Il Mondo dei Demoni, mille anni dopo

di Kalam
(/viewuser.php?uid=1037138)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La decisione di Brago ***
Capitolo 2: *** Una vecchia rivalità ***
Capitolo 3: *** Iris, la regina ***
Capitolo 4: *** Aiuto reciproco ***
Capitolo 5: *** Coltelli nella notte ***



Capitolo 1
*** La decisione di Brago ***


Makai, 1000 anni dopo la battaglia tra demoni vinta da Zatch
Il cielo era nero come la pece, nemmeno un sottilissimo raggio di luce riusciva a superare la fitta coltre di nuvole che si era creata sopra la terraferma.
Nella foresta, poi, l’ombra delle piante rendeva completamente inutile la vista, costringendo Brago a dover contare solo sulla propria capacità di percepire le presenze intorno a lui.
Era un periodo in cui conveniva stare all’erta in ogni situazione. Il minimo ronzio provocato da una zanzara o il fruscio dei cespugli o i rametti che si spezzavano al suo passaggio gli provocavano sempre un sussulto.
Erano passate settimane dal giorno in cui Brago si era rifugiato nella foresta, per nascondere la sua presenza a eventuali nemici, e nessuno si era mai avvicinato; effettivamente, era un posto molto pericoloso a causa della limitata visibilità che poteva essere fatale in un incontro con un demone intelligente in grado di tendere imboscate.
Tuttavia, quel giorno, tra le foglie degli alberi e dei cespugli una fioca luce passava e illuminava l’ambiente. “Sembra che qualcuno abbia acceso un fuoco. Chi sarebbe così stolto da rivelare così la propria posizione in un luogo come questo?”.
Brago esitò. Incontrare demoni impazziti, frustrati per ciò che la sorte aveva riservato a questo mondo, non era più così raro; “ma soprattutto” pensò “ormai i demoni rimasti sono molto forti, potrei incontrare qualcuno più abile di me. Tuttavia, se spreco questa occasione la prossima volta potrebbero essere loro ad attaccarmi a sorpresa. È ora di tornare a combattere come si deve”.
Si tolse la pelliccia, che sarebbe solo stata d’intralcio, rimanendo a torso nudo, e iniziò a concentrarsi per nullificare la sua presenza ai sensi dei demoni. Si avvicinò, evitando di fare qualsiasi rumore, e sporse la testa da un cespuglio per osservare il luogo da cui proveniva la luce.
Due demoni sedevano in mezzo a una radura. Uno, piccolo, dai capelli arancioni, alimentava il fuoco dalle sue mani con il suo potere. L’altro, molto più grande, stava di guardia osservando i dintorni. Quest’ultimo aveva un aspetto familiare: era molto alto, aveva lunghi capelli neri che ricadevano sulle spalle e sulla schiena e una coppia di enormi ali che stagliavano una lunga ombra su un lato della foresta. Indossava solo dei larghi pantaloni neri, in gran parte strappati, e il torace lasciava intravedere ferite ancora fresche che segnavano quasi completamente suo il fianco sinistro, quello che Brago riusciva a vedere.
“Rodeaux, e anche l’altro deve essere uno scagnozzo di Faudo. Sono forti, devo sfruttare l’effetto sorpresa; inoltre non posso attaccare in modo troppo appariscente, o attirerò altri demoni”
Fu velocissimo. Aumentò la gravità sul demone dai capelli arancioni, scattò e prima che se ne potesse accorgere, afferrò Rodeaux per la testa e schiacciò il suo volto contro il fuoco, aumentando anche la gravità sulle sue ali per evitare che potesse tentare qualche attacco con quelle che erano di fatto le sue armi principali. Attese che il demone alato smettesse di divincolarsi e quando lo lasciò, la sua faccia era completamente carbonizzata.
Nel frattempo, il piccolo demone del fuoco stava tentando di rialzarsi. “In effetti, non ho usato molto del mio potere, se non lo uccido adesso potrebbe riuscire a contrastare la mia gravità”. Brago in un salto fu sopra di lui, posò la mano sul suo cuore e sparò una palla di gravità che schiacciò completamente la cassa toracica, bucando cuore e polmoni in un esplosione di sangue che coprì lo stesso Brago.
Si alzò in piedi lentamente e osservò i due cadaveri, ripensando a ciò che aveva appena compiuto e biasimandoli della loro imprudenza.
Si accorse di un’altra presenza nella radura e si mise subito in guardia. Riconobbe un altro volto familiare, ma stavolta non aveva da preoccuparsi. “Credevo di essere stato abbastanza schietto e silenzioso, ma a quanto pare qualcuno mi ha notato”.
“Brago, sai perché sono qui. Vuoi continuare a vivere in questa foresta, rimanendo schiavo di questa situazione? Non vuoi cambiare le cose?”
