Regenbogen

di steffirah
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day 1 - Beginning ***
Capitolo 2: *** Day 2 - Change ***
Capitolo 3: *** Day 3 - Lost ***
Capitolo 4: *** Day 4 - Memory ***
Capitolo 5: *** Day 5 - Returned ***
Capitolo 6: *** Day 6 - Together ***
Capitolo 7: *** Day 7 - Free Day ***



Capitolo 1
*** Day 1 - Beginning ***


Per la prima volta



 


“Ah!”
Oh cavolo…
Si voltò verso la sua collega, trovandola già a fulminarlo.
“Bakaneki, sei veramente un idiota! Ci vuole tanto a lavare due tazzine senza romperne una?”
Si scusò mortificato, recuperandola, ma passando per errore il dito sopra la crepatura si fece un taglietto. Sospirando si portò il polpastrello alla bocca, imbronciandosi, solo vagamente notando che Touka continuava a fissarlo, apparentemente inespressiva. Sollevò lo sguardo, e dinanzi alla sua confusione lei scosse la testa, voltandogli bruscamente le spalle.
Per la prima volta, Kaneki le aveva dato l’impressione di un bambino indifeso e vulnerabile. Per la prima volta si sentì in colpa per averlo sgridato, pur sapendo che non lo avesse fatto apposta a farsi scivolare la tazzina di mano.
C’era mai una volta in cui riusciva ad essere onesta, con se stessa e con gli altri?



“Dannatissimo caffè!” sbottò irritata, gettando in malo modo il vassoio sul bancone.
Si allungò a prendere uno straccetto per pulire il casino che aveva appena combinato, ma si arrestò a metà del processo nell’udire una risata a stento trattenuta.
Si girò impettita nella direzione da cui proveniva, lanciando un’occhiataccia al suo nuovo collega.
“Che hai da ridere? Vuoi avercela?”
Lui sollevò immediatamente le mani a mo’ di difesa, scuotendo la testa.
“Scusa scusa! È solo che, stavo pensando, quando sei così imbranata dimostri anche tu di avere un lato kawaii.”
Non fece in tempo a mordersi la lingua, che immediatamente si pentì di quelle parole.
Lei sgranò gli occhi, avvertendo uno sconosciuto calore avvilupparle le guance. Afferrò un bicchiere d'acqua e gliela gettò in faccia, furiosa per averle fatto provare quello strano batticuore – oltre che per averla derisa. Decise quindi di ignorarlo, chinandosi a pulire il caffè rovesciato.
Kaneki sobbalzò al gelido impatto, pulendosi il viso con una manica; si tolse la benda, strizzandola, e la guardò lievemente risentito. Solo allora però notò un leggero rossore tingerle le gote e la sua espressione cupa presto mutò, cedendo posto ad un piccolo sorriso.
Per la prima volta pensò che, per quanto Touka incutesse timore, restava pur sempre un’adolescente: anche lei commetteva errori, anche lei poteva distrarsi, anche lei poteva imbarazzarsi.
E in quei momenti, la trovava veramente kawaii.















 
Angolino autrice:
Buonsalve a tutti! Sono nuova in questo fandom, e penso si noterà, ma dovete considerare queste flashfic (eccetto due one-shot) come un modo per "commemorare" tutto ciò che questo tragico manga mi ha lasciato dentro. Non so se in futuro pubblicherò altro su Tokyo Ghoul, tuttavia ho pensato che per cominciare non era male sfruttare questa week. Anche perché così facendo ho avuto modo di ripercorrere tutta la storia. 
Dato che si segue la trama dall'inizio alla fine, per ogni Day si trova un Kaneki "diverso".
L'ordine è questo:
Day 1 =  Kuroneki (Kaneki iniziale); Day 2 = Shironeki (Kaneki post Aogiri); Day 3 = n° 240; Day 4 = Sasaki Haise; Day 5 =  Shinigami nero; Day 6 = King. Il settimo giorno era libero, quindi ho scritto del Kaneki dell'ultimo capitolo.
Detto ciò, spero vi possa piacere!

Traduzioni:
Bakaneki = fusione di baka (idiota) + Kaneki
Kawaii = carina
Regenbogen = arcobaleno (nel titolo, preso da una OST).

