fantomatico locale con le insegne del Sagittario nemmeno l'ombra. Eppure era sicuro di non sbagliare, il posto era certamente quello, anche se l'indirizzo non era preciso, il ritrovo di Allen ed i suoi amici doveva essere nei paraggi; si trattava solo di trovarlo, certo...

Mentre quei pensieri gli affollavano la mente, il giovane passò davanti ad una vetrata semi-opaca dal colore biancastro, sulla quale dei guizzi di azzurro attirarono la sua attenzione. Si voltò di scatto a guardarla meglio.

Alla sua sinistra, su quella vetrina, c'erano proprio dipinte delle stelle, anche se non riusciva a dire se formassero o meno una qualche costellazione; tuttavia le linee fra loro suggerivano un qualcosa d'altro, e Lavi si allontanò di qualche passo per avere una visuale intera del pannello.

A volte l'occhio cieco era una limitazione davvero seccante, quando le superfici da osservare erano così grandi! La figura che si distingueva sfumata fra le stelle era proprio quella riprodotta sul volantino: il centauro che tendeva l'arco, simbolo astrale del Sagittario.

L'aveva trovato, quello era il posto. Tuttavia non sembrava un locale dove radunarsi, era una bottega comune; Lavi entrò ostentando indifferenza, e si ritrovò dentro una panetteria. Sebbene fosse assai sorpreso della cosa non lo dette minimamente a vedere, fingendo di osservare le varie specialità prodotte dal fornaio che gestiva il negozio, e dopo alcuni minuti che era entrato si avvicinò al bancone per chiedere cautamente informazioni.

L'uomo dall'aspetto bizzarro che lo accolse non poteva in alcun modo essere Tedesco, con un tono di carnagione così scuro, la pettinatura insolita che gli separava i capelli in due code basse, bendate strettamente per quasi l'intera lunghezza, ed il chakra rosso che aveva dipinto in fronte. Il tutto era completato da un paio di occhiali scuri dalla forma improbabile, quasi fossero il frutto della mente malata di Komui; quindi forse era nel posto giusto dopotutto, valeva la pena tentare.

- Salve. Mi hanno indirizzato qui per parlare con una persona, un certo Allen Walker. - affermò Lavi una volta rimasto il solo avventore nel negozio.

L'uomo, che presumibilmente aveva origini indiane secondo le conoscenze del giovane Bookman, cambiò subito espressione, smettendo di sorridere e squadrandolo da capo a piedi.

- Non conosco nessuno con quel nome, mi dispiace ragazzo. - rispose il panettiere appoggiando un gomito sulla sommità del vetro che proteggeva il suo bancone e reclinando il viso ad incontrare il pugno chiuso, il sorriso sornione che gli ricompariva sulle labbra.

- E' sicuro? - Lavi gli mostrò il volantino, e l'uomo sollevò un sopracciglio. - Allen mi ha mandato questo con le indicazioni per arrivare qui. - spiegò ancora sperando di farsi riconoscere, in caso la reticenza del suo interlocutore fosse dovuta al sospetto che potesse essere della polizia del Reich.

- Ammetto che somiglia al disegno sul mio vetro, ma non ho mai visto prima quel volantino, ragazzo mio. - insistette il panettiere senza cambiare posa od espressione. Lavi sospirò, non ne avrebbe mai cavato nulla. Borbottò un grazie, voltandosi per lasciare il negozio, inseguito dalla voce sinuosa dell'asiatico che rispondeva allegramente. - Però torna a trovarmi se ripassi di qua!

L'uomo seguì Lavi allontanarsi finché non fu fuori visuale, quindi chiuse la porta a chiave e scomparve nel retrobottega.


Appena fuori, Lavi sospirò di nuovo. Era stato un autentico buco nell'acqua, eppure il luogo non poteva che essere quello, ne era assolutamente certo. Forse nel negozio lavoravano più persone e quell'uomo non era il panettiere giusto cui rivolgere quella particolare domanda...

Il giovane si fermò, osservando ancora il Sagittario sul foglio spiegazzato ed il suo enigmatico messaggio, quando il tocco improvviso di una mano che gli afferrava la spalla gli fece quasi fermare il cuore per lo spavento.

- Lavi! Quanto tempo! - l'apostrofò una voce appena affannata in tono mellifluo.

Di riflesso Lavi si strinse i pugni al petto, accartocciando involontariamente il volantino, e si voltò a guardare il proprietario di quella voce dal suono così familiare; il suo unico occhio incontrò quelli azzurro ghiaccio di Allen Walker, che lo fissava sorridendo con aria angelica, come se nulla degli ultimi eventi fosse mai accaduto.

- Allen. - esclamò il giovane Bookman sorpreso, scrollandosi di dosso con decisione la mano del ragazzetto albino. Questi si piegò su sé stesso, appoggiando le mani poco sopra le ginocchia, boccheggiando: sembrava avesse corso a perdifiato per raggiungerlo. Il giovane Inglese si scostò una ciocca di quei suoi capelli bianchi dal viso, annuendo di rimando. - Ti ha avvisato il panettiere, è così, vero? Il posto era quello quindi.

- E chi lo sa, potrei averti incontrato per caso. - rispose Allen raddrizzandosi, il respiro ora quasi regolare. Si strinse nelle spalle con studiata noncuranza, ma il suo sorriso accattivante la diceva lunga sul fatto che mentiva. - Come mai hai deciso di venirmi a cercare? - domandò in tono casuale, ma con una luce negli occhi che tradiva estremo interesse per la cosa.

- Possiamo parlarne in un posto più privato? - propose Lavi, cui il Tedesco piuttosto stentato di Allen dava sempre l'impressione che il giovane nascondesse qualcosa; in privato avrebbero potuto parlare Inglese, così lui sarebbe stato in grado di individuare meglio verità e bugie.

- Seguimi. - gli fece cenno Allen incamminandosi.

 





@Valentinamiky: Ed io per contro sono felicissima che tu sia approdata nel nostro forum! Formeremo un esercito di fanatiche LaviYuu! *risata megalomane*

Sì, era in attesa di sostanziose aggiunte da un po', poi mi è capitato il contest adatto cui presentarla e mi sono adoperata per sistemarla tutta per bene!

XD La mancanza di pazienza di Kanda è famosa e si fa sentire da subito, come da copione.

Il fatto poi che in questo contesto volendo lo può strozzare senza conseguenze dovrebbe mettere Lavi sul chi vive... Invece niente, è senza speranza quel ragazzo!


@red_Lyon: Grazie, fa piacere che il lavoro che c'è dietro a questa storia si noti u_u

Non ho mai studiato così tanto nemmeno quando ero all'università XD Benedetto sia google per le informazioni che ti fornisce... Mi sono passata ogni evento partendo dal rogo dei libri fino allo scoppio della guerra ç_ç

Diviso amici e nemici secondo le nazionalità e gli schieramenti politici delle rispettive nazioni a quel tempo...

Direi che adesso come adesso mi manca giusto qualche scena nel finale, e la revisione di ciascun capitolo man mano che suddivido la storia per la pubblicazione. XD

Abbiate fede, arriveremo in fondo e scriverò anche un seguito (ne ho già impostata la trama XD)

Sono contenta di sapere che seguivi dall'inizio e ti ringrazio per l'incoraggiamento e soprattutto per il gradimento che dai alla storia^^

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Capitolo 5
*** Chapter 5: Notizie ***


DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D. Gray-man, è tutto in mano ad Hoshino sensei... Se fosse stato altrimenti... Lavi e Kanda sarebbero assieme da un bel pezzo!

ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!




HAPPY BIRTHDAY LAVI!




Questo capitolo di "From Doomsday to Doomsday" è il mio regalo di compleanno per Lavi!

Ed ovviamente è anche per il LAVIYU FESTIVAL, che purtroppo con oggi si conclude!

Salutiamo il LaviYu Festival, che ci ha accompagnato anche quest'anno partendo dal compleanno di Kanda, il 6 Giugno, culminando nel LaviYuu day, esattamente a metà fra le due ricorrenze l'8 di Luglio, e che termina con oggi, 10 di Agosto, giorno del compleanno di Lavi.

All'anno prossimo quindi!




Chapter 5: Notizie


Il locale in cui Allen lo condusse sembrava un night club privato, uno di quei posti in cui la gente giocava d'azzardo tra un numero di cabaret di bassa lega e l'altro, bevendo e fumando fino a stramazzare in terra privi di sensi. Il posto era fornito anche di salette private, il cui utilizzo non era difficile da immaginare, ed Allen lo introdusse in una di queste, sedendosi di fronte a lui subito dopo.

- Qui possiamo parlare indisturbati. - esordì il ragazzo albino in Inglese. - Allora, cosa ti ha spinto a correre questo rischio? - il suo tono era sinceramente incuriosito, quasi sorpreso, notò subito Lavi, come se si fosse aspettato di non rivederlo mai più, nonostante gli avesse lasciato quel messaggio in codice per permettergli di trovarlo.

- Mio nonno. - ammise subito il giovane dai capelli rossi, senza perdersi in inutili giri di parole. - Mi chiedevo se tu ne avessi avuto notizie, o se fossi in grado di ottenerne. - la meraviglia sul volto di Allen aumentò notevolmente, e la sua espressione si fece quasi beffarda.

- Che c'è, il tuo Comandante Kanda ti ha scaricato dopo averti arruolato con l'inganno? - esclamò in tono divertito, appoggiandosi su un gomito; insinuazione che, seppure per qualche assurdo motivo di cui al momento a Lavi sfuggiva la natura, lo irritò al punto che desiderò chiudere la bocca dell'albino con un pugno.