“No, non voglio vivere in questa foresta per sempre, ma quando uscirò, non sarà per aiutare voi, ma per aiutare me stesso. Avete già dimostrato la vostra incompetenza, non credo vogliate perdere la vostra vita oltre al potere che avete già perso.”
“Brago, non ce la farai da so…”
“Inoltre, se non ricordo male, la colpa di questa situazione è da imputare soprattutto a te. Non hai saputo controllare le ambizioni del tuo clan e non sei riuscito neanche ad avvisare Zatch prima che i tuoi parenti distruggessero tutto e uccidessero milioni di demoni. A quest’ora avresti molti più alleati, non ci sarebbe neanche bisogno di scomodarsi e chiedere aiuto a me”
“Riconosco le mie colpe, ed è proprio per questo che mi sto impegnando per cercare alleati. Ho deluso Zatch abbastanza, ora devo assumermi le mie responsabilità”
“Belle parole, belle intenzioni, ma non combatterò per voi”
“Porti rancore per la vittoria di Zatch nella battaglia?”
“Assolutamente no. Mi ha sconfitto in modo onesto e si è meritato la corona, ma non ha capito che un re non può essere sempre gentile e quando l’ha scoperto era ormai troppo tardi”
“Brago, ti ripeto, non puoi sconfiggere tutti da solo. Qui ci sono di mezzo alcuni dei demoni più forti mai esistiti”
“Lo so benissimo” Brago sorrise “ed è proprio per questo che combatterò da solo. Mostrerò al mondo che io faccio parte dei demoni più forti”
“Stai rendendo tutto più difficile”
“Più difficile? Pensi davvero che la situazione possa peggiorare? I DRAGHI si sono ribellati. Dovresti conoscerli bene, Ashuron, dato che sono tuoi parenti. Non c’è nessuno in tutto l’universo che può fermare forze come quelle, e a dirla tutta preferisco morire combattendo da solo contro uno di loro piuttosto che sacrificarmi per un re che non è mai riuscito a imporre le proprie decisioni. Zatch ha cercato sempre di non fare torti a nessuno nel suo regno, ma questo gli ha causato non pochi problemi; è diventato troppo accomodante, una marionetta nelle mani del suo popolo. Si è fidato di te per tenere a bada il clan dei draghi, e tu non sei riuscito a evitare la catastrofe. Certo, forse non sarà tutta colpa tua o tutta colpa di Zatch, ma resta il fatto che non vi aiuterò. Non siete degni di avermi come alleato”.
“Rimpiangerai questa scelta quando ti troverai contro uno di loro” rispose Ashuron
“Non credo proprio. Ne riparleremo quando ti porterò la testa di qualche tuo zio”
“Addio, Brago”. Ashuron si girò e si alzò in volo facendo ondeggiare l’intera foresta per le correnti d’aria. Brago si sedette e iniziò a riflettere. Ashuron non era malvagio, probabilmente era l’unico drago ad aver mantenuto un barlume di sanità mentale. Aveva sempre sostenuto Zatch, sin dalla battaglia contro Clear Note per decidere il re dei demoni, ma aveva commesso gravi errori nella gestione del suo clan, permettendo che avvenisse la rivolta e di fatto condannando questo mondo allo stato attuale. Nessun segno di civilizzazione, demoni disperati e frustrati che si ammazzavano tra di loro per il solo gusto di farlo, come se ci fosse in palio la corona di un mondo di cenere e nebbia.
Sullo sfondo, la causa di tutto questo, i draghi, svolazzavano per i cieli portando distruzione ovunque, riducendo a nulla tutto ciò che la civiltà dei demoni era riuscita a creare in 5000 anni di storia. Si rammaricò per il tragico destino che era toccato a questo mondo e pensò a quello parallelo, quello degli umani.
Considerando la vita media degli uomini, Sherry Balmont, la padrona del suo libro, era sicuramente già morta, ma si chiese a che livello fosse la tecnologia, immaginò i passi da gigante che l’uomo avrebbe potuto fare in mille anni: città sulla Luna, grattacieli, teletrasporto. Poi si guardò intorno ritornando alla cruda realtà del Makai, un mondo in rovina che stava giungendo al termine della sua storia, e sperò per un attimo di tornare indietro nel tempo, nel periodo in cui combatteva a fianco di Sherry per la corona. Quei mesi lo avevano fatto crescere moltissimo; al di là della sconfitta finale, aveva ancora l’ingenua speranza che Zatch fosse il re perfetto.
Sospirò, ricordando quei momenti, andò a cercare la pelliccia e tornò nella foresta, ricominciando a vivere come aveva fatto da settimane a questa parte, coltivando in cuor suo una nuova ingenua speranza: quella di salvare questo mondo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Una vecchia rivalità ***