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Capitolo 2
*** Day 2 - Change ***


Il tempo, che cambia




Si dice che, col tempo, le cose e le persone cambino.
Il Tempo, ha forse cambiato anche noi?





Non ho il coraggio di guardarla andare via. Non ho il coraggio di sollevarmi e vedere la sua figura allontanarsi.
Riesco soltanto a stare fermo qui, contro il grigio asfalto, sconfitto dalla sua rabbia, dalla sua frustrazione, dai suoi ‘perché’.
Pensavo che, almeno stavolta, le mie scelte fossero state corrette.
Pensavo che, rifiutandola, potessi aiutarla a vivere una vita normale e tranquilla. La vita che desiderava.
Pensavo che, standole lontano, potessi tenerla fuori da quel tragico mondo cui ora appartenevo.
Eppure, dopo che lei mi aveva detto di non tornare più, rivalutai le mie azioni. Come al solito, sembravo aver preso la decisione sbagliata… E a questo punto, tornare all’Anteiku, sarebbe stata quella giusta?



Dicesti che saresti venuto all’Anteiku di tanto in tanto, a prenderti un caffè. Dicesti che lo avresti fatto, perché ti sarebbe piaciuto rivedere la mia latte art. Dicesti che quella dei conigli ti piaceva.
Non sei mai venuto.
Dicesti “Ci vediamo”.
Non ci siamo più visti.
Dicesti che non mi avresti lasciata sola.
Mi hai lasciata sola.
Sei un bugiardo, Kaneki. Un bugiardo, bugiardo bugiardo!
Tutte queste promesse da te non mantenute, per tutto questo tempo mi hanno resa così felice… così felice, da farmi cominciare ad odiarti. Volevo si realizzassero, per poterti guardare, per poterti parlare, per poterti ascoltare…. E in conclusione, quando finalmente ci siamo rincontrati, non sapevo neppure cosa dirti.
Ti avevo sempre sottovalutato. Ti avevo sempre giudicato. Non ti avevo mai conosciuto davvero. E anche dopo aver scoperto di più su di te, per quanto volessi essere più sincera, sono stata dura come sempre. Ma il tuo essere remissivo e docile, il tuo essere convinto delle tue idee e la tua morale, il tuo accettare passivamente le parole che sentenzio… mi manda su tutte le furie!
Combatti Kaneki, anche contro di me! Maltrattami, come io faccio con te! Rispondimi male, ma non fingere, non mentirmi! Non venirmi a dire che ti basta sapere che non starò sola, perché senza di te mi sento sola! E questo tu dovresti saperlo!
Bugiardo bugiardo bugiardo! Sei un dannatissimo bugiardo, e lo so che non dovrei parlare io, io che con ogni parola sputo veleno, mostrandomi più bugiarda ed incoerente di te.
“Non tornare mai più all'Anteiku!”
Osservo il portachiavi che mi hai regalato, stringendomi le ginocchia al petto. Chiudo gli umidi occhi, non trattenendo più le lacrime diventate ormai così familiari. Più familiari di te.
Kaneki, mi dispiace. Ti prego, torna…















 
Angolino autrice: 
Eccomi qui col Day 2 e, come pre-annunciato, Kaneki post-Aogiri. Immagino che, pur senza specificarlo, sia chiaro il riferimento alla scena del ponte (cap. 120); confesso però che non ho idea di quali siano le parole pronunciate in italiano da Touka, quindi mi sono adattata a quelle giapponesi/inglesi.
Detto ciò, ringrazio chi ha cominciato a leggere questa week, decidendo di proseguire.

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Capitolo 3
*** Day 3 - Lost ***


