Come ci siamo conosciute

di Shira
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come vi siete conosciute? (Heaven) ***
Capitolo 2: *** Incontri interessanti (Heaven) ***
Capitolo 3: *** Una serata deludente (Heaven) ***
Capitolo 4: *** Galeotto fu il caffè (Heaven) ***
Capitolo 5: *** L'appuntamento (Heaven) ***
Capitolo 6: *** A gonfie vele (Heaven) ***
Capitolo 7: *** Non ci credo (Heaven) ***
Capitolo 8: *** Come vi siete conosciute? (Cassandra) ***
Capitolo 9: *** Mollala (Cass) ***
Capitolo 10: *** Oh cavolo! (Cass) ***



Capitolo 1
*** Come vi siete conosciute? (Heaven) ***


E'il 29 giugno, e la casa della famiglia Bates è in subbuglio a causa del compleanno dei piccoli di casa. Certo avere sei anni è un traguardo notevole, soprattutto per due gemellini alimentati da un po' troppa voglia di crescere. Un po' meno per le mamme che dalla loro nascita hanno perso notevoli ore di sonno e che stanno iniziando a pensare che, in fondo, due sia il numero perfetto e non sia il caso di farne altri.

L'appartamento in centro a Verona per l'occasione sembra un parco giochi, pupazzi ovunque, palloncini lanciati da un capo all'altro dell'appartamento,addirittura stelle filanti rovesciate sui tavoli e sopra i mobili –e, mentre li osserva, Heaven si chiede come dei bambini così piccoli siano riusciti addirittura a spararli lì sopra; il sospetto che ci sia lo zampino di sua moglie inizia a farsi sempre più marcato –in un angolo della sala è stato allestito un tavolo a buffet pieno di ogni prelibatezza, sia per i compagni di scuola dei figli, sia per gli adulti che intasano i divani con le loro chiacchiere. Lo sguardo della mora si allontana per un secondo dal disastro che dovranno ripulire, per andarsi a posare sulla bionda moglie che, con cipiglio quasi marziale, sta osservando le mosse dei loro figli. O, forse –pensa, seguendo meglio la direzione del suo sguardo – sta analizzando in maniera maniacale i gesti di un bambino, un compagno dell'asilo, a quanto ricorda, che proprio in questo momento sta goffamente allungando un fiorellino di pezza ad Ariel, arrossendo vistosamente. Heaven sospira, scuotendo piano il capo: quel bambino non lo sa, ma si è appena fatto una nemica. Ecco: vede la moglie muoversi nella loro direzione, ed il panico si impadronisce della sua mente; si alza dal divano, cercando di non dare nell'occhio con quel movimento. C'è già abbastanza confusione in casa, tra le chiacchiere degli adulti ed il vociare dei bambini, senza che la compagna decida di traumatizzare un povero bambino innocente, il braccio bianco, ma percorso di tatuaggi su tutta la superficie, già si muove per raggiungere quello della bionda e fermarla, ma per fortuna non sembra essere necessario. Osserva la sua donna sospirare,arrendersi e infine dirigersi verso il buffet, senza neanche accorgersi della sua vicinanza: pericolo scampato, almeno per il momento. Forse però è il caso di prevenire la tempesta andando a dirottare la figlia da eventuali altre stragi di cuori, ed è un pensiero che la fa sorridere, ironica, per un momento. Cassandra ha sempre insistito per la somiglianza tra le altre due donne di casa, e se, quando ancora Ariel era una neonata, questa ostinazione le sembrava solo vuota cocciutaggine – i neonati si assomigliano un po' tutti – adesso deve ammettere che la moglie ha avuto ragione fin dal primo istante: più Ariel cresce, più è evidente che da grande sarà una Heaven in miniatura. Non sa se esserne felice o preoccupata, considerando gli eccessi della sua giovinezza. Si avvicina alla figlia, con un sorriso stampato sul volto, e ricevendone in cambio uno altrettanto luminoso da parte della piccola.

«Hey,festeggiata!»

«Mamma!»nel giro di un secondo, la mora si ritrova la figlioletta abbracciata alle gambe, e la cosa le strappa un altro sorriso: quando la piccola diventerà adolescente, di sicuro a lei mancheranno questi slanci di disinteressato affetto.

«Dov'è tuo fratello?» domanda, donando un sorriso anche al bambino, che nel frattempo si è fatto ancora più rosso.

«Non lo so... prima era con Davide, a giocare con la pista delle macchinine!»

«Ah sì?»

«Sì!Ieri mi ha detto che le femmine non ne capiscono niente di macchine... così l'ho sfidato e ho vinto»ed eccolo, il sorriso più luminoso di sempre che risplende sul volto della figlia «Si è arrabbiato, così ora si sta allenando»e quando quel sorriso si trasforma in un ghigno di soddisfazione, Heaven acquisisce una certezza: sì, sua figlia ha preso da lei.

«Guarda mamma!» la voce della piccola la riporta alla realtà, ed abbassandolo sguardo può vedere che ora la bambina non stringe più solo il fiore di pezza tra le mani, ma anche un unicorno con la criniera arcobaleno «Me l'ha regalato Giorgio!» a giudicare dal rossore ancora più intenso delle sue gote, Giorgio deve essere proprio il piccolo corteggiatore.

«E'bellissimo, amore... perché non lo fai vedere a mamma Cass?» "E la distrai dai suoi propositi omicidi nei confronti di Giorgio?" ma questo è un pensiero che tiene per sé, meglio non far capire fin da subito a sua figlia che i suoi futuri fidanzatini avranno vita dura.

«Sì!».Missione compiuta, ed anche oggi si è evitata una strage,meriterebbe un sottofondo musicale adatto ed un mantello rosso svolazzante che sottolinei la sua eroicità. Moglie di Cassandra,madre di due gemelli pestiferi, se esiste un paradiso nessuno potrà negare che se lo sia guadagnato tutto. Osserva la bambina allontanarsi tutta felice verso Cassandra, mentre lei, invece, si sposta nella cameretta che i gemelli condividono, alla ricerca dell'altro figlio, o forse solo per controllare che in un impeto di disperazione per la perdita non abbia gettato le macchinine fuori dal balcone. Capelli biondi, occhi chiari, sono tutti tratti che – pur in comune con Cassandra – non può aver preso se non dal donatore che hanno scelto... ma la propensione alla rabbia l'ha sicuramente assimilata dalla compagna.

«Caesar, tutto bene?» le macchinine sono ancora tutte al loro posto, e già questo è sufficiente per farle lanciare un sospiro di sollievo, mentre la bionda testolina del marmocchio si solleva ed annuisce leggermente.

«Sì, mamma... sto giocando con Davide»

«Va bene, amore, allora non ti disturbo» un secondo, due, un passo in direzione nuovamente della sala, per tornare tra gente che ha ormai superato i trenta – proprio come lei, trentadue anni e sentirli tutti – quando la voce del piccolo la richiama.

«Mamma, aspetta!» non appena si volta, Caesar è lì, davanti a lei, che la guarda con occhietti speranzosi – o con lo stesso sguardo da corruzione che ha la madre bionda, dipende dai punti di vista – e con la manina già tesa ad afferrarle il lembo dei pantaloni così che non possa scappare.

«Dimmi,tesoro»

«Senti...»il tono solenne del bambino la porta ad inginocchiarsi, così da essere alla sua stessa altezza, l'attenzione tutta rivolta verso di lui «Ormai sono grande»ed a quelle parole Heaven deve costringersi a trattenere uno sbuffo di risata «Quindi c'è qualcosa che io ed Ariel volevamo chiedervi»e si guarda intorno, quasi a controllare se anche la sorella è presente, ma, non trovandola, si limita a scrollare le piccole spalle e tornare a puntare gli occhi azzurro ghiaccio sulla donna.

«Cosa volete chiederci?»

«Tue la mamma... come vi siete conosciute?»

Un lampo di stupore attraversa le iridi di Heaven, che, infine, quella risata non riesce a trattenerla più.

«Oh,tesoro... tutto qui? E perché avete aspettato di... essere grandi?»

«Non ce l'avete mai raccontato!»

«Non ce l'avete mai chiesto»

Un piccolo broncio appare sul volto del biondino, l'espressione di chi si sta chiedendo quanto tempo hanno perso dietro inutili paranoie.

«Vieni qui...» la donna slargale braccia, ed il piccolo ci si butta a capofitto con infantile entusiasmo: altra cosa che deve tenere cara in attesa dell'adolescenza. Si siede sul letto, andando a sistemare il piccolo sulle sue gambe.

