La Guerra d'Inverno - Winx

di Florafairy7
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Inverno di Linphea ***
Capitolo 2: *** Incontri dal passato ***



Capitolo 1
*** L'Inverno di Linphea ***


L'INVERNO DI LINPHEA
 
Caro diario,
È buffo, ma anche se il primo diario che ho tenuto è stato a dodici anni, ora che sono molto più grande sento ancora l'esigenza di scrivere per mettere in ordine i pensieri. E devo per forza: a quanto pare a volte i miei pensieri hanno la straordinaria capacità di ingarbugliarsi più di quanto dovrebbero.
Il punto è che sono preoccupata: sono passati due anni, eppure Tecna non sta bene. È chiusa in se stessa, triste, ed io non so cosa potrei fare...
Ci siamo consultate con Faragonda, con Eldora, con Daphne, con Ninfea, ma nessuno sembra avere una soluzione per lei. È possibile che Tecna non sia più una fata? Non riesco a capacitarmene... lei, che è la fata più brillante della sua età... non è possibile.
Timmy ci sta perdendo la salute per cercare di aiutarla, ormai nessuno lo vede più, soltanto Helia raramente.
E Musa... lei sembra aver allontanato tutti. Domani torna dalla sua tournée e saremo tutti qui per lei, ma nel corso di questi due anni ci ha raramente degnato di qualche parola, e quando l'ha fatto sembrava così forzato. Voglio starle vicino, so che l'esperienza che ha vissuto durante quella guerra l'ha segnata, ma a distanza è difficile... vorrei di più per loro, vorrei essere felice per loro, e il mio essere felice a volte mi fa sentire in colpa... avrei potuto compiere io quell'incantesimo, e invece...
"Flora!" La giovane sobbalzò, chiuse il diario davanti a sé nascondendoci la penna tra le pagine.
"Miele, che succede?" Chiese a sua sorella, che era entrata di corsa e si sbottonava il cappotto in fretta. La casa era calda, temperature insolitamente fredde per quell'autunno limpheiano di metà marzo li avevano costretti ad accendere il camino.
"Succede papà, che mi ha messo in imbarazzo davanti a Thomas Moore, ecco cosa succede!" Replicò la ragazzina, con le guance rosse e la punta del naso fredda. Flora scoppiò a ridere. Sua sorella, con le mani ai fianchi, sembrò infastidita. "Ti faccio davvero tanto ridere?" Chiese.
"No, tesoro, scusami." Rispose sua sorella, trattenendo la risata. "È solo che ci sono già passata anch'io, e so quanto papà possa essere imbarazzante, e quel che è peggio è che credo lo faccia apposta per allontanarli."
"È stato tremendo!" Aggiunse Miele, indispettita. Nel frattempo Flora ripose il diario in un cassetto della cucina. Sua sorella continuò a raccontarle mentre lei si preparava per uscire. "Cioè, non so, crede di essere simpatico o cosa? Thomas Moore non vorrà più saperne niente di me!" Esclamò, abbattuta, la giovane fata dell'aria.
"È una vera cotta quella di cui sento il profumo?" Insinuò la maggiore, mentre si infilava il cappotto.
"Forse. E non dirlo a Brandon o mi prenderà in giro per il resto della mia vita." Flora alzò gli occhi al cielo, con un sorriso.
"La solita esagerata... ti prenderà in giro soltanto per due, o tre anni..."
"Flora!" Protestò la ragazzina, storcendo le labbra.
"Sto scherzando! Non gli dico nulla, promesso! Su, abbottonati il cappotto che andiamo." Chiusero la porta alle loro spalle e si avviarono verso la Foresta dei Fuochi Fatui. Era consentito loro raramente andare a trovare la madre lì, per la quale invece il tempo ormai non era qualcosa di reale. Erano molti mesi ormai che non ci andavano, ma Martha aveva provveduto a dar loro il lasciapassare, ed aveva consigliato a Flora di andare da lei. E, mentre camminava con sua sorella, Flora non poteva fare a meno di pensare a quello che si era detta quella mattina con la melissa. Dopo i conti che si era fatta, era andata a palazzo e si era precipitata alla sua torre, ma Martha non l'aveva trovata. L'aveva accolta Daisy e, alla domanda su dove fosse la sua fata, la pixie rispose che era uscita con Helia.
"Si è finalmente deciso a chiederle davvero di uscire?" Aveva chiesto Flora, speranzosa, ma la pixie aveva scosso la testa, poco entusiasta.
"Sono soltanto andati nel bosco per delle radici che servono ad Helia per un incantesimo, a quanto pare..."
"Oh... beh, è comunque un evento che Helia sia alle prese con un incantesimo." Ma per Flora la questione era troppo urgente e aveva deciso di aspettarla. Dopo un po', la melissa era rientrata ed era stata entusiasta di vedere Flora. Helia aveva salutato Flora, ma non aveva menzionato il suo incantesimo e la fata non aveva chiesto. Con un bacio affettuoso sulla guancia l'aveva salutata e, congedatosi da Martha, era andato via.
"Helia ha i suoi tempi." Aveva detto Flora quando il giovane aveva ormai chiuso la porta. Martha aveva sospirato, contriarata.
"Ormai tutto il mondo l'ha capito che mi piace, tranne lui!" Aveva protestato. "Ma ora lasciamo perdere che sennò inizio a parlare e non la smetto più... a cosa devo l'onore di avere la keimerina sulla mia torre?" Aveva chiesto Martha con un sorriso. Sebbene fossero diventate ormai amiche, Martha continuava ad attribuire a Flora quel titolo e continuava a sentirsi in qualche modo privilegiata ad esserle amica.
"Martha, ho un dubbio..." Aveva ammesso la fata con un sospiro, preoccupata. La melissa le aveva fatto cenno di continuare ed entrambe si erano sedute. "Io... insomma, ho davvero pensato a tutte le possibili cause di un simile ritardo, e sto bene, non credo di avere nessuna strana malattia e quindi..." Era rimasta a pensarci, ma la melissa l'aveva esortata a continuare. "... credo di aspettare un bambino." Martha era rimasta allibita, aveva sgranato gli occhi e Daisy aveva assunto la sua stessa espressione. La pixie aveva lasciato cadere persino le foglie di tè che aveva fra le mani.
"C-come credi di... Flora, ne sei sicura?" Aveva balbettato la melissa. Flora, agitata, aveva replicato:
"Certo che non ne sono sicura! È praticamente impossibile, non credi? Insomma, Vymarna è stata chiara, e non sarebbe mai potuto succedere! Se Vymarna vieta qualcosa quella cosa non accade, punto." Tamburellando le dita sul tavolo aveva guardato la melissa, in attesa di una reazione.
"B-beh, hai almeno provato ad avere qualche conferma?"
"Ho preso uno di quei test su Magix, e beh... cosa vuoi che ti dica, era positivo... e allora sono venuta da te. Noi su Linphea non usiamo certe cose, mettiamo in conto che non li riteniamo esatti, che possano sbagliare, e io ho bisogno che tu... non potevo chiedere a nessun altro. Martha, nessuno lo sa, neanche Brandon."
"Hai fatto bene a venire qui." Le aveva assicurato subito la melissa. "Nessuno deve saperlo, neanche sospettarlo, almeno non per ora. E poi, perdona la poca modestia, ma credo di essere l'unica a poter eseguire un incantesimo del genere su di te, non credi?"
"Perché..."
"... perché sei la keimerina."
"Perché sono la keimerina, giusto, giusto... ma dev'essere sempre così pomposa la cosa? Perché non credo che..."
"Ssst!" L'aveva zittita Martha. "Vieni, vediamo cosa ci dicono i miei petali di pontetilla."
Dopo questa loro chiacchierata, e dopo ciò che aveva visto Martha nei suoi petali, la melissa aveva consigliato a Flora di recarsi da sua madre che ormai era tornata alla Natura e poteva avere delle risposte che loro non avevano.
"Flora, mi stai ascoltando?" Chiese Miele, in quel momento però entrambe si fermarono alle soglie del Bosco dei Fuochi Fatui.
"Scusa, mi sono distratta, ma ora andiamo. In silenzio, mi raccomando." Le due s'incamminarono, attraversando gli alberi le cui fronde si muovevano insieme al vento freddo. L'unico suono che sentivano era quello delle foglie secche e dei rametti che calpestavano e poi, se facevano attenzione, potevano anche sentire alcuni sussurri.
"Le mie bambine!" Esclamò Alyssa, piena di gioia, non appena le vide arrivare. Loro corsero ad abbracciarla. Era sempre la stessa, lo stesso viso, gli stessi occhi, lo stesso sorriso. Ma la sua pelle era diventata un po' più scura, simile alla corteccia del suo albero, e il suo vestito era quello di una driade, di grandi foglie verdi e sottili. "Che gioia vedervi."
"Anche per noi." Le disse Miele, con un sorriso. Alyssa guardò le sue figlie, adorandole in ogni istante, ma quando incrociò lo sguardo di Flora, sebbene lei le sorridesse, capì che qualcosa la turbava.
"Allora, come state?" Chiese, ed entrambe presero a raccontarle delle novità che c'erano state dall'ultima volta che l'avevano vista.
"E non sai l'ultima," Continuò Miele, che aveva smesso di parlare solo nei momenti in cui aveva preso fiato. "Papà è sempre il solito e oggi mi ha messo in imbarazzo davanti al ragazzo che mi piace! Oh, cielo, non posso crederci di averlo detto davvero!" Alyssa e Flora scoppiarono a ridere e la ragazzina raccontò ancora com'erano andate le cose. Poi Alyssa diede un'occhiata al cielo e vide che era quasi il tramonto, quindi disse: "Starei ore ed ore ad ascoltarvi, ma adesso, Miele, abbi pazienza, amore mio, ma credo che io e tua sorella dobbiamo parlare di qualcosa per cui tu non sei ancora pronta."
"Quando finirà questa cosa?!" Chiese contrariata la ragazzina e Alyssa, con un sorriso dolce, rispose:
"Tra un paio d'anni, tesoro, tranquilla." Sospirando amaramente, Miele acconsentì e si avviò lentamente prendendo il sentiero che portava all'uscita del bosco. Alyssa allora si rivolse a Flora: "Tesoro, cos'è che ti preoccupa?" Flora le sorrise dolcemente.
"Sei unica, davvero."
"Mi basta uno sguardo e lo sai."
"Mamma, prima vorrei chiederti... beh, Martha mi ha assicurato che Vymarna non può venire a sapere ciò che ci diciamo, vero?"
"Oh, no, tesoro. Le appartengo, ma non mi entra mica nella testa... ma così mi fai preoccupare. Cos'è che Vymarna non deve sapere?"
Flora raccontò a sua madre dei suoi dubbi, così come aveva fatto con la melissa.
"Così ho chiesto consiglio a Martha, ha usato i petali di pontetilla e pare che... che sia così: aspetto un bambino. Ma non è possibile..." Alyssa tenne lo sguardo acquoso su sua figlia e, sorridendo, non disse nulla per evitare di piangere. Flora notò la sua espressione e trattenne l'emozione.
"Non fraintendermi, sarebbe davvero fantastico, ma... Vymarna..."
"Oh, Vymarna, la solita guastafeste! Flora, hai avuto tutte le conferme possibili!"
"Ma hai una spiegazione per me?" Insisté Flora, ancora scettica.
"So che è stata pronunciata una profezia."
"Intendi quella dell'Inverno?"
"Proprio quella, e quando si tratta di profezie noi spiriti della natura siamo i primi a saperlo."
"Credi che riguardi noi?"
"Tesoro, sapevate che riguardava voi dal primo momento, certe cose si sentono. Vedi, so che Vymarna vi ha posto un limite, e capisco che tu sia scettica. Se Vymarna vieta qualcosa quel qualcosa non accade, punto, potevate amarvi quanto volevate, ma non sarebbe accaduto. Sappiamo entrambe quale magia ha usato su di te per impedire che accadesse. Ma c'è stata una profezia. Nemmeno Vymarna è padrona del destino. Un nuovo Inverno è destinato a nascere su Linphea, e per quanto Vymarna possa temerlo, non credo che possa fermarlo."
"Oh..." Fu tutto quello che disse Flora e creò una nuvoletta di vapore. Alyssa gettò uno sguardo al cielo.
"Tesoro, è quasi il tramonto, devi andare ora." Si abbracciarono.
"Vorrei non doverlo fare." Disse Flora, stringendola.
"Sentirò la vostra mancanza, ma tranquilla, quando vi vedrò sarà come se fosse domani stesso. So che non vi è consentito venire qui spesso. Tesoro, mi raccomando con tuo padre, e con Miele... e se hai bisogno di aiuto..."
"Non preoccuparti, mi occupo io di loro." La rassicurò la giovane con un sorriso.
"Salutami Brandon! E, vedrai, sarà felicissimo!" Flora annuì, abbracciò ancora sua madre e andò via, mentre quest'ultima tornò al suo albero.
Flora raggiunse in fretta Miele ed insieme lasciarono il bosco. Tenne un braccio intorno alle spalle di sua sorella per farla stare al caldo, ora che stava scendendo la sera faceva ancor più freddo.
"Non ti sembra strano che faccia così freddo? Insomma, tra un po' è primavera, e non mi pare di ricordare un autunno così..." Disse Miele, mentre entrambe percorrevano le vie di Linphea illuminate dai lampioni.
"Ma no... insomma, non è così strano. Sai che sulla Terra sta succedendo una cosa chiamata 'cambiamento climatico'? Pare che i terrestri abbiano combinato un disastro col loro clima ed ora è tutto cambiato..."
"Ma noi rispettiamo Linphea." Puntualizzò Miele.
"Beh..." Balbettò Flora, ma sua sorella chiese:
"Per caso c'entri tu?"
"Io?!" Esclamò la maggiore, sorpresa. "Perché dovrei?!" Chiese, allarmata, ma cercando di non darlo a vedere.
"Perché sei la fata dell'Inverno, forse?" Replicò Miele, stranita. Storse le labbra e aggiunse: "Sei strana, e credo che tu c'entri qualcosa con questo freddo... era di questo che parlavi con la mamma?"
"Miele, è..."
"... non dire che è complicato o... beh, non lo so che faccio, ma non dirlo! Puoi parlare con me, lo sai."
"Certo che lo so." Flora le rivolse un sorriso, salutarono qualcuno per la strada e finalmente intravidero casa. "Sei cresciuta, è vero, ma hai pur sempre solo tredici anni, non è giusto che tu porti pesi che non ti toccano." Disse la fata, aprendo la porta di casa.
"Ma..." Flora non le diede modo di replicare.
"Forza, che Brandon e papà arrivano fra poco. Posa il cappotto e va' a lavarti le mani." Sua sorella, seppur controvoglia, fece come le era stato detto. Flora sospirò, osservandola mentre lei andava al piano di sopra. Si scosse, obbligandosi a fermare tutti quei pensieri che le invadevano la mente, e si diede da fare. Gettò un'occhiata alla pila di compiti da correggere, anche se quello non era che il primo giorno della settimana di vacanze prevista per la terza settimana di marzo, festiva per i linpheiani in vista dell'arrivo della primavera. Si sforzò, ma non ci riuscì. Non poteva non pensare a quella profezia, alle conseguenze, al dolore che probabilmente ci sarebbe stato (per esperienza ormai sapeva che le profezie ne implicavano), a Miele, che avrebbe dovuto viverlo con loro... Sentì le voci e poi il rumore della porta che fu aperta e poi chiusa. Flora prese un respiro e forzò un sorriso non appena i due entrarono in cucina.
"Ehi, siete arrivati finalmente!" Esclamò la fata.
"Io ho trovato traffico." Si giustificò Brandon, dandole un bacio sulla guancia. Rodols sorrise e disse:
"Io sto cercando di proteggere quelle azalee dal freddo. Non mi capacito, davvero, non c'è mai stato un autunno..."