Tutto è perduto






 
“Sono tutti morti.”
No….
Non può essere. Non può essere vero, non può essere vero!
No, non è vero! Tutti mi stanno aspettando!
“Nessuno ti aspetta.”
“È una bugia! È una bugia!! Fatemi uscire!! Devo salvarli, devo proteggerli! Hanno bisogno di me!”
“Nessuno ha bisogno di te.”
Il tempo si blocca, improvvisamente. Le lancette si interrompono nel loro cammino, e tutti i pensieri si arrestano.
Il silenzio mi cinge, il freddo mi abbraccia.
Ho ancora una mente che mi permette di ragionare?
Mi resta ancora un cuore che mi permette di provare?
“Non c'è più nessuno da proteggere. Li ho uccisi tutti.”
Urla.
Pianto.
Dolore.
Disperazione.
Sono queste le uniche cose che sento. È tutto completamente buio. Sangue e fiori e sangue e cadaveri e sangue e corpi scomposti e fatti a pezzi e fame e ghigni e accuse e solitudine.
Chi, chi sta patendo tutto questo?
Sono io, sono io a soffrire! Sono io che piango, urlo, mi faccio del male! Fa male! Fa così male!!
Ma sono veramente io?
Chi sono io?
Tutti sono morti.
Ho perso tutto. Ho perso tutti.
Nulla più mi definisce.
La mia mente… si ripulisce.
Bianco e nero.
Avvolto da un lenzuolo di vuoto e nulla, cucito da una calma agonizzante, tinto da una tenebra lacerante, non mi riconosco più. Io sono io….
Io sono…
Io...
Io non sono più nessuno.















 
Angolino autrice:
Prima del previsto aggiorno col Day 3, avente come protagonista n° 240. E' quando scrivo di scene simili che riconosco i miei limiti e mi pento di non essere brava a disegnare/dipingere, sarebbe spaventosamente meraviglioso a livello visivo.... Fortunatamente ci ha pensato Ishida-sensei a creare un capolavoro. 
Finora non l'ho specificato, ma si sarà capito che la maggior parte di questi day sono in prima persona, oppure in terza ma sempre con un punto di vista specifico (nei primi due day i pov erano due, sia di Kaneki che di Touka). 
Altra cosa che suppongo che si sia capita, è che a parlare con Kaneki qui sia Arima.
Come sempre ringrazio chiunque legga. 
A presto!

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Capitolo 4
*** Day 4 - Memory ***