 

«Dunque...tutto è iniziato dieci anni fa... io avevo ventidue anni e mamma Cass ne aveva ventitrè...»

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Capitolo 2
*** Incontri interessanti (Heaven) ***


Il liceo non aveva determinato grandi successi per Heaven, anzi, si potrebbe dire che ne uscì quasi per il rotto della cuffia, dopo voti altalenanti ed una serie stupefacenti di note sul registro. Con l'Università, tuttavia, le cose erano cambiate. Si era iscritta a Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione – o Disco, come veniva comunemente chiamata – e non poteva esserne più felice; tutte le materie la appassionavano, e questo si traduceva in una media alta capace di rendere orgogliosi i suoi genitori. E, di conseguenza, di evitare a lei rompimenti di scatole. Inoltre la sua famiglia aveva acconsentito a farla trasferire in un altra città, per seguire i corsi, e questo significava godere di una libertà praticamente senza confini. Il suo primo atto da ragazza libera fu aprire un profilo Instagram dove inserire tutti i suoi lavori, e, se pare poco come atto di ribellione, occorre considerare che, al suo interno, non inseriva solamente disegni, fotografie di paesaggi, sculture o altro, ma anche foto dove appariva, per usare un eufemismo, poco vestita. Sempre scatti artistici, naturalmente, come una foto in bianco e nero, con, come dettaglio a colori, solamente i suoi occhi, nella quale appariva nuda ma coperta nelle forme da un lenzuolo bianco. Di certo, però, non scatti che potessero essere condividi con i propri genitori, e scattarli tra le mura domestiche sarebbe stato rischioso. I suoi coinquilini, invece, non avevano mai fatto problemi, e si erano sempre tenuti alla larga dalla sua stanza, quando appendeva il cartello “Saturno al lavoro”.

L'Università, insomma, le aveva regalato delle soddisfazioni in quegli anni, eppure non era capitato nulla di eclatante, nulla che la facesse davvero sentire grande e libera, fino al giorno in cui, durante il corso di Storia del cinema, il professore aveva deciso di assegnare dei progetti dividendo la classe a coppie. In realtà non era proprio quello, il giorno della svolta, ma era stato quello a mettere in moto tutto il meccanismo.

 

«Ciao, io sono Megan!»

Heaven sorrise alla ragazza bionda che, alla fine della lezione, le era venuta incontro. A dire il vero il suo sorriso era apparso un po' incerto, non perché non fosse contenta di conoscerla, ma perché le era sembrato di veder passare, sul volto della compagna di corso, un guizzo di sorpresa che l'aveva lasciata perplessa.

«Io Heaven, piacere di conoscerti»

«A quanto pare dovremo fare il progetto insieme» sembrava che la bionda fosse in imbarazzo, probabilmente a causa della timidezza, o, almeno, Heaven sperò fosse così, ultimamente corteggiatrici e corteggiatori iniziavano a starle sui nervi, forse perché preferiva concentrarsi sulla sua arte, e solo su quella. O forse aveva fatto il pieno negli anni sregolati del liceo.

«Sì!» mantenne comunque entusiasmo e luce negli occhi, alla fine le piaceva fare nuove conoscenze, era solo importante restassero al loro posto, e Megan per il momento non aveva fatto nulla di male. «Possiamo lavorarci oggi, se ti va, magari in pausa pranzo, ci portiamo dei panini al giardino di Storia...» si fermò, guardandola «... o forse hai già impegni in mensa?» lei la frequentava raramente, preferendo provare con i suoi amici qualcuno dei locali con sconto studenti che popolavano la città, ma sapeva che molti preferivano il senso di cameratismo di quel grande casolare.

«No, no, mi sembra perfetto!»

«Bene, allora ci vediamo lì!»

 

La lezione seguente era una delle sue preferite, ed il tempo sembrò volare mentre ascoltava rapita il professore; quando l'uomo si alzò e li liberò dall'ascolto, le sembrò quasi che si spezzasse un incantesimo.

Prese la sua cartella, inserendovi all'interno i libri, il quaderno e il blocco su cui aveva tracciato rapidi schizzi, per poi dirigersi verso il bellissimo giardino che contornava la Biblioteca della facoltà di Storia. Era abbastanza vicino al palazzo dove si era tenuta la lezione, di conseguenza ci mise poco a raggiungere il grande cancello rosso scuro che delimitava la proprietà e divideva l'università dalla strada.

Lo sguardo corse intorno, a cercare di intercettare la figura della bionda, mentre si muoveva lungo il sentiero, finché non la vide, seduta ad uno dei tanti tavolini in plastica verde che costeggiavano il luogo.

«Hey Meg!» alzò la mano, così da farsi vedere dalla donna, che raggiunse in poche, rapide, falcate.

«Hey Heav!» le piaceva il sorriso di Megan, così aperto e caloroso, quindi le sorrise di rimando, prendendo posto davanti a lei, per poi andare a posare libri e quaderno sul tavolo.

«Ok, possiamo iniziare!»

Il progetto tutto sommato non era difficile, dovevano scegliere un genere cinematografico e analizzarle lo sviluppo e la diffusione dall'origine ai giorni correnti, il più – forse – sarebbe stato decidere quale genere prendere.

«Allora, Megan, avevi qualche idea?» lei, naturalmente, le aveva, ed anche molte, ma prima di travolgere la nuova amica come un fiume in piena, voleva assicurarsi di dare il giusto risalto anche alle sue opinioni.

«Stavo pensando ai musical, tu che ne dici?»

Ecco, a quelli in realtà non aveva pensato, immaginava di tracciare la storia degli Horror, o magari del Fantasy, ma ai musical no, non aveva proprio pensato. Eppure l'idea non le dispiaceva, sarebbe stata la giusta occasione per dar sfoggio a ben più di un genere artistico, e per una facoltà come la loro, probabilmente, era il progetto ideale.

«Ma è un'idea grandiosa! Dai, mettiamoci al lavoro!»

Heaven non sapeva quantificare quanto tempo passarono dietro quel progetto, di sicuro lavorarono febbrilmente, consumando il loro pasto – dei panini che entrambe avevano pensato di comprare, prima di raggiungere il giardino – mentre ancora discutevano e progettavano.

La testa di Megan ruotò appena verso la Biblioteca, la fronte sembrò aggrottarsi ed un'espressione di stupore comparire sul suo volto.

«Ma quella...»

Heaven alzò a sua volta lo sguardo, curiosa, ruotandolo nella stessa direzione dell'amica, ma senza vedere – a suo parere – niente degno di nota.

«Mhm?»

«No, no, niente» di nuovo il sorriso aperto sul volto della bionda «Mi sembrava... no, niente, devo essermi sbagliata, stavamo dicendo?»

E di nuovo al lavoro, per praticamente tutto il pomeriggio, senza mai fermarsi, finché il sole non iniziò a calare e l'orario di chiusura della facoltà ad avvicinarsi.

«Bhe, direi che siamo a buon punto!» era entusiasta del lavoro che avevano svolto fino a quel momento, e non vedeva l'ora di continuare «Allora... andiamo avanti domani?»

«Sì, certo! Ah... tu... hai impegni stasera?»

Ecco. Gli occhi di Heaven mandarono un guizzo preoccupato, sperò che non fosse giunto il momento di negarsi ad eventuali attenzioni; aprì la bocca per rispondere, ma, prima che potesse farlo, Megan riprese a parlare «Perché io esco con alcuni amici, e mi chiedevo se ti piacerebbe unirti?».

Se Heaven non tirò un sospiro di sollievo, fu soltanto perché non voleva dare troppo nell'occhio.

«Mi dispiace, ho già un impegno per stasera, ma magari ci si becca un altro giorno!»

«Certo, volentieri! Se cambi idea, comunque, noi siamo all'Abele»

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Capitolo 3
*** Una serata deludente (Heaven) ***


Non aveva mentito a Megan: quella sera aveva davvero un impegno, doveva posare per un suo amico fotografo per un rapido shooting, ma, a dire il vero, pensava di impiegare molto più tempo di quello che, alla fine, fu in effetti necessario.

«Se vuoi fermarti sei la benvenuta, Heaven»

Sì, sicuramente gli sarebbe piaciuto, aveva notato i suoi sguardi quando faceva gli scatti, il modo in cui cercava sempre di convincerla a fermarsi per un bicchiere, ma adesso Heaven aveva decisamente altro prigetti.