"... tanto freddo." Finì per lui Flora, sorprendendolo. "Ma non pensiamoci, papà, in fondo tra un po' sarà primavera, ce la godremo di più, non trovi?" Gli sorrise. "Miele!" Chiamò. "Vieni, forza!" Poi si rivolse ai due. "Su, mettiamoci a tavola." Brandon la aiutò a portare i piatti e, mentre andavano a sedersi, le sussurrò all'orecchio.
"Stai bene?" Lei gli rivolse uno sguardo che diceva 'non proprio, ma ne parliamo dopo', lui le fece un cenno.
Per il resto, la cena andò bene. Miele, come al solito, rimase padrona indiscussa della scena, provocando spesso il riso di tutti, ma quando menzionò l'incontro con Alyssa calò il silenzio. Lei si guardò intorno, confusa.
"Ho detto qualcosa che non va?" Chiese.
"Come sta?" Domandò Rodols a Flora, sua figlia lo guardò, sorridendo forzatamente.
"Sta bene, e vi saluta. Prima non..." Abbassò per un attimo lo sguardo, giocherellando con il cucchiaio sulla tavola, guardò suo padre. "... sta bene."
"Non mi avevi detto che saresti andata." Affermò Brandon, lei alzò le spalle.
"Beh, noi... è stata una decisione presa un po' all'improvviso, Martha stamattina mi ha detto che c'era la possibilità di andare e ho pensato che a Miele... sì, ho colto l'occasione."
"Ne sa qualcosa lei?" Chiese quindi Rodols, e Flora lo guardò voltandosi di scatto verso di lui, seria. Anche suo padre aveva il viso duro. "Del freddo, perché c'è qualcosa che non va, non è vero?"
"No, non è vero." Rispose Flora, forse un po' troppo animata. "Va tutto bene, non sta succedendo nulla, stiamo bene. Possiamo per favore continuare la cena senza pensare alla fine del mondo? Vi ringrazio." Ci fu silenzio, Brandon e Rodols si guardarono, Miele allora disse:
"Nessuno ha parlato di fine del mondo, l'hai fatto tu. Ne sai qualcosa?" Flora semplicemente la guardò, con il sopracciglio destro più alzato dell'altro, e solo questo bastò a sua sorella per aggiungere: "Va bene, scusa. Allora, vi ho detto di Heather Rowe?"
Non voleva essere sgarbata, ma era preoccupata, e non voleva farlo sapere per non preoccupare anche gli altri. Era questo ciò a cui pensava Flora mentre sparecchiava in silenzio. Miele le dava una mano gironzolandole intorno. Quando suo padre e sua sorella fecero per andare via, salutò Miele, che, come aveva preso a fare negli ultimi tempi, la salutò con estremo affetto, e poi suo padre.
"Domani mattina vengo a casa." Gli disse, con tono dolce.
"Se vieni per me va bene, ma non per risistemare, guarda che me la cavo bene." Replicò lui con un sorriso, Flora ridacchiò.
"Lo so, ti do solo un pizzico di aiuto... papà, mi dispiace per prima, non volevo alzare la voce."
"Sta' tranquilla." La rassicurò lui. Si chiedeva se quello fosse un tacito accordo o se lui fosse davvero bravo e Flora non si accorgesse che lui l'aveva capita: perché lei credeva di proteggerlo, ma suo padre la proteggeva ancor da prima. La baciò sulla fronte e andò via con Miele. 
La giovane fata sospirò e tornò in cucina, dove Brandon era intento a guardare fuori alla finestra. Lei non disse nulla, prese la giubba che lui aveva lasciato sulla sedia, con attaccate le medaglie del regno di Eraklyon, e guardò quelle stelline cercando di riflettere sulle parole da usare. "Brandon, devo dirti una cosa." Lui si voltò verso di lei.
"Non ci crederai, ma sta nevicando."
"Cosa?!" La fata corse alla finestra e, quando vide con i suoi occhi la neve cadere, si coprì la bocca con una mano, sconvolta. Si voltò verso di lui e, cercando di stare calma, disse: "Okay, questo è davvero più di quanto mi aspettassi. Brandon, ti devo dire una cosa importante."
"Sì, questo me l'hai già detto e così mi fai preoccupare... stai bene? Hai qualche problema con la tua magia? Sei stata strana tutta la sera, e sei andata da tua madre, normalmente non potresti accedere lì." Flora prese un respiro, aprì la bocca per dire qualcosa ma non ci riuscì. "Flora, ora sono preoccupato. Lo sai che puoi dirmi tutto, poi ne parliamo e capiamo cosa fare, e sai che ti amerò sempre..."
"Sono incinta." Confessò lei, tutto d'un fiato, interrompendolo. Brandon cambiò la sua espressione da preoccupata a perplessa.
"Cosa?" Chiese interdetto. "Ma... ne sei sicura? Com'è possibile?"
"B-beh... secondo Martha e secondo mia madre neanche Vymarna può fermare il compiersi del destino, e c'è stata una profezia e... Brandon, riguardava noi e lo sapevamo, e..."
"... aspettiamo un bambino?" Chiese ancora lui, guardandola negli occhi, accennando un sorriso. Flora annuì. Brandon allora, finalmente, sorrise e la abbracciò stretta fino a sollevarla da terra.
"Oh, non ci credo! Non ci credo!" Esclamò lui sorridendo, tenendole il viso fra le mani e guardandola come fosse la cosa più bella del mondo. La baciò tenendola stretta a sé, poi la abbracciò ancora. "Tu non immagini neanche io quanto ti ami." Lei lo baciò, felice. In quel momento però il vento forte aprì la finestra ed entrambi sobbalzarono. Brandon andò subito a chiudere, poi notò che il viso di Flora si era incupito.
"So a cosa stai pensando, ma non adesso. Ti prego, non adesso."
"Ci sto pensando da tutto il giorno in realtà..." Replicò lei con un sospiro, appoggiandosi al tavolo. Brandon le prese il viso con una mano.
"Flora, è il nostro bambino, lo abbiamo fatto noi."
"Ma non avremmo potuto, Vyamarna... beh, lei mi ha messo nelle condizioni di non potere, e lo sai."
"Sì, lo so, ed è per questo che non voglio dare a Lei e alle sue stupide profezie il merito di tutto questo. Flora, ehi, guardami: non è stato concepito soltanto perché compia una profezia."
"E se succedesse qualcosa di brutto? Le profezie portano sempre a qualcosa di brutto."
"Faremo in modo che stavolta non sia così!" Replicò Brandon, convinto.
"Sono preoccupata, ho paura, io..."
"Flora, non credevamo neanche di poterle pronunciare queste parole, e invece guardaci. Ce la caveremo anche stavolta, come abbiamo sempre fatto, e muoverò cielo e terra se sarà necessario, puoi starne certa." Flora gli sorrise accennatamente.
"Continuerò ad essere preoccupata."
"Ed io continuerò a rassicurarti."
"Probabilmente discuteremo."
"Non vedo l'ora." Replicò lui e la strinse a sé, baciandola dolcemente.
Flora riposava la testa sul suo petto mentre erano ormai a letto. Era notte fonda e continuava a nevicare, le strade di Linphea scintillavano al chiaro di luna, ricoperte di neve candida. A Flora era caduta qualche lacrima, pensando al fatto che la guerra contro Zvonimir si portava ancora dietro delle conseguenze e che probabilmente ora si presentava ancora una nuova difficoltà.
"Sono passati due anni da quella guerra eppure il prezzo delle perdite che abbiamo subito si fa ancora sentire." Disse Brandon, mentre con una mano le sfiorava il braccio. "Io... ti capisco. Davvero."
"Se penso a quello che Vymarna ci ha fatto passare... non voglio che gli faccia del male."
"Il fatto è che non possiamo pensarci già da ora. E non voglio dare il merito a Lei o alla profezia se aspettiamo questo bambino. È nostro, e nostro e basta."
"Brandon?"
"Sì?"
"Ti amerò per tutta la vita." Lui sorrise.
"Cosa ho fatto per meritarti?"
"Oh, beh, ti sei dato un bel da fare." Scherzò lei, lui rise. "Quando credi che dovremmo dirlo agli altri?"
"Magari domani alla festa per Musa, che ne dici?"
"L'avevo pensato, ma credo dipenderà un po' dall'atmosfera... ricordi come ci ha trattati Musa prima di partire?"
"Già... pensi che ora stia meglio?"
"Oh, non lo so... penso solo che Musa sia troppo orgogliosa per chiedere aiuto e che invece ne abbia bisogno..."
"Solo gli dei sanno cosa abbia vissuto davvero ad Obsidian." Disse lui amareggiato.
"Domani vado su Zenith, io e Tecna veniamo insieme a Gardenia. Ci vediamo direttamente lì?"
"Sì..." Sospirò. "Come sta?"
"Non la vedo dalla scorsa settimana, ma... non lo so, Brandon, pare che il tempo invece di guarire le sue ferite le abbia peggiorate. Sembra che sia finita in un baratro e non abbia la forza di tendere la mano." Brandon, istintivamente, la strinse più forte a sé.
"Tecna è forte, e vi state dando tutte da fare per lei, e Timmy..."
"Già..." Rimasero per un po' in silenzio, poi Flora disse: "Vuoi esserci anche tu per dirlo a mio padre e a Miele?"
"Li vedi domattina?"
"Sì."
"Puoi dirglielo tu, tranquilla... domani ho una giornata troppo piena e non è giusto farli aspettare."
Non voleva dirle il motivo per il quale aveva una giornata tanto piena il giorno dopo, avevano avuto una notizia fin troppo bella. Di solito si dicevano tutto, ed era sua intenzione farlo, ma quella sera si sarebbe aspettato davvero di tutto, tranne che di lì a nove mesi sarebbero diventati genitori.
Quando Flora andò a casa di suo padre quella mattina, lo raggiunse di fuori e sedette con lui mentre si occupava delle sue azalee. Quando gli diede la notizia, Rodols lasciò immediatamente ciò che stava facendo e la abbracciò e dopo, soltanto dopo lunghi istanti di gioia e commozione, disse: "Quindi questo vuol dire che..." Flora annuì e Rodols, in tutta risposta, si mise a ridere.
"Oh tesoro, non la smetterai mai di sorprendermi! Sapevo che fossi destinata a grandi cose, ma sei riuscita a persino a riportare l'Inverno su Linphea." Le disse, mentre le teneva le mani strette, con gli occhi pieni di goia mentre la guardava con un sorriso dipinto in volto. Ma la giovane fata aveva un'espressione più cupa, e replicò:
"Papà, io... ho paura. Brandon è così felice, ed io lo sono, ma ho come un brutto presentimento... quella profezia... sappiamo come sono le profezie..." Rodols annuì, diventando serio.
"Hai ragione, ma a mie spese ho anche imparato che per quanto possiamo temere il destino questo ci raggiungerà sempre, tutto quello che possiamo fare è accoglierlo con coraggio. Se c'è una profezia non potrai impedire a questa minuscola creaturina che ora porti in grembo di affrontare il mondo intero, ma ciò che potrai fare sarà stargli vicino. Ho capito che era la cosa migliore." Flora lo guardò per un attimo con le labbra che tremolavano dall'istinto di scoppiare a piangere, ma si trattenne e lo abbracciò stretto.
"Ti voglio bene." Gli disse Flora, tenendolo ancora stretto.
"Io di più." Replicò suo padre, accennado un sorriso malinconico.
Miele fu entusiasta e con lei Flora di certo non condivise i suoi timori. La ragazzina, che era già spesso allegra, saltava di gioia. Ma presto sua sorella dovette lasciarla per poter raggiungere Zenith, e Miele la salutò affettuosamente prima di andare, dopo la raccomandazione di non dirlo a nessuno lì su Linphea.
Mentre viaggiava fino al pianeta della tecnologia, Flora pensò alle parole di suo padre e quelle di Brandon. Decise quindi di scacciare quei brutti pensieri, quegli scenari catastrofici che le saltavano alla mente, e si concentrò soltanto sulla grande gioia che aveva nel cuore. S'incamminò verso casa di Tecna, e pensò a quanto fosse curioso che due sentimenti tanto contrastanti potessero convivere nel suo cuore. Era come se esso fosse un lago: una tavola d'acqua sempre calma, sempre ferma. E poi il vento l'agitava, e a volte le foglie ci si poggiavano sopra, ma niente poteva agitare le profondità di quelle acque.
"Ehi." Le disse quando entrò da lei. Tecna le fece un cenno, Flora chiuse la porta alle sue spalle e andò a sedere con lei davanti alla grande vetrata. "Ti ho portato delle margherite, ho pensato a qualcosa di semplice."
"Sono... belle." Replicò Tecna, poggiandole sul tavolo, dopo avergli gettato solo un'occhiata.
"Tecna, tu... tu ti senti scossa?" Chiese la keimerina, seguendola con lo sguardo quando lei sedette. La sua amica la guardò stranita. "Sì, intendo nelle viscere, nel profondo."
"Cosa vuoi che ne sappia?" Domandò lei perplessa. "Flora, non..."
"Come senti il tuo cuore? Lo senti calmo, con soltanto delle foglie che ci galleggiano sopra e un po' di vento che ne scuote la superficie, o ti senti agitata, come un mare in tempesta, dove nulla è mai fermo, ed anche se in superficie sembra che le onde siano piccole, nell'abisso vortici si agitano furiosamente?" Gli occhi di Tecna divennero lucidi.
"Credo tu conosca la risposta." Replicò guardandola e poi abbassando lo sguardo.
"Voglio sentirla da te." Ribattè Flora, tenendo lo sguardo su di lei.
"Mi vedi? Sono ferma, immobile. I giorni mi passano davanti, l'uno dopo l'altro, ed io non faccio neanche un passo, né avanti né dietro. Sono una superficie calma, Flora, ecco cosa sono." Ci fu silenzio, Flora non distolse lo sguardo da lei. "Ma sento di esplodere, va bene?! Prenderei a pugni ogni muro di questa casa! Mi prenderei a schiaffi! Prenderei a calci quel maledetto stregone! Urlerei contro tutto e contro tutti perché non sono felice! E all'inizo era questo, ed ora non lo so più! So solo che non lo voglio! Non voglio questi sentimenti dentro di me! Non voglio sentirmi attanagliata, oppressa, con la mente confusa e il cuore grosso che se tocchi scopri che è vuoto, come un pallone pieno d'aria! Non sono più nulla! La mia vita non significa più nulla! E niente ha più senso ed io sono terribilmente stanca!" Tecna era in lacrime, il suo viso era rosso così come i suoi occhi, sulla sua fronte poteva intravedersi una vena che pulsava. Flora non disse nulla. La giovane continuava a piangere, tenendosi la testa fra le mani. Flora rimase in silenzio, chiamando a sé tutte le sue forze per non piangere per il dolore che provava a vedere la sua amica così. Avrebbe voluto abbracciarla, ma sapeva che non le avrebbe fatto piacere avendo in passato già ricevuto dei rifiuti. Passarono i minuti e Tecna si calmò, si asciugò le lacrime con la mano e, dopo qualche singhiozzo ad occhi asciutti, riprese a respirare normalmente.
"Stasera vedremo Musa." Esordì allora Flora, guardando la sua amica. Tecna le rivolse il suo sguardo solo per un attimo, ma non rispose. "Cosa provi?"
"Oh, non ne ho idea." Rispose la sua amica, alzando gli occhi al cielo amareggiata, quasi come se gli chiedesse aiuto.
"Non vi siete salutate bene un anno fa." Puntualizzò Flora.
"Beh, nessuna delle due ne aveva molta voglia. Musa è cambiata, Flora, ed è ora che ve ne facciate tutte una ragione." Flora teneva lo sguardo su di lei, senza lasciarla da sola neanche un attimo, anche se non si sfioravano nemmeno.
"E tu? Già te la sei fatta una ragione?"
"Quel giorno stesso, ma le altre sono troppo impegnate e tu sei troppo ingenua. Avete tutte dei motivi per non farlo." Flora sospirò debolmente, poi disse:
"Timmy..." Ma non poté continuare perché Tecna la interruppe.
"Non voglio parlare di Timmy." Lo sguardo di Flora espresse il suo dolore, Tecna distolse lo sguardo.