Ombre e ricordi







 
In maniera distratta e del tutto automatica passò davanti al :re, trovandolo ancora chiuso. Stava diventando un’abitudine ormai. Scosse la testa al suo riflesso e procedette oltre, spostando lo sguardo verso i nuvoloni plumbei che ingombravano il cielo. La pioggia non accennava proprio a diminuire.
Affrettò il passo per tornare al Chateau, dovendo riordinare alcuni documenti prima di cena, quando una piccola macchia di un lucente celeste colse la sua attenzione. Come una falena attratta dal fuoco si mosse verso essa, seguendo un’invisibile scia tracciata da emozioni inspiegabili. Giunto alla fine di essa, gli parve di perdere un battito.
La cameriera di quel café, divenuto per lui così familiare, era corsa al riparo sotto il cornicione di un vecchio palazzo e con aria un po’ seccata si strizzava le corte ciocche, ravvivandosi i capelli come meglio poteva.
Sasaki si spostò in quella direzione, i suoi piedi quasi si muovevano da soli, fuori dal suo controllo.
“Signorina, va tutto bene?” le chiese gentilmente, porgendole un fazzoletto.
Lei parve sorprendersi di trovarlo lì, ma subito tornò composta e accettò quel quadrato di stoffa, tamponandosi lievemente la testa.
“Sì, grazie” rispose educata, con quella voce che, per qualche ragione, sembrava liberargli delle sconosciute farfalle nello stomaco.
Allungò verso di lei l’ombrello, riparandola dai goccioloni che scivolavano giù dalla grondaia, e lei sollevò lo sguardo, stupita. Ritrovandosela più vicina di quanto s’aspettasse avvertì il proprio viso scaldarsi e pertanto spostò lo sguardo verso la strada, domandando: “Posso accompagnarla da qualche parte?”
“Stavo andando ad aprire il café, ma ormai sono vicina. Solo che prima sono stata colta di sorpresa dall’acquazzone e -”
“Non è un problema, per me” la interruppe, impallidendo immediatamente dinanzi alle proprie azioni. “Ah, non volevo essere maleducato, volevo solo…”
Tergiversò, vergognandosi di se stesso, ma lei non parve farselo pesare; al contrario, emise una leggera risata sommessa, acconsentendo.
“D’accordo. Fino al café.”
“Fino al café” ripeté, attendendo che lo affiancasse per ritornare sul suo cammino.
Raggiunsero taciti l’ingresso del locale e, una volta che ella ebbe aperto la porta, si voltò a fronteggiarlo con aria cordiale.
“Se vuole può entrare. Le offro io un caffè, per ringraziarla.” Dato che esitò, domandandosi quanto tempo aveva a propria disposizione, provò a convincerlo aggiungendo: “Resti almeno finché non spiove. Sempre se non ha impegni.”
Negò, non sentendosela di rifiutare. Posò l’ombrello nel portaombrelli, entrò dietro di lei e si accomodò al solito posto. Scelse un libro a caso dopo che lei gli aveva chiesto di attendere qualche minuto e ne scovò uno intitolato ‘L’antico locale’. Interessato, si immerse nella lettura, tanto da non accorgersi che ella intanto era tornata col suo caffè pronto e glielo aveva anche già posato davanti.
La ringraziò, mettendo il libro da parte per afferrare la tazzina.
“Le sta piacendo?”
Assentì rumorosamente, esprimendo il proprio giudizio con un sorriso solare.
“È delizioso, come sempre.”
“Ne sono lieta.” Le sue labbra si stesero in un sorriso, mentre indicava il piccolo tomo adagiato sul tavolino. “Ma intendevo quello.”
“Oh! Sì! E in qualche modo, mi sembra una storia che già conosco” rispose onestamente, soffiando sul caffè. “Parla di un’antica bottega gestita da un anziano signore che colleziona tazzine di porcellana, che sono il suo tesoro più prezioso. È un luogo in cui persone che si conoscono o non si conoscono si incontrano, per cui porta un po’ tutti ad avvicinarsi. Non so perché, ma immaginandolo mi si scalda il cuore.”
Sospirò tra sé, fissando nostalgicamente quel liquido bruno, sbattendo poi le palpebre per uscire da quell’incanto.
“Mi scusi, probabilmente la sto annoiando.”
Sorrise impacciato, ma ecco che la ritrovò con quel sorriso triste e travagliato.
“Affatto” mormorò appena, la sua voce infranta dal rombo di un tuono.
Forse per effetto del lampo che lo aveva preceduto, comparso proprio oltre il vetro alle sue spalle, per un attimo i suoi colori parvero cambiare. I suoi capelli divennero più lunghi e lisci, d’una gradazione molto più scura e bluastra. I suoi tratti divennero più giovanili, sottili e freddi. E dalle sue scapole apparve una grossa ala infiammata, dall’aspetto stupefacente.
Gli si mozzò il fiato, come al loro primo incontro. Una lacrima scivolò sul suo viso, mentre alle sue labbra sfuggiva un inconscio “Touka-chan…”.
Non se ne rese neppure conto, al contrario di lei che serrò le mani in pugno lungo i fianchi, mantenendo quel sorriso di facciata, dentro di sé sentendosi sempre più disperata tra ciò che desiderava e ciò che considerava fosse più giusto fare.



Per quanto ancora poteva durare quella farsa?
Per quanto ancora sarebbe riuscita ad andare avanti quella menzogna?

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Capitolo 5
*** Day 5 - Returned ***


Crudele








“Kaneki!
Kaneki. Ci vediamo dopo, okay?”
Crudele. Che sorriso crudele. Che voce crudele. Che volto illuminato da crudele speranza.
Senza attendere che se ne andasse mi voltai, avvertendo le lacrime raccogliersi nei miei occhi.
Dopo… Touka-chan, probabilmente non ci sarà un ‘dopo’. Probabilmente questa è la fine. Probabilmente non ci rincontreremo più.
Eppure, pur desiderando di farla finita con la mia vita, desidero anche rivederti.



Era tornato. Era senza dubbio lui. Per quanto fosse ancora una volta diverso, per quanto somigliasse spaventosamente al dio della morte della CCG, era realmente Kaneki.
Era Kaneki Ken.
E guardando il suo viso, provai un indescrivibile sollievo. Gli sorrisi spontaneamente, ma speravo che con quel sorriso potessi anche riuscire ad attrarlo verso di me e dargli qualche ammonimento.
Non morire. Non sparire più.
Stavolta, torna sul serio da me.
Se glielo chiedevo così, lui sarebbe tornato?
“Ci vediamo dopo.”
A quella tacita promessa mi aggrappai come un anemone ad un corallo, continuando ad andare avanti.















 
Angolino autrice:
Ecco che tornano i due punti di vista, stavolta in prima persona. Avviso che i prossimi due days saranno quelli più lunghetti e non ci sarà la divisione in due pov.
Sperando che stiano piacendo, auguro a tutti buona lettura e un buon proseguimento di giornata!