Vincent Bari aprì gli occhi e si ritrovò a fissare il soffitto della grotta nella quale si era rifugiato dopo le catastrofi avvenute per mano dei draghi. Si alzò con fatica, lottando contro il dolore che le sue cicatrici gli procuravano. Elzador era stato abbastanza forte da ridurlo così quando era solo un adolescente, chissà cosa poteva succedere ora che era alleato con altri suoi simili. Bari rabbrividì solo al pensiero.
Uscì dalla grotta e osservò il cielo grigio e la distesa del mare di fronte a lui che si espandeva verso l’orizzonte infinito, nascondendo alla vista isole, nuove terre, nuove popolazioni, “anche se probabilmente a quest’ora qualunque cosa in questo mondo è stata ridotta come questo luogo”. Si girò a osservare l’entroterra e notò la solita monotonia: innumerevoli dune di sabbia tormentate dal forte vento che soffiava vicino al mare. Sul lato destro erano presenti rocce e scogli, da cui egli aveva ricavato la caverna usando il suo potere dei vortici come trivella e ottenendo un ottimo nascondiglio nell’area più deserta possibile.
Nessuno passava mai di lì. Soltanto una volta Jedun aveva provato ad attaccarlo, accecato dalla furia e dalla disperazione. Bari era stato costretto a ucciderlo, e successivamente lo aveva sotterrato nei pressi degli scogli, costruendogli una piccola tomba e rendendogli onore. Dopotutto, non era colpa sua se il mondo era in questo stato e non era stato certo l’unico a impazzire in questo modo sviluppando istinti assassini verso chiunque.
Quello che Bari non poteva assolutamente sopportare, però, erano i demoni ancora lucidi che ammazzavano i loro simili anziché cercare di allearsi con loro; “come se potessero risolvere qualcosa da soli. Se non fosse per questo orgoglio egoista che accomuna tutti i demoni, a quest’ora per lo meno avremmo qualche speranza. Invece sembra che qualcuno stia sfruttando questa occasione per dimostrare di essere uno dei più forti; la vedono come una rivincita della battaglia che hanno perso da giovani”.
Attraverso l’ululato del vento udì dei rumori. Si girò, pensando che fosse la sabbia in movimento, e vide un’ombra che si avvicinava piano piano. Aveva un’andatura zoppa, un braccio inerme che trascinava con fatica e una singolare testa a forma di U. Man mano che si avvicinava, Bari notò che l’ombra stava canticchiando qualcosa, sembrava musica classica, e aveva in bocca un sigaro spento.
Dopo averlo riconosciuto, capì che non era una minaccia e lo lasciò avvicinare. Il demone, molto più basso di lui, lo raggiunse, si appoggiò su una sorta di bacchetta da direttore d’orchestra che usava come bastone per sostenersi e gli disse “Vincent, quanto tempo. Era da molto che ti cercavo. Come vedi, non me la passo molto bene, quei draghi sono proprio una seccatura” Tossì “Ormai la storia di questo mondo ha ben poco da raccontare, il futuro riserva solo oscurità e disperazione. Ricordi i bei tempi in cui tutto andava bene e noi due eravamo acerrimi rivali, sempre pronti a combattere tra di noi per dimostrare chi fosse il più forte?”
Bari era irritato; era difficile considerare rivalità dei combattimenti in cui vinceva senza neanche dover usare i suoi poteri, ma decise di dargli ascolto. Era tanto che non incontrava un demone sano di mente. “Certo, ricordo la nostra rivalità, ma non credo che sia il momento per parlarne. Pensare al passato quando devi cercare in tutti i modi di migliorare un buio futuro non è la cosa giusta da fare”.
“Pensare di poter migliorare il futuro non è la cosa giusta da fare” puntualizzò Keith “So che sei forte, Bari, lo so meglio di chiunque altro, ma non puoi fare nulla. Il mondo è spacciato, è come se fossimo già morti, stiamo solo aspettando la nostra sentenza. Ricordare il passato è tutto quello che ci resta perché il futuro per noi non esiste”.
“Se sei venuto fino a qui per demoralizzarmi, sappi che non sarà così facile”
“Sono venuto qui perché voglio morire in nome della nostra rivalità. Bari, io voglio combattere un’ultima volta con te”
Bari sentì il sangue ribollire nelle vene. Come poteva pensare alla cosiddetta rivalità in mezzo a questo disastro? Come poteva essere così stupido e superficiale da buttare via la sua vita in questo modo?
Ma Keith non udì mai questi pensieri che si facevano violentemente strada nel cervello di Bari, perché in un attimo la sua testa si sentì presa dalla mano enorme del demone e schiacciata con forza sovrumana contro gli scogli appuntiti che si trovavano a pochi metri.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Iris, la regina ***