«No, grazie, ho già un impegno!»

Questa, invece, era una bugia, ma utile per scrollarselo di dosso, quindi non si sentì troppo in colpa ad utilizzarla.

Dal momento che era ancora piuttosto presto, afferrò il cellulare che riposava nella tasca dei jeans strappati e, dopo aver caricato una delle nuove foto su Instagram, aprì l'applicazione di Google Maps, inserendo il nome del locale che le aveva detto Megan. Non che non fosse pratica della città, dal momento che ci viveva, ma non l'aveva mai esplorata in tutte le sue parti, e doveva ammettere di non aver mai sentito nominare “l'Abele”. Google comunque, ovviamente, lo conosceva, e questo fu sufficiente per arrivarci.

 

***

L'Abele si presentava come un edificio nascosto nel cuore della città, per raggiungerlo fu costretta a percorrere una stradina isolata che probabilmente, se non fosse stato per la mappa, da sola non avrebbe mai trovato. C'era parecchia gente sia fuori che, come vide non appena varcò la soglia, dentro al locale. Si guardò intorno, lievemente spaesata, finché non vide la bionda criniera di Megan che le era familiare.

Sorriso sulle sue labbra, e passo deciso mentre si avviava nella sua direzione, gli occhi incontrarono la figura di altre persone – probabilmente amici della bionda: c'erano un ragazzo piuttosto alto, moro, che, a dire il vero, non le sembrava neanche male; un altro ragazzo, con dei capelli folti fino alla base del collo, poi una ragazza molto carina, con i capelli rossi come il fuoco, e, infine...

Si bloccò, mentre gli occhi si fermavano sull'ultima ragazza che componeva quel gruppo, bionda, con i capelli corti, un fisico statuario, stretto in una camicia blu scuro con arabeschi bianchi, che – e fu un pensiero improvviso – avrebbe tanto voluto toglierle. Osservò ancora qualche istante il gruppetto: la rossa rideva, con un bicchiere di cocktail quasi vuoto in mano, da quello che vedeva le sembrava già ubriaca. Suo malgrado, allontanò gli occhi dalla scena – e, di conseguenza, dalla bionda – per buttarsi nel fiume in piena che costeggiava il bancone del bar. Per sua fortuna, poteva contare su un certo fascino e magnetismo, che in queste situazioni era utile per calamitare lo sguardo del barista e non dover attendere così delle ore.

«Dimmi, bellezza»

«Un sex on the beach, grazie»

E per un istante si chiese se il cocktail le fosse stato ispirato proprio dall'amica di Megan, mentre si dirigeva nuovamente verso di loro. Quando riuscì a vederli di nuovo, in mezzo ad altre mille persone, si accorse che la rossa e il ragazzo dai folti capelli non c'erano più, erano rimaste solamente Megan, il moro e l'altra ragazza bionda.

«Hey, ciao Megan!» il tono era volutamente casuale, quasi l'avesse notata solo in quel momento.

«Oh! Ciao Heaven!»

Cercò di non guardare l'altra bionda - non subito, almeno - di nascondere l'interesse che si era acceso, e, così, allungò prima la mano verso il ragazzo.

«Piacere, sono Heaven!»

«Ciao! Io mi chiamo Marco! E' un nome curioso, il tuo»

Aprì la bocca, e stava quasi per rispondere, quando un'altra voce varcò il silenzio – ok, forse non proprio il silenzio, considerando la musica alta del locale e il mormorio costante degli altri presenti, ma comunque Heaven ebbe quella sensazione.

«Io trovo che sia bellissimo» fece appena in tempo a voltarsi nella sua direzione, che vide la mano testa verso di lei, ed andò ad afferrarla, stringendo con vigore, in attesa «Io sono Cassandra».

«Piacere di conoscerti, Cassandra...» il tono si fece più morbido, lo sguardo lievemente più languido. Va bene, si era ripromessa di non fare cavolate, di non sprecare il suo tempo, di mettere la testa a posto e tutto quanto... ma un'eccezione poteva pur sempre farla «Ti va di ballare?»

«Oh... certo!»

Colse in un istante lo sguardo di disapprovazione di Megan, ed una lieve paura strisciò dentro di lei: possibile fosse la sua ragazza? In effetti era un particolare a cui non aveva pensato, e forse era il caso di accertarsi di quel punto prima di andare troppo oltre.

Così, una volta raggiunta la pista da ballo, mentre muoveva sinuosa il suo corpo a ritmo, si avvicinò a Cassandra, quel tanto che bastava per potersi far sentire sopra la musica.

«Megan è la tua ragazza?»

Le bastò lo sguardo di stupore della donna per capire che no, non lo era, ma la risposta le tolse ogni dubbio residuo, lasciandole sfoderare un gran sorriso.

«Oh no, no... è la mia migliore amica»

«Meglio così...» le portò le braccia al collo, così da avvicinare maggiormente i loro corpi, che ora quasi si sfioravano. Quello era il momento di prendere una decisione, di decidere se andarci piano o schiacciare sull'acceleratore. Il corpo di Cassandra era caldo, solido, le sue labbra invitanti e, in fondo, una notte di svago non le avrebbe certo fatto male, né l'avrebbe distolta dalle sue velleità artistiche.

«Ti va di venire da me, stanotte?»

A dire il vero, Cassandra le sembrava interessata, almeno dal modo in cui la stava guardando, alternando lo sguardo tra i suoi occhi e le labbra frementi. Quindi, già mentre poneva la domanda, si stava immaginando una risposta affermativa, si vedeva già nel suo letto, con la porta chiusa ed un bel cartello “Non disturbare” per i coinquilini, tra le braccia di Cassandra, stretta contro il suo petto mentre le sue labbra la esplorano...

La risposta ruppe quell'incanto come una bolla di sapone.

«Io... ho già un impegno, mi dispiace»

Che razza di risposta era? Gli occhi di Heaven si sgranarono per un istante, mentre la loro proprietaria veniva colta di sorpresa. Non sapeva come reagire, era evidente che si trattasse di una scusa – e neanche ben congegnata - ma lei non era abituata ad essere rifiutata, non dopo essersi esposta così tanto, quindi non aveva mai avuto modo di perfezionare una ritirata dignitosa.

«Ah. Va bene. Come vuoi»

Quella non suonava dignitosa, suonava più arrabbiata, offesa, ferita. E lo era, ma, ecco, non avrebbe voluto si sentisse così tanto dal suo tono e dal suo sguardo. Allontanò il corpo da quello della bionda, improvvisamente la voglia di ballare era svanita.

«Scusa, ho un leggero mal di testa, è meglio io vada a casa» la sua testa stava benissimo, ma era il suo orgoglio ad essere stato ferito, per questo preferiva di gran lunga una ritirata, piuttosto che restare lì senza sapere cosa dire.

«Io... va bene... piacere di averti conosciuto»

«Sì, sì, piacere mio»

 

La Heaven che tornò a casa era una Heaven furiosa, offesa, frustrata.

Si gettò sul letto, chiudendosi in camera sua e sottraendosi a qualsiasi domanda da parte dei coinquilini, l'unica cosa che voleva fare era leccarsi le ferite in pace, e per questo afferrò il cellulare, aprì la chat con Eliana, la sua migliore amica fin dai tempi delle medie, e decise di sfogarsi con lei.

 

«El, ci sei?»

«Ohi, dimmi tutto!»

«Sono incazzata nera!»

«... perché?»

«Ho conosciuto una ragazza bellissima»

«Vorrei anche io incazzarmi per questi motivi, guarda!»

«Spiritosa =_= Abbiamo ballato, l'ho stretta a me e le ho chiesto di venire in camera mia»

«Che zoccola! :P»

«Ha detto di no»

«D:»

«Ha detto che per stasera aveva già un impegno»

«Magari è vero»

«Sì, certo, come no... semplicemente non le piaccio, e non sapeva come dirmelo gentilmente»

«Vabbè, dai, ce ne sono tante altre»

«Non sei di aiuto =_=»

«Ok, seducila allora»

«Non corro dietro a chi non mi vuole!»

«... quindi che ti devo dire? D:»

 

Heaven sbuffò, riponendo il cellulare sul comodino, per poi spegnere la luce. Eliana non poteva capire. Nonostante le sue mille battute, la sua relazione con Valeria era sufficientemente solida, erano anni, ormai, che non doveva preoccuparsi di rifiuti o rimorchi. E in realtà anche lei non se n'era preoccupata per un po', e a dire il vero neanche lei sapeva capire il perché di questa cocente frustrazione che, però, la cuoceva da dentro.