"Beh, allora sarà ora che ti prepari, tra poco dobbiamo andare." Tecna non si mosse. La keimerina allora in quel momento lentamente, come per chiedere permesso, invase la sua zona di comfort e le prese la mano. "Tecna, so che preferiresti di gran lunga stare qui, ma credo davvero che venire ti farà stare bene. Saremo tutte lì e..."
"È quello il problema." Disse la zenithiana, cupa. "Sarete tutte lì, e voi... voi siete tutte delle fate. Non... non riesco a sopportarlo, Flora." Gli occhi le si riempirono di lacrime. Flora le cinse le spalle con un braccio.
"Ehi, ehi, ehi, tranquilla, va tutto bene. Ricorda sempre che prima di essere fate siamo tue amiche."
"Non lo so, io... sento tutte così distanti. Aisha l'ho vista solo un paio di volte, e non parliamo di Bloom e Stella, e Musa... non so se sono pronta a rivederla."
"Tecna," Flora le prese il viso fra le mani e la costrinse a guardarla. "so che credi di essere sola, ma non è così. Forse io e te ci siamo viste più spesso delle altre, ma siamo e saremo sempre tutte amiche. Loro ti vogliono bene tanto quanto te ne voglio io, non pensare neanche per un attimo che non sia così. Hanno dei regni da governare e non è sempre facile conciliare tutto, ma siamo le Winx, e questo non cambierà."
"Ho paura che sia già cambiato." Replicò la sua amica.
Flora rimase seduta in salotto mentre Tecna era in bagno a prepararsi. La grande vetrata le permetteva di vedere tutto Zenith, i suoi grandi edifici e le navicelle che sfrecciavano. Così diverso da Linphea. Lo sguardo di Flora fu rapito da quel caos tanto organizzato. Tecna non riusciva a vedere che lì c'erano persone che l'amavano, che tenevano a lei, perché aveva perso la sua identità, non riusciva a sentire il proprio valore. Ma, anche se le doleva ammetterlo, Flora sapeva che effettivamente con le sue amiche si vedeva molto poco. Le tre sovrane erano tutte estremamente impegnate, e raccontarsi le quotidianità risultava sempre più difficile. Era vero, le cose erano cambiate, ma Tecna aveva bisogno di loro e sapeva che, a modo suo, ognuna si stava impegnando per aiutarla.
-
"Sky, io non ho risposte, mi dispiace." Disse Brandon, abbattuto, sbuffando davanti a quel dossier. Erano nell'ufficio dell'armeria, dopo che ebbero mandato tutti via per poter parlare liberamente.
"Beh, a chi posso chiedere allora?" Replicò il suo amico, nervoso.
"Ehi, calma." Lo ammonì Brandon, rivolgendogli uno sguardo eloquente.
"Lo so, scusami, davvero, perdonami... ma è la seconda fata che viene trovata senza vita e senza ali ed io non posso permettere che questa storia vada avanti."
"Lo so, e sto facendo del mio meglio, devi credermi, ma fare tutto da solo è complicato." Spiegò stancamente.
"Credi ancora di non poterti fidare di nessuno?"
"In questa corte? Su Whisperia c'è gente più fidata... Sky, negli ultimi due anni è cambiato tutto. Sei in pericolo, costantemente, e dopo quello che ho scoperto il mese scorso su Sisley ormai mi rendo conto che nessuno è degno di fiducia. Vivi in un covo di lupi."
"Ma cosa posso fare?"
"Tu niente." Rispose Brandon, scuotendo la testa. "Devi continuare a fingere che vada tutto bene e che non sospetti nulla, prima o poi verranno allo scoperto, e credo di avere delle tracce, ma ora non so più dove guardare..."
"Sì, ma c'è qualcosa che non mi stai dicendo, Brandon." Lo guardò in attesa di una risposta. Lo scudiero, col viso duro, sostenne il suo sguardo ma poi crollò con un sospiro.
"E va bene... ma non è nulla di certo."
"Voglio saperlo lo stesso." Insisté il principe.
"Credo che dietro questa storia con le fate ci sia Barrera." Sky prese un respiro e si passò una mano fra i capelli.
"Cosa te lo fa pensare?" Brandon sospirò e, sbottonandosi i primi bottoni della giubba, rispose:
"Il fatto che è libero già da due anni, e che a queste fate siano state strappate prima le ali e poi siano state uccise. È così che agisce..."
"Beh, allora..." Stava dicendo Sky, ma qualcuno bussò alla porta.
"Un momento!" Esclamò Brandon che in fretta fece sparire i dossier dalla scrivania e coprì la tabella dove teneva i dati appuntati, quindi diede il permesso di entrare.
"Vostra altezza." Salutò il soldato che entrò. "Capitano." Entrambi fecero un cenno.
"Che succede?" Chiese Sky, cercando di mostrarsi calmo.
"La principessa Bloom vi cerca, pare sia urgente. Dice che dovete andare e non riusciva a trovarvi."
"Oh..." Il principe tirò un sospiro di sollievo. "V-va bene, dille che arrivo subito."
Il soldato annuì, batté i tacchi e salutò entrambi prima di lasciare la stanza chiudendo la porta davanti a sé. Sky e Brandon si guardarono.
"Sarà meglio se vada adesso..." Guardò l'orologio. "... caspita, è davvero tardi... ehi, ascolta: sei l'unico di cui mi fido, e so che riuscirai a venire a capo di questa storia. Non ti avrei dato questo peso se non avessi saputo che ne eri in grado, e qui su Eraklyon ormai mi è impossibile pensare a qualcun altro che non sia tu per risolvere questa storia."
"Sta' tranquillo." Replicò Brandon, accennando un sorriso ma con l'aria crucciata.
"Non dimenticare di chiudere a chiave la porta, nessuno deve sapere nulla."
"Non preoccuparti. E prendete la scorta, per favore, io devo prima andare a casa a cambiarmi... se venissi in uniforme Flora non me lo perdonerebbe." Sky annuì con un sorriso e lasciò l'ufficio ma, prima di andare, Brandon diede un'ultima occhiata a quei dossier.
"Ragazze!" Esclamò Flora quando vide le sue amiche entrando nel Frutti Music Bar. La sala era già preparata grazie a Roxy e a suo padre, le amiche si abbracciarono. Tecna però si scostò, le ragazze si gettarono un'occhiata. "Ehm... allora, di Musa sapete niente?" Chiese. Aisha rispose, anche se un po' in imbarazzo:
"Mi ha detto che sarà qui per le otto e mezzo."
"Bene, perfetto." Replicò la keimerina, annuendo con un sorriso. Arrivò anche Martha e lei la salutò, poi però si allontanò per raggiungere Sky, che chiacchierava con Nex ed Helia.
"Ehi." Salutò Sky con un bacio sulla guancia reciproco, poi gli altri. "Perché non è ancora qui?"
"Tranquilla, mi ha detto che sarebbe passato a casa a cambiarsi." Flora sospirò.
"Non credete di star lavorando troppo?"
"Flora," Le disse il principe, con aria serena, poggiandole le mani sulle spalle. "non preoccuparti." Lei scosse la testa, rassegnata ma poco convinta.
"Va bene," Disse la fata. "scusatemi ma vi rubo Helia." Gli fece un cenno, lui la seguì di fuori.
Con un sorriso pieno d'affetto, il bach le chiese:
"Come stai?"
"Sto bene." Rispose Flora, con le mani poggiate sul parapetto in legno del ballatoio del bar; di fronte a loro, dopo una grande distesa di sabbia fredda, il mare. "Sto molto bene. E tu?"
"Me la cavo. Fonterossa è da gestire e la natura... beh, se devo esserti sincero ieri ho trovato una Linphea insolitamente fredda..." La guardò, cercando di decifrare la sua espressione. "Tu...?"
"Ne parleremo dopo. Ma prima volevo chiederti di Timmy." Helia prese un respiro, la guardò. "Helia, hanno bisogno l'uno dell'altra, e così..."
"Timmy non vuole certo allontanarsi da lei." Ribatté Helia, poggiandosi una mano dietro la nuca. "Ma ci sta perdendo la testa per cercare di aiutarla... ormai Judy e Alexander ci hanno rinunciato, e lui si è rintanato nel suo laboratorio."
"Hanno rinunciato?" Chiese la keimerina, dispiaciuta. Helia, amareggiato, strinse le labbra.
"Le vogliono bene, ma ormai sono due anni che fanno ricerche su ricerche e non possono aiutarla... Flora, credo sia il momento di cominciare ad accettare la cosa."
"Ma... sto dando un'occhiata a dei libri che Avalon mi ha dato e magari..."
"... aggrapparsi a delle false speranze potrebbe essere persino più doloroso." Flora abbassò lo sguardo, poi dopo qualche istante, asciugandosi in fretta la lacrima che le stava scendendo lungo la guancia, guardò il suo amico.
"B-beh, e Timmy? Arriva o no?"
"Sì, ora lo chiamo..." Flora annuì e fece per andare, ma prima si fermò e si voltò verso di lui.
"Helia, se... se avessi bisogno di aiuto, se ci fosse anche un solo modo per aiutare Tecna, io..."
"... lo so." Continuò lui quando lei lasciò cadere la frase. Accennò un sorriso, lei strinse le labbra, amareggiata, e tornò dentro. Raggiunse le sue amiche, ma Tecna dopo poco andò a sedersi in disparte. Quando Brandon arrivò, dopo circa mezz'ora, Musa ancora non si era vista, mentre Timmy arrivò quasi in contemporanea al suo amico.
"Ho fatto tardi, lo so, mi dispiace..." Disse a Flora, dandole un bacio sulla guancia. "... ma Musa?" Chiese poi, alzando lo sguardo verso gli altri, tenendo Flora stretta con un braccio intorno alle spalle.
"Le abbiamo mandato un messaggio, dice che ha fatto tardi." Borbottò Bloom. Il tempo passò, e gli amici lo impiegarono a chiacchierare, e poi mangiarono qualcosa. Timmy e Tecna si dissero poco, e la giovane rimase in silenzio per il resto del tempo, mentre Timmy fu completamente preso dai suoi amici che ultimamente lo vedevano troppo poco. Notarono come Morgana non fosse stata menzionata da Roxy in alcun modo e che ancora non era tornata al Frutti Music Bar, quindi dedussero che gli attriti tra lei e sua figlia erano ancora presenti. Gli amici si aggiornarono sulle novità, e poi, quando ormai qualcuno cominciava a sbadigliare, si resero conto che ormai era tardi.
"Oh, è Musa!" Esclamò Aisha, guardando il telefono. Non disse altro, ma rimase a fissare lo schermo.
"Allora?!" La incalzò Stella, impaziente.
"Dice che non verrà... pare che abbia avuto un contrattempo." Spiegò Aisha, basita. Guardò i suoi amici, tutti erano stupiti e amareggiati.
"Diciamo che questa poteva risparmiarsela." Disse poi Nex, rompendo il silenzio. "Oh, non guardatemi così: lo state pensando tutti! Non la vediamo da più di un anno, e prima che partisse non è stata certo miss Simpatia, ma ora addirittura darci buca così!"
"Beh, io direi di andare, non credete? Si è fatto tardi." Disse Sky, gli altri furono d'accordo e raccolsero le loro cose.
"Aspettate!" Li fermò Flora, con un sorriso, emozionata. "Prima che andiate Brandon e io dobbiamo dirvi una cosa." Gli amici dunque prestarono loro attenzione. Brandon, con le mani poggiate sulle spalle di Flora, disse:
"Volevamo aspettare che ci foste tutti, ma la serata è andata come è andata..." Flora alzò lo sguardo verso di lui. "Muori dalla voglia di dirlo tu, quindi dillo tu." Disse Brandon, a cui era impossibile trattenere quel sorriso.
"Aspettiamo un bambino." Rivelò quindi Flora, eccitata. Furono tutti stupiti e andarono subito ad abbracciarli. Aisha, con le lacrime agli occhi, chiese:
"Com'è possibile?"
"Beh, sai, tutta la faccenda delle api e dei fiori..." Scherzò Nex, ma Flora scosse la testa e rispose:
"È destino, e neanche Vymarna può impedirlo." Gettò un'occhiata a Martha e questa le sorrise.
"Ragazzi, una cosa importante," Disse Brandon, serio. "non deve saperlo nessuno, o almeno non per ora. Lo sanno solo Rodols e Miele, ed ora voi, ma non dovete farne parola, neanche per sbaglio, neanche per pettegolezzo, va bene?"
"Va bene, ma perché?" Chiese Stella.
"Perché potrebbe essere pericoloso." Rispose Brandon, e Flora lo guardò con riconoscenza. "Lui è l'Inverno, e non sappiamo se questa cosa, beh... c'è una profezia e fin quando non ne capiremo di più non vogliamo che la prima strega di turno faccia qualche malsano pensiero."
"Quindi la profezia sull'Inverno... e voi... oh..." Borbottò Stella, unendo i punti.
"Beh, siete una keimerina e un umano la cui essenza appartiene alla Natura, non so perché ma non mi sorprende che l'Inverno nasca proprio da voi." Affermò Martha, divertita. "Ma Flora e Brandon hanno ragione: ragazzi, questa cosa per ora non si deve sapere."
"State tranquilli." Assicurò Bloom.
"Non ci credo che sarò zia!" Esclamò però Aisha, abbracciando ancora Flora.
Tornarono tutti a casa e la notizia che avevano ricevuto dai loro amici permise loro di essere gioiosi nonostante il risvolto della serata. Mentre erano in auto, Brandon si accorse del troppo silenzio della sua fata e capì che qualcosa la impensieriva.
"Cosa c'è?" Chiese, gettandole solo uno sguardo veloce. Lei si voltò verso di lui.
"Credo che Helia stia preparando un incantesimo per aiutare Tecna."
"Oh... e...?"
"E non lo so, ho provato a fargli capire di mettermi al corrente ma non l'ha fatto e la cosa mi preoccupa."
"Magari lo sta preparando da solo perché la sua magia è abbastanza e non vuole farti preoccupare... dopotutto sei quella che è stata vicina a Tecna più di tutte."
"Sono sua amica."
"Sai cosa voglio dire."
"Sì, lo so, ed è curioso che tu lo dica perché Tecna oggi mi ha parlato: dice che non sente le ragazze vicine come prima."
"Vedi? Già so cosa pensi di dirmi prima che tu me lo dica." Flora rise. Arrivarono a casa, il vialetto era ricoperto di ghiaccio. I due si gettarono un'occhiata e sorrisero. Mentre si preparavano per la notte, la keimerina, con un sospiro amareggiato, disse:
"Mi dispiace molto per Musa."
"Chissà cosa la spinga a tanto, e chissà dov'è ora... non aveva proprio voglia di stare con noi, e siamo suoi amici... spero che almeno sia in buona compagnia." Rifletté Brandon, stringendo le labbra, dispiaciuto. Seguì Flora con lo sguardo, poi lei lo raggiunse.
"Cosa c'è?" Chiese la fata, notando quello sguardo su di lei e un sorriso appena accennato.
"Sei bella. E ha ripreso a nevicare. E sei bella, tanto, tanto bella." La keimerina gettò un'occhiata di fuori, notando la neve che cadeva, con un gesto spense le luci e si lasciò andare tra le braccia del suo soldato.
Musa, dal canto suo, era su Calidium, senza alcun rimorso per aver dato buca ai suoi amici. Beveva qualcosa in solitudine, in un locale molto più squallido di quelli che aveva frequentato durante la sua tournée, ma non le importava. In realtà, non sapeva esattamente cosa le importava. Non le sembrava che poi l'universo le chiedesse di tornare dai suoi amici, né che passasse al lato oscuro. Non lo sapeva, non lo capiva. Poi però, in quella confusione, il suo orecchio fu attirato da una conversazione che faceva il nome di una persona che conosceva: Logan Bravo.
Musa si voltò per un attimo, erano degli uomini che parlavano e il suo sguardo si posò per un attimo su uno di loro, il cui viso era segnato da una cicatrice. Ebbe paura e in fretta andò via senza dare nell'occhio. Nessuno l'aveva notata, erano troppo impegnati a parlare d'affari. 
Un uomo di mezz'età, così come Musa aveva sentito quel nome e la sua attenzione era stata catturata. Si alzò e andò a sedersi con loro: era chiaro che quella sera avrebbe concluso un buon affare.