- Yuu ha... - notando il sorrisetto che era comparso sulle labbra di quest'ultimo sentendogli pronunciare quel nome, Lavi si corresse immediatamente. - Il Comandante Kanda ha fatto il possibile, ma c'è un altro ufficiale delle SS che lo ostacola. - rivelò sospirando; Allen smise subito di sogghignare, improvvisamente in allarme. - Un certo Howard Link, è stato lui a far trasferire mio nonno chissà dove, a causa della sua antipatia verso Y-Kanda. - Lavi si mosse a disagio sulla panca di legno su cui sedeva, aspettandosi che Allen gli rinfacciasse di averlo avvisato che sarebbe finita così. Il giovane Inglese invece non disse nulla, limitandosi a grattarsi la testa, pensieroso.

- Vedrò cosa posso fare. - disse quindi dandogli una pacca amichevole sulla spalla e sorridendo con fare rassicurante. - Domanderò ai miei contatti. Qualcuno di loro dovrebbe arrivare qui a momenti, tra l'altro, perché non ti trattieni un po'? - propose poi Allen cercando di dare alla richiesta un tono casuale. Lavi lo fissò con sospetto, fidarsi di qualcuno in una situazione come quella non era fra le opzioni praticabili. - Non ti chiederò di rivelare informazioni, promesso! - aggiunse allora il ragazzo albino, tendendogli la mano perché la stringesse.

Lavi non era affatto convinto che l'altro non intendesse provare a fargli dire cose riservate, tuttavia porse a sua volta la mano afferrando quella di Allen.

- Va bene, ma non posso restare molto, sono in libera uscita solo fino a metà pomeriggio. - precisò subito per evitare di essere incastrato per l'intera giornata.

- Come ti trovi al servizio di quel Kanda? - chiese Allen immediatamente dopo. - Mi è sembrato di capire che siete molto in confidenza. - gli angoli della bocca gli si incurvarono in un sorriso a labbra chiuse, uno di quelli angelici che era solito rivolgere a Lavi quando ancora abitavano tutti insieme, e che dava i brividi al giovane Bookman.

- Sono il suo interprete, gli sono prezioso. Per cui, sì, mi tratta bene. - si trovò a rispondere prima di poterselo impedire, perché forse stava davvero fornendo quelle informazioni che Allen protestava di non volergli domandare. - Ma non mi concede affatto confidenza, si è solo rassegnato al fatto che è più forte di me chiamarlo per nome. - concluse quindi in tono ironico, sperando che l'Inglese cogliesse l'indizio.

- Mi fa piacere sentirlo, temevo per te. - disse Allen annuendo, senza smettere di fissarlo; Lavi abbozzò un sorriso, cercando di conferire alla propria espressione credibilità, nonostante sorridere fosse l'ultima cosa che si sentiva di fare in quel momento. Il cameriere interruppe quella dimostrazione di gioia artefatta, appoggiando sul tavolo due bibite fredde e scambiando con Allen uno sguardo d'intesa, ricevendo in risposta un cenno affermativo.

"Oh, sono assolutamente sicuro che ti stessi preoccupando per me," pensava Lavi assistendo alla scena.

- Immagino che anche voi non abbiate avuto problemi. - ribatté esaminando il bicchiere pieno di un liquido ambrato, annusandone poi il contenuto. Non ebbe però il tempo di assaggiarlo, perché un grido attirò la sua attenzione, e due braccia esili gli si afferrarono intorno al collo facendolo quasi cadere dalla panca. La fanciulla che aveva appena chiamato il suo nome era Lenalee.

- Lavi! Stai bene? - chiese in un sussurro stringendosi forte a lui, ed il giovane Bookman dovette quasi costringerla a lasciarlo andare, avvalendosi dell'aiuto di Allen.

- Lenalee, lascialo respirare. - la esortò quest'ultimo allontanandola con gentilezza. La mise poi al corrente del motivo per cui Lavi si trovava lì, ed anche Lenalee fu concorde riguardo al fatto che qualcuno dei loro amici avrebbe potuto scoprire dove si trovasse il vecchio Bookman.

- Ti va di sentirmi cantare? - propose la ragazza Cinese con entusiasmo. - Stavo per iniziare le prove, trasferitevi nella sala comune. - strinse con forza le mani di Lavi, scambiando al contempo una rapida occhiata con Allen. La felicità che le illuminava il volto sembrava sincera, e Lavi non seppe dirle di no.

- Resterò ancora un poco, - accettò ricambiando il sorriso di lei con uno appena accennato, più vero questa volta - ma non oltre un paio di canzoni, o farò tardi e sarò punito. - precisò ancora. Lenalee gli sorrise entusiasta, trascinandolo con sé verso il palco e facendolo sedere al tavolo più vicino ad esso; quindi vi salì sopra preparandosi per l'esibizione.

Lavi l'ascoltava rapito, e senza rendersene conto portò alle labbra il bicchiere che Allen aveva trasferito dalla saletta, assaporando il cocktail in esso contenuto con gusto. Allen fece altrettanto, ed entrambi furono conquistati dalla voce di Lenalee, così intensa ed armoniosa, così carica di emozione. La canzone era appena terminata e Lenalee si preparava per provare la successiva, quando Lavi emise un suono strozzato, facendo subito voltare Allen verso di lui.

- Lavi! - esclamò l'Inglese spaventato vedendolo accasciarsi sul tavolo, lo sguardo che diventava improvvisamente vacuo, il corpo che sbatteva sul legno privo di forze. Anche Lenalee si voltò allarmata.

- Allen! - gridò correndo da lui. - Che bisogno c'era di drogarlo! - cercò di sollevare la testa di Lavi, poi il busto, sperando che si riprendesse.

- Non sono stato io, non so cosa sia successo! - si lamentò il ragazzo albino allargando le braccia; Lenalee sbuffò contrariata, lanciando un'occhiataccia verso il bancone del bar.

- Fratello! - esclamò in tono accusatorio, ben sapendo di essere nel giusto a sospettare che fosse lui l'artefice. - C'entri qualcosa, vero?

- Oh, ecco, credevo voleste trattenerlo qui... - si difese l'uomo, sistemando meglio sul naso i bizzarri occhialetti che indossava.

- Non era necessario, Komui! - disse Allen in tono disperato, aiutando Lenalee a sollevare Lavi dal tavolo. - Ora non si fiderà più di noi!

- Quanto dura l'effetto? - chiese invece lei, l'espressione imbronciata e il tono di chi ordina che gli sia risposto subito.

- Huh, non lo so... - ammise candidamente Komui, ed i due giovani si scambiarono un'occhiata più che sconsolata mentre col suo aiuto portavano Lavi nel camerino di Lenalee, dove avrebbe potuto riposare su un letto in attesa che l'effetto dell'intruglio che lo scienziato Cinese gli aveva propinato terminasse.

 


Lavi si svegliò in un posto che non conosceva con un sapore terribile in bocca, e subito balzò a sedere accorgendosi di essere su un letto. Si guardò intorno, la stanza era piuttosto spoglia, l'unico mobile oltre al letto era una larga specchiera a muro, che identificava il luogo come camerino di scena; presumibilmente era ancora in quel locale di malaffare, e quello doveva essere il posto in cui Lenalee si cambiava e si truccava prima di cantare.

Cercò di alzarsi ma la testa sembrava volergli esplodere da un momento all'altro, inoltre gli girava vorticosamente tutto; si lasciò ricadere sul letto, coprendosi l'occhio sano con la mano.

Non seppe dire quanto tempo era trascorso quando finalmente la porta si aprì ed apparve Allen, seguito da un'ansiosa Lenalee, che si precipitò immediatamente al suo capezzale.

- Come ti senti, Lavi? - volle sapere per prima cosa. - Sei svenuto ieri pomeriggio! Ci hai spaventati a morte! - aggiunse fissandolo con apprensione. Svenuto? Ieri pomeriggio? Lavi trasecolò lottando per mettersi seduto.

- Ieri? Che ore sono? - chiese in tono urgente, spostando lo sguardo dalla ragazza Cinese ad Allen, l'espressione del viso che la diceva lunga su quanto credesse alla storia del malore.

- Sono le cinque. - rispose quest'ultimo, e leggendo sollievo sul viso provato di Lavi aggiunse: - Del mattino. Mi dispiace.

- Ti dispiace. - ripeté Lavi in tono amaro, scuotendo il capo sconsolato. - Lo sai vero che questo mi costerà caro? Finirò in cella di punizione... e se mi va bene ci starò solo un paio di notti, altrimenti...

- Non sei in grado di andare via subito, riposa ancora un po'. - lo implorò Lenalee stringendogli forte le mani, ancora inginocchiata accanto a lui. Lavi non avrebbe voluto restare lì un minuto di più, ma si rendeva perfettamente conto di non riuscire nemmeno a mettere a fuoco i volti dei suoi due sedicenti amici, figurarsi camminare fino alla caserma. Con un sorriso ironico stampato in faccia si distese di nuovo, e sentì Lenalee che chiedeva le portassero del caffè; sperò con quello di riuscire almeno a reggersi in piedi, per presentarsi a Yuu puntuale almeno quella mattina.

 


Erano le sette quando Lavi raggiunse faticosamente il dormitorio, trovandolo ovviamente deserto; a parte la presenza di una persona, che sembrò entusiasta di vederlo apparire sulla porta: Crowley.

- Lavi! - piagnucolò il soldato precipitandoglisi incontro ed afferrandogli una mano, le lacrime agli occhi. - Finalmente sei tornato! Credevo ti fosse accaduto qualcosa!

- Su, non fare così, sto benissimo. Ho passato la notte nel locale di un mio amico, tutto qui. - spiegò il giovane Bookman sperando che l'altra recluta lo lasciasse in pace. Doveva indossare l'uniforme al più presto e schizzare a rapporto da Yuu, se non voleva essere come minimo frustato.