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Capitolo 6
*** Day 6 - Together ***


Non più soli







 
Gli carezzò i capelli ad occhi chiusi, rilassandosi. Quel calore, le era mancato così tanto…
“Touka-chan, non ti peso addosso?”
Negò, ma per accontentarlo lo fece alzare e si mise seduta, pensando di capovolgere la situazione; per questo lo spinse sulla branda e si accoccolò sul suo petto, strusciando il viso contro esso.
Lui coprì i loro corpi con una coperta, ridacchiando.
“Ti fa proprio il solletico, eh?”
“Un po'” ammise, stringendola attraverso la stoffa.
Contrariata afferrò le sue braccia, facendo sì che si posassero direttamente sulla sua schiena.
“Non ti dà fastidio?” si accertò, facendo riferimento alle squame.
“No.”
“Sei sicura?”
Touka sospirò rumorosamente, sollevandosi di poco e baciandolo per zittirlo.
“Sono sicura.”
Nascose il viso contro il suo collo stavolta, giocherellando con l’anello che gli aveva regalato.
“Sono così contenta di riaverti qui…” sussurrò con un filo di voce.
Ciononostante lui parve sentirla, per cui la strinse maggiormente a sé.
“Anche io sono contento di essere ritornato. Cos’hai fatto in mia assenza?” si interessò, carezzandole delicatamente la schiena.
“Mh, niente di che. Ah, l’altro giorno ho assistito ad una conversazione interessante. Sai, no, che non mi intendo di giapponese.” Ad un suo mormorio di conferma continuò: “Tsukiyama stava rievocando un vecchio discorso avuto con Hinami, che riguardava i caratteri con cui si scrivono il tuo nome. Diceva che fossero quelli di un fiore.”
“L’osmanto” confermò, chiedendosi intanto che razza di discorsi facessero i due.
“Che fiore è?” domandò, col tono di qualcuno che non lo aveva mai neppure sentito nominare.
“Sono dei piccoli fiori giallo-arancioni, molto profumati.”
“Che tipo di profumo emanano?”
“Mmm… è una sorta di miscuglio di agrumi, magnolia e gelsomino.”
Lei ci pensò su, fissandolo concentrata. Spostò il naso contro la sua pelle, inspirando a pieni polmoni, imbarazzandolo non poco.
“Mh, in effetti hai un buon odore” riconobbe.
Sfuggendo dall’impaccio la abbracciò, affondando la faccia tra i suoi capelli. Anche lei profumava, di così tante cose. Sapeva di caffè, di casa, di Touka.
Non è un caso se è scritto nel tuo nome…, pensò, decidendo tuttavia di cambiare argomento. Approfittò del fatto che stesse ancora giochicchiando con la collana, schiarendosi la voce per farle notare: “Touka-chan, non dovrei regalarti anch’io un anello?”
“Non ne ho bisogno.”
“Ma almeno qualcosa che ti ricordi di me, quando non sono qui… per non farti sentire sola…”
Lei si mise semi-seduta, mostrando un dolce sorriso così raro ad illuminarle quelle iridi del colore degli abissi.
“Ce l’ho già. Qualcosa di estremamente prezioso.”
Indicò gli abiti buttati a terra e lui seguì il suo dito, notando che da una tasca spuntava il suo cellulare. Ad esso era attaccato il coniglietto portachiavi che le aveva regalato tanto tempo prima, per il suo compleanno.
Sorrise spontaneamente, tornando da lei, baciandola.
Almeno quando era qui, voleva essere il più presente possibile. E sentirla il più vicino possibile. Perché finalmente, non erano più soli.















 
Piccola spiegazione: "ka" di Touka si scrive con il kanji di "profumo".