Con un sospiro riprese il cellulare, ma solo per controllare la foto che aveva caricato su Instagram, ancora nessun mi piace, neanche quello di the.wolf che non mancava mai di lasciare la sua traccia sotto ogni foto. Aveva anche provato a entrare nel suo profilo, per curiosità, ma era completamente vuoto.

Tornò a riporre il cellulare, questa volta definitivamente, per poi lasciarsi andare tra le braccia di Morfeo.

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Capitolo 4
*** Galeotto fu il caffè (Heaven) ***


I giorni passavano, ma ogni tentativo di Heaven di distogliere la mente da quella sera, dal corpo di Cassandra che ballava contro il suo, era destinato ad essere fallimentare. Non riusciva letteralmente a pensare ad altro, ed ora si era spinta persino oltre i suoi standard. Dal profilo facebook di Megan, attraverso i suoi amici, era riuscita a risalire a quello di Cassandra; naturalmente si era ben guardata dall'aggiungerla ai suoi amici, o da lasciare un qualsiasi segno del suo passaggio, ma era riuscita a scoprire non solo la facoltà della ragazza, ma anche uno dei corsi che seguiva. Ma non si era limitata a quello, e di quegli eccessi un po' si vergognava, dal momento che aveva anche cercato l'orario del corso, così da sapere dove trovarla. Ora, si trovava nella sua facoltà, in fila alla macchinetta del caffè, unicamente perché sapeva che Cassandra stava uscendo da una lezione in quello stesso palazzo, e sperava ardentemente passasse di lì per una bevanda calda.

E, difatti, la donna a cui tanto aveva pensato, infine si materializzò, proprio quando stava per toccare a lei ed iniziava a perdere le speranze. La osservò per un istante, mentre teneva la testa china sul cellulare, ed un moto di gelosia le strinse le viscere: stava forse scrivendo ad una fidanzata?

Si diede mentalmente dell'idiota: quando era diventata così gelosa e ridicola?

Distolse lo sguardo, prima di rischiare di essere vista, tornando a guardare avanti, alla macchinetta che si era appena liberata. Mosse un passo in avanti, la moneta già pronta tra le dita, allungò il braccio per inserirla nell'apposita fessura... ma non ci arrivò mai. Un altro braccio, infatti, si mise sulla traiettoria.

«Permettimi di offrirlo io... sai, per farmi perdonare»

Il cuore di Heaven quasi mancò un battito nel sentire la sua voce, eppure, nonostante la gioia, non dimenticava il rifiuto subito, ed il suo sguardo si fece severo.

«Non hai niente da farti perdonare, Cassandra. Non eri interessata, semplicemente»

Non sapeva neanche lei perché fosse andata lì, in quella facoltà, davanti a quella macchinetta. Cosa si aspettava? Cassandra le stava effettivamente parlando, ma adesso era lei a non sapere cosa dire, si limitava a stare lì, ferma, a guardarla, mentre le persone dietro di lei iniziavano a spazientirsi per l'attesa.

«Non è così. Parliamone, per favore. Intanto...» si voltò verso la macchinetta, sentendo il suono delle monete inserite al suo interno, che Cassandra aveva appena inserito «... scegli quello che vuoi».

Senza guardarla, schiacciò il pulsante relativo al caffè espresso, per poi aspettare il percorso della macchinetta, lo sguardo sempre fisso sul bicchierino che, lentamente, si riempiva.

 

Aveva accettato un caffè offerto, ecco tutto. Un caffè offerto che si era poi tradotto in una lunga chiacchierata, sedute sugli scalini della facoltà.

«Davvero sei di Verona? Figata! Non ci sono mai andata»

«Tu... di dove sei?»

«Oh, io sto in una città qui vicino, a circa una mezz'ora, sono una pendolare»

«Ah... ma allora dove hai dormito l'altra sera?»

Ma perché non era stata zitta? Ovviamente la domanda serviva a capire se c'erano eventuali fidanzate in gioco, ma avrebbe anche potuto cercare di renderlo meno palese. Cassandra sembrò imbarazzata dalla sua domanda, quindi, forse, c'era davvero una ragazza in ballo.

«Da Megan»

O forse no. Non riuscì proprio a trattenere il sorriso che si fece spontaneo sul suo volto quando capì che non c'erano altre donne. A meno che non fosse innamorata della sua migliore amica, ma forse quello non poteva chiederglielo. Ad ogni modo non ce ne fu bisogno, perché Cassandra continuò a parlare.

«Vedi... quella sera... le era morto da poco il coniglietto, era abituata a dormire con lui... e così mi ha chiesto di non lasciarla dormire da sola»

Mentre parlava, la stava guardando negli occhi, per questo non si accorse che, nel frattempo, la mano di Cassandra si era avvicinata e, adesso, di scatto, si era posata sulla sua, donandole una sensazione di calore che per poco non la fece arrossire.

«E' per questo che non ho accettato la tua proposta, non perché non fossi interessata»

Ancora una volta, Heaven sentì distintamente il suo cuore acellerare, schiuse le labbra per dire qualcosa, ma senza averne il tempo, la proposta della bionda arrivò prima.

«Ti andrebbe... di uscire con me, stasera?»

Sì. Sì. Sì. Centomila volte sì. E' quello che avrebbe voluto rispondere, quello che sentiva, ma decise di trattenersi, e si limitò ad annuire leggermente.

«Certo, mi farebbe piacere»

 

***

«Eliana!!»

Lei e Cassandra erano rimaste a chiacchierare per tutto il pomeriggio, tanto da perdere entrambe qualche lezione, ed era stato il più bel pomeriggio della sua vita, tanto che, una volta tornata a casa, non aveva resistito alla tentazione di scrivere subito all'amica del cuore.

«Heav!»

«Ti ricordi la tipa di cui ti ho parlato? Quella che mi aveva rifiutato?»

«Come non ricordare la tua lagna»

«Stronza. Comunque... si è scusata, mi ha spiegato cosa l'ha trattenuta»

«Te l'avevo detto che poteva non essere una scusa!»

«Mi ha chiesto di uscire?»

«Wooooo, e cosa le hai detto?»

«Di sì, ovviamente! Ora stai in linea, provo qualche outfit e mi dici quale potrebbe farle venir voglia di strapparmelo di dosso»

«Vai!»

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Capitolo 5
*** L'appuntamento (Heaven) ***


E la serata infine arrivò, Heaven indossava un vestitino corto, nero, con effetto trasparenza sul busto, che permetteva di vedere il reggiseno, anch'esso nero, che stava sotto. Le gambe erano nude, e terminavano in un paio di stivaletti con la suola a carrarmato. Quando arrivò al locale prescelto, e vide Cassandra che la stava già aspettando, il fiato le si bloccò di colpo, mentre contemplava la sua figura perfetta. La bionda indossava una camicia bianca, un paio di jeans chiari e delle scarpe al tennis bianche; a completare l'abbigliamento, una catenina d'oro che ricadeva sull'apertura della camicia.

La salutò con un sorriso, ricevendone in cambio un complimento che la fece arrossire.

«Sei... bellissima»

«Grazie, anche tu stai bene»

Osservò la mano di Cassandra, che si era allungata verso di lei, e con un sorriso la afferrò, per poi varcare la soglia dell'edificio.

 

Le attività principali di quel pub erano tre: bere, giocare a freccette, ascoltare la musica sparata a livello altissimo. Con un tale volume di decibel, le chiacchiere non erano contemplate.

Loro chiacchierarono lo stesso. In effetti lasciarono il locale nel giro dei primi dieci minuti, per andare nel parcheggio e stendersi sul cofano della macchina di Cassandra.

«Sei venuta in auto?»

«Sì, almeno posso tornare a casa senza problemi, senza dover gravare su qualcuno per l'ospitalità»

La voce di Cassandra per lei era musica, non si sarebbe mai stufata di ascoltarla.

«Bhe... puoi fermarti da me...»

Sfacciata, forse, ma se già le aveva proposto di passare la notte insieme quando l'aveva appena conosciuta, adesso, dopo quell'appuntamento fantastico, aveva ancora più voglia di restare con lei. E – si ritrovò a pensare, un po' sorpresa – non solo per una notte.