- Ti ha cercato il Comandante Kanda! - disse ancora Crowley, guardandosi prudentemente attorno e mantenendo basso il tono della voce, come se stesse rivelando chissà quale segreto.

Yuu l'aveva cercato? Lavi rimase a bocca aperta nel ricevere quella notizia, ed a quel punto osservò l'amico con più attenzione: in effetti gli sembrava piuttosto spaventato.

- Quando? - chiese immediatamente afferrando Crowley per le spalle. Questi fu sorpreso dalla sua reazione, e si affrettò a raccontare l'accaduto.

- E' venuto qui ieri pomeriggio sul tardi, e sembrava parecchio nervoso. - mormorò l'uomo come se temesse che Kanda potesse in qualche modo ascoltarli. - Ha chiesto di te ad un'altra recluta, e quando gli è stato detto che non c'eri ne è sembrato molto contrariato. - Lavi tremò al pensiero della lavata di capo che l'aspettava, sicuro che Yuu sarebbe stato ancora furioso con lui per essere sparito tutto il giorno senza permesso. - Ti ha aspettato per un po' appoggiato al muro fuori della camerata, poi se n'è andato senza dire una parola.

- Doveva essere parecchio importante, mi ucciderà, lo sento... - gemette Lavi, aggiungendo poi un sospiro affranto a sottolineare il suo stato d'animo.

- Fossi in te mi fionderei nel suo ufficio. - lo esortò Crowley, con l'aria di chi ha la certezza che il suo interlocutore sia in grossi guai. - E' tornato a cercarti anche stamattina molto presto, e quando ha visto che non eri rientrato ha fatto una faccia strana; ho creduto davvero che se la sarebbe presa con me. Invece mi ha ordinato di aspettare il tuo ritorno e mandarti da lui immediatamente. - l'uomo si guardò nuovamente intorno con circospezione, quindi raccolse il soprabito. - Io ora devo prendere servizio, muoviti a presentarti a rapporto o saranno guai! - si raccomandò mentre scappava via.

- Grazie. - Lavi salutò l'amico con un cenno della mano, annuendo in risposta. Conscio di non poter perdere altro tempo, si spogliò senza troppe cerimonie, gettando tutto sulla branda ed afferrando la divisa.

L'aveva appena finita di indossare, quando notò un qualcosa di bianco sporgere dalla tasca del giubbetto che si era appena tolto, e subito l'afferrò. Un altro volantino; l'aprì, ben sapendo cosa vi avrebbe trovato.

"Cerca di nuovo il Sagittario fra cinque giorni," era scritto questa volta accanto all'immagine del centauro. L'accartocciò con rabbia, lasciando il dormitorio di corsa.

Bussò all'ufficio di Kanda con una sgradevolissima sensazione in corpo, un misto di apprensione e mortificazione che non gli era mai capitato di sperimentare prima. Si sentiva terribilmente stupido per essersi fatto ingannare con tanta facilità, e di sicuro non poteva raccontare a Yuu quel che gli era capitato. All'invito ad entrare si preparò una buona scusa per l'accaduto, e sperò fosse sufficiente.

Quando Kanda sollevò lo sguardo su di lui, l'espressione del suo volto divenne indecifrabile e gli rivolse un'occhiata furente; eppure Lavi avrebbe giurato di aver intravisto per un istante un grande sollievo illuminare quel viso perennemente imbronciato, quasi Yuu fosse stato sul punto di alzarsi per abbracciarlo.

- Dove sei stato? - tuonò invece il Giapponese, facendo sussultare Lavi per il tono brutale della domanda. - Non sei rientrato stanotte!

- Io... sono desolato. - mormorò Lavi, chinando il capo con evidente imbarazzo. - Sono andato a trovare un amico che gestisce un locale, e c'era la cantante che provava... e ho bevuto un po' troppo. Mi dispiace molto. - l'espressione inorridita che si impadronì per alcuni istanti del volto di Kanda, prima di venire coperta dall'usuale maschera di ghiaccio, lasciò Lavi molto confuso.

- Ti sei infilato in una bettola per sentir cantare una sgualdrina da quattro soldi? - la voce di Kanda era così tagliente che Lavi quasi si sentì fisicamente ferito dalle sue parole.

- Non credevo avessi bisogno di me. - si giustificò debolmente, consapevole di aver contravvenuto alle proprie consegne non rientrando in caserma entro i termini e pronto a subirne le conseguenze, per quanto spiacevoli potessero essere.

- Non avevo bisogno di te, avevo delle notizie importanti per te. - lo informò Kanda in tono aspro, ma a Lavi parve di cogliere una vena di amarezza dietro quella risposta dura. L'ufficiale Giapponese spostò la propria attenzione sui documenti che aveva di fronte. - Ma forse non ti interessano più. - aggiunse sarcastico, sbirciando la reazione di Lavi con la coda dell'occhio.

- Notizie? Per me? - balbettò il giovane dai capelli rossi sbattendo più volte la palpebra del suo unico occhio, l'ansia che gli formava un grosso nodo in gola. Quando Kanda annuì e si alzò, scuro in volto, Lavi quasi fu sul punto di svenire per la tensione nervosa.

- So dove è tenuto prigioniero tuo nonno. - disse semplicemente l'ufficiale, con noncuranza, ma al giovane Bookman non importava. Il suo occhio si spalancò a dismisura, e la voce gli si bloccò in gola.

Era così felice di quella notizia, così sollevato di sentire che il tutore era vivo e a Dio piacendo stava bene, che corse incontro a Kanda senza riflettere, buttandogli le braccia al collo e stringendolo in un abbraccio liberatorio. Il Giapponese indietreggiò di un passo verso la finestra alle sue spalle, a poca distanza dalla scrivania, la gioia dipinta sul volto di Lavi che gli provocava una stranissima sensazione alla bocca dello stomaco.

- Idiota, controllati! - ruggì divincolandosi, ma l'altro giovane non mollava la presa, strofinando il viso contro il suo torace, borbottando un'infinità di 'grazie'. - Che accidenti ti è preso! - gridò ancora Kanda, colpendo Lavi dietro la schiena coi pugni chiusi.

Questi sollevò il viso a guardare quello di colui che stava ancora stringendo, comprendendo ciò che aveva appena fatto, ed era sul punto di profondersi in scuse quando il boato di un altoparlante fece trasalire entrambi.

Lavi lasciò andare il suo comandante, ed entrambi si ricomposero; Kanda aprì la finestra per vedere che accidenti stava succedendo tanto da creare tutto quel trambusto, e si trovò di fronte ad un corteo attorniato da un bagno di folla mai visto. In quel momento l'altoparlante diffuse un annuncio, e la folla emise un grido di esultanza.

Era il 14 Luglio 1933, ed il Partito Nazista era appena stato proclamato unico partito consentito in Germania.



Lavi si distese sulla branda completamente vestito, esausto, e chiuse l'occhio sano posandovi poi sopra l'avambraccio, sbadigliando. Finalmente le tanto agognate notizie sulla sorte di Bookman: il Comandante Link lo aveva fatto trasferire nel campo di concentramento a Dachau.

Sarebbe stato più difficile del previsto farlo liberare, ma Lavi non disperava, fiducioso anche nell'appoggio del Generale Tiedoll. Sospirò. Yuu era stato fin troppo generoso con lui.

"Sei a pezzi. Vai a riposarti, per oggi non ho bisogno di te," gli aveva detto lasciandolo di sale, appena il corteo Nazista si era allontanato. Invece di punirlo si era preoccupato di lui, non poteva essere così spietato e senza scrupoli come dicevano.

Più probabilmente nessuno era mai stato in grado di avvicinarsi a lui abbastanza da arrivare a conoscerlo e capire il suo modo di ragionare; o semplicemente nessuno a parte il Generale Tiedoll conosceva la sua lingua abbastanza da riuscire a parlare con lui di qualcosa.

In ogni caso a Lavi quel Comandante così burbero e retto piaceva, a dispetto di tutte le dicerie che circolavano su Yuu, anche lui aveva un cuore.

- Lavi! - chiamò una recluta appena entrata dopo il cambio della guardia. - Che ci fai qui?

Il giovane dai capelli rossi si sollevò lentamente sui gomiti cercando di mettere a fuoco il nuovo arrivato.

- Oh, sei tu, Suman. - rispose ammiccando a causa della luce che gli era entrata improvvisamente nell'occhio. - Il Comandante Kanda mi ha dato la giornata libera.

- Non ti ha punito per l'assenza di stanotte? - chiese Crowley, che era entrato subito dopo Suman in compagnia di altri soldati, mostrandosi assai meravigliato.

- No, ha detto di non aver bisogno di me oggi e di andarmi a riposare. - borbottò Lavi distendendosi di nuovo sulla branda e schermandosi dalla luce. - Probabilmente ha avuto pena di me quando ha visto in che stato ero. - aggiunse poi in tono lamentoso, premendosi una mano sullo stomaco.

Quella cosa che l'idiota chiamato Komui gli aveva propinato iniziava a mostrare i suoi effetti collaterali.

Grazie al cielo non avrebbe più dovuto aver a che fare con lui o con Allen, ora che Yuu era riuscito a rintracciare Bookman. Se tutto andava per il verso giusto presto avrebbe potuto incontrarlo.

- Kanda il terribile ti ha graziato? - esclamò Crowley sbigottito, guardandosi attorno con timore subito dopo, come se Kanda potesse apparirgli d'incanto alle spalle. - Devi essergli davvero utile se è passato sopra ad un'infrazione così grave. - sussurrò poi come un ladro, suscitando l'ilarità di Suman, che gli diede una pacca sulla spalla per esortarlo a muoversi a prendere le sue cose.

- Sono l'unico che capisce cosa dice, forse è per quello. - ironizzò Lavi voltandosi verso il materasso e coprendosi completamente con la coperta.