Coucou mes merveilleux germogli di lullabea!! Finalmente ci ritroviamo!!💗💗💗💗
Oh, sono così felice di poter pubblicare questa nuova storia e davvero emozionata! Stiamo intraprendendo una nuova avventura e voi siete i miei compagni di viaggio più amati!
Innanzitutto, grazie per essere qui, grazie per come avete voluto continuare con me quest'avventura, e grazie per le recensioni sulla precedente, così come i numerosi messaggi privati che hanno riempito il mio cuore di brillibrilli!!💗💗💗💗💗💗💗
Quindi, eccoci qui, come da voi richiesto e per piacere mio!
Sono passati due anni dalle vicende di "Bocciolo d'Inverno", ma è chiaro che le conseguenze di quella guerra sono ancora pesanti.
Vediamo una Tecna ancora troppo abbattuta e con troppa poca speranza, lontana da Timmy e dalle sue amiche, mentre una Musa confusa più che mai, con un cuore che non sa da che parte stare.
Lo so, non abbiamo approfondito bene per tutti, ma questo è solo il primo capitolo.
Nel frattempo però, come ogni buon primo capitolo che si rispetti, ecco lanciate le nostre bombe: un cacciatore di fate si aggira su Eraklyon, e Brandon e Flora aspettano un bambino!
Beh, c'era da pensarlo con tutta la faccenda della profezia...
Non dico altro o rischierei di fare spoiler, ma muoio dalla voglia di sapere cosa ne pensate! Sono troppo impaziente, spero davvero che come primo capitolo vi sia piaciuto e che continuerete nella lettura!❤
Gli aggiornamenti ci saranno ogni due settimane e non vedo l'ora che leggiate il resto: ci saranno... beh, non posso dire cosa, ma credo apprezzerete, spero...
Okay, giuro che è tutto. Vi voglio bene, davvero bene, e sono trepidante sperando che apprezziate questo capitolo e questa nuova storia!
Vi mando un bacio,
Vi strAmo,
xoxo Florafairy7 