La voleva, la voleva davvero, così tanto che decise di prendere ancora di più l'iniziativa. Si voltò sul fianco, così da essere rivolta nella sua direzione, e si protese verso di lei, per cercare di baciarla. Non sapeva come l'altra avrebbe reagito, visto che già una volta l'aveva rifiutata, a con sua grande gioia le accarezzò la guancia, guidandole il volto fino alle sue labbra, finché le loro bocche non si unirono. Fu un esplosione di sensazioni, come se una nube di farfalle avesse improvvisamente preso il volo all'interno del suo stomaco.

Approfondì il bacio, perdendosi nel sapore della bocca della bionda per diversi istanti, che comunque le parvero troppo brevi, prima di separarsi.

«Heav... io...»

La guardò, in attesa delle sue parole, la voglia di un secondo bacio che scalpitava dentro di lei, unita alla voglia di trascinarsela nel letto.

«io... vorrei andarci piano»

Sbattè un paio di volte gli occhioni, perplessa.

«Andarci piano?»

Insomma, l'aveva baciata, le aveva proposto di andare a letto con lei... mica le aveva chiesto di sposarla.

«Sì... insomma... prima di...»

«Oh!»

La consapevolezza si impadronì di Heaven: ora aveva capito. Probabilmente quella del coniglio era stata solo una scusa – un po' il dubbio le era venuto – per non dirle che preferiva aspettare. Le sorrise, incoraggiante. Cassandra le piaceva, le piaceva davvero, e questa sua serietà gliela faceva piacere ancora di più.

«E' una cosa molto dolce, Cass...» cercava di suonare rassicurante, di farle capire che non c'era proprio niente di male a voler aspettare un rapporto più consolidato «...sai... mi piace stare con te, sei una bellissima ragazza, ma sei anche molto simpatica, e dolce...»

Lo voleva, voleva provarci. Non si era mai sentita così bene come si sentiva adesso, con lei, e non aveva nessuna intenzione di lasciare che quel benessere che provava svanisse, senza avergli dato almeno una possibilità.

«... quindi va bene, per me non è un problema aspettare»

Dopo quella risposta si sporse verso di lei, per tentare di darle quel secondo bacio che tanto bramava, e, di tutta risposta, fu subito accolta tra le sue braccia e dalle sue labbra.

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Capitolo 6
*** A gonfie vele (Heaven) ***


La relazione tra lei e Cassandra proseguì a gonfie vele per due mesi. Certo, da una parte si sentiva un po' frustrata, quando passavano un po' di tempo da sole, sdraiate sul letto della sua camera, e poteva solo baciarla, senza mai andare oltre, ma si sentiva comunque felice. Felice e appagata. Ormai si sentiva davvero bene solo quando poteva stare con lei, rifugiarsi tra le sue braccia, respirare il suo profumo. Doveva ammetterlo: si era innamorata. Non lo credeva possibile, eppure era successo. Lei, proprio lei, la dura, indipendente, anticonformista Heaven, era diventata una di quelle fidanzate che, in assenza della propria ragazza, si sentono quasi mancare l'aria stessa.

Mentre era persa in queste riflessioni, il telefono vibrò, notificandole un nuovo messaggio. Afferrò l'apparecchio, per andare a leggere ciò che proprio la ragazza le aveva scritto.

«Posso farti una proposta indecente?»

Sorrise,nel leggere quella domanda. Fosse dipeso da lei, avrebbe accettato proposte davvero molto indecenti, ma dubitava Cassandra avesse in mente qualcosa del genere.

«Dimmi!»

«Tramezzini, popcorn e film a casa tua, stasera?»

«Volentieri!T anto i miei coinquilini sono fuori entrambi»

«Passo a comprare l'occorrente e vengo!»

Era felice, felice come non mai, non si era mai sentita così al settimo cielo.

***

Le ci volle un po' per scegliere come vestirsi, ma, alla fine, le sembrò di aver trovato il giusto outfit per la serata. Indossava un paio di jeans strappati in più punti, che lasciavano intravedere le gambe al di sotto, ed un top nero che le copriva il seno, lasciando libere le clavicole. Non appena sentì bussare, si precipitò alla porta, squadrando poi Cassandra ed il suo abbigliamento che, benché molto più casual, era sempre capace di toglierle il fiato: aveva indosso una maglietta rossa con la scritta "Bazinga", un paio di jeans, una giacca del medesimo materiale, e delle scarpe al tennis nere, che completavano il tutto.

Nella mano reggeva un sacchetto di plastica, ma Heaven si accorse appena della sua presenza, troppo impegnata a guardare la bionda.

«Hey...»

«Hey» le sorrise, e mentre la guardava era ormai certa di essere totalmente persa di lei.

«Ho portato tutto!»

Prese la borsa che la ragazza le porgeva, osservando rapidamente il contenuto: popcorn istantanei, tramezzini di due tipi, una bottiglia di coca cola ed un dvd, che, curiosa, la mora prese subito per leggerne il titolo.

«La saga di Una notte da leoni... non l'ho mai vista, dicono che sia divertente!»

«E' quello che mi ha detto il commesso del videonoleggio»

Si voltò, per raggiungere il salotto e poter così inserire il dvd nel lettore, per dare il via alla loro serata all'insegna di film, popocorn e – sperava – coccole.

Fece in tempo a fare solo pochi passi, poi sentì il braccio forte dell'altra cingerle la vita ed attirarla a sé, portando così la sua schiena a cozzare contro il petto della bionda. Un intenso rossore si impossessò ancora una volta delle sue gote, mentre il cuore batteva così forte da farle pensare che dovesse sentirlo tutto il vicinato.

«Aspetta... »insieme a quelle parole, sentì anche le labbra calde dell'altra posarsi contro la sua guancia «... questo è per te».

Avvertì la presa sul fianco venire meno, così si voltò; il suo sguardo incontrò la figura di un secondo dvd, che non era presente nel sacchetto. Lo prese dalle sue mani, andando rapidamente a leggere di cosa si trattasse. I suoi occhi si spalancarono nella sorpresa.

«Ma...è il dvd con le prime tre stagioni del Trono! Cass... chissà quanto ti è costato!»

In verità lo sapeva benissimo, aveva controllato su Amazon appena qualche giorno prima, per comprarselo, e aveva finito per constatare che il prezzo era troppo elevato per le sue tasche.

«Niente è troppo per te... non merito un bacino?»

«Anche due»

Gliene avrebbe dati anche dieci, e, infatti, si gettò tra le sue braccia, cercando le labbra della bionda con le sue. Ben più di due volte.

 

***

Doveva ammetterlo: il primo film della saga era spettacolare, non avevano fatto altro che ridere dall'inizio alla fine, mentre mangiavano i tramezzini e bevevano coca cola. Adesso che era finito, però, prima di proseguire con il secondo aveva reclamato una pausa. Stava seduta sul divano, le gambe piegate sotto il corpo e la testa posata contro la spalla di Cassandra, che le circondava le spalle con il braccio. Era in relax, in pace, stava bene con sé stessa e con il mondo.

«Heav...»

«Mhm?» mugugnò in risposta, per nulla intenzionata a spostarsi da quella posizione, neanche per tutto l'oro del mondo.

«Sono felice con te»

D'accordo,magari per l'oro no, ma per un'esternazione del genere valeva la pena alzare almeno un poco la testa. Ed è quello che fece, guardandola come un bambino guarda il dono preferito a Natale.

«Anche io, Cass... davvero tanto...»

In un secondo le labbra di Cassandra raggiunsero le proprie. Ormai si erano scambiate davvero tanti baci, in quei due mesi, eppure ogni volta si sentiva come la prima, con le farfalle intente a ballare freneticamente la conga nel suo stomaco.

Si alzò appena, ma solo per baciarla con maggior comodità, la lingua che reclamava la sua in una danza passionale.

Se fosse dipeso da lei non si sarebbe separata mai, ma fu Cassandra a staccarsi, guadagnandosi un'occhiata sorpresa da parte sua.

«Heav...andiamo in camera tua...» nuovamente la labbra della bionda la raggiunsero, e questa volta – non proprio subito – fu il suo turno di separarsi. Aveva capito bene? Intendeva davvero... quello?

«Sei...sicura?» non voleva metterle fretta, forzarla a fare qualcosa che non voleva. Per lei la loro relazione era troppo importante per rischiare di comprometterla così «... sei pronta?»

Eppure negli occhi di Cassandra brillava una decisione che le fece avvertire il fuoco delle caldane provocate dal pensiero di quello che sarebbe successo.

«Sì...sono pronta...»

Senza aspettare un solo secondo, Heaven la prese per mano e la trascinò in camera, non prima di aver apposto un bel cartello "Non disturbare"come monito ai coinquilini.