A quell'uscita Suman sogghignò ancora, poi fece cenno di seguirlo ad altre due reclute che si erano soffermate ad ascoltare. I due uomini non sembravano aver trovato divertente la cosa, e lasciarono il dormitorio scuri in volto, anche se nessuno vi fece troppo caso.






@valentinamiky: u_u in realtà il motivo è che il Sagittario è il segno zodiacale di Allen^^ Quindi aveva senso usare quello piuttosto che uno a caso...
Jerry panettiere è effettivamente qualcosa XD
Che ci posso fare, quell'uomo sta bene praticamente ovunque XD Nel bene e nel male!

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Capitolo 6
*** Chapter 6: Ripercussioni ***


DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D. Gray-man, è tutto in mano ad Hoshino sensei... Se fosse stato altrimenti... Il manga non sarebbe diventato un'accozzaglia informe di assurdità, e Lavi sarebbe insieme a Kanda da un bel pezzo!

ATTENZIONE YAOI- se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!

ATTENZIONE! Razzismo e violenza! Per restare fedele al periodo storico scelto mi devo adeguare al modo di pensare del tempo, quindi se i riferimenti al Nazismo e alla sua ideologia vi offendono, non leggete. Ci tengo a precisare che non approvo in alcun modo il loro operato, sto solo usando l'ambientazione come sfondo.




Chapter 6: Ripercussioni




Qualche giorno dopo, non appena Lavi comparve nel suo ufficio Kanda lo sorprese con un ordine a bruciapelo che, come al solito, non aveva spiegazione apparente.

- Prendi il soprabito. Partiamo fra cinque minuti. - disse in tono distaccato, come se fosse una normale uscita di routine con la sua squadra di SS.

- Dove siamo diretti? - chiese Lavi, ormai avvezzo al modo ermetico di dare ordini del suo comandante. - Sospettati da interrogare? O un sopralluogo?

Non era tuttavia preparato alla risposta che ebbe da Kanda.

- Dachau. - rispose semplicemente l'ufficiale, prendendo una borsa di pelle senza dubbio contenente dei documenti e la sua fedele katana. Lavi spalancò l'unico occhio, incapace di articolare un qualunque commento alla sconvolgente notizia. - Sì, Dachau. - confermò Kanda assumendo un'espressione compiaciuta nel leggere l'estremo stupore sul volto dell'attendente. - Ho ottenuto l'autorizzazione ad incontrare tuo nonno.

Davvero avrebbe potuto parlare col suo vecchio? Lavi non riusciva proprio a crederci, anche dopo essere salito nella macchina che li avrebbe portati là, eppure Kanda lo stava realmente conducendo a Dachau in gran segreto; e aveva proprio detto di aver ottenuto il consenso a fargli incontrare Bookman.

In molti tuttavia si chiesero il perché di quel viaggio improvviso del loro Comandante, soprattutto quando trapelò comunque la destinazione cui era diretto: un campo di concentramento.

Almeno chi aveva passato la notizia non poteva saperne le ragioni, si consolò il Generale Tiedoll, ignorando le voci che si erano sparse appena dopo quella partenza repentina; sperò che ci volesse più tempo possibile perché la cosa giungesse fino alle orecchie di Howard Link.



Lavi era molto impaziente ma anche altrettanto timoroso di incontrare il nonno adottivo e mentore e si rigirava le dita nervosamente, seduto nell'ufficio del direttore del Campo, in trepidante attesa che il vecchio Bookman fosse condotto da lui.

Kanda aspettava invece con freddezza glaciale, in piedi con la schiena appoggiata alla parete accanto la porta e le braccia incrociate al petto.

Quando Bookman entrò nella stanza non si avvide subito della presenza di Kanda, la sua attenzione fu attratta all'istante da Lavi, o meglio dagli abiti che indossava.

L'anziano studioso avanzò verso di lui con decisione, lo sguardo severo che prometteva una punizione adeguata e dolorosa se le spiegazioni fornite a riguardo non fossero state di suo gradimento.

Sebbene convinto che fossero soli, si rivolse al suo allievo in Sanscrito, in caso la conversazione fosse monitorata o registrata dall'esterno.

- Lavi! Perché sei qui? - l'apostrofò subito in tono di rimprovero, l'espressione grave sul volto provato. - E che significa quella roba che hai addosso? - fece un altro passo in avanti, la faccia contrita dell'apprendista gli diceva che la risposta non gli sarebbe affatto piaciuta. La porta si chiuse dietro di lui in quel momento, e Bookman si voltò di scatto, rendendosi conto della presenza di quello stesso comandante delle SS che lo aveva fatto arrestare. - Digli di uscire. - intimò a Lavi.

Anche se non aveva compreso una sola parola di quel che il vecchio aveva detto, l'ufficiale Giapponese non ebbe alcuna difficoltà ad indovinare quale fosse stata l'ultima richiesta di Bookman.

- Non m'importa di quel che vi direte, - precisò Kanda in tono glaciale - ma devo essere presente per garantire che non ci sia cospirazione.

Bookman annuì, tornando a rivolgere la propria attenzione sull'apprendista, che annuì a sua volta.

- Spero che tu abbia delle ottime spiegazioni per quella divisa, Lavi. - disse quindi fissando il giovane con durezza da dietro le profonde occhiaie nere. Lavi incontrò lo sguardo del suo mentore, scuotendo mestamente il capo, cosa che fece dilatare leggermente gli occhi di Bookman.

- No. Mi sono arruolato davvero. - il tono dimesso di Lavi fece scattare l'anziano tutore, che senza attendere ulteriori spiegazioni, sollevò una mano pronto a colpirlo con violenza.

Tuttavia il rumore di una lama che si sganciava dal fodero, pronta per essere estratta, lo bloccò a metà del movimento facendolo girare verso la fonte del suono.

Kanda si staccò immediatamente dal muro avanzando di un passo, gli occhi leggermente dilatati per la collera e la mano pronta sull'elsa dell'amata spada, lanciando al vecchio uno sguardo che diceva chiaramente "Se lo tocchi sei morto". Un angolo della bocca dell'ex-libraio s'incurvò appena; l'uomo apparve stranamente compiaciuto da quella reazione.

- Oh, e così ti ha preso a cuore. - disse meravigliato all'apprendista, sostenendo lo sguardo di Kanda, ed abbassò la mano. - Perché? - chiese poi, e Lavi lo fissò confuso.

- Perché? - ripeté il giovane, spiazzato, e Bookman socchiuse gli occhi, contrariato.

- La divisa, idiota! - lo rimbrottò, avvicinando il volto a quello di Lavi, fremente di rabbia. - Ci sarà una ragione valida per la quale ti sei unito a questi pazzi! - aggiunse prendendolo per la collottola, e poi lasciandolo subito andare quando il rumore di spada si ripeté.

- Era l'unico modo per ritrovarti. - si giustificò Lavi, allargando le braccia. - Non ho avuto scelta! In questo modo posso farti liberare...

- Con il suo aiuto, vero? Sei solo uno sciocco. - esclamò Bookman a voce più alta facendo trasalire Lavi, e lanciò un'occhiata di sottecchi a Kanda, sempre pronto ad intervenire se la situazione fosse degenerata. - Come mai uno come lui si presta ad aiutarti? Accompagnandoti persino fin qui?

- Sono diventato il suo interprete; - ammise il giovane - gli sono prezioso, per cui cerca di aiutarmi.

Bookman spalancò gli occhi a quella rivelazione, pensando a quante informazioni riservate avrebbe potuto avere accesso Lavi rivestendo quel ruolo.

- Che altro sei diventato? - chiese, fissandolo da vicino con interesse, il tono di quella domanda che implicava tutt'altro tipo di rapporto. L'espressione spiazzata di Lavi quasi gli strappò un sorriso; a volte l'ingenuità dimostrata dal suo apprendista era disarmante. - Non mi dirai di non sapere che genere di voci girano sul conto del tuo Comandante.

Lavi gli rivolse uno sguardo perso. Possibile che il mentore avesse letto così bene fra le righe della sua persona da intuire ciò che aveva fatto senza che lui glie ne fornisse alcun indizio?

- Non mi ha sfiorato nemmeno con un dito, se è quello che intendi, e alloggio nel dormitorio della caserma. - chiarì subito; tuttavia, sebbene fosse la verità, si sentì terribilmente in imbarazzo a protestare la sua innocenza per una cosa che in effetti aveva cercato realmente di fare. - Lo vedo solo per svolgere il mio lavoro. - abbassò lo sguardo per un istante, e quando tornò a sostenere quello indagatore del suo mentore lasciò trasparire la sofferenza che provava. - Io... gli ho offerto il mio corpo come merce di scambio per il tuo rilascio, ma lui ha rifiutato con sdegno. - confessò in un sussurro, e Bookman gli posò le mani sulle spalle con fare comprensivo. - Quando ha udito la mia proposta, lui... mi ha guardato in un modo... non ho mai provato tanta vergogna di me stesso. L'albino mi ha ingannato, per colpa sua io... ho rischiato di condannarci entrambi... - Lavi scosse il capo, profondamente costernato, ma invece di rivolgergli parole di rimprovero Bookman assunse un'espressione indulgente, ed il suo volto si rasserenò; era davvero soddisfatto che Lavi gli avesse detto tutta la verità.

- Con le dicerie si scalano le montagne, a quanto pare. - commentò con voce severa. - Resta pure con il tuo Comandante allora, ed apprendi l'altra faccia della medaglia, ma non farti coinvolgere dagli eventi in nessun modo, mi hai capito bene? - Lavi fissò l'anziano tutore allibito.

- Ma presto ti rilasceranno, e allora... - iniziò a dire, ma Bookman lo interruppe.