Bari si fermò a ripensare alla stupidità della sua razza, dei suoi simili. Sembrava che ormai tutti fossero impazziti o semplicemente si fossero totalmente rassegnati, decidendo di combattere tra di loro per il solo gusto di farlo.
Non seppellì il cadavere di Keith, ma lo lasciò sul bagnasciuga a marcire; non meritava certo pietà o compassione dopo quello che aveva fatto.
Bari si accinse a tornare nella sua caverna, quando capì che qualcosa non andava. Sentiva una presenza all’interno del suo rifugio, ed era straordinariamente potente. Strinse i pugni preparandosi al peggio, entrò e vide, seduta su una roccia con fare altezzoso, una donna alta, dai lunghi capelli viola che scivolavano delicatamente sulle spalle. I grandi occhi di un rosso acceso creavano un contrasto particolare con il pallore del viso. Indossava un cerchietto adorno di gioielli che scopriva la fronte dai capelli, una giacca nera e dei pantaloni aderenti blu.
Aveva le unghie truccate di rosso e fissava Bari dalla roccia come se fosse seduta su un trono.
“Salve, demone; ti consiglio di nascondere quel tuo amichetto che hai ucciso, dato che potrebbe attirare altri nemici e non mi piace essere disturbata, sai”
“Chi sei?” Chiese Bari. “Quel cerchietto vale quanto la corona di questo mondo probabilmente. Dove l’hai trovato?”
“Questo cerchietto? Ah, ma certo. Questo è la corona di questo mondo, ma forse sei troppo giovane per ricordarti di me”
“Ho chiesto chi sei, donna. Cosa ci fai qui?”
“Oh quante domande. Se è per questo, anch’io ti ho detto di nascondere l’altro demone ma tu non mi hai voluto ascoltare” Si atteggiava come una regina, parlando in modo quasi offeso.
“Non lo farò. Se qualcuno verrà qui a disturbarmi per combattere, dovrà vedersela con me sul serio. Non sopporto i demoni che vedono questo disastro come l’occasione per uccidersi a vicenda. Se proprio vogliono morire, avranno quello che si meritano.”
“Ma che pensieri nobili… Purtroppo però, il destino di questo mondo è segnato; questa è la quinta battaglia dei demoni, l’apocalisse, quella nella quale tutti i demoni di tutte le generazioni hanno la possibilità di confrontarsi e dimostrare di essere i migliori. Nel corso delle quattro battaglie per diventare re, sai quanti sono ancora tormentati dalla frustrazione di aver perso? Hai idea di quanti attendessero un’altra occasione per primeggiare? Capisco il tuo ragionamento e lo condivido. Nulla di tutto questo ha senso, ma alla fine non mi sembra che tu ti stia tenendo fuori dai giochi: hai ucciso quel demone, e non è stato il primo”.
“E’ stato lui a chiedermi di combattere, e gli altri che ho ucciso mi hanno attaccato impazziti. Dovevo lasciarmi uccidere?”
“No, infatti non dovevi lasciarti uccidere, dovevi sopravvivere. La tua è sicuramente una bella morale, ma sappi che non potrai applicarla in questa situazione. Tutti vogliono uccidere tutti, quindi tutti vogliono uccidere anche te. Secondo i tuoi principi ti ritroverai comunque a sterminare la tua razza”