 

Fecero l'amore tutta la notte, prima di crollare, esauste, nude sul letto e addormentarsi l'una tra le braccia dell'altra.

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Capitolo 7
*** Non ci credo (Heaven) ***


La mattina dopo, Heaven sembrava sotto l'effetto del Prozac. Non faceva altro che sorridere, a chiunque, anche agli sconosciuti per la strada, e probabilmente qualcuno doveva anche averla presa per matta, ma non le importava. Aveva trascorso una notte magica, e sentiva il bisogno di gridare la sua felicità al mondo intero. Non potendolo fare, si limitava a mostrarsi allegra e sorridente, mentre passeggiava con la borsa dell'Università a tracolla, diretta verso una delle copisterie che costeggiavano le facoltà, per prendere uno dei libri che le serviva.

«Buongiorno!» varcò la porta dell'edificio, sempre con un sorriso euforico sul volto, e lo sguardo fu subito calamitato da una ragazza dai capelli rossi che era sicura di aver già visto. Mentre aspettava il suo turno, cercò di richiamarla alla memoria: era una bella ragazza, con un bel fisico, ma proprio non riusciva a...

Oh.

Ma certo.

La memoria la attraversò come un lampo: era la ragazza che aveva visto con Megan, Marco e Cassandra, la prima volta che aveva incontrato la sua ragazza, quella che era andata via con l'altro tipo, che aveva poi scoperto chiamarsi Salvatore. Curioso, a ripensarci in quei due mesi era capitato di uscire con gli altri tre, qualche volta, ma mai con la rossa. Strano, dal momento che doveva essere una loro amica.

Si appuntò mentalmente di chiedere a Cassandra se per caso ci fosse qualche litigio sotto. Non che fosse importante, ma per natura era curiosa come una scimmia, e adesso voleva sapere.

La rossa stava parlando con un'altra ragazza, così, facendo finta di osservare le varie rilegature presenti in negozio, si avvicinò di un paio di passi.

«Ti rendi conto?»

«Cioè... ti ha lasciata così?»

«Sì! Così. Ha un'altra!»

Oh, questione di corna. Forse quella poteva essere una spiegazione. La rossa era andata via con Salvatore, e se per caso era la sua ex ragazza...

«No! Ma davvero?»

«E' quello che mi ha detto ieri»

«Incredibile! Non so che dirti, Amanda, da Cassandra non me lo sarei mai aspettato»

Nel sentire quel nome, a Heaven si mozzò il respiro in gola. No. Non poteva essere vero, doveva aver capito male.

«Ma neanche io! E invece... ieri arriva e così, tutta tranquilla, mi dice che tra noi è finita perché da due mesi ha un'altra»

«Ma pensa te!»

Stava tremando, e un intenso bruciore sugli occhi le fece capire che stava per mettersi a piangere, così, sotto lo sguardo stupefatto dei presenti, preferì uscire di corsa dal locale, mentre le lacrime iniziavano a sgorgare lungo il suo volto.

Non poteva credere a quello che aveva appena sentito: Cassandra l'aveva presa in giro, le aveva fatto credere di provare qualcosa per lei, quando invece era stata con un'altra durante tutta la loro relazione.

Era ferita, offesa, confusa, arrabbiata, un insieme di emozioni che si diramavano nel suo cuore in un mix letale. Doveva parlarle, farle sapere di persona cosa pensava dei mostri come lei.

 

***

Per parlarle dovette aspettare la fine della lezione che Cassandra stava seguendo, e questo non fece altro che alimentare la sua rabbia. Il caffè che aveva preso, per cercare di calmarsi, non aveva sortito alcun effetto, ed il bicchiere riposava mezzo pieno nella sua mano. Le grandi porte verdi dell'aula infine si aprirono, il suo sguardo scrutò i presenti, in attesa di veder comparire la bionda, e, quando infine la vide, ancora una volta le lacrime cercarono di uscire, ma, a fatica, le ricacciò dentro. Non avrebbe pianto, non di fronte a lei.

Anche la bionda la vide, Heaven potè osservare il sorriso luminoso che si andava formando sul suo volto e questo, se possibile, aumentò ancora il suo dolore. Come poteva essere tanto falsa? Sorriderle in quel modo quando in realtà non era vero niente.

«Heaven!» la vide avvicinarsi, le braccia che già si allargavano per ghermirla. Fece un passo all'indietro, sfuggendo al suo abbraccio, con l'espressione sul volto di un serial killer.

«Chi è Amanda?» forse c'era ancora una spiegazione, una qualsiasi spiegazione. Forse la rossa aveva mentito, forse era una rivale che intendeva portarle via Cassandra.

«Amanda? E'... lei... è la mia ex... perché?»

Le sue teorie avrebbero comunque retto, se Cassandra non avesse risposto tanto in imbarazzo e con un tono così colpevole da farle perdere del tutto il lume della ragione.

«Ah. La tua ex.» con uno scatto lanciò in avanti il bicchiere ancora mezzo pieno di caffè, rovesciandolo del tutto sul volto di Cassandra. E per fortuna che stava aspettando da un po', quindi, ormai, non era più bollente. «Quella che hai lasciato ieri! Dopo due mesi che stavi con me!».

Vide il panico nel volto di Cassandra, ma questo non contribuì affatto a placare la sua furia.

«Aspetta... lascia che ti spieghi»

«Che cazzo vuoi spiegare?! Sei una stronza, mi hai solo presa in giro»

Stava dando spettacolo, se lo rendeva conto, tutti si erano fermati a vedere la scena, persino il professore che teneva il corso. In un'altra situazione sarebbe rimasta più calma, avrebbe magari spostato la situazione in un luogo privato, ma il suo cuore era a pezzi, offuscava del tutto il suo cervello.

«No! Non è vero! L'ho lasciata proprio per quello che provo con te! Ero sincera, ieri, sono felice con te! Io... avevo bisogno di tempo... per capire se tra di noi era una cosa seria, ma l'ho lasciata ieri mattina! L'ho lasciata prima di...»

Le lacrime avevano ormai trovato la strada, ed iniziato a scorrere, nonostante i suoi tentativi di fermarle, la furia era stata soppressa e sostituita da una tristezza che le premeva la bocca dello stomaco.

«Ci sei andata a letto?»

«Come?»

«In questi due mesi, ci sei andata a letto?»

«No! Non avrei mai potuto farti una cosa del genere!»

Mentirle per tutto quel tempo però sì, quello l'aveva fatto.

«L'hai baciata?»

L'espressione sul volto di Cassandra le diede la risposta ancora prima che l'altra si prendesse il disturbo di farlo a voce.

«Io... a volte...»

Non pensava che il suo cuore potesse spezzarsi di più, eppure ancora una volta lo sentì andare in frantumi.

«... non voglio vederti mai più...»

Si voltò, per uscire rapidamente dall'istituto, senza voltarsi indietro a guardarla, senza fermarsi a sentire cos'altro aveva da dirle, solo con la voglia di gettarsi sul letto a piangere disperata.

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Capitolo 8
*** Come vi siete conosciute? (Cassandra) ***


E' il 29 giugno, e la casa della famiglia Bates è in subbuglio a causa del compleanno dei piccoli di casa. Certo avere sei anni è un traguardo notevole, soprattutto per due gemellini alimentati da un po' troppa voglia di crescere. Un po' meno per le mamme che dalla loro nascita hanno perso notevoli ore di sonno e che stanno iniziando a pensare che, in fondo, due sia il numero perfetto e non sia il caso di farne altri.