- Non illuderti scioccamente. Ti sei arruolato, non si torna indietro. Prosegui piuttosto il tuo compito mettendo a frutto quel che ti ho insegnato. - l'uomo era fiducioso che quegli avvenimenti potessero essere usati a loro vantaggio, e la nuova posizione di Lavi poteva tornargli davvero molto utile. - Registreremo questi eventi da entrambi i fronti. Cerca di restare vivo fino alla prossima volta che ci incontreremo, perché vorrò tutti i tuoi appunti. - raccomandò al giovane.

Questi annuì, sebbene spiazzato dagli ordini appena ricevuti, e si alzò dalla sedia, immaginando che quello fosse anche il commiato di Bookman.

- Abbracciami ora, altrimenti lui mi chiederà spiegazioni. - suggerì Lavi con voce strozzata; un nodo alla gola che proprio non voleva sciogliersi pareva cercare di soffocarlo, minacciando di far uscire una lacrima dal suo unico occhio.

- L'avrei fatto comunque, apprendista degenere. - borbottò Bookman, e cercando di mascherare la commozione strinse il giovane forte a sé.



Bookman fu ricondotto nella sua cella, e il direttore del campo di lavoro invitò Kanda a trattenersi a pranzo con lui prima di ripartire; sebbene il Comandante Giapponese non avesse alcuna voglia di ascoltare le amenità che quell'uomo avrebbe certamente detto durante la conversazione, accettò, fingendosi onorato per non inimicarsi l'altro ufficiale.

Avevano bisogno anche di tutto l'appoggio che l'uomo era in grado di dargli, se volevano riavere Bookman vivo e in buona salute, oltre che libero. Ed esporgli la situazione poteva essere un ottimo inizio per tirarlo dalla loro parte.

Come previsto, Lavi facendo da interprete sosteneva praticamente tutto il peso del discorso, cosa che a Kanda non dispiacque affatto; anzi, se il direttore lo prendeva in simpatia, c'erano buone possibilità che Bookman fosse trattato meglio frattanto che attendeva di essere scarcerato.

Proprio nel bel mezzo del pasto fu introdotto un soldato che diceva di recare importanti notizie da Berlino: era il 20 Luglio 1933, e la Santa Sede aveva appena firmato il Reichskonkordat, il Concordato del Reich.



Kanda notò subito il cambiamento avvenuto il Lavi dopo l'incontro con il nonno; il giovane aveva ritrovato il sorriso, ed iniziava anche a parlare a ruota libera, cosa estremamente seccante. Quasi fu tentato di mandarlo a dormire con il loro autista quella sera, anziché dividere la stanza del piccolo hotel in cui si erano fermati sulla strada del ritorno.

Si ripromise di dettare alcune regole riguardo l'eccessiva loquacità del suo attendente una volta rientrati a Berlino, per il momento decise di lasciargli un po' di respiro, viste le circostanze eccezionali.



Il modo in cui Lavi aveva legato così velocemente con il terribile Comandante Kanda aveva suscitato reazioni opposte tra gli altri militanti delle SS.

Il giovane si era fatto sì moltissimi amici, ma anche altrettanti nemici, alcuni dei quali proprio a causa di quell'incidente del night-club di cui si era reso responsabile Allen, e del misterioso viaggio a Dachau.

Perché in qualche modo si era saputo che un parente di Lavi vi era stato imprigionato, ed ora tutti lo guardavano come se fosse solo uno schifoso leccapiedi.

Così qualcuno iniziò a tormentarlo; qualche giorno dopo il suo ritorno da Dachau, Lavi trovò le sue cose in disordine, come se vi avessero frugato in cerca di qualcosa. Sperò si trattasse di un caso, ma per prudenza lasciò tutti i libri nell'ufficio di Kanda, portandosi dietro di volta in volta solo quello che avrebbe letto.

Purtroppo il giovane si accorse presto che non era stato affatto un evento casuale, trovandosi di fronte alla coperta della sua branda fatta a pezzi, e successivamente alla pistola sparita ed alle divise stracciate mentre era nelle docce.

Non fece parola di nulla di tutto ciò con Kanda, ben sapendo quali ne sarebbero state le conseguenze per tutte le altre reclute della camerata; si fece piuttosto aiutare da Toma per avere delle nuove uniformi ed un'altra pistola d'ordinanza.

I dispetti però non cessarono, diventando sempre più pesanti, finché la cosa non sfociò in plateali aggressioni. L'ultima delle quali sarebbe finita molto male se due sottufficiali vicini a Tiedoll non l'avessero sventata appena in tempo, e grazie al cielo si trattava di qualcuno con cui Lavi era in amicizia.

Si prese la testa fra le mani, stordito e dolorante, grondando sangue da un lungo taglio che gli attraversava il labbro inferiore, troppo confuso anche per cercare di tamponarsi la ferita.

- Tutto bene ragazzo? - disse il più massiccio dei due soldati mentre lo aiutava a rialzarsi e gli porgeva un fazzoletto per fermare l'emorragia.

Lavi scosse il capo ed accettò di buon grado il sostegno dell'uomo, zoppicando fino alla branda.

- Hey, Marie. Che ne pensi? - chiese d'un tratto l'altro soldato, più basso e magro, mostrando un tirapugni appena raccolto da terra.

- Che ci riproveranno. - concluse quello che rispondeva al nome di Marie, e sembrò pensieroso per un attimo. - Daysha. - disse poi. - Metti subito al corrente Herr Kanda.

- No! - li supplicò Lavi. - Posso cavarmela, davvero! Se informate Yuu, lui scatenerà il finimondo e non voglio essere odiato più di quanto non lo sia ora.

I due soldati si guardarono, ben conoscendo fin dove poteva arrivare l'ira di Kanda, e tuttavia poco propensi a lasciare che l'amico cercasse di far fronte alla situazione da solo ed in segreto.

- Lavi, ti rendi conto di come poteva finire se noi non ci fossimo trovati per caso qui per sentire come te la passavi? - sottolineò il sottufficiale mingherlino in tono serio, incrociando le braccia al petto e sollevando un sopracciglio con aria eloquente.

Lavi sospirò e dette un cenno affermativo con la testa; però non poteva permettere che Yuu terrorizzasse tutte le reclute del dormitorio a causa sua. Senza contare che così facendo lo avrebbe messo in una situazione anche più pesante.

- Lo so. Ma... Se Yuu punisce tutta la camerata per me le cose peggioreranno, lo sapete anche voi. - obiettòcon decisione, spostando lo sguardo dall'uno all'altro dei due amici. - Per favore. Sono in grado di difendermi per conto mio. - aggiunse tetro. No, non avrebbe più permesso a quei bastardi di divertirsi a sue spese.

- D'accordo, come vuoi. - disse Marie per entrambi, dopo aver scambiato un'occhiata d'intesa con il commilitone. - Con quel che gli è successo oggi staranno buoni per un po', ma non durerà. Al minimo segno che intendono ricominciare avvisaci subito. Intesi? - Lavi gli rivolse un altro cenno affermativo, continuando a premere sul labbro ferito.

- Grazie. - mormorò dando una pacca amichevole sul braccio a Marie e porgendo poi la mano a Daysha; questi l'afferrò al volo, stringendola e rivolgendogli un sorriso scaltro.

- Sii più prudente d'ora in avanti. E metti del ghiaccio su quel labbro, o ti si gonfierà per bene! -ammonì con un fare saccente che restituì il buonumore a Lavi.

Il giovane sottufficiale gli somigliava molto quanto a carattere, si ritrovò a pensare Lavi guardando i due amici allontanarsi; li salutò con un gesto della mano, sorridendo, accingendosi subito dopo a darsi una bella sistemata prima di presentarsi da Kanda.



Non aveva però considerato i segni che portava sul corpo, Lavi si rese subito conto quando vide lo sguardo che Kanda gli rivolse appena entrò nell'ufficio, e soprattutto l'espressione che assunse il suo volto.

Dapprima vi si dipinse per un istante profonda incredulità mista a preoccupazione, quindi le prime due emozioni furono prontamente mascherate dall'ira, e lo sguardo truce con cui il suo comandante lo squadrò lo fece trasalire.

Kanda si era accorto già da un po' che il giovane si presentava da lui dolorante e pieno di graffi, ma quel giorno, quando lo vide con un labbro spaccato ed il volto tumefatto, decise che era ora di farla finita con tutta la maledetta faccenda.

- Lavi. - Kanda lo chiamò, facendogli cenno con la mano di entrare e chiudere la porta, e lui si avvicinò prontamente, posando sulla scrivania alcuni fascicoli. - Che sta succedendo? - gli chiese subito dopo; lo sguardo dell'ufficiale scrutò dentro il suo unico occhio verde come se vi potesse leggere da solo la risposta che cercava.

- Oh, nulla di grave, davvero. Ho avuto un piccolo diverbio con alcune reclute. - minimizzò subito Lavi, un sorriso imbarazzato forzato sul viso e una mano che grattava distrattamente la ribelle chioma rossa.

L'ufficiale Giapponese però non parve credere alla giustificazione ricevuta; sbuffò leggermente, massaggiandosi le tempie con le dita, gli occhi chiusi e le sopracciglia aggrottate. Quindi tornò a fissarlo con quello sguardo gelido che Lavi aveva imparato a conoscere così bene.

- Chi sono? - domandò in un tono che diede i brividi al suo interlocutore. - I nomi, Lavi. Subito.

- Ascolta Yuu, non voglio peggiorare le cose... - iniziò a dire il giovane, ma Kanda fu irremovibile.

- I nomi, Lavi, oppure farò frustare ogni recluta del tuo fottuto dormitorio! - sibilò, alzandosi di scatto e sbattendo con violenza le mani sulla scrivania. - E da stasera ti trasferisci nei miei alloggi. Come ogni attendente che si rispetti avrai una stanza personale. - aggiunse, fissandolo come se con quell'occhiata gli fosse stato possibile trapassarlo.