“Oppure posso allearmi con qualcuno” disse Bari “come ad esempio tu. Non mi sembri impazzita, non mi sembri bramosa di uccidere qualcuno”
“Non mi schiererò mai a fianco di un bambino. Hai idea della persona con cui stai parlando? Torna quando sarai uno degli ultimi venti sopravvissuti e ne riparleremo”.
“E se fossi tu a morire prima che ne rimangano venti?”
“Perché non provi a uccidermi tu, allora, paladino dei giusti? Io non sono giusta, contesto la tua morale, e non mi schiero con te perché vedo tutta questa situazione come è veramente: una guerra, che tu non puoi fermare. Ah, tra l’altro, questo nascondiglio è molto carino, credo che mi fermerò qui, e tu te ne dovrai andare”
“Ma cosa…”
Bari iniziò a sentire la sua rabbia gonfiarsi e i suoi poteri esplodere davanti alla sfacciata che aveva di fronte. Creò un vortice sul suo pugno, e caricò a una velocità incredibile.
Mirò al cuore della donna, e vide il suo vortice che si avvicinava, sempre di più. Ghignò, vedendo che l’aveva colta di sorpresa. Sfiorò la giacca…
Si ritrovò un attimo dopo sdraiato sul bagnasciuga, di fianco al corpo esanime di Keith. La donna era in piedi che lo osservava, mentre teneva in mano una lunga spada ricurva.
Bari fissò con orrore quell’arma. Sangue colava da essa. Provò ad alzarsi e sentì un dolore atroce alla spalla. Si girò, incredulo, e vide quello che non avrebbe mai voluto vedere. Il suo braccio era appoggiato di fianco a lui, mentre la sua spalla era stata troncata di netto dalla spada.
Rifletté qualche secondo, cercando di ricordare come tutto fosse successo. Era sul punto di ucciderla, ce l’aveva fatta. Come era possibile che ora si ritrovasse in un altro luogo con un braccio tagliato?
“Come… Come hai fatto?”
“Ragazzino, credi che io sia diventata la regina dei demoni per caso? Prima che sorgesse la dinastia Bell, io ero sul trono, dopo aver vinto la seconda battaglia per decidere il sovrano del Makai. Ora vai, nascondi da qualche parte questo orrendo cadavere e trova qualche amico in questo mondo deserto. Il mio nome è Iris, ricordati di me. Quando saremo rimasti in pochi, ci rivedremo.”
“Iris, io tornerò, e ti sconfiggerò, ti ucciderò nel peggiore dei modi possibili”
“No, non lo farai. Morirai se solo ci proverai. Tranquillo, mi ringrazierai per quello che ho fatto. Ho solo cercato di aprirti gli occhi, ma se sei ancora convinto dei tuoi bei principi, beh, non rimane altra scelta se non quella di buttarti di nuovo nella mischia. Buona fortuna.”
Prima che Bari potesse dire qualcosa in risposta, Iris era già sparita. Guardò il cadavere di Keith, ormai irriconoscibile. Lo afferrò con forza e urlando lo gettò più lontano possibile nel mare davanti a lui.
Si girò verso la spiaggia, preparandosi ad un nuovo viaggio, e ignorando il sangue che colava sul fianco dalla spalla, iniziò a camminare.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Aiuto reciproco ***