 

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Capitolo 2
*** Incontri dal passato ***


INCONTRI DAL PASSATO
 

Brandon fissava quelle foto cercando di mettere insieme i punti. Una parte di lui sperava di sbagliarsi, ma d'altro canto se non fosse stato Barrera il suo uomo significava che c'era un cacciatore di fate in più nella Dimensione Magica. Ad un tratto, ruppe il silenzio di quell'ufficio tirando il dossier davanti a lui sulla scrivania, e si rese conto che rimanere fermo a riflettere non era per nulla nel suo stile.

Su Magix, nel frattempo, Helia era in quello che ora era diventato il suo ufficio come preside di Fonterossa e aveva appena finito di organizzare la riunione per quel pomeriggio. Diede un'occhiata all'orologio e, notando che si era sbrigato piuttosto in fretta, decise di mettere da parte le scartoffie e mettersi al lavoro sul serio. Si diresse all'armadietto che aveva accanto allo specchio che gli permetteva di comunicare con Alfea e con Torrenuvola e prese le radici che aveva trovato con Martha, il piccolo calderone, la polvere di stelle e la rugiada che la melissa gli aveva procurato e portò tutto sulla scrivania. Dalla libreria prese il libro di pozioni che proprio suo nonno gli aveva lasciato. Sospirò, dando un'occhiata a tutti quegli oggetti, poco convinto, e iniziò a leggere.

"Molto bene, dunque... l'incantesimo della strega Agnes Nutter in grado di assorbire energia magica... eh beh, mi pare di avere tutto, ma non capisco come...?" Bussarono alla porta, il giovane chiuse immediatamente il libro davanti a lui. "Ehm... sì?" La giovane segretaria aprì di poco la porta e fece scivolare la testa.

"Preside Helia, c'è una persona che chiede di lei."

"Non mi sembrava avessi appuntamenti oggi."

"Oh, no, non ne aveva infatti, ma dice di essere un suo amico."

"Beh, fallo entrare allora. Grazie." Disse Helia, piuttosto sorpreso. Ma la sorpresa divenne ancora maggiore quando vide chi entrò nel suo ufficio.
I due si salutarono con un abbraccio, anche se l'ospite non era completamente a suo agio, e poi Helia lo invitò a sedere. "Scusami, metto via questa roba." Disse, cercando di sgomberare in fretta la scrivania, ma ancora stupito. "Wow, non posso davvero crederci!" Esclamò con un sorriso, l'altro ridacchiò. Dunque Helia sedette alla sua scrivania, con un sorriso stampato in volto.

"Beh, guarda che non sono mica morto e tornato in vita, sono solo stato lontano per un po'." Disse l'altro, replicando a quello stupore.

"Lo so, sì, certo, perdonami, è solo che sono cambiate così tante cose, sembra essere passato così tanto tempo..."

"Già, immagino, scommetto che siete stati voi a rimettere a posto il cielo due anni fa."

"Infatti..." Confermò Helia stringendo le labbra.

"Helia, avrei bisogno di un favore." Confessò quindi.

"Ma... ma certo, dimmi." Helia annuì mostrando tutta la sua disponibilità.

"Beh, mi chiedevo se avessi bisogno di qualcuno qui a Fonterossa, non so, se..."

"... davvero? Cioè, tu a Fonterossa? Con i ragazzi?" Notò che l'altro era perplesso. "Cioè, non fraintendermi, ma non credevo fosse la tua aspirazione."

"È vero, ma ora qualcosa è cambiato e sento che posso davvero fare qualcosa. Ascolta, so che non ti fidi di me, neanch'io mi fiderei di me, ma..."

"Riven, non dire altro. Mi fido di te, solo che non credevo che fosse questo quello che volessi fare nella vita." Helia sorrise pacificamente, Riven strinse le labbra.

"Ho avuto un'adolescenza difficile, le mie vecchie ferite mi hanno accompagnato per troppo tempo e mi hanno fatto diventare una persona che non mi piaceva, ma ora le cose sono cambiate e se posso vorrei essere un esempio per dei ragazzini."

"Beh, questo ti fa onore." Dichiarò Helia, con un sorriso, stupito.

"Ti ringrazio." Replicò il giovane, accennando un sorriso educato. "Allora, puoi aiutarmi?"

"Forse io no, ovvero, non qui a Fonterossa, ma proprio l'altro giorno sono stato contattato dal Collegio di Linphea, i paladini devono pur essere allenati da qualcuno, e beh... Linphea negli ultimi tempi non se l'è passata troppo bene... non voglio portartela per le lunghe, ma saresti interessato?" Chiese Helia, storcendo le labbra, ma Riven gli sorrise entusiasta.

"Non so come ringraziarti! Helia, davvero, grazie mille!"

"Ma figurati..." Ridacchiò Helia. "... in cambio potresti raccontarmi dove sei stato per tutto questo tempo."

"Oh, beh, certo..." Borbottò il suo amico, passandosi le mani sulle coscie con impazienza, quasi aspettasse di alzarsi e correre su Linphea di lì ad un istante.

"Tè al gelsomino?" Propose il bach, impaziente invece di ascoltare tutta la storia.

"Solo per farti piacere." Rispose il suo amico ridacchiando.

Nel frattempo, su Zenith, Timmy stava aprendo gli occhi, ritrovandosi con gli occhiali storti e la bocca impastata dopo essersi addormentato forse all'alba, rimasto in piedi fino a quell'ora grazie a dosi esagerate di caffè. Fu un raggio di sole che lo svegliò, chissà come aveva trovato il proprio passaggio attraverso le persiane abbassate. Infatti, il laboratorio era in penombra, ed era un vero disastro: libri per terra costringevano allo slalom, la scrivania annegava sotto appunti, le due lavagne erano in mezzo alla stanza ed una di queste era stata cancellata malamente durante un momento di scoraggiamento.
Lo scienziato si raddrizzò gli occhiali e sbadigliò, guardandosi intorno. Controllò il cellulare: Helia avrebbe dovuto già chiamarlo. Diede un'occhiata agli appunti che stava scrivendo prima di addormentarsi:

"- essenza magica -> impossibile da recuperare (?) --> HELIA
- Abilità occulte --> x
- Polvere di stelle + polvere di fata + (x • n33) ÷ (?)"

"Perché non riesco a trovarti? Perché non riesco a capire?!" Esclamò con rabbia, riferendosi a quel fattore che gli mancava. Era solo in quel laboratorio, non poteva prendersela con nessuno se non con se stesso, che non aveva trovato un modo per sconfiggere Zvonimir prima che Tecna concedesse la propria essenza di fata. In preda ad un impeto di rabbia scaraventò gli appunti sul pavimento, per poi rimanere a fissarli per qualche minuto, senza sapere esattamente cosa fare.

"Quando me ne sono andato non avevo una meta precisa," Spiegò Riven. "ma mi ero reso conto che ormai trasmettevo solo sentimenti negativi alle persone che mi stavano vicino, soprattutto a Musa. Ero innamorato di lei, ma non bastava e so che ha sofferto molto." Soffiò sul suo tè. "Sono andato a Basing-Seh, dove ho cercato di imparare qualcosa dai monaci della terra e dell'aria. Ero deciso a trovare me stesso, ed è quello che ho fatto: ho guardato in faccia tutto quello che mi portavo dentro. Tutte le delusioni, le paure, quelle cose che mi facevano rimanere bloccato nella rabbia e nel rancore. Mi sono reso conto che per quegli anni non avevo fatto altro che autocommiserarmi invece che reagire, mentre credevo di farlo cercando di essere il migliore e superare tutti trattandoli anche male. Mi sono allenato con loro e ho allenato anche la mia anima. Sono una persona nuova, Helia, ma sempre quella che conosci... non so se è chiaro."

"Credimi, è chiarissimo." Replicò  bach col sorrisetto di uno che la sapeva lunga. "Io stesso ora sono una persona completamente diversa, sono il bach di Linphea, ma rimango me stesso." Lo guardò. "Sono felice che tu sia tornato."

"Anch'io, mi siete mancati tutti. Mentre ero lontano mi sono reso conto che siete voi i miei amici e questo non potrà cambiare. I ragazzi come stanno?"

"Oh, stanno tutti bene. Insomma, ognuno ha le sue cose ora, e con quel che è successo, anche se sono passati due anni, siamo ancora tutti un po' scossi... ma in fondo stiamo bene."

"Oh... e le ragazze?"

"Beh, loro... sono certo saranno felicissime di sapere che sei tornato." Replicò il giovane preside; a quanto pareva in quel momento gli era mancato il coraggio per raccontare tutto.

"Oh, no." Lo frenò Riven, ed Helia parve confuso. "Non dire ancora nulla... vorrei prima sistemarmi... sai, voglio fare le cose per bene, soprattutto con Musa, quindi per favore non farglielo sapere ancora che sono tornato."

"Oh, va... va bene, sta' tranquillo."

"Neanche a Flora, per favore."

"Oh, no, ehm... certo..." Borbottò Helia.

"Per come ricordo voi due vi dite praticamente tutto..." Puntualizzò Riven, guardando stranito il suo amico. Helia strinse le labbra con un sospiro e disse:

"Puoi stare tranquillo: io e Flora non stiamo più insieme."
Riven s'incupì e si affrettò ad aggiungere:

"Helia, mi dispiace, scusami, non l'avrei mai immaginato, voi due eravate così... scusami... la..." Si schiarì la voce. "... la senti ancora?"

"È la mia migliore amica, in realtà." Rivelò il bach, alzando le spalle.

"Oh... bene." Replicò Riven con un sorriso, anche se un po' in imbarazzo.

"Si è sposata." Aggiunse Helia, il suo amico alzò entrambe le sopracciglia per lo stupore.

"Sembra che mi sia perso un po' di cose... ma quando?"

"Era ad un paio di giorni dalla quasi fine del mondo, due anni fa... poco dopo ci fu la battaglia."

"Oh... e lui com'è? Ha combattuto con voi? È parte della squadra?" 
Helia non poté fare a meno di trattenere un sorriso davanti a quelle domande.

"Certo che ha combattuto con noi, Brandon non si è mai tirato indietro quando si è trattato di battersi e credo che tu lo sappia bene."
Riven assottigliò gli occhi, poi sorrise stupito.

"Oh, beh, non male, lo ammetto... e... e tu? Cioè..."
Helia si schiarì la voce per non permettergli di continuare e disse:

"... allora, ti andrebbe bene se chiamassi per fissarti un incontro al Collegio?"