- Ma... - provò a protestare Lavi, immaginando già il putiferio che la punizione collettiva avrebbe scatenato, ma soprattutto temendo le conseguenze che la notizia del suo trasferimento avrebbe avuto sulla sua vita.

Era certo che gli si sarebbe fatta terra bruciata attorno, nessuno avrebbe più osato avvicinarsi a lui, non solo quelli che lo tormentavano. Si sarebbe sentito prigioniero.

Kanda però lo stroncò di nuovo, impedendogli di finire la frase.

- Non m'importa se ti odieranno di più! - tuonò anticipando le obiezioni che sapeva l'attendente stava per rivolgergli. - Lasciato il dormitorio non potranno più raggiungerti. I nomi, Lavi, oppure va a prendere la tua roba. Adesso. - il tono di Kanda non ammetteva repliche.

Lavi si lasciò sfuggire un profondo sospiro. Non aveva scelta, e lo sapeva fin troppo bene. Era troppo utile al suo comandante perché questi lasciasse che qualcuno compromettesse il lavoro che faceva per lui.

- Se lascio il dormitorio, prometti di risparmiare le altre reclute? - chiese Lavi con voce sommessa, quasi recitasse una preghiera. Kanda lentamente annuì.

E Lavi scelse di trasferirsi.



Quella sera Lavi si trovò nella spiacevole posizione di raccogliere le sue cose davanti a tutti e dire ai suoi amici che gli era stato ordinato di trasferirsi altrove.

Quando entrò nel dormitorio era piuttosto tardi, metà delle reclute era già rientrata, e molti erano già pronti per dormire; ricambiò i saluti che gli furono rivolti e raggiunta la branda iniziò a mettere insieme la sua roba.

Vedendolo riempire un paio di borsoni e chiuderli, i due soldati con cui era più in amicizia gli si avvicinarono, chiedendogli cosa fosse accaduto, preoccupati; non ebbero bisogno che rispondesse, perché Lavi si voltò verso di loro rendendo evidente con le condizioni in cui era il suo viso di cosa si era trattato.

- Ti mandano via? - domandò quello più alto e magro, che lui chiamava scherzosamente 'Vampiro'.

- Già, ho l'ordine di trasferirmi. - rispose Lavi, mantenendo basso il tono della voce, ben sapendo che tutti stavano ascoltando con interesse. Entrambi i giovani lo guardarono sorpresi. - Mi dispiace. Kanda non mi ha lasciato scelta. - si giustificòallargando le braccia, e con un sospiro tornò ad infilare quel che restava dei suoi pochi averi nella seconda borsa.

- E' per via della rissa in cui ti sei cacciato? - chiese la recluta con cui solitamente giocava a scacchi, temendo che ci fosse nell'aria una punizione oltre al trasferimento.

Lavi annuì, sorridendo come suo solito per non far sembrare così grave l'intera faccenda.

- Il Comandante Kanda voleva i nomi di quelli coinvolti, e non mi andava di fare la spia; anche se quei bastardi se lo meritavano. - spiegò ai due amici, gettando uno sguardo significativo ai colpevoli, i quali ascoltavano a poca distanza fingendo di parlare fra di loro. - Così ha preteso che lasciassi il dormitorio.

- E dove ti hanno assegnato? - fu la domanda seguente.

Lavi se l'aspettava fin dall'inizio, e non era intenzionato a rispondere. Rivolse loro un altro sorriso, scuotendo il capo con aria eloquente, facendo chiaramente intendere che non poteva dirlo, non in quel momento almeno.

- Starò bene. - rispose semplicemente, preparandosi per i saluti. - Cerca di non farti più spennare a poker, Crowley. - si raccomandò con il 'Vampiro'. - Tornerò a giocare a scacchi con te qualche volta, Suman. - promise all'altra recluta, e strinse ad entrambi la mano. - Ci vediamo, ragazzi!

Stava sollevando le borse per andarsene quando le due reclute che li avevano ascoltati tutto il tempo si fecero avanti, in faccia un ghigno divertito.

- Che fai scappi? - lo irrise il primo. - Ne hai avute abbastanza finalmente.

- Dove ti mandano? A raggiungere il tuo vecchio? - sghignazzò l'altro, gesticolando con le braccia in maniera allusiva.

- Affatto. - ribatté Lavi in tono duro. - E non sono affari vostri.

- Oh, avete sentito, il cocco del Comandante alza la cresta adesso che è stato tolto dagli impicci! - il primo soldato accompagnò quella provocazione abbracciandosi da solo, fingendo paura.

Lavi non raccolse, facendo per incamminarsi verso la porta.

- Dove ti mette? Nel dormitorio dei leccapiedi? - continuò l'altro in tono sardonico, sbarrandogli la strada. - Così sarai la sua nuova puttana, un bel passo avanti!

Uno scroscio di risa riempì la camerata, troppo vicino per essere casuale, notò Lavi voltando appena la testa; tutti i presenti si erano avvicinati loro a semicerchio per godersi la scena.

Il giovane si vide perduto: ormai era certo che le intenzioni dei suoi tormentatori fossero di pestarlo di nuovo a sangue e non aveva via di scampo.

- No, io credo piuttosto che lo preferisca come stallone... - il primo soldato contraddisse il compare, portandosi alle spalle di Lavi con aria minacciosa.

Suman e Crowley si prepararono al peggio, decisi ad aiutare l'amico, anche se poteva significare diventare dei bersagli a loro volta.

- Lavi. - intervenne in quel momento una voce autoritaria dall'ingresso del dormitorio, ed il suo proprietario squadrò i presenti con ferocia. - Vuoi muoverti, dannato idiota? - ringhiò l'uomo; tutti gli sguardi si fissarono sulla figura apparsa nel vano della porta, paralizzati dal terrore. Il Comandante Kanda, quello stesso Kanda che trattava chiunque come spazzatura, il terribile Kanda che non considerava nemmeno l'eventualità di rivolgere la parola ad una recluta, si era abbassato a venire personalmente a recuperare uno dei sui sottoposti! - Questa storia finisce qui. - sibilò Kanda, la mano che danzava intorno all'elsa della spada, avanzando a grandi passi verso il gruppetto. - Mi occuperò di voi domani. - promise quindi ai due tormentatori di Lavi. - Vi pentirete amaramente di... - la mano del giovane attendente che gli si posava sul braccio lo interruppe a metà della minaccia. Lavi scosse la testa, supplicandolo con lo sguardo di mantenere la promessa che gli aveva fatto, e Kanda sbuffò, digrignando i denti per la frustrazione. - CHE. D'accordo. - ringhiò in giapponese, rivolgendosi poi ai soldati di nuovo in tedesco. - Dovreste essere grati a quest'idiota se nessuno di voi si farà male. - ciò detto, indicò a Lavi di precederlo, e dopo aver lanciato un altro sguardo omicida a tutta la camerata, si incamminò per raggiungerlo, lasciando dietro di sé il silenzio più assoluto.

Lavi fu davvero sollevato che il Tedesco di Kanda non andasse molto più in là del saper dire a qualcuno di chiudere il becco o del proferire qualche minaccia, seppur in modo approssimativo; altrimenti non avrebbe mai lasciato correre sulle insinuazioni fatte dalle due reclute sul suo conto, perché Lavi era certo che Yuu avesse sentito ogni cosa. Solo, molto probabilmente, non ci aveva capito granché.

Una volta fuori del dormitorio, Kanda gli passò avanti con aria furente senza dire una parola, e Lavi lo seguì obbedientemente con i suoi averi fino agli alloggi degli ufficiali.

Il gelo in cui era precipitata la camerata del dormitorio fu rotto qualche minuto dopo dall'ingresso in corsa di un altro soldato, il quale, in preda all'agitazione, annunciò tra un ansito e l'altro:

- Ragazzi, siamo ufficialmente fuori! - tutto il dormitorio lo fissò in confusione.

Era il 14 Ottobre 1933, e la Germania aveva appena annunciato la sua uscita dalla Società delle Nazioni.



Una volta giunti a destinazione, Kanda non fece alcun riferimento a quanto accaduto nella caserma, né volle sapere cosa gli avevano detto quei soldati.

Gli indicò semplicemente la stanza che avrebbe occupato, e poi si andò a chiudere nella propria, lasciando Lavi da solo con i suoi pensieri.

Il giovane sistemò la propria roba nel nuovo alloggio, dette una rapida occhiata in giro e poi decise di dormirci sopra, sperando di non fare brutti sogni; cosa che, considerati gli ultimi eventi che l'avevano travolto, era più che probabile.



Con quel cambiamento, Lavi si trovò a passare la quasi totalità del suo tempo con Kanda, improvvisamente proiettato nel mondo di ufficiali e sottufficiali.

Dapprima si sentì molto solo a causa di questo, perché ogni sera, al rientro nell'appartamento in cui ora alloggiava con Kanda, questi tendeva a comportarsi come se lui non fosse nemmeno presente, chiudendosi quasi subito nella propria camera.

Poi, già dopo qualche giorno ci fece l'abitudine, grazie soprattutto al fatto di aver ritrovato la compagnia di Marie e Daysha, coi quali ricominciò ad intrattenersi ad ogni pasto, assieme all'altro sottufficiale con cui era entrato in amicizia, Toma.

Quando era entrato nella mensa per il pranzo quella mattina, si aspettava di sedere da solo come aveva fatto negli ultimi tre giorni, tanto che nemmeno si era preso la briga di guardarsi intorno per vedere se conosceva qualcuno.

Invece, a sorpresa, due voci a lui ben note chiamarono in successione il suo nome, facendolo quasi sobbalzare, rischiando di rovesciare in terra l'intero contenuto del vassoio che reggeva in mano.