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Capitolo 7
*** Day 7 - Free Day ***


Febbre d’estate







 
Era la fine di giugno e Kaneki, seduto accanto ad una finestra con un libricino tra le mani, seguiva pensosamente il percorso tracciato da una farfallina azzurra, quando Touka entrò di corsa in camera, spalancando la porta. Si voltò stupito, aspettandosi che rientrasse più tardi – visto che le sue ragazze erano andate a trovare Yoriko, dopo che aveva scoperto di essere incinta –, e la trovò ansante e pallida, con Ichika tra le braccia. Si sollevò di scatto, avvicinandosi a loro, preoccupato.
“Cosa succede?”
“Ichika. Credo abbia la febbre.”
La tolse dalle sue braccia e la portò a letto, coprendola con vari strati di coperte. Era effettivamente sudata e sembrava avere difficoltà a respirare, col naso colante.
Non appena avvertì il tocco del padre la bambina socchiuse appena le palpebre, ma subito dovette richiuderle, colta da un potente starnuto. Tirò su col naso e lui afferrò prontamente un fazzoletto dal comodino accanto al letto, pulendole il moccio.
“Pa… ppà…” raschiò, con voce gracchiante.
Impensierito le porse un termometro, spostandole i capelli che le si erano appiccicati sul viso.
“Bentornata, Ichika-chan.” Le sorrise, continuando ad accarezzarla, e lei chiuse gli occhi, appoggiandosi contro la sua mano. “Dove ti fa male?”
Con una manina si toccò al centro del collo e lui rifletté su come potesse risolvere il problema, pensando a cosa faceva in passato in casi simili. Di medicine per il mal di gola non gli sembrava ne avessero in casa, avrebbe dovuto uscire per acquistarle. Tuttavia…
Sentendo il termometro suonare lo prese e tirò un sospiro di sollievo nel constatare che la temperatura fosse bassa. Doveva trattarsi soltanto di influenza.
Chiese a Touka di sostituirlo per un po’, approfittando del fatto che si fosse appisolata, per andare a preparare del latte e miele. Una volta pronto poggiò la tazza piena su un vassoio, spostandosi verso la credenza, cercando tra le caramelle regalatele da Saiko quelle che potevano fare al caso suo. Se non ricordava male, dovevano essercene alcune che facevano bene alla gola.
Ne trovò effettivamente alcune all’arancia e all’eucalipto e le posò accanto alla tazza, avviandosi verso la stanza dopo aver preso anche un olio essenziale alla menta piperita.
Giunto lì trovò sua moglie seduta sul materasso, a sfiorare in maniera terapeutica il viso della loro bambina, mentre ella le stringeva una mano. Nel sonno continuava a mormorare ‘mamma’ o ‘papà’, per cui si fece avanti, inginocchiandosi accanto al letto dopo aver posato il vassoio sul comò, poggiando la sua mano sulla loro.
“Siamo qui” la rassicurò, scambiandosi uno sguardo con Touka.
Lei sorrise, con muta gratitudine, ma non riuscì a nascondere l’apprensione.
Cercò di rassicurare anche lei, prima di svegliare Ichika e aiutarla a mettersi seduta. La coprì fino alle spalle, permettendo solo alle sue braccine di uscire fuori, accertandosi che riuscisse a tenere la tazza ancora fumante senza che si bruciasse e senza che la rovesciasse.
“Attenta che scotta.”
“Cos’è?” chiese Touka, avvicinandosi per sbirciarne il contenuto.
“Un rimedio casalingo contro il bruciore di gola.”
“Ed è buono?”
Storse il naso poco convinta, l’odore non tanto la convinceva.
“Dovrebbe esserlo.”
Fissarono col fiato sospeso Ichika che lo assaggiava, bloccandosi dopo un un sorso. Per un attimo temettero che potesse rigettarlo, ma immediatamente i suoi occhi, per quanto stanchi, si illuminarono, e continuò a berlo mostrando apprezzamento.
Sospirarono entrambi, rilassandosi dalla tensione dell’attesa. Appena ebbe finito le tolsero la tazza di mano e mentre Touka la metteva a posto Kaneki le applicò l’unguento sul petto e il collo.
“Pizzica?” chiese divertito, vedendola arricciare il naso e strizzare gli occhi.
“Un pochino.”
“Cerca di sopportarlo per un po’. Adesso dormi, così recupererai subito le energie. Guarda cosa ti aspetta quando ti sveglierai.”