Nel frattempo, su Eraklyon, Brandon aveva fatto qualcosa che forse non avrebbe dovuto: si era spogliato della sua uniforme della guardia reale e si era recato sulla riva est, nei luoghi dove erano state trovate quelle fate. Non aveva informazioni, non sapeva chi fossero, ed Eraklyon aveva preferito insabbiare tutto senza fare troppe domande. Ma Brandon di domande ne fece eccome, quel pomeriggio, anche se ottenne poche risposte. La maggior parte delle persone non rispondeva e sosteneva di non sapere assolutamente nulla, anche se i corpi esanime di quelle povere ragazze erano stati trovati proprio in strada. Era riuscito soltanto a scoprire i nomi, ma quando si era recato dalle loro famiglie queste non avevano voluto parlare con lui. Stava tornando a palazzo, quando il suo sguardo fu attirato da un volto. Contro la sua volontà, si ritrovò a fissarlo, quando questo incontrò il suo sguardo. Entrambi capirono di essere la persona che l'altro credeva e non si stavano sbagliando, ma quando questo fece un passo nella sua direzione, Brandon mise in moto la sua windrider e si diresse a palazzo ad una velocità che non era di buon esempio per gli altri sudditi. Soltanto quando si trovò nel cortile del palazzo tornò a respirare normalmente.
Quel giorno si poteva dire ormai concluso: non riusciva a pensare ad altro, sentiva dentro di sé un senso di ansia e paura. Fu il principe Sky che lo raggiunse quel pomeriggio per chiedergli novità, e notò che qualcosa turbava il suo amico.

"No, tranquillo..." Lo rassicurò il suo scudiero. "... sai, con la faccenda di Flora sono costantemente preoccupato... comunque," Prese un respiro per cambiare argomento. "sono stato sulla riva est."

"Brandon..." Il principe alzò gli occhi al cielo stancamente.

"Lo so che non avrei dovuto, ma fissare quelle foto non mi dava delle risposte."

"Ed ora le hai trovate?" Chiese il principe, scettico, ma disposto a dargli il beneficio del dubbio. Brandon, appoggiato allo schienale della sedia, alzò lo sguardo verso di lui con aria sconfitta.

"No... ma devo per forza: abbiamo un cacciatore di fate qui su Eraklyon." Ci fu silenzio. "Questa storia mi sta facendo impazzire!" Esclamò irritato.

"Ecco, appunto." Disse il suo amico, sedendo di fronte a lui. "Ti ho chiesto di occupartene, ma sei ad un vicolo cieco e devo chiederti ora di lasciar perdere."

"Cosa?! No, Sky..."

"... ascoltami." Lo zittì il principe. "Ho bisogno di te qui a corte, sai che è pericoloso e ho bisogno che mi guardi le spalle, a me ma soprattutto a Bloom."

"Ma..." Provò a ribattere Brandon, ma il biondo con uno sguardo lo fermò.

"Presto avremo il ricevimento per il compleanno di mio padre e ho bisogno che tu sia fra noi, anche con la testa. Lascia perdere le fate, per ora... ovviamente, se ci saranno dei cambiamenti hai tutto il mio appoggio, ma per ora... per ora ho bisogno che tu non parta in quarta per qualcosa tralasciando tutto il resto." Brandon tentennò per qualche secondo, poi, alzando gli occhi al cielo, concesse:

"E va bene..."

"Ed ora va' a casa." Il principe accennò un sorriso, cercando di smorzare la tensione che si creava quando tra i due amici diventava evidente che Brandon era il sottoposto.

-

"Di solito parto in quarta lasciando perdere tutto il resto?" Chiese Brandon, mentre era stretto alla sua fata davanti al camino.

"Tu? Sempre." Rispose Flora, con un sorriso divertito.

"Oh, andiamo, non ci hai nemmeno pensato!" Protestò lui.

"Non devo, ti conosco bene..." Lo guardò, diventando seria. "... Brandon, che succede? Guarda che lo vedo che sei preoccupato." Lui sospirò, incupendosi. "Ehi." Lo incalzò la fata.

"C'è un cacciatore di fate su Eraklyon." Flora sgranò gli occhi. "Sono già due le fate a cui ha rubato le ali. Non ho tracce, non ho nulla, non riesco a capire: perché loro? È un caso? O è studiato? Perché ucciderle soltanto dopo? Mi porta a pensare che possa essere Barrera."

"Ma..."

"... non sono sicuro di nulla, a dir la verità, è solo un'ipotesi, e Sky ha detto che vuole accantonare la cosa perché c'è altro a cui pensare."

"Brandon," Lei si tirò su, "sono certa che riuscirai a capire di chi si tratta e perché ha fatto questo a quelle povere fate. Ma non tormentarti..."

"... come faccio? So che cammina libero e io non ho tracce!"

"Su Eraklyon c'è un corpo di vigilanza, perché te ne stai occupando da solo?"

"Perché ormai non ci si può fidare di nessuno: sappiamo che l'ispettore Ayala parteggia per gli antimonarchici anche se non apertamente, e con quello che è successo due settimane fa con l'incidente all'attraversata della famiglia reale ormai è impossibile dar fiducia a qualcuno."

"Perché non me l'hai detto prima?" Chiese Flora, scura in viso.

"Per... non volevo farti preoccupare." Confessò il soldato, poi posò una mano sul grembo della sua fata.

"Beh, credo gli interessi sapere del suo papà." Replicò lei, intrecciando la propria mano con la sua. Si sorrisero. "Brandon, dimmi la verità: c'è altro che ti preoccupa." Lui strinse le labbra.

"Credo... credo di aver visto mio padre oggi." Flora alzò entrambe le sopracciglia e dovette ricordarsi di chiudere la bocca.

"M-ma... dove?"

"Sulla riva est, ero vicino alla strada che porta al ponte... io... era lui, ne sono sicuro. Mi ha visto, e credo che mi abbia riconosciuto..." Flora non disse nulla, rimasero in silenzio con solo il crepitio della legna che ardeva. "Cosa ci faceva su Eraklyon?" Si chiese poi il giovane. "Chissà se sa di Logan, chissà se... non lo so neanch'io cosa voglio sapere, sinceramente..." Flora non disse nulla, ma lo abbracciò stretto.

Quelle settimane passarono senza alcun cambiamento, se non in Flora. La fata stava scoprendo dei cambiamenti nel suo corpo, nel suo umore. Ormai la paura per la profezia stava andando man mano scemando data l'incredibile emozione e la felicità che provava. Le sue amiche, sebbene impegnate con i loro regni, le stavano vicino ed erano emozionate quanto lei. Nel frattempo, Brandon cercava di tenere da parte i suoi dubbi per godersi appieno quei momenti che lui per primo aveva tanto desiderato, anche se su Eraklyon la situazione era complicata a causa della costante protezione che doveva garantire a Sky e Bloom e del cacciatore di fate ancora senza identità. 
Nel frattempo, Helia aveva provato e riprovato con gli incantesimi di Agnes Nutter, ma nessuna soluzione era ancora tra le sue mani, mentre Timmy era sempre più chiuso in se stesso cercando di capire dove sbagliava. Mentre Tecna rimaneva nella sua piccola bolla, indisturbata, anche se Flora continuava ad andarla a trovare spesso, cercando di rompere quel circolo vizioso di giornate monotone. La scuoteva, anche se non era nel suo stile, e la maggior parte delle volte Tecna crollava. Per la keimerina era straziante vederla in quello stato, ma sapeva che era necessario se non altro per farla sfogare, per innescare delle emozioni, seppur dolorose, che rompessero quell'apatia. Sperava in qualche modo che aprendosi Tecna potesse rialzarsi, riprendere le forze che teneva nascoste dentro e che ormai era troppo spaventata per mostrare.
Quel pomeriggio, Flora aveva terminato le sue lezioni e aveva lasciato Miele con le sue amiche, quindi si diresse verso casa. Un messaggio però le fece cambiare direzione e allora, allarmata, raggiunse in fretta il palazzo reale.

"Martha, che succede? Mi hai fatto preoccupare." La melissa chiuse la porta di fretta, agitata. Poi corse davanti a Flora e la guardò, con occhi pieni di preoccupazione.

"Lo sa." Fu tutto ciò che servì a Flora per capire. Il viso della keimerina perse ogni espressione, fece un passo indietro istintivamente.

"Ti prego, fa' qualcosa." Implorò, con il cuore che le si agitava nel petto.

"Non posso fare nulla, mi dispiace. Vuole vederti." Spiegò Martha, con un nodo in gola per il dispiacere e per quella sensazione di fallimento che sentiva dentro di sé.

"Martha, non posso andare da Lei. Non posso. Io..."

"... sai che devi. Se non lo farai ora Lei troverà un modo per raggiungerti." Flora rimase in silenzio, si coprì il viso con le mani come per riflettere per un secondo. "Vengo con te." Si offrì la melissa.

"Ti ringrazio." Replicò la fata, scuotendosi. "Ma credo che debba venire anche Brandon."

"Lei mi ha chiesto di te, non lo farà accedere alla sua presenza."

"Ma..." Balbettò la keimerina, ma la sua amica la esortò ad andare. Flora non disse nulla durante il tragitto, mentre Martha borbottò senza interruzione. Quando arrivarono davanti alla cascata di rampicanti, Flora prese un respiro e Martha aspettò la sua conferma per scoprire l'entrata all'antro della Natura.

"Avrei preferito trovare il muro di pietra." Borbottò Flora, stringendo i pugni per contenere l'agitazione. Avanzarono sicure, mentre le ninfe scappavano dalla loro vista, sussurandosi qualcosa. Al voltarsi, Flora e Martha trovavano solo alberi, pozze d'acqua e brezze leggere, ma le sentivano.

"La melissa!"

"Accompagna la keimerina!"

"Traditrice!"

"Silenzio!" Tuonò Vymarna, uscendo dalla sua quercia. Flora e Martha erano già davanti a lei.

"Potente Vymarna." Si affrettò a salutare Martha, accompagnando con una riverenza. Flora, invece, non disse nulla e rimase a braccia incrociate. Vymarna sorrise a Martha e poi guardò Flora, cambiando espressione e rivolgendole uno sguardo di sufficienza. La sua pelle rugosa come corteccia si arricciava intorno alle labbra sottili, inarcate esprimendo diffidenza.

"Quando imparerai a mostrare un po' di rispetto?" Chiese, Flora alzò un sopracciglio ma preferì non replicare a quella domanda.

"Mi hai fatto venire qui, che cosa vuoi?"

"Come se non lo sapessi..." Replicò la Natura, assottigliando gli occhi, guardandola con disprezzo.

"Te lo chiedo ancora: cosa vuoi?"

"Quello che porti in grembo è la rovina di Linphea, non te ne rendi conto?!" Sbraitò Vymarna, sbattendo un pugno chiuso sul tronco davanti a lei. I suoi orecchini di legno dondolarono.

"Come fai tu a non renderti conto che non è così?!" Ribatté Flora. "Hai pronunciato una profezia su di lui, proprio tu che mi avevi imposto l'infertilità. L'Inverno deve tornare su Linphea, è il destino che vuole così!"

"Sei ingiusta con me, proprio come tua madre! Ti avevo imposto l'infertilità con lui, e proprio per evitare questo!" Flora alzò gli occhi al cielo.

"Ed io non mi sono opposta, o sbaglio? Vymarna..."

"... liberati di lui." Ordinò la Natura, con un'espressione fredda, calcolatrice, per Flora crudele. Martha, con le mani parate avanti, si affrettò a dire:

"Ma, potente Vymarna, è..." Fu interrotta da un gesto della Natura e obbedì.

"Sai che non lo farò." Replicò Flora, con una mano poggiata sul grembo.

"Te lo sto chiedendo con le buone, keimerina: liberati di lui." Insisté Vymarna, guardandola negli occhi.

"Altrimenti? Non puoi esiliarmi e lo sai."

"È vero, ma sono pur sempre il cuore di questo pianeta. Liberati di lui o lo farò io." Flora sostenne il suo sguardo con aria di sfida. Dopo qualche istante, Vymarna sbatté la mano sul suo tronco e dei rampicanti salirono dal terreno, avvolgendo Flora. La giovane provò a liberarsi, ma invano. Martha, dal canto suo, non avrebbe potuto nulla. "Non ti conviene metterti contro di me, keimerina." Dichiarò la Natura. La giovane fata cercò di utilizzare la sua magia, ma la presa di Vymarna sembrava indistruttibile. Le ninfe si raggrupparono intorno alla quercia, i rampicanti si illuminarono, intrisi di magia.