“Il mio nome è Lily”. Continuava a ripeterlo tra sé e sé, per mantenere la concentrazione e non svenire, stremata dalla fame e dalla sete, dopo aver camminato per settimane senza trovare traccia di anima viva, né tanto meno di cibo.

Scorse in lontananza un insieme di case di pietra, un piccolo villaggio, e il suo cuore si riempì di speranza. Per fortuna era rimasto qualcosa in quella landa desolata rasa al suolo dai draghi.

Raggiunse il muro dell’abitazione più vicina e vi appoggiò la mano, fermandosi a riposare, quando fu sorpresa da una voce che la interpellò in modo interrogatorio.

“Chi sei?”

Lily si dovette sforzare di far uscire un suono dalla sua gola riarsa. “Il mio nome è… Lily”

“Vai via, non troverai niente di buono stando qui con me”

“Ho bisogno di… cibo… ti prego”

Alzò la testa e vide la persona con cui stava parlando. Era un demone alto, dai corti capelli bianchi sollevati da una fascia. Aveva gli occhi di un grigio così chiaro da sembrare bianchi, e indossava dei lunghi pantaloni blu mentre un mantello scuro gli copriva il busto.

Sospirò portandosi la mano alla faccia, in segno di disapprovazione, poi tirò fuori dal mantello una bottiglia di acqua. “Aspetta qui, vado a prenderti del cibo, ma poi te ne andrai”.

Lily annuì, prese la bottiglia e iniziò a sorseggiare lentamente, appoggiando la schiena al muro e lasciandosi scivolare fino a sedersi sul terreno.

Quando la mente tornò lucida, iniziò a pensare al suo incontro con quel demone. Perché era così scontroso? Non sembrava malvagio e dopo tutto, non l’aveva attaccata quindi non era uno di quei demoni che avevano perso la ragione.

Lily aveva bisogno di tutto l’aiuto possibile: era giovane, a quest’ora avrebbe dovuto partecipare alla battaglia per designare il sovrano dei demoni, ma i disastri provocati dai draghi avevano impedito lo svolgimento del conflitto.

Il demone tornò con in mano qualche pezzo di carne e lo lanciò a Lily, che, dopo essersi rifocillata, iniziò a parlare con il misterioso salvatore.

“Perché sei qui tutto solo? Guarda che non sono impazzita, possiamo aiutarci a vicenda”

“In questo mondo esiste solo la tristezza e la perdita delle persone più care. Ho già perso tutto ciò che avevo, compresa la fiducia negli altri demoni. Anche se tu fossi buona, un giorno morirai uccisa da quei mostri, e non voglio soffrire un’altra volta; ho già pianto abbastanza per le morti di tutti coloro a cui tenevo.”.

Lily abbassò lo sguardo. Non era un ragionamento insensato: lui era adulto e dunque in grado di sopravvivere anche da solo, mentre lei non poteva resistere in quelle condizioni senza l’aiuto di nessuno, nonostante le sue abilità.

Comprendendo le ragioni del demone, si alzò, lo ringraziò e gli strinse la mano, prima di incamminarsi per uscire dal villaggio.

Non fece in tempo a percorrere cento passi quando un’enorme pianta le si parò davanti, bloccandole la strada e tentando di colpirla muovendo le sue radici in maniera spasmodica. Lily iniziò a scappare verso il villaggio; doveva trovare il demone il cui potere aveva generato quella creatura mostruosa, altrimenti non avrebbe avuto speranze di sopravvivere.

Non appena fece ritorno all’abitazione dove si era riposata vide il demone dai capelli bianchi, intrappolato da una radice, fronteggiato da un demone basso, vestito di foglie. I due stavano aparlando e Lily si nascose in una posizione utile per origliare la conversazione.