Le mostrò le caramelle e stavolta i suoi occhi brillarono ancora di più. Annuì con foga, stendendosi per bene, biascicando loro la buonanotte prima di crollare del tutto.
I due coniugi le posarono ciascuno un bacio su una tempia e le rimboccarono le coperte, lasciandola riposarsi. Posarono la tazza al suo posto dopo averla lavata, dopodiché si spostarono nel salone, accomodandosi sul divano. Qui Touka appoggiò la testa contro la spalla di suo marito, tenendo i sensi all’erta.
“Guarirà presto” la tranquillizzò Kaneki, capendo cosa le stava passando per la testa.
Lei annuì, volendoci credere.
“Grazie per l’aiuto.”
“Non dirlo nemmeno” ribatté, giocherellando con le ciocche più lunghe dei suoi capelli.
Touka sbirciò nella sua direzione, notando che, per quanto si mostrasse calmo, anche lui era impensierito. Sorrise appena, mettendosi più comoda contro di lui.
“Touka-chan, più o meno quanto tempo ci impiegano i ghoul a guarire?”
“Poco, se si nutrono.”
Si scambiarono un’occhiata, convenendo che forse non fosse l’idea migliore.
“E gli umani?”
“Poco, se si curano.”
Sospirarono pesantemente, entrambi chiedendosi quale potesse essere l’opzione migliore per alleviare le pene della loro bambina, e ci si trastullarono talmente a lungo che non si accorsero del tempo che passava, finché la piccola non balzò sulle loro gambe, cogliendoli di sorpresa.
“Ichika-chan, dovresti stare a letto!” la rimproverò il padre, ma lei scosse la testa, cacciando la lingua. Così scoprirono che stava mangiando le caramelle, tutte insieme.
Kaneki si portò una mano alla fronte, Ichika sogghignò deliziata, mettendosi comoda tra di loro.
“Ti senti meglio?” si accertò Touka, spostandole i capelli dal viso, notando che stesse sudando di meno.
Annuì di nuovo con la testa, accoccolandosi contro di loro, finché non finì di ingoiare velocemente le caramelle per esclamare in tono acuto, mentre balzava in piedi: “Aaah!”
Kaneki si alzò immediatamente per correrle dietro, notando che andava ad arrestarsi a pochi passi dalla finestra, indicando un punto nel cielo.
“Che cosh'è?” domandò ingenuamente.
Suo padre fissò quel punto tra i cumulonembi, rallegrandosi. Si inginocchiò accanto a sua figlia, raggiungendo la sua altezza.
“È un arcobaleno.”
“Accobaleno” ripeté col suo linguaggio da infante, meravigliandosi.
Si aggrappò a lui, facendogli capire di voler salire più in alto, credendo che da lassù potesse riuscire a vederlo meglio, e lui la prese in braccio, rialzandosi.
Touka si avvicinò a loro, domandandole: “Ti piace?”
“È bellisshimo!” confermò pimpante, allargando le braccia a formare un arco nel cielo, quasi lei stessa lo stesse creando. Non c’era da sorprendersi che fosse tanto piena di meraviglia, considerando che era la prima volta in cui lo vedeva.
Si sporse poi verso i pastelli regalatele da Urie al suo primo compleanno, guardando con luccicante eloquenza suo padre.
“Va bene, lo facciamo anche noi.”
“Anche mama!” decise per lei, scendendo per correre a prendere matite e fogli, quasi inciampando nel tappeto – fortunatamente Kaneki la afferrò al volo. Da quando aveva imparato a camminare, e soprattutto a correre, dovevano starle sempre dietro come un’ombra, sperando che non si facesse male. Si assicurò che avesse ritrovato l’equilibrio prima di lasciarla, dopodiché tutti e tre si stesero sul tappeto nel salone a pancia in giù, gareggiando per vedere chi realizzava l’arcobaleno più grande e variopinto.


Era dalla nascita di quel piccolo fiore che la vita di Kaneki Ken e Kirishima Touka s’era riempita di nuovi colori. Colori radiosi, dipinti dalle sfumature della gioia, del calore, dell’amore.
E con essi, aveva finalmente potuto comparire l’arcobaleno che tracciava la loro felicità.
















 
Angolino autrice: 
Eccomi giunta alla fine di questa breve raccolta. Di questo lungo percorso. Buffo il fatto che mi sia partita "Mvt. 4 - Licht und Schatten" proprio ora che c'è il finale. Sa proprio di conclusione.
Ringrazio chiunque l'ha letta. Chi l'ha recensita e ha ancora voglia di farlo. E anche chi l'ha apprezzata in silenzio.
Grazie di cuore. 
Steffirah

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