L'appartamento in centro a Verona per l'occasione sembra un parco giochi, pupazzi ovunque, palloncini lanciati da un capo all'altro dell'appartamento, addirittura stelle filanti rovesciate sui tavoli e sopra i mobili, in un angolo della sala è stato allestito un tavolo a buffet pieno di ogni prelibatezza, sia per i compagni di scuola dei figli, sia per gli adulti che intasano i divani con le loro chiacchiere. Ma Cassandra non sta prestando attenzione a nulla di tutto quello, piuttosto il suo sguardo è fisso su un ragazzetto, che sta cercando di attirare l'attenzione di sua figlia, Ariel, con un fiorellino di pezza. Lentamente la fronte si fa più corrugata, l'espressione quasi arcigna: se non ricorda male, ha notato quel bambino all'asilo, sempre a ronzare intorno a sua figlia, e già dal primo incontro non le era affatto piaciuto. Inoltre, a sei anni – appena compiuti – sua figlia è decisamente troppo piccola per preoccuparsi già di regali e corteggiamenti, preferisce vederla giocare con le Barbie ancora per molto, molto tempo. Muove un passo in direzione della scena, ma si blocca, con un sospiro: Heaven non approverebbe. Le mani vanno a nascondersi nelle tasche dei jeans, e la bionda, sconfitta e avvilita, si muove in direzione del buffet, andando ad affogare la sua legittima gelosia di madre in un panino al salame. L'ha sempre detto che le sue due donne sono due gocce d'acqua, e considerando la bellezza della madre è praticamente certo che presto Ariel inizierà a darle problemi, spunteranno ragazzetti interessati a lei da ogni angolo della città, e suo preciso compito di madre sarà selezionare quelli idonei a conoscere la figlia e quelli interessati ad una cosa sola, che dovranno essere celermente accompagnati alla porta. E proprio mentre è impegnata in questi pensieri, e la bocca si chiude quasi con rabbia sul pane, il suo piccolo angioletto si palesa in tutto il suo slancio, andando a cozzare direttamente contro le sue ginocchia.

«Hey!» abbassa lo sguardo, solo per incontrare gli occhi magnetici della figlia

«Mamma guarda!» un sorriso si allarga sul volto della donna, mentre contempla l'animale di pezza che la bambina stringe a sé.

«Uhh, che bello!»

«Me l'ha regalato Giorgio!» e con il ditino indica proprio quel bambino che le ha regalato il fiore di pezza, il quale – povero – riceve in cambio uno sguardo di fuoco da parte di Cassandra.

«E' veramente bello, amore» allunga la mano destra, per accarezzare il volto ancora paffutello della figlia, andando ad abbassarsi sulle ginocchia. A quel gesto la piccola reagisce allargando le braccia e sporgendole nella sua direzione: un chiaro invito ad essere presa in braccio.

«Vieni, principessa della mamma» la accoglie contro il petto, stringendola saldamente per poi rialzarsi.

«Mamma, posso chiederti una cosa? Voleva chiedertela anche Caesar, ma sta giocando, credo» e si guarda intorno, quasi a voler controllare che il fratello non sia, invece, nelle vicinanze. Non vedendolo, torna a puntare gli occhi in direzione della bionda.

«Puoi chiedermi quello che vuoi, tesoro»

«Tu e la mamma come vi siete conosciute?»

Un sorriso si apre sul volto di Cassandra, forse indotto dalla domanda della bambina, oppure dal ricordo che tale domanda ha risvegliato.

«Dunque... per raccontarti tutto devo partire da undici anni fa... io avevo ventidue anni, mentre mamma Heaven ne aveva ventuno...»

 

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Capitolo 9
*** Mollala (Cass) ***


«Mollala» la voce di Megan era delicata, ma nonostante questo, nel silenzio dell'aula, risuonava come uno schiaffo. Nessuno, comunque, si voltò a guardarle, mentre erano intente a confabulare, erano tutti impegnati a ripassare, o a parlare a loro volta, o, forse, ad ascoltare ma in maniera sufficientemente discreta da non dare nell'occhio.

«Perché?» Cassandra sbuffò, lanciando un'altra occhiata verso la grande porta verde che divideva l'aula universitaria dal corridoio, e che presto sarebbe stata varcata dalla professoressa.

«Perché è un'idiota... e perché non la ami»

«Oh, avanti, ho ventidue anni, non devo per forza amare qualcuno per starci... è una brava ragazza»

Il sopracciglio biondo di Megan si inarcò in una perfetta sommità di triangolo, guardandolo Cassandra si rese conto che avrebbe persino potuto calcolarne l'area con poco sforzo, per quando era geometricamente accurato.

«Dissento già sulla prima parte di ciò che hai detto, figurati sulla seconda»

«Tu... dissenti?»

«”Penso che tu stia dicendo una marea di cazzate” mi sembrava troppo rude»

Proprio in quel momento la professoressa varcò la soglia, ottenendo – se non altro – che i mormorii si facessero più lievi, mentre iniziava ad aggiornare i presenti sui contenuti della lezione.

«E poi...» continuò Megan, mentre Cassandra era intenta a prendere appunti «... hai sempre creduto nell'amore, che ti è successo?»

«Ma se ho sempre scopato senza problemi»

«Sì... ma hai anche sempre cercato la donna giusta»

«Che ne sai, magari eri tu quella giusta, prima della tua decisione di mollarmi» ancora una volta il sopracciglio inarcato, ma c'è da dire che Cassandra non ci aveva neanche provato a suonare convincente, mentre parlava l'ombra del risolino era già tra le sue labbra.

«Guarda, è più probabile fosse la prof di Latino che ti facevi al liceo per avere nove»

«Stai mettendo in dubbio la veridicità dei miei sentimenti?»

«Sto mettendo in dubbio la veridicità dei tuoi nove»

Su quello, effettivamente, non c'era nulla da obiettare, quindi Cassandra tornò a tuffarsi nella lezione di Letteratura, mentre la professoressa passava ad illustrare l'Amleto.

 

***

«Ho bisogno di fumare» le prime parole pronunciate dalla bionda dopo aver ascoltato una lezione che sarebbe stato poco definire sfibrante.

«Andiamo all'aperto, allora» superarono le grandi porte a vetri, per trovarsi accecate dal sole pomeridiano; come loro, anche altri ragazzi erano intenti a sfogare il loro desiderio di nicotina, cercando – nel contempo – di schivare gli insistenti vucumprà.

Il primo tiro di fumo fu per Cassandra più appagante di qualsiasi orgasmo avesse mai avuto, probabilmente a causa delle lunghe ore di privazione che aveva subito.

«Dunque...» cominciò, non appena l'effetto di quel lungo tiro fu svanito «... sei ancora decisa a cambiare corso, il prossimo anno?»

«Sì... mi sono resa conto che Lettere non fa per me, sto portando avanti solo gli esami di cui posso richiedere la convalida, così da non buttare via del tempo... ma sono sicura che è Disco la mia strada»

«Disco...» la risata cristallina di Cassandra illuminò l'ambiente «Ma può essere seria una facoltà che si chiama così?»

«Dai, il nome per intero è figo, “Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione”»

«Ah, bhe, sì, detta così sembra quasi una facoltà vera»

«Ah. Ah. Ah. Poi chiediti ancora perché ci siamo lasciate»

La mano di Megan tremò appena, e per un istante la ragazza ne fu spaventata, prima di accorgersi che aveva posato il dorso troppo vicino alla tasca di Cassandra, il cui cellulare al suo interno, stava vibrando una seconda volta.

«Spero non sia Amanda»

La bionda scosse la testa, andando ad afferrare l'apparecchio.

«Ha fatto due vibrazioni brevi, l'ho messo così per Instagram»

«... hai messo la notifica personalizzata per Instagram?»

«Sì, guarda» sotto il suo sguardo stupefatto, Cassandra le mostrò una pagina piena di disegni, quadri, sculture, opere artistiche , che lasciarono l'amica di stucco. Lanciò un'occhiata verso l'alto, per vedere il nome utente e poterlo così seguire lei stessa: saturnocontro.

«Wow, sono fantastici... ma mi sembra più un profilo adatto a me che a te»

«Sì, perché non hai visto lei»

Con rapidità scorse la galleria del profilo, fino ad arrivare ad una foto che ritraeva una bellissima ragazza con lunghi capelli mori e profondi occhi azzurri, totalmente priva di indumenti, ma con un lenzuolo bianco a proteggerle il corpo dagli sguardi altrui. La foto era totalmente in bianco e nero, con la sola eccezione del dettaglio degli occhi.

«E' una foto bellissima» commentò Megan, sinceramente ammirata, guadagnandone in cambio un'occhiata da parte della donna.

«Ah LA FOTO è bellissima eh... lei buttala via, invece... ha tante altre foto dove si vede...»

«Ah ecco, capisco, mi sembrava strano un tuo improvviso amore per l'arte»

«Lei è arte. E' la donna più bella che io abbia mai visto, non mi perdo mai una sua sola foto, e ho salvato sul telefono tutte quelle in cui appare»

«... sai che tutto questo è inquietante?»

«Pensa se sapessi cosa faccio con quelle foto...»

«Stop! Basta! Voglio dormire stanotte, grazie».

 

***

Tutto sommato per quell'anno gli esami andarono bene; non in maniera eccelsa, ma comunque bene, abbastanza dignitosamente da non doversi vergognare, ecco. Quelli di Megan andarono decisamente meglio, forse per il desiderio di presentarsi nella nuova facoltà con già un buon curriculum nel bagaglio.