"Vymarna, vi prego..." La implorò Martha, ma la Natura strinse la mano che guidava quella magia e Flora gemette. Fu in quel momento che, inaspettatamente, i rampicanti furono spezzati da un'onda d'urto e l'antro di Vymarna fu interamente congelato. La brina ricopriva il prato, il ghiaccio si era posato sui tronchi, gli specchi d'acqua si erano ghiacciati. Vymarna era allibita. Flora scappò subito via guidata dalla paura e Martha la seguì. Le ninfe si rivolsero a Vymarna, lei scosse la testa, ma non perché si era arresa.
Flora fu guidata dal suo istinto mentre correva veloce tra quei sentieri e soltanto quando si sentiva abbastanza lontana si fermò. Riprese fiato, sconvolta. Martha la raggiunse, col fiatone.

"Flora, quello che hai fatto..."

"Non sono stata io." La frenò subito la keimerina, sconvolta quanto la sua amica. "Non era la mia magia, non l'ho controllata io."

"M-ma... wow..." Fu tutto quello che riuscì infine a dire la melissa, stupita.

"Io... perdonami, ma voglio andare a casa."

"Vuoi che ti accompagni?" Chiese Martha, poggiandole una mano sulla spalla.

"Non ce n'è bisogno, ti ringrazio. Martha, per favore, per qualsiasi cosa avvertimi... io... ci sentiamo, okay?"

"Va bene." Assentì la melissa e, anche se preoccupata per la sua amica, la lasciò andare.
Flora prese la strada verso casa, ancora agitata, ancora con un respiro irregolare e gli occhi lucidi. Prese il telefono per chiamare Brandon, ma mentre teneva gli occhi sullo schermo urtò qualcuno.

"Oh, mi dispia... ce." Quando lo vide fu molto sorpresa. Al sentire la sua voce lui la riconobbe subito quando si voltò. "Riven."

"Flora, ciao!" Salutò l'altro con un sorriso, ma si spense subito quando vide che la sua vecchia amica era in uno stato di turbamento. "Stai bene?"

"Io... santo cielo, quante cose tutte insieme!" Sbuffò, coprendosi per un attimo il viso con le mani e cercando di asciugare gli occhi lucidi. "Sono felicissima di vederti e ti chiederei tantissime cose, ma devo andare a casa e devo farlo ora. Per favore, perdonami."

"Ti accompagno." Si offrì lui con premura.

"Tranquillo..."

"Flora, non ci vediamo da anni ed ora ti ritrovo scioccata e... e sembra che tu abbia combattuto con qualcuno. Permettimi almeno di accompagnarti a casa." Replicò lui osservandola dispiaciuto.

"Oh... grazie." Fu tutto quello che poté dire davanti all'espressione sincera del suo amico. Si diressero quindi a casa sua, e Flora, prima di raccontare cosa le era successo, chiese al suo amico cosa ci facesse lì.

"Ho firmato il mio contratto al Collegio di Linphea: qualche settimana fa Helia è riuscito a mettermi in contatto con la preside. Mi occuperò dell'addestramento dei ragazzi e dell'autodifesa."

"Riven, è fantastico. Sono felicissima per te. E questo vuol dire che sei tornato per restare, ma perché non ci hai detto nulla?" Chiese, aprendo la porta di casa. Lo invitò ad entrare e chiuse la porta alle sue spalle.

"Beh, volevo prima sistemarmi... sai, volevo fare le cose per bene." Spiegò guardandosi intorno.

"Credo che tu le stia facendo... accomodati, scusami, devo chiamare un attimo Brandon." Il suo amico annuì e si accomodò al tavolo di legno, mentre Flora, a pochi passi da lui, fece la sua telefonata, anche se non ricevette alcuna risposta. "Oh, andiamo..." Riattaccò quando rispose la segreteria, insofferente. Prese un respiro, poi raggiunse il suo amico. "Scusami..."

"No, tranquilla... ma ora mi dici cosa è successo?"

"Ti va un po' di tè?" Chiese lei, lui storse le labbra. "Sei un tipo da caffè, va bene..." Lui ridacchiò, la sua amica gli offrì un caffè fumante e una manciata di biscotti. Sedette con lui e lo osservò con un sorriso accennato. "Insegno anch'io al Collegio di Linphea, lavoreremo insieme." Lo informò, lui le sorrise entusiasta. "Ma ora vorrei sapere di te, dove sei stato? Come stai ora?" Riven sorseggiò il suo caffè e raccontò a Flora della sua esperienza a Basing-Seh, lei ne fu affascinata. "Credimi se ti dico che te lo meriti, ti meriti questa pace che senti, questi successi che stai avendo."

"Ti ringrazio. Posso farti una domanda?" Lei annuì. "Come sta Musa? Com'è stata mentre non c'ero?" Ecco, quello fu un tasto dolente, ma Flora cercò di non darlo a vedere.

"Ha da poco concluso la sua tournée, è stata grande, come al solito." Poi però spenss quel sorriso e, con aria seria, aggiunse: "Voglio essere sincera con te: Musa stava male quando sei andato via, ma ha presto capito che lo avevi fatto per il tuo bene e per il suo. Sai, poco dopo abbiamo avuto a che fare con Kalshara e le Trix, e poi con Yana, e poi con Zvonimir, due anni fa, non so se notasti le condizioni del cielo... beh, Musa è stata fondamentale." Le si inumidirono gli occhi.

"Helia mi ha detto che è stata dura..."

"Sì..." Confermò lei annuendo. "... lo è stata, e molto anche. Stiamo ancora cercando di rimetterci in sesto: Tecna ha perso la sua magia ed è un po' che Musa non si fa vedere da queste parti." Riven rimase stupito.

"Tecna?! Ma... come...?"

"Lo ha fatto per salvarci tutti, ha sacrificato la sua magia."

"Io... io non ne avevo idea." Poggiò la schiena alla sedia, come per attutire il colpo.

"Immagino Helia non ti abbia dato le notizie meno belle, ma sei tornato e sei nostro amico, è giusto che tu sappia. Musa non è la stessa, dopo quello che ha fatto per aiutarci contro Zvonimir il suo cuore si è oscurato, anche se non del tutto. Credo che neanche lei lo abbia capito fino in fondo..." Riven era senza parole, guardò Flora come aspettandosi che lei continuasse. "... è almeno un anno che non la vediamo, ci evita... Riven, scusami, provo a chiamare di nuovo Brandon, magari mi risponde." Lui annuì, mentre ancora cercava di metabolizzare le notizie. Ma no, Brandon non rispose e Flora sospirò esasperata.

Quello che teneva tanto lontano Brandon dal suo telefono era il principe Sky, a cui avevano teso un'imboscata mentre stava rientrando a palazzo. Il  suo cocchiere era stato ferito, mentre il suo scudiero aveva combattuto per lui contro i sicari che volevano toglierli la vita ed il trono. Brandon obbligò Sky a tenersi fuori dal combattimento e si occupò dei due uomini. Quando sfoderò la sua spada, le rune incise su di essa brillarono per un veloce attimo, e i due si gettarono un'occhiata. Menando affondi e mandritti, riuscì a disarmare il primo, che però fece per andare alla carrozza. Dunque, il soldato lo raggiunse e lo allontanò di peso, gettandolo a terra, mentre il compagno menò un fendente che ferì il soldato alla spalla. Brandon strinse i denti, cercando di tenere salda la presa sull'elsa, e continuò a combattere. Schivò quei colpi e, ormai stanco e ansioso di finire quel combattimento, con un calcio allontanò l'altro e con un gesto lo disarmò. La spada roteò fino a perdersi nei cespugli, Brandon gli puntò la spada alla gola.

"Chi vi manda? Per chi lavorate?" Quello lo guardò ma non rispose. "Va bene, come vuoi." Concluse il soldato, quindi fece per prendere le manette dalla carrozza, ma questo cercò di liberarsi dalla presa. Brandon gli afferrò il polso e gli tenne il braccio dietro la schiena, facendolo gemere dal dolore, lui invece strinse i denti per sopportare il suo. Gli bloccò le mani dietro la schiena, poi prese anche l'altro che era privo di conoscenza e fece lo stesso, caricando entrambi sulla carrozza.
Quando arrivarono a palazzo consegnarono i due sicari alle guardie reali e poi Sky accompagnò Brandon a medicarsi.

"Questa nostra nuova strategia non mi piace affatto." Precisò Sky, mentre attraversavano i corridoi del palazzo.

"Quello che vogliono uccidere sei tu, mi pare che tu abbia poca scelta." Replicò il suo scudiero, tenendosi la spalla, dolorante.

"Quindi pretendi che io me ne stia a guardare mentre ti fai infilzare come uno spiedino?"

"Sì, direi che il mio lavoro è più o meno quello, o no?" Sky scosse la testa, contrariato.

"Dai, muoviti, ho fatto chiamare il medico." Aggiunse poi, entrando nella camera dove il dottore li aspettava. Si occupò della spalla del soldato, mentre Sky rimase lì ad osservare. Qualche minuto dopo arrivò Bloom, che entrò allarmata. Quando vide Brandon in quelle condizioni sgranò gli occhi e poi corse ad abbracciare Sky.

"Ma cosa è successo?!"

"Ci hanno teso un'imboscata." Spiegò il principe, Bloom si coprì la bocca con le mani.

"Stai bene?!" Chiese, preoccupata.

"Io sì." Rispose lui, gettando poi un'occhiata al suo amico.

"Dobbiamo capire chi c'è dietro tutto questo, non è possibile che non ci sia chiaro... oh, grazie." Borbottò il soldato, il medico terminò il suo lavoro e con un inchino salutò i reali, dunque lasciò la stanza.

"Sembra che stiamo brancolando nel buio mentre tutti mi vogliono morto... il mio regno mi odia così tanto?" Disse Sky, amareggiato.

"Sky, sai che non è così. Eraklyon è un regno potente ed è sempre stata oggetto di minacce. Presto saremo al sicuro." Cercò di rassicurarlo Bloom, posandogli una mano sul viso. Sky però notò l'espressione corrucciata del suo amico mentre controllava il cellulare.

"Che succede?" Chiese, Brandon alzò lo sguardo verso di lui e rispose:

"È Flora, mi ha chiamato... e credo sia successo qualcosa."

Flora, nel frattempo, era ancora in compagnia del suo amico, mentre il sole cominciava a calare.

"Ed ora dov'è che stai?" Chiese la keimerina, riposando il viso sulle due mani, ascoltando il suo amico.

"Ho deciso di stabilirmi qui su Linphea per ora, anche perché nessun altro posto richiede la mia presenza. Come sai vengo da Faisto, ma ormai per me lì non c'è più nulla e, se devo dirla tutta, Linphea non mi dispiace, considerando che ho ritrovato i miei amici." Flora gli sorrise.

"Come ti ho detto, sono davvero felice di rivederti." Il suo cellulare squillò e lei rispose subito, mentre con uno sguardo chiese scusa al suo amico. "Brandon. Sì, ho avuto un problema con... con Vymarna. Calmati... ascolta, vieni a casa e ne parliamo. Per favore, non fare tardi. Oh, va bene, okay, allora a tra poco. Ti amo anch'io." Quando riattaccò lo sguardo del suo amico era posato su di lei. "Mi dispiace, avrei voluto essere di maggiore compagnia, ma sono un po' incasinata al momento."

"Questo l'avevo capito, e non mi stupisce il fatto che nonostante ciò tu sia stata estremamente di compagnia. Sono felice che siate stati tu ed Helia i primi che abbia rincontrato... voi due avete quel non so che che ti fa stare sempre tranquillo."

"Ti ringrazio." Replicò Flora, con un sorriso.

"Però ho parlato soltanto io, tu non devi raccontarmi nulla?"

"Oh, beh..." Alzò per un attimo gli occhi. "In realtà ne sono successe di cose mentre non c'eri, ad esempio ho scoperto di essere una fata dell'Inverno."

"Questa mi mancava." Replicò il giovane, con un sorrisetto.

"E aspetto un bambino." Aggiunse. Riven rimase interdetto, con la bocca semiaperta, poi le sorrise.

"Non sai quanto sia felice per te. Helia non mi ha detto nulla."

"Tranquillo, abbiamo chiesto noi ai ragazzi di non farlo sapere... sai, abbiamo avuto qualche problema qui su Linphea con tutta la questione dell'Inverno..."

"Capisco... beh, grazie per avermi dato la tua fiducia."

"Tu la mia fiducia non l'hai mai persa." Gli assicurò la fata, lui le sorrise, riconoscente.