- Lavi! - dissero quasi in coro due dei soldati seduti ad un tavolo non lontano da lui. - Lavi, oh, Santo Cielo, allora stai bene! - proseguì quello dalla corporatura più massiccia.

- Vieni, siediti, raccontaci tutto! - gli fece eco il commilitone.

Lavi faticò un poco prima di individuarli, ancora scosso dal rischio appena corso di saltare il pranzo donandolo al pavimento, ma una volta riconosciuto di chi si trattava, il suo volto s'illuminò di gioia.

Marie e Daysha erano ancora a Berlino! Aveva creduto fossero stati inviati altrove, non vedendoli i giorni passati. Si sedette con loro di buon grado, dimenticando immediatamente il suo malumore.

- Non c'è molto da raccontare. - dichiarò una volta piazzato il pranzo al sicuro su un solido tavolo. - Yuu ha preteso che lasciassi il dormitorio dopo l'aggressione da cui mi avete salvato. Ora ho una stanza privata, come suo attendente personale, nell'alloggio che occupa.

I due amici gli rivolsero uno sguardo sorpreso, smettendo di mangiare.

- Dunque era vero. - commentò quello più mingherlino che rispondeva al nome di Daysha. - Pensavamo ai soliti pettegolezzi, sai, bé... - gesticolò come a sottintendere qualcosa.

- So il tipo di voci che girano. - tagliò corto Lavi, stanco di essere additato come il passatempo del comandante. - Mi tratta bene e non vado a letto con lui. - mise in chiaro una volta per tutte.

Daysha sollevò le mani in segno di resa, come se non si aspettasse affatto l'indignazione dell'amico ma piuttosto una controbattuta.

- Ehi, ehi, non ti arrabbiare, si faceva per scherzare. - rispose con un sorriso, sotto lo sguardo severo di Marie.

- Lavi! - gridò proprio allora un'altra voce alle sue spalle; il giovane si voltò, riconoscendo Toma nell'uomo che si avvicinava. - Credevo non ti lasciasse mangiare qui da solo. - commentò questi, appena li ebbe raggiunti.

- Non mettertici anche tu con queste battute. - si lamentò Lavi, assumendo un'espressione imbronciata. - Il fatto che Yuu... Herr Kanda, mi abbia tolto dagli impicci non significa che sia la mia balia, tutt'altro. Se svanissi all'improvviso nemmeno se ne accorgerebbe. Il più delle volte neanche mi parla. - concluse con un tono che voleva essere sarcastico ed invece suonò piuttosto amareggiato.

- Oh, non te la prendere, Herr Kanda è fatto così. - sentenziò Toma assestandogli una pacca sulla spalla e lasciandosi andare ad una risata. - Ti abituerai presto. Ci sono passato prima di te, so come ragiona.

Lavi offrì un sorriso di circostanza e prese a dedicarsi al suo pasto, ormai freddo.

- Già. - concordò. Speriamo, aggiunse mentalmente. Bè, almeno adesso aveva qualcuno con cui parlare, visto che Yuu non lo faceva.



Lavi si sentiva quasi euforico. La sua vita aveva ritrovato stabilità, a dispetto del pessimismo di cui era stato preda subito dopo il trasferimento dal dormitorio; ora poteva concentrarsi soltanto sul proprio lavoro.

Confidava che stare ufficialmente al fianco di Kanda l'avrebbe portato ad avere presto comunicazione della liberazione di Bookman, cosa che purtroppo per il momento ancora era stato impossibile ottenere, a causa delle ingerenze di Howard Link.

Lavi aveva assistito ad un violento litigio fra Herr Link e Kanda al cospetto del Generale Tiedoll, e quel Link era accompagnato dal soldato che aveva puntualizzato le origini del suo nome il giorno in cui lui e Yuu si erano incontrati la prima volta.

Purtroppo il tutto si era risolto in un 'nulla di fatto', ma il Generale aveva esortato Herr Link ad essere ragionevole e ad avallare il rilascio di Bookman Senior, sia perché riconosciuto innocente del reato contestatogli, sia in quanto parente di uno stimato soldato del Reich.

Ragion per cui, Lavi era fiducioso di ricevere presto buone notizie.

Intanto continuava a svolgere il suo lavoro di interprete per Kanda, il che lo portò a conoscenza di circostanze per lui piuttosto scomode, se ciò che sospettava si fosse rivelato vero. E il fatto era che il suo comandante sembrava più che mai coinvolto, con tutta la squadra di SS a lui assegnata, nelle ricerche di un gruppetto di sediziosi facente capo ad un ebreo con amicizie molto in alto fra i vertici del Reich.

Che sarebbe accaduto se davvero lui conosceva quei sediziosi? E se Kanda fosse venuto a conoscenza della cosa?

Certo, non esisteva soltanto un unico gruppo di sovversivi, ma ogni volta che sentiva pronunciare la parola 'sovversivo' o 'sedizioso' legata a qualche indagine, non poteva evitare di pensare subito a quel particolare gruppo.

Giusto a proposito di quell'indagine il Generale Tiedoll aveva fatto convocare il suo pupillo in gran segreto, ed ora Kanda si trovava dentro l'ufficio dell'uomo, mentre lui lo attendeva fuori; gli argomenti della discussione evidentemente erano troppo importanti perché una semplice recluta come lui potesse ascoltare, e la sua presenza non era nemmeno necessaria dato che il Generale era perfettamente in grado di parlare Giapponese.

Quindi Lavi si rassegnò ed attese.



Kanda sedette di fronte al Generale Tiedoll, non troppo curioso di conoscere la motivazione per cui lo aveva convocato da solo, ma sospettando si trattasse di qualcosa legato al misterioso ebreo che ruotava attorno al famigerato Conte Jahrtausend.

Il Generale dopo averlo salutato fin troppo cordialmente con uno dei suoi "Yuu-kun, sono lieto di vederti, ti trovo bene." che tanto lo mandavano in bestia, non si perse in ulteriori preamboli, estraendo dal cassetto della massiccia scrivania alcuni fogli di carta molto stropicciati, porgendoglieli perché li esaminasse.

- Che significa? - chiese Kanda appena gli ebbe dato un'occhiata, completamente spiazzato da ciò che vi era raffigurato.

- Per ora non lo sappiamo. - lo informò Tiedoll, strofinandosi distrattamente il mento. - La cosa certa è che si tratta del metodo di comunicare del nostro gruppetto di sediziosi. - Kanda sollevò un sopracciglio, non troppo convinto della cosa, ed il Generale continuò. - La scritta che c'è sotto quel disegno significa "Cerca il Sagittario".

Ecco, quell'informazione dava un senso ai sospetti della Gestapo, ed al fatto che le indagini fossero state trasferite a lui, ovvero alla polizia segreta delle SS. Kanda studiò meglio i volantini, il centauro che vi campeggiava sembrava indicare le stelle con la sua freccia, ma non vi erano altre scritte sui fogli; di sicuro il messaggio che dovevano trasmettere era da estrapolare combinando l'invito a cercare il Sagittario con la posizione della creatura.

- Dove sono stati ritrovati? - volle sapere l'ufficiale Giapponese, sperando che la cosa fornisse qualche indizio in più sullo scopo di quelle pubblicazioni.

- In diversi locali notturni, nei posti dove si radunano gli studenti, in diverse chiese, sui sedili delle pubbliche piazze... - elencò Tiedoll scuotendo il capo con aria triste. - Il sospetto è che qualcuno degli oppositori del Reich stia organizzando un attentato ai danni del nostro Cancelliere, e l'ipotesi è sostenuta dalla presenza di un noto ebreo collaborazionista su ognuno dei luoghi nei quali sono stati trovati questi volantini.

Lo stesso uomo presente in tutti i posti dove erano poi comparse le stampe di quei disegni. Decisamente la coincidenza era sospetta, chiunque l'avesse notata aveva ragione.

- Molto bene, il nome? - chiese Kanda spazientito dall'immancabile tergiversare del Generale.

- Tyki Mikk. - rivelò infine quest'ultimo, mostrando diverse foto dell'uomo che lo ritraevano in compagnia di un nobile dall'aspetto molto snob, monocolo sul viso, fiore all'occhiello e tuba, e di una ragazzina dall'aria sbarazzina. - Crediamo che sia lui il "Sagittario", e lo stiamo già facendo sorvegliare. Da oggi ti occuperai tu di questa faccenda, perché potrebbe essere collegata alle fughe di notizie riservate su cui già stavi indagando per conto dei nostri due governi.

Kanda osservò attentamente ogni fotografia, studiando la fisionomia del sospettato come se avesse dovuto dargli la caccia personalmente dal giorno seguente.

- Non mi dice niente. - dichiarò con indifferenza, restituendo le fotografie al superiore; Tiedoll gli sorrise bonariamente, sistemandosi meglio nella sua poltrona.

- Non mi meraviglia, tu non frequenti l'ambiente mondano del Reich. - affermò come dato di fatto, al che Kanda gli rivolse uno sguardo disgustato. - No, non ti sto chiedendo di inseguirlo alle feste date dalla crema del Partito, - lo rassicurò immediatamente l'uomo, consegnandogli una copia del dossier sul caso - ma di piazzargli qualcuno dei tuoi alle costole.

- Sarà fatto. - assicurò Kanda alzandosi e salutando il Generale. - La terrò informato. - e sul cenno di assenso che ricevette in risposta si congedò.

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Capitolo 7
*** Chapter 7: Cospiratori ***


DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D. Gray-man, PURTROPPO è tutto in mano a quella pazza della Hoshino... Perchè, se fosse stato altrimenti... Il manga non sarebbe diventato un'accozzaglia informe di assurdità, e Lavi sarebbe insieme a Kanda da un bel pezzo!

ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!






Chapter 7: Cospiratori

CAPITOLO IN REVISIONE

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Capitolo 8
*** Chapter 8: Sorprese ***


DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D. Gray-man, PURTROPPO è tutto in mano a quella pazza della Hoshino... Perchè, se fosse stato altrimenti... Il manga non sarebbe diventato un'accozzaglia informe di assurdità, e Lavi sarebbe insieme a Kanda da un bel pezzo!

ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!

 

Chapter 8: Sorprese

CAPITOLO IN REVISIONE

 

Note:

"CHE" : è l'esclamazione che normalmente Kanda usa ogni due per tre, come risposta esauriente a tutto. Non ho idea di come l'abbiano resa in italiano (non seguo il manga italiano causa disaccordo di adattamento), forse l'han persino tolta... Si pronuncia "TCIE" ed in alternativa è anche usato il "TCH", che ha un suono più aspro. Poiché in italiano la parola "che" ha un altro significato, ho scelto di scrivere l'esclamazione in maiuscolo in modo che salti all'occhio che non è un termine normale.

10) Scharführer: l'equivalente del nostro Caporale.

 

 

@ricordami: Anzitutto benvenuta, mi pare sia la prima volta che recensisci ^_^ Lieta di sentire che apprezzi la trama nonostante per ora i nostri due beniamini siano soltanto quasi-amici XD

>>"è veramente bella soprattutto adesso che iniziano ad accorgersi dei loro sentimenti"

Grazie^^ Devo confessare che questa storia è un progetto molto ambizioso, visto che è a sfondo storico e si svolge a cavallo fra il 1933 e il 1945, un arco di oltre 12 anni. Però sono fiduciosa di riuscire a portarla avanti con successo XD

>>"visto poi la situazione storica in cui si svolge la vicenda..."

In realtà, contrariamente a quanto tutti credono, il Nazismo non era contro l'omosessualità, tutt'altro. L'ideologia Nazista si basava sulla purezza della razza, non sulle abitudini sessuali.

E' stata una cinica scelta politica di Hitler a far finire gli omosessuali nella lista delle minoranze da sterminare, perché indicarli come minaccia alla razza ariana gli permetteva di giustificare l'uccisione di un importante avversario politico. Da quel momento in poi sono iniziate le persecuzioni.

>>"Allen però l'hai fatto un po' cattivello non trovi..."

Ho deciso di usare il suo 'lato oscuro', ma più che altro voglio evidenziare quanto sia cieco nel perseguire ciò che lui crede sia "bene per il mondo", pretendendo di imporre il suo punto di vista su tutti. Sì, ce l'ho con lui per questa sua presunzione di decidere cosa è meglio per gli altri senza sapere minimamente cosa va a toccare, mettendosi in mezzo alle loro decisioni pretendendo di sapere meglio di loro cosa è giusto e cosa no.

Ed è ciò che farà qui fino alla fine, cercare di salvare il mondo a modo suo a discapito di coloro che si trovano coinvolti nelle sue azioni.


@valentinamiky:

Infine il pezzo mancante della trasformazione di Kanda in crocerossino XD Lo so, si è fatto attendere parecchio, ma non ho potuto evitarlo.

>>"povero cucciolo, si è ferito _ ma Kanda che si prende cura di lui è troppo...*_* non ho parole"

Lo fa con parecchia malagrazia, ma lo fa. XD Il suo problema è che si trova 'costretto' a doverlo fare, si accorge di volerlo fare, si incazza con sé stesso per averlo pensato, dopo di che lo fa ugualmente e ci si incazza ancora di più. XDDDD

>>"Chaoji non l'ho mai retto, da ora posso dire che lo detesto proprio"

Secondo te perché ho scelto proprio lui? L'inutilità fatta personaggio? Mai potuto soffrire, dal primo momento che è comparso fino a quando ha pronunciato nell'ultimo episodio dell'anime "Kanda senpai". Deportato sta un amore. *annuisce*

>>"Ma sai che quando ho letto della cameriera, pensavo fosse Eliade?"

XD Ma per carità, la detesto cordialmente. Tanto che non è nemmeno contemplata nella storia, ma potrei anche trovarle una particina squallida, tipo prostituta... E Crowley è preciso per farsi fare fesso da una puttana. Ci rifletterò. *annuisce di nuovo*

 


Vademecum del recensore


Note sugli autori:

L'autore di fanfiction è un animale assai strano; nel 90% dei casi di sesso femminile, egli è sempre affetto da grafomania inguaribile che, conseguenza diretta del suo bisogno smisurato di gratificare il proprio ego, lo porta a scrivere ogni genere di storie, spesso lasciate a sé stesse a vantaggio di altre quando l'interesse suscitato viene meno.

Spinto da questo bisogno ossessivo compulsivo di ricevere attenzione, l'autore di fanfiction tende a controllare il gradimento ottenuto sistematicamente, cadendo in depressione ove si rivelasse assente o comunque insufficiente a soddisfarne le aspettative. Ciò si traduce in una interruzione degli aggiornamenti per alcune o addirittura tutte le sue opere, portandolo a concentrare gli sforzi verso altre fonti di gratificazione, solitamente i concorsi di scrittura.

Quando egli compie questo passo estremo, che vede come unico modo per ottenere adeguato apprezzamento per le proprie opere, la situazione può essere recuperata soltanto con un congruo apporto di stimoli per invogliarlo a tornare sulla sua decisione e riprendere in mano ciò che ha lasciato in sospeso.


Alcune semplici regole per assicurarsi la continuità di un autore:

 

  1. Egli non si sente mai disturbato dalle vostre considerazioni sulla storia, potete vaneggiare quanto volete riguardo a personaggi/trama/luoghi/gag/tutto, persino raccontargli di quale the amate sorseggiare mentre leggete i suoi scritti o se il vostro gatto sta passeggiando sulla tastiera, purché gli dedichiate attenzione.
  2. Egli non si accorge di leggere due volte considerazioni simili, per cui se vi capita di sbirciare quelle di un altro e pensare 'ha già detto tutto lui, io che posso aggiungere?', infischiatevene: è importante che all'autore vengano ripetute più volte le cose, altrimenti si scorda di aggiornare.
  3. Se si piazza bene (o vince) uno dei concorsi cui partecipa, all'atto della pubblicazione gli piace segnalarlo nella presentazione della storia per gratificare il proprio ego, ma questo non significa che sia soddisfatto così, attende comunque con trepidazione le impressioni di tutti i lettori. Ricordatevi sempre di assecondarlo se volete che sia invogliato a continuare.
  4. Il numero di gratificazioni ricevute è direttamente proporzionale all'impegno che metterà nel continuare la storia. Più lo stimolate, prima vedrete gli aggiornamenti.
  5. Egli controlla maniacalmente tutte le statistiche di accesso alle proprie storie e tutti i lettori che aggiungono lui o le sue opere fra i preferiti/seguiti, per cui se siete fra coloro che lo hanno aggiunto non crediate di sfuggirgli: lui sa chi siete e quanti siete, minuto per minuto, e tiene nota di chi non lo ha mai gratificato sebbene appaia apprezzarne gli scritti.
  6. Se non riceverà adeguate gratificazioni per il proprio ego, egli tenderà a concentrarsi solo sui concorsi ed eventualmente su una particolare opera che gli preme in modo speciale, per cui ricordate sempre di fargli sentire che lo amate, altrimenti andrà a cercare attenzione altrove, dimenticandosi di aggiornare.
  7. Attenzione particolare bisogna prestare alle sue produzioni multi-capitolo, perché un'altra delle ragioni che spesso portano al loro abbandono è la cosiddetta 'gratificazione una tantum'. L'autore di fanfiction è fortemente dipendente dal numero dei suoi lettori e controlla di capitolo in capitolo chi manca all'appello. Se le sparizioni diventano troppo consistenti egli tende ad abbandonare lo scritto per mancanza di gratificazione. In questi casi, non ditegli mai, per scusarvi di un ritardo nel gratificarlo, che ve ne è mancato il tempo; egli ha occhi e orecchie ovunque, vede se avete gratificato qualcun altro nel mentre, e potrebbe soffrirne così tanto da dimenticarsi di aggiornare. Ricordate che è sempre possibile, e ci vuole un attimo, recuperare un capitolo indietro e fornire la gratificazione mancante.
  8. Per quanto possa stupire, l'autore di fanfiction, sebbene guardando ai suoi scritti paia bravo, non bada alle parole scelte dal lettore per gratificarlo; non sentitevi quindi intimoriti dalla sua proprietà di linguaggio, egli apprezza in egual misura sia la semplicità che lo sfarzo, purché lo si gratifichi.
  9. Venendo a scoprire una sua produzione di cui ignoravate l'esistenza, non soffermatevi a riflettere sull'opportunità di gratificarlo per una cosa tanto datata, temendo di urtarne la sensibilità o che la vostra 'fatica' vada persa; egli controlla sistematicamente l'elenco delle ultime gratificazioni ricevute, e sarà al contrario estremamente felice di ricevere, anche a storia conclusa da anni, la vostra.
  10. "Aggiorna presto", "ti prego continua" e affermazioni similari sono frasi che l'autore di fanficion non capisce, a meno che non vengano adeguatamente supportate da un discorso inerente la trama della storia.

 

Lega degli Autori Ribelli

Yu_Kanda

XShade-Shinra

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Kira K.

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Satomi

Adry99

Se siete un autore di fanfiction e vi riconoscete in questo profilo, copiate pure ed incollate il "vademecum" alla fine di ogni vostro capitolo, unendovi alla neo-nata "Lega degli Autori Ribelli" ed aggiungendo il vostro nickname alla lista. Non dimenticate di farlo poi sapere al fondatore, Yu_Kanda, di modo che possa aggiornare tutti.

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