«Sei una secchiona»

«O te una fancazzista... pick one»

L'ennesima discussione venne interrotta dall'arrivo di una ragazza munita di una folta criniera rossa ed un altrettanto folta sciarpa in finto pelo. Ed il dettaglio non sarebbe importante – anzi, il dettaglio del “finto” pelo farebbe pensare ad un'anima sensibile – se non fosse per il non trascurabile dettaglio che tale discussione stava avvenendo a Luglio.

«Amore!» nel giro di un secondo un turbine rosso scansò Megan facendola quasi finire a terra e si gettò letteralmente addosso a Cassandra, portandole le braccia intorno al collo.

«Cass mi sei mancata cooooosì tanto» tutti si erano girati a guardarla, nessuno escluso; in effetti, se non fosse stato per il finto pelo, faceva la sua bella figura, un paio di gambe snelle e nude che salivano fino a una corta gonna rossa a balze – che almeno metà dei presenti le avrebbe volentieri tolto – sormontata da un busto stretto che terminava in un davanzale non esattamente di esigue dimensioni.

«Ciao Amanda» il sorriso di Cassandra era notevolmente più tiepido, nonostante questo le circondò la vita con il braccio, stringendola contro il suo corpo.

«Amore, che ne dici se stasera andiamo a provare quel nuovo locale che hanno aperto lungo il corso?»

«Ma certo... Megan, tu vieni?»

Non è che Megan morisse dalla voglia di andare in qualsiasi locale con Amanda, ma bastò la smorfia apparsa sul volto di quest'ultima a farle immediatamente cambiare idea.

«Certo, volentieri!».

Più tardi avrebbe scritto a Cassandra per sapere per quale diamine di motivo perdeva ancora tempo con quell'idiota. Sapeva – lo sapevano tutti – che Amanda era molto ricca, ed anche che il padre possedeva una casa editrice e avrebbe volentieri assunto Cassandra subito dopo la laurea, ma onestamente non le sembravano motivi sufficienti per ingabbiarsi con una simile matta.

 

***

I giorni passarono, l'anno giunse a termine, e dopo un'estate parecchio sottotono, un nuovo anno scolastico era pronto ad accogliere tutti gli studenti ancora abbastanza folli da sceglie l'Università invece di correre ad allevare pecore in Patagonia.

Come da pronostico, Megan riuscì ad essere ammessa alla facoltà di Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione, per altro con una perdita davvero esigua dei crediti maturati. Non che questo avesse significato un grande cambiamento, continuava ad avere diverse materie in comune con Lettere, e, ad ogni modo, le sedi in cui si svolgevano le lezioni erano le stesse, quindi, tutto sommato, non ci furono grandi cambiamenti per le due amiche, con una sola eccezione...

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Capitolo 10
*** Oh cavolo! (Cass) ***


«Ah, Cass, oggi non posso venire in mensa con te, mi fermo nei giardini di Storia con una mia compagna di corso, il professore ci ha diviso a coppie per un progetto e sono con lei, quindi inizieremo a lavorarci»

«Oh, va bene, non preoccuparti! Vorrà dire che ne approfitterò per studiare un po', tanto devo scrivere la relazione per il seminario di Letteratura Italiana. Ma stasera vieni a prenderti una birra, no?»

«Sì, sì, certo!».

Il primo semestre era iniziato da poco, ma aveva già sparso i suoi frutti di disperazione e fatica, era il primo lunedì di Novembre.

E forse proprio perché era una lunedì, Cassandra non aveva la minima voglia di studiare da sola, per questo, una volta terminato il pasto, decide di raggiungere la facoltà di Storia. Certo, si rendeva conto che Megan e l'altra ragazza dovevano lavorare al progetto e che, per questo, di certo non avrebbe potuto dedicarle del tempo, ma almeno avrebbe studiato con la compagnia di qualcuno che conosceva.

Varcò il cancello che divideva i giardini dalla strada, gli occhi di ghiaccio si mossero intorno, a scrutare i numerosi tavolini che gli studenti occupavano per le più disparate attività, e, nel contempo, si muoveva lungo il sentiero, alla ricerca della sua amica – ed ex. Le ci vollero solo pochi secondi per individuarla, ma – a quel punto – si fermò in quell'esatto punto, immobile, persino incurante di tutti coloro a cui stava intralciando la strada, costringendoli a passare sull'erba per superarla e poter proseguire verso la Biblioteca.

Megan era effettivamente lì, con i libri aperti sul tavolino prescelto, il quaderno posto di fronte a sé e la penna stretta nella mano destra. Solo che insieme a lei c'era anche la ragazza più bella che Cassandra avesse mai visto: un corpo da urlo, dei capelli neri come la notte e – poteva quasi sentirlo da lì – lisci e setosi come le ali di un angelo, ma – soprattutto – Madre Natura le aveva donato due occhi in cui sembrava di scorgere la profondità del mare. Eppure, non fu tutto questo a far avere quella reazione così intensa a Cass, quanto piuttosto il fatto che, pur non avendo mai incontrato quella ragazza, la riconobbe all'istante. Era lei. Era saturnocontro. Era la ragazza il cui profilo instagram stalkerizzava pesantemente da ben un anno.

In quel momento la testa di Megan ruotò appena in quella direzione, e, per evitare di essere vista, Cassandra si mosse rapidamente verso destra, così da essere nascosta alla vista grazie al muro della Biblioteca. Aveva odiato quell'edificio, ed ora, per la prima volta, si ritrovava ad amarlo. Non poteva farsi vedere e fare la figura dell'idiota, anche se – certo – Megan avrebbe potuto avvisarla che studiava con la donna dei suoi sogni!

Per la prima volta – ok, forse la seconda considerando il momento in cui era stata lasciata – sentì un carico di rancore non indifferente nei confronti di Megan.

Si allontanò, prendendo anzi il sentiero di destra, così da non passare nuovamente di fronte ai giardini, ma uscire dal cancello posteriore, per non essere vista.

Lasciò passare ancora qualche ora – non poteva rischiare l'altra leggesse i messaggi sul cellulare, nel caso Megan l'avesse incautamente lasciato visibile sul tavolo – prima di scrivere all'amica.

 

«Dove sei?»

«A casa, perché?»

«Ti ho vista oggi ai giardini!»

«Ah, ecco! Mi sembrava di averti intravisto, pensavo di avere le allucinazioni»

«Quella è Heaven! L'artista di saturnocontro!»

«Sì, lo immaginavo. Cioè, mi sembrava di averla riconosciuta, ma non ero sicura. Sai, io non la stalkero come te <3»

«Studi con la ragazza che stalkero e non me lo dici?»

«... ti rendi conto di quanto sia inquietante il fatto che neanche lo neghi?»

«Perché dovrei negarlo? Ho fatto anche un profilo Instagram vuoto apposta»

«...»

«Si chiama the.wolf, se vuoi aggiungermi»

«Ma se hai appena detto che è vuoto... comunque l'ho invitata stasera con noi...»

«Fantastico!»

«... ma ha detto che non viene, ha già un impegno»

«Con un fidanzato?»

«Mica gliel'ho chiesto!»

«Bhe, dovevi»

«... posso ricordarti che sei impegnata?»

«Ma se odi Amanda!»

«Sempre impegnata sei. Dai, parlando di cose serie, a che ora passi?»

«Vengo per le 21, così mangiamo un boccone»

«Good! Ti fermi a dormire qui?»

«No, guarda, pensavo sotto un ponte»

«... da Amanda magari?»

«Stai dicendo che non mi vuoi?»

«Sto dicendo che il fatto che preferisci dormire a casa della tua ex che della tua ragazza dovrebbe farti riflettere»

«Seh. A dopo, ciao»

 

Con uno sbuffo, Cassandrà lanciò il cellulare in un angolo del tavolo, producendo un rumore infernale che le valse un'occhiata di rimprovero da parte di tutti i presenti in aula studio. Megan non capiva, non aveva mai capito; lei aveva smesso da tempo di credere in qualcosa di diverso dal puro sesso, ed Amanda le dava ciò di cui aveva bisogno: un corpo caldo che soddisfaceva ai suoi desideri, un conto in banca da cui poteva attingere anche lei ed una posizione lavorativa una volta terminato gli studi. Ma non le piaceva stare con lei più del tempo necessario, non avevano praticamente nulla di cui parlare.

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