"Ed ora posso farti una domanda indiscreta?" 
Lei sorrise divertita e annuì.
"Brandon? E sei incinta di lui? Insomma... davvero?"
Flora rise davanti all'espressione del suo amico, poi replicò:

"Beh, che posso dirti... nessuno dei due se lo sarebbe mai aspettato. Ma, sai, sono successe un sacco di cose, tutti siamo cambiati, e credo davvero che lui sia quello giusto."

"Wow, allora fai sul serio..." Disse Riven, notando lo sguardo della fata. "Mi sono sempre fidato del tuo giudizio. Ci hai sempre visto lungo tu e i tuoi consigli li ho conservati con molta premura. Tu ne capisci d'amore, mi sa che non ti sbagli neanche questa volta."

Su Zenith, Timmy era nel suo laboratorio, consultando i vari appunti, quando qualcuno bussò alla porta. Lo scienziato cercò di ricomporsi ed andò ad aprire. Non fu sorpreso quando vide il suo migliore amico e lo lasciò entrare.

"Come stai?" Chiese Helia, facendosi strada nel laboratorio in disordine.

"In attesa di novità... allora?" Replicò Timmy, impaziente.

"Beh, Timmy, io... io credo sia ora di guardare in faccia la realtà." Timmy avrebbe voluto sentirsi dire qualsiasi cosa, tranne quella.

"Non posso e lo sai bene." Dichiarò deciso, ma Helia, che sedette alla scrivania, sospirò e replicò:

"Quell'incantesimo non funzionerebbe... la miglior cosa da fare ora è accettare la realtà cosicché anche tu torni ora nel mondo reale. Ti sei estraniato da tutto e tutti, Timmy, e Tecna ha bisogno di te."

"Per chi credi stia facendo tutto questo?!" Ribatté il suo amico con rabbia.

"Lo so, okay, lo so, ma intendo di te al suo fianco. Ha bisogno che tu le stia vicino, invece da quanto non vi vedete?"

"Così ora visto che hai fallito vuoi dare la colpa a me..." Affermò Timmy, Helia fu sorpreso. "... non sei riuscito col tuo incantesimo ed ora finisce che tutto quello di cui Tecna ha bisogno è la mia compagnia!"

"Timmy..."

"Se è questo l'aiuto che mi puoi dare allora puoi anche andartene." Concluse lo scienziato, Helia alzò entrambe le sopracciglia esterrefatto.

"Vado via, ma solo perchè hai bisogno di calmarti." Dichiarò il bach, accigliato. Si alzò e si diresse alla porta. "Sappi che io sono dalla tua parte, ed anche gli altri, ma se ti isoli in questo modo non riuscirai mai a ricevere il nostro aiuto." Timmy non incrociò il suo sguardo anche se Helia aspettò qualche istante per dargliene la possibilità. 
Timmy rimase da solo fino a sera, senza fare nulla, guardando quegli appunti e quegli schemi. Da sempre lui era stato visto come quello che non aveva il coraggio di combattere, né contro i nemici né contro le circostanze. E forse era vero, fino ad un certo punto. In alcune occasioni era scappato, in alcune invece si era nascosto dietro i suoi calcoli. Ma ora era differente. Ora sembrava che fosse l'unico ad avere intenzione di combattere mentre tutti gli dicevano di abbandonare quella battaglia. Erano passati due anni, e Timmy si rese conto che forse, almeno in parte, il suo amico aveva ragione. Spense le luci e lasciò il laboratorio. 
Quando Tecna sentì bussare alla sua porta pensò alla scocciatura che sarebbe stata andare ad aprire.

"Tecna, apri, sono io e so che sei lì." Sobbalzò quando lo sentì. Mille pensieri le si affollavano nella mente mentre decideva sul da farsi, e mentre lo faceva era già alla porta. Le mancava l'aria, poggiò la mano sulla maniglia. Quando aprì non disse nulla e neanche Timmy. Si guardarono soltanto e, senza che lei potesse far nulla, lui la strinse a sé e l'abbracciò. La giovane non sentì l'impulso di spostarsi. Forse quella era la spinta che le serviva per alzarsi dal fondo.

"Beh, mi sembra l'ora di togliere il disturbo." Borbottò Riven alzandosi, Flora lo imitò. Il fascio di luce rosata del crepuscolo che arrivava dalla finestra inondò Flora quando si alzò.

"Ci rivediamo al Collegio?"

"Immagino di sì. Grazie per il tuo tempo."

"Grazie a te, ma ora credo sia arrivato il momento di dirlo agli altri, non credi?" Lui abbassò lo sguardo, Flora lo scrutò.

"Io... voglio essere sincero con te, Flora... non sono sicuro se sarò ben accetto nel gruppo."

"Cosa?! Scherzi?! Riven, sei mancato a tutti! Ti abbiamo pensato tanto, ti vogliamo bene." Si affrettò a dire Flora.

"Non sono stato proprio simpatico e..."

"Tu sei sempre stato simpatico e non ricordo una volta in cui non sei tornato sui tuoi passi quando mi hai risposto in maniera sgarbata."

"Ma tu sei un caso a parte, risponderti male senza chiederti scusa mi avrebbe reso davvero una persona orribile..." Replicò lui ridacchiando. "Ma Sky, Bloom, Nex... e Musa."

"Riven..." Stava dicendo Flora, provandolo ancora a convincere, ma sentì aprire la porta e si diresse subito ad essa. Non appena Brandon varcò la soglia di casa, trovò lì Flora e l'avvolse con il braccio buono, mentre l'altro lo teneva fasciato e la giubba appoggiata sulle spalle.

"Ehi, stai bene?" Chiese, tenendo il naso tra i suoi capelli. "Ho fatto il prima possibile..." poi alzò lo sguardo e notò il giovane dai capelli magenta nella sua cucina. Aprì la bocca per dire qualcosa ma non seppe cosa. Quando Flora si sciolse dalla sua presa notò il braccio ferito e la giubba blu diventata nera per la chiazza di sangue.

"Brandon, che ti è successo?!"

"Hanno teso un'imboscata a Sky..." Rispose lui scosso, confuso. "... ma tu... Vymarna e... Riven... ?" Il giovane con un cenno lo salutò.

"Credo di dover andare ora..." Disse appunto Riven.

"Io però sono confuso..." Replicò Brandon, con un sorriso accennato, felice di rivedere il suo amico.

"Mai quanto me nel vedere voi due insieme." Ribatté il giovane, divertito. "Dovrò farci l'abitudine... ma immagino che ora dobbiate parlare, ti lascio con una fata dell'Inverno piuttosto preoccupata." Brandon non disse nulla, troppo stupito.

"Riven, grazie." Disse Flora. "Ci vediamo domani al Collegio, va bene?" Lui annuì, Flora lo abbracciò per salutarlo. Poi lui si rivolse a Brandon.

"Flora ti spiegherà tutto."

"Va bene. Mi ha fatto piacere vederti." Salutò il soldato con un sorriso sincero. Quando Riven andò via e Brandon chiuse la porta guardò la sua fata e domandò: "Da dove iniziamo?"

"Dal raccontarmi cosa è successo." Rispose Flora, preoccupata, sfilandogli la giubba dalle spalle.

"Niente di che..." Rispose lui con un sospiro stanco, andando a sedersi sul divano, Flora lo raggiunse. "Stavamo tornando a palazzo e ci hanno teso un'imboscata... non guardarmi così, sto bene, è solo un graffio, evito di fare sforzi per un paio di giorni e sono come nuovo. Cosa è successo con Vymarna? Non dirmi che..."

"... lo sa." Confermò Flora, amareggiata. Brandon chiuse per un secondo gli occhi, come per attutire un colpo.

"Come?" Chiese poi, cercando di mantenere il controllo.

"Credo lo abbia... sentito." Fece un gesto per indicare l'intorno. "Martha mi ha detto che mi voleva lì, Vymarna intendo, e siamo andate da Lei."

"Sei impazzita?!" Esclamò Brandon, preoccupato. "Che ti salta in mente?! Andare lì da lei! Perché non mi hai..."

"... volevo chiamarti, ma Martha mi ha detto che Vymarna le aveva chiesto di me e non ti avrebbe fatto accedere alla sua presenza." Brandon sospirò e le prese la mano, intrecciando le proprie dita con le sue.

"Cosa ti ha detto?"

"Mi ha chiesto di... di liberarmi di lui, e poi ci ha provato Lei stessa, ma... il bambino si è difeso, in qualche modo. L'antro di Vymarna si è praticamente ghiacciato, e stavolta non è stato merito mio." Lo guardò negli occhi ambra. "Brandon, cosa facciamo?"

"Non lo so..."

"Non capisco perché mi abbia lasciata andare... non so cosa aspettarmi da Lei..."

"Devi allontanarti da Linphea." Flora sgranò gli occhi. "Almeno per adesso. Lei è il cuore di questo pianeta, potrebbe farti del male, potrebbe riprovarci... devi andare via di qui."

"Intendi scappare?"

"Intendo stare lontana da Vymarna... Flora, ha provato a... non voglio neanche pensarci."

"Mi è sembrato come se la mia magia fosse inutile contro di Lei... mi sono sentita così persa, ho capito che non potevo proteggerlo."

"Ma stavolta è finita bene." La rassicurò lui prendendole il viso con una mano. "Sei una keimerina, sei una delle fate più potenti della Dimensione Magica, hai capito?" Lei gli sorrise accennatamente e annuì. "Che ne dici, come vogliamo muoverci?"

"Penseremo a qualcosa e nel frattempo starò su Andros con Aisha... chiederemo aiuto a Martha: non mi esilierò da Linphea, non è giusto." Dichiarò la fata con amarezza. Lui annuì, imponendosi di non pensare al peggio.

-

Riven aveva pensato a Musa nel tempo in cui era stato lontano. Dopotutto, Musa era stata la ragione per cui lui aveva capito che doveva cambiare, migliorarsi. Finalmente ci era riuscito, e parte di quel cambiamento aveva implicato la consapevolezza che non si finiva mai e che si poteva essere sempre migliori. Per la prima volta da quando la conosceva, quel giorno aveva parlato con Flora senza cercare di nascondersi. Quella ragazza l'aveva sempre fatto sentire un bambino spaurito, anche se lei non l'aveva mai giudicato, anzi, lo aveva ascoltato e consigliato molte volte. 
Mentre guardava di fuori, Riven pensò che in fondo la sua nuova casa gli piaceva, anche se avrebbe dovuto abituarsi a quel pianeta così colorato, allegro e petaloso. Il vecchio Riven ormai non esisteva più, doveva solo ricordarsene nel momento in cui avrebbe dovuto compiere le sue scelte.


Coucou, miei adoratissimi germogli di lullabea! Rieccoci con un nuovo capitolo esattamente dopo due settimane, eh beh, abbastanza movimentato direi!
Dunque, voglio prima di tutto chiarire che non ho visto l'ottava stagione (perdonatemi, la trama mi attira anche ma lo stile non ce la faccio, sembrano bamboline, non riesco a guardarle) anche se so che Riven è tornato anche nella serie (e pensare che mentre scrivevo ancora non era successo, mi sento derubata della mia idea eh u.u)... voglio dire che qui è una storyline completamente diversa e mi baso sul Riven che avevamo lasciato nella stagione 6, niente di quello che è mostrato su di lui nella 8 è presente qui.
Disclaimers fatti, passiamo al capitolo.
Vymarna lo sa. Dovevamo aspettarcelo, e la Natura come suo solito non è stata proprio delicatissima. Nel frattempo, ritroviamo Riven, che sembra essere più libero, e chi sa come si evolveranno le cose. Vi fa piacere rivederlo?
Poi Timmy e Tecna, che non ne potevo più a tenerli lontani, anche se la nostra fata della tecnologia ha tanto con cui scontrarsi... nel frattempo, Sky è in pericolo e a quanto pare Brandon sembra aver riconosciuto suo padre.
Insomma, abbiamo tutti gli ingredienti per un drama esagerato, voi che ne pensate? Io spero davvero che questo nuovo capitolo sia all'altezza delle vostre aspettative, che la storia vi intrighi e che vi piaccia! Vi ringrazio infinitamente per la lettura e le recensioni, non che i messaggi privati! Non immaginate cosa provo ogni volta che arriva una notifica, il cuore fa due capovolte e un salto mortale! Siete fantastici! 
Ci ritroviamo qui fra due settimane, nel frattempo vi dico che vi adoro alla follia!
xoxo Florafairy7

 

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