"Non ti ricordi di me, vero? Nessuno si ricorda di me, il grande Sugino, e sai perché? Quel dannato Zatch mi ha incontrato quando ancora non ero abbastanza allenato! il mio compagno umano era un incapace, senza un briciolo di personalità, povero di potere. Se avessi affrontato chiunque altro sarei comunque riuscito a vincere e ad arrivare almeno tra i primi dieci demoni in quella guerra, e invece no! Per colpa sua sono stato tra i primi venti demoni a essere sconfitti, così sono caduto nell’oblio, dimenticato da tutti, destinato ad una vita di eterna mediocrità. Ma stavolta, stavolta sarà diverso. Proverò al mondo che il grande Sugino è uno dei demoni più forti mai esistiti. Questa è la mia occasione per brillare, per combattere contro tutti e dimostrare il mio valore, e tu sei solo una delle tante vittime, destinate ad essere dimenticate così come io fui dimenticato dopo la mia sconfitta!”.

Nel frattempo le radici stavano strangolando il demone dai capelli bianchi, che riuscì solamente a sussurrare con voce fioca la parola “aiuto” mentre i suoi polmoni venivano compressi dalla cassa toracica.

A quel punto Lily sfruttò l’effetto sorpresa, uscendo dal nascondiglio e correndo verso Sugino. Il demone delle piante non fece in tempo a girarsi che Lily l’aveva già toccato con la mano destra. Fu scaraventata contro un edificio da un fiore grande quanto un palazzo, sollevando un cumulo di macerie e fumo.

Accadde tutto in pochi secondi: una radice sbucò dal terreno di fronte a Sugino e lo intrappolò, stringendolo nella sua morsa. Il demone cercò di divincolarsi ma con scarso successo, mentre una pianta carnivora, ben più grande di quelle evocate in precedenza, strinse i denti sul suo collo. Quando la pianta lasciò la presa, il corpo di Sugino non aveva più una testa.

Il demone dai capelli bianchi fu liberato dalla radice che lo teneva stretto e riprese fiato con ampi respiri. Lily gli si avvicinò e gli porse la mano per aiutarlo a rialzarsi, dicendogli “Forse hai più bisogno di aiuto di quanto non credi”.

Il demone sorrise “Forse hai ragione”

“Qual è il tuo nome?” chiese Lily

“Wonrei”.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Coltelli nella notte ***


Bastarono poche ore passate con il suo nuovo compagno per far capire a Lily che quel tenero sorriso sarebbe stato molto difficile da rivedere sulla faccia di quel demone. Sembrava che stesse reprimendo una bontà che cercava faticosamente di farsi largo tra le sue emozioni.

“Non conosco la tua storia, ma credo che non ti basterà fare lo scorbutico per liberarti di me. Dovrai impegnarti molto di più” lo punzecchiò Lily.

“Non credo tu voglia conoscere la mia storia. Sappi solo questo. Tutte le persone che si sono avvicinate a me sono finite in rovina. Tu ora sei qui sotto la mia protezione; non credo sia difficile fare due più due e capire perché non voglio affezionarmi troppo a te.”

“Fai come vuoi, ma ti ho avvisato, io da qui non me ne vado”

“Temo che dovrai cambiare i tuoi programmi”

“Cosa?!”

“Sei stata fortunata. Ero sul punto di partire quando ti sei presentata davanti alla mia porta in questo villaggio sperduto.”

“E perché mai? Siamo in due, i draghi non ci verranno a cercare, e possiamo cavarcela contro attacchi isolati di demoni, come abbiamo fatto prima.”

“Sei molto forte, ma sei giovane e i tuoi sensi non sono ancora molto sviluppati. A quanto pare non riesci a percepire il tanfo di innumerevoli cadaveri qui vicino”

Lily rabbrividì.

“Voglio scoprire il motivo di quella strage” disse Wonrei. “Oggi usciremo da qui, controlleremo cosa è successo e poi ce ne andremo. Sono abbastanza sicuro che ci sia ancora qualche demone sano nel mondo con cui possiamo tentare di sopravvivere.”

“Immagino che non ho scelta vero? Devo seguirti per forza…?”

“L’alternativa è rimanere qui da sola, e non credo che resisteresti così tanto, viste le condizioni in cui sei arrivata”

Lily sospirò, poi annuì, preparò uno zaino con del cibo e si incamminò di fianco a Wonrei.

“Qual è il tuo potere?” chiese la giovane demone.

“Sono esperto in arti marziali, i miei incantesimi potenziano i miei colpi. Tuttavia quel Kalura, prima, è riuscito a intrappolarmi prima che potessi fare qualunque cosa; non sarei decisamente sopravvissuto se non fosse stato per te. Tra l’altro, ho notato che hai poteri simili ai suoi, potrebbero tornare utili.”

“In realtà i miei poteri funzionano diversamente” spiegò Lily “se tocco un demone con la mano destra memorizzo i suoi incantesimi e sono in grado di utilizzarli con maggior forza rispetto a lui, ma per un periodo di tempo molto limitato”

“Capisco, è un’abilità impressionante” disse Wonrei “Comunque, eccoci arrivati”

Lily alzò lo sguardo e vide il terreno rialzato a formare una collinetta. Tutto intorno al pendio giacevano immobili centinaia di cadaveri, tutti uccisi alla stessa maniera: un coltello piantato in mezzo agli occhi. Alla sommità della collinetta, a una certa distanza, un demone era seduto a gambe incrociate e dava loro le spalle. Era tutto vestito di nero, con un cappuccio che gli copriva la testa. Era incredibilmente magro e aveva un’aura intorno a sé che non lasciava presagire nulla di buono.

Wonrei si immobilizzò, prese Lily con forza per la mano e le impedì di avvicinarsi ai cadaveri.

All’improvviso la giovane demone udì una voce nella sua testa che la fece impallidire:

“Fate un altro passo, e morirete come loro”

Si girò terrorizzata. Il demone misterioso era piuttosto lontano da loro, ma la sua voce pareva fosse proprio dietro di lei, pronta a trafiggerla con uno di quei mortali coltelli.

Wonrei vide uno dei cadaveri, lo riconobbe e sbarrò gli occhi. Si voltò e si mise a correre nella direzione opposta, seguito da Lily. Corsero a perdifiato fino a che il rialzo della terra non era più visibile all’orizzonte.

Wonrei si fermò e si accasciò a terra ansimante. “Quel demone… Era fortissimo, riesco a percepire il suo potere persino qui. Poteva ucciderci con un gesto della mano, ma non l’ha fatto. Per fortuna non è uno di quelli impazziti, altrimenti credo che i demoni sopravvissuti a quest’ora sarebbero davvero pochi.”

Lily aspettò qualche secondo per riprendere fiato, poi chiese “Hai riconosciuto qualcuno in quella massa di cadaveri? A un certo punto sei sbiancato; non che io fossi proprio serena, ma…”

“Tra quei cadaveri c’era Tsao Lon, un demone simile a uno squalo antropomorfo con cui ho combattuto durante la mia battaglia da giovane. Anche lui era esperto di arti marziali ed era molto abile, eppure quel mostro l’ha ucciso semplicemente lanciandogli un coltello.”

“Ma se è così forte, perché non lo conosciamo? Dovrebbe essere famoso, no? Uno con un tale potere è facile da notare”

“I demoni più antichi sono ancora vivi, ma non amano stare al centro dell’attenzione, specialmente quelli che hanno perso la battaglia da giovani. Considerando che tutti quelli che hanno partecipato alla prima battaglia sono ormai morti, probabilmente quel demone ha preso parte alla seconda,”. Wonrei fu percorso da un brivido “e l’ha persa. Qualcuno l’ha sconfitto, c’è qualcuno anche più forte di lui…”

Rimasero sdraiati per terra ancora qualche minuto per riposarsi, poi Wonrei e Lily si alzarono e si incamminarono in quella landa desolata che era un tempo il Makai, in cerca di alleati, di speranza, in un mondo che ne offriva ben poca.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3699205